Capitolo 1
MI
RITROVAI PER UNA CLASSE OSCURA
[...]
Nel mezzo del
cammin di nostra
vita
mi ritrovai
per una classe
oscura
chè
la diritta via era smarrita.
[…]
Cosa
c'è di meglio dell'Inferno di Dante modernizzato la
mattina appena svegli? Sicuramente tutto, ma ci stava bene con il mio
umore, da
coma per sonno profondo.
Scivolai
indisturbata in classe, stringendo convulsamente
la tracolla del mio zaino, mentre con l'altra mano cercavo di mettermi
a posto
i capelli. E poi “a posto”!:
se mi fossi vista allo specchio in quel momento sicuramente mi sarei
sembrata
un barboncino spennato. E si spennato,
perché anche i cani hanno le
piume.
Individuai
subito il mio eterno banco, ovvero quello pieno
di segni di indelebile nero – che formavano disegni che non
volevo nemmeno
vedere perché sicuramente a bollino rosso – e
sull'angolino della stanza.
I miei
compagni di classe mi giravano attorno; c'era chi
lanciava missili con delle cerbottane e chi fumava indisturbato; dire
che per
loro la scuola era un peso è come affermare che io ero la
persona più popolare
della scuola. E sicuramente il mio scopo non è quello di
auto-prendermi in
giro.
Mentre
sistemavo la carte sulla sedia aspettando quelle
pigrone delle mie amiche, sentii un boato pieno di “Ehi
amico!” e “Bella
lì” dalla parte maschile della classe e
uno starnazzamento da quella
femminile, al quale mi sono unita immediatamente – e
mentalmente – dopo aver
visto chi era apparso dalla porta della classe.
In una
camminata completamente in stile Baywatch
e con un sorriso – che se
tirato giusto un po' di più gli avrebbe strappato la faccia
– stampato in viso
Jack stava facendo la sua apparizione fra noi comuni mortali. Maglietta
bianca
aderente, camicia aperta a quadri sopra – di quelle che vanno
tanto di moda –,
capelli mossi da un vento improvviso e dalla sua
mano che andava a
sistemarseli, jeans e un'espressione che avrebbe fatto svenire Megan
Fox in
persona.
In quel
momento il mio cervello era del tutto in funzione
pappetta, ero una causa persa. Un ammiccamento e io sarei morta
all'instante;
un sorriso mi avrebbe spedita in paradiso.
Mamma mia
quanto è bello!
Dovettero
pensarlo anche tutte le altre ragazze della mia
classe, perché ci fu un sospirare generale mentre Jack
andava a fare il tipico
saluto maschile con altri suoi inferiori simili, ovvero la tipica pacca
sulla
spalla – contenti loro –.
Fra di noi
con il cromosoma doppiamente funzionante X
invece c'era chi si teneva alla larga dalla sua luce abbagliante per
evitare
figuracce, come me d'altronde, ma c'era anche chi ha la bellezza e...
nient'altro per potersi permettere di avvicinarlo.
Neanche
appena passati trenta secondi da quando era
entrato, captai molto distrattamente –
avevo origliato apposta – quelle
solite domande che si fanno all'inizio della scuola, solo che dette
dalla
persona sbagliata a una ancora peggio. Ormai lui si era seduto e un
avvoltoio
con tutte le cattive intenzioni di questo mondo si era già
tuffato ad
appoliparlo, sedendocisi sopra, allungando unghie e lecchinerie varie.
Non per
niente infatti, quella dolcissima Sara, se
ne stava appollaiata sulle gambe del mio modello preferito mentre gli
sussurrava frasi alla hot line che facevano imbarazzare pure me, ma che
lui
invece sembrava apprezzare.
Non era tutta
questa bellezza lei, ma da un abbigliamento
giusto, una sfrontatezza a livelli improponibili e l'aggettivo carina
il
risultato era una ragazza che ai maschi non dava alcun fastidio, anzi.
Adesso non
farò la lista di tutte le cose che lei aveva e
al contrario di me, perché non ero né
un'adolescente in piena crisi
esistenziale né tanto meno mi sottovalutavo così
tanto. In fondo – in fondo
sul serio – mi ritenevo abbastanza carina. Capelli
biondi, occhi scuri in
completo contrasto con una pelle quasi diafana e un'altezza vertiginosa
– si,
nei miei sogni –; mi apprezzavo così com'ero,
senza pretendere troppo. Potevo
non piacere a molte persone, ma sicuramente per la maggior parte era
per il
carattere. Lo ammetto, forse a volte ero un po' vanitosa, ma un po' ci
sta
sempre, soprattutto se non è così nella
realtà. Il segreto è solo quello non
rendere i nostri pensieri veri: se fosse successo altro che amicizie
vera o
false, amori falsi o veri, se si perde la concezione della
realtà nessuno ti
può più salvare.
Brr, mi sento
Platone. Che sensazione OR-RI-BI-LE.
In quel
momento vidi Giò e Lara entrare in classe insieme,
com'era ovvio abitando vicine. Mi adocchiarono all'istante e mi
raggiunsero
anche prima. Noi tre eravamo migliori amiche da anni, anche se non
potevamo
avere dei caratteri più opposti di così.
Giò
era la tipa tosta del gruppo, sempre pronta a
praticare un'arte marziale con la persona che lei definiva “l'idiota
di
turno”, ed era impossibile metterle i piedi in
testa. In ogni sua decisione
era più dura del cemento e guai ad andare contro le persone
a cui voleva bene.
E dopo aver fatto un po' di terrorismo puro sul suo carattere, posso
aggiungere
che sotto sotto era la più buona fra di noi. Sono sicura che
chiunque riuscirà
a conquistarla si troverà con un pupazzo... marziale.
Anche se guardandola
la si poteva si additare come una sempre seria, ma se partiva a ridere
non la
fermava più nessuno. Un paradosso insomma.
Lara era il
suo contrario. Certo, se voleva bene ad una
persona era impossibile scollarla, ma era la più frivola.
Sempre con la testa
sulle nuvole, era un'artista e come tale si comportava; in
più era bella quanto
era brava a dipingere e si poteva benissimo dire che le piaceva
pitturare sia
il materiale di disegno come la sua faccia. Sempre allegra, i maschi la
consideravamo la “bellezza sprecata”
perché sempre nel gruppetto delle
sfigate, con una con l'espressione perennemente da funerale –
Giò – e una non
classificabile – c'est moi –.
Posso dire
che se Giovanna e Lara erano l'opposto, io mi
trovavo in centro. Non sopportavo quelle persone che trattano male
altre, ma
non mi mettevo sicuramente a spaccare tavolette di legno per
divertimento, come
non passavo tutto il giorno a truccarmi, anche se un minimo lo facevo
sempre la
mattina. Sarà che gli opposti si attraggono... comunque sia,
a me era andata
bene: noi tre formiamo un gruppo imbattibile e impossibile da
distruggere.
Ci sistemammo
in tre banchi vicini, con Lara al centro,
verso la fine della classe e tirammo fuori il minimo indispensabile.
“Se
ci capita matematica io mi butto dalla finestra.”
Borbottai distrattamente alla mia amica.
“E
io ti seguo, non credere.”
Entrambe
odiavamo quella disciplina come la peste, mentre
Giò era la più vicina a Einstein fra di noi:
aveva la media dell'otto in tutte
le materie senza aprire libro. Una schifezza insomma. Ovvio dire che
avevo
rinunciato a capirla un mese dopo averla incontrata, la cosa era troppo
complicata.
*******
“La
tua sicurezza mi stupisce ogni giorno di più.”
Eravamo
sedute su un muretto durante la pausa
dell'intervallo a parlare come ogni giorno: la monotonia era quotidiana
e il
fatto che fossero passati i tre mesi estivi non l'aveva scalfita
minimamente. Evviva.
“Per
le cose in cui credo mi batto, dai.” Piccole Giovanna
D'Arco crescono. “E' solo che sono un po' confusa su alcuni
argomenti.”
Rispondo mentre addento il mio buonissimo panino tre strati, finendo
col
mangiarmi sia quello che gran parte delle parole.
“Fammi
indovinare: questi pensieri hanno un nome... eccome
se ce l'hanno!” Ribatte Lara sorridendo, dopo avermi
scannerizzato la faccia
alla ricerca di qualche espressione traditrice. La doveva aver trovata
per due
motivi: primo, si stava scompisciando
dalle
risate molto apertamente, secondo perché sentivo le guance
in fiamme per quella
rivelazione che mi aveva strappato.
“Non
è vero.”
“Ma
ci credi sceme? Quando prima siamo arrivate in classe
avevi formato un lago da quanto sbavavi.” Questa era
Giò a parlare,
sicuramente.
“Facciamo
finta che abbiate ragione. Cosa ci sarebbe di
così bello?” Assottigliai lo sguardo, cercando di
capire i loro secondi fini.
“Dai
JD! Si vede che hai una cotta per quel ragazzo” Lara
era partita in quarta: mi stava spintonando con un gomito sul mio,
dandomi davvero
tanto fastidio.
I miei occhi
caddero inavvertitamente sulla figura di Jack
che era ad una decina di metri di distanza. Quando però
ritornai a fissare le
mie amiche le trovai che sogghignavano. Che stronze, mi avevano
incastrata!
“Mmm,
non è vero.” Cercai di chiudere la conversazione a
mio favore.
“Ok.
Senti, non ti prendiamo in giro né niente se ti piace
J-”
“Sta
zitta!” Forse lo dissi in modo sgarbato, ma solo il
pensiero che il diretto interessato lo avesse scoperto... brr!
“Prima
o poi glielo dirai, vero?” Guardai Giò mentre Lara
faceva la finta indignata.
“Non
credo proprio.” Ridacchiai. Come se la cosa fosse
possibile! Mi immaginai la scena: io che in imbarazzo cronico dicevo a
mr Sex
Appeal che gli sbavavo dietro da anni... come minimo mi avrebbe riso in
faccia.
“Secondo
me è un coglione. C'è, è carino certo,
ma non ha
cervello.” Lara mi sorrideva tranquilla dopo quella sua
rivelazione
esistenziale. La fulminai con lo sguardo: ma come cacchio si permetteva?
Pensieri da
killer a parte, mi stava preoccupando la sua
espressione: faccia da papera e da chi sa quello che ho in mente e
quindi è del
tutto schizzato, sopraffatto dai miei pensieri.
“La
mia cucciolina si è presa una cottaaa.” Mi prese
tutta
la pelle del viso per farmi fare una cosa alla “cioppi-cioppi”
ma
rivoluzionata alla sua maniera, ovvero cercando di strapparmi la faccia.
Dopo
dieci lunghissimi e soffertissimi secondi in cui la maledii a parole e
pensieri
in tutte le lingue del mondo, mollò la presa e io potei
tornare a respirare.
Peccato che qualcuno da lontano mi avesse vista e si fosse messo a
ridere.
Il migliore
amico di Jack – tutto il mio mondo ruotava
intorno a lui ormai, anche le altre persone – mi stava
guardando mentre rideva.
Diventai tutta rossa all'istante, mentre pensavo a un modo per uccidere
Lara
definitivamente. L'avrei fatta fuori entro breve, davvero.
“Mi
hai appena fatto fare una figura di merda con Jack!”
Le sibilai infuriata nera. Si girò alle sue spalle per
controllare.
“Ma
che dici? Non ti sta nemmeno guardando.”
“Ma
mi ha vista quel tizio biondo del suo amico, che lo
dirà poi a Jack. Oddio, è la
fine.” Mi alzai in piedi, rossa in faccia.
“Andiamo
via?” Chiesi. Prima sarei andata via da lì prima
avrei dimenticato la figuraccia appena fatta.
“Si
bella, non sia mai che non ti pariamo il culo per una
volta. Sei paranoica.” Sospirai. Certo che Lara i contrasti
se li cercava
veramente. Se non fosse stata la mia migliore amica da anni sicuramente
ci
avrei litigato come minimo tre volte al giorno, visto le tante
cose in
cui andavamo d'accordo.
“Giò?”
Ultima mia speranza.
“Io
non mi muovo. Sai cosa penso: glielo devi dire.” Era
anche convinta di quello che diceva, assurdo!
“Belle
amiche che siete, grazie.” Gracchiai. Mi
girai irritata, iniziando a camminare verso la classe, in stile io
sono-stra-fika-e-vi-snobbo.
“Ehi
miss io-faccio-le-uscite-migliori ti sei dimenticata
la cartella!” Bazuka, mi serviva un bazuka contro Lara. Avevo
fatto un'uscita
stupenda alla Sex and the City e lei me l'aveva rovinata in quel modo?
Mi rigirai
sempre a testa alta, minimamente scalfita.
Prima che arrivassi da loro, Giò la prese e me la
tirò, centrandomi la pancia e
sbilanciandomi, facendomi picchiare a terra con il sedere.
Sentii
ridacchiare distrattamente alla mia destra. Mi
girai, pronta per fulminare chiunque avesse osato prendermi in giro
– anche se
a dire la verità mi rendevo conto di essere appena caduta
come un sacco di
patate davanti a tutti, ma dovevo ancora collegare il cervello
–.
Mi irrigidii
all'istante, rendendomi conto di chi avevo
davanti, che con molto charme mi allungò
una mano per aiutarmi ad alzare.
O per ridermi contro, che ne potevo sapere io, era sempre possibile.
“Tutto
ok?”
Risposi di no
lentamente, mentre con la bava alla bocca fissavo negli occhi (il
mio) Jack.
Mi
dispiace ma questo capitolo mi è venuto fuori
un po' noioso…
Spero
che non vi siate addormentate davanti allo
schermo XD
Comunque
dovevo presentare i personaggi principali e
lo sviluppo
della
storia... non potevo fare altrimenti! Sorry ;)
Va
bè non saprei che altro dire, in
queste cose sono una
frana!
Al prossimo capitolo,
Anna
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