don't leave me. never.

di Hope it
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** finalmente estate! ***
Capitolo 2: *** we're going to.. California!! ***
Capitolo 3: *** pensieri.. ***
Capitolo 4: *** incontro. ***
Capitolo 5: *** sembrava impossibile. ***
Capitolo 6: *** ricordi.. ***



Capitolo 1
*** finalmente estate! ***


a campanella che segnaval a fine delle lezioni suonò. di solito odiavo quel suono, ma oggi, oggi lo adoravo, perchè segnava la fine della tanto odiata e scuola, e l'inizio delle vacanze. raccolsi i miei libri, mi diressi fuori dall'istituo con la cartella sulle spalle. in giardino c'èrano tutti i ragazzi del mio liceo che si rincorrerevano, lanciandosi gavettoni a vicenda. vidi le mie amiche, che ridevano e scherzavano. mi avvicnai a loro e le salutai. loro appena mi videro mi vennero incontro mi lanciarono addosso un gavettone  che mi bagnò da capo a piedi.
''brutte stronze!!'' urlai, ridendo.
loro scoppiarono a ridere, per le mi paroline molto gentili.
''volete la guerra eh?'' dissi avvicinandomi con una bottiglia di acqua gelata in mano.
'' si, ma prima prova a prenderci.. '' disse Serena, la mia migliore amica.
le rincorsi per tutto il giardino, iniziammo a bagnarci, ridere e gridare. mi stavo divertendo un mondo.  poche ore dopo, io e le mie amiche uscimmo dalla scuola, ormai bagnate fradicie. davanti all'uscita c'èra Nicholas, il ragazzo più bello della scuola. mi sorrise e mi salutò
'' ciao Allie..come stai?'' chiese.
''benissimo, tu? risposi sorridendogli.
''bene dai.. ci vediamo domani?'' chiese.
scossi la testa.
'' mi dispiace Nick, ma domani parto, vado a Los Angeles, per tre mesi.. ''
lui mi guardò dapprima stupito, poi deluso. mi guardò, sgranando gli occhi azzurro cielo.
'' ma proprio domani?e non  ti rivedrò per tre mesi? ma proprio adesso che..'
si interruppe.
'' lo so, mi dispiace, ma mia mamma insiste. ci rivediamo tra tre mesi, ciao bello..''
dissi dandogli un bacio sulla guancia e allonanandomi con le altre. Serena ridacchiò. era abitutata a quel genere di cose tra me e Nicholas. erano anni che facevamo tira e molla. dalla prima superiore quasi. adesso ci stavamo per rimettere insieme. ma come sempre mia madre doveva rovinare tutto, costringendomi ad andare con lei in california. mi sarei annoiata per tre mesi, non conoscevo nessuno, apparte quello sfigato di Willam, lo conscevo da quando ervamo piccoli, giocavamo sempre insieme, finoa quando mia madre non mi ha più portato in California, dopo che avevo rischiato di annegare nella piscina di casa sua. ma oggi volevo tornarci, di nuovo. arrivai al vialetto di casa mia, salutai le mie amiche ed entrai in casa.
  
    scusate, non mi sono ancora presentata. mi chiamo Allison Jordan. ho 16 anni, frequento la terza supeiore al liceo di New York. sono una delle ragazze pià popolario del liceo. ho i capelli color del rame, con qualche striatura bionda, gli occhi verdi. tra me e Nicholas c'è sempre stato qualcosa, fin dal primo momento im cui ci siamo conosciuti. ma lui mi tradiva spesso, mi lasciava e poi mi rivoleva.. non a caso ora non sono molto sicura di voler stare con lui.  fortuna che ci sono le mie amiche: Julia, Serena e Lea. loro sono le cose più importanti per me. sto scrivendo questo per raccontarmi la mia storia, dall'inizio. voglio che sappiate, che capiate come ho conosciuto l'amore della mia vita, perchè si, è lui, la persona che amo, che ho sempre amato, e nessuno potrà mai cambiarlo.

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Capitolo 2
*** we're going to.. California!! ***


'' Alliiiiiiiie? sei prontaa?''
chiese mia madre dal piano di sopra. sospirai e risposi:
''  quasi, mi mancano le ultima cose da mettere in valigia. ''
andai a prendere il mio beauty case, lo misi dentro una grossa valigia già tracolma di vestiti e altri accessori. non volevo partire, avrei voluto restare qui. ma non sempre si ha quello che si vuole, quindi per tre mesi dovevo adattarmi al calore della California, alle lunghe giornate calde e afose, all'oceano immenso, a tutti i negozi sul lungomare.. sembrerebbe un paradiso. ma non per me. avrei preferito mille volte rimanere a New York. ma non potevo farlo. un fracasso tremendo che veniva dal garage interruppe i miei pensieri. mi girai e vidi mio padre entrare in cucina, ansante e con il fiatone. mi sorrise e si giustificò:
''un piccolo inconveniente con le valigie.. ''
annuii, ridendo. Papà mi sorrise, prese la mia valigia e andò a caricarla in macchina. rimasi di nuovo sola nella stanza. pochi secondi dopo, mia mamma scese dalle scale, portandosi dietro la sua valigia. andò a caricarla in macchina e tornò in cucina. si avvicinò a me
'' abbiamo preso tutto?'' mi chiese.
''si credo..''
risposi, abbassando la testa.
''oh, tesoro, non essere triste, ti divertirai, vedrai.. sono sicura che farai molte amicizie nuove..''
disse, accarezzandomi i capelli. sorrisi, cercando di sembrare convinta. mia madre capiva sempre come mi sentivo, era un delle parti che mi piaceva di più di lei. mio padre ci chiamò dal garage.
''siete pronte?'' disse.
''si, arriviamo..'' rispose mia madre.
attraversammo la cucinam il garage e salimmo in macchina. mi girai a guardare casa mia, prima che la machcina uscisse dal vialetto. lo so che non saremmo stati via per sempre, ma avevo organizzato tutta la mia estate al meglio, e adesso era tutto rovinato. per colpa dei miei genitori, a cui piaceva tanto il caldo e il mare. mio padre acese la radio, aprì il finestrino, alzando il pugno in aria urlò
'' we're going to.. CALIFORNIA!!''
tutti i vicini si girarono a guardarci, stupiti. alzai gli occhi al cielo e abbassai la testa.

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Capitolo 3
*** pensieri.. ***


il tragitto per arrivare in California era molto lungo, per cui, visto che mi annoiavo, presi il cellulare e scrissi un messaggio a Serena.

-Ciao bellaaaa.. prima figura di merda della giornata,  fatta!! -

lei mi rispose subito:

-ehi.. che è successo?-

-niente, i miei genitori, hanno solo urlato a tutto il vicinato che andiamo in California..-

risposi io.  un minuto dopo mi arrivò un altro messaggio:

- ma va, sono sicura che vi divertitere un sacco, sai, non so cosa darei per andare in California anche io, ma mia madre non mi porterebbe mai!!-

rimasi a fissare il messaggio per un secondo, rileggendolo più e più volte. lei non capiva. lei non capiva perchè non volevo andare a Los Angeles. era difficile da spiegare. lei sapeva tutto di me, ma non questo. lei non sapeva della mia folle paura dell'acqua.  si, proprio dell'acqua, non dell'acqua in bottiglia, ma avevo paura dell'oceano, del mare. sapevo nuotare, avevo fatto dei corsi da piccola, ma quando, cinque anni fa, caddi nella piscina di William e rischiai di affogare, da quel giorno non misi più piede dentro un piscina. mi rfiutai di andare a nuoto con mia madre, anche solo di toccare l'acqua della piscina. non avevo detto a nessuno della mia paura. pensavo mi prendessero in giro, mi rifutassero per questo. e io odiavo sentirmi esclusa, o disprezzata dagli altri. ero terrorizzata da quello che la gente potesse pensare di me. a volte posso sembrare forte, sempre con il sorriso sulle labbra, invece ogni votla che qualcuno dice una cosa orribile, cattiva nei miei confronti io muoio dentro, anche se non lo dimostro. sono sempre stata abituata ad essere accettata dagli altri, anche, a volte, indossando una maschera, per non far vedere chi sono veramente. non è una bella cosa, lo so. ma forse, era l'unica soluzione in una società dove: o sei perfetta, oppure non sei neanche da considerare. sono una di quelle persone che ama i piccoli gesti, che ama le piccole cose, un semplice abbraccio significherebbe tutto per me. una semplice foto può suscitare il ricordo più bello, o più doloroso. se non l'avete ancora capito, ci vuole poco per ferirmi, basta una parola sbagliata, un gesto sbagliato.. con Nicholas, ci furono svariati tira e molla, prima che lui mi tradisse, con un'altra ragazza. fu una delle giornate peggiori per me. fu uno dei mesi peggiori. me lo ricordo ancora benissimo, quel piovoso venerdi di ottobre di un anno fa. è stato un duro colpo per me, dal quale feci molta fatica a riprendermi. fino a quando, dopo il colpo mi rialzai, più forte di prima. come dicono '' quello che non uccide, fortifica. '' la voce di mio padre, che annuciava che mancava poco interruppe i miei pensieri. wow, era passato tutto questo tempo? non mi sembrava vero. girai la testa verso il finestrino, guardai, oltre le montagne rocciose, la favolosa vista sul mare che si apriva davanti a me.

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Capitolo 4
*** incontro. ***


eravamo quasi arrivati. mio padre svoltò in un vialetto, e fermò la macchina davanti ad un grande casa fatta di mattoni, con un grande giardino erboso e al centro un vialetto di sassi, che portava fino alla porta in legno della casa. sembrava tutto come lo ricordavo. aprii la portiera della machcina e scesi. percorsi il vialetto e aprii la porta. entrai nell'  accogliente soggorno, con un grande divano letto, una televisione al plasma e una finetra molto grande, con delle tende rosa. i muri della stanza era di colore viola. uno dei miei colori preferiti. attraversai il soggirono e andai in cucina, c'èra un grande tavolo di legno, con quattor sedie, cèrano vari scaffali appesi al muro, il microonde su una grande credenza nella quale c'èra anche in frigo. uscii dalla cucina e salli le scale di marmo. entrai in quella che, quattro anni fa, era la mia camera. era un pò diversa. non c'èra più l'angolo dei giochi, il letto piccolo, ora c'èra un grande letto, con le coperte viola chiaro, attaccato al muro una scrivania di legno di mogano, fatta a isola, con computer portatile e un sedia girevole. in alto, attaccate al muro c'èrano alcune mensole, che contenevano dei libri. vicino al letto, c'èra un comodino con un grossa lampada, e in fianco un grosso armadio. ere quasi tutto come lo ricordavo. era tutto perfetto.
''Alliiiiie? dove seiii?''
la voce di mia madre mi distolse dai miei pensieri. corsi giù dalle scale, e la trovia che stava scaricando le sua valigie dalla macchina. uscii nel vialetto, mi tolsi il giubbotto e lo tenni in mano. faceva molto caldo. velocemente mi tolsi anche il maglione, rimanendo in canottiera. lasciai giubbotto e maglione in macchiina e scaricai le mie valigie, portandole in camera. dopo aver riposto tutti i vestiti nell'armadio, mi cambiai, mettendomi pantoloni corti e canottiera, presi la borsa da mare, scesi le scale e andai in cucina,dai miei genitori. vidi mia madre seduta in cucina a leggere il giornale, mentre mio padre era in salotto a guardare al tv.
''mamma, vado in spiaggia, torno presto..''
dissi, lei, senza staccare gli occhi dal giornale, annuì con la testa. uscii di casa, e attraversai il quartiere, fino ad arrivare al lungomare. era tutto come lo ricordavo: i grandi negozi di vestiti di marca, i ristoranti lussuosi, i bar.. arrivai davanti alla spiaggia, vidi i bambini che scorrazzavono sulla sabbia, urlando e ridendo, alcuni andavano nelle giostrine, altri,, più lontani facevano il bagno, con le mamme al seguito. nel bar della spiaggia alcuni ragazzi, seduti ad un tavolo ridevano e scherzavano davanti ad un gelato, mentre negli altri tavolo, altri adulti bevevano dei caffè. vidi in lontananza dei surfisti che cavalcavano le onde, molto alte, del mare. scesi i gradini e arrivai in spiaggia. la attraversai tutta, fino ad arrivare alla riva del mare. stesi il mio asciugamano e m isdraiai. adoravo prendere il sole, erano una delle poche cose che mi piaceva del mare. rimasi li, per non so quanto tempo, fino a quando sentii delle risate, ne riconobbi soprattutto una. mi alzai, per cercare di capire chi era. davanti a me, c'èrano i ragazzi che poco fa, faceva surf. li guardai bene uno a uno, fino a quando non lo vidi. il mio cuore quasi smise di battere, poi accelerò. uno dei ragazzi, era William.

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Capitolo 5
*** sembrava impossibile. ***


mi affannai a cercare, nella mia borsa da mare, gli occhiali da sole. li trovai, e me li infilai. speravo che con questi non mi avesse riconosciuto. lo speravo davvero. mi sdraiai di nuovo sull'asciugamano. i ragazzi mi passarono in fianco, ridendo e scherzando tra loro. sentii la voce di William ed ebbi un fremito. mentre passavano, la tavola id uno di loro cadde a terra, sulla sabbia. uno di loro si chinò a raccoglierla, urtandomi e buttandomi della sabbia addosso.
''ma stà attento!!'' dissi, senza pensarci.
il ragazzo ridacchiò e disse:
'' mi scusi signorina.. '' imitando la mia voce.
gli altri sghignazzavano. erano proprio dei bambini. mi alzai, indignata, presi la borsa e i vestiti, pronta ad andarmene, mi girai, e mi bloccai di colpo. davanti a me c'èra William. mi guardava con una strana espressione. senza pensarci mi tolsi gli occhiali, lui sgranò gli occhi. rimanemmo a guardarci, in silenzio. sentivo un vuoto allo stomaco, non riuscivo a distogliere gli occhi da lui.aveva dei capelle biondo -ramati, tutti scompigliati (alla Edward Cullen, per intenderci.) e occhi cosi azzurri, come il mare. mi ero completamente persa, nei suoi occhi, cosi blu. Avanzò verso di me, tendendo un mano. notai che i suoi amici lo guardavano, con facce stupite. mi allontanai da lui, mi girai e me ne andai. risalii in fretta le scale, per tornare al lungo mare. non volevo che mi riconoscesse, avevo paura, di quello che avrei potuto provare se lui mi avesse riconosciuta. perchè non m iera indifferente, e un'attrazione cosi grande, cosi forte, non l'avevo mai provata con nessun ragazzo. svoltai per una piccola stradina, una di quelle scorciatoie per arrivare prima a casa. mentre camminavo, sentii una voce che mi chiamava.
''Allison!'' era la voce di William.
mi bloccai di colpo. feci un bel respiro e mi girai. era davanti a me. più vicino di quanto pensassi.
'' Allison, da quanto tempo..'' disse, avvicinandosi ancora di più.
indietreggiai e dissi
'' scusa, ci conosciamo?'' lui si bloccò di colpo.
di certo non si aspetava che io fingessi di non conoscerlo.
''ma.. non ti ricordi..'' balbettò, indeciso.
scossi la testa. 
''forse, ti sei sbagliato, forse mi hai scambiato con un altra persona.. '' dissi, ma la mia voce tremò sull'ultima frase.
lui scosse la testa.
'' no, io so che sei tu.'' disse, deciso.
mi guardava dritto negli occhi, sembrava mi leggesse nell'anima. per un attimo, rividi il momento in cui l'avevo conosciuto, molte estati fa, quando mi guardava con gli stessi occhi azzurro, color del mare.
''mi dispiace, credo prorpio che tu ti sia sbagliato.. '' dissi, scuotendo la testa.
''ora, scusami, ho una certa fretta..'' dissi, cercando di congedarmi da lui.
abbassò la testa. lo guardai per un ultima volta, mi girai e continuai a camminare. mi dispiaceva essermi comportata cosi, non sapevo nemmeno io il vero perchè del quale non avevo ammesso di riconoscerlo.
''Aspetta!'' sentii di nuovo la sua voce.
mi girai, e me lo ritrovai a pochi centimetri dal mio viso. trattenni il respiro, per un secondo, il mio stomaco sussultò.
'' Allison, lo so che mi riconosci. perchè è impossibile che tu ti sia dimenticata tutto quello che abbiamo fatto insieme,tutti quei castelli di sabbai, i giochi, i pomeriggi d'estate che abbiamo passato insieme.. io so che ti ricordi tutto, ma per qualche strano motivo non vuoi ammetterlo. sai, ti conosco meglio di quanto tu creda, so quando menti, te lo si legge negli occhi, per questo non sei una brava bugiarda. ''
ridacchiò tra sè, poi continuò
'' so, che mi riconosci, per questo ti chiedo di venire, sta sera, al tramonto, solito posto. se verrai, capirò che sei veramente tu.. se non verrai.. allora saprò che mi sono sbagliato. ma sono sicuro che verrai..''
mi sorrise, facendomi l'occhiolino. camminò all'indietro per un pò, tenendo gli occhi fissi sui miei. mi fece un rapido cenno di saluto con la mano e svoltò l'angolo della strada. rimasi per un secondo interdetta. sembrava impossiibile che mi avesse riconosciuto. mi girai, e tornai a casa, non potendo più nascondere, il sorriso sulle labbra.

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Capitolo 6
*** ricordi.. ***


‘’mammaaaa! Sono a casaaaaa!!’’ dissi, appena varcata la porta di casa.
‘’ oh, ciao tesoro.. ‘’ mi disse mi madre, dalla cucina.
La raggiunsi e la aiutai a preparare la tavola. Non riuscivo a smettere di pensare a William. Ero indecisa se andare all’appuntamento oppure no. non sapevo decidermi. Mia madre mi lanciò uno sguardo malizioso.
‘’ perché sorridi cosi?’’ mi chiese, ridendo.
‘’ cosa? Io..io non sto sorridendo..’’ risposi, mettendomi sulla difensiva.
‘’non fare la finta tonta con me! avanti, perché ridi?’’ mi chiese, di nuovo.
Abbassai le spalle.
‘’ niente di che.. ho solo incontrato William in spiaggia.’’ Dissi
. Lei sgranò per un attimo gli occhi.
‘’ William? Quel William?’’ chiese, incredula.
‘’ si, mamma, quanti William conosci?’’ sbottai, spazientita.
Mi guardò male, e tornò alle sue faccende domestiche. Andai in salotto, sbuffando, con mia madre, bastava una risposta sbagliata e non ti parlava per giorni. Era fatta cosi. Salii in camera mia, mi buttai sul letto. Ancora non avevo deciso, se andare all’appuntamento oppure no. da una parte, volevo andarci a tutti i costi, mentre dall’altra.. volevo continuare  far finta di non conoscerlo. Perché non volevo diventare sua amica, sapevo che, se fosse successo, sarebbe stato.. complicato. Quello che mi spaventava di più era quell’attrazione, che fin da bambini avevamo provato, l’uno per l’altra. Ricordo ancora, quando cercò di baciarmi, a sette anni. E io lo spinsi via e me ne andai. Poi, un altro motivo per il quale non volevo andare a quell’appuntamento, era che se fossimo diventati amici, sarebbe stato difficile lasciarci, alla fine dell’estate. Mentre riflettevo, un’ altro pensiero mi attraversò la mente: quando, all’età di sei anni, giocavamo a nascondino, a casa sua. Lui contava, mentre io mi nascondevo. Mi nascosi dietro un grande albero, sicura che li non mi avrebbe mai trovato. Quando smise di contare gridò
‘’ arrivoooo’’ con la sua dolce vocina.
Lo sentii venire a cercarmi per tutta la casa, ma non mi trovava. Allora decisi di uscire dal mio nascondiglio, proprio quando lui  stava venendo verso di me. ci scontrammo e caddi a terra, sbucciandomi un gomito. Scoppiai a piangere, vedendo il sangue che colava dal gomito. Lui mi abbracciò, mi porto in casa e mi mise un cerotto. Ricordai come gli avevo sorriso, dopo che aveva messo il cerotto sul mio gomito. Ricordai la sua felicità, nell’avermi reso felice, nell’avermi fatto smettere di piangere. Senza più pensarci, mi alzai, scesi di corsa le scale, urlai a mia mamma che andavo a fare una passeggiata e senza lasciarle il tempo di rispondere, uscii di casa. Mi precipitai sul lungo mare, lo attraversai, scesi le gradinate che portavano alla spiaggia. Davanti a me si ergeva un bellissimo tramonto, che sembrava colorasse il mare di arancione e giallo. Mi fermai un secondo a guardarlo. Poi mi tolsi le scarpe, attraversai la spiaggia correndo, fino al molo. Spesso io e William andavamo li a giocare, nei giorni più afosi. Sentii l’aria muovermi i capelli. Notai una sagoma scura vicino al molo. I capelli ricci al vento. Guardando meglio, mi accorsi che era William.

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