I want to keep you away but I cannot

di giomez
(/viewuser.php?uid=188238)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. they have forsaken me ***
Capitolo 2: *** knowledge ***



Capitolo 1
*** 1. they have forsaken me ***


<< Pronto, lei è Amanda Damon? >>
<> mi trovavo con degli amici a cena fuori, per festeggiare il mio 18essimo compleanno, avvenuto due giorni fa...
<< Qui è l'Hospital Gerold volevamo informarla che il signor e la signora Damon hanno avuto un incidente, e pregarla di venire per...>> Vuoto, non avevo più niente in mente solo il vuoto.
Il mondo mi è crollato addosso, è come se una mandria di bufali mi abbia investito.
> era Jesy a parlare, ma non riuscivo ad aprire bocca; presi velocemente la borsa e quasi iniziando a correre mi dirigo verso la mia macchina in direzione dell'ospedale.
La macchina, proprio quella che mi avevano regalato loro proprio due giorni fa, si erano fatti trovare fuori al porticciolo con un pacchetto in mano, quando lo sono andata ad aprire vi trovai dentro una chiave,
i loro visi erano un misto tra felicità (poiché la loro bambina diventava finalmente maggiorenne) e preoccupazione (perchè non sapevano a cosa andavano incontro regalandomi una macchina)
sapevano da quando volessi una macchina e proprio per il compleanno avevano deciso di farmi questa sorpresa, quando mi chiesero di dirigermi in garage con le chiavi non riuscivo a capire niente,
poi mio padre aprì la porta ed eccola lì. Era rossa a 4 posti con un fiocco abnorme blu sul tettuccio. Era il regalo più bello che mi potessero fare, li amavo ed ora sono lì su quel letto d'ospedale.
> avevo il fiatone mentre chiedevo alla segretaria dell'ospedale la loro stanza
> non ringraziai neanche,iniziai una vera e propria corsa in direzione del terzo piano della stanza che mi fu detta.
> un medico in camice bianco stava uscendo dalla porta infondo al corridoio dirigendosi verso di me
<< si, sono io. Mi hanno chiamato e sono corsa subito qui, i miei genitori dove sono? Stanno bene?>> lo vidi abbassare lo sguardo e lì capii che li avevo persi
<< mi dispiace, abbiamo fatto il possibile ma le ferite riportate erano troppe come le fratture, sua madre aveva questa lettera indirizzata a lei- mi porse una busta,classica bianca con scritto solo
“Per Amanda”- mi dispiace davvero>> finito di parlare si allontanò, lo vidi scomparire dietro un corridoio e in quel momento capì che in quel posto, avevo perso tutto.
 
 
 
Rientrai a casa bagnata. Fuori pioveva, e come se il cielo fosse felice di aver riacquistato due angeli, ma nel mio cuore c'era un altro tipo di diluvio.
Posai la borsa sul tavolo e con le poche forze che mi erano rimaste mi trascinai sul divano. Mi rigiravo tra le mani quella lettera, avevo paura ad aprirla. Perchè mi avevano scritto?
Cosa c'era dentro quella busta e soprattutto perchè i miei genitori sono morti? Una sola cosa poteva darmi le risposte: la busta.
L'apri molto lentamente, come se avessi paura che tra un momento o un altro poteva esplodere.
 
Amanda, so che odi essere chiamata in questo modo ma lo sai che a me piace troppo.
Forse ti starai chiedendo perchè ti sto scrivendo, e se hai questa lettera tra le mani vuol dire che noi non c'è l'abbiamo fatta. Ed è quello che volevamo. Non stai capendo niente vero?
Beh partiamo dall'inizio, ti ricordi quando al tuo quinto compleanno sono venute quelle persone vestite di nero? Io ti dissi che erano dei clienti di papà e in parte è vero. Però erano del secondo lavoro,
la verità è che io e tuo padre prima che tu nascessi lavoravamo come spie alla Cia, ma il giorno in cui sei venuta al mondo ci siamo rimessi. Non volevamo che facessero del male alla nostra bambina.
E se  hai ancora le idee confuse e credi di essere sciocca non è cosi. Quei signori erano venuti perchè volevano che tornassimo a lavorare per loro, ma noi abbiamo rifiutato... per te.
Tu sei l'amore della nostra vita, il miracolo che aspettavamo da anni e quando ci hanno detto che ero incinta di te, eravamo le persone più contente di questo universo.
Sapevamo che ci avrebbero continuato a cercare ed è per questo che ci siamo trasferiti in un'altra città. Ma ci hanno trovato anche qui, ed è per questo che abbiamo preso la decisione.
Ai tuoi 18 anni noi andremo andati via.-  non ci posso credere, avevano preferito il lavoro a me- so che stai pensando ed è no. Non abbiamo preferito il lavoro a te, ma in questo modo
tu sarai al sicuro.
E se ti stai chiedendo dove andrai non preoccuparti. Nella busta c'è un biglietto aereo per Londra, hai presente i signori Payne?
Beh forse no, eravamo vicini di casa quando vivevamo in Francia
e tu eri piccina. Comunque loro erano nostri colleghi quando eravamo alla Cia, dopo sono stati diciamo ricenziati e sono andati a Londra a vivere con i figli.
Hanno un figlio anche
della tua età, non è fantastico? Comunque starai da loro, fino a quando anche loro non saranno sicuri che tu sia al sicuro. Mi dispiace veramente per essere andati via,
ma tu ora prendi quell'aereo
 e ricomincia a vivere con la nuova famiglia. Ora devo andare, sta iniziando il nostro programma preferito, hai capito quale? Si brava, è esattamente CSI,
e mi stai chiamando
dal salone per venire a sedermi. E tuo padre ha iniziato a borbottare per qualche motivo che sa solo lui.
Sei la nostra vita, ricordalo sempre. 
   Ti amiamo 
Mamma & Papà “
 
<< il volo per Londra con partenza 15.30 da Chigago sta partendo, chiediamo di allacciarvi le cinture di sicurezza>>  il biglietto era per il giorno seguente, non potevo
crederci che avevano programmato tutto. Anche la loro morte. E ora dovevo andare da una famiglia di cui non avevo neanche la minima idea di chi fosse.
Avevo stranamente la valigia già pronta dovevo solamente finirla con i miei effetti personali; la casa l'avevo solamente chiusa a chiave, nella lettera non c'era scritto
cosa dovevo fare con la casa ma non volevo metterla in vendita, era l'unico ricordo che avevo di loro.
Senza accorgermene mi addormentai e alla sera sul tardi gli urli di alcuni bambini mi svegliarono.
Ero arrivata, stavo per iniziare  una nuova vita e non ne avevo neanche voglia.
Ho lasciato i miei amici e tutti senza dirli niente e mi sentivo tremendamente in colpa.
Scesi dall'aereo e dopo aver preso la valigia mi dirigei verso l'uscita dell'aeroporto, cercando qualcuno con almeno un cartello con scritto il mio nome ma non vedevo nessuno,
fino a quando lontano, nascoste tra la folla non vidi due ragazze con una donna con un foglio che riportava “Damon” in rosso. Mi avvicinai e vedendomi tutte e tre
mi vennero incontro 
<< sei Amanda Damon giusto?>> mi chiese la più anziana. Io annui 
<< non sei cambiata per nient. Dammi ti aiuto con le valige >> allungò una mano per aiutarmi col borsone, e anche se non volevo mi feci aiutare.
Ero troppo stanca.
<< andiamo, sarai stanca.  mi dispiace per quello che è accaduto >> mi disse mentre si incamminava verso un taxi
<< posso chiedere una cosa? Possiamo non parlare mai più di quello che è successo?  Per favore>> mi faceva male, avevano preferito andarsene.
E la scusa che era per me non la bevevo. 
<< certo scusami, comunque io sono Karen e loro sono Ruth e Nicole >> mi presentò le ragazze che per tutto il tempo non avevano preferito parola.
 
Arrivammo alla casa nell'arco di un'ora. Stava piovendo anche a Londra, ma penso che questo è normale. Le ragazze scesero dall'auto e corsero in casa.
Ad aprire la porta d'ingresso fù un ragazzo che ci venne incontro.
 il ragazzo prese il mio borsone, e si incamminò in casa.
Presi il mio trolley e feci la stessa cosa. Mi fermai all'ingresso, non sapevo dove andare. verso sinistra c'era il salotto con ilvano, una libreria e
tutto quello che solitamente c'è in un salotto; le bambine si erano piazzate a vedere i cartoni animati. mentre a destra c'era la cucina. e davanti a noi una rampa di scale 
Karen era appena entrata
si dirigeva verso le scale, e dopo aver percorso il corridoio posto alla fine delle rampe, mi guidò a l'ultima porta in fondo.era buio ma ero troppo stanca
per vedere come era fatta, mi buttai sul letto affondando il viso nel cuscino.
Liam provava a parlare ma lo interruppi
< per adesso non voglio sentire  di quello che è successo...sono stanca quindi vorrei solo dormire > Liam senza dire niente chiuse la porta, e
in lontananza sentivo i suoi passi farsi sempre più lontani.
non sono una di quelle persone che tratta male, ma dopo essere stata abbandonata ho le mie ragioni...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** knowledge ***


<<  guardi qui non è arrivato nessuno, in casa siamo solo io e i miei figli quindi se non le dispiace e pregato di andarsene >>
sentivo delle voci in lontananza. Doveva essere sicuramente Karen a parlare
<<  agente 247, abbiamo motivo di credere che dopo la improvvisa morte degli agenti 453 e 234  la loro unica erede possa recarsi qui
quindi la preghiamo di chiamarci appena nota qualcosa di strano >> una voce maschile dal tono profondo conversava con la signora Payne
<<  se mi si presenterà qualcuno che io non conosca, non mancherà la mia chiamata. Adesso mi scusi ma i miei figli si staranno svegliandosi e
per la prossima volta sono la signora Payne, non esiste più nessun agente 247 >>
<<  certo e mi raccomando se nota qualcosa di strano ci avverta >>
e il rumore della porta che si chiudeva non manco ad arrivare.
Controllai l'orario e con mia grande sorpresa notai che erano già le 12.30 del mattino, decisi di alzarmi e farmi una bella doccia fredda
per evitare di pensare a tutto quello che era successo il giorno precedente.
 
Gocce d'acqua scivolavano lentamente lungo il mio volto.
Mi  spaventai appena vidi il mio riflesso,  due occhiaie circondavano i miei occhi segno che avevo dormito poco e male,
i miei occhi di un blu intendo ora erano spenti e dalle mie labbra non usciva minimamente un sorriso 
 
    mia mamma si stava specchiando allo specchio mentre stava provando a mettersi un filo di matita nera sotto la lima degli occhi.
 <<  mamma, mamma quanto sei bella >> mi buttai sul letto.
avevo sei anni e mezzo e quella sera dovevamo andare a teatro
<<  grazie amore, anche tu non stai male. Sai l'azzurro ti dona >> mi prese in braccio mentre si accomodava sul suo letto per mettermi le scarpe
<<  mamma ma anche io sarò bella come te? >> chiesi con la mia innocenza 
<<  no, amore tu non sarai bella come me...sarai bellissima, sarai la ragazza più bella che ci sia.
Avrai degli occhi blu come l'oceano e le tue labbra avranno sempre un sorriso. Non lo dimenticare >>
mi fece scendere dal letto e baciandomi la testa mi prese la mano e ci incamminammo in macchina 
 
gli occhi blu come l'oceano si erano trasformati in un grigio topo e le labbra che dovevano avere sempre un sorriso erano secche e non sorridevano da un bel po.
Decisi di nascondere il tutto o almeno provarci con un velo di trucco. A differenza di mia mamma che era una vera frana nel trucco,
io non me la cavavo male. Ma oggi la mia voglia di truccarmi era paragonabile a zero. Misi un paio di jeans chiari e una una felpa extra-large che mi avevano regalato
i miei amici per il compleanno, lasciai i capelli rossi al naturali:ricchi e ribelli.
Scesi al piano inferiore senza fare rumore e mi avvicinai in cucina. Sembrato tipo uno di quei ladri che va a rubare la sera mentre i padroni di casa dormono.
Vidi Karen intenda ai fornelli deduco a preparare il pranzo.
<<  Amanda buongiorno, come stai piccolina? Hai fame?  >>  mi rivolse uno di quei sorrisi caldi e amorevoli che mia mamma mi faceva spesso.
<<  meglio grazie, per adesso non ho fame. Posso aspettare il pranzo >>risposi guardandomi intorno. La sera precedente non avevo notato molto bene la cucina.
<<  oh certo, tranquilla tanto Liam e le ragazze staranno tornando da scuola. Tu sai che anche tu devi cominciare vero? >> 
<< ricominciare cosa? La scuola? Oh no grazie ma passo molto volentieri>> avevo 18 anni, ne avevo abbastanza della scuola
<<  mi dispiace signorina, ma dal momento che sei in questa casa, si deve essere come minimo diplomati quindi... >>
il suo tono non era una minaccia o altro, infondo penso era più preoccupata di quello che in alternativa avrei fatto
<<  quindi il cavolo, non ho deciso io di venire qui e quindi poichè tu non sei mia madre e non puoi decidere tu per me >> mi stavo veramente alterando
gli girai le spalle e andai verso quella che era la mia nuova camera.
misi le cuffie alle orecchie e mi abbandonai al mitico Ed Sheeran con la canzone  Give Me Love.
lei non poteva decidere per me, non sono stata io a voler venir qui.
sono stati i miei genitori che hanno pensato bene di uccidersi per proteggere me , ah come se io non sapessi difendermi da sola.
ma per chi mi avevano preso per una bambina di due anni? in questo momento sto odiando la mia vita. sono stata diciamo strappata
dai miei amici, le persone più importanti della mia vita si sono uccise e io? me la prendevo con una persona che volevasolamente il meglio per me. 
senti bussare svariate volte alla porta e solamente quando pronunciai un quasi silenzioso "avanti" quella si apri facendo sbucare la testa di un biondo cenere 
<< la mamma mi manda a chiamarti, è pronto il pranzo>> Liam non entrò, mi aspetto fuori la porta come se dovesse assicurarsi che scendessi.
 
ero seduta affianco a Nicole con difronte Liam. c'era un silenzio abbastanza imbarazzante e sono sicura per metà era colpa mia.
Karen decise di rompere il silenzio domandando ai figli come era andata la giornata a scuola. le ragazze avevano avuto un compito di matematica e da quando
ho capito andavano in classe insieme
mentre Liam aveva preso 8 a fisica. Avevo sempre desiderato dei fratelli e mi sentivo ancora più in colpa perchè mi stavo comportando da egoista.
una volta che il pranzo era finito e i figli della signora Payne si spostarono in salotto mentre questa iniziò a sparecchiare. 
dovevo fare qualcosa per scusarmi quindi l'aiutai.
<< Karen senti mi dispiace  per quello che è successo prima io non volevo e voglio iniziare la scuola >> stavo mettendo i piatti nel lavello quando a un tratto lei mi abbracciò 
<< non sai come sono felice... quello che è successo prima non è niente avevi tutte le motivazioni. e per la scuola sono sicura che ti piacerà inizi domani >>
iniziare la scuola subito mi scocciava ma leggevo felicità nei suoi occhi cosi non volevo fare un'altra scenata.
 
Liam ci comunicò che quel pomeriggio doveva fare un compito con i suoi amoci e che quindi sarebbro venuti tutti a casa nostra.
dopo il pranzo andai in camera mia a riposarmi, amavo dormire e stare sul letto. verso le 4 mi alzai pr un bicchiere d'acqua e poi dovevo uscire e comprarmi qualcosa per il mio primo giorno di scuola...
sentivo delle voci provenire dal salotto ma decisi di lasciare stare e mi diressi verso la cucina. 
<< ciao, e tu chi sei? >> mentre stavo bevendo un bicchiere d'acqua una voce cristallina mi risuonò nelle orecchie. facendomi prendere un colpo. 
<< oddio mi hai fatto prendere un colpo, io sono Amanda >> avevo ancora la mano sul cuore per lo spavento
<< aspetta tu sei quella Amanda? comunque io sono Niall. mi passi il pomodore nel frigo! >> un ragazzo biondo dagli occhi blu come il mare
stava parlando con me...vi rendete conto? un ragazzo cosi a Chicago me lo immaginavo
<< quale Amanda scusa? >> gli chiesi passandogli il pomodoro non capendo a cosa gli servisse.
<< Liam non avevi detto che era carina >> Niall urlò in direzione del salotto mentre si preparava un panino
<< Niall che ti stai fumando? carina chi? >> Liam fece la sua entrata in cucina e appena mi vide <<  a lei! vabbè dai torniamo di la >>
lo sguardo di Liam era senza emozioni . non sapevo se gli facevo pena o meno.
avevo bisogno di fumare. << scusate io devo...devo andare >> gli superai uscendo dalla porta principale.
non sono una che fuma sempre, ma solamente quando ero principalmente nervosa. stavo facendo il giro della casa quando un ragazzo girato di spalle attirò
la mia attenzione. era alto, dalla pelle ambrata e con un ciuffo che faceva invidia a Goku(?). penso che stava parlando al telefono ma nel momento in cui
butto la cicca di sigaretta sul prato non ci vidi più.
<<  ehi, ma non sai leggere? >> stavo parlando leggermente a voce un po' troppo alta, questo si giro verso di me per vedere con chi c'è l'avevo
<< si ah belli capelli c'è l'ho con te>> avevo iniziato a urlare.  non sono una perfettina ma mi dava fastidio che il alvoro che aveva fatto Karen andava a puttane 
<< ma che vuoi? è casa tua? No, allora non rompere >> detto questo se ne andò. non vidi dove aveva girato perchè ero ancora scioccata, nessuno mi aveva mai parlato cosi.
decisi però di lasciare stare e di tornarmene a casa. appena apri casa mi ritrovai Liam che mi aspettava
<< Amanda possiamo parlare? >>
<< dimmi >>
<< volevo scusarmi con te, e che non so come comportarmi e non voglio fare sbagli e... >>
<< Liam non preoccuparti, pensavo mi odiassi >>
  << non ti odio e scusa se ti e sembrato cosi... ma da oggi siamo tipo fratelli  e andremo alla stessa scuola quindi... >>
<< già, stessa scuola, grazie per esserti scusato  >>
<< e di che, vieni ti presento i ragazzi >>
mi portò in salotto dove c'erano tre ragazzi 
<< allora ragazzi lei è Amanda, Amanda loro sono Niall, Louis, Harry e... oh eccolo Zayn >> me li indico uno a uno fino ad arrivare all'ultimo.
lo avevo già visto, ma certo fuori 
<< e tu che ci fai qua? >>  esclamammo  all'unisono

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1387111