L'amore è cieco.

di Psychedelic Mushroom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo. ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo. ***


                                                          L'amore è cieco.

- Tom sei pronto? -
-Sì, arrivo -
Non ci voglio andare, porca troia! pensò Tom fra sè e sè mentre finiva di allacciarsi le scarpe. Quella sera avrebbe partecipato ad una delle solite feste noiose a cui partecipano tutti 'quelli famosi'. Odiava il fatto di essere definito 'famoso' e non sopportava doversi nascondere sempre quando non desiderava essere notato. Ma questa era comunque la vita che aveva scelto di vivere: paparazzi, ragazzine e feste in continuazione. La vita da vip gli piaceva in alcuni casi, ma quanto adorava tornare a casa e mettersi sul divano a guardare la TV con accanto i suoi cani!
Sospirò e si diede coraggio cercando di sembrare il più contento possibile.

*

Cosa poteva saperne lui?
Non avrebbe mai potuto immaginare che, da quella sera, tutta la sua vita sarebbe cambiata.

*

- Questo champagne è una cosa meravigliosa. Assaglialo - Tom scosse la testa scocciato.
- Che noioso che sei, Tom! - sbuffò Bill riprendendo a sorseggiare la sua bevanda pregiata.
Tom continuava a guardarsi intorno sperando con tutto se stesso che il tempo passasse più velocemente. Le lancette segnavano le 23:36 quando, distogliendo lo sguardo dall'orologio che portava al polso, vide qualcosa che gli fece mancare il fiato: una ragazza dai lunghi e ricci capelli biondo cenere, gli occhi di un azzurro chiaro, il sorriso teso sul volto, un corpo magro e minuto. Per Tom era semplicemente bellissima. Cominciò ad osservarla da lontano; i suoi movimenti erano leggeri e eleganti. Il ragazzo non riusciva a credere ai suoi occhi. Non aveva mai visto qualcosa di più bello in tutta la sua vita. Voleva parlare con quella ragazza, ma era nervoso e si rese conto che il suo cuore aveva preso a battere troppo forte.
Cosa gli stava prendendo? Lui non si faceva mai trasportare così dalle emozioni; non per una ragazza!
Scosse il capo e cercò di distrarsi, ma la sua attenzione veniva attirata ogni minuto dalla ragazza come se ci fosse qualcosa di magnetico. La ragazza gli aveva anche mandato qualche sguardo, almeno così gli era sembrato.
Si alzò dal tavolo e senza dire niente a nessuno uscì a prendere un pò d'aria. Si sentiva oppresso, non ce la faceva più di stare accanto a persone che non avrebbe più rivisto, a ragazze che lo osservavano con malizia, ad anzini noiosi che cercavano di fare stupide battute per riempire i momenti di silenzio. Forse, l'unica persona salvabile lì era suo fratello, ma non ne era molto sicuro: Bill, quando erano soli, gli diceva sempre che era felice della sua vita da super star.
Contento lui... pensò uscendo dal locale.
Passeggiò un pò per il parcheggio mentre fumava una sigaretta. Ecco un'altra cosa che odiava. Lui fumava solo perchè era troppo nervoso e aveva scoperto che la nicotina era un ottimo rilassante; il migliore oltre ad una bella dormita probabilmente. Sapeva che si stava rovinando, ma cosa poteva farci? Ormai ci aveva fatto l'abitudine a fumare solo per attenuare lo stress accumulato durante tutto il giorno.
Quando ebbe finito, la gettò via e si avvicinò alla sua macchina. Fece per entrarci, ma si blocco quando sentì delle voci dietro di lui. Si girò e vide che proprio quella ragazza che lui aveva minuziosamente osservato nel locale, stava uscendo accompagnata da un signore sulla cinquantina. Quest'ultimo teneva una mano dietro la schiena della ragazza come a dirigerla nei suoi passi. Si avvcinarono ad una grande macchina nera e l'uomo l'aiutò a salire e, dopo, si mise al posto di guida e andarono via. Tom era rimasto fermo a guardare quella scena; aveva i brividi. C'era qualcosa di strano in quella ragazza, ma non riusciva a spiegarsi cosa.
Forse sto davvero impazzendo pensò Tom cominciando a camminare verso l'entrata. Doveva ritornare dagli altri anche se un pò controvoglia.
Nel locale le luci si erano abbassate e la musica risuonava fortissima, forse anche troppo per Tom che sentiva la testa scoppiare.
Si avvicinò alla sua guardia del corpo con l'unico intento di chiedergli un favore. Gli chiese la lista degli invitati alla festa. Saki cominciò a pensare che quel ragazzino per cui prestava servizio ogni giorno fosse davvero impazzito, ma andò subito in cerca di qualcuno che potesse aiutarlo con i nomi degli invitati.

*

- Tom - lo chiamò Saki mentre lui stava fumando nel giardino della sua villa.
- Dimmi - gettò via la sigaretta e si avvicinò impaziente al suo interlocutore.
- Ho trovato la lista - gliela porse e lui l'afferrò con le mani tremolanti.
Lesse tutti i nomi e quando incontrò il suo sorrise; sì, anche lui era invitato. Adesso doveva solo scoprire quale nome apparteneva a quella ragazza tanto bella quanto misteriosa.
- Grazie -
- Posso chiederti cosa ci devi fare? - chiese Saki abbastanza incuriosito dal comportamento di Tom.
- Devo trovare una persona - sorrise e si salutarono. Tom rientrò in casa e corse in camera sua.
Doveva cercare quella ragazza, doveva trovarla. Accese il suo pc e cominciò a cercare ogni nome della lista. Se alla festa c'erano tutte persone famose l'avrebbe5 trovata sicuramente. I suoi occhi si imbatterono in un nome: Isis Rostenbarch. Quando vide le foto si rese conto di averla trovata. Era lei e si chiamava Isis. Si sentiva al settimo cielo mentre cercava più cose su di lei: era una pianista come suo padre. Era per metà francese e per metà tedesca. Cominciava davvero a restare affascinato. Stava cercando di non fare pensieri sconci perchè sentiva che dentro di lei c'era qualcosa di strano, forse diverso quando, come un fulmine a ciel sereno, lesse una cosa che lo lasciò sconcertato: Isis Rostenbarch, cieca dalla nascita, ha cominciato a studiare pianoforte all'età di sei anni...
Tom non potè non collegare quello che aveva visto nel parcheggio con quello che aveva appena letto.
Come aveva fatto a non rendersene conto? Si stava dando dell'idiota da solo quando pensò che, forse, si stava interessando troppo a quella ragazza. Lasciò scorrere la pagina del pc leggendo tante cose sulla sua vita, sui premi vinti grazie alla sua abilità col piano e tante cose che lo attiravano.
Non ho mai fatto una ricerca così approfondita pensò sorridendo fra sè e sè.
Ricominciò a guardare le sue foto: era bellissima e, che gli piacesse, era una cosa davvero strana. Di solito lui preferiva le ragazze dai capelli lisci e castani o rossi; lo attiravano come nient'altro, ma lei era l'opposto. Si sentiva davvero strano e sapeva di non essere mai stato in quella condizione per una ragazza.

*

- Non mi ero mai interessato davvero al pianoforte però adesso ho capito quanto può essere bello e ho proprio bisogno di andare a vedere un concerto di musica classica. Ti prego - Tom stava implorando David come non aveva mai fatto in vita sua, ma lui sembrava irremovibie; voleva almeno sapere perchè si stava interessando tanto alla musica che fin'ora aveva definito noiosa, ma Tom non voleva dirgli che era solo per Isis.
- Tom dimmi il vero motivo per cui vuoi vedere un concerto di musica classica e giuro che ti ci faccio andare -
- Ma te l'ho detto! Voglio ascoltare qualcosa di decente che però non sia fatto dalle mie belle manine. Dai - si sedette accanto a lui e cominciò a fare lo sguardo più dolce che gli potesse riuscire.
- Tom, la verità -
- Ok, te lo dico - sbuffò Tom rassegnato.
- Mi sono preso una ... cta -
- Eh? -
- Una coa -
- Tom non hai una paralisi facciale e sai parlare, almeno credo, quindi parla perbene -
- Ho una cotta per una che suona il pianoforte! - confessò sospirando.
- Oh, questa mi sembra un pò strana ma tu non scherzi mai su queste cose quindi penso che ti credo -
- Allora mi lasci andare? -
- Sì, vai - Tom lanciò un urlo di felicità e soddisfazione e abbraccià David che lo allontanò velocemente.
- C'è un solo problema che poi non so se si può definire problema però un pò lo è - disse il ragazzo un pò impacciato.
- Quale? - sospirò David.
- Lei è cia -
- Eh? -
- Ciea -
- Tom ci risiamo? -
- E' cieca! - David sgranò gli occhi.
- Non ci credo. Tom, solo tu sei capace di metterti in questi casini. A te piace davvero? - gli chiese sperando che Tom non volesse solo portarsi a letto una ragazza con il suo problema.
- Sì, è dalla festa di sabato che non faccio altro che pensare a lei -
- Buona fortuna - gli diede una pacca sulla spalla e scomparve nello studio dove Bill era intento a registrare.
Finalmente, dopo tre giorni di sconfinata ricerca, era riuscito a scoprire dove si sarebbe tenuto il concerto di pianoforte ed era addirittura riuscito a strappare un permesso a David. Quello doveva essere uno dei suoi giorni fortunati.
...



Note: Saki è Saki, portiamogli rispetto! Aahahhaha recensite tesorucci <3 *-*

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo. ***


                                                               L'amore è cieco.

La sala era grandissima: sedie con contorni oro e imbottiture rosse, muri decorati con affresci grossi e variopinti, pilastri dorati con decorazioni a rilievo. Quello stile così simile al barocco non gli piaceva particolarmente, ma se doveva sopportarlo per vedere Isis lo arebbe fatto. Si sentiva un pò fuori posto; lì la gente era vestita in modo elegante, gli uomini con cravatte nere e giacche del medesimo colore mentre le donne indossavano abiti lunghi e portavano, con grazia, delle borse molto decorate. Lui non aveva nemmeno pensato che forse avrebbe dovuto cambiare il suo abbigliamento per un concerto di musica classica in un teatro del genere ma, anche se gli fosse passata per la testa quest'idea, non lo avrebbe fatto. Amava il suo modo di vestire e non sopportava dovrelo cambiare.
Cercò un posto nelle prime file anche se la maggior parte dei posti a sedere erano prenotati. Quando vide una sedia priva del cartellino bianco ci si sedette subito; fu sorpreso nel vedere che da quella seduta la visuale fosse perfetta, non avrebbe avuto problemi a guardare Isis suonare. Al solo pensiero si sentiva esaltato; non riusciva nemmeno a spiegarsi perchè stava facendo tutto questo e perchè sentiva quelle cose, ma provava sensazioni che in fondo gli piacevano.
Ripensando a tutto quello che aveva letto su di lei, non si rese conto del tempo che era passato e nemmeno delle persone che si erano accomodate ai loro posti per potersi godere lo spettacolo che, dopo pochi minuti, iniziò con un pezzo suonato da un'orchestra posta sullo sfondo del palco. Tom era impaziente di vederla anche se trovava piacevole il suono dei violini. Cominciò a battere convulsamente un piede per terra tanto era nervoso. Sì, gli piaceva la musica ma, a quel punto, avrebbe preferito che tutti quegli strumenti scomparissero per lasciare spazio solo al pianoforte.
Passarono diversi minuti; ogni tipo di strumento esistente venne suonato per il piacere del pubblico. Le palpebre di Tom cominciavano davvero a cedere quando la musica si disperse nell'aria e il silenzio circondò la sala. Le luci si abbassarono lasciando illuminato solo il pianoforte. Tom capì che il momento più atteso da lui era arrivato. Pochissimi secondi e, proprio come dal nulla, comparve Isis. Era meravigliosa: i capelli lasciati liberi sulle spalle, un vestito nero dalle maniche molto larghe che rivadevano morbide sulle esili braccia lasicandole un pò scoperte, la sua espressione era serena ma ferma. Quando le sue sottili dita cominciarono ad accarezzare i tasti del piano tutti rimasero a bocca aperta per la melodia creata dalla ragazza. Tom non smetteva di guardarla mentre dei piccoli sorrisi si dipingevano sul volto della giovane pianista. I suoi occhi erano chiusi come se stesse assaporando quel momento il più possibile. Alla fine del pezzo la ragazza si alzò dallo sgabello e con uno splendido sorriso si inchinò al pubblico che applaudiva. Tom rimase incantato ancora una volta dall'eleganza di Isis mentre lei scompariva dal palco.
Il concerto andò avanti per gli altri, ma non per Tom; lui aveva di meglio da fare. Si alzò dalla sedia e si avvicinò al grande tendone che portava alle quinte. Rimase sorpreso nel vedere che all'ingrasso c'era una sua vecchia guardia del corpo.
Non mi sbagliavo. E' proprio il mio giorno fortunato queste parole rigirarono nella sua mente più volte mentre si avvicinava a quell'uomo alto quasi due metri. Si salutarono e Tom gli chiese se, per favore, poteva farlo passare per conoscere Isis, ma lui in un primo momento gli negò il passaggio. Il ragazzo non si arrese e riuscì nel suo intento. Tom era al settimo cielo l'avrebbe vista da vicino, le avrebbe parlato. Non ci poteva credere.
Quando arrivò davanti alla porta del camerino di Isis abbe un minuto di esitazione; aveva paura.
E se lei l'avesse respinto? Non ci aveva pensato prima, ma era una possibilità. Con lei non poteva usare le solite tecniche di seduzione. Lei non avrebbe potuto guardarlo negli occhi e perdere la testa per il suo sguardo e non avrebbe potuto ammirare le sue labbra e, velocemente, rubargli un bacio. Voleva tornare indietro, ma il desiderio di vederla sorridere da vicino era maggiore dell'inquietudine che si stava creando dentro di lui in quel momento.
Prese un grande respiro e busso sulla superficie bianca. Qualche secondo dopo lo stesso uomo che aveva visto tre giorni prima gli aprì la porta.
- Chi sei? - gli chiese subito col sorriso sulle labbra.
- Mi chiamo Tom. Vorrei parlare con Isis - si diede dell'idiota da solo. In quel momento qualsiasi parola gli sembrava stupida.
- Io non so se... -
- Bart, chi è? - una voce soave si intromise nella conversazione. Quella voce poteva appartenere solo a lei. Tom pensò di essere sul punto di avere un infarto.
- E' un ragazzo, si chiama Tom e dice di volerti parlare - adesso ne aveva la conferma: era Isis. Tom si stava davvero sentendo in imbarazzo ed era agitatissimo.
- Non conosco nessun Tom. Fallo entrare - Tom voleva urlare dalla disperazione. Bart si spostò e gli fece attraversare la soglia.
La ragazza era seduta su una poltrona nera e le vide chiudere un libro prima di poggiarselo sulle gambe. Il suo sguardo si alzò sulla stanza e ricadde prorpio su di lui. Tom fu quasi felice che Isis avesse quel problema, avrebbe avitato di vedere il suo imbarazzo. Si sentiva il cuore esplodere mentre la ragazza si alzava dalla poltrona. Mosse qualche passo, ma lei arrivò di fronte a lui senza alcun problema. Tom pensò che Isis fosse così sciolta da sembrare priva del suo problema, anzi, l'unico problema sembrava averlo lui con quell'agitazione che cresceva di secondo in secondo.
- Ciao, Tom - sorrise lei mentre Tom si sentiva svenire.
- C-ciao - balbettò lui come risposta.
- Bart, potresti lasciarci soli? - chiese Isis con un tono quasi di rimprovero.
- Sicura? - lei annuì e l'uomo rivolse uno sguardo scettico a Tom prima di uscire e richiudere la porta.
Non la mangio, tranquillo pensò Tom.
- Bhe, come mai sei qui... Tom? - Isis alzò leggermente lo sguardo e Tom riuscì a specchiarsi nell'azzurro chiaro dei suo occhi. Pensava che avrebbe visto degli occhi vuoti, spenti, ma si sbagliava. Erano vivi, pieni di sentimento e meravigliosi. Tom pensò di non aver mai visto niente di più dolce e penetrante in tutta la sua vita.
- I-io non, non lo so. Volevo parlare un pò con te - rispose impacciato. Lei sorrise mostrando i suoi denti perfetti.
- Vieni - si diresse verso un divanetto posto accanto alla poltrona. Tom la seguì e si sedettero l'uno di fronte all'altra. Lei aveva un modo rigido di sedere: la schiena dritta, le gambe strette e le mani appoggiate sulle cosce. Aveva un'eleganza fuori dal comune nonostante indossasse un pantalone della tuta, una felpa grigia e i suoi capelli fossero un pò in disordine. La trovava stupenda anche così, forse la preferiva in questo modo.
- Cosa vuoi dirmi? -  Tom sospirò.
Già, cosa voleva dirgli?
- Non so avevo solo voglia di parlarti. Ti ho vista sabato alla festa - la ragazza emise una sonora risata comprendosi la bocca per qualche secondo.
- Tu quindi dovresti essere il maniaco - Tom aggrottò le sopracciglia non capendo a cosa si riferisse la ragazza.
- Non fraintendere. Non credo che tu sia un maniaco, ma Bart mi ha detto che mi guardavi in un modo strano e ti ha soprannominato così -
- Ah, bene - sorrise Tom mentre le fissava i lineamenti gentili del viso. Si sentiva scoppiare il cuore di felicità vedendola ridere.
Cominciarono a chiacchierare e Tom cercava di sviare il discorso di partenza; non sapeva cosa dirle. Era arrivato lì con l'unico intento di stare un pò solo con lei e di conoscerla, ma una volta lì si era praticamente paralizzato. Non sapeva dare una spiegazione logica a tutto quello che gli stava succedendo. Si sentiva come rinato e non avrebbe mai pensato che tutto questo gli sarebbe capitato, non così presto almeno.
...



Note: commentate per favore *-* Grazie <3

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo. ***


                                                          L'amore è cieco.

*Due mesi dopo*
- Com'è venuto? - chiese Isis curiosa.
- E' una delle tante cose che vorresti vedere - rispose Tom osservando il grande albero decorato alla perfezione. La ragazza sorrise e si lasciò stringere dalle braccia di Tom.
- Sai, stavo pesando che forse potrei farmi impiantare un paio di occhi bionici. Chissà se li hanno già inventati - Tom rise. Sì, perchè lei gli chiedeva di ridere. A volte non sopportava farlo perchè per lui era infinitamente triste pensare che lei non potesse vedere le bellezze del mondo, ma Isis preferiva così. Gli aveva raccontato tante cose su di lei, molte più di quelle che aveva letto quel sabato sera. Isis aveva accettato il fatto di essere cieca e, a volte, ci giocava su; la divertiva scherzare perchè in fondo era solo uno modo per non soffrire. Gli aveva detto che Bart e lei erano molto legati perchè lui le aveva insegnato a suonare il pianoforte e non si erano più separati. In quei giorni passati insieme, Tom aveva trascorso la maggior parte del suo tempo a guardarla e ascoltare i suoi mille scleri e aneddoti sulla sua vita. Era sempre più convinto di voler sentire il suono della sua voce per ancora tanto tempo; gli piaceva.
- La bambola assassina li aveva secondo te? - le domandò poi.
- Non lo so - gli rispose stringendosi per farsi avvolgere meglio da quel caldo abbraccio. Amava i suoi abbracci, le facevano davvero vedere il mondo in tutte le sue sfumature. Adorava anche parlare con lui perchè Tom si faceva spesso prendere da momenti di incertezza: non sapeva cosa dire, cercava sempre di non usare la parola 'vedere' e lei sentiva che, molte volte, lui era in imbarazzo davanti a lei. Le sembrava tenero il suo comportamento.
- Quando viene Bill? -
- Non so se viene - disse Tom con un velo di tristezza nella voce. I litigi non gli piacevano molto soprattutto non gli piaceva discutere con Bill, ma lui voleva solo passare un pò di tempo con Isis. Era Natale e aveva pensato che stare con lei sarebbe stata una cosa carina; evidentemente Bill non la pensava così. La sua serata era articolata in diversi modi: uscita con gli amici, locale con musica spacca timpani e alcol a volontà. Non era quello che voleva Tom; quel Natale voleva passarlo con lei. Isis era diventata parte integrante della sua vita e lui cominciava a sentire qualcosa di troppo forte per lei. Voleva assaggiare ogni istante con lei perchè aveva paura di non rivederla, di perderla, di litigare con lei per qualche motivo. Era dannatamente incerto su tutto, ma desiderava con tutto se stesso restare accanto a lei ogni minuto di ogni ora di ogni giorno. Si era spesso chiesto cosa significasse Isis per lui, ma non sapeva se la risposta che si dava lui era giusta. L'amava? In fondo lui aveva sempre desiderato sentire qualcosa di simile, ma ritrovarcisi dentro fino al collo era come essere presi a pugni nello stomaco inaspettatamente.
- Tom io non voglio che voi litighiate per colpa mia - sospirò Isis rattristata.
- Non litighiamo per colpa tua, Isis. Lo sai come siamo io e Bill e vedrai che faremo subito pace - Tom si abbassò leggermente e le posò un dolce bacio sulle labbra. Lei sorrise e sciolsero l'abbraccio. Isis sapeva benissimo che Tom le voleva molto bene, ma era consapevole del rapporto che aveva con Bill. Di certo non voleva rovinare una cosa così grande per egoismo.
Arrivò facilmente al divano e si sedette su di esso appoggiando la testa sullo schienale per rilassare i nervi. Si sentiva ancora fuori luogo in casa di Tom anche se ci aveva messo piede già da un mese; era una sensazione strana, ma era felice di poter condividere qualche momento con lui. Lei, in segreto, aveva spesso pensato che e sarebbe stato bello stare ventiquattro ore su ventiquattro accanto a lui, di sera tornare in quella casa e sapere che in una delle tante camere c'è lui; forse era da stupidi, ma lei sentiva il desiderio di accoccolarsi a Tom, ridere alle sue battute e mangiare pizza e cinese ogni sera. Cose sciocche, ma comunque importanti.
Il rumore di qualcosa andato in frantumi la fece destare dai suoi pensieri che avevano dentro un pò di amaro e tante imprecazioni, dopo, la fecero ridere.
- Tom sei ancora vivo? - chiese con una punta di sarcasmo.
- Io sì, ma il vaso che mamma aveva regalato a Bill non tanto - Isis sospirò sconsolata. Tom era davvero scoordinato, probabilmente, quel vaso lo aveva rotto stando a dieci metri di distanza. Si poteva dire che erano i problemi ad andare da Tom e non il contrario.
- Non lasciarlo lì a terra e quando vedi Bill chiedigli scusa - si riaccasciò sul morbido divano scuotendo la testa mentre un bel sorriso si impadroniva delle sue labbra.
- Va bene, mamma - risero insieme mentre Tom raccoglieva i grossi cocci di ceramica. Quando ebbe finito di pulire il pavimento, si sedette accanto a lei e la riaccolse di nuovo fra le sue braccia.
- Mi prendi il libro? -
- Passi troppo tempo a leggere -
- Di certo non mi fanno male gli occhi - sorrise lei. Tom sospirò e andò verso il tavolo; preso il libro, si accomodò di nuovo al fianco di Isis. Lei, super eccitata di ricominciare a leggere, lo afferrò per la copertina e cominciò a sfiorare le pagine sorridendo di tanto in tanto. Tom la osservava e tutto ciò che voleva fare era baciare le sue labbra e stringerla per poter sentire il calore del suo corpo, il profumo de suoi capelli e il suono del suo respiro.
- No - disse disperata lei.
- Che c'è? -
- E' solo un... figlio di buona donna -
- Ma chi? -
- Lasica stare, Tom. Non puoi capire quanto Jhon mi abbia deluso - Tom continuava a non capire fin quando Isis, in uno scatto d'ira, lasciò cadere il libro e incrociò le braccia con un'espressione delusa e adirata sul volto.
- Amore, che c'è? -
- Non chiamarmi amore - Tom istintivamente aggrottò le sopracciglia: lei adorava essere chiamata così.
- Jhon, dopo aver messo le corna ad Angela, l'ha chiamata proprio così: amore. Mi metti le corna, Tom? - lui rise immediatamente alla sua dmanda. La voce da bambina capricciosa le si addiceva particolarmente.
- Certo che no, amore - Tom scandì bene l'ultima parola e lei sembrò un pò diffidente della risposta del ragazzo ma, alla fine, gli sorrise e si accasciò completamente su di lui.
Sì, lei lo amava e ne era sicura anche se era un pò prematuro pensare di voler passare la sua vita con lui.
- Che ne dici di pizza e coccole? - la ragazza annuì e lui si alzò dal divano. Prese il suo cellulare e compose il numero della loro pizzeria preferita. Era bello pensare che quella era la 'loro' pizzeria preferita; un pò infantile, ma bello.
*
- Isis, te la posso fare una domanda? - chiese Tom con un pò di imbarazzo e insicurezza mentre si stringeva al corpo della ragazza lasciando scivolare le coperte verso il basso.
- Dimmi - annuì lei un pò sospettosa. Di solito Tom non chiedeva se poteva chiedere; parlava e basta quindi si era un pò stranita, ma lo lasciò parlare.
- Io mi sono chiesto tante volte tu cosa... vedi. Cioè non so, ci vedi qualcosa o non vedi proprio niente? - Isis sorrise intenerita dalla sua domanda e anche dal suo tono di voce: basso e così dannatamente impacciato. Lo amava.
- Ehm, cosa ci vedo? Bhe, praticamente quasi niente. Mi hanno detto che io ci vedo come ci vede una persona quando socchiude gli occhi. Provaci, però devono essere quasi del tutto chiusi - nella camera da letto calò un silenzio tombale. Tom sentiva il cuore battere forte; non voleva provare. In realtà lui gliel'aveva chiesto solo per curiosità, ma gli sembrava un presa in giro cercare di vedere come vedeva lei. Isis non ci vedeva davvero e lui non voleva provre a far finta di essere cieco per capire lei cosa provava da tutta la vita. Era stato solo stupido a chiederglielo.
- Tom? Sei morto? - chiese lei sorridendo. Tom sospirò solamente e la coprì con il lenzuolo.
- Dormiamo? -
- Già? Che ore sono? - Tom si alzò leggermente per poter vedere l'orario e, poi, si ristese accanto a lei.
- Le 02:20 -
- Cavolo, così tardi? Sì, dobbiamo dormire - sorrise Isis. Tom la strinse un pò, poi le diede un bacio e si addormentò con un nuovo peso; così grande da lacerargli il cuore.



Note: thanks per le recensioni e... spero vi sia piaciuto questo capitolo! =D

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo. ***


                                                         L'amore è cieco.


- Tom io non voglio dire che lei non è adatta a te o che non sia simpatica, però lei ha quel... -
- Cosa, Bill? - gli chiese Tom molto arrabbiato. Tom non sopportava sentire discorsi del genere. Soprattutto se uscivano dalla bocca di suo fratello.
- Tom lei è... cieca. Lo sai che è una grossa responsabilità? -
- Lo so benissimo, ma credi che io non sia in grado di farla stare bene? -
- Non volevo dire questo -
- Allora cosa intendevi?-  chiese disperato Tom. Cosa poteva intendere se non quello? Lui non lo riteneva in grado di prendersi cura di una persona con il problema di Isis.
- Tom, io non volevo dire che non potresti farla stare bene, solo, lei ha bisogno di cure e attenzioni particolari. Lei non è come le altre ragazze e... - Tom a quel punto coprì le parole di Bill.
- Cos'ha di diverso, Bill? - chiese al massimo della rabbia. Non poteva credere che Bill stesse facendo dei discorsi così insensati. Perchè non capiva? Come faceva a non comprendere l'amore che provava nei confronti di Isis? Era geloso? Tom non riusciva a darsi una spiegazione logica. Era vero: Isis era cieca e questo poteva comportare delle complicazioni, ma lei era forte e non si creava problemi per la sua cecità; non ne creava nemmeno agli altri. Quindi, dov'era tutto il problema?
- Lei non ci vede, Tom. Non ci vede. Tu non puoi immaginare quanto potrebbe essere difficile per te seguirla in ogni momento. Lei potrebbe sentirsi male. Lo sai anche tu che ha altri problemi oltre al fatto di essere cieca. Come puoi non capire? -  Tom rimase immobile. Era vero anche questo: Isis aveva dei problemi al cuore, ma questo comunque non la rendeva diversa dagli altri.
Tom sospirò e abbassò lo sguardo. Bill lo osservava sapendo che forse aveva un pò esagerato, ma non gli aveva mai nascosto i suoi pensieri e le sue preoccupazioni e non voleva farlo adesso.
- Vai a dormire da mamma stanotte. Ciao - detto questo, Tom si avvicinò alla porta e uscì dallo studio. L'aria fresca si faceva largo fra le strade di Los Angeles e lui si fermò sentendo quel venticello sulla pelle. Un sentimento di rimorso, era questo quello che provava. Non voleva litigare con Bill, ma lui amava Isis e non riusciva a capire come facesse Bill a non percepire quel sentimento. Come faceva a non rendersi conto di quanto Tom amava la sua ragazza? Lui non si sarebbe mai fidanzato con qualcuno senza provare davvero dei sentimenti. David più volte aveva provato a spingerlo a stare con una ragazza ma, per David, quella era solo una trovata pubblicitaria. Tom stavolta sentiva davvero qualcosa di profondo.
Sospirò e si diresse alla sua macchina. Non vedeva l'ora di tornare a casa e di riabbracciare Isis.

*

- Amore - Tom sorrise rientrando in casa. Si sentiva il suo profumo sparso nell'aria. Arrivò nel salone, ma lei non c'era. Guardò l'orologio appeso alla parete; erano le 19:40.
*Doccia*... pensò sorridendo. Lei a quell'ora era solita infilarsi in bagno e restarci per un paio d'ore.
Salì le scale e si diresse proprio in bagno. Lentamente aprì la porta e la richiuse alle sue spalle. Era avvolto in una nuvola di vapore, ma riusciva a vederci abbastanza bene. Si avvicinò alla doccia e scostò leggermente la tendina verde. Quello era solo un intralcio. Infatti era stata lei a volerla. Diceva: come fate a non averla? L'acqua schizza da tutte le parti. Sorrise a quel ricordo e rimase lì ad osservarla. Ogni tanto, sul volto della ragazza, si dipingevano dei dolci sorrisi. Tom era davvero curioso di sapere cosa stava pensando.
- La smetti di fissarmi? - Tom sussultò. Stavolta non aveva fatto alcun rumore; come l'aveva sentito?
- Non posso, sei troppo bella - cercò di giustificarsi anche se in realtà, non ce n'era bisogno. Ormai lei si era abituata alle manie di Tom che si racchiudevano in due semplici parole: tu nuda.
Isis rise; era il miglior modo per respingere la forte vergogna. Era una cosa altamente ingiusta: lui poteva vedela nuda mentre lei non poteva nemmeno osservarlo in qualsiasi momento della giornata.
- Grazie ma, adesso, vattene -
- No, voglio restare qui - Isis sbuffò.
- Fai quello che ti pare. Però, tieni le mani a posto - Tom scoppiò a ridere e si sedette sul bordo della vasca. Sinceramente, a Tom non interessava tanto vederla nuda, era solo per stare con lei. Certo, ogni tanto gli veniva la sfrenata voglia di entrare nella doccia con lei, ma sapeva quanto le dava fastidio e cercava di calmare i suoi bollenti spiriti.

*

- Tom, dai dimmi la verità -
- Ti ho detto che va tutto bene - ormai erano passati quasi venti minuti dall'uscita dal bagno. Erano andati dritti in camera da letto e Isis, mentre si vestiva, aveva percepito qualcosa di strano nel comportamento di Tom; un pò troppo taciturno.
- Per favore, Tom - lui sospirò. Non voleva dirgli che aveva litigato con Bill, ma sapeva che la ragazza si era accorta della sua agitazione e non sapeva che scusa inventarsi. Forse, non voleva proprio inventarsela per non mentirle. Era, però, giusto che lei sapesse tutto. Non voleva avere segreti con lei.
- Prima ho litigato con Bill - disse tutto d'un fiato. L'aveva detto ma, probabilmente, adesso doveva dare le spiegazioni del litigio; era quello che più lo spaventava. Come poteva dirgli che Bill non la odiava ma la voleva lontana da lui?
- Oh, bhe, visto? Non, non è stato così... difficile - Isis chinò la testa mentre il suo stomaco si stringeva e le faceva male. Stava creando troppi problemi fra Bill e Tom. Da quando era arrivata nella vita di quei ragazzi non li aveva mai visti andare del tutto d'accordo. Eppure, prima che lei conoscesse Bill, Tom le aveva detto che avevano un legame molto profondo.
- Amore, va tutto bene? - Isis annuì subito forzando un sorriso. Tom si accorse che quel sorriso non era molto sincero, ma aveva timore di approfondire il discorso. Aveva una terribile paura di ferirla.
- Tom, io non ho fame. Mi addormento, notte - a quest'affermazione Tom non potè fare altro che perdere mille battiti. Isis si alzò e andò verso il suo lato del letto; si mise sotto le coperte e cercò di mandare via la tristezza.
Tom sospirò. Non gli aveva detto di restare lì fino a che non si fosse addormentata, non l'aveva abbracciato, nè baciato. Si sentiva davvero in colpa. Non voleva che lei stesse male e, invece, sapeva bene di averle inflitto una profonda ferita.
Voltò lo sguardo verso il grande armadio fatto di specchi: aveva una brutta cera. Adesso anche lui era ferito, sia dentro che fuori.

*

Tom tornò a casa dallo studio. Per fortuna stavolta non aveva litigato con Bill, ma solo perchè David non gliene aveva dato l'opportunità riempendoli di lavoro.
Si diresse nel salone con l'intenzione di far pace con Isis; lo voleva più di ogni altra cosa. Accese la luce: lei ovviamente non c'era.
Dov'era finita adesso? Tom sorrise , ma s'incupì quando si accorse che anche la luce della cucina era spenta. Sospirò e si diresse al piano superiore. Erano le 19:00, probabilmente stava facendo la doccia. Dal corridoio, però, non sentiva il rumore dell'acqua. Aprì la porta e il bagno era buio e vuoto. Tom si irrigidì un istante e il cuore gli esplose nel petto. A passo veloce si diresse in camera da letto: vuota anche questa. Corse di nuovo giù e andò in cucina, magari era al buio.
*Per lei non è importante la luce* pensò stupidamente. Ma lei non c'era. Si stava preoccupando davvero e la sua agitazione era salita alle stelle. Corse al telefono e la chiamò; non rispondeva. Sbuffò e si guardò intorno. Avrebbe voluto vederla apparire dal nulla. Sospirò cercando di concentrarsi e capire dove poteva essere ma, mentre lo faceva, i suoi occhi caddero sul tavolino di fronte al divano: un foglio poggiato su un libro.
Ci si avvicinò con cautela; aveva quasi paura di prenderlo. Afferrò il foglio e, prima di aprirlo, lesse il titolo del libro: amore per sempre. Quel libro lo aveva comprato Isis, sia per lei stessa che per lui, ma Tom non l'aveva mai aperto. Leggere non era uno dei suoi passatempi preferiti. Isis voleva che lo leggesse, ma lui non l'aveva mai fatto. Si stava sentendo un pò in colpa.
Scosse la testa e aprì il foglio, che era piegato in due, con paura.
Questo diceva:

Ciao Tom,
ti starai chiedenado perchè, invece del mio corpo ambulante, hai trovato questa lettera, vero? Bhe, l'ho fatta scrivere da Bart per ovvi motivi, ma sappi che le parole che leggerai sono uscite dal mio cuore. Quindi, ti prego, leggi fino in fondo.

Amore, dal primo giorno che ti ho conosciuto ho capito che sei una persona speciale, una di quelle persone che meritano il meglio dalla vita, una di quelle persone che non deve essere messa davanti a scelte troppo difficili. Tu sei sempre stato dolce, premuroso, gentile nei miei confronti. Mi hai sempre dimostrato quanto mi ami. Ti amo anche io, Tom. Ti ho amato dalla prima volta che ti ho parlato. Tu sei sempre stato così attento a non farmi sentire diversa dalle altre persone e ti ringrazio per questo. Anche se non siamo stati insieme per molto, posso dirti che con te ho passato i migliori momenti della mia vita. Tu mi hai fatto ridere; ridere davvero. Con i tuoi occhi mi hai fatto vedere il mondo mentre mi perdevo in ogni tuo bacio.
Tom, con te ho provato emozioni uniche che non dimenticherò mai. Fare l'amore con te è stato meraviglioso e non dimenticherò mai quando, dopo, mi hai sussurrato quel 'ti amo'. Era così bello potermi stringere a te ogni volta che ne avevo voglia e poter sentire il tuo profumo sulla mia pelle.
Sappi che ti ho amato a tal punto da non riuscire a stare lontano da te.
Adesso però sento un vuoto dentro che non riesco a colmare. Ho rovinato lentamente il rapporto che avevi con Bill e questo non va bene. Non posso pensare di aver fatto soffrire qualcuno per puro egoismo.
Ti prego non odiarmi per quello che sto per fare. Io ti amo davvero, ma non possiamo andre avanti così.
Eri e sarai per sempre la persona più importante della mia vita.
Non smetterò mai di pensare che io te eravamo fatti per stare insieme; un pò come nelle favole. Ma le favole sono racchiuse nelle pagine dei libri proprio perchè nella vita reale non c'è sempre un lieto fine.
Probabilmente, quando leggerai questa lettera, io sarò già molto lontana da te; ma ricorda che, se vorrai, potrai portare il mio cuore con te per sempre. Te lo lascerò fare perchè io voglio tenere stretto il tuo.
Credimi amore mio, sto soffrendo al solo pensiero di lasciarti, ma non vedo altra soluzione. Tu, forse, diresti che l'amore che proviamo l'uno per l'altra potrebbe rompere ogni barriera, ma io non ce la faccio Tom. Sono fragile, troppo.
Arrivo alla fine e ti dico grazie. Grazie per ogni momento passato insieme, grazie per aver cercato il mio nome in quella lista, grazie per avermi insegnato cos'è il vero amore, grazie per avermi amato.
Perdonami per averti illuso così, perdonami per averti fatto stare male, perdonami per tutto.
Ti amo, Isis.


Fine.

Note: bene, siamo arrivati alla fine (T_T). Spero che questa breve FF vi sia piaciuta.
Volevo dedicare pochissime parole alla piccola principessa di Bill che, purtroppo, è venuta a mancare il 5/12/12. R.I.P. <3

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