Seven days of Gwentness

di Clover GD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ticket ***
Capitolo 2: *** Flauto di Pan ***
Capitolo 3: *** Centodue ***
Capitolo 4: *** Cestini di Pasta Filo ***
Capitolo 5: *** Dalton ***



Capitolo 1
*** Ticket ***


Gwent Week



Fandom: A Tutto Reality-Total Drama

Autore: Clover DreamOn

Titolo: Ticket
Prompt: Mattino invernale (dato da Greenade)

Beta: Nessuno (zanzanzan! Sarà venuta bene?)

Personaggi: Trent, Gwen, Megan (la madre)

Tipo di coppia: Het

Coppie: Trent/Gwen

Genere: Lieve angst all'inizio, romantico

Rating: Verde

Avvertimenti: Fluff, fluff everywhere

Contoparole: 1263

Note: prima delle sette shot della Gwent Week




Ticket


La mattina del ventitré Dicembre è fatta per lasciare che ogni studente tiri un sospiro di sollievo al termine del conto alla rovescia per l'inizio delle vacanze di Natale che parte dal tredici o giù di lì. Gwen, però, non si sente allegra e libera da qualsivoglia impegno, anzi: sente un pesante masso gravarle costantemente sullo stomaco, in procinto di scendere verso l'intestino e stabilizzarsi lì. Se pochi mesi fa le avessero detto che si sarebbe trovata in queste condizioni, sarebbe solo scoppiata a ridere in faccia all'interlocutore, ma ora tutto quello che riesce a provare è uno strano miscuglio fra tristezza ed oppressione.

È così strano come un bigliettino possa rovinare una giornata” pensa ormai incessantemente da giorni. Solo il venti Dicembre, Trent le ha scritto, durante la lezione di spagnolo, che per le vacanze di Natale prenderà il solito volo oltreoceano per tornare a Praga, da sua madre, dal momento che vive per tutto il resto dell'anno con il padre a Toronto.

Sta' tranquilla,” ha scritto, “sto via solo per le vacanze. Tornerò, come tutte le volte ♥”

E, se prima ha sperato che quei tre giorni non passassero mai, adesso Gwen non fa altro che sperare che queste vacanze passino in fretta.

Sta accoccolata sul divano con le gambe piegate e le ginocchia al mento senza nemmeno la forza di distendere il volto in un finto sorriso: l'assenza di Trent da già male. È strano, perché non è la prima volta che si sveglia senza di lui: non vivono insieme, si vedono a scuola e nel pomeriggio, quindi lei non è mai stata avvezza a svegliarsi con lui accanto. L'unica cosa è che già sa che sarà difficile sentirsi, perché telefonare dall'Europa con il cellulare ha un costo piuttosto elevato, nella casa della madre di Trent internet è disponibile solo quando il vecchio modem si ricorda di funzionare e il telefono fisso di casa Novàk è costantemente occupato.

La madre le dà un bacio sulla guancia e le porge una tazza di cioccolata bianca e densa, proprio come le piace; il fratello, più grande di lei di sei anni, sta ancora dormendo; Brownie, il gatto dal colore che ricorda il cioccolato fondente, si è acciambellato sul tappeto verde scuro e avorio, delicatamente steso sul parquet che ha pressapoco la stessa tonalità di Brownie.

-Qualche problema, tesoro?- chiede Megan, che, dall'alto dei suoi quarantasett'anni, riesce a capire con un solo sguardo se per Gwen c'è qualcosa che non va.

-No, mamma. Va tutto bene.- si ostina a mentire lei, appoggiando la tazza sul tavolino al lato del divano blu notte, aspettando che si raffreddi di quel poco che le consentirà di berne il contenuto, e si china a prendere in braccio Brownie per coccolarlo. Il micione si fa accarezzare socchiudendo gli occhi, mentre comincia rumorosamente a fare le fusa.

Il fatto è che Gwen sta mentendo anche a se stessa, perché non va tutto bene per niente.

Il camino di pietra nera, dirimpetto al divano, lascia che il legno bruci lentamente, producendo quel rumore scoppiettante che assomiglia a quello che sta facendo l'anima di Gwen, mentre si consuma piano nello sconforto.

Non ha voglia di passare il Natale senza Trent.

La madre le dà un bacio tenero sulla guancia e poi le indica la tazza.

-Dovresti bere, tra poco sarà troppo fredda.- le consiglia, prima di sparire oltre la porta del corridoio che porta alla zona notte della casa.

Lei prende la tazza e la rigira fra le mani, beandosi dell'ultima cosa piacevole che le è rimasta: il calore. Che sia poi il calore della tazza o quello delle labbra della madre, beh, sempre di calore si tratta.

Beve la cioccolata a piccoli sorsi, lasciando che il liquido denso le scivoli in gola, scaldandole il corpo. Purtroppo, però, questo non allevia il peso ghiacciato che sente sullo stomaco.

Brownie continua a farsi coccolare, strusciando la testolina marrone scura contro il pigiama nero di almeno tre taglie più grandi di Gwen.

Finita la cioccolata, si alza per andare a mettere la tazza in cucina, poi si dirige verso la propria stanza, desiderosa di rimettersi sotto il piumone, alla ricerca di altro calore, perché quello della madre e quello della bevanda calda non bastano più.

C'è solo un problema.

-Mamma?- la chiama, -Cosa ci fa una valigia chiusa sul mio letto?-

La madre arriva trafelata nella sua stanza.

-Oddio, Gwenney, f-forse non avresti dovuto vederla fino a...-

Il trillo del campanello di casa Fahlenbock distoglie Gwen dai suoi pensieri. La faccenda sta diventando sempre più strana.

-Chi cazzo è a quest'ora?- mugugna Kevin, che si è appena svegliato.

-Tesoro, sono le dieci e mezza, non è poi così tanto tardi.- gli risponde, con ferma gentilezza, Megan.

Gwen, intanto, ha oltrepassato la porta del corridoio e si sta dirigendo verso quella imponente dell'ingresso, pronta a far scattare il paletto e aprirla.

Il clang della maniglia sbloccata riempie le orecchie di Megan.

-Trent?-

Una manciata di secondi dopo, Gwen si rende conto di chi ha davanti.

E non rimane ferma nemmeno per un secondo in più.





Gwen abbraccia Trent stringendolo come se stesse per scomparire.

-Che ti succede?- domanda lui.

Gwen non è mai stata così espansiva.

-Pensavo che il tuo aereo fosse partito ieri notte.- dice lei, incurante di non sembrare la Gwen che è sempre stata.

E poi Trent tira fuori una busta da lettere rossa con un fiocco verde e dorato e Gwen collega tutti i pezzi del puzzle.

Dentro la busta c'è un biglietto dell'American Airlines con il suo nome.

La madre compare dalla porta scura del corridoio con la valigia della ragazza.

-Immagino tu ti debba vestire, tesoro. Il vostro aereo parte fra quattro ore, abbiamo due ore per correre in aeroporto.-

La ragazza guarda prima Trent, poi Megan. Poi di nuovo Trent. Poi un'altra volta Megan.

-Tu lo sapevi!- sibila, indicando la madre.

-Sì che lo sapevo. La madre di Trent mi ha telefonato proponendomi tutto e ci siamo accordate per bene; avete solo diciassette anni, non potete fare tutte queste cose da soli!-

Gwen si gira verso Trent.

-E anche tu lo sapevi! Perché mi hai scritto quel dannato bigliettino?-

-Ho chiamato mia madre ieri mattina e lei mi ha consigliato di far venire anche te. Così ho cambiato biglietto e, sai, ne ho preso uno anche per te. Beh, meglio così, non sapevo che farti per Natale...- balbetta il moro.

Lei gli salta al collo, abbracciandolo. Poi lo bacia, lo bacia come se non ci fosse un domani.

-Io... vi lascio soli. Dovrete, uhm, sì. Parlarne. Ma ricordati che fra mezz'ora usciamo, Gwenney.-

I due ragazzi continuano a baciarsi, incuranti di Brownie, che li sta guardando fissi ormai da qualche minuto.

Trent ha lasciato cadere la sua valigia (aveva una valigia? Perché Gwen non se n'era accorta?) e sta stringendo i fianchi di Gwen con una stretta stranamente possessiva e magari dopo lei potrebbe trovarsi qualche segno rosso sulla pelle candida del bacino, ma che importa?, Trent è lì.

Dopo un po' si staccano, a malincuore, perché mezz'ora è composta solo da trenta minuti, Gwen deve anche prepararsi per uscire.





Ventisette minuti dopo, stanno tutti e tre in macchina.

Duecentoquaranta minuti dopo, Gwen e Trent si stanno tenendo la mano sull'aereo, che è già decollato da tre minuti.

E sono stanchi, perché è stata una mattina impegnativa, quindi cadono in un sonno tanto leggero da lasciarli scuotere ad ogni sbalzo dell'aereo, senza che ci sia nemmeno il tempo di un ultimo ti amo, prima che l'America scompaia dai loro sguardi per far posto all'Europa.





Note dell'autrice.

Buongiorno (/sera) a tutti, io sono Clover e la parte razionale del mio cervello è stata risucchiata dal troppo fluff di questa storia.

No, seriamente. Ho sgravato, vero?

Non vogliatemi male. Sono maledettamente dipendente dal fluff, se non ne leggo abbastanza mi si intristisce la giornata 3:

In più, in questo momento sta piovendo, ed io ho bisogno di coccole e affetto.

Uhm, sì. Sto esagerando.


Parliamo un momento di questa Gwent Week.

Durante questi sette giorni (sette giorni... *ripete con tono minaccioso*), sarete deliziati da una One Shot al dì da un bel po' di autori, tutte incentrate sulla Gwent.

Sarà una settimana lunga e piena di recensioni, perché, come molti di voi ben sanno, quando le recensioni non ci sono, la volontà di continuare a scrivere diminuisce.

Sono direttamente proporzionali, non ci possiamo fare nulla.

Io, dal canto mio, mi impegnerò a recensire tutto ciò che leggo e mi piace. (Sto esagerando anche ora? Fermatemi.)

E... Nulla, volevo dire solo questo.

ReCeNzIoNaTeMi TuTtI mI rAkKoMnD!

Ah-ehm, no. Non sto elemosinando nulla.

E recenzionatemi non è nemmeno una parola.

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Capitolo 2
*** Flauto di Pan ***


Gwent Week



Fandom: A Tutto Reality-Total Drama

Autore: Clover DreamOn

Titolo: Flauto di Pan
Prompt: Negozio di Musica (dato da Set_WingedWarrior)

Beta: Hybrid, che mi ha betato l'IC di Gwen. TI AMO

Personaggi: Trent, Gwen

Tipo di coppia: Het

Coppie: Trent/Gwen

Genere: Romantico

Rating: Verde

Avvertimenti: non ho praticamente la minima idea di come sia un liutaio, per davvero, quindi mi sono affidata a delle semplici immagini. Fluff estremo, uso improprio di nomi da strumenti, attrezzatura da liutaio praticamente improvvisata, AU e, oh, Gwen è un po' troppo OOC, nonostante la mia bellissima beta.

Contoparole: 1410

Note: seconda delle sette shot della Gwent Week




Flauto di Pan


È strano come la fila dal liutaio sia lunga” pensa Gwen, mentre si stringe nel suo cappotto di tessuto pressato grigio scuro. Fa un freddo asfissiante e nevica; l'idea non le dispiacerebbe affatto, se non fosse che ci sono già tre persone in coda prima di lei, mentre una quarta sta riprendendo il suo violino che il bellissimo ragazzo dietro al bancone – Gwen lo conosce da tempo, ma non riesce mai a ricordare se sia un apprendista o un semplice cassiere – le sta consegnando, trillando cose simili a oh, Alan, finalmente sei tornato da mammina!.

Come si fa a chiamare il proprio violino Alan?

Gwen rimane allibita qualche secondo, ma subito dopo si ricorda del flauto di Pan che tiene stretto fra le mani: anche lui ha un nome e si suppone che una ragazza che abbia chiamato il proprio flauto Psycho non possa aver nulla da ridire sui nomi che altre persone danno ai propri strumenti.

Venti minuti dopo, finalmente, è arrivato il suo turno.

Trent, il ragazzo di venti minuti prima, le fa cenno di avvicinarsi.

-Cosa è successo a Psycho, stavolta?- le chiede con un sorriso così dolce che riuscirebbe senza scrupoli a sciogliere anche la neve più ferma e ghiacciata nascosta nell'ultimo freddo marciapiede di Toronto.

Anche Gwen gli sorride: in due mesi è la terza volta che si reca lì, ma sempre per motivi differenti: la prima volta perché si era sfondata la quarta canna, la seconda perché le canne sotto non suonavano bene ed ora... beh. Ora la prima canna, quella col suono più grave, si è scollata. Per non parlare, poi, di tutte le volte che ha semplicemente allungato la strada per passare fuori dal negozio e gettare un paio di occhiatine al suo interno, al solo scopo di vederlo lavorare.


Cosa le stia succedendo è rimasto un mistero.

Gwen non è così, non è mai stata così. Eppure, da quando conosce Trent, nulla è più come prima. Le ha sconvolto la vita senza saperlo e, forse, senza nemmeno volerlo; è rimasto fermo ma ha smosso tutto.


-La prima canna si è scollata.- risponde velocemente lei. Non ha molta voglia di chiacchierare, perché è convinta che lui si sia accorto dei numerosi, lunghissimi sguardi.

Come se fossero stati lunghissimi sguardi, poi.

Suvvia.

Al massimo, sbirciatine accessorie durante una passeggiata.

Gwen apre la sacca di feltro e tira fuori l'elegante flauto di Pan in canna chiara per mostrare al moro il problema.

-Da' qua.- le ordina Trent.

Lei esegue senza spicciare una parola, incantata dai suoi occhi.

Accidenti a Trent, che le ha scombussolato la mente e le azioni. Parte razionale del cervello, dove sei?

I suddetti occhi, verdi come il nastrino delicato che cinge le canne dello strumento, brillano come non mai.

-Non è una bruttissima situazione. Dieci minuti e te lo rincollo.- asserisce il ragazzo, guardando con occhio critico il flauto fra le sue mani.

-Ma avrai altri clienti!- balbetta lei, con un'insana indecisione fra il continuare a fissarlo e lo scappare urlando.

-Ma tu sei un cliente gold. È la terza volta in due mesi che vieni.- le sussurra lui.

Sta flirtando?

Trent sta veramente flirtando?

Dio. Sta flirtando davvero.

Perché lo sta facendo, giusto?

-Quindi me lo rincolli tu?- domanda lei, spezzando l'atmosfera.

-Sì. In due mesi non ti sei mai accorta che sono un apprendista?- le chiede, divertito, Trent.

Gwen arrossisce.

-In realtà no.-

-Vuoi vedere come si fa?- propone, tutto d'un tratto, il ragazzo.

E questo cos'è?

Sta maledettamente flirtando?

Si, sta flirtando.

Dio.

Neuroni, quale dannatissima fine avete fatto?

-Gwen?-

Oh. La ragazza deve essersi persa alla ricerca dei suoi ultimi neuroni funzionanti per qualche secondo di troppo, perché Trent ora sta ridacchiando e la sta guardando.

-S-sì. Non sarebbe male. Uhm. Ottima idea.- biascica, per poi seguirlo nel retro.


Gwen non è mai entrata nel retro di un liutaio, per questo rimane stupita da ciò che vede: cinque o sei tra violini e viole vicini a un tavolo scuro con un telo avorio che copre qualcosa a cui Gwen non riesce a risalire, scorte di lucido, cera e pece, crini per gli archetti e poi colla, spatoline e pialle; all'angolo opposto c'è un altro tavolo più chiaro coperto da un telo azzurro pastello con guanti di plastica, fazzoletti e altre boccette di colla. Dinnanzi a loro, un terzo tavolo di un colore che ricorda quello della balsa, coperto da un telo plastificato rosso bordeaux, con su un attrezzo che sembra il calco di un flauto di pan. Il tutto è condito da una buona dose di pulviscolo biancastro, come se le particelle sollevate dalle piallatrici mobili non accennassero minimamente a scendere a terra per posarsi sul pavimento di mattonelle scure.

Corredato da pareti tinteggiate di nero, alle quali sono appoggiati scaffali su scaffali con di tutto e di più sopra, il posto è così rilassante che lei nemmeno si accorge di Trent, che le ha indicato una sedia accanto al tavolo più chiaro di tutti.

-Siediti, ti mostro come si rincolla una canna.- le dice il moro, parlando a voce bassa.

Non è un sospiro sensuale o che altro, è semplicemente un sospiro dato dal fatto che il luogo sia così intimo che, pur essendo abbastanza spazioso, non consente un tono di voce più alto di una manciata di decibel.

Sarebbe bellissimo suonarci una delle sue amate melodie, pensa Gwen, mentre si siede, con aria assente.

Trent prende il flauto e lo appoggia delicatamente, nemmeno fosse fatto di platino e cristallo, su quello che ormai Gwen ha rinominato calco.

Sai benissimo che non è un calco.

Sì, lo so. Ma tanto la parte razionale del mio cervello è andata a puttane venti minuti fa.

-Dunque, per questo tipo di legno serve una colla particolare, che si chiama...-

-Cos'è quello?- lo interrompe lei, indicando la figura sotto il telo avorio.

A Trent si illuminano gli occhi. Di nuovo.

-Oh... quello.-

Si avvicina lentamente al ripiano, prende fra due dita il telo e lo solleva lentamente, come se lo stesse rimuovendo da una reliquia preziosissima.

Gwen sgrana gli occhi neri e profondi: quello ha tutta l'aria di essere un violoncello senza il pannello di legno a chiuderlo.

-Questo è la mia creatura. Lo sto costruendo da un mese e mezzo; Devon ha detto che se mi verrà bene potrò costruirne altri e tenermi questo.-

Devon.

Chi è Devon?

Oh.

Al momento, non ha importanza.

Trent si china verso il ripiano sotto al tavolo (aveva due ripiani? Bene. Gwen non aveva notato nemmeno questo) e prende un pezzo di legno tenero e rossiccio: il pezzo mancante.

Ha una sola delle due fessure ai lati del ponte, ma lei lo trova comunque affascinante.

-Vedi? Devo solo finire la seconda fessura, poi lo incollo e Devon lo valuterà.-

I due si sono fatti terribilmente vicini.

-Il... il flauto.- riesce a balbettare lei.

-Sì. Il flauto.- conviene Trent.


Si avvicinano di nuovo al tavolo dove è poggiato lo strumento.

Trent prende un particolare tubetto di colla, si mette i guanti di plastica e comincia a lavorare. Si spreme un minimo di colla sul dorso della mano rivestita di lattice, ci passa un pennello dalle setole ruvide per impregnarlo e comincia a passarlo sulla parte incriminata del flauto.

-Si fa in questo modo... Poi si prende la canna e la si preme contro la colla.- spiega, mentre si accinge a fare le azioni descritte.

Mentre tiene premuti flauto e canna, gira una chiavetta sul lato del calco (non è un calco, perché si ostina a chiamarlo così?), che stringe il tutto e lo tiene ben pressato.

Gwen gli si è fatta vicinissima.

Trent inghiotte a vuoto.

-Così. La colla è a presa rapida, quindi fra un paio di minuti dovrebbe essere fissato... Poi va lasciato asciugare bene per altri quindici minuti, infine lo luciderò e te lo ridarò. Psycho starà bene.- sussurra con un tono ancora più basso di quello che ha usato fino a quel momento.

Il silenzio si fa opprimente per qualche minuto. Trent leva il flauto dall'attrezzo.

-Coincidono?- chiede lei.

-Cosa?-

-Le canne di Psycho.-

-Coincidono.- sussurra lui, senza però controllare.

Sono davvero troppo vicini.


Assomiglia al momento in cui la vocina della coscienza dovrebbe sussurrare carpe diem all'orecchio di ognuno.

E Trent l'attimo lo coglie eccome.

Bastano tre centimetri, tre minuscoli centimetri, per portare le sue labbra e quelle di Gwen a combaciare.

-Ora coincidono?-

-Cosa?-

-Queste.- mormora Trent, un attimo prima di baciarla di nuovo.





Note dell'autrice.

Buongiorno (/sera) di nuovo a tutti, io sono sempre Clover e Gwen mi sta cercando per vendicarsi per come l'ho resa.

No, non è vero. Sta solo venendo qui a darmi coccole e amore.

E tu continua a crederci.

However... Piaciuta la shot?

Ho sempre amato l'idea di scrivere qualcosa con un liutaio di mezzo (?) e qual migliore occasione?

Specialmente perché oggi e Domenica e domani inizia la week, ergo ho solo un giorno per scrivere millanta shots. Non ho il tempo materiale per pensare ad altro D:

(Oh, ho scritto che oggi è Domenica e voi leggerete il tutto di Martedì. Non serve che io vi spieghi che l'angolo autore e la storia li ho scritti effettivamente Domenica, quindi non servono frecciatine come ehi, non ti sei accorta di stare qualche giorno indietro col calendario?, dico bene?)


Rubo una parte di angolo autrice per dichiarare il mio amore immenso alla mia Hybrid ♥

HYBVER IS SO ON, BITCHES!

(Siamo veramente una coppia, eh. Con tanto di fedi al dito.)


E... Niente. Recensite, se ne avete voglia :*


A domani *^*

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Capitolo 3
*** Centodue ***


Gwent Week



Fandom: A Tutto Reality-Total Drama

Autore: Clover DreamOn

Titolo: Centodue
Prompt: Studenti in autobus al ritorno da scuola (dato da Edelvais)

Beta: Nemmeno l'ombra. Argh.

Personaggi: Trent, Gwen

Tipo di coppia: Het

Coppie: Trent/Gwen

Genere: generale

Rating: verde

Avvertimenti: ---

Contoparole: 1216

Note: terza delle sette shot della Gwent Week



Centodue


Ci sono studenti che, appena usciti da scuola, per motivi che possono essere i più vari, afferrano la cartella e corrono verso la fermata dell'autobus.

Tu magari sei appena uscito dall'università lì accanto, o li vedi dalla finestra ampia di un ufficio, e non riesci comunque a capire perché corrano così velocemente.

Forse quella ragazza con i capelli ricci e biondi sta zigzagando fra la gente perché ha appena ricevuto una delusione d'amore e tutto quello che vuole è correre a casa per buttarsi sul letto a compiangersi.

Forse quel ragazzone moro e alto corre perché ha preso un voto altissimo e vuole dirlo ai suoi genitori il prima possibile.

Forse quella ragazza con i capelli scuri a ciocche sul blu fila spedita verso la fermata perché sta cercando di evitare di incontrare un professore in particolare.

Poi, un tuono squarcia il silenzio e tutto si fa più chiaro: magari corrono perché hanno ricevuto delusioni o voti meravigliosi, ma sicuramente il fatto che stia per piovere non è un motivo buono per rallentare.


La fermata pullula di ragazzi, tutti stretti fra loro. Sulla palina verde chiaro ci sono scritti due numeri, nove e centodue. Secondo il sito della TTC, il nove e il centodue avranno ancora quattro fermate in comune, dopo quella sulla St. Clair Avenue East, dopodiché il nove girerà a sinistra, il centodue a destra.


-Sei qui.-

Un secondo tuono smorza la fine della frase di Trent.

-Sono qui.- annuisce Gwen. -Il professor Hummerson mi ha fermato per pochi minuti, voleva suggerirmi un corso di disegno.- spiega.

-Non capirò mai perché tu non abbia voglia di frequentarne uno. Sei così brava!-

-Andresti mai ad un corso dove qualcuno che si spaccia per migliore di te pretende di dirti come e cosa suonare?- ribatte lei. Non ha la minima voglia di farsi guidare da qualcuno nella sua arte.

I suoi disegni sono belli proprio perché sono completamente sbrigliati. Non un laccio, un guinzaglio, un tratto a matita non ripassato a penna, qualsiasi cosa che possa consentire di modificare o contenere i suoi pensieri resi colore. La parola d'ordine è libertà e, anche se il foglio bianco spaventa novantanove volte su cento, tutte le volte che Gwen se ne trova uno davanti, non vede l'ora di riempirlo di macchie.

Le sue opere sono fantastiche non perché i colori sono caldi (usa solo colori freddi, Gwen: verde bottiglia, blu di Prussia e viola scuro), ma perché sono il perfetto specchio del suo mondo interiore.

Trent ha visto quei disegni ed ha deciso di amarla. È entrato fra i suoi pensieri come il vento entra fra le foglie: li ha spostati, li ha guardati, ma non li ha cambiati.


Arriva un autobus, mentre inizia a piovere. I due ragazzi aprono i rispettivi ombrelli e vi si riparano sotto. Gwen scorge, attraverso la cortina di pioggia, umidità e vento il numero scritto a LED sulla fascia sovrastante il mezzo. Nove.

I tre quarti dei ragazzi alla fermata, compresi Trent e Gwen, tentano di salire sull'autobus. Fortunatamente, i due riescono a guadagnarsi un posticino in piedi fra la porta automatica e la quantità abnorme di gente nel mezzo.

Non parlano, ma solo perché c'è troppa gente perché si sentano e non hanno molta voglia di urlare per dirsi cose che potrebbero benissimo dirsi una volta scesi.

-Gwen!-

Come non detto.

Lei si gira, interrogandolo con lo sguardo.

-S'è accodato un altro nove! Ti prego, prendiamolo! Sto soffocando.- implora Trent.

Lei si gira e vede un autobus identico a quello su cui sta. Non riesce a scorgere un numero, ma non si fa problemi: solitamente il centodue è un autobus doppio e giallo, il nove è singolo e blu. Dietro di loro c'è un bus singolo e blu, quindi il fatto che sia un nove è piuttosto palese.

Alla terza fermata, quella ancora sulla St. Clair Avenue East, i due scendono velocemente e salgono sull'altro, che è meravigliosamente vuoto, eccetto due o tre persone, che occupano i posti posteriori.

Gwen e Trent si siedono, con un sospiro di sollievo, sui due posti anteriori.

Lui le porge una cuffietta, lei se la mette e chiude gli occhi. Madness risuona nelle loro orecchie e, per quanto la canzone possa ispirare di tutto tranne che il relax, l'atmosfera si fa rilassante.

Atmosfera che si spezza quando il mezzo gira a destra.

-Dimmi che l'autista ha semplicemente sbagliato strada e che questo non è un centodue.- mormora Trent, dopo aver fermato la musica.

Una vecchia signora, salita una fermata prima, l'ha sentito e gli risponde.

-Giovanotto, non hai letto il numero? Siamo su un centodue!-

Gwen si fa di pietra.

-Dimmi di no.- sussurra a Trent.

-Invece sì!- ribatte ancora la signora, che evidentemente non ha capito che dovrebbe farsi gli affari propri.

-Beh, mettiamola così: in questo momento non potrebbe andare peggio, visto che sta già piovendo!- ridacchia nervosamente Trent, al solo scopo di farla rilassare.

-'Fanculo, Trent. Siamo su un autobus che ha preso una strada diversa da quella che dovremmo prendere, essendo il centodue un express la prossima fermata arriva fra un chilometro o giù di lì e, per di più, piove. Come minimo non potrebbe andar peggio di così!-

Gwen non ha nemmeno finito di parlare che il bus inchioda. L'autista impreca rumorosamente.

-Che succede?- chiede un uomo in giacca e cravatta.

-Questa cazzo di gomma ha deciso di bucarsi proprio ora. Forza, scendete. Prenderete il prossimo.- spiega l'autista.


Oh, no.

O il karma si sente particolarmente bastardo, oppure nella loro vita precedente hanno fatto qualcosa di davvero molto cattivo. Com'è che diceva Pitagora? La metempsicosi dell'anima funziona come il karma, o qualcosa di simile.


Beh, riflessioni filosofiche a parte, in questo momento Gwen e Trent stanno sotto la pioggia e devono farsi a piedi tutta Kingdom Street fino a St. Clair Avenue East. Merda.


Iniziano a camminare da subito, senza nemmeno pensarci.

Peccato che, a metà percorso, la pioggia si sia fatta davvero troppo insistente.

Trent scorge una tettoia attigua al marciapiede opposto, e la indica alla ragazza: potrebbero ripararsi lì per qualche minuto.

Una volta sotto la tettoia, la situazione si tranquillizza un pochino: sono sempre a piedi su Kingdom Street, sta sempre piovendo, ma almeno loro non sono a rischio di bagnarsi.

-Potremmo aspettare che spiova.- sentenzia Gwen.

-Non mi sembra una cattiva idea. Perderemo al massimo cinque o dieci minuti.- dice Trent.


E, invece, venti minuti dopo sta ancora piovendo a dirotto.

Il moro ha già mandato un messaggio a casa per avvertire del ritardo, la ragazza non ne ha avuto bisogno: sua madre lavora fino alle sette e mezza di sera, suo fratello frequenta l'università e non tornerà prima delle cinque; poco importerà se lei arriva alle due e mezza anziché alle due meno un quarto.

-Perché non fai un disegno?- le chiede Trent, ad un certo punto.

-A che scopo?- chiede.

-Uhm, non so. Potresti-potresti regalarmelo. O tenerlo nell'album. O farci qualsiasi cosa.- risponde lui.

-Non ho nemmeno i colori appresso.- ribatte lei.

Trent non è capace di dire qualcosa di diverso da oh.

-Altri modi per passare il tempo?- domanda lui.

Lei appoggia la testa sulla sua spalla.

-Starcene fermi ad aspettare che spiova.-

Trent la guarda: è bellissima, così rannicchiata contro di lui.

La guarda e pensa che non smetterà mai di amarla.



Note dell'autrice.

Io boh. 'Sta storia non convince nemmeno me.

Cioè, diciamo che è molto ambigua, quindi non so come interpretarla.

Trent e Gwen stanno insieme? Domanda.

Secondo voi? Risposta.

Seriamente, non lo so. È interpretabile come meglio vi gira.

Spero comunque che vi piaccia :)


Angolo chiarifiche:

Il 9 e il 102 fanno la stessa strada per un po'? Se io e il sito della TTC ci siamo capiti, sì.

Cos'è la TTC? L'azienda dei trasporti di Toronto.

Le vie citate esistono davvero? Sì.

Pitagora era anche un filosofo? Ovviamente.

E, in ultimo: chi ha notato che Hummerson è l'unione di Hummel e Anderson? *alza la mano*

È inutile: non riesco a non fare continui riferimenti a Glee, nelle mie storie.

Il professor Hummerson.

Kurt Hummel Anderson.

Blaine Anderson Hummel.

Il loro figlio potrebbe essere proprio lui.


Ok. Basta così.

A domani :*


REVIEWS MAKE CLOCLO HAPPY :)


Ecco, questo è da puntualizzare. Quando scrivo che 'le recensioni rendono CloClo felice', non lo faccio per sentirmi figa e scrivere una frasetta in Inglese, eh.

Quello zero al capitolo scorso fa male.

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Capitolo 4
*** Cestini di Pasta Filo ***


Gwent Week



Fandom: A Tutto Reality-Total Drama

Autore: Clover DreamOn

Titolo: Cestini di Pasta Filo
Prompt: Lezioni di cucina (dato da Ivola)

Beta: Nemmeno l'ombra. Help.

Personaggi: Trent, Gwen, ilsimpaticissimoeincazzatissimo Gordon Ramsey :'D

Tipo di coppia: Het

Coppie: Trent/Gwen

Genere: Lime (fuck yeah! *si vergogna*), romantico, commedia

Rating: Arancione

Avvertimenti: Future!Fic, ma non di tanto. Avranno venti o ventun'anni :D

Contoparole: 1544

Note: quarta delle sette shot della Gwent Week. Io mi sto vergognando C.C




Cestini di Pasta Filo


-Ehi.-

Gwen sobbalza: non si aspettava che Trent tornasse così presto a casa.

-... Ehi anche a te?- mormora di rimando, continuando a dargli le spalle, china sul ripiano di marmo nero dell'isola della cucina.

Il moro le si avvicina e le appoggia entrambe le mani sui fianchi, per poi stringere, mentre si bea della visione della pelle bianca sulla nuca del tutto esposta della ragazza. Gwen, col tempo, ha lasciato crescere i capelli, che ora le arrivano a metà schiena, ma quando cucina li lega sempre in una coda alta che lascia tutta quella pelle deliziosamente scoperta.

Le labbra fredde di Trent si appoggiano sulla suddetta pelle della nuca e iniziano a lasciare scie di baci, talvolta umidi e talvolta asciutti, fino ad arrivare all'inizio della schiena, mentre la ragazza sussulta di nuovo.

Lui mugugna qualche parola su quella distesa lattea, ma, un po' perché le parole sono difficili da captare e un po' perché il contatto tra bocca e schiena è veramente troppo inebriante perché si possa pensare ad altro, Gwen non ne capisce neanche una.

Si lascia però scappare un gemito trattenuto quando sente Trent passare dalle labbra ai denti.

Dio, da che il mondo è mondo, per Gwen i morsi sono sempre stati una delle cose più eccitanti che mai Trent le avesse potuto fare.

E beh, stanno insieme da quando avevano sedici anni, quindi il ragazzo in questione è ben al corrente di questo.

-I-io dovev-o prep-ah!-rare la cen-ah!- tenta di biascicare Gwen, ma viene interrotta da un morso più deciso pochi centimetri più su della clavicola, esattamente sul trapezio, che che le fa fremere il corpo e sfuggire un altro gemito, stavolta più alto e più gratificante per Trent. Pelle calda e labbra fredde, perché fuori è inverno. Si sente annullata, eppure le sensazioni migliori di questa si possono contare sulla punta delle dita di una mano sola e, guarda un po', tutte comprendono la presenza di Trent e l'assenza di vestiti.

-Sono le sette e mezza. Possiamo anche cenare alle nove.- gongola Trent.

Lei si gira e lo guarda. Lui, con uno scatto, le dà un bacino soffice sulle labbra.

-Io non capirò mai la tua ossessione per questo numero.-

-Come io non capirò mai la tua ossessione per cenare così presto.- risponde a tono il ragazzo.

Si avvicinano e si baciano ancora, ma stavolta più passionalmente.

Non esistono briglie, lacci o qualsiasi cosa possa frenarli; ma d'altronde perché fermarsi? Sono giovani, frequentano i college che avrebbero voluto frequentare, convivono a Toronto, sono economicamente stabili e non hanno problemi che vagano per le loro menti.

Se vogliono cenare alle nove per poter impiegare un'ora e mezza facendo altro, chi è il mondo, per dir loro di non farlo?

-Un momento.-

Oh. Appunto.

Trent si stacca da Gwen, ansioso di sapere perché lei l'abbia fermato. La ragazza si aggiusta il grembiule da cucina (sì, esatto. Quello che lui stava per levarle) ed indica il computer portatile, appoggiato mezzo metro più in là sul piano dell'isola.

-Stavo tentando di preparare un piatto un po'... diverso dal solito.-

Sul monitor c'è la bella faccia di Gordon Ramsey. Trent capisce tutto al volo.

-Oh,- mormora, -beh... Potremmo cucinare insieme. E poi... bruciare le calorie.-

Chi ha alzato inverosimilmente i riscaldamenti?

Gwen sente vampate di calore percorrerle il corpo. Inghiotte a vuoto. Trent porta le mani fredde sui suoi fianchi, coperti da un maglione nero largo e pesante che lascia scoperte entrambe le spalle; la solleva e la poggia sul ripiano scuro.

'Fanculo a Gordon Ramsey, io ti voglio qui ed ora.

Lei apre un po' di più le gambe per permettergli di avvicinarsi ancora di più; Trent si alza in punta di piedi per raggiungere la sua bocca, baciandola con forza. I loro sapori si mischiano mentre le loro lingue si incontrano, si intrecciano, ballano e lottano, senza che ci sia simmetria, regola o rimpianto.


-E poi prendete la pasta filo dal forno, senza scottarvi, ponetela sul piano infarinato e iniziate a riempirla a strati. Mi raccomando, assolutamente non mettere a contatto salmone e tonno! Fra questi due vanno messi almeno altri due strati, di cui uno di sed_CLICK

Gwen ride, mentre Trent è scocciato.

Il video si è avviato perché, mentre si sdraiava sul piano scuro, Gwen ha premuto invio sulla tastiera del portatile e il video è ripartito da dove si era fermato.

-Ed ora?- si permette di chiedere il ragazzo, mentre lei ride sempre più forte.

-Cuciniamo?- domanda Gwen.

-E cuciniamo.- risponde a denti stretti lui.





-Mescolate con attenzione la besciamella a fuoco medio senza che si bruci. Fuoco. Medio. Non alto, non basso, non spento. Fuoco. Medio. CHIARO?-

-Gwenney, questo qui ha qualche problema di nervi?- domanda Trent, mentre mescola attentamente la besciamella a fuoco basso.

-Può darsi, ma tu hai qualche problema di comprensione!- lo prende in giro lei, alzando di poco il fuoco.


-Fate ben attenzione che la pasta filo resti giallo dorato. È diventata marrone? BUTTATELA. È rimasta giallina come era nella confezione, quando l'avete aperta? RIAPRITE QUEL MALEDETTO FORNO E BUTTATECELA DENTRO. È nera? SIETE NEGATI. Prendete un uovo e fatevelo al tegamino.-

-Sono sempre più convinto che questo abbia costantemente crisi di nervi.- mormora Trent.

-Suvvia... Almeno è bravo a cucinare!- risponde Gwen. Poi apre il forno.

-Merda!-

Sei fogli di pasta filo marroncini fanno la loro orrenda figura sulla teglia nera.


-Funghi. Mi avete ascoltato bene, all'inizio del video? Ho detto funghi champignon. Non cacciate fuori da quegli inutili freezer degli inutili porcini o degli inutili chiodini. Champignon ho detto e champignon sia. Li avete presi? Cuoceteli. In padella, poco olio, un po' di prezzemolo e qualche pinolo.-

-Amore, qui ci sono solo i chiodini...- esala Gwen.

Trent l'abbraccia da dietro e le stampa un bacio sull'orecchio sinistro.

-Puoi usarli comunque. Al massimo il signor Ramsey si rivolterà fra i fornelli.-


-Immagino vi siate ormai scordati del riso. Riso per insalate, non prendete quello per minestroni che poi viene tutto uno schifo. Non l'avete ancora cotto? Cuocetelo, Dio! Devo sempre dirvi tutto io?-

-Tesoro, ricordami ancora una volta perché ho scelto proprio un tutorial di Ramsey.- si dispera la ragazza.

-Non lo so nemmeno io. E se andassimo sul divano a...-

-No, Trent. Mancano solo cinque minuti di video.-

Trent inizia seriamente ad odiare questo cuoco maledetto.


-Finito il riso? Mantecatelo coi funghi. Man-te-ca-te-lo. Non ho detto “unite e impappate tutto”. Mantecatelo.-

-Esiste il verbo 'impappare'?- chiede ad alta voce Trent.

-Non credo. Ma si può sapere perché ce l'hai tanto con Gordon?- risponde Gwen.

Lui si avvicina e le dà un bacio sulla punta del naso.

-Mi sta impedendo di passare del tempo utile con te.- sorride.


-Ora unite tutto così come sto facendo io. Ecco qui... prima il riso. Poi il salmone. Poi sedano. Poi besc_no, poi funghi. Poi tonno. Poi altro ris_cazzo, non doveva uscire dal cestino! Poi pinoli. Infine, besciamella. Buon appetito, da Gordon Ramsey!-

Trent è sconsolato: i due cestini di pasta filo che ha davanti non assomigliano per niente a quello del video.

-Possiamo mangiarli lo stesso. Dopotutto, non possono essere venuti tanto male, no?- lo incoraggia Gwen. Prende una forchetta e inizia a mangiare dal proprio cestino.

-Non è male: assaggialo!- tenta di convincerlo.

Lui fa lo stesso e oh.

Non che sia buonissimo come si aspettava, ma ha un retrogusto di amore e divertimento che è sicuro non sia presente in quello di quel cuoco maledetto.

Finito di mangiare e messo in ordine il disastro che hanno provocato in cucina, l'orologio scatta e nell'aria risuonano nove tocchi.

-Un'ora e mezza per cucinare e mangiare due cestini? Oh mio Dio.- ridacchia Trent.

-Già. Ed ora?- chiede Gwen

-Ed ora...- sussurra, con una nota di lussuria, Trent. La fa sedere sul ripiano pulito e si avvicina al suo viso con l'apparente intenzione di baciarla ancora.

Gwen rimane stupita quando il ragazzo le bacia gli zigomi, il naso, il mento e poi scende lungo il collo pallido. I gemiti riempiono l'ambiente, mentre Trent si dedica minuziosamente a baciare, succhiare, leccare e mordere il collo di Gwen, cercando quel punto che l'avrebbe fatta impazzire.

-Divano.- riesce a mormorare lei, fra un ansato e l'altro.

-No. Qui ed ora.- risponde Trent, tenendola ferma con entrambe le mani.

Gwen sguscia via dalla sua presa e lo costringe contro l'isola della cucina, spingendo il proprio bacino contro quello di Trent e oh, allora non è l'unica ad essere eccitata.

Proprio per niente.

Attacca il collo del ragazzo, riservandogli lo stesso, minuzioso trattamento che lui aveva riservato a lei un attimo prima. Nell'intento di avvicinarsi ancora di più a lui, dà una seconda spinta con il bacino verso di lui, ottenendo un gratificante fallo di nuovo, ti prego! e dando il via ad una lunga serie di spinte e strusciamenti, alla ricerca dell'angolazione giusta.

-Gwen... i-io...-

Oh, lei conosce quel tono. Lo riconoscerebbe fra mille.

-Io direi che siamo troppo vestiti.- taglia corto lei, quasi senza fiato.

-Mi sembra un'ottima osservazione.- asserisce Trent, alzandole il bordo del maglione.



Il ripiano di marmo è freddo e la schiena calda di Gwen quasi sfrigola per il contrasto di calore, ma nulla ha più importanza quando c'è un Trent con gli occhi scuriti e senza maglietta (senza vestiti) a pochi millimetri da lei.




Note dell'autrice.

Coff-coff.

Questa è la cosa più vicina allo smut che io abbia mai scritto :O

Essenzialmente, avevo voglia di scrivere un po' di porcate :'D

Sarò breve perché devo scappare, quindi:

Mi auguro fortemente che vi sia piaciuta e... Boh. Niente recensioni agli scorsi due capitoli, mi ci fate stare un po' male.

Pazienza, su.

Me ne farò una ragione :/

A domani!

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Capitolo 5
*** Dalton ***


Gwent Week



Fandom: A Tutto Reality-Total Drama

Autore: Clover DreamOn

Titolo: Dalton
Prompt: Studenti in una scuola privata (dato da Clover DreamOn)

Beta: Nemmeno l'ombra. Argh.

Personaggi: Trent, Gwen, Noah, Katie, Sadie from TD; OC from YGARTL; Blaine A., Kurt H., Jeff S., Nick D. from Glee

Tipo di coppia: Het, [Slash accennato, ma che regna e regnerà sempre]

Coppie: Trent/Gwen, [Kurt/Blaine, Jeff/Nick, Noah/OC accennate]

Genere: generale (?)

Rating: Lievemente arancione (?)

Avvertimenti: Crossover con Glee (*-*). il Sebastian qui riportato non è quello di Glee, ma quello di You've Got a Reason to Live, una delle mie ultime storie. (AHAHAHAH, smapistheway)

Il solito, odioso, inevitabile OOC di Noah :(

Contoparole: 1753

Note: quinta delle sette shot della Gwent Week. Oh, giusto per farvi capire di chi si parla:

Blaine (amatelo *_*)

Kurt (asjfhdkgd *no words*)

Jeff (spupazzatelo *_*)

Nick (adoratelo *_*)


Prima di iniziare, guardate la coreografia di questo video :)

Per chi non lo sapesse, usignoli e warblers sono la stessa cosa :3



Dalton


-Ehi, Trent!-

Jeff, Noah e Blaine si avvicinano al ragazzo con un caffè a testa in mano.

-Possiamo sederci?- domanda il biondo, educatamente.

Ad un cenno di sì con la testa di Trent, i tre si siedono ed appoggiano i tre bicchieri di caffè, ormai vuoti, vicino a quello del moro, vuoto anch'esso.

Trent è strano, in questo periodo. Da quando è entrato negli Usignoli ha trovato nuovi amici (e lasciato da parte i vecchi, che non erano propriamente buone frequentazioni), ha affinato le sue qualità canore già prima particolarmente buone, ha ottenuto un assolo per le Regionali, che poi hanno vinto; eppure è come se gli mancasse qualcosa di essenziale.

Noah, il suo migliore amico, se n'è accorto subito.

-Cos'hai, Trent?-

-Nulla.-

-Smettila,- si intromette Blaine, -mi rifiuto di credere che sia un mese e mezzo che tu non abbia nulla.-

-Blainers ha ragione.- approva Jeff.

-Trent, se hai qualcosa... Beh, noi siamo qui.- riprende a parlare Blaine, poggiandogli una mano sulla spalla e stringendo.

-Usignolo una volta, Usignolo per sempre. Siamo i tuoi amici e lo resteremo sempre, non importa cosa ti stia succedendo o cosa potrebbe succederti.- gli ricorda Jeff.

Noah si limita a lanciargli uno sguardo che vuole sembrare incoraggiante.

E, forse proprio perché sente di doversi liberare, Trent inizia a parlare.

-C'è... Questa ragazza. Frequenta la Crawford Country Day. L'avrò vista tre volte in tutto, ma...-

-Fammi indovinare: stai male se non la vedi per più di due giorni, nella tua testa esplodono fuochi d'artificio se la becchi a guardarti e, se solo sapessi il suo nome e il suo cognome, scriveresti continuamente sui bordi del quaderno di chimica o su quello di francese accostamenti melensi come il tuo nome più il suo cognome e il suo nome più il tuo cognome.-

Kurt è appena arrivato, sveglio com'è ci ha messo una manciata di secondi a capire il tutto e ha deciso di dare una mano a modo suo all'amico. Dopotutto, lui e Trent sono gli ultimi acquisti degli Usignoli, hanno legato immediatamente anche per solidarietà fra nuovi.

-Come lo sai?- gli domanda, scioccato, il moro.

-Diciamo che... Sono in una situazione simile. Con la differenza che conosco nome e cognome del mio principe azzurro.- sospira Kurt.

È bello come, alla Dalton, la tolleranza sia così alta da permettere ad un giovane gay di parlare della propria cotta senza dover temere botte o spinte.

Blaine arrossisce.

-Lo conosco? È bello? Sta in questa scuola? Almeno è gay, Kurt?-

-Non stavamo parlando di Trent?- lo interrompe Noah. Kurt gli fa un occhiolino: è innamorato di Blaine da due lunghissimi mesi, ma non ha trovato il coraggio di dirglielo ed ha iniziato a dubitare fortemente che potrebbe trovarlo.

Peccato che non sappia che il sentimento sia totalmente ricambiato.

-Comunque... Beh. Sono innamorato di lei. Senza speranza.-

-Chi è innamorato di chi?- domanda Nick, che è appena sopraggiunto.

-Posso sedermi?- chiede, poi.

-Certo!- Jeff sorride e si batte qualche pacca sulle cosce, invitando il moro a sedersi sulle sue gambe. Nick gli appoggia un bacio leggero sulle labbra.

-Così ti sfondo i femori, Jeffie.-

Prende una sedia e si mette vicino al biondo.

-A Trent piace una ragazza della Crawford.- dice Noah, per informarlo.

-Ti piace una ragazza? E cosa ci fai fra i Warblers?- ridacchia Nick.

Trent ride amaramente.

-Solo perché tu e Sterling siete stati amici con benefici per due anni ed ora finalmente vi siete dichiarati l'uno all'altro ed anche Kurt e Blaine giocano per la vostra squadra non vuol dire che per entrare negli Usignoli si debba essere gay!- sottolinea Noah.

-Sì, Noah. E Sebastian Arrowsmith è solo un amico. Ti prego.- lo punzecchia Blaine.

-Esatto. Un amico.- afferma il castano, ma è arrossito visibilmente di almeno quattro toni.

-Un amico molto speciale...- ammicca Jeff.

-Andatevene a fanculo tutti quanti!- risponde Noah.

-E comunque, non sono l'unico etero fra i Warblers. Alejandro e Geoff hanno le ragazze, Brick è innamorato di una ragazza e Tyler è impicciato con una della Crawford!- puntualizza Trent.

-Grazie per non avermi citato, eh.- lo rimprovera il suo migliore amico.

-Tu fai parte degli ambigui.- sorride il moro, guadagnandosi uno scappellotto leggero.

In quel momento, Sebastian, un bel ragazzo dai ricci biondi e gli occhi verde prato, scorge Noah da due tavoli più in là e gli regala un sorriso mozzafiato e un occhiolino. Il castano arrossisce ancor di più, sentendo dei brividi scendergli lungo la schiena, mentre si ripete di mandare a quel paese anche Bas. Magari fra il terzo e il quarto round, aggiunge mentalmente.

-Amici. Mh.- fa Nick, che si è accorto dello scambio di sguardi.

-Comunque, ho un'idea per Trent.- si illumina Blaine, attirando su di sé gli sguardi di tutti i ragazzi al tavolo.

-Invitiamo le ragazze della Crawford a vedere un nostro numero. Ne conosco un paio, posso chiedere loro di convincere quella che piace a te, qualora non volesse venire.-

A Trent si illuminano gli occhi.

-Lo faresti?-

-Farei di tutto per te.- sorride Blaine. Kurt inizia a tossire, infilando la parola etero fra un colpo e l'altro.

-Kurtie, tranquillo: Blainers non è innamorato di Trent... Lo sappiamo tutti che ha occhi solo per te.- insinua Jeff, che si è accorto, come tutti gli altri, della chimica esplosiva e della tensione che c'è fra i due.

Blaine si strozza con la saliva.

-Eh? Io-no. No, assolutamente no. Cioè... Sì. Non mi piace Trent. Nemmeno un po'. Ma io-no-io...-

-Sì, Blaine. Ottima esposizione. Ora, parliamo dell'esibizione. Cosa cantiamo?- taglia corto Noah.

Mentre i ragazzi pensano a qualche proposta, Blaine accosta la bocca all'orecchio di Trent.

-Descrivimela. Per domani ti porto un nome e un cognome.-

Trent appoggia la testa sulla spalla del ragazzo.

-Sei un amico, Blainers.-




Gwen McCord. Non suona nemmeno male.

-... Vogliamo far sì che le vostre ginocchia tremino, per quanto possa essere sexy il nostro numero, e...-

Trent non sta ascoltando le parole di Blaine: sa già cosa sta dicendo, dato che l'hanno deciso tutti e cinque insieme.

Cerca con lo sguardo fra le ragazze e, oh, eccola lì.

Bella come non mai, anche con lo sguardo scocciato, probabilmente perché odia la gonna dell'uniforme. Anche con un maglione scuro a coprire le sue forme, con l'eyeliner leggermente colato perché fuori piove o con quella ciocca fuori posto.

La musica parte e tutto va al suo posto.

I ragazzi salgono sulle impalcature e saltano, muovendosi con un'armonia spiazzante, lanciando sguardi carichi di sensualità alle ragazze.

Blaine inizia a cantare, unendo la sua voce a quella degli altri Warblers.

Il ragazzo ha insistito molto perché fosse Trent uno dei due solisti, ma questi ha preferito rimanere nel coro, per poter lanciare sguardi più discreti a Gwen.

Kurt inizia la sua strofa, lanciando sguardi a Blaine che vorrebbero tanto sembrare sguardi sexy, ma che in realtà assomigliano più agli sguardi di uno che sta patendo l'impossibile a causa di una colite.

Trent approfitta del fatto che tutte le ragazze stiano fissando i due per esibirsi in una ruota perfetta alle loro spalle e wow. Gwen l'ha guardato. Lo sta guardando ancora.

Kurt e Blaine salgono sulle impalcature, fino ad arrivare alla cima. Poco prima dell'ultimo scalino, si piegano all'indietro sulle sbarre di ferro e Blaine ha quasi un mancamento, perché, Dio, Kurt è estremamente flessibile e tutto, in quel momento, sta provvedendo a portare i suoi ormoni alle stelle.

Jeff e Nick si levano il blazer, seguiti da altri ragazzi, ma Trent non ha il coraggio di farlo. Vede, anzi, che Gwen sembra annoiarsi, così le si avvicina. Sta per parlare, ma in quel momento Blaine e Kurt azionano la macchina della schiuma e un milione di bollicine li circondano, mentre tutti iniziano a lanciarsi palloni colorati.

Trent smette di cantare e, per la prima volta, le rivolge la parola, consapevole del fatto che lei l'abbia guardato per quasi tutta l'esibizione.

-Ti annoi?-

-Non è il mio genere di cose!- risponde lei.

Due ragazze con la stessa acconciatura e almeno quaranta chili di differenza si avvicinano a loro.

-Sei stato fantastico!-

-Sì, decisamente fantastico!-

Gwen alza gli occhi. Trent la vede e, Dio, deve decidere in fretta. L'azione sbagliata potrebbe comportare l'armageddon dei suoi sentimenti.

La prende per mano.

-Vieni con me. Ti porto in un posto dove c'è più silenzio e meno schiuma!- propone.

Lei lo guarda confusa, ma poi decide di seguirlo: dopotutto, è innamorata di lui da quando l'ha visto passare nel cortile in comune tra la Dalton e la Crawford.

Qualche minuto dopo, i due ragazzi stanno seduti nel caffè della Dalton ed hanno un bicchiere ciascuno. Latte macchiato al caramello per Trent, cappuccino medio scremato per Gwen.

-Non sapevo stessi fra gli Usignoli.- inizia la ragazza.

-Io... Già. Sono uno degli ultimi acquisti.- mormora lui.

-Bello il numero.- sussurra lei, arrossendo.

-G-grazie?- risponde il moro.

-Comunque, Trent.- si presenta.

-Gwen. P-piacere?- balbetta, tentando di non pensare al fatto che il Warbler lì davanti si è appena esibito nella coreografia più sexy che avesse mai visto.

-Il piacere è tutto mio.-

Sono entrambi arrossiti, tanto per cambiare, ma riescono comunque a portare avanti una conversazione decente, che fa perdere loro la concezione del tempo.




Il meraviglioso orologio a pendolo della caffetteria (un orologio a pendolo in una caffetteria? Davvero, signor Dalton?) suona le due del pomeriggio e Gwen si accorge di essere sparita per un'ora e mezza dalle sue compagne di scuola.

-Io devo scappare. Mi staranno cercando in ogni angolo.- sussurra velocemente, poi fa per alzarsi.

-Aspetta.- la ferma Trent. Prende un pennarello nero dalla tasca del blazer e scrive sul bicchere del cappuccino di Gwen una serie di numeri.

-Casomai ti andasse un altro numero...- biascica.

Gwen lo guarda confusa: di che numero parla?

-Cioè... esibizione. O cappuccino. O chiacchierata. O...-

-Credo di aver inteso. Beh... ok. Magari ti chiamo io, Trent Warbler.-

-Non sarebbe una cattiva idea.-

Gwen si permette di guardarlo negli occhi e, Dio, quelli non sono occhi. Assomigliano più a stelle.

La ragazza si alza, ma Trent è il primo a correre via. Sullo schermo del suo telefono compaiono qualcosa come dieci chiamate perse e quindici messaggi, tutti dei suoi amici.

-Trent, aspetta!- gli grida dietro la ragazza: il moro le ha lasciato inconsciamente il pennarello.

Purtroppo, lui non l'ha sentita, e tutto quello che Gwen può fare e tenersi il pennarello e il bicchiere.

Bicchiere che, oh, non riporta scritto solo un numero di telefono.


Ora che hai non solo il mio numero, ma anche il mio pennarello, ho una scusa per rivederti.

T.



Note dell'autrice.

Sono in ritardo :O Vi chiedo scusa.

La mia prima crossover *si commuove*

È stata abbastanza chiara? Spero che i personaggi di Glee vi siano piaciuti *-----* Io li amo.

Nel senso che avrò una seconda vita e diventerò Nick così potrò stare con Jeff.

AHAHAHHA, troppi vaneggiamenti :O

Comunque... Beh. Anche questa è andata *-*

Ora corro a leggere quella del Saggius, che presenta anch'essa la Dalton.

*fugge via*


REVIEWS MAKE CLOCLO HAPPY :)


Awwww, avete iniziato a farvi sentire *-*

Tanto amore per voi ♥ -E soprattutto per Amor ♥-

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