Annie e Finnick: il pescatore e la figlia del vento.

di Adele_Herondale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il canto del mare. ***
Capitolo 2: *** Fiducia. ***
Capitolo 3: *** LA VIA DI FUGA ***
Capitolo 4: *** I need you ***
Capitolo 5: *** Mi concede questo ballo? ***
Capitolo 6: *** My jolly sailor bold ***
Capitolo 7: *** Destino? ***



Capitolo 1
*** Il canto del mare. ***


 
    CAPITOLO 1.
 IL CANTO DEL MARE.

 
Lei è una vincitrice. Io non le ho mai parlato, ma tutti dicono che è pazza, una da cui stare lontani. Beh, non è una buona scusa, con i pazzi ho esperienza. Vivo con mio zio e  lui è un pazzo vero, LUI è uno da cui stare lontani. E’ violento e spesso parla con la zia. Ma la zia è morta da almeno 5 anni.
Quella ragazza non mi sembra così. Lei è solo spaventata.
 
Passo l’ennesima giornata sotto il sole, sulla barca. Ormai quella barca è una via di fuga da casa mia, dalla mia vita. Al tramonto, sto tirando le reti sulla riva, quando la vedo.
Cammina sugli scogli, e canticchia una canzone triste. Mentre cammina, contorce le mani in movimenti così armoniosi e così aggraziati, che non posso non fermarmi a guardarla.
 
Non ho mai visto nulla di così bello. Non ho mai visto nessuno come la ragazza che mi sta davanti, che balla con il vento.
 
Alla fine si siede continuando a cantare. Sono ipnotizzato da quella voce, da quella figura così piccola e innocente. Lei non è matta, è una creatura meravigliosa.
 
Aspetto un po’, lascio le reti dove sono e mi avvicino. Si è addormentata su una sporgenza. La prendo in braccio ma non la sveglio, non vorrei spaventarla.
 
E’ più grande di me, ma sembra una bambina. Io invece non sono mai stato bambino, credo. Gli unici suoni che conosco veramente, ormai, sono le urla di mio zio e il rumore del mare.
La sua voce per me è una cura a tutto il male che ha sempre avvelenato la mia vita.
 
La poso sotto la tettoia che ho costruito per passare le notti lontano da casa. Lo zio non verrebbe mai a cercarmi qui: sua moglie è morta affogata e da allora non si avvicina più al mare. E poi  per lui non valgo la pena di passare una notte a cercarmi.
Lei non sembra accorgersi di nulla. Mi siedo sulla sabbia, davanti al riparo. Dopo un po’ la sabbia calda e la voce delle onde mi fanno sprofondare nel sonno.
 
Quando mi sveglio è ancora notte. I suoi occhi brillano nel buio. Mi metto a sedere. Lei si avvicina finché il suo naso non sfiora il mio. Sembra una preda che cerca di capire quanto si possa fidare di chi gli sta davanti.
-       Chi sei tu?
-       Mi chiamo Finnick.
-       Annie .
Poi si ritrae di scatto. Posso ancora vederla in viso. Non è spaventata.
Esamina ogni centimetro del mio corpo. Sento i suoi occhi sfiorarmi il viso e riversarsi nei miei.
–Sei bellissimo.
Che cosa posso dire? Niente. Sto zitto. Mi alzo in silenzio e mi avvicino. Sono tanto vicino da poter sentire il suo fiato sul collo. Lei distoglie lo sguardo e mi sussurra nell’orecchio:
-       Non mi seguire.
Si gira e comincia a camminare verso la spiaggia. Scompare nelle tenebre.
 
Annie. Annie... come puoi chiedermelo? Come posso lasciarti andare così?
 
Voglio vivere con il tuo canto che vola insieme al vento.
Non sei più solo, Finnick.
 
 
NOTA DELL’AUTRICE:
Ciao a tutti!
Volevo dirvi che la mia scelta ( che potrebbe essere interpretata come un ‘errore’ ) di rappresentare Finnick come un ragazzo più giovane di Annie è assolutamente volontaria, in quanto permette di vedere la vicenda da  un punto di vista differente.
 
Spero che il mio racconto vi sia piaciuto e che leggerete anche i prossimi capitoli. :)
 
BACI,
CHIARA

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Capitolo 2
*** Fiducia. ***


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FIDUCIa
 
Piove. Guardo il mondo sciogliersi da sotto un albero. Sto intrecciando reti da almeno due ore e non mi sento più le dita, ma non importa. Intrecciare reti è l’unico modo che ho per convincermi di aver fatto qualcosa di utile.
 
Non vedo Annie da quasi una settimana, ma spesso la sento cantare, non importa se nei miei sogni o da lontano in mare aperto.
Anche se non mi è venuta a cercare, le suo melodie sembrano cambiate, hanno un che di … sereno. Non canta più inni disperati, ma dolci armonie piene di vita, di speranza.
 
Cammino fino all’acqua. E’ fantastico nuotare quando piove, non distingui più il cielo, la terra e il mare.
Mi trascino sulla riva e resto così per parecchio tempo, perso nelle mie fantasie.
 
Cammina con passi lenti sulla sabbia bagnata e si ferma alle mie spalle.  Mi accorgo subito di lei, perché la stavo aspettando. 
-       Ciao Annie.- dico senza girarmi.
Lei non risponde. Sul suo viso appare un debole sorriso. E’ il sorriso di una persona che si è dimenticata come si fa ad essere felici.
Mi alzo e mi giro verso di lei. In piedi sotto la pioggia, mi guarda intensamente, come se potesse vedermi l’anima. Anche se è completamente fradicia, non sembra farci molto caso. Le lunghe ciglia riparano i suoi grandi occhi neri dal fiume che cerca di riversarcisi dentro, ma non smette di fissarmi. Le tendo la mano.
-       Vieni con me.
Esita, ma alla fine le sue dita s’intrecciano con le mie e me la porto vicino. La conduco con calma alla riva. Improvvisamente scioglie la mia stretta e indietreggia. Nei suoi occhi vedo riflesso il terrore puro.
 
Annie Cresta. Ora ricordo chi è. Era impazzita vedendo decapitare il ragazzo del suo distretto durante la scorsa edizione degli Hunger Games. Si conoscevano fin da bambini e per lei era come un fratello. Poi, quando l’arena è stata inondata, è sopravvissuta, ma solo perché era la più brava a nuotare. E anche se gli Strateghi non avrebbero voluto una vincitrice con problemi di sanità mentale, era l’unico tributo rimasto, e non ebbero scelta.
Ecco perché ha paura anche solo di avvicinarsi alla riva.
Si accorge che ho capito, che ho visto cosa lei vede.
-       Vieni, sei al sicuro con me.
Speranza, ecco cosa leggo sul suo viso. Con questa frase le ho dato un po’ di coraggio per andare avanti.
Mi prende la mano e la tiene stretta a se. La sollevo tra le braccia e cammino lentamente verso l’acqua. Tiene gli occhi chiusi e si aggrappa al mio collo.
 
Avanzo senza fretta. Quando tocca la superficie, alza lo sguardo e i suoi occhi sono pieni di gratitudine e di lacrime, che si confondono con la pioggia. Ricambio quello sguardo e dico:
-      Ti fidi di me?
-      Io non mi sono mai fidata di nessuno.
-      Te lo insegno io.

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Capitolo 3
*** LA VIA DI FUGA ***


  CAPITOLO 3:.xfg.
  LA VIA DI FUGA. 
 
Mio zio si è addormentato su una sedia esattamente di fronte alla porta di camera mia. Beh, non credo si possa definire “camera”, piuttosto è un rifugio per topi, un buco nero e opprimente.
Non gli piace che io vada alla spiaggia per stare con Annie. Esattamente non so come sia venuto a sapere che ci frequentiamo, ma in Annie vede un pericolo. Annie rischia di portarmi via da lui, e così privarlo dell’ultimo legame che ha con la realtà.
 
Frequentare… noi non ci frequentiamo: quando siamo insieme finisco spesso per sedermi e ascoltarla cantare.
Canta come se dentro di se ci fossero rinchiuse tutte le melodie di questo mondo. Canta come se il sole, il mare, gli alberi, le avessero sussurrato la propria storia e avessero detto di raccontarla agli altri. Per adempiere questo suo dovere, tutta la forza della natura è affluita in lei.
Purtroppo però non c’era mai nessuno ad ascoltare, se non la brezza della sera. Sembrava una bambina che cercava l’approvazione del padre: il vento.
Beh… lo zio non ha tutti i torti ad avere paura che io scappi con questa ragazza.
Già… mi sono innamorato della figlia del vento.
 
Ora probabilmente è là sulla scogliera, che strazia il mare e la luna raccontandogli di come l’unica persona che sembra essersi interessata a lei l’abbia lasciata sola, indifesa contro le tenebre.
Questo pensiero è insopportabile.
Mi alzo lentamente e spingo la porta.
Mio zio è lì: un cane di guardia al suo osso. Provo a superarlo con la stessa cautela che uso per pescare. Non abbocca.
Spalanca gli occhi all’improvviso e mi butta a terra così velocemente che non ho neanche il tempo di reagire.
       – Vuoi andare dalla tua innamorata, eh? Credi che io sia uno sciocco?!  Non puoi più vedere    quella lì, ragazzo! Siamo già abbastanza disonorati senza che tu stia con una pazza!
- Ma che ne sai tu di onore?!- ho la voce smorzata dalla sua stretta intorno al mio collo – tu, passi le tue giornate parlando da solo e piantando il sale!
      - Infame! Chi ti ha nutrito in tutti questi anni?!! Chi ti ha protetto?!!
      - IO!! IO sono cresciuto con la fame che mi consumava nei giorni in cui non pescavo niente! IO ho cercato di salvare i miei genitori durante la tempesta! TU cosa hai fatto per LORO?!!!
Lascia la presa ma sfila un coltello dalla cintura. Sono abbastanza veloce da afferrare il vecchio tridente di mio padre e parare il colpo, ma è seguito da un altro che mi prende in pieno.
 Ci guardiamo per un istante negli occhi, e sento con la mano libera una sgradevole sensazione di viscido sull’addome. Sangue. Molto sangue.
 
Approfitto del suo attimo di sconcerto per darmi a una fuga disperata. Non capisco nemmeno se mi stia inseguendo, ma corro tra gli alberi fino alla scogliera, da Annie.

 So che vedermi in queste condizioni la traumatizzerà, ma è l’unica persona che possa fare qualcosa.
-Annie!- urlo.
Cado a terra.
-Finnick!  - vede la ferita e le sue mani rosse del mio sangue tremano.
-Non aver paura Annie. Andrà tutto bene. Fidati di me.
Mi guarda negli occhi: - Mi fido di te.. ma non di me stessa.



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Capitolo 4
*** I need you ***


Capitolo 4, prima parte: 

Mi sveglio.
Il dolore della ferita mi consuma e sento molto freddo. L’unica cosa che mi protegge da quel gelo è Annie.
Annie… deve aver aspettato che mi svegliassi per poi arrendersi al sonno. Mi tiene stretto per non farmi portare via dalla morte.
Sono in una stanza con le pareti di un bianco abbagliante, inondate dalla luce del sole che entra dalla finestra. All’inizio penso di essere all’ospedale, ma poi mi ricordo di quando ci sono andato per i miei genitori, il giorno in cui sono morti, e rifletto che questo posto sia troppo luminoso e accogliente per essere una stanza d’ospedale.
Guardo Annie, che dorme raggomitolata sotto le coperte accanto a me:  probabilmente il suo non deve essere un sonno tranquillo, ma tormentato dal pensiero di non sentire più il battito del mio cuore al suo risveglio, però il suo viso è rilassato in una espressione serena.
-       Annie.. – dico con voce roca e debole – Annie, sono qui, svegliati.
Apre gli occhi di botto e appena vede il mio sguardo acceso e non vitreo come si aspettava che ricambia il suo, si tuffa tra le mie braccia. Ignorando il dolore, la stringo ancora più forte. Affondo il viso nei suoi capelli, avvolto dal suo profumo e bagnato dalle sue lacrime.
-       Finnick..  pensavo che non ti saresti svegliato più… mi dispiace tanto ..
Preme le mani sulle orecchie per non sentire la propria voce e allontanare da se quel pensiero terribile.
Delicatamente, costringo le sue dita a intrecciarsi con le mie.
-    Per cosa ti dispiace? Mi hai salvato, Annie.
Sussurro, perché ho paura che ogni mia reazione possa distruggerla, come se fosse una farfalla tra le mie mani. Fragile e bellissima.
-        No, non ti ho salvato io, Finnick. E’ stata Mags.
-       Chi è Mags?
Scioglie il mio abbraccio e si alza dal letto.
-       Aspetta, la vado a chiamare.
-       No, resta qui. Ho bisogno di te.
E’ colpita da questa frase e quando si gira verso di me il suo volto è acceso da una luce che prima non avevo mai visto. Gioia? Meraviglia? Gratitudine? E’ indescrivibile.
 
Dopo un po’ mi riaddormento ma al mio risveglio Annie non c’è più. 
Una donna è seduta accanto al letto e mi medica la ferita. Sembra vecchia di centinaia d’anni eppure giovane. Ha capelli bianchi  raccolti in una massa bene ordinata dietro la testa e i suoi occhi vivaci esaminano le ferite, spartendo ordini alle mani tanto esperte da non provocarmi dolore.
–      Quella ragazza ci tiene davvero a te, sai? 
 Stanotte è rimasta tutto il tempo a guardarti. Ha detto che si sentiva inutile, e allora le ho detto che poteva aiutarti solo standoti vicina, e che il suo amore ti avrebbe guarito.
La sua voce è poco più che un borbottio, ma le parole mi giungono chiare. Nota il mio rossore e dice:
-       Sì, ragazzo, con il suo amore.
Amore? Non ho mai pensato che quella ragazza sperduta fosse ancora capace di un sentimento tale, ma poi mi accorgo che qualcuno da amare e da cui essere amati è tutto quello che ci serve.
Ripenso alle parole che le ho detto prima di sprofondare di nuovo nel sonno:
“resta qui. Ho bisogno di te.”
 
CONTINUA…

 
 

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Capitolo 5
*** Mi concede questo ballo? ***


Mi concede questo ballo?:

 
Mags torna molte volte nei due giorni successivi, ma non ci siamo più detti una parola: entra, mi posa qualcosa da mangiare sul comodino, mi cambia le bende ed esce.
Non chiedo dove sia Annie. Penso che la notte mi sorvegli come un'ombra e che di giorno approfitti delle attenzioni di Mags per dormire un po’.
Non credo che riesca a comprendere cosa ci sia fra noi due, perché nemmeno io ci riesco, e non sono neanche smarrito quanto lei. Smarrito … o dovrei dire matto quanto lei? No. Non mi piace. Se la definissi matta sarei uguale a tutti gli altri: tutti quelli che la guardano male, che parlano alle sue spalle… loro non la conoscono. E allora io? IO la conosco davvero?
Il terzo giorno, mentre mi sostituisce le bende, dice:
-       Credo che ti possa alzare adesso. Per tua informazione, Annie sta dormendo nella stanza accanto.
Ripone tutti i medicinali dentro una scatola di legno, piega le bende vecchie e, mentre si avvia sulla soglia della porta, si ferma e dice:
-       So che sei troppo orgoglioso per usarlo, ragazzo, ma nell’armadio c’è un bastone per aiutarti a camminare.
-       Grazie Mags. Per tutto quanto.
Non risponde ma gli angoli delle sue labbra si sollevano in un sorriso. E’ da molto tempo che non sente qualcuno rivolgersi a lei così dolcemente.
 
Mi metto seduto.
 Quando le mie gambe toccano terra, provo una sensazione di libertà come un pesce che dall’acquario torna a nuotare nel mare. Ha ragione, sono troppo orgoglioso per prendere il bastone, ma non tollero il pensiero di Annie che mi aiuta a camminare.
 Devo essere la colonna che sostiene il suo cielo e non glielo fa crollare addosso.
Prendo in mano il legno ed esco zoppicando dalla stanza. Mi trovo in un lungo corridoio, luminoso e immacolato come la mia stanza, e infondo a questo, sulla mia destra, una porta è socchiusa sul buio.
Cammino fino alla soglia e la vedo. E’ tanto piccola che riesce a stare seduta comodamente sul davanzale della finestra. Nonostante le tende tirate impediscano alla luce di entrare, il suo volto è illuminato da un sottile raggio di sole. Non sta dormendo. Sorride. Sorride e sogna ad occhi aperti.
Mi avvicino. Quando le bacio la mano, sembra riemergere da un abisso di pensieri e fantasie. Ora quel sorriso è rivolto a me. Mi accorgo di quanto sia bella, vestita con una lunga camicia da notte bianca, i boccoli castani che le ricadono sulle spalle e gli occhi neri e profondi che brillano nella penombra.
-Annie,- dico- come fai ad avere dentro tutta quella musica?
Ci riflette e risponde: - Non saprei, Finn. Credo che la musica sia tutta intorno a me, non dentro.
-       Vorrei che fosse così anche per me.
-       Oh, ma è già così. Tu hai un mondo dentro, Finn. E’ come un fiume. E ora è il momento per lasciarlo libero.- mi prende la mano – Vuoi che t’insegni?
-       Come?
-       Seguimi e vedrai.
La seguo attraverso le stanze e varco la porta d’ingresso.
La casa è nascosta tra i pini marittimi e si affaccia su un’altissima scogliera. Le onde si schiantano contro le rocce, i gabbiani urlano in faccia al sole e da lontano si sentono le voci dei pescatori al porto. La vita ci scorre di fronte e noi siamo semplici spettatori.
 
-       Mi concedi questo ballo?
-       Ma certo.- rispondo sorridendo.
Canta una melodia senza parole ma dolce e straziante. Sento il mio cuore librarsi tra le nuvole grazie a quella voce.
Lei è la mia sirena.
Mentre l’armonia ci avvolge, danza intorno a me come la prima volta che l’ho vista. Devo avere proprio una faccia stupida, intontito da tanta bellezza.
-       Tienimi per mano e muoviti insieme a me.
-       D’accordo.
Ci teniamo stretti e ora anch’io sono avvolto dalla musica.
Tu hai un mondo dentro… è come un fiume.  E tu, Annie, sei il mare in cui sfocia.
Mi sembra che il modo si sia fermato a guardare, ad ascoltarla. Mi avvicino sempre di più e il nostro respiro si unisce in un bacio.
 
 

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Capitolo 6
*** My jolly sailor bold ***


                                                      Capitolo 5 
 
                                                    MY JOLLY SAILOR BOLD.

 
E’ buffo come i pesci quasi si offrano volontari per lo sterminio, avanzando senza paura nella rete. Non sanno cosa li aspetta. Beh, tanto meglio per me, no?
Mi giro verso Annie. I suoi piedi penzolano fuori bordo e le sue mani trafficano con il braccialetto di corda al suo polso. – Ehi, tutto bene? – le dico.
Lei alza lo sguardo improvvisamente e riemerge dagli abissi della sua memoria:
-       sì, stavo solo… niente, non è niente. Come sta andando la pesca?
-       Beh, credo che per oggi basti così. Torniamo a casa?
-       No… stiamo qui.  Vuoi nuotare?
La guardo con diffidenza - Sei sicura?
-       sì, ma tu aiutami.
Questo suo moto di coraggio mi coglie alla sprovvista. Tiro su le reti evidentemente con troppa fretta, perché il mio piede s’impiglia nelle cime e cado di faccia sulla barca. Annie non può trattenere una sincera risata, cui si unisce una mia. Le risate tacciono in sorrisi e i nostri occhi s’incontrano, per poi lasciarsi, imbarazzati. Mi ricompongo, tolgo cappello, scarpe, e la maglietta. Lei rimane un momento a guardarmi – Allora? Non credo che con tutti quegli strati addosso riuscirai a restare a galla, Annie. – dico con gentilezza. Io intendevo solo la felpa, ma lei si leva anche la lunga gonna nera, e rimane così solo in maglietta e biancheria.
      -     Ti va bene ora? – dice con un tono di sfida.
-       A me va benissimo, se va bene a te. – nascondo il mio rossore voltando le spalle.
A volte mi chiedo se quella sua audacia sia dovuta alla sua instabilità o sia della vera Annie.
Mi tuffo di testa. Una volta sott’acqua, mi sembra solo allora di respirare davvero, mentre tutta la fatica e il calore del sole vengono sciacquati via. L’acqua salata prosciuga tutto il male dalla mia mente.
Torno in superficie e trovo Annie in piedi, indecisa se seguire la paura o il coraggio.
-       Se ti butti subito il peggio è passato. – la incoraggio, sfoderando lo sguardo più convincente che riesco a fare.
Guarda verso l’alto e procede a passi lenti, fino a cadere nell’acqua. Apro gli occhi sotto la superficie e vedo che nemmeno lei li chiude. Le stringo i fianchi e la riporto a galla.
-       Visto? Non fa poi così paura.
-       Beh se ci fossi tutte le volte tu con quegli occhi ad aspettarmi, mi butterei anche dalla scogliera.
-       Beh, allora questa è una scommessa!
Com’è bella quando ride. Credo che sia persino più bella di quando dorme, perché se ride, può farle compagnia solo la gioia, ma nel sonno non è sempre così. Le mie mani la cingono ancora, incapaci di interrompere il contatto. – Vuoi vedere una cosa?
-       Quale cosa?
-       Un mondo nuovo… esattamente sotto di noi. Tieniti al mio collo e trattieni il fiato. Al mio tre. Uno…. Due….. tre!
Il mare ci avvolge in tutta la sua bellezza. Pesci di ogni genere ci passano accanto, e non mancano di salutare questi strani visitatori. L’acqua fa sembrare tutto in costante movimento, e anche con la vista sfocata possiamo vedere quanto sembri dare vita alle rocce variopinte.
Poi la nostra umanità ci riporta all’aria e al mondo reale. – E’ meraviglioso!
Mi rivolge uno sguardo arrossato, entusiasta, da bambina. –Già, è meravigliosa.- devo avere proprio una faccia da ebete in questo momento. – Vuoi provare da sola?
-       Mm… ok, ma tu… solo, seguimi, eh?
-       Una volta mi hai detto tutto il contrario. Ti ricordi?
-       Sì. Sì, mi ricordo bene.
Di nuovo un silenzio imbarazzante mi mozza il fiato ancora di più di quanto non lo faccia l’acqua. – Bene, allora… quando sei pronta, cerca di non agitarti e pensa a muoverti con calma. Ti lascerò solo quando non avrai più bisogno di me.
-       È una promessa?
-       Forse. – dico - Se ne ho la forza. Pronta?
Scosta le ciocche di capelli dalla faccia con una mano e lascia la presa sulle mie spalle.
Sembra che sia nata nell’oceano. Se non l’avessi liberata subito dalle mie braccia, credo che mi avrebbe trascinato sul fondale insieme a lei.  Sale e scende giocando con le onde. Alla fine prende fiato e ci ritroviamo a pochi centimetri l’una dall’altra.
-       Sai, io so un modo per resistere di più senza dover risalire.- dice, con tono suadente.
-       Ah sì?
-       Sì, ma mi servi anche tu. Credo ti piacerà. Pronto?
-       Uno…
-       Due…
-       Tre!
M’immergo e tra le bolle riesco a distinguere i suoi occhi lucenti.
Si avvicina e mi cattura in un bacio, più efficace di qualsiasi amo o rete.
 Respiriamo l’una l’aria dell’altro, l’una la vita, l’amore dell’altro.
 
Dicono che se una sirena ti bacia, ti protegge dall’affogare.
 
Quando di nuovo il vento torna a insinuarsi tra le nostre labbra, sussurro:
-       Ti amo Annie.
-       Anch’io Finnick.

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NDA: CIAO A TUTTI! spero che il mio capitolo vi sia piaciuto :) il titolo e anche la frase in corsivo sono stati tratti dal film " i pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare" ( con, guarda caso, Sam Claflin ).

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Capitolo 7
*** Destino? ***


Cammina lentamente avanti e indietro nella stanza, a passi leggeri, come se avesse paura di ferire la terra toccandola. I capelli scuri le s’intrecciano sul viso pallido. Mi ricorda tanto mia madre. Lei aveva la stessa delicatezza, capelli neri, una dolcezza incredibile, talmente piccola da sembrare una bambina. Proprio come Annie. Piccola, ma con un grande cuore, seppellito nella tristezza. Cerco i suoi occhi, ma vedo che non brillano della solita luce: sono spenti, bui come una notte senza luna, come due pozzi pieni delle lacrime che cerca di trattenere. Ogni volta che la vedo triste, non posso fare a meno di sentirmi in colpa. So che è per i suoi incubi e per i ricordi dell’arena… ma non posso non sentirmi responsabile, perché mi sono ripromesso di proteggerla. Proteggerla da se stessa e dalla crudele realtà in cui viviamo. Oggi però potrei essere davvero io il motivo del suo dolore. Si ferma di colpo, attirata da qualcosa fuori dalla finestra. Appoggia i gomiti al davanzale e si stringe nelle spalle, quasi stesse congelando, nonostante il caldo soffocante. Una brezza leggera entra nella stanza e mi accarezza dolcemente, mentre mi avvicino . – Ehi Annie.
In risposta solo un sospiro. – A cosa stai pensando? – la esorto.
-       Non credo che tu voglia sapere la risposta, Finnick.
-       Sì, invece, se ti può far stare meglio.
-       No Finn. Una cosa così non potrebbe mai farmi stare meglio. E’ solo che… non puoi capirmi…sembra tutto così sfuocato. Vedo ombre ovunque, e mi rendo conto che ci sono davvero, che mi spiano di continuo, che mi seguono…
-       Quali ombre, Annie? Di cosa stai parlando?
Il suo respiro si fa affannoso e preme le unghie nella carne e si stringe i polsi. Prendo la sua mano e la tengo nella mia. La guarda a lungo, in silenzio. Alza lo sguardo e posso vedere come le lacrime sgorgano dai suoi occhi spaventati. Li tiene spalancati come per assicurarsi che io non mi sia trasformato in un mostro dei suoi ricordi. Poi si calma. Io non le lascio la mano. Restiamo immobili per molto tempo. Alla fine lei tira fuori dalla tasca una collana. E’ molto bella, fatta con i vetri colorati levigati dal mare. Me la porge, insieme a una lettera.
-       Quello è il mio portafortuna. Ero convinta di averlo perso nell’arena. – comincia a farfugliare, agitata – i- io non potevo sapere, Finn? Loro sanno di noi due…loro vogliono approfittare di noi due per…
-       Per cosa Ann?
-       Leggi quella lettera.
 
 
< Pensavo le avrebbe fatto piacere riavere il suo portafortuna, signorina Cresta. Al signor Odair potrebbe servire più che a lei. Possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
 
Presidente Snow. >


Angolo autrice: ciao a tutti! scusate se ho aggiornato così tardi, ma davvero questo capitolo non sapevo come farlo! alla fine è arrivata l'ispirazione :) so che è molto breve, ma spero vi piaccia! recensite, mi raccomando ;)

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