Respirando [sospiro, sguardo, sospiro]

di Dolceamara
(/viewuser.php?uid=4522)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1/3 ***
Capitolo 2: *** Parte 2/3 ***
Capitolo 3: *** Parte 3/3 ***



Capitolo 1
*** Parte 1/3 ***


Funziona così: siamo in quelli che i babbani chiamano pub, e fingiamo di sbronzarci come solo pochi avrebbero potuto

 

Funziona così: siamo in quelli che i babbani chiamano pub, e fingiamo di sbronzarci come solo pochi avrebbero potuto.

Blaise forse non finge.

Urla, fumo, e tanti bicchieri colorati che all’improvviso tornano trasparenti quando toccano la bocca ingorda di qualche balordo bevitore.

Un uomo da dietro il bancone prega un grosso signore con la pancia che fa capolino da una squallida camicia a righe di abbandonare il locale.

Io me sto qui finché cazzo voglio! risponde quello.

Il barista fa un cenno a due tizi appoggiati ad un muro poco lontano, alti due metri e larghi quasi altrettanto.

Ma quando arriveranno queste benedette vacanze, borbotta tra sé.

Il tizio in camicia a righe gorgoglia qualcos’altro afferrando il proprio bicchiere ormai vuoto.

Penso assomigli a : maledetta checca, voglio il mio rhum!

O qualcosa del genere.

Blaise mi guarda e ride. Cazzo, è ubriaco.

Draco, ma quanto è fico questo posto? Ci torniamo, vero? urla nel mio orecchio. Impiego almeno una decina di secondi a capire che ha detto “fico” e a collegare significante e significato.

Blaise deve veramente essere uscito di testa se si riferisce a me usando un termine così tipicamente babbano.

Cosa ci trovino poi loro in un fico non si sa. Io ho sempre pensato semplicemente che una volta spellati abbiano un non so che di appetitoso, ma niente di straordinario.

Mi sento una mano sulla spalla. E questo che vuole?

Mi giro facendo perno sui piedi e mi trovo davanti a quello che sembra un ventenne con qualche intruglio di troppo nello stomaco.

Ehi, mi chiamo Jack! dice sorridendo. Sorridendo un po’ troppo per i miei gusti… e con la faccia troppo rossa.

Lo sai, continua, quel mio amico laggiù pensa che tu sia carino.

Indica un tavolo in un angolo della sala. Vi sono seduti quattro ragazzi, e uno di loro ha una mano poggiata sulla fronte in un gesto esasperato. Mi guarda per un secondo, poi torna a fissare il tavolo.

Ehi, continua il pellerossa, magari potreste fare conoscenza!

La mano sulla mia spalla comincia a diventare troppo grande.

No grazie, rispondo.

Suvvia, non ti mangia mica!

No, grazie, ribadisco.

Quello allora chiude la mano a pugno e mi dà un colpetto sulla spalla.

Avanti, insiste, almeno il tuo nome! Alito che puzza di alcool sulla mia faccia.

Blaise continua a ridere e guarda alternativamente me e il pellerossa.

Non fare la prima donna, Drake! sbotta agitando l’ennesimo bicchiere che si trova in mano.

Idiota.

Drake… è davvero uscito di testa.

Guardo il pellerossa e scuoto la testa, poi torno a guardarlo.

Draco, gli dico alla fine, abbastanza forte da credere che possa aver sentito.

Draco?! esclama allora lui, sorridendo in modo ancora più insopportabile.

Ehi, Mark! Si volta verso i propri amici. Non ti sei solo trovato uno stallone! Questo è proprio un drago!

Mark alza lo sguardo sconsolato e urla qualcosa di indistinto in mezzo al clamore della folla che ci separa. Pare abbastanza arrabbiato.

Guardo Blaise e gli tolgo il bicchiere dalle mani. Quello che agitava prima era quasi vuoto… questo è pieno per metà.

Andiamo, cretino, gli dico in un orecchio.

Avanti, Drake! Siamo appena arrivati! Ancora alito che puzza di alcool.

Jack stavolta appoggia la mano sulla spalla di Blaise.

Infatti, Drake! sorride. Rimani un po’ con noi!

Blaise sorride in un’imitazione perfetta (perfino il colorito è lo stesso) e si appoggia al bancone. Ce la farà a reggersi in piedi?

Andiamo, ribadisco, se rimani qui un secondo di più ti raccolgono con il cucchiaino.

Blaise mi guarda scettico.

Non è giusto, borbotta.

Io sospiro e guardo il pellerossa.

Arrivederci, Jack! lo saluto. Salutami Mark!

Dopodiché prendo Blaise per un braccio e lo stacco dal bancone. Grazie al cielo si regge ancora in piedi.

Lascio qualche banconota (non ho idea di quanto valgano) sul bancone e mi trascino dietro Blaise.

Ehi drago! mi sento chiamare da dietro. Hai appena pagato cento dollari!

E chi lo sa quanti sono cento dollari…

Paga tu il resto! urlo a Jack  ed esco dal locale, con Blaise che alle mie spalle mormora qualcosa di incomprensibile.

A questo punto potrei anche rilassarmi un attimo e godermi il relativo silenzio che aleggia qua fuori… se non fosse che Blaise ha ripreso a mormorare.

E questa volta lo sento benissimo.

Draco, biascica, non mi sento molto bene…

Te pareva. Con tutto quello che ha ingurgitato non ne sono poi così sorpreso.

Sono più sorpreso invece di ritrovarmelo addosso, una mano davanti alla bocca.

Che volete che faccia, che mi faccia vomitare sulla giacca?

Lo mollo per terra.

Blaise rimane accucciato a quattro zampe sul cemento, la faccia esattamente sopra un tombino.

Che fortuna.

Quando dopo l’ennesimo conato inizia a riversare fuori di sé un po’ di quello che ha bevuto in una poltiglia liquida dal colore non molto sano inizio a sentirmi un po’ in colpa e mi chino a terra, appoggiandogli una mano sulla spalla.

L’ennesima questa sera direi.

Bella idea quella di venire in un locale babbano, davvero! gli dico sbuffando, abbastanza piano perché i curiosi qui attorno non sentano.

Ma che, non hanno mai visto un diciannovenne vomitare l’anima?

Ehi, tutto bene? Mi chiede una voce da dietro.

Perché mi suona famigliare?

Quando mi volto e capisco chi ho di fronte mi viene quasi voglia di andare a chiamare Jack e dirgli che ho cambiato idea su quel suo amico.

Potter! sbotto. Solo lui potevo incontrare nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, nell’umore sbagliato.

Solo lui, con quella sua odiosa cicatrice sulla fronte che appena una settimana fa avrei voluto fargli rientrare nel cranio.

Blaise ha un altro conato e lo sorreggo mentre più rosso di quando io l’abbia mai visto sputa qualcosa di indefinito tra le grate del tombino.

Malfoy, risponde lui a voce bassa, stupito. Non credevo di incontrarti qui… tu e Blaise avete uno strano modo di dimostrare il vostro disprezzo nei confronti dei babbani… e dei loro cocktails a quanto pare.

Mocciosetto presuntuoso.

Se ne sta lì, con le mani nelle tasche di uno strano paio di pantaloni bluette, il collo della maglietta troppo larga che gli scivola sulle scapole.

Taci Potter, gli soffio velenoso. Se avessi saputo che eri qui sicuro non sarei venuto.

Blaise prende a respirare affannosamente, e si alza un poco da terra reggendosi sugli avambracci, ma poco dopo torna a terra, in preda ad un altro conato.

Potter lo guarda con la compassione negli occhi. Sembra quasi dispiaciuto.

E’… colpa mia quello? chiede, indicando Blaise.

Sì, stronzo. E’ colpa tua se Blaise ha bevuto tanto da ritrovarsi in questo stato ora. Sei tu che hai mollato il mio migliore amico dopo essertelo portato a letto dicendogli che non era lui la persona che desideravi al tuo fianco.

Che scusa patetica.

Certo che è colpa tua.

Vaffanculo, Potter, ribatto soltanto, tenendo con le mani le spalle di Blaise.

Potter si china a terra e rimane alla mia altezza. Si tormente la dita della mano destra con quelle della mano sinistra. Si sente pure a disagio, lui.

Mi dispiace, dice, e fa per appoggiare una mano sulla schiena del mio amico.

La allontano con uno schiaffo.

Stronzo.

Ma che crede di fare? Prima salva il mondo magico da Tu sai chi , poi scompare in preda a chissà quale crisi ormonale, torna e si scopa Blaise, poi lo butta come un giocattolo.

Non è così che funziona, Potter. Glielo dico con il tono più risentito che conosco, e lui si morde le labbra.

Lo so, dice, e si rialza in piedi.

Posso fare qualcosa? aggiunge.

No, gli rispondo.

Potreste venire a casa mia. Gli faccio del caffè con del limone, o qualcosa del genere. Insiste.

No Potter, no! gli dico guardandolo negli occhi.

Che poi, che ci fa fuori a quest’ora da solo?

Blaise si rialza a fatica dalla sua posizione per metà supina e posa lo sguardo lucido a terra.

E’ messo proprio malaccio accidenti.

Al bando l’orgoglio, Malfoy, posso fare qualcosa!

A quanto pare Potter ancora non se n’è andato.

Opto per una soluzione drastica.

C’è una graziosa signorotta con due metri di sottomento e abito a fiori che pare proprio fare a caso mio.

Lo può sostenere un secondo, signora? le chiedo indicando Blaise, e quella si illumina subito come se le avessi appena regalato una fetta di torta al cioccolato.

Apparentemente i babbani adorano sentirsi utili in qualche modo.

Prendo Potter per un braccio e lo trascino nel primo vicolo che mi salta alla vista.

Lui mi guarda strabuzzando gli occhi, ma mi segue.

Mi fermo. Accidenti, non potevo scegliere un violetto più stretto.

Ascolta, Potter. esordisco. Smettila di tormentare Blaise. Basta, stop, alt! Hai già fatto abbastanza danni.

Sospiro, sguardo, sospiro. Ma che bel giochino Potter.

Draco, io… dice lui.

Cioè.

Punto numero uno: chi gli ha dato il permesso di chiamarmi per nome?

Punto numero due: cos’è quel tono mortificato e quel mordersi le labbra?

Cos’è?

Draco cosa, Potter? sbotto.

Niente. Risponde lui. Niente, Malfoy.

Già… niente.

 

Fine Prima Parte.

 

Ff minuscola divisa in 3 parti, ma soprattutto un esperimento. Fatemi sapere se in qualche modo è riuscito!

Un bacio

Dolce.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte 2/3 ***


Harry mi guarda, poi sospira e riabbassa lo sguardo

Prima di iniziare il secondo capitolo vorrei dire giusto un paio di cosette:

- innanzitutto grazie mille a tutti coloro che hanno recensito, sono la mia gioia e la mia motivazione a proseguire! Spero che questo mio esperimento continui a piacervi!

- in secondo piano, vorrei porre una questione: ho notato spulciando nel mio profilo che questa ff è tra i preferiti di ben undici persone (felicità!)… eppure solo due di esse hanno recensito.

Allora io non intendo assolutamente fare polemica, anzi! Ringrazio infinitamente quelle undici persone che hanno dimostrato di apprezzare così tanto ciò che ho scritto… vorrei solo sapere però il perché ciò che ho scritto è apprezzato. E’ ciò che mi dà la carica per proseguire e lo spunto per migliorarmi. ^^

Grazie dell’attenzione!

Un bacio,

Dolceamara

 

 

Harry mi guarda, poi sospira e riabbassa lo sguardo.

Non pensavo ci sarebbe stato tanto male, dice, non pensavo davvero. E’ così da parecchio? chiede, e io rispondo sì, Potter, sì. Dal fottuto giorno in cui l’hai mollato con due parole e una pacca sulla spalla.

Sguardo a terra su una scarpa da ginnastica portata da troppo tempo.

Mi dispiace, fa lui, poi tace.

In questo momento mi viene in mente una sera di qualche anno fa, quando in un attacco di bontà spudorata dissi a Dobby (è tornato al nostro servizio) di piantarla che cazzo di fracassarsi la sua dannata testa contro ogni soprammobile ci fosse in casa., che l’avrei buttato fuori se avesse continuato.

Lui abbassò gli enormi occhi acquosi e disse la stessa identica cosa: mi dispiace.

Solo che lui di seguito vi aggiunse un “padrone”, e non che l’idea di Potter mio schiavo non mi allettasse, ma non mi pareva quello il modo in cui avrebbe dovuto scusarsi con me.

Smettila Potter, dico. Non dovresti dirlo certo a me.

Lui mi guarda e si appoggia al muro dietro di sé. Blaise sa che mi dispiace, mormora.

Ah sì?, faccio io. Allora a quanto pare non gli basta.

Do uno sguardo fuori dal vicolo, dove Blaise è ancora seduto sul marciapiede, la signora a cui l’ho affidato che gli sta dietro e lo abbraccia, passandogli grosse mani tozze sulla fronte sudata.

Lo so, ma non so che altro fare, dice lui.

Potresti iniziare col spiegargli il perché di questa tua assurda decisione, dico io.

Non è così semplice.

Sì che lo è.

Perché, hai esperienza? mi chiede puntando dritti dritti gli occhi su di me.

Non dico niente, e lui sorride.

Avanti Malfoy, inizia, sicuro lo sai cosa vuol dire non provare più niente per una persona. Sempre che tu abbia mai provato qualcosa per qualcuno, aggiunge.

Si passa una mano tra i capelli e poi incrocia le braccia sul petto. Inclina la testa e questo mi dà l’impressione che si aspetti di avermi fregato in qualche modo con questa sua affermazione, e non ho affatto intenzione d dargliela vinta.

Non perdo troppo tempo a rispondere. Oh, ( voglio sembrare divertito ) immagino che la mia fama di cuore di ghiaccio ti abbia raggiunto fin qui, Potter. Deve essere stato duro per le ragazzine di questo paese sapere che non potrò mai amare nessuna di loro.

Lui sospira.

Non solo per le ragazzine a quanto dicono le voci, dice guardandomi, non solo loro a quanto pare.

Io sorrido e scuoto il capo. Già, non solo loro a quanto pare, rispondo, e mi avvicino a lui.

Credi che io (mi punto il dito contro il petto) sarei mai venuto in un locale chiaramente omosessuale se non lo fossi?

Bugia, per Blaise l’avrei fatto. Ma ad ogni modo è divertente ribadire la propria sessualità a questo modo.

Già, risponde lui e ghigna appena. Forse no. Anche se non avrei mai pensato tu fossi gay, biondino platinato.

Io rido. Nemmeno mio padre se te lo sei mai chiesto, rispondo.

Già.. Lucius all’epoca non la prese molto bene quando mi vide addormentato nel letto con ben pochi abiti addosso e abbracciato ad una schiena maschile.

Non la prese bene affatto.

Potter cambia immediatamente espressione e si stacca dal muro dietro di sé.

Mi si avvicina un poco, ed io mi appoggio al muro dietro di me.

Me lo sono chiesto, sussurra. I suoi occhi brillano al buio.

Rimane fermo in piedi, le mani abbandonate sui fianchi e il collo della maglia troppo larga che gli cade sulle clavicole. 

Quando apre le labbra e parla mi sembrano trascorsi anni.

Ti… fece qualcosa?

Io ricambio il suo sguardo fisso.

Intendi picchiarmi? dico.

Lui annuisce, lentamente.

Sorrido, e mentre sorrido penso che potrei anche mettermi a ridere.

No, Potter, no! esordisco, ancora sorridendo. Non so perché, ma tutti avete l’assurda convinzione che mio padre trascorra le proprie giornate ad incatenarmi ai muri di casa e divertirsi a colpi di frusta. Cazzo, no Potter, no! 

Sto sorridendo così ampiamente che mi bruciano gli occhi. Potter invece è ancora impietrito al suo posto, il respiro che entra ed esce dalle sue labbra più tranquillamente di prima

E’ che tuo padre, dice, è tuo padre. Non ha una bella fama.

Lo so.

Dunque la prese bene? dice lui.

Non esattamente, rispondo, e torno a sorridere. Mi chiuse in camera con Pansy per una settimana intera, dando a lei precise istruzioni su quanti tentativi di sedurmi dovesse fare!

Potter mi guarda incredulo, poi si mette a ridere.

In effetti la cosa in sé è abbastanza ridicola. Rido anche io.

Accidenti, fa lui. Non credevo che avrei mai reputato tuo padre buffo un giorno.

Alzo le spalle, ancora appoggiato al muro. Capita.

Cazzo, è surreale, dice lui dopo poco, ancora ridendo.

Cosa? chiedo io.

Io e te, qui.

Cosa c’è di surreale in questo? gli chiedo di nuovo.

Stiamo ancora parlando di Blaise, Draco? risponde lui, inclinando la testa.

Lo guardo mentre si infila ghignante le mani in tasca ed alza lo sguardo sul mio viso.

Mi appoggio il palmo della mano sulla fronte e scuoto il capo.

Cazzo, hai ragione, dico.

Già, risponde. Ad ogni modo mi dispiace davvero per lui, devi credermi.

Sospiro, e lo guardo.

Lo so che ti dispiace, gli rispondo, arreso.

Lui mi guarda sorpreso.

Io mi infilo le mani in tasca e mi appoggio più che posso al muro.

Lo sai chi è stato il mio primo ragazzo, Potter? gli chiedo.

Un cenno del suo capo, ed io continuo.

Blaise, dico.

Potter mi pianta gli occhi sui miei come fossero chiodi.

Sei stato con Blaise? mormora, volgendo lo sguardo fuori dal vicolo, dove la signora col vestito a fiori abbracciata a Blaise comincia a guardarsi intorno, cercandoci.

Io annuisco.

E perché vi siete lasciati?

Potter ora mi scruta come fossi una specie rara di un qualche strano animale.

Perché per me era poco più di un amico, gli rispondo.

Lo è anche per me, dice lui.

Lo so, dico io.

Allora perché siamo qui?

A dire il vero non so proprio come rispondergli a questa domanda. L’ho trascinato qui con tutti i miei propositi al loro posto, convinto di stare agendo per difendere un amico e soprattutto di star facendo la cosa giusta.

Ma lo sguardo di Potter mi lascia un nonsochè di acuminato, e a me fa venire una gran voglia di pungermi.

Perché, sospiro e inizio a parlare, non voglio che Blaise soffra ancora.

Lui inclina il capo, verso il basso però stavolta.

Cazzo, continuo io, l’hai visto com’è ridotto! Voglio dire… ubriacarsi per locali babbani… non è da lui.

Potter annuisce. Lo so, risponde.

La signora che sostiene Blaise adesso ha iniziato a chiamarci, pur continuando ad accarezzare il povero malcapitato con le sue manacce tozze.

Ragazzi! strilla. Ragazzi! Mio marito mi aspetta!

Harry l’ascolta e ridacchia.

E’ carino quando ridacchia, anche quando ride.

Che dici, andiamo? chiedo io con un certo senso di mancanza nello stomaco.

Lui sbuffa. Iniziava a piacermi questo cubicolo, dice sorridendo appena.

Io sorrido di rimando e mi viene in mente quella volta in cui ho attirato Pansy in un sottoscala del maniero e ce l’ho chiusa dentro senza farla uscire finchè non ha promesso di aiutarmi con il compito di incantesimi.

Potter adesso è tornato ad appoggiarsi al muro, contro un manifesto babbano che annuncia che il diciotto di luglio si terrà un concerto di un tizio con uno strano nome, la cui fine è nascosta dalla spalla di Harry.

Sospiro, lo guardo e prendo a camminare per uscire dal vicolo.

Lui si stacca immediatamente dal muro e mi afferra un braccio.

Aspetta, dice.

I suoi occhi brillano al buio.

Devi dare a Blaise una cosa da parte mia, continua.

Io lo guardo scettico e incrocio le braccia sul petto, aspettando.

Lui si morde le labbra, poi mi mette le mani sulle spalle.

Avvicina il suo volto al mio: mi bacia.

La sua bocca tocca la mia, la mia tocca la sua e credo che si chiami proprio bacio.

Poi la sua mano accarezza la mia guancia, e non sono sicuro di saperne il nome.

Quando la sua lingua va oltre le mie labbra non penso esista un nome.

Prendo un respiro dentro la sua bocca e dopo poco lui si allontana.

Sospira, mi guarda, sospira.

Non è vero, mormora, questo non darlo a Blaise.

E mentre lui si allontana scomparendo nel buio del vicolo io rimango immobile, l’aria che entra ed esce dalle mie labbra e le orecchie piene di un’eco silenziosa, macchiata qua e là dalla voce della signora col suo vestito a fiori, che adesso strilla un po’ più forte.

Rimango immobile e confuso, respirando.

 

Fine seconda parte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte 3/3 ***


Mamma mia figliolo quanto sei pallido

Mamma mia figliolo quanto sei pallido! borbotta la signora schiaffeggiando appena le guance di Blaise.

Sto bene, sto bene… mormora in risposta lui e mi guarda e corruga la fronte sudata. Ho solo un po’ di mal di testa.

Ragazzo! Si rivolge quella allora a me, con un gesto un po’ più scocciato. Hai la macchina? Vi posso portare a casa io altrimenti. Lui in queste condizioni qui non lo lascio.

Si sistema le pieghe del vestito mentre parla, e l’enorme anello che ha al dito le si impiglia in un merletto fiorito. Sbuffa qualche parola non proprio cortese sottovoce e torna a guardarmi con occhi quasi sgranati. Ma si è innamorata di Blaise?

Non si preoccupi, rispondo io. Prendiamo l’autobus, o andiamo a piedi.

Non se ne parla! A quest’ora? Mi sembrate due ragazzi con abbastanza soldi in saccoccia (mi guarda da testa a piedi), vi svuoterebbero le tasche in due secondi!

La guardo e sospiro e annoto interiormente: mai affidarsi ad una babbana in abito a fiori. Sono una specie pericolosa.

D’accordo, rispondo.

Blaise mi guarda dubbioso al di là di un velo di stanchezza.

La signora cinguetta soddisfatta lo solleva da terra, e un attimo dopo gli cingo i fianchi con un braccio per sostenerlo.

Siete fortunati sapete, comincia la babbana strusciando una mano contro l’altra, come per pulirsele. Mio marito non è un tipo troppo geloso, non si insospettirà se arriverò un poco più tardi! continua, e io penso che nessun marito al mondo potrebbe mai essere geloso di un budino petulante che cammina.

Blaise rimane in silenzio mentre seguiamo docili l’abito a fiori e ciò che vi è sotto che ondeggiano, poi avvicina appena la bocca al mio orecchio.

Harry dov’è andato? sussurra, e torna a guardarsi i piedi, suoi e della signora.

Non lo so, rispondo sbrigativo, ha detto che aveva un impegno.

Mi tremano le mani.

Non ha detto quale? chiede ancora lui, con voce se possibile ancor più bassa. Mi stringe la spalla con la mano.

No.

Ah.

Allora! esordisce all’improvviso la signora. In quale parte della città abitate?

Blaise mi guarda e corruga di nuovo la fronte e si morde il labbro.

Glosbury street, borbotto, sperando che esista.

Abito a fiori pare riflettere un attimo, e io sudo freddo.

Ah, esclama poi, capito!

Sospiro di sollievo, Blaise si rilassa al mio fianco.

Poco dopo siamo di fronte a quella che dopo anni di baldoria per le vie babbane ormai ho capito essere un’automobile.

La signora fruga un po’ nella borsetta con la mano, poi il suo viso si illumina. Estrae un paio di chiavi e dopo aver premuto un pulsante davanti e dietro la macchina si illumina di quattro luci.

Ci apre la portiera e io spingo Blaise dentro.

Lo guardo mentre si appiattisce sul sedile, stringendo le mani sull’imbottitura, il volto pallido.

Provo una sensazione simile a quando il primo anno ad Hogwarts avevo affermato convinto che sì, accidenti si capisce ad occhio, i fantasmi oltre che al corpo han perso pure qualche rotella, e girandomi mi ero ritrovato Mirtilla Malcontenta di fronte, gli occhiali appannati.

La signora fa partire l’automobile e ci chiede se non vogliamo aprire i finestrini visto il caldo che fa fuori.

Non ho la più pallida idea di cosa siano i finestrini, quindi scuoto il capo.

Ah, come volete, bofonchia lei, e iniziamo a muoverci. Veloce.

Blaise al mio fianco è silenzioso e guarda fuori dal vetro che lo separa dall’esterno.

Ripenso ad Harry, e al bacio, e a come è corso via, poi guardo Blaise e ho voglia di mordermi le labbra fino a farle sanguinare.

Un brivido mi attraversa il collo quando immagino le mie labbra calde.

Guardo fuori e vedo le case sfrecciare indietro una dopo l’altra e mi sembra che stiano tutte fuggendo per andare a schiacciarsi sul fondo.

Ragazzo, tutto bene? chiede amorevole la signora, e solo dopo mi accorgo che si sta riferendo a Blaise.

Sìsì, tutto a posto. risponde lui. Sorride spento.

Lo guardo chiudere gli occhi e fare un respiro profondo, e il cuore mi si accartoccia nel petto.

Penso che dovrei essergli amico e odiare Potter per come l’ha ridotto, eppure sento solo in gola un bruciante groppo di saliva (all’interno del quale forse ce n’è un po’ anche di Harry), e stringo i piedi l’uno contro l’altro e li infilo sotto la specie di sedia imbottita su cui è seduta la signora al volante.

 

Siete sicuri di non volere che vi accompagni fino a casa? chiede la babbana in gonnella, inclinando la testa.

Siamo sull’imbocco di quella che evidentemente deve essere Glosbury street, io e Blaise scendiamo dall’auto.

No signora, rispondo senza remore, preferiamo fare due passi. Un po’ d’aria gli farà bene.

Indico Blaise al mio fianco, sorriso stanco disegnato sulla faccia.

Va bene, dice lei con un sospiro, alzando le spalle. L’anello che ha al dito luccica al buio illuminato solo da una falce di una sopra di noi.

Ci saluta, ci dice buonanotte, buonanotte! Cercate di bere meno! e si allontana sulla sua scatola di metallo lucido fino a scomparire dietro a una casa di mattoni a braccetto con altre case.

Io e Blaise rimaniamo immobili e silenziosi sul marciapiede fino a quando non siamo sicuri che non tornerà indietro.

Merlino, sbotta poi lui, ho voglia di fumare. Lo dice scuotendo il capo e si passa una mano tra i capelli e guarda in alto, inspirando forte dal naso.

Bravo scemo. Ne hai già fatte abbastanza stasera, gli rispondo, e mi infilo le mani in tasca.

Tu eri con me, dice lui, e mi guarda.

Non sono il tuo cane da guardia. Lo guardo.

Sì, ma con te so che tornerò sempre a casa. Come stasera. Fa un giro completo sui piedi e alla fine crolla seduto per terra sul cemento. Allunga il collo indietro come se volesse guardarsi la schiena.

Tutta questa fiducia mi ribolle nel sangue e immagino il mio cuore perdere un battito quando lo pomperà, talmente bollente e acido da ustionarsi.

Osservo Blaise dall’alto mentre torna a piegare il collo verso il basso, lo sguardo fisso sul cemento.

Non devi fare troppo affidamento su di me, gli dico, e improvvisamente mi sento arrabbiato. Nero.

E perché mai? risponde lui. Ho fatto qualcosa di sbagliato stasera?

Suona preoccupato, e io mi sento uno schifo.

No… nulla.

Menomale. Si rialza in piedi e si preme le mani sugli occhi. Maledetto Potter! esordisce in tono ironico e mi guarda. Che c’è? chiede.

Niente, rispondo io. Potter mi ha fatto incazzare in quel vicolo.

Ah. Che vi siete detti?

Niente di che (bugia), ma quel suo modo di fare da cane bastonato (voglio sembrare arrabbiato, sul serio) mi dà sui nervi.

Blaise ridacchia tristemente. Già, a te dà sui nervi, a me fa venire voglia di riempirlo di baci.

Cuore che scricchiola, senso di colpa che cigola.

Un uccello strilla in lontananza e Blaise fa una smorfia offesa.

Hey. Gli appoggio una mano sulla spalla.

Passerà, gli dico, e vorrei che mi staccasse quella mano a morsi.

Continuo a pensare allo sguardo di Potter, ai suoi sospiri… a quella cazzo di bocca.

Lo so, risponde Blaise. Vorrei tanto sapere chi è quel fortunatissimo stronzo di cui si è innamorato così alla follia.

Lo guardo e sbatto le palpebre.

Come? chiedo.

Ma sì, riprende lui. Mi ha mollato perché “Blaise, stare con te sarebbe una farsa. Vedi, io… sono interessato a qualcun altro. Mi dispiace”

Imita un tono di voce affranto e penso che gli riesca fin troppo bene.

Non dico niente, mentre il mio cuore pompa sangue acido più in fretta.

Sospira, mi guarda, scuote il capo e sospira di nuovo.

Cazzo, sbotta, adesso ho davvero voglia di fumare.

Guardo in alto quella falce affilata che è la luna, che stasera è un po’ più crudele e un po’ meno romantica e un po’ più bella.

Ripenso per l’ennesima volta a Potter, a quel suo “non è vero, questo non darlo a Blaise”, e mi sento meschino e anche più leggero.

Mi volto verso il mio amico e afferrandogli un braccio lo tiro in piedi. Barcolla un attimo, ma è stabile.

Avanti, gli dico. Torniamo a casa.

Lui annuisce e un attimo dopo si smaterializza.

Lo imito pochi secondi dopo, tanto quanto basta per mordermi le labbra talmente forte da farle sanguinare.

 

Questo non darlo a Blaise.

Questo non dirlo a Blaise, Draco. Non dirlo.

 

 

 

 

End.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=140831