Dove sei

di Melotte8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


 

1)

"Cazzo è finita pure questa! E mò?"
"Fino a domani mattina qualcosa troviamo…"
Una vibrazione improvvisa avvisa l’arrivo di un sms "Messaggio… Carlotta"
"Che cazzo vuole mò questa?!"
"Parla poco, alzati e andiamo!" Giovanni osserva l’amico alzarsi e buttar via quel che ne rimane della loro felicità artificiale. I suoi occhi verdi sono rossi e lucidi ora, quegli occhi che oramai vede da anni, gli occhi del suo miglior amico. Il compagno delle avventure più belle, le prime sbronze, i primi amori, il primo spinello… due vite unite da sempre.
Escono da casa e si avviano ognuno con il proprio scooter, verso il Garage. Musica dal vivo, alcool, fumo, atmosfera lugubre. Gente che balla su accordi rock. Gente che ha fumato troppo. Gente un po’ troppo brilla. Gente che l’indomani non ricorderà di esser stata lì.
Una ragazza vomita in un angolo, nessuno si accorge di lei che avrebbe dovuto bere di meno. Forse tutti avrebbero dovuto farlo… forse…
"Ma qua stanno tutti fore oh!" Giovanni guarda perplesso Gianluca.
"Senti chi parla: mister lucidità!" entrano nel vivo della festa. La musica è più alta, gente in piedi che ancora balla. Gianluca lancia le braccia in alto e inizia anche lui ad agitarsi. Un ragazzo dall’aria spaesata gli si avvicina, dice qualcosa d’incomprensibile, lo guarda, poi scappa… sa solo lui cosa voleva…
Giovanni lascia l’amico tra la gente dirigendosi verso gli alcolici. Ha l’imbarazzo della scelta: Baileys, Sheridan’s, rhum, tequila, gyn, whisky, tutta roba forte, niente che gli vada. Si guarda intorno deluso, poi improvvisamente… eccola. È lì. Si sente chiamare, è tutta sola che aspetta solamente le sue labbra, le sue mani calde che la stringono, è la sua amata, la sua preferita: una bellissima bottiglia di vino rosso. La afferra felice e va verso Gianluca. Non ha ancora smesso di ballare: ne ha d’energie.
Si agita, scuote la testa. Si è sciolto i capelli. I lunghi rasta gli coprono il viso. Quella sua adorabile faccia di cazzo che sembra non essere mai cambiata.
"Guarda cos’ha zio Filiberto!"
"Non ho uno zio con questo nome di merda…Io!"

 

Un quarto d’ora dopo…
Quelle luci soffuse sono abbaglianti ai loro occhi. Le risate diventano bombe nelle loro teste. Un tipo gli passa davanti, ha un’aria spavalda, cammina sicuro di sé tra quella gente, che sembra, ai suoi occhi, risultare inferiore "Ma da dove arriva questo tipo?"
"Da uno zoo probabilmente" scherza Giovanni, prendendo in giro quel ragazzo.
"Mi sta sulle palle senza neanche conoscerlo!"
"Lasciamo perdere, sediamoci."
Tutto inizia a girare, la musica a strillare sempre di più, poi improvvisamente nulla… Solo una voce che dall’alto mette a tacere le altre "Adesso puro rock: le A way to bhbhbh!" subito note forti ricominciano a rintronare tra la gente che come impazzita si getta in balli improbabili.
"A way to bhbhbh… gia sentito questo nome"
"Un nome del genere come fai a scordarlo!" scherza Gianluca.
"Si, diciamo di si… non suonano male a quanto ho sentito dire, anche se lo sai che preferisco altro"
"Vabbè, pure io, però questo passa il governo oggi… A proposito tu preparati che stasera si conquista!"
"Tu magari… Io ho la palla al piede: ricordi?"
"Ma mandala affanculo, tanto pure non la sopporti!" si alza, seguito da Giovanni. A spintoni si fanno spazio fino al palco. La mezzanotte è passata, la gente moltiplicata. Il sabato posti così diventano quasi impraticabili.
Con un ultimo accordo di chitarra la musica cessa, le luci si riaccendono, ora il locale è ben visibile agli occhi di tutti. Varie dediche appaiono tutt’intorno sui muri. Frasi di persone sconosciute descrivono momenti forse felici, forse no, in ogni caso passati. Nomi, più o meno bizzarri, rimarranno lì impressi per chissà quanto tempo. Desideri, probabilmente rimasti tali, appaiono su quel cemento in tutta la loro semplicità.
"Ehi bellissimo si saluta. È vero che sono una star, ma hai ancora l’onore di salutarmi!" Giovanni si gira guardandola, per un attimo gli è sembrato di non riconoscerla, ma poi… "Wè Fefè!" si abbracciano.
Vil guarda l’amica abbracciare quello strano ragazzo… carino però… Castano chiaro, occhi azzurro cielo, guance rossastre, labbra sottili, di una forma strana ma sensuale. Un sorriso accattivante, sguardo penetrante. Spalle grosse, fisico robusto… un sedere perfetto per quel che si vede dai jeans larghi… in effetti la perfezione del suo sedere è più immaginaria che certa, ma uno così non può che avere un culo perfetto!
Lo osserva estasiata, ma sembra che lui non se la fili neanche di striscio. Non chiede chissà cosa, ma almeno uno sguardo di sfuggita per accorgersi che c’è anche lei. Ma nulla! Nulla! Sembra avere qualcosa contro il fatto di guardarsi intorno…
Nello stesso istante le stesse sensazioni da un’altra fonte, rivolte ad un altro soggetto…
Gianluca osserva l’amico abbracciare una strana ragazza… carina però… Capelli lisci, di un castano acceso, media lunghezza, arrivano a malapena alle spalle, pettinatura stravagante, scalata e sbarazzina. Gli occhi di un nero intenso, labbra piene e colorate. Viso dolce. Fisico asciutto. Lo sguardo vivace, la voce squillante, il sorriso contagioso… solo pochi dei pregi, che in un solo sguardo è riuscito a notare in lei.
Giura che avrebbe una gran voglia di smettere di guardarla, ma non ci riesce. È incollato alla sua immagine…
Fefè fa un improvviso balzo all’indietro "Quasi dimenticavo… questa è Vil: la mia amica." lei e Giovanni si stringono la mano presentandosi. Vil percepisce il calore della sua pelle e un brivido le percorre la schiena. E in un attimo le è venuta voglia di scoprire qualcosa di più su di lui. Tipo tutto… subito però!
Le parole di Fefè interrompono quell’istante riportandola alla realtà "Non mi presenti il tuo amico?"
"Gianluca ti presento Fefè." lei non fa in tempo a stringergli la mano che qualcuno arriva alle sue spalle coprendole gli occhi "Matteo?" chiede azzardando. Girandosi gli butta le braccia al collo, lo stringe e lo bacia dolcemente. Sentendo le labbra di lui sulle sue, improvvisamente un desiderio la invade, un desiderio sconosciuto che ogni donna impara a conoscere, un desiderio che spaventa… lei però non è spaventata, lei è convinta delle sue emozioni, sa che non può controllarle, lui sarà il primo, lui è quello giusto, o almeno così crede.
"Andiamo, stanotte sei mio…" e lo porta via con sè. Spariscono agli occhi dei tre, lasciando immaginare quello che sarebbe accaduto.
"Ah lil tipo scappato dallo zoo sta con lei?"
"Scusa Gianluca a te cosa interessa? Dai dillo a zio Fily…" scherza Giovanni
"Ma no era per dire…" e una grossa risata accomuna i tre mentre si dirigono verso uno dei due divanetti, appena liberatosi.
"Allora che mi racconti? Da quanto tempo state nel gruppo?" chiede Gianluca per rompere il ghiaccio.
"È un annetto che suoniamo, ed è da poco che facciamo serate"
"Fefè canta e tu stai alla batteria vero?" Si intromette Giovanni.
"Si lei canta, ma io sto al basso…"
" Non abbiamo visto molto, c’è davvero un casino di gente…"
"Parla per te mio caro Giovanni, io ho visto quello che dovevo vedere…" esordisce Gianluca strizzando l’occhio all’amico.
"Ah si? E cosa avresti visto tu?"
"Ok, ok! Ragazzi vi lascio per un attimo ai vostri discorsi… torno subito!" Vil si alza e si dirige verso il bagno. I due la osservano, interessante anche lei…
"Ciao Giò Giò, pensavo non arrivassi più!" Carlotta “la colpevole” di quella serata, una ragazza semplice, una ragazza innamorata, una ragazza che crede d’essere ricambiata…
"Ti ho già detto che non voglio essere chiamato “Giò Giò”"
Si abbassa su di lui, gli stampa un lieve bacio che lascia intendere le sue intenzioni, i suoi desideri, lui però non recepisce il messaggio, o forse non vuole più recepirlo. Quasi gli dispiace di non amarla più come prima, ma quel sentimento iniziale che sembrava nulla avesse potuto spegnere si è piegato sotto il peso del tempo. Vorrebbe che lei lo capisse da sé, perché non è facile lasciarla di punto in bianco con una scusa banale.
Carlotta si avvicina al suo orecchio sussurrandogli un tenero “Scusa” che non verrà ascoltato.
Giovanni non è uno stronzo, non lo è mai stato. La sua unica colpa è di non amarla più, e non sapere come dirglielo. Non vuole illuderla, ma sa anche di non poterle spezzare il cuore dopo tre anni.
Carlotta lo prende per mano, lo tira su energicamete, energia che perderebbe se solo sapesse i pensieri di lui. "Dai mi accompagni a casa? …Giovanni"
"Ok, andiamo" guarda l‘amico come per cercare una scusa per non andarci, ma non gli viene dato ciò che cerca "Ciao Gianlù, ti chiamo domani…" e va via tirato da lei, sparendo nella folla.
Vil torna, non in tempo per vedere quella scena. Sono ormai lontani per essere visti.
"Dov’è Giovanni?"
"Ha avuto da fare… ma ora tu che fai?"
"Torno a casa a piedi, dato che Fefè si è fregata il mio scooter: come sempre!"
"Dai ti accompagno io, a me il motorino non l’hanno fregato…" ridono insieme.
"Ok! Un attimo che prendo lo zaino." Anche loro lasciano il Garage.

 

Lei é sicura delle sue scelte! Lei è sicura delle sue scelte… lei non è più sicura.
Sono arrivati a casa di lui. L’ha stesa sul letto. Quel letto dove tante volte lei ha desiderato che accadesse.
Se qualcuno cinque minuti prima le avesse chiesto “Sei sicura?” lei avrebbe risposto “Si, non sono mai stata tanto certa nella mia vita”. Ora non lo è più.
Lui è sopra di lei, può sentire il suo respiro affannarsi, il desiderio salire… le accarezza il collo.
Lei lo bacia teneramente, gli sfiora i capelli, sono morbidi… sente il suo profumo.
Le accarezza il seno, la pancia, dolcemente. Lo sente eccitarsi, lui è pronto, ma lei lo ferma. Non vuole più farlo. Lo desidera, tanto, ma non può farlo, non è ancora il tempo.
"No, non è il momento"
"Non ci pensare proprio. Tu così mi fai morire!"
"Mi dispiace…" Fefè lo spinge via, si riveste in fretta e corre lontano da lui, lontano da quel desiderio che forse ha spaventato anche lei. Lui rimane così, a fissarla mentre va via, senza dire una parola.

 


Dall’altra parte della città una ragazza torna a casa.
"Ok, siamo arrivati"
"Va bene ci si vede allora… ma “Vil” è il diminutivo di…?"
"Verdiana"
Gianluca la osserva perplesso "E scusa che centra Vil con Verdiana?"
"Boh... Vil mi piace!"
"Indubbiamente..." sussurra ancora frastornato.
"Lasciamo perdere và…! Che scuola fai?"
"Scientifico… 5^…tu?"
"Ma ti nascondi a scuola? Non ti ho mai visto… eppure stiamo nello stesso istituto!"
"Forse sei tu quella che si nasconde, non io. In che classe stai?"
"4^E. Tu?"
"G… La famosa 5^G!" le risponde fiero.
"Vantati poco, si dicono cose da pazzi su quella classe"
"Ci godiamo soltanto le cinque ore di scuola!"
"Ma vai và!"
"Buonanotte allora… Verdiana"
"Buonanotte" gli sfiora la guancia con un bacio "…E questo cos’è?"
"Un bacio, stupido!" e così si allontana ridendo… lui la guarda, sorride andando via.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


2)
 
Il giorno dopo come promesso…
Il cellulare di Gianluca squilla.“Ma chi cazzo è a quest’ora?!” Caldo bestiale. Seminudo si alza dal letto.
Tante piccole gocce di sudore percorrono il suo torce umido e caldo. Ancora assonnato ad occhi chiusi arriva alla scrivania, tastando trova il cellulare. Senza neanche aprire gli occhi risponde sapendo già chi potrebbe essere… e si rigetta sul letto a pancia in giù. Poggia una guancia sul cuscino. Con una mano sposta i capelli dal viso…
"Che vuoi alle undici di domenica mattina?"
Una voce divertita arriva al suo orecchio "Secondo te a quest’ora si dorme?"
"Le persone normali quando hanno sonno dormono caro Giovanni."
"Allora il tuo problema è che hai sempre sonno."
"Taglia corto che mi aspettano altre due ore di riposo, che vuoi?"
"Ricordi che si fa stasera?"
"Lasciami indovinare: si dorme, vero? Ho indovinato? Che ho vinto? Altre due ore di sonno?" la sua voce ora è sveglia, quella all’altro capo del telefono seria 
"Idiota! Stasera casa è libera, mi vieni a trovare, guardiamo la partita in pace. Devi tornare a casa con la mia stessa fede! Forza All Blacks sempre e comunque!"
"Si verrò, ma tanto non riuscirai a convincermi. Forza Italia! Comunque che hai combinato ieri quando te ne sei andato con la papera?"
"Chi Carlotta?"
"Perché quante ne ha avute il nostro caro?"
"Mi devo arrabbiare? Non tutti pensano solo a scopare… naturalmente ogni riferimento è puramente casuale… Comunque niente, l’ho portata a casa e basta."
"Certo che ci mettete molta passione nei vostri incontri… comunque io trombo solo con chi mi piace! Sono un trofeo per poche io, cosa credi?!"
"Ognuno ha i suoi limiti: io li ho nella passione, tu nella resistenza"
"Voglio vedere la tua resistenza. La mia è al limite ora, quindi fa attenzione o ti ritrovi con qualcosa conficcato nell’orecchio!"
"Tu provaci… ci vediamo stasera. Una sconfitta ti attende…" dice con voce di sfida Giovanni.
"Ma vaffanculo brutto traditore della patria!" lascia cadere il cellulare atterra. Certo che alcune persone non hanno niente da fare a prima mattina. A questo pensiero richiude gli occhi, ricadendo in un sonno profondo.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


3)
 
"Verdiana! C’è Francesca…la faccio entrare?"
"Certo..."
Fefè entra in camera. La stanza è buia, le persiane abbassate. Quel po’ di luce presente filtra dai buchi delle persiane. Ci sono scarpe ovunque, dai colori più svariati, dalle marche tipiche dell’amica: Converse, Adidas, Etnies, ecc… Vil sta guardando un dvd: “Fast and Furios”. E’ sdraiata sul letto, con un barattolo di nutella tra le mani. Ha la bocca sporca di cioccolato. Indossa un jeans corto e una maglietta nera, stretta e abbastanza lunga con uno smile enorme al centro. Uno smile che metterebbe allegria a chiunque.
Accanto a lei a farle compagnia il suo miglior amico: l’amico di tante notti serene, tante altre insonni, passate a ridere e scherzare in quella stessa camera con le amiche, o a piangere per una delusione, per un amore finito, per un amicizia distrutta, o per un compito troppo importante non andato bene. L’amico che ha visto tutto, ma che mai parlerà. L’amico che suo padre gli regalò per i suoi tre anni, e che per quattordici anni gli ha fatto compagnia consolandola: Gnappo. Un lupacchiotto mai cresciuto, forse perché di peluche, grigiastro, piccolo e paffuto.
"Vil, ma mangi sempre!? Son venuta a prenderti. Ricordi vero che dobbiamo scendere? È una bellissima giornata." Fefè si precipita alla finestra, alza le persiane, permettendo a una luce abbagliante invade la stanza. La luce di uno splendido sole di maggio, di un pomeriggio tardo che sta per diventare sera.
"Oh no! La luce no, chiudi la persiana o mi ridurrò in polvere!" scherza Vil parandosi con le braccia il volto dai raggi del sole.
"Zitta, la persiana resta aperta e tu ti alzi, ti cambi e andiamo via." Vil scocciata si alza dal letto. Fefè richiude il barattolo di nutella e lo poggia sul comodino "Guarda che se vuoi puoi mangiarla anche tu, non mi arrabbio mica?"
"No grazie.. ma come fai a campare in questo caos?"
"Abitudine! è il mio caos, lo capisco." Si spoglia, butta atterra il jeans e si riveste velocemente: pinocchietto nero stretto, Etnies dai tanti colori. In un attimo è pronta.
I suoi lunghi capelli castani sono legati ora in una coda alta e ben fatta.
"Andiamo!"
Scendono di casa e cominciano a camminare fianco a fianco chiacchierando su qualunque cosa… come sempre!
Il caldo diventa sopportabile, i bar sono pieni, non c’è bimbo in strada che non abbia un gelato in mano.
Maggio è il mese più bello: l’aria lascia intravedere un imminente estate, la scuola sta per finire, si progettano future vacanze. Maggio è un po’ come il venerdì: il giorno più bello nell’attesa del sabato.
C’è troppa gente per il corso, non si può quasi camminare, così vanno a sedersi in villa, quella comunale, il loro posto preferito. Ci sono bimbi che giocano, coppiette felici che mano nella mano si prospettano un futuro felice insieme. Gruppi di ragazzi scherzano liberi, seduti sotto grandi alberi che offrono fresco e ombra. Le panchine imbrattate da decine di persone, ognuno con la propria storia da raccontare. 
Vil e Fèfè vanno a sedersi sulla loro panchina preferita. Quella all’inizio della villa, una panchina da cui poter vedere il corso e la gente scorrere.
"Che hai fatto ieri sera?"
"Sono andata da Matteo, niente di che… tu?"
"Parliamo dopo di me… dì la verità, che hai combinato? Hai la faccia di qualcuno che ha qualcosa da raccontare" Vil la incita a parlare, curiosa.
"Ma dai niente! Che vuoi che sia successo? Siamo andati a casa sua… e niente, le solite cose: bacetti, carezze, abbracci…"
"Si, lui con quella faccia ti ha solo portato a casa sua e vi siete guardati negli occhi? A guardare vi siete guardati, ma mentre stavate facendo chissà cosa…"
"Ma non ti si può nascondere niente? Si, hai ragione, stava per succedere . Eravamo sul suo letto, tutti nudi. All’improvviso gli si alza. Fino a quel momento ero convinta di farlo, infatti gli ho detto io che volevo andare a casa sua. Però mentre stava per succedere l’ho fermato. Non ero pronta,  qualcosa mi ha detto di non farlo… me ne sono andata, è rimasto malissimo…" le racconta dispiaciuta.
"E non ha detto niente?"
"Ha detto che lo sto facendo impazzire perché non gliela do mai…"
"Fai bene. Se non ti va di farlo, non devi farlo solo perché lui ti dice che lo fai uscire pazzo! E poi la sai la mia teoria su quell’essere!"
"Le tue sono solo stupide supposizioni. Io lo amo e mi fido di lui, non chiedermi perché, so solo che è così…"
Evitando di dare inizio ad un’accesa discussione Vil cambia discorso "Ok, ok! Però poi non dirmi che non te l’avevo detto. – dice scherzando – Io invece ieri sera sono tornata a casa con un bonazzo…"
"Giovanni?"
"No, ma che hai capito? Mi ha accompagnata Gianluca"
Fefè né rimane un po’ delusa "Ah, vabbè… carino."
"Molto carino… però bisogna dire... che Giovanni ha il suo fascino!"
"Giovanni è un gran bel ragazzo! Dì la verità: ti piace?"
"Ho detto solo che è affascinante, mica che me lo voglio sposare!"
Fefè continua ad insistere "Ti conosco... lo capisco quando ti piace qualcuno"
"Si vabbè! È…è… come dire? Chiavabile!" A queste parole una risata le avvolge.
Dopo un po’ lasciano quella panchina e si avviano a casa di Marina, la batterista del gruppo, dove le A way to bhbhbh provano durante la settimana.
Ora il sole è calato del tutto, la notte avvolge ogni cosa.
Quando scende la sera tutto sembra riaccendersi di un fascino nuovo... Un gruppo di bambini corre in strada. Uno di loro, il più piccolo, cade, sotto le risate dei suoi compagni. Il più piccolo è sempre quello messo da parte, snobbato dagli altri. Una signora gli si avvicina, probabilmente la mamma. Lo aiuta a rialzarsi, poi voltandosi sgrida gli altri, i più grandi.
Il più grande è sempre quello al quale viene data la colpa di tutto, quello che si becca tutte le ramanzine, quello che va sempre male.

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