Due facce della stessa medaglia

di The Edge
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** L'inizio. ***
Capitolo 3: *** Amico ***
Capitolo 4: *** In classe ***
Capitolo 5: *** Fratello e sorella ***
Capitolo 6: *** Chimica ***
Capitolo 7: *** Subconscio. ***
Capitolo 8: *** Insulti. ***
Capitolo 9: *** Subconscio e riflessioni. ***
Capitolo 10: *** Tagli e odio ***
Capitolo 11: *** Pomeriggio. ***
Capitolo 12: *** Lettere ***
Capitolo 13: *** Partita e litigi ***
Capitolo 14: *** amicizia o qualcosa di più? ***
Capitolo 15: *** Promesse e insegnanti battagliere ***
Capitolo 16: *** Una piccola grande vittoria. ***
Capitolo 17: *** Violenza. ***
Capitolo 18: *** Protezione. ***
Capitolo 19: *** Ricordi. 29 novembre... ***
Capitolo 20: *** What? ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Pioveva a dirotto.
Le gocce d’acqua picchiettavano sul davanzale della finestra con violenza, il rimbombo dei tuoni era possente.
Scarlett era sdraiata sul letto pensierosa.
Rifletteva sulla vita.

Anni prima una lunga malattia aveva portato via sua madre da lei e da suo fratello.
E ora un grave incidente le aveva portato via lei, Janie.
La sua migliore amica.

La ragazza si portò le mani alla testa e affondò le dita nei capelli, sentiva sulle sue spalle un dolore immenso.
Un discreto bussare la dissolse dai suoi pensieri.
Aprì la porta e vide James.
“Ti va una cioccolata calda sorellina?”
“Sono le due di mattina….”
“E quindi? Non è mai tardi per fare uno spuntino. Notte o giorno che sia”

Il ragazzo preparò velocemente due tazze di cioccolata, ne porse una alla sorella e si sedette di fronte a lei.
Erano l’uno la copia dell’altra, avevano solo dieci secondi di differenza.
Identici in tutto e per tutto.
Due facce della stessa medaglia.



Angolo dell'autrice:
Salve gente!
Sono nuovamente da queste parti.
Beh, questa è una piccola introduzione alla storia... spero che vi possa interessare.
A presto!
The Edge

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Capitolo 2
*** L'inizio. ***


Il marciapiede era umido, le scarpe sull’asfalto bagnato provocavano un fastidioso “sciaf”
Scarlett avvolta nella sciarpa, camminava strascicando i piedi, aveva le cuffie nelle orecchie ed era isolata dal mondo.
James alzò lo sguardo e scosse la testa, ormai aveva imparato a convivere con la tristezza cronica della sorella.

La fermata dell’autobus era abbastanza vicina, era anche il luogo di ritrovo della loro classe.
Come da manuale, trovarono Charlie, che ancora mezzo addormentato fumava distrattamente l’ennesima sigaretta.
Il ragazzo era appoggiato al muretto e giocherellava con le cinghie dello zaino.
“Bella man! Come stai Charlie?”
“Non c’è male amico.”
“Studiato chimica?”
“studiare? Ma mi ci vedi sui libri?”
“Ora che mi ci fai pensare…”
“Non pensare troppo mi raccomando, eh. Piuttosto, tua sorella è ancora nei meandri della tristezza?”
“Sì… lascia stare.”
“No dai, ci conosciamo da una vita, se permetti voglio informarmi”
“Una vita… dai, quattro anni.”
“Non fare il precisino…”
“Vabbè.”
“okay man. Io mi balzo la prima ora. Ho un appuntamento galante con la mia ragazza, mi aspetta. Ci si vede in quel mausoleo di vecchietti che è la nostra classe”
“Ok”
I due fratelli salirono sul bus, Scarlett si tolse l’auricolare sinistro e domandò
“Novità?”
“Mi fai impazzire, prima fai l’asociale con le tue cuffiette, poi pretendi che ti racconti le news, ma sarai strana”
“Scusami tanto”
“Dai su, non fare la permalosa. Sai che scherzo. Comunque niente di nuovo, se non che Charlie si salta la prima ora”
“Al solito, suppongo”
“Esatto.”
 
La 5G era l’ultima classe in corridoio.
La polvere regnava sovrana, assieme alle tele dei ragni.
Pezzi di intonaco facevano comparsa sui pavimenti.
Fred si stiracchiò sonoramente, era arrivato presto quella mattina, almeno mezz’ora prima del solito.
Appena vide entrare Scarlett, la abbracciò fortissimo
“Amore lei! Come stai tesoro? Sei palliduccia”
“Sto…bene. Sono sempre pallida” alla ragazza sfuggì un sorrisetto, mentre James alzò lo sguardo e fingendosi offeso disse
“Sapete, esisto anche io”
“Tranquillo, come potrei dimenticarmi di te tesoro?” canticchiò gioiosamente Fred, mentre gli dava una sonora pacca sulla spalla.
“Allora cosa mi raccontate di bello? È da un sacco di tempo che non ci vediamo”
“Non c’è male, è dura ritornare a scuola, dopo quello che è successo”
“Eh lo so. Mi spiace tanto. Ancora mi è difficile crederlo”
“e tu Big F cosa dici?” chiese velocemente Scarlett nel tentativo di cambiare argomento
“Io sto benissimo, la mia relazione con Steve va a gonfie vele e mia mamma ha finalmente accettato di avere un figlio omosessuale. Ha smesso di chiedermi ogni santa volta ‘e la fidanzata?’. Sono davvero felice. Mi vuole bene lo stesso e io sono in pace con me stesso. Cosa potrei volere di più?”
“La sufficienza in matematica” disse sarcastico David con un sorrisetto bastardo sul volto.
La battuta non scalfì l’animo gioioso del ragazzo, il quale si limitò a sorridere all’amico
“Da che pulpito” osservò Jim ridacchiando
“Williams non iniziare a rompere le scatole”
“Eddai, non mi pare il caso di fare gli scorbutici di prima mattina”

Scarlett si trascinò verso l’ultimo banco, poggiò lo zaino a terra, si sedette e chiuse gli occhi.
Il primo e ultimo anno di scuola senza Janie.


Angolo dell'autrice:
Eccomi qua!
primo capitolo effettivo della storia!
So che è abbastanza cortino, ma l'ispirazione è andata a fare merenda con David Bowie, e non mi hanno invitata.
Recensite, non vi mangio.
appresto!
The Edge

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Capitolo 3
*** Amico ***


Fred si stiracchiò contento, si mise addosso il maglione e con la coda dell’occhio vide l’amica che cercava di nascondersi il più possibile.
Si diresse verso di lei, si sedette per terra e le prese le mani tra le proprie.
“Tutto bene?”
Scarlett scosse energicamente il capo, lasciando che i capelli le nascondessero il viso.
“Ascoltami…. So che è difficile, ma non sei da sola. So che Janie ti manca. Manca anche a me, cosa credi? Mi mancano le sue battutacce senza senso durante le verifiche. Però ci sono io, c’è Max, David, Steve, tuo fratello, George… Non siamo chissà quale grandiosa compagnia, visto che siamo uno più fuori di testa dell’altro, ma siamo amici. E’ questo che conta. Poi ricorda che le persone che amiamo sono sempre con noi.”
Fred si interruppe, sospirò e strinse forte le mani attorno a quelle della ragazza
“Scarlett tu sei la persona più forte che conosco. Ce la farai a superare questo enorme dolore. Se hai bisogno, puoi contare su di me. Tu mi sei stata vicino quando… beh, quando ho dichiarato apertamente che mi piacciono gli uomini e tutti quanti mi hanno preso in giro.”
“Grazie Fred..” mormorò Scarlett con un piccolo sorriso
“Prego! Ecco, ora sì che mi piaci, con un bel sorriso si risolve tutto”

La conversazione venne interrotta dall’entrata improvvisa della professoressa di matematica.
Jim sbiancò e mormorò a mezza bocca “Ma non era mica andata in pensione ‘sta mummia?”
“A quanto pare no.” Rispose tranquillamente David



Angolo dell'autrice:
So che è corto e che fa schifo, ma non sapevo che altro inventarmi.
Chiedo pietà.
Cercherò di fare il possibile per fare un capitolo decente.
Non è un bel periodo per la sottoscritta e quindi non ho molta voglia di scrivere.
A presto.
The Edge

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Capitolo 4
*** In classe ***


“WILLIAMS ALLA LAVAGNA” urlò a mo’ di buongiorno l’insegnante.
“Prof, quale dei due?” domandò innocentemente James
“Lei, caro Williams.”
“Ma perché sempre me?”
“Perché ho voglia di interrogarla”
“Ma adesso?”
“Sì perché?”
“Ma… è il primo giorno di scuola!”
“E quindi?”
“Prof…”
“SILEZIO. Ora mi faccia la cortesia di alzarsi e di venire alla lavagna”
“Va bene, ho capito. Mi dia un paio di minuti che mi serve la penna”
“Ma se deve venire alla lavagna!”
“Io senza la mia penna non riesco a riflettere”

L’intera classe scoppiò a ridere, Jim fece un sorrisetto, si alzò dal posto e salì sulla pedana.
Attese in silenzio che la prof iniziasse a dettare l’esercizio.
“SALVE PROF!” urlò gioiosamente George, mentre entrava in classe.
L’insegnante abbassò gli occhiali e fissò il ragazzo con una smorfia di disappunto
“E’ in ritardo.”
“Lo so. Ho dovuto accompagnare la mia sorellina a scuola. Mio padre lavora e quindi rimanevo solo io”
“Non poteva portarla sua madre?”
“Ma guardi, quella stronza ci ha abbandonati.”
“Ah. Vabbè, fili al suo posto accanto alla signorina Williams e stia in silenzio, altrimenti la interrogo”
“Sissignora. Non voglio beccarmi un votaccio proprio adesso”

George si passò distrattamente una mano tra i folti capelli castani e si sedette accanto alla ragazza.
Scarlett arrossì leggermente quando il suo sguardo si incrociò con quello del suo compagno di banco.
“Come stai?”
“Geo hai la domanda di riserva?”
“Ah già. Scusami.”
“Fa niente… Tu come stai?”
“Non c’è male. Mia sorella mi ha rotto l’anima durante le vacanze… sì, direi che è andata benissimo”
“Adoro quella bambina”
“Guarda, se vuoi te la presto”
“No grazie, mi basta quel bambinone di James”
“Non te l’ho mai chiesto, ma chi è il più grande tra te e lui?”
“Sono nata dieci secondi prima di lui.”
“Affascinante, io e Liz abbiamo dieci anni di differenza.”
Scarlett si lasciò sfuggire un sorriso mentre le sue guance si coloravano di un leggero rosso fragola.
“Sono contento di questo sorriso. So che… oddio. Mi sento così idiota. Sappi che se hai bisogno io ci sono. Se devi sfogarti, parlare con qualcuno, io sono disponibile”
 
George le fece l’occhiolino e volse lo sguardo verso la lavagna.
James stava sorridendo, aveva risolto tutti gli esercizi e non ne aveva sbagliato uno.
“Visto che bravo prof? Ho imparato”
“E’ migliorato, lo devo ammettere”
“Grazie”
“Ma non si monti la testa, la interrogherò di nuovo.”
“Non vedo l’ora prof” esclamò sarcastico il ragazzo alzando lo sguardo al cielo
“Non lo metto in dubbio”
 
Appena uscirono da scuola, Fred corse ad abbracciare Steve, che essendo stato bocciato, ripeteva la quarta.
James gongolava, aveva preso il suo primo sette e mezzo in matematica ed era felice come un bambino a natale.
Era talmente felice che prese sottobraccio Scarlett e disse “Non so te sorellina, ma io ho una fama gigantesca.”
“Io non ho tanta fame…”
“Dici sempre così, ma alla fine mangi più di me”
“Okay, ho capito. Cucino io”
“Graaaaaaaaaaaaaaaaaaaaazie sorellina. Stasera faccio io”
“Bravo, vedo che ci siamo capiti”


Angolo dell'autrice:
Ebbene sì, sono di nuovo qui.
Stavo facendo i compiti di spagnolo e... l'ispirazione è magicamente ritornata dalla sottoscritta.
Spero che questo capitolo sia migliore di quello precedente.
A presto!
The Edge

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Capitolo 5
*** Fratello e sorella ***


La camera era illuminata dalla piccola lampada, Scarlett era appoggiata al letto, leggeva tranquilla.
Si mordicchiava distrattamente il labbro inferiore, ciocche di capelli le sfuggivano dalle orecchie e ricadevano mollemente davanti al viso.
Sul comodino c’erano una tazza di the vuota, assieme all’ipod e al cellulare.

“Sorellina?”
“Uh?”
“Scarlett?”
“Uh?”
“Oiiiiiiiiiiiiiiii sorella!”
“Si può sapere cosa vuoi? Sto cercando di leggere in pace”
“Come sei scorbutica. Comunque volevo chiederti se ti andava di uscire.”
“No, non mi va”
“Ci avrei giurato”
“E allora perché me lo hai chiesto?”
“Perché ti voglio bene, sei mia sorella e devi uscire ogni tanto. Smettila di fare il topo da biblioteca, mettiti la giacca e usciamo”
“Uffa”
“Uffa lo dico io, forza, muoviti.”
“E se io non volessi venire?”
“Sei leggera, ti porto di peso”
“Non oseresti mai”
“Chi te lo dice?”
Jim le fece la linguaccia e le porse la giacca, Scarlett alzò gli occhi al cielo e lo accontentò.

Dieci minuti dopo erano in strada.
Camminavano uno accanto all’altra, in silenzio.
Dopo un po’ Scarlett gli prese timidamente la mano e mormorò
“Scusami se faccio l’antipatica”
“Non ti scusare, so che è un brutto momento, e io cerco di dare il meglio per tirarti su di morale. Anche se spesso riesco solo ad innervosirti.”
“sempre meglio innervosirmi che farmi piangere”
“Anche quello è vero.”

James fece scivolare via la mano da quella della sorella, e le cinse le spalle con un braccio.
“Che ne dici se… se ogni giorno provassimo a fare un qualcosa che ti distragga?”
“Del tipo?”
“Che ne so. Potremmo organizzare un grande partitone di calcio con la nostra classe. Visto che qualcuno di mia conoscenza è molto brava. Serve anche per sfogarti. Oppure potresti uscire con qualcuno, e non solo con me. Okay che io sono il migliore, però devo risultare noioso dopo un po’”
Scarlett scoppiò a ridere “Te lo assicuro, con il carattere che hai persino un parco divertimenti è più noioso di te”
“Grazie sorellina. Però non cambiare discorso, dovresti davvero uscire di casa. Non dico di vivere in strada, ma devi distrarti. Non puoi continuare a pensare a Janie.”
“Mi manca…”
“Lo so. Ti ricordi cosa ci diceva papà quando da bambini piangevamo perché ci mancava la mamma? Ci diceva che lei era con noi. E che non dovevamo essere tristi… Io te lo ridico. Ti prego, devi essere forte.”
Scarlett lo fissò.
Occhi grigi dentro ad occhi grigi.
“Come si fa a non volerti bene Jim?”


Angolo dell'autrice:
Buondì a tutti.
Ho aggiornato la storia come potete vedere e boh, non so che altro dire.
Il prossimo capitolo è in fase di scrittura.
Le recensioni sono sempre gradite.
A presto
The Edge

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Capitolo 6
*** Chimica ***


La mattina seguente fu un disastro.
La 5G conobbe il nuovo professore di chimica.
Il docente aveva la triste fama di essere molto severo e di avere particolari idee sull’insegnamento, che consistevano nell’umiliare gli alunni.
Appena entrò, calò il silenzio tra i ragazzi.
Il professore era un uomo alto, con i capelli brizzolati e la barba.
Portava un completo nero e sul suo viso affilato non c’era l’ombra di nessuna espressione amichevole.
“Buongiorno” disse con voce piatta.
Senza attendere risposta, poggiò sulla cattedra la borsa e iniziò a camminare tra le file di banchi.

Il silenzio era tombale.
Le suole delle scarpe scricchiolavano sulle piastrelle sporche.
Ogni singolo ragazzo tratteneva il respiro, la tensione era alle stelle.
Il professore tornò indietro e si parò davanti all’intera scolaresca.
“Sono il professor Young, e sarò il vostro insegnante di chimica. Prendete un foglio e voglio che mi scriviate tutto quello che sapete su questa materia. Avete tempo fino al suono della campanella”

Tutti i ragazzi mandarono un gemito di sconforto collettivo.
Jim imprecò sottovoce  mentre scriveva.
George mangiucchiò la penna e scrisse a malapena il nome.
Scarlett scrisse una pagina intera e annuiva soddisfatta.
David lasciò tranquillamente il foglio in bianco.
Charlie seguì la stessa politica del suo compagno di banco.
Fred era in panico.
Non ricordava più nulla.
‘Merda.. e ora come faccio? Forza Big F, ragiona!’ pensò disperato, mentre tentava l’impossibile di cavare qualcosa dalla memoria.
I suoi sforzi furono vani, e alla fine consegnò il foglio in bianco.
 
“Perfetto, ho il debito assicurato” borbottò George, passandosi una mano sul viso
“A chi lo dici…. Io sono nei casini” gemette disperato James
“Non mi ricordavo nulla, ho avuto dei dubbi persino sulla data di oggi” biascicò scoraggiato Fred
“Io ho lasciato in bianco il foglio e non me ne dispiaccio. Ho tutto l’anno per recuperare.” Disse con noncuranza David
“A quanto pare l’unica che ha scritto qualcosa sia la Williams” aggiunse Charlie.
“Come diamine hai fatto a ricordarti tutto sorellina?” domandò scioccato Jim
“… Chimica era la materia preferita di Janie. Ho scritto tutte le cose che mi ha spiegato in quegli innumerevoli pomeriggi a casa sua”
rispose con un sorrisino triste la ragazza.
 

Angolo dell'autrice:
Buonsalve a tutti.
Sì, sono consapevole del fatto che sto scrivendo dei capitoli abbastanza corti, ma sfortunamente la mia ispirazione va a passeggio e non mi ha detto quando effettivamente tornerà a fare il suo lavoro.
Spero vi piaccia.
Le recensioni sono sempre gradite :3
A presto!
The Edge

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Capitolo 7
*** Subconscio. ***


David prese il gessetto in mano e un sorriso bastardo gli si dipinse sul viso.
“Cosa pensi di fare con quel gesso?” domandò tranquillamente Charlie
“Pensavo di usarlo come fiaccola olimpica. Ma secondo te cosa mai potrei farci?”
“Conoscendoti potresti usarlo per.. conquistare il mondo”
“Come ho fatto a non pensarci! Tutti i cattivi che si rispettino vogliono prendere il potere con un gessetto.” Rispose sarcastico David alzando gli occhi al cielo

Mentre Charlie e David facevano i comizi sull’utilizzo del gesso in una possibile dittatura degli studenti, il resto della classe era sparso per i corridoi.
George iniziò a tamburellare le dita sul banco e con un certo nervosismo iniziò a strapparsi le pellicine del pollice sinistro con i denti.
Doveva risolvere una questione che durava da anni ormai.
Si alzò di scatto e uscì dalla classe, desideroso di prendere una boccata d’aria prima dell’imminente fine dell’intervallo.

‘Allora Geo, cosa pensi di fare? Glielo dirai oppure no? Vuoi soffrire ancora?’ domandò la vocina nella sua testa.
-‘stai zitta stupida voce! So bene quali sono i miei problemi, non c’è bisogno che me li ricordi’-
‘Antipatico, e io che pensavo di farti un favore’
-‘ti prego. Stai zitta.’-
‘Hai paura George?’
-‘Sì. Tanta’-
‘Di cosa?’
-‘Dei miei sentimenti’-
‘Non devi averne. Una volta che sarai in pace con te stesso ti sentirai meglio’
-‘A sentirlo dire sembra facile, ma non lo è’-
‘Non ho mai detto che sia facile’-
-‘Sei inutile’-
‘Questo lo dici tu’
-‘Bella forza, sei una stupida vocina che mi parla nei momenti meno opportuni’-
‘Ora sei da solo, quale altra occasione migliore per ricordarti di non perdere tempo e sistemare questa questione?’
-‘Ho tempo per risolverla’-
‘Non direi. Sono… cinque anni. Non sono mica pochi, te ne rendi conto?’
-‘Ti prego, stai zitta.’-
‘Come preferisci. Sappi che io desidero solo aiutarti.’
-‘SPARISCI’-
‘cinque anni George, ricordatelo.’


Il ragazzo si appoggiò al muro e chiuse gli occhi.
Sapeva che quella piccola vocina nella sua testa, il suo subconscio aveva pienamente ragione.
“Ehi amico! Che fai, dormi? L’ora del pisolino è passata da un pezzo” disse con una risata innocente Jim
“E’ che mi gira la testa…”
“Ah, capisco. Senti, ti sei reso conto che l’intervallo è finito da un quarto d’ora? La mummia di mate mi ha spedito a cercarti.”
“Merda.”
“Esatto. Ah, ti interroga amico mio”
“Ma questa è sfiga!”
“Già.”




Angolo dell'autrice:
Salve popolo!
Sono nuovamente qui a rompere l'anima con i miei capitoli.
Questo... ho provato a farlo dal punto di vista di George, e guarda caso ascoltavo George Harrison (ciccino lui *^*)
il buon Bowie è andato in vacanza, così come il Sommo Entwistle.
Ergo, i miei musi (?) ispiratori sono spariti, quindi ho dovuto arrangiarmi con lo zio Geo.
Yep, sto dicendo un pare di cazzate, lo so.

Le recensioni sono sempre gradite.
Vi ringrazio.
A presto!
Vostra The Edge

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Capitolo 8
*** Insulti. ***


“Signor Marren, è un onore averla in classe” disse sarcastica la mummia
“Mi scusi il ritardo prof”
“Risparmi il fiato e venga alla lavagna. Come il signor Williams le avrà SICURAMENTE detto, la interrogherò”
“Solo perché sono in ritardo?”
“Solo? Ma dico, avete un quarto d’ora e lei osa arrivare tardi?”
“Mi girava la testa ed ero fuori”
“E’ inutile che si giustifichi. Venga alla lavagna”

George sbuffò annoiato e obbedì.
La sua interrogazione fu abbastanza buona e l’insegnante, con notevole fastidio, fu costretta a mettergli 7-
Il ragazzo tornò al posto con un sorriso soddisfatto.
“Quanto ti ha messo?”
“Sette meno”
“Bravo”
“Grazie.”
“Come mai sei arrivato in ritardo? Eri in bagno a fumare?”
“No, sai, ho smesso col fumo.”
“Meno male. Gli anni passati puzzavi peggio di una ciminiera”
“Esagerata”
“Macché, è la verità. Adesso per lo meno non puzzi più. E’ piacevole starti vicino”
Mentre parlava, Scarlett arrossì leggermente e abbassò lo sguardo.

“Signorina Williams desidera anche dei pasticcini?”
“HA RAGIONE PROF! Quella ragazza ha bisogno di metter su peso” esclamò David con un sogghigno
“Stai zitto tu!” disse furibonda la ragazza. Non sopportava quando le facevano notare che era sottopeso. Faceva il possibile per mangiare, ma il suo corpo non ne voleva sapere di  ingrassare.
“Oh oh oh, qualcuno qui si sta scaldando, vero Williams?”
“Ripeto: tieni chiusa quella boccaccia”
“Lo sai che non mi fai paura, vero? Stupida secchia”
“Ma vai a farti fottere”
“SIGNORINA WILLIAMS! Questo linguaggio non è appropriato per la scuola. E lei, la smetta di provocarla”
“Certo, prof. Farò il bravo ragazzo. Piuttosto che prendersela con me, perché non manda in presidenza ‘sta sfigata che mi ha insultato?”
“Ma te stare zitto mai?” domandò arrabbiata la ragazza, ignorando l’insegnante.
“Quella che dovrebbe stare zitta sei tu.”
“Fanculo”
Scarlett si alzò dal proprio posto, uscì dalla classe facendo sbattere la porta.
“Brutto bastardo.” Mormorò accasciandosi a terra, portandosi le ginocchia al petto.
 
Nel frattempo in classe stava succedendo un putiferio. La mummia era corsa a chiamare il preside, lasciando la scolaresca incustodita.
George, leggermente incazzato, stava tentando di mantenere la calma mentre parlava con David.
“No, dimmi. Ma tu al posto del cervello hai gommapiuma?”
“Che simpatico.”
“Stai serio per una volta nella tua miserabile vita.”
“E’ inutile che ti incazzi, ho insultato la tua ragazza. Fattene una ragione”
“Scarlett non è la mia ragazza. Ma mi da fastidio il fatto che la prendi di mira. Non lo hai mai fatto in quattro anni”
“Ma smettila, si vede lontano un miglio che le vai dietro. C’è sempre una prima volta, non credi?”
A quel punto il ragazzo non ci vide più.
E prima che Fred o Jim riuscissero a fermarlo, George tirò un pugno sull’occhio di David.
“SIGNOR MARREN!” 


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti.
Beh, so che è molto confusionario come capitolo, non ho avuto voglia di correggerlo nè tantomeno voglia di rileggerlo.
Quindi se trovate errori ditemelo.
Sì, sono pigra.TANTO pigra.

So anche che è un capitolo 'tirato un po' per i capelli'.
Non sapevo cosa altro inventarmi. :c
Lasciatemi un commentino lo stesso per piacere.
Grazie mille.
Bacioni
The Edge

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Capitolo 9
*** Subconscio e riflessioni. ***


La mummia iniziò ad urlare come una pazza.
Si arrabbiò e fece una ramanzina formato classe.
Il suo monologo durò per quaranta minuti buoni.

George non la ascoltava, giocherellava la spirale del suo blocco per gli appunti.
“George, mi meraviglio di te”
-“No, sei ancora qui?”-
“io sono sempre con te”
-“Non me lo ricordare…”-
“Suvvia, non sono poi così male”
-“Parla per te. Sei insopportabile”-
“Senti, che ne dici di lasciarmi fare il mio lavoro al posto di litigare?”
-“basta che dopo mi lasci in pace”-
“Va bene”
-“Cosa vuoi dirmi?”-
“Beh, mi hai stupito. Non ti avrei mai creduto capace di un tale gesto. Di solito sei così calmo e pacato”
-“c’è sempre una prima volta, no? E poi…”-
“poi? Dai, dimmi”
-“Mi ha dato fastidio David”-
“L’ho notato.”
-“ Perché prendersela con Scarlett?”-
“Non lo so”
-“Non sai mai nulla”-
“Ascolta ragazzo, sono il tuo subconscio, non sono mica chissà quale entità superiore”
-“Eddai, non si può neanche scherzare”-
“parli proprio tu.”
-“Sub sei proprio noioso adesso. Sai?”-
“Preferiresti parlare con la prof?”
-“Nono, per carità. Continua pure il tuo monologo, ti ascolto”-
“I miracoli esistono”
-“Se lo dici tu. Dai, sbrigati a parlare. Devo cercare Scarlett e farla ragionare”-
“Ma sei capace di stare senza di lei per un paio di minuti? Ti ricordo che James è la persona più indicata per questo genere di cose”
-“Stronzo!”-
“Fa male la verità, vero Geo?”
-“…sì.”-
“Concordi con me che devi dirglielo?”
-“…sì”-
“Quando pensi di farlo?”
-“Credo mai”-
“Ragazzo mio, cos’hai al posto del cervello?”
-“Piume”-
“Lo avevo sempre sospettato. Comunque, quando ti deciderai ad ascoltarmi davvero fammi un fischio.”
-“e ora cosa ho detto??”-
“Nulla. Ed è questo il problema.”
-“ehi Sub! Dai, spiegami! Non.. lasciarmi così”-
“Adesso mi implori? E’ strano da parte tua”
-“Lo so. Senti… cosa dovrei fare?”-
“Io te l’ho detto molte volte. Mi sono stufato. Prova da solo”
-“Subconscio! Ti prego, illuminami d’immenso e…”-
“Ormai è tardi. Sbrigatela da solo”


La campanella suonò, e liberò tutti gli studenti dall’incubo quotidiano.
George iniziò a preparare lo zaino con gesti calmi e lenti.
Per nulla disturbato dalla confusione che si era creata in classe.
In realtà voleva rimanere da solo a riflettere.
Si gettò sulle spalle la giacca e con un rapido movimento si insinuò nello sciame di studenti che si era creato davanti al portone.

Una volta uscito ignorò Jim che cercava di parlargli.
Si mise il cappuccio della felpa sulla testa, infilò gli auricolari e si avviò verso casa.
Camminava strascicando i piedi, i piccoli sassolini venivano smossi al suo passaggio. Con uno sbuffo si tolse dagli occhi una ciocca ribelle di capelli.
Maledicendo la cerniera della giacca, sfilò le chiavi di casa.
Corse nella sua stanza e si gettò sul letto.
Osservò sconfitto il soffitto, scostò la manica della felpa, si tolse il polsino nero e passò l’indice sulle cicatrici sul polso.
George scosse la testa e ricoprì nuovamente il braccio.

“Dovresti smetterla di farti del male”


Angolo dell'autrice:
CIAO MONDO!
Ebbene sì, sono tornata con un capitolo schifoso.
Abbiate pietà... ma non sapevo come costruirlo. Il prossimo tenterò di farlo meglio.
Lasciatemi una recensione per piacere.
Vi ringrazio.

Buon Natale a tutti!
The Edge

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Capitolo 10
*** Tagli e odio ***


George Marren odiava sua madre.
La odiava perché aveva lasciato la famiglia. Era rimasta incinta la prima volta quando era appena maggiorenne. Quando aveva scoperto di essere in dolce attesa per la seconda volta… Cercò di uccidersi più volte.
Liz era nata prematuramente. Era piccolissima, sembrava una bambolina tutta rossa.
Appena messa al mondo la figlia, la donna era scomparsa.
Paul Marren si ritrovò a crescere due figli da solo, si rifugiò nell’alcool.
Gli era sempre più difficile badare ai due bambini.

George trovò le bottiglie di alcolici sotto al mobiletto del lavandino.
Con un sospiro le prese tutte e le svuotò nel gabinetto.
Erano anni che cercava di convincere il padre a smettere, ma invano.
Invidiava un poco Scarlett e James. Anche loro avevano un unico genitore, ma almeno lui era stato presente.
Scarlett.
Solo a pensarci gli venivano i brividi. La amava, sin dal primo giorno in cui l’aveva conosciuta.
Peccato che lei lo considerasse solo un amico. Come sempre
Il sentimento che provava per lei lo faceva soffrire, anche se era sempre riuscito a nasconderlo da occhi indiscreti… ma nell’ultimo periodo qualcosa era cambiato.
Nascondere il suo amore non gli era mai sembrato così difficile.
Stava impazzendo, la situazione era diventata insostenibile.
Non sapeva con chi parlarne.
L’unico amico fidato era James e non poteva certo dirgli con nonchalance  “Ehi.. sai che amo alla follia tua sorella? E che mi piacerebbe baciarla fino a consumarle le labbra?”

Il ragazzo si tolse nuovamente il polsino e si arrotolò deciso la manica della felpa. Prese un paio di forbici e si chiuse in bagno.
Seduto sull’asse del cesso appoggiò la lama sulla pelle. Un brivido di freddo lo percorse.
La presa sulle forbici aumentò e con decisione premette con forza sul braccio.
Si fece dei piccoli tagli, vicini, non tanto profondi, ma quel tanto che bastava per fargli dimenticare tutto, si concentrava sul dolore fisico e basta.

George rimase in bagno con il braccio sanguinante per molto tempo.
Le ferite pizzicavano, bruciavano, ma ad ogni minuto che passava sentiva che il dolore fisico cancellava, nascondeva in parte tutte le altre sofferenze.
Si alzò solamente quando fu ora di andare a prendere a scuola la sorellina.
Si fasciò il braccio e si rimise il polsino, come se nulla fosse successo.

La scuola di Liz era lontana da casa e per questo ogni mattina doveva svegliarla mezz’ora prima per arrivare in orario.
Ogni volta che vedeva il faccino addormentato della sorella gli partiva un moto di tenerezza. Le voleva bene, era una brava bambina.
Era solo per lei che viveva, perché se Liz non ci fosse stata, lui si sarebbe già tolto la vita da un pezzo.
George entrò nella piccola scuola elementare, un piccolo sorriso gli incurvò le labbra quando vide il piccolo cespuglio biondo e boccoloso della sorella.
“Ciao fratelloneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”


angolo dell'autrice:
Incredibile ma vero, SONO DI NUOVO QUI.
Caspita, pubblicare due capitoli in un giorno. Era da tanto che non mi succedeva.
Asd, vorrei chiarire una cosina.
Questo capitolo l'ho fatto interamente su George, come avete potuto notare e... la parte in cui si taglia... beh, ho avuto un po' di difficoltà a scriverla perché avevo come l'impressione di sbagliare il tutto.
Mi piacerebbe sapere le vostre opinioni al riguardo.
Yep, mi dileguo.

Buon Natale a tutti!
The Edge

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Capitolo 11
*** Pomeriggio. ***


Nel frattempo, in casa Williams, Jim ascoltava distrattamente la musica mentre sistemava la scrivania.
Detestava fare ordine, ma ormai i fogli inutili lo stavano sommergendo.
Scarlett, appoggiata allo stipite della porta, ridacchiava alla vista del fratello che cercava di non far cadere il pesante dizionario dalla mensola.

James le lanciò un’occhiataccia ma in cuor suo era contento che lei stesse meglio.
Aveva fatto fatica a farla ragionare e a farle tornare il buon umore.
David era stato uno stupido a provocarla, sapevano tutti che era sottopeso e che stava facendo il possibile per aumentare.

“Hai intenzione di ridere ancora per molto?” le disse, facendole una pernacchia
“Certo, sei il miglior spettacolo comico di sempre”
“Ma quanto sei simpatica?”
“Troppo”
“Sei anche modesta, a quanto vedo”
“Vedi benissimo”
Jimmy scoppiò a ridere e il dizionario gli cadde sul pavimento, rompendosi a metà.
“Questa è sfiga” dichiarò solenne Scarlett

***

Due isolati più avanti, nel piccolo appartamento che divideva con la madre, Fred era intento a sfogliare un album di fotografie.
Sorrise alla vista di una foto che raffigurava lui e Scarlett, la quale gli teneva un braccio attorno alle spalle e un raggio di sole le illuminava l’apparecchio ai denti.
Rise al ricordo di quel pomeriggio.
Avevano combinato un grande disastro, avevano mangiato di nascosto il dolce ed era venuto ad entrambi un forte mal di pancia.
Sfogliò la pagina dell’album e prese in mano la piccola immagine.
Un brivido lo percorse e la accarezzò con la punta delle dita.
Amava quella foto. E amava il soggetto a cui l’aveva fatta.
Steve.
Fred ringraziò mentalmente chiunque fosse lassù per averlo fatto incontrare con il suo ragazzo.
Era stato uno shock scoprire di essere omosessuale, ma alla fine lo aveva accettato. Si sentiva un ragazzo normalissimo, ma soprattutto felicemente innamorato.
Sua madre era rimasta sconvolta, alla fine aveva capito che non c’era nulla di male e lo sosteneva in tutti i modi possibili.
Steve? Steven era fantastico. Lo completava.
Erano come due tasselli di un puzzle. Insieme si sentivano invincibili e soprattutto non si faceva problemi a baciarlo in mezzo alla strada, a scuola, al parco.

Steve camminava tranquillamente per i corridoi della scuola con il libro di fisica sottobraccio, in pieno stile ‘bravo scolaretto’.
Un viavai di gente lo incuriosì e con orrore vide che un’ingenua ragazzina ci provava spudoratamente con Fred.
La gelosia non si fece attendere e si avvicinò tranquillamente all’amico, gli diede un pizzicotto sul sedere e gli stampò dolcemente un bacio sulle labbra.
Si staccò e guardò soddisfatto il suo ragazzo, il quale era arrossito vivamente.
La ragazzina era rimasta a bocca aperta, sconvolta.
Steve le fece un sorriso, avvicinò il viso al suo e le disse “Lui è il mio fidanzato. ED E’ PROPRIETA’ PRIVATA.”


Fred arrossì al ricordo e si passò una mano sul viso, ridacchiando divertito.
Da quel giorno quella ragazzina non si era mai più fatta vedere in giro per i corridoi.
Guardò con amore la piccola foto e la rimise al suo posto. Chiuse con un sospiro l’album, lo sistemò accanto agli altri album della sua infanzia.
Sua madre era una fotografa e aveva immortalato molti episodi della sua vita con l’inseparabile macchina fotografica.

***

Steve si morse il labbro inferiore e con un sospiro soddisfatto riuscì a disincastrare la stoffa dei pantaloncini dalla cerniera della borsa della palestra.
Aveva sudato sette camicie per togliere quella benedetta stoffa dalla cerniera e si appuntò mentalmente di imparare una buona volta ad essere più attento.

Si tolse i jeans e indossò i famigerati pantaloncini della tuta.
Aveva ripreso ad allenarsi, era molto più motivato. Si impegnava a scuola, e i risultati non si fecero attendere.
Andava d’amore e d’accordo con la famiglia, la quale era entusiasta di lui. Certo, aveva deluso i suoi genitori con la bocciatura, ma ormai il danno era fatto.

Steven aveva imparato la lezione e durante le lezioni prestava il doppio dell’attenzione. Era faticoso, visti i precedenti, ma il ragazzo voleva davvero rimediare al suo errore.
Gli insegnanti avevano notato i suoi sforzi e ne erano compiaciuti.

Si alzò e con uno sbadiglio afferrò il pallone da calcio che era sotto al letto, iniziò a palleggiare e in un momento si dimenticò di tutto.
C’erano solo lui  e il pallone.
“Sarebbe carino rifare un bel partitone con la mia vecchia classe, sì”
si disse convinto, mentre la palla sfuggì dal suo controllo.

Angolo dell'autrice:
Salve mondo!
Rieccomi qua a stressarvi la vita con i miei capitoli.
Questo è una specie di esperimento, visto che ho cercato di descrivere le parti del pomeriggio dal punto di vista dei singoli personaggi principali.
Spero vi piaccia
Le recensioni sono sempre molto gradite dalla sottoscritta.
Asd, alla prossima!
The Edge

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Capitolo 12
*** Lettere ***


Pioveva a dirotto.
James spostò la tenda dalla finestra, appoggiò la punta del naso sul vetro e fece una smorfia di disgusto. Odiava il bagnato.
Si staccò dalla sua postazione e osservò la sorella, la quale si era addormentata abbracciando il cuscino.
Tenera.
Le mise addosso la coperta, le tolse dalle mani il pesante tomo che stava leggendo, spense la luce e uscì dalla camera.
Poggiò il libro sul mobile dell’anticamera ed entrò nella sua stanza.
Si sedette sulla sedia, scavò sotto numerosi strati di vestiti, libri scolastici abbandonati a sé stessi, e vecchie cartacce per ricavare un piccolo quaderno.
Lo aprì, sfogliò le varie pagine e le appiattì, prese la penna nera e incominciò a scrivere.

“Ciao mamma!
Okay, sembro il solito mammone che non cresce mai, ma… mi manchi. E’ inutile che finga il contrario.
Sono successe tante cose da quando… beh, ci hai lasciati.
Cose belle e cose brutte, sfortunatamente.
Hai presente Janie? La migliore amica di Scarlett? Beh, anche lei è morta. Ha avuto un grave incidente, non ce l’ha fatta.
Eravamo distrutti per la sua perdita, soprattutto mia sorella.
Sai quanto erano legate…. Vederla piangere disperata è stato qualcosa di straziante. Mi sentivo impotente, non riuscivo a consolarla.
La mancanza di Janie è forte. In classe non c’è più quella forza che c’era prima. Siamo.. vuoti. Siamo le ombre di noi stessi.
Siamo segnati da un marchio indelebile. Qualcosa tra la 5G si è distrutto.
Ora la mia sorellina sta cercando di riprendersi, fa fatica, ma almeno sta cercando di reagire.
Ci sono tante cose che vorrei raccontarti, anche se credo che tu le sappia già. Sapevi sempre tutto. Avevi una specie di sesto senso che ti faceva sapere in anticipo che io e Scarlett avremmo combinato delle marachelle.
Sai… è difficile crescere senza una mamma.
Papà fa il possibile, ma sai meglio di me come è fatto. Una volta c’è e dodici no. Fa parte del suo lavoro e lo accetto. A volte mi piacerebbe poterti chiedere un consiglio, dei pareri.
Dio, mi sento patetico. Seriamente.
Sono undici anni che ti scrivo lettere, sarò scemo?
Dove si è visto che un diciassettenne che scrive lettere alla propria madre morta?
Eppure non riesco a farne a meno. E’ più forte di me.
Mi sembra strano riprendere in mano la penna e scrivere. Ho smesso quando ho ricevuto la chiamata del padre di Janie.
Quel giorno io smisi di scrivere e Scarlett di sorridere.
Non fu solo lei a soffrire, anche io stetti male.
Mi ero innamorato mamma. Per la prima volta.
Mi ero dichiarato il giorno prima che…quel pazzo ubriaco investisse la mia Janie. Lei mi ricambiava, ci credi?
Qualcosa nel mio cuore si frantumò quel giorno. Non dissi mai a mia sorella che amavo la sua migliore amica. Mi sento un codardo per questo.
Non riesco a dimenticarla. Io sono come papà, soffro in silenzio.
Ora ti lascio mamma.
Vado a dormire, oggi è stata una giornata pesante.
Mi manchi ma’.
Ci manchi, tanto.
James.”


Jim si asciugò le lacrime con la manica del maglione.
Sistemò il quaderno sotto la pila di libri e si osservò il palmo della mano: era macchiato di inchiostro, l’indice aveva assunto una leggera tonalità grigiastra.
Con un leggero sbuffo si alzò e si stropicciò gli occhi.
 
***

Prima ora matematica. Verifica.
La mummia passava tra i banchi, e osservava attentamente gli studenti.
Aveva studiato delle strategie durante le vacanze. Non ne poteva più di essere continuamente presa per i fondelli da dei ragazzini.
La sera precedente aveva ideato cinque compiti diversi, così facendo sarebbe stato impossibile per i ‘Diavoli della 5G’ copiare.
Quello che ignorava la povera professoressa era che riuscivano comunque a passarsi le soluzioni.

Charlie osservò annoiato il foglio che gli venne consegnato.
Se lo portò al viso, lo scrutò attentamente e decise di lasciarlo in bianco.
Scarlett sorrise alla vista degli esercizi, erano facili e con molta tranquillità iniziò a svolgerli.
James, con molta meno gioia della sorella, fissava schifato il compito.
“Giuro che se pesco chi ha inventato la matematica lo strozzo”
George, reduce da una notte insonne, si passò una mano tra i capelli, prese il foglietto e cercò di capire le varie prove.
Fred mordicchiava disperato il tappo della penna
“Muoviti razza di mummia egiziana che non sei altro! Dammi questa fottuta verifica!”
Appena gli arrivò il compito, lo fissò e cercò gli esercizi più facili da fare.
Ne trovo tre e cominciò immediatamente a risolverli.

Non volava una mosca.
Il silenzio era tombale.
Charlie, annoiato, si alzò e mise il foglio sulla cattedra.
“Prof, posso andare dai ragazzi di quarta così mi presento per l’anno prossimo?” domandò con innocenza il ragazzo
“Ma è impazzito?”
“No, sono normalissimo. Sto semplicemente dicendo che vorrei conoscere ora i miei futuri compagni, visto che quest’anno mi bocceranno. Poco ma sicuro”
“Magari, se si mettesse a studiare…”
“Senta prof, non so nemmeno come ho fatto ad arrivare fino alla quinta… Non ho tempo e voglia di studiare”
“Si arrangi allora”

Mentre avveniva questo scambio di battute, la classe si passava tutte le soluzioni.
Nel giro di pochi istanti, tutti erano a conoscenza dei risultati esatti.
Scarlett strinse le labbra e con un rapido movimento, passò un bigliettino al suo compagno di banco, suggerendogli le risposte esatte.
George alzò un sopracciglio, ma sorrise.
Copiò velocemente i suggerimenti e consegnò la verifica.

 
“GIURO CHE IO LA MUMMIA LA INVESTO!” gridava furibondo Jimmy, mentre mangiava un pezzo di panino, la sua merenda.
“Esagerato, investirla… Bucarle le gomme della bicicletta” osservò Charlie
“Macché, la INVESTO.” ripeté convinto il giovane
“ e con cosa? Col triciclo?” ridacchiò divertita la sorella
“Tu stanotte dormi sullo zerbino” dichiarò Jim, fingendosi offeso

Dalla parte opposta della classe George mangiava distrattamente un pezzo di pane.
Aveva sonno, Liz era stata male quella notte e aveva dovuto badarle. Suo padre era rientrato alle cinque di mattina, ubriaco fradicio.

-‘Devo tagliarmi. Di nuovo’-
“Geo… non lo fare”
-“Maledetto subconscio. Farti i cazzi tuoi no?”-
“Mi importi, brutto testone. Devi smetterla di farti male”
-“Sono un autolesionista, lo vuoi capire?”-
“Mio malgrado sì. Ti prego, cerca di…”
-“Chiudi il becco! Voglio mangiare in pace”-


Il ragazzo chiuse gli occhi  e appoggiò la testa sul banco.
“Non ce la faccio più”

Angolo dell'autrice:
Rieccomi qua!
Le vacanze natalizie fanno proprio bene alla mia ispirazione.
Eggià.
Mi lasciate un commentino per piacere?
Grazie mille!
The Edge

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Capitolo 13
*** Partita e litigi ***


“Tutto bene?” domandò Scarlett al suo compagno di banco
“Insomma…”
“Se hai problemi, io ci sono”
“Ti ringrazio..”
“Hai dormito poco stanotte? Hai delle occhiaie terribili”
“Mia sorella è stata male.”
“Povera Lizzy. Sta meglio?”
“Non lo so.. l’ho lasciata alla nostra vicina di casa.”
“Ah e tuo.. padre?”
“Si ubriaca dalla mattina alla sera. E’ un miracolo se non lo hanno ancora licenziato”
“Mi spiace.. se hai bisogno puoi sempre contare su di me”
‘L’unica cosa di cui ho bisogno è sentire le tue labbra sulle mie’ pensò tristemente il ragazzo, mentre annuiva.
Scarlett gli regalò un timido sorriso e si sedette accanto a lui.
Tre istanti dopo, la campanella suonò la fine dell’intervallo.

Le ore non passavano mai.
Fred, facendo attenzione scrisse un bigliettino.
“Oggi pomeriggio. Partita. Al campetto dietro il parco. Ore 17. Ripassatemi il bigliettino con i nomi di chi verrà a giocare. Grazie!”
Il minuscolo foglietto girò per i banchi e risposero all’appello Scarlett, James, George e Charlie.
 

***

Scarlett si mise una maglietta nera, infilò i pantaloncini del medesimo colore e si allacciò le scarpe da tennis.
“Sorellina sei pronta? Ci aspettano”
“Sisi, apri la porta che arrivo”

La ragazza prese un elastico e se lo mise al polso sinistro.
Scese rapidamente le scale e con un agile balzo uscì, James sorrise e chiuse la porta.
Il campetto era abbastanza vicino e appena varcarono il cancelletto, udirono gli schiamazzi di Steve e gli ammonimenti di Fred.
“Eddai. Passami il pallone. Voglio giocare!”
“Non se ne parla. Iniziamo la partita appena arrivano i gemelli, senza di loro non si fa nulla”
“Solo un palleggio…”
“No.”
“Piiiiiiiccolo”
“NO”
“Sono arrivati! Molla il bottino bellezza” disse entusiasta Steve, e con un rapido movimento si appropriò della palla, iniziando a correre come un matto.
Fred alzò gli occhi al cielo e sospirò scuotendo la testa sconsolato.

***

Nel bel mezzo della partita iniziò a piovere violentemente.
Il terreno si trasformò in fretta in fango e i ragazzi furono costretti ad interrompere il gioco.
George, che giocava in porta, era ricoperto da un fine strato di terriccio, idem gli altri.
L’unico apparentemente felice era proprio Steven.
Saltellava allegramente come un bambino
“Ragazzi, è stato assolutamente fantastico. La prossima volta finiamo questa partita. Maledetto tempo! Mi stavo proprio divertendo”
Visto che l’acquazzone stava peggiorando, i membri della 5G decisero che era meglio salutarsi, visto che l’indomani ci sarebbe stata lezione.
Scarlett e James si dileguarono in fretta, così come Charlie, Fred e Steven.
George camminò con calma. La maglietta bagnata aderì completamente al busto, e fece trasparire la magrezza del fisico.
I capelli umidi erano schiacciati sul viso.

Aprì la porta di casa e per prima cosa sentì l’odore pungente, dolciastro degli alcolici.
Seguì il suo naso e trovò il padre addormentato sul divano, circondato da bottiglie vuote.
Il ragazzo scosse la testa sconsolato e andò in bagno a farsi la doccia.
Il getto d’acqua calda gli sciolse le spalle, per un paio di minuti si rilassò.
“GEORGE DOVE SEI RAGAZZO?” urlò Paul dal soggiorno
“SONO  IN DOCCIAAAAAAAA” urlò di rimando il ragazzo
“MUOVITI AD USCIRE. DEVO PARLARTI”
Era da tempo che suo padre non lo chiamava in quel modo.

George uscì in fretta, si mise i boxer e i pantaloni. Prese l’asciugamano e si frizionò i capelli, prima di uscire dal bagno si mise addosso la maglietta a maniche lunghe. Aveva dimenticato il polsino sul comodino.
“Cosa c’è?”
“Voglio sapere che fine hanno fatto le bottiglie che avevo messo nel mobile del lavandino”
“Le ho svuotate nel cesso. Devi smetterla papà”
Paul spalancò gli occhi, il suo sguardo si indurì.
“Senti ragazzo. Io ho il triplo della tua età e non accetto che un marmocchio mi dica quello che devo fare. Chiaro?”
“Tanto per quello che te ne frega..”
“COSA HAI DETTO?”
“Che te ne freghi. Devo sempre portare io Liz a scuola, arrivo in ritardo alla prima ora, tu ti ubriachi e basta. Non sei presente. Tu e la mamma mi fate schifo.”

Uno schiaffo.
Una cinquina in piena faccia.
George si massaggiò la mascella dolorante, rimase in silenzio.
Suo padre fremeva dalla rabbia “Fila in camera tua. Non uscire da quella porta o giuro che ti metterò le mani addosso.”
Il ragazzo ubbidì e si nascose nella sua stanza.
Cercò disperatamente la lama del temperino che aveva smontato.
Deciso si tagliò nuovamente, con rabbia.
Scivolò a terra, singhiozzando.
Liz udì il fratello piangere, aprì timidamente la porta della sua cameretta, e facendo meno rumore possibile si accostò all’uscio della stanza di George.
Non capiva cosa stava succedendo.

Angolo dell'autrice:
Ehilà bella gente!
Sono nuovamente da queste parti...
Eddai, lasciatemi una recensione per piacere!
Fatemi questo piacere.
The Edge

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Capitolo 14
*** amicizia o qualcosa di più? ***


George non dormì quella notte. Il braccio gli pizzicava.
Quando si alzò trovò un biglietto scritto dal pugno del padre
“Porto io a scuola la piccola”

Il fatto era strano. Mai una volta era successa una cosa simile.
Decise di non farci caso, si preparò in fretta.
Il bus era in orario e il ragazzo non dovette aspettare i soliti venti minuti per andare a scuola.
Una volta arrivato in classe si sedette al suo posto.
Gli pulsavano le orecchie, i tagli bruciavano, aveva un forte mal di testa.
Sentì una mano sfiorargli la spalla.
Fred.

“Ehi amico, sei ridotto male. Hai gli occhi rossi e gonfi, inoltre hai una bella sfumatura violacea sulla…”
“Mio padre è un alcolizzato. Ieri mi ha tirato uno schiaffo violento perché gli ho buttato delle bottiglie.”
“Oh merda, e la tua sorellina sta bene? Ha messo le mani addosso anche a lei?”
“No, Liz era in camera sua. Lei ignora tutto. E’ convinta che nostro padre sia il miglior genitore del mondo.”
“Mi dispiace Geo.. se vuoi sfogarti.. Ti vedo malconcio, e non parlo del tuo aspetto fisico, sei sempre mogio, sembri la mia copia dell’anno scorso, solo che io sono gay e tu sei etero.”
“Sei sempre il solito osservatore eh?”
“Ovvio. Devo mantenere la mia fama. Dai, sfogati. Sono un amico fedele, i tuoi segreti saranno al sicuro con me.”
“Mi taglio Fred. Sono un autolesionista. Non lo sa nessuno, non voglio smettere. Sono innamorato, sto male anche per questo. Mio padre mi disgusta. Non so chi sia peggio tra lui e quella puttana di mia madre.
Ho paura che quell’essere immondo possa fare del male a Lizzy. Io.. io non so più che fare.”
“Frena. Ti tagli. Da.. da.. quanto tempo che stai così?”
“Più o meno tre anni.”
“oh cacchio. Mi.. mi spiace. Vorrei aiutarti, ma non so come. Sei innamorato. Di chi?”
“Preferisco non dirtelo, se non è un problema.”
“uh, okay. Io ho una mezza idea su chi, ma sto zitto. Comunque sia, poco importa. Bisogna trovare una soluzione. Tranquillo, non succederà nulla a Liz finché ci sarai tu con lei. Tuo padre non è così stupido da farle del male.”
“E’ alcolizzato, non ragiona più. Sono senza speranza. Non ce la faccio più.”
“Dai, non essere pessimista. Sai, anche io l’anno scorso stavo male, e credevo di rimanere solo. Adesso la situazione è cambiata. Devi avere fiducia e magari lasciare le forbici nell’astuccio” Fred gli fece l’occhiolino e gli diede una pacca amichevole sulla spalla.


Le prime due ore passarono in fretta, il professore di scienze era un uomo simpatico e riusciva sempre a catturare l’attenzione degli studenti e faceva sembrare tutto facile, spiegava gli argomenti in modo semplice e tutti avevano la sufficienza piena.
Le cose incominciarono  a peggiorare durante l’intervallo.
Scarlett, del tutto ignara di essere osservata, chiacchierò amabilmente con Charlie, il quale era il classico nullafacente simpatico che manteneva allegro lo spirito della classe durante le lezioni.
Quando la campanella suonò la fine della pausa, la ragazza notò che il suo compagno di banco si era chiuso in se stesso.
Di solito si scambiavano qualche parola prima che l’insegnante incominciasse a far lezione… ma quel giorno no. George rimase in silenzio, con le spalle contratte.
Scarlett fece una faccia dispiaciuta, ma preferì  a sua volta rimanere in silenzio.
Il tempo sembrava essersi fermato e la ragazza non resistette più e mormorò
“Geo che succede?”
“..sto bene”
“Chi vuoi prendere in giro? Non me la dai  a bere. Si vede lontano un miglio che qualcosa non va”
“Lascia stare…”
“Ma io voglio aiutarti!”
“Ti prego…”
“Cosa c’è?”
“Basta. Ne.. ne parliamo un altro giorno, o.. okay?”
“…. Va bene”

George abbassò le palpebre e si diede mentalmente dello stupido.
Riaprì gli occhi e diede una veloce occhiata all’amica, la quale disegnava scarabocchi sul banco, distrattamente.
“Scusa..”
Scarlett alzò lo sguardo e sorrise “Tranquillo. So aspettare”
Quella frase lo incuriosì, non se la aspettava per niente.
Sorrise di rimando.
 
***
Quel pomeriggio Jim stava preparando un mazzo di fiori da portare al cimitero.
Ogni mese andavano a trovare la madre, e in quello stesso cimitero era sepolta Janie.
Fecero per uscire, ma all’improvviso squillò il cellulare di Scarlett.
Il mittente della chiamata era Fred.

“Pronto?”
“Ciao tesoro, ti disturbo?”
“Ehm… stavo andando al cimitero a trovare mia mamma e Janie..”
“Ah, oddio. Brutto momento. Scusami”
“Vabbè, poco importa. Cosa volevi dirmi?”
“Beh… George mi.. ha portato qui Liz. Mi ha chiesto se potevo darle un’occhiata. Io ho accettato, la piccola è qui che gioca con le costruzioni di mio cugino.  Ho provato a chiamare Geo, ma non mi risponde. Ho paura..”
“Di cosa?”
“Non ti ha detto che suo padre è alcolizzato e che ieri sera gli ha mollato uno sberlone talmente forte che gli ha lasciato le cinque dita sulla guancia?”
“..no”
“E poi..”
“Cosa?”
“Mi ha chiesto di non dirlo a nessuno, ma sono troppo preoccupato. Ho paura che possa fare una stronzata.”
“DIMMI COSA FRED!”
“Si taglia, è autolesionista.”
“Oh merda e perché non me lo hai detto prima?”
“Perché lui mi ha chiesto di rimanere in silenzio stampa”
“Merda, merda, merda. Okay. Tu rimani li con Lizzy, vado a cercare suo fratello”
“E il tuo di fratello dove lo lasci?”
“E’ abbastanza grande per andare da solo al cimitero. Ho già perso troppe persone care, e  non mi piace l’idea che.. il mio compagno di banco si affetti come un prosciutto. Sei un amico Fred. Ti chiamo dopo”
“Grazie tesoro, andrei io, ma dove la metto Liz?”
“Resta con lei, ci penso io!”
“Ti ringrazio.”
James alzò un sopracciglio in una domanda muta, la sorella si affrettò a rispondergli
“Era Fred… George non risponde alle sue chiamate. Vado a vedere che combina”
“Okay. E la visita alla mamma?”
“Vai tu. Scusami fratellino, ma voglio sapere che diavolo combina quell’idiota. La prossima volta verrò anche io, promesso.”
“O.. okay”
Scarlett gli stampò un bacio sulla guancia “Scusa ancora Jimmy” e corse via.

 
La ragazza prese l’autobus e mentre aspettava la fermata si mangiò distrattamente le pellicine del pollice dal nervosismo.
Aveva una sensazione strana.
“George non fare lo stupido, porca troia. Ti prego. Non fare cazzate. Ci tengo a te, tanto. Non fare lo zuccone.”
Cinque fermate dopo Scarlett scese dal bus.
Si mise a correre verso la casa dell’amico. Conosceva a memoria quella strada. Ci era passata tante volte quando era piccola.

Arrivò davanti all’abitazione dei Marren.
Abbassò la maniglia della porta, era aperta.
Iniziò a cercare il ragazzo, ma non lo trovava da nessuna parte.
Guardò in tutte le stanze, meno il bagno. Sentì un flebile singhiozzo proprio da lì. Prese coraggio e aprì la porta.

George era semisdraiato per terra, accanto al calorifero.
Aveva la manica sinistra arrotolata e nella mano destra teneva in pugno la forbice. L’avambraccio mancino era pieno di tagli freschi.
Scarlett si chinò su di lui, gli scostò i capelli dal viso e gli tolse le forbici dalle mani.
“Geo.. ci sono qua io.” Sussurrò, mentre tamponava alla meglio le ferite.
Il ragazzo non rispose, le lacrime continuavano a scorrere sul suo viso, aveva la vista annebbiata.
Scarlett aprì l’armadietto e trovò delle bende pulite, le avvolse attorno al braccio dell’amico, il quale gemette di dolore.
Gli accarezzò la testa e lo abbracciò. Appoggiò il mento sulla sua spalla e mormorò
“Non osare mai più fare una stronzata del genere. Mi hai capita?”
George annuì lentamente, un brivido lo percorse, come ogni volta che lei gli era accanto.
“Mi hai fatta preoccupare. Tanto”
Il ragazzo si scostò leggermente, incredulo. Non credeva di essere così importante per lei.
Scarlett sorrise e gli baciò l’angolo della bocca.


Angolo della matta:
E' stato estenuante scrivere questo capitolo... ve lo assicuro.
Prima ero su Ask e mi facevo bellamente gli affaracci miei, poi ad un certo punto è arrivata lei,
SILVIA che saluto con tanto l'ov, la quale mi ha dato un grandioso suggerimento, ossia la parte finale.
Sì, sono una bastarda per far concludere il capitolo così, ma non ci posso fare niente.
*ride malvagiamente*
Se mi lasciate un commentino ne sarei più che felice.
Grazie!
The Edge

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Capitolo 15
*** Promesse e insegnanti battagliere ***


George spalancò gli occhi, il suo cuore aumentò i battiti.
“Ti prego, dimmi che non è un fottuto sogno. Chiunque sia lassù, ti prego, fa che non sia un sogno, un’allucinazione”
Eppure era tutto vero. Scarlett lo aveva baciato, più o meno.
La ragazza allontanò di poco il viso “Non è necessario tagliarsi. Ti prego, non farlo più. Se tu fossi un prosciutto potrei capire… ma fino a prova contraria non lo sei.”

Le labbra di George si incurvarono in un sorriso timido
“Promesso. Ce..cercherò di smettere, poco alla volta.”
“Così va meglio.”
“A.. allora ti importa di me..”
“Certo che mi importi! Sei uno dei pochi amici che ho e…”
“.. e??”
“Ti amo Geo”

Questa volta fu George a baciarla. Mentre posava le labbra sulle sue sentì le cosiddette “farfalle nello stomaco” svolazzare nel suddetto stomaco.
Fu un bacio dolce, tanto desiderato dal ragazzo, che non riusciva ancora a credere alla realtà.
“Anche io..” sussurrò timidamente ad occhi chiusi, mentre un delicato rossore gli colorava le guance.

Scarlett sorrise, appoggiò il viso sulla sua spalla e gli sfiorò il braccio sinistro
“Non è necessario arrivare a questi livelli. Smettila di farlo. Per.. piacere”
“Oggi in classe ne ho parlato con Fred. Di.. di solito gli autolesionisti preferiscono non dire nulla di ciò che.. fanno. Io ho agito diversamente, perché volevo che qualcuno mi aiutasse a smettere. L’ho fatto per Liz. Già ha avuto la sfortuna di nascere in una famiglia come la nostra, e se poi non ci sono io con lei, non voglio sapere cosa potrebbe succederle. Nostro padre è un alcolizzato di merda, quella troia di mia madre è scappata appena ha messo al mondo mia sorella.”
-George fece un respiro profondo-  “ Voglio che almeno lei sia felice.”
“Tu sei felice Geo?”
“..No. Non mi ricordo cosa significhi esserlo.”
“Se per te va bene… vorrei che fossi io a ricordartelo.” Mormorò Scarlett rossa in viso.
Quelle parole colpirono il ragazzo, mai nessuno gli aveva detto una cosa simile. Una cosa così bella.
“Per me va più che bene.”

 
Quando Scarlett tornò a casa, George uscì per andare a prendere la sorellina da Fred.
Appena arrivò venne travolto da un abbraccio.
“Stai bene? Sei vivo? Hai ancora le braccia al loro posto?” domandò con ansia l’amico.
“Si.. sono vivo.”
“Mi hai fatto morire di paura”
“Seriamente?”
“SI CAZZO! Non rispondevi più, ho pensato a quello che mi hai detto stamani in classe e ho temuto il peggio!”
“Scusami.”
“Ti sei tagliato?”
“..sì. Ma..”
“Ma?”
“Sca.. Scarlett mi ha fermato”
“Che sia benedetta quella ragazza”
“Concordo”
“Sia chiaro. Se ti trovo con in mano una forbice, un taglierino o un qualsiasi oggetto che taglia, le prendi.”
“Ho afferrato il concetto”
“George io dico seriamente. Se hai bisogno, io ci sono! Se devi parlare, sfogarti, mangiare qualcosa, fare quello che vuoi io sono ben disposto ad aiutarti!”
“Grazie Fred. E Grazie per esserti preso cura di Liz”
“Figurati. E’ stata un tesoro”
“Io ora vado. A domani”
“.. a domani”
George prese per mano la sorella e in silenzio si avviarono per le strade.
 

***


La mattina seguente, in classe, c’era molta agitazione.
Infatti la professoressa di matematica avrebbe riconsegnato la verifica.
Fred entrò in aula coprendosi la faccia.
L’insegnante lo notò e lo fermò
“Cosa le è successo?”
“..Niente prof”
“Non dica bugie. Si tolga la mano dal viso”
Il ragazzo ubbidì e tutti videro che aveva un occhio nero e il labbro spaccato.
“Cosa le è successo?” ripeté la donna
“Un ragazzo ha pensato bene di usarmi come sacco da boxe”
“e come mai?”
“Perché.. il mio ragazzo mi ha baciato in mezzo alla strada”
“Questo ragazzo, quello che l’ha picchiata, frequenta questo istituto?”
“Sì. 4E”
“Venga con me in vicepresidenza.”
“Perché?”
“Perché non sopporto l’idea che un essere immondo osi solo sfiorare uno dei miei studenti. Deve sapere che il cervello umano è un oggetto che alcuni usano come soprammobile e non sanno apprezzare le sue funzioni.”
“Okay.. la ringrazio prof. E’.. bello ciò che ha detto”
“Di nulla. La cosa più bella che i miei occhi possano vedere sono due giovani che si amano. Non importa se sono maschi o femmine. Io la tratterò sempre con rispetto, perché lei è comunque un essere umano.
Trovo molto stupido discriminare una persona solo per i suoi gusti sessuali. La prossima volta che qualcuno oserà torcerle un capello, mi avvisi che prendo il mal capitato a librate!”

Il tono battagliero dell’insegnante lasciò di stucco l’intera scolaresca.
La donna sorrise e disse “Forza ragazzo. Andiamo a raccontare questo fatto al vice preside. Non voglio gli omofobi nella MIA scuola”

“Prof sono fiero di lei” sentenziò Charlie
“VADA PROF! Faccia vedere chi è lei! Dobbiamo dire no all’omofobia!” aggiunse Jimmy convinto
Fred arrossì imbarazzato, era la prima volta che qualcuno si metteva dalla sua parte e che non lo guardasse con sdegno.
Ignorando il dolore alla bocca, sorrise all’insegnante, la quale sorrise di rimando
“Bene ragazzo. E’ ora di informare il vicepreside di questo fatto”



Angolo della matta.
Che amori (?) non sono Scarlett e George? Eh? eh? EH?
Giuro: era dal primo capitolo che volevo descriverli *si commuove*

Okay, lasciamo stare le mie sclerate.
Mi lasciate un commentino per piacere?
Se sarei davvero felice
Bacioni!
The Edge

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Capitolo 16
*** Una piccola grande vittoria. ***


 
La mummia camminava spedita, brandiva il registro come arma di distruzione di massa.
Fred la seguiva lentamente, ancora stordito per la velocità degli avvenimenti.
“Mi dica.. le fa male?”
“Uh?”
“La botta, intendo”
“Sì… abbastanza”
“Mi spiace, dopo può andare in infermeria, se vuole”
“La ringrazio prof”
“Di nulla.”
“e.. vorrei ringraziarla per quello che sta facendo ora.”
“Prego caro ragazzo. Innanzitutto è mio dovere quello di segnalare le manifestazioni di bullismo tra gli studenti. E poi… se si tratta di questo genere di prepotenza, mi sento ancora più in dovere di aiutare la vittima, diciamo. Mio fratello era omosessuale, era un ragazzino così dolce. Fu preso di mira dai suoi compagni e un brutto giorno lo trovai appeso ad una corda in camera sua. Si era suicidato perché nessuno lo aiutava. Da quel giorno mi batto per aiutare chi viene… picchiato, malmenato da parte di omofobi imbecilli. Adesso vada avanti, devo fermarmi un momento ai servizi. Prenda con se il registro, mi aspetti davanti alla porta della vicepresidenza.”

L’insegnante, che tentava di rimanere impassibile, si era commossa a parlare del suicidio del fratello.
Fred annuì, abbassò il capo e ubbidì agli ordini della prof.
Era rimasto… sconvolto da ciò che aveva appena scoperto.
Non credeva che qualcuno come la mummia ,il terrore del liceo, potesse avere dei sentimenti.

Si trovò davanti alla porta in legno della vicepresidenza e si fermò ad osservarlo.
“Certo che non mi aspettavo tutto ciò. Di solito succede il contrario. Non è mai capitato che qualcuno si battesse per i miei diritti da omosessuale. Che poi non faccio nulla di male, amo semplicemente un ragazzo. Vorrei poter baciare Steve in pubblico senza che nessuno ci urli contro ‘siete feccia, fate schifo, siete contro natura’ come è successo stamani”
Pensò il ragazzo, mentre si passava una mano sul viso, sfiorando appena le labbra gonfie.

“Eccomi. Scusi il ritardo. Bene, adesso tocca a lei. Dica chiaramente cosa è successo al vicepreside”
“Okay.”

Fred entrò nella stanza. La prima cosa che lo colpì fu la tonalità del colore del mobilio. Rosso acceso. Un colpo agli occhi.
Il vicepreside, un uomo di mezza età, con dei radi capelli grigi lo osservava da dietro le lenti degli occhiali.
“Ebbene? Cosa le è successo alla faccia?”
“Un ragazzo, Jonathan Kirton di 4E stamattina mi ha.. ehm, pestato perché il mio ragazzo mi stava baciando in strada, davanti alla scuola.”
“Capisco. E perché questo ragazzo ha deciso di punto in bianco di farle del male?”
“Penso che lo abbia fatto perché è omofobo”
“Così giovane e già con la mente chiusa come un cassetto.”
“Come dice scusi?”
“Dico che è un peccato che un giovane abbia la mente chiusa. Già lo sono le persone della mia generazione…se poi anche quelli della sua età sono omofobi, siamo messi bene.”
“Ha.. ragione”
“Bene ragazzo, il compagno Kirton lo sospenderò. Se avrà nuovamente bisogno perché qualche altro stupido non capisce che l’amore è sempre amore, in tutte le sue forme… Non abbia esitazioni e venga pure ad informarmi.”
“La ringrazio, davvero. Sono davvero poche le persone che… mi accettano per via del mio orientamento sessuale.”
“Vorrà dire che dobbiamo fare in modo che il numero delle persone con un minimo di intelligenza aumenti. Non crede?”
“Sì, sono d’accordo con lei.”
“Bene, e anche questa è risolta. Ora può andare in classe”
“Okay. Grazie ancora”
Fred si girò, si avviò verso la porta, posò la mano sopra e fece per aprire, quando il vicepreside aggiunse “Dica al suo ragazzo che è molto fortunato ad aver trovato una persona coraggiosa come lei”
 
Appena Fred entrò in classe, scoppiò il putiferio.
Tutti i ragazzi si avvicinarono e domandarono com’era andata la discussione con il vicepreside, se aveva risolto e se stesse bene.
La mummia indossò nuovamente la maschera da “terrore del liceo” e minacciò un’interrogazione seduta stante.
Mentre urlava verso la scolaresca, posò lo sguardo su Fred e gli fece un sorriso.
Il ragazzo capì di aver trovato una specie di alleata e la cosa gli fece piacere.
Il resto della lezione proseguì senza intoppi.
Scarlett sorrise all’amico, il quale non riusciva ancora a capacitarsi di tutto.
George dormiva appoggiato al suo braccio. Aveva nuovamente litigato con il padre.
Jimmy prendeva appunti, Charlie faceva gli aeroplanini di carta con noncuranza.

Durante l’intervallo entrò di corsa in classe Steven.
Aveva sentito dire in giro che qualcuno avesse preso a pugni il suo ragazzo. Appena lo vide con il viso gonfio si preoccupò, ma appena notò il timido sorriso ne fu rincuorato.
Incurante di tutto, fregandosene dei suoi ex compagni di classe, si avvicinò e baciò con trasporto Fred.
“Non mi importa se qualcuno ci dice che siamo contro natura. Io ti amo lo stesso”


Angolo della matta:
Eccomi qua!
Come potete aver notato, questo capitolo è totalmente su Fred. 
Mi sono impegnata per scriverlo, tengo molto a questa parte.
Mi piacerebbe che mi lasciaste una recensione. Sono curiosa di sapere i vostri pareri.
Mi fareste davvero felice.
a presto!
Vostra The Edge


p.s. questa volta ho scritto il capitolo con gli Aerosmith. E devo dire che non è male, almeno per me.
Ditemi che ne pensate, per piacere!

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Capitolo 17
*** Violenza. ***


L’ultima campanella era suonata, i ragazzi stavano uscendo in massa dalla scuola.
Steve camminava affianco al suo fidanzato e discutevano sul più e sul meno.

“Sembrano una vecchia coppietta di sposati” osservò intenerito Jimmy
“Vero. Sono… carini insieme” mormorò distrattamente Charlie
“Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Charlie? Quello che reputa l’amore una perdita di tempo”
“Ma smettila. Da quando sto assieme a Judith ho cambiato opinione”
“Ahhh.. c’è lo zampino della tua ragazza”
“Bravo”

Mentre i due chiacchieravano, Scarlett camminava affianco a George.
Ridevano, anche se il ragazzo era ancora leggermente imbarazzato.
Era di indole timida e ancora non credeva di stare assieme a quella persona che per anni lo aveva tormentato nei suoi sogni.
Fu molto sorpreso quando si sentì afferrare la mano da Scarlett, ma timidamente ricambiò la stretta.
Uscirono dal liceo così, tenendosi per mano.
Erano semplicemente l’ennesima coppia di ragazzini innamorati, nulla di nuovo.
Nessuno li notò, o quasi.

L’abitazione dei Marren era vicina a scuola e Scarlett fu costretta ad abbandonare l’amico, gli lasciò un bacio sul collo, George rabbrividì e la guardò allontanarsi.
Il ragazzo si arrampicò sulle tre rampe di scale ed entrò in casa.
Come al solito la zaffata puzzolente dell’alcol gli colpì le narici.
Appoggiò lo zaino accanto al mobile del corridoio e fece per andare nella sua stanza, quando una voce terribilmente famigliare parlò

“Chi era quella tipa?” domandò Paul
“Scarlett”
“E che rapporti hai con lei?”
“che cazzo te ne frega?”
“Non mi hai risposto”
“è.. la mia ragazza.”
“è così? Quindi non sei frocio
“Non sono mai stato omosessuale e comunque non c’è nulla di male nell’esserlo”
“non c’è nulla di male? Ma dico, sei scemo razza di idiota?”
“Grandioso, ho un padre alcolizzato ed omofobo. Vuoi aggiungere qualcos’altro?”
“COME TI PERMETTI? Sono tuo padre! Porta più rispetto”
“Tu non mi rispetti, perché dovrei farlo nei tuoi confronti?”
“Piccolo, lurido verme che non sei altro. Mettiamo in chiaro un paio di cose. Primo non ti devi più immischiare sul fatto che bevo, secondo i froci sono contro natura e devono morire tutti, e terzo quella Scarlett non mi piace”
“Ma vai a farti fottere! TU non ti devi immischiare nella mia vita privata. Sai che ti dico? Continua pure ad ubriacarti, me ne frego di quello che fai. Tanto il fegato marcio viene a te, mica a me. Gli omosessuali sono delle persone normalissime, ficcatelo nella testa, apri la mente! E ultimo, Scarlett piace a me e tu ti devi fare gli affaracci tuoi. Non ti preoccupi del resto e mi vieni a rompere sulla gente che frequento?”
“Brutto stupido marmocchio, non sai un cazzo della vita. Quella tipa ti farà soffrire e basta, come ha fatto tua madre”
“Non mettere in mezzo la mamma e non paragonare quella puttana alla mia ragazza! Non è colpa mia se hai sempre avuto sfiga con le donne e se hai sempre trovato conforto nell’alcool.”

Paul, accecato dalla rabbia, prese a calci e a pugni il figlio.
Era il doppio di George, era molto più muscoloso di lui.
La sua mano grande si abbatté molte volte sul ragazzo, gli fece molto male.
“PAPA’ SMETTILA DI FARE DEL MALE A GEO!” urlò disperata Lizzy, che aveva visto tutto. Grandi lacrimoni le allagavano gli occhi, era aggrappata allo stipite della porta. Tremava di paura, aveva timore per il suo fratellone.
“LIZ TORNA IN CAMERA” strillò l’uomo, mentre colpiva nuovamente il figlio maggiore.
George, stretto nella morsa delle braccia del padre, non riusciva a liberarsi. Disperato, tentò l’impossibile, ma invano.
Lizzy scoppiò a piangere disperata, aveva paura.  Paul mollò a terra George e si diresse verso la figlia.
Il ragazzo si rimise in fretta in piedi, ignorando il forte dolore anticipò il padre, prese in braccio la sorellina e corse via.
“STRONZO TORNA QUI!” urlò con rabbia Paul.
George lo ignorò, mantenne salda la presa su Liz, che continuava a tremare come una foglia.
Scese velocemente le scale e uscì da quella casa maledetta.

Una volta in strada, si permise di rilassarsi un attimo.
“Tranquilla Liz, va tutto bene”
“No. Smettila di dire le bugie”
“Scusa.”
“Perché papà ti ha picchiato?”
“Non lo so piccola, davvero. Non voglio mentirti”
“Ti fa tanto male?”
“Sì. Non mi sento più le gambe, le braccia, tutto. Fa un male incredibile”
“adesso dove andiamo?”
“Non lo so.”

George fece scendere la bambina, pur essendo molto leggera, non riusciva più a tenerla. Le braccia gli dolevano troppo.
La prese per mano e si avviarono per le strade.
Il tempo passava in fretta, il cielo stava diventando sempre più buio e loro non sapevano dove andare. Tornare a casa era fuori discussione.
“Geo…”
“Dimmi”
“Sono stanca..”
“Anche io. Non so dove portarti.”
“Non hai qualche amico da queste parti?”
“Forse”
Il ragazzo alzò lo sguardo e cercò la targhetta della via. Quando riconobbe il posto sorrise.
“Sì, conosco qualcuno”



Angolo della matta:
Rieccomi qua gente!
Nuovo capitolo, come potete ben vedere!
Lasciatemi una recensione per piacere!
Grazie!
The Edge

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Capitolo 18
*** Protezione. ***


Ursula Marren piegò gli abiti del nipote, il quale si era appena addormentato.
La piccola Lizzy dormiva accoccolata ad un vecchio orsetto di peluche.
L’anziana donna si sedette sul bordo del letto di George e gli scostò dal viso pallido una ciocca di capelli.
Lo osservò nei minimi dettagli, cercando di capire se stesse bene e se fosse in buona salute.
Le botte e i tagli vennero subito notati dallo sguardo di ghiaccio dell’anziana signora. Se ne dispiacque molto, strinse la mano del ragazzo tra le sue.
“Povero caro..” sussurrò la donna con le lacrime agli occhi.

Un uomo accese la luce in corridoio e illuminò una parte della stanza in cui riposava George.
“Ursula se qui?”
“Sì Harry, vieni pure.”
Harry Marren si tolse la sciarpa e la appoggiò sul mobile, si diresse verso la moglie e le mise una mano sulla spalla “Che succede cara?”
“Nostro figlio sta esagerando. Guarda questo povero ragazzo.. lo picchia continuamente. Prima l’ho aiutato a mettersi una maglia pulita e ho visto com’è ridotto. Gli ho chiesto come si era procurato tutti gli ematomi e mi ha risposto con ‘papà’. Renditi conto a che livelli è sceso Paul”
“Accidenti, da dove gli è partita questa violenza? Era sempre stato buono con tutti.”
“George mi ha detto che lui fa uso di alcool. Da quando quella poco di buona lo ha lasciato. Se solo avessimo saputo di tutto ciò… forse non saremmo a questi livelli.”
“Ormai il danno è fatto. Lasciamolo dormire, ne riparliamo quando si sveglia”

***


Nel frattempo in casa Williams, Scarlett era sdraiata sul letto e osservava il soffitto.
Fece un rapido conto e scoprì che era quasi un mese e mezzo che suo padre non tornava a casa. Il suo lavoro lo faceva viaggiare parecchio…e a volte sentiva la mancanza di una figura paterna.
La ragazza si girò su un fianco, iniziò a giocherellare con la federa del cuscino. Era inquieta, non riusciva ad addormentarsi.
Guardò il piccolo orologio sul comodino: le 2.45
Si alzò dal letto e si avviò verso la camera del fratello.
“Jimmy?”
“uh…”
“Jimmy?”
“co..sa vuoi?”
“Non riesco a dormire”
“Gnaw… io ci stavo riuscendo benissimo.”
“Posso..dormire con te?”
James si alzò di scatto e si avvicinò alla sorella, le mise un braccio attorno alla vita e la abbracciò “Tutto bene? Sono.. anni che non dormiamo insieme. Di solito venivi da me quando eri preoccupata per qualcosa”
“Non so cosa succede, però.. boh. Ho voglia di dormire con te. Posso?”
“Certo. Sarai anche una seccatura, visto che mi hai svegliato, ma sei sempre la mia sorellina. Ora se non ti dispiace vorrei dormire, ti va bene?”
“Grazie”
Stretti come cuccioli nello stesso letto, Jim fece scivolare un braccio attorno alle spalle di Scarlett e appoggiò la testa contro la sua.
La labbra della ragazza si incurvarono in un sorriso. Cullata dal respiro calmo e regolare di suo fratello, si addormentò.
 
Il mattino dopo, James si svegliò a causa di un peso leggero sul petto.
Scarlett si era addormentata su di lui.
“Non le bastava dormire con me. No. Ha usato il sottoscritto come cuscino” pensò ancora mezzo addormentato il ragazzo, ma in fondo gli piaceva.
Le accarezzò una guancia e la scostò gentilmente da sé, la fece scivolare lentamente sul lato sinistro del letto, lasciandole più spazio.
“Era da secoli che non la vedevo così rilassata.”
Il ragazzo sorrise e si alzò, deciso a lasciarla riposare ancora un po’.
Amava la domenica. Niente scuola e poteva dormire quanto gli pareva.

 
Dalla parte opposta della città, George si stava svegliando anche lui.
Il ragazzo aprì gli occhi e vide il viso rugoso e sorridente di sua nonna che lo fissava “Buongiorno bell’addormentato”
“ ‘Giorno nonna”
“Cos’è successo ieri?”
“Sono tornato a casa da scuola, mio padre ha iniziato ad insultare prima la mia ragazza, poi me e alla fine mi ha picchiato”
Gli occhi azzurri della donna si incupirono “Paul è arrivato a questo?”
“Sì nonna. Tutta colpa dell’alcol”
“Giusto. E dimmi… quei tagli che hai sull’avambraccio sinistro come me li spieghi?”
“Mi tagliavo. Era l’unico modo per.. per.. far si che il dolore fisico nascondesse i miei problemi”
“Oh George, cosa ti costava fare una telefonata? Avrei fatto una ramanzina coi fiocchi a tuo padre. Guarda come sei ridotto..”
Ursula scosse la testa e tese le braccia, George la abbracciò e chiuse gli occhi.
Fin da bambino quegli abbracci per lui avevano un solo significato.
Protezione.


Angolo della matta:
Rieccomi qua con un nuovo capitolo!
Zap, lasciatemi una recensioncina pliz!
A presto!
The Edge

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Capitolo 19
*** Ricordi. 29 novembre... ***


Ottobre lasciò prontamente spazio a novembre.
Più si avvicinava il 29 novembre, più Scarlett si faceva inquieta.
Sin dalla prima settimana del mese, dormiva poco ed era agitata.
James si era accorto di tutto, ma qualcosa lo bloccava.
Non poteva dirle che… era ancora profondamente innamorato di Janie.
Non nel mese del suo compleanno. Anche se lei ormai non poteva più compiere gli anni.

La Scarlett sempre sorridente, piena di vita, premurosa e simpatica venne brutalmente rimpiazzata da una Scarlett triste e depressa.
Le occhiaie si fecero più marcate, il colorito si fece più pallido.
Nel giro di poche settimane, sembrava tornata indietro nel tempo.
Nel giorno in cui un folle aveva investito lei, Janie, e l’aveva portata via dagli amici e dalla famiglia.

***

Domenica 29 novembre.
 
Il cielo era grigio, incominciava a fare freddino.
Scarlett aprì gli occhi e desiderò mentalmente che quella maledetta giornata finisse al più presto.
Jimmy non c’era. Era rimasto da Charlie, proprio quel giorno.
Le aveva promesso che sarebbe tornato presto, ma la ragazza sapeva che era una promessa da marinaio. Suo fratello aveva un unico grande difetto: quando si trattava di videogiochi non sapeva trattenersi. Si fermava solamente quando crollava addormentato con ancora il joystick in mano.

Scarlett si accoccolò sul letto, si portò le ginocchia al petto, poggiò la testa sulle braccia e incominciò a piangere.
Le lacrime colavano sul copriletto blu, formavano piccoli cerchi sulla stoffa. Le spalle esili si contraevano in piccoli scatti, mai come in quel momento si era sentita sola.
Chiuse gli occhi, lasciando che le lacrime scivolassero verso il basso.

***

George e sua sorella si erano trasferiti dai loro nonni e Paul era entrato in un centro di recupero per alcolizzati, sotto insistenza del vecchio Harry.
Il ragazzo non aveva più sentito il bisogno di tagliarsi e pian piano le sue cicatrici guarivano. Non stava ancora bene, spesso si svegliava in preda agli incubi, ma grazie alla lontananza dal padre, tutto sembrava molto più facile.

Il ragazzo, in maniche di camicia, girava per la stanza con il libro in mano. Stava ripetendo al alta voce la lezione.
All’improvviso squillò il suo cellulare, posò sulla scrivania il libro e rispose.
“Pronto?”
“Ti… disturbo?” mormorò Scarlett con voce rotta dal pianto
“Nono, stavo.. non importa. Tutto bene?”
“N..No. Pu..puoi venire qui per.. fa..vore?”
“Certo! Faccio più in fretta che posso”
“G..grazie.”

George si mise la felpa pesante e uscì in fretta.
Le situazioni si erano invertite. Lui correva da Scarlett perché aveva bisogno.
L’autobus era in ritardo e ciò fece indispettire il ragazzo. Con tutti i momenti possibili, proprio ora doveva ritardare?
Mandò a quel paese il bus e si diresse velocemente verso una stradina che si intersecava con mille altre, quando, dopo circa un quarto d’ora, si trovò davanti al condominio dove abitano i Williams.
Salì le scale e bussò alla porta.

Dopo un paio di minuti sentì qualcuno armeggiare con la serratura e poco dopo vide il viso sfatto di  pianto dell’amica.
Entrò in casa e la ragazza chiuse la porta.
George la abbracciò dolcemente, le fece una carezza sulla guancia bagnata “è quello che penso?”
Scarlett si limitò ad annuire e ricominciò a piangere.
“Mi dispiace tanto… Devi essere forte.”
“Lo sono stata quando è morta mia madre.. ma ora non ci riesco” sussurrò tra i singhiozzi Scarlett.
“Non devi scappare dal dolore, so che fa male. Oggi è un giorno particolare, lo so bene. Janie avrebbe dovuto compiere diciotto anni. Ricordati che lei ti vorrebbe vedere felice e non.. una sottospecie di fontanella-allaga-felpe”
Scarlett ridacchiò e nascose il viso nell’incavo del collo di George
“Faceva pena come battuta, ma.. grazie”
La ragazza cercò di ricomporsi, si asciugò il viso con le maniche della felpa e ruotò gli occhi in quelli dell’amico. Il quale le sorrise e domandò “Posso usare il bagno?”
“Certo, terza porta sulla destra”
“Grazie”

Scarlett nel frattempo entrò nella sua stanza e prese in mano la piccola cornice che era caduta dal mobile.
Accarezzò il viso sorridente di Janie, una morsa le chiuse lo stomaco, sentì gli occhi pizzicarle e tentò di ricacciare indietro le lacrime.
Si sedette nuovamente sul letto, strinse le gambe tra le braccia e appoggiò la fronte sul braccio.
Sentì che George la stringeva in un abbraccio e si lasciò coccolare.
“Va un po’ meglio?”
“Mica tanto…”
“Non piangi più”
“Sento che potrei ricominciare da un momento all’altro”
“Puoi piangere finché vuoi. Per me sei sempre bellissima.”
A quelle parole il colorito pallido della ragazza si tinse di rosso
“Grazie per essere qui Geo..”
“Figurati. Mi pare il minimo da fare, visto che grazie a te non mi taglio più. Guarda”

George si arrotolò la manica della felpa, si tolse il polsino e mostrò il braccio. Tutte le cicatrici erano guarite, solo una era ancora in fase di cicatrizzazione.
“Sei riuscita a farmi smettere. Ora non sento più la necessità di farmi del male..”
“Sono contenta di saperlo. Adesso sono sicura che il.. mio ragazzo è una persona e non un prosciutto”
Scarlett avvicinò il viso a quello di George e sfregò il naso contro il suo con dolcezza, mentre le sue ciglia tremavano leggermente.
“Ho capito… vieni qua” sussurrò Marren, abbracciò l’amica, la quale nascose il viso nell’incavo del suo collo e scoppiò nuovamente in singhiozzi.
 
Circa due ore e mezza dopo George fu costretto a tornare a casa.
Gli dispiaceva lasciarla da sola e prima di uscire la strinse nuovamente nell’ennesimo abbraccio.  Le diede un bacio leggero a fior di labbra e le accarezzò la schiena.
“Sii forte Scarlett… Se hai nuovamente bisogno, chiamami, ok?”
La ragazza annuì e tentò di sorridere, fallendo miseramente.

Pochi minuti dopo entrò in casa James, il quale si sentiva profondamente in colpa per essere arrivato così tardi.
Osservò di sottecchi la sorella  e sospirò. Doveva dirle la verità.
Sapeva che quella notizia l’avrebbe fatta soffrire e che forse si sarebbe arrabbiata con lui, ma doveva dirglielo. In fondo tra loro non c’erano mai stati segreti e non gli sembrava carino che lei fosse all’oscuro di quella cosa.
“Scarlett.. devo parlarti. E’ importante e alquanto delicato.”




Angolo della matta:
Buonasera popolo!
Vi giuro, è stato un parto scrivere 'sto benedetto capitolo.
Non ero mai contenta di quello che scrivevo.

Uh, è possibile che io ritardi nel pubblicare i prossimi capitoli, visto che domani si ricomincia quella grande rottura di coglionss della scuola.
Però sono stata brava, ho pubblicato moltissimo in queste vacanze e quindi sono fiera di me.
Sarei moooolto contenta se mi lasciaste un commmentino.
Non vi costa nulla e mi fareste DAVVERO FELICE 
Vabbè, alla prossima gente!
Bacioni a tutti!
The Edge

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Capitolo 20
*** What? ***


“Scarlett alzati, dobbiamo andare a prendere papà all’aeroporto.”
biascicò James mezzo addormentato.
La sorella si alzò dal letto e si passò una mano nei capelli, aveva ancora il viso sfatto e gli occhi rossi, ma sorrise timidamente.


Malgrado tutto, si sentiva più leggera. Suo fratello idem.
Avevano chiarito, lui le aveva detto che era innamorato della sua migliore amica e che riteneva che la colpa della sua morte fosse sua.
Scarlett era rimasta stupefatta dalle dichiarazioni del gemello, ma lo perdonò. In fondo, volevano molto bene alla stessa persona.


I due fratelli presero il taxi, che li portò all’aeroporto.
La sera precedente, attorno all’una di notte, Mark Williams aveva telefonato ai figli e aveva detto loro che era sulla via del ritorno  e che sarebbe atterrato all’aeroporto la mattina successiva.
James era nervoso, aveva percepito un qualcosa di diverso nella voce del padre, come se ci fosse qualcosa che voleva nascondere.
Ne aveva fatto parola a Scarlett, ma anche lei non sapeva cosa pensare.
Entrambi sapevano bene che la persona che aveva più sofferto della perdita della loro madre era proprio Mark.


I loro genitori si erano conosciuti sui banchi di scuola, e al principio si ignoravano a vicenda perché frequentavano diverse compagnie, ma poi un giorno si resero conto di provare una forte attrazione l’uno per l’altra e decisero di provare a stare assieme.
Quattro anni dopo si erano sposati e avevano vissuto felici. Sette anni dopo Jeanne era rimasta incinta la prima volta, ma perse il bambino.
Al terzo tentativo finalmente nacquero Scarlett e James, i due figli resero completamente felici i genitori.
Erano una piccola ed allegra famiglia, non potevano chiedere niente di meglio.


Ma il destino non ebbe il cuore tenero, Jeanne si ammalò di cancro e quando le venne diagnosticato era già troppo tardi.
Alla donna non rimase che stare accanto al marito e ai suoi piccoli bambini fino all’ultimo.


***


“Secondo te, tra quanto arriva papà?” domandò con una punta di nervosismo James. Detestava gli aeroporti, a prescindere.
Scarlett alzò le spalle “Non lo so, sei tu che hai parlato con lui. Inoltre gli aerei raramente sono in orario, quindi il suo ritardo è comprensibile.”
“Sarà, ma a me non piacciono lo stesso quei cosi. Non ci metterò mai piede lì sopra, fossi matto.”


Il tono di voce di Jimmy era così pateticamente divertente che Scarlett non poté fare a meno di ridere e di abbracciare suo fratello.
Mentre stringeva il gemello, notò una figura familiare.
“Jim, credo di aver capito cosa non ci tornava.” Mormorò seria.


Mark Williams camminava per l’aeroporto mano nella mano con una donna sconosciuta.
 




“Chi è quella?” domandò il minore a sua sorella, la quale si passò una mano tra i folti capelli neri “Non lo so, ma non mi piace.”
“Secondo te sta assieme a papà?”
“Molto probabilmente, altrimenti perché si tengono per mano? Che senso avrebbe?”
“Non ne ho idea. Cosa facciamo sorellina?” domandò con apprensione James. Era ancora molto preoccupato per la gemella, non si era del tutto ripresa da quel fantomatico 29 novembre e la venuta di un’estranea in casa di certo non giovava alla situazione.
Non sapeva dove sbattere la testa, Scarlett sarebbe stata in grado di superare anche questa sfida?
I pensieri intrisi di preoccupazione del ragazzo vennero bruscamente interrotti dall’arrivo di Mark, il quale era sinceramente felice di rivedere i suoi ragazzi.
Li abbracciò entrambi nello stesso momento come era solito fare, era un’abitudine ormai vecchia, risalente all’infanzia dei gemelli.
Dopo che li ebbe stritolati in un goffo abbraccio, si staccò da loro e prese la mano della donna, che era rimasta in silenzio ad osservarli, come se si fosse resa conto di essere di troppo in quel quadretto familiare.


“Lei è Sophie. È la mia compagna da circa un anno e le ho proposto di venire a vivere con noi.”


 
“COSA?” urlarono all’unisono i due gemelli.



Angolo dell'autrice:
Sono una brutta persona, dopo un anno finalmente mi degno di aggiornare.
Questo è il mio regalo di compleanno per una mia amica, Silvia, che mi sopporta e che ha aspettato con ansia questo capitolo.
Perdonate il ritardo e perdonate 'sto schifo.
Giuro che la finirò, non so quando, ma lo farò.
Promesso.
The Edge

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