Del sueño a la realidad

di _Becky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** El partido màs importante. ***
Capitolo 2: *** el encuentro / conflicto ***
Capitolo 3: *** Una noche sin control ***
Capitolo 4: *** Sorpresa! ***
Capitolo 5: *** Un dìa NO! ***
Capitolo 6: *** Orgullo herido. ***
Capitolo 7: *** Estúpido! ***
Capitolo 8: *** Herìda. ***
Capitolo 9: *** Enojada ***
Capitolo 10: *** Disco. ***
Capitolo 11: *** Familia. ***
Capitolo 12: *** Algo màs.. ***
Capitolo 13: *** Plan perfecto! ***
Capitolo 14: *** AVVISO IMPORTANTE. ***
Capitolo 15: *** AVVISO NUMERO DUE ***
Capitolo 16: *** Un paso adelante. ***
Capitolo 17: *** Felicidad. ***
Capitolo 18: *** Daniel. ***



Capitolo 1
*** El partido màs importante. ***


La città era in delirio quella sera; Luci,bandiere e un sacco di gente si aggirava per le vie di Barcellona,colorando ancor di più la città e cercando di trovare posto in prima fila davanti al primo schermo gigante non ancora circondato da gente che non era potuta essere allo stadio.
Barcellona-Real Madrid.
Bandiere di entrambe le squadre dominavano sui balconi -anche se in verità ed anche in teoria Barcellona avrebbe dovuto tifare appunto per il Barcellona,e non per il Real!- di tanti palazzi e le vicine di casa si lamentavano a vicenda,perché non volevano avere quell’ingombro,visto che loro non seguivano il calcio,ma massimo il programma condotto da Pilar Alvarez , “no hay que llorar”,al contrario dei mariti e dei figli che proprio non ne volevano sapere di toglierle,perché per loro era un incoraggiamento alla squadra. La città era spaccata in due: chi litigava tra loro,chi esponeva le sue teorie e il perché una squadra era più forte dell’altra,chi confrontava i giocatori e chi,semplicemente,aspettava il fischio d’inizio con le gambe tremanti e il fiato trattenuto anche se mancavano ancora dieci minuti.
Plaza Catalunya era ormai già completamente piena nonostante i suoi 50.000 metri quadri che si erano riempiti come per magia. Era sempre stata il punto d’incontro per gli abitanti,situata al centro, che divideva i quartieri più vecchi dalla parte di città più recente e da cui si collegava,attraverso la Rambla,un quartiere importante molto frequentato,al porto antico,ovvero Port Vell.
Impaziente presi il cellulare e digitai il numero della mia “ritardataria” migliore amica,diciottenne come me,che rispose dopo tre squilli.
“Greta,ma dove diavolo sei finita?”
“Sto arrivando Marisol,non farti prendere dall’ansia pre-partita,dai. Lui già è li?”
“Ah ah,molto spiritosa. Si,è qui,sbrigati”
“Arrivo subitissimo” disse lei sorridendo entusiasma.
Oh,povera me! Sarei morta di rigonfiamento della testa qualche giorno!
Si,purtroppo la mia migliore amica era innamorata di mio fratello Daniel,ventiduenne, -anche lui appassionato del calcio- e no,non era una semplice cotta da “quanto è figo tuo fratello”,ma molto di più e quando si parlava di lui,lei non reagiva più. Iniziava a tirare a caso le parole e a delirare,e veniva a casa più per lui che per me,quella sfruttatrice!
In 5 minuti era arrivata,salutandomi con un bacio sulla guancia e abbracciando calorosamente mio fratello,che da buon rincoglionito quale era,non si era mai accorto di nulla,o almeno così sembrava. L’arbitro fischiò il calcio d’inizio e durante la partita l’adrenalina sembrò salire ancora di più. Il telecronista gridava senza riprendere fiato i nomi dei calciatori di una squadra e l’altra,quando erano in azione d’attacco,e a volte sbagliava anche i nomi,che deficiente!
“E…Iniesta,Iniesta,Iniesta avanza verso la porta,non so bene cosa voglia fare,se tirare o passare a qualche compagno di squadra..C’è Fuentes in mezzo,passala,passala,passala!!” urlò impazzito.
“Invece sceglie di tirarla a porta con un tiro completamente sbagliato che arriva sugli spalti..che occasione ragazzi..Occasione sprecata!”
“Noooooooooo” un urlo generale si elevò da mezza piazza,almeno quella che tifava Barcellona.
“Ma che cazzo,c’era Fuentes,perché non l’ha passata ‘sta cazzo di palla!” dissi ad occhi sgranati presa dalla rabbia.
“E soprattutto perché vogliono fare di testa loro!!” urlò Daniel.
“Si,hai ragione Daniel!” Aggiunse Greta,a cui rivolsi un’occhiata disgustata,e lei rise.
I successivi 35 minuti li passammo gridando come pazzi per azioni sbagliate del Barcellona e palle gol sprecate –fortunatamente- del Real.
Durante l’intervallo ne approfittai per scambiare due parole con mio fratello e la mia migliore amica,che era impegnata a far tutto al di fuori che starmi a sentire,al contrario quando parlava mio fratello,ovviamente. Prendemmo un gelato e tornammo ai nostri posti per il secondo tempo.
L’arbitrò fischiò e la partita riprese.
“E il Real guadagna metri con Sergio Ramos,scambia con Di Marìa che a sua volta passa a Higuaìn..E’ solo nell’aria,attenzione li!! Ronaldo sbuca da dietro,attenzione li,attenzione a Ronaldo!!!”
Ma a quanto pare la fortuna decide sempre di tirare brutti scherzi.
“Goaaaaaaal” l’altra metà della piazza esultò entusiasmata,mentre io rodevo.
Passano altri 10 minuti e il risultato era sempre 1 a 0 per il Real.
“E Puyol scambia con Busquets..Che passa a Da Silva per poi passarla a Villa..Quest’ultimo s’intrufola centralmente e la passa a Fuentes che si gira e…gooooooooooooooooaaaaaaaaaaaaaaaaaaal! Pablo Fuentes,il nostro campione”
 “Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. E’un grande,niente da fare!!” Urlai a Greta e Daniel che sorrisero compiaciuti.
Ci furono altre 2 azioni non andate a buon fine. Poi un fallo nell’aria di rigore a Villa. L’arbitro fischiò: rigore.
Eravamo nell 87’esimo del tempo regolamentare e l’ansia saliva sempre più.
Vicino al pallone andò il mio mito di sempre: colui che mi ha fatto appassionare al calcio,colui che amo sopra ogni cosa,colui che è così umile,colui che è il mio IDOLO: Pablo Fuentes.
Ero stata allo stadio altre volte a vedere il mio amato Barcellona,ma non avevo mai avuto la possibilità di incontrarlo,nemmeno per strada,al contrario di altre ragazze,per lo più alcune occasionali,che facevano la foto per metterla su face book e scriverci “sìì,ho incontrato Pablo muahahaha”; Cose da bambini. Ma io ero sicura che un giorno ci sarei riuscita ad incontrarlo. E non m’importava né della foto,né di dire “sei bellissimo,ti amo”,ma solo di abbracciarlo e ringraziarlo per quello che era,magari facendomi autografare il pallone. Mi chiamavano tutti maschiaccio,si,però a me non è mai importato di loro; Sono sempre stata dell’opinione che chi non ha un idolo non potrà mai capire la sua importanza,ma solo giudicare a vuoto.
Intanto era già preparato vicino al pallone,portai le mani agli occhi;non riuscivo a guardare. L’arbitro fischiò e in quel momento allargai le dita per vedere almeno un po’ e goooooooaaaaaal. Ancora una volta aveva dimostrato che fosse,almeno per me,il calciatore più forte al mondo.
Il tempo scorreva e l’arbitro decise di non assegnare il recupero. Risultato: 1-2 per il Barcellona. Meritavano di vincere,e ce l’avevano fatta.
Tornammo a casa tutti e tre insieme,Greta cenava da noi quella sera. Daniel si sdraiò sul divano a vedere il dopo partita,mentre io e Greta ce ne andammo in cameretta a chiacchierare un po’.
“..Cioè,ma ti rendi conto di quanto sia bello? Io non gli resisto,davvero. Se non mi fermi qualche giorno gli salterò addosso,Marisol. Ti giuro,è una cosa più forte di me”
“Guarda,io non so nulla,ma dubito che mio fratello non abbia già capito qualcosa; secondo me fa solo finta di non aver capito niente. Ma non ti allontana nemmeno un po’..Quindi può essere che lo fa solo per non avere guai con una ‘diciottenne mocciosetta’ ” dissi io,sdraiata sul mio letto con il viso rivolto a Greta,seduta alla seduta sulla sedia e mimandole le virgolette all’ultima frase. Si,perché Daniel diceva sempre che le diciottenni erano bambine non cresciute,ancora romantiche, che sognavano di vedere il tramonto insieme al fidanzato,di ricevere dei peluche come regalo per Natale e avere una famiglia con tanti bambini. Lui,alto,occhi e capelli castani,bello e fisico da urlo era più il tipo da prendersene una in discoteca per una sera,fare quello che voleva e poi buttarla via: una ragazza usa e getta,diciamo.
“Mh,non lo so, ma non voglio illudermi , anche perché lo conosco bene e so che è il tipo da 'una botta e via' e io non sono così,per niente!”
“..E tu?” disse all’improvviso,scuotendomi dalle ipotesi per quella situazione.
“Io cosa?” le risposi aggrottando la fronte.
“Quando te lo trovi il ragazzo?”
“Oh,bhè,quando incontrerò Pablo e lui si renderà conto che sono la donna della sua vita!”
Risposi ironica,ma non era quello che pensavo. Amavo la coppia che faceva con la sua fidanzata Elena,e adoravo il loro bimbo,Thiago,nato pochi mesi prima. Ero giovane e vivace,volevo vivere e divertirmi,non innamorarmi e stare male.
“Immagina..puoi!” Ridemmo entrambe a quella sua affermazione,ma non sapevamo,soprattutto io,che presto qualcosa non sarebbe stata solo pura immaginazione,e che si sa, anche l’imprevisto,la sfortuna o la fortuna,come voi preferite chiamarla è sempre in agguato…


Ed eccomi di nuovo qua,con questa nuova storia che mi è passata per la mente un pomeriggio in macchina andando a fare la mia terapia. 
Premetto che non esiste nessuna Pilar Alvarez e nessun programma che si chiami "No hay que llorar", o almeno credo,è tutto frutto della mia fantasia.
Parlando del capitolo si è capito che Marisol è una tifosa sfegatata del Barça e ha un idolo: Palo Fuentes.
Abbiamo anche visto che la migliore amica è veramente innamorata del fratello e che lui non si sbilancia.
Dico solo che questo è un capitolo di passaggio,fatto solo per capire i personaggi e la trama,che più o meno non è ancora completa,non fino al prossimo capitolo,almeno.
Bhè,che dire,spero che seguirete con me questa storia e che man mano che si svilupperà vi piacerà sempre di più. Alla prossima settimana.

Un bacio,Becky.










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Capitolo 2
*** el encuentro / conflicto ***


Una conferenza stampa e in seguito l’incontro con i fans; l’aveva annunciato il telegiornale sportivo quella mattina,l’edizione delle 7:30,ovvero l’ora in cui solitamente preparavo la colazione per me e per Daniel,che andava sempre di fretta,non volendo far tardi al lavoro. Lavorava in una fabbrica di pezzi per macchine e aveva dei turni,a volte anche scoccianti,ma almeno lo pagavano bene. Eravamo soli,io e lui,orfani di mamma e papà,ma ce la cavavamo,avevamo i nostri nonni che qualunque cosa di cui avevamo bisogno,loro non tardavano a darcela; abitavano a 500 metri da casa nostra e non avevamo problemi a raggiungerli.
“Cazzo,perché proprio oggi doveva esserci quest’ incontro con i fans? Ho il turno dalle 15 alle 21,che sfortuna!”
“Oh,non preoccuparti fratellino,lo incontrerò io per te,prometto che porterò un autografo anche per te!”
“Si,ma non è lo stesso che incontrarlo. Lo sai quanto ci tenevo!”
Mi rattristai. Era vero,ci teneva molto,almeno quanto me.
“Hai ragione..Vabbè,sicuramente ci saranno altri incontri,no?” cercai di rassicurarlo,e no,non sapevo se ci sarebbero stati altri incontri.
“Speriamo..”
Il cellulare vibrò,un messaggio: Greta.
“Scusa Daniel,devo andare,c’è Greta che mi aspetta li fuori,prego solo tutti i Santi del Paradiso che nessuno m’interroghi oggi,non ho studiato niente!”
“La prossima volta impari! Ciao Marisol,salutami quella schizofrenica di Gretuccia”
“Certo” “la farei anche entrare ma ti salterebbe addosso…” dissi fra me e me..
“Come?” Oh cazzo.
“No,niente. Sto ripetendo un verso in latino che non ricordavo,ciao”
Ci era cascato,per fortuna. Non gli avevano mai detto che nella mia scuola il latino non si faceva? Chiusi la porta alle mie spalle e mi diressi verso la mia migliore amica che mi stava aspettando fuori.
“Dov’è?Che turno ha oggi?”
“Buongiorno anche a te,Greta” dissi ironica.
“Allora?”
Sbuffai sonoramente e cercai di risponderla mantenendo la calma.
“E’dentro. Ha il turno dalle 15 alle 21.”
“Bene! Quindi quando torniamo da scuola è ancora qui,giusto?”
“Si” le risposi roteando gli occhi. “Ah a proposito,ti saluta”
“Davveeero? E come ti ha detto di salutarmi?”
“Che palle,Greta! Testuali parole: Salutami quella schizofrenica di Gretuccia!” misi una mano sul fianco scocciata.
“Oh Dio,fammi entrare,ti prego,così lo saluto per bene!”
“Si,si,certo..” le dissi prendendola per un braccio e iniziando a camminare.
Il mio rapporto con lei era sempre stato un po’ particolare. Avete presente quelle amiche che non litigano mai e vanno sempre d’amore e d’accordo? Bhè,noi eravamo l’esatto contrario. Su 31 giorni , litigavano 15 volte,ma poi subito chiarivamo e ritornavamo unite come sempre. Eravamo anche compagne di classe e di banco e amavamo in modo incondizionato quella scuola siccome non si faceva un bel niente; era proprio per questo che avevamo scelto un professionale!
Le 5 ore di scuola passarono in fretta,se solo pensavo che giusto quel pomeriggio avrei conosciuto il mio idolo ,credevo che forse stessi sognando,ma più passavano i minuti,più mi accorgevo che non era così.
Io e Greta tornammo a casa,lei avrebbe mangiato da me, poiché sarebbe venuta ad accompagnarmi quel pomeriggio,anche se non le importava poi tanto di Pablo,né del calcio. Mangiammo un panino al volo e ci mettemmo a chiacchierare un po’.
“Si sono fatte già le 14:30 , io vado a cambiarmi,dobbiamo arrivare presto,perché sicuramente ci sarà molta gente”
Guardai Greta e Daniel che mi risposero con un sorriso e mi precipitai di sopra. Frugai per un 10 minuti nell’armadio,poi scelsi: jeans chiaro,maglia fucsia e le mie adidas fucsia.
Scesi giù percorrendo velocemente le scale,in cucina non c’era nessuno. Mi affacciai nel salotto,e vidi qualcosa che mi fece sorridere. Probabilmente non mi avevano sentita arrivare; erano seduti uno accanto all’altro mangiando i popcorn e guardando una partita di calcio di serie b. Non che a Greta piacesse,anzi,non guardava la serie A,figuriamoci la B,ma per lei era già tanto stare accanto a mio fratello,mi sarebbe proprio piaciuto averla come cognata.
“Mh-mh” mi schiarii la voce e entrambi si girarono all’unisono e mi guardarono con aria interrogativa.
“Greta,io avrei finito,possiamo andare..”
“Ehm..Si certo,andiamo”
Le sorrisi e uscii fuori,sentendo un lieve “Ciao Daniel” di lei e un imbarazzato “Ciao Grè” da lui. L’operazione Gratiel , ovvero l’unione di Greta e Daniel,molto presto,secondo i miei calcoli,avrebbe dovuto avere inizio.
Per strada stranamente non mi parlò di lui,né io cercai di intraprendere l’argomento, mi sa che ero entrata nel momento sbagliato e li avevo imbarazzati entrambi: accidenti a me,ero sempre la solita.
Arrivammo a destinazione dopo 10 minuti di cammino,e con molta scocciatura e anche paura di non riuscir a vederlo,notai che c’erano almeno 100 persone già appostate ad aspettare. Ci mettemmo in fila anche noi,sperando che sarebbe arrivato presto il nostro turno.
I bodyguard ci annunciarono che la conferenza era iniziata,ma che era permesso solo ai giornalisti entrare e che noi avremmo dovuto aspettare fuori che terminasse e iniziasse,se così si può chiamare, il “met and great”, che si sarebbe tenuto in un’altra sala.
Dopo 1 ora e mezza la conferenza era finita ed iniziarono ad entrare gruppi di due persone alla volta gestiti dalla sicurezza. L’attesa era estenuante,ma sapevo che ne sarebbe valsa la pena. Man mano la fila avanzava verso l’interno della sala e io e Greta eravamo quasi all’entrata; altre due persone e poi avrei coronato il mio sogno; Altre due persone e poi avrei visto da vicino colui che mi aveva fatto appassionare al calcio.
Guardai verso le ragazze dentro con l’ansia che saliva sempre di più,lo stavano salutando e stava arrivando il nostro momento.
Le ragazze uscirono per una via secondaria,come tutte le altre,per non creare confusione: la porta principale si aprì e la sicurezza tolse la sbarra che ci divideva dall’interno ed io con il fiato trattenuto strinsi la mano a Greta che ricambiò in segno di incoraggiamento.
Arrivammo vicino al tavolo,dove Pablo ci guardava sorridendo aspettando che una di noi parlasse e con un pennarello fra le dita,probabilmente per firmare autografi.
Mi feci coraggio e aprii la bocca per parlare,ma qualcuno sbucato da dietro stroncò la mia parola sul nascere. Alto,capelli e occhi castani,si precipitò vicino a Pablo.
“Pablo ho combinato un casino,devi aiutarmi”
“Andrés..” cercò di parlare sottovoce,ma io lo sentii comunque. “Non vedi che sono abbastanza impegnato?Dopo,dai!”
“No Pablo,per favore,ti supplico,ho combinato un casino e se non vieni chiameranno mamma e papà e sarà la fine per me!”
Leo sbuffò e poi tornò a guardare me e poi Greta.
“Mi dispiace tantissimo ragazze,davvero. So che avete aspettato tanto tempo e non sapete quanto mi dispiaccia,ma quando si ha un fratello combina guai e affettuoso solo per abbindolarvi,non si può dire di no! Vi prometto che ci rivedremo e farò tutto ciò che volete! Scusatemi ancora”
Si alzò dalla sedia e si precipitò con quello che doveva essere suo fratello,e colui che aveva appena rovinato il mio sogno. Le lacrime iniziarono ad inondare i miei occhi e le mie guance: non poteva davvero succedere a me.
Greta mi appoggiò un braccio sulla spalla e mi sussurrò “Vieni,andiamo via di qui..”
Avvisarono le altre ragazze in coda che c’era stato un imprevisto e Pablo non avrebbe potuto continuare. Inutile dire la reazione. Inutile dire anche come stavo.
Per consolarmi,Greta mi portò in centro e mi offrì un gelato,cioccolato e panna,il mio preferito. Devo dire che è sempre stata brava a consolarmi e ci riuscì anche quella volta,anche se il dispiacere non andò via.
Dopo un’ora e mezza decidemmo di tornare a casa,mi accordai per andare come tutti i giorni,a scuola con lei e ognuna andò per la sua strada.
Ero già nel quartiere dove abitavo,ma per arrivare a casa mia si doveva attraversare una piccola stradina,di solito sempre deserta.
Sentii una voce familiare provenire da un altro vicolo,che sbucava sempre in quella piccola stradina,e quando riuscii a vedere il suo volto, il mio andò in fiamme. Si,per la rabbia.
“TU!” urlai,come se potessi ammazzarlo solo con una parola e il dito puntato contro.
Lui mi guardò con sguardo interrogativo. Devo dire che era proprio un bel ragazzo. Pantalone nero,camicia bianca piegata fino ai gomiti in delle pieghe perfette,con il marchio sopra John Richmond,e un paio di mocassini bianchi.
Mi avvicinai di più e continuai. “Per colpa tua..” dissi cercando di contenere la rabbia e deglutendo. “Come cazzo ti sei permesso…”
Lui,che era al telefono sussurrò un: “scusa,ti chiamo dopo Nacho..” chiudendo la chiamata e incrociando le braccia al petto.
“Di fare cosa?” disse piuttosto incerto. In effetti..
“Hai rovinato il mio sogno! Stavo per farcela,per conoscere il mio idolo,ma poi se arrivato tu…Che diavolo ti è passato per la mente?!”
Portò una mano sotto il mento con aria di chi stesse pensando..
“Ah,tu sei quella che stava vicino a Pablo prima..”
Ma perché cazzo era così tranquillo?
“Sei perspicace!”
“Certo. Comunque se vuoi posso fartelo reincontrare”
Prese un’agenda dalla tasca del suo pantalone nero contornato da una cintura di Fendi –cavolo,si vedeva che era il fratello di Pablo- e la guardò..
“Mmh,dunque..Lunedì sto con Sol,martedì ho un appuntamento con Pilar e mercoledì cena romantica con Tamara..Comunque io sono Andrés,piacere,e tu,bellezza,come ti chiami?”
Sol,Pilar,Tamara..? Non tardai a fare 2+2 e capire che erano tutti appuntamenti con diverse ragazze. Brutto stronzo che non era altro! Quindi il suo vero intento era abbordare,non farmi conoscere Pablo! Tese la mano verso di me ed io,già conscia e soddisfatta di quello che stavo per fare,gli sorrisi e ricambia la stretta..
 “Come tua sorella” e con non chalance  gli tirai una ginocchiata nei gioielli di famiglia,andandomene e lasciandolo li,come un cretino.
La serata passò in fretta ed io andai a dormire presto,ancora nervosa per l’accaduto del pomeriggio. Quel viscido credeva di farmela! Manco mi conosceva!! Ma poi che vanitoso,manco fosse il dio dell’olimpo. Ma chi credeva di essere? Poteva anche essere il fratello del giocatore più forte del mondo,magari ricco sfondato,ma era stato un vero e proprio maleducato; mi domandavo come una così gentile persona come Pablo potesse avere un idiota come fratello. I misteri della vita.
La mattina dopo mi preparai come al solito e uscii di casa,raggiungendo Greta all’altra parte della strada. Durante il tragitto casa-scuola le raccontai l’accaduto e lei sembrò anche divertirsi!
**
Passarono vari giorni,vivendo sempre la stessa routine: scuola,casa,Greta,mio fratello e le solite cose che si possono fare in giorni noiosi.
La mattina del lunedì,però,avevo una strana sensazione,come il presentimento che quella non sarebbe stata una giornata senza eventi; ma mi convinsi che era solo il trauma del risveglio del così tanto odiato lunedì,e forse era davvero così.
Feci colazione con Greta a casa mia e poi c’incamminammo verso la scuola.
Le prime tre ore passarono velocemente,ma alla fine della terza iniziai a pregare: le due ore successive avrei avuto matematica e non sapevo fare un bel niente,e non potevo essere neanche aiutata siccome Greta era sulla stessa barca; in poche parole,se ci avesse interrogate, avremmo preso un bellissimo 2.
L’ora successiva iniziò e come previsto iniziò ad interrogare,per fortuna il nostro turno non era ancora arrivato,o almeno fino a quel momento. Passarono ben 35 minuti e la nostra compagna di classe era ancora alla lavagna,poveretta! Qualcuno bussò alla porta,dando un attimo di sospiro alla nostra povera compagna; siano ringraziati tutti i Santi del Paradiso per aver inventato i collaboratori che entravano nei momenti più difficili!
Sgranai gli occhi nel vedere entrare,al posto del collaboratore,lui. Che diavolo ci faceva li?!
Il professore si alzò dalla sedia con occhi quasi sognanti e gli andò incontro.
“Andrés Fuentes! Ma che sorpresa! Come stai? Che ci fai qui?”
Ma lo stava davvero idolatrando?
“Prof! Tutto bene,sono venuto per un saluto,era da tempo che non passavo!” disse sorridendo,guardando la classe in generale,posando poi gli occhi su di me.
Le ragazze ,ovvero le ochette della classe, iniziarono a fare gridolini eccitati,come oche,per l’appunto. Roteai gli occhi seccata; ma cosa aveva di speciale? Ah si,era il fratello di Fuentes.
“Ragazze,penso che lo sappiate, abbiamo avuto il piacere di avere come alunno Andrés,uno studente modello e anche un po’farfallone,nonché fratello di Pablo Fuentes!” disse come se avanti avesse proprio Pablo.
Tutti sorrisero con occhi pieni di “cuoricini” , mentre io imprecavo mentalmente,avrei preferito che fosse entrato un collaboratore.
Il cellulare del prof iniziò a vibrare,si scusò e andò li fuori.
“Marisol,puoi andare a buttare questa carta nel cestino? Per favore,non ho voglia di alzarmi..Ah,a proposito,è lui?” disse a bassa voce.
“Si,è lui..”
“Mh,niente male..” sussurrò,ed io feci finta di non sentire quella sua affermazione.
Presi la carta e andai a buttarla. Stavo tornando al mio banco,ma quando gli passai avanti inciampai,ma come?
Mi girai e quel grande cretino se la stava ridendo,era stato lui!
Lo fulminai con lo sguardo e urlando mi uscì un “cretino che non sei altro” , ma lui continuò a sorridere senza dire niente. Mi dava sui nervi!
“Sei molto gentile,grazie”
“Non era un complimento”
“Lo so,ma lo prendo comunque come un complimento” e mi schioccò un occhiolino. Brutto figlio di orangotango.
“Io non voglio che tu lo prenda come un complimento, e nemmeno che mi fai l’occhiolino,sei ridicolo!”
Feci per andarmene ma mi bloccò per un polso facendomi rigirare accorciando le distanze,sotto gli occhi estasiati dei miei compagni e soprattutto compagne di classe,che in quel momento mi stavano invidiando.
“ Altrimenti?”
Il prof rientrò proprio in quel momento e io ne approfittai per liberarmi e andare al mio posto. Appena gli andò di nuovo vicino iniziò a parlare.
“Mi scusi prof,ho notato che in questa classe c’è qualche sua alunna che ha mangiato uno yogurt scaduto per colazione,è così?”
“Come?” rispose il prof confuso; si stava ancora riferendo a me,quello stronzo.
“Si,c’è qualche sua alunna,un po’ , anzi,un bel po’ acidella..” sorrise di nuovo e guardò me. Il troppo era troppo.
Il prof sorrise,ancora confuso sulle parole di quell’ ‘Andrés’,era ovvio che non ci arrivava.
“Ma guarda da che pulpito viene la predica,tu non potresti nemmeno permetterti di parlare..”
Lui mi guardò e sempre con quel suo sorriso – devo ammettere che era da urlo- da faccia di schiaffi si rivolse al prof.
“Che le avevo detto? Vabbè,comunque io vado,buona lezione!” disse con tutta la tranquillità del mondo,girandosi verso di me,facendomi un altro occhiolino e uscendo dalla porta; lo aveva fatto apposta.



 Bentornati a tutti,avevo promesso che avrei aggiornato dopo una settimana e ho mantenuto la promessa! Come vi avevo accennato la veria storia parte da questo secondo capitolo che spero abbiate apprezzato.
Nel capitolo precedente avete conosciuto la protagonista,Marisol,e ora penso che l'abbiate capito,Andrés è il protagonista maschile.
Vanitoso,presuntuoso e bello; si presenta così.
Comunque..Bel rapporto iniziano ad avere Marisol e Andrés,eh? NO,per niente. Vabbè,sono cose che capitano,o no? Avrete anche notato sicuramente che è Marisol ad essere prevenuta nei confronti di Andrés; bhè, d'altronde ha rovinato il suo sogno! Forse qualunque altra ragazza avrebbe urlato dalla gioia per aver conosciuto il fratello di Fuentes (e l'abbiamo visto a scuola) , ma Marisol no,è una ragazza particolare,lei. Invece Andrés sembra prenderla anche in giro e si diverte a farla irritare,e a quanto pare ci riesce anche. E'un indizio?Si,forse,o no,è tutto da scoprire!
Volevo precisare che ci tengo molto ai personaggi di Greta e Daniel,sono ispirati a due miei cari amici che sono elettrizzati alla sola idea di essere in questa storia!
Ringrazio infinitamente tutte le persone che hanno messo questa storia tra le seguite,già vi adoro!
Lasciate anche qualche recensione,mi farebbe piacere,anche una critica,un parere..Alla settimana prossima!
Un bacio,Becky.

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Capitolo 3
*** Una noche sin control ***


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 “Assolutamente no,non ci penso nemmeno”
“E dai Grè,c he sarà mai un venerdì sera in discoteca?Lo so che non ti piace, ma se non vuoi farlo per loro, fallo per me!”
“ Eddai, non organizziamo mai niente insieme, per una volta che ci organizziamo non sei manco d’accordo. “ aggiunse Benjamin, il nostro compagno di classe.
Avevamo deciso tutti insieme, la nostra classe, di andare a ballare quella sera stessa, ma come sempre, Greta non era d’accordo. Non le erano mai piaciute le discoteche, odiava i rumori assordanti e si lamentava perché i ragazzi ubriachi fradici le si spalmavano addosso.
“Uff, si ok! Però solo per questa volta!”
“Sei una grande” le sorrise Benjamin facendo quest’affermazione.
Verso le 19:00 venne a casa mia, come eravamo d’accordo, per prepararci alla bell’e meglio.
“Marisol, ma devo per forza venirci?”
“Si, per forza” le risposi, era una testona.
“Okey, spero solo che ne uscirò viva da li dentro!”
Risi. “Ma come la fai tragica, dai!”
“Poi vedrai, mi annoierò a morte”
“Sisi certo, ora dici così, ma poi stasera ti diverti”
“Vedremo” rispose lei imbronciata.
 

**


 
 “Ragazze,sono le dieci, vi sbrigate?” urlò Daniel dalla cucina.
“Arriviamo!”
Scendemmo le scale velocemente.
“Eccoci” dissi tutta sorridente.
Silenzio. Daniel aprì la bocca e poi la richiuse, guardando solo Greta. Soffocai a stento una risata, era davvero bella quella sera.
Indossava un tubino nero con dei pois bianchi e dei tacchi altissimi, con una borsa bianca; I capelli li aveva rimasti sciolti, lisciati, che le ricadevano sulle spalle.
Io invece avevo preferito un jeans chiaro che mi fasciava le gambe alla perfezione, con una maglia nera scollatissima dietro, che rimaneva la schiena scoperta e dei tacchi neri, alti; I capelli li avevo lasciati sciolti, lisci ma ondulati sulle punte.
Guardai di nuovo Daniel e capii che se non l’avrei svegliato io da quel ‘sogno’ , lui non si sarebbe deciso a parlare.
“Ehi, bell’addormentato,noi siamo pronte, stiamo aspettando solo te!”
Lui mi guardò e con un po’ di incertezza mi rispose.
“Ehm, si, certo..andiamo!”
Salimmo in macchina e una volta arrivati all’entrata della discoteca partirono le solite raccomandazioni.
“Mi raccomando. Se qualche ragazzo vi viene vicino non dategli retta, sarà sicuramente ubriaco. Voi non azzardatevi a bere, siete piccole.” Poi si girò verso Greta. “Viene a prendervi tuo padre o volete che venga io?”
“No, viene mio padre, tranquillo”
“Okey..Ehm..Attenta con quel vestitino, ci sono parecchi maniaci in giro e stasera sei..sei...” poi guardò verso me per un secondo per poi rigirarsi verso Greta. “Cioè, sembri più grande” .
Greta soffocò una risata e gli sorrise,mentre io per poco non gli dicevo che si vedeva a un km di distanza che le piaceva.
“Grazie” sussurrò lei imbarazzata, poi scendemmo dalla macchina e ci dirigemmo all’interno della discoteca dove c’erano già tutti ad aspettarci.
“Siete arrivate” urlò Benjamin
“Ehii ci sento” protestai, “non urlare”
“Scusami Mari, pensavo che la musica fosse troppo alta e non mi sentiste”
Sorrisi.
“Non preoccuparti,scemo”
“Così mi offendi!” disse fintamente imbronciato
“Uhm, e cosa potrei fare per farmi perdonare?” dissi ironica.
“Balli con me?”
“Certo!”
Mi prese per mano e mi trascinò in pista, scatenandoci a ritmo di Umbrella. Dopo più di 20 minuti di ballo iniziò a girarmi la testa e decisi di andarmi un po’ a sedere.
“Scusami Ben,vado a sedermi, non ce la faccio più!”
“Vai pure, ci vediamo dopo in pistaa”
Gli sorrisi  e andai verso i divanetti ancora liberi, c’era Greta ed io dovevo andare assolutamente a prenderla e portarla in pista, con tutto il giramento di testa,doveva divertirsi anche lei e cambiare opinione sulla discoteca.
“Cosa ci fai qui?” cercai di urlare per far risuonare la mia voce sopra la musica. “Vieni a ballare”
“Non ci penso nemmeno”
“Eddai, vienii” mi lagnai,ma lei sembrava non voler collaborare.
“No, così non va bene carina, o vieni o vieni” mi sporsi e l’afferrai per la mano facendola alzare e precipitandomi in pista con lei. Non voleva ballare,sembrava una mummia, ma poi capì che non le conveniva star ferma in mezzo a un montone di gente e così anche lei si decise a muoversi.
“Non è poi così male stare qui!”
“Cosaa?” le urlai io, non perché non avessi davvero capito, ma giusto per il gusto di sentirmi dire ‘avevi ragione’.
“AVEVI RAGIONE” disse lei roteando gli occhi; facevo spesso questa cosa, e lei aveva imparato a memoria quando non avevo davvero capito una cosa e quando lo stavo facendo solo per farmi dare ragione.
“Lo so” gli schioccai un occhiolino e continuammo a ballare.
“Ma guarda chi c’è! La piccoletta inacidita!” una voce nuova ma allo stesso tempo familiare risuonò nelle mie orecchie; ma ce l’aveva con me? Pensai di no e così continuai a ballare,ma due mani sui miei fianchi mi fecero smettere immediatamente e mi voltai pronta per schiaffeggiare qualsiasi maniaco si fosse avvicinato a me.
“Ma che fai brutto stronzo?!” non guardai nemmeno in viso il “presunto” ragazzo che gli stampai le mie 5 dita sulla faccia.
“Ahiaa” disse lui coprendosi la parte lesa con una mano.
“Così impari la prossima volta, maniaco!”
“Ehi ehi, calmati piccoletta!”
Tolse la mano dal viso e finalmente capii chi era e trattenni a stento una risata; ogni volta che ci incontravamo le prendeva di santa ragione da me, ma poi il mio orgoglio trasalì di nuovo; mi aveva chiamata piccoletta!
“Ma guarda guarda, mi sa che qualcuno qui le botte se le va proprio a cercare! E non mi chiamare piccoletta”
“E se lo facessi?”
“Oh, senti!” sbottai. “Mi hai scocciato tu e questi altrimenti, sennò e cavolerie varie. Non sei nessuno, sappilo! Tu non mi fai paura!”
“Sembri proprio una bambina a cui hanno tolto il suo giocattolino preferito” disse ridendo. Stronzo, stronzo, stronzo.
“E tu sembri proprio uno stronzo,anzi,non lo sembri,lo sei. Solo perché sei il fratello dell’uomo più forte di tutti i tempi , per lo più ricco sfondato, non ti rende più uomo,più bello, anzi, ti rende ancora più coglione di prima,se lo vuoi sapere!” risi soddisfatta della mia risposta. Cazzo, brava Marisol, a volte ci sai proprio fare! Mi dissi mentalmente.
Fece una smorfia.
“Scommetto che non sei mai venuta in discoteca prima d’ora”
“Scommetti male” gli risposi io.
Lui in tutta risposta sorrise con aria di chi la sa lunga.
“E se ti dicessi che metterei tutte e due le mani sul fuoco , sul fatto che forse qualche volta ti sei ubriacata, si, ma non reggi la sbornia?”
In effetti era vero. Mi ero ubriacata una sola volta e dopo due bicchieri di champagne ero già fuori di me, con conseguenze che il giorno dopo avevo un mal di testa infernale, e non bastò mezza giornata per farlo sparire.
“Non è vero. La reggo benissimo” dissi forse d’un tratto presa dal panico.
“Non direi proprio. In fondo sei solo una ragazzina, non avrai mai neanche bevuto un bicchiere di vodka”
“Mi stai sfidando?”
“No. Tanto lo so che non la reggi la sbornia, e non vorrei avere guai. Ciao ragazzina”
Fece per andarsene,ma io che già ero vicina al banco delle bibite, con un bicchiere di Vodka alla fragola in mano, lo richiamai.
“Ehi, stronzo, vuoi vedere se la reggo o no la sbornia?”
No. Non andava decisamente bene. Non la reggevo e rischiavo di fare qualche cazzata,ma il mio ego era troppo vanitoso e troppo sicuro di sé, per far si che si facesse chiamare ‘perdente’,da un vero perdente.
Si rigirò e venne verso di me con un sorriso di chi aveva già vinto, quanto si sbagliava, o forse..no.
Bevvi tutto d’un sorso il bicchiere di vodka, e poi un altro e poi un altro ancora, finchè non arrivai al punto di non riconoscere più i miei compagni di classe che mi passavano davanti.
Quel fottuto coglione era ancora li, guardandomi a braccia conserte.
“Ma, l-lo sai c-che stasera s-sei proprio bellissimo?’’ dissi, e poi una voglio di ridere s’impossessò di me. “Ahahahahahahaha..”
Mi buttai tra le sue braccia e lui mi prese a tempo,giusto perché non lo avevo proprio centrato,ci vedevo doppio.
“Andiamo a..ball- a ballare?ahahah”
“S-si..”
Ci buttammo in pista e proprio in quel momento il dj cambiò canzone: Colgando en tus manos di Carlos Baute e Marta Sánchez; adoravo quella canzone. Volevo muovermi, ballare,ma non ce la facevo, mi accontentavo di stare con le braccia attaccate al collo di quell’Anto..no! Andrés?! O no? Come diavolo si chiamava?
 
Quizà no fue coincidencia encontrarme contigo , tal vez esto lo hizo el destino.. Quiero dormirme de nuevo en tu pecho y despuès me despierten tus besos..
 
Continuavo a ridere e a canticchiare quella canzone mentre il ragazzo a cui ero appiccicata rideva soddisfatto, ma anche un po’incerto; che stesse pensando di aver esagerato?..Che buon sapore aveva,ma era lui che mi aveva fatta ridurre in quello stato pietoso? Se così fosse stato, avevo fatto davvero una buona cosa..Che bello che era!
 
Tu sexto sentido suena conmigo,sé que pronto estaremos unidos..
 
Occhi e capelli castani, alto..Ma perché non l’avevo ancora sbattuto alla prima cosa trovata a tiro?
 
Esa sonrisa traviesa que vive conmigo, sé que pronto estarè en tu camino..
 
“S-sei stupen-ndo, te l’hanno mai detto?” gli sussurrai all’orecchio, con ancora la sensazione di vuoto e gli occhi che volevano chiudersi, per addormentarmi lì,in quelle braccia.
“Si,me l’hanno detto in tante,ma non mi aspettavo che proprio tu me lo dicessi..” rise.
“No? E ti dirò di più..Ho una voglia matta di baciarti..”
Detto questo lui mi sorrise, ancora reggendomi,visto che ero in uno stato pietoso, ed io ne approfittai per posare le mie labbra sulle sue, finendo in un vero e proprio bacio.
 
Sabès que estoy colgando en tus manos, asì que no me dejes caer; Sabès que estoy colgando en tus manos..
 
Risi sulle sue labbra, era un vero dio nel baciare. All’improvviso sentii una mano prendermi il polso e trascinarmi via, per poi dire “sei impazzita,per caso? Sai che non reggi la sbronza”. Una voce femminile, forse Greta. Poi dopo un po’ delle voci.
“Non so cosa sia successo Daniel, mi sono allontanata un attimo e l’ho trovata in questo stato!”
“Non capisco, lei sa che non regge la sbornia,perché l’ha fatto?Era con qualche ragazzo?”
La voce della ragazza esitò prima di parlare. Si, si, cavolo! Ero con quello splendore di ragazzo, volevo rispondergli, ma dalla mia bocca non usciva alcun suono e gli occhi non riuscivano ad aprirsi.
“N-no Daniel, non era con nessuno,sarà stato un momento di debolezza..”
Poi niente più. Buio.

**


La mattina seguente mi svegliai con un mal di testa indescrivibile e con un po’ di incertezza sul dove fossi. Mi rilassai nel vedermi avvolta nelle coperte del mio letto. Ma che avevo combinato?!
Mi misi a sedere sul letto portandomi una mano sulla fronte coprendomi anche gli occhi, c’era troppa luce, non riuscivo a sopportarla.
Ricordavo solo che la sera prima ero andata in discoteca, avevo ballato con Ben, Greta e avevo litigato con quel cretino del fratello di Pablo. E poi? Poi non ricordavo più niente; solo una frase: “Ehi stronzo,vuoi vedere se la reggo o no la sbornia?”
Poi buio totale. Sbattei più volte la mano sulla fronte maledicendomi mentalmente. Era sempre lui il motivo dei miei guai, e non sapevo perché,ero sicura che lui qualcosa centrasse con quella storia.
Ci misi più tempo del previsto ad alzarmi, non sarei andata a scuola,ma avevo il compito di italiano, e stava arrivando già il momento degli scrutini. Scesi le scale lenta come un bradipo e mi sedetti al tavolo,la colazione era già pronta, l’aveva sicuramente già preparata Daniel.
“Buongiorno” dissi.
“’Giorno. Mi devi delle spiegazioni, tu, signorinella!”
“Oh, per favore. Sono le 7 e un quarto di mattina e mi fa male la testa come se stessi per scoppiare,non iniziare”
“Non iniziare un corno, Marisol! Hai diciotto anni, dovresti essere responsabile! Invece non sembra importarti tanto dei tuoi doveri! Ti lascio andare in discoteca per una sera, mi raccomando mille volte con te e tu torni a casa in uno stato pietoso! Ubriaca fradicia!”
“Chi mi ha riportata qui?”
“Greta” disse appoggiandosi al mobile della cucina.
“Allora?” continuò. “Perché l’hai fatto?”
“Non ricordo niente Daniel!” dissi piuttosto irritata. “Ed ora scusami, vado a prepararmi per andare a scuola”.
Dopo un po’ scesi e già pronta mi avviai verso la porta, Greta mi avrebbe aspettata fuori scuola quella mattina.
“Ciao Daniel”
“Ciao”
Sbattei la porta alle mie spalle e mi avviai verso la scuola; maledetta me che lo avevo assecondato. Non ricordavo niente, ma solo quella frase mi aveva convinta che fosse stata tutta colpa sua se mi ero ubriacata!
Ma maledetta anche me e il mio stupido orgoglio e comportamento di mettermi sempre al gradino superiore degli altri.
Arrivai quasi davanti ai cancelli della scuola,ma un po’ più in la vidi un sacco di gente vicino ad una mini-cuper nera e grigia; Erano soprattutto ragazze e gridavano eccitate cose tipo: “non ci posso credere! , “Oh,il fratello di Fuentes” oppure “Quant’è bello! Nella tv sembra più basso!”
Ma perché, quand’era che era uscito in tv?
Poi un'altra frase uscita dalla bocca di una ragazza bassa e mora e capii tutto:
 “Non posso credere di aver incontrato il fratello di Fuentes, che per lo più gioca anche nella primavera del Barcellona,diventerai un mito, me lo sento!”
Lui, che stava appoggiato vicino alla sua auto, le sorrise e le rispose “Lo spero, ma non ne ho dubbi!”
Soffocai a stento una risata passando per di lì e mi uscì un “Atteggiato!” , che ovviamente sentì lui e tutte le altre oche vicine.
Continuai a camminare, ricordandomi solo in quel momento che fosse stato lui a causarmi il guaio della sera precedente, ma non mi fermai.
“Ehi, ehi, ehi!” sentii chiamarmi da dietro. Mi girai e lo vidi farsi spazio tra le ochette venendomi vicino.
“Che vuoi?” domandai acida.
“Fino a ieri sera non eri così acida..” sorrise malizioso avvicinandosi a me, mentre tutte le oche iniziarono a commentare quella strana vicinanza.
“Ma che fai?!” urlai incredula, mettendogli le mani sul petto per allontanarlo, ma lui non si mosse di un centimetro.
“Lo hai già dimenticato?”
“Cosa?” domandai. Che cavolo avevo combinato?
“Ieri sera..Bhè, ieri sera..”
“Cavolo, dimmi quello che devi e non fare giochetti!”
“..Ieri sera mi hai baciato, ora perché sei così acida?” domandò sempre con quel mezzo ghigno da faccia da schiaffi stampato in volto.
“AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH. Io baciare te? Tu ti sei fumato qualcosa prima di venire qui!”
“Non scherzo affatto, Marisol” calcò sul mio nome.
No, impossibile che io l’avessi fatto davvero, non lo conoscevo nemmeno,probabilmente mi stava solo provocando.
“Senti, so che sei stato tu a farmi ubriacare,purtroppo non ricordo niente se non questo; Che io abbia fatto più di una cazzata è possibile, ma che ti abbia baciato..Questa è proprio una cazzata bella e buona! E se nell’ipotesi, e sia chiaro, nell’ipotesi, ci fosse stato un bacio, sei stato tu che hai approfittato di me in quello stato!” dissi puntandogli il dito contro e battendolo più volte sul suo petto coperto da una maglia verde militare e sopra una camicia beige sbottonata.
“Per niente,piccoletta, tu eri consenziente,anzi,sei stata proprio tu a baciare me”
Risi,anche se un po’ nervosa,infondo ero io l’ubriaca,avrei potuto fare qualunque cazzata.
“Tu stai fuori. Sparisci dalla mia vista!”
Lui sorrise ma non si spostava.
“O.R.A.” scandii per bene le parole e poi mi girai dandogli le spalle e andando verso Greta, che era un po’ più in là e aveva assistito alla scena.
 

**


Passarono varie ore e Greta non accennava a parlare,così iniziai io.
“Cioè,ma ti rendi conto di cosa ha detto quel pazzo? Che ci siamo baciati, addirittura che l’ho fatto io! Ah!”
Greta abbassò lo sguardo e questo mi preoccupò: quando non parlava non era un buon segno. O era incazzata nera con me o avevo combinato qualche guaio a cui lei non voleva addossarmi le colpe.
“Greta?”
“Si?” chiese fintamente disinvolta lei.
“Dimmi che quel bacio non c’è stato davvero, ti prego!”
“…”
“Greta, per favore! Rispondimi!”
“Si Marisol, c’è stato..Vi ho visti, e sei stata proprio tu a baciarlo! Ma la colpa non è tua, tu eri ubriaca!”
“Quindi lo stronzo non mi stava prendendo in giro?”
“No..”
“Ma perché è apparso nella mia vita, eh? Io stavo così bene!”
“E’la vita, amica mia! Tutto arriva quando meno te lo aspetti!”
 
No, non poteva essere. Ma si,non era colpa mia,aveva ragione Greta! Quel cretino mi aveva fatto ubriacare ed io non ero cosciente di ciò che facevo.
L’unica cosa che desideravo in quel momento era che non incrociasse più la mia strada.
 
 
Ed ecco a voi il terzo capitolo *w* Ho fatto un giorno di ritardo,ops! Mi perdonate? Si,dai!
In questo terzo capitolo ci sono stati parecchi eventi ! Bene,bene..
Come abbiamo visto la nostra Marisol è molto permalosa e un pizzico presuntuosa! Vuole avere sempre l'ultima parola e aver ragione su tutto! Ma come biasimarla?! Anche io spesso lo faccio,e non credo che siamo le uniche -io e lei- lol. Quindi,ha preferito ubriacarsi piuttosto che dar l'ultima parola al povero Andrés,che ogni volta che la incontra viene preso a sberle! Povero,povero! Se fossi io Marisol gli farei tutt'altro,ovvero quello che lei ha pensato di fare mentre era ubriaca! Ma si dice bene,le persone da ubriachi dicono cose che pensano,ma che da sobri non diranno mai. Nell'ultima frase Marisol esprime un solo desiderio: di non vederlo mai più. Ma si potrà mai avverare?! Secondo voi s'incroceranno ancora? E se si,per saltarsi addosso o per litigare come sempre? E se no,bhè non s'incontreranno e basta! xD A voi le supposizioni! Alla settimana prossima!
Un bacione, Becky.




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Capitolo 4
*** Sorpresa! ***




“Daniel, mi scappa!”
Ringhiai a mio fratello che per l’ennesima volta mi aveva ripetuto di trattenerla: Semplice per lui,non per me, che avrei dovuto trattenerla per 1 ora e mezza e forse anche più,essendo allo stadio per vedere la partita Barcellona- Athletic Bilbao.
“Madonna che palle che sei! Hai 19 anni ma sembri ancora una bambina”
“18.” Lo corressi io.
“Fra due giorni 19” Replicò lui. “ E comunque se proprio vuoi andare vai, ma io non ti accompagno!”
“Si,ok, non m’importa,dimmi dove sono i bagni”
“Devi salire dove sta la tribuna d’onore,in alto,la prima e unica porta che c’è.”
“Grazie” lo congedai,e mi avviai verso la parte opposta dello stadio.
Il Camp Nou era davvero grande,ma era ormai diventato la mia casa,da anni.
Salii velocemente i gradini e aprii la porta del bagno.
Due minuti dopo ero a sistemarmi nel piccolo specchio sopra il lavandino. Ancora intenta a legarmi i capelli,con una mano li mantenni e con l’altra aprii la porta uscendo,con lo sguardo basso per legarmeli nel modo migliore,ma al posto del gradino che avrebbe dovuto esserci andai a finire contro il torace di qualcuno.
Ancora con lo sguardo a terra,imbarazzatissima, mi preparai per chiedere scusa all’individuo a cui ero finita addosso.
“Oh,mi scu..” mi uscii solo,e dopo aver visto in volto il proprietario di quel bel torace le parole mi morirono in bocca.
“Che ci fai tu qui?” domandai sprezzante.
“Potrei farti la stessa domanda”
“Idiota,è uno stadio! Cosa ci potrei mai star facendo qui?!”
“Potrei darti la stessa risposta!” mi guardò lui con sguardo accusatorio ma divertito,puntandomi il dito contro.
“Oh,ma per favore!” Lo scansai e cercai di dileguarmi tra la folla che si era formata,tra presidenti,calciatori espulsi che erano li per vedere la partita e tifosi che potevano permettersi la tribuna d’onore; A me era semplicemente sempre andata bene la curva,in mezzo a tanta gente come me,che incitava liberamente la propria squadra;
Qualcuno mi bloccò per un braccio, ed io già conscia di chi fosse mi girai sbuffando.
“Che vuoi,Andrés?”
“Ti fermi a vedere la partita con me in tribuna?”
“Non posso,c’è mio fratello che mi aspetta” dissi sperando che quella stupida scusa lo invogliasse ad andarsene.
“Non c’è problema,può venire anche lui! Chiamalo!”
“No grazie,preferisco stare tra tanta gente come me,non in mezzo a tanti figli di papà”
Strattonai il braccio liberandomi dalla sua presa e mi avviai di nuovo al mio posto.
“Come mai tutto questo tempo?” mi domandò Daniel una volta sedutami di nuovo di fianco a lui.

“Imprevisti..” Rimasi sul vago,se avesse saputo tutta la storia dal giorno del Meat and Great ad allora,avrebbe sclerato di brutto. Non so se in positivo o in negativo,ma era sempre stato protettivo nei miei confronti.

**
 


La mattina del mio diciannovesimo compleanno casa mia sembrava l’inferno: mio fratello che era in ritardo e doveva correre a lavoro,lasciando qualsiasi cosa capitata a tiro in qualunque parte della casa; Greta che canticchiava
canzoni stonando,mentre era ai fornelli con me,preparando qualcosa per la sera; mio nonno che era appena rientrato da fare la spesa e comprare varie schifezze per la sera e mia nonna che aiutava me e Greta a scoprire nuove ricette.
“Daniel,ma ti sembra il modo?!” urlai dalla cucina a Daniel che era appena andato in salotto e sparpagliato cappotti,sciarpe e cappellini inutili tra il divano e il pavimento.
“Scusami Mari,ho fatto tardi,devo assolutamente andare!” disse avvicinandosi a me. “Ancora auguri sorellina” e mi stampò un bacio sulla guancia,per poi farlo anche con Greta che sembrò che da un momento all’altro svenisse.
“Greta!” urlai,anche se era a 20 centimetri da me.
“Che c’è?!” chiese stizzita lei. “Ti sento!” continuò.
“Scusa,sembrava che a momenti avrei dovuto portarti al pronto soccorso per il battito cardiaco troppo accelerato”
“Va’a quel paese,mi hai fatto prendere un colpo urlando!”
Ridacchiai,sapendo che se fosse stato possibile sarebbe svenuta tra le braccia di mio fratello solo per farsi fare la respirazione bocca a bocca.
In realtà la sera avrei dato una “grande” festa,ovviamente in quelle che erano le nostre possibilità,siccome per i miei diciotto anni avevo preferito di gran lunga restarmene chiusa in casa solo con Daniel e Greta; in quel periodo era appena 1 anno e mezzo che i miei genitori non c’erano più ed io ero ancora troppo provata ed anche debole emotivamente: piangevo tutto il giorno e mi rifiutavo categoricamente di uscire, vedere altre famiglie felici mentre io no,non ce l’ avevo più.
A diciannove anni non era cambiato quasi niente,diciamo che me ne ero quasi fatta una ragione,ma questo non voleva dire che io non li pensassi ogni santo minuto e non piangessi quando ero da sola,diciamo solo che dovevo andare avanti con la vita.
La giornata passò in fretta,tra padelle e preparativi.
Verso le 20:00 andai a prepararmi. Niente di troppo elegante: pantalone beige,camicia bianca e beige e tacchi bianchi,con capelli lasciati sciolti e lisciati e come trucco solo matita nera e mascara.
Dopo un po’iniziarono ad arrivare i primi invitati, tra compagni di classe,alcuni che avevo conosciuto a scuola,anche se da tempo e amici di amici.
“Auguri mia piccola principessa” esordì Benjamin entrando e abbracciandomi calorosamente; quel ragazzo era il migliore! Era stato il primo a fare amicizia con me al primo anno di scuola superiore: ero timida,incerta, e lui non aveva esitato a venirmi vicino e iniziare ad instaurare un rapporto d’amicizia che con il tempo si era stretto molto. Era una sorta di migliore amico ed io lo adoravo e non lo riuscivo ad immaginare lontano da me.
Guardai con sguardo sospetto Greta,che continuava a guardare ossessivamente fuori dalla finestra del salone che dava sulla strada principale per arrivare a casa mia.
“Greta..” la chiamai.
“Si?” chiese lei girandosi verso di me.
“A chi aspetti? Lo sai che mio fratello non arriverà prima delle 23 e sono appena le 22:30..”
“S-si , lo so” balbettò lei.
“Sicura di non star aspettando nessuno?”
“No,davvero! Sto solo guardando il cortile dell’altra casa” e indicò la villa al fianco della mia; ma che aveva di strano quella casa?
Annuii pensierosa e mi diressi poi verso la “pista di ballo” creata da mio fratello quella mattina.
Il tempo stava passando in fretta,tant’è che nel frattempo era tornato anche Daniel e la festa stava procedendo benissimo. Eravamo quasi alla fine ormai,erano le 12:15 passate..
I primi invitati stavano iniziando ad andare via,ma appena arrivarono alla porta Greta li fermò.
“Aspettate,ragazzi,state un altro po’,approfittiamone per stare tutti insieme!” disse mettendo la mano sulle spalle a tre o quattro di loro quasi abbracciandoli e invitandoli a tornare di nuovo nel salone.
Ok,c’era davvero qualcosa che non andava,stava succedendo qualcosa di strano ed io dovevo scoprire cosa. Mi stavo già dirigendo verso di Greta e quando le arrivai vicino aprii la bocca per chiederle cosa diavolo stesse succedendo,ma il campanello iniziò a suonare inaspettatamente, ed io lanciai un’occhiata a Greta,stile “dopo se non mi racconti cosa hai combinato ti uccido” , e mi diressi ad aprire la porta. Chi diavolo sarebbe mai potuto essere alle 12:20 di notte?!
Quando aprii la porta sgranai gli occhi dalla rabbia e dalla sorpresa.
“Che diavolo ci fai qui? Ti presenti sempre a quest’ora di notte a casa della gente? E chi ti ha dato il mio indirizzo,scusa? Ma soprattutto chi ti ha dato il permesso di venire a casa mia? E cosa vuoi?” Chiesi,tutto d’un tratto,senza dargli neanche il tempo di parlare.
“Mi fai entrare?” disse semplicemente,ignorando le centocinquantamila domande che gli avevo appena posto,continuando a starsene con il braccio appoggiato alla parete fuori la porta.
“No. Cioè,ma con quale faccia da bronzo vieni qui alle..” guardai l’orologio sul mio polso e continuai “12:25 di notte?! Tu sei pazzo caro mio,fatti curare! Da un buon psicologo,però! Ci vuole uno bravo!”
“Quando hai finito avrei da farti vedere una sorpresa..” disse sempre stando calmo e tranquillo.
Rimasi un attimo spiazzata. Sorpresa? Quale sorpresa?
“C-co,quale sorpresa?”
Lui in tutta risposta si girò di spalle e sussurrò un “Pablo,vieni”.
Dinanzi mi si parò una figura non troppo alta,un ragazzo castano che mi sorrideva. Lo guardai dal basso all’alto..
No,non era possibile..
“P-Pablo?!” chiesi con voce incrinata dall’emozione e senza farlo nemmeno parlare,lo abbracciai. Lui mi sorrise augurandomi un buon compleanno ed entrò,lasciando di stucco tutti gli invitati presenti. Intanto io ero rimasta impalata sulla porta e Andrés,approfittando del mio sgomento entrò,passandomi accanto e fermandosi,abbassando un po’ il capo alla mia altezza,sussurrandomi all’orecchio:
“Sorpresa! Buon compleanno,piccoletta” , e sorridendo,ed era uno dei suoi veri sorrisi,mi lasciò un bacio all’angolo della bocca incamminandosi poi,tra la folla che si era creata per casa e lasciandomi un attimo interdetta,con un ricordo che mi riaffiorò per la mente:

S-sei stupen-ndo,te l’hanno mai detto?” gli sussurrai all’orecchio,con ancora la sensazione di vuoto e gli occhi che volevano chiudersi,per addormentarmi lì,in quelle braccia.
“Si,me l’hanno detto in tante,ma non mi aspettavo che proprio tu me lo dicessi..” rise.
“No? E ti dirò di più..Ho una voglia matta di baciarti..”
Detto questo lui mi sorrise,ancora reggendomi,visto che ero in uno stato pietoso,ed io ne approfittai per posare le mie labbra sulle sue, finendo in un vero e proprio bacio.


Cazzo,allora era vero che ero stato io a baciarlo. Però,che bacio! E in che modo baciava!
Mi intimai di smetterla con quei pensieri,l’importante in quel momento era che avessi per davvero il mio idolo in casa. Ma di chi era stata l’idea? Lo avrei scoperto presto,anzi,forse già lo sapevo,ma meglio averne sempre prima la certezza.



Tatarataaaa'! Eccomi di nuovo qua! AHAHAH ok lo so,queste battute squallide me le potrei anche evitare! Dopo poco meno di una settimana -in anticipo di un giorno lol - ho appena sfornato il quarto capitolo!
Bhè? Che ve ne pare? Sinceramente ho chiesto consiglio a un paio di persone prima di pubblicarlo,sono sempre troppo insicura,me ne rendo conto! Passando all'analizzazione (?) non penso sia stato troppo pesante,o si? Bho,non so perchè oggi non ho voglia di dilungarmi. Vi chiederete come mai,e sinceramente pure io,visto che non succede mai! AHAHAH.
Infiiine,vorrei ringraziare tutte le persone che hanno messo la storia nelle ricordate,preferite,seguite e compagnia bella,e anche recensito! Vi ringrazio tutte indistintamente! *mandabaci* Ovviamente sapete che sono aperte supposizioni e qualunque tipo di cosa.Se vorreste recensire mi farebbe moolto mooolto piacere,davvero! Mi invogliereste ancor di più a scrivere!

Penso che come tutti,anche io la settimana prossima sarò impegnatissima tra regali all'ultimo momento,aiutare per le feste,ecc..Quindi,ci vediamo con il quinto capitolo direttamente a gennaio! Quindi non mi resta che augurarvi un BUON NATALE E UN FELICE ANNO NUOVO! , Merry Christmas and happy new year ! Ohohohoh *vocebabbonatalemodeon*
Ciao belli/e! A gennaio! Ovvero,al 2013! *ridecomeunacretina*


Un bacio,Becky.







 

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Capitolo 5
*** Un dìa NO! ***


Alooooooha,avevo detto che pubblicavo direttamente a gennaio,ma non ce l’ho fatta,no. Contro ogni mia aspettativa devo dire che mi sento soddisfatta di questo capitolo! E’ un po’ volgare ed estremamente corto,vero,ma bho,rispecchia un pochino,pochino (tanto tanto) , il mio caratteraccio. Quindi,rinnovo i miei auguri di un BUON NATALE e felice anno nuovo! Un bacio,Becky 

                   
“Greta,sputa il rospo! Lo so che sei stata tu a dire a mister simpatia dove abitassi e che fosse il mio compleanno!” puntai per l’ennesima volta il dito contro la mia migliore amica,che non accennava a parlare.
“Signorina Marisol,può gentilmente smetterla di conversare con la sua compagna di banco e prestare attenzione alla lezione?” domandò accigliato il prof di matematica.
“Si,certo. Mi scusi prof.” Risposi,riordinando il mio astuccio sul banco e facendo finta di ascoltarlo,almeno finchè non si girò di nuovo alla lavagna per spiegare i logaritmi.
“Greta!” ripresi,sussurrando anche un po’irritata. “Parla!”
“Ma cosa vuoi che ti dica,Marisol?!”
“Tutto,dalla A alla Z ! “
La mia migliore amica sbuffò. “Hai conosciuto il tuo idolo che sognavi di conoscere da una vita,cosa vuoi di più? Non sei contenta? Io avrei fatto i salti di gioia!”
“Bhè..Si,è vero,ma..”
“Ma niente,Marisol! Smettila!”
Sbuffai e mi rassegnai,non avrebbe parlato.
Chissà quale minaccia gli aveva fatto quel cretino che non era altro!
Fortunatamente le altre 2 ore rimanenti passarono in fretta ed io potei andare a casa a mangiare qualcosa di buono.
 
Dopo essermi ingozzata di cibo,optai per il riposino pomeridiano. Mi sdraiai sul letto con il mio mp3 nelle orecchie,e a ritmo della canzone che – purtroppo -  da ubriaca avevo ballato con quel tale cretino mi addormentai.
Lo squillo del telefono  mi fece sobbalzare; ma insomma,era quello il modo di spaventare la gente?Maledetto apparecchio elettronico che rompeva solo i coglioni.
“Pronto”
“Marisol,ciao,sono la nonna..Ehm,senti,ho dimenticato di comprare il pane,me lo faresti il favore di andarlo a comprare tu?Poi ti do i soldi..”
“Si,ok,ciao nonna.” Risposi riattaccando il telefono prima ancora che potesse rispondere.
Mi ero svegliata incazzata,bene. Tutta colpa di un rompicoglioni di telefono!
Mi alzai gonfiando le guance a più non posso per poi finire in un sonoro sbuffo. Ma che palle! Quando non volevo essere disturbata dovevano per forza rompermi i coglioni.
Infilai le mie fedeli adidas,presi i soldi e mi avviai verso la panetteria più vicina. Comprai il pane e feci per tornare indietro,cantando una canzoncina per calmarmi: era quello il mio metodo.
“Ecco qua,il postino Patt,e con lui c’è il suo gatto Jeeess..” continuavo a canticchiare,fregandomene completamente della gente che mi guardava e mi stava dando della ‘pazza’,solo perché stavo canticchiando nel bel mezzo di una strada piena di persone,una canzone che siglava un cartone animato di Rai Yoyo. Chi lo dice che le persone grandi non posso ancora vedere i cartoni?! Grande coglioni.
Una macchina dietro di me suonò il clacson,facendomi solo innervosire di più. Iniziai a velocizzare la canzoncina per non girarmi e prendere a brutte parole quel grande rompicoglioni che mi stava appunto,rompendo i coglioni. Il clacson suonò un’altra volta,e un’altra ancora,ed io mi ritrovai a cantare quella canzoncina a voce molto alta,sotto gli sguardi esterrefatti delle persone che passavano.
Quello non si diede per vinto,e suonò di nuovo quel maledetto clacson urtandomi completamente. Più innervosita che mai,mi girai completamente,pronta ad urlare contro a chiunque avesse premuto quel maledettissimo clacson.
“Brutto rompicoglioni che non sei altro,mi hai urtato le palle che non ho! Non mi rompere le palle,vattene a fanculo e non farti vedere più,’sto stronzo!”
Mi rigirai e continuai a camminare,convinta che quel tale avesse capito e se ne sarebbe andato di li; invece mi sbagliavo completamente. Sentii il rumore di uno sportello chiudersi e dei passi che venivano nella mia direzione. Santo Cielo,basta!
“Bella canzoncina piccoletta! Ah,grazie dei complimenti che mi hai fatto giusto 2 minuti fa”
Ancora lui? Non era possibile.
“Levati dalle palle,razza di troglodita!” ringhiai,continuando a camminare.
Sentii una risata in sottofondo,e la voglia di prenderlo a calci s’impossessò di me,ma mi trattenni.
“Che caratterino!”
“Ti ho detto che devi toglierti dalle palle! Cos’è che non capisci? Tu non parlare mia stessa lingua?!” sbottai ancora una volta.
“Vieni agli allenamenti con me?” se ne uscì lui,tranquillo come sempre,facendomi irritare ancora di più.
Mi fermai completamente,girandomi e guardandolo in faccia,sorridendo falsamente.
“No,Andrés.” Partii io calma. “ NON VENGO A NESSUNA CAZZO DI PARTE CON TE!” urlai.
“Arrabbiata oggi?” continuò a parlare lui,sorridendo.
“Si. E se non vuoi finire in ospedale perché ti ho castrato togliti dalle palle che mi hai appena fatto crescere e che tra poco tu non avrai.”
“Dai,piccolett..”
Lo fermai anticipandolo.
“Non mi chiamare più piccoletta o ti giuro ti strappo le palle a morsi!”
Vidi che deglutì,toccandosi proprio in quel punto. Un sorrisetto involontario si dipinse sul mio volto. Lo odiavo,si,ma..povero! Ogni volta che m’incontrava lo prendevo o a sberle o gli urlavo contro.
“O-ok,recepito” disse lui serio,tornando indietro verso la sua macchina. Prima che potesse chiudere lo sportello lo richiamai,presa da un senso di colpa improvviso.
“Andrés?”
Lui mi guardò,aspettando che parlassi.
“Ci vengo agli allenamenti con te” Gli sorrisi,dirigendomi verso la sua macchina.
 

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Capitolo 6
*** Orgullo herido. ***


Ero seduta su quegli spalti da più di mezz’ora,ammirando l’allentamento in corso della primavera del Barcellona. Andrés era davvero bravo,non avevo dubbi che sarebbe diventato un grande anche lui; però era troppo presuntuoso,arrogante,credeva di essere il dio dell’Olimpo,e questo tipo di comportamento a me non era mai piaciuto. Però,era passato giusto un mese da quando lo conoscevo,e la mia vita era iniziata a non essere più monotona: succedeva sempre qualcosa che mi spiazzava completamente,come lui. Lui sapeva sorprendermi,farmi incazzare,rendermi volgare e di buon umore allo stesso tempo,come quel giorno. A pensare che dal riposo pomeridiano mi ero svegliata incazzata di brutto,l’avevo incontrato e poi ringhiato contro,gli avevo urlato che a momenti gli avrei staccato gli attributi a morsi,eppure ero li,seduta su quegli spalti con la testa tra le mani,a pensare a quante cose erano cambiate in un solo mese.
Ero talmente avvolta nei miei pensieri che non mi ero accorta che l’allenamento fosse finito,e Andrés aveva anche avuto il tempo di fare una doccia. Quanto tempo ero rimasta a pensare?
“Ehi,andiamo?” mi sorrise,dolcemente. Lo scrutai per un attimo. Sembrava perfino dolce quando ci si metteva.
“Si” gli sorrisi io. Mi porse la mano che io afferrai e mi aiutò ad alzarmi,per poi avviarci verso la macchina.
Durante il tragitto nessuno dei due parlava,il silenzio era diventato quasi insostenibile,era meglio romperlo. Ma lui sembrò leggere nei miei pensieri.
“Allora?Come sono andato?Ti sono piaciuto? Dì la verità,mio fratello è niente in confronto a me!” si atteggiò,facendomi un occhiolino; sapeva che lo odiavo quando lo faceva.
Ecco,aveva rovinato il mio pensiero di poco prima.
Lo guardai,stava continuando a ridere. Mi imposi di fare l’espressione seria,per poi domandargli: “Ti posso dire una cosa?”
“Certo” mi rispose lui.
“Sei proprio scarso!”
Lui mi guardò con gli occhi spalancati ed io non potei far a meno di scoppiare in una fragorosa risata liberatoria,buttando la testa all’indietro poggiandola sul poggia testa della macchina.
“Io scarso? Ah,no piccoletta,questa non te la concedo!”
Accostò quasi subito e notai che eravamo davanti a un campetto di calcio.
“Vieni con me”
Scrollai le spalle e mi avviai seguendolo. Entrammo dal cancello – che non aveva un catenaccio – ed io mi fermai nel bel mezzo squadrandolo.
“Torno subito” mi disse lui. Annuii.
Il campo non sembrava fosse usato,anzi,dava l’impressione che non vedesse la presenza di qualcuno da tempo. L’erbetta in terra era quasi inesistente,le porte erano arrugginite e le linee che tracciavano il centrocampo erano più o meno visibili,sbiadite.
Andrés fece il suo ingresso con un pallone – da calcio ovviamente – in mano,palleggiando.
“Una partitella”
“Cosa?” domandai ,non capendo davvero.
“Facciamo una partitella,io e te, vediamo cosa sai fare, e se io sono scarso davvero”
“Ma non mi dire che te la sei presa,dai!” scrollai il pensiero con un gesto della mano,guardandolo.
“Si.” Mi rispose serio. “Non mi hanno mai detto una cosa del genere”
“Lo sai che c’è sempre una prima volta a tutto!” dissi io,schiocchiandogli un occhiolino,sapendo di farlo irritare. In tutta risposta lui poggiò il pallone a terra venendo verso di me.
“C-c-che fai?” mi allarmai,quando si avvicinò pericolosamente a me e mi circondò la vita con un braccio avvicinandomi a lui,ed istintivamente io gli poggiai le mani sulle braccia.
Ho mai detto che era bellissimo?
“Hai detto che c’è sempre una prima volta a tutto,no? Bhè,allora ci potrebbe essere una prima volta anche a…”
Gli tappai la bocca con una mano,sapendo già che stava per dirmi qualcosa di non adeguato,anche se in realtà cercavo di prendere solo aria,era troppo vicino a me,per i miei gusti,e lui era troppo disgustosamente bello.
“Tappati la bocca,coglione” gli dissi,togliendo poi la mano dalla sua bocca.
Lui ghignò.
“Mi piaci quando mi fai questi complimenti bellissimi” esordì,lasciandomi poi un bacio sulla guancia e lasciando la presa dalla mia vita.
“Allora?Questa partitella?” continuò.
“Facciamola,dai” sorrisi.
Mi guardò sorridendomi maliziosamente,ma si limitò a questo. Roteai gli occhi al cielo,maledetti doppi sensi!
“Pronta?” disse guardandomi ancora,già pronto con il piede accanto al pallone,posizionato sulla linea del centrocampo.
“Si”.
E così iniziò la partita.
15 minuti dopo ero stanca morta,quasi sdraiata sui pochi spalti che conteneva quel campetto.
“Che c’è?Già stanca?” Ghignò quel grande rincretinito di tutti i tempi,appoggiato con una mano contro la rete del campetto,con il suo bellissimo fisico,messo in mostra dalla sua tuta bagnata di sudore. Dio mio,stavo andando a fuoco,c’era troppo caldo; no,non era lui,c’era solo davvero troppo caldo.
“Vaffanculo stronzo,tu ci sei abituato a correre avanti e indietro per 90 minuti. Io massimo,a scuola, quando c’è Educazione fisica,faccio 90 secondi di corsa.”
Lui rise.
“Pensi ancora che sono scarso?”
“Si,me ne hai dato la conferma con questa partita”.
“Invece devo dire che tu sei brava”
“Lo so” dissi ridendo. “Sono più brava di te!”
“Sei troppo presuntuosa!” disse,con un’espressione seria.
“Ma da che pulpito!” risposi con stampato in volto un piccolo sorriso soddisfatto. “Portami a casa,dai..Devo farmi una doccia”
“Certo. Se vuoi la possiamo fare insieme la doccia”
Lo guardai scandalizzata. “Ti piacerebbe!”

 


Sono tornata! Allora,come sono andate questi giorni di festa? E come è iniziato il 2013? A me piuttosto bene,dai. Okey,non vi frega,passiamo al capitolo.
Bhè,bho,non so! Andrés è stato punto nell’orgoglio,quando Marisol,già cosciente che lo avrebbe fatto arrabbiare,gli ha detto che era scarso,anche se poi,non lo pensa davvero! Per lei è bellissimo,ma è troppo arrogante, e sono pienamente d’accordo con lei! U.U Abbiamo visto anche che Andrés è un tipo che coglie la palla al balzo e non perde occasione per mettere in difficoltà e in imbarazzo Marisol,con frasi a doppi sensi..E vabbè,questa è la vita! AHAHA. Un Grazie alle persone che hanno recensito,alle 14 persone che hanno messo questa storia nelle seguite,le due persone che l’hanno messa nelle preferita,e una persone che l’ha messa tra le ricordate. Così mi motivate di più. GRAZIE,davvero. Prometto di aggiornare in questi giorni.
Un bacio,Becky.
 

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Capitolo 7
*** Estúpido! ***


Quando tornai a casa,Daniel per fortuna era a lavoro,altrimenti mi sarei dovuta sorbire un interrogatorio di terzo grado,si, proprio come fanno i poliziotti.
Andai di sopra prendendo il cambio dei vestiti e mi chiusi in bagno,buttandomi sotto il getto dell’acqua calda. Relax.
Un’ora dopo ero sul letto,digitando il numero di Greta. Dovevo raccontargli tutto,non era successo niente,ma era pur sempre la mia migliore amica!
Appena le raccontai l’accaduto uno strillo acuto mi fece allontanare la cornetta dall’orecchio.
“Greta,ma dico,sei scema?! Un altro po’ mi stordivi!”
“Tu non ti rendi conto Marisol,ma siete fatti l’uno per l’altro,ne sono sicura! Siete così carini insieme!” continuò con aria sognante,e avrei scommesso se solo l’avessi vista che si stava mordendo il labbro. Lo faceva sempre,quando ‘sognava’ ad occhi aperti.
“Stai delirando! E’stato fortunato perché mi sentivo in colpa,ed è per questo che sono andata!”
“Ma tu sei stata bene,no?”
“S-si..Greta! Penso proprio che questa conversazione stia prendendo una piega sbagliata,quindi dacci un taglio!”
“Sisi,ok..”
“Ecco. A te con mio fratello come va?”
“Come sempre. Sono venuta prima da te,ma non ti ho trovata,mi ha aperto lui..”
“E..?”
“Niente. Niente di niente. Mi ha invitata ad entrare,ma ovviamente da buona ragazza educata quale sono ho rifiutato!”
“Ma sei matta?! Dovevi entrare,magari ci scappava un bacio!”
“Ma stai zitta! Stacco perché mamma rompe,a dopo,bacio!”
“Ciao”.
Staccai e guardai l’orologio. Le 19:00 . Oh,cavolo! Sarebbe tornato Daniel a minuti e io non avevo preparato niente per cena.
Ero sempre stata brava in cucina; quando ero piccola mi posizionavo vicino a mamma,vedendo con quanta passione faceva dolci,rustici e altro,diciamo che avevo ereditato da lei quella passione.
La mattina prima di andare a scuola avevo già impanato le cotolette,e quindi per fortuna,era mio dovere solo metterle a friggere; preparai un’insalata con i pomodori e 10 minuti dopo Daniel ed io stavamo mangiando.
“Buono”, bofonchiò lui a bocca piena.
“Dì la verità,sono una cuoca”,dissi dandogli una gomitata scherzosa.
Lui ignorò l’affermazione appena fatta.
“Dov’eri oggi?”
“Eh?” Risposi,non perché non avessi capito,ma per prendere tempo.
“Dov’eri oggi?”
“A..A casa..” balbettai,un po’nervosa.
“Nonna ha chiamato dicendo che ti ha chiesto di andare a comprare il pane,e tu non ti sei presentata a casa sua per portarglielo”
Oh cazzo. Il pane! Che per lo più l’avevo lasciato nella macchina di Andrés.
“Oddio,mi sono dimenticata!”
“Eri con qualcuno?”
“N-no,nessuno in particolare!”
“Marisol,dimmi la verità”
“No,bhè,sono andata a vedere l’allenamento della primavera del Barcellona..”
“Da sola?”
Impossibile non dirgli la verità,il campo dove si allenavano era impossibile da raggiungere a piedi.
“No”
“E con chi?”
“Ehm,hai presente Andrés?Il fratello di Pablo? Sono andata con lui..” dissi,piuttosto imbarazzata.
Mi guardò posando la forchetta poggiandola sul piatto ed io capii che a momenti sarebbe iniziata la ramanzina.
“Marisol,non voglio farti la predica,però sta’ attenta a quel tipo. Mi sembra uno montato,che vuole le ragazze da ‘una botta e via’ e tu non sei da una botta e via,giusto?” mi domandò aspettando una risposta affermativa. Però aveva ragione davvero.
“Si,hai ragione,grazie”
Poco dopo aver riordinato la cucina,andai a mettermi sul letto. Aveva ragione Daniel,lui era proprio quel tipo di ragazzo,ed io non mi sarei fatta abbindolare da quel bel faccino.
Oh cazzo,il pane! Dovevo portare il pane alla nonna! Ma come!? Non avevo neanche il numero di quel cretino cronico,che non mi aveva nemmeno ricordato che avevo appoggiato il pane sul sedile posteriore,porca trota.
A distogliermi dai miei pensieri fu lo squillo del cellulare.
Un numero che non conoscevo.
Chi diavolo era?
Risposi seccata,aspettando che l’altro parlasse. “Pronto”
“Sembri proprio contenta di sentirmi,eh?!”
Era Andrés. Chi gli aveva dato il mio numero? Greta. L’avrei uccisa. Balzai dal letto mettendomi a sedere.
“Chi.diamine.ti.ha.dato.il.mio.numero?” chiesi alzando un po’ la voce e scandendo per bene ogni parola.
“Chi.diamine.ti.ha.messo.il.limone.nel.latte.stamattina?” disse lui prendendomi in giro e scimmiottando il mio tono di voce che avevo usato prima,scandendo ogni parola.
“Stronzo”
“Anche io ti adoro. Comunque volevo dirti che hai dimenticato il pane nella mia macchina”
“Ci volevi tu,genio!” dissi retoricamente roteando gli occhi,e sentii una risatina provenire dall’altra parte del cellulare.
“Modestamente..” ridacchiò.
“Idiota che non sei altro,il tuo cervello è come quello di una gallina! Ti stavo prendendo in giro,lo so che ho dimenticato il pane,infatti stavo proprio cercando un modo per rintracciarti,devo portarlo a mia nonna”
Silenzio.
“Sei caduto?” chiesi scettica.
“No,no,veramente sono seduto in macchina. Ehm,senti,io sono nei pressi di casa tua,se vuoi ti accompagno io.”
Cretino,scemo,idiota che non era altro. Ma non ce l’aveva il senso dell’umorismo? Come poteva non capire un modo di dire?
“Chissà perché sei sempre nei pressi di casa mia,tu..Ultimamente ci stai prendendo gusto..” sbuffai. “Comunque si,dai.”
“Perfetto,fai finta che sono già li,ciao” disse,ma lo bloccai prima che potesse staccare.
“Andrés?”
“Si,piccoletta?”
Ignorai volutamente il soprannome,altrimenti dai nonni ci arrivavo il giorno dopo,forse.
“Sappi che accetto il passaggio solo perché sono in ritardo!”
Una mezza risata.
“Perché precisi sempre tutto!? E lasciati un po’ andare! Comunque sono fuori,scendi”
“Si” staccai e mi precipitai di sotto.
“Dove vai?” disse Daniel che stava comodamente seduto sul divano guardando un film.
“A portare il pane alla nonna” sorrisi.
Perché cavolo stavo sorridendo?
“Ciaaaaao” aggiunsi entusiasta.
Ma che cazzo hai,Marisol?
“Sicura di stare bene?” aggrottò la fronte Daniel.
“Certo che si!” dissi,aprendo la porta e sbattendomela alle spalle.
Lui era già li che mi stava aspettando.
Salii in macchina sorridente.
“Ciao precisina-perfettina-piccolina” disse lui sorridendomi,mi stava prendendo in giro.
Gli diedi un colpetto sul braccio.
“Mi hai rotto con questi soprannomi del cazzo” , mi finsi offesa,ma le mie labbra mi tradivano;stavo sorridendo.
“Si è arrabbiata la piccoletta” aggiunse ancora,pizzicandomi una guancia.
“Vaffanculo tu e ‘piccoletta’. E poi sappi una cosa: nella botte piccola,c’è il vino buono..”
“Me lo fai assaggiare questo vino?” disse.
“Non alludere sempre ai doppi sensi,Dio mio.”
In tutta risposta scrollò le spalle. “Capita”
Feci finta di non sentirlo e lui avviò il motore. Dopo nemmeno 5 minuti eravamo davanti al cancello dei miei nonni.
Presi il pane e poi guardai Andrés.
“Non muoverti di qui! E qualunque cosa ti propongano i miei nonni,non accettare o ti giuro che ti mangerò al forno con le patate!” lo guardai truce,facendogli questa minaccia.
Lui ,che aveva il gomito appoggiato sullo sportello,mise la mano davanti alla bocca,coprendola in parte e trattenendo una risata. “Ok.”
Gli lanciai un’ultima occhiataccia e suonai il citofono. Mia nonna non tardò ad uscire dalla porta e venirmi ad aprire.
“Ciao nonna,ti ho portato il pane,scusa il ritardo!” le dissi baciandole la guancia e porgendogli il pane che avevo preso durante la raccomandazione al fratello del mio idolo.
“Oh si..Non preoccuparti tesoro..” Lanciò uno sguardo dentro la macchina dietro di me ed io già capii tutto.
“Chi è quel bellissimo ragazzo? Il tuo fidanzato?” chiese lei a voce bassa per non farsi sentire dal diretto interessato.
“Ma che dici?! E’ un mio amico,nonna. Ed ora scusami,ma devo andare,ok?”
“Oh,no,aspetta. Entra,fai entrare anche il tuo amico”
“Nonna..” iniziai a farfugliare.
Non feci in tempo a finire che la nonna chiamò Andrés,a modo suo,ma lo fece.
“Ehi,amico di Marisol,vuoi entrare a prendere una tazza di tè?”
Mi girai guardando Andrés in modo truce e mimai un “ti taglio la testa” al cretino.
Lui mi guardò e con la faccia di bronzo che aveva mi sorrise. Un sorriso a trentadue denti che mi lasciò senza fiato. ‘Wow’,pensai. Poi si rivolse di nuovo a mia nonna.
“Oh,si,grazie” disse,e senza esitazioni scese dalla macchina,avvicinandosi a me,posandomi un braccio dietro la schiena – cosa che non potei contestare davanti a mia nonna,ma che sicuramente faceva parte del mio pacchetto ‘ti mangio a forno con le patate’ di dopo- , ed entrando.
Era decisamente un cretino. Perché correva rischi che con me non gli conveniva correre?!
 



Bentornaaaati dalle ormai finite vacanze D: e domani ricomincia la scuola – non ne posso già più – Come va?Come state? Io bene,grazie. – ma chi me l’ha chiesto? Lol- .
Comuuuunque,capitolo non molto interessante,e di introduzione a quelli successivi dove si entrerà nel vivo della storia! Bhè,ditemi cosa ne pensate,per favoore,così se magari qualcosa non va,cerco di migliorarla!
Vabbè,vi lascio! Ringrazio infinitamente tutte le persone che hanno messa questa storia tra le preferite,seguite,ricordate e recensito. Vi voglio bene a tutti/e indistintamente. Ciiiao c:
 

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Capitolo 8
*** Herìda. ***


Dopo aver passato l’ingresso,la nonna ci fece segno di accomodarci sul divano nel soggiorno,dove era già seduto mio nonno.
“Ciao nonno” , gli andai vicino baciandogli la guancia.
“Ciao piccola” mi sorrise gentile,poi posò lo sguardo su Andrés. “Chi è questo bel ragazzo? Il tuo fidanzato?”
Il sorriso che avevo fino a pochi secondi prima sparì,insieme al battito accelerato del mio cuore che aveva fatto un salto mortale al sentire quelle parole. Mi affrettai a parlare,avendo una vaga paura; se non avrei parlato io,avrebbe detto qualche bugia lui.
“No,nonno,è un mio amico” cercai di far risultare la mia voce il più ferma possibile. Poi mi girai verso Andrés.
“Andrés,lui è Nicolas,mio nonno. Nonno,lui è Andrés,un mio amico”
“Piacere” disse Andrés sorridendo e stringendo la mano a mio nonno.
Ci sedemmo sul divano e lui ovviamente vicinissimo a me e al mio povero viso che per un oscuro motivo stava andando in fiamme con tutto il mio corpo per la sua vicinanza. Non avevo notato che anche lui si era cambiato. Indossava un jeans chiaro con una camicia grigia,che faceva risaltare sul polso sinistro un orologio Dolce e Gabbana e delle Air Force bianche: a discapito del mio orgoglio dovevo dirlo,era stupendo.
“Fareste una bella coppia insieme,sapete?” disse mio nonno,seduto sulla sua poltroncina di fronte a noi. Avvampai,mentre sentivo la risatina di Andrés vicino a me,ma non accennava a parlare – per fortuna-, ed io neanche,però dovevo farlo. Aprii la bocca,non sapendo ancora quali parole vi sarebbero uscite,ma fortunatamente arrivò mia nonna con in mano un vassoio con la teiera e due tazzine per il tè. – Santa donna che arriva sempre nei momenti opportuni-.
“Nicolas,ma ti sembra il caso? Lascia stare questi due poveri ragazzi,li metti in imbarazzo!” intervenne,facendomi sospirare di sollievo.
“Prendete,ragazzi” aggiunse,porgendoci le due tazze,che ci affrettammo a prendere. Andò di nuovo in cucina e quando riapparve si sedette sull’altra poltroncina,di fianco a mio nonno,e si sedette.
“Come vi siete conosciuti?” iniziò di nuovo mio nonno. Ma perché non si faceva gli affari suoi? Cioè..Lui è sempre stato,insieme alla nonna,una delle persone più importanti della mia vita,ma quando s’impicciava degli affari miei,mi arrabbiavo.
“Bhè,in un modo un po’ particolare..”  mi precedette Andrés,rigirandosi la tazza fra le mani.
“Sarebbe?” rincarò la dose mia nonna. Fino a poco tempo prima aveva urlato a mio nonno di non metterci in imbarazzo ed ora lo stava facendo anche lei,incredibile!
“Vi posso solo dire che mi ha riempito di parole, e vi assicuro che non erano belle!” sorrise lui guardandomi,ed io non potei far a meno che ricambiare il sorriso,anche al solo ricordare mi veniva da ridere.
“Diciamo che ero molto indispettita nei suoi confronti. Stavo per conoscere il mio idolo di sempre,come voi già sapete,Pablo. Ci ero quasi riuscita,era arrivato il mio turno,ma all’improvviso sbuca lui dal nulla e se lo porta via.”
I nonni ci guardarono con un espressione sorpresa ma anche dubbiosa e Andrés,capendo tutto si affrettò ad aggiornarli.
“Io sono il fratello”
“E ci siamo conosciuti così,peccato che non abbia il cervello di una persona normale,anzi,è simile a quella di una gallina,il suo!” Ridacchiai.
Lui mi guardò di traverso e a me scappò un’altra risata.
“Incredibile” disse mio nonno.
“Come?” domandai io,smarrita tanto quanto Andrés al mio fianco che stava cercando di capire.
“Ci siamo conosciuti anche noi in una situazione simile alla vostra!” si affrettò a precisare mia nonna.
“Gliela raccontiamo?” domandò il nonna alla nonna,prendendole dolcemente la mano.
“Certo,la racconto io”.
Andrés ed io ci guardammo e ci sorridemmo a vicenda,pronti a sentire tutta la storia dei miei nonni.
“Avevo 19 anni,e come tutte le adolescenti di quell’età mi divertivo,avevo una migliore amica a cui raccontavo tutto..Avevo un idolo. Era un cantante molto conosciuto,ma era inglese. Inutile dire che avevo tutti i suoi album e speravo che un giorno avesse fatto una tournee qui,in Spagna. Passarono 4 anni,ma questo mio sogno sembrava non avverarsi,ed io mi ero quasi,diciamo,rassegnata,anche se continuavo a seguirlo. Una mattina di maggio mia madre,tua bisnonna,Marisol,mi chiese di andare a comprare il latte,ed io così feci. Per strada c’erano un sacco di persone,ferme davanti ad un cartello pubblicitario,ed anche l’unico in città a quei tempi,dove appendevano di solito tutti gli eventi che sarebbero avvenuti..Spettacoli,feste di piazza eccetera..Mi feci spazio tra di loro e finalmente riuscii anche io a vedere cosa c’era. Lui sarebbe venuto in Spagna,proprio a Barcellona,per un concerto. A quei tempi non c’erano meat and great,ma il cantante stesso,passava tra la folla e autografava tutto quello che le persone gli chiedevano. Arrivai a casa e 0vviamente ebbi il permesso da mia mamma ad andare,e aspettai quel giorno con molta ansia,e questo,con molta lentezza,arrivò. Mi preparai alla bell’è meglio insieme a Marianella,la mia migliore amica,e andammo già di mattina ad aspettare il suo passaggio ed il concerto. Il concerto fu uno spettacolo,mi divertii e piansi molto. Poi arrivò il momento degli autografi..Stava un po’ più lontano da me,stavo letteralmente fremendo. Poi arrivò da me,mi sorrise,ed io mi sciolsi,ma comunque presi tutto il necessario da farmi autografare e stavo per darglielo,ma qualcuno lo portò via dicendo che il tempo era scaduto. Lui riuscì a dire solo un semplice ‘Mi dispiace’, e il mio sogno non si coronò.”
A questo punto mia nonna si fermò e deglutì,aveva gli occhi lucidi,ed io commossa,cercai di stare nei suoi panni. Cosa avrei fatto se non avessi conosciuto Leo? Il solo pensiero mi fece venire le lacrime agli occhi,e mi mossi agitata sul divano,per poi incontrare la mano di Andrés,che intrecciò le nostre dita. Una scarica di adrenalina mi percorse. Perché mi venivano i brividi quando lui era con me? Cercai di non darlo a vedere, e tornai a concentrarmi sulla nonna,che alla nostra mossa aveva sfoggiato un bellissimo sorriso.
“Chi era la persona che l’aveva portato via?” chiesi,incuriosita.
“Tuo nonno,era il suo manager” disse semplicemente,guardandolo. Il nonno contraccambiò lo sguardo,prendendogli poi la mano ,portandosela alla bocca e dandogli un leggero bacio. Questo sì che era amore.
“Poi un po’ per caso ci siamo reincontrati e un po’litigando,un po’ridendo, ci siamo innamorati” disse ancora,e una lacrima,che il nonno le asciugò,le rigò il volto.
Non mi avevano mai raccontato la loro storia,ed ora che l’avevano fatto potevo dire che era molto simile alla mia e di Andrés,o almeno in parte,ed era estremamente emozionante.
Sorrisi intenerita ed abbassai poi lo sguardo sulle nostre mani intrecciate,guardando per un nanosecondo l’orario sull’ orologio di Andrés. Erano le 22:10.
Sobbalzai dal divano,non lasciando ancora la mano ad Andrés.
“Oddio è tardissimo! Daniel si starà preoccupando! Andiamo?” dissi girandomi a guardare Andrés che annuì e si alzò dal divano.
“Nonna,nonno,noi dobbiamo andare,sicuramente Daniel si starà preoccupando,gli avevo detto che venivo qui a portare il pane e tornavo subito a casa”
“Va bene,ragazzi” disse la nonna.
Ci avviammo verso la porta,e lasciai la mano ad Andrés,per salutare i nonni.
“Ciao nonna. Ciao nonno” dissi baciando la guancia ad entrambi.
“Ciao piccola” aggiunse mio nonno.
“Grazie per il tè. Arrivederci” esordì Andrés stringendo la mano ad entrambi.
“E di che. Veniteci a trovare qualche volta,ci farebbe piacere!”
“Si,nonna” roteai gli occhi al cielo uscendo ,seguita da Andrés,avviandoci verso la macchina.
Avviò il motore a partì.
Ero rilassata,ma poi mi tornò in mente le raccomandazioni che gli avevo fatto e che lui aveva ignorato.
“TU!” urlai. “Che ti avevo detto? Non dovevi accettare nessun tipo d’invito!”
“Ma dai,era solo per fare il ragazzo educato!”
“Potevi anche dire di no e ringraziare lo stesso,mister faccio-come-mi-pare!”
“Andiamo,dai,non è stato orribile. Non ho fatto battute fuori luogo,sono stato educato..E poi quando eravamo mano nella mano non hai protestato,ora ti arrabbi per queste sciocchezze!”
Lo guardai incredula. Me lo stava rinfacciando?
“Hai ragione. Perché già quando hai detto di si io avrei dovuto rifiutare al posto tuo di entrare. Quando mi hai dato la mano dovevo ritrarre la mia e darti una sberla,proprio come ho fatto le altre volte! Ma siccome sono ingenua,non ci ho pensato. E tu siccome sei uno stronzo,dovevi rinfacciarmelo,no? Bene a sapersi.”
Intanto eravamo arrivati davanti a casa mia.
“Ciao,Andrés!” aggiunsi aprendo lo sportello e uscendo dalla macchina,sbattendolo più forte possibile.
“Marisol!” sentii chiamarmi. Non mi girai,sibillai solo un “vaffanculo”,che lui però,riuscì a sentire,ed entrai in casa. Doveva sempre rovinare tutto.

 
Eccomi ritornata! Mi scuso enormemente per il ritardo,ma la scuola purtroppo mi tiene occupata çç Let me die. Questo capitolo è in apparenza il più calmo,ma come si vede verso la fine forse è quello che in un modo o un altro ha colpito nell’orgoglio Marisol. Andrés gli ha rinfacciato il loro stare mano nella mano e Marisol se l’è presa. E ha fatto bene,a parer mio.
Ma avete sentito la storia dei nonni? Emozionante *w* e simile a quella di Andrés e Marisol. Be’,che dire! Lascio a voi i commenti! Ringrazio ancora le persone che hanno messo la storia tra le preferite,ricordate,seguite e soprattutto recensito!Non mi lasciate mai sola çç Vi voglio bene,alla settimana prossima.
Un abbraccio,Becky.

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Capitolo 9
*** Enojada ***


Tre settimane senza sentirlo,senza vederlo,senza nominarlo,senza pensarlo. Vabbè,forse l’ultima no. Ma non è che ci avevo pensato perché ero innamorata cotta di lui,ma perché era arrogante,presuntuoso,idiota,coglione, e potrei andare avanti così per molto altro tempo. Mi aveva rinfacciato che io non avevo respinto il nostro stare “mano nella mano”,ma non lo avevo fatto perché era stato un momento di debolezza,punto.
Non mi aveva cercata; bhè,il mio numero ce l’aveva e non l’aveva fatto,ed io tanto meno avevo intenzione di farlo . Tanto prima o poi dovevamo smetterla di vederci,in fondo incontrarci era stato solo un semplice errore,con un susseguirsi di coincidenze. E anche se non era così,non mi fregava di niente,ormai la mia idea su di lui ce l’avevo già,era un emerito idiota.
“Marisol,ma mi stai ascoltando?” disse Greta,con espressione preoccupata. Quel pomeriggio si era precipitata a casa mia per un motivo a me ancora sconosciuto.
“Ehm,no Greta,scusami. Dicevi?”
Lei mi guardò di traverso,poi continuò. “..Stavo dicendo che a Ben piace una ragazza,e lei sembra ricambiare!” disse incredula.
“Ma davvero? Finalmente ha trovato una ragazza per bene! E’una brava ragazza,si?!”
“Certo. Poi sicuramente te la farà conoscere. Io già la conosco”
“Non vedo l’ora!” dissi sorridente.                                                                                  

          **

Domenica mattina. Il giorno buono per riposarsi..Se non hai un fratello rompiscatole che ti sveglia dal bellissimo mondo dei sogni solo per farti sbrigare gli affari suoi perché lui non può.
“Dai Marisol,sveglia,devi farmi delle commissioni!”
“Mmmmmmmh..E dai,lasciami dormire un altro po’” dissi con la voce impastata.
“Sono le 10!”
“Vergognati. Sono le 10,è come se fosse l’alba. Vattene dai,Daniel”
“No,signorina. Io resto qua finchè non ti alzi!”
Detto questo iniziò a togliermi le coperte di dosso.
Maledetto.
Se non mi fossi alzata avrebbe continuato all’infinito.
“Ok mi alzo. Togliti di torno,ora,sciò!” dissi,liquidandolo con un gesto della mano.
“Ci vediamo di sotto e se ti riaddormenti sappi che ti riempirò la testa di chiacchiere fino a stasera,come fai tu SEMPRE con me,e ti assicuro che è stressante”.
“Sisi,certo…” bofonchiai,per poi alzarmi del tutto chiudendomi in bagno.
Dopo qualche minuto,qualche lungo minuto scesi giù già pronta. Il mio caro fratellino mi diede una lunga lista di cose da fare.
Approfittatore che non era altro,poteva farlo anche lui,ma mi aveva liquidato con un “Sono cose da ragazze,queste!”
Aprii la porta per uscire di casa e prendere anche un po’ d’aria.
“Ah,Marisol,comprami il giornale”
“Si,si,certo..” Roteai gli occhi seccata e sbattei la porta alle mie spalle.
Sarebbe stata una lunga mattinata.
                                                                                 **

Era mezzogiorno e mezza ed avevo sbrigato tutte le commissioni,finalmente. Però mi sentivo che avevo mancato qualcosa.
Mi fermai pensierosa. Cos’aveva detto Daniel che dovevo comprare prima di uscire?
‘Dai Marisol,un po’ di mente locale!’,mi ripeteva il mio subconscio.
Mhhh..Sentii un tonfo provenire al mio fianco. Un anziano era inciampato sui miei piedi leggendo il giornale.
Il giornale!
Certo! Era quello che mi aveva chiesto Daniel!
“Mi scusi,signorina” si rivolse il vecchietto a me con aria gentile e dispiaciuta.
“Non si preoccupi!” gli sorrisi e corsi all’edicola più vicina.
Una volta uscita mi affrettai a guardarlo; interessava anche a me lo sport.
Non l’avessi mai fatto.
Sulla copertina aleggiava un titolo grande,a caratteri medi,che diceva: “Mentre Pablo fuentes si gode la compagna e il suo bebè, Andrés è stato avvistato con l’ennesima fiamma”.
Sotto c’era una foto. Andrés e una stecca da biliardo bionda,palesemente rifatta.
“Vaffanculo” sbottai,ignara di una mamma che era appena passata con la sua bambina tappandole le orecchie e guardandomi male. Questo vizio di parlare da sola dovevo togliermelo al più presto.
Un moto di rabbia si fece spazio in me. Non gli diedi retta e mi avviai verso casa a passo di marcia. Appena entrata sbattei il giornale sul tavolo dove era seduto Daniel e percorsi le scale per salire in camera mia alla velocità della luce.
Mi buttai sul letto,urlando a quel cretino parole poco carine.
Stronzo.
Cretino.
Imbecille.
Bastardo.
Buffone.
Pagliaccio.
Arrogante.
Presuntuoso.
Intrattabile.
Ma infondo a me cosa importava di lui? Niente.
 
   

Ciao a tutti/e . Eccomi con il nuovo capitolo. Lo so,è banale,scontato e noioso,ma fa da palo ad altri più importanti.
Mi scuso enormemente per il ritardo e spero di aggiornare quanto prima.
Un abbraccio, Becky. 
 
 

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Capitolo 10
*** Disco. ***


CAPITOLO 10

Un’altra serata in discoteca mi avrebbe fatto proprio bene,e per fortuna,esisteva Ben,che appena mi aveva vista un tantino di malumore aveva organizzato tutto per quel sabato sera stesso.
“Ma lo sai che sei un genio?” dissi pizzicandogli entrambe le guance e facendogli fare ‘cioppi cioppi’ proprio come una bambina.
“Si,lo so. E sono anche tuo amico,ed io non voglio più vederti di cattivo umore,quindi stasera fatti bella,anche se già lo sei,che si balla!” disse dandomi una gomitata scherzosa e strizzandomi l’occhio.
Diventai improvvisamente seria,lasciandogli le guance e ricadendo sulla sedia incrociando le mani al petto.
“Che ho fatto?”disse lui allarmato.
“Lo sai che odio gli occhiolini”
“Oh,si,scusami,me ne ero dimenticato!”esclamò con il volto imbronciato ed io non potei fare a meno di scoppiare a ridere e abbracciarlo,ammazzandolo di coccole,almeno finchè non arrivò l’odioso professore di matematica.


La voglia di fare qualcosa non era mai stata il mio forte;ero pigrissima,e non mi andava mai di alzarmi,ma sembrava che però ogni cosa,anche ogni oggetto del mondo complottasse contro di me: andavo in bagno con i vestiti e solo quando mi spogliavo mi rendevo conto che avevo lasciato il jeans nella cameretta; appena sistemata sotto le coperte per vedere un po’ di tv e poi mettermi a dormire,mi accorgevo che il telecomando era dall’altra parte della stanza,per cui ero costretta ad alzarmi e andarlo a prendere,oppure,più spesso,molto più spesso,rinunciavo al guardare la tv. Così come ero pigra anche quando dovevo prepararmi per uscire,ma quella sera di più. Quindi presi le prime cose che capitarono a tiro e le misi.
Avete mai visto qualcuno andare in discoteca con dei semplici jeans e maglietta con converse? Bene,io ero la prima.
Quando Greta arrivò a casa per passare a prendermi – ci avrebbe accompagnati il papà- , mi squadrò dalla testa ai piedi con aria incredula.
Anche io guardai lei,piuttosto semplice come me,ma ai piedi aveva delle zeppe abbastanza alte.
“Non dirmi che tu verrai conciata così in discoteca”
“Si,perché?”risposi,guardandomi le unghie per non incontrare il suo sguardo.
“Non avevi voglia di prepararti” Non fu una domanda,ma un’affermazione. Possibile che sapeva decifrarmi?
“Bingo,amica” risi.
Lei mi seguì a ruota. “Sei sempre la solita”
Le fui grata per non aver insistito oltre e dopo le centomilaeuno raccomandazioni di Daniel,uscimmo.



Arrivate davanti alla discoteca,ci accolse il solito sorridente Ben,che abbracciai.
“Siete pronte a scatenarvi,ragazze?”
“Ceeeertoo” rispondemmo all’unisono io e Greta,per poi scoppiare in una fragorosa risata e dopo essere state prese sottobraccio da Ben entrammo.
Il locale era già pieno zeppo di gente,ed io,non so per quale motivo,mi trovai ad osservare la folla,sperando di trovarci qualcosa,o meglio qualcuno di mia conoscenza. Mi ripresi immediatamente da quel pensiero dandomi della stupida,Andrés era un idiota e poi a me non interessava e mi ritrovai a sperare di non incontrarlo per davvero,altrimenti,un bel pugno in pieno volto,non gliel’avrebbe tolto nessuno.
La serata scorreva tranquilla e quasi mi ritrovai a pensare che la volta precedente era stata una strana coincidenza,ma sempre coincidenza rimaneva.
Peccato che rimanessi sempre una che non azzecca mai una cavolo di ‘previsione’.
Nel momento di spacco tra una canzone e l’altra sentii chiamarmi.
“Marisol!”
Mi girai. Andrés era in tutto il suo splendore davanti a me. Quella sera era ancora più bello del solito. Già,preparato per fare colpo su un’altra troia.
Il mio volto si mosse inespiegabilmente in una smorfia e quando cercai di allontanarmi lui mi prese per il polso.
“Lasciami”sibilai. “Sono venuta qui per divertirmi,non per fare brutti incontri”
Lui sospirò e poi si passò una mano sul volto,esasperato.
“Marisol,per favore,possiamo parlarne?”
“No” risposi secca e decisa,anche se il mio cuore stava fremendo ed io tremavo al suo tocco.
“Per favore,che ti costa?”Mi rassegnai,anche curiosa di sapere cosa avrebbe detto,poi continuò,quando mi vide annuire. “Andiamo fuori.”
Lo seguii e l’aria fresca decisamente diversa dal caldo della discoteca,mi fece rabbrividire,per fortuna Andrés era girato per chiudere la porta.
Incrociai le braccia al petto quando si avvicinò e aspettai che parlasse.
“Sei ancora arrabbiata per quella storia?”
“Ti sembro una che ti evita perché gli sei talmente simpatico da non voler sprecare le tue battute?!”risposi acida. Iniziavamo bene.
“Io..io..volevo scusarmi..”Disse balbettando. Probabilmente non aveva mai chiesto scusa a nessuno.
“Non importa”dissi scrollando le spalle e abbassando lo sguardo,guardando le mie converse basse,diventate improvvisamente interessanti.
Lo sentii ridere e un moto di rabbia si fece spazio in me. Io gli avevo appena fatto capire che ero arrabbiata nera con lui,e lui rideva?
Rialzai lo sguardo puntandolo su di lui,che era un bel po’ più alto di me,e lo guardai interrogativa.
“Sei l’unica ragazza che ho visto in tutta la mia vita andare in discoteca con le converse”
A quelle parole arrossì violentemente,e non seppi dirmi mai il perché.
“Bhè,sono più comode..” gli sorrisi impacciata stringendomi nella sciarpa che per fortuna avevo messo.
Dentro,intanto,era partita una musica familiare: La canzone che avevo ballato da ubriaca con lui,quella che piaceva a me e che avevo anche sull’ipod. Tesi le orecchie per sentire se avevo indovinato,ma Andrés catturò di nuovo la mia attenzione.
“Che ne dici di andarla a ballare,da sobri questa volta?”
Gli sorrisi e annuii e lui ricambiò il sorriso aprendo la porta del locale facendo passare prima me. Ci posizionammo in un qualunque posto della pista e iniziammo insieme agli altri a ballare,intrecciando le nostre mani,mentre sentivamo la disapprovazione di alcuni,infondo era una bachata e da ballare a coppia.


Quizà no fue coincidenza encontrarme contigo,tal vez esto lo hizo il destino. Quiero dormirme de nuevo en tu pecho,y despuès me despierten tus besos..Tu sexto sentido,sueña conmigo..Sè que pronto etaremòs unidos..Esta sonrisa travieso que vive conmigo,sé que pronto estarè en tu camino..Sabès que estoy,colgando en tus manos,asì que no me dejes caer,sabès,que estoy,colgando en tus manos..
Una giravolta,un passo,di quella canzone che ormai sapevo ballare perfettamente e mi sentii sicura tra le sue braccia. Mi sorpresi nel vedere che anche lui seguiva i passi e sapeva perfettamente come muoversi.
Wow,un calciatore bravissimo e contemporaneamente un ballerino da urlo.
Y asì me recuerdas y tengas presente,que mi corazòn està colgando en tus manos..


Adorare quella canzone era poco.
La musica finì ed io andai a buttarmi letteralmente sul divanetto ancora libero seguita da Andrés.
“Che ne dici di andare a fare due passi?”mi chiese tranquillo.
Non risposi subito,dovevo trovare Greta e avvertirla. Fortuna volle che venne lei verso di me,ammiccando in direzione di Andrés,ed io la guardai di traverso.
“Ehi,Greta,senti..Io vado a fare due passi con Andrés,però se vuoi rimango qui,non c’è problema..”
Greta mi fulminò con gli occhi.
“Ma no,Marisol,nessun problema,vai tranquilla” mi strizzò l’occhio e si allontanò.
Perché avevano tutti questa fissazione di farmi l’occhiolino?!
Uscimmo dalla discoteca e a passo lento ci avviammo verso l’uscita. Camminammo per un cinque minuti in silenzio,arrivando poi dopo una svoltata al campetto dove mi aveva portato la volta precedente.
Entrammo e ci sedemmo sui pochi spaltipresenti. Misi le mani in tasca per via del freddo mentre lui mi guardava sorridendomi,mettendomi anche in imbarazzo.
“Perché mi guardi?”sbottai infastidita ed imbarazzata da quella situazione.
“Non posso guardarti?” disse lui alzando un sopracciglio.
“Mi metti in imbarazzo” dissi semplicemente scrollando le spalle.
“Tu in imbarazzo? Ma stiamo parlando della stessa persona? La ragazza che qualche giorno fa voleva strapparmi gli attributi a morsi e riempendomi di parolacce?”
A quelle parole arrossii e mi portai una mano alla fronte esasperata ed imbarazzata.
“Si,proprio io.” sorrisi.
“Ma non dire stronzate!” sbottò lui iniziando a ridere fragorosamente. Spalancai occhi e bocca.
“Questa me la paghi!” dissi dandogli un colpetto sulla spalle e alzandomi. Lui si accorse subito che non avevo apprezzato e iniziò a correre,con me che lo seguivo a ruota.
Dopo 5 minuti di corsa mi arresi: era imprendibile. E certo,era un giocatore! Mi fermai un attimo dandogli le spalle,cercando di riprendere fiato.
“Marisol?”
Mi girai incitandolo a parlare solo con l’espressione.
“..Recuerdas y tengas presente que mi corazòn està colgando en tus manos..”
ripetè il verso della canzone ballata poco prima: Ricorda e tieni presente che il mio cuore pende dalle tue mani..
Istintivamente sorrisi e gli andai incontro aggrappandomi a lui e abbracciandolo forte.
Quando ci staccammo ci trovammo molto vicini e il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. Ritornammo improvvisamente seri,occhi negli occhi,avvicinandoci lentamente di più.
Quasi sfiorò le mie labbra,ma un pensiero insulso mi attraversò la mente.
“..Come va con la bionda?” sussurrai.
Non sapevo cogliere i momenti adatti.
 

Hola a todos,chicos y chicas! Ho aggiornato,non con precision,ma ho aggiornato. Che dire? MArisol e Andres hanno finalmente chiarito,ma Marisol non ha ancora dimenticato la bravata di Andres,e quando viene in mente di dirgliela? Nel momento meno adatto.
Supposizioni?
A presto,Becky.

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Capitolo 11
*** Familia. ***


CAPITOLO 11

“Chi?” domandò lui,con aria interrogativa.
“E’ inutile che fai finta di non sapere chi è.” dissi allontanandomi da lui
“Non lo so davvero!”
Sbuffai infastidita.
“Andrés,eri su tutti i giornali ieri”
“Lo sai che i paparazzi dicono sempre cose finte!”
“C’erano le foto!” risposi io.
“Si,ok,ma sai con quante bionde sono stato?Ma sono tutte avventure,non m’interessa di loro..” disse avvicinandosi leggermente.
Mi morsi il labbro.
“Okay..”
Si avvicinò di nuovo,circondando la mia schiena con le sue braccia,ma ancora una volta la mia boccaccia si aprì.
“Mi riaccompagni a casa?”
“Certo” sorrise.
 
“Una passeggiata all’aria aperta mi farà bene” esclamò lui,che non volle riprendere la macchina per riaccompagnarmi.
Una volta arrivati davanti casa mia lo salutai con un bacio sulla guancia e mi dileguai con il cuore in gola.
Stavamo per baciarci.
..E mi piaceva,inutile negarlo.
 
“Ci siamo baciati.” disse tutto d’un fiato.
“COSA?!” urlai io con gli occhi sbarrati. “Ma è una cosa stupenda! Tu ora sei mia cognata!” dissi saltellando sul letto e abbracciando Greta.
Lei e Daniel si erano baciati.
“Shh!” mi ammonì lei. “Senti Marisol,non lo so,ma questa cosa sembra troppo bella per essere vera!” esclamò.
“E’ vera,Greta. Si vede da un miglio lontano che vi piacete da impazzire. Ma mio fratello è troppo orgoglioso da dire che gli piaci,e tu sei troppo insicura! Chi ha fatto il primo passo?”
“Lui” disse lei e la vidi alzare un angolo della bocca.
Era felice.
“Splendido!» esclamai ancora. “Ora bisogna solo vedere come si evolveranno le cose!”
“Già..E tu,signorina..?”
“Io cosa?”
“Cosa è successo l’altra settimana con Andrés?”
“Te l’ho già raccontato!” la guardai male.
“Si,ma sei rimasta sul vago,voglio sapere tutto!”
Sorrisi. “Va bene!”
 
Lo stare a casa tutto il tempo mi opprimeva,così decisi di andare a fare una passeggiata.
Salutai Daniel e uscii di fretta e furia.
Iniziai a camminare e qualche minuto dopo arrivai al campetto che mi aveva fatto conoscere Andrés.
Entrai dal cancelletto e mi sedetti sugli spalti; Strano a dirlo,ma quel luogo era l’ideale per pensare.
Avevo risentito Andrés due o tre volte e alla fine finivamo sempre per litigare,per cose banali poi,però il giorno dopo ci eravamo chiariti ed eravamo finalmente in pace.
Ormai lo avevo ammesso anche a me stessa,lui mi piaceva.
Com’era possibile? All’inizio lo avevo odiato a morte ed ora…bhè,mi piaceva.
Ad interrompere i miei pensieri fu il rombo di un auto,ma non ci feci molto caso.
“Marisol?!”
Volsi lo sguardo verso chi mi stava chiamando in quel momento.
“Andrés” gli sorrisi io.
Lui si avvicinò e si sedette vicino a me.
“Cosa ci fai qui?”
“Penso.”
Lui fece una faccia sorpresa.
“Sei anche in grado di pensare?”
“Ehi!” protestai. “Qui l’unico che non sia in grado di pensare sei tu,hai capito?”
Dissi fintamente offesa.
Lui rise.
“Dai,scherzavo.”
Poi si avvicinò e mi avvolse tra le sue braccia.
“Ora non cercare di abbindolarmi,perché non ci riesci.” dissi ancora in tono da finta offesa.
“Io non lo chiamo abbindolare,io lo chiamo abbracciare.”
“Però tu con quest’abbraccio stai cercando di abbindolarmi!”
“Chi?Io? Non ci penso nemmeno! Donna di poca fede!” disse mettendosi una mano sul cuore.
Risi e lui anche.
“Sei lunatica,lo sai?”
“E tu sei uno stronzo,lo sai?”
“Mh,forse.”
Poi rise e si alzò,aiutando anche me e abbracciandomi di nuovo.
“La smetti?!” chiesi esasperata. Sarei ceduta presto se avesse continuato.
“Non sto facendo niente di male!” affermò lui. “Però mi sembra che la settimana scorsa abbiamo lasciato qualcosa insospeso…” disse lasciando volutamente la frase insospeso.
Parlava del bacio.
Si staccò di poco da me e fece per avvicinarsi.
Il mio cuore iniziò a battere forte e lo stomaco si contorse e rimasi ferma come un palo.
Le sue labbra stavano per sfiorare le mie,quando lo squillo di un cellulare ci fece sobbalzare.
Andrés sbuffò seccato ed estrasse il cellulare dalla tasca.
Guardò il nome sul display,poi rispose.
“Pablo,dimmi.”
Oddio,era Pablo.
“Dipende quale sia questo favore..Si,ok. Certo,a tra poco,ciao.”
Ripose il cellulare in tasca.
Lo guardai interrogativo.
“Era Pablo. Dice che lui e Antonella devono risolvere una cosa urgentissima e gli serve qualcuno che rimanga con Thiago. Ovviamente il mio caro fratellino ha pensato di chiamare proprio me.” alzò gli occhi al cielo.
“Ho capito” gli sorrisi.
“Vieni con me? Così mi tieni compagnia e conosci anche Antonella.”
Non potevo credere alle mie orecchie,ma era un sogno tutto ciò che stava accadendo? Non solo avevo conosciuto Pablo,a momenti avrei conosciuto la fidanzata e il loro piccolo.
“S-si,certo.”
Arrivammo a casa Fuentes in un battibaleno e Pablo ed Antonella erano ad aspettarci all’interno dell’enorme villa con piscina.
Andrés abbracciò Antonella e diede un saluto da ragazzi a Pablo.
Io ero imbarazzatissima e rossa in viso.
“Marisol!” esclamò Pablo avvicinandosi e abbracciandomi.
Signori e signore lui era il mio idolo.
“Ciao Pablo.” gli sorrisi.
“Antonella,lei è Marisol..” disse Andrés e per un attimo ebbi la sensazione che stesse per dire qualcosa altro.
Lei annuì.
“Piacere Antonella.” disse e si sporse ad abbracciarmi.
Le sorrisi.
“Noi ci assentiamo per un po’,mi raccomando Andry,sta’attento a Thiago. Anzi,lo dico a te Marisol,che sicuramente hai la testa sulle spalle!” disse Pablo.
Arrossii.
“Certo ,non preoccuparti!” gli dissi.
Lui sorrise e insieme ad Antonella si dileguarono.
Entrammo in quella casa contornata da vetri e modernissima.
Non potei fare a meno di guardare ogni particolare,era stupenda.
Ci sedemmo sul divano e iniziammo a parlare del più e del meno,senza far riferimento a ciò che era successo prima.
Poi mi avvicinai alla carrozzina di Thiago vicino ad Andrés che stava cercando di fare conversazione.
“Zio Andrés.” ripeteva. “Dai,dimmelo!”
Risi.
“Andrés,è ancora troppo piccolo per parlare,lascialo stare!” gli dissi.
Lui mi guardò.
“Va bene mammina,ma questo ometto ora lo prendo in braccio” disse,prendendo un Thiago molto attivo tra le braccia e lasciandogli un piccolo bacio sulla guancetta.
“Hey piccolo!” dissi prendendogli la manina una volta seduti sul divano.
“Ciao..Ma sei troppo bello!” sussurrai facendo la vocetta da bimba.
“Come lo zio” intervenne Andrés.
Lo guardai di traverso.
“Stai zitto stupido!” dissi e non potei trattenere una risata.
“Me lo fai tenere in braccio?” gli chiesi.
“Certo.”
Mi passò Thiago che mi guardava con quegli occhi bellissimi e non potei non notare quanto nei tratti assomigliasse allo zio.
Dopo qualche minuto in cui l’avevo cullato Thiago si era addormentato,così lo riposi nella sua carrozzina e mi andai a sedere di nuovo al fianco di Andrés sul divano di pelle bianca.
Lui mi guardò e sorrise. “Ti ci vedo a fare la mammina,sei proprio brava”
“Modestamente” dissi ridendo. “No,davvero. Mi piacciono i bimbi e mi piacerebbe averne tanti una volta sposata” confessai.
“Woh,povero ragazzo che ti prende!” disse.
“Vaffanculo” lo apostrofai.
Poi presi il cellulare dalla tasca mettendomi di spalle ad Andrés.

'Daniel sono fuori,non so quando torno,ti faccio sapere'

“Chi è?”un sospiro sul mio collo.
Mi girai di scatto.
“Hai mai sentito parlare di farsi gli affari propri?”
Riposi il telefono in tasca e mi rigirai verso di lui.
Aprì la bocca ad O.
“Questo non dovevi dirlo!”
Si avvicinò mettendomi le mani sui fianchi ed iniziando a farmi il solletico,finendo sdraiati l’uno sull’altra.
“A-Andr-rés,smettila subito!”
“No!” ridacchiò lui divertito,continuando a farmi ridere.
“D-dai!”
“E’inutile!” disse lui continuando. “Chiedimi scusa e ti lascio!”
“No!” risposi io.
“Perfetto!” ribadì lui e riprese a farmi il solletico.
“Okok,scusa!!”
Lui ghignò soddisfatto e si staccò un attimo da me,mantenendo però ben salda la presa sui miei fianchi.
“Uffa.” dissi. “E solo perché non volevo morire senz’aria nei polmoni!”
Lui si aprì in un sorriso stupendo.
“Lo sai che sei bella quando brontoli?”
Rimasi spiazzata da quell’affermazione.
“Seh,già m’immagino. Capelli scompigliati,guance arrossate,no?”
“Infatti!” rise lui.
“Ecco,faccio schifo!” mi lamentai.
“Non è vero” disse lui,assumendo stavolta un tono serio. “Sei bellissima anche così.” disse avvicinando il suo viso al mio.
Appoggiai entrambe le mani sul suo viso alzandomi con la schiena dal divano,anche se di poco,e i nostri nasi si sfiorarono. Poi allacciai le braccia al suo collo e lui passò le mani dietro la mia schiena stringendomi.
“Sei un paraculo” borbottai nella sua spalla e lui rise.
Qualcuno si schiarì la voce entrando.
“Ehm..Buonasera ragazzi..”
Sussultai e mi staccai immediatamente da Andrés mettendomi a sedere e guardando nella direzione della signora che era appena entrata.
Aveva una macchina fotografica messa al collo,ma non ci feci tanto caso.
Era giovane,aveva capelli non troppo lunghi che le arrivavano sulle spalle castano chiaro e gli occhi di altrettanto colore.
Era vestita con un pantalone nero e delle scarpe sportive.
Di fianco a lei c’era un uomo alto e con capelli grigi brizzolati e occhi castani.
Mi alzai e sono sicura che le mie guance stessero andando a fuoco.
“Ciao mamma,ciao papà” disse Andrés.
Oddio,erano i genitori.
“Ehm,buonasera” risposi imbarazzata.
Li guardai ed entrambi mi sorrisero.
“Andrés,non ci presenti questa bella ragazza?” domandò la mamma.
Io continuavo a guardarmi le converse.
“Ehm,si. Mamma,lei è Marisol. Marisol,lei è mamma”
La mamma lo guardò di traverso.
“Neanche le presentazioni sai fare.” disse scherzosa,poi si avvicinò a me.
“Piacere,io sono Maria!” mi porse la mano che strinsi.
“Io sono Marisol. Piacere mio.” le sorrisi e lei ricambiò.
“Io sono Jorge.” disse semplicemente il papà,più imbarazzato e secondo il mio parere più introverso della moglie.
“Il piacere è mio.” dissi stringendo anche a lui la mano,poi guardai Andrés e gli sorrisi impacciata.
Ci sedemmo tutti e quattro sul divano e iniziammo a parlare del più e del meno.
“Sai Marisol,Andrés non ha mai e dico mai portato una ragazza a casa,sei la prima. Devi piac..”
“Mamma!” la ammonì Andrés facendole rimanere insospeso la frase.
“Scusa,Andrew,ma è la verità!”
Andrew?! Lo chiamavano così?
Il papà rise leggermente e la porta che si aprì mi salvò dall’imbarazzo.
“Siamo tornati! Ciao mamma,ciao papà!” esclamò Pablo.
“Buonasera!” disse un Antonella radiosa.
“Come sta il mio piccolo?Dorme?” domandò Pablo avvicinandosi a Thiago.
“Si,dorme.-“rispose Andrés.
“Ha pianto?” domandò Antonella raggiungendo Pablo e rivolgendosi a me.
“No,non l’ha fatto.” le risposi sorridente.
“Si è occupata di tutto Marisol,quindi ringraziate lei!” intervenne Andrés.
Risi.
“Grazie davvero Marisol,a parte gli scherzi!” disse Antonella,grata.
“Non c’è ne è bisogno,è un piacere!”
“Marisol,rimani a cena?” mi domandò lei.
Guardai l’orologio.
“Si,dai,rimani Marisol!” mi disse Antonella,seguita da Maria.
“Mi piacerebbe davvero ma si è fatto tardi,devo ritornare a casa.” dissi dispiaciuta.
“Sarà per la prossima volta allora,ci conto!” esclamò lei.
“Certo!” gli sorrisi.
“L’accompagno a casa.” esordì Andrés.
Salutai tutti e insieme ci dirigemmo fuori casa in macchina.
“I tuoi sono simpatici.” dissi.
“Mh,forse.”  rispose sorridente Andrés.
Scossi la testa,sarebbe rimasto sempre lo stesso.
Arrivammo davanti casa mia.
“Grazie per l’aiuto Marisol!”
“E’stato un piacere”  gli sorrisi. “Beh,ci vediamo”, aggiunsi imbarazzata.
Lui annuì e si avvicinò.
“Ciao”, mi sorrise,vicinissimo.
Il cellulare vibrò.
Alzai mentalmente gli occhi al cielo e lo presi: Daniel.
“Sto arrivando” e staccai.
“Devo scappare Andrés,scusami. Ciao!”gli stampai un bacio sulla guancia e scesi dalla macchina entrando in casa.
Mi resi conto quella volta,che forse stavo iniziando a provare qualcosa per quel povero cretino.
 

Holaaa! Finalmente ho aggiornato.
Bene,bene,bene..Abbiamo conosciuto la famiglia di Andrés al completo e c’è stato qualche momento puccioso *-*
E Daniel e Greta? Finalmente si sono decisi! **
Eh bhè,iniziano a rendersi conto di qualcosa i protagonisti..ed era anche l’ora!
Spero il capitolo vi sia piaciuto,un bacio e alla prossima!
 

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Capitolo 12
*** Algo màs.. ***


CAPITOLO DODICI

La cosa più bella che esistesse durante l’anno scolastico era quando decidevi di non andare a scuola e rimanere al calduccio sotto le coperte con tranquillità; Peccato che stavamo in aprile,faceva caldo e le lenzuola le avevo quasi fatto sparire tanto che le avevo tirate indietro e la tranquillità non esisteva dato che il mio cellulare continuava a squillare senza fermarsi.
Mugugnai qualcosa senza aprire gli occhi e allungai il braccio al mio lato sul comodino cercandolo a tentoni. Quando lo trovai risposi senza neanche guardare chi fosse.
“Pronto” risposi con la voce impastata dal sonno e il tono più scocciato del repertorio,fatto appositamente per far capire alla persona dall’altra parte del telefono che stesse profondamente scocciando,soprattutto se sapevo che non era Greta,visto che l’avevo avvisata la sera prima che non sarei andata.
“Vedo che sei sempre contenta di sentirmi!” esclamò e capii subito che fosse Andrés. “Buongiorno comunque.”
“Mmmm..” borbottai,passandomi una mano sul volto e aprendo finalmente gli occhi,guardando fuori la finestra il sole splendente di Barcellona. “Che ore sono?”
“Sono le 9 Marisol,svegliati dai!”
“Cosa?Le 9? E tu hai il coraggio di svegliarmi alle 9 di mattina,soprattutto se decido di non andare a scuola per dormire di più?Sei un idiota!” lo apostrofai e lui rise.
“Sei sempre così carina quando mi fai questi complimenti!”
“Che vuoi Andrés?” arrivai dritta al punto.
“La tua dolcezza mi colpisce sempre di più!Comunque scendi,sono sotto casa tua,devo darti una cosa.”
Aggrottai la fronte.
“Okay.” Acconsentii.
“Perfetto.”
Riattaccai senza dire altro,infilandomi il pantalone della tuta e una maglia a mezze maniche,rimanendo con le mie ciabattine arancioni.
Andai in bagno sciacquandomi il viso e lavando i denti,legando poi i capelli in uno chignon,poi scesi e andai fuori dove Andrés mi stava aspettando appoggiato alla macchina e con le braccia incrociate al petto.
“Hey.” Dissi quando gli fui vicina.
Lui mi guardò dalla testa ai piedi,poi si soffermò sul viso e lo trucidai con lo sguardo.
“Si,sono senza trucco. Si,sono orribile. Non una parola di più.”
“Veramente io..” Cercò di difendersi,ma sollevai la mano interrompendolo.
“Lascia stare e arriva al punto.”
Lui si girò e cercò dal finestrino aperto qualcosa sul sedile.
Quando me la porse vidi che era una busta gialla,solitamente quelle usata dai fotografi quando mettono dentro foto per darle alle persone che le hanno chieste.
Andrés mi spronò ad aprirla con lo sguardo ed io lo accontentai.
Ciò che vidi quasi mi feci venire le lacrime agli occhi e spalancai occhi e bocca.
C’erano tre foto abbastanza grandi come la busta che le conteneva che ritraevano me e lui a casa sua sul divano in vari momenti:
la prima ritraeva me sdraiata con la testa inclinata all’indietro tante dalle risate e Andrés con il ginocchio piegato tra le mie gambe con le mani sui miei fianchi e rideva anche lui;
la seconda io avevo alzato un po’la schiena e avevo entrambe le mani sul viso di Andrés,i nostri nasi così come le nostri fronti si sfioravano e le nostre espressioni erano serie;
la terza invece stavo un po’ più alzata rispetto a prima,con le braccia legate al suo collo e la testa nell’incavo del suo collo,e lui le mani dietro la mia schiena che mi stringevano; potei notare solo in quel momento che Andrés aveva gli occhi chiusi in quell’abbraccio.
“Ma..è bellissimo..wow,sono senza parole..Grazie!” dissi tutto d’un fiato e l’abbracciai forte.
Lui ricambiò l’abbraccio e rise.
“Colpa di mamma che ha la fissazione per le foto,fotografa qualunque cosa le capiti a tiro e stavolta siamo state noi le vittime,si è nascosta e ci ha fotografati.” Disse facendo spallucce.
Risi.
“Ecco perché portava la macchina fotografica al collo aperta..”
Lui annuì.
“Hai da fare?” domandò.
“No,perché?”
“Vieni agli allenamenti con me?”
Solo in quel momento notai la tuta del Barcellona che indossava e pensandoci decisi di andarci,tanto Daniel era al lavoro e non sarebbe tornato prima del pomeriggio.
“Si,dammi due minuti che mi sistemo.” Gli sorrisi. “Entri?”
Scosse la testa. “Ti aspetto qui,fai presto!”
Gli sorrisi e gli schioccai un bacio sulla guancia,prendendo le foto e correndo dentro,posandole di sopra in camera mia.
Infilai un jeans e una maglia a mezze maniche con le mie fidate converse bianche e rosa,misi un filo di matita e sciolsi i capelli che cadevano mossi sulle spalle,presi una borsetta dove buttai cellulare e chiavi e andai da Andrés che mi sorrise e appena salii in macchina partimmo alla volta degli allenamenti.
Quando arrivammo notai molta più gente della volta precedente; un sacco di bambini e grandi si aggiravano sopra gli spalti,incitando i giocatori che già erano in campo e cantando cori per i loro beniamini che presto sarebbero arrivati nella prima squadra.
Mi guardai intorno mentre Andrés recuperava il borsone dietro,e appurai che avevo una specie di imbarazzo addosso,al pensiero che tutti quanti li sopra mi avrebbero guardato perché ero con Andrés,mi avrebbero classificata come l’ennesima fiamma e a me dava fastidio.
“Ehi,tutto bene?” la voce di Andrés mi riportò alla realtà.
Mi girai a guardarlo e annuii ingoiando il groppo alla gola e la voglia di piangere,guardando di nuovo verso gli spalti pienissimi.
Io non ero la sua nuova fiamma,io non ero una bambola e non era giusto che mi classificassero così.
Andrés mi guardò in modo strano,poi iniziammo a camminare.
Come se mi avesse letto nel pensiero mentre camminavamo mi cinse la vita con un braccio e mi diede un bacio sulla guancia e “Tu sei diversa.” Mi sussurrò e il mio cuore si sciolse come un ghiacciolo al suolo e lasciai che la sua mano già vicina e che sfiorava la mia intrecciasse le nostre dita.
Gli sorrisi e iniziai a camminare a testa alta;ero con lui e niente era più importante.
Appena vidi gli spalti vicinissimi però,e le persone che si erano girate tutte a guardare noi,gridando frasi di apprezzamento ad Andrés e scattandoci foto la paura s’impadronì di me.
“Tranquilla,oggi potrai assistere agli allenamenti direttamente dalla panchina.”
Lo guardai sbalordita ma tirai un sospiro di sollievo.
“Grazie.”
Mi sorrise e mi strinse un po’ più la mano,accompagnandomi fino alla panchina e annunciandomi poi che si sarebbe cambiato e nel giro di pochi minuti sarebbe tornato a fare gli allenamenti.
Nel frattempo presi il cellulare dalla borsa e inviai un messaggio a Greta:

- Se è un sogno svegliami,Grè. Sembra che viva in un film americano.-

La risposta non tardò ad arrivare; mi chiese cosa stesse succedendo e gli raccontai dalla famiglia,alle foto,alla frase che mi aveva sussurrato poco prima,alle foto che ci avevano scattato,alle nostre mani intrecciate e lei aveva fatto i salti di gioia,metaforicamente,e si era detta felice per me.
Lei invece aveva sentito mio fratello poco prima e lui le aveva chiesto se quando tornava dal lavoro potessero incontrarsi. Era preoccupata ed io insieme a lei,potevo immaginare che mio fratello le avrebbe detto qualche cazzata sul fatto di non volerla illudere,che fosse troppo piccola,ma perché non si arrendeva e ammetteva che era fottutamente innamorato di lei e che era ora di finirla con le cazzate sull’età?!
L’urlo della folla si levò dagli spalti quando Andrés entrò insieme ad altri giocatori.
Posai il cellulare e mi persi nel vederlo giocare; si vedeva che era capace e in alcuni tratti del gioco uguale a Pablo. Era bravissimo.
“Ciao.”
Una voce fin troppo vicina a me mi fece sussultare; seduto sul seggiolino vicino al mio c’era un ragazzo,moro e occhi scuri,carinissimo e sull’età di Andrés sicuramente; era tutto sudato e notai che era un giocatore della primavera in squadra con Andrés.
“Ciao.” Borbottai impacciata e insicura.
“Tu devi essere Marisol,giusto?”
Aggrottai la fronte.
“Giusto,e tu..?” lasciai la frase cadere nel vuoto,un po’ imbarazzata.
“Io sono Nacho, un caro amico di Andrés,piacere.”
Appena sentii il nome capii subito chi fosse: il ragazzo che quando incontrai,o meglio,quando mi scontrai per la prima volta con Andrés prendendolo a parole,con cui era al telefono.
“Piacere mio” dissi stringendo la mano che mi aveva porto.
Volse lo sguardo verso il campo ed io seguii a ruota i suoi occhi che si andarono a posare su Andrés che continuava gli allenamenti con il pallone tra i piedi.
“E’ bravo,vero?” disse poi indicandolo col capo e sorridendomi.
Annuii.
“Molto.”
“Devi essere molto importante per Andrés,sai?”
Il mio cuore sussultò a quelle parole.
“P..Perchè?” cercai di dire.
“Mi ha detto di averti portata dalla sua famiglia,ora ti ha portata qui agli allenamenti e non si è dileguato quando la gente vi ha visti insieme.”
Deglutii.
“Cosa vuoi dire?”
Sorrise consapevole.
“Beh sai,Andrés non ha mai portato nessuna a casa sua,dai genitori anzi,perché lui vive da solo e qualche volta va da loro..Non ha mai portato una ragazza agli allenamenti..Anzi,a dirla tutta,una volta una ragazza insistette per venire; Andrés sfinito non potè che accettare,ma appena scesero dalla macchina quasi corse verso gli spogliatoi dicendole solo un ‘va’sugli spalti’ e lasciandola da sola. Invece con te non è così..Nonostante oggi l’allenamento fosse a porte aperte,e quindi lui sapeva che c’erano tante persone,non solo ti ha stretto e baciato una guancia e detto chissà cosa…”
Spalancai la bocca.
Come faceva quel tizio a sapere tutto?
“Ma tu ci hai ..?”
“Si,vi ho visti.” Rise. “E comunque dicevo,non solo ti ha stretta a sé,ti ha preso anche per mano,si è fatto scattare foto con te,e ci sono anche dei giornalisti qui..E’ consapevole che domani finirete su tutti i tabloid ma non si è nascosto,ha voluto farsi vedere..Ah,voglio che sappi una cosa..Andrés è il mio migliore amico e lo conosco da sempre ed io voglio avvertirti; sei consapevole di ciò che scriveranno i giornali domattina di te,no?” annuii. “Sappi solo che non è così,tu per lui non sei come le altre..Tu sei qualcosa di..più,Marisol…non dar retta ai giornali!”
Annuii sorpresa.
“Ma tu come fai ad esserne certo?”
“Ti ho appena detto che è il mio migliore amico Marisol,io so tutto di lui!” rise strizzandomi l’occhio.
Evitai quel gesto e annuii ancora.
“Ehi,cosa state facendo?”
Alzai la testa guardando Andrés che aveva fatto spostare Nacho di un posto e si era messo lui tra noi due.
Feci spallucce.
“Niente di che” dissi.
“Mostro!” si rivolse a Nacho e mi appoggiò una mano sulla gamba. “Cosa le stai facendo? Il lavaggio del cervello?”
Nacho sollevò le mani in segno di difesa.
“Assolutamente no,stavo solo facendo la sua conoscenza!”
“Attento amico,se so che le hai detto qualcosa di brutto è meglio che non ti fai più vedere!” disse Andrés tra lo scherzoso e l’ammonimento.
“Te lo può dire anche Marisol!” mi tirò in causa Nacho e Andrés mi guardò.
Annuii.
“E’ la verità,stavamo solo chiacchierando!” dissi e lui annuì fiducioso.
Risi e lo attirai a me per dargli un abbraccio che lui prontamente ricambiò.
“Ehi femminuccia,al posto di fare lo sdolcinato con la tua dolce metà,stai a vedere come si gioca per davvero!” intervenne Nacho,alzato davanti a noi con la bottiglietta di acqua in mano,aspettando che noi ci staccassimo.
Andrés tolse un braccio dalla mia schiena e colpì la gamba a Nacho che sghignazzò.
“L’allenamento è quasi finito,tra cinque minuti vado a farmi una doccia e poi andiamo via,eh?” disse alzandosi e prendendomi la mano,intrecciandola alla sua.
“Ma io non voglio stare qui da sola mentre tu non ci sei!” piagnucolai.
“No piccola,non se ne parla di farti venire nello spogliatoio con tutti quei ragazzi. Se ci fossi stato solo io allora sai..”
Sollevai la mano a mezz’aria.
“Non lo voglio sapere e non intendevo quello,pervertito!”
Rise e si sporse verso di me lasciandomi un bacio sulla fronte.
“Ci vediamo tra poco.” Disse e poi si allontanò con Nacho,colui che mi aveva fatto rendere conto che non ero l’unica a provare qualcosa nei suoi confronti.
 
 
 
Scusatemi per l’immenso ritardo,questa volta sono ingiustificabile.
A mia discolpa posso solo dire che da adesso in poi avrò più tempo per questa storia e per aggiornarla regolarmente –salvo imprevisti- ogni settimana.
Ringrazio le persone che nonostante la mia scarsa forza di volontà e pigrezza mi aspettano sempre.
Un abbraccio grande come il mondo.
Becky.

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Capitolo 13
*** Plan perfecto! ***


CAPITOLO TREDICI
Quando tornai a casa mi sorpresi di vedere Daniel già li, seduto sul divano, impegnato a fare zapping.
Sollevò gli occhi puntandoli su di me appena mi vide.
“Ehi Dany.”
Lui mi fece un breve accenno di sorriso e capii che ci fosse qualcosa che non andava. Secondo il mio istinto aveva già parlato con Greta e sicuramente ciò che le aveva detto non era stato piacevole, tanto che ci stava male anche lui.
Andai a sedermi sul divano accanto a lui.
“E’successo qualcosa?” chiesi.
Daniel continuò a fissare la tv, rimanendo su un programma di moto e posando il telecomando.
“No.”
Ma quel no voleva certamente intendere altro.
Sospirai.
“Daniel, cosa è successo?Sono tua sorella, potresti parlarne con me, anziché tenerti tutto dentro.”
Finalmente mi guardò.
“Che devo dirti? Che ho fatto una cazzata colossale a baciare Greta? Lo so che lo sai! Oggi le ho detto che per me è piccolina, che ha solo 19 anni, che la voglio bene e non voglio farla soffrire. E’scoppiata a piangere e non c’è stata cosa più straziante di quella. Non l’ho nemmeno consolata, capisci? Un abbraccio,una carezza.. Niente,ma questo solo perché sapevo che una volta fatto non mi sarei più staccato da lei e le avrei chiesto di dimenticare quello che le avevo detto e ricominciare.”
“E perché non l’hai fatto?” gli domandai, le braccia alzate al cielo.
“Perché è piccola per me, Marisol.”
“Ma che stronzata è mai questa?!” sbottai furiosa. “Ha diciannove anni, è grande e vaccinata, e tu hai ventidue anni, tre anni di differenza cosa sono? Cosa c’è di male?”
“Non capisci Marisol, ho paura di farla soffrire, deve stare lontana da me, voglio proteggerla da qualsiasi dolore io possa causarle.”
Lo guardai sbalordito: come faceva ad essere così cieco?
“Così è peggio, la fari soffrire il doppio!”
“Almeno fra qualche tempo si dimenticherà di me.” Sussurrò.
Incredula, mi alzai dal divano e scossi la testa.
“Tu ne sei innamorato Daniel, apri gli occhi!”
Scosse la testa.
“Non dirlo, ti prego.” Mi supplicò consapevole.
Portai le mani a mezz’aria facendole poi ricadere a penzoloni lungo i fianchi.
“Non ti capisco.” Sussurrai e mi rifugiai di sopra.
Il cellulare che squillava mi fece ridestare dalle mie idee su come far ritornare insieme quei due, erano innamorati pazzi l’uno dell’altro!
Lo presi: Greta.
“Ehi.”
“Devo raccontarti una cosa.”
Sebbene sapessi già tutto lasciai che  mi raccontasse tutto e che si sfogasse, piangendo come una bambina.
“Mi dispiace Greta. Mio fratello è così cieco!”
“Devo dimenticarlo prima possibile. Stasera usciamo? Hanno da poco aperto quel locale al centro, ne approfittiamo per andarci. Lo chiedo a Ben e se vuoi, chiedilo ad Andrés, così mentre noi facciamo amicizia con Pilar, la ragazza di Ben, lui fa amicizia con Ben.”
Sorrisi.
“Va bene.”
Dopo un po’ riattaccammo e chiamai Andrés.
“Ehi.”
“Ehi piccoletta, dimmi tutto.”
Alzai gli occhi al cielo.
“La smetti di chiamarmi così?”
“Come sei polemica,piccoletta!” disse ricalcando sull’ultima parola.
“Pensavo avessi capito come sono fatta!”
“L’ho capito, ma mi piace stuzzicarti!” rise, e anche a me scappò una risatina.
“Comunque ti ho chiamato per dirti che stasera io,Greta,un nostro amico e la fidanzata andiamo al nuovo locale al centro di Barcellona, verresti?”
“Con piacere senorita.” Disse e scoppiai a ridere.
“Civediamo stasera alle 21:30. Ciao cretino.”
“Potrei offendermi, sai?” disse ridendo. “A stasera.”
Avvisai Daniel che annuì sconsolato, facendomi scuotere la testa: in fondo era stato lui a volerlo.
Alle 21:35 eravamo tutti davanti al locale. Ben mi presentò Pilar che si rivelò socievole e simpatica e aspettammo per qualche minuto Andrés, che però non arrivò.
Il cellulare mi squillò segnalandomi l’arrivo di un sms. Era Andrés:
“Piccoletta, iniziate ad entrare, sono bloccato a casa del mio caro fratellino a fare da babysitter. Ti prometto che tra mezz’ora sono li.”
Gli risposi con un “D’accordo” e avvisai gli altri, iniziando ad entrare.
Il locale era grande, non era un semplice bar, ma aveva anche una pista da ballo dove un quarto d’ora dopo Ben e Pilar sparirono, mentre Greta iniziò a bere qualche bicchierino in più ed io semplicemente aspettavo Andrés, che dieci minuti dopo arrivò, bello come non mai, lasciandomi un bacio sulla guancia.
“Gli altri?” chiese guardandosi intorno.
Mi girai constatando che Greta, fino a un minuto prima vicino a me, ora si trovava in pista attaccata ad un ragazzo.
Sospirai e scossi la testa: non era quello il modo per dimenticare.
“Sono tutti in pista!”
Annuì.
“Greta sembra molto attiva!” urlò al di sopra della musica indicandola e ridendo.
“E ci credo, con tutto ciò che ha bevuto..Non è così che si dimentica..”
“Dimenticare cosa?” chiese confuso.
Con molta fatica, a causa della musica alta gli raccontai brevemente tutta la situazione.
Lui annuì dispiaciuto e poi mi trascinò in pista a ballare.
Dieci minuti, un quarto d’ora, venti minuti e i miei occhi non facevano altro che saettare a Greta, che aveva continuato a ballare in modo poco casto con ben due ragazzi.
Guardai Andrés.
“Devo fare qualcosa..”
“Ho un piano.” Disse e una volta usciti fuori me lo raccontò ed io fui d’accordissimo.
Il piano consisteva nel chiamare Daniel,dirgli che Greta era ubriaca e ballava con 4-5 ragazzi alla volta e che questi ultimi non si risparmiavano di certo qualche palpatina, e chiedergli di andarla a prendere e portarla a casa nostra, siccome non voleva far preoccupare i genitori, ma lei non poteva andare con loro altrimenti avrebbe lasciato Ben da solo –bugia!- , così che una volta a casa, fatta passare la sbornza a Greta avrebbero potuto chiarire.
Era ufficiale: Andrés era un genio.
“Sei un genio, sei un genio, sei un genio!” gli ripetei dandogli ripetuti baci sulla guancia facendolo ridere.
Poi presi il cellulare e chiamai Daniel e le reazioni furono quelle aspettate da me e Andrés: “Che?” “Cosa?” “Arrivo,staccala da quei pervertiti,subito!” e staccò.
Risi e aspettai che arrivasse, tornando dentro.
Quando arrivò lo vidi farsi spazio tra la gente forzatamente, arrivando a Greta e strattonandola all’indietro, mentre con il braccio libero spintonava il ragazzo con cui stava ballando, poi se la trascinò fuori ed io tornai a rilassarmi fra le braccia di Andrés che non mi lasciava un secondo.
Qualche ora dopo mi riaccompagnò a casa, senza salutare nemmeno Ben e Pilar, che dall’inizio della serata non avevo più visto.
Quando mi chiusi senza far rumore la porta alle spalle, c’era un silenzio tombale e controllai tutte le stanze del pian terreno sperandoci di trovarci Greta e Daniel,ma niente.
Allora andai di sopra, passando prima per il bagno e poi dirigendomi in camera mia, convinta che ci avrei trovata Greta già addormentata.
Ma non fu così.
La stanza era vuota.
Fu allora che capii tutto e anche se sapevo che era sbagliato mi avviai verso la camera di Andrés; la porta non era proprio chiusa ed io mi affaccia in quel piccolo spazio e sorrisi quando vidi Greta e Daniel dormire profondamente, accoccolati l’uno all’altro.
Così,con quell’immagine così dolce nella mente me ne tornai in camera mia mettendomi il pigiama e componendo poi il numero di Andrés, mentre mi sedevo sul letto.
“Missione compiuta!” dissi appena Andrés rispose.
“Ah  si?” rispose ridendo.
“Si, dormono profondamente, accoccolati l’uno all’altro.”
“Oh, che carini!” disse imitando una voce femminile e prendendoli in giro.
“Dai!”
Rise.
La muscia che proveniva dall’altro lato mi fece drizzare le orecchie.
“Andrés, ma dove sei?”
Altre voci mi fecero temere il peggio.
“Sono con i miei compagni di squadra a bere una cosa.”
Deglutii.
“Sicuro?”
“Sicurissimo.” Mi rispose e sentii al di sopra della poca musica che si sentiva delle voci che lo scimmiottavano, riconoscendo quella di Nacho:
 
Sicurissimo amore, non preoccuparti,non ti tradirei mai! …Femminuccia!! ..Andrew, ma perché continui ad abbracciare questa povera ragazza se sei al cellulare con la tua fidanzata?”

L’ultima frase quasi mi fece strozzare con la mia stessa saliva: cosa stava facendo?
“Che..?” riuscii a dire prima di essere interrotta da Andrés che rimproverava gli amici.
“Ragazzi smettetela di fare i cretini perché vi giuro che se se la prende mi incazzo con voi!”
“Dammi qua.” Disse una voce sopra le altre che ovviamente ridevano.
“Marisol!”
“Nacho?” domandai.
“Già, proprio io.” Rise.
“Senti, ma..”
“No Marisol, stavano scherzando! Non c’è nessuna ragazza qui. In realtà siamo in un locale gay..”
“Cosa?” dissi strabuzzando gli occhi e sentendo un ‘cretino’ in sottofondo detto sicuramente da Andrés e poi altre risate.
“Sto scherzando Marisol! Non siamo circondati da ragazze, né siamo in un locale gay, siamo in un semplice bar di Barcellona!”
Sospirai di sollievo.
“Ti ripasso Andrés.” Aggiunse.
“Ehi, scusali, sono idioti!”
Altre risate. Ma non avevano altro da fare che ascoltare la nostra conversazione?
“Non fa niente.” Sorrisi. “Però perché non te ne torni a casa? Sai, è tardi..”
“Tra poco, mammina.”
Alzai gli occhi al cielo.
“Vaffanculo.” Dissi,pronta a riappendere.
Una persona si preoccupa perché a quell’ora della notte potrebbe succedere qualsiasi cosa e lui mi prende in giro?
“Marisol!”
“Che c’è?” ringhiai.
“Stavo scherzando!”
“Vaffanculo lo stesso Andrés barra Andrew barra Fuentes.”
“Buonanotte anche a te, piccola.”
Staccai e mi sdraiai sul letto.
Quanto poteva essere idiota e dolce allo stesso tempo da 1 a 10?
 
Ecccccomi qui!
Precisa quasi quanto un orologio svizzero! (Si dai,un giorno di ritardo non è la fine del mondo u.u)
In realtà potevo postare anche ieri, visto che ce l’avevo pronto, ma siccome lo avevo scritto su un quaderno siccome le mie care sorelle non mi hanno lasciato molto il pc in questa settimana, ho dovuto ricopiare su word e dato che vado in crisi quando devo ricopiare –sembra sempre tutto troppo lungo!- ne ho ricopiato metà ed ora è pronto finalmente.
Finalmente c’è una svolta tra Daniel e Greta! Assafà lol
Non ditemi niente, amo troppo quella coppia!
Mentre i nostri due piccioncini sono ancora in fase “ce la faccio o no?” , ma no se preocupen, il prossimo capitolo è boooooom, ve lo anticipo u.u
Vi anticipo anche che sono già a metà del prossimo capitolo, quindi per la settimana prossima dovrei aggiornare regolarmente –chissà se non prima!-
Bueeeno, vi lascio e vi mando un bacione!
Ps. Scusate eventuali errori, non ho riletto!
 
Un bacio!

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Capitolo 14
*** AVVISO IMPORTANTE. ***


Purtroppo, per violazione del regolamento mi è stato chiesto di cancellare la storia. Mi dispiace un casino, non sapete quanto, non era mia intenzione violarlo ma purtroppo l'ho fatto. :/ La storia verrà cancellata oggi stesso. Mi dispiace tantissimo, ma non disperate, tornerò presto con un'altra originale che ho giù pronta. Ringrazio tutte le persone che hanno seguita dall'inizio, a tutte, ci vediamo tra un po' di tempo. Vi voglio bene, vi salutano Marisol ed Andrés. Avevo in mente un finale coi fiocchi, ma vabbè non si può avere sempre tutto dalla vita, no? Volverè,no se preocupen. Un beso enorme xx

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Capitolo 15
*** AVVISO NUMERO DUE ***


Su consigli di alcune lettrici di questa storia (che ringrazio!)la storia non verrà cancellata, ma revisionata, sostituendo il personaggio di Leo Messi con un altro personaggio (Pablo Fuentes) calciatore importante solo nella mia fantasia, in modo che non possa più violare nessuna regola. Ci vediamo in questi giorni, nel week-end avrete anche il capitolo nuovo. Grazie mille per seguirmi e sopportarmi. Un abbraccio a tutti/e voi!

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Capitolo 16
*** Un paso adelante. ***


Grazie a tutte le persone che mi hanno sostenuta e consigliato; Grazie ai vecchi e ai nuovi lettori; grazie a chi sapendo che sono una ritardataria cronica ha comunque aspettato che finissi la revisione e pubblicassi il capitolo. Siete i migliori.

CAPITOLO QUATTORDICI

Il mattino seguente quando scesi per fare colazione, già pronta per la scuola, ci trovai Greta e Daniel, che mangiavano ridendo e scherzando.
Appena si girarono e mi videro quasi gli venne un infarto; Trattenni una risata soffocandola con un finto colpo di tosse e mi sedetti al loro fianco versandomi il latte.
“Buongiorno” biascicai.
“ ‘Giorno” risposero all’unisono.
Tutta la colazione si svolse in religioso silenzio, dettato dal loro imbarazzo.
Alle 7:45 in punto dopo che entrambe recuperammo le borse uscimmo per andare a scuola.
Appena ci allontanammo di qualche passo ero già sul piede di guerra, pronta a farle il terzo grado, ma vedendo la sua espressione da ‘ti prego mi imbarazzerei troppo a raccontare’, capii che quella notte sarebbe dovuta essere una cosa personale, semplicemente le sorrisi e la abbracciai.
“Non è successo niente se è questo che vuoi sapere!” gracchiò imbarazzata “E comunque voglio raccontarti la cosa in generale com’è andata.”
“Greta,” la richiamai. “Non ce n’è bisogno, io..”
“No.” Mi fermò. “Sei la mia migliore amica e non cambia il fatto che lui sia tuo fratello, io voglio raccontarti quello che è successo.”
Annuii anche un po’ felice e lei iniziò a raccontare.
Praticamente, quando erano arrivati a casa, Daniel l’aveva messa vestita sotto il getto d’acqua gelato della doccia e una volta –dopo mezz’ora!- che si era ripresa, mio fratello le aveva imposto di parlare. Avevano litigato furiosamente, Greta gli aveva rifilato uno schiaffo e parecchi pugni sul petto, quando all’improvviso l’aveva fermata bloccandole i polsi e baciandola. E così, dopo aver fatto la guerra tra menate e parolacce, dopo essersi baciati, avevano riuscito finalmente a chiarire e finalmente ora avevano deciso di provarci davvero.
Ed io amavo quella coppia, erano belli.
Intanto che Greta mi aveva raccontato, eravamo arrivate nel giardino della scuola e notai che tutti mi stavano guardando.
Lasciai perdere e continuai a ridacchiare insieme a Greta che era davvero felice.
“Ehi, scusa!”
Mi girai vedendo un ragazzino mai visto prima, sicuramente del primo anno, che mi guardava con gli occhi luccicanti.
“Stai chiamando me?” domandai, puntandomi una mano sul petto per indicarmi.
“Si.”
“Dimmi.”
Mi girai completamente affiancata da Greta parandomi di fronte a lui.
“Tu sei Marisol, giusto?”
Aggrottai la fronte, sempre più confusa.
“Si..”
“Senti, tu..Tu..”
Lo guardai stranita.
“Io..?” Lo incalzai.
“Andrés è il mio mito!”
Una risata strozzata mi uscì dalla bocca.
“Beh, buon per te! Aloha ragazzino!” dissi sventolando la mano in segno di saluto e andandomene via con Greta.
Bah, tutti a me capitavano.
“Marisol, Marisol!”
Mi girai per la seconda volta quella mattina , trovando di fronte a me una ragazza di terzo.
“Ciao  Julia!” risposi cortese.
Mi sorrise nel modo più luminoso ed io mi chiesi se ci fosse qualche motivo in particolare che attirasse l’attenzione su di me; infatti qualche secondo dopo, molti ragazzi e ragazze si aggiunsero a Julia.
“Senti..Tu, tu..”
Ma cos’era?
Iniziai ad innervosirmi leggermente, iniziando a capire la causa di quelle balbuzie e l’attenzione rivolta a me dai ragazzi in giardino.
Deglutii, non mi piaceva stare al centro dell’attenzione.
Incrociai le braccia al petto.
“Tu conosci Andrés Fuentes, vero?”
Appunto.
“Si.” Dissi nel modo più innocente possibile.
Parecchi gridolini d’approvazione si susseguirono tra i ragazzini e per fortuna la campanella mi salvò da qualche domanda indiscreta.
“Scusate, devo andare!”
Sloggiai, seguita da Greta.
“Ma perché fanno così?!” chiese Greta.
“Non lo puoi immaginare? Ieri gli allenamenti erano a porte aperte e..”
Appena entrammo in corridoio tutte le ragazze li presenti mi guardarono, chi sprezzante, chi sognante, chi arrabbiato, chi indifferente.
Riservai un’occhiataccia a tutti, perché proprio non sopportavo di essere al centro dell’attenzione e mi diressi a passo di marcia verso un primino con in mano la gazzetta dello sport.
Quando arrivai a destinazione la strappai dalle mani del ragazzetto.
“Ehi!” protestò, poi mi guardò meglio. “..Ma tu sei la fid..”
“SPARISCI!” gli gridai fulminandolo e interrompendolo sul più bello della frase.
Mi guardò impaurito.
“O-okey” e si dileguò.
Aprii la gazzetta affiancandomi a Greta e ovviamente in prima pagina, al posto di starci le ultime notizie del calcio e dello sport, c’era un articolo su Andrés e una foto mia e sua che camminavamo mano nella mano e un’altra quando Andrés mi teneva la mano sulla schiena e temporaneamente mi dava un bacio, al campo.
In alto c’era il titolo: “AVVISTATO PIU’ VOLTE CON LA STESSA RAGAZZA. SARA’ UNA FIAMMA O IL NOSTRO PLAY-BOY HA MESSO AL SUO POSTO LA TETSA?”
Greta aprì la bocca sconvolta ed io buttai a terra il giornale.
“Odio stare al centro dell’attenzione. Odio il fatto che i paparazzi siano sempre in giro. Odio che mi reputino una sua fiamma. Odio tutto, noi non stiamo neanche insieme!” sbroccai, cercando di contenermi, a Greta, che fece di spallucce.
“Hai proprio ragione. Però per il fatto che non state insieme, beh..”
“Greta!” la richiamai, già nervosa di mio.
“Scusa!”
Sbuffai e insieme ci dirigemmo verso la classe, dove ci attendeva il prof di matematica, da solo e con la stessa Gazzetta tra le mani.
Appena mi vide gli s’illuminarono gli occhi ed io roteai gli occhi al cielo.
Come faceva Andrés a sopportare i paparazzi e tutti coloro che lo assillavano?
“Signorina Marisol, buongiorno!”
“Buongiorno.” Risposi educata.
“Buongiorno anche a lei.” Rispose sarcastica Greta, a cui non aveva prestato attenzione.
“Oh, buongiorno anche a lei signorina Greta.”
“Marisol, ma è vero che esci con Andrés Fuentes?”
Dal Lei al Tu, benissimo!
Con un po’ di batticuore, perché che cosa ne sapevo cosa dire, risposi nel modo meno acido possibile.
“Professore, per favore, può evitare di farmi queste domande? Io e Andrés ci conosciamo, qualche volta usciamo insieme, ma per favore, smettetela di guardarmi con gli occhi luccicanti tutti quanti. E’ un ragazzo normale, come tutti gli altri!”
Okay, forse no..
Il professore si infilzò gli occhiali e “Scusami Marisol, non volevo, è che qui tutti i giornali parlano di voi insieme e beh se Andrés ha messo apposto la testa per te non può che farmi piacere.”
Sorrisi inconsapevolmente e biascicai un “Lo spero..”
Il prof sorrise.
“Salutamelo appena lo vedi.”
Annuii.
“Certo.”
 
La giornata di scuola finì in modo che avessi i nervi a mille.
Le oche della classe non facevano altro che farmi domande, i ragazzi nel corridoio mi adulavano quasi ed io avevo solo bisogno di stare tranquilla, e vedere Andrés.
Quando la campanella dell’uscita suonò mi appiccicai a Ben neanche fosse un’ancora di salvezza, cingendogli le spalle nonostante fosse più alto di me e lui il fianco.
“Ben, non ti sei fatto vedere più ieri! Volevo farti conoscere Andrés!”
“Siamo noi che vi abbiamo persi di vista!”
“Ah si, perché siamo stati io ed Andrés ad andarcene!” dissi offesa.
“Daaaai, sarà per la prossima. Io e Pilar eravamo andati a ballare e abbiamo un po’ esagerato con i drink, non mi sembrava il caso!”
“Oh.”
“Già. Dai ora abbracciami!”
Aprì le braccia ed io mi ci fiondai dentro, e quando mi staccai, mi sembrò di vede una mini cooper conosciuta, dopo però, pensai che era stata solo la mia immaginazione.
 
Andrés’ pov
 
Avevo letto i giornali quella mattina, e tutti parlavano in prima pagina di me e Marisol.
Avevo scosso la testa, Marisol non era l’ultima fiamma e sicuramente non le sarebbe piaciuto essere su tutti i giornali.
Buttai l’ultimo nel cestino e decisi: sarei andata a prenderla a scuola anche per tranquillizzarla un po’.
Scesi da casa e misi in moto, arrivando poco dopo alla sua scuola e accostando proprio davanti al cancello.
Cinque minuti più tardi suonò la campanella di fine giornata.
Ah, come mi mancava quel posto; avevo fatto le migliori cazzate e le migliori conquiste basate su ormoni e scommesse.
Ma ora potevo dire che avevo trovato una ragazza diversa: pazza, acida, determinata e soprattutto che mi teneva in riga.
Battei la mano sul volante. Cazzo, stavo diventando proprio una femminuccia!
Finalmente gli studenti iniziarono ad uscire e scesi per vedere un po’ meglio.
Tutti gli studenti iniziarono a guardarmi e a salutarmi, acclamando ‘sei un campione come tuo fratello’ ed io ricambiavo i saluti e ringraziavo cortesemente.
Mi sporsi di più e finalmente la vidi…Abbracciata ad un ragazzo, che scherzavano e ridevano.
Il mio sorriso di felicità al solo vederla con quello li si tolse subito.
Insomma, aveva me e andava ad abbracciarsi un mezzo nano e pure sfigato?
Scossi la testa.
Perché fra tante ragazze che mi avrebbero reso la vita più facile, disposte a fare qualunque cosa per me mi ero andato a scegliere la più complicata della terra?
Mi morsi il labbro a sangue. Sembravo proprio una femminuccia e non mi piaceva per niente.
Scazzato più che mai risalii in macchina sotto lo sguardo estasiato di tutti e partì a tutta velocità.
Perché cazzo le stavo ancora dietro?!
Camminai per un bel po’, finchè qualcuno da dietro suonò il clacson, e guardando dallo specchietto retrovisore scorsi mia cugina: bionda, bella, rifatta a più non posso. Era la solita bella e troia, forse l’unica della famiglia. Vestiva appariscente ed apriva le gambe a chiunque ma io non mi ero mai permesso di dirglielo, tanto a me che importava?! Cavoli suoi che era una troia.
Accostai e lo stesso fece Barbie, scendendo e con un bel vestitino appariscente degno di lei, corto fino a coprirle appena sotto il sedere.
Scossi la testa e scesi anche io, pronto alle sue ultime news di cui sinceramente a me non importava un cazzo.
 
Marisol’s pov

Dopo aver salutato Ben e Greta decisi di farmi una bella passeggiata a piedi, così scelsi la via più lunga che passava per il centro.
Non volevo essere guardata, osservata, fermata, e per prevenire indossai le cuffie del mio mp3 ascoltando le mie canzoni preferite.
Camminando ignoravo tutte le persone che si fermavano a guardarmi e additandomi con la loro compare, ed io non mi giravo neanche a vedere il labbiale: semplicemente non m’importava di loro e non volevo innervosirmi per niente.
Quando da lontano scorsi l’auto di Andrés fermata e lui sul marciapiede un sorriso mi si formò sul viso, che però s’incrinò quando avvicinandomi notai che ero abbarbicato ad una sicuramente ex fiamma, dal vestitino (anzi, fazzoletto!) giallo che le ricopriva a malapena il sedere, tacchi a spillo 12cm, da cui speravo cadesse e si rompesse le gambe e i capelli biondi degni di lei.
Una rabbia montò in me ma mi costrinsi a stare calma e passare per di li come se niente fosse, anzi, evitando anche lui.
Riposi il mio mp3 nella cartella e continuai a camminare, e mentre mi avvicinavo a loro, più la rabbia cresceva.
Stai calma, stai calma, stai calma, stai calma. Respira, contieniti, non urlare, non fare la gelosa, non parlargli, non..
“MA CHE STRONZO!”
Niente, proprio non ce la feci a stare zitta.
Andrés e la gnocca poco di buono si staccarono e lei mi guardò sorpresa.
Andrés, in un primo momento fece lo stesso, poi assunse un’espressione..arrabbiata?!
“Che..” provò a dire, ma la gallina si avvicinò e mi porse la mano.
“Io sono..”
“Non m’interessa chi cazzo sei.” Le dissi abbassando i toni, con un sorriso che in fronte avevo stampato “MADE IN CHINA”.
Lei abbassò la mano guardandomi incredula e a bocca aperta, poi dopo qualche secondo guardò me e poi Andrés per formulare un ‘Oh..’ quasi consapevole.
“Che vuoi?” fu la domanda di Andrés.
Ma era cretino o cosa?
“Che cazzo ti prende?” domandai.
“Che cazzo prende a te?!” sbottò lui.
“Come osi parlarmi in questo modo?” urlai.
“Ti parlo come cazzo mi pare!”
Aprii la bocca incredula.
“Tu, tu. Tu..Sei uno stronzo!”
Dissi, e mi riconobbi come il balbuziente del ragazzino di quella mattina.
“E perché sarei uno stronzo, sentiamo?” disse di rimando ed ormai stavamo urlando entrambi.
“E me lo chiedi? Ieri hai fatto tutto il carino con me ed ora sei..Sei appiccicato a questa qui?!” gridai indicando l’oca bionda che ci guardava con un’espressione sghemba sul viso.
Che cretina era?!
“E tu?”
“IO COSA?!”
“Con chi eri abbracciata prima?”
“A nessuno!!” dissi d’impeto.
“Ha! Io invece ti ho vista sai, fuori scuola abbracciata con un tipo, quindi non venire a dire che io sono uno stronzo perché ero abbracciato a lei, quando la prima stronza qui sei tu!”
Ci pensai un attimo su e quasi volli picchiarlo ma non gli diedi nessuna soddisfazione.
“Direi che siamo pari allora!”
La sua mascella si serrò, i muscoli contratti.
“Direi di si. Ora potresti anche filartela che ho da fare.”
Aveva da fare? Aveva da fare in quel senso con quell’oca bionda?!
“Si è visto quanto ero diversa per te.” Sussurrai stavolta, però mi sentì, perché eravamo vicini.
Intanto la gallina sloggiò, mettendosi in  macchina e partendo, lasciandoci soli nel bel mezzo della discussione.
Boccheggiò un attimo.
“Io..Io..Aah, non vedo perché dovrei darti delle spiegazioni visto che tu non me ne dai, te ne freghi.” Disse passandosi una mano tra i capelli.
“TU te ne freghi. Te ne freghi perché non avresti dovuto reagire così. Te ne freghi perché saresti dovuto venire da me e chiedermi spiegazioni.”
Feci un passo in avanti verso di lui.
“Te ne freghi perché quella tipa si è arrampicata a te e tu non hai fatto niente per staccarti, non le hai detto ‘mi sto frequentando con un’altra’ , sempre che per te sia così.”
Un altro passo verso di lui.
“Te ne freghi perché tu vuoi tutte e ti sei interessato a me solo perché sono complicata e mi vedevi una sfida da superare.”
Ancora un altro passo, e mi ritrovai a pochi centimetri dal suo viso e ad ogni cosa, gli mettevo un dito sul petto con fare accusatorio.
“Te ne freghi perché non mi vuoi davvero. Te ne freghi perché sei uno stronzo.”
E solo in quel momento mi accorsi che eravamo troppo vicini ed entrambi facevamo il viso in avanti per avvicinare le nostre bocche.
“Si, sei proprio uno stronzo..” sussurrai.
“E tu una stronza..” sussurrò di rimando.
“Sei un bastardo.”
“E tu gelosa.”
Eravamo ad un centimetro e le distanze si sarebbero annullate.
“E tu geloso di più, ammettilo..”
Le labbra si sfiorarono e mai come allora il cuore martellò forte nel petto.
“Non sai quanto..”
E detto questo le nostre labbra si unirono definitivamente, in un bacio da prima casto, poi si approfondì e diventò bisognoso e poi ancora dolce.
Legai le braccia al suo collo e lasciai che mi circondasse la schiena e baciasse li, nel centro della città, con una manciata di gente a guardarci li intorno, fermatosi apposta per noi e i paparazzi che avvisati da chissà chi erano già sul posto a scattarci foto.
Si staccò leggermente.
“Comunque quella era mia cugina..” biascicò.
“E quello che ho abbracciato era il mio migliore amico Ben, che volevo farti conoscere ieri.”
Sorrise e tornò a baciarmi e quello fu il momento più bello per noi due, che dopo esserci detestati, arrabbiati, picchiati –io avevo picchiato lui eh!- , aver fatto pace, esserci sfiorati senza mai riuscire ad esprimerci, finalmente ce l’avevamo fatta a fare quel passo in avanti.

 
Ed eccoci qua.
Non picchiatemi, non trucidatemi, non uccidetemi, por favor cc
Ho finito la revisione e poi per sfortuna, ho perso il quaderno su cui avevo scritto metà di questo capitolo. Quindi ho dovuto riscriverlo sul pc da capo e diversamente e ci ho messo un bel po’ di tempo.
Ma come sapete che sono una pigra e una ritardataria cronica sapete anche che mantengo le promesse, e vi avevo detto che era un capitolo BOOM e beh, lo è stato, penso.
Finalmente tutti e quattro i piccioncini si sono decisi a fare un passo in avanti!
Ora bisogna solo eliminare le difficoltà!
Ah, ho una richiesta: Se per favore, nelle recensioni potete scrivermi se volete o meno un messaggio quando aggiorno, perché ci sono persone a cui potrebbe dare fastidio ed altre a cui farebbe comodo, e siccome non voglio che nessuno si arrabbi per i due motivi sopracitati se me lo diceste sarei felice, non dimentiche di farlo!
Domanda: Ma vi piacerebbe un continuo di questa originale? Però i protagonisti non sono Marisol e Andrés, (forse saranno personaggi secondari se ci saranno, dipende da cosa decido per il finale! Naah già lo so, ma non ve lo dico uhuh u.u) bensì Greta e Daniel! Fatemi sapere le vostre opinioni a riguardo e per il capitolo.
 
A presto.<3

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Capitolo 17
*** Felicidad. ***


CAPITOLO QUINDICI

Quel giorno fu dolce, zuccheroso e fatto di arcobaleni nella mente ma soprattutto nel mio cuore; Andrés, dopo aver evitato i paparazzi mi aveva riportata a casa e durante il giorno ci eravamo sentiti svariate volte; greta, chiamata a casa mia, mi aveva travolto in un abbraccio con tanto di “Ora siamo entrambe felici!” e aveva saltellato sul letto per la successiva mezz’ora, ma qualocsa mi diceva che lo stava ancora facendo per la sua relazione con mio fratello che per me, la lasciai perdere i dettagli e l’affiancai nei ‘festeggiamenti’.
Sapete quelle bambine di 7 anni che confessano all’amica più cara: “Sai, oggi ho baciato sulla bocca quel bambino della 5B?” e l’amica le risponde: “Quindi ora siete fidanzati!”, ecco, così sembravamo io e Greta in quel momento.
“Alla fine vi siete decisi!” ridacchiò, quando tornammo a sederci sul letto.
“Eh già” risposi sospirando. “E chi se lo sarebbe mai aspettato!”
“Io si!” esclamò.
“Come?” chiesi incredula.
“Si, già dall’inizio io l’ho saputo. Quando vi parlavate, sfioravate, litigavate, eravate elettricità allo stato puro.”
“Sarà stata la corrente” ironizzai e mi beccai un’occhiataccia.
“Non sto scherzando Marisol, lo eravate prima e lo siete anche ora, solo che prima credevate, anzi, credevi TU di odiarlo, mentre ora siete consapevoli dei vostri sentimenti.”
Il colpo al cuore all’ultima parola non potei non sentirlo.
“Sentimenti? Cavolo Grè vacci piano..Sentimento è una parola grande. Tu e Daniel potete parlare di sentimenti, non noi!”
Lei però rise.
“Tu dici così perché non vuoi accettarlo. E’ vero che parlare di sentimenti comporta una grande responsabilità, però in questo caso sei tu che cerchi di nascondere a te stessa che qualcosa che è di più di una semplice attrazione provi nei suoi confronti.”
Cercai di non dar peso a quelle parole, ma le emozioni contrastanti che provavo quando mi trovavo insieme a lui confermavano perfettamente la teoria di Greta.
“Beh..Io non lo so..”
Mi accarezzò la schiena.
“Il tempo ti rivelerà tante cose.”
E a quella frase non seppi se ridere o emozionarmi per la perla di saggezza.
 
Quattro settimane volarono, ma per sfortuna io e Andrés potemmo vederci solo due volte al solito campetto, lontani da occhi indiscreti; durante quei giorni aveva doppi allenamenti ed io un sacco di studio in vista degli esami, ma ci sentimmo comunque.
Quella mattina, stavo ascoltando la noiosissima lezione di storia del professor Viejo, quando mi vibrò il cellulare.
Aprii il messaggio e sorrisi nel vedere che fosse Andrés.

Che fai piccoletta?
 
Nessun Buongiorno, nessun messaggio da favola o qualcosa del genere, Andrés era così, non era portato per le cose romantiche, non aveva mai dato conto a nessuno e se ora non ci pensava a mandarmi quel genere di messaggi era proprio per quello, ma comunque ogni volta che ci vedevamo, anche se lui non ne era consapevole, mi dimostrava più di quel che credeva potesse e sapesse dimostrare.

Mi scoccio, la storia è noiosissima. Tu?
 
Inviai e nemmeno due minuti dopo sentii il bip del cellulare.
 
Cinque minuti di pausa dall’allenamento. Il mister mi sta già richiamando, ci sta facendo sgobbare! A dopo.

Chiusi il messaggio e scossi la testa: poverino.
Quando mi girai verso Greta notai che stava sorridendo, il telefono tra le mani.
Le diedi una leggera gomitata e quando lei si girò a guardarmi le sussurrai: “Hai un sorriso da ebete!”
“Ah Marisol, sono felice..E scommetto che tu sei felice il doppio di me” cambiò discorso ammiccando con lo sguardo rivolto al cellulare che avevo ancora tra le mani.
Sorrisi.
“Non sai quanto sono felice, non puoi immaginarlo”
Ma si sa, si sa che la vita da tutto o niente, che a volte bisogna fare delle scelte per non perdere persone a cui tieni e ferirne altre.
Qualunque cosa non dura per sempre.
 

 
Hola!
E’inutile che mi prolungo nelle scuse, ormai sapete.
Devo confessarvi che questo capitolo l’ho scritto sul mio quadernetto il giorno dopo aver pubblicato il precedente, ma per un mese sono stata io in pacchia, poi quando ho deciso di scriverlo al pc quest’ultimo si è rotto e solo da quindici giorni è di nuovo vivo. E mi sono anche promessa di non pubblicare questo qui finchè non avessi letto “Indissolubile” di Angelica Sofia (che vi consiglio assolutamente!), ma ho deciso di pubblicare perché mi manca qualche capitoletto e poi ho finito finchè non aggiornerà. Ps. Angelica, scusami, sai che i miei tempi sono molto ristretti e sono pigra anche per alzarmi dal divano, per non parlare dell’inizio della scuola, ma sto recuperando! Ahah
Per le recensioni non vi ho risposto propositamente (le ho lette tutte però u.u) perché ho pensato di mandarvi un solo messaggio sia di risposta che di avviso della pubblicazione del capitolo, così da non rompervi le scatole due volte e penso che farò sempre così! J
Di questo capitolo posso dire due cose: è corto e di passaggio, ma introduce capitoli più importanti.
La fine non doveva essere così, se ci mettevo quello che avevo scritto sul quaderno non avreste mai capito quali problemi ci saranno d’ora in poi ma penso che qualche indizio con questo finale ce lo avete, ma non sono sicura che lo indoviniate!
Sono comunque aperte le supposizioni e vi do cento euro se indovinate! (scherzo eh ahahaha)
 
Alla prossima!
Un abbraccio, Becky.

 

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Capitolo 18
*** Daniel. ***


CAPITOLO SEDICI


Quel giorno uscii dalla classe con la consapevolezza che non avrei visto Andrés nemmeno nel pomeriggio e sospirai sconsolata, ma era questa la vita di un giocatore, soprattutto di colui che un giorno sarebbe arrivato nella prima squadra. Mi aggiustai la borsa sulla spalla e salutai Ben, aprendo la borsa per recuperare ipod e cuffiette. Alzai per un attimo lo sguardo, guardandomi intorno perché qualcuno mi stava spingendo, però non riuscii a vedere chi fosse stato; in compenso guardai dritto davanti a me e notai il perché di tanta fretta: Andrés era fermo fuori scuola.
Sorrisi spontaneamente e riposi di nuovo ciò che avevo preso nella borsa, richiudendola poi. Iniziai a camminare ma mentre lo facevo il sorriso mi si spense lentamente dalle labbra. Se fossi andata li e lo avrei baciato o semplicemente abbracciato, i ragazzi e le ragazze dell’istituto avrebbero iniziato a rendermi la vita difficile, con le continue domande e complimenti per il ragazzo che avevo e sinceramente non lo volevo. Ero sempre stata invisibile agli occhi di tutti, passavo sempre inosservata, ero una ragazza che voleva normalità e se mi fossi avvicinata ad Andrés non l’avrei mai avuta. Il mio inconscio mi ricordò, però, che già tutti sapevano tutto e la mia mente ritornò a qualche giorno prima e a quel mattino stesso, in cui tutti mi avevano guardata ammirati e sperai vivamente che non fosse per il bacio che i giornali avevano simpaticamente messo in prima pagina.
Presi un bel respiro e ricominciai a camminare. Andrés mi vide e liberandosi non so bene come dalla folla mi venne incontro.
“Ciao!” gli dissi, una volta vicina e senza ensare a coloro li intorno che ci guardavano, gli gettai le braccia al collo.
Andrés mi strinse a sua volta e quando ci staccammo la domanda mi venne spontanea: “Ma non eri agli allentamenti a sgobbare, tu?”
Sorrise.
“Si, però il mister ha detto che per oggi poteva bastare così, quindi mi sono fatto una doccia veloce e sono venuto qui.”
Le guance mi si dipinsero di rosso e sorrisi come la più stupida del reame.
“Sono..felice” riuscii a balbettare, imbarazzata e lui mi sorrise, allungando una mano per farmi una carezza.
Rimasi un attimo imbambolata, senza saper bene cosa fare e guardando la folla che era ancora li. Andrés si accorse del mio imbarazzo e così fece scivolare la sua mano nella mia.
“Ti accompagno a casa.” Disse e quando ci girammo per raggiungere l’auto li vicino fece un saluto con la mano ai ragazzini li intorno e loro, ammirati, ricambiarono e poi iniziarono ad andarsene.
Il percorso fino a casa fu piacevole, parlando del più e del meno, mentre quando parcheggiò davanti casa mia fu, per me, un po’ più imbarazzante.
Lui ancora una volta si accorse del mio disagio e scoppiò a ridere.
“Cosa c’è?!”
“Niente, è che sei proprio buffa!”
“Grazie tante!” risposi offesa e misi il broncio.
Andrés si sporse e mi abbracciò.
“Sei buffa, però in modo positivo!” borbottò dandomi un bacio sulla tempia.
La rabbia scemò nuovamente, come quando ogni volta ero con lui.
Si staccò un poco e mise alcune ciocche di capelli che mi erano sfuggite dietro l’orecchio, rimanendo con gli occhi sul mio viso.
Si avvicinò ancora e posò le sue labbra sulle mie, quello che avrei voluto fare io ma non lo avevo fatto per vergogna.
Senza pensarci gli circondai il collo con le braccia e risposi al bacio, pensando ancora una volta che tutto quello non poteva essere reale.
Ci staccammo guardandoci ancora un po’ negli occhi, poi sorridemmo.
“Ci sentiamo dopo” gli dissi e scesi dalla macchina, guardandolo dal portone di casa mentre si allontanava.
Entrai in casa sospirando, poi preparai un panino, visto che Daniel sarebbe tornato verso le 18:00 dal lavoro. Studiai un po’ e dopo aver lasciato un biglietto sul tavolo, dove informavo mio fratello che sarei andata da Greta uscii di nuovo.
Greta aveva bisogno di comprare dei vestiti e quindi l’accompagnai in centro a fare degli acquisti e verso le 20:00 tornammo a casa.
Quando entrai notai che la casa era buia, tranne per la tv accesa nel salotto e Daniel che era steso sul divano.
“Ciao Dani” lo salutai, liberandomi della giacca e della borsa nell’ingresso, accendendo poi la luce.
La risposta non arrivò e pensai che stesse solo dormendo.
Mi avvicinai e quando gli fui di fronte, capii che non stava dormendo, ma tra le mani aveva un giornale vecchio di quasi un mese.
“Che fai?” chiesi, sedendomi di fianco a lui e prendendo il giornale, sfogliando le pagine e soffermandomi sulla terza.
Daniel si mise a sedere ed io trattenni il fiato: la foto mia e di Andrés mentre ci baciavamo.
Lo guardai e lui mi restituì uno sguardo severo.
“Daniel io..”
“Dimmi, quando me lo avresti detto?” domandò, la voce fredda.
“Vedi, io sap-“
“E come un cretino io ero l’unico a non saperne niente.”
“Te lo avrei detto, te lo giuro!”
“Non è questo il problema principale!” urlò.
“E qual è il problema allora?”
“E’ lui il problema.”
Trattenni di nuovo il fiato.
“Cos’ha che non va?”  la voce mi uscì flebile.
“Mi sembra che ne avessimo già parlato qualche settimana fa, Marisol. Hai dimenticato?”
“No Daniel, non l’ho dimenticato, ma l’ho conosciuto meglio,”
“Ah si? E come? Baciandolo davanti a tutti i giornalisti?!” urlò. “Ma ti rendi conto che non è come dici tu? Ti rendi conto che lui è uno famoso, il fratello del grande ‘Pablo Fuentes’ d’altronde? Ti rendi conto che vuole solo una notte?!”
Deglutii. “E’ un mese e una settimana che stiamo insieme e lui non ha mai sfiorato nemmeno l’argomento.”
“Non importa Marisol! Non lo ha fatto perché vuole prima che entri nelle tue grazie, poi verrà naturale ciò che lui vuole!”
Mi alzai parandomi di fronte a lui.
“Mi stai dando della puttana? Eh? Rispondi!” urlai furiosa.
Si alzò anche lui.
“Non ti sto dando della poco di buono, Marisol, ma quello li è un gran furbo! Sa rigirare le persone a modo suo e ottenere quello che vuole!”
“Ti stai sbagliando Daniel. Non ti permetto di parlare così del mio ragazzo.”
Si passò una mano fra i capelli.
“Il tuo ragazzo…” ripetè. “Li vedi anche tu gli articoli su di lui! Non puoi essere raggirata così!”
“Non mi ha raggirata! E si, li ho visti gli articoli sui giornali, ma più di un mese fa!”
Fece un lungo respiro tentando di calmarsi.
“Tu sei la prossima, Marisol. Ti spezzerà il cuore.”
“Non lo farà.” Esclamai tranquilla.
“Dio, Marisol, ma fai davvero?”
A quel punto le lacrime non tardarono ad arrivare.
Mio fratello non si fidava del mio ragazzo, ma soprattutto, mio fratello non si fidava di me.
Il cellulare squillò proprio in quel momento e quando constatai che fosse Andrés risposi.
“Sto venendo sotto casa tua, esci un attimo, devo dirti una cosa importantissima. Non sai quanto sono felice!”
Ma quella felicità io non la condividevo, infatti gli risposi un semplice ok e riattaccai.
Recuperai giacca e borsa e aprii la porta, pronta ad andar via.
“Dove vai?” domandò Daniel.
“Lontano da te.” Risposi.
 
Andrés arrivò qualche minuto dopo e quando scese dall’auto gli gettai le braccia al collo, iniziando a piangere.
“Hey, cos’è successo?”
“Portami via di qui!”
“Che..?”
“Per favore!” lo supplicai.
Andrés annuì e quando ci sistemammo in macchina partì.
Mi domandò più volte cosa fosse successo ma le sue domande restarono senza risposta.
Parcheggiò l’auto e quando scese lo seguii, entrando in un palazzo, percorrendo un corridoio e prendendo l’ascensore; uscimmo, ritrovandoci davanti una porta in legno e capii che fosse casa sua.
L’appartamento era grandissimo e mi guardai intorno spaesata.
Mi fece fare un veloce giro per vedere la casa e poi, una volta liberatoci delle giacche, ci sedemmo sul divano davanti ad una tv grandissima a schermo piatto.
“Ehi.” Mi accarezzò la guancia. “Mi dici cos’è successo?”
“Ho litigato con Daniel.”
Un’altra lacrima mi sfuggì e Andrés l’asciugò con il pollice.
Mi avvicinò a lui e mi prese fra le braccia, posandomi un bacio sulla testa.
“E sei sicura che la cosa migliore per risolvere sia stata scappare?”
Mi diede un altro piccolo bacio sulla testa e potei sentire il battito del suo cuore aumentare.
“No, non lo sono per niente. Ma avevo bisogno di allontanarmi per un po’.”
“Vuoi stare qui stanotte?”
“Si.” Risposi sicura.
“Okay, però promettimi che manderai un sms a tuo fratello dicendogli che sei qui.”
“Devo proprio?”
“Si.”
“Okay..” risposi, accoccolandomi meglio sul suo petto.
“E promettimi anche che domani tornerai a casa e andrai a parlargli.”
“Questo non posso promettertelo.”
“Marisol!”
“Andrés, non sai nemmeno la causa della litigata.”
“Qualunque cosa sia, anche se riguardasse me, voglio che tu ci chiarisca. Siete pur sempre fratelli.”
“Non c’entra, mi ha fatto male sentire quelle parole.”
“Ti capisco, ma n-“
“Tu non puoi capire Andrés. Nessuno ti ha mai fatto sentire come se  non fossi in grado di gestire la tua vita.”
“In verità si..”
Alzai la testa per guardarlo. “Davvero? Chi?”
Sorrise e “Tu”, rispose. “Parecchie volte.” Aggiunse.
Risi e lui con me, perché sapevo che lo stava facendo per alleggerire l’atmosfera.
Il suo cellulare squillò e con la mano libera lo prese dalla tasca e rispose.
“Ciao Nacho. Si. No, non posso. Perché sono con Marisol.. Smettila, idiota! Okay..Grazie. Ciao.”
Riuscii a cogliere poco e niente da quella conversazione ma non me ne importò.
“Ti saluta Nacho.”
“Quando lo vedi ricambia” ridacchiai.
Guardò l’orologio sul polso, poi disse: “E’ ora di andare a letto.”
Lo guardai male e lui scoppiò a ridere.
“Ma sei sempre in malafede tu?”
Ridacchiai e sentii sollevarmi. Andrés mi stava portando in braccio.
Mi adagiò sul suo letto e aprì l’armadio.
“Mi sa che non ho un pigiama da donna.” Ridacchiò. “Ma qualche mia maglia dovrebbe andarti.”
Ne prese una grigia.
“Vai prima tu o prima io?” chiese indicando il bagno.
“Io.”
Feci una doccia e mi vestii con la stessa biancheria di prima, pulita e poi andò Andrés.
Mentre lui era in bagno mi sistemai sotto le coperte del lettone e mi ritrovai a pensare a quante donne ci avessero dormito e iniziai a sentirmi a disagio, le parole di Daniel che ancora mi rimbombavano nella testa.
Sentii il letto cigolare e vidi Andrés che si stava sistemando sotto le coperte, con addosso solo il pigiama di sotto, quindi a dorso nudo, ma feci finta di non vedere il suo fisico scolpito.
Gli sorrisi rotolando su un fianco, trovandomi di fronte a lui.
Allungò una mano e mi accarezzò la guancia.
“Cosa c’è, Marisol?”
“Pensavo a quante donne siano state nel tuo letto.”
Seguì un istante di silenzio e poi la sua risata invase la camera.
“Beh, che c’è da ridere?”
“Diciamo che non mi piace consumare nel mio letto. Almenochè non sia la donna che amo.”
Rimasi per qualche secondo a pensare su quella frase.
“E..Quante..” balbettai deglutendo, senza riuscire a formulare la domanda.
“Nessuna.” Mi rispose intuendo la domanda, poi si avvicinò e mi baciò la fronte.
Sorrisi spontaneamente e mi accoccolai meglio sul suo petto, circondandogli la schiena col braccio.
Mi strinse più forte a sé, come se volesse proteggermi.
“Buonanotte Mari”
Sorrisi di nuovo e mi abbandonai nelle braccia di Morfeo.
 



Hola! E dopo due mesi sono di nuovo qui. Mi scuso per questo ritardo, anche se so che è completamente inutile. Diciamo che è dovuto un po’ a tutto. La scuola, lo studio, gli impegni e soprattutto la mancata ispirazione che non ho provveduto a far ritornare, ma a quanto pare mi è tornata da sola! (:
Beh, lascio analizzare a voi il capitolo, ditemi se vi è piaciuto o meno, io, personalmente adoro Andrés ‘psicologo’ xD, mi fa una tenerezza assurda e poi fa capire di non fare di tutta l’erba un fascio, anche un ragazzo che sembra il peggior degli stronzi può nascondere il suo lato umano, soprattutto quando tiene ad una persona. Con questo, mi dileguo. Spero di aggiornare al più presto.
Ah, prima di sparire, volevo chiedervi un grosso favore: potete leggere la mia nuova os: 'A boulevard of broken dreams' ? E’ importantissima per me e mi piacerebbe ricevere qualche parere.
Grazie ancora, a voi che ci siete sempre e ai nuovi lettori.
Un bacio. 

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