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di past_zonk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’importanza di essere puntali. ***
Capitolo 2: *** I gusti son gusti. ***
Capitolo 3: *** Sulla vecchia altalena. ***
Capitolo 4: *** Maschi alfa e dita di burro. ***
Capitolo 5: *** Scambi di strada. ***
Capitolo 6: *** Il sorriso più dolce. ***
Capitolo 7: *** Take me home. ***
Capitolo 8: *** Akane. ***
Capitolo 9: *** Mission infuriating. ***
Capitolo 10: *** Linee sfocate. ***
Capitolo 11: *** I semi d’arancia del destino. ***
Capitolo 12: *** Il Maestro e la Sua Studentessa ***



Capitolo 1
*** L’importanza di essere puntali. ***


Image and video hosting by TinyPic...Eccomi qui, tornata in questo fandom, questa volta con una traduzione di una famosa fanficion kakasaku che personalmente ho adorato leggere. Beh, tanto tanto amore per la scrittrice, SilverShine, che ha fatto un ottimo lavoro, e che è davvero uno spettacolo, diciamolo.
Niente, i capitoli sono ventuno, la trama avvincente, divertente, sexy, scritta in maniera impeccabile. Un piacere da leggere, insomma. Piacere che spero di saper trasmettere col mio modesto lavoro di traduzione *blush*. No, davvero, non so se sono all'altezza, quindi commenti franchi e sinceri, mi raccomando!
Mi aspetto tante recensioni (riempiono i miei vuoti causati da mancanze di affetto, ve ne prego!) e, nada, vi voglio bene -w-
eveyzonk





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Capitolo primo
~ l’importanza di essere puntali.





Era stato deciso il giorno prima che si sarebbero incontrati tutti al ponte alle nove del mattino, prima di partire per la loro missione di livello A.
Alle dieci, tre dei quattro che componevano il team arrivarono da diverse direzioni. Il quarto era in ritardo, ma c’era da immaginarselo. Il suo nome era Hatake Kakashi, anche se la maggior parte delle persone lo conosceva come semplicemente il Ninja Copia. I suoi compagni di team lo chiamavano perlopiù ritardatario.
“È di nuovo in ritardo, visto?”
“Lo so”
“È sempre in ritardo”
Le undici si avvicinavano, e di Kakashi neanche l’ombra.
Sakura si sporse sulla ringhiera di legno del ponte, guardando i riflessi delle piccole e poche nuvole sulla superficie increspata del fiume. Sasuke si piazzò sulla ringhiera affianco a lei, rivolto al lato opposto, con gli occhi chiusi e le braccia incrociate. Sakura pensava che la sua pazienza quasi divina sarebbe durata al massimo per un’altra ora prima che esplodesse con la frustrazione che lo stava, probabilmente, già divorando. Poi avrebbe iniziato a lamentarsi del fatto che stavano sprecando tempo prezioso aspettando il loro leader quando avrebbero dovuto, invece, già star affinando le loro abilità ninja.
Naruto, al contrario, non si faceva scrupoli, e non provava neanche a tenersi dentro la sua impazienza. “Dov’è?” gemette, dondolandosi sul corrimano, dall’altro lato, affianco a Sakura, e colpendo la ringhiera con pugni “Di solito non è così in ritardo!”
Sakura sospirò, infastidita più per le lagne di Naruto che per la missione ritardata in sé. La irritava il suo costante camminare avanti e indietro e la sua incapacità di stare fermo per più di due minuti. “Probabilmente se ne sarà dimenticato di nuovo” disse secca Sakura, il mento poggiato sul palmo. “S’è probabilmente addormentato mentre leggeva, come l’ultima volta. Qualcuno dovrebbe andare a controllarlo.”
Era un’insinuazione, e neanche particolarmente subliminale. Naruto d’improvviso si fece insolitamente fermo, mentre guardava verso le ombre scure delle case lungo la riva, apparentemente troppo occupato con i suoi pensieri da averla sentita.
Sakuke semplicemente non si mosse, né emise un suono, ignorandola completamente.
“Bene” disse con un grugnito irritato “Andrò io”
“Grazie, Sakura-chan!” disse Naruto, allietato, mentre lei si allontanava dalla ringhiera e cominciava a camminare.
“Controlla il suo appartamento, Sakura”, la chiamò Sasuke.
Ragazzi! Erano gli unici che diventavano impazienti come matti quando Kakashi non arrivava, ma preferivano comunque star seduti al ponte e non fare niente, senza alzarsi e andarlo a cercare. Sakura alzò gli occhi al cielo, disgustata e irritata, in quel momento, dall’intero genere maschile.
Se si vuole ritardare una semplice missione di grado A, bastava rivolgersi a Kakashi. L’uomo era un vero e proprio sbandato.
L’appartamento di Kakashi era nei distretti più vecchi di Konoha, dove le case erano antiche, poco costose e tappezzate con tanti tipi di materiali inusuali che tutto sembravano fuorché abbinati. Il nuovo collideva col vecchio in un uno strano agglomerato di diversi stili, ma l’effetto era pittoresco. Sembrava carino e accogliente. Tutte le case erano costruite una vicina all’altra, ammontate, con piccoli giardini graziosi, recitanti da bambù – e se non c’era abbastanza spazio per un vero e proprio giardino, c’erano semplicemente piante in vasi lungo le porte. Tutti sembravano avere un gatto, in questa parte di Konoha, si vedeva, infatti, il loro continuo passeggiare tra i portici di qualcuno o il davanzale di una finestra, oppure mentre si stiracchiavano alla luce del sole, negli interstizi illuminati tra un palazzo e l’altro.
Kakashi non aveva un gatto, per quanto ne sapesse, e nonostante la sua naturale affinità con i cani, Sakura pensò che si sarebbe trovato bene con un felino. Sarebbero stati molto simili; pigri, indipendenti, puliti, e capaci di dormire tutto il giorno se veniva offerta loro l’occasione.
Non sentendo nessun bisogno di affrettarsi, Sakura si fermò al distributore alla fine della strada di Kakashi. Pigiò il bottone per prendere una lattina di cioccolata calda e si poggiò contro il pannello di vetro della macchina mentre beveva, scrutando la strada in cerca dell’appartamento di Kakashi. C’era stata qualche volta, in passato, quindi sapeva quale fosse la sua finestra. Era un po’ oscurata dai fili del bucato e dai cavi elettrici, ma vide che era aperta, quindi probabilmente lui era a casa.
Una piantina, Mr.Ukki, si agitava dolcemente nella brezza.
“Non ci si crede” borbottò a se stessa, prendendo un altro sorso e chiudendo gli occhi. La giornata afosa e la notte passata insonne l’avevano lasciata stanca e un po’ irritabile. Non aveva dubbi che, una volta salita, avrebbe trovato Kakashi addormentato sul divano con un libro sulla faccia. Se era fortunata, avrebbe potuto persino trovarlo senza la sua maschera.
Ma non era quel tipo di giorno fortunato. Lo sapeva, dal momento in cui aveva sbattuto il gomito contro lo stipite della porta mentre usciva dall’appartamento, quella mattina, che sarebbe stata una cattiva giornata. In ogni caso, non era abbastanza di buon umore da vedere tutto sotto una luce positiva; non finché non si fosse concessa una decente nottata di sonno.
Finita la sua bevanda, accartocciò la lattina, gettandola nel bidone accanto alla macchinetta e poi iniziò a percorrere la leggera pendenza verso l’edificio di Kakashi. Non si curò di bussare al campanello. Il citofono era rotto da tre anni, ormai, e lui ancora doveva provvedere ad aggiustarlo. Se qualcuno voleva andarlo a trovare, doveva necessariamente infiltrarsi dalle scale dell’uscita d’emergenza e bussare alla sua finestra.
Sakura non si prese la briga di salire le scale. Si tirò su con un salto davvero in stile ninja e varcò la rete metallica fino alla finestra di Kakashi. Poggiò la mano sul telaio e aprì la bocca, pronta a chiamarlo.
Il cuore le si fermò e la voce le morì in gola.
Non avrebbe avuto bisogno di chiamarlo, visto che era praticamente di fronte a lei, sul suo letto direttamente puntato verso la finestra. E non era solo. In ginocchio, davanti a lui, con il viso premuto contro un cuscino, c’era una donna che gemeva ad alta voce ogni volta che i suoi fianchi spingevano contro di lei. Entrambi erano completamenti nudi e troppo impegnati nella loro attività da accorgersi di lei, il che era davvero un bene, visto che la Sakura non sembrava potesse muoversi, ora, neanche se i due avessero guardato in alto e l’avessero vista.
Non osò fiatare. I suoi occhi erano inchiodati su Kakashi, sulla sua magra, lineare forma – sui suoi fianchi flessi languidamente contro la donna. Lei gemeva, mormorava ‘Oh dio, oh dio!” ancora ed ancora nel suo cuscino, e si spingeva verso lui, tanto rumorosa quanto lui era silente e tanto snella e femminile quanto lui solido e mascolino. Era piuttosto molesto, inquietante, guardare qualcosa di così crudo ed intimo, ma Sakura non poté non ammettere a se stessa che fosse ipnotico.
A Kakashi sarebbe bastato solo alzare la testa per vederla, ma i suoi occhi erano stretti in concentrazione e piacere. Con una scossa, Sakura realizzò che non indossava la maschera. La sua faccia era esposta al suo sguardo affamato, e catturò la visione di un naso dritto e pallido, labbra carnose leggermente aperte mentre il suo respiro si ritmava in profondi ansimi.
Con un’altra scossa, Sakura realizzò qualcos’altro. Lei conosceva quella donna. Kimura Yoshi. La signora Kimura Yoshi – mogli di uno dei più rinomati membri del clan Kimura. Non un clan potente, ma comunque abbastanza ricco. Tutti sapevano che i matrimoni nei clan erano guidati dalle apparenze e dai soldi, più che dalle doti e dal talento, e Kimura Yoshi non era di certo d’eccezione a questa regola.
Sakura sapeva che se ne sarebbe dovuta andare, ma ora aveva troppa paura di muoversi. Sarebbe bastato un passo falso e l’intera piattaforma avrebbe cigolato, mettendo in allerta Kakashi della sua presenza. Non importa quanto impegnato sembrava essere, era pur sempre un ninja.
I loro movimenti si stavano velocizzando. I gemiti della donna stavano mutando in vere e proprie grida, mentre Kakashi rovesciò la testa all’indietro e affondò in lei più veloce e spietato di prima.
Era tutto troppo per Sakura da guardare. Involontariamente inciampò indietro d’un passo, con la mano afferrò la ringhiera di ferro dietro di lei. L’anello di metallo al suo dito sbatté contro la ringhiera con un udibile tintinnio.
Gli occhi di Kakashi si aprirono di scatto e si fissarono direttamente sulla sua faccia.
Sakura non riusciva a muoversi.
Improvvisamente la donna gridò, contorcendosi e rabbrividendo, graffiando il cuscino sotto di lei. Quasi nello stesso istante, gli occhi di Kakashi scivolarono chiudendosi di nuovo e la bocca si aprì in un sibilo rapido, dandole per una frazione di secondo lo scorcio di un canino leggermente storto.
La schiena di lui si curvò e si chinò sulla donna, le mani strette sui fianchi in maniera così forte da lasciare segni bianchi, mentre iniziava a pompare un ultimo, rotto ritmo.
Sakura risentì improvvisamente le sensazioni tornare, rossore sul suo viso e un calore al ventre. Si girò immediatamente e s’aggrappò alla ringhiera, per poi saltare e colpire il terreno con un secco tonfo, poggiandosi su una mano per evitare di ribaltarsi. Poi corse, non fermandosi finché non arrivò ad un angolo e non naufragò sull’uscio di un negozio chiuso, con una mano sulla bocca e gli occhi serrati.
Un condizionatore dirigeva l’aria direttamente contro la sua testa, soffiando via il calore sulle sue spalle, ma Sakura sentiva ancora la fredda sensazione di umiliazione e shock. Kakashi l’aveva vista mentre lo guardava fare quello
Tutto quello che Sakura poteva fare era scappare a casa, in quel preciso istante, fare le borse e trasferirsi in un altro continente. Forse era solo la sensazione di smarrimento completo e assoluto di fronte a quello che aveva visto, ad impedirle di fare qualcos’altro se non star lì, poggiata allo stipite di legno marcio della porta, con la mente imbrigliata in un loop, quasi fosse un cd rotto, riproponendole ciò che aveva appena visto più e più volte.
Si forzò a respirare, cercando di spingere via le immagini dalla sua mente. Non è che la disgustasse. Al massimo la confondeva. Era strano vedere Kakashi in un momento di totale vulnerabilità, mentre agiva in maniera così poco da-Kakashi. Certo s’era chiesta, in passato, se possedesse una vita sessuale, ma era semplicemente saltata alla conclusione che era, per un uomo così pigro, lento e apatico, uno sforzo esagerato.
Ma persino i gatti potevano essere sentiti miagolare di passione per notti intere. Non avrebbe dovuto scioccarla che Kakashi aveva davvero una vita sessuale. Era umano, dopotutto.
Sakura desiderava non essere stata così stupida da provare a entrare dalla finestra della camera da letto di un uomo adulto, pensando di trovarlo innocentemente addormentato sul divano, e non considerando neanche remotamente la possibilità che si stesse fottendo una donna sul suo letto. Sakura non era di certo quella che era stata sorpresa nuda e nel bel mezzo di un orgasmo, ma aveva la sensazione che sarebbe stata lei la più imbarazzata fra i due.
Perché non le si levava dalla testa?
Non importava a cosa guardasse – gli alberi, le case, le persone che le camminavano affianco o l’azzurro, azzurrissimo cielo – la sua mente era focalizzata attentamente su quello che aveva appena visto. Poteva vedere i due corpi muoversi all’unisono, sentire i gemiti della donna felice e i bassi grugniti del suo sensei mentre raggiungeva il limite. Il ventre le formicolava, allarmante, facendole rabbrividire tutto il corpo con consapevolezza. Sakura strinse le braccia intorno a se stessa, cercando di spingere via tutti i pensieri e le sensazioni con la pura forza fisica.
“Mi ucciderà” mormorò mortificata a nessuno in particolare se non se stessa. Se non l’avesse uccisa per averlo visto durante l’atto, avrebbe comunque sicuramente cercato di scambiare una parola con lei riguardo Kimura Yoshi. Fino a cinque minuti fa, Sakura pensava fosse una donna rispettabile e felicemente sposata ad uno degli uomini più ricchi del villaggio. Se Sakura si lasciava scappare una parola del fatto che se la stava facendo col Ninja Copia, ci sarebbero stati problemi. Certo, Sakura non aveva intenzione di aprire la bocca a caso sulle faccende degli altri, ma Kakashi non lo sapeva.
Ancora, la prospettiva di scappare da Konoha per evitare di doverlo guardare in faccia era totalmente attraente, se non un tantino stupida. Sapeva di non poter scappare, e sapeva che avrebbe dovuto incontrarlo, prima o poi. Sarebbe stato meglio se si fosse fatta trovare al ponte, pretendendo che niente fosse accaduto. Se lui avesse detto qualcosa, lei avrebbe semplicemente liquidato la faccenda con una risata e delle scuse, prendendosi la colpa per non aver provato prima a bussare alla porta e pregando il paradiso che questo non sarebbe andato ad intaccare il loro rapporto.
Intorpidita, nonostante la giornata calda, Sakura cominciò a farsi strada verso dove aveva lasciato i ragazzi. Non poteva levarsi l’immagine di Kakashi nudo dalla testa, ma c’era da aspettarselo, così si arrese del tutto persino nel provare a scacciare le immagini.
Ma, cosa più importante, non poteva non pensare a quanto quella Kimura fosse sembrata felice.
Francamente, non era giusto. Sakura non era mai giunta a quel punto con tutti i suoi passati fidanzati, mai al punto di urlare “Oh dio, oh dio!”. Certamente non con il suo ragazzo attuale. Il massimo che le veniva voglia di dirgli era “Tutto qui?”
O Kimura Yoshi era una donna facile da soddisfare, o Hatake Kakashi sapeva come dar piacere. E per un breve, imbarazzante momento Sakura immagino se stessa al posto di quella donna, mentre sentiva Kakashi affondare in lei abbastanza veloce da farla piangere dallo stesso tipo di piacere.
Sakura non aveva realizzato d’essere arrivata al ponte finché la mano di Naruto dondolò davanti alla sua faccia, e fu allora che si preoccupò, colpevolmente, e pensò se il ragazzo potesse leggerle sulla faccia i pensieri che la stavano attraversando “Heeeeey? Sakura-chan? Ci sei?”
“Smettila” spinse via la sua mano, lo stress e lo shock la rendevano velenosa “Cosa?”
“Ho detto, l’hai trovato?” ripeté lentamente Naruto, sembrando preoccupato per lei.
“S-no. Voglio dire, sì” si dibatté senza speranza Sakura, cercando di non dire nulla che potesse renderli sospettosi. In maniera per niente convincente, comunque. “Voglio dire, l’ho trovato. Era a casa”
“Fammi indovinare” biascicò Sasuke dall’esatta posizione in cui l’aveva lasciato. “S’è svegliato temporaneamente cieco questa mattina ed ha deciso che la cosa migliore da fare era aspettare aiuto, ma la sua vista s’è misteriosamente aggiustata solo pochi attimi prima che tu bussassi alla porta?”
Questa ipotesi era probabilmente basata sul fatto che la settimana prima Kakashi aveva detto che ‘sordità momentanea’ era la ragione per la quale non aveva sentito la sveglia.
“S-sì” disse Sakura, forzando una risata “Qualcosa del genere”
“Beh, sta venendo?” chiese Naruto, con quello che sembrò a Sakura un misero gioco di parole.
“Dovrebbe. Penso” mormorò lei, avvicinandosi alla ringhiera per sporgersi e nascondere il suo forte arrossire.
“Dovrebbe? Pensi?” fece eco Sasuke “Gli hai detto che stiamo aspettando o no?”
Sakura era momentaneamente senza parole. Se gli avesse detto la verità, ovvero che, no, non gli aveva detto niente, allora loro avrebbero domandato perché non fosse stata franca e non avesse sgridato il loro sensei per il suo ritardo. Se avesse detto, invece, sì, e Kakashi non fosse arrivato, la cosa le si sarebbe comunque ritorta contro, visto che i due avrebbero sgridato Kakashi non solo per essersi dimenticato la missione, ma anche l’ammonimento di Sakura.
La testa della ragazza non era, in quel momento, abbastanza stabile da poter gestire un insieme così complesso di probabilità per trovare una risposta meno incriminante, quindi fu un sollievo sentire la voce di Kakashi.
“Yo”
Un rilievo che comunque le faceva gelare il sangue.
“Kakashi-sensei!” ululò Naruto “Dove sei stato?”
“Beh, stavo per venire alle otto e mezzo ma ho incontrato questa piccola gattina affamata ed ho pensato sarebbe stato meglio se l’avessi prima portata a casa per nutrirla” disse Kakashi in maniera abbastanza non convincente.
“Bugiardo!” urlò Naruto, per poi girarsi leggermente confuso verso Sakura avendo realizzato che non aveva intonato l’accusa insieme a lui, come al solito.
Ma Sakura non avrebbe potuto chiamare Kakashi bugiardo…perché non pensava stesse davvero mentendo – solo parlando metaforicamente. Per di più, Sakura non poteva neanche guardare il suo sensei, figuriamoci parlargli o gridargli contro. Le sarebbero serviti come minimo tre anni di terapia intensiva prima che avesse potuto farlo di nuovo.
“Così diffidente” sospirò Kakashi “Beh, andiamo in missione o no? Cosa state aspettando?”
I ragazzi brontolarono per l’ingiustizia e si avviarono per primi. Kakashi camminava, pigro, dopo di loro. Mentre le passò accanto, Sakura lanciò casualmente uno sguardo verso lui, sicura che la sua unica attenzione sarebbe stata la strada.
Ma no. La stava guardando. Il suo cuore si fermo per una seconda volta quel giorno mente il suo breve sguardo si fisso su di lei. Non sembrava arrabbiato, o imbarazzato, o neanche divertito per lei. Solo curioso. Sakura deglutì, sentendosi più nuda ed esposta di quanto lo fosse stato lui in precedenza. Poi lo sguardo di Kakashi si spostò davanti, mentre la chiamò da sopra la sua spalla “Stai venendo?”
Davvero una cattiva scelta di parole, piagnucolò mentalmente Sakura mentre si trascinò dietro il suo team.





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Capitolo 2
*** I gusti son gusti. ***


Image and video hosting by TinyPic...Eccomi col secondo capitolo! >///< Devo dire di essere stata felicissima, quando ho letto le vostre recensioni! Vi ringrazio di cuore, e sappiate che è solo per impegno che non vi rispondo (per ora) individualmente. Che dire...è sempre più bello tradurre questa fanfiction, è avvincente, divertente, e dal prossimo capitolo si inizia a fare intrigantissima (quindi vi suggerisco di rimanere attacati al pc, ohh yeah!).
Perdonatemi qualche eventuale errore (ho visto che c'è stata qualche imperfezione idiomatica nel capitolo precedente, e me ne dispiaccio), ma - non voglio giustificarmi - ho davvero un casino in testa, quando traduco. Alcune espressioni inglesi mi mettono un po' in difficoltà, ma devo dire che è un bell'esercizio. Sakura mi sembra molto IC, no?
Che dire, vi ringrazio ancora! Sarei felicissima di sentire ancora i vostri pareri!
Con un abbraccio,
eveyzonk.



 

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Capitolo secondo ~ i gusti son gusti.




L’aria si faceva più umida quanto più si dirigevano fra le montagne, quella mattina. La foresta si infittiva, la strada di stringeva e la nebbia cominciava a palesarsi a mano a mano che salivano. La loro meta, il villaggio di Asahi, era arroccato da qualche parte nelle profondità delle valli, isolato e vulnerabile. Mentre camminavano, Kakashi spiegava loro la missione.
“Asahi è una città ricca di miniere d’oro” disse, sovrastando il fitto frinire delle cicale. “Sono ricchi, ma non hanno un’adeguata protezione. Recentemente hanno avuto problemi con un gruppo di banditi che hanno l’abitudine di comparire, prendere quello che desiderano e scomparire di nuovo. Hanno colpito cinque volte, e sembrano essere ninja piuttosto preparati, quindi non hanno ancora incontrato alcuna valida resistenza”
“Aspetta che ci incontrino!” infuriò Naruto, sicuro di sé.
Kakashi lo ignorò “Ci divideremo in due team. Ci sono due strade principali per entrare ed uscire da Asahi, e i ladri passeranno sicuramente per una delle due con la loro carovana. Naruto e Sasuke staranno di guardia su una strada, io e Sakura prenderemo l’altra. Probabilmente saremo troppo lontani per contattarci via radio, quindi se succede qualcosa, usate la vostra tecnica più rumorosa e l’altra squadra vi verrà in soccorso. È tutto chiaro?”
“Sì” ronzò Sasuke.
“Yep!” cinguettò contento Naruto.
“…sicuro”
Proprio fortunata. Anche se il mondo fosse finito e la civiltà fosse piombata nel caos, Naruto e Sasuke sarebbero comunque rimasti insieme nella stessa squadra. Certo, in missione erano l’accoppiata più efficace della storia, ma Sakura aveva sperato davvero che quel giorno sarebbe stata accoppiata con uno di loro.
Ora era bloccata lì con Kakashi. L’uomo del quale aveva assistito ad un orgasmo, quella mattina.
Oh dio.
E non importava quanto lontano da lui camminasse, o quali bellissimi panorami avrebbe potuto osservare mentre camminavano tra le valli, niente di niente era riuscito a scacciare via dalla sua testa quell’immagine – molto probabilmente perché il soggetto di quel pensiero paranoico stava camminando davanti a lei. Si ritrovò persino a fare cose che normalmente non faceva…come guardare le sue forti, larghe spalle e gettare un’occhiata al suo sedere. I suoi pantaloni lasciavano un bel po’ a immaginare, ma la fantasia di Sakura aveva del materiale molto preciso su cui lavorare.
Poi, proprio mentre stava ammirando senza speranze le risorse fisiche del proprio maestro, cominciò a irritarsi per la sua scelta in quanto partner. Kimura Yoshi. Kimura Yoshi, per diamine! Doveva avere come minimo dieci anni più di lui, e Sakura aveva avuto sotto osservazione suo figlio di undici anni per un braccio rotto, l’anno prima. Suo marito aveva portato il ragazzo all’ospedale, e da quanto Sakura aveva potuto notare, sembrava un uomo gentile e giovale che ovviamente amava suo figlio. Quell’uomo non meritava d’essere tradito. Quel bambino neanche, lo meritava.
Cosa stava facendo Kakashi con quella donna?
Ok, ovviamente sapeva cosa stava facendo con quella donna – erano inutili dettagli descrittivi – ma la domanda più appropriata era perché? Avendolo visto senza maschera, Kakashi la aveva colpita come un uomo abbastanza attraente. Ma anche con la maschera, la cosa era alquanta ovvia. Probabilmente non doveva fare tanti sforzi per trovarsi una ragazza. Perché farsela con una donna più grande e sposata?
Forse qualche fantasia perversa…
Quando raggiunsero finalmente Asahi, si divisero in due gruppi, come Sakura aveva temuto, e lei prese la sua strada con Kakashi attraverso il villaggio, per raggiungere la seconda entrata. Sakura fingeva di avere un interesse spassionato per l’architettura della cittadina, semplicemente per evitare di guardare Kakashi o rivolgersi a lui. Ma, tristemente, l’unica cosa interessante su Asahi era la parvenza che tutti gli orologi si fossero fermati cinquant’anni prima, e tutto fosse rimasto esattamente come in quell’epoca, fino ai vestiti e ai tagli di capelli.
“Va tutto bene?” le chiese leggero Kakashi mentre passavano davanti a gruppetti di gente locale che li fissava apertamente.
“Mh-hm” rispose velocemente Sakura, con tono troppo alto.
“Sembra che qualcosa ti stia preoccupando” commentò lui.
Sakura mantenne con risolutezza gli occhi sulla strada che li stava portando fuori dal villaggio. Con nient’altro se non alberi da osservare, ora, stava esaurendo tutti i diversivi.
“È come se avessi visto un fantasma” disse distrattamente “O qualcosa di ugualmente terribile”
Lei quasi piagnucolò “N-no, sto bene”
Stava aspettando che ne parlasse lui. Ora erano lontani dalle orecchie della gente e senza dubbio questo doveva essere il punto in cui lui si sarebbe confrontato con lei sull’argomento e le avrebbe chiesto di mantenere il segreto su ciò che aveva visto. Certo che aveva reagito con nonchalance e apatia, fino a quel momento, ma ora che erano soli…
Diverse centinaia di metri più in basso la strada, e lontano dal villaggio, Kakashi le disse di fermarsi. Sakura si preparò per l’inevitabile imbarazzo.
“Qui va bene” disse, guardandosi attorno “Prendi quel lato della strada, io vado da questa parte. Se senti o vedi qualcosa, avvisami via radio”.
Dopodiché l’uomo di girò e cominciò a camminare.
Sorpresa e confusa, Sakura poté solo obbedire. Cinque minuti dopo si ritrovò seduta in un fosso che odorava fortemente di felci, con la foresta da un lato e la strada dall’altro. Come era giunta fin lì…non lo ricordava precisamente al momento. Guardò attraverso la strada sterrata per individuare Kakashi sulla riva opposta, appoggiato ad un albero largo che lo nascondeva alla vista di chiunque si fosse recato verso il villaggio. Un libro era nella sua mano, ma era chiuso e penzolava dalla sua presa. Dal suo sguardo distratto, o stava pensando qualcosa oppure ascoltando attentamente. Anche Sakura stava ascoltando, ma tutto quello che riusciva a cogliere era il convulso frinire delle cicale dalla foresta, e rumori dai cespugli attorno a lei. Con quel coro assodante, sarebbe stato un miracolo se avesse sentito i banditi arrivare.
Ma perché Kakashi non stava neanche ammettendo quello che era successo quella mattina? Forse quella era la sua difesa – fai finta che niente sia accaduto e le cose andranno come al solito. Eppure di solito era come se l’uomo non avesse neanche la decenza di essere in imbarazzo!
Improvvisamente, la testa di Kakashi si voltò e incatenò il suo sguardo a quello di Sakura, senza batter ciglio. Un brivido freddo corse su per la nuca di Sakura, e si trovò incapace di spezzare quel contatto visivo. A quella distanza, la maschera rendeva il suo volto ancora più illeggibile che mai, ma c’era qualcosa di ipnotico nel suo sguardo penetrate. Era come se la stesse silenziosamente studiando…aspettando che fosse lei a prendere l’iniziativa. Il rumore degli insetti sembrò aggrovigliarsi attorno a lei, raggiungendo un insopportabile, soffocante, assordante volume. Quanto più a lungo lo osservava, tanto più si sentiva distaccare da tutto il resto.
Poi la sua mano si alzò lentamente a toccarsi l’orecchio. La radio gracchiò nel suo auricolare.
“Sakura?” lo sentì dire anche da sopra la radio.
“Sensei…?” sospirò lei.
“C’è una cicala sulla tua testa”
“Grazie, sensei.” E abbastanza pigramente scacciò via il grosso insetto – il che spiegava il rumore assordante – e affondò di nuovo nella sua fossa, nella speranza che il terreno sprofondasse e la seppellisse viva. Solo la morte le poteva risparmiare ogni ulteriore umiliazione per mano di quest’irritantissimo uomo.
Manoche questa mattina era serrata sul fianco di una nuda, sinuosa donna.
Mh.
Sarebbe stata una lunga, lunga missione…

 




Se Sakura si preoccupava che Kakashi sarebbe spuntato da un angolo in qualche momento durante la missione per fare una piccola ‘chiacchierata’ riguardo cosa aveva visto quella mattina, allora non aveva di che preoccuparsi. Kakashi, per la maggior parte del tempo, l’aveva ignorata. Anche se, visto che anche lei aveva fatto del suo meglio per ignorarlo, era difficile da dire se s’era tenuto deliberatamente distaccato.
I furfanti non s’erano fatti vivi. Sakura aveva passato due ore in quel fosso, scacciando gli insetti che sembravano essere attratti dal suo colore di capelli, e cercando distrattamente di mantenere pulita la sua gonna bianca coperta da felci e sporco. Alla fine s’erano arresi e avevano detto al capo villaggio che sarebbero tornati appena in città avrebbero fatto carico d’oro – il momento più probabile in cui i ladri si sarebbero fatti vivi.
Il Team Kakashi fece ritorno a casa, completamente insoddisfatto. Naruto era irritato per essere stato privato d’azione, Sasuke invece era nervoso per non essere stato pagato e non aver portato a termine la missione, e Sakura lo era dallo strano comportamento di Kakashi.
Kakashi stesso, invece, sembrava più o meno indifferente come sempre. Oltre quell’iniziale sguardo di curiosità che le aveva lanciato mentre lasciavano Konoha, non aveva mostrato neanche il più remoto segno di ricordare cosa era successo quella mattina.
Forse davvero non l’aveva vista? Forse era troppo preso dalla sua attività da captare la sua presenza, anche quando stava proprio fissando lei?
Ma Kakashi era un jonin d’elite. Era difficile prenderlo di sorpresa mentre dormiva, quindi dubitava che la passione gli potesse annebbiare i sensi fino a tal punto.
Quell’uomo era un enigma. Un enigma avvolto nel mistero e condito da un guscio esterno ricco di eccentricità.
Quando arrivarono ai cancelli di Konoha, era quasi sera. Il cielo era ancora chiaro, ma stava diventando di una sfumatura più pallida di azzurro. Naruto dichiarò immediatamente d’essere nervoso e che si sarebbe diretto subito da Ichiraku, per del ramen.
Sasuke s’incamminò, dicendo qualcosa sul doversi fare un bagno, e così ancora una volta Sakura fu colpita dalla fredda realizzazione che era sola col suo insegnante.
Indubbiamente, ora che non erano in missione e non avevano più bisogno di tenere alta la loro guardia, lui le si sarebbe confrontato.
“Devo andare a compilare un verbale” disse pigramente Kakashi, senza guardarla “Ci vediamo in giro, ok?”
Sakura deglutì di profondo sollievo “Ciao.” Finalmente alzò gli occhi, nello stesso istante in cui lui s’abbassò a guardarla. Un occhio scuro increspato da un sorriso.
“Bye-bye” disse lui, e s’incamminò.
Confusa e turbata, Sakura cominciò ad arrancare verso casa. Fu solo quando diede un’occhiata al suo orologio che vide l’ora esatta e realizzò che la missione era durata più di quanto si aspettasse, e che era in ritardo per una cena con la sua rivale di lunga data.
Arrivò alla sala da tè Ichigo, senza fiato e ancora coperta da macchie di felci. Comparata ad Ino, che era seduta all’esterno, sotto la tettoia rossa della casa da tè, nei suoi abiti immacolati e capelli perfetti, lei sarebbe potuta proprio sembrare una barbona.
“Frontona!” la salutò Ino con un cenno “Hai sempre con te gli odori più interessanti…”
Sakura si sedette con un tonfo nella sedia opposta ad Ino e quasi collassò contro il tavolo “Non crederesti alla giornata che ho passato…” si lamentò.
“Cattiva missione?”
“No, la missione era ok”
“Oh, caspita. Non è la tua patetica scusa per un fidanzato, no? T’ho già detto dove lo dovresti mollare, quello, giusto?”
“No, non è Ikki” disse Sakura, accigliata “È Kakashi-sensei”
“Kakashi-sensei?” ripeté Ino, sporgendo il suo labbro inferiore in un broncio di confusione “Cos’ha fatto lui?”
Sakura si schiacciò contro la sedia con un sospiro, fissando la tettoia di canapa rossa sopra la sua testa. Si agitava nella brezza debole, sollevandosi su e giù quasi a tempo coi suoi respiri . “L’ho visto con una donna stamattina.”
“Oh?” Ino sembrava solo moderatamente interessata “Credo sia…insolito. Pensavo fosse un tipo molto più alla ‘scapolo a vita’. Davvero è questo il motivo per cui sembra tu sia stata trascinata per una siepe ripetutamente?”
“No – voglio dire l’ho visto con una donna” sottolineò Sakura “Era in ritardo così sono andata al suo appartamento e non ho bussato e li ho visti insieme e–”
Ino scoppiò in una risata tintinnante “Oh dio! Sakura-chan ha dato una bella occhiata al suo vecchio sensei?” e poi subito si sfogò in altre risate “Oh – vai avanti – chi era lei?”
“Io…non so il suo nome” mentì Sakura. Dirlo ad Ino sarebbe stato provocare uno scandalo; tutti ne avrebbero già parlando per ora di colazione, il giorno dopo. Era già rischioso dirle quello.
“Peccato…” disse Ino, asciugandosi le lacrime dalle risate “Dev’essere una ragazza fortunata”
Sakura la guardò di traverso “Perché?”
Ino stava facendo un cenno alla cameriera “Sì, prendo una pesca melba, grazie! Comunque, cosa stavo dicendo? Giusto! Beh, Kakashi-sensei ha lo sharingan giusto? Stavo parlando l’altro giorno con Shikamaru di Sasuke e mi stava spiegando tutte le cose che lo sharingan possono fare. Ha detto che uno sharingan correttamente usato è in primo luogo un dispositivo d’ipnotismo, e considerando che l’ipnotismo normale dipende dalla volontà della persona ipnotizzata, lo sharingan può forzare il controllo su una persona come fosse una tecnica illusoria.”
Sakura alzò gli occhi “Lo sapevo quello, Ino-pig.” (Ndt: Sakura usa l’insulto “maiale” per Ino, proprio perché in giapponese maiale è il significato di Ino).
“Non ho finito, frontona” sbottò Ino “Comunque, stava dicendo che lo sharingan può far sentire alla sua vittima forti emozioni e sensazioni. Come paura, rabbia, gioia e tristezza. Quindi teoricamente…non potrebbe dare a qualcuno un orgasmo spontaneo?”
Questo era quello che faceva sempre Ino. Dopo sessanta secondi dall’inizio di una conversazione, immetteva sempre in qualche modo la conversazione su soggetti come il sesso e/o gli orgasmi. Sakura le diede un’occhiata incredula “Lasciatemi in pace”, mormorò nel palmo della mano.
“No, pensaci” Ino ghignò felina verso lei “Sai dice che a Sasuke gli bastò guardarlo per farlo cadere improvvisamente sul pavimento tremante dalla paura, senza nessun’apparente ragione. Quindi non è logico che lo sharingan possa fare lo stesso sullo spettro opposto d’emozioni? Far cadere le persone sul pavimento a tremare per un altro motivo?”
“Passi troppo tempo a pensare a queste cose” disse secca Sakura, anche se doveva ammettere d’essere un tantino intrigata.
“Scommetto che può farlo Sasuke, anche Kakashi-sensei può” disse Ino, passandosi le dita attraverso la sua coda di cavallo “E sai che è quello di cui hai bisogno. Qualcuno che ti dia un orgasmo spontaneo”
“Che?” sbottò Sakura, alzandosi di botto.
“Solo il Cielo sa quanto quel perdente del tuo ragazzo non faccia per te” borbottò Ino, dando a Sakura un’espressione seria “Non l’hai già lasciato?”
Sakura si ritrasse gentilmente “Beh, ho pensato che forse dovrei dargli un’altra chance per–”
“Per cosa? Provare che coglione è?” Ino tamburellò leggermente le dita sul tavolo, con irritazione “Dai, Sakura. Sei un’idiota, ma non sei così idiota. Ikki è un perdente!”.
“È un comandante AMBU!” urlò Sakura in sua difesa.
“Certo, ma questo non nega il fatto che beve troppo e non tiene abbastanza da soddisfare nessuno se non se stesso” disse Ino, dandole uno sguardo disgustato. “Seriamente, Sakura. So che non stai con lui per la sua personalità divertente, e da quanto mi hai detto su come è a letto, dovrebbe proprio essere impiccato, sventrato e squartato per crimini contro l’amore.”
“Non è così male” disse Sakura, guardando il tavolo accigliata “Solo che gli piace il sake, quest’è tutto”
“Allo stesso modo in cui a Naruto piace il ramen” le fece notare Ino “Avevo uno zio come lui, sai”
Sakura aveva già sentito questa storia “Lo so” mormorò.
“E lo sai cosa gli è successo?” proseguì Ino.
“È morto” aggiunse Sakura, annoiata come un bambino che ascolta la stessa predica centinaia di volte.
“Aveva bevuto così tanto che soffocò a morte nel suo stesso vomito con nessuno lì ad aiutarlo perché nessuno poteva sopportare di stare attorno ad un così idiota ubriacone” concluse Ino con un forte cenno “Ecco cosa succederà a Ikki, ricorda le mie parole. E cielo, sei abbastanza stupida da pensare di non poter avere di meglio, vero? Diavolo, ti farei persino avere Sasuke tutto per te se significherebbe alzare di nuovo un po’ più in alto i tuoi standard”
“Non voglio Sasuke” brontolò Sakura. Faceva male anche solo pensare a lui, certe volte. Amare qualcuno al quale importava così poco di lei era più doloroso che amare uno stupido ubriacone. Sakura l’aveva realizzato il giorno in cui aveva rimarcato il suo amore a Sasuke l’ultima volta. Lui l’aveva scacciata via in un attimo, facendo ragguagliare così tanto dolore nel suo sterno che finalmente capì perché le persone lo chiamavano ‘spezzarsi il cuore’. Sakura non pensava di poter sostenere quella sensazione di nuovo, e da quel giorno aveva deciso di accettare chiunque si sarebbe presentato a lei spontaneamente, rinunciando del tutto a cercarsi un ragazzo.
Ecco come s’era ritrovata fidanzata con tutti quei ragazzi. Le si avvicinavano nei bar, o a lavoro, e le chiedevano un appuntamento. Anche se erano estranei, spesso lei diceva di sì, e se le cose andavano bene Sakura accettava di continuare la relazione.
Ma con nessuno di loro aveva davvero funzionato. E Ikki sembrava essere solo l’ultimo arrivato in una lunga strada di persone alle quali Ino si rivolgeva come ‘perdenti’.
“Hai dei gusti spaventosi in quanto uomini” le disse Ino senza mezzi termini mentre il suo dessert arrivava “Hai bisogno di prenderne di migliori”
“No…sono solo i tipi ai quali sono attratta” spiegò pazientemente Sakura.
“Immondizia” l’ammonì Ino “Stai solo accettando tutta la feccia che pensa che le ragazze coi capelli rosa siano robaccia come loro. Scommetto che nessuno di loro ti abbia mai neanche dato un orgasmo”
Sakura arrossì di un forte rosa “Certo che sì” un altr’a bugia “Comunque, i ragazzi non sono così importanti. Non durano ed io non sto neanche cercando di accasarmi, quindi a chi importa come sono?”
Ino la osservò a bocca aperta “Stai seriamente mancando il punto della faccenda, frontona” disse “I fidanzati sono fantastici…sono come migliori amici che non devi condividere, e una volta scoperto che esiste del sesso decente realizzerai tutto quello che ti sei persa”
“Questo è perché tutto quello che sai sull’amore e sugli uomini è preso da stupidi romanzi d’amore”, sbottò Sakura “Non è realistico! Nella vita vera il sesso non è perfetto, gli uomini sono stupidi e tutti quelli buoni sono presi dalle ragazze più carine!”
Ino le rivolse uno sguardo di pietà “Sakura,” disse, stranamente quieta e seria “Non voglio che tu finisca come mia zia, ok?”
“Tua zia?” disse Sakura corrucciandosi.
“Quella che sposò mio zio ora morto” Ino diede un sospiro triste “Era una grande ninja. Poi fu mollata con tre ragazzini ed un marito morto, e ora è grassa e prende medicine tutto il tempo per tenere via la depressione”
Ouch.
“Sì, ma non sto mica cercando di sistemarmi e sposare Ikki, no?” ragionò Sakura.
L’espressione di Ino rimase scettica “Neanche voleva mia zia, ma guarda cos’è diventata”
Questa conversazione stava lasciando Sakura con un sapore amaro sulla bocca ed un nodo allo stomaco. Dopotutto, la maggior parte delle conversazioni con Ino sembravano sempre finire con Ino che ammoniva Sakura sul ‘prendere se stessa sul serio’ e ‘ trovarsi un ragazzo migliore’.
“Punta più in alto” disse Ino all’improvviso “Come la misteriosa ragazza di Kakashi-san. O fai come faccio io e vedi se riesci a entrare in contatto con qualcuno di un buon clan. Inizia con il clan Dotou e sali agli Hyuuga.”
Ino era come una cercatrice d’oro, c’era da dire, ma a Sakura davvero non interessava. Ino aveva standard straordinariamente alti e pianificava di sposare il più ricco e famoso uomo sul quale poteva mettere le mani.
Sakura sentiva che tutto questo era un tantino surreale, comunque, e che Ino sarebbe probabilmente finita con lo stare con un uomo normale con abilità decenti e piccoli agganci con un clan.
Ma con chi sarebbe finita Sakura? Finora i migliori con cui era stata erano uno stupido ubriacone ed una manciata di presunti ragazzi che avrebbero potuto rappresentare medicine per l’eiaculazione precoce.
Non sentiva ancora la necessità di trovarsi un fidanzato. E Ikki non era così male comunque…
Anche se…
Si ritrovò a pensare ancora a quello che aveva visto quella mattina e si sentì pervadere dal vapore di una silenziosa gelosia. Non era semplicemente giusto che Kimura Yoshi era sposata con uno proveniente da uno dei clan più benestanti di Konoha ed era coinvolta in una storia con il suo sensei e team leader. Kakashi era chiaramente un buon amante – ben lontano dagli standard di Sakura, in ogni caso.
Fino al giorno in cui Sasuke si sarebbe presentato e messo in ginocchio davanti a lei, Sakura non pensava sarebbe mai stata fortunata in amore.
Una lenta brezza aleggiò attraverso l’area da cena dove lei ed Ino sedevano, facendo alzare leggermente la tettoia di canapa rossa. Sakura guardava, respirando a tempo con la tettoia mentre ri-affondava sulla sedia nella stessa posizione di prima “Forse sono io?” disse ad Ino con aria assente “Forse sono io che non sono brava nel sesso…”
“Sempre una possibilità” disse secca Ino “Non te ne darei una colpa – non sei molto brava nella maggior parte delle cose”
“Che gentile”
Ino la osservò per un momento prima di sporgersi sul tavolo e riposare una mano sul braccio di Sakura “Se torna a casa ubriaco stanotte, lo devi mollare”
Sakura s’accigliò “Credici o meno, ma Ikki non beve sempre
“Va bene. Se non è ubriaco stanotte, ignora il mio consiglio” disse Ino bruscamente “Ma se lo è…ricorda solo che puoi avere di meglio. Diavolo, Akamaru potrebbe attrarre uomini migliori di Ikki”
Sakura scosse la testa “Ti sbagli. Vedrai”
Vedremo
“Bene!”
“Bene!”
“Tutto bene, quindi”
“Sì”
“…”
“Un po’ della mia melba?”
“Ooh, sì grazie”




In realtà Sakura era un po’ ansiosa quella notte così si appallottolò contro il tavolino basso del suo appartamento, scaldandosi le dita dei piedi con la stufa elettrica lì vicino. Il suo programma preferito era in TV, aiutandola a tenere la mente libera dalla conversazione con Ino, ma era qualcosa che le era stato detto così tante volte da essere diventata una sorta di preoccupazione sempre presente nel retro della sua testa. Anche se ridacchiava alle battute stupide in tv, non poteva fare a meno di sentirsi inquieta. Sperava pigramente che Ikki non la venisse a trovare, quella notte, così non avrebbe dovuto far fronte al fatto che Ino avesse ragione e che Ikki fosse un perdente.
Ma nel momento in cui sentì una chiave girare nella porta, Sakura seppe d’essere sfortunata. Guardò verso l’alto con un vago sorriso mentre il suo fidanzato entrava nella stanza, spogliandosi della sua maschera AMBU e delle scarpe, e depositando entrambe le cose sullo scaffale contro il muro.
“Hey” la salutò con uno dei suoi sorrisi.
“Hey,” disse lei.
Lui si mosse per inginocchiarsi vicino al tavolo e premere un bacio all’angolo della sua bocca “Come sta la mia ragazza preferita?”
Il tanfo di sakè e sangue sopraffece i suoi sensi. Scostando la faccia, lei premette un gomito contro di lui cercando di creare una qualche distanza fra loro “Ikki, puzzi”
“Era una missione dura” disse, scrollando le spalle “Sono quasi morto, oggi”
Sakura era quasi morta ieri, ma non trovava fosse necessario menzionarlo “Non è che per caso includeva soffocare nel tuo stesso vomito?” disse fredda, sapendo che non avrebbe capito.
“Kunai, diretti proprio al centro fra i miei occhi” disse, indicando il preciso punto in caso non si fosse capito dove ‘fra gli occhi’ fosse. “Se non mi fossi mosso in tempo, ti starei parlando dalla tomba”
“Che carino” disse assente, ritornando alla tv. La trama dello show si stava davvero evolvendo velocemente. Se Ikki l’avesse distratta per un altro po’ si sarebbe persa qualcosa di importante.
“E sai cosa ho pensato quando quel kunai si stava dirigendo verso di me?” chiese Ikki, avvolgendo un braccio attorno alla sua vita.
“Mm?” finse interesse lei.
“Ho pensato quanto mi sarebbero mancate le gemelle.” Le baciò il collo mentre il braccio dalla sua vita salì a toccare il suo seno da sopra la maglia.
Ikki,” sospirò lei, provando fiocamente ad allontanarsi da lui.
“Sakura,” grugnì lui.
“Cosa?”
“Lascia che ti fotti”
Sakura diede un sospiro di impazienza controllata “Ora?” chiese, facendo immaginare con un tono riluttante che non era il momento esatto. “Il mio show preferito è in tv”
“Preferisci guardare qualche programma stupido al fare l’amore col tuo fidanzato?” le chiese lui.
“S…no, certo che no. Ma…” cercò una scusa “Ikki, non ti puoi fare prima una doccia?”
“Ne ho voglia ora
“Ma sono stanca e non mi sento così bene”
“Ti farò sentire meglio”
Era disposta a scommettere che Kakashi non aveva mai avuto problemi nel convincere una donna a dormire con lui. Avrebbe probabilmente dovuto semplicemente schioccare le dita e dire ‘vieni a letto con me’ e ogni donna nel raggio di cinque miglia avrebbe formato una fila ordinata solo per accontentarlo. Specialmente se avevano visto quello che aveva visto Sakura quella mattina.
Ikki era persistente, le baciava la gola e tirava il colletto della maglia per premere i suoi baci più in basso. Sakura fece una smorfia, sapendo dove la avrebbe portata tutto questo, e chiedendosi dove fosse il senso.
Forse, pensò, forse questa volta l’avrebbe sorpresa dandole qualcosa per cui valesse la pena farlo. Il senso comune le diceva che quello era solo un pensiero speranzoso, ma il suo lato più morbido era d’accordo a dargli il beneficio del dubbio.
“Va bene” borbottò.
Lui la spinse sulla schiena e la baciò forte. Il suo respiro puzzava di alcool e il suo corpo emanava il ferroso tanfo del sangue di altre persone, il che non era esattamente eccitante, pensò, ma forse poteva ignorarlo. Era un po’ irritante che lui non si preoccupasse neanche di rimuovere nessuno dei loro indumenti. Le abbassò solamente i pantaloni fino alle caviglie e aprì la patta dei suoi, di pantaloni, alla svelta, e quando entrò in lei era ben lontano dall’essere piacevole o confortevole.
Lei provò a farlo rallentare, provò a farsi dare una chance per prendere il ritmo, ma lui continuò senza alcun riguardo. Pompava con egoistica frenesia, grugnendo su di lei in quello che doveva essere uno dei complessi meno eccitanti che Sakura avesse mai visto.
“Ti piace così, eh, piccola?” ansimò “Ti piace rozzo”
“Oh, uh, sì” rispose, educata “Oh, sì”
Era come essere solleticata in un posto che non soffriva decisamente il solletico. Lei si alzò impercettibilmente e diede un paio di gemiti finti, cercando di persuadere se stessa a quello stato d’animo, ma sembrava al di là delle sue possibilità. Guardò oltre la sua spalla, verso la televisione, sperando di vedere se Daisuke aveva scoperto che Yumi stava avendo una storia con suo fratello, ma il dialogo era decisamente inaudibile dai rumori che Ikki stava facendo nel suo orecchio.
Con un sospiro, Sakura lasciò cadere all’indietro la testa sul tappeto per guardare il soffitto e aspettare che Ikki avesse finito. Forse era lei il problema? Sembrava strano che tutti i suoi ragazzi erano riusciti a spassarsela per bene, mentre era sempre lei che non si godeva il sesso. Desiderava essere più reattiva…come Kimura Yoshi, che era riuscita a venire prima di Kakashi.
Ricordò l’espressione sulla sua faccia quando aveva raggiunto il suo limite. Una smorfia di piacere che non era poi così tanto diversa da quella che faceva quando veniva occasionalmente colpito nel fianco da un kunai. Aveva visto com’era andato fuori controllo con quella donna, e per qualche strano motivo la eccitava. Un filo di piacere le si arricciò nel basso ventre, facendola ansimare con vero piacere per la prima volta da…beh, da sempre.
Chiudendo gli occhi, Sakura provò a immaginare che fosse Kakashi a stare su di lei. C’erano probabilmente migliaia di problemi psicologici nel proiettare l’immagine del proprio maestro sul proprio amante, ma in quel momento a Sakura non importava. Se ne sarebbe curata un attimo dopo, quando avrebbero finito, ma fino ad allora c’era solo una cosa che avrebbe potuto rendere questa un’esperienza piacevole.
“Aw…diavolo” Ikki si contorse un attimo, raggiungendo la katana appesa alla sua schiena che gli si stava probabilmente infilzando nella schiena. I suoi colpi si rallentarono, diventando più gentili e lenti mentre cercava di rimuovere l’arma.
Sakura apprezzò quel nuovo ritmo, sentendo come se stesse finalmente andando alla deriva “Sì” respirò, facendo correre le sue mani attraverso i suoi capelli disordinati che potevano quasi essere scambiati per quelli di Kakashi, se continuava a tenere gli occhi chiusi. Mosse i fianchi a tempo con i suoi, sentendosi entusiasta del fatto che l’obiettivo che si era preclusa per così tanto era evidentemente in vista “Proprio così” sospirò.
“Cosa, così come?” ripeté Ikki impacciato, non capendo.
Sakura fece scivolare una mano sulla sua bocca “Shh,” gli disse. Il suono della sua voce rischiava di rovinare la sua immaginazione, visto che non era neanche lontanamente paragonabile alla voce profonda e vellutata di Kakashi.
Così potrebbe andare, pensò con meraviglia, sentendo il piacere aggrovigliarla e il suo respiro diventare più pesante. Per la prima volta nella sua vita avrebbe potuto–
Ikki si irrigidì su di lei con un grugnito rotto e lei poté sentire il suo respiro fermarsi mentre veniva, e poi ritornargli. Era finito tutto in un battibaleno, e prima che Sakura avesse neppure il tempo di realizzarlo, Ikki s’alzò e si diresse verso il bagno con quell’espressione ‘sto per vomitare’ sulla faccia.
Il piacere che Sakura stava attentamente bramando, si dissipò, come alcool su una griglia bollente, spazzato via come una brezza, lasciandola senza parole sul pavimento del suo appartamento. Perplessa, guardò verso la televisione e vide che i titoli di coda stavano sostituendo il suo show. S’era persa il finale. Stranamente, quello la turbò più di quanto era successo.
“Tipico” sussurrò a se stessa, sedendosi per tirarsi su le mutandine al suo posto.
Conati di vomito echeggiavano dal bagno accanto e Sakura fece una smorfia “Se fai un casino, pulisci da solo” disse, passandosi le dita fra i capelli in disordine.
Ma mentre s’ordinava i capelli, un veloce movimento dalla finestra catturò il suo sguardo. Guardò verso l’alto e vide un’indistinta macchia di bianco scappare sul tetto dei suoi vicini. Sakura aggrottò la fronte. Uno dei suoi vicini di casa aveva un gatto. Forse era partito per una caccia notturna?
Ma come aveva fatto ad arrivare sul tetto…?
Lo sciacquone risuonò nel bagno, trascinandola via dai suoi pensieri prima che vi ci potesse soffermare ulteriormente. Lo sciacquone era l’unico tipo di pulizia che Ikki era mai riuscito a fare da sé, e solo se era in uno stato d’animo premuroso. Davvero, Ino aveva ragione. Era un completo cafone quasi sempre, e l’unica ragione per cui aveva accettato di uscire con lui era perché le aveva detto una bella battuta su tre donnole ed una palla di criceto. Non aveva iniziato quella relazione per sopportare i suoi sbalzi di adrenalina post-missione, né per pulire il macello che lasciava in bagno quando era troppo ubriaco.
Doveva andarsene. Era giunto il momento per il ‘discorso’.
Dopo pochi attimi Ikki apparse sull’uscio del bagno, un po’ pallido e sudato, ma per niente diverso dal solito. Sakura stava per aprire la bocca per parlare, quando lui la batté sul tempo “Sakura”, disse serio, guardando il pavimento. “Dobbiamo parlare”
“Che strano, anche io volevo parlarti” disse, sentendo i peli rizzarsi sulla nuca del collo. “Vedi, io–“
“Penso che abbiamo bisogno di vedere altre persone.”


 

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Capitolo 3
*** Sulla vecchia altalena. ***


Image and video hosting by TinyPic ...Salve a tutti, gente! Eccomi qui tornata! Ci ho messo un po' di più ad aggiornare questo capitolo - mi scuso - perché a scuola stiamo facendo occupazione, e quindi sono stata superimpegnata :) eveyzonk ribelle, oh yeah. Mi fate sempre felice con le vostre recensioni e i vostri commenti, davvero, ringrazierei ognuno di voi personalmente (e domattina lo farò, promise), ma sono l'01:20, e domani ho scuola. Odio essere un'adolescente.
Comunque. Trovo questo capitolo particolarmente dolce<3, Kakashi è così asdfghjkl, e Sakura...MIAO!
Scusate le mie poche qualità espressive, sono un'insonne cronica, quindi ho tipo 57283903 ore di sonno arretrato e tutto comincia ad offuscarsi.
Domani inizio il quarto capitolo, che è uno dei miei preferiti in assoluto (E UNO DEI PIU' SEXY AHUFDASHFUDIJA), quindi non ve lo dovete perdere per niente al mondo!!! - cavoli, non sapete quando adoro questa fanfiction.
Per qualcuno che me l'ha chiesto in MP: La fanfic è lunga 21 capitoli :'> (sì, se vi state chiedendo quanti anni ci metterò a tradurla, state facendo bene - no scherzo, giuro che faccio presto, ma neanche troppo sennò rischio di passare troppo poco tempo con voi <3).
Inoltre, volevo aggiungere - poi la smetto giuro - che i vostri commenti sulla mia traduzione mi hanno semplicemente tranquillizzato, sono meno ansiosa e lavoro meglio. Thank you babies.
Mamma Silvia vi vuole bene! <33
Fatemi sapere che ne pensate del capitolo,
vi lovvo,
eveyzonk.





The window.

Capitolo terzo ~ sulla vecchia altalena.





Kakashi avrebbe riso se non fosse stato così tragico. La ragazza stava guardando la televisione, per diavolo! Che genere di maschio può chiamarsi uomo sapendo che la proprio ragazza prova più interesse in una telenovela smielata che nel sesso?
Kakashi non poteva dire spesso di preferire guardare una ragazza ridere a orribili battute in TV che guardarla andare con un uomo. Prima che il suo ragazzo entrasse dalla porta, era rilassata e tranquilla, con una tazza di cioccolata calda fra le mani, sorrideva e si mordeva il labbro inferiore in un momento incustodito.
Ma da quando aveva iniziato a baciarla, non aveva sorriso neanche una volta.
Era come guardare due animali. La femmina sopportare con uno sguardo di pazienza sofferente e il maschio martellare imperterrito con solo un primitivo scopo nella testa. Kakashi sospirò e scosse la testa. Il ragazzo non sapeva nulla. Che egoista. E il momento in cui Sakura aveva mostrato il più leggero segno di piacere, era stato incapace di contenersi.
A quel punto Kakashi sapeva di star solo sprecando tempo, così se n’era andato via; aveva rimandato i suoi verbali per abbastanza tempo, e aveva davvero bisogno di muoversi prima che gli archivi fossero chiusi a mezzanotte.
Mezz’ora dopo era seduto nella Taverna delle Campanule con un verbale incompleto steso sul bancone del bar di fronte a lui, che sembrava essere più lungo di quanto pensasse, e non si stava compilando solo. Invece di tenersi al passo col lavoro come ogni buon ninja starebbe già facendo, si ritrovò a pensare ad una certa giovane donna dai capelli rosa.
Sakura era stata tutto il giorno accanto a lui come un cane che ha paura del suo padrone ma che è ancora disposto ad obbedirgli.
Ogni volta che l’aveva guardata, poteva giurare d’averla vista sussultare, come se fosse in attesa di ricevere qualche colpo sul naso con un giornale. Era sembrata particolarmente sottotono, quel giorno.
Inoltre, Sakura non era definibile una ragazza silenziosa neanche con uno sforzo d’immaginazione, anche se, di tanto in tanto, aveva l’abitudine di chiudersi in se stessa e prendere le distanze dalle persone intorno a lei, al punto che, per assicurarsi d’essere stato ascoltato, doveva ripetere gli stessi ordini due volte. Di solito voleva dire che era depressa. La maggior parte delle volte, aveva pensato che fosse quel periododel mese.
Ma per quanto riguardava quel giorno, sapeva per certo perché la ragazza cercava di scostare l’idea di lavoro di gruppo. Beh, almeno era alquanto certo, perché era totalmente possibile che avesse semplicemente immaginato Sakura alla sua finestra, durante l’apice di quel momento. Solo il Cielo sapeva perché l’avrebbe immaginato, ma persino Kakashi non poteva dire di capire la metà dei pensieri e delle immagini che gli passavano per la testa ogni giorno.
“Un drink, Kakashi-san?”
Kakashi sospirò mentre le sue fantasticherie si infrangevano, e guardò la cameriera del bar in piedi affianco a lui. “No, grazie, Ayame-chan”, disse pigramente. “Non ho tutta questa sete.”
La giovane donna si imbronciò, giocosa “Vieni qui tutte le volte, ma non ordini mai niente. Abbiamo delle regole qui, sai…”
“Hai intenzione di buttarmi fuori?” chiese, sbattendo le palpebre.
La ragazza scosse la testa e con un sorriso disse: “Non importa”. Poi si voltò e si avviò verso gli altri clienti paganti. L’occhio di Kakashi la seguì tracciando automaticamente la linea del suo busto fino alla curva del suo posteriore. Di giorno lavorava con suo padre da Ichikaru, ma la sera scambiava il suo camice da cucina con una sottile t-shirt nera e pantaloni attillati per lavorare in quel bar. Forse quella maglia era un po’ troppo stretta, perché si vedeva l’effetto che faceva portare tutte quelle bevande fredde vicino al petto. C’era un anello nuziale al dito, di solito, ma di sera scompariva.
Kakashi si rivolse di nuovo, spassionatamente, alla sua relazione e proseguì con il laborioso compito di riempire quelli spazi vuoti. Si stava avvicinando la mezzanotte, così iniziò ad affrettarsi, scarabocchiando tutti i dati necessari e inserendo in cima al foglio uno smile felice, al fine di allietare i tristi funzionari che avrebbero dovuto leggere la sua scrittura.
Finito – nel senso più superficiale della parola – piegò la relazione e si alzò. Fu allora che Ayame ritornò dal bancone del bar con un pezzo di carta ed un sorriso “Ecco il conto, Kakashi-san”, disse porgendogli il biglietto. C’era qualcosa di segreto in quel sorriso che gli fece pensare di non accartocciare il pezzo di carta in tasca, ma di leggerlo, dal momento in cui era alquanto sicuro di non aver ordinato, né pagato nulla.
Era solo un breve messaggio.
“Casa mia, all’una”
Kakashi piegò la ricevuta in tasca e rivolse un sorriso alla ragazza, poi si piegò sotto le tende della porta del bar, e spuntò sulla strada. Con la relazione in mano si diresse verso la torre dell’Hokage, intento a consegnarla prima della chiusura degli uffici.
L’aria era fresca e frizzante contro i suoi occhi caldi e stanchi (anche se, col coprifronte abbassato, solo uno ne sentiva il beneficio). Era stata una faticosa giornata in cui era stato seduto senza fare un cazzo. La capacità di stare fermo per due ore di fila era di gran lunga sottovalutata.
Tuttavia, era stata Sakura a preoccuparlo di più.
Dal modo in cui aveva gestito le cose (con attenzione, per evitare qualsiasi contatto visivo con lui per tutto il pomeriggio) si poteva tranquillamente supporre che non aveva immaginato la sua presenza lì, e che lo aveva davvero colto in flagrante con Kimura Yoshi.
Yoshi non aveva visto Sakura, il che era probabilmente una buona cosa perché avrebbe persino tentato di uccidere la povera ragazza nel tentativo di non lasciare testimoni. Kakashi sapeva che Sakura non avrebbe parlato. Tanto per cominciare era troppo imbarazzata per quello che aveva effettivamente visto, e Sakura comunque non era una pettegola. Anche se avesse riconosciuto Yoshi, avrebbe rispettato la privacy della donna e mantenuto l’informazione per sé.
Era stata colpa di Kakashi per non aver tirato giù le tende. O aver chiuso la finestra. E di aver dimenticato la missione, in primo luogo. Onestamente, avrebbe giurato di ricordare che l’incontro era stato fissato per il pomeriggio…
Beh, probabilmente aveva danneggiato la sua relazione con Sakura per sempre, ora. Doveva solo sperare che lei fosse abbastanza matura da superarlo…o che il giorno seguente avesse sbattuto la testa, per poi dimenticare tutto.
Kakashi vide l’ingresso della torre dell’hogake davanti a sé, immerso nella luce rosa e soffusa dei lampioni. L’ingresso dell’accademia era un po’ più a destra, e dietro c’era il campo d’allenamento pre-genin, con la vecchia altalena dove giocava da bambino.
Qualcuno era seduto su di essa ora, si rese conto, sbirciando tra le ombre scure degli alberi e scorgendo un leggero movimento oscillante. Chi diavolo giocava su un’altalena a mezzanotte? Kakashi si fermò per un momento, alzando il coprifronte e mettendo a fuoco lo sharingan sulla figura sommersa dall’ombra.
Sakura.
Confuso, Kakashi fissò la ragazza. Usava pigramente un piede per spingersi avanti e indietro, ma non sembrava lo stesse facendo coscientemente. Guardava nel vuoto, le braccia agganciate alle catene sospese e la testa inclinata in avanti di modo che i suoi capelli lisci quasi le coprivano il viso. Sembrava essere a un milione di miglia di distanza.
Perché era lì? Solo mezz’ora fa era a casa col suo ragazzo…
Riaggiustandosi il coprifronte sull’occhio, Kakashi proseguì verso la torre. Non stava a lui ficcare il naso negli affari di Sakura, né tantomeno voleva imporre se stesso sugli altri quando chiaramente volevano star soli. Basava quest’affermazione sull’idea che, se fosse stato lui, avrebbe voluto essere lasciato in pace, almeno.
Iruka si stava appena dirigendo fuori dall’ufficio di deposito dati, quando Kakashi lo acchiappò, e nel momento in cui vide il ninja-copia per poco non scoppiò in lacrime “No – sto andando a casa – saresti dovuto venire mezz’ora fa – non ti archivierò questo – oh, va bene – ma solo per questa volta – ma più – lo giuro, Kakashi, fai questo ogni volta solo per farmi un dispetto!”
Appena Iruka scomparve in una nuvola con la relazione in mano, Kakashi pensò che aveva ragione. Anche se il suo essere ritardatario era dovuto soprattutto alla sua procrastinazione, non poteva negare che godeva nel far indiavolare Iruka. Era uno dei pochi momenti divertenti delle sue giornate.
Sakura era ancora lì sull’altalena quando lasciò l’edificio. Ancora una volta si trovò a fermarsi e guardarla, chiedendosi se le ragazze erano abbastanza diverse da logori, vecchi ninja-copia da voler effettivamente compagnia quando depresse.
Beh, almeno avrebbe scoperto cosa non andava.
Nel momento in cui si spinse oltre il cancello, nel campo, la testa di Sakura si alzò e il suo corpo si irrigidì. Sembrava pronta a fuggire tra i cespugli alla sua sola vista; fu probabilmente la reazione da coniglio-catturato-da-dei-fari, ad appuntarlo al suo posto.
“Ehi” disse, fermandosi a distanza di sicurezza da lei, cercando di non fare movimenti bruschi “Sei un po’ grande per l’altalena, no?”
La testa di Sakura si abbassò di nuovo a guardare verso il basso. Senza lo sharingan ad aiutarlo, le ombre la coprivano con efficacia. Ma mentre il suo occhio naturale non era in grado di penetrare l’oscurità, il suo acuto senso olfattivo gli stava già dicendo più di quello che doveva sapere.
Sakura puzzava di sesso, sangue e alcool. Un mix potente, uno che lui non pensava le si addicesse per niente. Un piccolo sospirò sfuggì dalla sua maschera, mentre spostava il peso sull’altra gamba, mani affondate nelle tasche profonde. Non voleva che Sakura odorasse così. Era una persona troppo buona, con un cuore troppo pulito e puro per essere corrotta da tali abiette sostanze. Ricordò la ragazzina che era stata – quella con il fiammeggiante, incontaminato (se non un po’ sfortunato) amore per il suo compagno di squadra – e cercò di immaginarla ancora nella ragazza seduta di fronte a lei. Tentò di vedere qualche traccia di lei nella ragazza che giaceva frigida sul pavimento del salotto col suo ragazzo.
Tutti crescevano. Alcuni più rapidamente di altri. Alcuni in maniera più difficile.
Era stato sciocco a pensare di poterla proteggere da quello.
Quando lei non rispose, lui fece un passo avanti. I suoi capelli si mossero mentre abbassò la testa per una frazione di secondo a guardarsi i piedi, allo stesso modo in cui lui aveva spesso esortato a guardare Itachi. Bisogna stare attenti con quelli con lo sharingan, dopotutto.
“Stai bene?” le chiese con calma.
Lei annuì una volta sola.
“Che ci fai qui, allora?”
Lei alzò le spalle, appoggiando la testa contro una delle catene che sorreggevano l’altalena.
“Non ho nessun posto dove andare, comunque”
Fece un altro passo finché non era direttamente di fronte a lei, ad osservare la sua nuca e testa china.
“Sakura, dobbiamo parlare”
Le sue mani si chiusero strette intorno alle vecchie catene arrugginite e notò che stava trattenendo il respiro. Era pronto a scorgerla imbarazzata, ma non si aspettava di vederla piangere. Prima una, poi due lacrime le scivolarono lungo le guance.
Tremava impercettibilmente, mentre cercava chiaramente di trattenere qualsiasi suono, come se sperasse che lui non avesse visto le lacrime e non se ne fosse accorto.
Lui per poco non cedette alla tentazione di scavalcare la recinzione e darsela a gambe.
Kakashi non era bravo con le cose da ragazze. Capiva quelle creature in certa misura, ma si confrontava più facilmente con i ragazzi, il cui pensiero, processi e problemi non erano un mistero per lui. Le ragazze erano molto più impegnative. Per esempio, quando i genitori di Sakura avevano divorziato, due anni prima, lei sembrava perfettamente apposto con la cosa, finché non s’era rotta un’unghia nel bel mezzo della sessione d’allenamento. Allora le lacrime non parevano fermarsi, allarmando qualunque essere di genere maschile che si trovava nelle vicinanze.
Anche in quel momento, era abbastanza sicuro che le parole ‘dobbiamo parlare’ non avrebbero dovuto provocare una reazione così emotiva. Le lacrime e i capricci non erano mai quello che sembravano, con le ragazze. C’era sempre qualcosa sotto.
“Va tutto bene, non sono arrabbiato o niente” disse, accovacciandosi fino ad arrivare circa all’altezza dei suoi occhi. Ma gli occhi di Sakura rimasero ben chiusi, cercando di intrappolare l’umidità che provava a fluire via.
“È stata colpa mia per aver dimenticato la missione, in primo luogo, e per non aver aggiustato il citofono quando avrei dovuto. È solo che sono un po’ preoccupato che Yoshi non sarebbe particolarmente felice se questo genere di cose diventassero pubbliche, sai, quindi–”
“Non è questo” gracchiò lei miseramente “È Ikki”
“Ikki” ripeté lui debolmente. Sembrava ricordare di aver sentito quel nome associato a quello di Sakura nel corso degli ultimi mesi. Naruto aveva probabilmente detto a un certo punto che uscivano insieme. “Ikki è il tuo ragazzo, vero?”
Sakura annuì in silenzio, incapace di dire qualcosa a causa dei suoi continui tirare su col naso.
Merda, pensò lui stancamente. Era scomparso o morto o qualcosa del genere, vero?
“Ma ora non più” ansimò lei “Mi ha scaricato”
“Oh” lui sbatté le palpebre “Bastardo”
Sakura soffocò un singhiozzo strozzato e si sporse in avanti in modo che la sua fronte quasi toccava le ginocchia. Kakashi sospirò. Odiava vedere qualcuno a cui teneva in evidente dolore “Sakura, nessun ragazzo merita di farti stare così” le disse dolcemente. Almeno non a quest’età. Gli amanti andavano e venivano così in fretta, a diciott’anni, che non valeva la pena soffrire per nessuno di loro. Era troppo prosciugante. E le persone come Kakashi finivano involontariamente con le spalle inzuppate di lacrime.
“Lo so che non ne vale la pena” disse, tirando su col naso rumorosamente “Stavo per mollarlo io, ma poi mi ha scaricato ed ero sotto shock e poi s’è dispiaciuto per me, e mi ha detto che avrei trovato qualcun altro col tempo, e che lui aveva già trovato qualcuno di nuovo, e poi ho sentito questa scossa forte, e non sono sicura se è stato un aneurisma nel mio cervello oppure il rimbalzo del mio pugno sulla sua mascella, ma ho continuato ad avere l’impressione che lui aveva pensato di poter fare di meglio, avere qualcuno di meglio, ed ora sta uscendo con questa ragazza che è negli AMBU e che è così brava che taglierebbe a metà con un kunai una pulce dalla schiena di un cane in corsa, ed è caduta ai suoi piedi per la battuta sul criceto, o il furetto, o qualsiasi altra cosa, perché è uno stupido, stupido scherzo che non dovrebbe divertire nessuno sano di mente e lui è stupido e io sono ancora più stupida per aver lasciato che mi abbindolasse!”
Dov’era l’invasione di Orochimaru quando serviva? Kakashi avrebbe proprio dovuto creare un diversivo, perché giocare al ruolo della zia empatica non era il suo forte “Non vale la pena soffrire per lui”, le disse, cercando di sembrare rassicurante nel tentativo di far fermare quelle sue lacrime “Sta chiaramente abbassando il livello delle persone che frequenta. I ragazzi dovrebbero inciampare su se stessi per una chance di appuntamento con qualcuna come te, Sakura”
“E allora perché non lo fanno?” domandò lei “Cosa c’è di così brutto in me che anche dei totali perdenti pensano di poter avere di meglio? E cosa significa frigo, comunque?”
Kakashi si accigliò. “Eh?”
Frigo. Che significa?” Per la prima volta guardò verso lui con quegli enormi occhi verdi incorniciati da ciglia spinose e mascara leggermente truccato. Non si era mai accorto che Sakura si truccava. Non ne aveva davvero bisogno, comunque.
“Beh” cominciò lentamente “È quella cosa che abbiamo nella cucina per mantenere il cibo freddo e fresco a –”
“Non ha senso” disse lei, scuotendo la testa “Ikki ha detto che ero un frigo, mh, frigida credo, ma non ho capito cosa intendeva”
“Ah.” Gli occhi di Kakashi si chiusero in un’improvvisa comprensione. Era stato probabilmente un errore mostrarlo, perché ora Sakura lo stava guardando.
“Sai che vuol dire?” pressò lei.
“Um…” Kakashi non voleva davvero dirlo. Era solo una di quelle parole crudeli che circolavano fra i modi di dire e che lui conosceva, sfortunatamente. Perlopiù era usata da fannulloni impazienti che non pensavano che la loro fidanzata fosse vogliosa abbastanza “Beh penso che forse intendeva che ti trovava un po’ fredda e poco…recettiva…”
Sakura strinse gli occhi in confusione “Come? Sono sempre stata gentile con lui ed ho sempre almeno finto d’essere interessata alle storie delle sue noiose missioni – come potrei essere fredda?”
Kakashi le porse uno sguardo franco “La si usa perlopiù riguardo il sesso”
L’espressione sul volto di Sakura si fece quasi divertita. I suoi occhi si spalancarono per una frazione di secondo e poi velocemente guardò verso il basso. Se la luce fosse stata un tantino più forte l’avrebbe vista arrossire. “Era probabilmente solo una scusa” disse lui, cercando di farla sentire meglio “Sono sicura che non sei, uhm, frigida in nessun modo di –”
“Lo sono”, disse con un filo di voce.
L’occhio di Kakashi si strizzò, ma non disse nulla.
“Forse è per questo che…che tutti…” Sakura deglutì tremante e si asciugò gli occhi con il dorso della mano “Questo spiegherebbe perché non sono abbastanza buona per lui”
“Ma fammi indovinare” disse, con un sorriso ironico “Abbastanza buona per farlo un’ultima volta prima di lasciarti?”
Sakura ispirò profondamente, fissandolo “Come fai a –”
“Questo è quello che gli stronzi di solito fanno” disse in fretta. Non sarebbe stata una buona cosa farle sapere che aveva fatto un po’ di spionaggio improvvisato “E Ikki sembra proprio di uno stronzo di classe A”
“Sì, lo è” disse Sakura, tirando su col naso e alzando la testa per scacciare via i capelli dalla sua faccia “Di classe A…Primo grado. Sopra tutti. Un vero rospo. E neanche così focoso a letto, lui, con tutto quel suo afferrare rude…l’idiota.”
Kakashi piegò le labbra in un sorriso triste, sentendosi dispiaciuto per lei. Sakura non era quel che si può definire un fiore delicato, ma questo non significava che non doveva essere trattata con rispetto e cortesia. Sembrava avesse un talento nello scegliere ragazzi per niente buoni per la sua autostima, e ‘Ikki’ era un ottimo di esempio di quel genere d’errore. “Dimenticalo” mormorò, raggiungendola per accarezzare confortevolmente il ginocchio “È chiaro che non ti meritava e che l’avresti lasciato comunque, quindi sii felice che se n’è andato; ora sei libera e lui è un ex, tutto quello che t’ha mai detto o ti dirà non dovrai più prenderlo in considerazione”
“Cosa, anche quando ha detto che ero carina?” chiese lei con un piccolo sorriso.
“Oh, a quello puoi davvero crederci”
Il suo sorriso si fece un po’ più ampio e la sua testa si chinò mentre cercava di spazzare via il resto delle lacrime con le dita “Mi dispiace, Kakashi-sensei. Starai probabilmente pensando io sia patetica…”
“No” lui forzò il suo mento verso l’alto con un dito e poi delicatamente strofino il pollice sulla sua guancia, asciugando le ultime lacrime che lei aveva mancato “Va tutto bene”
Lo sguardo di Sakura s’abbassò a livello del suo petto, mentre faceva un respiro tremante e poi espirò lentamente “Si fanno migliori?” chiese, alzando lentamente gli occhi per incontrare i suoi “Le relazioni, intendo. Si fanno più semplici?”
Kakashi abbassò la mano sul suo ginocchio.
“Non fino a quando trovi quella persona per la quale vale la pena sopportare tutto il dolore e la perdita del mondo” disse lui, guardando lontano nelle ombre.
“E se non riesci a trovare quella persona?” chiese lei.
“Allora…non si ferma mai” lui sorrise e le pizzicò la guancia, facendole plasmare il viso in una smorfia “Ma sei troppo giovane per preoccuparti di questo genere di cose”
Sakura abbassò lo sguardo e guardò lontano, aggrottando la fronte pensierosa; almeno ora i suoi occhi erano relativamente asciutti. Lui le strinse per un attimo il ginocchio e poi s’alzò di nuovo in piedi “Dovrei essere in un posto, adesso” disse, usando un tono forzatamente leggero per calmare l’aria tesa “Spero tu stia bene, Sakura”
Lei annuì cupa “Mi dispiace se ti sto trattenendo da qualcosa di importante”
“Al momento, nulla potrebbe essere più importante di te” disse lui, sorridendole e scompigliandole i capelli in quel modo a cui lei tanto piaceva, perché lui sapeva che la faceva sentire come uno dei ragazzi “Solo, vai a casa e dimentica quel perdente, okay?”
“Okay” lei gli rivolse un sorriso coraggioso.
Ad un certo punto, durante gli ultimi anni, mentre Kakashi era un momento di spalle, Sakura era cresciuta. Non parlava solo della forma del suo corpo, che s’era riempito con tanta velocità che s’era ritrovato spesso a trovare difficoltoso guardarla senza posare lo sguardo in posti sbagliati. La sua comprensione del mondo intorno a lei s’era approfondita, e il suo cuore aveva preso più colpi di quanto desse a vedere. Non sapeva esattamente quando era diventata sessualmente attiva, né aveva a cuore il saperlo, ma il suo dubbio si era piano piano trasformato in dato di fatto. Sapeva che era stata in una serie di relazioni, anche se non aveva mai pensato fosse stata felice in nessuna di esse.
Non gli sembrava giusto che una persona così giovane e grintosa come Sakura dovesse essere trascinata in basso da uomini che neanche meritavano di respirare la sua stessa aria (era sua allieva, e apprendista della stessa Hokage. Solo questo automaticamente la poneva al di sopra della maggior parte dei farabutti che componevano la popolazione maschile di Konoha. Il suo coraggio e lealtà, poi, verso coloro che amava la mettevano al di sopra di tutti). Ma prima Sakura aveva bisogno di realizzarlo da sola. Se non l’avesse fatto…
Poteva immaginarla inciampare nel suo stesso sentiero…
“Kakashi-sensei” sussurrò, proprio mentre stava per voltarsi e andarsene “Mi dispiace per stamattina”
“Ah” diede una serena scrollata di spalle “Non c’è bisogno di scusarti per questo”
“Non sei arrabbiato?” chiese esitante.
“No” disse, quasi ridendo “Come ho detto, è stata colpa mia. Mi dispiace di averti dato un tale shock di mattina presto.”
Lei arrossì per l’imbarazzo “In realtà era quasi pomeriggio, a quel punto…”
“Dettagli” disse vagamente, prima di fissarla con uno sguardo timido “Anche se in effetti ci hai messo il tuo tempo per andartene. Esattamente quanto sei stata lì a guardarci?”
Lo sguardo di lei saltò dall’altro lato e poi ritornò a lui.
“Uh…ti sei girato appena sono arrivata”
“Davvero?” chiese lui in tono piatto.
“Davvero” mormorò lei, sguardo d’acciaio e testardo di fronte alla sua sfida.
“Mm” un leggero suono incredulo.
Dopo un po’ di silenzio, Sakura alzò la testa “Non penso dovresti stare più con quella donna”
“Oh?” lui alzò un sopracciglia.
Lei spinse il piede contro il suolo e spostò l’altalena in una leggera oscillazione “Sembrava una che fingeva” mormorò.
Kakashi rise questa volta “È qualcosa che conosci per esperienza?”
Sakura distolse lo sguardo “Io non fingo. Penso sia disonesto. A meno che voglio davvero bene alla persona e mi dispiacerebbe per lei”
“E a quanti di loro hai voluto davvero bene?”
“Nessuno fino ad adesso…”
Questo avrebbe potuto spiegare il commento “frigida” del ragazzo. Se nessuno aveva capito come soddisfarla, e Sakura non era incline a fingere…?
Kakashi mise le mani in tasca e sospirò. I ragazzi di questi giorni, davvero dei cretini. Troppo presi dal proprio piacere da trattare bene la propria amante, confondendo tutto con la loro fretta e inesperienza e facendo credere a persone come Sakura che fosse colpa loro.
La ragazza aveva bisogno di qualcuno più grande. Qualcuno con esperienza e considerazione, qualcuno che spendesse tempo per captare i suoi bisogni.
Per un breve istante, pensò di poterlo fare lui. E perché no? Era una bella ragazza, con una figura slanciata e attraente, e certamente non sarebbe stata né la più giovane né la più innocente tra quelle passate.
Ma poi etichettò il pensiero come pura follia, perché lo era. Follia.
Come chunin, lei era sarebbe stata sua studentessa fino a quando non avrebbe affrontato l’esame per diventare jonin o finché non si sarebbe scocciata del proprio rango e scomparsa per la sua strada. C’erano alcune cose che non si potevano violare, linee da non oltrepassare. E c’erano cose di cui Sakura aveva bisogno, e che lui non avrebbe potuto darle, e che fosse dannato se fosse stato lui il prossimo a ferirla.
Per ora non poteva offrirle molto più di un sorriso ed una pacca sulla spalla “Lo scoprirai” le disse “Sei troppo intelligente per lasciare che gli uomini abbiano la meglio su di te”
“Mm” non sembrava troppo convinta.
“Ho davvero bisogno di andare, adesso, Sakura. Devo essere pronto per un appuntamento” si voltò e cominciò a camminare.
“A quest’ora?” lo chiamò lei.
“Una bella ragazza mi sta insegnando a suonare il suo pianoforte” le disse da sopra la spalla “Non voglio fare tardi”
Scivolò composto fra il cancello e cominciò a camminare lungo la strada illuminata di rosa, canticchiando sottovoce.
Lei si chiese cosa intendesse per piano.
Sakura si rilassò nel momento in cui Kakashi era fuori dal campo visivo; fece un gran sospiro, si reclinò così all’indietro sull’altalena che solo la presa sulle catene le impediva di cadere. Fece un paio di giri, spingendo le catene il più lontano possibile e alzando i piedi, lasciandosi cadere vertiginosamente nella direzione opposta con la testa.
Poi si alzò, barcollando notevolmente, e cominciò a traballare verso la via d’uscita del campo dell’accademia, per raggiungere l’ingresso della torre dell’Hokage.
A metà della rampa di scale dell’ufficio di Tsunade, si piegò in due in una risata inorridita.
“Non posso credere di aver appena parlato di sesso con Kakashi-sensei…” piagnucolò, ignorando un chunin che turbato stava scendendo le scale dandole uno sguardo stranito.
I loro discorsi l’avevano sollevata in qualche modo. Non solo l’avevano distratta dal pensiero di Ikki, ma le avevano fatto capire una cosa di vitale importanza: non erano poi così diversi.
Da quando aveva cominciato ad uscire con dei ragazzi, s’era sempre sentita un po’ fuori luogo, come se fosse una bambina che cercava di giocare ad un gioco per adulti. Una bambina che non aveva capito bene le regole. Per un breve momento, quel giorno, aveva pensato che le sue azioni avessero distrutto il rapporto fra lei e Kakashi, ma in realtà le avevano aperto gli occhi. Kakashi-sensei era un adulto. E, cosa più importante, anche lei lo era. Improvvisamente poteva guardarlo normalmente, quando invece l’aveva sempre posato in alto e venerato come un leader e maestro.
Anche se ora c’era ancora un certo grado di riverenza e timore…
“Sakura!”
Tsunade era in piedi in cima alle scale, guardando verso di lei con le mani sui fianchi. Il suo yukatà aveva una scollatura pericolosamente profonda, come diventava di solito dopo una giornata lunga e faticosa.
“Che diavolo hai da ridere? T’ho sentito dal mio ufficio. Stai bene?” poi il suo sguardo si strinse “Hai pianto?”
“No” Sakura si toccò in fretta gli occhi per controllare se fosse bagnati, ma questa azione la incastrò solamente, confermando l’ipotesi della donna bionda.
Ci fu una lunga pausa durante la quale Tsunade strinse le labbra “Ah, non avevo davvero bisogno di te stanotte, in ogni caso” disse con noncuranza. “Va a casa e riposa un po’. Oh, e se vedi Naruto dagli questo. L’ha lasciato qui poche ore fa”
Un grande kunai a doppia lama atterrò sul gradino accanto al piede di Sakura, incastrandosi nel legno.
“Sì, Tsunade-shishou” mormorò, prendendo l’arma.
“Hai già fatto rapporto?”
“No, Tsunade-shishou”
“Lo voglio entro domani”
“Sì, Tsu-“
“Vai a casa, Sakura”
Sakura tornò a casa. Lasciò l’arma di Naruto sul suo tavolo e andò a fare una doccia. Come di solito era il caso, dopo una missione, anche perché a volte l’unico modo per scoprire delle ferite era quel bruciore fastidioso che si manifestava col sapone. Spesso non se ne accorgeva, altrimenti.
C’erano graffi lungo il braccio superiore, dove un cespuglio spinoso l’aveva presa, ma lei subito passò una mano su di essi e scomparvero.
Gli unici altri segni su di lei erano deboli linee rosa sulle cosce, dove Ikki l’aveva graffiata nella fretta di rimuoverle la biancheria intima. Sakura non pensò valesse la pena di curarle, ma si lamentò comunque della disattenzione di Ikki. Dubitava Kakashi fosse così sconsiderato quando faceva l’amore.
Kakashi probabilmente non chiedeva neanche direttamente di farlo. Semplicemente, baciava con fascino la sua donna e lentamente le levava i vestiti di dosso. Non sarebbe mai stato solo un tirare giù le mutandine senza considerazione o interesse per il resto del suo corpo. Avrebbe preso il suo tempo, a partire dalla bocca, per scendere sul suo corpo, giù alla sua gola, al seno, al suo stomaco e…
Sakura si fermò, aprendo velocemente gli occhi. Una mano era sul suo seno, stringendo, mentre l’altra era pericolosamente in basso. Debolmente allarmata, trasferì con forza entrambe le mani verso i capelli per lavare con forza i residui di schiuma.
Questo stava andando al di là di un gioco. Eccola sotto la doccia, a toccarsi e fantasticare sul suo insegnante. Non poteva diventare più incasinata di così.
Sarebbe stata una sporca bugiarda, a dire di non aver mai pensato a Kakashi in quel senso, ma solo in un curioso ‘mi chiedo come sia senza i vestiti addosso’. Ma non aveva mai immaginato attivamente. E mai certamente s’era toccata pensandolo.
Turbata, finì di lavarsi, s’asciugò e si vestì per andare a letto. Anche se ‘il vestirsi’ consisteva solo in un mettere un nuovo paio di mutandine. Vivere da sola era abituarsi ad andare a letto semi-nuda e non preoccuparsi di sua madre che la svegliava.
Normalmente erano solo lei e Ikki…
Il letto ancora odorava vagamente di lui, pensò quando si trovò sotto le coperte. Il suo odore indugiava sul cuscino, ma non era particolarmente piacevole. Frustrata, lanciò via il cuscino e lasciò semplicemente riposare la sua testa sul materasso.
E nonostante tutto, non era a Ikki che stava pensando mentre giaceva lì. Le immagini di quello che aveva visto quella mattina le deviavano ancora la mente, facendole ignorare tutta la rabbia e il dolore che avrebbe dovuto provare per Ikki. Ma mentre quel pomeriggio era stata turbata e sconvolta da quello che aveva visto, ora che aveva parlato con l’uomo, non si sentiva più così imbarazzata verso di lui.
Davvero, pensò mentre scivolava nel sonno, Hatake Kakashi era un uomo piuttosto sensuale…




Kakashi guardò l’orologio.
Quindici minuti di ritardo.
Beh, meglio tardi che mai. Bussò bruscamente con le nocche alla porta e osservò la strada, alla ricerca di eventuali spettatori. Ma all’una e un quarto della notte la strada era silenziosa. L’unico movimento veniva dalle lanterne ondeggianti e gli alberi in agitazione.
La porta si aprì. “Kakashi-san, sei in ritardo!”
Ayame lo ammonì allegramente.
“Sono stato trattenuto” disse amichevolmente “Bello il biglietto, comunque”
“Hai detto che la segretezza era importante” disse lei, facendosi da parte per farlo passare. “Tutto è pronto in salotto”
“Preparata, eh?” esclamò “Ho sempre ammirato questo in una donna”
Si fermò all’ingresso del salotto e diede un’occhiata. Il padre di Ayame – che probabilmente aveva anche un nome, ma che Kakashi conosceva come l’uomo del ramen – era seduto nella poltrona a leggere un libro. Kakashi gli fece un cenno gentile prima di fissare i suoi occhi sul pianoforte nell’angolo della stanza.
Ayame seguì il suo sguardo “Di che si tratta, comunque? Perché hai bisogno di imparare a suonarlo?”
“Una missione” sospirò, spingendo le mani in tasca.
“Quando?”
“Il mese prossimo”
“Riuscirai davvero a padroneggiarlo prima di allora?”
“Sì” non c’era neanche una traccia di modestia nella sua voce “Ho solo bisogno di vedere la melodia suonata una volta, e sarò in grado di seguirti e suonarla con te”
“Beh…” Ayame sbatté le palpebre perplessa “Cominciamo allora.”






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Capitolo 4
*** Maschi alfa e dita di burro. ***


Image and video hosting by TinyPic ...Lo so, lo so, non vi preoccupate, che sono una cattiva persona e che non aggiorno da dieci giorni. Mi perdonate, sì? Ma certo che mi perdonate! *///*
Beh, devo dire che se dovessi scegliere uno dei miei capitoli preferiti di questa fanfiction, sceglierei probabilmente questo. O comunque starebbe sul podio!
Non so, mi piace particolarmente, forse perché sono un'amante dei flirt...ahahahhahah! Che dire, ringrazio tutti coloro che m'hanno recensita e resa davvero molto felice! Vi prego continuate a farmi sapere cosa ne pensate di quest'umile traduzione!
PS: Mi sono riletta il capitolo che viene dopo questo, ed è ANCORA PIU'  S E X Y  DI QUANTO PENSASSI. Niente.
Cioè, Kakashi è...troppo sensuale.
Mi sta per venire un embolo.
Un'ischemia.
SOCCORRETEMI SE VOLETE ARRIVARE AL FINALE DI 'STA STORIA!
eveyzonk.







The window.

Capitolo quarto ~ maschi alfa e dita di burro.


 
 
 
C’era quella donna. Seduta dietro la sua scrivania con tutti gli altri impiegati, stampava alcuni documenti, ne firmava altri, distribueva missioni a chi era appena arrivato. Anche se aveva una quarantina d’anni, era probabilmente ancora un chunin, ma quello che sembrava mancarle in talento lo compensava nell’apparenza. Non c’erano dubbi che fosse una donna davvero bellissima; carnagione pallida, occhi scuri, naso all’insù, e labbra naturalmente imbronciate. Fu contenta di vedere che anche lei aveva una fronte abbastanza ampia – un’afflizione che Sakura conosceva fin troppo bene – ma la donna aveva gestiva la caratteristica coprendola con una spessa frangia liscia. Così, riusciva in qualche modo a trasformare una fronte sproporzionata in qualcosa di affascinante.
Non è giusto…
Bella, ricca, e una di quelle donne sessualmente attive che non dovevano preoccuparsi di trovarsi un uomo. Mentre le ragazze come Sakura semplicemente non riuscivano a godersi il fare l’amore, lei frequentava diversi uomini solo ed esclusivamente per quello.
Irrazionalmente, Sakura la odiava.
Non era neanche per la relazione che aveva col suo sensei; se i due fossero stati catturati, ci sarebbero stati problemi, ma quello riguardava interamente loro. Lei sarebbe dovuta essere in grado di voltarsi ed ignorare la faccenda. Le importava di Kakashi, ma con chi decideva di farsela erano unicamente scelte sue, e probabilmente conosceva le conseguenze che potevano scaturirne senza che Sakura fosse lì a ricordargliele.
In fondo, Sakura realizzò che forse era solamente gelosa…
Ringraziò il chunin che le porse una pergamena con scritta una nuova missione e si allontanò a leggerla. Un’altra ronda di scorta fissata per la prossima settimana. Sospirò e cominciò a leggere tutti i piccoli noiosi dettagli.
Era solo arrivata al secondo paragrafavo quando la porta s’aprì ed un uomo attraversò la stanza.
C’era sempre stato un qualcosa di risoluto, da leader, nella presenza di Kakashi. Quando camminava in una stanza c’era un impercettibile cambio di atmosfera, come se ognuno si sedesse silenziosamente al proprio posto in maniera più composta. I suoi arrivi attiravano lo sguardo. Sakura aveva sempre pensato d’avere questa impressione solo perché era il suo insegnante, pensava che l’avrebbe riverito in ogni caso comunque per un effetto alone. Ma per la prima volta, stava notando che anche gli altri lo osservavano in quel modo adorante – inclusa quella donna. Sembrava come un primitivo, dimenticato istinto, reagire in quel modo all’arrivo di un maschio alfa.
Perché era vero. Non c’era modo di girarci intorno. Tutto ciò che riguardava Kakashi urlava alfa – dal modo in cui camminava, alla sua abitudine di lavorare da solo e coi suoi ritmi. Riusciva a farti sentire come la più piccola, insignificante formica con uno sguardo duro ed era risaputo che era riuscito a ridurre in lacrime alcuni dei più sensibili chunin e jonin solo con una frase succinta. Ma quando ti sorrideva e si interessava a te, era come se facesse un salto dal suo piedistallo e per un momento si avvicinasse a te; e, tale era il fascino della sua generosità che non avresti mai potuto dare per scontato la sua calda presenza.
Sakura l’aveva sempre saputo, ma non era mai stata così acutamente consapevole del suo magnetismo quanto lo fu in quel momento. Non sembrava neanche che lui si fosse accorta di lei, mentre schizzava nella stanza, verso gli uffici. La scrivania di quella donna era libera, ma lui decise di avvinarsi a quella dell’altra segretaria affianco a lei. Se Sakura non li avesse visti insieme, non avrebbe mai sospettato che nulla fosse accaduto fra di loro. Kimura Yoshi continuò semplicemente a svolgere il suo lavoro, e l’attenzione di Kakashi sembrava focalizzata interamente sull’altra giovane donna dinanzi a lui. Prese tra le mani la pergamena della missione, ringraziò la chunin e si voltò per andarsene, srotolando il rotolo mentre camminava. Chiaramente non sembrava avere intenzione di rimanere lì, e non pareva neanche essere consapevole della presenza di Kimura Yoshi, per non parlare poi di quella di Sakura.
In pochi secondi era già fuori dalla porta…ma Sakura gli fu alle calcagna, incapace di trattenersi “Kakashi-sensei” cominciò “Ho bisogno di farti una domanda-“
“Oh, ciao, Sakura. Non ancora trovato un nuovo fidanzato?” il suo passo non si fermò mentre scendeva le scale, continuando a leggere la pergamena.
“Sensei lo so che non è affar mio, ma-“
“Dici sempre così ma poi fai come se lo fosse…”
“Perché lei? Perché Kimura Yoshi?” Se si aspettava che lui si fosse fermato per rispondere adeguatamente alla domanda, ne sarebbe rimasta delusa. Kakashi continuò a camminare.
“Perché no?” rispose evasivo.
“Mi vengono in mente un milione di ragioni perché no!” disse in fretta, evitando di investire un jonin che s’era fermato per allacciarsi le scarpe.
“Prima di tutto, è sposata. Ci sono un sacco di donne single, belle e intelligenti a Konoha. Perché avere una che è già presa quando potresti avere qualcuno che vuoi davvero?”
Lui si girò di scatto; Sakura dovette afferrare il corrimano per impedire di andargli a sbattere contro. Con lui a due gradini più in basso di lei, erano praticamente a livello degli occhi, e lo sguardo di lei incontrò quel suo occhio scuro che di solito era vago e disinteressato. Ora era acuto e perspicace, e la sua espressione sembrava dire semplicemente ‘ ehi, tu’.
“Cosa ti fa pensare che non stia avendo colei che voglio?” chiese a bassa voce.
Sakura trattenne forte il respiro e dovette distogliere lo sguardo. La sensualità subliminale dietro le sue parole era tanto snervante quanto eccitante. E ‘eccitante’ era una descrizione che prima d’allora non avrebbe mai usato con quest’uomo. Ma le farfalle che svolazzarono nel suo stomaco al suono caldo e liquido della sua voce erano difficili da ignorare.
“Suo marito non sarà felice quando lo scoprirà” sottolineò lei, cercando di rimanere in argomento.
“E chi glielo andrà a dire?” chiese lui. Era ri-scivolato nei suoi comportamenti apatici, ed stava continuando giù per le scale “Tu?”
“Certo che no” disse brevemente, seguendolo ancora una volta “Ma queste cose vengono sempre a galla in qualche modo”
“Solo nei libri e nei film, quando è un conveniente cambio di trama. Siamo ninja, Sakura. La discrezione e la segretezza è quello in cui eccelliamo”
“È disonorevole”.
“È lei che ha istigato la cosa”
“Non è una scusa. Avresti dovuto non accettare”
“Eppure l’ho fatto”
“Perché?”
Kakashi non rispose. Raggiunse la fine delle scale e attraversò l’atrio affollato e l’ingresso, trascinandosi Sakura dietro come un’ombra. Uscirono fuori. Il sole era perpendicolare sulle loro teste. Il delizioso profumo di pesce fritto si alzava in fondo alla strada, facendo brontolare lo stomaco di Sakura, ricordandole della mancata colazione di quella mattina. Kakashi guardò di nuovo l’orologio e ricominciò a camminare, apparentemente con uno scopo in mente.
“Non hai risposto alla mia domanda” proseguì Sakura “Perché Yoshi?”
Lui sospirò “Beh…perché Ikki?”
“Cosa?” quasi si fermò. La domanda l’aveva sorpresa.
“Mi hai chiesto perché Yoshi. Ti sto chiedendo perché Ikki”
la mente di Sakura si prese una forte e difficile pausa, anche se quella era una domanda che aveva spesso posto a se stessa quando iniziava a pensare alla sua relazione con Ikki. Resistette alla tentazione di rispondere ‘perché no?’, perché sarebbe solo scesa allo stesso livello di irritazione che sapeva creare Kakashi.
“Perché…” disse lentamente, concedendosi il tempo di pensare. “Mi disse questa battuta su un furetto in una ruota da criceto o qualcosa del genere. H-ho dimenticato come continua. Ma era divertente. Penso.”
“Fantastico” disse lui in un tono che sembrava dire che non lo era.
Ancora una volta, si rese conto che lui aveva schivato la domanda. “Ma questo è fuori argomento. Perché hai scelto lei?”
“Probabilmente per la stessa ragione per cui tu hai scelto Ikki,” disse lui.
Sakura s’accigliò “T’ha detto una barzelletta scadente?”
La sua testa si inclinò a guardarla, ma lo sguardo che si fissò su di lei non sembrava più tanto gioviale.
“La solitudine ha la meglio su di noi, che ci piaccia o meno. A volte anche solo un po’ di compagnia è meglio che stare soli”
Sakura non sapeva cosa dire, a quel punto. Il suo primo istinto fu quello di negare che era stata con Ikki solo perché era sola. Ma poi cominciò a pensare a come si stesse aprendo Kakashi…
“In più, diventa noioso quando sei solo tu e la tua mano, no?” aggiunse con leggerezza l’uomo.
Le guance di Sakura si infiammarono “I-io…” non posso credere che tu abbia appena detto questo!
Lui tossicchiò leggermente, divertito dall’imbarazzo di lei. Non le aveva mai detto delle battute pervertite prima d’allora.  Indubbiamente, dalla mattina prima, i limiti del loro rapporto erano cambiati. Erano ancora studente ed insegnante, ma sapevano entrambi più delle loro rispettive vite sessuali di quanto normali insegnanti e studenti dovrebbero mai sapere.
Kakashi rallentò accanto ad un negozio di cibo da asporto e si chinò per attraversare le tende di tela all’entrata. Determinata a non far concludere il loro confronto, Sakura scivolò anch’essa tra i tavoli, alle sue spalle, e si appoggiò al bancone.
“Solo, non credo sia sensibile, Kakashi-sensei” lo spronò.
Kakashi era troppo occupato ad ordinare per ascoltarla “Sì, prendo un saury alla griglia con sale e…” guardò in attesa in basso verso Sakura, insieme al cuoco che aspettava da dietro al bancone.
Sakura si rese conto tardivamente che le stava offrendo il pranzo.
“Oh,” disse in fretta, agitata “Prendo lo stesso”
Se pagava lui, perché no?
Il cuoco s’allontanò per soddisfare i due ordini e Kakashi s’appoggiò al bancone con un sospiro. Tirò il coprifronte giù dalla testa e si passò una mano tra le bianche ciocche ribelli, come se le lasciasse respirare. Lo sharingan era spento, ma Sakura non poté fare a meno di pensare a cosa Ino le aveva detto il giorno prima.
Ma quella era una domanda che era meglio lasciare irrisolta. Proprio ora Sakura aveva questioni ben più importanti da discutere “Quando ho scoperto che mio padre aveva un’altra relazione fu orribile” disse velocemente, sperando di riuscire a dire tutto quello che pensava mentre Kakashi era lì in piedi. “Era come se i miei genitori non si amassero più, e poi divorziarono e c’erano tutte queste orribili liti, e tutto quello che potevo fare era odiare quella donna con cui mio padre stava, perché se non fosse stato per lei, avrei avuto ancora una famiglia”
Kakashi si grattò la palpebra sfregiata, guardando oltre come se non stesse prestando attenzione. Ma Sakura sapeva che stava ascoltando, anche se probabilmente non la voleva ascoltare.
“Ti rendi conto che le tue azioni potrebbero disgregare una famiglia?” gli chiese “Quella donna ha un figlio davvero carino, e né lui né suo padre meritano di essere traditi così”
Kakashi sbuffò “Sono pronto a scommettere il mio piede sinistro che il marito di Yoshi non è il padre del ragazzo. E poi, le mie azioni non sono davvero il problema, qui. Se qualcuno sta davvero disgregando una famiglia, quella è Yoshi. E poi ti stai davvero preoccupando di niente. Sono solo il suo sfizio di una settimana, tutto qui. Si stancherà di me molto presto, se non l’ha già fatto”
“Vuoi dire che smetterai di vederla?” gli chiese Sakura speranzosa, probabilmente sentendosi più sollevata di quanto fosse necessario.
“Era più che altro un patto settimanale” si strinse lui nelle spalle “Sai come vanno queste cose, no?”
Lentamente, lei scosse la testa.
“Beh…” Kakashi si grattò la nuca “Sì, è più o meno finita. Quindi…non ti preoccupare più, comunque”
Sakura pensò a lungo e duramente per un momento.
“Che diavolo è un patto settimanale?”
“È come un scappatella di un giorno, ma continua ad accadere” spiegò lui vagamente “Di solito continua perché il sesso è fantastico”
Non c’erano molti modi in cui uno poteva rispondere ad un’affermazione del genere detta dal proprio insegnante, quindi Sakura tenne la bocca chiusa, anche se sapeva che lui non stava esagerando. Dopo aver visto la sua…performance, sapeva che il suo livello di abilità nel farlo era probabilmente ben al di sopra della sua idea di media. Bastava solo comparare la sua stessa vita sessuale con quella di lui, ed era come mettere a confronto un apprendista genin con un jounin d’elite. Ma forse c’era qualcosa in più…
Non era davvero una buona idea, e probabilmente lei si sarebbe dovuta auto-picchiare al momento, ma voleva davvero saperlo “Posso farti una domanda?”
Lui guardò in basso verso lei con quello sguardo che sembrava dire proprio ‘ehi, tu’ . “Mm?” il suo occhio aperto le scrutò il viso – prima gli occhi, poi le labbra – e sentiva che lei stesse per dirgli qualcosa di importante.
In realtà, Sakura stava cominciando a capire cosa ci trovavano gli altri in lui. Poteva lusingare una ragazza senza dire nulla.
“Le voci sul tuo sharingan sono vere?”
Lui si tirò su leggermente “Oh? Voci?” disse “A quali voci ti riferisci, perché ti assicuro che ce ne sono un bel po’…”
“Intendo quelle su…” Sakura si guardò attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno ad origliare. Erano gli unici in fila e il cuoco era occupato a friggere il pesce, quindi sembrava essere un posto alquanto sicuro. “Ho sentito che puoi…sai…far venire qualcuno solo guardandolo…?”
Una rughetta d’espressione allegra apparve all’estremo del suo occhio destro, mentre si puntò un dito sulle sue labbra mascherate. “È questo il tuo modo sottile di chiedermi di darti un orgasmo?” disse, a voce abbastanza alta da far girare il cuoco nella loro direzione.
Sakura scattò in preda al panico “No!” disse in fretta.
“Ero solo curiosa! Avrei chiesto a Sasuke, ma lui avrebbe pensato che stavo cercando di provarci, e lui odia questa cosa e quindi…”
“Mh, quindi non ci stai provando con me?” la stuzzicò “Sono ferito.”
“Ma è vero?” chiese lei, con una sorta di fascino bizzarro “Puoi davvero…fare quello alla gente?”
“Non lo so” disse con leggerezza “Dimmelo tu.”
Piuttosto bruscamente il suo sharingan si attivò, di scatto, e cominciò a fissare la ragazza con sguardo penetrante. Sakura trattenne il respiro affannoso e si fece indietro allarmata, quasi tozzando una ciotola di spezie. Si preparò a sentire qualcosa, osando a malapena spostare o distogliere lo sguardo dai disegni affilati che ruotavano attorno alla  pupilla rosso sangue dell’uomo.
Secondi di tensione ticchettarono.
“Sei nelle spire di una beatitudine carnale?” chiese Kakashi.
Sakura si guardò “Non credo…”
“Oh” Kakashi chiuse lo sharingan e ritirò su prontamente il suo coprifronte, con la facilità di chi faceva quell’azione ogni giorno della sua vita “Devo star perdendo la mano” concluse.
“O mi stai solo prendendo in giro” ribatté lei caldamente, chiedendosi perché il suo cuore battesse così forte da far risuonare le costole. Non aveva mai davvero creduto che lui potesse farlo, no? Era una delle voci a caso di Ino, il che significava che doveva credere doppiamente che fosse falso.
Il cuoco arrivò al bancone con due pacchetti “Due saury al sale”
“Grazie” disse con educazione Kakashi, e prese una delle due scatole “Beh, ci vediamo in giro, Sakura. abbiamo allenamento questo pomeriggio, vero?”
“Sì” lei annuì “Non te ne dimenticare anche oggi, per favore”
“Hm, non lo rifarò. Potresti venire ad accalappiarmi di nuovo”
Sakura ebbe l’impressione che il suo visto si stesse trasformando in una ciliegia.
Un’altra risata morbida, e Kakashi si voltò per uscire, sfiorando con una mano la sua testa con affetto mentre le passava accanto. Il contatto le fece correre uno strano brivido d’eccitazione lungo la spina dorsale fino al ventre. Sakura si sorprese. Non provava spesso dei brividi. Nemmeno Ikki era riuscita a farla fremere così semplicemente toccandola…
Fu in quel momento che Sakura seppe che era in grossi guai.
Primo, perché realizzò che stava sviluppando una certa attrazione verso il suo sensei. E secondo, perché il suddetto sensei l’aveva lasciata con il conto da pagare con i soldi che lei semplicemente non aveva.
Sakura diede al cuoco un sorriso storto. Lui non lo ricambiò.
 


 


Sakura era un enigma. Un enigma avvolto nell’innocenza e condito da uno strano esterno di follia fottutamente assurda.
Era interessante, per dirla tutta. La metà del tempo non sapeva dire se stava per gridargli contro oppure stava per accalappiarlo. Dopo che l’aveva beccato con Yoshi, lui s’era spesso chiesto se fosse riuscita a guardarlo ancora negli occhi, ma sembrava che lei non si fosse posta quel problema; non solo riusciva a guardarlo negli occhi, ma era anche presa da certe curiosità…
Lei era una strana mistura di ninfette e ingenuità. Anche se arrossiva alle sue battute scabrose come se fosse sconvolta che tali parole potessero uscire dalla sua bocca, continuava comunque a porgli domande molto personali. E lo intrigava a non finire.
Poteva voler agire come la mite e pura Hyuuga Hinata, ma dentro quella ragazza sembrava esserci una tigre con una tale bramosia da poter rivaleggiare quella di Anko Mitarashi. In verità, era del tutto possibile che Sakura fosse una schizofrenica (beh, chi non lo era?), in quanto Kakashi poteva ricordare d’aver visto la vera Sakura (quella creatura affamata che le dimorava dentro) uscire fuori, alcune volte – che si trattasse di scagliarsi contro Naruto e i suoi scherzi stupidi, o di combattere quasi letteralmente con i denti e con gli artigli per proteggere i suoi compagni di squadra. Ogni tanto quell’audace ego interiore faceva capolino, sfidando la percezione che Kakashi aveva di quella piccola dolce ragazza efficiente.
E poi, solo Sakura sapeva chiedergli se poteva provocare orgasmi alla gente con un solo sguardo e farla suonare una domanda perfettamente ragionevole e innocente.
Detto da chiunque altro, sarebbe suonato semplicemente sbagliato.
In lei c’erano una brava ed una cattiva ragazza riunite in un’unica persona…o semplicemente due facce della stessa medaglia. O forse ancora, da qualche parte dentro Sakura, c’era solo una cattiva ragazza che moriva dalla voglia di uscire allo scoperto. Kakashi non poteva dire con certezza d’aver capito com’era fatta la sua unica allieva donna. Era da tempo giunto alla conclusione che lo scopo delle donne era quello di confondere gli uomini, e Sakura non faceva eccezione. Non c’aveva mai pensato specificamente, ma aveva sempre dato per scontato che le naturali tendenze romantiche di Sakura e la grande passione per l’amore (un’aera di competenza che lei aveva spesso classificato alla pari dei ninjutsu in termini d’importanza) influenzassero direttamente la sua vita personale.
Ed era stato sorpreso di scoprire che Sakura, invece che la ragazza piena di passione che immaginava sarebbe diventata, era invece il tipo di ragazza la cui vita sessuale era eccitante circa quanto guardare una donna cucire un vecchio maglione.
Lui sapeva che lei voleva – e meritava – di meglio.
E gli interessava, come stava. Gli interessava davvero. Solo che non sapeva come cazzo l’avrebbe potuta aiutare, a parte indicarle la direzione per alcuni maschi di qualità superiore, non c’era molto che potesse fare, e comunque, Kakashi, non era neanche molto entusiasta all’idea.
Non era affar suo, in ogni caso, pensò, con un altro boccone piccante di pesce in bocca. I problemi di Sakura erano totalmente suoi. Perché si sarebbe dovuto preoccupare della sua situazione quando c’era un panorama così stupendo da ammirare?! Era divinamente pacifico lassù, sul monumento degli Hokage, dove Kakashi s’era felicemente nascosto, nell’orecchio granitico del suo vecchio sensei.
C’era un nido di uccello pieno di striduli falchi neonati (seduti circa sulle basette del quarto), ma non era di troppo fastidio. Mentre loro si godevano il loro pranzo, Kakashi si godeva il suo. Era una giornata bellissima, il sole splendeva, il cielo era di un profondissimo azzurro nontiscordardimé, e i cittadini di Konoha non erano nient’altro che piccole formichine indaffarate, per lui.
Quando finì il suo pranzo, Kakashi scacciò la polvere dalle sue dita e dai suoi pantaloni, alzandosi dal timpano del suo sensei. Il suo orologio gli disse che aveva ancora un’ora prima dell’allenamento, quindi quale modo migliore per ingannare il tempo di un pisolino pomeridiano con uno dei suoi libri Icha Icha sul viso per tenere lontano il bagliore del sole?
 



 
 
 
“È di nuovo in ritardo”
“Lo so”
“È sempre in ritardo”
Sakura scheggiò il palo di legno che stava colpendo con il suo kunai, immaginando di star pugnalando la schiena di Kakashi con l’arma affilata. Qualcuno avrebbe potuto dire che era un modo malsano di pensare, ma a Sakura – che aveva trascorso gran parte della scorsa notte sognando di togliere indumenti di dosso al proprio sensei – questo sembrava un grosso miglioramento psicologico.
Naruto era lì vicino che faceva rotolare avanti e indietro un sassolino sotto la suola della sua scarpa, con le mani fissate saldamente nelle tasche. Sasuke era appoggiato al palo dopo quello di Sakura, fissando intensamente un serpente strisciare su una roccia accanto allo stagno lì vicino. Aveva una strana fissazione con i serpenti in quei giorni…
Erano tutti in attesa da più di un’ora, ma non c’era davvero niente di cui sorprendersi.
Solo che…se Kakashi avesse fatto più tardi del giorno prima, era molto probabile che i ragazzi avrebbero mandato Sakura fuori a cercarlo. Se fosse successo quello, Sakura avrebbe sicuramente strangolato qualcuno.
Naruto sospirò forte. Sakura lo ignorò. Sasuke prese un sasso e lo scagliò contro il serpente – mancandolo – e maledicendolo sotto voce mentre in fretta strisciava via tra i cespugli.
“Sono leggermente offeso” disse una voce pigra “d’essere colui che ti ha insegnato a tirare”
Naruto scattò in piedi “Kakashi-sensei! Sei in ritardo!” lo accusò inutilmente.
Kakashi alzò vagamente le mani (una delle quali manteneva il suo libro preferito), per placare l’irruenza del giovane “Mi sono addormentato su un orecchio gigante…”
Mentre Sasuke e Naruto derisero quella che sembrava essere ancora una volta la menzogna più sfacciata, Sakura aggrottò la fronte in silenzio, chiedendosi che cosa significasse quest’ultima risposta. Alzò lo sguardo in tempo per intercettare uno sguardo di sfuggita di Kakashi, e la sua espressione si accigliò. Lo sguardo di lui si lanciò di nuovo sul suo viso, istantaneamente “Cosa?” chiese con aria assente.
“Spero tu sia felice” disse lei velenosamente “ho dovuto dare i miei orecchini a quel venditore, perché m’hai lasciato il conto da pagare. E non mi piace nemmeno il saury. Ha un sapore orribile”
“Ah. Oh. Sì.” Kakashi si grattò la gola mentre puntava vagamente gli occhi al cielo “Beh, ricordami di ripagarti la prossima volta”
Sakura stava per aprire la bocca, e ricordò che le esperienze passate le avevano insegnato che non importava quante volte lo si ricordava all’uomo, non se ne sarebbe mai ricordato.
A quel punto Naruto divenne troppo impaziente “Che facciamo oggi, allora?” chiese con entusiasmo, impaziente di cominciare come sempre.
“Hm?” Ebbene, dopo la vergognosa dimostrazione di Sasuke, penso che sarebbe saggio dedicare un po’ di tempo al perfezionare le tecniche di lancio” disse Kakashi, raggiungendo con la mano il marsupio sul fianco.
“È ridicolo” borbottò Sasuke “L’ho mancato di proposito”
“Comunque sia, voglio che voi tre facciate pratica con questi”
Tre coltelli dal manico liscio atterrarono fra l’erba ai loro piedi. Sakura raccolse il suo e lo osservo con circospezione.
“Hum” Naruto lo guardò perplesso.
“Io non uso i tanto” disse Sasuke, rifiutandosi di prendere la sua lama.
“Bene” disse Kakashi senza problemi “ma quando uno di voi tre morirà in un paio d’anni perché non sapeva come lanciare correttamente un arma, indovina chi si beccherà un calcio sul collo dall’Hokage per non avervelo insegnato in maniera corretta?”
Un vento freddo soffiò dalla radura.
“Ehi, ehi” Naruto saltò su “Che vuol dire ‘uno di voi tre’? Sasuke è l’unico che si sta lamentando, qui!”
“Beh, anche un altro fra voi non ha esattamente l’aspetto di un coniglietto felice, oggi” disse Kakashi, lanciando uno sguardo obliquo su Sakura.
Lei ricambiò lo sguardo con lo stesso cruccio di prima “Questa è semplicemente la mia faccia”
“Le mie scuse più sincere, allora” rispose Kakashi impassibile, prima di spostarsi di lato “Usate i ceppi come bersagli, per favore”
Questo allenamento era proprio come i vecchi tempi, diverso dalle ultime volte. Le normali sessioni di allenamento erano semplici esercizi e tenersi in forma, e occasionalmente Kakashi sembrava ricordare che era supposto che insegnasse loro qualcosa. Oggi stava di lato, seduto sulla roccia che il serpente aveva scavalcato, sfogliando il suo libro e lanciando loro consigli e suggerimenti occasionali.
I tanto erano poco utilizzati a causa della loro leggerezza e della strana presa che bisognava avere. I lanci di Sakura non erano particolarmente impressionanti.
Naturalmente Sasuke aveva imparato a maneggiare l’arma in poco tempo, dopo solo una mezza dozzina di lanci già stava inchiodando il target con veloci movimenti del polso.
Naruto aveva un po’ più di problemi, così Kakashi s’alzò per camminare alle loro spalle, correggendo la loro postura “Lo stai lanciando come fosse un kunai” disse al ragazzo “In realtà è un’arma più lunga e il suo manico è più pesante dell’arma stessa, quindi tocca a te indirizzarlo di conseguenza”
Passò a Sasuke, la cui mascella si contrasse quando la mano di Kakashi gli spostò il gomito “Abbassi il braccio troppo in fretta. Non essere pigro”
Sakura sapeva che si stava avvicinando, ma non poté frenarsi di contrarsi mentre sentiva Kakashi fermarsi alle sue spalle e guardare attentamente il suo tentativo di lancio per poi commentare.
Naturalmente, la sua performance fu peggiorata dal suo scrutinio, e i suoi livelli di stress s’alzarono pericolosamente. Il risultato fu che il tanto colpì il legno dalla parte del manico e cadde rumorosamente a terra.
Rigidamente, lei recuperò l’arma e si preparò a lanciarla di nuovo, quando senti delle mani calde scivolare sulle sue braccia nude “Sei troppo tesa” disse lui, da qualche parte vicino al suo orecchio destro.
La sua voce era bassa e calma e così deliziosa che non poteva fare niente per fermare un brivido che rotolò giù per la sua spina dorsale.
Era un circolo vizioso. Mentre le mani di Kakashi cercavano gentilmente di sciogliere e rilassare le sue spalle, lei si sentiva irrigidirsi, ancora di più, sulla difensiva. E quando quelle mani  raggiunsero i suoi fianchi per cercare di correggere la sua posizione, lei si tese ancora più di prima.
Una risata morbida gli sfuggì “Seriamente, Sakura, allentati un po’. Sembra tu stia per frantumarti”
Beh, in un certo senso era vero.
Lui fece un altro passo verso lei, lungo abbastanza da far aderire il suo petto alla schiena della ragazza “Rilassati” disse, il respiro caldo che le pizzicava il collo e l’orecchio; era così vicino che lo sentiva anche attraverso la maschera. Kakashi aveva le mani sui suoi fianchi, ed esercitava una leggera pressione su di essi.
“Vuoi farlo bene, non è vero? Non otterrai mai quello che vuoi se non fai come dico. Rilassati”
Sakura fece uno sforzo immane di coscienza, ma funzionò. Lentamente lasciò cadere le spalle e i fianchi si allentarono abbastanza da permettere a Kakashi di posizionarli.
Il suo cuore batté fluttuante un paio di battiti da sotto le costole mentre la mano destra di Kakashi scivolò sul suo braccio fino a chiudersi sul dorso della sua.
“Tieni il polso rigido” la informò, guidandole il braccio verso l’indietro. Sarebbe stato molto più semplice concentrarsi sulle sue parole se non fosse stato così vicino. Come poteva supporre che una ragazza pensasse logicamente quando praticamente lui la circondava? “Afferra la lama a metà del suo baricentro, allora non verrà deviato. E quando lo lanci, sposta il tuo peso al piede sinistro. Non farlo troppo platealmente, però”
“Lo so” disse lei brevemente “Non ho dimenticato le nozioni di base, Kakashi-sensei”
“Potresti avermi ingannato” disse calmo, guidando il braccio di lei in un movimento lento che le mostrava come lanciare. Sakura però prestava più attenzione all’altra sua mano, appoggiata con noncuranza sul suo fianco “Hai capito?” le chiese.
“Hm-hm. Sì” annuì lei velocemente.
Kakashi fece un passo indietro, lasciandole lo spazio per respirare e lanciare. Cercò di convincere se stessa che non sentiva la mancanza del suo calore corporeo, e quando tentò di lanciare il tanto di nuovo, qualcosa di terribile accadde.
Mancò.
Deliberatamente.
“Sei fuori forma oggi” osservò Kakashi, dopo che lei aveva recuperato l’arma.
Era tornato alle sue spalle, usando le sue mani gentili ma callose per modellare la sua posizione e guidare il suo braccio.
La seconda volta che lei mancò, lui scosse la testa incredulo “Sei peggiorata. Stai ascoltando quello che sto dicendo?” chiese, avvolgendo un braccio attorno alla sua vita per schiacciarle la schiena contro il suo petto e stringerla nella giusta postura, le dita unite a quelle di lei sul manico del coltello. Con un braccio stretto forte attorno a lei, lui guidò le mani di entrambi a far volare la lama. Naturalmente colpì il bersaglio, ma quando Sakura dovette riprovare da sola, si trovò incapace di smettere di sbagliare di proposito.
Kakashi sembrò perplesso mentre passò le mani sul suo corpo ancora una volta, correggendola “Ti sei ferita al polso o qualcosa del genere? Sembri davvero distratta”
“Dev’essere qualcosa del genere” disse Sakura disperatamente, appena in grado di ammettere a se stessa che la sua libidine traditrice stava godendo della vicinanza di quel corpo maschile, così tanto da non poter lanciare onestamente. Era una tragedia. Non riusciva a fermarsi! E quando le mani di Kakashi si mossero attorno a lei ancora, il suo ego profondamente malato sospirò di piacere, ed era tutto quello che poteva fare se non evitare di spingersi contro di lui.
Pensava di averlo ingannato, almeno fino a quando lo sentì ridacchiare roco nel suo orecchio e darle un pizzico sul fianco morbido “Non è che lo stai facendo male a posta, eh, Sakura-chan?” le chiese, a voce così bassa da impedire a chiunque tranne lei di sentire.
Il suo respiro si bloccò in gola e restò a fissare con sguardo vuoto il bersaglio. “No, sensei” ansimò.
“Bene” mormorò lui. Ma quella parola di sole due sillabe sembrava contenere in sé più sensualità quanto tutti i più sexy pin-up maschi che poteva contenere l’ufficio di Tsunade.
“Penso tu possa gestire la cosa da sola, ora”
La lasciò come fosse una brezza, facendola sentire improvvisamente al freddo ed esposta, ma soprattutto confusa. Cos’era appena successo? Sakura batté le palpebre ai suoi due compagni di squadra, chiedendosi se avessero notato qualcosa di strano su come Kakashi era rimasto in piedi con lei, ma ovviamente erano troppo presi dai propri esercizi. Naruto stava lanciando il suo tanto con crescente fiducia e correva avanti e indietro per recuperarlo il più in fretta possibile, per poi ri-lanciarlo. Sasuke era impegnato a legare un pezzo di spago al manico dell’arma per evitare di ri-abbassarsi a prenderlo ogni volta. Evidentemente quel commento sulla pigrizia di Kakashi non l’aveva offeso molto.
Sakura si voltò a guardare l’uomo in questione, ma era seduto di nuovo su quella roccia, un ginocchio piegato, profondamente impegnato nella lettura.
Forse era tutto un complotto nella sua testa?
 
Ma quando Kakashi alzò gli occhi per incontrare il suo sguardo e le diede quello che poteva solo essere descritto come un occhiolino impertinente, Sakura seppe che non stava diventando pazza.
La situazione era, infatti, molto, molto peggiore.





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Capitolo 5
*** Scambi di strada. ***


Image and video hosting by TinyPic...Ho ufficialmente avuto la soffiata che anche il nostro Kakashi legge questa fanfiction, nasconde i fogli fra i suoi Icha-Icha! (la traduttrice è pazza persa).
Fa freddo! L'inverno (e il Natale!) è alle porte, ed io ascolto K-POP (Quali canzoni? Questa e questa), perfette per una giornata così uggiosa.
Comunque. Vi starete sicuramente chiedendo perché stia già aggiornando, quando ho già aggiornato due giorni fa! Beh, la risposta è semplicemente che quando la vita reale si mette abbastanza male, preferisco mettermi a lavorare su una bella fanfiction e distrarmi :)
Ma non voglio rattristarvi, quindi bando alle ciance, ed ecco a voi un capitolo succoso! Uno dei miei preferiti in assoluto <3
Vi ringrazio ancora per le recensioni, rendono le mie giornate un po' più lucenti, e non sapete quanto conta per me, sopratutto quando le cose si complicano un po'.
Vi voglio bene!
*abbraccia*
PS. fino ad ora questo è decisamente il capitolo più lungo O:
Silvia.







The window.

Capitolo quinto ~ scambi di strada.


 


Fu lo sbattere della porta che svegliò Kakashi la mattina dopo. Mezzo sveglio, la sua mano si allungò automaticamente a sentire il calore che impregnava l’altra metà del materasso, dove qualcuno stava riposando fino a pochi istanti fa. Un lieve profumo aleggiava nella stanza, ed un ticchettio di tacchi si sentiva in dissolvenza dall’androne fuori l’appartamento. Un paio di orecchini dimenticati scintillavano sul comodino.
Si stava definitivamente annoiando di lui.
Di solito, si sarebbe svegliato per ricevere un bis della nottata precedente.
Uno sbadiglio assonnato s’arrampicò su per la sua gola mentre afferrava la sveglia per cercare di capire che ora fosse. Apparentemente aveva ancora una mezz’ora libera prima di dover incontrare il resto della sua squadra sul ponte. Dovevano tornare alla città-miniera d’oro, quel giorno, per tentare la fortuna e cercare di catturare i ladri per la seconda volta, il che significava che avrebbe trascorso un altro pomeriggio seduto gioiosamente in un fosso, desiderando d’essere diventato un ragioniere, invece che un ninja.
Kakashi era normalmente piuttosto lento ad alzarsi. Gli ci vollero cinque minuti buoni per mettere insieme la volontà di mettersi a sedere, altri tre per fissare i piedi sul pavimento, dove si sedette per altri due minuti sbadigliando e stropicciandosi le dita fra i capelli. Alla fine riuscì a trascinarsi in bagno, sotto la doccia, dove rimase per esattamente sette minuti e trentaquattro secondi, dibattendosi sul comprare o meno una spugna nuova visto che quella attuale era diventata verde sui bordi – il dibattito interiore era poi prontamente arrivato alla conclusione che sarebbe stato un ammontare di sforzo e spesa, così rimandò l’idea.
Per quando s’era vestito, aveva ancora dieci minuti liberi, così andò a mettere su il bollitore.
Fu mentre si stava versando una tazza di tè alle erbe che sentì un suono leggero alla sua finestra. Si voltò, aspettandosi irrazionalmente di vedere Sakura lì in piedi, possibilmente con la stessa espressione stupita che indossava l’ultima volta che l’aveva intravista affacciata alla sua finestra.
Ma purtroppo no. Era solo uno dei gatti dei suoi vicini, una piuttosto presuntuosa gatta grigio-persiano, che stava sul davanzale della sua finestra aperta, fissandolo intrigante da un grande occhio arancione. L’altro occhio non c’era mai stato, da quando conosceva la creatura, ed era un handicap in cui Kakashi poteva facilmente immedesimarsi.
“Ehi, Micetta” chiamò dolcemente Kakashi.
In realtà non conosceva il nome del gatto, così l’aveva ribattezzato lui stesso. Che non si dicesse mai in giro che un uomo intelligente era anche fantasioso.
Quando si sedette al tavolo per bere il tè, il gatto si lasciò cadere sul letto e poi si diresse verso lui, per attorcigliarsi attorno alla gamba della sua sedia. Kakashi conosceva bene l’animale, quindi immerse un dito nel suo tè e abbassò la mano per permettere al gattino di leccarlo. Chissà se il tè faceva bene ai gatti? Almeno a lei sembrava piacergli.
E forse non poteva essere un gatto – una gatta – particolarmente attraente, ma a Kakashi piaceva. Con il suo naso schiacciato e sottile, un occhio sempre piagnucoloso, in realtà era considerata abbastanza brutta. Gli ricordava Pakkun in un certo senso, anche se non era neanche minimamente tenera quanto quel bastardo rugoso.
“Kakashi-sensei!”
Kakashi guardò verso la finestra, la tazza del tè ferma a metà strada verso le sue labbra. Non c’era nessuno lì, ma quella voce era inconfondibile.
“Kakashi-sensei! Sei lassù? Senti, dobbiamo andare tra poco!”
Un piccolo sorriso si contrasse sulle sue labbra. Per qualche ragione sentì che la sua mattinata era di gran lunga migliorata “Sei tu, Sakura?” rispose “Perché non vieni su?”
Ci fu una lunga pausa condita dalle basse fusa di Micetta, fino a quando Sakura rispose. 
“Sei decente?” la sentì chiamare esitante.
“Mm” grugnì, prendendo il gatto dai suoi piedi e passeggiando verso la finestra “Ma potresti non voler salire. Sto carezzando una micetta…”
Raggiunse la finestra per vedere una Sakura molto rossa in viso stare nel bel mezzo della strada. Sì, questo stava sicuramente rendendo la sua mattinata molto più interessante “Che c’è?” chiese con nonchalance al suo visetto rosso.
“Sei proprio un pervertito!” sibilò verso lui.
“Perché’?” chiese, issando il gatto sul tetto, dove si stese comodamente “Che tipo di micetta pensavi intendessi?”
La ragazza era più rossa di sempre, adesso. Si abbinava quasi al colore dei suoi capelli “Sei in ritardo, Kakashi-sensei!” sbottò “Ti stiamo aspettando al ponte da quasi un ora”
Kakashi guardò il suo orologio “Può essere che tu mi abbia ingannato?” chiese all’oggetto, pensieroso.
Giù, Sakura intrecciò le braccia in burbera impazienza “Perderemo i nostri obiettivi a questo ritmo. Vieni o no?”
Fece un gesto di pace verso lei “Dammi un minuto”
Lei gliene diede tre.
Appena ebbe raccolto la sua attrezzatura e dopo aver perso ancora del tempo cercando di infilarsi i sandali, lui la raggiunse in strada, lanciandole un sorriso educato nel tentativo di placare un po’ quella sua impazienza. La risposta di lei fu un sospiro esasperato e uno sguardo ancora più infastidito, se non un tantino esasperato.
Camminarono in segreto verso il ponte, prendendo una scorciatoia verso il mercato, affollato dalla folla di metà mattinata. Sakura non sembrava essere d’animo particolarmente caldo e loquace, quindi lui prese il suo libro con l’intento di recuperare la trama mentre camminavano fra bancarelle e acquirenti.
“Ero lì da prima” disse improvvisamente Sakura.
“Dove?” chiese Kakashi, sfogliando una pagina.
“Lì. Sotto casa tua. Circa venti minuti fa” rispose precisa “L’ho vista andarsene”
“Spiare è molto sconveniente da parte di una giovane donna” disse Kakashi, ironico.
Sakura scattò verso lui “Non stavo spiando! E poi pensavo che fosse finita!”
“Ah” si corresse lui “Ho detto che era ‘quasi finita’. E poi se l’hai vista andarsene perché non m’hai chiamato subito dopo? Non è che stavi cercando di riacchiapparmi nudo, no?”
“Smettila!” infuriò lei “Non vorrei vederti nudo neanche se tu fossi l’ultimo uomo al mondo!” la sua voce tradì un leggero tremolio che fece pensare a Kakashi che non fosse del tutto onesta.
“Se io fossi l’ultimo uomo, e tu l’ultima donna” cominciò lui “vuol dire che avremmo dovut-”
Sakura interruppe “No.”
“Ma l’intera razza umana scomp-”
“Non mi interessa”
“Un futuro sull’orlo dell’estinzione e tu ti rifiuteresti solo perché non vuoi vedermi nudo?” chiese lui, cercando di sembrare ferito.
Sakura s’imbronciò pensierosa. Poi ringhiò “Bene! Forse. Ma le luci dovrebbero essere spente.”
“Meraviglioso” Ora Kakashi aveva un motivo in più per aspettare la fine del mondo.
Ritornò un sorriso benigno alla sua più bassa compagna di squadra, ma sfumò lentamente dalla sua faccia mentre guardava il suo profilo. Stava tirando il labbro inferiore tra il pollice e l’indice – chiaramente la sua mano tremava, e il suo sguardo era intenso e lontano. Forse l’aveva offesa?
Ieri era stato sicuro che Sakura fosse capace di scherzare con qualche battuta per adulti…ma ora sembrava essere un po’ troppo per lei. Era giovane.
Inesperta. Quella linea che s’era avvertito di non attraversare quando l’aveva vista così in difficoltà fuori l’accademia, sull’altalena…beh, forse l’aveva persa di vista per un po’.
Sakura era prima di tutta sua allieva, e c’erano semplicemente cose che insegnanti e alunne non condividono e di cui non parl–
“Non sarei così avversa” disse improvvisamente Sakura, lanciandogli uno sguardo timido “Sembri abbastanza bravo a…farlo…um…ehm.”
Tirò ancora di più il labbro ed arrossì di un rosso ancora più profondo. Ancora una volta dimostrava un’innocenza che sembrava completamente in contrasto con le parole che le uscivano dalla bocca.
Kakashi scosse leggermente la testa, confuso, e stava per formulare una risposta, quando un urlo di Naruto lo interruppe.
“Sakura-chan! Kakashi-sensei!”
I due guardarono al ponte vicino e individuarono i loro compagni di squadra – il biondo che salutava con entusiasmo. Kakashi alzo la sua mano per salutare di ritorno in una maniera molto più riservata, ma appena Naruto si rigirò di spalle, impegnando Sasuke in un altro litigio, lasciò che la stessa mano scivolasse giù per la schiena di Sakura, fino al suo sedere. La gentile pacca sul suo posteriore la fece squittire e saltare almeno due piedi lontano da lui “Tu non sei per niente male, ne sono sicuro”, ribatté Kakashi con tranquillità.
 
 
Il viaggio verso Asahi sembrò passare più velocemente della scorsa volta. L’ultima volta Sakura era avvolta in uno stato di shock per aver catturato Kakashi…in quel modo, con quella donna. Allora aveva camminato dietro gli altri, lottando tra l’incapacità di guardare verso lui e l’orribile fascino che le rendeva impossibile distogliere lo sguardo.
Questo viaggio, tuttavia, fu molto più rilassato.
Parlò con Naruto dell’imminente unione della Casata principale e quella Cadetta degli Hyuuga, e della festa che ne sarebbe seguita poco dopo. Tutti erano invitati, ma Naruto era indubbiamente l’ospite d’onore, per essere parzialmente responsabile della riconciliazione delle due casate.
Sakura ascoltò Naruto divagare sulla festa, e Hinata, tutto questo intercettando gli sguardi furtivi di Kakashi.
“Vieni alla festa, Kakashi-sensei?” gli chiese Naruto.
“Forse” rispose vago. Sakura non pensava fosse un animale da feste.
Quando arrivarono al villaggio/miniera, si spezzarono negli stessi team della volta prima, e le strade si divisero. Ecco così iniziata la lunga, tediosa attesa, immersa in un fosso sporco, in una giornata afosa, con le cicale che frinivano incessantemente nel suo orecchio. Sakura sospirò e guardò verso la strada, sperando che i banditi si affrettassero ad attaccare. Non voleva dover ritornare un altro giorno e riaffrontare tutto quello.
Kakashi non era visibile dalla sua posizione. Immaginò fosse in un fosso dall’altro lato, leggendo uno dei suoi libri ma tenendo un orecchio in allerta per qualsiasi genere di suono insolito. Sakura fece volare via dai suoi capelli degli insetti eccessivamente amichevoli e spolverò con le dita le lucenti foglie di rododendro che camuffavano leggermente la sua postazione. Era dolorosamente annoiata. Annoiata e incuriosita; Kakashi era lì e forse non era appropriato attaccare bottone durante una missione, ma non c’era davvero nulla di cui preoccuparsi.
Sollevò un dito verso il suo orecchio e premette il bottone di collegamento sulla sua radiolina “Sensei?”
“Che succede?” irruppe la sua voce nel suo orecchio “Hai sentito qualcosa?”
“No, sensei. Mi stavo solo chiedendo una cosa…”
“Sì?”
“Perché Kimura Yoshi?”
Ci fu una lunga pausa prima che la radio gracchiò di nuovo “Sai, sono sicuro di aver avuto questa conversazione ieri”
“No – sono davvero curiosa” disse velocemente, mordendosi il labbro “Perché lei? È il tuo tipo o qualcosa del genere?”
“Il mio tipo…” lo sentì dire, suonando quasi sorpreso “Non ho davvero ‘un tipo’…”
Sakura scacciò un’altra cicala dal suo braccio “Beh, allora…” cominciò pensierosa “Ci dev’essere stato sicuramente qualcosa che t’ha attratto. Cosa ti piace di lei? Non può essere stato puramente per il sesso, no?”
Silenzio.
No?” chiese lei, con un po’ più di espressione nella voce.
“È indubbiamente brava a letto” rispose Kakashi vago.
“Sensei!” scattò lei “Sei davvero così superficiale?”
“Suppongo abbia una fronte molto tenera, non credi?”
“No” rispose Sakura cupa.
“E ha sempre un buon’odore. Mi piace sempre questo in una donna”
“Davvero?” Sakura diede una sniffata alle sue ascelle e tormentò il suo labbro, ancora più preoccupata. “Cos’altro?”
“È alta. È sempre una cosa in più.”
Colpita! Sakura non era esattamente alta, diciamo che era nella media, ma non alta. Avrebbe indossato dei tacchi, ma anche un completo imbecille saprebbe quanto potesse essere una cattiva idea indossarli quando passavi la maggior parte del tuo tempo correndo, saltando e arrampicandoti sugli alberi. Perché tutti gli uomini sembravano preferire le donne alte? Probabilmente questo spiegava perché a lei toccavano sempre gli scarti. “Cos’altro?”
“È esuberante. Mi piace anche questo, suppongo.”
Sakura sbuffò silenziosamente a se stessa prima di rispondere “È un altro modo di dire aggressiva?”
“No – tu sei aggressiva. Yoshi è solo leggermente sfacc–”
“Non sono aggressiva!” abbaiò improvvisamente Sakura, oltraggiata.
“Lo sei un po’.” disse lui.
“Non lo sono” ripeté imbronciata “Sono totalmente una gattina”
Una risata soffocata suonò dall’altra parte della strada persino prima che la radio gracchiasse.
“Davvero?” disse, divertito “E fai anche le fusa?”
La bocca di Sakura si spalancò leggermente in sorpresa. Per un momento non seppe cosa dire, se non sentire la sua faccia accendersi in imbarazzo. Non era ingenua. Aveva sentito quel tono nella sua voce, e per qualche ragione si sentiva intrigata. Dove avrebbe portato quella conversazione?
“Dipende…” disse con calma “da come mi prendi”
La radio si fece molto tranquilla dopo quella risposta. Orribilmente tranquilla. Sakura si chiese se morsicchiare il proprio pugno avrebbe alleviato l’umiliazione. Aveva scioccato uno dei più grandi pervertiti di Konoha fino al silenzio. Quello sì che era un risultato.
Aspettò col fiato sospeso fin quando la sua risposta finalmente arrivò. “E come ti piace essere presa, Sakura?” chiese in lente, misurate parole. L’humour era scomparso dalla sua voce. C’era invece qualcosa di scuro, adulto e troppo spaventoso per essere fronteggiato da una come Sakura…quindi rise.
“Da dietro il collo suppongo!” disse con leggerezza forzata, abbastanza contenta che lui fosse sull’altro lata della strada. Era meglio che doverlo fronteggiare “Quindi la tua donna ideale è alta e stronza, eh?”
E come per magia si tornò alla normalità. “Devo dire che Yoshi sia difficilmente la mia donna ideale” disse, la leggerezza tornata nella sua voce, come se nulla fosse successo “Stavo solo elencando cose che mi piacevano di lei”
Il cuore di Sakura batteva ancora innaturalmente forte.
“Allora qual è la tua donna ideale?” gli chiese incuriosita. Se avesse mai dovuto immaginare che Kakashi avesse un tipo di donna, Kimura Yoshi si adattava perfettamente – alta, snella, raffinata e bellissima. Peccato per la faccenda dello sposata-con-figli.
“Deve avere degli occhi interessanti” disse alla fine Kakashi.
Sakura inclinò la testa. C’era qualcosa di dolce in quella risposta – vago, ma dolce.
“E apprezzare i libri Icha Icha”
“Non esiste una donna del genere, Sensei” disse Sakura senza mezzi termini.
Kakashi la ignorò “E un bel sorriso. Questo è molto importante. Ed essere gentile. Immagino…che non mi interessi più di tanto il resto”
Sakura si sistemò con calma nel suo fosso, rimuginando sulle sue parole. Aveva fatto ai suoi ragazzi precedenti questa stessa domanda e la risposta era stata sempre abbastanza prevedibile, riguardando esclusivamente le loro caratteristiche fisiche preferite. I più intelligenti rispondevano con caratteristiche che Sakura possedeva. Stronzi come Ikki sembravano sempre rispondere con descrizioni di ragazze alte e tettone con fianchi stretti e sederi tonici, completamente ignari della presa dolorosamente stretta d’irritazione che la ragazza esercitava sulla loro mano.
“E tu?” chiese Kakashi.
“Huh?”
“Mi hai appena chiesto di descrivere mia donna ideale. È corretto che tu faccia lo stesso”
“Non ho una donna ideale” scherzò lei.
“Ok. Un uomo andrà bene”
Sakura sospirò e guardò verso il grande fiore di rododendro sulla sua testa.
“Suppongo…mi piacerebbe qualcuno che sappia fare il bucato. Correttamente. E…che conosca il significato di igiene adeguata – o al limite anche igiene in generale. Mi piacciono i mori, ma sono stata più con i biondi. E preferisco qualcuno che legga – libri decenti, non pornografia–”
“Ma–”
“E mi piacerebbe un ragazzo interessato in quello che ho da dire” disse, continuando “Qualcuno a cui interessi come è andata la mia giornata e cosa mi sia successo, e non mi grugnisca soltanto, ignorandomi e preferendo la televisione. Mi piacerebbe anche che fosse un gentiluomo. È sempre bello ricevere delle attenzioni cortesi, e poi dev’essere divertente, affascinante e spiritoso, e anche un buon baciatore. Deve capire il concetto di preliminari ed essere generoso a letto. Dominante ma non egoista. E deve durare più di trenta secondi o–”
Sakura si fermò, realizzando troppo tardi che ancora una volta era sconfinata nel territorio del dare-troppe-informazioni.
La risposta di Kakashi fu asciutta “Quindi, non chiedi molto, eh?” disse ironico.
“Beh, almeno hai avuto una buona idea di quello che voglio” sbuffò “Tu – la tua donna ideale ha solo occhi e labbra”
“E anche allora sono disposto a compromessi!”
“Oh!” Sakura ricordò improvvisamente qualcosa di importante “E deve stare bene in uniforme”
Ci fu una breve pausa perplessa “Che intendi?”
“Beh, ci sono delle persone che possono indossare uniformi e apparire stupende e altri che appaiono semplicemente ridicole. Io sono nell’ultimo gruppo, ma mi piacciono i ragazzi in uniforme – specialmente un’uniforme ANBU. Ma se è troppo gracile non funziona; sembra stia indossando un pigiama o qualcosa del genere”
“Mm” Kakashi rifletté  “A volte io uso la mia uniforme di ricambio come pigiama”
Sakura alzò un sopracciglio, e anche se non era capace di vederla, lui fu capace comunque di capirlo. “Non l’hai mai fatto?”
“No” disse brevemente “Se dovessi indossare un pigiama me ne comprerei uno vero…con i gattini sopra”
“Non metti il pigiama?” chiese “Suppongo tu sia più un tipo da camicia da notte?”
Forse una settimana fa – o anche due giorni prima – Sakura avrebbe semplicemente mentito e cambiato argomento.  Ma dal profondo del suo essere rivenne a galla quella parte di lei che con petulanza e sfida l’aveva costretta a continuare miseramente a fallire durante l’allenamento solo per sentire Kakashi toccarla e starle così vicino. Era la parte di lei che vedeva la sensualità di quell’uomo e…voleva rispondere a tono.
Prendendo un respiro tremulo, si morse il labbro “No, sensei. Non indosso niente a letto.”
Dall’altro lato della strada, il piede di Kakashi scivolò dal troncò su cui era poggiato. Stava anche per far cadere il suo libro dalla sorpresa, ma riuscì a recuperarlo in tempo. Era sicuro di aver sentito male, e stava quasi per chiederle di ripetersi, ma…no, sapeva quello che aveva sentito e sapeva anche che chiederle di ribadirlo l’avrebbe solo messa in imbarazzo. Questa ragazza era instabilmente volubile quando si trattava di queste cose. E poi, era troppo occupato a godersi l’immagine mentale.
“Smettila” gracchiò la radio.
“Hm?” rispose.
“Smettila di non dire niente. Mi sento come se lo stessi immaginando”
Un sorriso pigro si aprì sul viso di Kakashi “Lo sto immaginando” disse con leggerezza, intrigato “Dormi sempre nuda?”
Ci fu una breve pausa prima di riascoltare la sua voce esitante “N-no…di solito indosso delle mutandine”
“Di che tipo?” le chiese, la sua voce bassa ma ancora un po’ giocosa.
“Um…beh, ne ho di diversi modelli” rispose coraggiosa.
Kakashi posò il libro sul suo petto e serrò le mani sullo stomaco, il suo interesse nella conversazione si moltiplicava “Davvero?” mormorò, cercando di immaginare Sakura con niente se non un paio di mutandine addosso. Ma quale modello? Nere, bianche, blu, verdi? In pizzo? Leggere? Come degli slip, o come un tanga? Aveva bisogno di una descrizione! “Che modello indossi adesso?”
“I-io non ricordo. Aspetta un attimo”
Stava guardando. Sakura era dall’altro lato della strada, stava la sua gonna e sbirciando dai suoi shorts per controllare la sua biancheria (!)… Il pensiero non doveva mandarlo così su di giri quanto faceva.
“Sono bianche” arrivò poi la risposta di Sakura “rifinite in rosso con una ciliegia davanti e piccoli fiocchetti rossi sui lati”
Kakashi assaporò l’immagine. “Slip o tanga?”
La voce di lei era calma “Tanga…”
Molto meglio. Ora poteva immaginare Sakura mettersi pronta per andare a letto molto più accuratamente, con le sue gambe snelle assottigliarsi verso un triangolo di stoffa rossa e bianca. La presenza dei fiocchetti la faceva suonare come una deliziosa confezione regalo.
Una che lui era fortemente tentato d’aprire.
Kakashi si strofinò un dito sulle sue labbra mascherate mentre continuava a soffermarsi sull’immagine della sua studentessa seminuda. Era una strada troppo pericolosa e proibita per avventurarvisi, ma l’immagine era semplicemente troppo allettante. Nessun uomo sano di mente l’avrebbe fomentata.
Ma chi diceva che Kakashi fosse sano di mente?
“E tu?”
Kakashi alzò la testa “E io?”
“Ti ho detto cosa sto indossando, ora devi fare lo stesso” disse quieta.
Lui sorrise a se stesso. La risposta onesta sarebbe dirle che indossava un paio piuttosto noioso di vecchi boxer  blu scuro con il suo nome cucito sul posteriore. Ma quello non avrebbe davvero acceso l’immaginazione, no? Il suo sorriso si allargò mentre premette ancora il bottone della radio. “Niente.”
“Niente?” la sua voce stava diventando stridula.
“Lo stai immaginando?” la stuzzicò.
“No!” disse, a voce abbastanza alta che non ebbe bisogno della radio per sentire la sua risposta “Non essere pervertito!”
“Tu sei quella che ha iniziato la conversazione” sottolineò divertito “Al limite sei tu la pervertita”
“Non sono una pervertita!” gridò, scioccata.
“Non lo so” finse di riflettere con cupa onestà “Eri tu quella a spiare la mia vita sessuale”
“Io – non – tu non – argh!” la radio si fece minacciosamente tranquilla e presto il suono di passi arrabbiati risuonò alle sue spalle. Kakashi girò la sua testa giusto in tempo per vedere una mano inguantata uscire dal nulla e colpirlo nelle prossimità dell’orecchio. Neanche molto gentilmente.
Poi scomparse quasi tanto velocemente quanto era apparsa, lasciando Kakashi con un orecchio dolorante. Ancora una volta era stato completamente confuso dalla sua allieva. Un minuto prima gli stava sussurrando cose sporche all’orecchio, descrivendogli la sua biancheria. e cazzo, quasi provocandogli un’erezione – poi il minuto dopo, eccola comparire e picchiarlo. “Ti senti meglio?” le chiese secco dalla radio.
“Stai zitto!” sbottò in risposta.
Passarono il resto della missione in silenzio.
In realtà, Sakura era più spaventata che arrabbiata. E se fosse stata davvero una pervertita?
Era eccitante – eccitante e sbagliato – ascoltare il suo sensei chiederle che tipo di mutandine indossava…e rispondere. Eccitante ma perlopiù sbagliato.
E poteva quasi fingere che fosse accettabile se solo lui non l’avesse chiamata pervertita.
Accidenti a quell’uomo, e accidenti alla sua voce interiore che spingeva per darle consenso. Quando aveva sentito la sua voce nel suo orecchio usare quel tono scuro e seducente, non poteva quasi pensare fosse davvero il suo sensei. Conosceva Hatake Kakashi da quasi sei anni adesso, e non conosceva questo lato dell’uomo che flirtava e scherzava e stuzzicava. Aveva sempre saputo fosse un pervertito. Ma non sapeva fosse un Pervertito.
Non solo, ma ora i suoi modi perversi le riguardavano personalmente. Sapeva, mentre camminavano verso Konoha di ritorno da una missione fallita, d’essere stata trascinata nella sua spirale di depravazione. Ma lui era cosciente di avere questo effetto su di lei? Forse pensava fosse solo un po’ di innocuo divertimento…Non aveva realizzato che quando le aveva pizzicato il fianco, oppure quando le aveva detto di starla immaginando con niente se non un tanga, l’interno di lei si stava sciogliendo e non poteva pensare più a niente se non a del caldo, sporco sesso? Non sapeva neanche che del caldo, sporco sesso esistesse al di fuori della fantasia prima di vederlo con quella donna.
E Dio, lo voleva. Lo voleva così tanto che avrebbe voluto urlare e fare i capricci per la completa ingiustizia di essere una diciottenne incapace di attrarre un amante decente a salvarle la vita. Mentre lei si accontentava di feccia come Ikki, Kimura Yoshi aveva la crème de la crème. E non era giusto, perché Sakura conosceva di sicuro Kakashi più di quella donna, quindi quella che aveva il diritto di passare delle belle notti di sesso era Sakura.
E poi si sentiva morire dentro un po’ alla volta, perché, per quanto l’idea di fare l’amore con Kakashi la seducesse, allo stesso tempo la ripugnava.
Non poteva dire che fosse come un padre o un fratello per lei… ma più come una babysitter….o forse semplicemente come un insegnante.
Quando arrivarono finalmente a Konoha, era ancora una volta tardo pomeriggio. Stavano tutti per prendere strade separate, quando Naruto chiamò Kakashi.
“Allora vieni alla festa sì o no?” chiese all’uomo che stava per voltarsi e andarsene.
Kakashi si voltò verso di lui “Dipende. Quand’è?”
“Domani, alla tenuta Hyuuga alle tre”
Veramente era alle quattro, ma il team sette era abituato a dare l’orario sbagliato al proprio leader, per essere sicuri che sarebbe arrivato in orario. Era risaputo ormai che l’orologio biologico di Kakashi portasse un’ora indietro rispetto agli altri.
Kakashi considerò la proposta ed annuì “Sì, suppongo. Se non sono occupato a pulire il mio cassetto dei calzini oppure a cercare di cucire piccioni insieme”
Il significato della sua risposta oscillava vagamente in un campo ‘no – forse’.
“Ma–”
“Scusa, devo andare” disse Kakashi, strizzando l’occhio a Sakura mentre aggiungeva “La mia micetta starà sentendo la mia mancanza”
Le guancie di Sakura si infiammarono, e abbassò lo sguardo al terreno. Sospettò che non stesse affatto parlando di gatti…
Naruto sembrava confuso mentre guardava Kakashi avviarsi via “Kakashi-sensei ha un gatto, adesso?”
Sasuke fece finta di non aver sentito, così Sakura si strinse nelle spalle “Come se io lo sapessi”
“E perché t’ha appena fatto un occhiolino?” le chiese Naruto.
“No, non l’ha fatto” scattò Sakura “Stava solo strizzando gli occhi”
“Sì, l’ha fatto” sottolineò Sasuke, pulendosi lo sporco da sotto un unghia “Ti ha fatto l’occhiolino, tu l’hai visto, hai arrossito ed hai guardato via. Perché?”
“Perché voi uomini siete tutti bastardi?” rispose caldamente, anche se sapeva che sarebbe stata una tattica migliore evitare la domanda.
“Rispondimi a questa e poi ne riparliamo – ora scusate ma ho un appuntamento a cena”
“Ooh, con chi?” la prese in giro Naruto “Kakashi-sensei?”
Era il tipo di gioco che poteva solo nascere dalla convinzione che non fosse vero. Se Naruto avesse davvero creduto anche per un solo momento che stava per andare a cena fuori con il loro sensei, sarebbe probabilmente scoppiata una delle code della volpe e sarebbe andato su tutte le furie.
“Taci” mormorò andandosene.
 

 




Ino era seduta allo stesso tavolo della volta prima, succhiando pensierosa dalla cannuccia del suo milkshake e sembrando bellissima sotto l’ombra rossa della tettoia e della luce del sole al tramonto. Mentre Sakura si sedeva, sentì un soffio di giacinti e gigli che le diceva che aveva lavorato al negozio di fiori tutta la giornata. A confronto, Sakura si sentì di nuovo sporca, sgualcita e in un disperato bisogno di un bagno.
Ma prima…”Voglio quello che stai avendo tu” disse, guardando il frappé cremoso di Ino.
Ino inclinò uno sguardo stretto “Una fantastica vita sessuale?” disse secca “Comprensibile, considerando quanto faccia cagare la tua.”
Sakura s’accigliò “Non ne ho più una” disse cupa “Ho rotto con Ikki”
“Haha!” Ino saltò in piedi, inclinando la sedia e sputando un po’ di milkshake su Sakura “Sapevo che avresti trovato la via della ragione prima o poi! L’ho visto con un’altra ragazza stamattina; sai, quella della radice ANBU che può tagliare a metà una pulce dalla schiena di un cane con un kun–”
“Sì, lo so” mormorò Sakura scura, passandosi una mano fra i capelli spettinati.
“Ti stava tradendo?” chiese Ino.
Sakura strinse le spalle “Probabilmente. Ha detto che avremmo dovuto vedere altre persone, ma sembrava che avesse già una fila in attesa”
Ino fece uno sbuffo e alzò gli occhi al cielo “Comunque. Almeno se n’è andato e ora possiamo lavorare sul trovarti qualcuno di meglio”
“Possiamo?” fece eco Sakura, prima di comprendere il senso dell’affermazione “Oh – Ino, no. Non voglio andare a pesca di uomini. Voglio solo restare single per un po’, senza vomito nel mio bagno da pulire o uomini puzzolenti a monopolizzarmi le coperte”
“Sakura – gli uomini normali non sono così. Se solo ti scegliessi un tipo decente, ti divertiresti un sacco!”
Perché dovevano parlare di questo? Tutto quello che Sakura desiderava era un frappé e qualche gossip sulla vita sessuale di altre persone che le facesse dimenticare di cose come Ikki e la sua nuova ragazza e Kakashi e il suo corpo nudo. “Ino…” disse stancamente.
“Che ne dici di provare qualcuno di più grande?” suggerì Ino, come se stessero discutendo di decorazione di interni “Sono uscita con questo tipo quarantenne un po’ di tempo fa, e certamente sapeva quello che stava facendo. La sua resistenza era un po’ sospetta, ma davvero, aveva tutto quello di cui si ha bisogno”
“Ugh…Ino!”
“E forse ti servirebbe qualcuno per una relazione non davvero a lungo termine. So come sei. Sei così disperata che sposeresti il primo ragazzo in cui incappi che ti renda remotamente felice. Tutto quello di cui hai bisogno è una scappatella casuale con qualcuno di buono, ecco. Hai qualcuno in mente?”
Sakura riposò il mento sul palmo della mano e guardò lontano. Come sarebbe stata una scappatella con Kakashi? Sarebbe certamente stato bravo, ma forse non avrebbe potuto fare miracoli con Sakura. Era particolarmente negata a letto.
Sarebbe stato un vero disastro, comunque.
E poi perché ci stava anche solo pensando?
Scosse la testa “È inutile, Ino” sospirò “Non tutte hanno bisogno di un ragazzo e del sesso per star bene”
“No, questo è vero” annuì Ino “Ma tu sei probabilmente una di quelle a cui serve. Al limite non saresti poi così depressa quando parlo di sesso”
“Tu parli sempre di sesso!” protestò Sakura.
“E tu sei sempre depressa!” rimbeccò Ino “Guarda, conosco qualche ragazzo adatto a te. Ti presento qualcuno alla festa degli Hyuuga, ok?”
“Ino, non penso sia una buona idea…” borbottò sakura.
Ino scosse la testa “Non è un appuntamento al buio o cose del genere” disse “Solo, incontrarli e speriamo tu abbia un flirt o qualcosa con qualcuno di loro”
Sakura sospirò, rassegnata. Ino avrebbe portato quei ragazzi comunque, Sakura d’accordo o meno. L’unico modo per evitare la faccenda sarebbe stato non andare al ricevimento, ma si sarebbe probabilmente trovata sulla lista nera della famiglia Hyuuga per aver rifiutato la loro ospitalità.
“Bene!” disse Ino, riconoscendo il suo sospiro arrendevole “Quindi sforzati, ok? Lavati i capelli e metti qualche cosa di pulito – un vestito, ma non uno orribile – e per l’amor di dio, depilati le gambe.”
La fronte di Sakura colpì il tavolo con un suono sonoro ed un gemito frustrato. Stava cominciando davvero a temere i rapporti con il prossimo.
Cercare di ricordare le buone maniere a tavola era già abbastanza stressante senza dover respingere tipi che s’addicevano all’idea di uomini di Ino.
Si chiese se Kakashi fosse venuto.
Poi si chiese perché si stava preoccupando se fosse venuto o meno. Dopotutto, una gran parte di lei sarebbe stata felice se non si fosse presentato. Ma una piccola, ribelle, area della sua persona sperava che fosse venuto, che si fosse seduto affianco a lei a tavola, e avesse condiviso solamente con lei un altro privato occhiolino.
Infine Sakura si chiese a che punto della faccenda avrebbe dovuto iniziare a chiedere un referto medico per quella che stava chiaramente diventando follia.
 

 


 

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Capitolo 6
*** Il sorriso più dolce. ***





Image and video hosting by TinyPic...Hey! Eccomi ritornata! Sono le 04,39 - cazzo l'insonnia è una brutta bestia, e sto pubblicando questo nuovo capitolo! :>
Che dire, qui tutto bene, il Natale si avvicina, le vacanze son arrivate, quindi avrò tutto il tempo di continuare in molto meno tempo. Perdonatemi l'immane ritardo.
Che dire, ringrazio tutti per le recensioni, siete stupendi. Vi rispondo personalmente con più lucidità! Fatemi sapere che cosa ne pensate e, mi raccomando, kakasaku a vita!
PS. Prossimo capitolo frizzante! Vi dico solo che si chiama Take me home.
Nyaaaaaaaaaaaaaaahw!
eveyzonk.






The window.

Capitolo sesto ~ il sorriso più dolce.




La mattina dopo, Sakura aveva solo una cosa in mente.
In realtà aveva diverse cose in mente (come per esempio come avrebbe fatto a pagare l’affitto se il team Kakashi non sembrava riuscire a completare la missione, oppure come diamine riuscire a lavare via l’odore di Ikki dalle coperte, o ancora se la sua relazione con Kakashi fosse mai stata di nuovo la stessa di prima e esattamente quante persone sapevano già che Ikki l’aveva lasciata per una tale principessa ANBU), ma c’era solo una cosa che era disposta ad avere in mente quella giornata. Il resto avrebbe potuto aspettare domani.
La preoccupazione della giornata era puramente cosa diavolo avrebbe indossato per il ricevimento degli Hyuuga.
Le era stato detto di vestirsi in maniera formale, ma niente di troppo appariscente. Sapeva esattamente che vestito indossare – solo che non lo trovava!
Dopo aver messo il suo appartamento sottosopra nella ricerca dello sfuggente vestito verde, cominciò semplicemente a calare su di lei l’idea che semplicemente non fosse lì. Controllò nel guardaroba, sotto il letto, e nelle scatole che ancora doveva svuotare da quando s’era trasferita lì. L’unica altra alternativa era che Ino l’aveva preso in prestito senza chiedere – di nuovo – o che era fra le cose che aveva lasciato a casa di sua madre quando aveva traslocato. Era probabilmente a prendere polvere nell’armadio della sua vecchia stanza.
Ora, non era che Sakura non amasse sua madre (lo faceva, davvero) solo che certe volte neanche tre quartieri di distanza erano abbastanza per apprezzare quel particolare tipo d’amore. Quindi fu solo con disperazione che si rassegnò all’idea di andare a casa di sua madre. Era mezzogiorno, il suo stomaco brontolava affamato e aveva mezzo milione di preoccupazioni che le saltellavano per la mente. Non era davvero in vena d’affrontare le particolari lamentele della madre.
Ma aveva dannatamente bisogno di quel vestito, quindi…
Sakura girò nella strada così familiare, dirigendosi verso la casa in cui aveva vissuto la maggior parte della sua vita. Era un po’ logora, comparata alle altre case dei vicini. La zona era un po’ più recente del quartiere in cui viveva Kakashi, quindi le case erano ancora relativamente nuove e tutte un po’ perfettine, prive di quel vecchio charme e quelli strani accostamenti che il quartiere del suo sensei invece possedevano. Era piuttosto lontano dal centro della città, quindi c’era meno attività, meno gente, e meno vita.
Non si vedevano gatti, in giro.
Sakura suonò il campanello della sua vecchia casa e aspettò, prendendosi un momento per seguire con il dito la vernice rossa sul telaio della porta. Poteva ancora sentire le piccole scanalature che aveva inciso con le unghie anni prima, per scacciare la noia in momenti come questo.
La porta non si aprì, ma sentì la voce di sua madre “È aperto!”
Forse la ragione per cui Sakura era così mancante di decoro era perché la madre ne mancava completamente. Alzò gli occhi al cielo e si fece strada dentro casa, scavalcando il bidone della spazzatura all’entrata e lasciando le scarpe nella sovraffollata scarpiera a lato della porta. Conosceva quella casa come il palmo della sua mano. Si diresse verso la stanza da pranzo dove immaginava fosse sua madre.
Come previsto, eccola lì, seduta al tavolino, con una fumante cioccolata calda, a guardare cattive soap opera. Indossava lo stesso grembiule da casa che sembrava indossare da quando Sakura aveva memoria, con i capelli color pesca aggrovigliati in un toupet spettinato in cima alla testa. Tutto ciò era stranamente simile a come Sakura passava la maggior parte delle serate libere nel suo stesso appartamento. Solo che Sakura non era solita avere una sigaretta che pendeva dalla mano, come questa donna.
“Ciao, mamma” salutò, realizzando che sua madre non s’era neanche voltata a guardarla.
Poi lo fece, dando a Sakura uno sguardo misurato e un sorriso veloce che significava solo che non era affatto felice di vedere la figlia “Oh, ciao amore” disse, prendendo un sorso profondo dalla sua bevanda “Cosa ti porta qui?”
“Beh-“
“Sei qui per due cose: o vuoi dei soldi, o ti senti in colpa di non aver fatto visita alla tua povera madre per così tanto tempo e sei venuta qui per chiacchierare.  Ma visto che non mi sembri essere in vena per una chiacchierata, farei bene a dirti che non ho soldi. Certamente non da condividere”
“Sono solo qui per prendere delle cose” disse Sakura, seccata “Quando vorrò un viaggio con senso di colpa compreso ti farò sapere”
Sakura si voltò e salì su per le scale.
“Oh, certo! Fai come se stessi a casa tua!” disse sua madre sarcastica “Non chiedere il permesso o niente!”
C’era un sottile strato di polvere su tutto ciò che faceva parte della vecchia stanza di Sakura. Mentre si muoveva in giro per cercare nei cassetti e negli armadi, i suoi occhi le pungevano e la gola le se rinsecchiva. C’erano alcuni vestiti sparsi sotto il letto, ma era vecchie cose estive che non le entravano neanche più. Controllò anche le altre stanze, ma non trovò niente che fosse suo.
C’era, comunque, un vecchio e vago peluche a forma di cane seduto sul suo letto.
Lui, come qualsiasi altra cosa, era polveroso e dimenticato, ma era stato il suo giocattolo preferito da piccola e s’era sempre più spesso ritrovata a pensare a quanto le mancasse, in quei giorni. Lo prese fra le mani e lo rigirò, sentendo lo scricchiolio delle piccole perline di polistirolo dentro di lui. Un po’ di imbottitura usciva da dietro il collo e il bottone del naso era leggermente masticato, ma era solo l’evidenza di quanto aveva adorato e tenuto stretto quel giocattolo in tutti quegli anni.
“Ciao, Rex”
In un momento di nostalgia, decise di portarlo con lei.
“Mamma?” iniziò, scendendo le scale “Sai dov’è finito quel vestito verde che avevo? Quello che ho messo al matrimonio di Eiko?”
Il fumo turbinò attorno alla faccia pensierosa di sua madre “Penso fosse nelle scatole che tuo padre ha preso”
“Eh?” si accigliò Sakura.
“Ci siamo divisi le cose, ricordi?” Lui s’è preso praticamente quasi tutto quello che avevo in questa casa. Il tuo vestito ce l’ha probabilmente lui.”
Sakura sospirò. Se c’era solo un’altra persona che non avrebbe voluto fronteggiare quel giorno, quella era suo padre. O, più precisamente, la moglie di suo padre. Ogni volta che Sakura andava lì, quella donna faceva di tutto per cacciarla via. Se capitava che suo padre aprisse per primo la porta, lei avrebbe al limite fatto di tutto per far sentire Sakura quanto più non ben accetta possibile, per farla andare via al più presto.
Ma Sakura voleva davvero quel vestito.
“Ok, grazie” disse Sakura, spostandosi verso lei e premendo un bacio asciutto sulla guancia di sua madre. Sua madre fece uno schiocco di labbra in risposta, ma la sua attenzione era di nuovo catturata dalla televisione.
Sakura lasciò la casa con un imminente cipiglio sulla faccia e un cane imbottito stretto fra le sue braccia. Ora avrebbe dovuto farsi un’altra doccia.
Non poteva assolutamente presentarsi al ricevimento degli Hyuuga puzzando di fumo di sigaretta.
Suo padre viveva con la sua nuova moglie più al centro, praticamente vicino a dove viveva Kakashi. Infatti, viveva letteralmente in fondo alla strada del suo sensei. Era ormai naturale che Sakura si sciogliesse dentro a camminare sulla gentile collinetta dietro l’appartamento di Kakashi. Non era lì per cercarlo o per parlargli…era solo una coincidenza. E se le era capitato di guardare verso la sua finestra aperta, era solo perché era di passaggio, ed era un movimento naturale quando passava davanti a qualcosa di familiare.
E se era capitato che lui fosse lì, seduto alla finestra, a leggere il suo libro nella luce del sole, alzando accidentalmente lo sguardo proprio nel momento in cui lei lo aveva guardato…beh…naturalmente lui avrebbe avuto un’idea sbagliata.
Dopo un momento in cui lei lo osservò, e in cui lui osservò lei, lui parlò.
“Posso aiutarla?” chiese lieve.
“Non stavo cercando te” rispose lei con scaltrezza “Sto andando a casa di mio padre per prendere delle cose. Non tutto ruota intorno a te”
“Lo terrò a mente” annuì lui “Bel cane, comunque”
“Uh-“ Sakura realizzò cosa stava stringendo e tentò imbarazzata di nascondere Rex dietro la sua schiena. Non voleva che Kakashi la vedesse con qualcosa di così infantile. Avrebbe potuto pensare che anche lei fosse infantile. “È solo…una stupida cosa vecchia…”
“È un cane? Potrebbe essere una lontra, credo. O un cavallo. È carino. È tuo?”
Sakura guardò più in alto, verso la strada. Poteva vedere la casa di suo padre da lì “Devo andare” gli disse “Ho poco tempo”
Lui annuì di nuovo, comprensivo “Non farti trattenere da me”
Lei si girò lentamente e cominciò a camminare lontano, sentendo il suo sguardo perforarle la schiena ad ogni passo. Proprio perché l’uscio di suo padre era in vista dalla sua finestra, quella sensazione di intenso scrutinio non la mollò, anche se era molto probabile che lui fosse ormai tornato al suo libro, ora.
Sakura bussò alla porta e aspettò. Poteva sentire le urla di un bambino da dentro che sembrava essere nel bel mezzo di una crisi di pianto.
Sakura realizzò troppo tardi che era probabilmente arrivata in un cattivo momento, ma prima che potesse correre e ritornare un’altra volta, la porta si aprì e la moglie di suo padre si fermò lì sull’uscio. Sembrava irritata e spossata d’irritazione, con quelle sue pallide ciocche bionde che le cadevano ai lati del viso in disordine. Nel momento in cui riconobbe Sakura, la fronte le si inabissò, e cominciò a dondolare sul fianco la bambina dai capelli rosa che stringeva tra le braccia, con ritmo impaziente “Che c’è?” le domandò, senza fare alcuno sforzo per trattenere tutto il suo disgusto per la precedente famiglia di suo marito.
Era difficile mantenere sula faccia un’espressione calma, e trattenere il disprezzo, così Sakura si ritrovò a inciampare sulle parole “Ciao Mayu, io…um…è solo che – c’è papà?”
“È occupato” disse Mayu brevemente, facendo rimbalzare la bambina e probabilmente ignorando il modo in cui Sakura stava storcendo i bordi della sua maglia fra i pugni d’irritazione “Che vuoi?”
“È…il mio vestito. Quello verde. Mi stavo chiedendo se forse fosse qui da qualche parte”
La lingua di Mayi schioccò annoiata “Perché dovrebbe essere qui? Non puoi tornare dopo? Non è davvero il momento giust-“
“Mi serve per stasera” interruppe Sakura “Se solo potessi entrare un attimo e…-“
No. Aspetta qui” Mayu le sbatté bruscamente la porta in faccia.
Goffamente, Sakura si calpestò un piede in imbarazzò ed aspettò. Gettò per caso uno sguardo alla strada e alla finestra di Kakashi, e trovò con suo orrore che lui era ancora direttamente girato verso lei. Guardò velocemente via, maledicendo mentre arrossiva.
Tutto questo era già abbastanza imbarazzante senza che qualcuno che lei rispettava assistesse. La sua unica fortuna era che Kakashi probabilmente non poteva sentire cosa le era stato detto da quella distanza; sarebbe stato un ascolto forse poco piacevole.
Ma meglio non ingannarsi, lo sharingan poteva leggere il labiale dopotutto…
Pochi minuti passarono, e proprio mentre Sakura cominciava a pensare se bussare, oppure ammettere la sua sconfitta e camminare via, la porta scattò e s’aprì di nuovo. Qualcosa di verde fu praticamente gettato in faccia a Sakura “Ecco” disse Mayu brevemente, prima di sbattere di nuovo la porta.
Sakura prese l’indumento verde dalla sua spalla e lo mantenne con una mano, l’altra impegnata a stringere Rex al suo fianco. Era verde, ed era suo, ma non era un vestito. Era solo una gonna. Una che non le andava ormai più da otto anni.
Per un momento Sakura si dibatté se bussare di nuovo o meno, e farle presente il punto, ma immaginò che probabilmente sarebbe stato tentare troppo la sua fortuna. Se glielo avesse chiesto ancora, Miyu avrebbe solamente e semplicemente negato che un vestito del genere fosse mai neanche solo esistito nella sua casa, per poi chiuderle di nuovo la porta in faccia. Quindi, alla fine, Sakura lasciò semplicemente cadere la vecchia gonna in una pianta lì vicino e si sedette sulle scale d’ingresso della casa di suo padre con un tonfo. Guardò verso l’appartamento di Kakashi, ma la sua finestra era vuota adesso. Lui era scomparso.
Ora che cosa?
Sakura si rigirò Rex tra le mani ansiosamente. Quindi l’unico vestito che sarebbe potuto essere vagamente appropriato per la festa era andato perduto e lei non aveva soldi con i quali comprarne uno nuovo. Uno sguardo veloce al suo orologio le disse che aveva esattamente quattro ore fino alla cerimonia, il che le avrebbe dato abbastanza tempo per correre alla torre dell’Hokage, prendere una missione di grado C, completarla, riscuotere la sua paga, correre al negozio e comprare un nuovo vest-
Oh, chi stava prendendo in giro? Quattro ore non era neanche lontanamente abbastanza per fare tutto quello. Selezionare un nuovo vestito avrebbe preso al limite tre ore, tanto per cominciare.
Ansiosamente, cominciò a mordicchiare il naso di Rex, un’azione dettata dall’abitudine, mentre guardava i piedi della gente che le passeggiavano davanti. C’erano solo poche opzioni rimanenti. Avrebbe sempre potuto prendere in prestito un vestito da Ino, ma Ino non aveva esattamente la sua stessa taglia – specialmente attorno al busto. Ogni vestito che possedeva le sarebbe andato largo sul seno in maniera ridicola. E Ino aveva qualcosa di anche solo lontanamente adatto per una cerimonia, comunque?
Oh, all’inferno. C’era sempre Hinata. Sicuramente avrebbe avuto qualcosa di adatto e appropriato…ma lei era ancora più dotata di Ino e Sakura messe insieme. Era improbabile che avesse qualcosa che andasse bene a Sakura. avrebbe chiesto a Ten Ten, ma non credeva di conoscere abbastanza la ragazza.
Chi altro?
Potresti sempre andare con quello che hai addosso, si disse.
E stonare fra la gente come un anulare insanguinato fra le dita di una mano? Sarebbe stato un suicidio sociale!, rispose un’altra parte di lei.
Aveva ragione. Avrebbe dovuto rifiutare l’invito e buttarsi sul prendere un gelato e vedere soap opera come sua madre, lamentandosi di tutto il divertimento che si sarebbe persa.
Un paio di piedi si intromisero nella sua visuale, fermandosi e girandosi verso di lei. Le ci volle un momento per realizzare che conosceva quelle dita. I suoi occhi si trainarono dalle dita alle gambe, e più su, finché non arrivarono ad un volto coperto da una maschera, a sua volta mezza nascosta da un libro arancione.
“Yo” disse Kakashi, affacciandosi dal suo romanzo porno “Stai bene?”
Sakura smise in fretta di masticare il naso di Rex e lo compresse sul suo grembo, sperando di nasconderlo alla sua vista. “Sto bene” disse, poco convincente.
“Ah” annuì “Ma le persone che ‘stanno bene’ non si siedono sulla soglia di casa di altre persone sembrando sul punto di piangere”
Passando una mano fra i suoi capelli, Sakura sospirò “Ho perso il vestito che dovevo indossare stasera. Questo è tutto” disse.
“Che sfortuna” ammise lui “Che hai intenzione di fare?”
“Cosa posso fare?” chiese, retorica e perplessa “Non ho niente di lontanamente adatto. Tutto ciò che ho sono sciatti vestiti vecchi e uniformi”
Kakashi deliberò “Non puoi comprare un nuovo vestito?”
Sakura scosse la testa “Non ho i soldi” ammise tranquillamente.
“Beh…” Kakashi si grattò la nuca “Forse tua madre-“
“No”
“E allora tuo-“
“Neanche lui – non finché lei ha qualcosa da dire a proposito” disse Sakura, accennando con la testa alla porta alle sue spalle.
Kakashi cadde in un silenzio riflessivo che durò esattamente cinque secondi. Poi, improvvisamente, chiuse il suo libro, lo mise in tasca, e si fece avanti per offrirle la mano “Andiamo, Cenerentola”
“Cosa?” chiese lei, guardando la sua mano perplessa.
“Andiamo a prenderti un vestito per il ballo”
Sakura lo fissò “Te l’ho detto” disse, arrossendo per l’imbarazzo “Non ho i soldi” era stato già abbastanza brutto dover ammetterlo la prima volta.
Il suo occhio visibile si inclinò in un sorriso piacente “Pago io”
Sakura scattò in piedi, ignorando la sua mano “Sensei – no – è troppo gentile – non posso permetterlo –“
“Consideralo come un rimborso per tutti conti con cui t’ho lasciata” disse lui, immergendo più a fondo la mano nelle tasche “Immagino di aver accatastato un debito ingente, eh?”
Sakura scosse leggermente la testa da lato a lato “No” disse con enfasi “È troppo da chiederti, Kakashi-sensei. I vestiti sono costosi e io-“
“Davvero, non è un problema” mormorò lui, alzando le spalle “Tu scegli, io pago, tutti andiamo a casa felici”
Non c’era da discutere a quella affermazione, lo dimostrava la sua particolare inclinazione della testa. Il maschio alfa non stava chiedendo, stava dettando. Sakura non aveva davvero voce in capitolo, così finì col camminargli silenziosa accanto mentre si dirigevano in centro; stringeva ansiosamente Rex contro il seno.
“Ma puoi davvero? Non è, tipo, favoritismo?” gli chiese incerta.
“Cosa te lo fa pensare?” rispose allegramente.
“Non t’ho mai visto offrirti di comprare vestiti a Naruto e Sasuke, ultimamente”
“Se avessi pensato anche solo per un momento che ne avessero avuto bisogno, mi sarei offerto in un battibaleno,” disse, nel modo più sincero possibile, trasparente “E che c’è di sbagliato col favoritismo, poi? Mi vengono in mente molti modi in cui preferirei te agli altri due…”
Ecco di nuovo quel tono. Quell’insinuare. Sakura strinse più stretto Rex e strizzò gli occhi sulla strada, anche se sentiva Kakashi lì affianco a lei, e, quasi dolorosamente, voleva guardarlo. Lui era troppo impegnato a guardarsi attorno per dei negozi da accorgersi della sua reazione rigida al commento.
“Che ne dici di questo?” disse lui, rallentando.
Sakura guardò il negozio di vestiti che lui aveva indicato e scosse la testa “Troppo quotidiano” disse semplicemente. Non si aspettava davvero che Kakashi avesse capito la differenza fra casual, formale e quasi formale. Lei stava cercando un vestito formale, ma casual abbastanza da essere indossato anche per altre occasioni. Il suo vecchio vestito verde incarnava perfettamente quell’ideale e dubitava avesse di nuovo trovato qualcosa di così perfetto per lei…
“E qui?”disse Kakashi, rallentando.
Sakura scosse forte la testa “Questo è Suzuki!” gridò. Allo sguardo vuoto di Kakashi, rispose “È troppo costoso, Kakashi-sensei”
Lui la ignorò “Hanno un sacco di vestiti, però”. Indicò la vetrina, dove tre manichini sfoggiavano tre abiti suntuosi che erano probabilmente tutti estremamente costosi “Sono anche carini”
Era ovvio che Sakura aveva sognato per tutta una vita di comprare qualcosa da Suzuki. Le piaceva entrare e provarsi i vestiti con Ino, ma non potevano mai permettersi niente per i prezzi assurdi “Non sono sicura che…”
Kakashi era già scomparso dentro. Con un sospiro, Sakura si trascinò dietro di lui.
Era il tipo di posto dove donne come Kimura Yoshi compravano ogni giorno. Donne che spendevano più tempo sul loro make-up che sull’allenamento. Donne che agganciavano uomini come Hatake Kakashi invece che donne come Sakura che agganciavano l’equivalente umano di un maschio fradicio e intriso di birra.
Sakura camminò fra i corridoi, passando la mano su tessuti morbidi e pizzi ricamati delicatamente. Aveva già individuato venti articoli circa senza i quali onestamente non poteva vivere, ma si contenne e si diresse verso il retro del negozio dove Kakashi la aspettava.
“Uno di questi va bene?” chiese lui, prendendone un paio dallo scaffale, facendoli pendere mantenendoli con due dita dalla gruccia, con uno sguardo allegro e carino.
“Puoi scommetterci, ma…mh” disse Sakura un po’ cupa, passando avanti, in cerca di qualcosa di più economico. Tutto sembrava estremamente sbagliato, lasciare che il suo sensei le comprasse un vestito, e poi non era abituata a fare shopping con uomini. Nessuno dei suoi fidanzati precedenti l’aveva mai accompagnata in un giro fra negozi, se non quando era molto piccola, con suo padre. Ora lui aveva una nuova piccola bambina a cui dare attenzioni, e tutto quello che aveva Sakura era Hatake Kakashi.
Devo trovarmi un ragazzo decente, pensò amaramente, respingendo un abito color crema con rose di raso sul petto. Un ragazzo decente per colmare quel vuoto nel cuore che stava cercando di sopperire col suo insegnante.
Sakura si fermò per poi girarsi a guardare imbarazzata Kakashi, notando che la stava guardando con un’aria alquanto divertita. “Non vuoi darmi un parere?” gli chiese lei “È solo giusto dal momento che paghi tu, no?”
Il suo sguardo divertito s’ampliò “Stai chiedendo la mia opinione?”
Sakura si strinse nelle spalle. Non si aspettava molto. Dopotutto era un uomo.
Il suo sguardo vagò sugli scaffali e sulle mensole, pensieroso, mentre si batteva il mento con l’indice; poi si fermò. “Che ne dici di quello?” le chiese “Non puoi sbagliare col rosso”
Sakura seguì il suo sguardo e vide il vestito rosso che stava fissando. Il suo cuore diede un salto come se si stesse innamorando un’altra volta. Era di media lunghezza, maniche corte e vita alta, con una gonna arricciata di chiffon plissettato. Il colore rosso scuro era bilanciato da un ricamo di fiori e petali di un rosso più pallido, rosa e bianchi, che correvano sul seno e giù, poi sul lato.
Correndo verso lo scaffale, Sakura fece scorrere le dita sulla stoffa, ammirando la morbida e lucente fattura del tessuto. Poi vide l’etichetta con sopra scritto il prezzo e s’allontanò come se si fosse bruciata, spingendosi verso altri vestiti, di spalle a Kakashi.
“Cosa c’è che non va?” chiese Kakashi, raggiungendola calmo e prendendo di nuovo il vestito. Sakura rabbrividì discretamente appena il suo braccio le sfiorò la spalla “Ti si addice proprio”
Lo sguardo di Sakura era esasperato “Kakashi-sensei, costa quanto un intero stipendio di una missione di rango B” mormorò “Non posso chiederti di-“
“Non è un problema-“
“Ma non posso-“
Si interruppe quando la mano di Kakashi si posò sulla sua spalla e la guidò davanti ad uno specchio, tenendo il vestito alto di fronte alla sua silhouette. “Ora, non è davvero un’immagine carina?”
Il cuore di Sakura batteva sia per il desiderio del vestito, sia per la sensazione del suo corpo premuto contro la sua schiena. Era difficile concentrarsi sul rifiutare quando lui era così vicino e la sua mano le premeva il vestito allo stomaco. Era come se stesse rivivendo l’allenamento con i tento…
“Sensei, è troppo caro…” disse, dandogli uno sguardo implorante dallo specchio.
Lo vide piegarsi leggermente verso lei, per appoggiare di pochissimo la bocca al suo orecchio “Sakura” mormorò “Non ti preoccupare. Posso permettermelo”
Probabilmente perché aveva passato la maggior parte della sua vita perfezionando come lasciare i suoi compagni col conto da pagare…
Poi le cose si fecero di nuovo strane. La mano che non stava mantenendo il vestito andò a percorrerle i capelli. Il respiro di Sakura si congelò nel petto mentre guardava il suo sensei sollevare una ciocca dei suoi capelli e portarla al suo naso per annusarla con calma “Sei entrata in un bar o qualcosa, oggi?” le chiese.
“No…perché?” chiese in risposta lei, senza respiro.
“Sento odore di fumo fra i tuoi capelli”
Sakura realizzò il motivo, che la colpì e la riporto un po’ alla realtà “Oh, no, non è niente. Sono solo andata da mia madre”. Poi, con un grande sforzo di coscienza, districò la ciocca dalla mano di Kakashi e si sistemò i capelli “Fuma un po’, tutto qui”
Kakashi annuì in maniera un po’ vaga, guardandola col suo occhio scoperto. L’abito pendeva ancora dalla gruccia dal suo dito indice “Allora questo, eh?”
Sakura non aveva davvero il coraggio e la forza per cercare qualcos’altro, per cui lo lasciò fare “Sei sicuro, sensei?” chiese “Non voglio essere un fastidio…”
“Nessun fastidio. Mi aspetto di essere ripagato però” disse, lasciando la presa su di lei, e cominciando a dirigersi verso la cassa.
“Con che cosa?” chiese lei, trascinandosi dietro lui. Sapeva benissimo che lei non aveva tutti quei soldi.
“Di solito avrei detto con continui e progressivi favori sessuali” rispose “Ma sono sicuro di poter pensare ad altro”.
Sakura deglutì rumorosamente, cercando di ignorare la sensazione vertiginosa che si espanse nel suo stomaco al pensiero che ripagarlo con favori sessuali sarebbe stato un metodo dannatamente appagante di ripagare i debiti.
Quanto devianti sarebbero potuti essere questi favori sessuali, comunque…?
Sakura stette docilmente dietro, mentre lui pagava il vestito e la donna alla cassa sorrise un po’ flirtando mentre gettò nella busta un paio di palline profumate in omaggio. Qualcosa che non avrebbe probabilmente fatto se fosse stata Sakura a pagare il vestito. Apparentemente la donna era ignara del fatto che un uomo che compra un vestito super-costoso per una donna è già impegnato.
E tuttavia, anche se Kakashi non era tecnicamente legato a nessuno (Sakura non pensava che quella donna contasse), era stato alquanto risoluto al flirt della commessa. I suoi sorrisi era sempre caldi e cordiali, ma non erano mai ammiccanti, e spazzavano via i tentativi – come quelli di quella commessa – di flirt. Disse ‘grazie’ e ‘arrivederci’, e poi si rivolse a Sakura con quello che era un sorriso più caldo. “Vieni?”
Sakura non salutò nessuna commessa mentre seguiva il suo insegnante fuori, nella strada luminosa, e mentre accettava la busta che goffamente le offriva.
“Questo dovrebbe coprire gli orecchini che hai perso, vero?” chiese.
“Sfora di molto di più…” disse Sakura debolmente, ancora del tutto incredula del fatto che Kakashi fosse capace di tale generosità.
“Potrei venire a questa festa, dopotutto” disse lui, carezzandosi il mento “Sarebbe un peccato perdere l’occasione di vederti con un vestito che ho scelto io per te
La bocca di Sakura si fece secca al commento, così si limitò a fissare il terreno.
“Beh…” iniziò lentamente Kakashi “O forse no. Ci vediamo in giro, Sak-“
Si interruppe quando Sakura improvvisamente si fece avanti a gettare le braccia attorno alla sua vita, la busta schiantatasi contro la sua schiena e un cane di peluche schiacciato contro il braccio “Grazie” mormorò contro il suo petto. Le parole da sole non potevano esprimere tutta la gratitudine che provava per lui, così nel calore di quel momento, tutto ciò che le sembrava adeguato era un abbraccio “Ti prego vieni stasera”
Una delle mani di Kakashi le sfiorò leggermente la spalla “Certo”, disse semplicemente.
Non restituì l’abbraccio, ma Sakura ne era contenta. Entrambi sapevano che sarebbe stato inappropriato. Una cosa era che lei lo abbracciava, ma lui che ricambiava sarebbe stato fin troppo intimo. C’erano un sacco di altre persone per la strada e se qualcuno li avesse riconosciuti…
Sakura fece un passo indietro e diede a Kakashi il suo sorriso più dolce “Grazie” disse di nuovo “Ti ripagherò, promesso. Ma probabilmente non con favori sessuali”
Poi, per salvare se stessa da ulteriori imbarazzi, girò sui tacchi e volò letteralmente verso casa.
 


 





Fino a quel pomeriggio Kakashi non aveva nessun motivo per presentarsi al ricevimento degli Hyuuga. Non sapeva che tipo di famiglia fossero, né era davvero interessato alle loro dinamiche in quanto clan, e poi perché gettarsi volontariamente in interazioni sociali quando si sarebbe potuto nascondere nel suo appartamento con un bel libro?
Ma poi aveva comprato quel vestito per Sakura, e ora era davvero ansioso, ed attendeva la festa per nessun’altra ragione se non vederla indossarlo.
Il Ninja Copia non sembrava essere soggetto a slanci di generosità. Perché offrire ad altri quando avrebbe potuto offrire a se stesso? Perché pagare un conto quanto avrebbe potuto pagarlo qualcun altro? Ma quel giorno si sentiva un po’ dispiaciuto per Sakura. Tutti i suoi studenti erano in qualche modo sfortunati. Naruto era un idiota patentato che aveva speso la maggior parte della sua vita non essendo amato. Sasuke era un fottuto insensibile che soffriva ancora di una sindrome post-trauma per ciò che suo fratello gli aveva fatto (e per quello che lui aveva fatto a suo fratello).
E Sakura era una ragazza che era stata silenziosamente abbandonata dalle persone su cui avrebbe dovuto dipendere…ancora ed ancora. Per una volta, Kakashi aveva pensato di poter intervenire.
Per un lungo periodo aveva pensato che Sakura fosse la più normale del team, ed era stato solo recentemente che aveva realizzato che era dovuto solo al fatto che non l’aveva mai davvero capita. I ragazzi erano gli unici con cui si sapeva rapportare. Come loro, lui aveva perso la sua famiglia presto e durante la sua vita aveva combattuto con una pesante solitudine e isolamento. Sakura, dall’altra parte, aveva ancora la sua famiglia, il che lui pensava fosse una grande fortuna per uno shinobi. Dal suo punto di vista, essere privato di una famiglia era semplicemente la cosa peggiore che potesse accadere, e averne una (di qualsiasi genere) era certamente meglio che non averne. Non aveva mai capito che alcune famiglie potessero infliggere tanto dolore con la loro presenza quanto potessero fare con la loro assenza.
Era stato durante il divorzio degli Haruno che Sakura era scoppiata in un pianto isterico durante l’allenamento, per essersi apparentemente rotta un’unghia. Lui aveva riportato la ragazza singhiozzante a casa, ed era stato allora che aveva incontrato sua madre. Era alquanto ovvio che la donna s’accorgesse  a malapena che la figlia esistesse, figuriamoci che fosse sotto un grande stress. Andrò dritto al punto, chiedendo a Kakashi cosa avesse fatto di sbagliato Sakura, assumendo abbastanza bruscamente che Sakura avesse creato problemi. C’era un sacco di Sakura in quella donna; la caparbietà, l’aggressività, l’abitudine di inclinare la mascella verso destra quando sentiva qualcosa che non le piaceva. Ma allo stesso tempo era l’opposto della figlia in molti modi…e Kakashi si chiese se fosse stato un desiderio cosciente di Sakura, diventare il quanto più possibile diversa dalla madre.
Mentre questa donna era sciatta, pigra e decisamente ostile, Sakura era forte, organizzata, e faceva sempre del suo meglio per essere gentile con gli altri.
Kakashi aveva subito compatito Sakura, anche se non espresse questo sentimento, ai tempi. La donna era critica, brusca e maleducata, e Kakashi si era sentito soffocato dopo averle parlato anche solo per diciassette secondi. Non voleva pensare a come avesse fatto Sakura a conviverci per diciassette anni.
Non sapeva molto del padre di Sakura, tranne del fatto che non incolpava l’uomo per aver lasciato sua moglie. Kakashi l’aveva visto una volta all’esame per chunin di Sakura, e sembrava un uomo dolorosamente medio con capelli rosso opaco. Aveva applaudito il successo della figlia con lo stesso entusiasmo di un uomo seduto ad una noiosa recita d’asilo. Dal poco che Kakashi ricordava, suo padre aveva sempre apprezzato e capito i suoi sforzi, complimentandosi gentile. Ricordava gli incoraggiamenti e l’orgoglio che venivano dall’unico uomo a cui si fosse mai ispirato, ed era uno di quei ricordi a cui s’aggrappava con un amore feroce. Il disinteresse che suo padre aveva sviluppato verso la fine della sua vita l’aveva ferito. Ma sembrava che il padre di Sakura non avesse mai avuto interesse nei confronti di sua figlia…
E guardare la matrigna di Sakura scacciarla così sulla porta di casa, gli aveva fatto sentire un forte pizzico di empatia per la ragazza, ed era stato quello che lo avevo spinto a offrirle il vestito. Aveva visto le sue spalle cadere in sconfitta e le sopracciglia inclinate in quel modo…come non ne aveva viste da quando Pakkun era ancora un cucciolo e lui l’aveva accidentalmente calciato…che dolce. Questa ragazza aveva bisogno di qualcosa che le avesse rischiarato la giornata. Se avesse avuto un fidanzato (qualcuno minimamente decente) Kakashi le avrebbe suggerito di costringerlo a comprarle un vestito nuovo. Ma dal momento che non aveva un fidanzato, sembrava fosse toccato a lui accontentarla.
Non era che non avesse i soldi, anzi. Dopo circa trent’anni in cui aveva tenuto chiuso il suo portafogli a nessuno se non lui stesso, aggiungendo la non trascurabile eredità di suo padre, avrebbe probabilmente potuto comprare a centinaia di ragazze centinaia di vestiti d’alta classe e avere ancora un comodo conto in banca. Era abbastanza difficile far spendere dei soldi al Ninja Copia, ma il pensiero di rendere Sakura felice rendeva ogni centesimo merito d’essere speso.
Era stato anche ricompensato con un sorriso. Uno speciale, caldo sorriso che esprimeva l’immensa gratitudine, anche se gli occhi erano rimasti cauti e incerti su di lui. Non la incolpava per essere così incerta con lui. Lui stesso era alquanto incerto di se stesso quasi tutti i giorni e trovava i suoi stessi comportamenti sconcertanti. Ma poteva vedere che, anche se c’era una timida tensione sulle sue spalle quando gli stava intorno, i suoi occhi indugiavano su di lui in un modo che era decisamente più audace di quanto lei realizzasse.
Era il tipo di sguardo persistente che le donne usavano per chiedergli di salire su a casa loro dopo un appuntamento. E, infine, nel loro letto.
Quindi Kakashi decise di andare al ricevimento. Non si preoccupò, illudendo se stesso che davvero non andava per nessun altro motivo che vedere Sakura in quel vestito che aveva scelto per lei.
In più, la promessa di cibo gratis addolciva anche l’affare.




 

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Capitolo 7
*** Take me home. ***


Image and video hosting by TinyPic ...Eccomi! Buon Nataleeeeh!
Devo dire che quando ho letto 10 recensioni all'ultimo capitolo sono davvero rimasta colpita. Cioè, non me l'aspettavo. Ringrazio ognuno di voi per le recensioni davvero carine e gentili, alcune addirittura nella mia opinione esagerate. Troppo buoni. Sapevo che questa fanfiction fosse bellissima, ma non sapevo che questa traduzione avrebbe riscosso così tanto successo! :)
Prometto di rispondervi personalmente il prima possibile :3
(Il prossimo capitolo è super-pervertito ed arrossisco a tradurlo, sappiatelo .)
Vorrei avvisare la mia cara amica Ilaria che mi sono segnata la sua frase "Giuro che se l'aggiorni entro tre giorni, SOLENNEMENTE, arriveranno tutti i fumetti che vuoi riguardo alla storia."Ecco, propongo di invitare Ilaria a muoversi - sì, disegnerà delle scene tratte dalla fanfiction.
Volevo scusarmi se nel capitolo precedente c'erano un paio di lettere non accentate, oppure qualche verbo frainteso - tradurre è così confusionario. Mi scuso in anticipo pure per eventuali errori in questo capitolo, che era lunghissimo. Cazzo, 18 pagine di Word *confusion*.
Altra notiziola, giusto per rendervi partecipi: conoscote il sito Elance? Si lavora online, e si viene pagati a ore. Nonostante la mia giuovane età, la bella notizia è: forse comincio a tradurre documenti, e a farlo essendo pagata.
Bello no?
Basta, la smetto, vi lascio al capitolo; vvb,
eveyzonk.


 





The window.

Capitolo settimo ~ take me home.


 
 
 
 
“Ok, sputa! Con chi hai dovuto dormire per avere quel vestito?”
“Come se fossi così stupida da dirti la mia fonte” scherzò Sakura.
Ino incrociò le braccia, le labbra arricciate in quello che poteva essere stato un sorriso o un mero mostrare i denti. “Sai, mi hai sorpresa. Mi aspettavo davvero di vederti con quel terribile vestito verde che indossi sempre”
L’ira di Sakura sorse in un istante.
“Attenta, pig. L’invidia ti fa gonfiare il viso. Lo sapevi?”
Ino sembrava pronta a strappare il tessuto da dosso a Sakura e scappare nella notte. Le dita le si contrassero e si strinsero nervosamente contro le braccia. “Sputa il rospo, Sakura! Come diavolo ti sei potuta permettere un vestito di Suzuki? Cos’hai fatto? Una missione di grado B da sola? Ricattato un Uchiha? Ti sei procurata un papino dolce e ricco?”
All’ultima ipotesi, anzi insinuazione, Sakura poté sentirsi iniziare a iperventilare. Si disse di calmarsi. Un regalo dal suo sostanzialmente più vecchio insegnante non lo rendeva il suo papino. Neanche dopo il commento che aveva fatto circa i favori sessuali.
“Sei solo gelosa perché sto meglio di te” rispose Sakura con calore.
“Sicura di te, eh?” Ino la fulminò con uno sguardo “Forse a confronto col mio cadavere potresti essere considerata più carina di me. Tsk – persino morta farei girare più teste di te”
“Ora questa è una teoria che mi piacerebbe testare-“
“Ragazze!” Il litigio si fermò appena una mano apparve tra loro, a dividerle – una mano attaccata ad un Nara Shikamaru “Siete entrambe molto carine. Possiamo entrare ora?”
Ino si girò verso di lui “Chi è più bella? Me o Sakura?”
Lui la fissò “Cosa?”
Anche Sakura si girò “Su. Non è una domanda difficile a meno che tu non pensi che il trash sia carino. Dicci chi è la più bella”
Shikamaru ispirò profondamente, le spalle rigide “Chouji”
“Cosa?!” sibilarono entrambe le ragazze.
“No – Chouji – è qui. Devo andare” evidentemente Shikamaru non era chiamato un genio per niente. Scomparse fra la folla raccolta davanti l’entrata della tenuta degli Hyuuga, anche se Sakura aveva il dubbio che Chouji non fosse affatto arrivato. Si voltò verso Ino con un cipiglio. “Vogliamo entrare?” chiese.
Ino sorrise con una smorfia “Andiamo”
Poi si misero a braccetto come due perfette amiche (perché, come ogni buon shinobi sapeva, tieniti gli amici vicini, ma tieni le tue stronze traditrici rivali in amore più vicine) e si avviarono lungo il sentiero del giardino, seguendo gli altri arrivati nel dojo principale dove la cerimonia si sarebbe tenuta. C’erano già un sacco di persone all’interno, che ridacchiavano e socializzavano in gruppi di conversazione. Gli occhi di Sakura si guardarono attorno alla ricerca dei suoi amici, mentre invece cercava di ignorare la possibilità che stesse cercando una faccia in particolare.
“Oh Sakura! Guarda!” Ino le diede una gomitata nel fianco e con discrezione puntò lo sguardo verso un largo gruppo di ospiti che sembravano essere raggruppati attorno ad un uomo in particolare “Quello è il capitano della squadra ANBU di ricognizione. Non male, eh?”
Sakura guardò ed arricciò il naso. Era di bell’aspetto, ma anche da quella distanza era facilmente etichettabile come uno che cercava attenzione. E poi aveva già minimo tre ragazze che si stavano battendo per la sua attenzione, al momento – ognuna di loro con acconciature elaborate, gioielli e make-up curati. Il che fece sentire Sakura un po’ più consapevole del suo aspetto, con i capelli sciolti e solo un tocco di mascara e ombretto. Era ancora orgogliosa del suo vestito, ma si domandò se fosse lei quella adatta ad indossarlo.
Sakura non aveva alcuna possibilità contro le altre ragazze, ma alla fine realizzò che non le interessava davvero “Non è il mio tipo” disse vagamente, sperando di far cambiare soggetto di discussione a Ino. Iniziò a guardare per i suoi compagni di squadra, solo per poter usare uno di loro come scudo umano contro i tormenti che le dava l’amica.
“Chi è il tuo tipo, allora?” le chiese Ino.
Non molto fa, Kakashi le aveva posto la stessa domanda.
“Intendo” continuò Ino “a parte scimmie vomita-alcol con la resistenza sessuale di uno scoiattolo”
Sakura aggrottò le sopracciglia, lasciando intendere alla sua amica che non era divertita dalla battuta. “Mentre a te interessano solo l’aspetto fisico e i soldi” disse fredda “Io preferisco un ragazzo dal buon cuore e una bella personalità”
Ino fece schioccare la lingua e alzò gli occhi al cielo “Intendi grasso e brutto?”
“No, intendo una persona premurosa. Qualcuno che non pretenda d’essere al centro dell’attenzione. Preferirei un ragazzo umile e tranquillo ad uno ciarlone e sgradevole – non importa quanto ricco”
Ino si batté il mento “Hmm, sì…” rifletté “Sì capisco. Invece della crema preferisci un recluso sociale seduto nell’angolo, a leggere un libro, con un paio di occhiali e un paio di toppe sui gomiti del maglione”
“Lo dici come fosse una brutta cosa” brontolò Sakura “Preferirei avere un asociale a qualche arrogante ragazzo carino. Almeno non dovrei competere per la sua attenzione” concluse, dando al giovane capitano ANBU uno sguardo duro. Aveva tutto il fascino che una ragazza poteva desiderare, ma perché importarsene? Era improbabile che le desse neanche un occhiata, considerando tutto quello che già poteva avere. Aveva già giocato il ruolo di rivale in amore con Ino per Sasuke, e non voleva più farlo per nessun altro uomo.
“Beh, voglio proprio vedere cosa ne farai dei ragazzi che ho invitato” disse Ino con un tono ambiguo che fece gelare il sangue di Sakura. “Uno di loro è nell’unità interrogatori degli ANBU, un altro è un maestro jonin e l’ultimo lavora all’accademia pre-genin. È abbastanza calmo e noios – voglio dire – educato. Sono sicura ti piacerà. Gli altri due sono testardi come te, ma suppongo che tu abbia bisogno di qualcuno di mite e riflessivo, considerando quanto sei negata nelle relazioni”
“Mm”  ronzò Sakura, stirandosi quasi i muscoli del collo nel tentativo vano di captare i suoi amici. Un lampo di biondo catturò il suo sguardo, e prima che Ino si potesse gettare in un’altra ramanzina su Sakura e il suo doversi prendere sul serio, alzò la sua mano “Naruto! Qui!”
Lui s’avvicinò strisciando fra gli ospiti, con Sasuke al seguito. “Sakura-chan! Sei bellissima! Hai fatto qualcosa ai capelli o cosa?”
Questo era Naruto. Le sue capacità di osservazione ninja erano pari a quelle di un gatto morto “Un nuovo vestito, Naruto” disse pazientemente, facendo una piccola piroetta “Che ne pensi?”
“È fantastico! Ti fa davvero delle…” si mantenne le mani sul petto in un gesto a coppa, facendole alzare un sopracciglio. Non che se ne sarebbe accorto, del sopracciglio. Era troppo occupato a guardarle il seno. “Mi piace il fiocco”
Allungò la mano per toccare il fiocco che raccoglieva il vestito proprio sotto il busto, ma lei schiaffeggiò via il dito avventuriero. Ino tossì forte e Naruto la guardò come se si fosse appena accorto della sua presenza “Oh, ehi, Ino!” poi, dopo una pausa un po’ troppo lunga, aggiunse “Stai bene anche tu”
Gli occhi di Ino s’alzarono al cielo, con grande divertimento di Sakura “Comunque” disse la ragazza, dando a Sakura uno sguardo infastidito “Devo trovare Chouji prima che lui trovi il buffet e mandi all’aria la sua dieta. Ci vediamo dopo ragazzi”
Si allontanò fra la folla e Sakura si girò verso i suoi due compagni di squadra “Uno di voi due ha visto per caso Kakashi-sensei?”
“No” rispose Sasuke senza mezzi termini. Sembrava essere semplicemente annoiato di star lì. Sakura sapeva che non gli piacevano le interazioni sociali.
“Pensavo non venisse” disse Naruto, confuso “Non viene mai a queste cose”
“Oh, giusto, sì…non importa”. Solo che lei gli aveva chiesto di venire e lui aveva detto d’essere curioso di vederla con il suo vestito.
Ma, finché era Kakashi, non c’era ragione di aspettare che si presentasse con meno di un’ora di ritardo.
Cominciò a vagare nell’atrio, dopo quella converazione. Hinata si avvicinò per ringraziarli d’essere venuti, anche se in realtà stava ringraziando direttamente solo Naruto. Non che lui se ne accorgesse. I suoi balbettii e rossori avrebbero annoiato il meno paziente degli interlocutori, ma Naruto era sempre gentile ed educato, come se lei fosse una delle persone più amabili che lui avesse mai incontrato. Questo probabilmente non faceva che peggiorare l’infatuazione della povera ragazza per lui, naturalmente.
Dopotutto, c’erano sicuramente persone peggiori a cui rivolgere il proprio affetto, che Naruto. Sakura fece scivolare uno sguardo verso Sasuke, e poi sospirò. Non s’era mai preso la briga di assecondarla o aggraziarla con parole gentili, come Naruto faceva con Hinata. Anche adesso, stava lì con un leggero cipiglio sulla sua faccia, ovviamente annoiato da..beh…era domanda frequente di tutti cosa annoiava Sasuke. Probabilmente tutto poteva annoiare quel ragazzo.
“Non ti infastidisce?” disse improvvisamente Sasuke ad Hinata “Se le due case si uniscono, Neji prende il tuo posto come erede”
Hinata sembrò sorpresa per un momento dell’attenzione dell’Uchiha. Probabilmente trovava Sasuke abbastanza intimidatorio “Um, beh…Non m’importa” disse quieta, guardando il pavimento. “Neji ha più talento di me, e merita quel titolo più di me. Gli calzerà bene. I-io non saprei cosa farci. E poi…se fossi rimasta l’erede, mio Padre avrebbe voluto che io sposassi un altro Hyuuga. In questo modo posso sposare chi voglio…”
Diede uno sguardo nervoso a Naruto a quell’affermazione, insieme ad un rossore improvviso. Naruto sorrise di rimando allegramente, ignorando l’implicazione di quell’affermazione. Sakura voleva davvero scuoterlo dalla testa ai piedi e domandargli perché doveva essere sempre così dannatamente ignaro. Ma non c’era tempo per quello, perché fu allora che fu annunciato qualcosa e tutti cominciarono a dirigersi fuori dal dojo verso una stanza più piccola, dove la cerimonia sarebbe stata fatta. Sakura prese posto, sedendosi sul pavimento con i suoi compagni, in prima fila.
Non era la cerimonia più avvincente a cui Sakura avesse preso parte, ma rispettava il fatto che questa famiglia molto antica stava cestinando una tradizione davvero molto antica e tediosa, anche se il modo in cui la stavano cestinando era un modo molto molto molto antico e tedioso. Hinata non poteva essere più felice di offrire il suo titolo a Neji, e Neji stesso sembrava felice con la soluzione.
Tutti stettero in un silenzio riverente mentre Neji recitava il giuramento di mantenere l’onore della famiglia e l’eredità per le generazioni future –
Finché la porta del retro non si aprì con un forte cigolio che fece praticamente voltare ogni testa nella stanza, per guardare il tardo arrivato con sguardo giudizioso.
“Di nuovo in ritardo…” borbottò Naruto petulante, verso di lei.
Un piccolo sorriso toccò le labbra di Sakura mentre guardava il suo sensei prendere posto contro il muro nel retro; ma presto il sorriso scomparve quando realizzò quanto il suo stomaco si stesse contorcendo e quanto il suo cuore stesse battendo. Il suo occhio trovò lo sguardo di lei, ma prima che lei potesse vedere la sua reazione, si girò di spalle, mordicchiandosi il labbro.
La cerimonia riprese, anche se Sakura si sentiva distintamente molto meno a suo agio di prima. La sensazione d’essere osservata le faceva stringere le spalle di tanto in tanto, e l’urgenza di girarsi e controllare se Kakashi la stesse guardando stava prendendo il sopravvento. Ma lì, in una stanza piena di persone sedute in massimo silenzio, i suoi movimenti sarebbero stati captati da circa un centinaio di persone. Conoscendo Kakashi, stava probabilmente sfogliando il suo libro con calma, anziché guardarle il retro della testa – che dopotutto non era neanche una vista interessante – e queste sue paranoie erano infondate. Eppure, ancora non riusciva a scuotere via quella sensazione…
Quando la cerimonia finì finalmente, tutti si alzarono in piedi ed applaudirono. Sakura fece lo stesso, ma nel momento in cui fu in piedi, si girò a controllare la folla per Kakashi.
Era sparito in un mare di teste. Voleva andarlo a cercare, ma Naruto prese fermamente il suo polso e la trascinò con sé lungo la hall “Andiamo!” disse “Stanno servendo del cibo!”
Sakura non era particolarmente affamata. Posò qualche stuzzichino nel piatto e, sentendosi praticamente un’asociale, andò a sedersi su una delle sedie che costeggiavano i bordi della stanza, osservando la folla raccolta. C’erano Ino e Shikamaru ad aiutare Chouji a decidere cosa poteva e cosa no mangiare. Sasuke sembrava star pianificando una qualche fuga dalle uscite di sicurezza. Naruto, già al suo secondo piatto.
Poi c’era Neji, che veniva congratulato dal resto del suo team e Hinata, anche lei col suo team.
Ma dov’era Kakashi?
Un corpo si sedette nella sedia accanto alla sua “Yo”
Sakura si irrigidì “Non sapevo fossi venuto” disse, con disprezzo appena velato “Come va, Ikki?”
C’era un debole cerchio livido e scuro attorno il suo occhio sinistro, dove Sakura aveva schiantato i suoi sentimenti con una sensazione abbastanza soddisfacente qualche notte prima, e nella sua mano destra c’era un bicchiere con un liquido trasparente che dubitava fosse acqua.
“Oh, sai, sto bene” disse lui, sorridendo aggraziante, il che sarebbe stato anche abbastanza fascinoso sul suo elegante, più o meno carino, viso, se solo lei non lo conoscesse. “Come stai?”
Sakura si strinse nelle spalle e si voltò, decisa ad ignorarlo.
“Stavo pensando a noi…”
Sakura masticava una torta di riso.
“Sai, credo d’aver fatto un grosso errore”
Sakura si succhiò le dita.
“Il tuo vestito è bellissimo, comunque. Hai un aspetto incantevole”
Sakura grugnì, più per dare voce al fastidio d’aver finito il cibo con cui distrarsi piuttosto che ascoltare i complimenti di Ikki.
“Quella ragazza ANBU? Era un errore. Non ci vediamo più-“
A quel punto Sakura rise “Non ci hai messo molto. Cosa non andava in lei? Non era disposta a pulire dietro te?”
“Sakura, non capisci” disse Ikki, girandosi pienamente verso lei “Lo so che sono un disastro, ma sto migliorando. Sono cambiato. Voglio cambiare – per te!”
“Mi stai pregando per un cerchio nero attorno all’altro occhio? Per abbinare? Chiese stizzita “Perché sarei più che felice di-“
“Cosa avevamo era speciale, Sakura. Devi ammetterlo”
“No” sbuffò lei, dandogli uno sguardo stupefatto “Cosa avevamo era orribile”
“Era perché bevevo! Ma ti prometto che sto facendo davvero uno sforzo per lasciarmi quello alle spalle”
“E allora cos’è quello?” chiese lei, indicando il bicchiere di vetro che aveva in mano.
“Acqua. Odora” posizionò il bicchiere sotto il suo naso e lei si ritrasse. Anche se doveva ammetterlo…sì, probabilmente era acqua. Ora si sentiva un po’ in colpa per aver presupposto il contrario.
“Non berrai più?” chiese scettica “Da quando l’hai deciso?”
“Da quando ho realizzato che stava deteriorando la nostra relazione. E la mia carriera. E il dottore ha detto che il mio fegato stava cominciando a cedere, e…ma questo non è importante. In sostanza, ho aperto gli occhi ed ho realizzato che peso sono stato per te”
“Sì, sì lo eri” concordò Sakura imbronciata.
“E mi sei mancata così tanto…”
La bocca di Sakura si sollevò a malincuore, ammorbidendo il cipiglio “Davvero?”
“Stavo lasciando che l’alcol prendesse il sopravvento sulla mia vita, l’ho realizzato solo ora. Sto cercando di correggere tutti gli errori che ho compiuto. Il primo e più importante errore è stato…lasciarti andare”
Non caderci!Una piccola voce dentro di lei la avvisò, e Sakura incrociò le braccia sulla difesa “Mi hai chiamata frigida” disse, cercando di trattenere il tono ferito dalla sua voce, non riuscendoci.
“Ero ubriaco” disse in tono di scusa, toccandole il braccio.
“E mi stavi tradendo con quella ragazza”
“Ero ancora ubriaco. E quello è stato un errore”
Sakura non sapeva cos’altro dire. La sua gola s’era chiusa e poteva sentire già la rabbia scivolare via. Stava per perdonarlo, ma non voleva davvero perdonarlo. Non era così disperata da prendersi indietro Ikki dopo che l’aveva umiliata a quel modo-
“Sakura, piccola, ti amo”
Un grumo le chiuse la gola.
“Dacci una seconda chance. Ti mostrerò quanto sono cambiato. Voglio che funzioni stavolta”
Ti vuole solo perché tu possa lavargli i vestiti e fargli dei sandwich, le disse la sua vocina interna, bruscamente. Sa che sei l’unica ragazza che si metterebbe con lui.
Ma sembrava davvero dispiaciuto, disse lei a quella voce.
E tu sei un’idiota.
Sakura non voleva essere un idiota. Questa era la sua occasione per riavere indietro il ragazzo. Era tornato strisciando – probabilmente sospettando che lei fosse abbastanza buona da cedergli – ma ora la decisione spettava a lei. Non lo voleva indietro. Le piaceva essere single e poter godersi il tempo libero nel suo appartamento senza sentire nello stomaco l’ansia pensando di poter sentire da un momento all’altro le chiavi nella toppa, e poi veder zoppicare il suo ubriaco, sgraziato fidanzato, a chiederle di farlo quando lei non voleva.  Quindi sapeva esattamente dove poteva dirgli di ficcarsi quel suo ‘amore’. E glielo avrebbe detto, se solo non si fosse seduto qualcun altro sull’altra sedia accanto a lei, con un sospiro. Lei guardò su, il cuore improvvisamente le saltò in gola. Avrebbe potuto riconoscere in qualsiasi momento quel modo di stare seduto. Come se stesse possedendo la sedia.
“Sakura” disse Kakashi senza mezzi termini “Naruto vuole parlarti”
Lei batté le palpebre “Scusa?”
“Naruto. Vuole parlarti. Vai a vedere cosa vuole”
Questo era tutto? Nessun commento sul suo vestito? Nessun sorriso privato? Niente che indicasse che s’era accorto della persona dietro di lei?
“Ok…” si alzò lei.
Ikki si allungò per toccarle la mano “Sakura-“
Lei lo scrollò via “Torno tra un minuto” disse semplicemente, dando a Kakashi uno sguardo curioso prima di dirigersi verso il buffet dove aveva visto Naruto l’ultima volta. Dopo un momento di ricerca lo trovò mentre si sporgeva su un grosso piatto di pesce fritto “Naruto, che c’è?”
“Huh?” la guardò lui confusamente. Apparentemente aveva già cominciato col bere sakè, infatti il suo sguardo era un po’ deconcentrato e stava mantenendo le bacchette in modo sbagliato.
“Kakashi ha detto che volevi parlarmi” disse lei “Sembrava fosse urgente”
“Um…io…io non lo so” si strinse nelle spalle verso di lei, per poi improvvisamente illuminarsi.
“Oh, ehi! Sakura, guarda, guarda, guarda! Sono un tricheco!” disse, infilandosi subito le bacchette nel naso.
Ben presto fu chiaro che Naruto non aveva niente di importante da dirle, quindi…che gioco stava giocando Kakashi? Sospirò e scosse la testa, vagando di ritorno dove aveva lasciato il suo sensei e il suo ex fidanzato.
Solo, il suo ex non c’era più. C’era il suo sensei che fissava il soffitto e si massaggiava il mento da sopra la maschera. Un cipiglio tirò in basso il sopracciglio di Sakura mentre si fermò davanti a lui “Dov’è andato Ikki?” domandò.
“S’è improvvisamente ricordato di un appuntamento” disse Kakashi nello stesso tono poco convincente che usava di solito per giustificarsi dei ritardi mattutini.
“È quello sangue sulla sedia…?”
“…ketchup.”
“Giusto” socchiuse gli occhi verso lui “Stavo per ricordargli io quell’appuntamento, sai. Prima che tu arrivassi”
“Davvero?” mormorò lui freddo.
“Sì”
“Perché da dove mi trovavo sembrava che ti stessi dimenticando”
“Beh, no” lo rimproverò “Stavo solo aspettando il momento”
“Davvero?” disse di nuovo, incredulo quanto prima.
Ora sì che Sakura era infastidita “Non ho bisogno che tu ti prenda cura di me, sensei” sbottò.
“Prendermi cura? Sakura, non ho idea di cosa tu stia parlando” Si alzò e le diede un sorriso che pretendeva d’essere paterno, anche se sarebbe sembrato un sorriso vero solo a qualcuno con poca familiarità con i modi e i comportamenti del Ninja Copia.
“Se volete scusarmi” disse piacente, sorpassandola “Ho bisogno di inumidirmi le labbra”.
Lo disse in modo così concitato che Sakura si chiese se volesse dire qualcos’altro e non intendesse semplicemente bere un drink. Rabbrividì. La sua perversione la stava davvero avvolgendo, perché ora poteva immaginare davvero un paio di diversi scenari per quanto riguardava il doversi ‘inumidire le labbra’.
Per Dio…aveva davvero bisogno di un fidanzato…
 
Kakashi sentì d’aver avuto ragione, comunque – e poi, dopotutto, era raro che il Copy Ninja non avesse ragione: le stava bene il rosso, e i suoi capelli si intonavano particolarmente a quel bordeaux. Le faceva anche risaltare gli occhi.
E il seno, del restoanche se continuava a dire a se stesso di non aver davvero notato quest’ultimo particolare.
Era bellissima. Il che non era davvero una nuova rivelazione, perché aveva sempre saputo che era carina, ma ora la poteva guardare con una nota d’orgoglio. Era quasi sconcertante come le donne potessero saltare di ruolo in ruolo con facilità. Sul campo di battaglia, Sakura era un avversario molto temibile, con la sua forza mostruosa, mortale precisione e tenacia. Era difficile cercare di conciliare quella guerriera amazzone con la principesca bambolina che gli si parava davanti con i tacchi e il trucco. Aveva un aspetto disarmante e vulnerabile allo stesso tempo.
Disarmante, perché sapeva che, mentre recitava il ruolo femminile di pudica alla perfezione, sapeva mordere come una volpe rabbiosa se infastidita.
Il che era il motivo eccitante per il quale Ikki era tornato, e s’era seduto affianco a lei.
Dall’altro lato della stanza, Kakashi aveva visto Sakura irrigidirsi, e i suoi occhi stringersi.  Giudicando dal suo linguaggio del corpo, lui la stava annoiando. Infastidendo. E per un po’ era tranquillo del fatto che Sakura non si sarebbe bevuta quelle cazzate. Sentì un’altra fitta di orgoglio per lei. Nessuno dei suoi studenti si sarebbe fatto abbindolare da un marmocchio ANBU che aveva ancora l’odore del latte materno addosso.
Poi gli occhi di lei s’erano inteneriti, e la sua postura stava cambiando. Ikki aveva gettato l’esca e la stava ritirando verso sé. Lei sembrava ancora infelice, ma Kakashi immaginò che se le avesse dato altri trenta secondi, lo avrebbe probabilmente anche preso per mano.
Infastidito dal suo cuore tenero, si incamminò e si andò a sedere lì vicino, mettendo su la prima scusa che gli venne in mente su Naruto che voleva parlarle, solo per farla allontanare. Poi guardò Ikki con lo stesso sguardo con cui si guardava la suola delle scarpe dopo aver calpestato una cacca di cane.
L’uomo più giovane – un po’ più di un ragazzo, davvero – deglutì, intimidito. Bene. Avrebbe reso tutto più facile “Dovresti andartene, ora” disse con calma.
Gli occhi di Ikki seguirono Sakura “Ma Sakura-“
“Vattene. Ora” ripeté Kakashi, alzando un dito “E se ti vedo parlare di nuovo a quella ragazza, mi occuperò personalmente di declassarti a chunin così velocemente che starai ancora aprendo la bocca per dire ‘Ciao Sakura’ quando ti strapperanno l’uniforme di dosso. Ci siamo intesi?”
Non si preoccupò con banali minacce di danni fisici. Se vuoi spaventare un ANBU, devi minacciare la loro unica debolezza – il loro arrogante modo elitario di pensare. E poi, non era una minaccia a vuoto. Aveva ancora abbastanza importanza fra gli ANBU da far cacciare un teppistello senza che nessuno possa aprire bocca. E giudicando dal pallore sulla faccia di Ikki, anche lui lo sapeva.
“Quindi” disse Kakashi, più educato “stai per andartene, o devo pugnalarti la gamba con questa bacchetta?” chiese, prendendo uno dei bastoncini inutilizzati dal piatto di Sakura.
Anche le minacce di lesioni personali non erano a vuoto.
Sakura non sarebbe stata particolarmente contenta al suo ritorno, ma era più per essere sicuri. Ikki non andava bene per lei, e le stava facendo semplicemente un favore scacciando il ragazzo – presumibilmente più velocemente ed efficientemente di quanto lei avrebbe potuto fare.
Ma con il temperamento che possedeva Sakura, era probabile che si sarebbe ritrovato con la testa mozzata, quindi s’era scusato velocemente dicendo di sparire per un drink e poi s’era lasciato imbrigliare in qualche conversazione leggera con delle sue vecchie conoscenze.
Teneva sempre un occhio su Sakura, comunque (il che era difficile, nel momento in cui aveva solo un occhio con cui lavorare). Sembrava si stesse divertendo. Chiacchierava animatamente con Naruto di qualcosa, e poi aveva catturato la mano di Ino e le due ragazze avevano iniziato a ridere e volteggiare a tempo con la musica. Davvero, le ragazze erano delle strane cose. Non riusciva a capire se quelle due fossero migliori amiche o se si odiassero.
Forse era un po’ di entrambe le cose?
Almeno i ragazzi erano più chiari, pensò, guardando dall’altra parte della stanza dove Naruto e Sasuke stavano litigano velenosamente sulle solite piccolezze.
Calò su di lui la percezione che non fosse l’unico a guardare Sakura. Un gruppo di ragazzi seduti contro il muro stavano guardando le ragazze girare su se stesse in un turbinio di risatine, mentre diversi uomini sparsi per la stanza le adocchiavano in maniera più discreta, e alcuni di loro avevano persino le mogli a braccetto. Senza dubbio alcuni guardavano Ino, ma nella sua opinione, era Sakura con i suoi capelli e il vestito aggraziato che attirava l’occhio. Il rosso era il colore dell’amore, della passione e del desiderio, era quello che il vestito proponeva, che lei proponeva, con i suoi movimenti, le sue risate senza fiato e il suo spirito.
Se non l’avesse visto con i suoi occhi, non avrebbe mai creduto che con il suo ragazzo fosse un ghiacciolo.
Poi s’era fermata per andare a prendersi uno snack, e naturalmente, nel momento in cui la preda si separò dalla mandria, i predatori cominciarono a muoversi per la caccia. Kakashi guardò con crescente intensità quando un uomo cercava di approcciarle mentre era in procinto di portarsi una mozzarellina alla bocca.
Desiderò poter sentire cosa le diceva. L’uomo sembrava gentile e sicuro di sé, piacevole e ben curato, ma poi tutt’a un tratto Sakura gli stava scuotendo la testa e stava ritornando al buffet. Il predatore era stato rifiutato ed era pronto alla ritirata.
Ma appena uno era stato liquidato, un altro si lanciava a testare la sua fortuna. Quest’altro sembrava essere più vicino alla sua età, anche se un po’ meno sicuro dell’altro. Piuttosto che chiederle di ballare di getto come aveva probabilmente fatto il primo ragazzo, tentò di rompere il ghiaccio. La sua sconfitta venne sotto forma di un altro giovane, un idiota biondo con la barba, che cercò di prendere Sakura per la mano e trascinarla  via con la promessa di mostrarle qualcosa di carino. Il ragazzo fu lasciato al buffet e Sakura non sembrava proprio volergli dare una seconda chance.
Eppure aveva dato il tempo di parlare a un idiota come Ikki…
Aveva decisamente bisogno di rivedere le sue priorità…
“Dove sei, Kakashi-san?”
“Hm?” sbatté le palpebre e girò la testa per vedere Kimura Yoshi appoggiarsi al muro accanto a lui. “Proprio qui?”
“Sei sicuro? Sembri a un milione di miglia lontano”. Lei diede un’occhiata dove i suoi occhi erano stati fino a pochi momenti prima “Stavi guardando quella ragazza”
Una tensione gli montò nel petto.
“È una tua allieva, vero?” chiese Yoshi.
“Già…”
Yoshi inclinò la testa e sospirò “È carina. Quello è un bel vestito”
“Suppongo”
Sapeva, o almeno sospettava qualcosa. Ma lui era tranquillo che avrebbe tenuto i suoi pensieri per sé stessa. Dopotutto, chi era lei per giudicare il modo in cui lui guardava la sua allieva quando andava saltellando nei letti di mezza elite di Konoha? Yoshi non era una pettegola. Non poteva permettersi di essere una pettegola.
Quindi qualsiasi cosa pensasse o sospettasse, se la scrollò di dosso e si inclinò leggermente verso lui “Mio marito è partito per un viaggio d’affari per il weekend. Sono libera stanotte”
“Libera?” mormorò lui, come se non avesse la minima idea di quello che stava insinuando.
Un sorriso le alzò le labbra “Libera di fotterti anche il cervello, naturalmente”
“Ah” annuì lui “Certo. Che sciocco”
“Ti aspetterò a casa tua. Prenditi il tuo tempo. Abbiamo tutta la notte per noi”
Ora c’era qualcosa d’attendere. Ghignò dentro sé mentre lei si trascinava via, mettendo un po’ più di influenza nel movimento dei suoi fianchi. Quella donna era palese come l’Inferno, ma era comunque un buon giro.
Questa sarebbe stata probabilmente l’ultima volta, comunque.
Kakashi lasciò che il suo sguardo ritornasse a Sakura. Sembrava che Ino le stesse presentando tre uomini, ora, e Sakura stava sorridendo timida, ripiegandosi i capelli dietro l’orecchio come la donna pudica e da bene che pretendeva d’essere.
Kakashi riconobbe gli uomini. Era stato in missione con due di loro in passato e sapeva che il terzo era un amico di Iruka. Sembravano essere bravi ragazzi. Sakura poteva fare di molto peggio.
Aveva fatto di molto peggio.
Visto? Ino ha risolto. Non hai più bisogno di preoccuparti di lei.
Si rassicurò del fatto che non dovesse più guardarla e si lasciò trascinare da Genma per socializzare. Mentre faceva uno spuntino al buffet quando nessuno stava guardando, sentì le lamentele di Kurenai sulla difficoltà dell’essere una mamma single. Cominciò a rassicurarla menzionando il fatto che lui stesso era stato cresciuto da un genitore single e che era venuto su bene, ma proprio allora Kurenai aveva iniziato a preoccuparsi di più.
Cercò di nuovo Sakura, giusto per ricordarsi un’ultima volta che non aveva bisogno di preoccuparsi, e la trovò a parlare con uno dei tre uomini che Ino le aveva presentato. Si accigliò un po’ quando si accorse che l’uomo (quello ANBU, sembrava) le stava versando dei drink.
Kakashi si riavvisò di non preoccuparsi. Un po’ di alcol alle feste non faceva male a nessuno.
Ma come la serata proseguiva, cominciò davvero a preoccuparsi. Ogni volta che guardava – il che certamente accadeva più spesso di quanto dovrebbe legittimamente accadere per interesse casuale – Sakura sembrava un po’ più instabile in piedi e appena più calda con l’ANBU. Rideva alle sue battute e gli toccava il petto, e poteva già immaginare che l’uomo si stava probabilmente complimentando con lei per il vestito il più spesso possibile. Il vestito che Kakashi aveva comprato.
Aveva anche sfiorato il lembo di chiffon del vestito un po’ corto, il che fece ridacchiare Sakura e stringere gli occhi a Kakashi.
Non voleva che Sakura andasse con quell’uomo, realizzò, il che sembrava essere dove quella loro conversazione stesse portando. Non quando aveva bevuto così tanto.
Era giunto il momento di interrompere. Qualcosa in cui stava diventando terribilmente bravo.
 
 
Era il ragazzo ANBU che le faceva simpatia. Nel momento in cui Ino aveva annunciato le sue intenzioni di farla mettere con qualcuno di sua scelta, Sakura s’era decisa a non farsi piacere nessuno degli uomini che l’amica aveva selezionato per lei. Ma lui aveva un bel sorriso e mani adorabili e ogni volta che voleva un altro drink, era pronto a riempirle il bicchiere.
Accolse con piacere il sapore amaro del drink. La rilassava e le allentava le labbra. Aveva il disperato bisogno di qualcuno che le levasse dalla mente Ikki e Kakashi, e più beveva più riusciva ad accettare l’idea di usare l’ANBU per perseguire il suo obiettivo. Sembrava carino. Ino aveva già dato la sua benedizione, e lei non aveva mai torto quando si trattava di uomini. Si chiese se fosse finita a casa con lui, se fosse riuscito a darle una compagnia migliore di quella di Ikki.
Buona come quella di Kakashi? Beh, probabilmente no.
Probabilmente non esisteva uomo vivo bravo quanto Kakashi. Anche se stava forse parlando con la sua esperienza limitata, e da una prospettiva distorta.
In entrambi i casi, se doveva essere tanto coraggiosa da invitarlo a casa, aveva bisogno di un altro po’ di coraggio. Più beveva, più si sentiva confidente e coraggiosa. Fu solo quando la stanza cominciò a girare che si chiese se forse avesse esagerato un po’.
“Un altro drink?” chiese il suo accompagnatore.
“Certo…”
Il ragazzo si incamminò per riempirle il bicchiere. La stanza cominciò improvvisamente a virare verso sinistra. Non aveva realizzato di star cadendo fin quando un braccio forte e sicuro le avvolse i fianchi e la riportò di nuovo in verticale. “Ops, daisy” sentì mormorare il soprannome ironico il suo salvatore “Un po’ stordita?”
“Sensei?” sbatté le palpebre verso lui, sorpresa di vederlo lì. “Perché le tue teste non la smettono di muoversi…?”
Il braccio che le supportava la schiena rimase al suo posto mentre il suo sensei si voltò a guardare il ragazzo “Quanto ha bevuto?”
“N-non lo so…tre bicchieri?”
“Di cosa?”
“Succo di mirtillo non diluito.”
“Cazzo, sul serio?”
“Mi sento così male” mormorò lei, tenendosi lo stomaco.
Il suo accompagnatore –tutti e tre, quanti ne vedeva – sembrava preoccupato. “Posso portarti a casa, se ti fa piacere?”
Il tono di Kakashi si fece discretamente freddo “Non sarà necessario. La porto io a casa. Dì ciao-ciao, Sakura”
“Ciao-ciao…” Sakura agitò una mano al ragazzo e permise a Kakashi di guidarla delicatamente verso l’uscita. Non sentiva nient’altro che il sollievo di tornare a casa.
Quando furono fuori nell’aria fredda, Kakashi le permise di camminare senza il suo aiuto, anche se la sua mano si librava sempre vicino al suo gomito. Ogni volta che inciampava, la pescava con pazienza, senza dire una parola.
Sakura ispirò profondamente, cercando di sedare la sensazione di nausea alla bocca dello stomaco. “Grazie” disse con voce impastata “Penso che gli avrei vomitato addosso se fossi rimasta un altro po’…”
“Devi accontentarti di vomitare su di me, invece” la prese in giro “Sei sicura che fosse succo di mirtillo?”
Pensavo fosse succo di mirtillo…ma sapeva di strano”
“Beh, c’era Genma nella stanza. Era probabilmente corretto.”
“Ah…questo spiegherebbe perché sono ubriaca”
“Sì” disse lui con tono di sforzo mentre la riacchiappava per la quinta volta. “Peccato per lui. Sembrava un bravo ragazzo”
“Figuriamoci” Sakura singhiozzò “Il primo ragazzo che non sia un maiale o un cretino ad interessarsi a me l’ha fatto solo su suggerimento di Ino. Mi vesto male o qualcosa del genere? Perché attraggo solo spazzatura. L’unica sera in cui indosso qualcosa su scelta di qualcun altro, un bel ragazzo vuole parlarmi. Huh. Forse sono io la spazzatura e attraggo naturalmente spazzatura per colmare il mio scopo biologico di produrre altri piccoli bambini spazzatura. I miei genitori sono spazzatura, quindi suppongo che il discorso fili, e-“
“Sakura, taci”
Sakura tacque. L’alcol le faceva sempre spifferare cose che normalmente erano chiuse nel suo cuore. Sapeva che se fosse stata sobria, non avrebbe osato parlare così.
“Quanti ragazzi hai avuto, Sakura?”
Oh, dannazione. Stava approfittando di lei. Sapeva che le sue labbra erano al massimo della capacità di blaterare e che lui stava prendendo l’occasione per curiosare in lei. Beh, diavolo, non avrebbe ricordato queste cose imbarazzanti al mattino, quindi perché no?
“Quattro” mormorò “Quattro bastardi”
“Erano tutti bastardi?”
“Sì, tutti quanti” annuì lei “Ikki era un bastardo. Non ha mai fatto niente di carino per me. Io gli lavavo i vestiti e gli cucinavo quando eravamo insieme perché non mi portava mai fuori a uscire. E scopava come un cane”
Kakashi era silenzioso.
“Prima di lui c’era Takeo. Ero uscita con lui per una settimana, e sembrava carino all’inizio, ma poi dopo che c’ho dormito insieme divenne tutto ‘stronza fammi un sandwich’ o ‘zitta, stronza’ e ‘che ne sai tu, sei una ragazza’. Pensava che perché aveva il cazzo grande, ogni ragazza si sarebbe dovuta gettare ai suoi piedi. Ma non sapeva neanche usarlo. Pensava di non starlo facendo bene finché la ragazza piangeva”
“Che cosa hai fatto?” chiese Kakashi cupo.
“La terza volta che m’ha chiamato ‘stronza’ l’ho picchiato, ha perso due denti, è uscito dalla porta e quella è stata l’ultima volta che l’ho sentito”
“Gli avresti dovuto strappare il cazzo”
“C’ho pensato” ammise stancamente, appoggiandosi alla sua spalla e intersecando il braccio al suo. Era meglio che inciampare da sola “Prima di lui, c’era Tetsuya. Non…non ricordo molto di lui. Era così noioso. Iniziai ad odiare la sua compagnia perché era noioso, quindi l’ho lasciato dopo poche settimane. Ma sarebbe potuta comunque continuare un po’ di più, sai? Le cose sarebbero andate meglio se non m’avesse fatto perdere interesse. Ricordo che prima di lasciarci mi disse di non aver mai avuto quel genere di problemi con altre ragazze. Solo con me. Allora, che c’era di sbagliato in me?”
Kakashi fece un suono vago “Sembra più un suo problema che tuo”
“E il mio primo fu Shun. Era sempre molto sicuro, e mi piaceva, perché non avevo il coraggio di prendere iniziativa. Siamo usciti per tre mesi e lui era sempre bello e divertente. Mi piaceva. Ma poi tutto è andato storto”
“Che è successo?”
“Gli ho dato la mia verginità”
“Ah”
“Immaginavo che avessi fatto schifo, e davvero feci schifo. Intendo...davvero schifo. Era già tutto abbastanza doloroso e imbarazzante, e poi all’improvviso senza avvisare lui disse ‘oooops, buco sbagliato’”
Kakashi sembrò colpito “Sakura, lui non ha mic-“
“L’ha fatto” disse seccamente “O ci ha provato, ma lo buttai a calci giù dal letto così forte che finì al centro della stanza. Poi mi raggomitolai in una palla e non sembravo più smettere di piangere. Non abbiamo più parlato dopo quello”
“Capisco” mormorò, tono apparentemente leggero e disinvolto “Qual’era il suo nome, ancora?”
“Ugh…non lo so. Domandamelo domani mattina e ti darò anche il suo ultimo indirizzo”
Kakashi sospirò e districò il suo braccio da quello di lei, ma solo per avvolgerlo intorno alle sue spalle “Hai ragione. I tuoi gusti in quanto uomini fanno schifo. Sai davvero come cercarteli, Sakura”
“Non li cerco io, loro cercano me” grugnì lei “Ragazzi carini che sanno quello stanno facendo semplicemente non scelgono ragazze come me”
Oppure vanno a bere in diversi bar dai miei. Era sempre una possibilità.
“Questo non può essere vero” disse lui sprezzante.
“Sì, certo che può. Voglio dire, tu sei un ragazzo carino che sa quello che sta facendo. Sceglieresti mai una come me?”
Una domanda sicuramente vaga, ma non poté fare a meno di chiedere e vedere come avrebbe risposto. Sakura guardò verso lui e vide che stava guardando intensamente la strada scura, come se ci stesse pensando molto seriamente. Poi disse, “Se t’avessi incontrato per la prima volta stasera, sarei stato probabilmente intrigato. Per prima cosa dai tuoi capelli, poi dai tuoi occhi e infine dal tuo sorriso. E la tua risata avrebbe chiuso l’affare”
La sua risata? Ino una volta le aveva detto che la sua risata le faceva pensare ad una capra in iperventilazione. Doveva star mentendo per gentilezza.
“Probabilmente ti avrei fatto compagnia nell’angolo e t’avrei tenuta per me per il resto della serata” disse “E poi t’avrei accompagnata a casa. Se m’avessi offerto del caffè, avrei accettato. E se tu me l’avessi permesso, avrei fatto l’amore con te per tutta la notte”
Lo stava facendo di nuovo. Le stava facendo raggrumare il calore nello stomaco e facendo arrossire le guance, dicendo cose che un uomo nella sua posizione non avrebbe dovuto dire. Ma dopotutto, se non avesse saputo che avrebbe risposto così non avrebbe chiesto. Una ragazza migliore l’avrebbe rimproverato per dire certe cose, ma lei non poteva davvero prendersi in giro. Le piaceva il modo in cui la stuzzicava e giocava con lei, e non rispondendo glielo fece capire.
La strada era deserta a quell’ora della notte, quindi si sentiva al sicuro a poggiare la testa sulla sua spalla e a godere della sua presenza, pretendendo d’essere troppo ubriaca da tenere la testa alzata. Con il suo braccio attorno a lei, poteva davvero immaginare che quello che aveva detto fosse vero. Che s’erano incontrati per la prima volta alla festa e che la stava riportando a casa con l’intento di fare l’amore con lei, e la ragione per cui la stava stringendo così era perché erano amanti, e non perché sarebbe caduta liscia con la faccia per terra ogni tre passi se lui non l’avesse stretta.
Quando raggiunsero la porta del suo appartamento, lei quasi aprì la bocca per chiedergli se volesse del caffè. Fortunatamente lui parlò prima che lei potesse rendersi un’idiota ai suoi occhi.
“Come ti senti ora?” chiese.
“Male” disse onestamente “Nauseata e con le vertigini”
Solitamente era difficile per lei distinguere la preoccupazione nella faccia o nella voce di Kakashi, anche quando era sobria, ma ora sentì e vide chiaramente la preoccupazione “Starai bene da sola?”
“Probabilmente” disse lei, cercando di non sembrare delusa che lui la lasciasse. Niente caffè per lui.
“O vorresti che salissi?”
Sakura finse di pensarci su per un momento “Ok” disse, come se lui le avesse appena torto il braccio.
Ma fu davvero una buona cosa che lui fosse lì, si era dimostrato: mentre inciampava nei suoi passi verso l’appartamento al secondo piano lui le aveva catturato il braccio due o tre volte, impedendole di cadere e di rompersi il suo stupido collo. O il naso. O peggio. Lei lo aveva ringraziato ogni volta, imbarazzata dal fatto che il suo maestro la stava assistendo in uno dei momenti più imbarazzanti di sempre. Era lui quello che le aveva insegnato a camminare sui muri, ma ora vederla non riuscire neanche a salire una rampa di scale l’avrebbe dovuto deludere.
Le cose presero una piega peggiore quando passò davanti alla porta dei suoi vicini. La signora Godoe stava ancora cucinando ed un insopportabile odore di spezie e grasso le fece stirare lo stomaco dal dolore.
“Cosa c’è che non va? Sembri grigia” sottolineò Kakashi.
“Sto per vomitare” avvisò. Poteva già sentire la sua bocca farsi asciutta e la gola contrarsi. “Ora”
“Oh”
Ora lui stava camminando più velocemente verso la porta. Lei era certa d’averla chiusa a chiave prima di uscire, ma Kakashi fece qualcosa che la aprì molto più velocemente di quanto avrebbe potuto mai fare lei con la chiave. Ovviamente porte chiuse a chiave non significavano niente per un jonin d’elite.
Lui la tirò verso il bagno e lei cadde sulle ginocchia vicino al gabinetto giusto in tempo per liberarsi del buffet della festa. Kakashi si accovacciò affianco a lei, tenendole indietro i capelli via dalla sua faccia con una mano e accarezzandole la schiena con l’altra, come se aiutare ragazze a vomitare fosse all’ordine del giorno per lui. Sakura non voleva che lui la vedesse in questo stato o che ascoltasse i suoi gemiti, ma allo stesso tempo era grata. Grata che lui fosse lì ad accarezzarle la schiena e a mormorarle sciocchezze rassicuranti. Le poche volte in cui s’era sentita male da bambina, sua madre non era mai riuscita a sostenere di starle affianco, anzi, nemmeno nella stessa stanza.
Quando la nausea finalmente si placò, rimase abbracciata alla toilette, appoggiando la fronte sudata contro il suo braccio.
“Ti senti meglio?” chiese lui.
Riuscì a fare un cenno del capo.
“Ti prendo un po’ d’acqua”
“Grazie”
La condusse in camera da letto e la lasciò sul letto mentre spariva a prenderle da bere. Appena lei cadde stesa sul letto, lui era di nuovo lì e la invitava a sedersi “Serve che tu sostituisca i fluidi persi”
“Lo so” disse irritata “Sono un medico”
“E devi levarti quel vestito”
“Hm?” Sakura gli batté le palpebre “Perché?”
“A meno che tu non voglia dormirci dentro, il che non te lo consiglierei. Si raggrinzirebbe”
Sakura guardo in basso verso il suo vestito e si lamentò. Le piaceva molto indossarlo, e non voleva rovinarlo.
“Non guarderò” promise lui.
Sakura guardò il suo mento, confusa “Non mi importerebbe…se tu guardassi” mormorò.
Ma si sentiva diversamente mentre lo vide esitare sopra lei, e poi lui fece un morbido suono divertito “Braccia alzate” ordinò, e lei obbedì. Con uno strattone attento lui sfilò il vestito via da lei e lo posò sul letto. Sakura guardò con attenzione il suo occhio scoperto, volendo scoprire se stava guardando. Non era mai stata così esposta a lui prima, e quasi desiderò di aver indossato qualche biancheria più sexy. Invece aveva il suo vecchio reggiseno rovinato, perché era l’unico che stava bene sotto il vestito e le faceva sembrare il seno più grande, insieme con un paio di mutandine nere con pallini bianchi che aveva scelto perché erano comode. Ino avrebbe pianto a vedere la scelta di biancheria di Sakura, e avrebbe detto che le mutande e il reggiseno non abbinati non rendevano giustizia al vestito.
Ma lo sguardo di Kakashi indugiò. Anche abbastanza deliberatamente. E il modo in cui la guardò la fece sentire come se stesse indossando la lingerie più di classe del più grande stilista.
O proprio niente.
Kakashi trascinò il suo sguardo di nuovo verso la sua faccia “Dove tieni i pigiami?”
“Te l’ho detto già…non indosso niente a letto”
“Nemmeno una vecchia t-shirt o qualsiasi cosa con cui dormire?” chiese quasi speranzosamente.
Lei scosse la testa.
Kakashi sospirò e cominciò ad abbassare la zip del suo panciotto. Sakura guardò con interesse mentre lo gettava sul pavimento e poi cominciava a levarsi la maglia nera.
“Braccia alzate” ordinò ancora una volta, e le fece scivolare la maglia sulla testa.
Le andava larga. Le sue mani non riuscivano ad emergere nemmeno lontanamente dalle maniche e se si fosse alzata probabilmente le sarebbe arrivata a metà gamba. Ma era imbevuta del suo calore e del suo odore e Sakura si strinse in se stessa per assaporare meglio quelle sensazione. “Grazie” disse ancora.
“Me l’aspetto dietro per domani mattina” la avvertì, ora vestito solo della sua canottiera di nylon senza maniche che sembrava essere parte della sua maschera “Starai bene se me ne vado?”
Sakura lo guardò con gli occhi sgranati “Non puoi stare un altro po’ nel caso mi senti male di nuovo?” chiese “A meno che tu non abbia un altro posto dove stare…”
Lui alzò le spalle “No. Va bene”
Sakura si sistemò sotto le coperte e Kakashi trascinò la sedia della sua scrivania accanto al letto, per poi sedersi “Non sono un peso, no?” chiese lei allarmata.
Lui le sorrise tra il buio della stanza “Non preoccuparti, Sakura” disse, pescando un libro dalla sua tasca “Preoccupati solo dei postumi da sbornia che avrai domattina”
“Giusto…”
Si rannicchiò con la testa nel cuscino e portò la manica della sua maglia vicino al naso mentre chiudeva gli occhi. Con Kakashi al suo fianco si sentiva al sicuro, si ricordava della sua presenza ogni volta che sentiva il leggero fruscio di una pagina che veniva girata. Ma era così stanca che non passò molto che cominciò ad allontanarsi, anche se i pensieri continuavano a saltellarle nella testa come palline da ping-pong. Un pensiero in particolare la fece svegliare un po’ “Kakashi-sensei, non m’hai detto se ti piaceva il vestito” mormorò assonnata.
Passò un momento prima che lui rispondesse “Pensavo fossi bellissima”
Sorridendo soddisfatta, si rilassò di nuovo e lasciò che il sonno la prendesse.
 
Kakashi guardò la sua protetta dai capelli rosa mentre scivolava in un sonno profondo.
Sì, pensava davvero fosse bellissima. Ma il vestito aveva poco a che fare con quel pensiero.
La sveglia digitale iridescente sul comodino di Sakura lo avvisò che era quasi mezzanotte. Proprio in quel momento probabilmente Kimura Yoshi era nel suo appartamento, ad aspettarlo nuda nel suo letto, ed ecco che lui era a vegliare su una diciottenne ubriaca.
Qualcuno avrebbe pensato che fosse un idiota, ma Kakashi sapeva esattamente dove voleva essere; proprio lì, vicino ad una Sakura dormiente.
E al suo cassetto della biancheria intima.
La vita era buona.





"I probably would have cornered you and kept you all to myself for the rest of the evening," he said. "And then I would walk you home. And if you offered coffee, I would accept. And if you let me, I would make love to you all night."

(citazione inglese dal capitolo originale)...♥



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Capitolo 8
*** Akane. ***


Image and video hosting by TinyPic...Salve! Ecco il primo capitolo del 2013!
Perdonatemi il ritardo alquanto ridicolo - sono una persona orribilmente impegnata ultimamente, e sopratutto orribilmente stanca. Però un pensiero a tutti voi che seguite questa umile traduzione va sempre; vi ringrazio sentitamente <33
Prima di lasciarvi al capitolo, volevo ringraziare un certo vecchio cretino dalle battute licenziose, che quasi mi fa sentire come Sakura col suo Kakashi.
NGH. Perdonatemi la parentesi pseudoromantica.
Grazie di tutto, ascoltatori! Davvero!
eveyzonk.
ps: questo è il capitolo più lungo fino ad ora! yeeeeh!



The window.

Capitolo ottavo ~ Akane.

 
 
Quando Sakura si svegliò la mattina dopo, per l’incessante suonare della sveglia, la prima cosa che la colpì fu l’emicrania che le pulsava da sotto le palpebre. La seconda cosa, fu che stava piovendo abbastanza forte e che la sua finestra era un piastriccio di gocce piovane, il che faceva sembrare le case di fronte quasi il soggetto di un vago, slavato quadro ad acquerelli. La terza cosa che la colpì – o meglio, premuta gentilmente sulla sua spalla – fu la mano di Kakashi.
“Rimettiti a letto” lo sentì dire roco, come se si fosse anche lui appena svegliato “Dormici su, con quel mal di testa.”
Rimase un momento confusa, cercando di ricordare perché Kakashi fosse nella sua stanza da letto. Poi s’arrese e rimise la testa sul cuscino, decidendo che c’era probabilmente una spiegazione razionale che si sarebbe ricordata quando si sarebbe alzata, ovvero più tardi.
Quasi istantaneamente ricadde nel sonno.
La seconda volta che si svegliò, la sua sveglia la informò che erano passate due ore. Stava ancora piovendo pesantemente fuori e il mal di testa ancora pulsava come un martello contro il suo cervello.
Kakashi non c’era più.
Forse era meglio così, pensò, scivolando fuori dal letto e barcollando verso il bagno: era già abbastanza imbarazzante che si fosse dovuto prendere cura di lei la notte scorsa mentre era ubriaca, quindi non riusciva neanche a pensare di poter vivere con la vergogna di doverlo vedere per casa, quasi a ricordarle della sua sbronza passata.
La ragazza che stava fissando nello specchio era pallida ed emaciata, aveva gli occhi scuri, e più si guardava più vedeva i cerchi violacei sotto i suoi occhi espandersi.
Fece un basso suono di malcontento, riempì il lavandino di acqua fredda e vi immerse la testa. Se non altro la svegliò e le fece aprire i pori della pelle in un botto.
Come si raddrizzò, s’accorse di essere ancora avvolta dalla maglia nera di Kakashi. Ricordava che lui gliel’aveva data per qualche motivo…per tenerla al caldo...per decenza in sua presenza…qualcosa del genere, comunque. Il suo odore era ancora forte, la avvolgeva come fosse una coperta di mascolinità, che se ci fosse Kakashi con le sue braccia, lì, attorno a lei, invece che solo la sua maglia. Non ricordava di aver mai apprezzato l’odore di qualcun altro così tanto, prima d’allora. Sua madre aveva sempre puzzato di sigarette, e suo padre leggermente di birra, perché le uniche volte che lo riusciva a vedere era di sera, quando tornava da lavoro e si piazzava per tutto il tempo davanti la televisione.
Lei aveva sempre invidiato quanto Ino profumasse sempre di fiori e la madre della suddetta di mele.
Ma l’odore di Kakashi non era così. Non era romantico e dolce come i fiori e le mele, o come nient’altro che ricordasse qualche genere di fragranza piacevole. L’odore di Kakashi la colpiva ad un livello molto più primitivo. Non riusciva a capire perché le piacesse, ma quando si alzava il colletto della maglia sul naso e respirava forte, le veniva quasi voglia di gemere. Il suo odore evocava pensieri scuri di forza e calore e sesso, mescolandosi al suo in maniera quasi erotica, e –
Sakura sgusciò via dalla maglia prima di ritrovarsi a passare la giornata intera sul pavimento del bagno odorando, adorante, il capo d’abbigliamento di Kakashi. Il che non sarebbe stata una buona cosa, visto che sentiva istintivamente di dover fare qualcosa di importante quel pomeriggio.
Un’ora e mezza dopo, Sakura era lavata e vestita, pronta per uscire. La prima cosa che voleva fare era trovare Kakashi, restituirgli la sua maglia e scusarsi profusamente per essere stata una tale reietta la sera prima. Sperò che il poco che ora ricordava – dal vomito al regalargli una patetica panoramica della sua passata vita amorosa – fosse il peggio. Sperava di non aver fatto niente di follemente stupido…come per esempio provarci con lui.
Afferrando un brillante ombrello rosa da dietro la sua scarpiera, si diresse sulla strada, verso il vecchio quartiere residenziale dove stava l’appartamento di Kakashi. La pioggia era pesante, ma almeno non c’era il vento a soffiare di lato e a far rivoltare l’ombrello di Sakura. Anche così, il camminare fra le pozzanghere le aveva bagnato completamente gli stivali e le gambe, mentre un po’ camminava e un po’ correva tra le vie per raggiungere la sua meta, stringendo protettiva la maglia di Kakashi sotto il cappotto.
La sua finestra era chiusa, quando arrivò.
Dalla cascata d’acqua che cadeva dalle tegole zuppe, poteva vedere l’adorabile piantina, Mr. Ukki, premere miserabilmente contro il vetro, come un prigioniero depresso per la mancanza di sole.
Normalmente sarebbe salita sul tetto e avrebbe bussato alla finestra. Tuttavia, aveva imparato la lezione dopo l’incidente di quella mattina.
Invece, Sakura si accucciò per raccogliere un sassolino dalla pozzanghera davanti a lei e lo lanciò verso la finestra “Kakashi-sensei” chiamò, la pioggia che le smorzava la voce. Anche se forse era in casa, probabilmente non la poteva sentire.
Stava per prendere un secondo sassolino da lanciare, quando la finestra tremolò verso l’alto ed una testa arruffata di bianco apparve. Senza dire una parola, lui alzò una mano, il palmo verso l’alto, come a dire ‘Sì?’.
Sakura allentò la presa sui bordi del suo cappotto e alzò la sua maglia in silenzio. ‘Ti ho portato la tua maglia’.
Lui annuì ed alzò un dito ‘Sono giù in un minuto,’ e chiuse la finestra mentre scomparse dentro.
Sakura si strinse a se stessa per combattere il freddo dell’aria che la circondava. Dell’acqua stava scrosciando sotto i suoi piedi, giù, verso l’inclinazione costante della stradina, trasformando la grondaia in un piccolo fiume. Mentre aspettava che Kakashi riapparisse, guardò una foglia volteggiare nel vento, trasportata dall’acqua piovana verso la grande pozza che s’era formata al bivio sottostante. C’erano persone lì. Due adulti trascinavano una piccola bambina vestita in un ridicolmente largo cappotto rosso con cappuccio; probabilmente stava andando a scuola.
Non fu fin quando l’ombrello nero dell’uomo si spostò, che Sakura li riconobbe, e trattenne il respiro, chiedendosi se ci fosse qualche posto in cui nascondersi nel caso la vedessero.
“Bel tempo, non credi?”
Sakura saltò. Kakashi le era affianco, guardava giù alla stradina verso le tre persone che lei stava guardando fino ad un momento prima. Lei aprì la bocca per ribattere che forse non era un tempo poi così tanto bello, quando vide l’ombrello dell’uomo che riposava con nonchalance contro la sua spalla.
Era rosa acceso e viola, e quasi sciocco quanto il suo. Sarebbe dovuto sembrare completamente ridicolo su di lui, ma in qualche modo l’uomo era troppo cool per appigliarsi a quei particolari.
Kakashi la guardò, sinceramente perplesso dal suo sguardo “Cosa?”
“Niente” lei distolse lo sguardo in fretta.
“Non è tuo padre quello laggiù?” chiese lui, facendo un cenno con la testa verso i due adulti al crocevia di seguito, arrabbiati per il cappotto bagnato della figlia “E la tua sorellina?”
“Sorellastra” corresse lei “Si chiama Kaede”
Non sapeva molto più di quello.
Kakashi le lanciò un’occhiata di traverso “Non li saluti? Sono la tua famiglia, giusto?”
Sakura si masticò l’interno della guancia e non disse niente. Quale sarebbe stato il punto del richiamare attenzione a se stessa? Non era come se avesse qualcosa da dire. In verità, si sentiva molto più in famiglia con i suoi compagni di squadra, che con i suoi parenti di sangue. Erano di sicuro più affidabili, in ogni caso.
Ma non sarebbero mai stati abbastanza presenti, gli amici, come una famiglia vera.
Suo padre aveva preso in braccio sua figlia, ora, e stavano camminando di nuovo per la strada, ignari del fatto di essere guardati. Sentendosi quasi una voyeur, Sakura guardò via e cercò di distrarre Kakashi prima che si chiedesse perché fosse così riluttante a salutare la sua ‘famiglia’. “Ecco la tua maglia. Ho pensato ne avessi bisogno…non sapevo se ne avessi di ricambio”
Ma ovviamente ne aveva, visto che ne stava indossando un’altra ora.
“Grazie” disse lui, accettando la maglia piegata “Un pensiero premuroso da parte tua…”
“E…io…ehm…volevo anche scusarmi” disse, forzandosi a continuare, “Spero di non essere stato un peso l’altra notte. Mi sono ubriacata solo, tipo, due volte, ed è sempre finita con l’imbarazzarmi. Quindi se ho fatto qualsiasi cosa che, umh…ti ha messo a disagio, sono davvero dispiaciuta. Spero di non averlo fatto, ma non ricordo molto”
“Oh” disse lui, sembrando leggermente deluso “Quindi non ricordi la molto lusinghiera, se non totalmente innamorata, proposta di matrimonio che mi hai fatto?”
Il respiro di Sakura si fermo “Dimmi che non-“
“No” interruppe lui, prima che un attacco di panico potesse davvero inghiottirla “Per sfortuna”
Sakura lo graziò con solo uno sguardo iracondo “Ti volevo anche ringraziare” poi aggiunse, anche se l’indignazione di prima la faceva suonare meno grata di quanto fosse, “Per avermi riportata a casa ed esser stato con me”
Lo sguardo di lui s’addolcì e sembrava dire ‘tu, proprio tu’ in quel suo modo speciale di darle attenzione, quello sguardo per lei “Nessun problema, Sakura. E’ stato un piacere. Penso di avere un debole per te”
Sakura fece una breve risata caustica “Probabilmente anche io ho un punto debole per te” con tutte le cose che dici e che ti lascio dire quando avrei picchiato chiunque altro
“Davvero?” disse Kakashi, abbassando lo sguardo dal suo viso “E dove sarebbe, questo punto debole, mi chiedo?”
Cose come queste, per esempio.
Sakura sentì la sua faccia arrossire e fece un mezzo passo indietro, mentre si schiariva la gola “Non essere volgare” lo rimbeccò, anche se sapeva – dal modo in cui il suo cuore batteva – che non era dopotutto così arrabbiata. E Kakashi sembrava più divertito che pentito.
“Ero volgare?” disse con finta innocenza “Beh, grazie per avermi riportato la maglia, Sakura” premette il tessuto alla sua faccia mascherata “Mmh. Odora di te”
La bocca di Sakura si spalancò, atterrita “M-mi dispiace – non ho pensato di lavarla prima-“
“No, va bene” disse lui “Mi piace. Potrei non lavarla mai più, infatti”
Era difficile dire se stesse scherzando o meno; se la stesse semplicemente stuzzicando innocentemente o pensasse davvero quelle cose. Tra la nube scura che era nella sua testa la notte precedente, Sakura ricordava una cosa alquanto chiaramente, anche se il contesto in cui era stata detta era un po’ sfocato…
“…e se tu me l’avessi permesso, avrei fatto l’amore con te per tutta la notte”
Kakashi si stava per girare, ritornando all’ingresso del suo condominio. Sakura non desiderava altro che seguirlo – non che lui gliel’avrebbe lasciato fare.
O forse sì?
“Sensei” lo chiamò lei, facendolo girare e inclinare l’ombrello per poterla osservare da sotto il bordo sgocciolante “Era vero quello che hai detto l’altra notte?”
Lui sbatté le palpebre “Cos’ho detto l’altra notte?”
Le dita di Sakura si attorcigliarono nervosamente attorno al bastone di plastica dell’ombrello “Quando tu…quando hai detto che avresti fatto l’amore con me…?”
“Oh, beh” lui spinse la sua mano libera nella tasca e guardò verso la strada lavata dalla pioggia “Solo se ti avessi incontrato per la prima volta alla festa e non ti conoscessi”
“Oh” disse Sakura, delusa “È perché c’è qualcosa in me che non ti-“
“Non mi mettere parole in bocca, ora, Sakura” disse lui, interrompendola “Sai perfettamente che sono un gentleman e uno shinobi molto rispettato, e che non farei mai delle avances alla mia allieva”
“Capisco” disse Sakura, guardando il terreno.
“Non vorrei essere accusato di sfruttare la mia posizione”
“Lo so” lei annuì e strisciò la suola dei suoi stivali sul pavimento bagnato.
“Quindi, vedi, non istigherei mai niente con te. Mai
“Ho capito” mormorò Sakura sottovoce, un po’ indignata dal suo rimarcare troppo la faccenda. Era stata stupida a chiederlo, e ovviamente aveva capito male tutte le volte che lui l’aveva stuzzicata nei giorni passati; ma questo non significava che lui dovesse insistere così tanto nel spiegarle la cosa. Si sentiva come se il fondo del suo stomaco stesse per cadere…
“Se tuttavia” continuò lui, lentamente “Non fossi io quello ad istigare…”
Sakura alzò piano lo sguardo verso lui. L’uomo stava osservando il tessuto rosa e viola del suo ombrello in maniera riflessiva, mentre si strofinava il mento mascherato con un dito. Poi incontrò lo sguardo di Sakura e tra la pioggia lei poté intravedere il fantasma di un sorriso “Sarò sempre qui per te, Sakura” disse lui “Se hai bisogno di me”
Il fondo del suo stomaco cadde definitivamente, in quell’istante. Cosa stava cercando di dirle…?
“Beh, comunque!” disse Kakashi allegro, riprendendosi, “Grazie per la maglia! Oh – prima che mi dimentichi – sarà meglio che ti riprenda queste”
Raggiunse la sua tasca e le porse qualcosa di piccolo e in pizzo, che per un momento Sakura pensò fosse un fazzoletto. Poi lui sollevo meglio l’oggetto e la sua gola si seccò quando si rese conto di cosa realmente fossero.
“Che ci facevi con la mia biancheria!” sibilò.
“Ti ho prestato la maglia. Stavo solo equiparando il campo di battaglia” rispose con leggerezza.
“Hai preso le mie mutande perché mi hai dato la tua maglia?!” guaì lei “Non t’ho mai chiesto quella maglia, e lo sai!”
“Ed io non t’ho chiesto la biancheria, quindi siamo pari” Kakashi era impassibile mentre si girava per tornare nel suo appartamento “Ci vediamo domani, Sakura. Ricorda di essere brillante e in orario per la nostra missione!”
Sakura occhieggiò la sua schiena mentre s’allontanava e si chiese se avesse dovuto lanciargli contro le mutandine in segno di disprezzo. Ma erano fra le sue migliori, di quelle che indossava per le occasioni speciali, e lanciarle fra la pioggia le avrebbe sicuramente rovinate, quindi optò per urlare un “Pervertito!” alla sua porta chiusa, per poi correre via nascondendo le mutande prima che qualcuno la vedesse.
 
 
“Pervertito!”
Kakashi sospirò mentre scrollava via l’acqua dal suo ombrello, piazzandolo nel portaombrelli vicino alla porta. Aveva proprio ragione, pensò. Era un pervertito.
Ma non era un pervertito stupido.
Dall’altra sua tasca cacciò fuori un altro paio di mutandine, che poggiò amorevolmente sulla sua maglia piegata. Sospettava fosse questo il paio che Sakura gli stava descrivendo l’altro giorno. Erano rosse e bianche con dei piccoli dolci fiocchi sui fianchi – solo che lei non gli aveva detto che c’erano anche due piccole ciliegine davanti. Non erano sofisticate come il paio che le aveva appena ridato, ma gli piacevano lo stesso (se le sarebbe tenute entrambe, ma la tentazione di infiammare la sua indignazione era stata troppa; non c’era niente di più sexy che un piccolo fiore di ciliegio rosso e incazzato nero). Sakura indossava biancheria adatta a ragazzine con la metà dei suoi anni, cosa che Kakashi trovava insieme accattivante e seducente.
Le contraddizioni di lei continuavano a renderlo perplesso. Solo adesso lo stava rimbeccando per aver fatto un innocente commento sui ‘punti deboli’, e poi un momento dopo gli stava chiedendo sfacciatamente di fare l’amore con lei.
L’intimo di Sakura poteva sembrare carino ed innocente, ma forse lì c’era un significato più profondo, su quelle ciliegie, di quanto lui, o lei, potessero mai realizzare.
Kakashi si portò l’indumento al viso ed inspirò a fondo, assaporando il profumo dolce del detersivo in polvere e il retrogusto di cassetti pieni di fodere profumate. Non c’erano dubbi che appartenesse a Sakura: come la maglietta adesso, era imbevuta del suo caldo profumo di donna. Gli erano sempre piaciuti i profumi femminili, ma Sakura aveva una sfumatura particolarmente sottile e stuzzicante che gli pizzicava l’olfatto sensibile. Poteva tranquillamente passare tutta la giornata a-
“Ehm ehm”
Kakashi aprì gli occhi e fissò lo sguardo su una grassoccia donna di mezz’età sulle scale di fronte a lui.
Con un movimento fluido e naturale, Kakashi schiacciò le mutandine nella sua tasca, anche se sapeva che era troppo tardi per ingannare la vecchia gallina “Buongiorno, signora Saitoh”
Gli occhi della donna rimasero severamente strizzati “C’era una donna stamattina” disse “Ha lasciato un messaggio per te”
“Oh?”
La signora Saitoh scese le scale fino a trovarsi davanti a lui; gli arrivava appena al mento. Senza alcun avvertimento, il suo piede gli si schiantò contro lo stinco. Kakashi sibilò e si spostò velocemente dalla traiettoria “Ah, cos-“
“Questo è solo finché non troverà un altro, ha detto lei” La signora Saitoh disse bruscamente, prima di prendere l’ombrello rosa e viola che era ancora nell’angolo fradicio “E la prego di fare uso dei vostri propri ombrelli, Hatake-san”
La donna sbatté la porta ed uscì dal palazzo, lasciando Kakashi a zoppicare verso il suo appartamento.
Le donne erano crudeli, decise. E senza cuore.
Era sicuro di poter dire d’essere stato ‘scaricato’ da Yoshi, come aveva profetizzato da tempo. La scorsa notte era stata davvero la sua ultima chance, e l’aveva buttata al vento senza la minima indecisione.
Era così che di solito andava. Sceglieva una donna, per un motivo o l’altro, e si soddisfaceva per un po’ finché non si annoiava e cominciava a trascurare le sue attenzioni. Poi la donna l’avrebbe piantato e sarebbe stato perfettamente soddisfatto per un po’ di giorni o settimane prima che il prurito sarebbe ritornato. Quel prurito, quella voglia dentro lui.
Ma qualcosa non andava.
Kakashi lo sentì mentre saliva le scale fino alla soglia del suo appartamento.
Il prurito era già tornato.
 
“La tua revisione del quadrimestre si avvina, lo sai”
“Lo so” sospirò Sakura, facendo schioccare la plastica dei suoi guanti, in mancanza di altro da fare.
Tsunade non alzò lo sguardo mentre lavorava sul cadavere “Ti rendi conto di essere una fra i candidati alla promozione, giusto?” disse, staccato piano la pelle dal torso, con assoluto orrore dell’altro assistente accanto a lei “Una volta che hai minimo cento missioni di rango B nel tuo curriculum, il Consiglio sarà tenuto a prenderti in considerazione”
Sakura osservava i tagli, gli squarci e il sangue scuro che colava, tutto con occhio indifferente. “Avevo cento missioni anche un quadrimestre fa” disse cupamente “Ma hanno detto che non ero candidata per la mia mancanza di ninjutsu d’attacco. Gli ho detto che la mia era una zona supplementare, ma non considerano quella materiale da jonin”
Tsunade si raddrizzò, soffiando una ciocca bionda di capelli lontano dalla sua faccia. Nella mano destra teneva un rene. “Non ti mentirò, Sakura” disse francamente “Il sistema è impostato contro i ninja medici come me e te, e figurati se occupi un ruolo supplementare e una donna. Il concilio vuole come jonin grandi e forti uomini che possono uccidere un singolo nemico in mille modi diversi. Sembrano dimenticare che senza medici e coperture, quegli omaccioni sarebbero da rimpiazzare dopo pochi mesi. Pesa un attimo questo per me, Sakura”
Sakura prese il polmone e lo passò all’assistente maschio vicino a lei, che stava cominciando a farsi molto pallido “Pesi questo?”
Deglutendo forte, l’assistente si allontanò, tenendo il rene come se fosse pronto ad esplodere.
“Pensi mi accetteranno questa volta?” chiese Sakura mentre si girava verso Tsunade.
La sua superiore sospirò “Personalmente, se fosse per me, ti promuoverei. Potresti dire che sono di parte, ma probabilmente sono quella che conosce meglio di chiunque altro i tuoi punti di forza e talenti. Sei in grado di gestire l’essere jonin”
La faccia di Sakura si riscaldò nel sentire parole così rare di confidenza.
“Ma non dipende da me, ho paura. Il concilio non ti conosce quanto ti conosco io. Non sono abituati al tuo stile di combattimento…e non ne saranno propensi. Pensano che essere un ninja d’elite significhi solo conoscere quanti più jutsu possibili. L’unica ragione per cui Lee è stato promosso l’anno scorso è perché Gai minacciava di piangere se non lo avessero fatto”
Sakura sospirò “Mi piacerebbe vedere Kakashi-sensei minacciare lo stesso per me…” disse ironica.
“Ne varrebbe la pena, no?” disse Tsunade seccamente. “Beh, se vuoi davvero impressionarli e dare loro qualcosa per cui valutarti..non ti resta che imparare nuovi ninjutsu. Credo che Naruto e Sasuke saranno promossi quest’anno. Sarebbe un peccato se non ce la facessi anche tu. Passami il bisturi”
Depressa, Sakura si girò verso l’assistente abbondantemente pallido e sudato “Bisturi?”
Annuì tremante e andò a prenderlo dal mobile degli utensili. Lo passò a Sakura, che lo passò a Tsunade. “Shishou? Puoi insegnarmi qualche jutsu che impressioni il Concilio?”
“Mi piacerebbe, ma non ho davvero tempo al momento. D’altra parte, hai un insegnante che ne sa più di quante potrebbe insegnartene, di tecniche”
“Intendi…Kakashi-sensei?” squittì Sakura, mentre la sua gola si ristringeva senza alcun motivo.
“È ancora il tuo insegnante. Fatti insegnare qualcosa” disse Tsunade come se fosse la cosa più ovvia del mondo, il che probabilmente lo era. “Sarà contento di aiutarti. Se ha dato la sua mossa migliore a quel marmocchio Uchiha, sono sicuro sarà ben felice di prestarti qualche mossa rubata qui e lì da altra gente nel corso degli anni. E poi tu sei un’allieva competente e veloce. Sono sicuro non ci vorrà molto prima che il Concilio si renda conto di quanto vali”
Beh, Kakashi aveva detto che sarebbe stato lì per lei quando avrebbe avuto bisogno di lui, e forse quell’offerta non era riferita esclusivamente a favori sessuali (anche se stava cominciando a chiedersi se forse fosse stata una battuta, perché più ci pensava, più le sembrava assurdo che l’avesse detto)
“Oh, cavolo…Sakura, tu che hai le mani piccole, potresti cercare un po’ nella cavità toracica? Mi è caduta la pinza per capelli…”
Sakura obbedì pazientemente, e mentre frugava nello sterno di un cadavere, si chiese annoiata se avrebbe dovuto davvero chiedere a Kakashi di insegnarle nuove tecniche. Sarebbe stato come chiedergli lezioni private, e con il clima attuale fra i due, sembrava praticamente di essere in cerca di guai.
“Se non imparo più jutsu…mi bocceranno di nuovo?” chiese Sakura calma.
“Hmph” Tsunade chiuse gli occhi come se fosse un pensiero che rigettasse “Quasi certamente”
Sakura sospirò e posò la pinza per capelli sul vassoio lì vicino. Guardò da sopra la spalla e sospirò di nuovo “Shishou, il tuo assistente è svenuto” disse, guardando il medico disteso sul pavimento.
“Uomini” disse Tsunade sprezzante “Zero tolleranza per il sangue”
“Guardate chi parla…” detto dalla donna che aveva passato metà della sua vita adulta con un terrore paralizzante del sangue…
“Cos’hai detto?”
“Niente”
 
Sakura sorseggiò il suo cioccolato caldo, un occhio sull’orologio appeso al muro e l’altro sulla televisione. Il suo telefilm preferito era in onda, ma non riusciva a goderselo come al solito. O era un episodio noioso (impossibile) o il suo cervello era troppo pieno di preoccupazioni per rischiararsi con un po’ di intrattenimento leggero.
Si sentì un po’ amara e depressa. Eccola, una teenager, seduta a casa da sola di venerdì sera come una divorziata di mezz’età.
Come sua madre.
Le mancava solo un pacchetto di sigarette e una testa piena di bigodini, e poi sarebbe stata spiaccicata. Un sospirò scappò dalle sue labbra mentre prendeva un altro sorso dalla sua bevanda. La trasmissione si concluse e le previsioni del meteo si piazzarono al suo posto sullo schermo, prevedendo un sacco di piogge e temporali. Per stasera era calmo, ma dal giorno dopo avrebbe cominciato a piovere. E avrebbe piovuto anche la notte dopo. Davvero, questa era la sua ultima chance per uscire un po’ e divertirsi…
Forse si sarebbe trovata un nuovo ragazzo decente, stanotte?
Sakura decise in quel preciso istante di averne abbastanza. Niente più lamentarsi. Niente più finire come sua madre. È vero, aveva avuto degli uomini schifosi in passato, ma quella non era una scusa per arrendersi. Con un po’ di make-up e l’aiuto di una minigonna, avrebbe persino potuto incontrare il suo futuro marito, stanotte. Chi lo sapeva?
Era meglio uscire e valutare il tutto, che stare a casa e chiedersi se il suo insegnante fosse l’unica prospettiva brillante da affrontare…il che era, francamente, una cosa triste e utopica alla quale pensare.
Sakura era pronta per uscire una mezz’ora dopo; decise di non andare nel solito buco per un drink. Stava cominciando a capire d’aver incontrato lì i suoi precedenti quattro fidanzati, e che forse era quel posto ad essere l’ascella dell’umanità. Si diresse verso il bar all’angolo del recinto, sperando che gli uomini normali di Konoha si stessero nascondendo lì. I drinks erano più costosi, quindi poteva ipotizzare che anche i consumatori fossero migliori.
Era affollato quando entrò, ma non esageratamente. Un paio di persone alzarono lo sguardo mentre entrava, il che era probabilmente un buon segno. Non c’erano facce familiari, a quanto vedeva, quindi si diresse diretta al bar, sedendosi tra un posto vuoto e  un uomo dall’aspetto di un lettore, con tanto di occhiali, che stava scrivendo su un’agenda.
“Un lime cordial” chiese gentile al barista. Non voleva niente di vagamente alcolico dopo la scorsa notte.
Mentre aspettava, lasciò vagare pigramente lo sguardo attraverso la stanza, pesando le sue opzioni. C’erano diversi begli uomini lì, ma la maggior parte stavano già parlando con delle donne. Anche se le persone ad impatto belle potevano non avere nessun’altra qualità, come le aveva insegnato Sasuke. Avrebbe felicemente scelto un uomo normale, a patto che avesse una bella personalità.
Diavolo, a questo punto avrebbe scelto chiunque fosse stato consapevole di come si facessero le cose a letto.
Poi improvvisamente scorse qualcuno, e il respiro le si congelò nel petto insieme al suo cuore che inciampò.
Stava dall’altra parte della stanza, appoggiato con noncuranza contro un pilastro di legno, con un drink in mano ed una donna giovane affianco a lui. Le stava parlando, la stava facendo ridere e annuire mentre parlava, tutto questo mentre passava un dito sul bordo del bicchiere che aveva fra le sue mani.
Sakura non immaginava che Kakashi fosse un tipo da bar…
Guardò velocemente lontano, arrabbiata con se stessa per aver involontariamente scelto quel bar – tra tutti i bar di Konoha! – incontrando la persona che stava cercando di evitare. Come poteva scegliere la strada giusta e trovarsi un nuovo fidanzato quando l’oggetto delle sue ultime affezioni era a pochi metri da lei? Il barista posò il suo drink di fronte a lei, e Sakura lo sorseggiò quasi ansiosamente, passando le dita sulla condensa del bicchiere umido.
L’aveva vista? Aveva notato come era entrata atteggiandosi a carina? Le stava fissando la schiena in questo momento o era troppo preso dalla donna rossa da non notare nessun altro?
“Scusi, questo posto è occupato?” chiese un ragazzo, indicando il posto accanto a lei.
“Sì” disse tesa “Vattene”
Troppo tardi si rese conto dell’errore della sua reazione istintiva, quando il giovane uomo era già scomparso. Per quello che ne sapeva poteva anche aver appena scacciato via il suo futuro marito! Hatake Kakashi le aveva probabilmente rovinato la vita!
Non che lo sapesse, eh. Si guardò di nuovo attorno, per vedere che stava ancora parlando con quella donna. Sakura non riusciva a dire se fosse molto più vecchia di lei stessa. Stava flirtando con lui, sbattendo le ciglia e inclinando la testa timidamente, e lui era affascinante e stava probabilmente usando quel suo sguardo che diceva ‘tu’ anche su di lei.
Da quella distanza, Sakura non sapeva dire chi stesse seducendo e chi fosse sedotto.
Non era gelosia quella che le stava bruciando lo stomaco ardentemente. Era più che altro come un senso di grande ingiustizia e iniquità, e non importava quanto beveva, la sensazione non voleva andarsene.
Sarebbe stata una cattiva idea cercare di spegnere il fuoco con l’alcol, ma dopotutto era solo una metafora.
“Mi scusi!” mosse la mano verso il barista “Posso avere un po’ del sakè meno costoso che avete?”
Lui le diede uno sguardo di traverso “Quanti anni hai?”
La domanda la rese perplessa, non era abituata a sentirselo domandare; fu quel momento di esitazione a far insospettire il barista, probabilmente.
“Diciotto” disse, e anche se era la verità il suo tono sembrava artificioso.
“Hai una carta di identità?” chiese il barista.
“No…” disse aggrottando la fronte “Sono un ninja, non ne ho bisogno”
“Allora accontentati degli analcolici, oppure cresci…”
La bocca di Sakura si aprì in indignazione, e stava quasi per emettere un fil di fumo dalla rabbia, oppure per fare qualcosa che le avrebbero ricordato a vita. Cavolo, era adulta! Mentre risucchiò il respiro, pronta a rispondere a tono, l’uomo con gli occhiali accanto a lei alzò la mano.
“Posso avere un po’ del sakè meno costoso che avete?” chiese educatamente al barista.
Sakura lo fissò, così come fece il cameriere.
“Lo stai prendendo per te o per lei?” chiese scettico il dipendente.
L’uomo si strinse vagamente nelle spalle “Ti interessa?”
Apparentemente non gli interessava. Finché glielo ordinava qualcuno con l’età giusta, non importava. Il sakè arrivò e lo sconosciuto lo porse a lei con un debole sorriso prima di tornare a lavorare.
Sakura si sentì disarmata “Quanto ti devo?” chiese, frugando nelle tasche.
“Non fa nulla. Potrebbe essere la mia buona azione per il karma giornaliera”
Non sapeva cosa fare. Con lui ancora impegnato a scrivere, non sembrava essere in vena di una conversazione, quindi forse era davvero solo interessato nel migliorare il suo karma. Dopotutto, era anche un pochino vecchio per lei. Quasi vecchi quanto Kakashi-sensei, cielo!
Anche se Ino aveva detto che per lei sarebbe andato bene un uomo più grande e più ragionevole…
Sakura si guardò di nuovo attorno, mantenendo un sorriso ironico su Kakashi. Sembrava si stesse avvicinando a quella ragazza…
Quando ritorno con lo sguardo al bancone, notò che lo sconosciuto aveva seguito il suo sguardo “Se hai messo gli occhi su quel tipo dai capelli bianchi, non ci metterei le speranze, se fossi in te” disse divertito “Qualcun altro sembra essere già interessato”
“Oh, no! Non è come sembra” disse Sakura velocemente “È solo…è solo il mio insegnante”
“Sei un’allieva di Kakashi-sempai?” sembrò sorpreso “Quindi dovresti essere Haruno Sakura. Ti ha menzionata”
“Sì…conosci Kakashi-sensei?” era il turno di Sakura per essere sorpresa.
“Lavoravamo insieme” disse “negli ANBU”
“Oh” boccheggiò Sakura “Sei un ANBU”…Quindi la sua sanità mentale era una causa persa come tutti gli ANBU?
“Già” disse, scrollando le spalle “Ora sono nella sezione di ricerca e sviluppo”
Beh, quello era un buon segno “Di?” chiese.
“Veleni”
“Che buffo…io lavoro circa nella ricerca e sviluppo di antidoti” Ok, non era una cosa su cui ridere ad alta voce, ma c’era una sorta di ironia nella faccenda.
Forse quest’uomo poteva essere il suo futuro marito?
Guardò da sopra la sua spalla, aspettandosi di vedere ancora Kakashi a ingraziarsi la rossa, scrutando invece solo uno spazio vuoto dove c’era lui prima. Gli occhi di Sakura volarono per la stanza, cercando di localizzarlo, fino a che un guizzo di bianco catturò il suo sguardo. Stava attraversando la folla, diretto verso la porta dei bagni…
…e la ragazza dai capelli rossi veniva trascinata da lui per mano.
Un brutto bruciore le infiammò lo stomaco, senza che lei sapesse il perché. Forse era solo la percezione che il suo sensei era stato fortunato quando invece lei non riusciva neanche ad approcciare?
Forse perché una stupida, random, sconosciuta ragazza stava per vedere cosa c’era sotto quella maschera – un privilegio che non era stato concesso neanche agli amici e conoscenti più vicini di Kakashi… O forse era solo irritata dal fatto che stesse per farsi un’altra donna quando solo quel mattino sembrava fosse disposto a prendere lei…?
Non sono affari tuoi, disse a se stessa fermamente. Dimenticatene.
Dimenticalo.
Con un sorriso coraggioso si girò verso lo sconosciuto affianco a lei “Non credo di aver capito il tuo nome”
 
A Kakashi non piacevano le sveltine. Non c’era alcuna finezza in una sveltina. Non c’era tempo per assaporare o godere o per la lussuria. Non c’era tempo per l’abilità o per apprezzamenti.
C’era solo una luce fioca, nel corridoio deserto, ed una cassa piena di birre che sarebbe stata più che sufficiente.
In realtà l’avrebbe volentieri portata a casa, per godersi i frutti del suo corteggiamento – non che fosse stata un soggetto particolarmente difficile – ma preferì che l’atto principale durasse più dei preliminari. Sembrava che lei non cercasse nient’altro che una veloce, selvaggia, soddisfacente sveltina al buio, e dal momento in cui non aveva modo di scegliere, Kakashi accettò senza dibattere. Non avrebbe soddisfatto quel prurito voglioso – perché il prurito non era per del sesso. Era per della compagnia. E comunque non sarebbe stato niente più che giacere per una notte o due vicino ad un altro caldo corpo umano, e non sentirsi così dannatamente soli, per una volta.
No, questo non avrebbe soddisfatto il suo prurito, ma gli sarebbe bastato, per ora.
Quindi Kakashi era ben lontano dall’essere felice quando la spinse sulle casse e, tenendola occupata con i suoi baci, raggiunse la gonna per abbassarle l’intimo fino alle caviglie.
Qualcuno avrebbe potuto dire che era impossibile per un uomo essere depresso quando stava per scopare, ma Kakashi generalmente riusciva dove gli altri fallivano. Avvisò se stesso di non pensare troppo. La ragazza era bella, magnificamente recettiva, e aveva accettato di non creare alcun vincolo. Cosa poteva chiedere di più?
Beh, prima di tutto, forse, una location più privata. Forse lei pensava che l’idea di fare sesso in un corridoio vicino ai bagni fosse eccitante e da brivido. Chiunque sarebbe potuto passare in ogni momento, e l’uomo pensò che l’esibizionismo non era mai stato il suo genere.
Seconda cosa, una notte intera ed un letto comodo sarebbe stato molto più piacevole.
E terza cosa, Sakura era lì. Non voleva che fosse lì, ma c’era. Seduta al bar a parlare con uno dei suoi ex-colleghi – un bravo ragazzo. Il genere di bravo ragazzo con cui Sakura sarebbe potuta andare e per il quale aprire le gambe e –
“Sbrigati!” La ragazza fra le sue braccia gemette, trafficando con i bottoni del suo pantalone. Lui si fermò, poi le tirò via le mani per slacciarsi il pantalone da sé e spostandole da dosso vestiti inutili. Lei era così ansiosa da quasi non dargli il tempo di mettere un preservativo, ma dopo pochi attimi di pazienza, ebbe il piacere di vederla contorcersi e sussultare quando entrò in lei con una scossa forte che le fece irrigidire l’intero corpo.
“Sì, oh dio, sì!” Le sue gambe si aggrovigliarono attorno ai suoi fianchi, esortandolo e schiacciandosi di più contro lui.
Era recettiva, ok. Anche troppo recettiva. I suoi rochi piccoli gemiti erano veloci, dopo ogni spinta, e lui si preoccupò che fossero sentiti.
Era quasi un lavoraccio, cercare di concentrarsi sia sul proprio piacere che su quello di lei, dovendo pensare poi al ritmo, al proprio godimento e al se dover o meno tapparle il naso, che inspirava veloce quasi fosse un tubo di vapore rotto – per non parlare poi del dover controllare che i passi di qualcuno non fossero vicini.
“Non fermarti – argh!”
Kakashi fece una smorfia per il volume dei suoi gemiti, e presto la zittì con un dito sulle labbra. Cercò di ricordare il suo nome per ammonirla di non alzare la voce, ma al momento gli sfuggiva.
Quindi optò per seppellirsi con la faccia nel suo collo, mordicchiando e baciandole la gola. Aveva un buon profumo, ma non buono quanto l’intimo conservato nella sua tasca. I suoi gemiti di fecero più tranquilli mentre lo ascoltava sussurrare il solito catalogo di parole eccitanti nell’orecchio, sentirgli dire quanto calda e stretta fosse, e quanto bagnata, fantastica e diversa e speciale da chiunque altra avesse mai posseduto. Erano tutti cliché senza significato, ma lei se li bevve.
E con ogni spinta ferma, non passò molto tempo che la ragazza cominciò a muoversi selvaggiamente.
“Penso di star venendo!” ansimò, gettando la testa all’indietro mentre il suo corpo cominciò a stringersi.
Dannazione. Kakashi non era neanche minimamente vicino all’aver finito. Non voleva che questo incontro durasse troppo, o che crescesse il rischio d’essere scoperti, ma a quel punto neanche il calore avvolgente del suo corpo bastava. Chiuse gli occhi e cercò di immaginare cose che lo aiutassero ad eccitarsi. Aveva bisogno di qualcosa – qualsiasi cosa, pur di avvicinarsi al limite. Donne nude. Donne nude che si baciano. Donne nude che si toccano a vicenda.
Sakura nuda.
Le palle di Kakashi si strinsero quasi con violenza; rabbrividì “Sì…”
Sakura nuda. Sakura nuda che si tocca. Sakura nuda in ginocchio, gli fa un pompino. Sakura nuda proprio lì con lui, sulla cassa di birre, che geme mentre lui la porta all’orgasmo.
La poteva sentire. Poteva sentire il suo corpo stringersi attorno a lui; sentire le sue piccole mani stringergli il giubbotto mentre finalmente raggiungeva l’orgasmo. Poteva assaporarla mentre la sua bocca si schiantava contro quella di lei, inghiottendo i suoi suoni d’estasi.
Poi si perse. I suoi fianchi si dimenarono forte in lei senza un ritmo preciso, mentre il piacere ruggì incandescente nelle sue vene. Un nome strisciò via dalle sue labbra, ed un gemito caldo rombò nella gola.
La ragazza gli stava gridando nell’orecchio, troppo forte per rimanere anonimi, ma in quel preciso momento non gli interessava, perché ogni orgasmo era il nuovo miglior istante della sua vita.
Il piacere scorse veloce, comunque, come sapeva sarebbe stato, e dopo qualche ultima spinta, si tirò lontano.
Forse s’era distaccato troppo presto, perché anche se la ragazza sembrava l’esatta vista di una donna sazia e ben fottuta, sembrava anche leggermente irritata “Akane” ansimò lei.
“Cosa?” era troppo impegnato a sfilarsi il preservativo per ascoltarla attentamente.
“È il mio nome” disse “Akane”
“Lo so” mentì. Se n’era dimenticato.
“Allora perché mi hai chiamata ‘Sakura’?”
“Oh, merda”  mormorò, dandole uno sguardo di scuse. “Lo fatto, vero? Mi dispiace. È stato incredibilmente scortese da parte mia. Probabilmente pensi io sia un completo stronzo”
“N-no” disse velocemente, presa alla sprovvista dalle sue scuse immediate “No, solo...beh, se mi avessi detto che c’era un’altra ragazza, non avrei…beh, se avessi chiesto avrei potuto aiutarti”
Kakashi sbatté le ciglia “Cosa?”
Lei si mise a sedere, iniziando a raddrizzarsi i vestiti “Avevo questo ragazzo che fantasticava su Cherry Kobe. Sai, la pornostar?”
“No, non la conosco” Un’altra bugia. La conosceva.
“Beh, a volte facevo un henge per lui, sai, il jutsu, per sembrare lei. Sono molto brava. So come ci si sente a volere qualcuno che non puoi avere, e…non so…se vuoi farlo di nuovo, qualche altra volta…beh, forse potresti portarmi una sua foto, e potrei trasformarmi in lei per te”
Per un orribile momento, Kakashi contemplò l’idea. Poi l’accatastò. Quale genere di bastardo faceva trasformare la sua fidanzata in una pornostar solo per se stesso? Se le avesse chiesto lo stesso, non sarebbe stato da meno.
“È un talento carino” le disse gentilmente, pizzicandole il naso “Ma ti preferisco come sei. Mi è solo scappato dalla bocca, immagino. Sakura è il mio gatto”
“Oh!” Nonostante le sue rassicurazioni sul fatto che fosse ok mormorare il nome di un’altra, sembrava comunque sollevata. E successivamente confusa.
“Comunque è strano…”
Lui si strinse nelle spalle “Pensa come mi debba sentire io” disse cupo “Quante volte un uomo chiama il nome della sua gatta mentre fa sesso? Immagino cosa ci cucirebbe su uno psicologo”
Fu un recupero magistrale,  disse Kakashi a se stesso. Lei ridacchiò alla sua battuta leggera, e lo baciò. “Grazie” disse “È stato bello”
Era davvero una ragazza molto dolce, ma gli ricordava davvero troppo Sakura.
Forse era stato quello il motivo per il quale l’aveva scelta? Si lasciò baciare un altro paio di volte prima che lei si risollevasse dalla cassa di birra per aggiustarsi ancora i vestiti.
Poi prese la borsa e cominciò a scrivere qualcosa su una vecchia ricevuta “So che abbiamo deciso per niente legami” disse timidamente “ma se dovessi cambiare idea, questo è il mio numero”
Lui accettò la ricevuta e guardò il numero e il nome segnato – nome che lei aveva sottolineato tre volte con enfasi, in caso se lo fosse scordato di nuovo. Sorrise. “Grazie” disse. Non le promise nulla, ma forse le avrebbe fatto una chiamata…?
Raggiante, si girò per beccarlo col muso teneramente un’ultima volta sulla guancia prima di sussurrare un addio e scomparire nel corridoio per il bagno delle ragazze. Kakashi poggiò i fianchi contro le casse e si prese un momento per semplicemente respirare e pensare. Fisicamente, era soddisfatto.
Ma in realtà non lo era per niente.
Irritato, si spinse lontano dalle casse e si diresse verso il bagno degli uomini per pulirsi e controllare il suo aspetto prima di rientrare nel bar. Del rossetto era dannatamente spalmato sulla sua bocca e sulle sue guancie, ma dopo un paio di tentativi falliti nel cercare di rimuoverlo (quella roba s’attaccava come colla), decise che comunque l’evidenza sarebbe stata nascosta dalla sua maschera.
Il bar sembrava più affollato di quando l’aveva lasciato. Il momento in cui rimise piede nella stanza calda e piena di fumo, non fece alcuna resistenza nel lasciare il suo sguardo libero di cercare Sakura. Non era più al bar, e neanche sulla pista da ballo, né ad un tavolo nell’angolo. Se n’era andata, e con lei, il suo ex-collega.
Kakashi non era sicuro di come si sentisse a riguardo. La sua parte razionale pensava fosse una buona cosa, dopotutto il suo collega era un brav’uomo e un amante decente (a detta di tutti, non che Kakashi potesse direttamente garantire per lui), e Sakura non avrebbe sbagliato a portarselo a casa.
La parte invece meno razionale, primitiva, del suo cervello, ribatté che lei potesse avere di meglio.
La voglia pruriginosa suggerì che lei potesse avere lui.
Kakashi si accigliò ai suoi pensieri scuri. Era meglio andare a casa e smetterla. Non aveva avuto cosa voleva, quella notte, ma ci sarebbero state sempre altre notti.
C’erano sempre, altre notti…
 
Il cielo rombò mentre Sakura camminava verso casa, sola, guardando il pavimento luccicante della strada, ancora bagnato dalla giornata piovosa. L’acqua brillava sotto la luce dei lampioni; si sentiva come se stesse camminando sull’acqua.
Quel ragazzo era stato carino, ma non era davvero interessato. Sakura sospettava fosse già legato a qualcun’altra, e che fosse solo gentilmente amichevole. Qualunque fosse la ragione per la sua indifferenza per lei, Sakura non si era preoccupata di restare. Non era dell’umore giusto per fare conoscenze, quella sera, quindi s’era scusata, per poi dirigersi verso il bagno delle donne prima di andare a casa, sentendo che la serata era stata un completo fallimento.
Fu appena uscì dal bagno che lo sentì. Beh, che sentì lei. Perché dopotutto non è che fosse particolarmente silenziosa.
Più in alto, verso il corridoio, e dietro l’angolo che portava alla birreria, sommersi in una luce spaventosamente fioca, li vide. Sapeva fosse sbagliato, e perverso, e voyeuristico, e che se lui l’aveva beccata una volta, l’avrebbe potuta beccare di nuovo, ma non poté fare a meno di guardare. Lui l’aveva resa così. L’aveva resa curiosa dal primo momento che l’aveva visto, e si riteneva stupida, più che imbarazzata ed emozionata.
In qualche modo, lui lo faceva sembrare bellissimo, il sesso. Anche in quello squallido corridoio dalla luce aranciata, in cui persino le pareti erano imbevute d’alcol, anche se entrambi erano squallidamente accasciati su una cassa piene di birre tintinnanti, anche e persino così era del tutto affascinante. Il corpo di Kakashi si muoveva con scopo, precisione e forza, la sua faccia era nascosta contro il collo della ragazza gemente. La faccia di lei era arrossata ed umida, e sembrava completamente ignara di tutto, tranne che di quell’atto primitivo che stava portando avanti col sensei di Sakura, stringendosi forte a lui e gemendo ad ogni spinta. Era così che una ragazza doveva suonare? Non sembrava stesse fingendo, ma Sakura non aveva mai…beh.
Poi qualcosa cambiò e improvvisamente le spinte s’erano fatte sfalsate e intense. Sakura dovette distogliere lo sguardo dal forte momento di intimità a cui stava assistendo. Troppo esplicito per lei. Troppo erotico.
Aveva fatto sesso prima, ma non era mai stato così. Sembrava completamente diverso da qualsiasi cosa avesse mai sperimentato, e guardarlo era allo stesso tempo spossante e mozzafiato.
Voleva essere quella ragazza. Voleva essere quella che gridava dal piacere, essere penetrata dal suo deviante maestro. Voleva sentire il suo calore e per una voltare sapere cosa volesse dire stare con un uomo nella primavera della sua vita.
Ma le sue braccia erano avvolte intorno ad un'altra ragazza.
Il nome che scivolò dalle sue labbra – troppo debole per Sakura da cogliere da quella distanza – non era sicuramente il suo. La stuzzicava, e giocava con lei, ma non si sarebbe mai spinto fino a quel punto. Non l’avrebbe mai tenuta così stretta, non sarebbe mai riuscita a sentirlo rabbrividire contro lei, con il respiro sul suo collo. Mai, avrebbe potuto sentire il suo peso su di lei o la sua solidità dentro sé.
Ma, Dio, lo voleva. Lo desiderava così tanto da farsi davvero male.
Questo è sbagliato, la avvisò il suo cervello, e non sei di certo meglio di Jiraiya.
Sakura evitò l’angolo, tornando indietro il più silenziosamente possibile, per quanto le circostanze lo permettessero. L’ultima cosa che voleva era essere beccata per la seconda volta a spiare momenti intimi di Kakashi. Poi avrebbe cominciato a pensare fosse seriamente una pervertita…
E non lo sei?
Un insegna a forma di donna era sulla porta del bagno. Il suono di una risata nel corridoio più in là sembrava molto divertita. Sakura si infilò si nuovo nella piccola stanza chiara e illuminata. Sarebbe stato meglio nascondersi lì per pochi minuti fino a che non fosse stata certa che Kakashi e la donna fossero scomparsi, restando sicura di non incontrarlo uscendo. E quale miglior nascondiglio per nascondersi da un uomo che il bagno delle donne?
Sakura sospirò mentre si muoveva verso i lavandini, esaminando la sua apparenza allo specchio. Non aveva guardato bene la donna con cui stava Kakashi, ma tuttavia, Sakura si sentì scuotere da un senso di inferiorità. I suoi capelli era di un colore ridicolo, non aveva uno stile particolarmente stiloso, e doveva ancora prendere dimestichezza con la sua fronte. Supponeva fosse carina in un modo piuttosto domestico e comune, ma quale sano di mente avrebbe optato per una ‘carina’ quando c’erano un sacco di splendide sventole in giro?
La porta scricchiolò dietro di lei e Sakura cominciò subito a fingere di lavarsi le mani. Quando guardò tramite lo specchio, il cuore velocizzò di un po’ vedendo che era la stessa donna con la quale si stava paragonando.
La ragazza andò immediatamente di fronte allo specchio per controllare il suo riflesso, e Sakura la esaminò discretamente.
Sembrava vanitosa, a guardarsi così attentamente, ma dopotutto Sakura stava facendo la stessa cosa fino ad un momento fa. Era bellissima, ma forse dall’espressione distratta della sua faccia, come Sakura, non era completamente felice con ciò che vedeva nello specchio. Sakura dubitava fosse molto più vecchia di lei stessa; possibilmente diciannove o venti anni. Era probabilmente anche del suo stesso rango.
La ragazza sembrò captare il suo sguardo e i loro occhi si incontrarono allo specchio. Sakura le rivolse un breve sorriso senza senso e ritornò a guardarsi, pretendendo di aggiustarsi i capelli. Le mani del’altra ragazza scesero verso il lavandino, con un sospiro, “Hai mai incontrato qualcuno che ti piace davvero…ma il suo cuore è ovviamente di qualcun’altro?”
Sakura si fermò, osservando il suo riflesso con occhi socchiusi “Una volta o un paio” disse seccamente.
“La mia solita fortuna” disse la ragazza, sorridendo senza allegria “Penso di aver perso questo ancora prima di iniziare”
Poi si voltò e si chiuse in bagno, cominciando a piangere.
Sakura si congelò davanti lo specchio, chiedendosi se forse avrebbe dovuto bussare alla porta e cercare di tirare su la ragazza…ma era difficile consolare qualcuno quando si sentiva quasi depressa quanto lei. Alla fine decise che non era il caso di essere coinvolta in questo, quindi uscì il bagno per dirigersi di nuovo nel bar.
Con suo grande sollievo, non incontrò Kakashi mentre si dirigeva fuori, per la strada verso casa.
Fu in quel momento, mentre strascicava i piedi sul terreno umido e stringeva con più forza le braccia attorno a sé, mentre il cielo rombava minaccioso sopra di lei, che Sakura realizzò che era in guai seri.
Naturalmente, se lo stava ripetendo da un paio di giorni, ma solo ora aveva compreso la misura della faccenda.
Tagliando in una fila indiana di negozi, Sakura cominciò a salire sulla strada verso il ponte che attraversava il fiume principale che tagliava in due Konoha. Nelle notti più calde le piaceva fermarsi lì e guardare alle luci scintillanti del villaggio riflettersi nelle acque calme; qualche volta con un amico…per lo più da sola.
Qualcuno era lì, poggiato alla ringhiera nonostante il cielo lamentoso promettesse piogge e tempeste. Sakura aveva intenzione di continuare dritto, finché non s’avvicinò e si rese conto che la persona non era altri che il suo sensei. Lui si girò al suono dei suoi passi e si raddrizzò, sembrando sorpreso quanto lei lo fosse di vederlo.
Sembrava avesse lasciato il bar nel momento in cui aveva concluso d’essere fortunato.
“Ciao” disse in una voce quieta, abbracciando se stessa.
Lui annuì leggermente, muovendosi lentamente per nascondere le mani nelle tasche. Dietro lui, fili di luci tratteggiate luccicavano nella notte, insieme alla torre dell’Hokage che a quella distanza pareva uno spettro lontano. L’ampio, lento fiume si distendeva  come l’indistinguibile distanza fra loro.
“Sei sola?” chiese a bassa voce. La sua voce roca sembrava fosse il suono più naturale del mondo, per le sue orecchie.
“Sì” disse incerta, guardando dietro sé per esserne sicura “Perché non dovrei esserlo?”
“Ti ho visto con qualcuno al bar”
Ah. Quindi l’aveva vista. “Lui non era nessuno” disse senza mezzi termini “E tu? Dov’è la ragazza con cui stavi?”
La testa di lui si inclinò leggermente all’indietro, come se anche lui fosse sorpreso che lei l’avesse visto “Ha importanza? Non è con me ora”
“Cosa non andava in lei?” chiese Sakura seccamente “Non sposata abbastanza per i tuoi gusti?”
Un morbido, divertito suono gli scappò “Qualcosa del genere”
Gli occhi di lei si strizzarono su di lui “Ma ancora abbastanza buona per…” si interruppe, incapace di continuare e dirlo. Sembrava stesse per citare la loro conversazione, quella su Ikki, quella dell’altalena. Kakashi rimase immobile, ma lei sapeva che lui era cosciente del conoscere di Sakura. Ma sapeva che l’aveva effettivamente visto? Probabilmente no. Il suo sguardo la stava esaminando, ora.
Scuotendo la testa, Sakura guardò lontano “Sai, a volte penso tu non sia tanto diverso da Ikki. Vado a casa” disse rigidamente, e cominciò a camminare lontano da lui.
La mano di Kakashi atterrò sulla sua spalla, fermandola. Il caldo peso la bruciò, facendole formicolare l’intero braccio, e Sakura guardò il suo sensei con trepidazione.
Passò un momento prima che parlasse, come se stesse pesando le parole con molta attenzione “Sakura, gli adulti possono volere, necessitare e godersi il sesso. Non è niente di cui vergognarsi” disse lentamente “Quando sarai un’adulta lo capirai”
La sua mano era come un ferro rovente “Io sono un’adulta” ribatté lei con calore.
“Davvero?” suonò debolmente incredulo.
“Sì” disse lei con sicurezza.
La sua mano cadde via e ritornò alla sua tasca “E’ questo il momento in cui ti chiedo di provarmelo?”
“E come potrei provartelo?”
Se non avesse indossato quella maschera, Sakura era sicura che avrebbe visto un lento sorriso diffondersi su tutto il suo volto. Immediatamente si pentì delle sue parole, e fece un passo indietro “Sei un pervertito” disse, deridendolo. Era sollevata che fosse buio, oppure si sarebbe potuto accorgere del rossore sulla sua faccia.
“Allora abbiamo molto in comune” affermò lui allegramente, ma un po’ acido.
“No!” scattò Sakura un po’ troppo velocemente “Io non sono come te. Non sono affatto come te.”
Kakashi inclinò semplicemente la testa di lato e la guardò con aria ironica, come se non fosse altro che una bambina che insisteva di non essere stanca mentre, allo stesso tempo, sbadigliava. Sakura aspettò, ma quando lui non disse niente, lei si riprese e guardò lontano, verso l’altra estremità del ponte “Devo andare a casa, adesso. Abbiamo una missione domani”
“Quello che ho detto stamattina vale ancora, Sakura”
Sakura non si fermò dal camminare. Solo, gli lanciò un’occhiata dalla spalla e vide che lui s’era già girato, sporgendosi sulla ringhiera del ponte per guardare le luci del villaggio.
Hatake Kakashi era davvero un uomo spregevole. Senza pudore, pervertito, rispettabile, misterioso, giovane, saggio, vecchio, elusivo, serio, spiritoso…in qualche modo la ripugnava, in altri la attirava. Niente di lui sarebbe mai stato semplice, e niente tra loro sarebbe mai stato lo stesso.
Solo che non ne valeva la pena…
Allora…allora, perché non poteva fare a meno di pensare a lui?



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Capitolo 9
*** Mission infuriating. ***


Image and video hosting by TinyPic...Ehy! Quanti giorni son passati? Troppi! Spero non vi siate del tutto dimenticati di me No, davvero, mi scuso tantissimo. Sappiate solo che questa storia continuerà, potete scommetterci (dai, dai, che fra due capitoli...succede qualcosa!). Ultimamente mi sono iscritta in palestra (!) e quindi ho poco tempo, ma ora che ho anche finito le interrogazioni, avrò il giusto tempo per dedicarmi a questa traduzione.
Mi scuso ancora, e vi prego di lasciarmi qualche recensione, che mi rendono sempre motivata a continuare.
Altro piccolo annuncio: questo capitolo è dedicato alla mia Morgue, che fra venti minuti compie diciott'anni, e prenderà la patente.
PS: ovviamente i personaggi non mi appartengono, oppure Kakashi sarebbe finito col fare la bitch, tra Sakura, Naruto e Yamato che se lo contendono! :'3

eveyzonk <3




The window.

Capitolo nono ~ Mission infuriating.


 



Le cicale erano di nuovo rumorose, quel giorno. Il sole era alto e le nuvole galleggiavano fra le vallate sottostanti, lasciando in alto il cielo sovraccarico di un fresco blu. Sakura lo guardò di traverso, osservando una figura lontana che somigliava a quella di un’aquila che traversava la tela blu sopra di lei. Non era la prima volta che si chiedeva come sarebbe stato volare e guardare giù da un altezza così imponente.
Avrebbe lasciato cadere qualcosa come un’incudine sulla testa di un certo uomo in maschera, sicuramente…
La radio gracchiò nel suo orecchio “Ehi, sai…”
“A meno che tu non mi stia per dire che hai visto i nostri obiettivi, non mi interessa” scattò lei bruscamente “Non parlarmi”
Ci fu una pausa silenziosa mentre Sakura scacciava una falce e spostava le foglie pungenti e profumante con agitazione.
Poi Kakashi chiese: “Perché?”
Come se ci fosse stato bisogno di chiedere. Sarebbe dovuto essere ovvio che Sakura non era felice di stare con lui. Era stata fredda dal momento in cui l’aveva incontrato ai cancelli del villaggio, e quando erano finalmente arrivati al villaggio dalle miniere d’oro, Sakura aveva provato ad insistere di cambiare le formazioni, per far squadra con uno dei ragazzi invece che Kakashi.
Sasuke si era rifiutato di stare solo con Sakura, declinando l’offerta immediatamente. Naruto sarebbe stato sicuramente più disponibile, ma poco prima che potesse rispondere, Kakashi era intervenuto, chiedendo con ingannevole innocenza cosa c’era di sbagliato nella sua compagnia.
Sakura non poteva dire, davanti a Naruto e Sasuke, che non voleva trascorrere il pomeriggio sola col suo sensei perché l’ultima volta che l’aveva fatto era finita col dovergli descrivere la sua biancheria intima via radio.
Che si sarebbe inventato questa volta? Sarebbe morta di imbarazzo, e Kakashi da coltellate multiple da parte sua. Non che si meritasse di morire accoltellato. Era solo meglio per tutti se avesse tenuto la bocca chiusa.
Così, con al momento nessun’altra scusa ragionevole per rifiutare la sua compagnia, non le era rimasto che sospirare cupa e accettare di stare con lui, di nuovo.
Ed ora, anche se erano soli, lui aveva la faccia tosta di fingere di non sapere perché lei non gli volesse parlare. Beh, se non si rendeva conto di essere un volubile, bastardo donnaiolo, avrebbe dovuto capirlo da sé. Non sarebbe stata lei a spiegarglielo.
“Perché?” ripeté lei “Perché siamo in missione. Dovremmo dare massima attenzione alla strada, non a noi…voglio dire…n-noi non dovremmo parlare”
“Non mi sembra la pensassi così l’ultima volta. Credo di ricordare fossi abbastanza loquace, allora”
Le orecchie di Sakura bruciavano. Non poteva che alludere alla sua descrizione…intima “Questa missione è importante. Non dobbiamo distrarci” disse, sperando di crederci lei stessa ripetendolo.
“Non c’è nulla di sbagliato nel distrarsi di tanto in tanto…”
Cielo!, quest’uomo potrebbe far suonare tutto così perverso…
Sembrava non facesse altro che parlare per metafore…o forse era la mente di Sakura ad essere diventata tanto sporca?
Un altro quarto d’ora scivolò via. Un rametto di felci fra le sue mani era stato sonoramente spogliato e distrutto, e ora Sakura era a corto di vegetazione da demolire. La strada era così tranquilla che un branco di piccoli cervi si sentivano abbastanza coraggiosi da attraversare, rosicchiando le erbacce lungo la strada. Sakura si rilassò. Se gli obiettivi si fossero presentati, i cervi sarebbero stati i primi ad avvisarla.
Era tutto tranquillo, Kakashi era sicuramente assorto nel suo libro, sembrava fosse il momento perfetto per domandarglielo.
“Sensei…?”
“Mm”
“La mia valutazione si avvicina…Tsunade-shishou dice che sono fra i candidati alla promozione”
“Mm”
“Ma…pensa che non abbia abbastanza jutsu”
“Mm”
“Quindi…potresti forse, se hai tempo, insegnarmi qualcuna delle tue tecniche? Intendo, tutti dicono tu ne abbia più di mille, ed io ne ho bisogno di un paio, solo per convincere gli esaminatori di non essere completamente inutile”
“Mm” mugugnò ancora dalla radio “Credo di sì”
Sì! Sakura strinse interiormente i pugni.
“Ad una condizione”
Sakura si fermò “Scusa?”
“Ad una condizione”
“Aspetta, non è così che funziona. Sei il mio maestro. Dovresti insegnarmi cose,” gli fece notare “gratis
“Prendere o lasciare, Sakura”
“Cos – ma questo è – sei irragionevole!” lo sgridò, cercando di mantenere la voce bassa “Visto che hai rubato la maggior parte delle tue mosse, non vedo perché dovresti essere così avaro nel cedermene un paio, insomm–“
“Non sto facendo l’avaro” disse calmo “Condividerei alquanto felicemente la mia saggezza con te. Penso solo che le cose debbano essere eque. Quindi, la mia condizione”
Sakura digrignò i denti per un attimo, prima di riuscire a chiedere con tono insicuro “Che sarebbe questa condizione?”
“Per ogni tecnica che ti insegno, devi fare qualcosa per me in cambio”
I peli sottili lungo le braccia di Sakura si intirizzirono in avvertimento. Qualcuno con la mentalità non proprio pura avrebbe potuto prendere quel commento come un qualcosa di perverso. Infatti, la Sakura dentro lei, la avvertì di sapere esattamente cosa lui intendeva.
La Sakura apparente fece la finta tonta “Per esempio?” chiese con calma.
“Non ho ancora deciso” fu la risposta “Ma stavo pensando-“
La radio si spense bruscamente appena un tremito leggero scosse la strada, scuotendo gli alberi e le foglie, e facendo beatamente tacere le cicale per un momento. Il gruppo di cervi sulla strada sfrecciò verso il bosco come tanti piccoli razzi marroni.
Sakura si tirò fuori dalla fossa e corse verso la strada “Cosa è stato?” chiese.
Kakashi cadde giù da un albero a pochi metri di distanza. Si guardò intorno per un attimo e poi indicò il pendio coperto di alberi dietro di lei “Guarda lì”
Un pennacchio di fumo si alzava dalla cima della montagna, debole, esile e lontano, ma sicuramente fuori dal comune “Sensei, credo che i ragazzi–“
“Allora andiamo”
Si diressero fra gli alberi, tagliando tra il fogliame, saltando i massi della foresta e chinandosi sotto enormi radici di alberi che impedivano il passaggio. Mentre correva, Kakashi provò a contattarli tramite radio. Sakura stimava che i ragazzi si trovassero ad almeno mezzo miglio di distanza, il che normalmente li avrebbe inseriti nel raggio d’azione della radio, ma bisognava anche contare che in montagna i segnali erano deboli, e rimbalzavano fra le valli come palline da ping-pong. Quando Kakashi chiamò i loro nomi nel suo auricolare, tutto ciò che gli ritornò fu silenzio. Sakura sapeva che era semplicemente a causa del segnale debole.
Dopotutto erano Naruto e Sasuke.
Era raro che qualcuno riuscisse a metterli in difficoltà, anche se in chiara maggioranza numerica.
Quando raggiunsero la cima della montagna, Sakura guardò in basso e vide il sottile, sinuoso percorso della strada sottostante che strisciava come un serpente pallido attraverso il tappeto verde del pendio. Il pennacchio di fumo era quasi del tutto sbiadito, ma la sua origine era inconfondibile; era probabilmente quel cratere piuttosto evidente nel mezzo della strada.
Kakashi era naturalmente più veloce di lei, così la sorpassò. Non era né il momento, né il luogo, ma Sakura trovò che i suoi occhi erano attratti da lui. In particolare dalla sua schiena; e in effetti, davvero, Hatake Kakashi era, in azione, una figura molto bella d’uomo. Snello, ma non esile, muscoloso, ma solo quanto bastava a renderlo in forma. Il perfetto equilibrio di un uomo creato per la velocità ed una silenziosa forza. In realtà, era raro trovare un ninja che non fosse perfettamente in forma, ma Kakashi aveva in particolare qualcosa che le faceva venire voglia di ringhiare e –.
Per una frazione di secondo lo vide esitare e guardare indietro verso lei. La cosa successiva che percepì, era che l’aria era stata risucchiata via dai suoi polmoni mentre qualcuno la spinse via.
Rotolarono giù per il pendio insieme, solo per pochi metri, prima di fermarsi alla base di un vecchio albero d’acero. Kakashi stava guardando al pendio sopra, ma non sembrava aver intenzione di alzarsi da sopra di lei. Non sembrava fossero sotto attacco, altrimenti lui sarebbe in piedi a combattere a quest’ora.
Quando Sakura riuscì a far rientrare dell’aria nei suoi polmoni, gli diede un pugno sulla spalla, irritata “Che stai facendo?” ansimò “Avresti potuto uccidermi”
“Stavi per mettere un piede dritto in un nido di vespe” sottolineò lui, perplesso “Non te n’eri accorta?”
Sakura si fermò. No, non se n’era accorta. Tutto quello che stava osservando in quel momento erano i suoi bicipiti…
…che ora erano spinti contro entrambi i lati delle sue spalle.
“L’avevo notato” mentì, con la certezza che lui non avrebbe mai potuto dimostrare il contrario “Non dovevi preoccuparti di rompermi il collo per salvarmi da un paio di api”
Sembrò avere uno sguardo opportunamente confuso mentre si alzò in piedi e la tirò su con lui “Solo che non volevo far correre rischi a nemmeno un centimetro di quella tua bella pelle con un nido di vespe arrabbiate” disse allegro, facendo scorrere le mani su e giù le spalle di lei in quello che doveva essere un gesto affettuoso e confortante.
Sakura non poté fare a meno di sentire che ci fosse più di quello, in quel gesto. Qualcosa su come le sue dita indugiarono sulla sua pelle per un poco di più, e il modo in cui il suo sguardo vagò senza necessità sulla sua faccia prima di girarsi e ricominciare a correre sul pendio.
Sakura prese un respiro profondo e si diede mentalmente una scossa per riprendersi. Non era il momento per distrarsi. Non quando i ragazzi potevano essere in pericolo…
Ma sembrava che non si dovesse preoccupare. Raggiunse la strada e vide Kakashi osservare una scena, apatico. Un carrello trainato da capelli era parcheggiato sul ciglio della strada vicino al cratere che Sakura aveva notato. Nel retro del carro c’erano sette uomini svenuti. Seduti nei sedili dei cocchieri, c’erano Naruto e Sasuke. Naruto – che sembrava soddisfatto di sé, anche se un po’ sporco di terra – e Sasuke – come se qualcuno gli avesse preso a calci il gatto.
Ma Sasuke era sempre così.
Sakura aveva voglia di piangere “Tre giorni!” gemette “Sono rimasta seduta per tre giorni in quel fosso dimenticato da Dio aspettando un po’ d’azione – e voi due fate tutto da soli! Sarei potuta rimanere a casa!”
“Non ti sei persa molto. Non hanno combattuto molto” le disse Sasuke.
“Aw, andiamo, Sakura-chan!” canticchiò Naruto, indicando il retro del carro “Credo che uno di loro sia ancora semi-cosciente. Lo puoi schiaffeggiare, se vuoi”
Lei sospirò miseramente “Non è semplicemente lo stesso…”
Kakashi si spostò in avanti per sporgersi sul carro e investigare sul suo carico “Questi sono gli uomini giusti, no? Non avete semplicemente attaccato le prime persone che si sono fatte vive, no?”
Naruto e Sasuke si scambiarono uno sguardo un po’ preoccupato prima che Sasuke aggiunse “Non abbiamo trovato alcun sacco per l’oro con loro, quindi non possiamo esserne sicuri al cento per cento”
“Hai detto che i banditi avevano un carro con cavalli!” sottolineò Naruto, indignato.
“Sì, ma quelli li hanno chiunque viaggia su queste strade” rifletté Kakashi, raddrizzandosi e tornando a guardare i ragazzi “Li porteremo ad Asahi per identificarli. Speriamo siano i nostri obiettivi, ma nel caso non lo siano…” occhieggiò di sbieco Sakura “Sakura rimarrà indietro e starà di guardia sulla strada. Naruto, tu vai all’altra strada. Se vedete qualcuno di sospetto aggirarsi, non agite soli, venite solamente a chiamare me e Sasuke. Chiaro?”
Oh, grande. Ancora aspettare in fossi ai lati delle strade. Sakura annuì vagamente, guardando distrattamente in direzione degli occhietti luccicanti del cavallo legato al carrello. Si chiese perché Kakashi fissasse solo lei quando si stava rivolgendo anche a Naruto. La stava facendo sentire a disagio.
“Va bene” Kakashi si voltò e salì al posto del nocchiere, alla guida del carro “Sasuke, vieni con me, allora”
Impassibile, Sasuke di tirò su nel sedile affianco a Kakashi, che gli passò prontamente le redini. Mentre alzava gli occhi al cielo impaziente, Sasuke esortò il cavallo a muoversi. Kakashi si girò verso gli altri due studenti che stava abbandonando “Saremo di ritorno in una mezz’oretta. Non fate niente di stupido nel frattempo”
“Lo dice come se si aspetti che lo facessimo” brontolò sottovoce Naruto, prima di offrire un ghigno a Sakura “Scommetto che i banditi verranno sulla mia strada. E che li sconfiggerò tutti da solo!”
Sakura sbuffò “Pensavo li avessi già sconfitti” commentò con cattiveria.
“Sì…beh…potrebbero essercene altri” disse Naruto poco convincente “Tu prendi questa strada ed io prendo l’altra! Ci vediamo dopo, Sakura”
Se aveva pensato che una strada di montagna fosse noiosa con la compagnia di Kakashi, ora sentiva che lo fosse circa il doppio. Non che stesse passando meno tempo pensando a lui. Mentre passeggiava tra gli alberi, guardando dall’alto la strada già mezza demolita da Naruto e Sasuke, la sua mente si sarebbe dovuta fissare sul lavoro da svolgere. Era irritante che lei riuscisse solo a pensare ai suoi sguardi illeggibili e il codice indecifrabile in cui lui sembrava parlare. Certe volte pensava intendesse altro.
Altre volte pensava di starlo immaginando più profondo di quanto fosse. Era molto probabile che Kakashi fosse un pervertito, vago trentenne che parlava così poco da lasciar immaginare agli altri che fosse una persona riflessiva, ma in realtà non parlava perché leggeva, e tutto quello che leggeva era probabilmente, sostanzialmente porno.
Sakura sospirò mentre affondava con la schiena contro un largo albero dalla corteccia ruvida; chiuse gli occhi. La scena dalla scorsa notte si riproduceva dietro le sue palpebre, ancora ed ancora, stuzzicandola e tormentandola. Aveva smesso da un po’ di lottare contro le immagini che la sua mente riportava alla luce. La prima volta che l’aveva visto, attraverso quella finestra, aveva fatto di tutto per spingere via quelle immagini dalla sua testa. Ora semplicemente permetteva loro di galleggiare lì, a quei piccoli interessanti scorci della sensualità di Kakashi…il provocatorio scorcio di un fianco nudo mentre spingeva in quella ragazza sulle casse di birra…
Qual’era il suo nome? Kakashi l’aveva sussurrato, ma lei non l’aveva sentito bene. Sasaki? Takuya? Osaka? Qualcosa di stupido del genere, comunque. Sakura era caricata e pronta ad odiare quella sua sfacciataggine, ma era davvero difficile odiare una ragazza evidentemente gettata via così spietatamente, che s’era poi sciolta in lacrime nel bagno più vicino.
Sakura aveva idealizzato Kakashi perché sembrava diverso dai ragazzi che era solita frequentare, ma apparentemente la differenza stava esclusivamente nelle sue abilità a letto.
E anche se lo sai, che è come tutti gli altri, non ti interessa, le disse il suo inconscio. Non sei alla ricerca di un cuore tenero, solo di qualcuno che ti faccia venir–
Oh, sta’ zitta!, scattò Sakura, e tutto tacque di nuovo.
Tutto silenzioso, tranne che per il suono di zoccoli che veniva dalla strada sterrata.
Sakura trattenne il respiro diffidente e accuratamente si mosse intorno all’albero in una posizione più sicura per guardarsi intorno verso la strada sottostante. Attraverso le foglie e i cespugli che la oscuravano, poteva vedere un carro avvicinarsi. Non poteva dire quanti ci fossero lì sopra, ma era definitivamente più piccolo di quello che Sasuke e Naruto avevano fermato.
Restando perfettamente immobile, Sakura decise di aspettare fino al loro passaggio per dare loro un vantaggio e a lei la possibilità di affrettarsi ad Asahi per avvisare Kakashi e Sasuke. Naruto si sarebbe perso il divertimento, ma c’erano tragedie peggiori.
Come il carro arrivò vicino a lei, iniziò a rallentare. Preoccupata che la sua presenza fosse stata individuata, Sakura si preparò a combattere. Ninja di alto rango potevano sempre rilevare il chakra di un ninja di livello inferiore, non importa quanto accuratamente nascosto, e se questi uomini s’erano accorti del suo chakra anche se lei l’aveva mantenuto basso, allora era sul serio in svantaggio.
“Cos’è quello?” sentì ringhiare un uomo.
“La strada è un disastro!”
Moderatamente, Sakura cominciò a rilassarsi. Sembrava che avessero notato il cratere dei ragazzi, piuttosto che il suo chakra. Beh, il cratere era alquanto difficile da non vedere.
“Non preoccuparti, c’è spazio per girargli intorno-“
“No. C’è qualcosa di strano…non lo senti?”
“Sentire cosa?”
“Qualcosa di potente è stato qui. Posso ancora sentirlo nell’aria. Qualunque cosa sia, scommetto che è ancora in giro”
“Credi che alla fine gli abitanti del villaggio si siano fatti furbi?”
“Forse hanno piazzato delle mine o qualcosa”
“O forse c’è dell’altro”
“Dovremmo andare”
“Ma – tutto quell’oro”
“Non correrei il rischio”
Dannazione! Il carro si stava riavviando, ritornando indietro ad un ritmo più veloce. Se Sakura avesse raggiunto ora i suoi compagni, avrebbe dato loro adito di fuggire.
Tutte quelle ore seduta nel fosso per niente!
Il carretto si stava avviando lontano a passo veloce, e Sakura correva silenziosa fra gli alberi al passo con esso, oppure superandolo e prendendo iniziativa.
Contò quattro uomini di diversa stazza. Chissà qual’era il loro livello di abilità, e se fosse stata o meno surclassata.
Che tipo di ninja si sarebbe ritirato di fronte a un così piccolo rischio? O afferrava l’occasione ora, oppure si lasciava scivolare i soldi della ricompensa ancora tra le dita.
E lei aveva davvero bisogno di quei soldi, oppure il padrone di casa l’avrebbe di nuovo minacciata di sfratto.
Appena fu a circa un centinaio di metri dal carro, Sakura si fermò accanto ad un faggio alto e largo a pochi metri dall’argine della strada. Il carrello procedé lì vicino, ignaro di ciò che stava per accadere.
Con un grido acuto, Sakura diede un calcio alla base dell’albero, mandando completamente in frantumi il tronco. L’albero scricchiolò mentre lentamente si contorceva e si inclinava. I rami più alti si schiantarono sul tetto del carro; Sakura udì i ladri gridare e gracchiare, alle prese con il cavallo fermatosi pochi istanti prima che l’albero si schiantasse contro la strada in una nuvola di polvere ed una pioggia di foglie.
Per sua fortuna, il cavallo sembrava solo un po’ sorpreso, in confronto ai quattro uomini dietro di esso, che sembravano essere saltati fuori dalla propria pelle.
Si ripresero rapidamente.
“Chi è là?” disse uno, lasciando cadere le redini prima di alzarsi. Sakura pensò fosse il presunto capo della piccola banda. E dalle dimensioni della spada legata alla sua schiena, sembrava volesse compensare qualche mancanza “Fatti vedere”
Non era che poteva evitare  d’essere trovata, a questo punto. Avevano finalmente notato la presenza del suo chakra e stavano per cercare cautamente nel cespuglio dietro il quale si nascondeva.
Con viso calmo, composto, fece un passo avanti dal suo nascondiglio verso la strada, al fine di imitare un po’ quella soggezione-da-Sasuke che lui sapeva creare con uno sguardo freddo.
Quando scoppiarono a ridere, non poté fare a meno di sentire di aver fallito in qualche modo.
“Rilassatevi, ragazzi, è solo una bambina” disse il leader sbuffando.
“Smettila!” sbottò lei caldamente, stringendo i pugni sui fianchi “Sono una kunoichi!”
“Ma hai i capelli rosa–“
“E?” sibilò in avvertimento verso l’uomo mascherato che aveva parlato.
“E sembri alta solo tre piedi”
“Già, e quest’albero era alto trenta piedi circa, ma non ho avuto nessun problema ad abbatterlo” sbottò, camminando verso l’albero caduto, al fine di ottenere un po’ di superiorità e ispirare un certo rispetto “Non avrei nessun problema nell’abbattere voi, in alternativa”
“Abbiamo fatto qualcosa per offenderti, bambina?” chiese il capo.
Sakura socchiuse gli occhi ed evitò il tono paternalistico. Per ora. “Non è che per caso siete qui per rubare dalle miniere della città un bel po’ d’oro? Chiedo solo perché hanno avuto problemi con dei ladri ultimamente”
“Ed hanno chiamato te?” la schernì “Se non hai notato, piccola, stavamo per partire. Quindi o tu e il tuo albero vi levate dalla strada nei prossimi dieci secondi oppure ti faremo spostare”
Sakura rimase impassibile “Non posso accettare”
“Sarebbe un vero peccato che dovessimo spezzare quel piccolo collo che hai su quelle pietre lì giù” disse il leader, lanciando un’occhiata significativa lungo il pendio ripido sotto la strada, che portava al turbolento fiume carico di ciottoli che scorreva lì sotto, coperto dalla nebbia. “Non abbiamo nessuna intenzione di danneggiare tale bellezza, quindi ti saremmo molto grati se tu ora ti facessi da parte”
“Non rispondo alle lusinghe” disse Sakura brevemente. La tormentosa Sakura interna, però, era fortemente in disaccordo. Ti ha appena chiamato bellissima! Punto tuo!
Il capo dei banditi si accigliò “Dieci secondi, oppure...Dieci…nove…”
Sakura alzò gli occhi al cielo.
“Otto…sette…sei…c-cazzo!”
Questa particolare imprecazione gli fuoriuscì quando il carro improvvisamente fu guidato indietro da un’abile mossa di Sakura, che aveva persino tagliato le redini di cuoio del cavallo. La ragazza si acquattò sulla schiena dell’animale, guardando l’uomo vacillare in shock e sorpresa.
Davvero, non sarebbe stato davvero difficil-
“Piccola stronza!”
Sakura si gettò di lato mentre una raffica di senbon volò dritto verso di lei, mancandola proprio per un soffio. Il cavallo decise di averne avuto abbastanza, e approfittò della sua ritrovata libertà per girare sui tacchi e cominciare a trottare via, felicemente. Nessuno della banda fece segno di seguirlo. Erano ormai troppo preoccupati di accerchiare Sakura come un branco di iene attorno ad una bestiola ferita.
Ma Sakura non era una bestiola ferita, e questi uomini non avrebbero avuto proprio niente da masticare.
Il leader sguainò la spada dal fodero sulla schiena e la occhieggiò minaccioso. La sua presa dell’arma era troppo pigra. Forse pensava che agitarla avanti e indietro fosse intimidatorio, ma non aveva mai visto Sasuke tenere un’arma. Una spada fissa potrebbe ispirare terrore molto più di una tremolante.
“Ti pentirai di aver cercato guai con noi, ragazza” disse.
In qualche modo, Sakura lo dubitò.
Improvvisamente stava correndo verso di lei, scattando in azione simultaneamente con gli altri tre uomini. Sakura schivò per evitare la lama troppo zelante e, girando, poggiò le mani su un uomo, facendolo letteralmente volare verso uno dei suoi compagni. Poi con un pugno duro allo stomaco ne schivò uno che le si stava avvicinando con un kunai in mano. Quello mascherato si avvicinò a lei munito solo dei suoi pugni, ma con un forte colpo alla mascella fu mandato vertiginosamente indietro.
“Presa!” un paio di braccia le si serrarono intorno da dietro, stringendola fino a farle scappare l’aria dai polmoni. Sakura rimase a bocca aperta. Le sue braccia erano intrappolate, ma aveva ancora i piedi per terra. Con un forte sforzo li alzò e saltò verso il carro, calciando. L’impatto fu abbastanza per liberarsi dalla presa dell’uomo, rompere uno dei raggi di legno della ruota del carro e romperlo in testa all’uomo.
Ora rimaneva solo il leader, e l’uomo mascherato che dopo la botta era solo stordito.
“Cazzo. Mi ha rotto il dente” si lamentò l’uomo mascherato. Era troppo concentrato sulla sua perdita di sangue per vedere la ruota volare verso di lui come un frisbee.
Ed ora erano rimasti solo lei e il capo.
Non sembrava più tanto presuntuoso, ma Sakura non si lasciò prendere dall’arroganza. Sarebbe stato di cattivo gusto.
“Se ti arrendi ora, non dovrò rompere niente” lo mise in guardia seriamente.
Lui rise “Loro erano deboli” disse semplicemente.
“E tu?” chiese lei.
“Sono stato allenato dai cacciatori del villaggio della Nuvola”
Sakura non aveva mai sentito parlare di loro “Ah sì? Io sono stata allenata da uno dei Sannin”
“Ah…”
“Sì, ah.”
“Allora sarà piuttosto un buon risultato quando ti ucciderò”
“Se avessi ricevuto un ryo per ogni volta che qualcuno ci ha provato…”
La spada tagliò l’aria a fette avvicinandosi a lei. Sakura si chinò e con uno scatto di velocità scivolò intorno all’uomo per poi riapparire dietro di lui, puntando un pugno in un debole punto di pressione sotto la scapola che l’avrebbe paralizzato giusto il tempo di prendersi cura di lui. Ma prima che la sua mano riuscì a colpire, fu costretta a fermarsi, dato che lui si girò di scatto, più veloce di quanto lei potesse prevedere. La punta della sua spada mancò di sviscerarla per un pelo.
“Non sembri così sicura di te, ora, signorina”
La stava facendo indietreggiare con i suoi fendenti concentrati e veloci – troppo veloci per lei da trovare un’apertura. Poteva solo schivare e incespicare via. La lama la seguiva ovunque andava come una mosca persistente. Non contava quanto agilmente lei provasse ad evitarla, era sempre lì, forzandola a uscire dalla strada, per calpestare il prato. Sakura sprecò un istante per guardarsi alle spalle e constatare che l’aveva portata con le spalle alla fine della strada che si affacciava su un ripido pendio. Per un momento sembrò che stesse per cadere giù per la montagna. Non aveva dove correre via.
La lama corse verso il basso, pronta a tagliarla a metà dalla testa ai fianchi. Senza pensare, Sakura alzò le mani a prendere la lama, convocando una raffica forte di chakra bluastro sulle mani per disperdere l’impatto.
Non era abbastanza. La lama colpì e tagliò profondamente le sue mani spruzzandole sangue sui capelli e sul viso. La bocca di Sakura si spalancò in un urlo silenzioso mentre il dolore le si espanse su per le braccia.
L’uomo non si mosse. Quando lei riacquistò la volontà di riaprire gli occhi e guardare verso di lui, lo vide fissarla in confusione “Come hai potuto…”
L’uomo non riuscì a finire la sua frase. Improvvisamente il suo voltò si rilassò e gli occhi gli si chiusero. La spada gli scivolò fra le dita e cadde a terra, seguita dopo poco dal suo corpo, che rivelò un sanguinoso foro sulla sua schiena. Dietro di lui c’era Kakashi.
“Stai bene?” chiese.
Sakura strinse forte le mani al petto e annuì con un sorriso tirato “Mh-hm”. Non sembrò molto convincente. Non quando c’era così tanto sangue che le scendeva tra le braccia e tra le mani serrate.
“Fammi vedere”
“Sto bene” disse, un po’ più esasperata. Già stava convogliando del chakra per curarsi, ri-coagulando a poco a poco il sangue “Sono un medico, ricordi?”
C’era qualcosa di strano nell’espressione di lui. La guardava accigliato, con quel suo scuro, sottile, illeggibile occhio, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Voltandosi, fece un gesto a Sasuke, che stava a pochi metri di distanza, a controllare i corpi degli uomini incoscienti, spintonandoli un poco col suo piede. Sasuke si strinse nelle spalle e si allontanò.
Sakura scrutò le sue mani per vere lo stato di avanzamento dei muscoli e la pelle ricomporsi a maglia, il tutto sotto il velo verdastro del suo jutsu. Stava facendo del suo meglio per evitare il modo in cui Kakashi la stava guardando.
“Ti ho detto di venirci ad avvisare se avessi visto qualcosa di sospetto”
Ah. Ecco cos’era. “L’avrei fatto” disse sulla difensiva “Ma sapevano che stava succedendo qualcosa dal momento in cui hanno notato il casino che Naruto e Sasuke hanno combinato. Se fossi venuta a cercarvi avrebbero avuto il tempo di scappare”
“Non necessariamente” disse lui freddo “Li avremmo potuti rintracciare”
“Ah” Non ci aveva pensato “Beh, vedi, non avevo pensato-“
“Chiaramente. Non hai pensato chiaramente.”
“Ma stavo gestendo bene la cosa!” protestò lei.
“Allora questo cos’è?” lui le tirò una mano dal petto e la tenne fra la sua per farla vedere a entrambi. Anche se, nonostante fossero ricoperte di sangue, le ferite non erano ormai niente più che lividi contro i suoi palmi.
“Vedi?” disse lei, tirando via il polso dalla sua presa “Sto bene. Se non fossi arrivato, l’avrei abbattuto comunque”
“Ci voglio tra i trenta e i quarantacinque secondi per guarire una ferita del genere. In un combattimento di gruppo, te li puoi permettere, ma quando sei faccia a faccia col nemico è semplicemente troppo tempo! Saresti aperta agli attacchi” Kakashi si allontanò per esaminare gli uomini inconsci “I miei ordini non sono suggerimenti, Sakura. Se ti dico di aspettare rinforzi, devi attendere rinforzi”
Alcuni insegnanti si sarebbero congratulati con i propri studenti per essersi occupati da soli di un intero team di ladri. Ma non Kakashi. Le sue lodi erano imprevedibili. Alcuni giorni potevi fallire pateticamente e comportarti da idiota, ma lui ti avrebbe dato una pacca sulla spalla e ti avrebbe detto che avevi fatto un buon lavoro. E quando poi finalmente facevi un buon lavoro, ti voltava le spalle per darti la ramanzina del ‘avresti dovuto seguire le regole’.
E per un uomo che seguiva le regole che gli piacevano e infrangeva quelle che non gli garbavano, a Sakura sembrava un po’ troppo.
Ma era inutile litigare con lui sulla faccenda. Per prima cosa, Kakashi si arrendeva troppo in fretta nei litigi, e in secondo luogo, lei non era così testarda come Naruto da voler a tutti i costi attaccar briga. Così semplicemente strinse i denti e si voltò, silenziosamente evitando il suo comportamento contraddittorio. Sapeva che era stata in totale controllo dello scontro, prima, e questo era tutto ciò che contava.
Kakashi poteva pensare quello che più gli piaceva, ma alla fine aveva solo torto.
“Ho sentito combattere! Ho sentito combattere!” una palla di dorato, nero e arancione cadde vertiginosamente da un albero per atterrare accanto a Kakashi con un certo sgomento dipinto sul volto “Nyaah, che mi sono perso?”
“Niente, direi” intonò vagamente Kakashi, chinandosi a raccogliere un uomo “Ognuno afferri un bandito, torniamo ad Asahi”
“Il mio è praticamente morto” brontolò Sakura, chinandosi a raccogliere il capo e fissando truce Kakashi per fargli capire che era colpa sua.
“Non tenere il broncio” ribatté Kakashi “Puoi guarirlo”
“Non ho il bronc – argh! Non ci pensare”
Naturalmente, da quel momento in poi, lei tenne il broncio. Il suo umore non fu risollevato per niente nel momento in cui Sasuke e Naruto ipotizzarono che fosse ‘quel momento del mese’, quando cominciarono anche loro a notare il suo comportamento scostante. Sakura dovette rilassarsi ed ignorarli. Se avesse urlato avrebbe solo confermato la loro convinzione che fosse irrazionalmente ormonale.
Ma non fu fin quando non posarono i banditi ad Asahi e cominciarono a tornare a casa che si rese conto del perché fosse così arrabbiata con Kakashi. Dopotutto, la reazione di lui alla sua disobbedienza non era stata così dura. Non era che non l’avesse mai sgridata per essere andata contro gli ordini prima d’allora, quindi perché questa volta la innervosiva così tanto?
Si aspettava che fosse accomodante, ecco perché. Dopo tutto quel flirtare, e tutte quelle insinuazioni, e tutti i loro difetti messi alla luce del giorno per mostrarli all’altro, e il modo sincero in cui parlava solo con lei di cose che non diceva a nessuno…beh, si aspettava che le cose fossero differenti. Non voleva che la trattasse mai più con indifferenza, come se non fosse nulla più che una dannata studentessa, per lui.
Non le sembrava giusto.
Anche ora, le dava fastidio il fatto che la ignorasse. Ma cosa si aspettava? Non le sarebbe neanche piaciuto che si fosse messo a stuzzicarla davanti ai ragazzi, e non era che la stava deliberatamente snobbando. in effetti, probabilmente si era già dimenticato del loro piccolo battibecco. Come insegnante, non aveva mai rancore verso i suoi studenti per il loro cattivo comportamento.
Sakura sospirò, sentendo un po’ della sua rabbia scivolare via. Forse le stava davvero per venire il ciclo?
Kakashi non aveva fatto davvero nulla di sbagliato, e lei si stava semplicemente comportando come la bambina che lui l’aveva accusata d’essere la scorsa notte. Dopo tutto quello che era successo, lei aveva scambiato la sua apatia per indifferenza. S’era dimenticata la linea tra il loro rapporto personale e il loro rapporto di lavoro.
Lui le aveva detto di provargli che era una adulta, ma fino ad ora era stata solo pari ad un marmocchio petulante.
Ingoiando il suo orgoglio, Sakura aumentò il passo fino a raggiungere Kakashi. Ovviamente, lui stava leggendo il suo libro, una mano sepolta in profondità in tasca, mentre la cinghia del suo zaino lo lasciava oscillare libero lungo la sua schiena.
Appena lei apparve al suo fianco, lui alzò lo sguardo, come se avesse per un po’ dimenticato che lei era con loro.
“Potresti darmi il kit medico?” chiese lei umilmente.
Le sue sopracciglia si corrugarono “Sei ferita?”
“No, voglio solo le salviettine all’alcol” disse, alzando gli avambracci, sporchi di terra e sangue coagulato fino ai gomiti.
“Ah” Lui si fermò e lasciò scivolare la borsa dalla sua spalla. I ragazzi continuarono a camminare, lasciandoli dietro mentre Kakashi scovò il pacco di salviettine e Sakura timidamente lo prese dalle sue mani “Ecco”
“Grazie” Sakura non perse tempo; prese un paio di salviettine e iniziò a strofinare la pelle macchiata. Kakashi la guardava in silenzio, ma con abbastanza interesse da farla sentire sul bordo di un baratro. La guardava pulirsi il sangue dalle braccia nel modo in cui la maggior parte degli uomini avrebbe guardato una donna spogliarsi dei collant.
Aveva superato da tempo la fase in cui cercava di convincersi che non le piaceva il modo in cui la guardava. Semplicemente non era vero.
“Avevi ragione” disse alla fine, passandogli il pacco di salviettine per farglielo posare, mentre con l’ultima si puliva il sangue raggrumatosi sotto le unghie. “Sarei dovuta venire a chiamarvi. Anche se avessi avuto il controllo della situazione, ho corso un rischio inutile. Mi spiace”
Kakashi sospirò “Non sono io che traggo beneficio dalla tua obbedienza, Sakura. Sei tu. Quando disubbidisci o corri dei rischi, ferisci te stessa. Quando sarai jonin, non dovrai rispondere a nessun altro se non l’Hokage, ma fino ad allora, non posso permettere che tu possa sviluppare delle cattive abitudini, perché potrebbero esserci gravi conseguenze in futuro, anche solo per un errore di valutazione. E ne capitano, di errori di valutazione. Anche ai migliori”
Lei annuì calma “Lo so” disse “Non lo farò più”
“Ma non seguire neanche gli ordini ciecamente. Un’infallibile obbedienza può essere pericolosa tanto quanto la costante disobbedienza”
“Capisco, Kakashi-sensei”
Fece un suono divertito, e poi all’improvviso immerse la sua mano nei capelli di lei, scompigliandoli “Non essere così seria. Non sono arrabbiato con te. Ecco, puoi portare tu lo zaino, Miss Muscoli”
“Uff!” Sakura quasi collassò sotto il peso che lui le poggiò sulle spalle “Grazie” borbottò sarcastica.
“La tua sincera gratitudine mi riscalda il cuore” disse lui con leggerezza “Quindi…Ho deciso di prendermi un po’ di tempo libero oggi pomeriggio. Ti piacerebbe allenarti?”
“Cosa?” lei sbatté le palpebre, osservando l’uomo.
“Hai detto che hai bisogno di imparare più jutsu per la tua revisione” le fece notare “Non è fra due giorni?”
Lei fece una smorfia “Come lo sai?”
“Beh, è il mio lavoro sapere queste cose” disse evasivamente “Quindi, ci sei oggi?”
“Certo…”
“Ottimo. Facciamo, mh, al Campo d’allenamento numero 2 alle tre?”
 
Alle quattro Kakashi arrivò al campo d’allentamento, accolto solo da una leggermente arrabbiata ragazza dai capelli rosa. Sembrava che, ormai, il suo essere ritardatario fosse talmente prevedibile che nessuno si sconvolgeva più. Ma quando prima Sakura gli avrebbe subito chiesto il motivo del ritardo, per poi chiamarlo bugiardo, ora rimaneva in silenzio. Non faceva quel genere di domande da un po’, aveva notato, da quando l’aveva preso con Yoshi, forse perché aveva cominciato a pensare che c’erano delle cose che semplicemente non la riguardavano.
Non che avesse niente da nascondere, oggi.
Aveva semplicemente sbagliato il campo d’allenamento…
“Allora” dichiarò, con quanto entusiasmo la sua voce permetteva (il che era, c’era da dire, molto poco) “per prima cosa dovremmo scorrere una lista di jutsu da aggiungere al tuo stile personale per renderti uno shinobi più versatile agli occhi degli esaminatori”
“Giusto” annuì lei. Si mise in piedi contro la recinzione, le dita di una mano aggrappati ai buchi della rete, l’altra mano nascosta dietro la schiena. Ecco ancora quell’atteggiamento timido. Quel modo di inclinare la testa, come se stesse dicendo ‘sono solo una ragazza’, e il movimento innocente con il quale strisciava la suola di uno stivale contro il terreno polveroso. Cosciente o meno, Kakashi sapeva che era tutta una farsa. Non c’era niente di mite o timido riguardante Sakura...Sembrava stesse solo assumendo il suo miglior comportamento dopo la scivolata di quella mattina.
“Ci stavo pensando da un po’…” disse lui, camminando fino a poggiarsi contro la recinzione a pochi passi da lei. La rete si mosse un po’ sotto il suo peso, facendo tremolare anche la mano di lei “Quanti genjutsu conosci?”
“Uh…” fece finta di contare sulle dita “Nessuno?”
“Beh, tu sei un tipo da genjutsu, quindi dovresti essere in grado di apprenderli abbastanza velocemente. Ne ho in mente un paio che ti potrebbero piacere, quindi potremmo iniziare a-“
“Aspetta”
Kakashi si fermò, guardandola curioso “Perché?”
Il piede di Sakura strisciò ancora una volta timidamente contro il terreno “Hai detto che c’era una condizione…?”
“Lo so” annuì.
“Beh…preferirei sapere la condizione prima di confermare l’accordo” disse lei.
Dentro di sé, lui sorrise “Sei preoccupata che io ti faccia fare qualcosa di…inappropriato?”
Occhi verdi sorpresi si alzarono fino a guardarlo negli occhi, e la sua faccia si dipinse di una leggera tonalità di rosa “N-no! Voglio solo sapere in cosa vado incontro”
“Non ti preoccupare” disse lui, grattandosi il collo vagamente “Non ti farò fare niente che tu non voglia fare”
Sakura sembrava ancora preoccupata.
“Ma forse vorresti comunque rinunciare e andare a casa?”
“Perché è così importante che io ti ripaghi per questo?” domandò lei, sopracciglia unite in preoccupazione “Gli altri insegnanti non si aspettano niente in cambio dei loro insegnamenti. E poi non mi pare tu abbia chiesto a Naruto e Sasuke di ripagarti per il tuo aiuto”
“Naruto e Sasuke non vogliono il mio aiuto” Ed io non ho alcun interesse in quello che mi potrebbero offrire…
“Forse dovrei andare da Kurenai-sensei?” borbottò lei, incrociando le braccia in segno di sfida.
“Forse” accettò lei “Conosce sicuramente più genjutsu di me”
Gli occhi di Sakura si strizzarono “E non si aspetterebbe dei favori in cambio, neanche…”
“In realtà, probabilmente sì. Non sei la sua studentessa, né un suo problema, e non ha alcun obbligo di passarti nessuno dei suoi jutsu. Ma è una brava ragazza. Al massimo ti chiederà di aiutarla con la spesa” Kakashi apprezzò l’espressione irritata che scivolò sul volto della sua studentessa “Una cosa è insegnare a dei bambini, Sakura, quando la vita di quei bambini dipende da te. Ma tu non sei più una bambina. Sei quasi un jonin e tutto quello che potrei insegnarti non è vitale alla tua sopravvivenza come lo era un tempo. Cosa sto facendo per te ora è un favore, per aiutarti a impressionare un gruppo di esaminatori. Questo significa che mi devi un favore in cambio”
“Ma che tipo di favore?” sibilò lei.
“Non l’ho ancora deciso” disse, grattandosi la guancia mascherata “Ma sono sicuro che l’ispirazione mi colpirà mentre ti alleno. E come ho già detto, non ti forzerò a fare niente che tu non voglia. Ok?”
“Ok” accettò lei a malincuore, anche il suo sguardo aleggiava ancora su di lui con circospezione, come se si aspettasse che lui le chiedesse qualche tipo di favore sessuale in cambio di qualche genjutsu.
Beh, era sempre un’idea…
“Quindi ho due giorni di tempo che insegnarti quanti più jutsu utili possibili. Iniziamo?” chiese lui.
Lei annuì con forza “Sono pronta”
Lo disse con tale convinzione che lo costrinse a fermarsi un secondo per lasciar vagare lo sguardo sul suo viso, passando sulla scintilla di determinazione nei suoi occhi, ai suoi zigomi alti, il suo naso dolce e impertinente, le labbra mature. Il suo sguardo discese sul suo lungo, sottile collo, sulle spalle forti imbevute di un’abbronzatura debole e giù per le curve femminili del suo seno modesto, la sua vita minuta e i fianchi stretti che si ramificavano in due gambe che aveva già visto essere state adocchiate un paio di volte maliziosamente da un paio di ANBU quando camminava. Quelle gambe sarebbero state meglio attorno ai suoi fianchi, pensò. Riportò lo sguardo agli occhi di lei, che ora erano fissi al pavimento, quando fino a pochi attimi fa erano pieni di forte determinazione.
Il suo guardarla non era passato inosservato, anche se lei gli voleva far credere di non essersene accorta.
“Certo che sei pronta” le disse piano, con un tono suggestivo che non aveva altro scopo se non farla arrossire e vedere il calore attraversarle la faccia.
Perché quando Sakura arrossiva era sempre così graziosa e Kakashi stava rapidamente diventando curioso di sapere fino a che punto si sarebbe spinta la sua messinscena, prima di, finalmente, decadere.






Prossimo capitolo di The Window: Blurred lines, linee sfocate.





 

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Capitolo 10
*** Linee sfocate. ***


Image and video hosting by TinyPic...Ok, scusate scusate scusate per il ritardo di un mese nell'aggiornare.
So di essere pessima, ma ultimamente sono stanchissima =_=
Vi giuro però che, nonostante tutto, almeno un paragrafetto al giorno, stanca e dormiente, lo traduco sempre prima di andare a dormire, visto che vi penso sempre <33
Lo so che il finale di questo capitolo è shock, quindi vi prometto di non aggiornare con troppo ritardo. Almeno non con un mese. SPERO.
Vi voglio bene çAç
Ultimamente sto anche studiando giapponese, oltre ad un massiccio uso dell'inglese, quindi se notate degli errori - i verbi forse - fatemeli notare, perché ho un caos mentale e psicologico non indifferente.
POSSIAMO RIASSUMERE DICENDO CHE NON SOPPORTO BENE LO STRESS.
Bene, gente, vi amo tutti, ci sentiamo presto, blablabla, Madara e Hashirama sono troppo cuccioli, leggete sempre Naruto mi raccomando,
BYE!
eveyzonk.








The window.

Capitolo decimo ~ Linee sfocate.









Il vino era del colore del sangue. Era avvelenato? L’uomo portò il bicchiere alle labbra e fece finta di prendere un minimo sorso mentre guardava un piccolissimo accenno di rilievo passarle sul volto.
Lei era trasparente, chiara. Anche mentre lui la fissava, avvertiva il suo sguardo e non era più capace di guardarlo negli occhi. Anche se cercava di ignorare il richiamo del suo lussurioso corpo nudo e il crescente desiderio, era ancora un’inesperta rispetto a lui.
Lui aveva piegato e sedotto intere corti nobili. Il modo in cui sorseggiava il vino questa ragazza innocente non avrebbe avuto la meglio su di lui.
Ma il solo pensiero di un suo possibile tradimento gli faceva dolere il cuore…
“Sei ancora arrabbiato con me?” soffiò in un basso, tremolante sospiro di tentatrice. Con un tono di voce che gli avrebbe potuto annodare lo stomaco.
Eppure non sapeva rispondere. Certo che era arrabbiato con lei. Arrabbiato, affranto, pieno di rimorso. Non esistevano altre donne che lo riuscivano a mettere in ginocchio come faceva lei. Non sarebbe stato così arrabbiato se non gliene importasse, anche se continuava a desiderare che non fosse così.
Mettendo da parte il suo bicchiere di vino, lei si avvicinò, facendo correre le dita lunghe con lo smalto rosso giù per il suo petto mentre si chinava e lo fissava con quei suoi occhi provocatori, il cui colore verde sguazzava in lui insieme ad un migliaio di emozioni a cui non riusciva neanche a dare un nome.
Non voleva deludere se stesso pensando che una di quelle emozioni fosse amore.
“Ti prego non essere arrabbiato con me. Come posso farmi perdonare?” sussurrò.
“Penso tu sappia come”
Lei esitò solo per un attimo, prima di lasciar strisciare le sue dita più in basso, alla cinta dei suoi pantaloni, mentre cadeva sulle ginocchia. Era stato lui ad insegnarle queste cose – come usare queste sue abilità dai devastanti effetti. Le aveva mostrato i piaceri della carne e ora lei stava provando ad usarli contro di lui. Un sorriso tentatore catturò le labbra di lei mentre scostò il tessuto e abbassò la sua bocca sulla pulsante, gonfia, estremità del suo–
“Oh cazzo!”
Kakashi alzò fulmineo lo sguardo per vedere la sua irritata studentessa dai capelli rosa seduta in mezzo ad un mucchio di terra smossa, rocce e vegetazione. Aveva una mano sulla bocca, e lo guardava con aria colpevole a causa dello sfogo di pochi secondi prima.
Divertito, Kakashi abbassò di un centimetro il suo libro “Tutto bene?”
“Sì…bene…” borbottò lei, rialzandosi da terra per spolverarsi il didietro “Kakashi-sensei, non funziona”
“Allora stai sbagliando qualcosa”
Lei lo fissò stizzita per un lungo momento. Nuvole pesanti volteggiavano sulle loro teste come qualche presagio dell’imminente irritabilità della ragazza. Com’era certo che il cielo si fosse aperto con la pioggia, così era anche inevitabile che Sakura avrebbe perso la pazienza con lui.
Kakashi sospirò e si sedette un po’ più dritto contro la base dell’albero contro cui era stravaccato.
“Va bene” disse, tirando su il suo coprifronte con un dito “fammi vedere che stai combinando”
Dopo aver perso un momento per tirare al suo posto i capelli rosa e arruffati, Sakura si voltò verso lui e cominciò – con uno sguardo di profonda concentrazione – a formare i sigilli del jutsu. Il terreno sotto di loro gorgogliò un po’, vomitando sporco e radici in un’eruzione di rocce disordinate. Una vaga, indistinta zolla a forma di braccio si alzò dalla cicatrice nel terreno, per poi sbriciolarsi in polvere dopo poco. Sakura si lasciò sfuggire un sospiro frustrato.
“Abbassi il pollice troppo presto nel sigillo del drago” la informò “e non ti sei concentrata per abbastanza tempo: stai immettendo troppo chakra. Ti ricordi quello che ti ho detto? Il jutsu in sé ti costa circa il 5% del tuo chakra, ma esso si adatterà a qualsiasi quantità di chakra tu gli fornisci. Se gliene dai troppo, lo renderai più potente di te, e non vuoi che questo accada. Non è semplice da controllare. E non ti aspettare di impararlo in fretta come i genjutsu. Questo è un ninjutsu di elemento terra, quindi non ti riuscirà in maniera tanto naturale”
“Giusto, ok” Sakura prese un momento per memorizzare tutte le informazioni, prima di prepararsi a riprovare.
In termini di capacità di apprendimento, era più avanti dei ragazzi. In un certo senso si perdeva tutto il divertimento, quando gli alunni imparavano troppo in fretta, ma se voleva imparare più jutsu possibili prima della sua revisione, più veloce era nell’apprendere meglio era.
Già aveva due genjutsu in serbo, e se imparava questo ninjutsu prima di rimanere a corto di energie, allora avrebbe aspettato il giorno dopo per insegnarle un paio di tecniche corpo a corpo e un particolare e difficile genjutsu a cui stava pensando, sempre che lei si fosse rivelata sufficientemente abile.
Il suo metodo di lavoro era ancora piuttosto divertente da assistere, comunque.
Appena le prime gocce di pioggia cominciarono a puntellare la terra, Kakashi vide che era riuscita a far emergere un barcollante torso di fanghiglia dal terreno. Ma prima che la figura potesse emergere completamente, il jutsu fallì e il golem deforme ricadde con uno splat. Sakura urlò e cominciò a prendere a calci il braccio del mostro inerme, come se lo potesse costringere a rianimarsi ed emergere. Non sembrava si fosse neanche accorta che stesse iniziando a piovere.
Kakashi sorrise fra sé e tornò al suo libro. Se ne sarebbe accorta presto.
Tornò a leggere.
Involontariamente, le mani di lui affondarono nelle sue ciocche chiare. Poteva sentire la sua bocca umida scivolare sul suo membro dolorante, prendendolo per intero, profondamente, e lui non poté fare a meno di fremere contro le sue labbra, anche se aveva combattuto per non cadere nel suo incantesimo.
Tempo fa, si aspettava che questa ragazza cadesse ai suoi piedi, ma lei lo aveva resistito. Anche con tutta la sua ricchezza, e il suo fascino e aspetto, lei non lo aveva mai voluto. Erano nemici in lotta per due fazioni diverse, dopotutto. Ma che lo maledicano, ora non poteva scapparle! Lo intrigava sempre più, e ormai la sua infatuazione poteva solo crescere. Lei aveva provato ad avvisarlo, ma il suo cuore ora comandava quando un tempo era la mente a farlo, e così, s’era ritrovato disposto a pagare qualsiasi prezzo pur di averla.
Forse persino tradire il suo stesso paese…?
Quel pensiero incenerì gli ultimi brandelli del suo autocontrollo. Con urgenza la attirò su verso sé, e febbrilmente le catturò la bocca, mentre lei avvolse le gambe strette attorno la sua vita. La portò verso il letto, mettendola giù sulle lenzuola di seta e imprimendosi fra le sue gambe accoglienti.

Lei gemett-
“Ah!” Sakura gemette senza fiato, stringendosi la gamba per un crampo.
-gemette, e per un momento lui si fermò ad ammirare l’incredibile bellezza che lo fissava di rimando. Raggomitolò la sua mano contro la gola di lei, quasi volesse succhiarle via la verità. Quasi volesse leggere la sua mente e il suo cuore.
“Ti amo” sussurrò lei con ardore.
“Ed io ti amerò fino alla fine dei miei giorni” mormorò lui, credendo in ogni sillaba, anche se gli spezzava il cuore dubitare di lei…
“Sei così duro…”
“È troppo duro!”
Kakashi voltò di scatto il suo sguardo verso Sakura “Cosa?”
“Questo jutsu…è troppo duro” gemette di nuovo, sedendosi di nuovo in mezzo a quel campo di terra scossa. Ora la pioggia le cadeva attorno in un battito regolare “Appena penso di aver capito, poi mi sfugge”
“Stai migliorando, però” le fece notare, al coperto dal suo albero.
“Non penso di riuscire a padroneggiarlo per la revisione, sensei” sospirò.
Lui chiuse il libro e si alzò “Va bene così. Sei stata brava oggi. Te la sei cavata con entrambi i genjutsu che t’ho mostrato, quindi oggi non è stata una perdita totale. Prima che avessi lo sharingan, ci impiegavo giorni interi per imparare un genjutsu”
Sakura soffiò un sospiro frustrato “Non mi potresti prestare il tuo occhio per la revisione?”
“No”
“Beh, accidenti”
Sorrise a se stesso prima che un rombo dalle nuvole lo avvisò che stava per piovere ancora di più “Sakura, ti bagnerai tutta se resti lì. Vieni qui”
Lei arrossì e corse, abbassando la testa mentre si avvicinava. Raggiunse la copertura sotto l’albero proprio pochi secondi prima che il cielo si aprisse  letteralmente e cominciasse a piovere fortissimo. Entrambi, lei e Kakashi, premettero la schiena contro l’albero, dov’era più asciutto. Per pochi minuti non dissero niente, soddisfatti di rimanere in silenzio guardando l’acqua scendere in pesanti gocce.
“Mi piace la pioggia” disse Sakura all’improvviso “Adoro come faccia sembrare tutto più fresco e nuovo. Konoha non sarebbe Konoha senza la pioggia”
Gli occhi  di Kakashi erano semichiusi mentre guardava fuori dal campo di allenamento “Non ti senti come se i capelli si increspassero tutti, però…?”
Lei lo guardò come se avesse appena detto qualcosa di molto stupido, quindi lui sospirò, intrecciando le braccia, e tacendo.
“Quindi ti devo due favori” disse piano “Hai già deciso cosa sono?”
In verità, l’ispirazione non l’aveva ancora colto. Cosa poteva fargli in cambio? Poteva sempre farle pagare una cena, ma in effetti Sakura era piuttosto stretta finanziariamente e non sarebbe stato giusto. Poteva farle fare il suo bucato, ma era un compito che non augurava neanche al suo peggior nemico.
Ovviamente queste erano tutte idee secondarie, che venivano dopo un’attenta scrematura di primi istantanei pensieri che  animavano il suo subconscio e la sua coscienza; tutti questi pensieri erano alquanto ovvi da immaginare.
Un pompino – una sega – una recita del kamasutra – strip poker – un giro veloce – gioco di ruoli – qualsiasi cosa – solo un bacio veloce forse –
Comunque la mia libreria ha bisogno d’essere ordinata…
Stava per parlare quando Sakura lo interruppe “Niente di strano, ricorda” disse severa.
“Non credo di ricordare di averlo detto” rispose “E comunque che intendi per ‘strano’?”
Lei arrossì, guardando fuori verso il campo fangoso “Conoscendoti, mi faresti lottare nel fango con un mio clone. Nuda. O qualcosa del genere comunque”
Le possibilità che lei avesse accettato erano piuttosto irrealistiche, ma era comunque una bella immagine mentale “Perché dovrei chiederti di fare qualcosa del genere?” disse lui, come se stesse pensando ad alta voce. In realtà voleva solo che Sakura si addentrasse ancora di più in questa conversazione.
“Perché sei un pervertito” ribatté lei.
“Lo sono?” la guardò con finta sorpresa “Sei stata tua a immaginare quello scenario, non io. Se c’è qualcuno di pervertito qui attorno, beh, quella sei tu”
“Non sono pervertita” sbottò lei.
“Certo che non lo sei” disse, cercando di placarla, anche se la fece infuriare ancora di più.
Segno di una cattiva coscienza, pensò. Già da un po’ di tempo aveva in mente che Sakura fosse molto più pervertita di quanto volesse mostrare.
Decidendo di risparmiarle ulteriori imbarazzi, si rischiarò la gola “Ci sarebbe una cosa con la quale potresti aiutarmi…”
Lei lo guardò, la sua espressione arrabbiata che spariva trasformandosi in una di paura e inquietata curiosità.
“Ho un jutsu che sto cercando di svilupp-“
“Un jutsu originale?”
Lui sospirò. Era sconfortante quanto i suoi studenti reagissero in maniera iper-sorpresa ogni volta che lui faceva qualcosa di buono “Sì, un jutsu originale. È un doujutsu, per essere più esatto. E ovviamente, prima di poterlo decretare ‘completo’, ho bisogno di testarlo su qualcuno per assicurarmi che funzioni…”
Sakura lo fissò.
Kakashi fissò di rimando.
“Non sono sicura mi piaccia la piega che sta prendendo…” borbottò la ragazza.
“Non ti farò del male” le assicurò “Beh…probabilmente non morirai”
Lei ci pensò per un momento, sporgendo il labbro inferiore. Chiaramente non era felice dell’idea di fare da vittima sacrificale per lui. “Non sei costretta, ovviamente” le ricordò “Mi accontenterò con piacere del wrestling nel fango”
Sakura alzò gli occhi al cielo “Oh, va bene…” sospirò, arrendendosi “Se proprio devo. E forse…se riesci a capire come funziona potresti anche insegnarmelo?”
I suoi occhi brillavano con una tale speranza innocente; Kakashi voleva quasi prendersi a calci “Sì, forse…” mentì. Era un jutsu per il suo sharingan.
Uno sguardo verso il campo d’allenamento gli disse che la pioggia non sarebbe cessata presto, quindi si schiarì la voce “Dovrei andarmene” disse “Ho cose da fare”
Sakura lo guardò senza capire “Cose…?” ripeté “Che cose?”
“Ho un appuntamento”
Le sue sopracciglia si inclinarono verso l’altro, in una maschera di indifferenza “Con una donna, scommetto”
Lui fece una pausa e guardò verso di lei “In effetti, sì”. Ma non gli interessava. Era più interessato nel modo in cui gli occhi di Sakura si erano socchiusi e la sua bocca s’era stretta mentre guardava lontano, il suo intero corpo irradiante un chiaro messaggio: ‘puoi andare a fanculo ora, grazie?’.
“C’è qualcosa che non va?” le chiese.
Per un momento lei lo ignorò, prima di sospirare improvvisamente e lasciar cadere la tensione dalle sue spalle. Sembrava stanca, tutt’a un tratto “Ti ho visto con quella ragazza l’altra notte”
Ah. Quella ragazza. Qual’era il suo nome, ancora?
“Era la prima volta che la incontravi? Ieri notte?” chiese. Stranamente, il modo in cui lo diceva la faceva sembrare più curiosa che irritata, come invece lui immaginava fosse a proposito della sera prima.
“Sì” disse pacatamente.
Lei annuì pensierosa, aggrottandosi di poco “Come fai a farlo?” disse stupita.
Lui sbatté le palpebre “Fare cosa?”
“Come fai a farlo con una ragazza che non conosci nel giro di poche ore?” Sakura si sistemò i suoi capelli bagnati “Non potrei farlo neanche se volessi. C’è qualche trucco che non conosco?”
Lui quasi sorrise “Se ci fosse, questo è il tuo modo per chiedermi di insegnartelo?”
“N-no!” sbottò “Sono curiosa, questo è tutto. Ma…c’è un trucco?”
“In un certo senso” disse altezzoso “Penso di…sì, ci sono delle mosse per sedurre qualcuno in pochi minuti”
Aspettò, lasciando che quelle informazioni le allettassero il cervello. Da un momento all’altro avrebbe aperto quelle labbra dolci e rosa e avrebbe chiest-
“Come?” disse a bassa voce.
Kakashi si spinse con lentezza lontano dall’albero contro cui era poggiato, poi si girò verso di lei e poggiò una mano sul tronco dietro la sua testa, sovrastandola. Notò che il suo sguardo smeraldo puntava con  circospezione al suo braccio, ma comunque non sembrava spaventata. Era posseduta dalla curiosità, ed era pericoloso spronarla, ma era solo uno scherzo innocuo, no? Lo era, vero?
“Beh, prima devi creare un contatto con lo sguardo” disse lui piano “ed è in quel momento che sai se è o meno…ricettiva”
“Come fai a capire che è ricettiva?” la voce di Sakura era fioca, ma non debole.
“Perché ti guarda come se sapesse esattamente cosa stai pensando”
Sakura sapeva esattamente cosa stava pensando. Lo vide nel modo in cui lo sguardo di lei percorreva la sua maschera, come se stesse provando a stracciarla col pensiero. Si lecco le labbra una volta, due, e poi inghiottì. Kakashi spostò il suo peso dalla mano al gomito, avvicinandosi a lei di un passo, e notando che Sakura stava inspirando abbastanza forte.
“E poi le devi parlare. Chiederle se si sta divertendo. Se le piace la musica. Se vuole un altro drink.” Con un tocco impalpabile le spostò con le dita una ciocca che le pendeva davanti agli occhi “E mentre parli, devi toccarla e sporgerti in avanti ad ogni sua parola, come se fossero le più dolci che tu abbia mai sentito. Come se non potessi sopportare di non toccarla”
“E poi cosa?” sussurrò, rapita.
“E poi, quando non hai più niente da dirle, ma a lei non interessa…” Passò il suo indice con leggerezza e lentezza immane sul bordo della sua guancia, lungo la linea liscia della sua mascella, fino a tenerle delicatamente il mento fra il pollice e l’indice. Più che vederla, la sentì tremare. Ne era almeno consapevole? “…a questo punto uno dei due dirà le parole inevitabili…”
Sakura aveva gli occhi spalancati, più scuri del solito e due volte più intensi “Che parole?”
“Andiamo in un posto più tranquillo.”
Non era terribilmente romantico, ma era onesto. Per un lungo lasso di tempo lei lo rimase a guardare, poi piegò improvvisamente la testa di lato, scivolando fuori dalla sua portata. Gli occhi di lei schizzarono al suo corpo, come se si fosse appena accorta di quanto fosse vicino. Ma non si mosse. Non sembrava volerlo.
Lo guardò di nuovo “E poi cosa?”
Lui si spostò di poco e inclinò la testa “Lo sai cosa succede dopo” Cosa si aspettava che facesse? Farla saltare, spingerla contro l’albero, abbassarle gli shorts e farlo con lei? Questo sarebbe stato prendere la lezione di prima un po’ troppo sul serio…
Gli occhi di Sakura si spostarono verso l’entrata recintata che stava a poche centinaia di metri lontano. Anche se stava piovendo, c’erano ancora persone impegnate a sbrigare le loro faccende quotidiane, e se qualcuno avesse pensato di girare la testa avrebbero visto lui e Sakura. Non che stessero facendo qualcosa di inappropriato. Non la stava neanche toccando, anche se Sakura sembrava terribilmente colpevole.
“Pensavo avessi un appuntamento” borbottò, continuando a tenere la sua testa lontano de lui.
“Infatti” disse allegramente, formando un sigillo con le mani e sparendo in un’altrettanto allegra nuvoletta di fumo.
 
Sakura si afflosciò nell’istante stesso in cui lui scomparse, aggrappandosi alla corteccia dell’albero dietro di lei, come se ci tenesse alla vita. Non c’erano dubbi che se ne fosse andato dalla sua ultima conquista, ma Sakura trovava difficile sentirsi troppo possessiva nei confronti del suo insegnante, e per questo era grata. Forse significava che questi nuovi sentimenti turbolenti non erano così profondi quanto temeva. Quando si sarebbe sentita gelosa, allora si sarebbe dovuta preoccupare. Finora, era stata solo invidia verso le sue donne a possederla.
La stanchezza stava finalmente cominciando a calare su lei, anche se Sakura non era sicura fosse risultato del suo allenamento, oppure del tenere testa a Kakashi in quel gioco sconosciuto che stava giocando con lei – o che lei stava giocando con lui. Tuttavia era contenta. Aveva imparato due semplici, ma pratici genjutsu e forse con più pratica avrebbe finalmente padroneggiato il jutsu del golem. Sull’agenda del giorno dopo c’erano altri genjutsu, e Sakura non si era sentita così contenta di avere un talento naturale da quando aveva per la prima volta stracciato Naruto e Sasuke nell’allenamento sul controllo del chakra.
Ma se voleva mantenere un buon ritmo di allenamento, aveva prima bisogno di una buona notte di riposo.
Sakura decise di tornare a casa. Non ci sarebbero state incursioni in locali o bar o ristoranti per cercare il suo futuro marito, stanotte. Invece si sarebbe fatta una doccia, poi si sarebbe appollaiata davanti alla TV, bevendo una tazza di cioccolata calda, quasi imitando sua madre, prima di schiantarsi prestissimo sul materasso. Non era esattamente un programma fitto, ma se si fosse impegnata così, forse avrebbe potuto tenere la sua mente lontana da Kakashi.
Naturalmente, il suo piano fallì miseramente. Era così avvolta nel pensiero di Kakashi che s’era impigliata per tre volte coi capelli nel fono, e così distratta a mangiarsi le unghie da non seguire neanche un po’ della trama del suo telefilm, ah, e naturalmente la sua cioccolata s’era raffreddata. Nel letto, con gli occhi chiusi, era stato anche peggio. Continuava a ricordare com’era il suo volto quando l’aveva visto senza maschera, anche se realizzò che, nello shock del momento, non era stata capace di memorizzarlo. Tutto quello che riusciva a richiamare era una vaga immagine di una forte, definita mascella e degli zigomi alti, quasi nobili.
Temeva ed era ansiosa allo stesso tempo di vederlo il giorno dopo. Quando si alzò, quella mattina, era satura di un’energia nervosa, ed era vestita e pronta per l’allenamento con minimo tre ore di anticipo. Riempì quelle tre ore camminando avanti e indietro per il suo appartamento, spazzolandosi inutilmente i capelli e annaffiando fin troppo le piante della sua finestra.
Beh, non che Mrs. Uno, la sua piantina, non fosse abbastanza impregnata d’acqua dopo tutta la pioggia della notte precedente.
Il cielo brontolò in un grigio chiaro mentre Sakura finalmente si diresse verso i campi d’allenamento. Farfalle presero a svolazzarle nello stomaco, moltiplicandosi di numero ad ogni passo, e quando finalmente arrivò al designato punto d’incontro, non sapeva se essere rilevata oppure scazzata dal fatto che non lui fosse ancora arrivato. Ma lo nascondeva bene. Mentre aspettava, appoggiata all’albero contro il quale lui l’aveva vincolata il giorno prima, l’unico segno del suo nervosismo era il veloce tremolio del suo indice destro contro il gomito sinistro.
Kakashi era in ritardo di soli quindici minuti. Il suo arrivo fu marcato dal basso ringhio di un tuono che riverberò nel campo mentre lui si avvicinava, testa bassa e mani spinte nelle tasche. Nella luce grigiastra, sembra più dark del solito.
“Buon giorno” disse lei con convinzione, quando lui fu abbastanza vicino da sentirla.
Lui alzò lo sguardo verso lei, poi al cielo “Ho visto di meglio”.
Poi il suo occhio atterrò su di lei, come a dire che lei era quel ‘meglio’.
“Q-quindi cosa faremo oggi?” chiese, ansiosa di andare avanti. Il più veloce finivano questa faccenda, maggiori erano le possibilità che sarebbe tornata a casa senza che succedesse niente di imbarazzante come il giorno prima.
“Alcuni genjutsu, immagino” rispose con gentilezza “Ne ho uno facile e pratico che penso possa piacerti”
“Davvero? Cos’è?”
Il suo sguardo si increspò allegramente, e dopo aver formato in un lampo dei sigilli con le mani, che erano troppo veloci da seguire, sparì. Sakura saltò e si guardò attorno. Che avesse fatto una tecnica di teletrasporto? Se era così, era spacciata. Kakashi era fin troppo veloce per essere catturato da –
“OOFF!”
Vide il terreno avvicinarsi sempre più, fino a toccarla, ma con le braccia dietro la schiena non aveva possibilità di impedire la caduta. Cadde prona.
“Blocco sensoriale” sentì il suo tono profondo strascicare nel suo orecchio, fin troppo vicino “Questo genjutsu inganna due dei tuoi sensi – la tua vista e il tuo udito. Pensavi fossi scomparso quando invece tutto quello che ho fatto è stato camminarti dietro”
“Un avvertimento sarebbe stato carino” grugnì lei.
“E dove sarebbe stato il divertimento?” replicò “Comunque, il genjutsu si interrompe nel momento in cui sferri un attacco al tuo nemico. Ma, per le persone come te che hanno bisogno di un solo attacco per finire uno scontro, sarà una tattica molto utile per guadagnare il vantaggio di cui necessiti”
Aveva ragione. Sarebbe stata una tattica molto utile, ma francamente tutto ciò che Sakura riusciva a contemplare, in quel momento, era esattamente quanto del suo corpo era premuto contro di lei.
“Pronta ad impararlo?”
“Hm?” Era l’interno coscia di Kakashi ad essere premuto contro il suo sedere?
Kakashi si alzò in piedi e le offrì una mano “Su” disse, quando lei si alzò e si spolverò i vestiti “Ci sono quattro sigilli: topo, cavallo, dragone e uccello…”
Le ci vollero diversi tentativi prima di poter abituarsi alla giusta sequenza dei sigilli, e alla velocità ottimale abbastanza da soddisfare il suo sensei. Ovviamente non avrebbe mai eguagliato la sua velocità di esecuzione, ma a pensarci, un avversario medio non sarebbe stato minimamente al livello di Kakashi, e poi, nel suo vocabolario, un ‘soddisfacente’ dei suoi era ‘eccellente’ per chiunque altro.
Dopo aver memorizzato per bene i sigilli, fu semplicemente una questione di capire il giusto apporto di chakra e concentrazione. Le prime volte fallì.
A volte riusciva a diventare invisibile alla vista di lui, ma poteva ancora essere sentita, altre ancora lo rendeva sordo, ma restava visibile, e lui la vedeva mentre gli faceva una linguaccia, e la sgridava per la sua mancanza di concentrazione.
Intorno al sesto tentativo stava cominciando a capire. Anche se Kakashi continuava a scuotere la testa e a dirle che la vedeva, sapeva di star migliorando ad ogni prova.
L’undicesima volta Kakashi perse finalmente cognizione di lei. Gli girò intorno un paio di volte, ghignando mentre lui si guardava attorno vagamente, non potendola per niente vedere o sentire. Non sembrò accorgersene, quando lei gli fece passare una mano davanti agli occhi, e non reagì neanche quando ostentatamente raggiunse la sua tasca – un azione che naturalmente le sarebbe costato uno schiaffo sul polso a difesa dei suoi preziosi libri.
Per un momento si divertì al pensiero di farlo cadere a terra come lui aveva fatto con lei. Solo che sarebbe stata gentile e l’avrebbe fatto cadere sulla schiena, piuttosto che di faccia, anche se si sarebbe comunque seduta su di lui. E poi gli avrebbe stracciato i vestiti e si sarebbe messa sopr–
Era stata ferma lì per troppo tempo. Lentamente Kakashi tese la mano, toccandole il collo e poi atterrando sulla sua spalla. Il genjutsu scomparve immediatamente, e Sakura incontrò il suo sguardo con occhi sbigottiti “Mi hai notata…” sospirò.
“Solo perché ho un ottimo olfatto”
Sakura sperò d’essersi ricordata il deodorante, quella mattina.
“Beh credo tu lo abbia capito abbastanza bene” disse allegramente, rilassando le spalle e facendo un passo indietro per creare un po’ di distanza tra loro. “Quindi, quanti favori mi devi, ora? Quattro, no?”
“Tre” in quanto il terzo ninjutsu che le aveva spiegato non era riuscita a impararlo “ma hai detto che se ti avessi aiutato col tuo doujutsu, sarebbe stato abbastanza”
“Ah, l’ho detto proprio, eh?” disse piano, diventando pensieroso “Ma prima di quello, ti ho promesso di insegnarti un ultimo genjutsu”
Lei annuì, ansiosa.
“Questo che ti mostrerò è un genjutsu molto serio, di grado A. Sarà difficile da apprendere anche per un talento naturale come te, e l’unico metodo per capire il suo meccanismo e quello di subirlo direttamente. Capisci?”
Era serio come al solito, ma Sakura sentì una nota di innaturale preoccupazione nel suo tono, ora. “Che cosa fa?”
Le sue mani sprofondarono di nuovo nelle tasche, e lui spostò il peso su un piede “Il jutsu che sto per mostrarti è uno di quelli che pescano dal tuo inconscio la tua paura più grande e ti fanno confrontare con essa. Se sei spaventata dell’altezza, ti troverai in bilico su un precipizio. Se temi che i tuoi amici si feriscano, vedrai la loro morte”
Sakura ricordò qualcosa di simile accaduto molto tempo prima “Non è la tecnica che usasti su di me durante il primo test dei campanelli?” chiese sospettosa.
Scosse la testa “No. Quella era una visione che avevo scelto in base a quello che sapevo di te. Avevo notato che eri eccessivamente affezionata a Sasuke, quindi usai quel tratto e ti mostrai una visione di Sasuke ferito. La differenza con questo jutsu è che non c’è bisogno di conoscere il proprio nemico per usarla contro di esso. Se l’avessi usata durante il test, probabilmente avresti visto qualcosa di molto peggio di Sasuke con qualche graffio–“
“Qualche graffio?” esclamò lei “Era massacrato! Avevo solo dodici anni!”
Lui fece un distratto gesto di liquidazione.
“Il punto è, questo è ritenuto un jutsu d’alta classe per una ragione. Fallisce raramente, e può paralizzare il tuo opponente completamente, a secondo di quanto grande è la sua paura o di quanto forte esso sia. Potresti usarlo contro Sasuke e ridurlo a una pozza di lacrime in pochi secondi, se volessi–“
Lei lo guardò, offesa “Non voglio”
“Ma capisci il potere che questa tecnica possiede, giusto? Non te la insegnerei se non pensassi che tu ne sia capace. E scommetto che tu la possa capire prima di orario di cena”
“Vuoi scommettere?” alzò gli occhi al cielo. Imparare un jutsu di rango A in sei ore? Era brava, ma non così brava.
Lui si strinse nelle spalle “Sarebbe una scommessa ingiusta” poi spostò il peso su entrambe le gambe e si mosse per stabilirsi di fronte a lei “Sto per mostrartela, ok? Sei pronta?”
Confrontarsi con la sua paura più grande? C’era qualcuno davvero pronto per quello?
Sakura prese un paio di respiri profondi e raddrizzò le spalle, ricordandosi che qualsiasi cosa avrebbe visto non sarebbe stata reale. Ma a cosa avrebbe assistito? Di cosa aveva paura? La morte di Naruto? Di Sasuke? Il Kyuubi in libertà? Orochimaru che si riprendeva Sasuke? Konoha distrutta?
Qualcosa che sarebbe successo a Kakashi…?
Qualunque cosa fosse, doveva rimanere forte. Non voleva ridursi a una poltiglia di lacrime, per non parlare del fatto che c’era Kakashi lì di fronte a lei. Quindi si preparò…anche se non aveva idea di cosa doveva aspettarsi, si preparò semplicemente per il peggio.
“Ok” disse “Fallo”
Quasi a malincuore, Kakashi mosse le mani per eseguire i sigilli – abbastanza lentamente da lasciarglieli vedere e memorizzare, anche se perse il conto intorno al tredicesimo. E mentre guardava l’ultimo sigillo scivolare al suo posto, e sentiva la voce di Kakashi sussurrare il nome del jutsu, il mondo attorno a lei cominciò piano a dissolversi, come sabbia del deserto portata via dal vento, finché non rimase altro che oscurità.
 
Sakura rimase immobile, ma tesa e in allerta. Era questa la sua paura? Il buio? Era segretamente impaurita dal buio, anche se non lo sapeva? Non si sentì particolarmente impaurita, ma…
C’era qualcos’altro nell’oscurità insieme a lei. Non poteva sentirlo, né vederlo, ma sapeva che era lì, che l’accerchiava. Di tanto in tanto credeva di aver visto qualcosa con la coda dell’occhio, ma quando si voltava, era già scomparso.
Un po’ di timore sgorgò dentro lei, ma cercò di stabilizzare quel senso di panico. Non era reale, disse a se stessa. Qualunque cosa sia, non può ferirti. È solo un illusione.
Solo perché io non ti possa toccare, non vuol dire che non ti possa ferire.
Sakura saltò e si voltò di scatto “Chi è là?!”
Nessuno…nessuno.
Sakura non era neanche sicura di aver davvero sentito qualcosa. La voce indistinta che svolazzava nella sua testa, era formata più da immagini e idee che da parole parlate.
Altri rumori si accalcavano nelle sue orecchie, e altre voci – giovani e vecchi, uomini e donne – parlando in brevi sequenze, ma tutti senza un senso chiaro.
Volevo quel pony!
È una questione di gusti!
Non vedi quello che gli stai facendo?
Hahahahaha!
Bzzz!
Non portarlo in casa, sporcherai tutto di fango.
STRONZA!
Sakura scosse la testa allarmata; sembrava che quelle voci non venissero d’altra parte che dalla sua testa “Non mi piace tutto questo” disse ad alta voce, più che altro per attutire i suoni strani. Non era spaventata, ma si sentiva disturbata abbastanza da premere le mani insieme ed eseguire il jutsu di rilascio delle illusioni.
“Kai!”
Non funziona qui…
Quando Sakura riaprì gli occhi, era ancora avvolta dalle tenebre. Provò di nuovo a disinnescare il genjutsu, ma sentì solo delle risate. Il panico che aveva ammirevolmente tenuto calmo scoppiò tutt’ad un tratto. Non era più in controllo.
Non è reale, ripeté a se stessa, non è reale, e Kakashi l’avrebbe interrotto fra un momento.
Ma i suoi stessi pensieri sembravano indistinti e astratti come tutte gli altri che sentiva. La sua voce era persa in un mare di altre voci, e stava cominciando a chiedersi quale fosse la sua.
“Kakashi sensei – non mi piace tutto questo – puoi smetterla adesso!”
Non ti può sentire.
Sì, sì che può. Lui–
Non ti sta ascoltando. Nessuno di loro sente. Non te.
Dì quel che diavolo vuoi, lo so che non sei reale.
Questo è reale in quanto tu lo stai creando. Questi sono i tuoi pensieri e paure, dopotutto. Questi sono la realtà.
Non sono spaventata.
Il tuo futuro è già determinato. L’hai già scelto, e noi lo possiamo vedere. È proprio qui nella tua testa, nelle tue paure…
Non ti sento.
Lo vuoi vedere? Il tuo futuro?
Andate via!
Non possiamo! Siamo parte di te. Siamo sempre state qui, con te. Questo posto ci ha liberate. E abbiamo qualcosa da mostrarti…
Siete solo un’illusione.
Questo posto è un’illusione, ma noi…“…siamo tanto reali quanto te”
La voce era improvvisamente fuori dalla sua testa, da qualche parte dietro di lei, ma quando Sakura si voltò per affrontarla, una mano forte le catturò il braccio e la costrinse ad inginocchiarsi con un mugolio. La presa era più forte di qualsiasi cosa avesse mai sentito, come se la persona sopra di lei avesse l’intento di stringerla fino a sbriciolarle le ossa. Guardò in alto, ma l’oscurità sembro avere una deformazione, come se non stesse né nascondendo, né rivelando la persona.
Poteva distinguere sicuramente che era una donna.
“Sei patetica…ci fai vergognare…”
Sakura sibilò di dolore mentre la presa si strinse e le sue giunture scricchiolarono “Lasciami andare…”
“Solo quando vedrai dove stai andando. Dove ci stai portando”
Immagini e sensazioni assalirono la sua mente, e Sakura fu improvvisamente pervasa da un senso viscerale di miseria che quasi le spinse via l’aria dai polmoni. Poteva vedere, come dei ricordi, immagini passarle davanti gli occhi, come un film disarticolato che saltava avanti e indietro. Poteva vedere se stessa – sentire se stessa – sola, seduta in un salotto con la TV accesa e una cioccolata calda fra le mani. Sovrappeso, rughe tese ai lati della sua bocca e occhi, foto dei suoi compagni di team appese al muro, troppo dolorose da fissarle, e un’altra della sua famiglia in una cornice sul davanzale della finestra. La foto di un marito che non tornava a casa le maggior parti delle sere, e di un bambino che non la sopportava.
Era odiata. Odiata da tutti coloro che amava. Da tutti quelli per cui aveva dato la sua vita. S’era sistemata troppo in fretta con l’uomo sbagliato, perso la sua carriera. Con i suoi amici o aveva perso i contatti, o erano morti. Ed era sola.
Seduta a guardare la televisione…
Era tutto troppo normale. Da una prospettiva esterna era solamente una serata tranquilla. Da dentro, Sakura poteva sentire la devastazione. Tutto il dolore e la disperazione. Tutti i pensieri di passaggio nella sua mente che con il tempo sembravano unirsi in un’idea…non mi piace più vivere..
“No! No, quella non sono io!” urlò Sakura “È tutto un errore!”
“Come la madre così la figlia…stai ripetendo gli stessi errori”
“Quella non sono io, non è reale” pianse Sakura. Ma le lacrime che cadevano sulle sue guancie erano vere. E così la miseria e la depressione che ancora ritornavano a galla dalle immagini troppo reali.
La figura le lasciò il braccio e Sakura cadde a terra, acciambellandosi su se stessa e attorno al suo braccio dolorante “Non è reale, vattene. Basta, vattene. Tu non sei me. Tu non sei reale. Tu non sei reale”
Un tocco gentile le toccò la schiena “Sakura…”
Grazie al cielo.
Si prese un momento per asciugarsi accuratamente gli occhi con le dita, prima di sedersi e vedere il suo maestro accucciato vicino a lei. Si sentì come se non lo vedesse da un anno, e in un momento provò all’improvviso un misto di gratitudine per lui che l’aveva liberata dal jutsu, e, insieme, la persistente miseria che la tecnica aveva provocato. Alla fine l’aveva lasciata ancora un po’ tremante e piangente “Sensei…” sussurrò con voce traballante.
“Stai bene?” chiese lui in un tono basso e preoccupato.
Stava per annuire, ma poi la sua faccia s’era accartocciata nuovamente mentre scuoteva la testa ”No” squittì “È stato orribile!”
“Cosa hai visto?”
“Ero grassa e vecchia, avevo le rughe – Kakashi-sensei, era orribile!”
Kakashi la fissò “Eri grassa e vecchia…?” ripeté con aria assente. Per qualche ragione, sembrò che lui pensasse fosse una paura superficiale.
“No, era terribile. Volevo uccidermi” disse, cercando di fargli capire.
“Capisco”. Ma davvero non poteva capire totalmente.
Sakura voleva spiegarglielo in maniera più accurata, ma non poteva. Era troppo privato. Non voleva fargli sapere che quello che più temeva al mondo era diventare vecchia e morire da sola, non amata, dopo aver perso tutto quello che le era caro a causa di una serie di stupidi errori che già stava iniziando a compiere.
Non sarebbe finita in quel modo, promise a se stessa, lì e in quel momento. Non finirò come Mamma. Da ora in poi farò quello che voglio…non quello che penso di dover fare. Non farò più gli stessi errori.
Kakashi strizzò ancora una volta la sua spalla prima di far scivolare via la sua mano. Sakura si ritrovò a mancare il suo calore. “È un brutto colpo, vero, confrontare una paura del genere? Di solito è la paura da cui cerchi di nasconderti e che ignori. Rende il tutto più sconquassante, doverla guardare negli occhi”
“Qualcuno ha usato questo jutsu su di te, vero?” sussurrò lei. “È così che l’hai copiato”
Lui annuì lentamente.
“Che cosa hai visto?” chiese lei.
“Persone” rispose svogliatamente “Tutte le persone che ho la responsabilità di proteggere…morire mentre ero lì a guardare impotente. E sembra reale, vero? Anche se sai che è solo un’illusione. In quel momento è reale per te, ed è abbastanza da spaventarti per dieci anni della tua vita”
Sakura guardò verso il terreno con un brivido. Non si sentiva ancora bene.
“Ma è un jutsu utile, e m’è servito un paio di volte” disse “E sono sicuro che tornerà utile anche a te”
“Io non…” cominciò Sakura.
Kakashi sbatté le palpebre. “Cosa?”
“Non voglio imparare quel jutsu, sensei” mormorò “Mi dispiace, ma non penso di poter riuscire ad usarlo su qualcuno…quindi non so quale sarebbe il punto di impararlo. Mi sembra crudele”
Quando l’unica risposta che ricevette fu silenzio, portò il suo sguardo verso lui con una smorfia di scuse “Mi dispiace” ripeté.
“No, va bene. Stavo solo pensando…” rifletté “Se sei davvero così tanto spaventata di diventare vecchia, potresti sempre corrompere l’Hokage a insegnarti quel jutsu anti-invecchiamento”
Sakura sospirò “Non è il fatto di invecchiare che mi spaventa…”
Lui scosse la testa, perplesso “Allora cosa?”
Stare inginocchiata stava cominciando a stancarle le ginocchia, così Sakura si spostò lateralmente per sedersi sul fianco con un ginocchio alzato al petto, le braccia ad avvolgerlo “Non era il fatto di essere vecchia…è che non mi piaceva chi ero diventata. Capisci?”
Kakashi non disse niente per un momento, sembrava essere assorto in cosa lei stava cercando di esprimere in maniera molto vaga. Poi alzò le spalle e si mise a sedere per terra, imitandola, ad eccezione del leggero grugnito a dimostrare che non era flessibile quanto lei. Poggiando il gomito sulle ginocchia, le fece cenno di continuare.
Sakura si sentì un po’ al centro dell’attenzione, come se un faretto fosse apparso dal cielo grigio per fissare un fascio luminoso su di lei. Che si aspettava? Un discorso? Una specie di cosa accorata? Non voleva parlarne. “Non importa davvero” disse evasivamente “Non è una paura, diciamo più una preoccupazione”
Kakashi la fissò.
“Voglio dire…siamo tutti un po’ preoccupati del futuro, giusto? È normale, no?”
La testa di Kakashi si inclinò di lato, un sopracciglio s’alzò.
“È solo che mi sento come se stessi facendo così tanti errori ultimamente. Non riesco a farne una buona. Penso di star facendo bene, ma poi finisco con lo sbagliare tutto. Ed è proprio come mia madre. Sento di star diventando come lei”
“Cosa te lo fa pensare?” chiese Kakashi.
Sakura alzò gli occhi “Sono troppo simile a lei per finire in maniera diversa”
“Ma tu non sei per niente come lei” disse Kakashi senza mezzi termini “Lei è debole, noiosa e negligente. E tu sei…beh, niente del genere”
“Non è sempre stata così” insisté lei “È solo che ha fatto le scelte sbagliate. Ha sposato l’uomo sbagliato e poi ha avuto una figlia ed è rimasta intrappolata. Quando era giovane, era più come me. Ma è come se sedici anni di matrimonio abbiano…fatto appassire la vita dentro di lei. Non le interessa più nulla. Ed io non voglio diventare così…”
“Non lo farai” disse semplicemente lui.
Non capiva. Sakura non era sicura ci fossero abbastanza parole al mondo per fargli capire. Non sapeva com’era essere lei – dover vivere con i giudizi impari del sesso opposto. Era abbastanza chiaro che lui conoscesse tutto delle donne, e che non doveva preoccuparsi di sposare una donna sbagliata, metterla incinta e perdere tutto ciò per cui aveva lavorato duramente.
Non avrebbe mai potuto comprendere come fosse essere una donna Haruno con un cuore impostato per l’amore e il romanticismo, ma con un’attrazione magnetica per l’esatto opposto.
Sakura non sapeva cos’altro dire, quindi non disse niente, fissando invece le dita pallide intrecciate al suo ginocchio. Una mano più calda scivolò sulla sua “Sakura…qualunque cosa tu abbia visto nel genjutsu, non era vero. Non importa quanto lo sembrasse, non può mostrarti il tuo futuro. Dovresti sapere meglio di chiunque altro che il fato di una persona non è scolpito nella pietra. Non hai bisogno di preoccuparti”
Sakura osservò la sua mano. Le piaceva, con le sue dita lunghe e i calli duri. I suoi guanti erano vecchi e logori e il protettore di metallo sul dorso era macchiato dalle innumerevoli missioni e scontri con i nemici. Aveva visto così tanta azione rispetto a lei, in tutte le aree della vita. Forse poteva fidarsi della sua esperienza in questo giudizio.
“Non si tratta del tuo orribile gusto in quanto uomini, vero?” chiese lui.
Sakura guardò lontano, arrossendo furiosamente quando la sua mano strinse le sue dita e il suo ginocchio in un gesto affettuoso e dolce “No” mentì.
“Perché quella è solo sfortuna. Non significa che ci sia qualcosa di sbagliato in te”
“Non ho mai detto che penso ci sia qualcosa di sbagliato in me” negò lei.
“Ricordo di avertelo sentito dire. Poche notti fa? Qualcosa sull’essere immondizia destinata a stare con immondizia e fare bambini d’immondizia? Assumo che per ‘immondizia’ intendessi dire che ti senti al di sotto della media”
La faccia di Sakura si sentiva fin troppo calda per una giornata così fredda “Ero ubriaca”
“Quando siamo ubriachi le inibizioni sono abbassate, e ciò che esce fuori dalle nostre bocche tende ad essere ciò che di solito teniamo imbottigliato dentro. Penso tu ti senta…inferiore, per il modo in cui sei stata trattata in passato, e perché non hai mai sperimentato qualcosa di meglio”
“Ho un sacco di esperienza” disse cupa “Abbastanza, comunque. Non sono una verginella ingenua e arrossita” anche se il calore sulle sue guancie dissentì.
“No” replicò comprensivo “Ma da quanto ho capito, non hai nemmeno mai avuto un orgasmo”
Lo disse così francamente che lei non seppe cosa rispondere, per un momento. La mano che riposava sul suo ginocchio improvvisamente sembrava bollente, e così il suo sguardo. Sakura lo fissò di rimando, come un coniglio che dal basso osservava una tigre. In mancanza di altro di meglio da controbattere, mormorò “Ho avuto degli orgasmi…”
“Beh, sì” disse impazientemente “tutti si masturbano-“
“Sensei!” gridò, mortificata. La sua mano scivolò dal ginocchio “Questo – non puoi semplicemente – sensei!”
“Non hai intenzione di negarlo, vero?” chiese in tono piatto, indifferente.
Voleva, ma alcune bugie erano semplicemente troppo ovvie “Quindi? Stai dicendo che anche tu lo fai, allora?” controbatté.
“Comunque” disse lui, eludendo indiscretamente la domanda “come ho detto, tutti ci masturbiamo. La differenza qui è che tu non hai mai avuto un orgasmo durante il sesso. Vero?”
Sakura guardò fisso la terra tra di loro “E?” disse imbronciata “Allora sono frigida. Lo sapevo già, grazie”
“No” disse lui brevemente, la sua mano ad alzarle il mento in un’abitudine vecchia e senza senso, come se la stesse rimproverando “Ti conosco, Sakura, e so che non c’è assolutamente niente di frigido in te. C’è un passione, qui” disse, posandole un dito sul petto “che nessuno è ancora riuscito a liberare. Non è colpa tua. Hai solo bisogno di qualcuno che sappia come fare”
E l’unica persona a cui lei riusciva a pensare, che sapeva come fare…era lui. Ma era un’idea completamente folle. Forse se avesse guardato in giro un po’ meglio avrebbe trovato altri uomini ugualmente capaci di ‘liberare la sua passione nascosta’, ma nessuno di loro avrebbe potuto guardarla negli occhi e leggerla dentro come Kakashi faceva. In quell’istante, fu totalmente sicura che lui fosse l’unica persona al mondo in grado di conoscerla meglio di se stessa.
“Potresti…?” iniziò a dire, in un soffio.
La mano di Kakashi cadde via “Cosa?” chiese.
La gola di Sakura raschiò. Era completamente un’idiota, a pensare di chiedere l’impossibile “Niente…P-penso che dovrei andare”
“Ma non m’hai ancora pagato i miei favori” le fece notare.
“Puoi testare il tuo jutsu su di me un’altra volta, sensei” disse, alzandosi “Non credo sia un buon momento, adesso”
Si girò per allontanarsi, ma si trovò a sbattere contro il petto solido del suo insegnante. Per un uomo tanto pigro, la sua velocità la stupiva ogni volta “Veramente, penso che ora sia un momento piuttosto buono” commentò lui.
“Sensei” disse avvertendolo, guardando ovunque ma non verso lui.
“Sakura” disse lui, in un tono simile al suo “Guardami”
Quando lei non lo fece, lui catturò il suo mento fra le dita ancora una volta, e lei non ebbe altra scelta che guardarlo negli occhi.
E nel suo sharingan.
“Rilassati…non ti farò del male” mormorò.
Lo sapeva.
Lo sapeva, perché sapeva esattamente cosa aveva in mente di fare. Si sarebbe dovuta scostare, ricordandogli delle loro rispettive posizioni, ma invece aveva finto di non capire. Aveva fatto finta di non aspettarsi l’ondata di calore che le attraversò il corpo come una marea dolce, correndo veloce dalle dita delle mani fino a quelle dei piedi e bruciando direttamente fra le sue gambe.
Ma anche se l’aspettava, non rendeva la sensazione meno scioccante. Era solo il suo occhio. Non la stava per niente toccando, salvo per il dito sotto il suo mento per guardarla dritto negli occhi.
Quelle sensazioni sembrarono venire da nulla in particolare, orribilmente intense e  spietate.
Il respiro di Sakura sfuggì in un sussurro mentre le ginocchia quasi si piegarono e le gambe le tremarono. Non c’era alcuna ragione a questo piacere. Nessuna ancora di salvataggio. Le dita di Sakura incespicarono per aggrapparsi alla maglia di Kakashi, disperate di trovare qualcosa a cui aggrapparsi.
Tutto questo è sbagliato!
Voleva rimanere intrappolata nel suo sguardo, lasciare che il piacere continuasse ad ammucchiarsi fino ad esplodere con un urlo. E forse si sarebbe persino accasciata contro di lui, dopo…ma poi?
“N-no – cosa stai facendo-!” gracchiò, chiudendo gli occhi e spingendosi lontano da lui con la sola forza di volontà. Lui non la mantenne, non fece nessuna resistenza. Anche se lei si ritrovò a desiderare che l’avesse fermata. Per un momento si sdraiò a terra ansimante per l’eccitazione insoddisfatta, arrabbiata che lui l’avesse lasciata andare così facilmente.
“Sakura” sospirò il suo nome, ma non c’era né rimorso né rimpianto nella sua voce. Solo una sottile esasperazione.
Sakura si ritrovò fredda, in quel momento “Vado a casa” Come se avesse subito la doccia più gelida della sua vita. Si alzò tremante in piedi e cominciò a camminare via.
“Puoi continuare a fingere se vuoi” disse, da dietro di lei “per il bene della tua coscienza, puoi continuare a dirti che io non ci stia provando. Se ti vergogni troppo di ammettere i tuoi stessi desideri tu-“
“No! Non mi vergogno di niente!” sbottò lei, girandosi verso di lui “Sei un pervertito, ecco tutto! Sei uno stronzo filantropo con gusti immorali e-“
“E questo è esattamente perché sei interessata. Perché pensi che io sia il ragazzo perfetto per quello che stai cercando…e, ancora meglio, pensi che io sia uno facile”
“Tu sei uno facile” sibilò.
“Beh, sì” disse, abbassando la testa divertito “Ma mentre io posso allargare i miei confini, non ho intenzione di oltrepassarli. Sapevi esattamente che tipo di jutsu volevo provare su di te nel momento in cui ho menzionato che era un doujutsu, ma non hai fatto alcuna obiezione fino ad ora. Ti sto solo dando quello a cui hai acconsentito, Sakura. Ma se stai aspettando che io faccia una vera mossa, continuando a sentirti l’impotente vittima di un uomo più grande, e pensando che questa perversione non ti appartenga, beh, se vuoi questo, allora aspetterai davvero tanto”
Hatake Kakashi era davvero l’uomo più esasperante e ripugnante di sempre.
“Non sto aspettando niente” disse rigidamente “Vado a casa”
“Se è quello che vuoi…”
Non lo era, ma non aveva il coraggio di ammettere nient’altro di diverso…
Chissà se le cose sarebbero cambiate.
 
Era troppo facile per Kakashi perdere cognizione del tempo, specialmente mentre leggeva Icha Icha Tactics. Appena arrivato a casa, aveva preso il suo libro preferito e s’era prontamente lanciato nella ricca trama…e quando finalmente era riuscito a far ritorno nel mondo reale, aveva scoperto che il cielo, prima di un grigio pallido, ora era scuro. La pioggia scendeva giù in forti ondate, inzuppando la sua finestra.
Lanciando uno sguardo all’orologio sul muro, si ricordò del suo appuntamento con Ayame. Aveva abbastanza tempo per una doccia veloce e forse per uno spuntino leggero, e poi forse sarebbe stato in ritardo solo di cinque minuti.
Mentre si stava spogliando in bagno, colse di sfuggita il suo riflesso nello specchio e si ritrovò a fissare con insondabile meraviglia quello che era lo sharingan di Obito.
Si sarebbe arrabbiato con lui, Obito, a sapere dell’uso che ne aveva fatto quel pomeriggio?
Probabilmente no, conoscendolo. Senza dubbio, se fosse ancora vivo, sarebbe  stato il genere di cose che avrebbe fatto con il suo sharingan quotidianamente.
In entrambi i casi, ne era valsa la pena, per vedere l’avvenente rossore sulle guancie di lei, e il modo in cui la sua bocca s’era schiusa a metà tra un gemito e un sospiro. Se non si sarebbe ricordata delle responsabilità – quelle cavolo di responsabilità – l’avrebbe avuta fino in fondo; l’avrebbe portata sul bordo di un precipizio e l’avrebbe lasciata cadere solo per osservarla, o per sentire che suoni faceva presa dal puro piacere carnale.
Sarebbe stata la prima e sola persona ad averla vista in quel modo…
La sua virilità si contrasse al ricordo, facendogli fare una smorfia “Stai giù” minacciò, prima di entrare sotto il getto della doccia.
Ma forse aveva sbagliato ad offrirle tutto questo? Certamente Sakura era in un disperato bisogno di esperienze sessuali che non la facessero sentire così svalutata, ma forse lui non era colui che avrebbe dovuto offrirgliele. Si stava avvisando da un po’ di non attraversare quella sottile linea che esisteva tra alunni e insegnanti, ma ultimamente gli era difficile importarsene. Lei aveva bisogno di aiuto, e lui era pronto e disposto a fornirgliene.
A volte gli sembrava così semplice. X e Y. Maschio e femmina.
Se solo le cose fossero davvero così facili.
Kakashi sospirò. Sì. C’erano un milione di ragioni per le quali fottersi una sua studentessa sarebbe stata davvero una cattiva idea, e non c’era bisogno di essere un genio come lui per capire la prima di tutte – cioè che lei era una sua studentessa.
Comunque, non era più una bambina. Aveva fatto qualche errore di valutazione e ora aveva bisogno dell’aiuto di un superiore che le fosse amico per ritornare sul giusto cammino della vita –
Oh, sei un malato.
Doveva smetterla di leggere Icha Icha.
Kakashi chiuse il getto della doccia con uno scatto e si asciugò rapidamente. Quando uscì dal bagno controllò nuovamente l’orologio. Dieci minuti di ritardo per il suo appuntamento con Ayame. Stava facendo un buon tempo!
Mezzo vestito, fece una breve sosta in cucina per prendere un’arancia sul percorso per raccogliere la sua maglia e giacca. Ma proprio mentre stava per inghiottire il terzo spicchio, un tentativo di colpo parve risuonare alla sua porta. Kakashi si fermò per guardarsi attorno perplesso. Non riceveva di solito visite notturne, a meno che non fossero i suoi vicini venuti a lamentarsi di qualcosa. Il suo scarico perdeva, a volte, quindi forse Mr. Tetsuyo del piano di sotto era venuto a lamentarsi?
Quando sentì un altro colpo gentile, decise che non era un’ipotesi plausibile. Non poteva essere che uno dei suoi vicini bussasse con così cauto rispetto. Poteva essere solo una persona.
Kakashi aprì la porta e si poggiò contro il telaio, osservando la ragazza dai capelli rosa in piedi davanti a lui. Masticando lentamente l’arancia, la guardò dall’alto in basso. Non una sola parte di lei non era inzuppata. Per quanto tempo era rimasta sotto la pioggia?
Aspettò che fosse lei a parlare, ma sembrava non si fosse neanche accorta che lui avesse già aperto la porta. Stava cercando il coraggio per qualcosa, lo sentiva, quindi le lasciò il tempo e attese, semplicemente.
Per primo le si alzò il mento, poi i suoi occhi; tremò leggermente, dal freddo o dai nervi, poi lo guardò in silenzio da sotto le ciglia umide. Le sue labbra morbide s’aprirono, esalando un leggero sospiro.
E in una piccola, ma non per questo debole voce, disse “Per favore, fai l’amore con me”










Prossimo capitolo: semi d'arancio del destino.
 

Citazione dal capitolo del giorno:

Her chin lifted first, then her eyes, and she shook slightly with either cold or nerves as she regarded him silently from beneath spiked eyelashes. Then her soft lips parted and she exhaled a soft sigh.
And in a small, but no less weak voice, she said, "Please make love to me.
"











 

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Capitolo 11
*** I semi d’arancia del destino. ***


 
Image and video hosting by TinyPic...Ok, suppongo di dovervi molte scuse. Infinite scuse. Sono passati quasi sei mesi dal mio ultimo aggiornamento, e molti di voi mi hanno contattato per sapere il destino di questa traduzione. Non sapevo come rispondervi, ero terribilmente imbarazzata, quindi ho pensato di parlare con i fatti e riuscire finalmente a tradurre (o dovrei dire ri-ri-tradurre) questo capitolo.
Non sto qui a rompervi le scatole con le mie mille scuse e motivazioni, solo che questo capitolo è stato piuttosto ostico. Ho perso per ben due volte i miei hard-disk esterni con tutti i dati sopra, e non so se sapete quanto sia irritante tradurre per più volte consecutive un lungo capitolo come questo, sopratutto dopo averlo riletto e ricorretto fino alla nausea.
Mi dispiace, veramente :c
Ringrazio voi per tutto - cazzo! - le 72 persone che seguono questa traduzione e le 44 che l'hanno messa tra le preferite! Per non parlare di tutte le vostre recensioni, che in serata conto di rispondere individualmente. Davvero, davvero, davvero grazie.
Non vi farò aspettare così tanto per il nuovo capitolo, lo prometto!
Evey.

 


 
The window.
Capitolo undicesimo ~ I semi d’arancia del destino.
Sakura se ne stava seduta fuori casa di sua madre ben prima di osar bussare. Faceva freddo, aveva la pelle d’oca sulle braccia che pungevano di brividi, e di tanto in tanto una goccia d’acqua atterrava sul suo ginocchio, mentre il cielo minacciava di riempirsi di pioggia come aveva fatto per tutto il giorno. Ma, ora come ora, il massimo che faceva era lasciar cadere qualche goccia.
Si sentiva un’estranea, su quel gradino, anche se aveva passato metà della sua esistenza seduta proprio in quel punto, parlando con Ino nei giorni d’estate mangiando un gelato, o aspettando lì coi brividi di freddo nei giorni autunnali, quando i suoi genitori stavano litigando dentro (perché anche se solo entrando avrebbe normalmente interrotto la discussione, a Sakura piaceva illudere se stessa e i suoi genitori di non sapere niente dei loro problemi).
Niente era cambiato da quel punto di osservazione. La casa di fronte era la stessa vecchia casa che era sempre stata lì, con la sua porta blu e i tubi di scarico grigi. Il vicino sulla sinistra manteneva ancora il giardino in perfette, meravigliose condizioni, mentre quello sulla destra collezionava ancora sul prato i resti di vecchie biciclette e giocattoli rotti con i quali Sakura era cresciuta. Quei bambini erano grandi ormai, e avevano probabilmente abbandonato da lungo le loro case, eppure i loro giocattoli erano rimasti nello stesso posto...come se aspettassero il loro ritorno.
La casa di Sakura non era neanche lontanamente così accogliente. Aveva quasi sperato che, rimanendo seduta per così tanto tempo sull’uscio, sarebbe stata in qualche modo trasportata alla sua infanzia, quando la vita era semplice e tutto ciò che la circondava era sicuro. Dove essere una kunoichi era un sogno romantico al quale s’era sempre ancorata, e dove i suoi genitori almeno convivevano pacificamente quel minimo da andare avanti. Ma alla fine del giorno, aveva ancora diciotto anni, era ancora seduta sul vecchio uscio della sua casa, sognando ancora un sogno del passato perché temeva la realtà del futuro.
Sognare non aveva mai aiutato nessuno, comunque. L’inattività era sempre stata la rovina della sua vita, quindi era finalmente giunto il momento di alzarsi e provare a riprendere il suo destino nelle sue mani, col rischio di sembrare uno dei personaggi di quelle mielose soap-opera che guardava.
Proprio in quel momento, iniziò a piovere.
Sakura si alzò e bussò alla porta decrepita. Era aperto, e sapeva di poter entrare e baciare sua madre sulla guancia come faceva di solito, ma questa volta voleva che fosse sua madre a venire da lei. A considerarla.
Dopo una pausa decisamente troppo lunga, la porta si aprì e la faccia di sua madre la scrutò dalla fessura in un misto di confusione assonnata e fastidio. Era molto simile alla faccia che aveva visto nella visione che il jutsu di Kakashi le aveva dato, ma Sakura suppose che non fosse così male, dopotutto. Sua madre era, in qualche modo, ancora una donna attraente, specialmente quando non era accigliata, quando non fumava o non si addormentava senza struccarsi. Tre cose che faceva abitualmente, purtroppo.
“Sai che ore sono?” chiese sua madre.
“Non è così tardi” ribatté Sakura “Sono solo le sette e mezza passate. Stavi dormendo?”
“Sì” replicò sua madre, con un tono che insinuava quanto desiderasse continuare a farlo. “Allora, che c’è a quest’ora? Ci sono tre possibilità. Non può essere per soldi, perché sai che non ne ho. E non può essere per dei vestiti, perché sono sicura che tu abbia già ripulito tutto ormai. Quindi sembra che il senso di colpa ti abbia colpito ancora, facendoti tornare  per farti sentire meglio dopo aver abbandonato la tua povera vecchia madre”
Sakura alzò gli occhi.
“Allora, qual è?” chiese la donna.
“Senso di colpa” borbottò Sakura “Posso entrare?”
Sua madre esitò “Fai presto. C’è la pubblicità.”
Improvvisamente Sakura si ritrovò a pensare perché fosse persino venuta. Seguì sua madre nella sala da pranzo e si sedette al tavolo, notando quanto fosse stranamente simile alla stanza che aveva visto durante quel jutsu. Guardare sua madre ora era come guardare di nuovo alla sua più grande paura.
“Sakura, non mi fissare in quel modo.” Sua madre le lanciò un’occhiata di traverso “E’ davvero scoraggiante”
“Scusa” mormorò Sakura, guardando verso la TV. “Oh, ho visto questa puntata. E’ quella in cui Denji si sveglia e chiede a Rinoko di sposarlo”
“Sì, beh, non scomodarti a spoilerarmi niente, eh…”
“Scusa”
Non stava andando per niente bene.
La madre di Sakura le lanciò uno sguardo e sospirò, prima di alzare la mano e accarezzare i capelli di Sakura con il dorso delle dita macchiate dal fumo. “Va tutto bene, tesoro. Sembri giù.”
Sakura alzò lo sguardo. “Ho avuto una giornata molto spaventosa.”
“Beh, sei una kunoichi quindi suppongo…”
“Non in quel senso,” mormorò Sakura “Mamma, posso farti una domanda?”
“Vai,” disse lentamente.
“Perché hai sposato papà?”
Sua madre sbuffò e ticchettò i resti della sua sigaretta sul tavolo, prima di raggiungere il suo pacchetto per tirarne fuori un’altra “Per cos’altro? Avevo trentadue anni, e non sarei certo ringiovanita.”
Sakura aspettò, ma sua madre sembrava aver finito. “Questo è tutto?”
“Guarda, Sakura, quando sarai più grande capirai queste cose. Tutte le mie amiche e sorelle erano felici e sposate, ed io avevo l’abitudine di scegliere gli uomini peggiori. Pensavo che tuo padre fosse diverso, ma mi sono serviti meno anni del normale per fargli mostrare la sua vera essenza. Era proprio come gli altri, ed ora sono di nuovo al punto di partenza...solo che ho cinquant’anni, e se era difficile trovare un uomo decente e libero quando ero giovane, è sicuro come la morte che sarebbe un miracolo se ci riuscissi ora.”
“Sicuramente avrai conosciuto qualche uomo decente…” disse Sakura, accigliandosi.
Sua madre fece una lunga boccata dalla sua sigaretta ed esalò lentamente “Forse uno o due. No. Solo uno,” sospirò. “Quando avevo circa la tua età, forse un po’ più grande, sapevo che questo ragazzo era unico nel suo genere. Piaceva a tutte le ragazze, e sono sicuro che ora abbia scelto la cremè de la cremè. Cavalleresco, abile, una buona famiglia alle spalle. Era praticamente perfetto sotto ogni punto di vista, tranne uno”
“Quale?” chiese Sakura.
“Gli piacevo io”
“Oh. Allora cos’è successo?”
“Niente,” brontolò sua madre, alzando gli occhi come faceva esattamente anche Sakura. “Mi intimidì e come al solito io scappai da quelle cose che mi sembravano troppo grandi. La cazz- ehm - errore più grande della mia vita. Sarebbe potuto essere tuo padre, se solo avessi giocato bene le mie carte, e probabilmente ora vivrei in una casa più grande sulla collina, e non in questo tugurio.”
Sakura sbatté le palpebre, sorpresa. Non pensava che quella casa fosse tanto malaccio, ma dopotutto era dove era cresciuta, e non aveva mai desiderato niente più di quello che aveva, allora. Forse sua madre si sentiva intrappolata come Sakura nella sua visione.
“Dov’è lui ora?” chiese piano Sakura.
“Chissà” sua madre alzò le spalle, stanca. “Non l’ho più visto tanto dopo che chiudemmo i rapporti, e poi tutt’a un tratto non l’ho più rivisto. Era un jonin...quindi ora sarà persino morto. O forse peggio, sposato.”
Sakura ci pensò per un momento. Forse se poteva trovare quest’uomo…”Qual era il suo nome?”
“Non importa, Sakura” disse brevemente sua madre. “Fa solo che sia una lezione per te. Non far sì che la paura intacchi la tua vita. Non accontentarti delle seconde scelte. Se l’opportunità di avere quello che vuoi è lì - prendila. Perché se la lasci andare via…”
La mano di sua madre era ferma mentre la cenere cadde sul tavolo. Il fumo turbinava dalla punta della sua sigaretta, diffondendosi e disperdendosi nell’aria fino a quando non spariva. La madre di Sakura lo guardò per un momento, prima di ritornare con lo sguardo alla televisione accesa “Va bene,” disse, la voce stranamente piatta, “per me hai fatto il tuo dovere. Ora puoi andare.”
Sakura non si mosse. “Ma io-”
“Preferirei che te andassi, Sakura”
Probabilmente non era un argomento particolarmente gioioso di discussione, per sua madre, quindi Sakura capì. Piuttosto che ribattere, annuì semplicemente e si fece avanti per avvolgere le braccia attorno alle spalle della Haruno più vecchia. “Ti voglio bene, mamma” bisbigliò, inalando il vecchio familiare odore di fumo e profumo che era stato una costante della sua infanzia.
“Ti voglio bene anche io, tesoro.” Sua madre le accarezzò il braccio. “Abbi cura di te.”
Toccò a Sakura accompagnarsi alla porta.
La pioggia imperdonabile sferzò il volto di Sakura appena mise piede fuori casa e chiuse la porta dietro sé. Per un lungo istante rimase lì, pensando a cosa fare.
Non voleva andare a casa e sedersi da sola per tutta la sera come al solito. Non voleva neanche andare a cercare Naruto, perché significava indirettamente vedere Sasuke, e l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era vedere una persona per la quale era stata una seconda scelta.  Due era stare in compagnia, e tre era una folla, certe volte, o almeno da quando Sasuke era tornato. L’unica altra persona che Sakura poteva possibilmente contattare era Ino, ma l’avrebbe solo sgridata di più, oppure avrebbe cercato di accasarla con qualcuno dei suoi ex ragazzi.
C’era un altro luogo in cui sarebbe probabilmente stata la benvenuta, ma...Sakura non voleva pensarci.
Sapeva solo che non poteva continuare a stare sull’uscio di casa di sua madre come una salsiccia idiota. Con tutta l’acqua che le stava scorrendo sulla schiena, era questione di minuti prima che si buscasse un raffreddore. E, nonostante tutti gli stupefacenti jutsu medici che conosceva, ancora doveva scoprirne uno per curare gli starnuti.
Proseguendo verso la strada, Sakura schizzò fra le pozzanghere e cercò invano di proteggere il suo volto dalla pioggia mentre cercava un riparo, che arrivò nella forma di una vasta tenda di un negozio di alimentari chiuso. Sakura scivolò in un punto fangoso affianco ad un cestino che puzzava lontanamente di vecchi cavoli e affondò contro la porta del negozio.
L’umidità le strisciava addosso come un fiume. Sospirò forte, rendendosi conto di non amare tanto la pioggia come aveva detto a Kakashi il giorno prima.
Oh, Kakashi.
Il suo cuore diede una patetica stretta di desiderio e dovette combattere contro il grumo che le si bloccò in gola. Era nei guai, guai molto seri, quando l’unica persona che la capiva e che le poteva dare quello che voleva era il suo insegnante jonin. Ma non era colpa sua. Recentemente, quando era con lui...per quanto le dava fastidio, le piaceva anche. Nessuno la ascoltava nella maniera in cui lo faceva lui. Naruto non sapeva come, Sasuke non voleva, Ino le parlava sopra, e certamente nessuno dei ragazzi con i quali si supponeva fosse in intimità prima d’allora aveva trovato posto affianco ai loro ego giganteschi per considerarla. Anche se, pensò, era quello che si otteneva a frequentare degli shinobi…
Kakashi era diverso. E dal quella fatidica (e orribile) mattina in cui l’aveva visto con Kimura Yoshi, aveva realizzato quanto fosse speciale. Era umano, e non più così intoccabile. La faceva parlare di cose di cui non aveva mai avuto abbastanza coraggio da parlare con nessuno. Le faceva sentire cose che nessuno aveva mai…
Sakura rabbrividì mentre ricordava le sensazioni che le aveva dato il suo sharingan. Un esplosione così densa e forte di piacere che le avrebbe annebbiato completamente la testa se solo avesse permesso che continuasse per un momento di più. Il solo ricordo le fece tremare il corpo dal desiderio. Desiderio di lui. Per le sue rudi, callose mani sulla sua pelle e la sua bocca calda sulla sua e il suo corpo forte contro il suo...dentro di lei.
Era andata da sua madre per delle risposte, per capire cosa dovesse fare. Ma anche se sua madre le aveva detto quello che praticamente aveva sperato di sentire, si sentiva ancora esitante…
Se l’opportunità di avere quello che vuoi è lì - prendila. Perché se la lasci andare via…
L’opportunità era lì, libera di essere presa o rifiutata. Poteva gettare al vento la prudenza e prenderla, oppure poteva continuare a giocare al sicuro e andare a casa, abbracciando un letto freddo e immaginando cosa sarebbe successo se solo avesse avuto il coraggio…
Spingendosi lentamente in piedi, Sakura si dibatté nervosamente per un momento, pensando se fosse la cosa giusta da fare. I denti le mordicchiarono nervosamente il labbro.
Poi decise.
Facendo un passo fuori la copertura della tenda del negozio, Sakura iniziò a camminare verso la strada. I piedi le sembravano dei blocchi di piombo, e non poteva sforzarsi di andare ad un passo più sostenuto neanche volendo. La pioggia batteva sulla sua testa e spalle e le luci della strada si accendevano mentre passava, ribellandosi al buio. Sakura non le notò. Aveva solo un obiettivo in mente, ed era così concentrata che non pensò durante tutto il tragitto. Un minuto prima stava camminando via dal negozio di alimentari, e uno dopo era fuori l’appartamento di Kakashi in quella vecchia strada in pendenza, con l’acqua che le scorreva sotto i piedi fino al tombino.
Una luce brillava dalla sua finestra, e, visto che le sembrava il tipo da fare attenzione alle bollette della corrente, probabilmente era in casa. Tutto quello che poteva vedere da lì era la vaga sagoma di Mr. Ukki.
Sakura si mosse in avanti, passando oltre il cancello arrugginito e il sentiero lastricato di pietre , fino alla porta di entrata. Per un momento il suo indice si poggiò sul bottone che avrebbe bussato il suo citofono, ma poi ricordò che era rotto. Era probabilmente grazie a quel piccolo bottoncino che ora si trovava in quella situazione. Se non fosse stato rotto, quella mattina non sarebbe mai salita alla sua finestra, non l’avrebbe mai visto in quel modo, la sua percezione di lui non sarebbe mai cambiata. Sarebbe ancora il suo strano, eccentrico sensei, con una passione per il porno ma niente di più, e ora potrebbe essere seduta a casa sua, lontana dalla pioggia, insoddisfatta e sola, ma almeno ancora beatamente ignara di ciò che non possedeva.
Provò invece con la maniglia della porta del condominio e si stupì di trovarla aperta. La hall era calda e asciutta, contrastando immediatamente con la sua pelle, pervadendola di brividi. Ma sarebbe stato mentire dire che il tremare non c’entrava niente con i suoi nervi.
Le scale sembrarono moltiplicarsi all’infinito davanti a lei, ma Sakura le affrontò rigidamente, un gradino alla volta, passando il primo appartamento dal quale risuonava musica classica, passando il secondo e il terzo, silenziosi, e il quarto, dove sentì una risata gorgogliare dall’interno.
L’appartamento di Kakashi era il quinto. Non c’era niente di spettacolare nella sua porta verde o nello zerbino con su scritto “Welcome Home” (a parte che il tappeto era così vecchio che le ultime due lettere erano sbiadite, lasciando Sakura molto turbata sulla veridicità del suo messaggio). Esitò solo per un momento prima di alzare il pugno e bussare con circospezione. Una metà di lei sperò che non fosse a casa...
Ma non aveva fatto tutta quella strada per fare la codarda all’ultimo minuto.
Quando la porta si aprì, lo stomaco le parve sprofondare, e si trovò a fissare tetra l’uomo che le si parava davanti. La sua faccia senza maschera la trascinò in un circolo vizioso. Come pure l’asciugamano avvolto attorno ai suoi capelli come un turbante. Ed era un’arancia quella che stava masticando?
Kakashi la guardò lentamente dall’alto al basso, scrutando la sua figura bagnata, prima di incontrare il suo sguardo e alzare impercettibilmente le sopracciglia “Ebbene?”
Il mento di Sakura si alzò in risposta; fece un profondo respiro e disse quello che voleva dire fin da quella mattina alla finestra.
“Per favore, fai l’amore con me.”

Lo spicchio d’arancia tentò di scivolare verso il condotto sbagliato, in quel momento, e Kakashi tossì il più discretamente possibile nel suo pugno chiuso. Non che fosse sorpreso del fatto che fosse venuta da lui per del sesso. Era semplicemente stupito che non avesse avuto alcuna esitazione nel dirlo.
Lei parve terrorizzata, però, in piedi sul suo uscio, le punte dei suoi capelli e il naso gocciolanti acqua, ed era così pallida che si sarebbe potuta mescolare col muro dietro di lei. Tremava come un gattino colto fuori al freddo, e per quanto divertente fosse stuzzicare e provocare questa ragazza, ora sembrava un tantino troppo fragile.
“Penso sarebbe meglio se entrassi, allora,” disse, padroneggiando come sempre l’arte della comprensione. Fece un passo indietro e aprì di più la porta.
Lei fece un passo avanti come un topo che entra nella tana del leone, rimuovendo rispettosamente le scarpe mentre ispezionava la stanza come se non l’avesse mai vista prima d’allora. Forse non l’aveva davvero mai vista? Non riusciva a ricordare una volta in cui lei gli aveva fatto visita, e di sicuro neanche una in cui lui le aveva offerto di entrare. Si chiese a cosa stesse pensando. Era piuttosto ordinato, lo sapeva, per uno che viveva solo, e gli piaceva tenere bada al suo disordine. Ma oggi aveva vestiti lavati impilati in un angolo della stanza, aspettando di essere stirati e piegati e messi a posto. La maggioranza di essi erano, naturalmente, mutande.
Notò gli occhi di Sakura registrare quel dato di fatto prima di volare velocemente ad esaminare il muro opposto della stanza. Saltò quasi fuori dalla sua pelle quando lui tolse l’asciugamano dai suoi capelli per poggiarlo sulla sua testa.
“Sei bagnata fradicia. Non vuoi mica andare a fare una nuotata al fiume o qualcosa del genere?”
Sfregò l’asciugamano sulla sua testa senza esitare, scatenando la sua disapprovazione “Hai almeno ascoltato quello che ho detto?” chiese “Voglio che tu-”
“Ho sentito” tagliò semplicemente lui, prima di indicare il tavolo nella sala da pranzo “Perché non ti siedi?”
Lei si fermò un attimo, come se volesse protestare, poi ci ripensò su e andò a sedersi. Lui prese un’altra arancia dalla ciotola sul ripiano della sua cucina, prima di sedesi al lato opposto del tavolo. Gliela offrì senza parole, ma lei scosse la testa. Cominciò comunque a sbucciarla.
“Mangio sempre un’arancia quando mi sento giù. Non smettono mai di farmi sentire meglio,” disse, colloquiale. “Credo sia la vitamina C.”
Guardò Sakura passare distrattamente l’asciugamano sulle sue braccia - quelle braccia lisce e toniche, spolverate con un pizzico di abbronzatura estiva che si andava dissolvendo. Per una ragazza così forte, erano straordinariamente delicate, con la curvatura degli avambracci che terminava in quei polsi sottili e piccoli, e poi nelle mani dalle dita lunghe. I suoi occhi sembravano scuri, quella notte, quasi grigi, e lo guardavano con diffidenza, aspettando che spiccicasse parola.
Kakashi riportò la sua attenzione all’arancia fra le sue mani “Perché sei venuta qui, Sakura?”
Un istante di silenzio percorse il suo appartamento. “Pensavo di essere stata abbastanza chiara,” disse calma.
“Ok, lascia che riformuli” disse lui, fissandola con un lieve sorriso. “Perché vuoi che ti scopi?”
La sua calma statica si ruppe, facendola arrossire “Non voglio che tu mi scopi. Voglio che tu faccia l’amore con me. Adeguatamente. Hai detto che ci saresti stato per me, se avessi avuto bisogno di qualsiasi cos-”
“E tu hai pensato che avrei mollato tutto per fotterti - scusa - fare l’amore con te, se mai tu fossi venuta a bussare alla mia porta vogliosa?” Tirò dalle sue dita uno spicchio di arancia e se lo portò alla bocca “Una conclusione piuttosto forte da trarre da una semplice offerta di aiuto”
Lei lo osservò cauta “Avevo torto?” chiese lentamente.
“No,” ammise. “Ma la mia ospitalità ha dei limiti. Il che spiega perché mi stia domandando quale sia la tua vera motivazione. Se qui perché vuoi essere qui? O sei qui per qualcosa che hai visto in quel jutsu stamattina?”
Lo sguardo di lei divenne un tantino incerto, e per un lungo momento non disse niente. Dopo una deliberata riflessione mentre fissava il tavolo di pino davanti a lei, alzò la testa e rispose “Non sono sicura cosa tu intenda. Ma è come hai detto tu prima d’ora. Tutti provano un po’ di solitudine...ma quando sono con te non la sento così tanto. Lo capisci questo, vero?”
Fin troppo bene. Annuì lentamente, donandole un sorriso ben più caldo “Sì” mormorò. “Lo capisco.”
“I-io non so” disse lei, il suo atteggiamento forte che le crollava attorno come un vetro scheggiato, mentre lanciava uno sguardo al suo appartamento “Forse non dovrei essere qui. Forse è un errore-”
“Forse non lo è” la interruppe lui “Forse dovresti restare”
Lo guardò incerta. “Dovrei…?”
Stava dipendendo su di lui per quella risposta, per decidere cosa avrebbe dovuto fare; sperava che la liberasse dal peso di quella scelta e le desse una strada facile su cui proseguire. E per quanto fosse tentato dall’assicurarla al suo letto per quella notte, non voleva essere lui a prendere quella decisione. Toccava a lei e lei sola.
Kakashi guardò in basso agli spicchi d’arancia nella sua mano e improvvisamente cominciò a dividerli. “Mi piacciono le arance, ma trovi sempre quei semini strani, no? Dico che c’è un cinquanta percento di possibilità di trovare un semino in ognuno di questi spicchi.”
Sakura lo fissò.
“Allora, facciamo questa piccola scommessa,” disse allegramente. “Tu scegli uno di questi spicchi a caso e lo mangi. Se c’è un semino, devi andare a casa. Se non c’è, devi baciarmi.”
Gli occhi di Sakura si spalancarono e la sua faccia si fece per una frazione di secondo più pallida;   se fosse per la prospettiva di andare a casa, o di baciarlo, lui lo poteva solo immaginare.
“Affare fatto?” chiese lui.
Lentamente, cautamente, lei annuì “Affare fatto.”
Lui sorrise pigramente e depositò gli spicchi di arancia in una pila al centro del tavolo. Le fece poi gesto con un dito “Vai avanti. Chiudi gli occhi e fai la tua scelta.”
Quasi riluttante chiuse gli occhi e alzò la mano verso gli spicchi d’arancia. Le dita frugarono per un attimo prima di fermarsi su uno degli spicchi più spessi, poi, tenendo sempre gli occhi chiusi, lo portò alla bocca e lo morse per intero.
Anche se ora avesse trovato un semino e fosse andata a casa, avere semplicemente l’opportunità di guardarla mentre lentamente premeva quel pezzo di frutta fra le sue umide labbra rosa, era abbastanza. Quell’immagine era il tipo di cosa di cui erano costituiti i sogni erotici. Quando finalmente ingoiò udibilmente, e le sue labbra si aprirono soffici subito dopo, sentì il suo inguine stringersi in risposta.
Cose così irrilevanti non gli facevano ribollire il sangue in quel modo, normalmente. Se si fosse leccata anche le labbra, non sarebbe stato certo di potersi fermare dal rivoltare il tavolo nella fretta di averla.
Fortunatamente non lo fece. Solo, aprì gli occhi e lo guardò direttamente negli occhi. Gli ci volle un momento per realizzare che non stava sputando alcun semino, né facendo alcuna mossa per alzarsi e andarsene. Il che significava solo una cosa.
“Vuoi ancora onorare l’affare?” le chiese.
“E’ solamente giusto,” rispose lei debolmente.
Con un altro sorriso disarmante, lui le porse la sua mano. Delle dita fredde strisciarono esitanti sulle sue e lui le afferrò velocemente e forte, per portare quella mando verso lui e tempestarla di leggeri baci sulle nocche. Più che vederla, la sentì ispirare bruscamente. Le dita di lei si contrassero contro le sue, e lui si chiese di che fosse fatta quella pelle morbida che avrebbe fatto vergognare la seta più soffice.
Ma non le concese molto tempo per abituarsi. Dopo un momento, diede una gentile strizzata alla sua mano, e la tirò a sé finché lei non era stesa per metà sul tavolo. Era abbastanza vicina per lui da poter raggiungerla con facilità, scostarle i capelli bagnati dal viso, e inclinarle il mento per farle incontrare il suo bacio.
Il primo fu breve, casto, come se la stesse testando, e il secondo più impegnativo e strascicato. Chiuse i suoi occhi e sentì le labbra di lei dipartirsi leggermente, ma Kakashi non voleva farle più pressione del necessario. Non aveva mai baciato nessuno con quell’attenzione, prima di quel momento. L’unica sensazione remotamente simile che riusciva a ricordare, era quando aveva richiamato un Pakkun ancora cucciolo, e gli aveva sporto la sua mano in un tentativo di lasciarsi odorare, non sapendo quale sarebbe stata la sua reazione.
Ovviamente, Pakkun aveva provato a staccargli le dita a morsi, e allo stesso modo, se non fosse stato attento con Sakura, sarebbe potuto finire con qualcosa in meno ben diverso dalle sue dita. Poteva essere una creatura piuttusto imprevedibile quando spinta fuori dalla sua grotta, e l’ultima cosa che Kakashi desiderava era ritrovarsi con un labbro trafitto, oltre che ai suoi problemi.
Ma sembrava che Sakura approvasse. La sentì sospirare e poggiarsi contro di lui, offrendogli un po’ di più della sua bocca. Poteva sentire l’arancia sulle sue labbra e odorare la pioggia nei suoi capelli, e quando le sue dita fredde frusciarono contro il suo collo, non gli interessò più di tanto, perché si sarebbero riscaldate data la sua temperatura.
Poi, improvvisamente, Sakura si tirò indietro, le labbra premute fermamente insieme mentre guardava il tavolo. Kakashi sbatté le palpebre, sorpreso, ma si riprese velocemente. Stava per chiederle se stesse bene, quando notò l’orologio sul muro dietro di lei.
Si stava facendo sempre più tardi, persino per lui. Ayame non era così tanto abituata ai suoi ritardi e forse non sarebbe stata così pronta a perdonarlo per questo particolare difetto quanto gli altri. Per quanto volesse rimanere, doveva veramente andare.
“Sakura, ho un appuntamento…”
Lei alzò gli occhi al cielo.
“No, davvero. Stavo per uscire quando sei arrivata, e dovrei probabilmente scappare, ora,” disse, alzandosi in piedi. Gli occhi di Sakura lo seguirono mentre si muoveva per la stanza in cerca del suo giubbotto e coprifronte. Si girò verso di lei mentre riaggiustava la maschera al suo posto, notando poi la sua espressione da ‘trovatella abbandonata’. “Tornerò fra un ora. Forse un’ora e mezza,” disse lui, “il che dovrebbe essere abbastanza tempo, penso.”
“Per cosa?” mormorò lei.
“Perché tu decida se vuoi essere qui o meno al mio ritorno.”
Lei arrossì e guardò via.
Kakashi si fermò a guardarla per un momento. “Decidi molto attentamente,” la avvisò piano, prima di infilarsi le scarpe e uscire dalla porta.

Nel momento in cui uscì, Sakura sputò i semini e tirò un sospiro di sollievo. Se avesse lasciato che il bacio andasse nella direzione in cui stava andando, lui avrebbe senza dubbio scoperto il suo piccolo imbroglio e la avrebbe tormentata senza pietà.
Non che avesse intaccato minimamente il suo godersi il bacio. Nessuno l’aveva mai baciata in quel modo. E poi, se non i baci che aveva ricevuto come semplici preludi al sesso - i suoi fidanzati li consideravano una cattiveria innecessaria o qualcosa da fare per poterle sfilare la maglietta - quei baci frettolosi era il massimo preliminare che avesse mai ricevuto.
Invece, il bacio di Kakashi era stato lento, generoso, e perfettamente in tono con quello che lei desiderava. Nascondeva la promessa di un piacere molto più grande, ma non domandava niente. Era semplicemente un bacio fatto per baciare, e se avesse dovuto pensare all’esempio di un bacio puro, un vero bacio, quello avrebbe fatto al caso suo.
Eppure, l’aveva ricevuto dal più grande pervertito dopo il sannin Jiraiya.
Probabilmente aveva solo fatto tanta pratica, pensò lei. Chiaramente, quando avevi storielle con delle donne sposate e ti facevi delle ragazze nei bar ogni notte, acquisivi delle qualità. Forse non era davvero così puro e genuino...forse era solo il modo in cui baciavano le persone che sapevano quello che stavano facendo...
Sakura sospirò e poggiò la sua fronte contro il tavolo. Cosa fare?
Dall’istante in cui aveva messo piede in quell’appartamento, s’era rassegnata all’idea di aver ormai superato il punto di non ritorno. Ora, d’un tratto, le era stata data un’altra possibilità di ritirata. Era una tentazione, semplicemente saltare via dalla finestra e fare ritorno nella sicurezza del suo appartamento, ma sarebbe stato davvero per il suo bene? E se fosse rimasta lì per quando lui sarebbe tornato, e avrebbero fatto l’amore, sarebbe stata davvero quella la scelta migliore? Dormire con il proprio sensei era davvero un tabù, e non senza una ragione. Era così irresponsabile lasciarsi andare alla sua tentazione? Perché Kakashi non poteva rendere le cose più facili e semplicemente cacciarla e mandarla a casa? Perché doveva prendersi gioco di lei in quel modo?
Sarebbe stato meglio per tutti se se ne fosse andata ora, e il giorno dopo si sarebbe incontrata con il suo team mantenendo la sua freddezza e pretendendo che niente fosse mai successo, e poi eventualmente uno dei due o entrambi si sarebbero dimenticati di quella notte in cui lei s’era offerta al suo sensei su un piatto d’argento.
La scelta era un gioco da ragazzi. Con un sospiro rassegnato, s’era alzata e s’era mossa a raccogliere i suoi stivali per andarsene, sapendo di aver fatto la giusta decisione.
Ma se era quella giusta, allora perché si sentiva così male?

“Kakashi-san, ti odio”
“Scusa, cosa? Non ti sento, sei coperta dal suono di me che suono in maniera eccezionale-”
Crash!
Kakashi spostò la sua mano dai tasti giusto in tempo da evitare che le sue dita fossero schiacchiate da uno schiaffo, offerto gentilmente da un’arrabbiata insegnante di piano.
“Sei ufficialmente più bravo di me, ora,” disse Ayame, sembrando offesa “Non ho assolutamente più niente da insegnarti.”
Kakashi la osservò. “Urrà?” provò, tentando la sorte.
“Mi ci sono voluti dodici anni per arrivare a questo livello - a te ci sono volute solo tre lezioni e un totale di quattro ore e mezza,” brontolò, le mani sui fianchi. “Sai quanto sono irritanti quelli che apprendono velocemente?”
Lui pensò alla sua studentessa che imparava velocemente genjutsu “Li trovo tollerabili,” disse vagamente.
Lei tirò un sospiro e si poggiò al piano. “A cosa ti serve, comunque?”
Gliel’aveva chiesto fin dalla prima lezione, e lui aveva evitato la domanda ogni volta, visto che era una questione top-secret, e tutto il resto. Ma se Ayame aveva il vizio di splattellare segreti, l’avrebbe già fatto da molto (Naruto le diceva abitualmente tutto e di più su ogni missione ogni volta che andava a mangiare del ramen al negozio di suo padre),quindi forse non c’era alcun rischio nel placare la sua rabbia dandole la risposta.
“Ho una lunga missione di riconoscimento fra un mese. Il tipo che dovrò seguire si muove molto e cambia il personale al suo servizio ogni due giorni. Le uniche persone che non cambia sono i suoi tre musicisti. Il pianista dovrebbe essere indisposto il prossimo mese, il che è quando io dovrò magicamente rimpiazzarlo.”
“I ninja hanno gli incarichi più strambi,” mormorò in adorazione. “Ma come fai a sapere che il pianista sarà indisposto?”
Perché sarò io a renderlo indisposto?
“I ninja sanno tutto,” disse invece.
“Oh, ok.” Annuì lei. “Beh, buona fortuna allora. Mando il conto all’Hokage, giusto?”
“Giusto.”
Lei guardò poi al suo orologio. “E’ tardi, Kakashi-san. Sarà meglio che tu vada prima che mio marito torni e brontoli sul ritrovarsi uno strano uomo in casa.”
“Non sono strano…” protesto, ma lei lo stava già spingendo verso la porta.
“Addio, Kakashi-san! E se mai ti rivedrò, sarà sempre troppo presto!”
Lui fece un sospiro teatrale, ma per allora la porta gli s’era già chiusa in faccia.
La notte sembrava essersi presa una tregua dalla pioggia, e mentre Kakashi osservava il cielo, finì per spiare la luna crescente, pallida fra le fessure delle nuvole, che quella notte illuminava più di ogni lanterna appesa. Fece la sua strada verso casa, senza affrettare il suo passo lungo la strada lavata dalla pioggia. L’interrogativo su Sakura, se fosse stata lì o meno al suo ritorno, lo stava torturando sin da quando era uscito. Aveva persino intaccato la sua performance, ma Ayame non l’aveva notato, il che provava più di ogni altra cosa quanto l’avesse sorpassata.
Ma che importava di pianoforti e missioni quando sarebbe potuta esserci una bellissima ragazza ad aspettarlo a casa per fare pazzamente e selvaggiamente l’amore, quella notte? Ricordò a se stesso che sembrava decisamente troppo bello per essere vero. Per ora era probabilmente rinsavita ed era corsa via nella notte. Disse a se stesso di non sentirsi deluso quando avrebbe aperto la porta di casa e non l’avrebbe trovata. Era solo da aspettarselo.
Ma il cuore gli era salito in gola quando girò la maniglia e si spinse dentro, e poi guardò nella zona, dove, da qualche parte, aveva realizzato, i suoi stivali erano scomparsi.
Dannazione. Ecco la delusione.
Completamente irrazionale e inappropriata, ma senza alcun dubbio lì.
Sentendosi distintamente meno felice di un momento prima, Kakashi si liberò del suo giubbotto e del suo coprifronte. Non era dell’umore giusto per badare all’ordine, quindi li lasciò andare entrambi sul tavolo della sala da pranzo, dove due semini si erano materializzati, da quando se n’era andato. Non era dell’umore giusto neanche per pensare a quelli. Voleva solo andare a letto e dimenticare quanto fosse un idiota.
Ma, mentre camminava nella sua stanza da letto, notò che qualcosa era davvero fuori posto. Nella luce fioca, il suo primo pensiero fu che quella gatta dall’occhio mancante fosse strisciata dalla finestra e avesse preso possesso del suo letto. Fu in un momento più tardi che si rese conto che la matassa che occupava il suo letto era rosa.
“Pensavo te ne fossi andata,” rimarcò, sentendosi quasi senza fiato. “I tuoi stivali erano scomparsi.”
Sakura si sedette nel suo letto, le coperte a coprirle il petto. Era alquanto ovvio che non indossasse la sua maglietta...o nient’altro, comunque. Gli diede un timido, assonnato sorriso, e indicò la stufa dove due stivali neri stavano asciugando. “Erano bagnati…”
Era adorabile. Il suo cuore volò dritto verso lei. “Sei nuda?” disse lentamente, ammirando la figura che le lenzuola del suo letto abbracciavano così deliziosamente.
“Non proprio,” disse timidamente, “Te l’ho già detto, sensei, dormo solo in mutande.”
“Descrivile.”
“Nere,” sussurrò lei. “Con un grande cuore bianco stampato sul davanti.”
Lui annuì, digerendo quella meravigliosa, meravigliosa immagine mentale.
“Ti piacerebbe vederle?” gli offrì timidamente.
Come poteva rifiutare alcuna richiesta fattagli da questa ragazza?

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Capitolo 12
*** Il Maestro e la Sua Studentessa ***



Ehi. Sì, lo so. Sono passati anni dall'ultima volta che ho aggiornato questa traduzione. 
Mi spiace molto. Ho visto che molte persone hanno continuato a sperarci e a recensire, e non potevo lasciarvi così! Nel meglio poi! Mi rendo conto, sono stata terribile. 
Che nostalgia riprendere in mano questa storia. 
E' che negli ultimi giorni ho fatto un re-watch di Naruto Shippuden, e mi sono ricordata dei miei trascorsi da fangirl e shipper kakasaku. Ho aperto Tumblr e visto tutte le fanart e AAAAAAAAAAAAAAAAAA che nostalgia.
Quindi ecco a voi il nuovo capitolo. Non odiatemi troppo! 


Vostra,
Silvia 



The window.
Capitolo dodicesimo ~ Il Maestro e la Sua Studentessa​

 

Dire che era nervosa sarebbe stato un eufemismo. Sakura era terrorizzata. Ma l’ansia non diminuiva il desiderio di vivere quella situazione. Proprio come quando era ritornato Sasuke; moriva letteralmente dalla voglia di vederlo e niente avrebbe potuto fermarla dal farlo, ma alla fine aveva avuto troppa paura di scoprire quanto fosse cambiato e di vedere con i propri occhi che le cose tra i membri del team 7 non sarebbero mai state le stesse.

Ora, anche se l’idea di come sarebbe cambiata la sua vita dopo questa notte incombeva come un grande, inquietante punto interrogativo su di lei, non era in suo potere fermare il tutto. Perché non voleva fermarsi. 

Kakashi si mosse verso il letto come un predatore, come se sapesse esattamente cosa voleva e come prenderselo. La sicurezza e autorità che emanava con ogni movimento le facevano stringere la bocca dello stomaco dall’ansia. Aveva intenzione di possederla, e non ci sarebbe stata nessuna discussione a riguardo. Ogni cellula nel suo corpo sapeva che stava per succedere qualcosa di straordinario, che questo era il momento che stava aspettando da tutta una vita senza neanche saperlo.

La mano dell’uomo coperta dal guanto, catturò il piumone, e senza alcuna esitazione lo tirò via dalla presa della ragazza, via dal suo corpo. Sakura rimase a bocca aperta dalla sorpresa, ma non si ritrasse o tentò di coprirsi. Quando spostò lo sguardo verso Kakashi si rese conto che non era per niente interessato al suo seno. Il suo sguardo era fisso esclusivamente sulla sua biancheria intima. 

“Molto carina,” mormorò, afferrando con le mani le sue ginocchia e spingendola verso di lui, prima di calarsi a tracciare il contorno di un cuoricino bianco con la punta delle dita.

Sakura ridacchiò e piantò un piede al centro del suo petto, facendo come per allontanarlo. “Sei proprio un pervertito, Kakashi-sensei” sghignazzò. “Hai un fetish per la biancheria intima o cosa?” 

“Solo per la tua,” scherzò lui, afferrando il suo piede per dargli una calda strizzatina “Hai sempre la biancheria più interessante…”

Il suo pollice carezzò il dorso del piede, e il respiro di Sakura si tramutò in un sospiro tremante. Chi poteva immaginare che i suoi piedi fossero tanto sensibili?

“Quando potrò vedere la tua, di biancheria?” sussurrò lei, godendo della sensazione che le invadeva il corpo, una corsa di brividi e formicolii, causata unicamente da quell’unico tocco apparentemente innocuo. 

“Tutto a suo tempo,” disse lui, “credo che il patto, per stanotte, fosse che io ti faccia godere. Ci preoccuperemo di me un’altra volta, ‘kay?”

Sakura arrossì fortemente, toccata dal suo altruismo. Ma se si fossero concentrati solo sul soddisfare lei, non sarebbe tutto finito in poco tempo? Forse doveva solo avere fiducia, Kakashi sapeva quello che stava facendo, no? 

Dolcemente lui fece cadere via il suo piede e tese le mani verso di lei. Lei le prese fra le sue e si ritrovò seduta sul bordo del letto, le gambe non abbastanza lunghe da toccare il pavimento. Lentamente, Kakashi le si inginocchiò vicino, fra le sue ginocchia, e le diede uno sguardo di intesa. “Nervosa?”

“No,” disse lei troppo velocemente. 

“Bugiarda,” disse, premendole un dito gentile sul naso. “Anche io sono un po’ nervoso, a dirla tutta.”

In qualche modo, Sakura non credeva fosse vero. “Bugiardo,” gli mormorò con un sorriso riluttante. “Stai solo cercando di farmi sentire meglio.” 

“Ha funzionato?”

“Non proprio…” 

“Oh. Che ne dici di questo allora?”

Il suo indice si agganciò alla maschera, tirandola giù fino al suo mento e chinandosi su di lei per strofinare le loro labbra l’una contro l’altra. Sakura quasi si sciolse in una pozza sul letto, i suoi occhi si chiusero con un leggero sospiro di piacere. Un semplice bacio non avrebbe dovuto farla sentire così bene, ma era proprio così, e sorprendentemente, era molto più godibile quando non cercava di nascondere un semino d’arancia sotto la lingua. Quando sentì il leggero morso sul suo labbro inferiore e il curioso sfiorare della lingua di lui contro la sua, ricambiò con entusiasmo, assecondando le sue carezze intime una dopo l’altra.  Ronzando d’approvazione, le sue mani scivolarono fra i suoi capelli argentei, mentre si sentiva liquefare dall’interno. Finora, tutto questo era stato meglio del sesso per come lei lo conosceva. Forse anche meglio della cioccolata. 

Kakashi interruppe improvvisamente il bacio e inclinò la testa. “Allora?” chiese serio.

Sakura lo fissò stordita, sentendosi imbambolata e lenta. “No, ho paura non abbia funzionato affatto,” disse, escogitando un piano per averne di più, impassibile come lui. 

“Capisco,” sospirò lui, come costernato. “Allora che ne dici di questo?”

Si chinò, attaccando la sua gola con una serie di caldi baci a bocca aperta. Gli occhi di Sakura si chiusero mentre cercò di combattere un gemito. Il suo collo era sempre stato sensibile al tocco, ma la bocca di Kakashi era semplicemente magistrale, portava con sé un livello di piacere del tutto nuovo per lei. Quando la lingua di lui scivolò sul suo battito cardiaco, seguita da un leggero succhiare, Sakura sentì un’inondazione di calore lungo tutto il corpo, e dell’umidità raccogliersi fra le sue gambe. “N-no,” disse tremando “Ho paura che neanche questo funzioni.” 

“E se faccio così?” chiese lui, facendola distendere, fin quando non era completamente stesa sul materasso. Con una mano contro la sua nuca, e l’altra che disegnava leggeri ghirigori inesistenti sulle sue costole, rivolse la sua attenzione ai suoi seni, prendendo un capezzolo rosa fra le labbra.

Sakura fece un forte respiro e curvò la schiena mentre il piacere le si aggrappò forte allo stomaco. Ogni strattone e gentile strofinio sul suo seno le faceva sgorgare dentro un tale calore , facendola muovere irrequieta contro di lui, e rendendola fortemente cosciente del peso del corpo di lui fra le sue gambe. Strusciò impaziente l’interno coscia contro i fianchi di lui, mordendosi il labbro per impedire l’emissione di qualsiasi forma di suono che potesse dimostrare la sensazione intensa che si sentiva scorrere nelle vene. 

“Allora?” mormorò lui contro il suo seno, dando all’altro capezzolo trascurato un pizzico sfrontato.

“No, non va bene,” disse lei con un tono acuto e stranito “Ho paura di non star provando nulla.” 

“Ah, è così?”

La sua mano sparì dal suo seno, ma prima che lei potesse immaginare dove fosse andata, la sentì. Il suo pollice era premuto contro le sue mutandine, contro il bottoncino di pelle proprio sopra il suo sesso. Sakura gemette, le sue dita affondarono nella pelle delle spalle dell’uomo, mentre lui muoveva le dita in un leggero massaggio che le faceva vedere tutto sfocato “Ah, ok,” squittì con voce rotta “Penso stia succedendo qualcosa” 

“Era ora,” grugnì lui, muovendo il suo corpo contro di lei, per premere dei pigri baci contro la sua bocca e mento. “Non ti frenare in alcun modo, Sakura. Rilassati e lasciati andare.”

Si mantenne su di lei, guardandola mentre continuava a provocarla con gentili movimenti circolari da sopra il tessuto della sua biancheria. Il suo sguardo era come un’intensa luce che le faceva bruciare il volto, ne era cosciente, ma allo stesso tempo Sakura non aveva abbastanza coraggio da aprire gli occhi e guardarlo. Si concentrava solo sui movimenti della sua mano, abbracciando le ondate di piacere a braccia aperte. Era semplicemente impossibile che Sakura fosse già sulla buona strada di un orgasmo - e Kakashi non s’era neanche ancora sbottonato i pantaloni. Era un’epifania per Sakura. Nessuno con cui era stata s’era mai preoccupato di procurarle piacere come stava facendo ora Kakashi. 

“Questi sono preliminari, no?” bisbigliò lei senza fiato.

Lo sentì ridere e poi sentì un caldo bacio sul lato della sua bocca, come se avesse trovato il commento carino e adorabile. “Preliminari,” disse lui “E’ quello che abbiamo fatto per gran parte di questa settimana.” 

“Credo mi piacciano i preliminari,” boccheggiò, curvando la schiena a causa di un altro delizioso tremore che la invase “Non ho mai...voglio dire...non ho mai avuto, sai…”

“Cosa?” chiese piano Kakashi, premendo contro il tessuto bagnato in un modo che le faceva tremare le gambe. 

Sakura dovette prendersi svariati secondi per ricordare il filo dei pensieri. “Non sono mai arrivata al punto di volere...sai cosa, così tanto…”

Per un momento sperò di non averlo detto davvero, perlopiù perché Kakashi s’era fermato dalla sorpresa. Sakura cominciò ad ansimare, al sentire i suoi pantaloni rigonfi mentre lui si abbassava a toccare la punta del naso col suo “Vuoi il mio sai cosa, Sakura?” 

Lei annuì senza respirare, guardandolo disperatamente.

“Il mio caldo, duro sai cosa? Proprio ora? E’ quello che vuoi? Non preferiresti avere il mio cazzo?” 

Sakura arrossì e alzò gli occhi “Perché ti prendi gioco di me? Stai cercando di farmi perdere interesse?” grugnì.

“Così sensibile.” le posò un bacio sul naso “Puoi avere il mio cazzo...dopo che ti ho sentito chiedermelo.” 

Lei strizzò il naso “Non mi metterò a pregarti,” replicò “Non sono una pervertita come te”

“Vedremo,” disse amichevolmente lui. 

“Non lo sono!” piagnucolò di nuovo lei, più forte.

“Lo sai cosa dicono delle persone che protestano tanto” 

“Ok basta,” scattò Sakura cercando di rotolare via “Puoi fotterti un gatto per quanto mi riguarda”

“Preferirei fottere te, grazie,” disse lui, tenendole le spalle per farla stare ferma “Non dobbiamo correre. Abbiamo tutto il tempo per scoprire la pervertita dentro di te, e io ho solo iniziato.” 

Sakura deglutì, imbarazzata, sotto di lui. Lo guardò mentre i suoi occhi vagarono verso il basso, dalla sua faccia per ammirare il seno che si ergeva con ogni respiro che prendeva. Lentamente con le mani tracciò una scia dalle sue spalle, per posarsi gentilmente su quei seni rotondi ed eleganti, fermandosi su di essi solo per un momento, sentendone il calore, per poi posare i palmi sul suo stomaco, poi i suoi fianchi, e fermarsi sulle sue gambe. Il cuore di Sakura batté più veloce mentre lui si sedette sui talloni e le fece aprire le gambe, davanti a lui, in maniera quasi oscena.

Ansiosamente si morse un labbro “Che stai facendo?” 

“Niente,” disse lui innocentemente, premendo un bacio nell’interno della sua coscia sinistra, e poi uno più su, sempre sulla sua gamba.

Erano alquanto chiare le sue intenzioni “Non ho mai fatto niente del genere prima,” ammise lei velocemente. 

“C’è una prima volta per ogni cosa,” non sembrava per niente preoccupato.

Stava per arrivare più vicino al punto, e Sakura saltò quando la sua bocca finalmente andò a riscaldare col respiro il tessuto delle sue mutandine. “Kakashi…” 

Le dita pizzicarono piano la sua gamba, abbastanza da farla saltare. “Kakashi – cosa?”

“Kakashi…” la sua mente era totalmente vuota. “…sensei?” 

“Cosa stiamo facendo non è una scusa per non lasciar perdere il rispetto e iniziare cattive abitudini, Sakura,” le disse. “Mi devi ancora chiamare con il mio titolo.”

Sakura ridacchiò. “No, semplicemente ti eccita essere chiamato sensei, vero? Non è quello che fa quell’eroina in Icha Icha Tactics? Va a letto con vari uomini chiamandoli sensei, mentre loro le insegnano come farlo a pecorina, o qualcosa del genere?” 

“Hai letto quello, allora?” rifletté, giocando con il lembo delle sue mutandine.

“Li ho letti tutti,” disse velocemente, “Sono decenti. Abbastanza buoni in realtà. Specialmente i più recenti, nei quali sembra che Jiraiya-sama abbia imparato il significato della parola ‘trama’.” 

“Davvero?” mormorò, e iniziò a far strisciare giù dalle sue gambe la biancheria. “Qual è il tuo preferito allora?”

“Penso…penso sia quello in cui lui si innamora davvero di una delle sue conquiste,” disse lei, cercando di superare il nervosismo che la stava investendo parlando. “Poi però lui pensa che lei l’abbia tradito, e alla fine non è neanche così, ma lui lo scopre solo dopo che l’ha uccisa per sbaglio. Voglio dire, so che alla fine di ogni libro la storia deve finire, quindi lei non poteva sopravvivere, però quello è stato veramente triste e – oh- mio dio –oh! 

E la stava baciando lì, la sua bocca calda e umida e la sua lingua che girava con attenzione sul cuore del suo sesso. Il respiro le rimase in gola e si premette una mano sulla bocca nel tentativo di ammutolire un gemito mentre l’altra mano scivolava fra i suoi capelli grigi tagliati irregolarmente, aggrappandosi ad essi con urgenza.

Con ogni colpo e giro e sferzata della sua lingua, Sakura si sentiva affondare in una spirale di desiderio. Era così sensuale. Ovunque la toccava, si sentiva bruciare, e con ogni nuova ondata di piacere, i suoi sensi divenivano sempre più annebbiati, finché la sua intera percezione di quello che esisteva iniziava e finiva con Kakashi. 

Si sentiva stordita, ubriaca della sua stessa eccitazione. Ma non era abbastanza.

“Kakashi-sensei,” sospirò, inclinando la testa impazientemente fra le lenzuola. “Ne ho bisogno, di più - Ora. 

Il mugolio che le fu strappato dal petto uscii senza freni quando lo sentì spingere un dito lentamente dentro di lei, facendola contorcersi mentre spingeva più a fondo. Si arcuò disperatamente contro la sua bocca, sopraffatta dall’improvvisa, sorprendente sensazione di essere penetrata. Era quasi esattamente ciò di cui aveva bisogno, ma non proprio. Anche se il suo intero corpo tremava di quel piacere che cresceva, sembrava ancora che mancasse qualcosa di veramente vitale a completare il tutto.

“Sensei, ho bisogno di te,” lo pregò. 

Lui si issò e premette un bacio letargico sulla sua bocca, uno che sapeva di dolce e muschio e…oh dio, era il suo stesso sapore che stava assaggiando. “Sono proprio qui,” mormorò lui. E continuò a baciarla, spingendo la sua lingua contro la sua in tempo con le spinte delle sue dita.

Sakura spostò la sua bocca. “No,” sussurrò aspra. “Ti voglio dentro me.” 

“Sono dentro te.”

“No!” insistette, sentendo il suo volto arrossire, imbarazzata del fatto che nonostante lui la stesse toccando nel modo più intimo in cui un uomo potesse toccare una donna, aveva ancora problemi a chiedere quello che voleva. “Non fare lo stronzo, sai cosa intendo.” 

“No, non lo so,” disse lui, chiaramente cercando di essere quanto più irritante possibile durante questa bellissima esperienza. “Dimmi cosa intendi.”

Voleva che lei lo dicesse, a costo di stare lì a torturarla, a tenerla sulle spine di un orgasmo per tutta la notte. Un leggero strato di sudore le stava coprendo la pelle. Anche lui stava sudando? Non poteva saperlo, visto che era ancora vestito. 

“Perché hai ancora i vestiti addosso?” domandò lei assentemente, e iniziò a tirare maliziosamente la sua maglietta. “Toglili.”

Lui non si affrettò mentre le si alzò di dosso e si mise in piedi. Con semplice grazia si sfilò i guanti, e poi il gilet, lasciandoli cadere in un’attenta pila sul pavimento. Dopo il gilet, anche la maglia andò via, lasciandolo deliziosamente a petto nudo. Sakura si passò la lingua sulle labbra inconsciamente, imbevendosi avidamente della vista del suo petto liscio, intarsiato da varie cicatrici pallide e alcune più scure che scolpivano linee storte sul suo altrimenti perfetto fisico. Ne riconobbe un paio delle quali conosceva la storia, ma la maggior parte di esse erano un mistero per lei. 

Questo non era il momento di pensare alle sue cicatrici, perché ora si stava sbottonando i pantaloni, lasciandoli cadere sul pavimento insieme ai suoi boxer. Quando si rialzò, la bocca di Sakura si seccò completamente.

Non è che non avesse mai visto un uomo eccitato prima (ne aveva visti, almeno quattro). Era solo che in quel momento la colpì il fatto che quell’uomo nudo era il suo insegnante. 

E stava osservando il pene del suo insegnante.

Per quanto fosse bello a guardarlo, le sembrava comunque un tantino strano. 

Kakashi si voltò un attimo per prendere qualcosa dal cassetto del suo comodino – un preservativo – e quando la guardo gli sembrò di notare un’apprensione nel suo sguardo mentre continuava a guardarlo lì. “Qual è il problema?” chiese, guardandosi in basso preoccupato.

Un piccolo sorriso tirò le labbra di Sakura, e lei lo nascose fra le dita. “Niente,” disse onestamente, prima di porgergli la mano. “Vieni qui.” 

Lei si preparò alla sensazione del corpo contro il suo, ma non era pronta alla scossa di elettricità che il contatto di pelle con pelle creò. Lui si mosse su di lei e la baciò rumorosamente, scacciando via ogni insicurezza con le sue abili labbra e dandole conforto e sollievo dal dolore che le masticava il cuore e dalla sempre presente solitudine.

Questo era il motivo per il quale era venuta qui, dopotutto. Per essere consumata. Per dimenticare. Per affermare la sua esistenza con la vitalità di lui. 

Le cosce muscolose di lui le aprirono le sue, facendola contorcersi impazientemente alla nuova sensazione dei suoi peli ispidi contro la sua pelle liscia. Lo sentii adattarsi contro di lei – impassibilmente caldo e duro esattamente dove ne aveva più bisogno – e poi si bloccò dalla meraviglia. Un leggero ancheggiare dei suoi fianchi lo faceva strusciare contro di lei, che si struggeva al troppo intenso bisogno di piacere. Si sentiva dolorosamente vuota. Se non si fosse mosso in fretta, era sicura che sarebbe impazzita.

“Presto,” mormorò, le sue dita che massaggiavano la base del suo collo senza tregua. 

“Presto cosa?” rispose lui innocentemente.

I suoi denti si strinsero. “Se non fai presto e finisci quello che hai iniziato ti strappo i tuoi innominabili e li lancio dalla finestra,” lo minacciò con del vero veleno nelle parole. 

Kakashi non sembrò preoccupato. “Allora dimmi quello che vuoi,” le disse semplicemente. “Dimmi esattamente cosa vuoi che ti faccia.”

Afferrandola per i fianchi,  la teneva ferma mentre con piccolissimi movimenti si muoveva contro di lei, sfiorandola, soffiando sulle fiamme della sua eccitazione e rendendole incontenibili. Lei si rigirò sotto di lui, disperata di soddisfarsi e fare quello che il suo corpo – che i loro corpi domandavano. Il desiderio fra le sue gambe stava diventando agonia mentre lei era sempre più inquieta, ansimando disperatamente mentre piccoli gemiti si incastravano fra i sospiri. “Ti prego,” lo implorò, aggrappandosi alle sue spalle e capelli. “Ti prego. 

“Cosa vuoi, Sakura?” le chiese pazientemente. Come poteva essere così calmo quando lei stava perdendo la ragione?

Ma a Sakura importava sempre meno della sua dignità. “Voglio il tuo…cazzo,” sussurrò. 

“Scusa? Potresti ripetere, non ti ho sentito.” Il lento straziante strusciarsi di carne su carne continuò, facendola scuotere, insoddisfatta.

“Ho detto che sei un bastardo!” ringhiò. 

“No, non penso che fosse quello che hai detto,” mormorò lui, abbassandosi per immergere la sua faccia contro il suo collo e mordicchiare gentilmente il lobo del suo orecchio. “Cosa vuoi?”

“Il tuo cazzo…dentro…ora,” disse, fra gli ansimi.

“Di più.”

Sakura diede un altro ringhio di frustrazione. “Voglio il tuo cazzo dentro me!” 

“Il mio cosa?”

Cazzo!” urlò lei, e poi scoppiò a ridere per quanto ridicolo suonasse. Tutti i vicini nelle vicinanze l’avevano probabilmente sentita, e francamente se lo meritava. Non che Kakashi avesse la decenza di vergognarsi di certe cose come l’imbarazzo di rendere partecipi i vicini della sua vita sessuale – le era perfettamente chiaro. 

“Va bene,” grugnì lui, alzandosi sui suoi gomiti. “L’hai voluto tu.”

La risata di Sakura si spense in un istante quando Kakashi diede un improvviso colpo di fianchi e le fu dentro con una sola spinta. L’aria fuoriuscì dai suoi polmoni dallo shock, lasciandola a scontrarsi con la subitanea sensazione di una brutale e improvvisa penetrazione. Lui non si mosse, ma dopotutto non ce n’era bisogno. Il solo calore e la sola proporzione di quanto di lui la riempiva era abbastanza da colmare ogni vuoto, era tutto ciò di cui aveva bisogno. I suoi muscoli si strinsero attorno a lui disperatamente, e la stanza da letto ruotò via nel buio di un orgasmo che le cresceva attorno, lento prima, come se il suo corpo non potesse crederci, e poi improvviso, come se fosse stata catapultata in un attimo nel bel mezzo di una tempesta. La sua schiena si arcuò e la vista le si appannò. Spasmi e contrazioni di piacere le corsero lungo il corpo, raggrumandosi nel punto di contatto dove il corpo di lui invadeva il suo, e tutto mentre lui le teneva le braccia contro il materasso, così calmo e composto a confronto con la sua totale perdita di controllo; e la stringeva mentre lei si muoveva violentemente e ondeggiava i fianchi contro di lui. 

Durò per molto, più di quanto avesse mai saputo che un orgasmo potesse durare, e mentre le redini dell’euforia iniziarono ad allentarsi, cosa rimaneva era una nuova sensazione di calma soddisfazione.

Ma non era sazia. 

E neanche lui lo era, a sentirlo.

Quando ritrovò l’energia per aprire gli occhi, lei gli sorrise quasi ubriaca. “Wow…” gli mormorò. 

“Stai bene?” chiese lui, e per la prima volta realizzò che non era per niente calmo e composto. C’era un calore che bruciava nei suoi occhi e una tensione nelle sue spalle alle quale lei si era mantenuta. Dettagli che mostravano il debole controllo che stava cercando di mantenere.

“Perfetto,” sospirò felice “è stato perfetto. Continua – ma senza trattenerti.” 

“Grazie a dio,” gemette di sollievo lui, mentre lasciava finalmente andare via il suo controllo.

 


 

Da qualche parte nella stanza buia un orologio ticchettava; un suono leggero, in accordo con il gentile respirare della piccola figura che dormiva di fianco a lui. Oltre la stanza, alcuni uccelli davvero mattutini stavano iniziando a cinguettare le prime battute del loro coro, la pioggia che avrebbe dovuto scacciarli si era fermata ad un certo punto la notte prima. 

Aveva dormito solo un paio di ore e si sentiva ancora stanco, ma era contento di restare steso e sveglio ora, a godersi il pacifico calore di quel corpo raggomitolato stretto contro il suo, la sensazione del suo respiro che gli solleticava la spalla.

Era stato un errore. Un enorme terribile errore per il quale avrebbe pagato il resto della sua vita. Era stato sbagliato portarsi questa ragazza a letto – questa giovane, impressionante ragazza dal cuore spezzato, non da un uomo qualsiasi, ma da una serie di relazioni sbagliate. Era stato sbagliato e immorale e davvero perverso. 

Kakashi era sveglio da circa un’ora adesso, ponderando sulla situazione e aspettando che i sensi di colpa lo inghiottissero.

Fino ad ora niente. Anzi, era difficile sentirsi anche remotamente dispiaciuto. 

Dopotutto, era un compito arduo rimpiangere delle meravigliose ore di passione con una bellissima ragazza le cui reazioni erano vere e potenti. Come aveva potuto chiunque chiamarla ‘frigida’? tutto ciò di cui aveva bisogno era un po’ più di attenzione e cura e avrebbe amato il piacere fisico con l’agio di un pesce nell’acqua. Era stato piacevole imparare del suo corpo, imparare cosa fare per farla tremare e gemere e insegnarle come fare lo stesso con lui. Si era scoperto che era una studentessa modello non solo con i genjutsu…

Nonostante ciò non riusciva davvero a capire quale fosse la sua attrattiva oltre ciò. Non era neanche remotamente il genere di donna con cui andava a letto. Preferiva le donne più vecchie – quelle che erano abbastanza grandi e sagge da sapere che c’era sempre un altro amante ad aspettare dietro l’angolo per consolare i dolori causati dal precedente. Le donne giovani con i loro sogni e speranze e aspettative ancora intatte erano un dolore. E le vergini erano proibite. 

Sakura era uno strano mix di tutte quelle, però. Era giovane, ancora inesperta in certe cose, ed eppure stranamente saggia per quanto ne riguardava altre. Era anche, però, sull’orlo di abbandonare i sogni e le aspettative romantiche e diventare un tutt’uno con quelle impassibili donne più grandi.

Per qualche ragione non poteva sopportare l’idea di vederlo accadere. 

Non era sfuggito alla sua vista che Sakura avesse sorriso molto di meno nei giorni precedenti, ma stanotte aveva acquisito nuova vita. Aveva sorriso, riso, e i suoi occhi erano irradiati della luce di un tempo, che lui non aveva notato fin quando non era venuta a mancare.

Sakura si riposizionò affianco a lui, facendo un respiro profondo e lento, mentre la sua mano era scivolata sul suo petto in un’ingiustificata, assonnata presa. Un sorriso gattesco curvò le sue labbra. 

“Sei sveglia?” bisbigliò lui.

La mano si fermò. “Se dico sì, farai l’amore con me di nuovo?” gracchiò lei, appena sveglia . 

“Sì,” disse lui semplicemente, il suo corpo che rispondeva già al solo suggerimento.

“Bene. Perché sono t-totalmente…” scoppiò in uno sbadiglio, “totalmente sveglia.” 

Non era la battuta più convincente che avesse sentito, ma non avrebbe contestato. Rotolò lontano brevemente solo per prendere un altro preservativo dalla sua scorta in esaurimento nel comodino, ma ritornò presto, guidandola nel voltarsi cosi’ che la sua schiena premesse contro il suo petto. “Alza il ginocchio,” le sussurrò fra i capelli, aiutandola comunque a incastrare la sua gamba destra su quella di lui.

Poi con una lenta, ferma spinta, affondò del tutto nello stretto, familiare calore di quel corpo. La senti’ sussultare e cercare di afferrare il braccio stretto attorno alla sua vita, come se non l’avessero ormai gia’ fatto tre volte durante la nottata. Eppure non c’era quel senso di urgenza, stavolta. Sakura sembrava soddisfatta di quel lento cullare dei loro fianchi, mentre lui spingeva pigramente dentro lei. Il sangue di lui bolliva e gorgogliova di un calore basso, piacevole ma non insistente. Sicuramente, questo era il miglior modo di svegliarsi. 

“Ti fa sentire strana?” le chiese tranquillamente, baciandole la spalla.

“No, e’ bellissimo,” respirò lei, suonando come se fosse sul punto di cadere di nuovo in un piacevole sogno. “Sei davvero bravo a farlo.”

“Ti ringrazio, ma non e’ quello che intendevo,” mormorò lui. “Ti fa sentire strana star cosi’? Con me?”

Gli occhi di lei si aprirono lentamente e esitarono solo per un momento prima di stiracchiarsi e aggrovigliare gentilmente una mano nel capelli di lui. “Un poco,” ammise. “Ma non e’ una stranezza cattiva. E’ solamente...una stranezza poco familiare. Una bella sensazione. Insolito, eh?” 

“Molto insolito,” annuí lui, mordicchiando la conchiglia che era l’orecchio di lei.

“Sei sicuro di non aver esercitato alcun incantesimo o jutsu su di me?” chiese lei. “Ho fatto l’amore prima d’ora, ma non e’ mai stato cosí.” 

“Ti prego, Sakura, mi farai arrossire.” Spinse improvvisamente piú a fondo, solo per sentirla gemere fra le sue braccia. Ovviamente era il miglior sesso che lei avesse mai sperimentato. Non aveva speso vent’anni e qualcosa a leggere Icha Icha per nulla, mentre invece tutti i suoi uomini di Neanderthal precedenti erano dei piccoli shinobi egoisti appena senza pannolini. Non serviva che si impegnasse tanto per gettare ombra su tutti gli uomini venuti prima di lui.

Ma questo non significava che le avrebbe dato meno che il suo 100 per cento. Perché anche se tutto ciò serviva solo a insegnarle che c’era qualcosa di piú nel sesso che stendersi e aspettare il proprio principe azzurro, allo stesso tempo si trovava egoisticamente a sperare di poter gettare ombra  anche su tutti gli uomini che sarebbero venuti dopo di lui. Che, non importa chi l’avrebbe scopata da questo momento in poi, lei l’avrebbe sempre comparati tutti a lui, desiderandolo sempre. Che dopo anni da questo momento, lei gemesse ancora il suo nome, anche dopo essersi sposata, anche quando avrebbe avuto dei nipoti. 

“Ma cosa diciamo agli altri?” mormorò, allacciando le loro dita sul suo stomaco.

“Non lo diciamo,” disse semplicemente, sperando lei capisse.

Sakura rimase in silenzio per un po’, “Quindi non lo diciamo a nessuno?” 

“Puoi farlo se vuoi,” sospirò lui, “Ma pensi davvero che qualcuno di loro possa capire e approvare? Penseranno che io mi sia approfittato di te in qualche modo.”

“Tu stai approfittando di me,” disse lei.

“Solo perché tu vuoi che io lo faccia,” disse lui, muovendo i suoi fianchi un po’ piú velocemente contro di lei 

“Quindi é un segreto?” gli chiese, il respiro che diveniva piú veloce.

“Sta tutto a te.” 

Sakura non sembrava avere abbastanza fiato da rispondere e divenne evidente a Kakashi che l’urgenza stava tornando, e che il desiderio di finire era piú forte di qualsiasi altra cosa. Velocemente, lui la issò e la catapultò sotto di lui, riempendola con una serie di forti spinte che le fecero premere quei gemiti acuti nel cuscino. La mano di lei si sporse all’indietro verso di lui, e lui la tenne nella sua, stretta, mentre il centro di quel corpo cominciava a scuotersi e a tremare attorno ad ogni muscolo della sua erezione.

Lo fece venire insieme a lei, portandolo all’estremo  con la sola reazione del suo corpo. Kakashi venne con un grugnito trattenuto, il suo ritmo si spezzò mentre si dimenava contro il suo corpo, afferrando i suoi fianchi cosí forte, sicuro di lasciare lividi; ma Sakura era difficilmente una creatura delicata. Lei semplicemente gemette pochi incoraggiamenti, premendo il bacino contro il suo, e accettando tutto di lui di propria volontá, mentre le sensazioni pulsanti di quell’orgasmo scomparivano lentamente.

Ci volle un lungo momento prima che entrambi recuperassero. Kakashi rotoló via dal suo corpo letargicamente, per stendersi sulla sua schiena, e Sakura si mosse di poco verso di lui, per posare quello che lui poteva solo ipotizzare fosse un dolce, morbido bacio contro la sua bocca. Non aveva idea di come la ragazza avesse ancora le forze di muovere un muscolo, dopo averlo fatto ancora una volta. Oh, si potesse tornare ad avere diciott’anni…

“Ho la prova oggi,” gli disse lei, poggiando la guancia contro la sua spalla.

“Mm.” Non aveva ancora recuperato abbastanza fiato per dare una risposta piú esauriente.

“Se la supero e mi promuovono, non sará tanto male, no? Non saremmo piú studente e insegnante. Saremo entrambi jonin. E le persone possono accettarlo, cosí, vero?” 

Oh, essere cosí giovani e ingenui…

“Sakura non sperarci troppo, é ancora presto,” l’ammoní vagamente. 

“Lo so… Lo so..” sospirò. “Non passerò neanche probabilmente…”

Kakashi non disse nulla. 

“Questo é il momento in cui dovresti dire ‘Credo in te, Sakura, sono sicuro passerai’ o qualcosa del genere,” disse lei, nervosa.

“Beh, c’è qualcosa che credo dovrei dirti…” 

Lei sospirò rumorosamente. “Non ci pensare.” Cambiò velocemente argomento e s’alzò a sedere per carezzare con la mano il suo stomaco, con delle movenze sicure, il che lo intrigò...tra le altre cose. “Ti perdono,” gli disse, “se fai quella cosa di nuovo.”

“Affare fatto,” acconsentí lui, spingendola in basso per un altro lento bacio.

Da allora non ci fu piú molto bisogno di parlare.

  

 

“Sei incinta?” 

Sakura guardò in alto dai suoi appunti con lo stesso sorriso sognante che aveva indossato per tutta la mattinata, puntandolo su Ino. “No. Perché me lo chiedi?” le chiese.

Ino sembrò molto meno contenta della propria esistenza mentre guardò di nuovo verso Sakura dall’altro lato della scrivania, quasi come si guarda un lebbroso contagioso. “Sei splendente di positivitá. E’ disgustoso. Smettila.” 

“Scusa,” replicò assente Sakura, ritornando a canticchiare sui suoi documenti.

La penna di Ino batteva un ritmo furioso contro la superficie liscia. “E’ successo qualcosa la scorsa notte, non é vero?” 

Sakura smise di canticchiare e deglutí. Doveva guardarsi bene da cosa le diceva, perché Ino era la Regina del Gossip di Konoha e poteva sentire odore di scandalo meglio di quanto Akamaru potesse trovare i suoi biscotti. “Non so di cosa tu stia parlando,” disse Sakura con tono di nonchalance. “Sono semplicemente di buonumore. Ho la prova questo pomeriggio e mi sento positivamente preparata.”

“Stronzate,” Ino tirò su col naso. “Per ogni prova sei sempre stata ansiosa, non importa quante possibilitá ci fossero che tu passassi. O sei sotto effetto di qualche droga o qualcos’altro ti occupa la mente - e dev’essere qualcosa di grande se riesce a distrarti dalla prova semestrale.” 

“Se vengo promossa, vengo promossa, se non vengo promossa, non vengo promossa,” disse Sakura, scuotendo le spalle. “Non è una tragedia.”

“O mio Dio, ti sei drogata!” Ino sbuffò. “Da chi ti rifornisci? Ne voglio un po’.” 

Lo sguardo che Sakura le indirizzò avrebbe potuto scuotere una montagna.

“Lo sapevo. E’ di sicuro un uomo,” concluse Ino.

L’ira di Sakura finalmente esplose. “Oh, riguarda sempre gli uomini per te, vero! La mia felicitá non è cosí dipendente dal genere maschile quanto la tua evidentemente! Siamo kunoichi - non abbiamo bisogno che gli uomini ci validino. Se sto cosí bene stamattina non è perché - smettila di guardarmi in quel modo! 

“Come?” chiese Ino innervosita. “Non sono un’idiota completa, Sakura. Sei stata depressa per giorni e all’improvviso da una notte all’altra hai trovato il tuo zen, e proprio il giorno in cui dovresti star impazzendo completamente? Qualcosa è successo, e scommetto il mia collezione di carte magia che ha a che fare con chiunque ti abbia comprato quel vestito Suzuki.”

Sakura serrò le labbra fermamente, determinata a non dire nulla che la potesse incriminare. 

Ma ciò lavorò solo a suo sfavore, piú di qualsiasi cosa avrebbe potuto dire. Un sorriso tronfio illuminò le labbra di Ino, come un gatto che aveva appena catturato un topo.

“Capisco. Non so perché tu voglia tenere il tuo sugar daddy cosí segreto, dato che t’ha fatto stare cosí bene ieri notte. Era ora che anche tu te la vedessi bene, aggiungerei.” 

Sakura stava valutando o meno se strangolare l’altra ragazza a morte con il suo stesso stetoscopio, ma forse sarebbe stato un po’ troppo. “Non sono per niente affari tuoi, Ino-maialino,” disse, impegnandosi a rimanere civile.

“Lo so, Grande Fronte,” Ino sorrise di rimando, “Ma scoprirò chi è il tuo pappone. Fidati. Non ho niente di meglio da fare. E poi scoprirò se ha un fratello o qualcosa, oppure diavolo, potrei anche rubarlo e tenermelo stretto.”

Un broncio cadde pesante sul volto di Sakura, ma non per la ragione che Ino pensò.  Sakura sapeva che non c’era alcuna chance remota che Ino potesse ‘rubarle’ Kakashi, non sarebbe mai successo. Cosa preoccupava davvero Sakura era che nel caso Ino avesse scoperto la vera identità del suo ‘sugar-daddy’, la prima reazione sarebbe stata quella di orrore più che invidia, e il suo primo pensiero non sarebbe stato di rubarglielo ma di dire a tutti quella notizia che avrebbe potuto rendere la sua vita una miseria.

Ma era un ipotesi nel caso Ino l’avesse scoperto.

Quanto sarebbe potuta durare questa tresca con Kakashi, dopotutto? E in effetti sarebbe potuta anche essere finita. Lei era un ninja alla soglia del grado di jonin. Sarebbe riuscita a mantenere il segreto fino ad allora.

Lanciò ad Ino un altro sorriso caldo che sapeva avrebbe stizzito i nervi della ragazza più di ogni altra cosa. “Qualsiasi cosa ti faccia felice, Ino.”

Ma neanche quel piccolo battibecco con Ino avrebbe potuto guastarle l’umore.

Dopotutto, era difficile avere una brutta giornata dopo aver vissuto una cosa tanto piacevole quanto lo svegliarsi nelle braccia di un uomo caldo, dal profumo delizioso e bellissimo. Un uomo che protesta, mezzo addormentato, quando provi ad alzarti dal letto per cercare i tuoi vestiti perché quasi in ritardo per andare a lavoro. 

A Kakashi di certo non importava dell’essere in ritardo, e aveva metodi egregi per distrarre Sakura tanto da non preoccuparsene, il che era il motivo per il quale era arrivata in ritardo di un’ora quella mattina.

Era andata a lavoro sfoggiando piccoli sorrisi felici e sospirando, un po’ stanca, ma di un umore davvero ottimo. Era come se avesse scoperto un qualcosa di meraviglioso la notte prima, qualcosa che doveva tenere per sé. 

Era preoccupata che lui avrebbe rimpianto il tutto. Che appena sveglio le avrebbe detto che era tutto sbagliato e che non sarebbe successo di nuovo; ma anche se non avevano programmato di vedersi di nuovo, lui non era sembrato rimpiangerla, perché un uomo dopo una notte di rimpianti con una ragazza non la possiede ancora una volta rudemente contro la testiera del letto, come prima cosa appena sveglio.

Comunque, c’era stato qualcosa di dubitante in lui; un piccolo sguardo distante mentre lei s’era rivestita per uscire che aveva fatto chiederle se si sentisse in colpa o preoccupato. Ma poi le aveva dato un bacio d’arrivederci sulle labbra e lei non aveva sentito alcun dubbio in quello. Probabilmente c’era stato qualcos’altro nella sua mente, forse relativo al lavoro. 

Quando le tre del pomeriggio scoccarono, Sakura si incamminò verso l’accademia dove si tenevano le prove d’esame. Arrivò con dieci minuti di anticipo, e visto che non aveva fretta, salì al terzo piano e trovò una parata di chunin ansiosi poggiati contro il muro del corridoio.

“Sei in ritardo!”

Sakura si fermò e guardò un infastidito Kotetsu puntarle contro una biro. Nelle sue mani teneva una cartellina e sulla sua spalla singhiozzava una ragazza della stessa età di Sakura.

“Non sono in ritardo,” disse schiettamente.

“Haruno Sakura, vero?” disse lui, guardando alla sua cartellina e svolgendo un ammirevole lavoro nell’ignorare la ragazza sulla sua spalla. “Sei stata chiamata cinque minuti fa e non eri presente.”

“Ma la mia prova è fra un quarto d’ora,” ribatté lei. “Sono solo e dieci.”

“Sì, beh, gli esaminatori hanno giudicato i candidati abbastanza velocemente quest’anno. Va in fondo alla fila, prego.”

Furiosa, Sakura fece come le fu detto. Sorpassò gli altri candidati, i quali sembravano tutti essere in differenti stadi di una crisi di nervi. Dall’altro lato del corridoio erano sedute le persone che già avevano fatto la prova, ma che non andavano via ancora, e, fatto ancora più preoccupante, sembravano tutti aver vissuto un qualche trauma e stavano fissando con sguardo vuoto l’altro muro pieno di persone singhiozzanti.

Sakura prese il suo posto affianco ad Hinata. “Che succede?” sussurrò, spaventata d’alzare la voce in quello che sembrava il Corridoio dei Dannati. 

“Sono gli esaminatori,” sussurrò di rimando Hinata ansiosa. “Dicono che hanno chiamato membri ANBU a esaminare quest’anno, persino quel tipo dalla squadra di tortura e interrogatori...Penso di voler andare a casa. Mi sento male.”

“Puoi vedere chi sono gli esaminatori?” chiese Sakura.

Hinata guardò la porta della sala e si imbronciò. “Riesco solo a vedere che sono due uomini e una donna. E’ il tipo sulla destra che devi temere. Penso sia il tipo delle torture, Ibiki. Entri prima di me?”

“Sì.”

“Grazie a dio…” Hinata sembrò debole. “Oh, eccolo che arriva.”

La porta della stanza si aprì e ne uscì un ragazzo che sembrava bianco e scosso. Accanto a lui emerse Izumo, che fece segno a Sakura. “Tu sei la prossima.”

L’improvviso sorgere della paura stese completamente Sakura. Questo era il suo esame! Era andata in giro galleggiando in una pozza di buon umore per tutta la mattinata solo a causa di Kakashi, ignorando completamente il fatto che solitamente gli esami sono terribilmente snervanti. Si sentì come una alcolizzata appena tornata sobria che si accorge di star penzolando da un dirupo, e si chiede come diavolo sia finita lì.

In qualche modo riuscì a ricomporsi e dopo un’occhiata silenziosa e disperata a Hinata, seguì Izumo nella stanza. 

Tutti i tavoli e le sedie erano stati spinti contro il muro, lasciando solo uno sgabello solitario al centro della stanza. Di fronte allo sgabello c’erano tre persone dietro una scrivania, coperte da una pila di cartelline, una tazza in poliestere e una brocca d’acqua. La donna al centro era Kurenai, la quale sorrise gentilmente quando vide Sakura. L’uomo sulla destra era Ibiki, lo specialista della tortura, il quale la fissava con lo stesso grado di disinteresse che aveva probabilmente riservato a tutti quel giorno.

L’uomo sulla sinistra, quello dal quale Hinata l’aveva messa in guardia, il responsabile della maggior parte delle cascate di lacrime e chunin in stato di choc, era Hatake Kakashi. 

Lo stomaco di Sakura si rivoltò con un tonfo quasi udibile.

Rilassato nella sedia, la osservava con la stessa aria di pigra indifferenza che aveva Ibiki. Fra le sue dita si rigirava una tazza di plastica, che aveva bucato sul fondo con una matita. Sembrava annoiato, impaziente, come se volesse trovarsi da un’altra parte. Sembrava pronto a farla a pezzi. 

“Allora,” disse calmo. “Iniziamo?”

  

 

“Vuoi andare prima di me?” 

“No, grazie”

“Oh, ti prego” 

“Davvero, no”

Hinata si mordicchiava il pollice nervosamente. Nessuno era disposto a prendere il suo posto all’inizio della fila. Era intrappolata, ma doveva essere coraggiosa. Fosse stato lì, Naruto avrebbe gironzolato per la stanza come se fosse un negozio di ramen - non avrebbe tremato dalla paura. Neanche lei doveva. 

Osservando attraverso la porta, provò a captare come stava andando Sakura. La ragazza era in piedi di fronte ai tre esaminatori, il suo cuore batteva ancora più veloce degli altri candidati prima di lei. Hinata si chiese se la stessero mettendo ancora più in difficoltà, o se fosse Sakura ad essere più nervosa di quanto non sembrasse.

Qualcos’altro la preoccupò, però. Sakura non era l’unica con un battito accellerato nella stanza. Il cuore dell’esaminatore sulla sinistra, quello che era stato costantamente fermo come una roccia per tutti gli esami, e che aveva infranto tutti proprio come una roccia in sua presenza, correva forte quasi quanto quello di Sakura. 

Poi Sakura si mosse, girandosi verso la porta, con in corpo un flusso di chakra impazzito. Hinata si mise dritta e cessò il suo byakugan giusto in tempo.L’altra ragazza spalancò la porta e la sbatté con rabbia, causando un botto che interruppe tutti i pianti e i lamenti nel corridoio. Sakura corse lungo il corridoio con in volto un lampo di furia, seguita da un silenzio assordante.

Anche dopo che era andata via, il corridoio rimase in silenzio. 

Qualcuno tossì sulla soglia della porta. “Sei la prossima,” disse  Izumo con tono sommesso.

“Oh,” Hinata arrossì e entrò nella stanza.

Immediatamente guardò per vedere chi fosse l’esaminatore sulla sinistra, e strabuzzò gli occhi dalla sorpresa quando realizzò che era proprio il sensei di Sakura, in una posa tesa e irritata. Beh, si spiegavano le palpitazioni… 

Nonostante ciò, la sensei di Hinata era seduta al centro della scrivania degli esaminatori, ma lei non si sentiva come Sakura, anzi, un certo sollievo la pervase quando Kurenai le sorrise.

“Ah, Hinata,” disse gentilmente. “Come stai?” 

“Sto bene, sensei,” rispose docilmente, “Uhm...se posso chiedere...Sakura-san è stata bocciata?”

Sia Ibiki che Kurenai guardarono verso Kakashi, ma lui era troppo impegnato a guardare fuori dalla finestra per accorgersene, ticchettando una matita contro una pila di poliestere distrutto. 

Kurenai guardò Hinata con un sorriso teso. “Non preoccupiamoci di questo ora, va bene?”

 



Sakura non sapeva neanche dove stava andando, ma non riusciva a fermarsi. Non voleva andare a casa o tornare a lavoro, o in realtà neanche interagire con qualunque essere umano in quel momento, quindi continuò semplicemente a camminare.

Aveva già percorso due volte il distretto commerciale quando si rese conto di quanto era ridicolo girare in tondo, e si fermò sul ponte. Lo stesso ponte dove spesso si fermava a riposare con il suo team, aspettando che Kakashi arrivasse prima delle missioni. L’uscita est del ponte l’avrebbe riportata a casa, mentre quella ovest al centro della città, nessuno dei posti in cui Sakura voleva andare.  Invece si sedette pesantemente contro le ringhiere e si mise a fissare l’acqua che si increspava sotto di lei. 

Come poteva essere così stupida?

Di tutti i risvolti negativi che potevano arrivare dal dormire col proprio sensei, questo era l’unico che non aveva previsto. Chiunque avrebbe pensato che andare a letto con uno dei propri superiori avrebbe solo portato vantaggi, non il contrario. Ovviamente non era per questo che Sakura l’aveva fatto, ma avrebbe preferito un po’ di clemenza a questa ulteriore severità. Qualche giorno fa le aveva insegnato dei jutsu, convinto che lei sarebbe passata. Ora, nel corso di una notte, i suoi standard sembravano essere cambiati, e non serviva essere un genio per indovinare il perché. 

“Sakura-chan…”

Sakura spazzò via con naturalezza le lacrime che le si erano formate negli occhi e si voltò per vedere Naruto in piedi, un po’ distante da lei, sul ponte. Sembrava preoccupato, se non addirittura empatico. Inaspettatamente, sentì un’ondata di sensi di colpa stringerle il cuore. Si sentì come se in qualche modo l’avesse tradito. Se avesse saputo cosa aveva fatto con Kakashi la scorsa notte, le avrebbe riservato lo stesso sguardo di compassione? 

Si voltò, e poggiò la testa contro una delle sbarre di legno. “Va via, Naruto,” grugnì.

“Ho saputo da Hinata-chan, all’accademia…” 

“Non voglio parlarne,” lo avvertì.

“Va bene così, non molte persone riescono a superarlo. Non dovresti sentirti male per questo…” 

“L’hai superato, tu?” gli chiese.

Quando non le arrivò alcuna risposta si voltò a guardarlo minacciosamente. “L’hai superato?” 

Naruto guardò a terra, goffamente. “Sì. Anche Sasuke…”

Oltre al danno, la beffa. Sakura sentì per davvero il mondo scuotersi, e si voltò ancora una volta per poggiare la testa al pilone, più per tranquillizzarsi che altro. 

“Non è che siamo jonin, però,” provò a rassicurarla Naruto. “Siamo solo stati raccomandati per l’ammissione. Non è detto che passiamo…”

Un Naruto che esprimeva pessimismo non era un Naruto onesto. Sapevo che probabilmente voleva salterellare di gioia e urlare al mondo che gliel’avrebbe fatta agli esaminatori. L’unica cosa che lo fermava dal farlo era il suo essere sensibile, che gli aveva fatto vedere quanto per l’ennesima volta Sakura era stata lasciata dietro. 

“Non mi aiuti,” sentenziò, “Lasciami sola, Naruto.”

“Mi spiace…” 

Si sporse in avanti come se volesse aggiungere qualcosa, ma ci ripensò e lei sentì i suoi passi allontanarsi sulle tegole di legno del ponte. Ancora una volta si trovò sola, a riflettere se forse in effetti non fosse meglio così.

Se qualcuno trovava strano la ragazza seduta sul ponte in maniera desolata, non lo dava a vedere. Decine di piedi attraversavano il marciapiede dietro di lei, così tanti che Sakura aveva perso il conto, e nessuno di loro si era fermato a darle fastidio. 

Fino a che non arrivò Kakashi.

Era troppo presa dai suoi pensieri per accorgersi che era lì. Era troppo tardi quando realizzò che si era accovacciato vicino a lei. “Ehi, Sakura.”

La sua schiena si irrigidì immediatamente mentre si girò a guardarlo minacciosa. La colpa che vedeva scritta sulla faccia di lui - o meglio, nel suo occhio destro - era abbastanza da convincerla che la sua rabbia era perfettamente giustificata, e con uno sbuffo nervoso si alzò, e cominciò ad andarsene. 

“Possiamo parlare?” la chiamò lui.

Sakura gli urlò dalla spalla di andare a casa e fornicare in solitudine, ma non così elegantemente.

Quando si rigirò per continuare a camminare, si ritrovò a sbattere contro il petto di lui. Si ritirò con un grugnito indignato.

“Va bene, ma prima vorrei che parlassimo,” disse ragionevolmente. 

“Cosa c’è di cui parlare?!” sibilò lei “Mi hai bocciata perché sei uno stronzo severo che non sa distinguere l’area personale da quella professionale.”

Lui alzò un dito. “Vedi, questa è una buona ragione per la quale dovremmo parlare.” 

“Va bene,” disse lei, cercando di frenare la sua ira piantandosi le mani sui fianchi. “Spiegami perché ieri eri così entusiasta di aiutarmi ma dopo che ho dormito con te ieri notte hai deciso di bocciarmi?”

Non si era preoccupata di abbassare la voce, e con la coda dell’occhio aveva notato una donna guardarli mentre passava. A Sakura non interessava. Non conosceva quella donna, che le importava cosa pensava? 

Ma evidentemente a Kakashi importava. “Forse dovremmo parlare in privato, no?”

“Oh sì, non puoi far sapere a tutti che ti fotti la tua studentessa.” 

Un altro paio di teste si voltarono. Kakashi si corrucciò un poco, ma a parte quello niente. “Ti prego,” disse tranquillo. “Voglio solo parlarti.”

Le porse la mano, ma Sakura rigirò gli occhi e incrociò le braccia. “Non andrò con te in un posto dove nessuno mi sente gridare.”

“Va bene allora.”

Lui districò una delle sue mani, e la tirò con sé. Sakura non poteva far molto ma seguirlo, e lui la portò alla fine del ponte e giù sul molo erboso, al livello dell’acqua. Sotto il pilone del ponte, era tutto tranquillo. Davanti a loro le acque del fiume si increspavano gentilmente e su di loro si sentivano i passi delle persone sulle tavole di legno. Erano essenzialmente soli.

Sakura liberò la mano dalla presa e gli riservò uno sguardo di rimprovero. “Allora?” domandò. “E’ meglio che tu abbia una buona spiegazione sul perché io debba tornare a parlarti.” 

“Sei arrabbiata con me,” osservò lui tristemente.

“Ah, ora capisco perché hanno promosso te a jonin!” scattò. 

“Mi spiace, Sakura. Mi spiace davvero,” sospirò lui.

Dannazione, si era ripromessa di non piangere. Ma aveva la gola stretta e gli occhi le pungevano, e quando parlava la voce le si riduceva a un sibilo strozzato, come se si stesse fermando dal singhiozzare. “Perché non me l’hai detto?” gli domandò, serrando i denti. “Perché non mi hai detto che saresti stato tra gli esaminatori?” 

“Perché non potevo,” disse semplicemente. “Ed era troppo tardi per rinunciare alla carica.”

“Ed eri spaventato che ci avrebbero scoperto se mi avessi promossa, è così?” 

“Credici o meno, Sakura, ma non ho mai pensato di promuoverti. Ieri notte non ha fatto differenza nel mio verdetto.”

Gli occhi di Sakura si spalancarono. Aveva considerato quella possibilità...ma l’aveva scartata pensando che il giudizio di Kakashi fosse stato influenzato dalla loro storia, e che il suo fallimento non aveva nulla a che fare con la sua incapacità. 

Questo faceva ancora più male rispetto all’ipotesi che lui l’avesse sabotata.

“Cosa?” sussurrò. “Perché?” 

Fece un sospiro riluttante. “Nella nostra ultima missione hai dimostrato un serio problema con la catena di comando. Hai disobbedito agli ordini, ti sei gravemente ferita e saresti potuta persino morire.”

“Ho detto che mi dispiaceva-” 

“Non cambia ciò che è successo. E prima di quello ti sei quasi infilata in un nido di vespe perché eri troppo impegnata a guardarmi il culo invece di fare attenzione a quello che stavi facendo.”

La bocca di Sakura si aprì in una sagoma di stupore e dolore. “Ma - non è giusto - io-” 

“Sakura, che razza di insegnante sarei se ti avessi promossa? Le responsabilità di un jonin sono terribili. Questa volta sei salva perché c’era qualcuno a proteggerti. Quando sei un jonin, hai solo te stesso. Non ti posso promuovere solo per farti felice e correre il rischio che tu faccia un casino e metta in pericolo la tua vita e quella dei tuoi subordinati. Credimi, essere responsabile per la morte di qualcuno che dipende da te non è qualcosa che vuoi provare. E non far finta che non possa succedere, perché succede a tutti. Non ho intenzione di lanciarti in quell’inferno prima di essere sicuro che sei al 300 percento pronta.”

“Quindi pensi davvero che io sia inutile?” 

“Non ho mai detto questo. Hai il potenziale per essere meglio di me un giorno.”

Lo fissò. “Davvero?” 

“Beh...forse. Forse no. Ma di sicuro meglio di un jonin medio.”  

“Wow, grazie,” mormorò. “E immagino che Naruto e Sasuke sono jonin perfetti a confronto con me, ed ecco perché hai fatto passare loro e non me.” 

Le spalle di Kakashi si curvarono. “Non li ho promossi.”

“Allora perché-” 

“Perché i voti degli altri due mi hanno superano. Sia Ibiki che Kurenai li hanno promossi. E se tu fossi stata un uomo, Ibiki ti avrebbe probabilmente promosso. Io non ho fatto passare nessuno oggi.”

Beh, questo la faceva sentire vagamente meglio, ma in ogni caso… “Se volevi bocciarmi, perché mi hai insegnato tutti quei jutsu?” 

“Perché non importa se sei un chunin o un jonin, quei jutsu ti saranno utili. Non ti negherei questo.”

La discussione non era andata affatto come avrebbe voluto. Voleva che si sentisse in colpa e che la pregasse di perdonarlo, non sentire le sue ragioni razionali e sentire la rabbia caderle via come le foglie sulla superficie del fiume. Sakura gli diede le spalle, mordendosi il pollice, nervosa. 

Un silenzio vuoto aleggiò attorno a loro, riempito dal gorgoglio dell’acqua e le risate dei bambini che passavano sopra. Una mano calda toccò la spalla di Sakura e un dito percorse il suo orecchio gentilmente, in un tocco che la fece rabbrividire.

Si scostò. “Penso che ieri notte sia stata un errore,” disse calma. 

Lui la guardò, sorpreso. “Dici così perché sei arrabbiata.”

“No, dico così perché mi sento colpevole,” mormorò, abbracciandosi per confortarsi. “Ho parlato con Naruto e io… Kakashi-sensei, se lo sapesse ne sarebbe molto ferito. E Ino ha già capito che mi sto vedendo con qualcuno e ora la sua missione nella vita è capire chi sei. Forse è meglio se dimentichiamo cosa è accaduto, prima di ferire qualcuno. Sembra egoista con-... concedersi questo.” 

“Sono un tipo egoista,” sottolineò obiettivamente.

“Sì, me ne sono accorta.”

Lui fece un passo verso di lei e lei ne fece uno indietro, sbattendo inaspettatamente contro uno dei piloni di legno che reggevano il ponte. Kakashi sembrò divertito dalla sua reazione e si immobilizzò, alzando una mano. “Non intendo ferirti.” 

“No, lo so…” si agitò lei, pensando se fosse troppo esplicito spostarsi e continuare ad arretrare via. “Solo che penso che non è più appropriato.”

“Sakura,” disse convincente, allungando una mano per toccarle una guancia, “non ti è piaciuto ieri notte?” 

Lei quasi si sciolse al suo tocco. La bocca le si era seccata e stava mettendocela tutta per non guardarlo. Si fissò a guardare la riva verde oltre la sua spalla.

“Perché vuoi arrenderti così facilmente?” 

Deglutì molto forte. “Mi hai davvero ferita oggi…”

“Posso farmi perdonare.” 

Gli occhi le scattarono forte contro i suoi, e lui si raggelò nella ferocia dello sguardo di lei. “Se pensi di poter semplicemente fare l’amore con me ed essere perdonato, ripensaci.”

“Non mi sognerei di domare la tua rabbia in quel modo. E’ abbastanza giustificata, e la rispetto…” ma le carezzava la guancia parlando, e per quanto lei volesse spezzargli le dita e lasciarle a 90 gradi, ogni singolo dito, lui riusciva in qualche modo a scioglierla dentro, e quella era una sensazione molto più piacevole della rabbia. 

Le si avvicinò, e Sakura girò la testa, non concedendogli la soddisfazione di una resa.

Le sue labbra erano vicino all’orecchio. “Non volevo ferirti oggi.” 

La mascella di Sakura si irrigidì di rabbia.

“Ma non potevo dirtelo prima. Saresti stata squalificata…” 

Sakura chiuse forte gli occhi, bloccando via il mondo e bloccando lui. Una parte di lei voleva che andasse via e la lasciasse solo, ma un’altra parte voleva avvicinarsi e lasciarsi andare contro di lui.

“Sei comunque una delle migliori kunoichi che abbia avuto il piacere di conoscere. E finora la più sexy.” 

Sakura gli diede un’occhiata cinica. Non era così ingenua da credergli. “Sono sicura che dici così a tutte quelle che ti fotti. Una settimana fa te la facevi con una sposata. Qualche notte fa ti sei fatto una chunin nel retro di un bar e fra qualche giorno ci sarà qualche altra donna nella fila.”

“Possibile,” annuì lui. “Non è che ho un calendario.” 

“Non mi sorprenderebbe se tu lo avessi,” grugnì lei. “Lunedì, donna sposata. Martedì, seduci studentessa. Mercoledì, portare fuori la spazzatura.”

“Sono abbastanza sicuro che tu abbia sedotto me,” puntualizzò lui. 

“Riscrivi la storia ora?”

“Beh, non la finivi di parlare delle tue mutandine…” 

“Solo perché tu mi bullizzavi a riguardo.”

“Non ho fatto nulla di tutto ciò. Ma a proposito di mutandine, quali hai ora?” Le mani di lui si muovevano sui suoi fianchi, tracciando il lembo della sua gonna. Aveva rinunciato all’uniforme da missione per i suoi vestiti personali, oggi, e non doveva far altro che alzarle la minigonna per scoprirlo. 

“Non pensi ad altro che alla biancheria intima. Qualcuno dovrebbe portarti da un medico.” Non fermò le sue mani vagabonde, però. Si intrufolarono sotto la gonna e sfiorarono i suoi fianchi, ma Sakura rimase ferma, con le braccia incrociate e la testa voltata, come se lo stesse ignorando. Perché voleva ignorarlo e punirlo per aver distrutto le sue speranze oggi, e allo stesso tempo non voleva che si fermasse.

“Cotone,” mormorò nell’orecchio di lei mentre le dita tracciavano il bordino sul suo posteriore, prima di strizzarle il culo in un modo che le faceva sentire le ginocchia deboli. “Con qualcosa disegnato sulle chiappe...” 

“Probabilmente c’è scritto che puoi baciarmele,” rispose secca.

“Proposta allettante, ma in effetti penso siano quelle rosa con il simbolo del genere femminile che punta dritto alla tua-” 

“Ricordami di chiudere a chiave il cassetto della biancheria. Stai diventando troppo sfacciato.” Nonostante tutto, sorriso.

“Era un sorriso quello?” 

“No.” gli fece il broncio.

“Penso che fosse un sorriso.” 

“Non lo era,”  si lamentò, “e questa stupida tattica funziona solo sui bambini”

“Sei sicura? Potrei giurare di averti vista sorridere.” 

“Smettila.” Le sue labbra cercavano di ammutinarsi, e si alzavano contro il suo volere mentre cercava di fermarle.

“Ah, eccolo…” disse, soddisfatto. “Mi manca il tuo sorriso quando va via. Non pensavo fosse possibile, ma sei almeno dieci volte più bella quando sorridi.” 

Come per provare quanto irresistibile fosse per lui quell’espressione - divisa fra un sorriso e un broncio, che la faceva probabilmente sembrare più costipata che carina - lui agganciò un dito alla maschera e premette le labbra sulle sue.

Lei non lo accettò all’inizio, scontenta che quest’uomo poteva farle uno dei peggiori insulti della sua vita e addolcirla nella sottomissione nell’arco di poche ore. Ma era così caldo… e aveva un odore tanto buono… ed era così più bello accettarlo e baciarlo che mettere le distanze da lui. 

Passarono pochi secondi prima che le mani di lei si aggrappassero alla noce del collo di lui e si mettesse sulle punte per baciarlo meglio. Voleva di più che le sue labbra, però. Voleva le sue mani su di lei, a toccarla come aveva fatto la scorsa notte, a tormentarla in uno stato delirante dove nulla esistenza se non l’istinto più basico e un piacere incalcolabile. Gliel’avrebbe lasciato fare persino lì, proprio sotto il ponte sopra il quale dozzine di persone passavano, pochi metri più su, dove chiunque sarebbe potuto scendere e beccarli.

Ma dopo un momento Kakashi ruppe il bacio e le sorrise. Il suo volto era gentile, troppo gentile e dolce per appartenere a un killer tanto temuto e rinomato come il Copy Ninja. Forse era per questo che indossava una maschera? Nessuno avrebbe preso questo volto sul serio. 

“Sarai una grande donna, un giorno, Sakura. Non ci sono dubbi,” disse piano, carezzando via dei capelli dal suo volto. “Devi solo essere paziente.”

Lei lo guardò candidamente. “Lo pensi davvero?” Se le diceva così solo per farle piacere… 

“Non lo penso. Lo so.”

Per qualche ragione ciò le fece riempire di nuovo gli occhi di lacrime. Non volendo che lui la vedesse piangere, si lanciò in avanti e si aggrappò con le braccia attorno al suo collo, spingendo il volto contro la spalla, cercando di non fare suoni, anche se i tremolii che faceva l’avrebbero fatta scoprire. 

Non erano lacrime di gioia o tristezza che gli lasciò sulla giacca. Era ancora ferita del fallimento, ma la fede e fiducia di lui in lei l’avevano scossa e toccata allo stesso tempo. Non sapere cos’altro fare con quelle emozioni instabili, non poteva che piangere, perché nient’altro aveva senso. E non riguardava solo il terribile esame. La loro relazione l’aveva anche spaventata. La sua unica speranza era stata di renderla in qualche modo accettabile essendo promossa a un grado paritario a quello di lui, ed era una speranza distrutta, che lasciava la consapevolezza nuda e cruda che lei era una chunin in una relazione impossibile col suo insegnante jonin. Era il genere di cose che rovinavano la reputazione di una persona, distruggevano carriere e vite. Ma lui era egoista, e così era lei, e non sapeva perché la stesse cercando, e forse non lo faceva neanche, ma non voleva già buttare via questa relazione. Non quando si sentiva più vicina di sempre a essere…

Beh, non c’era motivo di mentire a se stessa. Non era mai stata così prossima all’essere innamorata. 

Ma era ridicolo, perché avevano passato solo una notte insieme e lui già l’aveva fatta piangere. Senza dubbio questa tresca avrebbe fatto il suo corso, entrambi avrebbero lasciato andare la cosa e continuato la loro vita normale, e il segreto li avrebbe accompagnati nelle relative tombe. Era così che doveva andare.

Le mani di Kakashi le carezzarono dolcemente la schiena, e eventualmente lei riuscì a calmarsi, per poi distriscarsi da lui, anche se controvoglia.

 “Stai bene?” le chiese mentre lei si puliva furiosamente le prove dal pianto dal volto.

“Sì,” disse con un tono poco naturale.

Lui la fissò, scuotendo la sua consapevolezza di sé mentre la scrutinava un po’ troppo per i suoi gusti. Cosa c’era di sbagliato nella sua faccia? Le scorreva ancora il naso? 

“Andrà tutto bene, Sakura,” disse lentamente. “Lo prometto.”

E lei gli credeva. “Lo so,” disse, facendogli un sorriso debole. 

Un tintinnio di risate interruppero il momento e Kakashi si allontanò veloce e con nonchalance. Più in là sul fiume tre bambini erano apparsi da una curva, portando con sé dei bastoni e dei giocattoli, ma nessuno di loro aveva visto l’incontro degli amanti nelle ombre del ponte. Nonostante ciò la loro privacy era stata intaccata.

“Non chiuderò a chiave la porta stanotte. Sei la benvenuta,” disse Kakashi, amichevolmente, mentre si avviava. 

“Ci penserò.”

Ovviamente ci avrebbe pensato. Non poteva andare da alcuna altra parte, in ogni caso.




 

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