Envy.

di HermLOL
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMA PARTE: Secret ***
Capitolo 2: *** PRIMA PARTE: Secret, capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** PRIMA PARTE: Secret, capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** SECONDA PARTE: Revenge. ***
Capitolo 5: *** SECONDA PARTE: Revenge - capitolo 2 ***
Capitolo 6: *** SECONDA PARTE: Revenge, Capitolo 3 ***
Capitolo 7: *** TERZA PARTE: Change. ***



Capitolo 1
*** PRIMA PARTE: Secret ***


“Potter, è vero che sei svenuto?” la voce canzonatoria di Draco Malfoy raggiunge le orecchie di Hermione Granger per la prima volta dopo settimane. È stato così bello non sentirla per tutta l’estate!

“Ignoralo, Harry” dice premurosa la Grifondoro, stando ben attenta a tenere un tono di voce alto così che il Serpeverde possa sentirla.
E lui sente, infatti non manca di rispondere: “Granger, per quanto Potter sia sfigato merita comunque più di te, inutile che provi ad attirare la sua attenzione. Non attireresti neanche un ciocco di legno in quel senso..” e con una sonora risata di scherno torna a mangiare lo stufato.
Hermione, paonazza, non alza lo sguardo continuando a concentrarsi sulle patate al forno, che sono ancora tutte nel piatto. Le è passata la fame, sostituita da una morsa di rabbia allo stomaco, come ogni volta che Malfoy fa qualche battutaccia su di lei.
“Hermione, non starlo a sentire.. prima o poi la pagherà quel figlio di…” “RON!” Hermione alza di scatto la testa per fulminare l’amico con lo sguardo: non vuole che usi quel linguaggio, neanche se si tratta di Malfoy. Ron ammutolisce in fretta e questa scenetta strappa un sorriso ad Harry, che finisce il suo succo di zucca aromatizzato alla menta accantonando l’imbarazzante episodio del suo svenimento sul treno.
 
Finita la cena Silente fa il solito discorso di inizio anno, parlando però dei Dissennatori e incoraggiando tutti a “trovare la serenità anche negli attimi più tenebrosi”.
Non appena l’anziano preside termina di parlare i prefetti –compreso un Percy Weasley esaltato per il suo ruolo da Caposcuola- iniziano a scortare i primini nei rispettivi dormitori, e ben presto la sala inizia a svuotarsi.
Il trio Grifondoro decide di temporeggiare per poter tornare in tutta tranquillità nella Sala Comune. Ma la loro tranquillità viene subito minata dall’imponente ed inquietante figura di Severus Snape che si para di fronte ai tre con un ghigno cattivo sul volto.
“Potter, Weasley, Granger! L’anno non è ancora iniziato e voi già tramate? Filate nei vostri dormitori!”
“Ma professore, noi..” prova Hermione, ma viene subito interrotta da una spallata di Draco, talmente forte da farla sbilanciare e finire addosso al professore.
Mentre il biondino Serpeverde schizza via sghignazzando insieme ai suoi due scagnozzi, Tiger e Goyle, il professore spinge via Hermione esclamando irritato “Granger, 10 punti in meno per la sua invadenza! Ed ora filate via!” detto questo gira sui tacchi   e marcia fuori dalla Sala Grande, diretto probabilmente verso i sotterranei.
 
“Dieci punti! Dieci punti! L’anno è iniziato da.. quanto, due ore?” sbraita un indignato Ron mentre sale con gli altri due le scale che portano al settimo piano. Harry rincara la dose:“È ingiusto! Hermione dovresti protestare da Silente! O dalla McGranitt.. non stavi facendo niente! E poi ti ha spinto Malfoy, ne siamo testimoni noi! Domani ti accompagna da..”
“Non mi accompagnate da nessuna parte! Recupererò quei dieci punti alla prima lezione, state tranquilli. Non voglio mettermi contro il professore.. quest’anno sembra agguerrito più del solito..” Hermione si ferma a metà scalinata, osservando il suo orario e l’elenco delle materie. Come farà a seguire tutti quei corsi in un giorno solo? Deve assolutamente parlarne con la McGranitt. E non può aspettare domani mattina, deve farlo prima dell’inizio delle lezioni..
“Ripensandoci” dice lentamente, intascando l’orario e l’elenco delle materia e guardando i suoi due amici “credo sia meglio segnalare quest’ingiustizia alla McGranitt, sapete. Ma ci andrò da sola!” si affretta a precisare alzando una mano per impedir loro di protestare “Avete combinato troppi guai, la vostra presenza non gioverebbe.. e poi io non finirò nei guai se qualcosa va storto, voi probabilmente sì” li guarda e sorride radiosa, poi si volta mulinando i capelli e corre a perdifiato giù per la scalinata, urlando “Buonanotte ragazzi!” e sparendo inghiottita dal primo corridoio fiocamente illuminato.
“Quella è matta, te lo dico io. Andiamo, Harry..” esordisce sbadigliando Ron mentre sale gli ultimi scalini e proferisce la parola d’ordine davanti ad un’assonnata Signora Grassa che rivolge ai due uno sguardo truce per averla tenuta sveglia tutto quel tempo ad aspettare che si decidessero ad entrare.


Hermione Granger cammina per i corridoi semibui del castello diretta verso l’ufficio della McGranitt. Ha un po’ paura di essere scoperta a gironzolare per i corridoi di notte, ma è una questione di estrema importanza. A parte l’incontro con Mrs Purr a circa metà della scalinata del sesto pianio, riesce a raggiungere l’ufficio della professoressa senza problemi. Ripreso fiato bussa timidamente una e poi due volte: sta per bussare nuovamente quando la porta si spalanca rivelando un’assonnata Minerva McGranitt, avvolta nella sua vestaglia scozzese.
“Signorina Granger? Qualche problema?”
“Niente di grave, professoressa. Volevo solo parlare del mio orario…” inizia tentennante: ha una strana sensazione, come se qualcuno la stesse osservando. Non si sente a suo agio, così chiede “Posso entrare per parlargliene, professoressa?”
“Non ce ne sarà bisogno, signorina Granger, sapevo già che avrebbe riscontrato problemi ed ho concordato una soluzione col Preside. Solo un attimo…” la professoressa sparisce nel suo ufficio, tornando poco dopo con una catenella dorata  con appesa una clessidra come ciondolo. La porge alla ragazza, che si affretta a metterla al collo e nasconderla sotto gli abiti, annuendo con vigore all’affermazione “Suppongo lei sappia tutto sull’argomento, Granger”.
“Grazie, professoressa”
“Di niente signorina Granger. La usi con criterio, mi raccomando! E ora fili a letto, non dovrebbe essere qui! Buonanotte” detto questo la donna congeda con un gesto la ragazza e chiude la porta.
Hermione Granger si stringe nella divisa di Grifondoro come a voler proteggere quel segreto dorato appeso al suo collo. Peccato che la sua sensazione di disagio sia fondata: Draco Malfoy l’ha seguita e ha assistito alla scena, ed ora è lì, celato dietro una grande colonna con un ghigno malvagio sul volto, a decidere come venire allo scoperto, aspettando paziente come un predatore attende un passo falso della sua preda.
“Granger” il Serpeverde scivola di lato silenziosamente, come farebbe una serpe velenosa, lasciandosi bagnare dalla luce della luna che, giocando con luci ed ombre sull’oro dei suoi capelli e sulla sua pelle d’alabastro, lo rende bellissimo e terrificante allo stesso tempo.
“Malfoy!” la ragazza si irrigidisce sobbalzando, gli occhi che guizzano da destra a sinistra in cerca di una via di fuga. Come una preda braccata.
“Non avere paura, Granger.. non voglio farti nulla. Non ancora” sibila girandole attorno, avvolgendola tra le sue spire, senza però stringere. Come si dice: la vendetta è un piatto che va servito freddo. “Non ancora… bisogna aspettare, Granger” rallenta fino a fermarsi a pochi centimetri dal suo viso. Ghiaccio e fuoco si incontrano. Freddo e caldo. Bene e male. “E’ tutta questione di tempo… ho ragione, Granger?” la serpe ha stretto le sue spire e scoperto le zanne avvelenate.
Hermione deglutisce e tenta di mostrarsi perplessa: ma non si può ingannare il maestro della menzogna.
“Non capisco cosa vuoi dire, Malfoy..”
“Oh, taci Mezzosangue. L’unico pregio che hai è la perspicacia, non cercare di sembrare ancora più patetica di quello che sei normalmente togliendoti anche quella…” una pausa, giusto per godere dell’odore pungente della paura che si irradia in ogni fibra del corpo della sua preda, poi la serpe allenta la stretta liberandola “Comunque tranquilla, non ho intenzione di dirlo a nessuno. Sarà il nostro piccolo segreto…” sibila ghignando, guardandola negli occhi prima di ritrarsi nuovamente nel buio e strisciare via, lasciandola sola. Hermione fissa il fascio di luce che prima illuminava gli occhi ingannatori del predatore. Rimane immobile, ansante e piena di timore: l’ha incastrata.
Draco Malfoy ha messo nel sacco Hermione Granger.
La serpe ha reso prigioniera la sua preda.
E intende avvelenarla lentamente.

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Capitolo 2
*** PRIMA PARTE: Secret, capitolo 2. ***


“Rune antiche, quella sì che è una materia affascinante!” Hermione, reduce da un’ora di Divinazione, si sta arrampicando per la scalinata che porta alla capanna di Hagrid insieme ai suoi due migliori amici.

Ron le rivolge il suo solito sguardo perplesso: “Rune antiche? Ma è alla stessa ora di Divinazione!” il ragazzo si ferma di botto facendo sì che Harry, il quale camminando a testa bassa non ha notato il brusco movimento dell’amico, cossi contro la sua schiena e cada seduto sullo scalino precedente a quello dove si è fermato Ron, con gli occhiali storti sul naso, la borsa aperta sulle ginocchia e i libri sparsi sulla pietra. Tra i libri caduti, però, c’è anche Mostro Dei Mostri che, grazie alla caduta, si è risvegliato ed ora insegue un terrorizzato Neville aprendo e chiudendo le mascelle con sonori schiocchi inquietanti. 
In tutto questo Ron, che non si è accorto di nulla e sta ancora fissando l’amica con l’aria di chi non ci sta capendo un tubo, conclude: “Non puoi essere in due posti nello stesso momento!”, ma fa appena in tempo a finire di parlare che il libro di Cura delle Creature Magiche, stanco di inseguire un ormai esausto Neville, torna ed addenta il lembo del mantello di Ron, facendolo cadere all’indietro proprio accanto ad Harry in un groviglio di stoffa nera e rossa.
Hermione non sa se ridere o disperarsi: i suoi amici sono dei pasticcioni incredibili, e questo è spassosissimo, ma il suo segreto minaccia di essere scoperto per la seconda volta e non sono passate neanche ventiquattro ore da quando ne è entrata in possesso!
Come se non bastasse, Draco Malfoy è appena apparso dal nulla, spuntando da dietro un pino dietro il quale probabilmente era nascosto anche prima e da dove ha assistito alla scena, ed ora marcia con un implacabile ghigno cattivo verso il terzetto.
Ha gli occhi di ghiaccio puntati su Hermione; ogni battito di ciglia, ogni passo, ogni respiro del Serpeverde sembra sussurrare “ti distruggerò, Granger”.
Ma Hermione è pur sempre una Grifondoro: sfodera il suo miglior sorriso, raddrizza le spalle nel tentativo di sembrare più alta e scoppia in una sonora risata, impegnandosi con successo a farla suonare come una risata spensierata, sicura e frizzante.
“Non essere sciocco Ronald, come si fa ad essere in due posti nello stesso momento?“ esclama ad alta voce, muovendo qualche passo e scendendo così altri due scalini sotto gli sguardi perplessi dei suoi due amici che si chiedono silenziosamente da dove la ragazza abbia tirato fuori tutto quello sprint improvviso.
Draco, disorientato dalla disarmante serenità della Granger, rallenta il passo guardandola con le sopracciglia alzate, chiedendosi dove diavolo voglia arrivare. E’ davvero capace di tenergli testa? Oserebbe sfidarlo? La risposta alle domande del biondo arrivano con la voce squillante della Grifondoro: “ Aprite la mente, usate l’occhio interiore per vedere il futuro!” Hermione agita le braccia sopra la testa ed altera la voce in una fedele imitazione delle professoressa Cooman, dopo aver fatto un mezzo giro su sé stessa per volgere lo sguardo unicamente ad Harry e Ron: si è appuntata mentalmente di non guardare mai negli occhi Draco Malfoy. Solo così potrà tenergli testa.
Dopodiché Hermione conclude il tutto con una risatina per niente da lei, si volta facendo ondeggiare la chioma disordinata  e senza dire o fare nient’altro scende gli ultimi scalini e raggiunge la capanna di Hagrid, davanti alla quale si sono già radunati un discreto numero di studenti che chiacchierano tra loro chiedendosi cosa insegnerà loro il Guardiacaccia Mezzogigante.
Draco Malfoy, nel frattempo, è fermo su uno scalino poco più in alto dei due Grifondoro che si stanno rialzando e osserva Hermione sistemarsi accanto ad Hannah Abbott e Sally Perks di Tassorosso intavolando una discussione con loro su chissà quali argomenti futili. Il ragazzo potrebbe giurare di averla vista lanciargli uno sguardo provocante con la coda dell’occhio e questo basta per fargli saltare i nervi.
Schifosa mezzosangue! Pensa stringendo i pugni e scrocchiando il collo con un movimento fluido. Lo sta sfidando? Vuole la guerra? E guerra avrà.
Scatta in avanti urtando Harry al suo passaggio, facendo nuovamente cadere a terra lui e Ron, che sbraitano insulti irripetibili al suo indirizzo. Insulti che però Draco ignora: il predatore si è svegliato, deve compiere la tortura quotidiana sulla preda.
Con passo felino si avvicina alle spalle della Granger, ancora in compagnia delle due bionde Tassorosso, poi finge di leggere il vecchio libro di Storia della Magia mentre accosta il viso al cespuglio di capelli della Granger e, nascosto dal pesante libro, dischiude le labbra per sussurrare le parole, quasi soffiandole “Mezzosangue, credo tu non abbia capito cos’è successo ieri sera. Te lo spiego subito..” si lecca le labbra soddisfatto, reprimendo un ghigno “ti ho in pugno, Granger! E se non vuoi che io riveli il tuo segreto, attenta a come ti comporti..” fa una pausa, mettendo nuovamente in borsa il vecchio libro mentre Hermione trattiene il fiato, fingendo di ascoltare attentamente le chiacchiere di Sally Perks sui Draghi Norvegesi. Il Serpeverde interrompe lo sproloquio della Tassorosso irrompendo prepotentemente nella conversazione, parlando con tono talmente fermo da sovrastare la voce della bionda fino a ridurre le sue parole ad un fioco e timido borbottio.
“I Draghi della Norvegia sono molto affascinanti, Perks, ma al momento la Granger ha discorsi più coinvolgenti da affrontare con persone assolutamente più interessanti di te.” Finito di parlare le rivolge uno sguardo sprezzante, poi la scosta di lato ed afferra il gomito di Hermione, che tenta di divincolarsi senza riuscirci. Hannah e Sally non intervengono: non è nello spirito Tassorosso farsi gli affari altrui, ma decidono di rimanere nei paraggi nel caso la Grifondoro avesse bisogno di una mano.
Hermione riesce finalmente a liberarsi dalla presa del biondino e lo guardo furente, sibilando a labbra strette “Che diavolo vuoi, Malfoy? Come dovrei comportarmi? Salutarti con un inchino ogni volta che ci vediamo? Scordatelo! Non lo farò mai. E se questo è il prezzo del mio segreto, beh, allora rivelalo pure. Non m’importa!”
Draco Malfoy alza un sopracciglio, scettico, constatando che la Granger ha davvero un bel coraggio a parlargli così.
“Troppo facile, Granger.. non provare ad immedesimarti in me per capire cosa penso e cosa voglio da te, non ci riuscirai mai: hai una mentalità troppo ristretta per poterlo fare” detto questo il Serpeverde si prende una pausa di qualche attimo, giusto il tempo per godere dell’inebriante sensazione di un morso avvelenato dato al momento opportuno, poi riprende in tono duro “Non mi è piaciuto come mi hai ignorato, prima. Se vuoi che io non riveli il tuo segreto, dovrai seguire le mie regole!” poi si affretta a continuare, interrompendo il muto ed insignificante tentativo di replica  da parte della ragazza: “ Non pretendo che tu ti inchini a me, Granger! Te l’ho detto, hai una mentalità troppo ristretta per arrivarci da sola.. quindi ascoltami attentamente: voglio che tu mi aiuti ad umiliare i tuoi amichetti, lo Sfregiato e Lenticchia. Non preoccuparti, non dovrai fare niente di difficile: solo fingere di darmi ragione per umiliare Potter e fingere di preferire me a Weasley per farlo sentire uno schifo.. sono stato chiaro? Ora voltati, che stanno arrivando. Non vorrai rovinare tutto già dall’inizio. Il divertimento deve ancora iniziare, Granger..” senza neanche darle il tempo di rispondere oppure obiettare, Draco scivola di lato spintonando Hannah e si avvia verso i suoi compagni Serpeverde appena arrivati, come se nulla fosse successo.
“Hermione, tutto bene?” chiede Harry raggiungendo l’amica.
“Cosa voleva Malfoy?” domanda irritato Ron, lanciando un’occhiata lugubre al biondino.
Hermione rimane un attimo in silenzio, a guardare il punto dove prima era Draco, poi tira un enorme sospiro e scossa un’occhiata annoiata ad entrambi i suoi amici, tagliando corto con un “Mi ha chiesto un chiarimento sugli argomenti dell’anno scorso di Storia della Magia” prima di cambiare completamente discorso, sgranando gli occhi ed indicando una creatura spuntata da dietro la capanna di Hagrid, insieme al Guardiacaccia.
“Oh cielo, Hagrid, quello è un Ippogrifo!”.

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Capitolo 3
*** PRIMA PARTE: Secret, capitolo 3. ***


La lezione proseguì tranquillamente. Hermione evitò di parlare, Draco si posizionò dietro di lei per assicurarsi che non mancasse alla parole data, Ron cercava di trattenersi dal tirare al biondino un calcio negli stinchi ed Harry sperava che quella tortura finisse il prima possibile.
Ma le sue preghiere non furono esaudite: per una distrazione, dovuta al borbottio nervoso di Ron, finì col ritrovarsi a cavalcare Fierobecco nei cieli luminosi attorno al castello.
Hermione e Ron guardavano preoccupati l'ippogrifo che tornava verso terra con il loro amico, mentre Malfoy ribolliva d'invidia.
Perché non era caduto sfracellandosi a terra? O affogando nel lago? Perché quel Grifondoro occhialuto risciva sempre a farsi notare più di lui, nel bene e nel male?
Accecato dalla rabbia, non appena l'animale toccò terra con tutte e quattro le zampe spostò di lato con uno strattone la Granger, separandola da Weasley. Le avrebbe fatto capire contro chi si era messa. Avrebbe fatto vedere a lei e a tutti chi era Draco Malfoy. E magari avrebbe anche fatto capire a tutti che Potter non era niente di speciale, dannazione!
Si avvicinò quasi correndo all'ippogrifo, che non parve approvare.
"Non sei pericoloso, vero? Ammasso inutile di piume puzzole-.."
"MALFOY, NO!" Hagrid tentò di spostare l'animale, ma ormai il danno era fatto: Fierobecco schioccò il becco, irritato, per poi avventarsi su Malfoy e buttarlo a terra.
In un attimo parve scatenarsi il finimondo: quasi tutti si erano sparpagliati per la radura, spaventati; Harry tentava di calmare Fierobecco, insieme ad Hagrid, Draco si lamentava a terra e Ron guardava impietrito Hermione che gli si avvicinava correndo.
"Hagrid!" esclamò turbata, con i capelli più arruffati del solito "bisogna portarlo in infermeria!"
Hagrid, che nel frattempo era riuscito a calmare l'animale, prese in fretta Draco tra le braccia e annuì, spaventato e binco come un cencio: la sua prima lezione si era rivelata un disastro.
Quando Hagrid iniziò a correre verso il castello, Hermione si sorprese ad andargli dietro correndo a perdifiato ed incespicando nel tentativo di stare al passo col semi-gigante.
Ron, Harry e tutti gli altri guardavano la scena basiti. Ron teneva la borsa di Hermione, con tutti i suoi libri, e la guardava come se guardasse una lumaca con le orecchie da conglio. Rosa.
"Ha lasciato i suoi libri a me.." iniziò il rosso, incapace di continuare. Ci pensò Harry, che concluse amaramente: "..per portare Malfoy in infermeria. Già."
"Magari non ha finito di spiegargli Storia della magia.." sibilò Pansy Parkinson, guardando il terzetto che si allontanava con aria schifata. E con un pizzico d'invidia.
"Oh, secondo me vuole solo allietargli il soggiorno in infermeria!" cinguettò Lavanda Brown, per poi venir presa da una risatina isterica con la sua amica Calì Patil.
"Pettegole" borbottò Harry, prendendo per un braccio Ron e trascinandolo verso il castello.
 
Pochi metri più in là, Hermione aveva finalmente raggiunto Hagrid e tentava di parlare, ansante "Hagrid, posso fargli un incantesimo per fermargli il sangue nel frattempo che.." "Non farai incantesimi su di me, Mezzosangue! Fa già abbastanza schifo essere toccato da questo ibrido.." Malfoy fu costretto a stoppare la sua tiritera di cattiverie per dare spazio ad espressioni doloranti e gemiti. Hermione inspirò profondamente e si disse che, se voleva preservare il suo segreto, quello era il momento adatto per agire. "Hagrid, credo che Malfoy ce la faccia a camminare. E' ferito al braccio. Lo accompagno io in infermeria, poi chiamerò il professor Piton." Hagrid la guardò per un attimo incerto, poi lasciò Draco -ignorando le sue proteste- e corse di nuovo verso il resto della classe.
Il Serpeverde lanciò uno sguardo di fuoco alla Grifondoro "Cos'è questo spirito da crocerossina, Granger?" abbandonò per un attimo la smorfia dolorante e si concesse un ghigno soddisfatto all'indirizzo della ragazza, che però ricambiò con una smorfia schifata ed uno strattone al braccio ferito del ragazzo, sibilando "Sta' zitto e cammina".
 
Arrivarono battibeccando in infermeria, dove Madama Chips sistemò Draco su un lettino e, dopo aver fermato il sangue con un incantesimo, si ritirò per preparare un intruglio che gli alleviasse il dolore e lo facesse guarire presto. "Fratture multiple" borbottò prima di chiudere la porta dietro di sé.
Hermione fissò per qualche secondo Draco, pensando che se evitava di vederlo allora poteva evitare di farsi ricattare, poi gli voltò le spalle "Vado ad informare il professor Piton. Lui sarà molto più utile di me, qui." Draco si costrinse a pensare in fretta: non poteva lasciarla andare, il suo piano stava sfumando. Era perfetto che la Granger fosse ricattabile, ma se iniziava a ribellarsi il suo piano di vendetta falliva. Osservò i ricci disordinati ondeggiare sulla schiena di Hermione, seguendo il passo veloce della ragazza verso la porta. Ma certo, aveva sbagliato tattica.
"Ferma, Granger. Non voglio il professor Piton." disse piano, sforzandosi di non usare un tono acido "Rimani tu."
Hermione si bloccò ed ogni muscolo che aveva in corpo si irrigidì. C'erano due possibilità: o Malfoy aveva mangiato la foglia, oppure Fierobecco non aveva colpito solo il braccio. Senza voltarsi, la ragazza chiese acidamente, stringendo i pugni "Vuoi che rimanga per continuare ad insultarmi e ricattarmi? Non ti basta che io ti abbia accompagnato in infermeria come una copia più snella della devota Pansy Parkinson?"
"Ti stai paragonando ad una Serpeverde? Deve essere davvero importante per te, quel segreto che hai appeso al collo.." "TACI!" Hermione si voltò furente verso di lui e, suo malgrado, si sedette imbronciata sul bodo del letto, strappandogli un ghigno.
Passarono alcuni minuti in silenzio, che Malfoy si curò di rompere.
"Granger ho un braccio fratturato, non la peste. Avvicinati, no?"
"Preferisco mantenere le distanze, ci tengo alla mia sanità mentale. Sai com'è, tutti quelli che ti stanno vicino dopo un po' iniziano a diventare ritardati.. basta guardare Tiger e Goyle."
"Non amo ripetermi, Granger: attenta a come parli.." stava di nuovo sbagliando tattica, maledizione! Avrebbe sempre vinto lei, sempre.
Non poteva permetterlo: erano tre anni che lei, Grifondoro e per giunta anche Nata Babbana, otteneva più di lui in tutto. Più attenzioni, più successo.. ma soprattutto più affetto. Non l'avrebbe mai ammesso pubblicamente -e aveva anche dei problemi ad ammetterlo a sé stesso- ma la Granger aveva ragione: lei aveva dei veri amici, non lui. Tiger e Goyle gli stavano vicino solo perché avevano bisogno di qualcuno da seguire. E Pansy? Ah, lei sarebbe stato meglio non averla intorno. Non moriva certo dalla voglia di farsi coccolare, ma un po' di attenzioni sincere non gli avrebbero fatto schifo. Persino suo padre lo metteva un gradino più in basso della Granger! Era un totale fallimento. La Granger aveva tutto ciò che lui desiderava ma non poteva avere: una vita normale.
Ma Draco Malfoy, oltre ad essere purosangue, era un serpeverde: e le Serpi ottengono sempre ciò che vogliono.
Perciò si impose di cambiare tattica, per quanto la sola idea lo ripugnasse: avrebbe iniziato a corteggiare la Granger, questo era il suo piano. L'avrebbe fatta affezionare, l'avrebbe allontanata da tutto ciò che le era caro e poi anche da sé stesso. Così anche lei si sarebbe sentita sola come lui.
Sorrise e riprese "..o dovrò tapparti la bocca"
"E come avresti intenzione di farlo, Malfoy?" chiese lei con il suo tipico tono da saputella.
Per tutta risposta, Draco si sollevò puntellandosi sul gomito del braccio sano e la baciò.
Peccato che nessuno dei due si era reso conto della porta dell'infermeria che si era appena aperta, alle loro spalle, lasciando entrare Severus Piton.

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Capitolo 4
*** SECONDA PARTE: Revenge. ***


Severus Piton rimase congelato sulla porta per qualche secondo, poi la sbatté con violenza avanzando a grandi passi verso i due che, al tonfo della porta chiusa, si erano tempestivamente staccati e ora lo guardavano atterriti, entrambi rossi dalla vergogna.

“Professor Piton, la stavamo aspettando, noi..” Hermione tentò balbettando di far finta che non fosse successo nulla, ma il professore la bloccò e senza neanche degnarla di uno sguardo –era troppo impegnato a fulminare Malfoy- sibilò con voce tagliente “Fuori, Granger. Subito!”  
La ragazzina non se lo fece ripetere due volte e schizzò fuori dall’infermeria, rischiando di investire Ron ed Harry che, ansanti, la aspettavano con i suoi libri tra le braccia.
“Hermione! Si può sapere perché sei corsa via così?” la ammonì Ron, mentre Harry si preparava silenziosamente ad un altro litigio tra i due.
“Era ferito! Dovevo aiutarlo..” Hermione incespicò nelle sue stesse parole, tentando di trovare in cuor suo una scusa plausibile.
“Ma è Malfoy, Hermione! È il nemico, è la serpe, è..” Hermione interruppe lo sproloquio di Ron inalberandosi e pungolandogli il petto con l’indice “RONALD! Non azzardarti a dirmi quello che devo o non devo fare, chiaro? E poi non c’è niente di male ad aiutare qualcuno in difficoltà, anche se questo qualcuno è.. UNA LURIDA SERPE!”  la ragazza alzò gradualmente la voce sottolineando di proposito le ultime parole, così che si sentissero anche da dentro l’infermeria. Poi con un gesto brusco si caricò di tutti i libri che aveva lasciato in custodia ai suoi amici e se ne andò naso all’aria a passo di marcia, sperando che non la seguissero. E nessuno dei due la seguì, perché erano troppo impegnati a guardarla a bocca aperta, sconcertati, mentre spariva giù per la rampa di scale.
“Tu ci capisci qualcosa?” chiese Ron ad Harry, con la mascella che quasi toccava terra ed un’espressione da far invidia al più tonto dei Troll.
“Macché. Andiamo, le passerà.. dobbiamo finire Divinazione.” Replicò stancamente Harry, abbattuto e stanco. La scuola era ricominciata da poco e lui era già stufo dei continui battibecchi tra i suoi due migliori amici.
Hermione, nascosta dietro un’armatura, sentì il loro scambio di battute e li vide allontanarsi su per la rampa di scale opposta alla sua. Non appena furono abbastanza lontani chiuse gli occhi e si lasciò scivolare lungo il muro fino a toccare terra, stringendo i pugni arrabbiata: Malfoy stava passando il limite. La stava costringendo a trattare male i suoi due migliori amici. E poi non aveva nessun diritto di baciarla! Si odiavano. Si erano sempre odiati e avrebbero continuato ad odiarsi fino alla fine dei tempi. Lui era solo una lurida, schifosa Serpe: Ron aveva ragione. E le luride, schifose serpi non potevano che averesempre brutte intenzioni. Anche quando baciavano.

In infermeria, Piton stava sibilando tutta la sua ira contro Draco.
“Che diamine ti salta in mente? Vuoi rovinare la nostra nobile casata? Che ti sta succedendo, sei per caso rincitrullito? Hai una vaga idea di quello che potrebbe fare tuo padre se lo venisse a sapere?!”
Draco guardava il professore con un’espressione tra il divertito e lo spaventato. Alla fine gli rivolse uno sguardo di sfida e decretò “Lei non sa cosa ho in mente. Il mio piano farà abbassare la cresta alla Granger per sempre! È un piano.. di sabotaggio, professore. Non voglio farle del male, voglio solo metterla in difficoltà per un po’. Si fidi, è tutto calcolato..” Piton lo guardava incedulo. Alla fine recuperò la capacità di parola e disse, cauto: “Draco, apprezzo il fatto che tu segua il tuo istinto Serpeverde. Inoltre mi piacerebbe davvero che la Granger diventasse meno esuberante, ma non credo che il tuo piano riuscirà. Ricordati che ti stai mettendo contro la strega migliore della scuola, che ti piaccia o no è così. Sei sicuro di esserne all’altezza? Potresti ottenere l’effetto contrario e autodistruggerti.”
Draco, a quelle parole, non ci vide più. Persino il professor Piton lo reputava inferiore alla Granger! “LO VEDRà!” urlò agitandosi sul letto, livido di rabbia “Ci riuscirò, e finalmente lei e tutti quanti vi renderete conto che la Granger non è il genio che sembra, non è così fantastica come tutti dicono! Lo dimostrerò a lei e a tutti, può giurarci. Sono Draco Malfoy, lei è una Mezzosangue Grifondoro e non mi metterà i piedi in testa. Parola di Malfoy!” infervorato finì il discorso e si voltò dal lato opposto, dando le spalle ad un accigliato e perplesso Professor Piton che, senza dire una parola, alzò un sopracciglio per poi avviarsi verso la porta. La aprì, ma prima di uscire sibilò “Ricordati che ti ho avvertito, Draco” e sbatté la porta uscendo.
Mentre il professore si alzava, Draco sentì distintamente la voce della Granger sbraiare in corridoio “..LURIDA SERPE!” e si infuriò ancora di più.
In quello stesso momento strinse i pugni mentre la porta dell’infermeria sbatteva e lui rimaneva solo: giurò vendetta alla Granger. L’avrebbe distrutta, polverizzata, annientata.. avrebbe dimostrato a tutti chi era Draco Malfoy e chi NON era Hermione Granger.
L’era della Migliore Strega Nata Babbana era terminata, ora iniziava l’era del Mago Purosangue che avrebbe dominato su tutta Hogwarts.
“Tutti. Tutti quelli che mi sottovalutano, a cominciare da mio padre e a finire col Professor Piton, la pagheranno. Vedranno cosa vuol dire mettersi contro un Malfoy. La Granger ha i giorni contati: è sotto scacco e presto verrà mangiata.” Sibilò con un luccichio perfido negli occhi. Un luccichio di vendetta.

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Capitolo 5
*** SECONDA PARTE: Revenge - capitolo 2 ***


Hermione uscì da dietro l’armatura appena in tempo per vedere un’irato Severus Piton lasciare l’infermeria sbattendo la porta.
Squittì impaurita e tentò di fuggire senza essere vista, ma inciampò e nel vano tentativo di non cadere lasciò tutti i suoi libri che piombarono attorno a lei con un grande fracasso.
“Granger!” sbraitò Piton avvicinandosi alla ragazzina, come irritato dalla sua imbranataggine.
Hermione alzò gli occhi intimidita e deglutì; “Professor Piton..” lo salutò in tono piatto, tentando di rialzarsi e di non guardarlo negli occhi: già incuteva timore normalmente, figurarsi dopo essere stata beccata a baciare il suo pupillo!
La ragazzina fu sorpresa di vedere la grande mano di Severus Piton ondeggiare davanti ai suoi occhi come ad offrirle aiuto. “Granger, allora? Vuole rimanere lì a terra tutto il giorno?” la spronò il professore seccato. Lei non se lo fece ripetere due volte e afferrò un po’ titubante la mano, facendo pressione sui talloni per alzarsi in piedi. La cosa che la colpì di più fu che la pelle del professore era liscia, nonostante non fosse morbida come la sua. Immaginava che le mani di qualsiasi pozionista fossero piene di calli, ma forse non aveva calcolato che esisteva un’attrezzatura specifica per preparare pozioni, la quale comprendeva anche un paio di guanti. ‘Che idiota’ si ammonì mentalmente e lasciò la mano al professore, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi mentre si rassettava la divisa.
“Grazie” mormorò chinandosi a raccogliere i libri.
Severus Piton grugnì e fece per andarsene, poi la vide abbassarsi a raccogliere i pesanti volumi come una Babbana qualunque e volse gli occhi al soffitto, sibilando esasperato “Granger, è la strega più intelligente della sua età o no? Tiri fuori la bacchetta e faccia levitare quei libri, Merlino!” concluse il discorso con una smorfia infastidita –l’ennesima- ed estrasse la bacchetta. Ricordava ancora quando era poco più che undicenne e il professore di Incantesimi lo aveva lodato per essere stato tra i primi ad imparare il semplice incantesimo di levitazione. Insieme a Lily Evans, ovviamente.
 ‘Agitare e colpire’. Bastò quel semplice movimento del polso correlato al pensare le parole “Wingardium Leviosa” e i ricordi vennero ri-chiusi lì dove dovevano stare mentre la decina di volumi della studentessa si alzavano placidamente in volo per poi impilarsi tra le sue braccia uno dopo l’altro.
Hermione trattenne il fiato e alla fine ripeté un piccolo “Grazie” a testa bassa. Si voltò, imbarazzata e con l’autostima sotto le scarpe, per dirigersi verso la biblioteca quando Piton le afferrò il gomito “Non così in fretta, Granger. Devo dirle un’ultima cosa..” l’uomo la costrinse a voltarsi “Mi guardi! Non sono un basilisco, non uccido con lo sguardo!” sbraitò alzando la voce: non sopportava non essere guardato negli occhi. Poi si rese conto dall’espressione spaventata con cui Hermione lo guardò che aveva esagerato, così borbottò un “Ecco, così va meglio” e inspirò. Sapeva che era la cosa giusta da fare, ma si sentiva un po’ fuori luogo perché era molto tempo che non faceva la cosa giusta.  “Signorina Granger, mi aspetto cautela da parte sua.” Le lanciò uno sguardo eloquente, poi le lasciò il braccio e la sorpassò “Buona giornata”.

Hermione avrebbe voluto replicare in qualche modo ma non ci riuscì: lo lasciò andare osservando mentre il mantello oscillava accarezzando le scale fino a sparire dietro l’angolo in fondo alla rampa.
Corrugò la fronte e si incamminò verso la biblioteca: che voleva dire quell’avvertimento?
Immediatamente sgranò gli occhi, mentre un dubbio atroce si faceva strada in lei: e se Draco avesse rivelato il loro segreto al Professor Piton? No, non ne avrebbe avuto motivo. Stava facendo quello che voleva! Certo, lei si era ribellata ma.. non aveva fatto nulla per far saltare l’accordo. Non poteva averlo fatto, assolutamente no.
Ma allora di cosa la stava avvertendo il Professore? Con cosa o con chi doveva avere cautela?
Oh, andiamo Hermione’ pensò stizzita ‘Non puoi fidarti di Severus Piton! Avrà voluto intimidirti o spaventarti, tutto qui. Lascia perdere!
Non capendoci più niente decise di accantonare il problema temporaneamente e continuò la sua camminata verso la biblioteca.
 
Severus Piton arrivò nel suo ufficio quasi correndo. Chiuse la porta alle sue spalle, la sigillò e si avvicinò alla cattedra ansante per la velocità con la quale si era mosso. Si curvò sulla cattedra, appoggiando le mani una ad un’estremità del tavolo e una all’altra, inspirando ed espirando profondamente, irritato e confuso: perché aveva sentito il bisogno di avvertire la Granger? Erano problemi di ragazzini, lui non doveva entrarci niente. E poi, se la Granger fosse stata messa fuori gioco psicologicamente, tanto meglio. Nessuna so-tutto-io nella sua classe per un po’.
E allora perché continuava ad essere preoccupato per quello che Malfoy poteva combinare alla studentessa di Grifondoro?

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Capitolo 6
*** SECONDA PARTE: Revenge, Capitolo 3 ***


AVVISO: Mi scuso con tutti quelli che mi seguivano, ma ho avuto due anni di impegni vari che mi hanno portato via da EFP e quindi impedito di trovare la voglia e il tempo di aggiornare le mie FF. Spero che alcuni di voi ancora passino ogni tanto di qua, perché HermLOL è tornata e non ha in programma di abbandonare più! Ora vi lascio al capitolo che aspettate da due anni (sì, mi sto cruciando da sola, non dovete farlo voi!). Buona lettura e spero possiate perdonarmi :)

Hermione rimase in biblioteca fino a sera e non si presentò nemmeno a cena. A parte che le si era chiuso lo stomaco, e poi non aveva la minima intenzione di incontrare Harry  e Ron perché loro avrebbero sicuramente preteso spiegazioni e lei non poteva e non voleva dargliele. E poi aveva bisogno di chiarire prima con sé stessa quello che era accaduto: il bacio non era niente, non significava nulla e come aveva detto il professore non doveva assolutamente fidarsi di quella serpe bionda. Fosse per lei sarebbe rimasta lì dentro a rimuginare per tutta la notte, ma una scorbutica Madama Pince la esortò a uscire senza tante cerimonie e così fu costretta a vagare per i corridoi deserti rosa dentro dai dubbi e dalle domande mentre tutti gli altri erano a cena e sicuramente i suoi due amici si stavano chiedendo dove fosse finita.
Camminando, alla fine si ritrovò davanti all’infermeria. Si bloccò fissando la porta come se avesse cominciato ad intonare l’inno di Hogwarts al contrario, chiedendosi se si trovasse lì per una coincidenza oppure se l’inconscio aveva mosso le sue gambe portandola lì e seguendo quindi non la strada verso i dormitori ma quella dettata dal flusso ininterrotto e martellante dei suoi pensieri.
Guardò l’ora e notò che l’orario di visita non era ancora finito, quindi sospirò e si fece coraggio muovendo dei piccoli e tremanti passi verso la porta: era necessario chiarire immediatamente la situazione e quello era il momento giusto.
Spinse la porta e si affacciò per controllare che non ci fosse già qualcuno a visitare il biondino malaticcio. Lo vide lì, unico ospite dell’infermeria, seduto sul letto intento a mangiare l’arrosto con le verdure da un vassoio argentato che probabilmente aveva ottenuto minacciando di chiamare suo padre. Alzò gli occhi al cielo: era ovvio che Malfoy avrebbe sfruttato la sua condizione di infortunato per sbandierare il potere del padre ancora una volta davanti a tutti. Lasciò che la porta le si chiudesse alle spalle con un tonfo leggero, che però bastò ad attirare l’attenzione del biondino.
Draco deglutì in fretta e si costrinse ad assumere il suo atteggiamento da dandy che usava spesso con le ragazze. Sapeva, ovviamente, che la Granger non era come la Parkinson o le altre ochette di Serpeverde che tentavano di entrare nelle sue grazie: ma era tutto calcolato e sarebbe riuscito a farla cadere ai suoi piedi, seppur con il triplo del lavoro.
Granger… ti mancavo?” chiese spostando il vassoio sul comodino e raddrizzando la schiena mentre la ragazza si avvicinava titubante al suo letto.
No.” Rispose secca lei, con aria di sufficienza. Senza dire altro, la giovane Grifondoro si sciolse in un sorriso e fece per chinarsi verso di lui. Draco trattenne un ghigno, mascherandolo con espressione sorpresa, pensando che alla fine la Mezzosangue si stava dimostrando anche più oca delle altre, se aveva ceduto così facilmente. Si preparò a gustare il sapore della vendetta insieme a quello delle sue labbra, ma tutto si svolse molto, troppo velocemente perché lui potesse reagire: arrivata a pochi millimetri dal suo viso, Hermione mutò il sorriso serafico in un’espressione di pietra con gli occhi che fulminavano quelli del ragazzo e invece di baciarlo –come lui si era aspettato- gli lasciò la bruciante impronta della propria mano di un brillante vermiglio sulla guancia. Lo schiaffo risuonò secco per tutta la stanza, ma non fu abbastanza forte da attirare Madama Chips, per fortuna.
Per un attimo il tempo parve fermarsi. Hermione tratteneva il respiro, aspettando la sfuriata da parte di Draco. Sapeva che quel gesto le sarebbe costato caro, ma il biondino doveva capire che lei non si faceva usare in quel modo e nessuno, nemmeno lui, era autorizzato a metterle i piedi in testa.
Draco invece respirava troppo velocemente col rischio di entrare in iperventilazione: era furente. Come si era permessa quella lurida Mezzosangue di umiliarlo così? Non aveva capito di cosa era capace, non aveva capito chi si stava mettendo contro? Evidentemente era stato troppo tenero, doveva stringere le briglie ancora di più per farle capire chi dirigeva il gioco.
Da una parte il temperamento della ragazza lo stimolava, perché finalmente aveva trovato un’avversaria contro la quale valeva la pena combattere.. e vincere, ovviamente. D’altra parte, però, quel gesto lo aveva fatto infuriare come non mai e stava per mettersi ad urlare, quando il silenzio carico di tensione fu rotto da un brontolio sordo proveniente dallo stomaco della Granger.
Draco abbassò lo sguardo dagli occhi di lei al suo stomaco e viceversa, poi scoppiò in una sonora risata e si rilassò sui tre cuscini che aveva dietro la schiena. In quel momento, mentre lei lo guardava perplessa, imbarazzata e sicuramente delusa di non aver sortito l’effetto sperato con quello schiaffo, il piano si delineò una volta per tutte nella mente del ragazzo: le aveva giurato vendetta e se la sarebbe presa. Ma con calma e giocando un po’ con la sua preda, senza agire d’impulso.. per una volta avrebbe represso la rabbia, così che alla fine sarebbe esplosa tutta insieme rendendo più gustosa la sua vendetta.

Avanti, Granger, non fare la stupida e siediti. L’arrosto è troppo per me, ne vuoi un po’?” posò sulle proprie ginocchia il vassoio e inforcò il pezzo di carne più grande per poi portarlo a pochi centimetri dalla bocca di lei, sorridendo affabile.

Hermione rimase per un attimo sconcertata: lo aveva picchiato, e lui che faceva? Le rideva in faccia e le offriva da mangiare! Non sapeva come comportarsi, ma confusa e affamata decise di assecondarlo, così perplessa gli si sedette vicino e fissò il pezzo di carne davanti la propria faccia, in silenzio.
Era tentata di colpire la forchetta e rovesciargli così il vassoio e la carne addosso, ma lo stomaco brontolò di nuovo e, per evitare altro imbarazzo, addentò l’arrosto dalla forchetta che era in mano a Draco e cominciò a mangiarlo in silenzio.
Impietrita e confusa com’era, lasciò che fosse lui ad imboccarla. Era ancora troppo stordita per fare un  qualsiasi movimento che non fosse masticare.
Mentre Draco si godeva la visione della Granger che mangiava docile ciò che lui le dava, decise di rompere il silenzio e continuare compiaciuto il suo piano d’attacco.
Allora, Granger. Mi fa piacere che tu abbia deciso di tornare da me, sai.. mi sento così solo qui. E al momento l’unica che si merita di stare qui sei tu.

Mai momento fu più giusto per dire quella frase. Mentre Hermione quasi si strozzava al sentire quelle parole, qualcun altro era entrato nella stanza silenziosamente ed era rimasto impietrito sulla porta: quel qualcuno era Pansy Parkinson, che subito dopo cena aveva deciso di andare a trovare Draco in infermeria fantasticando su come lo avrebbe coccolato e curato e su quanto lui le sarebbe stato riconoscente una volta guarito.
La ragazza lanciò un urlo di rabbia e se ne andò sbattendo la porta mentre tutti i suoi sogni venivano infranti.
Draco ridacchiò, mentre Hermione continuava a tossire tentando di liberare le vie respiratorie da pezzi di arrosto andati di traverso. Tutto quel trambusto aveva attirato l’attenzione di Madama Chips che, accorsa, pensò che ad urlare fosse stata Hermione e trovandola in quello stato sul bordo del letto pensò si fosse sentita male. Con un abile movimento della bacchetta e qualche formula magica le liberò le vie respiratorie, poi mentre la ragazza ansimava per riprendere fiato la donna la fece stendere nel letto alla sinistra di Draco borbottando che almeno per una notte doveva rimanere lì.
Il ridacchiare di Draco si fece più acuto e il ragazzo dovette provare in tutti i modi a ridere silenziosamente per non attirare su di sé l’attenzione di Madama Chips. La scena era troppo demenziale ai suoi occhi: la Granger, costretta a rimanere per una notte nel letto accanto al suo senza che lui avesse detto o fatto niente per far sì che accadesse, tentava di salvarsi ma Madama Chips era irremovibile e alla fine la discussione si concluse quando la donna minacciò di chiamare il Preside e Hermione fu costretta a rimanere zitta nel letto. Soddisfatta, Madama Chips tolse il vassoio ormai quasi vuoto dalle ginocchia di Draco e intimò a entrambi di dormire e riposare, poi si chiuse nei suoi appartamenti e calò il silenzio.

Draco si impose di non ridere e si girò su un fianco, puntellandosi sul gomito sano e guardando la Granger imbronciata nel letto.
Wow, deve esserti piaciuto davvero tanto il bacio di oggi se hai finto di sentirti male per restare qui stanotte…” la schernì ghignando. Tanto, al buio, la sua espressione non si sarebbe vista. Badò però a mantenere un tono di voce caldo.
La ragazza lo fulminò e sospirò. “Taci, Malfoy! Tu non sai cosa mi piace e non deve interessarti. Prova ancora a baciarmi e farò in modo che tu rimanga qui in infermeria fino alla fine dell’anno. “ sibilò irata la ragazza, per poi tirare le coperte fin sopra al mento e dargli le spalle.
Draco non si diede per vinto e si sporse verso di lei, sussurrando: “Guarda che c’è un pigiama ai piedi del letto. Non vorrai che la tua divisa da Grifondiota si sgualcisca dormendoci…”  Hermione tirò, per tutta risposta, le coperte ancora più su e borbottò: “Non ci sperare, non mi vestirò mai in tua presenza, nemmeno dietro un separé. Buonanotte.” e si chiuse in un silenzio ostinato, fingendo di dormire.
Draco si concesse una risatina, poi replicò: “Buonanotte.. Hermione.” E si distese cercando di prendere sonno: chiamarla per nome gli era costato tanto, ma da come la ragazza aveva trattenuto rumorosamente il respiro poteva ritenersi soddisfatto, perché aveva cominciato a fare breccia nelle sue mura difensive.

Hermione rimase irrigidita e rannicchiata su sé stessa ad ascoltare il respiro del ragazzo farsi sempre più pesante mentre la sua mente galoppava senza darle tregua. Malfoy era diventato enigmatico: la trattava male, ma in un modo che sembrava quasi la stesse corteggiando. Certo, conoscendolo magari voleva solo umiliarla davanti a tutti.. ma la sua umiliazione valeva così tanto? Per Draco Malfoy valeva la pena sporcare il suo sangue così puro corteggiando una Mezzosangue solo per umiliarla alla fine? “No.“ pensò Hermione. “Non arriverebbe a tanto. Ma non è neanche possibile che mi voglia davvero corteggiare.. forse vuole solo prendersi gioco di me. O forse sta diventando matto…” con questi pensieri che le ronzavano in testa si addormentò profondamente, sfinita, piombando in un sonno costellato da sogni dove lei e Draco facevano picnic al Lago o studiavano in biblioteca come lei faceva con Harry e Ron.
Qualche ora dopo Draco si svegliò perché il braccio ferito lanciava delle fitte dolorose dovute ad una posizione tenuta per troppo tempo nel sonno e, per far smettere quelle fitte, si voltò verso il letto di Hermione. Dopo qualche minuto gli occhi si abituarono all’oscurità e notò che la Grifondoro si era completamente liberata della coperta e della sua posizione iniziale rigida e rannicchiata: dormiva profondamente a pancia in su, con le labbra dischiuse e le braccia aperte che penzolavano ai lati del letto, la parte superiore della divisa stropicciata e la gonna leggermente alzata ma che comunque non lasciava intravedere nulla di più della coscia. Trattenne una risata pensando a quando la Granger si sarebbe svegliata in quella posizione e si sarebbe vergognata tantissimo, pregustando il momento e sperando di essere sveglio quando sarebbe accaduto. Per un po’ rimase lì a fissarla e a pensare, poi decise che avrebbe fatto un ulteriore passo in avanti verso la vendetta: si sistemò comodamente e allungò il braccio sano per prendere la mano della Granger, poi chiuse gli occhi. Gli faceva ribrezzo solo pensare che quel contatto fosse reale, ma un piccolo sacrificio era necessario alla causa.. le ragazzine adoravano le smancerie e svegliarsi mano nella mano con un ragazzo era tra le prime della lista.
Superato il primo momento di ribrezzo, Draco scivolò nel sonno pensando che alla fine la mano della Mezzosangue non era poi diversa da quella di altre ragazze.. anzi, era sicuramente più piacevole da stringere di quella cicciotta e enorme della Parkinson. 



 

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Capitolo 7
*** TERZA PARTE: Change. ***


Era notte fonda e Severus Piton camminava avanti e indietro nel suo studio come una tigre in gabbia: non riusciva a togliersi dalla testa la scena del bacio tra Hermione Granger, so-tutto-io fastidiosa, e Draco Malfoy, studente Serpeverde figlio di un pomposo suo ex compagno di scuola.
Severus non sopportava nessuno dei due: la Granger era troppo seccante, Draco era un Lucius in miniatura  e questo bastava a renderlo insopportabile. In molte occasioni, però, il professore aveva aiutato Draco ad emergere sulla nata-babbana se non altro per gratificazione personale: era pure sempre il Capo Casa di Serpeverde!
Nonostante questo, da quando Draco gli aveva rivelato il suo piano sentiva il bisogno, chissà per quale assurdo motivo, di aiutare la Granger. E questi pensieri gli toglievano completamente il sonno.
Alla fine decise di tornare in infermeria per cercare di far desistere Draco dall’attuare i suoi piani di sabotaggio. Uscì silenziosamente dalle sue stanze e si avviò verso l’infermeria, scivolando per i corridoi e confondendosi col buio del Castello.
Si prese la soddisfazione, a metà strada, di tirare un calcio ben assestato a Mrs Purr, che schizzò via spaventata.
“Spero che Black decida di provare a raggiungere Potter il più presto possibile, quel cagnaccio pulcioso e questa gatta puzzolente potrebbero annientarsi a vicenda risolvendo parecchi problemi…” pensò ghignando appena.
Raggiunta la destinazione aprì la porta lentamente e allo stesso modo la richiuse per evitare di svegliare Madama Chips.
Individuato il letto di Draco rimase pietrificato: La Granger giaceva su un letto con le braccia aperte, le vesti stropicciate e i ricci sparsi disordinatamente sul viso e sul cuscino, nel letto accanto c’era Draco che dormiva beatamente girato su un fianco con il braccio sano teso verso quello della Grifondoro. Le loro dita si toccavano quel tanto che bastava per far presupporre che si fossero addormentati tenendosi le mani.
Dopo lo sgomento iniziale salì la rabbia, poi una sensazione bruciante che non aveva un nome, ma che Severus classificò, atterrito, come gelosia.
Ricordò di essersi sentito allo stesso modo quando, da ragazzo, aveva visto Lily Evans cedere alla corte di James Potter. Nei confronti di Lily era diverso, era normale… l’amava, Merlino! Ma perché si sentiva così guardando Hermione dormire così serena mano nella mano con Draco?
Arrabbiato con sé stesso e con il mondo, irritato al massimo, uscì in fretta e furia dall’infermeria e si diresse correndo verso i sotterranei.
Arrivato nelle sue stanze ci si barricò dentro e cominciò a misurare con lunghe falcate il pavimento in pietra. Sprizzava agitazione da tutti i pori. Si fermò accanto al letto ed emise un suono rabbioso di frustrazione, lasciandovisi cadere pesantemente. Sapeva già che non sarebbe riuscito a dormire.
La testa gli doleva per la miriade di pensieri che vi vorticavano confusi e irritanti. Cominciò a parlare da solo, guardando irato il soffitto spoglio.
“Maledetta Granger.” Sibilò tra i denti. Era tutta colpa sua, del suo essere così perfettina, così odiosamente Grifondoro, così palesemente nata babbana e allo stesso tempo così insopportabilmente la strega migliore della sua età.
Severus Piton non era così stupido da non rendersene conto: quella ragazzina, l’irritante so-tutto-io nata babbana amica di Potter… gli ricordava Lily.  All’inizio aveva reagito ignorandola quando rispondeva nella sua classe –anche se sempre correttamente, dannazione!- e poi umiliandola quando poteva.
Ora, però, che l’aveva vista insieme a Draco, qualcosa era cambiato. Era invidioso e geloso perché Draco stava evidentemente avendo con Hermione ciò che lui non aveva avuto con Lily? Sì.
Era arrabbiato e deluso perché, proprio come pensava che Lily fosse troppo intelligente per stare con James, aveva creduto che Hermione fosse troppo astuta per cadere nelle grinfie di Draco? Ovviamente.
Tutto questo significava che si stava infatuando della Granger?
“NO!” urlò irato battendo il pugno sul materasso. Era adulto, era un professore, lei era poco più di una bambina, non importava quanto gli ricordasse Lily: doveva troncare quei sentimenti sul nascere.
Chiuse gli occhi per calmarsi, poi li spalancò: aveva avuto un’idea. Stavolta sarebbe andata diversamente, non avrebbe lasciato che qualcuno distruggesse la vita di Hermione come Potter aveva fatto con Lily.
Si tirò su –forse troppo velocemente perché ebbe un capogiro- e si diresse nel bagno per sciacquarsi il viso prima di dormire. Con l’idea aveva recuperato anche il sonno e un briciolo di serenità: ora sapeva cosa fare.
Non doveva soffocare i suoi sentimenti, semplicemente trasformarli in qualcosa di sano. Se tutto –la sua vita, la sua età, la sua carriera- gli impediva di provare qualcosa per Hermione come per Lily, la sua posizione gli consentiva di volerle bene, di aiutarla… di riscattarsi e fare per lei quello che non aveva fatto per Lily.
*
La mattina dopo Hermione si svegliò presto. Con la mano sinistra si stropicciò gli occhi, poi andò a muovere la mano destra per stiracchiarsi e sentì qualcosa di caldo tra le dita. Si voltò curiosa e sgranò gli occhi, irrigidendosi.
Lei e Malfoy si tenevano la mano, e lui era addormentato beatamente su un fianco come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Quando era successo? Come? Perché?
Ritirò di scatto la mano e si tirò su a sedere, maledicendosi subito dopo per non essere stata attenta: la serie di movimenti bruschi aveva scosso Malfoy dal sonno e adesso lui stava sbadigliando e stiracchiandosi.
Dopo essersi stropicciato gli occhi con la mano sana –quella che prima le stringeva le dita- la guardò e sorrise.
Hermione dovette ammettere a sé stessa che quel sorriso non era male. O forse era la luce che filtrava dalle grandi finestre a renderlo migliore?
“Buongiorno, Hermione” Malfoy si tirò a sedere passandosi una mano tra i capelli. “Allora, dormito bene?” chiese, gustando il rossore che andava pian piano imporporando le guance della Grifondoro. Lei borbottò qualcosa di incomprensibile, poi parve recuperare il controllo e replicò, alzandosi: “Sì, ho dormito bene. Come va il braccio Mal.. Draco?” le ci volle un po’ di fatica per chiamarlo per nome, ma sentiva che era la cosa giusta da fare. Non sapeva esattamente perché, ma le cose stavano cambiando, quindi le conveniva adeguarsi. Se lui la chiamava per nome, lei faceva lo stesso. Il freddo metallo della giratempo le sfiorò il petto, ricordandole che avrebbe fatto meglio ad assecondare il Serpeverde, se voleva mantenere il suo segreto.  Un campanello d’allarme suonò nella sua testa e le ricordò  che stava comunque parlando della sua nemesi per eccellenza.. ma lo ignorò e attese una risposta riordinando i vestiti e i capelli con due semplici incantesimi appresi alle lezioni di Vitious.
Il Serpeverde trattenne un ghigno soddisfatto quando si sentì chiamare per nome. Stava cedendo!
“Oh, beh, ogni tanto fa male.. “ lo mosse appena con una smorfia di dolore leggermente alterata: se le avesse fatto pena, sarebbe stato più facile farla cadere nella trappola.
Hermione assunse un’espressione sinceramente dispiaciuta. Poi scosse la testa assumendo la solita aria saccente. “La prossima volta evita di fare il gradasso o rischi di farti ammazzare.” Lo rimproverò con lo sguardo.
Draco prese la palla al balzo: “In realtà io.. volevo attirare la tua attenzione.” Cominciò, fingendosi leggermente imbarazzato ma abbastanza sicuro di sé. Hermione sgranò gli occhi e lui continuò.
“Ecco, Potter è sempre il migliore. Ha tutte le ragazze intorno, Potter di qua, Potter di là.. quando ti ho visto corrergli incontro tutta felice e fiera non ci ho visto più! Volevo dimostrarti che non è il solo a poter fare l’eroe, anzi. Io avrei volato molto meglio, se solo quello stupido pollo fosse stato meno scorbutico!” in fondo aveva detto la verità.. quasi.
“Aspetta un attimo…” Hermione non poteva credere alle sue orecchie. Che fine aveva fatto il Malfoy che conosceva? “Quindi avresti fatto tutto questo.. per me?” suonò come una speranza, perché qualcosa nel cuore di Hermione stava cambiando. Malfoy voleva la sua approvazione?  Si impose di non sentirsi lusingata, ma fu davvero difficile.
Draco annuì, tronfio. “Volevo che, per una volta, ti rendessi conto che c’ero anche io. Volevo fare colpo!” Fece una pausa: stava diventando troppo sdolcinato, urgeva tornare il Malfoy di sempre o avrebbe mangiato la foglia… “Ma non ti azzardare a dirlo a qualcuno, Granger, o potrei rivelare il tuo segreto.” Fece una pausa, godendosi l’espressione impaurita e confusa di Hermione, poi fece un mezzo sorriso. “A quanto ho visto stanotte, ci sono riuscito a fare colpo. Eh, Granger?” ammiccò. Lei non poteva sapere che era stato lui a prenderle la mano, così avrebbe inventato qualcosa per attirarla proprio sulla sua trappola e poi farla scattare.
Le parole ebbero un fulmineo effetto sulla ragazza: sgranò gli occhi, perse prima un po’ di colore al viso e poi lo riacquistò tutto insieme diventando rossa anche sul collo. “C-cosa.. cosa intendi?!” squittì, rigida.
Draco sorrise maliziosamente, avvicinandosi a lei. Sussurrò: “Beh.. hai cercato la mia mano, Hermione. Forse dormivi, ma hai chiamato il mio nome e mi hai stretto la mano e poi non ti sei più mossa.” Concluse semplicemente soffiandole le ultime parole sulle labbra per poi scostarsi e lasciarla lì, sola e sconvolta, mentre lui si dirigeva in bagno per lavarsi. 

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