Mugiwara's thoughts

di april88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rufy ***
Capitolo 2: *** Usoop ***
Capitolo 3: *** Chopper ***
Capitolo 4: *** Zoro ***
Capitolo 5: *** Robin ***
Capitolo 6: *** Nami ***
Capitolo 7: *** Franky ***
Capitolo 8: *** Brook ***
Capitolo 9: *** Sanji ***



Capitolo 1
*** Rufy ***



Buongiorno a tutti.
Ciò che state per leggere, è un capitolo a cui stò lavorando da diverse settimane.
Ce l'ho messa tutta per renderlo ottimo.
Spero vi piaccia!
Buona lettura.

Mugiwara's thoughts
RUFY

Stò correndo velocemente verso Ace, passando sopra il ponte fatto da Inazuma. Niente arresta la mia corsa… neanche mio nonno: l’uomo che mi ha allevato come un padre. Lo colpisco… e in quel momento mi rendo conto che non si è difeso di proposito. Avrebbe potuto facilmente schivare il mio pugno e colpirmi a sua volta… ma non l’ha fatto… credevo di non contare niente per lui… credevo che non contassimo più niente per lui… dopo che avevamo deciso di divenire pirati. Invece, aveva deciso di aiutarci… rimanendo comunque dalla parte della Marina.
Non te l’ho mai detto nonno… ma ti voglio bene e scusami se non ho scelto la strada che avevi tracciato per me… ma devo essere io il padrone del mio destino. Dovevo essere io a scegliere la mia strada… sapevo bene che non approvavi la mia… anzi la nostra scelta; fin da piccoli, ci hai sempre detto che per te prima veniva il dovere e poi la famiglia. Poso un istante lo sguardo su di lui, per accertarmi di non averlo colpito troppo forte… si sta bene, ma ora non ho tempo per pensare a lui. Devo pensare ad Ace… ogni secondo è prezioso.
Appena gli sono davanti, gli sorrido e lui fa lo stesso. Sono sicuro che appena questa storia sarà finita, mi riempirà di pugni perché gli ho disobbedito venendolo a salvare. Mi porto poi dietro di lui per aprirgli le manette.
Quando poi la chiave viene spezzata da Sengoku per un attimo, vengo preso dello sconforto… anche se non mi sono mai battuto con lui… sono sicuro sia un temibile avversario… così tanto che il patibolo và in pezzi… facendoci cadere al suolo: io, mio fratello e le due guardie che dovevano giustiziarlo… ma riconosco uno dei due Mr3, ex Subordinato di Crocodile… e grande amico di Bon chan… fabbrica una chiave di cera che depone sulla serratura delle manette.
Subito veniamo circondati dalle fiamme… un calore che mi riscalda nel profondo… un calore che conosco da una vita. Ace è finalmente libero. Dopo ore e ore di combattimento… ora potevamo battere in ritirata. Io e Ace, dopo aver battuto alcuni marine, correvamo a fianco a fianco. Credevo che fosse tutto finito. Speravo che entrambi saremmo potuti tornare a solcare i mari con le nostre ciurme.
Invece Ace si ferma per salutare un ultima volta il solo uomo che considera suo padre. Fermo qualche attimo la mia folle corsa, per vedere i due salutarsi un’ultima volta. Era un addio… Barbabianca, aveva deciso di porre fine alla sua vita. In quel momento, mi misi a pensare a cosa significasse avere un padre… il mio, non l’ho mai conosciuto… e l’unica volta che lo incontrai… non sono riuscito a vederlo in volto.
Chiamare un uomo papà… che bella sensazione deve essere… mi chiedo se un giorno… riuscirò mai a incontrarlo.
La piazza è nel caos… chi scappa… chi urla… chi rimane al suo posto per combattere. Io sono rimasto immobile per aspettare mio fratello… nella piazza fa molto caldo… troppo… ma non per il fuoco di mio fratello… questo è ancora più caldo. Mi accorgo che un uomo sta correndo… a una velocità tale che la vivre card di Ace vola via dalla fascia del mio cappello. Credo sia un vice ammiraglio della Marina l’unico che ancora non avevo conosciuto. Il suo pugno era magma incandescente e veniva verso di me… sono talmente terrorizzato da quell’uomo che non riesco a muovermi. Lo fisso pensando che sia giunta la mia ora… ma qualcosa impedisce a quel pugno di trafiggermi il petto. I grani di un rosario cadono da tutte le parti… alcuni colpendomi in viso.
No… non posso credere a quello che vedo davanti a me… Ace si era frapposto tra me e l’ammiraglio… e il suo corpo di fuoco, è stato trafitto dal magma. I suoi occhi… sono ridotti a due fessure. Guardo la sua vivre card… che in pochi istanti si è disintegrata. Sono consapevole di cosa significhi questo… ma non lo accetto… non posso accettarlo.
Ace mi cade tra le braccia… ed io l’abbraccio forte. Chiedendogli se sta bene… ma non risponde. Guardo la mano che ho posato sulla sua schiena… è coperta di sangue. Continuo a chiamarlo. Mi è così vicino che lo avverto indebolirsi sempre di più… “Mi dispiace, Rufy… Per colpa mia sei arrivato fin qui, ma ho rovinato il tuo tentativo di salvarmi… Mi dispiace”.
Continuo a gridare… chiedendo che qualcuno curi la sua ferita. Si avvicina un medico. Gli basta un’occhiata e abbassa lo sguardo… quell’uomo trema… lo so perché… ma non voglio crederci… tempo fa… quando eravamo piccoli, Ace, mi promise che mai sarebbe morto! “E’ inutile… ha bruciato le mie interiora. Ormai… è giunta la fine. Questa volta… so per certo che non mi riprenderò”. Non gli credo… non può essere la fine… ma poi ricordo che Iva… forse lui può far qualcosa… ma la mia è una richiesta inutile. Nemmeno lui può salvarlo con i suoi poteri. Lo stringo ancora più forte: “Io… non avrei neanche voluto vivere… se non fosse stato per Sabo e un fratello come te cui badare costantemente. Ah… già se un giorno incontrassi Dadan… potresti salutarla da parte mia? Ora che sto per morire… mi manca anche quella pazza… il mio cuore rimpiange solo una cosa… non essere riuscito a vedere… il tuo sogno che si realizza… Ma… lo realizzerai sicuramente! Sei mio fratello dopotutto! Quel giorno,l’avevamo promesso… e nella mia vita… di rimpianti non ne ho…” Mi dice che alla fine… ciò che voleva davvero… non era la fama o la gloria… Solo… sapere se sarebbe dovuto nascere. Le sue parole, ormai sono un sussurro… solo io posso sentirle… mi chiede di riferire agli altri un messaggio: “Babbo… ragazzi… e tu… Rufy… fino a oggi un buono a nulla come me… uno che nelle sue vene ha il sangue di un demonio… è stato amato da tutti voi… Grazie!” è scoppiato in lacrime… i miei occhi… ormai non vedono più niente per tutte le lacrime che fino a quel momento ho ricacciato.
La sua presa attorno a me, si sta allentando… e lentamente si accascia a terra. I miei occhi… le mie labbra e le mie mani… con cui l’ho tenuto stretto, tremano… e io comincio a urlare il suo nome tra il caos che regna attorno a me… dapprima piano… poi sempre più forte. Fino a svegliarmi, con il suo nome tra le labbra.... sudato e tremante.
È successo di nuovo... è da diversi giorni che vado avanti così. Durante la notte mi sveglio continuamente… non solo perché rivivo il giorno della morte di mio fratello... ma anche perché, appena mi riaddormento, rivivo il giorno in cui quel maledetto mi ha separato dai miei compagni. Questi avvenimenti, si susseguono nella mia mente ogni notte impedendomi un tranquillo riposo... e di giorno, non riesco a essere concentrato come vorrei.
Non ho neanche la forza per tornare a dormire… perché non so se sopporterei di rivivere anche stanotte il giorno della nostra sconfitta. Mi alzo e vado a fare una passeggiata... arrivando sulla spiaggia.
Mi siedo su di uno scoglio e guardo l'orizzonte… come quando ero piccolo, mi recavo con Ace, sulla spiaggia della nostra isola e sognavamo un giorno di prendere il mare. Le fantasticherie che avevo da piccolo, erano lontane dalla realtà. Credevo che formata la mia ciurma, avrei navigato per i mari... sarei andato avanti fino a trovare One Piece. Non avevo idea dei pericoli... degli ostacoli che avrei trovato lungo il mio cammino: La Marina che mi da la caccia... altre ciurme di pirati che tentano di farmi fuori per eliminare la concorrenza... tutto questo, non l'avrei mai potuto immaginare nella mia mente di bambino. Quanto mi sbagliavo a credere che sarebbe stato facile. E la prova l’ho avuta non molti giorni fa… quando ho affrontato l’esercito della Marina. Non sono stato abbastanza forte… tanto che dopo la morte di Ace, sono collassato… e non ho memoria di cosa sia accaduto fino a quando mi sono svegliato ad Amazon Lily.
Una sola cosa ricordavo bene: che mio fratello era morto tra le mie braccia. La mia mente, all'inizio si era rifiutata di crederlo reale... ma mi ero dato abbastanza pizzicotti da farmi piangere... la realtà era evidente: Ace non c’era più. Ero corso nella foresta per sfogare il mio dolore dando pugni da ogni parte… mi servì solo a farlo aumentare … continuai per ore e ormai sfinito mi ero inginocchiato al suolo, piangendo ancora e ancora lacrime.
Nessuno aveva osato avvicinarsi a me... Law... i suoi compagni.... Hancoc... Margareth o le altre amazzoni… nessuno... solo Jimbe ha assistito impotente alle mie sfuriate… cercava di consolarmi… ma io non volevo sentire.
Avevamo ingaggiato una lotta, ma ero così malridotto che mi buttò a terra dopo pochi minuti. Mi teneva bloccato al suolo… dicendomi che dovevo andare avanti… e di non contare ciò che avevo perso… ma ciò che avevo. Con le lacrime agli occhi, mi misi a contare… I miei otto compagni.
Se quel giorno non fosse arrivato Rayleigth... non avrei mai capito il motivo per cui mi era successo tutto questo. Anche se stavo mangiando, avevo aperto le orecchie per sentire i suoi discorsi. L'uomo che odiavo con tutte le mie forze... in realtà, mi aveva salvato. Me e i miei amici. Lui era ancora dalla parte di mio padre... si era sottomesso al Governo... ma agiva ancora per conto dell’armata Rivoluzionaria.
Torno un momento alla realtà. Le onde si abbattono furenti sugli scogli e sulla sabbia. Se non avessi perso la capacità di nuotare, mi sarei tuffato in acqua solo per svuotare la mia mente… fingere per qualche attimo di trovarmi ancora sulla Sunny; le onde che si stagliano contro la nave… e il vento che mi scompiglia i capelli… mi avvicino… fino a farmi arrivare il livello dell’acqua sopra alle ginocchia. Riesco a immaginare di trovarmi ancora a bordo della mia nave.
E rivedo i miei compagni vicino a me: Zoro dormire con la schiena appoggiata all’albero maestro… Usoop e Chopper giocare sull’altalena… Sanji che ci porta degli spuntini… Nami disegnare una cartina… Robin leggere un libro… Brook suonare il violino… e Franky lavorare a qualche macchina.
Ora i miei compagni… sono dispersi chissà dove. Mi domando se stiano bene... cosa stiano facendo... e il non sapere mi preoccupa. Speravo di avere qualche notizia sui giornali… almeno di alcuni di loro, ma su quest’isola gli uccelli postino, non passano… e anche se fosse dubito che abbiano dato nell’occhio come ho fatto io.
Quando pochi giorni fa sono tornato a Marine Ford insieme a Rayleight e Jimbe, la trovai diversa: semi-distrutta e nessun marine… solo operai al lavoro e qualche giornalista. Perfetti per mettere in pratica ciò per cui ero venuto: far arrivare ai miei compagni un messaggio… che solo grazie ai giornali, avrebbe potuto raggiungerli.
Pensavo di fare la cosa giusta. Rayleigth mi aveva convinto che per noi sarebbe stato un bene… ci ha visto all’Arcipelago combattere… i nemici, erano solo tre… e noi in nove… la loro potenza, ci aveva gettati nel terrore… tanto da farci scappare. Mi disse che come capitano non potevo commettere gli stessi errori. Ricongiungerci subito, significava perdere un’occasione d’oro per diventare più forti... e io avevo accettato per il loro bene.
Ma la verità è che mi mancano da morire. Se fossero con me, saprebbero cosa fare per risollevarmi il morale… con la loro allegria e simpatia… mi avrebbero “Odio stare solo…” lo dissi ad alta voce senza rendermene conto. Improvvisamente sento una mano posarsi sulla mia spalla; è Rayleight che senza parole, mi abbraccia teneramente come farebbe un padre col proprio figlio e mi dice: “So che nella tua mente, si agitano molti pensieri… capisco la tua sofferenza per la scomparsa di tuo fratello… e so che senza i tuoi compagni ti senti solo… ma ci sono io qui con te. Se vuoi parlare e sfogarti, sappi che puoi confidarti con me. Non ti chiedo di dimenticarli nei prossimi due anni… al contrario… dovrai sempre pensare a loro. Pensa questo: devi diventare più forte per proteggerli!”.
“Si… hai ragione!”.
“Ora torna a dormire… sappi che non ci andrò leggero con te… da domani, inizierà l’addestramento vero!”
“Aspetta un minuto" depongo il mio cappello su di una roccia insieme alla vivre card e rivolgo un pensiero alle persone più care della mia vita:

“Fratello… continuerò a navigare per i mari e troverò il tesoro… ma non sono forte abbastanza e per ora mi fermo su quest’isola. Zoro, Nami, Usoop, Sanji, Chopper, Robin, Franky, Brook… il pirata Rufy Cappello di Paglia… se ne andrà in vacanza per un po’… ma tornerà più forte di prima!”.


NOTE DELL'AUTORE:
Aspetto vostri commenti.
Ciao a presto!

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Capitolo 2
*** Usoop ***



Salve.
Finalmente sono tornata ad aggiornare.
Scusatemi tutti, ma finalmente ce l'ho fatta a continuare.
Spero di non avervi deluso.
Buona lettura.

Mugiwara's thoughts
USOOP

Quando mi sono svegliato, credevo di aver sognato ogni cosa: l’Ammiraglio, il banditore d’ascia, Orso Bartolomew… la sparizione di Zoro… di Sanji e di Brook. Invece, non mi trovavo insieme ai miei amici… né sulla Sunny.
Non avevo la minima idea di dove mi trovavo… speravo solo di essere stato catapultato in una qualche zona dell’Arcipelago Sabaody. Fermo su questa teoria, avevo cominciato a camminare… cercando un punto familiare, ma più andavo avanti più capivo di trovarmi in un altro posto… in un’altra isola. Non vedevo niente che mi ricordasse l’Arcipelago Sabaody.
Non c’era l’ombra di un villaggio e neanche di una casa. Cominciai a pensare di essere l’unico essere umano in tutta l’isola. Mi accasciai a terra in preda a uno dei miei soliti morbi. Quando mi ripresi, fui attaccato da un enorme insetto. Ho cominciato a correre a perdifiato senza mai voltarmi indietro… perché non volevo vedere quanto mi stesse vicino. Stavo lentamente perdendo la speranza di sfuggirgli, quando uno strano tizio venne in mio aiuto.

Non si trattava di un uomo: aveva l’aria di essere un enorme insetto con la capacità della parola. Sconfisse l’insetto con un sol colpo… gli fui grato. Ancor più quando mi accompagnò a cercare cibo. Lui non si faceva problemi a mangiare le bestie che ad uccideva… io fui un po’ schizzinoso e sospettoso davanti ai frutti che il mio nuovo amico Heracles mi mostrava. Se non avessi incontrato lui, probabilmente, sarei morto dalla paura…o per la fame; dipende quale delle due avrei avvertito per prima. Fu quando una strana pianta mi leccò che compresi con orrore che alcune piante che mi circondavano erano carnivore. Correvo da una parte all’altra per evitare di essere mangiato…ma ce n’erano ovunque; fortunatamente il mio nuovo amico, correva sempre in mio soccorso.

Mi resi conto che solo io ero attaccato: per la mia debolezza; non poteva essere altrimenti… perché non mangiavo niente da diversi giorni… perché so di aver viaggiato tre giorni prima di atterrare qui: l’aveva detto il tizio che brandiva l'ascia subito dopo la sparizione di Zoro; così Heracles mi portò in un luogo dove sicuramente avrei trovato da mangiare. Cascate di ramen… piatti di spaghetti che crescevano come fiori, prosciutti appesi agli alberi, rocce di cioccolato… potevo mangiare tutto quello che volevo. Avevo subito cominciato ad addentare tutte quelle prelibatezze, così buone che non riuscivo più a fermarmi, nonostante il mio stomaco fosse ormai pieno. Finii con l'allontanarmi da Heracles… che continuava ad urlare il mio nome… non gli rispondevo perché troppo occupato a mangiare.
Quando mi trovò, lo vidi piuttosto arrabbiato; potevo capirlo… in effetti, avevo mangiato troppo diventando più largo che lungo; non pensavo fosse un serio problema fino a che non accadde: improvvisamente la terra iniziò a tremare… poi a sollevarsi. Heracles mi disse di correre verso l’esterno; gli obbedii senza capire perché. Mi voltai indietro.
Sotto di noi, un’enorme bocca stava ingoiando ogni cosa. La terra si era sollevata in posizione verticale e la gravità ci fece cadere verso il basso. Heracles riuscì ad afferrare una liana ed io mi aggrappai alla sua mano libera… ma ero troppo pesante e scivolai… stavo per cadere in quella bocca… non era certo così che pensavo di morire.

Pensai a tutte le cose che mi lasciavo alle spalle: Kaiya… Rufy… e tutti i miei amici.
“Rufy…- pensai-…mi dispiace, ma non ci sarò all’appuntamento”. Mancava poco e sarei stato ingoiato… insieme agli animali con contorno di ramen; anche gli spaghetti stavano per finire dentro quelle fauci. Il mio fu un disperato tentativo: li afferrai con i denti e cominciai a mangiarli… riuscendo così a risalire… nel frattempo l’enorme bocca si era chiusa; temporaneamente era tornata la calma… ma io ero diventato più grosso di prima. Quest’ultima mangiata, aveva avuto l’effetto peggiorare la mia situazione. Avevo tanti rotoli di grasso e le mie gambe, a stento riuscivano a reggere il mio peso. Dopo un po’ Heracles mi raggiunse… lo vidi molto più sconvolto di prima… non potevo biasimarlo visto come mi ero ridotto dopo un solo giorno che mi trovavo li.
Inoltre mi disse che le cose grosse, vengono mangiate dall’isola… questo l’avevo capito… in effetti, avevo notato che gli animali sull’isola erano tutti molto grassi.
Ed io, nelle condizioni in cui versavo, avrei continuamente rischiato di essere mangiato se non mi fossi sbrigato ad andarmene.
Ero consapevole che non potevo restare a lungo. Avevo una casa… una famiglia da cui tornare e dovevo fare presto.
Sono passati alcuni giorni… e in questo tempo, ho dovuto combattere senza sosta; ho cercato di spingermi verso l’esterno dell’isola, incontrando ad ogni passo bestie sempre più forti… non sono riuscito a batterli …ma continuavo a provare. Heracles non si allontanava mai da me… cercava di fermarmi, di farmi ragionare…ma come potevo riuscire, a essere razionale dopo aver saputo cosa era successo laggiù: a Marine Ford. Se non mi fosse arrivato quel giornale, non avrei mai trovato la forza di reagire… non avrei mai trovato il coraggio di affrontare queste bestiacce. Ho lottato per giorni senza mai fermarmi…ero sfinito e quando l’isola si è mossa, non sono riuscito a trovare un appiglio in tempo. Stavo per precipitare di nuovo… ma mi salvò Heracles lanciandomi una liana che mi avvolse per tutta la mia circonferenza.
Avevo il fiatone, ma usai tutta la mia forza di volontà per rispondere quando Heracles mi chiese perché mi comportavo a quel modo: “Rufy, ha appena perso suo fratello nella guerra! Chissà quanto dolore starà provando in questo momento!!- mentre parlavo, ho pianto tutte le lacrime che ho soffocato da quando ho letto la notizia -Se non sono accanto a lui mentre soffre, come faccio a considerarmi un suo compagno?”. La mia situazione è disperata… sono ancora sconvolto per la notizia della morte di Ace e nonostante quanti sforzi faccia, non riesco in alcun modo a raggiungere la costa. Ogni volta vengo battuto facilmente da ogni animale che incontro… come ha detto Heracles, sono l’essere più debole di tutta l’isola.

Mangio grandi quantità di cibo per recuperare le energie perse… e per colpa del cibo ho messo su altri chili. Mi chiedo come faccio in questo stato ad andarmene… dovrei cercare di dimagrire prima… ma ci vorranno mesi per farlo e non ho tutto questo tempo. Devo riunirmi agli altri e se per farlo, sarò costretto a farmi vedere in questo stato pazienza. È mio dovere stare vicino al mio capitano… che sarà ancora sconvolto… e forse mentre sto qui a perdere tempo, starà piangendo.
Tento di sollevarmi quando poco distante, cade un giornale dal cielo.
Lo apro senza pensarci… mi basta guardare la fotografia in prima pagina che le lacrime tornano prepotenti a bagnarmi le guance. Nella foto c’era Rufy. Mi fermo ad osservarla attentamente, quando punto gli occhi sul suo braccio destro. Ho capito cosa ha voluto dire.
Solamente un componente della ciurma poteva capire il messaggio.
Ripongo il giornale nella mia borsa e mi sdraio per terra; mi rendo conto che quella di Rufy è stata una decisione sofferta… ma capisco perfettamente che non si può fare altrimenti.
Fino ad ora abbiamo vissuto tante avventure e affrontato molti pericoli… ma io che parte ho avuto in tutto questo? Quella del fifone!
Infondo, era normale pensare a me come a un vigliacco… basta guardarmi in faccia per capirlo.
Quando c’erano pericoli o nemici da affrontare, scappavo e mi riparavo da qualche parte, lasciando appunto che fossero gli altri a occuparsene. Ho sempre fatto così fino a quando non ho indossato la maschera di Sogheking per la prima volta. Lui è quello che io non sono: forte… ma soprattutto coraggioso. Fu lui a combattere a Enies Lobby; lui era arrivato a Robin mentre erano sul treno marino; le aveva parlato… l’aveva incoraggiata a credere in Rufy… è stato lui che ha cercato di proteggerla quando ci scoprirono.
Sull’isola di Enies Lobby lui riuscì a farsi amici i giganti, lui a combatté al fianco di Zoro contro due della CP9… e sempre lui aveva lottato da solo contro Perona a Thriller Bark.
Eppure diventare coraggioso, era il mio sogno. Quando sono partito dal mio villaggio… mi ero ripromesso che sarei diventato forte e coraggioso come mio padre. Così che quando avessi avuto occasione di incontrarlo, sarebbe stato fiero di me.

Che ne è stato fino a oggi della mia promessa? Non sono altro che un bugiardo.
Un moccioso inutile capace solo di farsi grande con le parole… quante volte incantavo l’ingenuo Chopper con le mie storie inventate? A quale scopo poi? Tempo fa le mie storie erano la cura per una mia amica molto malata… ma ora non ho più motivo per raccontarle.
Ora non è più tempo per scherzare è il momento che io cresca.
Ora è tempo che mi dia da fare.
Ci sono un sacco di cose da fare: prima dimagrire… poi sviluppare i muscoli e devo assolutamente diventare più forte.

Da qualche parte nel mio cuore pensavo che Rufy sarebbe diventato Re dei Pirati tutto da solo! Ed io potevo solo stare a guardare. Invece mi sbagliavo. Ci sono un sacco di nemici che nemmeno lui può battere. Anche Rufy può perdere! Si è spinto oltre le sue capacità… ora chiede aiuto! Ecco perché… lui ha bisogno della mia forza.

“Aspettami Rufy! Per farti diventare Re dei Pirati… io diventerò Re dei Cecchini!”.


NOTE DELL'AUTORE:
Spero che questo capitolo non sia un disastro totale.
Ditemi cosa ne pensate.
Ciao a presto!
Ringrazio: -tre 88
per aver commentato il precedente capitolo e per averlo inserito nelle liste dei preferiti, delle ricordate, e le seguite

-Princesa de la Terrazza2000
per aver inserito la mia storia tra le ricordate.

-DanaYume
-sashi
per aver inserito la mia storia tra le seguite.

Grazie a tutti!

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Capitolo 3
*** Chopper ***



Buonasera!
Chiedo scusa per l'attesa.
Eccomi con un'altro capitolo!
Buona lettura.

Mugiwara's thoughts
CHOPPER

“Chopppeeeer!” aprii gli occhi spaventato.
“Chopper finalmente ti sei svegliato!” fu Usoop a parlare con voce calma.
“Che cosa è successo?”
“Niente di che, ti sei addormentato mentre stavo raccontando le fantastiche avventure del capitan Usoop” riprese a raccontare... ma io non lo stavo ascoltando.
Ero più attento a guardarmi intorno: vicino a me e Usoop, c’era Robin; stava leggendo un libro comodamente seduta sulla sdraia. Mi sono sempre chiesto come riesca a leggere tutto il giorno senza mai stancarsi la vista.
“Ehi, Chopper!” ora era Rufy a chiamarmi.
‘Strano- pensai – sembrava sua la voce che mi chiamava con tanta disperazione’.
Rufy stava pescando insieme a Brook; mi faceva segno di avvicinarmi... andai verso di lui e potei vedere anche gli altri: Franky stava testando una nuova arma e Nami era occupata a picchiare Zoro e Sanji che come al solito stavano litigando. Questa era una delle rare giornate di tranquillità… giorni noiosi, così li chiama Rufy… lui trova molto più bello quando abbiamo navi della marina alle calcagna. Io invece, preferisco giornate come questa... eppure poi, accade sempre qualcosa che spezza la solita routine. Rufy strilla di aver preso un pesce e per issarlo sulla nave, me lo sbatte contro facendomi cadere.
Tutti si mettono a ridere… ed io li seguo anche perché il pesce sta sbattendo la coda contro di me facendomi tanto solletico.

Però, mi sembra di sentire le risate dei miei compagni sempre più lontane… poi i loro volti spariscono… e quando apro gli occhi, mi trovo davanti due enormi uccelli… strano… non mi ero accorto di averli chiusi… ma poi realizzo: avevo sognato di essere ancora insieme ai miei compagni… ma la realtà è molto diversa; mi tornano alla mente i miei ultimi ricordi… in quel momento capisco che il grido disperato di Rufy è l’ultima cosa che la mia memoria ha registrato prima che quel tipo mi facesse sparire.
Ora ero in un altro luogo e da solo.
L’isola in cui mi trovavo, era abitata non solo da uccelli, ma anche da esseri umani, che come mi videro, mi catturarono per mangiarmi… e se non fossero stati attaccati da uno stormo di uccelli, sarei finito a pezzi negli stomaci di questa gente. Intanto che mi facevo venire in mente un modo per tornare dai miei compagni, avevo trovato una grotta in cui nascondermi… proprio sopra al nido di uno degli uccelli. Fu un caso che uno dei loro piccoli, cadde dal nido e si fece male alle zampine. Era ancora piccolo e non era ancora in grado di volare… ed io non potevo avvicinarmi ai loro nidi o mi avrebbero preso, così lo portai nel mio nascondiglio e lo curai.
Avevo trovato ottime erbe mediche sull'isola e con esse, ero riuscito a curarlo… in pochi giorni, stava così bene che uscì dalla grotta mentre dormivo. Quando non lo vidi, corsi subito a cercarlo non avrei mai pensato di imbattermi sia negli umani che negli uccelli. Il piccolo riuscì a salvarsi perché quello che era il padre, lo portò via… io invece, fui catturato di nuovo per finire in pentola.
Trovai la salvezza solo perché mi avevano udito parlare. Quando mi liberarono, seppi la triste storia di quel popolo.
Molti umani erano malati, ma non potevano curarli perché le erbe mediche necessarie erano sui nidi degli uccelli e loro non riuscivano ad avvicinarsi.

Decisi di aiutarli e recuperare quelle erbe… anche per ringraziarli del fatto che non mi avevano mangiato. Da solo, mi avvicinai ai loro nidi, cercando subito un dialogo, ma anche se mi capivano, non mi volevano ascoltare. Mi attaccarono e gli umani, vennero in mio soccorso cercando di colpire gli uccelli con le loro lance... agii d'istinto… mettendomi in mezzo, avevo fatto loro da scudo.
Per una volta non ho pianto… mi sono fatto coraggio… ho affrontato il pericolo a testa alta… proprio come tu mi avevi insegnato: “Rufy… spero che ovunque ti trovi, sia fiero di me”. Grazie al mio gesto, e all’arrivo del padre del mio amico pulcino, gli uccelli, mi ascoltarono... e riuscii ad appacificare umani e uccelli; e grazie alle erbe mediche raccolte, le persone sono guarite.
Ero felice di aver fatto qualcosa per queste persone… ma la mia felicità è svanita quando ebbi tra le mani il giornale.
La foto in prima pagina ritraeva Ace il fratello di Rufy. Steso a terra con il petto perforato… mi tornò alla mente la prima volta che lo vidi: ad Alabasta… per un po’ viaggiò insieme a noi; ci separammo solo perché lui ci perse di vista mentre percorrevamo il deserto. Ed io che credevo che Zoro fosse l’unico sulla faccia della terra ad avere un senso dell’orientamento paria zero. Da quella volta, non c’è più capitato di incontrarlo… meno che mai pronunciare il suo nome… fino alla volta in cui vedemmo la sua vivre card iniziare a consumarsi…ma Rufy non volle andarlo a cercare.
Diceva che Ace, si sarebbe arrabbiato e basta.
Non sembrava essere preoccupato che suo fratello potesse essere in pericolo... del resto, Ace era molto forte... ma evidentemente… si era imbattuto in qualcuno più forte di lui, se erano riusciti a catturarlo.

Sul giornale, non avevano riportato molte notizie. Solo che quello scavezza collo del mio capitano, si trovava sulla piazza di Marine Ford al momento della morte di Ace. Sono certo che ha lottato con tutte le sue forze… spingendosi oltre i suoi limiti…e ora è sicuramente pieno di ferite. Devo tornare da lui al più presto... è mio dovere di compagno e medico.

Il padre del pulcino, si offrì di accompagnarmi fino a Sabaody; volava molto velocemente… di sicuro avrei raggiunto il luogo dell’incontro in pochissimo tempo.
Ero quasi a metà strada quando m’imbattei in un uccello postino… gli chiesi il giornale per vedere se c’erano altre notizie sulla guerra.
Ma della guerra non menzionava nulla. Sull'articolo c'era solo una strana notizia... con la foto del mio capitano. Non l’avevo mai visto con un’espressione così seria… e non capii perché con tutte quelle bende si fosse arrischiato a tornare in quel luogo… il suo corpo era completamente fasciato… tranne, mi accorsi, una piccola zona sul braccio destro… dove spiccava un tatuaggio… quando ne capii il significato, i miei occhi s’illuminarono. Presi la mia decisione. Nell’isola in cui ero stato catapultato, erano presenti diverse erbe mediche… molte delle quali non avevo mai visto sui miei libri… avevo due anni a disposizione per studiarle e accrescere le mie conoscenze mediche… così avrei aiutato Rufy e tutti i miei compagni. Tornai indietro… gli abitanti dell’isola e gli uccelli, furono felici del mio ritorno… e del fatto che volessi studiare le erbe dell’isola… mi condussero nella loro biblioteca.
Girai un paio di volte su me stesso per costatarne la grandezza. Era immensa… sfogliai diversi libri… le proprietà e gli effetti delle piante, erano spiegati in maniera eccellente.
Al primo impatto, la loro mi era sembrata una tribù di selvaggi… ma ora mi accorgo che in realtà hanno molte conoscenze che vanno oltre il campo medico… le loro armi, infatti, sono meccaniche.
Si… imparerò molte cose restando qui.

La mia mente tornò per un attimo al mio passato.
Ai tempi bui quando ero solo… quando nessuno mi accettava… né tra i miei simili né tra gli umani… perché considerato diverso dai primi … e mostro dai secondi.
Il fatto di aver mangiato quel frutto del diavolo, aveva sconvolto la mia vita: ero stato cacciato definitivamente dal branco… e quando provai a farmi amici tra gli umani, mi cacciarono via… perché si basavano sul mio aspetto che di umano, aveva poco.
Solo due persone, mi avevano voluto bene, prima di incontrare Rufy: i miei insegnanti di medicina Hillk e Kureha… mi hanno trattato come un figlio e mi hanno trasmesso le loro conoscenze mediche. Era stato il dottor Hillk a spiegarmi cos’era un pirata… gli promisi che un giorno, avrei preso il mare… che sarei diventato un pirata.

E poi ripensai a Rufy, quando mi chiese di imbarcarmi con lui; mi ha trattato da amico e non come mostro… gli devo molto; eppure non sono mai riuscito a fare qualcosa per lui… neanche quel giorno: Gli uomini della marina, erano troppo forti per noi… ci avevano messo al tappeto in un attimo… nessuno era stato in grado di contrastarli. Nemmeno Rufy… che ha assistito impotente alla scomparsa di Zoro… e uno dopo l’altro Brook… Sanji… Usoop… per Rufy deve essere stato terribile.
Lo è stato anche per me. Mai… mai più voglio che accada. Non voglio più rivivere una situazione come quella. Da quando sono nella ciurma, non m’importa più di quello che pensano gli altri… e sono disposto a fare qualunque cosa per essere d’aiuto alla ciurma. Non m’importa cosa o come diventerò… anche se dovessi trasformarmi in un mostro.

“Rufy!! Io ti prometto che diventerò molto più forte!”.


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Capitolo 4
*** Zoro ***



Ciao, ragazzi e ragazze, mi inginocchio rispettosamente davanti a voi chiedendo scusa per non aver più aggiornato questa storia.
Spero di riuscire a postare i prossimi capitoli presto… in caso contrario, vi autorizzo a scrivere nelle recensioni i peggiori insulti che vi vengono in mente.
Ora passiamo al capitolo.
Buona lettura e di nuovo scusa a tutti.

Mugiwara's thoughts
ZORO

Avrei preferito mille volte stare solo piuttosto che in compagnia di questa rompiscatole. È vero, mi ha curato le ferite ma ora che mi sono ripreso, non fa altro che usare i suoi poteri contro di me… umiliandomi.
Se non fossi più interessato ad andarmene di qui, piuttosto che perdere tempo, già le avrei dato una lezione.
Oltretutto quella mocciosa mi ha anche nascosto le spade e non riesco a trovare la stanza, dove le ha messe; è da giorni che giro per il castello in cui sono apparentemente prigioniero, ma devo ammettere che il mio senso dell’orientamento è pessimo. E non le avrei mai trovate se Perona non mi avesse guidato fino alla stanza dove me le aveva nascoste.
Una volta prese, ho tranciato la parete per uscire all’esterno. Non avevo la minima voglia di perdere altro tempo.

Dovevo a tutti i costi raggiungere il mare; avrei anche percorso la strada a nuoto se era necessario, ma dovevo tornare dai miei compagni; non ricordo bene cosa accadde quel giorno. All’inizio ho combattuto, ma non mi ero completamente ripreso dopo lo scontro a Thriller Bark e sono finito subito al tappeto; ero troppo debole anche solo per tenere gli occhi aperti. So solo che a quell’Orso è bastato toccarmi col palmo della mano per farmi arrivare in questo luogo sperduto separandomi dagli altri.

Vagando per la foresta, mi sono imbattuto nella mocciosa rompiscatole che si è offerta di guidando fino al mare ma poi, sentendo un rumore in lontananza, è andata a vedere… e così anche io. Siamo arrivati a quelli che sembravano i resti di una città.
Tempo fa doveva essersi svolta una battaglia terribile: il luogo era devastato.
Mi sembrava quasi di essere a Skypea infatti, anche li c’erano i resti di una città; per un attimo mi fermo a pensare cosa avrebbero fatto i miei compagni se fossero qui con me: Rufy, sarebbe saltato da una parte all’altra divertendosi come un matto, Robin sono sicuro si sarebbe divertita ad esplorare questi luoghi, Nami Usoop e Chopper e Brook starebbero tremando di paura, Sanji farebbe il cascamorto con le ragazze e Franky… beh, lui improvviserebbe un balletto per allentare la tensione dei fifoni; io invece, me ne sarei stato da una parte, bevendo birra o sakè a godermi le buffonate del capitano o Nami mente picchia Sanji o i siparietti di Usoop e Chopper; non mi mischiavo mai a loro. Io sono sempre stato il tipo che sta insieme con gli altri ma come se non ci fosse; è sempre stato così.

Ma quando c’era da combattere, ero sempre il primo a scendere in campo per aiutare i miei compagni.
Ero il primo a gettarmi nel fuoco nemico per aiutarli e una volta, sono stato sul punto di sacrificare la mia vita in cambio della salvezza di Rufy.
Per la sua salvezza, ero disposto a rinunciare per sempre al mio sogno di diventare il miglior spadaccino del mondo. Per lui ero disposto a rinunciare alla mia vita.
Devo ringraziare la mia tempra se invece, sono sopravvissuto e mi trovo qui… non so dove ma sono vivo e da qualche parte, ci sono i miei compagni che aspettano, il mi ritorno.

L’atmosfera che regna è spettrale; sembra piacere molto a Perona ma non posso dire lo stesso per me. Ho i nervi tesi e le mani sono appoggiate all’elsa delle spade… pronto a estrarle in caso di pericolo.
Abbiamo camminato a lungo fino ad arrivare davanti ad una lapide scolpita su di un albero. Non ho avuto il tempo neanche di pensare chi potesse averla intagliata che fummo attaccati da degli enormi babbuini che sembravano comportarsi come esseri umani poiché erano abili nel maneggiare armi.

Mi hanno dato del filo da torcere, tanto da costringermi di nuovo a letto.
Ma non sono le mie numerose ferite a preoccuparmi. E’ per Rufy che sono preoccupato.
Quando quell’uomo è arrivato sull’isola e mi ha raccontato cosa gli era successo, sono rimasto sconvolto.
Anche se dolorante, mi alzo dal letto per raggiungere il grande salone; lì, vedo il signore del castello: Mihawke, Occhi di Falco. Ha un giornale in mano… lo stesso che qualche ora prima quando mi ha sbattuto in faccia la notizia che Ace Pugno di Fuoco era stato catturato dalla Marina e ucciso davanti agli occhi di Rufy.
Quell’uomo mi guarda impassibile mentre avanzo verso di lui sostenendomi grazie alle spade.

Nonostante mi aveva detto che sicuramente Rufy è ancora vivo, gli chiedo di dirmi altro… doveva saperne di più di quello che i giornali riportavano, ma non mi ha risposto. Sono sicuro che nel mio sguardo abbia letto tutti i sentimenti che non trapelavano dalla mia voce, perché, mi offre un’imbarcazione che, con fatica, trascino verso la spiaggia. Neanche a dirlo, appena arrivo ai piedi della croce scolpita, vengo di nuovo attaccato. I babbuini, mi sembrano ancora più forti di prima… usano perfino le mie stesse tecniche e per quanti sforzi faccia, non riesco a batterli e con un attacco, ci è andata di mezzo la nave con cui volevo lasciare l’isola. Poco m’importava: sarei stato anche disposto ad utilizzare ciò che ne restava e tornarci a nuoto all’Arcipelago, ma quei babbuini, non mi permettevano di muovere un passo verso il mare così ho continuato a combattere, finendo di nuovo a terra colto dalla stanchezza. Per essere animali non dotati d’intelligenza, erano veramente in gamba… forse troppo… e al mio livello e con quelle brutte ferite su tutto il corpo non potevo fare granché. Sono caduto a terra svenuto, con la ferma convinzione che una volta sveglio avrei tentato di nuovo di lasciare questo posto.
È stata la voce della mocciosa a ridestarmi… forse troppo presto. Non riuscivo nemmeno a mettermi seduto per le ferite così, sono rimasto sdraiato, mentre lei, mi metteva sotto il naso, il giornale appena arrivato. Non me ne sarebbe importato niente, se non avessi visto la foto del mio capitano. La obbligai a farmi leggere l’articolo che di per se, non diceva molto; quello che mi ha colto alla sprovvista, è stato quando ho guardato più attentamente la foto… molto, molto, molto attentamente.
‘Una testa vuota come me, non capisce al volo le cose’ avevano ragione i miei compagni quando me lo dicevano.
Quando sono arrivato a capire, nel mio cuore si sono susseguiti una moltitudine di emozioni: dapprima sorpresa, poi delusione, ma infine ha prevalso la consapevolezza.

La consapevolezza di non essere stato abbastanza forte.
Nessuno di noi, era pronto per entrare nel Nuovo Mondo. Nemmeno Rufy. E la prova l’abbiamo avuta proprio quel giorno a Sabaody contro quegli uomini.
Sicuramente troveremo nemici molto più forti e spietati di quelli affrontati fin’ora… le battaglie che ci aspettano, saranno più impegnative.

Mi sono alzato da terra e nonostante le numerose ferite sul mio corpo e la ragazzina che mi tormentava per farmi tornare al castello, ho ripreso in mano le mie spade e ho continuato… ho continuato a combattere: per dimostrare a me stesso che potevo farcela… anche se gli avversari erano molti… anche se usavano le mie stesse tecniche… anche se non mi ero ancora ripreso dagli ultimi scontri.
E ce l’ho fatta, anche se mi sono ritrovato più malconcio di prima. Sarei dovuto andare a riposare un po’, ma non potevo aspettare. Ho barcollato fino al castello sempre in compagnia della mocciosa.
E per una volta ho rinunciato al mio orgoglio; per la prima volta, m’inginocchio davanti ad un nemico, ma non per chiedergli pietà. Il motivo che mi spinge a farlo è molto più importante:gli chiedo di insegnarmi a combattere. Uno spadaccino che insegna a un altro spadaccino; per di più qualcuno che ha come obiettivo sconfiggere proprio quella persona. Scommetto che è stata la richiesta più assurda che lui abbia mai sentito.
Mi ha rivolto parole di scherno, mi ha dato del patetico, dell’incapace per non essere riuscito né a battere quei babbuini né a raggiungere il mare, ma non gli ho dato peso. Sono rimasto fermo nella mia posizione, fronte a terra.
Gli ho detto che quei babbuini li avevo sconfitti e che era rimasto solo lui da affrontare.
Sapevo che non sarebbe stato facile convincerlo a farmi da maestro… è stato difficile anche per me chiederlo, ma quando ho pensato al mio capitano e ai miei compagni, la voce mi è uscita tutta d’un fiato.
Con mia grande felicità, ha accettato la mia richiesta. Ha detto che avremmo cominciato quando fossi guarito.

Sono andato nella mia stanza seguito da Perona che mi ha chiesto perché avessi cambiato idea, decidendo di restare anziché andarmene. Mi sono seduto sul letto e ho preso in mano la vivre card. Iniziandole a spiegare il motivo della mia decisione. Le mostro il dettaglio del giornale 3D 2Y. “Dobbiamo fermarci e rafforzarci. Ecco il significato del suo messaggio”.
Mentre parlavo, ho notato che la vivre card, si spostava in avanti sul palmo della mia mano. Segno che uno di noi, si stava muovendo. Mi chiedo se mi stia indicando i movimenti Rufy. Sì, deve essere così; si starà recando in una qualche isola per potersi allenare.

Io sono rimasto a letto qualche ora: il tempo necessario per riprendere un minimo le forze. Non c’è tempo da perdere. Due anni sono lunghi ma ho molto da imparare dal mio maestro.

“Rufy, quando ci rincontreremo le cose, saranno cambiate. Anch’io sarò più forte!”.



NOTE DELL'AUTORE:
Si, forse questo capitolo non è un gran chè. Spero di riuscire a fare meglio i prissimi.
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate!

Ringrazio:
-tre 88
per aver commentato i capitoli precedenti e per averlo inserito nelle liste dei preferiti, delle ricordate, e le seguite

-robinchan07
per aver commentato i capitoli precedenti

-DanaYume
-Fotografic 93
-sashi
per aver inserito la mia storia tra le seguite.

-Princesa de la Terrazza2000
che l'ha inserita tra le ricordate.

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Capitolo 5
*** Robin ***



Ciao, ragazzi e ragazze, finalmente sono riuscita a completare un nuovo capitolo
Buona lettura a tutti.

Mugiwara's thoughts
ROBIN

Se penso che a Impel Down i prigionieri siano trattati peggio di qui, ringrazio la testardaggine di Rufy: se non era per lui e per gli altri, a quest’ora, starei in un’orribile cella incatenata con l’agalmatolite, oppure sarei già all’altro mondo.
Certo, non che qui la situazione sia rosea.
In questo posto, neanche potessi definirla isola perché sono su di un ponte, gli abiti che indosso sono troppo leggeri per la temperatura di qui. Se non fossi stata soccorsa forse ora, sarei un ghiacciolo.
Mi è stato offerto anche un riparo in una delle tante case di questa cittadina.

I primi giorni, sono stata sempre nascosta nella soffitta e, stando attenta a non farmi scorgere, osservavo le persone per strada. C’erano dei soldati ma non si trattava di uomini della Marina; questi avevano delle divise rosse e avevano sempre i fucili in mano puntati contro altre persone che, così come le donne che vivono in questa casa, sono vestite di tute da lavoro con un codice numerico stampato. Dentro di me, mi ero già fatta un’idea che fossero prigionieri, ma non capivo come potevano esserci donne e bambini; non erano possessori di frutti del diavolo e non avevano l’aria di essere criminali. Inoltre, ognuna di queste persone, esce da casa pulita e torna ore dopo con gli abiti e il viso sporchi.
Anche la piccola che tanto gentilmente mi ha aiutata va e viene da casa a fuori… è lei a dirmi che va a lavorare. Avrà appena dieci anni e lavora tra gli adulti; curiosa le ho chiesto che lavoro le faceva e, inorridita, ho saputo in che razza di posto sono capitata. Stanno costruendo un ponte e il cantiere va avanti da settecento anni… e peggio, quelli che lavorano qui sono abitanti di paesi che si sono rifiutati di allearsi con il governo mondiale e tra loro ci sono anche dei ricercati. Mai avrei pensato che questa gente stesse ai lavori forzati. La bambina, Soran si chiama, dice che è contenta di star costruendo questo ponte perché collegherà dei paesi così un giorno, avrebbe potuto lasciare quel posto orribile.

Con il sorriso sulle labbra, le dico che sarà così, ma chissà se ho fatto bene a illuderla, perché sospetto che se questo cantiere dura già da settecento anni e non si vede ancora un’isola cui collegarlo, in realtà sia solo una scusa per illudere e far ammazzare di lavoro povera gente. È terribile ciò che fanno qui e mi dispiace non poter fare niente e assistere impotente a questi soprusi, ma non posso farmi scoprire; appena starò meglio dovrò andarmene e tornare dai miei compagni; mi ripetevo queste parole ogni sera ma ahimè, non ho potuto star nascosta al lungo perché qualcuno mi ha denunciato alle guardie. Ho dovuto farmi catturare perché altrimenti, ci sarebbe andata di mezzo la bambina e le altre donne che avevano fatto tanto per cercare di tenermi nascosta… e questo non potevo permetterlo. Erano finiti i tempi bui in cui usavo le persone come scudo per salvarmi.
È stato l’incontro con un ragazzino immaturo ma con un grande cuore a cambiarmi. Ha saputo ridarmi la gioia di vivere. Mi ha fatto tornare il sorriso è stato grazie a lui se sono tornata a fidarmi delle altre persone.

Sono stata portata in una torre per essere interrogata. Le guardie non sapevano chi fossi ma il loro capo mi ha riconosciuto subito senza margine di errore, perché ora, ho una bella fotografia aggiornata sul mio avviso di taglia.
La prima cosa che hanno voluto sapere era il perché mi trovavo lì e dove erano i miei compagni: quanto avrei voluto saperlo anch’io! Non ce la facevo più: volevo tornare dai miei amici e sentire le loro allegre risate! Volevo tornare a Sabaody e partire con loro per il Nuovo Mondo, ma come potevo fare per scappare se l’agalmatolite blocca i miei poteri? Mi hanno picchiata ma non ho aperto bocca… in fondo era vero che non sapevo niente. Anzi, avrei dato un braccio per sapere, dove erano i miei compagni e per quale motivo di tutte le isole fossi finita proprio li.
Mi hanno trattata come una bestia… con catene di agalmatolite ai polsi. Non potevo difendermi.
Dopo ore d’interrogatorio, sono stata obbligata a indossare una delle divise che hanno gli altri prigionieri, ma non mi hanno messo ai lavori forzati; invece, mi hanno sbattuta con poca grazia dentro una cella umida e fredda.

I giorni trascorrono lenti quando non si ha nulla da fare… quando si è da soli come me adesso e quando sento più forte il peso della solitudine, prendo in mano la vivre card che sono riuscita a nascondere alle guardie quando mi hanno perquisita... e la stringo forte... e mi sembra che i miei compagni siano qui vicino a me. Nella cella accanto alla mia vi è rinchiuso un uomo anziano, è un tipo tranquillo; mi chiedo come faccia a esserlo con quello che succede in questo posto. Mi dice che l’hanno rinchiuso perché gli anziani sono inutili.
Mi dispiace per lui… è vero gli altri prigionieri sono costretti a turni di lavoro massacrante mentre io e lui siamo chiusi tra quattro mura e non facciamo niente tutto il giorno, ma se avessi potuto scegliere, avrei preferito screpolarmi le mani lavorando che stare qui dentro e poi, avrei avuto qualche possibilità di fuga.
Rinchiusa qui dentro, l’unica soluzione che mi viene in mente, è tagliarmi le braccia; lo dico pure ad alta voce, ma solo il vecchio mi ha sentita e ride. Cosa ci sarà di divertente in quello che ho detto? Sono seria: sarei disposta a rinunciare alle mie mani pur di togliere queste pesanti manette. Il vecchio parla ancora distogliendomi da questo pensiero: “Ragazza, non avere così fretta! Ascolta attentamente. Non senti qualcosa?”
Effettivamente, ora che me l’ha fatto notare, sento qualche rumore provenire da fuori: prima avverto un’esplosione e poi altri rumori più lievi. Forse degli spari. La fuori sta sicuramente succedendo qualcosa, e forse le guardie hanno lasciato l’ingresso della prigione, poiché la piccola Soran è riuscita ad arrivare fin qui… prima ho sentito la sua voce provenire fuori della prigione, poi era lì davanti a me, dietro le sbarre della mia cella.

Dietro di lei, c’era uno dei soldati che in realtà, si rivela uno dell’Armata Rivoluzionaria travestito.
Libera il vecchio accanto alla mia cella e comincio a capire il perché delle sue parole di prima: si era infiltrato come prigioniero e un suo sottoposto come guardia.
Liberano anche me e ci dirigiamo alla porta. Ho ancora le manette di agalmatolite e la piccola con il mazzo delle chiavi in mano le prova una a una sulla serratura… intanto quegli uomini aprono le porte e ci troviamo la strada sbarrata dalle guardie che ci puntano contro i fucili. Capisco subito che questi signori non hanno i poteri dei frutti del mare. Bisogna fare in fretta, ma non voglio mettere sotto pressione Soran che è già abbastanza spaventata. Finalmente tiriamo entrambe un sospiro di sollievo per aver trovato la chiave giusta. Senza perdere tempo uso il mio potere.
Faccio fiorire le mie braccia sulle loro spalle e con un movimento gli spezzo il collo. Uno a uno cadono a terra inermi; sono giorni che desidero farlo: restituire a queste guardie tutto il male che hanno fatto a me a Soran e a tutte le altre persone che sono prigioniere, mi ha trasmesso una gioia intensa, mista a soddisfazione.

Non mi sono fermata alle guardie davanti alla prigione: mi sono unita ai rivoluzionari e ho continuato a combattere contro ogni uomo. Dopo una lunga serie di combattimenti, ora sono tutti liberi coperti da pesanti coperte e con tazze di cioccolata fumante in mano, tutto offerto dai rivoluzionari. Uno di loro che non ho avuto il piacere di conoscere, si avvicina e mi offre una giacca per ripararmi dal freddo.
Mi chiama per nome… non avevo dubbi sul fatto che mi conoscesse: sarebbe stato strano il contrario! Quest’uomo, mi offre l’opportunità di unirmi alla loro causa; rifiuto senza nemmeno pensarci.
Tempo fa, avevo deciso che sarei stata insieme ai miei compagni per sempre, e niente e nessuno mi avrebbe mai fatto cambiare idea. Chiesi solo un passaggio fino all’Arcipelago Sabaody; avevo una voglia matta di tornare da loro… mi mancano tutti, soprattutto Rufy; mi mancava la sua allegria, la sua voglia di vivere e speravo che niente fosse cambiato nonostante la brutta esperienza di qualche giorno prima, ma molto probabilmente, mi sbagliavo. Ai miei occhi, lui è sempre parso un bambino... un bambino i cui occhi, non avevano ancora visto gli orrori di questo mondo… occhi che non avevano mai visto la guerra, già perché tutte le battaglie affrontate fin’ora, non sono niente in confronto alla guerra tra la Marina ed i pirati di Barbabianca.

Soprattutto, però, i suoi occhi non avevano mai visto la scomparsa di una persona cara. Doveva volergli molto bene se si era spinto da solo, fin la per riuscire a salvarlo. Mi dispiace che non ci sia riuscito, ma purtroppo, questa è la realtà della vita e non ci si può fare niente… bisogna accettarla ed andare avanti.
Bisogna continuare a vivere per le persone cui si vuole bene. Fino a poco tempo fa, io non avevo nessuno per cui continuare a vivere… avevo perso tutto: la mia mamma e il mio unico migliore amico… non avevo più nessuno eppure sono andata avanti… ho vissuto, ma io la consideravo un vegetare sulla terra fino alla vera fine della mia vita.
Eppure incontrare i miei compagni, mi ha restituito la voglia di vivere che avevo perso.
Rufy… per questo, per ringraziarti, io farò quello che tu hai fatto per me, ti starò vicino, ora che ne hai più bisogno; devi solo avere pazienza e sarò da te. Salgo sulla carrozza accompagnata da tre uomini, diretta alla nave che mi avrebbe riportato a Sabaody.
Nessuno di loro dice una parola per tutto il tragitto… sono tutti chini a pensare ai fatti loro… trovando più interessante il paesaggio la fuori, mi volto verso il finestrino.
A mano a mano che procediamo, attraversiamo cantieri sempre più vecchi… sempre più in rovina. Solo notando il mio interesse per quello che c’è la fuori, uno dei signori mi rivolge la parola, parlandomi della storia della realizzazione di questo inutile ponte… inutile perché non avrebbe mai portato da nessuna parte. Sono fiera che i miei compagni ed io, abbiamo dato una lezione a due pancioni impettiti boriosi Draghi Celesti.

Stavamo percorrendo il ponte da diversi giorni, quando arriva un giornale, che subito mi consegnano.
La foto del mio capitano spiccava in prima pagina; mi basta osservarla per capire che i piani del mio capitano sono cambiati. La sua, è sì una richiesta di aiuto, ma non di raggiungerlo presto… è tutt’altro quello che ci chiede: posticipare il nostro incontro. Non ci vuole un genio per capirne il motivo… e sono sicura che anche gli altri, appoggino la sua decisione. Devo fare anch’io la mia parte. Informo gli uomini che mi scortano della mia decisione. Raggiungere Baltigo e incontrare Dragon, il loro capo. Questo pensiero, mi fa quasi sentire in colpa, infondo che diritto ho di incontrare un padre che Rufy non ha mai conosciuto… però, non c’è niente di male ad ascoltare quello che ha da dirmi… infondo sono anni che questi signori mi cercavano. Ora sono finalmente arrivata sulla nave che mi condurrà dall’uomo ricercato in tutto il mondo.

“Rufy, se mi schiero al suo fianco, forse posso diventare più forte. Non ho mai desiderato diventare più forte per qualcuno… non l’avevo mai pensato, ma lo farò per te”.



NOTE DELL'AUTORE:
Spero di essere riuscita a fare un buon lavoro con questo capitolo
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate!

Ringrazio:
tre 88
per aver commentato il capitolo precedente.Mi raccomando, fammi sapere cosa ne pensi di questo!

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Capitolo 6
*** Nami ***


Mugiwara's thoughts
NAMI

La prima cosa che ho notato al mio risveglio è stata di trovarmi su di un letto non mio, in una stanza che non avevo mai visto... e in compagnia di uno strano tizio con una lunga veste e un orribile cappello a punta.
Sulle prime, mi spaventai dato il suo buffo aspetto ma poi, gli diedi fiducia e lo lasciai avvicinare.
Preparò da mangiare e mi spiegò come mi aveva trovata e che ero rimasta incosciente per ben due giorni; in un attimo mi rattristai al pensiero di trovarmi non so dove e lontano dai miei compagni… ma il mio sguardo mutò in sorpresa quando il vecchio mi mise davanti una corda con dei nodi, mostrandomi il funzionamento: sciogliendo il primo, dentro la casa soffia una leggera brezza, poi con il secondo un vento forte infine con il terzo un tornado che mi butta in terra per quanto sia la forza che esercita.
Lo colpii con tutta la forza che avevo:“Volevo tirarti su il morale” si giustifica; come se avrebbe potuto essere una giustificazione valida? Senza neanche salutarlo e ringraziarlo, esco da quella casa intenta a prendere il mare sia che il tempo fosse stato bello o brutto, poco mi importava.
Prendendo le poche cose che avevo, praticamente solo la mia arma, apro la porta e vengo investita da un vento furioso: aveva una forza tale da trascinare anche grandi vasi di fiori. Capii subito che stava per arrivare un ciclone e dovetti rientrare in casa. L’uomo che è con me, mi sembra fin troppo tranquillo... come se fuori non stesse per abbattersi un cataclisma che avrebbe potuto spazzargli via la casa.

Esce di casa da solo e con quel tempaccio chiedendo a me di rimanere in casa, ma lo seguo prendendo il mio Clima Sansetsukon la corda con i nodi. Combinata quella strana arma alla mia, si è venuto a creare un vortice che salito fino alle nuvole che è stato in grado di spazzare via il ciclone.
Ora il cielo, è tornato ad essere azzurro e calmo; solo ora che è tutto tranquillo, mi rendo conto di dove sono: mi trovo in un’isola nel cielo. Il vecchietto nel frattempo, mi ha raggiunta deluso per non aver potuto studiare quel fenomeno e mi spiega che lavoro è svolto da lui e tutti gli abitanti dell’isola: Studiare le perturbazioni atmosferiche.
Ho ancora la mia arma in mano e gli mostro di aver imparato a usare la corda. Ne sciolgo uno e soffia una brezza leggera che mi scompiglia i capelli; le affido le mie preghiere sperando che raggiungano i miei compagni, perché sappiano che sto bene e che non devono essere in pensiero per me.
Quest’isola è un luogo tranquillo e pacifico; è popolato solo da studiosi, niente marine e niente pirati tranne me, che al contrario, creo da sola abbastanza scompiglio. Io sono preoccupata per ognuno di loro… non so dove siano e se è successo loro qualcosa.
Anche su quest’isola che mi sembra fuori dal mondo, ci arrivano le notizie di cosa accade sotto di noi… ma al momento, niente che riguardi i miei compagni.

Pensando a loro, mi ritornano alla mente quegli attimi di puro terrore: l’arrivo improvviso di un ammiraglio della Marina, poi di un tizio pancione con l’ascia, insieme a quell’orso comparso anche sull’isola di Thriller Bark.
Ricordavo quel suo strano potere: aveva fatto sparire quella ragazzina solo toccandola con la mano.
Vederlo lì mi ha terrorizzata, perché sentivo che avrebbe usato quello strano potere su di noi e sapevo, che mai avremmo potuto contrastare questi uomini, anche essendo in superiorità numerica. Le immagini terrorizzate dei loro volti mentre sparivano di fronte ai miei occhi e il viso di Rufy mentre tentava disperatamente di raggiungermi e afferrarmi, mi accompagnano ogni notte, ogni volta che cerco di prendere sonno.
Sono passati diversi giorni, da quando sono qui, eppure mi è difficile riuscire a dimenticare.
Haredas il vecchietto che mi ha trovata, curata e accolto in casa ce la mette tutta per farmi ridere, ma ottiene il più delle volte solo l’effetto di farmi arrabbiare: come posso ridere senza i miei compagni? Senza la mia famiglia? Ecco perché devo ricongiungermi a loro. Haredas acconsentì alla mia richiesta di andare fino all’arcipelago Sabaody senza problemi dicendomi, però, che ci sarebbero voluti molti giorni prima di arrivare, così, passai il tempo con lui che mi parlava un po’ della meteorologia. Le giornate, trascorrono velocemente in sua compagnia.

Mi trovo ad arare i campi, dove gli studiosi facevano crescere delle sfere climatiche. Sono in compagnia di tre amici di Haredas comodamente seduti mentre io, sono l’unica a faticare sotto il sole.
Come ogni mattina, e sempre alla stessa ora, arriva un gabbiano con il giornale. Lo prendo dalle mani di uno di loro, sperando di trovarvi qualche notizia dei miei compagni. Ad attirare la mia attenzione, era stato il titolo in prima pagina. Confesso che sulle prime quel ciclone, aveva acceso in me un brutto presentimento… come se qualcosa di terribile stesse per accadere, ma mai avrei pensato che riguardasse il mio sempre allegro e spensierato capitano. Sfoglio le pagine del giornale fino a trovare l’articolo che ha acceso in me il panico; la mia mano trema mentre ho davanti agli occhi la foto del corpo senza vita di Ace.

In quel momento, è come se il mio cuore, è come se fosse andato in frantumi.
Forse perché mi ha riportato a galla il ricordo della morte di mia madre, ero solo una bambina quando fu uccisa davanti ai miei occhi... per quanti sforzi abbia fatto, non sono mai riuscita a cancellare dalla mia memoria l’immagine del suo cadavere steso a terra e coperto di sangue.
Nonostante siano passati anni, quell’evento mi è rimasto impresso nella mia mente come una cicatrice.
Per cui, Rufy posso capire benissimo come ti senti in questo momento: abbandonato, arrabbiato con te stesso per non essere riuscito a salvarlo, ma non è stata colpa tua. Anzi, sono sicura che in questo scontro hai messo tutto te stesso, tutta la tua determinazione, tutta la tua forza, ma ti sei trovato in mezzo a persone molto più forti di te, più brutali.
A confronto, un gruppo di ragazzini come noi, sono dei moscerini.
Mi dispiace di non essere lì con te in questo momento, dovrei essere lì per sostenerti, per aiutarti a superare questo difficile momento.
Non posso aspettare che quest’isola arrivi a destinazione.

Zaino in spalla, cerco di scendere dall’isola; sono sicura che da sola, sarei più veloce che se mi spostassi con l’isola. Rubo una delle loro navi, ma non riesco a manovrarla, tanto che mi fa tornare direttamente sull’isola.
Purtroppo, prima di partire, avevo rubato loro alcuni libri e sfere climatiche; l’ho fatto per sete di conoscenza, per studiare da sola cose che non avrei mai più avuto l’occasione di apprendere una volta scesa sulla terra.
L’ho fatto per poterti aiutare, capitano, ma sono stata catturata e rinchiusa in una bolla.
Haredas viene da me, chiedendomi cosa mi fosse preso all’improvviso… non gli dissi niente, indicai solo il giornale che era nel mio zaino e confessai a lui e agli altri chi ero e che il mio capitano aveva partecipato alla guerra che si era svolta solo pochi giorni prima.
“Prima che il suo cuore vada in pezzi, lasciate che lo raggiunga” solo questo gli chiesi. E dissi anche loro che avrei restituito tutte le cose che mi ero presa; mossi dalla compassione e dalle mie lacrime, mi lasciarono andare.

Presi il mio zaino, Haredas e corsi più velocemente che potevo; stavolta ero sicura, che con lui che guidava una di quelle navi, sarei riuscita a tornare, ma non fu facile seminare quelle persone.
Ci riparammo dietro ad una colonna vicina casa sua. Lui guardava continuamente dal nostro nascondiglio, ripetendomi che dovevamo entrare in casa sua e nasconderci, ma io non lo ascoltavo, perchè il contenuto della cassetta della posta, aveva attirato improvvisamente la mia attenzione. Si trattava di un giornale.
Lo presi sperando in una qualche nuova notizia magari anche degli altri. Invece, contiene altre notizie del mio capitano. A quanto pare era tornato a Marine Ford per creare un po’ di scompiglio.
Fui sollevata di vedere la sua fotografia… completamente ricoperto di bende come una mummia, ma almeno stava bene. Mi scocciai subito, vedendo bene la fotografia e il messaggio che conteneva, definendolo un egoista.
Pensai che non gli importasse nulla di noi, ma poi compresi meglio i suoi sentimenti e accettai la sua scelta.
Trovarmi qui è stata una grande fortuna, un’opportunità che non potevo lasciarmi sfuggire.

Tornai dentro casa di Haredas per vedere alcuni dei suoi libri sul nuovo mondo: lessi di piogge di fulmini ed altri fenomeni strani a cui mai avrei pensato... nonostante credevo di averle viste tutte nel grande blu.
Gli chiesi di insegnarmi tutte le cose che sapeva: avevo due anni di tempo per studiare questi strani fenomeni meteorologici. Devo essere preparata… quando siamo in mare, ho una grande responsabilità: le vite di tutti i miei compagni dipendono da me, perché sono io il navigatore della nave.
Il mio capitano, deve diventare Re dei Pirati e conta su di me per riuscirci.

“Rufy, tu mi hai sempre aiutata quando avevo bisogno di te… Ora tocca a me!”..


NOTE DELL'AUTORE:

Ciao a tutti!
Questo capitolo è stato faticosissimo... spero vi sia piaciuto!
Mi raccomando commentate numerosi!!!

Ringrazio:
tre 88
per aver commentato il capitolo precedente.

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Capitolo 7
*** Franky ***


Mugiwara's thoughts
FRANKY

Indebolito per la mancanza di cola, vagai sotto la neve lentamente, quasi trascinando i piedi... sperando di trovare segni di civiltà, ma ovunque mi voltassi non vedevo altro che immense distese di neve.
La neve si posava sul mio corpo d'acciaio, congelando gran parte dei miei circuiti, ma il mio cervello non la smetteva di pensare. Mi chiedevo continuamente, dove fossi finito, ma non c’era nessuno a rispondermi… mi ero ritrovato da solo in mezzo alla neve.
Se avessi un briciolo in più di energia, avrei potuto correre così veloce che avrei già fatto il giro di tutta l'isola, invece in poco più di un ora non mi sembra quasi di essermi mosso dal punto in cui sono atterrato.
Persi le speranze di trovare segni di vita in queste lande fino a quando non vidi tre sagome tra la bufera: due erano senz’altro persone, ma a quanto pare loro credevano fossi un mostro perché sono stato colpito da un missile partito dalla bocca del cane che è con loro. Si tratta di un vecchio e un bambino.

Per fortuna non sono capitato in un isola disabitata, temevo sarei impazzito a stare da solo, senza sentire attorno il chiasso, infondo, sono sempre stato circondato dagli amici... quanto mi mancavano i miei cari compagni di ciurma in questo momento! Non avendo ancora trovato nessuno di loro, ho presupposto che probabilmente, siamo finiti tutti in ben nove isole diverse, anche se non ne ho l'assoluta certezza, non essendo stato l'ultimo a sparire.
Comunque qui ho poco da fare, devo solo trovare il modo per andarmene prima di diventare un ghiacciolo.
È vero che sono in parte fatto d'acciaio, ma non per questo il mio fisico è resistente a basse temperature come questa.
Infatti i due che ho davanti, portano pesanti cappotti; se non voglio congelarmi, devo muovermi; improvviso un balletto per scaldarmi un po’… quello che non mi aspetto è che i due mi imitano, forse non sono tipi tanto male se dopo un attimo di paura, non mi sono più ostili, ma anche così non mi serve a molto.
Comincio a non sentire più gli arti e l'ultima cosa che avverto prima di restare privo di sensi è la fredda neve contro il viso.

Mi risvegliai in una sala con diversi uomini con camici bianchi attorno. Mi sentivo al caldo ma diverso da come sono di solito. Nella mia pancia, infatti, non vi ho trovato bottiglie di cola ma una teiera e una tazza di the.
Questo perché loro non avevano altro con cui sostituire le bottiglie. Non avevo mai provato a sostituire la cola con il the; è strano l’effetto che mi ha fatto: il mio ciuffo sempre ritto, ora cade armoniosi sul mio viso, conferendomi un’aria da gentiluomo e sono arrabbiato. Questo non sono io, eppure non sono arrabbiato come vorrei essere, perché non è un comportamento da gentiluomo. Per giorni, non per mia volontà, mi comporto così... è terribile, mi detesto da solo.
Fortuna mi sono imbattuto in animali cyborg; nello scontro, il the inizia a bollire e torno me stesso.
Vedere quegli animali mi ha incuriosito: chi li aveva costruiti? Vengo a sapere che è stato il dott. Vegapunk, scienziato che lavora per il governo mondiale e che inoltre mi trovo nell’isola dove è nato e cresciuto.

È la curiosità, la possibilità di incontrarlo, che mi spinge a recarmi nel suo laboratorio, ma non vi trovo nessuno a parte alcuni soldati della Marina, che sorvegliano il posto ormai adibito a museo.
Mi faccio un giro e in una stanza vi sono raccolti molti progetti che aveva realizzato in passato, tra cui vi noto delle carte riguardanti Orso Bartolomew: tutti i progetti delle modifiche fatte al corpo di quel povero uomo.
E vi trovai anche i progetti dei pacifisti, le armi robotiche costruite a immagine e somiglianza di Orso.
Inoltre per mia fortuna, trovai delle bottiglie di cola.
Stavo ancora rovistando tra le sue cose, quando avvertii un bip, segno che i macchinari del laboratorio erano perfettamente funzionali. Il fax stava ricevendo un foglio. Lo presi senza pensare e rimasi sconcertato leggendo cosa vi era scritto. Era un articolo di giornale. E recava brutte... bruttissime notizie: la morte del fratello del mio capitano. Infuriato, corro in casa del vecchio chiedendogli una nave. Mi dice che non ne aveva e che una volta al mese arriva una nave che porta provviste per l’isola ma l’ultima è venuta prima che arrivassi io, quindi avrei dovuto aspettare almeno tre settimane prima di andarmene… inoltre ci vorrebbe una rompighiaccio per spaccare il ghiaccio che ricopre l’isola. Avevo anche preso in considerazione l‘idea di costruirla io stesso, ma da solo ci avrei impiegato parecchio tempo… io devo andarmene subito da qui: a qualsiasi costo.
Sono arrabbiatissimo, furioso:“Con tutto quello che sta passando il mio capitano, cos’è che ci faccio qui? Il mio dovere è essere con lui in un momento come questo!”.
Avevo perso anche troppo tempo… anche se aver curiosato tra i suoi progetti, si è rivelato piuttosto utile, ma non era certo il momento di pensare a ficcare il naso nei progetti di quello scienziato… quello che più conteneva era tornare dal mio capitano e sono più che convinto che anche gli altri, ovunque siano la pensino come me.

Il vecchio, vedendomi in quello stato, m’informa di una rompighiaccio proprio nel laboratorio; mi ci dirigo subito, senza perdere altro tempo. Purtroppo stavolta, col mio ingresso scatta il sistema d’allarme che allerta la marina.
Sto scappando sempre inseguito da alcuni uomini. Nessuno di loro mi spara dietro, si limitano a correre per cercare di afferrarmi, ma non gli darò questa possibilità. Prendo la mira per sparargli, ma mi ricordo solo un attimo prima di prendere la mira che se lo facessi potrei danneggiare tutto ciò che si trova qua dentro, e non posso permettermi di recare danno a niente.
In questo luogo ci sono cose troppo importanti, compresa la nave che mi permetterà di lasciare l’isola.
Riesco a seminarli trovandomi in una stanza che non avevo visto nella mia ultima visita. È piena di progetti, ma questi non hanno niente a che vedere col governo… anzi a prima vista mi sembrano irrealizzabili. Ci vorrebbe una tecnologia troppo evoluta, cosa che oggi non è possibile.
Questi progetti deve averli fatti in gioventù, ammetto che il governo si è assicurato dalla sua parte una mente brillante… non distruggerei niente di tutto questo patrimonio. Un tasto con un teschio dalle ossa incrociate attira la mia attenzione, poiché è un simbolo pirata; lo premo, forse troppo incautamente, attivando appunto l’autodistruzione… neanche il tempo di scappare che rimango coinvolto nell’esplosione.
Il botto è stato potentissimo. Credo l’abbiano avvertito in tutta l’isola. Finisco chilometri di distanza lontano, gambe all’aria, circondato da alcuni detriti del laboratorio. Per mia fortuna, poco distante da dove si trovano il vecchio e il bambino che mi hanno aiutato… il vecchio, mi aveva avvertito di non premere il pulsante dell’autodistruzione, invece, incautamente l’ho fatto; è inutile piangere sul latte versato, ormai. I soldati che sorvegliavano la casa mi hanno visto in faccia, quindi è scontato che incolperanno a me. Sarà qualche milione in più sul mio avviso di taglia.

Inaspettatamente, con me sono arrivati qui anche i detriti del laboratorio, compreso il fax rimasto integro e funzionale nonostante l'esplosione; sta ricevendo giusto adesso qualcosa. Strappai il foglio con decisione e con altrettanta attenzione scrutai sia la foto sia l’articolo del giornale. Vedendo la sua immagine, il suo messaggio mi giunge forte e chiaro, come se lo sentissi pronunciare direttamente dalla sua voce.
Ora non la avverto più triste e in lacrime, ma forte e carica di determinazione.
Se prima ero preoccupato per lui, ora mi sento più tranquillo e combattivo; già perché quando tornerò, finalmente potrò essere utile al mio capitano… non dovrò più fare la figuraccia dell’ultima volta.
Perfino Zoro, nonostante fosse ancora molto debole per via dello scontro a Thriller Bark, si è battuto come un leone fino a rimanere privo di forze; io, invece, dopo aver tentato inutilmente di colpirlo, mi sono arreso all’avversario… e non ho potuto fare niente né per il mio capitano, né per i miei compagni. L’unica cosa che ho potuto fare io, è stata stare a guardare mentre i miei compagni se la vedevano con quei tizi… ma da oggi in poi non sarà più come quella volta. Non sarò più un peso e incapace buono a nulla fantoccio d'acciaio.
Ho già in mente alcune modifiche che potrei apportare al mio corpo, non troppo vistose, chiaro, ma senz'altro più utili della mia trasformazione rovesciata di un centauro.

L’esplosione, per quanto potente, non mi ha danneggiato completamente; ha solo lacerato i tessuti della pelle che ricoprono tutti i miei circuiti, per cui, sono riuscito ad alzarmi, e far sparire le mie tracce.
Trovai riparo in un secondo laboratorio, saltato fuori grazie all’esplosione, di cui nessuno ne sapeva l’esistenza.
In questo vi ho trovato le invenzioni belliche e sì, queste sarebbero state utili per ampliare le mie conoscenze e migliorare me stesso.
Come sono combinato adesso, faccio paura persino ai miei due amici, si spaventano; non posso mai voltarmi a guardarli perché si allontanano da me terrorizzati. Per ovviare a ciò, mi copro con un tappeto di tigre, peccato che mi va in fiamme mentre cerco di accendere il fuoco nel camino. Corsi fuori, nella neve per cercare di spegnermi, sulla mia strada incontro un gruppo di Marine che come mi vedono in fiamme, scappano via terrorizzati... tanto meglio, almeno eviteranno la zona. Mi rotolo sulla neve e finalmente mi spengo prima che il mio corpo subisca ulteriori danni.
Il tappeto, si è solo annerito, così potrò continuare a indossarlo in presenza dei miei amici.

Mentre ripercorro la strada per tornare a quella che per i prossimi due anni sarà casa e bottega, ripenso a quando Rufy mi chiese di unirmi a lui, usando metodi abbastanza persuasivi. Se non fosse per le sue insistenze, sarei ancora sulla mia isola, continuando a vivere nell’ombra, dimentico del mio grande sogno, è solo grazie a te, Rufy se l’ho realizzato. Ho potuto costruire una magnifica nave e salpare con lei per conoscere questo vasto mondo… attraverseremo molti mari, combatteremo innumerevoli battaglie ma solo quando avremo raggiunto la fine dell’oceano, potrà considerarsi la nave dei sogni.
La Sunny non ha ancora mostrato tutto il suo potenziale. Il capitano che può rendere la Sunny la nave dei sogni… sei tu. E adesso migliorerò in modo da ottenere la tecnologia per farle affrontare anche le avventure più difficili.

“Quindi Rufy, navigheremo anche tra le impervie onde del nuovo mondo”


NOTE DELL'AUTORE:

Ciao a tutti!
Devo purtroppo ammettere che in questi ultimi due capitoli, mi è un pochino calata l'ispirazione, forse anche a causa di un altra storia a cui stò lavorando, che ultimamente mi ha un pò preso.
Spero comunque che non sia tanto malaccio questo capitolo.
Mi raccomando commentate numerosi!!!

Grazie a tutti coloro che mi seguono e che recensiscono.

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Capitolo 8
*** Brook ***


Mugiwara's thoughts
BROOK

Essere scambiato per Satana, c’è qualcosa di peggio? Io credo di no.
Certo questa gente, accontenta tutte le mie assurde richieste, ma lo fanno solo perché credono di essere puniti se non lo fanno. Questo mi deprime, detesto l’essere scambiato per un demonio con quest’aspetto, non sono stato io a scegliere di tornare nel mio corpo quando ormai tutto quello che ne era rimasto era uno scheletro. Avevo deciso comunque di aiutare questa gente con la loro guerra con una tribù che chiamavano ‘I braccia Lunghe’ i quali spesso depredavano il villaggio delle scorte alimentari di questa povera gente.

Mi misi subito all’opera in modo da finire in tempo quello che avevo in mente: una canzone. Già, cos’altro ci si può aspettare da un musicista? Le note scorrevano svelte lungo lo spartito, come se fosse già tutto stampato nella mia testa… ma anche i musicisti hanno un blocco prima o poi, mi fermo appena a metà, intorno a me mucchi di spartiti sparsi per la stanza. Mi accingo a raccoglierli quando un foglio diverso, o meglio una figura, attira la mia attenzione.
Sposto leggermente i fogli sopra per capire meglio: si tratta di un foglio di giornale probabilmente dimenticato da qualcuno dell’isola.
“Santo cielo, povero capitano!” quello che lessi, mi fece capire che dovevo sbrigarmi a finire la mia musica.
Mai mi sarei immaginato che prima di morire, Roger avesse voluto lasciare al mondo qualcosa di se come un figlio, e che questi fosse cresciuto insieme al mio capitano. Credo che Rufy, fosse molto legato a suo fratello se ha avuto l’ardire di intrufolarsi nella prigione più sorvegliata al mondo… da solo e senza di noi. Per quel che riguarda me, io non sarei comunque potuto arrivare in tempo per aiutarlo durante la battaglia, ma devo tornare da lui per essergli vicino ora che ne ha bisogno.
Mi domando se Rufy è rimasto lo stesso di sempre nonostante quello che ha passato.
Ripresi a scrivere velocemente il testo e uscii dalla casetta con il mio prezioso spartito tra le mani.
Sfortuna lo scambiano per una specie di talismano… possibile che questa gente non conosca gli spartiti musicali? Con tutto il tempo che ci avevo messo per prepararlo questa gente che fa? Attacca ogni foglio in un albero diverso, incasinando l’ordine. Ci provo a spiegarne l’utilizzo, ma nessuno mi sta sentendo perché il loro capo mi parla sopra; mi tocca aspettare che finisca il suo discorso e appena parlo, tutti si siedono a terra depressi.
Anche senza lo spartito davanti, ricordo benissimo ogni singola nota e comincio a suonarle col mio violino; dopo poche note, queste persone cominciano a sentirne l’effetto e si armano di forconi e qualunque cosa che trovano.
Tre persone di questa tribù nemica, si presentano poco dopo e capisco perché hanno proprio quel nome: sulle braccia hanno due articolazioni invece di una. Io sono dietro di loro fermo, la mia parte l’ho fatta e ora tocca a loro, infondo non è certo la mia battaglia, questa.
I braccia lunghe vengono sconfitti in pochi minuti legati e rinchiusi in una gabbia.
Ripagato il debito che ho con questa gente, sono pronto a partire per tornare dal mio capitano… capisco bene come si possa sentire in questo momento, forse quando ci rivedremo, non sarà dell’umore adatto per cantare una canzone, ma sicuramente ascolterà le mie melodie e magari chissà riusciranno a guarire la sua anima sofferente.

Prima, però, volli accertarmi che le cose si fossero sistemate tra queste due tribù. Questo perché, ascoltando i discorsi degli uni e degli altri, a quanto pare, entrambi trovano strana la controparte con una e due articolazioni per braccio, e quando sento che entrambi, avrebbero voluto catturare qualche abitante della controparte per mostrarle come fenomeno da baraccone e guadagnare denaro, cerco subito di convincere i miei amici con un articolazione a liberarli e lasciar perdere la loro idea. Se avessero fatto così, non sarebbero stati migliori di loro, grazie anche al mio aspetto, convinco i prigionieri a comportarsi meglio con questa tribù. Pensavo che questo li salvaguardasse in futuro, ma questo non ha salvaguardato me. Nonostante le mie belle parole, questi tre mi legano come un salame e mi portano via.

Esiste sorte peggiore di morire? Ora so che la risposta è sì.
Ed è essere rinchiusi in gabbia e osservato da una folla di persone come un fenomeno da baraccone e quel che è peggio, tutto questo per denaro. Tutto perché sono uno scheletro… se solo avessi avuto ancora il mio corpo intatto, tutto questo non mi sarebbe mai capitato. Almeno mi danno da mangiare e accontentano la mia richiesta di poter avere giornali da leggere. Speravo, infatti, di trovarvi altre notizie sue e magari degli altri.

Li conoscevo da poco, è vero, ma mi ero subito affezionato a questi ragazzini e non avrei mai pensato di separarmene così presto, prima ancora di dimostrare di essere un degno compagno.
Dimostrare a me stesso d'essere degno dei pirati di questa nuova generazione.
Degno di tornare a far parte di un mondo da cui sono stato lontano per cinquant’anni. Navigando in quel mare oscuro, avevo perso i contatti col mondo esterno e non sapevo niente dei pirati che una volta conoscevo: Edward Newgate, Shiki o Gold Roger che allora era un ragazzino circa dell’età di Rufy: un moccioso pieno di grinta, coraggio e sempre pronto ad aiutare gli altri… questo diceva chi l’aveva conosciuto; io non ho mai avuto il piacere di incontrarlo, ma da com’era descritto, non posso fare a meno di pensare alla somiglianza tra lui e Rufy.
Mi aveva aiutato a recuperare la mia ombra, poi, mi ha voluto a tutti i costi nella sua ciurma, promettendomi che mi avrebbe aiutato ad avverare il mio sogno: rivedere Lovoon, l’ultimo compagno ancora in vita della mia vecchia ciurma.
Non puoi immaginare quanto tutto questo mi ha reso felice… ho aspettato per cinquant’anni in attesa di un miracolo e tu, sei apparso come un raggio di luce splendente. Amici, siamo stati poco tempo insieme eppure mi avete circondato con la vostra allegria e mai prima d’ora, mi ero sentito così vivo…. anche se la mia, non si può certo chiamare vita: non ho pelle né organi interni, del me stesso di una volta, sono rimasti solo lo scheletro e i miei capelli. In cuor mio, speravo di non dover mai più provare la solitudine, ma il destino aveva agito per mano di uno della Flotta dei Sette, separandomi da voi. E sono largamente passati i tre giorni... mi vergogno sapendo che ho mancato all’appuntamento. L’ultimo arrivato della ciurma, infatti, non dovrebbe mai fare aspettare gli altri, al contrario, deve essere il primo ad arrivare.

Se prima era buio a causa delle tende chiuse e non riuscivo a leggere bene, ora che sono aperte, riesco benissimo a vedere cosa c’è scritto. Se avessi ancora gli occhi, sicuramente mi sarebbero usciti dalle orbite. Non mi aspettavo che Rufy prendesse una simile decisione.
Dalle sue numerose bende sul suo corpo, ho potuto intuire che sia stata una difficile battaglia.
Il suo volto era triste, non solo per i caduti della guerra: era triste perché ci chiedeva un piccolo sacrificio, un sacrificio lungo due anni. Un tempo lunghissimo, durante il quale, dovrò dimostrare di essere d’aiuto al mio capitano.

I tre disturbano i miei pensieri… è terribile cosa mi tocca sopportare; mi devo muovere o gli spettatori avrebbero pensato a una montatura; un falso io? Io che ho mangiato un frutto del diavolo che mi ha donato una seconda vita?
La prima volta che Rufy mi vide muovere e parlare, non ebbe la benché minima paura; questa gente, invece, mi fissa spaventata, quasi terrorizzata non appena inizio a muovermi e a parlare.
Prendo una decisione… questa gente vuole uno spettacolo? E sia, ma lo farò a modo mio! Se devo far guadagnare denaro ai miei rapitori, voglio che sia per qualcosa che è nel mio stile.
Sono un musicista e sfrutterò questa mia abilità.

“Rufy… nei momenti di dolore, l’unico rimedio è cantare! Ecco perché sono diventato un musicista.
Io ci sarò presto! Qualunque cosa accada con le mie canzoni, saprò sempre darti il buon umore”.




Finalmente sono riuscita a scrivere anche questo capitolo.
Mi raccomando commentate numerosi!!!
Grazie a tutti coloro che mi seguono e che recensiscono.

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Capitolo 9
*** Sanji ***


Mugiwara's thoughts
SANJI

Sono giorni che non riesco a dormire, tanto che ho timone per la mia salute mentale.
Com’è potuto accadermi tutto questo? Con tutte le isole che ci sono a questo mondo, perché sono finito proprio qui? Quando venni trovato da quella ‘persona’, perché non ho visto subito la sua vera natura? Possibile che i miei occhi erano abbagliati da una bellezza femminile che neanche esisteva? Mi è venuto un colpo quando mi sono accorto che la ragazza che mi aveva soccorso, era in realtà un uomo… e non solo lui: tutte le donne dell’isola erano in realtà uomini.
Ho trascorso i primi giorni correndo da una parte all’altra dell’isola per cercare di scappare da questi mostri che volevano obbligarmi ad indossare un vestito rosa. Mi correvano dietro a gruppetti e c’era sempre la persona che mi aveva tratto in salvo… questi, non mollavano un attimo: fui costretto a stare allerta anche la notte. Nella veglia stringevo nel pugno quel piccolo pezzo di carta, il mio unico appiglio... l’unica cosa che mi tenesse ancora legato ai miei compagni anche se eravamo lontani... chiedendomi soprattutto cosa stessero facendo Nami e Robin. È naturale che la mia natura di cascamorto, mi facesse pensare di più ai membri femminili della ciurma, ma non mancavo mai di pensare anche agli altri, Rufy, Usoop, Chopper, Franky, Brook... e anche quella palla di muschio con cui non facevo altro che litigare... mi manca anche lui.

Scappando per l’ennesima volta da quelle furie scatenate, poi, entrai per sbaglio nel palazzo della ‘Regina provvisoria’ dell’isola: una donna dai capelli rossi ancor più brutta delle altre con cui ho avuto a che fare.
Chiesi di poter avere in prestito un imbarcazione per andarmene una volta per tutte ma, me l’avrebbe concessa a patto che fossi riuscito a batterla. Costretto ad indossare un abito da donna, avevo iniziato a combattere, ma l’orrendo abbigliamento, mi aveva da subito creato qualche svantaggio. L’avversaria mi guardava continuamente sotto il vestito, questo suo modo di fare, mi ha obbligato a mirare basso coi calci… che quindi avevano perso potenza ed efficacia, ma credo che anche non avendo quel vestito, non ne sarei comunque stato all’altezza, anche se strambi, queste persone sono molto forti. Persi e lei stessa, usò una strana tecnica su di me; in pochi attimi mi ritrovai coi capelli lungi boccolati, unghie smaltate, rossetto scarlatto, ciglia lunghe e ombretto: per farla breve divenni uno di loro non solo nell'aspetto, anche nel comportamento; la mia volontà completamente annullata. Trascorsi molti giorni comportandomi come una donnicciola… correndo a piedi nudi sulla spiaggia, a guardare il sole tramontare… e altre cose che non ho il coraggio di nominare; sono stati giorni terribili.
Quando poi, mi trovai tra le mani quel giornale, è come se mi fossi risvegliato da un incubo. Mi cadde dal viso tutto il trucco e ripresi le mie vere sembianze. Subito mi tolsi l’orrendo vestito che avevo per tornare ad indossare pantalone camicia e giacca. Recuperato il mio essere uomo, tentai di nuovo di andarmene… ed ora avevo un motivo in più per essere più determinato: raggiungere il mio capitano per essergli di conforto. Come posso restare indifferente alla notizia della morte di suo fratello? Una disgrazia che l’avrà sconvolto e turbato nel profondo dell'animo.
Mi sono lamentato di essere finito qui, e pensare che forse i miei compagni si sono trovati in luoghi peggio del mio: mi sono comportato da egoista.

Sfidai di nuovo la Regina e avrei combattuto sul serio stavolta, se fossi stato costretto, sarei anche arrivato ad ucciderla quella donna... non potevo più permettermi di rimanere in questo luogo senza vere donne, poi. Un rumore in lontananza, distoglie l’attenzione delle signore dell’isola da me. Verso di noi, si stava avvicinando una nave della Marina.
Che stessero cercando me? Fu questo il mio primo pensiero, ma poi da li scese una donna coi capelli ricci e dall’abbigliamento provocante… no, non era della Marina… ed era proprio donna donna: curve al posto giusto, volto di porcellana e due seni prosperosi. Sentendo il suo nome pronunciato da qualcuno, mi viene in mente che l’avevo letto sul giornale. Questa Iva, aveva partecipato alla guerra a al fianco di Rufy… non poteva capitarmi fortuna migliore. Abbagliato dalla sua bellezza, mi avvicinai, ma la donna che avevo davanti, era diventata un uomo… anche lei??? Ripresomi, gli domandai di Marine Ford, confessando di essere Sanji Gambanera.
Sapevo sarebbe stato difficile credermi, sul mio manifesto c’era infatti un orribile disegno invece di una mia fotografia dal vero... mi sono sempre chiesto come mai. Che le mie foto fossero venute sfocate? O che qualche mentecatto si fosse scordato di togliere il tappo dalla macchina fotografica? Quel tipo, come in un gioco di prestigio, tirò fuori dal nulla tutti gli avvisi di taglia della ciurma, il mio compreso.
Ogni volta che lo vedo provo ribrezzo… per quanto orribile sia quel disegno, mi somiglia e mi sforzo di rivelare davanti a tutti di essere io. Ma ammettere che quella mostruosità sia io, è inutile perché non mi credono.
Credono io sia un agente del governo… penso di capire la loro diffidenza anch’io al posto loro non mi fiderei di chi non conosco, ma il fatto è che non ce la faccio davvero più a stare qui, voglio solo riunirmi ai miei compagni, esasperato, chiedo solo una nave per poter lasciare l’isola, in caso contrario, avrei fatto la strada a nuoto... dico sul serio, l’avrei fatto.

Invece, Iva mi propose una sfida ed io l’accettai… ma non ho potuto nulla neanche contro quel colosso, che si è rivelato essere molto più forte della sua sostituta; riusciva a ferirmi senza neanche toccarmi usando i suoi strani poteri, anche se persi, mi concesse comunque le informazioni che volevo.
Mi porse il giornale fresco di stampa, lo lessi ignorando chiunque mi si accostasse, troppo concentrato non sull'articolo, ma sulla foto che l'accompagnava. Rufy ha dimostrato una maturità che non mi sarei mai aspettato da una testa vuota come la sua... la sofferenza e il dolore che deve aver provato, l'ha fatto crescere, ma spero che quella parte di se infantile e anche un po' incosciente, ci sia sempre, perché è questo che rende Rufy un capitano formidabile.

Solo a pranzo dissi cosa mi aveva interessato, ormai sentivo di potermi fidare di queste persone:“C’era un messaggio per me. L’ho potuto capire perché sono un membro della ciurma di Rufy”. Ora Iva sembra veramente convinto della veridicità delle mie parole, o forse lo era da prima e voleva solo divertirsi a farmi disperare. Il combattimento contro quell’armadio, mi ha fortemente indebolito e sono rimasto sorpreso accorgendomi che mentre mangiavo, sentivo le forze tornare. E allora, Iva mi parlò delle loro tecniche di combattimento o meglio dei loro ‘Piatti d’Attacco’.
Ne compresi subito il significato: plasmare il corpo con il cibo, migliorare il fisico. Essendo il cuoco di bordo, queste ‘ricette’ stuzzicano il mio interesse: avrei potuto contribuire alla forma fisica di tutti i miei compagni semplicemente cucinando delle pietanze... oltre che sulla mia forza, in futuro, avremmo potuto contare anche sulla mia cucina.
Un totale di novantanove ricette.
Mi disse Iva, che per averle, sarei dovuto tornare donna, uno come loro insomma e, dopo esserlo stato per un po’ di tempo, ho capito che mai e poi mai sarei tornato ad esserlo, perché quella non è affatto la mia vera natura, quindi mi rifiuto, ma non per questo ho rinunciato all'idea di impossessarmi delle ricette. Io sono nato uomo, sono nato per amare le donne, non per essere loro amico! Forse è vedendo la mia determinazione che mi propone un altro accordo. Avrebbe consegnato le ricette a tutti i maestri dell’isola… e se le avessi volute, avrei solo dovuto prenderle con la forza… e per darmi una spintarella in più, sarei stato braccato giorno e notte da tutti gli altri che avrebbero tentato di farmi indossare abiti femminili.
Se avessi vinto, inoltre, avrei anche ottenuto una nave per raggiungere il luogo del nostro appuntamento.
Saranno due anni difficili, ma la cosa non mi spaventa... e neanche Iva con la frase:“Riuscirai a restare uomo?". Oh, puo scommetterci che ci riuscirò... conserverò la mia virilità e migliorerò in abilità, velocità e culinaria; non vedo l’ora di cominciare questa battaglia.

“Ehi, Rufy, nel tuo viaggio per diventare Re dei Pirati, avrai il miglior aiuto possibile dal cuoco più bravo del mondo dopo esser sopravvissuto in questo inferno”.




EVVIVA!
Alla fine ce l'ho fatta a concludere questa storia!
Ragazzi, non è stato per niente facile. I primi capitoli, sono stati i più facili, ma mi sono resa conto che più andavo avanti e più diventavano difficili.
Se avete tempo, lasciatemi un piccolo commento!
Ringrazio tutti coloro che hanno commentato: Fra_chan22, tre88, robinchan07

Chi l'ha inserita tra le preferite: tre88

Chi l'ha inserita tra le ricordate: cola23, Fra_chan22, sakura alexia, tre88

Chi l'ha inserita tra le seguite: Dana Yume, sashi, tre88

Grazie mille a tutti!

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