Come può uno scoglio arginare il mare

di SenzaFiato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sabato 25 Agosto ***
Capitolo 2: *** Sabato 1 Settembre Parte prima ***
Capitolo 3: *** Sabato 1 Settembre Parte seconda ***



Capitolo 1
*** Sabato 25 Agosto ***


Come può uno scoglio arginare il mare

 

 

Sabato 25 Agosto
Una se
ttimana alla partenza

 

«Se tu potessi scegliere, quale dei quattro elementi saresti?»
Era una calda notte estiva; una leggere brezza marina scompigliava i capelli di due ragazzi, seduti su un telo, vicino al bagnasciuga.
Era una calda notte estiva, una di quelle passate a confidare i propri segreti, a scoprirsi reciprocamente.
Era una calda notte estiva, una di quelle interminabili, in cui il tempo sembra dilatarsi e poi annullarsi, per lasciare spazio a parole, risate, sospiri.
«Credo l’acqua.» rispose il ragazzo, spostando il ciuffo biondo da un lato.
«L’acqua?» Gli chiese sorpresa.
«Più che l’acqua…» continuò lui, alzando lo sguardo davanti a sé. « il mare
Lei si sistemò meglio, pronta a seguire il suo discorso. Come sempre.
«Il mare ha il potere di essere tutto ciò che vuole essere, conservando sempre la sua unicità.» Iniziò lui.
«A volte è calmo e accogliente, porto sicuro per ogni anima in pena; altre, forte e burrascoso, capace di distruggere senza pietà; sempre musa ispiratrice, di musicisti e poeti.»
Sì fermò un secondo e osservò la compagna accanto a lui.
Era ferma, le gambe incrociate e una mano a sostenere la testa. Lo guardava, con i suoi grandi occhi castani, cercando di carpire ogni informazione, anche la più nascosta; lo ascoltava pazientemente, cercando di cogliere ogni sfumatura della sua voce, per scoprire cosa si celava dietro le sue parole, per… scoprirlo.
Lui, inconsapevolmente, sorrise, pervaso da una tenerezza inspiegabile, che provava solo quando le stava accanto. Era un riflesso involontario, quel sorriso, una risposta della sua anima all’affetto che lei gli dimostrava, in ogni modo- ascoltandolo, confortandolo, sopportandolo- e che lui, raramente, riusciva a ricambiare.
«E altre volte ancora … è romantico, come il più gentile dei cavalieri, come il compagno più fedele e l’uomo più innamorato.»
La ragazza portò lo sguardo verso il protagonista del discorso- il 
mare - e meditò un po’ sulle parole appena ascoltate.
Poi lui, come sempre, smorzò l’atmosfera che si era creata, la bolla che, ogni volta, li isolava dal mondo.
«Sai,» disse ridendo leggermente «… ti assomiglia molto.»
«Come mai?» gli chiese incuriosita, non capendo il motivo della sua ilarità.
Lui la guardò con il sorriso sulle labbra e poi disse. «Perché è lunatico, esattamente come te!»
Lei gonfiò le guance, com’era solita fare, quand’era offesa, e lo spinse giocosamente, facendo cadere entrambi sulla sabbia.
Rimasero così, distesi uno accanto all’altra a guardare le stelle, in una delle solite calde notti estive.

 

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La raccolta si è classificata quarta al contest Drabble & Flashfic Contest di khika liz.
Il titolo della raccolta- come può uno scoglio arginare il mare- è ovviamente ripreso dalla canzone di Lucio Battisti, “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”. Fa riferimento al sentimento dei due protagonisti, l’amore, che, come il mare, riesce a combattere la distanza [lo scoglio].           
I prompt utilizzati nel corso della raccolta- alba, mare, corda, labbra- sono segnalati nelle storie dal corsivo. In questa prima flash-flic è utilizzato il prompt mare.
Per tutte le domande, i dubbi, le curiosità, sono a vostra disposizione!

A presto

                          

 

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Capitolo 2
*** Sabato 1 Settembre Parte prima ***


 

Sabato 1 Settembre
6:23
3 ore e 7 minuti alla partenza

 

«Sai, ieri ho visto un film…»
«Quando mai » le disse ironicamente, alzando gli occhi al cielo.
La ragazza continuò, ignorando le sue rimostranze. «… e la protagonista, grande amante degli animali e della natura in genere, parlava di un uccello canoro che pensa di morire ogni volta che tramonta il sole; e poi, la mattina, quando si sveglia, è così sconvolto di essere vivo che si mette a cantare.»
«Quindi, ogni giorno vive.»
«Pensando che sia il suo ultimo giorno.» Terminò per lui.
Lei, che fino a quel momento, stava giocando con la sabbia, abbandonò gli ultimi granelli rimasti nella mano e puntò lo sguardo nel suo.
La luce diffusa, che rischiarava debolmente la spiaggia, rendeva i suoi occhi ipnotici e il ragazzo ne rimase affascinato.
Da sempre pensava che fossero belli, ma sottovalutati e poco valorizzati. Come lei, d’altronde.
Aveva un viso semplice, lunghi capelli castani, e un corpo formoso, ma ben proporzionato.
Anche se insisteva a definirsi grassa.
Ma lui da tempo era andato oltre la semplice apparenza. E aveva visto.
Si riscosse dai suoi pensieri e spostò lo sguardo verso l’orizzonte. Era quasi l’alba.
«Non è così male, tutto sommato. » Continuò lei
«In che senso?»
«Pensaci bene: ti svegli e, sapendo che quella sarà l’ultima colazione, l’ultima lezione a scuola, l’ultima corsa in autobus, l’ultima volta che abbracci la tua migliore amica, l’ultima volta» si fermò un secondo, per riprendere fiato. «… che fai l’amore con il tuo ragazzo», continuò abbassando lievemente la voce « renderai ogni momento unico e indimenticabile, e lo vivrai con molto più trasporto e sentimento.»
Quasi sfinita da quel monologo, si abbandonò sul telo dietro di lei e chiuse gli occhi.
«Ma noi non siamo uccelli canori.» Aggiunse con un filo di voce.
Lui si sdraiò accanto a lei e la guardò.
«Forse è meglio così.»
«
Perché?» Gli chiese.
«Perché io preferisco vivere consapevole che domani sarà un altro giorno e potrò rimediare ai miei errori.»
Lei aprì gli occhi e se lo ritrovò vicino. Molto vicino.
«Ne sei convinto?» Gli sussurrò.
Guardò il cielo davanti a sé. Sull’orizzonte apparve un leggero chiarore, segno che la notte stava lasciando il posto a un nuovo giorno.
«Sì.  Per questo adoro tanto il tuo nome. » Continuò, tenendo gli occhi fissi davanti a sé e mordendosi la lingua. Per questo adoro tanto te.
Si massaggiò le tempie, cedendo alla stanchezza, mentre lei lo guardava interrogativa.
«Tu» sospirò. « mi ricordi che, dopo la notte, arriva sempre un nuovo giorno, un nuovo inizio, un cambio di direzione. »
La guardò dritto negli occhi, cercando di trasmetterle quello che da anni si portava dentro.
«Tu sei la melodiosa canzone che canto ogni mattina, felice che una nuova opportunità mi è stata data. Tu sei Alba, la mia alba
E la baciò.

 

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Nella  storia si parla di un uccello canoro. Quel pezzo, che ho leggermente modificato, è tratto da un film, L’amore che resta.E poi c'è questo uccello canoro che pensa di morire ogni volta che cala il sole. E la mattina quando si sveglia è così sconvolto di essere vivo che si mette a cantare la sua melodiosa canzone.)

Nel finale il protagonista maschile dice “Tu sei Alba, la mia alba”. La frase è da intendersi così: lei è Alba, di nome, ma soprattutto di fatto, perché rappresenta il nuovo inizio, la nuova opportunità, per l’appunto l’alba. 

A presto!

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Capitolo 3
*** Sabato 1 Settembre Parte seconda ***


 Sabato 1 Settembre
Mezz’ora alla partenza

 

«Il binario due è da questa parte.» Lui le avvolse la mano e la guidò verso il sottopassaggio.
Mentre scendevano le scale, le gettò uno sguardo. Si guardava intorno, spaesata, giocando con una ciocca castana, sfuggita alla coda che teneva legati i suoi lunghi capelli. E si mordicchiava le labbra.
Dopo il bacio, non aveva fatto altro; ora la pelle in quel punto aveva assunto un colorito rosso acceso.
Sulla banchina c’era un grande caos. Uomini in giacca e cravatta, che smanettavano con i loro i-phone di ultima generazione, famiglie numerose, alle prese con bambini iper-attivi e valigie pesanti, giovani innamorati, costretti a salutarsi per la fine delle vacanze.
Pur avendo ancora le mani unite e stando l’uno accanto all’altra, non si erano mai sentiti più lontani.
Alba teneva gli occhi fissi sulla linea gialla davanti a sé, che li separava dai binari; lui non sapeva cosa dire, o meglio, aveva chiaro il discorso nella mente - così come erano chiari i sentimenti che provava- ma non riusciva a tradurlo in parole.
Improvvisamente la ragazza abbandonò la ciocca di capelli, che stava rigirandosi tra le dita, da qualche minuto, e piantò gli occhi nei suoi.
«Perché?»
«Perché cosa?» Le chiese confuso.
«Perché adesso, quando stai per partire, quando stai per abbandonare la Calabria, quando stai per lasciare la tua famiglia, i tuoi amici, me, decidi di baciarmi!» Disse tutto d’un fiato.
Si asciugò una lacrima traditrice, che era sfuggita al suo controllo, e continuò, senza staccare gli occhi dai suoi. «Perché proprio ora?»
«Io…  pensavo fosse arrivato il momento di rivelarti quello che provo, il momento per.»
«Distruggermi?» Mormorò lei.
«Catanzaro dista più di seicento km da Roma. Credi che sopporteremo la distanza? Credi davvero che riusciremo ad andare avanti, noi che… non siamo nemmeno una coppia.» Continuò abbassando lo sguardo.
«Alba, guardami.»
Lei lo ignorò, continuando a guardare per terra.
«Alba…» Si avvicinò pericolosamente al suo viso, alle sue labbra, che i denti stavano torturando da ore, e quasi le soffiò nell’orecchio. «…guardami.»
E lei finalmente lo ascoltò. Aveva le guance rigate dalle lacrime e gli occhi rossi, ma manteneva un atteggiamento fiero. Era la sua leonessa: lo era da sempre, e sempre lo sarebbe stata.
«Siamo come due particelle che, originate in un punto dello spazio-tempo, restano legate da un inizio, che le renderà non separabili per l’intero arco della loro esistenza, indipendentemente dalla distanza che le divide.» Le sussurrò, cancellando con il pollice la scia salata sullo zigomo destro.
«Non riesci ad abbandonare i panni di Fisico nemmeno per un secondo, eh?» Gli disse, tirando su col naso.
Lui rise leggermente e poi continuò. «Alba, noi non ci perderemo mai, perché siamo legati indissolubilmente. È come se ci fosse una corda, una corda invisibile, che ci tiene uniti, al di là dei km che ci separano.»
Per confermare quanto detto, l’avvolse tra le sue braccia, stringendola forte.
Poi sciolse di poco l'abbraccio e con un sorriso malizioso mormorò. «E adesso smettila di torturarti le labbra e baciami.»

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Da Olivia, ovvero la lista dei sogni possibili è citata letteralmente questa frase: “Siamo come due particelle che, originate in un punto dello spazio-tempo, restano legate da un inizio, che le renderà non separabili per l’intero arco della loro esistenza, indipendentemente dalla distanza che le divide”.

La raccolta di flashfic si conclude qui. Come sempre invito i lettori a commentare, negativamente e positivamente. Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate.

A presto

 

 

 

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