away.

di toasterxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


''Prova a far uscire il tuo culetto sexy da lì ora, se ci riesci'' Disse il biondo con un tono malizioso, appoggiando la testa alla porta, causando un tonfo.
''Lasciami uscire, razza di coglione'' urlavo nervosamente, senza ottenere alcuna risposta, se non qualche risata da parte di quei ragazzi. 
 
Justin e la sua banda di svitati mi avevano rinchiuso nello spogliatoio della scuola, al secondo piano. Dopo aver implorato per l'ennesima volta di farmi uscire, senza alcun successo, tirai un forte calcio alla porta, dal nervoso. poi mi diedi una spinta con la porta, buttandomi a terra con la schiena appoggiata ad essa. 'stronzi' pensavo. 
Quello stanzino, per quanto fosse piccolo, era colmo di scarpe e tute sparse, e una puzza di sudore ovunque. 
 
Mi chiamo Jane Michelson e ho quindici anni. Rispetto alle mie amiche sono molto solare, ma mi definiscono ingenua.
 
Perchè mi trovo qui? diciamo che non ho fatto assolutamente nulla per meritarmelo, ho solamente cercato di chiarire la situazione. 
Precisamente non so quando è iniziato tutto ciò. Ogni fottuto giorno, a scuola, quei ragazzi devono sempre rovinare tutto. Insultano ogni cosa/persona potesse passare davanti ai loro occhi, senza alcun rimpianto. 
Un giorno si erano fissati con Joe, il secchione della classe. Dopo averlo insultato quasi tutta la mattina, all'uscita della scuola, presero i suoi occhiali, e li lanciarono a terra, calpestandoli. 
Facevano ogni atto di bullismo, e proprio per questo, l'anno scorso, erano stati tutti bocciati. Quindi ora, da quasi quattro mesi li vedevo ogni santo giorno, in classe. Sono un gruppo di coglioni, il primo è Justin, che sembra dirigere il branco di quelle fastidiose scimmie. 
 
Ieri mattina, dopo l'ennesimo richiamo del professore, Lucy, che era stata assegnata nel banco davanti a Justin, si girò e disgustata gli sussurrò ''devi smetterla, stupido'' lei era una delle poche ragazze che non lo temeva, come me, era forte. 
Essendo la vicina di banco di Lucy, mi voltai trovandomi davanti questa scena. Justin inarcò le sopracciglia, stupito. ''Ripeti'' disse quasi sfidandola. ''smettila di fumare in classe, coglione. Il concetto ti è chiaro ora?'' Stette zitto, e Lucy soddisfatta tornò a girarsi. 
Ma all'uscita si ritrovò circondata da tutti i ragazzi, che iniziarono a strattonarla, spingengola a terra. Mi ritrovai ancora una volta ad osservare tutto, e presi le difese di Lucy, aiutandola ad alzarsi. Non ce la facevo più, dovevo fare qualcosa.  
 
Così stamattina trovai la forza di ribellarmi. Suonata la campanella mi catapultai subito in classe. Lucy era assente, aveva alcuni lividi da ieri e non volevo permettere che questo capitasse ancora. L'aula era praticamente vuota, non c'era neanche l'ombra di quel gruppo di scimmioni, e la pace regnava. Verso metà lezione, la porta dell'aula si aprì velocemente.
 
''da quando non si bussa?'' disse il professore alzando gli occhi. La massa di ragazzi entrò, tutti dietro Justin. Mentre si avvicinavano ai loro posti, il suo sguardo si posò su di me, finchè non girò per sedersi nel suo banco. 
Il professore ignorò la non-risposta dei ragazzi, e continuò con la sua lezione, forse intimorito. 
 
''Ah, guardatelo'' alzò un sopracciglio. ''Ha paura di noi'' disse divarcando ancora le sopracciglia e cercando gli sguardi dei suoi amici, che non persero tempo nel scoppiare in una paurosa risata. 
 
''D-dici a me?'' deglutì. 
 
Continuò a ridere senza ascoltare minimamente le parole dell'insegnante,che lo guardava come un cane bastonato. Non faceva assolutamente nulla, sembrava volesse scoppiare a piangere in quel preciso istante, fregandosene delle conseguenze. 
 
Alzai la mano facendola cadere forzatamente sul banco, alzandomi in piedi. ''Ora basta, dovete smetterla, branco di idioti!'' urlai, rivolgendomi a loro. 
Justin mi guardò interrogativo, alzando le sopracciglia sorpreso, come dire, 'tu mi hai detto davvero questo?'  e invece mi fisssò negli occhi per ancora qualche secondo. 
 
''Che cosa?'' disse tornando serio.
 
''Ho detto che dovete smetterla, e che siete idioti, dal primo all'ultimo'' dissi tutto d'un tono, senza prendere il respiro. 
I ragazzi presero a fissarsi tra loro, mentre Justin mi squadrava per bene dalla testa ai piedi. 
 
''Se no cosa mi fai?'' disse ancora con quell'aria di sfida.
 
''Ti faccio dimenticare la voglia di scherzare'' il silenzio era calato nell'aula, mi ero davvero stufata di tutto ciò. Il professore, alle mie spalle, cercava di placare la situazione zittendoci, ma nessuno sembrava ascoltarlo. Volevo girarmi e chiedere scusa, ma avrei perso quell'aria forte che avevo in quel momento.
 
Al tocco di quelle parole, si mise a ridacchiare ''Uuuh'' roteando le mani a lato delle spalle. ''E cosa intendi fare, una bella scopata?'' disse provocando ancora un'altra risata dietro di lui. 
 
Chiusi leggermente la bocca, mordendomi l'interno della guancia, quasi arrossendo. Alzai le sopracciglia insieme al mento, guardandolo dall'alto, e ondeggiando un po' la testa. ''Vedi di smetterla, idiota'' Mi girai sedendomi nel mio posto, facendo un mezzo sorriso al professore. 
Justin era rimasto impalato dietro di me, e continuava a provocarmi borbottando frasi idiote come lui. 
La lezione proseguì con aria tesa, tutta la classe zitta. 
 
Uscii dalla classe tranquilla, più che altro soddisfatta. Appena avrei varcato quel portone mi sarei catapultata alla fermata del pullman e lo avrei atteso impaziente, come tutti i santi giorni. 
Girai l'ultimo angolo, per finire nel corridoio del secondo piano, vedevo gia da lontano la luce provenire dal fondo delle scale. Ma tornai alla realtà quando sentii la potenza di qualcuno buttarmi contro il muro buio, e chiusi gli occhi instintivamente.  
''Eccola, lei fa la furbetta'' Quando li riaprii mi ritrovai davanti Justin, che mi fissava con un finto sorriso. A destra della mia testa c'era la sua mano, appoggiata al muro, e dietro la solita banda di idioti. 
 
''Cosa stai facendo?'' la paura si impossessò di me, me l'avrebbero fatta pagare, mi avrebbero preso a botte, cosa avrei spiegato poi a mia madre? 
Abbassò la mano alla mia destra, aprendò la porta alle mie spalle, gettandomi letteralmente dentro. 
 
''Ciao splendore'' sussurrò sorridendo prima di sbattere rumorosamente la porta davanti a me. 
 
Ed ecco la situazione in cui mi ritrovavo da circa mezzora.Ormai c'era silenzio fuori, i ragazzi se ne dovevano essere andati, mi avevano lasciato qui a marcire. Appoggiai la testa alla porta alzando gli occhi al cielo, fin quando non sentii pressione provenire dal retro delle mie spalle. 
Mi voltai di scatto, e piano la porta si socchiuse. Sbucò la testa di un ragazzo, era famigliare. Occhialoni, capelli neri e lunghi, esile, era Gordon! Il più tranquillo della compagnia di Justin. Erano l'unico con cui si poteva avere un rapporto decente. Mi aprì la porta, facendomi segno di uscire, porgendomi la mano. Cosi mi alzai cautamente e rispettai gli ordini. 
 
''Ci hai messo un po, eh?'' dissi spolverandomi le gambe. 
 
''Shh, se ci trovano ancora qui ci portano in presidenza.'' sussurrò guardandosi intorno.-
 
''Cosa ci fai ancora qui?'' dissi piano, appoggiando la mia mano sul mio fianco.
 
''Devi scusare Justin, a volte è.. insomma è..'' 
 
''A volte? Lui è sempre stronzo. E' un idiota patentato.'' 
 
Mi guardò facendo segno di no con la testa, nervosamente. ''Forza, andiamo.'' disse accompagnandomi alla fermata del pullman, per poi sparire dietro ad un isolato, salutandomi con la mano. 
Mi avvicinai al cartello, per controllare a che ora arrivasse il primo pullman. 
 
''Merda, mio padre mi uccide'' pensai, dopo aver visto che il pullman era appena passato, e il prossimo sarebbe stato tra circa mezzora. 
Appoggiai il mio fianco al cartello stradale, braccia conserte ed un freddo troppo pungente per essere solo i primi di dicembre. Che razza di sfiga. Mi fissavo i piedi, che continuavo a sbattere, cercando di riscaldarmi almeno un po'. La strada è completamente vuota, gli alunni ormai hanno già preso il pullman o le loro macchine calde, e sono già in strada verso casa. Nemmeno un'anima viva, ogni tanto sentivo il rumore delle ruote sfreggiare sulla strada ghiacciata, alzo gli occhi e indietreggio, ma sono solo delle macchine che passavano di lì. Sentii la tasca vibrare. Con fatica tirai fuori le mani da sotto le braccia calde,cercando il telefono nella tasca. Magari mamma che mi diceva che papà mi sarebbe venuto a prendere. Digitai qualcosa nel mio telefono, per poi aprire il messaggio. 
 
''Da Gordon: Scusa per prima, davvero, perdonalo, e perdona anche me.'' 
 
Alzai gli occhi al cielo, e senza perdere tempo mi riposizionai nella  stessa posizione di prima, lasciandomi cadere il telefono in tasca. 

        
Ciao a tutte lkjhgfdfg
come potete leggere nell'anteprima (se si può chiamare così lol) Jane cerca di cambiare Justin,
facendo diventare questa quasi un'ossessione, ma presto scoprirà delle cose, capirà ogni cosa. dhgh
come vi è sembrata? troppo lunga? non si riesce a leggere? vi piace? vi fa cagare? la amate follemente? djehkf?
recensite. lol penso che continuerò appena avrò dei segni di considerazione da parte di qualcunoo. lol adios 
        

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Capitolo 2
*** 2 ***


 
Mi avvicinai alla porta marroncina, quella che ero abituata ormai a vedere tutti i santi giorni, impugnai la maniglia fredda girandola, e rimasi ancora qualche secondo lì bloccata. Poi finalmente entrai in casa. L'aria era accogliente: c'era profumo di rose, il solito profumo che c'è in casa, un calduccio che proveniva dal camino in fondo al salotto rendeva tutto ciò perfetto. 
 
''Come spieghi questo ritardo?'' disse mio padre, riportandomi alla realtà. Alzò leggermente gli occhi dal giornale, non dandomi neanche tempo di entrare in casa. 
 
Diedi una spinta con la mano alla porta alle mie spalle, lasciando che si chiudesse da sola. Poi avanzai verso le scale di fronte a me, senza dar peso alle sue parole.
Manco fossi andata chissà dove, ero a scuola. 
 
''Mi hanno trattenuto, nulla di che'' dissi saltellando i gradini, per fare più in fretta, in modo da evitare il discorso. Girai l'angolo verso camera mia, per poi lasciare cadere la borsa sull'uscio della porta. Nel frattempo, dalla stanza affianco, uscì di fretta Timmy, mio fratello. Era un tappo, anche se aveva solo otto anni. Non lo sopportavo, e i miei genitori spesso mi obbligavano a guardarlo, quando loro uscivano per andare a lavoro. Si metteva sempre contro di me, faceva di tutto per farmi mettere in castigo.
Non mi guardò neanche. In mano aveva due mostriciattoli, che iniziò a lanciare contro i muri del corridoio. Lo guardai, alzando gli occhi al cielo.
 
''Se me ne arriva anche solo uno, sei morto'' gli sussurrai, cercando di non farmi sentire da mia madre o mio padre. Si girò frettolosamente verso di me, tirando fuori la lingua, per poi fare una pernacchia. Mi guardò soddisfatto e poi ritornò ai suoi giocattoli, lanciandoli ancora ovunque, quasi beccandomi.
Quando odio quel moccioso inutile. 
 
''E perchè mai?'' urlò mio padre dal salotto, rispondendo alla mia frase di prima. Poggiai lo sguardo sul fondo delle scale. Poi controllai l'orologio al di sopra del varco della gradinata, erano quasi le due del pomeriggio, a avevo troppa fame.  
Andai dritta passando in mezzo a mio fratello e ai suoi stupidi giochi, per poi chiudermi in bagno e insaponarmi bene le mani sudate. 
 
''Nulla, una professoressa mi ha chiesto una cosa e ho perso il pullman.''  improvvisai scendendo al piano inferiore. 
Mio padre stava ancora leggendo il giornale, mia madre invece girava qua e la per la cucina, stava preparando il mio pranzo. 
 
''Cosa ti ha chiesto la professoressa? Questa cosa poteva chiedertela in un altro momento, invece che farti perdere il pullman,però'' disse mia madre, sottolineando la parola 'cosa'.
 
Mi andai a sedere in una sedia, spingendola con il piede verso la tavola, e sorseggiando un bicchiere d'acqua. ''Nulla mamma, solo se potevo dare una mano ad un ragazzo della mia classe, visto che vado bene a scuola.'' ovviamente mi stavo inventando ogni cosa, però dovevo dare qualche soddisfazione a quei due. Feci una breve pausa, poi continuai. ''ma ha cambiato subito idea, dicendo che quel ragazzo avrebbe fatto ripetizioni, quindi non ce ne sarebbe stato bisogno''
alzai lo sguardo facendo un finto sorriso a mia madre, che soddisfatta tornò a cucinare. 
 
 
Era pomeriggio, mi ero appena svegliata dopo una bella dormita, e non avevo assolutamente voglia di fare i compiti. Controllai l'orologio del telefono, erano le quattro e mezza, e presto mia madre sarebbe andata a lavoro, e mi avrebbe lasciato con quella sottospecie di bambino, da sola, visto che mio padre era andato a lavorare qualche ora fa.  
Uscii dalla mia stanza e camminai lungo il corridoio vuoto e silenzioso fino al bagno, per sciacquarmi la faccia. 
Alzai la testa, guardandomi allo specchio di fronte a me. 
Non riuscivo a vedere nulla di particolare in me. Occhi castani, capelli tendenti al biondo. Scossi la testa e tornai in camera. 
'Domani devo assolutamente parlare con quello stronzo' pensai, ricordando dove mi aveva lasciata marcire la mattina stessa.
 
''Jane!'' urlò mia madre, prolungando la 'a'. ''Scendi un secondo'' disse poi a tono normale. 
 
Alzai gli occhi al cielo. Probabilmente, anzi, sicuramente, mi avrebbe detto che sarebbe andata a lavoro, e che dovevo guardare Tim. 
E cosi fece. 
 
''Vedi di non trattarlo male, ok?'' aggiunse poi. ''Non fare la sorella rompipalle, Jane'' raccomandò con un tono nervoso, quasi rimproverandomi per qualcosa che non avevo -o che lei non sapeva che avrei- fatto. ''No, tranquilla mamma'' sospirai, fissandola dritta negli occhi, sostenendo lo sguardo finchè non tornò a rovistare nella sua borsa, in cerca delle chiavi. 
''Stronza'' sussurrai piano girandomi, sperando che non mi avesse sentito. Quando mi resi conto che ero al sicuro, che non aveva sentito la parola appena detta, ripresi a camminare verso le scale, tornando al piano superiore. ''Ciao'' mi urlò dopo poco, e risposi al saluto. 
Quando sentii la porta d'ingresso chiudersi, mi gettai a peso morto nel letto. Mi girai verso la finestra chiusa alla mia destra, il cielo è nuvoloso, neanche un raggio di sole. 'Questo tempo fa venire ancora più sonno' pensai. Infilai la mano sotto al cuscino, estraendo il telefono da sotto di esso.  
 
''A Lucy: vieni da me?''  almeno avrei fatto qualcosa durante quel lungo pomeriggio nuvoloso. 
Probabilmente Timmy dormiva. O giocava alla play station. Anzi no, ero sicura stesse dormendo, la casa era troppo silenziosa. Magari quell'idiota mi stava preparando un'attentato, dove avrebbe iniziato a lanciare tutti i suoi giocattoli contro di me, a quel punto gliele avrei date.  
Sentii il telefono vibrare.
 
''Da Lucy: Non posso dolcezza. Mia madre vuole che oggi studi tutta quella merda per domani!'' 
 
Ah, perfetto. La stessa cosa che dovrei fare anche io, ma che non avevo la minima intenzione di fare. Non avevo voglia di stare a casa a non fare niente, e nemmeno a studiare. All'idea di alzarmi dal letto mi pesavano le gambe, ma nonostante ciò mi alzai dal letto decisa, stringendo il labbro superiore e quello inferiore tra di loro. 
Cautamente aprii la porta di camera di mio fratello, sbucando con la testa, e notai che dormiva tranquillo sotto le coperte calde. Richiusi la porta facendo attenzione a non fare il minimo baccano per non farlo svegliare. 
 
Tornai in camera mia raccogliendo la giacca che avevo gettato sul letto qualche ora prima, poi mi avviai in silenzio giù per le scale, uscendo fuori nel mio cortile.
Per sbaglio chiusi la porta velocemente, senza fare caso al rumore che avevo causato con quel gesto. Imprecai mentalmente alzando gli occhi al cielo, dopo aver sentito quel baccano. 'spero non si sia svegliato' pensai. Mi allontanai dalla casa, girandomi un'ultima volta verso la finestra di camera di mio fratello, sperando non si fosse svegliato e non mi avesse visto. 
Non avevo ancora la più pallida idea di dove andare o cosa fare, e appunto per questo inizai a camminare lungo i quartieri freddi di quel pomeriggio. 
'Potrei andare al parco' pensai, svoltando l'angolo che conduceva a quella destinazione. Completai il tragitto arrivando all'ultima curva prima del parchetto. 
Quella zona è bellissima. Il parco è enorme, tutto verde con fiori di ogni colore. Da un'aria allegra. La in mezzo c'è un laghetto e intorno un sacco di panchine, vado spesso lì. 
Stavo per attraversare l'ultima strada prima dell'entrata, quando sentii delle urla, e insintivamente mi girai. 
 
''Sei un coglione! Ora sparisci da questa casa, e torna dopo cena!'' 
 
Mi spostai accostandomi dietro un muretto, scendendo qualche scalino, per continuare a spiare la situazione ma nello stesso tempo non farmi riconoscere. Sulla porta c'era un uomo, sulla quarantina, che urlava verso la strada. Sembrava disperato, insultando il povero malcapitato. Spostai la testa leggermente, per guardare chi fosse la vittima. Diressi il mio sguardo verso la strada, verso la direzione nel quale l'uomo urlava tutti gli insulti possibili. Poi vidi una persona. Un ragazzo, per essere precisi. Puntai il mio sguardo su di lui, che guardandosi i piedi camminava sul marciapiede, senza neanche più ascoltare gli insulti dell'uomo, che continuava ad urlare. 
Finita la scenata, l'uomo ritornò in casa, sbattendo la porta, e in quel momento salii le scalette e tornai ad attraversare la strada dirigendomi verso il parco. 
Continuavo a guardare il ragazzo, probabilmente anche lui stava andando lì. 
Fissava la strada sotto ai suoi piedi, con il cappuccio che lo copriva perfettamente. Stringeva i pungi che scendevano lungo i suoi fianchi. Poi tirò un calcio ad una lattina che qualcuno aveva lasciato lì, facendola rimbalzare in mezzo alla strada.
Come avevo già intuito, il ragazzo entrò nel parco davanti a me, sedendosi su una panchina affianco al laghetto, sembrava furioso. 
Era rivolto in avanti, con la schiena piegata che si fissava ancora i piedi. 
 
Entrai anche io nel parco, con l'obiettivo di sedermi il più distante da lui possibile, per evitare sfuriate contro di me. 
Stavo passando accanto a lui, girando intorno al laghetto. Lo stavo fissando incuriosita, quando pestai una foglia, che richiamò subito l'attenzione del ragazzo, che alzò la testa. 
Lo riconobbi subito. Biondo, sguardo perso nel vuoto, era Bieber. I suoi occhi erano rossi, probabilmente si stava sfogando piangendo. 
Anche lui mi riconobbe subito, e non perse tempo per voltarsi da un altra parte, tornando a fissare il pavimento sotto ai suoi piedi. 
Rimasi a fissarlo ancora per un po, sedendomi nella panchina parallela a lui. 
'chissà che casino aveva combinato per farsi dire quelle cose' pensavo, cercando di non fissarlo a lungo. Avevo l'istinto di alzarmi, di ricordargli quanto se lo fosse meritato, qualsiasi cosa gli fosse accaduta, stavo per alzarmi, lo avevo beccato nel suo unico momento di debolezza, ma mi venne solo una fitta al cuore quando lo sentii singhiozzare, mentre piangeva. 
Si coprì il viso con mano, rendendosi conto del gemito che aveva appena fatto, poi dopo qualche secondo si alzò, e attraversò la strada dove ero passata io qualche secondo fa, girando verso la città. Dovevo seguirlo?


 
giorno bitches. c':
come state? alors, come potete vedere (?) ho finalmente aggiornato. lol
si, 'sto capitolo sarà ancora un po' così,
ma dal prossimo inizierà a movimentarsi. kjhgds
purtroppo ho solo tre recensioni nel capitolo precedente, 
però ho deciso che devo arrivare almeno a cinque in questo per poi continuare, 
okay? come vi è sembrata? uu
quindi susususususu recensite dai. se me lo chiedete, ricambio in qualche modo. uu
adios, ci vediamo al prossimo. per informazioni (?) lol contattatemi su twitter. sono @darkinkasdfg c:
byeeeee. ekjhgf

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Capitolo 3
*** 3 ***


Rimasi a fissare per qualche secondo il suo passo secco e veloce, finchè poi non mi diedi una forte scossa alla testa, dovevo tornare a casa, almeno prima che mio fratello si svegliasse. Non mi interessava sapere dove sarebbe andato quell'idiota. 
Tornai a casa, rifacendo la stessa strada che avevo fatto per arrivare fin qui, a passo svelto, senza fermarmi a fissare niente.
Mi avvicinai alla porta cautamente, e facendo gli stessi movimenti che avevo fatto poco tempo prima per uscire, entrai in casa. Il silenzio regnava ancora, Timmy per fortuna dormiva. Svuotai i polmoni sollevata da quella notizia. Così mi distesi sul divano pensando a quello che era appena successo, a quel ragazzo misterioso. Mi dava ancora i brividi, ma questo nessuno lo sapeva. Io sono forte, gliela farò pagare anche dopo aver visto quella scena che mi aveva lasciato un po sconcertata. Dopo poche ore tornarono i miei genitori e la giornata si concluse come tutte le altre, senza nient'altro di diverso o strano, che potesse cambiare la giornata. 
 
 
 
''Jane, svegliati dai, è tardi''  -'Eh, che succede?'- pensai. Aprii gli occhi così lentamente, che riuscii a vedere ogni sfumatura del sole filtrare in camera mia. ''E' già mattina?'' sospirai, cercando mia madre nella stanza. 
 
''Sì tesoro, ora alzati'' Mi girai d'impatto, era dietro l'angolo dell'anta del guardarba, che puliva qualcosa. Tenendomi le tempie, che mi pulsavano, mi alzai dirigendomi in bagno. 
Finalmente pronta, corsi alla prima fermata del pullman, proprio davanti al mio cortile. 
 
 
''Jane, vieni qui'' mi urlava Lucy dall'altra parte del cortile della scuola. 
 
''Oh eccoti, non ti trovavo'' dissi avvicinandomi verso lei e le altre. Menomale che era tornata a scuola, non ce l'avrei fatta un'altro giorno senza di lei. Oggi poi dovevo anche parlare con quel pezzente, chiarire la situazione. 
 
''Quindi quando intendi parlarci?'' mi chiese incuriosita Lucy, aprendo il suo armadietto. ''Ora. no anzi, in classe. Manderò via tutte le altre scimmie per parlare con lui faccia a faccia.'' dissi convintissima.
Ci dirigemmo verso la nostra aula, Lucy un po' impaurita per le conseguenze. Aprii la porta nervosamente, e Lucy si fece dietro di me intimorita. Eccolo, era già li, come se mi aspettasse. Mi fissava con un occhio, in mezzo a tutti i ragazzi che si complimentavano con lui per chissà cosa. 
Mi avvicinai a tutti loro, e si formò come un corridoio tra quel branco di scimmie, che portava a Bieber. 
 
''Cosa vuoi, Michelson?'' era Samuel. ''Hai ripensato a quelle cose di ieri?'' qualcuno dicevano ridendo, ma balbettando nello stesso tempo. 
 
''Fatemi spazio, levatevi'' dissi fissando tutti dall'alto al basso, ingoiando saliva. 
 
''L'hai sentita Jus, l'hai sentita?'' .. ''La prendiamo per i capelli o cosa?'' Mi girai velocemente verso Bieber, ma la sua risposta fu un cenno di testa, muovendola prima a destra poi a sinistra.
 
''Devo parlare con te''  Inarcò un soppracciglio, e tutti ridevano. ''Da sola'' aggiunsi poi. La risata di quei babbuini si prolungò finche Justin non fece un segno con mano, e tutti si azzittirono andandosene, voltati verso di noi. Li seguivo con la testa, tutti che urlavano cosa si sarebbe detto tra di noi. 
 
''Allora, cosa vuoi?'' disse Bieber, sicuro più che mai, facendomi girare verso di lui con un colpetto sulla spalla.
 
''Devi smetterla.'' mi guardò incuriosito. ''D-devi smetterla di trattare male tutti e 'punirci' '' dissi sottolineando l'ultima parola. 
Fece una breve risatina, poi tornò serio. 
 
''E vorresti impedirmelo tu? E' l'unica cosa accettabile di questa scuola, nessuno ce la farà mai pagare'' ''accettalo'' 
 
Mi tornò in mente la scena di ieri, ma era davvero lui? Tutta quell'aria infantile che girava intorno a lui ieri era scomparsa totalmente, dando spazio ad un ragazzo. magari mi ero sbagliata con un altro.
 
''Mettiti d'accordo con il tuo cervello allora, lurido coglione'' ''e anche voi, scimmie a comando'' dissi girandomi, dove ad aspettarmi c'erano tutti i suoi amici sbruffoni che cercavano di oriliare la conversazione, ma avevano sentito solo la mia ultima frase, che avevo ripetuto a voce alta.
 
''Come ti permetti di dire queste cose a noi e Jus?'' disse uno, probabilmente Freddie, guardandomi fissa negli occhi, un po' tremolante. 
 
''D-dai ragazzi, lasciamola stare.'' Dal nulla sbucò Gordon, che corse verso Bieber, sedendosi vicino a lui. Entrambi mi sorrisero, rimasi a guardare sia Gordon che Justin cercando le differenze di quel sorriso. Gordon aveva un sorriso sincero, forse un po' imbarazzato e nervoso. Dopo aver scontrato i miei occhi si mise a fissare il basso, tamburellando le dita conro il banco. Justin invece sorrideva maliziosamente, quasi per sfidarmi,e  anche se lo fissavo negli occhi non abbassava lo sguardo, anzi, fui io a non riuscire a sostenerlo, e mi girai ancora verso i ragazzi. 
 
''Cosa dobbiamo farle, Jus?'' ''La chiudiamo in palestra oggi, eh?'' non vedevano l'ora che Justin desse il via per iniziare le torture, e un po' intimorita mi avvicinai ancora a Lucy, che era rimasta lì ferma per tutto il tempo, seduta in un banco a caso, seguendo tutta la conversazione. 
Justin stette zitto. ''Allora?'' disse Freddie. ''Dai ragazzi, finiamola qui e basta'' disse ancora Gordon. In quel momento avrei voluto alzarmi e abbracciarlo, ma non mi sembrava il momento adatto. Lo avrei ringraziato un altro giorno, o forse più tardi, se ne sarei uscita viva. 
Intervennì Lucy. 
 
''Ora la smettete, basta!'' urlò, sembrava si fosse ripresa da tutta quella paura di prima. ''Avete rotto, tutti!'' 
 
Increduli si girarono tutti verso di noi, fissando Lucy e poi me, e poi chiedendo ancora a Justin cosa avrebbero dovuto fare, come se fosse il loro capo. Justin si alzò, e bisbigliò qualcosa a Samuel, che con la faccia soddisfatta si unì ai suoi compagni e raccontò quello che gli era appena stato detto. Si avvicinarono tutti a noi, mi aspettavo il peggio, ci avrebbero preso a sberle, chiusi gli occhi qualche secondo, facendo forza, sapendo che avrebbero iniziato a spintonarmi e cose simili.
 
Riaprii gli occhi in fretta, sentendo Lucy strillare. Era tra le braccia di uno di loro, la stavano portando fuori dalla classe, tutti insieme, tranne Justin, che parlava con Gordon, quest'ultimo imbarazzato e nervoso. Mi alzai per seguire Lucy, ma Justin mi raggiunse velocemente e mi trattenne, tenendomi dal polso. Perchè la dovevano fare pagare a lei, e non a me che gli avevo detto di tutto?'
Mi staccai in fretta dalla sua presa, colpendo la sua guancia con l'altra mano. Rimase fermo, poi corsi via in cerca di Lucy.
 
Alla fine, avevo preso una nota per non essere stata presente nell'ora di biologia, mentre ero in cerca di Lucy, che avevo trovato chiusa in palestra. che merde.
 
Finalmente era ora di andare a casa, e mi diressi all'uscita infuriata, stringendo i pugni. 
Salutai Lucy da lontano, dentro la macchina di suo padre che era venuto a prenderla. Io ero ferma alla fermata del pullman, come tutti i santi giorni. 
''J-jane, posso parl'' mi girai velocemente, riconoscendo Gordon. deglutì. ''parlarti?'' Anche se mi aveva difeso, aveva permesso che tutto questo accadesse per tre mesi, e non solo perche si era svegliato ora, dopo mesi di silenzio dietro a Justin potevo non essere arrabbiata con lui. 
''Dimmi'' dissi un po svogliata. 
''Vuoi un passaggio?'' mi disse incredulo della mia risposta. Ci pensai un po su, perche no, lui non era pericoloso come gli altri. Annuì con la testa e lo seguii nel parcheggio, fino alla sua macchina. Dovevo trovare l'occasione per ringraziarlo.
Decisi di rompere il ghiaccio. ''Allora, perche Bieber è sempre così scontroso?'' Rallentò un po, forse spaventato. (?) Fece un finto sospiro, poi parlò. 
''Detto tra noi, ..sinceramente, se qualcun altro gli avesse detto solo quello che gli hai detto tu oggi, se gli avessero tirato uno shiaffo come hai fatto tu, insomma, lo avrebbe preso a botte, non so perchè si comporta cosi con t-te.'' disse poi tutto d'un fiato. ''Insomma, hai visto Lucy che subito ha pensato bene di fargliela pagare, con te no, intendo questo'' abbassò il tono della voce fino a finire la frase, stavo per ringraziarlo, quando notai Justin, a piedi nel marciapiede. Anche Gordon se ne accorse probabilmente. 
Sembrava innervosirsi ancora di più, iniziò a tamburellare le dita nel volante della macchina, poi accostò.
''Serve un passaggio?'' disse abbassando il finestrino. Justin, che non sembrava averci visto subito, aprì la bocca, poi si azzittì, dopo aver incrociato i suoi occhi con i miei. 
''No, vado a piedi'' disse continuando a camminare. Gordon lo seguiva imperterrito. 
''Sei sicuro?'' ripeteva balbettando. Justin non rispondeva, guardava fisso i suoi piedi, camminando svelto. Poi Gordon fece spallucce e andò avanti. 
''Boh'' disse fissando davanti a lui.  Passarono pochi minuti.  Gordon era concentrato a fissare la strada, mi girai verso di lui. ''Grazie'' sospirai. ''Grazie per avermi difesa'' specificai. Si voltò di scatto verso di me, poi sorrise sollevato.
 
 
 
Finito di pranzare, mi buttai nel letto per rilassarmi come ogni pomeriggio, ma tempo pochi secondi, e fui interrotta da un messaggio. Presi seccata il telefono, facendolo cadere nel pavimento freddo involontariamente.  
 
''Da numero sconosciuto:   dobbiamo parlare''   mi affrettai a rispondere, chi poteva mai essere?  feci roteare per qualche secondo il telefono nella mia mano, poi risposi chiedendo ciò, e dopo pochi minuti ricevetti un altro messaggio.
 
 ''Da numero sconosciuto:  guarda fuori dalla finestra.'' spaventata mi alzai. Nascondendomi un po' dietro alle tende, cercai di guardare fuori, intravedendo l'ombra di qualcuno seduto sul marciapiede dietro casa mia. Spaventata aprii la finestra, per mettere a fuoco quella persona, che non sapevo chi fosse. Lo sconosciuto alzò lo sguardo da terra, era l'ultima persona che pensavo che potesse essere, era Justin. Come faceva a sapere dove abitavo? Chi gli aveva dato il mio numero? Quel ragazzo non aveva confini. Tutto questo mi terrorizzò, e tornai nel vuoto della mia stanza chiudendo la finestra impaurita. Mi dava i brividi tutto questo.



 
Bitcheeessss.
Allora, come vi è sembrato questo capitolo?
Noioso? Bello? Divertente? Emozionante? Orribile?
Avete visto, qui iniziano a succedere le cose, dehyufweh.
Cosa ne pensate? Cosa pensate che accada nel prossimo?aaaw.
Sappiate che ho già scritto il prossimo, quindi bastano solo..
..
5.. o 6 (lol) recensioni, e lo pubblico, se le ottengo già oggi, lo pubblico domani, okaay?
Vi do un indizio, nel prossimo vedrete anche come la pensa qualcun altro, 'vi metterete in lui' insomma. lol 
recensite, okay bellezze? siete delle meraviglie. ewjhduih
Contattatemi su twitter per indizi su cosa succederà lool
no scherzo, per sapere quando aggiorno, sono sempre 
@darkinkasdfg ,byee splendori, pisciatemi in tanti. wegrfeyuwd

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Capitolo 4
*** 4 ***


Mi dava i brividi tutto questo.- mi spinsi sul letto, cercando un filo logico che potesse collegare tutto ciò. I miei pensieri furono interrotti dal mio telefono che squillava. Un altro messaggio. 
 
''Da numero sconosciuto: Allora?'' 
 
Decisi che solamente chiedendole a lui queste cose avrei capito tutto. Afferrai la giacca e scesi le scale. 
 
''Mamma, vado a prendere una boccata d'aria'' dissi uscendo, senza farmi vedere. Camminai lungo il muro rosa in mezzo al mio giardino, poi svoltai l'angolo, e davanti al cancello, sul marciapiede, intravidi la sagoma di Bieber. Mi avvicinai a lui, fino ad arrivare parallela a lui. 
 
''Cosa c'è?'' dissi rimanendo retta con la schiena, incrociando le braccia al petto. Si voltò a sinistra, piegando un po' la testa, facendo finta di stirarsi, sembrava tranquillo. 
 
''Volevo solamente dirti che non devi farti sfuggire nulla di quello che hai visto ieri.'' disse poi girandosi verso di me. 
 
Ignorai la sua risposta. ''Come hai avuto il mio numero? E come sai che abito qui?'' 
 
Sbuffò alzando gli occhi al cielo, poi mi guardò negli occhi. ''Gordon'' disse quasi sussurrando. 
 
''E tu sei venuto fino a qui per dirmi questo?'' domandai nervosamente. Annuì con la testa.
 
''Pensavo volessi sapere qualcosa a riguardo, ma se ti da fastidio me ne vado.''  ''rompicoglioni'' sussurrò. 
 
Si alzò dal marciapiede, ma lo bloccai con una mano. A dire la verità mi interessava sapere cosa era successo, però si era sempre comportato così stupidamente, perchè tutto d'un tratto faceva così?
 
''Ah, certo, si. Tu mi sfotti tutto il tempo a scuola, mi intrappoli nello spogliatoio, mi rompi i coglioni e pretendi che io ti capisca?'' dissi facendolo sedere nel gradino della strada.
 
Mi guardò incuriosito, dopo pochi attimi di silenzio mi diedi una manata sulla fronte. ''Su, dai spiega allora.'' 
 
Inarcando un sopracciglio iniziò il suo racconto. 
 
''Io mi comporto così a scuola per una ragione.'' Mi trattenni nello sbuffare.  ''La mia famiglia, come hai visto ieri.. Insomma. Mio padre mi odia, mia madre è malata e pensa che io sia la causa di tutto ciò. Se mi sfogo con lui mi fa del male, dice che ho fatto disperare mia madre. Mia sorella se ne sta il silenzio e subisce tutti gli insulti di mio padre, come faccio io.. C-che però mi sfogo a scuola.'' 
 
Rimasi un po' perplessa. Dev'essere davvero brutto avere una famiglia così. Mi girai verso di lui, volevo abbracciarlo, ma non ci riuscii, e mi limitai ad uno stupido ''mi dispiace.'' non ero neanche convincente. 
 
''A scuola poi non sono io, i ragazzi mi chiedono cosa fare, io la maggiorparte delle volte mi diverto.'' 
 
Lo guardai interrogativa. ''Sono un branco di scimmie, quelli.'' dissi seccata. Tirò fuori dalla tasca una sigaretta, e appoggiandola sulle labbra, l'accese con l'altra mano. Prima di rimettere il pacchetto in tasca mi chiese se ne volevo una, ma rifiutai schifata. Guardava fisso di fronte a se. 
 
''Senti, ti va di fare un giro?'' disse tutto d'un fiato. Mi girai verso di lui,  guardando i movimenti della sua bocca mentre appoggiava la sigaretta ad essa e poi, dopo secondi, velocemente buttava tutto il fumo fuori. Fissai quest'alternanza di movimenti finchè non si girò verso di me interrogativo. ''Eh?''  disse inarcando le sopracciglia.
Scossi leggermente la testa. ''Perchè dovrei, dopo questi mesi di odio reciproco?'' 
 
''Il fatto è che mi dispiace..'' disse spegnendo la sigaretta sotto alla scarpa.
 
''Stai chiedendo scusa?'' aprii gli occhi a palla, quasi ridendo.
 
''No. Allora vieni o no?'' disse alzandosi, e tirando fuori le chiavi dalla tasca. 
 
Perchè no, infondo si era scusato, anche se non lo diceva. Magari era cambiato e da quel giorno avrebbe smesso di rompere le palle alla gente. Mi alzai, fissandolo mentre giocherellava con le chiavi. ''Va bene'' sussurrai. 
 
Quasi soddisfatto, attraversò la strada, e camminò fino ad arrivare affianco ad una grossa macchina nera. 
 
''Ti dovrei anche aprire la portiera?'' 
 
Feci un sorriso ironico, poi entrai in macchina. 
 
Dove mi stava portando? Per tutto il tragitto nessuno parlò, ogni tanto si girava verso di me, poi tornava a fissare la strada. 
Accostò a lato del marciapiede, quasi in mezzo alla strada. 
 
''Devo andare un secondo da Gordon, aspetta lì.'' uscì dalla macchina. 
 
Si avvicinò al marciapiede, bussando alla porta di una piccola casa giallina. Dopo poco sbucò dall'usciò Gordon, infreddolito. Non riuscivo a sentire cosa si stessero dicendo, parlavano. Ad un certo punto Gordon sposto leggermente la testa, vedendomi. Lo salutai con la mano, e contraccambiò. Le sue espressioni facciali presto divennero infuriate, e entrò in casa sbattendo la porta, lasciando Justin sull'uscio.
Il biondo, sempre tranquillo, fece spallucce, poi tornò in macchina. 
 
''Gli ho chiesto se mi prestava la macchina, visto che sono a secco'' disse indicando il puntatore della benzina. ''Poi ti ha visto in macchina, e si è arrabbiato.'' alzò le mani in aria. ''Non lo capisco proprio.'' 
Alla fine mi riportò a casa, la benzina non sarebbe bastata per arrivare alla sua meta. 
 
 
 
 
 
POV. GORDON
Dormivo tranquillamente nel divano, con la televisione accesa di fronte a me, mentre mia madre passava l'aspirapolvere. 
''Gordon, c'è il tuo amico, il biondo'' disse svegliandomi. Avanzai verso il corridoio. ''Lo sai che non mi piace quel ragazzo, lo sai Gordon'' la ignorai. Lui è il mio migliore amico, anche se a volte può essere fastidioso, quasi ribelle, lui è il mio migliore amico, è l'unico che c'è sempre stato per me. Era il mio modello da seguire.
Aprii la porta, trovandomi Justin con il sorriso stampato sulla faccia davanti. 
''Si?''
''Amico, ti devo chiedere un favore'' disse fissandosi i piedi. Quando fa così è perchè vuole qualcosa.
Annuì col capo. ''Dimmi''
''Devi prestarmi la tua auto.'' lo guardai interrogativo. ''Si, insomma, la mia non ha benzina.''
''Non ci credo che non ti basta per tornare a casa.''
''Il fatto è che c'è una persona in macchina, volevo portarla a fare un giro.'' 
''Chi è?'' chiesi spostando la testa, ma lui si mise davanti.
''Solo una tipa, una mia amica.'' Spostai la testa ancora, e dalla macchina, vidi la sagoma di una ragazza che mi sembrava famigliare. Sorrise e mi salutò, così mi aggiustai gli occhiali, era Jane. Ricambiai il saluto per poi tornare a Justin.
''Jane?!?'' dissi arrabbiato. Io l'amavo dall'elementari, e lui lo sapeva. 
''Si, proprio lei, è una mia amica, spero non ti dispiacc...''
''Si che mi dispiace, sei una t-testa di cazzo.'' Dissi con tutta la rabbia e il coraggio che avevo il quel momento. Poi tornai in casa sbattendo la porta. Fanculo, è un pezzo di merda.  
''Che succede, Gordon?'' mi chiese mia madre, che era sdraiata comodamente sul divano, dove dormivo io qualche minuto prima. La guardai e senza dire niente mi chiusi in camera. Strinsi i pugni e mi trattenni un urlo.






 
Ciaaao a  tuutte. dkjhewufw
allora, come state bellezze? 
ecco il quarto capitolo, vi è piaciuto? vorrei arrivare ad altre cinque recensioni prima di pubblicare il quinto,ma mi accontenterò di 100 visite. lol
indizio? vediamo..  succederanno un po' di cose. lol
dai, allora. com'è questo? rispondete. uu
vi ha preso come gli altri? troppo superficiale? chi vi piace di più? vorrei sapere cosa pensate di gordon. lol
bacioni. se volete contattarmi, su twitter mi chiamo @darkinkasdfg, ma penso lo sappiate già. lol
RECENSITE SPLENDORI. kjhgfds

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Capitolo 5
*** 5 ***


''Senti,volevo dirti che mi dispiace, per la tua famiglia, intendo'' dissi controllando che Lucy non mi guardasse, durante il cambio d'ora. I suoi amici idioti erano sparsi per la classe, creando confusione. Gordon in un angolo, non parlava con nessuno dal mattino, aveva cambiato il suo posto con Samuel, probabilmente, per mettersi lontano da Justin. 
Il biondo mi fissò qualche secondo, e fece un accenno di sorriso, poi arrivò da dietro di lui Jasmine, una nostra compagna di classe oca. 
Si mise a ridere, appoggiando i suoi gomiti sulle sue spalle e le sue mani sulla sua testa. I suoi capelli cadevano leggeri sui suoi pettorali.
 
''Da quando parli con..'' disse fissandomi dalla testa ai piedi. ''con lei?'' 
 
Justin rimase immobile, senza girarsi. Il suo sorriso si trasformò in una smorfia. Guardai la ragazza aprendo leggermente la bocca, inarcando le soppraciglia.
 
''Infatti, è lei che mi parla'' disse sorridendo maliziosamente, accarezzando il lato della bocca di Jasmine. 
 
Guardai prima lui e poi lei, e ripetei questo movimento poche volte. ''Cosa?'' non avevo neanche voglia di spiegarle cosa fosse successo, mi girai nervosamente verso la cattedra,  dove presto sarebbe entrato il professore di Economia.  
Sentii dietro di me i due ridere insieme. Che grandissimo stronzo.
 
Suonò la campanella delle undici, finalmente l'intervallo. Avevo passato quellle due ore a pensare a quanto fosse stupido quel ragazzo, il professore mi aveva richiamato due o tre volte perchè ero distratta. 
 
''Hey babe, come mai così distratta?'' disse Lucy avvicinandosi al mio viso, per darmi un bacio sulla guancia. La presi tra le braccia, stringendola. 
 
''Nulla di che, alla fine cosa farai al tuo compleanno?'' dissi sviando il discorso. ''E'..domani.'' 
 
''Pensavo di fare una festa, non te lo avevo già detto? Allo 'Snigh', inizierà alle nove e mezza.'' disse con un tono da saputella. 
 
Passammo il resto dell'intervallo, quei pochi minuti che ci rimanevano, a parlare di chi non e di chi avrebbe invitato. Poi suonò la campanella e tornammo in classe. 
 
 
 
 
 
 
''Ma, sabato ci sarà la festa di Lucy, la sua festa di compleanno'' dissi infilando la forchetta nella carne.  
 
''Sabato, domani?''' disse senza neanche guardarmi, tenendo lo sguardo fisso sul suo piatto pieno di insalata e pomodori.
 
''Sì'' dissi masticando. ''Alle nove e mezza, in un locale non distante da qui.'' deglutii.
 
''Locale?'' disse alzando lo sguardo su mio padre, che leggeva un giornale. Appena si accorse degli occhi puntati di mia madre, si girò verso di me. 
 
''Non bere, non fumare, non tornare tardi, undici e mezza.'' 
 
''Mezzanotte, dai, è sabato'' dissi sperando che avrebbe accettato.
 
''Undici e mezza.'' 
 
''Mezzanotte meno dieci?'' 
 
''Meno un quarto.'' disse alzandosi da tavola, seguito da mia madre.
 
Va bene, meglio di niente. Tanto loro a quell'ora sarebbero stati già immersi nei loro sogni. 
 
 
 
Pomeriggio, mi ero appena svegliata dal mio solito sonnellino pomeridiano. Oggi avevo intenzione di fare i compiti. 
Impugnai la penna fredda, e la feci scorrere lungo il foglio pieno di esercizi. Sentii il telefono vibrare, sotto l'ammucchiata di tutti i miei libri. ''E chi è ora?'' dissi sottovoce, seccata. 
 
''Da Bieber: scusami per oggi.'' 
 
Scoppiai in una risata silenziosa, che durò un po'. Che grandissimo idiota, davvero pensava di scamparla così? E poi, Justin Bieber mi aveva appena chiesto scusa?
Risposi simulando una risata come quella che mi aveva provocato poco prima con quel messaggio, per poi aggiungerci 'idiota'. 
Continuai i miei compiti, cercando di capire qualcosa di matematica, non l'avevo mai capita. 
 
''Da Bieber: Senti, ti va di vederci? Oggi ho fatto benzina.''
 
Ricordai il giorno prima, spostai leggermente la testa, controllando che non fosse già sotto casa che mi aspettava, come ieri. Oltre ad essere arrabbiata con lui, dovevo fare i compiti, non avevo intenzione di vederlo ed ogni scusa sarebbe stata buona. 
 
''A Bieber: Io non ho intenzione di vederti. Poi devo fare matematica.'' 
 
Posai il telefono sotto la pila di libri, non lo avrei piu preso, almeno se non prima di finire i compiti. 
Restai quasi un quarto d'ora sullo stesso esercizio, non ci capivo davvero niente. Così buttai la schiena all'indietro, diedi una sbirciatina alla finestra, forse un po' ci speravo, vederlo comparire nel mio marciapiede, intendo. Volevo vederlo implorare. Presi il telefono. 
 
''Da Bieber: Ti do una mano, sono quasi li'' 
 
Controllai l'ora, sette minuti fa. Il panico si impossessò di me. Mi alzai velocemente, buttando il telefono sul letto e sistemandomi i capelli allo specchio, abbassai lo sguardo, per poter notare che indossavo una canottiera e i pantaloni larghi e caldi del pigiama. Mi avvicinai a lato della finestra-balconcino, aprendo il guardaroba. Cercavo nei vestiti, sperando di trovare qualcosa di guardabile. Sentii un leggero bussare. Mi girai verso la porta, ma con la coda dell'occhio vidi una sagoma al di fuori della finestra. 
 
''Non c'è bisogno di farti bella per me, sei sexy comunque.'' disse dall'altra parte dell vetro, con un sorriso malizioso. Rimasi a guardarlo, facendo un sorriso imbarazzato. Se non gli avessi aperto la finestra, presto me lo avrebbe chiesto, così mi avvicinai a lui aprendo la porta, facendo spazio al ragazzo, per poi richiuderla. 
Si guardò un po intorno. Mi andai a sedere sulla sedia della scrivania. ''Mi aiuti?'' dissi interrogativa. 
Si avvicinò al mio letto, buttandosi comodamente sui cuscini. 
 
''Senti, non voglio che tutti sappiano di me, okay?''
''Potevi almeno difendermi.'' dissi alzando gli occhi da quell'esercizio complicato che mi trovavo davanti.
''Mi avrebbe chiesto di cosa stessimo parlando, prima o poi.'' disse gesticolando.
''Le dicevi che non erano cazzi suoi!'' 
Rimase qualche secondo immobile, a grattarsi la pancia, poi allungò una gamba lungo il bordo del letto, seguendola con lo sguardo.
 
''Senti, mi dispiace, ma loro non sanno che sono così.''  Lo interruppe un messaggio dal mio telefono, che si trovava sotto di lui. Mi alzai di scatto, ma non feci in tempo, aveva già in mano il mio cellulare.
 
''Oh, una festa'' sospirò. 
''Di che parli?'' afferrai il telefono dalle sue mani, sedendomi affianco a lui. 
 
''Da Lucy: Bellezza, il locale è chiuso sabato, la festa è a casa mia.'' 
Meglio non dirlo ai miei, pensai. Sarebbero venuti a controllare, visto che Lucy abita a mezzo chilometro da casa mia. Poi sarebbero entrati in paranoia, avrebbero chiesto ai suoi genitori informazioni. Posai il  telefono dietro la mia schiena. 
 
''Si, il compleanno di Lucy, non siete invitati'' dissi sorridendo. 
''Bene, sarò presente.'' La sua faccia seria si trasformò in un sorriso provocante.
''Solo Gordon è invitato, è amico di Lucy.'' dissi approfondendo quello che avevo appena detto, cercando scuse.
''E io con lui.'' sorrise ancora,alzandosi e avvicinandosi alla mia scrivania, afferrando il mio libro di matematica. ''Te lo faccio io'' sospirò sedendosi sul bordo della sedia. Rimasi pietrificata.




Buuu. ciao a tutte/i. Ho visto che non mi cagate poi così tanto. cc
perchè non recensite, perchè? lol vabbè, ho fatto uno strappo alla regola, si regola lol, 
e ho pubblicato questo capitolo con sole due recensioni. cc
vabbè, che ne pensate? il sei è bellissimo, il sette pure.
si, ho già scritto i prossimi, mi sono fermata al sette. lol
gentilmente potete scrivermi cosa va bene e cosa devo migliorare?c: grazie mille
recensite, vi prego cwc lkjdhgrf addddddddio. 

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Capitolo 6
*** 6 ***


 
 
''Non puoi imbucarti così alla festa della mia migliore amica, senza che io non le dica nulla!'' sospirai. ''Non puoi farlo.'' 
Si girò verso di me, e piegò poco la testa verso la spalla destra, tirando in fuori il labbro inferiore, cercando di fare una sottospecie di faccia imbronciata. 
''Lo farò comunque.'' disse tornando serio, inarcando le soppracciglia e girandosi ancora verso i miei compiti. Alzai gli occhi al cielo. 
 
''Che testa di cazzo.'' sussurrai, girandomi verso il mio letto, per non farmi sentire. 
Realizzai che mi aveva sentito quando lo sentii alzarsi. ''Cosa hai detto?'' disse con un sorriso malizioso. 
 
''Nul-'' fui interrotta da Justin, che mi prese dai fianchi lanciadomi sul letto. Poi prese un cuscino affianco a me e lo lanciò senza molta forza sul mio busto. ''Ahia!'' dissi ridendo.  ''Cos'è che sono?'' disse mentre rideva, alludendo all'insulto di poco fa. Si avvicinò paurosamente al mio corpo, iniziando a picchiettare sulla mia pancia e sul mio collo velocemente, facendomi il solletico. Continuava a ripetere quella frase, ed ogni volta che parlava le fitte causate dal solletico crescevano, e ridevo sempre di più. 
''Basta!'' urlai, allungando l'ultima 'a'. Mi girai con la pancia verso il basso, cercando di non fare passare le sue mani nei punti dove soffrivo di più il solletico. Si fermò per poco tempo ed ebbi il tempo di pensare che al piano di sotto c'era mia madre, e stavo urlando come se mi stessero tagliando le mani. Alzai la testa reggendomi con le mani al letto. ''Shh!'' urlai sottovoce. ''Mia madre è giù.'' dissi ricomponendomi, tornando seduta. Mi misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lui se ne stava fermo a bordo del letto, ancora divertito per tutto il solletico che mi aveva fatto. Mi alzai e tornai ai miei compiti. 
''Ah, giusto'' si avvicinò a me. ''Alzati, queste cose sono facili, te le faccio io.'' disse abbassando le soppracciglia. Matematica era l'unica materia in cui era bravo, era intelligente, però non studiava. 
''Allora, questo va qui, questo alla quarta, fratto cinque, vediamo..'' era bloccato sui miei libri, non alzava lo sguardo da quelle pagine e scriveva senza fermarsi. 
Lo guardavo dall'altra parte della stanza, seduta sul margine del letto. 
''Ok, finito'' disse dopo nemmeno una decina di minuti. Quegli esercizi che io non riuscivo a fare durante tutto il pomeriggio, lui li aveva finiti in pochi minuti. Rimasi perplessa a pensare ciò. 
''Ora facciamo un giro?'' mi disse sospirante. 
''No.'' risposi. Mi girai verso l'orologio. ''Mia madre tra poco va a lavorare, lascia mio fratello, devo guardarlo.'' dissi. ''Probabilmente dorme, per fortuna.'' Mi guardò con un aria di uno che ha tutt'altra voglia di guardare un bambino dormire,poi sorrise. 
 
''Allora faremo silenzio.'' lo stetti a guardare per pochi secondi, cosa intendeva?
 
''Jane, io vado, guarda tuo fratello, ciao!'' disse una voce proveniente dal piano di sotto. ''Si, ciao!'' urlai contro la porta.  
Non appena si sentì il rumore del portone chiudersi, aprì la porta di camera mia, facendo attenzione a non far intravedere Justin dalle fessure. Dopo pochi secondi tornai in camera. ''Mio fratello dorme, possiamo andare di la.'' dissi a Justin. 
Sorrise, e in pochi secondi si precipitò al piano inferiore. Scesi le scale in fretta, cercando di seguirlo. Finita la rampa di scale mi guardai intorno, ma di Justin nemmeno l'ombra. ''Dove ti sei cacciato?'' dissi spostando la testa in ogni direzione. Nessuno mi rispose. Andai in cucina, ma anche lì niente. Svoltai l'angolo per andare nella sala, e qualcuno mi si scagliò addosso. ''Whooo'' mi misi a ridere, scappando verso la cucina, imitando i suoi stessi movimenti nel nascondermi. Mi misi dietro la porta del bagno, ma non ci vollero molti secondi, prima che Justin l'aprì e mi trovò. Così scappai ancora in sala, ridendo. Sentendo i passi del ragazzo avvicinarsi, mi buttai dietro al divano, ma mi trovò subito facendo il giro del salone. Non ebbi tempo di scappare, mi prese dalla vita gettandomi davanti a se, nel divano, lanciandosi leggermente sopra di me. 
''Vuoi ancora del solletico?'' disse già pronto a torturarmi, tenendomi una mano sotto la vita. Ridendo feci cenno di no con il capo.
''Beh, allora--'' disse lentamente, si avvicinò al mio viso, e mi sfiorò dolcemente la guancia con il pollice. In quel momento mille pensieri offuscarono la mia mente, poi ne risalì solo uno: il mio cuore stava battendo ai cento km/h, temevo potesse sentirlo, visto che il suo petto scontrava il mio. Mi guardò prima negli occhi, poi abbassò lo sguardo sulla mia bocca. Con la mia mano sfiorai il suo braccio che era ancora sotto la mia vita.
 
''Che sta succedendo, Jane?'' disse qualcuno strillando, dal piano superiore. Era mio fratello. Ci staccamo immediatamente da quella posizione, Justin scattò in piedi. 
 
''Nulla Tim, ti sei svegliato?'' dissi nervosamente, cercando di recitare una parte sicura con mio fratello.  
 
''Si,c'era tanto rumore, glielo dico alla mamma!'' alzai gli occhi al cielo. ''Quel bambino è idiota'' dissi sottovoce. 
 
Mi alzai in piedi anche io.  ''Dove eravamo rimasti..?'' disse Justin con un sorriso malizioso, avvicinando il suo bacino al mio, posando le sue mani sui miei fianchi.  
 
''Forse è meglio che vai.'' dissi staccandomi dalla presa. ''Sai, se spiffera ai miei che ha visto qualcuno gironzolare per casa, sono morta.'' spiegai cercando di non scontrare i miei occhi con i suoi. Poi fissai il mio sguardo con il suo. ''Meglio che esci dalla porta sul retro, qualcuno potrebbe vederti'' dissi indicando la cucina. Il biondo tornò serio. ''Si, forse è meglio.'' disse sparendo nella cucina. 
Mi affacciai alla finestra per poterlo vedere partire, ma cosa era successo? Eravamo come appesi ad un filo. Sembrava arrabbiato. Non mi aveva salutato, e non mi aveva degnato neanche di uno sguardo uscendo, che avevo fatto? 
 
Rimasi tutta la sera con lo stesso pensiero, non trovavo giusto che si dovesse arrabbiare per qualcosa che non avevo fatto. Cercai di distaccarmi, pensando alla scuola, così aprii l'agenda. ''Domani è il.. sei'' una grossa 'x' rossa cancellava quel giorno. Sotto si poteva intravedere una scritta nera, palesemente fatta a mano. 'OGGI C'E SCIOPERO' giusto. Affianco, la scritta '-1'. Me lo aveva scritto Lucy,mancava un giorno al suo compleanno. Tornai indietro di poche pagine e spalancai gli occhi alla vista della nota che mi aveva dato il professore qualche giorno prima. Chiusi di fretta il diario, speravo mia madre non la vedesse mai. 
Il giorno seguente non ci sarebbe stata scuola, e io avevo fatto i compiti? Ecco, mi odio. Ne avrei approffittato per fare il regalo a Lucy. Anche se potevo prenderlo prima il regalo, preferivo prenderlo poco prima, in modo da fare bene mente libera su ciò che avrei potuto regalarle. Avevo deciso di comprarle un libro, a lei piaceva leggere. Chiusi il diario gettandolo nello zaino, trovando ancora il quaderno aperto dal pomeriggio. Erano gli esercizi di matematica che mi aveva fatto Justin. Passai una mano su quella caligrafia che mi sembrava misteriosa quanto famigliare. In fondo alla pagina, uno smile contornato da un cuore, lo aveva fatto sicuramente lui. Chiusi frettolosamente il quaderno, e lo lasciai lì. 
Mio fratello non aveva detto del chiasso a mia madre, per fortuna. Mi avrebbe forse minacciato più tardi, quel piccolo idiota.  
Prima di andare a dormire, mi affacciai fuori dalla finestra di camera mia, per chiudere le persiane, e mi sembrò di vedere la sagoma di Bieber. Strizzai un po' gli occhi, per poter realizzare che me lo ero immaginata. Spensi le luci e mi riparai dal buio sotto le coperte calde. 





 
Ccciorno. c:
Finalmente ho aggiornato, avete visto?c: 
Anche se ho solo cinque recensioni del capitolo precendente - '-' - ,ho cento visite, così ho deciso di continuare.
Vi avverto che il prossimo capitolo sarà un po' mlml, se volete che continui dovete recensire jhgd
vi è piaciuto questo capitolo? troppo corto? troppo jhudheuf? recensite, okay? 
grazie mille se lo fate. jhgfghjhg 
vi lovvo tutti. lol 
mi raccomando, scrivetemi cosa ne pensate. anzi, recensite dicendo chi è il vostro personaggio preferito. kjdhf
okaay, vi lascio. ccciao.c:

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