Le parole mai dette

di JongKeyIsReal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto: un pezzo di carta strappato e lasciato lì. ***
Capitolo 2: *** Los Angeles, 16 Novembre 2012 ***
Capitolo 3: *** Los Angeles, 20 Novembre 2012 ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto: un pezzo di carta strappato e lasciato lì. ***


Gli SHINee si sono sciolti.

Ma, un lato positivo c’è: Kibum e Jonghyun possono mostrarsi agli altri per come sono realmente e non nascondersi più dietro a quella finta “solo amicizia”, impostatagli dalla SM. Senza più paparazzi, adesso possono anche girare per le strade di Seoul mano nella mano, senza il timore di finire su una qualche rivista scandalistica, o in chissà quale squallido sito web.
Però, i pettegolezzi e le critiche, fatti da gente comune, specialmente quando sono insieme in pubblico, non mancano mai. Ma loro due sono forti e ci passano sopra con noncuranza, convinti che, adesso che sono finalmente insieme, nessuno li avrebbe potuti mai separare.

Ma, se il “sabotatore” si trovasse proprio all’interno di questo rapporto?

Kibum decide di fare un corso di medicina all’estero, in America, per il fatto che lì gli studi in questo campo sono più avanzati.
Preferisce non dire niente a Jonghyun.
Così, una notte, dopo aver preparato tutto, dal biglietto solo andata, alle valigie, stampa un ultimo bacio sulle labbra del suo amato, ancora immerso in un sonno profondo, e se ne va.

L’indomani, Jonghyun, non vedendo il suo partner al suo fianco, sull’altra sponda del letto, avverte un inusuale senso di abbandono.
Inizia a setacciare l’appartamento, in lungo e in largo, chiamando a gran voce il suo amato, più e più volte, mentre quella strana sensazione si fa spazio dentro di se.
Proprio quando stava per chiamarlo al cellulare, nota un biglietto, poggiato proprio alla cornetta del telefono:

“Caro  Jonghyun…
Ma poi, perché “caro”? Sai quanto odio iniziare una frase in questo modo, anche se si è soliti farlo, specialmente nelle lettere.
Stavolta, ho deciso di adattare anch’io questo metodo, con il solo scopo di renderti meno duro il resto del mio scritto.
Sì, so che probabilmente non sarà così; ma è una premura che volevo farti.
L’ultima.
Quando leggerai questo, probabilmente io sarò su un aereo, diretto per l’America, a causa degli studi in medicina che ho deciso di fare.
E’ la prima volta che ne senti parlare, vero?
Già.
Il fatto è che…
Il fatto è che non lo so neppure io perché non te ne ho mai neppure accennato.
Hai sempre detto che in una relazione non bisogna avere segreti: io, inizialmente, ero d’accordo con te.
Poi, col passare del tempo, sentivo il bisogno di avere anche un qualcosa di mio: un segreto.
Iniziai a frequentare delle lezioni serali di primo soccorso.
L’insegnante mi notò, mi disse che ero particolarmente bravo; io gli dissi che mi ero laureato proprio in medicina, ma poi la mia vita prese una strada diversa; lui mi rispose che sì, mi aveva già visto da qualche parte, probabilmente in tv.
Mi consigliò di riprendere gli studi, che un “talento” come il mio non poteva essere sprecato.
Ho delle mani piccole e abili, sai, Jonghyun?
Potrei diventare un ottimo chirurgo.
Devo solo riprendere gli studi e specializzarmi.
Allora perché non farlo qui, ti starai chiedendo.
Be’, è semplice: l’America, su questo punto di vista, è più avanzata della Corea.
Non avrei mai pensato che quel segreto, potesse diventare una seconda vita.
 

Kim Kibum.” 

 

Neppure più un suono, o rumore che sia, riecheggia nella residenza Kim.
Non si sente più l’acqua della doccia scrosciare; il suono dello stereo acceso, magari un po’ troppo alto, ad accompagnare le pulizie.
Non c’è nessun orologio a cucù a scandire le ore; ne’, tantomeno, il bollitore che fischia impassibile sul gas, ancora acceso.  
Le risate e le finte litigate per un orgoglio non messo da parte, non superano più le pareti ritinteggiate, fino ad arrivare in strada, attirando qualche passante curioso.
Neppure più un suono, o rumore che sia, riecheggia nella residenza Kim; solamente le lacrime e i singhiozzi, soffocati per un orgoglio non messo, ancora, da parte, scandiscono le interminabili ore.


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'sera a tutti.
Come ho già scritto nell'introduzione, mi odio per aver iniziato un'altra ff, quando devo ancora finirne un'altra; ma, appunto come ho già detto, non ho saputo resistere a pubblicare il primo capitolo, di quella che sarà l'ennesima JongKey depressa e demotivante.
Nei capitoli successivi, ci saranno le lettere che Kibum scriverà a Jonghyun, durante il suo soggiorno in America, ma che non avrà mai il coraggio di spedire. Perchè? Be', questo glielo lascerò dire a lui, ma solamente più avanti...

DICIAMO NO ALLO SPOLIER MALEDETTO! (?)
Comunque, l'idea mi è venuta guardando (per la terza volta) Junjou Romantica (Junjou Egoist, per la precisione).
Ho appena detto di non volervi spoilerare niete sulla ff, ma mi sono appena resa conto che lo sto facendo sull'anime... 
Uhm, allora facciamo così:

CHI HA INTENZIONE DI VEDERE JUNJOU ROMANTICA E NON VUOLE SAPERE COSA SUCCEDERA', SMETTESSE DI LEGGERE ADESSO;
CHI HA INTENZIONE DI VEDERE JUNJOU ROMANTICA, MA NON GLIENE FREGA NIENTE DI NON SAPERE COSA SUCCEDERA'/A CHI NON GLI PASSA NEPPURE PER L'ANTICAMERA DEL CERVELLO DI VEDERE JUNJOU ROMANTICA/CHI L'HA GIA' VISTO, PUO' CONTINUARE A LEGGERE.

Bene, allora, dicevamo: ho preso spunto dall'anime (diciamo che l'ho scopiazzato alla grande).
Quando Nowaki parte per l'America, senza dire niente a Hiroki, spezzandogli il cuore; ma, quest'ultimo, non sa che il suo amato lo pensa costantemente e non passa giorno in cui non gli scriva una lettera, senza, però, mai inviarla.
Lo scopre solamente alla fine, quando Nowaki ritorna in Giappone e, per caso, Hiroki trova tutte le lettere indirizzate a lui, che il suo ragazzo aveva gelosamente custodito.
Ma la ff sarà proprio così? Chi lo sa... 
Gli altri capitoli non sono stati scritti, quindi io "vivo" la storia come la vivete voi e, anche per me, è tutta una "novità".
Be', spero vi piaccia.
Credo di aver fatto un "angolo dell'autrice" più lungo di tutta la ff, ma sono futili dettagli. (?)
Occhei, adesso la smetto, davvero. 

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Capitolo 2
*** Los Angeles, 16 Novembre 2012 ***


Los Angeles, 16 Novembre 2012

Stavo pensando alle lettere, a quelle vere; a quelle che nessuno scrive più. Ed è un po' triste come cosa. Per questo, ho deciso di scriverti. E continuerò a farlo ancora, e ancora, e ancora, e ancora...
E sai perchè? Perchè credo di essermi innamorato di nuovo di te. O, forse, non ho mai smesso di esserlo.
Amo quello che non vedo; come uno di quegli uomini religiosi.
Amo quello che non sento; come un sordo che ammira il paesaggio intorno a sé, nonostante non possa bearsi dei privilegi del sentire.
Amo quello che non tocco; come una bambina che ha perso la sua bambola preferita, eppure non passa giorno in cui non spera di ritrovarla magicamente al suo fianco ogni mattina, per poterla stringere forte.
Mi sento un ragazzino fragile, che si aggrappa a una qualisasi cosa, per non cadere giù.
Io mi aggrappo al tuo ricordo, ancora vivo, per non sprofondare; nei momenti più difficili, mi basta immaginare il tuo sorriso un po' sghembo, per avere la forza necessaria per andare avanti.
Non ho voluto portarmi dietro niente di tuo, di nostro, perchè pensavo di essere forte e che, così facendo, avrei sempre avuto l'impulso di ritornare a casa.
Ma non lo hai capito, Jonghyun, che tutto questo è stato solamente uno scatto d'orgoglio?
Volevo dimostrare a te, ma sopratutto a me stesso, che ce l'avrei fatta anche da solo; senza nessuno ad aspettarmi la sera, sul divano; senza nessuno che mi ripetesse, ogni giorno, che ce l'avrei fatta a realizzare i miei sogni, qualsiasi essi fossero; che non mi sarei fatto sconfiggere dalla realtà; senza nessuno sempre pronto, lì, al mio fianco, a sorreggermi ogni qualvolta sarei caduto.
E invece mi sbagliavo, non sai quanto. 
Non è così.
Io ho bisogno di te. Davvero. 
Ma lo sai anche tu che sono una persona orgogliosa, decisamente troppo orgogliosa, per tornare indietro sui miei passi, da te, con la coda fra le gambe.
E lo sono anche per inviarti questa lettera.
Ed è per questo che non farò niente di tutto ciò.
Masochismo; stupidità; chiamalo come ti pare.
Tanto, non puoi.
E non puoi, perchè il dolore che mi sto infliggendo da solo, tu non lo sai. Non lo saprai mai. Non lo puoi neppure lontanamente immaginare.
E tutto ciò, solamente a causa del mio troppo orgoglio.
Per quel che può valere: scusami, Jonghyun. 

 

Sinceramente, 
Kim Kibum

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Capitolo 3
*** Los Angeles, 20 Novembre 2012 ***


Los Angeles, 20 Novembre 2012

 

Sono le due del mattino e io non riesco a dormire. Non riesco a mandarti via dai miei pensieri e forse sei proprio tu la causa della mia insonnia. 

Ricordi, quando ero ancora lì, e non riuscivo ad addormentarmi? Ricordi cosa facevi? Mi stringevi forte a te e cantavi, a bassa voce. Non ho mai capito cosa cantassi. Non sono mai riuscito a capirlo, perché non passavano neppure cinque minuti, da quando iniziavi a cantare, che io sprofondavo in un sonno profondo. 

Ma ti rendi conto, Jonghyun, di che potere avevi su di me? Anche solo sentire la tua voce, mi provocava qualcosa. La tua voce così calda e famigliare. Una di quelle che non ti stanchi mai di sentire, di ascoltare. Una di quelle che ti solleticano la pelle, che ti provocano mille brividi; una di quelle che riescono a tranquillizzarti e, allo stesso tempo, mandarti il cervello in panne. A te bastava aprire bocca, per fermare il tempo; che tutto quello che ci stava accadendo intorno, perdeva di significato. Anche quei gemiti strozzati, di quando facevamo l'amore, erano musica per le mie orecchie. 

Sai la parola che più mi piaceva sentirti dire? Era il mio nome.

Sarò pure narcisista, ma quando le tue labbra si muovevano intorno a quelle lettere, io impazzivo. 

Che tu riesci a rendere poesia anche un semplice nome. 

E io non ti ho mai chiesto come facessi.

E te lo vorrei tanto chiedere, adesso. 

Come fai, Jonghyun? 

Ho bisogno così tanto della tua voce, Jonghyun, in questo momento.

E non solo per addormentarmi; non per compiacermi o eccitarmi, no.

Ho bisogno della tua voce per vivere.

E sì, lo so che suona sdolcinato, e forse lo è, ma ti assicuro che è la verità.

Vorrei tanto sentirti pronunciare il mio nome; alzare il viso e vederti qui, ai piedi del mio letto. 

E allora so che non ti lascerei mai più. 

Continuo a dirmi che ho fatto una grandissima cazzata, ma non faccio nulla per rimediare. 

Ma non c'è più nulla da fare. Ormai è troppo tardi. Ed è brutto. E' brutto avere questa consapevolezza. 

Vorrei tanto illudermi, dirmi che non è tutto finito, ma invece è così. E' così.

Jonghyun, ho rovinato tutto.

Jonghyun, mi dispiace così tanto.

Jonghyun, ti prego, torna tu da me. Vieni qui. Chiama il mio nome e fatti trovare ai piedi del letto. Poi facciamo l'amore e tu chiamami ancora. E, una volta che avremo raggiunto entrambi l'orgasmo, sdraiati, stremato, al mio fianco. Stringimi forte e non lasciarmi più andare. 

Corrompimi chiamando ancora il mio nome. Quasi volessi pregarmi. 

Non c'è bisogno neppure che canti, per farmi addormentare. 

Hai bisogno solo di dire una parola e sarò tuo. Quasi fosse una formula magica. Un sortilegio a cui io non posso resistere.

Voglio sentire ancora il mio nome risalire per la tua gola, scivolare sulla lingua ed essere sputato fuori dalla bocca.

'Kibum'.

E' così semplice.

Perché non mi stai chiamando?

Ah, già, dimenticavo: perché non sei qui. Perché è troppo tardi. E lo sai anche tu.

Sinceramente, 

Kim Kibum

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