Flowers Blossom, Girls Grow and Times Change But The Love Persists

di ImAya
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Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il tempo non può distruggere ciò che l'affetto ha costruito. ***
Capitolo 2: *** Vu cumprà? ***
Capitolo 3: *** Nodi sciolti e Nodi Al Pettine ***
Capitolo 4: *** Ironic, Yeah I Really Do Think ***
Capitolo 5: *** Segreti?? || 120, Round Street, LittleChapel, Nevada ***
Capitolo 6: *** Tempo Di Ricordi ***
Capitolo 7: *** Incontri e Scontri ***
Capitolo 8: *** Incontri scontri part 2 ***
Capitolo 9: *** Together ***



Capitolo 1
*** Il tempo non può distruggere ciò che l'affetto ha costruito. ***


Fan fic

Commenti pre- lettura XD:

Allora chiariamo alcuni punti:

1 -" I Personaggi non famosi che a forza di postare i capitoli, entreranno a far parte della storia, sono frutto dell'immaginazione dell'autrice ( io ^^) e riferirimenti a persone sono solo coincidenze"

Per il personaggio di Serena "ho rubato" anneddoti della mia vita privata e buona parte del mio carattere ( oltre ad aver ceduto anche il mio nome) quindi autorizzo me stessa a pubblicarmi rovinandomi così la mia reputazione da persona mentalmente sana.

2- "Per quanto riguarda i personaggi famosi presenti nel testo: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere del suddetto personaggio, nè offenderla in alcun modo". Ma per almeno per ora, di questo punto non devo proccuparmi visto che il gruppo in questione non apparirà prima dei prossimi 2-3 capitoletti.

Grazie dell'attenzione e arrivederci a fine pagina^^

 

Angela, persa nel suo mondo:

"Il tempo non può distruggere ciò che l'affetto ha costruito. Dovunque andrai ricorda........ ti amo."

Me l'avevi scritto, ma non sotto casa perchè mi conoscevi fin troppo bene, sapevi che non sarei riuscita ad apprezzare l'amore che era rinchiuso in esse, troppo occupata a vergognarmi di cosa poi, non lo capisco nemmeno io. Allora sei rimasto davanti al portone, mi hai citofonato, hai aspettato pazientemente che finissi di prepararmi e.. e poi ti ho visto. Lo sapevi che sarei partita, lo sapevi che ci avrebbe fatto soffrire ancora di più un addio così diretto ma mi avevi detto che saresti passato ugualmente, che avevi una sorpresa per me ed io non ho avuto la forza di dirti di non venire perché anche se sapevo che sarebbe stato meglio, l’idea di non vederti più per così tanto tempo mi distruggeva. Una parte di me sperava che quella forza ce l' avresti avuta tu, che alla fine avresti cambiato idea, che alla fine non saresti venuto. Ed invece eri lì, davanti a me . Non mi parlavi, mi porgevi un casco e avevi quel tuo sorriso che non dice nulla ma promette il paradiso.

Sono salita dietro di te in motorino. Sorpassavamo veloci strade, ponti, lasciando alle nostre spalle la Colombo, il Colosseo e il nostro presente cercando un futuro, ma questa volta assieme. Quando riaprii i miei occhi mi avevi portato al Pincio su una panchina, la NOSTRA panchina, la panchina del nostro primo bacio. Un pennarello idelebile aveva danzato sulle sue assi di legno chiaro marchiandolo di rosso.

"Il tempo non può distruggere ciò che l'affetto ha costruito. Dovunque andrai ricorda........ ti amo."

< Ale...io... >

< Niente, non dire niente. Sò già a cosa stai pensando ma ti sbagli... >

< Senti io...ormai ho deciso e ... > ti guardai.

Credevo di trovarmi davanti ad una faccia triste ma tu come il solito riuscivi a stupirmi: sorridevi.

< Non è uno stupido e patetico tentativo di convincerti a restare. Non sarebbe giusto no? Amore è sapere anche lasciare andare vero? Volere il bene dell'altro e tu ora hai bisogno di andare dovunque ti porti il cuore. Potrei convincerti a portarmi con te ma so benissimo che questa è una cosa che devi fare da sola... e ... e non voglio neanche sapere dove vai voglio solo... anzi vorrei solo che beh che ti ricordassi di me. se incontrerei qualcuno, qualcuno di importante; se ...se deciderai di non tornare, vorrei solo che tu sappia che quello che provo per te niente e nessuno lo potrà cambiare, neanche la pioggia che laverà queste parole ma non porterà via con sì il loro significato. Potremo non vederci mai, innamorarci di altre persone, potrebbe...potrebbero accadere tante cose nel nostro futuro ma certi sentimenti rimangono per sempre custoditi nel cuore perchè non è detto che se incontriamo un nuovo amore non ci rimane spazio per quello vecchio. Se un giorno sarai confusa, se avrai voglia di sapere che non sei sola e che c'è sempre qualcuno che ti ama, spero che verrai qui e rileggendo queste parole ti sentirai scaldata dall'amore che emaneranno. >

Come sempre riuscisti a farmi perdere in te: un sorriso, una carezza, un abbraccio, un ultimo bacio, poi il Colosseo, il Colombo, ponti, strade e di nuovo il mio portone, un bacio,le scale, un bacio, casa mia, un bacio, la mia camera e un bacio, un altro, un altro ancora e molti altri fino a che furono talmente tanti che ne persi il conto, tanto audaci che persi la forza e la lucidità per ricordarli e poi ... e poi svegliarsi con il tuo odore ancora addosso e gli occhi pieni della luce di un nuovo giorno ma bordati dalla consapevolezza di dover partire e di non poterti vedere. Ma tu eri già andato via e al tuo posto mi avevi lasciato una piccola valigetta. Su di essa c'era scritto:

" Sò che ti porti con te già questo mondo e quello altro ma spero che ti rimanga comunque spazio per questa borsa.Non sbirciare e prometti che l'aprirai solo quando arriverai a desitinazione. TI amo. Ale"

Sorridevo e finivo di preparare le ultime cose ascoltando un cd che mi avevi regalato un giorno, ignara di quello che nel frattempo ti era successo.

 

Da allora sono passati sei mesi amore mio ed avevi proprio ragione: la scritta su questa panchina si è scolorita ma ogni volta che leggo queste parole riusco ancora ad immaginarti qui vicino a me che mi scaldi col tuo abbraccio. Con queste parole rosse, rosso-amore, rosso-passione e ..e rosso-sangue come quello che da molto tempo ormai sta sgorgando dal il mio cuore. Posai una mano su di esso e mi stupii quando, ritirandola a me, la trovai ancora pulita e non macchiata di quella sensazione che da mesi ormai mi affliggeva facendomi vivere nella consapevolezza che non avrei più rivisto il tuo sorriso.

 

Serena, via del corso, al telefono

< Hai capito???? >

< Si mamma >

< Ma sei sicura???? >

< Si mamma >

< No intendo dire sei sicura di voler partire??? >

< No mamma: ho preparato delle valigie e mi ho comprato un biglietto aereo per Las Vegas così per hobby, e sempre perchè non sapevo che fare ho deciso di andare in giro a via del corso con due borse che messe insieme pesano più di me perchè è più secsi e IN > lo avrà notato il tono ironico???

< Sei a via del corso???? Ma non avete il treno a terminiii??????? >

< Mamma Angela mi aspetta sul al Pincio te l'avrò già detto qualcosa come un miliardo di volte ma.... >

< Al Pincio????? e devi farti tutte le scalinate per arrivarci??? >

< No mamma mi fermo a Piazza del Popolo adesso il sindaco Veltroni ha pensato bene di costruire una funivia che dalla piazza arriva fino al Pincio. Per colpa del obelisco hanno dovuto sospendere i lavori ma alla fine hanno capito che facevano prima ad eliminarlo direttamente, in fondo che saranno più di 500 anni di storia??? >

< ........... >

< Si mamma prendo le scale >

Il problema di avere genitori giovani è che, almeno nel 50% dei casi, vuol dire avere genitori idioti e che non sono in grado di gestire i figli, poi vi è quel 20%, ed il mio caso, che comprende tutta quella specie di genitori che io definisco "genitori-seppia" ovvero genitori che pensano che per gestire la situazione si necessario accollarsi ai figlio come l'attack o, come direbbe la Stefy, come il culo alla camicia. Il restante 30% è diviso in drogati, ninfomani, rivoluzionalisti, ambientalisti e tutto quello che finisce con "isti".

< Scusa tesoruccio della mammuccia, ma non puoi far scendere la tua amicuccia così ti evita una brutta salitaccia? >

Rinunciai a spiegare per la ventesima volta a mia madre la situazione perché, se con le precedenti diciannove volte non era riuscita a comprendere la situazione, non capisco cosa potrebbe illuminarla la ventesima ma per voi, Oh mio pubblico, ( parlare come se ci fosse veramente qualcuno che mi ascolta mi fa sentire importante XD) vi riassumerò brevemente il tutto:

Sei mesi fa la mia migliore amica, in seguito a vari problemi familiari e non, decise di partire. Fu una scelta sofferta e l'idea di perderla mi uccideva ma era qualocosa che doveva fare per il suo bene, aveva bisogno di ritrovare se stessa. Anche Alessandro, l'amore della sua vita, la pensava così. Lo sò magari vi sembrerà esagerato definirlo tale ma se l'aveste conosciuto avreste capito. Lei e Ale per lei ma mi cerano una cosa sola: si capivano al primo sguardo e anche i loro silenzi racchiudevano frasi impossibili da esprimere a voce. Sò che sembra brutto dirlo ma io un po invidiavo tutto ciò: ovviamente ero contentisssima hiedevo per quale motivo non riuscissi anche io a ritorvare quel "qualcosa" che sembrava non potesse essere distrutto da nulla, ma putroppo mi sbagliavo. La mattina della partenza di Angela da Roma la polizia trovo il corpo di Ale in un vicolo. Lo archiviarono nel giro di pochi giorni definendolo un furto finito male ma certe ferite non si possono curare con la stessa velocità nel cuore delle persone e Angy non trovò più la forza per partire, anzi sarebbe più corretto dire che non trovò più la forza per nulla: usciva poco di casa e le rare volte che lo faceva andava appunto al Pincio.Girovagava per le strade con quegli occhi spenti che un tempo erano trasudavano vita e amore.

Qualche settimana fa invece, la trovai davanti alla porta di casa mia con due valigie sventolando due biglietti aerei per Las vegas e non sò come, riuscì a convincermi in due minuti a partire con lei per dormire non sò dove e per non sò quale motivo e quindi eccomi qua, pronta a farmi 200 grandini solo per arrivare lassù dalla mia tesora. Perchè non chiederle di scendere ? Semplicemente perchè capisco che per lei quel posto, quella panchina è importante e sò quanto può essere difficile, dopo tutto questo periodo di "letargo", svegliarsi e cambiare così drasticamente.

< Sereeeeeeeee, terenelllllllllllllaaaaaa ci seiiiiii?? > oddio mamma, mi ero completamente dimenticata di lei!

< Mamma ma ancora non hai attaccato? >

< Ma ti ho fatto una domanda!!! >

< Ma era scontato che io non volevo risponderti ed ero alla ricerca di una scusa tipo far finta che fosse caduta la linea e .. >

< Sei già arrivata??? Stai già salendo le scale?? >

< Bhe si cioè devo cominciare e .. >

< Oddio lo sapevo che ti dovevo accompagnare!!! Come minimo ti spezzi la schiena povera la mia bambina e .. >

< Mamma io.. .>

<...e poi tutto ciò potrebbe aggravare la tua scoliosi. Lo sai che sei gobba?? >

< Grazie mamma è sempre bello stare al telefono con te >

< Ma c'è qualcuno che ti sta portando le valigie?? >

< Si mamma. Quattro uomini: due hanno preso le borse e due portano me in braccio ... sai mi hanno vista sofferente e hanno pensato bene di rovinarsi una giornata siccome gli stavo simpatica >

< Davvero??? >

< ...... >

< Ah dimenticavo era la tua solita ironica sottile... devi aver preso da tuo padre.... senti allora ti dicevo che ... >

< Mamma mi va veramente piacere parlare con te ma >

< Ho capito, ho capito: nove ore di travaglio per dare alla luce un essere ignobile che mi >

tu tu tu tu tu

Oops ... devo aver pigiato "involontariamente" il pulsante per chiudere la conversazione....

********************************************************

Nota dell'autrice:

uuuuuuuuhhhhhhhhhhhhh

Ok scusate lo sfogo è che mi emoziona scrivere :" Nota dell'autrice" e soprattutto poter scrivere "autrice" mi fa sentire importante. (Si lo sò sono un'esaltata ).

Essendo la prima fan fiction che posto su questo sito sicuramente avrò sbagliato qualcosa: qualche errore grammaticale, sbagli in codice html, me lo sento perciò mi scuso tantisssimo in anticipo.

Ripeto come  già detto sopra che nella mia fan fiction appariranno i componenti del gruppo " Panic at the disco" e forse, non avendola ancora completamente, anche i Fall Out Boy ma nei primi capitoli compariranno solo le due protagoniste : Angela e Serena.

Altro problema è stato scegliere il genere. Diciamo che vado un po a capitoli e soprattutto a personaggi: serena e angela sono due ragazze completamente diverse tra loro, una è più riflessiva e legata ad un passato che le ha lasciato una ferita profonda, l'altra invece è vivace, pazza e di conseguenza le scene che hanno per carattere principale angela o serena sono improntate sulla loro personalità.

Spero che sia di vostro gradimento e che abbiate pietà nelle recensioni.h

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Vu cumprà? ***


Chapter 2

Commenti pre lettura:

Capitoletto corto corto ma il prossimo prometto che sarà più lungo e che lo posterò tra breve, spero nel giro di pochi giorni ma tutto dipende da quante persone  mi lasceranno dei commenti. Mi duole dirvi che nemmeno in questo appariranno i Panic ma spero che  lo leggiate comunque e che vi piaccia.

Un bacio.

Ps: ringrazio tantisssssssimo che ha lasciato un commentino, non avete la minima idea di quanto può essere bello che qualcuno apprezzi il proprio lavoro.

Serena.

< Hey, hey >

Oddio ci mancava un venditore ambulante, ora questo mi si accolla !!!

< Hey, hey ferma tu!! >

Dai Sere non puoi fare la stronza e non fermarti nemmeno!!! < Si??? >

< Hey beeela, vu comprà orecchìnù? >

< No, no grazie >

< Daaaaii beeeela daii costa puco! Tre euri >

<  No veramente non posso perchè vedi io devo andare e ... >

< Tu simpatica me. Si, si tu donna simpatica io.. io vendere due euro. >

< No guardi io, no non è per il prezzo è solo che io non… e mi lasci!!!! > Mi aveva afferrato la borsa ma i passanti, noncuranti e troppo presi dalla loro vita, passavano accanto senza notarmi e, a tratti, strattonandomi perchè con le valigie ingombranti bloccavo le scale. Ovviamente mi incazzati < E levateeeeeee > e vaffanculo la gentilezza.

< No beeela nun fare così io detto due euro… facciamo uno. Dai vu cumprà??> continuò liberandomi dalla sua stretta.

< No come te lo posso far capire??? N-u-n v-u c-u-m-p-r-à!! !> scandii bene le sue parole e cercai di imitare il suo accento, non per prenderlo in giro ma perhcè, ingenuamente, pensavo che non mi avesse veramente capito.

 

Angela

 

< Ehm scusi mi sà dire che ore sono?? > mi ricossi dai miei pensieri ma solo quando la giovane signora che mi stava davanti ripetè la domanda riuscii veramente a focalizzare la mia attenione su di lei.

< Mi sà dire che ore sono? > richiese pazientemente

< Sono le .... > mi fermai per controllare l'ora sul cellulare < Sono le 15,40. > Le 15,40???  Ma dove si era cacciata Sere??? Girai la testa come per osservare la Piazza e le scale che conducevano al Pincio anche se, nel punto in cui mi trovavo, era ovviamente impossibile. Mi accorsi solo ora che chiederle di salire qui non doveva essere stata una buona idea, ma già decidere di partire per Las Vegas era stata una difficile decisione. Mi ricordai della sua faccia stupita quando le avevo proposto il viaggio: non c'era da meravigliarsi infondo avevo passato gli ultimi mesi a compatirmi sul mio divano facendo zapping alla tv ma quando quel corrire mi consegnò quel pacco... beh cambiò tutto. Ritrovai tutta la forza che pensavo di aver esaurito e senza nemmeno accorgermene mi trovai davanti alla sua porta. Lei, così dolce, così comprensiva ma forse più semplicemente così amica, accettò subito, senza remore anche se partire avrebbe significato prosciugare tutti i soldi che aveva messo da parte. Non mi chiese spiegazioni: nè perchè ora, nè perchè proprio in quel posto semplicemente mi sorrise. Vedendo poi la mia faccia perplessa ( infondo io stessa non trovavo un solo buon motivo per il quale avrebbe dovuto accettare) aggiunse: " Non ti ricordi? Dalla culla alla tomba. Per sempre" e per la prima volta scoppiai a piangere e riversai tutte le lacrime che avevo celato in me.

Quando poi era giunto il giorno prima della partenza e dovemmo metterci d'accordo per il viaggio, decisi di darle appuntamento qui perchè era giusto che anche lei capisse, che lei sapesse. Le avevo nascosto troppe cose: quella scritta, la valigia, il pacco e invece lei era sempre stata così aperta, così serena di nome e di fatto con me che mi sembrava di ingannarla.

" L'omissione non è altro che uno dei mille volti della menzogna".

 

Mi voltai a guardare di nuovo le parole incise sulla panchina e leggendole, le sussurrai come una preghiera " Il tempo non distruggerà ciò che l'affetto ha costruito" e furono le ultime cose che vidi prima di sentire un urlo e accorgermi che era diventato tutto nero.

 

 

Serena

< No come te lo posso far capire??? N-u-n v-u c-u-m-p-r-à!!! >

< Cosaaa?? tu prendere in giro me??? > mi urlò

< Ma no io pensavo solo che… >

< Voui piccule ragazze italiane credete noi inferiori e maltrattare! >

< No mi scusi io… >

< Abal, Buoti. Ahndfjsfp > e seguitò a parlare in una qualche lingua a due suoi amici poco distanti. Capii immediatamente che stava parlando di me perchè cominciarono a squadrarmi.

Insomma per farla breve mi ritrovai a correre per la scalinata ( ovviamente me ne fregai altamente delle due valigie tanto non c'era dentro niente di valore ) inseguita da questi tre che continuavano ad inveirmi contro. Vidi un bagno, di quelli singoli e chiusi che ci sono magari ai concerti o nei campeggi e stranamente mi accorsi che non c'era fila. Senza bussare aprii la porta ma un "vaffanculo" e una porta in faccia mi fecero capire che era occupato.

Corsi sempre di più e non mi fermai mai ( tranne quando due cinesini mi fecero una foto velocemente perchè pensavano fossi una tipa famosa rincorsa dai suoi fan). Arrivai al Pincio sempre con questi tre alle calcagna ( ma non dovevano andare a vendere qualcosa a qualuno?????) Avevo acquistato un po di vantaggio ma avevo anche finito il fiato: sono brava negli scatti ma pessima per quanto riguarda la resistenza.

< Ti prego Dio se esisti fammi trovare una soluzione al più prestoooooooooooooooooooooo, fammela trovare davantiiii!!! > Doveva essere il mio giorno fortunato infatti il Signore pensò bene di farmi andare a sbattere addosso ad un risciò. Anche stavolta avevo avuto culo: non c'era nessuno in fila. Lanciai un documento al tipo che stava dietro al banco e gli urlai che avrei pagato alla consegna. Pedalai per altri cinque minuti e sospirai accorgendomi che non 'era nessuno dietro di me. Stavo per rallentare quando i tre ambulanti sbucarono come apparsi dal nulla davanti a me. Ok che dovevo liberarmi di loro ma investirli non mi sembrava comunque una buona soluzione. Svoltai velocemente, forse un po troppo velocemente perchè l'unica cosa che riuscii a fare fù urlare e poi tutto divenne nero.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Nodi sciolti e Nodi Al Pettine ***


Chapter 2

 

Uhh grazie per i commenti che avete pensato bene di lasciare al primo capitolo anche se avete letto il secondo XD Un bacioooooo


++++++++++++++++++++++

 

Angela e Serena .... 30 minuti dopo, via del corso, all'ospadale

< Cioè ma ti pareeeeeeeee???? > urlò Angela

< Signorina cerchi di stare calma sennò non riusciamo a metterle bene i punti. >

< Ma tu dimmi se devo avere un'amica così idiota come te!! > continuò imperterrita senza prestare attenzione alla giovane donna che la stava medicando < Ma tu dimmi: facendo paracadutismo, sciando sulle piste nere, ho fatto anche un corso per acrobati a cavallo!!!! e niente, non sono MAI finita in ospedale: mai un naso rotto, mai una distorzione, MAIIIIII e tu guarda se devo finirci stando seduta su una panchinaaaaaaa!!!! >

Serena stava dall'altro lato della stanza con un braccio ingessato. La sua espressione era indecifrabile, a tratti sembrava stesse ridendo ma allo stesso tempo aveva un'aria dispiaciuta stampata in faccia dovuta un po ai punti che stavano mettendo alla sua amica, un po al suo braccio dolorante ma soprattuto perchè si era accorta che, anche volando, era impossibile prendere l'aereo: ormai avevano perso il volo.

< Seeeeeeeeeeeeereeeeee!! Sere cazzo ascoltamiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!! Cioè mi potresti spiegare, ancora una volta come hai fatto a cappottarti con un risciò?? > aggiunse quando le due infermiere si allonanarono dalla stanza.

< Veramente è successo che... >

< Ma non mi avevi visto oppure hai pensato bene di giocare al tiro al bersaglio utilizzando me??? >

< ... ti avevo scambiata per un puffo... sai per la fretta ho dimenticato le lenti. >

< Un puffo??? >

< Beh si, cioè da lontano pensavo che eri un lampione ma poi avvicinandomi eri troppo tappa e poi eri vestita di blu. > Concluse come se il suo discorso fosse più che ovvio.

< E tu hai pensato bene di investire Grande Puffo, >

< No.. è che... beh pensavo fosse un'allucinazione dovuta ad un'eccessiva dose di Coca Cola, adrenalina e dolcetti di Jolly Pop nel sangue e poi.. dai non fare quella faccia!!John Lennon diceva: "La vita ti sorprende quando sei impegnato a fare altre cose" >

< Sì, e gli hanno sparato. >

Si guardarono per un attimo e tutta la tensione accumulata e finora sfociata in rabbia, si trasformò in una grossa risata. Le infermiere, una volta entrate nella stanza, rimasero sconvolte da questo cambiamento e provarono ad accennare di fare una tac al cervello ma le due, se possibile ancora più amiche di prima, se ne andarono una, zoppicando e l'altra reggendosi il braccio dolorante.

Appena uscite lo squillo di un cellulare interruppe la nuova armonia che si era creata tra loro.

Era il cell di Sere. Numero privato. Non era sua abitudine rispondere se non sapeva chi era a chiamarla anche perchè vi erano solo tre possibilità: il maniaco che ormai l'aveva presa di mira e adorava alitarle al telefono, il suo non-ragazzo Conan o sua mamma. Nessuno, chi per un verso chi per un altro, era ben accetto ma quel pomeriggio la nostra eroina accettò la chiamata senza neanche accorgersene.

 

Serena

< Pronto??>

< Teeeeeesorooooooooo?? > Mamma: oddio, forse faccio ancora in tempo ad attaccare.

< Teeeeeeeeeeeeeeesoro??? Mi dispiace tantissimo. > mi disse la voce al telefono. Stavo già per chiudere la conversazione quando la curiosità ebba la prevalenza : per cosa doveva dispiacersi? Non l'avevo certo avvertita del "piccolo incidente" troppo spaventata di essere rincorsa per tutto l'ospadale dalla sua vocina squillante. Guardai Angela con un’ espressione interrogativa dipinta sul volto: forse l'aveva avvertita lei, ma la mia amica, come se mi avesse letto nel pensiero, scuotè la testa dissipando ogni mio possibile dubbio.

< Teeeesorooooo ci sei???? >

< Si, si mamma ma ... dispiacerti per cosa? >

< Beh per il volo. Avevo chiamato l'aeroporto di Fiumicino perchè Giacomo, sai il mio collega, mi aveva chiesto di spostargli il volo e già che c'ero ho chiesto se era già partito il tuo così avrei potuto sgridarti perchè non ti eri ricordata di farmi lo squillo prima di salire sull'aereo e invece mi hanno detto che a causa delle condizioni climatiche la partenza è rimandata alle 20 o a stanotte. >

< Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii > urlai con tutto il fiato che avevo ma poi mi accorsi che, per mia mamma, io mi trovavo già all'aeroporto e sicuramente, la notizia non mi avrebbe dovuto rendere felice quindi continuai dicendo < siiiiiiiiiiiiiii hai proprio ragione mamma!!!! GRAZIE VERAMENTE PER ESSERTI INTERESSATA!!!!! >

La conversazione proseguì, mio malgrado, per altri cinque-dieci minuti prima che, con difficoltà, riuscii ad attaccare.

1 ora dopo, all'aeroporto, Angela

Osservavo serena che con la sua parlantina sputava fuori parole su parole alla signorina che sedeva, ora agitata e confusa, dietro al bancone . A quanto pare non c'erano più biglietti per il volo successivo e, a causa di uno sciopero, se non fossimo riuscite a partire entro quella sera, avremmo dovuto rimandare il viaggio di altri 5 giorni. La mia amica non sembrava capire per quale assurdo motivo mi ostinassi a voler lasciare la città al più presto e d' altronde non potevo darle torto: mi ero comportata come una vegetale per sei mesi cosa mi costava aspettare un'altra settimana?

Durante il tragitto da piazza San Silvestro a qui non avevo fatto altro che rimuginare a come raccontarle tutte le cose che le avevo taciuto, ma più mi sforzavo e più non riuscivo a trovare un buon motivo, una scusa valida, per non averla informata. e ..

< Angyyyyyyyyyyyyyyyyyyy!!! Abbiamo i biglietti!!! We have the tichets o come cavolo si chiamano. we haveeeeeee themmmmmmmmmmmmmmmmmm. > e fui anche io travolsa dalle sue mille parole fino a che, prosciugata anche lei, mi informò che aveva solo cinque minuti di autonomia dal bagno -.- e quindi si allontanò e scomparve girando l'angolo guidata dai vari cartelli indicanti " WC".

 

30 minuti dopo, all'aereoporto , Serena

Ma non capisco, non che la cosa mi stupisca più di tanto: nonostante il mio sviluppato senso dell'orientamento riesco a perdermi continuamente, cioè mi faccio distrarre da ciò che mi circonda, magari sento una musica in lontananza, mi entra dentro e l'unica cosa che posso fare è lasciamri trasportare da essa e così.......così mi ritrovo a vagare in un aeroporto alla ricerca di un bagno che, seguendo i cartelli, doveva trovarsi a due minuti dalla sala di attesa ma ovviamente io dovevo fare l’"alternativa" e cercare una scorciatoia. C'erano tante persone che camminavano intorno a me ma, essendo una stupida testarda che preferisce vagare a vuoto anche per giorni pur di ammettere di non capisce un ca**o, non chiesi informazioni a nessuno.

 

Altri 20 minuti dopo, all'aereoporto, Angela

"Si è persa!" pensavo continuando a guardare l'orologio. " Si è persa, ovviamente, infondo cosa potevo aspettarmi da una persona che è riuscita a cadere in un tombino mentre leggeva un giornale????? ... L'avrei dovuta accompagnare!!! Scema scema scema che scema che sono" continuavo a ripetere a me stessa finchè una voce femminile invase tutta la sala

< Informiamo i signori passeggeri che il volo per las vegas partirà tra un ora. Tutti coloro che non hanno ancora effettuato il check in sono pregati di recarsi nella zona quattro. Ripeto informiamo che... > e il messaggio fu ripetutto poi due volte per ogni lingua.

Davanti a me sedeva un signore sulla sessantina che, come scoprii in seguito, aspettava sua moglie per partire col nostro stesso volo. Mi sporsi in modo tale da essere il più vicina possibile a lui e gli dissi a voce alta e scandendo bene le parole, per cercare di far risaltare la mia voce in mezzo al frastuono generale, di avvisare la mia amica che ero andata nella zona quattro dovunque essa sia.

Feci per alzarmi quando mi accorsi di un piccolo, grande dettaglio che avevamo trascurato. Merda!!!

 

Contemporanemante, in bagno (oserei dire "finalmente") Serena

Il mio istino e la mia grandissima capacità di orientamento mi fecero giungere sana e salva alla toilet ( ok ok la verità è che avevo girato tutto l'aeroporto due volte fino a che non ero andata a sbattere contro la porta del bagno dei maschi). Persi tempo ad osservare il mio viso allo specchio cercando di rendermi il più possibile presentabile. Aprii la borsetta di Emily che portavo con me per prendere la matita nera quando mi sembrò di vedere qualcosa cadere all'interno del water. Mi voltai.

"Merdaaaaaaaaaaaaaa" imprecai con tutto il fiato che avevo in corpo. ( in questo caso devo ammettere che non ci fu un'imprecazione pù adatta per la situazione XD).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Ironic, Yeah I Really Do Think ***


Chapter 2

 

Spazio "autrice" XD
Grazie tantisssimo per le recensioni!!! siete un tesoroooooooo!!!

Cmq visto che sono buoooonaaa bella e simpatica ( ok ok non esageriamo) ho aggiunto anche Ryan in questo capitolo che invece doveva comprendere solo Angela e Serena.

Non sò se posterò un altro capitolo prima di partire ( non ci sono dal 9 al 20 circa) ma se vi ricevo tanti commenti ....XD

Spero che vi piaccia questo capitoloetto perchè è un po diverso: è una Song Fic, o almeno la parte che riguarda le due amiche.

Un bacioooo

Pere( cioè Io)

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Angela, Metal Detector

Ma dove cazzo si era cacciata ??? Lo sa che ho paura di volare, lo sa quanto è importante questo viaggio per me, quanto l’ho aspettato e lei che fa??? Girovaga in cerca di un bagno e mi porta all’aereoporto senza le valigie!!!!

Mister Play-It-Safe, was afraid to fly (ll signor Prudente aveva paura di volare)
He packed his suitcase, and kissed his kids goodbye (chiuse la sua valigia e diede ai suoi bambini il bacio di arrivederci)
He waited his whole damn life, to take that flight (Attese per tutta la sua maledetta vita prima di prendere quel volo)

Serena, In Bagno

Presi la matita per gli occhi e una penna che avevo in borsa ( mi faceva troppo schifo immergere le mani in quel viscidume dalla sfumatura giallastra ).

And as the plane crashed down, he thought "Well isn't this nice" (E quando l'aereo si schiantò al suolo lui pensò "Beh, non è granché")

Siiiiiiiii li avevo presi!!!!!!!!!!!! Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. Stavo già per cantar vittoria quando qualcuno busso alla porta facendomi sobbalzare.

" Aoh!! Te moviiii ma che c’è sei caduta ar cesso??? Eddaje!!!"

Dallo spavento avevo fatto cadere anche la matita e la penna nel cesso.

It's like rain on your wedding day (È come la pioggia nel giorno del tuo matrimonio)
It's a free ride when you've already paid (È un giro gratuito quando hai già pagato)
It's the good advice that you just didn't take (È il buon consiglio che non hai seguito)
And who would've thought, it figures (E chi l'avrebbe mai pensato che fosse così)

Rovistai nella mia borsetta fino a che non trovai delle pinzette: me la aveva messe in borsa mamma. Mi appuntai mentalemnte di ringraziarla.

Well life has a funny way of sneaking up on you (Beh, la vita ha un modo curioso di scivolarti addosso)
When you think everything's okay (Quando pensi che tutto sia okay)

Siii si sta volta potevo farcelaaaaaaaaaa!! Riuscii a riacciuffare la matitaaa…..

And everything's going right (E tutto stia andando bene)

… e la pennaaaaaaaaaaa e …

And life has a funny way of helping you out (E la vita ha un modo curioso di aiutarti a uscirne)

…e con un doppio arrotolamente e contorsione tripla della mano….

When you think everything's gone wrong (Quando pensi che tutto sia perso)

Afferrai i due biglietti, bagnati ma ancora integri!!!!!!! Mi sollevai un po troppo velocemente e, per non cadare, mi aggrappai al pulsante per scaricare pigiando, però, un po troppo forte. Non riuscii a rialzarmi non rapidità e ….

And everything blows up in your face (E tutto ti esplode in faccia )

Alanis vaffanculo!!!!!!!

Cercai un qualcosa per asciugarmi il viso e buona parte del collo ma sembrava che la carta igenica avesse deciso di scioperare. "Anche la maglietta ormai è andata" pensai sconsolata osservando la triste espressione che il mio riflesso allo spacchio mi lanciava. Stavo per perdere altro tempo ad autocomiserarmi quando l’altoparlante gracchiò.

< Informiamo i gentili passeggeri del volo diretto a las vegas che l’aereo decollerà tra breve. Presentarsi al …. >.

Merdaaaaaaaaaaa!!!
Aprii la porta sbattendola, centrando in pieno la faccia dell’omone di prima e corsi accompagnata dai suoi urli. Dribblai varie valigie dimenticate ma fui costretta a fermarmi alla fila davanti al metal detector.

A traffic jam, when you're already late (Un ingorgo quando sei già in ritardo)

Potevo vedere Angela dall’altra parte di essa che stringeva in mano un pacchetto di sigarette che non avrebbe potuto fumare.

Un segnale di vietato fumare durante la tua pausa sigaretta

Angela:

Tutta colpa di questi cartelli del cazzo!!Grrrr se non arriva entro cinque minuti non sa dove gliela metto sta sigarettaaaaaa

It's like ten-thousand spoons, when all you need is a knife (È come diecimila cucchiai quando tutto ciò di cui hai bisogno è un coltello)

 

Serena, al metal detector

< Informiamo i signori passeggeri che questa è l’ultima chiamata per il volo diretto a Las Vegas il … > Ripetè per l’ultima volta la voce. Davanti a me sono due persone.

Life has a funny way of sneaking up on you (Beh, la vita ha un modo curioso di scivolarti addosso)

Il mio turno, finalmente!!!!! Mi lasicarono passare controllandomi molto sommariamente.Raggiunsi velocemente Angela e corremmo dirette al nostro volo. Lasciai i biglietti in mano all’ Hostess che, ancora bagnati, le si appicciarono sulla mano. Ci gridò qualcosa ma ormai eravamo già lontane. Raggiungemmo l’aereo.

Life has a funny funny way of helping you out (E la vita ha un curioso, curioso modo di aiutarti a uscirne)

I nostri posti non erano attaccati ma comunque eravamo vicine, ci divideva solo il corridoietto. Ci sorridemmo. Accanto a me sedeva un signore sull’ottantina. Appena mi vide mi strizzò l’occhiolino e appoggiò una mano sulla mia gamba. La spostai.

And isn't it ironic, don't you think? (E non è ironico, non pensi?)

Mi girai verso Angela ma non feci neanche in tempo ad aprire bocca che cominciò a starnutire e starniture. Mi bastò un’occhiata per capire cosa aveva innescato quella reazione da parte della mia amica: vicino a lei vi era una donna sulla quarantina. La sua maglietta era interamente ricoperta di peli di gatto: Angy ne era allergica.

< Ringraziamo i signori passeggeri per aver deciso di volare con la nostra compagnia. Il personale spera che tutto sia di vostro gradimento e sarà a vostra disposizione per tutte e 10 le ore del viaggio. >

Le strinsi la mano e, accompagnata dai suoi continui starnuti conclusi metalmente la canzone che mi aveva accompagnato negli ultimi 5 minuti.

A little too ironic, and yeah I really do think ( Un po' troppo ironico, e sì, lo penso veramente )

Sentii di nuovo la mano dell’anziano avvicinarsi alla mia gamba e qualcosa di bagnato sulla mia. Angy mi aveva starnutito addosso.

A little too ironic, and yeah I really do think

 

Ryan, nel nulla , forse Nevada

…. A little too ironic, and yeah I really do think….

La canzone fu interrotta non appena il proprietario della vecchia radio, un anziano stempiato, cambiò canale preferendo ad Ironic qualche gruppo country a lui conosciuto e decise di improvvisarsi cantante. Chiusi immediatamente la finestra non appena la sua voce si accinse a pronunciare il ritornello salendo di un ottava. Già, la vita a volte è un po troppo ironica: io, Ryan Ross, famoso chitarrista che al momento dovrebbe trovarsi in sala prove, disperso in un qualche anfratto del Nevada, sempre se mi trovassi ancora in quello stato, ovviamente e per quale motivo?? Per seguire uno stupido consiglio di Brendon. < Sei sempre così "passivo"> mi aveva detto < Divertiti, spassatela infondo non stai più con nessuno ora. Sei un uomo liiiiiiiiiibero. > Aveva continuato e io per qualche motivo anche a me sconosciuto avevo dato retto ad un mezzo ubriaco che non si ricordava neanche come si chiamava.

Strizzai gli occhi cercando disperatamente di leggere il nome della via a me sottostante appoggiandomi e sporgendomi sempre più alla balaustra, ma l’assenza dei miei occhiali e le lettere sbiadite, rendevano la mia impresa ancora più difficile del previsto. *

Alla mia destra potevo scorgere una sottospecie di birreria, un piccolo ufficio postale, qualche altra casupola e quello che un’insegna al neon definiva "Supermarket". Si illuminavano solo la lettera S e la R, le altre tentavano pateticamente di accendersi ma riuscivano solo ad emanere un fioco bagliore. Alla mi sinistra invece, vi era il vuoto, il nulla solo un susseguirsi di terra e pali della luce. Spezzava questa monotonia una piccola straducola che attraversava questo ammasso di cemento e sembrava anche lei annoiata dall’assenza di colori.

Mi girai verso la giovane donna distesa sul letto: di lei riuscivo a scorgere solo i suoi lunghi capelli biondi ma non avevo bisogno di controllare per sapere che sotto alle lenzuola non portava nulla. Al momento non riuscivo a ricordarmene il nome, anzi, ad essere sinceri, più mi sforzavo per catturare qualche ricordo della serata precedente e più faceva capolino nella mia mente solo l’immagine di un sorriso accattivante e del sapore delle sue labbra sulle mie. Il buon senso mi incitava ad allontanarmi da quel covo e di scappare il più velocemente possibile a gambe levate. L’avrei anche fatto se solo non mi fossi accorto che la porta era stata chiusa a chiave e che la suddetta ragazza, l’aveva nascosta non so dove prima di saltarmi letteralemetne addosso (non che ne fossi rimasto dispiaciuto J ). Beh anche il fatto che non avevo portato qui con me la mia macchina e che non avevo la più pallida idea di dove fosse "qui", costituivano un problema.

Tra i miei vari tentativi di fuga (urlare che ero stato rapito, lanciarmi dalla finestra, trovare una treccia e calarmi giù da essa, rubare una macchina, sfondare la porta ecc..) ero riuscito addirittura a trovare un’idea intelligente: svegliare la ragazza, cosa che avrei fatto se mi avesse dato segni di vita. Dopo essermi convito che l’avevo uccisa in qualche modo e aver passato l’ultima ora pensando a tutti i miei possibili alibi o alle plausibili spiegazioni, capii che la donna aveva solo preso un piccola dose di sonnifero. Lessi le indicazioni : " 10 ore di sonno garantito".

Considerando che almeno cinque ore dovevano essere già trascorse dalla assimilazione rinquorai me stesso dicendomi che ne mancavano sooooooooooooolo altre 5.

Comincia così a contare i secondi che mi avrebbero portato alla salvezza.

18000 17999 …

 

 

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non penso che Ryan abbia occhiali o robe del genere ma essendo "l'autrice" ed essendo che mi piacevano quelle tre righine XD fate finta che sia leggermente miope.

Ryanuccio, nel caso dovesse mai leggere ( XD) sappi che anche con gli occhiali o robe del genere ( che la gente comune definisce "lenti a contatto") sei sexoso!!!!!!!

Ok tranquilli finesce qui lo sfogo di una pazza manica XD

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Capitolo 5
*** Segreti?? || 120, Round Street, LittleChapel, Nevada ***


Chapter 2

Ma ciaooooooo!!!! Come va?? Io bene anche  se sommersa tra i bagagli ... eh già parto anche io , destinazione: Isola D'elba quindi prima di lasciarvi ho deciso di postare un altro capitoletto.

Spero che sia di vostro gradimento e vi ringrazio tantisssimo per tutti i commenti!!

 

Dedicato ad una  persona speciale che crede tanto in me ( o almeno lo dice XD) e che ieri sera mi ha dimostrato quanto mi vuole bene. Ti Vu Bi tanto e spero di averti accontata visto che più di mezzo capitolo è occupato a Ryanuccio e Brendon :)

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Aereoporto, Serena

Sorrisi sentendo il dolce peso della testa di Angela sulla mia spalla. Dopo tre ore di viaggio, sfruttando il fatto che mi ero mezza addormentata, l’anziano signore aveva cominciato ad avventurarsi con un movimento repentino troppo vicino alla mia "selva nera" e fu costretto a fermarsi quando si ritrovò una "cinquina" stampata in faccia. Mi ero "improvvisamente" svegliata. Aveva trovato opportuno cambiare sedile e sedersi al posto di angela vicino alla "gattomane" che sembrava felice del cambiamento. Avevo dovuto cambiare posto anche io e scalare a quello accanto al finestrino perché la mia amica aveva paura di guardare in basso. Dormiva beatamente appoggiata su di me da ormai due ore quando, presa dalla noia, mi ricordai dell’Ipod che avevo cacciato all’ultimo momento nella borsetta delle mia amica. Cercando di non svegliarla, le sfilai da sotto il braccio destro la Pinko Bag e, mentre frugavo al suo interno, una busta catturò la mia attenzione: la tirai fuori. Era una spacie di lettera ed era destinata ad Alessandro. Il primo pensiero che fece capolino nella mia mente fu di vedere la date della spedizione: 22 marzo, due settimane prima della nostra partenza. Chi poteva mai avergli scritto? Era già aperta e quindi riuscii ad estrarre con facililità il suo contenuto. La lettera era in inglese scritta con una calligrafia tipicamente maschile, difficilmente comprensibile però e dovetti sforzarmi non poco per capire, almeno sommariamente, il suo contenuto. In poche parole il mittente, che si era firmato semplicemente "Mr D" , dopo i soliti convenevoli (" come va? Io sto bene ecc..") si scusava di non essersi potuto mettere in contatto con lui in anticipo ma aveva passato gli ultimi mesi in giro per il mondo, cambiando città ogni settimana e lo informava che era riuscito a procurarsi i biglietti che tanto desideravano e per farsi perdonare e per ricambiargli "quel" favore aveva aggiunto qualche extra al suo soggiorno. Appena finii di leggere notai quella che sembrava una prenotazione per uno dei più belli hotel-casinò a cinque stelle di Las Vegas: il Four Season Dream. Mi ricordai immediatamente di quel nome perché, non appena Angela mi aveva convinto a partire con lei, avevo cercato informazioni su internet sugli alberghi dove avremmo potuto alloggiare e era impresso nella mia mente il prezzo per un pernottamento al Four Season Dream: 1600 dollori la singola con quello che definivano il confort minimo. Ricontrollai la prenotazione e mi accorsi che era per la suit "Dream Like You Had Never Before", quella situata all’ultimo piano e capii che che il prezzo doveva salire vertiginosamente per arrivare a costare non meno dei 3000 dollari a notte!!!!

< Tra un quarto d’ora arriveremo all’aereoporto di ….  > gracchiò la voce all’altoparlante e cercai il più frettolosamente possibile di infilare la busta nella borsa di Angy e di ricollocarla dove l’avevo trovata.

"Cosa mi nascondeva la mia amica? Come potevamo permetterci tutto questo? Io le avevo pagato solo 1500 dollari per tutto il soggiorno, infondo lei mi aveva detto che avremmo alloggiato in un alberghetto della periferia. E di quale favore questo "Mr D." parlava?? Che biglietti? E… " ero ancora immersa in questi pensieri quando mi accorsi che la mia amica si era risvegliata e ad aveva aperto una rivista di gossip. In prima pagina vi era un’articolo su una donna che era stata sposata con un uomo senza sapere che era il suo fratellastro.

< Deve essere bruttisssimo sai? > mi disse < Fidarsi in qualcuno e accorgersi che niente è come sembra, voglio dire : tutti hanno dei segreti, è normale, ma troppo spesso ci aspettiamo di essere costantemente al corrente di tutto quello che accade nella vita di chi ci sta vicino, ma è impossibile e quando sbattiamo contro alla realtà, quando scopriamo che non conoscevamo bene neanche la persona a cui vogliamo più bene ci scandalizziamo ma non ci rendiamo conto che siamo noi stessi a creare delle barriere impedendo agli altri di entrare nella nostra vita. Per fortuna che tra noi non è così. > aggiunse sorridendomi.

< Ma daaaai tutti hanno dei segreti, lo hai detto tu. Qual è il tuo ? > mi accorsi di aver detto tutto troppo con troppa serietà nonstante avessi cercato di usare un tono scherzoso. Mi osservò per qualche secondo senza dire niente ma poi scoppiò a ridere.

< Oddio per un attimo credevo fossi seria.Che segreti pensi che abbia??? > disse tra una risata e l’altra.

Nel frattempo eravamo arrivati a destinazione. Non dovemmo perdere tempo per ritirare le nostre valigie non avendole ma dovemmo comunque passare una buona mezzora al punto informazione cercando di far capire all uomo al banco che volevamo affittare una macchina ma non sapevamo a chi rivolgerci. Riuscimmo a noleggiare un minivan non esattemente nuovo ma che faceva ancora la sua bella figura e, orgogliose della nostra piccola conquista decidemmo che potevammo interrompere la dieta che entrambe avevamo cominciato ma mai seguito e ci dirigemmo alla ricerca di un qualunque posto dove poter mangiare. Avremmo anche potuto cenare in albergo ma eravamo entrambe troppo affamate che ci fermammo al fast food presente all’aereoporto e tra un boccone e l’altro mi dimenticai completamente della busta e della prenotazione. Ruppi l’atmosfera allegra che si era creata per andare in bagno. La mia amica mi guardò preoccupata segno che era ancora ben conscia del fatto che avevamo quasi perso il volo per lo stesso motivo ma le assicurai che questa volta avrei cercato di non perdermi. Stranamente trovai la toilet dopo neanche cinque minuti ma quando tornando da lei appludendomi mentalmente, la vidi parlare al telefono in inglese, tutti gli assopiti sospetti si risvegliarono. Non conoscevamo ancora nessuno e quando mi aveva avvertita che avrebbe provveduto lei a tutto per il viaggio, mi aveva rassicurata dicendo che nell’albergo dove avremmo alloggiato vi era un responabile italiano e che si sarebbe messa in contatto con lui. Non appena mi vide, attaccò e cercò di stamparsi in faccia un sorriso rassicurante mentre mi informava che doveva andare anche lei al bagno e di controllarle la borsa. Quando si allontanò non potei trattenermi di curiosare nella sua vita e vedere a chi apparteneva il numero dell’ultima chiamata ricevuta o effettuata. Mi stupii non poco quando scoprii che sia le ultime chiamate in uscita sia quelle in entrata erano dirette ad un certo Mr D.

"Cosa mi stai nascondendo??" pensai mentre la vedi tornare verso di me.

 

Nel nulla, Ryan

Dopo aver passato un’altra ora cercando di far comparire una cazzo di tacca sul mio cellulare rendendolo raggiunbilile, proprio mentre stavo per perdere la speranza mi arrivò un messaggio.

Messaggio= Campo; Campo= Potevo chiamare qualcunoooooooo

Visualizzai il messaggio. Capii immediatamente che l’avevo scritto Brendon prima ancora di leggere chi l’aveva inviato, riconoscendolo dal suo modo di fare gentile.

" Si può sapere dove cazzo sei? Dovevi aver portato il tuo culo in sala prove due ore fa." Proseguiva indicandomi dove sarebbe stato opportuno che andassi e di farmi sentire.

Provai a chiamarlo ma mi rispose la segreteria. Lanciai il telefono incazzato con me stesso ma mi maledissi nello stesso momento in cui lo scagliai: se l’avessi rotto non avrei più potuto ritentare. Mi avvicinai ad esso sperando di ricevere da lui segni di vita, per quando fosse possibile per un cellulare, ovviamente.

Per fortuna il mio Samsung  Ultra 12,9 Z630 sembrava felice di vedermi e aveva ancora disegnata sul lato sinistro una tacca. Urlai mentalmente dalla goia, stampandomi in faccia quello che chiunque vedendomi passare, avrebbe potuto definire un " sorriso da idiota-demente". Scacciai subito quel pensiero e composi il numero del mio amico che dopo neanche uno squillo mi rispose .

< Dove cazzo sei?? >

< Mi sei mancato anche tu. > gli risposi

< Non siamo tutti ai tuoi comodi sai?? >

< Mmh non so se hai notato ma il tuo discorso non ha un filo logico cioè cosa c’entra con… >

< Per esempio io stamattina potevo uscire e urlare per strada travestito da teletubbis!! >

< E ringrazio il cielo che tu non l’abbia fatto ma ... >

< Potevo comprarmi una pistola giocattolo e spruzzare di panna montata tutti coloro che mi si avvicinavano! >

< Il non averlo fatto è solo indice della tua sanità mentale anche se solo averlo immaginato è sintomo di … >

< Potevo andare a rimorchiare la tipa del bar, quella che prepara sempre il caffè e tiene aperto il negozio solo per noi cosìcche non ce lo avrebbe fatto più pagare! >

< Ma veramente non l'abbiamo mai pagato quindi non capisco a cosa... >

< Per esempio avrei potuto…. avrei potuto anche fare tante altre cose di questo tipo ma non questo il punto!! >

< E molto sensate vedo… comunque se avevi tutte queste cose importanti da fare come mai hai risposto al primo squillo?? >

< Perché la cosa più importante, quella che mi sta impegnando dalle ultime tre settimane, il mio desiderio, sarebbe registrare il nuovo cd, progetto che ultimamente sta diventando un po di difficile da realizzare e sai perché?? >

< …. >

< Perché ci manca il chitarristaaaaaaaaaaaaaaaaaa. Tu sai per caso dove si può essere cacciato?? >

< Emh.. no. >

< Oddio deficiente sto parlando di teee. > sbraitò. Dovetti allontanare il cellulare dal mio orecchio nella speranza di non diventare sordo anche se ero diventato ormai avvezzo agli urli del mio amico.

< Si lo so solo che … non so dove sono.> sentii il silenzio calare tra di noi, probabilmente stava pensando che lo stavo abbondantemente pigliando per il culo, così gli riassunsi brevemente la situazione. Fui costretto a subire 10 minuti ininterrotti di risate sue e di tutti i componenti dello staff, che Brendon aveva pensato prontamente di coinvolgere nella conversazione. Una parte di mente, ma veramente molto piccola, mi diceva che infondo me lo meritavo.

< Sono molto … diciamo contento che la situazione ti faccia tanto ridere ma… COME PENSI DI tirarmi fuori??? >

< Beh non è poi così difficile: per quanto riguarda uscire dalla camera puoi sfondare la porta.. >

< Considerando a mia forza bruta rischierei addirittura di scheggiarla. > aggiunsi ironico

< Oppure puoi sempre aprirla con un cacciavite. >

< ? >

< Ma siii dai!! Cioè nei film si vedono sempre quelle strefighe che aprono tutto con le forcine ma quella è tecnologia superata, ora noi ABBIAMO I CACCIAVITI!! >

Mi fermai un secondo non capendo se si stava ancora burlando di me o se era serio. Putroppo dovetti constatare che si trattava della seconda ipotesi: l’unico suo neurone doveva aver deciso di scioperare anche oggi.

< Cioè lo so che sembre una cazzata me .. credici!!! Cioè provaci poi se non funziona penseremo a qualcosaltro. > aggiunse spronato dal mio silenzio.

< E secondo te dove trovo un cacciavite? > ma nello stesso momento in cui finii la frase il mio sguardo fu catturato da una cassetta degli attrezzi situata sotto il letto della ragazza. Mi preoccupai chiedendomi quale persona sana di mente dormiva con un trapano, un martello e dei chiodi sotto di se.

< Ok Ok e il problema-porta forse è anche risolto ma una volta che sono fuori??? Sai non mi sembra una cittadina così popolata da trovare un taxi o ... >

< Ti vengo a prendere io! Sui nostri cellulari è istallato il navigatore, appena apri l’applicazione ti indica il punto in cui ti trovi… sempre che tu sia in un punto raggiungibile dal satallite e che non sei stato trasportato in un universo parallelo… >

< Ah ah ah … mooooooooolto divertente -.- > commentai

< Vabbè, insomma quel robo ti dice dove sei, tu mi indichi via, città, stato …Continente XD >

< Oddio smettila non è divertenteeeee. >

< E io ti salverò…forse.. >

< Forse?? >

< Beh sono la tua unica possibilità di tornare nel mondo civile quindi… >

Cominciai a preoccuparmi. < Quindi ? >

< Quindi ti aiuterò se mi prometti che per un mese laverai la mia macchina, metterai a posto casa , mi cucinerai i Niciacia e ... >

< Ma non so neanche cosa sono i Niciacia!! >

< Imparerai!>

< Ma non è meglio se ti pago una cuoca/cameriera?? Magari te la trovo pure carina... >

< E vuoi paragonare l’umiliazione che ti farò provare quando dovrai indossare il costume da segretaria sexy?? >

< Segretaria sexy? >

< Si, prima che mi interrompessi > sbuffò < stavo giusto per aggiungere che dovrai rispondere al telefono segnandoti tutti gli appuntamenti, parlando di me come dell’ " assoluto e indiscusso Signor Urie". >

< Brendonnnnnnnnnnnnnnn!!!>

< Cerca di essere più professionale e obbeniente col tuo Padrone visto che posso farti tutto quello che voglio. >

< Fa molto sadomaso, te ne rendi conto Bre? >

< Puoi anche rimanere li… >

< …. > Mi fermai per riflettere… infondo avrei potuto aspettare che la ragazza, anche se mentalmente istabile visto il mio recente ritrovamento, si svegliasse e mi desse un passaggio riportandomi nel mondo civilizzato. Si, sembrava innoqua infondo, non una delle mie solite fan svitate che urlavano il mio nome inseguendomi per strada. Sorrisi. Proprio mentre stavo per declinare l’offerta del mio amico la donna nel sonno parlò

" Ryyyyyan….mmmhhhh… miooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo cucciolo mioooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo"

Mi pietrificai all’istante e notai solo allora un’anta dell’armadio mezza aperta. Mi avvicinai con cautela quasi come se mi aspettassi che un giornalista ne balzasse fuori urlandomi " Benvenuto su Candid Camera", ma non appena lo aprii mi si riversò addosso una quantità inaudita di foto, poster e cartelli. " Dovrebbero vietare una tale concetrazione di mie facce in così pochi centimetri quadrati!!!" Constatai. Scoccai uno sguardo verso il letto pensando che quella creatura che giaceva su di esso poteva essere anche una bastarda criminale sequestratrice pazzoide maniaca. Ok ok lo riconosco: sono un paranoico egocentrico ma che ci posso fare??

< Ehmm ryan sei vivo??? > mi risvegliò dai miei pensieri la voce al di là del telefono.

< Siiii, si.. accetto. > annunciai a malincuore e mi accinsi a scoprire in quale parte sperduta del mondo mi trovassi. Tirai un sospiro di sollievo notando che almento mi trovavo ancora nel Nevada.

< Ryan?? >

< Si scusa, allora l’indirizzo è " 120, Round Street, LittleChapel, Nevada". >

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Capitolo 6
*** Tempo Di Ricordi ***


Chapter 2

 

Tempo Di Ricordi

Note dell'autrice: questo capitolo è palloso.

Si si lo sò che non dovrei essere io stessa a parlar male della mia opera ma è la verità, è un capitolo lungo, palloso e tedioso ( che poi sono praticamente sinonimi) ma non ho potuto fare a meno di scriverlo, ho dovuto. Rileggendo i vecchi capitoli e quelli futuri che avevi già scritto, mi sono accorta che c'erano comportamenti che andavano spiegati, personaggi che andavano meglio caratterizzati e tutto ciò è questo capitolo, una vita passata, anzi due vite passate, che andavano raccontante, per loro, per voi.

Un bacio e grazie ancora tantisssimo per tutte le recensioni!!!!

[ Il tempo non è poi questo gran male, dopotutto. Basta usarlo bene, e si può tirare qualsiasi cosa, come un elastico, finché da una parte o dall'altra si spacca, e eccoti lì, con tutta la tragedia e la disperazione ridotta a due nodini fra pollice e indice delle due mani. (William Faulkner)

Il tempo raffredda, il tempo chiarifica; nessuno stato d'animo si può mantenere del tutto inalterato nello scorrere delle ore. (Thomas Mann)

Il tempo tutto toglie e tutto dà; ogni cosa si muta, nulla s'annichila. (Giordano Bruno)

Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. È per questo che l'uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione. (Milan Kundera) ]

 

Serena, Angela

< 120, Round Street, LittleChapel, Nevada ??>

< 120, Round Street, LittleChapel, Nevada>  mi confemò la vocina decisamente troppo allegra e acuta per essere ben accetta dal mio mal di testa.

< Mmh… non per mettere in discussione  il tuo innato senso dell’orientamento ma, non so se ti sei accorta che intorno a noi regna il nulla. > pronunciai a fatica le mie parole, strascicandole. Cercai di alzarmi ma quando mi accorsi che tutto intorno a me vorticava e che il mio tentativo di scendere da quello che mi sembrava il giro della morte era inutile, finii per riaccasciarmi sul sedile posteriore del minivan.

< Devi sooooooooooooooooooolo aver un po fiduuuuucia. >  mi disse scoppiando nuovamente a ridere senza un motivo preciso, ma la domanda è: come potevo fidarmi di una bugiarda ( no, non avevo ancora dimenticato la questione “Mr. D.”) ubriaca che aveva trascorso i precedenti 30 minuti cercando di capire per quale motivo il volante non fosse dove lei credeva dovesse essere?

Semplice: non potevo, ma era da escludere l’ipotesi di tentare di guidare a mia volta la vettura perché, nelle condizioni in cui mi trovavo, non sarei riuscita a muovere un dito. Se da una parte il mio fisico aveva deciso di non collaborare, dall’altra il mio cervello aveva collocato al suo ingresso un’insegna con scritto “ Work In Progress” costringendo le mie povere celluline grigie a lavorare in nero. Il soggetto del mio investigare, completamente all’oscuro dei miei pensieri, continuava la sua guida a zig-zag, cambiando corsia alla stessa rapidità con cui mia sorella cambiava ragazzo.

Dopo aver mangiato da Mc aveva avuto la brillante idea di andare a “bere qualcosina”,  inutile dire che quel “quacosina” nella sua lingua voleva dire: 2 birre grandi, 2 vodka-lemon, 2 sex on the beach e un Jack Daniels, ovviamente a testa.  I miei ripetuti tentativi di concincerla a prendere un taxi o di dormire in un albergo nelle vicinanze almeno per quella notte erano stati vani ed eccomi qui stravaccata in un minivan viola lottando con tutta me stessa per sopravvivere all’istinto di vomitare in qualche anfratto del veicolo.

Mi addormentai sbatacchiata sul sedile posteriore abbandonandomi ai miei pensieri: per la prima volta mi accorsi veramente di quanto fossi sola. L’unica mia certezza era sempre e solo stata l’amicizia con Angy. Prima di conoscerla ho sempre creduto di non essere niente, solo un raggruppamento di cellule in movimento,  nulla di degno, nulla che potesse meritarsi la stima e l’affetto degli altri. Mi ricordo ancora il giorno in cui la incontrai per la prima volta. Ero in quinta elementare, primo banco da destra in terza fila, sotto la finestra, la porta per mio mondo immaginario. Accanto a me un bambino grassottelo ed occhialuto giocherellava con una gomma da masticare raggrinzita, facendosela passare tra le dita imbrattate di pittura. Gli cadde per terra. Non mi stupii neanche quando con la cosa dell’occhio lo vidi raccoglierla e infilarsela nuovamente in bocca con uno schiocco di lingua. Giovanni-mangia-tutto Lo Spazzino lo chiamavano, Er Fogna per i più burini e se questa era la sua nomina vi assicuro che c’era più di un buon motivo. La maestra richiamò la nostra attenzione agitando una mano, facendo tintinnare i sonaglini che pendevano dal suo braccialetto d’ argento legato al polso. La ignorai più per abitudine che per maledicazione: una volta che mi immergevo nelle mie fantasie navigando in esse, non sarebbero certamente state delle piccole campanelle a riportarmi in superficie. Un mormorio a stento soffocato al quale seguirono vari urletti d’eccitazione, mi spinsero a voltarmi stimolando la mia curiosità. Nascosta dalla maestra Umbrelli, una piccola bambina magrolina accennava un sorriso spaventato. AL collo era appesa una collanina d’oro. Strinsi gli occhi per cercare di focalizzarla meglio: Angela B. Era inciso.

“Angela, un nome banale” pensai. All’epoca ero nel periodo battezzato da mia madre “Dei Nomi Strani” e avevo già pensato una ventina di volte di cambiare all’anagrafe il nome: RosaSpina, Estefa, Rosmerita, Juditta, Iris, Brittany, Alexixis ecc.. In quei giorni mi ero decisa per Neon Andrea, nome che potevo utilizzare sia al maschile che al femminile, nel caso avessi deciso in un futuro di cambiare sesso.

La Signora Umbrelli le fece segno di accomodarsi in prima fila, davanti alla cattedra, non che la bambina potesse avere altre scelta considerando che quello era l’unico banco libero. Da quella posizione potei studiarla meglia, indisturbata. Aveva lunghi e lisci capelli neri che le ricadevano sulle gracili spalle incorniciandole il viso magro. Il piccolo naso lentigginoso le divideva il viso simmetrico esattamente a metà e gli occhi grandi si muovevano frenetici come se volessero catturare ogni più piccolo dettaglio cercando allo stesso tempo però, di non essere troppo invadenti. Nel complesso era bella, nonostante avesse un’aria malaticcia, come se si potesse rompere da un momento all’altro, impressione che veniva sottolineata dalla sciarpa che le circondava il collo, la sciarpa di lana che portava in primavera inoltrata che, come scorpii in seguito, serviva solo a coprire certi lividi che nessuno al di fuori della sua famiglia, neanche io, avrebbero mai dovuto vedere.

Improvvsamente quegli occhi così espressivi indirizzarono la loro attenzione su di me che, senza rendermene conto, mi ero imbambolata ad osservarla. Distolsi lo sguardo imbarazzata ma stranamente non mi sentii a disagio neanche quando, rialzando il viso, scoprii che mi stava ancora fissando. Tentai invano di ricacciare un ciuffo ribelle dietro l’orecchio sinistro ma dopo svariati tentativi non ci riuscii. Angela mia stava ancora guardando. “ Crederà che sono un’idiota” pensai vergognandomi per la prima volta di me stessa e della mia diversità. Ritrassi subito dalla sua vista le mie mani laccate di nero. Mi sorrise e fu il sorriso più sincero e vero che ricevetti in tutta la mia vita. Da quel giorno niente ci separò, fu la prima persona che capì la vera me, quella che avevo rinchiuso in qualche mia profondità e riuscì a tirarla fuori con una naturalezza e semplicità che mi sbalordinono. Mi insegnò anche come mostrarmi agli altri, senza paure e senza remore e pian piano diventai quella che sono ora alllungando sempre di più la lista delle mie amicizie, ma lei, in quell’elenco, aveva un posto privilegiato perché era stata la prima, l’unica quando nessuno mi voleva.

Tutto ciò mi influenzò più di quando credessi, arrivai a pensare che senza di lei non sarei mai stata nessuno, solo un’essere vivente in più senza uno scopo o un obiettivo. Le mostrai la mia gratitudine illimitata creando così un rapporto unilaterale. Si lei mi voleva bene più di qualsiasi altra persona ma non aveva la possibilità di conoscermi perché io non glielo permettevo poiché cercavo costantemente di focalizzare la mia attenzione su di lei privilegiandola nel nostro rapporto di amicizia, facendo credere a me stessa e di conseguenza anche a lei, di essere più importante di me. Conoscere i suoi film, attori e libri preferiti, imparare le canzoni per lei più importanti, riconoscere ogni suo modo di fare per catalogarlo,  in questo modo riuscii in poco tempo a dedurre sempre di cosa aveva bisogno quando, dove e come, viziandola in un certo senso. Comportandomi così però non avevo trovato lo spazio per me poiché avevo anteposto lei ai miei bisogni e adesso erano bastati pochi mesi che per far creare una barriera tra di noi. Non ero riuscita neanche in quello e per giunta mi trovavo dall’altra parte del mondo per sottostare a quello che mi sembrava un altro suo capriccio con quella che per me stava diventando una  sconosciuta.

In questi mesi ero riuscita ad impegnarmi veramente in quello che più mi piaceva e che avevo cercato di reprimere: ballare, disegnare e scrivere. Angela era sempre stata, almeno apparentemente, quella più intelligente tra noi due e il mio ruolo era quello della stupida simpaticona, quella che faceva ridere e così era rimasto. Lei la riflessiva e io la buffona: così la pensavano gli altri e così finii per pensarla anche io finchè un giorno, complice un compito in classe, mi resi conto di quanto mi piacesse scrivere, trarre spunto dalla mia fantasia per imprimerla su carta. Custodii quella scoperta per me perché anche solo pronunciare ad alta voce quell’idea mi sembrava un peccato, un infrangere le regole che noi stesse avevamo creato, forse, senza neanche accorgerci e al di fuori di esse, io non ero nessuno e allo stesso tempo tutto perché potevo ancora decidere chi diventare, costruirmi un’identità. Ma i cambiamenti mi spaventano, perdere dei punti fissi, una variabile indipendente, mi terrorizza e quindi preferiii coltivare questa mia passione di nascosto, nell’ illegalità della mia mente. Quando finalmente decisi di uscire allo scoperto accadde tutto troppo in fretta: Angela decise di partire e Alessandro morì. Ero distrutta poiché lui era uno dei miei migliori amici e non potevo neanche sfgarmi con la mia amica, poiché era troppo occupata a riuscire dal suo di dolore così trovai conforto nella stesura di nuove storie e cominciai a postare i miei lavori su alcuni siti web dedicati a fan fiction o racconti di nuovi autori in generale. Ero turbata dall’idea che qualcuno al di fuori di me potesse leggere i miei lavori, preoccupata dal pensiero che potessero non piacere, spaventata dal giudizio degli altri, ma ben presto riscossi molto successo e giunsi ad avere anche dei “lettori fissi”, molti dei quali erano a loro volta scrittori: Lady, Step, Giusy, WriterLover, Whathername20, ecc..  Una di loro mi incuriosì maggiormente: era l’unica senza un profilo e, a parte piccole eccezioni, commentava solo le mie storie. Le sue recensioni erano le migliori, un vero tocca sana per la mia poca autostima; “Lost&Broken” era il suo nick name. Dai commenti che mi lasciava sembra quasi come se mi conoscesse, come se mi volesse veramente bene e fosse orgogliosa di me. Più volte avevo riso di fronte a questo pensiero dandomi dell’ingenua e credendo che, prima o poi, avrei avuto il coraggio di mostrare i miei lavori anche ai miei genitori, amici e ad Angy; sperando che anche loro sarebbero stati così orgogliosi di me.

Proprio riguardo ad Angela, informarla allora, nel momento più cupo di tutta la sua vita, del nuovo mondo che mi si era aperto davanti, della mia gioia davanti al suo dolore così profondo mi sembrava un’eresia ma ora, con sei mesi di distanza, mi accorgo che forse non le dissi niente per il semplice fatto che ogni cosa che ho mai avuto diventava automaticamente di tutte e due e infine solo sua, perché è sempre stata la migliore tra le due, quella degna di nota e il solo pensare che lei potesse “rubarmi” anche le mie storie, quest’ultima parte di me, mi uccideva.

 Io stavo solo cercando di preservarmi.

Con questa consapevolezza mi addormentai, abbandonandomi in un sonno pieno di incubi.

 

Angela, In Macchina, Sedile Anteriore

Nonostante quello che la mia migliore amica poteva pensare, non ero ancora ubriaca, un po brilla, questo è vero, ma non avevo ancora sorpassato il limite, quella sottile linea che, una volta attraversata, avrebbe cancellato almeno per una notte, tutto il male che avevo subito e, che a volte,  mi ero autoinflitta. Istintivamente lanciai un’occhiata fugace al mio polso che avevo tormentato così tanto in questi ultimi mesi ma tutti i segni che non si erano ancora rimarginati, erano nascosti da un enorme bracciale nero che, col suo peso, non faceva altro che ricordarmi la consistenza delle mie azioni, il dolore dei miei ricordi e il senso di impotenza che molto spesso mi pervadeva.

Probabilmente se un poliziotto mi avesse intimato di scendere dalla macchina e di eseguire il test del palloncino, non lo avrei superato, ma in questi sei mesi ero riuscita, a discapito del mio fisico, a spostare sempre di più in là  la soglia di alcool giornaliera che il mio corpo poteva sopportare e ci ero riuscita perdendo il senso della realtà quasi ogni notte. Dormivo vivendo nell’illusione che, una volta svegliata, avrei cancellato tutto il mio dolore, dimenticato la sua perdita. Ma ogni volta che aprivo gli occhi, così come la pallida luce solare brillava con sempre maggiore intensità nel cielo, così quel vuoto, quella voragine si inculcava sempre di più in me e l’immagine del suo viso, del suo sorriso, mi accecava lasciando un altro segno indelebile sul mio cuore, marchiandomi nuovamente. Ogni nuovo giorno non era altro che il ricordo del precedente e di quello prima ancora. Nulla dentro di me mutava, cresceva solo il numero di alcolici vari che stanziavano ormai permanentemente nella mia cucina, nel mio frigo. Quando le lacrime poi erano esaurite sopraggiungeva la voglia di sparire e dormire… per sempre, la necessità di far scivolare via tutti i miei pensieri su di lui. Così andavo in bagno e chiudevo la porta, non che avessi bisogno di privacy infondo quel piccolo appartamentino era solo mio, no, accostavo la porta perché mi vergognavo di quello che di lì a poco avrei fatto, sapevo che se lui mi avesse visto avrebbe sofferto ancora di più sapendo che la causa di tutto questo era lui, la sua morte, ma soprattutto, lo avrei deluso e questo, mi faceva più male di tutto, ma ormai non potevo più fermarmi, ci sarebbe voluta troppa forza di volontà.

Mi fermai ad un semaforo, non che ce ne fosse stato bisogno: la straducola sterrata era solitaria e solo il rumore dell’arrancare del mio minivan dava al paesaggio un minimo senso di vita a tutta quella staticità. Scoccia un’occhiata fugace verso il sedile posteriore, soffermandomi ad osservare per pochi secondi il corpo addormentato della mia amica. La fronte era imperlata dal sudore e si contorceva tutta, probabilmente in balia di un incubo. Provai l’irrefrenabile istinto di abbracciarla.

Verde. Inserii la prima e lo stridio delle ruote rieccheggiò. Con la mente ripercosi il giorno del nostro primo incontro.

Ci eravamo nuovamente trasferiti propinando agli amici la solita scusa: avevamo voglia di viaggiare, di cambiare aria. Nessuno aveva mai fatto domande: mio padre possiede case in tutto il mondo e può gestire le sue imprese via telematica; mia madre invece, vive passando le sue giornata scorrazzando da una boutique all’altra e mio fratello… beh fa il mantenuto dai miei di conseguenza per noi vivere, agli occhi degli altri, era un po come essere perennemente in villeggiatura; cambiare città però, per noi non era una scelta ma un obbligo. Mio padre aveva vari vizi, tra cui il bere e le donne. Organizzava grandi feste alle quali partecipavano solo i suoi amici più stretti e si chiudevano tutti della vicinanze della piscina della villa di turno. C’era un via vai di giovani ragazze dagli strani accenti e mio padre sembrava conoscerle tutte. A noi bambini non era permesso partecipare: mamma ci portava a letto, ci raccontava una favola e usciva anche lei. Non tornava fino al mattino successivo così toccava a noi portare papà in camera da letto quando era troppo ubriaco per reggersi in piedi.

Passando dei pomeriggi a casa di amiche vedevo i loro genitori uscire insieme, passare la serata in qualche ristorantino famoso, coccolarsi sul divano e trascorrere qualche serata al cinema. I miei, invece,  l’unica cosa che facevano insieme era fare sesso, e a volte nemmeno quello ( insieme intendo ):  avevano due bagni separati, mangiavano ad orari diversi ed erano troppo presi dalla loro vita per trascorrere qualche ora fuori, se non per lavoro. Ogni tanto parlavano anche, il loro argomento preferito, o meglio quello di mia madre, erano i soldi di conseguenza troppo spesso litigavano. In quei casi mamma se ne andava via per qualche giorno, lasciandoci lì da soli dicendoci che prima o poi sarebbe tornata. Papà, allora, scaricava la rabbia su di noi, specialmente su di me che ero il suo brsaglio preferito perché ero passiva. Non trovavo la forza di reagire. Ma i segni sul mio corpo per quando cercassimo di nasconderli, venivano sempre fuori in qualche modo e non appena qualcuno cominciava ad interessarsi un po troppo ecco che tiravano fuori la solita scusa del voler visitare qualche posto nuovo, conoscere persone diverse.

Quando avrei dovuto iscrivermi alla quinta elementare a Milano, traslocammo a Roma. Non ero dispiaciuta più di tanto: ormai vivevo nella costante consapevolezza che prima o poi ci saremmo di nuovo trasferiti perciò non sentivo più il bisogno o la voglia di stringere nuove e profonde amicizie nella città in cui andavamo ad abitare. Ero arrivata a Roma con questo presupposto in testa ma, a quanto pare, il destino aveva qualcos altro in mente per me.

La scuola era situata a sud di Roma, nelle vicinanze delle Fosse Ardeatine, immersa nel verde. Fui presentata alla maestra Umbrella, una donna sulla quarantina dal naso adunco, prima di entrare in classe. L’aula non era grande quanto quella della scuola di Milano ma era comunque spaziosa. Ciò che mi colpì particolarmente fu l’ ampia finestra situata sul lato destro dalla quale si potevano scorgere prati, alberi e, in lontananza, anche delle pecore. Cercai di spostare l’attenzione su ogni singolo particolare di quell’aula così da non dover gestire le 24 teste che si erano voltate a guardarmi, imbarazzandomi ma non stupendomi. Ero abituata ad essere la “novità”: per le prima due settimane venivi trattata come una principessa, tutti volevano saperne di più di te ed essere tuoi amici ma poi, dopo un mese circa, succedeva qualcosa di più interessante che ti surclassava, mettendoti in secondo piano. Quel giorno però c’era qualcosa di diverso. Non me ne accorsi subito ma poi capii: una bambina piccolina aveva lo sguardo perso al di là della finestra e non sambrava minimamente interessata me.

Mi incuriosì.

La maestra mi fece accomodare davanti alla cattedra, unico banco libero, posizione strategica per tutti visto che, da voltata, potevano guardarmi senza dare nell’ occhio.

Mi sembravano tutti così insignificanti, così uguali finchè non mi girai e la vidi: la bambina sognatrice mi stava osservando. Distolse immediatamente lo sguardo, imbarazzata per essere stata colpita in flagrante, torturandsi le mani. Le unghie erano smaltate di nero e delle orecchie facevano capolino come orecchini due spille da balia, per collana aveva un plettro. Portava i capelli, ricci ed arruffati, sciolti e cercava invano di portare un ciuffo dietro l’orecchio sinistro ma quello, ribelle, risaltava fuori immancabilmente. Si spazientì.

Provai un’immediata simpatia per lei come non mi era mai capitato per nessuno e dissi a me stessa che forse avrei potuto fare uno strappo alle regole questa volta, forse avrei anche potuto affezionarmi a qualcuno per una  volta.

 Rialzò timidamente il viso verso di me poi con un gesto repentino allontanò dalla mia vista le mani  smaltate di nero forse credendo che le avrei trovate strane. Mi piaquero subito. Mi stava ancora guardando con la tipica aria incerta come se si aspettasse qualcosa e allora le sorrisi, sperano di racchiudere in quel sorriso tutti i miei precedenti pensieri.

Da allora diventammo inseparabili, io e lei, SereeangY , tutto attaccato, sempre insieme. Le raccontai tutto, della mia famiglia, di mio padre, dei nostri trasferimenti. Tutto!! e non mi sentii mai così felice come quel giorno in cui abbattei ogni barriera, ero finalmente libera. Serena era sempre così solare, felice, gentile e dolce con me e bella. Volevo a tutti i costi essere come lei, diventare così fantastica ma lei non si accorgeva della fortuna che aveva, era così priva di autostima in se stessa e mi sentii in dovere di aiutarla, di aprirle gli occhi, di dimostrarle la mia gratitudine per avermi permesso di essere sua amica. Col tempo però qualcosa cambiò, fu come se la persi di vista: eravamo sempre insieme ma non riuscivo a capire dove iniziava lei ma non me ne proccupai perché  Serena era sempre rimasta la ragazza di sempre, allegra e dolce e sempre pronta a starmi vicino in qualunque situazione. Neanche quando incontrai Alessandro il nostro rapporto cambiò forse anche grazie al fatto che loro erano molto amici.

Quando morì però qualcosa si spezzò irreparabilmente tra di noi: mi sentivo inutile perché sapevo quanto anche lei stava soffrendo ma non riuscivo ad aiutarla troppo presa dal mio di dolore.

 Un giorno andai a casa sua perché la solitudine del mio appartamento mi stava uccidendo. Mi disse che potevo restare e di aspettarmi in camera sua mentre si faceva la doccia. Accanto al comodino trovai un suo diario: quando eravamo piccola ne avevamo uno dove scrivevamo tutte e due, lo tenevamo un giorno a testa e poi ce lo scambiavamo e leggevamo quello che aveva scritto l’altra aggiungendo pagine a nostra volta.

Lo aprii e cominciai a leggerlo credendo che fosse uno dei nostri vecchi ma molto presto mi accorsi che mi sbagliavo: la data annotata in alto a destra nella prima pagina recitava “ 10 gennaio 2007”. Mi  chiesi per quale motivo la mia amica mi avesse taciuto tutto ciò , insomma Serena mi informava anche di quando andava in bagno e si dimenticava di dirmi che aveva ricominciato un diario??? Immediatamente potei rispondermi: parlava di me, del nostro rapporto di amicizia e di come si sentisse schiacciata da me e dal mio egoismo. In quel modo scoprii anche della sua passione per lo scrivere: a fine pagine aveva segnato infatti, e successivamente evidenziato con un pennarello fuxia, una lista di link presso i quali avrei potuto leggere le sue storie. Sentii lo scrociare dell’acqua e la mia amica canticchiare spensierata. Mi fermai a riflettere cercando di ricordare l’ultima volta che avevo visto Serena così senza pensieri e allegra ma non mi venne in mente nulla. Scorsi un blocco di post it scarabbocchiato giacere sul lato destro della scrivania e proprio quando udii lo schiudersi della porta del bagno finii di appuntarmi i link su uno di essi. Lo nascosi velocementi in una tasca del mio jeans e, inventando mille diverse scuse, salutai la mia amica con la promessa di tornare la sera stessa.

Passai tutto il pomeriggio a leggere i suoi racconti, inorgogliandomi ogni rigo di più davanti a tanta poesia, si perché per definire quelle parole, quelle frasi non esisteva un termine migliore, erano pura poesia, perfezione; le sensazioni che suscitavano mi lambivano come una leggera brezza d’estate e non facevo che desiderare di sentire ancora quell’aria avvolgermi ancora e rinfrescarmi.  Ma se da una parte ero così felice, dall’altra il pensiero che Serena mi aveva taciuto tutto questo faceva costantemente capolino tra i miei pensieri e le frasi scritte sul suo diario mi ronzavano continuamente in testa.

Piansi perché sapevo cos’avrei dovuto fare quella sera, piansi perché capii qual’era la cosa giusta da fare.

Alle 21 di quel giorno mi presentai a casa della mia amica e, dopo aver gustato i piatti che aveva preparato per me, le dissi che avevo bisogno di stare da sola con i miei pensieri per un po e forse… si forse alla fine  sarei partita davvero nonostante tutto. Fu un discorso lungo e doloroso e non riuscii a guardarla negli occhi neanche per un secondo, sollevando lo sguardo solo alla fine. Cercai di sembrare fredda e distaccata, come se della nostra amicizia non me ne importasse nulla perché sapevo che era giusto così, che forse io con i miei problemi la opprimevo e non le permettevo di avere una vita tutta sua, così presa dalla mia che le davo l’idea di fregarmene di lei e delle sue passioni.

Da quella sera lessi ogni suo scritto e commentai sempre con lunghe recensioni firmandomi “Lost&Broken”.

Riemersi dai miei ricordi quando mi accorsi di essere arrivata a destinazione. Serena dormiva ancora sul sedile posteriore e decisi di non svegliarla per il momento.  120 Round Street, little Chapel Nevada, non sembrava per niente un Hotel a cinque stelle, anzi per la verità non assomigliava neanche ad un normale palazzo con le sue finestre mezze rotte e la vernice scrostata. Perplessa aprii la portiera, cminciando a vagare per quella che doveva essere una piccola cittadina,  incamminandomi verso il bar. Lo trovai chiuso. Percorsi tutta quella che mi sembrava la via principale ma non incontrai anima viva, tranne un ubriacone che a stento riusciva a reggersi in piedi, e qualche gattino randagio. Stavo per ritornare delusa alla macchina quando un “Fuckkkkkkkk” mi spinse a voltarmi. Un ragazzo sui ventanni circa ( beh effettivamente avrei dovuto dire “ un BEL ragazzo sui ventanni circa con un sedere da favolaaaaaaaa) stava prendendo a calci la sua macchina che, per ironia del destino, era anch’essa un minivan viola. Senza volerlo mi avvicinai attratta da una forza misteriosa verso di lei fino a che non lo sfiorai. Si girò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Incontri e Scontri ***


Fanfictipon

Eccomi di nuovo!! Scusatemi se vi ho lasciato tutto questo tempo a bocca asciutta ma l'ispirazione non ne voleva sapere di venire.

Uhhhhhhhh me exciting perchè è in questo capitolo che Angela e Serena si incontreranno per la prima volta con i Panic.

Hope U Like!!!

Ps: Loly tvtttb e grazie per il commento!!!!!

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Brendon, Nel Nulla-Che-Adesso-Ha-Un-Nome ( Little Chapel, Nevada)

Riuscii a svincolare tutti i miei impegni utilizzando una scusa più improbabilie dopo l’altra.

(  Io: “ Devo andare a trovare mia nonna Muriel che l’hanno appena ricoverata in ospedale”

“ Ma non c’era stato il funerale due giorni fa?”

Io:“ Ah… Beh… Si…Si  ecco appunto, ma hanno scoperto che era ancora viva, sai appena si svegliava adora cantare canzoni folkloristiche ma non è propriamente intonata e così ha disturbato la quiete del cimitero. Per questo è in ospadale, cioè per il fatto che era ancora viva non perché cantava … sai stava per morire di soffocamento, vogliamo fare causa all’agenzia di pompe funebri e al medico che l’aveva visitata ma anche il custode del cimitero la vuole fare a noi per disturbo della pace dei morti e inquinamento acustico e beh insomma sai come funzionano le cose no?”)

 Dribblai rapido fotografi, addetti stampa, mia madre, gente-che-non-so-chi-sia-ma-che-mi-saluta-quindi-forse-la-conosco e il nostro agente, per recarmi il più velocemente possibile al parcheggio. Sorrisi non appena scorsi il minivan viola che i miei genitori mi avevano regalato per i miei sedici anni: nonostante la fama, i soldi che ero riuscito a guadagnare e le insistenze dei miei amici, devi di non cambiare per nulla al mondo quella macchina per comprarne una più lussuosa, insomma ormai mi ero affezzionato a Rose Sexy Car Panicosa Che Va Alla Disco VI. Si, si lo so cosa starete pesando: è da sfigati psicopatici decerebrati dare un nome alla propria automobile ma la mia Rose non mi aveva mai abbandonato: strade sterrate o asfaltate, pioggia o sole, vuota o strabboccante di mille e più valigie mi aveva fatto arrivare a destinazione sano e salvo. Mai una multa, mai un rumore sospetto, mai un problema tecnico, insomma un po come una donna senza mestruazioni e sempre disponibile. Mai una ruota bucata. Mai, ma tutti sanno che c’è sempre una prima volta e a fare gli sboroni ci si ritrova sborrati.

Le note di “Lying Is The Most Fun A Girl Can Have Without Taking Her Clothes Off” si stavano affievolendo lentamente accompagnate dalla mia sublime voce ( decisi di mandare la modestia a vanculo almeno per quella sera) e la voce del navigatore, che avevo ovviamente provveduto a personalizzare facendo sì che fosse quella di Pamela Anderson a parlarmi, mi avvertì che stavamo per giungere a destinazione. In lontananza potevo scorgere strizzando un po gli occhi un concentramento di casupole mal illuminate e sfatte. Inoltrandomi in quella che in mancanza di un termine più adatto potrei definire un “paesottolo”, Rose sbuffò, si scosse e infine tacque. Mi aggrappai con maggior forza al volante finchè le nocche delle mie mani si tinsero completamente di bianco, ripetendomi che si trattava di uno scherzo, la mia alternativa Rose non poteva aver deciso proprio ora e proprio in questo posto dimenticato da Dio dove neanche Satana in persona si sarebbe comodato a raggiungere di “abbandonarmi”. Tentai inutilmente di rimettere in moto il minivan ma nonostante i miei sforzii la situazione rimaneva immutata. Mi fermai a riflettere ma pensare non era mai stato un qualcosa di adatto a me e così, dopo pochi minuti, ci rinunciai. Appoggiai stancamente la testa la volante e solo dopo svariati sospiri mi decisi a scendere dalla vettura alla ricerca di un meccanico o anche solo di un telefono visto che il mio cellulare aveva deciso di non collaborare diventando irraggiungibile.

Vagai senza una precisa meta per una decina di minuti girando, senza accorgermene, in circolo. Inutile dire che durante il mio giro di “perlustrazione” non avevo incontrato anima viva, tranne un ubriaco solitario che, a quanto pareva, non era in grado neanche, di ricordarsi il nome del suddetto paesino. Se anche avessi avvisato Ryan non saremmo potuti andare lontano  e poi, dopo tutto il casino che avevo fatto per venirlo a prendere da questo buco non avrebbe più accettato di rispettare il nostro “patto”. Altro che “salvatore”, avrei fatto la figura del Coglione, con la “C” maiuscola.

Cominciai a prendere a calci la macchina urlando frasi sconnesse costituite principalmente da “Fuck”, “Goddamned” e tutte le loro possibili sfumature, fermandomi solo quando mi accorsi di averla abbozzata.

“Damn!!!”  Imprecai. Adesso avrei dovuto spendere altri soldi per riparare l’ammaccatura. Mi fermai prima di iniziare una lunga e duratura sezione di autocommiserazione quando sentii dei passi dietro di me. Mi voltai credendo di vedere l’ubriacone già precedentemente incontrato ma icrociando ugualmente le dita nella speranza di trovarmi davanti un essere umano sobrio e mentalmente stabile capace di risolvere il mio “piccolo problema”. Rimasi scioccato quando mi accorsi che l’essere umano in questione non solo era una ragazza della mia età, ma mi era così vicina che, girandomi, la urtai.

 

Ryan, dalla finestra del terzo piano del 120 Round Street, Little Chapel, Nevada

Mi affacciai per la ventesima volta negli ultimi cinqui minuti con la speranza di scorgere il minivan viola, la mia salvezza. Mi sedetti deluso ai bordi del letto. La ragazza dormiva ancora.

“Strano” mi trovai a pensare. “ L’effetto del sonnifero secondo i miei calcoli doveva essere abbondantemente finito.”

Sospirai e mi sporsi nuovamente alla finestra senza ormai, nessuna speranza. Qualcosa invece colpì subito la mia attenzione: quello che sembrava un minivan viola giaceva poco più avanti dell’entrata del palazzo. Scorsi una  figura stesa sul sedile posteriore al suo interno: Brendon doveva essersi addormentato. Lì per lì non mi posi neanche il problema del “ Perché si sarebbe dovuto addormentare invece di venirmi a prendere” troppo preso dalla felicità al pensiero di abbandonare quel posto.  Raccolsi rapidamente le mie poche cose sparpagliate nella stanza, unico segno tangibile della mia presenza in quel luogo e uscii di soppiatto dalla porta che avevo aperto nell’attesa, la quale dava sul piccolo corridoietto che collegava la camera da letto al bagno, la cucina non abitabile ed a un’angusta saletta probabilmente adibita a camera da pranzo. Le chiavi della casa erano infilate nella serratura e cercando di fare il meno rumore possibile la feci scattare e scesi le scale velocemente: la vecchia abitazione non aveva un ascensore. Nel tragitto incrociai un’anziana signora che mi sorrise sorniona non appena si accorse che non mi ero preso neanche il disturbo di abbottonarmi la camicia o allacciarmi la cintura. Mi affrettai saltando gli ultimi tre scalini mentre tentavo di ridarmi un po di contegno e raggiunsi rapidamente la macchina. Bussai su vetri oscurati per svegliare il mio amico quando una vocetta acuta mi penetrò un orecchio.

“ Ryanuccioooooo, amoooooooreeeeeeee” Non ebbi bisogno di alzare la testa per capire che la ragazza si era svegliata e si era affacciata alla finestra. Panico. “ Dove vaaaaaaaai? Ora ti vengo a prendereeeeeeeeeee”.

Merda!

Cominciai a bussare sempre più forte sul finestrino, terrorizzato all’idea che quell’essere potesse raggiungermi. Già mi figuravo con un collare al collo e lei che mi mostrava alla sue amiche come un trofeo. Brendon non accennava a svegliarsi e quando ormai stavo cominciando a rassegnarmi al mio destino di uomo-giocattolo mi accorsi che la portiera davanti era aperta e le chiavi erano infilate. Quel deficiente non si era neanche preso il disturbo di utilizzare il freno a mano e dovetti ringraziare il fatto che  la vettura era in piano se non era ancora scivolata via.

Entrai nel veicolo e diedi di gas appena in tempo per scappare alle grinfie di quell’assatanata spingendo a più non posso l’acceleratore: raggiunsi e superai immediatamente il limite di velocità consentito lasciandomi alle spalle il più velocemente possibile il paesino.

Tirai un sospiro di sollievo e cominciai a rallentare solo quando intorno a me v’era solo deserto.

“ Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh” una voce femminile urlò, una voce che proveniva dal sedile posteriore.

Sbandai.

 

Brendon, Little Chepel, Nevada

Cademmo uno sopra l’altra.

“ Eh che cazzo”  disse la ragazza in una lingua a me sconosciuta ma non mi ci volle molto per capire che si trattava di un’imprecazione. “ Non capisci l’italiano? Beh che mi aspettavo da un deficiente come te.” aggiunse in inglese vedendo la mia espressione contrariata.

“ Cosaa?”

“ Oddio ma mò neanche l’inglese capisci?? Cosa vuoi che ti faccia un disegnino???” ribattè acida. Non riscii a trovare niente da dire e me ne sbalordii: io quello dalla risposta pronta ero senza parole, probabilmente, mi dissi,non avrei dovuto stupirmene troppo poichè il motivo era molto semplice. Da quando eravamo diventati famosi non ero abituato alla scortesia, tutti erano sempre lì  a leccarmi il culo e ne erano pure felici : giornalisti, fan e aspiranti cantanti erano sempre pronti a scodinzolarci intorno collocandoci su un piedistallo.

“ Come ti chiami?” le chiesi. Assunse un aria sbalordita e aprì la bocca come per dirmi qualcosa ma poi la richiuse e riassunse l’aria distaccata ed ironica che aveva portato finora, sollevando leggermente un sopraciglio.

“ Angela.” Feci per presentarmi a mia volta anche se non credevo ce ne fosse veramente bisogno infondo chi non conosceva i Panic at the Disco? Mi zittì  portandomi un dito sulle labbra. “ Eh no bello, non me ne frega un cazzo chi sia tu perché …”

“ Non mi conosci?”  domandai ma lei continuò come se non avessi aperto bocca.

“ …Perché, ti potrà sembrare strano, ma sono riuscita a vivere 21 anni della mia felice esistenza essendone all’oscuro.”

“ Ma io sono..”

“ Guarda potresti essere pure il presidente degli Stati Uniti in persona o la principessa Diana reincarnata ma continuerei a volere te e il tuo amichetto là sotto, che mi sembra anche piuttosto ehm.. diciamo ‘ arzillo’ , lontani dalla mia persona oppure, se ti risulta troppo difficile perché per te questi sono stati i 5 minuti più appaganti della tua vita,  mi accontenterei  anche di non averti sopra di me. Sai di solito aspetto almeno il secondo appuntamento per questo genere di cose.” concluse sarcastica.

Mi trovai ad arrossire quando, guardando in basso, mi accorsi che aveva ragione: qualcosa in me si era risvegliato. Non mi ero neanche accorto di essere ancora sopra di lei troppo rapito da quella ragazza così fuori dal comune.

“ Ehm… ce la fai o hai bisogno di aiuto? ” mi chiese “ o magari preferiresti una mano”. Continuò sghigniazzando.

“Ah ah molto divertente. Sei in gara per la Miglior Battuta Zozza Dell’Anno?” parlai rialzandomi lentamente e le allungai una mano anche se sapevo avrebbe potuto rimettersi in piedi da sola: volevo solo prolungare il contatto tra di noi.

“ Ovviamente no … non sono così scontata….. so fare di molto meglio” mi sussurrò all’orecchio avvicinandosi sempre di più a me assumendo un tono malizioso. Profumava di buono, di vento, era come la brezza in un’estate afosa: una manna dal cielo.

“ Che fai? Adesso cominci con le allusioni? Se continui così potrei anche credere di piacerti e fidati, non so se potrei garantire la tua incolumità.” aggiunsi sornione. 

Rise, e fu una risata sincera, vera, un qualcosa a cui ormai non ero più abiutato, un suono che mi accarezzò le orecchie e che con mio grande disappunto, si esaurì troppo brevemente.

“ Che c’è vuoi farmi pensare che tu sia un cattivo ragazzo? Mmh” aggiunse mordicchiandosi dolcemente il labbro inferiore “ attento potrei crederci. Non sono così indifesa come appaio.”

Miss Non-Me-Ne-Frega-Un-Ca**o- Di- Te-Perciò-Togliti-Dai-Cog****i stava forse flirtando con me?? Non feci neanche  in tempo a chiederglilo che era scoparsa e per un secondo credetti di essermi sognato tutto ma la sua voce mi riportò alla realtà. Stava accovacciata accanto alla macchina osservando attentamente l’ammaccatura sullo sportello davanti ed era compltamente immersa nei suoi pensieri.

“ Ti intendi di automobili?”

“ Mmh Mmh” Immaginai si trattasse di un sì e mi avvicinani a lei accovacciandomi a mia volta.

“ Certo che sei popo un demente non sapevi proprio come spendere i tuoi soldi in qualcosa di futile come dover riparare una macchina che non avrebbe avuto nessun problema se quel deficiente del suo proprietario non avesse deciso di prenderla a calci?”.

Per la prima volta odiai il suo sarcasmo perché, almeno da suo punto di vista, mi faceva sembrare un’idiota.

“ Forse, intelligentona, il suo proprietario stava solo cercando di sfogare la sua frustrazione su qualcosa visto che la sua auto aveva deciso di fermarsi nel bel mezzo del nulla. Lo sai , con i tuoi modi da principessina intoccabile so tutto io potrei anche scambiarti per Hermione e …” mi accorsi troppo tardi di aver detto troppo. Brendon Urie lo strafigo ( modestamente) dei Panic! At The Disco che legge Harry Potter??? Impossibile. La guardai proccupato ma poi mi ricordai che lei non sapeva ancora nemmeno il mio nome.

“ Ohhh e tu povero piccolo chi saresti? Il Ron della situazione? Che c’è vuoi un bacino ?” Siiii che lo vorrei!!! Cioè No ho una dignità da difendere … ancora. Brendon torna in te!!! “ Oppure vuoi che ti ridia la tua maglietta dei Cannoni???  E Lavanda Mi-Piace- Darla-A-Tutto-Il-Mondo l’hai lasciata a casa?” concluse

“ Lavanda non la da a …” ehy aspetta  un attimo Brendon : non sarà che ti stai lasciando coinvolgere un po troppo ??  “ … e poi lei almeno sarà sicuramente più brava di te a fare TUTTO, Hermione-Non-Vorrei-Che –Questa-Gonna-Ascellare-Sia-Troppo-Corta!!!” Ricobbi che mi stavo comportando come un bambino ma una  parte di me fino a poco sconosciuta mi disse che mi stavo anche divertendo.

 “ Oh non ne sarei così convinto se fossi in te …chiedilo a Draco, Ronnie Ronnie  Sorrise maliziosa sfiorando con l’indice sinistro tutta la vettura fino ad arrivare alla portiera destra.

“ Dracoooo!! Ma… ma…”

“ Sono sempre stata convinta che Hermione avesse una doppia vita”. Disse aprendo lo sportello, infilandosi dal lato del guidatore. “ Come tutti del resto no?” aggiunse guardando dritto negli occhi con un’intensità unica.

“Ma… ma è impossibile cioè lei è… la Rowling non ha… una tresca con Draco sarebbe una cosa…”

“ Impensabile? Fuori dall’ordinario o dal pensiero comune?”

“ No… forse… anche…si! Ma… così non seguiresti la storia!”

“ Seguirei la mia.” disse convinta come se quella semplice frase e quell’espressione così seria nascondessero un qualcosa di più ma non riuscii a coglierlo.

“ Niente avrebbe un senso.”

“ Sbagliato, ce lo avrebbe eccome, solo più difficile da trovare perché, in questo caso, dovresti rimettere in gioco tutto te stesso ed ogni tua convinzione: rischieresti di perderti.” Avvievolì così tanto la sua voce che divenne solo un leggero sussurro. I suoi occhi si velarono di una tristezza tale che sembrava essersi spenta completamente.

Stavamo ancora parlando di Harry Potter, un semplice libro o stavo, senza accorgermene, sfogliando pagine di quello della sua vita?

“ Non va proprio eh?” mi chiese all’improvviso.

“ Cosa?”

“ La macchina no?” Aveva cambiato velocemente argomento e, nonostante la mia fama di indelicato rompiscatole, capii che questa volta non era il caso di rigirare il dito nella piaga, ancora un po scosso dalla sua precedente reazione.

“Ho controllato tutto: le ruote, il cambio, il tubo di scappamento e ..”

“.. e scommentto che non hai pensato neanche  per un secondo che questa lucetta lampeggiante poteva essere la causa di tutto ciò?”

La guardai sbigottito: in effetti ero stato troppo preso a controllare tutto il resto da non vedere ciò che mi si trovava davanti. Cercai di assumere un’aria intelligente, per quanto fosse difficile, ma rimaneva il fatto che non capivo per quale cazzo di motivo continuava a lampeggiare.

Decise di illuminarmi facendomi notare che “ sai com'è a volte capita di .. dover fare la benzina se non si vuole rimanere a secco”.

Merda!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Incontri scontri part 2 ***


Fanfictipon

 

 Avete visto quanto sono stata bravaaaaa??? Vi posto il seguito dopo neanche due giorni! Beh questo capitolo non capisco per quale motivo invece di diventare via via più intelligente diventa sempre più demente man mano che vado avanti. vabbè. Grazie come al solito per i commenti!!!!!

ps: per l'inglese di Serena dovete leggerlo esattamente come  l'ho scritto.

* * * * * *** *

Ryan che è riuscito a schiantarsi sull’unico palo della luce presente

< Uhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh! Ryaaaaaaaaaaaaaaan!!! Sveglia!! Wake Up!!!!.... Eddajeeeeee che se non ti svegli crederanno che ti ho ucciso e sono troppo giovane ( e bella oserei dire) per finire in prigione… anche se non mi dispiacerebbe qualcosa alla Prison Break cioè.. uhhhhh hai aperto gli occhi!! Uuuuuhh ma quanto sei sghiciosoooooo > rise.

Li riuchiusi immediatamente. Che la ragazza sadomaso-dominatrice si fosse teletrasportata nel sedile posteriore schiavizzando Brendon o corrompendolo con del denaro???

< Ehhyyy no tipo apri gli occhi!!! Open iour ais!! Plis! > rise di nuovo.

No, non poteva essere lei, sembrava più che altro una matta maniaca dislessica un po sbronza o super eccitata, magari aveva sniffato qualcosa…. Continuai a far finta di niente cullandomi nella speranza che prima o poi avrebbe desistito lasciandomi qui mezzo morto.

< Plis tel mi iu ar alaiv or I mast do the respirescion maut to maut. >

Riaprii i miei occhi all’istante terrorizzato e cercai di alzarmi dimenticandomi che mi trovavo ancora seduto sul sedile davantii. Sbattei la testa sul volante.

< Shit!!! > imprecai.

< O Mai God! Ar iu occhei? > mi chiese con un inglese piuttosto stentato e strascicato una voce davanti a me. Ci volle un po prima che i miei occhi si abituassero all’oscurità che ormai era calata e solo dopo averli strizzati un paio di volte riuscii a distingere bene la figura che si stagliava davanti a me.

Come avevo già capito si trattava di una ragazza che doveva avere più o meno la mia età. Con le ginocchia era ancora poggiata sul sedile posteriore ma si faceva leva sui gomiti, ben fissi sul portaoggetti di poco sopra al freno a mano, per potersi avvicinare il più possibile a me.  Capelli neri spettinati, dai quali spuntavano varie extancion fuxia, le incorniciavano il viso e dall’espressione profonda dei suoi occhi capì che era veramente preoccupata per me ma … ma c’era dell’altro , come se non riuscisse a stare attenta e dovesse sforzarsi per rimanere lucida. Incosciamente il mio sguardo si spostò sulle labbra: non erano piene o particolari ma per qualche strano motivo nei fui immediatamente attratto.

< Ar iu occhei? > mi ripetè cercando di scandire le parole.

< Oh, yes, sure. > ma nello stesso momento in cui le risposi una fortissima fitta alla testa mi fece nuovamente annebbiare la vista e richiusi gli occhi. La sentii scavalcare il freno a mano per portarsi accanto a me e mi sfiorò dolcemente una guancia.

< Mmh It dasnt siims so. > Le sue parole mi giunsero lontante, quasi indistinte e grammaticalmente scorrette ma riuscii comunque ad afferrare il senso della frase. Poggiò l’altra mano sulla mia fronte ma l’avvertii appena e questo voleva dire, molto probabilmente, che stavo per perdere coscienza nuovamente. Dovetti schiarirmi la voce un paio di volte prima di riuscire nuovamente a parlare.

< è solo… beh è solo che non riesco ad essere … è come se mi stessi allontando da tutto e non riuscissi a…  essere presente a me stesso. > faticai molto a pronunciare le ultime parole e la mia voce si affievolì così tanto da essere a stento udibile.

< Oh se è solo questo il problema posso rimediare facilmente. > tentò di rassicurarmi. Stavolta non capìì subito il significato delle sue parole e fui sul punto di aprire la bocca per chiederle cosa volesse dire ma un paio di labbra si posarono delicatamente sulle mie forzandomi leggermente ma non incontrarono alcuna resistenza.

Persi la cognezione del tempo e mi dimenticai all’istante il mal di testa, il dolore al braccio e del fatto che non sapevo neanche chi fosse e mi concetrai solo su di lei. Capii subito il motivo di quell’espressione un po persa: era ubriaca o comunque aveva bevuto molto di recente, ma stranamente quel sapore di alcool che adesso avevo anche io in bocca non mi dispiacque e desiderai sentirlo meglio ed ancora.

Si allontanò da me lentamente e riaprimmo quasi contemporaneamente gli occhi.

< Uaooo! Ho baciato Ryan Rosssssssss!! > disse felice ed eccitata. Ebbi la conferma che era sbronza dalla sua risatina idiota. Smise di ridere però all’improvviso e fissò un punto imprecisato alla sua sinistra corrucciando la fronte e parlò a se stessa incurante della mia presenza nella macchina.

< Però non è stato come me l’aspettavo, infondo non è niente di che… > Coooooooooooooooooooooooooooooooooooooooosa? < Beh si ho provato di meglio in effetti… vabbè Serena è stata pur sempre una bella esperienza no?? >

O.O La guardai sbigottito. “ Pur sempre”?? “ Niente di che”?? “ Provato di meglio”???

Si riscosse nuovamente dai suoi pensieri e mi guardò con difficoltà come se le fosse difficile mettere a fuoco la mia presenza. < Uh ma sei ancora qui? >

E dove credeva andassi??? Rise nuovamente e poi tornò seria di botto. 

< Non è che adesso ti senti feeeeeeeeritto nel tuo orgoglio di umo virillle ?> mi chiese modificando parole e saltando lettere, utilizzando un alfabeto tutto suo. < Guarda che non devi micca vergognarti è!! Cioè ognunno fa ciò che può!! > Sorrise ed annuì come se mi avesse rivelato il segreto più importante della sua vita, compiacendosene poi si avvicinò nuovamente e,guardando prima a destra e poi sinistra, temendo forse che  qualcuno potesse sentirci , mi bisbigliò < comunque è una cosa soggettivva sai? Cioè magari un’alra persona … > Non le feci neanche ultimare la frase e l’azzittii baciandola nuovamente. Dovetti girare il busto, anche se di poco, per poter essere più vicino a lei e appoggiarmi con più fermezza al portaoggetti, evitando così di perdere l’equilibrio. All’inizio mi limitai ad appoggiare leggermente le mie labbra sulle sue ma il bacio divenne via via sempre meno casto e più passionale. Sentii le sue mani sfiorarmi il collo e infilarsi tra i miei capelli leggere ma allo stesso tempo prepotenti.  Mi sorrise quando ci staccammo lentamente appoggiando la sua fronte sulla mia ed eravamo ancora abbastanza vicini visto che sentivo ancora le sue labbra sfiorarmi dolcemente. Era da molto che non mi sentivo così rilassato, così in pace e felice anche solo per un bacio e sentire il suo odore era ….

< …  era meglio dell’altro … diciamo da 1 a 10 … 6, 6 e mezzo. > disse ridacchiando sempre parlando con quel puntino alla sua sinistra.

6-6 e mezzo ??????????????????????

Spalancai di botto gli occhi e mi scansai di rapidamente andando a sbattere contro il finestrino violentemente e in un secondo mi si riannebbio la vista.

 

Angela,  Little Chapel , Nevada

< Ah… già giusto la benzina… beh..  lo sapevo, ovviamente ma credevo che … >  mi disse ma preferii interrompere le sue inutile chiacchere e le mille scuse che stava cercando di inventarsi < Senti ho bevuto un po troppo, l’amica con cui sono venuta in questo buco è addormetata sul sedile posteriore della macchina da me noleggiata, ho un mal di testa atroce , sono stanca e non vedo l’ora di andare via da qui quindi non me ne frega un cazzo di ascoltarti e non c’è bisogno che tu ti metta a fare lo spavaldo con me … tanto non ci rivedremo più molto probabilmente ok? > Conclusi ed appoggiai stancamente la testa sul volante. Non mi rispose e credetti, dopo un paio di minuti di assoluto silenzio, che mi fossi addormentata così mi forzai ad alzare la testa ma lui era lì, esattamente dove lo avevo lasciato e vidi susseguirsi una serie di emozioni : mi stava studiando come  se avesse paura di essere morso da me ma allo stesso tempo sembrava arrabbiato e stupido ma soprattutto ferito. Sospirai e scesi lentamente dal sedile e richiusi senza troppa forza la portiera avvicinandomi strascicando i piedi a lui.

< Apri bene le orecchie perché non so se sentirai nuovamente qualcosa del genere da me : “ S-c-u-s-a”  e smettila di fare quella faccia da cucciolo abbandonato!!! > e senza aspettare una  sua risposta mi girai e cominciai ad incamminarmi verso il mio minivan. Non sentendo il suono dei suoi passi seguirmi, mi voltai verso di lui e gli feci segno di raggiungermi.

< Eh comunque mi chiamo Brendon! > mi informò tendendomi una mano ma ormai ero già di parecchi passi avanti a lui.

< Dovrei avere una bottiglia vuota in macchina ti posso presentare un po della mia benzina,  l’ho già fatto con il mio motorino una  volta quindi non temere per l’incolumità della tua macchina > gli spiegai < La mia vettura dovrebbe essere proprio lagg… Oh merda!! È sparita!!!!> Lo sentii ridacchiare. Lo fronteggiai incazzata facendogli notare che era la nostra unica possibilità di allontanarci dal quel posto,  zittendolo.

Proprio in quel momento squillò un cellulare. Dopo svariati squilli mi accorsi che era il mio.

< Pronto?? > risposti in italiano

< Uuhhhhhhh ahahahahahahahah > mi disse una voce che molto probabilmente doveva essere di serena.

< Ehm ,  tesoro,  tutto bene?? >

< Sisisisisisi. Lo sai ho baciato Ryan Ross. > rise. “ ok ok” pensai “ o ha le allucinazioni oppure…. Oppure comincio a preoccuparmi”

< Ehm,  non per metterti fretta, ovviamente, ma non è che  per caso potresti dirmi dove ti trovi?? > cercai di essere il più genitle e docile possibilie: con serena ubriaca quello era l’ unico modo per ottenere qualcosa, arrabbiarsi o mostrarsi impazziente avrebbe portato solo ad essere insultati ocn epiteti inventati al momento come “ brutta elefante zotica ladro maiale” , inventati e grammaticalmente scorretti ovviamente.

< In macchina. >

< Si, che  bello ma  dove? Puoi dirmelo? >

< Si certo allora sono sul sedile anteriore, accanto a giudatore ma ho un piede ancora in quello posteriore. In effetti sto un po scomoda. >

“ok Angela conta fino a 10 prima di darle della deficiente ok???”

< Bene tesoro e la Macchina dove è? >

< è tipo in mezzo al deserto, nella strada per tornare a las vegas. Siamo schiantati su un palo della luce… in effetti è molto grande non so come  abbia fatto a non vederlo forse è tutta colpa di > fermai anche lei prima che spostasse la sua attenzione da me a lei impelagandosi in uno dei suoi discorsi tra lei ed il suo cervello < Ehm lui chi?? >

< Ryan Ross. > rispose come se fosse più che scontato < vienici a prendere mi si sta scaricando il cel ciaooooooo > mi attaccò.

Rimasi una decina di minuti a guardare il cellulare sotto lo sguardo incuriosito di Brendon. Figurarsi se la trovava in macchina con il chitarrista dei Panic.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

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Capitolo 9
*** Together ***


Fanfictipon

 Eccomi again qui!!!

Uhh amo lo spazio autrice-commenti!!!

Allora prima di cominciare vorrei dire una cosa:
1- si lo sò che all'inizio del primo capitolo ho detto che avevo preso molto di me per il personaggio di Serena ed infatti era così. Avevo un'idea in mente, su un foglietto avevo addirittura scritto tutta la possibile trama ma scrivendo ogni cosa prende una forma diversa è come  se i personaggi decidessero da soli la loro storia.  Quando poi mi sono messa a pensare a come si siano incontrate Angela e Serena e scrivendo il loro incontro, sono stata costretta a scavare nel loro passato, definendo meglio il loro carattere e la loro personalità. Ho messo un po di me sia in Angela che  in Serena ( vedi ultima frase del seguente capitolo XD) ma non mi identificò con nessuna delle due: hanno fatto scelte e ne faranno in futuro ( presa da un ispirazione  ho scritto una  bozza dell'ultimo capitolo :(  ) che cambieranno la loro vita e che non condivido per niente ma sono stata costretta a farle agire così perchè quello è il loro carattere che molto  non coincide col mio... ed infondo se scrivessi di me non mi risulterebbe un po noioso??  Sono già me stessa 24/24 e mi basto e mi avanzo.

Ci vediamo a fine  capitolo!!!

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

< Ryaaaaaaan> Urlò Brendon una  volta sceso dalla sua macchina picchettando con le dita sul finestrino. Io invece, mi avvicinai al minivan per controllare i danni.

Infatti quaranta minuti dopo aver ricevuto la telefonata di Serena, avendo trovato una sottospecie di benzinaio, eravamo riusciti a far partire la macchina e a trovare il minivan. La fiancata destra era abbozzata ed il motore era completamente adato: ripararla mi sarebbe costato tantissimo, ancora di più considerando che non era mia ma solo affittata. Sospirando sbirciai all’interno della macchina per scorgere il corpicino di nuovo addormentato della mia amica. Fortunatamente la vettura non era chiusa dall’interno così riuscimmo ad aprire le due portiere: Brendon si caricò sulle spalle Ryan e lo fece stedere sui sedili posteriori della sua macchina mentre io riuscii a svegliare, anche se solo per pochi secondi, giusto il tempo di portarla nell’altro minivan, Serena che sbuffando riapì gli occhi ma vedendomi sorrise e mi getto le braccia al collo. Risi e nonostante il suo corpo non sembrava voler collaborare, la trasportai giù dall’abitacolo tendendole la mano per portarla sul sedile anteriore con me.

Nel viaggio di andata Brendon mi aveva spiegato che Little Chapel 120 era la più importante strada di Las Vegas per questo, probabilmente, l’inserviente dell’albergo aveva ritenuto superfluo specificare che si trovava all’interno della città e non, come avevo creduto inizialmente, nella sua periferia.

Brendon chiamò un carro attrezzi mentre io riantracciai il “Rent CarS” per informarli dell’accaduto. Risolse tutto, grazie al cielo, Mr D ( Ahhhh io lo amo quell’uomo!!!!) compreso il nuovo pagamento e si offrì di farmi trovare per l’indomani mattina una limousine nera!!!! Accettai immediatamente ricordandomi solo dopo che sarebbe stato “un tantino difficile”  mettere a tacere le mille domande che serena mi avrebbe fatto senza accennare o neanche nominare “Mr D” … meno la mia amica sapeva e meglio era.

Una volta rientrati nella vettura dopo essere passati a prendendere i nostri amici, regnava il silenzio intorno a noi, uno di quelli imbarazzanti.  Serena ed Ale erano dei fan accaniti dei Panic At The Disco e mi avevano fatto conoscere le loro canzoni quindi sì sapevo i loro nomi e mi ricordavo quello che  Serena mi aveva raccontanto su di loro ma avendo visto solo di sfuggita un poster che li raffigurava in camera della mia amica, avevo completamente dimenticato i loro volti.

Spostai  leggermente gli occhi per osservare Brendon sperando di non essere vista ed arrossii lievemente pensando a come lo avevo trattato precedentemente. Dovette accorgersi del mio sguardo su di lui perché sorrise impercettibilmente e non appena emerse sul suo volto quell’aria da strafottente che stavo cominciando ad odiare, mi maledissi mentalmente per aver permesso a un borioso scemo che si crede figo solo perché è famoso di mettermi in imbarazzo!  Voltai la testa verso il finestrino non appena lo vidi aprire la bocca per dimostrargli quanto non mi interessasse niente di lui.

< Ok ok, ho recepito il messaggio. > mi cominicò come se mi avesse letto nel pensiero. Mi girai velocemente verso di lui sorpresa. Che fosse divenuto intelligente e indovino tutto d’un botto??

< Sono troppo bello per essere vero che sei costretta a voltarti per non farti venire in mente strane idee eh?>

Come non detto: idiota è ed idiota rimarrà.

< Si, certo… sei così sexy che sto pensado di farmi suora … > ribattei acida.

 “Ehy io di solito non dico le bugie!!! Vabbè ma una a fin di bene non fa male a nessuno no??”

< Dicono tutte così … > affermò ma non né era molto convito neanche lui probailmente per merito dell’espressione di totale indifferenza che avevo fatto affiorare sul mio volto. Dopo anni vissuti nella mia famiglia recitare e riuscire a racchiudere dentro me stessa ogni possibile emozione mi era così facile che a volte lo facevo inconsciamente.

Non parlammo molto durante il resto del viaggio: Brendon era veramente stanco e Ryan, ancora incosciente, debole, non tanto da doverlo portare al pronto soccorso ma abbastanza per accettare di passare la notte nella nostra suite poiché il nostro albergo era di strada e nettamente più vicino ripetto casa loro.

Il silenzio fu interrotto solo dalla voce strascicata di Brendon che informava i suoi amici, che sembravano sinceramente preoccupati circa l’accaduto: sperai vivamente che la loro ansia non li portasse a recarsi nella nostra camera per accertarsi circa le condizioni di Ryan.

< Ehm.. so che, nonostante quello che dici, la mia presenza non ti è assolutamente indifferente…>

La sua voce mi riscosse dai miei pensieri e lo guardai senza capire cosa volesse dire, aspettando che finissse la frase.

< … siamo arrivati… da dieci minuti. > Sorrise prima di aprirle lo sportello e farsi peso del corpo di Ryan. Svegliai Serena ci facemmo portare le valigie nella nostra suite da un aitante giovane, che, tra l’aqltro, era molto carino^^. Mentre Brendon sembrava avvezzo ad un tale lusso, io continuavo a guardarmi a destra e a sinistra sbalordendomi anche per il più piccolo dettaglio e Serena… beh era ancora in trance e a stento si accorse che stavamo salendo all’ultimo piano. Le porte dell’ascensore si aprirono davanti a noi silenziosamente e il giovane ci precedette scortandoci fino alla stanza, la suite 707 . Quando aprii la porta non potei fare a meno di spalancare stupita la bocca: avevo davanti la casa , poiché solo con questo termine mi è concesso definire quei 90 metri quadri di appartamento, più bella che avessi mai visto.

 

Ryan , su di un letto, che finalmente si sta per svegliare

Quando cominciai a riprendere coscienza era disteso su un comodo letto matrimoniale, probabilmente di una qualche stanza d’albergo. La camera era fiocamente illuminata da un numero imprecisato di candele tutte di diversi colori e la porta era semi chiusa, permettendomi di vedere una luce artificiale proveniente dal resto di quella che presumibilmente doveva essere una Suite. Una mano si appoggiò leggermente sulla mia spalla e solo allora mi resi conto della presenza di un’altra persona.

< Ben svegliato! > mi sorrise la “ragazza della macchina”

< Co..cos.. Cos’è successo? > chiesi schiarendomi un po la voce che credevo di aver perso.

< Oh beh ti ho baciato ma non è stato un granchè all’inizio, in compenso poi ti sei ripreso nel finale e .. >

< Intendo prima, cioè anche dopo ma … come  sono arrivato qui?? Ho perso conoscenza? >

< Ah si certo, beh è un effeto che faccio a molte persone, credo che sia dovuto al fatto che sono troppo favolosa per essere vera!! >

O.O

Spalancai gli occhi ma non sembrò neanche farci caso e continuò imperterrita il suo monologo  < Poi… beh è arrivata Angela e… > “angela”? < ..quindi c’era tipo Brendon, ma ero beh tipo mezza addormentaa quindi non ricordo e …> “ Brendon mi aveva lasciato nelle grinfie di questa matta??? Volutamente???” Pensai ma poi qualcosa nel suo modo di parlare mi colpì,  aveva un qualcosa di buffo nel modo in cui agitava le mani e spostava gli occhi in un punto imprecisato in alto a sinistra quando rifletteva e discuteva con se stessa incurante della mia presenza al suo fianco. Gesticolava, forse un po troppo per i miei standard ma in quel momento non riuscii a non farmi piacere le sue mani: aveva unghie lunghe laccate di nero che stonavano con il suo vestire elegante e alla moda;  inconsciamente feci scivolare lo sguardo tracciando un percorso immagginario che dal collo scendeva sempre più in giù, soffermandomi sul pizzo nero del reggiseno che spuntava malizioso dalla maglietta nera. Sarà stata l’amosfera, la luce delle candele o semplicemente la sua presenza nel mio letto, fatto sta che l’unica cosa che desideravo era colmare la distanza che c’era tra di noi.

< …. Qui. Capito?? >  Ridacchiò di nuovo segno che era, se non ubriaca, per lo meno brilla.  Mi maledissi per non aver capito nulla di tutto quello che mi aveva raccontato troppo preso ad osservarla, memorizzando ogni suo piccolo dettaglio.

< Vado a fare pipì e un bagno. > mi disse sorridendo come un ebete e si fiondò dall’altra parte della stanza. Per un attimo credetti che  la sua follia l’avesse spinta a gettarsi contro il muro e così mi alzai di scatto per fermarla prendendola per un polso, ma inciampai nelle coperte cadendole davanti. La ragazza, intanto, aveva spostato una tendina che celava l’ingresso del lussuoso bagno anch’esso illuminato di sole candele del quale riuscivo a scorgere una vasca piena d’acqua e schiuma. Mi guardò accigliata e con una strana espressione  in viso come se dovesse concentrarsi per guardarmi dritto negli occhi e piegò la testa versò destra < Vuoi venire con me?? >

 Strabbuzzai gli occhi  “ mi leggeva nel pensiero” mi chiesi. < Beh ecco io… veramente >

< Ok allora vado. > 

< Cosa?????????????>

< Beh ci hai messo troppo a rispondere e quando si vuole qualcosa veramente non bisogno avere la benchè minima esitazione > e chiuse dolcemente la porta dietro di sè. Rimasi a fissare la sua superficie per 10 minuti abbondanti, imbambolato.

< Pensi di rimanere così ancora per molto? > mi girai rialzandomi lentamente e mi trovai faccia a faccia con Brendon; poco più in là una ragazza bellissima si appoggiava alla porta ostentando uno sguardo indifferente, vagamente scocciato, stanco e assonnato.

 

*  * * * * * * * * * * * * *

 

<…… e quindi dormiremo qui per stanotte. > Conclusi ricapitolando la situazione. Brendon mi aveva raccontanto brevemente tutto quello che era accaduto: di come avesse incontrato Angela, del “guasto” alla macchina ecc…; avevamo discusso sull’ipotesi di andare in ospedale ma infondo non stavo così male, anche  il mal di testa stava lentamente scomparendo e l’idea di fare una lunga fila aspettando di essere visitato non mi allettava per niente.

Ci girammo tutti non appena la porta del bagno si aprii e Serena entrò canticchiando nella stanza indossando solo un’accapatoio striminzito. Inizialmente neanche si accorse della nostra presenza troppo presa dal ritornello di qualche strana canzone italiana ma non appena vide Brendon spalancò gli occhi e corse per tutta la stanza saltandogli in braccio lasciandoci tutti senza parole e poi, improvvisamente lo baciò.

Guardai Angela sbigottito. < Eh un’abitudine italiana? > chiesi

< No. Serena fa parte di una categoria tutta sua, oserei dire unica. > mi rispose e le lanciai un’occhiata di comprensione. < Oh tranquillo… ormai c’ho fatto l’abitudine. >

< Aaaaangy la lista! > Le urlò Serena non appena si staccò dal mio amico. La ragazza tirò fuori dalla borsetta che aveva ancora sotto braccio un lungo foglio spiegazzato. < Devo cancellare sia il punto 18 sia il 17 quindi?? > chiese all’amica

< Cos’è? > mi informai curioso.

< La lista delle 30 cose da fare prima dei 30 anni. > rispose Serena ancora in braccio a Brendon.

Allungai il collo per leggere cos’avesse scritto ma riuscii a capire a causa della sua scrittura oserei dire geroglifica, solo alcuni punti.

“ 4. Buttarsi da una macchina in corsa inseguita dalla polizia.

8.  Imparare a volare ( non da fatti )

10. Salvare il mondo dai cattivi con la forza della stupidità

16. Farmi adottare da Brad e Angelina Pitt fingendomi una bambina di 4 anni del Malawi

17. Baciare Ryan Ross

18. e già che ci siamo pure Brendon “

 

< Certo che voi Panic non siete esattamente come ci si aspetta… > disse Serena pensierosa

< Beh probabilmente è colpa dell’effetto-sorpresa … magari non sono abituati. > ipotizzò Angela

< Si hai ragione… infondo Ryan è migliorato nel finale. >

Le guardai stupito domandandomi se mi trovavo davanti a due esseri mentalmente stabili. Brendon non sembrò farci caso, probabilmente perché si trovava con dei suoi simili.

< Si è vero,  è vero !!! Mettimi alla prova ora!!! >

< Brendon! > lo rimproverai.

< Ehy ehy ehy. Qui Serena non farà la groupie a nessuno 1. perché l’ho deciso io e poi mi state antipatici, avete delle facce strane tipo tu >  disse indicandomi <  sembri un drogato e tu > puntando Brendon < Beh sei un deficente; 2. perché anche se volesse non è in grado di reggersi in piedi; 3. è completamente ubrica poi è già molto stupida di suo e … >

< Angy!!! >

< Lo dicevo con affetto tesoro! > Le sorrise e poi continuò < dove eravamo rimasti? Ah sì, non è molto intelligente quindi potete immaginarmi in che  stato sia ora che i suoi unici due neuroni che ancora le sono rimasti hanno deciso di prendersi una vacanza! >

 Smostammo la nostra attenzione da Angela a Serena che, come se ci avesse letto nel pensiero disse < La psicologa ha detto che è proprio il nostro rapporto basato su un continuo prendi-dai-togli , un finto disprezzo- shakerato con del sarcasmo con l’aggiunta di un po di ironia che ci lega ancora di più dando alla nostra amicizia quel qualcosa in più che, se un famoso regista si interessasse a noi, renderebbe le nostre avventure sullo schermo tra le più seguite riuscendo addirittura a superare il recond di friends arrivando a 11 stagioni. >

Beh non era proprio quello che volevamo sentirci dire ma ci accontentammo e preferimmo non indagare ulteriormente limitandoci ad annuire.

Il mio stomaco non la smetteva di brontolare, anche perché era dalla sere precedente che non mettevo qualcosa in bocca, e avevo il terrore che, se fosse ribiombato il silenzio tra di noi, l’avrebbero sentito. Alzai lo sguardo e lo poggiai sull’orologio davanti a me: segnava le  4,00 del mattino. “addio alla mia speranza di mangiare” mi dissi. Quale pazzo avrebbe chiamato a quell’ora di notte un servizio-pizza o si sarebbe messo a cucinare??

< Ehm… voi non sentite un certo languorino??? >

Come non detto.

 

 

* * * * * * * * * * * *

Lolly: uuuh tesoro grazie come  al solito^^

Jimma: "cmq la stupidità di serena ubriaca è paragonabile solo alla tua da sobria"  XDXD lo prendo come  un complimento^^^ "6 bravissima a dare vita ai personaggi e ci offri tutti i lori lati dai + comici ai + seri" Beh ci provo^^  Anche  per questo capitolo ti dovrai sorbire serena stupida ma per il prossimo... si torna all'intelligenza... solo per un po ovviamente.

Giagio: grazie!!!... postato esattamente una  settimana dopo... sto cominciado ad essere troppo regolare.... per il prossimo capitolo allora dovrò aspettare un mese XD

Andrew Bla Bla:  Anche  io amo rossana!!!! ho pure 2 fumetti te li darei anche  ma per ora devi cimentarti con B.O.D.Y.!!!! uh sono contenta che  ti sia piaciuta la decrizione^^ in questo capitolo invece quello che con Brendon non l'ho descritto ma non per questo è meno importante perchè .... ehy non posso spoilerarti la ficcy!!!!!

Ciauuuuuuuuuuuuuuu e la prossimo chappy!!

 

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