Orchi e streghe sono soli

di Mana Sputachu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Funeral for a friend (Jin, Xiaoyu, Hwoarang, Steve, Julia) ***
Capitolo 2: *** 2. Orchi e streghe sono soli (Lars, Lee, Jin, Alisa) ***
Capitolo 3: *** 3 Malìshka (Dr. Boskonovitch, Alisa) ***
Capitolo 4: *** 4 Hurt (Jin, Xiaoyu, Hwoarang) ***



Capitolo 1
*** 1. Funeral for a friend (Jin, Xiaoyu, Hwoarang, Steve, Julia) ***




1. Funeral for a friend
Set: Arancio
Prompt: Trap (Trappola)
Personaggio: Jin Kazama, Ling Xiaoyu, Hwoarang, Steve Fox, Julia Chang. Guest star: TRACI.
Contesto: Post Tekken 5/6 ma fondamentalmente rimane vago. E’ però collegata al finale di Hwoarang in Tekken 5… *ride*
 
 
 
“Dimmi che non lo stiamo facendo sul serio…”
“Eddai Jin, non fare l’odioso” mi rimproverò Xiao sotto voce “In fondo è colpa tua se ci ritroviamo in questa situazione…”
Inspirai, cercando di rimanere zen. Molto zen.
Era tutto dannatamente surreale.
Mi sporsi di nuovo verso di lei, per non farmi sentire dagli altri mentre sussurravo.
“Pensavo di essermi già scusato abbastanza, oltre ad aver offerto un risarcimento… ti rendi conto che siamo al funerale di UNA MOTO?”
Xiao non rispose, ma evidentemente concordava sull’ assurdità della circostanza.
Ci trovavamo tutti a commemorare la triste scomparsa di UNA MOTO. Della moto di Hwoarang, per l’esattezza, Traci Lords. Traci per gli amici. Si, le aveva dato il nome di una porno star anni ’80. Ha gusti raffinati, lui.
Purtroppo Xiao aveva ragione nel dire che era mia la colpa di questa farsa. Ma davvero, io la moto non gliel’ho distrutta volontariamente… non ero esattamente in me quando è successo. Ho persino proposto di risarcirlo, di regalargliene una nuova… ma niente, Hwoarang non ha voluto saperne. “Nessuna moto sarà mai come Traci” esclamò mentre ricordava la defunta, e fu davvero inquietante perché sembrava mi avesse letto nel pensiero.
“Ora, se qualcuno volesse ricordare Traci con qualche parola…” annunciò solenne, e lo fece rivolgendo lo sguardo verso di me. Non stava mica scegliendo, aveva già deciso che l’avrei fatto io. Ovviamente.
Gli lanciai una delle mie occhiatacce peggiori, che lui sostenne senza batter ciglio. Mi conosceva da troppo tempo per rimanerne ancora impressionato.
Provai a rifiutarmi ma venni interrotto da una gomitata nelle costole da parte di Xiao. Mi voltai a guardarla, cercando di trasmetterle con lo sguardo tutto il mio astio per quel bastone da alpinista che si ritrovava al posto del gomito, e soprattutto per la richiesta di quel buzzurro coreano. Tutto ciò che ottenni fu un’occhiata che si poteva riassumere in un “Lo so, è una cosa assurda, ma glielo devi. E no, non mi pento di averti preso a gomitate. “
Grazie piccola, sei sempre tanto cara quando ti ci metti.
Mi voltai verso gli altri, alla ricerca di man forte. Trovai in Julia un’ alleata, che sembrò dirmi con lo sguardo “Ti capisco, anche io trovo ridicolo tutto questo”; almeno qualcuno era totalmente dalla mia. Quando incrociai lo sguardo di Steve invece, ne ottenni solo uno sguardo di… rimprovero. Lui e Hwoarang erano molto amici, e sembrava aver preso sul serio questa storia del funerale tanto quanto il padrone della defunta moto…
Tornai a fissare Hwoarang, che mi osservava. Attendeva la sua vendetta con pazienza.
Mi resi conto che ero in trappola, letteralmente. Maledizione…
Alla fine decisi di affrontare la cosa con dignità – quel poco che ne rimaneva, e mi avvicinai a lui, borbottando tra me e me.
“Non posso crederci, sto per fare l’elogio funebre a una moto…”
“Qualcosa non va, Kazama?” mi sorrise mellifluo l’addolorato congiunto di Traci. Gli restituii il sorriso, con una voglia estrema di cancellare il suo a suon di pugni. “Assolutamente” mentii. Percepiva il mio disagio e ne godeva, lo stronzo.
Mi schiarii la voce, e iniziai a decantare le virtù e le specifiche tecniche della defunta.
“Amici… siamo qui riuniti oggi per commemorare la scomparsa di Traci Lords, meglio conosciuta come l’inseparabile compagna a due ruote di Pel Di Car-hem, Hwoarang” mi corressi appena in tempo, notando la sua espressione infastidita. Peggio per te che mi trascini in situazioni ridicole come questa.
“Traci era una… brava moto. Sempre fedele al suo proprietario, e uno splendido modello di Harley Davidson V-Rod. Mi spiace averti ridotta in pezzi, giuro che non era mia intenzione. Ho anche proposto al tuo proprietario di risarcirlo con una moto nuova ma non ha voluto, tanto ti è fedele. Addio Traci, possa tu riposare in pace.”
Il mio elogio funebre dovette piacere parecchio, visto che applaudirono. Beh, erano parole piuttosto sentite, in fondo.
Quando tumularono la defunta – ovvero gettarono i suoi rottami in discarica, ci avviammo tutti verso una birreria dove avevamo deciso di brindare in memoria dell’amata due ruote di Hwoarang. Ogni scusa è buona per ubriacarsi un po’ no?
Mentre camminavamo, il coreano mi si affiancò.
“Ti ringrazio per le belle parole su Traci, Kazama, ho molto apprezzato. Sul serio.”
Questa sua affermazione mi strappò un mezzo sorriso, doveva tenerci davvero molto a quella moto.
“Ora, se vogliamo parlare di quel risarcimento a cui hai accennato…”
 
 
 
 
 
 
 
 
Finalmente ho avuto tempo, voglia e idee per iniziare il nuovo set della challenge! Le idee c’erano anche, ho “solo” litigato col set scelto per adattarle ai prompt (tanto belli quanto vaghi).
Questa storia nasce da uno stupido insidejokes tra me, Kaos e Nyappy riguardo il finale di Hwoarang in Tekken 5 e la sua moto, da noi rinominata Traci Lords (come la famosa pornostar degli anni 80, si). Il nome Traci era stato inserito “canonicamente” da Kaos nella sua prima storia in questo sfigafandom, ma abbiamo deciso di mantenerlo. E mi è sembrato giusto renderle omaggio. RIP Traci, sarai sempre nei nostri cuori. *ride*
 
Manasama

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Capitolo 2
*** 2. Orchi e streghe sono soli (Lars, Lee, Jin, Alisa) ***




2.Orchi e streghe sono soli


Set: Arancio
Prompt: Lotus (loto)
Personaggio: Jin Kazama, Alisa Boskonovitch, Lee Chaolan, Lars Alexandersson
Contesto: Post-Tekken 6, un paio d’anni dopo
Note&Avvertimenti: Questa ff, è nata durante la visione dell’episodio 1x10 di Dollhouse, serie-droga del momento. Se non sapete cos’è, vi metto un link a Wiki, in quanto è necessario sapere almeno la trama generica per capire la storia.
Dopo aver visto quest’episodio – che ho amato follemente – mi è balenata in testa l’idea che vi apprestate a leggere… è un po’ creepy forse, ma spero vi piaccia ugualmente. La frase contrassegnata con (*) è presa dall’episodio di Dollhouse in questione; si prestava bene al tutto, ed ho pensato di riutilizzarla. Il titolo invece, che dà anche il titolo alla raccolta, è degli Afterhours. Detto questo, buona lettura!
 
 
 
 
 
Sotto un cielo coperto di nubi, Tokyo concludeva un altro giorno assediata dalla Tekken Force, che continuava a marciare per le vie della città, ancora ferita dai mesi che precedettero il sesto Torneo del Pugno d’Acciaio.
L’atmosfera che si respirava in quel giardino, invece, era totalmente diversa.
Il ragazzo osservava il paesaggio dalla vetrata dell’enorme serra del Violet System. Un enorme, meraviglioso giardino d’inverno che si affacciava su un altro giardino.
Per lui – per loro in quel momento c’era solo pace; sarebbe durata solo poche ore, ma non importava.
Incollò il naso al vetro, come faceva da bambino quando pioveva o nevicava, e stava a guardare il cielo per ore.
Mamma, io… sono una persona orribile?”
“Perché dovresti esserlo?”
“Come perché?” le rispose amaramente, voltandosi a guardarla “Se il mondo è in questo stato è solo colpa mia… e non posso fare niente per rimettere a posto le cose.”
“Ma non avevi scelta. Non è così?”
“Si ma… non eri tu a dirmi che c’è sempre una scelta?”
Lei sorrise, un sorriso dolce – così diverso da quello che ricordava. Si avvicinò al piccolo laghetto artificiale, e accarezzò uno dei fiori di loto che affioravano dall’acqua. Erano da sempre i suoi fiori preferiti, così belli e dal profondo significato legato ai chakra e simbolo di purezza; la stessa purezza che aveva deciso sarebbe stata il significato del nome di suo figlio, e che ancora oggi era presente nel suo animo, nonostante tutto.
Si accostò a lui, con in mano uno di quei fiori.
“Non sempre le cose vanno come vorremmo… e le scelte che siamo costretti a fare ci portano a preferire il male minore.”
“Qualcosa che somiglia molto alla terza Guerra Mondiale non mi sembra esattamente un male minore…” rispose lui, lasciandosi andare alla disperazione che teneva dentro da tanto, troppo tempo. La donna gli si avvicinò, abbracciandolo e cullandolo dolcemente, come fosse ancora un bambino – e in fondo lo era.
“Non c’è modo di risolvere” sussurrò lui “le cose possono soltanto andare peggio… è la mia guerra, una guerra che nemmeno volevo, e che devo affrontare da solo…”
Incapace di trovare le parole adatte, si limitò a confortarlo, come una vera madre farebbe.
 
 
“Tu sei sicuro che sia una… cosa normale?”
Lee si voltò a guardare il fratellastro, intento ad osservare Jin nel giardino d’inverno.
“Non vedo cosa ci sia di anomalo, sta andando tutto come previsto” sorrise, controllando dati sul suo palmare. Lars lo fissò per qualche secondo, poi tornò ad osservare il nipote.
“E’ che… sembra così sbagliato! Voglio dire, Alisa…”
 “Cosa è sbagliato, capitano Alexandersson? Che la tua cara Alisa in questo momento stia interpretando il ruolo della defunta Jun Kazama?”
Lars fece una smorfia. “Converrai con me che è alquanto strana come cosa… Cristo, ha persino una parrucca diversa e-“
“E un’espressione in volto diversa” concluse Lee per lui.
Si avvicinò alla finestra da cui osservavano il giardino, e indicò l’androide.
“Con questa particolare procedura abbiamo fatto in modo che quella non sia più Alisa, ma una copia esatta di Jun Kazama, anche se solo per poco” spiegò “La sua personalità – o meglio, una rielaborazione di essa, non essendo in possesso dell’originale, è stata introdotta nel sistema operativo di Alisa, rendendola a tutti gli effetti una copia esatta di Jun. Le sue movenze, il suo modo di parlare, di fare, tutto.”
“Quasi tutto” sospirò Lars “Non sarà mai lei, sarà soltanto una copia, come hai detto tu. Un debole palliativo per le sofferenze di Jin…”
“Forse. Eppure quelle poche ore con lei riescono a lenire il suo dolore, anche se solo una volta l’anno…’” rispose Lee, senza batter ciglio. “La solitudine non porta a nulla di buono, solo al distacco. Certe volte proprio le persone che hanno più bisogno di contatti sono quelle che non riescono ad averne…”(*)
Lars lo osservò in silenzio, riflettendo su quelle parole, poi volse di nuovo lo sguardo al giardino, e a Jin tra le braccia di qualcuno che recitava il ruolo di sua madre.
“In fondo siamo tutti soli, chi più chi meno…” disse, senza rivolgersi a nessuno in particolare “sia gli orchi, sia le streghe… siamo tutti soli.”

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Capitolo 3
*** 3 Malìshka (Dr. Boskonovitch, Alisa) ***





 
3. Malìshka

Set: Arancio
Prompt: Welcome (Benvenuto)
Personaggio: Alisa Boskonovitch, Geppetto Boskonovitch
Contesto: Pre-Tekken 6
Note&Avvertimenti: Finalmente mi è tornata un pò di ispirazione per la challenge! Cosina breve, in realtà, ma non mi dispiace... è la prima volta che scrivo del Dr. Boskonovitch! La scena è un omaggio a uno dei miei film preferiti, Edward Scissorhands :>
La parola malìshka è una parola russa usata come vezzeggiativo per le bambine, significa piccola o piccolina.
 Buona lettura :>



 
“Durante le presentazioni, la stretta di mano non avviene mai da seduti, ma alzandosi in piedi e porgendo la mano destra.”
Mentre completa i circuiti della mano robotica, la voce nasale del dottor Boskonovitch declama quasi a memoria le regole del galateo; ormai non guarda quasi più il libro, lasciato aperto sul ripiano vicino più per abitudine che per reale utilità.
“E dovrebbe essere la persona che si presenta a porgerla per prima” ride, mentre salda la mano al braccio dell’androide.
La robottina inclina lievemente la testa, e ricambia il sorriso del suo costruttore.
Gli occhi del dottore si incupiscono per un attimo, mentre ricorda la sua bambina… il motivo per cui sta facendo tutto questo.
“Inoltre, per l’uomo è d’obbligo alzarsi” prosegue, alzandosi dalla seggiola per prendere qualcosa dagli scaffali “mentre non lo è per le donne. Ma forse è il caso di passare a letture meno noiose da ora in poi… non sei d’accordo, malìshka?” domanda alla sua creatura, con un accento russo più marcato del solito.
Le si avvicina di nuovo, e in mano tiene qualcosa per lei… una parrucca rosa.
Gliela sistema sulla testa, acconciando il boccolo sulla destra; poi, mentre le carezza il viso, sorride.
La piccola androide sorride a sua volta, un sorriso che stavolta sembra contenere una parvenza di vita.
“Benvenuta al mondo, mia piccola Alisa.”


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Capitolo 4
*** 4 Hurt (Jin, Xiaoyu, Hwoarang) ***





4. Hurt
 
Set: Arancio
Prompt: Carnivale (carnevale)
Personaggio: Jin Kazama, Ling Xiaoyu, Hwoarang.
Contesto: Tekken 6, finale dello Scenario Campaign
Avvertimenti: ATTENZIONE. E’ un enorme, gigantesco What if?, da qui la presenza di personaggi non presenti nel finale dello Scenario Campaign. Lo dico giusto per non sentirmi poi dire che “Tizio non c’era, Caio neppure!”. Ed è una implied XiaoJin, quindi fate vobis. Forse anche un po’ Xiaorang?
Ah, specifico perché potrebbe non essere chiaro: ho interpretato il prompt con il sinonimo baraonda, chiasso. Ovviamente, il carnevale in senso letterale non avrei saputo come infilarcelo.
Note: L’avevo in mente da qualche tempo, ma ha preso forma oggi perché avevo della malinconia da buttar fuori. Quindi vi prego, non cercate di darle un senso che in realtà non ha. Ok?
Oltre a far parte del set per la Tekken Challenge, questa storia partecipa anche alla Staffetta in piscina della community lj Piscina di prompt con il prompt  If I could start again/a million miles away/I would keep myself/I would find a way. (Hurt – Nine Inch Nails), e al 500themes_ita con il prompt 135. Ci sarà sempre un mostro.
E ora fuggo prima di ricevere le sassate c.c
 
 
 
 
 
 
Non doveva andare così.
Mentre la culla tra le braccia, continua a darsi dell’idiota, a maledirsi.
E’ tutto sbagliato, non era così che doveva finire.
Dovevo morire io.
E invece…
Invece ha Xiaoyu tra le braccia, inerme, gelida.
Stupida Xiao…
Stupida Xiao che aveva sempre creduto in lui, che era sempre stata sicura che ci fosse ancora qualcosa di buono in fondo al suo cuore marcio.
Stupida Xiao che voleva salvarlo, fino all’ultimo.
E ci è riuscita a un prezzo altissimo. Un prezzo che doveva pagare lui, e nessun’altro.
Stupida Xiao… non dovevi nemmeno essere qui…
La stringe forte a sé, cullandola dolcemente. Attorno a lui c’è confusione, voci che lo chiamano, urla; ma non gli importa nulla, non vuole parlare con nessuno, non gli interessa nulla di quella folla chiassosa. Jin vuole solo che Xiao apra gli occhi, che gli sorrida come ha sempre fatto, che lo chiami Jin-kun con quella sua strana pronuncia che faceva sembrare la j una z.
Svegliati Xiao… svegliati…
Ma Xiao non risponde.
 
 
No cazzo. Non lei.
Di tutti gli scenari che poteva immaginare, questo davvero non l’aveva mai considerato.
Che Kazama si immolasse, in un ultimo gesto eroico di redenzione, lo aveva temuto – non desiderato, ma conoscendo il soggetto l’aveva tenuto in conto. Che Xiaoyu cercasse di fermarlo, ovviamente. Se si trovava lì era solo perché l’aveva promesso a lei.
Ma non così.
Questo scherzo non me lo dovevi fare, Cina.
Hwoarang si passa nervosamente una mano tra i capelli, incerto su cosa fare. Vorrebbe urlare, vorrebbe pestare Kazama solo per sfogarsi, e risvegliarlo da quell’immobilità catatonica. Vorrebbe fare mille cose, vorrebbe fare tutto e niente, ma l’unica cosa che gli riesce è stare lì e osservare la schiena di Kazama che trema per i singhiozzi.
Attorno a loro un via vai di soldati che si raduna attorno a Jin, a chiedere se il boss sta bene.
Certo, invece il cadavere che stringe tra le braccia vale meno di zero.
Non riesce a dire o fare nulla; vorrebbe dire a quella calca chiassosa di fermarsi, di stare zitti che maledizione è morta una ragazzina. Ma non riesce a fiatare.
Vede Nina Williams osservare la scena da lontano, senza muovere un muscolo, impassibile come sempre.
Da lei non osava aspettarsi di meno, figurarsi. Sarebbe quasi tentato di cancellarle quell’ inespressività a suon di pugni, ma si trattiene.
E’ per Xiao che evito casino inutile pensa.
L’unico che sembra mostrare dell’umanità è quel soldato svedese dai capelli assurdi. È stato l’unico ad avvicinarsi a Kazama, a parlargli, cercare di farlo rinsavire.
Calcia via una pietra, perché deve sfogare la rabbia che sente. Deve, o finirà per impazzire.
Vaffanculo. Non è giusto, Xiao, non è giusto. Se ci fosse un modo per tornare indietro…
Non c’è alcun modo per portare il tempo indietro.
Semplicemente, a volte la vita fa troppo schifo per essere vissuta.
 
 
Se solo potessi tornare indietro... se solo potessi, forse sarei abbastanza furbo da darti retta.
Se solo potesse, Jin ricomincerebbe daccapo. Rifarebbe tutto da zero, cercando di non commettere errori.
Troverebbe il modo di fare sempre le scelte giuste, di fermarsi al momento giusto.
Ma riavvolgere il tempo è impossibile, così come zittire quel chiasso infernale, quel via vai di gente attorno a lui.
State zitti maledizione, fate silenzio! Lei è morta e non vi importa niente!
Lars è l’unico che mostra un minimo di compassione. Sente la sua voce che lo chiama, che cerca di scuoterlo. Nonostante quello che ha detto di Alisa è lì per aiutarlo, e di questo Jin gliene è grato. Ma in questo momento non vuole nessuno attorno, vuole solo silenzio.
Lascia che le lacrime scorrano, il corpo che trema mentre stringe a sé quello sempre più freddo di Xiao.
Le accarezza il volto, quasi sperando di vederle aprire gli occhi, mentre tra i singhiozzi sussurra gomenasai e aishiteru.
Se potesse, tornerebbe indietro anche per dirle tutto ciò che non le aveva mai detto.
Non cercherebbe di tenerla distante, di tenerla fuori da quella fortezza di solitudine che aveva eretto per non dover soffrire più.
Le tenderebbe una mano, come lei aveva fatto tante volte in passato, con pazienza.
Ora non ci sarebbe stata più nessuna cinesina chiassosa ad aspettarlo.
La culla dolcemente, soffocando i singhiozzi tra quei codini per cui l’aveva presa in giro tante volte.
Aveva scelto di combattere, di immolarsi, per combattere il mostro.
Per porre fine a quei massacri, per salvare quell’umanità ignara di tutto. Per proteggere le persone a cui teneva.
Ma il destino si era preso gioco di lui ancora una volta, portandogli via qualcuno che amava. Di nuovo.
Ci sarà sempre un mostro da affrontare, peggiore di quello precedente. E non tutti possono essere sconfitti a calci e pugni. Certe volte, il mostro da combattere è riflesso nello specchio, sepolto sotto ricordi dolorosi e ferite mai rimarginate. Ed è il peggiore di tutti.
Continua a cullare il corpo senza vita di Xiao, il viso sporco di sangue.
In silenzio, sperando di non dover sentire più nulla.




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