It's all about the way I felt when you came around

di Nori Namow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** one ***
Capitolo 2: *** two. ***
Capitolo 3: *** three. ***
Capitolo 4: *** four. ***
Capitolo 5: *** five. ***
Capitolo 6: *** six. ***
Capitolo 7: *** seven. ***
Capitolo 8: *** eight. ***
Capitolo 9: *** nine. ***
Capitolo 10: *** ten. ***
Capitolo 11: *** eleven. ***
Capitolo 12: *** twelve. ***
Capitolo 13: *** thirteen. ***
Capitolo 14: *** fourteen. ***
Capitolo 15: *** fifteen. ***
Capitolo 16: *** sixteen. ***
Capitolo 17: *** seventeen. ***
Capitolo 18: *** eighteen. ***
Capitolo 19: *** nineteen. ***
Capitolo 20: *** twenty. ***
Capitolo 21: *** twenty one. ***
Capitolo 22: *** twenty two. ***
Capitolo 23: *** twenty three. ***
Capitolo 24: *** twenty four. ***
Capitolo 25: *** twenty five. ***
Capitolo 26: *** twenty six ***
Capitolo 27: *** twenty seven - the end. ***



Capitolo 1
*** one ***




One.




«Io amo Londraaaa!» urlai dal balcone della mia camera d' albergo. Ero arrivata dieci minuti prima, dopo aver deciso di trascorrere una vacanza di un mese lì, in quella fantastica città.
Era la mia piccola vittoria personale, ecco. Volevo fare un viaggio da sola, d'ovunque il caso decidesse.
Così presi il mappamondo, lo feci girare con decisione e, chiudendo gli occhi, puntai l' indice a caso.
E quando aprii gli occhi, e il mio indice era sulla bellissima Inghilterra, gli occhi mi si illuminarono.
«Beh, almeno stacco un po’ da Manhattan.» dissi con il mio sorrisone stampato in faccia. Avevo i risparmi di una vita di paghette, regali. Potevo permettermi quel viaggio, e l' avrei fatto.
Corsi da mio padre, abbracciandolo felice. «Indovina dove il fato mi ha detto di andare? Inghilterra!» urlai. Lui mi scompigliò i capelli, sorridendo felice.
Mio padre era tutto ciò che mi rimaneva dopo la morte della mamma, gli volevo bene, e non avrei potuto vivere senza di lui.
«Eleanor Wood, tu sei una scapestrata. Come farò un mese senza di te, eh?» chiese quasi con gli occhi lucidi. Era un tipo molto sensibile, il mio papà.
Io invece avevo il carattere di mia madre: forte, deciso. Eravamo inarrestabili, testarde. Ma sapevamo essere fragili fino all' osso, se venivamo ferite. Quel viaggio mi serviva, ne sentivo uno strano bisogno.
«Dai, papà! Mica mi trasferisco per sempre! Tornerò, e sarò molto più simpatica, vedrai.» scoppiai a ridere, abbracciando mio padre come fa una bambina.
Corsi a preparare la valigia, mentre mio padre andava in banca per il cambio di moneta. Quando partii, sentii una bella sensazione, come se mi stesse aspettando qualcosa di nuovo, lì, nell' amata Londra.
 
Dopo aver urlato tutto il mio amore per la capitale del Regno Unito, ecco che un vecchietto mi guardava scuotendo la testa.
Non avrei perso tempo in hotel, volevo visitare la città, perdermi, chiedere indicazioni, conoscere nuove persone. Volevo godermi al massimo quella vacanza. Mandai un messaggio a mio padre, avvisandolo del fatto che la sua cara Eleanor era viva, vegeta e felice di essere lì.
Uscii di corsa, pentendomi di aver portato con me solo pantaloncini corti e canotte. Là faceva un po’ più freddo, e non era di certo il mio clima ideale, nonostante fosse il mese di giugno.
Corsi sul posto, sperando di riscaldarmi un po’. Poi cominciai a camminare, guardandomi intorno e cercando di ricordare ogni dettaglio di quello che mi circondava. Presi il mio iPod, pronta a perdermi tra la musica, quando calpestai un oggetto.
Tolsi il piede, notando un luccichio.
Quando presi l' oggetto, capii che era una collana. O meglio, una collana bellissima. Sembrava antica a giudicare dalle pietre e dall' aspetto curato. Non era bigiotteria, questo era certo.
Era color bronzo, e il pendente era grande. C'erano delle pietre sferiche a contornarne il perimetro, e al centro spiccava un cerchio azzurro con un fiore nel mezzo. Qualcosa rendeva quella collana stranamente familiare, nonostante non ne avessi mai vista una del genere.
Era sporca di fango a causa della pioggia, ma era bellissima lo stesso. L' avevo trovata, e sarebbe stata mia.
 Entrai nel primo posto che potesse possedere un bagno.
Mi ritrovai in un ristorante carino, e, dopo aver ordinato un' insalata, chiesi dove fosse il bagno.
«Attraversi questo corridoio, prima porta a sinistra. Comunque, non ci sono tavoli liberi, ma lì c'è un mio amico che sta pranzando da solo.» disse per poi indicarmi un biondino che parlava al telefono. Annuii e corsi di fretta verso il bagno.
Quando fu lavata ed asciugata, capii di avere ragione. Da pulita, quella collana era ancora più bella. Senza pensarci la misi al collo, ammirandomi soddisfatta allo specchio. Poi la nascosi sotto la maglia.
Il colore e lo stile di quella collana sembrava fatto apposta per i miei occhi scuri e i miei capelli un pò arruffati rosso-tinti.
Il mio colore naturale era il nero, ma volevo cambiare, così optai per un rosso fragola. I capelli neri mi ricordavano troppo mia madre.
Per un attimo, mi immaginai con uno di quei vestiti ottocenteschi, la collana che spiccava sulla mia scollatura.
Uscii e notai con piacere che il ragazzo aveva preparato la mia insalata. Presi il vassoio e mi diressi timidamente verso il biondino.
«Ciao» dissi con un sorrisetto. Il ragazzo alzò lo sguardò, mostrando dei bellissimi occhi azzurri.
«Ciao!» urlò sorridente. Era simpatico, solare. Forse non mi manderà via a calci.
«Senti, dovrei mangiare ma i tavoli sono occupati. Quel ragazzo laggiù» indicai il cameriere «mi ha detto che avrei potuto chiedere a te...»
«Certo, accomodati pure! Comunque, piacere, io sono Niall. Niall Horan.» sorrise porgendomi la mano. La strinsi con una stretta decisa, poi mi sedetti di fronte a lui.
«Io sono Eleanor. Eleanor Wood.»
«Come mai hai ordinato un' insalata? Sei a dieta?» chiese interessato, con un sorriso a trentadue denti.
«Veramente sono vegetariana.» risi, notando che era imbarazzato in quanto stava mangiando una bistecca.
Parlammo del più e del meno. Io gli raccontai che venivo da New York, della mia vacanza affidata al caso. Lui mi raccontò che viveva con quattro suoi amici, e che amava il cibo.
«Se vuoi io e miei amici saremo le tue guide turistiche. Sai, potremmo portarti sul London Eye, potremmo consigliarti dei buoni ristoranti, delle buone discoteche, dei buoni amici.» cominciò Niall, contando ogni punto sulle dita delle mani.
«Va bene, respira! Stai parlando tantissimo!» acconsentii e scoppiai a ridere. Se quel ragazzo cominciava a parlare, non si fermava più.
«Perfetto! I miei amici si chiamano Harry, Zayn, Louis e Liam. Tutta gente a posto, siamo tutti simpatici, divertenti, carini, sorridenti. Chi lo sa, magari ti innamori di uno di loro.» scherzò dandomi una leggera gomitata.
Parlammo del più e del meno. Gli dissi che alloggiavo al Danubius Hotel, e che desideravo visitare Londra più di ogni altra cosa.
Pagammo i pasti e poi uscimmo dal locale, cominciando a camminare. Il tempo non prometteva bene, il cielo era carico di nuvole nere.
Quando avvertimmo la prima goccia di pioggia sul viso, mi prese per mano, iniziando a correre.
«Non preoccuparti, casa nostra è qui vicino, andiamo almeno a prendere un ombrello prima che...» non riuscì a terminare la frase, che un acquazzone si abbattè su Londra, bagnandoci completamente.
Prima che la pioggia mi facesse venire una polmonite, riuscimmo ad arrivare vicino ad una casa con un grande portone rosso. Salimmo le scalette, riparandoci sotto il portico. Mentre aspettavo che trovasse le chiavi nei suoi pantaloni, giocherellai con il ciondolo della collana, come se fosse un' abitudine che avevo da tempo, come se quella collana fosse sempre stata mia.
Quando entrai nella casa accogliente, mi aspettai di trovare vestiti sparsi da tutte le parti. Invece in quella casa c'era un ordine impeccabile.
Dovevano essere maniaci dell' ordine, visto che non c'era un oggetto fuori porto. Sentimmo gli altri discutere animatamente, in cucina.
«Vaffancazzo Harry, ti ho detto che l' avevo in tasca!» urlò con i pugni stretti un ragazzo alto, con gli occhi azzurri. Aveva i capelli lisci e castani, il ciuffo sparato ad un lato. Aveva labbra sottili, ed era indubbiamente bellissimo.
Si stava rivolgendo ad un ragazzo bello quanto lui, con occhi verdi, quasi trasparenti, e capelli ricci.
«Nessuno l' ha presa, Louis, quindi devi averla dimenticata a casa!» sbuffò il riccio, esasperato.
«Ti dico che l' ho presa, l' ho messa in tasca e siamo usciti. Poi, tornati a casa, non c'era più!» il ragazzo batté un piede a terra, arrabbiato. Nessuno si era accorto di noi, a quanto pare.
Tossii per attirare la loro attenzione, e tre paia di occhi cominciarono a fissarmi. Il ragazzo dagli occhi azzurri, Louis, andò a prendersi un bicchiere d' acqua, non notandomi minimamente.
«Ragazzi, lei è Eleanor Wood, l' ho conosciuta poco fa da Nando's.» esclamò fiero il biondino. I ragazzi mi salutarono con un cenno e con un sorriso.
Tutti, tranne quel Louis, che si limitò a sbuffare sonoramente.
Che educato che è, complimenti.
Niall mi fece segno di sedermi, per poi accomodarsi accanto a me. Osservò con gli occhi stretti Louis, che ancora non si era degnato di girarsi.
«Ho detto.» ripeté a voce più alta, cercando la sua attenzione. «che lei è Eleanor Wood, e l' ho conosciuta poco fa da Nando's.»
«Ciao.» sbottò nervoso il ragazzo, senza degnarsi di girarsi.
Se c'era una cosa che non sopportavo, era la maleducazione e la gente che si arrabbiava con altra gente senza un motivo valido.
In quei momenti, il mio piccolo lato forte usciva fuori.
«Non ti preoccupare, puoi darmi le spalle quanto ti pare. Tanto non c'è molta differenza tra faccia e culo, vedo.» dissi con un ghigno beffardo dipinto sul volto.
Un ragazzo con la pelle ambrata, gli occhi scuri e i capelli alzati con del gel, rise alla mia battuta. La stessa cosa fece un altro ragazzo che aveva un viso dolce, sembrava un koala.
In poche parole, scatenai una risata generale che coinvolse tutti, tranne Louis -sonotroppofigoperdegnartidellamiabellattenzione.
Le mani del ragazzo, che erano poggiate sul lavello, si strinsero a pugno.
«Louis, cosa è successo?» chiese Niall al ragazzo, per poi rivolgersi a me. «Scusalo, lui è il più divertente del gruppo, anzi, non si arrabbia mai così, se non per una stupida collana.» alzò gli occhi al cielo, esasperato.
«Niall, non è una stupida collana. È il mio portafortuna, e l' ho perso.» disse con la voce calma, che non lasciava trasparire alcuna emozione.
«Ma era una collana da donna, e non era certo moderna!» disse il ragazzo con il ciuffo alto. Louis si volò verso di lui, prendendolo per le spalle e scuotendolo appena.
«Non me ne fotte, Zayn, ok? Per me quella collana era importante, era bellissima, e io la rivoglio.»
Deglutii rumorosamente, il mio cuore cominciò a battere forte. Una collana da donna, non moderna, che aveva perso da poco. Istintivamente portai la mano alla collana che portavo al collo, terrorizzata all' idea di separarmene.
«Ehm, vedo che non è il momento adatto, quindi direi che posso andare. Niall, al massimo ti mando un messaggio, ok?» mi avviai verso la porta, desiderando di uscire il prima possibile da lì.
«No, aspetta Eleanor, devo darti prima il mio numero!» esordì il biondino, prendendo un pezzo di carta e una penna, trattenendomi vicino allo stipite della porta della cucina.
Finalmente, quel Louis si degnò di guardare l' estranea entrata in casa sua. Era un bastardo, ma era bello da fare paura.
Mi osservò a occhi stretti, soffermandosi sul rigonfiamento della mia maglietta. Pregai che non avesse riconosciuto la sua collana, quando lo vidi avvicinarsi.
«E così ti chiami Eleanor.» esordì con un sorriso divertito. «E così ti chiami Louis.» lo beffeggiai, portando i capelli da un lato e sperando che nascondessero il rigonfiamento della collana.
Niall mi porse un bigliettino con una fila di numeri scritta sopra, poi mi diede un abbraccio stritola persone. Si ritirò quasi subito, massaggiandosi il petto, una smorfia di dolore sul suo viso.
«Che dolore! Ma cos hai?» domandò notando il filo d’ oro al mio collo. Senza pensarci, prese le due estremità, costringendo il ciondolo ad uscire fuori dal suo nascondiglio.
Quando osservarono il medaglione, cinque paia di occhi mi guardarono a bocca aperta, mentre lo sguardo spaventato passava da me a Louis.
Con uno scatto, corsi verso la porta.
 
 
 Ricordi, Louis? Ricordi ancora quando perdesti quella collana? Ricordi il panico che ti prese quando capisti di averla persa?




Ciao principeshe.
Ed eccomi qui, con una nuova ff, mentre 'The Werewolf and the Vampire' è quasi al termine ç.ç
E boh, questa è anche a tema sovrannaturale, scoprirete qualcosa nel prossimo capitolo, credo C:
Come potete vedere, la nostra Eleanor Wood è la bellissima Ariana Grande **
Vi like? A me like.
Il titolo l' ho preso da una frase di 'Little Things' - Varsity Fanclub. Ascoltatela, è bellissima.
Recensite, fatemi sapere quello che ne pensate.
Vi amo.
Ah, e questa è la 
collana! 

With love,
@watermelonway

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Capitolo 2
*** two. ***







 

Two.







Quando aprii la porta, un paio di braccia forti mi cinsero i fianchi, sollevandomi da terra.
Venni trascinata a forza nella cucina, nonostante mi dimenassi come una forsennata, urlando.
«Lasciami! Io ti denuncio per molestie, maledetto, lasciami adesso!» urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.
«Subito, ladra!» disse divertito il tipo che mi aveva intrappolata, pronunciando con enfasi la parola 'ladra'.
Quando mi buttò pesantemente sul tavolo, riconobbi il mio sequestratore: Louis. Posò le mani sul tavolo, impedendomi qualsiasi via di fuga. Piantò il suo sguardo severo nel mio, nessuna traccia di divertimento nei suoi occhi.
Incrociai le braccia al petto, sbuffando per allontanare il ciuffo che mi era finito in un occhio.
Evitai accuratamente lo sguardo indagatore di Louis, che non si muoveva da quella posizione.
Guardai Niall, che ci osservava spaventato. «Niall, sicuro che questo maniaco sia il più divertente del gruppo?» chiesi al ragazzo, che si limitava a deglutire.
«Niall, non mi avevi detto che la ragazza appena conosciuta da Nando's era una sporca ladruncola.» sibilò occhi blu, beffeggiandomi.
«Non sono una ladra!» sbottai, decidendomi a guardarlo negli occhi, infuriata. «E se non mi lasci andare io.. io..» continuai, cercando qualcosa che potesse incutergli un po’ di timore.
«Che mi fai?» chiese in un sussurro. Un sorriso divertito si dipinse sul suo volto, quando cominciò ad accarezzarmi la gamba. In pochi istanti, le allargò, attirandomi a sé. Arrossii violentemente, indignata.
«Cosa vorresti farmi, eh? Rubarmi l' anima, oltre alla collana?» i suoi occhi erano a pochi centimetri dai miei, e potei osservarne i dettagli, le pagliuzze blu scuro mescolate ad un azzurro intenso.
Inspiegabilmente, sorrisi teneramente, come se quel ragazzo fosse il mio migliore amico. Scossi la testa, ridestandomi da quella specie di coma e
gli diedi senza indugi un ceffone in faccia, con tutta la forza che possedevo.
«Louis, non essere sgarbato.» lo sgridò quello che doveva essere Liam. Lo prese per un polso allontanandolo.
«Mi ha fottuto la collana, quella stronza!» ululò piagnucolando, indicandomi. Inspirai per la rabbia, con la bocca spalancata.
«Tu, occhi belli, sai a malapena il mio nome, e mi dai della stronza e della ladra! Ma chi cazzo ti credi di essere, eh? E la collana, pezzo di idiota, l' ho trovata, non te l' ho mica rubata! E ora è mia.» aggiunsi alla fine, avviandomi verso la porta dopo avergli dato una spallata. Strinsi il ciondolo fra le mani per provocarlo, ma lui riuscì a liberarsi della stretta di Liam, che lo stava trattenendo. Mi corse dietro, e mi prese per il polso.
A causa della troppa forza, i nostri petti si scontrarono e il medaglione sbattè violentemente sul suo petto. In quel momento, ebbi un dejà vu, vidi la collana brillare, poi tutto nero.
 

Eravamo in aperta campagna, un posto che non avevo mai visto prima, ma che sembrava vagamente familiare. Il mio polso era ancora nella stretta di Louis, che ritrasse la mano, imbarazzato.
Ma il problema era: dove eravamo?
«Dove siamo?» diede voce ai miei pensieri il ragazzo. Ci guardammo intorno, scorgendo, qualche metro più in là, un ragazzo seduto con la schiena poggiata ad un albero.
Gli abiti, notai con il mio sguardo indagatore e appassionato di storia, erano senza dubbio ottocenteschi.
«Possiamo chiedere a quel ragazzo.» indicai il tipo, poi, senza aspettare che Louis mi seguisse, andai verso di lui.
«Mi scusi, potrebbe dirci dove siamo?» urlai una volta sicura di essere a portata d' orecchi. Nessuna risposta. Louis mi raggiunse pochi istanti dopo, osservando il ragazzo che aveva un cappello sul viso, con un sorriso compiaciuto.
«Sei talmente antipatica che non ti risponde nemmeno.» rise divertito, per poi corrugare la fronte davanti ai suoi abiti.
«Ma come cacchio è vestito?» una smorfia di disgustò si dipinse sul suo viso. Alzai gli occhi al cielo, incapace di spiegarmi come avessimo fatto a finire in quel posto.
«Sono vestiti ottocenteschi. Evidentemente c'è una fiera o roba del genere.» spiegai con un tono da secchiona quale ero.
«Ma sei stupida? Noi non dovremmo essere qui, noi eravamo a casa mia perchè tu.. A proposito, ridammi la mia collana, maledetta.» mi cinse i fianchi con un braccio, mentre con l' altro cercava di sfilarmi il gioiello. Mi dimenai, urlando come una forsennata, e mi spaventai quando vidi che il ragazzo era ancora sotto l' albero, come se non avesse sentito.
Vidi, in lontananza, una ragazza che cavalcava un cavallo nero, così cercai di far capire a Louis che non era il momento di rompere i coglioni.
Il rumore degli zoccoli del cavallo, quel tipo misterioso lo sentì, così tolse il cappello dal viso, sorridendo nella direzione della ragazza.
La mia mascella rischiò di cadere sul pavimento.

Quel ragazzo era Louis.
Aveva gli stessi occhi, le stesse labbra, lo stesso naso. Solo i capelli erano un pò diversi, ma sempre spettinati. Il sorriso, era sempre quello. Mi voltai verso il Louis al mio fianco, che lo guardava come se stesse impazzendo.
«Hai un fratello gemello?» domandai impaurita. Cosa stava succedendo? Era tutto troppo strano.
«No, minchia!» urlò spaventato quest ultimo.
L' altro Louis rise, quando la ragazza sul cavallo rallentò, fino a fermarsi di fronte a lui, sorridente.
Sbiancai ancora di più, notando che la ragazza, ero io.

Balbettai, cercando di formulare una domanda sensata. Mi uscì solo un urlo di terrore, soffocato dalla mano di Louis.
«Shh, ascolta.» disse con uno sguardo impaurito.
L' altra me, che aveva i capelli neri e ondulati, scese dal cavallo, sorridendo all' altro Louis. Notai che aveva un vestito fatto di orli, molto ampio.
Un vestito ottocentesco che indossavano le nobili.

«Ciao, Louis!» disse entusiasta l' altra me, abbracciando calorosamente il ragazzo che le sorrideva divertito.
Feci una faccia schifata quando notai che l' altro Louis diede un affettuosissimo bacio sulla guancia all' altra me.
L' idiota accanto a me se ne accorse, perchè mi diede una gomitata.

«Ciao, Eleanor!»
«Guarda cosa mi ha regalato mio padre per il mio compleanno!» trillò lei tutta contenta. Mostrò un gioiello che portava al collo, fiera.
Mi avvicinai frettolosamente, trascinando Idiota con me.

«Guarda, è la collana!» urlai indicandola mentre i due, incuranti di noi, continuavano a parlare.
«Pensa che sono stata ore con il gioielliere. Ogni pietra, ogni forma che vedi, c'è perchè l' ho voluta io. Ti piace? Questa pietra blu al centro l' ho fatta mettere perché mi ricordano i tuoi occhi.» arrossì appena a quelle ultime parole, mentre l' altro Louis le sorrise, felice.
«È bellissima, ma mai quanto te, Eleanor.» le accarezzò la guancia, sorridendo.
Eleanor fece per avviarsi verso il cavallo, ma Louis la prese per il polso, facendo scontrare i loro petti. Il medaglione sbattè sul petto di lui.
Ecco il perchè di quel dejà vu. Perchè era già successo, in un altra... vita? Possibile che io e Louis ci conoscessimo in una vita precedente?
«Buon compleanno, Eleanor.» Louis le sorrise, lasciandole un dolce bacio sulla fronte.
Lei salì sul cavallo, rivolgendogli un' ultima occhiata. «Mio padre vorrebbe vederti questa sera. Organizzerà una grande festa, non mancherai, vero?»
«Per nulla al mondo.» le sussurrò lui. Io e Idiota vedemmo la collana di Eleanor e quella al mio collo, brillare. Poi, nuovamente il buio.
 
 


Tornammo al presente, nel soggiorno della casa di Niall e degli altri. Ci guardammo negli occhi, spaventati, mentre gli altri ragazzi ci stavano intorno, terrorizzati quasi quanto noi.
«Cosa cacchio è successo? Siete rimasti imbambolati per dieci minuti!» urlò disperato Niall, scuotendomi.
Non riuscivo a staccare gli occhi da quelli di Louis, che mi ponevano la stessa domanda. 'Cosa è successo?'.
Mollò la presa al mio polso, poi ci riflettè su, e mi prese per mano, trascinandomi al piano di sopra.
«Dopo tenterò di spiegarvi, ora state zitti.» disse agli altri, conducendomi in una camera che doveva essere la sua.
Chiuse a chiave, poi si voltò verso di me, con la testa fra le mani.
«Ok, cosa era quello?» chiese istericamente.
«Non ne ho idea. Ma ho una teoria.» dissi tutto d'un fiato. Forse mi avrebbe presa per pazza, o forse mi avrebbe riso in faccia.
Annuì, convincendomi a continuare.
«Partiamo dal fatto che, appena ho visto la collana, mi ci sono subito affezionata. Poi, quando mi hai delicatamente presa per il polso, abbiamo avuto una specie di deja vù. Siamo, in qualche modo, tornati indietro nel tempo. Tipo i ricordi di Harry Potter, capisci? Era come se ci fosse dentro, ma in realtà era solo un ricordo. »  Gli mostrai il medaglione, avvicinandomi.
«Io amo la storia, specialmente il periodo dell' 800. Questa collana è antica, risale a quel periodo. E noi, guarda che caso, entriamo nell' epoca scelta. Poi ci sei tu, e ci sono io. Io, che ho questa collana, che mi ha regalato il mio presunto padre. La spiegazione, a mio parere, è strana ma unica. Io e te abbiamo vissuto in quell' epoca, e ci siamo conosciuti.» quando finii il mio monologo contorto, guardai Louis. Prima sembrò non capire, poi scoppiò a ridere, accasciandosi a terra. Sospirai, arrabbiata, e gli diedi un calcio nello stomaco, senza pensarci.
Quando lo vidi tossire, mi avvicinai a lui, dispiaciuta. La collana brillò nuovamente, catapultandoci nel buio.
 
Ritornammo in quella campagna di pochi minuti prima, e trovammo Eleanor e Louis esattamente come li avevamo lasciati.
Louis accarezzò il cavallo nero, rivolgendo delle occhiate dolci a Eleanor, che non esitava a ricambiare.
«Vedi?» dissi a Idiota indicando i due. «Ti pare che noi siamo così teneri e coccolosi? Ma per piacere!» disperata, li indicai con entrambe le mani, mentre si rialzava.
Improvvisamente, il cavallo sembrò impazzire, perchè si alzò pericolosamente sulle zampe posteriori. «Deve essere un' ape! Ha paura!» urlò Eleanor, prima che lei cadesse addosso a Louis, facendolo sbattere a terra.
Louis emise un gemito di dolore, e la ragazza di affrettò a togliersi, inginocchiandosi davanti a lui.
Notai che sia ora, che prima, avevano ripetuto lo stesso gesto che avevamo fatto noi per avere quelle 'visioni'.
Guardai negli occhi il Louis del presente, lui non rideva più. Un pò mi credeva.

Le collane brillarono, riportandoci al presente.
 
 
Eravamo in camera di Louis, lui ancora a terra e io inginocchiata vicino a lui. Si alzò frettolosamente, spolverandosi la felpa con le mani.
«Ok, questo è strano.» disse con la disperazione nella voce.
«Più che strano, direi che è impossibile.» sibilai a occhi stretti. «Hai un computer con connessione ad internet?» domandai poi, facendomi venire in mente
un' idea. 
«Certo, non sono mica un uomo delle caverne.» mi squadrò, poi prese un portatile, inserendovi una chiavetta Internet. 



-Te lo ricordi il primo dejà vu, Louis? Io ricordo ogni istante. Ricordo la paura, la sorpresa, e pensai a quanto erano felici quei due, insieme.




Ciao principeshe.
Ed eccoci al secondo capitolo c:
E quiii entriamo finalmente nella storia, peipi!
Avete capito bene, Lou e Ele si sono già conosciuti mlmlmlmlml.
E boh, grazie per le 9 recensioni al primo capitolo, mi avete resa very happy *-* Ma ciancio alle bande.
Voglio che passate a leggere questa mini long che la mia adorabile Claw ha appena iniziato a scrivere ♥
È davvero pella, saBete? Beeeeeeene.
E boh, recensite, recensite, recensite *-*
E leggete le altre mie OS gkltrlhnrklnhrklhnrkl
Ah, a breve mi cambieranno il nome, sarò hunger niall
Passate da leeeeeeeei, ripeto.
Six degrees of separation.

With love,
@watermelonway

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Capitolo 3
*** three. ***







Three








Lui aprì il browser, passandomi il pc un po' titubante.
Senza pensarci due volte,  digitai sul motore di ricerca 'vite precedenti'. I risultati arrivarono in milioni, in pochi attimi.
C'erano leggende, supposizioni scientifiche e religiose, esperienze personali.
Ci fu un sito, che mi colpì particolarmente. 'Oggetti magici di vite precedenti'.
Cliccai in fretta, ansiosa di scoprire cosa avrei potuto leggere. Quando l' articolo mi si presentò davanti, cominciai a leggerlo ad alta voce.
«Oggetti magici di vite precedenti: la leggenda. Si racconta che nel lontano diciannovesimo secolo, alcune donne praticassero stregoneria bianca, ovvero magia impiegata per il bene. A differenza della magia nera, che puntava a patti con il Diavolo e ad atti disumani, la magia bianca veniva definita la cura
dell' anima. In particolare, queste streghe bianche incantavano degli oggetti comuni come bracciali, collane, scrigni, donando poteri magici in grado di esaudire uno ed un solo desiderio. Normalmente, le leggende raccontano di amori impossibili e tormentati, che trovano la felicità grazie all' aiuto di questi oggetti. Le più famose, sono quelle che raccontano la vita dei due innamorati in un' altra vita.» mi fermai, con gli occhi e la bocca spalancati. Louis, d' altro canto, non emetteva parola, stupito quanto me.
«Non è possibile. Non deve essere possibile.» sussurrò infine, preso dal panico.
«Piacerebbe anche a me, sai? Ma io non trovo altre spiegazioni. A meno che questa collana non sia un concentrato di droga allucinogena, credo proprio che io e te dobbiamo ammettere che abbiamo vissuto in una vita precedente, ci siamo conosciuti, e ora siamo qui per qualche arcano motivo.» dissi tutto d'un fiato, arrabbiata all' idea che quell' idiota sia in qualche modo collegato a me.
Louis si massaggiò il mento, pensieroso. Poi mi prese per le spalle, scrollandomi appena.
«Ma certo! L' unico modo per porre fine a tutto questo, è passare del tempo insieme, avere altri dejà vu per capire cosa diamine sia successo! Così poi potremo tornare ad odiarci!» trillò entusiasta.
Storsi il labbro, inorridita. Cioè, noi avevamo scoperto di aver avuto una vita precedente dove eravamo tutto coccole e sguardi da diabete, e lui pensava solo al fatto che dovevamo odiarci? Patetico idiota.
Con degli occhi mozzafiato, ma comunque idiota.
«Senti, io sono qui per una vacanza, non per una convivenza forzata.» gli feci notare, incrociando le braccia.
Sorrise, probabilmente il primo sorriso sincero che mi rivolgeva. Prese la mia guancia fra indice e pollice, strizzandola forte.
«Tralascerò il fatto che hai lo stesso nome della mia ex, e cercherò di non giudicarti come la persona più orribile di questo mondo. Cercherò di essere il meno sexy possibile, così da facilitarti le cose.»
Tolsi la sua mano dalla mia guancia, guardandolo con occhi infuocati dalla rabbia.
«Prima cosa, io sono Eleanor Wood, non Eleanor la tua ex. Seconda cosa, solo perché mi chiamo come lei, non vuol dire che sono come lei. Terzo, non sei affatto sexy, anzi, direi che sei il più brutto dei cinque. E quattro, scordatelo. Io mi godrò la mia vacanza, quindi addio.»
Mi avviai verso la porta a grandi passi, convinta di fare un' uscita di scena trionfale, quando sentii qualcuno bloccarmi contro la porta.
«Allora ridammi la collana, Eleanor Wood.»
Sbuffai sonoramente, cercando di scrollarmelo di dosso, nonostante sapevo che sarebbe stato inutile.
C'era qualcosa, in quella collana, che la rendeva ancora più mia dopo i flashback.
Sentimmo qualcuno bussare, e la voce di Niall, decisamente preoccupata.
«Louis, non puoi portarti a letto una mia amica dopo neanche cinque minuti, e che diamine!»
Inspirai con la bocca, scandalizzata. Ma per chi mi avevano presa? Per una battona, per caso? Aprii la porta, scansando Louis, e guardai Niall con rabbia.
«Sono una persona dolce, adorabile e gentile. Ma non tanto gentile da darla al tuo amichetto, ok? È stato un piacere conoscerti, Niall. Ma ora devo andare a passare una bella vacanza.»

Scansai il biondino, avviandomi verso il portone. Salutai in fretta gli altri tre ancora in cucina, poi corsi in Hotel, bagnandomi completamente da capo a piedi.

Avevo dimenticato di aver lasciato il mio numero a Niall, che chiamava costantemente e insistentemente da circa un’ ora.
Non avevo intenzione di rispondere, né tantomeno di uscire da quella camera.
Andai a fare un bagno caldo, senza preoccuparmi minimamente del cellulare che continuava a squillare, imperterrito.
«Diamine, non vi arrendete mai, eh?» urlai verso l’ aggeggio telefonico. Persi la pazienza, così mi alzai, avvolgendo un asciugamano intorno al corpo e facendo in modo che non cascasse. Andai verso il telefono, spegnendolo con rabbia.
Sciacquai i capelli, poi cominciai ad asciugarli con il phon della camera, borbottando maledizioni verso la giornata appena trascorsa.
Erano le otto e trenta di sera, quando qualcuno bussò alla mia porta. Convinta che fosse il servizio in camera chiamato poco prima, andai ad aprire, con ancora l’ asciugamano addosso. Il mio sorriso cortese sparì all’ improvviso, quando due occhi azzurri e un sorriso a trentadue denti, mi rovinarono la serata.
«Ciao ladra.» sussurrò Louis al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
No, era sicuramente il freddo.
Diedi un pugno sul braccio di quel cretino, facendolo indietreggiare per il dolore. Mi guardava con la fronte corrugata, e poi posò il suo sguardo sul mio corpo, avvolto solo dall’ asciugamano. Si leccò le labbra, guardandomi maliziosamente, e gli diedi un ceffone in faccia, più arrabbiata di prima.
«Che vuoi? Come hai fatto a sapere dove alloggio? E smettila di guardarmi come se volessi violentarmi, schifoso maniaco!» urlai chiudendomi la porta alle spalle, mentre lui si stendeva sul letto come se fosse a casa sua. Il mio letto.
«Me lo ha detto Niall che alloggiavi al Danubius. Mio padre è il proprietario, e mi sono fatto dire in quale stanza eri. Non ti preoccupare, me ne vado subito.» si  alzò, avvicinandosi a me.
«Voglio solo la collana.» concluse guardandomi intensamente negli occhi.
Di nuovo quella fastidiosa sensazione di tenerezza nei suoi confronti. Era sicuramente dovuta al fatto che in una vita precedente eravamo pappa e ciccia.
Deglutii rumorosamente, ricordandomi che la collana era sul lavandino del bagno. Con uno scatto, mi chiusi dentro, cominciando ad asciugarmi e a vestirmi, nascondendo la collana sotto la maglietta. Dopodiché uscii con non curanza, fingendo di dimenticare la presenza di Louis.
Quando lo vidi steso sul mio letto, senza maglietta, rabbrividii.
«Perchè hai tolto la maglietta?» chiesi dando voce ai miei pensieri.
«Avevo caldo.» disse scrollando le spalle, per poi sorridermi.
E che sorriso che aveva.
Scossi la testa, cancellando l’ ultimo pensiero. Io lo odio, lui è stupido e infantile.
«Rimettila e vattene, grazie. »
«Dammi la collana, Ele.»
Ele? Da quando aveva il permesso di chiamarmi con il mio soprannome? E soprattutto, cosa diavolo era quella confidenza che si era preso?
«Tu non avrai un bel niente. E ora via da qui.» mi incamminai verso il balcone, aprendo la finestra, giusto per fare qualcosa. Mi sentivo lo sguardo di Louis addosso, ed ero terribilmente a disagio.
«Tanto io rimango qui per tutta la note, se necessario. Dormiamo anche insieme, contenta?» rise divertito, per poi lanciarmi un cuscino in piena faccia.
Ma come si permette?!
«Ok, questo è troppo.» corsi verso di lui, innervosita, e gli diedi dei sonori schiaffi in faccia, per poi prenderlo per un braccio, trascinandolo fuori.
E lui cosa faceva? Rideva.
«Grazie, ladruncola.» sfilò la collana con un gesto secco e cominciò a correre verso l’ ascensore. Gli corsi dietro, maledicendolo in tutte le lingue del mondo.
Riuscii a far riaprire la porta giusto in tempo, e bloccai il ragazzo contro le pareti dell’ ascensore, minacciosa. Louis spinse il tasto del piano terra, ma circa sei secondi dopo, il macchinario si bloccò con un tonfo sordo, facendoci barcollare. Un brutto presentimento rischiò di farmi venire quattro infarti.
«Ops.» sussurrò Louis, e finalmente quel ghigno divertito sparì dal suo volto.
«Dannazione, io soffro di claustrofobia! Moriremo, e la cosa peggiore è che morirò guardando la tua orrenda faccia da culo.» sentii il respiro mancarmi, e mi accasciai a terra, con gli occhi chiusi. Non solo dovevo sopportare l’ esistenza di quel Louis, ma ero chiusa in ascensore con lui! Benissimo.
«Grazie per il complimento.» disse sarcastico, giocherellando con la mia collana.
«E smettila di essere pessimista, fra poco verranno ad aprirci. E, in caso dovessi morire stasera, guarderò il tuo bel faccino, e non mi dispiacerebbe affatto.» lo guardai stizzita, e potei notare un leggero rossore colorargli le guance.
Wow, Louis Tomlinson era timido? E mi aveva fatto una sottospecie di complimento?
Mi pentii delle parole dette, anche perché lui non era affatto orrendo. Solo un terribile stronzo.
Persi il controllo, e mi catapultai su di lui, tempestandolo di pugni.
«È colpa tua. Solo ed esclusivamente colpa tua. Sono qui in vacanza, non per dannarmi la vita! E ridammela!» urlai poi, riferita alla collana.
Nel tentativo di acchiappare il ciondolo, sfiorai la mano di Louis e un brivido mi percosse immediatamente. La collana brillò, riportandoci in quel buio familiare.
 
 
«Un altro flashback. Vedi? Ho ragione io a dirti che dobbiamo vivere insieme. Voglio sapere cosa succede fra quei due.» trillò Louis trascinandomi verso i ‘noi del passato’, che parlavano e, lasciatemelo dire, si scopavano con gli occhi.
«È bellissima questa collana, lo sai? Ti dona terribilmente.» sussurrò Louis all’ orecchio di Eleanor, facendola arrossire.
«Smettila di prendermi in giro, Louis.» lui le diede un sono bacio sulla guancia e rise quando notò che lei arrossì ancora di più.
«Sei bellissima quando arrossisci, lo sai?»
Eleanor l’ abbraccio, dandogli un bacio all’ angolo delle labbra. Questa volta, arrossirono entrambi.
Idiota, alias il Louis del presente, si godeva la scena manco fosse al cinema. Notai che osservava i due, e poi me, quasi come se volesse fare le stesse cose.
Ridicolo, davvero ridicolo.
L’ unica cosa che ci legava, era quella collana, che apparteneva a me.
La stessa collana che l’ Eleanor del passato stava dando a Louis.
«Tieni. Voglio che la tenga un po' tu, in segno della mia amicizia. Ce la scambieremo una volta ogni sette giorni, così da ricordare che noi siamo inseparabili.»
Io e Idiota spalancammo la bocca, increduli. Louis afferrò piano il ciondolo, sfiorando la mano di Eleanor, poi si mise la collana al collo, senza mai staccare gli occhi da quelli di lei.
L’ ultima cosa che vedemmo furono le loro risate, e la collana illuminarsi.
 
 

-Oh, Louis! Quella volta, in ascensore, avrei desiderato ucciderti, giuro. Ma il fatto che tu fossi lì, mi tranquillizzò, almeno un po'.




Ciao principeshe.
Ed eccoci al terzo capitolo. Allooora, sto andando un pò per le lunghe HAHAHA
Ma poi la storia si evolverà e capirete tante cose c:
Oi, e passate dalle altre mie OS/FF, che mi rendete molto happy *-*
Comincio con il ringraziare le persone che recensiscono, quelle che leggono in silenzio.
Siete delle persone fantastiche, davvero.
E boh, non so cos altro dire, anche perchè credo sia il momento di dileguarmi hahaha
Spero recensirete, mi fa piacere conoscere un vostro parere sulla storia ♥
Alla prossima, with love,

@watermelonway


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Capitolo 4
*** four. ***









Four.






La prima cosa che vidi, una volta tornata nel presente, fu il sorrisetto soddisfatto sulla bocca di Louis.
Dio, che labbra invitanti. Chissà se sono morbide. Smettila, stupida!
Mi strappò la collana dalle mani, rimettendosela al collo. Subito dopo, poggiò le sue mani sui miei fianchi, attirandomi a sé, manco fossimo due arrapati.
«Ora non parli, più, vero?»
Sbuffai sonoramente, annoiata e stanca, e senza neanche pensarci, abbandonai la mia testa sul suo petto, ringhiando infastidita da quella situazione.
Era una bella sensazione, però, stare fra le sue braccia. Era un qualcosa di rassicurante, e non mi stava nemmeno tornando la claustrofobia, per fortuna.
«E va bene.» dissi dopo qualche minuto di silenzio.
«Va bene come a dire: va bene, faremo sesso selvaggio in ascensore, vero?» chiese, quasi speranzoso.
Gli strizzai un capezzolo, facendolo urlare di dolore. Ma non si mosse da quella posizione, e nemmeno io.
«No, pezzo di idiota, non sono così disperata. Era un va bene come a dire: va bene, vengo a vivere da voi. Voglio conoscere meglio questa situazione assurda.»
«Perfetto, appena usciamo di qui dico a Nick di rimborsarti l’ alloggiamento e farai le valigie.» annuii, preparandomi psicologicamente ad un mese di convivenza con quel tipo.
Se mio padre lo sapesse, verrebbe fino a Londra a nuoto, pur di riportarmi a casa.
Già immaginavo la conversazione.
‘Hey, Eleanor, come stai?’
‘Oh, papà, tutto bene. Vivo con cinque ragazzi, uno più bello dell’ altro.’
«Ma se non usciamo di qui, facciamo sesso selvaggio in ascensore? Ho sempre voluto provare.»
Non riuscii a trattenere una risata, nonostante avevo voglia di picchiarlo a sangue.
In fondo, ma molto in fondo, era quasi… simpatico.
«Hey, tutto bene lì dentro?» sentimmo una voce aldilà della porta, e cominciai ad innervosirmi.
«Siamo bloccati in ascensore e sono claustrofobica, secondo lei come sto?» piagnucolai battendo un piede a terra, isterica.
Pochi minuti dopo forzarono la porta, riuscendo a farci uscire sani e salvi. Inspirai profondamente, felice di essere uscita da quella piccola scatolina che mi aveva fatto venire un mezzo infarto.
«Grazie, Andrew! Pensavo vi foste dimenticati di me.» Louis diede una pacca sulla spalla al ragazzo per poi trascinarmi in un corridoio stretto, dove trovammo le scale.
«Peccato per il sesso selvaggio in ascensore, sarà per la prossima volta. Ora vai a preparare le valigie. Devi solo salire questa scala, io vado a sistemare le cose con Nick per il tuo… sfratto.» mi fece l’ occhiolino e sparì, lasciandomi sola.
Mi aspettava una vacanza lunga.
Lunga, e terribile.
 
 
«Siamo a casa, e ho fame!» urlò Louis poggiando le chiavi della sua auto sul mobiletto all’ entrata, mentre i quattro mi fissavano imbambolati.
Avevo al mio seguito il trolley e il bagaglio a mano, ma nessuno che si degnasse di aiutarmi.
«Ciao Eleanor, che sorpresa averti qui!» trillò Niall con il suo infinito buonumore.
Sorrisi timidamente al biondo, che sembrava sprizzare felicità da tutti i pori.
O meglio, tutti e cinque mi fissavano come se avessero vinto un premio in denaro. Io, a quanto pare, ero l’ unica semi depressa in quella casa, al momento.
«Dai, ti porto i bagagli. Dove dormi?» domandò ingenuamente il biondo, mentre si apprestava gentilmente a prendere i miei bagagli.
«In camera mia.» disse semplicemente Louis, come se nulla fosse. Infatti, i quattro lo guardarono ad occhi spalancati, e il silenzio si impossessò della stanza.
Sospirai amaramente, per poi poggiare una mano sulla spalla del ragazzo. «Niall, abbiamo troppe cose da spiegarvi»
 


«Quindi mi state dicendo che voi avete vissuto una vita precedente, e vi conoscevate?» chiese Zayn per l’ ennesima volta. Diamine, sei scemo o cosa?!
«Sì Zayn, è assurdo, lo so. Ma è così. Ricordi la collana che brilla e io e Ele che rimaniamo come scemi? Ecco, non era una messa in scena.» spiegò Louis cercando di mantenere la calma. Il ragazzo sembrò ragionarci sopra, per poi esprimere un commento molto intelligente.
«Figo!»
Appunto.
Harry stava trafficando al computer da mezz ora, cercando tutte le informazioni possibili. Sembrava l’ unico ad averci preso sul serio. Ci aveva creduto sin dal primo momento.
«Qui dice che i flashback si faranno vedere finché l’ incantesimo non sarà spezzato. È come leggere una fan fiction. Devi leggere tutti i capitoli, e sta stronza di autrice, che sarebbe la collana, li pubblica quando vuole. Finché non avrete visto tutto quello che c’è da vedere.» concluse guardando me, poi il computer, poi Louis.
«Beh, abbiamo visto ben poco, suppongo.» affermai convinta, arrabbiata all’ idea che se la collana amava farci aspettare, l’ avrei distrutta a morsi.
«Io credo che voi siate fatti.» esclamò quello che doveva essere Liam. Era piuttosto spaventato, a dire la verità.
«Io vi credo. Voglio dire Ele, mi hai detto che è stato il caso a decidere della tua vacanza, no? Arrivi qui, Louis perde la collana. Tu la trovi, e vieni da Nando’s dove ci sono io. Casualità vuole che i tavoli siano occupati, e facciamo amicizia. Inizia a piovere, ti porto qui, e conosci Louis. Tralasciando il vostro amichevole incontro, non può che essere così. Troppe coincidenze in una volta.» concluse Niall con aria da secchione. Però aveva dannatamente ragione.
Feci saettare il mio sguardo a Idiota, che portava fiero la mia collana al collo, e non aveva intenzione di toglierla.
Fu come se la vedessi bruciare, invitarmi a prenderla.
Louis lo notò, infatti prese il ciondolo fra le mani, mentre mi faceva l’ occhiolino con tanto di lingua fra le labbra.
Calme ovaie, calme.
«Va bene. Vite precedenti o no, io ho ordinato delle pizze.» esclamò il biondo, mentre si apprestava a cercare un film fra la pila di dvd che possedeva.
«Quale vediamo? Jennifer’s Body o Fright Night?» poggiò due custodie di dvd, invitandoci a scegliere.
«Jennifer’s body!» urlai io.
«Fight Night!» urlò Louis nello stesso istante.
Lo guardai in cagnesco, pronta ad ucciderlo al primo passo falso. Era un ragazzo insopportabile. Bello da far paura, ma insopportabile.
«Ho detto Jennifer’s Body.» puntualizzai, portando le mani sui fianchi per non chiuderle a pugno e dirigerle verso la sua faccia.
«E io ho detto Fright Night. E vedremo Fright Night.» fece il mio stesso gesto, sorridendo sornione.
«Lo sai? La tua bellezza è direttamente proporzionale alla tua stronzaggine!» lo rimbeccai facendogli la linguaccia. Poi gli alzai il dito medio, sorridendo.
No, non era da me quel comportamento. Questo tipo mi stava facendo impazzire.
«E la tua simpatia è inversamente proporzionale alla tua altezza.» mi provocò, mettendo in ballo il mio metro e settantotto.
«Qualcosa da ridire sulla mia altezza, palle di puffo?» mi preparai, pronta a sfregiargli il volto con le mie unghie lunghe, quando Harry mi trattenne per un braccio.
«Vedremo ‘Letters to Juliet’ e fine della storia.»
Sì, era accettabile.
«Sì, è accettabile.» disse infatti Louis, scatenando ulteriormente la mia rabbia.
«L’ ho pensato prima io, razza di…» non riuscii ad esclamare con enfasi il mio complimento, che Liam mi tappò la bocca con una mano.
Ringhiai, per poi abbandonarmi sul divano, infastidita. Spero solo che Louis non si sieda vi…
«Mi siedo anche vicino a te. Contenta?» lo guardai con odio, per poi notare quel suo sorriso da marmocchio appena nato, e scartai l’ idea di strozzarlo con la catena della collana.
Alcuni minuti dopo bussarono alla porta, e mi precipitai ad aprirla, pur di non aver quel maledetto idiota fra i piedi.
Spalancai la porta, per poi trovarmi davanti un ragazzo dai capelli biondo platino e gli occhi verdi che sorrideva a trentadue denti.
«Le vostre pizze, signorina!» esclamò facendomi l’ occhiolino, per poi porgermi i sei cartoni con la nostra fonte di cibo.
Presi i soldi che il biondo si era curato di mettere sul mobiletto all’ entrata, e glieli porsi, più sorridente che mai. Era davvero molto, molto carino.
«Grazie, signorina! Comunque io sono Matt, piacere.» mi porse la mano che strinsi timidamente.
«Io sono Eleanor!» Continuò a fissarmi, senza muoversi dalla sua posizione, e potei notare un leggero rossore colorargli le guance.
«Senti Eleanor, ti andrebbe di uscire insieme? Scommetto che sei simpaticissima.» esclamò per poi poggiarsi allo stipite e squadrandomi da capo a piedi.
Ha poca fretta il ragazzo, insomma.
Risi divertita da quella spavalderia, finché non avvertii qualcuno cingermi i fianchi e stamparmi un sonoro bacio sulla guancia.
«Amore della mia vita, hai..? Oh, ecco le pizze! Grazie, amico.» disse Louis, per poi trascinarmi dentro e sbattere a Matt la porta in faccia.
Mi voltai infuriata verso di lui, incrociando le braccia. Cioè, un bel ragazzo mi invita ad uscire, e Idiota rovina tutto? Non gli è bastato rovinare la mia vacanza, ora anche la mia vita sentimentale?
«Hey ladruncola. Niente storielle, ok? Devi passare il tempo con me per scoprire perché siamo legati, non andartene in giro con il primo cazzone che incontri.» sbottò acido.
Gli diedi un pugno sul braccio, che si massaggiò pochi istanti dopo, dolorante.
«Smettila di chiamarmi ladruncola! La collana l’ hai riavuta!» sibilai a denti stretti, pronta a picchiarlo nuovamente. Mi bloccò il polso, guardandomi divertito.
«Ma io ti chiamo ladruncola perché mi hai rubato il cuore.» rise, per poi farmi l’ occhiolino, e tornare dai suoi amici con le pizze.
Dio, che idiota.
Tornai al (sfortunatamente) mio posto accanto a quel bradipo geneticamente modificato, per poi cercare di guardare il film e mangiare.
Inutile dire che non ci riuscii, dato che Palle-di-Puffo tentava di cingermi le spalle con un braccio ogni dieci secondi.
 
«Buonanotte Harry, grazie per l’ ospitalità!» Harry mi salutò, dandomi un bacio sulla guancia e dileguandosi nella sua stanza.
«Buonanotte Liam, grazie per l’ ospitalità!» Liam mi salutò con un cenno della mano e un sorriso, e andò nella camera accanto a quella di Harry.
«Buonanotte Zayn, grazie per l’ ospitalità!» Zayn mi scompigliò i capelli, dandomi la buonanotte.
«Buonanotte Niall, grazie per l’ ospitalità!» Niall farfugliò un ‘buofafoffe’, dato che stava mangiando dei pancakes.
Cominciai a salire le scale, pronta per una bella dormita, quando qualcuno mi bloccò per il polso, costringendomi a girarmi.
«E a me niente buonanotte?» Louis sorrise divertito, e io lo guardai in cagnesco.
«Addio Louis, spero soffocherai nel sonno. Ci vedremo all’ Inferno.» sbottai, per poi dirigermi in bagno per fare una doccia. Sì, ero ancora arrabbiata.
Matt poteva essere il padre dei miei figli, e lui ha distrutto la mia vita!
Lo sentii ridere sommessamente mentre cercavo di rilassarmi sotto il getto d’ acqua bollente.
Quando tornai in quella che sarebbe stata la mia camera, mi tuffai nel letto, senza preoccuparmi di svegliare quel lama demente.
Si voltò, ancora assonnato, e poi aprì gli occhi, incontrando i miei. Potei giurare di sentirmi le gambe molli, ma era perché la giornata era stata faticosa, sicuramente.
Se solo fossi meno imbecille, un pensierino lo farei.
«Buonanotte!» trillò all’ improvviso, per poi sporgersi verso di me e dandomi un bacio sulla guancia.
Sì, ha le labbra morbide.
Arrossii, ma non se ne accorse. Mi voltai dall’ altra parte, pronta ad attuare un piano per riavere la collana.






Ciao principeshe!
Ed eccoci con il quatro capitolo, incentrato sullo stesso giorno hahahaha.
Keep calm, le cose andranno più velocemente, eh èwé
E boh, l' amore non è bello se non è litigarello, no? HAHAHAHAHA i battibecchi di quei due,
a volte mi chiedo quanto cogliona possa essere una persona per scrivere certe situazioni.
Sono cogliona, vero? Vero.
E boh, ora che 'The werewolf and the vampire' è finito, devo pur sfogarmi con qualcosa ç.ç
Passate dalla mia adorabile Claw e dalle sue storie, che sono maledettamente stupende *-*

Six degrees of separation. 
E vorrei ringraziare voi, che siete sempre così dolci e gentili, supportandomi sempre blblbl.
Al prossimo chappy ♥

With love,
@watermelonway

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Capitolo 5
*** five. ***









 

Five.









Probabilmente usare dei pantacollant e una canotta come pigiama, non era l’ idea migliore, dato che stavo letteralmente schiattando dal freddo.
Ma giammai avrei abbracciato il lama demente che dormiva beato al mio fianco. Mai, neanche morta.
Era strano, però. Di solito io non prendevo subito confidenza con le persone.
Eppure con lui in particolare, ero riuscita a passare dallo stadio ‘sconosciuti’ a ‘odiamoci alla pazzia’. 
Voglio dire, io non avrei mai dormito con un tipo del genere, dopo un giorno che lo conoscevo. 
Ma la nostra situazione era particolare.
Diciamo che Louis era quel tipo di bellezza che ti faceva pensare che con lui non avresti voluto solo dormirci, ma questa era un’ altra storia.
Fatto sta che trovavo anormale l’ effetto che questo pirla stava avendo su di me. Ed era tutta colpa della collana, e della sua brillante idea di prendermi per i capelli, trascinarmi a Londra e urlarmi in faccia ‘Hai avuto una vita precedente!’
Ma questi sono i pensieri che mi vengono alle due di notte, mentre aspetto che Louis vada in coma vegetativo.
Ruberò la collana, andrò via da quella casa, parlerò con qualche storico, con qualcuno che si interessasse di… Magia? E poi sarei tornata a casa.
E avrei fatto la mia vita di sempre. Punto.
Mi voltai verso Louis, che dormiva a pancia in su, con un’ espressione beata e tranquilla sul volto.
Eh, era molto bello.
Il ciondolo della collana era sul suo petto, e notai che il gancio della catena non era più dietro il collo. Era il momento perfetto.
Mi alzai con lentezza e delicatezza, mettendo le mie Converse ai piedi. Poi feci il giro del letto camminando in punta di piedi. Mi abbassai verso di lui, prendendo con più delicatezza possibile il gancetto fra le mani. Un piccolo scatto, e avevo le due estremità fra le mani.
Ora sarebbe bastato solo lasciar scivolare una delle estremità, e la collana sarebbe stata nuovamente mia.
«Riaggancia immediatamente la collana.» disse una voce a pochi centimetri dal mio orecchio, facendomi spaventare.
Alzai lo sguardo, cercando di sembrare innocente, e incrociai gli occhi azzurri di Louis che mi guardavano severi.
In poche parole, ero nella cacca. Colta con le mani nel sacco.
L’ idea balzò nella mente fulminea, e non esitai a metterla in atto. Chiusi gli occhi, dirigendomi piano verso le sue labbra, come se volessi baciarlo.
Aprii un occhio, e notai che anche lui aveva chiuso i suoi, mentre schiudeva le labbra, avvicinandosi sempre di più.
Prima che se ne rendesse conto, ero già fuori dalla stanza, con la collana, il portafogli e il cellulare fra le mani.
 

Che poi ero davvero un’ idiota.
Erano le due e mezza di notte, e stavo camminando a casaccio per le vie di Londra con una collana in mano.
Maledizione, avrei dovuto essere più furba. Avrei dovuto portare anche i bagagli, ma in quel caso Louis mi avrebbe presa con le sue braccia possenti e violentato.
Mi grattai la nuca, indecisa sul da farsi.
Tornare lì, non se ne parlava. Dormire sotto un cartone con qualche barbone, neanche morta. Cercare un hotel disposto a non cacciarmi a suon di calci nel culo? Improbabile.
Ero nella cacca, ancora una volta.
Se in quel momento mi avesse visto mio padre, avrebbe sicuramente chiamato un esorcista, accusandomi di essere pazza e indemoniata.
Ma cosa mi era venuto in mente?! Prendere poche cose e fuggire? Dove, poi?
Era colpa di quella collana, mi faceva sentire come Gollum e il suo tesssssoro.
Il cellulare vibrò, e un numero sconosciuto, dal prefisso inglese, mi stava chiamando.
Se avessi risposto, sicuramente una marea di insulti mi avrebbe travolta.
Se non avessi risposto, mi avrebbero data per morta e avrebbero avvisato la polizia, buttando le panico totale mio padre.
«Pronto?» balbettai ingenuamente.
«Eleanor, sono Niall. Dove sei?!» sussurrò Niall dall’ altro capo del telefono. Tirai un sospiro di sollievo, niente insulti.
«Eh sono… in giro.» tentai di fingermi sicura di me, ma non ci riuscii. Non sapevo davvero dove ero.
«Cosa è successo? Louis si è svegliato tutto incacchiato, dicendo che eri sparita. È uscito a cercarti.» continuò, parlando a bassa voce.
«Niall, non ti sento brrrrr disturbata brrrrrrrrrr chiamo dopo brrrrrr.» chiusi la telefonata, rimanendo a fissare lo schermo.
Poi presi la collana, guardandola attentamente. Stavo morendo di freddo, non sapevo dove minchia ero, e tutto per avere quella collana fra le mani.
Era davvero bella, si era conservata magnificamente nel corso degli anni, ed era come se non riuscissi a fare a meno di averla con me.
Ora capivo perché Louis era così furioso, pensando di averla persa. E io che pensavo fosse un esagerato pazzo.
Alzai lo sguardo verso il cielo, non c’era nebbia e non pioveva. Le stelle erano visibili in cielo, ed erano qualcosa di magnifico.
Quello che stava accadendo, aveva qualcosa di magnifico.
Strabuzzai gli occhi, quando vidi un barlume di luce attraversare il cielo stellato. Una stella cadente.
La sua luce si riflesse sulle pietre della collana, e ne rimasi abbagliata. Quell’ oggetto doveva per forza essere magico.
«Cristo, sei ancora viva!» trillò una voce familiare, correndo ad abbracciarmi. Sobbalzai dallo spavento, tirandomi indietro.
Louis mi attirò nuovamente a sé, strozzandomi con il suo abbraccio.
«Mio dio, pensavo ti avessero uccisa, buttata nel Tamigi. Sai che spavento? Avrebbero dato la colpa a me!» esclamò, per poi guardarmi negli occhi, ancora sbarrati per la sorpresa.
«A proposito. Sei una stronza!» urlò poi, arrabbiato. Poco lunatico, insomma.
«Mi spieghi cosa hai in quell’ inutile testa? Serve solo per separare le orecchie per caso? Andartene alle due di notte!» continuò, stringendo i pugni.
Deglutii rumorosamente. Aveva ragione.
«E la cosa più schifosa è stata che per scappare hai finto di baciarmi!» tuonò ancora, e per un attimo sembrò che fosse più infastidito dal modo in cui me ne ero andata, che dal fatto che me ne ero andata.
«Vieni, torniamo a casa.» mi prese violentemente per un braccio, trascinandomi con sé.
«So camminare da sola.» sbottai, scrollandomi la sua mano di dosso. Lui non si arrese, infatti mi riprese per un braccio, trascinandomi come fa un padre incazzato dopo aver scoperto la propria figlia a pomiciare.
Tremai involontariamente a causa del freddo, e il lama demente mi guardò con la fronte corrugata. Sbuffò, e si tolse la giacca, poggiandola poco delicatamente sulle mie spalle.
«Vieni in vacanza e non ti informi nemmeno sul cazzo di clima. Sei proprio idiota, Ele.» sbottò, tornando a camminare.
«Per te sono Eleanor. E calmati con gli insulti, non sono mica tua sorella.» sbraitai, accelerando il passo e lasciandolo dietro.
«Eleanor?» mi chiamò.
Che volesse scusarsi? Mi voltai speranzosa.
«Dobbiamo girare a sinistra, non a destra.»sorrise.  Ringhiai arrabbiata, e lo seguii fino a casa sua.
 


«Ele! Mi hai fatto preoccupare!» strillò Niall, correndo ad abbracciarmi. Gli sorrisi riconoscente, poi andai al piano di sopra.
Presi il cuscino che avevo usato per dormire, e lo portai al piano di sotto.
«Buonanotte.» dissi fredda a Louis, per poi restituirgli la giacca e mettendomi a dormire sul divano.
Gli altri tornarono nelle loro camere, dopo avermi salutata. Louis rimase ancora un po', stando in piedi di fronte a me, con la fronte corrucciata.
«Ridammi la collana.» chiese titubante. Gli alzai il dito medio, e mi voltai dall’ altro lato, serrando gli occhi.
 

Il giorno dopo, cercai di conoscere meglio gli altri quattro, ed erano tutti assurdamente simpatici, a differenza del lama demente che era uscito per tutto il giorno e non mi aveva neanche dato il buongiorno. Maleducato schifoso.
Ci mettemmo sul terrazzo, Zayn fumava e noi altri giocavamo con dei giochi di società.
Liam era fidanzato con una certa Danielle e lavorava al Mc Donald, assieme a Niall, che aveva una cotta per una certa Demi, sua collega.
Harry era single ed era un pervertito, lavorava in una caffetteria, mentre Zayn aveva rotto da poco con una certa Perrie e lavorava da Lillywhites.
E amava molto se stesso. Anche io mi amerei, se fossi bella come lui.
Tentarono anche di parlarmi del lama, ma glielo impedii. Ogni volta che lo nominavano, sentivo la collana al collo prendere fuoco.
I ragazzi si erano messi d’ accordo per avere tutti lo stesso giorno libero. Infatti, sarebbero stati tutti in mia compagnia. Tutti tranne il lama demente.

 
Passammo la giornata a ridere, scherzare e a conoscerci. Tralasciando gli sguardi maliziosi di Harry, che erano buffi, li trovai tutti di buona compagnia.
A mezzanotte circa, cominciammo a sbadigliare, desiderando di dormire. Louis non aveva spiccicato parola, e ogni tanto mi divertivo a giocherellare con la collana, sapendo che lui mi vedeva e che gli dava un fastidio inaudito.
«Bene, buonanotte ragazzi!» esclamò Niall, dando una pacca sulla spalla a tutti e un bacio sulla guancia a me. Sorrisi e poi salutai gli altri tre.
«Aspetta Niall, vengo anche io. Posso dormire con te, vero?» domandai ingenuamente, e lui arrossì appena.
«Oh.. Ok, certo.» diede una fugace occhiata a Louis, che lo guardava come se volesse ucciderlo da un momento all’ altro.
 


Mi svegliai di soprassalto, e mi alzai, sorridendo quando vidi Niall dormire in posizione fetale. Sembrava un gattino indifeso, che tenero.
Andai in terrazza, respirando l’ aria fredda di Londra. Notai un ombra, e feci per tornare indietro quando capii chi era.
«Vieni, tanto me ne stavo andando.» sussurrò Louis debolmente, mentre si avviava verso la sua camera. Lo bloccai per un braccio, inspirando forte.
«No, rimani.»
Un debole sorriso si fece spazio sul suo volto, e ci sedemmo insieme sul dondolo, osservando il cielo.
«Mi dispiace per ieri sera, non sarei dovuta scappare così. Non so cosa mi sia preso.» sussurrai torturandomi le mani, mentre sperai che non mi insultasse in aramaico.
«Scusa anche tu. Sono stato un po’ troppo… stronzo.» mi diede una spinta debole e affettuosa, guardandomi divertito.
«Lo sai qual è stata la prima cosa che ho pensato di Eleanor Calder, la mia ex ragazza, quando è venuta da me e si è presentata?» domandò all’ improvviso, spezzando il silenzio che era venuto a crearsi.
«’Evviva, sesso gratis!’ ?» scoppiammo a ridere.
«No. La prima cosa che ho pensato è stata: ha un bel nome. Mi piaceva dire il suo nome, capisci? Mi piaceva leggerlo.» alzò le spalle, e potei notare le sue guance che si imporporavano. Gli diedi una pacca sulla spalla, e poi sganciai la collana, porgendogliela.
«Tieni. È il tuo turno.» la prese titubante, come se da un momento all’ altro gli fossi scoppiata a ridere in faccia, dicendogli che scherzavo.
«Ma non sono passati sette giorni.» precisò, riferendosi al flashback dove l’ Eleanor del passato diceva che lei e Louis si sarebbero scambiati la collana ogni sette giorni.
«Se è per questo non siamo neanche carini e coccolosi.» ribattei scrollando le spalle.
Louis si morse il labbro inferiore, sorridendomi. Poi si alzò, e mi porse la mano, che afferrai.
Con uno scatto mi fece alzare, e i nostri visi furono a pochi centimetri di distanza.
La collana brillò intensamente.
 


Ci guardammo intorno, spaesati. Era sera, il cielo era pieno di stelle, e notammo subito i nostri noi del passato che parlavano sommessamente.
Eleanor era seduta, mente Louis era di fronte a lei, in piedi.
«Dovremmo rientrare, Eleanor, o tuo padre fraintenderà.» sorrise, per poi porgere ad Eleanor la mano.
«È impressionante il fatto che senza rendercene conto facciamo i loro stessi gesti.» sussurrò il Louis del presente, affascinato dalla scena.
«Solo che quel Louis è più gentile.» gli feci la linguaccia, che non esitò a ricambiare con più enfasi.
Eleanor afferrò la sua mano, e Louis l’ attirò a sé, facendo combaciare i loro petti che si alzavano all’ unisono. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza.
«E se ti baciassi? Cosa faresti, Eleanor?» chiese lui in un sussurro, mentre era palese dalla scintilla dei suoi occhi, che moriva dalla voglia di baciarla.
«Non saprei. Potrei ucciderti, o ricambiare. Voglio lasciarti con questo dubbio.» lei sorrise, dando a Louis un bacio sulla guancia.
Era strano rivedermi con i capelli neri. Eppure a quella Eleanor donavano tantissimo.
Risero, e si incamminarono mano nella mano, tornando dentro.
 
 
Riaprimmo gli occhi, tornando al presente. Sorridemmo, era sempre bello avere un flashback dove loro erano i protagonisti.
Tornai dentro, ma Louis mi bloccò ancora una volta.
«Posso chiamarti Ele?» chiese facendo una smorfia. Annuii, per poi dargli un bacio sulla guancia e dirigendomi verso la camera di Niall.
«Ele, domain torni a dormire con me?» sussurrò nuovamente, e annuii ancora una volta.
Stavo per chiudermi la porta alle spalle, quando lui la bloccò.
E che palle!
«Che c’è?!» sibilai, un po' nervosa. Lui rise sommessamente.
«Volevo solo dirti che se fossi dolce come la te del passato, un pensierino lo farei.»
Aprii la porta, dandogli uno schiaffo debole sul braccio.
«Ah, domani facciamo un giretto. Sei o non sei in vacanza a Londra?» mi fece l’ occhiolino, e lo ringraziai.
«Buonanotte, Miss Acidità.» Trattenne le risate, e tornò in camera sua.
Mi addormentai con il sorriso, inspiegabilmente.

 






Ciao principeshe.
Ed eccoci con il quinto capitolo. Cioè, lo scorso capitolo ha ricevuto 14 recensioni?!
MA IO VI AMO. Inoltre, ringrazio tutte che hanno messo la storia fra le seguite, preferite, da ricordare.
Io boh, vi amo da impazzire.
Vorrei pubblicizzare tutte le storie che seguo, ma ma lista non finirebbe più hahaha
Pertanto, vi invito ad andare sul mio profilo e cliccare sulle mie storie seguite,
sono davvero tutte belle *-* blblblblblblblblblbl
Allora, vi piace il nuovo nickname?
FINALMENTE me l' hanno cambiato. *esulta*
E boh, ci vediamo al prossimo capitolo.
With love,
@watermelonway

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Capitolo 6
*** six. ***











Six.






«Non usiamo l’ auto?» chiesi ingenuamente a Idiota, dopo essere uscita di casa.
Ti farò visitare Londra, aveva detto. Ci divertiremo, aveva detto.
«Ele, devi sapere che Londra non si visita. Si vive.» disse con un sorriso fantas… terribile. Mi prese per mano, cominciando a trascinarmi verso
l’ Underground.
«Usiamo la metropolitana?» chiesi con gli occhi scintillanti, mentre strabuzzavo gli occhi di fronte alla mappa. Colori, colori e linee d’ ovunque.
«Come fa la gente a non perdersi?» urlai sbalordita. Louis accanto a me, rise sommessamente.
«Oh, io mi sono perso molte volte.» confessò ridendo, per poi trascinarmi nel primo vagone libero. Togliti quel sorrisetto dalla faccia, brutto pirla!
«Andremo a Trafalgar Square, visiteremo la National Gallery, pomiceremo tutto il giorno, lo faremo come conigli su un prato. » cominciò ad elencare cose stupide quando notò che ero distratta da un ragazzo che mi sorrideva malizioso. Cosa aveva da guardare?
Beh, era molto carino. Londra era piena di ragazzi carini.
Il tipo ammiccò nella mia direzione, e cominciò ad avvicinarsi, senza interrompere in contatto visivo.
«Ciao cara…» disse con voce suadente «io sono Maicol.» mi porse la mano, facendomi l’ occhiolino. Sorrisi corrugando appena la fronte.
«No, tu sei morto se non lasci in pace la mia future moglie, ok?» sibilò Louis, stringendomi a sé.
Come se qualcuno gli avesse dato il permesso!
«E abbiamo anche una figlia.» continuò con sorriso trionfante. Il ragazzo ci guardò con gli occhi strabuzzati, e si aggrappò ad una signora quando la metropolitana rallentò, facendogli perdere l' equilibrio.
Non appena le porte si aprirono, scese in pochi nanosecondi. Louis rise sommessamente, e gli assestai una gomitata nello stomaco.
«Smettila di allontanare i ragazzi carini, chiaro?!» sbraitai, ancora più infuriata di prima, quando notai che lui, in realtà, si stava divertendo e non poco.
«Dai, è stato divertente.» si giustificò, per poi mordersi il labbro inferiore e sforzarsi di non ridere troppo.
Non lo uccidevo solo perché c’erano troppi testimoni. E non volevo sporcare la maglia con il suo stupido sangue.
Sì, perché Louis era talmente stupido, che persino i suoi globuli rossi avevano un quoziente intellettivo nullo.
Magari invece di trasportare ossigeno, si fermavano nelle arterie e scambiavano quattro chiacchiere.
Il chè spiegherebbe la stupidità della scimmia poco evoluta che mi poggiava prepotentemente una mano sul fianco.
La tolsi poco delicatamente, guardandolo con sguardo infuocato. «Toccami di nuovo e ti strappo le palle di puffo che hai al posto degli occhi. Chiaro?» sibilai a denti stretti e con lo sguardo affilato.
Lui, tanto per cambiare, rise.
Aveva uno sguardo che sembrava saperti leggere. E io odiavo il fatto che la gente sapesse cosa mi passasse per la testa.
Per un motivo sconosciuto, arrossii vistosamente quando la sua mano sfiorò la mia. La ritrassi con la scusa di dovermi reggere ulteriormente al palo sostenitore.
Una voce metallica annunciò la fermata, e capii che era la nostra, perché Louis scese a velocità della luce. Lo seguii a ruota, e urlai quando notai che le porte si stavano chiudendo con me nel mezzo.
«Prima regola delle metropolitane di Londra: esci di corsa, entra di corsa.» elencò fiero, mentre poggiava i piedi su un gradino della scala mobile.
Qualcuno mi urtò, rischiando per poco di farmi ruzzolare all’ infinito, visto che le scale non finivano mai. Gli urlai dietro un complimento poco piacevole, e Louis mi spinse delicatamente verso destra.
«Seconda regola: la sinistra deve essere sempre libera. Per i passeggeri frettolosi.» sbuffai sonoramente. Troppe regole.
«Terza regola…» continuò, ma lo bloccai.
«C’è anche una terza regola?» ringhiai, incrociando le braccia al petto.
«Sì. Essere più amichevole con Louis. Sei troppo indisponente, ragazzetta.» trillò con tono minaccioso ma allo stesso tempo scherzoso.
Scoppiai a ridere, tenendomi la pancia, quando per poco non cadde a terra non essendosi accorto che le scale mobili erano finite.
 

«Oh mio Dio.» sussurrai con gli occhi strabuzzati, guardandomi intorno.
«Oh. Mio. Dio.» trillai, saltellando con i pugni in aria.
«OH MIO D…»
«Ele è solo Trafalgar Square! Sembra che tu sia avendo un orgasmo!» mi rimproverò Louis esasperato. Lo guardai in cagnesco, e gli tirai una ciocca di capelli.
«È solo Trafalgar Square? Solo? Louis, tu sei un idiota.» lo rimproverai, puntandogli un indice sul petto.
«Cioè, guarda come sono imponenti le statue dei leoni. E queste scale? Queste strade, questa… Londra! Louis, c’è chi pagherebbe con la vita per poter anche solo toccare una mattonella, anche la più schifosa, di questa città!»
Lui sbuffò, alzando gli occhi al cielo, e mise le mani in tasca, guardandomi rassegnato.
«L’ Eleanor del passato è più simpatica.» farfugliò guardando d’ ovunque, tranne me, che pregavo che quei leoni neri prendessero vita e lo uccidessero.
«E per la cronaca, ha anche le tette più grandi.» continuò alzando un po' il tono della voce, ma potei notare il divertimento nei suoi occhi.
Strabuzzai gli occhi, e mi voltai dall’ altra parte, prendendo a camminare speditamente. Pochi secondi dopo, era già al mio fianco, mentre
rideva sommessamente.
«Non per rovinare la tua uscita trionfale… Ma senza di me, tu sarai data per dispersa prima della fine della giornata.» enunciò fiero, mentre la mia rabbia aumentava a dismisura.
«Non per contraddirti, Idiota, ma le donne nel diciannovesimo secolo indossavano vestiti stretti che tendevano ad aumentare di molto le taglie del seno. E preferisco perdermi, che osservare nuovamente la tua faccia da schiaffi.»
«Gne gne gne, ma come siamo dolci oggi. Sei sempre così rompiscatole? Ora capisco perché non hai un ragazzo.»
Ed eccolo lì, il tasto dolente. Già, perché non avevo un ragazzo? Ah già, perché non ero abbastanza troia.
«E sentiamo, tu perché non ce l’ hai più una ragazza?» stuzzicai Louis, che sembrava essersi improvvisamente irrigidito a quelle parole.
«Non… Non sono affari tuoi.» balbettò in imbarazzo. Non doveva provocarmi, e ne avrebbe pagato le conseguenze.
«Significa che ti ha tradito, o che tu eri troppo codardo per una relazione stabile?» continuai indifferente, mentre, osservandolo al mio fianco, si mordeva insistentemente il labbro inferiore.
«Significa che non sono affari tuoi, Eleanor.»
«Come, scusa? Tu puoi chiedermi quello che ti pare, allontanare i ragazzi carini da me, e io non posso farti nemmeno una do…?»
«Mi ha tradito decine di volte e l’ ho scoperta a letto con quello che era il suo migliore amico gay, contenta?» urlò con gli occhi lucidi, interrompendo ogni mio pensiero subdolo nei suoi confronti.
Wow, che stronza.
«Io… Scusa, non dovevo insistere.» cercai di scusarmi, torturandomi le mani.
Ecco perché aveva uno strano odio per quelle che si chiamavano Eleanor. Non doveva essere stato semplice per lui.
La sua ragazza, che presumevo amasse tanto, l’ aveva tradito tante volte, e con un amico alla quale sarebbe dovuta piacere la banana.
Imbarazzante e terribile è dire poco.
«Eleanor?» mi chiamò, dopo aver sospirato pesantemente. Stava cercando di trattenere le lacrime, lo sentivo.
«Sì?» mi voltai verso di lui, cercando quegli occhi che avevo definite tante volte ‘palle di puffo’. Erano di un blu intenso, caldo, vivace.
«Mi abbracceresti?» domandò quasi come se mi stesse pregando. Gli sorrisi dolcemente, e gli circondai il collo con le mie braccia. Lui ricambiò la stretta, affondando la testa nell’ incavo del mio collo. Non era una sensazione spiacevole, anzi. Mi faceva sentire protetta e in pace con me stessa.
Tutti, anche gli idioti con un quoziente intellettivo nullo, hanno bisogno di un abbraccio. Tutti, nessuno escluso.
 

«Oh mio Dio, I Girasoli di Van Gogh! Non ci credo!» trillai eccitata di fronte al famoso quadro. Louis rise, mentre alcune persone mi guardavano come se fossi appena uscita da un manicomio.
«Shh, non urlare!» sussurrò Louis, per poi prendermi per mano e condurmi in un’ altra sala, anch’ essa piena di quadri. Al centro, c’erano dei divani lussuosi, che permettevano alle persone di sedersi e osservare il quadro interessato per tutto il tempo che desideravano.
Ci accomodammo su uno di quelli, senza dare davvero conto al quadro che avevamo di fronte.
Il ciuffo mi finì su un occhio, e tentai di spostarlo con uno sbuffo, come facevo di solito. Louis prese la ciocca di capelli, spostandola dietro il mio orecchio.
Il buio ci avvolse.
 
 
 
«Un altro dejà vu!» trillò Louis, guardandosi intorno.
Eravamo in una sala da thè a dir poco abnorme, e potemmo notare due figure sedute su un divano, l’ una accanto all’ altra.
Ci avvicinammo incuriositi, e notammo che erano i nostri sé del passato.
Eleanor rideva di gusto per chissà quale battuta di Louis, che la guardava rapito.
«Hai visto il modo in cui la guarda?» chiese Lou al mio fianco. Sorrideva amabilmente di fronte alla scena, e per un attimo i suoi occhi si posarono su di me. Arrossii impercettibilmente, e tornai a fissare la scena, o meglio, il ricordo che ci si presentava davanti.
«Eleanor, devo parlarti.» esordì il Louis del passato, guardando Eleanor negli occhi. Lei annuì con un sorriso tenero, e in quel momento una ciocca di capelli sfuggì al controllo della pettinatura complicatissima, e le ricadde vicino all’ occhio.
Louis la spostò con dolcezza, senza staccare mai gli occhi da quelli di lei.
«Dimmi, Louis.» rispose lei con tono dolce, mentre si aggiustava la ciocca di capelli, imbarazzata.
«Ecco, noi siamo amici da tempo, e tu lo sai bene. Ma c’è un problema…»
Potei avvertire Eleanor trattenere il respiro a causa dell’ ansia.
«Eleanor, tu mi piaci. Io credo… credo di essere innamorato di te.» le sue guance si tinsero di rosso, e i suoi occhi smisero di fondersi con quelli color cioccolato di lei.
Lei sorrise felice, mostrando quella fila di denti bianchi e dritti. Era felice, era ciò che desiderava di più al mondo.
Louis rialzò lo sguardo, e quando vide il sorriso sulle labbra di Eleanor, non poté che esserne felice.
Pochi secondi dopo, le sue labbra erano poggiate delicatamente su quelle della me del passato, impegnate in un bacio casto e tanto desiderato.
Prima che il buio ci riavvolgesse, portandoci al presente, la collana si illuminò più delle altre volte.
 
 
 
Riaprii gli occhi, eravamo di nuovo sul divano lussuoso della National Gallery.
«Wow… Beh, però sono una bella coppia, non trovi?» chiese Louis, quasi in imbarazzo.
Annuii decisa, infastidita da una strana sensazione alla bocca dello stomaco. «Continuiamo il nostro tour! Voglio andare al Mc Donald!» urlai euforica.
Sapevo che sarebbe accaduto qualcosa fra quei due. Ma la domanda che mi sorgeva spontanea, era una e mi rompeva la testa, tanto era assillante.
Perché ci eravamo incontrati, se sembrava andare tutto bene?
 
 

-Cavolo Lou, quel ricordo ebbe un effetto devastante su di me. Forse perché per un attimo avevo immaginato me e te al loro posto, e mi ero sentita stranamente bene.







Ciao principeshe.
Ed eccoci ad sesto capitolo blblblbl Le cose cominciano a vinentare più.. sweet ghghgh
Volevo precisare che io sono DAVVERO rimasta incastrata fra le porte della metro, a Londra HAHAHAHA (fortuna che si è riaperta subito >.>)
E poi boh, Trafalgar Square e la National Gallery sono bellissimi, yeah c:
Ma io vi amo! Cioè, 13 recensioni all' ultimo capitolo pubblicato? Voi mi uccidere d' amour hahaha.
E niente, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa cappero ne pensate c:
FINALMENTE ELE E LOU SI SONO SBACIUCCHIATI. Non vedevate l' ora, vero? hehe.
Maaa vabè, vi invito a passare dalla mia leo rugens, che pubblica delle ff davvero fighe blblblbl

Six degrees of separation.  Nothing’s fine. I’m torn.
E niente, ci vediamo al prossimo capitolo *-*
With love,
@watermelonway


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Capitolo 7
*** seven. ***









Seven.













«Ok, proviamo così.» disse Louis, e io sbuffai sonoramente. Era immediatamente andato nel panico perché, dopo il flashback sul bacio fra il Louis e l’ Eleanor del passato, non c’erano più stati altri ‘ricordi’. Diamine, erano passati soltanto due giorni, e lui si stava preoccupando troppo. Infatti, ora eravamo uno di fronte all’ altro, facendo smorfie e gesti studiati, che secondo lui avrebbero portato ad un nuovo flashback. Io ero stata l’ unica fra i due a capire che, quei ricordi del passato, arrivavano sinceri, genuini. Non erano studiati o previsti.
Louis mi mise una mano sulla spalla e l’ altra la fece scivolare sul mio fianco. Rabbrividii a quel contatto, era fin troppo piacevole.
O meglio, Louis era diventato fin troppo piacevole, per i miei gusti.
Tralasciando i momenti in cui era assillante e sembrava una fan impazzita delle nostre figure dell’ ottocento, non era niente male.
Simpatico, divertente, spontaneo. Un po' rompipalle, ma nessuno è perfetto, questo si sa.
Mi preoccupava il fatto che, quando l’ avevo visto a petto nudo, la sera prima, ero arrossita troppo, per i miei gusti.
Avevo paura che quei flashback stessero condizionando la mia mente.
Forse vedere Eleanor e Louis baciarsi, mi aveva fatto vedere Idiota da un altro punto di vista. Voglio dire, quei due mi piacevano insieme, lasciando perdere il fatto che eravamo noi in un’ altra epoca.
«Perché non succede niente?» si lagnò, battendo un piede a terra.
Incrociò le braccia al petto, e mi guardò, puntando quegli occhi troppo azzurri nei miei, così diversi.
«È colpa tua.» sbottò ad un tratto, facendomi trasalire. Lo guardai in cagnesco, pronta ad insultarlo.
«Come, prego?!»
«Non ti impegni abbastanza! È per questo se non abbiamo più ricordi. Vorrei ribadirti che finché questa situazione non verrà risolta, tu rimarrai con me.» mi minacciò, puntandomi l’ indice contro.
«Io me ne vado quando mi pare!» gli ricordai con rabbia. Perché doveva farmi arrabbiare ogni volta che avevo un pensiero positivo su di lui?
Mi voltai, dirigendomi in cucina per mangiare qualcosa che non fossero le sue budella.
Il mio istinto omicida si era evoluto in uno stadio maggiore, in quei giorni.
«Vieni subito qui, Eleanor Wood!» urlò dal salone, richiamandomi. Neanche mio padre diceva il mio nome per intero, quando mi rimproverava.
Gli feci il verso, e aprii il frigorifero, fregandomene della sua ramanzina sul fatto che stavamo sbagliando qualcosa, che c’era qualcosa che non andava eccetera. L’ aveva detto anche Harry: la collana era stronza e ci faceva vedere i ricordi quando voleva lei. Non era mia colpa mia.
Optai per un ultimo pezzo di torta al cioccolato rimasto, e chiusi il frigorifero, voltandomi per dirigermi verso il tavolo.
Sbattei contro il petto di Louis, che naturalmente doveva starmi sempre intorno.
«Quella è di Niall.» disse riferendosi al pezzo di torta.
«Questa era di Niall.» specificai, spostandomi verso sinistra per poter passare. Lui fece lo stesso, sghignazzando.
«Devo passare, Idiota.»
«Smettila di chiamarmi Idiota!» trillò. A volte dubitavo della sua eterosessualità, sul serio. Sembrava una fanciulla viziata, a volte.
«Smettila di starmi fra i piedi.»
«Smettila di odiarmi!»
Lo guardai allibita, e mi chiesi se stesse parlando sul serio. Io non l’odiavo, affatto.
Era questo il problema, perché io cominciavo a chiedermi se l’ odiassi troppo poco, ecco.
Feci un respiro profondo, osservando il pezzo di torta, pur di non perdermi in quegli occhi azzurri.
«Io non ti odio. Sei solo altamente fastidioso.» gli feci notare, e sorrisi debolmente. Il suo petto tremò, segno che stava ridendo.
«È tardi, devo andare a lavoro.» ricordò con un lamento, e andò a prendere la sua giacca all’ attaccapanni, pronto ad andarsene in fretta e furia, sperando di non fare tardi come suo solito. Quando sentii la porta sbattere, non me ne meravigliai.
Non era ancora abituato del tutto alla mia presenza, e a volte dimenticava di salutarmi.
Mi sedetti al tavolo, cominciando ad addentare quella torta che era a dir poco deliziosa. Niall mi avrebbe uccisa, lo sapevo.
«Ah, Eleanor…» sobbalzai, notando Louis ancora in casa.
Mi sorrise e mi porse la collana, che lui aveva ancora con sé e non avevo avuto il coraggio di chiedergliela.
«Tienila tu, non vorrei perderla.» continuò poggiandola sul tavolo. Non riuscivo a parlare, in quanto avevo la bocca piena di torta al cioccolato, e sembravo un criceto che conservava il cibo nelle guance, rendendole abnormi.
«Lo sai che sei tenerissima con questa espressione?» trillò con un sorriso a trentadue denti. Arrossii mio malgrado, e la tonalità di rosso che si affacciò sulle mie gote aumentò ancora di più quando, prima di uscire, Louis mi diede un sonoro bacio sulla guancia, per poi uscire dalla cucina camminando all’ indietro.
Inciampò nel tappeto e cadde a terra, facendomi strozzare a causa delle troppe risate.
 


 
«Ciao Eleanor!» trillò Niall entrando in cucina con il suo sorriso a trentadue denti. Se c’era una cosa che apprezzavo di quel biondo finto, era che rappresentava la felicità fatta a persona.
Sul serio, non l’ avevo mai visto triste o deluso. Era sempre un continuo sorridere-essere dolce. Tutti meritavano un Niall Horan per stare bene.
«Ciao Niall, come è andata oggi?» domandai sorridendo e scrutando la sua reazione. Improvvisamente, le sue spalle si abbassarono, segno che non era un argomento carino da affrontare.
«Eh… Oggi ho scoperto che Demi esce con un idiota. Capisci, un tipo mezzo dark. Si mette lo smalto nero sulle unghie, ti rendi conto?» ululò con faccia esasperata. I miei occhi rischiarono di finire fuori dalle orbite a causa della sorpresa. Davvero Demi aveva dei gusti… di merda?!
«Wow Niall. Ok, devi farti coraggio, Made in Ireland, e dirle quello che provi! Non puoi crogiolarti nel tuo dolore, ok?» cercai di infondergli coraggio.
Meritava di essere felice, e Demi sembrava piacergli davvero tanto. Improvvisamente, mi sentivo come una chioccia che voleva proteggere il suo pulcino dalla crudeltà del mondo. Perché scegliere uno sfigato dark che metteva lo smalto nero, era davvero crudele.
«Non lo so Eleanor, io credo che dovrei lasciar perdere.» si rabbuiò, e mi venne quasi la voglia di scoppiare a piangere, tanto era triste vederlo giù di morale.
«Chiamala.» gli ordinai con sguardo truce, puntandogli contro la forchetta ancora sporca di cioccolata. Lui la guardò con gli occhi strabuzzati, e poi puntò il suo sguardo nel mio, severo.
«Hai mangiato il mio pezzo di torta?!» domandò incredulo, con una punta di rimprovero. Sorrisi ingenuamente, e sbattei più volte le palpebre.
«E va bene, per questa volta ti perdono.» sbottò, scompigliandomi i capelli rosso fuoco e andando a sedersi sul divano.
Naturalmente, aveva evitato l’ argomento Demi, ma io ero più testarda e decisa di lui. Così presi il suo cellulare, rimasto sul tavolo, e digitai con velocità supersonica un messaggio, indirizzato alla ragazza bionda e dalle meches rosa.
 
“Ciao, sono Niall. Non è che un giorno di questi ti andrebbe di uscire con me? La verità è che mi piaci tanto, e davvero vorrei che tu mi dessi una possibilità. Niall xx
P.S. Davvero, quel tipo è uno sfigato, io sono migliore di lui!”
 
Sfiorai con il pollice il tasto ‘Invia’, quando qualcuno mi strappò il cellulare dalle mani. Mi voltai, incontrando nuovamente gli occhioni di Niall, che rideva soddisfatto.
«Non fare la cattiva, Eleanor. O chiederò a Louis di punirti.» mi fece l’ occhiolino, e tornò sul suo amato divano, come se nulla fosse.
Ripensai alle parole dette, cercandone un significato.
«Niall, cosa intendi dire quando dici che mi farai punire da Louis?» urlai per farmi sentire meglio. Lo vidi trattenere una risata, e cominciai a preoccuparmi.
Forse era meglio nascondere una bazza da baseball sotto il cuscino.Non si sa mai.
 


Osservai di nuovo una ciocca di capelli rosso fiamma, allo specchio. Quando ero una bambina, le persone che venivano a far visita alla mia famiglia, mi accarezzavano i capelli e mi strizzavano le guance con quel sorrisetto dolce, facendomi complimenti su quanto fossi bella, e su quanto somigliassi a mia madre, in particolare per i capelli. All’ inizio reagivo con dei sorrisi dolci e gentili, mentre mia madre rideva soddisfatta.
Poi, quando morì a causa di quel maledetto tumore al seno, che me l’ aveva portata via troppo presto, le cose erano cambiate.
Odiavo le persone che mi accarezzavano i capelli, che mi facessero notare quanto fossero belli e uguali a quelli di mia madre.
E quando capii che non sarei più riuscita a sopportare ulteriormente quella situazione, cominciai a tingerli di ogni colore, purché non fosse il nero.
Biondi, castano chiaro, viola scuro e infine rossi.
Ma da quando ero arrivata a Londra, e avevo avuto occasione di rivedere me stessa con i capelli del mio colore naturale, mi sforzavo per non scoppiare in lacrime. Mia madre mi mancava terribilmente, ogni giorno.
Credevo che la ferita si stesse rimarginando, ma la verità era che se solo osavo ricordare la sua risata, o il suo viso, io crollavo.
Ricordai con un sorriso amaro quando diedi un pugno in faccia a Jade Forks, che si lamentò con una sua amica del fatto che la madre non volesse comprarle
l’ iPhone. Con tutto l’ odio che aveva in corpo quell’ arpia, sputò acidamente «spero che muoia, quella stronza.».
A quel punto non ci vidi più, e le ruppi il setto nasale.
 Qualcuno bussò alla porta del bagno, e mi voltai, dando l’ accesso per entrarci.
La testa ormai familiare di Louis fece capolino, osservandomi come fa un poliziotto che crede di aver trovato qualcuno con le mani nel sacco.
«Cosa fai?» chiese incuriosito, squadrandomi da capo a piedi.
Grattai la testa, indecisa su cosa dirgli. «Niente, stavo… guardando i miei capelli.» feci vagare lo sguardo d’ ovunque, tranne che nei suoi occhi.
Lui aprì completamente la porta, avvicinandosi a me con quel sorriso mozzafiato che aveva. Avevo davvero pensato che il suo sorriso fosse mozzafiato?
«A me piacciono i tuoi capelli.» disse sincero, per poi accarezzarmi delicatamente la testa.
Gli sorrisi, un sorriso sincero, non di quelli educati che davo alle persone.
E poi fu un attimo.
Non era un flashback vero e proprio. Non era come gli altri ricordi. Era più… un’ immagine impressa nella mente. Come quando chiudi gli occhi e ti viene in mente un’ immagine precisa.
Vidi il Louis del passato accarezzarmi i capelli, sussurrandomi le stesse parole. Sbattei più volte le palpebre, chiedendomi se non fosse stata un’ allucinazione.
«L’ hai visto anche tu?» chiese Louis corrugando appena la fronte, affascinato. Annuii, soddisfatta.
«Visto? Te lo dicevo io che sarebbe andato tutto bene, Idiota.» risi, e gli diedi un pugno scherzoso sul petto.








Ciao principeshe
Ed eccoci con il settimo capitolo c:
Qui, non accade un bel cazzo (ciao finezza), ma nel prossimo ci sarà qualcosina
che comincerà a smuovere la storia (ERA ORAAA YEEEEE)
E boh, spero non mi abbandonerete ahahah anche perchè io sono cacca without you.
hìhìhìhìhìhìhìhìhìhìhìhì. Ok, basta.
Ultimamente mi sento depry, non so manco io.
Sto scrivendo due OS, una horror (oddio, mi viene il volta  stomaco solo a pensarci haha)
e una da diabete HAHAHAH ♥
Per il resto niente, stiamo facendo auto gestione, e ho imparato a giocare a Poker, più o meno HAHAHAHA
Ah, passate da leo rugens, scrive delle FF/OS molto blblblblblblbl c: 
Ora vado, addio.
With love,
@watermelonway

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Capitolo 8
*** eight. ***












eight.












Fu il freddo a svegliarmi alle sette di mattina. La maglietta che indossavo, nonostante fosse a maniche lunghe, non bastava a tenere il mio corpo lontano dal freddo pungente.
Mi alzai a fatica, stropicciando gli occhi con i palmi delle mani, e mi alzai in piedi, tentennando appena.
Dopo qualche minuto di coma, ripresi coscienza delle mie azioni, e notai solo allora che il letto era vuoto. Probabilmente Louis era al piano inferiore.
Risi immaginandolo sul divano con la concentrazione al massimo, mentre guardava chissà quale cartone animato, stupido quanto lui.
Feci per aprire la porta della camera, quando un’ idea mi arrivò in testa come un lampo. Corsi verso l’ armadio di Louis, e aprii un cassetto qualsiasi.
Dentro ci trovai la mia salvezza: felpe, felpe d’ ovunque. Battei le mani estasiata, e poi cominciai a scompigliare quell’ ordine perfetto, cercando una felpa carina da indossare.
Quanto trovai una blu di Superman, mi trattenni dall’ urlare per la felicità.
La indossai, e immediatamente fui invasa dall’ odore del suo detersivo, e da qualche traccia di profumo. Era meraviglioso, mi faceva sentire bene, in qualche modo. Affondai la faccia all’ interno della felpa, aspirando come una cocainomane.
Con uno scatto mi guardai intorno, sperando di non essere sembrata una maniaca. Sorrisi trionfante quando vidi che nessuno mi osservava, per poi preparare il mio occorrente per la doccia.
 


«Hey, quella non è la mia felpa?» chiese una voce squillante a pochi centimetri dal mio orecchio. Sobbalzai e mi voltai di scatto, incontrando gli occhioni azzurri di Louis.
Il mio cuore perse un battito.
«Eh… veramente… credo che…» boccheggiai, in cerca di una scusa plausibile. Non volevo dargli un altro motivo per chiamarmi ‘ladra’.
«Ti sta bene!» affermò pochi secondi dopo, squadrandomi per bene con quel sorrisetto sghembo. Ricambiai il sorriso, e gli scompigliai i capelli.
«Dove sono gli altri?» domandai curiosa, notando solo in quel momento che la casa era deserta, oltre a noi due.
«Lavoro.» disse semplicemente lui, scrollando le spalle.
«Anche tu hai un lavoro, vero?» chiesi corrugando la fronte.
«Lavoro part time da Tesco come commesso. Oggi ho il turno pomeridiano.» spiegò velocemente, addentando una mela presa poco prima dal cestino.
Mi squadrò nuovamente, soffermandosi sulle mie gambe. Sbarrò gli occhi e rischiò di strozzarsi con il pezzo di mela che stave masticando.
«Ele, perché non hai i pantaloni?» chiese allarmato, e io alzai gli occhi al cielo. Alzai la felpa che mi arrivava a metà coscia, mostrandogli che indossavo un pantaloncino corto di jeans.
«Purtroppo la tua felpa non è della mia taglia.» spiegai acida.
«Non che mi dispiacesse, se eri solo in mutande.» fece l’ occhiolino, e io una smorfia. Il campanello squillò, e Louis sbuffò talmente forte da farmi capire che dovevo andare io ad aprire.
Non solo era casa sua, ma toccava anche a me fare la portinaia. Corsi verso il portone, e lo aprii con un sorriso cortese, come ero solita fare.
La ragazza che mi trovai davanti, era indubbiamente bella da far paura. Aveva lunghi capelli castani e mossi, e gli occhi erano color cioccolato.
La prima impressione che ebbi di lei, fu che era bella, ma di una stronzaggine mai vista. Mi guardava con un sopracciglio alzato, come se volesse uccidermi con lo sguardo.
Si soffermò qualche secondo di troppo sulla felpa di Louis, e fece una smorfia disgustata.
«Ehm… ciao.» dissi imbarazzata, sperando che quella tipa se ne andasse il prima possibile.
«C’è Louis?» chiese lei con acidità.
«E tu saresti…»
«Eleanor Jane Calder. E ora fammi passare, grazie.» mi guardò come se fossi appestata, e poi mi costrinse ad arretrare, entrando con presunzione.
Eleanor? La sua ex? Ah, ecco spiegato l’ odio nei suoi confronti. Ma come aveva fatto Louis a innamorarsi di una tipa del genere? Accidenti, era più stupido di quanto pensassi.
Quando Louis la vide, il suo sorriso felice si tramutò in un’ espressione terrorizzata e confusa.
«E…E…Ellie?» balbettò incredulo, mentre lei poggiava le mani sui fianchi. Poi scoppiò a ridere, una risata stridula. Corse verso di lui, abbracciandolo felicemente.
Lui all’ inizio tentennò, poi ricambiò la stretta, e potei vedere il primo sorriso stupido dipingersi sulle sue labbra. Oh no…
«Louis! Accidenti se mi sei mancato! Devi perdonarmi, sono stata a Manchester per due mesi. Ma ora eccomi qui!» esultò, dandogli un sonoro bacio sulla guancia.
Sentii le guance andarmi a fuoco, e un improvviso moto di rabbia mi attraversò il corpo. Mi imposi mentalmente di respirare forte, e di non urlare come
un’ isterica.
Per quale motivo, poi? Davvero pensavo di piacergli, almeno un po'? Davvero pensavo che alcuni sorrisi fossero speciali?
Era normale che lui fosse ancora innamorato di lei. Eleanor gli aveva solo fatto le corna, ma lui era ancora perdutamente innamorato, l’ avevo intuito dal modo in cui sviava l’ argomento.
E quale notizia migliore, per un innamorato dal cuore spezzato, della sua fiamma che torna da lui?
Istintivamente presi il ciondolo della collana fra le mani, quel giorno sembrava più freddo del solito. Quei due si scambiavano sorrisi e battutine, ed era come se non esistessi.
Mi sentii tremendamente stupida, inutile, di troppo.
Senza pensarci due volte, presi il cellulare e il portafoglio, e uscii da quella casa. Tanto non si sarebbe neanche accorto della mia assenza.
 


Quasi come un lampo di genio, decisi di andare al Mc Donald, dove Niall e Liam lavoravano. Chiamai Liam per farmi dare le indicazioni in quanto, ne ero certa, se avessi chiamato Niall, avrebbe nascosto Demi dentro le cucine e imbavagliata, pur di non farmi sapere chi fosse. Risi amaramente fra me e me.
Quando svoltato l’ angolo, vidi il fast food, i miei occhi brillarono come quelli di un assetato quando vede litri d’ acqua potabile.
«Vorrei una coca cola media, grazie.» Ordinai ad una ragazza bellissima, sorridente da far paura, dallo sguardo dolce. Era bionda e aveva delle meches rosa.
Mi sorrise annuendo, e sparì per un minuto dietro una porta. Quando tornò con la bibita in mano, mi ringraziò con un sorriso cortese.
«Tu sei Demi, non è vero?» chiesi vaga guardandomi intorno, sperando che Niall sarebbe stato occupato con i clienti per un altro po' ancora. Lei mi guardò perplessa.
«Sì, perché?». Le sorrisi, poi indicai con lo sguardo il biondino, che evidentemente era arrossito quando lo sguardo di Demi si era posato su di lui.
«Niall?! Ti ha parlato di me?!» mi domandò con enfasi, quasi perdendo il controllo. Bene, allora non hai dei gusti così pessimi in fatto di uomini…
«Gli piaci molto ma ha paura di chiederti di uscire.» sorrisi trionfante. Bene Eleanor, così. Decisa, senza paure, senza giri di parole. Lei strabuzzò gli occhi, e potei notare le sue guance che si imporporavano. Guardò nuovamente il biondo solo per un attimo, poi guardò a terra, mentre si torturava le mani.
«Dici… Dici davvero? Voglio dire, non mi stai prendendo in giro?» chiese con una dolcezza infinita, e mi sentii sciogliere.
«È la verità. Lo giuro.» posai una mano sul cuore, e poi la salutai con un cenno, uscendo di lì con la mia coca cola. Beh, almeno qualcuno forse, avrebbe avuto il suo ‘lieto fine’.
 


«Ti ucciderò. Cosa le hai detto?!» piagnucolò Niall al telefono, pochi minuti dopo. Alzai gli occhi al cielo.
«Ti ho fatto un favore. Addio.» lo salutai, per poi chiudere la chiamata. Ero sparita da mezz ora, e Louis non si era nemmeno degnato di mandarmi un messaggio per vedere se ero viva, o se ero morta incastrata fra le porte della metropolitana. Odiavo lui, odiavo il fatto che per lui stessi così… giù di morale.
Ero per caso gelosa? Probabile. E la cosa mi dava un fastidio a dir poco inaudito, cazzo.
Camminando distrattamente, notai un piccolo negozietto mal ridotto, con un’ insegna altrettanto vecchia e consumata affianco alla porta.
‘Tarocchi, cartomanzia. Di Laura Foster.’
Incuriosita, bussai alla porticina, e pochi secondi dopo sbucò la faccia di una donna anziana, sui settant’ anni. Affilò lo sguardo e osservò prima me, poi la collana.
«Entra.» disse con voce secca, e entrai a fatica in quel piccolo stanzino. Mi accomodai su una sedia, e osservai l’ arredamento, così mistico e… teatrale.
«Cosa ti serve, ragazza?» chiese senza togliere lo sguardo dalla collana. Forse lei sapeva qualcosa. Forse poteva spezzare quel… legame che univa me e Louis?
«Cosa sa lei degli oggetti magici di vite precedenti?» chiesi studiando attentamente il suo sguardo. Sorrise.
«Qualcosina.» rispose vaga lei, guardando d’ ovunque, tranne che nella mia direzione. Gli enormi bracciali ai suoi polsi tintinnarono.
«Sa come spezzare l’ incantesimo?». Lei mi guardò con le sopracciglia alzate, poi scosse piano la testa, ridendo fra sé e sé.
«Cara, non si può spezzare. L’ incantesimo si spezzerà solo e soltanto quando sarà l’ oggetto a deciderlo.» affermò indicando la collana.

«Quando lo riterrà più opportuno.» aggiunse poi.
«E se io non volessi far parte di questa… stupidaggine? E se la persona con la quale dovrei condividere questo incantesimo, non fosse esattamente il mio tipo?»
La verità era che volevo ritornare in un hotel, godermi Londra e ritornare a New York felice e senza rimpianti. Io non volevo tutto ciò che stava accadendo.
In particolare, non volevo essere presa in giro. I ragazzi erano simpaticissimi, ma semplicemente era come se la nostra convivenza fosse forzata, non piacevole.
Volevo solo tornare alla mia vecchia vita. Per la prima volta, da quando ero arrivata, desideravo sbarazzarmi di quella collana che mi ricordava perché ero a Londra.
La mia mente fu annebbiata dall’ immagine di un Louis incredulo che abbraccia Eleanor Calder come se fosse un àncora di salvezza.
Come se lui non stesse aspettando altro che il suo ritorno. Se era così, allora perché voleva conoscere la sua vecchia storia? Semplice curiosità? Probabile.
Aveva definito Eleanor come la persona più orribile di questo mondo, eppure era lì, a scherzare con lei come se fossero grandi amici.
Come poteva aver dimenticato il male che lei gli aveva fatto, in così pochi attimi?
Mi venne in mente il flashback di pochi giorni prima, quando Louis aveva finalmente baciato l’ Eleanor del passato.
Era questo, ciò che la collana voleva insegnarci?
Che alcuni amori sono destinati ad essere impossibili, irrealizzabili? Voleva mostrarci cosa eravamo, ma che non potevamo essere in questa epoca?
Dovevo semplicemente trovare i suoi difetti e metterli dinanzi a tutto. Era l’ unico modo per ristabilire l’ equilibrio. La donna mi guardò, poi sorrise.
«Impossibile. Questi incantesimi sono legati ad una leggenda molto potente, e sono indistruttibili. Mai sentito parlare del ‘Filo rosso del destino’?»
Corrugai la fronte, pensando a quelle parole.
«Forse, non ne sono sicura. Ma cosa c’ entra adesso?». La signora prese un pacchetto di sigarette e ne accese una, cacciando fuori tutto il fumo aspirato, che si dissolse poco dopo.
«La leggenda dice che ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona alla quale siamo destinati, il grande amore, l’anima gemella. Le anime unite dal filo rosso sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi. Potranno passare anni, decenni, ma prima o poi le circostanze ci condurranno a questa persona speciale: non si può sfuggire al destino. Neanche le grandi distanze temporali o spaziali potranno impedire alle due persone di incontrarsi. Il filo rosso non potrà essere tagliato o spezzato da nessuno. Il legame che simboleggia è forte, indissolubile, e niente e nessuno potrà metterlo alla prova.» recitò con fierezza, mente qualcosa si smuoveva nel mio stomaco.
Neanche le grandi distanze temporali o spaziali potranno impedire alle due persone di incontrarsi.
Potranno passare anni, decenni, ma prima o poi le circostanze ci condurranno a questa persona speciale: non si può sfuggire al destino.
Boccheggiai in cerca d’ ossigeno, e chiusi gli occhi per calmarmi. Perché ogni parola di quella leggenda, coincideva con la mia situazione?
Era solo una leggenda, no?
«Mi scusi. Ma tutto questo è semplicemente assurdo.» sussurrai debolmente, per poi alzarmi e fuggendo da quella che, potevo giurarci, era la maledetta verità.
C’era solo una cosa, che il mio cervello razionale riuscì a percepire. Se quel filo esisteva, qualcuno era riuscito a spezzarlo, ne ero certa.







Ciao principeshe
Ed eccoci con l' ottavo capitolo.
Cioè, ma vi rendete conto che la storia ha ben 79 recensioni? Acciderbolina, io vi amo!
Ma boh, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se un pò depry.
Ebbene sì, l' immagine nel banner non è messa 'ad capocchiam' hahaha
Amo questa leggenda, e l' ho trovata perfetta per la storia, yeah. ♥
A quanto pare la nostra Ele ha capito che Louis non le è indifferente.
Ma ora che è tornata la terza Eleanor, cosa accadrà? blblblblblblblblblbl
In questo capitolo c'è pure la nostra Demi *-* Amo lei e Niall in questa storia.
Potete starne certi, faranno molto mlmlmlmlml. Ok, basta.
E boh, oggi ho preso i pagellini, ho la media del 7, che culo c: ♥
Passate da leo rugens, ok? OK.

Six degrees of separation.  Nothing’s fine. I’m torn. 
E infine... Niente.
Al prossimo capitolo HAHAHA ♥
With love,
@watermelonway



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Capitolo 9
*** nine. ***







nine.







Il mio stomacò borbottò fortemente per l’ ennesima volta, e mi accorsi che era ora di pranzo.
Vidi in lontananza un supermercato, Tesco, e mi ci precipitai dentro. Era incredibile come facesse ancora più freddo, all’ interno.
Quando andai in gita scolastica in Italia, i supermercati avevano un’ aria accogliente, e potevi ripararti dal freddo.
Qui invece, faceva più freddo dentro che fuori.
Borbottai qualche insulto verso nessuno in particolare, e presi un pacco di biscotti, e uno di patatine. Agguantai due mele, e mi diressi alla cassa.
Mentre mangiavo, guardai il mio riflesso in una vetrina, e odiai profondamente quella felpa e il buon profumo che emanava.
Possibile che Louis… mi piacesse? Possibile che cominciassi a provare qualcos altro, oltre all’ odio profondo, o alla sopportazione?
Osservai la collana al mio collo, come se fosse stata creata per stare lì. Al centro spiccava la pietra blu, e ricordai le parole dell’ Eleanor del passato, quando confessò che l’ aveva fatta mettere perché le ricordava gli occhi di Louis.
Provai un improvviso moto di rabbia, che mi spingeva a prendere la collana e a romperla in mille pezzi.
Ma per qualche strano motivo, non lo feci. Rimasi semplicemente lì, imbambolata, a guardare quel gioiello che era stato la causa di tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Il filo rosso del destino, legato al mignolo della mano sinistra e che ti legava ad una persona, la dolce metà. Osservai la mia mano sinistra, come se sperassi di scorgere il filo.
«Forse dovrei amputare il mignolo.» borbottai tristemente. I miei pensieri vennero interrotti dal familiare squillo del cellulare.
«Pronto?»
«Terra chiama Eleanor. Sono cinque minuti che mi sbraccio per attirare la tua attenzione.» Harry rise, quando mi girai intorno per vedere dove fosse.
«A sinistra, Ele.». Girai la testa verso sinistra, e vidi un riccio con la divisa di Starbucks che mi salutava, mentre nell’ altra mano aveva il cellulare.
Gli sorrisi, e lo raggiunsi schivando qualche auto in corsa.
«Ciao Harry!» lo salutai sorridendo, e lui ricambiò con enfasi, mettendo in mostra quelle fossette che lo rendevano tanto innocente.
«Eleanor! Dov è Louis?» chiese poi, cercando con lo sguardo oltre le mie spalle. Mi rabbuiai immediatamente, solo sentendo quel nome.
«È rimasto a casa con la sua dolce ex ragazza.» sibilai, pentendomi amaramente della reazione avuta. Harry infatti ammiccò, alzando le sopracciglia e sorridendo sornione. Poi, tornò serio.
«Aspetta, è tornata Eleanor Clader?» domandò con le sopracciglia aggrottate, pensieroso. Annuii con un cenno del capo. Se avessi aperto bocca avrei cominciato ad insultarla.
«Dannazione. Quella pecora maledetta sta sempre fra i piedi.» sbraitò il riccio, accigliandosi. Notò la mia espressione sorpresa, e cercò di calmarsi.
«Quella è solo una stronza, Wood. E Louis è un povero coglione, e ogni volta che lei torna, lui ci ricasca.» incrociò le braccia al petto, guardando a terra.
«Ci sta male per lei, non ne hai idea. Ma è come se non riuscisse a togliersela dalla testa, capisci? Non sai quante volte glielo abbiamo detto. Che idiota.» sbuffò sonoramente, poi riportò l’ attenzione su di me.
Mi guardò per qualche secondo con uno sguardo indecifrabile, un misto fra il malizioso e lo sguardo che ha un genio del male. Rabbrividii.
«Senti, io avrei una mezza idea stupida, basta che mi reggi il gioco. Fra dieci minuti finisco il turno, tu aspettami qui, torniamo a casa insieme.» senza lasciarmi il tempo di replicare, tornò all’ interno della caffetteria.
Come previso, dieci minuti dopo uscì senza la divisa addosso, e cominciammo a camminare.
«Non andiamo in metropolitana?» domandai circospetta, quando notai che non ci stavamo dirigendo nell’ Underground. Lui rise sonoramente.
«Scherzi? La metropolitana mi mette ansia. Ho la macchina.» spiegò poi, indicandomi un’ Audi nera parcheggiata a pochi metri da noi.
 
 
Durante il tragitto fino a casa di Idiota, Harry mi aveva spiegato il suo folle piano.
Avevo scosso la testa più volte, facendogli capire che ‘no, non se ne parlava’.
Ma lui aveva insistito, e non capivo da cosa nascesse questo suo malsano interesse. Non mi aveva detto perché volesse attuare quel piano, a quale scopo.
Alla fine mi ero arresa, e in quel momento stavo avanzando verso il portone, con la mano di Harry stretta nella mia.
Louis venne ad aprirci, e quando ci vide sorrise, poi portò lo sguardo sulle nostre mani intrecciate, e si accigliò.
«Dove cazzo eri finita? Ho provato a chiamarti ma avevo finito i soldi sul cellulare» sbottò acidamente, ritornando in cucina senza neanche degnarci di un altro sguardo.
Momento, momento, momento. Cosa era quella finezza, Tomlinson? Dove è finita la felicità nel rivedere la tua Eleanor Calder?
Harry, accanto a me, rise soddisfatto.
Entrammo in cucina, sempre mano nella mano –avevo tentato di scogliere la presa, ma per poco Harry non mi spezzò la mano, tanto stringeva forte- e lì la vidi. Quella brutta scimmia presuntuosa, che sorseggiava thè e ci guardava con un ghigno soddisfatto.
«Ciao, stronza.» la salutò Harry con un ghigno. Lei fece una smorfia, mentre Louis alzò gli occhi al cielo. Potevo percepire la tensione all’ interno della stanza.
Era come una carica elettrica.
«Harry, sempre cordiale, a quanto vedo.» cinguettò lei con quella voce nasale e… orrenda.
«Smettila di fare la ragazza per bene, sappiamo tutti che sei una puttana senza ritegno.» la rimproverò lui, aprendo il frigorifero con me al seguito.
«Certo, l’ importante è crederci. E lei chi è, la tua nuova fiamma?» il modo in cui pronunciò l’ ultima parola, mi fece capire che Harry ne portava molte, in casa. Ecco perché l’ altra notte avevo sentito uno strano rumore, provenire dalla sua camera.
Oh.
Che schifo!
«È una mia amica, molto speciale. Ma non preoccuparti, non è troia come te. Che c’è, hai paura della concorrenza, per caso?» la beffeggiò lui, e in quel momento stavo facendo la ragazza pon-pon, nel mio cervello. Harry sapeva tenerle testa.
Notai che Louis fulminava con lo sguardo la nuca dell’ amico, e ogni tanto mi rivolgeva degli sguardi gelidi.
«Piuttosto… Come mai sei tornata? Che c’è, il tuo amico frocio ti ha tradito con un ragazzo palestrato?» Harry scoppiò a ridere, e Louis sbattè una mano sul tavolo, con rabbia.
Non pensavo che lui sapesse arrabbiarsi così… sul serio, ecco.
Certo, avevamo avuto qualche bel battibecco, ma era come se quell’ espressione non gli appartenesse.
«Harry, smettila! Stai esagerando!» urlò, e potei notare un ghigno soddisfatto sulle labbra di… quell’ essere dalla vagina spappolata..
«Ma smettila Lou, sembri un coglione.» lo rimbeccò il riccio, per poi trascinarmi con lui in salotto, sotto lo sguardo furioso di Idiota.
Mai soprannome fu più azzeccato.
Certo che quando si parlava di troie, alcuni ragazzi diventavano dei veri e propri imbecilli.
«Harry dai, smettila. Lascialo in pace.» dissi con tono dolce, ma lanciando ad Harry uno sguardo che era il completo opposto.
“Dobbiamo fingere di avere una tresca, io e te.” Aveva detto.
“Devo controllare una cosa.” Aveva detto.
“Ti infilo l’ attaccapanni in culo se mi palpi o baci” gli avevo detto.
«Se dovete scopare, non su questo divano, grazie.» sbottò acido Louis, per poi tornare in cucina e chiudersi la porta alle spalle con un tonfo.
Harry sghignazzò, palesemente soddisfatto di sé. Alzai le sopracciglia.
«Hai visto?» chiese con gli occhi che brillavano.
Silenzio.
Cosa dovevo capire? Che il suo amico era molto pazzo? Sbuffò spazientito.
«Dai, Eleanor! Da quando siamo tornati non l’ ha neanche guardata in faccia a quella brutta pecora!» disse come se fosse una cosa ovvia da notare.
E in effetti… Non sembrava rapito da lei come quando era appena arrivata.
«Beh, però l’ ha difesa.» gli ricordai con un po' di delusione. Lui sghignazzò.
«L’ ha fatto solo per infastidire me. Hai visto come mi guardava? Sembrava che volesse uccidermi!» sorrise nuovamente, mostrando quelle fossette adorabili.
«Beh, io non ne sarei così contenta. Fossi in te, stanotte mi chiuderei a chiave in camera con tanto di spray al peperoncino sotto il cuscino.»
La porta della cucina si riaprì, e quella cosa con la quale condividevo solo il nome, prese il cappotto dall’ attaccapanni, infilandoselo con leggiadria.
«Tornerò a trovarti presto, Sweety Lou.»
Sweety Lou? Ma mi prende per il culo?! Trattenni a stento una risata, mordendomi ferocemente il labbro inferiore.
«Certo Ellie, quando vuoi.»
Se solo Harry avesse smesso di stringermi come se fossimo due amanti in preda agli ormoni, sarei andata a trucidare all’ istante e senza compassione quel tipo che aveva strappato le palle a Grade Puffo, per poi metterle al posto dei suoi occhi.
La porta si richiuse, e il silenziò calò nella stanza. Harry fece un sorriso sghembo, prima di cominciare a parlare.
«Stai cadendo di nuovo nella trappola di Crudelia Demon, Louis.» disse consapevole che l’ amico stava ribollendo di rabbia.
Dei passi che rischiarono di sfondare la moquette risuonarono dietro di noi, e pochi secondi dopo Louis fu di fronte a noi. Harry poggiò un braccio sulle mie spalle, costringendomi a poggiare la testa sul suo petto. Mi sentivo una meretrice, sì.
«Tu non la conosci. E io non sto cadendo in nessuna cazzutissima trappola del cazzo. Smettila di farmi sentire un cazzo di idiota del cazzo!» sbraitò con i pugni chiusi.
«Ciao, Mister Finezza.» lo beffeggiò il riccio, soddisfatto. Se era vero ciò che affermava, perché si scaldava così tanto?
«Fottiti.»
Detto questo, andò al piano superiore, probabilmente nella sua stanza, e la chiuse violentemente. Harry cominciò a ridere sguaiatamente.
 

Tolsi la felpa di Louis, e misi la mia maglietta a maniche corte, accompagnata da un leggins.
Sbadigliai per l’ ennesima volta, e mi incamminai lentamente verso la camera di Louis, che in fondo era anche la mia.
Quando entrai, lo trovai che dormiva già, poggiato sul fianco sinistro. Mi accomodai accanto a lui, e mi misi in modo da avere il suo viso di fronte al mio.
L’ osservai per qualche minuto, poi aprì improvvisamente gli occhi, guardandomi con odio profondo.
Senza dire una parola, si girò dall’ altro lato, dandomi le spalle. Corrugai la fronte, cosa voleva ora da me?
«Se sei incazzato, dì alla tua Ellie di dartela di più.» sibilai, arrabbiata a causa di quel suo comportamento stupido e infantile.
«Oh, fidati. Me la da già abbastanza.» rispose maliziosamente, e feci una smorfia di disgusto. Non potevo crederci, non era possibile.
Mi misi a sedere, e diedi un cazzotto feroce sulla spalla di Louis. Mi alzai, schifata, e prima di chiudermi la porta alle spalle, sputai quelle parole con rabbia, mentre lui mi guardava con ostilità.
«Bene. Allora visto che sei felice e contento, non vedo perché continuare a rompermi i coglioni con questa storia della collana e della nostra vita precedente. Ora andrò a dormire d’ ovunque, anche in strada se necessario, e domani mattina me ne andrò nel primo albergo, fosse anche quello per cani, e non mi rivedrai più, chiaro? E per la cronaca, non credere che oserò toccare quelle lenzuola e quel letto dove avete fatto bunga bunga come conigli!»
Sbattei un piede a terra e tolsi frettolosamente la collana dal mio collo, che sembrava bruciare a contatto con la mia pelle.
La gettai violentemente sul comodino, e mi richiusi la porta alle spalle.





Ciao principeshe
ed eccoci al nono capitolo.
Molto 'ti amazo fratelo', vero? Vero.
Il prossimo lo sarà ancora di più HAHAHAHAHA.
Lo so che mi odiate, lo so. Anche io mi odio c:
Aggiorno adesso perché a Natale starò dai miei nonni,
quindi no computer, no ff, no aggiornamento.
Poi tornerò, e il 30 andrò da mia cugina in Puglia.
Insomma, neanche il cazzo di tempo per scrivere, che odio.
Ma, apparte questo... SONO ANCORA VIVA.
SUCATEMELA, MAYA.
Ah, voglio che passate da whiteoak e dalla sua ff sovrannaturale, davvero fantastica tyhtbgrfe
leggetela, non ve ne pentirete.  Secrets.
Volevo pubblicizzare pure leo rugens, ma lei mi odia e mi manderà a fanculo perché continuo a farlo.
(anche se non metto link, passate da lei, scrive in modo acdvfbgnhjy)
UYTBVFRD LA STORIA HA GIA' 95 RECENSIONI? MA IO VI AMO, MALEDETTE. *ABBRACCIA*
E niente, adieu. ♥

LA GIF DI LOUIS.... HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLML

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Capitolo 10
*** ten. ***








 

ten.








Feci qualche passo, avviandomi verso il portone di casa. Distrattamente, buttai lo sguardo sulla mia mano sinistra, e sobbalzai. Al mignolo, c’era un filo rosso legato, e quest ultimo si propagava fino all’ interno della casa.
«Il filo rosso del destino.» sussurrai sorpresa. Indecisa su cosa fare, mi limitai a camminare verso il portone, come incantata da ciò che i miei occhi vedevano.
La porta era socchiusa, come a permettere al filo di passare. L’ aprii completamente, e mi tenni fortemente alla maniglia, quando vidi la scena che mi si ripresentava davanti.
Louis stava baciando Eleanor Calder con passione e trasporto, non si era nemmeno accorto della mia presenza.
Ma la cosa che mi fece scoppiare a piangere, fu notare il mio filo rosso del destino, legato al suo mignolo della mano sinistra.
E poi mi svegliai.
 
 

La mia prima settimana lì era passata, e non avevo nemmeno visto il London Eye, talmente ero stata impegnata.
Tutta colpa di Palle di Puffo, naturalmente. E della sua assurda storia del ‘scopriamo il nostro passato’.
Beh, io mi lavavo le ovaie con il mio passato, va bene? Volevo andare in un albergo, ubriacarmi da fare schifo, visitare Londra e poi tornare a dormire.
Gettai con violenza una maglietta nella valigia, poi la chiusi, sedendomici sopra come se fossi un elefante obeso e schizofrenico.
La testa Niall fece capolino, e mi trattenni dal lanciargli in faccia una scarpa.
«Dove vai?» domandò ingenuamente il biondo, notando in quel momento la mia faccia da psicopatica, e la valigia pronta.
«A fanculo, me ne vado a fanculo.» sibilai a denti stretti, strabuzzando gli occhi. Lui deglutì rumorosamente, e fece per andarsene.
Raccolsi la valigia e la gettai per le scale. Quest ultima rotolò per le scale, facendo un rumore non indifferente. Probabilmente si era rotta, ma poco importava.
«Dove minchia è Eleanor?» urlò Idiota dalla cucina, spaventando tutti. Tutti, tranne me, la rossa finta incazzata come una iena.
Come si era permesso a trattarmi in quel modo? A sbattermi in faccia la sua vita sessuale con Eleanor –iopuòtunonpuò- Calder? Porco lurido e schifoso.
Con dei bellissimi occhi.
E un sorriso fantastico.
E degli addominali stuprabili da fare schifo.
«Quale Eleanor, la stronza?» trillai con un sorriso falsissimo, vedendolo comparire dalla cucina, imbestialito.
«Sì, stavo parlando proprio di te.» ricambiò il mio sorriso, e affilò lo sguardo.
«Non faceva ridere, Tomlincazzo.» sputai con rabbia, mentre Harry rideva sommessamente. Lo fulminai con lo sguardo.
«E a me non fa ridere il modo in cui storpi il mio cognome… Woodoaffanculo.» rise sguaiatamente della sua battuta pessima, e il mio sguardo lo fece tornare arrabbiato più di prima.
«A proposito, cosa cazzo ne hai fatto della mia scorta di Haribo?» domandò allarmato, alzando le braccia al cielo. Risi malvagiamente.
«Le ho buttate nel cesso.» mentii spudoratamente. In realtà le avevo messe nel frullatore, e ne avevo sparso il contenuto sotto il suo cuscino.
«Come…. Come… Come?» era talmente sconvolto da non riuscire a trovare nulla da dire.
«Che c’è, Tomlincazzo, la tua ragazza ti ha mostrato le tette rifatte e hai dimenticato come si parla?» domandai sarcasticamente, mentre mi dirigevo alla porta, con aria trionfante.
«Almeno lei, a differenza tua, le ha le tette!» mi urlò dietro. Mi fermai di scatto, e strinsi talmente tanto i pugni che le nocche rischiarono di uscire fuori, bucando la pelle.
Non doveva sfottermi sulla mia seconda. Proprio no. Mi voltai con rabbia, e lo raggiunsi velocemente, lasciando la valigia accanto alla porta.
«Con questo devo credere che tu mi hai guardato le tette?»
Sbiancò per un attimo, ma si ricompose in fretta.
«Chiunque noterebbe che sei una tavoletta!» strillò come una checca con il ciclo. Risi sguaiatamente.
«Ma per piacere! Io mica vengo a dirti che hai un culo fatto con il compasso!» affermai, per poi arrossire vistosamente. Dannazione.
Alzò le sopracciglia, e sorrise divertito.
«Che maniaca che sei.» rise, e feci un urletto stridulo. C’erano troppi testimoni per ucciderlo e rimanerne illesa. Porco giuda.
Mi avvicinai piano al suo viso, fermandomi a pochi centimetri dalle sue labbra.
«Ora me ne vado. E ti conviene non fermarmi, né provocarmi ulteriormente.» sibilai rabbiosa.
«Altrimenti?» chiese in un sussurro. Quei maledetti occhi azzurri mi stavano stregando, lo percepivo dal modo in cui sentivo le gambe molli.
«Altrimenti ti do un calcio talmente forte, che le palle ti arriveranno in gola.»
Mi voltai con eleganza, e mi avviai velocemente verso la porta. Agguantai la valigia, e aprii la porta con qualche difficoltà a causa dell’ enorme trolley.
Stavo quasi per uscire, quando sentii un dolore alla chiappa sinistra. Poi un sonoro schiocco.
Qualcuno mi aveva dato una pacca sul sedere?!
Mi voltai nuovamente, pronta a trucidare all’ istante il porco maledetto che aveva osato darmi quella pacca, per di più dolorosa.
Louis rideva come un idiota, tenendosi la pancia per le risate. Il mondo sembrò fermarsi per un attimo.
Lasciai la presa sul trolley, che a causa del peso si rovesciò, ma non gli diedi importanza. Sembrava accadere tutto a rallentatore.
Louis mi guardò in faccia, e per qualche strano motivo, smise di ridere. Boccheggiò, poi indietreggiò piano. Io camminai in avanti, cercando di raggiungerlo con calma assoluta.
«Tu…» cominciai a dire con voce indemoniata. Potevo quasi sentire la paura che gli annebbiava la mente.
Feci uno scatto, cercando di acchiapparlo, e lui strillò, correndo al piano di sopra. Senza pensarci due volte gli corsi dietro, salendo gli scalini due alla volta.
Scappò in camera sua, ma con un calcio riuscii ad aprirla. Sul comodino giaceva la collana. La presi, un’ ottima arma del delitto.
«Scusa Eleanor, davvero. Pensavo che ridessi anche tu. Era una cosa amichevole.» tentò di giustificarsi, ma io ormai non parlavo più.
Come aveva potuto…?
«Tu morirai. In questo istante.» sussurrai appena, poi mi avventai su di lui come un orso polare che si avventa contro la sua preda.
Strillò nuovamente, e corse sul letto, tentando di scampare dalla morte certa. Saltai sul materasso, urlando insulti poco consoni, e comportandomi come se fossi posseduta.
Mancava solo che girassi la testa a trecentosessanta gradi.
«Vieni qui, porco lurido!» urlai mentre saltavo da un lato all’ altro della stanza con la collana stretta fra le mani.
«Te la faccio mangiare, questa collana! Te la ficco in culo! Vieni quii!»
Riuscii ad acchiappare un lembo della sua maglia, e lo tirai verso di me. Si voltò velocemente, scansando un pugno che doveva essere diretto verso la sua faccia.
Mi costrinse ad indietreggiare, e sbattei la schiena contro il muro. Preparai la saliva per sputargli in faccia, quando la collana, fra le mie mani, brillò intensamente.
 
 
«Dai, Louis, non qui!» trillò l’ Eleanor del passato, mentre Louis, quello gentile e educato, le baciava dolcemente il collo.
«Mollami.» sbraitai verso Idiota, che mi lasciò immediatamente, concentrando tutta l’ attenzione sui due.
«Un altro flashback, che bello!» batté le mani come una foca, e si avvicinò ai due piccioncini, che non facevano altro che baciarsi e abbracciarsi felicemente.
«Perché no?» domandò maliziosamente lui, cingendo i fianchi di lei con le braccia, per poi attirarla a sé.
Feci un respiro profondo e cercai di calmarmi. L’ avrei ucciso una volta tornati nel presente.
«Perché potrebbero vederci, e odio le persone che sparlano.» affermò Eleanor, dando a Louis un bacio casto sulle labbra.
«È una settimana che stiamo insieme e ci frequentiamo di nascosto. Non credi che sia ora di dirlo a tuo padre?» domandò dolcemente lui, accarezzandole la guancia con il pollice.
«Voglio che sia una cosa nostra, almeno per adesso.» affermò lei, per poi affondare il suo viso nell’ incavo del collo di Louis.
«Prendi esempio, pezzo di merda.» sibilai verso Idiota, che alzò gli occhi al cielo.
«Smettila. Non sono mica io quello che si sbatte il tuo amico.» borbottò, e pregai per la sua vita, di aver sentito male.
«Come, prego?»
«Prima sembra che io… ti stia simpatico, e poi torni con Harry, mano nella mano.» gli tappai la bocca, avremmo avuto tempo dopo per litigare.
Il Louis del passato spinse delicatamente Eleanor contro il muro. Solo che in quel gesto c’era amore, non odio.
«Ti amo, Eleanor.»
«Ti amo, Eleanor.» dissero i due Louis all’ unisono. Idiota sorrise flebilmente, osservando la scena, e poi il buio ci avvolse.
 
 
«T..Tu sapevi che l’ avrebbe detto?» chiesi sorpresa, e lui annuì incerto.
«Sì… beh, non proprio. Era come se lui avesse parlato attraverso me, capisci?» chiese, e io scossi la testa. Poi ricordai cosa era accaduto pochi minuti prima.
Gli mollai una ginocchiata nei genitali, e lui si accasciò su di me, dolorante. Bestemmiò qualcosa di incomprensibile, ma non ci badai.
«La prossima volta che mi dai una pacca sul sedere, sarai un idiota morto.» lo avvisai, per poi spingerlo violentemente lontano da me.
Camminai verso la porta.
«E va bene, l’ hai voluto tu, signorina.» ringhiò, per poi prendermi per un polso e strattonandomi.
Prima che riuscissi a rendermene conto, le sue labbra si erano poggiate prepotentemente sulle mie. Uno stormo solitario di farfalle svolazzò nel mio stomaco, e le gambe tremarono.
Poggiò una mano dietro la mia nuca, attirandomi ancora di più verso di sé. Avevo ancora gli occhi aperti, stentavo a crederci.
I suoi invece erano ben chiusi, e cercai di allontanarlo con scarso successo. Più i secondi passavano, più mi chiedevo perché diamine lo stesse facendo.
Picchiettai sulla sua spalla, sperando che si staccasse. Sentivo gli occhi pizzicare, quel bacio era così diverso da quelli dei nostri sé del passato, così dolci.
Quando si staccò, tre minuti dopo, mi guardò come se da un momento all’ altro potessi scoppiare. Io avevo dimenticato come si respirava e come si parlava.
Che situazione del cazzo.
«Non andartene.» soffiò sulle mie labbra, per poi togliere la collana dalla mia presa ferrea.
«Perché?» mi decisi a chiedere freddamente. Vuoto, sentivo un totale vuoto, da quando le sue labbra non erano più sulle mie. Ma perché?
«Non lo so, ok?. Sei odiosa, antipatica, acida. Ma sei anche dolce, simpatica, generosa. E non voglio che sia Harry il fortunato. Voglio… vorrei essere io, ecco.»
Lui deglutì, e io rimasi imbambolata a fissare i suoi occhi, che sembravano davvero sinceri.
«È come se ti conoscessi da una vita.» affermò poi, e io alzai gli occhi al cielo.
«Tecnicamente, io e te ci siamo già conosciuti.» gli ricordai scontrosa, e lui rise, imbarazzato. «Beh, hai ragione.» si morse il labbro, e si allontanò.
Poi, mi porse la mano. «Facciamo pace, allora? Rimarrai?» chiese inclinando il capo su un lato.
Allungai la mia mano, pronta a stringere la sua. Poi la diressi furiosamente verso il suo volto. Il ceffone fu talmente forte da fargli inclinare la testa di lato.
«Uno: non osare mai più toccarmi come se fossi la Calder. Quello che fai con lei, non è quello che fai con me. Due: prova di nuovo a baciarmi con prepotenza, e ti stacco le labbra e ti ficco la lingua nel frullatore. Tre: io e Harr…» tentai di finire la frase, dicendogli che io e Harry non avevamo una tresca, ma fui interrotta da quest ultimo, che entrò sorridendo.
«Wow Louis, sei ancora vivo?» chiese con enfasi, per poi dargli una pacca sulla spalla. Idiota lo guardò male.
Tornò a concentrarsi su di me, invitandomi a continuare. Harry, dietro le sue spalle, mi lanciava sguardi significativi.
«Tre: io e Harry facciamo quello che vogliamo.» mentii per poi deglutire. Louis sbuffò e uscì dalla camera, ritornando pochi secondi dopo, solo per il gusto di far ‘ingelosire’ Harry, dandomi un bacio sulla guancia.
Arrossii violentemente, mentre il riccio mi faceva occhiolini inquietanti.





Ciao principeshe.
Comincio con lo scusarmi per non aver aggiornato prima, ma non ero a casa èwé
Ero dai nonni (che due palle). Cioè, io li adoro, ma vivono in un paesino in culo ai lupi,
e non c'è una ceppa. A mala pena sono riuscita a stare un po' su twittah çç
Anyway, come avete passato il Natale? Spero bene c:
E spero passerete anche un bel capodanno blblblbl.
Il 30 io parto e vado in Puglia, e sto via fino al 3, quindi perdonatemi se non aggiornerò haha.
Maaa vabè, cosa ne pensate della storia? Procede bene? Procede male? Devo cancellarla?
rtjhrgefsbghju ve lo dico già da adesso, non cominciate a sippare Halounor (Harry+Eleanor),
loro non saranno mai nulla, solo amici che si divertono a rendere la vita di Palle di Puffo impossibile blbl.
Ve lo dico perché non voglio deludere nessuno hìhìhìhìhìhìhì ok, no.
Alla prossima rgthygn
With love,
@harryspatronus

(sì, vi piace il mio nuovo nome su twittah? blblbl può essere sia il patronus di Potter, che di Styles, è una cosa figa, vero)


 

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Capitolo 11
*** eleven. ***


*nuovo banner. asddvfbg vi piace? c:*
 



 

eleven.





«Dai Eleanor, apri gli occhi!» ripeté Liam, mentre io ero attaccata furiosamente al braccio di Zayn.
«Soffro di vertigini, va bene?» strillai, mentre gli altri quattro scoppiarono a ridere. Tutti tranne il pakistano, che soffriva di vertigini come me.
Ancora mi chiedevo perché fosse venuto a farci compagnia sul London Eye.
«Pronto, Ellie?» disse Louis, e a quel punto sbarrai gli occhi, fregandomene altamente delle vertigini. Accidenti a me e alle mie fobie.
Harry rise sommessamente, mentre io incenerivo con lo sguardo il moro che parlava al telefono con Ellie troia schifosa Calder.
Era ancora fra i piedi, dannazione.
«Certo, ci vediamo fra cinque minuti, va bene?» chiese poi, sorridendo come un… come un idiota. Feci una smorfia disgustata, e quando Louis chiuse la chiamata calò il silenzio.
Louis ci guardò uno ad uno, per poi soffermarsi su di me qualche secondo di troppo.
Prima mi bacia, e poi esce con la sua patetica, antipatica ex? Ma tu guarda questo… idiota.
«Stai cadendo nella trappola, amico.» sussurrò il riccio, con una smorfia rassegnata. Gli altri annuirono, dandogli ragione e sperando che cambiasse idea.
«V…Voi non la conoscete come la conosco io. E ora basta.» abbassò lo sguardo, e io alzai gli occhi al cielo.
Poi, mi soffermai sul panorama, rimanendo spiazzata.
Di fronte a me si estendevano un vasto numero di case, alcune confinanti con il Tamigi. Il London’s Bridge era lì, pullulante di persone che si apprestavano a fare foto, o semplicemente ci passeggiavano. Londra era fantastica, senza ombra di dubbio.
«Wow, è fantastico.» mormorai sognante, mentre poggiavo il naso sulla superficie in vetro della cabina, quasi come se sperassi di uscirne e volare.
Certo, sarebbe stato un problema soffrendo di vertigini, ma avrei sopportato.
Cominciai a sciogliermi, e scambiai quattro chiacchiere con Liam e Niall, che vedevo davvero poco, pur vivendo nella stessa casa.
«Niall, e con Demi?» ammiccai nella sua direzione, e l’ irlandese arrossì di colpo, abbassando lo sguardo. Però sorrideva felice.
«Quando finisce il giro andiamo a fare una passeggiata.» confermò in un sussurro, e fui fiera di me stessa. Ero un ottimo cupido. Per gli altri.
«Invece io e Zayn dobbiamo andare da Danielle.» confermò Liam, guardando lo schermo del cellulare. Il pakistano annuì ansioso, con gli occhi ancora chiusi.
«A questo punto, credo che tu debba rimanere con me, baby.» Harry mi fece l’ occhiolino, e potei notare Louis mordersi ferocemente il labbro inferiore.
Secondo me doveva farsi vedere da uno bravo, sì.
 


«Seguiamoli, ma facciamo finta che il nostro percorso sia lo stesso che faranno loro, casualmente.» sghignazzò il riccio, mentre seguivamo Caldy e Idiota che camminavano parlottando di chissà cosa.
«Poi dite che siamo noi donne quelle difficili.» sbottai, riferendomi al comportamento completamente incoerente di Louis.
«A volte credo che Louis non sia un uomo, sai?» confessò Harry, alzando le sopracciglia. Sbuffai.
«Comunque, hai notato che è geloso di te, ma non riesce a scegliere fra te e Crudelia Demon, vero?» chiese retoricamente. Storsi le labbra.
«Lui non è geloso. Gli da solo fastidio il fatto che possa fregarmene del nostro passato, per occuparmi di altro.» ribattei pronta. Harry alzò gli occhi al cielo.
«Sul serio, vuole solo scoprire cosa ne è stato di noi nel 1800. Tutto qui.» continuai convinta, mentre probabilmente il riccio sopprimeva l’ istinto di picchiarmi per la mia testardaggine.
«Si stanno poggiando contro il muro. Tienimi il gioco!» disse, per poi prendermi per mano mentre rideva per una mia battuta, inesistente.
Sorrisi, il sorriso più falso che potessi avere, ma notai che i piani di Harry, seppur stupidi, in qualche modo funzionavano.
Infatti, pochi passi dopo aver superato la coppietta, Louis ci picchiettò dietro la spalla invitandoci a guardarlo.
«Dove stavate andando?» chiese curioso, appena ci voltammo. Harry nascose abilmente un sorriso soddisfatto, mentre io uccidevo con lo sguardo Caldy.
Non saprei, non poteva spuntare un mostro marino e mangiarsela?
«In un posto carino.» rispose vagamente, guardando distrattamente le persone che lo circondavano. «Volete venire con noi?» chiese poi.
Stava sfidando Louis, potevo accorgermene dal modo in cui si guardavano. «Certo.» sibilò infatti, chiamando Caldy con un gesto della mano.
Lei, come me, sembrò infastidita da quell’ uscita a quattro. Non che volessi rimanere da sola con Harry e le sue fossette adorabili, semplicemente non volevo che Crudelia Demon venisse con noi.
Non poteva abbandonarla in un canile, o sopprimerla?
 


«Sweety Lou, andresti a prendermi una bottiglietta d’ acqua?» chiese con tono melenso Caldy. Repressi un conato di vomito, anche se non mi sarebbe affatto dispiaciuto vomitarle sulla sua bella giacca di Prada.
Quasi come un ordine dettato da quelle parole, Harry si avvicinò a me, sussurrandomi qualcosa all’ orecchio.
«Ridi come se ti avessi detto qualcosa di divertente.» Immaginai il mio vomito sulla giacca di Caldy, e risi sommessamente, come mi aveva chiesto.
Louis, che stava per alzarsi e eseguire gli ordini come un cagnolino, si rimise seduto, guardandoci male.
«Vai tu. Non son il tuo schiavetto.» sbottò, e lei si alzò infastidita, dirigendosi alla cassa del bar.
«So cosa avete intenzione di fare.» sibilò lui, quando fu certo che la Calder non era a portata d’ orecchio. «Ma non ci riuscirete.» continuò poi, incrociando le braccia al petto con stizza.
 


Sapevo che se non avrei ucciso Louis Tomlinson in quel momento, non l’ avrei fatto più.
Perché in quel momento aveva davvero raggiunto il limite. Non solo avevo dovuto subire tutti i suoi sguardi omicidi nei miei confronti, ma ora mi faceva anche questo.
“Fa finta che vieni a dormire con me, stanotte.” Aveva detto Harry.
“Ce ne faremo di risate, vedrai.” Aveva detto Harry.
“Se osi toccarmi mentre dormo, ti lego il tuo amico al collo e ti faccio morire soffocato.” Avevo detto ad Harry.
E il bello, in quella situazione assurda, era che io non stavo ridendo. Affatto.
«Fatti più in là, sto cadendo dal letto.» sbottai dando una gomitata a Idiota, che aveva avuto la strana necessità di venire a dormire con me ed Harry.
Era vero, c’era una tempesta con tanto di fulmini e tuoni assordanti, ma non credevo che Idiota avesse paura di queste cose.
Io ne avevo paura, ed ero nervosa da fare schifo.
Ma tralasciando i fulmini, la cosa che più mi faceva arrabbiare era che, fra tutte le persone che vivevano in quella casa, lui era venuto a disturbare me.
E si era messo sotto le coperte tutto soddisfatto, proprio nel mezzo, separando me e il riccio. E si era fottuto tutto il mio spazio, e io stavo cadendo da quel maledetto letto.
«Fatti più in là, o giuro che ti riduco in poltiglia.» ringhiai infastidita. Ma cosa voleva da me?!
Il materasso si mosse appena, segno che qualcuno rideva della mia rabbia, e cercava di trattenersi. Mi voltai verso di lui, e lo trovai con una mano sulla bocca, mentre rideva silenziosamente.
«Solo perché hai il pene piccolo, non vuol dire che tu debba sfogare la tua rabbia su di me.» gli ricordai, ma mi pentii amaramente delle parole dette.
Ogni volta che facevi un insulto del genere ad un ragazzo, lui rispondeva sempre con…
«Ne sei sicura? Se vuoi ti dimostro il contrario.» ribatté infatti, sghignazzando. Alzai il dito medio nella sua direzione.
«Oh, per quello mi basterà chiedere a Caldy.» affermai, e lui sbarrò gli occhi. «Caldy? Hai dato un soprannome alla mia ex?»
«Sicuro che sia la tua ex?» ribattei invece io, facendogli la linguaccia. «Perché a me sembrate molto… affiatati.»
«Scommetto che ti piace perché ce l’ ha sfondata e senza muffa, vero? Viene usata spesso.» sbraitai, fuori controllo.
Harry si sedette sul letto, e mi batté il cinque con aria soddisfatta. Poi tornò a dormire come se nulla fosse. A volte dubitavo della loro sanità mentale. Louis continuava a guardarmi come un gufo, con gli occhi sbarrati e senza proferire parola.
«Fanculo.» sbraitai, per poi alzarmi dal letto caldo. Misi le ciabatte e andai furiosamente nella sua camera, pronta a dormire da sola.
Mi tuffai in stile libero sul letto e chiusi gli occhi, pregando che la rabbia scemasse, lasciando il posto a una bella notte di sonno.
 


Sentii uno strano peso sullo stomaco, così aprii gli occhi, assonnata. Era ancora buio, e stava ancora diluviando. Osservai l’ orologio, affilando lo sguardo per adattarlo al buio.
L’ unica luce che arrivava era quella della luna, e di qualche lampo. Le tre di notte, segno che avevo dormito per due ore circa.
Posai lo sguardo verso il mio fianco, e vidi un braccio che lo cingeva dolcemente. Sapevo a chi apparteneva, così mi voltai, incontrando il suo viso che dormiva beatamente.
Come i bambini che stringono a sé i peluches mentre dormono, Louis strinse la presa, attirandomi verso di lui. Affondò la testa sotto l’ incavo del mio collo, e per un attimo assomigliò a Caren, il mio gatto. Quando si addormentava con me, si metteva sempre in quel modo.
Avvertii un oggetto freddo solleticarmi lo sterno, e con la coda dell’ occhio vidi che era la collana.
Scrollai Louis per le spalle, facendolo svegliare. Quando notò che era attaccato a me come una cozza, mi lasciò, stropicciandosi gli occhi.
«Non ti ucciderò perché sei venuto ad infastidirmi, a patto che tu mi racconti una cosa.» esordii. Lui sorrise stancamente, poi annuì.
«Come hai trovato la collana?» domandai allora; era una domanda che volevo fargli da un po'.
Portò una mano al collo, accarezzando il ciondolo che sembrava brillare di luce propria, contornato da un leggerissimo alone dorato e si mise a pancia in su, osservando il soffitto.
«Stavo passeggiando, avevo appena litigato con Eleanor. All’ improvviso vedo un leggero luccichio, e quando mi avvicinai vidi che era una collana. La presi, la portai a casa, la pulii, e poi la indossai. Solo che era da donna, così la tolsi e la misi in tasca, portandola sempre con me. Quando dimenticavo dove l’ avessi messa andavo nel panico. E poi, tre giorni dopo averla trovata, sorprendo la mia ex a letto con il suo amico.» sussurrò, e sbuffò sonoramente, divorato dai ricordi.
«Come fai ad amarla ancora, dopo tutto quello che ti ha fatto?» chiesi con un po' di gelosia e rabbia. Sul serio, come poteva?
«È questo il problema. Non so perché, né se l’ amo ancora. È come se mi facesse piacere, come se a volte sembrasse la vecchia Ellie, quella dolce e carina. Poi diventa acida e cattiva, e non capisco chi sia davvero. Alcune volte sembra che fra noi non sia cambiato nulla e poi eccola lì, la voragine, il tradimento.» confessò, per poi voltarsi nuovamente verso di me.
«Mi sembra di aver conosciuto più te in poco più di una settimana, che lei in questi anni.» affermò, poggiando una mano sulla mia guancia. «Sei terribile.» aggiunse poi, sorridendo.
Si voltò dall’ altro lato, dandomi le spalle. «Ma tanto a te piace Harry, e io non tradisco gli amici…» disse con tono vago.
Mi torturai le mani e il labbro, rimanendo in un silenzio tombale. Il vero problema era quello. Era che lui aveva torto, e io ero una stupida.
Finalmente, capii perché non volevo mai andarmene da quella casa. Perché alla fine rimanevo e lo sopportavo.
«Ma a me non piace Harry. A me piaci tu.» confessai in un sussurro.
Ma lui dormiva già.





Ciao principeshe.
Ed eccomi qui. Sì sono viva. Pensavate che fossi morta, vero?
HEHEHEHE e invece no, tièèè.
Bien, ho fatto un nuovo banner perché quello di prima non mi piaceva più :(
E boh, eccoci qui hahahaha. Che ne pensate del capitolo?
Brutto? Schifo? Merda? Tutti e tre? 
Well, vi invito a passare da leo rugens (che mi odierà per la pubblicità, ma pazienza à.à)
Sta scrivendo una long su Ed Sheeran. Passate, ok? *minaccia con cucchiaio sporco di nutella*

 Shoes laces
Infine, vi... niente, non ho più nulla da dire.
Ammirate le gif lalalalala
With love,

@harryspatronus

 

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Capitolo 12
*** twelve. ***






twelve.





Sbuffai sonoramente, spostando il ciuffo che mi era finito davanti agli occhi. I ragazzi si erano presi, tutti insieme, due settimane di vacanze.
Tutti e cinque, in casa, tutto il tempo! La precisione e l’ organizzazione di quel branco di bradipi era impressionante. Ma tralasciando la pioggia incessante e la noia, dovevo ammettere che non andava poi così male.
«Sta arrivando.» sussurrò Harry correndo verso il divano. Mi mise un braccio intorno al collo e cominciò a ridere sommessamente.
Pochi secondi dopo scese Louis, passandosi una mano fra i capelli già scompigliati. Mi chiesi perché le mie ovaie fossero ancora intatte.
Lo sguardo del moro si fermò su di noi, e la sua espressione da beata, diventò arrabbiata e tormentata.
«Fanculo.» borbottò prima di sparire in cucina e richiudendosi la porta dietro le spalle con un tonfo secco. Alzai gli occhi al cielo e Harry mi rifilò una gomitata.
«Hai visto? Hai visto?» chiese con enfasi, a mezza voce. Lo guardai in cagnesco. Era così difficile dire le cose senza girarci intorno?
«È gelosissimo, cara. Geloso da fare schifo.» trillò sorridendo a trentadue denti. Improvvisò un balletto intorno al divano, e mi chiesi chi fosse il suo spacciatore abituale.
«Sai questo cosa vuol dire?» domandò poi, sedendosi furiosamente accanto a me. Strabuzzai gli occhi. «No. Illuminami, pazzo.» sussurrai poi, allontanandomi impercettibilmente.
«Che tu sei l’ unica che può fargli dimenticare Crudelia Demon.» sospirò con ovvietà, alzando gli occhi al cielo. Feci una smorfia confusa, e capii che si faceva di roba pesante.
«Avanti Ele, è cotto di te e si vede.» sibilò, innervosito dal mio silenzio. Lo fissai, sbattendo le palpebre.
Lui piaceva a me. Non il contrario.
«E allora perché continua a girare intorno a Caldy?» domandai infine, osservandolo mentre scuoteva energicamente la testa.
«Perché Lou è un idiota e non capisce una minchia. Devi battere la concorrenza, perciò ascolta il mio piano.» iniziò a dire, e il mio desiderio di ucciderlo non fu mai tanto pressante.
 



«Questo vestito è troppo corto, se mi siedo mi arriva sotto le tette.» mi lamentai mentre prendevo i lembi del vestitino, spingendoli verso il basso.
«Almeno fammi mettere i leggins.» continuai imperterrita, mentre davo un’ ultima controllata ai capelli e al trucco. Osservai i trampoli ai miei piedi, e pregai di non ruzzolare giù per le scale.
«Non se ne parla. Più sexy sei, meglio è. Anzi, alzalo un po' di più, è troppo lungo.» lo guardai con un sopracciglio alzato, e capii che era serio.
«Mi prendi in giro? Questo vestito è cortissimo.» affermai, per poi chiudere le mani a pugno. Presi la pochette nera e ci infilai dentro il cellulare e i soldi. Pensai di metterci anche il coltellino svizzero di papà, ma poi ci ripensai e lo rimisi in valigia.
«Andiamo mademoiselle.» Harry mi porse il braccio e insieme scendemmo –con qualche difficoltà e imprecazione- fino ad arrivare in cucina, dove gli altri ci stavano aspettando.
Quando entrai, calò il silenzio all’ interno della stanza. Erano tutti vestiti con camicie e jeans stretti, pronti per andare in discoteca dove si sarebbe svolto il piano assurdo di Harry.
Louis stava bevendo dell’ acqua, e quando mi vide la sputò entrando in modalità lama. Alzai gli occhi al cielo, cercando di deviare le sue occhiate che mi squadravano da capo a piedi.
Minchia guaddi? Sembro solo un po' prostituta, ma niente di che.
«Viene anche Demi?» domandai a Niall con un sorriso ammiccante. Lui arrossì vistosamente, ma annuì con un sorrisetto timido.
«Bene, il mio tesoruccio, Louis, Crudelia e Zayn vengono in macchina con me. Tu naturalmente ti siedi avanti, Sweety Ele.» annunciò Harry, strizzandomi l’ occhio.
Controllai il mio istinto di vomitare per il nomignolo che mi aveva appioppato, e mi sforzai di sorridere.
Ma aspetta un attimo…
«Viene anche Caldy?» trillai schifata, sperando di aver sentito male. No, non poteva venire anche lei, o non avrei risposto delle mie azioni e le avrei tagliato la testa a furia di chiuderla in mezzo alla portiera dell’ auto.
«Sì. Qualche problema?» chiese con un ghigno beffardo Idiota, a braccia incrociate. Gli alzai il dito medio in risposta.
«E poi Sweety Ele è un soprannome orrendo, Haz.» lo riprese, storcendo la bocca. Bingo.
«Come, scusa? Crudelia può chiamarti Sweety Lou, e io non posso dare un soprannome al mio tesoruccio?» Harry si morse il labbro inferiore, soddisfatto. Louis distolse lo sguardo, e le sue guance si imporporarono leggermente.
Harry mi allacciò la collana intorno al collo, poi mi diede dei braccialetti dorati, che misi al braccio sinistro. Lo guardai con la fronte aggrottata e lui sorrise mostrando le fossette.
«Perché devo mettere la collana? Non vorrei perderla.» confessai, osservando il ciondolo che aderiva dolcemente al mio petto.
Ricordai immediatamente la notte prima, e cercai di nascondere le mie guance che andavano a fuoco, con scarso successo. Il campanello trillò e Louis andò ad aprire di fretta, come se temesse che la persona che aspettava fuori dalla porta potesse svanire da un secondo all’ altro.
Magari negli Inferi, circondata da brutti demoni che la violentano ripetutamente.
«Salve a tutti, ragazzi.» trillò l’ oca giuliva, alias Caldy. Indossava un abito a maniche lunghe di pizzo nero, con una scollatura che metteva in risalto il suo seno finto.
Il suo sorriso –finto anche quello- si spense non appena incrociò gli occhi smeraldini di Harry, per poi soffermarsi su di me.
«Oh, ciao… Nuova ragazza di Harry.» mi liquidò come una snob, con gesto della mano per poi concentrarsi su Louis. Strinsi con forza il braccio di Harry per non perdere il controllo e strapparle quei capelli castani che aveva in testa. Ed ero convinta che avesse qualche capigliatura simile anche sotto le ascelle, quella stronza.
«Bene, andiamo. Crudelia, se vuoi tu puoi metterti nel cofano.» la prese in giro il riccio, e io feci un sorriso a trentadue denti, sbattendo le palpebre.
Anche se Caldy si infuriò, riuscii a notare un mezzo sorrisetto da parte di Idiota.
Allora non era completamente andato. Bene.
 



Il viaggio in auto era andato bene, tralasciando il fatto che Harry continuava a mettere la sua mano sul mio ginocchio, mentre io gli lanciavo sguardi silenziosi che urlavano “morte, amputazione” da tutte le parti. Louis e Crudelia invece battibeccavano, e ne fui altamente felice.
In quel momento ero seduta al bancone della discoteca, lanciando qualche sguardo al mio vestito per controllare che non mi arrivasse sotto le tette.
Nel frattempo, mi riempivo lo stomaco di vodka alla pesca. E Harry cosa faceva? Ballava con un’ altra.
Non ero gelosa, ma non stava rispettando il piano. O forse sì, non l’ avevo ancora capito.
Crudelia era diventata un polipo ed era appiccicata a Louis mentre rideva come un’ oca starnazzante. Idiota mi fissava in continuazione e fui tentata di strappare le palle di Grande Puffo che aveva e pestarle sotto i piedi.
Con uno sbuffo uscii fuori da quel posto, ritrovandomi su una grande terrazza con una vista magnifica. Ero sola, e la cosa mi andava più che bene.
Evidentemente la gente era troppo ubriaca per trovare il bagno, figuriamoci un terrazzo. Mi poggiai con le braccia sul ferro freddo della ringhiera, e osservai le auto che scorrevano a passo lento, ognuno verso le proprie destinazioni. La collana brillava, riflettendo le luci dei lampioni.
Le nubi oscuravano il cielo stellato, ma fortunatamente non c’era ombra di pioggia. Non ancora, almeno.
«Che diavolo vuoi da me?» sussurrai appena osservando il ciondolo magico. Perché io? Cosa voleva mostrarmi?
«Hey, perché sei tutta sola?» domandò una voce cristallina, molto familiare. Sobbalzai a causa dello spavento e mi voltai in fretta, incontrando gli occhi azzurri di Louis.
Aveva la testa inclinata su un lato, e mi osservava con un sorriso dolce e tranquillo. Cercai la mia forza di volontà, dispersa da qualche parte, e distolsi lo sguardo dalle sue labbra.
«Harry è impegnato, Niall starà pomiciando con Demi, Liam con Danielle, Zayn stava ridendo con un gruppo di amici e… e tu eri impegnato con Eleanor.» spiegai con poco interesse.
Lui abbassò lo sguardo, fissando le converse nere come se fossero la cosa più interessante dell’ intero Universo.
«È lei che mi sta addosso. Io la rivoglio solo… solo come amica.» sussurrò flebilmente, e sentii qualcosa muoversi all’ interno dello stomaco.
Alzai gli occhi al cielo. «Cristo Louis, a quanto pare non l’ ha capito!» sbottai, per poi togliere il suo corpo dalla mia visuale e tornare ad osservare il panorama.
Sentii dei passi dietro di me, poi un sospiro rassegnato.
Nel momento in cui Louis toccò la mia spalla con una mano, ma collana emise un bagliore argenteo, trascinandomi nel buio.
 
 
Un altro ricordo. Un’ altro pezzo di vita di una Eleanor e un Louis più felici di quelli del presente.
Voltammo lo sguardo alla ricerca dei due ragazzi, e rimasi sbalordita dalla grandezza e dalla maestosità della sala. Il pavimentoe era luccicante, e le luci brillavano talmente tanto da accecare gli occhi. Gente nobile e con vestiti di pizzo ballavano al centro della sala sulle note di una musica suonata da violini.
La gente rideva, scherzava. C’era persino qualche bambino che correva da un lato all’ altro, mentre i maggiordomi lanciavano sguardi furiosi verso i ragazzini.
Intravidi la chioma nera di Eleanor, sistemata in un’ acconciatura difficile e elegante. Al collo portava la collana, che si intonava perfettamente con il suo vestito blu. Sorrideva felice, e capii subito perché. Presi Louis per un lembo della maglietta, indicandogli la direzione.
«Come facciamo? Potremmo urtare qualcuno.» si lamentò, osservando la moltitudine di nobili che camminavano qua e là. Alzai gli occhi al cielo e lo trascinai con me. Passammo attraverso i corpi delle persone senza difficoltà.
«Sono ricordi, idiota.» gli ricordai, e poi mi posizionai di fronte al Louis del passato. Stavano parlando del banchetto, di quanto fossero bravi i cuochi.
Ma percepivo qualcosa nell’ aria, sapevo che qualcosa stava per accadere.
E quando vidi l’ uomo che si dirigeva con furia verso i due, capii che quello era il padre di Eleanor.
«Eleanor, cosa state facendo?» domandò, fulminando con lo sguardo Louis, che subito lasciò la mano di lei.
«Venite, c’è un annuncio da fare. Louis, raggiungi tuo padre, per favore.» disse poi con un sorriso che non lasciava intendere nulla di buono.
«Ho un brutto presentimento.» confessò Louis, corrugando la fronte. Seguimmo i due ragazzi, e un uomo alto e biondo prese un bicchiere colmo di champagne, probabilmente.
Lo alzò in aria e fece segno ai musicisti di fermarsi. Il silenzio calò nella sala.
«Salve, signore e signori.» cominciò, sorridendo sempre di più. Il Louis del passato guardava Eleanor con sguardo triste e rassegnato.
Qualunque cosa stesse accadendo, capii che il Louis del passato sapeva qualcosa che lei non conosceva.
«Vi ho invitati tutti qui stasera, perché voglio fare un annuncio molto importante.» il padre di Louis porse al figlio un bicchiere uguale al suo. Lui lo prese titubante, per poi guardare il basso.
«È con piacere che vi comunico che mio figlio Louis» diede una pacca sulla spalla del figlio, che aveva gli occhi lucidi. «si sposerà presto con una ragazza meravigliosa.»
Lo sguardo di lui si posò su quello di Eleanor.
«Margaret Calder! Venga qui, signorina Calder!» esclamò infine l’ uomo, mentre una ragazza dai capelli biondi e gli occhi verdi, dall’ aspetto tutt’ altro che umile, si fermava accanto a Louis, sorridente. Spalancai la bocca, incredula.
«Cosa cazzo succede? Cosa cazzo vuol dire?» urlò il Louis del presente, imprecando. L’ Eleanor del passato uscì dalla sala, indignata e in lacrime. Il Louis del passato congedò i presenti con un sorriso e la seguì senza indugi. Gli corremmo dietro, nonostante i miei trampoli.
«Eleanor, aspetta!» urlò lui. Ed eccolo lì, il gesto che ci aveva portati nel passato. Lui che le poggia una mano sulla spalla, mentre lei cerca di non guardarlo negli occhi, troppo ferita per mantenere un contatto.
«Lo sapevi?» chiese soltanto. Louis abbassò lo sguardo, sofferente.
«Lo sapevi?» ripeté a voce più alta, voltandosi verso di lui. Il ragazzo annuì. «Mi dispiace Eleanor. Ma io non voglio sposare lei. Io voglio sposare te. Io amo te.» scandì bene le parole, cercando di avvicinarsi al viso della ragazza, ma lei lo scostò con uno strattone.
«Mi fidavo di te. Mi fidavo, Louis.» urlò, per poi prendere la collana e sbatterla contro il petto del ragazzo.
«Eleanor, aspetta…» tentò di fermarla, senza successo. Eleanor cominciò a correre e noi ritornammo al presente.
 


Aprii gli occhi, ritrovandomi il panorama di Londra e la mano di Louis sulla spalla. Mi voltai per poi perdermi nei suoi occhi.
Risi amaramente, scuotendo la testa. «La Calder rompe anche nel passato, eh?» domandai metaforicamente. Lui scosse la testa, arrabbiato.
«Che nervi. Dovrebbe essere una storia d’ amore, non una tragedia!» sbottò, incrociando le braccia al petto. Sembrava un bambino.
«Eleanor non ha ancora espresso il desiderio. Quello che porterà la collana a farci rivivere i ricordi. Dobbiamo solo aspettare.» spiegai sorridendo appena.
«E poi vi somigliate, sai? Entrambi i Louis hanno un debole per le Calder.» lo stuzzicai, avviandomi piano verso l’ interno della discoteca, dove la musica rimbombava.
Ma mentre gli passavo accanto, la sua mano mi bloccò prendendomi un braccio. La presa era forte e sembrava non voler cedere.
Lo guardai stralunata, ma lui non si muoveva di un millimetro.
«Aspetta.» disse soltanto, voltandosi piano verso di me.





Ciao principeshe.
Vi ho fatto rimanere di cacca, vero? LOL
HEHEHE sapete cosa stanno per dirsi nelal prossima puntata (?)
Ho aggiornato presto, sono fiera di me c':
gne gneeee, quel bastaddo di Lou doveva sposare Margaret Caldy? LOOL STRUNZ.
Boh, non so cos altro dire, anche perché devo andare altrimenti mia madre mi strozza.
Vi lascio i link dei due vestiti c':

Vestito Eleanor Vestito Caldy c:

Ciao ciao c:
With love,
@harryspatronus

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Capitolo 13
*** thirteen. ***





 

thirteen.




«Che vuoi?» domandai a Louis, tentando di sciogliere la presa. Lui non cedeva, anzi. Più cercavo di districarmi, più lui aumentava la pressione sul braccio.
«Tu credi che io sia un coglione, giusto?» domandò voltandosi completamente verso di me. Fece un passo e io indietreggiai.
«Beh, sì.» risposi con ovvietà, corrugando la fronte. Perché faceva domande ovvie?
«E pensi che io sia ancora follemente innamorato di Crud… Eleanor?» si corresse, probabilmente maledicendosi mentalmente.
Ma cosa era quella, la sera delle domande di Capitan Ovvio? «Certo.» dissi senza il minimo dubbio. Fece un altro passo, e io ne feci uno indietro.
«E cosa te lo fa pensare?» Passo avanti. Passo indietro.
«Il fatto che hai la faccia da ebete quando c’è lei.» ribattei pronta. Lui passo avanti. Io passo indietro.
Fece un ghigno beffardo, non sembrava più nemmeno lui.
«Posso tornare di là?» domandai con le sopracciglia alzate. Un ultimo passo indietro, e la mia schiena fu bloccata dal muro freddo. Louis fece un altro passo e poggiò il petto sul mio, che ora aderivano perfettamente. Poggiò i palmi delle mani poco sopra le mie spalle, facendoli aderire al muro. Ero in trappola.
«Se pensi che io ami ancora lei, non hai proprio capito niente.» soffiò a pochi centimetri dal mio viso.
«Non mi interessa. Puoi anche amare la moquette di casa tua. Non è affar mio.» ribattei a denti stretti. Mi rifiutavo di guardarlo negli occhi, di affogare in quell’ abisso freddo, color del ghiaccio. Se volevo uscire da quella situazione che stava diventando troppo intima e imbarazzante, dovevo rimanere lucida.
Sentivo il cuore battere all’ impazzata, e mi meravigliai che non se ne fosse accorto, data la nostra vicinanza. Oppure se ne era accorto, il ché spiegava quel sorrisetto furbo che aveva stampato sul viso. Fece scivolare una mano sulla mia spalla, per poi portarla sotto la nuca.
E poi un dolore improvviso.
Strillai, portando una mano dietro la nuca, massaggiando il punto colpito.
«Perché mi hai pizzicato? Sei idiota, per caso?» domandai con uno sbuffo. Stava per parlare, ma lo fermai con un gesto della mano.
«No, non rispondere. So benissimo che sei idiota.» sbraitai. Per vendicarmi, presi un lembo di pelle della pancia, strizzandolo. Lui urlò di dolore, scostando velocemente la mia mano.
Ricambiò tirandomi una ciocca di capelli, mentre rideva come un bambino di tre anni, soddisfatto.
«Smettila di fare lo stupido!» lo rimbeccai stizzita, per poi strizzargli un capezzolo con violenza. Si morse un labbro inferiore, trattenendo un gemito di dolore.
Ben gli sta.
Si fermò di colpo, osservandomi attentamente, come per studiare quale parte del corpo sfregiarmi per primo.
Mi diede uno schiaffo in fronte, facendomi sussultare.
Odiavo i frontalini, li odiavo.
Gli tirai una ciocca di capelli, scompigliandoli e rendendoli una massa indefinita sulla sua testa.
Pizzico, tirata di capelli, pizzico. Andammo avanti così per un po’, come due bimbetti dispettosi che vorrebbero scannarsi ma non possiedono le armi necessarie.
Lo spinsi indietro, rendendomi conto solo in quel momento che sembravamo una coppietta che bisticciava. Ringhiai trattenendo il mio istinto di porre fine alla sua vita, e mi incamminai verso l’ entrata.
«Io non avevo ancora finito.» soffiò Louis vicino al mio orecchio, voltandomi nuovamente nella sua direzione. E non riuscii più ad evitarlo.
I miei occhi incontrarono i suoi. Cioccolato nel cielo, marrone nel blu.
Afferrai il colletto della sua camicia, per poi annullare completamente le distanze. Quando le mie labbra toccarono le sue, sentii le gambe tremare e lo stomaco in subbuglio.
Sapevo che quella reazione era dovuta in parte all’ alcol, che aveva distrutto ogni mio freno inibitore portandomi a quel gesto stupido e sconsiderato.
Sentivo che da un momento all’ altro si sarebbe staccato, mormorando deboli scuse per poi ritornare da Crudelia Demon.
Eppure i secondi passavano, e noi restavamo immobili mentre le labbra si sfioravano e tornavano a scontrarsi.
Ed eccolo, il momento che sapevo sarebbe arrivato. Louis si staccò con dolcezza, guardandomi con una strana luce negli occhi.
«Sei ubriaca?» chiese cauto, osservandomi attentamente.
Io lo bacio e lui..? Oh, ma perché mi lamento? Lui è un idiota.
«No. Cioè, forse solo un po’.» mi corressi, assottigliando lo sguardo per poi tornare ad evitare ogni possibile contatto visivo. Ma non riuscivo a non guardare le sue labbra, era più forte di me.
«Ti sei fatta una canna?» strabuzzai gli occhi a quella domanda.
«Ehm no, perché?»
«Soffri di bipolarismo?»
«No…»
«Hai aspirato della cocaina?»
«No. Ma Lou, dove vuoi arrivare con queste domande assurde?»
Cercai di farmi coraggio, e lo guardai nuovamente negli occhi. Occhi che desideravano un' altra.
«Oh, nulla. Volevo essere sicuro che fossi lucida.» sorrise, il sorriso più bello che mi avesse rivolto in quei nove giorni. Poi poggiò una mano sul mio fianco, e l’ altra sul mio viso, attirandomi verso sé. Le nostre labbra tornarono a sfiorarsi e io mi pizzicai il braccio per controllare se quella fosse la realtà o un sogno bastardo.
Sorrisi sulle sue labbra quando avvertii il dolore del pizzicotto, e allacciai le mie braccia dietro a collo di Louis, approfondendo il bacio.
Nonostante avessi gli occhi chiusi, riuscii ad avvertire una luce accecante, provenire dal mio petto. La collana stava brillando, ma non ci stava portando nel passato.
Perché quello era il presente, e a me quell’ idiota piaceva anche in quel preciso istante. Non era più una questione di secoli, di passato. Era lì, nel momento esatto in cui lui mi stava mordendo dolcemente il labbro inferiore.
Mi spinse leggermente verso il muro, bloccandomi ancora una volta in una morsa che non avrei voluto più abbandonare.
Sapevamo che, una volta rientrati in quella discoteca rumorosa, la magia sarebbe come svanita. Perché c’ero io, ma c’era anche l’ altra. Quella ragazza che a quanto pare Louis non amava più, ma che si ostinava ad imporre la sua presenza. Ma in quel momento poco importava, perché avvertivo scariche elettriche ogni volta che le sue mani sfioravano i miei fianchi, e le sue labbra cercavano disperatamente le mie.
Si allontanò impercettibilmente per riprendere fiato, e la vidi nuovamente, quella scintilla che gli illuminava gli occhi.
«Sai Eleanor, tu mi piaci. E anche molto. Non so neanche perché tu sia riuscita a farmi questo effetto in così poco tempo. È strano, sai? È tutta una questione di come mi sentii quando sei venuta da me.»
«Cioè?» domandai con la voce spezzata dall’ emozione. Sorrise mettendo in mostra la fila di denti perfetti.
«Vivo.»
 


 
Il cellulare squillò un paio di volte, e nel sonno capii che si trattasse di un messaggio. Mi voltai dall’ altra parte, ignorando il telefono e cercai con le mani qualcosa da abbracciare.
Nulla, il vuoto.
Aprii di scatto gli occhi, temendo il peggio. Osservai il mio pigiama, sbuffando sonoramente. Niente sesso, quindi.
E poi, la consapevolezza mi colpì come un macigno sulle spalle.
Un sogno.
Era stato tutto un maledetto sogno.
Il bacio, le sue parole, le prese in giro. Tutto frutto del mio cervello contorto e rincitrullito.
Ebbi la tentazione di urlare e strappare a morsi i cuscini, ma mi trattenni. Agguantai il cellulare, sorridendo al messaggio di mio padre. Risposi in fretta, promettendomi di chiamarlo quel giorno stesso.
Scesi dal letto, osservandomi attentamente allo specchio. La collana era ancora al mio collo, brillante come sempre. Uno sprazzo del sogno mi tornò in mente, quando brillò intensamente, come se fosse felice dell’ accaduto. Andai in bagno, borbottando cose incomprensibili persino per me e cercai di rilassarmi sotto il getto caldo della doccia.
 


«Buongiorno.» sbottai verso Liam senza un apparente motivo. Ero arrabbiata, affamata, distrutta, stanca. E non avevo il ciclo.
«Oh, ciao Ele. Hai dormito bene?» chiese facendo poi l’ occhiolino. Sorrise, assomigliando tanto ad un misto fra cucciolo di koala e cucciolo di panda. Quel ragazzo non riusciva neanche ad essere malizioso, tanto era tenero.
«Una cacca.» risposi addentando una fetta di pane con nutella, panna e smarties. Poco calorica, insomma. Liam fece uno sguardo strano quando sentì il portone chiudersi e svanì.
Forse era Danielle.
Addentai nuovamente la fetta di pane, e la Nutella si sparpagliò su tutto il labbro, facendomi assomigliare ad una donna con la barba.
Qualcuno mi cinse i fianchi con le braccia, facendo aderire la mia schiena al suo petto. Alzai gli occhi al cielo, infastidita.
«Harry, hai rotto il cazzo, ok? Louis non si ingelosisce, va bene? A lui piace la vagina di Caldy. Quindi smettila con queste smancerie e cercami la palestra più vicina, perché con questa colazione ingrasserò come un tacchino de mi cucinerete il giorno del Ringraziamento.» mi voltai, pronta a prendere a ceffoni il riccio se avesse osato ridere.
Gelai sul posto e gli occhi, assieme al cuore, polmoni e ovaie, rischiarono di collassare.
Quello non era Harry. Era Louis.
E mi guardava come se fossi pazza.
«Oh. Ora si spiegano tante cose.» scoppiò a ridere, lasciandomi un bacio sulla fronte.
Momento.
«Louis, da quando questa confidenza?» chiesi scettica, squadrandolo. Lui sbatté le palpebre, spiazzato.
«Ehm, Eleanor…» poi si allontanò, prendendosi la testa fra le mani. «Merda. Lo sapevo che eri ubriaca. Lo sapevo!» strillò poi, disperato.
Momento. Momento.
«Oh porco Graal. Mi stai dicendo che ieri ci siamo baciati sul serio? Non era un sogno?» chiesi istericamente, avvicinandomi a lui con l’ aria di una pazzoide.
Lui sorrise sincero, abbassando lo sguardo mentre arrossiva vistosamente.
«Direi proprio di sì.» sussurrò appena, alzando di poco lo sguardo per osservare una mia possibile reazione. Io ero immobile, come pietrificata. Avrei potuto fare concorrenza al museo delle cere. Poi mi avventai contro di lui, dandogli un sonoro bacio a stampo. Quando mi allontanai, scoppiai a ridere; aveva tutta la bocca sporca di Nutella.
«Oh mio Dio, perché sei così pazza?» domandò fra una risata e l’ altra. Mi limitai a baciarlo di nuovo.
Avevo proprio ragione.
Ha le labbra morbide.
 



 
-Hey Louis, e il nostro primo bacio? Te lo ricordi? Io lo sogno ogni notte quel momento. È un costante tornare indietro nel tempo, e ogni mattina mi sveglio un po’ più vuota.
 





Ciao principeshe.
Non odiatemi, vi scongiuro. Mi odio già io da sola.
Chiedete a leo rugens (passate da lei lalalalalala),
ho ssclerato come non mai perché avevo un casino di cose da fare,
e tempo zero. ZERO SUL SERIO.
Oh, comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto ù-ù
finalmenDe Lou e Ele si sono baciati, tièèè.
Dite la verità, vi ho spaventante, quando vi ho fatto credere che fosse un sogno? blblbl hahaha
Boh, spero di poter aggiornare presto anche l' altra, nel frattempo mi dileguo lalala
alla prossima. ♥

 

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Capitolo 14
*** fourteen. ***










fourteen.







Accarezzai con le dita il ferro del grande cancello nero, abbagliata da tanta bellezza. Metri più in là, le famose guardie della Regina si stavano dando il cambio, esibendosi in una marcia precisa e militare. Buckingham Palace.
«Wow. E la Regina vive qui?» esclamai con gli occhi che luccicavano, mentre sentivo i ragazzi sghignazzare, dietro di me.
«Beh, sì. Piccola la casa, eh?» disse Zayn, divertito dalla mia espressione inebetita. Aprii la borsa, pescandone la macchinetta fotografica. Feci un cenno ad una ragazzina che passava proprio in quel momento, chiedendole di farmi un favore. Poi mi voltai verso i ragazzi, sorridendo.
«Foto di gruppo!» annunciai, prendendo i ragazzi per le braccia e costringendoli a mettersi uno accanto all’ altro.
«È stupido fare foto. Noi ci abitiamo a Londra.» puntualizzò Harry, sorridendo sghembo. Gli lanciai un’ occhiata in tralice, nervosa.
«Beh, io purtroppo non ci abito. E voglio una foto, ok?» strillai, facendo rabbrividire la ragazzina, che attendeva una nostra decisione.
Mi posizionai fra Harry e Louis, arrossendo appena quando lui mi rivolse un sorriso fantastico, quelli che mi piacevano di più in assoluto.
Sorrisi guardando l’ obiettivo e aspettai che la ragazzina si decidesse a scattare quella dannata foto, che avrei tenuto con me per sempre, ne ero certa.
Prima che il flash ci investisse con la sua luminosità, Louis mi costrinse a voltarmi verso lui. Prese il mio viso fra le mani e mi lasciò un leggero bacio a stampo, sorridendo sulle mie labbra.
Nello stesso istante, la ragazzina scattò la foto, e io decisi che sarebbe stata perfetta comunque.
Poi, la realtà mi investì come un uragano che distrugge il paesaggio sulla quale decide di passeggiare.
Io ero solo in vacanza. Cosa avrei fatto, una volta tornata a New York? Quel pensiero mi fece rabbrividire, ma cercai di non darlo a vedere.
«Ci terrei a precisare che quella è la mia fida…» intervenne Harry, indicandomi con l’ indice. Louis alzò in sopracciglio, confuso.
«Smettila Haz, non c’è più bisogno di fare il coglione.» scoppiò a ridere, dando una pacca sulla spalla dell’ amico. Harry fece un mezzo sorrisetto, spostando lo sguardo sulla folla.
«Peccato, mi stavo abituando. Eleanor, sarai sempre nel mio cuore. Ora se non ti dispiace, ho appena visto una tipa altamente scopabile. Adieu.» ci liquidò correndo verso alcune ragazze, dalla quale spiccava una ragazza alta un metro e molti altri centimetri, ben piazzata in fatto di forme e dall’ aria snob.
Perfetta per Harry insomma, che cercava le sue prede come il leone pronto ad azzannare la preda. Solo che Harry non le azzannava le prede, le scopava.
O almeno speravo. Poi, se le mordeva erano fatti suoi e del suo cervello perverso.
Ragionavo ancora sul riccio e sulla sua perversione, quando Niall mi sventolò una mano vicino al viso, risvegliandomi dai miei pensieri colti e profondi.
«Eleanor, vorrei un consiglio.» sussurrò timidamente, guardandosi le mani. Gli sorrisi, invitandolo a parlare in disparte, lontano da orecchie indiscrete.
Non ebbi neanche il tempo di fare cinque passi, che sentii dei passetti frettolosi corrermi dietro. Poi, qualcuno che mi abbracciava da dietro per poi baciarmi teneramente la guancia.
Dovevo ancora abituarmi al fatto che fosse davvero Louis Tomlinson ad abbracciarmi, e non Harry sonoperversomaelaboropianichefunzionano Styles.
«Posso ascoltare anche io?» domandò con tono infantile e curioso allo stesso tempo. Niall annuì con un sorriso, poi cominciò ad arrossire. Arrossì talmente tanto, che per un attimo pensai che stesse soffocando.
«Ehm, si tratta di Demi…» l’ ultima parola la disse a volume talmente basso, che non riuscii a sentirla completamente. Anche se potei immaginare a chi si riferisse.
«Chi?» trillò Louis, che a differenza mia non sapeva un bel nulla dei problemi amorosi di Niall e degli ultimi sviluppi.
«Sto cazzo con la quale t’ ammazzo, Lou.» intervenni io, nascondendo un sorrisetto divertito. Guardai Niall, invitandolo a continuare.
«Ecco… Ieri sera, in discoteca… ci siamo…. quasi…. baciati.» strascicò le parole come se fossi un’ extracomunitaria che non capiva una ceppa di ciò che diceva.
Alzai un sopracciglio, scettica. «Quasi? Cosa vuol dire quasi, Niall?» chiesi, misurando bene le parole. Niall se possibile, arrossì ancora di più.
«Ma con chi?» trillò Louis, nella quale testa regnava una confusione non indifferente.
«Con sto fesso che nel culo te l’ ha messo. E ora zitto.» borbottai rifilandogli una gomitata nelle costole.
«Voglio dire che… stavo per baciarla, mancava pochissimo… e poi nulla. Mi sono tirato indietro e ho detto che dovevo dire una cosa importante a Harry.» si lamentò, pestando un piede a terra. Cercai le parole adatte per consolarlo, o dargli un consiglio, quando Louis scoppiò a ridere senza alcun ritegno.
«Oh dio Niall, fai sul serio? Perché non l’ hai baciata? Sei scemo o cosa?» disse fra una risata e l’ altra, appoggiandosi completamente su di me, con la testa sulla mia spalla.
«Fottiti, non sono io il pirla che ci ha impiegato quasi due settimane per mandare a quel paese quella strega della sua ex!» ribatté il biondo –finto-, offendendosi.
Non potei dargli torto. E nemmeno Louis poté, perché si zittì in un nanosecondo.
 




«Shh, state zitti!» sibilai dando un leggero calcio a Zayn, che subito smise di ridere. Non appena una chioma bionda si voltò nella nostra direzione, immediatamente mi accucciai dietro all’ enorme cespuglio, mimetizzandomi.
«Ripetimi perché stiamo spiando Niall e Demi.» chiese in un sussurro Louis, accucciato accanto a me. Cercò invano di nascondere un sorrisetto malizioso alla vista dei due che guardavano in qualsiasi direzione pur di non incrociare gli occhi dell’ altro.
«Perché sono curiosa.» risposi sincera, mentre allungavo il collo oltre il cespuglio per osservare meglio la scena.
Avevo convinto Niall ad incontrare Demi quella sera, per spiegarle il perché di quel bacio che non c’era stato. Poi gli avevo ordinato di baciarla non appena lei avesse sorriso. Ma lei aveva sorriso, anche se timidamente, e Horan non muoveva le sue labbra. Dannazione a lui e alla sua timidezza.
«Ele… Devo fare pipì.» si lamentò Harry, avvicinandosi con passetti prudenti a me. Alzai gli occhi al cielo, perché tutti gli inconvenienti accadevano quando non doveva accadere nulla.
«Che ne so, falla dietro ad un cespuglio.» suggerì Liam, intenerito dalla faccia sofferente del riccio.
«Beh, questo è un cespuglio. Magari se chiudete gli occhi per…»
«Scordatelo.» ribattei, intuendo dove volesse andare a parare. Lo fulminai con lo sguardo, e lui si arrese, arretrano e sbuffando sonoramente.
«Guardate, Niall le sta parlando!» esclamò Zayn, indicando con un sorriso ebete i due piccioncini, che a quanto pare avevano deciso di usare le corde vocali e rivolgersi la parola.
«Niall, se non ti piaccio bastava dirlo, sai?» trillò Demi, facendo oscillare la chioma bionda scuotendo energicamente la testa.
«Ma no, non è questo.» ribatté invece Horan, arrossendo. Era arrossito talmente tanto che riuscivo a vederlo, a tre metri di distanza.
«Senti, so di non essere bella, magra, con le tette grosse come magari vorresti tu, però…» cominciò a blaterare lei, quando Niall le tappò la bocca con una mano.
«E baciala, idiota!» urlò Harry, ancora nascosto dietro il cespuglio. Demi voltò la testa di scatto nella nostra direzione, e il riccio fu punito con un ceffone in pieno viso.
Spostai di qualche centimetro la mano per mantenere meglio l’ equilibrio, e sfiorai per sbaglio la mano di Louis, che osservava la scena accanto a me.
Il mio sguardo, prima di posarsi sui suoi occhi, accarezzò il profilo della collana che aveva messo al petto, quel giorno.
E mi sentii catapultata in un’ altro tempo.
 



In fondo, né io né Louis volevamo davvero tornare.
Ricordavamo fin troppo bene quella sera. Le luci, i nobili che sorseggiavano vino e chiacchieravano. E poi Louis, e l’ annuncio di suo padre dove esclamava con fierezza che il figlio si sarebbe sposato. L’ Eleanor del passato che, delusa andava via. Rabbrividii a quei ricordi, che anche se non erano del tutto miei, mi appartenevano, almeno un po’.
«Ecco Louis. Sta spiando Eleanor.» constatò Lou sorridendo, indicando il ragazzo che, con occhi tristi, studiava il profilo di Eleanor.
La ragazza, notammo, si trovava nello stesso posto del primo dejà vu. Era seduta esattamente all’ ombra di quell’ albero, e leggeva un libro, assorta nei suoi pensieri. Lentamente, Louis uscì dal suo nascondiglio, giocherellando con il ciondolo della collana, affranto e triste.
Aveva perso la cosa che più amava al mondo per colpa delle stupide regole della nobiltà. Per colpa di una Calder.
Il Louis del passato si avvicinò con passo silenzioso e cauto alla ragazza, che ignorava la presenza della ragione dei suoi pensieri, lì accanto a lei.
«Eleanor…» sussurrò debolmente lui, costringendola ad alzare di scatto lo sguardo, gli occhi nocciola arrossati dal pianto e dalla delusione.
«Tu. Devo proprio dirti che non desidero più vederti?» strillò lei con la voce spezzata, mentre si alzava di scatto in piedi, pronta ad andarsene.
Probabilmente aveva sporcato il suo bel vestito, ma poco le importava. Il suo cuore era sporco di lacrime, stanco.
«Ti prego, ascoltami. So che mi odi e che desideri che io sparisca, ingoiato dalla terra. Ma voglio solo che tu sappia che io non amo Margaret, io amo te.» disse velocemente e con il cuore, ne ero sicura, che palpitava a mille. Eleanor chiuse gli occhi, forse per non piangere, o forse per calmare la rabbia. Poi li riaprì di scatto, guardando il ragazzo con rancore.
«Mi hai mentito. Hai detto di amarmi mentre progettavi di sposarti con un’ altra.» poi tese la mano, sicura, senza staccare il contatto visivo.
«Ridammi la collana. È mia e la rivoglio indietro.» disse fredda, senza far trasparire alcuna emozione.
Pochi istanti dopo, Louis guardò con gli occhi sbarrati verso la radura, dove intravide una chioma bionda che conosceva già.
«Oh.. Aspetta, nasconditi!» le sussurrò prendendola per un braccio. Si accucciarono a terra, coperti dall’ enorme tronco dell’ albero secolare. Il silenzio calò attorno a loro, mentre l’ unico rumore che udivano, fu quello degli zoccoli che pestavano la terra.
«Margaret è una persecuzione. Non fa altro che starmi intorno, desiderando le mie attenzioni.» spiegò brevemente Louis, mentre reprimeva l’ ardente desiderio di baciare Eleanor.
Lo capii dal modo in cui le osservava le labbra, rapito dalla loro morbidezza. Per mantenere meglio l’ equilibrio, Eleanor spostò una mano, che sfiorò quella del ragazzo.
Il suo sguardo passo dalle mani al collo, dove brillava la sua collana.
Quando furono sicuri che Margaret non fosse più a portata d’ orecchio, si alzarono in piedi, imbarazzati.
«Io ti amo. E non ho intenzione di sposarla. È stata colpa di mio padre, ha deciso tutto senza di me, devi credermi.» urlò con la testa fra le mani, mentre cercava di cacciare indietro le lacrime. Eleanor si voltò, assumendo una posa da nobile qual era. Una posa che però non si adattava a lei, desiderosa di essere diversa, speciale.
«Ridatemi la collana e svanite dalla mia vita. Devo fare ciò che mi chiede mio padre. Quindi ho deciso che sposerò il figlio del Duca Carter, Dean. Sarebbe il marito perfetto per me.» annunciò con voce seria.
«Cosa? Ma… Eleanor…»
«La collana, grazie.»
Louis, che stave perdendo il controllo di sé, tolse la collana con furia, porgendola in modi poco gentili nelle mani di lei.
Poi si voltò, andandosene a passo svelto con le lacrime agli occhi, e il cuore infranto.

 
 


«Che situazione di merda.» disse Louis non appena fumo nuovamente nel presente. Scosse piano la testa, incredulo. In effetti, era tutto deprimente.
«Di merda? Ma dico, avete notando che stanno limonando, o no?» trillò Liam, affascinato da qualcosa che evidentemente noi non avevamo notato. Corrugai la fronte, indispettita. Poi, quando posai il mio sguardo su Niall e Demi, notai con stupore che si stavano baciando in modo poco casto –alla faccia dei timidi-.
«Oh. Mio. Dio!» strillai saltando in piedi, mentre alcuni passanti mi osservavano sbalorditi. Cominciai a saltellare, seguita a ruota dagli altri ragazzi. Louis rise, attirandomi a sé con trasporto. Poggiò le sue labbra sulle mie, quasi con disperazione. Che fosse ancora scosso per il dejà vu? Molto probabilmente sì.
«Oh cielo, Niall! Quelli sono..»
«I miei amici. Ma moriranno tutti, fidati.» urlò con rabbia Niall, mentre diventava rosso come il sangue che gli scorreva nelle vene.






Ciao principesheee
sono imperdonabile. Oddio, DIECI GIORNI?
Mi faccio tanto schifo. Tanto ç.ç PERDONATEMI PLIF.
Spero che almeno il capitolo sia mediamente decente, cioooooè.
Demi e Niall, yeeeeeee.
sdefrgthy Lou e El del passato, pooooverini.
boh, ci tenevo ad avvisarvi che la storia avrà probabilmente altri... sei, sette capitoli circa.
Non ne ho idea lol.
So solo che non voglio che duri molto, perché tipo 'you are my perfect combination' è arrivata a trenta capitoli
e ha perso molte lettrici >.> ma doooon't worry, non mi farò patire per molto hahahah c':
oggi no skuola, assemblea lollino. peccato no cie neva.
Maaaaa, apparte qVesto, ho il ciclo e ho dolori assurdi. Quindi mi scazzo a fare tutto. ç.ç
bho, spero di aggiornare presto la prossim volta èwé
adio bele.
with love,
@harryspatronus.


OMMIODDIOQUESTAGIFQUANTOÈTENERAA

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Capitolo 15
*** fifteen. ***








fifteen.




Louis mi diede un bacio sulla guancia, sedendosi accanto a me con un tonfo. Se non fosse stato così magro e la sedia così forte, probabilmente l’ avrebbe sfondata. 
Morsi il labbro inferiore, osservando attentamente la collana alla luce della lampada fioca, quasi sperando che questa si animasse e cominciasse a parlare da sola.
Louis mi accarezzò piano i capelli, facendomi rilassate grazie al moto tranquillo e continuo. Forse avrei dovuto parlargli delle mie supposizioni, forse no.
«Non credo che questa storia finirà bene.» mi ritrovai a sussurrare prima che il mio cervello potesse minimamente accorgersene. Louis smise per un attimo di accarezzarmi i capelli, tenendo la mano ferma sulla mia nuca, e poi ricominciò un po’ più nervoso di prima, probabilmente colpito dalle mie parole.
«Quella di Eleanor e Louis dell’ ottocento.» puntualizzai poi, accorgendomi che avrebbe potuto capire male. «Non credo finirà bene.» ripetei nuovamente, questa volta guardando il ragazzo negli occhi. Louis abbassò lo sguardo, silenzioso più che mai.
«Forse sì, forse no. Non possiamo saperlo, almeno per ora.» ribatté tristemente. Sapevo che non ci credeva nemmeno lui, e in fondo andava bene così.
In qualunque caso, quei due erano morti dati i duecento anni della collana, solo non sapevamo come. Presi un profondo respiro, pronta a fargli un’ altra domanda che mi premeva da qualche giorno a quella parte.
«Dici che i flashback saranno finiti prima che io parta?»
Lui lo sapeva, così come lo sapevano tutti. Io sarei ritornata a New York, volente o nolente; e il mio futuro era un eterno punto interrogativo.
Sapevo solo di voler Louis, Niall, Zayn, Liam, Ha… Ok forse Harry no. 
Ma sì dai, anche Harry. In fondo è simpatico.
Il punto era che loro facevano parte della mia vita, e il pensiero di abbandonarli mi distruggeva un po’. Forse un po’ troppo.
Scrutai il volto di Louis, che sembrò rimanere impassibile alla mia domanda. Era così bello, così perfetto per essere reale.
«Boh.» rispose semplicemente, prima di alzarsi stancamente dalla sedia e uscire dalla stanza, mentre si chiudeva la porta alle spalle con una tranquillità non sua. Quella sua indifferenza mi disarmava. Anzi, tutto di lui mi disarmava.
Saranno stati i suoi occhi, il suo sorriso così sincero e a volte talmente incontrollato che rischiava di farsi venire i crampi alle guance, tanto sorrideva spontaneo. Saranno state le sue braccia che durante la notte mi avvolgevano come se fosse una cosa lecita ma allo stesso tempo proibita. Mi abbracciava durante la notte, convinto che io dormissi quando in realtà aspettavo che lui compisse quel gesto per farmi addormentare.
«Eh no, stupido…. Idiota.» sibilai sbattendo i pami delle mani sul tavolo. La collana tremò a causa della vibrazione, ma non ci badai più di tanto. La misi al collo come era mia abitudine fare, ormai, e sospirai pesantemente, indignata.
Uscii con passo pesante e da tirannosauro, precipitandomi al piano inferiore dove speravo di poter trovare Louis.
E magari urlargli contro, strappargli qualche ciocca di capelli.
Io gli facevo una domanda seria, piena di dolore e rassegnazione e lui rispondeva con ‘Boh’?!
Non l’ avrebbe passata liscia. Non sarebbe uscito vivo da quella casa.
Lo trovai con il telecomando in mano mentre faceva zapping in tv. Il viso annoiato ma un po’ contratto, come se fosse infastidito da qualcosa.
Mi misi con le mani sui fianchi proprio sul suo campo visivo, impedendogli di guardare la tv. Lui alzò lentamente lo sguardo, fino ad incrociare i miei occhi furenti e prossimi alle lacrime.
«Sei bella, ma non sei trasparente. E io stavo guardando la tv.» indicò con il telecomando lo schermo del televisore, aspettando che mi spostassi per poi tornare a fare il gioco del silenzio.
Ma se sperava che io avrei cominciato a camminare avanti e indietro blaterando chissà cosa, si sbagliava di grosso. Quel suo comportamento più freddo dello zero assoluto mi faceva incavolare, perciò passai alle maniere forti. E infatti mi avventai contro Louis, schiaffeggiandolo da tutte le parti mentre lui strillava come una checca orgasmica, spaventato.
«Stammi bene a sentire, idiota, se vuoi che sparisca dalla tua cazzutissima vita da gay che non sei altro, basta dirlo e io prendo la mia valigia e me ne vado! Così puoi sbatterti Caldy finché la vagina non le va in cancrena!»
Tentai di dargli un pugno in faccia, ma riuscì a bloccare la mia mano. Bloccò anche l’ altra, e a causa della forza di gravità cascai completamente su di lui, trovandomi a pochi millimetri dalle sue labbra. Cercai di concentrarmi sul suo viso, e i suoi occhi stavano fissando le mie, di labbra.
Pensai di mordergli una guancia finché non avessi sentito il sapore metallico del suo sangue, ma ricordai di non essere carnivora. I battiti del suo cuore erano accelerati e io riuscivo a percepire quella melodia frettolosa sulla mia gabbia toracica. Poi invertì le posizioni con un gesto improvviso, schiacciandomi contro il divano di pelle. Era bello, indubbiamente. Però pesava un casino, quell’ imbecille.
«Pesi, coglione!» sussurrai con il fiato corto, mentre lui rideva sommessamente. Oh, mi stava uccidendo e rideva. Che tenero.
«Uno: non dire mai più che sono gay perché la tua vagina potrebbe pentirsene amaramente. Due: amo quando sei gelosa. Tre: non voglio che tu sparisca, voglio che tu rimanga.»
E prima che riuscissi a proferire parola, le sue labbra furono dolcemente sulle mie, facendo scivolare via come la nebbia tutta la rabbia che stava sfociando fuori.
Gli accarezzai una mano che era accanto al mio viso e intrecciai le mie dita alle sue, per poi approfondire il bacio. Sapevo cosa stava per accadere, lo percepivo dal calore che sprigionava la collana.
Il passato.
 


 
«Che palle, se litigano di nuovo giuro che li prendo a calci.» sbottò Louis guardando il suo sé del passato mentre camminava avanti e indietro, nervoso.
«Non potresti visto che sono delle caricature.» gli ricordai con tono da saputella per poi cercare con lo sguardo Eleanor. Feci vagare i miei occhi sugli alberi attorno alla grande tenuta, accanto alle panchine, sotto il gazebo. Nulla. Ma dov’era lei? Louis mi si parò davanti, circondandomi i fianchi con le braccia per poi attirarmi velocemente verso sé.
Oh Louis, non è il momento… purtroppo.
«Dove eravamo rimasti?» chiese sarcastico, lasciando baci umidi sul collo e probabilmente qualche segno violaceo. Mi sarei vendicata lasciandogli una cicatrice sulla fronte.
Dovevo solo scegliere l’ arma.
«Ho una grande voglia di picchiarti, ma sono una signorina per bene, io. A differenza tua che sei un mascalzone e mi hai solo presa in giro!» strillò una voce familiare a pochi passi da noi. Voltai lo sguardo verso la sua direzione, sorridendo sghemba di fronte ad una Eleanor ben vestita e indignata, con le gote rosse per la timidezza e per la rabbia.
Stranamente, il Louis del passato sorrideva per qualche strano motivo. Forse era dovuto al fatto che la conosceva bene, e se aveva fatto quel gesto era perché non era disposta a perderlo completamente. D’ altronde lei era nata in quell’ epoca e capiva quali impegni perseguitavano i giovani: rispettare il volere dei propri genitori.
«Amo quando sei gelosa.» sussurrò Louis, mordendosi il labbro e prendendo la mano di Eleanor fra le sue. Sorrisi istintivamente quando notai che entrambi i Louis avevano detto quella frase.
Certo, in posizioni e circostanze diverse. Ma erano dettagli.
«Non osare toccarmi mai più, hai capito? Sei solo un… un… non voglio neanche dirlo! Sappi che sei un uomo spregevole!» continuò la ragazza, districandosi dalla presa del ragazzo per poi voltarsi. Camminò frettolosamente, facendo scivolare il vestito sull’ erba fresca. Louis le andò dietro con troppa velocità, tanto che inciampò nello strascico del vestito di Eleanor.
Perse l’ equilibrio e finirono a terra, lui steso sopra di lei. Invece di togliersi e di chiederle scusa, rimase in quel modo, fregandosene delle donne di servizio che li guardavano con sgomento. Semplicemente stava sopra di lei a fissarle le labbra, mentre pregava con tutto se stesso di non baciarla con passione davanti a quegli occhi indiscreti.
«Rimani con me e non andartene più. Mai più.» sussurrò lui soffiandole sul viso arrossato.
E prima che lei riuscisse a protestare o a rispondergli in modo poco consono per una ragazza di corte, Louis la baciò dolcemente, mentre Eleanor intrecciava le sue dita a quelle del ragazzo.
Io e Lou ci battemmo il cinque con tanto di salto e tifo per la coppia, nonostante sapessimo che non potevano sentirci.
Quando ci voltammo nuovamente verso i due, notammo che erano in piedi con le gote rosse e lo sguardo basso, mentre si aggiustavano i vestiti stropicciati a causa della piccola caduta.
«Voglio darti un’ ultima possibilità, Louis. L’ ultima, poi non ce ne saranno più.» disse Eleanor, toccando con le dita affusolate i contorni della collana, sovrappensiero.
Louis annuì in silenzio ma con il sorriso sulle labbra, per poi abbracciare dolcemente quella ragazza che nessun ordine, nessuna famiglia lo avrebbe convinto a smettere di amare.
 


 
«Oh mio Dio, siete dei maniaci! Non sul divano. NON SUL DIVANO!»
Sobbalzammo impauriti e Louis cadde sulla moquette con un tonfo sordo. Probabilmente si era spezzato qualche osso, perché gemeva come un bambino alla quale era stato schiacciato il piede sotto un trattore. Cercai con lo sguardo la persona che aveva strillato come una mamma ossessionata dalla precisione e dalla pulizia, fin quando non incontrai due iridi smeraldine.
«Harry, ma sei coglione?» strillai scattando in piedi come una molla, inveendo contro il ragazzo che rideva di gusto.
«Perché gli fai queste domande? La risposta la sai già.» borbottò Louis, cercando di alzarsi in piedi per poi fulminare con lo sguardo l’ amico che non smetteva di fissarci con sguardo malizioso e ridere incontrollato.
«Sentite, su quel divano ci sediamo tutti e non mi fa di pensare che voi… avete i letti, che diavolo!» strillò fra una risata e l’ altra, mentre si teneva la pancia e si poggiava al mobiletto.
Pregai che ruzzolasse a terra e sbattesse quella testaccia vuota sul pavimento, ma purtroppo non accadde.
«Non preoccuparti Hazza, c’è sempre il tuo letto, non è vero? La prossima volta lo facciamo lì.» esclamò Louis con fierezza, facendo immediatamente zittire il riccio.
«Non oseresti.» lo rimbeccò infatti, con poca convinzione.
«Oh, invece sì.» Louis fece un sorrisetto maligno e Harry strabuzzò gli occhi, facendo due passi indietro.
«Non scoperai nel mio letto. Non metterai i tuoi germi fra le mie lenzuola dei pokémon!» strillò avventandosi poi sull’ amico che rideva a crepapelle.
Era questo il bello di loro. Che anche se molto probabilmente erano in quel modo perché usavano sostanze illegali, era uno spettacolo vederli scherzare. Erano una seconda famiglia per me, quattro fratelli più un ragazzo che era stato capace di rubarmi il cuore in poco tempo, nonostante avesse un’ ex ragazza bellissima –ma stronza- che gli andava ancora dietro.
E poi ricordai le nostre figure passate, quella scintilla luminosa che gli attraversava gli occhi ogni volta che i loro sguardi si incrociavano.
Quella collana aveva qualcosa di potentissimo, un potere impossibile da immaginare.
Harry morse il collo a Louis, che cominciò a piagnucolare. Tentò di divincolarsi, finché non fu costretto a dare una manata ai gioielli di famiglia del povero Haz che subito mollò la presa.
Io in quella situazione, mi ero limitata ad arrossire violentemente e a pregare in aramaico antico che nessuno se ne accorgesse. 
Stavano parlando di sesso. E in particolare parlavano di me mentre facevo sesso.
«Eleanor, stai bene? Sei rossa come un pomodoro.» fece notare ai ragazzi in casa, una voce che adoravo.
Però vaffanculo, Liam.






Ciao principesheee
ed eccomi con il quindicesimo capitolo, woooow.
allor, cosa ve ne pare? vi prego ditelo se fa schifo,
se la trama fa schifo, se il mondo fa schifo.
vi preeego. anche perché ho notato un piccolo calo nelle recensioni
uhm, non è che la storia vi annoia? pleeease, tell meee.
comunque presto si animerà, anche perché non durerà molto, yeah.
apparte questo, bestemmio perché ho dovuto resettare il pc,
e ora word non mi funziona (fuck yeah, eh? porca putty.)
boh, vi lascio con queste gif.
E PASSATE DA LEO RUGENS.
with love,
@harryspatronus

 

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Capitolo 16
*** sixteen. ***









 

sixteen.








«Eleanor!»
Chiusi il getto d’acqua, chiedendomi se davvero qualcuno mi stesse chiamando. Forse era stata solo una mia impressione.
«Eleanor!»
Questa volta lo sentii chiaramente, perciò mi affrettai ad uscire dalla doccia, raccogliendo l’ asciugamano bianco posto poco prima sul lavandino.
Lo legai accuratamente intorno al corpo, facendolo assomigliare ad un vestitino simile a quello che avevo indossato poche sere prima in discoteca.
Avvampai ricordando i momenti di quella sera, fra la musica assordante, Caldy che mi rubava l’ ossigeno respirando la mia stessa aria, Harry che mi abbandonava al mio destino, Louis che mi faceva scoppiare le ovaie, Louis, Louis, e infine Louis.
«Eleanooooooor!!» urlò una voce squillante nel corridoio del piano superiore, facendomi sobbalzare.
«E che minchia, ho capito!» strillai in risposta, aprendo la porta con uno scatto, pronta ad amputare un orecchio a chi stava interrompendo la mia doccia rilassante.
Avevo rubato il bagnoschiuma di Niall, quello allo zucchero a velo.
Dimenticai che vivevo in casa con cinque ragazzi, perciò strabuzzai gli occhi quando vidi un Louis Tomlinson con la bocca spalancata e una mano pronta a bussare alla porta. Mi sentii tremendamente in imbarazzo, e pregai gli dei pagani e non, che non mi cadesse l’ asciugamano rivelando così al ragazzo il mio corpo che non era poi un granché. Però lui continuava a stare zitto, come se un gatto inferocito gli avesse strappato brutalmente la lingua per poi arrostirla ad un barbecue, il tutto sotto i suoi occhi.
Tossi imbarazzata nascondendomi subito dopo dietro la porta, per poi sporgere solo la testa e sorridergli dolcemente.
«Cosa c’è, Lou?»
«Ehm… io… asciugamano bianco … molto bianco … casa … devo …» balbettò in preda ad un qualche tipo di crisi che gli aveva fatto perdere l’ uso della parola.
Sbattei ripetutamente le palpebre palesemente confusa, e il ragazzo sembrò ridestarsi.
«Ehm, volevo dirti che esco, devo andare da mio zio all’ hotel. Ci vediamo dopo, ok?» sorrise, tornando momentaneamente lucido.
Annuii e ricambiai il sorriso, per poi lasciargli un leggero bacio a stampo, premurandomi però di tenere ben saldamente l’ asciugamano al suo posto.
In quel preciso istante la sfortuna decise che era il momento di rompere le palle ad Eleanor Wood. Infatti Harry Styles camminò verso di noi, e prima di superarci per dirigersi in camera sua, fece un fischio nella nostra direzione.
«Attenzione ai pantaloni Lou, non vorrai strapparli a causa del tuo amichetto?» rise sguaiatamente a quella battuta che doveva essere divertente, e il ragazzo arrossì vistosamente.
«Fottiti Styles. Sai meglio di me che non è proprio ‘amichetto’. Direi ‘amicone’» ghignò Louis in risposta, facendo bloccare sul posto il riccio che si voltò di scatto verso di noi con un’ aria divertita.
«Non capire male, Eleanor. Una volta sono entrato in bagno senza bussare.» alzò gli occhi al cielo, alzando poi il dito medio all’ amico. Il suo cellulare squillò e lui rispose con entusiasmo, e capii che molto probabilmente era una sua preda. O era lui la preda? Ancora dovevo capirlo.
«Bene. Allora a dopo.» sorrisi a Louis, prima di vederlo scendere le scale e pochi secondi dopo un tonfo secco mi fece capire che se ne era andato.
Rimasi ancora qualche secondo in silenzio sull’ uscio della porta, cercando di captare qualche altra presenza in quella casa. A quanto pare eravamo rimasti solo io e Harry.
Strabuzzai gli occhi, spaventata, prima di richiudermi in bagno.
Harry era un alieno pazzo, non avevo dubbi. Meglio evitare certi tipi di incontri ‘ravvicinati’ con il terzo tipo.
 


 
«Eleanor, Eleanor… Eleanor!» trillò felice Harry facendo irruzione in camera mia. Aveva uno sguardo da maniaco pazzo, e cercai qualche oggetto con la quale colpirlo. Corse verso di me e mi abbracciò, cominciando a saltellare come un bambino di due anni che ha appena ricevuto il giocattolo desiderato.
«Cosa succede, Haz?» chiesi cercando senza successo di trattenere un sorriso. Aveva le fossette contagiose, se così si poteva dire.
«Tra qualche minuto mia cugina mi porta mia nipote Lux per farle da baby-sitter. Devi vederla, è terribilmente dolce.» starnazzò come un’ oca giuliva, eccitatissimo all’ idea di rivedere sua nipote.
«Wow. Harry Styles adora i bambini?» lo beffeggiai con una spinta amichevole, mentre lui non smetteva di sorridere.
«Scherzi? Io amo i bambini, sono così teneri e paffuti. E poi Lux è un angelo, dovresti vederla.»
Prima che riuscissi a replicare o rispondere in qualche modo, il campanello suonò e lui corse giù per le scale, rischiando di fratturarsi la spina dorsale.
«La mia bellissima Lux! Ciao, come sai? Sì, mamma di Lux. Ora sparisci. Addio… Oh dio Lux, ma come siamo belle oggi.»
Oh Dio. Vivevo con dei pazzi.
Scesi al piano inferiore, indecisa se prendere un mattarello in cucina in caso Harry si fosse trasformato in un qualche tipo di mostro divora bambini. Optai per la seconda opzione, e cioè prepararmi a morire entrando con aria indifferente in salotto.
Harry aveva in braccio una bambina di circa un anno, e capii perché lui l’ adorasse tanto. Era davvero bellissima.
Capelli biondi e corti, legati in due code che la rendevano ancora più sbarazzina. E gli occhi, gli occhi erano azzurri come il mare, penetranti, scrutatori.
Occhi perfetti.
«Vedi Lux? Quella ragazza è la nuova fidanzata di zio Louis. Loro fanno cose che tu potrai fare solo a trent’ anni, perché zio Harry ti terrà d’ occhio, intesi?» aggiunse serio più che mai, guardandola intensamente negli occhi. In risposta, la bambina gli scoppiò a ridere in faccia. E anche se sembrava che lo facesse perché l’ espressione del ragazzo era divertente, io sapevo che in fondo, rideva perché zio Harry aveva detto una marea di baggianate.
«Trent’anni? Vuoi farla diventare una zitella? Secondo me a tredici anni si darà già da fare, proprio come lo zio Harry.» lo provocai, ricevendo in risposta uno schiaffetto sul braccio.
«Trent’anni è già presto. Magari faremo trentacinque. E poi lo zio Harry si dava da fare già a dodici anni.» precisò con aria snob, facendomi poi la linguaccia.
Alzai gli occhi al cielo per poi scuotere la testa, rassegnata. Harry era un completo idiota. Ma chi in quella casa non lo era?
«E così tu e Louis…» cominciò a dire vagamente, mentre sorrideva alla bambina facendo qualche smorfia. Arrossii come i miei capelli tinti, e sperai che lasciasse cadere il discorso.
«Non sperare che lasci cadere il discorso. Saremo soli soletti per un bel po’, quindi posso farti tutte le domande che voglio.» mi ricordò poi con un sorrisetto malvagio, mentre io arrossivo ancora i più.
Possibile che quel ragazzo fosse il mio gemello separato dalla nascita? Sbuffai sonoramente, arrendendomi a quel supplizio.
«Cosa vuoi sapere, di preciso?»
«Se tu e Lou avete fatto bum bum.»
Feci una smorfia disgustata per via della parola utilizzata. «Bum Bum?» ripetei scioccata e alquanto scandalizzata.
«Eleanor, non posso dire sesso, scopare, fottere, fiki fiki, coso nella cosa. Non davanti a Lux.» sbottò infastidito mentre posava lo sguardo su di me.
Ci furono alcuni secondi di silenzio.
«Sono un coglione. Non ripeterlo questo, Lux.» disse poi alla bambina, sorridendole amabilmente. Scoppiai a ridere di fronte alla sua stupidaggine, e cercai di tornare seria per rispondere a quella sua serie di fastidiose domande.
«No Haz, niente… bum bum.»
«Niente di niente?»
«Niente di niente.»
«Sicurissima?»
«Oh, penso proprio di sì.»
Sembrò rimanere deluso. Forse voleva che gli raccontassi qualche dettaglio piccante su chissà quale notte di fuoco passata insieme a Louis. La verità era che io non avevo insistito, e nemmeno lui. E poi era troppo presto, nonostante il nostro rapporto si evolvesse più in fretta degli altri, grazie a quel legame ‘magico’, se così si può dire.
«Lo sai cosa ho pensato, la prima volta che ti ho visto?» chiese improvvisamente, distogliendomi dai miei pensieri su un particolare ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli castani.
«Cosa?»
Esitò un po’, prima di rispondere. Aveva poggiato Lux accanto a lui, poi aveva accavallato le gambe e infine aveva spostato lo sguardo sul bracciolo del divano, quasi in imbarazzo.
«Che se avessi potuto ti avrei trascinata nel mio letto e l’ avrei fatto con te per giorni interi.» disse poi con nonchalance, spostando il suo sguardo divertito su di me. Rischiai di strozzarmi con la mia stessa saliva, colpita –non sapevo se negativamente o positivamente- dalla sua sincerità nel dire le cose, specialmente quelle imbarazzanti.
Perché diciamocelo, quella situazione era molto imbarazzante.
«Però poi ho visto Louis, il modo strano in cui ti guardava. Era come attratto fatalmente da te e non se ne rendeva nemmeno conto. E avresti dovuto vedere il modo in cui tu lo guardavi. Sprizzavate elettricità da tutti i pori e sapevo che sarebbe accaduto qualcosa, fra voi due. Per questo ho pensato: se piace a Louis, non posso rubargliela.»
Ero completamente inebetita. Dal suo repentino cambiamento di umore, dal fatto che fosse un completo idiota, ma che nascondeva tanti pregi e li metteva in mostra nei momenti più disparati. E il modo in cui sorrise mentre diceva quelle parole mi faceva capire che probabilmente avevo sottovalutato la prima volta che vidi Louis. Che piacessi almeno un po’ ad Harry me ne ero accorta, però non pensavo da così tanto tempo.
E sapevo anche che fra noi due non sarebbe cambiato nulla.
Lui rimaneva per me il mio gemello separato dalla nascita.
«Spero davvero di trovare un amore come il vostro, un giorno. Senza collane e robe varie, però.» precisò sorridendo tristemente.
E capii che nonostante lui amasse flirtare, cercava quello sguardo che gli avrebbe tolto le parole dalla bocca. Gli diedi una pacca amichevole sulla spalla.
«Se continui a saltare da un letto ad un altro, non ci riuscirai. O magari l’ hai trovata e te la sei lasciata sfuggire.»
Lui scosse la testa, accarezzando poi Lux che chiedeva la sua attenzione.
«È questo il punto, Eleanor. La ragazza perfetta per me non si sarebbe mai lasciata abbindolare da un paio di frasi fatte per poi venire a letto con me. La ragazza che cerco io mi avrebbe rincorso in strada prendendomi a calci nel culo se solo avessi osato andarmene per poi non richiamarla più. Voglio una ragazza che mi tenga testa, che sappia contraddirmi con astuzia e intelligenza. Una ragazza che mi faccia sudare sette camicie per averla completamente mia, e non quelle sciacquette stile Eleanor Calder che ti sorridono come stupide e ti idolatrano manco fossi un modello super figo. Io sono una persona, non un… soprammobile.» si sfogò, lasciando libera la sua indole di cacciatore, stanco di cacciare.
«Riuscirai a trovarla, Harry. Devi solo smetterla di cercarla nelle discoteche, al centro della pista. Prova a cercarla in un bar tranquillo, o magari se proprio ci tieni, in discoteca. Però non fra quelle con il vestitino corto stile troia –come hai fatto vestire me-. Cercala seduta sui divanetti, in imbarazzo perché quel posto non le appartiene. O cercala in una libreria, mentre legge assorta chissà quale libro, rassegnata al fatto che non troverà mai qualcuno come i protagonisti che lei ama tanto.»
Ebbi gli occhi lucidi per un attimo, perché ricordai ciò che mi diceva sempre mio padre, su come avesse conosciuto la mamma.
“Ero un tipo molto desiderato dalle ragazze. Andavo in discoteca, ci uscivo per pochi giorni e poi le mollavo senza preamboli. Poi un giorno, per sfuggire allo sguardo di una di quelle oche che mi cercava, entrai in un piccolo bar. Mi sedetti all’ unico tavolo con un posto libero, chiedendo scusa alla ragazza e spiegandole brevemente la situazione. Quando tua madre alzò lo sguardo verso di me rimasi completamente folgorato. Solitamente avrei ammiccato, le avrei parlato finché non avesse accettato di uscire. Con lei non fu così. Rimasi semplicemente in silenzio, dimenticando persino come si parlava. Dovettero passare due mesi prima che mi decidessi a chiederle di fare una semplice passeggiata.”
Harry era un po’ come mio padre. E se avevo ragione, sarebbe stato un padre perfetto.
Lux cominciò a piagnucolare, segno che aveva fame e desiderava mangiare qualcosa. Notai un piccolo borsone poggiato sulla poltrona, e Harry si alzò per prenderne qualcosa dall' interno.
«Stai attenta, comunque.» mi avvisò prima che mi alzassi dal divano per andare in camera e chiamare mio padre. Corrugai la fronte, indispettita.
«Attenta a cosa?»
Si voltò completamente verso di me, serio più che mai. Non c’era più traccia di divertimento nei suoi occhi smeraldini.
«Attenta ad Eleanor Calder. È una stronza egoista, conosce Louis molto meglio di te, purtroppo, e sa come ingannarvi. Sia te, che lui. Lei è ancora a Londra, perciò attenta alle sue trappole, sa essere piuttosto subdola.»
«Per esempio?» chiesi diventando seria anche io, oltre che preoccupata e arrabbiata. Harry si morse il labbro inferiore, prima di rispondermi.
«Per esempio, potrebbe dirgli che vi dovrete lasciare perché vivete in due continenti diversi e lontani, che lui non ti conosce abbastanza da fidarsi e che lei è ancora innamorata di lui. So che nessuno ci crederebbe ma fidati, è un’ ottima attrice e Louis anche se controvoglia, è ancora un po’ vittima dei suoi sotterfugi.»
 
 



-Non dimenticherò mai quel giorno, Louis. I tuoi occhi da pesce palla mentre mi osservavi. E Harry. Non dimenticherò mai le parole di Harry perché furono dettate dal cuore. Mi aveva avvisata, Louis. Mi aveva avvisata e io non l’ avevo ascoltato subito. Perdonami.







Ciao principeshe
Allora, ecco un capitolo tutto su Hazzyno c': cosa ne dite?
hehehe io adoro Harreh, non potevo fargli fare la parte del donnaiolo,
anche perché lui non lo è affatto. Eeee boh, Louis che rimane imbambolato 
come un morto di figa HAHAHAHAHAHAHA
il prossimo forse non vi piacerà molto, me lo sento ù.u ma no importa.
so cosa pensate, che questo capitolo è di passaggio.
MA NON LO È. Attenzione a ciò che ho scritto, perché si 'ripercuoterà' sul futuro,
se così si può dire blblblblblblblblbl.
Ora vado, addio bitches esdfrgthyu ♥
scherzo, io vi amo hahaha c':
e grazie per tutte le recensioni, siete persone davvero meravigliose.

with love,
@harryspatronus

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Capitolo 17
*** seventeen. ***






 




seventeen.






«Allora, come sta andando questa vacanza?» la voce di mio padre mi giunse un po’ ovattata, a causa della ricezione che non era delle migliori. Però sapevo che non era dovuto solo a quello, perciò cominciai a preoccuparmi. Mi sentivo con mio padre praticamente tutti i giorni, e la maggior parte delle volte lo svegliato nel cuore della notte perché dimenticavo il fusorario. Ma pazienza.
«Papà, tutto bene?» chiesi quando udii un colpo di tosse proveniente dalla cornetta.
«Ehm, nulla. Ho solo preso un po’ di tosse. E raffreddore.»
«Papà …»
«Ok, ho anche un mal di gola mai visto prima, ma non preoccuparti. Tra poco arriverà Amelia e mi porterà delle medicine.»
Bene, allora sarebbe stato presto in ottima forma. Ma, aspetta un attimo …
«Papà, chi è Amelia?» chiesi con un tono un po’ malizioso, intuendo che lui era probabilmente arrossito da fare schifo. Conoscevo abbastanza mio padre da sapere quale sarebbe stata la sua risposta, frettolosa e indifferente.
«Oh, nessuno. Devo andare, ciao Eleanor.»
E prima che ebbi il tempo di sbattergli la consapevolezza che lo conoscevo meglio delle mie tasche, mi attaccò il telefono in faccia. Appunto.
Sapevo che quella Amelia un po’ gli piaceva, lo capivo dal modo in cui sviava l’ argomento. D’ altronde, io con lui sviavo l’ argomento ‘amici conosciuti a Londra’, perché fra quegli ‘amici’, ce n’era uno che mi faceva torcere lo stomaco, barra pensieri poco casti, barra voglia di rimanere incinta ma non troppo.
Per non parlare della pulce che Harry mi aveva messo in testa – non una vera pulce, naturalmente-. E il problema era che io non ci credevo più di tanto.
Voglio dire, Louis non poteva essere così stupido, no? Non poteva credere alle stronzate di Eleanor Calder dopo tutto quello che gli aveva fatto.
Mi avviai con passo felpato in cucina dopo aver riposto il cellulare in tasca, decisa a far spaventare il moro attaccandolo alle spalle.
Mi avvicinai allo stipite della porta una volta finite le scalee mi misi in attesa, cercando di individuare la sua posizione con il solo utilizzo dell’ udito.
Stava parlando, e non con uno dei ragazzi. Riuscivo a percepire una vocina fastidiosa, proveniente da un cellulare.
«Senti, no. Non ne ho voglia.» disse Louis, evidentemente scocciato dalla proposta che lei gli aveva fatto. Benissimo Louis, continua così.
«Lo so Eleanor, ma è meglio di no, ok? Non oggi.» ribatté lui alla risposta di Caldy, e sobbalzai.
Non oggi?Cosa voleva dire, che nei giorni precedenti si erano visti? Cercai di porre ancora più attenzione a cosa si stavano dicendo. Non era mi intenzione origliare, ma a quanto pare la situazione lo richiedeva.
Si sentì uno sbuffo da parte di Louis, mentre camminava avanti e indietro, a considerare dal rumore dei suoi passi. «Ok, dammi dieci minuti. Ci vediamo lì.»
Strabuzzai gli occhi, incredula. Aveva davvero accettato un incontro con lei? Con la sua ex, barra traditrice, barra ragazza che mi odia?
Volevo proprio ascoltare la sua motivazione, e ciò mi spinse ad entrare in cucina con nonchalance, come se non avessi ascoltato nemmeno un brandello di quella conversazione.
«Ehm, Eleanor. Lo so che sei sola, ma devo assolutamente andare da mio zio. Sai, affari dell’ hotel, questioni di famiglia. Ti dispiacerebbe aspettarmi qui? Non ci metterò molto, lo giuro.» disse sorridendo appena, come a tentar di mascherare l’ evidentemente bugia appena detta.
Impiegai tutta la mia forza di volontà per non urlargli contro o peggio, chiuderlo nello sgabuzzino e torturarlo fin quando non mi avesse detto tutta la verità.
Perché lui mi stava evidentemente mentendo, appioppandomi come patetica scusa l’ incontro con suo zio.
Mi sentivo tradita, presa in giro. E per un attimo mi immaginai i due mentre si divertivano alle mie spalle, accusandomi di essere una povera ingenua.
Oh, ma Eleanor Wood non era stupida. Non si sarebbe fatta prendere in giro da una coppietta di stupidi idioti.
«Certo, ti aspetto qui.» esclamai sorridente per poi lasciargli un bacio a fior di labbra, giusto per non destare sospetti.
Non appena Louis uscì di casa, raccolsi una felpa – che probabilmente era di Zayn - e uscii di casa, pedinando Idiota.
 



La prima tappa fu ad uno Starbucks, un posticino tranquillo per la quale Caldy aveva una fissa, da come mi aveva detto Niall.
Non ero entrata nel locale in quanto il loro tavolino era proprio accanto alla vetrina, perciò rimasi accucciata vicino alla ringhiera di una casa abbandonata, accanto al locale, e attesi che uscissero. Il cielo non prometteva niente di buono, come il mio umore, del resto.
La collana emanava calore, e per un attimo desiderai pestarla a terra. Ero in vacanza, vacanza, vacanza. Eppure mi stavo complicando la vita con tutte quelle… cose. Ero passata in pochi minuti ad essere la ragazza di New York, a quella che scopre di avere una vita passata.
Si stava avvicinando la fine della terza settimana, e ogni secondo, ogni ticchettio dell’ orologio mi ricordava che non sarebbe durato per sempre.
Vidi Lou ed Eleanor che uscivano, avvolti nelle loro sciarpe mentre i respiri si condensavano. Eleanor tentò maldestramente di prendere la mano di Louis, ma lui la scansò, un po’ infastidito e un po’ imbarazzato. Gliene fui grata, almeno per quello. Cominciai a seguirli da lontano, tentando però di scorgere qualche brandello di conversazione.
«Mi manchi.» disse ad un tratto Caldy, usando una voce dolce – e altrettanto falsa – mentre guardava Lou con la coda dell’ occhio.
«Eleanor, basta. Ti prego. Io non …»
«Non cosa, Louis? Non ti manco? Non voglio fare le corna a quella patetica rossa finta?» sbottò lei acida, mentre io mi trattenevo dallo strapparle quei capelli con le doppie punte che si ritrovava. Poi però vidi che Louis non rispondeva, e ciò mi fece pensare. Se avesse avuto torto, cosa che credevo io, perché lui non ribatteva? Possibile che Calder avesse ragione? Possibile che lei… gli mancasse?
«Senti El, è complicato, ok?»
Cercai di mettere da parte i pensieri, concentrandomi solo su ciò che dicevano.
«Non è complicato, Sweety Lou. Lei abita a New York, e scusami se è poco. Tra poco tornerà lì, alla sua vecchia vita, ai suoi vecchi amici. Si dimenticherà di te, mentre tu sarai quello che ci starà male. Devi lasciarla prima che sia lei a farlo, mantieni un po’ di dignità, dannazione!»
Sembrava convincente, peccato che lei non mi conoscesse. Non sapeva l’ uragano che si era scatenato nel mio cervello da quando Louis era accanto a me.
Lei non conosceva né il mio passato, né l’ altro, perciò non era nella posizione di avanzare pretese e dare ordini.
«Cosa vorresti che facessi, El? Dirle ‘hey Ele, mi dispiace ma tra noi è finita perché tu te ne torni a New York’? Non è rispettoso nei suoi confronti e poi …»
«E poi? E poi lei mi ha promesso che verrà a trovarmi? E poi, io sono favorevole alle relazioni a distanza? Tu le odi le relazioni a distanza, Louis. È per questo che io sono venuta a vivere a Londra, ricordi? Perché per te Manchester - Londra era troppo lontano.»
Svoltarono a sinistra e mi bloccai di colpo, fingendo di tornare indietro mentre mettevo il cappuccio in testa. Non tutti avevano i capelli rossi come i miei, e non tutti pedinavano Louis Tomlinson e Caldy la strega.
 


 
«Io ci sarò sempre Sweety Lou. E diciamocelo chiaramente, io sono ancora innamorata di te.» sussurrò lei, non abbastanza piano.
Pochi secondi dopo diede a Louis un bacio sulle labbra, e lui rimase imbambolato a fissarla come se non se lo aspettasse. Strabuzzai gli occhi, perdendo completamente il controllo. L’avrei uccisa a colpi di unghiate, a furia di ficcarle scarpe in bocca. Camminai a passo svelto verso di loro, ma la collana bruciò talmente tanto che sentii scottarmi il petto. Mi fermai, entrando nel primo vicolo che incontrai e massaggiandomi il punto bruciato.
Se la collana l’ aveva fatto, voleva dire che mi stava impedendo di fare una sciocchezza.
A volte dubitavo del fatto che fosse un semplice oggetto, privo di pensiero.
Poi alzai piano la testa, e riconobbi il posto. Quel posto.
E nell’ istante in cui i miei occhi i poggiarono sull’ insegna luminosa – ma non troppo a causa della sua età - , entrai senza esitare.
Tarocchi, cartomanzia. Di Laura Foster.’
 




Quando entrai inizialmente non vidi nessuno, se non il solito vecchio arredamento, le persiane abbassate e un piccolo lampadario acceso, che emanava una flebile luce. Mi chiesi dove fosse la donna e la chiamai piano. Ero casualmente ritornata lì, e per un attimo il mio primo incontro lì dentro mi tornò in mente.
«Salve, signorina.» esclamò una voce roca poco dietro di me. Mi voltai, sorridendole cordialmente e cercando qualcosa da dirle.
Sentivo, dal profondo del cuore, che lei poteva aiutarmi.
«Ehm, salve signora Foster. Come sta?» domandai educatamente, sedendomi sulla vecchia poltroncina dopo che lei mi ebbe fatto un cenno.
Mi metteva una strana ansia addosso quel posto, e la collana assomigliava ad un bambino impaziente. Potevo sentire il calore che emanava.
Laura si sedette si fronte a me per poi prendere un vassoio con due tazze di the. Me ne porse una e io bevvi senza esitare, capendo che non era il momento giusto di rifiutare ciò che lei mi aveva gentilmente offerto. Presi un sorso, osservando la nube di fumo scaturita dalla sua immancabile sigaretta.
La signora mi osservava curiosa con i suoi occhietti piccoli e contornati da rughe, segni indelebili del tempo.
«Cosa la porta qui, signorina…» disse titubante, cercando probabilmente di ricordare il mio nome.
«Eleanor. Mi chiamo Eleanor Wood, signora.»
«Oh, bene. E cosa la porta qui, signorina Wood?»
Deglutii rumorosamente, cercando le parole adatte per quella situazione stramba.
«Io ho bisogno del suo aiuto. Delle sue conoscenze, in particolare.» cominciai incerta, mentre sulle sue labbra screpolare di dipingeva un sorrisetto ironico.
«Ha scoperto cosa la porta a rivivere i ricordi? Sa perché questa collana ha scelto proprio lei?» chiese ad un tratto, indicando con un cenno della mano il cammeo che portavo al collo. Brillava come non mai.
«Beh, no. Però speravo che me lo dicesse lei; c’è qualcosa che non va in tutta questa storia. Il Louis del passato ha rischiato di perdere Eleanor a causa di una certa Margaret Calder, e casualità vuole che l’ ex dell’ attuale Louis sia una sua qualche lontana parente, considerando il fatto che hanno lo stesso cognome.» esclamai esasperata e pregando che mi desse le risposte che cercavo. Non poteva essere solo una questione di ‘filo rosso del destino ’. Ci doveva essere qualcos’ altro, qualcosa di più significativo. Laura si morse appena il labbro inferiore per poi spegnere il mozzicone di sigaretta nel posacenere.
«Niente è un caso, signorina Wood. E comunque non posso aiutarla. Non ancora, almeno.»
Si alzò, convinta che quella conversazione potesse finire lì, senza avermi dato alcuna risposta.
«E se non adesso, quando?» chiesi esasperata, mentre l’ immagine di Eleanor Calder che baciava il mio ragazzo mi intrappolava e allo stesso tempo mi dava forza. Non avrebbe vinto così, non le avrei offerto la persona della quale mi stavo innamorando, su un piatto d’ argento.
«Lo capirà. Si fidi di ciò che le detta il cuore.»
Mi salutò con un cenno del capo e poi svanì dietro ad una porta, lasciandomi completamente sola.
L’ avrei capito. Avrei capito cosa ci legava davvero.
Non avrei lasciato che Louis mi scivolasse fra le dita, finendo nelle grinfie di Calder. Non senza combattere.
 



 
-La signora Foster mi aveva detto che niente era un caso, Louis. Aveva ragione. Il modo in cui ci siamo incontrati, il modo in cui ci approcciavamo.
Niente era un caso. Non lo è mai stato.
E forse ho commesso lo stesso errore, come quando la storia si ripete.





Ciao principesheeee
sdfrgtyhj la storia si anima, siete happy?
DITEMI CHE SIETE HAPPY, DANNAFFFFFIONE.
hehehe lou nasconde qualcosa blblbl ma la risposta è... COSAAAA?!?!
NON VE LO DICO, BITCH.
Lo scoprirete nel prossimo capitolo, mi pare c': 
sappiate che per vostra fortuna manca poco alla fine, non così poco però.
e per vostra sfortuna, ho altre due storie da appiopparvi dgfrthyju vi amo.
ADDIO. ♥
ah, buon sanvalentino çç
E LEGGETE LA MIA OS TEMA SAN VALENTINO DFGGTFH CLICK HERE, BITCHES.


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Capitolo 18
*** eighteen. ***








eighteen.

vi consiglio di ascoltare come sottofondo  

Florence + The Machine - Never Let Me Go











Sapevo che era tardi e che sarei dovuta tornare molto prima a casa.
Sapevo che Louis era già tornato, e probabilmente era anche un po’ offeso perché io non ero lì. Ma non poteva escludermi, non poteva farsi tranquillamente baciare da un’ altra e poi pretendere di trovarmi lì che lo aspetto a braccia aperte.
Feci giusto in tempo a girare la chiave – prestata gentilmente da Liam – nella toppa, che un diluvio si abbatté su Londra, facendomi scampare da una doccia fredda e in mezzo al traffico. Pulii le scarpe sul tappetino, entrando con nonchalance in cucina, sapendo benissimo chi ci avrei trovato.
«Dove cristo sei stata?» trillò infatti Louis, facendo sobbalzare gli altri ragazzi. Avevano tutti i cellulari in mano, pronti a chiamare le onoranze funebri, la polizia, mio padre e chissà chi altro. Ero sparita per quanto, sei ore? Non ero una bambina, sapevo cavarmela da sola.
«Non c’è bisogno di usare termini poco carini. In ogni caso, non sono affari tuoi.» ribattei fredda, puntando il mio sguardo glaciale nel suo, così ingenuo.
Mi stavo giusto chiedendo come facesse a guardarmi negli occhi dopo avermi mentito e aver passato il pomeriggio con la sua cara ex, mentre lei gli rifilava le sue adorabili perle di saggezza, quando Louis abbassò lo sguardo, in imbarazzo. Bingo.
Lanciai uno sguardo eloquente ad Harry, sperando che il messaggio gli arrivasse forte e chiaro.
A quanto pare arrivò, perché pochi minuti dopo erano già tutti e quattro fuori casa, utilizzando una patetica scusa.
«Ti avevo chiesto di aspettarmi qui. Se proprio devi sparire, porta il cellulare dietro, no?» fece notare abbassando il tono della voce. Mi sentivo come una bomba ad orologeria, pronta a scoppiare anche al primo sfioramento.
«Perché ti arrabbi, Sweety Lou? Ti da fastidio il fatto che io abbia potuto vedere qualcuno andare allo Starbucks con qualcun altro? Magari poi questo qualcun altro ha baciato qualcuno quel coglione di qualcuno non ha battuto ciglio? Avevi paura che vedessi questo, Louis? » ringhiai avvicinandomi pericolosamente a lui, mentre Idiota indietreggiava, evidentemente spiazzato.
Sembrò confuso e amareggiato, poi si ricompose in fretta, assumendo un’ aria indignata.
«Mi hai pedinato?!» domandò, incapace di credere alle proprie orecchie.
«Cioè, tu ti fai appioppare da quella strega idee sbagliate su di me, ti lasci baciare da lei, e ti offendi perché io ti ho pedinato? Tu mi hai mentito, mi hai detto che andavi da tuo zio in hotel!» strillai fuori controllo, gesticolando animatamente con le mani. Cercai in tutti i modi di non dirigere verso la sua faccia, passando subito alle maniere forti.
«Se non te l’ho detto era proprio perché volevo evitare che non ti fidassi. E oltre ad avermi pedinato, tu hai anche origliato una mia conversazione?» ribatté furioso, probabilmente convinto che io fossi più stupida, indignato dal fatto che l’ avevo colto in flagranza di reato.
Perché uscire con quella sgualdrina era un reato.
«Che fai ora, lo scarica barile? Tu sei uscito di nascosto con lei, tu mi hai trattata come se fossi una stupida.» sibilai puntandogli un indice contro il petto.
Dovevo sbollire la rabbia, non volevo litigare con lui perché sapevo che era ciò che Caldy desiderava. Perciò mi voltai, andando a grandi passi verso il piano superiore. Lui mi seguiva, sbraitando le sue ragioni.
«È stata lei a baciarmi, è lei che mi assilla e se ho accettato di incontrarla è stato solo per dirle che non deve più infastidirmi.»
Entrai in camera, chiudendola subito dopo a chiave, consapevole di avergli appena sbattuto la porta in faccia.
«E aprimi, adesso.»
Lo ignorai, sedendomi comodamente sul letto e arrabbiata dal fatto che non mi avesse nemmeno chiesto scusa. Chiusi gli occhi, tentando di sbollire la rabbia, quando la finestra si spalancò da sola, facendo entrare un Louis mezzo fradicio ma ancora completamente testardo e arrabbiato.
«Ma guarda tu se devo entrare nella mia stanza usando la finestra. Roba da matti …» esclamava incredulo fra sé e sé, per poi tornare a concentrarsi su di me.
«Perché non ti fidi di me?» chiese tornando ad accaldarsi.
Mi alzai lentamente, mettendomi proprio di fronte a lui, cercando di non arrabbiarmi per i cinque centimetri di altezza che ci differenziavano.
«Non mi fido più di te perché quando lei ti ha detto che dovevi lasciarmi perché ero una patetica rossa finta, tu non hai detto nulla. Perché da quello che ho capito tu vuoi lasciarmi ma non sai come farlo. Non mi fido perché tu non hai avuto il coraggio di dirmi che sei ancora stra cotto di lei.» sbottai senza distogliere lo sguardo. Presi la collana fra le dita, stringendola forte e sperando di sgretolarla.
«Se questo oggetto maledetto è ciò che ti costringe ad avere un legame con me, allora distruggilo. Distruggilo Louis, e facciamola finita.»
Ero sull’ orlo delle lacrime, sentivo che avrei ceduto da un momento all’ altro.
Louis prese il cammeo fra le mani, osservandone accuratamente i dettagli, quasi sovrappensiero.
«Tu non mi capisci mai, Eleanor.» disse amaramente, per poi prendere la mia mano fra le sue. La portò al petto, nel punto in cui batteva il cuore.
«Se pensi che questa sia una bugia, sei libera di crederlo. Quello che Eleanor non capisce, è che io non sono più innamorato di lei. Non capisce che se mi tremano le gambe, o lo stomaco si contorce, non è più a causa sua. Se mi sveglio sorridendo, o mi addormento con la faccia da ebete, non è perché ho ascoltato la sua voce, o la sua risata. Se mi incanto a fissare una persona, non è perché somiglia a lei. Sei tu che mi fai questo effetto, Wood. E la consapevolezza del fatto che io mi stia innamorando di te è talmente inconcepibile che fatico a crederci.»
Il suo cuore batteva all'impazzata, come il mio.
Poi le sue parole, le ultime, mi colpirono come una valanga improvvisa. E quelle parole che mai avrei pensato potesse pronunciare per me, ebbero una musicalità, una sinfonia dolce e pacata. Qualcosa che forse aspettavamo entrambi. «Spiegami cosa sta succedendo, perché io proprio non ne ho idea.» sussurrò poi, avvicinandosi ancora di più, fino a far combaciare i nostri petti. Si avvicinò alle mie labbra, lasciandomi un bacio dolce, il più dolce di tutti.
«Stiamo litigando. Noi … stiamo litigando. Ecco cosa sta succedendo.» risposi titubante a quella sua domanda – anche se retorica -.
Mi aspettavo quasi un flashback, un ricordo del passato. Invece nulla. In quella stanza c’eravamo solo io e lui, il presente, e quella dichiarazione.
E capii finalmente, che il nostro legame non ruotava più soltanto intorno a quel ciondolo. Era diventato un legame diverso, una scissione di quell’incantesimo. E nonostante qualche minuto prima ci stavamo urlando addosso, in quel momento c’era solo il rumore del nostro respiro e della pioggia che picchiettava contro i vetri. Lou scosse piano la testa, baciandomi nuovamente. Questa volta però il bacio sembrava più urgente, quasi più disperato.
Poggiai una mano dietro la sua nuca, facendolo avvicinare ancora di più. Il buio di quella stanza sembrava magico, il silenzio indistruttibile.
Mi allontanai impercettibilmente, solo per poter osservare quello che le persone definiscono lo specchio dell’ anima.
Occhi azzurri illuminati dai lampi e dal bagliore lunare, scintillanti di malizia.
Eleanor guardò Louis con quegli stessi occhi, nel buio della loro stanza, sicuri di non essere ascoltati da nessuno. I lacci del vestito sciolti, come a dimostrare al mondo e a chi l’osservava che lei era libera da qualsiasi costrizione. Eleanor aveva Louis, ed era sua.
Era diverso dagli altri flashback, lo sapevamo entrambi. Non era un semplice essere risucchiati dall’oscurità e catapultati nel passato. In quel preciso istante, passato e presente erano fusi, uniti in un unico gesto. Baciai di nuovo Louis, mentre lui mi cingeva la vita con le braccia, stringendomi forte.
Eleanor –o forse ero anch’ io?- indietreggiò fino a quando non sentì il materasso del grande letto matrimoniale che le urtava la gamba. Baciò Louis con passione, mentre gli sbottonava piano i bottoni della camicia bianca. Non le importava di suo padre, di sua madre, dei matrimoni combinati.
Le importava solo di quel momento, di quelle mura che stavano ospitando qualcosa di vero.

Le mie mani sbottonarono anche l’ultimo bottone della camicia, lasciando scoperto il petto nudo di Louis, scolpito dagli addominali ma non troppo. Perfetto.
Lou mi spinse appena, facendomi stendere sul materasso. La tempesta continuava il suo corso, sia nel presente, che nel passato.
Il ragazzo baciava il collo di lei, lasciandole segni violacei nei punti dove i capelli mossi sarebbero stati capaci di nascondere il ‘delitto’. Lei amava Louis più di qualsiasi altra cosa, avrebbe preferito vivere come una domestica, pur di essere sempre sua.
Quel momento era perfetto.
Mentre Louis le mordeva il labbro inferiore, il vestito scivolava via pian piano. Un tuono forte coprì il piccolo gemito di piacere.

La maglia cadde sulla moquette senza produrre alcun rumore, i capelli sparsi sul cuscino, le labbra di Louis sulle mie. La sua cinta di metallo mi toccò la pancia facendomi rabbrividire, tanto era fredda. La mia pelle sembrava bruciare, la collana pesava sempre di meno. La mano di Louis si posò sul bottone del mio jeans, e pochi secondi dopo fu anch’esso sul pavimento.
Baci di fuoco, sospiri, gemiti appena accennati. La mano di Eleanor accarezzò la cintura di Louis, per poi slacciarla con una lentezza estenuante che non faceva altro che far crescere in Louis il desiderio di averla sua.
Un miscuglio tra passato e futuro. Non vedevamo più Eleanor e Louis, eravamo le nostre figure passate. Come se le anime si fossero fuse non solo dal punto di vista intimo. Era una sensazione fuori da ogni epoca, fuori dal tempo. Cominciavo a sentire freddo ma non m’importava finché il corpo di Louis era sul mio, fremente. Mi accarezzò piano il fianco sinistro, mentre le sue labbra si muovevano sulle mie con una lentezza frustrante.
Senza più costrizioni, pelle contro pelle, petto contro petto. Louis si muoveva su di lei con tranquillità, respirando affannosamente. Un altro tuono, le loro mani che si stringevano. La pioggia battente che picchiettava sui vetri, i genitori di Eleanor che bevevano il the, ignari dell’amore che stava sbocciando sotto la forma più pura e più passionale, al piano superiore. Indifferenti i due amanti, certi che niente avrebbe rovinato quel momento così perfetto.
Un altro tuono, e la sensazione più bella che i due giovani possano provare si fece strada con prepotenza, lanciandoli nell’ oblio.
Inarcai la schiena quasi senza accorgermene, come se qualcuno avesse un telecomando e io fossi l’ automobile telecomandata. Strinsi il petto di Louis al mio, affondando le unghie nella sua schiena. Lo sentii emettere un gemito di dolore, o forse di piacere, il mio cervello non capiva nulla.
Morsi piano l’incavo del suo collo faticando a respirare. E alla fine riuscii quasi a percepirlo: un filo rosso legato al mio mignolo sinistro. La collana emise un leggero bagliore ma me ne importava poco. Poi un nuovo rumore mi giunse alle orecchie: la suoneria di un cellulare, quello di Louis. Proveniva dal piano inferiore ma era comunque fastidioso e nitido. Sapevo già che era Eleanor Calder, ma il bacio di Louis mi fece capire che non sarebbe andato a rispondere.
Un ultimo tuono, la fine della tempesta. E sentii l’adrenalina avvolgermi il corpo come una fiamma inestinguibile.
Non esisteva momento degno d’essere vissuto, più di quello.
 
 



-Louis, quella fu indubbiamente la notte più bella della mia vita, lo sai? Non dimenticherò mai le sensazioni provate quella notte, il temporale che imperversava fuori. Non dimenticherò mai la consapevolezza che mi aveva colpita. Nonostante fossi arrabbiata, ero tremendamente, maledettamente, schifosamente innamorata di te.
Scusami, se sono stata codarda.








                                                                                       




Ciao principeshe
ed ecco che finalmente aggiorno....
MA CHI PRENDO IN GIRO? FINALMENTE QUESTI DUE FANNO QUALCOSA DI COSTRUTTIVO.
hahahaha in molte mi chiedevate quando avrebbero fatto 'bum bum' beh, ecco qui :')
come sempre vi deprimo mettendo quelle frasi alla fine del capitolo...
mi farò perdonare, prima o poi.
Dico solo che sto di merda per il capitolo di 13th june, e mi fa venir voglia di uccidere tutti i miei personaggi.
ma non lo farò, almeno credo.
ah, e non preoccupatevi, Wood ha preso la pillola anticoncezionale e non rimarrà incinta HAHAHA
quindi state tranqui, non avranno un figlio lollino.
boh, io a volte non sono troppo romantica, questo è il meglio che ho saputo fare :')
ora voglio fare un po' di pubblicità, perché ci sono ragazze che la meritano davvero. 
Ce ne sono molte, ma non posso riempire troppo questo spazio HAHAHAHAHA

Hall of Flame – Indelible Sign
Unsettled – drunkstiles (è fregnissima, passate dfgh)
leo rugens, ha delle storie magnifiche, leggettele tutte.
Haunted – percysword (anche se mi batte a ruzzle, le faccio pubblicità hahaha)
Secrets- hedwig_

 

al prossimo capitolo, ciao belle sdfrgthyj

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Capitolo 19
*** nineteen. ***







 

nineteen.





Il mattino dopo mi svegliai con la luce solare negli occhi e un paio di braccia forti che mi avvolgevano, proteggendomi. Sentii il lenzuolo accarezzarmi la pelle, e capii immediatamente di essere senza vestiti. Con calma e lentezza mi divincolai dalla presa di Louis, cercando i resti del mio abbigliamento sparsi sul pavimento. Indossai in fretta l'accappatoio, rabbrividendo a causa del freddo e poi andai in bagno con i vestiti puliti fra le mani. Chiusi la porta a chiave, pregando che Harry non si accampasse fuori dalla porta per qualche domanda scomoda. Il mio sorriso ebete e a trentadue denti non mi abbandonò la faccia nemmeno per un minuto, nemmeno quando il getto d’acqua gelida rischiò di farmi venire un infarto.



 
«Ce la fai ancora a camminare?» mi schernì Harry appena entrai in cucina, quattro paia di occhi curiosi puntati addosso. Arrossii incontrollatamente, fingendo di non notare le occhiate eloquenti che mi lanciavano. Ma cosa avevano, l’udito talmente sviluppato da sentirci dal cinema?
«A me sembra che riesca a camminare abbastanza bene.» fece notare Zayn alzando le spalle con nonchalance. Recuperai una ciambella e l’addentai, mostrandomi interessata più al cibo che alle loro chiacchiere.
Dovevo solo fingere indifferenza e sarebbe andato tutto bene, mi ripetevo mentalmente.
Avevo ancora il ciondolo al collo e non l’avevo tolto nemmeno per fare la doccia. Lo presi con la mano libera, notando che sembrava brillare più del solito.
«Forse a Louis non funziona più e hanno dovuto rimandare.» suggerì Niall guardandomi con occhi spaventati, probabilmente temendo un mio scatto d’ira.
Eppure ero stranamente calma, o forse la rabbia si stava accumulando lentamente e sarei scoppiata più tardi.
«Dobbiamo uscire o possiamo rimanere nella stessa casa?» chiese Harry ironicamente beccandosi una gomitata da Liam, il mio paladino della giustizia.
«Smettila o ti farò del male.» sibilai in direzione del riccio assottigliando lo sguardo. Lui sorrise sghembo.
«Ah, sì? Per esempio?»
«Per esempio dicendoti che Lux farà sesso a quattordici anni»
«No! Io glielo impedirò!» strillò come una checca isterica, o meglio, una mamma isterica.
«E come? Le metterai una cintura di castità?» lo rimbeccai con un sorrisetto malvagio.
Lui si morse il labbro inferiore, capendo che aveva perso quella battaglia.
«Magari il suo ragazzo sarà un pazzo criminale, o un drogato.»
Louis entrò in cucina emanando una scia di profumo del bagnoschiuma. Sorrise amabilmente ad Harry mentre quest ultimo gli alzava il dito medio.
Mi mise un braccio intorno alle spalle per poi avvicinare le sue labbra alle mie. Sentii un calore pervadermi le guance e desiderai di non avere tutti quegli occhi indiscreti addosso. Avvertii un lieve pizzicore ai fianchi, poi cominciai a ridere incontrollatamente.
C’era una sola risposta a ciò che Louis l’Idiota mi stava facendo: solletico crudele. E io soffrivo il solletico in una maniera inaudita e addirittura anormale.
Mi aggrappai al ripiano della cucina, sperando di non crollare a terra a causa delle risate. Non poteva farmi questo di prima mattina, era abominevole.
Strillai cercando di scrollarmi di dosso le sue mani che continuavano a solleticarmi i fianchi, e lo sentii ridere persino più di me. Mi voltai di scatto, spingendolo con forse un po’ troppa forza.
I sorrisi sparirono all’istante, così come la stanza.


 
***
Eleanor spinse Louis per sfuggire alla sua presa e al solletico che lui le stava facendo. Poi si bloccarono all’improvviso, gli occhi di entrambi che fissavano il vuoto. I ragazzi si guardarono l’un l’altro, cercando una risposta valida a ciò che stava accadendo.
«Ehm.. perché siete imbalsamati?» chiese Niall con la fronte corrugata, sperando in uno scherzo da parte della coppia.
Harry si morse il labbro inferiore, osservando il cammeo legato al collo di Eleanor.
«È la collana, guardate.» disse infatti per poi indicare la collana, il ciondolo che emetteva una luce propria che brillava fioca per poi esplodere di luce.
«Dite che stanno avendo un…un…un dejà vu?» balbettò Zayn, impaurito da tutto ciò che non fosse scientificamente provabile.
Harry fece un ghigno soddisfatto annuendo poi all’amico incredulo. Gli altri si limitavano a fissare con gli occhi strabuzzati i due che sembravano morti.
«È diverso dall’altra volta, però. Ricordate il primo dejà vu? La collana brillava intensamente, invece stavolta sembra andare… a scatti.» notò con stupore Liam mentre il cammeo brillava ad intermittenza. Harry corrugò la fronte, notando anche lui quello strano particolare.
«Non so perché, ma qualcosa mi dice che non sta succedendo nulla di buono.» borbottò, aspettando con ansia il ritorno dei due amici.
***


 
Mi aggrappai fortemente al braccio di Louis, cercando di localizzare il luogo in cui eravamo finiti. Era sera, la luna piena era tutto ciò che illuminava il posto. Pochi metri più in là, un grande albero con un ragazzo poggiato sopra, in attesa di qualcuno. Louis.
«Questo è il luogo del primo incontro.» fece notare infatti Lou, prendendomi per mano e avvicinandosi al ragazzo. Stava probabilmente aspettando Eleanor, lo capivo dall’emozione nei suoi occhi che brillavano e dal suo sorriso sincero ed ebete, stampato sul volto perfetto.
Poi un cavallo in lontananza che galoppava velocemente nella sua direzione, raggiungendolo in pochi attimi.

«Louis.»
Fu una voce mai udita prima, ma dal tono capii che non era Eleanor.
«Oh, salve, Margaret.» Louis sembrò sorpreso quando vide arrivare a cavallo la ragazza bionda, anziché la sua mora preferita.
Margaret Calder scese dal cavallo, accarezzandogli poi il muso. Parlò senza guardare mai negli occhi il Louis del passato.
«So che non avete intenzione di sposarmi. L’ho capito nel momento in cui siete corso dietro a quella sciacquetta.» cinguettò maligna, scatenando l’ira del ragazzo che, pur essendo un perfetto gentiluomo, non permetteva a nessuno di parlare in quel modo della sua ragazza.
«Badate a ciò che dite, Margaret. Eleanor è una persona fantastica e, che vogliate crederci o no, persino migliore di voi.» ribatté infatti con tono secco.
Margaret si avvicinò piano a Louis, il vestito a balze che accarezzava la terra, oscillando.
Quando gli fu a un palmo dal naso, i suoi occhi arcigni, verde vomito, si fissarono in quelli del ragazzo senza lasciargli via di scampo.

«Voi sposerete me, che vi piaccia o no. I nostri padri stanno organizzando tutti i preparativi, e non permetterò ad una ragazzina qualunque di rubare ciò che è mio. » sibilò con rabbia, trattenendosi dallo strapparsi i capelli, urlando.
«Io non sono mai stato vostro, né lo sarò mai. Vada al diavolo, Margaret.» le sorrise beffardo, voltandosi di nuovo verso la direzione in cui sarebbe dovuta arrivare Eleanor. Ancora nessuna traccia.
«State aspettando Eleanor, non è vero? Peccato che non verrà.» disse con tono vago la bionda, nascondendo un sorriso.
Louis si voltò immediatamente a guardarla, avvicinandosi pericolosamente.

«Cosa le avete detto, strega?»
«Oh, io nulla. Stava passeggiando tranquillamente con Dean Carter, il figlio del duca. Quello che la sposerà, non lo sapevate?»
Il mondo gli cadde addosso come un cumulo di terra e fango. Dean Carter, il ragazzo della quale aveva parlato Eleanor, durante il loro primo litigio.
Non poteva aver preferito passare del tempo con lui invece che con Louis. Semplicemente non poteva.
Il Louis del presente mi diede una leggera gomitata, indicando un albero a pochi metri da noi.
«È Eleanor. Li sta spiando.»
Affilai lo sguardo, distinguendo finalmente la figura della ragazza, nascosta dall’ albero secolare ma non del tutto. Osservava i due da lontano, probabilmente chiedendosi cosa ci facesse lì. Poi accadde come la notte appena trascorsa, dove pensieri e animi si univano.
 

---
«Louis vi sta ingannando, Eleanor.»
Margaret prese sottobraccio la ragazza, sventolandosi il ventaglio decorato davanti al viso. Eleanor finse indifferenza, tendendo bene le orecchie.
«Cosa state insinuando?»
«Vi consiglierei di fare qualche minuto di ritardo al vostro incontro con Louis. Poi capirete.»
 ---


«Quella schifosa!» urlai, facendo sobbalzare Louis. Mi scosse appena per le spalle, guardandomi stranito.
«Cosa c’è? Cosa hai visto?»
Gli spiegai la situazione, descrivendo il ricordo appartenente ad Eleanor. Gli parlai dell’inganno di Margaret e del brutto presentimento che avevo.
Louis mi tappò la bocca mentre urlavo insulti poco consoni alla bionda. Ora capivo da chi aveva preso Eleanor Calder.
«So che voi desiderate me, Louis.»
Non gli diede tempo di rispondere, perché un attimo dopo si avvicinò a Louis quel tanto che bastava per poter premere prepotentemente le sue labbra su quelle del ragazzo. Da quella vicinanza riuscii a vedere che Louis si divincolava inutilmente, dato che la ragazza si avvicinava ancora di più, baciandolo con passione.
Il mio battito cardiaco accelerò, e capii di essere collegata in qualche modo ad Eleanor, perché lei da lontano vedeva solo tradimento.
Pochi secondi dopo, Margaret si staccò come se niente fosse, montando sul suo cavallo e sparendo dalla vista di Louis.
Aveva ottenuto ciò che voleva.
Infatti, mentre Louis cercava di capire cosa gli fosse successo, Eleanor uscì dal suo nascondiglio per poi dirigersi a grandi passi verso Louis, infuriata.
Sentivo la sua rabbia montare dentro me, nonostante sapessi dell’inganno di Margaret.
«Tu, maledetto traditore!» Louis si voltò verso la ragazza, ricevendo un ceffone in pieno viso. La testa si girò di novanta gradi, rimanendo in quella posizione. Sperava che si sfogasse per poi calmarsi e ascoltare le sue ragioni, la verità. Ma Louis era arrabbiato quanto lei, ingannato anche lui dalla bionda.
«Ti sei divertita con Dean?» chiese infatti con tono glaciale, mentre la ragazza si mordeva il labbro inferiore con rabbia.
«Cosa stai insinuando? Come ti permetti di giudicarmi quando sei stato colto sul fatto?» strillò lei, fuori controllo.
Louis tornò a guardarla negli occhi, freddamente. Non mi piacevano quegli sguardi fra loro, erano inaccettabili.

«Quindi è vero. Sei stata con Dean.»
Eleanor boccheggiò, incredula di fronte a tanta sfrontatezza e indifferenza.
«Hai baciato Margaret! Come osi incolpare me per questo litigio? Mi fai schifo.» urlò, spingendo il ragazzo all’indietro.
Quel gesto. Per un motivo così diverso da quello che mi aveva spinto a farlo nel presente. Louis sbatté la schiena contro l’albero, ma rimase impassibile.
«Spiegami perché l’hai baciata! Anzi no, non farlo. Non c’è bisogno di una maledetta spiegazione!»
Lui rimase in silenzio, senza proferire parola ma limitandosi a guardarla negli occhi. Forse pensava ancora che lei stesse mentendo, o aspettava la cosa giusta da dire. Fatto sta che Eleanor cominciò a tremare, mentre gli occhi le diventavano lucidi.
Mi venne la malsana idea di piangere come non mai, ma cercai di trattenermi.

«Per te non ha significato nulla quella notte, Louis? Niente di niente?»
«Qualunque cosa ti dirò, tu non mi crederai.» sbottò esasperato il ragazzo, mettendosi le mani fra i capelli. La disperazione era palpabile, sembravano due lampi che si scontravano. Lei cominciò a piangere, scostandosi immediatamente quando il ragazzo tentò di avvicinarsi a lei.
Prese il cammeo fra le mani per poi tirare forte. Questo se ne venne dal suo collo, rimanendo fra le sue mani. Guardò intensamente e con rabbia Louis, le lacrime che scorrevano ormai furiose.

«Spero davvero che la signora Foster abbia ragione, quando dice che questa collana è magica.
Spero davvero che realizzi il mio unico desiderio, perché sai, Louis, desidero davvero ardentemente che questa collana ci faccia incontrare di nuovo in futuro solo per ricordarti quanto ti disprezzo. Desidero rinascere e ritrovare questa collana, per poi incontrare te e odiarti come mai ho fatto prima d’ora.»

La collana si illuminò, una luce bianca che poi divenne pian piano scura, nera, semmai una luce potesse essere nera.
 




Il desiderio era stato espresso. La magia era stata compiuta.







Ciao principesheee.
BOOOOM. BOM BOOM BOOOOMBOOOOOM.
BOOM.
hehehe ed ecco spiegato il perché dei deja vù. perché El desiderava che si odiassero anche in futurooo mlmlml
sono stata cattiva, vero? :') ma non potevate pensare che fosse tutto rose e fiori.
io sono stronzetta, faccio accadere cose brutte *fischietta*
piuttosto voi, cosa ne pensate? mi diverto a leggere le vostre recensioni, siete così dolci e cazzone come me *abbraccia*
boh, nel prossimo scoprirete qualcosa, ma non tutto mlmlmlml.
Manca davvero poco, più o meno.
Boh, mi fa uno strano effetto sapere che questa storia finirà. Mi sono affezionata alla Wood :')
sciao bele, vi consiglio di passare da queste dolcezze mlmlmlml

 

Hall of Flame – Indelible Sign
Unsettled – drunkstiles
leo rugens, ha delle storie magnifiche, leggettele tutte.
Haunted – percysword Secrets- hedwig_

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Capitolo 20
*** twenty. ***





vi fermereste a leggere le note d'autore, sotto? Crazie bele.



twenty.




Un lampo sferzò il cielo e sentii una scarica elettrica attraversarmi il corpo.
Odio, rabbia, disprezzo, ribrezzo, disperazione, tristezza, lacerazione. Sembravo incapace di provare emozioni diverse.
La collana emanava un bagliore oscuro, quasi non suo. Le mie labbra erano secche, gli occhi strabuzzati e le lacrime tanto acide quanto salate.
Un incantesimo potente, una collana che ci aveva fatto rivivere il passato solo per ricordare un odio profondo, di un tradimento mai avvenuto, a causa della furbizia di una ragazza troppo occupata a rovinare l’amore degli altri per degnarsi di trovarne uno suo.
Fissavo senza troppo interesse il tavolo della cucina, il respiro talmente affannoso che pensavo ai polmoni come due palloni pronti a scoppiare.
Ripercorsi nella mia mente tutto quel macabro ricordo, cercando qualcosa, qualunque cosa che potesse farmi pensare ad uno scherzo di cattivo gusto.
E poi ricordai una frase, o meglio un cognome, pronunciato prima del desiderio.
«Spero davvero che la signora Foster abbia ragione.»
Foster.
‘Tarocchi, cartomanzia. Di Laura Foster.’
«Eleanor, stai bene? Cosa è successo?» Harry mi dava colpetti sulle guance cercando di svegliarmi dal mio stato di trance. Il mio cervello era andato in pappa, confuso da ricordi che erano miei ma non del tutto. Una donna dai capelli biondi e gli occhi verdi, che mi rivelava di una collana dai poteri magici.
Io, che scelgo con un uomo anziano quali pietre usare per la mia collana, finché i miei occhi non incrociano una pietra azzurra, uguale agli occhi di Louis.
E la scelgo, chiedendo all’uomo che quella pietra si trovi giusto al centro.
«Eleanor, sei pallidissima!» urla ancora Harry, mentre altre tre paia di occhi mi osservano preoccupati. Ma dov’è Louis, cosa sta combinando?
Louis… Louis mi ha tradita con Margaret, li ho visti mentre si baciavano. Ero nascosta dietro un albero e li osservavo. Si sono baciati, lui si è giustificato dicendo che io ero con Dean. Mi ha tradita e io lo odio.
No aspetta, quello però è il Louis del passato, quello del presente era accanto a me e guardava la scena. Però… però anche lui si è fatto baciare da un’altra.
Laura Foster. Laura Foster.
«Non posso aiutarla. Non ancora, almeno.»
Ora però poteva. Doveva.
«
«Io devo uscire.» balbettai ancora in stato confusionale, cercando di capire chi fossi e dove mi trovassi. Londra, ed ero nel presente.
Cosa? Tu non vai da nessuna parte, rischieresti di farti investire non appena esci fuori da questa casa. Sembri strafatta.» mi riprese Zayn, scrollandomi per le spalle. Ma dove cazzo era Louis?
«Lou riprenditi, o giuro che ti strappo i testicoli.» sbraitò Niall, dando un sonoro ceffone in faccia all’amico, a considerare dallo schiocco che avevo udito.
Mi voltai trovandolo lì in piedi, completamente confuso come un alieno che viene catturato ed ha a che fare con persone che da lui pretendono chissà cosa.
Mi diressi verso di lui, prendendogli il volto fra le mani. «Louis, dobbiamo andare in un posto. C’è una donna che può aiutarci.»
Lo presi per mano cercando di uscire dal mio stato confusionale e lo trascinai fuori, mentre la tempesta imperversava.
 


Quando arrivammo al negozio di Laura Foster, mi fermai per respirare un minuto. Avevamo fatto il tragitto correndo a perdifiato, la collana che per poco non mi spaccava lo sterno a furia di sbatterci contro. Louis si guardò attorno, rapito e un po’ spaventato da ciò che quella donna possedeva.
«Signora Foster!» gridai, cercando l’attenzione della donna che ancora non era comparsa. Louis corrugò la fronte, guardandomi attentamente.
«Hai appena detto Foster?»
Prima che riuscissi a rispondere, Laura uscì dallo sgabuzzino, sorridendo malinconica.
«Sapevo che saresti venuta, Eleanor.» disse facendo poi un cenno verso il tavolo. Ci sedemmo e lei arrivò due minuti dopo con tre tazze fumanti di the.
Si sedette di fronte a noi, congiungendo poi le mani fino a coprirle la bocca.
Aspettava che parlassi e mi voltai un attimo verso Louis. Lui sembrava ancora un po’ scosso.
«Perché ci sentiamo strani, come se non appartenessimo a questo mondo? Guardi lui, sembra un idiota.» le feci notare indicando Louis con un dito. Lui non batté ciglio. Laura si alzò, avvicinandosi a lui come a studiargli l’espressione del volto.
Poi gli diede uno schiaffo in faccia talmente forte, che mi meravigliai del fatto che la testa di Lou fosse ancora al suo posto e non riversa sul pavimento. Lui strillò preso in contropiede, ma i suoi occhi ripresero la loro solita scintilla.
«Oh dio…»
«Ora spiegatemi cosa è successo.»
Le parlai del flashback, di ciò che avevamo visto e dell’inganno di Margaret. Le parlai del desiderio espresso da Eleanor e da come i miei ricordi e pensieri si confondessero fra passato e presente. Lei annuiva ogni volta che mi fermavo, prestando attenzione a ciò che le dicevo.
«Prima di esprimere il desiderio, ha parlato una certa signora Foster.»
I suoi occhi si illuminarono per un istante, poi poggiò le mani esili sul tavolo, cercando la nostra completa attenzione.
«Sarah Foster, la mia bisnonna. Ecco di chi stava parlando Eleanor. La nostra è una famiglia molto potente, è stata lei a fare l’incantesimo alla collana.»
Strabuzzai gli occhi, mentre Louis rischiò di strozzarsi con il the che stava bevendo.
«Quindi lei sapeva tutto sin dall’inizio. Sapeva come sarebbe andata a finire.»
Finire. Era questo ciò che mi spaventava. Era tutto finito, e nel peggiore dei modi. Era un brutto presentimento che avevo da tempo, ma mai avrei pensato che fosse reale, presente. Il desiderio espresso era saturo d’odio e rancore.
«Lo sapevo, signorina Wood. Da questo momento in poi non avrete più ricordi da quella collana, il vostro compito è terminato; il desiderio è stato realizzato.»
«E quelle stronzate sul filo rosso del destino?!» sbraitai fuori controllo, mentre Louis cercava di calmarmi. Come poteva pensare che fossimo delle stupide pedine? Eravamo umani, e io ero innamorata del Louis che entro qualche secondo avrebbe ricevuto un pugno in faccia, se non si fosse fermato dal toccarmi le spalle.
«Il filo rosso del destino dice che le anime unite da esso sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi. Non a vivere per sempre felici e contenti.» sbottò di rimando, mettendomi a tacere.
«Cosa è successo dopo? Lei lo sa?» chiese a quel punto Louis, dando voce ai miei pensieri. Laura prese un forte respiro, prima di rispondere.
«Pochi giorni dopo Louis partì senza dire niente a nessuno. Si presuppone che sia andato a lavorare al porto, non ne sono sicura. Eleanor invece sposò Dean dopo due mesi dalla sparizione di Louis, forzata dal padre. Ebbero una bambina che chiamarono Amelia, e Eleanor non si separò mai dalla collana.
Morì un anno e mezzo dopo a causa di una malattia, era fragile di salute.»
Rimanemmo spiazzati entrambi, in completo silenzio. Cercavamo di elaborare la notizia, addirittura di immaginare la scena di me in un letto a baldacchino mentre morivo. Io, sposata con un uomo che non amavo solo perché Louis era andato via. Neanche una possibilità, l’ultima, di rivederlo.
«Farò… faro la sua stessa fine? Anch’io morirò?» chiesi titubante, evitando che le lacrime cadessero. Louis prese la mia mano fra le sue, stringendola forte.
«No, certo che no. Anche se avete lo stesso aspetto fisico, gli anticorpi e tutto il resto sono diversi. Non sembri una che si ammala facilmente, tu.»
Ed aveva ragione, non prendevo un raffreddore da anni.
«Ma la collana? Come ho fatto a trovarla?» domandò a quel punto Louis, mentre Laura faceva un sorrisetto sghembo.
«Eleanor diede la collana alla mia bisnonna, dicendole di tenerla con sé. Ce la siamo tramandata da madre a figlia, aspettando il vostro arrivo.»
«Quindi è finita. Niente più ricordi, nessun dejà vu.» sussurrai più a me stessa che agli altri, ma questo Laura non lo capì.
«Niente di niente. Quel cammeo ora è una semplicissima collana di duecento anni. Voi due avevate un compito ben preciso e l’avete svolto.»
Un compito. Louis ed io avevamo svolto solo un compito, secondo quella donna.
Non aveva pensato al fatto che forse in quel momento ci fosse in gioco qualcosa di più di una collana magica e di un odio espresso.
Forse non capiva che quello che c’era fra me e Louis era diverso, e in qualche modo stava diventando più forte.
«Mi sta dicendo che tutto ciò che abbiamo visto era falso? I baci, le carezze, i ti amo sussurrati. Era tutto falso?»
«No. Ma le conseguenze le ha viste. La collana le ha mostrato quanto infimo possa essere l’amore; quanto traditore ed illusorio sia.»
«Era tutto un inganno di Margaret! Voleva solo Louis tutto per sé.» strillai nuovamente, in preda all’isteria.
Perché non capiva? Perché non vedeva l’amore vero? Laura sbatté una mano sul tavolo, infuriata. Louis sobbalzò, preso alla sprovvista.
«Se fosse stato vero amore, avrebbe riconosciuto negli occhi dell’altro la verità. Non avrebbero creduto alla prima gallina che andava sparando stronzate in giro.»
Boom. L’ennesimo colpo al cuore. E la cosa che odiavo di più, era che Laura aveva ragione.
«Si rassegni, signorina Wood. Margaret Calder ha saputo giocare bene le sue carte, ma non ci voleva un genio per scoprire l’inganno.»
Strinsi violentemente i pugni e la salutai freddamente, uscendo da quel posto che, chiarendomi le idee, non aveva fatto altro che ferirmi di più.
 



«Eleanor, non ascoltarla. Lei non ha visto ciò che abbiamo visto noi. Lei non sa dei baci, delle carezze, di tutto ciò che si sono detti.» tentò di tranquillizzarmi Louis, abbracciandomi sotto la pioggia battente, incurante del fatto che ci stavamo bagnando da capo a piedi.
Affondai il viso nell’incavo del suo collo, liberando finalmente le lacrime. Cercai di rimuovere dal cervello l’ultimo dejà vu, ma il ricordo era più vivido che mai.
«Torniamo a casa, ti prego.» sussurrai fra i singhiozzi, mentre lui mi asciugava le lacrime, sorridendo dolcemente.
Poggiò le sue labbra sulle mie, dandomi un bacio dolce e delicato, di quelli che tutti vorrebbero.
«Noi non siamo loro. Niente potrà separarci, Eleanor. Un bel cazzo di niente.»
Storsi leggermente le labbra, facendolo ridere. «Potevi evitare di nominare l’apparato genitale maschile.» lo rimbeccai stizzita, ma non troppo infastidita.
«Beh, era per rafforzare il concetto.» si giustificò lui, prendendomi per mano.
 



«Dove porca porchetta impacchettata siete stati?!» strillò Harry correndo verso di noi una volta ritornati a casa. Ci abbracciò entrambi, come una madre che abbraccia i due figli militari appena tornati dalla guerra. Harry. Lui era ciò che mi fece capire quanto le vite nostre e delle nostre figure passate fossero diverse. Amici diversi, ambizioni diverse, infanzie diverse. Tutto fin troppo diverso per essere esattamente uguale.
Così il pensiero di perdere Louis mi abbandonò, almeno per il momento.
Ci sedemmo tutti sui divani, mangiando cibo giapponese e guardando programmi tv scadenti.
Louis raccontò cosa Laura ci aveva riferito, bloccandosi dopo qualche strillo disperato di Niall e di Liam. Nessuno poteva credere alle proprie orecchie, tantomeno io. Rifiutavo di credere a ciò che la donna aveva detto, eppure non potevo negare l’odio negli occhi di Eleanor, pronunciando il suo desiderio.
Osservai di sottecchi Louis, i capelli sparati in aria, il sorriso rilassato, gli occhi azzurri e profondi.
La risata squillante, la voce capace di trapanare le orecchie. Il modo in cui mi abbracciava facendomi sentire al sicuro.
Come se un meteorite si fosse schiantato contro la nostra casa, ma lui riuscisse a proteggermi semplicemente guardandomi e sorridendomi.
E poi guardai le altre quattro scimmie che lo circondavano, invocando risse fra il conduttore del programma e i concorrenti, mentre facevano commenti poco casti su una ragazza fra il pubblico, ben piazzata.
«Amico, se Eleanor avesse avuto quelle tette, dubito che adesso sarebbe ancora vestita.» commentò Harry, tappandosi subito dopo la bocca.
Louis sbarrò gli occhi, cominciando a pestare il riccio che si dimenava come una checca. Erano una famiglia, erano i miei amici stupidi.
Eleanor non aveva mai avuto tutto questo. Lei era vissuta in un’epoca dove ti sposavi il primo imbecille ricco, indossavi vestiti scomodissimi e dovevi essere una perfetta dama. Io e l’Eleanor del passato avevamo destini diversi.
Dovevamo averli.
 



 

-Abbiamo fatto lo stesso errore, Louis. Mi dispiace così tanto.






Ciao principeshee
allora come prima cosa, vi ringrazio tutte, partendo dalle 111 persone che preferiscono questa storia,
passando alle 21 che la ricordano e finendo alle 141 che la seguono. Siete meravigliose efrgfthyj.
Ho cominciato una nuova long sempre sovrannaturale, ora vi lascio il link (ci ho fatto pure il fic trailer **)

Credendo vides.
e poi niente, spero che questo capitolo vi piaccia ertyhujhg
ora sapete che fine hanno fatto i Lou ed El del passato, ma non scoraggiatevi. Non è mica finita qui HEHEHEHE.
Il mio cervello è baFFFtardo, ho altre cosuccie in serbo per voi gngngngn.
E boh, voi mi rendete davvero felice. Mi diverto a leggere le vostre minacce di morte, i vostri complimenti.
Ringrazio @acciologan, @drunkloujs, @niallesmile , @bollhaz , @meellies per il supporto e la sopportazione :')
E niente, ho già scritto fin troppo HAHAHAHA

ciao. ♥

 


ah, e passate da loro efrgtyhujki
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leo rugens
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Capitolo 21
*** twenty one. ***






twenty one




Uno Smarties azzurro mi colpì la tempia, seguito poi da uno giallo e, pochi secondi dopo, uno rosso. Mi voltai di scatto verso la figura che si divertiva a bombardarmi, mentre alzavo la mano con il telecomando prossima a ferirlo.
«Louis, smettila!» sbottai, subendo come punizione per aver osato pretendere un po’ di maturità dal ragazzo, uno Smarties rosa sulla punta del naso.
Aprii la bocca dalla sorpresa, incapace di credere che quel visino tanto dolce potesse farmi questo.
Ok, il suo viso non era poi così dolce. Niall era quello dolce, Louis era il bastardello di turno.
Raccolsi il cioccolatino caduto sul divano e glielo lanciai sulla fronte con tutta la forza possibile. Questo lo colpì talmente forte che si frantumò all’impatto, facendo gemere di dolore Louis che si contorceva sul divano come un dugongo morente.
Presi la busta e gliela rovesciai addosso, ridendo quando la sua maglietta fu circondata da un arcobaleno di cioccolata.
«Bastarda!» trillò afferrandomi per un braccio, spingendomi poi su di lui. Cercai di dimenarmi, ma in pochi istanti le sue labbra si poggiarono sulle mie, indebolendo qualsiasi tentativo di fuga. Mi aspettai quasi un dejà vu, e mi sentii stranamente triste quando ricordai che tutto era finito.
Niente più magia, niente più passato. Semplicemente Louis ed io, nel presente.
«Louis, mi presteresti la tua felpa di Arancia Meccanica? Grazie.» urlò Niall dal piano superiore, sovrastando le mie urla disperate causate dal solletico assassino di Louis. Il ragazzo si alzò immediatamente in piedi, rischiando di gettarmi a terra.
Corse poi verso le scale, urlando frasi simili a: «Noo, è mia. Mia. Di mia proprietà!».
Harry mi sorrise sghembo dalla porta della cucina, per poi sporgere leggermente il piede. Louis inciampò ruzzolando a terra, regalando a Harry il primato come ‘ragazzo che fa lo sgambetto migliore del mondo’. Le risate mie e dei ragazzi, probabilmente riuscì a sentirle anche mio padre.
 


«Oh dio, il mio bellissimo culo. Il mio favolosissimo, meravigliosissimo, grechissimo culo.» si lamentò Louis, massaggiandosi il lato B con la smorfia di dolore sul volto. Zayn gli diede una pacca forte, ricevendo in cambio un pugno nei genitali. Erano masochisti al massimo, quei ragazzi.
«Non preoccuparti, Wood ti vorrà anche con questo difetto, vero Wood?»
«Verissimo.» affermai fiera, fingendo di asciugarmi una lacrima sugli occhi, per poi battere il cinque a Harry.
«Harry, tu sei solo geloso perché il mio deretano è migliore del tuo.» si lamentò nuovamente lui, faticando a sedersi.
«Ehi, non è colpa mia se tu invece di inciampare di faccia, ti sei girato e hai sbattuto il culo sul gradino.» ribatté il riccio con aria offesa, incrociando le braccia al petto.
«Ma sei stupido? Se fossi caduto di faccia il setto nasale avrebbe sfondato il cervello e io sarei morto!» strillò il moro per poi indicare con l’indice il suo viso.
Il suo viso schifosamente perfetto. Un viso che avrei imbalsamato solo per poterlo osservare a vita.
«Meglio, così avrei consolato la vedova Wood come Styles sa fare.» il ragazzo fece l’occhiolino all’amico, beccandosi un calcio negli stinchi.
Ora capivo perché Niall e Liam erano angelicamente, paradisiacamente zitti.
«Magari… Magari avrebbe preferito me. E saremmo arrivati tardi anche al tuo funerale, troppo occupati a consolarci
Erano adorabili. Erano davvero adorabili. Erano magnifici quando Harry schivava le mele che Lou gli lanciava contro. Erano magnifici quando Lou si alzava di scatto per rincorrerlo, e si lamentava perché gli faceva male il sedere. Dal modo in cui si muoveva, sembrava avesse avuto un rapporto anale.
E ci era andato vicino, visto che era atterrato sullo spigolo del primo scalino.
Era divertente quando Harry gli tirava i capelli, strappandone due o tre, e Lou si vendicava cercando di strappare al riccio i gioielli di famiglia.
Erano magnifici mentre Louis azzannava senza compassione il collo di Harry.
Ok, questo non era proprio magnifico.


 
«Lo sai? Mi mancano i flashback.» esordì Lou steso sul letto, mentre lanciava in aria una pallina rossa, riprendendola subito dopo. Abbassai lo sguardo, chiedendomi perché mi facesse così male parlarne.
«Beh, anche a me. Due giorni senza dejà vu sono fin troppo normali per i miei gusti.»
« Margaret Calder è stata una vera e propria sgualdrina, comunque.»
«Ora capisco da chi ha preso Eleanor.» ribattei io, alzando le sopracciglia. Lou rise, lanciando in aria la pallina di gomma. La lanciò nuovamente in aria, e quando questa, attirata dalla forza di gravità, precipitò, cadde sulla faccia di Louis. Lui cominciò a strillare di dolore, contorcendosi sul letto.
Scoppiai a ridere, avvicinandomi a lui per vedere i danni che aveva fatto. Il naso si stava arrossando leggermente, e mancava davvero poco che Idiota scoppiasse in lacrime.
«Sei terribile. La smetti di farti del male? Ti vorrei tutto intero…»
Prima che io parta. Però quello non lo dissi, nonostante lui l’avesse capito. Smise di lamentarsi, guardandomi fisso.
«Puoi dirlo. So che sta per finire tutto.»
Non volevo che finisse. Lui non doveva essere il mio amore estivo. Lui era amore, punto. Un amore particolare, diverso dagli altri.
«Non deve necessariamente finire tutto, e tu lo sai. Potrei tornare, tu potresti venire a New York, ti piacerebbe moltissimo.» dissi prendendo il suo viso fra le mani, lasciandogli poi un bacio casto sulle labbra. Lui era immobile, freddo come una statua di marmo.
«Io qui ho la mia famiglia, i miei amici, il mio lavoro. E tu a New York hai tutto ciò che meriti, tutto ciò che Londra ed io non possiamo darti.»
E aveva maledettamente ragione. Io avevo i miei studi, la mai carriera da coltivare, degli amici, la famiglia. Non potevo semplicemente fare le valigie e andarmene. Nonostante amassi Londra, non era il mio posto. Certo, ci saremmo potuti sentire tramite telefono fino a quando uno dei due non avesse capito cosa volesse dalla vita, ma c’era il problema del fuso orario. Quasi faticavo a ricordare la mia vita prima che Louis ci piombasse, distruggendo tutte le poche sicurezze che mi ero creata. Davvero mi divertivo a fare shopping nella fifth avenue, a passeggiare sulle spiagge di Manhattan?  
Davvero nella mia vita non c’era stato Louis, o una collana magica?
«Se New York non può darmi te, allora non so che farmene.» sussurrai di getto, affondando il mio viso nell’incavo del suo collo.
Quattro giorni e avrei dovuto prendere quell’aereo per New York. Quattro giorni e mi sarei lasciata Londra alle spalle.
Anche se odiavo ammetterlo, Eleanor Calder aveva ragione. Eravamo troppo lontani per poterci anche provare. Ma lei voleva Louis tutto per sé, e non gliel’avrei mai lasciato. Neanche per tutto l’oro e gli Starbucks del mondo.
«Eleanor e Louis non si sono più rivisti dopo quell’episodio. Cosa ti fa credere che a noi non succederà lo stesso? O magari fra venti anni tu verrai qui, e io magari andrò a cena con mia moglie e i miei due figli. Poi arriverai tu, con tua figlia e forse il pancione, mentre sei mano nella mano con tuo marito. E io ti vedrò da lontano, non credendo ai miei occhi. Forse mi avvicinerò con indifferenza, studiando poi i lineamenti del tuo viso, e mi soffermerò su tua figlia che somiglia così tanto a te. E guarderò il tuo pancione, felice perché il tuo viso esprime emozioni mai viste prima. Magari non avrò il coraggio di parlarti, pensando che tu non mi riconoscerai. E invece tu lo fai, mi riconosci ma non dici nulla, perché hai la mia stessa paura. E così pranzeremo con le nostre famiglie a pochi tavoli di distanza, chiedendoci come abbiamo fatto a diventare due sconosciuti, a infrangere le nostre promesse. E perderemo l’unica, ultima occasione dataci per parlarci.»
Sentii un fastidioso groppo in gola, e a considerare dal suo tono di voce, ce l’aveva anche lui. Sentivo le lacrime salire piano, ma evitai di sbattere troppo le palpebre e farle cadere. Mi strinsi ancora di più a lui, il respiro irregolare e i battiti a mille.
«Chi ti dice che non finiremo così?» concluse poi, baciandomi leggermente la guancia.
«Beh, basta che non scopi con nessuna. Se non scopi, lei non può rimanere incinta.» tentai di sdrammatizzare, inutilmente.
«Non mi importa se nell’Ottocento siamo stati troppo orgogliosi. Ora il mondo è nostro anche se per poco, Ele. »
Mi addormentai fra le sue braccia, sfinita e con lacrime salate che scorrevano libere sul volto.
 


 
«Ti conviene lasciarlo perdere, Ele.» mi voltai di scatto, incontrando il viso di Caldy. Aveva una sigaretta fumante fra le labbra, e tirava talmente forte che pensai potesse finirla in pochi secondi. La guardai accigliata, notando il suo abbigliamento orribile.
«Cosa diamine vuoi?»
Si alzò, dirigendosi a grandi passi verso di me. Spense il mozzicone della sigaretta sulla mia mano e mi trattenni dall’urlare.
Quando lo tolse, vidi il punto colpito tutto bruciacchiato.
«Louis non ti amerà mai come ha amato me, hai capito? Lui è mio, e nonostante tu stia provando in tutti i modi a portarmelo via, lui continuerà ad amare me, ad ascoltare me.» sbraitò graffiandomi un braccio con le sue unghie lunghe e laccate di rosso.
«Tu non sai niente di noi.» ribattei fulminandola con lo sguardo. Lei rise sguaiatamente, tenendosi la pancia con la mano libera.
«Certo, ovviamente. Ammetto che il trucchetto di Margaret Calder è stato proprio niente male. D’altronde, è bastato un piccolo sospetto per separarli per sempre. Cosa ti assicura che fra te e Sweety Lou non sarà lo stesso? Cosa ti fa minimamente pensare che il vostro legame sia così forte?»
Mi morsi violentemente il labbro inferiore, aspettando che finisse di parlare per poi fuggire via dalle sue grinfie.
«A chi crederà Louis? Alla ragazzetta conosciuta un mese fa, o alla ragazza che ama da anni?»
«A quella che non gli ha fatto le corna.» ringhiai io furiosa, spingendola via con violenza. Calder cadde a terra, ma il suo sguardo malefico non l’abbandonò.
«Potrai provarci quanto ti pare. Tu non riuscirai a tenerlo con te. Lui mi appartiene.»
E poi la sua figura svanì, come sabbia al vento.
 



Sbarrai gli occhi, osservando il soffitto della stanza di Louis. Era notte fonda, e sospirai di sollievo quando capii.
Un incubo. Era stato solo un maledetto incubo.
Ma se gli incubi erano dettati dal mio cervello, cosa voleva dire? Che le cose che aveva detto Eleanor Calder, nel mio profondo le pensavo anche io?
Osservai Louis nella penombra, il viso angelico tranquillo e addormentato.

«Non succederà, Louis. Sai invece cosa accadrà? Verrò a Londra, magari fra dieci anni, e andrò a pranzare in un ristorante. E da lontano vedrò te, che da solo scegli cosa prendere, guardando attentamente il menù. Sorriderò felice per averti ritrovato, e con una scusa stupida ti chiamerò, fingendo di non conoscerti. E tu mi guarderai, chiedendoti se quella ragazza possa essere davvero Eleanor Wood. Mi guarderai, ma non oserai chiedermi il nome. Incuriosito, mi offrirai da bere e io accetterò, per poi finire a parlare di qualsiasi cosa, facendo ben attenzione a non rivelarti il mio nome. E prima che tu te ne vada, prima che tu possa solo pensare che quella ragazza non era la tua Eleanor, a quel punto ti abbraccerò, dicendoti che mi sei mancato terribilmente.»



-Ci avevo creduto a quelle mie parole, Lou. Ci avevo creduto per davvero.
Mi chiedo se non sia troppo tardi per rimediare.




Ciao principeshe.
ed eccoci a questo capitolo, vi ho fatto divertire un po' perché il prossimo sarà depresso hahaha.
figuratevi che ho finito di scriverlo dopo aver letto l'epilogo di 13th june (ff di extraordinharry)
E niente, chi l'ha letta sa cosa intendo HAHAHAHAHAHA
merda, sono tristissima.
Bho, che dire, Haz rimane un mito LOLLINO.
Hehehe la Caldy rompe le balle pure negli incubi, ma vabbè.
Ora voglio farmi un po' di pubblicità perché io può. GNE GNE

Non ho molto altro da dire, solo fatemi sapere cosa ne pensate :)
Adieu, bitches ♥

 
I'll win this war (os 512 parole su Hunger Games)
Credendo vides (nuova long sovrannaturale che sto scrivendo)

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Capitolo 22
*** twenty two. ***




Ciao principeshee
Oggi metto questo inutile spazio autrice prima, per vari motivi.
Prometto che sarò breve e diretta.
Le recensioni sono calate, tanto. Ma con tanto intendo che si sono praticamente dimezzate,
e questa cosa mi mortifica molto. Io scrivo perché mi piace, ma anche perché
adoro leggere le vostre recensioni, supposizioni, minacce di morte (pare strano, ma sì)
E vedere che da venticinque, ogni capitolo ne riceve massimo 13, è brutto.
Non sono una tipa che dice 'continuo solo a cinque recensioni, o solo se raggiungo le 20 recensioni',
però mi passa la voglia di scrivere, sul serio. Perché mi fa pensare 'se non si prendono il disturbo di scrivere
più di dieci parole, allora ritirati, Eleonò. La tua storia non vale una ceppa di minchia.'
Quindi se la storia non vi piace,
o vi annoia, o semplicemente vi rompete le palle di leggerla, ditelo. Le critiche servono a crescere, no?
So di non essere questa gran cosa nella scrittura, però voglio che me lo diciate senza addolcire la pillola.
Boh, spero che il capitolo vi piaccia, inoltre ne mancano cinque, o sei. Non saprei.
with love,
@harryspatronus




twenty two.





Aprii l’ultimo cassetto dell’armadio di Louis, pescandone alcune felpe che avevo comprato a Londra.
Le guardai con rammarico, accarezzandone le stampe colorate e lucide. Poi le misi nel mio trolley, cercando di trattenere le lacrime nonostante il cuore chiedesse pietà. Ancora non riuscivo a capacitarmi del fatto che il giorno dopo sarei partita, prendendo un aereo per New York e lasciandomi dietro Londra, i monumenti, le persone, Louis. Perché la cosa più impostante che lasciavo, era indubbiamente lui.
Sapevo che forzarlo a lasciare la sua vecchia vita sarebbe stato inutile, così come per me lasciare la mia. Non potevo lasciare mio padre da solo, non potevo semplicemente giustificarmi dicendo: ‘mi sono innamorata di un ragazzo inglese’. Potevo solo sperare che non mi avrebbe dimenticata, e magari sarei ritornata lì, in quell’hotel bellissimo con una vista meravigliosa, dove mi affacciai un mese prima, per poi urlare tutto il mio amore per la capitale.
Magari avrei fatto girare nuovamente il mappamondo, e quando il mio dito si sarebbe posato sull’Inghilterra, avrei sorriso nostalgica.
Chiusi la valigia, sedendomi sopra senza troppi complimenti, per poter chiudere la cerniera. Bene, ci stava dentro tutto.
Era il mio cuore ad essere stracolmo di sentimenti, troppo pesante da poter trasportare fino in America.
«Cosa avete intenzione di fare?» sobbalzai portandomi una mano al cuore, quando una voce roca ruppe il silenzio.
«Non lo so, Harry.» risposi abbassando lo sguardo sulle mie unghie poco curate. Era una mania che avevo da piccola, non ero mai riuscita a togliermi quel vizio orrendo. Invidiavo le mie amiche con la ricostruzione e mani perfette, ma non avevo mai avuto la forza di smettere di mangiucchiarle.
«Non lo sai? Domani partirai, Eleanor. Dovrai dargli una risposta.»
«Appunto, la dovrò dare a lui, non a te.»
«Oh beh, a lui l’hai già data, se è per questo.» sghignazzò malizioso e poggiandosi contro lo stipite della porta, a braccia conserte. Alzai gli occhi al cielo.
«Smettila.» lo rimbeccai, ottenendo come unico risultato una bella risatina.
«Era solo per sdrammatizzare un po’.» si giustificò poi, facendo il labbruccio. Non riuscii a trattenermi e risi, scuotendo la testa.
«Mi mancherai. Mi mancherete tutti, a dire la verità.»
Mi alzai dalla valigia, correndo poi ad abbracciare il riccio che mi accolse fra le sue braccia muscolose e tatuate.
«Anche tu mi mancherai, Eleanor. Mi mancherà in particolare il cibo che cucinavi.»
Gli diedi un pugno leggero sul petto, ridendo sommessamente. Era bello avere un fratello, mi sarebbe sempre piaciuto averne uno.
«Spero di trovare una ragazza come te, un giorno.»
«La troverai, Harry. Troverai quella ragazza capace di toglierti il respiro.»
«Nel senso che mi darà un calcio nelle palle talmente forte, da togliermi il respiro?»
«Sai cosa intendo, idiota.»
«So solo che se mi farà lo stesso effetto che tu hai avuto su Lou, potrò morire felice.»
Ma da dove usciva tutto questo sentimentalismo?
«Mi stai tradendo, per caso?!» strillò qualcuno a pochi centimetri dalle nostre orecchie. Sobbalzai, portando una mano sul timpano sfondato, guardando poi in tralice Louis che ci squadrava, fingendosi offeso. Gli feci una linguaccia.
«Stupido, certo che no.»
«Non parlavo con te. Parlavo con Harry.»
Alzai il dito medio nella sua direzione.



 
«Dov’è andato Louis?» chiesi dando una pacca forte sulla schiena a Niall, che si stava strozzando. Gli capitava spesso, quando mangiava con foga, di far incastrare il cibo rischiando il soffocamento. Mi chiedevo spesso come facesse ad essere ancora vivo. Il biondo riuscì ad ingoiare il resto del cibo dandosi un pugno sul petto, poi mi guardò con occhi da cucciolo di foca.
«Ehm è uscito, ma non ha detto dove.» la voce si affievolì, forse capendo immediatamente dove volessi andare a parare.
«Eleanor Calder.» fu poco più di un sussurro, ma Niall lo percepì lo stesso. Mi avvolse in un abbraccio da orso, cullandomi dolcemente sul posto.
«Devi fidarti di lui, Ele. Tu sei una persona fantastica, sei riuscita a farmi capire che Demi era troppo importante per permettere ad un punkettaro qualunque di portarmela via.»
Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi, ma non avrei pianto. Dovevo essere forte, capire che piangere non sarebbe servito a nulla, tantomeno facendolo davanti a loro. Erano state persone fantastiche, mi avevano accolto nella loro casa, avevano fatto amicizia con me, mi avevano trattata come una sorella, la preferita.
E io dovevo molto a tutti loro, non avrei mai saputo ripagare il mio debito nei loro confronti.
«Niall io… Louis… io credo di…»
«Shh, non devi dirlo a me, Ele, io lo so. Devi dirlo a lui.» rispose accarezzandomi la testa, i capelli che avevano l’odore dello shampoo di Louis.
Era l’ultima volta che avevo il suo odore addosso, come avrei fatto a sopravvivere senza lui?
Inconsciamente, mi aggrappai più forte alla felpa di Niall, sentendomi una bambina bisognosa di protezione.



 
Ingoiai l’ultimo pezzo della barretta di cioccolata offertami gentilmente da Niall, poi uscii sul terrazzo, trovando però la sedia a dondolo già occupata da un ragazzo moro, la sigaretta stretta fra le labbra. Mi accomodai silenziosamente accanto a lui.
«Ciao Zayn.»
Lui alzò lo sguardo verso di me, sorridendomi appena. Era triste, lo era sempre stato, ma non ne aveva mai parlato con noi sul perché.
«Ele.» disse a mo’ di saluto, tornando a concentrarsi sulla sua sigaretta fumante.
«Sei di molte parole, vedo.» ridacchiai per allentare la tensione, mentre lui sorrideva di rimando.
«È che mi manca Perrie.» sussurrò, mentre la voce si affievoliva sul nome della sua ex ragazza. Allora era quello, il motivo per la quale stava male.
«Perché non glielo dici, che ti manca?» domandai a quel punto, sorridendogli teneramente. Lui alzò impercettibilmente lo sguardo, e notai che i suoi occhi scuri erano lucidi, stanchi.
«Perché probabilmente non le manco per niente. Ho sbagliato e me ne pento, ma lei ha ragione a non voler più avere niente a che fare con me.»
«Non voglio sapere qual è stato il tuo sbaglio, però secondo me dovresti provarci. Provaci, abbi almeno il coraggio di sentirtelo dire.»
Abbassai lo sguardo, torturandomi le mani. Io ero l’ultima persona che poteva parlare di coraggio, cordarda com'ero. 
Zayn mi diede una spallata giocosa, intuendo il mio stato d’animo.
«Spediscici una cartolina, quando arriverai a New York. E chiamaci, possibilmente ad orari decenti.» ridacchiò poi, spegnendo la sigaretta sotto il suo piede.
Gli feci una linguaccia, stampandogli poi un bacio sulla guancia, le labbra che furono pizzicate dallo strato di barba che gli contornava il viso.
Zayn mi poggiò un abbraccio intorno alle spalle, stringendomi debolmente. Non era mai stato il tipo da troppi sentimentalismi, lui era più favorevole ai silenzi.
Prima che riuscissi a rientrare in casa, la voce di Zayn mi interruppe di nuovo.
«Eleanor?» mi chiamò. Mi voltai lentamente, incontrando il suo sguardo.
«Sei una persona speciale.»
Gli sorrisi, ringraziandolo con un cenno del capo.



 
«Sì Danielle, il bianco ti sta bene.» suggerì Liam, sorridendo poi per qualcosa che la sua ragazza gli aveva detto al telefono. Sorrisi anche io, trovando terribilmente tenero il modo in cui quel ragazzo si approcciava con le persone. Tranne che con Harry. Il riccio veniva picchiato spesso.
Liam disse alla ragazza che l’avrebbe richiamata, poi spense il cellulare, avvicinandosi a me. Un altro abbraccio coccoloso, l’ennesimo della giornata.
La persona che però desideravo accanto in quel momento, era Louis. Perché era sparito proprio l’ultimo giorno?
Perché rendeva ancora più estenuante l’attesa?
«Domani ti accompagneremo io e Niall in aeroporto. E se vorrà venire, anche Lou. D’accordo?» chiese dolcemente Liam, dandomi un bacio sulla testa.
Annuii, avvertendo uno strano vuoto al petto quando nominò Louis.
«Chissà come impazzirà tuo padre quando gli porterai tutte le bustine di the che hai comprato.» mi beffeggiò lui, cercando di mettermi di buon umore.
Mi morsi il labbro inferiore, annuendo velocemente. Sì, mio padre sarebbe letteralmente impazzito; amava da morire il the inglese.
«Perché deve essere tutto così difficile?» sussurrai più a me stessa che al moro. Lui mi abbracciò nuovamente, tenendomi stretta.
«Ehi, se vuoi piangere fallo, non frenarti.» mi suggerì, invitandomi a sfogarmi. Ma no, non l’avrei fatto davanti a loro, l’avevo promesso a me stessa.
Quello era un dolore interno con la quale dovevo combatterci io ed io soltanto, non li avrei coinvolti.
«No io s-sto bene.» mentii asciugandomi una lacrima sfuggita al mio controllo. Mi concentrai al massimo, finché non sentii più gli occhi lucidi.
«Ti voglio bene, Eleanor. Te ne vogliamo tutti. Certo, forse qualcuno te ne vuole un po’ di più.» ridacchiò scompigliandomi i capelli, osservandone i riflessi rossi.
«Non cambiare colore ai capelli, ti stanno bene.» disse con sincerità, facendomi sorridere.
Sentii un rumore proveniente dal piano inferiore, poi la voce di Louis riempì le mura. Strabuzzai gli occhi, correndo al piano inferiore come una bambina che aspettava da tanto una persona amata. E in effetti, ero proprio quello. Sobbalzai quando sentii una stretta attorno ai fianchi, un petto muscoloso che aderiva alla mia schiena. Mi sentii improvvisamente a casa, nel posto in cui sapevo di dover essere. 
Avvertivo il suo respiro caldo sulla base del collo, e intuii che avesse poggiato la testa sulla mia spalla. Senza degnare di uno sguardo gli altri, mi spinse dolcemente verso le scale, invitandomi ad andare al piano superiore. Misi il piede sinistro sul gradino, fin quando non urlai allarmata, sentendo i piedi che non toccavano più terra. Dalla risata cristallina di Lou, capii che mi aveva presa in braccio e mi stava portando nella sua stanza, divertendosi da morire.



 
«Mettimi giù, Palle di Puffo!» strillai giocosamente dandogli un leggero pugno sulla schiena. Lui rise, gettandomi sul letto come se fossi un sacco di patate.
Sussultai quando avvertii il suo corpo sul mio, il respiro a pochi centimetri dalle mia labbra. Osservai con i miei occhi da cerbiatto i suoi, azzurri come il mare. Non c’era più traccia di divertimento nel suo sguardo, solo comprensione, accettazione. Era come se quegli occhi parlassero e mi dicessero ‘so che stai per andartene e questa felicità è solo apparenza’. Lo avvicinai a me poggiandogli una mano dietro la nuca, per poi premere le mie labbra sulle sue.
Erano così morbide, così perfette. Mi sarebbero mancate anche quelle, specialmente quelle. Per l’ennesima volta nell’arco di quella giornata, cercai di trattenere le lacrime. Più i minuti passavano, più mi rendevo conto che il tempo scorreva inesorabile, conducendomi sempre più velocemente verso quel maledetto aereo.
Allontanai la mano dalla sua nuca, ponendo fine al contatto, distrutta. Lo sguardo di Louis sembrò allarmato, e pochi secondi dopo mi baciò nuovamente con urgenza, come se da quel tocco ne dipendesse la sua vita. Il bacio divenne più profondo, straziante, disperato, dolce. Un misto di emozioni che sapevo non sarebbero più tornate. La sua mano destra si intrecciò alla mia mano sinistra, mentre con l’altra mi accarezzava delicatamente la guancia.
Si allontanò impercettibilmente, e solo a quel punto notai che nella mia mano non c’era solo quella di Louis, ma qualcos’altro.
«Questo è per te.» sussurrò Lou al mio orecchio, lasciandomi un ultimo bacio sulle labbra. Si alzò con agilità, uscendo poi dalla stanza a testa bassa.
Osservai l’oggetto luccicante nella mia mano, ammirandone la bellezza.
Era un braccialetto d’argento contornato da quattro piccoli ciondoli. Li studiai uno ad uno.
Il Big Ben di Londra; il London Eye, il Tower’s Bridge. E infine un divano, simile a quello che c’era in casa loro. Con un po’ di fatica allacciai il braccialetto al mio polso, promettendo a me stessa che non l’avrei più tolto.
Sorrisi, ricordando tutti i momenti vissuti in quella casa.


 
-Sai, Lou? Alla fine ho smesso di mangiare le unghie. Mi sono detta: ‘se devi essere capace di smettere di amare, questa sarà una passeggiata.’





Ne approfitto per pubblicare le mie os/ff
OS Larry  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1672148&i=1
OS horror /Niall http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1670042&i=1
Nuova Long/Harry/Sovrannaturale http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1646428&i=1 (ho anche il trailer) http://www.youtube.com/watch?v=RUJWX1yvPOM&feature=player_embedded

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Capitolo 23
*** twenty three. ***







twenty three.







Raccolsi il trolley, osservando un’ultima volta la camera, poggiata contro lo stipite della porta. Osservai ogni dettaglio di quella camera, partendo dall’ordine maniacale, finendo con l’accarezzare con lo sguardo il disordine, ugualmente maniacale, dei cassetti.
Lou aveva troppa poca pazienza per mettere a posto tutti i vestiti, tutti gli oggetti che gli appartenevano.
Un quarto d’ora, e Niall, Liam ed io ci saremmo avviati all’aeroporto, in attesa del check-in e tutte quelle cose che ti facevano perdere un sacco di tempo. Quella notte avevo a malapena chiuso occhio, troppo impegnata ad accarezzare il viso di Louis mentre ne osservavo ogni dettaglio, imprimendolo nella mente. Le sopracciglia perfette e corrugate, formando una piccola ruga sulla fronte.
Il naso sottile e dritto, le guance appena rosate e le labbra sottili e dischiuse. I capelli castani sparati in aria anche quando dormiva, dai riflessi biondi.
Non potevo lasciarlo, ogni volta che lo guardavo, che lo accarezzavo, mi dicevo che non potevo e non dovevo lasciarlo.
Ma puntualmente ricordavo di avere un’altra vita che mi aspettava a New York. Un padre, la tomba di una madre, il resto della mia famiglia che era anche abbastanza numerosa. Gli studi, il futuro.
Io non appartenevo a questo posto, ero solo la pedina di un desiderio espresso con rabbia, vittima di una collana magica che aveva deciso di legarmi a Louis, importandosene delle conseguenze.
Chiusi gli occhi, toccandomi il petto nel punto in cui ci sarebbe dovuta essere la collana. L’avevo lasciata a Louis, volevo che la tenesse lui perché era stato il primo a trovarla. Mi morsi il labbro inferiore quando sentii la voce di Harry a pochi centimetri da me.
«L-Liam mi ha detto di chiamarti.» sussurrò con voce più roca del solito. Quando mi voltai, notai che i suoi occhi verdi erano lucidi, un po’ arrossati come il suo naso. Lo attirai a me sorridendo teneramente, pregando che le mie lacrime rimanessero al proprio posto.
«I-Io volevo venire, però non ce la faccio. Scusami.»
Strinsi più forte la presa, poggiando la fronte sulla sua spalla.
«Sei un bravo ragazzo, Harry.»
Lo guardai in viso, spostandogli alcuni ricci dal volto, che gli coprivano gli occhi. Ancora una volta, avvertii quello strano legame fra me e lui.
Qualcosa di potente, simile a quello di Gerry e Max, i miei due cugini gemelli. Gli diedi un bacio sulla guancia, sorridendogli poi riconoscente.
Era merito suo se Louis aveva aperto gli occhi, se mi ero divertita da pazzi con quei cinque cretini.
«Harry?»
«Sì?»
«Portami giù la valigia. È pesante.» lo presi in giro, cercando di farlo sorridere per mostrarmi per l’ultima volta le fossette. Ci riuscii.
 



«Signorina Wood, potrebbe poggiare la sua valigia qui?» la donna mi sorrise gentilmente, leggendo il mio cognome sulla carta d’identità che le avevo dato.
Annuii, mettendo poi il trolley sul nastro trasportatore. La macchina pesò automaticamente il peso del mio bagaglio, e la donna vi avvolse 
il biglietto attorno ai manici . Avevo il cuore pesante, sentivo un vuoto opprimente e le lacrime prossime ad accarezzarmi le guance.
Perché Louis non era venuto? Perché era svanito nel nulla, senza neanche salutarmi?
Come poteva essere così menefreghista nei miei confronti, dopo tutto quello che avevamo passato insieme?
Un po’ lo capivo, sapevo che se mi avesse detto addio sarebbe stato tutto troppo difficile. Ma io non volevo che fosse un addio, speravo fosse un arrivederci.
Volevo una promessa, un patto dove entrambi ci impegnavamo per non gettare via tutte le emozioni.
Io lo amavo, e mai come in quel momento desiderai dirglielo.
«Eleanor? Verrà, io lo so.» tentò di confortarmi Niall, accarezzandomi piano la schiena.
Gli sorrisi riconoscente, avviandomi poi ad una delle panchine per aspettare l’apertura del check-in.
 



«Ele, devi andare.» Liam mi diede un bacio sulla fronte, porgendomi poi la mano e invitandomi ad alzarmi.
Io non ne avevo la forza. Sentivo un vuoto incolmabile, una tristezza sconfinata che mi sembrava familiare. Poi ricordai.
La morte di mia madre fu altrettanto traumatica, con la differenza che Louis era ancora vivo e vegeto, fortunatamente.
Come può un vuoto nel cuore essere così incolmabile?
Come può il vuoto essere così pesante nel petto, rendendoti difficile anche respirare?
«N-Non è venuto. Aveva promesso che ci sarebbe stato e non è venuto.» serrai gli occhi dopo aver sussurrato quelle parole. Una lacrima fuggitiva riuscì a solcarmi la guancia, ma la rimossi in fretta e furia, arrabbiata con me stessa per tanta debolezza.
Era questo, quello che voleva? Voleva che fossi arrabbiata con lui, che lo dimenticassi come se non l’avessi mai incontrato?
«Forse ha avuto qualche contrattempo…» suggerì Niall, cercando di calmarmi.
«Non è vero niente! Non è volute venire perché ha la sua adorata Calder ad aspettarlo a casa sua. Sarà andato da lei!» sbottai alzando i pugni al cielo, frustrata.
Alcune paia di occhi si posarono qualche istante su di me, poi ognuno tornò ai propri affari.
Bene, se Louis voleva che me ne andassi con la consapevolezza del fatto che non saremmo potuti rimanere nemmeno conoscenti, l’avrei accontentato.
«Mi mancherete, stupidi.» dissi ai due ragazzi, attirandoli in un abbraccio si gruppo.
 



«Eleanor?»
Una voce fin troppo familiare, maschile e squillante al tempo stesso. Mi voltai di scatto, incontrando ad un metro da me il ragazzo per la quale avevo completamente fritto il cervello.
«Louis…» sussurrai pietrificata, prima di muovermi e affondare fra le sue braccia. Singhiozzai, e recuperai tutte le forze. Non avrei pianto. Dovevo solo trattenermi ancora per un po’.
Lou mi strinse a sé come se fossi la sua àncora di salvezza, affondando poi il viso nei miei capelli rossi. Le mani gli tremavano leggermente, come se fossi un cristallo fragilissimo e potessi spezzarmi fra le sue mani.
Quello che non capiva era che io ero già spezzata dentro, e lui si stava ferendo anche solo guardandomi.
Volevo dirgli che lo amavo, volevo che sapesse quanto ci tenessi a lui. Volevo fargli una promessa, e cioè che sarei tornata da lui, dovevo solo sistemare un paio di cose a New York. Mio padre avrebbe capito, lui sapeva quanto un amore potesse essere potente.
Sentii uno strano peso sul cuore, un vero e proprio peso. Un oggetto freddo. Prima di toccarlo, sapevo già cosa fosse nel momento in cui Louis lo agganciò al mio collo. La collana. I miei polpastrelli accarezzarono ogni pietra, ogni ornamento di quel cammeo.
I miei occhi incontrarono quelli di Louis, azzurri ma arrossati dal pianto.
«Io sono venuto il prima possibile. H-Ho rubato la macchina ad Harry. I-Io non ce la faccio, Eleanor.» sussurrò mentre una lacrima calda gli accarezzò la guancia perfetta. La tolsi con l’indice, lasciando al posto della scia alcuni baci delicati. Dovevo dirglielo, dirgli che l’amavo più di me stessa.

Ma le parole mi morirono in gola, quando la sua voce spezzata mi accarezzò l’udito.

«I-Io ho parlato con Eleanor. R-Riproveremo a stare insieme. È la cosa migliore per entrambi, Ele.»
E sapevo che con ‘entrambi’ intendeva lui e me. Fu come se il mio cuore andasse il mille pezzi, una stoffa lacerata e bruciata senza pietà.
Eleanor. Era ritornato con lei.
«Eri con lei?»
Annuì debolmente, evitando il mio sguardo. E in quel momento realizzai quanto fossi stata stupida, credendo che a lui importasse davvero qualcosa di me.
I baci, le carezze, i battibecchi. Mi trapassarono la mente come colpi di pistola, urlandomi ‘stupida!’.
Ci avevo creduto, ero pronta a dirgli che l’amavo mentre lui baciava un’altra. I silenzi, la sua impossibilità di lasciarla andare.
Perché mi sorprendevo tanto? Dovevo aspettarmelo.
Cercai di innalzare un muro fra me e lui, non mi sarei mostrata debole, anche se lo ero.
«Bene. Allora addio, Louis.» sussurrai allontanandomi da lui. Consegnai i miei documenti alla donna, che li analizzò con attenzione.
Sentivo lo sguardo di Louis addosso, ma non mi importava più. Aveva fatto la sua scelta, e non ero io.
Quando mi sedetti al mio posto, in aereo, chiusi lentamente gli occhi, lasciando che le lacrime trattenute fino a quel momento scivolassero fuori nello stesso modo in cui Louis mi era scivolato dalle dita.
Le Calder avevano vinto.
 



***
Harry sbuffò infastidito, camminando a testa bassa per i marciapiedi di Londra. Aveva prestato la sua auto a Louis ed ora era costretto a camminare.
Per non parlare della partenza di Eleanor, che lo distruggeva mentalmente. Non si era mai affezionato in quel modo ad una ragazza, la guardava e vedeva in lei una sorella da proteggere, con la quale scherzare. Una ragazza alla quale dare consigli su praticamente qualsiasi cosa.
La consapevolezza del fatto che, una volta tornato a casa, lei non sarebbe stata più lì, gli faceva venire una strana sensazione allo stomaco.
Non era neanche partita, e già le mancava terribilmente. Si chiese come avrebbe fatto ad abituarsi ad una vita senza lei.
Alzò lo sguardo, incontrando l’insegna del ristorante, Nando’s. Aprì la porta a vetri con il palmo della mano e andò verso la cassa, dove un ragazzo stava prendendo delle ordinazioni. Lo salutò, essendo una sua vecchia conoscenza, e ordinò del cibo.
Non gli importava cosa, l’importante era mettere qualcosa sotto i denti.
«Harry, i posti sono tutti occupati. Però lì c’è una tipa che sta mangiando da sola. Magari potresti chiederle di sederti insieme a lei. Ha finito di mangiare qualche minuto fa, se vuole può andarsene.»
Harry annuì, sorridendo cordialmente al ragazzo. Si poggiò al bancone, aspettando la sua ordinazione, e nel frattempo osservava la ragazza seduta al tavolo.
Non riusciva a scorgere il viso, aveva i capelli rossi e ondulati che le scendevano lungo esso, coprendolo.
Stava leggendo un libro, escludendo dal suo mondo qualunque cosa non appartenesse a quelle pagine.
Il riccio si morse il labbro inferiore, intuendo che il suo corpo era attraente. Ci avrebbe provato sicuramente.

Pochi minuti dopo, Harry si avviò con il suo piatto in mano verso il tavolo.
La ragazza non notò minimamente la sua presenza, perciò il riccio pensò di sedersi sulla sedia di fronte alla sua e chiederle il permesso di mangiare lì.
Le osservò le mani bianche e affusolate, sul dorso vi era scritto un nome: Vivienne.
Probabilmente era il suo, pensò Harry.
Il riccio si schiarì la voce, attirando finalmente l’attenzione della ragazza misteriosa.
Fu in quel preciso istante che accadde.
Vivienne alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi in quelli di Harry.
Occhi blu che ghiacciarono i verdi.
Occhi capace di folgorarlo, uno sguardo che gli bloccò le parole in gola, facendogli dimenticare come si respirava.
 



 
-Avrei desiderato dirti tante cose, Louis, troppe. Avrei voluto dirti che ti amavo, che mi sarebbe mancato tutto, di te.
Che avrei sentito la mancanza delle tue abitudini, di dormire accoccolata al tuo petto, mentre mi accarezzavi i capelli.
Forse il filo rosso del destino esiste, forse il nostro non è collegato.

È tutta una questione di come mi sentii quando sei venuto da me.
Viva.







 

Ciao principesheee
BOOM. ED ECCO CHE LA ELE STRAVOLGE LE STORIE HAHAHAHA
Dai, chi mi conosce sa che lo faccio.
MA COME SAPETE, almeno spero, in mano a me niente è perduto.
Perciò non date per scontato che non si siano visti più e bla bla.
Aww ho amato la parte di Harry.
RIporta a quel capitolo dove lui ed Eleanor parlarono, e lei gli augurò di trovare
una ragazza capace di toglierle il respiro, una ragazza che non avrebbe dovuto cercare in discoteca.
Ed eccola qui, Vivienne, che è la mia adorata Rachel Hurd-Wood (QUELLA DI PETER PAN EFRGTHYGFD)


E niente, ho letto le vostre recensioni (ventotto, minchia vi amo) e vi ringrazio per il supporto,
per avermi ridato quella voglia matta di scrivere che ho sempre.
Siete stupende e non smetterò mai di ringraziarvi. ♥

BENE, E ORA PROMUOVO LA MIA NUOVA LONG, SEMPRE SOVRANNATURALE.
With Harreh, perché è un riccio che fa le facce da gatto.
È più avventura che romantico, però poi vedrò bene cosa schiaffarci HAHAHA
Cliccate sul banner ♥

 

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Capitolo 24
*** twenty four. ***



 

I was thinkin about her, thinkin about me.
Thinkin about us, what we gonna be?
Open my eyes, yeah; it was only just a dream.
So I travel back, down that road.
Who she come back? No one knows.
I realize, yeah, it was only just a dream.

I was at the top and I was like I’m at the basement.
Number one spot and now she found her a replacement.
I swear now I can’t take it, knowing somebody’s got my baby.
And now you ain’t around, baby I can’t think.
Shoulda put it down. Shoulda got that ring.
Cuz I can still feel it in the air.
See her pretty face run my fingers through her hair.

My lover, my life. My shorty, my wife.
She left me, I’m tied.
Cuz I knew that it just ain’t right.


When I be ridin man I swear I see her face at every turn.

Tryin to get my usher over, I can let it burn.
And I just hope she notice she the only one I yearn for.
Oh I miss her when will I learn?

Didn’t give her all my love, I guess now I got my payback.
Now I’m in the club thinkin all about my baby.
Hey, she was so easy to love. But wait, I guess that love wasn’t enough.

I’m goin through it every time that I’m alone.
And now i’m missin, wishin she’d pick up the phone.
But she made a decision that she wanted to move one.
Cuz I was wrong.

 

If you ever loved somebody put your hands up.
If you ever loved somebody put your hands up.
And now they’re gone and you wish you could give them everything.


Just a dream - Nelly
(ho scritto il capitolo ascoltando la cover di questa canzone, di Grimmie)

 







twenty four




Aprii piano gli occhi, le luci del sole che mi accecavano tranquille.
Un nuovo giorno a New York, l'ennesimo della mia vita. Sospirai pesantemente, per poi rimanere seduta sul materasso, stropicciandomi gli occhi.
Immediatamente, gli incubi che mi avevano fatto compagnia durante la notte, tornarono a farsi sentire.
C'era una collana con dei poteri magici, capace di portarmi nel passato di una fanciulla che poteva essere la mia sorella gemella.
Era nell'ottocento, sì. E lei era tremendamente innamorata, finché una strega non era riuscita nel suo perfido intento, ovvero separare la coppia.
Ero a Londra, in estate. Ed oltre a me c'erano cinque ragazzi, uno più bello dell'altro. Zayn, Liam, Niall, Harry.
E poi c'era l'altro ragazzo, quello con i capelli castani e gli occhi azzurri come l'oceano. Tentai di fare mente locale e ricordare il nome del ragazzo.
Louis. Sì, si chiamava proprio Louis. Un nome bellissimo, senza ombra di dubbio. Ricordai la gelosia nei confronti della sua ex che portava il mio stesso nome, i primi giorni di vacanza, quelli che mi obbligarono poi a convivere con loro. I ricordi che partivano da un gesto ripetuto, quella sensazione di vuoto, il nero, e poi io e lui, mentre osservavamo i Louis ed Eleanor del passato.
Mi alzai stancamente per poi sbadigliare senza fretta. Amavo da morire il Sabato.
Un altro sprazzo di sogno mi tornò in mente, quasi come se fosse reale. Il suo respiro caldo sul collo, le labbra delicate che mi sfioravano le mie, il collo, la fronte, ogni centimetro della mia pelle che bolliva ad ogni suo minimo tocco. Mi sentii avvampare per qualche strano motivo, poi mi diressi verso l'armadio, raccogliendo un jeans stretto e una maglietta, più il necessario per risultare minimamente presentabile.
Con il getto caldo che mi accarezzava, un altro pezzo di ricordo mi saliva su al cuore, facendolo battere velocemente. Il profumo, il suo profumo, quello della quale non avrei mai fatto a meno. Ed eccomi lì, a sopravvivere senza quella scintilla luminosa che era lui.
Con l'asciugamano stretto in vita e l'asciugamano che stringeva i capelli, mi avvicinai alla mia scrivania, adocchiando il primo cassetto.
Lo aprii con mani tremanti, quasi come se temessi che il suo contenuto potesse esplodermi in faccia.
Scostai tutti i fogli, le cianfrusaglie, e la vidi.
La collana, splendente come sempre, solo meno magica.
E a quel punto, dovevo imporre a me stessa di capire che non era stato affatto un sogno.
 



Due anni, settecentotrenta giorni. Forse di meno, non saprei dirlo con esattezza.
L'unica cosa certa era che da quel giorno, ogni mattina mi alzavo e penso a lui, come se fossi stata un automa, un robot creato con lo scopo di ricordare a se stessa cosa le manca in quella vita, in quell'attico di New York. Mi guardai intorno, la mia camera rimasta immutata, così come il resto della mobilia.
Eravamo noi, ad essere totalmente cambiati. Mio padre aveva una relazione con Amelia, ed erano felici. Progettavano persino di sposarsi ed avere un figlio.
Non potevo essere più felice per loro, di così.
Io avevo rinunciato all'Università dopo che i test d'ammissione non andarono a buon fine. E sapevo che la causa di quel mio fallimento aveva due occhi azzurri e le labbra sottili. O forse era colpa mia, io che non mi rassegnavo a mettere radici in America, come previsto.
In compenso, lavoravo in una libreria assieme a John, un mio grande amico. Notavo il modo in cui mi guardava, mentre lavoravamo. Sapevo che per lui un'amicizia non era abbastanza, ma il cuore era lacerato, straziato, tradito. Troppo malmesso dai ricordi per poter battere per qualcuno.
Non sapevo perché l'avevo fatto, ma appena atterrai all'aeroporto di New York, la prima cosa che feci fu tagliare la mia scheda telefonica e con essa tutti i miei contatti in Inghilterra. Un modo per porre fine a quello strano legame fra me e i cinque ragazzi, anche se non servì poi a molto.
E scrivevo, tanto. Forse era quello il mio futuro, scrivere libri, romanzi, poesie. Scrivere e basta, mettere su penna pensieri che se detti ad alta voce, non faranno altro che spezzarmi la voce dal dolore.
C'era un unico pensiero che mi assillava, giorno e notte. Quel 'ti amo' non detto, né sussurrato. E tutto perché Louis non me ne aveva dato il tempo, confessandomi di avere un'altra Eleanor che occupava possessivamente il suo cuore.
La signora Foster aveva ragione, «No. Ma le conseguenze le ha viste. La collana le ha mostrato quanto infimo possa essere l'amore; quanto traditore ed illusorio sia.» 
Guidavo per le strade affollate della Grande Mela, e mi sembrava di vederlo ad ogni curva, con il suo sorriso e i suoi pantaloni orrendamente rossi.
Entravo nei club, nelle discoteche, e cercavo di divertirmi. Ma la verità era che non facevo che pensare a lui, a quanto il mio amore non sia bastato.
Sapevo per certo che lui era andato avanti, dimenticandosi persino il mio viso. Così come gli altri, del resto.
La vita andava avanti, ma il modo in cui procedeva non mi piaceva affatto. Era così ingiusto.
Mi accorsi solo in quel momento di star fissando la mia immagine allo specchio, senza guardarla per davvero.
I miei occhi da cerbiatto erano lucidi, il corpo un po' più magro. Tranne il seno, quello era cresciuto.
Quando ricordai i commentini stupidi di Harry, sorrisi amaramente. Mi prendeva sempre in giro, quel tipo.
I capelli erano rimasti gli stessi, rosso fiamma e lunghi quasi fino a metà spina dorsale.
Liam mi aveva detto di lasciarli in quel modo, e io gli avevo dato ascolto.
Cosa avrei dato per ascoltare di nuovo la loro voce, le loro risate, le stronzate. Erano la mia seconda famiglia, ed io ero troppo stupida per cercarli.
Forse perché il pensiero di arrivare davanti la loro casa e non trovarli più lì, cresciuti, maturati, magari sposati.
L'idea che il mio Paradiso personale fosse cambiato, adulto, mi spaventava a morte.
Ma la verità era che se avessi bussato a quella porta, e Eleanor Calder mi avesse aperto con un sorrisetto soddisfatto e la mano sul pancione, io sarei crollata in ginocchio davanti a lei. Solo pensare a Louis che baciava un altro paio di labbra, bastava per bloccarmi sul posto e sopravvivere per un'altra giornata.
«Papà, io esco con Lila!» avvisai mio padre, dandogli poi un bacio sulla guancia. Lui mi osservò, sorridendomi solare. Gli avevo parlato di Louis, tralasciando qualche particolare intimo, ed era rimasto affascinato da quella storia, la mia storia.
A volte credevo di non essere l'unica a non essere riuscita ad andare avanti. Però poi capivo che mi sbagliavo, e tornavo a sorridere falsamente.
 


«Vuoi fare un tiro?» chiese Lila, porgendomi il filtro della sigaretta, tenuta fra indice e medio. Scossi piano le testa, sorridendole.
Lei scrollò le spalle, ormai abituata ai miei rifiuti, e parcheggiò l'auto di fronte all'imponente centro commerciale.
La prima tappa fu la libreria, posto che entrambe amavamo tanto. L'odore delle pagine, la carta stampata, persone che si scambiavano pareri sui libri, occhi brillanti dei ragazzi che avevano trovato il libro che cercavano, l'impazienza dei clienti di pagare e correre al calduccio nelle proprie case,
affogando nella lettura.
Fu una coppia a colpirmi. Mano nella mano, sorridevano e ridevano sommessamente, prendendosi in giro su chissà quale argomento.
Lui le circondò il collo con il braccio, attirandola a sé per un bacio veloce. Poi la mia visuale fu sostituita dalla copertina di un libro.
«Ho deciso, compro questo.» esultò Lila, mostrandomi la copertina di Hunger Games. Sorrisi, aveva proprio ottimi gusti.
Camminai per gli scaffali, bloccandomi nella sezione geografica. Un mappamondo di medie dimensioni spiccava fra i libri esposti. Poggiato su un tavolino di mogano, sembrava brillare di luce propria. Come una falena attratta dalla fiamma, mi avvicinai ad esso, accarezzando le varie nazioni.
Poi con un gesto lo feci girare, e per qualche attivo lo osservai mentre il mondo mi passava davanti. Chiusi gli occhi, e puntai l'indice sul mappamondo, facendolo fermare di colpo. Quando aprii gli occhi, sobbalzai nel vedere che la scelta del caso fu, ancora una volta, il Regno Unito.
Il dito premuto precisamente su Londra.
 


Persa fra i miei pensieri sconnessi, inizialmente non mi accorsi del telefono che squillava. Quando lo notai, risposi immediatamente e con un po' di preoccupazione. Era raro che mio padre mi chiamasse, sapendo delle mie commissioni.
«Papà?» risposi guardandomi intorno, alla ricerca di Lila che, felice come non mai, osservava i libri della sezione 'Fantasy'.
«Ehi Eleanor, senti, dovresti venire a casa. È urgente ma non preoccuparti, niente di grave. Solo fai presto, ok?» disse con tono dolce e riuscendo a diminuire i battiti del mio cuore preoccupato. Lo rassicurai, dicendogli che sarei tornata a casa fra qualche minuto, poi chiusi la chiamata, sbracciandomi per attirare l'attenzione di Lila. Lei in compenso non mi vedeva proprio, persa nel suo mondo fatato fatto di carta e magia.
Era così che apparivo agli altri? Irraggiungibile nonostante tutti i tentativi di rianimarmi?
Quando la mia amica mi prestò attenzione, la costrinsi a pagare il suo libro e la trascinai nella sua auto.
 
 

«Sono a casa!» avvisai urlando, per poi entrare in cucina e trovarvi mio padre seduto, con una busta in mano.
Mi chiese di sedermi di fronte a lui, e io obbedii circospetta, chiedendomi cosa gli passasse per la testa.
«Eleanor, io non so cosa tu stia passando, però cerco di immaginarlo. Cerco di immaginare una vita di rimpianti, e non è una bella prospettiva.»
Mi accarezzò la mano, sorridendomi amabilmente. Le sue parole mi misero sull'attenti, e mi chiesi dove volesse andare a parare.
Una vita di rimpianti. Era forse la mia, quella della quale parlava?
«Non so cosa sia successo esattamente a Londra, quasi due anni fa. Però so che un pezzo fondamentale di te è ancora intrappolato lì, in attesa di essere ritrovato.»
Mi diede la busta pesante, che doveva contenera qualcosa di più oltre a dei semplici fogli. La prima cosa che tirai fuori, fu la collana.
La sua collana, quella che Louis, per qualche strano motivo, aveva deciso di restituirmi nonostante inizialmente fosse sua.
La mia attenzione fu catturata dal braccialetto che portavo al polso, quello che Lou mi aveva regalato la sera prima di partire, mentre le sue labbra si poggiavano delicatamente sulle mie. E mentre leggevo quel piccolo pezzo rettangolare, la  voce di mio padre mi giunse alle orecchie.
«Quello è un biglietto per Londra, solo andata. Deciderai tu quando tornare. Ah, e ti ho già prenotato una stanza al Danubius.»
Inspirai profondamente, cercando di memorizzare ogni parola. Poi aprii di scatto gli occhi, e seppi che mio padre aveva ragione.
Al diavolo i pianti, i rimpianti, Eleanor Calder. Io avevo qualcosa da dire a Louis Tomlinson, e l'avrei fatto.
A costo di ritornare a New York con il cuore a pezzi, mi sarei ripresa quella parte di me rimasta intrappolata in quella città.



Ciao principesheeee
mi scuso per il ritardo, ma ultimamente ho pochissimo tempo per scrivere e utilizzzare il cellulare è scomodo, zulzerio.
Poi oggi sono triste perché è morto l'attore che interpretava Zio Vernon , in Harry Potter. RIP ♥
Boh, ecco qui un capitolo abbastanza depresso (ok, forse un po' troppo).
Il prossimo spero vi piacerà di più, ma sappiate che avrete il fiato sospeso per il finale hehehehe
voi pensate di sapere tutto, ma c'è qualcosa che ancora non sapete. *fischietta*
Boh, adesso vi lascio i link di alcune storie che adoro (vi avviso, io amo tutte le storie che seguo ma non ho spazio per pubblicarle tutte LMAO)
e poi pubblicizzo la mia nuova long >.> e le mie nuove os pft.

Unsettled – drunkstiles  - leo rugens - Haunted – percysword

Credendo vides (nuova long sovrannaturale su Harry  - Always be togheter (os su Louis) - Feather (os sulla saga di Fallen Tess/Arriane) - Lithium (os Larry)

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Capitolo 25
*** twenty five. ***





 

poi cagatemi le note autrice, non fate le bitches è.é ♥


 

twenty five

 






Trascinai il trolley e il bagaglio a mano fino alla Reception del Danubius Hotel. Mi osservai cautamente intorno, constatando che almeno quello non era cambiato. Era bello e lussuoso proprio come l’ultima volta, e ciò mi fece sorridere ancora di più quando mi avvicinai alla ragazza.
«Eleanor Wood, ho prenotato una stanza singola.» affermai porgendole poi la mia carta d’identità.
Lei studiò ciò che vi era scritto, poi controllò che ci fosse il mio nome osservando lo schermo del computer.
«Oh, sì. Ecco la tessera, signorina Wood. E buona permanenza!» esclamò dandomi la chiave magnetica della mia stanza.
La ringraziai, entrando poi nel primo ascensore. Quando spinsi il pulsante del mio piano, feci appena in tempo a sentire la ragazza dire ad una cliente:
«Non si preoccupi, ora chiameremo il signor Louis Tomlinson, il direttore dell’hotel…»
Ebbi un tuffo al cuore solo udendo quel nome all’apparenza innocuo, ma che provocava terremoti e disastri naturali nel mio stomaco.
Quindi Louis aveva ereditato l’hotel dal padre, alla fine. Me ne aveva parlato una volta, dicendomi che lui era l’unico figlio e il padre era stanco di dirigere quell’hotel.
Sorrisi, felice di sapere che avesse mandato avanti la sua vita, potendo fare ciò che gli sarebbe piaciuto essere.
Quando arrivai davanti alla porta della mia stanza, cominciai a tremare incontrollatamente. Controllai che il numero fosse giusto, così come il piano.
Poi capii che mio padre era molto più intelligente e sentimentale di quanto pensassi. Perché quella non era una camera qualunque, era quella camera.
Entrai osservandomi poi intorno, mentre i ricordi mi sfrecciavano davanti come macchine in corsa.
Io che, avvolta nell’asciugamano, aprivo alla persona che aveva bussato alla mia porta, convinta che fosse il servizio in camera.
Louis che mi squadrava da capo a piedi, stendendosi poi sul mio letto mentre mi chiedeva la sua collana.
Io che lo tempestavo di pugni, di schiaffi. E la sua risata. Quella risata che all’inizio avevo trovato fastidiosa, ora mi stringeva il cuore, tanto era bella.
Toccai delicatamente il ciondolo della collana che premeva contro il mio petto, causandomi brividi tanto era freddo.
Avevo deciso di rimetterla e non sapevo bene neanche perché. Sentivo solo che avendola con me, sarebbe stato tutto più facile.
Chiusi gli occhi, respirando profondamente. Era mai tornato in quella stanza? O forse era troppo impegnato ad amare Eleanor Calder per permettersi di abbandonarsi ai ricordi? Osservai il display del mio cellulare, constatando che fossero le tre del pomeriggio. Chiamai il servizio dei taxi, poi scesi nel piazzale del Danubius, senza degnarmi di gettare l’ultimo sguardo a quella stanza. Era troppo da sopportare per un cuore fragile come il mio.
 



Bussai con mano tremante al portone rosso, mentre la mia mente correva impazzita.
Cosa avrei fatto se mi avesse parto Louis? Probabilmente sarei fuggita come una codarda, oppure lo avrei salutato timidamente, comportandomi come se fossimo vecchi amici che si rivedono dopo due anni.
Ma se mi avesse aperto Eleanor? Magari mentre si teneva il pancione o peggio, con un bambino in braccio.
Magari all’inizio non mi avrebbe riconosciuta, per poi focalizzarsi sul mio viso e riconoscendo in me la persona che aveva tentato di portarle via l’amore.
Probabilmente le avrei detto di essermi sbagliata, che stavo cercando qualcun altro, e poi sarei fuggita in lacrime.
Ma la cosa che mi spaventava più di tutte, era trovare qualcuno che non conoscessi. Forse si erano tutti trasferiti, rompendo quella bolla di sicurezza e di giovinezza che avevano creato. Forse erano tutti improvvisamente cresciuti, vivendo in case separate, sposati, troppo adulti per i miei gusti.
Mi morsi violentemente il labbro inferiore quando la porta si aprì piano, fino a mostrare il viso della persona che aveva deciso di controllare chi avesse bussato. Il suo viso tramutò da un’espressione normale, ad una scioccata, fino ad una incredula.

«Oh Cristo…» ululò, prima di perdere il controllo e trascinarmi dentro aggrappandomi per un braccio. Chiuse la porta, come se temesse che potessi fuggire.
«E-Ele?» balbettò, toccandomi una guancia con l’indice. Risi spontaneamente di quella reazione; non era cambiato affatto.
«Ciao, Harry.» lo salutai, non sorprendendomi affatto quando sentii la mia voce tremare.
Il riccio mi strinse in un abbraccio soffocante, spaccandomi i timpani mentre mi urlava quanto gli fossi mancata.
«Sei sparita, ho persino pensato che fossi morta. Non ti sei fatta più sentire e.. e sei sparita, ma questo l’ho già detto però… però sei sparita, cazzo.»
Sorrisi radiosa, mentre mi aggrappavo a quell’àncora di salvezza che erano le sue braccia.
 
Dopo vari minuti passati a parlare degli altri e di ciò che ne era di loro, il suo sguardo venne catturato dalla collana.
A quanto pare Niall e Demi andavano all’Università insieme, mentre Liam e Danielle si sarebbero sposati entro il prossimo anno.
E Zayn invece stava studiando per diventare Colonnello. Insomma, data la sua faccia seria, era proprio il lavoro adatto a lui.
Gli unici della quale non avevamo parlato, erano stati Louis e lui.
«Ce l’hai ancora.» disse Harry indicando la collana con un cenno del capo. Presi il cammeo fra le mani, accarezzandolo piano.
«È rimasto chiuso in un cassetto per due anni, non so neanche perché l’ho rimesso.» confessai un po’ amareggiata, lasciando che il ciondolo ricadesse sul mio petto. C’era qualcosa che dovevo sapere, qualcosa che la mia anima bramava da troppo tempo, ormai.
«E lui…» non finii la frase perché sapevo che Harry avrebbe capito. Deglutii, aspettandomi qualunque risposta.
“Oh, loro sono sposati e lei è incinta.”
“Si sposeranno fra qualche mese, sai?”
«Due giorni dopo la tua partenza si sono lasciati e non si sono più visti.»
Strabuzzai gli occhi, faticando a nascondere un sorrisetto soddisfatto.
Solo perché aveva lasciato andare lei, non voleva dire che non l’avesse fatto anche con me.
Forse desiderava semplicemente qualcosa di completamente nuovo, magari una ragazza che non si chiamasse Eleanor.
«E so che vorresti ballare dalla felicità, ma non lo fai perché hai paura di illuderti.» Harry mi fece un occhiolino, per poi distrarsi mentre osservava lo schermo del suo cellulare. Picchiettai con l’indice contro la sua spalla, ammiccando.
«E tu, invece?»
Un grandissimo sorriso comparve sul suo volto, le fossette apparirono e gli occhi sembrarono brillare di luce propria.
«Io l’ho trovata, Ele. La ragazza capace di togliermi il respiro.» disse con lo sguardo vacuo e il sorriso ebete. Ero così felice per lui.
Saltellai sulla sedia, sentendomi per un attimo di nuovo una diciottenne.
«Raccontami tutto, adesso!» esclamai mentre lui rideva della mia reazione. Harry la meritava, tutta la felicità di questo mondo.
«Beh l’ho incontrata da Nando’s il giorno in cui tu sei.. partita. E dovresti vederla, quanto è bella. Ha dei capelli rossi –naturali, però- e gli occhi blu simili a quelli di Niall. All’inizio non sapevo come comportarmi, poi ho visto che leggeva un sacco di libri e praticamente la stalkeravo in biblioteca.
Tralasciando il fatto che ci ho impiegato un mese per capire quale biblioteca frequentasse, per avere un appuntamento ho dovuto aspettare qualcosa come sette mesi. E stiamo insieme da sei mesi, ormai. Non me la da spesso, ma a questo rimedierò presto.» disse infine con aria saccente, mentre io scoppiavo a ridere.
Per Harry, abituato ad avere il gregge di ragazze che gli correva dietro, quella era una vera e propria rivoluzione. Conosceva quella ragazza da due anni ma stavano insieme solo da sei mesi. Ciò mi fece capire che questa ragazza sarebbe potuta essere un’ottima amica, semmai l’avessi conosciuta.
«Si chiama Vivienne.» trillò il riccio, facendomi tornare in mente una scena vissuta in quella casa.
Quanti ricordi che mi piombavano addosso, in quella dimora.
«E Lux?» domandai dolcemente, mentre il visino dolce della bambina faceva capolino nella mia mente. Harry si rabbuiò per un attimo.
«Ha il ragazzo e ha già dato il suo bacio a stampo.» sbottò infastidito, mentre io cominciai a ridere talmente tanto da rischiare una caduta non indifferente.
A quanto pare il senso di protezione che il ragazzo provava per la bambina non era svanito affatto. Era bello vedere che qualcosa era rimasto immutato, nel tempo. Perché quando tu sei la prima a cambiare, hai bisogno di tornare nei posti dove il tempo non ha influenzato nulla.
Sapere che in quella casa ci vivessero solo due persone invece che cinque, mi fece venire una brutta sensazione di nostalgia. Respiravo a fatica, nonostante fossi felice di aver ritrovato quel posto che era stato il punto d’incontro della mia felicità, come avrebbe detto mia madre.
Mi alzai e andai nel salotto, notando che avevano costruito uno sgabuzzino. Inclinai la testa su un lato, chiedendomi cosa ci fosse dentro.
«Oh, lì abbiamo praticamente fatto un attaccapanni. Sai, quando viene tutta la comitiva non sappiamo mai dove mettere i cappotti.» sghignazzò Harry, rispondendo alla mia domanda silenziosa. Mi voltai verso di lui, guardandolo con sguardo penetrante.
«Harry, promettimi che non dirai a Louis che sono stata qui, oggi.»
Lui inarcò un sopracciglio. «Eleanor, alloggi nel suo albergo. Se non glielo dirò mi odierà a morte e…»
«E lui non vuole vedermi, cazzo. Lo capisci?!» sbottai sull’orlo delle lacrime, pentendomi subito dopo di averlo trattato così male.
Il rumore di un colpo alla porta, poi l’imprecazione di una voce squillante. Strabuzzai gli occhi, andando nel panico. Una chiave inserita nella toppa…
«Non dirgli che sono qui!» intimai al riccio, correndo poi verso la mia unica salvezza: lo sgabuzzino. Aprii la porta bianca e mi infilai all’interno giusto in tempo per nascondermi agli occhi di Louis. La mia curiosità prese il sopravvento, perciò lasciai la porta aperta un paio di centimetri, solo per poter osservare lui.

Non era cambiato molto, e ciò mi fece sorridere automaticamente. I capelli castani sparati in qualche modalità che solo lui conosceva, le labbra sottili e rosee, gli occhi azzurri che io avevo sempre sospettato fossero testicoli di Grande Puffo. Indossava una giacca nera, con tanto di cravatta; e mentre la toglieva, mi si mozzò il respiro. Doveva aver fatto parecchia palestra, perché aveva degli addominali da urlo. Per non parlare della barbetta appena accennata.
«Ciao, Harry.»
«Louis.»
Si salutarono, ma dallo sguardo di Harry capii che qualcosa non andava a giudicare dal modo in cui squadrava l’amico.
«Hey, c’è qualcosa che non va?»
Louis si sedette con un tonfo sul divano, ma fortunatamente era ancora nella mia visuale. Mise le mani fra i capelli, mentre poggiava i gomiti sulle ginocchia.
«Un’ora fa Meredith mi ha chiamata alla Reception per un problema con una cliente. Ho guardato il registro delle persone che hanno prenotato le stanze e… e c’era una Eleanor Wood, registrata. E… aveva persino prenotato la stessa stanza, quella che…» non finì la frase, non ce n'era bisogno.
Con mani tremanti si strofinò gli occhi, sembrando per la prima volta un uomo vecchio e stanco. Harry gli mise una mano sulla spalla per confortarlo.
«Mi manca, Haz. Ogni fottuto giorno, ogni fottuto attimo.»
Il mio cuore perse un battito, e fui tentata di uscire da quel nascondiglio per fiondarmi fra le sue braccia.
«Le ho fatto credere di essere innamorato di Eleanor per non permetterle di lasciarmi con dei rimpianti. Preferivo che si facesse la sua vita a New York, invece che costringerla a scegliere me. Sono un idiota.»
Sì Louis, sei un idiota e io te lo dicevo sempre.
Harry si schiarì la voce, osservando lo schermo del suo cellulare.
«Hey, senti, io devo andare da Vivienne. Tu rimani qui, guarda un film o fatti un the. Ci vediamo fra qualche ora, ok?»
Louis annuì leggermente senza emettere alcun suono con la bocca, non ne aveva la forza, proprio come me.
Forse si chiedeva se le supposizioni su noi che ci incontravamo dopo anni senza riconoscerci, fossero vere.
O forse si chiedeva se non stesse diventando pazzo.
Harry prese le chiavi dell’auto e uscì di casa, lasciando me e Louis soli.
Per alcuni minuti, Louis si limitò a fissare il soffitto con sguardo vuoto, fin quando non notai una scintilla colare giù, accarezzandogli una guancia.
Poi prese il cellulare, componendo un numero che sembrava conoscere bene.
«Meredith? Quella donna, Eleanor Wood, è tornata?»
La ragazza rispose qualcosa che doveva essere un no, visto che io ero nello sgabuzzino di casa sua, poi chiuse la chiamata.
Sfogò la sua rabbia dando un pugno al tavolino che si trovava al lato del divano e cominciò ad imprecare a causa del dolore.
Si alzò, osservando per un attimo lo sgabuzzino. Non capivo perché lo stesse facendo, non poteva vedermi a causa del buio di quella piccola stanza.
Poi capii cosa avesse attirato la sua attenzione.

Il cammeo, ancora attaccato al mio collo, stava brillando di una luce calda e nuova, mai vista prima.
Strabuzzai gli occhi e la mia mascella per poco non toccò il pavimento. Come era possibile? Il desiderio era stato espresso, quella collana non aveva più poteri.
«Ma che…?» Louis si avvicinò a grandi passi verso la porticina, aprendola con uno scatto.
I nostri sguardi s'incontrarono dopo due anni, e i suoi occhi azzurri mi folgorarono. Lo stomaco ebbe uno strappo e le farfalle si librarono, intrappolate per tanto tempo. Louis ed io non avemmo il tempo di parlare, di metabolizzare ciò che stava accadendo.
Il buio familiare ci inghiottì nuovamente.




TADAAAN, Ciao principesheeeeeee
Bene, sono felice di avvisarvi che mancano due capitoli alla fine.
Sì, so che state piangendo di felicità, ma sappiate che non vi libererete di me. Che palle, vero?
Insomma, vi ho chiesto di leggere questo spazio autrice per proporvi una cosa.
Tipo che recensite rispondendo a due piccole domande:

1)cosa vedranno Louis ed Eleanor?
2)cosa accadrà dopo?

 

è anche un modo carino per divertirci, dai >.>
Ah, e poi volevo avvisarvi che ho cominciato a pubblicare una minilong larry (rating verde),
che si chiama 'Let me purr'. Non possiede scene spinte, è più una cosa dolce c':
E poi volevo anche dirvi che ho scritto una OS su Hunger Games (si chiama Dear Prim.)
Una oneshot het con Louis (Always be togheter)
e c'è la mia nuova long sovrannaturale che sarà superfiga, prima o poi. (Credendo Vides.)
BENE, ORA VI OBBLIGO A PASSARE DA LORO:

 

Unsettled – drunkstiles  (het/Louis)
leo rugens (profilo, cliccateci per tutte le storie fighe)
Haunted – percysword (het/Harry)


e visto che VI AMO, ecco una frase tratta dal prossimo capitolo >.>

 

C’era l’Eleanor del passato davanti a me, e teneva fra le mani il cammeo brillante.

Assieme a lei vi era una donna di mezza età dallo sguardo intelligente. Prima che Eleanor dicesse il suo nome, avevo già capito di chi si trattasse.

«Signora Foster, ho commesso l’errore più grande della mia vita.»

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Capitolo 26
*** twenty six ***



 



twenty six


 

Il nero prese possesso del mio corpo, trasportandomi indietro nel tempo.
Eravamo ripiombati nel passato, incatenati dal potere della collana che pensavamo fosse svanito.
Mi voltai alla ricerca di Louis, ma non mi sorpresi molto, quando non lo trovai. Sarebbe stata una distrazione e la collana sembrava capirlo, facendoci intendere che quelli erano ricordi che ognuno doveva guardare da solo.
Perciò, mi concentrai su ciò che mi circondava, sui ricordi che la collana aveva deciso di mostrarci dopo due anni di silenzio.
C’era l’Eleanor del passato davanti a me, e teneva fra le mani il cammeo brillante.
Assieme a lei vi era una donna di mezza età dallo sguardo intelligente. Prima che Eleanor dicesse il suo nome, avevo già capito di chi si trattasse.
«Signora Foster, ho commesso l’errore più grande della mia vita.»
Lo sguardo della donna fu catturato da quell’espressione corrucciata e dal tono triste della ragazza.
«Ditemi cosa avete fatto, Eleanor.»
«Ho espresso il mio desiderio, signora Foster. Ma non lo pensavo davvero, era quello sbagliato. Ho detto a Louis che lo odio e lo disprezzo, ma… ma non è vero.» Lei si morse leggermente il labbro inferiore, mentre la donna che le teneva compagnia si apprestava a poggiarle una mano sulla spalla, premurosa.
«Io lo amo, signora Foster. Amo Louis più della mia stessa vita e lui se ne è andato da due settimane.»
Una lacrima calda accarezzò la guancia di Eleanor, che si apprestò a rimuoverne ogni traccia.
Sapevo che non lo odiava, non era concepibile un sentimento di odio fra quei due innamorati.

«Allora esprima il suo vero desiderio, la collana capirà.» la donna sorrise alla ragazza, che strinse fra le sue mani il ciondolo della collana.
«Vorrei incontrare di nuovo Louis in un’altra vita, nel futuro. Voglio che vedano quanto ci siamo amati io e lui, e voglio che vedano quanto subdola sia stata Margaret Calder. Voglio che non commettano gli stessi errori che abbiamo fatto io e Louis. Loro dovranno amarsi come io avrei voluto.»
Una lacrima cadde sulla perla del ciondolo, e i ricordi sfocarono, riportandomi da qualche altra parte.

 

 

«Ciao, Amelia.»
«Signora Foster!»
La bambina dai lunghi capelli castani e ondulati, corse verso l’anziana donna. Non lo vedeva da tempo quello scricciolo, lo capii dal modo in cui la strinse a sé. Amelia. Doveva essere la figlia di Eleanor, da quanto mi aveva raccontato Laura, quel giorno.
La bambina era senza dubbio bellissima, con quei vestitini ottocenteschi e quegli occhi blu come il mare. Quindi Laura aveva ragione, alla fine Eleanor si era arresa all’epoca in cui viveva e aveva sposato Dean solo per convenienza. L’amore non aveva vinto.
Sarah Foster prese la bambina per mano e si avviò in una camera ben precisa a giudicare dal modo in cui si muoveva in quella casa.
Quando affidò Amelia ad una domestica, capii cosa stesse facendo lì.
Eleanor stava morendo a causa della sua malattia, probabilmente aveva chiesto di incontrare lei prima di andarsene. Tremai al solo pensiero.
Quando Sarah mise piede nella grande camera da letto, perse ogni contegno di donna regale e corse verso il letto matrimoniale, dove giaceva una Eleanor malata e pallida, ma pur sempre bella. Al suo collo spiccava la collana.
«Signora Foster.» il tono di voce di Eleanor era debole, bisognava sforzarsi per udire ciò che diceva.
Sarah le si avvicinò, accarezzandole la testa con premura.

«Ciao, Eleanor.» rispose dolcemente, mentre gli occhi le si facevano lucidi. Era così straziante vedere una ragazza piena di vita in quello stato.
«Sto per morire, lei lo sa, vero?» con fatica la mano della ragazza raggiunse la guancia rugosa di Sarah, che si lasciò andare ad un pianto liberatorio.
«Voglio che mi faccia una promessa, signora Foster. Mi prometta che prenderà questa collana e la custodirà, fin quando io e Louis non ci incontreremo in un’altra vita. E voglio che parli con Amelia, quando sarà grande, di suo padre.»
Gli occhi della donna osservarono quelli da cerbiatto. Cosa intendeva dire?
«Ma Amelia è figlia di Dean, vero?»
Eleanor scosse piano la testa. «Quegli occhi azzurri parlano da soli, così come il fatto che è nata prematura. E poi ha visto, come le somiglia?»
Lei prese la collana dal suo collo, porgendola poi a Sarah. Le sue mani tremavano, il respiro era sempre più pesante.
«Amelia è la figlia di Louis.»
Gli occhi di Eleanor si chiusero, probabilmente per sempre. L’ultima cosa che vidi fu Sarah che piangeva, poi nuovamente il buio.

 

 

La ragazza che mi trovai davanti, non era di certo Eleanor. Però le somigliava tantissimo.
Un’Amelia diciottenne sedeva su una poltrona lussuosa, leggendo un libro che sembrava annoiarla.
Di tanto in tanto, infatti, sbadigliava mettendosi una mano vicino alla bocca, poi tentava di concentrarsi sulla lettura.
Quando sbadigliò nuovamente, chiuse il libro con rabbia e si alzò di fretta, diretta verso le stalle. Prese il suo cavallo e cominciò ad allontanarsi.
Tale madre, tale figlia, pensai ridendo. Fortunatamente non dovevo correre per stare dietro ai ricordi, semplicemente la scena mi cambiava davanti come se fossi stata in un film. Quando si fermò vicino all’albero, a quell’albero, vidi il cammeo che portava al collo.
Era nel posto dove i suoi genitori usavano incontrarsi, quel posto idilliaco che poteva far innamorare chiunque. Si sorprese tanto da far issare il cavallo solo sulle zampe posteriori, quando notò un altro ragazzo fermo vicino al tronco d’albero. Scese senza troppi complimenti, fregandosene delle norme che una buona donna di corte dovrebbe rispettare.
«E lei chi diavolo sarebbe?» strillò verso lo sconosciuto che, incantato dalla voce dolce della ragazza, si voltò. 
Le parole morirono nella gola di Amelia e sarebbero morte nella gola di chiunque, data la bellezza di quel ragazzo.
Capelli ribelli e scuri, occhi verdi come i prati primaverili. Non ebbe bisogno che si presentasse, perché io lo riconobbi subito.
«Mi chiamo Stefan Styles, piacere.»
Vidi le gote di Amelia diventare rosse come il fuoco, e il buio.

 

 

Per un secondo pensai di essere tornata nel presente, ma sapevo che non era così. Eravamo nel negozio di Laura, ‘Tarocchi e Cartomanzia’, e lei era più giovane. Forse il fatto risaliva a quattro, cinque anni prima. Vi era una donna molto anziana che le teneva compagnia, e insieme sorseggiavano del the. Sul tavolino, immediatamente notai il cammeo.
«A quanto pare Louis ed Eleanor sono tornati, Laura.» disse la prima donna, quella molto più anziana. Laura prese un sorso dal suo the, indifferente.
«Sì, oggi ho visto il ragazzo che andava in giro con quella mazza da scopa. Ho indagato e, indovina? È una Calder.»
La donna mugugnò infastidita. «Calder, che brutta stirpe, quella. Una delle peggiori in assoluto.»
Passarono due minuti nel quale il silenzio fu sovrano, poi Laura parlò nuovamente, osservando il ciondolo.
«Domani faro in modo che il ragazzo venga a contatto con la collana, poi basterà solo aspettare che Eleanor venga richiamata. Non passerà troppo tempo.»
«Laura, tu sai bene cosa fare, non c’è bisogno che te lo dica io.»
«Olivia, ti ho detto che conosco bene la procedura. Dopo ciò, finalmente le Foster saranno liberate da questo fardello.»
Le due donne osservarono il cammeo, come se aspettassero che questo parlasse. Bevvero il loro the mentre io aspettavo trepidante.
«Hai visto chi è il migliore amico del ragazzo?»
Olivia rise, annuendo. «Uno Styles. Ciò vuol dire che la ragazza troverà anche il suo spirito guida, un ottimo aiuto.»
Harry. Avevo sempre percepito quello strano legame fra noi, e finalmente ora tutto aveva un senso.
Amelia aveva sposato Stefan Styles, e ciò significava che Harry era una specie di… parente. Di fratello. Sorrisi compiaciuta, Harry era davvero stato il mio ‘spirito guida’, in qualche modo.
«Quando scopriranno il primo desiderio, non dovrai rivelare nient’altro se non la morte di Eleanor e di Louis che non l’ha più rivista. Non devono sapere che Amelia era figlia loro.»
«Sì Olivia, lo so. Però perdonami, ma continuo a non capire perché tutto questo mistero.»
Già, Laura aveva omesso tutti quei dettagli importantissimi, si era limitata a farci credere che il nostro amore fosse una bugia.
«Eleanor non voleva che i due ripetessero lo stesso errore. Quando i due ragazzi si separeranno, commetteranno quell’errore. Solo se uno dei due tornerà, allora potremo dire di essere riuscite nel nostro intento, Laura.»
«Uniti, nonostante gli inganni.»
«Esattamente.»

Le loro parole mi colpirono come uno schiaffo, poi capii quanto le vite passate e future coincidessero. La separazione, quella possibilità di non vedersi mai più mentre ci continuavamo a cercare, nonostante tutto. Quel filo rosso del destino che ci attirava l’uno verso l’altro, mentre il nostro orgoglio si ostinava a separarci. Era quello, il motivo per cui la collana aveva brillato nuovamente, mettendoci le idee a posto.
Avevamo esaudito il desiderio di Eleanor, eravamo ritornati a cercarci perché loro non l’avevano più fatto.
Uniti, nonostante gli inganni.
«Cosa succederà se non si ritroveranno? Cosa accadrà?» 
Gli occhi di Olivia adocchiarono quelli di Laura, in cerca di una risposta da darle.
«Il filo rosso del destino è forte, Laura. La collana troverà un modo.»

Il buio.

 

 

Mi ritrovai nella casa dei ragazzi, e a quanto pare sembrava un momento importante per tutti.
Infatti, i quattro ragazzi erano seduti attorno al tavolo, mentre Louis sorrideva come un idiota e fremeva di felicità.
«Ragazzi, voglio presentarvi la mia ragazza. Si chiama Eleanor!» squittì Lou, mentre io trattenevo i conati di vomito.
Harry sembrò animarsi più degli altri, perché sorrise mettendo in mostra le fossette.
«Wow, bel nome! Quando ce la presenti?» chiese elettrizzato. Inclinai la testa su un lato, capendo poi le parole delle due donne.
Anche se Harry non ne era consapevole, lui era lo spirito guida di Eleanor. Però non conosceva l’Eleanor che Louis stava per presentarle.
Infatti, quando  dieci secondi dopo Eleanor Calder fece il suo ingresso in cucina vestita in modo orribile, Harry strabuzzò gli occhi, così come gli altri.
«Piacere, io sono Eleanor Calder!» starnazzò lei, ottenendo un sorriso educato da parte di Niall.
Harry invece scoppiò malsanamente a ridere, sbattendo una mano sul tavolo mentre con l’altra si teneva la pancia.
«Cristo Louis, e questa dove l’hai trovata? In un circo?»
Boom. Epic Win per Styles.

 

Mi chiesi se quei ricordi potessero mai finire, quando mi ritrovai di nuovo nella casa dei ragazzi. C’erano solo Harry e Louis, perciò intuii che il ricordo mi fosse stato ‘prestato’ dal riccio. Louis aveva le occhiaie e i suoi occhi blu erano più sul grigio, spenti e senza scintilla.
«Non avresti dovuto dire quelle stronzate ad Ele.» sbottò il riccio, infastidito. Louis chiuse gli occhi, non degnandolo di una risposta.
«Ora lei penserà che tu te la stia passando con quella cagna!»
«Harry, io…»
«Tu l’ami?» domandò di getto, spiazzando Louis. I suoi occhi si mescolarono a quelli del riccio, poi abbassò lo sguardo, sconfitto.
«Io l’amo più della mai stessa vita. L’amo così tanto da aver scelto di rinunciare a lei per non costringerla a scegliere.»
«E pensi che lei sia felice adesso, eh?» Harry era completamente fuori controllo, mi meravigliai del fatto che non stesse prendendo a pugni l’amico.
«Ormai è troppo tardi…»
Come avevo previsto, Harry diede un pugno sulla spalla di Louis, rischiando di lussarla.
«Non è mai troppo tardi. Sarà tardi quando avrai ottantacinque anni e sarai sul letto di morte mentre esalerai l’ultimo respiro. Solo in quel momento, sarà tardi.» Prese l’amico per il colletto, sbattendolo violentemente contro la sedia.
«Ora tu prendi in mano la tua vita, la rendi stabile e perfetta, poi andrai a cercare Eleanor Wood a costo di setacciare tutta New York a piedi.»
Gli fece sbattere nuovamente la schiena contro la sedia, tanto che sia io che Louis sussultammo scioccati.
Poi mi sentii come risucchiata da un vortice, e capii che stavo tornando al presente.

La collana brillò intensamente, come felice di aver esaudito il suo desiderio.

 
 

Sbattei un paio di volte le palpebre, focalizzando lo sgabuzzino e un Louis alquanto sotto shock.
«Ele?»
E l’unica cosa che mi riuscì di dire, fu:
«Oh, Cristo.»



Ciao principesheeeee
ed eccoci al penultimo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo e questa storia sarà definitivamente caput, finita, over.
omg, anche se a voi non interessa, a me viene una depressione assurda.
Mi è piaciuto scrivere questa storia, tanto. Assieme a 'the werewolf and the vampire' sarà quella  che mi mancherà di più.
MA IO SONO UN TRENO IN CORSA, infatto ho un'altra long sovrannaturale in corso 'Credendo Vides',
una minilong Larry 'Let me purr' e... udite uditeee... un'altra long che sto scrivendo (sovrannaturale) con Lou protagonista.
Sarà uno stile un po' più macabro per motivi che scoprirete soltanto quando la seguirete (e la pubblicherò TROLOLOL)

insomma, ecco che il quadro si fa finalmente completo:
Amelia è figlia di Louis, che poi conosce un antenato di Harry. Il ché spiega il forte rapporto fra i due, che sono molto legati.
Anche Lou è legato molto ad Harry, blblblbl.
Inizialmente, il titolo di questa storia doveva essere 'We're making all the same mistakes', proprio per il fatto che presente e passato avevano commesso lo stesso errore. Però io sono stupida e ho messo sto titolo chilometrico che ogni volta per scriverlo, non vi dico HAHAHAHAHA
boh, lasciatemi una recensione, fatemi commuovere c':
alla prossima ♥
with love,
@harryspatronus.
e non fate le timide, stalkeratemi >.>

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Capitolo 27
*** twenty seven - the end. ***



 

Questo finale è per voi, che mi avete sempre supportata, sopportata,
fatta sentire a casa, accettata, amata, utile nel fare qualcosa.
Grazie per tutti i complimenti, per le recensioni, per le minacce di morte .
Siete come una seconda famiglia per me, la più bella.
Spero continuerete a seguirmi anche nelle altre long,  che questo finale sia di vostro gradimento. ♥




 

twenty seven - the end


 

La collana aveva emanato l’ultimo tenue bagliore, poi era tornata allo stato normale.
Cercavo di rimettere assieme i pezzi dei flashback appena rivissuti, chiedendomi se Louis avesse visto le stesse cose.
«Ele, perché sei nel mio sgabuzzino?» domandò Lou, guardandomi sbattendo ripetutamente le palpebre, sotto shock.
A quelle parole sobbalzai, senza però degnarmi di uscire fuori di lì; sapevo che mi sarebbe bastato solo un passo per crollare a terra, svenuta.
«Ehm… Ero venuta a trovarti ma c’era solo Harry, e quando sei venuto tu mi sono nascosta qui. Bel posto, comunque.» sorrisi appena,
immaginandolo mentre mi trascinava alla porta, cacciandomi fuori. Erano due anni che non ci vedevamo, e io apparivo magicamente nel suo sgabuzzino.
«Hai… Hai visto anche tu, quei ricordi?» domandò mentre riconoscevo quel rossore imporporargli le guance.
Dio, quanto mi era mancato.
Annuii distrattamente, mentre il rosso si accentuava ancora di più. Tossicchiò un paio di volte, prima di rivolgermi la domanda.
«Proprio… tutti i flashback?»
«Sì.»
«Anche l’ultimo?»
Inclinai la testa su un lato, mentre i suoi occhi preoccupati mi scrutavano. Lo conoscevo abbastanza da capire che quella timidezza era dovuta al fatto che nell’ultimo flashback praticamente aveva confessato di amarmi. Sorrisi malvagiamente.
«Oh, sì.»
Raccolsi tutta la forza che possedevo in quel momento, costringendolo a spostarsi per farmi passare. Tempo di muovere tre passi, che la sua mano si era serrata attorno al mio braccio, costringendomi a voltarmi. I suoi occhi celesti mi osservavano curiosi e avevano acquistato quella scintilla che mi mancava tanto.
«Hai persino prenotato la stessa camera.» sussurrò riferendosi alla mia permanenza –che qualcosa mi diceva che sarebbe stata breve- al Danubius.
«Oh beh, mio padre è un sentimentale. Io l’ho saputo quando la ragazza mi ha dato il numero della stanza.» scossi le spalle, cercando di far trapelare un’assoluta indifferenza. Ma a me importava, anche fin troppo.
«E perché sei tornata?» chiese a quel punto, mentre dal tono di voce traspariva una nota di speranza.
Mi sarebbe piaciuto fiondarmi fra le sue braccia e baciarlo, però il ricordo di quel giorno in aeroporto mi fece fermare il cuore.
«Sono venuta con il mio ragazzo. In vacanza.» mentii con fare altezzoso, mentre la sua faccia assumeva un tono annoiato.
A quanto pare riconosceva ancora il modo in cui mentivo, perché tentò in tutti i modi di nascondere un sorrisetto malizioso.
«Oh, certo, fidanzato. E sentiamo, come si chiama il fortunato?» domandò accarezzandomi un braccio mentre sorrideva sghembo.
Morsi il labbro inferiore, bagnando poi le labbra con la lingua. Gesto che a Louis non sfuggì.
«Si chiama… Siuol» dissi leggendo mentalmente il suo nome al contrario. Lui sembrò rifletterci un attimo, poi sorrise nuovamente.
«Che nome orrendo.» decretò infine, poggiandomi una mano su un fianco.
«È un idiota. Ed è bellissimo.» lo guardai, mentre i suoi occhi affogarono nei miei e viceversa. Sorrise, contagiando anche me.
«E lo ami?» sussurrò avvicinandosi al mio orecchio, mentre dei brividi che mi erano mancati tornavano a deliziarmi della loro compagnia.
«Lo amo incondizionatamente da due anni, ma lui era troppo stupido per accorgersene e rischiare, così ho deciso di dirglielo.»
Con l’indice segnai il contorno della linea del suo collo, mentre il suo respiro diventava un po’ più corto.
«Mi chiedo se lui ami me, però.»
Sarà stato che probabilmente era in astinenza, o forse ero stata così brava a provocarlo, da riuscire nel mio intento.
Fatto sta che mi prese per il polsi, facendomi sbattere con la schiena contro il retro del divano.
«Sei sposata?» domandò con il fiato corto, mentre la sua barba appena accennata mi solleticava il collo.
«No…»
«Fidanzata?» chiese ancora, facendomi corrugare la fronte. Era sempre stato un tipo strano, in fondo.
«No.. ma cosa…?»
«Sei ubriaca, fuori di senno, hai problemi di memoria?» domandò ancora a raffica, come se fossimo ad un interrogatorio.
«Certo che no, ma perché me lo chiedi?»
«Perché voglio essere sicuro che questo momento, te lo ricordi per sempre.»
I suoi occhi mi osservarono ancora un a volta, prima che mi prendesse il viso fra le mani, baciandomi dolcemente.
E in quel momento capii quanto New York fosse fuori posto, per una come me. Qualunque posto lo sarebbe stato, se non ci fosse stato Louis.
Perché Louis era come un centro di gravità, d’ovunque mi trovassi la mia anima cercava sempre lui, o qualcosa che gli somigliasse.
La sua risata cristallina, la voce squillante, quel suo essere pazzo, infantile, sfacciato, sexy, gentile, premuroso, idiota.
Specialmente idiota, perché era quello che amavo più di lui: quel suo essere tutto e niente, come se avesse due personalità distinte che però si mescolavano assieme. Louis Tomlinson era unico, e per quanto avessi provato a cercarvi dei difetti, non ero riuscita a trovarli.
Mi morse giocosamente il labbro inferiore, mentre le sue mani mi accarezzavano la schiena sotto l’indumento. E sentivo che avrei potuto vivere
per sempre di quei brividi, di quei tocchi così delicati e a volte più urgenti e passionali. Sentivo che stavo ricominciando a vivere di nuovo, come se la
mia vita fosse stata messa in pausa per due anni, ed ora era finalmente libera di continuare.
Giocherellai con il colletto della sua camicia, mentre inconsapevolmente le mie mani si apprestavano a sbottonarla.
Pochi secondi dopo l’indumento toccò terra, abbandonato a se stesso assieme alla mia maglietta che Louis non esitò a togliere.
Rimanemmo ad osservarci alcuni secondi, finché io non ruppi il silenzio sorridendo sghemba.
«Hai fatto palestra, vedo.»
«Ti sei rifatta le tette?» domandò corrugando la fronte, incredulo. Alzai gli occhi al cielo.
«Louis avevo diciotto anni, ora ne ho venti.» gli ricordai, mentre lui proprio non afferrava il concetto.
«Mi sono cresciute!» sbottai spingendolo lontano da me, offesa dall’ipotesi che il suo cervello bacato aveva partorito.
«Oh beh, meglio così.» sussurrò riavvicinandosi, mentre poggiava le mani sulle mie gambe fino a farmele allacciare contro il suo bacino.
«Dio, sono stato così coglione a lasciarti andare.» sussurrò soffiando sul mio collo, mentre un piccolo gemito di apprezzamento lasciava le mie labbra.
«In effetti è vero, ma ti punirò… più tardi.» specificai mentre lo baciavo, ancora e ancora.
Mio padre l’aveva capito subito, che avevo bisogno di Louis per dare un senso alla mia vita, perché lui era l’estremità del mio filo rosso del destino,
e nessuno dei due si sarebbe dato pace fino al nostro incontro. Non ero tornata per andarmene, ero lì per rimanere, d’ovunque Louis andasse.
«Ehm, Ele… dovrei salire le scale ma tu occupi la visuale. Cioè, non che mi dispiaccia la visuale, però non vorrei ucciderti ora che sai quanto ti amo.»
sorrisi poggiando di nuovo i piedi a terra, mentre salivo quelle scale familiari due gradini alla volta, cercando la sua camera.
Mi bloccai sulla soglia, osservando il modo in cui era rimasta impeccabilmente la stessa.
Louis mi raggiunse, abbracciandomi da dietro e facendo aderire la mia schiena al suo petto mentre mi baciava il collo, eccitato.
«Che c’è?» chiese mentre con la mano abbassava lentamente la spallina del reggiseno, lasciando una scia di baci.
«Ricordi quando Harry ci scoprì mentre ci baciavamo sul divano?» chiesi maliziosa, mentre il ricordo diventava più nitido che mai.
Lui rise. «Quale delle cento volte?» chiese mordendomi l’incavo del collo. Se non la finiva lo avremmo fatto sulla moquette, stupido idiota.
«Quando Eleanor diede l’ultima possibilità a Louis. Te lo ricordi? Quando inciamparono l’uno sull’altro e poi Louis la baciò.» cercai di spiegare al meglio quel ricordo, mentre lui sorrideva scuotendo la testa.
«Ah sì, sembravano ragazzine che fangirlavano.»
«E ti ricordi cosa dicesti ad Harry, quando ci disse che avevamo i letti a disposizione?» gli accarezzai piano il braccio che aveva messo attorno alla mia vita, mentre lui in silenzio faceva mente locale. Mi trascinò poi indietro ridendo malefico.
«Non preoccuparti Hazza, c’è sempre il tuo letto, non è vero? La prossima volta lo facciamo lì.» citò le parole usate quel giorno,
stupendomi per la sua grande memoria.
 
 



***
Harry mise un braccio attorno alle spalle di Vivienne, lasciandole un bacio sulla guancia.
Aveva appena chiamato tutti gli altri, avvisandoli del ritorno di Eleanor Wood e della probabile pace che sarebbe tornata nella vita di Louis.
Si domandò scioccamente cosa stessero facendo in quel momento. Non che ci volesse molta fantasia.
Passarono accanto ad un vicolo poco illuminato nonostante fosse giorno, e Vivienne lo trascinò lì, sbattendolo contro il muro senza troppi complimenti.
Si fiondò sulle sue labbra baciandole dolcemente, mentre il riccio pensava che non si sarebbe mai potuto sentire così bene, come quando Vivienne lo baciava.
Aveva ragione Eleanor quando gli diceva che la ragazza adatta a lui non doveva cercarla nelle discoteche.
Lei le odiava persino, le discoteche. Vivienne viveva di libri, di film horror e film strappalacrime, di cibo, di palestra, di comicità.
Lei era tutto ciò che Harry desiderava. Inconsciamente, commise il grande errore di poggiare le mani sui glutei della sua ragazza, fin quando non si piegò a causa del dolore. Ah già, Vivienne viveva anche di Karate.
«Hey, perché l’hai fatto?» sbottò lui con il fiato corto, mentre si massaggiava piano lo stomaco. Almeno aveva risparmiato le parti intime, quella volta.
«Non sono il tuo giocattolo sessuale.» si giustificò lei, incrociando le braccia al petto.
«E perché mi hai sbattuto contro il muro e mi hai baciato?» chiese a quel punto Harry, faticando a capirla.
«Perché tu sei il mio giocattolo sessuale.»
Appunto, non la capiva mai. Però l’amava alla follia e sarebbe stato disposto a sopportare altri mille pugni nello stomaco solo per vederla sorridere.
Harry scosse la testa, sorridendo amaramente. Vivienne e il romanticismo.
«Dovresti prendere esempio dal film Titanic. Jack è così romantico con Rose.»
«Vivienne, quei due hanno scopato in una macchina.» gli ricordò il riccio, alzando le sopracciglia.
«Beh, ma è stato romantico, non trovi?» lo liquidò lei con un gesto frettoloso della mano.
«Ma se quando te l’ho proposto, non mi hai parlato per due giorni!» trillò esasperato Harry, nonostante l’amasse ogni secondo di più.
Quella ragazza lo confondeva, distruggeva le sue sicurezze, lo faceva soffrire, scopare poco, bere per nulla. Eppure l’amava, era come un gioco per loro,
quel continuo stuzzicarsi, quel mordersi giocosamente, pizzicarsi fin quando uno dei due non implorava pietà.
«Però poi siamo stati molto passionali, ricordi?» chiese lei facendo volare la chioma di capelli rossi che sapeva, ad Harry piaceva da impazzire.
Quella ragazza lo avrebbe mandato al manicomio, ma almeno ci sarebbe andato con il sorriso sulle labbra.
 
***
 


Mi gettai sul corpo di Louis, facendolo gemere per il dolore. Avvolse le sue braccia attorno alla mia schiena, mentre mi sussurrava quanto
gli fossi mancata. Lo zittii con un bacio sulle labbra, mentre lui mi stringeva a sé.
«Dovevamo proprio rivestirci?» chiese sconfortato, mentre osservava i nostri corpi avvolti dagli abiti. Io avevo indossato una delle sue felpe,
quelle che avevano un profumo talmente buono da inebriare i sensi. Avrei adorato la mia vita, se andava verso quella direzione.
Sentimmo un rumore proveniente dal piano inferiore, e sorridemmo sghembi quando la voce di Harry riecheggiò fra le mura.
Nonostante avremmo dovuto staccarci dal letto di Harry, rimanemmo in quella posizione fin quando non scoppiammo a ridere, sfiniti.
Harry era appena entrato in camera sua, trovando le lenzuola sparse e disordinate e noi due che amoreggiavamo sul letto.
Strabuzzò gli occhi assumendo un'aria cadaverica, quando comprese ciò che era accaduto in quella camera, fino a pochi minuti prima.
«Oh mio dio!» strillò in preda la panico, portandosi una mano vicino alla bocca per trattenere la bile. Sempre il solito esagerato.
«Te l’avevo detto io, Harry, che l’avremmo fatto nel tuo letto. Siamo stati molto passionali.» aggiunse Louis, leccandosi sensualmente le labbra.
Pochi secondi dopo apparve una ragazza dagli occhi azzurro cielo e i capelli biondo rame, ricci.
Vivienne.
Osservò Harry cadere in ginocchio, mentre borbottava cose senza senso sul suo povero letto che aveva assistito a scene vietate ai minori.
«Tirati sù, Cavaliere Harry Styles! Dobbiamo vendicarci di questo peccato di fornicazione avvenuto nel tuo giaciglio! Vieni, conquisteremo la stanza appartenente a Louis Tomlinson e consumeremo il nostro amore al suo interno!» urlò la ragazza con fare teatrale, mentre toglieva le scarpe utilizzando le punte dei piedi. Poi corse nella camera di Lou, facendo ondeggiare la massa infinita di capelli.
Harry parve sotto shock per un minuto, poi osservò il soffitto con aria commossa e le mani giunte in preghiera.
«Sì! Grazie Dio, grazie.» sussurrò per poi alzarsi e ripetendo lo stesso gesto della sua fidanzata.
«Ah ragazzi, dopo ordiniamo le pizze. Ne volete una anche voi?»
Io e Louis alzammo gli occhi al cielo, mentre Vivienne tornava a prendere il suo ragazzo, letteralmente, per i capelli.

Sì, la collana aveva realizzato il desiderio di Louis ed Eleanor del passato.
Ma aveva realizzato anche il mio.




*prende fazzoletti e piange disperata*

 



Wow, è davvero finita. È DAVVERO, DAVVERISSIMO FINITA.
Non ci credo, non è possibile.
Eppure è così, perché ho spuntato la casella 'completa' e quindi nada, finish, stop.
Porca troia, io mi sento persa.
Non oso immaginare come si sia sentia zia Row dopo sette libri, a scrivere l'ultima frase.
Deve aver pianto per una settimana, minimo.
Bene, non mi prolungo con i ringraziamenti perché li ho fatti sopra. Però che nervi, questa storia mi mancherà ç.ç

Ma voi non mi abbandonerete, vero? Perché io ho appena iniziato una nuova long (su Louis) e ne ho un'altra in corso,
sempre sovrannaturale, su Harry.
Boh, io vi amo, e se volete seguitemi lì.
Ringrazio tutte le lettrici, silenziose e non, per avermi letta, sopportata, odiata, cagata. Vi sposerei tutte. ♥


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