A giocare col Grifone si rischia di scottarsi

di SilverKiria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Incontro Fatale ***
Capitolo 2: *** Non svegliar il leone che dorme ***
Capitolo 3: *** Due Serpi nel sacco e un Grifone offeso ***
Capitolo 4: *** Passo Falso ***
Capitolo 5: *** La fine di un'Era? ***
Capitolo 6: *** Una richiesta che non si può rifiutare ***
Capitolo 7: *** Errore o Fortuna? ***
Capitolo 8: *** Fine e Inizio ***
Capitolo 9: *** Incontri Spiacevoli ***
Capitolo 10: *** Un Volo quasi perfetto ***
Capitolo 11: *** Scontri e Verità Nascoste ***
Capitolo 12: *** Una Partita Emozionante ***
Capitolo 13: *** Vittoria e Sconfitta ***
Capitolo 14: *** Amicizie infrante e ritrovate ***
Capitolo 15: *** Felicità, Odio e Frustrazione ***
Capitolo 16: *** Una giornata...speciale! ***
Capitolo 17: *** Un compleanno Indimenticabile [Parte 1] ***
Capitolo 18: *** Un compleanno Indimenticabile [Parte 2] ***
Capitolo 19: *** Il Piano di Pansy ***
Capitolo 20: *** Rissa in Sala Comune, Dubbi e Segreti ***
Capitolo 21: *** Pace e Conflitti Interni ***
Capitolo 22: *** Serpe e Grifone, deduzioni brillanti ***
Capitolo 23: *** Scomode Verità ***
Capitolo 24: *** La Verità: La Battaglia di Hogwarts ***
Capitolo 25: *** Disperazione ***
Capitolo 26: *** Partenze e Verità Urlate ***
Capitolo 27: *** Visite Inaspettate ***
Capitolo 28: *** Sorprese per tutti! ***
Capitolo 29: *** Malfoy Manor ***
Capitolo 30: *** Fuga ***
Capitolo 31: *** Prove d'amore ***
Capitolo 32: *** Idee Strane ***
Capitolo 33: *** Con la Morte nel Cuore ***
Capitolo 34: *** Aggiornamento ***



Capitolo 1
*** L'Incontro Fatale ***


Un tiepido sole illuminava quel 1 Settembre.
La stazione di Londra era come al solito piena di gente, chi veniva e chi andava.
Non tutti però erano persone normali.
Infatti, come ogni 1 Settembre, giovani maghi e streghe si mescolavano ai cosiddetti “babbani” per andare a prendere il treno riservato a loro: “L’Hogwarts Express”.
Tra questa moltitudine di persone dai poteri magici c’era anche una ragazza dai capelli color nocciola, i capelli lisci, gli occhi scuri scrutavano la massa in cerca dei suoi amici.
Hermione Jean Granger.
“Mamma mia giuro che li uccido. Stavolta li uccido. Insomma, è il nostro ultimo anno; siamo caposcuola e dobbiamo dare il buon esempio e loro cosa fanno? Arrivano in ritardo. Cazzo sono già le 10.50, se non arrivano io salgo, non posso perdere il treno. Mamma chissà cosa direbbe... ehi, sono quelli? Ah no, sono solo due punk. I capelli Weasley sono più rossi. Aspetta, quella…si! Si si è Edvige! FINALMENTE!”
Hermione scorse la bianca civetta dal manto candido come la neve che apparteneva al suo migliore amico: Harry Potter.
Corse incontro al carrello pieno di valigie dove la gabbia dell’animale stava in precario equilibrio e si mise a sbraitare: - SIETE IN RITARDO! PER LA BARBA DI MERLINO NEMMENO OGGI RIUSCITE A SVEGLIARVI PRESTO?! –
- Hermione calmati. Si insomma siamo in ritardo ma ce l’abbiamo fatta. Ah, buongiorno intanto. –
Ron Weasley era appena apparso da dietro il cumulo di valigie e dopo averla rimproverata corse ad abbracciarla.
Le cose tra di loro erano sempre rimaste un po’ sul non detto, non era nemmeno chiaro a loro se fossero amici o qualcosa di più.
Hermione ricambiò felice l’abbraccio e poi corse incontro all’altro ragazzo dai capelli neri arruffati che le sorrideva radioso.
- Ciao Herm! Che bello vederti. –
- Ciao Harry. Anche a me fa piacere vedervi, se solo foste stati puntuali, soprattutto tu…-
Si girò con fare che ricordava molto Molly, la mamma Weasley. Ron si stupì e allo stesso tempo si fece un po’ più piccolo per quanto la sua altezza sopra la media potesse consentire.
- Nemmeno quando ti proclamano caposcuola riesci ad arrivare in ritardo? Scommetto mille galeoni che se anche ti chiedessero di diventare preside probabilmente arriveresti tardi al banchetto iniziale. –
- Herm, sono qui ora. Sono le 10.55, vuoi perdere il treno? –
Hermione scoccò una rapida occhiata al grande orologio tra i binari 9 e 10 e disse in fretta – Oh no! Veloci! –
Detto questo corse a perdifiato verso il muro della colonna che separava i binari.
Per non rendere troppo rischioso l’attraversamento il Ministero aveva deciso di mettere, solo per quel giorno, un incantesimo di modo che lo spazio tra i binari 9 e 10 riconoscesse gli appartenenti alla comunità magica e li rendesse invisibili agli occhi babbani.
Harry e Ron la seguirono a ruota.
Erano le 10.58 quando, dopo aver consegnato le valigie e gli animali ( Grattastinchi, Leo ed Edvige ) agli addetti, i nostri eroi salirono sul treno.
Dopo pochissimo infatti, alle 11.00 in punto, questo prese ad aumentare di velocità.
I tre cercarono, non senza difficoltà, uno scompartimento libero e quando lo trovarono si sedettero esausti.
- Miseriaccia, mai più, mai più. –
- Ovvio che non succederà mai più Ron, è il nostro ultimo viaggio. – disse Harry.
- Oh, non farmici pensare. Ragazzi, io non so come…-
Hermione aveva gli occhi lucidi e faceva scorrere lo sguardo dal rosso al moro.
- Herm dai, abbiamo ancora un anno! – Harry la prese per le spalle e le consentì di abbracciarlo per potersi asciugare gli occhi.
Nessuno dei due si accorse che a quel gesto i muscoli di Ron si erano contratti un secondo.
L’amico però si riprese immediatamente ed aggiunse: - Si dai Herm, non stressarti prima del tempo. Insomma; in un anno farai tempo a stancarti di noi almeno mille volte! –
Gli amici si guardarono e scoppiarono tutti e tre a ridere.
Dopo il primo momento di nostalgia i tre presero a raccontarsi della passata estate come se nulla fosse.
- Harry che hai fatto coi babbani? –
- Oh, ci sono stato poco grazie al cielo. Remus  mi ha salvato dopo nemmeno due settimane e beh, poi sono andato da voi. –
Harry era arrossito un po’.
La relazione con la sorella di Ron, Ginny ( che in quel momento era nel vagone dei prefetti ) non era più un problema per l’amico, ma ancora non riusciva a parlarne del tutto liberamente con lui.
Quell’estate per Harry era stata magica: le notti a guardare le stelle, i baci, le carezze, i giorni spensierati a giocare a Quidditch con lei. Sembrava la vita di un altro ed Harry non si era ancora reso conto che fosse vero. Sebbene l’imbarazzo fosse diminuito Ron comunque non era di certo il primo a chiedere informazioni sulla loro relazione.
- E tu Herm? – aggiunse subito Ron per cambiare argomento.
- Mamma e papà sono stati ad un convegno in Francia fino a fine giugno, poi però siamo andati tutti a vedere Monaco. I maghi tedeschi erano molto istruiti, spero di poterli citare nel tema dei MAGO di Storia della Magia. –
A quelle parole i due ragazzi impallidirono visibilmente.
- Herm – iniziò Ron prendendola per le spalle come si fa con un bambino – per amor di Dio, siamo appena saliti sul treno, ti prego, almeno per il viaggio non nominare quelli. –
Harry scoppiò a ridere per la perfetta teatralità dell’amico, ma l’altra non fece che stupirsi.
- Ron, non è che se non ne parlo non esistono. Dobbiamo pensarci! Anzi, è tutta l’estate che cerco informazioni per dopo la scuola e…-
- Scusate il ritardo. –
La porta dello scompartimento si era aperta e Ginny Weasley era entrata.
Come tutti i fratelli Weasley era contraddistinta da una fluente chioma rosso fuoco che le arrivava quasi a metà schiena, però si era formata nel suo fisico da donna durante l’estate.
Anche Hermione, notò Ron, si era perfezionata: il corpo della ragazza era più adulto, fiero e slanciato, le forme più definite; i capelli lisci poi le stavano da dio, i denti sistemati al quarto anno illuminavano il suo viso da donna.
Quando Ron si accorse che Hermione lo guardava dubbiosa per il suo sguardo ebbe un picco di attenzione verso la Gazzetta del Profeta poggiata lì accanto.
Ginny andò da Harry e gli diede un non così timido bacio sulla bocca; come risultato Ron si immerse ancora più nella lettura ed Hermione prese la borsa per sistemare meglio il suo contenuto.
Quando i due finirono di salutarsi, Ginny abbracciò Hermione e disse: - Herm sono così felice di vederti! –
- Anche io Ginny! –
Ginny ed Hermione erano migliori amiche da quasi una vita, da quando conosceva Ron ed Harry in pratica.
I quattro, superato l’imbarazzo delle effusioni della sorella con l’amico di Ron, iniziarono a parlare tranquillamente del più e del meno, a cominciare dell’attacco di una settimana fa a cinque babbani da parte di Mangiamorte, della sparizione misteriosa di due funzionari al Ministero ( che questo cercava accuratamente di nascondere ma dato che Arthur lavorava lì loro conoscevano l’accaduto ) e dell’uccisione di Biby Wockwood, insegnante da poco andata in pensione di Babbanologia ad Hogwarts.
- E’ una cosa scandalosa. Il Ministero che nega così apertamente l’arrivo di Voldemort…-
- NON DIRE IL SUO NOME! –
- Ronald per amor del cielo l’hai affrontato un anno fa al Ministero e ancora non riesci a pronunciarne il nome? –
Ron guardò Hermione con apparente astio ma poi ricominciò il discorso come se nulla fosse: - Comunque penso non direbbero che Tu-sai-chi è tornato nemmeno se li piombasse in casa. Cosa molto probabile tra parentesi. –
- Silente vuole parlarmi appena arrivo. Me l’ha detto una settimana fa via gufo. –
I tre guardarono Harry stupiti e senza parole.
- Perché non ce l’hai detto Harry? – chiese Hermione prendendogli la mano, spaventata( cosa che dette minimamente fastidio solo a Ron, dato che la fidanzata del ragazzo sapeva che per Hermione Harry era un fratello e il sentimento era reciproco).
- Perché volevo evitare giusto queste facce. Ogni volta che vi dico cose di questo genere mi guardate come se stessi andando al patibolo. –
Gli amici distolsero in fretta lo sguardo da lui, tranne Ginny.
- Io non ho paura. Insomma, se Silente ti vuole parlare vuol dire che ha in mente qualcosa o che sa qualcosa su Voldemort – qui Ron rabbrividì e guardò male la sorella che però continuò senza curarsene minimamente – e questo non può che essere un segno positivo. –
Harry le strinse la mano nelle sue e disse: - Grazie. –
Dopodiché la conversazione cadde sul tema Quidditch, per alleggerire l’atmosfera ed Hermione, che non ne capiva nulla, decise di andare a prendersi un po’ di caramelle.
Prese dei soldi dalla borsa ed uscì.
Hanna Abbott la avvisò che i caposcuola dovevano incontrarsi  alle due nel secondo vagone. Hermione la ringraziò e proseguì la sua passeggiata.
Ogni tanto sequestrava qualche Frisbee Zannuto o cose simili per il corridoio ma conoscendo la sua abilità negli incantesimi nessuno protestò.
Arrivata al carrello guardò la merce e dopo poco disse: - Un pacchetto di Cioccorane, quattro Pentoloni di Zucchero e una bottiglia di Succo di Zucca grazie. –
La donna del carrello le sorrise, le porse ciò che aveva chiesto e prese i soldi.
Quando Hermione si fu girata però si sorprese di vedere un’enorme affollamento a metà vagone.
Da diligente caposcuola si diresse autoritaria verso la folla, caramelle nella borsa, e iniziò a dire: - Che succede qui? Sono Caposcuola, fatemi passare. –
Hermione si soprese a pensare a Ron che sicuramente avrebbe detto una cosa tipo: “ Miseriaccia Hermione, sei Percy 2 la vendetta!” e sorrise.
Subito però si riprese dai suoi pensieri quando sentì una voce odiosamente conosciuta dire: - Ti ho detto di toglierti sgorbio! Sono un caposcuola, vuoi partire già con un occhio nero? Ehi Dra, li fanno sempre più piccoli questi mocciosi eh? –
Un’altra voce, altrettanto nota rispose: - Già Blaise, mi sa che tra poco dovremo cercarli con la lente d’ingrandimento. –
Hermione notò però che la voce di Draco Malfoy non era come al solito arrogante e cattiva, sembrava debole.
Prese forza e disse con furia: -VOI DUE, SMETTETELA SUBITO! –
I compagni si girarono.
Blaise Zabini era come al solito, forse un po’ più alto. La carnagione abbronzata, gli occhi come pece, i capelli corti scuri. Era uno dei ragazzi più corteggiati della scuola e a ragion veduta.
Hermione però non si fece distrarre e osservò il compagno, stupendosi di chi aveva davanti.
Draco Malfoy non era come se lo ricordava lei: i capelli biondo platino si era ulteriormente schiariti, era poco più basso di Zabini ma comunque una mano più alto della ragazza, le occhiaie tentate di nascondere erano comunque evidenti, la pelle era tirata. Sembra malaticcio.
Nonostante ciò però Hermione non poté fare a meno di notare che l’aspetto non era meno affascinante, anzi, gli donava un che di attraente.
- Oh guarda Draco, la Granger si è fatta figa! Wow, per essere una mezzosangue non scherzi! –
Hermione arrossì e si aspettava una risposta da Draco che non arrivò.
Il ragazzo si limitava a fissarla, interessato più dal cambiamento che dalla bellezza o meno della ragazza.
Questo non fece che metterla a disagio, ma la fierezza e la forza della Grifondoro che era in lei emerse più forte che mai.
- Smettetela. Solo perché siete dei Caposcuola non avete il diritto di sbeffeggiare nessuno, anzi. Serpi, tornatevene nella tana. –
- Oh, la grifoncina ha tirato fuori gli artigli.-
Era stato Blaise a parlare, che si avvicinò talmente tanto ad Hermione che quasi si potevano toccare le labbra.
Parlò sussurrando: - Se vuoi che torni nella tana accompagnami, se hai coraggio. –
- Non così in fretta Zabini. –
Era stato Harry a parlare.
Era arrivato da dietro e ora era di fianco ad Hermione.
- Già. Herm non si sporca le mani con voi serpi. –
Anche Ron li aveva affiancati.
- Weasley che parla di sporco? Siete ancora a dormire in una sola camera vero? –
Stavolta era stato il biondo a parlare.
Le orecchie di Ron diventarono più rosse della sciarpa.
Harry lo trattenne per evitare di colpire Malfoy.
Fu però con grande sorpresa di tutti che il colpo non partì da lui.
SCIAF!
Hermione aveva dato uno schiaffo in faccia a Malfoy, così forte che gli aveva lasciato il segno.
Poi gli si avvicinò e sussurrò minacciosa: - Prova anche solo a riprovarci e la prossima ti farò un occhio nero. Sei avvisato. –
Tutto il vagone la guardava senza parole.
- Andiamo, non credo che faranno altro. –
Detto questo se ne andò senza degnare di altro sguardo i nemici o gli spettatori.
Harry e Ron la seguirono quasi sotto shock.
Zabini dopo poco urlò: - CHE AVETE DA GUARDARE?!-
La folla si disperse.
Dopodiché il ragazzo si rivolse all’amico, che ancora osservava il punto in cui era scomparsa la Grifondoro.
- Dra…Che cos…-
- Shh.-
Draco guardò l’amico e sorrise.
- La Granger si è fatta grande, evidentemente vuole giocare. E noi non neghiamo a nessuno il nostro gioco. Che ne dici Blaise? –
Zabini sorrise, lasciando intendere che era pronto.
-Che vuoi fare? –
- E’ una donna ora. E cosa sognano le donne? Il principe azzurro. Ma purtroppo per lei il suo principe non sarà azzurro.-
- Ma verde smeraldo – completò il migliore amico.

CONTINUA

Ringrazio chiunque avesse letto questa fan fiction. Se vi è piaciuta vi invito a recensirla, complimenti e critiche costruttive sono sempre benvolute. Grazie ancora!

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Capitolo 2
*** Non svegliar il leone che dorme ***


PICCOLA NOTA: La storia è ambientata al settimo anno di Hogwarts dei nostri amici, la lotta al Ministero è stato l’anno scorso e anche Silente è vivo. E’ una storia su mia invenzione contestuale, preciso per non creare confusione :)


Hermione tornò al loro scompartimento dove Ginny sedeva leggendo la Gazzetta del Profeta e si sedette come nulla fosse, scartando una cioccorana.
Harry e Ron entrarono e, vista la faccia inebetita del suo ragazzo e del fratello, Ginny chiese: - Che è successo? Sembra abbiate visto una chimera!-
- Ci è mancato poco. – commentò Ron con un filo di voce.
- Herm, non mi fraintendere, sei stata grande, ma…insomma…che ti è successo? –
Harry dopo aver parlato guardò l’amica come se la stesse vedendo davvero per la prima volta.
Hermione si scostò una ciocca dal viso, morse un’altra volta la cioccorana e dopo aver inghiottito disse, con tutta la calma di questo mondo: - Non vedo di cosa vi stupiate. Dopotutto al terzo anno ho dato un pugno a Malfoy. –
Questa volta fu Ron a parlare, intanto Harry raccontava l’accaduto a Ginny.
- Herm, è diverso. Cioè ora tu sei caposcuola, Malfoy al terzo anno ti stava prendendo in giro. Sì insomma, capisco che ti dispiacesse ma non dovevi metterti in mezzo. Aveva offeso me, non te. –
Ron desiderò non aver mai detto quelle parole.
Hermione lo fulminò con lo sguardo e si ritirò nei suoi nuovi libri, non prima però di aver detto, con voce tagliente quanto una lama: - Ok Ronald, ma non venire a frignare da me la prossima volta che ti prenderà o vi – e qui fulminò anche Harry – prenderà in giro.-
Il quarto d’ora successivo fu carico di tensione nel vagone: Hermione rifiutava qualsiasi contatto con gli amici e questi tentavano invano di chiederle scusa.
Nemmeno Ginny riuscì a penetrare la barriere che la ragazza aveva eretto.
Harry, stanco di provarci, chiese a Ginny se le andava di fare un giro e la ragazza accettò volentieri.
Appena furono abbastanza lontani Harry si girò e disse: - Ginny tu sai che le prende? Perché è così incazzata? –
Ginny sorrise e parlò come si fa con un bambino piccolo, cosa che infastidì molto Harry: - Harry, non so come non riusciate a capirlo. Lei si è offesa, avete lasciato intendere che fosse la “dama da salvare” dei tre e che non avesse la forza per controbattere contro Malfoy.-
-Ma non è vero! –
Harry stava iniziando a scaldarsi.
- In un certo senso sì. Ascolta, noi ragazze siamo strane, dovresti averlo capito. –
- E allora cosa dovrei fare?! Non voglio mica passare l’ultimo anno senza parlare alla mia migliore amica! –
- Harry, calmati. Ascolta, lasciatela sbollire, si calmerà da sola. –
- Se lo dici tu. –
Harry era evidentemente un po’ arrabbiato con la ragazza che lo trattava come un’idiota.
Lei dovette averlo capito perché gli scoccò un bacio sulle labbra ben poco casto.
Lui inizialmente rimase passivo, poi però si lasciò trascinare.
Dopo pochi, o forse tanti, minuti i due si lasciarono.
- Se è il tuo modo per chiedere scusa dovrei incazzarmi con te più spesso. – disse Harry sorridendo.
- Se mi farai incazzare spesso al posto di un bacio ti becchi un cazzotto. – scherzò su Ginny.
I due stavano per ricominciare quando un colpo di tosse dietro di loro li distrasse.
- Hem-Hem. Scusate se interrompo questa “cosa” ma io non ce la faccio più a stare lì dentro con quella mummia. –
Ron era arrivato e guardava i due quasi supplicandoli di mettere tutto apposto.
- Ron tranquillo, le passerà. Anzi, perché voi due non andate; che ne so, a prendere qualcosa o dove vi pare? Così io parlo con Herm. –
I due assentirono e partirono verso lo scompartimento di Neville, Seamus e Dean.
Ginny si batté la mano sulla fronte e pensò tra sé e sé “Uomini.”.
Tornò indietro e, dopo essere entrata nel loro scompartimento, si sedette, abbassò il giornale che Hermione stava leggendo e disse: - Herm, dobbiamo parlare. Quei due si stanno arrovellando per capire che hai e, beh sai com’è, sono maschi, dubito che lo capiranno tanto presto. Vuoi parlare? –
Hermione ripiegò il giornale ed iniziò: - Oh Gin. Non so perché mi da così fastidio, ma ti giuro che non lo sopporto! Sì, ok, sono una ragazza e tutto ma ecco, pensavo che dopo sette anni di amicizia non fossero rimasti fermi allo stereotipo della ragazza debole. Ho già picchiato, beh in realtà solo un pugno, Malfoy ed erano felici. Non vedo cosa dovrebbe cambiare ora. –
Ginny sorrise alle preoccupazioni di Hermione proprio perché erano caratteristiche di Hermione.
La abbracciò e l’amica ricambiò felice.
Quando si furono staccate riprese il discorso: - Herm, loro lo sanno che sei speciale. E’ solo che sono maschi! Malfoy, mi ha detto Harry, aveva offeso Ron e quindi Ron si sentiva in dovere di picchiarlo. Invece l’hai fatto tu ed è stato come se dicessi di essere migliore o più forte di loro ecco. –
Hermione spalancò gli occhi: - MA NON E’ AFFATTO VERO! –
Ginny si mise a ridere della reazione della ragazza e disse: - Herm, lo so! Non deve avere per forza senso, sono maschi! –
Hermione scoppiò a ridere.
Le due ragazze successivamente si misero a parlare d’altro: Hermione voleva sapere ogni dettaglio, beh non proprio tutto, del tempo trascorso con Harry.
- Oh è stato fantastico! Sì insomma, lui è fantastico. A volte mi verrebbe da picchiarlo per quella vena eroica che ha – qui Herm sorrise: capiva bene a cosa si riferisse l’amica – Però stiamo da dio insieme. Però…-
Il sorriso di Ginny era scomparso ed Hermione rimase confusa da un così rapido cambio d’umore.
- Ginny, che hai? –
Ginny guardò con serietà l’amica e disse: - Herm, tu…si insomma so che per te Harry è come un fratello quindi…si… -
Le successive parole vennero fuori come un lampo: - HermtupensicheiopiacciaadHarry?-
Hermione rimase senza parole, proprio perché non aveva capito la domanda, e Ginny interpretò il suo silenzio come un no.
- Oh dio, avrei dovuto aspettarmelo. Sì, lui è l’eroe e tutto, io invece…-
Quando Hermione capì di cosa stesse parlando l’amica si mise a ridere.
Ginny rimase interdetta da quella risata.
- Herm che diavolo…-
- Oddio Ginny! Non avevo minimamente capito cosa mi avevi chiesto ma ora… sei impazzita?! Harry è  innamorato cotto di te! Sì, quando parla di te arrossisce e tutto. Non farti seghe mentali inesistenti. –
Ginny, sollevata, si mise a ridere a sua volta.
Hermione, finito di ridere, diventò seria.
- Sai, ti invidio. Anche io vorrei un ragazzo che si comportasse come Harry si comporta con te. –
Ginny, disarmata dall’improvviso cambio d’umore, le accarezzo il braccio e le disse: - Herm, tranquilla. Arriverà anche per te. Male che vada hai sempre Viktor! –
Hermione la guardò e arrossì.
- Io e Viktor abbiamo smesso di scriverci. Sì, era dolce e tutto, però io non ricambiavo ciò che lui provava per me. –
Ginny, stupita dalla confidenza, rispose: - Beh, se non Viktor allora qualcun altro, tipo…-
- Tipo me? –
Le ragazze, assorte dalla conversazione, non si erano minimamente rese conto che Zabini e Malfoy erano entrati nel loro scompartimento.
Era stato Zabini a parlare.
- Si dai Granger, non sei per niente male, anzi. Sono stufo della Parkinson, se passi vedo di far diventare una principessa anche te e sicuramente meglio di Potter. Che dici Dra? –
- Non lo so Blaise, la Granger è superiore a noi comuni mortali. Guardala, è pure in grado di schiaffeggiarci senza nemmeno scusarsi. –
La rossa stava per rispondere, quando una voce alle spalle dei ragazzi disse: - Zabini, sicuro di essere migliore di me? Dopotutto la Parkinson è andata con mezza scuola, per quanto ne sappiamo potresti essere l’ultima ruota del carro.-
- E poi Hermione è di molto superiore a voi, stupide serpi. –
Ron e Harry spintonarono i due ed entrarono, per poi mettersi davanti alle amiche.
- E’ meglio che usciate oppure…-
- Oppure cosa Weasley? Mi tiri addosso i panini che ti fa la mamma? – rispose Blaise in tono acido.
Ginny aveva già la bacchetta pronta e stava per formulare un incantesimo, quando Hermione si alzò.
- No Ginny, non farlo. – andò a pochi centimetri da loro e si rivolse a Draco, guardandolo negli occhi, marrone contro azzurro.
- Draco, ti chiedo scusa. Ti ho criticato per come hai disonorato il ruolo di Caposcuola e io stessa l’ho fatto dandoti quello schiaffo. Scusami. Io non sono superiore a nessuno, quindi non ho il diritto di farti nulla. –
Erano tutti allibiti, nessuno diceva niente e tutti fissavano Hermione.
- Ehm… scusatemi. –
Una debole voce si levò dietro ai Serpeverde che ostruivano il passaggio.
I due, richiamati alla realtà, si spostarono per rivelare il lentigginoso volto di Hanna Abbott.
- Scusate se vi disturbo, ma ecco i Caposcuola devono trovarsi nel vagone due. –
- Oh santo cielo, me n’ero scordata. Scusa Hanna, arriviamo subito. Ron, dai sbrigati. –
Hermione prese il ragazzo per la mano, cosa che se possibile lo rese ancora più rosso, ed uscì dallo scompartimento senza dire altra parola.
- Ehm.. Malfoy mi sa che dovete andare. –
Fu Harry a parlare dato che Zabini e Malfoy erano ancora lì, pur essendo i due Caposcuola di Serpeverde.
- Lo so benissimo cosa devo fare sfregiato. –
Malfoy uscì senza dire altro, Zabini dietro.
- Ehi Dra…che ti è preso? Perché non le hai detto qualcosa… che ne so…-
- Zitto. –
“Il Principe delle Serpi senza parole, questo sì che è una novità.” pensò Zabini.
Draco dentro di se era stordito. La mezzosangue non gli aveva parlato con arroganza o sarcasticamente, no, era stata sincera. A tutta quella sincerità non aveva saputo controbattere. “E poi ha degli occhi che sembrano cioccolata calda…MA CHE STO PENSANDO?!”
Draco si pizzicò senza farsi vedere un braccio.
Il dolore lo fece sentire meglio.
Arrivarono al vagone indicato poco dopo Hermione e Ron.
Prima di entrare nello scompartimento ( ce n’erano tre molto grandi: uno per i prefetti, uno per i caposcuola e uno per gli addetti del treno ) si fermarono davanti alla porta, dalla quale si sentivano delle voci.
- Herm ma sei pazza? E’ una strategia? Cosa…-
- Ron smettila! Non era una strategia, io gli ho detto su parole ma dandogli quello schiaffo non ho migliorato la situazione, mi sono comportata come un’idiota. –
- Ma Herm! E’ MALFOY!-
- Lo so benissimo chi è! E’ un ragazzo della nostra età al quale ho tirato uno schiaffo. E per questo mi sono scusata, ora se non vuoi che te ne tiri una anche a te smettila. –
- Ehm, Dra vogliamo entrare o facciamo la polvere qui? –
Draco come riscosso dai suoi pensieri aprì la porta.
Lo scompartimento era il doppio di uno normale, le panchine erano ricoperti da morbidi cuscini neri con lo stemma di Hogwarts e qua e là lo stemma delle singole case.
- Finalmente, sedetevi. – disse Mark Johnson, il caposcuola di Tassorosso.
I due si sedettero di fronte a Ron ed Hermione.
Draco sentiva lo sguardo della ragazza su di se, mentre quello di Ron andava da Draco all’amica, infastidito da quel contatto visivo insistente da parte di Hermione.
Zabini osservava curioso la scena.
La riunione comprendeva una spiegazione dettagliata dei compiti dei Caposcuola, le raccomandazioni.
Alla fine Cho Chang, Caposcuola di Corvonero, consegnò gli orari di pattuglia a tutti.
- Arriveremo sulle otto di sera, ora sono le tre. In queste cinque ore rimanenti pattuglierete i vagoni a voi assegnati con chi vi è stato detto. –
- Ehi! Qui c’è un errore! Io sono finito con Zabini, quando la Caposcuola di Grifondoro è Hermione!-
- Non è un errore Ron. – era stata, a sorpresa, Hermione a parlare.
Parlò come se stesse spiegando all’amico una lezione di Trasfigurazione.
- Non hai sentito? I Caposcuola devono saper cooperare, quindi dobbiamo lavorare anche con altre case. –
- Ma tu…-
- Ron basta. –
Le parole della ragazza, o meglio lo sguardo che gli lanciò, zittì Ron, che però si ritrasse offeso.
“Però, una donna di polso questa qua” pensò Zabini.
- Bene, se non ci sono altre domande potete iniziare. –
Tutti si alzarono e si misero a parlare col compagno di pattuglia.
Ron uscì senza rivolgere parola ad Hermione che però non si scompose, continuando a guardare i fogli che le erano stati dati e prendendo appunti. Zabini parlò a Draco: - Ehi Dra ci vediamo nel nostro vagone, sempre se non lo schiaccio prima, ovvio. –
- Io non lo farei se fossi in te. Sempre se non vuoi che ti schiaccio, ovvio. –
Era stata Hermione a parlare, che lanciò uno sguardo più divertito che minaccioso, come in realtà voleva essere.
- Oh, scusa principessa, cercherò di non distruggere il tuo cavaliere. –
A quelle parole però Hermione lo fulminò davvero con lo sguardo.
- Ron non è il mio cavaliere. –
- Beh, meglio per me allora. –
Zabini fece l’occhiolino ad Hermione che divenne rossa e si ributtò negli appunti.
Draco rimase apparentemente impassibile, seppur dentro di se si stesse chiedendo cosa stesse facendo l’amico.
“Che cazzo fai Blaise, flirti con la mezzosangue? Dovevo farlo io! Non segui più il piano?”
Blaise salutò con la mano ed uscì, lasciando Hermione e Draco da soli.
Draco si avvicinò ad Hermione e le tolse gli appunti.
-Ehi! Che stai facendo?!-
- Parli tanto di cooperare e poi hai perfino paura di parlarmi?-
- Io non ho paura. Stavo dividendo i nostri vagoni, così possiamo fare un turno in meno senza però rischiare casini. –
Il ragazzo lesse gli appunti e ne rimase stupito.
“ Wow, dovrò ricredermi…”
- Sempre a fare compiti in più Granger? –
- Sempre a fare lo spiritoso Malfoy?-
E allora accadde qualcosa che non c’era nemmeno nei sogni più rosei di chi aveva detto che le case dovevano cooperare.
I due si sorrisero.
Poco dopo però Hermione prese la bacchetta e gliela puntò in faccia.
- Ehi, che diavolo…?!-
- Fermo. –
Hermione si avvicinò così tanto a Draco che lui poteva sentirne il profumo di menta.
La ragazza puntò la bacchetta sulla guancia del biondo, dove si stava già formando un livido violetto dove l’aveva colpito.
- Estasia. –
A questa parola il livido scomparve.
Draco sentì la guancia calda e morbida, come se fosse appena uscito dalle coperte.
Finito, la ragazza si ritrasse, prese i suoi appunti e finì di scrivere qualcosa.
- Ehm… scusa. Sul serio. –
E rieccola, lo stava guardando negli occhi, come aveva fatto prima.
L’intensità che quegli occhi nocciola gli trasmettevano era talmente forte che dovette distogliere lo sguardo.
- E’ ok – fu tutto quello che riuscì a dire il biondo.
Evidentemente sollevata dal “perdono” agitò la bacchetta mormorando – Copia est – e tutto ciò che aveva scritto apparve anche sul foglio di Draco.
- Bene, è meglio che ci muoviamo o faremo altre brutte figure. Ehi, Draco, stai bene?-
Il ragazzo era perso nei suoi pensieri e non si era accorto che Hermione si era alzata e stava per uscire.
A riscuoterlo non fu tanto il fatto che lei avesse parlato, ma che l’avesse chiamato per nome.
Comunque non poteva certo fare brutte figure.
- Certo Granger. Dai muoviamoci o Blaise finirà il tuo amichetto rosso, anche se, certo, non sarebbe una grave perdita per, beh, nessuno. –
La preoccupazione che prima era ben visibile sul volto di Hermione cedette il posto ad uno sguardo di puro odio, che quasi fece ricadere Draco  sul divanetto dal quale si era alzato. Le mani della ragazza indugiarono sulla bacchetta ma poi la rimise nei jeans e disse, con voce affilata come un rasoio:
- Serpe.-
Detto questo la ragazza uscì.

RINGRAZIO CHIUNQUE STIA LEGGENDO QUESTA FAN FICTION :) Spero vi piaccia, ringrazio chi l'ha messa nelle seguite e chi ha recensito. Nel prossimo capitolo, che spero di postare entro dopodomani, vedremo come si evolverà la "coppia" esplosiva. Ci sarà anche qualche parolina non tanto delicata XD Una bella lite in corso! Ma tra chi? Non perdetevi il prossimo capitolo, se vi è piaciuto o se avete suggerimenti, recensite, per voi è pochissimo, per me è molto :* A presto!    §SilverKiria§

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Capitolo 3
*** Due Serpi nel sacco e un Grifone offeso ***


I due arrivarono ai vagoni assegnati.
Si appoggiarono al muro e cominciarono a sorvegliare il corridoio. Dopo  circa due minuti Hermione parlò.
- Ehi Draco – “Eccola, ha detto ancora il mio nome” pensò Draco.
- Si Granger?-
- Senti io…-
- Granger ti blocco subito. Se vuoi ancora scusarti smettila, ne ho abbastanza delle tue scuse. –
Quando si voltò Hermione lo guardava gelida e ferita.
A Draco quell’espressione toccò il cuore.
- Scusa Granger. Dai, dimmi pure. –
Il ragazzo sorrise. Hermione non poté fare a meno di pensare che, nonostante l’aspetto malaticcio, era davvero attraente.
- Stavo solo per dire – continuò la ragazza – che se vuoi parlare sono qui. –
Il ragazzo era confuso.
- Scusa? Di che diavolo stai parlando Granger?-
- Draco pensavo avessi capito che non sono stupida. Potrò non starti simpatica, ma non sono stupida. E tu non stai bene. –
Di nuovo Hermione lo guardò negli occhi, senza paura nel viso, senza cattiveria, sola sincera preoccupazione.
- Ti sta succedendo qualcosa e beh, se vuoi parlare con qualcuno io sono qui. Volevo solo dirti questo. –
Draco non sapeva che dire, anzi lo sapeva. Voleva ringraziarla, era la prima persona che si interessava davvero a lui.
Però la parola non gli usciva dalla bocca.
Hermione interpretò il suo silenzio come offesa e quindi dopo poco aggiunse: - Scusa, forse sono stata inopportuna. –
Draco cercò la sua mano e la trovò.
La strinse.
Non la guardo negli occhi, continuava a fissare davanti a sé, ma sentiva chiaramente lo sguardo della ragazza addosso.
Anche Hermione gli strinse la mano.
Visto il poco movimento che c’era in giro ( la maggior parte dei ragazzi era dentro agli scompartimenti con gli amici ) Hermione propose di andare lei nel prossimo vagone senza Draco.
Questo accettò.
Guardandola andar via il ragazzo non poté non ripensare a come era stata sincera con lui, ai suoi grandi occhi nocciola.
Blaise aveva ragione, era diventata davvero bella.
- Ehi Malfoy. –
Draco si girò e si trovò davanti Ron.
- Ehi lenticchia, che succede? –
Ron strinse ancora di più la felpa e continuò: - Non so cos’hai in mente ma non osare fare del male ad Hermione, altrimenti io…-
- Altrimenti tu cosa? Per tua informazione Weasley tu non sei il suo ragazzo, anzi quando Blaise gliel’ha chiesto è addirittura inorridita. Fai schifo perfino a quella che dovrebbe essere una delle tue migliori amiche. –
Ron rimase lì, colpito ed affondato.
- Tu menti. – riuscì a dire dopo un po’, con la voce che però non era sicura di ciò che stava dicendo.
Draco esibì un ghigno degno di un Malfoy e disse: - Sicuro Weasley? Perché non glielo chiedi? –
Ron rimase lì, impalato.
Proprio in quel momento Hermione arrivò dal vagone prima urlando: - Parkinson non servirà a nulla! Anche se sei amica di Malfoy non puoi andare in giro ad avvelenare la gente! –
Pansy si attaccò alle maniche della camicia di Draco e parlò in tono smielato: - Dracuccio, questa stupida mezzosangue vuole farmi del male. –
Draco se la tolse con poca grazia di torno e disse: - Se pensa che hai fatto qualcosa taci Pansy e farai una figura migliore. –
Pansy, evidentemente offesa, tornò nel vagone dei Serpeverde.
- Grazie Draco. –
Hermione vide solo ora Ron che la osservava gelido.
- Ron che ci fai qui? E’ successo qualcosa? –
Andò dall’amico e tentò di prendergli la mano ma lui indietreggiò.
- Ron…Ron che cosa…-
- Lasciami stare. –
Detto questo se ne andò.
Hermione rimase lì impalata, senza parole.
Poi gli corse dietro.
Draco rimase lì, con un sorriso da un orecchio all’altro.
“Il rosso non parla più con lei, ora potrò agire.”
Zabini arrivò da dove poco prima era scomparsa Hermione.
- Ehi Dra? Hai visto il rosso? Non lo trovo. –
- Credo sia impegnato a litigare con la Granger-
Blaise conosceva l’amico e se credeva qualcosa con quel sorriso vuol dire che c’era il suo zampino.
Poco dopo entrò anche Hermione, gli occhi pieni di lacrime.
Draco, non seppe bene perché, ebbe una fitta al cuore a quella vista.
Zabini le corse incontro e disse dolcemente: - Ehi principessa, che succede? Come mai…-
Hermione lo evitò mentre cercava di abbracciarla.
- Chiedilo al tuo schifoso amico che succede! –
Dopo aver detto ciò oltrepassò Draco senza nemmeno voltarsi e sparì nell’altro vagone.
Draco si voltò e vide l’amico andargli incontro furioso.
- Che cazzo hai fatto? –
Draco evidentemente senza parole da quella reazione rispose dopo qualche secondo.
- Che cazzo stai facendo tu semmai? “Principessa”” qua “Principessa” là. Che cazzo hai in mente? –
Blaise guardò l’amico freddamente per un secondo, poi uscì da dove poco prima era uscita Hermione.
Hermione stava piangendo nello scompartimento dei Caposcuola.
Quando bussò qualcuno non ebbe nemmeno la forza di dire di non entrare.
Si aspettava chiunque, ma non lui.
- Ehi principessa, posso? –
Hermione guardò Blaise, le sorrideva.
Hermione annuì.
Blaise si sedette davanti a lei.
- Ascolta, scusa per Draco, è un’idiota quando vuole. –
- Quando vuole fare male. Io non gli ho fatto nulla, perché doveva dire quelle cose?!-
Hermione era furiosa, si alzò in piedi ed iniziò ad alzare il tono. Blaise stette immobile, lasciando che si sfogasse, colpito però dalla forza che si nascondeva in quel corpicino.
- Io ho chiesto scusa per lo schiaffo, sono stata matura! Pensa che abbiamo anche chiacchierato senza problemi, e io che pensavo… che idiota che sono! Ora Ron pensa che lo odi, che l’abbia sempre preso in giro! Eh io non…-
Hermione si lasciò cadere sul divanetto e si mise a piangere silenziosamente.
Blaise le si avvicinò e le prese la spalla. Con delicatezza poggiò la sua testa sulla spalla.
Lei lo fece e cominciò a piangere.
Allora Blaise iniziò ad accarezzarle i capelli, sussurrandole: - Shh, tranquilla. Va tutto bene. –
Dopo circa un quarto d’ora Hermione era calma.
Si alzò e disse: - Devo parlare con Ron. Devo farlo. –
Poi si girò e guardò Blaise: là dove aveva pianto c’erano delle macchie nere di mascara colato.
- Oddio Blaise scusa! Aspetta. –
Si chinò su di lui, poggiò la bacchetta sulle macchie e sussurrò: - Gratta e netta. –
Le macchie furono come risucchiate dal tessuto che tornò bianco.
Blaise era così vicino che poteva ispirare l’odore dei suoi capelli: menta e forse una punta di limone.
Hermione si rialzò e gli sorrise: - Grazie Blaise, sei un bravo ragazzo. Ora però vado. Ciao. –
La ragazza uscì dallo scompartimento e Blaise rimase lì a guardare il punto dove un attimo prima c’era Hermione.
Riuscì solo a dire: - Wow. –
Dopodiché ebbe ben chiaro ciò che doveva fare, perciò si alzò e andò a cercare il suo migliore amico.

Ron era sull’ultimo vagone, stava guardando il panorama ripensando alle parole di Draco. “Tu non sei il suo ragazzo, lei inorridisce quando si dice che state insieme”.
Sentì un rumore e poco dopo la porta si aprì per lasciar entrare Hermione.
La ragazza aveva gli occhi lucidi e rossi, aveva pianto.
La tentazione di abbracciarla era forte, ma il suo orgoglio ferito premeva ancora sotto la pelle.
Quindi si girò facendo finta di niente.
Hermione si appoggiò al muro e lo costrinse a guardarla.
“Dio quanto è bella” pensò lui, nonostante tentasse di rimanere arrabbiato con lei.
- Ron, scusa. Quello che hai sentito…non è vero. Cioè sì, noi non siamo fidanzati, questo è vero. Però io non sono inorridita da te o cose simili. Ti prego, ti prego Ron ascoltami!”
- Perché dovrei? Per sentirmi dire che sei meglio di me? Che non ho chance?  Che siamo sempre stati amici ed è meglio che rimanga così?-
Hermione ricacciava indietro le lacrime.
- Ron, ti prego. Io ti voglio bene, tanto bene. Forse provo anche qualcosa di più, però non lo so ancora. –
Gli occhi di Ron lampeggiarono.
- Sì insomma, tu ci sei sempre stato, però ecco…Ron sono confusa. –
- Beh, proviamoci. –

Intanto un Serpeverde si aggirava tra i corridoi del treno.
Quando vide la testa bionda dell’amico urlò: - EHI DRA!-
Draco si girò.
Blaise gli arrivò di fronte e disse: - Her…la mezzosangue e Weasley dovrebbero essere alla fine del treno. Credo dovresti andare a dire a Weasley che ti sei inventato tutto. –
Draco, sorpreso, disse: - Perché dovrei? –
- Perché pensaci, se dopo fanno pace e tu le fai perdere la testa sarà molto più divertente!-
Draco sorrise e batté la spalla dell’amico.
- Ora si che ragioniamo! Guidami. –
I due passarono velocemente tutto il treno e ciò che videro una volta aperta la porta sorprese e avvilì tutti e due.

Grazie a tutti voi che leggete la Fan Fiction! Grazie a chi l'ha messa nelle seguite e a chi recensisce ;) Spero questo capitolo vi sia piaciuto :D Recensite in tanti e esprimete i vostri giudizi! Grazie a chi lo farà ;) A presto! :* § SilverKiria §

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Capitolo 4
*** Passo Falso ***


Hermione e Ron erano avvinghiati l’uno all’altra.
Il ragazzo la bloccava sul muro mentre i due si baciavano, una mano appoggiata al muro l’altra che accarezzava i capelli di lei, il suo viso.
Hermione al contrario era rigida come un pezzo di legno.
Poco dopo si staccò e farfugliò: - Ron io non credo che…-
Ma il ragazzo riprese a baciarla, accarezzandole il collo, scendendo verso la spallina del reggiseno sotto la canotta blu, cercando di slacciarla.
Qualcosa scattò nei due Serpeverde, non si guardarono nemmeno ma sapevano cosa avrebbero fatto.
Draco prese da dietro Ron e lo spinse addosso al muro opposto.
Era più basso ma il fisico era molto più tonico, probabilmente dovuto alle ore di palestra nella casa Malfoy.
Gli sferrò un cazzotto in faccia, poi un altro.
Il terzo andò allo stomaco.
Blaise intanto aveva abbracciato Hermione che aveva gli occhi umidi.
- NO DRACO BASTA! LASCIALO! –
Era stata la ragazza ad urlare.
Draco si fermò, il respiro affannoso, gli occhi che non si staccavano dal nemico con odio.
Ron era a terra, si teneva lo stomaco sofferente.
Sputò per terra. Sangue.
- Tu… brutto schifoso! Lei non voleva e tu continuavi! –
Draco era fuori di sé.
Stava per ricominciare a picchiarlo, si vedeva.
Hermione si liberò dalla presa di Blaise e corse incontro a Ron.
- Ron ti prego. Alzati, dobbiamo curarti. –
Ron guardò con odio Draco e Blaise che cercava di togliere Hermione da lì.
Poi le misi la mano sulla spalla e la baciò, appassionatamente.
Hermione non riusciva a respirare, voleva staccarsi ma l’amico la tratteneva.
Una porta sbattuta e qualcuno tirò Ron indietro.
Hermione cadde sul pavimento.
Non osava alzare lo sguardo, le voci le erano indistinte.
Non aveva nemmeno la forza di piangere.
Qualcuno la sollevo delicatamente da terra; senza sapere chi fosse Hermione si attaccò con tutta la forza che aveva a quella pelle calda.
Sapeva di fresco, arancio forse.
Poi un sussurro o poco più: - Ti porto via. –
Si lasciò portare dal corpo senza nemmeno opporre resistenza.
Delle voci indistinte le giunsero alle orecchie:
- Sei un’idiota! Schifoso lurido… -
- No! No Harry lei voleva, io credevo…-
Harry, c’era Harry.
Harry aveva tirato via Ron.
Ron…
Lo sguardo che le aveva la lanciato prima di baciarla come un pazzo.
Il suo odore addosso, con furia.
Non era stato delicato come all’inizio.
Eccole, le lacrime.
Le scorrevano calde sul viso.
Vide gli sguardi curiosi dei compagni ma non vi badò.
Il suo accompagnatore la condusse in uno scompartimento vuoto.
Hermione si distese sulla poltrona, scossa dai singhiozzi.
Qualcuno aveva chiuso la porta e oscurato con un incantesimo le finestre.
Hermione non aveva nemmeno la forza di alzare lo sguardo.
Ecco, quella persona le stava accarezzando delicatamente i capelli.
- Va tutto bene. Tranquilla. –
Non era la voce che si aspettava.
Alzò di poco la testa e ciò che vide la sorprese.
Draco la guardava preoccupato.
Hermione si sedette.
Non sapeva cosa dire, cosa fare.
Mai, mai nella sua vita aveva minimamente pensato ad una scena simile.
Draco le prese il viso per fare in modo che i loro occhi si incrociassero.
Hermione rabbrividì.
A quel gesto involontario Draco la lasciò andare e si allontanò di poco da lei.
- Scusa. So che non sono la persona che vorresti vedere. So che non sono Ser Potter o Blaise. Ora me ne vado. –
Draco fece per alzarsi ma qualcosa lo trattenne.
Hermione lo guardava, quei splendidi occhi come la cioccolata rossi per le lacrime.
- Non andartene. Ti prego. –
Non seppe perché ma le parole lo inchiodarono lì. Si sedette, immobile.
- Non sono rabbrividita perché mi fai schifo o cose simili. –
Poi la ragazza fece qualcosa che Draco non si aspettava.
Emise una piccola risata.
Il ragazzo si girò e vide Hermione che lo guardava divertito.
Non capiva cosa c’era da ridere.
-  Che hai da ridere? –
Hermione a quelle parole fece scomparire il sorriso che poco fa le era apparso sul volto.
- Sei freddo. –
- Beh scusa se…-
- No Draco! Sono rabbrividita perché sei freddo.-
Draco la guardò. La mora guardava il panorama. Erano le quattro e mezza e il sole stava cominciando a schiarirsi.
Poi un’altra sorpresa.
Draco si mise a ridere.
Hermione si girò.
Draco le sorrideva.
Quella visione le scaldò il cuore e anche lei sorrise.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, Hermione si rattristò di nuovo.
Era Ron che la faceva ridere, lui quello che le sorrideva per tirarle su il morale.
Lui era capace di aiutarla anche nei momenti più difficili. Lui che poco prima l’aveva costretta a baciarlo senza degnarle attenzione.
Gli occhi si inumidirono e cominciò a piangere.
A Draco balzò il cuore in gola.
Senza riflettere, senza pensare, la prese e la strinse a sé.
Prima lei si divincolava, ma poi smise e iniziò a piangere sommessamente.
Dopo qualche minuto le lacrime finirono.
“ Forse” pensò lei “ ho esaurito le lacrime per una persona”.
Piano piano si staccò dal ragazzo.
Lui la guardava preoccupato, pronto a rincuorarla di nuovo se ce ne fosse stato bisogno.
Lei però sorrise.
“ Ancora una volta mi sorprende”
- Che hai da sorridere? – chiese Draco.
Il tono però non era come al solito di spavalderia o di cattiveria, era semplicemente curioso.
- Niente, stavo pensando che questa è la seconda volta che un Serpeverde mi abbraccia oggi. Credo di aver superato ogni record. –
Detto questo le sfuggì una piccola risata, innocente.
Pur non sapendone il motivo a Draco l’affermazione di Hermione disturbava alquanto: “ Qualcuno l’ha abbracciata oggi? Uno della nostra casa? Chi diavolo…Blaise. Che sta combinando quell’idiota?! Incredibile, lui che va dietro a… no, deve avere un piano. Già.”
Anche se Draco tentava di mentire a sé stesso non era il fatto che il migliore amico non stesse seguendo il loro piano a disturbarlo tanto quanto il fatto che qualcuno avesse abbracciato Hermione. Ma Draco non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno a sé stesso.
Qualcuno bussò alla porta.
Harry si era già seduto quando Hermione si accorse della sua presenza.
“Ecco fatto, ora gli salta addosso” pensò Draco.
Però si sbagliava.
Hermione lo ignorò, voltandosi a guardare il finestrino.
- Herm. –
Harry aveva parlato con voce dolce, come si fa quando si vuole svegliare qualcuno.
Hermione non lo badò.
- Herm guardami. Sono io, Harry. Sono il tuo migliore amico, Harry. –
Hermione si voltò.
Il labbro le tremava ancora e a Draco venne l’istinto di abbracciarla ma fu preceduto.
Hermione si aggrappò con tutta la forza che aveva a Harry.
Qualcosa si mosse dentro Draco e sentì forte l’esigenza di uscire di lì, di non vedere.
Uscì e si diresse nemmeno lui sapeva dove.
L’abbraccio che Hermione aveva dato ad Harry, così intimo, non avevano parole da aggiungere, loro si capivano.
L’odio per Potter crebbe sempre di più.
“Blaise”.
Chissà dov’era Blaise?
Tornò alla fine del treno e vi trovo invece chi non voleva incontrare.
Ron era seduto lì, il labbro rotto, il collo pieno di sangue asciutto.
Gli occhi vedevano e non vedevano.
La scena vissuta poco prima gli tornò agli occhi, lui che cercava di slacciare il reggiseno di Hermione. La rabbia lo accecò e prese la bacchetta.
- Ehi Weasley! Sarai contento suppongo. La tua migliore amica ora ti odia davvero! NON COSI IN FRETTA!-
Ron si era alzato e stava per prendere la bacchetta ma Draco fu più agile.
- EXPELLIARMUS! –
L’arma di Ron volò tra degli scatoloni dalla parte opposta del vagone.
- Fai quello che vuoi, non m’importa. –
La voce di Ron era trascinata, sofferente.
Per un secondo tutti i più orribili incantesimi attraversarono la mente di Draco.
Poi però eccoli, gli occhi nocciola che l’avevano perseguitato sin da quella mattina.
“ Io non sono superiore a nessuno. Scusa Draco”
Draco abbassò l’arma.
- Non ne vali la pena. –
Detto questo uscì, senza degnare di uno sguardo il ragazzo ancora impalato lì dietro.
 
Come al solito ringrazio di vero cuore chi legge questa fan fiction, chi la recensisce e chi la mette tra le seguite :D Spero questo capitolo vi piaccia ;) Recensite e non perdetevi il prossimo! I nostri eroi arriveranno ad Hogwarts. Cosa succederà? Come cambierà il rapporto tra Hermione e Ron? E quello tra lei e le due Serpi? Non perdetevelo! §SilverKiria§

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Capitolo 5
*** La fine di un'Era? ***


Blaise era tornato nello scompartimento dei Serpeverde.
Dopo aver lasciato, spinto da Harry, Weasley con il suo amico aveva cercato Hermione per un bel po’ ma, non avendola trovata, pensò fosse a nascondersi da quel porco.
Al solo pensiero diventava ancora pieno di ira.
Si lasciò cadere sul divano circolare verde smeraldo e chiuse gli occhi.
“ Povera Hermione, lei non ha fatto nulla e quel…quel maiale schifoso l’è saltato addosso! Se solo lui e Draco avessero potuto…ehi, dov’è Draco?”.
Blaise si alzò e cercò con lo sguardo l’amico tra la miriade di compagni.
Non era lì.
Però qualcuno stava andando verso di lui.
- Ehi Bla! Hai visto Dra? Non lo vedo più da oggi pomeriggio. –
Era Pansy.
L’ultima cosa che voleva Blaise era un’ora con quella arpia e se ne uscì dicendo che doveva andare a pattugliare i corridoi.
Appena però fu immerso nella confusione del treno ( erano le cinque e la fame aveva spinto i ragazzi alla ricerca del carrello dei dolci ) si pentì amaramente di essere uscito.
Pensando però a quanto sarebbe stata pallosa la compagnia di Pansy si buttò senza pensarci due volte nel tumulto di persone.
- Ehi tu! Calmati o dovrò darti una punizione, sono Caposcuola! Ehi, quel Fresbee Zannuto dove l’hai preso? Torna qui! –
Il Caposcuola che c’era dentro di lui era tornato.
Dopo aver messo in riga i ragazzi di quel vagone passò a quello successivo.
- Ehi genio, prova a rifarlo e giuro che quella mano te la stacco! No, non puoi lanciare…-
- …Caccabombe sul treno o giuro che te le faccio mangiare tutte. –
Conosceva quella voce, la voce che aveva  completato la sua frase.
Ed eccolo, l’amico di sempre, in piedi a fine vagone.
Lo raggiunse e gli mollò un pugno giocoso sulla spalla.
- Ehi chi non muore si rivede! –
- Ohi Bla, ti stavo cercando. –
- Pure io. Dove sei stato? –
Draco stava per parlare ma qualcosa lo bloccò. Se era vero ciò che Hermione aveva detto e se quella Serpe era lui allora perché avrebbe dovuto dirgli dov’era stato? Lui non l’aveva fatto. Poi quello era il loro segreto, non doveva sapere nessuno che Draco Malfoy aveva permesso ad una Mezzosangue di piangergli addosso.
- In giro. –
Blaise non era convinto della risposta dell’amico ma non insistette.
- Dra, riguardo a prima… dobbiamo fargliela pagare a Weasley. Sì sai com’è, va bene tutto, è una Mezzosangue e quello che vuoi, ma un minimo di decenza…-
Blaise non era per nulla convinto di averla data a bere a Draco. A lui non gliene fregava niente della decenza, pensava solo alle lacrime che aveva fatto versare a lei.
Però, sorprendentemente, Draco disse:
- Già Blaise, hai ragione. Questo è troppo perfino per una nullità come lui. –
I due si strinsero la mano.
Harry e Ginny si davano il cambio.
Hermione non era voluta uscire e il motivo era chiaro, dato che Ron la stava cercando ovunque.
La ragazza si era addormentata e Ginny la osservava dormire.
- Oh Herm, mi dispiace tanto. Quello stupido di mio fratello… se lo becco giuro che ricorderà la mamma come un angelo quand’è arrabbiata. –
Qualcuno entrò.
Ginny tirò fuori la bacchetta, pronta ad aggredire il responsabile di quel disastro, ma l’abbassò subito.
Era Harry.
I due si baciarono, un veloce bacio sulle labbra.
Con la loro migliore amica in queste condizioni non avevano voglia di smancerie.
- Vi ho preso delle cose. –
Harry tirò fuori dalle tasche due pacchetti di Cioccorane, sei di Gelatine Tuttigusti+1 e un pacchetto da dodici piume di zucchero filato.
- Grazie amore. –
Ginny prese una Cioccorana e iniziò a scartarla.
Harry osservava l’amica.
Il viso era pallido, gli occhi gonfi anche sotto le palpebre.
I capelli le ricadevano disordinati sul viso. L’avevano coperta con uno dei lavori a maglia di Mamma Weasley: una coperta blu notte con sopra dei Boccini dorati.
- Non posso crederci. –
- Lo so Ginny. Io non riesco a capire che diavolo gli sia passato in mente. Ok sapevo che si piacevano e tutto ma… porca vacca. –
Ginny appoggiò la testa sulla spalla del fidanzato, che le accarezzò i capelli.
Un lieve rumore li avvisò che qualcuno stava entrando.
Ron era sulla soglia.
Harry si alzò di scatto e lo portò velocemente fuori, richiudendosi la porta alle spalle.
- Che stai facendo Harry? Le devo chiedere scusa. –
- IO CHE STO FACENDO?! SEI TU quello che l’ha aggredita, che l’ha baciata contro la sua volontà! Ron, togliti di mezzo. –
Ron fissava incredulo l’amico.
- Lo so che ho sbagliato Harry ma ti giuro che voglio solo parlarle. –
- Ora sta dormendo e comunque devi aspettare.-
Il viso di Ron si fece scuro.
- Ah è così? Ora sei il suo nuovo fidanzato o cosa? Pensavo stessi con Ginny ma evidentemente mi sbagliavo. –
Il pugno partì veloce e violento.
- Non OSARE dire questo a me. Io non sto con Hermione, lei è come una sorella. E tu sei proprio l’ultimo a poter parlare di relazioni. Ora, se non ne vuoi un altro, levati di torno.-
Una piccola folla si era raggruppata a vedere cosa succedeva.
Ron non disse altro, guardò solo l’amico come se lo vedesse ora per la prima volta.
- Quindi è questa la tua scelta? Scegli lei a me, al tuo migliore amico? –
Harry respirò a fondo.
-Scelgo chi ritengo sia nel giusto, e quello che le hai fatto mi fa rabbrividire. –
Ron non proferì altra parola e se ne andò.
Harry guardò quello che era stato il suo migliore amico allontanarsi.
Stava per rientrare quando qualcuno gli batté sulla spalla.
- Ancora Ron? Quante volte ti dovr…-
Non era Ron.
Il suo nemico giurato, Draco Malfoy, e Blaise Zabini gli stavano davanti.
Alle parole di Harry Draco strinse i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche.
- Quindi Weasley è venuto a rompere le palle? –
Era stato Zabini a parlare.
- Sì, ma l’ho cacciato. Che volete? –
Harry non si fidava. E’ vero, avevano salvato Hermione da Dio solo sa cosa, ma sette anni di odio non si cancellano in un secondo.
La verità era anche che Harry si sentiva in colpa. Draco era arrivato prima di lui, aveva salvato Hermione. Doveva esserci lui, Harry, al suo posto; doveva picchiare lui Ron.
Per questo e per i loro trascorsi Harry non sopportava quel ragazzo.
- Calmati Sfregiato. Volevano solo assicurarci che la Granger stesse bene, sai dopotutto siamo stati NOI a salvarla, non tu. –
Harry gli scoccò uno sguardo di puro odio che fu ricambiato.
Blaise osservava i due.
Per quanto lo riguardava non aveva nulla contro Harry oltre al fatto che era un Grifondoro e nemico giurato di Draco.
- Lo so benissimo Malfoy. Hermione è impegnata, andatevene. –
Nonostante l’invito fosse esplicitissimo nessuno dei due mosse un passo.
Harry si girò e fece per aprire la porta ma questa era già aperta.
Hermione, gli occhi gonfi di sonno e arrossati dalle lacrime guardava i tre.
Il cuore di Draco perse un colpo.
La canotta blu le cadeva mostrando la spallina del reggiseno, il cardigan nero slacciato sul davanti.
I jeans stropicciati, le scarpe slacciate.
Si era appena svegliata.
- Harry che succede? –
Harry le mise apposto la canotta e il cardigan e poi sussurrò: - Herm tranquilla, li mando via. Torna a dormire, fra poco arriveremo. –
Hermione inquadrò gli ospiti e alla vista di Draco si svegliò subito.
C’era anche Blaise.
- Harry tranquillo, voglio parlarci. –
- Ma Herm, e se viene…-
- Se viene l’idiota io e Draco gli rifacciamo i denti, tranquillo Potter. – promise Blaise.
Harry, vedendo che l’amica era decisa, entrò nello scompartimento e si chiuse la porta alle spalle.
- Ehi, che facce da funerale che avete. – disse Hermione.
I due le sorrisero.
- Ben svegliata principessa. Come ti senti? –
Blaise si avvicinò un po’, Draco guardò la scena incerto sul da farsi.
- Bene grazie, anzi vi volevo ringraziare. Se non fosse stato per voi io…-
- Non devi nemmeno dirlo -.
Hermione guardò Draco.
Quel contatto visivo scaldò i cuori di entrambi, all’insaputa di Blaise.
I tre furono interrotti da una flebile voce.
- Ehm scusate…-
Un bambino di poco più di undici anni li guardava dall’alto.
- Sì? – chiese Hermione esibendo un sorriso di incoraggiamento.
- Cho Chang mi ha incaricato di avvisarvi che fra mezzora arriveremo e le coppie dei Caposcuola devono avvisare le persone. –
- Ok, grazie mille. –
Il bambino scomparve nel giro di un secondo.
- Io mi sistemo e poi arrivo. Draco vuoi iniziare o mi aspetti? –
- Ti aspetto, ovvio. –
Blaise era deluso e arrabbiato.
- Scusate, non ho capito. Le coppie? Cioè io dovrei stare con quel…quel…-
- Si Blaise, così lo tieni lontano da noi. Granger ti aspetto qui. –
Hermione non se lo fece ripetere due volte e sparì nel loro scompartimento.
- Blaise, senti, ma tu ti stai…-
- Io vado Dra, devo trovare quello schifo. –
E senza aggiungere nulla Blaise scomparve nell’altro vagone.
Draco lo guardò andare via.
Un rumore lo avvisò che la porta si era aperta.
- Già qui Granger? –
Però non si trovò davanti Hermione, ma Harry.
- Ah, sei tu Potter. –
- Già. Si deve cambiare perciò…-
Harry stava per andarsene poi però ci ripensò.
- Dimenticato qualcosa Potter? –
- Sì, in effetti sì. –
Harry si avvicinò a Draco e sussurrò: - Io non so cosa ci facevi in quel vagone o che hai in mente. Però Hermione ora è con te, è debole. Posso non starti simpatico, possiamo odiarci, potrai odiarla, ma ti prego, proteggila. –
Draco rimase lì impalato e muto mentre Harry usciva dal vagone.
“ Se arriva a supplicarmi vuol dire che ci tiene davvero tanto a lei. Dannazione Potter, sempre così eroico eh? Ovvio che la proteggerò, lei è…”
- Sono qui –
Hermione era uscita; si era cambiata.
I capelli pettinati erano raccolti in una coda alta, indossava una t-shirt viola un po’ scollata, leggins neri, ballerine.
Allo sguardo di Draco che Hermione interpretò come sorpreso o beffardo la ragazza si sbrigò a dire:
- E’ che dovevo cambiarmi, sai quei vestiti sapevano ancora di lui. So che potrò sembrare stupida ma…-
- Non sei stupida. Non l’ho mai pensato. –
Hermione distolse lo sguardo imbarazzata come Draco.
- Bene direi che possiamo andare. –
- Già. –
I due uscirono dal vagone, spalla a spalla, come una coppia di amici.
Non sapevano che qualcuno li stava guardando.

Ringrazio come al solito chi legge e commenta questa Fan Fiction :D Ci vediamo nel prossimo capitolo! ;) §SilverKiria§ 

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Capitolo 6
*** Una richiesta che non si può rifiutare ***


La giornata passò senza altri avvenimenti degni di nota: Blaise cercava di non uccidere Ron e si guardava bene dal permettergli, per qualsiasi motivo, di andare verso i vagoni dove Draco ed Hermione sorvegliavano.
Dalla loro parte i due andavano sempre più d’accordo.
Certo, Draco non andava certo urlando per il treno che sopportava, e forse qualcosa di più, una mezzosangue. Però si comportavano civilmente.
Nessuno dei due aveva parlato più di ciò che era successo con Ron né del loro “momento”.
Hermione aveva paura di scatenare l’ira di Draco riparlandone e Draco di farla piangere di nuovo.
Ogni tanto, senza farsi troppo vedere, il ragazzo sbirciava la compagna per assicurarsi che stesse bene.
Hermione stava chiacchierando con alcune compagne di Corvonero, tra cui Cho Chang.
Draco le era a poco più di un metro di distanza ma cercava di non perderla d’occhio.
Le ragazze di Corvonero probabilmente se ne accorsero perché presero a lanciargli occhiate seguite da risolini.
Draco non le sopportava le ragazze così.
Hermione però rimane impassibile e continuava a discutere senza dare segno di essersi accorta delle risatine delle interlocutrici.
A un certo punto però si girò.
Si sentiva uno sguardo addosso.
Ed infatti Draco la stava guardando.
Il ragazzo, imbarazzato, distolse lo sguardo e quando lo ripuntò su di lei questa gli sorrideva.
Poi si girò e come niente fosse tornò alla conversazione.
“Quella là ne sa una più del diavolo” pensò ridendo Draco tra sé e sé.
Stava per andare nell’altro vagone quando sentì un dolore lancinante al braccio sinistro.
Per poco non cadde dalla sorpresa e dalla sofferenza.
Fece comunque passare l’indecisione dei movimenti come sbilanciamento.
Nessuno ci prestò molta attenzione.
Draco non aveva bisogno di chiedersi cosa fosse stato, lo sapeva già.
Il dolore continuava a pulsare sotto la camicia, come se avesse del fuoco nelle vene.
Ostentando tranquillità che in realtà non possedeva si diresse nel bagno dei maschi.
La lucidità dei sensi anche nelle situazioni difficili, ecco uno dei suoi più grandi pregi.
Arrivò con successo al bagno senza che nessuno sospettasse nulla.
Aspettò che fosse vuoto e mandò via i due dodicenni rimasti con un solo sguardo intimidatorio.
Dopo essersi assicurato di essere solo Draco sollevò la camicia.
Era come temeva.
Il Marchio Nero brillava come una stella nella notte, pulsando sulla carne.
Lo fissò per poco più di due secondi, poi lo ricoprì con malagrazia.
Respirava a fatica, tanta era la paura e il dolore.
Poi un solo movimento, un pugno allo specchio.
Lo specchio si infranse e la mano iniziò a sanguinare, il dolore si mescolava a quello del Marchio, ma lui non ci fece caso.
Aveva qualche pezzo di vetro nella carne probabilmente.
Per un attimo tornò a quel pomeriggio di luglio di poche settimane fa che gli sembrava appartenente ad una vita lontana anni luce.

( INIZIO FLASHBACK )

I suoi l’avevano mandato a chiamare.
Erano nella sala riunioni, in cui Draco non entrava più da quando aveva cinque anni. Non era preoccupato, probabilmente volevano solo riferirgli avvenimenti recenti o cose simili. Draco fingeva di ascoltare, fingeva che gliene importasse.
Si presentò all’ora richiesta e ciò che si trovò davanti lo fece rabbrividire.
Lui era lì.
Il viso bianco come un cadavere, le narici come serpente, il viso stesso dai tratti rettili. Ma ciò che lo terrorizzò di più furono gli occhi. Lui sorrideva, ma gli occhi, quei dannati occhi rossi come il sangue dicevano tutt’altro.
Si alzò.
- Draco! Che piacere vederti! –
Draco si inchinò subito, quasi sbatté la testa per terra da quanto si era mosso veloce.
- Suvvia Draco alzati. –
Draco obbedì.
Si guardò rapidamente intorno: il grande salone dal marmo nero era vuoto, eccetto per lui, il Signore Oscuro e i suoi genitori.
La madre era seduta al tavolo di legno scuro, guardava in basso. Gli occhi erano rossi: aveva pianto.
Il padre invece era in piedi, lo sguardo freddo.
Sembrava quasi in un altro posto.
Draco si girò di nuovo verso il Signore Oscuro.
Non sapeva cosa fare, doveva guardarlo negli occhi? Oppure sarebbe stata un’offesa?
- Draco rilassati. Non sono qui per punirti, al contrario, sono qui per premiarti. –
A quelle parole Narcissa Malfoy si lasciò scappare un gemito. Il marito non dette segno di averla sentita, come il Signore Oscuro.
- Draco, lo sai che il Signore Oscuro è molto grato ai suoi collaboratori vero? –
Draco annuì.
- Bene. Sai, i tuoi cari genitori sono stati davvero fedeli negli ultimi tempi. Nonostante, non lo nascondo, ho temuto avessero cambiato idea sulle nostre convinzioni…su di me. –
L’aveva detto con un tono quasi divertito, ma la voce da rettile, sibilante, e le pupille che si allargarono fecero rabbrividire Draco.
- Quindi il Signore Oscuro nella sua misericordia vuole dare loro un dono, un regalo. Ho saputo che sei molto bravo a scuola negli incantesimi pratici dico bene? –
Draco fece segno di sì. Non riusciva a parlare.
- E frequenti, o meglio vedi, spesso Potter vero? –
A quelle parole Draco alzò il viso. Voldemort lo guardava come se la sua vita dipendesse dalla risposta che Draco avrebbe dato.
Di nuovo annuì.
Voldemort alzò le braccia.
- Bene! Magnifico! Draco, date le tue doti eccezionali, voglio che tu entri a far parte dei miei più fedeli servitori. Tu lo vuoi, vero Draco? –
Sebbene la frase fosse sotto forma di domanda non ammetteva risposte negative.
- Certo signore. –
Voldemort sorrise, un sorriso crudele, disumano.
- Perfetto. Allora coraggio, dammi il braccio. –
Draco sapeva cosa stava per accadere.
Guardò la madre che piangeva sommessamente, il padre che lo osservava come se stesse aspettando un giudizio del Signore Oscuro su suo figlio.
Draco si scoprì l’avambraccio sinistro e istintivamente chiuse gli occhi.
Voldemort prese il braccio del ragazzo.
Draco rabbrividì al tocco: era gelido.
Voldemort estrasse la bacchetta.
Dolore, eterno dolore.
Pensava di morire, i sensi oscurati dalla sofferenza.
Non seppe quanto durò né se o quanto urlò.
Si ricordava solo di essersi trovato ansimante a terra, sudato.
Il braccio era coperto di sangue e qualcosa che non seppe descrivere.
Solo dopo seppe che si trattava di veleno di serpente.
Lui se ne andò e sua madre si gettò addosso al figlio.
Prese la bacchetta e risucchiò il sangue che continuava a scorrere senza fermarsi.
- Mamma che… - disse il ragazzo con voce flebile.
- Shhh. Tranquillo, il dolore scomparirà tra un paio di giorni.
Ha messo del veleno del suo serpente in te, così potrà chiamarti.
Se lo senti bruciare toccalo e apri la mente. Draco…-
Draco sollevò gli occhi: sua mamma stava piangendo a dirotto.
- Perdonami. -

( FINE FLASHBACK )

Draco tornò alla realtà e inspirò profondamente.
Il dolore continuava sia dalla mano che dal braccio.
Toccò il Marchio Nero.
Tutto scomparve, i sensi si fecero più deboli, i rumori più attenuati.
Anche il dolore alla mano scomparve.
Ed eccola, la sua voce.
La sentiva chiara come se fosse proprio lì accanto a lui. Quel parlare che sembrava quasi un sibilo.
- Draco, ho un compito per te. Bada bene, se fallirai le punizioni le sai già. Devi uccidere Silente, in qualsiasi modo. Spero per te che tu ci riesca, non vorrei dover dire addio ad una famiglia di miei servitori. –
E come la sua voce era apparsa in un attimo tutto scomparve altrettanto facilmente.
Draco si girò, col terrore che lui fosse dietro, ma non c’era. Era solo.
Il dolore alla mano tornò più forte di prima.
Perdeva ancora molto sangue.
Non ci pensò più di tanto, aveva ben altro in mente.
Doveva uccidere Silente, lui voleva che uccidesse Silente. Altrimenti…
Le lacrime di frustrazione gli salirono agli occhi ma li ricacciò subito giù. Un Malfoy non piange.
Si lavò la mano che comunque era messa male, forse era rotta.
Il dolore però lo aiutava, gli permetteva di concentrarsi.
Uscì e si ritrovò nel chiasso del vagone pieno.
In un primo momento pensò di andare nel vagone Serpeverde ma non aveva voglia di vedere Pansy o qualche compagno.
Quindi si girò e fece per tornare al vagone dei Caposcuola, almeno era tranquillo.
Pochi passi avanti però lo aspettava qualcuno.
Hermione era lì, in piedi, lo osservava.
Gli venne incontro.
- Dove sei stato? E che… oddio Draco che hai fatto alla mano? –
Hermione gli prese la mano.
Un brivido corse lungo la schiena del Serpeverde che però lo imputò al dolore.
- Mio dio Draco dobbiamo…-
- Noi non dobbiamo proprio niente. Granger sono solo caduto. Non rompere. –
Fece per oltrepassarla ma la ragazza lo bloccò.
- Che è successo? –
Quegli occhi così caldi, rincuoranti, lo guardavano cercando di trovare la verità.
Non ci riuscì, distolse semplicemente lo sguardo.
- Non sono affari che ti riguardano Mezzosangue. –
Non guardò ma sentì Hermione trattenere il respiro. Ecco, l’aveva fatto, aveva offeso l’unica persona che si curasse davvero di lui.
La ragazza gli prese la mano, mormorò “ Ossiamentum” e la mano si riscaldò.
Il dolore era scomparso.
Draco alzò gli occhi per ringraziarla, per sorriderle, per fare qualsiasi cosa.
Quando però lo fece, vide solo una coda di cavallo scomparire oltre la porta che conduceva al vagone successivo.
“ Ma che cazzo sto facendo?!”
- Hermione aspetta! – urlò.
Ma lei era andata avanti e ora la folla lo spingeva verso la parte opposta.
Draco non se n’era accorto ma erano arrivati.
Le lanterne della stazione di Hogsmeade brillavano fuori dai finestrini.
Qualcuno lo prese da dietro.
- Ehi Dra, Weasley è uscito ad accompagnare i primarioli con la Granger. Mi dai una mano a portare gli altri alle carrozze? –
Era Blaise.
Draco annuì e seguì fuori l’amico.
La mano era ancora calda per l’incantesimo e Draco notò anche un’altra cosa che non lo fece di certo sentire meglio: sapeva di menta e limone.

Ringrazio come al solito chi legge questa Fan Fiction. Un grazie speciale alle 11 persone che l’hanno messa tra le seguite, grazie di cuore :’) E uno specialissimo a Fede17 che commenta sempre ;) Cosa succederà ora che i nostri eroi sono arrivati ad Hogwarts? E Draco? Non perdetevi il prossimo capitolo!
Recensite in tanti, per voi è poco, per me tantissimo :’)
A presto!  
§SilverKiria§

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Capitolo 7
*** Errore o Fortuna? ***


Tutti gli studenti si erano radunati nella Sala Grande.
I piccoli di quell’anno dovevano ancora arrivare, come di consueto la professoressa McGranitt stava parlando loro per spiegare come funziona Hogwarts.
Gli altri si erano già seduti ai rispettivi tavoli delle proprie Case e si raccontavano le ultime novità.
Beh, non proprio tutti.
In una stanza al piano di sopra otto ragazzi si erano radunati.
I Caposcuola, come ogni anno, dovevano fare un resoconto di com’era andata durante il viaggio e assegnare i turni di ispezione notturna.
Ron, Hermione, Draco, Blaise, Hanna, Mark, Cho e Sarah erano seduti attorno ad un tavolo rotondo.
A nessuno però manco di notare che sia Blaise che Draco che Ron non facevano che guardare Hermione, che di rimando li ignorava tutti, tranne Blaise.
Lo fece sedere accanto a lei e lui non si tirò di certo indietro.
Ron stava per sedersi accanto alla ragazza ma Draco lanciò un piccolo Confundus che bastò ed avanzo a fargli credere che la sua ambizione più grande era sedersi accanto a Mark.
Purtroppo per il biondo il posto accanto ad Hermione fu occupato da Cho e quindi si sedette accanto alla Corvonero.
Fu Mark a prendere la parola.
- Bene, ci siamo tutti. Possiamo cominciare a riassumere gli avvenimenti di oggi e le nostre osservazioni. Comincio io. Ho notato che si è creato un enorme buco dall’una alle tre nei vagoni di Hermione, Malfoy, Zabini e Ron. Potete spiegarmi il motivo? –
Mark probabilmente era l’unico a non saperlo.
In quelle ore infatti era accaduta la causa della rottura dell’amicizia tra Ron ed Hermione.
Fu quindi la ragazza, sorprendendo gli altri tre, a parlare.
- E’ colpa mia Mark. Sono stata male e Ronald, Malfoy e Blaise mi hanno aiutata. Scusa, non succederà più. –
Come Blaise rimase piacevolmente sorpreso dell’essere stato chiamato per nome tanto erano rimasti delusi e amareggiati gli altri due ad essere stati chiamati senza confidenza alcuna da parte della ragazza.
Mark dovette rimanerne altrettanto stupito perché si limitò ad annuire.
La successiva mezzora passò senza altri riferimenti a ciò che era accaduto quel giorno.
Ron dopo il trattamento gelido di Hermione non aveva avuto il coraggio di guardarla ancora.
Blaise le passò il braccio attorno alle spalle e, sebbene la ragazza ne fosse relativamente indifferente, scatenò l’ira interna di Draco.
- Stupido idiota. Cosa crede di fare? Insomma un po’ di contegno, è pur sempre… -
Ma nemmeno nei suoi pensieri Draco riuscì ad insultare Hermione.
Al contrario, la guardava sempre più interessato, ferito dal suo trattamento e incazzato con sé stesso per averla offesa.
La ragazza scriveva appunti su un diario blu notte sul funzionamento dei turni, i cambiamenti del regolamento e tutto ciò che diceva Mark. Non aveva degnato di uno sguardo né Draco né Ron e, anche se da un lato questo lo rendeva felice, dall’altro lo distruggeva.
Sembrava assurdo a dirsi ma al Serpeverde mancavano quegli occhi nocciola.
Come d’istinto, senza sapere bene il perché, portò la mano al braccio sinistro.
Il Marchio Nero non gli aveva fatto male per tutto il giorno ma ora pizzicava un po’.
Alzò lo sguardo ed eccoli, quei pozzi di cioccolata.
L’aveva guardato, per un secondo, solo per vedere cosa stesse succedendo, ma l’aveva guardato.
Così Draco prese la sua decisione: doveva parlarle, doveva spiegarsi.
La riunione finì dieci minuti prima del banchetto, lo smistamento era già stato fatto, e quando scesero e si misero ai propri posti Silente si alzò e si diresse verso il leggio.
A Draco bruciò il Marchio, questa volta davvero, e sentì il cuore pesante.
“ Devi uccidere Silente. Altrimenti sai quali sono le punizioni.”
Sì, Draco lo sapeva.
Aveva visto decine di Mangiamorte morire per mano di Voldemort per aver fallito.
Avrebbe fatto del male a sua madre, l’unica persona a cui teneva più che a sé stesso.
Sua madre, lei che si era battuta fino all’ultimo con il marito per evitare la loro stessa sorte al figlio.
Lei che ora era a casa da sola, senza nessuno con cui parlare.
Lei che l’aveva sempre amato.
Le ali del gufo inciso sul leggio di Silente si aprirono e lui iniziò.
- Benvenuti! Do il benvenuto ai nuovi arrivati a questo nuovo anno qui ad Hogwarts e il bentornato a casa a chi c’era già. Spero che il viaggio sia stato piacevole e che vi abbia insegnato qualcosa. –
Poi accadde qualcosa di assurdo, talmente assurdo che Draco pensò di esserselo immaginato.
Il ragazzo avrebbe infatti giurato che il preside si fosse girato e l’avesse guardato.
“ Non può essere. E’ la fame, di sicuro.”
- Mi dilungherei in riflessioni filosofiche ma con le pance vuote sono convinto non si sia mai giunti a vere scoperte. Pertanto, abbia inizio il banchetto! –
E come ogni anno i piatti si riempirono magicamente del ben di dio proveniente dalla cucina.
Un coro di “Ohh” si levò dai primini.
Draco guardò il suo vicino.
- Blaise mi passi il pollo? –
Blaise era come assente, fissava un punto d’avanti a sé.
Draco seguì la traiettoria dello sguardo dell’amico e ciò che vide per poco non gli fece cadere il calice di succo di zucca.
A una tavolata di distanza ( fra i Serpeverde e i Grifondoro c’erano i Tassorosso ) c’era Hermione.
Però non era normale, stava discutendo.
A Draco bastò spostare di poco lo sguardo per capire la fonte del disturbo della ragazza.
Ron le stava parlando, era accanto a lei.
Arrivò Harry che si mise tra i due.
A causa della distanza non riuscì a capire ciò che si stavano dicendo ma di sicuro non era bello.
Il cuore perse un colpo quando Hermione si alzò, le lacrime agli occhi.
- Ron tu sei un’idiota! –
Questo lo sentì tutta la sala: la ragazza aveva urlato.
Detto questo uscì correndo dalla Sala.
Draco tornò con lo sguardo al tavolo.
Harry aveva bloccato Ron che probabilmente la voleva seguire e gli stava urlando qualcosa.
Draco non perse tempo.
Si alzò.
- Ehi Dra dove…?-
- Torno subito Blaise, mi sono scordato una cosa di sopra. –
Il biondo uscì dalla sala accompagnato dagli sguardi curiosi degli spettatori.
Il castello era vuoto e faceva un po’ senso.
Abituato com’era a vederlo stracolmo di gente sembrava malinconico così privato dei suoi abitanti.
Draco non si fermò prima di essere arrivato al terzo piano.
Non sapeva dove andare.
“Dove potrebbe essere?” si chiese.
La risposta gli venne alle labbra accompagnata da un sorriso.
Salì le altre due rampe di scale, girò a destra, percorse tre corridoi, svoltò a sinistra ed eccola.
La grande porta di quercia lo guardava imponente.
Era socchiusa.
Draco entrò nella biblioteca silenziosamente.
Era stato lì molteplici volte ma la grandezza e maestosità di quella  infinità di libri gli scaldava sempre il cuore.
Forse non si sapeva in giro, ma Draco amava leggere.
Nei libri si trova una soluzione alla maggior parte dei problemi o comunque si riesce ad evadere da questi.
Si guardò intorno, ormai conosceva l’enorme sala come la propria casa.
Non molti sapevano che dietro al scaffale “Pozioni Pozionisticamente Perfette” c’era una piccola saletta.
Vi entrò.
L’enorme finestra proiettava la luce lunare sul tappeto rosso a rifiniture dorate.
Lo scoppiettio delle fiamme accese nel poderoso camino di marmo bianco riempiva la sala.
Eccola.
Era seduta su una poltrona rosso fuoco, le mani che giocherellavano con i capelli, impegnata nella lettura.
Draco entrò e vide il libro che stava leggendo.
- Le Fiabe di Beda il Bardo? Mia mamma me le raccontava sempre. La mia preferita è quella dell’uomo dal cuore peloso. Orribile certo, ma affascinante a suo modo. –
Hermione si stupì della presenza di qualcuno e alzando gli occhi non trattenne un sobbalzo.
- Scusa. Ti ho disturbata. E’ solo che, beh, devo parlarti. –
Hermione chiuse il libro e andò dalla parte opposta a Draco a riporlo nell’antica libreria di mogano.
- Parla. –
Draco non se lo fece ripetere due volte.
- Mi dispiace di averti offesa, io non volevo. E’ che…-
Hermione si girò di colpo, la rabbia sul suo bel viso.
“Anche così è bellissima” pensò il biondo.
- Nooo, tu volevi! Volevi farmi male, volevi che me ne andassi! –
Le sue parole ferirono Draco nel profondo.
- Guarda che…-
- LASCIAMI FINIRE DRACO! –
Draco. L’aveva chiamato Draco. Forse c’era una speranza.
Hermione respirò profondamente.
Si avvicinò a lui, ora potevano toccare la spalla dell’altro con la mano se solo avessero potuto.
- Tu volevi ferirmi perché speravi di mandarmi via. E sai perché? Perché hai paura, paura che a qualcuno possa interessare di te, che io possa essere una tua amica. So che non lo pensavi, ciò che hai detto. Quindi non ti devi scusare. –
Era vero, era tutto dannatamente vero.
Hermione fece per andarsene ma Draco le prese la mano e la attrasse a sé.
Ora i loro nasi si toccavano.
- Come fai a mettermi sempre così in difficoltà tu brutta piccola meravigliosa Grifondoro? –
La voce di Draco era un sussurro, una carezza.
A Hermione batteva forte il cuore.
Gli occhi azzurri cielo, così incantevoli, il suo profumo d’arancio.
Le girava la testa, erano vicinissimi.
- Perché non riesci a fidarti di me, Serpe che non sei altro? –
Hermione aveva sorriso.
Draco si avvicinò ancora di più.
- Ci proverò. –
Finalmente i due si baciarono.
Un bacio sulla bocca, dolce e leggero eppure così forte e intenso.
Quando finirono Hermione si allontanò.
- Scusa. Scusami. –
Detto questo, ancora prima che Draco potesse muoversi, la ragazza uscì di corsa.
Il ragazzo, confuso e disorientato, rimase lì, a rivivere quel momento, cercando un motivo per cui l’avesse lasciato lì così.
Non trovò risposta.

Grazie a tutti quelli che hanno letto questo capitolo! Finalmente Draco e Herm si sono baciati, ma lei è scappata. Che accadrà ora? Non perdetevi il prossimo capitolo :D Grazie a chi segue questa Fan Fiction ( già 12 :') ) e chi recensisce, spero recensiate tutti :D A presto!  §SilverKiria§

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Capitolo 8
*** Fine e Inizio ***


Draco passò oltre mezzora a cercare la ragazza ma alla fine decise di rinunciare: le avrebbe parlato il giorno seguente.
Tornò in Sala Grande giusto in tempo per il dessert.
- Ehi guarda chi si rivede! Dove diavolo eri finito? –
- Scusa Blaise ma mia mamma mi ha mandato un gufo. Niente di grave tranquillo. Mi passi  il gelato? –
Nonostante l’amico ostentasse sicurezza, Blaise non gli credeva.
Tuttavia non lo dette ad intendere.
Hermione non era ancora tornata e Blaise si stava preoccupando.
Anche Draco puntò l’occhio verso il tavolo rosso-oro dove Weasley era da una parte che mangiava silenziosamente il suo dessert, lo sguardo assente.
Harry e Ginny stavano parlottando e ogni tanto lanciavano sguardi fugaci al portone della Sala Grande.
Quella notte, sdraiato sul suo baldacchino dal velluto smeraldo, Draco rivisse quel meraviglioso momento mille e mille volte.
Forse era l’immaginazione, ma gli sembrava anche di avere il suo profumo attorno.
Una parte di lui era più felice che mai, l’altra preoccupata.
- Ho baciato una Mezzosangue. Ho baciato una Mezzosangue e vorrei rifarlo ancora. Ho baciato la più brava della scuola, la migliore amica del mio nemico, e non vedo l’ora di rivederla.-
A questo si aggiungeva il peso che non mancava di segnalargli il Marchio Nero che continuava a pulsare leggermente.
La mattina seguente in Sala Comune vennero appesi gli orari degli studenti.
Draco e Blaise come tutti i compagni del settimo anno andarono alle serre di Erbologia.
Avrebbero avuto lezione con i Grifondoro e Draco era emozionato e preoccupato allo stesso tempo.
Quando entrarono nelle serre i Grifondoro non erano ancora arrivati.
Draco e Blaise si posizionarono su un banco a metà classe.
Draco metteva sul banco gli strumenti lanciando occhiate nervose alla porta.
Ed eccoli, dopo circa tre minuti iniziarono ad entrare gli studenti di Grifondoro.
Tra la marea di cappelli, berretti e sciarpe Draco non riuscì a vedere chi stava cercando.
Solo quando tutti presero posto la vide.
Lei ed Harry si erano messi al secondo banco.
Indossava un giaccone nero con pelo sul cappuccio, sciarpa rosso-oro e cappello nero.
I capelli lisci le cadevano sul viso arrossato per il freddo.
Si era voltata solo un secondo e, dopo aver visto che Draco la guardava, si era girata di fretta.
La lezione passò tranquilla, gli studenti dovevano accudire una Pianta Tentaculum e, tra il cercare di non farsi cavare un occhio e il tentare di prendere i baccelli viola che la pianta nascondeva sotto i tentacoli, il ragazzo lanciava degli sguardi alla ragazza, oggettivamente troppo occupata per fare qualsiasi altra cosa.
Ron, notò Draco, si era seduto con un’entusiasta Lavanda poco dietro di loro. Sembrava gli fosse morto il gatto e non perdeva d’occhio Hermione, anche se ciò gli costò una bruciatura sul braccio.
Appena la lezione finì i ragazzi misero apposto le cose e Draco prese la palla al balzo.
Hermione ed Harry stavano uscendo.
Con la scusa di andare in bagno il biondo lasciò un attonito Blaise e seguì i due.
- Ehi Granger! Hai un secondo? –
Hermione si girò e lo stesso fece Harry.
- Che vuoi da lei Malfoy? –
“ Merda” pensò Draco.
Non aveva calcolato Harry e non poteva certo dirgli che doveva parlare con la ragazza riguardo al loro bacio.
Poi gli venne un’idea geniale.
- Potter non mi pare tu sia la sua guardia del corpo. Comunque devo parlarle dei turni di sorveglianza notturna, cosa che a te non compete dato che la nostra superstar non è Caposcuola. –
Harry gli stava per saltare addosso, Draco era pronto.
Hermione si frappose tra i due.
- Harry tranquillo. Dai vai o farai tardi ai provini. Dopo ti passo gli appunti di Pozioni. Il Capitano non può certo mancare! –
Harry guardò sospettoso e ancora arrabbiato Draco che gli sorrise ironico.
- Dai Sfregiato, vai che i tuoi fans ti aspettano. –
Harry, sempre guardando Draco, abbracciò forte Hermione che ricambiò.
Il sorriso scomparve dal viso del biondo.
Quando Hermione si staccò baciò la guancia dell’amico, cosa che fece ancora più incazzare Draco, e questo disse: - Herm penso non tarderò. Ci vediamo alla torre prima di pranzo, ok? –
Hermione annuì e il ragazzo, dopo aver lanciato uno sguardo di avvertimento a Draco, se ne andò.
Hermione si voltò.
- Allora, cosa c’è? –
Draco esplose: - COME PUOI DIRE SEMPLICEMENTE COSA C’E’?! C’eri anche tu ieri sera nella stanza o ho baciato un tuo sosia?!-
Hermione distolse lo sguardo, ferita.
Draco a quella visione cercò di calmarsi e quando riprese la voce era più calma.
- Perché sei scappata ieri? Fai così di solito? Mi baci e scappi?  –
Hermione si girò, gli occhi lucidi.
- Mi dispiace per quello che è successo l’altra sera. Ero…confusa. Scusa. –
Si girò e fece per andarsene ma Draco le corse incontro e le prese la mano costringendola a girarsi.
- E a me non ci pensi? Non pensi a ciò che mi hai fatto sentire? –
Hermione fissava un cespuglio alla loro sinistra: un uccellino si era appena poggiato sopra l’arbusto e saltellava da una foglia all’altra.
- Lo so e ti  chiedo scusa. Tu sei un Purosangue, probabilmente ti ha fatto schifo quindi scusami, non accadrà mai più.-
Draco le prese il viso e la costrinse a guardarlo negli occhi.
- Pensavo fossi più intelligente, ma forse sei così intelligente da cercare di proteggerti. So che sei stata ferita, quel Weasley ti ha fatto male e ti giuro che per questo lo detesto, ma non mi paragonare a lui. Io non ti farei soffrire. –
Hermione prese le sue mani e se le spostò dal viso.
- Questo non lo so, però so che sei confuso, non sei in te. –
Draco sbatté le palpebre stupito.
- E questo che vorrebbe dire?! –
- Che normalmente non parleresti così. Insomma, per te ero sempre la “Mezzosangue”e…-
Draco le riprese le mani tra le sue.
- QUESTO PRIMA! Ora io… Hermione, guardami. –
Hermione si voltò al suono del suo nome.
I loro occhi si guardavano intensamente, nocciola e azzurro.
- Mi hai detto che dovevo fidarmi di te, tu però fa lo stesso quando ti dico che tutto ciò che voglio è rivivere quel momento. –
Hermione era senza parole.
I due si avvicinarono sempre più.
I loro nasi si sfioravano quando…
- Ehi ragazzi! Dai Dra abbiamo Trasfigurazione, non voglio perdere punti il primo giorno. –
Era Blaise.
Li guardava sorridendo ma gli occhi erano gelidi, sapeva di aver interrotto qualcosa.
Hermione si staccò velocemente.
- Ehi Blaise! Scusatemi ma devo andare a Pozioni. Buona giornata. –
Draco non voleva farla andare ma lei gli sorrise e lui contraccambiò felice.
La seguì con lo sguardo mentre saliva verso il castello, finché Blaise non lo prese con forza per le spalle e lo sbatté violentemente contro le serre.
- Ehi che diavolo stai facendo?! –
- Tu piuttosto?! Cosa stavate facendo?!-
- Niente mi stava solo…-
- DRACO TI CONOSCO DA QUINDICI ANNI, NON PRENDERMI PER IL CULO! A te lei piace Draco! –
Draco spinse via l’amico e lo guardò con astio.
- E anche se fosse?! Ho visto come la guardi, non vedi l’ora che ti rivolga la parola, che ti degni di un’occhiata. Blaise fai pena.-
Gli occhi di Blaise si strinsero in due fessure.
- E anche se fosse? Ho molte più possibilità con lei io che te, tu che l’insultavi fino a ieri! –
Le parole del ragazzo ferirono talmente Draco che sputò fuori: - IO intanto l’ho già baciata. Tu? –
Blaise indietreggiò e per un attimo parve triste oltre che stupito.
Ma la tristezza lasciò presto spazio ad una rabbia cieca.
- Quindi è così? –
Draco guardò quello che era stato il suo migliore amico.
- Esatto. –
Blaise lanciò un ultimo sguardo al ragazzo e se ne andò da solo verso il castello, lasciando Draco solo.

Come al solito ringrazio di vero cuore chi legge e chi recensisce. Draco e Blaise hanno davvero rotto? E Hermione e Draco? Non perdetevi il prossimo capitolo ;) §SilverKiria§

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Capitolo 9
*** Incontri Spiacevoli ***


Hermione era confusa, stordita.
Stava davvero per baciare Draco Malfoy?
Lo stesso che fino a poco fa la insultava appena ne aveva l’occasione?
Si e no. Infatti sì, oggettivamente era lo stesso essere umano ma no, era diverso.
Era più maturo, più disposto a oltrepassare gli orizzonti.
Comunque sia Hermione era sempre molto indecisa.
Una parte di lei non vedeva l’ora di rivedere quegli occhi, quei meravigliosi occhi azzurri e quel suo profumo.
- Dio mio che profumo…- pensò tra sé e sé.
Ma una parte di lei tirava fuori cartelli rossi enormi con su scritto ATTENZIONE PERICOLO DI ROTTURA DEL CUORE.
Non riusciva ancora, nonostante i fatti, a fidarsi completamente di lui.
Mentre rifletteva su questi problemi non si accorse che stava per andare addosso a una colonna.
- Ehi attenta! –
Qualcuno la fermò giusto in tempo.
- Stai bene? Herm dannazione vuoi romperti qualcosa? –
- Scusa, hai ragione. Io stavo solo…-
Quando però Hermione si girò perse l’uso della parola.
Ron stava davanti a lei, le mani ancora sui suoi fianchi.
Hermione indietreggiò.
- Herm ascolta…-
Ron la guardava, cosciente che fosse un miracolo che la ragazza non se ne fosse andata appena si era accorta chi fosse.
- Io davvero non so come scusarmi. Ti giuro quello non ero io, cioè ero io, ma non ero io. Insomma Herm mi conosci da sette anni, sai che non volevo…-
- Cosa, non volevi cosa?! Infilarmi la lingua nella bocca senza degnarti di fermarti quando ti dicevo di smetterla? Non volevi slacciarmi il reggiseno? Non volevi quasi strozzarmi mentre tentavo di aiutarti? –
Hermione stava perdendo le staffe.
Ron non sapeva cosa dire, continuò solo a bofonchiare – Scusa- e - Non volevo -.
Poco dopo qualcuno corse incontro ai due.
Era Harry.
- Herm tutto ok? –
Ron a quelle parole diventò paonazzo.
- Harry smettila ok?! Non è che solo perché ho sbagliato una volta, UNA SOLA VOLTA, ora appena la vedo la stupro, quindi smettila di fare il paparino! –
- RON IO FACCIO QUELLO CHE VOGLIO! Si dia il caso che IO sono il suo migliore amico e TU le hai fatto del male! –
I toni si stavano scaldando e un po’ di gente si fermò a vedere.
- NON SEI L’UNICO SUO MIGLIORE AMICO! IO SONO…-
- NO RON! NON LO SEI! –
Era stata la ragazza a parlare.
I due la guardarono come se si fossero dimenticati della sua esistenza.
- Come puoi anche solo pretendere di essere ancora il mio migliore amico dopo ciò che è accaduto?! Sei patetico. –
Detto questo Hermione si girò e se ne andò.
Harry la seguì a ruota ma Hermione svoltò nel bagno delle ragazze: non voleva parlarne.
Harry restò comunque fuori dalla porta.
Hermione appoggiò la borsa al lavandino, aprì l’acqua e si sciacquò la faccia.
Quando finì si osservò allo specchio.
Stava tremando.
Doveva riprendersi, non poteva far vedere che soffriva o Harry si sarebbe preoccupato.
- Bene bene bene, guarda chi si vede. La Mezzosangue è venuta a trovarci.-
Hermione vide riflesse nello specchio Pansy e Astoria.
Le due stavano fumando una sigaretta e la guardavano dall’alto in basso.
Lei fece finta di niente, prese il sapone e iniziò a lavarsi le mani.
- Oh, lo sgorbio non ci saluta. Pansy ora piango. –
- Non fare così Astoria. Dopotutto la Granger ora è una di noi, ora che si fa con un Serpeverde. IL NOSTRO Serpeverde. –
Hermione si girò.
- Che hai detto? –
Pansy e Astoria si avvicinarono, minacciose come non mai.
- Hai sentito lurida Mezzosangue. Ti ho visto sul treno mentre flirtavi con Draco. Non ci provare di nuovo, altrimenti…-
- Altrimenti cosa? – aggiunse Hermione piccata.
Le due si avvicinarono ancora di più.
- Altrimenti te ne pentirai amaramente. –
Hermione allora si mise a ridere. La vena coraggiosa della Grifondoro che era in lei si era risvegliata e reclamava spazio.
- Io avere paura di voi? Ma fatemi il piacere. –
Fece per andarsene ma Pansy la bloccò al muro.
- Sei avvisata Granger. Non vorrei che succedesse qualcosa di spiacevole ai tuoi genitori Babbani. –
Hermione si sentì congelare.
- Che cazzo stai dicendo? –
Pansy esibì un ghigno atroce.
- Beh, sai com’è, ad alcuni amici di famiglia potrebbe scivolare un incantesimo di troppo. –
Hermione si liberò e guardò con odio le due.
- Non osare…-
- Oh no. Se tu starai lontana da Draco non succederà nulla. Ciao Granger. –
Detto questo le due uscirono.
Hermione rimase lì, impalata.
- Herm non vorrei metterti fretta ma ci perderemo il pranzo se non ci sbrighiamo! –
Era stato Harry a parlare da fuori.
Hermione si guardò allo specchio e tentò di nascondere la preoccupazione.
Quando uscì però Harry dovette notare qualcosa perché chiese: - Herm tutto ok? –
Hermione annuì, forse troppo energicamente.
- Sì sì, è solo che ho una fame! Dai andiamo. –
Detto questo prese per sottobraccio Harry e si avviarono verso la Sala Grande.
Quando furono vicini Hermione notò Draco sulle scale.
Il ragazzo stava chiacchierando con Tiger e Goyle.
Quando però noto la ragazza le sorrise e le fece l’occhiolino.
Hermione voleva rispondere, voleva correre ad abbracciarlo, ma si trattenne.
Le parole di Pansy le rimbombavano nella mente.
Quindi, col cuore che le si spezzava, lo ignorò totalmente, puntando verso la Sala Grande.
Il sorriso si congelò sul viso di Draco.
“ Che cazzo…?” pensò il biondo osservando la ragazza che gli aveva fatto battere il cuore e che ora gliel’aveva soffocato.
Qualcuno gli saltò in groppa a sorpresa.
- Ehi Dracuccio! Come va amore? –
Draco si levò di dosso Pansy che cadde rovinosamente a terra, cosa che però non disturbò minimamente Draco.
- Lasciami stare Parkinson, io non sono il tuo amore. –
Finito di parlare il ragazzo si avviò da solo al tavolo dei Serpeverde.
Appena entrato scoccò uno sguardo al tavolo Grifondoro.
Hermione lo stava guardando ma appena capì di essere stata scoperta si buttò in una conversazione con Ginny.
La mascella di Draco si irrigidì.
Si sedette al solito posto ma notò con un groppo in gola che Blaise si era seduto accanto a Marcus Flint e lo ignorava alla grande.
“ Fanculo a tutti.” Pensò il ragazzo azzannando voracemente un pezzo d’arrosto.

Grazie a tutti quelli che leggeranno questo capitolo. Cosa succederà ora? Scopritelo nel prossimo capitolo :D §SilverKiria§

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Capitolo 10
*** Un Volo quasi perfetto ***


La settimana trascorse relativamente tranquilla. Harry e Ginny non perdevano mai d’occhio Hermione che sembrava sempre sull’orlo di una crisi isterica, anche se tentava di nasconderlo.
Harry sospettava che ci fosse qualcosa sotto più grande della fine dell’amicizia con Ron, scusa alla quale la ragazza imputava il suo cambio di umore, e tentava costantemente di farle sputare il rospo, senza però esiti positivi.
Ad Hermione sembrava di impazzire: Harry e Ginny erano diventati peggio che sanguisughe, quasi temessero che si sarebbe suicidata se loro non fossero stati lì; Pansy e Astoria mimavano continuamente scene di persone uccise quando erano certe non ci fossero testimoni, Ron cercava di parlarle appena la vedeva ma veniva bloccato da Harry e peggio di tutto Draco la ignorava completamente.
Ogni volta infatti che il Serpeverde la incrociava in giro Hermione notava per un attimo il dilatarsi della pupilla del giovane e un’ombra di fugace sorriso, poi il ragazzo cambiava strada.
Questo fino a sabato.
L’ultimo giorno della settimana i ragazzi avevano Volo Avanzato ( materia che Hermione doveva obbligatoriamente frequentare poiché si era tolta da Divinazione e senza un’altra materia non avrebbe raggiunto i crediti necessari per i MAGO ) insieme ai Serpeverde.
Madama Bumb era già sul campo e li aspettava impaziente.
Era una giornata molto fredda con raffiche di vento continuate che obbligavano i ragazzi a nascondersi nelle sciarpe.
Hermione guardò di sfuggita Draco che parlava animatamente con Goyle. L’imitazione di una persona che cadeva a terra morta fatta da Pansy la fece però concentrare sull’insegnante.
- Bene ragazzi, so che il tempo non è dei migliori ma avendo solo due ore la settimana non voglio sprecarle. Allora, dividetevi in coppie e prendete una scopa per coppia. –
Dato che Harry era impegnato con la squadra di Quidditch Hermione dovette mettersi in coppia con Neville.
Le coppie erano quindi Ron-Lavanda, Draco-Goyle, Tiger-Zabini, Flint-Pansy, Astoria-Jasper, Dean-Seamus, Calì-Jordan.
Tutti andarono a prendere le scope e si disposero in due file parallele.
- Benissimo. Ora vi alternerete, prima uno di una coppia poi l’altro, e farete un giro del campo per riscaldamento. Forza su! –
Hermione, incitata da un pallido Neville ( non aveva mai avuto fortuna nel Volo ) prese la Scopa Linda della scuola e fece il giro del campo. L’aria fredda le tagliava il viso, i capelli catturati dal vento. Si sentiva viva.
Quando scese e porse la scopa a Neville anche le altre coppie avevano finito.
Neville tremava e per poco non fece cadere la scopa.
- Dai Neville, andrà tutto bene. – gli disse la ragazza battendogli la mano sulla spalla in segno di incoraggiamento.
Il ragazzo come risposta emise una specie di grugnito e partì.
Hermione rimpianse quelle parole.
Neville si lanciò come un razzo e per poco non fece cadere Astoria.
Non controllava più la scopa che saettava a destra e sinistra.
- Paciock! Signor Paciock torni subito qui! – tentava di dire Madama Bumb, fischiando nel fischietto quasi volesse farlo esplodere.
Neville scomparve alla vista, tanto era andato in alto, e quando riapparve…
BOOM!
Neville centrò in pieno Goyle che cadde a terra ansimante.
Tutti accorsero a vedere.
Anche Neville dopo poco scivolò e cadde di schiena.
Madama Bumb si fece spazio tra gli allievi.
- Accidenti… Paciock mi sa che si è rotto di nuovo il braccio. Ok su su, piano. Qualcuno lo aiuti! –
Ron aiutò Neville ad alzarsi che aveva gli occhi pieni di lacrime di dolore.
- Signor Goyle… no no, mi sembra rotta. Forza tiratelo su. –
Marcus Flint prese sotto braccio Goyle.
- Sì, mi sa che è rotta la caviglia. Ok, Weasley, Flint seguitemi dobbiamo portarli da Madama Chips. Bene, per gli altri pagina 14 del vostro Manuale di Volo. Tornerò il prima possibile –
Detto questo si avviò verso il castello
Draco, Hermione, Pansy e Lavanda le corsero dietro.
- Ehm…professoressa? Noi siamo senza compagni che facciamo? –
Madama Bumb li guardò.
- Beh lavorerete tra di voi. NON COSI IN FRETTA PARKINSON! –
Pansy si era infatti lanciata verso Draco.
- Figuriamoci se lascio lei e il signor Malfoy da soli. Granger tu lavorerai con Malfoy, Brown e Parkinson insieme. Voi due – e indicò Hermione e Draco – siete Caposcuola, mi aspetto il massimo rispetto delle regole in mia assenza. Chiaro? –
I due annuirono e la professoressa scomparve nel castello.
- IO CON LEI NON CI STO! Draco chi se ne fotte di quella, dai vieni che…-
- Pansy zitta. Hai sentito la prof no? Vai con la Brown e taci per una buona volta. Granger sbrigati. –
Hermione da una parte era felice, perché Draco si era rifiutato di stare con Pansy, dall’altro ferita perché il ragazzo l’aveva chiamata per cognome.
La ragazza seguì il biondo che non la degnò di un solo sguardo.
Tirò fuori il Manuale e sfogliò le pagine.
- Ok, pagina 14. “Rovesciata con Avvitamento Skinner 2”. Sembra difficile. Parto io ok? –
Hermione guardò i complicati disegni sul libro.
- No Draco. Qui c’è scritto “fare con l’aiuto di un compagno, rischio di rottura del collo”. Oddio. Beh, conduci prima tu e io sto dietro che ne dici? –
Quando Hermione sollevò lo sguardo si perse negli occhi azzurri. Quanto le erano mancati. Draco distolse lo sguardo fingendo di riguardare il Manuale.
Hermione irritata chiuse il libro.
- Cambiamo, sto io davanti. – con un solo gesto fece venire la scopa da lei.
Anche dopo ciò che era successo Draco non poté evitare di rimanere stupito da tanta sfacciata bravura.
“ E bellezza…” pensò tra sé e sé.
Il ragazzo annuì.
Hermione salì a cavallo del mezzo e disse: - Nel libro c’è scritto che devi tenermi i fianchi ben stretti, si rischia di scivolare. –
Draco, più teso che mai, si mise dietro alla giovane e le strinse la vita.
Hermione rabbrividì.
- Non puoi dirmi che sono freddo ora. O se lo sono è colpa tua. – le sussurrò Draco all’orecchio.
Hermione fece finta di non sentire o sarebbe caduta.
Spinse forte i piedi e si levarono in volo, l’aria che li graffiava la faccia.
Draco notò con sorpresa e nervosismo che si sentiva il suo profumo.
- Che devo fare? –
- Fai una giravolta a destra!-
La ragazza eseguì, concentrata sul volo.
- Bene, ora devi girare a tre quarti e fare uno slalom 5 –
Hermione ripeté mentalmente gli appunti delle lezioni di Volo di Harry e fece ciò che le veniva chiesto.
- E ora? –
- Ora devi dirmi perché mi eviti. – le sussurrò Draco.
Hermione sorpresa fece per scendere ma non riusciva.
- Draco la scopa…-
- L’ho bloccata io, trucchi da giocatori di Quidditch. Rispondi o staremo qui per sempre.–
Hermione, rossa sia per l’imbarazzo che per la rabbia di essere stata truffata, gli rispose: - Non posso dirtelo. Scusa, ma non posso. –
- Ah, fammi capire. Ogni singola volta che ci baciamo tu mi eviti? –
- No cioè sì. Dai Draco non…-
Il ragazzo le baciò la guancia da dietro.
- Allora? –
- Tu…non è colpa tua o mia, è che…-
Hermione era tentata di dire tutto a Draco delle minacce di Pansy.
- Vedi mi hanno…-
- EHI RAGAZZI! –
Pansy stava proprio accanto a loro e osservava sorridendo i due, anche se gli occhi facevano intendere un odio profondo.
- Pansy non è il momento, levati. – disse in fretta Draco, impaziente di riprendere il discorso.
- Oh scusa, non sapevo di aver interrotto qualcosa. Ah Herm grazie per l’altro giorno, sai in bagno, sono felice che tu abbia capito. Mi è venuto a trovare alla fine mio zio, sai quello di cui ti ho parlato. L’avevano rinchiuso ad Azkaban per sbaglio pensa! –
Hermione non voleva darle soddisfazione e guardò dalla parte opposta, Draco guardava confuso la ragazza e Pansy.
Un fischio interruppe il dialogo.
- Oh che peccato! E’ ora di scendere. –
Pansy, con Lavanda dietro che sembrava sul punto di vomitare, scese in picchiata.
Draco, così concentrato sulla conversazione, aveva dimenticato l’incantesimo e quindi Hermione poté scendere senza problemi.
Quando i due furono a terra la ragazza prese la scopa e la ripose accanto alle altre.
-  Ehi! Che mi dovevi dire prima? – Draco le aveva preso le mani nelle sue.
Hermione, con un groppo in gola, le tolse e si girò.
- Niente, fa come se non avessi detto nulla. –
Detto questo la ragazza raggiunse la classe dove Madama Bumb stava spiegando la manovra che dovevano fare.
- Bene, riprenderemo la prossima volta. Arrivederci. –
Draco voleva andare da Hermione ma venne intercettato da Flint.
- Oh cazzo Dra Goyle si è rotto la caviglia, per la prima partita non ce la farà. Dobbiamo…-
- Sì sì Marcus me lo dici dopo ok? –
Ma quando il biondo riguardò la ragazza era sparita.
 

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Commentate e se volete aggiungete la storia alle preferite, ricordate o seguite ;) Ringrazio i 14 che la seguono *-* Ciao! §SilverKiria§

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Capitolo 11
*** Scontri e Verità Nascoste ***


Il week-end era ormai arrivato e, nonostante fosse il primo dell’anno, gli studenti del sesto e settimo anno erano sommersi di compiti.
Per questo sia Harry che Ginny che Hermione rinunciarono allo spettacolo di fuochi d’artificio illegali che si teneva alle 9 al parco e si rifugiarono nella Sala Comune, sotterrati dai libri.
- Dio mio non sopravvivrò a quest’anno! – disse Ginny esasperata guardando afflitta tutti i compiti che aveva.
Harry le diede un bacio sulla guancia.
- Dai Gin, non è così male. Sì insomma, con tutti questi compiti non abbiamo nemmeno il tempo materiale per suicidarci. –
Le ragazze scoppiarono a ridere.
- Hai ragione. Qualcuno saprebbe dirmi le particolarità della pozione Senza Traccia? –
- La pozione Senza Traccia permette a chi la beve di diventare invisibile per un massimo di mezzora, ma sono ancora in corso  molti dibattiti sulla sua effettiva riuscita. – recitò a memoria Hermione, senza nemmeno smettere di leggere il libro di Difesa contro le Arti Oscure.
- Grazie Herm!- esclamò felice Ginny.
- Figurati, ma non aspettarti che ti faccia i compiti. Non li ho fatti né a Harry né a…-
Hermione si bloccò.
Per tutta la settimana non aveva parlato con Ron, dopo il loro litigio durante il banchetto.
Scacciò quel pensiero e guardò i due amici: la guardavano preoccupati.
- Cosa sono quelle facce? Non mi metterò mica a piangere! Harry mi presti una piuma? –
Harry, sollevato, le diede ciò che chiedeva.
Non si parlarono per un’altra mezzora, non per imbarazzo ma perché erano tutti troppo affaccendati  nei propri compiti.
Fu Hermione a rompere il silenzio.
- Io devo andare in biblioteca, ricerca di Rune Antiche. –
Harry si stiracchiò e disse:
- Io penso che farò una pausa. Gin vieni a fare colazione? –
- Certo. –
Un rapido gesto di bacchetta e i libri volarono nei dormitori dei rispettivi padroni.
- Herm ci vediamo al campo da Quidditch? –
Fra due ore infatti si sarebbe tenuta la prima partita del Campionato: Grifondoro-Serpeverde.
- Certo. A dopo! –
Detto questo la bruna prese i libri e uscì.
L’incantesimo per i capelli lisci aveva finito il suo effetto e troppo impegnata a studiare non l’aveva rinnovato, quindi i capelli mossi le ricadevano morbidi sulle spalle.
Puntò verso la biblioteca, ripetendosi mentalmente ciò che doveva fare.
“ Ok, Rune Antiche poi Erbologia. Dopo la partita posso finire Trasfigurazione e prima di cena dovrei riuscire a fare Difesa contro le Arti Oscure. Pozioni lo farò domani, prima di dormire ripasserò Cura delle Creature Magiche. Domani devo fare anche Volo e Storia della Magia! Incantesimi invece lo farò lunedì. –
Mentre faceva questi calcoli non si accorse che qualcuno la stava seguendo.
Pansy e Astoria la superarono e la bloccarono.
- Granger, sembra proprio che non riesci a capire. Ora lo dirò con parole semplici così anche una Mezzosangue come te dovrebbe riuscire a comprendere. Se tu non stai lontana da Draco o se cerchi di dire qualcosa a qualcuno di noi succederà qualcosa di brutto ai tuoi stupidi genitori. –
Hermione agì prima di rendersene corso.
Prese la bacchetta e la puntò alla gola della prima.
- Provaci e non sai che ti succederà. –
Astoria sfilò dal Mantello un piccolo oggetto lucente.
Era un coltello.
Glielo puntò alla coscia, Hermione sentì del sangue colarle sul fianco. Le aveva fatto un taglio.
- Lasciala. Subito. –
Hermione eseguì e le guardò con odio.
Proprio in quel momento qualcuno le prese la spalla.
- C’è qualche problema qui? –
Era stato Blaise a parlare e fissava le compagne di casa con odio.
- Oh nulla di grave Zabini. Andiamo Astoria. –
Detto questo le due andarono via.
- Cavolo Herm che stavi…stai sanguinando? –
Blaise si era accorto della ferita ma Hermione sembrava assente.
Blaise prese un fazzoletto e tamponò il sangue.
Al tocco sulla ferita Hermione si risvegliò dai suoi pensieri.
- Blaise non è niente. –
- Quelle due ti hanno accoltellato! Ti sembra niente?! –
Hermione gli tolse la mano dalla ferita.
- Davvero, non è niente. Vado in bagno. –
- No Herm! Devo portarti in infermeria!-
Blaise le prese la mano e senza dire altro la trascinò con sé.
Hermione si lasciò portare.
Era così assorta dai suoi pensieri che non si accorse che erano appena passati davanti a un attonito Draco.
Blaise la portò in infermeria e chiamò Madama Chips.
- Che diavolo le è successo signorina Granger?!–
Disse questa dopo aver il sangue.
- E’ stato…- iniziò Blaise.
- Un’incidente. – concluse calma Hermione.
- Stavo tagliando degli ingredienti di Pozioni e mi è sfuggito il coltello. –
Blaise stava per parlare ma fu bloccato dalla professoressa.
- La devo disinfettare. Signor Zabini esca. –
Blaise era senza parole.
- Ma…-
- Blaise dai, grazie ma è meglio che esci ora. –
Hermione gli strinse la mano e gli baciò la guancia.
Il ragazzo, quasi in stato comatoso, uscì dalla stanza.
Un sorriso ebete gli apparve sul volto.
“ Mi ha baciato…mi ha baciato…”
Questo si ripeteva mentre attraversava il castello, senza nemmeno sapere dove stava andando, lasciandosi guidare dai piedi.
Solo quando fu in Sala Grande si fermò.
Flint gli faceva segno di raggiungerlo insieme agli altri componenti della squadra di Quidditch.
Lo stomaco fece un balzo quando vide Draco ma lo ignorò.
Il Capitano, appunto Marcus Flint, spiegò ai giocatori gli schemi.
Blaise ascoltava sorridendo, pensando a Hermione.
Quando finì tutti si dispersero e anche lui stava per rialzarsi ( voleva andare a picchiare Astoria ) ma venne trattenuto per la manica.
Si voltò e si trovò davanti due occhi azzurri che lo fissavano gelidi.
- Cos’è successo con Hermione? –
“Ah” pensò Blaise “ ora non ti vergogni nemmeno a chiamarla per nome in  pubblico.”
- Nulla che ti interessi Malfoy. –
Blaise godette nel vedere Draco senza parole: finalmente sapeva qualcosa che lui non sapeva.
Quando però un lampo di preoccupazione riempì gli occhi dell’ex amico a Blaise si fermò il cuore.
- Va bene, fai come vuoi. – e detto questo il ragazzo si girò.
Blaise rimase lì impalato.
Da una parte voleva raccontare tutto a Draco, dall’altra no.
Alla fine se ne andò, lasciando Draco in pensiero a giocare con un piatto di frittelle.

Ringrazio come al solito chi legge e recensisce questa storia, alla prossima! §SilverKiria§ 

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Capitolo 12
*** Una Partita Emozionante ***


Finalmente arrivarono le undici e tutta Hogwarts, anche gli studenti più disperati per i compiti, si riunirono sulle tribune per tifare felici alla prima partita di Campionato.
Gli spalti pieni erano decorati con bandiere delle quattro case e solo su quella di Serpeverde, dove i colori verde-argentei regnavano sovrani, non spiccava il rosso-oro dei Grifoni.
Blaise, Harry, Ginny, Ron e Draco erano già in campo con i rispettivi compagni e stavano facendo riscaldamento.
Tutti e cinque però facevano saettare ad intervalli regolari gli occhi sulla tribuna di Grifondoro, dove vicino a Luna, che come al solito assisteva alle partite nella tribuna rosso-oro, il posto era vuoto.
Hermione era infatti in infermeria.
- Bene, prenda questa pozione prima di dormire, non si affatichi troppo, ovviamente non dovrebbero esserci problemi, era un taglio relativamente superficiale, ma meglio non correre rischi. Ok? –
- Certo. Grazie mille Madama Chips (*) –
Madama Chips sorrise benevola.
- Di nulla cara. Ora vai, o perderai la partita! –
Hermione si batté la mano sulla testa.
“LA PARTITA! HARRY STAVOLTA MI UCCIDE.”
Uscì dall’infermeria e corse a perdifiato, nonostante il dolore al fianco, verso il campo.
Arrivata faticò non poco a raggiungere la bionda amica e quando arrivò la partita iniziò.
- Herm accidenti hai una faccia orribile. Sei stata attaccata da un Jingl? –
Hermione era così affannata che la domanda le uscì involontariamente.
- Cos’è un Jingl? –
- Oh, è l’incrocio tra uno gnomo e una fata. Sono tutti maschi e questo implica un certo dubbio su come facciano a riprodursi. Sono grandi come un cucchiaino e si nutrono dei dubbi delle persone. Papà ha detto…-
Ma fortunatamente Hermione non dovette ascoltare il resto, poiché Luna fu interrotta da un’esultante Dean Thomas che, con la voce magicamente amplificata, gridò: - Weasley segna! 10 Punti al Grifondoro! –
Un’ondata di giubilo si levò dalle tribune di Grifondoro, Corvonero e Tassorosso.
Dopo poco però anche quella di Serpeverde ebbe motivo di gioire.
- Zabini tira e segna! 10 anche a quelle dannate ser…-
- THOMAS!-
- Scusi scusi professoressa. Comunque Angelina ha la pluffa, passa a Ginny che può schivare ma…no! Ginny colpita da un bolide. Solo di striscio, tranquilli, però questo ha permesso a Flint di prendere la pluffa, passa a Goyle, Zabini, Goyle e…si! Vai così John! John Stefan, uno dei nuovi battitori insieme a Eric Watson, manda un bolide addosso a Zabini deviando così il tiro e permettendo a Ginny di rimpossessarsi della palla! –
- Ok, Ginny, Angelina, Alicia e…NO! QUELLO ERA FALLO! ZABINI HA COLPITO ALICIA! FALLO, ESPULSIONE!-
- THOMAS LA SMETTA! NON C’E’ L’ESPULSIONE NEL QUIDDITCH, DIA QUA SE NON SA COMMENTARE!-
- No prof scusi davvero. Ecco sto zitto. Ok, Madama Bumb fischia e da un rigore a Alicia che…SIIII! GRIFONDORO CONDUCE IL GIOCO PER 20 A 10! –
La partita continuò così senza grandi variazioni e dopo mezzora Grifondoro conduceva la partita 80 a 70.
Hermione stava guardando Ginny che sfrecciava in mezzo alla difesa avversaria quando un urlo di Dean sorprese tutti.
- FERMI TUTTI! POTTER SI BUTTA IN PICCHIATA! HA VISTO QUALCOSA! MALFOY LO SEGUE, HARRY CONDUCE DI POCO, MALFOY RECUPERA EH…-
A pochi centimetri dal campo Harry sterzò violentemente e Draco cadde rovinosamente a terra.
Hermione trattenne il fiato.
Il ragazzo non si muoveva.
- ERA UNA FINTA! DAI MALFOY ALZATI…MALFOY? –
Anche Dean si era accorto della gravità della situazione.
Madama Bumb fischiò e Madama Chips entrò in campo.
Da quell’altezza Hermione non riusciva a vedere bene ma il cuore le scoppiava nel petto.
Non si era mosso. Non poteva…
Tutti i giocatori erano scesi a vedere.
Harry cercava di entrare nella folla quando…
- ZABINI CHE DIAVOLO FAI?! –
Blaise infatti, come aveva detto Dean, aveva sferrato un pugno, un potente destro dritto sul naso di Harry che perdeva sangue a fiotti.
Ora Flint e gli altri Serpeverde chiedevano vendetta e i Grifondoro erano pronti a difendere il loro Cercatore.
Urla si sollevarono dagli spalti, i ragazzi di Serpeverde iniziarono a picchiare i compagni delle tribune avversarie.
- SILENZIO!-
Hermione si girò.
Silente si era alzato dalla tribuna degli insegnanti e stava già andando verso il Campo.
Arrivato, sussurrò qualcosa a Madama Chips e poi si voltò.
La voce magicamente amplificata disse:
- TUTTI GLI STUDENTI SONO PREGATI DI TORNARE AL CASTELLO. PREFETTI E CAPOSCUOLA ACCOMPAGNINO GLI APPARTENENTI DELLA PROPRIA CASA NEI DORMITORI. CHIUNQUE INGAGGERA’ UNA RISSA O ALTRI ATTEGGIAMENTI NEGATIVI VERRA’ SEVERAMENTE PUNITO! –
Detto questo il preside si girò, colpì con la bacchetta il corpo di Malfoy e questo sparì.
“Sarà andato in infermeria” pensò Hermione che comunque continuava ad allungare il collo per cercare di vedere meglio.
Fu però chi meno si aspettava a riportarla alla realtà.
- Hermione…-
La ragazza si voltò e si trovò Ron di fronte.
- RON NON E’ IL MOMENTO!-
- Lo so. Siamo Caposcuola, dobbiamo accompagnare i Grifondoro dentro. –
Detto questo il ragazzo si voltò, lasciando Hermione impalata e imbarazzata.

(*) Scusate! Nello scorso capitolo ho detto Madama Pince che in realtà è la bibliotecaria .___. Ho corretto comunque, scusate ancora ;) 

Grazie mille a chi come al solito legge e recensisce, chi la segue o mette nelle preferite :D A presto!  §SilverKiria§

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Capitolo 13
*** Vittoria e Sconfitta ***


La scuola era in fermento e i Caposcuola e Prefetti non potevano distrarsi un secondo che da qualche parte iniziava una rissa.
Quando Hermione accompagnò l’ultimo giro di Grifi nella Sala Comune trovò tutti intorno ad una poltrona rosso sangue di fronte al caminetto.
Harry era seduto e si teneva del ghiaccio sul naso che non smetteva di sanguinare, Ginny sul bracciolo lo guardava apprensiva.
- Harry hai fatto bene! –
- Non ti preoccupare, è stato un incidente. –
- Dove hai visto quella finta? –
- Anche io l’avrei fatto amore, Malfoy si merita anche peggio…-
Con sommo orrore di Hermione era stata Ginny a parlare.
Hermione scoppiò.
- COSA DIAVOLO SIGNIFICA “SI MERITA ANCHE DI PEGGIO”?! –
Le persone si ritrassero spaventate, lasciando passare Hermione che fulminò con gli occhi Ginny.
Ginny si alzò decisa.
- Herm lo sai anche tu che lui fa il bullo con tutti. Harry OVVIAMENTE non l’ha fatto apposta ma gli serviva una lezione. –
Hermione non riusciva a crederci.
- Ginny sei forse impazzita? Ok, Draco non sarà stato sempre zucchero e bacetti ma nessuno si merita una cosa del genere! –
Harry si alzò.
- Hermione non parlare così alla mia ragazza. E comunque si può sapere da quando TU lo chiami Draco? Dovresti essere la prima ad odiarlo! –
- HARRY JAMES POTTER MI MERAVIGLIO DI TE. Ti ho sempre ritenuto una persona gentile e altruista, ma non ti vedo impazzire per sapere se almeno dopo il tuo brutto scherzetto Draco sta bene. IO chiamo chi voglio come voglio. Mi hai delusa. –
Harry non riuscì a dire altro.
Le parole dell’amica l’avevano ferito.
Prima che Ginny potesse aggiungere qualcosa, dato che era rossa di rabbia per come aveva trattato Harry, Hermione si girò e uscì di corsa dalla Sala Comune, gli occhi colmi di lacrime di rabbia.
Ron stava arrivando con alcuni del primo anno che probabilmente si erano persi ma Hermione lo evitò.
La ragazza continuò sulla sua strada imperterrita finché non fu davanti all’infermeria.
Si asciugò con rabbia le lacrime e bussò.
Con sua grande sorpresa fu Silente ad aprire la porta.
- Si, signorina Granger? –
- Ah…mi scusi professore, volevo vedere Draco se posso…-
Silente sorrise.
- Naturalmente. Non posso rifiutare il signor Malfoy della compagnia della sua dolce metà. Solo stia cauta, è ancora affaticato. –
Prima che Hermione potesse controbattere il preside uscì e scomparve nei corridoi del Castello, probabilmente diretto al suo studio.
Hermione, un po’ arrossita, entrò.
I letti erano vuoti e la luce delle finestre entrava illuminando la sala.
Draco era sul penultimo letto a sinistra.
Hermione si guardò attorno e lo raggiunse.
Il ragazzo stava dormendo, il respiro regolare, gli occhi chiusi.
Aveva un braccio fasciato e un piede sollevato, anch’esso fasciato.
Hermione si sedette sulla sedia accanto al letto e lo guardò dormire.
Il pensiero di Pansy e delle sue minacce gli attraversò la mente ma lo scacciò via: in quel momento Draco era la priorità.
La ragazza si perse a guardare fuori dalle finestre, pensando alla lite appena avuta.
Si strofinò gli occhi perché sapeva che di lì a poco sarebbero arrivate le lacrime: aveva appena litigato con il suo migliore amico, l’unico che le era rimasto.
- Se sei così triste a venirmi a trovare puoi anche andartene. –
Hermione trattenne il respiro per la sorpresa.
Draco si era alzato e la guardava gelido.
Quando però il ragazzo notò gli occhi arrossati si addolcì un po’.
- Che ci fai qui? Ser Potter o Blaise non c’erano e ti sei accontentata di me? –
Hermione lo guardò ferita e Draco si pentì di ciò che aveva detto.
- Per tua informazione ho preso le tue difese e ho litigato con Harry. Blaise e io siamo solo amici. Sei l’unico che ho baciato ma se ti do così fastidio me ne vado –
Detto questo la ragazza fece per alzarsi ma Draco la trattenne per la camicia.
Hermione lo guardò.
- Scusa. Ma devi capirmi: stai sempre con loro e poi ti vedo per mano a Blaise. Inoltre mi eviti dalla lezione di volo. Herm…-
Hermione si sedette sul letto, la sua mano tra le sue.
- Che è successo davvero? Cosa dovevi dirmi a Volo prima che arrivasse Pansy? –
Hermione si mise a riflettere: voleva dirlo a Draco ma temeva per la salute della sua famiglia. Però se gliel’avesse detto lui poteva proteggerli o comunque farla sentire meglio.
- Ecco…-
Hermione raccontò l’avvenimento a Draco e questo si irrigidì sempre di più.
Quando Hermione finì di parlare Draco era furioso e stava per alzarsi.
- QUELLE STUPIDE MALEDETTE SCHIFOSE! ORA VEDRANNO COSA SUCCEDE A MINACCIARE LA RAGAZZA DI UN MALFOY!-
Hermione spinse Draco a letto ma questo si ribellava.
- Draco! No, devi riposare! Immobilus! –
Draco si fermò, letteralmente.
Hermione gli si sedette sulle gambe e solo allora pronunciò il contro incantesimo.
- Come diavolo…-
- SCUSA SCUSA! Però non posso permettere che tu ti faccia male, non ne vale la pena. –
Draco, arreso, l’abbracciò.
Hermione, stupita, ricambiò e quando si staccarono gli sorrise.
- Comunque…com’era? “La ragazza di un Malfoy”?-
Draco, forse per la prima volta in vita sua, arrossì e distolse lo sguardo imbarazzato.
- Sì beh, sai com’è…-
Quando il ragazzo si girò si trovò a pochi centimetri dal viso di lei.
Hermione, con fare accattivante, sussurrò:
- La ragazza di un Malfoy…mi piace. –
E lo baciò, prima timidamente, poi sempre più appassionatamente.
Quando si staccarono Hermione scese dalle gambe del ragazzo e mise apposto la sedia.
Draco però la prese dalla vita e la strinse.
- Perché scappi sempre dopo avermi baciato? –
Hermione rise e si girò.
- Perché il tuo carissimo Piton non aspetta altro per mettermi un T sul tema per lunedì che non ho ancora scritto. –
Draco fece uno sguardo da cucciolo abbandonato.
Hermione lo baciò ancora e questo ricambiò felice.
- Ora devo proprio andare. Ti vengo a trovare dopo se vuoi. –
Draco la ribaciò e sussurrò: - Ti aspetto qui. –
La ragazza gli sorrise e se ne andò.
Draco la seguì con lo sguardo finché non varcò la soglia e si lasciò cadere sul letto.
“Amo quella ragazza”.
Non ebbe finito di pensarlo che sentì dei passi.
Si alzò e vide Blaise andargli incontro.
Non era felice.
“Guai all’orizzonte” pensò Draco, prima che il ragazzo iniziò a parlare, o meglio ad agire.
 
Grazie mille a chi legge! Spero siate sempre più appassionati a questa storia e che la seguiate con piacere ;) Alla prossima! §SilverKiria§

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Capitolo 14
*** Amicizie infrante e ritrovate ***


Blaise gli tirò un pugno, violento.
Draco si tenne il labbro che sanguinava a fiotti.
- SEI IMPAZZITO?! CHE CAZZO…-
- SEI UNA MERDA! Io che ho anche tirato un cazzotto a Potter per quello che ti ha fatto, vengo qui con l’intenzione di far pace e ti vedo limonare con Hermione! TU LO SAPEVI CHE MI PIACEVA! Ma sì, che cazzo te ne frega di me? –
Draco non sapeva che dire.
- Blaise, mi dispiace… però io la amo e non posso dire altro. Non lo faccio per darti fastidio, tu sei comunque il mio migliore amico. –
Blaise si massaggiava la mano e guardava fuori dalla finestra.
- Sai che c’è? – disse guardando Draco – ti capisco. Anche io la amo. Però non starò qui a fare il terzo in comodo. Non ti voglio più vedere. –
Detto questo il ragazzo se ne andò, lasciando Draco da solo.
Guardando quello che era stato il suo migliore amico, a Draco salì la rabbia e sferrò un colpo alla sedia che cadde a terra.
Non poteva essere felice che qualcuno a cui teneva se ne andava.
E come se non bastasse il Marchio Nero sembrava bruciare.
Draco lo coprì con la manica e si distese sul letto, fissando il soffitto.
 
A Hermione sembrava di camminare a dieci centimetri da terra da quanto era felice.
Appena ci ripensava arrossiva violentemente.
Quando arrivò nella Sala Grande si sedette al tavolo dove apparvero due toast con prosciutto e formaggio.
La ragazza, tirando fuori il libro di pozioni che aveva preso in prestito da Luna ( non voleva andare in Sala Comune ) lo aprì e iniziò a leggere.
Stava sorseggiando dell’Idromiele quando qualcuno si sedette davanti a lei.
A Hermione batté forte il cuore.
Era Harry.
La ragazza fece finta di niente e riprese a leggere: le dispiaceva per come l’aveva trattato, ma lui non poteva parlare così di Draco.
- Herm…-
Nulla.
- Herm ti prego…guardami. –
Lei alzò gli occhi gelida.
- Herm ti prego scusami. Sono appena andato in infermeria ma Malfoy era con Zabini e non volevo disturbarli. Comunque dopo passo e gli chiedo scusa. Herm sono un’idiota, tu sei come una sorella per me e quello che hai detto mi ha spezzato il cuore. Non voglio deluderti. –
Hermione valutò la situazione.
- Dov’è Ginny? –
- E’ a Cura delle Creature Magiche ma dice che appena può ti parlerà. Anche a lei dispiace, siamo due stupidi coglioni e non meritiamo un’amica come te. –
Hermione, suo malgrado, sorrise.
Harry contento di aver rotto almeno un po’ il muro le prese la mano.
- Herm mi puoi perdonare? –
Hermione fece finta di pensarci, lasciando Harry sulle spine.
- Non lo so Potter. Insomma, ci conosciamo da taanto tempo e la tua vena eroica mi da sui nervi, d’altra parte sei coraggioso, leale, forte e intelligente. Sì, sai essere un completo idiota. Però…-
Hermione si alzò, percorse tutto il tavolo e gli fu di fronte.
- Sei sempre il mio migliore amico. –
E la ragazza lo abbracciò.
I due stettero lì per un po’ e quando si separarono sorrisero.
- Beh, non so come farei senza di te. – disse Harry, facendo arrossire la bruna.
- Ce la faresti benissimo. –
- No, probabilmente sarei morto il primo anno. Dai Herm scherzo! –
Aggiunse lui quando vide che le si era rabbuiato il viso.
Tutti e due si sedettero e Hermione riprese i libri.
- Ehm…Harry? –
- Sì?-
Hermione si morse il labbro: voleva dire a Harry di Draco, dopotutto era il suo migliore amico, ma temeva il giudizio del ragazzo. Quando vide Harry guardarla dubbioso si decise.
- No niente. –
Harry, confuso, alzò le spalle e disse: - Ti va di aiutarmi con Trasfigurazione? Non riesco a duplicare i calici del tutto…-
Hermione sorrise: - Certo.-
 
Scusate la parte cortissima ma ho avuto un imprevisto T.T Però volevo lo stesso pubblicarla ;) Alla prossima! §SilverKiria§

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Capitolo 15
*** Felicità, Odio e Frustrazione ***


Nella settimana successiva Hermione andò a trovare Draco ogni pomeriggio in segreto: entrambi non volevano troppi pettegolezzi inutili e soprattutto, dopo ciò che le aveva raccontato il ragazzo dell’incontro con Blaise ( dove però aveva omesso la dichiarazione d’amore nei confronti di Hermione e aveva detto solo che piaceva al moro ), volevano evitare che questo soffrisse troppo.

Hermione scopriva ogni giorno un nuovo lato del ragazzo e iniziò a fantasticare su come sarebbero apparsi una volta usciti allo scoperto come coppia: avevano deciso di farlo dopo Halloween, per dare il tempo a Blaise di passarci sopra.

Dal canto suo Draco si innamorava sempre di più di lei e rimpiangeva tutto il tempo sprecato a prenderla in giro invece che baciarla.
Ginny aveva fatto pace con Hermione e le cose tra loro erano tornate alla normalità.
Hermione aveva cercato molte volte di dire della sua nuova relazione ad Harry ma ogni volta qualcosa la bloccava.
Il ragazzo però sospettava qualcosa dato che molto spesso quando andava in biblioteca ( dove la ragazza diceva di andare quando andava da Draco ) non la trovava mai.
Inoltre la sua migliore amica aveva un sorriso sognante e appariva diversa, come se fosse appena sbocciata.
Harry però non voleva apparire invadente e quindi non ne parlava, poiché si fidava di lei e sapeva che quando sarebbe stata pronta gliel’avrebbe detto.
Gli unici tre a non apprezzare la situazione furono Blaise, Pansy e Ron.
Tutti si erano accorti del cambiamento della Grifondoro e del Serpeverde e Blaise e Pansy, sapendone la causa, erano furiosi.
Ron come Harry intuiva qualcosa e, seppur ignorasse l’identità della nuova fiamma di Hermione, odiava il pensiero che qualcuno stesse con lei.
Blaise era incazzato nero con Draco e ferito da Hermione. Ogni volta che la ragazza si girava, gli sorrideva, gli parlava con quel sorriso il sangue gli ribolliva nel sangue. Avrebbe dovuto donarglielo lui quel sorriso.
Non poteva odiare davvero Draco perché nel profondo sapeva che non l’aveva fatto apposta; ma d’altra parte non poteva nemmeno vederlo con il segno del rossetto della ragazza che amava sul viso.
Così il Serpeverde iniziò ad evitarli tutti e due. Sapeva che Draco a
veva riferito la loro conversazione alla ragazza, lo leggeva negli occhi che, nonostante sorridesse, provavano compassione per lui.

No, non l’avrebbe permesso. Nessuno finora aveva provato compassione per lui e non avrebbero cominciato ora.
Hermione cercava di parlargli appena poteva d’amica ma lui trovava sempre una scappatoia per non dover vedere quel viso, per impedire a sé stesso di soffrire di più.

Pansy non aveva più minacciato Hermione: Draco le aveva detto di tutto e di più quando era andata a trovarlo.
Non poteva perdere altri punti col ragazzo ma che quella secchiona la superasse.
La Serpeverde stava progettando qualcosa di epico, carico di significato, qualcosa che avrebbe restituito i dovuti equilibri tra Serpi e Grifi.
E l’avrebbe fatto magistralmente.


Quel venerdì Draco uscì dall’infermeria ma ad attenderlo non c’era la sua ragazza poiché Hermione aveva compito di Pozioni e l’avrebbe raggiunto nella loro saletta in biblioteca appena finito.
Il ragazzo quindi si avviò da solo verso la Sala Grande.
Quando arrivò venne salutato da una tavolata Serpeverde felice di rivedere il proprio cercatore in forma.
Anche Potter lo salutò.

La sera del giorno in cui Draco litigò con Blaise Harry passò da lui e si scusò.
Le brutte abitudini erano però dure a morire e la tentazione di sbeffeggiarlo era forte, ma ripensando a quei giorni con la Grifondoro pensò che fosse ora di provare ad andare d’accordo, almeno tentare.
Quindi lo salutò con un movimento della mano e si sedette accanto a Tiger.

I due chiacchierano del più e del meno e circa mezzora Tiger si alzò per andare a Trasfigurazione. Il biondo era esentato dalle lezioni fino al giorno dopo ma anche Draco si alzò.
Prima di vedere Hermione aveva altri piani, sicuramente peggiori.
Andò verso le scale e le salì.
Si fermò solo quando arrivò al settimo piano, si voltò per controllare che non ci fosse nessuno.

Percorse il corridoio e si fermò davanti all’Arazzo di Barnaba il Babbeo.
Si voltò e chiuse gli occhi.
Passò tre volte davanti al muro continuando a pensare alle parole di Montague, un compagno Serpeverde, e quando li riaprì un’enorme porta di quercia si alzava davanti a lui.
La Stanza delle Necessità.
Controllò un’ultima volta di non essere seguito ed entrò.

Quando fu dentro fu sorpreso.
L’enorme sala era piena di oggetti accatastati in pile alte metri e in apparente equilibrio precario.
Ripeté mentalmente le parole di Montague e si trovò di fronte a un’enorme oggetto coperto da un velo.
Lo scoprì.
Un grande armadio troneggiava su di lui.
Draco tirò fuori la mela che aveva preso in Sala Grande e se la rigirò tra le mani, dando una rapida occhiata al Marchio che brillava malvagio, come se capisse cosa stava per fare.
“Si comincia” pensò Draco tra sé e sé.

Quando un’ora dopo Hermione uscì dall’aula di Pozioni non era così sorridente.
L’esame le sembrava andato discretamente ma temeva di non aver messo abbastanza esempi di erbe soporifere, sebbene ne avesse citate il doppio del richiesto.
Mentre pensava agli altri sbagli che poteva aver commesso si diresse verso la Biblioteca.
Quando arrivò alla sua meta però si accorse con dispiacere che chi aspettava non era ancora lì.
Pensò si fosse fermato a chiacchierare con qualche compagno, quindi prese un libro dalla libreria di legno scuro e si buttò sulla poltrona a leggere.
Passò così mezzora.
“Forse si è dimenticato…” pensò allora, guardando l’orologio.
Dopo un’ora però ritenne di aver aspettato abbastanza, doveva anche finire i compiti e andare a vedere gli allenamenti di Harry!
Ripose il sesto libro che aveva preso e, raccolta la borsa, ne tirò fuori un foglio.
Piuma in mano, scrisse:


Forse ti sei dimenticato o hai avuto dei problemi, spero vada tutto bene, comunque sia io devo andare a studiare e a vedere gli allenamenti di Harry. Ci vediamo domani, manda un gufo se sei vivo.
Ciao


Rilesse il biglietto e lo lasciò sul tavolinetto. Fatto ciò, uscì.
Era furiosa e preoccupata allo stesso tempo.
 
Draco fissava sudato l’armadio.
Pronunciò per la centesima volta le parole e prima di aprire l’anta sperò con tutto il cuore che avesse funzionato.
Levò il braccio, afferrò la maniglia e tirò.
Il cuore gli sprofondò nel petto quando vide la mela ancora lì, perfetta.
Perse il controllo.
Afferrò il frutto e lo lanciò oltre le montagne di roba, poi prese con rabbia una sedia e la spaccò a terra, un’altra e un’altra cosa ancora.
Quando tornò in sé era circondato da resti di oggetti, le mani rosse.
Le gambe cedettero.
Pianse, pianse tutte le sue lacrime.
Doveva riuscirci, doveva.
Pensò a sua madre, sola e spaventata.
Pensò a Blaise, a suo padre, a Tiger, a Goyle…li avrebbe uccisi tutti se avesse fallito.
Poi, col cuore che perse un colpo, pensò ad Hermione.
Si alzò di scatto e guardò l’ora.
Era in ritardo di un’ora.
Corse a perdifiato fuori dalla stanza e senza mai fermarsi giunse alla Biblioteca e poi alla sala.
Vuota, era vuota.
Esattamente come si sentiva lui.
Vide poi il biglietto e riconobbe la scrittura.
Lo lesse tutto d’un fiato e si sentì ancora peggio.
“Manda un gufo se sei vivo…”
Era incazzata e faceva bene.
Draco si odiò per averla fatta preoccupare e si promise che le avrebbe…
No. Non poteva. Non poteva dirglielo, lei l’avrebbe ostacolato, lei non avrebbe capito.
Era pur sempre la migliore amica di Harry Potter e quindi in contatto con Silente.
E se gliel’avesse detto? Se il Signore Oscuro l’avesse saputo.
Draco raggelò al pensiero.
La punizione per chi tradiva era peggiore di quella per chi falliva.
Se gliel’avesse detto l’avrebbe messa in pericolo più di quanto non lo fosse pur essendo il braccio destro di Potter e una Mezzosangue.
Il ragazzo crollò sulla poltrona.
Altre lacrime gli annebbiarono la vista: doveva mentire alla persona più importante che aveva.
Doveva farlo per salvarla, doveva deluderla per salvarla.
Nonostante se lo ripetesse non lo fece sentire meglio.
Nemmeno un po’.
 

 

 Come al solito grazie di cuore a chi legge <3 Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :D
Alla prossima!
§SilverKiria§ 

 

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Capitolo 16
*** Una giornata...speciale! ***


Pansy si era chiusa in camera da una settimana e non usciva se non per le lezioni; nemmeno Astoria, nonostante insistesse per sapere che stesse succedendo, sapeva che stava accadendo.
La ragazza si chiudeva nella stanza  e passava ore a esercitarsi.
Erano le cinque e mezza di mattina quando finalmente ci riuscì.
Guardò la sua opera trionfante: quella secchiona non sarebbe stata un problema, mai più.

Draco intanto era disteso sul suo letto a baldacchino.
Ciò che era successo quel giorno lo tormentava e, sebbene avesse detto a Hermione che si era sentito male e avessero fatto pace, non riusciva a perdonarsi.
Le aveva mentito, l’aveva ferita.
Si rigirò nel letto, rileggendo la lettera che la ragazza gli aveva mandato tre ore prima.

E’ tutto apposto Draco, scusa per come ho reagito. Tranquillo, sono felice che ora ti senti meglio, domani ci vediamo al lago?
Alle tre ho la prova di Volo ma per il resto della giornata sono libera.
Ora vado che sto morendo di sonno.
A domani.
Tua,
                   Hermione

 
Un moto di frustrazione lo assalì e lanciò il cuscino dall’altra parte della camera dove cadde portando però con sé una lampada.
- Che cazzo stai facendo? –
Blaise si era svegliato e lo guardava assonnato.
- Scusa, è solo che…-
Aveva voglia di parlare, aveva bisogno di parlare. Aveva bisogno del suo migliore amico.
Pensò che forse il ragazzo fosse disposto a sentirlo, ad aiutarlo, ma quando questo vide il biglietto con la firma di Hermione si svegliò del tutto.
- Non me ne frega un cazzo dei tuoi affari amorosi Malfoy. Solo non fare casino, voglio dormire. –
E detto questo il moro si girò nel letto ponendo fine alla conversazione.
Draco rimase lì a fissare la schiena dell’unica persona che poteva capirlo.
Come beffa il Marchio non faceva che bruciare: Lui era impaziente.
Il ragazzo stanco di tutto mise il foglio sul comodino e si girò nel letto, affondando le sue preoccupazioni in un sonno agitato.

La mattina seguente un’assonnata Hermione si alzò dal letto svegliata da un rumore molesto.
Fece appena in tempo a mettere a fuoco l’immagine intorno a lei che fu atterrata da una chioma rosso fuoco.
- BUON COMPLEANNO HERM! –
Ginny l’abbracciò così forte che la ragazza temette di soffocare.
- Oddio…Grazie Ginny! E’…è il mio compleanno, è vero! –
Ginny fu visibilmente sorpresa.
- Scusa, ti eri dimenticata del tuo compleanno? Ma dove hai la testa? –
Hermione non rispose ma arrossì impercettibilmente: aveva sognato di nuotare con Draco sul lago e che purtroppo era stata interrotta troppo presto. Draco si stava togliendo…
- HERM! CI SEI?! –
Hermione si riscosse dai suoi pensieri e arrossì, questa volta visibilmente.
Vista la curiosità dell’amica cambiò subito argomento.
- Mamma quanti pacchetti! –
Ed era vero.
Il letto a baldacchino rosso alla base era tempestato di regali.
Hermione, ora completamente sveglia, si alzò felice e ammirò il mucchio di pacchetti colorati.
Prese il primo, quello viola e lo scartò euforica.
Era da Harry.
Il migliore amico le aveva regalato un enorme libro intitolato “Storia della Magia nel XXI secolo”.
- Oh Harry! –
Lo desiderava da moltissimo ma dato il prezzo non aveva osato chiederlo alla famiglia.
L’amico le aveva però regalato un’altra cosa.
Hermione scartò il pacco identico al precedente se non per la grandezza: era molto più grande.
Quando l’ebbe aperto le luccicavano gli occhi.
Era un vestito verde smeraldo con rifiniture argentate, non troppo attillato ma aderente.
Le arrivava sopra il ginocchio ed era senza spalline.
Ginny la guardava felice.
“Ma cosa…”
- E’ da parte mia e di Harry. Sì insomma non siamo idioti e sappiamo che hai trovato qualcuno. Con questo non vogliamo costringerti a dirci nulla, però almeno sarai vestita bene quando lo incontrerai. –
Hermione abbracciò l’amica non sapendo cosa dire.
Doveva dirglielo, doveva.
- Su apri gli altri! –
Gli altri pacchetti si rivelarono essere i regali dei genitori ( un album con le foto di lei da piccola che la commosse ), dei nonni ( una sciarpa e cappello abbinato rosso fuoco fatto dalla nonna ), da alcuni amici e…da Ron.
Quando Hermione lesse il nome nel biglietto impallidì visibilmente.
Anche Ginny fu sorpresa.
Era una busta da lettere e conteneva una foto magica.
Lei stessa, Ron e Harry la salutavano davanti all’albero di Natale.
Era del loro primo anno ad Hogwarts.
La ragazza era in mezzo tra i due e sorrideva felice.
Ad Hermione vennero le lacrime agli occhi.
Ginny abbracciò forte l’amica.
Rimasero così per pochi minuti e quando si lasciarono Ginny le sussurrò:
- Herm tutto bene? Che vuoi fare?-
Hermione si asciugò le lacrime e disse: - Non lo so Gin. –
Ginny si alzò decisa e disse: - Una cosa io la so: non voglio vederti piangere il giorno del tuo compleanno! –
Le due risero e, dopo aver sistemato i regali, scesero in Sala Comune.
Qui un felice Harry aprì le braccia pronto per l’amica che gli si lanciò addosso.
- Harry è…oddio….tu non…-
- Shh! Sei la mia migliore amica, questo ed altro.-
Le disse lui mentre l’abbracciava forte.
Quando i due si lasciarono Hermione aveva gli occhi umidi.
- Oh Herm dai! – disse scherzando Harry.
- Sei come un fratello per me. Lo sai vero? –
Harry l’abbracciò forte.
- Certo, tu sai di essere mia sorella vero? –
- Sicuro. – rispose lei sorridendo.
- Bene e ora basta lacrime! Dai Herm andiamo a fare colazione. –
I tre stavano per uscire a braccetto quando qualcuno chiamò la ragazza.
- Herm…-
Si girarono.
Ron era dietro a una poltrona e guardava la ragazza con uno sguardo da cane bastonato.
Hermione fece cenno agli altri di andare e si diresse verso l’amico, col cuore in gola.

Grazie a chi legge <3 Grazie a Fede17 e Delena96 che hanno recensito! Fatemi sapere che ne pensate, alla prossima! §SilverKiria§

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Capitolo 17
*** Un compleanno Indimenticabile [Parte 1] ***


Quando la ragazza raggiunse il rosso il cuore le batteva all’impazzata e non riusciva a guardarlo negli occhi, perché sapeva che alla fine avrebbe finito per dire qualcosa di cui non era certa, quindi fissava con intensità il fuoco che scoppiettava nel camino dietro di lui, quasi volesse spegnerlo.
- Buon Compleanno Herm…- disse lui, la voce incerta.
- Grazie Ron, grazie anche del regalo, è…-
Ma non trovò aggettivo per descriverlo: bellissimo? Vero? Doloroso? Nulla nella sua mente sembrava abbastanza per descrivere le emozioni che quella foto le aveva trasmesso.
Però a lui non importava che lei fosse in silenzio, la conosceva e sapeva che era positivo.
In più, l’aveva chiamato Ron.
Con maggiore fiducia Ron continuò.
- Lo so. Ti conosco, so cosa significa quando sei così in silenzio e beh, sono felice. Cioè non che tu stia in silenzio perché sì adoro quando parli perché insomma sei la mia migliore amica, o almeno lo eri, anzi lo sei, però forse tu non mi consideri più il tuo migliore amica. Quello che voglio dire è…-
Hermione, sentendo la confusione del ragazzo, intuì che era agitato.
Ma questo non l’infastidì, anzi la fece felice.
Era Ron, solo Ron. Non si ricordava ora come ora nemmeno perché avessero litigato, cioè sì, quello che aveva fatto era brutto, ma tagliarlo così spietatamente fuori era peggio.
Hermione lo guardò.
Il ragazzo stava ancora cincischiando e si guardava le dita che giocavano con loro stesse nervoso.
Percorse il suo viso con lo sguardo, i capelli rosso fuoco marca Weasley, le labbra rosse, le orecchie che così tante volte si erano tinte di quel colore.
Era il suo migliore amico.
Hermione non ci pensò su, lo fece e basta.
La ragazza lo abbracciò.
Ron rimase completamente stordito ma quando si rese conto di ciò che stava accadendo non perse un attimo e la strinse, non con malizia, ma come un fratello abbraccia una sorella da lungo perduta.
Quando i due si staccarono Hermione sorrideva e Ron era imbarazzato ma felice, cosa che si denotava dal suo sorriso ebete.
- Allora…questo cosa…?-
- Vuol dire semplicemente che mi dispiace. Sei il mio migliore amico Ron, scusa. Ovviamente – precisò lei – solo amici. Ma se tu vuoi tornare come prima beh…-
- Herm, per la barba di Merlino, ovvio che voglio! Per me tu sei sempre rimasta la mia migliore amico. –
I due si sorrisero e, visto che molti visi li guardavano, dissero in coro:
- Andiamo a fare colazione? –
Risero dell’aver detto qualcosa insieme e, a braccetto, si diressero giù.

 

Quando Draco quella mattina scese a colazione aveva la testa piena di riflessioni della scorsa notte ed era di cattivo umore poiché non era riuscito a dormire.
Per questo non si accorse subito dell’affollamento di persone nello stesso punto del tavolo dei Grifondoro.
Si sedette stanco al solito posto, Marcus accanto e si stava già spalmando un po’ di marmellata di fragole su un toast quando chiese:
- Che succede lì?-
- Sembra sia il compleanno di qualcuno…della Granger mi pare….-
A Draco per poco andò di traverso il toast che aveva addentato.
Marcus lo guardò interrogativamente ma lui non ci fece caso.
“Merda…Merda! L’ho dimenticato! E io dovrei essere il suo ragazzo!”
Però non era del tutto sicuro, magari non era il suo compleanno e se lui si fosse presentato con un regalo?
Si guardò intorno e trovò ciò che cercava.
- Ehi tu! –
Un bambino di dodici anni Serpeverde lo guardò terrorizzato.
I capelli erano a caschetto, gli occhiali spessi.
-S…sì?-
- Vai là a quel tavolo, vedi dove c’è tanta gente, e dimmi chi stanno festeggiando. Ti do venti galeoni. Forza vai! -
Il ragazzino si avviò e Draco lo seguì con lo sguardo finché, dopo essersi mischiato nella folla di Grifondori, Tassorossi e Corvoneri, non tornò da lui.
- Allora? –
- E’ una ragazza, c’è Harry Potter vicino a lei e anche quello rosso. Ha i capelli marroni e mossi e mi sembra di aver sentito “Herm”.-
Draco si punì mentalmente.
Tirò fuori delle monete e le porse al ragazzino che ringraziò e si volatilizzò.
Doveva fare qualcosa, nel pomeriggio si sarebbe trovato con lei e non aveva nulla!
Poi però un’idea lo illuminò.

 

Pansy non poteva crederci.
Fissava inerme e furiosa l’avviso nella bacheca della Sala Comune Serpeverde.


“Si avvisano tutti gli studenti del settimo anno che le prove di volo delle tre in data odierna sono rimandate a data da destinarsi. Madama Bumb ha avuto un imprevisto e non sarà presente per una settimana. Ci scusiamo per il disagio, avrete il giorno libero. Cordiali saluti.”

I suoi coetanei festeggiavano e lei stava per rompere il naso a qualcuno.
- Ok Mezzosangue, hai avuto fortuna, ma credimi, non sarà questa a salvarti! –
Incazzata come non mai si diresse furiosa verso i dormitori femminili e poco mancava che investisse Blaise che stava scendendo da quelli maschili.
- Ehi Parkinson stai attenta! –
La ragazza lo guardò omicida.
- Zabini taci. Sono pronta a uccidere in questo momento e se fossi in te non mi metterei in mezzo! -
Blaise non seppe perché ma la trovava terribilmente…eccitante.
La prese di forza e iniziò a baciarla appassionatamente su tutto il collo, poi sulla bocca, giocava con la maglietta della ragazza mentre la teneva saldamente attaccata al muro.
Lei ci stava, non era la prima volta che lo facevano e ora come ora aveva bisogno di sfogarsi.
Blaise iniziò a cercare il gancetto del reggiseno e lei giocava con la zip dei jeans di lui.
Sempre attaccati come sanguisughe salirono su da lei, sbattendo la porta con un calcio.
Quando ebbero finito lui si rivestì e uscì senza degnarla di uno sguardo e lei certamente non  se ne dispiacque.
Era semplice sesso, senza impegni, senza amore, semplice attrazione fisica, un modo come un altro per sfogarsi.
Blaise però non era del tutto tranquillo: lui e Draco si erano ripromessi che non l’avrebbero fatto più con lei.
Un improvviso quanto forte pensiero però gli riempì la mente: probabilmente lui stava facendo lo stesso con Hermione.
La rabbia si impossessò di lui e per un secondo ebbe la tentazione di rientrare da Pansy, ma alla fine decise che un allenamento individuale a Quidditch avrebbe disteso lo stress.
 
Hermione era felicissima.
Aveva saputo della disdetta dell’esercitazione di Volo e ciò non faceva che alimentare il buon umore.
Molti studenti sia di Grifondoro che di altre case le avevano fatto gli auguri e arrivata in Sala Grande si era trovata un’enorme leone di cioccolato che ruggiva impavido sopra una torta rosso-oro.
Harry e Ron erano ancora incerti, Harry non si fidava ancora dell’amico e temeva la ferisse di nuovo, ma Ron cercava di cancellare quel sentimento comportandosi come un vero amico. Ginny invece era più propensa al perdono, dopotutto era suo fratello, ma non prima di averlo minacciato di tagliarli i capelli di notte se avesse fatto ancora male all’amica.
Era tutto perfetto e Hermione non pensava di potersi sentire meglio, ma sbagliava.
Quando salì nel dormitorio per prendere un libro da leggere trovò una sopresa.
Una civetta nero pece la guardava con grandi occhi ambrati dal comodino.
Hermione slegò la lettere e le diede un po’ di mangime per gufi di Ginny.
Questa tubò felice, colpì affettuosamente la sua mano e volò via.
Hermione la seguì finché non fu abbastanza in alto da scomparire.
Aprì la lettera e alla vista della scrittura il suo cuore fece un balzo all’indietro.

Una civetta mi ha detto che è il compleanno della mia ragazza. Vieni alle 4 al settimo piano, scoprirai che cosa sa fare un Malfoy.
Ti aspetto,
               Draco

Ps: un piccolo regalo per farti sorridere è allegato al pacco ma non illuderti, non è l’unico.


Hermione sorrise dell’ultima riga: la conosceva, sapeva che non voleva essere di peso.
La ragazza si guardò in giro ma non vide alcun pacchetto.
Solo quando osservò il comodino notò un piccolo involucro verde smeraldo.
Era piccolo e quadrato, un fiocco argentato lo incorniciava perfettamente.
Lo aprì emozionata.
E rimase senza fiato.
Era un anello d’argento ornato da un piccolo serpente che lo percorreva tutto intorno che brillava per i piccoli diamanti che lo ricoprivano.
C’era un piccolo biglietto nella scatola.

Indossalo così tutti sapranno che sei mia e solo mia.

Hermione lo mise e rimase senza fiato nel constatare che era semplicemente…perfetto.
Hermione si buttò sognante sul letto, pensando a cosa sarebbe successo.
Da Draco si aspettava di tutto.
 
Grazie mille a chi legge e recensisce! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto <3 Un bacione! §SilverKiria§

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Capitolo 18
*** Un compleanno Indimenticabile [Parte 2] ***


Hermione passò le ore che la separavano dal tanto atteso incontro passeggiando vicino al lago con Harry e Ron.
Sembravano tornati quelli di sempre, il magico trio.
Eppure non era del tutto così, Harry continuava a lasciare un’impercettibile barriera tra lui e Ron perché non riusciva ancora a fidarsi, ma a Hermione andava bene così.
Ginny aveva avuto lezioni dato che non doveva avere la prova di Volo che poi era stata annullata e quando li raggiunse sul prato erano le tre e mezza.
Hermione si alzò e salutò l’amica, poi disse:
- Ragazzi mi dispiace ma io devo andare. –
- Che devi fare? – chiese Harry.
- Ehm…-
La ragazza guardò la rossa che capì al volo.
- Certo, vai pure. Ci vediamo dopo! –
Hermione se ne stava andando quando sentì in lontananza le voci degli amici.
- Ginny che cos…AHI! Perché mi hai dato un calcio?! –
- Zitto Ron! Hai il romanticismo di una forchetta!-
- Ginny tu sai…?-
- No Harry. Quando vuole ce lo dirà.-
I sensi di colpa le affiorarono in corpo e prese una decisione.
L’avrebbe detto agli amici la sera stessa.
La ragazza corse verso il dormitorio e si preparò.
Rimirando il suo riflesso nello specchio non poté che fare i complimenti a Ginny per il buongusto. Si truccò con dell’ombretto argentato e matita nera nella riga interna dell’occhio.
Un incantesimo e i capelli tornarono lisci come seta.
Un’occhiata finale e decise che andava bene.
Le scarpe erano con un po’ di tacco, prestatole da Ginny, e erano anch’esse argentate.
Hermione, mentre saliva verso la sua meta, non poté fare a meno di notare con sorpresa che tutti, ragazzi in particolar modo, si fermavano a guardarla, con successivo schiaffo delle fidanzate.
Quando arrivò al settimo piano si guardò intorno ma non vide nessuno. Si appoggiò allora al muro e prese dalla borsetta ( il cui interno era stato magicamente ampliato ) un enorme libro.
Non si accorse che qualcuno le stava venendo incontro.

Pansy era rimasta in camera sua a perfezionare il suo piano tutto il pomeriggio.
Le mancava qualcosa, un qualcosa talmente determinante da decidere la sconfitta o la vittoria.
Quando capì che doveva per forza farlo si alzò decisa e puntò verso la Sala Comune.
Eccolo, disteso sul divano a leggere una rivista di Quidditch.
Gli si sedette vicino ai piedi e sussurrò:
- Dobbiamo parlare. –
Lui sollevò pigramente lo sguardo per vedere chi lo importunava.
- Che vuoi Parkinson? –
- Non qui, seguimi. Ho una soluzione che potrebbe risolverci i problemi a tutti e due. –
Il ragazzo chiuse la rivista e chiese:
- Che intendi? –
Lei ghignò malvagia: - Oh andiamo ce ne siamo accorti tutti che sbavi dietro alla Granger, anche se penso tu abbia perso la testa per correre dietro una Mezzosangue. –
A Blaise si irrigidì la mascella.
- E allora? –
- Allora… ho un piano per far in modo che otteniamo ciò che vogliamo. Io e Draco e tu e la Mezzosangue. –
Blaise rise perfido: - Ah! Ma perfavore! Draco non starebbe con te nemmeno se ne dipendesse la sua vita. –
Questa volta furono gli occhi della bruna a saettare.
- Questo lo dici tu. Comunque tu staresti con la Granger…non è questo che vuoi? –
Blaise rifletté.
E’ vero, lui amava Hermione, ma lei amava Draco. Che diavolo aveva in mente la Parkinson? Doveva fidarsi?
- Che hai in mente? –
- Te lo dirò solo se accetti. –
- Hermione non si farà male vero? –
Pansy sorrise ironica.
- Tranquillo, la tua principessina non si farà male. Allora, ci stai? –
Gli tese la mano e dopo un secondo questo la strinse.
- Ci sto. –
 
Draco fischiò in segno di apprezzamento.
Hermione sollevò lo sguardo e arrossì.
- Mamma mia…sei una vera Serpeverde. –
Hermione sorrise maliziosa.
- Solo per oggi, non ti ci abituare. –
- Ah – disse lui avvicinandosi così tanto che i loro nasi si potevano toccare – Buon Compleanno. –
E la baciò dolcemente.
Quando si staccarono Hermione sorrideva radiosa.
Mostrò l’anello a Draco e gli disse: - Non dovevi.-
Draco recitò in tono drammatico: - Oh ti prego, non iniziare, altrimenti dopo chissà cosa mi dirai! –
I due risero e quando finirono Hermione chiese:
- Allora, dove andiamo? –
Draco la prese per mano e sussurrò: - Chiudi gli occhi e non sbirciare. –
Lei eseguì.
Draco la condusse fino al luogo esatto e, dopo aver pensato tre volte a ciò che voleva, aprì la porta.
Accompagnò Hermione dentro e solo quando la richiuse le disse di aprire gli occhi.
Hermione trattenne il fiato.
Era un’enorme stanza con delle grandi bolle colorate attaccate al soffitto.
Era da quelle che arrivava la luce: erano lanterne.
Vi erano un divano bianco, un tavolo imbandito, una televisione, un baldacchino con coperte di lino e molto altro.
- Wow. Non avrei mai pensato che mi avresti portato nella Stanza delle Necessità.-
Draco rimase stupito.
- T-tu la conosci? –
- Certo! – rispose lei tranquilla mentre percorreva il salone.
A Draco si creò un nodo in gola.
Pensò al piano, a Voldemort e a come poteva sfuggirli tutto di mano se qualcuno avesse trovato i suoi tentativi.
- Draco…stai bene? –
Hermione lo guardava preoccupata.
Draco le sorrise tentando di dissimulare e rispose: - Certo. Sono solo sorpreso di quanto tu sia intelligente e penso non riuscirò mai a metterti nel sacco. –
Hermione gli sorrise di rimando incerta: sapeva che le stava mentendo.
Il ragazzo allora pensò fosse meglio cambiare argomento.
- Allora, il regalo lo vuoi ora o dopo? –
Funzionò, Hermione si rallegrò e disse:
- Come vuoi tu. –
Draco prese il pacchetto che gli pesava nella tasca interna della giacca.
Era di velluto nero e riportava le lettere SM sul coperchio della scatola.
Lo porse alla ragazza che lo prese felice.
Aprì la scatola e rimase senza fiato.
Era una collana di diamanti formata da filamenti d’argento. Era uno spettacolo.
- Draco…io non…-
- Era della mia bis-bis-bis-nonna. Sophia Malfoy vedi? E’ appartenuto alla mia famiglia per generazioni. –
Il ragazzo lo prese e si mise dietro a lei per agganciargliela.
Quando ebbe finito le rimise apposto i capelli e desiderò uno specchio.
Apparve.
- Ecco, sei bellissima. –
Lei era senza parole.
- Draco io non posso accettarlo. E’ della tua famiglia, io non posso…-
- Sciocchezze! E’ un regalo, non puoi rifiutarlo. E poi io voglio lo abbia tu perché…-
Le si mise davanti, occhi azzurri in occhi nocciola.
- Ti amo. –
Gli occhi di Hermione si inumidirono e lei sussurrò: - Anche io ti amo. –
Si baciarono, prima dolcemente poi sempre più appassionatamente.
Prima che se ne rendessero conto erano sul letto, lui sopra di lei.
Lui allora le disse: - L’hai già fatto prima d’ora?–
Lei negò con il viso, continuando a fissarlo intensamente.
- Beh allora…-
Lui si tolse e si sedette accanto a lei.
Hermione scese dal letto e gli si mise davanti.
- Allora cosa?-
- Non voglio che ti senti obbligata, è la tua prima volta, deve essere speciale.-
Lei fu sorpresa dalla dolcezza di quelle parole e gli sussurrò:
- Non potrebbe esserlo di più: sono con te. –
Lo baciò. Lui rispose.
Il resto venne seppellito dalle coperte di lino bianco.
 
Quando finirono Hermione era felicissima.
Non le aveva fatto troppo male, o almeno non aveva sentito.
Lui la guardava preoccupato.
- Ti ho fatto male? –
Lei si girò e gli sorrise.
- Nemmeno un po’. E’ stato bellissimo. Anzi, scusa.-
Lui parve stupito.
- Per cosa? –
Lei si mise seduta e giocherellò con i capelli nervosa.
- Beh, per te non era la prima volta. Probabilmente ti sarai annoiato o comunque sarai deluso. Scusa ecco, lo so che non sono Pansy o Astoria. –
Non ebbe il coraggio di girarsi per vedere la delusione in lui, ma non servì.
Draco si mise a ridere di gusto.
- Che hai da ridere? –
- Oddio Hermione! Sei impazzita?! Come puoi anche solo metterti a confronto con quelle due idiote?! Tu sei moolto meglio di loro, è stato davvero speciale. –
Le si avvicinò e disse dolcemente: - Non dirlo mai più. –
Lei lo baciò.
Stavano per ricominciare quando un rumore attirò la loro attenzione.
Il vestito di Hermione stava…vibrando?
La ragazza si avvicinò e, tolto l’abito, scoprì che il rumore proveniva dalla borsetta.
La aprì.
Un oggetto quadrato vibrava.
Hermione lo toccò e apparve un nome: “ Harry”.
Lo strano strumento finì di vibrare e si spense.
Draco la stava guardando.
- Dra, che ore sono? –
Il ragazzo guardò l’orologio sul comodino.
- Le sette…perché? –
Alla ragazza si fermò il cuore.
- Oh…merda, merda, merda! –
Iniziò a raccattare la sua roba a casaccio e a rivestirsi.
- Si può sapere che cosa sta succedendo?! –
- Quello che è vibrato è un Typh, una specie di cellulare magico inventato da un amico di Arthur. Ce l’abbiamo uno io, uno Harry, uno Ron e uno Ginny. –
Draco, confuso, esclamò: - E allora? –
- E allora…- disse lei mentre si metteva le scarpe- Devo andare. Alle sette e un quarto passa la Mcgranitt a parlare con me e Ron. Cazzo se non mi trova…-
Draco guardava divertito la ragazza.
Si stava rimettendo il vestito quando si alzò e la prese da dietro.
- Devi proprio andartene? Potremmo raccontare alla Mcgranitt che stavamo…socializzando? Da bravi Caposcuola, è ovvio. –
Hermione si girò divertita e gli baciò il naso.
- Non credo che lei intenderebbe questo per socializzare. -
- Io si però. -
Draco le baciò le labbra delicatamente e lei si girò per prendere la borsa.
- Vado. Ci vediamo in giro ok? –
Draco finse un’aria offesa.
- Quindi è questa la vera Hermione Granger? Utilizzi le persone per scopi puramente sessuali e poi scappi? –
Hermione finse una faccia malvagia.
- Esattamente. Ci vediamo amore. –
Detto questo la ragazza uscì dalla porta, lasciando un più che innamorato Draco a fissare sognante il punto in cui un attimo prima c’era la sua ragazza.
 
Harry e Ron erano impazienti.
I due camminavano nervosi in Sala Comune, lanciando continue occhiate alla porta.
- Dove cazzo è? – esclamò Harry.
- Amore calmati. Insomma, dalle il suo tempo. Arriverà, stiamo parlando pur sempre di Herm. –
Harry, nonostante le parole di Ginny, non si sentì rincuorato e quando la migliore amica apparve dal buco del ritratto la assalì.
- SI PUO’ SAPERE DOVE CAZZO ERI FINITA?! MI HAI FATTO VENIRE UN INFARTO! –
Hermione, colta di sopresa dalle parole dell’amico, rimase ammutolita.
- Harry, scusa…io mi ero dimenticata ma ora sono qui. –
Harry osservò l’amica, ma fu Ron a fare la fatidica domanda.
- Di chi è quella collana? –
Anche gli altri due la videro: il gioiello brillava sul collo pallido della giovane.
Hermione arrossì.
- Ecco è…-
- Signorina Granger, signor Weasley-
Senza che nessuno se ne accorgesse la professoressa di Trasfigurazione era entrata e guardava severa Hermione.
- Posso chiederle dov’è stata così agghindata signorina Granger?-
- Professoressa, avevo un appuntamento. –
- Molto bene. Comunque sia non sono qui per parlarle della sua vita privata. Devo riferirvi dei cambi di sorveglianza dei Caposcuola.-
La professoressa rimase nella Sala solo dieci minuti per dare i nuovi orari e spiegare alcune nuove regole.
- Molto bene, dato che è tutto chiaro, io me ne andrei. Buonanotte, Granger, Weasley, Potter.-
Detto questo la maga uscì dalla Sala Comune della propria Casa.
- Ok…Ron allora con questi nuovi orari…-
- Non cambiare argomento.-
Era stato Harry a parlare, che osservava Hermione torvo.
- Cosa?- chiese lei confusa.
- Herm, so che non sono affari miei, ma sei distratta ultimamente e voglio solo sapere se va tutto bene. –
La ragazza sorrise: - Harry, ti assicuro che va tutto più che bene. In effetti…- continuò lei ora un po’ più incerta – ve ne volevo parlare. -
Harry e Ginny si sedettero accanto a Ron.
Hermione si accomodò su una poltrona.
- Mi sono innamorata. –
- Oh Herm è grandioso! – disse la rossa buttandosi tra le braccia dell’amica.
- Herm perché hai aspettato tanto a dircelo! E’ fantastico! – aggiunse Harry sorridente.
- Sì lo so. Lui è meraviglioso, è dolce, gentile e mi ama. –
- Benissimo! Scusa qual è il problema? –
Hermione infatti stava guardando ansiosa il pavimento.
Harry la capì.
- Herm…chi è? –
La ragazza non rispose.
- Hermione…chi è? –
Lei alzò lo sguardo e guardò dritto negli occhi il migliore amico moro.
Aveva paura della sua reazione, ma doveva dirglielo, doveva. Dopo quello che era successo quella sera poi.
- Draco. –
La sola parola tramutò l’atmosfera tra loro.
Harry irrigidì la mascella, Ron strinse i pugni e Ginny rimase senza parole, fissando prima Hermione poi Harry.
- Harry non è come pensi. Draco è meraviglioso, te lo giuro. E’ dolce, è diverso da come lo pensavamo! Lui è…-
- Lui è un Mangiamorte. –
Hermione fissò Harry incredula.
- Cosa stai…-
- L’ho visto. L’ho visto da Sinister. E’ un Mangiamorte, ha il Marchio. Ti sta solo usando Hermione, per arrivare a me. –
La voce di Harry era dura, praticata, e ciò fece infuriare Hermione.
- Tu gli hai chiaramente visto il Marchio? –
- Beh…no, ma…-
- Allora per favore smettila. E’ così strano pensare che qualcuno possa amarmi? Che una persona possa cambiare? E’ così difficile accettare che c’eravamo sbagliati su di lui? –
- Herm, è Draco! MALFOY! LUI ha lavorato per la Umbridge, LUI ha quasi fatto licenziare Hagrid, SUO PADRE è il braccio destro di VOLDEMORT! E NON RIBATTERE HERMIONE, PERCHE’ L’HO VISTO. NON SO SE TI RICORDI…IL QUARTO ANNO, QUANDO HO VISTO VOLDEMORT RISORGERE! –
- HARRY DOVRESTI ESSERE IL PRIMO A CAPIRE CHE A VOLTE LE COSE NON SONO COME SEMBRANO! –
- STIAMO PARLANDO DEI MALFOY HERMIONE! SONO DALLA PARTE DI VOLDEMORT DA ANNI!-
- COME I BLACK SE NON RICORDO MALE! EPPURE SIRIUS E’ UNA DELLE MIGLIORI PERSONE CHE IO CONOSCA!-
- SI MA SIRIUS NON ERA DA SINISTER A FAR SBANDIERARE IL MARCHIO AI QUATTRO VENTI! –
- TU NON L’HAI VISTO!-
- IO SO CHE C’ERA!-
- OH, ORA SEI VEGGENTE? –
- HERMIONE DANNAZIONE LUI FINO A QUALCHE MESE FA TI CHIAMAVA SPORCA MEZZOSANGUE!-
- ERA UNA DIFESA! HA DOVUTO FARLO!-
- NON MI SEMBRA CHE NESSUNO L’AVESSE OBBLIGATO A TENTARE DI FAR LICENZIARE HAGRID!-
- OK, HA SBAGLIATO, MA DAI HARRY LUI…-
- HERMIONE NON PUOI VEDERLO PIU’! TI STA USANDO! VOLDEMORT LO HA TRASFORMATO IN UN MANGIAMORTE, SA CHE SEI COME UNA SORELLA PER ME, VUOLE TE PER ARRIVARE A ME!-
 Hermione si alzò decisa.
- Questo lo dici tu. –
Detto ciò la ragazza si diresse verso il dormitorio femminile senza più rivolgere uno sguardo indietro.
Chiuse la porta e si buttò sul letto.
Grattastinchi le si accoccolò a fianco, mentre piangeva tutte le sue lacrime. 
Quello che fino a poco fa era un sogno si era trasformato in un incubo. Che compleanno indimenticabile.
 
Grazie mille a chi legge e commenta! Spero vi sia piaciuto ;) Alla prossima! §SilverKiria§  

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Capitolo 19
*** Il Piano di Pansy ***


Pansy era in camera con Blaise.
I due rivedevano il piano.
- Bene, hai capito tutto?-
- Sì. La pozione è pronta? –
La ragazza tirò fuori tre boccette identiche con all’interno quella che sembrava acqua.
- Eccole. Mio zio è un pozionista fantastico, fortuna che ne aveva in cantina. Hai visto tutto ciò che serviva?-
A Blaise si formò un nodo in gola. Quella notte aveva utilizzato le sue eccellenti doti di legilimens contro Draco mentre questo dormiva e aveva visto l’appuntamento che aveva avuto con la ragazza.
L’aveva vista nuda con gli occhi di Draco, l’aveva accarezzata, l’aveva amata. Ma soprattutto aveva visto il regalo che le aveva fatto, elemento fondamentale del piano.
Fece un segno di assenso con la testa.
- Ok, direi che possiamo procedere. Prima parte del piano…-
- Malfoy. Tu vai io intanto preparo il gufo.-
- Ok. Ricordati i galeoni truccati: quando è tutto pronto manda il gufo. Ok?-
- Perfetto. –
I due si strinsero la mano e uscirono dalla stanza.
Pansy si avviò decisa verso il bagno delle ragazze.
Aveva controllato tutti e due i giorni e gli orari erano quelli.
Si appostò dentro uno dei gabinetti, chiuse la porta e attese, bacchetta in mano.
Dopo dieci minuti precisi sentì le voci delle persone che aspettava.
- Lav te lo dico io, non stanno insieme!-
- Ma Calì! Hai visto come si guardano? Neville e Hanna, che scoop!-
Pansy non aspettò oltre: fra tre minuti sarebbe arrivato l’altro obbiettivo.
- Pietrificus Totalus. –
Un sottile incantesimo e le due caddero come morte.
Pansy uscì di fretta e le richiuse dentro l’armadio delle pulizie dentro il bagno.
Un colpò di bacchetta e sentì il rumore della serratura che scattava.
Si rimise in posizione giusto in tempo: Sarah Johnson, una ragazza molto bella di Corvonero, era appena entrata.
Stessa procedura, stesso nascondiglio.
Prima di richiudere però Pansy strappò ad ognuna un capello che immerse nelle boccette.
Uno diventò rosso come lampone, l’altro verde chiaro come menta e il terzo arancione scuro come paprika.
Estrasse dalla tasca un galeone e lo toccò.
Poi uscì e entrò nel rispostiglio delle scope poco più in là.
 
Blaise sentì il galeone scottare: Pansy ce l’aveva fatta.
Il ragazzo allora prese un quaderno degli appunti e con una piuma magica, dopo aver ripassato una frase della pagina, iniziò a scrivere una lettera.
Magicamente la scrittura diventò identica a quella di Draco.

Hermione,
l’altra notte è stata magica, grazie di tutto. Che ne dici di venire in camera mia alle undici? Ti aspetto.
Tuo,
       Draco


Rilesse la breve lettera e la legò alla zampa della civetta nera di Draco.
Poi aprì la finestra e questa volò via.
La osservò per un secondo, prima di toccare il galeone magico.
Si alzò e percorse il castello fino al ripostiglio deciso.
Pansy era già là.
- Tutto ok?-
- Sì, tu?-
La ragazza tirò fuori le ampolle e porse a Blaise quella arancione.
- Ricordati, fai parlare me. Tu seguimi soltanto. Bene, abbiamo mezzora circa, sono le dieci e un quarto, dovremmo farcela. Ok, alla salute.-
I due bevvero gli intrugli.
Quello di Pansy sapeva di frutti di bosco, quello di Blaise di Thè indiano.
Quando i due si rividero non si sorpresero del cambiamento: quella che una volta era stata Pansy ora era Lavanda, Blaise invece aveva ceduto il posto a Calì.
- Bene – esordì Lavanda – Draco dovrebbe passare…ora! –
Le due uscirono e dopo essersi guardate intorno un attimo, localizzarono Draco che sfogliava il libro di Pozioni mentre scendeva le scale.
Le ragazze gli si accostarono, mantenendo però un po’ di distanza.
- Calì te lo dico io! Hermione è innamorata. –
Draco le guardò di sfuggita ma loro sapevano di aver attirato l’attenzione del ragazzo.
- Certo, non poteva restare mica sempre dietro a Ron, Lav, ma sono davvero sorpresa che si sia messo con lui…-
- Beh, devi ammettere che è affascinante…-
- …alto…-
- …un grande cercatore…-
- …e corteggiato da molte…-
Draco sorrideva sornione.
- Già…però che si mettesse con Harry io non me l’aspettavo!-
Il sorriso di Draco scomparve, lasciando il posto ad un’espressione confusa.
Vide però che le due andavano avanti e quindi si affrettò a raggiungerle, facendo l’indifferente.
- Sì insomma…pensavo gli piacesse la Weasley!
- Probabilmente lei non sospetta nulla!-
- Non che lo tentino di nascondere…-
- Scusate…-
Le due si girarono fingendo sorpresa.
- Che vuoi Malfoy? – disse Lavanda.
- Ho capito bene? La Granger si è messa con Potter? –
Calì e Lavanda emisero delle risatine in sincronia che dettero ancora più fastidio al ragazzo.
- Beh…non ufficialmente. Però non puoi girarti che se non ci sono i due Weasley si sbaciucchiano in Sala Comune. –
- E lui le ha regalato anche quel vestito!-
- Già! Che bello, verde smeraldo e argento. Insomma, uno dovrebbe essere idiota per non capirlo. –
- Vorrei averlo io uno così…-
Draco nascondeva a stento la sua furia.
- Dov’è la Granger ora? –
- Oh…penso sia in biblioteca, doveva fare una ricerca mi sembra…-
Non aveva finito di parlare che il ragazzo era sceso di corsa.
- Bene, torniamo su. –
Le due entrarono nel ripostiglio appena in tempo.
Appena chiusero la porta tornarono Pansy e Blaise.
- E’ andato tutto perfettamente. Tu vai in Sala Comune, io vado a svegliare le due oche, poi ti raggiungo. –
Detto questo i due partirono, ognuno per la propria strada.
Pansy entrò nel bagno che era vuoto.
Aprì l’armadio e tirò fuori le due Grifondoro, poi lo richiuse.
Si mise sull’uscio e sussurrò: - Innerva. -
Vide le due alzarsi e uscì di corsa dal bagno.
Arrivò nella Sala Comune alle undici meno due.
Individuò Blaise e gli corse incontro.
- Ok, io vado in camera vostra, dammi la chiave. Hai messo tutto apposto? –
- Sì. Io vado ad aprire ad Hermione –
Detto questo la ragazza salì velocemente le scale che portavano al dormitorio maschile e entrò nella camera di Draco e Blaise.
Blaise tentò di mostrarsi normale e andò verso l'uscita della Sala Comune.
Come previsto, Hermione era lì davanti.
- Oh, ciao. Che ci fai qui? -
- Sto aspettando Draco...l'hai visto? -
- Mi pare sia uscito un attimo, Piton doveva parlargli, però puoi aspettarlo in camera sua. Entra dai. -
La ragazza gli sorrise riconoscente e quel sorriso trafisse il cuore del moro.
L'accompagnò fino alla scalinata, ignorando le occhiate curiose di tutti.
- Sali per di qui, la nostra è la 21 -
- Ok, grazie Bla. Sei un vero amico. -
La ragazza lo baciò sulla guancia e partì felice su per le scale.
Il cuore di Blaise si strinse dolorosamente.
Toccò di sfuggita il galeone magico e si distese sul divano ad aspettare.

Il letto di Draco era disfatto, le lenzuola messe sottosopra.
Un paio di mutande di ragazza uscivano dal cuscino, un reggiseno per terra.
Sentì il galeone bruciarle nella tasca: Hermione stava arrivando.
Si chiuse in bagno e bevve la pozione rimasta.
Sapeva di menta.
Quando si fu trasformata in Sarah, aprì la doccia caldissima, facendo uscire del vapore.
Poi si spogliò e si coprì con un asciugamano dopo essersi legata i capelli.
Sentì la porta aprirsi.
Aspettò qualche secondo per assaporare l’immagine di Hermione stupita dal trambusto.
Poi spense la doccia e uscì.
Era seduta sul letto, le mutande in mano.
Finse un’aria stupita e iniziò lo spettacolo.
- Hermione! C-che ci fai qui? –
Quest’ultima aveva gli occhi umidi, Pansy tentò di non sorridere.
- Stavo p-per chiedertelo io. Tu e…-
- Draco è il mio ragazzo. Non volevamo dirlo in giro perché non amiamo i pettegolezzi…però Hermione è fantastico! Ieri alle sette e mezza siamo stati nella Stanza delle Necessità, oddio è stato magnifico! Poi guarda…-
Pansy mostrò la collana che aveva al collo: era semplice, con dei diamanti che la faceva brillare.
- E’ della sua bis-bis-bis-nonna. Lui mi ama! E…Herm? –
Hermione si alzò e uscì di corsa.
Non poteva crederci…Harry aveva ragione, lui non…
Andò quasi a sbattere addosso a Blaise.
Il ragazzo ebbe l’impulso di abbracciarla ma sapeva che non doveva rendersi sospetto.
Andò verso la sua camera, dove trovò Sarah che lo guardava felice.
- Ce l’abbiamo fatta! Non sei felice? –
- Sì…-
- Oh andiamo! Ora potrai consolarla! Bene, io aspetto che la pozione finisca e poi libero l’altra. E’ meglio che non ci facciamo vedere in giro insieme. –
Detto questo Pansy entrò in bagno a vestirsi e aspettare che finisse l’effetto.
Blaise si mise a rimettere apposto la camera e tentò di distrarsi, ma non ci riusciva.
Gli occhi pieni di lacrime e il volto sconvolto della ragazza che amava lo tormentavano.
 
Salve a tutti! Questo capitolo mi è venuto come illuminazione stanotte O_O Ditemi che ne pensate del piano :3 Alla prossima! §SilverKiria§

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Capitolo 20
*** Rissa in Sala Comune, Dubbi e Segreti ***


Non poteva crederci, non poteva.
Corse a perdifiato verso la Sala Comune, senza degnare di uno sguardo quelli che la guardavano curiosi.
Gli occhi pieni di lacrime ancora accecati dalla ragazza che aveva visto nuda nella camera di quello che amava.
Disse la parola segreta, entrò nel ritratto.
Individuò Harry.
Gli corse incontro.
Harry prese paura, la migliore amica stava piangendo a dirotto, il fiatone, gli occhi rossi.
Si alzò e le andò incontro.
- Herm che succede? –
Non disse nulla, non riusciva.
Gli crollò addosso.
Harry la prese al volo e la sorresse.
La ragazza si rintanò nelle braccia dell’amico, nascondendosi da tutto e da tutti.
Lui iniziò ad accarezzarle i capelli.
Dopo dieci minuti Hermione riusciva a respirare tranquillamente.
Harry le sollevò il capo delicatamente.
- Herm, mi sto seriamente preoccupando, mi puoi dire perché piangi così? –
La ragazza temeva ciò che stava per dire, poiché il renderlo pubblico lo rendeva anche reale, ma si perse negli occhi verdi rassicuranti del migliore amico e iniziò a raccontare, appoggiando la testa contro il suo petto.
Sentì il battito di Harry accelerare sempre di più.
Quando finì non disse nulla.
Non infierì, non la rimproverò. La strinse più forte.
Rimasero così per quella che sembrava un’infinità.
Harry non diceva nulla ma ad Hermione andava bene così: la sola presenza, il solo profumo del migliore amico, erano ristoratori.
Quando qualcuno li chiamò a Hermione sembrò di essere caduta dalle nuvole.
- Ehm…scusate? –
I due si girarono. Un Grifondoro di circa quattordici anni li guardava spaventato.
- Non è il momento – disse semplicemente Harry.
- Lo so, mi dispiace. E’ solo che c’è una persona che…-
Il ragazzino non poté continuare.
Qualche urla di disapprovazione, qualche rimprovero, bisbigli.
Dal corridoio che conduceva al ritratto comparve Draco.
- Bene bene bene! Così non vi vergognate nemmeno di farlo davanti alle altre persone! Luridi schifosi…-
Draco non riuscì a finire che gli arrivò un cazzotto.
Harry si era alzato e non aveva mai fatto così tanta paura.
- ESCI. SUBITO.-
Un pugno. Harry era stato colpito.
- COME OSI DIRE A ME DI USCIRE, QUANDO SEI TU CHE STAI ABBRACCIANDO LA MIA RAGAZZA?! –
- LA TUA RAGAZZA? QUALE DELLE TANTE?! A QUANTO SO NE HAI SEMPRE UNA CHE TI SCALDA IL LETTO! –
- SMETTILA DI DIRE CAGATE POTTER! –
- SMETTILA DI FERIRE LA MIA MIGLIORE AMICA, STUPIDO IDIOTA…-
Harry non finì che Draco gli saltò addosso.
I due si stavano picchiando selvaggiamente.
Tutti assistevano senza fare niente per paura di finire in mezzo alla rissa.
Poi i due si bloccarono a mezzaria.
Hermione si frappose tra i due e li sbloccò.
- Basta. –
Si girò verso Harry e si mise ad asciugare il sangue che gli colava dalla bocca.
- Non voglio che ti faccia male. –
Gli occhi di Draco si assottigliarono paurosamente.
- E quindi è così? Sono stato un completo idiota.-
- Già, lo sei stato. Venirti a scusare ora però non cambierà le cose. –
Hermione lo guardava gelida.
- Tranquilla, non ne ho intenzione. –
Detto questo Draco uscì dalla Sala.
Hermione scoppiò a piangere e Harry la abbracciò, scacciando via tutti gli spettatori indesiderati.
 
Nel giro di una settimana ciò che era successo nella Sala Comune dei Grifondoro aveva fatto il giro della scuola e ritorno.
Opera però non delle due solite amanti del gossip, ma di un ragazzo di Grifondoro che si vantava di come Harry avesse steso Draco.
Lavanda e Calì erano infatti molto silenziose.
Hermione e Draco si ignoravano completamente e non si scomodavano nemmeno a scacciare Pansy e Blaise che al contrario avevano finalmente la loro occasione.
Però mentre la prima si accontentava del stare vicino a Draco, il secondo era comunque triste.
Hermione era sì presente fisicamente, ma aveva iniziato ad estraniarsi dalla vita sociale.
Ascoltava, faceva i compiti, chiacchierava, ma senza alcun vero coinvolgimento.
Blaise si sentiva in colpa.
La goccia che fece traboccare il vaso avvenne però dopo l’ora di Erbologia.
Harry aveva l’influenza e quindi quella mattina era rimasto a letto.
Ciò permise quindi a Blaise di sedersi senza problemi accanto ad Hermione.
Ron era ovviamente sempre pronto a proteggerla ma non voleva esagerare: sebbene l’equilibrio tra di loro fosse tornato quello di sempre, il ragazzo non voleva rischiare di rovinare tutto facendo scenate.
Fu quindi a malincuore che non protestò quando il Serpeverde prese posto accanto all’amica e si sedette vicino a un malaticcio Neville.
Hermione era assente come al solito, sebbene rispondesse e parlasse con Blaise.
- Ehi principessa, tutto ok? –
Hermione lo guardò negli occhi, sorrise: - Alla grande. – e si girò.
Blaise era rimasto allibito: gli occhi una volta così caldi e dolci erano freddi, così come il sorriso.
Blaise non ce la faceva più.
Uscirono insieme e si stavano dirigendo verso il Castello quando sentirono la voce più inaspettata chiamarli.
- Blaise, Granger aspettate. –
Draco si avvicinava a loro.
Hermione guardava verso di lui ma al tempo stesso evitava di poggiare lo sguardo direttamente su di lui.
- Che vuoi Malfoy? –
- Tranquillo. Devo solo darvi gli orari di ronda notturna dei Caposcuola di Dicembre. –
Il ragazzo tese loro i fogli.
Quando la mano di lei e la sua si toccarono i due si guardarono fugacemente.
Blaise sperava in odio, rancore, ma niente.
Era tristezza, nostalgia.
- Grazie. – disse lei, la voce soffocata.
Stava trattenendo le lacrime.
- Di niente. Comunque Granger domani siamo di ronda insieme. Mi aspetti dall’ingresso? –
Draco sperava che lo guardasse. Gli mancavano quegli occhi color della cioccolata, nonostante tentasse di odiarla per ciò che aveva saputo, nonostante sapesse che l’aveva tradito, non poteva non provare nostalgia.
Ed eccoli.
Erano bellissimi.
Lei annuì.
Doveva parlarle, doveva. Non sapeva nemmeno lui cosa dirle, ma doveva.
- Senti…-
- DRACO! –
Pansy correva verso di loro sorridendo.
Blaise non seppe se ringraziarla o maledirla, era confuso.
Fu perciò sorpreso quando Hermione gli strinse la mano.
- Blaise andiamo perfavore, devo parlare con Vitius. Tu vieni? –
Blaise si limitò ad annuire.
Un cenno ai due Serpeverde che li guardavano, una felice l’altro atterrito, e partirono.
Hermione guardò in basso per tutto il tragitto, persa nei suoi pensieri.
Blaise era combattuto.
Da una parte voleva tenerla per mano, dall’altra voleva vederla felice, davvero felice.
E sapeva che non poteva avere tutto.
- Blaise ci vediamo. Grazie di tutto. –
Hermione stava per aprire la porta quando Blaise la trattenne per la spalla.
Lei lo guardò interrogativamente.
- Hermione io devi confessarti una cosa. –
- Dimmi. –
Lei aspettava, lui aveva paura.
I secondi passarono e fu una sorpresa per tutti e due quando una voce squillante li interruppe.
- Signorina Granger voleva vedermi? –
Il professor Vitius li guardava dal basso.
- Sì professore, posso parlarle? –
- Certamente. Entri pure. –
Blaise non seppe fare di più che salutarla con la mano.
Quando fu entrata il ragazzo tirò un pugno al muro, provocandosi dolore alla mano.
“STUPIDO IDIOTA SENZA PALLE!”
Questo continuò a ripetersi finché non giunse sul prato.
Faceva freddo, era da poco ottobre, ma l’aria fredda lo aiutava a pensare.
Si distese sull’erba.
Pensò ad Hermione, a Draco, a Pansy.
Ma se il cuore gli diceva: “Diglielo, diglielo” la mente gli ripeteva “ Non farlo”.
Era in un vicolo cieco.

Come al solito grazie mille a chi legge e recensisce! 42 recensioni... :') Grazie di tutto! §SilverKiria§
 

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Capitolo 21
*** Pace e Conflitti Interni ***


Il giorno dopo Hermione non toccò cibo a colazione.
- Dai, devi mangiare qualcosa. Non puoi stare a digiuno per sempre! –
- Esatto. Dai Herm, fallo per noi. –
I suoi due migliori amici la guardavano preoccupati, sebbene Ron avesse metà viso nel piatto di cereali davanti a lui.
- No tranquilli, ho mangiato ieri. E’ tutto ok. –
Non era vero, era da giorni che toccava raramente cibo.
Sapeva che i due non le credevano e quindi fece finta di prestare attenzione al discorso delle compagne sedute accanto.
- Calì ti dico che non è lì! –
- Ma sei sicura?-
- Certo! E’ il primo posto dove ho guardato! –
- Ehi, che succede? –
Lavanda si girò e disse:
- E’ da una settimana che non trovo più un orecchino, è azzurro con dei brillantini bianchi ed è a forma di fiocco di neve. Non è che l’hai visto?-
Hermione assunse un’espressione triste.
- Mi dispiace, non l’ho visto. –
- Dannazione! Ero arci-sicura di avercelo una settimana fa, prima di quella cosa…-
Hermione stava per chiederle cosa fosse successo ma qualcuno attirò la sua attenzione.
Draco la stava guardando.
La fissava dolcemente, senza paura, senza tristezza.
Sembrava non fosse mai successo nulla.
Stava per salutarlo ma a chiarire gli equilibri fu Pansy che iniziò a strusciarcisi contro in modo esplicito.
Il ragazzo se la levò di torno ma ormai Hermione era già in piedi.
- Herm dobe bai? – chiese Ron con la bocca piena di biscotti al cioccolato.
- Devo finire una ricerca, ci vediamo dopo. –
Detto questo la ragazza prese la borsa e uscì dalla Sala Grande a passo di marcia.
Che idiota. Ecco cos’era stata: idiota. Idiota a pensare che un sorriso mettesse tutto apposto, idiota ad abboccare all’amo.
Era lui quello che si era fatto trovare una nuda sul letto, non lei.
Non le aveva nemmeno chiesto scusa.
Mentre rimuginava tutto ciò fu chiamata da qualcuno.
- Signorina Granger! –
La ragazza si voltò.
La professoressa McGranitt si dirigeva verso di lei e quando le fu di fronte esordì:
- Signorina Granger mi scusi ma devo avvisarla che l’orario del turno suo e del signor Malfoy è stato posticipato alle ore 22. Ho concordato col signor Malfoy che vi troverete davanti alle scale dell’ingresso. –
- Perfetto professoressa. –
- Molto bene. Arrivederci. –
La docente non notò che la Grifondoro era impallidita.
Si era completamente dimenticata del turno di sorveglianza.
Lei. Lei con lui. Lei e Draco. Soli.
Non lo erano più stati dal suo compleanno e il nervosismo iniziò a crescere in lei.
Che cosa si sarebbero detti? Come si sarebbero comportati?
Era una situazione nuova per lei: la cosa più vicina ad un ex era stato Ron e questo la diceva tutta.
Lei e Viktor non si erano mai sentiti ma anche se l’avesse trovato in giardino non sarebbe stata così nervosa, dopotutto per lei lui era sempre rimasto solo un caro amico.
- Ehi! –
Hermione si voltò e vide Blaise che la salutava.
Ricambiò.
- Ciao Bla, come va? –
Lei non poteva saperlo, ma chiamandolo Bla gli aveva appena tirato un pugno nello stomaco.
I sensi di colpa del ragazzo rischiavano di soffocarlo.
- Bene bene. Tu? Un po’ meglio? –
Hermione fece spallucce e iniziò a camminare, con l’amico al suo fianco.
- Beh dai. Ho un tema di Pozioni da riscrivere e Trasfigurazione da studiare. Ginny mi sta facendo il terzo grado per sapere cosa Harry le regalerà a Natale per poter essere al suo stesso livello. Inoltre il Ballo di Halloween si avvicina spaventosamente e io credo me ne starò in Sala Comune a mangiare nutella. –
- Nute che? –
- Oh, voi non la conoscete. E’ un amore babbano che accumuna tutti i non magici. Dolci comunque. E come se tutto questo non bastasse oggi dopo cena ho il turno di guardia con Draco –
Blaise si fermò.
La ragazza non se ne accorse immediatamente e quindi quando lo fece era già un po’ più avanti di lui.
Tornò indietro.
- Bla tutto ok? –
Blaise temeva si sentisse il rumore del cervello che lavorava freneticamente.
Che doveva fare? Avvisare Pansy? Oppure lasciare che si incontrassero? Era straordinariamente rischioso lasciare quelle due calamite vicine.
Quando si accorse dello sguardo spaventato che lei gli rivolgeva si ricompose subito.
- Scusa, mi sono appena ricordato che non ho fatto i compiti di Pozioni ed è alla prima ora. –
- Vuoi che ti dia una mano? –
La sua premurosità lo disarmò.
- No tranquilla. Meglio che vada o Piton mi tira il collo. A dopo! –
- Ok, ciao! –
Blaise tornò subito in Sala Grande.
Una rapida occhiata bastò per fargli capire che non era lì.
Dormitori.
Percorse il tragitto senza badare a nulla e a nessuno e solo quando fu nei sotterranei iniziò realmente a guardarsi attorno.
La porta invisibile ai non-Serpeverde si aprì appena disse la parola d’ordine e questo entrò.
Altra ricerca senza risultati: non era in Sala Comune.
Si girò alla fine verso le scale che portavano ai Dormitori.
Le salì.
Qualche occhiata curiosa: non doveva avere una bella cera.
Eccola, la porta che cercava.
L’aprì.
Draco era sdraiato sul suo letto e sfogliava il libro di Difesa contro le Arti Oscure.
Blaise ispirò a fondo.
- Dra? –
Il ragazzo ci mise un po’ a capire che stava parlando con lui, dopotutto non si rivolgevano la parola da settimane.
- Ehm…che ho fatto? –
Lui che chiedeva cosa avesse fatto! Dio, volevano ucciderlo per i sensi di colpa!
- Possiamo parlare? –
Draco ripose sul comodino il libro e fece segno a Blaise di sedersi.
Lui lo fece.
- Dra…scusami. Sei il mio migliore amico e sono stato un coglione. So che non l’hai fatto per ripicca o dispetto di innamorarti, sono un emerito figlio di Salazar. Scusa. –
Draco era senza parole.
- No problem. –
Cosa vi aspettavate? Baci e abbracci? No, un Malfoy non fa vedere così apertamente quando tiene ad un amico, specialmente un maschio.
Quindi afferrò la rivista “Quidditch Week” e iniziò a leggerla distrattamente.
- E comunque è già finita. –
Blaise finse un’espressione confusa.
- Stai parlando del casino successo l’altra settimana? –
Draco annuì e proseguì: - Hai sentito no? Lei si fa Potter. Che ci troverà in quello sfregiato…-
Fingeva indifferenza, ma stava scoppiando.
Blaise lo sapeva, conosceva l’amico come le sue tasche.
Leggeva, o meglio fingeva di leggere, troppo velocemente, le mani stringevano troppo forte la rivista, le nocche erano bianche.
- Hermione però mi ha detto che oggi dovete fare la ronda insieme…-
Draco lo guardò intensamente per un secondo, poi però tornò a prestare attenzione alla rivista.
- E con questo? –
Blaise si disse che doveva essere più cauto.
Si buttò sul suo letto e afferrò un pacchetto di Cioccorane.
Mentre ne stava scartando una, chiese: - Beh…mi chiedevo solo cos’avessi intenzione di fare. –
Draco non rispose e Blaise pensò non avesse sentito.
Stava per ripetere quando il biondo appoggiò la rivista e si mise seduto a gambe flesse.
- Non lo so. E’ strano. Una parte di me vorrebbe abbracciarla, far tornare tutto come prima, ma l’altra parte di me pensa che quella pelle l’ha toccata anche Potter, quelle labbra…-
Draco afferrò il cuscino e iniziò a picchiarlo.
Quando si fermò si lasciò cadere.
- E’ un casino. Però tu Bla…-
Blaise lo guardò fingendo indifferenza.
- Tu le sei vicino. Proteggila. –
A Blaise per poco non cadde la Cioccorana di mano.
Draco non se ne accorse e si alzò.
- Oi, sono le dieci, allenamento di Quidditch. Non vieni? –
- Ah no. Flint vuole far provare il cacciatore di riserva. Ci vediamo dopo? –
Draco gli colpì la spalla affettuosamente.
- Contaci. A dopo Bla. –
Detto questo il biondo uscì.
Blaise si sentiva ancora più di merda.
L’amico contava su di lui, lui amava la ragazza che ama il suo amico, lei ama il suo amico, hanno litigato.
Per colpa sua.
Ingurgitò con rabbia il dolce e si lasciò cadere sul letto.
- Fanculo. –

Come al solito grazie a chi legge! Al prossimo capito la ronda :D Che succederà? Non perdetevelo! §SilverKiria§

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Capitolo 22
*** Serpe e Grifone, deduzioni brillanti ***


Hermione aveva finito di mangiare, o meglio di fingere dato che dal nervosismo aveva inghiottito solo due panini col salame, ed era uscita.
Aveva salutato Harry e Ron e ora era appoggiata al corrimano dell’enorme scala all’ingresso.
Controllò l’orologio: erano le 21.50.
Era lei in anticipo.
Notò però di non sentirsi esattamente al massimo della forma.
Era sudata, aveva freddo e si sentiva la mente pesante.
Inputò tutto comunque al nervosismo e alla stanchezza della giornata.
Era così impegnata a rimanere in piedi che non si accorse di chi le veniva incontro.
- Ehi. –
Lei alzò gli occhi e lo vide.
Le mozzò il fiato.
Era in camicia e pantaloni neri, la cravatta di Serpeverde, il colletto slacciato.
La camicia era aderente e disegnava benissimo le forme scolpite del fisico del ragazzo.
Hermione voleva dire qualcosa di dolce, sensuale, incoraggiante, o almeno di non imbarazzante.
Ma ciò che le uscì fu:
- Come diavolo fai a stare solo in camicia?! Io sto morendo di freddo! –
Draco le sorrise divertito.
Dio se era bello.
- Allora, da dove iniziamo? –
Hermione si chinò per raccogliere la borsa con la mappa delle aree da coprire e nel rialzarsi per poco non perse l’equilibrio.
Draco si era avvicinato pronto a sorreggerla ma lei si scansò.
Non era pronta al contatto col corpo del ragazzo, non ce la faceva.
- Bene…siamo al quinto piano. Andiamo. –
 
Draco era preoccupato: Hermione continuava a sudare ed era come se a volte perdesse il controllo delle gambe.
Nonostante tutto però era abbastanza cosciente da non permettergli alcun contatto.
Draco cercava di essere incazzato, ma semplicemente non ci riusciva.
Arrivarono al quinto piano e Hermione si guardò intorno.
- Non c’è nessuno, sarà abbastanza facile. Io controllo le aule a destra, tu a sinistra. Ok? –
Draco assentì a malincuore, poiché la ragazza faceva fatica a reggersi in piedi e nonostante le sue domande lei rispondeva che stava bene.
Se però fosse rimasta così anche per la prossima mezzora l’avrebbe portata in infermeria, anche a costo di schiantarla.
Si diresse comunque dalla parte assegnata e aprì le aule.
Dopo due aule aveva trovato solo uno del quinto anno di Corvonero nascosto con una compagna in atteggiamenti espliciti.
Il ragazzo li aveva richiamati e aveva tolto 50 punti a Corvonero.
Osservando però i due che se ne andavano mano per mano inveendo contro di lui non poté fare a meno che ripensare ad una settimana fa, quando la sua vita sentimentale era andata a farsi fottere, nel verso senso del termine.
Ripensò alle chiacchere delle due oche della Brown e della Patil, a quando era entrato furioso in Sala Comune, a quando aveva trovato lei e lui abbracciati.
E si fermò.
Ripescò il ricordo e aprì la bocca.
Lei stava piangendo.
Non l’aveva notato quel giorno, dopotutto era ben impegnato, ma ora che ci ripensava si dava dell’idiota.
Lei stava piangendo.
Perché?
Perché piangeva?
Non poteva essere per Potter, dopotutto stava piangendo proprio sulla sua spalla!
E notò anche un’altra cosa.
Potter l’aveva accusato di avere sempre delle ragazze a scaldargli il letto.
Non era necessario essere intelligente come lui per capire che 1+1 faceva 2.
Si girò, agitato per le rivelazioni appena avute.
Rise fra sé e sé, pensando a come doveva tutto a una coppietta del quinto anno di Corvonero.
Era quasi arrivato a metà corridoio quando gli si raggelò il sangue.
Un tonfo…qualcosa era caduto.
O qualcuno!
Corse a perdifiato e aprì tutte le aule che trovava e alla quinta la trovò.
Era distesa sul pavimento, priva di sensi.
- Hermione! –
Quando lui la sollevava lei aveva già ripreso conoscenza.
Si guardò intorno e Draco l’accompagnò fino ad una sedia.
La ragazza si sedette respirando profondamente.
- Che è successo? – chiese allora lui.
- Non…non lo so. Stavo guardando se c’era qualcuno e la stanza ha cominciato a tremare, non sentivo più nulla. Poi…sei arrivato tu. –
Alzò lo sguardo ed eccoli, gli occhi marroni.
Non erano caldi come al solito però, erano spaventati.
Draco allora non ci pensò due volte: l’abbracciò.
Sentì che lei si aggrappava a lui, il cuore le batteva forte.
- E’ tutto ok. Ci sono io.-
Dopo poco Hermione si staccò e si alzò.
- Dove credi di andare? –
- Devo andare in bagno, voglio sciacquarmi il viso. –
- E se poi ti senti male? –
Lei si girò e gli sorrise divertita.
- Tranquillo. Casomai stai fuori e se senti un tonfo vieni a vedere. –
Detto questo si avviò verso i servizi, col ragazzo che la guardava apprensivo.
Entrò.
 
Hermione non capiva: era svenuta. Si sentiva ancora strana ma stava riprendendo le forze.
Si appoggiò al gabinetto e aprì l’acqua.
Il contatto del liquido freddo con la pelle le schiarì le idee.
Draco…l’aveva appena salvata.
Sembrava come se non fosse successo nulla.
“Eppure è successo, non illuderti” pensò fissando il suo riflesso.
Fu proprio mentre guardava la sua copia nello specchio che vide qualcosa.
Qualcosa brillava dentro l’armadio.
Si girò e si chinò, aprendo del tutto l’anta del mobile.
Prese in mano l’oggetto e lo studiò.
Era un orecchino blu a forma di fiocco di neve.
- Qualcuno l’avrà perso – si disse fra sé e sé, non potendo però nascondere la sua perplessità.
Che ci faceva un orecchino in un armadio?
E non era solo.
Hermione notò anche un altro oggetto.
Era una spilla da prefetto di Corvonero.
- Ma che diavolo? –
Uscì e vide che Draco l’aspettava; si era dimenticata di lui.
- Che hai? – le chiese premuroso.
- Guarda. –
Mostrò ciò che aveva trovato e Draco la guardò confuso.
- Cosa…?-
- Li ho trovati nell’armadio…che ci facevano nell’armadio? Qualcuno si è nascosto? –
Osservò meglio l’orecchino. Le era stranamente familiare.
- Hermione? –
Draco la guardava ansioso.
- Sì?-
- Posso parlarti? –
Eccola, l’agitazione che era temporaneamente sparita tornò più forte di prima.
Annuì.
Draco si appoggiò ad un muretto vicino a delle finestre e si passò la mano tra i capelli biondo platino.
- Senti…perché tu sei arrabbiata con me? –
Si aspettava tutto, ma non quello.
Rimase senza parole, letteralmente.
Cosa poteva rispondere? “Scusa ma sei andato a letto con un’altra dopo aver detto di amarmi” o “Ho trovato la tua camera sotterrata da reggiseni e mutande” oppure “ C’era una nuda che si faceva la doccia da te e dice di essere la tua ragazza”.
Non sapeva che fare ed ebbe un moto particolarmente forte di interesse verso un quadro appeso alla parete che ritraeva un donna mezza nuda sopra un drago d’oro.
- Se non lo sai tu. – rispose allora in un soffio.
- No, non lo so. – rispose lui, la voce dura e vera.
E fu ciò che la fece girare.
La guardava aspettando una risposta.
E la rabbia crebbe in lei.
Scoppiò.
- COME DIAVOLO FAI A DIRMI CHE NON LO SAI?! MI INVITI IN CAMERA TUA E TROVO LA STANZA SOTTOSOPRA, MUTANDE E REGGISENI OVUNQUE. E LA JOHNSON NUDA CHE SI FA LA DOCCIA. CHE POI OVVIAMENTE MI RACCONTA COME L’HAI BEN BENE SVERGINATA DOPO AVERLE DETTO CHE L’AMAVI E AVERLE DATO UN CIMELIO DI FAMIGLIA! SEI UN’IDIOTA! –
Si girò e fece per andarsene ma non riuscì.
Lui la tratteneva per la maglia.
- LASCIAMI SCHIFOSO LURIDO…-
- Non sono stato io. –
Si fermò.
- Come fai a dire che non sei stato tu?! Ho visto tutto sai! –
- Fammelo vedere anche a me allora. –
Hermione rimase interdetta.
- C…cosa? –
- Sono un Legilimens molto abile. Se ti concentri posso rivedere i ricordi che hai di quel momento. –
Era ridicolo, semplicemente ridicolo.
- E io dovrei rivivere tutto questo per? Solo per stare male? Perché sai, non vedo altre ragioni.-
Pensava che l’avrebbe lasciata, ma si sbagliava.
Al contrario lui la fissava ancora più intensamente con quei suoi occhi blu.
- Herm, ti prego. –
Non seppe perché cedette, lo fece e basta. Si fidava, da stupida forse, ma si fidava.
Annuì e pensò attentamente a quel giorno.
Chiuse gli occhi e rivisse tutto, tenendogli la mano (*).
Il cuore le accelerò.
Le sentiva, le lacrime.
Rivide la Johnson mezza nuda che raccontava come Draco l’amasse.
Rivide Blaise mentre scendeva, ripercorse il corridoio piangendo.
Le faceva male il cuore.
Harry, rivide Harry. Harry che l’accolse senza protestare, Harry che l’abbracciava proteggendola da tutto.
Suo fratello, ecco cos’era.
E poi arrivò Draco.
- Basta. Basta. DRACO BASTA! –
Non ce la faceva, rivivere tutto quello, sapendo che lui la vedeva, che godeva della sua disperazione.
Si lasciò cadere a terra.
Non riusciva ad alzare gli occhi, non riusciva a sopportare che lui ridesse di lei.
Ma non servì.
Lui la stava abbracciando.
Cosa? Sì, la stava abbracciando, la teneva stretta.
Poi le alzò il viso.
Aveva gli occhi umidi.
- Herm, ti giuro, io non c’entro nulla. Io non ero lì. Ti prego, credimi. –
Non ragionò, seguì solo ciò che provava: gli credette.
Forse fu il modo con cui l’abbracciò, come la strinse, la sua voce, i suoi occhi, forse tutte queste cose o forse niente, ma sentiva che era giusto credergli.
- Se non sei stato tu…com’è successo? –
Lui si alzò e lei lo imitò.
- Non lo so. Che cazzo…-
- Un momento. Se tu non sapevi nulla…perché eri incazzato quando sei arrivato in Sala Comune? –
Draco le raccontò di Calì e Lavanda e lei…rise.
Lo lasciò di stucco, probabilmente pensava fosse pazza, ma rise.
- Dra…è impossibile! Lavanda sarebbe al settimo cielo se stessi con Harry! Lei ama ancora Ron e nonostante ora siamo solo amici mi teme ancora come minaccia. Inoltre, hai sentito cosa sento per Harry no? E’ un fratello per me! –
Draco annuì e Hermione giurò che fosse arrossito per l’imbarazzo.
- Dra…che diavolo è successo? –
- Non lo so Herm, qualcuno si diverte alle nostre spalle. Appena trovo la Patil, la Johnson e quell’oca di Lavanda io…-
Ma non poté continuare perché Hermione si mise ad urlare.
- DRA! L’orecchino! La spilla! –
Lui la guardava confuso.
- Di che diavolo stai parlando? –
Hermione si frugò nelle tasche ed estrasse l’orecchino e la spilla.
- Vedi? Mi è venuto in mente solo ora! Sapevo che era familiare, ma non mi ricordavo. Ma certo! E’ di Lavanda! Proprio oggi diceva che non lo trovava più. E la spilla…-
- E’ della Johnson! Lei è Prefetto! –
I due si sorrisero felici.
- Tu dici che…-
- Sì. Lavanda e Calì si lamentavano di soffrire di mal di testa da una settimana e Lavanda ha un livido sul braccio, una botta. Ma non sa come se l’è procurata. E’ elementare dunque che…-
- Sono state schiantate. –
Non era un caso che fossero i due più brillanti studenti di Hogwarts.
- Ma chi…? –
Ma entrambi sapevano la risposta.
 
(*) Ho immaginato che il Legilimens funzionasse anche senza il contatto oculare se ci fosse un contatto consenziente con l’altro :D

Grazie a chi legge, come sempre! Capitolo super lungo! A presto :D §SilverKiria§

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Capitolo 23
*** Scomode Verità ***


Draco e Hermione avevano concordato di fingere di non aver scoperto nulla: avevano dei sospetti ma dovevano avere le prove.
Quindi si divisero i compiti.
- Quindi io mi occupo di Blaise, tu di Pansy ok?-
Disse Draco.
Erano seduti nel corridoio e stavano ripetendo il piano.
Hermione però, notò Draco, era pensierosa e triste.
Il ragazzo le alzò il mento e le sussurrò, occhi azzurri contro nocciola:
- Che hai amore? –
Hermione gli tolse la mano e la prese nelle sue.
- Mi sembra solo assurdo che Blaise abbia fatto qualcosa di simile. Io lo credevo diverso…-
Draco non seppe perché, se per difendere l’ex migliore amico o per rincuorarla, ma disse:
- Un ragazzo innamorato fa di tutto. –
Hermione si alzò decisa e disse:
- Già, ma se è davvero così questa non gliela perdono. –
Draco si alzò e l’abbracciò.
Lei ricambiò felice.
Sapeva che era ferita e aveva bisogno d’aiuto.
Quando si staccarono però lei gli rivolse una domanda che lo lasciò perplesso:
- Tu come stai? –
Non lo sapeva, ecco la verità.
Era stato probabilmente tradito dal migliore amico eppure non riusciva ad odiarlo.
Sì, era arrabbiato ma una parte di lui non poteva fare a meno di pensare che si stesse uccidendo dai sensi di colpa da solo.
- Non lo so. No, sul serio – aggiunse allo sguardo cinico di Hermione – non lo so. Sì sono arrabbiato ma non riesco ad odiarlo. Oddio, mi devi aver trasformato più di quanto pensassi! –
La guardò e scoppiarono a ridere.
Poi lei si strinse a lui e sussurrò: - Se l’ho fatto sono felice, perché ti amo. –
Lui le baciò la testa e rispose: - Anche io. –
 
La mattina successiva i due non si parlarono, dovevano far credere di essere ancora all’oscuro di ciò che Pansy e Blaise avevano fatto.
Il compito di Draco era probabilmente il più semplice e partì già quella mattina.
Blaise stava ancora dormendo e Draco guardandolo rivisse ciò che era successo la scorsa notte quando era tornato.
Blaise l’aveva aspettato sveglio leggendo e gli aveva chiesto come fosse andata. Draco tentò di essere naturale nel dire che lui e Hermione non si erano parlati, che era finita.
Cercò di non far trasparire la rabbia che lo assalì quando vide l’ombra di un sorriso sul viso del compagno.
Ora lo guardava dormire e si preparava a fare ciò che doveva.
Non era tanto la preparazione magica o pratica quanto quella psicologica a servirgli: se avesse scoperto che lui davvero centrava cos’avrebbe fatto?
Guardò l’orologio da polso e vide che erano le 8.
Doveva sbrigarsi o Blaise si sarebbe svegliato per andare a colazione.
Chiuse gli occhi, ispirò a fondo, e quando li riaprì sentì chiaramente di essere dentro di lui.
Cercò tra i pensieri di Blaise i ricordi e dopo averli individuati si focalizzò su quelli che gli interessavano.
Eccoli.
Vide scorrere le immagini di lui e Pansy, poi lui che si trasformava in Lavanda e Calì, vide sé stesso che abboccava all’amo con tanto di scarpe, lo vide mettere in disordine la camera e pensò che il cuore gli scoppiasse nel petto quando vide Hermione correre giù piangendo.
Basta.
Uscì dalla mente del ragazzo e si buttò sul letto.
Era vero dunque, colui che pensava fosse il suo migliore amico l’aveva tradito alla grande.
Fu con grande sorpresa che quando si rialzò vide Blaise seduto sul letto che lo fissava.
- Dra…scusa. –
Draco si alzò e solo quando aveva già la mano sulla maniglia si girò e disse, con voce tanto calma quanto carica di significato:
- Risparmiamele. –
E uscì.
 
Hermione era agitata. Non aveva ancora visto Draco e comunque non gli avrebbe potuto parlare.
Harry era parso confuso da come si era comportata la notte scorsa, dato che quando era tornata non riusciva a contenere la gioia e tentava di nasconderla, e l’aveva pregata di dirgli che stesse succedendo.
La ragazza le aveva solo detto di aspettare e avrebbe saputo tutto.
Ora era in Sala Grande a fare colazione.
Si era fatta vedere da Madama Chips appena sveglia e le aveva detto solo:- MANGIA! –
Aveva infatti avuto un calo di zucchero e quindi come “cura” si stava rimpinzando di toast con nutella ( fatta spedire dai genitori dato che i maghi ne ignoravano l’esistenza ).
Quando Draco entrò a fare colazione tentò di non guardarlo.
Il cuore le batteva forte, fra poco avrebbe saputo la verità.
Dopo dieci minuti Harry la chiamò e lei ritornò alla realtà.
- Herm, abbiamo pozioni. –
La ragazza mollò tutto là e si diresse verso l’aula di Piton a braccetto con Ron e Harry.
Quando arrivò si sedette al loro solito posto e sistemò le cose non perdendo d’occhio la porta.
Ed eccoli, i Serpeverde stavano entrando.
Distolse lo sguardo quando passarono Draco e Blaise e ignorò quest’ultimo quando la salutò.
Individuò infine Pansy che si era seduta accanto a Draco.
Lui l’aveva lasciata fare.
“Calmati Herm, è il piano. Sarebbe sospetto se non lo facesse” eppure dovette trattenersi dall’andare lì e tirarle un cazzotto mentre si strusciava su Draco, che d’altra parte le era indifferente.
Quando finì la lezione due ore dopo Hermione si diresse verso di lei col cuore in gola.
- Ehm…Pansy, hai un secondo? –
La ragazza la squadrò e ghignò malvagia.
- Che hai Mezzosangue? –
Hermione respirò a fondo e continuò imperterrita:
- Volevo solo dirti grazie. Hai ragione, io e Malfoy non siamo sullo stesso piano e mai lo saremo. Mi hai aperto gli occhi e avrei dovuto ascoltarti prima. Sì insomma, l’ho trovato con un’altra e…-
- Oh ma tu non lo sapevi? Draco si fa tutte, sempre. –
Hermione si impose di rimanere calma mentre osservava il sorriso crudele dell’interlocutrice e continuò con il suo discorso imparato a memoria.
- Già. Comunque tieni, ho preso questi per te. –
Le porse un pacchetto.
Lei lo prese stupita e lo scartò avida.
Un paio di guanti di pelle nera brillavano sulla carta.
La ragazza li prese e se li passò tra le mani.
- Che schifo. Non voglio qualcosa toccato da te. Tienili e sparisci! –
Detto questo glieli lanciò e uscì senza degnarla di uno sguardo.
Hermione però sorrideva felice.
- Stupida oca giuliva – sospirò tra sé e sé mentre rimetteva i guanti nella carta.
Quando uscì dall’aula di pozioni si diresse verso  la Stanza delle Necessità.
Espresse tre volte il suo desiderio e quando entrò rimase stupita: la Stanza faceva le cose in grande.
Un enorme laboratorio da vero pozionista si apriva davanti a lei.
La ragazza si sedette su uno sgabello, tirò fuori il pacco con i guanti e iniziò.
 
Draco era appena uscito dall’aula di Trasfigurazione.
Aveva dovuto sopportare quella schifosa vipera della Parkinson che gli si strusciava addosso e finalmente poteva andare da Hermione.
Venne però a sorpresa trattenuto.
- Dra ti fa di fare un giretto? –
Pansy si era stretta a lui e giocherellava con la sua camicia.
Lui la tolse di mezzo e aggiunse: - Ho del lavoro da fare – prima di allontanarsi.
Arrivò davanti al muro e pensò tre volte che voleva trovare Hermione e quando aprì la porta si ritrovò immerso in una fuliggine viola.
Entrò e chiuse la porta.
- Hermione? – chiamò.
- Sono qui! Attento a non cadere! –
In effetti non si vedeva a un palmo dal naso.
- Ah, per vedere puntati la bacchetta di fronte e dì “Impervia” – gli suggerì la voce lontana della fidanzata.
Draco eseguì e fu come se la nebbia si muovesse attorno a lui.
La individuò e le baciò il collo da dietro.
- Mi sei mancata. –
- Anche tu – rispose lei senza però distogliere gli occhi dal tavolo.
Sul bancone c’erano delle boccette con dei liquidi viola e blu, i guanti su un piatto e un enorme libro.
- Quanto ti manca? – chiese Draco sedendosi accanto a lei.
- Ho…fatto! – esclamò lei spruzzando il liquido verde che teneva in mano sui guanti.
- Ora aspettiamo. – disse poi.
Raccolse la bacchetta e puntandola in su disse: “Exapio!”.
La nebbia venne risucchiata e la Stanza diventò di nuovo pulita.
- Ah, per la cronaca, la prossima volta che ti si struscia addosso giuro che le spacco quelle finte labbra che sembrano più canotti da salvataggio che parti del corpo umano – disse calma lei mentre rimetteva apposto gli strumenti.
Lui rimase stupito e si mise a ridere.
Poi le andò vicino e le baciò la guancia, il collo e quando fu vicino all’orecchio sussurrò:
- Mi piace l’Hermione gelosa, è…sexy.-
Lei si girò e lo fulminò con lo sguardo.
- Non voglio essere sexy, voglio essere intimidatoria. –
- Oh, lo sei. Fidati. –
Scoppiarono a ridere e trasalirono entrambi quando un piccolo timer iniziò a squillare.
- Ci siamo.- disse lei mentre lo spegneva.
Prese i guanti e li mise accanto ad una fiamma.
Le punte si colorarono di viola.
- Beccata, ora sappiamo che ha usato la Polisucco. Fortuna che la Polisucco lascia tracce sulle mani per un mese. Adoro la Soluzione Scoprisegreti– sorrise lei.
Spense il fuoco e guardò Draco.
Era pensieroso.
- Che hai? – gli chiese.
- Blaise…-
Hermione se n’era dimenticata e gli prese le mani.
- Allora? –
Draco la guardò negli occhi.
- E’ stato lui. –
Hermione gli accarezzò il viso.
Si abbracciarono.
Quando sciolsero l’abbraccio lei disse:
- Dai, andiamo. Chiudiamola qui. –
Uscirono dalla Sala mano nella mano.
Alcuni scoccarono alla coppia sguardi confusi e sorpresi, ma non se ne curarono.
Uscirono fuori e li videro: Tiger, Goyle, Pansy, Marcus e Blaise erano distesi sul prato.
Quando li videro mano nella mano che camminavano verso di loro rimasero sorpresi e, nel caso di Pansy, inorriditi.
- Che cazzo…- iniziò lei.
- Taci. – iniziò Draco.
Draco la prese di forza e la portò lontano dal gruppo, lo stesso fece Hermione con Blaise.
Quando Hermione fu sola con Blaise si accorse di non sapere che dire.
- Non ho parole Blaise. E guardami negli occhi!-
Gli prese di forza il viso e lo costrinse a guardarla.
- Non puoi fare ciò che hai fatto e non guardarmi nemmeno negli occhi! Speravo fossi diverso, più coraggioso, più dolce. Mi hai deluso. –
Non aveva altro da dirgli e lui la fissava come un cane bastonato.
Lei allora si allontanò.
Aveva però fatto pochi passi che lui urlò:
- Ti amo! Ti amo Hermione e so che tu ami Draco. Fai bene, è migliore di me e spero  ti sappia trattare bene, come una principessa. Perché è questo che sei. Scusa. –
Hermione tornò da lui e gli disse:
- Mi dispiace, ma come hai detto io amo Draco. Però so che ci sarà qualcuna per te, so che sei migliore di così o che puoi esserlo. Io credo in te. –
E detto ciò se ne andò.
Intanto Draco aveva portato Pansy abbastanza lontano e aveva iniziato a urlarle contro:
- Sei solo un’idiota, stupida inutile troia! Sono stufo di te che mi ronzi intorno, quando capirai che non me ne frega nulla di te?! Speravo fossi comunque abbastanza intelligente da non metterti ancora contro di me dopo le tue minacce ma evidentemente mi sbagliavo. –
Lei, con sua sorpresa, sorrideva.
- Che hai da sorridere? –
- Oh, niente. Mi immaginavo solo la faccia della Granger quando scoprirà il tuo piccolo segreto. –
Draco impallidì.
- Di che cazzo parli? –
Lei gli si avvicinò e gli sussurrò:
- Immagino tu non le abbia accennato del piccolo dettaglio di dover uccidere Silente, o sbaglio? –
Draco rimase gelato.
- Già, avevo ragione. Chissà poi cosa accadrà alla piccola quando Lui saprà che te la fai con la migliore amica di Potter e…-
Non riuscì a dire altro, perché Draco aveva sfoderato la bacchetta e aveva sussurrato “Crucio”.
La ragazza si contorceva dal dolore, si sentiva soffocare in più punti.
Quando finì Draco disse, quasi sussurrando,:
- Non lo verrà a sapere. Perché sennò accadrà qualcosa ad Hermione e di conseguenza io sarei costretto a confessare tutto il piano a Silente, dicendo poi che è tutta colpa tua. Oppure, stupida come sei, mi faciliteresti il compito andando a spifferare tutto ad Hermione e in questo caso me la godrei ancora di più. Sbaglio? –
Lei era ancora per terra, sudata.
- Questo era solo un piccolo assaggio. Se accadrà qualcosa ad Hermione, ai suoi genitori o a chiunque lei tenga io sospetterò di te e ricorderai tutto ciò come solletico. –
Pansy si alzò e disse:
- Ok. Ricorda però che prima o poi lo scoprirà o comunque sia tu le stai mentendo, quindi non illuderti di essere il ragazzo perfetto. Ah, cruciarmi non servirà a nulla, lo sai anche tu.-
Draco le aveva infatti puntato la bacchetta contro ma a quelle parole la abbassò.
- Vattene –
Pansy non se lo fece ripetere due volte.
Se ne andò, lasciando Draco solo e assalito dai sensi di colpa.

Grazie a chi legge e commenta! Alla prossima :D §SilverKiria§

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Capitolo 24
*** La Verità: La Battaglia di Hogwarts ***


Erano passati due mesi da quando Draco ed Hermione erano usciti allo scoperto come coppia, provocando molta delusione nelle fans della Serpe e sorpresa in tutta Hogwarts; e Novembre iniziava a farsi sentire con dei venti sempre più freddi e taglienti.
D’altra parte la notizia che la Regina di Grifondoro e il Re delle Serpi stavano insieme si era diffusa come la peste, portando con sé anche, come tutti i gossip, alcune notizie del tutto false, come il fatto che Hermione fosse incinta o che Draco le aveva chiesto di sposarlo mentre cavalcava la piovra del Lago.
A parte questo l’aria che tirava era abbastanza tranquilla per tutti…o quasi.
Draco trascorreva sempre più tempo nella Stanza delle Necessità e stava ottenendo risultati: era riuscito a trasportare sia da Sinister ad Hogwarts sia il percorso inverso una mela, un uccellino, un cane e ora anche un bambino, figlio di Mangiamorte ovviamente.
Era giunta l’ora della prova finale.
Draco era davanti all’Armadio, il respiro affannoso, il cuore che batteva all’impazzata.
Mormorò infine le parole e aprì l’anta.
Sua zia Bellatrix uscì dall’Armadio in tutto il suo splendore, le palpebre pesanti, il trucco nero, le labbra scure, i capelli spettinati da pazza.
Gli andò vicino e gli sussurrò, con quella sua voce come un sibilo, :
- Ben fatto Draco. Il Signore Oscuro sarà molto felice. Ti faremo sapere attraverso Severus quando accadrà –
Detto questo lo aveva abbracciato e Draco era riuscito a sentirne il profumo pesante.
La strega era poi rientrata nell’Armadio sparendo.
Draco non respirava.
Era confuso: da una parte era felice perché i suoi sforzi avevano avuto successo, dall’altra terrorizzato.
Sapeva cosa voleva dire Bellatrix: i Mangiamorte sarebbero entrati ad Hogwarts, ci sarebbe stata una battaglia, nella quale alla fine avrebbe dovuto uccidere Silente.
Pensò ad Hermione e subito il cuore perse un battito: cosa doveva fare? Avrebbe dovuto dirglielo? Oppure l’avrebbe dovuta lasciare all’oscuro? E se nella battaglia fosse rimasta ferita?
Tutto questo vorticava nella mente del ragazzo, mentre guardava senza in realtà vedere l’Armadio.
Che avrebbe fatto?
 
Dalla parte opposta del castello nel frattempo, Harry Potter usciva dallo studio del Preside.
Anche lui però non aveva la mente più libera e non vedeva l’ora di vedere i due migliori amici per aggiornarli.
Sarebbero dovuti partire tra una settimana esatta in gran segreto e avrebbero dovuto continuare la ricerca degli Horcrux.
Silente non poteva lasciare Hogwarts poiché sospettava, anzi ne era certo dato che gliel’aveva detto Severus, un possibile attacco, ma non lo disse ad Harry.
Aveva semplicemente spiegato che se si fosse allontanato per tanto tempo dalla Scuola Voldemort si sarebbe insospettito ed era di fondamentale importanza che non sapesse che loro conoscevano il suo segreto.
Harry giunse finalmente alla Sala Comune e individuò i due: erano davanti al camino seppelliti da una montagna di libri.
- Vi devo parlare – esordì allora.
Gli amici lo guardarono confusi ma vista la serietà nel volto del moro non protestarono e misero via i libri.
Harry insonorizzò lo spazio attorno a loro per precauzione dato che comunque la Sala era praticamente vuota: erano le undici di sera.
Ginny non si sentiva bene e quindi era andata a letto, ma ciò non fece che rendere felice Harry: non sapeva se sarebbe riuscito a dirglielo.
Spiegò agli amici la situazione: Silente aveva distrutto l’Anello, lui il Diario e quindi ne mancavano probabilmente altri quattro.
Hermione era visibilmente terrorizzata, Ron lo ascoltava come assente.
Quando disse della partenza i due annuirono.
Harry rimase stupito.
- Annuite? Così e basta? Io vi dico che dovete lasciare Hogwarts, tutto, non dire alle vostre famiglie che siete con me, non vederle per un bel po’, e voi annuite? –
- Non te la prendere amico – disse Ron – ma è da quando ci siamo seduti con te sul treno sei anni fa che sappiamo che prima o poi saremmo dovuti partire. O comunque imbarcarci in un’altra avventura, perché questo è no? –
Harry si alzò, era arrabbiato.
- Ron non è un’altra avventura! Potremmo morire, potremmo sentire che qualcuno a noi caro è morto! –
Anche Hermione si alzò.
- Lo sappiamo. Ma siamo stati, siamo e saremo sempre con te e SMETTILA di metterci paura solo perché vuoi proteggerci! Dio mio Harry non siamo idioti, ti conosciamo, la tua vena eroica vuole spazio ma non l’avrà caro mio, dopo sei anni noi NON TI ABBANDONIAMO! –
La ragazza aveva gli occhi lucidi ma lo sguardo era comunque fermo e fiero.
Ron si alzò e le mise la mano sulla spalla come rinforzo.
Harry li guardò.
Non seppe fare altro che abbracciarli.
I tre si strinsero forte, non avevano bisogno di parole.
Quando si staccarono Ron disse:
- Fra quanto partiremo? –
- La prossima settimana –
 
- La prossima settimana.-
Piton osservava Draco dalla cattedra.
La stanza era stata appositamente insonorizzata e i due si squadravano.
- Chi ci sarà? – chiese infine il biondo.
- Bellatrix, Avery, Greyback, Narcissa – e qui la mascella di Draco si irrigidì –Lucius, Barty Jr, i Carrow, Dolohov immagino. –
- Lui non verrà? –
Piton lo guardò dritto negli occhi, pozzi neri contro azzurri.
Draco chiuse la mente, sapeva cosa voleva fare.
- Cos’hai da nascondere Draco? Cosa c’è che non posso sapere? –
- Come ha detto lei, qualcosa che non deve sapere. C’è altro? –
Piton lo scrutò ancora per un secondo poi continuò:
- Lo sai, dovrai ucciderlo. –
Ancora contatto visivo, ma stavolta Piton non voleva leggergli nella mente. A Draco parve invece di vedere un riflesso di preoccupazione nei buchi neri.
- Sei pronto? –
Draco rise ironico, una risata però inquietante perché carica di disperazione.
- Devo no? –
Detto questo il ragazzo uscì dall’aula di Pozioni.
Il giorno dopo Harry, Ron ed Hermione erano seduti nella Stanza delle Necessità, che per l’occasione si era trasformata in una base strategica.
- Allora, alle undici in Guferia: Silente ci ha preparato una passaporta. Tutto chiaro? –
Harry guardò i due che gli annuirono di rimando.
Stavano mettendo mappe e liste di oggetti da portare via quando Hermione parlò:
- A Draco e Ginny glielo diciamo? –
Si stava mordendo il labbro, era nervosa.
- Beh, penso sia meglio di no…-
- Harry che dici? Sei IMPAZZITO?! Ginny deve saperlo! – esclamò Ron.
- Ron ti rendi conto che vorrà seguirci? Ti rendi conto che la metteremmo in pericolo? –
Ron si calmò.
- Hai ragione, scusa. –
Hermione fissava il pavimento.
- Herm, non puoi dirlo a Draco. In più…-
Harry non sapeva se continuare, non voleva ferire l’amica.
- In più cosa? – chiese lei.
Alla fine decise.
- Niente. Dai andiamo o ci perderemo il pranzo.-
I tre uscirono dalla Stanza delle Necessità, spalla contro spalla: il trio era tornato.
Nei giorni successivi Hermione, Draco, Harry e Ginny erano molto nervosi.
La rossa poi sapeva che il fratello, il ragazzo e la migliore amica le nascondevano qualcosa ma nonostante chiedesse, anche a tradimento, non otteneva che qualche “no ti sbagli” o “è tutto ok”.
Draco e Hermione poi erano tutt’altro che tranquilli.
Entrambi erano così concentrati a mantenere il proprio segreto che nemmeno si rendevano conto che l’altro gli nascondeva qualcosa.
Passò così una settimana e quel sabato Draco si svegliò sudato.
Era arrivato il giorno.
Anche Hermione non si svegliò nei migliori dei modi: alle quattro e mezza era in Sala Comune a giocherellare con l’anello che le aveva regalato il ragazzo.
Venne poco dopo raggiunta da Harry.
- Harry, che ci fai qui? –
- Non riuscivo a dormire. Vedo che non sono l’unico. –
La ragazza gli fece spazio sul divano.
- Che ti frulla in testa? – chiese lui.
Lei suo malgrado sorrise.
- Non sentivo qualcuno dire frulla da tipo cinque anni. –
Anche lui le sorrise. Subito però lei lo guardò seria, giocando con i capelli.
- Harry…-
Eccoli, occhi nocciola contro verdi.
- Li rivedremo vero? –
Non serviva nemmeno che le chiedesse a chi si riferiva, era questa la magia della loro amicizia: non servivano parole.
Harry la strinse a sé e iniziò ad accarezzarle i capelli.
- Certo Herm. Li rivedremo, tutti. –
- Grazie. – gli sussurrò lei di rimando.
Rimasero così finché non si addormentarono, abbracciati, uniti a fronteggiare una paura comune: la paura di perde chi amano.
Alle nove i tre amici entrarono in Sala Grande.
Fecero colazione in silenzio: nessuno aveva voglia di parlare.
Fu Ginny a rompere il silenzio.
- OK ORA BASTA! –
Dalla sorpresa fra poco Ron si soffocava con i cereali.
- E’ DA UNA SETTIMANA CHE SIETE DEPRESSI E NON VOLETE DIRMI IL PERCHE’. SAPETE COSA? MI SONO ROTTA LE PALLE! FOTTETEVI TUTTI QUANTI, VOI E I VOSTRI SEGRETI. –
Detto, o meglio urlato, questo la rossa se ne andò indignata.
Harry le corse dietro.
Hermione e Ron rimasero lì, osservati da tutti.
Fu lei a sussurrare:
- Per te glielo dice? –
Ron alzò le spalle, in evidente stato di shock.
Né Harry né Ginny si videro alle lezioni di quella mattina.
“Staranno facendo pace” pensò tra sé e sé Hermione mentre andava a pranzo.
Fu però intercettata da qualcuno.
Le vennero coperti gli occhi e qualcuno le sussurrò nell’orecchio:
- Chi sono? –
- Mmm…una Serpe? –
Si girò e baciò Draco.
Da dolce e leggero divenne presto però un bacio ben poco casto e molto intenso.
Fu Draco a staccarsi, col fiatone.
- Ehi, cos’ho fatto per meritarmi tutto questo? –
Hermione lo guardò così intensamente da spaventarlo.
- E’ solo che ti amo. Tanto. –
Lui l’abbracciò e disse:
- Anche io. –
La prese poi per mano e andarono nella Stanza delle Necessità.
Chiusero la porta senza staccarsi e si buttarono nel letto di lino.
 
Passarono il pomeriggio insieme, facendo l’amore, raccontandosi della loro infanzia, guardando dei film abbracciati ( la Stanza pensava proprio tutto ). Alle dieci di notte mentre la guardava dormire Draco non riusciva a non odiarsi.
L’amava, troppo forse, ma l’amava.
Doveva dirglielo.
La toccò leggermente.
- Herm…-
La ragazza si svegliò.
- Che succede? –
Draco non riusciva a parlare, aveva un nodo in gola.
Allora fece qualcosa di talmente innocente che lei non si rese subito di ciò che aveva fatto.
Si alzò la camicia, scoprendo l’avambraccio sinistro.
Non c’era nulla.
- Draco che…-
Lui chiuse gli occhi e accarezzò il braccio sussurrando un incantesimo.
Il Marchio iniziò a disegnarsi sull’avambraccio.
Hermione lo guardava senza parole.
Quando il Marchio fu completato brillava malvagio sulla pelle chiara del ragazzo.
Hermione si mise seduta.
Non disse nulla, ma lo sguardo duro con cui lo fissava diceva tutto.
Si alzò e si rivestì.
- Herm ti giuro io non…-
Lei si voltò, aveva le lacrime agli occhi.
- Harry aveva ragione. Sono una stupida.-
Prese la borsa e fece per uscire.
Quando aprì la porta però si bloccò.
Da fuori provenivano delle urla.
- Che diavolo…-
Draco le era dietro.
- I MANGIAMORTE! CI SONO I MANGIAMORTE! –
Hermione si girò e lo guardò con odio.
- Herm aspetta! –
La ragazza era girata verso di lui e non si accorse di chi aveva di fronte.
L’afferrò da dietro, annusandole i capelli.
- Bene bene. Che bella ragazza questa qua, a Greyback piace…-
Fenrir Greyback la guardava malizioso.
Draco estrasse la bacchetta.
- Lasciala. –
Hermione si divincolava ma lui aumentava la presa.
- Bene bene, il piccolo Malfoy. Cos’è, è la tua ragazz…-
Non poté finire.
Draco pensò l’incantesimo e un lampo rosso lo colpì al collo.
Fenrir cadde come una statua, trascinandosi Hermione.
Draco accorse e la liberò, lei però lo spinse via.
- Non mi serve il tuo aiuto –
Aveva le lacrime agli occhi.
- Hermione! –
Harry le faceva segno di raggiungerla alla fine del corridoio.
Hermione guardò per l’ultima volta Draco e corse incontro all’amico.
Draco rimase lì impalato a vedere la ragazza che amava correre giù per le scale.
Finché non vide una chioma nera corrergli davanti e prenderlo per il braccio, correndo verso la torre di Astronomia.
- E’ lì Draco! E’ ora! – gli urlò Bellatrix.
A Draco si gelò il sangue nelle vene.
 
Hermione ed Harry corsero fino alla Guferia, schiantando qua e là qualche Mangiamorte.
Uno stava per uccidere Ginny e Harry si voltò urlando:
- NON CI PROVARE! STUPEFICIUM! –
L’uomo cadde a terra e la ragazza non ebbe tempo di cercare il salvatore che Harry e Hermione avevano salito le scale.
Arrivarono alla Guferia e trovarono Ron ad aspettarli, qualche graffio qua e là ma sostanzialmente incolume.
Lo abbracciarono.
Per terra giaceva un calzino viola a pua rossi.
- Bene, dovrebbe partire tra tre…due…-
L’uno morì in gola ad Harry, perché mentre si sentivano trascinati dalla Passaporta in un’altra dimensione, videro chiaramente il corpo di qualcuno cadere nel vuoto.
Qualcuno dalla lunga barba argentea.
 
Capitolo veramente carico! Spero vi piaccia:)
A presto :D
§SilverKiria§

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Capitolo 25
*** Disperazione ***


Atterrarono sul manto di foglie secche di un bosco.
Non si guardarono nemmeno negli occhi, nessuno sapeva che dire.
Hermione si alzò, probabilmente sotto shock, e iniziò a recitare gli incantesimi di protezione.
- Repello Babbano, Salvo Exia, Protego…-
Harry aveva preso la borsa magicamente ampliata della ragazza e con un accio aveva preso la tenda.
Ron osservava i due.
Fu lui a rompere il silenzio.
- Era lui. Era lui vero? –
Gli amici lo osservarono.
Dopo un secondo Hermione si lasciò cadere, le lacrime agli occhi.
Ron accorse e l’abbracciò, lei lo strinse e continuò a piangere.
Harry osservava i due senza in realtà vederli.
Non serviva dirlo, l’avevano visto tutti.
L’identità di chi era caduto, il fatto che fosse morto.
Morto.
Anche la parola era orribilmente inadeguata se si pensava a lui.
La lunga barba argentea, ecco la prima cosa che Harry aveva notato di lui.
La lunga barba argentea l’ultima che aveva visto.
Gli occhi azzurri dietro agli occhiali a mezzaluna, ancora gli sembrava di vederli.
Il sorriso benevolo, così dolce eppure così misterioso.
Quante cose gli aveva nascosto? Quante lui non aveva chiesto?
Era andato. Come sua madre, come suo padre, come Sirius(*), tutti quelli che lo amavano morivano.
Lui l’aveva protetto fino all’ultimo.
Ora la verità crudele gli si presentava agli occhi, così semplice e inarrestabile: l’aveva sempre protetto, sempre. Era sempre stato lì lui, a salvarlo, a dirgli che era forte, che avrebbe sconfitto Voldemort. Lui l’aveva sempre sostenuto, anche quando l’unica cosa che voleva era morire.
Gli balzò davanti la scena alla fine del quinto anno, dove mentre distruggeva tutto ciò che trovava nello studio del Preside lui lo guardava lasciandolo fare.
E ora? Cos’avrebbe fatto?
Chi gli avrebbe detto che ce la poteva fare?
Che cosa conta l’amore che lui tanto declamava se alla fine anche chi ha sempre creduto in una seconda possibilità è morto.
Morto. Dio, quanto stona con la sua figura.
Lui non poteva essere morto.
Sì, sì esatto! Sarà stato un Mangiamorte a cadere, dopotutto non li conosceva tutti.
Sì…sì.
Anche se continuava a ripeterselo nemmeno lui ci credeva.
Alzò gli occhi e vide lo sguardo preoccupato che gli lanciavano gli amici.
Sentì qualcosa di freddo sul viso, si toccò la pelle.
Lacrime. Stava piangendo? Non se n’era reso conto.
Ma non era importante, dopotutto doveva montare la tenda.
Si girò e prese la bacchetta dai jeans.
La mano gli tremava.
E’ il freddo si disse.
L’agitò verso la tenda ma non successe nulla.
Cosa?
Ah, l’incantesimo.
Non l’aveva detto.
Quale era?
Non se lo ricordava, che strano.
Si mise a ridere.
- Harry? –
Hermione gli aveva cinto la spalla.
Gli occhi rossi, i capelli spettinati dalla caduta.
Harry si girò verso la tenda, poi verso Hermione.
- Hermione è...è assurdo! Non mi ricordo l’incantesimo! Qual è?-
Hermione lo fissava preoccupata, spaventata anche.
Lui continuava a sorriderle.
- Harry lo so, non doveva mor…-
- L’incantesimo? Qual è l’incantesimo per la tenda? –
Continuava a sorridere e indicare la tenda.
- Harry… E’ morto. Silente è morto. –
Non capiva cosa stava dicendo.
Morto? No, assurdo.
- Hermione una tenda non può morire! –
Ma non sorrideva più.
Ron gli prese la spalla.
Harry si girò: anche lui piangeva.
- Harry…-
No. No. Si sbagliavano, era uno scherzo.
Lui non poteva essere…
Harry indietreggiò e li osservò.
Gli piombò addosso la realtà.
Era morto. Albus Silente era morto.
- No…No!-
Prese la borsa e la lanciò, lo stesso fece con gli zaini, dei sassi, tutto ciò che trovava.
Ron lo prese con forza e lo attrasse a sé.
Harry si ribellava.
Non voleva.
- No! No! –
Continuava ad urlare catturato dall’abbraccio dell’amico.
Sentiva Hermione piangere.
La guardò: aveva paura. Aveva paura di lui. Si calmò.
Si staccò da Ron e le andò incontro.
L’abbracciò.
Doveva essere forte per lei, per sua sorella.
Arrivò anche Ron e si aggiunse all’abbraccio in silenzio.
Nulla poteva colmare il vuoto che era entrato nel cuore di ognuno, ma l’amore dell’altro poteva almeno coprirlo.
Dopo un po’ Harry si staccò e sussurrò a Ron:
- Stai con lei. –
Lui gli prese la spalla, occhi marroni contro verdi.
- Tutto ok? –
Harry annuì.
Si girò e con un movimento della bacchetta, che aveva ancora in mano montò la tenda.
Si voltò.
Hermione si era addormentata e Ron la sollevò.
Harry aprì la tenda.
L’amico entrò e adagiò la ragazza su un letto.
Harry si guardò attorno.
Raccolse le cose che aveva lanciato, dette un ultimo sguardo fuori.
Aveva iniziato a nevicare.
Lasciò che un fiocco di neve cadesse sul suo palmo.
Lo studiò e lo stritolò nella sua presa, graffiandosi la mano. Sangue, si era ferito.
Guardò il rosso del liquido macchiare il bianco della neve. Era come lui, qualcosa di così puro e grande nella sua semplicità stroncato dalla crudeltà della realtà, della vita.
Era morto. Se n’era andato. Nulla di più, nulla di meno. Come tutti, anche lui l’aveva abbandonato alla fine. Ma doveva essere forte per loro, per i due migliori amici.
Sospirò ed entrò nella tenda, cercando almeno un po’ di mascherare il dolore che provava.
 
Sulla torre di Astronomia di Hogwarts c’era un ragazzo.
Fissava l’orizzonte, non vedendo altro che vuoto.
Era morto, ce l’aveva fatta.
Doveva essere contento, il Signore Oscuro era contento.
E allora perché stava morendo dentro ripensando alle ultime ore?
 
(INIZIO FLASHBACK)
Bellatrix gli stringeva la mano ma lui era assente.
Aveva ancora davanti al viso lo sguardo che Hermione gli aveva lanciato: odio. Lo odiava.
Come darle torto? Si odiava anche lui.
Solo quando arrivò in cima e lo vide tornò alla realtà.
- Bene bene bene, bello da parte tua unirti alla festa Silente! – urlò Bellatrix con quella sua voce da pazza.
- Il piacere è tutto mio Bellatrix. Se posso, avete visto il tempo? Dovrebbe nevicare. Che bella Hogwarts sotto la neve, non trovate? –
Come faceva? Come faceva a chiacchierare come se fossero davanti a un the caldo?
- Bella! C’è L’Ordine! –
- Dannazione! Draco, fallo! –
La zia scese le scale seguita da Dolohov che aveva disarmato Silente e da Greyback.
Alzò la bacchetta.
Sorrideva, lui gli sorrideva.
- Avanti Draco, fallo. Dopotutto non è questo che lui si aspetta da te? –
- STIA ZITTO! –
- Draco, lo so. So che tu non hai scelto nulla, sono stati altri. Sei ancora in tempo! Vieni con me, ti aiuteremo, aiuteremo tua madre. Draco devi fidarti di me! –
Stava piangendo. Draco, non Silente; lui continuava a sorridere benevolo.
- MI UCCIDERA’! UCCIDERA’ MIA MADRE! –
- No se posso impedirlo. Draco, abbassa la bacchetta. Lo sai che posso aiutarti, dammene l’occasione, ti prego. –
Davvero? Avrebbe potuto vivere con Hermione, raggiungerla. Nessuno gli avrebbe più fatto niente.
Stava abbassando la bacchetta.
Poi lo sentì:
- AVADA KEDAVRA! –
Un getto di luce verde lo colpì in pieno petto.
La barba argentea che fluttuava, il corpo che cadeva oltre il muro, nel vuoto.
Draco rabbrividì e non per il freddo: Silente aveva ancora il sorriso sul volto.
Non ebbe la forza di girarsi, di parlare, si stupiva addirittura di riuscire ancora a respirare.
Osservava la scena come uno spettatore.
Piton che gli poggiava la mano sulla sua spalla, stringeva.
Non voleva nemmeno pensare a cosa volesse dire.
Urla, gioia.
I Mangiamorte avevano vinto.
Ma lui aveva perso tutto: la ragazza che amava, la dignità verso sé stesso e ora anche l’ancora di salvezza che gli faceva sperare in un futuro migliore.
Era finito.
 
( FINE FLASHBACK )

In seguito Draco aveva cercato Hermione dappertutto, inutilmente.
Anche i Mangiamorte si erano accorti dell’assenza di Potter, Weasley e della Granger e non ne erano stati tanto felici, come invece era lui.
Erano riusciti a fuggire, era salva.
Sapeva di averla persa, ma non riusciva a smettere di pensare a lei.
“L’amore non funziona a comando” penso tra sé e sé.
- Draco – era Piton.
Il ragazzo si girò.
- Vuole vederci –
Due parole, ma bastarono a far raggelare il sangue nelle vene a Draco.
Lui era lì.
 
Cosa di cui nessuno si sarà accorto e che probabilmente non vuol dire un emerito cazzo: il capitolo 25, mancano esattamente 7 giorni al 25.
YEEEEHHHH *PAZZA MODALITA' ON *

Passando alle cose serie...

(*) Ho cambiato anche il primo capitolo: Sirius è morto durante lo scontro nel 5 anno che però nella mia storia è avvenuto in campo neutro, mentre quello al Ministero è avvenuto lo scorso anno. Ora la Scuola è sotto il controllo dei Carrow, come nel sesto ^_^

Recensite in tanti!
§SilverKiria§

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Capitolo 26
*** Partenze e Verità Urlate ***


                                                                                         

                                                                   § CAPITOLO 26 - PARTENZE E VERITA' URLATE §


" Prima o poi tutti dobbiamo affrontare la scelta tra ciò che è giusto e ciò che è facile "

Albus Silente



La giornata trascorse senza troppe novità: Harry e Ron si alternavano a fare la guardia, Hermione non si era svegliata prima delle cinque di mattina e aveva insistito per poter fare un turno di guardia per dar l’occasione ai due di dormire.
Si sedette lì, al buio appena poco schiarito osservando il paesaggio.
Aveva male agli occhi per il troppo pianto e quel bianco non contribuiva.
Aveva nevicato e la neve aveva ricoperto il manto di foglie scricchiolanti.
Faceva freddo e Hermione si strinse la coperta blu coi boccini dorati addosso.
Assurdo che era stata protetta da quella pochi mesi fa, quando Ron l’aveva “aggredita”.
Cercava di mantenere la mente lucida ma gli eventi disastrosi delle ore appena trascorse le vorticavano davanti.
Draco.
Come aveva potuto non dirglielo?
Lo odiava. Sì, lo odiava.
Inutile. Nonostante si ripetesse che lo odiava sapeva di non ingannare nessuno: lei lo amava.
Anche ora non faceva che pensare a lui, se stava bene, se era vivo.
“CERTO CHE E’ VIVO STUPIDA! CHE VAI A PENSARE?”
Già, dopotutto lui era un Mangiamorte e quelli dell’Ordine non uccidono.
Un Mangiamorte.
Rivide davanti a sé il Marchio e sentì gli occhi bruciare.
“BASTA PIANGERE HERMIONE!” urlò a sé stessa.
Si concentrò sul presente, su ciò che dovevano fare.
Harry aveva detto che Silente, anche qui dovette trattenere le lacrime, aveva distrutto l’Anello.
Harry aveva distrutto il Diario.
Mancava quindi indicativamente quattro Horcrux.
Si rigirò tra le mani il libro delle Fiabe di Beda il Bardo di Silente.
Harry le aveva detto che era un regalo da parte del preside per lei.
A Ron aveva dato il suo Deluminatore, a Harry niente.
O meglio, gli aveva detto solo che era il vero Grifondoro e che non se ne doveva dimenticare mai.
Che significava?
Sfogliò il tomo: pareva antico, le pagine erano gialle e consunte, alcune parole erano state cancellate dal tempo.
Ormai le sapeva a memoria le storie di Beda.
Ed eccolo, con la stessa crudeltà di prima, gli si affacciò una scena accaduta pochi mesi fa.
Lei nella stanza adiacente alla Biblioteca, Draco davanti.
- Le Fiabe di Beda il Bardo? Mia mamma me le raccontava sempre. La mia preferita è quella dell’uomo dal cuore peloso. Orribile certo, ma affascinante a suo modo.-
Perché, perché si era fidata?!
Perché aveva permesso a qualcun altro di trafiggerle il cuore?
Perché questo aveva fatto, si era sentita al sicuro, si fidava.
Invece lui l’aveva sempre usata.
Niente, nemmeno l’autoconvincimento impedì alle lacrime di scorrere sulle guance fredde.
Un rumore.
Si voltò di scatto con la bacchetta in mano ma si ritrasse subito appena riconobbe Harry.
Non voleva che la vedesse piangere.
- Herm, posso? –
Lei annuì e lui le si sedette accanto.
- Herm…scusa. –
Lei lo guardò confusa: che aveva di farsi perdonare?
- Sì, ho visto come mi hai visto prima. Io non dovevo perdere la calma, so che non sono l’unico che l’ha perso e…-
Non poté finire: Hermione gli era saltata addosso e lo stringeva forte.
Certo, era già successo molte volte: lei che lo abbracciava, lui che la consolava, magari accarezzandole i capelli, ma stavolta era diverso e lo sapevano entrambi.
Non si trattava delle prese in giro, di un brutto voto, era qualcosa di più grande, di troppo grande.
- Va tutto bene – sussurrò lui, senza nemmeno credere a ciò che stava dicendo.
Notò però che il pianto dell’amica era strano.
Questo era uno dei pregi, o dei difetti a seconda di come lo si vuole vedere, dell’essere migliori amici da tanto tempo: ti accorgi quando qualcuno nasconde qualcosa.
Le sollevò il viso.
Nocciola contro Verde, intenso sguardo di comprensione.
- Herm…che hai? –
Non poteva dirgli bugie, lo avrebbe capito.
Allora si strinse ancora più forte a lui e gli raccontò di Draco.
Quando finì il racconto ebbe la tentazione di tapparsi le orecchie, aspettandosi un “Te l’avevo detto” o “Avevo ragione io”.
Ma no, lui non disse nulla.
Anzi, l’abbracciò ancora più forte.
- Herm, lo sai che ti voglio bene vero? –
Tutto qui? Un ti voglio bene?
- Sì…-
- Bene. Allora sappi che lo dico con tutta l’onestà del mondo: sei una testona. –
Cosa?
Alzò lo sguardo, confusa.
Lui sorrideva.
- Dai Herm! Ti ama! Come fai a non capirlo? –
Se gliel’avessero raccontato non ci avrebbe creduto: Harry Potter difendeva Draco Malfoy.
- Cosa? Scusa non ho capito bene…-
Harry alzò gli occhi al cielo e sospirò.
Poi proseguì:
- Herm, Malfoy ti ama. Perché credi te l’abbia detto solo allora? Perché credi ti abbia difeso?-
Hermione si alzò, era infuriata.
Una cosa era che la rimproverasse, era pronta, una cosa è che si autoconvincesse lei stessa, era giusto, ma che fosse Harry, HARRY, a dirle che l’amava!
- Harry…hai preso un colpo alla testa? Stai male? LUI MI HA MENTITO! –
- Hermione! Dio mio non capisci? Se avesse voluto ucciderti avrebbe potuto benissimo lasciarti nelle grinfie di Greyback oppure ucciderti mentre dormivi, invece lui te ne ha parlato! Si è scoperto! –
- HARRY SMETTILA OK?! IO NON….-
Anche Harry si alzò, lo sguardo gelido.
- Hermione, ti conosco penso meglio di qualunque altra persona. So come sei fatta, so che vorresti che ti rimproverassi. Ma non lo farò, perché non voglio essere triste se un ragazzo ti ama, se tenta di salvarti la vita, anche se si tratta di Malfoy. Vuoi la mia pietà? Non l’avrai. Meglio che ci pensi un po’ e cerca di essere onesta con te stessa. –
Detto ciò il ragazzo se ne andò, lasciando Hermione sola, col fiatone, e mille pensieri nella testa.
 
Draco era in camera sua, intento a raccogliere più cose possibili, la mente affollata dalle immagini dell’incontro di poco fa.

(INIZIO FLASHBACK)

Seguì Piton giù dalla Torre di Astronomia, per i corridoi.
Notò che ovunque posasse lo sguardo vedeva Mangiamorte intenti a torturare, parlare, o tutte e due con studenti di Hogwarts, evidentemente spaventati a morte.Uno era però particolarmente preso.
- Allora? Dimmi bella bambina i tuoi genitori sono…?-
Greyback, avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.
Si voltò appena e constatò con sollievo che anche Piton si era fermato a vedere la scena.
Greyback stava inchiodando una ragazza di circa quindici anni di Grifondoro sul muro, il viso a pochi centimetri dalla bocca del licantropo, che esibiva un ghigno.
Stava giocando con i suoi capelli.
Draco ebbe un attimo di smarrimento e immaginò di vedere Hermione al suo posto.
Prese la bacchetta e si mosse per andare dal mostro, ma Piton lo bloccò con la mano.
- Cosa diavolo…-
- Non ancora. –
L’uomo osservava attento la scena: Greyback si stava avvicinando pericolosamente al collo della ragazza che sembrava sul punto di svenire.
Un secondo, un getto rosso, e Greyback cadde per terra come un pezzo della scacchiera.
- Non sui miei ragazzi –
A Draco bastò girarsi per vedere chi aveva osato schiantare un elemento fondamentale dell’esercito di Voldemort.
Minerva McGranitt, alta, fiera, autorevole come sempre si dirigeva a passi svelti verso la ragazza che fissava inebetita il corpo svenuto dell’aggressore.
La donna arrivò da lei, la prese per le spalle e le sussurrò:
- Vai da Madama Chips e fatti dare un ricostituente cara. –
Lei annuì e ringraziò, per poi scomparire nel nulla.
- Bene bene bene. A quanto pare qualcuno non si sa adeguare alle nuove regole. Non è vero Minerva? –
Draco non ci credeva: era stato Piton a parlare.
I due si squadravano e l’odio negli occhi di lei era evidente.
- Non se queste regole prevedono la trasformazione di un’innocente in un licantropo, Severus. –
Piton si avvicinò minacciosamente a lei e sibilò:
- Se fossi in te starei attenta Minerva. Io lo sai sono compassionevole e magnanimo, ma non posso dire lo stesso di altri miei colleghi. –
Lei rise, sarcastica e acida:
- Se per compassionevole e magnanimo intendi essere l’omicida di una delle migliori persone esistenti oltre che il più grande mago di tutti i tempi, allora sì, lo sei. –
Detto ciò la donna se ne andò.
Draco si aspettava che Piton le corresse dietro, che le lanciasse un incantesimo, ma lui non lo fece.
Afferrò Draco per un braccio e continuò a camminare.
- Ma lei…- iniziò il ragazzo.
- Siamo in ritardo, Lui si sta agitando. –
Tutto un tratto quel poco di colorito che aveva ritrovato scomparve dal viso del ragazzo.
Camminarono per quelli che sembravano secoli e Draco si stupì non poco quando vide Piton precederlo ed entrare nell’aula insegnanti.
Un lungo tavolo di betulla occupava gran parte della sala dalle ampie finestre che davano sul parco.
Draco riconobbe Bellatrix, Avery, Dolohov, i Carrow, Goyle Senior, Tiger Senior e, con sua sua enorme sopresa mista ad ansia, sua madre.
Voleva correre ad abbracciarla, a rassicurarla; la donna infatti aveva gli occhi lucidi, ma non lo fece.
Perché due occhi rossi iniettati di sangue lo fissavano avidi.
Si sedette accanto a Piton e solo allora lui iniziò a parlare, la voce il solito sibilo che gli fece accapponare la pelle.
- Bene, ora che siamo tutti qui, direi che possiamo iniziare. Spero voi siate felici come me nel constatare che il nostro potere sta notevolmente aumentando, ora abbiamo anche questo magnifico castello a nostra disposizione. Inoltre, grazie a Severus, quel vecchio babbanofilo non ci darà più fastidio.-
Qui scoppiarono delle risate un po’ troppo forzate e subito messe a tacere ad un leggere movimento della mano del Signore Oscuro.
- Comunque, resta un piccolo inghippo. Purtroppo, mi costa ammetterlo, ciò che avevo chiesto non è stato pienamente raggiunto. Potter e i due amici sono fuggiti, rendendomi la strada verso la vetta un po’ più accidentata. Spero comunque che qualche mio aiutante sia così gentile da togliere questo fastidioso problema di torno. Chi se ne vuole occupare?-
Con sommo orrore di Draco notò che Bellatrix aveva alzato la mano, insieme a Dolohov e Avery.
Se l’avessero trovata loro avrebbe potuto dire per sempre addio a Hermione, e questo non poteva permetterlo.
Fu quindi sotto gli occhi stupiti, ammirati e nel caso di sua madre terrorizzati che alzò la mano.
La voce sibilante era divertita, il viso da rettile contratto in un ghigno feroce:
- Bene bene! Il piccolo Malfoy! Scommetto vorrai farti perdonare da quel disastroso fallimento che hai conseguito ieri sera immagino?-
Draco annuì.
- Interessante. Sai, molti altri al mio posto ti avrebbero già ucciso, torturato, distrutto la tua famiglia. Però, devo ammettere che la tua idea degli Armadi Svanitori mi è tornata molto utile, direi. Il Signore Oscuro però è ragionevole. Ti darò una seconda occasione Draco ma bada bene, sarà l’ultima. –
Draco si sentì sollevato al pensiero che avrebbe avuto l’occasione di rivedere Hermione e fu proprio ciò a dargli la spinta di rispondere, ignorando i gemiti sommessi della madre, :
- Sarà un piacere mio Signore, grazie. Non se ne pentirà. –

(FINE FLASHBACK)

Quindi eccolo lì, a prendere ciò che poteva essergli utile nel corso del viaggio.
Fu solo quando aveva sistemato tutto che sentì la porta aprirsi.
Blaise lo guardava timoroso.
- Ho saputo che andrai tu. –
- Così sembra. –
Draco fece per uscire ma Blaise lo trattenne per la spalla.
I loro sguardi si incrociarono, occhi color dell’ebano contro occhi azzurri come ghiaccio.
- Proteggila, ti prego. –
Draco non si sentì di fare altro che annuire.
Lo guardò un’ultima volta, dopotutto non era detto che si sarebbero rincontrati, e si lasciò il suo amico alle spalle, per poi uscire dal castello.
Arrivò davanti al cancello e solo allora si girò, per ammirare un’ultima volta la bellezza di quel magico posto.
Anche dopo i segni della battaglia, qualche muro rotto, gargoyle caduti, rimaneva il luogo che più preferiva al mondo.
Era, dopotutto, lì che l’aveva conosciuta.
E ora lo lasciava per ritrovarla.
Fu con questi pensieri che Draco si smaterializzò verso l’ignoto.

Buongiorno! Spero che la nuova grafica vi piaccia! Foto, Titolo e Citazione *-* Eh lo so, sono un genio ù.ù Scherzo ;) Commentate e ditemi che ne pensate! GRAZIE a chi mette nelle preferite, seguite e ricordate e GRAZIE a chi recensisce <3 Alla prossima! §SilverKiria§


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Capitolo 27
*** Visite Inaspettate ***


                                                                                                                                           

       § CAPITOLO 27 - VISITE INASPETTATE §      
 

"Sono le scelte che facciamo molto più delle nostre capacità
che dimostrano chi siamo"  

Albus Silente

Le due settimane successive passarono senza troppe novità per tutti: da una parte i tre migliori amici non facevano che riflettere sempre sulle stesse cose dette da Silente, ripetendosi gli Horcrux da trovare e ipotizzando possibili nascondigli sempre più improbabili; dall’altra Draco era esausto, non aveva alcun indizio su dove fossero e non faceva che vagare da paese a paese.
Beh, quasi nessun indizio.
Il ragazzo infatti aveva tenuto l’anello identico a quello che aveva dato a Hermione.
Non gliel’aveva detto poiché se n’era dimenticato sul momento e perché non pensava fosse relativamente troppo utile, ma non era un anello come gli altri.
Se entrambi toccavano l’anello pensando all’altra persona nello stesso istante uno dei due poteva raggiungere l’altro.
Le probabilità che però Hermione lo desiderasse, dopo tutto ciò che era accaduto, erano esigue.
Draco si chiese se non avesse addirittura buttato via il gioiello.
Eppure non poteva realmente credere che l’avesse fatto, poiché ciò voleva dire ridurre le già quasi inesistenti probabilità di rivederla a 0.
Harry, Hermione e Ron erano forse più frustrati di Draco.
Non avevano idea di dove fosse il prossimo obbiettivo e ciò li stressava molto, cosicché non era affatto troppo strano che scoppiassero liti.
Quella mattina i tre stavano facendo colazione nella tenda, uno dei pochi momenti della giornata in cui erano tutti e tre insieme, perché di solito uno era sempre fuori a fare la guardia.
Mentre sorseggiavano lo pseudo the che Hermione era riuscita ad ottenere da delle erbe trovate nel bosco dove si trovavano, i tre non mancavano dal ripetere la stessa conversazione di sempre.
- E se fosse ad Hogwarts? Sì insomma lui ci teneva, l’ha detto Silente e…-
- Ron, per la decima volta è improbabile che si trovi lì, insomma, creare un Horcrux proprio sotto il naso dell’unico che temeva? E poi Silente l’avrà perquisita centinaia di volte ed evidentemente non ha trovato nulla. –
- Ma lui non conosce tutti i posti di Hogwarts, l’ha detto lui stesso. –
Come al solito ormai Hermione si trovava a fronteggiare due testardi, o forse semplicemente stanchi, Ron ed Harry, coalizzati nel dire che dovessero prendere in considerazione il castello come possibile nascondiglio.
- Certo, ma come avete intenzione di andare a guardare? Entriamo dal portone e urliamo “Scusate vogliamo solo guardare in giro se c’è l’unico punto debole di Voldemort, non badateci” –
I due la guardarono infastiditi dal fatto che, come nella maggior parte delle volte, la ragazza aveva ragione.
- E allora hai qualche altra idea? –
Lei finì di bere il liquido ed addentò una brioche che era andata a comprare nel negozio babbano del paese locale col mantello dell’invisibilità addosso.
- No, lo sai. L’orfanotrofio magari…-
- Hermione ne abbiamo già parlato, lui ODIAVA quel posto, dubito altamente che ci avrebbe nascosto una parte della sua anima –
Ron bofonchiò qualcosa molto simile ad un “come se per gli altri avesse tanto riguardo”.
I tre piombarono di nuovo in silenzio, un silenzio carico di stress e tensione.
- Io esco a fare la guardia – esordì allora lei.
Appena fu fuori si perse ad osservare il paesaggio.
Erano in un boschetto accanto ad un paesino babbano, circa a 300 km dalla Foresta di Dean, la loro prima abitazione da fuggiaschi.
Tutto intorno a lei la neve cadeva soffice rendendo il panorama una bianca fisione.
Agitò pigramente la bacchetta e fece evanescere un po’ di neve per crearsi un piccolo posticino dove sedersi.
Si accomodò e si perse a guardare il panorama giocando inconsciamente con l’anello regalatole da Draco.
Era un’abitudine che aveva preso sin da quando gliel’aveva regalato ma appena se ne accorgeva ora si prendeva le mani come scottata e controllava attentamente di non rifare più lo stesso gesto.
Se pensava a Draco?
Assolutamente sì, quasi in ogni momento, ma non l’avrebbe mai ammesso.
Né a sé stessa né ad altri.
Harry non aveva parlato della loro conversazione con Ron e non aveva chiesto ad Hermione altre spiegazioni.
La ragazza d’altra parte non ne aveva più parlato e non aveva intenzione di farlo.
Non aveva ammesso ad Harry che aveva ragione  e a dirla tutta nemmeno a sé stessa.
Sapeva dentro di sé che ciò che aveva detto il migliore amico era plausibile, anzi del tutto verosimile, ma una parte di lei si rifiutava categoricamente di cambiare idea.
Non sapeva nemmeno lei bene il perché, probabilmente perché temeva che lui la facesse soffrire, perché temeva che si sarebbe preoccupata ancora di più per lui, o perché si sarebbe crocifissa dai sensi di colpa per come l’aveva trattato.
“Tanto lui non è qui Herm, inutile che ti angusti così tanto” le disse una vocina nella sua testa e lei non poté fare a meno di ammettere che aveva ragione.
Quindi si concentrò sul libro di Beda il Bardo che ormai si portava appresso dovunque andasse.
Non sapeva perché ma sentiva che sarebbe stato fondamentale nella battaglia.
Forse era solo mera illusione dettata dalla disperazione, ma meglio questo di lasciarsi andare ad essa.
Mentre si lasciava andare a queste riflessioni sentì dei rumori sospetti provenienti da davanti a lei.
Prese istintivamente la bacchetta, pur sapendo che teoricamente i loro incantesimi li dovevano proteggere.
Il suo buon senso le diceva di mandare un patronus ad Harry e Ron per avvertirli di stare zitti, poiché l’incantesimo non insonorizzava del tutto l’area.

Non voleva però allarmarli, erano già troppo stressati per mettersi in posizione di battaglia per poi scoprire che il loro nemico era uno scoiattolo.
Non era però un animale, questo di sicuro.
Erano passi quelli che sentiva.
Si avvicinavano sempre di più, li sentiva chiaramente.
Voci, anche delle voci.
Quando però capì di chi erano le voci non poté fare a meno di emettere un gemito.
Era la voce, o meglio il ringhio, di Greyback.
Si ricordava ancora l’odore pungente e aspro della creatura addosso a lei, la sua stretta, il suo alito sul collo.
E fu con un colpo al cuore che le venne un terribile dubbio: le protezioni erano contro umani, non contro ibridi.
Mosse impercettibilmente la bacchetta cercando di evocare un Patronus ma non le venne in mente nessun ricordo felice degno di quel nome.
Quindi si alzò cercando di fare meno rumore possibile, le voci si avvicinavano, e tentò di raggiungere la tenda.
Troppo tardi.
 
Draco si smaterializzò in una città vicino alla campagna.
Tre volte dei Mangiamorte gli avevano inviato un Patronus con nuove indicazioni di improvvisi avvistamenti ma mai nulla di concreto.
Questa volta però lui ci credeva: un babbano aveva visto dei soldi materializzarsi sul bancone del supermercato dal nulla.
Si guardò attorno e puntò verso ovest.
Non sapeva per quale assurdo motivo, ma pensava di esserci vicino, davvero.
Riusciva quasi a sentire il profumo di menta di Hermione, di vedere i suoi occhi.
Dio quanto gli mancavano.
Era però un realista e non mancava di pensare a quali fatture potesse scagliargli contro.
Prese istintivamente l’anello che teneva in tasca e lo strinse a sé.
“Sto arrivando”.
 
Hermione sentì delle voci concitate esclamare: - Eccola! E’ l’amica di Potter! -
La Grifondoro che era in lei però non cedette spazio al panico, si girò fiera e impassibile.
Greyback e altri due licantropi la fissavano.
Il modo in cui si leccarono le labbra, gli occhi pieni di malizia, le provocarono un conato di vomito.
- Che bel bocconcino. Ti ricordi di me? –
Un movimento e un getto rosso uscì dalla bacchetta di Hermione, che però venne prontamente schivato dal bersaglio.
Greyback non perse un secondo, le saltò addosso.
- STUPEFICIUM! –
Non era stata lei ad urlare.
Harry le era accanto, l’incantesimo però aveva mancato il licantropo che era caduto per schivare il colpo, ma che prontamente si rialzò.
- PETRIFICUS TOTALUS! –
Era stato uno dei compagni di Greyback a lanciare l’incantesimo che colpì in pieno Ron che era appena uscito dalla tenda.
- RON! –
Hermione corse accanto al ragazzo che caduto a terra come una statua.
- FINITE…-
- OH NO ROSSA! CRUCIO! –
Era stato Greyback a lanciare l’incantesimo mentre Harry duellava contro gli altri due.
Ed Hermione urlò, urlò così tanto da essere certa che le si sarebbero rotte le corde vocali.
Si sentiva attanagliata da mille spade e non riusciva a respirare.
Harry stava perdendo, Ron era privo di sensi e Greyback si avvicinava a lei.
“E’ finita” questo pensò lei, mentre sentiva l’alito rancido del licantropo dietro al collo.
Si strinse l’anello di Draco e pensò a lui, desiderò che fosse lì, mentre perdeva i sensi, l’odore di Greyback addosso mentre la sollevava.
Il dolore diminuiva, come la luce.
Sentì lontano un urlo, qualcuno che la chiamava, ma ormai non aveva più forze.
Si lasciò cullare dall’incoscienza, il cui richiamo era così dolce.
 
Draco camminava velocemente, la sentiva, la sentiva vicina.
Si bloccò però quando sentì l’urlo disumano.
Era Hermione.
- HERMIONE! –
Non ci pensò, si mise a correre verso quel lamento straziante che non cessava. Sentì però come se non stesse più correndo, ma…vorticando?
Sì.
Non se n’era reso conto, ma non aveva mollato l’anello e ora questo scottava come se stesse andando a fuoco.
E fu come smaterializzarsi, senza però decidere il luogo: l’anello lo sapeva dove andare.
Quando piombò di nuovo sul terreno ciò che vide lo spiazzò.
Potter stava duellando con due licantropi, Weasley era a terra, sembrava svenuto.
La cercò e quando la vide perse un colpo: Greyback la teneva e stava avvicinando le sue mandibole al collo della ragazza priva di sensi.
Il suo pregio più grande però gli accorse in aiuto e gli impedì di fare una sciocchezza: non poteva farsi vedere mentre aiutava i nemici, altrimenti addio copertura.
Si girò e vide un mantello a terra.
Il Mantello.
Sospettava della sua esistenza ma trovarselo lì, a pochi passi.
Si coprì e dopo aver visto il suo corpo sparire uscì dal bosco.
- Expelliarmus! –
Con due mosse le bacchette dei nemici di Potter volarono via e questo li schiantò tutti e due.
Greyback aveva visto i due compari cadere e non capiva da dove venisse il colpo.
Guardò Hermione e poi Harry.
- Cru…-
Ma fu preceduto: Weasley era rinvenuto con l’aiuto di Potter e si stava lanciando contro la bestia.
“IDIOTA!” pensò Draco.
Draco dovette rinunciare all’incantesimo per evitare di colpire Weasley ma questo diede il tempo necessario a Greyback di scansarlo e scappare via, mentre Potter non poteva attaccarlo per paura di colpire Hermione.
Draco lo seguì, ancora sotto il mantello.
Greyback si dirigeva fuori dal bosco, in una radura.
- STU…-
Ma non poté continuare: non si era accorto che l’aveva portato in una trappola.
Erano stati raggiunti da altri tre licantropi che fissavano senza in realtà vedere, il luogo dove si trovava Draco.
- Scappiamo! Abbiamo la migliore amica di Potter! –
E prima che Draco potesse fare qualsiasi cosa, urlare, lanciare un incantesimo, respirare, scomparvero.
E con loro Hermione.

Come sempre grazie a chi legge in silenzio e chi commenta, chi mette nelle seguite, ricordate o preferite, è grazie a voi che continuo! ;) Mi scuso se l'immagine non viene perfettamente allineata ma nell'editor di EFP me la fa vedere perfetta e sull'anteprima si sposta .____.
Alla prossima!    §SilverKiria§                                                                                                          

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Capitolo 28
*** Sorprese per tutti! ***


                                                                                                                                 
 

                                                                                                                 § CAPITOLO 28 - SORPRESE PER TUTTI! § 



Buongiorno e soprattutto Buon Natale a tutti! Allora, questo capitolo mi ha dato non pochi problemi e ho finito per riscriverlo mentalmente una quindicina di volte, poiché tutto ciò che pensavo si sarebbe contraddetto o avrebbe rovinato ciò che voglio far accadere in futuro. Quindi mi dispiace per il ritardo comunque insolito e per il risultato, spero non sia troppo scadente e che sia verosimile.
Ho inserito un nuovo POV ( Punto di Vista ) all’inizio di un personaggio che non avevo, mi sono accorta, finora interpellato direttamente ;)
Spero il risultato sia quanto meno accettabile, vi invito come al solito a commentare e…
BUON NATALE!

 





«Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più. È una cosa che ti resta dentro, nella pelle».

Albus Silente

 




Ron aveva un mal di testa incredibile.
Non sapeva se fosse per il fatto che qualche ora fa era stato schiantato, per le urla di Harry e Draco o per le immagini che lo torturavano, immagini di Hermione in preda al dolore o peggio.
Mentre si appoggiava stanco alla sedia nella tenda, ripercorreva l’accaduto riferitogli da Harry.
Dopo che Greyback aveva rapito Hermione Draco era tornato furente da loro e aveva iniziato a sbraitare su come fossero inutili, su cosa potesse accadere alla sua ragazza e su come avevano intenzione di rimediare.
Ovviamente avevano provveduto a smaterializzarsi subito, nel qual caso Greyback fosse tornato a prenderli.
Questa era stata però l’unica cosa su cui il Grifondoro moro e il biondo Serpeverde erano stati d’accordo.
I due si stavano lanciando contro degli epiteti molto poco carini e Ron decise di averne abbastanza.
- STATE ZITTI! –
I due si bloccarono rivolgendogli un’occhiata stupita: probabilmente si erano perfino dimenticati della sua esistenza.
- Senti Rosso io non…-
- Ron ok ascolta…-
Iniziarono i due contemporaneamente ma Ron non diede loro l’occasione di continuare:
- Sono stanco ok? Stanco di voi che urlate, stanco di pensare ad Hermione in pericolo, stanco di starmene qui impotente. Ora, o voi mettete da parte i vostri problemi personali, vi sedete e cercate insieme a me una soluzione che non sia insultarsi a vicenda, o vi schianto tutti e due e vi lascio qui come statue e vado a salvare Herm da solo. -
I due distolsero lo sguardo imbarazzati ma si sedettero entrambi sulle sedie intorno al tavolo di legno.
- Ok, è un inizio. Allora…idee?-
- Malfoy secondo te dove l’hanno portata? –
Harry, era evidente, cercava di essere civile e Draco tentò di seguire il suo esempio, evitando di pensare a come erano stati, secondo lui,così idioti da non essere riusciti a fare nulla.
Ron lo apprezzò comunque molto e si concentrò più che poté, nonostante la testa che pulsava dolorosamente, sulle parole del ragazzo:
- Non lo so. Probabilmente a casa di un Mangiamorte. Forse dai miei, dopotutto sono quelli che lo trattano meglio. Spero solo non ci sia Bellatrix…-
Tutti e tre rabbrividirono alle parole di Draco.
Fu Ron, dissimulando la paura, a continuare:
- C’è un modo per scoprire dov’è?-
Draco lo guardò e nel suo sguardo Ron rimase stupito di non trovare né spavalderia né orgoglio, solo pura paura per la donna che amava.
Con una stretta al cuore Ron si ricordò, forse per la prima volta da mesi, di ciò che era successo il primo settembre e si sentì un verme.
- Non ne ho idea. –
Nella stanza calò un silenzio pieno di aspettative, come se qualcuno da un momento all’altro dovesse saltare sulla sedia con un’idea geniale.
E in effetti questo accadde.
 
Hermione si sentiva soffocare dall’odore di chiuso che quella stanza emanava da tutti i pori.
Le tapparelle erano abbassate e ciò rendeva ancora più sinistra la piccola camera avvolta dalla semi-oscurità.
Fu quindi con un sussulto che Hermione si accorse che qualcuno era entrato nella stanza.
- C-chi è? –

STRAP!

Un rumore e le tapparelle volarono in alto, accecando la ragazza col riflesso del sole che si rifletteva sulla neve.
Ma fu chi si trovò davanti a farla rimanere davvero senza parole.
Blaise Zabini e Narcissa Malfoy la guardavano.
Gli occhi di uno cercavano di nascondere la preoccupazione, gli occhi dell’altra la squadravano senza però far capire quali fossero le sue vere intenzioni.
Fu quindi abbastanza sorprendente quando Narcissa le si sedette accanto, per terra, nella polvere di quella stanza orribile.
- Come ti senti? –
La voce non era gelida, strafottente, ma preoccupata.
Hermione si incantò per un attimo negli occhi di lei, dove poteva riconoscere quelli di Draco.
Non riuscì ad emettere però alcun suono.
Blaise si accovacciò anche lui.
Senza averlo premeditato, senza alcun secondo fine, lei gli saltò addosso.
Era vero, l’aveva odiato per ciò che le aveva fatto, o meglio si era arrabbiata, ma era pur sempre una faccia familiare in quell’oscurità.
Lui fu colpito da quel gesto e non seppe che fare.
Guardò di sfuggita Narcissa, quasi si aspettasse che lo affatturasse per aver toccato una sporca SangueSporco, ma questa al contrario li osservava con uno sguardo indefinibile.
Hermione lo lasciò andare.
Lui si aspettava che lei piangesse ma al contrario il suoi occhi erano fermi e coraggiosi.
- Ora capisco perché Draco si è innamorato di te. –
Narcissa osservò i due rivolgerle lo sguardo, l’espressione quasi comica: sembrava che li stesse per cadere la mascella.
- L..lei come…? – fu Hermione a parlare.
- Oh, mia cara. Io conosco quel ragazzo meglio di chiunque altro e di sicuro non si sarebbe offerto per un compito tanto suicida come quello di cercarvi senza un valido motivo. E sono lieta di conoscerlo finalmente. –
Le sorrise.
Hermione non sapeva che dire ma il fatto che fosse arrossita parlò per lei.
- Blaise dio mio ricomponiti, sembra tu abbia visto un Dissennatore. – scherzò allora la donna.
Blaise si riprese e le chiese:
- Ma se lo sapeva, perché non…?-
- Non sono arrabbiata? Semplicemente perché il fatto che Draco si sia innamorato mi rende la donna più felice di questo mondo. Pensavo che ciò che Lucius gli ha fatto lo avesse reso come loro, un essere incapace di provare altro sentimento se non la gioia brutale del sangue che scorre nelle mani. Lo sguardo che però ha lanciato al Signore Oscuro quella notte, la fermezza con cui si è offerto, mi ha spalancato gli occhi e fatto gioire il cuore. Non c’è ragione più valida dell’amore. –
Ora, bando a questi sentimentalismi da quattro soldi. Sono certa che Draco non approverebbe che stessi qui senza darti una mano. Allora siamo a casa di Severus, Hermione, e penso che qualcuno verrà ad interrogarti. Dobbiamo trovare il modo di farti fuggire, ora che Draco è con voi non ho alcuna voglia che lo trovino.-
La determinazione che saettava da quegli specchi azzurri colpì Hermione. Adorava la mamma di Draco e finalmente capì da chi il ragazzo avesse preso tanto spirito.
- Bene, dobbiamo solo…  -
Ma Narcissa non poté continuare, poiché un sonoro CRAC la interruppe.
 
Harry si alzò dalla sedia, colpendosi la fronte con la mano.
- Perché non ci ho pensato subito? E’ così dannatamente geniale e ovvio…-
- Sfregiato che diavolo hai in mente? –
Harry guardò entrambi con un sorriso così, Ron non trovò altre parole che meglio potessero descriverlo, Malandrino, che al rosso sembrò di avere davanti James Potter, nonostante lo avesse visto solo nell’album di foto di Harry.
- Kreacher, Dobby? –
Con due sonori CRAC due elfi si smaterializzarono davanti a loro.
Entrambi avevano due enormi occhi grandi come palline da tennis, uno li aveva azzurri, l’altro grigi come l’asfalto.
E se uno si fosse buttato letteralmente addosso ad Harry saltando di gioia, facendo così tintinnare tutti i campanellini colorati che indossava sopra un maglio giallo canarino; l’altro, la stoffa che lo ricopriva sporca e nauseabonda, si era inchinato fino al pavimento, per poi sibilare: - Kreacher è qui per servire il suo padrone Harry Potter –
In un sussurro appena percettibile aggiunse- Amico di traditori del loro sangue e luridi…-
Ma un’occhiata di fuoco di Ron gli tappò la bocca.
- Ok, ok Dobby, sono felice di vederti anch’io.-
Disse infine Harry scansandosi l’elfo che lo fissava adorante.
- Dobby è qui per aiutare Harry Potter! Harry Potter è il più grande mago di tutti e Dobby è amico di Harry Potter. Oh, c’è anche il signor Weasley, altrettanto grande mago dai portentosi poteri e grande altruismo con Harry Potter. E c’è anche…-
Ma quando Dobby vide Draco saltò in braccio a Harry nascondendosi, tremando perfino.
- Dobby non vuole, Dobby non vuole…-
- Dobby, rilassati. Draco è nostro amico ora, non ti farà niente. Vero Draco? –
Draco si chinò all’altezza del suo ex-elfo domestico e sorrise incoraggiante: - Giusto Dobby. Mi dispiace per tutto quello che mio padre ti ha obbligato a fare e mi dispiace ancora di più per non essere intervenuto. Riuscirai a perdonarmi? –
Dobby lo guardò un secondo prima di saltare giù dalle gambe di Harry e stringergli calorosamente la mano, esclamando:
- Dobby perdona, Dobby è buono! Dobby ama avere amici, soprattutto se amici di Harry Potter. Harry Potter, dov’è la tua amica? Quella tanto gentile con Dobby. Dobby adora Hermione, dov’è? –
A quelle parole i tre ragazzi si guardarono tristi. Fu Harry a rispondere a Dobby.
- E’ per questo che ti, o meglio vi, abbiamo chiamato. Greyback ha rapito Hermione e abbiamo bisogno del vostro aiuto. –
Per un secondo gli enormi occhi a palla di Dobby divennero umidi ma subito dopo lo sguardo divenne fiero e coraggioso.
- Dobby farà tutto ciò che può fare per salvare Hermione. –
Harry sorrise.
- Bene, Kreacher vieni qui. –
Kreacher lo guardò come se fosse una mosca particolarmente fastidiosa prima di esibire un tanto grande quanto finto sorriso e raggiungere il padrone.
- Ok, voglio che andiate nelle case di Piton, Bellatrix e dei Malfoy e cerchiate Hermione. Quando l’avrete trovata riportatela subito qui, intesi? Kreacher non puoi comunicare in qualsiasi modo con nessuno, non puoi dire dove siamo, né scriverlo o farlo capire in nessun modo. Non puoi portare nessuno che non sia Hermione da noi. Se qualcuno ti troverà tu torna immediatamente qui. Hai capito?-
L’elfo cercò per un secondo una scappatoia ma quando capì che non ce n’erano si inchinò sibilando: - E’ un piacere servirla. –
E i due scomparvero con un sonoro CRAC, dopo che ovviamente Dobby avesse salutato calorosamente tutti e tre.
Quando se ne furono andati calò un silenzio nervoso su tutti.
- E ora aspettiamo. – sussurrò infine Harry.

 

Ok, so che fa schifo ma vi prego non pugnalatemi >.<
Mi sono scervellata per questo capitolo, so che il risultato è penoso, ma non uccidetemi XD
Detto ciò vi devo dire che dopodomani parto e quindi non sono sicura che caricherò molto spesso.
Non escludo però di riuscirci!
Comunque sia vi auguro un Buon Natale e Buone Feste!
Alla prossima!
 

§SilverKiria§


 

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Capitolo 29
*** Malfoy Manor ***





 

§ CAPITOLO 29 - MALFOY MANOR §


 «Se vuoi sapere com'è un uomo guarda come tratta i suoi inferiori, non i suoi pari.»

Sirius Black


PERDONATE L'ASSENZA MA SONO STATA IN VACANZA E FORSE QUALCUNO SAPRA' CHE HO INIZATO UNA NUOVA FAN FIC QUINDI SONO MOLTO PRESA DA QUELLA :) Comunque prometto di aggiornare minimo ogni quattro giorni ù.ù A presto!


Dobby si smaterializzò nella stanza e quando vide Narcissa le si lanciò incontro, abbracciandola.
Narcissa, pochi l’avrebbero detto, era quella che aiutava Dobby, quella che lo curava da ciò che gli faceva Lucius, quella che lo ringraziava e che di nascosto gli faceva dei regali di Natale.
Nemmeno Draco conosceva questo lato di sua madre e fu quindi naturale che sia Hermione che Blaise ne rimasero molto stupiti.
Dobby la lasciò e si mise a stringerle la mano calorosamente: - Oh Dobby è così felice di rivedere la signora Malfoy, grande strega! Dobby è felice anche di rivedere il signor Zabini – e qui sorrise e strinse la mano a Blaise – e la si…-
Quando vide Hermione rimase scioccato.
- Dobby ce l’ha fatta! Dobby è stato mandato da Harry Potter per trovare la sua migliore amica! Dobby porterà Hermione da Harry, Ron e dal signorino Malfoy! –
All’ultima parola sia Narcissa che Hermione presero Dobby e gli chiesero: - Draco è lì? –
Dobby, dopo lo shock, rispose titubante: - Sì, il signorino aspetta Hermione. Il signorino è buono ora! – aggiunse sorridendo.
Blaise giurò di aver visto gli occhi di Narcissa inumidirsi.
- Bene, a quanto pare il problema è risolto! Hermione ora…- iniziò Narcissa ma venne interrotta da quest’ultima che parlò con voce sicura: - No. –
Tutti la guardarono confusi ma fu Blaise a parlare: - Che stai dicendo? Devi fuggire o…-
- Non posso andarmene. Sanno che ora sono con voi e probabilmente pensano mi stiate interrogando. Se fuggissi vi farebbero del male e non posso permetterlo. –
Si rivolse quindi a Dobby con un sorriso incerto.
- Dobby, tu puoi venire anche se non chiamato da Harry? Per esempio se io ti chiamassi tu verresti subito? –
Dobby annuì.
- Bene, allora torna da Harry e digli che va tutto bene. Io…
- Hermione capisco la tua preoccupazione ma tu devi scappare. – disse sicura Narcissa.
Hermione la guardò e rispose altrettanto certa: - Mi dispiace, non posso farlo. –
Narcissa stava per controbattere ma sentirono dei rumori fuori.
Qualcuno stava salendo le scale.
Blaise e Narcissa si alzarono puntando la bacchetta contro Hermione che aggiunse frettolosa: - Dobby appena ti chiamo tu vieni, non un minuto prima. Ok? –
Dobby annuì e si smaterializzò appena in tempo, perché un secondo dopo apparve sulla soglia una donna dai capelli mossi neri, gli occhi pesanti.
Hermione sentì il cuore perdere un colpo.
 
Harry si stava quasi addormentando quando sentì Draco urlare.
Il ragazzo si alzò e corse verso il salotto della tenda.
- Dov’è Hermione? – stava chiedendo Dobby concitato.
L’elfo però, notò Harry, era evidentemente terrorizzato e quindi gli andò incontro e lo rassicurò: - Dobby tutto bene? L’hai trovata? –
Dobby al sentir pronunciare il suo nome da Harry ritrovò tutto il suo coraggio.
- Dobby ha trovato Hermione, Harry Potter signore. –
- Dov’è? – sussurrò Ron, temendo che Dobby dicesse che era morta.
Anche gli altri parvero avere lo stesso pensiero.
- Lei è a Casa Malfoy, con la signorina Narcissa. Hermione ha mandato Dobby via e ha detto che avrebbe chiamato Dobby quando sarebbe stato il momento per…-
- MA CHE CAZZO HA IN MENTE?! – urlò Draco.
Harry fece finta di niente e chiese a Dobby: - Sai il perché? –
Dobby continuò felice: - Perché non vuole che la signora Malfoy e il signorino Zabini siano incolpati. –
A quelle parole Draco perse un colpo.
Perché doveva essere sempre così…perfetta?
Si alzò deciso dalla sedia su cui si era appena seduto e disse: - Io vado lì. –
Tutti lo guardarono allibiti.
- Cosa…? –
- Io posso andarci, la difenderò e appena potremo chiameremo Dobby. Voi state qui ok? –
Draco era già fuori dalla tenda, pronto a smaterializzarsi quando Harry gli fu davanti.
- Senti Potter io… - iniziò Draco irritato, pensando che volesse farlo desistere.
Ma Harry lo interruppe:
- State attenti. Se ti trovi in difficoltà non esitare a mandarci un Patronus oppure chiama Dobby. Ok? –
Draco, stupito da tanto interesse, annuì prima di sparire nel buio della smaterializzazione.
 
Bellatrix Lestrange entrò nella sala con il suo solito passo autoritario e allo stesso tempo trasandato, gli occhi puntati su Hermione.
- Allora…ha detto qualcosa? – chiese alla sorella senza distogliere lo sguardo dalla ragazza.
- Nulla. – rispose Narcissa.
Un ghigno malvagio riempì il viso di Bellatrix.
- Lasciateci sole. – sibilò all’indirizzo di Blaise e la sorella.
Narcissa guardò intensamente Hermione e questa si sentì più forte.
Quando i due uscirono Hermione vide Bellatrix avvicinarsi minacciosamente.
- E così questa piccola Sanguesporco non vuole parlare eh? So io come convincerti. –
Hermione non poté nemmeno respirare che Bellatrix la bloccò con un incantesimo.
La donna le fu sopra e le tirò su la manica del braccio sinistro.
- Ora ti ricordo io dov’è il tuo posto…-
L’ultima cosa che Hermione sentì prima di svenire furono le sue urla disperate, come se le sentisse da fuori.
Poi, il buio.
 
Draco atterrò rotando davanti al cancello di casa sua.
Malfoy Manor lo fissava imponente come sempre.
Draco ebbe la spiacevole sensazione di non appartenere più a quei luoghi, ma la ricacciò dentro e si diresse deciso verso l’entrata.
Appena varcata la soglia si sentì morire dentro: le urla di Hermione sovrastavano tutto.
Dopo pochi secondi di quell’agonia però tutto tacque.
“No…no!” pensò disperato il ragazzo camminando velocemente di sopra, cercando il luogo da cui provenivano le urla.
Girò il corridoio e si sentì afferrare da qualcosa.
O meglio qualcuno.
Draco incontrò gli occhi di sua madre e senza aver pianificato nulla l’abbracciò.
Pensava non l’avrebbe mai più rivista.
Si staccò però quasi subito, la muta domanda alla quale Narcissa rispose subito:
- E’ nello studio. Non puoi andare, c’è Bellatrix con lei. Dobbiamo aspettare che…-
- MA LEI E’…!-
- No, non è morta. Bella vuole ricavare delle informazioni su Potter per far bella figura con Lui; non l’ucciderebbe mai. –
Draco però non si sentì affatto rincuorato, anzi.
Lui. Voldemort stava arrivando?
Non poté chiederlo alla madre che le urla irruppero di nuovo nel Manor.
Draco fissava la porta dietro la quale ora sapeva c’era la ragazza che amava, in preda a chissà quali torture.
- DIMMI DOVE SI TROVA! DIMMELO! – sentì urlare con il suo tono da pazza sua zia.
- L…la prego…io non…AHHH! –
Le urla ripresero.
Draco strinse così forte le unghie nella carne che sentì il sangue scorrergli sulle mani.
Sua madre gli prese il volto tra le proprie, facendo in modo che gli occhi così uguali eppure così diversi si incrociassero.
- Resisti. Io vado giù da tuo padre. Tu vai dove vuoi, Blaise è in camera tua. Non restare qui però, non deve sospettare di te. Draco…andrà tutto bene. –
Draco baciò sua madre sulla fronte e questa gli sorrise.
Il ragazzo guardò distrattamente la porta dietro la quale Hermione continuava ad urlare senza sosta e cercò di non mozzarsi la lingua a furia di morderla.
Poi salì le scale verso la sua camera.
Ma a metà della rampa trovò qualcuno che non avrebbe mai voluto vedere.

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Capitolo 30
*** Fuga ***


 


 




§ CAPITOLO 29 - FUGA §


 

Scusate la mia assenza, ma sono letteralmente sommersa di verifiche T.T Però l'ispirazione mi ha colpita e quindi ecco a voi un capitolo bello lungo! Spero di poter continuare al più presto, scuola permettendo T.T

§SilverKiria§

 

 

«In verità l'incapacità di capire che esistono cose peggiori della morte è sempre stata la tua più grande debolezza».

Albus Silente





Pansy lo guardava intensamente, un mezzo-sorriso sulle labbra.
- Togliti, non ho tempo di parlare con te. –
Draco la scansò e fece per andarsene ma ciò che la mora disse lo bloccò.
- Oh lo so. La tua ragazza è qui eh? Chissà se Lui sa quanto ci tieni a lei. –
Draco si voltò, lo sguardo sicuro che nascondeva l’incertezza.
- Dove vuoi andare a parare Parkinson? –
Lei gli sorrise sfidandolo e mentre parlava si guardava le unghie annoiata.
- Nulla di che. Sai, ho appena parlato con tuo padre Draco. Abbiamo fissato la data del matrimonio. Ad Aprile, che ne dici? –
Draco le sorrise divertito dalla sua idiozia.
- Sei più stupida di quanto pensassi. Io non ti sposerò mai, non voglio avere niente a che fare con te. –
- Ma tuo padre non è d’accordo. Il matrimonio…-
- AL DIAVOLO CIO’ CHE DICE MIO PADRE! NON LO CAPISCI? MI FAI SCHIFO. Sai chi amo e smettila di sparare cazzate. –
Stava per andarsene quando gli si gelò il sangue nelle vene mentre Pansy gli bisbigliava nell’orecchio, la voce non più dolce.
- Oh, tu mi sposerai. E sai perché? Perché altrimenti dirò tutto a Lui, che la tua famiglia è coinvolta con Potter e company, che ami quella schifosa Mezzosangue, che l’aiuterai a scappare, forse. Lo sai com’è Lui, elimina i problemi…alla radice. –
Draco si voltò velocemente e sfoderò la bacchetta.
La cosa la divertì se possibile ancora di più.
- Non capisci? Non hai scelta. Ho già rilasciato le mie memorie sul mio piano a parecchie persone di cui mi fido, puoi torturarmi, farmi dimenticare, ma sarà tutto inutile. IO diventerò tua moglie, che tu lo voglia o meno. Sempre che tu non preferisca che lo vada a dire ora a Bellatrix, naturalmente. Oh, da quanto sento è impegnata con la SangueSporco, giusto in tempo per aumentare le sue sofferenze. Ma la scelta è tua. Che vuoi fare Draco? –
Gli si avvicinò e gli baciò il collo, la guancia, per poi sussurrargli: - Arrenditi. E’ finita. –
Draco la spinse via disgustato e scese dalle scale senza voltarsi indietro.
Doveva trovare sua madre, lei avrebbe saputo cosa fare.
Cercò di non entrare nella stanza nella quale Hermione continuava ad urlare e scese al piano terra, dove trovò sua madre in cucina.
La donna, vedendo l’evidente stato di preoccupazione del figlio, lo spinse dentro un ripostiglio e lo intimò a riferirle l’accaduto.
Draco eseguì e quando finì si sentiva sudato.
Narcissa tacque a lungo e infine disse: - Quell’oca. Non permetterò che entri a fare parte della mia famiglia, no signore. Aspetta! Ho un’idea. –
La bionda spiegò al figlio il suo piano e quando finì Draco la guardò allibito e disgustato.
- IO dovrei…? –
- Lo so che ti fa schifo ma dobbiamo farlo. Poi tu andrai da Hermione e scapperete prima che Lui arrivi. Dobbiamo fare in fretta. Così ti creerai un alibi. Draco guardami.–
Gli occhi azzurri si scontrarono con quelli tanto simili eppure tanto diversi e la madre sussurrò: - Non sono mai stata così fiera di te. Ora va a chiamare Blaise, dobbiamo sbrigarci. –
Blaise era in camera di Draco e si stava scervellando per trovare un modo per far fuggire Hermione.
Le sue urla sovrastavano quasi tutto nella residenza e a Blaise sembrava di impazzire.
Era certo che Bellatrix conoscesse un modo per rendere la stanza insonorizzata come era certo che non l’avrebbe mai fatto: il suo lato da bestia le faceva gustare come una prelibatezza le urla delle sue prede.
Quando Draco aprì la porta Blaise si stupì di vederlo trafelato.
- Dra che…? –
- Non c’è tempo, Lui sta arrivando. –
Ciò che seguì glielo disse guardandolo negli occhi, quegli occhi che tanto a lungo si erano incontrati trasmettendo una forza d’amicizia incredibile.
Ma mai come in quel momento.
Quando Draco finì di spiegare il compito a Blaise si aspettava evidentemente un rifuto ma Blaise capiva che c’era troppo in palio per rifiutare.
Non che gli facesse piacere, ma non era certo il momento di essere schizzinosi.
Annuì e Draco fece qualcosa che probabilmente non faceva da sei anni: lo abbracciò.
Il contatto fu breve ma talmente significativo che quando il biondo uscì dalla stanza Blaise si sentiva sicuro: sapeva cosa fare.
 
Narcissa aveva detto a Draco che Pansy alloggiava nella camera degli ospiti e quando il ragazzo vide la porta grigio fumo represse un conato di vomito al pensiero di ciò che stava per fare.
“Perdonami Hermione, lo faccio solo per te” pensò mentalmente.
Respirò a fondo e aprì la porta.
Pansy era sdraiata sul letto a sfogliare una rivista.
Draco assunse un’aria sicura ed entrò.
La ragazza non era stupita dell’arrivo del biondo e quindi disse, con voce melliflua: - Allora, hai deciso? –
Lui annuì e le sorrise suadente.
Draco sapeva essere un ottimo attore, su questo non c’era dubbio.
Sperò che Pansy ci cascasse e così fu.
La ragazza gli andò incontro con quella che voleva essere una camminata sexy ma che a Draco sembrò più una sfilata di mucche al pascolo: l’eleganza naturale di Hermione rendeva ridicoli i tentativi di Pansy, ma si ripeté che era proprio per Hermione che lo faceva e quindi stette al gioco.
Lei iniziò a giocare con la cravatta e lui le cinse i fianchi, accarezzandole la pelle, i capelli.
Poi prese a baciarle il collo, a mordicchiarle il labbro, evitando accuratamente di baciarla davvero.
Sentiva che stava funzionando, Pansy si stava eccitando.
Draco allora la prese con forza e la spinse sul letto.
Le permise di toglierli la camicia e baciargli il petto mentre la spogliava.
Non era la prima volta che lo facevano ma Draco non aveva mai finto di provare qualcosa più che attrazione fisica per lei, era sempre stato solo sesso.
Ora però doveva sembrare convincente, riuscire a farle pensare che la voleva, che la desiderava, quando l’unica persona che desiderava davvero e non solo per fare l’amore stava patendo le pene dell’inferno.
Quando Pansy si avvicinò ai jeans Draco capì che era il momento.
Un piccolo incantesimo mentale con la bacchetta sfilata dolcemente dalle tasche dei pantaloni e Pansy si bloccò.
Draco scese disgustato dal letto e si rivestì.
Aprì la porta e vide sé stesso.
Si sorrise e disse: - Grazie amico. Apprezzo l’enorme sacrificio. –
Il sosia gli batté amichevolmente la mano sulla spalla e rispose: - No problem. Dai, vai. Salvala.-
E mentre Blaise finiva l’orrenda opera Draco correva più veloce possibile verso lo studio.
Quando fu abbastanza vicino respirò a fondo ed estrasse la bacchetta.
Mandò un Patronus a sua madre e mentre vedeva l’enorme lupo bianco come la neve correre giù dalle scale si sedette in attesa sul pavimento.
Sentiva con chiarezza le domande sibilate dalla voce glaciale di sua zia e inorridì non riuscendo a capire le risposte di Hermione: erano ormai flebili sussurri.
Strinse la bacchetta in mano quasi volesse spezzarla e gioì immensamente quando vide la lince argentea di sua madre fissare il punto in cui lui si nascondeva, come se percepisse la sua presenza, per poi scomparire dentro la sala.
Sentì dei passi affrettati e cercò di trattenere il fiato mentre sua zia, i capelli da pazza, gli occhi pesanti e neri come la pece, uscì di corsa e si precipitò giù dalle scale.
Aspettò di sentirle aprire la porta della Sala Riunioni per entrare.
La stanza era nella semi-oscurità e non notò subito Hermione, ma quando la focalizzò represse un urlo.
Era in un bagno di sangue che sembrava partire dal braccio.
Era pallida come un fantasma e respirava a fatica.
Draco si tolse il Mantello e la scosse dolcemente ma con sicurezza.
- Herm, Herm amore sono io. Tranquilla, ora ce ne andiamo. Herm rispondimi. –
Hermione aprì gli occhi e Draco notò che erano arrossati per il pianto.
Non riuscì a vederlo subito ma quando capì chi fosse alzò con quella che sembrava un enorme fatica il braccio.
Draco lo afferrò e la prese in braccio.
- Tranquilla amore, andrà tutto bene. Ci sono io.-
Chiamò Dobby e in un CRACK scomparve tenendo per mano l’elfo, mentre con l’altra stringeva a sé la sua ragazza.
Ce l’aveva fatta.

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Capitolo 31
*** Prove d'amore ***




 


 

§ CAPITOLO 30 - PROVE D'AMORE §



 

«La felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi. Se solo uno si ricorda di accendere la luce».

Albus Silente



 

 

Non appena Draco appoggiò i piedi a terra sentì dei rumori e Harry e Ron lo aiutarono ad adagiare Hermione sul divano.
- Cazzo io non so cosa… - iniziò Ron ma venne interrotto da Harry che urlò: - Il Dittamo! Accio Dittamo! –
Una piccola bottiglietta volò verso di loro e Draco la prese al volo.
Iniziò a spalmare la crema sulla pelle della ragazza ma si spaventò quando questa aprì gli occhi terrorizzata.
- Herm tranquilla sono…- iniziò lui dolce ma lei lo interruppe, sussurrando con voce flebile: - Harry. Di là. –
Harry intuì che voleva che se ne occupasse lui e quindi fece per prenderla in braccio ma Draco lo bloccò.
- Che cazzo…? –
- Vuole che lo faccia io nell’altra stanza. – spiegò lui sbrigativo e fece per andarsene ma il biondo non lo lasciò.
- Ma che dici? Lei…-
- Herm vuoi che lo faccia Harry in un’altra stanza? – chiese Ron.
Hermione annuì debolmente e Draco si sentì gelare.
L’aveva salvata e non voleva nemmeno che le si avvicinasse.
Mentre guardava Harry entrare nell’altra stanza sentì una fitta allo stomaco.
Uscì dalla tenda, senza sapere cosa dire.
 
Harry sollevò la manica ormai zuppa di sangue e appoggiò delicatamente il dito ricoperto di dittamo sulla ferita.
Hermione emise un debole rumore e Harry le disse dolcemente: - Lo so che fa male, tieni duro.-
Il Dittamo richiuse la ferita e Harry risucchiò il sangue con la bacchetta.
Quando però vide ciò che prima era nascosto dal liquido trattenne il respiro.
- Herm… - Hermione era girata ma Harry poteva sentire il respiro affannoso e giurò che aveva gli occhi lucidi.
- Non volevi che Draco lo vedesse? –
Hermione annuì debolmente.
Poi si prese la pancia ed emise un gemito.
- Herm che hai? – chiese preoccupato Harry.
Hermione sollevò la maglietta e i due inorridirono: la pancia era piena di lividi violacei e alcuni neri.
- Bell..ah! – non poté finire che un’altra fitta le mozzò il respiro.
- Dobby! –
Al richiamo di Harry Dobby arrivò subito e guardò dispiaciuto la ferita.
- Harry Potter ha chiamato? –
- Dobby sai come curarla? Credo sia una Maledizione o…-
- La Maledizione SangueSporco signore. –
Hermione si era distesa di nuovo e Harry esclamò: - Come l’hai chiamata? –
- No Harry. La Maledizione si chiama…- iniziò Hermione per poi lasciar continuare Dobby dato che un’altra fitta le aveva squarciato gli organi.
- Sanguesporco. Il signor Malfoy la usava spesso con Dobby. Questa Maledizione è cattiva, molto. Fa ferite e tagli interni e non permette al sangue di coagulare. Fa molto male – concluse guardando triste Hermione.
La ragazza si buttò improvvisamente di lato e vomitò.
Mentre Harry le teneva i capelli chiese all’elfo: - Come si guarisce? –
- Bisogna aspettare. Non c’è cura. Dobby passava anche tre giorni in preda ai dolori. Dobby non può fare nulla. Dobby ha deluso Harry Potter. –
Harry notò meravigliato e sorpreso che gli occhi a palla dell’elfo si erano inumiditi.
- No Dobby, no! Sei stato grandioso, davvero. Hai salvato Hermione! Non piangere. –
Dobby sorrise debolmente per poi aggiungere: - A Dobby aiutava fare un bagno caldo. La signora Malfoy glielo faceva di nascosto. Dobby vomitava meno per un po’ dopo. –
Harry annuì convinto e subito dopo arrossì pensando che Hermione non si sarebbe potuta svestire da sola.
- Ehm…Dobby potresti…? –
- Dobby aiuta sì! –
Quindi Harry lasciò Hermione nelle abili mani di Dobby.
Andò nella sala principale della tenda e spiegò a Ron la situazione, guardando il suo viso rabbuiarsi sempre più.
- Se la becco quella brutta…-
- Lo so Ron, lo so.- finì comprensivo il moro.
Si guardò attorno e chiese: - Dov’è Draco? –
Ron indicò con un gesto del mento l’uscita e Harry la varcò.
Trovò Draco a pochi passi dalla tenda, seduto sulle foglie umide di neve.
- Che ci fai qui? – chiese curioso.
Draco lo fulminò con lo sguardo e rispose con tono tagliente: - Tu che ci fai qui? Non dovresti essere ad accudire la mia ragazza? –
Harry non poté che gioire del fatto che Draco era geloso di lui e allo stesso tempo gli venne da ridere poiché considerava Hermione una sorella.
- Hermione doveva farsi un bagno. NON GLIEL’HO FATTO IO! – aggiunse velocemente quando vide un istinto omicida nei pozzi azzurri del biondo che lo scrutò torvo.
- Chi…? –
- Dobby. – rispose sicuro Harry.
A dire il vero non sapeva se fosse normale che un elfo domestico maschio aiutasse una donna ma non erano quelli i problemi.
Capì contento che Draco aveva accettato la risposta ed era tornato muto e gelido.
- Dra…Malfoy, tu non penserai davvero che Herm sia non so innamorata di me o cose simili vero? –
Draco non rispose continuando a guardare imperturbato davanti a sé, nonostante dentro stesse bruciando.
- Perché è assurdo. Io e lei siamo al pari di fratelli e…-
- E allora perché non ha voluto che l’aiutassi io?- gli chiese fingendo indifferenza il biondo.
Harry non sapeva cosa rispondere perché aveva capito l’amica ma non era sicuro fosse suo compito dirlo a Draco.
- Beh, è una cosa che penso dovrà spiegarti lei. Comunque non c’entro né io né Ron né te in effetti. Scusa, non posso dirti altro. Sai com’è, penso si incazzerebbe e sai com’è quand’è incazzata. – concluse Harry accennando ad un sorriso e in risposta ottenne solo un cenno.
Hermione si svegliò tre ore dopo ancora in preda ai dolori ma che erano un po’ diminuiti con il bagno caldo.
E si sorprese di vedere degli specchi azzurri davanti a sé.
- Ehi. Vuoi qualcosa? Hai fame o sete? – le chiese Draco con una voce un po’ strana.
La ragazza negò con la testa e tentò di sedersi sul letto ma ebbe bisogno dell’aiuto di lui.
Non sapeva cosa dire, cosa fare. Non si era mai sentita così a disagio con Draco e non ne capiva il motivo.
- Beh, se hai bisogno di me sono fuori. – disse allora lui facendo per andarsene, ma fu bloccato dalla ragazza che gli prese la manica della felpa.
Draco la guardò interrogativo e lei non seppe fare altro che indicargli il posto accanto a sé.
Lui si sedette in silenzio.
- Che hai? – riuscì infine a chiedere la ragazza con voce rotta dal dolore.
- Se non lo capisci. – rispose enigmatico lui guardando altrove.
Hermione allora si distese in modo da poter poggiare la testa sul suo petto.
Poi si alzò, non senza delle fitte ma tentò di ignorarle, e puntò i suoi occhi nocciola contro gli azzurri del ragazzo.
- Che hai? – gli richiese, questa volta più dolcemente.
Lui distolse lo sguardo mentre rispondeva.
- Sai com’è, ti ho salvata, ti amo, pensavo mi amassi ma hai preferito che ti curasse Potter invece che io. Che cazzo Hermione! – esclamò un po’ arrabbiato.
Lei si tolse e si rimise nella posizione di prima.
Non sapeva cosa dire perché spiegargli cosa la disturbava equivaleva a renderlo reale.
- Hermione vuoi degnarti di…? – iniziò Draco ma venne bloccato da Dobby che entrò con delle fasce in una mano.
- Dobby è venuto a…oh scusate. Dobby torna dopo? –
Inaspettatamente Hermione annuì ma fu più veloce Draco che disse: - No Dobby, fai pure. –
Hermione si sentì gelare.
Dobby si avvicinò e le alzò la maglia rivelando le macchie nere che tendevano al viola ora.
Draco inorridì e strinse la mano di Hermione mentre l’elfo le spalmava l’acqua calde insieme ad un goccio di Dittamo sulle ferite.
Quando ebbe finito Hermione si alzò e pensò che Dobby se ne sarebbe andato ma questo rimase in attesa.
- Che cosa…? – iniziò lei.
- Dobby deve rimettere la fasciatura al braccio. E’ ora, altrimenti il Dittamo si asciugherà e…-
- Dobby lo facciamo dopo ok? – disse categorica Hermione.
Draco guardò confuso la ragazza e Dobby proseguì, un po’ più cauto: - Ma…Harry Potter ha detto…-
- Non importa ciò che ha detto Harry. Dobby per favore facciamo…-
- Dobby facciamo ora. Perché non vuoi, sono io? Ti vergogni? – disse Draco adirato.
Dobby guardò i due senza osar parlare.
Hermione guardò gelida Draco ma non lo intimorì per nulla.
- Devi cambiare la fasciatura Hermione. –
La ragazza lo guardò arrabbiata ma alla fine fece segno a Dobby di procedere.
Quando l’elfo ebbe tolto le garze però Draco si sentì morire.
Sul braccio della ragazza era incisa una scritta alta almeno cinque centimetri.
“MUDBLOOD”
Draco sentì la ragazza singhiozzare e fece per toccarla ma lei non glielo permise.
Quando Dobby ebbe cambiato le garze uscì, lasciando i due soli.
- Perché non me l’hai detto? – domandò lui incerto.
Lei non gli rispose.
- Hermione? –
Niente.
- HERM! – le disse fermo.
- Cosa volevi che ti dicessi?! Eh? Come vuoi che mi senta?! Non andrà più via! Me l’ha inciso con un coltello maledetto Draco! Harry ha già provato a toglierlo ma non ha funzionato! SONO MARCHIATA A VITA! –
Il viso era rigato dalle lacrime e si girò dall’altra parte ignorando di nuovo i dolori all’addome.
Draco l’abbracciò da dietro e, nonostante le sue proteste, cominciò a parlarle dolcemente.
- Herm sei una sciocca. Cosa pensi me ne importi a me? Ti amavo prima e questo non cambia nulla. Se non il mio odio per mia zia, ovvio. –
Lei allora si voltò scossa dai singhiozzi: - Non mentirmi Draco! T-tua zia ha ragione, io sono una SangueSporco. Come può non importartene? Sei un Malfoy, ovvio che te ne importa! Non voglio che tu stia con me per pietà.-
Draco non credeva alle sue orecchie.
- E’ vero, sono un Malfoy. Ma questo non cambia ciò che sento per te e NON PROVARE a sminuire il mio amore. Sei una Mezzosangue? Una SangueSporco? Per me potresti anche essere un incrocio tra un albero e un elfo e continuerei ad amarti per quella che sei! –
- Ma Draco…-
- NIENTE MA! SONO STANCO DI ESSERE GIUDICATO PER LA MIA FAMIGLIA, STANCO CHE TU NON RIESCA A CAPIRE CHE NON SONO COSI ASSURDAMENTE SUPERFICIALE. HERMIONE, DIO MIO, SONO IO! SONO SOLO IO! –
Hermione lo guardò, il petto che si alzava e si abbassava per l’agitazione, gli occhi che la scrutavano con decisione.
Lo abbracciò, si strinse a lui.
E lui fece lo stesso.
- Stupida Grifona orgogliosa. – le sussurrò dolcemente.
- Non farmelo ripetere ancora. – aggiunse quasi minaccioso.
Lei si permise una piccola risata.
- Promesso. – disse infine, stringendolo ancora più forte a sé.

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Capitolo 32
*** Idee Strane ***







 

§ CAPITOLO 31 - IDEE STRANE §

 




«Sai, la Pietra non era poi una cosa tanto prodigiosa. Sì, certo: tutti i soldi e tutta la vita che uno può volere... Sono le due cose che la maggior parte degli esseri umani desidera più di ogni altra... Ma il guaio è che gli uomini hanno una particolare abilità nello scegliere proprio le cose peggiori per loro.»

Albus Silente






Nei giorni successivi, con l’ausilio di Draco, Harry, Ron e Dobby, Hermione si riprese.
Le notti rimasero però le peggiori: Hermione riusciva a dormire sì e no due ore a notte a causa dei violenti dolori all’addome.
Draco ovviamente dormiva con lei, con iniziale imbarazzo di Ron ed Harry, ma i due si abituarono presto e si sorpresero vedendo quanto lui cambiava in presenza dell’amica.
Con loro rimaneva praticamente lo stesso, ovvio, ma con lei era nettamente diverso: dolce, premuroso, ma anche forte e determinato quando ce n’era bisogno.
I tre comunque decisero all’unanimità di spostarsi ogni giorno per evitare sorprese spiacevoli.
La scomparsa di Hermione da Villa Malfoy aveva causato non pochi guai, sia ai Malfoy stessi che a tutti i Mangiamorte.
Voldemort era arrabbiatissimo e quando il boss è arrabbiato non scappa nessuno.
Nonostante ciò però Narcissa era riuscita a mandare un Patronus a Draco per assicurargli che stava bene e che era al sicuro.
Il loro piano aveva funzionato: Blaise aveva continuato a fingersi Draco di tanto in tanto, giusto per non insospettire nessuno per la sua assenza prolungata.
Era quindi questa l’aria che tirava quando i quattro erano seduti a pranzo quel mercoledì di metà febbraio.
 
Hermione ora riusciva, con l’aiuto degli altri, a partecipare ai pasti e di conseguenza a prendere con loro decisioni fondamentali.
Mentre sorseggiavano la zuppa di funghi comprata da Draco nel negozio babbano lì vicino, Hermione prese la parola.
- Dobbiamo parlare. – esordì, afferrando la borsa accanto a lei.
I tre le fecero intendere che aveva la loro completa attenzione.
- Voglio andare a trovare il signor Lovegood –
Annunciò allora frugando intanto dentro la borsa.
Si sentì il rumore simultaneo di tre cucchiai che cadevano nei piatti.
- Cosa? –
- Herm, perché? –
- Sei pazza? –
Domandarono i tre contemporaneamente.
Lei senza batter ciglio iniziò a sfogliare il libro che ormai non abbandonava nemmeno mentre dormiva.
Individuata la pagina giusta la mostrò agli altri che come tutta risposta la guardarono come fosse impazzita.
- I Doni della Morte? – chiese Draco, incerto della sanità mentale della ragazza.
Lei guardò la pagina e scosse la testa infastidita.
- No! Guardate – disse picchiettando il dito sullo strano simbolo inciso sopra il titolo: un triangolo con all’interno una retta e un cerchio.
- Cos’è? – chiese Ron confuso.
- E’ questo il punto! – esclamò spazientita passando il volume ad Harry.
- Ho cercato in Sillabario dei Sortilegi, nel libro di Antiche Rune, perfino in “Strani Simboli del Medioevo Magico”! Nulla, zero, nisba. Però…-
- Era sul vestito di Lovegood al matrimonio.- concluse Harry capendo dove voleva arrivare l’amica.
Draco osservò il simbolo e disse: - Bene, allora direi che io e Potter possiamo andare a vedere e…-
- Sì come no! – esclamò Hermione sarcastica.
Draco la guardò non capendo e lei disse: - Cos’è, bussi tranquillamente come se nulla fosse? Mentre dovresti essere a cercare Harry e NON a far domande su simboli insieme a lui? No, penso che non avrebbe senso.-
- Ok, hai ragione. Allora Weasley e Potter e tu…-
- Andrai lo stesso anche tu Draco, è sempre bene una bacchetta; nascosto sotto il Mantello, ovviamente. –
- E tu con chi starai scusa? – chiese il fidanzato stanco.
- Io verrò con voi. – affermò lei sicura.
Mai l’avesse detto.
Harry, Draco e Ron si alzarono contemporaneamente e lei sospirò stanca.
- No! –
- E’ una follia! –
- Cazzo, no! –
- Sentite, non starò qui a fare la bella statuina. L’idea l’ho avuta io, quindi…-
- Certo, infatti sei al massimo della forma ora! Molto utile in un combattimento! – esclamò Draco irritato.
- Questo lo so, ma dobbiamo provarci! Sempre meglio che stare qui a non fare nulla! – esclamò la ragazza esasperata.
- NON STIAMO FACENDO NULLA PERCHE’ TU STAI MALE! – esclamò Draco urlando.
- IO STO MEGLIO! E NON POSSIAMO ASPETTARE PER SEMPRE, LA GENTE MUORE LI FUORI! –
- SI MA QUESTO NON…-
- Io sono d’accordo con Herm. –
Tutti gli occhi furono addosso a Ron che di rimando era calmo.
- Cosa? – chiese incerto Draco.
- Sono d’accordo con lei. Non abbiamo indizi, si è rimessa abbastanza bene e dobbiamo andare avanti, oppure…-
- RON SEI FUORI DI TESTA? NOI DOBBIAMO TROVARE GLI HORCRUX! – esclamò Harry.
- Sì ma se non erro abbiamo già perso tre mesi alla loro ricerca. Non abbiamo indizi e nemmeno la più pallida idea di dove possano essere, a meno che qualcuno di voi non si sia sognato la loro collocazione stanotte. In tal caso penso che sia più utile cercare…-
- COSA? COSA, DI GRAZIA, C’ENTRA BEDA IN TUTTO CIO’? - eruppe il biondo.
- Il libro me l’ha dato Silente e credo non sia semplicemente il primo che gli è passato di mano. Sento come fosse una cosa di vitale importanza. Noi dobbiamo…-
- Andare a suicidarci? Perché è questo che chiedi tu! – concluse il moro.
- No: provarci. Alla fine è tanto rischioso quanto uscire dalla tenda per recuperare cibo. Sono stata catturata solo stando davanti alla tenda a fare la guardia, cosa ti fa credere di essere al sicuro? – chiese tagliente lei.
Draco e Harry rimasero senza parole e Hermione continuò:
- Tanto vale fare del nostro meglio. Ron, tu sei con me? –
Ron annuì e le poggiò una mano sulla spalla come sostegno.
Draco ed Harry rimasero in silenzio per un po’ finché il moro non parlò.
- Ok, va bene. –
Hermione sorrise radiosa, abbracciandolo.
Si voltò verso il suo ragazzo che annuì stanco, però quando fece per baciarlo lui si scostò e disse, gelido: - Non credere che sia felice. Sei testarda come un drago e temo ti si ritorcerà contro. Fai come vuoi. –
Finito di parlare, Draco andò nella sua camera e sbatté la porta.
- E’…deve solo abituarsi, si preoccupa troppo…- sussurrò Hermione agli amici, imbarazzata.
Harry le sorrise timidamente: nemmeno lui approvava del tutto.
L’aria che si respirava era così tesa che la si poteva tagliare con un coltello e, mentre il trio si sedeva e finiva di mangiare, pensarono che sarebbe rimasta così per un bel po’.
 
E avevano ragione.
Draco non rivolgeva quasi la parola ad Hermione, nonostante le continue proteste di questa, e la tensione e il disagio si mangiavano alla mattina.
Hermione si stava però riprendendo e i lividi erano quasi scomparsi, con gioia di tutti.
Ma il marchio no, quello brillava ancora e sempre l’aveva fatto.
A volte lei rimaneva alzata fino a tardi a guardare quella dannata scritta, trattenendo le lacrime.
Il giorno deciso per la visita a Lovegood tutti erano tesi, se possibile ancora più del normale.
Harry, Ron ed Hermione sarebbero ovviamente rimasti allo scoperto mentre Draco, sotto consiglio di Harry, avrebbe monitorato la ragazza sotto il Mantello per poi intervenire in caso di bisogno.
Dopo essersi smaterializzati tutti insieme Draco lasciò la mano di Hermione senza troppi sforzi e si mise dietro a loro.
La casa dei Lovegood era lo specchio di quella famiglia: strana.
Sembrava quasi un enorme cilindro nero, come una tuba.
Nessuno però rise nel vedere le finestre piene di polvere o i fiori appassiti, come se fossero stati trascurati per molto tempo.
Harry fece un cenno agli altri due, che presero le bacchette.
Bussò.
Ci volle un po’ prima che sentissero dei rumori provenire dall’interno e poco dopo la porta si aprì, rivelando un uomo che fecero fatica a riconoscere.
Xenophilius Lovegood era dimagrito, pallido, malaticcio.
I capelli gli ricadevano sporchi e non curati sulle spalle, il viso colorato da delle occhiaie viola sotto gli occhi che sembravano stanchi.
Notarono però come un lampo in questi non appena vide Harry.
Fu proprio quest’ultimo a parlare.
- Ehm…Signor Lovegood? Sono Harry, Harry Potter. Noi ecco, volevamo parlarle, se possibile.-
L’uomo sembrò comprendere dopo un po’ le parole del giovane e quando rispose la voce suonò roca, come se non la usasse da tempo.
- Oh, certamente. Prego, accomodatevi. –
Ma mentre entravano tutti e quattro ebbero uno strano presentimento.
 





Ok, non fucitilatemi per l'assenza, vi prego T.T E' che questa storia è moolto...difficile D: Nel senso che ora per esempio sono ispirata, infatti già domani mi metterò al lavoro per scrivere il prossimo capitolo, ma quando non sono ispirata preferisco non scrivere controvoglia perché rischierei di rovinare la storia, deludere voi e anche me stessa.
Quindi vi prego, non odiatemi T.T
Detto questo, invito Fede17, Delena97, LorpoRollingStones, LizPotter96 e Herm93 che sono le fantastiche persone che hanno recensito la storia nei capitoli precedenti a farlo ancora, perché vi adoro e mi piacerebbe sapere la vostra opinione su questo nuovo capitolo :D
Alla prossima e grazie a tutti!

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Capitolo 33
*** Con la Morte nel Cuore ***




 

 

§ CAPITOLO 32 - CON LA MORTE NEL CUORE §


 

«Le prime vittime sono sempre gli innocenti.»

Albus Silente




La casa era completamente lasciata a sé stessa: aggeggi strani, sedie, tavoli, fogli, libri; tutto alla rinfusa dove capitava.
Harry, Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo preoccupato.
La polvere copriva la maggior parte degli oggetti lì dentro ed Hermione trattenne uno starnuto.
- Ehm…signor Lovegood? – iniziò Harry cautamente.
L’uomo si fermò di colpo, come svegliato da uno stato di trance.
Si girò e fissò Harry come se lo vedesse per la prima volta.
Hermione avvicinò la mano alla tasca dove teneva la bacchetta.
- Signore…possiamo parlarle? – continuò Harry.
- Oh, oh sicuro. Non qui però, no. Andiamo… andiamo di sopra. –
L’uomo salì la scala a chiocciola che compariva dal centro della sala e, dopo altri sguardi di muta preoccupazione, i ragazzi lo seguirono.
Di sopra era, se possibile, più in disordine che giù.
Lovegood li fece accomodare su una serie di poltrone e divani, tutti in cerchio.
Appena i tre si sedettero delle nuvole di polvere salirono dai mobili, ma Lovegood parve non notarlo.
Draco toccò leggermente la spalla di Hermione, per farle capire che le era dietro.
Hermione annuì leggermente.
- Bene, che cosa posso fare per lei, signor Potter?- chiese l’uomo, la voce stanca e quasi trascinata.
- Noi volevamo chiederle un informazione. Si tratta di questo – ed Harry si fece far passare da Hermione il libro di Beda.
Trovò la pagina e mostrò il simbolo all’uomo.
- Pensavamo potesse sapere cosa significasse, dato che indossava una collana con questo simbolo al matrimonio. – disse Harry.
- I tre fratelli… I Doni… - iniziò a farfugliare l’uomo, alzandosi e andando a guardare fuori dalla finestra, come in attesa di qualcuno.
- Scusi? – chiese Hermione.
Lovegood si avvicinò a loro e guardò Hermione con curiosità.
- Luna mi dice che lei pensa di sapere tutto, signorina Granger. Strano che non conosca la storia dei Doni della Morte.  –
Hermione assottigliò gli occhi e rispose acida: - Sì, l’ho letta. Cosa c’entra comunque con questo simbolo? Quella è solo una favola.–
- Luna mi aveva avvisata della sua incredibile debolezza di visione, ma così tanto… Sa, dovrebbe aprire più la mente, è pericolosamente chiusa. Se continuerà così rimarrà sola, signorina Granger. –
Hermione stava per rispondere, l’aria omicida, ma Ron ebbe il buonsenso di intromettersi.
- Vuol dire che non è solo una storia? –
- Esattamente, signor Weasley. –
- Ehm, scusate, ma di cosa state parlando? – domandò Harry, confuso.
Tutti gli occhi furono su di lui e fu Lovegood a rispondergli.
- Se la signorina Granger ne possiede una copia potrebbe leggerla per noi. –
Hermione si fece ridare il libro da Harry e iniziò a leggere.

-  C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo un po' i fratelli giunsero ad un fiume troppo pericoloso da attraversare. Essendo versati nelle arti magiche ai tre fratelli bastò agitare le bacchette per costruire un ponte. Ma prima di poterlo attraversare, trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata: era la morte. Si sentiva imbrogliata perché di solito i viaggiatori annegavano nel fiume. Ma la morte era astuta: finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che meritavano un premio per la loro abilità a sfuggirle. Il maggiore chiese una bacchetta più potente di qualsiasi altra al mondo, così la morte gliene fece una da un albero di sambuco che era nelle vicinanze. Il secondo fratello decise di voler umiliare la morte ancora di più e chiese il potere di richiamare i propri cari dalla tomba, così la morte raccolse una pietra dal fiume e gliela offrì. Infine la morte si rivolse al terzo fratello, un uomo umile, lui chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene da quel posto senza essere seguito dalla morte e così la morte con riluttanza gli consegnò il proprio mantello del invisibilità. Il primo fratello raggiunse un lontano villaggio armato della bacchetta di sambuco e uccise un mago con cui in passato aveva litigato. Inebriato dal potere che la bacchetta di sambuco gli aveva dato, si vantò della sua invincibilità... ma quella notte un altro mago rubò la bacchetta e per buona misura gli tagliò la gola. E così la morte chiamò a se il primo fratello. Il secondo fratello tornò a casa, tirò fuori la pietra, la girò tre volte nella mano. Con sua gioia la ragazza che aveva sperato di sposare prima della di lei morte prematura, gli apparve. Ma presto ella divenne triste e fredda perché non apparteneva al mondo dei mortali. Reso folle dal suo desiderio il secondo fratello si tolse la vita per unirsi a lei. E così la morte si prese il secondo fratello. Riguardo al terzo fratello, la morte lo cercò per molti anni ma non fu mai in grado di trovarlo. Solo quando ebbe raggiunto una veneranda età, il fratello più giovane si tolse il mantello dell'invisibilità e lo donò a suo figlio, poi salutò la morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, congedandosi da questa vita da pari a pari. –

Quando Hermione finì di leggere vi fu un silenzio che venne interrotto da Ron.
- Sarò scemo, ma ancora non capisco. Che c’entrano i Doni con il simbolo? –
Lovegood si mosse bruscamente e iniziò a cercare qualcosa, farneticando tra sé e sé.
Tornò da loro con una piuma d’oca e un foglio.
Tracciò una linea retta, in verticale.
- La Bacchetta di Sambuco –
Disegnò un cerchio e aggiunse: - La Pietra della Resurrezione –
E infine chiuse i due simboli in un triangolo, enunciando: - Ed il Mantello dell’Invisibilità. Insieme, essi formano un Padrone della Morte. Ecco cosa c’entrano. –
Mentre Harry e Ron guardavano il disegno, Hermione domandò, scettica: - Ma scusi, non insinuerà forse che i Doni… esistano, no? –
- Di nuovo la limitatezza della sua mente mi stupisce, signorina Granger. –
Hermione ne aveva abbastanza: si alzò di scatto ed annunciò: - Ora dobbiamo andare, grazie di tutto, signor Lovegood. –
I due amici la seguirono senza remore giù per le scale, ma lo stesso fece l’uomo, che la superò e bloccò l’uscita.
- Oh no! Non potete andarvene! Non…non avete ancora salutato Luna! Lei arriverà presto, è andata al torrente a pescare Plimpi d’Acqua. Che ne dite di un po’ di Succo di BaccaViola? Li coltiviamo noi, sono ottimi. –
Detto questo Lovegood partì verso la cucina, cercando forsennatamente qualcosa.
- Veramente, signore, noi dovremmo…- iniziò Ron, avvicinandosi ad Hermione.
- Signor Lovegood, lei sa cos’è questo? – lo interruppe la ragazza.
L’uomo si voltò e guardò il quadro che la ragazza indicava, da dove emergeva un enorme corno.
- Oh, quello è un rarissimo esemplare di Corno di Ricciocorno Schiattoso e…-
- No, è un Corno di Erumpent. E’ altamente pericoloso, se toccato può esplodere. – disse sicura la ragazza.
- No, signorina Granger. Come sempre pensa di sapere tutto ma non è così. E’ un Corno di Ricciocorno Schiattoso, molto costoso, tra l’altro.-
Hermione stava per ribattere ma Harry esclamò:- Noi dobbiamo andare! –
Stavano per uscire quando sentirono la casa tremare.
Alcuni oggetti caddero dal soffitto ed Hermione si strinse agli amici, sentendo anche Draco vicino.
Lovegood uscì dalla casa e lo sentirono urlare: - E’ LUI! CE L’HO! E’ HARRY POTTER! RIDATEMI LUNA, E’ QUI! –
Hermione si voltò e guardò i due amici.
Stava per smaterializzarsi quando un Anatema che Uccide le sfiorò l’orecchio, mancandola di un soffio.
- SONO LORO! VENITE QUI! –
Hermione si sentì gelare: la voce di Greyback le risuonò nella mente.
Poi, tutto avvenne in un secondo.
Hermione, Harry e Ron lanciarono degli Schiantesimi, Draco li protesse dai colpi dei nemici, quattro Mangiamorte.
Hermione vide che uno dei nemici aveva fiutato l’odore di qualcun altro e lo colpì, non accorgendosi però di un incantesimo che le veniva contro.
Ron si buttò e lo prese in pieno petto.
Iniziò a sputare sangue e non respirava più.
- RON! –
Un secondo, uno sguardo.
Hermione vide gli occhi azzurri che amava tra le lacrime, un cenno.
La ragazza sentì un soffio d’aria calda e un leggero “Ti amo”, prima di venir risucchiata dalla smaterializzazione; le orecchie che però sentivano la casa cedere.
Draco l’aveva fatto: aveva fatto esplodere il Corno.
E mentre curava Ron, Harry accanto, le lacrime non smisero di bagnarle le guance.
L’aveva visto, il corpo di Draco, sotto le macerie.
Draco era… morto?

 

Qualche ora dopo, Hermione si alzò dalla branda, i capelli ancora sporchi di polvere, il corpo stanco.
- Harry? –
Un sussurro, un rumore.
Il migliore amico le fu subito accanto e l’abbracciò.
- Come sta Ron? – chiese in un soffio.
- Meglio, l’hai salvato. Sta dormendo, è un po’ affaticato ma credo se la caverà senza problemi.-
Hermione si staccò da lui e, guardando quegli occhi verdi che tante volte l’avevano sorretta, fece la domanda che le pulsava dolorosamente nel petto.
- Draco…? –
Harry distolse lo sguardo, nessuna parola.
Hermione si staccò e uscì dalla tenda, oltrepassò Ron e si buttò nel gelo di Febbraio; l’unico indumento la sottile camicia e i pantaloni della tuta.
- DRACO! DRACO! –
Iniziò a chiamarlo, sempre più forte, sempre più disperatamente.
Prese l’anello e si ripeté che lo voleva accanto, che aveva bisogno di lui.
L’anello non fece niente.
Allora Hermione iniziò ad urlare, le corde vocali che le facevano male.
Maledì l’anello, lo lanciò lontano, lo riprese, lo pregò.
Eppure, l’anello continuava ad essere freddo come il suo respiro.
- No…lui non…-
Sentì qualcosa caderle sopra e avvertì le braccia del moro che la prendevano.
- Herm, non è detto che…-
- Gliel’ho detto io. Gliel’ho chiesto io. Harry, sono stata io…- sussurrò lei.
- No. Non è colpa tua. – le rispose lui.
- Quando ho scoperto del Corno l’ho guardato e lui mi ha letto nella mente. E’ un Legilimens. Lui… lui l’ha fatto per causa mia. Io… -
Harry le coprì la bocca con la mano e la strinse a sé.
- Non è morto Herm, so che non è morto. –
- E come lo sai? – gli chiese lei, tra le lacrime.
- Perché ti ama troppo per morire. –
Da qualche parte, nel suo cuore, Hermione sentì qualcosa battere, forte.
- E se… - iniziò.
- No Herm, no. Lui è vivo, punto. Dai, andiamo. Se non entriamo morirai tu di freddo. –
Harry l’aiutò a tirarsi su ed entrarono nella tenda, spalla contro spalla, mano nella mano.
 
 
Ron si riprese presto ma Hermione volle aspettare qualche giorno prima di andarsene.
Quando quella mattina Harry le parlò, la voce era morbida ma sicura.
- Herm, lo so che non vuoi andartene; ma dobbiamo. Non possiamo rischiare. Lo capisci? –
Hermione alzò lo sguardo e sorrise, debole.
- Già, credo anche io. –
Ron ed Harry si guardarono, preoccupati dalla reazione dell’amica.
- Herm…stai bene? – chiese Ron, prendendole la mano.
- Oh sì, benissimo. E’ meglio sbrigarci, non possiamo perdere altro tempo. –
Detto ciò la ragazza si alzò sorridendo e andò nella sua stanza a preparare i bagagli, lasciando i due migliori amici senza parole.
Chiuse la porta, iniziò a raccogliere le sue cose.
Quando però raccolse da terra la sciarpa Serpeverde di Draco, non ce la fece.
Iniziò a piangere, senza freni, in silenzioso dolore.
- Herm, è tutto ok? – sentì chiedere da fuori.
Respirò a fondo e rispose, fingendo tranquillità.
- Sì, va tutto bene. Ora arrivo. –
Con un incantesimo finì l’operazione e uscì dalla tenda.
I due amici erano lì, gli zaini pronti sulle spalle.
Ron pronunciò l’incantesimo e la tenda si riavvolse su sé stessa, fino ad essere grande come una gomma da cancellare.
Harry la prese e la mise nella borsa di Hermione.
Harry e Ron stavano togliendo gli incantesimi ed Hermione si allontanò da loro.
Fece qualche passo e si chinò sotto un enorme pino, carico di neve.
Prese la bacchetta e fece comparire una rosa rossa il cui colore tramutò in argento.
L’appoggiò a terra e prese la sciarpa, che non aveva mai lasciato andare.
Ispirò a fondo il suo profumo, trattenendo le lacrime, cercando di trarre forza da esso.
Lo sistemò in modo che circondasse la rosa argentata e ci poggiò un bacio.
Si alzò, andò da Harry e Ron e, mano nella mano, scomparvero da lì.
Una di loro con la morte nel cuore.

 



SONO VIVA! Scusate se non aggiorno spesso questa storia ma, come già detto, preferisco aggiornare solo quando ho buone idee e l'ispirazione, come ora. Nella parte dei "tre fratelli" ho inserito il link alla storia del film, che secondo me è uno dei pochi pregi dell'ultimo film *_* Scrivendo questo capitolo devo ammettere di essermi commossa non poco :'( Ok, calma, andrà bene, deve andare bene! ( DELLA SERIE: GENIO, LO DECIDI TU SE VA BENE O NO O_O ). Mi fa comunque piacere notare che, scrivendo di questa storia, sento come calore alle dita, come un piacere, come ritrovare un figlio, no? Ok, sono troppo sentimentale, lo so XD 
Coomunque, ditemi che ne pensate, grazie a tutti quelli che lo faranno ;)
Alla prossima!

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Capitolo 34
*** Aggiornamento ***



Buongiorno a tutti!
Inizio scusandomi per il 'falso' allarme, no, questo non è un capitolo della fan fiction, ma data la strana affluenza che ultimamente la storia ha riscontrato, e che non accadeva da un po', ho deciso di fare questa piccola nota per spiegarvi il perché e il per come (?) dell'interruzione della storia.
Vedete, lo scarso numero e in progressiva diminuzione delle recensioni, il basso feedback e la poca ispirazione mi hanno scoraggiata molto, lo devo dire.
Quindi avevo deciso di rinunciare, con dolore aggiungerei, dato che questa è la mia prima Dramione, la coppia che preferisco in assoluto.
Però, appunto, questa onda di recensioni mi dicono che non è tutto perduto.
Non dico che aggiornerò oggi stesso (ma può anche darsi, sono una persona incredibilmente impulsiva X'D), ma ho deciso di riprendere in mano codesta storia, scrivendo ancora un capitolo e vedendo se davvero ne vale la pena. Non giudicatemi male, non sono una che di norma da così tanto peso alle recensioni, ma la questione è che ho un'altra long in corso, dunque se non ha molto successo questa allora mi concentrerò sulla suddetta.
Spero non mi odiate.
Un bacione,
                                              SilverKiria

PS: Intanto scrivete il perché vi piace questa FF e cosa vi ha portati a continuare a leggerla :) Così mi chiarisco le idee e mi fate tornare l'ispirazione :3

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