Seven days of Gwentness di Clover GD (/viewuser.php?uid=145672)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ticket ***
Capitolo 2: *** Flauto di Pan ***
Capitolo 3: *** Centodue ***
Capitolo 4: *** Cestini di Pasta Filo ***
Capitolo 5: *** Dalton ***
Capitolo 1 *** Ticket ***
Gwent
Week
Fandom:
A Tutto Reality-Total Drama
Autore:
Clover DreamOn
Titolo:
Ticket Prompt: Mattino
invernale (dato da Greenade)
Beta:
Nessuno (zanzanzan! Sarà venuta bene?)
Personaggi:
Trent, Gwen, Megan (la madre)
Tipo
di coppia: Het
Coppie:
Trent/Gwen
Genere:
Lieve angst all'inizio, romantico
Rating:
Verde
Avvertimenti:
Fluff, fluff everywhere
Contoparole:
1263
Note:
prima
delle sette shot
della Gwent Week
Ticket
La
mattina del ventitré Dicembre è fatta per lasciare che
ogni studente tiri un sospiro di sollievo al termine del conto alla
rovescia per l'inizio delle vacanze di Natale che parte dal tredici o
giù di lì. Gwen, però, non si sente allegra e
libera da qualsivoglia impegno, anzi: sente un pesante masso gravarle
costantemente sullo stomaco, in procinto di scendere verso
l'intestino e stabilizzarsi lì. Se pochi mesi fa le avessero
detto che si sarebbe trovata in queste condizioni, sarebbe solo
scoppiata a ridere in faccia all'interlocutore, ma ora tutto quello
che riesce a provare è uno strano miscuglio fra tristezza ed
oppressione.
“È
così strano come un bigliettino possa rovinare una giornata”
pensa ormai incessantemente da giorni. Solo il venti Dicembre, Trent
le ha scritto, durante la lezione di spagnolo, che per le vacanze di
Natale prenderà il solito volo oltreoceano per tornare a
Praga, da sua madre, dal momento che vive per tutto il resto
dell'anno con il padre a Toronto.
“Sta'
tranquilla,” ha scritto, “sto via solo per le vacanze.
Tornerò, come tutte le volte ♥”
E,
se prima ha sperato che quei tre giorni non passassero mai, adesso
Gwen non fa altro che sperare che queste vacanze passino in fretta.
Sta
accoccolata sul divano con le gambe piegate e le ginocchia al mento
senza nemmeno la forza di distendere il volto in un finto sorriso:
l'assenza di Trent da già male. È strano, perché
non è la prima volta che si sveglia senza di lui: non vivono
insieme, si vedono a scuola e nel pomeriggio, quindi lei non è
mai stata avvezza a svegliarsi con lui accanto. L'unica cosa è
che già sa che sarà difficile sentirsi, perché
telefonare dall'Europa con il cellulare ha un costo piuttosto
elevato, nella casa della madre di Trent internet è
disponibile solo quando il vecchio modem si ricorda di funzionare e
il telefono fisso di casa Novàk è costantemente
occupato.
La
madre le dà un bacio sulla guancia e le porge una tazza di
cioccolata bianca e densa, proprio come le piace; il fratello, più
grande di lei di sei anni, sta ancora dormendo; Brownie, il gatto dal
colore che ricorda il cioccolato fondente, si è acciambellato
sul tappeto verde scuro e avorio, delicatamente steso sul parquet che
ha pressapoco la stessa tonalità di Brownie.
-Qualche
problema, tesoro?- chiede Megan, che, dall'alto dei suoi
quarantasett'anni, riesce a capire con un solo sguardo se per Gwen
c'è qualcosa che non va.
-No,
mamma. Va tutto bene.- si ostina a mentire lei, appoggiando la tazza
sul tavolino al lato del divano blu notte, aspettando che si
raffreddi di quel poco che le consentirà di berne il
contenuto, e si china a prendere in braccio Brownie per coccolarlo.
Il micione si fa accarezzare socchiudendo gli occhi, mentre comincia
rumorosamente a fare le fusa.
Il
fatto è che Gwen sta mentendo anche a se stessa, perché
non va tutto bene per niente.
Il
camino di pietra nera, dirimpetto al divano, lascia che il legno
bruci lentamente, producendo quel rumore scoppiettante che assomiglia
a quello che sta facendo l'anima di Gwen, mentre si consuma piano
nello sconforto.
Non
ha voglia di passare il Natale senza Trent.
La
madre le dà un bacio tenero sulla guancia e poi le indica la
tazza.
-Dovresti
bere, tra poco sarà troppo fredda.- le consiglia, prima di
sparire oltre la porta del corridoio che porta alla zona notte della
casa.
Lei
prende la tazza e la rigira fra le mani, beandosi dell'ultima cosa
piacevole che le è rimasta: il calore. Che sia poi il calore
della tazza o quello delle labbra della madre, beh, sempre di calore
si tratta.
Beve
la cioccolata a piccoli sorsi, lasciando che il liquido denso le
scivoli in gola, scaldandole il corpo. Purtroppo, però, questo
non allevia il peso ghiacciato che sente sullo stomaco.
Brownie
continua a farsi coccolare, strusciando la testolina marrone scura
contro il pigiama nero di almeno tre taglie più grandi di
Gwen.
Finita
la cioccolata, si alza per andare a mettere la tazza in cucina, poi
si dirige verso la propria stanza, desiderosa di rimettersi sotto il
piumone, alla ricerca di altro calore, perché quello della
madre e quello della bevanda calda non bastano più.
C'è
solo un problema.
-Mamma?-
la chiama, -Cosa ci fa una valigia chiusa sul mio letto?-
La
madre arriva trafelata nella sua stanza.
-Oddio,
Gwenney, f-forse non avresti dovuto vederla fino a...-
Il
trillo del campanello di casa Fahlenbock distoglie Gwen dai suoi
pensieri. La faccenda sta diventando sempre più strana.
-Chi
cazzo è a quest'ora?- mugugna Kevin, che si è appena
svegliato.
-Tesoro,
sono le dieci e mezza, non è poi così tanto tardi.- gli
risponde, con ferma gentilezza, Megan.
Gwen,
intanto, ha oltrepassato la porta del corridoio e si sta dirigendo
verso quella imponente dell'ingresso, pronta a far scattare il
paletto e aprirla.
Il
clang della maniglia
sbloccata riempie le orecchie di Megan.
-Trent?-
Una
manciata di secondi dopo, Gwen si rende conto di chi ha davanti.
E
non rimane ferma nemmeno per un secondo in più.
Gwen
abbraccia Trent stringendolo come se stesse per scomparire.
-Che
ti succede?- domanda lui.
Gwen
non è mai stata così espansiva.
-Pensavo
che il tuo aereo fosse partito ieri notte.- dice lei, incurante di
non sembrare la Gwen che è sempre stata.
E
poi Trent tira fuori una busta da lettere rossa con un fiocco verde e
dorato e Gwen collega tutti i pezzi del puzzle.
Dentro
la busta c'è un biglietto dell'American Airlines con il suo
nome.
La
madre compare dalla porta scura del corridoio con la valigia della
ragazza.
-Immagino
tu ti debba vestire, tesoro. Il vostro aereo parte fra quattro ore,
abbiamo due ore per correre in aeroporto.-
La
ragazza guarda prima Trent, poi Megan. Poi di nuovo Trent. Poi
un'altra volta Megan.
-Tu
lo sapevi!- sibila, indicando la madre.
-Sì
che lo sapevo. La madre di Trent mi ha telefonato proponendomi tutto
e ci siamo accordate per bene; avete solo diciassette anni, non
potete fare tutte queste cose da soli!-
Gwen
si gira verso Trent.
-E
anche tu lo sapevi! Perché mi hai scritto quel dannato
bigliettino?-
-Ho
chiamato mia madre ieri mattina e lei mi ha consigliato di far venire
anche te. Così ho cambiato biglietto e, sai, ne ho preso uno
anche per te. Beh, meglio così, non sapevo che farti per
Natale...- balbetta il moro.
Lei
gli salta al collo, abbracciandolo. Poi lo bacia, lo bacia come se
non ci fosse un domani.
-Io...
vi lascio soli. Dovrete, uhm, sì. Parlarne. Ma ricordati che
fra mezz'ora usciamo, Gwenney.-
I
due ragazzi continuano a baciarsi, incuranti di Brownie, che li sta
guardando fissi ormai da qualche minuto.
Trent
ha lasciato cadere la sua valigia (aveva una valigia? Perché
Gwen non se n'era accorta?) e sta stringendo i fianchi di Gwen con
una stretta stranamente possessiva e magari dopo lei potrebbe
trovarsi qualche segno rosso sulla pelle candida del bacino, ma che
importa?, Trent è lì.
Dopo
un po' si staccano, a malincuore, perché mezz'ora è
composta solo da trenta minuti, Gwen deve anche prepararsi per
uscire.
Ventisette
minuti dopo, stanno tutti e tre in macchina.
Duecentoquaranta
minuti dopo, Gwen e Trent si stanno tenendo la mano sull'aereo, che è
già decollato da tre minuti.
E
sono stanchi, perché è stata una mattina impegnativa,
quindi cadono in un sonno tanto leggero da lasciarli scuotere ad ogni
sbalzo dell'aereo, senza che ci sia nemmeno il tempo di un ultimo ti
amo, prima che l'America
scompaia dai loro sguardi per far posto all'Europa.
Note
dell'autrice.
Buongiorno
(/sera) a tutti, io sono Clover e la parte razionale del mio cervello
è stata risucchiata dal troppo fluff di questa storia.
No,
seriamente. Ho sgravato, vero?
…
Non
vogliatemi male. Sono maledettamente dipendente dal fluff, se non ne
leggo abbastanza mi si intristisce la giornata 3:
In
più, in questo momento sta piovendo, ed io ho bisogno di
coccole e affetto.
Uhm,
sì. Sto esagerando.
Parliamo
un momento di questa Gwent Week.
Durante
questi sette giorni (sette
giorni... *ripete con tono minaccioso*),
sarete deliziati da una One Shot al dì da un bel po' di
autori, tutte incentrate sulla Gwent.
Sarà
una settimana lunga e piena di recensioni, perché, come molti
di voi ben sanno, quando le recensioni non ci sono, la volontà
di continuare a scrivere diminuisce.
Sono
direttamente proporzionali, non ci possiamo fare nulla.
Io,
dal canto mio, mi impegnerò a recensire tutto ciò che
leggo e mi piace. (Sto esagerando anche ora? Fermatemi.)
E...
Nulla, volevo dire solo questo.
ReCeNzIoNaTeMi
TuTtI mI rAkKoMnD!
Ah-ehm,
no. Non sto elemosinando nulla.
E
recenzionatemi non è
nemmeno una parola.
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Capitolo 2 *** Flauto di Pan ***
Gwent
Week
Fandom:
A Tutto Reality-Total Drama
Autore:
Clover DreamOn
Titolo:
Flauto di Pan Prompt: Negozio di Musica
(dato da Set_WingedWarrior)
Beta:
Hybrid, che mi ha betato l'IC di Gwen. TI AMO ♥
Personaggi:
Trent, Gwen
Tipo
di coppia: Het
Coppie:
Trent/Gwen
Genere:
Romantico
Rating:
Verde
Avvertimenti:
non ho praticamente la minima idea di come sia un liutaio, per
davvero, quindi mi sono affidata a delle semplici immagini. Fluff
estremo, uso improprio di nomi da strumenti, attrezzatura da liutaio
praticamente improvvisata, AU e, oh, Gwen è un po' troppo OOC,
nonostante la mia bellissima beta.
Contoparole:
1410
Note:
seconda
delle sette shot
della Gwent Week
Flauto
di Pan
“È
strano come la fila dal liutaio sia lunga” pensa Gwen, mentre
si stringe nel suo cappotto di tessuto pressato grigio scuro. Fa un
freddo asfissiante e nevica; l'idea non le dispiacerebbe affatto, se
non fosse che ci sono già tre persone in coda prima di lei,
mentre una quarta sta riprendendo il suo violino che il bellissimo
ragazzo dietro al bancone – Gwen lo conosce da tempo, ma non
riesce mai a ricordare se sia un apprendista o un semplice cassiere –
le sta consegnando, trillando cose simili a oh,
Alan, finalmente sei tornato da mammina!.
Come
si fa a chiamare il proprio violino Alan?
Gwen
rimane allibita qualche secondo, ma subito dopo si ricorda del flauto
di Pan che tiene stretto fra le mani: anche lui ha un nome e si
suppone che una ragazza che abbia chiamato il proprio flauto Psycho
non possa aver nulla da ridire sui nomi che altre persone danno ai
propri strumenti.
Venti
minuti dopo, finalmente, è arrivato il suo turno.
Trent,
il ragazzo di venti minuti prima, le fa cenno di avvicinarsi.
-Cosa
è successo a Psycho, stavolta?- le chiede con un sorriso così
dolce che riuscirebbe senza scrupoli a sciogliere anche la neve più
ferma e ghiacciata nascosta nell'ultimo freddo marciapiede di
Toronto.
Anche
Gwen gli sorride: in due mesi è la terza volta che si reca lì,
ma sempre per motivi differenti: la prima volta perché si era
sfondata la quarta canna, la seconda perché le canne sotto non
suonavano bene ed ora... beh. Ora la prima canna, quella col suono
più grave, si è scollata. Per non parlare, poi, di
tutte le volte che ha semplicemente allungato la strada per passare
fuori dal negozio e gettare un paio di occhiatine al suo interno, al
solo scopo di vederlo lavorare.
Cosa
le stia succedendo è rimasto un mistero.
Gwen
non è così, non è mai stata così.
Eppure, da quando conosce Trent, nulla è più come
prima. Le ha sconvolto la vita senza saperlo e, forse, senza nemmeno
volerlo; è rimasto fermo ma ha smosso tutto.
-La
prima canna si è scollata.- risponde velocemente lei. Non ha
molta voglia di chiacchierare, perché è convinta che
lui si sia accorto dei numerosi, lunghissimi sguardi.
Come
se fossero stati lunghissimi sguardi, poi.
Suvvia.
Al
massimo, sbirciatine accessorie durante una passeggiata.
Gwen
apre la sacca di feltro e tira fuori l'elegante flauto di Pan in
canna chiara per mostrare al moro il problema.
-Da'
qua.- le ordina Trent.
Lei
esegue senza spicciare una parola, incantata dai suoi occhi.
Accidenti
a Trent, che le ha scombussolato la mente e le azioni. Parte
razionale del cervello, dove sei?
I
suddetti occhi, verdi come il nastrino delicato che cinge le canne
dello strumento, brillano come non mai.
-Non
è una bruttissima situazione. Dieci minuti e te lo rincollo.-
asserisce il ragazzo, guardando con occhio critico il flauto fra le
sue mani.
-Ma
avrai altri clienti!- balbetta lei, con un'insana indecisione fra il
continuare a fissarlo e lo scappare urlando.
-Ma
tu sei un cliente gold.
È la terza volta in due mesi che vieni.- le sussurra lui.
Sta
flirtando?
Trent
sta veramente flirtando?
Dio.
Sta flirtando davvero.
Perché
lo sta facendo, giusto?
-Quindi
me lo rincolli tu?- domanda lei, spezzando l'atmosfera.
-Sì.
In due mesi non ti sei mai accorta che sono un apprendista?- le
chiede, divertito, Trent.
Gwen
arrossisce.
-In
realtà no.-
-Vuoi
vedere come si fa?- propone, tutto d'un tratto, il ragazzo.
E
questo cos'è?
Sta
maledettamente flirtando?
Si,
sta flirtando.
Dio.
Neuroni,
quale dannatissima fine avete fatto?
-Gwen?-
Oh.
La ragazza deve essersi persa alla ricerca dei suoi ultimi neuroni
funzionanti per qualche secondo di troppo, perché Trent ora
sta ridacchiando e la sta guardando.
-S-sì.
Non sarebbe male. Uhm. Ottima idea.- biascica, per poi seguirlo nel
retro.
Gwen
non è mai entrata nel retro di un liutaio, per questo rimane
stupita da ciò che vede: cinque o sei tra violini e viole
vicini a un tavolo scuro con un telo avorio che copre qualcosa a cui
Gwen non riesce a risalire, scorte di lucido, cera e pece, crini per
gli archetti e poi colla, spatoline e pialle; all'angolo opposto c'è
un altro tavolo più chiaro coperto da un telo azzurro pastello
con guanti di plastica, fazzoletti e altre boccette di colla.
Dinnanzi a loro, un terzo tavolo di un colore che ricorda quello
della balsa, coperto da un telo plastificato rosso bordeaux, con su
un attrezzo che sembra il calco di un flauto di pan. Il tutto è
condito da una buona dose di pulviscolo biancastro, come se le
particelle sollevate dalle piallatrici mobili non accennassero
minimamente a scendere a terra per posarsi sul pavimento di
mattonelle scure.
Corredato
da pareti tinteggiate di nero, alle quali sono appoggiati scaffali su
scaffali con di tutto e di più sopra, il posto è così
rilassante che lei nemmeno si accorge di Trent, che le ha indicato
una sedia accanto al tavolo più chiaro di tutti.
-Siediti,
ti mostro come si rincolla una canna.- le dice il moro, parlando a
voce bassa.
Non
è un sospiro sensuale o che altro, è semplicemente un
sospiro dato dal fatto che il luogo sia così intimo che, pur
essendo abbastanza spazioso, non consente un tono di voce più
alto di una manciata di decibel.
Sarebbe
bellissimo suonarci una delle sue amate melodie, pensa Gwen, mentre
si siede, con aria assente.
Trent
prende il flauto e lo appoggia delicatamente, nemmeno fosse fatto di
platino e cristallo, su quello che ormai Gwen ha rinominato calco.
Sai
benissimo che non è un calco.
Sì,
lo so. Ma tanto la parte razionale del mio cervello è andata a
puttane venti minuti fa.
-Dunque,
per questo tipo di legno serve una colla particolare, che si
chiama...-
-Cos'è
quello?- lo interrompe lei, indicando la figura sotto il telo avorio.
A
Trent si illuminano gli occhi. Di nuovo.
-Oh...
quello.-
Si
avvicina lentamente al ripiano, prende fra due dita il telo e lo
solleva lentamente, come se lo stesse rimuovendo da una reliquia
preziosissima.
Gwen
sgrana gli occhi neri e profondi: quello ha tutta l'aria di essere un
violoncello senza il pannello di legno a chiuderlo.
-Questo
è la mia creatura. Lo sto costruendo da un mese e mezzo; Devon
ha detto che se mi verrà bene potrò costruirne altri e
tenermi questo.-
Devon.
Chi
è Devon?
Oh.
Al
momento, non ha importanza.
Trent
si china verso il ripiano sotto al tavolo (aveva due ripiani? Bene.
Gwen non aveva notato nemmeno questo) e prende un pezzo di legno
tenero e rossiccio: il pezzo mancante.
Ha
una sola delle due fessure ai lati del ponte, ma lei lo trova
comunque affascinante.
-Vedi?
Devo solo finire la seconda fessura, poi lo incollo e Devon lo
valuterà.-
I
due si sono fatti terribilmente vicini.
-Il...
il flauto.- riesce a balbettare lei.
-Sì.
Il flauto.- conviene Trent.
Si
avvicinano di nuovo al tavolo dove è poggiato lo strumento.
Trent
prende un particolare tubetto di colla, si mette i guanti di plastica
e comincia a lavorare. Si spreme un minimo di colla sul dorso della
mano rivestita di lattice, ci passa un pennello dalle setole ruvide
per impregnarlo e comincia a passarlo sulla parte incriminata del
flauto.
-Si
fa in questo modo... Poi si prende la canna e la si preme contro la
colla.- spiega, mentre si accinge a fare le azioni descritte.
Mentre
tiene premuti flauto e canna, gira una chiavetta sul lato del calco
(non è un calco, perché si ostina a chiamarlo così?),
che stringe il tutto e lo tiene ben pressato.
Gwen
gli si è fatta vicinissima.
Trent
inghiotte a vuoto.
-Così.
La colla è a presa rapida, quindi fra un paio di minuti
dovrebbe essere fissato... Poi va lasciato asciugare bene per altri
quindici minuti, infine lo luciderò e te lo ridarò.
Psycho starà bene.- sussurra con un tono ancora più
basso di quello che ha usato fino a quel momento.
Il
silenzio si fa opprimente per qualche minuto. Trent leva il flauto
dall'attrezzo.
-Coincidono?-
chiede lei.
-Cosa?-
-Le
canne di Psycho.-
-Coincidono.-
sussurra lui, senza però controllare.
Sono
davvero troppo vicini.
Assomiglia
al momento in cui la vocina della coscienza dovrebbe sussurrare carpe
diem all'orecchio di ognuno.
E
Trent l'attimo lo coglie eccome.
Bastano
tre centimetri, tre minuscoli centimetri, per portare le sue labbra e
quelle di Gwen a combaciare.
-Ora
coincidono?-
-Cosa?-
-Queste.-
mormora Trent, un attimo prima di baciarla di nuovo.
Note
dell'autrice.
Buongiorno
(/sera) di nuovo a tutti, io sono sempre Clover e Gwen mi sta
cercando per vendicarsi per come l'ho resa.
No,
non è vero. Sta solo venendo qui a darmi coccole e amore.
E
tu continua a crederci.
However...
Piaciuta la shot?
Ho
sempre amato l'idea di scrivere qualcosa con un liutaio di mezzo (?)
e qual migliore occasione?
Specialmente
perché oggi e Domenica e domani inizia la week, ergo ho solo
un giorno per scrivere millanta shots. Non ho il tempo materiale per
pensare ad altro D:
(Oh,
ho scritto che oggi è Domenica e voi leggerete il tutto di
Martedì. Non serve che io vi spieghi che l'angolo autore e la
storia li ho scritti effettivamente
Domenica, quindi non servono frecciatine come ehi, non ti
sei accorta di stare qualche giorno indietro col calendario?,
dico bene?)
Rubo
una parte di angolo autrice per dichiarare il mio amore immenso alla
mia Hybrid ♥
HYBVER
IS SO ON, BITCHES!
(Siamo
veramente una coppia, eh. Con tanto di fedi al dito.)
E...
Niente. Recensite, se ne avete voglia :*
A
domani *^*
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Capitolo 3 *** Centodue ***
Gwent
Week
Fandom:
A Tutto Reality-Total Drama
Autore:
Clover DreamOn
Titolo:
Centodue Prompt: Studenti in autobus al ritorno da
scuola (dato da Edelvais)
Beta:
Nemmeno l'ombra. Argh.
Personaggi:
Trent, Gwen
Tipo
di coppia: Het
Coppie:
Trent/Gwen
Genere:
generale
Rating:
verde
Avvertimenti:
---
Contoparole:
1216
Note:
terza
delle sette shot
della Gwent Week
Centodue
Ci
sono studenti che, appena usciti da scuola, per motivi che possono
essere i più vari, afferrano la cartella e corrono verso la
fermata dell'autobus.
Tu
magari sei appena uscito dall'università lì accanto, o
li vedi dalla finestra ampia di un ufficio, e non riesci comunque a
capire perché corrano così velocemente.
Forse
quella ragazza con i capelli ricci e biondi sta zigzagando fra la
gente perché ha appena ricevuto una delusione d'amore e tutto
quello che vuole è correre a casa per buttarsi sul letto a
compiangersi.
Forse
quel ragazzone moro e alto corre perché ha preso un voto
altissimo e vuole dirlo ai suoi genitori il prima possibile.
Forse
quella ragazza con i capelli scuri a ciocche sul blu fila spedita
verso la fermata perché sta cercando di evitare di incontrare
un professore in particolare.
Poi,
un tuono squarcia il silenzio e tutto si fa più chiaro: magari
corrono perché hanno ricevuto delusioni o voti meravigliosi,
ma sicuramente il fatto che stia per piovere non è un motivo
buono per rallentare.
La
fermata pullula di ragazzi, tutti stretti fra loro. Sulla palina
verde chiaro ci sono scritti due numeri, nove e centodue. Secondo il
sito della TTC, il nove e il centodue avranno ancora quattro fermate
in comune, dopo quella sulla St. Clair Avenue East, dopodiché
il nove girerà a sinistra, il centodue a destra.
-Sei
qui.-
Un
secondo tuono smorza la fine della frase di Trent.
-Sono
qui.- annuisce Gwen. -Il professor Hummerson mi ha fermato per pochi
minuti, voleva suggerirmi un corso di disegno.- spiega.
-Non
capirò mai perché tu non abbia voglia di frequentarne
uno. Sei così brava!-
-Andresti
mai ad un corso dove qualcuno che si spaccia per migliore di te
pretende di dirti come e cosa suonare?- ribatte lei. Non ha la minima
voglia di farsi guidare da qualcuno nella sua arte.
I
suoi disegni sono belli proprio perché sono completamente
sbrigliati. Non un laccio, un guinzaglio, un tratto a matita non
ripassato a penna, qualsiasi cosa che possa consentire di modificare
o contenere i suoi pensieri resi colore. La parola d'ordine è
libertà
e, anche se il foglio bianco spaventa novantanove volte su cento,
tutte le volte che Gwen se ne trova uno davanti, non vede l'ora di
riempirlo di macchie.
Le
sue opere sono fantastiche non perché i colori sono caldi (usa
solo colori freddi, Gwen: verde bottiglia, blu di Prussia e viola
scuro), ma perché sono il perfetto specchio del suo mondo
interiore.
Trent
ha visto quei disegni ed ha deciso di amarla. È entrato fra i
suoi pensieri come il vento entra fra le foglie: li ha spostati, li
ha guardati, ma non li ha cambiati.
Arriva
un autobus, mentre inizia a piovere. I due ragazzi aprono i
rispettivi ombrelli e vi si riparano sotto. Gwen scorge, attraverso
la cortina di pioggia, umidità e vento il numero scritto a LED
sulla fascia sovrastante il mezzo. Nove.
I
tre quarti dei ragazzi alla fermata, compresi Trent e Gwen, tentano
di salire sull'autobus. Fortunatamente, i due riescono a guadagnarsi
un posticino in piedi fra la porta automatica e la quantità
abnorme di gente nel mezzo.
Non
parlano, ma solo perché c'è troppa gente perché
si sentano e non hanno molta voglia di urlare per dirsi cose che
potrebbero benissimo dirsi una volta scesi.
-Gwen!-
Come
non detto.
Lei
si gira, interrogandolo con lo sguardo.
-S'è
accodato un altro nove! Ti prego, prendiamolo! Sto soffocando.-
implora Trent.
Lei
si gira e vede un autobus identico a quello su cui sta. Non riesce a
scorgere un numero, ma non si fa problemi: solitamente il centodue è
un autobus doppio e giallo, il nove è singolo e blu. Dietro di
loro c'è un bus singolo e blu, quindi il fatto che sia un nove
è piuttosto palese.
Alla
terza fermata, quella ancora sulla St. Clair Avenue East, i due
scendono velocemente e salgono sull'altro, che è
meravigliosamente vuoto, eccetto due o tre persone, che occupano i
posti posteriori.
Gwen
e Trent si siedono, con un sospiro di sollievo, sui due posti
anteriori.
Lui
le porge una cuffietta, lei se la mette e chiude gli occhi. Madness
risuona nelle loro orecchie e, per quanto la canzone possa ispirare
di tutto tranne che il relax, l'atmosfera si fa rilassante.
Atmosfera
che si spezza quando il mezzo gira a destra.
-Dimmi
che l'autista ha semplicemente sbagliato strada e che questo non è
un centodue.- mormora Trent, dopo aver fermato la musica.
Una
vecchia signora, salita una fermata prima, l'ha sentito e gli
risponde.
-Giovanotto,
non hai letto il numero? Siamo su un centodue!-
Gwen
si fa di pietra.
-Dimmi
di no.- sussurra a Trent.
-Invece
sì!- ribatte ancora la signora, che evidentemente non ha
capito che dovrebbe farsi gli affari propri.
-Beh,
mettiamola così: in questo momento non potrebbe andare peggio,
visto che sta già piovendo!- ridacchia nervosamente Trent, al
solo scopo di farla rilassare.
-'Fanculo,
Trent. Siamo su un autobus che ha preso una strada diversa da quella
che dovremmo prendere, essendo il centodue un express la prossima
fermata arriva fra un chilometro o giù di lì e, per di
più, piove. Come
minimo
non potrebbe andar peggio di così!-
Gwen
non ha nemmeno finito di parlare che il bus inchioda. L'autista
impreca rumorosamente.
-Che
succede?- chiede un uomo in giacca e cravatta.
-Questa
cazzo di gomma ha deciso di bucarsi proprio ora. Forza, scendete.
Prenderete il prossimo.- spiega l'autista.
Oh,
no.
O
il karma si sente particolarmente bastardo, oppure nella loro vita
precedente hanno fatto qualcosa di davvero molto cattivo. Com'è
che diceva Pitagora? La metempsicosi
dell'anima
funziona come il karma, o qualcosa di simile.
Beh,
riflessioni filosofiche a parte, in questo momento Gwen e Trent
stanno sotto la pioggia e devono farsi a piedi tutta Kingdom Street
fino a St. Clair Avenue East. Merda.
Iniziano
a camminare da subito, senza nemmeno pensarci.
Peccato
che, a metà percorso, la pioggia si sia fatta davvero troppo
insistente.
Trent
scorge una tettoia attigua al marciapiede opposto, e la indica alla
ragazza: potrebbero ripararsi lì per qualche minuto.
Una
volta sotto la tettoia, la situazione si tranquillizza un pochino:
sono sempre a piedi su Kingdom Street, sta sempre piovendo, ma almeno
loro non sono a rischio di bagnarsi.
-Potremmo
aspettare che spiova.- sentenzia Gwen.
-Non
mi sembra una cattiva idea. Perderemo al massimo cinque o dieci
minuti.- dice Trent.
E,
invece, venti minuti dopo sta ancora piovendo a dirotto.
Il
moro ha già mandato un messaggio a casa per avvertire del
ritardo, la ragazza non ne ha avuto bisogno: sua madre lavora fino
alle sette e mezza di sera, suo fratello frequenta l'università
e non tornerà prima delle cinque; poco importerà se lei
arriva alle due e mezza anziché alle due meno un quarto.
-Perché
non fai un disegno?- le chiede Trent, ad un certo punto.
-A
che scopo?- chiede.
-Uhm,
non so. Potresti-potresti regalarmelo. O tenerlo nell'album. O farci
qualsiasi cosa.- risponde lui.
-Non
ho nemmeno i colori appresso.- ribatte lei.
Trent
non è capace di dire qualcosa di diverso da oh.
-Altri
modi per passare il tempo?- domanda lui.
Lei
appoggia la testa sulla sua spalla.
-Starcene
fermi ad aspettare che spiova.-
Trent
la guarda: è bellissima, così rannicchiata contro di
lui.
La
guarda e pensa che non smetterà mai di amarla.
Note
dell'autrice.
Io
boh. 'Sta storia non convince nemmeno me.
Cioè,
diciamo che è molto ambigua, quindi non so come interpretarla.
Trent
e Gwen stanno insieme? Domanda.
Secondo
voi? Risposta.
Seriamente,
non lo so. È interpretabile come meglio vi gira.
Spero
comunque che vi piaccia :)
Angolo
chiarifiche:
Il
9 e il 102 fanno la stessa strada per un po'? Se io e il sito della
TTC ci siamo capiti, sì.
Cos'è
la TTC? L'azienda dei trasporti di Toronto.
Le
vie citate esistono davvero? Sì.
Pitagora
era anche un filosofo? Ovviamente.
E,
in ultimo: chi
ha notato che Hummerson è l'unione di Hummel e Anderson?
*alza la mano*
È
inutile: non riesco a non fare continui riferimenti a Glee, nelle mie
storie.
Il
professor Hummerson.
Kurt
Hummel Anderson.
Blaine
Anderson Hummel.
Il
loro figlio potrebbe essere proprio lui.
… Ok.
Basta così.
A
domani :*
REVIEWS
MAKE CLOCLO HAPPY :)
Ecco,
questo è da puntualizzare. Quando scrivo che 'le recensioni
rendono CloClo felice', non lo faccio per sentirmi figa e scrivere
una frasetta in Inglese, eh.
Quello
zero al capitolo scorso fa male.
|
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Capitolo 4 *** Cestini di Pasta Filo ***
Gwent
Week
Fandom:
A Tutto Reality-Total Drama
Autore:
Clover DreamOn
Titolo:
Cestini di Pasta Filo Prompt: Lezioni di cucina
(dato da Ivola)
Beta:
Nemmeno l'ombra. Help.
Personaggi:
Trent, Gwen,
ilsimpaticissimoeincazzatissimo Gordon Ramsey :'D
Tipo
di coppia: Het
Coppie:
Trent/Gwen
Genere:
Lime (fuck yeah! *si
vergogna*), romantico, commedia
Rating:
Arancione
Avvertimenti:
Future!Fic, ma non di tanto. Avranno venti o ventun'anni :D
Contoparole:
1544
Note:
quarta
delle sette shot della Gwent Week. Io mi sto vergognando C.C
Cestini
di Pasta Filo
-Ehi.-
Gwen
sobbalza: non si aspettava che Trent tornasse così presto a
casa.
-...
Ehi anche a te?- mormora di rimando, continuando a dargli le spalle,
china sul ripiano di marmo nero dell'isola della cucina.
Il
moro le si avvicina e le appoggia entrambe le mani sui fianchi, per
poi stringere, mentre si bea della visione della pelle bianca sulla
nuca del tutto esposta della ragazza. Gwen, col tempo, ha lasciato
crescere i capelli, che ora le arrivano a metà schiena, ma
quando cucina li lega sempre in una coda alta che lascia tutta quella
pelle deliziosamente scoperta.
Le
labbra fredde di Trent si appoggiano sulla suddetta pelle della nuca
e iniziano a lasciare scie di baci, talvolta umidi e talvolta
asciutti, fino ad arrivare all'inizio della schiena, mentre la
ragazza sussulta di nuovo.
Lui
mugugna qualche parola su quella distesa lattea, ma, un po' perché
le parole sono difficili da captare e un po' perché il
contatto tra bocca e schiena è veramente troppo inebriante
perché si possa pensare ad altro, Gwen non ne capisce neanche
una.
Si
lascia però scappare un gemito trattenuto quando sente Trent
passare dalle labbra ai denti.
Dio,
da che il mondo è mondo, per Gwen i morsi sono sempre stati
una delle cose più eccitanti che mai Trent le avesse potuto
fare.
E
beh, stanno insieme da quando avevano sedici anni, quindi il ragazzo
in questione è ben al corrente di questo.
-I-io
dovev-o prep-ah!-rare la cen-ah!- tenta di biascicare Gwen, ma viene
interrotta da un morso più deciso pochi centimetri più
su della clavicola, esattamente sul trapezio, che
che
le fa fremere il corpo e sfuggire un altro gemito, stavolta più
alto e più gratificante per Trent.
Pelle
calda e labbra fredde, perché fuori è inverno. Si sente
annullata, eppure le sensazioni migliori di questa si possono contare
sulla punta delle dita di una mano sola e, guarda un po', tutte
comprendono la presenza di Trent e l'assenza di vestiti.
-Sono
le sette e mezza. Possiamo anche cenare alle nove.-
gongola Trent.
Lei
si gira e lo guarda. Lui, con uno scatto, le dà un bacino
soffice sulle labbra.
-Io
non capirò mai la tua ossessione per questo numero.-
-Come
io non capirò mai la tua ossessione per cenare così
presto.- risponde a tono il ragazzo.
Si
avvicinano e si baciano ancora, ma stavolta più
passionalmente.
Non
esistono briglie, lacci o qualsiasi cosa possa frenarli; ma
d'altronde perché fermarsi? Sono giovani, frequentano i
college che avrebbero voluto frequentare, convivono a Toronto, sono
economicamente stabili e non hanno problemi che vagano per le loro
menti.
Se
vogliono cenare alle nove per poter impiegare un'ora e mezza facendo
altro,
chi è il mondo, per dir loro di non farlo?
-Un
momento.-
Oh.
Appunto.
Trent
si stacca da Gwen, ansioso di sapere perché lei l'abbia
fermato. La ragazza si aggiusta il grembiule da cucina (sì,
esatto. Quello che lui stava per levarle) ed indica il computer
portatile, appoggiato mezzo metro più in là sul piano
dell'isola.
-Stavo
tentando di preparare un piatto un po'... diverso dal solito.-
Sul
monitor c'è la bella faccia di Gordon Ramsey. Trent capisce
tutto al volo.
-Oh,-
mormora, -beh... Potremmo cucinare insieme. E poi... bruciare
le calorie.-
Chi
ha alzato inverosimilmente i riscaldamenti?
Gwen
sente vampate di calore percorrerle il corpo. Inghiotte a vuoto.
Trent porta le mani fredde sui suoi fianchi, coperti da un maglione
nero largo e pesante che lascia scoperte entrambe le spalle; la
solleva e la poggia sul ripiano scuro.
'Fanculo
a Gordon Ramsey, io ti voglio qui ed ora.
Lei
apre un po' di più le gambe per permettergli di avvicinarsi
ancora di più; Trent si alza in punta di piedi per raggiungere
la sua bocca, baciandola con forza. I loro sapori si mischiano mentre
le loro lingue si incontrano, si intrecciano, ballano e lottano,
senza che ci sia simmetria, regola o rimpianto.
-E
poi prendete la pasta filo dal forno, senza scottarvi, ponetela sul
piano infarinato e iniziate a riempirla a strati. Mi raccomando,
assolutamente non mettere a contatto salmone e tonno! Fra questi due
vanno messi almeno altri due strati, di cui uno di sed_CLICK
Gwen
ride, mentre Trent è scocciato.
Il
video si è avviato perché, mentre si sdraiava sul piano
scuro, Gwen ha premuto invio sulla tastiera del portatile e il video
è ripartito da dove si era fermato.
-Ed
ora?- si permette di chiedere il ragazzo, mentre lei ride sempre più
forte.
-Cuciniamo?-
domanda Gwen.
-E
cuciniamo.- risponde a denti stretti lui.
-Mescolate
con attenzione la besciamella a fuoco medio senza che si bruci.
Fuoco. Medio. Non alto, non basso, non spento. Fuoco. Medio. CHIARO?-
-Gwenney,
questo qui ha qualche problema di nervi?- domanda Trent, mentre
mescola attentamente la besciamella a fuoco basso.
-Può
darsi, ma tu hai qualche problema di comprensione!- lo prende in giro
lei, alzando di poco il fuoco.
-Fate
ben attenzione che la pasta filo resti giallo dorato. È
diventata marrone? BUTTATELA. È rimasta giallina come era
nella confezione, quando l'avete aperta? RIAPRITE QUEL MALEDETTO
FORNO E BUTTATECELA DENTRO. È nera? SIETE NEGATI. Prendete un
uovo e fatevelo al tegamino.-
-Sono
sempre più convinto che questo abbia costantemente crisi di
nervi.- mormora Trent.
-Suvvia...
Almeno è bravo a cucinare!- risponde Gwen. Poi apre il forno.
-Merda!-
Sei
fogli di pasta filo marroncini fanno la loro orrenda figura sulla
teglia nera.
-Funghi.
Mi avete ascoltato bene, all'inizio del video? Ho detto funghi
champignon.
Non
cacciate fuori da quegli inutili freezer degli inutili porcini o
degli inutili chiodini. Champignon ho detto e champignon sia. Li
avete presi? Cuoceteli. In padella, poco olio, un po' di prezzemolo e
qualche pinolo.-
-Amore,
qui ci sono solo i chiodini...- esala Gwen.
Trent
l'abbraccia da dietro e le stampa un bacio sull'orecchio sinistro.
-Puoi
usarli comunque. Al massimo il signor Ramsey si rivolterà fra
i fornelli.-
-Immagino
vi siate ormai scordati del riso. Riso per insalate, non prendete
quello per minestroni che poi viene tutto uno schifo. Non l'avete
ancora cotto? Cuocetelo, Dio! Devo sempre dirvi tutto io?-
-Tesoro,
ricordami ancora una volta perché ho scelto proprio un
tutorial di Ramsey.- si dispera la ragazza.
-Non
lo so nemmeno io. E se andassimo sul divano a...-
-No,
Trent. Mancano solo cinque minuti di video.-
Trent
inizia seriamente ad odiare questo cuoco maledetto.
-Finito
il riso? Mantecatelo coi funghi. Man-te-ca-te-lo. Non ho detto “unite
e impappate tutto”. Mantecatelo.-
-Esiste
il verbo 'impappare'?- chiede ad alta voce Trent.
-Non
credo. Ma si può sapere perché ce l'hai tanto con
Gordon?- risponde Gwen.
Lui
si avvicina e le dà un bacio sulla punta del naso.
-Mi
sta impedendo di passare del tempo utile
con te.- sorride.
-Ora
unite tutto così come sto facendo io. Ecco qui... prima il
riso. Poi il salmone. Poi sedano. Poi besc_no, poi funghi. Poi tonno.
Poi altro ris_cazzo, non doveva uscire dal cestino! Poi pinoli.
Infine, besciamella. Buon appetito, da Gordon Ramsey!-
Trent
è sconsolato: i due cestini di pasta filo che ha davanti non
assomigliano per niente a quello del video.
-Possiamo
mangiarli lo stesso. Dopotutto, non possono essere venuti tanto male,
no?- lo incoraggia Gwen. Prende una forchetta e inizia a mangiare dal
proprio cestino.
-Non
è male: assaggialo!- tenta di convincerlo.
Lui
fa lo stesso e oh.
Non
che sia buonissimo come si aspettava, ma ha un retrogusto di amore e
divertimento che è sicuro non sia presente in quello di quel
cuoco maledetto.
Finito
di mangiare e messo in ordine il disastro che hanno provocato in
cucina, l'orologio scatta e nell'aria risuonano nove tocchi.
-Un'ora
e mezza per cucinare e mangiare due cestini? Oh mio Dio.- ridacchia
Trent.
-Già.
Ed ora?- chiede Gwen
-Ed
ora...- sussurra, con una nota di lussuria, Trent. La fa sedere sul
ripiano pulito e si avvicina al suo viso con l'apparente intenzione
di baciarla ancora.
Gwen
rimane stupita quando il ragazzo le bacia gli zigomi, il naso, il
mento e poi scende lungo il collo pallido. I gemiti riempiono
l'ambiente, mentre Trent si dedica minuziosamente a baciare,
succhiare, leccare e mordere il collo di Gwen, cercando quel punto
che l'avrebbe fatta impazzire.
-Divano.-
riesce a mormorare lei, fra un ansato e l'altro.
-No.
Qui ed ora.- risponde Trent, tenendola ferma con entrambe le mani.
Gwen
sguscia via dalla sua presa e lo costringe contro l'isola della
cucina, spingendo il proprio bacino contro quello di Trent e oh,
allora non è l'unica ad essere eccitata.
Proprio
per niente.
Attacca
il collo del ragazzo, riservandogli lo stesso, minuzioso trattamento
che lui aveva riservato a lei un attimo prima. Nell'intento di
avvicinarsi ancora di più a lui, dà una seconda spinta
con il bacino verso di lui, ottenendo un gratificante fallo
di nuovo, ti prego! e
dando il via ad una lunga serie di spinte e strusciamenti, alla
ricerca dell'angolazione giusta.
-Gwen...
i-io...-
Oh,
lei conosce quel tono. Lo riconoscerebbe fra mille.
-Io
direi che siamo troppo vestiti.- taglia corto lei, quasi senza fiato.
-Mi
sembra un'ottima osservazione.- asserisce Trent, alzandole il bordo
del maglione.
Il
ripiano di marmo è freddo e la schiena calda di Gwen quasi
sfrigola per il contrasto di calore, ma nulla ha più
importanza quando c'è un Trent con gli occhi scuriti e senza
maglietta (senza vestiti)
a pochi millimetri da lei.
Note
dell'autrice.
Coff-coff.
Questa
è la cosa più vicina allo smut che io abbia mai scritto
:O
Essenzialmente,
avevo voglia di scrivere un po' di porcate :'D
Sarò
breve perché devo scappare, quindi:
Mi
auguro fortemente che vi sia piaciuta e... Boh. Niente recensioni
agli scorsi due capitoli, mi ci fate stare un po' male.
…
Pazienza,
su.
Me
ne farò una ragione :/
A
domani! ♥
|
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Capitolo 5 *** Dalton ***
Gwent
Week
Fandom:
A Tutto Reality-Total Drama
Autore:
Clover DreamOn
Titolo:
Dalton Prompt: Studenti in una scuola privata (dato
da Clover
DreamOn)
Beta:
Nemmeno l'ombra. Argh.
Personaggi:
Trent, Gwen, Noah, Katie, Sadie
from
TD;
OC from
YGARTL;
Blaine A., Kurt H.,
Jeff S., Nick D. from
Glee
Tipo
di coppia: Het, [Slash accennato, ma che regna e regnerà
sempre]
Coppie:
Trent/Gwen, [Kurt/Blaine,
Jeff/Nick, Noah/OC accennate]
Genere:
generale (?)
Rating:
Lievemente arancione (?)
Avvertimenti:
Crossover con Glee (*-*). il Sebastian qui riportato non è
quello di Glee, ma quello di You've
Got a Reason to Live, una delle mie ultime storie. (AHAHAHAH,
smapistheway♥)
Il
solito, odioso, inevitabile OOC di Noah :(
Contoparole:
1753
Note:
quinta
delle sette shot della Gwent Week. Oh, giusto per farvi capire di chi
si parla:
Blaine (amatelo *_*)
Kurt (asjfhdkgd *no words*)
Jeff (spupazzatelo *_*)
Nick (adoratelo *_*)
Prima
di iniziare, guardate la coreografia di questo
video :)
Per
chi non lo sapesse, usignoli
e warblers
sono
la stessa cosa :3
Dalton
-Ehi,
Trent!-
Jeff,
Noah e Blaine si avvicinano al ragazzo con un caffè a testa in
mano.
-Possiamo
sederci?- domanda il biondo, educatamente.
Ad
un cenno di sì con la testa di Trent, i tre si siedono ed
appoggiano i tre bicchieri di caffè, ormai vuoti, vicino a
quello del moro, vuoto anch'esso.
Trent
è strano, in questo periodo. Da quando è entrato negli
Usignoli ha trovato nuovi amici (e lasciato da parte i vecchi, che
non erano propriamente buone frequentazioni), ha affinato le sue
qualità canore già prima particolarmente buone, ha
ottenuto un assolo per le Regionali, che poi hanno vinto; eppure è
come se gli mancasse qualcosa di essenziale.
Noah,
il suo migliore amico, se n'è accorto subito.
-Cos'hai,
Trent?-
-Nulla.-
-Smettila,-
si intromette Blaine, -mi rifiuto di credere che sia un mese e mezzo
che tu non abbia nulla.-
-Blainers
ha ragione.- approva Jeff.
-Trent,
se hai qualcosa... Beh, noi siamo qui.- riprende a parlare Blaine,
poggiandogli una mano sulla spalla e stringendo.
-Usignolo
una volta, Usignolo per sempre. Siamo i tuoi amici e lo resteremo
sempre, non importa cosa ti stia succedendo o cosa potrebbe
succederti.- gli ricorda Jeff.
Noah
si limita a lanciargli uno sguardo che vuole sembrare incoraggiante.
E,
forse proprio perché sente di doversi liberare, Trent inizia a
parlare.
-C'è...
Questa ragazza. Frequenta la Crawford Country Day. L'avrò
vista tre volte in tutto, ma...-
-Fammi
indovinare: stai male se non la vedi per più di due giorni,
nella tua testa esplodono fuochi d'artificio se la becchi a guardarti
e, se solo sapessi il suo nome e il suo cognome, scriveresti
continuamente
sui bordi del quaderno di chimica o su quello di francese
accostamenti melensi come il
tuo nome più il suo cognome e
il
suo nome più il tuo cognome.-
Kurt
è appena arrivato, sveglio com'è ci ha messo una
manciata di secondi a capire il tutto e ha deciso di dare una mano a
modo suo
all'amico. Dopotutto, lui e Trent sono gli ultimi acquisti degli
Usignoli, hanno legato immediatamente anche per solidarietà
fra nuovi.
-Come
lo sai?- gli domanda, scioccato, il moro.
-Diciamo
che... Sono in una situazione simile. Con la differenza che conosco
nome e cognome del mio principe azzurro.- sospira Kurt.
È
bello come, alla Dalton, la tolleranza sia così alta da
permettere ad un giovane gay di parlare della propria cotta senza
dover temere botte o spinte.
Blaine
arrossisce.
-Lo
conosco? È bello? Sta in questa scuola? Almeno è gay,
Kurt?-
-Non
stavamo parlando di Trent?- lo interrompe Noah. Kurt gli fa un
occhiolino: è innamorato di Blaine da due lunghissimi mesi, ma
non ha trovato il coraggio di dirglielo ed ha iniziato a dubitare
fortemente che potrebbe trovarlo.
Peccato
che non sappia che il sentimento sia totalmente ricambiato.
-Comunque...
Beh. Sono innamorato di lei. Senza speranza.-
-Chi
è innamorato di chi?- domanda Nick, che è appena
sopraggiunto.
-Posso
sedermi?- chiede, poi.
-Certo!-
Jeff sorride e si batte qualche pacca sulle cosce, invitando il moro
a sedersi sulle sue gambe. Nick gli appoggia un bacio leggero sulle
labbra.
-Così
ti sfondo i femori, Jeffie.-
Prende
una sedia e si mette vicino al biondo.
-A
Trent piace una ragazza della Crawford.- dice Noah, per informarlo.
-Ti
piace una ragazza? E cosa ci fai fra i Warblers?- ridacchia Nick.
Trent
ride amaramente.
-Solo
perché tu e Sterling siete stati amici con benefici per due
anni ed ora finalmente vi siete dichiarati l'uno all'altro ed anche
Kurt e Blaine giocano per la vostra squadra non vuol dire che per
entrare negli Usignoli si debba essere gay!- sottolinea Noah.
-Sì,
Noah. E Sebastian Arrowsmith è solo un amico. Ti prego.- lo
punzecchia Blaine.
-Esatto.
Un amico.- afferma il castano, ma è arrossito visibilmente di
almeno quattro toni.
-Un
amico molto speciale...- ammicca Jeff.
-Andatevene
a fanculo tutti quanti!- risponde Noah.
-E
comunque, non sono l'unico etero fra i Warblers. Alejandro e Geoff
hanno le ragazze, Brick è innamorato di una ragazza e Tyler è
impicciato con una della Crawford!- puntualizza Trent.
-Grazie
per non avermi citato, eh.- lo rimprovera il suo migliore amico.
-Tu
fai parte degli ambigui.- sorride il moro, guadagnandosi uno
scappellotto leggero.
In
quel momento, Sebastian, un bel ragazzo dai ricci biondi e gli occhi
verde prato, scorge Noah da due tavoli più in là e gli
regala un sorriso mozzafiato e un occhiolino. Il castano arrossisce
ancor di più, sentendo dei brividi scendergli lungo la
schiena, mentre si ripete di mandare a quel paese anche Bas. Magari
fra il terzo e il quarto round,
aggiunge mentalmente.
-Amici.
Mh.- fa Nick, che si è accorto dello scambio di sguardi.
-Comunque,
ho un'idea per Trent.- si illumina Blaine, attirando su di sé
gli sguardi di tutti i ragazzi al tavolo.
-Invitiamo
le ragazze della Crawford a vedere un nostro numero. Ne conosco un
paio, posso chiedere loro di convincere quella che piace a te,
qualora non volesse venire.-
A
Trent si illuminano gli occhi.
-Lo
faresti?-
-Farei
di tutto per te.- sorride Blaine. Kurt inizia a tossire, infilando la
parola etero
fra un colpo e l'altro.
-Kurtie,
tranquillo: Blainers non è innamorato di Trent... Lo sappiamo
tutti che ha occhi solo per te.- insinua Jeff, che si è
accorto, come tutti gli altri, della chimica esplosiva e della
tensione che c'è fra i due.
Blaine
si strozza con la saliva.
-Eh?
Io-no. No, assolutamente no. Cioè... Sì. Non mi piace
Trent. Nemmeno un po'. Ma io-no-io...-
-Sì,
Blaine. Ottima esposizione. Ora, parliamo dell'esibizione. Cosa
cantiamo?- taglia corto Noah.
Mentre
i ragazzi pensano a qualche proposta, Blaine accosta la bocca
all'orecchio di Trent.
-Descrivimela.
Per domani ti porto un nome e un cognome.-
Trent
appoggia la testa sulla spalla del ragazzo.
-Sei
un amico, Blainers.-
Gwen
McCord. Non suona nemmeno male.
-...
Vogliamo far sì che le vostre ginocchia tremino, per quanto
possa essere sexy il nostro numero, e...-
Trent
non sta ascoltando le parole di Blaine: sa già cosa sta
dicendo, dato che l'hanno deciso tutti e cinque insieme.
Cerca
con lo sguardo fra le ragazze e, oh, eccola lì.
Bella
come non mai, anche con lo sguardo scocciato, probabilmente perché
odia la gonna dell'uniforme. Anche con un maglione scuro a coprire le
sue forme, con l'eyeliner leggermente colato perché fuori
piove o con quella ciocca fuori posto.
La
musica parte e tutto va al suo posto.
I
ragazzi salgono sulle impalcature e saltano, muovendosi con
un'armonia spiazzante, lanciando sguardi carichi di sensualità
alle
ragazze.
Blaine
inizia a cantare, unendo la sua voce a quella degli altri Warblers.
Il
ragazzo ha insistito molto perché fosse Trent uno dei due
solisti, ma questi ha preferito rimanere nel coro, per poter lanciare
sguardi più discreti a Gwen.
Kurt
inizia la sua strofa, lanciando sguardi a Blaine che vorrebbero tanto
sembrare sguardi sexy, ma che in realtà assomigliano più
agli sguardi di uno che sta patendo l'impossibile a causa di una
colite.
Trent
approfitta del fatto che tutte le ragazze stiano fissando i due per
esibirsi in una ruota perfetta alle loro spalle e wow. Gwen l'ha
guardato. Lo sta guardando ancora.
Kurt
e Blaine salgono sulle impalcature, fino ad arrivare alla cima. Poco
prima dell'ultimo scalino, si piegano all'indietro sulle sbarre di
ferro e Blaine ha quasi un mancamento, perché, Dio, Kurt è
estremamente flessibile e tutto, in quel momento, sta provvedendo a
portare i suoi ormoni alle stelle.
Jeff
e Nick si levano il blazer, seguiti da altri ragazzi, ma Trent non ha
il coraggio di farlo. Vede, anzi, che Gwen sembra annoiarsi, così
le si avvicina. Sta per parlare, ma in quel momento Blaine e Kurt
azionano la macchina della schiuma e un milione di bollicine li
circondano, mentre tutti iniziano a lanciarsi palloni colorati.
Trent
smette di cantare e, per la prima volta, le rivolge la parola,
consapevole del fatto che lei l'abbia guardato per quasi tutta
l'esibizione.
-Ti
annoi?-
-Non
è il mio genere di cose!- risponde lei.
Due
ragazze con la stessa acconciatura e almeno quaranta chili di
differenza si avvicinano a loro.
-Sei
stato fantastico!-
-Sì,
decisamente fantastico!-
Gwen
alza gli occhi. Trent la vede e, Dio, deve decidere in fretta.
L'azione sbagliata potrebbe comportare l'armageddon dei suoi
sentimenti.
La
prende per mano.
-Vieni
con me. Ti porto in un posto dove c'è più silenzio e
meno schiuma!- propone.
Lei
lo guarda confusa, ma poi decide di seguirlo: dopotutto, è
innamorata di lui da quando l'ha visto passare nel cortile in comune
tra la Dalton e la Crawford.
Qualche
minuto dopo, i due ragazzi stanno seduti nel caffè della
Dalton ed hanno un bicchiere ciascuno. Latte macchiato al caramello
per Trent, cappuccino medio scremato per Gwen.
-Non
sapevo stessi fra gli Usignoli.- inizia la ragazza.
-Io...
Già. Sono uno degli ultimi acquisti.- mormora lui.
-Bello
il numero.- sussurra lei, arrossendo.
-G-grazie?-
risponde il moro.
-Comunque,
Trent.- si presenta.
-Gwen.
P-piacere?- balbetta, tentando di non pensare al fatto che il Warbler
lì davanti si è appena esibito nella coreografia più
sexy che avesse mai visto.
-Il
piacere è tutto mio.-
Sono
entrambi arrossiti, tanto per cambiare, ma riescono comunque a
portare avanti una conversazione decente, che fa perdere loro la
concezione del tempo.
Il
meraviglioso orologio a pendolo della caffetteria (un orologio a
pendolo in una caffetteria? Davvero, signor Dalton?) suona le due
del pomeriggio e Gwen si accorge di essere sparita per un'ora e mezza
dalle sue compagne di scuola.
-Io
devo scappare. Mi staranno cercando in ogni angolo.- sussurra
velocemente, poi fa per alzarsi.
-Aspetta.-
la ferma Trent. Prende un pennarello nero dalla tasca del blazer e
scrive sul bicchere del cappuccino di Gwen una serie di numeri.
-Casomai
ti andasse un altro numero...- biascica.
Gwen
lo guarda confusa: di che numero parla?
-Cioè...
esibizione. O cappuccino. O chiacchierata. O...-
-Credo
di aver inteso. Beh... ok. Magari ti chiamo io, Trent Warbler.-
-Non
sarebbe una cattiva idea.-
Gwen
si permette di guardarlo negli occhi e, Dio, quelli non sono occhi.
Assomigliano più a stelle.
La
ragazza si alza, ma Trent è il primo a correre via. Sullo
schermo del suo telefono compaiono qualcosa come dieci chiamate perse
e quindici messaggi, tutti dei suoi amici.
-Trent,
aspetta!- gli grida dietro la ragazza: il moro le ha lasciato
inconsciamente il pennarello.
Purtroppo,
lui non l'ha sentita, e tutto quello che Gwen può fare e
tenersi il pennarello e il bicchiere.
Bicchiere
che, oh, non riporta scritto solo un numero di telefono.
Ora
che hai non solo il mio numero, ma anche il mio pennarello, ho una
scusa per rivederti.
T.
Note
dell'autrice.
Sono
in ritardo :O Vi chiedo scusa.
… La
mia prima crossover *si commuove*
È
stata abbastanza chiara? Spero che i personaggi di Glee vi siano
piaciuti *-----* Io li amo.
Nel
senso che avrò una seconda vita e diventerò Nick così
potrò stare con Jeff.
AHAHAHHA,
troppi vaneggiamenti :O
Comunque...
Beh. Anche questa è andata *-*
Ora
corro a leggere quella del Saggius, che presenta anch'essa la
Dalton.
*fugge
via*
REVIEWS
MAKE CLOCLO HAPPY :)
Awwww,
avete iniziato a farvi sentire *-*
Tanto
amore per voi ♥ -E soprattutto per Amor ♥-
|
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