Sweet Memories.

di AngelOfSnow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Last One Memory Before The Beginning. ***
Capitolo 2: *** The First In The Darkness. ***
Capitolo 3: *** Ginger Perfume. ***
Capitolo 4: *** Your Eyes. ***
Capitolo 5: *** You and I, Maybe. ***
Capitolo 6: *** The Puppy Is Walking. ***
Capitolo 7: *** Inside Of Me. ***
Capitolo 8: *** Sugary Snow. ***
Capitolo 9: *** Tears For Your Existence. ***
Capitolo 10: *** Amber. ***
Capitolo 11: *** Dance with Cioccolate. ***
Capitolo 12: *** Double Remembrances. ***
Capitolo 13: *** Rainbow Sense. ***
Capitolo 14: *** Carrot Porfume. ***
Capitolo 15: *** Salt Sting. ***
Capitolo 16: *** I'm Not Housewife. ***
Capitolo 17: *** Monster. ***
Capitolo 18: *** Hug Me In The Storm ***
Capitolo 19: *** Flash Bitter. ***
Capitolo 20: *** Nervous Step. ***
Capitolo 21: *** Honey Answer. ***
Capitolo 22: *** Everything in his place. ***
Capitolo 23: *** Bells. ***
Capitolo 24: *** Christmas. ***



Capitolo 1
*** Last One Memory Before The Beginning. ***


Sweet Memories. Last One Memory Before The Beginning.

Sweet Memories.

 


#Last One Memory Before The Beginning.

 

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Buio.
Infinito buio... no, quello è il suo Noir.  
Il Noir è odio.
Mi perdo nella vastità di quella forza.
Nella forza d’odio di mio padre, Glace.
Scomparirò. Scompariremo.
-“Pierre!”- sussurro, sentendo il corpo attraversato da mille gocce di luce.
Gli sfioro la mano perdendomi un’ultima volta nei suoi, azzurri, grandi, splendidi occhi.

Doneremo i nostri cuori, insieme.

E poi è Luce, immensa, che mi fa perdere i sensi.

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Capitolo 2
*** The First In The Darkness. ***



#The First In The Darkness.




Voci.
Piccole, sfuggenti, arcaiche.
Voci di qualcosa di cui conosco l’esistenza ma della quale non ricordo i nomi.
Inizia con la F... ma non ricordo, davvero.
Più mi sforzo, più il dolore della mia anima si fa sentire.
Prepotente e pungente e puntuale.
Sempre, come il fresco odore di erba sotto il corpo e di miele nell’aria.
Nella testa mi vorticano mille parole, mille frasi, mille immagini confuse...
Il mio volto è sfocato, non ricordo se oltre alla perenne oscurità degli occhi, io abbia mai provato altre sensazioni o altre emozioni.
Poi un odore, sfuggente, flebile: l’odore di cioccolata.
Chissà perché – anche in quest’oblio di sensi – l’odore della cioccolata riesce a scaldarmi il petto.
Ah, qualcosa mi tira i capelli una, due, tre volte... da diverse parti.
Quindi non è una. Ammetto a me stesso, continuando a riposare.
Non ho la forza fisica per aprire gli occhi, per parlare, per muovermi.
Non lo desidero.
Desidero esclusivamente che quell’odore di cioccolato puro non svanisca, come il calore alla mano che sta beatamente incrociata a quella di qualcun altro.
Chocola. 

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Capitolo 3
*** Ginger Perfume. ***


#Ginger Perfume.


Odore di Zenzero.
Buono, dolce, fragrante e delicato.
Ogni tanto vi si mescola quello del miele, ma in fondo i due odori messi insieme creano una perfetta armonia.
Sento le vocine piccole, acute e stridule dei folletti che mi vorticano in testa e cospargono di polvere.
La percepisco in quegli attimi di semi coscienza in cui sono e... lo sento.
Lui, il mio amore, Pierre.
È accanto a me, respira, e anche se non comunichiamo dormendo, so che sia qui, vivo e non disperso in un altro luogo.
Ricordo nitidamente i miei pensieri dopo l’aver purificato il Noir di Glace.
Farò di me un telo di luce bianca e salverò Extramondo...
L’avevo pensato principalmente perché sentivo che Pierre fosse lì, con me, a tenermi per mano.
A discapito delle urla disperate di Vanilla.
Quanto tempo sarà passato dall’ultima volta che ho aperto gli occhi?
Chissà... ma noi resteremo amiche per sempre.  

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Capitolo 4
*** Your Eyes. ***


#Your Eyes.



Apro gli occhi.
Cosa sono gli occhi? Mi chiedo.
Non so che rispondermi.
Una distesa di manto scuro che trasmette quiete e calma è quello che suppongo sia essere il cielo.
Cielo.” Una voce nella testa sussurra infatti. “Questo è il cielo di Extramondo.
Extramondo: ha un suono che sa di... non lo so.
Sono stesa al suolo, semplicemente, che è stranamente morbido.
Un morbido e freddo – al contempo – pavimento verde, circondato da alberi e fogliame che emanano odore di zenzero.
Muovo gli occhi ancora un po’ e vedo qualcosa di strano: ho qualcosa attaccato alla testa.
Alcune parti sono di un candido rosa e altre di un colore più scuro a cui non so dare nome...si muove.
Sobbalzo non appena questa cosa si muove e sono sorpresa di notare che questa sia parte di me, che sia abbastanza lunga, morbida, calda, sinuosa e strana.
Sembra un fiume con la foce a delta che non riesce a circolare con la forza di cui dispone, interrompendosi poi con qualcosa di lucido e leggermente lungo.
Quello è il tuo braccio, la tua mano, le tue dita e le tue unghie.” Continua la voce mentre la mia attenzione si sposta leggermente su due protuberanze tonde e sode, davanti ai miei occhi.
Seno.” Riprende a parlare la voce e mi meraviglio quando trovo ancora qualcosa di lungo e decisamente strano in basso.
È decisamente più lunga e resistente questa volta e la muovo, incuriosita.
Gamba...” decisa e schietta la voce.
Penso di essere qualcosa di decisamente strano, visto che anche questa volta la “gamba” finisce in una foce a delta con cinque canali.
Piede.
Scopro me stessa come se fossi un regalo lungamente atteso;
Anche se non ho memorie di chi e cosa io sia.
Sono piacevolmente sorpresa quando noto le stesse cose – gamba e braccia – attaccata all’altro lato del corpo.
Si muovono, mi vengono incontro toccando anche quelle che ho appena battezzato come “sorelle.”
 Rimango particolarmente sorpresa quando le “dita vanno ad intrecciarsi tranquillamente a quelle di un’altra mano – dubito che ne possa avere un’altra attaccata chissà dove – e mi meraviglio quando sento che combacino tranquillamente.
Imperterrita, un po’ spaventata e curiosa, giro gli occhi fino a specchiarmi in due di quelli che sono occhi, di una tonalità tanto bella da mozzarmi il fiato in petto... anche se non so cosa sia un petto.
Ha dei lineamenti dolci ma allo stesso tempo decisi, di chi sta chiedendosi mentalmente qualcosa.
Ed un po’ lo capisco, visto che quando lui stringe la sua presa sulla mia, qualcosa nel petto comincia a martellare euforico.
Cuore.” Torna all’attacco la voce, mentre mi rendo conto che i suoi occhi sono attorniati da qualcosa che sembra morbido ma scompigliato e liscio.
Capelli e li hai anche tu.
Ci faccio caso solo adesso e l’altro muove leggermente due strisce di carne rosse contemporaneamente, lasciando scoperti leggermente qualcosa di bianco e umido.
Labbra e denti anche queste le possiedi.” Oramai non faccio caso alla voce e la ritengo un “valido aiuto” per capire.
Continuo a guardare quel viso e sento il “cuore” implodere su se stesso.
Improvvisamente della polvere dorata ci investe.
Non ha importanza che degli tesserini verdi ballino e ci cospargano di polvere dorata e unguenti.
Vedo solo quel viso e quegli occhi, sento solo il suo respiro, vorrei poterlo abbracciare, annuso odore di zucchero.
È così dolce che mi fa rilassare come poche cose al mondo – ne sono convinta.
  

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Capitolo 5
*** You and I, Maybe. ***


#You and I, Maybe.


La prima cosa che avevo visto, erano stati due occhi.
Due occhi grandi, verdi, limpidi, espressivi, dubbiosi, curiosi, infinitamente dolci.
In compenso a tutto quello che mi circondava, non avevo desiderato altro che potermici specchiare e perdere.
Anche se non riesco a parlarle o a camminare resta sempre bella come una dea.
La mia mente lavora veloce, senza sosta, come se non avesse mai smesso di funzionare in barba a tutto e a tutti.
Ricordavo come funzionasse un corpo, come dovesse muoversi e come normalmente agiva, ma ciò non era stato sufficiente.
Non riuscivo comunque a fare altro se non tirarmi a sedere con le gambe incrociate sull’erba fresca tirandola su.
Lei, la proprietaria di quegli occhi così familiari e l’odore del cioccolato più dolce, più puro.
Lei, di cui non ricordavo nemmeno il nome o cosa ci legasse.
Lei, che sembra aver dimenticato anche che le mani servono per afferrare, i piedi per sorreggere e la colonna vertebrale per stare diritti.
Io e lei, che non riusciamo a parlare, ancorati dalla forza di gravità al suolo, o quasi, privati della forza delle gambe.
Fortunatamente siamo in compagnia dei Folletti che ci aiutano.
Si perché quelli devono essere folletti, no?
Un tonfo, leggero, mi porta a guardare verso la direzione di quella ragazza così ingenua e la vedo gambe all’aria, con i capelli tutti arruffati  a causa della caduta – probabilmente – e il viso leggermente sporco di terra.
È per certo uno spirito ribelle.Ammetto a me stesso, trovandola incredibilmente bella anche in quel modo.
Si lamenta rimettendosi sdraiata al suolo e gattono verso Lei – unico aggettivo o appellativo che mi viene in mente – guardandola fissa in quella posizione così indifesa.
Sorride, raggiante e divertita... mi acceca, sinceramente.
Mi acceca di un bagliore tenue e delicato come lo sono i suoi capelli sparsi a ventaglio intorno al suo viso.
Io e Lei. Mi ripeto.
Io e Lei, dovremo partire da zero, forse.
Ed intimamente, la cosa non mi dispiace affatto.  

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Capitolo 6
*** The Puppy Is Walking. ***


#The Puppy Is Walking.


Era stato un attimo: avevo ricordato come ci si dovesse comportare in un corpo.
Per altro il mio, e mi ero data della stupida.
Certo, magari il fatto che io non riesca a tenermi in piedi senza tremare come una vecchietta alla quale hanno rubato il bastone da sostegno, non è incoraggiante. Per niente!
Butto un passo con rabbia e cado, sbattendo la fronte contro il terriccio morbido e fertile della Foresta Zenzero.
Ah, si, ho ricordato anche la geografia di Extramondo e dove mi trovi.
Provo nuovamente ad alzarmi ma impreco a bassa voce, tenendomi in equilibrio grazie al sostegno di un albero, guardando il movimento oscillatorio delle ginocchia e quello più intenso e fastidioso delle gambe.
Argh! Sembro una poppante!
Sopra ogni cosa mi fa rabbia il fatto che Lui riuscisse a muoversi perfettamente, camminando tranquillamente per le viuzze del bosco alla ricerca di cibo, serafico come la luna.
Ed ogni volta che cerco di ricordare quale sia il suo nome, cosa mi leghi così tanto da far battere il cuore, perché ho il terrore che sparisca nell’oscurità, ho male alle tempie e un senso di vertigine ha il potere di mettermi K.O.
Ovviamente tutte queste domande e sensazioni si annullano non appena torna con i capelli dorati arruffati – e qualche foglia ingarbugliata – con il sorriso sulle labbra non molto pronunciato e qualche frutto fra le dita; si  annullano del tutto.
Forse in memoria di qualche sentimento, quando vedo le sue spalle muoversi lontano da me – o senza di me – entro in panico e quando torna – con il sorriso sulle labbra – mi si espande a macchia d’olio un senso di sollievo immenso.
Cerco di rimettermi in piedi ma le ginocchia cedono e so che sarei caduta in avanti se non m’avesse afferrata al volo per un braccio.
Ridacchia, con una luce strana negli occhi e gonfio le guance d’aria, mostrandogli i miei pensieri a gesti: non era stato un problema essere muti.
O almeno, per adesso.
Solo che sembra volermi ignorare e continuare quel suo gioco irritante.
Come se fossi un fuscello mi circonda il fianco con un braccio, facendomi intuire di fare altrettanto con lui.
Con un tenero sorriso sulle labbra rosse – belle, oserei – indica il piede destro e mi fa vedere un movimento lento ma tranquillo e composto.
Mi sta dicendo di provare a camminare con il suo aiuto.
Memore di cadute stupide ma dolorose, mi stringo meglio a lui dalla tunica logora, decisamente troppo piccola e strappata, trasmettendogli tutta la mia insicurezza.
Lui è inflessibile e mi intima di cominciare, puntando il viso sul laghetto limpido e cristallino che si vede da lontano.
Saranno duecento metri, ad occhio e croce: un suicidio per la sottoscritta.
Scuoto la testa in senso di diniego ma – ancora una volta – è inflessibile alla cosa poiché con uno strattone comincia a trascinarmi.
L’unica alternativa a questo punto è quella di camminare, anche perché se ho Lui come appoggio, visto che sembra sicuro, è provare e...riesco a farlo.
Tremando, camminando ancor più lentamente, trascinandomi dietro Lui che è molto paziente, e arrancando a causa dei dolori ai polpacci, alla fine sorrido vittoriosa: ci sono arrivata.
Lo guardo con gratitudine e qualcosa che non capisco, venendo ricambiata, poi mi siedo a gambe incrociate vicino al bordo dello specchio d’acqua e lo schizzo in faccia facendolo sorridere.
Successivamente, sono costretta a nascondermi il viso, vista la quantità d'acqua che mi lancia addosso.
Aaaaargh!  
Aspetta che ricominci a camminare come si deve e vedrai, biondino, mhpf!

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Capitolo 7
*** Inside Of Me. ***


#Inside Of Me.



In un giorno qualunque – uno dei tanti – il fatto che avesse cominciato a piovere, ci aveva colti impreparati.
Abituati alle cure amorevoli dei Folletti, il doverci “rimboccare le maniche”, visto che avevamo deciso di ricercare i nostri ricordi negli oggetti circostanti e lontani a quella piccola radura, stava divenendo complicato.
Come se non bastasse l’acqua era congelata e sembrava bruciare la pelle data la temperatura così bassa.
Lei tremava nella camminata a passo svelto, non immune al freddo.
Stranamente io mi trovavo a mio agio.
Come se il gelo mi appartenesse fin dentro le viscere.
Oggettivamente è una sensazione che mi mette a disagio, soprattutto se c’è Lei che mi osserva.
Sembra quasi come se qualcuno nella mente mi sussurrasse una parola.“Cristalisation” continuamente.
Mi basterebbe muovere le labbra per gelare ciò che ci fa del male e la pioggia stessa... eppure non lo faccio.
Fermo di botto l'avanzata, facendola sbattere contro la mia schiena e mi giro a guardarla.
La prendo fra le braccia e cerco riscaldarla come meglio posso: ha le labbra viola dal freddo.
Intestardito a non pronunciare quella parola, sento  di conoscere la stradina in cui mi sto addentrando e trovo una grotta.
Piccola, cava, asciutta grotta.
La sensazione che ci fossi già stato con un altro punto di vista è lacerante.
Ad un tratto capisco e la prima cosa che riesco a riportare a galla, pronuncio.
-“Chocola, questa è la grotta in cui venivamo a giocare!”-
Sorride, non ha ancora ripreso a parlare, ma va bene così per adesso.
Mi basta ricordare il suo nome per sentirmi leggermente più libero da quella sensazione di gelo interiore. 

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Capitolo 8
*** Sugary Snow. ***


#Sugary Snow



Dopo del periodo delle Piogge Caramellate, su Extramondo era scesa la Neve Zuccherina.
Buona, dolce, soffice, candida e semplicemente fresca.
Aveva e stava tingendo tutto di un’accecante bianco, modificando ancora una volta lo scenario che ci si parava davanti dentro la Foresta Zenzero.
-“Chocola!”- la chiamo un paio di volte, trovando sempre più bello il fatto di aver ritrovato la voce.
Il che comportava l’aver ritrovato alcuni frammenti di memorie, logico.
Oscure, tetre e...solitarie memorie.
Di un me che non ricordavo, di un me stanco, al limite dello sforzo fisico-mentale, al limite di sopportazione al punto da desiderare di non esistere.
Tutto a causa del Noir che mi era stato impiantato addosso dopo il mio rapimento lì, in quella foresta, dopo l’aver giocato con Chocola...
Non ricordo il mio nome, stranamente; come se la mia mente si rifiutasse di scovarlo, e nemmeno come si chiamassero i miei rapitori.
I pensieri vengono interrotti da due occhioni verdi e un sorriso ampio.
-“Sei tutta ricoperta di neve, Chocola...”-
Mi avvicino a lei tranquillamente, cacciando via i fantasmi dal petto e le scompiglio i capelli, con l’intento di toglierle la neve dai capelli.
Un lamento. -“Pierre! Non così forte!”-
La sua voce e il mio nome.
La voce che non ricordavo all’interno delle mie memorie ma che adesso sembrava essere quella che avevo atteso da sempre e, un ricordo, piccolo dove la stessa Chocola mi puntava contro il dito, le guance rosee, l’espressione seria ma intimidita allo stesso tempo in cui mi diceva “Riuscirò a rubarti il cuore.
Mi fa sorridere di gioia.
-“Ehi, Pierre...”- mi chiama.
-“Si?”- rispondo, avvicinandole.
-“Palla di neve!”- urla e senza lasciarmi il tempo per capire, una palla di candida neve zuccherina mi colpisce in pieno viso, facendola ridere a crepapelle.
Appena riesco a capire, mi tolgo dalla faccia la neve rimasta e la minaccio con lo sguardo, pronto per intraprendere una battaglia a palle di neve.
-“Prendi questa, Pierre!”- mi chiama ancora distraendomi e – per la seconda volta – mi ritrovo con una palla gelata di neve in viso, mentre la sua risata riecheggia in ogni dove della foresta zenzero.  

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Capitolo 9
*** Tears For Your Existence. ***


#Tears For Your Existence.


Era così bello, lì, davanti a me, con il viso perso nel vuoto, a scrutare qualcosa nel paesaggio.
Quanto vorrei entrargli nella testa per capire che cosa lo tormenti con così tanta prepotenza per aiutarlo.
-“Pierre...”- lo chiamo, come se l’avessi fatto da sempre, come se fosse lecito che lui si ricordasse il mio nome ed il suo.
M’incammino a piedi nudi sulla neve zuccherina verso la sua postazione e... cado.
O meglio, svengo, cadendo in un nero baratro pieno di un liquido ambra e buono.
-“Sa di cioccolata!”-
-“Chocola, ho paura!”-
-“Non preoccuparti, Vanilla! Saremo fuori dal calderone in men che non si dica...Aaaaaaaaah!”-
Osservo me stessa da un punto non comprensibile dello scenario mentre prima è alle prese con un liquido dolce attorniato da delle fiamme e poi nel vuoto di un mondo che non ricordo.
-“Vola, Vanilla!”-
-“Non so l’incantesimo!”-
La piccola me stessa – si piccola, perché sto notando molte differenze dalla  me di adesso e quella di prima – cerca disperatamente di volare, ma invece fa spuntare delle violette.
-“Sugar Sugar Rune! Choco-Rune!”-ripete ancora e sbocciano altre violette nell’aria, mentre Vanilla piange per la paura.
Anche io sono spaventata.
-“Vi serve una mano, Chocola Meullieur e Vanilla Meiux, pretendenti al trono di Extramondo?”-
Comincio a piangere incrociando gli occhi ametista, divertiti e serici di quello che si presenta loro con il nome di Robin.
Riapro gli occhi su quelli azzurri e preoccupati di Pierre, continuando a piangere per qualcosa che non capisco ma che mi squarcia il petto.
-“Che ti succede, Chocola?!”- chiede Pierre, ma non so proprio che dire, continuando a lasciare libere le cataratte.
-“Robin...”- ripeto, dando voce ad un dolore senza tempo che sembra colpire anche Pierre, perchè mi abbraccia in silenzio.  

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Capitolo 10
*** Amber. ***


#Amber


Lentamente stiamo costruendo le nostre memorie.
Non è molto affidabile il fatto che io stia ricordando il modo in cui avessi conosciuto Chocola e perché, mi fa sentire un vigliacco. Una parte di me ricorda perfettamente la prima volta che avessi effettivamente parlato con lei e il colore del cielo, albeggiante – che somiglia a dell’ambra purissima -  è la prima cosa che mi ricorda il suo volto.
Mi perdo nel contemplare quel fenomeno atmosferico e ricordo di aver visto un colore simile a forma di cuore.
-“Pierre...”-
Sussulto e mi giro a guardarla in viso – si è appena svegliata dal giaciglio – e sorrido leggermente per assumere la stessa posa rilassata e composta del mio ricordo, indicando l’alba.
Parlo cercando di ricordare anche cosa dissi nell’occasione precedente e la fisso, glaciale.
-“E’ bellissima, come l’aurora, non credi?”-
La sua espressione sembra divenire un po’ più consapevole e so che forse si sia ricordata qualcosa... eppure non ho voglia di allontanarla da me.

Chissà se lei però... scuoto la testa e aspetto la sua risposta in silenzio, ricominciando a guardare il cielo cambiare.
-“Si, davvero bellissima.”- sussurra e sorrido delicatamente, annuendo.  

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Capitolo 11
*** Dance with Cioccolate. ***


#Dance with Cioccolate.


-“Ehi, ti sei fatta tutta rossa!!”-

Ma che dice!
-“Ridammela!”-

 
Sussulto sul posto toccando la mano di Pierre.
Lui si ferma stranito da quell’insolito gesto da parte mia.
 
La sua mano è così fredda. D’un freddo intenso, come la foresta Pluviale...
 
Pensieri che si mescolano ai miei attuali e immagini che si sovrappongono durante il cammino fra i rami della foresta Pluviale in cui ci troviamo.
Pierre mi da le spalle e sento nella mia mente la sua voce rimbombare, martellando in modo freddo, gelido e non così...suo.
 
-“L’ho raccolto per potertelo ridare. Non avrei motivo per rubartelo e comunque c’erano modi e modi per chiedermi di restituirmelo...”-
 
-“Chocola, tutto bene?”-
Sento un senso di gelo intorno al petto e in mente ricordo anche il viso di un altro ragazzino, sorridente, che mi spiega della severità di Pierre sull’educazione.
In effetti non ricordo di aver mai seguito regole sul bon ton.
-“Diciamo...”- gli rispondo e continuo a camminare e ridacchio fra me e me.
-“Sicura di stare bene?”- torna all’attacco Pierre e annuisco.
-“Ho solo ricordato una pioggia di cioccolata...”-
Pierre sorride ma aggrotta le sopracciglia, scostando delle foglie con forza.
-“Davvero?”- annuisco.
-“Ero con Vanilla... c’era alla fragola, alla banana, alla fragola, all’uvetta, al latte e con le nocciole. Ho usato un incantesimo per lei, se non sbaglio...”-
Mi porto l’indice alle labbra e penso al motivo per cui io abbia usato un incantesimo, ma, no, nulla di particolare.
-“Dovremmo riprovare ad utilizzare la magia uno di questi giorni...”-
Stranamente ho avuto lo stesso suo pensiero.
-“Dai, su, continuiamo a camminare...”- mentre parla rido spensierata e stringo ancora più forte la sua mano fra le mie.
-“Fammi strada...”- sussurro.
Però lui si ferma e lo guardo di sottecchi, chiedendomi perché di quella pausa.
Lui mi guarda e m’attira ancora a sé, stringendomi in un bellissimo abbraccio.
-“Ce la faremo...ok?”- annuisco nel suo abbraccio e stringo a mia volta la presa.  

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Capitolo 12
*** Double Remembrances. ***


 ##Double Remembrances.




Dove siamo?
 

Non posso credere che sia un cuore inutile!
 

Stiamo dormendo, vero?

Quella ragazza...
 

Ricordiamo di esserci addormentati vicino il lago ghiacciato della foresta Pluviale eppure intorno a noi ci sono solo immagini e oscurità.  
 

Ho bisogno di prendere aria!
-“Oh...”- guardo il cielo.
-“Non riesco a vedere le stelle, stanotte.”-

 

Stiamo dormendo vicini, riscaldandoci.
 

-“Cernunnos.”- sospiro.
-"Ho conosciuto una ragazza oggi.”-
Il mio sguardo è perso nel vuoto.
Il contatto della mia mano contro il vetro della finestra,
mi fa rabbrividire.

 

 

Che siano i nostri ricordi collegati?
 

-“Sta piovendo.”-
Sento una goccia d’acqua cadermi sulla guancia.
-“Dunque è questo l’odore della pioggia?”-
È freddissima.  

 

Il Passato e il Presente sono così uniti da decidere per due persone?
La forza di un ricordo comune, o simile, è capace di creare questo?

 

-“Sono stato uno sciocco a preoccuparmi.”-
Mi guardo intorno vedendo una
scala a chioccola e delle poltroncine.
Cernunnos annuisce con un Miagolio...

 

 
 
Allargo le braccia e come se l’avessi chiamata,
la pioggia comincia a cadere sempre più velocemente,
costringendomi ad entrare nuovamente a casa,
visto il vestitino leggero che indosso.  

 

Mi allontano dalla finestra
per tornare a guardare il quadro di Glacè.
Cernunnos ha ancora quell’espressione apatica in viso.
In mente mi torna quella ragazzina dai capelli fulvi
 e gli occhi vispi.

 

 

Sobbalziamo e ci guardiamo intorno, spaesati, mentre alcune gocce di acqua ci investono in viso e lampi squarciano il cielo come se fosse semplice carta.
Ci guardiamo spaesati, ma non abbiamo il tempo per capire, visto che cominciamo a cercare un riparo sicuro e asciutto.
Non parliamo per cercare di confrontarci, ma, al contrario, ci chiudiamo in un muro invisibile, per pensare a mente serena e lucida.
Siamo vicini, però, a riscaldarci nei migliori dei modi.

 


-“Chi sei?”-                                                                                -“Chi sei?”-   

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Capitolo 13
*** Rainbow Sense. ***



#Rainbow Sense


La foresta Pluviale non è un luogo caldo.
Non da quando Pierre sembra essere soprappensiero e non mi rivolge quasi più la parola.
-“Ehi, Pierre...”- mormoro e guardo intensamente quel fenomeno che il cielo mi sta offrendo, in un momento di calma.-“Guarda.”- e mi trovo a guardare il cielo, indicando delle scie di colori che messe insieme hanno un nome particolare che non ricordo.
La mano di Pierre sembra stringere leggermente la mia, incitandomi ad andare avanti e continuo a parlare. –“Che cos’è? Te lo ricordi?”-
Pierre mi guarda come si fa con un cristallo delicato e mi accarezza la guancia con la mano gelata.
Rabbrividisco involontariamente al contatto e arrossisco leggermente, quando mi bacia delicatamente la fronte.
-“Chocola, quello è l’arcobaleno.”-
 
-“Che genere di sentimento rappresenta l’intero arcobaleno..?”-
 
Pierre mi guarda come se avessi chiesto qualcosa di impossibile e allora gli faccio una linguaccia.
I ricordi mi assalgono delicatamente, facendomi ricordare tutto l’odio che provassi nei confronti di Pierre, il mio Pierre, e della discussione con due ragazze che non riesco a focalizzare.
 
-“Come lo conosci?”-
-“Volete davvero saperlo? È un segreto!”-
 
Un brivido mi percorre la spina dorsale e Pierre mi abbraccia, oramai abituato a compiere il gesto, a causa della temperatura bassa che, a differenza sua, mi fa tremare fino all’attaccatura dei capelli.
-“Stai tranquilla, finirà presto, Chocola.”-
Un pensiero vecchio, mi folgora la mente improvvisamente:


-“Ho deciso di investire tutto su di lui!”- 




 

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Capitolo 14
*** Carrot Porfume. ***


#Carrot Porfume


Mi sveglio, cercando accanto a me Chocola.
Non c’è e il senso di inquietudine mi invade il petto come veleno fresco.
Senza pensarci due volte sono in piedi, alla ricerca di lei e della sua chioma rossa che all’imbrunire del giorno emana una luce rassicurante ai miei occhi. “Dove sei?”
L’incertezza di averla perduta mi affligge e comincio a correre nella boscaglia, graffiandomi anche.
Niente, nemmeno dopo minuti interi a gridare il suo nome.
-“Chocola!”- tento fino a sentire la gola secca e solo in quel momento, mi rendo conto di uno stran’odore nell’aria.
È… dolce e allo stesso tempo insapore, povero di un particolare aroma.
Sembrano carote.
Chiamo un altro paio di volte la mia dea e mi decido a seguire la scia con fare circospetto.
Sospiro di sollievo quando la boscaglia comincia a farsi sempre meno fitta, lasciandomi intravedere alcuni fumi bianchi.
Nell’ultimo tratto avanzo a tentoni ma non mi fermo e riconosco un pezzo della stoffa del vestito di Chocola. Ovviamente la mia camminata diventa incespicante a causa dei bassi cespugli che mi rendono i movimenti pesanti eppure…
-“Chocola!”- la chiamo e questa volta si gira, mi sorride illuminando i suoi magnifici occhi verdi e mi tende una mano, baciandomi delicatamente una tempia.
-“Guarda, un villaggio…”- sussurra, prima di socchiudere gli occhi e annusare l’aria, quasi mi stesse suggerendo di fare altrettanto.
Allora la imito e l’odore è familiare. -“Odore di carote.”- brontolo, ricordando di non amarle particolarmente.
-“Ricordi..?”- sussurra in modo solenne e le sorrido leggermente, ricordando di averle fatto mangiare le mie carote.
 
-“Vieni qui per favore e mangia le mie carote.”-
 
Il suo ampio sorriso mi riporta con i piedi per terra, mentre il mio corpo si trascina lentamente dietro quello non più  acerbo di Chocola. 





 

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Capitolo 15
*** Salt Sting. ***




#Salt Sting.


Per la prima volta da un lasso di tempo che non so quantificare, ci troviamo davanti ad una casa.
La prima di un piccolo villaggio e la più prossima alla Foresta Pluviale.
Guardo il cielo e so per certo che avrebbe piovuto sale pizzicato, ci saremmo dovuti mettere al riparo e né io né Pierre avevamo individuato una grotta.
-“Pierre…”- lo guardo leggermente preoccupata.
No accenna ad arretrare o a nascondersi sotto qualche cespuglio e avanza, trascinando lui me, questa volta.
-“Dobbiamo tentare. Non ci resta molto tempo.”- in effetti ha ragione.
Annuisco con un mezzo sorriso e cerco di seguire la linea dei suoi pensieri.
-“C’è nessuno in casa?”- chiede, aprendo il cancello della staccionata con delicatezza. Guardo con un misto di nostalgia la cassetta delle lettere, anche non so perché.
Sorrido raggiante quando una donna sui quarantenni si affaccia e, nel vederci ci invita subito ad entrare, chiedendoci cosa ci fosse accaduto, perché fossimo nelle nostre condizioni e perché non ricordassimo nemmeno cosa fosse una sedia.
Si, all’inizio è stato interessante ma poi, nel vedere Pierre così disinvolto su quell’affare traballante, mi ero placidamente incantata ad osservarlo, senza commentare oltre sulla sua scomodità.
-“Avete un luogo dove stare, ragazzi? In questo periodo le piogge di sale pizzicato sono molto pericolose. Ecco mia cara…”- le mani calde della donna mi poggiano qualcosa sulle spalle e sento i muscoli distendersi leggermente, avvolti da un candido calore.-“Così dovresti stare meglio.”-
-“Signora, noi non abbiamo un luogo alla quale tornare, non ricordiamo nemmeno chi eravamo di preciso.”- guardo con occhi sbarrati Pierre. Sta mentendo.
Cerco di controbattere ma la sua occhiata gelata mi fa stare in silenzio di colpo. Certamente non mi avrebbe zittita così facilmente.
-“Ricordiamo solo i nostri nomi. Chocola”- mi presento.-“E Pierre…”- al suo nome la donna scatta subito a sedere e mi trascina dietro sé, urlando cose come “il principe degli orchi è ancora vivo!”.
Estranea all’argomento cerco di calmarla mentre Pierre sta ritto in modo fiero sulla sedia, distogliendo solo lo sguardo dalle accuse della donna.
-“Voi siete scomparsi cinque anni fa!”- si calma poi la donna, vedendo che Pierre fosse finalmente stato capace di esporre il suo disagio sulla questione.
-“Voi sareste dovuti essere morti, oh santi numi! È un evento da segnalare alla regina!”-
-“No.”- le mie parole escono con forza. –“Abbiamo solo bisogno di un luogo dove stare fino alla fine delle piogge di sale pizzicato, può aiutarci?”-
La donna arrossisce di colpo, guardandomi come si fa con un oggetto sacro, non so che altro paragonare, e lanciando un occhiataccia a Pierre, che non ha detto nulla da prima.
-“Si, ma, Chocola cara, lui è con te?”- annuisco in modo sicuro, specchiandomi negli occhi sbarrati di Pierre.-“Sai almeno chi ti porti dietro?”-
Scuoto la testa. –“In effetti per adesso non lo so, ma lui ha il cristallo del cuore che sto cercando.”-
L’ultima esclamazione mi esce in modo confuso e poco chiaro dalle labbra. –“E-e poi non posso fare a meno di lui. Quindi…”- torno a guardare gli occhi neri della donna, ansiosa.-“Possiamo stare tutti e due qui?”-
-“L’aiuterò con tutte le faccende svolte da un uomo.”- la voce di Pierre esce di colpo, come un tintinnare deciso di bicchieri e si alza anche di colpo dalla sedia, sporgendosi in avanti, chinando leggermente la testa.
La donna rimane sorpresa e mi chiedo davvero cos’avesse potuto mai fare Pierre.
-“E va bene…”-
Mi alzo anch’io dalla sedia, abbracciando la nostra nuova amica. 





 

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Capitolo 16
*** I'm Not Housewife. ***




#I'm Not Housewife.


Chanel, la donna che ci sta ospitando nel tempo che le piogge di sale pizzicato terminino, ha messo completamente sotto Pierre.
Qualsiasi cosa lei dica, lui è già pronto a darle una mano. Non capisco.
E nessuno fa in modo di farmi capire.
Mi sento quasi una bambina nello scoprire le posate, gli oggetti di una casa – come un telaio o un quadro – scoprendo che odiassi fare le pulizie di casa.
Decisamente! Scope, secchielli e asciugamani con prodotti di vario genere non mi piacciono. Per niente!
Ma comunque, guardando Pierre così... come dire... sottomesso a tutto quel rancore che Chanel ripone in lui e succube nell’aiutare, non posso tirarmi indietro.
-“Anche se sono una pasticciona...”- sospiro nel tagliare una carota e, distratta per come sono mi taglio con il coltello.
-“Aia!”- urlo, lasciando andare entrambi gli oggetti, tenendomi l’indice con l’altra mano.
-“Chocola!”- urla Pierre vedendo il sangue colare pigramente dalla mia ferita – nemmeno mi fossi mozzata l’intero dito! – venendomi incontro. –“Ti sei fatta male?”- chiede e nego con il capo, lasciando comunque che potesse osservare il taglietto.
-“Nella foresta mi sono tagliata spesso.”- gli ricordo ma il suo tono resta comunque allarmato, così come l’occhiata carica di preoccupazione che mi lancia.
Gli sorrido allora di cuore e lo abbraccio, salendo su di un piccolo sgabello, facendogli nascondere il fiso nell’incavo del mio collo. –“Mi spiace averti fatto preoccupare.”-
-“Devono non piacermi le ferite da taglio.”- borbotta, consapevole delle mie precedenti parole sui tagli.
Annuisco con un mezzo sorrido e decido di slacciarmi dal suo abbraccio, quando sento i passi di Chanel farsi più vicini senza scendere dalla minisedia –“Che succede, ragazzi, tutto bene?”- chiede e lancia un’occhiataccia a Pierre.
Come al solito lui abbassa gli occhi per terra. –“Tutto bene.”- affermo euforica, saltellando sullo sgabello, per evitare di vedergli in volto quell’espressione così abbattuta.
Ovviamente arrivo gambe all’aria in pochissimi istanti, portandomi dietro la zuppa di carote che stavo preparando.
 
-“Mi spiace.”- mugolo, guardando lo sgabello completamente distrutto e il caos combinato dallo spargersi della zuppa per tutta la cucina.
Chanel si gira, guardandomi con un’occhiata bonaria, e scuote la testa continuando a dirmi “non è niente, può succedere se non si ha dimestichezza in cucina.
Non so se avessi o meno tale dimestichezza. Penso proprio di no.
Nello stesso istante Pierre mi appare davanti con un solo asciugamano addosso. -“Pierre, mi spiace!”- urlo, sapendo di essere divenuta tutta rossa in viso.
-“Tranquilla...”- borbotta, guardandomi la gamba distesa, come a ricordarmi che io mi sia slogata una caviglia. –“Piuttosto... Chanel, hai per caso qualcosa di maschile da prestami?”-
Decisamente, odio fare le pulizie di casa. 




 

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Capitolo 17
*** Monster. ***




#Monster


“Sei un malefico , il principe degli orchi!”

Una frase che mi spezza il fiato in gola, gela le membra e sfianca psicologicamente.
“Sei il capo di quei bifolchi!”
Come se mi stessero privando della capacità di guardare in faccia la mia Chocola.
“Sei il principe degli orchi?”
Il sogno si fa agitato, mentre non è più la voce di Chanel a dirmi quelle parole ma Chocola.
 
Lo dice con occhi annacquati dalle lacrime, pronti a dare sfogo alla propria tristezza, ad additarmi contro che l’avevo delusa, che non ero fatto per stare con lei.
Spalanco gli occhi, annaspando aria, alla ricerca di qualcosa di fresco alla quale chiedere ausilio.
Il viso di Chocola è un lenitivo fresco a tutto il veleno che mi sento addosso. Guardarle le ciglia lunghe e setose, tende di uno spettacolo meraviglioso, le guance arrossate e le labbra rosee leggermente aperte, mi fa ragionare lucidamente.
-“Chocola...”- la chiamo. Ho bisogno di sentirle dire il mio nome e di essere guardato da lei. Guardato senz’odio e rancore come le occhiate nel mio sogno.
-“Chocola...”- mi avvicino rimettendomi sotto le coperte di lana e continuo a chiamarla, fino a quando non apre piano i suoi meravigliosi occhi verdi.
Salvezza. I miei pensieri suggeriscono.
-“Pierre... mmmh, è ancora presto, altri cinque minuti...”- borbotta, più nel mondo dei sogni che con me.
Egoisticamente ho bisogno di lei. –“Guardami.”- le ordino e questa volta si sveglia del tutto.
-“Che ti è successo?”- mi abbraccia nascondendomi contro l’incavo del suo collo, carezzandomi la nuca.
-“Non lo so.”- sussurro. “Sei un orco.”
-“Sicuro?”- mi chiede. “Sei un mostro fatto per essere ucciso.”
Annuisco, stringendola a me. –“Si.”-
“Sei il principe degli orchi, una minaccia per Extramondo.”



 

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Capitolo 18
*** Hug Me In The Storm ***



#Hug Me In The Storm. 


“Si, ma, Chocola cara, lui è con te?”
Apro gli occhi di scatto.
Fortunatamente non ho svegliato Pierre.
Guardandolo in viso poco manca: è pallido e sudato.
Mi assicuro di avere la mano calda, prima di passargli la pianta della stessa sulla fronte. Scotta.
La frase che Chanel mi ha detto due giorni fa, ogni tanto mi rimbomba nella testa.
Un gemito basso gli esce dalle labbra sottili, le ciglia lunghe si muovono leggermente. “Si sta per svegliare..”
Uno scatto ed è a sedere con gli occhi spalancati, liquidi, fissi nell’oscurità come fanali poco chiari per abbagliare, in iperventilazione, sudato fradicio.
Sembrano passare secoli prima che si muova.
La prima cosa che fa è cercarmi con la mano, che stringo amorevolmente. –“Va tutto bene, Pierre”- sussurro, piano.
La mia voce sembra gelarlo. Non si aspettava che fossi sveglia.
-“Va tutto bene. Tutto…”- non ho il tempo nemmeno di finire la frase, che mi sento stringere, forte, mentre una litania esce dalle labbra di Pierre. “…non lasciarmi, non lasciarmi, non lasciarmi.
Il rombo della pioggia e i fulmini si fanno più potenti. 



 

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Capitolo 19
*** Flash Bitter. ***



#Flash Bitter. 


Il rombo della pioggia non smette di graffiare le orecchie, il viso di Pierre è emaciato, pallido.
Di nuovo.
S’è svegliato nelle notte ancora una volta, questa volta urlando un “no” terrorizzato.
-“Perdonami, oh, Chocola…”- si porta le mani sul volto, stropicciandolo e mi sporgo nella sua direzione, cercando di confortarlo quel tanto che basta per calmarlo.
-“Non esiste che mi piaccia Pierre!”-
Si ritrae, come se nei miei occhi diviene visibile quel pensiero urlato con stizza ad una Vanilla piccola e ingenua.
-“Pierre..?”- lo chiamo con calma, facendogli capire che non sarebbe successo nulla, che tutto si sarebbe risolto, ma l’orrore nei suoi occhi non accenna a diminuire.
Allora cerco di allungarmi verso lui ancora. Nei miei pensieri una speranza flebile e immotivata.
Allungo la mano davanti al suo viso, pronta per afferrare il polso magro e niveo di Pierre ma afferro solo il vuoto perché si è allontanato, dirigendosi verso la porta a dorso nudo e con un semplice pantalone addosso.
Spalanca la porta e apre le braccia, lasciandosi investire dal vento sferzante e dalle gocce dannose.
-“Pierre…”- sembra intenzionato ad ignorarmi, guardando, senza rabbrividire per il freddo, la tormenta.
Le mie labbra si muovono veloci, sapienti, mormorando una formula magica che non saprei ripetere ad alta voce.
Era avvenuto tutto troppo in fretta: Pierre che si getta sotto la pioggia, rantolando di dolore a causa degli effetti acidi della pioggia, e una piccola bolla verde che lo circonda, mentre si accascia al suolo, con la pelle ustionata in più punti.
Senza nemmeno pensarci oltre esco anch’io, mordendomi le labbra pur di non gridare, e con la magia allargo la protezione. –“Perché l’hai fatto?!”- urlo. Troppo agitata per calmarmi.
I flash dei lampi mi accecano per un secondo e Pierre si rannicchia su se stesso, in posizione fetale, tramando probabilmente per il dolore.
-“Chanel! Aiuto!”- 





 

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Capitolo 20
*** Nervous Step. ***




#Nervous Step.
 
 
Il rombo della pioggia mi ferisce le orecchie ancora. Questa terribile e amara notte non sembra volere terminare. Già… terribile.
Così come il saperlo immobile, steso su lenzuola che non riescono ad eguagliare il candore della sua pelle bianca come la neve zuccherina appena scesa.
Non riesco a capirmi.
Che cos’è questo sentimento così intenso che mi distrugge le viscere?
Mi sento come se il petto potesse esplodermi e fa male. Troppo.
Chanel mi guarda con un misto di preoccupazione e non smette di passarmi delle garze bagnate di una specie – come l’aveva chiamato? –  d’unguente che teneva pronto in caso di evenienza.
Le ferite bruciano, ma il dolore che sento è un altro, viscido, intenso e vivo, in confronto.
“Dunque… qual è il tuo ragazzo ideale..?”
La voce di un ragazzetto magro, piccolo, basso, dalle scocche rosse, mi esplode nella mente come un frammento di vetro conficcato nella carne.
“Lui è il male. Chocola, non devi fare mosse azzardate.” La mia coscienza è instabile.
Mi rimbomba la stessa voce che mi ha giudata alla scoperta di me stessa.
il picchettare frenetico della pioggia sui vetri non mi lascia concentrare e rimango un attimo a guardarmi intorno, prima di vedere tutto nero e lo scorcio di un ricordo, che mi ritrae ad osservare di sottecchi i lineamenti di un Pierre più giovane con i capelli d’oro in ordine, mentre mi passa accanto con un cadenza regolare dei passi, rendendomi nervosa. 





 

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Capitolo 21
*** Honey Answer. ***




#Honey Answer.
 

 
Mi sveglio di soprassalto.
Il dolore cocente delle ferite della pioggia sulla pelle e… sollevo impercettibilmente la mano, per condizionato riflesso della luce, vedendola completamente ricoperta dai sottili fili di seta dei suoi capelli. Sembrano essere delle venature di sangue sulla mia pelle bianca.
Sorrido ai brividi che mi creano i loro movimenti e mi decido ad alzare gli occhi verso Chocola. Dorme.
È pallida, ricoperta di garze in alcuni punti e respira piano.
Ne rimango abbagliato, affascinato… nell’istante che mi rilasso, le sensazioni che mi hanno diviso il petto, la sera in cui me ne volevo proprio andare, tornano ad affluirmi nelle vene.
Nei miei sogni l’avevo… mi lascio scivolare una mano in volto, consumato dall’orrore.
Nel sogno ero stato in grado di fissare malevolo i suoi occhi vitrei e gioire della sensazione di averle tolto ogni speranza, ogni sentimento buono puro e innocente, di averla uccisa.
Sospiro rumorosamente e mi alzo, posandole un bacio sulla fronte, spostandole una ciocca di capelli dal viso.
Il cielo è chiaro, limpido.
<< Buongiorno. >> Chanel mi guarda in modo freddo.
Non la biasimo, non dopo il sogno di questa notte e alcuni ricordi sulla mia identità.
<< E’ rimasta sveglia per quasi due notti, dopo essere svenuta… le hai fatto prendere un magone. Ti rendi conto? >>
Abbasso gli occhi in quelli grandi e vispi della donna.
Annuisco lentamente e mi sento a disagio. << … so che non vado bene per lei.  Ho bisogno del tuo aiuto. >>
 
 Due ore dopo Chanel mi guarda con occhi colpevoli. << Non devi per forza andare… non era questo che… insomma… voi orchi avete distrutto questo paese e la mia casa almeno tre volte in poco tempo. Resta. >>
Poso un delicato bacio sulle labbra di Chocola così morbide, calde e invitanti – ancora in catalessi – e mi stringo nelle spalle.
<< No, devo trovare un giusto equilibrio da solo e, in fondo, il suo ragazzo ideale mangia le carote … >>
 
Nel varcare la soglia della casa di Chanel, leccandomi le labbra, riesco ancora ad assaporare il suo gusto di cioccolato puro. “Aspettami, Chocola.




 

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Capitolo 22
*** Everything in his place. ***





#Everything in his place.
 
 

Chanel mi aveva curata con dolcezza e pazienza.
Le ferite sulle mie braccia erano scomparse velocemente e non avevano lasciato traccia di alcun avvenimento. In fondo “magia” è anche questo, no?
Le piogge salate si erano concluse e avevano lasciato il posto al gelo.
Un gelo che parla del Natale. Anche se non capisco perfettamente cosa significhi – a poco sono valse le spiegazioni di Chanel – l’odore della cioccolata calda è invitante.
L’unica cosa che si riesce a scaldare, nel mentre guardo la neve peperina – non zuccherina come in una città che io e… lui abbiamo passato – cadere in delicati vortici, è il mio corpo.
La mia mente, la mia anima, sono ancora incredule: se n’è andato, lasciandomi sola.
Non so come farò, ma devo trovarlo.
<< …non ho bisogno dell’incantesimo “Ogni cosa al suo posto” stupido e inutile, se si conosce il luogo di appartenza, Robin! Per quanto costava, anche lo strofinaccio magico era inutile! >>
<< Alla fine ti sei data da fare e hai rimesso tutto a posto. >>
Mi basta solo ricordare questo frammento di conversazione con Robin, per scoppiare in un pianto disperato.
Mi piacerebbe davvero ricordare la formula di quell’incantesimo per riportare Pierre al mio fianco.  Il luogo che, sono convinta, gli appartiene.  





 

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Capitolo 23
*** Bells. ***





#Bells
 



La città è piena di colori accesi.
Troppo, per i miei gusti, ma non posso fare a meno di fermarmi davanti alle vetrine dei negozi decorati da ranocchie, topi, pipistrelli e striscioni con teschi, mentre il rosso il verde altri colori mi rimbalzano in viso. Lo scampanellio delle campane decorative è soffice ma fastidioso.
Fa male al cuore, non trovare quei colori in un paio d’occhi o in una cascata di capelli.
Accelero il passo sprofondando i piedi nella neve e continuo a camminare, evitando di fissare troppo a lungo le coppiette che litigano o che si baciano sotto al vischio – un’usanza umana, forse?
Poi mi fermo come stregato da una luce rosa, tenue, tendente al rosso più dolce: due cuori innamorati che si fondono.
Due stregoni non sarebbero dovuti morire se avessero perso il loro cuore? Oramai non sono sicuro di nulla. Mi sento il cuore in piena e l’anima macchiata.
I giorni con i folletti mi ritornano in mente e so che non sarebbe poi così male, restare senza ricordi al suo fianco. 





 

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Capitolo 24
*** Christmas. ***




#Christmas 



È natale.  
Chanel mi ha regalato un completino nero con strisce bianche e un cerchietto di morbido peluche nero, dicendomi che avrebbe messo in risalto sia i miei capelli sia i miei occhi.
Io non sapevo che le avrei dovuto fare qualche regalo e con questa scusa, stiamo andando a fare un giro per le vie trafficate della città. Ci abbiamo messo poco per arrivare, grazie all’incantesimo di Chanel sulla sua scopa ma << Ci avremmo messo due gironi per arrivare qui. >> aveva detto, sorridendo alla mia faccia stralunata. << La città è più grande di quello che si vede ad occhio nudo. Io abito nella periferia più lontana e più vicina al bosco. Capisci, adesso? >>
Forse non avrei capito mai, ero solo sicura che Pierre avesse messo poca distanza da me in sette giorni. Io ne ho anticipati due.
Con soli cinque giorni di distacco… << Mi stai ascoltando? >> annuisco trasalendo.
Non mi soffermo a guardare i colori accesi delle vetrine, né quelli delle decorazioni per strada e annuisco meccanicamente a, praticamente, tutto.
Prima di passare oltre, guardo due ragazzi scambiarsi un bacio con i cuori rosa… la neve ha ricominciato a cadere per i due cuori amanti della festa di Natale.
<< Chocola..? >> ritorno presente e raggiungo Chanel. << Tutto bene? >>
<< Si, scusa, stavo guardando una decorazione. >> punto il dito verso una piantina verde posta sopra una porta.
Chanel ridacchia. << Quello è vischio, mia cara, gli umani hanno la tradizione di scambiarsi un bacio quando sono sotto un rametto della pianta. >>
Pierre… 




 

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