La Trappola Babbana

di Rosmary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


I personaggi presenti in questo racconto sono proprietà di J.K. Rowling;
la storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.



 


La Trappola Babbana



Prologo
 
Accade spesso, nella Vita, d’accorgersi troppo tardi d’esser preda di uno scherzo crudele.
Eppure, non riusciamo a maledire quella stessa Vita.
Comprendiamo e accettiamo lo scherzo: non siamo mai stati tanto felici.


 

 

1998, 2 maggio


«Non posso crederci, abbiamo vinto!»

Ѐ l’esclamazione entusiasta e stordita di un volto tra i tanti. Le emozioni sono confuse a Hogwarts, alla fine della seconda guerra magica. C’è chi soffre, chi gioisce e chi è semplicemente incapace di provare sensazione alcuna. È estremamente difficile provare qualcosa quando si è svuotati e stanchi.
In Sala Grande, allineati come soldati in riposo, vi sono i corpi dei caduti, circondati da familiari ed amici. In quel luogo, intorno a quei corpi, l’aria puzza di fiori appassiti e cumuli di terriccio insozzato dall’uomo. In quel luogo, vicino un corpo in particolare, un ragazzo ha il viso pallido ed asciutto, lo sguardo spento e le labbra schiuse, tremanti.
La mano sinistra di George Weasley è poggiata sul petto del gemello, all’altezza del cuore. Un cuore che no, ormai ne è sicuro, non batte più. George non piange e non si dispera, delle funi invisibili l’hanno costretto all’immobilità e del cibo inesistente si è incastrato in gola, impedendogli di parlare e, forse, anche di respirare. George non saprebbe dare un nome alle sue sensazioni né tantomeno al suo dolore, poiché la stessa parola dolore è incapace d’esprimere alcunché.
Una mano carezza le fila rosse del gemello vivo, è una mano colma d’amore e di disperazione, è la mano di una madre. Molly, incapace di provare sollievo dinanzi la vittoria, ha il volto tirato ed inespressivo di chi ha pianto troppo.
 
«Harry Potter è il nostro eroe! Potter! Potter!» Un bambino di circa dodici anni, con indosso un pigiama a quadrettini neri e gialli, saltella e gioisce lontano dagli altri ed irrispettoso dei defunti, complice la giovane età, s’avvicina anche ai corpi dei caduti, ridente e festoso. Non molti badano alla presenza di quell’ignaro bambino. Nessuno ha la forza di rivolgergli occhiatacce sdegnose o parole risentite. Ma quel bambino ha il coraggio e l’innocenza di violare il dolore di George e Molly. «Se non lo chiamate, non si sveglia. Anche mio fratello era svenuto, ma l’abbiamo preso a schiaffi!»
 
Sono parole ingenue, buone, sono parole che destano Molly, la quale smette di guardare Fred ed inizia a guardare quel bambino. Non gli risponde, convinta d’essere ormai incapace di parlare. George, invece, par non aver udito affatto quel dire inopportuno, difatti continua ad osservare il fratello, ignaro che intorno a loro, in silenzio, vi siano anche gli altri componenti della famiglia, pietrificati dalla sofferenza.
 
«Davvero, Signora, deve chiamarlo o prenderlo a schiaffi!» Sorride l'indesiderato ospite, accovacciandosi accanto a Fred, facendo indurire i tratti di Arthur Weasley, in piedi alle spalle della moglie  «Ora le faccio vedere!» Neanche il tempo di dirlo: quel bambino rilascia un ceffone sulla guancia destra del morto.
 
«NON LO TOCCARE» Non è George. Non è Molly. Non è Arthur. Sono Percy e Bill, trattenuti da Ron e Charlie, così da impedire che si scaglino contro il ragazzino, ora terrorizzato.
 
È questione di secondi. Lunghi, strazianti e maledetti secondi. I muscoli del corpo di Fred si tendono, paiono riscuotersi da un profondo sonno, le labbra del ragazzo si schiudono, rapide, in cerca d’aria e la mano di George, poggiata sul petto di Fred, percepisce un cambiamento, c’è qualcosa che si muove, che batte.
 
«Ѐ vivo…» Ginny e il suo sibilo incredulo.
 
«Ve l’avevo detto…» Tenta il dodicenne, con voce intimidita «…Che era svenuto»
 
Ma nessuno più l’ascolta. Nessuno gli spiega che no, Fred Weasley non è mai svenuto. Fred Weasley è morto, morto clinicamente, una morte apparente, ingannevole e crudele.
 
 

****
 

 

1998, 2 agosto

 
«Ehi, ragazzina, nel calderone!» Esclama perentorio George Weasley, impedendo ad una cliente di sporcare la pavimentazione del negozio.
 
«Ancora non è iniziato l’anno e già fanno scorte!» Lee Jordan, ammirato.
 
«Non sono mica scemi» Asserisce convinto Fred, raggiungendo il gemello e l’amico nei pressi del bancone.
 
«Chi era quel tizio, Fred?»
 
«Il proprietario della gelateria qui accanto» Afferma verso George, con aria distratta «Voleva organizzare non-so-che per non-so-cosa» Un dire che fa ridacchiare sia Lee che George.
 
I Tiri Vispi Weasley non sono mai stati tanto affollati: complice la fine della guerra, grandi e piccini si accalcano in quel negozio dalle dimensioni, da una quindicina di giorni, più che generose. Il mondo magico non ha ripreso le consuete abitudini, ma cerca di rimettersi in piedi, con attenzione, pazienza ed impegno. Gli equilibri sono stravolti, le gerarchie ribaltate e le celle di Azkaban pullulano d'ospiti. I più piangono ancora gli amici ed i parenti persi in guerra; ma va bene così, ripetono ogni giorno i giornali, i Ministeriali e tutti gli altri.
 
Un tintinnio annuncia l’ingresso di altri visitatori. Lee anticipa i gemelli, guardando in direzione dell’ingresso. Ghigna il ragazzo dai capelli rasta. «Famiglia in arrivo!»
 
«Oh, no» Fred, portando una mano al volto «Mica è mamma?» George, al suo fianco, rabbrividisce al solo pensiero.
 
«No, non è mamma» S’intromette Ginny, divertita «Ma se vuoi posso portarla!»
 
«Ma quanto sei spiritosa, eh, sorellina?!»
 
«Lasciala stare, George» Afferma un ridacchiante Lee «Cosa ci fate qui?»
 
«Questo» Harry, porgendo a Fred e George il proprio mantello dell’invisibilità «Mi raccomando, ragazzi, niente scherzi»
 
«Io, fossi in te, non glielo presterei» Borbotta Ron.
 
«Ma a nessuno interessa il tuo parere, vero, Ronnie?» Ammicca Fred, appropriandosi del manto di Harry.
 
«Perfetto. Muoviamoci! Voglio proprio vedere che faccia farà Hermione quando ci vedrà!»
 
«Sì, una mezz’ora e possiamo andare» Obietta George, porgendo alcune falci ad un cliente «Non ti prestiamo la macchina, Ron»
 
«Ma se so guidarla benissimo!»
 
«Certo, certo» Liquida Fred, infilando in tasca le chiavi della macchina magicamente modificata.
 
 

****

 
 
«Mamma, non riesco a trovarlo»
 
«Cerca bene, l’ho messo lì»
 
«Ma non lo trovo. Non può essere sparito, è un cellulare!»
 
La madre di Hermione è costretta a sbuffare e ad avvicinarsi al ripiano che ospita il televisore ed oggetti affini «Ѐ qui, ti ho detto. Hai visto dietro il videoregistratore?»
 
«Perché il cellulare dovrebbe essere dietro il videoregistratore?» Obietta Hermione, contrariata.
 
La Signora Granger inarca le sopracciglia «Non hai visto» Conclude, asciutta. Allunga la mano destra e tasta dietro il videoregistratore nero e, con espressione tronfia, agguanta il fantomatico cellulare, di dimensioni piuttosto generose, un oggettino che, in fin dei conti, non si nasconde perfettamente.
 
«Non avrebbe dovuto star lì» Continua piccata Hermione «Non è il suo posto!»
 
«Quante storie» Asserisce la madre, componendo un numero telefonico ed allontanandosi dalla figlia.
 
Hermione ha appena il tempo di scuotere il capo contrariata, poiché un rumoreggiare di freni e motori attira l’attenzione della strega. Accigliandosi, s’affaccia alla finestra del soggiorno, naturalmente spalancata a causa del caldo. Un sorriso s’increspa sulle labbra della giovane, improvvisamente di buon umore.
 
«Vi occorre aiuto?» Scherza la Granger, ridacchiando in direzione di Ron, Harry e gli altri.
 
«Puoi dirlo forte: prenditi il tuo fidanzatino!» Esclama George, uscendo dalla macchina e richiudendo la portiera «Dobbiamo dare un’occhiata ai freni»
 
«Sarebbe bastato rallentare» Si lamenta Ron, avvicinandosi a Ginny e Harry che, nel frattanto, sono scesi dalla motocicletta ereditata da Sirius.
 
«Non vi aspettavo» Afferma allegra Hermione, correndo verso Ron, salutandolo con un casto bacio sulle labbra.
 
«Non davanti a noi, Granger» Fred, fingendosi nauseato.
 
«Concordo» Lee e George, all’unisono, imitando l’espressione di Fred.
 
Ridacchiano i giovani maghi e, guidati da una sorpresa Hermione, si accalcano nel soggiorno di casa Granger. La madre della ragazza saluta tutti, facendo la conoscenza di Lee e dopo aver offerto del gelato si congeda per recarsi allo studio dentistico. Tutti, ad eccezione di Harry, adocchiano con curiosità gli oggetti Babbani presenti in quella sala. Lee, in particolare, par sviluppare una sorta di venerazione per il televisore, quando comprende che pigiando un tondino rosso la scatola muta diviene scatola parlante.
 
«Questi Babbani sono una forza!» Commenta infatti Jordan, standosene seduto sul divano, tenendo con la destra il cono gelato e con la sinistra il telecomando «Guarda! Parlano! Ma mi sentono? Mi vedono?»
 
«Certo che no!» Interviene Harry.
 
«Secondo me ci sentono, invece. Guarda, parlano verso di noi»
 
«Certo che sei un salame, Ronnie. Non ci sentono, i televisori funzionano così…»
 
«…La gente parla da sola, è la scatola dei pazzi» Conclude Fred il discorso iniziato dal gemello, entrambi convinti del proprio dire.
 
«Non è una scatola per pazzi!» Hermione, puntigliosa.
 
Ma Lee Jordan ha ormai scoperto un mondo nuovo e misterioso ed infatti, alzandosi dal divano, abbandonando il gelato, s’avvicina al videoregistratore «Hermione, questo a cosa serve?»
 
«Oh» Sorride lei, alzandosi «Questo apparecchio serve a vedere dei film»
 
«Film?»
 
«Sì, prendi una di quelle scatoline nere» S’intromette Harry, cingendo una videocassetta «E la infili dentro» Detto, fatto.
 
«Quindi cosa c’è nella scatolina nera?» Ginny, curiosa, avvicinandosi anche lei, seguita a ruota da Ron.
 
«Beh, in quella c’è Casper  1  » Afferma Hermione.
 
«Cosa sarebbe Casper? Qualcosa da mangiare? Si mangia la scatolina nera?»
 
«No, Lee, no! Casper è un film, cioè un racconto… ecco… invece di leggere una storia, grazie a questa scatolina nera, tu puoi vederla nel televisore»
 
«Wow» Lee e Ginny, ammirati, osservano Hermione con sguardi avidi di altri particolari «Possiamo vederlo?»
 
«Certo che possiamo» George, scocciato quanto il gemello. S’avvicina al gruppetto e con estrema nonchalance avvia il videoregistratore «Papà ha spiegato a me e Fred come funziona ‘sta roba»
 
«Voleva che la vendessimo»
 
«E noi stiamo sperimentando un modo per renderla più interessante» Un’affermazione, quella di George, che cattura l’attenzione di tutti. Sorride sghembo il ragazzo, facendo un cenno al gemello.
 
«Sarete le nostre prime cavie» Estrae la bacchetta Fred «Dovreste esserne onorati!» Non dà tempo a Hermione e Ginny di protestare, a Ron e Harry di impallidire e a Lee di sghignazzare. Agita la bacchetta, pronunciando una formula stramba, a seguito della quale i nostri eroi spariscono in un curioso puff.
 
Trascorrono esattamente tre secondi di nulla assoluto e poi, finalmente, si avverte un altro curioso puff ed i sette ragazzi riappaiono. Ma c’è qualcosa di strano: il soggiorno della casa di Hermione è sparito, sostituito da un ampio e tetro androne. Il calore estivo è stato sostituito dalla brezza autunnale.
 
«Bucanieri e dobloni d'oro, Whipstaff nasconde un gran tesoro!2»
 
«Chi ha parlato?» Ѐ il quesito stranito di Hermione.
 
«Io e non so neanche perché l’abbia detto»
 
«Ron… tu sei...» Harry deglutisce, incapace di proseguire.
 
«Un fantasma! Eh, sì!» Conferma Lee ridendo.
 
«Io vi odio con tutta me stessa»
 
«Grazie, sorellina!» Esclamano Fred e George, unendosi alle risate dell'amico.
 
 
 
 



 
“Casper”: si riferisce al film Casper del 1995 diretto da Brad Silberling e ad esso sono riferite le citazioni e le descrizioni presenti in questo e nei successivi capitoli.
Bucanieri e dobloni d'oro, Whipstaff nasconde un gran tesoro!”: citazione tratta dal film Casper del 1995 diretto da Brad Silberling.





Angolo Autrice:

Poche note per spiegare la morte apparente di Fred: è un fenomeno esistente, viene chiamata morte apparente proprio perché il soggetto è clinicamente morto, dunque non c'è battito cardiaco, i muscoli non reagiscono, la temperatura corporea cala e così via, un fenomeno che, laddove si manifesti, può durare sino a quarantotto ore, in genere, difatti, il decesso viene accertato una volta trascorso quest'arco temporale. Ora, siccome la Rowling ci ha lasciati con Fred presumibilmente morto ed un epilogo di diciannove anni dopo in cui non s'accenna all'esistenza o meno di Fred, come anche di George, Percy o Seamus e così via, io mi sono presa la libertà d'immaginare che il caso di Fred rientrasse nella morte apparente e che, di conseguenza, lui fosse vivo e vegeto. Per il resto, non ho modificato nulla della conclusione della Rowling, riprendendo la narrazione dalla fine della guerra anziché dai diciannove anni dopo. Hermione, com'è stato dichiarato dalla stessa Rowling, alla fine della guerra ritrova i suoi genitori e spezza l'incantesimo di memoria, dunque ecco perché la storia inizia con Hermione in compagnia della madre. Riguardo Casper, chi ha letto qualcos'altro di mio avrà intuito quanto mi piaccia, vi garantisco che non sarà il fulcro della storia! È tutto. Alla prossima :)

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Capitolo I

 
La Vita è un cumulo d’occasioni, dolori e gioie. La Vita è entusiasmo e coraggio di spingersi oltre.
Eppure, la Vita insegna anche che esistono degli oltre da non oltrepassare.
Le conseguenze, in quei casi, sono assurdamente disastrose: nulla è più come prima.

 


 
 
 
«RON! Tu sei Casper!»
 
«COSA? CHI?»
 
«Oh, no» Hermione porta le mani al volto. Ron, trasformato in un fantasma fluttuante, dalla testa tonda e pelata, fluttua scoordinato, rischiando d’allontanarsi dal gruppetto. Harry, più invecchiato del dovuto, tenta in tutti i modi d’acciuffare Ron, peccato che ogni tentativo sia vano.
 
«E ora cosa facciamo?» Hermione incrocia le braccia al petto, guardando torva Fred, George e Lee che sghignazzano come matti.
 
«Tu cosa proponi, Granger?!» La schernisce Fred, fluttuando sopra le teste di Hermione, Ginny e Harry.
 
«Io proporrei di ammazzarvi, ma non credo gradireste»
 
«Neanche li puoi ammazzare, Hermione, sono fantasmi»
 
Le parole di Ron, nella loro assurda veridicità, scatenano ancor di più l’ilarità del terzetto spettrale.
 
«Come torniamo indietro?»
 
«Recitando»
 
«Credo di non aver capito» Sgrana gli occhi Ginny, avvicinandosi a Harry, quasi vogliosa di trovar riparo.
 
«Ti facevo più sveglia, Ginny!»
 
«Vacci piano, Lee» Ammonisce Harry e Lee, fingendosi spaventato, mostra i palmi al Prescelto.
 
Hermione, intanto, s’addentra in quel salone tetro e freddo. Indosso la ragazza non ha più il vestiario estivo, ma un golfino e un jeans. I capelli della strega, solitamente crespi, appaiono più ordinati, di un castano più intenso. George, adocchiandola, senza indugiare oltre, fluttua in direzione della ragazza.
 
«Non mi trovi più bruttarello del solito?!»
 
Sobbalza la Granger, voltandosi in direzione del gemello. Assottiglia lo sguardo «Sei anche più carino, a dirla tutta, caro Molla»
 
George ridacchia «Molla
 
Porta le mani sui fianchi la ragazza «Molla, sì! E quel Troll di tuo fratello è Ciccia, mentre Lee è…»
 
«PUZZA» Urlano Harry, Ginny e Ron, quando Lee, senza rendersene conto, produce uno sgradevolissimo odore, semplicemente fluttuando più rapidamente.
 
«Amico, mi stai uccidendo» Si lamenta Fred, decisamente ingrassato.
 
«Puzza. Lee è Puzza. Vero, Hermione?»
 
«Chiamami Kat, caro Molla» Ed un sorriso affiora sulle labbra della strega, un sorriso che contagia anche George. Peccato che siano costretti a strabuzzare gli occhi terrorizzati, quando Ron fionda su di loro, attraversando letteralmente George e svanendo nella stanza accanto.
 
«Sono vivo» Biascica il più piccolo dei maschi Weasley.
 
Il terzetto spettrale, senz’attendere oltre, attraversa la parete, mentre Harry, Ginny e Hermione sono costretti a percorrere il corridoio, alla ricerca della porta.
 
«Per tutti i calzini sporchi di Merlino!»
 
«Ginny» Chiama Harry, scandalizzato. Ma Ginny non dà segno d’averlo ascoltato, imbambolata dinanzi uno specchio, non fa altro che osservare la propria immagine riflessa. La destra della diciassettenne s’accarezza i capelli più corti del normale, a caschetto quasi, di un biondo chiaro.
 
«I… i… miei capelli!» Riesce a biascicare infine.
 
«Beh, sei Carrigan, Ginny. Lei è così» Il dire sottile di Hermione, che poi si volta verso un invecchiato Harry «E tu sei Dibbs… il suo leccapiedi»
 
«Fantastico» Afferma il Prescelto, portando la destra a sistemarsi gli occhiali, peccato che gli occhiali non ci siano «Fantastico sul serio» Commenta irritato, avviandosi all’interno della stanza dove Ron e gli altri hanno già preso posto: la cucina.
 
«Cucina un po’, Testa di Lampadina!»
 
«Anzi, non cucinare! Facci un bel massaggino alle code!» Fred sghignazza, seduto su una delle sedie intorno a tavolo, così grasso da far fatica ad avvicinarsi al ripiano in legno, del tutto impacciato nelle movenze. George e Lee, invece, fluttuano intorno al povero Ron, sul cui capo vi è un cappello da cuoco.
 
«Ora basta!» Hermione e Ginny, entrambe con le mani sui fianchi ed il cipiglio degno della più irritata Molly Weasley. Il terzetto si blocca nell’immediato, guardandole. Ron strappa via dal capo tondo quel cappello, gettando a terra e Harry si guarda le scarpe, che son tanto belle.
 
«Pretendo che ci sia ordine!» Esclama Hermione, in una imitazione tanto fedele della Umbridge da far rabbrividire tutti i presenti.
 
«L’abbiamo già spiegato, dobbiamo recitare o non ne usciamo» Fred, soddisfatto, tentando di rialzarsi, aiutato dal gemello. Harry e Ron, alla scena, ghignano maligni.
 
«Non è esatto. Basta arrivare alla fine» Il tono tronfio di Hermione, che ora osserva soltanto i gemelli. Lee, intanto, porta entrambe le mani alla pancia, spaventato.
 
«Ragazzi! Non ce la faccio!» Si piega in due il moretto tramutato in fantasma. Gli altri sei sgranano gli occhi: hanno capito «SCAPPATE!» Neanche il tempo di dare l’allarme che la cucina viene invasa da una nube verdastra e puzzolente. Ginny sviene e Harry la soccorre. Ron, povero, è costretto a trattenere i conati di vomito. Solo i gemelli e Hermione non paiono risentirne, stoici tutti e tre, ad osservarsi con aria di sfida.
 
«Allora, saputella, cosa pretendi di sapere?» Incalza Fred, fingendo che quella puzza non l’abbia stordito.
 
«Infatti. Cosa ne sai tu?» La punzecchia George, stringendosi intorno a lei, grazie alla neocapacità d’allungarsi.
 
«George, non la stringere, non t’avvicinare. È la mia ragazza!» Si lamenta Ron, senza, tuttavia, aver il coraggio d’allontanarsi dal lavandino. Non si sa mai. E George ridacchia, avvolgendo sempre più la strega, tanto che Hermione è costretta a rabbrividire. George è freddo.
 
«Ti stai divertendo?»
 
«Da morire!» Risponde George a Hermione. Fred e Lee sghignazzano.
 
«Allora, Kat» Esordisce Fred, incapace di celare uno sbuffo: quella condizione cicciona lo snerva «Illuminaci!»
 
«Vedi, caro Ciccia» Esordisce sghignazzando e Ron, Ginny – rinsavita – e Harry la imitano «Né tu né questo demente del tuo gemello…»
 
«Ehi!»
 
Ma Hermione ignora le proteste di George «Conoscete un solo film Babbano, il che può significare solo una cosa» L’indice destro da maestrina scatta in su «Basta capire come termina il film e si è fuori!»
 
Il silenzio cala sui presenti, ognuno a soppesare la spiegazione di Hermione. Harry, come illuminato, indirizza lo sguardo sulla migliore amica, aprendosi in un sorriso «Alla macchina!» Annuncia Harry «Casper… cioè, Ron, vieni!» Parole che fanno scattare tutti, difatti ha inizio la rincorsa a Harry, Hermione e Ron. Ginny viene trascinata dal proprio fidanzato. Il terzetto spettrale arranca dietro di loro.
 
«Vola, Fred, muoviti!»
 
«Parli facile, tu» Si lagna Fred, ammonendo Lee con un’occhiataccia «Questo tizio è un grassone»
 
«TUTTI SULLA SEDIA!» Annuncia un Harry ormai partito all’insegna del divertimento. E la scena, in effetti, ha del comico: Harry sulla sedia, Ginny su Harry che è sulla sedia e Hermione seduta su Ginny che è seduta sulle gambe di Harry che è seduto sulla sedia. Un vero scioglilingua. Ron aziona quella sorta di locomotiva e s’avvia al piano di sotto, raggiunto immediatamente da George e Lee. Fred, poverino, è costretto a fermarsi per prendere fiato.
 
«Usciamo da questo coso, ORA!» Fred Weasley, per la prima volta in vent’anni, detesta una propria invenzione.
 
«Cosa dobbiamo fare?» Chiede Ginny, guardandosi intorno.
 
I sette ragazzi – Fred è riuscito finalmente a raggiungerli – sono in una sorta di laboratorio segreto, alcuni piani al di sotto dell’abitazione. Il laboratorio appare vecchio, impolverato, tanto che Hermione starnutisce ben due volte, facendo ridacchiare Ron.
 
«Ci penso io, Ginny, tu non toccare niente» Harry, avvicinandosi a quello c’ha tutta l’aria d’un banco da lavoro ed aprendo un libro, che si rivela essere fittizio «Ecco il pulsante!» Annuncia trionfante, pigiando il pulsante d’avvio.
 
«Lee, spostati di lì» E il ragazzo in questione annuisce verso Hermione. Tutti e sette allineati ora, godendosi lo spettacolo: s’apre una sorta di voragine nel pavimento e da lì fuoriesce una macchina dall’aria stramba e poco affidabile.
 
«Questo sarebbe il finale? Babbani poco fantasiosi» Commenta Ron.
 
«Si dia il caso» Esordisce, ovviamente, Hermione «Che questa macchina serva a riportare i fantasmi in vita, il film non va proprio così, ma a noi interessa che Casper… voglio dire Ron» Si corregge, infastidita, facendo sorridere tutti gli altri «Torni in vita e dia un bacio a Kat, così il film finisce»
 
«Aspetta» Fred, avvicinandosi faticosamente a Hermione «Mi stai dicendo che lo scopo di questo film è far baciare te e Ronnie?»
 
«Sì» Sghignazza anche Hermione, godendosi l’espressioni allibite dello spettrale terzetto.
 
«Ecco!» S’intromette improvvisamente Ron, con aria vittoriosa. Punta il dito – uno dei quattro – verso i gemelli «Così imparate! Avete visto? Le vostre stupide idee! Chi ride ora, eh?!»
 
E se Harry tenta di dissuadere Ron dall’irritare i gemelli e Ginny e Hermione, invece, annuiscono, Fred s’avvicina al pannello di controllo della macchina, con l’aria di chi ha ricevuto un torto troppo grande. Lee apre lo sportello, rapido, e George s’infila all’interno della celletta.
 
«Ehi, aspettate… NO!»
 
«Troppo tardi, Harry» Sghignazza Lee.
 
Ed infatti, in un miscuglio di vapori grigiastri, la porta della celletta della macchina si apre e George – vivo e vegeto, appropriatosi del suo solito aspetto – fuoriesce.
 
«Ah, questa macchina è una bomba!»
 
«Sei un idiota, George, ora cosa facciamo?» Interviene un’inviperita Ginny.
 
«Semplice» Fred, affiancandosi alla destra di Ron e afferrandogli il braccio. Alla sinistra del piccolo Weasley, invece, s’affianca Lee, bloccando a sua volta il braccio «Basta che un fantasma tornato in vita baci Kat»
 
«COSA?» Ron, che non impallidisce perché è già morto «Lasciatemi! George, non t’azzardare! Hermione, non ci provare! Harry, fermalo!» Tutto vano, poiché Harry e Ginny sono costernati a causa di una puzza scaturita da Puzza.
 
«Non ci pensare proprio!» Hermione, furente, serrando i pugni.
 
«Non fare troppo la preziosa, Kat, che sono molto meglio di Casper» George è ormai a pochi passi da Hermione. La voce volutamente suadente e volutamente elevata, così che Ron possa ben ascoltare. Qualcuno, una volta, aveva detto a Fred e George che nella vita esiste un limite da non superare, che gli scherzi sono assurdamente geniali e divertenti se non si supera quel limite. Fred e George aveva concordato con quel qualcuno, eppure, nel corso del tempo, ne hanno completamente dimenticato l’ammonimento. E George il limite lo supera: lo supera afferrando il mento di Hermione con la destra e avvicinando il corpo della ragazza al proprio con la mano sinistra; lo supera incurvandosi verso di lei, lanciando un sorrisetto sghembo al fratello più piccolo e baciandola.
 
«HERMIONE! GEORGE!» Un Ron completamente fuori di testa, geloso, che non ha neanche modo di constatare fin dove si sia spinta la vendetta di George, poiché svaniscono tutti nel curioso puff.

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Capitolo II

 
Esistono situazioni, nella Vita, che mettono a nudo i nostri più intimi desideri.
Sono queste le situazioni che rimescolano le carte da gioco ed impongono, agli ignari partecipanti,
una forzata seconda partita, dove tutto può essere stravolto: nessun vincitore, nessuna certezza.


 

 
 


«TAGLIATEGLI LA TESTA!»
 
«Wow, Ron, hai subito indovinato il film!»
 
«Ma quale film! Io voglio ucciderlo!» Esclama rabbioso Ron, guardandosi intorno con aria assassina, senza riuscire a scorgere il volto incriminato. Intorno a lui e a Harry, infatti, vi è soltanto un cumulo di cespugli tanto fitti da creare stretti sentieri «Che posto è?»
 
«Un labirinto, temo» Sentenzia Harry, il cui sguardo esterna tutta l’angoscia provata dal ragazzo. Brutti ricordi.
 
«Fantastico… e come ne usciamo, eh?»
 
«Io…» Ma le parole di Harry si bloccano nonappena il ragazzo osserva l’amico «Sei una carta»
 
«Cosa?»
 
«Siamo delle carte… siamo le carte della Regina di Cuori!» E la destra di Potter si spalma sul proprio volto. Questo è troppo.
 

****

 
«I miei capelli sono biondi. Io non voglio dei capelli biondi»
 
«Ti sembra il momento di soffermarsi sui capelli?»
 
Hermione assottiglia lo sguardo, osservando un ragazzo con un goffo cappello sul capo e dei vestiti malmessi «E cosa dovrei fare? Non ho la bacchetta per farti fuori, Cappellaio»
 
«A quanto pare, ci hai preso gusto nel chiamarmi in modi strani» Ridacchia George, porgendo la mano destra a Hermione «Posso avere l’onore di guidarla fuori di qui?»
 
«Ma smettila!» Hermione, contrariata, inizia a marciare in quel labirinto «Come abbiamo fatto a finire in un altro film?» Pugni serrati ed aria assassina, quell’abitino azzuro la innervosisce sul serio.
 
Gratta il capo George, affiancandola «Non lo so, forse non abbiamo concluso bene l’altro, forse ricordavi mal… AHI!» Si massaggia la guancia sinistra George, poiché Hermione vi ha appena depositato un ceffone.
 
«Appena troviamo quel demente del tuo gemello e quel cretino del tuo amico, l’avranno anche loro. Io ve l’avevo detto che doveva essere Casper a baciare Kat! Ma cosa ti è saltato in mente? E poi baciarmi, che schifo» Sbraita, riprendendo a camminare.
 
«Schifo?» George è allibito «Guarda che per una che sta con Ronnie, essere baciata da me è come vincere una montagna di galeoni»
 
«Sei assurdo e Ron sarà arrabbiato, penserà che ti ho baciato anch’io…»
 
«Ma chissenefrega» Sbotta improvvisamente George, superando la ragazza ed accellerando l’incidere. Per una ragione sconosciuta, il gemello par essere particolarmente nervoso, come punto nel vivo. Hermione, incapace di comprenderne la reazione, si limita a sbuffare sonoramente, seguendolo.
 

****

 
«Ron, vuoi calmarti?» Insiste Harry, barcollando ad ogni passo a causa del nuovissimo aspetto: quello di una carta da gioco francese, il tre cuori ad essere precisi.
 
«Chiamami pure sei cuori, Harry, ormai siamo davvero degli zimbelli» Controbbatte furente Ron, inciampando per l’ennesima volta a causa dell’ostinazione ad accellerare il passo «Dannazione»
 
«George…»
 
«Non nominarmi quell’infame traditore» Sbotta tra i denti.
 
Harry alza gli occhi al cielo, stremato dal labirinto e dall’atteggiamento di Ron «Sai che voleva questo, voleva solo farti innervosire»
 
«E ci è riuscito» Si ferma, fronteggiando Harry «E voglio dargliela vinta, d’accordo? Non me ne frega un tubo che rida di me, deve pagarla. Ha baciato la mia ragazza!»
 
«Ragiona» Tenta Harry, seppure in cuor suo concordi con Ron «George e Fred vivono di questo, di scherzi… e poi Hermione avrebbe voluto ammazzarlo»
 
Ron tace, soppesando le parole dell’altro ed infine, inarcando le sopracciglia, gli volta le spalle, incamminandosi nuovamente «Non parleresti così se fosse stata Ginny ad essere baciata da un altro, magari da Lee»
 
Ed un mostro, nell’immediato, ruggisce nello stomaco del Prescelto. Insomma, la sua Ginny baciata da un altro? Scuote vistosamente il capo, rincorrendo Ron «Uccidiamo George e troviamo Lee e Ginny. Subito»
 

****

 
«Hermione»
 
«Lo so, ci siamo già passati di qui» Commenta Alice, osservando un cespuglio a forma di cuore.
 
«No… cioè sì» Si gratta il capo George, sorridendo all’espressione stranita della ragazza «Scusa»
 
«Come?»
 
«Ma sì, hai capito» Insiste George, superando la strega. Hermione, invece, par essersi imbambolata. Mordicchia il labbro inferiore, trotterellando dietro il ragazzo.
 
«Ci sono molte cose per cui dovresti scusarti» Afferma con tono saccente, quasi a voler camuffare goffamente il proprio stupore.
 
«Non esagerare, le mie scuse sono solo per il bacio»
 
«Già è qualcosa»
 
Un ghigno compare sul volto di George «Voglio essere chiaro» Le indirizza uno sguardo ambiguo, quasi malizioso «Mi scuso solo ed esclusivamente per averti baciata davanti al tuo ragazzo» L’afferma ghignante, per poi ignorare la reazione di lei ed iniziare a correre, voglioso d’uscire da quel labirinto «Muoviti, dobbiamo trovare Fred!»
 
«Ehi» Hermione, dopo qualche istante «Cosa significa?» Ma lui è già lontano e la cara Alice, ahinoi, può semplicemente rincorrere l’enigmatico Cappellaio Matto.
 

****

 
«Harry, di qua»
 
«Sicuro?»
 
Annuisce Ron e volta a destra per la quinta volta, seguito a ruota da uno spaesato Harry. Avanzano entrambi piano, faticando a causa dell’aspetto trasfigurato. Il labirinto dinanzi a loro pare aprirsi e, finalmente, si ritrovano fuori da quella selva verdastra. Le labbra di entrambi i ragazzi s’incurvano verso l’alto, gioiose.
 
«Grande, Ron! Ce l’abbiamo fatta!» Esulta Harry. Ron, al suo fianco, assume un’espressione orgogliosa, felice, un’espressione che svanisce nel momento in cui altre due figure sbucano dal labirinto. I pugni del piccolo Weasley si serrano, gli occhi si assottigliano e del fumo pare uscirgli dalle orecchie.
 
«A MORTE IL TRADITORE!»
 
George e Hermione, nell’immediato, si voltano in direzione delle due carte e, ironia della sorte, non riescono proprio a capire che dietro quella coppia di carte francesi vi siano Harry e Ron.
 
«Alice, CORRI!» George, celere, agguanta il polso di una terrorizzata Hermione, trascinandola via.
 
«Ma cosa fanno?» Harry, atterrito, strabuzzando quegli occhi privi di lenti.
 
«FERMATEVI!» Ron, il cui volto diviene man mano d’un rosso accesso, scatta all’inseguimento dei fuggitivi e Harry, ovviamente, non può far altro che scattare a sua volta.
 
«Fermatevi! Ragazzi, fermatevi!» Intima il Prescelto.
 
«Ignorali e corri, muoviti!»
 
«Sto correndo, George. Sono io quella a cui le carte della Regina devono tagliare la testa!» Biascica allarmata Hermione e, alle sue spalle, si crea intanto una vera e propria mandria di carte, anzi, ad essere precisi, un vero e proprio esercito che affianca gli ignari Harry e Ron.
 
«TAGLIATELE LA TESTA!» Urla un gruppetto di carte. Harry e Ron, ormai trascinati dall’esercito di carte, si scambiano un’occhiata spaventata.
 
«HERMIONE» Urla Ron, facendo frenare, letteralmente, la corsa della ragazza «SCAPPA» Ma è ormai troppo tardi: ben tre sette cuori, un otto cuori e cinque tre cuori circondano Hermione e George, puntando contro la ragazza delle strane lance, tutte rosse e dalle impugnatore a forma di – guarda il caso – cuore.
 
«Chiamate la Regina!» Comanda l’otto cuori.
 
«Oh, non così presto» S’intromette una voce priva di volto «Signor…» Si mostra titubante la voce e, lentamente, una coda viola appare «…Carta? Sì, Signor Carta» Conclude ilare quello che, ormai è chiaro, si mostra essere un gatto.
 
«Gatto?»
 
«Stregatto, mi dicono, Signor Carta Secondo» Lo Stregatto corregge sarcasticamente uno dei tre cuori, si volta, poi, in direzione di George, ammiccandogli complice «Mi sono perso qualcosa, Georgie?!»
 
Ma George non gli risponde nell’immediato, dinanzi allo sgomento totale, riesce solo a puntare, inquisitorio, l’indice destro contro il gatto dal viso così simile a quello di Fred «Non è giusto. Quel personaggio volevo farlo io!»
 
«Ora basta!» Hermione, stufa «Usciamo di qui: rincorretemi e mi sveglierò e sarà tutto finito» Sbraita.
 
«Non lo vuoi un altro bacio da George?» Ron, tornato capace d’intendere, volere ed infuriarsi.
 
«Non dire sciocchezze» Ribatte la strega e Harry annuisce.
 
«Infatti» Interviene Fred, svanendo e ricomparendo sulla spalla di George «Questa volta tocca a me baciare la fidanzatina di Ronnie!»
 
«FRED!» Tutti in coro, carte comprese. Fred, semplicemente, sghignazza, senza tuttavia smentire la propria affermazione.
 
«La Re… la Re… la Regi… oh cavolo, ma perché balbetto nel dirlo?!» Un altro personaggio avanza verso il gruppetto, facendo scoppiare in una sonora risata i gemelli, Ron, Harry e persino Hermione. Lee Jordan del suo bell’aspetto ha conservato soltanto i tratti del volto, per il resto, ebbene sì, è ormai un carinissimo coniglio bianco, col panciotto ed uno strambo orologio alla mano.
 
«Amico, sei il massimo!» Sghignazza Harry, rincuorato – chi sa come mai – nel vedere Jordan ridotto in quello stato.
 
«Ridi, ridi, ora vedrai che risate!» Ghigna il Bianconiglio questa volta «La Regina!» Riesce a dire e tutte le carte, ad eccezione di Ron e Harry, s’inchinano spaventate. Altre carte avanzano, tutte francesi e tutte di cuori, marciando solenni e solo quando si fermano, dividendosi  in due file, formando una sorta di passaggio, s’intravede la citata Regina: capelli neri raccolti in uno chignon, corona d’oro, scettro rosso a forma di cuore ed un sontuoso abito rosso e nero indosso. La Regina sorride divertita alle carte, avanzando a passo svelto verso Hermione e gli altri.
 
«Allora, dov’eravate finiti? È un’ora che sono circondata da carte!»
 
«Ciao anche a te, sorellina!» Saluta George.
 



Angolo Autrice:
Salve! Utilizzo questo spazio per scusarmi del ritardo nella pubblicazione, ringraziare di cuore le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, in particolare Krisma e DragataDiApiFrizzole, a cui non sono riuscita a rispondere singolarmente. Un grazie anche a tutti coloro che leggono semplicemente e a chi ha inserito la storia nelle seguite/ricordate/preferite! Con questo secondo capitolo vi auguro un buon Natale e vi rivelo che questa storia è una Fred/Hermione, ma vi sarà anche tanta George/Hermione (un quadrilatero!). In questo capitolo, i personaggi sono stati catapultati all'interno del film d'animazione Disney "Alice nel Paese delle Meraviglie".

Aggiornamento del 04/01/13: la storia è al momento sospesa. Mi scuso con tutti i lettori del disagio. Purtroppo, ho perso il file contenente l'intera storia e, oltre ad essere "leggermente" infuriata con me e il file, sono costretta a sospendere la storia. Appena possibile, riprenderò la pubblicazione dei capitoli. Purtroppo non so darvi una data precisa. Se ci saranno altri cambiamenti di programma, aggiornerò la mia pagina autrice; per qualsiasi dubbio/informazione, contattatemi privatamente. So benissimo che la mia long non vi è indispensabile, ma sono comunque molto dispiaciuta e rinnovo le mie scuse a tutti coloro che seguono.
Alla prossima :)

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Capitolo III


Le carte sono state rimescolate, il gioco è iniziato ancora una volta.
Non ancora tutti i jolly sono stati pescati.
Gioco pulito, si sono ripromessi.
Ma azzardare, sfidare il fato, non è forse la più crudele tentazione?

 






«Ciao?» Chiede perplessa Ginny – in versione Regina – facendo eco a un ridacchiante George.
 
I sette ragazzi sventurati tacciono, analizzando la situazione, mentre le carte, tremanti al cospetto della loro Regina, puntano le lance contro Hermione ed è proprio quest’ultima a trovare il coraggio di infrangere il fastidiosissimo silenzio.
 
«Insomma, facciamola finita» Esordisce Alice, facendo sobbalzare tutti «Ginny, ordina a queste cartacce…»
 
«Troppo gentile» La interrompe Ron, imbronciato, facendo ridacchiare i gemelli e Lee.
 
«Oh, basta» Ginny, nervosa «Penso di aver capito» Commenta verso Hermione, per poi assumere un’aria tronfia, buffa a dire il vero e attrarre l’attenzione delle carte «Carte Care, TAGLIATELE LA TESTA!»

 
****

 
«Tesoro, qui non c’è nessuno» Un uomo in un salotto.
 
«Non c’è nessuno neanche qui» Una donna in una cucina.
 
L’uomo nel salotto s’acciglia alle parole della moglie, accogliendola con perplessità quando questa lo raggiunge in salotto «Forse sono usciti»
 
«Può darsi» Commenta la donna, avvicinandosi al videoregistratore stranamente acceso «Avrebbero potuto lasciare un biglietto, almeno e magari anche spegnere il videoregistratore» Conclude irritata la madre di Hermione.
 
«Sono ragazzi, Jean. Vorrà dire che pranzeremo da soli» Asserisce l’altro, pigiando il tastino off del videoregistratore. È questione di istanti: i genitori della strega sono costretti a serrare gli occhi, infastiditi da un improvviso bagliore. Il videoregistratore espelle, letteralmente, la videocassetta al suo interno e, assieme a questa, espelle anche strano materiale ossia i sette ragazzi, tornati alle loro sembianze normali.
 
«Siamo fuori! Siamo fuori!» Lee, tastando il proprio corpo, sperando di non ravvisare code equivoche.
 
«Finalmente fuori» Harry, aiutando Ginny ad alzarsi.
 
«Mamma, papà…»
 
«He-e-rmione… sie… sie…» Tossisce il papà di Hermione, incredulo, con l’indice sinistro puntato contro la figlia e i ragazzi «Siete usciti dal videoregistratore!»
 
«Avrai una spiegazione, spero» Jean, accigliata e stranita.
 
«Ecco, mamma, vedi…»
 
«Tiri Vispi Weasley, Signora!» George.
 
«Era un banalissimo test, nessuno si è fatto male, stia tranquilla!» Parole dette con nonchalance, con disinvoltura, che riescono a calamitare l’attenzione di tutti. Parole pronunciate da Ron.
 
«Ron, ti senti bene?» Tenta Harry, avvicinandosi all’amico. Ron si stranisce.
 
«Infatti, Ronnie. Quella battuta spettava a Fred» Afferma George quasi incollerito, avvicinandosi al gemello. Peccato che Fred sia bianco come un lenzuolo, abbia gli occhi sgranati e non riesca ad articolare mezza parola.
 
Jean, osservandoli, porta le mani sui fianchi «Nessuno si è fatto male? A me sembrate aver battuto la testa, tutti!»
 
«Forse sì, Signora» Sibila Ron fissando inorridito Fred.
 

****

 
 
 «Effetto collaterale? Effetto collaterale?» Parole urlate contro il volto del fratello, costretto con le spalle al muro «Ma ti rendi conto?»
 
«Datti una calmata, d’accordo?!» Tenta l’altro, ostentando un’artefatta tranquillità.
 
«No che non mi calmo!»
 
«Ron, diamine, basta» Uno spintone al fratello e Fred riesce a scostarsi dalla parete del bagno. I due fratelli, come poche altre volte, s’osservano in cagnesco, apparentemente pronti ad azzuffarsi. Dall’esterno, un ticchettio alla porta fa sobbalzare i due, che all’unisono chiedono chi sia.
 
«George» Afferma la voce maschile al di là della porta «Che diavolo succede?» George non ha bisogno d’aggiungere altro, poiché Fred, rinfrancato dalla voce del gemello, ruota la chiave nella serratura, dando modo a un rapidissimo George d’infilarsi nel bagno.
 
«Questo succede» Afferma Fred, mostrandosi al gemello.
 
«Continuo a non capire, Ron»
 
«Ron? Ma quale Ron! Io so…» Ma il povero Fred è costretto al silenzio da un ranocchio1 che, inaspettatamente, viene espulso dalla sua bocca. Ron e George inorridiscono, nauseati, mentre il ranocchio, felicissimo, inizia a saltellare sul gabinetto e Fred viene invaso da conati di vomito e disgusto.
 
«Oh, miseriaccia» Esclama Fred.
 
«Cos’hai detto?»
 
«Miseriaccia, George! Ho detto: miseriaccia!»
 
«NO!»
 

****

 
Intanto, in cucina, Hermione, Harry, Ginny e Lee, stanchi del commentare quali sensazionali sensazioni abbiano sperimentato grazie a quel viaggio nel mondo della fantasia, notano la prolungata assenza di Fred e Ron e, da circa dieci minuti, anche quella di George.
 
«Secondo me è successo qualcosa» Ginny.
 
«Per forza, deve essere successo qualcosa. Quando ci sono di mezzo le diavolerie di Fred e George è impossibile che non vi siano brutte sorprese» Cipiglio severo, braccia conserte, sguardo omicida: signori, sì, è proprio lei, la Granger.
 
«Quando la fai lunga, al massimo si saranno beccati qualche brufolo di troppo» Ma nessuno ridacchia alla battuta di Lee, Harry, semmai, osserva il soffitto, consapevole che il bagno sia al piano di sopra, tentato sul raggiungere o meno il migliore amico.
 

****

 
«Non potete dirlo»
 
«Georgie, noi dobbiamo dirlo»
 
«Infatti, non lascio la mia ragazza in mano a questo qui»
 
«Ehi, nessuno la vuole, la tua ragazza»
 
«Parla per te» George, d’istinto, catturando l’attenzione di Fred e Ron, il secondo decisamente arrabbiato.
 
«Mi devi dire qualcosa, George? No, perché se devi, fallo ora» Il piccolo Weasley è davvero infuriato. Peccato che George, anziché dilungarsi, spiegare ed altro, si limiti a scrollare le spalle, apparentemente perplesso.
 
«Senti, Ron, mettiamola così» Interviene Fred «Non ho voglia di sputare altri rospi, quindi stiamo al gioco per ora, il tempo di trovare un antidoto»
 
«Non è che abbia molta scelta» E con queste parole infuriate, Ron esce dal bagno. Rimasti soli, i due gemelli s’osservano ed è Fred a incurvare le labbra in un ghigno.
 
«Alla fine ce l’hai fatta, ad essere più bello di me!»
 
George ridacchia, divertito «Sei proprio uno sgorbio!»
 

****

 
«Eccoti, Fred. Dove sono gli altri?»
 
«Eh?» Espressione perplessa, poi, d’improvviso, la comprensione «Oh» Esordisce quello che a tutti appare come Fred «Ora… ora scendono, dobbiamo tornare a casa» Un filo di voce, poco convinto e lo sguardo che si posa sulla nervosa Hermione.
 
«Meglio, guarda, ho bisogno di un letto» Afferma Ginny, mentre Lee s’avvicina a Fred, studiandolo sospettoso.
 
«Eccoci!» Esclamazione gioviale di George, che fa cenno a Harry, Ginny e Lee di prepararsi per andar via. Hermione, invece, disinteressandosi dei gemelli, s’avvicina a quello che, almeno a lei, sembra essere Ron.
 
«Stai bene?»
 
«Eh? Oh, sì! Certo! Tranquilla!»
 
E uno sguardo imbufalito segue la scena.
 
«Bene» Hermione sorride, rilassata «Resti qui o vai anche tu?»
 
E dei pugni si serrano, facendo sbiancare le nocche.
 
«Vado, è meglio» Le circonda la vita con entrambe le braccia Ron, lanciando uno sguardo divertito a Fred «Ci vediamo domani, però» Un sussurro appena e poi le labbra che s’avvicinano pericolosamente a quelle di Hermione.
 
«NOO! Sta’ fermo! Sono… Oink oink»
 
«Un maiale, Fred?» Riesce a chiedere Ginny, tra le risate generali. Vanno via, quindi, lasciando Hermione sola, finalmente al sicuro. Hermione che non ha potuto salutare il suo fidanzato per bene. Hermione, come tutti eccetto George, ignara di aver quasi baciato Fred Weasley, catapultato, chi sa come, chi sa perché, nel corpo dell’ormai furibondo Ron.




 



1 : l'idea del rospo(o ranocchio) che impedisce al protagonista rinchiuso in un corpo estraneo di rivelare il fattaccio non è mia, ma tratta dalla storia di fri rapace All'altare con...

Angolo autrice:
Questa volta non posso fare altro che scusarmi per aver ripreso la pubblicazione dopo così tanto tempo. Purtroppo, non sempre tutto procede come si è stabilito. Non mi dilungo, spero solo che il capitolo sia stato di vosto gradimento, ammesso che abbiate ancora voglia di seguire questa storia! Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV
 

Gioco pulito. Gioco pulito. L’hanno ripetuto. L’hanno promesso.
Ma se è il destino a sporcare le mani, chi è disposto a contraddirlo, rinunciando al gioco?



 

 

La cena a casa Weasley si è conclusa, Lee è andato via e i ragazzi, ancora costernati, si sono riuniti in camera di Ron. Ginny, senza aver riguardo neanche del fidanzato, si è congedata in tutta fretta, adducendo come scusante un terribile mal di testa. C’è chi giura d’aver visto il Prescelto portare gli occhi al cielo.
 
«Harry, non vai a dormire?»
 
«E tu, George, non dovresti tornatene al magazzino?»
 
«Qualcuno è di cattivo umore!» Scherza Ron, catturando la perplessità di Harry.
 
«Mi dite cos’è successo?» Harry, irritato «Perché lo so che è successo qualcosa!» Afferma sicuro verso Ron, Fred e George, quando questi lo guardano con finta perplessità.
 
«Oh, Harry… è successo… non sappiamo come… è assurdo» Fred porta anche le mani al volto, sconvolto.
 
«Si sono sc… shsahsh»
 
«EH?» I tre in coro verso George, che sembra aver acquisito la capacità di parlare in Serpentese.
 
George li guarda allibito, scuotendo la testa «Io… si son… shsahsh» Serra i pugni «Non posso dirlo! Non può dirlo nessuno!» Ma dirlo non serve, Harry, per una volta, ha capito la situazione al volo e ora, inorridito, punta l’indice sinistro con Fred.
 
«Oh» Esclama tremante il Prescelto «Oh… Hermione ti ammazzerà!»
 
«Hermione non deve sapere niente, zuccone!» Interviene Ron accalorandosi.
 
«Infatti…» Prosegue George, osservando duro il fratellino e il cognato «Non deve saperlo Hermione e nessun altro, basta un sussurro e questa storia diventa pubblica»
 
«E che problema c’è, scusa? Mica è la prima volta che combinate casini»
 
«Accidenti, Ronnie!» Fred porta le mani al volto, depresso «Sei più scemo di Percy! Se questa storia si diffonde io e George perdiamo clienti, la gente inizia a pensare che i nostri prodotti sono…»
 
«…Pericolosi, diabolici e illegali» Chiarisce George, imitando Hermione e facendo ridacchiare i tre presenti.
 
«D’accordo, come volete» S’arrende Ron «Ma muovetevi a trovare un antidoto e TU…» Saetta lo sguardo furibondo su Fred «…Sta’ alla larga dalla mia ragazza!»
 

****

 
Il caldo sole mattutino illumina la Tana e Molly, come consuetudine, prepara la colazione, deliziata all’idea che anche Fred e George si siederanno a quella tavola, essendo rimasti lì a dormire. Nel silenzio dell’abitazione, gli unici rumori udibili sono le stoviglie maneggiate dalla Signora Weasley e dei passi che s’arrestano dinanzi la camera di Ron e Harry, la cui porta cigolante viene schiusa, con delicatezza, da una mano femminile. Harry, disturbato dal cigolio, si rigira nel letto, mentre Ron sembra essere in letargo. La figura femminile trattiene una risatina divertita a quella scena e, in punta di piedi, s’avvicina al letto del piccolo Weasley. L’osserva dormire, voltato su un lato, con tutti i capelli in disordine. La ragazza si china all’altezza di quel viso lentigginoso e, silenziosa, sfiora le labbra di Ron con le proprie. Un tocco delicato, che s’intensifica man mano, tanto che il bell’addormentato par scuotersi da quel sonno e, con ancora gli occhi chiusi, si lascia sfuggire un sorriso soddisfatto, ricambiando il bacio della ragazza.
 
«Buongiorno» Sussurra lei.
 
«Buongiorno…» Risponde lui sollevando le palpebre, con espressione beata «…Hermione»
 
Lei gli sorride di rimando e lui, finalmente sveglio, la guarda sul serio.
 
Uno.
 
Strizza gli occhi due volte, con aria stupida.
 
Due.
 
Deglutisce, umettandosi le labbra, consapevole d’aver appena baciato lei.
 
Tre.
 
«HERMIONE!» Scatta giù dal letto Ron, come se un serpente a sonagli l’avesse appena punto. Hermione, spaventata, s’alza in piedi, allontanandosi.
 
«Cos’è successo?» Harry, che si è svegliato.
 
«Io… io non lo so… Che hai, Ron?»
 
«Io? Oh, niente, Hermione, niente! Ma stammi lontano!»
 
«P-perché?»
 
Ma Ron non le risponde, semmai è impegnato ad infilarsi jeans e maglia, guardandola di sbieco.
 
«Oh, ma chi ha urlato?»
 
«Fred, cosa ci fai qui?» Chiede Hermione, ora visibilmente imbarazzata.
 
«Hermione… io… io ho sentito che lui ti chiamava» Spiega Fred arrossendo, serrando i pugni «Pensavo fosse successo qualcosa»
 
«Niente, non è successo niente» Liquida Ron, mentre Harry tenta di comunicare a Fred di non aver visto nulla.
 
Peccato che sia Hermione ad innervosirsi ora «Ronald, basta! Ho capito, la prossima volta non ti sveglio, ma smettila con queste scenate»
 
Fred inarca un sopracciglio scettico. Harry temporeggia, pronto ad attaccare: chi o cosa non è dato saperlo. Intanto, George e Ginny, assonnati, sono sopraggiunti, accalcandosi sull’uscio.
 
«Senti, non mi hai infastidito, il bacio è stato bellissimo…»
 
«Bacio?» George, ridacchiante.
 
«Bacio?» Harry, tremante.
 
«BACIO?» Fred, furente.
 
«Ma fatevi un po’ gli affari vostri!»
 
«Ben detto, Ginny» Conclude Hermione, guardando torva gli intrusi.
 

****

 
«E così hai baciato la Granger!»
 
«Zitto un po’, Lee»
 
Ma Jordan non può fare a meno di ridacchiare, seguendo Ron tra gli scaffali dei Tiri Vispi. Fred ha preteso che desse anche lui un aiuto in negozio. Chi sa perché.
 
«Dai, com’è stato?»
 
«Normale» Afferma con aria disinteressata, servendo un cliente.
 
«Quindi ti è piaciuto?!» Incalza Lee, beccandosi un pacco di Crostatine Canarine sulla testa.

 
****

 
 
«Quindi passerai l’estate con noi! Wow!» Harry, fingendosi entusiasta.
 
«Sì, i miei volevano portarmi in Italia assieme a loro, ma ho preferito restare qui, con te…» Arrossisce «…Con Ron»
 
«Beh… bene! Eh!» Batte le mani il Prescelto, alzandosi da quella sedia «Io… io credo che andrò ai Tiri Vispi dagli altri, sai…»
 
«Sì, lo sa» Interviene Ginny, più bella del solito con l’abitino verde e i capelli lasciati sciolti. Harry l’osserva in trance «Veniamo con te, abbiamo appuntamento con Luna» Spiega con semplicità e Harry è costretto a tornare in sé.
 

****

 
«Ron, devi cercare di stare calmo. Io e Fred ci stiamo lavorando, sul serio»
 
«Senti, quello non deve azzardarsi a baciare di nuovo la mia ragazza!»
 
«Tua» Sentenzia scettico George, intascando un paio di Galeoni «Non te la sei mica comprata, magari tutta questa storia serve a farti capire che lei non è per te»
 
Ron, interdetto da quelle parole, riesce solo a sbuffare e a dedicarsi ad una graziosa bambina di sei anni intenzionata a comprare qualsiasi cosa capace di colorarle i capelli turchesi. Ed in quel frangente, Hermione entra nel negozio.
 
«Ehi, Hermione!» La chiama George, che è dietro al bancone. Lei s’avvicina sorridente «Ginny e Harry?»
 
«In giro, saranno qui tra un’oretta, io e Ginny abbiamo appuntamento con Luna»
 
«Luna! Che tipa strana!» George, ignorando stranamente i clienti, dedica tutta la sua attenzione alla Granger, osservandola con aria quasi maliziosa «Allora, quando lascerai il mio fratellino?»
 
«Come?»
 
«Ma sì! Quando ti accorgerai che puoi avere di meglio?!» Il tono è scherzoso, ma vi è una stramba nota seriosa alla base del discorso, che Hermione decide inconsciamente d’ignorare.
 
«Dov’è Ron?» Si limita a chiedere, sorridendo.
 
«Qui!» E Ron le circonda la vita con un braccio, ammiccando celere in direzione di un George, ora, combattuto tra la razionalità divertita e l’irrazionalità indispettita. Francamente, il gemello Weasley inizia a chiedersi cosa gli stia accadendo. Fortuna che sopraggiunga Lee a tenergli compagnia, mentre Ron porta via Hermione.
 

****

 
«Perché mi hai portata nel magazzino?»
 
«Volevo parlarti in privato»
 
Hermione sorride, allacciando le mani al collo di Ron «Sei così strano da quando siamo usciti da quella trappola…»
 
«Volevo parlarti proprio di questo» Afferma Fred, sforzandosi d’essere serio e di fingere che la vicinanza di una ragazza carina, disponibile, non gli faccia effetto alcuno «Credo d’aver contratto qualche effetto collaterale e… e non voglio mischiarti, quindi è meglio se mi stai lontano!»
 
L’ha detto. Osserva lei, ora, in attesa che si scansi, che gli dica qualcosa, ma Hermione non sbraita e non si scansa, sorride divertita, guardandolo come se avesse scritto sulla fronte idiota. «La magia non è contagiosa. Dovresti leggere qualche trattato di Medimagia, sai…»
 
«Tu leggi certa roba?»
 
«Ma certo! Smettila di prendermi in giro!»
 
«Non ho neanche iniziato, Granger»
 
«Granger?!»
 
«Granger!»
 
«Non mi hai mai chiamata “Granger”!» Le labbra ancora schiuse, pronte a proseguire un discorso ormai iniziato. Ron, intuendo l’intenzione dell’altra di dilungarsi in un dibattito, senza ragionare, si fionda letteralmente sulle sue labbra, baciandola come se Hermione fosse davvero la sua ragazza. Ed è in quel frangente che la porta del magazzino si apre, richiudendosi dopo pochissimi istanti, lasciando all’interno di quel luogo solo l’eco di un ghigno malizioso.

 

****

 
«Ehi, Fred»
 
Fred si volta verso Lee, scocciato «Sto lavorando»
 
«Non essere così antipatico! Vengo in pace!»
 
«Cosa vuoi?»
 
«Niente» Ghigna, divertito «Lavora, lavora!»

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Capitolo V

 
In ogni gioco c’è sempre il rovescio delle parti:
qualcuno gioca l’asso e prende tutto; qualcun altro è costretto a chinare il capo, sconfitto.
Touché.



 

 
 
Dopo qualche battutaccia di George ed alcune finte obiezioni di Fred, Ron è finalmente riuscito a strappare Hermione dalle grinfie del fratello, trascinandola lungo le vie di Diagon Alley, adducendo come scusa l’improbabile desiderio di rivedere Luna.
 
«Non credevo ti fosse tanto simpatica» Esordisce stranita Hermione, le cui gote sono ancora arrossate al pensiero del magazzino e di Ron.
 
«Eh… nemmeno io, sai?» Tenta Fred, terrorizzato dall’acume della ragazza, ma determinato a tenerla lontano dai gemelli.
 
Hermione s’acciglia a quel dire ed al tono utilizzato ed è per questo che indirizza uno sguardo indagatore sul ragazzo che cammina assieme a lei «Siete strani» Afferma «Tu e Ron… e anche George. Siete strani»
 
«Strani?» Deglutisce «Ma strani in che senso?» Si tortura le dita «Non siamo per niente strani» Le orecchie pulsano e Hermione, a questo spettacolo, s’irrigidisce.
 
«Strani in questo senso! Merlino, sembri Ron, Fred»
 
«Co-cosa?» Inizia a sudare freddo il più piccolo dei maschi Weasley, convintissimo, dinanzi il cipiglio della fidanzata, di non poter proprio rivelare la verità a questo punto. Lei potrebbe persino ucciderlo.
 
«Te lo ripeto, sembri Ron! E Ron sembra te… prima mi ha anche chiamata Granger!»
 
«Granger?» Inorridisce Ron, fustigando mentalmente il fratello maggiore «E poi cos’ha fatto?»
 
«Beh…» Sorride lei, addolcendosi, facendo ribollire il sangue nelle vene al povero Fred «Mi ha baciata» Ma l’incanto svanisce dopo poco e, rossa in volto, la Granger assottiglia quegli occhi attenti «Ma scusa, a te che importa?»
 
Ma Ron non ha la forza di rispondere. Lui l’ha baciata di nuovo, quel traditore «Hermione, devo dirti una cosa» Decide infine, arrossendo vergognosamente, e la strega, a quella paradossale scena, sgrana gli occhi, come colta da una tremenda ed evidente verità. Intanto, intorno a loro, i curiosi che attraversano quelle strade, riconoscendoli, possono godere di un’immagine davvero spettacolare: Fred Weasley imbarazzato e, come se non fosse abbastanza, al cospetto di una Hermione Granger allibita. Del materiale per i più avidi lettori di gossip della Gazzetta del Profeta, non c’è che dire.
 

****

 
«Come hai fatto a capirlo?»
 
«E me lo chiedi?! L’hai scordato lo scherzetto del sesto anno?!»
 
Ron ridacchia al ricordo «Vero! Se Angelina sapesse d’essere andata al Ballo del Ceppo con te, mi denuncerebbe!»
 
«Ti assicuro che non le ho fatto mancare nulla!» Afferma Lee malizioso e Fred acconsente divertito.
 
«Neanche a Katie è mancato nulla. Siamo troppo…»
 
«…Deficienti» Completa George, raggiungendo i due nel magazzino, profittando della chiusura pomeridiana per rilassarsi «Dobbiamo lavorare all’antidoto, Ronnie ti sta facendo perdere la reputazione»
 
«E io non reggo più lui e la sua ragazza»
 
E Lee sogghigna all’affermazione di Fred «Non reggi più Hermione, dico bene?» Ma non gli dà tempo di rispondere «Per questo te la baciavi, prima!»
 
«Mi è saltata addosso» Si difende Fred, mentendo spudoratamente dinanzi le occhiate sbalordite e schernitrici dei due coetanei.
 

****

 
«Sei bellissima»
 
«Me l’hai già detto» Afferma la giovane con un dolce sorriso.
 
«Non è mai abbastanza» Ribadisce l’occhialuto diciottenne, carezzando i capelli rossi di Ginny «Voglio portarti via» Sbotta improvvisamente.
 
«Via? E dove?»
 
«Via. Un pomeriggio tutto per noi, dove vuoi, magari nella Londra Babbana oppure a Parigi o in Italia! Dove vuoi, tu scegli e io troverò il modo d’accontentarti» L’afferma tutto d’un fiato, innamorato e imbarazzato, ma impulsivo quanto un James Potter che chiede l’ennesimo appuntamento ad una Lily Evans. Harry ignora il brusio attorno a sé e Ginny, fingendo di non notare quanto si sia popolata quella gelateria di Diagon Alley grazie della presenza del Prescelto. Ginny, non meno infastidita di lui a causa di quelle ipocrite attenzioni – come le definisce lei – rivolte a loro, si addolcisce ancora di più alla proposta del ragazzo, incontrando la mano di Harry con la propria.
 
«Sai che ho appuntamento con Luna»
 
«Luna non si offenderà, starà con Hermione»
 
Ginny si lascia sfuggire un sorriso divertito «Immagini Hermione e… Luna!» Esclama d’improvviso, alzando il tono di voce e proiettando lo sguardo su una figura alle spalle di Harry.
 
«Sì, Luna… parlavo… ahi» Piagnucola Potter, poiché la fidanzatina gli ha appena pestato un piede.
 
«Mi dispiace essere in anticipo, Ginny» Afferma una voce ovattata, che pare essere estraniata dal mondo e Harry, finalmente, comprende che alle sue spalle c’è proprio Luna Lovegood, con i suoi lunghi capelli, di quel biondo sporco che sembra star bene soltanto a lei, con quegli orecchini a ravanello e la collana di tappi.
 
«Ma no, Luna. Hai fatto benissimo» Tenta Ginny, alzandosi per salutare l’amica «Che bello rivederti!»
 
«Oh, anche per me» Aggiunge frettolosamente Harry, mentendo spudoratamente.
 
«Anch’io sono felice di vedervi» Prosegue Luna, abbracciando Ginny «Ma l’ho capito, che avrei dovuto arrivare più tardi» Completa, denunciando ancora una volta quel suo acume, etichettato da Harry come fastidioso vizio di sbatterti in faccia le verità imbarazzanti.
 
«Luna! Harry! Ginny!»
 
«Wow, Seamus, hai fatto l’appello» Scherza Dean «Ciao, ragazzi!»
 
«A quanto pare, ci siamo proprio tutti!»
 
«Neville!» Esclama allegra Ginny, disinteressandosi degli altri venuti. Inutile dire quanto, improvvisamente, Neville infastidisca il figlioccio di Sirius Black.
 

****

 
«L’hai capito»
 
«Voglio che sia tu a dirmelo»
 
Si gratta il capo Fred, tentando invano di dissimulare imbarazzo e tensione «Non rendere le cose più complicate»
 
«Non devo rendere… oh! Oh!» Esclama nervosa Hermione, incapace di contenere la rabbia «Ma possibile che combiniate tutti disastri? Io non voglio Ron con il tuo stupido carattere!» Sbotta.
 
«Ma vedi, devi capire… cosa?» Stordito, s’interrompe «Hai detto il mio carattere?»
 
«Sì! Come abbia fatto a non capirlo subito rimane un mistero» Prosegue la Granger, apparentemente arrabbiata anche con se stessa «Quello stupidissimo scherzo vi ha scambiato le personalità, non è così? O comunque vi ha influenzati. Per questo Ron a tratti sembra te!»
 
E lui ride. Ride felice e appagato «Sì! Esatto! Le personalità, alle volte io sono io e alle volte sono Ron, e così anche lui» Lei annuisce e Ron, rinvigorito dalla piega presa dalla discussione, prosegue illuminato «È anche per questo che Ron tenta di stare lontano da te»
 
«La magia non è contagiosa» Ripete seccata.
 
«No, non è questo» Le circonda le spalle con un braccio, imitando volutamente Fred «Vedi, lui teme che tu possa innamorarti di me»
 
«Io non mi innamorerei mai di te» Asserisce convinta Hermione e nello stomaco di Ron qualcosa fa una capriola.
 
«Beh, ma sai com’è insicuro lui, sai… lui con la mia fantastica…» Insopportabile, corregge Ron mentalmente «…Personalità potrebbe piacerti di più o almeno così pensa lui»
 
«Quindi è meglio se mi mostro meno coinvolta, dici?»
 
«Sì! Brava! Meglio se non lo baci e non l’abbracci fino a quando questa storia non è finita!»
 
«Ne parlerò con lui» Riflette «Ma credo sia una buona idea» E l’afferma stranita, stranita d’aver trovato “buona” un’idea di Fred. E il Fred in questione, manco a dirlo, sprizza gioia da tutti i pori.
 

****

 
Il tavolo della gelateria, ormai, è stato etichettato da passanti e clienti come il “tavolo delle celebrità”. Harry Potter, che è il Prescelto, Ginny, che è la sua compagna, e ben quattro elementi dell’Esercito di Silente. Ma quando a fare il loro ingresso sono gli altri due componenti del Trio e i gemelli Weasley, i più assetati di notizie aguzzano persino il sesto senso; Rita Skeeter, impegnata a seguire i succulenti processi di Lucius Malfoy e Antonin Dolohov, avrà tempo e modo per mangiarsi le mani.
Si abbracciano, s’interessano l’un l’altro i ragazzi, mentre qualcuno s’interessa di capire dove sia finito Jordan.
 
«Doveva aiutare il padre» Chiarisce spiccio Ron e nessuno pone altre domande.
 
«Harry Potter» Esordisce una voce maschile ed adulta, estranea al gruppo; una voce che cattura l’attenzione di tutti, improvvisamente ammutoliti dinanzi quell’autorevole figura.
 
«Signor Gamp…» Deglutisce Harry «…È un onore, un vero onore» E gli altri annuiscono alle parole di Harry. Fred e Dean sono letteralmente in trance e Gamp sorride lusingato.
 
«Ragazzi, suvvia, l’onore è mio, assolutamente mio»
 
«Suo? Miseriaccia, lei è il Capo Auror, il nuovo Capo Auror! Lei… lei ha catturato Dolohov!»
 
«Wow! Questo non lo sapevo» S’accoda Seamus a Fred, un Fred decisamente poco “freddoso”.
 
«Mi lusinga la sua ammirazione, Signor Weasley» Concede l’uomo a Fred «E la vostra, ovviamente» Aggiunge osservando gli altri «Ma sono qui per un motivo: terminata l’estate e i processi, il mio Dipartimento avrà bisogno di giovani coraggiosi e leali, spero…» E lo sguardo si posa su Harry e poi su Ron e Hermione «…Che vogliate essere dei nostri»
 
Trascorrono alcuni istanti di blackout: nessuno dei ragazzi osa parlare. Fred e Harry deglutiscono sonoramente, indecisi se ridere o piangere dalla gioia. Neville boccheggia, stordito e come lui anche Dean e Seamus. Hermione e Ginny si scambiano occhiate incerte, quasi come se non credessero ai loro occhi ed alle loro orecchie. Gli unici apparentemente colpiti ma fondamentalmente indifferenti sono George e Ron. Tra tutti, l’unica del tutto disinteressata appare essere Luna, che, terminata la ricerca di pallini invisibili gonfianti all’interno della sua coppa gelato, indirizza quello sguardo chiaro e vacuo a Gamp.
 
«I miei amici sono molto felici, Signore, ma sono solo troppo…» Li osserva, i suoi amici «…Scioccati, credo, per dirlo»
 
«Ma che signorina intraprendente! Lei deve essere Miss Lovegood, dico bene?»
 
Ma Luna non contraccambia la risata spontanea dell’uomo, semmai si stringe nelle spalle, confusa «Sì… credo di sì»
 
«Signore» S’intromette finalmente Harry, ponendo fine a quell’assurdo dialogo «Noi… noi, ecco, non abbiamo il diploma»
 
«È vero, Signore, non l’abbiamo, nessuno di noi si è diplomato l’anno scorso» Aggiunge, sconsolato, Dean.
 
«Non ha alcuna importanza. Il mio Dipartimento è ben felice d’accogliere tutti i maggiorenni che hanno combattuto la seconda guerra magica, con o senza diploma»
 

****

 
La giornata è trascorsa commentando l’inaspettata proposta del Capo Auror. È come se un Malocchio t’avesse detto: ehi, tu, vieni che diventi Auror!, ha ripetuto tutta la sera Fred, sotto lo sguardo sospettoso dei genitori e di Ginny, cosa che ha costretto lo stesso Fred a rivelare alla famiglia la falsa verità detta a Hermione, finendo per fare quasi affogare Ron.
 
«Quindi te l’ha detto» Afferma Ron verso Hermione, quand’ormai è passata la mezzanotte e quasi tutti sono nelle loro stanze. I due, invece, hanno preferito trattenersi in cucina.
 
«Sì, avresti dovuto dirmelo tu, Ron» Ron ghigna, facendo alzare gli occhi al cielo a Hermione «Quel ghigno sulla tua faccia ci sta davvero male»
 
«Non ho ghignato!»
 
«Invece sì!» Scherza anche lei, avvicinandosi.
 
«Fred ti ha detto di starmi alla larga, ti stai avvicinando troppo, Miss Granger»
 
E quel tono schernitore, quelle parole che non sono assolutamente da Ron, fanno arrossire Hermione, che, come scottatasi dalla ricerca d’un contatto, s’allontana immediatamente «Hai ragione» Non lo guarda «Ma lo faccio per te, a me di Fred non importa niente»
 
E Ron ghigna, di nuovo «Lo so, ma sai come sono» Recita, riferendo le parole che il vero Ron gli ha intimato di dire a Hermione «Non voglio iniziare a pensare che ti piaccio perché sembro lui» Tace, guardandola. Lei, annuendo, si limita ad andare via dalla cucina. È buffo, ma un lato di Fred si professa profondamente offeso dall’intraprendenza di Ron. Il fratellino è riuscito davvero a tenere la propria ragazza alla larga da lui: touché.







 


Angolo Autrice:

Il Capo Auror, Gamp, è un personaggio di mia invenzione, perché non so chi sia l'effettivo Capo Auror nel dopoguerra. Ad ogni modo, il cognome "Gamp" è preso dall'albero genealogico dei Black. A questo proposito, aggiungo che, in seguito all'indicazione di fri rapace (che ringrazio!), ho preso atto che il Capo Auror durante la seconda guerra magica era Gawain Robards. Ad ogni modo, non avendo trovato notizie sulla permanenza di Robards anche nel dopoguerra, ho considerato plausibile l'ipotesi che la carica di Capo Auror venisse affidata ad un mago diverso da colui che ha diretto il Dipartimento durante la guerra, dato che, da quel che ci risulta, Robars non faceva parte dell'Ordine e non ostacolava Voldemort, altrimenti, suppongo, sarebbe morto come Rufus Scrimgeour.
Riguardo a Luna, mi scuso davvero se è apparsa OOC, ma non ho mai scritto di lei, credo, e mi riesce estremamente difficile, perché è veramente un personaggio complicatissimo. Spero, comunque, d'averla resa accettabile!
Alla prossima :)

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Capitolo VI


 

Basta veramente poco per combinare un disastro.
Nel momento esatto in cui la partita sembra equilibrata, ecco che un nuovo giocatore si siede al tavolo.
Gioco pulito, intimano anche a lui. Ma il nuovo giocatore vuole solo vincere.
Gioco pulito? Non è mica una regola.

 


 

«Da questa parte, svelti»
 
«Pomona, potresti far sparire questa rampicante?»
 
«Signor Smith, non è il momento, ora, di narrare le sue gesta»
 
Zacharias, sobbalzando al rimprovero della McGranitt, congeda con amarezza i propri fan, riprendendo ad aiutare Ernie, Padma e Susan, intenti a ripulire dalle macerie l’aula di Trasfigurazione.
Hogwarts, dapprima culla degli studi e poi palcoscenico di una guerra, è ora il luogo più affollato della Gran Bretagna magica. Dalle prime luci dell’alba sino allo scoccare della mezzanotte, il Castello è letteralmente invaso da studenti, adulti ed anziani che s’affaccendano per renderlo nuovamente vivibile. Da una settimana a questa parte, anche il celebre trio e la famiglia Weasley si sono uniti alla ricostruzione. Fred e George raggiungono gli altri solo dopo cena o nel finesettimana, essendo impegnati col negozio. Charlie, invece, sembra aver trovato un validissimo motivo per prendersi una meritata pausa dalla Romania, voci indiscrete raccontano che il motivo si chiami Cho Chang. A queste voci, inutile anche riportarlo, il Prescelto ha rischiato di soffocare con una Caramella Mou e Ginny ha inavvertitamente bruciacchiato i capelli di Charlie, giudicato dalla irascibile sorella colpevole d’avere, in fatto di donne, gusti persino più abominevoli di Bill, il quale, più occupato di altri, è quasi irrintracciabile tra moglie, lavoro e suoceri.
Ma, e su questo non c’è alcun dubbio, il personaggio più chiacchierato in quella scuola da ricostruire è Ronald Weasley, che ormai un po’ tutti, indipendentemente dalla Casa d’appartenenza, chiamano Il Re, sicuramente in memoria di vecchi e amorevoli cori, ma soprattutto perché, in taluni momenti, Ron diviene stranamente l’anima del gruppo: il più spassoso, il più instancabile e il più geloso.
 
«Devi smetterla, Fred» Afferma stizzito Harry, profittando d’essere solo con Ron.
 
«Smetterla di fare che?» Ribatte l’altro confuso, scarabocchiando su un foglietto di pergamena.
 
«Di essere troppo Fred!» Sbuffa Harry «Insomma… Il Re?! Sei impazzito? Tu non sei tu, mettitelo in testa e Ron non è così»
 
«Calmati, Ronnie ha solo da guadagnarci da questa storia. E poi sono stufo di fare il deficiente»
 
«Ron non è deficiente»
 
«Punti di vista» Afferma Fred ghignando «Senti, lui ha detto o no alla fidanzatina che ci siamo scambiati le personalità? Sì» Risponde anche, impedendo all’altro di parlare «Quindi posso fare quello che mi pare»
 
«Datti una regolata lo stesso» Insiste il ragazzo, sistemandosi gli occhiali «Senti, George mi ha detto che l’antidoto è quasi pronto, è vero?»
 
«Verissimo, manca solo un ingrediente» Afferma spiccio, rimettendo il foglietto in tasca. Torna a sorridere sghembo verso Harry «Ora scusami, Harry, ma la mia amorevole fidanzatina mi attende!» Si congeda, ridendo alla smorfia di disappunto comparsa sul volto del Prescelto. Non impiega molto tempo a trovare Hermione. Immaginava di trovarla . Fermo sull’uscio della biblioteca, osserva la ragazza spolverare con amore – ipotizza rabbrividendo – i vari tomi cascati dallo scaffale di Storia delle prime tribù celtiche versate nelle arti magiche – roba completamente inutile, aggiunge mentalmente, inorridendo ancora di più, se possibile.
 
«Ne hai ancora per molto?» Le chiede quando le è vicino, sovrastando il chiacchiericcio degli altri ragazzi intenti a ripulire, riordinare e catalogare volumi.
 
«Ehi, non ti avevo visto» Sentenzia lei sorridendo, mostrando quel volto allegro e quella crocchia disordinata.
 
«Vieni a fare un giro?»
 
«Non posso, Ron» Ribatte, indicandogli tutti i tomi ancora sul tavolo «C’è tantissimo lavoro da fare… anzi» Gli sorride in un modo quasi sadico «Aiutami, così mi sbrigo prima. Ho promesso a tua madre di farle compagnia»
 
«Compagnia per cosa?»
 
«Deve andare dal papà di Luna, deve restituirgli una teiera e non vuole andarci sola, dice che il Signor Lovegood è troppo strampalato per i suoi gusti» Recita sbrigativa, passando a spolverare un altro tomo, di dimensioni decisamente grosse.
 
«Capito» Afferma lui, limitandosi ad osservarla, fingendo d’aver iniziato a spolverare un libro. È buffo, sono passate quasi due settimane da quando il videoregistratore l’ha incastrato nel corpo di suo fratello, eppure, non di rado, a Fred sembra di condividere le giornate con quella puntigliosa strega da molto più tempo. Alle volte, non comprende perché senta davvero il bisogno di stringerla a sé e, in questo senso, è spaventoso il moto di gelosia che lo assale sul serio, quando un qualsiasi essere di sesso maschile le si avvicina con intenzioni similmente maliziose. In quei momenti, ripete a se stesso che no, è assolutamente fuori discussione che a Fred Weasley possa interessare la Granger. Anche perché, riflette, se così fosse, avrebbe un bel problema. Ma Fred è sempre stato versato nell’arte del pensa e dimentica, motivo per cui è praticamente impossibile accorgersi di questa montagna di dubbi, dubbi a cui lui stesso rifiuta attenzioni.
 
«C’è Lavanda, hai visto?» Afferma d’improvviso Hermione, indicando a Ron una ragazza appena entrata in compagnia di Calì.
 
«Chi?» E si volta lui, osservando quella giovane che un tempo, è evidente, doveva essere stata molto graziosa.
 
«Come chi? Lavanda, Ron, ci sta anche salutando» Asserisce stranita, ricambiando il saluto della Grifondoro. Saluto contraccambiato anche da Ron, che fruga disperatamente nella memoria, alla ricerca di una Lavanda da affiancare al fratello.
 
«Ha avuto lo stesso trattamento di Bill» Riflette a voce alta, alludendo alle cicatrici che le sporcano il giovane viso. Nel mentre, tenta di ricordare cosa diamine c’entri quella ragazzina con suo fratello.
 
«Mi è dispiaciuto tanto. Quando l’abbiamo vista per la prima volta, al San Mungo, quasi mi era impossibile riconoscerla» Sibila Hermione, sofferente.
 
«Eh… sì… quasi non si riconosceva» Ammette Ron in difficoltà, lanciando un’altra occhiata a Lavanda, la quale, forse male interpretando tutti quegli sguardi, rivolge al ragazzo un sorriso – a parere di Fred – zuccheroso «Zuccheroso… Ron-Ron… ma sì!»
 
«Ma che stai blaterando?»
 
«No, niente. Comunque, hai finito? Questo posto mi opprime!»
 
«Merlino! Ci risiamo, ora esce fuori il Fred che è in te» Si lagna Hermione.
 
«Visto che la metti così…» Sibila Ron, rinfrancato dall’aver inquadrato la situazione e ricordato chi sia quella Lavanda «…Via di qui, Granger!»

Le ammicca e, senza darle tempo di ribattere, l’ha già afferrata con forza e trascinata via dalla biblioteca. Quando è troppo, è troppo.
 

****

 
«George, a che punto sei?»
 
«Quasi pronto» Risponde a Fred, mentre mescola in senso antiorario un intruglio violaceo, chiuso nel magazzino dei Tiri Vispi «Manca un solo ingrediente, ci sta lavorando Fred»
 
Annuisce Ron, ancora ingabbiato nel corpo del fratello maggiore «Ma almeno immaginate quale possa essere?»
 
«Qualche idea l’abbiamo, Fred ha portato la pergamena con il procedimento con sé, sono sicuro che tornerà con la soluzione» Abbozza un sorriso verso il fratellino «Tranquillo, Ron, è solo questione di ore. Neanche noi reggiamo più questa storia»
 
«Noi? Guarda che tu hai il tuo bel corpo» Sbraita.
 
«Sì. Il mio bel corpo e niente Fred. Se permetti, sto peggio di te»
 
Ron non perde tempo a ribattere, il rapporto di quei due è qualcosa a metà tra l’assurdo e il sacro, dunque preferisce biascicare qualche insulto a denti stretti ed uscire dal magazzino, raggiungendo la commessa indaffarata con i clienti, fingendo di non ricordare quanta sia la voglia d’essere altrove, con Hermione e Harry, progettando il modo giusto di presentarsi al Capo Auror e dire: signore, siamo dei vostri.
 

****

 
«Dai, cos’aspetti?»
 
«Ron, sai che adoro avere i piedi ben piantati a terra»
 
Ron ghigna, senza ritrarre la mano destra, tesa verso Hermione. Lui è a cavalcioni su un vecchio manico preso in prestito dalla scuola. Sono nei giardini che circondano Hogwarts. Il campo di Quidditch, purtroppo, non è ancora stato ricostruito.
 
«No, ti ho detto no» Ribatte Hermione, portando le braccia conserte «Insomma, non ti è mai saltato in mente di chiedermi di volare con te!»
 
«Beh, considera che è quello scemo di Fred a parlare, ora» Afferma scherzoso «Fidati di me»
 
Lo osserva e, forse guidata da quell’ultima frase, che le sembrava tanto una richiesta, afferra timidamente la mano di Ron. Lui, colpito dalla fiducia appena accordatagli, le regala un sorriso smagliante. Con abili gesti, l’aiuta a salire, facendola posizionare dinanzi a lui, così da circondarle la vita con il braccio sinistro, mentre il destro è destinato alla guida spericolata di quel logoro attrezzo.
 
«Tranquilla, Hermione» Le sussurra all’orecchio «Questo manico è vecchio, andrà più lento di quanto immagini»
 
Arrossisce lei, inspiegabilmente, quando avverte la vicinanza di lui e il suo respiro sul proprio collo. Non si era mai comportato così con lei: mai tanto sicuro di sé, mai tanto consapevole di cosa volesse e come lo volesse. Forse, inizia a pensare la strega, è così diverso solo perché influenzato dalla personalità del fratello maggiore.
 
«Perché mi fai stare davanti?»
 
«Perché solo così ti renderai conto di quanto sia fantastico volare!» Afferma con semplicità e, senza darle tempo di porre altre domande, solleva il manico da terra. Hermione, non appena si librano, s’irrigidisce contro il torace del ragazzo, serrando le mani sul manico in legno, in un disperato tentativo di sentirti ancorata a qualcosa di tangibile, di terreno. Ron, a quell’atteggiamento, sorride divertito e, senza preavviso, dà maggiore energia al volo, lasciando che la vecchia scopa si libri ed acceleri, nei limiti delle possibilità.
Trascorrono solo pochi istanti e la ragazza, finalmente, lanciando un urlo, trova il coraggio di riaprire gli occhi e rilassarsi, osservando tutto ciò che è sotto di lei e poi sopra e poi intorno… è una sensazione straordinaria, riflette, essere lontani dal suolo, in compagnia di Ron.
 
«Ti piace?» Le urla lui, tentando di sovrastare il fischio del vento.
 
«Sì!» Risponde lei entusiasta.
 
«Reggiti forte!» Le ultime parole famose. Ma, signori, è pur sempre Fred Weasley.
 

****

 
«Il filtro è pronto!»
 
Annuncia George, il giorno dopo, a Ron e Fred, entrambi alla Tana. Sono soltanto le otto del mattino e per i gemelli sarebbe giorno festivo, ma l’entusiasmo di poter finalmente mettere fine a quell’assurda situazione è più forte di tutto. Harry, sveglio assieme agli altri due, sorride gongolante.
 
«Wow! Fred, allora hai davvero lavorato ieri!»
 
«Sì» Ammette placidamente Fred, ricordando poi l’intero pomeriggio passato in compagnia di Hermione «Tutto il giorno» Precisa mentendo, beccandosi uno sguardo torvo da Harry.
 
«Bene, ragazzi, alla vostra salute!» Afferma eccitato George, porgendo a Fred e Ron due bicchieri con all’interno una pozione blu intenso.
 
I due in questione, scambiandosi uno sguardo d’intesa, ingurgitano la poltiglia. Ed è sotto gli sguardi esterrefatti di George e Harry che i corpi di Fred e Ron cascano a terra come involucri vacanti, accasciandosi su se stessi. George deglutisce. Harry impallidisce. Nessuno dei due corpi sembra reagire, fino a quando, dopo esattamente quarantadue secondi, una sorta d’alone argenteo s’infrange nel corpo di Ron e, contemporaneamente, un alone gemello svanisce nel corpo di Fred. Altri sette secondi e i due corpi tornano alla vita. S’alzano in piedi costernati i due ragazzi, osservandosi a vicenda.
 
«Sono io!» Esclamano assieme. George e Harry, respirando di nuovo, esultano. Strano ma vero, questa surreale storia sembrerebbe finita.
 

****

 
«Hermione, cara, ti spiacerebbe passare a riordinare la camera di Fred e George?»
 
«No, Signora Weasley» Risponde Hermione, lasciando a Ginny gli altri indumenti da piegare.
 
Molly le sorride calorosa, ringraziandola per la cortesia e la ragazza, senza perdere altro tempo, ignara di quanto sia successo soltanto un’ora prima proprio in quella camera, entra nella stanza dei gemelli. È una stanzetta piuttosto piccola, ma piena zeppa di cianfrusaglie, di pergamene con miriadi di procedimenti e di… calderoni di piccola misura? Il sopracciglio destro dell’ex Prefetto scatta immediatamente verso l’alto, insospettita da quei cinque – ben cinque – calderoni e quelle, ad occhio e croce, tredici o quindici fialette piene di miscugli strani.
 
«Ma cos’hanno combinato quei due matti?» Si chiede lei, dimentica dei letti da mettere in ordine «Sarà per quella storia delle personalità, cercavano un antidoto» Conviene con se stessa.
 
Improvvisamente, però, vagando in quella stanzetta, raccogliendo qualche fialetta e riponendola sulla scrivania, viene attratta da un contenitore particolare, che è a terra, ai piedi del letto di George; è piccolo rispetto agli altri, in plastica e non in vetro, rettangolare e sottile, quasi una fiaschetta in miniatura. Ormai vicina all’oggetto, si china sulle ginocchia, acciuffandolo con la destra. Lo guarda sospettosa, all’interno la poltiglia è di un bianco perla molto intenso e, ad essere onesti, anche molto bello.
Senza pensarci due volte, complice la curiosità, lo schiude, annusando la pozione. Deglutisce, stordita da quel forte odore di peonia. Peonia. Buffo, si dice, è una scelta singolare. È proprio il suo fiore preferito.
 
«Hermione, cosa ci fai qui?» George, stranito «Cos’hai in mano?» Sempre George, questa volta preoccupato.
 
«Peonia. È un bel profumo» Decreta lei, alzandosi da terra e voltandosi verso George. Senza un perché, mentre il gemello in questione sbianca, lei beve tutto il contenuto della fiaschetta in miniatura.
 
«Oh, no! Non berla! Non tutta!» Farnetica George, mentre le si fionda addosso, strappando quella fiala dalle mani della ragazza. Peccato che sia troppo tardi. La pozione è ormai stata ingoiata tutta «Come ti senti?» Le chiede, gettando via il contenitore vuoto.
 
«Bene, credo» Lo tranquillizza Hermione, poggiando le mani sulle spalle del ragazzo «Lo vuoi sapere un segreto?»
 
«Sicura di stare bene?» Ribatte lui, poggiando le proprie mani su quelle della giovane, al fine di tenerle lontane da lui.
 
«Sì, te l’ho detto» Insiste, artigliando la stoffa che copre le spalle altrui «Ma il segreto lo vuoi sapere?»
 
«Se proprio insisti…» Biascica.
 
«C’è un fratello di Ron che mi è sempre piaciuto. Indovini quale?»
 
La punta di malizia che accompagna quelle strambe parole inebetisce completamente George. Non ha tempo lui di ribattere né di sottrarsi, poiché Hermione, velocissima, pone fine alle distanze tra loro. Quando Ron, tornato in sé, entra nella camera dei gemelli, non si sarebbe mai aspettato di trovare Hermione avvinghiata a George, intenta a baciarlo.









Angolo Autrice:

Salve! L'aggiornamento arriva in ritardo, ne sono consapevole, ma purtroppo, dopo aver perso il file originale, questa storia sta risultando molto complessa da scrivere e, a tratti, non mi convince per niente. Motivo per cui non posso assicurare un ritmo costante, ma mi sto impegnando al massimo per terminarla.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che mi accompagnano con delle fantastiche recensioni, chi ha inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite e chi legge semplicemente.
Spero sul serio d'essere sempre all'altezza delle vostre aspettative!
In questo capitolo, come avete visto, molti equilibri sono stati stravolti, man mano vengono ripresi dettagli di altri capitoli e ne vengono inseriti altri, che verranno ripresi più avanti.
L'accenno all'interesse di Charlie per Cho è ispirato alla mia raccolta di flashfic "Ci sono due ragazzi morti".
Un appunto su Lavanda: dai libri sappiamo che viene aggredita da Greyback, ma non abbiamo notizie sulla sua sopravvivenza o meno, ho supposto che avesse lo stesso destino di Bill, quindi viva, non trasformata, ma sfigurata.


 

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Capitolo VII



L’equivoco è sempre dietro l’angolo.
Peccato che, alle volte, anziché risolversi in una bolla di sapone,
sia la scintilla che aziona la novità.


 

 

Sono ormai trascorse due settimane dal fattaccio e la situazione non potrebbe dirsi più complessa. Due settimane in cui Hermione e Ron non si sono affatto rivolti la parola, non per volere della ragazza ovviamente. Il muro l’ha eretto Ron. Un Ron geloso marcio e più rabbioso che mai, che avrebbe volentieri spaccato il naso al gemello e strattonato la fidanzata con forza, ma che si è limitato ad una sfuriata, di quelle peggiori, che l’ha messo completamente a nudo, rivelando delle insicurezze che, si sa, sono dure a morire. Così ha letteralmente vomitato la verità a Hermione, rivelandole dello scambio tra lui e Fred, riuscendo persino a farla sentire in colpa, perché a lei, un po’, quell’atteggiamento risoluto, che pensava acquisisse Ron a causa della personalità di Fred, è piaciuto.
 
 
«Sono io che dovrei infuriarmi con te, mi hai mentito! Dirmi tutte quelle sciocchezze! Se mi avessi detto direttamente che vi eravate scambiati, io…»
 
«Tu cosa? Eh? Cos’avresti fatto? Non avresti riso alle battute di Fred? Non ci avresti volato insieme? Oh, inutile che fate quella faccia tu e questo demente di George! Ma credete davvero che sia rimbambito? E comunque non mi importa un fico secco di nessuna spiegazione, la verità è che vi ho beccati a pomiciare, ecco qual è!»
 
«Dacci un taglio, Ron. Te l’ha spiegato, te l’ho spiegato, è stata colpa di un filtro»
 
«Certo! Perché per puro caso la mia ragazza trova nella tua stanza un filtro, lo beve – nonostante Hermione sia l’ultima persona al mondo che beve o mangia roba che non conosce – e, sempre per caso, in quel momento entri tu, che vieni aggredito da lei, in modo brutale, eh! Ti bacia!»
 
«Ron! Ti prego… lo so che sembra assurdo, ma è andata così. Ti prego…»
 
 
In quell’occasione George si è lasciato andare ad una confessione alquanto disarmante: il filtro era per Hermione, studiato ad arte per attrarre lei e soggiogarla. Non un filtro d’amore di quelli classici, ma un semplice alterato creato dallo stesso George, il quale ha ripetuto più volte d’essere stato lui stesso preda di una sorta di raptus, che lo controllava a intervalli irregolari, costringendolo a bramare la fidanzata del fratello minore.
 
 
«Ti piace la mia ragazza?»
 
«No! No! Non gli piaccio! Sarà qualche magia venuta male… oh, Ron, calmati!»
 
«No che non mi calmo. Io gli spacco la faccia»
 
«Spaccamela pure, tanto non cambia niente»
 
«E me lo dici così? Come se fosse una cosa normale?»
 
«Cosa succede qui?»
 
«Benone! È arrivato anche l’altro traditore. Succede che sei arrivato tardi con Hermione, Fred. George è stato più veloce di te»
 
 
Una discussione durata più di due o tre ore, con l’intervento di tutti, Molly compresa, la quale è finalmente venuta a conoscenza dell’intera situazione. Peccato che anziché mettere pace tra tutti, abbia calmato i propri figli ed invitato Hermione a tornare quando le acque si sarebbero calmate, accusandola implicitamente d’aver seminato zizzania tra i figli. Dopotutto, non è nuova mamma Weasley a certi sospetti nei confronti della strega, già in occasione del Ballo del Ceppo e pettegolezzi annessi l’ha guardata con sospetto.
Hermione non ha potuto far altro che andare via, in lacrime, raggiunta il giorno seguente da Harry e Ginny, vogliosi di tenerle compagnia e aggiornarla sulla situazione. Ma i giorni seguenti Hermione ha preferito non incontrare né Harry, né Ginny, né nessun altro. Avrebbe voluto la sola compagnia di Ron, chiarirsi e spiegare, ma lui, da perfetto cocciuto, si è negato ogni volta.

È nel piccolo giardino di casa propria Hermione, quando un giovane ragazzo dai capelli rossi e abiti Babbani bussa al campanello. Per un attimo, un fugace attimo, alla giovane sembra di vedere Ron.
 
«Cosa vuoi?»
 
«Non mi fai neanche entrare?»
 
Suo malgrado, la strega apre in cancelletto in ferro, lasciando che George entri, indirizzandole un cenno di gratitudine. Trascorrono alcuni istanti di feroce imbarazzo. Lei non ha affatto dimenticato la “dichiarazione” del mago e lui altrettanto.
 
«So che non vuoi vedere nessuno fino a quando Ron non si deciderà a parlarti»
 
«Appunto» Afferma lei seccamente.
 
«Una sorta di sciopero, ingegnoso» Continua il ragazzo, per nulla intimorito dall’atteggiamento dell’altra «Ma io e te dobbiamo parlare, e lo sai anche tu»
 
«Devo comprare il tostapane nuovo a mia madre, ieri l’ho rotto accidentalmente. Mi accompagni?»
 
È chiaro che George non abbia idea di cosa sia il tostapane e dove vada acquistato, ma rintracciando in quelle parole una possibilità si affretta ad annuire, anticipandola fuori dal giardino, ritrovandosi nuovamente sul marciapiede di quel viale che, è palese, emana Babbanosità da tutti i pori. S’incamminano, lei in silenzio e lui che, mostrando una bella espressione rilassata e soddisfatta, inizia a parlarle.
 
«Puoi non credermi, ma mi dispiace per te e Ron. E mi dispiace per il filtro, io sono stato un completo idiota, non avrei mai dovuto lavorarci»
 
«Quello che non capisco, George, è perché. Non è da te!»
 
«Cosa? Prendersi una sbandata per la gemella di Percy?!»
 
Arrossisce lei, un po’ infastidita da quella battutaccia, ma scuote il capo «No. Inventare un filtro per conquistare una ragazza. Non è proprio da te»
 
«E cosa sarebbe da me?» Chiede curioso e malizioso, improvvisamente stimolato dalla presunzione di Hermione, convinta di conoscerlo abbastanza da immaginarne l’approccio con le ragazze.
 
«Dirglielo e basta oppure agire. Non lo so, ma certo tu e Fred non siete tipi da mezzucci come filtri. Lo ricordo ancora, Fred che invita Angelina al Ballo davanti all’intera Sala Comune»
 
Lui sorride divertito «Ci osservi parecchio, Hermione! Mi lusinga»
 
«Spiritoso! Non mi hai ancora risposto, però»
 
«Non ero in me, questo è il punto. Quella storia dei film Babbani, che ha scambiato i corpi di Fred e Ron, ha fatto anche scattare qualcosa in me nei tuoi confronti. Io non lo controllavo, l’impulso verso di te e né volevo cedere, perché sei la ragazza di mio fratello»
 
«Ero vorrai dire. Ron mi ha lasciata» Corregge incupita, entrando nel minimarket, trascinandosi George affinché non s’incastri nelle porte scorrevoli.
 
«Gli passerà» Afferma con tono quasi nervoso «Comunque io ho preso l’antidoto, l’ho trovato, quindi puoi stare tranquilla, non ti salterò più addosso!»
 
«Ah, bene. Dobbiamo ritenerci persino fortunati, immagino, che quella robaccia tua e di Fred non ti abbia fatto prendere una cotta per tua sorella!»
 
Lui accenna un sorriso ben poco convinto, ma Hermione, occupata a cercare il reparto del tostapane, non se ne avvede. Difatti George non dice proprio tutta la verità alla ragazza. Ad esempio, non le rivela che no, non avrebbe mai potuto prendersi una sbandata per la sorella, perché quel marchingegno non ha affatto creato l’infatuazione, l’ha solo risvegliata. E George, a Fred e solo a Fred è noto, è da quando ha conosciuto meglio Hermione, in occasione dell’estate nella dimora Black, che avverte un’attrazione nei suoi confronti. Un’attrazione mai dichiarata, certo, ma che, a onor di chiarezza, non gli ha mai impedito di infatuarsi anche di altre ragazze. Un interesse che è stato lì, a disturbare di tanto in tanto e mai in modo appariscente, almeno fino a questo momento.
 

****

 
«Perché non vuoi parlarle? Lei non c’entra niente»
 
«Invece c’entra. C’entra» Ripete Ron, stritolando una sporca teglia d’alluminio tra le mani.
 
«C’è qualcosa che non mi hai detto?» Harry, improvvisamente sospettoso. D’accordo che Ron sia impulsivo e suscettibile, ma due settimane di continuo rifiuto sono troppe anche per lui.
 
Ron, dal canto suo, arrossisce alla perspicacia dell’amico. Indirizza lo sguardo alla porta della propria camera, assicurandosi sia chiusa «Quando… quando Fred era me… ecco, io li ho sentiti parlare delle volte»
 
«Fred e Hermione?»
 
Annuisce, assumendo un’aria ancora più arrabbiata «Lei rideva sempre quando lui era lui. Una volta le è persino scappato che non mi trovava tanto male con quell’aria malandrina, anche se dopo aggiunse che non l’avrebbe sopportata per molto. E poi… poi vedevo come lo guardava…»
 
«Come ti guardava. Ron, quello per Hermione eri tu!»
 
«No, Harry, come lo guardava in tutti i sensi. Perché quell’aria persa, quando Fred era se stesso, io non gliel’ho mai vista, non quando guardava me. Senza contare che l’ho beccata diverse volte a lanciare occhiate a me, che credeva fossi Fred… io… non ci vuole un genio, Harry»
 
Tace Harry, pensoso. Osserva l’amico, sino poi ad assumere un’aria risoluta «Non è impossibile che Hermione o Ginny…» Deglutisce «…Possano conoscere qualcuno che le interessi. Ma non per questo noi ci arrendiamo. Sei innamorato di lei e credi che stia sviluppando un interesse per tuo fratello. È da pazzi secondo me, ma d’accordo, fingiamo sia come pensi tu! Non aspettare di perderla, se davvero pensi quello che hai detto, va’ da lei, ora, e riprenditela»
 
S’acciglia Ron, ammirato e confuso dal discorso dell’altro «Da quando sei così esperto?»
 
«Ehm…» È il Prescelto ad arrossire ora «…A dire il vero sono parole di tuo fratello Charlie, ci siamo trovati a parlare di ragazze e io… beh, io gli ho detto che ho paura di perderla, Ginny. Che spunti un altro e se la porti via»
 
Non servono altre parole. Se l’ha detto Charlie, riflette Ron, bisogna fidarsi. È per questo che si Smaterializza, voglioso di affrontare Hermione dopo ben due settimane di silenzio.
 

****

 
«No, non è stato Ernie, è stato Terry a far esplodere il divano dei Serpeverde. Sembra che Zabini avesse insultato i Corvonero»
 
«È comunque un grande, chiunque sia stato!»
 
«Io non credo affatto» Hermione, severa «Stiamo impiegando tempo ed energie per ricostruire il Castello, il comportamento di Terry è stato infantile e basta. Avrebbe dovuto ignorare Zabini o, al massimo, rispondergli verbalmente»
 
«Te l’hanno mai detto che hai una somiglianza spaventosa con la McGranitt?!» Il sopracciglio della ragazza scatta verso l’alto all’affermazione di George «Insomma, siete pesanti allo stesso modo!»
 
Lei sbuffa, annaffiando l’ultima pianta della madre. Sono tornati a casa da un po’ ormai, eppure George non ha accennato ad andare via e lei, forse vogliosa di un po’ di compagnia, non ha fatto domande quando l’ha seguita prima in cucina, a riporre il tostapane, e poi in giardino.
 
«Io e la professoressa McGranitt siamo semplicemente due persone coscienziose. Mentre tu, mio caro, una vaga somiglianza ce l’hai con Pix, e non è un complimento»
 
«Non lo è? Così invece mi lusinghi, mia cara» Ribatte scherzoso, cingendole dolcemente la vita e avvicinandola a sé, in modo tanto naturale e scherzoso, da non farla né arrossire, né allarmare.
 
«Ti lusingo perché non hai il senso dell’assennatezza» Sarcastica, stando al gioco.
 
Ghigna il ragazzo, osservando quei capelli spessi, non ribelli come quand’era piccolina, ma comunque indomabili «Vuoi venire a Hogsmeade domani? Ci prendiamo una Burrobirra dal vecchio Aberforth» Chiede con naturalezza, peccato che sia costretto a sentirla irrigidirsi e a vederla assumere un’espressione quasi spaventata, allontanandosi da lui e dalla sua presa, che, d’improvviso, non le sembra più tanto scherzosa «Non siamo solo noi, ci sono anche Fred e altri! Niente Ron, non preoccuparti»
 
La precisazione di George ha risvolti positivi, perché Hermione si rilassa, annuendo. Per un attimo, un attimo solo, ha pensato che il ragazzo le stesse proponendo un appuntamento. Ma non è l’unica ad aver equivocato la situazione: Ron, Materializzatosi a pochi passi dall’abitazione della strega, non ha potuto fare a meno d’evitare di palesare la propria presenza, sbirciando la propria ex fidanzata e il proprio fratello. Non riuscendo a sentire cosa si siano detti, ha tratto le proprie conclusioni, preso a calci una ringhiera ed è, infine, andato via.
 

****

 
«Avete fatto pace?» Harry, ansioso.
 
«Ti va se vengo anch’io a casa di Sirius? Così ti aiuto a mettere in ordine, ci facciamo una partita a scacchi. Oh, ma se devi uscire con Ginny non preoccuparti, non voglio rovinarti…»
 
«Ron» Lo interrompe Harry, dandogli una pacca sulla spalla «Ci facciamo una partita a scacchi, va bene» Non gli chiede altro, hanno l’intera notte per parlare. Così, avvisate Molly e Ginny, i due si Smaterializzano, evitando per un soffio il ritorno di George, molto più allegro del solito.
 
«Dov’è Fred?»
 
«Di sopra, prepara i bagagli. Io non capisco proprio perché dobbiate tornare a dormire in quella stanzetta a Diagon Alley!»
 
Ma lo sbraitare della madre viene ignorato da George, il quale s’affretta a raggiungere il gemello, annunciandogli che il giorno seguente, una salutare domenica, avrebbero dovuto vedersi con Hermione.
 
«Porterò Angelina allora, così non faccio la candela!» È il dire di Fred, a metà tra l’entusiasta e il… seccato? Su una cosa Hermione ha proprio ragione: i gemelli non ricorrono a filtri e scaramucce, agiscono e basta.

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Capitolo VIII



È noto, le migliori tentazioni nascono dalle proibizioni.
Se non dovresti farlo, allora lo fai.
La mela venne proibita all’uomo e l’uomo iniziò a bramarla.



 

 

È mentre s’accinge a Smaterializzarsi per recarsi a Hogsmeade, che Hermione riflette sulla stupidità del proprio assenso alla proposta di George. Insomma, non sa chi passerà il pomeriggio assieme a loro due, ma sicuramente ci sarà Fred e l’idea di doverlo anche solo salutare fa letteralmente arrossire ed infuriare la giovane strega. Da quando è venuta a conoscenza della verità, non ha mai avuto modo di confrontarsi con Fred, anzi, l’ha accuratamente ignorato anche quando le è capitato di incontrarlo di sfuggita. Non è un atteggiamento da valorosa Grifondoro, ma è l’atteggiamento di una diciottenne alle prese con qualcosa di, fino ad allora, sconosciuto: i problemi d’amore. Certo, nella vita della ragazza ci sono state esperienze, primi drammi e prime gioie, ma il tutto è sempre stato vissuto in modo superficiale, le energie sono sempre state profuse nella lotta alla sopravvivenza, che ha rappresentato per molti anni l’assoluta priorità. Dopotutto, essere la migliore amica del Prescelto ha implicato svariate conseguenze, tra cui la morte figurata di quella vita sociale che osasse andare al di fuori del magico trio. È questo forse uno dei motivi per cui non è mai riuscita a vedere altri ragazzi accanto a lei se non Harry e Ron: il primo ha sempre rappresentato l’amico fraterno, il pilastro indissolubile, il secondo è stato ed è l’incertezza, l’attrazione e lo scontro e, per conseguenza, l’unico per cui il cuore della Granger avrebbe potuto battere davvero. Una situazione, questa, che le è sempre parsa oggettivamente chiara e giusta, ma che questo periodaccio rischia di mettere in bilico, perché il trio ha smesso d’essere un circolo chiuso, ora che la vita lo permette, si è aperto a nuovi ingressi, alcuni dei quali sembra vogliano minare in modo irreparabile l’equilibrio.
È riflettendo su queste dinamiche che Hermione si ritrova George ad un palmo dal proprio naso. Si salutano, lui spavaldo e lei incerta, iniziando ad avvertire un leggero senso di colpa per i motivi che l’hanno spinta sin lì. Difatti, se da un lato la voglia di relazionarsi e distrarsi è stata un’ottima molla, dall’altro è stata la speranza che George acconsentisse, in un completo moto di pazzia, a bere del Veritaserum dinanzi al fratello minore, raccontandogli nuovamente lo svolgersi dei fatti, ad essere determinante.
 
«George, dove sono tutti gli altri?» Chiede Hermione, una volta giunti alla Testa di Porco.
 
«Qui! Conosci Angelina, vero?»
 
«Ma certo che ci conosciamo» Interviene la Johnson, accennando un sorriso.
 
«Cos’è, Granger, non ti bastiamo?!»
 
Hermione ignora la pseudo considerazione di Fred, essendo questa sin troppo sarcastica per i gusti della strega, la quale, ora, è impegnata a convincersi che l’incontro non sia un appuntamento a coppie, seppure ne abbia tutte le sembianze. Il confronto con Fred, in barba a tutte le supposizioni della strega, sembra essere spoglio di complicazioni, complice anche l’attenzione quasi nulla che il mago dedica a Hermione, impegnato com’è a parlottare e ridere con Angelina. È buffo, ma una strana sensazione di fastidio bussa all’umore dell’ex Prefetto Grifondoro.
I quattro - solo quattro -  si accomodano presso uno dei tavoli del pub di Aberforth Silente, un luogo non più angusto e poco consigliabile come un tempo, ma nuova meta dei giovanissimi, che scelgono se recarsi ai Tre Manici oppure alla Testa di Porco. Il vecchio Aberforth, però, sembra non aver mai rinunciato all’atteggiamento scontroso e vagamente infastidito dinanzi alla folla.
 
«Burrobirra per tutti?» Chiede George, ignorando bellamente l’espressione perplessa comparsa sul volto di Hermione «Oh, naturalmente Idromele per te, Angelina!» Aggiunge immediatamente, memore dei gusti della ragazza.
 
«Già, la nostra Angie non beve schifezze come la Burrobirra, vero?»
 
«Smettila di chiamarmi a quel modo, Fred, o ti faccio sparire quel sorrisetto impertinente dalla faccia» Un’affermazione, detta con assoluta nonchalance, che riesce persino a far ridacchiare Hermione.
 
«Guarda cosa combini! Mi fai ridere la Granger! E lei non è abituata a ridere!»
 
«Ma cosa blateri, Fred?» Hermione, tra il divertito e l’indignato.
 
«Che non sei abituata a ridere. Insomma, stai con Ron!»
 
«Stavo con Ron, vorrai dire» Una precisazione che non manca mai di fare, come se precisarlo possa aiutarla ad accettare la realtà.
 
«Sciocchezze» Interviene George «Ritornerete insieme, vedrai»
 
«Non ne sono così sicura»
 
«Allora guardati intorno» Un’affermazione spiccia quella del ragazzo, che riesce a far arrossire Hermione e a far indurire i bei lineamenti di Angelina.
 
«Ma si sta già guardando intorno»
 
«Cosa intendi?» Ribatte immediatamente la Granger, rivolta all’altra ragazza presente.
 
«Beh, non sei appena uscita con George?»
 
«Ma che cavolo dici?» Fred, in soccorso a tutti «Ci stiamo facendo una bevuta, niente di più. Mica io e te usciamo insieme?»
 
«Per carità, no!»
 
«No?»
 
«No, Granger, no» Precisa Fred verso Hermione, la quale sembra finalmente rilassarsi. Si rilassa lei e quello strano fastidio.
 

****

 
«Continuo a non essere convinto»
 
«Ti dico che li ho visti! Lo capisci? Li ho visti!»
 
«D’accordo, li hai visti mentre parlavano. E allora?»
 
Sbotta in una risatina amara Ron «Te l’ho già detto, per stare solo parlando, erano sin troppo appiccicati»
 
«Ma dovre…»
 
Un bussare alla porta interrompe il dibattito in corso tra Harry e Ron. Harry, facendo cenno all’altro d’attendere, percorre rapidamente il corridoio dell’ex dimora Black, aprendo la porta a dei ridenti Seamus, Dean e Neville.
 
«Ciao, Harry! Dov’è Mister Depressione?»
 
«Chi?» Harry, perplesso all’esordio di Seamus «Ehm… ciao, eh!» Saluta sorridendo, notando i tre ragazzi superarlo senza troppe cerimonie e percorrere il corridoio. «Chi ve l’ha detto che eravamo qui?» Chiede seguendoli.
 
«La mamma di Ron e ci ha anche raccontato tutto di… di lei» Asserisce Dean con fare cospiratorio.
 
«Eccolo qui!»
 
«Neville! Ragazzi! Ciao! Ma… ma vi ha invitati Harry?»
 
«Che ti frega! L’importante è che è qui il C.R.E.D.O.»
 
«Non così, Seamus! Dovevamo presentarlo bene il C.R.E.D.O!»
 
«Io continuo a trovarlo una sciocchezza, questo club per sfigati» Interviene Neville.
 
«Di cosa accidenti parlarlate?» Ah, la finezza di Ron spezza sempre gli attimi di gloria.
 
«Ma ovvio! Del nuovo club ideato dal sottoscritto, Capo e Ideatore Supremo!» Gli altri, ad eccezione dei perplessi Harry e Ron, ridono ovviamente «Comitato per la Riabilitazione degli Ex-fidanzati Depressi e Oltraggiati! Alla faccia della Granger, che se la fa con tuo fratello!» Conclude orgoglioso. Questo sì che farà tornare il buon umore a Ron, si fa per dire.
 

****

 
«Non ti senti in colpa?»
 
«Perché dovrei?» Chiede Hermione, bevendo l’ultimo sorso di Burrobirra.
 
«Beh, la tua completa incapacità di divertirti mi costringe a stare qui, seduto al caldo, mentre George e Angelina giocano con quella inutile palla Babbana a piede»
 
«Si dice calcio, Fred»
 
«Quello che è. Si gioca coi piedi e io lo chiamo piede. Un gioco inutile! Come si fa a divertirsi coi piedi per terra?!»
 
Sorride «Non lo so, non sono appassionata neanche agli sport Babbani, anche se trovo l’idea di aprire un negozio di articoli Babbani, con annesse spiegazioni di ogni tipologia di oggetto, davvero molto utile al fine di creare maggiore coesione e integrazione tra… FRED!» Sbotta d’improvviso, catturando l’attenzione degli altri presenti al Pub, quando nota il ragazzo poggiare la testa sul tavolo e fingere di russare.
 
«Sei una vera lagna! Ma come ho fatto a sopportarti per tutto quel tempo?!»
 
Il riferimento, è chiaro, allude a quando ha dovuto fingersi Ron. Un’allusione capace di far arrossire in modo indecente Hermione, la quale, va detto, non si perde affatto di coraggio «Avreste dovuto dirmi tutto» Inizia, assumendo poi un cipiglio severo, che mescolato alle gote arrossate crea un improbabile miscuglio d’espressioni «Così avresti evitato di sopportarmi, dovendo persino fingere d’essere attratto da me. Ecco, potevi non baciarmi, questo sì, così forse Ron non penserebbe che sono interessata a te o a George»
 
«Hai finito?»
 
«Mi prendi in giro?»
 
«Assolutamente no. Anzi, voglio proprio dirti che hai ragione. Avrei potuto almeno evitare di baciarti»
 
Un’affermazione, detta col solito tono a metà tra il sarcastico e il serioso, che crea confusione in Hermione. Non immaginava d’essere assecondata da lui. «Allora perché lo hai fatto?»
 
Sorride sghembo lui, ruotando il busto verso di lei ed avvicinandosi. «In effetti non lo so» Ed è sempre più vicino a lei. Una parte di lui, quella saggia, gli urla d’allontanarsi immediatamente, poiché, così facendo, rischia di fare un torto troppo grande, non a chiunque, ma al proprio gemello. Peccato che Fred non abbia mai ascoltato quella vocina ragionevole e non si allontani affatto.
 
«Fred, forse dovremmo raggiungere George e Angelina» Lo dice Hermione, certo, ma non accenna neanche lei a scostarsi. È una situazione bizzarra: entrambi sono attraversati dagli stessi ammonimenti e dagli stessi sensi di colpa. Eppure quel bacio che si consuma lì, al tavolo della Testa di Porco, nessuno dei due ha fatto nulla per evitarlo. È un bacio diverso da quelli già scambiati quando il ragazzo era costretto nel corpo del fratello minore. È un bacio che sa d’incertezza, di voglia di conoscersi e di errore. Non trascorrono troppi secondi prima che lui le afferri il capo con irruenza, avvicinandola ancora di più a sé e sembra passare un’eternità quando si ritraggono, col fiato corto e gli sguardi persi. Si sente una sedia rovesciarsi ed è quella di Hermione, che scappa letteralmente via, ritrovandosi davanti George e Angelina, intenti a discutere su chi abbia accumulato più punti.
 
«Eccoti! Stavo giusto per venire dentro, questa qui non mi lasciava andare!»
 
«Questa qui ha un nome!» Precisa Angelina, ma è chiaro che stia allo scherzo. Dopotutto, è stata allo scherzo tutto il pomeriggio, sino a quando non ha costretto George, non Fred, ad accompagnarla al negozio di oggetti Babbani. Così insistente la Johnson, da costringere George ad assecondarla.
 
Ad uscire dalla Testa di Porco, dopo aver pagato, è anche Fred, dall’aria meno spavalda del solito, ma non sconvolta quanto quella di Hermione. Evita accuratamente lo sguardo del gemello, sorridendo fintamente divertito al continuo vociare di Angelina. Ed è proprio quando starebbe per dire qualcosa, una cosa “alla Fred”, che un gruppetto di ragazzi fa capolino da quelle parti, un gruppetto capitanato proprio da Ron. Tre paia d’occhi si puntano immediatamente su Hermione, la quale, senza apparentemente rifletterci, corre verso il più piccolo dei Weasley. Ron, dal canto suo, resta paralizzato, un po’ perché c’è lei, semplicemente, e un po’ dalla rabbia, perché lei è con George, il presunto nuovo fidanzato.
 
«Guarda un po’, stiamo per assistere al ritorno della coppia felice» Un commento acido che no, non viene affatto da George, troppo impegnato a fingersi indifferente, aiutato anche da Angelina, che lo invita ad un’altra partita, ma che viene proprio da Fred. C’è da capirlo, a memoria di mago, nessuna ragazza è mai corsa da un altro dopo aver baciato lui. 

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Capitolo IX



"Questa storia finirà male," affermano i saggi.
Ma non c'è avvertimento che possa far riflettere.
Ormai il dado è stato lanciato, i numeri sono lì e la casella aspetta.
Indietro non si può tornare.




 

 

Non c’è una guerra in corso, eppure la tensione in quella stradina di Hogsmeade è disarmante. Harry, da sempre risoluto nei momenti critici, sembra essere incapace di intendere e volere, spaccato a metà dall’affetto per i suoi amici, non li vuole vedere divisi, ma non vuole neanche schierarsi, ecco perché preferisce tacere, ripromettendosi di intervenire solo in casi estremi. Neville, Dean e Seamus, al suo pari, pensano bene di starsene in silenzio, in disparte. Sull’altro fronte la situazione non è poi così diversa, Angelina se ne sta con le braccia conserte, alternando lo sguardo tra Hermione e George, quest’ultimo, assieme a Fred, esibisce una bella espressione noncurante.
 
«Ciao» Esordisce Hermione, una volta giunta dinanzi a Ron.
 
Entrambi appaiono scossi, stanchi. Ron tace, combattendo una lotta interiore, laddove un lato gli urla di abbracciarla e porre fine a questa storia e l’altro gli intima di non illudersi, poiché lei vorrà solo rivelargli di essere innamorata di George. Un pensiero, quest’ultimo, che riesce a far impallidire il giovane viso di Ron. Hermione, dal canto suo, esibisce una risolutezza che non le appartiene affatto in questo momento, dentro di sé è terribilmente scossa da quanto accaduto con Fred. Riesce ad arrossire al solo pensiero che lui sia lì, a pochi passi da lei, a guardarla parlare con un altro. Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi in una situazione simile: ha sempre giudicato volubili e deboli le ragazze incapaci di indirizzare il proprio cuore ed ora, ironia della sorte, per motivi che ancora non le sono noti, è lei a provare le sensazioni più disparate, improvvisamente oggetto del desiderio di due ragazzi, per giunta fratelli. Perché Hermione, poco intuitiva quando si parla dei propri sentimenti, non ha ancora ben chiaro che quello di George nei suoi confronti non è affatto un interesse disinteressato.
 
«Non mi rispondi neanche?» Insiste lei, dopo un estenuante silenzio.
 
«Cosa vuoi che ti dica?» La voce di Ron risulta artefatta, come se stesse per soffocare. Ma non dà tempo a lei di parlare, poiché riprende immediatamente «Auguri e figli maschi?! E questo che vuoi che ti dica? Sì?»
 
«Ron… ma no, posso spiegarti» Ribatte timidamente, iniziando a chiedersi come abbia fatto a sapere, in così poco tempo, del bacio tra lei e Fred.
 
Lui, interpretando quegli occhi lucidi e quell’atteggiamento remissivo come una confessione, s’infuria ancora di più, esplodendo in una risata gutturale che riesce a far rabbrividire un po’ tutti «Wow! E io che speravo di essermi sbagliato» Si volta verso Harry «Visto? VISTO? Te l’avevo detto io, che li avevo visti a casa sua!»
 
«A… a casa mia? Ma di cosa parli?»
 
«Di nuovo? Vuoi mentire di nuovo? Guarda che lo so che ti vedi con George! Vi ho visti a casa tua, l’ho visto mentre ti abbracciava, mentre…» Non riesce a proseguire, sembra stremato dalla sua stessa rabbia, tanto che si porta le mani al volto, dando le spalle a Hermione. Lei, comprendendo l’ignoranza dell’altro sul bacio con Fred, viene assalita da un crudele sollievo, che, se possibile, riesce a far aumentare il senso di colpa.
 
«Ron…» Gli poggia le mani sulle spalle, osservando la nuca del ragazzo «…Tra me e George non c’è nulla» Questa non è una bugia, si rassicura tra sé e sé «Non c’è mai stato niente. La storia del filtro era vera… io non voglio…»
 
«Vi ho visti a casa tua» Scandisce lui, voltandosi nuovamente, così d’averla dinanzi.
 
«Stavamo scherzando»
 
La guarda per qualche istante Ron, ancora in silenzio, mentre gli altri, intorno, troppo curiosi per andar via, aspettano trepidanti l’evolversi della situazione. Tutti aspettano, tranne Fred, che, salutati il gemello e Angelina, è andato via, rifiutandosi di assistere allo spettacolo. Un’assenza di cui Hermione si accorge solo quando il più giovane dei Weasley, vincendo le proprie insicurezze, la stringe in un abbraccio che vorrebbe dirle tutto.
 

****

 
«Ti sei perso una bella scenetta, Fred» Annuncia George, appena tornato al negozio, chiuso quest’oggi ai clienti.
 
«Sarebbe?»
 
«Hanno fatto pace, almeno così sembra» Il tono della voce di George, Fred lo nota, non è scombussolato o infastidito, ma solo proprio delle constatazioni più banali «Ho accompagnato Angelina a casa» Prosegue, avvicinandosi al bancone, dove l’altro sta spuntando la lista dei fornitori «Quella ragazza mi farà impazzire!»
 
«Che ha fatto?»
 
«Ha prenotato un campetto Babbano!»
 
Ghigna Fred alla vista dell’aria allucinata e ammirata dell’altro. Angelina, in effetti, appartiene a quella favolosa schiera di esseri umani capaci di costringere persino il Ministro della Magia a mangiare caccole e, contemporaneamente, a ballare la conga. Il giovane mago ha trascorso quell’oretta solo, tra noiose cartacce, riflettendo sul da farsi. Non che sia incline ai ragionamenti Fred, ma una decisione questa volta va presa: tacere o meno il bacio al gemello.
 
«Me l’aspettavo, comunque»
 
«Che Angelina prenotasse un campetto?»
 
«Che sarebbe tornata da Ron. Ma non mi interessa» Completa malizioso, spulciando la lista su cui lavora il fratello «Questa fissa devo farla passare»
 
«Cosa intendi fare?»
 
«Proprio niente! Se vuole stare con Ron, stia con Ron. Vivrò lo stesso come ho fatto sino ad ora» A queste parole, Fred assume un’aria scettica, inizia a non capire il ragionamento di George «Allo stesso modo, se ne avrò l’occasione non mi farò scrupoli» Ecco, ora sì che George è tornato George.
 
«Credi ne valga la pena? Litigare con Ronnie, dico»
 
«Se l’occasione mi capita, significa che tra lei e Ronnie le cose non funzionano e basta, quindi non faccio torti a nessuno» Semplice e lineare. Non ha poi tutti i torti «Ma questo chi è? Chi ha ordinato così tanto inchiostro?»
 
«Ah, stupido Perce, per chiedergli mezza volta di ricopiare un paio di frasi» Sbotta Fred, correggendo l’errore e decidendo, contemporaneamente, che non è il caso di dire tutto a George. Fingerà che nulla sia mai accaduto, in fondo, si convince, non è poi così difficile.
 
 

****

 
«Signorina Granger, mia cara! Spero di vederla alle mie lezioni questo settembre!» Commenta un ingordo Lumacorno alla vista della diciottenne più celebre del mondo magico, ricordando a Hermione e a tutti gli altri che esistono cose destinate a non cambiare mai, come il pomposo opportunismo del baffuto insegnante di Pozioni.
 
«Non ho nessuna intenzione di mancare, Professore»
 
Un dire, quello di Hermione, che riesce, in contemporanea, a far allontanare Lumacorno soddisfatto, con quegli occhietti acquosi illuminati, e a lasciare Ron del tutto interdetto, con l’aria di chi è appena stato investito dal Nottetempo.
 
«Scherzavi?»
 
«Come?»
 
Infastidito dall’aria distratta della fidanzata, Ron le strappa la bacchetta dalle mani, impedendole di proseguire l’opera di restaurazione dell’intonaco dell’aula di Aritmanzia. Hermione, ovviamente, sbotta irritata, ma il mago la ignora.
 
«L’hai detto per farlo andare via?»
 
«Restituiscimi la bacchetta»
 
«Tu rispondi»
 
«Io non rispondo affatto, se prima non mi restituisci la bacchetta» Mani sui fianchi e aria battagliera. Ron, troppo voglioso di ottenere risposte da lei, acconsente, restituendole l’arma.
 
«Allora?»
 
«Allora cosa? Su cosa avrei dovuto scherzare?»
 
«Sul fatto che torni a scuola a settembre. Io, tu e Harry dobbiamo entrare negli Auror, l’hai scordato? Non ci serve il diploma»
 
«Sei tu a scherzare ora?» Ma l’aria decisa di Ron chiarisce a Hermione che no, non sta affatto scherzando «Io non ho mai detto che avrei accettato la proposta del Comandante! Non ho mai detto che non avrei terminato gli studi!»
 
«Cosa? E perché? Eravamo decisi, tutti e tre…»
 
«NO! Tu eri deciso! Harry era deciso! Io vi ho sempre detto che dovevo pensarci, che avevo bisogno di tempo, ma a quanto pare tu non mi hai asco…»
 
«BRAVA! Ma brava davvero! Ora è colpa mia? È sempre colpa mia! Io non ti ho sentita? Io?! Forse tu non mi hai detto niente. Forse l’hai detto a George!»
 
«Cosa c’entra George?»
 
«Vedi? Subito te lo difendi, il tuo George» Insorge ancora più arrabbiato, intonando il nome del fratello come se fosse qualcosa di orrendo.
 
Sono trascorsi cinque giorni dall’incontro a Hogsmeade, cinque giorni che hanno visto il ritorno della coppia formata da Ron e Hermione. Agli occhi degli altri, di Molly Weasley in particolare, è stato un sollievo vederli insieme, tutti hanno catalogato quel momentaneo allontanarsi come la prima crisi di coppia. Dopotutto, fatta eccezione per Harry e pochissimi altri, nessuno conosce i dettagli del litigio.
 
 
«Ron, l’abbraccio di prima… noi… siamo di nuovo insieme, vero?»
 
«Fingiamo che non sia successo nulla. Voglio fidarmi di te»
 
 
Peccato che il ragazzo non sia riuscito a fidarsi completamente e quei giorni siano stati caratterizzati da continui litigi. Ron, dentro di sé, non è ancora riuscito ad accantonare le remore, non è ancora riuscito a convincersi che tra suo fratello e Hermione non ci sia, e non ci sia stato, niente.
 
 
«A chi scrivi?»
 
«A mamma, l’avviso che passo qualche giorno qui, a casa di Harry»
 
«E quella? Cos’è quella?»
 
«Questa qui?» Chiede lei, indicandogli una bustina rossa «Credo sia qualcosa dei Tiri Vispi, l’avrà comprata Harry»
 
«Harry… come no! È stato qui?»
 
«Certo che è stato qui, ci vive!»
 
«Non trattarmi come un deficiente! Parlo di George, allora, è stato qui?»
 
«Vuoi smetterla? Te l’ho già detto: non c’è stato niente tra me e George»
 
 
Ogni volta che Hermione ha affermato convinta che tra lei e George non ci fosse stato nulla, è stata costretta a chinare lo sguardo o distoglierlo dal volto di Ron, poiché l’immagine del bacio condiviso con Fred, come una crudele ossessione, è tornato a farle visita costantemente in quelle circostanze, colorandole le gote di un rosa più intenso e rendendola schiava dei sensi di colpa. Ron, d’altro canto, non essendo a conoscenza dell’accaduto, ha associato quelle reazioni colpevoli a un qualcosa legato a George. Un insieme di controproducenti fraintendimenti che alimentano, giorno dopo giorno, la gelosia e il dubbio del più piccolo dei Weasley. Quest’ultimo, difatti, lotta continuamente con se stesso, tentando di convincere l’istinto a non lasciarla andare, a non perderla di nuovo, a sopportare che, forse, ci sia stato anche un altro.
 
«Devi smetterla, Ron. Sta diventando ridicola questa tua gelosia»
 
«Allora dimmelo guardandomi in faccia, per una volta. Guardarmi» Impone arrabbiato, afferrandole il viso e costringendola ad osservarlo in volto.
 
«Mi fai male» Biascica nervosa, iniziando a percepire un pizzicore solleticarle gli occhi. Non per il dolore, la presa di Ron non le fa male sul serio, è molto più debole di quanto sembri; ad ogni modo, al sentire il lamento, il giovane lascia immediatamente il viso dell’altra, assumendo un’aria colpevole e dispiaciuta.
 
«Scusami» Deglutisce, accarezzandole timido il viso «È che mi fa impazzire pensare a te e George insieme… tu… non c’è stato davvero qualcosa, vero?»
 
«No, tra me e George non c’è stato niente»
 
«Allora perché non mi guardi mai quando lo dici? Perché sembri sempre colpevole?» Di nuovo incollerito quando la vede, per l’ennesima volta, fuggire al proprio sguardo.
 
«Forse abbiamo bisogno di schiarirci le idee» Sussurra, dandogli le spalle.
 
«Il fatto che preferisca allontanarti da me, piuttosto che rispondermi, la dice lunga, Hermione»
 
È un sussurro anche quello di Ron. Un sussurro ferito, appartenente a un ragazzo che non sa più a cosa credere. Incapace di proseguire quell’ennesimo estenuante litigio, il mago abbandona l’aula di Aritmanzia, accorgendosi troppo tardi che diversi gruppetti di curiosi e pettegoli sono stati lì, incollati alla porta, a spiare l’intera discussione. Si accanisce anche contro di loro, cacciandoli via.
Hermione, d’altro canto, adagia la schiena alla parete, scivolando sino a toccare terra. Ciò che prova è un insieme di contrastanti sensazioni, un insieme privo di qualsivoglia logica, che la sta lentamente logorando. Non è abituata a non avere il controllo degli eventi e di se stessa e, di conseguenza, non è abituata a fronteggiare momenti di completo caos emotivo. Lei sente d’essere innamorata di Ron, ma allora, continua a chiedersi, per quale motivo si è lasciata baciare da Fred?
 
«Hai mai considerato l’ipotesi di dirgli la verità?» Esordisce un ragazzo, facendola sobbalzare.
 
«Harry»
 
«Posso?» Chiede, indicandole il pavimento al suo fianco. Lei annuisce, rinfrancata dal tatto del giovane Potter «Ho appena placato un gruppo di ficcanaso, dovreste discutere a voce bassa»
 
«Mi dispiace»
 
Rigirandosi il Boccino d’oro tra le mani, imitando inconsapevolmente il padre, le sorride bonario «Avevo deciso di non immischiarmi, perché avrei finito per schierarmi dalla parte tua o di Ron e, francamente, non ne avevo nessuna intenzione. E poi pensavo che avreste risolto, con i vostri tempi»
 
«E… poi?»
 
«E poi ho visto che ogni giorno andava peggio e ho visto Ron stare sempre più male. Dovresti dirgli la verità»
 
Arrossisce lei, distogliendo lo sguardo da Harry e fissando il pavimento «Tu cosa ne sai?»
 
«Io non so proprio niente, Hermione, ma da come ti comporti è palese che ci sia qualcosa sotto. Dovresti parlargli, qualsiasi cosa sia»
 
«Non posso» Biascica, costringendosi a non piangere «Non so neanche io cosa mi stia succedendo e non saprei cosa dirgli»
 
«Digli questo allora, digli che stai attraversando un periodo particolare, digli qualcosa, Hermione, ma non trattarlo come un idiota, perché non lo è. Se lo fosse stato non starebbe dando di matto»
 

****

 
Hermione non ha seguito il saggio consiglio di Harry, preferendo evitare Ron per ben due giorni, adducendo la scusante di essere impegnata con la ricostruzione del castello e di dover, necessariamente, tornare a casa propria. Ron, di conseguenza, trovando complicità nel C.R.E.D.O, ha deciso di ignorarla, aspettando che sia lei a tornare da lui e spiegargli.
 
«Merlino! Scusascusascusa!»
 
«Ehi, tranquilla! Non sto mica in bagno!»
 
Hermione, con ancora gli occhi chiusi, tenta di uscire dal bagno dei ragazzi «Mi ha mandata Gazza, dicendo che una parete era franata»
 
«L’ho sistemata io. E apri gli occhi, che non c’è niente per cui sconvolgersi!»
 
Fidandosi, ancora rossa in volto, Hermione schiude le palpebre. Alla vista dell’orecchio mancante, la giovane trae un invisibile sospiro di sollievo, l’idea di condividere lo stesso abitacolo con Fred la terrorizza «Cosa fai?» Chiede istintivamente, vedendolo davanti ai brandelli di specchio, intento a passarsi una strana pomata verde sulla cicatrice.
 
«Mamma. Ecco cosa faccio. Ha parlato con una Guaritrice e si è convinta che questa nuova cura possa farmi ricrescere l’orecchio»
 
«È assolutamente improbabile, nulla può guarire gli effetti di una Maledizione» Tace, vogliosa di mordersi la lingua per la propria insensibilità.
 
«Guarda che non mi offendo! La penso come te» Interviene lui, notando l’imbarazzo dell’altra.
 
«Beh, sono stata comunque indelicata. Devi scusarmi»
 
«Scuse accettate!» Scherza, assumendo poi un’aria corrucciata, imprecando contro quei residui di specchio, che non gli facilitano il compito. Ma una mano, che gli afferra il polso, lo costringe a distrarsi, voltandosi in direzione di Hermione.
 
«Da’ qui, faccio io»
 
«Non dire cretinate, che fa schifo, anche se ha il suo fascino!»
 
Sorride la strega, ignorando le lamentele «Se ti abbassi un po’, faccio prima» E lui la lascia fare, calando la testa in modo da facilitarla. Lei, con fare certosino, distende quella pomata.
 
«Come va con Ron?»
 
«Non dirmi che non lo sai, ne parla tutta Hogwarts»
 
«Giusto! Allora seguirai il mio consiglio?»
 
«Quale?»
 
«Quello di guardarti intorno»
 
Abbozza un sorriso poco convinto Hermione, preferendo non dirgli che, a parte Ron, l’unico ragazzo che le viene in mente sia proprio il gemello di cui George va tanto fiero. Un pensiero, a detta della strega, del tutto paradossale. Ad osservare la scena dall’esterno, troppo lontano come è già capitato per udire i discorsi, è un sempre più geloso e risentito Ron. E no, non si è affatto trovato lì per caso, difatti, convinto che la propria ragazza lo tradisca con George, ha letteralmente sequestrato la Mappa del Malandrino a Harry, controllandola continuamente, in attesa di un indizio che gli rivelasse la verità taciuta da Hermione.
 

****

 
«Ehi, Hermione!»
 
«Ginny…»
 
«Torni a casa?» Chiede la più piccola, affiancandosi all’altra, che annuisce «Vengo con te, allora»
 
«Vuoi? Non sei arrabbiata con me?»
 
Alza gli occhi al cielo Ginny, spazientita «Quando ho avuto i miei stupidi problemi di cuore, ho avuto la fortuna d’avere una santa come amica che mi sopportava e consigliava. Credo sia giunto il momento di ricambiare. Ah, sia chiaro, io la sua santa pazienza non ce l’ho!»
 
«Ne faremo a meno» Commenta grata Hermione.
 
«Ragazze! Ragazze, scusate! Una di voi è Luna Lovegood?»
 
Hermione e Ginny, stranite, indirizzano lo sguardo verso lo sconosciuto che chiede di Luna. Un ragazzo più o meno dell’età di Percy, con strambi occhiali esagonali, scompigliati capelli biondo cenere e fisico asciutto.
 
«No, ma non la trovi ora, è già tornata a casa» Spiega la Granger.
 
«Ah, che peccato! Uno sfortunato, ecco cosa sono!» Sventola verso le due una copia del Cavillo «Sono mesi che cerco la redazione del Cavillo, ma è come cercare un ago in un pagliaio, è come se non esistesse! Poi ho scoperto che Luna, la figlia del Direttore del giornale, passa le sue giornate qui, così ho pensato che avrei avuto maggiore fortuna con lei e invece non la trovo»
 
Parole dette tutte d’un fiato, rapidamente, denunciando un carattere del tutto logorroico. Ginny, che riesce a riprendersi prima di Hermione, accenna un sorriso titubante «Scusami, ma chi sei?»
 
«Giusto, giusto! Sono Rolf, Rolf Scamandro!»








Angolo Autrice:
Introduco quest'angolo per ringraziare tutti coloro che recensiscono la storia e coloro che la seguono in silenzio. Grazie perché, se non ci fosse stato il vostro sostegno, avrei abbandonato questo progetto da tempo, eliminandolo del tutto. Spero di riuscire a costruire una storia che sia sempre credibile, con personaggi ben caratterizzati, e nel caso questi parametri non fossero rispettati, vi sarei grata se me lo faceste notare.
Non sono solita dilungarmi, quindi concludo, sperando che il capitolo vi sia piaciuto!
{Spin-off dedicato all'interesse di George per Hermione, dato che trovo controproducente inserire troppi flashback nei vari capitoli: A piccoli passi}
Alla prossima :)

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Capitolo X



E sono tutti nella casella. Sembrano avere pari possibilità di vittoria.
Nessuno l'ha ancora notato, quel pedone che ha già invaso la casella successiva.
Forse, ha barato o, forse, è destino che sia così.





 

 

«Allora a dopo!»
 
«A dopo, Ron!» Esclama Padma Patil tutta sorridente, uscendo dai Tre Manici di Scopa.
 
«Stai facendo l’idiota»
 
«Non essere pesante, Harry, sta facendo benissimo!» Aggiunge Seamus immediatamente.
 
«Infatti» S’accoda Dean, facendo cenno a Madama Rosmerta di voler ordinare «Il C.R.E.D.O consiglia: chiodo scaccia chiodo!»
 
Ron accenna un sorriso complice, seppure in cuor suo non sia affatto d’accordo con Dean e lo sfiga club, come è stato ribattezzato da Neville. Harry, dal canto suo, si limita a lanciare occhiate eloquenti al proprio migliore amico, comunicandogli quanto sia in disaccordo con la nuova politica. Sono trascorsi altri due giorni, altri due giorni che hanno messo a dura prova la relazione tra Hermione e Ron, i due, infatti, dichiarano ormai finito e sepolto quel qualcosa che li univa. Troppa rabbia, troppi elementi taciuti e troppa voglia, ora che la guerra è finita, di vivere.
 
 
«Dove sei stata?»
 
«A casa mia, con Ginny»
 
Ron, evidentemente spiazzato da quel “Ginny”, che gli impedisce di dubitare delle parole della strega, continua, voglioso di coglierla in fallo «E prima dov’eri?»
 
«Cos’è quest’interrogatorio?»
 
«Rispondi»
 
No, lei non l’ha mai visto così arrabbiato. A ben pensarci, quello sguardo carico d’ira l’ha avuto solo in occasione del litigio con Harry, quando li ha abbandonati. Forse è questo pensiero o forse la voglia di chiarirsi, ma qualcosa la spinge a rilassare i lineamenti del volto e a rispondergli conciliante «Ero a Hogwarts, come te. Non ci siam…»
 
«E con chi eri?»
 
«Cosa?»
 
«Hai visto George?»
 
«Ma cosa c’entra George? Perché sempre George?» Non è George il problema, vorrebbe gridargli. Ma tace, rifugiandosi ancora una volta nel silenzio.
 
«Non mi fido di te»
 
«Mi stai lasciando»
 
«È una domanda?»
 
«È una constatazione»
 
 
E in effetti l’ha lasciata e lei non ha fatto nulla per riconciliarsi con Ron. Quest’ultimo, ingenuamente, si sarebbe aspettato d’essere rincorso da Hermione, che l’avrebbe abbracciato tremante, implorando perdono. Peccato che Hermione Granger non abbia mai neanche ipotizzato un risvolto simile, ma che si sia sentita libera; schifosamente libera, si è autodefinita. Libera da un rapporto, ormai, opprimente e libera di schiarirsi le idee.
Così Ron si è rifugiato nella solidarietà maschile e in quel C.R.E.D.O. fondato per lui, che finge d’avere le risposte a tutto.
 
«La cosa migliore sarebbe chiarire con Hermione» Interviene distrattamente Neville, il cui sguardo sembra seguire i movimenti di qualcosa in particolare.
 
«Non voglio neanche sentirla nominare» S’infuria Ron.
 
«Io concordo con Neville» Ammette Harry placidamente, facendo corrugare la fronte a Dean e Seamus «Hermione non sta con George, l’avremmo saputo. Ma se continui così, inizierà davvero a frequentare un altro»
 
«Non mi interessa. Io anche esco con altre» Commenta Ron con aria imbronciata. La verità è che è troppo doloroso tornare da Hermione e dal suo sguardo colpevole, almeno per ora.
 
«Ciao, ragazzi! Cosa vi porto?»
 
«Hannah? Lavori qui?»
 
«Non proprio, Dean» Risponde ridacchiando la Abbott «Aiuto Madama Rosmerta, c’è tanta folla in questo periodo! Allora, cosa volete?»
 
«Per me un Succo di Zucca» Interviene Neville con aria rapita. Harry, più abituato ad osservare degli altri, nota che, stranamente, lo sguardo di Paciock si è spostato assieme alla giovane Tassorosso «Perché non ti fermi a bere qualcosa con noi?» Appunto, direbbe il Prescelto.
 

****

 
«Fred, ti dai una mossa?»
 
«Non rompere, noi non siamo mai puntuali, lo sanno!»
 
«Ma siamo già in ritardo» Sbotta George, rigirandosi la bacchetta tra le mani.
 
«E non stare tanto in ansia, che la trovi, la tua bella!» Scherza Fred, uscendo dal bagno e mascherando con un occhiolino una punta d’acidità del tutto fuori luogo.
 
«Molto divertente! Intanto, stasera vado all’attacco. Con Ronnie sono giorni che non si parlano»
 
«Andiamo» Liquida Fred, Smaterializzandosi assieme al gemello alla Tana.
 
L’atmosfera in cui si imbattono i due ragazzi è di gioia contagiosa. La Tana è addobbata a festa, il giardino ospita dei tavoli e sono tutti in giro, a parlottare e a preparare. Molly esibisce un’espressione radiosa, assieme a Arthur, che racconta, per l’ennesima volta, con quali parole il Ministro gli abbia comunicato la promozione.
 
«Responsabile, mi ha detto! Responsabile! Ora ho un vero ufficio tutto mio! Ah, che soddisfazione! Fred! George!» Aggiunge notando gli ultimi arrivati.
 
I due, felici, si lasciano abbracciare dal padre. È un evento unico per la famiglia Weasley: dopo anni e anni, è stato riconosciuto ad Arthur il merito di tanto lavoro svolto. Percy, la cui indole è votata alla carriera, si è persino offerto d’aiutare la madre nell’organizzare la festa. Una promozione appartiene alla schiera di eventi che meritano festeggiamenti e lodi, mamma, ha ammesso con il solito tono solenne. E Molly ha accondisceso all’idea del terzogenito, invitando ai festeggiamenti i figli e le eventuali compagne. Implicito, dunque, che anche Hermione abbia ricevuto l’invito, dopotutto, Molly non sa che il più piccolo dei suoi figli ha ancora problemi con la ragazza. Ron, d’altro canto, voglioso di tenere fuori la famiglia da quella storia, ha convinto i genitori che ogni presunta voce sulla propria vita privata sia frutto di calunnie.
 
«Non ti godi la festa?»
 
Sobbalza Hermione, scuotendosi dai propri pensieri «È una bella festa» Commenta evasiva, distogliendo lo sguardo dal volto di George. Sono entrambi in cucina, lei lontana dagli altri e lui pronto ad attaccare, come un bravo predatore.
 
«Perché non ci vediamo, qualche volta?» Allo sguardo stranito di lei, s’affretta a proseguire «Non sei più la ragazza di mio fratello, posso chiederti un appuntamento!»
 
«Ti senti bene? Hai bevuto qualcosa di strano?»
 
Ride lui, scuotendo il capo in senso di diniego «Sono padrone di me stesso, Hermione! E ti sto seriamente invitando ad uscire con me»
 
Hermione deglutisce, stordita, per un rapidissimo attimo, osservando il volto malizioso di George, le è sembrato di veder riapparire l’orecchio mancante «Scusa… ma… no, ecco, no, mi spiace, scusa» Farnetica confusa, uscendo dalla cucina per dirigersi al piano superiore. George, sin troppo sicuro di sé, cataloga quella reazione come normalissima, considerata la relazione appena conclusa con Ron; così torna in giardino, affiancandosi a Harry, Bill e Charlie, che intonano l’inno di Hogwarts.
 
«Ti sconsiglio la testata, potrebbe provocarti un debole trauma e lasciarti comunque in vita»
 
«Fred? Perché non sei giù?»
 
S’esibisce in un ghigno lui, osservandola «Non so, magari sono inviato da Merlino per salvarti la vita!» Un sarcasmo che riesce a far sorridere Hermione e a farle distaccare la fronte dal muro «Perfetto! Scendiamo giù?»
 
«Vai tu» Biascica nervosa, entrando rapida nella camera di Ginny. Si tasta le guance, avvertendole bollenti. L’aveva immaginato, in effetti, d’essere arrossita in modo poco decoroso. Dopotutto, solo un attimo prima le è parso di vedere lui, anziché George, intento a chiederle d’uscire. Si siede sul letto, molleggiando come una bambina, nascondendo il volto tra le mani. Si ripete che non può succedere a lei, che non può averla stravolta tanto un maledettissimo bacio di Fred Weasley.
 
«Provi a soffocarti, ora? Guarda che così ci impiegherai il doppio del tempo!»
 
«Ancora qui?» Chiede stizzita, facendo scivolare via le mani.
 
«Voglio solo offrirti il mio aiuto!» Lui s’accomoda accanto a lei e lei… beh, lei arrossisce ancora di più, ma inarca le sopracciglia, mostrandosi stoica «Posso strangolarti, se vuoi!»
 
«Devo ridere?»
 
«Basta accettare!»
 
«Cosa vuoi, Fred?»
 
«Sapere quando uscirai con George»
 
Sbotta in una risata amara, guardandolo torva «Mi spieghi cosa avete in testa? Cacca di Gnomo?! Io passo le mie giornate a…» Pensare a come mi è saltato in testa di baciarti «…trovare un modo per far pace con Ron! E tu… tu, invece di…» Baciarmi «…aiutarmi con Ron, mi proponi di uscire con George! Non mi piace George! E io non piaccio a George, come non piaccio a te!» Sgrana immediatamente gli occhi, fissando il pavimento. Non avrebbe dovuto coinvolgerlo in quell’intricato discorso.
 
«Cosa c’entro io?»
 
«Niente, solo che sei il prossimo, no? Il prossimo che finge d’essere interessato a me»
 
«Io non fingo mai, Granger» Le afferra il mento tra le mani, obbligandola a guardarlo. Lui non è Ron, che le chiede attenzione. Lui agisce e basta «George sarebbe perfetto per te, hai bisogno di uno sveglio, che ti faccia ridere un po’»
 
«Ron è sveglio e mi fa ridere tanto»
 
Sorride sghembo Fred a quelle parole. Entrambi hanno voglia di chiedere all’altro il perché di quel bacio tanto coinvolto, tanto fuori luogo. Ed entrambi sembrano rivivere, secondo dopo secondo, quel feeling che li ha uniti quando il giovane è stato costretto nel corpo di Ron.
Non se ne avvedono, ma sono sempre più vicini, vicini al punto che i respiri riescono a confondersi e i nasi a sfiorarsi. Vicini al punto che gli occhi, curiosi, possono incontrare solo altri occhi. Così vicini da rendere Hermione irrazionale, istintiva, da portare lei, questa volta, ad avventarsi sulle labbra di Fred, afferrandogli i capelli, con la voglia d’attirarlo ancora di più a sé. Lui, dapprima colpito dal gesto, s’affretta ad accontentarla, ad accontentarsi. E la bacia. La bacia con irruenza, scaricando in quel bacio i perché a cui non è in grado di rispondere e i tanti, troppi, sensi di colpa. Perché tradire un amico è sbagliato, tradire un fratello è inqualificabile, ma tradire George è un abominio. Ed è mentre lui riflette su questo e lei incolpa se stessa per le sensazioni che sta provando, per quell’elettricità che la sta percorrendo, che i due ragazzi s’accorgono d’essere quasi distesi sul letto di Ginny. S’avvedono delle mani di Fred, che, bramose, sono ai fianchi di Hermione. Schiudono entrambi le palpebre, spezzando il bacio con crudele velocità.
Lui è il primo ad alzarsi in piedi, costernato e scioccato da quel qualcosa che ha consumato con lei e da quello che avrebbe consumato se un lampo di lucidità non l’avesse letteralmente investito. Lei, altrettanto scossa, si mette seduta, venendo invasa da un terribile imbarazzo. Fred boccheggia, vorrebbe dirle qualcosa, vorrebbe avvicinarla di nuovo a sé, ma lei è lei, è la lei che interessa a George e questo pietrifica ogni intento del ragazzo. Hermione, d’altro canto, rivive in un rapidissimo flashback le accuse di Ron, così si alza, boccheggia al pari dell’altro e, non trovando di meglio da dire o fare, scappa via. Solo quando lei è uscita e scompare il rumore dei suoi passi, Fred tira un calcio alla porta.
 

****

 
«Cosa pensi?»
 
«A papà e mamma. Sono felicissima per loro!»
 
Harry sorride, stringendo di più Ginny, così che la schiena di lei possa aderirgli al petto «Quindi, come lo interpreto quello sguardo triste?»
 
«Mi spiace per Hermione e Ron» Ammette lei, godendosi il contatto con Harry «Quando le ho parlato era davvero sconvolta»
 
«Lo è anche Ron»
 
«Credo si stia innamorando e non se ne rende conto»
 
«Non parliamo più di Ron, vero?»
 
Scuote il capo Ginny e Harry sospira «Harry?»
 
«Sì?»
 
Si volta verso di lui, incrociandone gli occhi verdi «Ti amo»
 

****

 
«Fred! Si può sapere dov’eri finito?»
 
«Charlie!» Saluta il diretto interessato «Ero in bagno»
 
«Anche Hermione è tornata ora» Fa notare George, invitando tacitamente il gemello a seguirlo «Mica ci hai parlato?» Chiede, una volta soli.
 
Il senso di colpa e lo squallore verso se stesso s’affacciano in Fred «Più o meno» Riesce a dire.
 
«Mi ha detto di no, comunque»
 
«Non le interessi» Chiarisce spiccio Fred, che ha molte difficoltà nel tacere l’accaduto al gemello. Quest’ultimo, però, stupendolo, s’esibisce in un ghigno malizioso, indicando con un cenno del capo Hermione al fratello, che, proprio in quell’istante, ha distolto lo sguardo da loro.
 
«Immaginavo, Freddie» Gli dà una spallata «Ha pessimi gusti la ragazzina, ha scelto il più brutto!»
 
«Fai sul serio?» Fred, a metà tra il divertito e lo sconvolto.
 
«Vediamo come va a finire!»
 
 

****

 
L’indomani, Hermione si alza al solito orario mattutino, fugge prima che la madre possa notare l’aspetto stravolto e si Smaterializza direttamente a Hogwarts, dato che, per il periodo della ricostruzione, al fine di facilitare la vita ad ogni volontario, le barriere non sono state ripristinate. Il periodo estivo scivola via più rapidamente del previsto e la scuola sembra tornare al suo antico splendore.
 
«Hermione, mia prode studentessa!»
 
«Sir Nicholas, buongiorno a lei» Sentenzia la giovane verso il fantasma, sforzandosi d’apparire serena.
 
«Ti vedo stanca, mia cara, non va affatto bene. Mi aspetto grandi cose dalla nuova Caposcuola!»
 
«L-la nuo-nuova Caposcuola, ha detto?»
 
«Sir Nicholas!» Un tono imperioso, appartenente ad una donna dalla lunga veste da strega verde smeraldo, interrompe lo scambio tra i due «Le avevo espressamente chiesto di non rivelare a nessuno la mia decisione»
 
«Mi scusi, Preside» Afferma con fastidiosa educazione Nick, fluttuando via, lasciando Hermione basita e la McGranitt indispettita.
 
«Preferivo dirtelo di persona, signorina Granger, ma sono stata preceduta»
 
«Io? Davvero?» Si indica anche Hermione, stupidamente, non avendo il coraggio di credere alle proprie orecchie.
 
«Avevi dubbi? Se c’è una studentessa che merita quella spilla, sei tu, e il signor Paciock, naturalmente. Ma concedimi, almeno tu, di comunicarglielo di persona!»
 
Annuisce la ragazza, seguendo la figura della nuova Preside svoltare il corridoio. È una sensazione meravigliosa che l’invade, ha sperato di divenire Caposcuola solo nei sogni più ardimentosi, ma mai avrebbe pensato che dopo un anno di assenza sarebbe stata scelta. Il pensiero la porta a Neville e alla reazione che avrà Augusta Paciock alla notizia. Sorride, con semplicità. Ma il sorriso svanisce presto, quando il corridoio inizia a popolarsi e il vociferare la distrae dalla conquista, riportandola alla notte insonne appena trascorsa e… a lui. Lui, che è letteralmente scappato da lei. E lei, che ha intavolato una discussione con Percy circa la dimensione giusta dei calderoni, pur di evitarlo.
 
«Ehi, Hermione!»
 
«Ciao, Charlie» Ecco, al suo inquieto stato d’animo mancava il ragazzo dagli occhi chiari e i capelli rossi, giusto per rigirare il coltello nella piaga.
 
«Me l’ha dato Fred, ha detto che era per te» Le tende un piccolo pezzo di pergamena, mentre fa cenno a Cho d’aspettarlo «Se è roba strana, che crea fastidi, disastri o morte, io non voglio responsabilità!» Parole con cui si congeda.
 
Lei fa appena in tempo a rivolgergli un cenno, poiché troppo impegnata a studiarsi quel frammento di pergamena. È ripiegato in quattro parti, dovrebbe aprirlo, certo. Ma qualcosa le dice che più evita Fred, più sarà probabile per lei riuscire a riacquistare il controllo della propria vita.
 
«Meglio buttarlo» Sussurra a se stessa. Peccato che lo infili in tasca anziché gettarlo via.
 

****

 
«Questo che vedete è l’ufficio del Comandate. Dovrete aspettarlo, temo, so che è stato trattenuto»
 
Ron e Harry sbadigliano, stremati dalla visita guidata al Ministero, che peraltro conoscono benissimo, improvvisata da Percy, l’ormai sottosegretario del Ministro della Magia in persona.
 
«Fantastico, Percy, davvero, ma ora vuoi stare zitto?»
 
Sistema gli occhialini il più grande, raddrizzando le spalle «Ron, sei pregato, almeno in questa sede, di assumere un comportamento adeguato e di moderare il linguaggio»
 
Parole a cui segue una risatina divertita, che no, non viene da Ron o da Harry, ma da una graziosa ragazza che avanza verso gli uffici Auror. Ha un passo, Percy lo nota subito, deciso e autoritario, schiena dritta e abiti impeccabili.
 
«Molto divertente, signor Weasley, spaventare in modo così crudele suo fratello» Esclama la giovane, tendendo poi la destra a un imbalsamato Percy «Sono Audrey, la segretaria dell’uomo che suo fratello e il signor Potter attendono»
 
«Ah» Biascica Percy, la cui salivazione è momentaneamente azzerata. Harry e Ron, ovviamente, soffocano delle risate divertite «Percy Weasley» Si riprende, stringendo la mano di Audrey «Sottosegretario del Ministro…»
 
«Percy andrà benissimo! Posso darti del tu, vero?» Gli sorride, per poi assumere un improvviso cipiglio professionale e rigido, invitando Harry e Ron ad accomodarsi in una saletta adiacente all’ufficio. Percy, intanto, fa appena in tempo a dare uno sguardo all’orologio, rendendosi conto di essere già in ritardo.
 

****

 
«Eccoli qui, i miei scalmanati amici!»
 
«Lee» Salutano in coro Fred e George, mentre sistemano il nuovo prodotto sullo scaffale «Dacci una mano» Continua George.
 
Ma Lee porta le braccia conserte ed esibisce un sadico sorriso «Non ci penso proprio! Sono venuto a dirvi che Angelina ci vuole tutti alle otto di stasera al campetto Babbano»
 
«Ma fa sul serio?»
 
«Io non gioco a quella robaccia. Portiamoci le scope e facciamoci una partita a Quidditch» Sbotta Fred, rabbrividendo alla sola idea di dover giocare con i piedi a terra.
 
«Diglielo tu! Io non contraddico Angelina dal secondo anno, quando mi ha tirato una scarpa alla lezione di Rüf!»
 
I gemelli, a quel ricordo, ruotano il capo in direzione della testa di Lee, dove, per ben tre settimane, ha resistito un bel bozzo a causa di quella scarpa «A stasera!» Afferma George. Fred, invece, si limita al silenzio, come se l’avesse già programmata, la sua serata.

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Capitolo XI



Carte, caselle e dadi. Non c'è equilibrio e non ci sono regole.
Un giocatore ha il jolly ed è nella casella vincente.
 Ma una mano invisibile mescola tutto: un passo indietro per il vincitore.




 

 

«Sei venuta»
 
«Sembrerebbe di sì»
 
«Pensavo l’avessi fatto a pezzi, quel pezzo di carta»
 
«In effetti ci ho pensato» Si sorridono, apparentemente incerti su come proseguire «Non mi offri un gelato?» Scherza Hermione, dato che Fred le ha chiesto di vedersi vicino la gelateria Fortebraccio, rilevata dai nipoti dell’anziano titolare, rapito e ucciso dai Mangiamorte.
 
«Non esattamente» Afferma Fred, tendendo la mano a Hermione, la quale, dopo un momento di sana titubanza, l’afferra.
 
Non c’è tempo per chiedere cosa il giovane abbia in mente, che la Smaterializzazione costringe la ragazza al silenzio, ritrovandosi dopo pochissimi istanti in una zona collinare e deserta, simile a quella dove, anni prima, è stata collocata la Passaporta per la finale del mondo di Quidditch. Hermione ritrae immediatamente la propria mano, portando le braccia conserte e guardandosi intorno. È buffo, ma solo ora che è lì, ricorda che sarebbe stato sicuramente saggio ignorare l’appuntamento di Fred.
 
«Non mi chiedi dove siamo?»
 
«È un altro dei tuoi scherzi, presumo»
 
«Affatto! Siamo qui per un motivo» E con un semplice incanto di Appello, Fred richiama la propria scopa da volo, facendo sgranare gli occhi alla ragazza «Voli con me?» Le chiede ghignando, posizionandosi per spiccare il volo.
 
«Tu sei matto! Io non volo!»
 
«Non fare storie e sali!» La incita lui, tendendole la mano.
 
«Ma io pensavo volessi offrirmi un gelato e basta!»
 
«Sì, magari dopo una bella cenetta romantica» Fa una smorfia disgustata «Dai, poche storie. Vieni qui»
 
«Questa situazione è assurda!» Ammette Hermione stravolta, portando le mani alla testa «Ed è inutile che fai tanto il divertente, perché chiedere a una ragazza di volare, in un posto sperduto e di sera, è molto più romantico di un gelato!» Sbotta imbarazzata, infastidita dal ghigno di Fred.
 
«Oh, lo sarebbe in effetti, se solo tu non avessi una paura matta di staccarti da terra!» La schernisce, punzecchiandola a dovere, tanto che la giovane, assumendo un’aria baldanzosa, sale sull’aggeggio volante, posizionandosi davanti a Fred, esattamente come la prima volta.
 
«Ti tengo» Le sussurra, stringendola a sé.
 
È un vortice di confuse sensazioni che invade i due ragazzi. Una situazione più bizzarra e sconcertante non avrebbe potuto esistere. Lui, che si libra in volo, avvicinando Hermione a sé, ancora non sa per quale motivo le abbia chiesto di vedersi, perché abbia percepito una sfrenata voglia di volare assieme a lei. È tutto strano per Fred, abituato a fuggire qualsiasi cosa che fosse troppo grande e impegnativa. Ora, invece, si ritrova lì, incastrato in un rapporto indefinito, che sembra attrarlo come una calamita, che non lascia alcuna via di scampo.
Lei, non diversamente da lui, non riesce a controllare istinto e sensazioni, come se Fred Weasley fosse un concentrato altamente alcolico, di quelli che ne basta un piccolissimo sorso per perdere il controllo e costringere alla dipendenza. E questo potere, che lui esercita inconsapevolmente su di lei, riesce a spaventarla terribilmente, ma mai abbastanza da tenerla lontana.
Volano per istanti che sembrano anni senza dir nulla. Lei che guarda su, incapace di constatare quanto siano in alto e lui che guarda lei, tenendo una velocità costante e una traiettoria lineare.
 
«Ti piace?» Chiede Fred, spezzando il silenzio.
 
«Sì» Risponde, facendo compiacere l’altro «Ma perché mi hai portata qui?»
 
«Non lo so. Forse volevo dimostrarti che le paure, se affrontate, vanno in pezzi»
 
La mente della ragazza, immediatamente, inizia a lavorare sui mille e più significati della frase, peccato che alcune indisciplinate gocce di pioggia la distraggano dall’intento «Piove?»
 
Ma lui non le risponde, troppo impegnato a ridere del tono terrorizzato del piove?, per poi improvvisare una discesa in picchiata, facendo urlare la propria compagna di volo, che già lavora sui vari metodi per fustigarlo.
 
«Tu! Tu! Tu!»
 
«Sì, io, Hermione! Non pensavo di mandarti così tanto in tilt!» Scherza divertito, una volta tornati a terra.
 
«Tu sei un pazzo, ecco cosa sei! Avresti potuto farci ammazzare! E ora piove anche e siamo zuppi! E io non vado in tilt!»
 
«Hai finito?» Annoiato, non curandosi affatto delle gocce d’acqua che gli rovistano capelli e vestiti.
 
Lei sembra titubante, come stranita da quella risposta, così preferisce chiudersi a riccio, non rispondendogli affatto. È lui, ancora una volta, a stravolgere la situazione. Con irruenza, l’avvicina a sé, impossessandosi letteralmente delle labbra della ragazza. Lei, sgranando gli occhi, in un primo momento tenta di rifiutarsi, d’allontanarlo, perché non ha senso quello che succede tra loro ogni volta che sono soli. Non ha senso si ripete Hermione, mentre s’arrende a lui e alla sua insistenza, portando le mani alla nuca di Fred, come se la sua parte irrazionale temesse di vederlo fuggire. Lui, percependo il gesto possessivo, ride contro le labbra di lei, stringendola ancora di più, lasciando che la mano destra violi i capelli ribelli e bagnati di Hermione. È un bacio iniziato con foga, con la voglia di dimostrare un sentimento che non è chiaro a nessuno dei due. È un bacio che tramuta in breve in un incontro più dolce, più lento e, proprio per questo, sempre più intimo.
Sono realmente isolati dal mondo, lì, in quella zona collinare, perfetta per una partita con gli amici o per un incontro che vuole essere riservato. Percorsi dalla pioggia, che, nel suo non essere incessante, li sfiora con delicatezza, appesantendo lentamente gli indumenti, collaborando all’atmosfera innaturale, che sembra avvolgere i due.
Solo respiri si possono udire; respiri prodotti quando, per immagazzinare ossigeno, si separano appena. Ma, nonostante tutto, un campanello d’allarme spinge Hermione ad interrompere quel bacio sempre più esigente.
 
«Fred, che stiamo facendo?»
 
«Ti devo spiegare proprio tutto?» Sibila malizioso contro le labbra di lei, per nulla intenzionato a lasciarla andare.
 
«Noi siamo niente, Fred. Io non vado in giro a baciare ragazzi» Parla a lui, certo, ma in realtà è a se stessa che si rivolge, vogliosa di trovare una valida spiegazione.
 
«Infatti. Tu baci me, solo me» Specifica senza nascondere affatto la gelosia.
 
«Tra me e Ron non è finita»
 
«Il tuo corpo mi dice il contrario» Le sfiora le labbra e lei, esercitando una notevole pressione su se stessa, ruota il volto, così che lui non possa approfondire il bacio «Ti riaccompagno a casa, se vuoi»
 

****

 
«Fred dov’è?»
 
«Mi stai dicendo che non ti basto?!»
 
 
Così è iniziato il gioco di sguardi e allusioni che ancora va avanti tra Angelina a George. Il campetto di calcio è scenario di un buffo incontro, da un lato George e Lee e dall’altro Katie, Alicia e Angelina, il vecchio gruppo, a cui manca un unico componente.
 
«Sì! Tre a zero!» Esulta Alicia, schernendo Lee e George.
 
«Questo è un gioco cretino! E poi io sono bravo a commentare, è quello il mio ruolo!» Si difende Lee.
 
«Tutte scuse!» Afferma Katie, mentre calcia per l’ennesima volta il pallone verso la porta del ragazzo di colore.
 
«Anche tu credi sia un gioco cretino?»
 
«Io sono sempre d’accordo con Lee!» Scherza George, conquistando il pallone.
 
«Lo dici solo perché sei una schiappa!» Ribatte Angelina, andandogli contro, con la voglia di conquistare il pallone. Starebbe per riuscirci, se non fosse per una mossa del tutto sleale di George, che calcia via la sfera di cuoio e afferra la ragazza all’altezza della vita, strattonandola verso di sé.
 
«Attenta, è la quarta volta che mi insulti, potrei anche diventare cattivo» Il tono è serio e il volto di Angelina è così vicino che la giovane può contare le efelidi di George. Inizia a sentirsi terribilmente imbarazzata, presa in contropiede, fortuna che il ragazzo l’aiuti inconsapevolmente, scoppiando a ridere e allontanandosi «Dovevi vedere la tua faccia! Sembravi terrorizzata! Scherzo, Angie
 
Angelina si limita a un sorriso di circostanza, evitando di dirgli che il terrore da lui rintracciato sia in realtà imbarazzo. Ma George, lei lo sa bene, non è attento ai dettagli. Lo stesso George che ha taciuto agli amici l’impegno che ha tenuto Fred lontano dal campetto, voglioso di tutelare la vita privata del gemello, a cui, ovviamente, non riesce e non vuole recriminare nulla.
 

****



«Dobbiamo parlare»
 
Hermione deglutisce, si è appena svegliata e avrebbe soltanto voglia di una doccia e della colazione, ma la madre, accomodata sul letto disfatto della figlia, sembra di tutt’altro avviso.
 
«Di cosa?»
 
«Di te, Hermione. Credi che non mi sia accorta che qualcosa non va? Ho aspettato. Ho aspettato veramente tanto, sperando che fossi tu a parlarmi. Ma ieri torni a casa zuppa, stravolta e passi la notte a singhiozzare»
 
«Mamma…»
 
«No, non posso aspettare più, se è questo che stai per dirmi. Non uscirai da questa casa, se prima non mi dici cosa sta succedendo» A rimarcare la veridicità del discorso, la donna mostra alla ragazza la bacchetta, conscia che, senza quel pezzo di legno, la figlia non possa svanire nel nulla. Jean Granger, al pari di Hermione, è una donna risoluta e razionale, ma anche estremamente sensibile, per cui incapace di tollerare la vista della propria figlia in pezzi.
 
«Io e Ron ci siamo lasciati» Esordisce la ragazza dopo un po’. La madre l’ascolta e Hermione si sfoga, trovando nella madre il conforto che per anni, troppi anni, le è mancato. Perché neanche con Harry riesce a sentirsi libera di dire tutto e di mostrarsi fragile. Ha sempre voluto essere lei la spalla su cui piangere e ora, che dinanzi ha una persona forte, che non ha bisogno di spalle, si lascia andare. Dopotutto, la maggior parte dei figli credono i genitori delle rocce eterne, che niente e nessuno può scalfire. Invece Jean Granger, assimilando i dubbi e i timori della figlia, sente d’essere una roccia erosa dall’acqua e dal vento. Possibile, si chiede, che non si sia accorta di nulla?
 
«Perché dici che è sbagliato? Cose c’è di sbagliato nell’innamorarsi?»
 
«Non capisci, mamma. Non posso. Non lui, non con me. Stravolgerei tutti gli equilibri, Ron non mi parlerebbe più e costringerebbe Harry a fare lo stesso. E poi lui è così… così lui. Merlino, guardami, sembro una ragazzina stupida alle prese con la prima cotta»
 
«Invece sembri una donna, che si rapporta per la prima volta con un sentimento adulto, non legato ad amicizie infantili e importanti esperienze condivise. Hai programmato la tua vita basandoti sui primi diciotto anni vissuti, un po’ pochi, tesoro, non credi?» L’abbraccia, raccogliendo tutte le sue lacrime «Concediti quest’occasione. Fai quel che senti possa farti stare bene»
 
«Devo preparami. C’è la commemorazione oggi» Afferma Hermione, interrompendo bruscamente il discorso.
 

****

 
Come è stato previsto da Lumacorno, nessuno manca alla commemorazione, compresi coloro che non si sono schierati, evitando di combattere, e quei pochi Mangiamorte scagionati, come Stan Picchetto, dichiarato vittima della Maledizione Imperius, e Narcissa e Draco Malfoy, dato che la prima è stata scagionata da Harry stesso, mentre il secondo, non avendo nei fatti ucciso nessuno o fatto uso volontario di altre Maledizioni, è stato ritenuto vittima al pari di Stan, non della magia, ma della propria condizione familiare. Quanto a Lucius, la deposizione di Harry circa la condotta dell’uomo durante l’ultima battaglia gli ha assicurato la libertà, decisione che ha scosso l’opinione pubblica.
Intanto, lanciando occhiate curiose o nervose verso i non benvenuti, la Sala Grande si popola. Anziché le quattro tavolate, sono presenti schiere di panche, dove tutti possono accomodarsi. Il tavolo degli insegnanti è vacante e dinanzi alla platea non c’è Kingsley, come tutti si sarebbero aspettati, ma Minerva McGranitt.
 
«Inutile dilungarsi sul perché sia io a tenere questo discorso e non il Ministro della Magia» Esordisce risoluta la Preside, ammutolendo all’istante tutti i presenti, soprattutto i più giovani, che molto temono l’autorità della donna «Solo parole retoriche possono essere dette in situazioni come questa, ecco il motivo per cui non parlerò dei caduti e dei loro cari. Voglio parlarvi del futuro e voglio parlare soprattutto ai miei ragazzi. Aver vissuto degli orrori non vi autorizza a puntare il dito contro il prossimo. Aver sofferto non vi autorizza a convincervi che nessuno, ad eccezione vostra, conosca il dolore. Essere cresciuti prima del tempo non significa che non possiate fare un passo indietro e vivere la vostra età. Se i Dissennatori non sono più le guardie di Azkaban e non tutti i Mangiamorte sono stati condannati, non significa che non esista giustizia; significa che è iniziata un’era diversa, di tolleranza e di perdono. Un’era che non negherà mai a nessuno una seconda possibilità. Dobbiamo essere uniti e non dobbiamo dimenticare la guerra, i caduti e il terrore, perché è dimenticando che si torna ad errare. Rispondiamo al pregiudizio con la cordialità, al razzismo con la libertà di esistere e vivere. Rispondiamo alla vendetta con il perdono. Perché se così non fosse, sarebbe oltraggiata la morte di tutti coloro che siamo qui a commemorare»
 
Quando la donna tace, osservando con quegli occhi attenti i presenti, nessuno osa bisbigliare o distogliere lo sguardo da lei. In tutti s’affaccia un piccolo senso di colpa, perché chiunque ha pensato, anche una sola volta, di vendicare un proprio caro.
Il silenzio è tale che Kingsley fa qualche passo in avanti, come a soccorrere Minerva, che evidentemente ha strapazzato tutti con quel discorso, ma gli intenti del Ministro sono cancellati da un boato che si leva dalla Sala: tutti in piedi, ad applaudire verso quella donna, che, anziché nascondersi dietro l’età troppo avanzata, ha combattuto con la forza di una ragazzina e la determinazione di una letale belva. A farsi largo tra la folla, avanzando verso Narcissa Malfoy, è Andromeda Tonks, con il piccolo Teddy tra le braccia.
 
«Andromeda» Sibila Narcissa, come se non credesse ai propri occhi.
 
«Voglio presentarti mio nipote» Afferma con mascherata emozione Andromeda, il cui gesto, inutile anche dirlo, consacra le parole della McGranitt, considerato che la prima persona a perdonare è tra le fila di coloro che, a causa della guerra, hanno perso tutto.
 

****

 
«La McGranitt non si smentisce mai!»
 
«È stato un discorso commovente»
 
«Cosa ti è preso ieri?»
 
Hermione fugge allo sguardo dell’interlocutore, preferendo osservare il corridoio «Abbiamo sbagliato, Fred»
 
«Ancora? Ma perché?»
 
«Perché io sto con tuo fratello!» Arrabbiata.
 
«Tu stavi con mio fratello!» Più arrabbiato di lei.
 
Ma lei scuote il capo, stanca «No! Io voglio stare con Ron, sono innamorata di lui. Sono sempre stata innamorata di lui! Ora sono solo confusa e non voglio che la mia confusione sia fraintesa»
 
«Sì, come no, tu vuoi stare con Ron» Ride Fred, una risata senza gioia, ma di puro scherno «La verità è che ti è bastato un mio bacio per andare in crisi. Anzi, che dico, la mia vicinanza è bastata! Tu non sei innamorata Ron, te ne sei convinta, è diverso»
 
«Ma cosa ne vuoi sapere? Io… non è vero» Sbotta e, percependosi in difficoltà, attacca «Anche a te è bastato poco per cambiare idea su di me! Non ti sono mai piaciuta…»
 
«Le cose cambiano, Hermione! Tra noi c’è qualcosa e, no, mi spiace, non so dirti cosa sia. Cosa vuoi che ti dica? Che ti amo e staremo insieme fino alla morte?! Beh, non posso dirtelo, perché non lo so»
 
«Non sai di cosa parli»
 
«D’accordo» Commenta asciutto, avvicinando il volto a quello della ragazza «Allora va’ da Ron e portagli i miei saluti» Indugia sulle sue labbra e, nonostante sia evidente quanto lei non voglia ritrarsi, si allontana, lasciandola sola. Non si può certo dire che Fred sia la pazienza e la comprensione fatte persona.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


Capitolo XII



In circostanze come queste, o spunta un baro o la Vita interviene.
Il nostro è il secondo caso. La Vita, stanca, ha messo via dadi e carte.
Niente più giochi e strategie. Chi vuole il premio, che agisca da sé.



 

 

«Ehi, avete visto quella?»
 
«Chi, Dean?»
 
«Quella» Afferma Dean con tono malizioso, indicando una ragazza dai capelli neri e corti «Quella che parla con Hannah ed Ernie»
 
«È Susan» Chiarisce Neville «Susan Bones. E non fare quella faccia da pesce lesso» Sbotta il giovane, notando l’espressione allibita di Thomas, che, va detto, è molto simile a quella di Seamus e Ron.
 
«È molto diversa» Riesce a commentare Seamus e nessuno solleva obiezioni.
 
In effetti, Susan Bones appare molto diversa: i suoi bei lineamenti sembrano aver perso ogni dolcezza, lasciando spazio ad un’espressione dura e ad uno sguardo sprezzante. I capelli rossi e lunghi sono ora corti e neri ed anche i modi gentili sembrano essere spariti. Ron la osserva per un po’, cercando di immaginare chi o cosa possa averla ridotta in quello stato, ma non riesce ad essere lucido, non oggi, non con la commemorazione e con Hermione sempre più distante. Così, congedandosi dai tre amici, si dirige rapido alla Sala Comune, voglioso di scappare dalle lacrime e dal ricordo dei defunti. Ancora non si è abituato all’assenza di Remus, la guida per antonomasia, e della vitale Tonks. In realtà, ancora non si è abituato, come tutti, all’idea che vi siano state altre perdite. Durante la guerra, mentre si lottava con la morte, tutto sembrava sopportabile, ma ora, che la vita riprende il suo corso, tutto ciò che era sopportabile è diventato ingiusto e inconcepibile. È con questi pensieri che il componente del trio giunge dinanzi alla Signora Grassa.
 
«Non conosco la parola d’ordine»
 
«Poco male. Oggi, ogni valoroso Grifondoro può entrare»
 
Ron abbozza un sorriso, oltrepassando il ritratto. Nell’immediato, un’ondata di allegria lo invade. Rivedere gli stendardi rosso e oro, i divanetti e il camino, anche se spento, lo riporta indietro nel tempo. Hanno lavorato sodo tutti i Grifondoro per ricostruire l’ambiente e spazzare via l’alone tetro lasciato dalla dittatura dei Mangiamorte. Con ancora il volto sorridente, fa qualche passo in avanti, notando la presenza di un’altra figura. Non trascorrono molti secondi prima che Ron identifichi la ragazza.
 
«Che ci fai qui?»
 
Hermione si alza in piedi, voltandosi «Ron… ciao» Ha gli occhi gonfi e arrossati, sintomo di chi ha appena pianto e lui sembra notare il dettaglio.
 
«Hai litigato con George?» Il tono è a metà tra il preoccupato e l’infastidito.
 
«Quante volte devo dirtelo? Tra me e George non c’è niente! Non c’è mai stato niente!»
 
Arrabbiata, torna a sedersi, portando le mani al volto. L’ultima cosa di cui ha bisogno, dopo lo scontro con Fred, è la rabbia di Ron mista alle accuse infondate.
 
«Allora… cosa ti è successo?» Tenta incerto il ragazzo, sedendosi timidamente accanto a lei. È buffo, ma il vederla scossa riesce a quietare anche la gelosia.
 
«È tutto sbagliato, Ron. Tutto sbagliato. Non so cosa mi succede, sul serio»
 
Ron l’osserva, rimproverandosi perché incapace di essere perennemente in collera con lei «Perché non provi a raccontarmi?»
 
Hermione sbotta in una risatina isterica «A te? Non è proprio il caso. Mi odieresti ancora di più»
 
«Io non ti odio e sei una stupida se l’hai pensato»
 
«Per favore…»
 
«Voglio sapere, Hermione. Voglio sapere cosa sta succedendo. Ti prometto che non farò scenate»
 
Promessa da marinaio quella del giovane Weasley, Hermione lo sa bene, ma sente di dovergli almeno una spiegazione. È così che, fissando un punto indistinto del pavimento, inizia a raccontargli tutto, senza tralasciare nulla. Gli racconta di come George non c’entri nulla, catalogando lo strano atteggiamento come una conseguenza dell’esperimento. Gli racconta delle proprie sensazioni e di come un altro sia riuscito a far nascere qualcosa in lei. Preoccupandosi della reazione di Ron, omette volutamente l’identità dell’altro.
 
«Ron? Ron?»
 
«Sì?»
 
«Non dici niente?»
 
La guarda. Avrebbe molto da dirle, ma tutto ciò che riesce a fare è alzarsi, fare qualche passo e scaraventare una poltrona a terra. Hermione sussulta, alzandosi immediatamente, timorosa d’essere la prossima poltrona.
 
«Ron, per favore…»
 
«Per favore? Mi hai appena detto che sei stata con un altro e mi dici per favore
 
«Sei stato tu a chiedermi la verità»
 
«Solo perché non pensavo facesse tanto schifo»
 
Colpita, irrigidisce i lineamenti. Insomma, va bene sentirsi in colpa e confusa. Va bene che lui sia arrabbiato e risentito, ma questo è davvero troppo agli occhi della strega «Ora basta»
 
«Come?»
 
«Hai capito benissimo: ora basta. Non mi sono giustificata e non pretendo la tua benedizione, ma stai esagerando. Se avessi avuto un briciolo di maturità in più e mi avresti creduta quando ti smentivo su George, anziché aggredirmi e lasciarmi, forse non saremmo a questo punto»
 
«Stai dicendo che è colpa mia?!»
 
«No. Sto dicendo che né io, né tu siamo esenti da colpe. La verità è che il nostro rapporto è crollato al primo problema»
 
«Allora va’ da quell’altro! Che aspetti? C’è lui che è tanto perfetto, no?»
 
«No» China il capo, sconfitta. Non è con l’altro che devo stare, continua a ripetersi, è con Ron che vanno ricostruiti i pezzi.
 
«Chi è?» La voce arrochita del mago riesce a destarla. È ormai di fronte a lei, scrutandola con attenzione.
 
«Non ha importanza»
 
Ron sbuffa, stremato dalla situazione. Si allontana, facendo su e giù per la Sala, come se la stesse perlustrando. Hermione  lo guarda, rendendosi conto che, in fondo, le è mancato quell’atteggiamento timido e insicuro proprio di Ron. Ciononostante, si rende anche conto che sono esattamente un’ora e trentasette minuti che non ha contatti con Fred, il che è indice o di pazzia o di altro.
 
«Gli hai davvero detto che tra noi non è finita? Che è con me che vuoi stare?» Chiede Ron improvvisamente, spezzando il silenzio. Lei riesce solo ad annuire «E tu credi ci sia ancora una possibilità?»
 
«Non lo so»
 
«Sei innamorata?»
 
«Di chi?» Lei sgrana gli occhi alla propria domanda e lui ride amaro.
 
«Wow. Anche un no sarebbe stato meglio di un di chi»
 
«Mi dispiace» Biascica colpevole, riuscendo solo a raccattare la propria borsa e a dirigersi verso il buco del ritratto.
 
«Esci con me?» Chiede d’improvviso Ron, bloccando la fuga della ragazza «Esci con me?» Ripete ancora, dandosi mentalmente dello stupido.
 
«Vieni a prendermi domani»
 
«Non mancherò»
 

****

 
«Stai sbagliando»
 
«Grazie, mamma»
 
«Stai sbagliando sul serio. Sei troppo cerebrale e stai buttando via qualcosa che potrebbe farti star bene. Senza parlare di quel povero ragazzo, che stai illudendo»
 
«Non sto illudendo nessuno, a Ron ho spiegato tutto» Ultime parole, una porta che sbatte e la mamma di Hermione è costretta alla resa.
 
Hermione, finalmente sola in camera propria, si specchia, come a ricercare certezze nella propria immagine. È stanca di sentirsi dire d’essere in errore. Gliel’ha detto Fred e persino Harry, che ha compreso senza spiegazioni. Deglutisce, sistemando il vestitino viola. Non sa cosa aspettarsi dall’appuntamento con Ron. Non sa neanche cosa abbia convinto il ragazzo a darle un’occasione. Avrebbe bisogno di riflettere, organizzare e analizzare ogni cosa, ma, ancora abituata ai ritmi frenetici della guerra, sente di non aver tempo, sente che tutto deve tornare al proprio posto il più rapidamente possibile. È con questi pensieri che raggiunge Ron nel giardino di casa propria. Gli sorride con incertezza, temendo che sia lì solo per insultarla o aggredirla, ma il giovane mago confuta queste ipotesi, poiché le sorride di rimando, tendendole la mano destra.
 
«Sei bellissima»
 
«Grazie»
 
«Dove vuoi andare?»
 
«Non so, c’è un parco qui vicino, se vuoi…»
 
«Va benissimo»
 
Lei annuisce e lui le sorride. Camminano fianco a fianco, ostentando un silenzio imbarazzante, che vede entrambi assorti in ragionamenti. Lui, che riflette sulla discussione avuta con Harry, contrario all’appuntamento poiché convinto che i due amici si ostinino a portare avanti qualcosa che, al momento attuale, ha bisogno di tempo. E lei, che è concentrata, suo malgrado, sul rintracciare le differenze tra l’atteggiamento di Fred e quello di Ron, conscia che il suo cuore continui a prediligere il primo.
 
«Perché hai voluto vedermi?» Chiede improvvisamente la strega.
 
Ron arrossisce, colto alla sprovvista «È stupido, credo, ma ho pensato che ricominciando tutto da capo, con calma, magari potevamo sistemare tutto… Tu hai detto che ci sono solo io ora, no?»
 
Lei dà immediatamente il suo assenso, eludendo gli indugi. Ron, non molto convinto, decide di ignorare le remore e provare a riconquistarla. Il lato più impulsivo e geloso di lui gli ordina di setacciare tutta Londra e trovare l’altro, picchiarlo, tornare da lei, farle una sfuriata e lasciarla per sempre. Peccato che il lato predominante sia quello innamorato e flessibile, che gli intima di non lasciarla fuggire ancora, di combattere e convincerla che sono fatti per stare insieme.
 
«Ti va un gelato?»
 
«Babbano?»
 
«Babbano. Non l’hai mai provato?»
 
«No, certo che no, dove lo mangiavo?»
 
«Hai ragione! Vieni, qui hanno tanti gusti»
 

****

 
«Ehi, Fred, guarda chi è tornata!» Sussurra George al gemello, adocchiando una ragazza appena entrata.
 
 
«Abbiamo già finito le Merendine Marinare. Vanno via come il pane!»
 
«Non ci vorrà molto a rifornirci» Sentenzia Fred «Stasera mi metto a lavoro»
 
«Dai, c’è già stata la commemorazione, non è il caso. Vieni con me, no?»
 
«Non ci penso proprio! Angelina mi sbrana, se mi vede!»
 
George assume un’aria maliziosa, dando una spallata al gemello «Già! Immagino si aspetti qualcosa stasera» Commenta allusivo.
 
«Fortuna che ti piaceva la Granger»
 
«Ah, acqua passata. Non può dirsi lo stesso di te»
 
«Ti sbagli, è acqua passata anche per me»
 
George si limita ad inarcare le sopracciglia, scettico «Se lo dici tu»
 
 
Fred indirizza lo sguardo all’ingresso e George abbozza un sorrisetto malizioso «Ti sta proprio puntando, io andrei da lei»
 
«Anch’io!» Afferma ghignando, dirigendosi allo scaffale dei Filtri d’Amore, dove la giovane sosta «Posso aiutarti?»
 
«Direi di sì» Commenta prontamente lei, come se non aspettasse altro «Ho sentito molto parlare di te, Fred Weasley»
 
«Succede quando si è una celebrità! Mi spiace solo non poter dire altrettanto»
 
«Si può sempre rimediare» Afferma con tono malizioso «Sono Rita e stasera non ho impegni»
 
«Stasera non avevi impegni» Corregge Fred, assumendo il medesimo tono della strega.
 

****

 
«Poi è venuto, cioè, sono venuti e mi dicono che hanno fondato il C.R.E.D.O!»
 
«Il cosa? Non sarà una caricatura del C.R.E.P.A, vero? Ron, tu sai quanto il Comitato sia importante. Anzi, appena tornerò a scuola, farò una chiacchierata con la professoressa McGranitt, almeno lei dovrà ascoltarmi!»
 
Sono seduti su una panchina del parco, parlando e mangiando gelato. L’atmosfera iniziale, imbarazzata e risentita, sembra aver lasciato posto ad un’aria amichevole, tanto da spingere Ron a confidarsi con Hermione sul periodo appena trascorso.
 
«Aspetta, hai… hai una cosa qui» Afferma Ron, portando un dito alla labbra di Hermione.
 
«Cos’è?»
 
«Non lo so, aspetta, non muoverti»
 
Le si avvicina, con lo sguardo chiaro sempre rivolto al qualcosa sulle labbra di Hermione, è questione d’istinto: pochi secondi e le labbra di Ron sono contro quelle di Hermione, pochissimi altri secondi e il corpo di Hermione si ritrae, balzando in piedi.
Si osservano in silenzio, entrambi consapevoli di cos’abbia significato il rifiuto. Eppure nessuno ha il coraggio di dar voce ai propri pensieri, come se il mettere la parola fine alla relazione sia in realtà sinonimo di una fine più grande, la fine di tutto ciò che è stato nei sette anni precedenti. Chiudere una storia importante, è risaputo, esige coraggio.
 
«Scusami» Ron, troppo costernato per arrabbiarsi ancora «Sono innamorato di te» Ammette, scaraventando un fardello sullo stomaco di Hermione «Ma non è abbastanza»
 
«Io… ho solo bisogno di tempo» Ma il tono è arrendevole, ormai non crede più alla propria ostinazione.
 
«Mamma mi ha obbligato a portarti a casa stasera, vuole vederti e poi non sa quasi niente, credo abbia intuito, però, che abbiamo dei problemi» Afferma distrattamente, eludendo il commento precedente della ragazza «Stasera è perfetta per dirle tutto»
 
Il consenso di Hermione è tacito, seppure non abbia voglia di andare alla Tana e tema la presenza di Fred, le è impossibile rifiutare sia l’invito che l’occasione per chiarire a tutti la situazione.
Nuovamente in silenzio, i due ragazzi tornano a casa della strega, dove avvisano Jean della cena dai Weasley. La donna, scettica, riesce solo a lanciare uno sguardo di rimprovero alla figlia, la quale si contenta di Smaterializzarsi il più rapidamente possibile. Quando raggiungono la Tana, Molly è già pronta per mettere la cena in tavola e Arthur intrattiene Harry e Ginny con simpatici racconti sui colleghi del Ministero.
 
«Aspettavamo solo voi!» Molly, allegra.
 
«Siamo solo noi, Molly? I ragazzi non vengono?»
 
«Non a cena, Arthur. Passano più tardi per portarmi delle camice da cucire. Non so come facciano a distruggerne una a settimana, ah, benedetti ragazzi! Già è tanto che non li abbiano ancora arrestati» Farnetica la donna, servendo in tavola con l’aiuto di Hermione e Ginny.
 
«Oh, mamma, devi rassegnarti! Fred e George sono geniali e nessuno potrebbe mai arrestarli!»
 
«Ha ragione Ginny, quei due riuscirebbero a rigirarsi pure il Wizengamot!»
 
Le ilari parole di Ron fanno ridere i presenti, eccezion fatta per Hermione, la quale riesce solo a sentirsi in trappola, visto che di lì a poco sarebbe arrivato Fred. Di male in peggio, decisamente. Le ore trascorrono rapidamente, ore in cui gli sguardi di Harry e Ginny hanno più volte insistito su Hermione e Ron, entrambi sin troppo rigidi nel relazionarsi e sempre più tesi; è cristallino che debbano dire o fare qualcosa. Peccato che l’arrivo degli annunciati gemelli spezzi l’atmosfera e impedisca ai non fidanzatini di comunicare la triste novella.
 
«Ma salve, parenti!»
 
«Ciao, George» Ron, imbarazzato, saluta il fratello dopo giorni e giorni di assoluto silenzio. Finalmente, crede all’innocenza di George.
 
«Mi stai salutando?! Fred, Ronnino mi saluta di nuovo!»
 
«Non fare l’imbecille, Hermione mi ha detto tutto. Mi dispiace» Afferma di malavoglia, appartandosi assieme ai gemelli e Harry.
 
«Hermione ti ha detto tutto?» Chiede Harry allibito.
 
«Beh, sì. E non ero un visionario, un altro c’era sul serio»
 
«Un altro?» Harry.
 
«C’era? Ti ha detto c’era?» Fred, mantenendo a stento la calma.
 
Fortuna che Ron sia troppo concentrato sul proprio racconto per notare l’espressione apparsa sul volto di Fred, il quale, seguito dall’occhio clinico di George, si allontana dal gruppetto, conscio di non voler ascoltare il racconto della – secondo lui – riappacificazione tra il fratello e Hermione.
 

****

 
«Hermione, ma ti rendi conto di cosa stai combinando?»
 
«Ginny, per favore, non giudicarmi anche tu»
 
Sono in salotto, lontane dal chiacchiericcio dei signori Weasley e dei ragazzi. Ginny, infatti, appena ne ha avuto l’occasione, ha trascinato Hermione lontano dagli altri, pretendendo che le raccontasse tutto. E a Ginny è stata rivelata effettivamente ogni cosa, compresa l’identità del terzo incomodo.
 
«Non voglio giudicarti, ma posso dirti che sei una stupida! Merlino, sembri me quando mi ostinavo a stare con Dean»
 
«Non è la stessa cosa»
 
«Sì che lo è e poi…»
 
«Ginny, ci lasceresti soli un momento?»
 
«No, stiamo parlando!»
 
«Andiamo, sorellina, non costringermi a caricarti di peso e portarti altrove!»
 
Hermione è leggermente allibita, ma si limita ad osservare la scena. Ginny, portando le braccia conserte e il naso all’insù, biascica epiteti a denti stretti, uscendo dal salotto. Il ragazzo, soddisfatto, si apre in un sorriso, che sa tanto di commiserazione, verso Hermione.
 
«Ma pensavi sul serio di risolvere tutto con Ron?»
 
«Senti, con tutto il rispetto, non sono affari tuoi»
 
«Ti sbagli. Sono affari miei, eccome! Per colpa tua, Fred esce con Rita stasera e con lei volevo uscirci io!»
 
«Cosa? Chi è Rita?»
 
George ghigna, consapevole d’aver attirato l’attenzione della ragazza «È una. Senti, con Fred hai tirato sin troppo la corda e lui non è mai stato molto paziente. Anzi, con te è anche durata tanto la sua pazienza. Ricordo quando voleva minacciare Bagman dopo solo cinque giorni! Beh, alla fine, sempre l’abbiamo minacciato, anche se non ero molto convinto, sai…»
 
«George» Chiama Hermione, vogliosa d’interrompere quel flusso di commoventi ricordi.
 
«Ah, giusto! Dicevo, la corda, l’hai tirata. Quindi, ti volevo solo avvertire che domani sono fuori con Angelina, me ne vado anche prima dal negozio. Chiude Fred e, se esce, è sempre verso le dieci»
 
«Cosa mi stai dicendo?»
 
«Dimenticavo, non farti sfuggire con nessuno quella cosa di Rita, Angelina prima ammazza lei, poi me e poi brucia i nostri cadaveri in un allegro falò!»
 
«George, ma cosa…?» Ma è tutto inutile. Non solo George non le dà uno straccio di spiegazione decente, ma la lascia anche lì a parlare da sola. Quando riesce a scuotersi, è Harry a dirle che Fred e George sono già andati via. Troppo tardi.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


Capitolo XIII



Accade spesso che la Vita imponga i propri ritmi.
Che metta a nudo i protagonisti dell'intreccio.
C'è chi si ostina a fuggire e chi, coraggioso, cede alle lusinge del destino.


 

 

La sera precedente, con il congedo dei gemelli, Hermione e Ron hanno potuto parlare ai signori Weasley, rivelando la fine della storia. Sia Molly che Arthur sono apparsi alquanto scioccati e, nonostante tutto, hanno prediletto la discrezione, evitando di porre domande imbarazzanti.
Tornata a casa, la ragazza non ha fatto altro che accantonare Ron e concentrarsi sulle parole di George: appartamento, domani, Rita. Ecco, l’ultimo dettaglio ha prodotto un moto di gelosia in lei, che è stato in grado di non farle chiudere occhio, costringendola a trascorrere l’intera giornata successiva in trance, in attesa della sera. E ora, che è finalmente sera, non saprebbe dire da quanto tempo sia immobile ad osservare la scalinata sul retro dei Tiri Vispi, che porta direttamente all’appartamento di Fred e George. Deglutendo, convince se stessa che salire quelle scale sia la scelta migliore, così percorre i gradini con crescente ansia, consapevole di non aver ancora trovato le parole adatte per spiegare a Fred la situazione.
 
«Ti sei decisa» Afferma una voce, che interrompe tutti i pensieri della ragazza, la quale si ritrova con occhi sbarrati e gote arrossate, perché la voce appartiene a Fred, rilassato contro l’uscio del proprio appartamento «Non guardarmi così. Io e George abbiamo dei sistemi per controllare chi bazzica intorno al negozio»
 
«Mi hai spiata per tutto questo tempo?»
 
Abbozza un sorriso lui, invitandola ad entrare «No, direi che ho aspettato educatamente che salissi. Suona meglio, non trovi?!»
 
«Ah, lascia stare» Sbotta lei, portando gli occhi al cielo ed entrando nell’appartamento.
 
«Allora, cognata, cosa ti porta qui?» È sarcasmo piuttosto astioso quello di Fred, è evidente.
 
«Non sono tua cognata, iniziamo con questo»
 
«Sicura? Eppure ieri ti ho vista ad una deliziosa cena di famiglia»
 
«D’accordo, lasciamo perdere»
 
Non è nella natura di Hermione rinunciare, ma la situazione è sin troppo imbarazzante e difficile. È giunta all’appartamento di Fred, nell’orario indicatole da George tra le righe, colma di dubbi e indugi ed ora che è davanti a lui non ha la più pallida idea di cosa dirgli e cosa fare. Ecco perché, con tono arrendevole, si congeda, dando le spalle al ragazzo e guardando la porta, ripetendosi d’essere stata una sciocca a seguire l’istinto e non il raziocinio. Peccato che, al primo passo verso l’uscita, la mano di Fred le afferri prepotente il polso, bloccando la fuga.
 
«Dove credi di andare?»
 
«Lasciami. Sono stata una stupida a venire»
 
«Oh, no, Granger. Venire qui è stata la prima cosa intelligente che tu abbia fatto» Afferma con un tono che, strano ma vero, rasenta la serietà. Uno strattone e l’avvicina a sé, possessivo «Perché sei venuta?»
 
In evidente difficoltà, perché questo non l’ha previsto, la ragazza agisce d’impulso e attacca «Chi è Rita?»
 
A Fred sfugge una risata divertita «Rita? Non saprei, è un’amica di Ginny?!»
 
«Smettila»
 
«Sei gelosa?»
 
«No»
 
«D’accordo. Allora è la mia ragazza» Afferma col solo intento di provocarla.
 
Le gote di Hermione si imporporano, ma di rabbia e delusione, segno che le intenzioni di Fred abbiano sortito l’effetto sperato «Lasciami. Voglio andarmene» Biascica nervosa, tentando invano di divincolarsi dalla stretta.
 
«No»
 
«Invece sì. Lasciami»
 
«Non questa volta» Un dire che dipinge la perplessità sul volto di Hermione e la determinazione su quello di Fred.
 
Come spesso accade in circostanze simili, basta un nulla, un secondo rubato, una piccola distrazione e delle labbra riescono a impossessarsi di altre. Hermione, questa volta, sembra voler respingere il bacio del ragazzo, al punto da serrare le proprie, di labbra e da poggiare i palmi sul petto di lui, tentando di allontanarlo. Ma è tutto inutile. Dal primo istante che hanno coesistito in quel piccolo ambiente, l’aria è sembrata pulsare di adrenalina, alchimia e irrisolta attrazione. Ogni parola ha alimentato la tensione e la voglia di viversi, fungendo da magnete.
Non è pensabile che la giovane riesca ancora ad opporsi, è così che l’insistenza di Fred ottiene l’assenso. Le mani di lei smettono di respingere e s’aggrappano alla stoffa della camicia altrui, mentre lui avvicina sempre più il corpo della ragazza al proprio.
 
«Non volevi andare via?!» Sibila Fred con malizia.
 
«Scherzavo, Weasley. Vedo che ci sei cascato» Tenta il sarcasmo lei, camuffando l’insieme di sensazioni che l’inebetisce.
 
«Con Ron è finita?»
 
«Sì»
 
«Rita non è la mia ragazza»
 
«Buon per lei»
 
Ghigna lui, cogliendo la sfumatura minacciosa di quelle parole «Non ti facevo tanto gelosa»
 
Lei si lascia sfuggire uno sbuffo stizzito, tacendo per qualche istante. Lo guarda, semplicemente, e lui fa altrettanto, mostrando d’aver intuito il bisogno di lei di parlargli. Ma Hermione sembra non aver raccattato abbastanza coraggio, è dopo una manciata di minuti, infatti, che finalmente riprende parola. Niente sarcasmo questa volta, solo tanta incertezza «C’è una cosa che devo dirti. O lo dico ora o non lo dico più» Lui, cogliendo la difficoltà, non le risponde, invogliandola tacitamente a proseguire. Lei, rossa in viso, imbarazzata, ma determinata, s’impone di non calare lo sguardo «Io… sono innamorata… di te» E un peso scivola via da Hermione, raggiungendo Fred.
 
La morsa in cui lui la stringe sembra indebolirsi all’istante e un’aria persa e spaventata si disegna sul volto di Fred, tanto da spingere Hermione a chinarlo ora, il viso, allontanandosi, convinta d’aver commesso un grosso sbaglio. È quando giunge nuovamente alla porta, che Fred sembra scuotersi. Rapido, serra l’uscita con la magia, intrappolando la strega. Lei è allibita ed immobile, mentre lui sosta alle sue spalle, carezzandole incerto i capelli.
 
«Resta»
 
«Dammi un motivo»
 
«Anch’io» Riesce a sussurrare con voce quasi strozzata.
 
Non è nella sua indole sbandierare sentimenti ed emozioni, tanto da non riuscire a dirle di più. In realtà, non si sarebbe mai aspettato tanto da lei, non in quel frangente, non con ancora il ricordo di Ron a incastrarsi tra loro. L’ha stupito e, in tal modo, sembra averlo conquistato del tutto. E a Hermione quella sintetica espressione sembra bastare. Un sorriso radioso le si increspa sulle labbra e un formicolio le attanaglia lo stomaco. Quando si volta verso Fred, lo trova imbarazzato e incerto ed è lei, per una volta, a pretendere un contatto. Lo sanno entrambi, cosa sta per accadere, al punto da spingere lui a chiederle conferma, timoroso di un passo falso.
 
«Voglio che sia tu» Lei, convinta.
 
«Non c’è fretta» Lui, per la prima volta titubante.
 
«Lo so»
 
«Tra cinque secondi non sarò più padrone di me stesso, te lo chiedo un’ultima vol…»
 
«Fred, sono sicura»
 
«Andrà tutto bene»
 
«Mi fido di te»
 
Parole che mettono fine agli indugi, che lasciano i due scivolare nel silenzio spezzato solo dai loro respiri. Dolcezza e passione sembrano fondersi, spazzando via ogni dubbio e ogni ripensamento, così da dare il benvenuto alla voglia di viversi.
 

****

 
«Ron, muoviti o facciamo tardi» Sbraita nervoso Harry, incapace di stare fermo.
 
«Eccomi, andiamo»
 
Una manciata di Metropolvere e i due giovani, puntuali come un orologio svizzero, si ritrovano alle nove di mattina nei corridoi del Ministero. Identificandosi, salgono rapidamente al piano del Dipartimento degli Auror, imboccando il corridoio che conduce all’ufficio del Comandante.
 
«Non posso crederci. I colloqui ufficiali! Harry, forse da domani siamo cadetti!»
 
Il sorriso ebete sul volto di Harry dà l’idea di quale sia lo stato d’animo del giovane. Ron, al suo pari, esibisce un’aria felice ed emozionata. La prospettiva di divenire un Auror è, al momento, l’unica nota positiva nel quotidiano del piccolo Weasley, il cui cuore non ha ancora smesso di battere per Hermione. Harry, conscio di questo, si è ripromesso di non accennare alla ragazza in presenza dell’amico.
 
«Però, quanta gente» Afferma Potter, alla vista di una quindicina di ragazzi, più o meno della sua età, in fila per il colloquio.
 
«Buongiorno, ragazzi» Aria professionale, occhialini rettangolari, capelli neri raccolti in uno chignon e schiena dritta «Sono Audrey Burke1, segretaria del Comandante Gamp. Tra dieci minuti iniziamo i colloqui. Vi chiedo di attendere in silenzio il vostro turno e rispondere all’appello che sto per fare. Attenzione, giovani cadetti: mezzo passo falso e siete fuori»
 
«Ora capisco perché Percy non fa che parlare di lei» Sussurra Ron a Harry, facendo ridacchiare il Prescelto.
 
«Problemi?» Chiede Audrey ai due, i quali, imbarazzati, scuotono il capo «Molto bene. Iniziamo: Bones Susan»
 
«Presente»
 
E lo sguardo di Harry e Ron si indirizza immediatamente sulla giovane ex Tassorosso. Poco dopo, l’appello rivela anche la presenza di Michael Corner, Alicia Spinnet, Dean Thomas e Padma Patil.
 
«Vedo che ci siete tutti! Il Comandante ne sarà entusiasta» Parole con cui la professionale segretaria si congeda.
 
«Sapevo di trovarvi qui!» Commenta Dean all’indirizzo di Harry e Ron.
 
«Già, speriamo bene» Farnetica distrattamente Ron, allontanandosi dal gruppetto per avvicinarsi a Susan, rimasta in disparte «Perché te ne stai tutta sola qui?» La franchezza è, sicuramente, tra i pregi del Weasley.
 
Susan, scossa dall’intrusione, volge il proprio sguardo al ragazzo «La compagnia non mi piace»
 
«Ma sei Susan o sei la sua gemella cattiva?!» L’assoluta mancanza di tatto è, invece, tra i difetti del giovane.
 
«E tu sei fastidioso davvero o stai fingendo?»
 
«Ron» L’appella Dean, tirandoselo in disparte «Lasciala stare, ho saputo da Ernie che sta passando un momentaccio»
 
«Cosa le è successo?»
 
«I Mangiamorte le hanno sterminato tutta la famiglia e poi… ricordi Justin?»
 
«Sì, so che sta al San Mungo»
 
«Non ce l’ha fatta» Ammette piatto il ragazzo «Lui e Susan… beh… loro stavano insieme, sai…»
 
Destabilizzato dalle notizie, Ron volge lo sguardo alla silenziosa ragazza proprio nel momento in cui Audrey l’invita a recarsi da Gamp.
 

****

 
«Perché non resti?»
 
«Devo preparare le valige, la settimana prossima torno a scuola»
 
Fred porta gli occhi al cielo, stringendo Hermione a sé, manifestando la voglia di tenerla ancora lì, in quel letto che li ha visti insieme per la prima volta. L’atmosfera nella piccola stanza è quasi surreale. Il mondo, infatti, sembra essere completamente svanito, dando modo a due giovani, che mai s’erano immaginati insieme, di scoprirsi innamorati e incapaci di sottrarsi al volere del fato. Dopotutto, persino Hermione ha dovuto arrendersi ad una dura legge della vita: non tutto segue regole precise, non tutto può essere programmato.
 
«Sei la regina delle secchione, Granger»
 
Lei ride, rabbrividendo quando, per l’ennesima volta, le dita del ragazzo le solleticano la spalla «Dobbiamo dirlo a Ron»
 
«Dobbiamo dirlo a tutti»
 
«Tutti non è la priorità»
 
«Sbagliato, ragazzina. Mentre tu sarai a Hogwarts e io qui, tutti devono starti alla larga»
 
«Non ti facevo tanto geloso» Lo canzona lei «Non apri il negozio?»
 
«Tra poco scendo anch’io, c’è già George»
 
«Ma… ma George… cioè… non ci avrà visti?»
 
«No, no. Già sapeva che saresti stata qui!» E mentre lui ride dell’imbarazzato dubbio di Hermione, lei s’appunta, non senza stranirsi, di essere in debito con il gemello del… proprio fidanzato sembra essere la giusta definizione.
 

****

 
«Complimenti!» Gioisce Ginny, quando Harry e Ron, tornati dal colloquio, annunciano d’essere ufficialmente cadetti del Dipartimento «Sapevo che sareste stati presi! Ho preparato un dolce, guardate!»
 
Allegra, mostra ai due il proprio operato, mentre Harry riesce solo a notare quanto Grimmauld Place sia resa vivibile dalla sola presenza di quel tornado dai capelli rossi. Un flash appanna la vista del Prescelto: Ginny ai fornelli, lui di ritorno dal lavoro e cinque o sei bambini per casa.
 
«Dopo Hogwarts sarà il mio turno! Penso che farò i provini per giocare da professionista!»
 
Ecco come poche parole possono infrangere i sogni di gloria di un qualsiasi ragazzo, costretto a tornare con i piedi per terra.
 
«Siamo solo noi?» Chiede imbarazzato Ron, il quale non ha nessuna voglia di essere il terzo incomodo.
 
«No, no. Ho invitato anche gli altri, così festeggiamo tutti insieme! Dopotutto, Hogwarts è finalmente pronta per riaprire, voi siete stati presi, ci sono tanti motivi per festeggiare!»
 
«Hermione mi ha lasciato» Aggiunge tetro Ron, spezzando l’allegria della sorella.
 
«Un motivo in più per distrarti» Interviene Harry.
 
«Sì, come no. Scommetto che hai invitato anche lei, vero, Ginny?»
 
Un’aria colpevole si dipinge sul volto della ragazza, che annuisce «Non voleva venire, ma ho insistito. È forse l’ultima occasione che abbiamo per stare tutti insieme e festeggiare la fine della guerra. Per favore, Ron…»
 
«D’accordo, non farò stupidaggini»
 
Ma Harry appare titubante, soprattutto perché, se ha ben capito chi sia l’altro, c’è solo da sperare che Hermione non sia già corsa da lui o viceversa. Ginny, d’altro canto, convinta che le situazioni vadano affrontate, spera vivamente che si faccia finalmente chiarezza, ponendo fine all’intricato insieme di sottintesi e malintesi.
Le risposte a tutti i dilemmi giungono qualche ora dopo, quando l’antica dimora Black è popolata da vari ragazzi, tra cui i componenti del C.R.E.D.O, che sembrano intenzionati a risollevare il morale di Ron.
 
«Hermione, sei venuta!»
 
«Ci siamo anche noi, ma tu ignoraci pure!» Scherza George all’indirizzo di Ginny, entrando assieme al gemello e Angelina.
 
«Sei venuta con Fred» Nota la piccola Weasley e Hermione non può evitare d’arrossire.
 
«L’ho convinto a non dire niente, per ora»
 
Ginny le sorride incoraggiante, invitandola ad entrare. È indubbio che all’ingresso in sala di Hermione un certo brusio si diffonda, poiché tutti sono a conoscenza della fine del rapporto tra i due membri del trio e, allo stesso tempo, quasi tutti sanno dell’esistenza di un altro.
 
«Ciao, Ron»
 
«Come mai sola? Pensavo di conoscere il tuo nuovo ragazzo»
 
Harry si spiaccica una mano in pieno volto, lui l’aveva detto, l’aveva previsto, che Ron avrebbe sbottato. Non è la calma fatta persona e il Prescelto lo sa bene, lo sa da anni ormai.










1 Burke non è il reale cognome di Audrey, ma siccome non abbiamo notizie in tal senso, ho preso in prestito il cognome Burke dall'albero genealogico dei Black.

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


Epilogo


Accade spesso, nella Vita, che il Destino ci tramuti in pedine, affinché scegliamo la strada giusta.
Eppure, non riusciamo a maledire l’odioso burattinaio e i suoi metodi.
Comprendiamo e giochiamo al pericoloso gioco: non siamo mai stati tanto felici.





«Ron, non fare sciocchezze» Biascica il Prescelto all’indirizzo dell’amico.
 
La festicciola organizzata da Ginny sembra essere calata nel gelo più totale. L’evidente provocazione di Ron all’indirizzo di Hermione ha ammutolito tutti. Fred, poco distante dal fratello e dalla ragazza, si è irrigidito al punto che sembrerebbe incapace di respirare; George, al suo fianco, gli ha afferrato il braccio, intimandogli la calma.
 
«Non mi sembra il caso» Ribatte imbarazzata Hermione, disturbata da tutti quegli sguardi indiscreti.
 
Lo sguardo di Ron, ad ogni modo, riesce solo a ridursi in fessure «Non lo neghi nemmeno»
 
«Ron, smettila» Interviene Harry, frapponendosi tra i due amici. Ginny, intanto, ha alzato il volume della musica, mentre Luna, sempre perspicace, ha iniziato a danzare come una forsennata, invitando tutti a fare altrettanto per evitare l’infestazione di qualcosa. Ciononostante, molti sguardi e molte orecchie sono ancora concentrati sulla discussione in corso.
 
«Non sto facendo niente, Harry, le ho solo chiesto del fidanzato»
 
«Non c’è nessun fidanzato, Ron. Va bene così?»
 
«No. Perché stai mentendo. Io ti conosco, Hermione, non me la dai a bere»
 
«Se ti ha detto che non c’è nessuno, credile e basta» S’intromette Fred, ormai spazientito, liberandosi dalla morsa del gemello, che, impallidendo, fa un rapido cenno a Lee, invitandolo ad avvicinarsi.
 
«Che vuoi tu? Non sono affari tuoi»
 
«Ron… per favore» Tenta la ragazza.
 
«Sono affari miei…»
 
«Fred» L’interrompe Hermione, guardando preoccupata Fred.
 
È questione di rapidissimi istanti: Ron, analizzando con avidità tutti quei particolari che la sua mente aveva rilevato e accantonato, punta lo sguardo sconcertato e furioso su Fred. Quest’ultimo, riconoscendo la consapevolezza nell’espressione del fratello più piccolo, riesce soltanto ad annuire, confermando le ipotesi dell’altro. A Ron basta questo, basta l’assenso, per scagliarsi contro il più grande, che, colto alla sprovvista, non riesce ad evitare il pugno diretto al setto nasale.
 
«Fermatevi» Urla Hermione, mentre Ginny, al pari di tutti gli altri, sembra aver visto un Basilisco tanto è immobile.
 
«Sei tu?» Chiede retorica la voce malferma di Ron, mentre afferra Fred per il colletto della camicia «L’altro sei tu, Fred?»
 
«Sono io e allora?»
 
«SEI UN BASTARDO»
 
Altro pugno, altro sangue. Questa volta sono le nocche di Ron a sanguinare, visto che Fred è riuscito a scostarsi in tempo, costringendo l’avversario a colpire la parete.
 
«Smettila! Non faccio a botte con te, Ron» Intima Fred, il quale, effettivamente, si limita a schivare i colpi senza aggredire a sua volta.
 
«Smetterla? Con tutte le ragazze che potevi avere, proprio la mia dovevi prenderti?» Ma Ron è tremendamente arrabbiato, sentendosi tradito non una, ma due volte: da Hermione e dal fratello. Avrebbe potuto accettare tutto, avrebbe tentato di capire, ma non Fred «Da quando va avanti? Da quando ci siamo scambiati? Da lì? Avevi progettato tutto, vero? Sei un bastardo traditore!» Farnetica ancora, mentre Harry, Neville e Dean lo tengono a bada, e George si frappone fisicamente tra i fratelli «Tu sapevi tutto, non è vero? Eri complice anche tu!» Continua Ron, questa volta all’indirizzo di George.
 
È surreale l’atmosfera. Tra i presenti c’è chi giace scioccato in disparte, chi commenta, chi indirizza ingiurie a Hermione e chi considera Fred un bastardo traditore. Nessuno, però, sembra avere la forza e la voglia di intervenire, fatta eccezione per gli amici più intimi. Ginny, rimasta in disparte, ha lo sguardo lucido e il volto arrossato dal tentativo di trattenere le lacrime. Lee è incapace di stemperare l’atmosfera, preoccupato che a Fred saltino i nervi e si scagli a sua volta contro Ron. Harry è l’unico, in questo frangente, a cercare con lo sguardo Hermione e a rendersi conto che la ragazza sia sparita.
 
«La festa è finita. Levate le tende» È Seamus ad affermarlo, col tono duro di chi non ammette repliche.
 
Così, nel giro di una mezz’ora, anche i più avidi di notizie lasciano Grimmauld Place, all’interno della quale cala il tipico silenzio presente all’interno dell’aula di Trasfigurazione, durante il compito più importante dell’anno. Neville, aiutato da Luna e Dean, inizia a riordinare la sala. Seamus, invece, è seduto accanto a Ron, che se ne sta sul divano, con gli occhi rivolti al pavimento. Lee e George sono ai lati di Fred, che è alle prese col naso sanguinante. Ginny è ancora ferma, timorosa che l’avvicinarsi prima all’uno o all’altro possa essere interpretato come una scelta. Harry, arrabbiato quasi quanto Ron, è il primo che trova il coraggio di parlare.
 
«Dov’è Hermione?»
 
«Chiedilo al suo fidanzato»
 
«Dacci un taglio, Ron» Interviene George, che, a differenza di Ginny, non riesce ad evitare di scegliere.
 
Fred, d’altro canto, smette di tamponarsi il naso, guardandosi intorno. Lei dov’è? Senza pensarci due volte, sale al piano superiore, cercando tra le stanze, chiamandola, ma della strega sembra non esserci traccia. Harry, nel mentre, si precipita all’esterno dell’abitazione, ma anche lì niente.
Trascorrono ben due giorni senza che di Hermione si abbiano notizie. Intanto, in quei due giorni, i rapporti tra i due fratelli non sono affatto migliorati. Se Fred si rifiuta di andare alla Tana, infatti, Ron evita accuratamente i Tiri Vispi e qualsiasi altro luogo frequentato abitualmente da Fred. George resta l’unico tramite, a cui è spettato anche lo spiacevole compito di spiegare la situazione a Molly e Arthur, persuadendoli, non senza difficoltà, a non intervenire.
 
«Credo che la rivedrò direttamente sul treno» Commenta Ginny, stendendosi sul letto di Harry.
 
«Ce l’hai con lei?»
 
«Ho sbagliato anche io. Ma cosa credevo di fare? Io sapevo che l’altro era Fred, lei si era confidata con me e sapevo che sarebbe andata da lui. E cosa faccio? Organizzo una festa e li invito tutti e due. È colpa mia»
 
«Non è colpa tua»
 
«Invece sì. Tu l’avevi detto, che non era una buona idea»
 
«Ma tu volevi soltanto che la situazione si risolvesse, non devi fartene una colpa»
 
Ginny tace, poggiando la testa sul petto di Harry, che l’abbraccia «È che non pensavo potessero arrivare a tanto. Pensavo che bastasse parlarsi e chiarirsi. Invece Ron l’ha preso a pugni»
 
«Prima ho chiamato a casa di Hermione»
 
«Con il feletono?»
 
«Telefono!» Corregge lui ridendo, facendo sbuffare la ragazza «Non è ancora tornata a casa e la madre si è di nuovo rifiutata di dirmi dove sta. Sarà lei a dirtelo, se vuole» Commenta aspro, imitando malamente la mamma dell’amica.
 

****

 
«Signor Weasley, un gufo ha portato questa per lei»
 
«Strano, non è orario» Commenta Fred, prendendo la lettera e congedando la commessa dei Tiri Vispi. Incuriosito, controlla il mittente e una morsa lo attanaglia nell’immediato: Hermione Granger. Riluttante, si rifugia nel magazzino delle scorte, aprendo la busta e leggendo il contenuto della missiva. Si sarebbe aspettato ogni cosa, ad eccezione di un non possiamo, mi dispiace. Cosa vuol dire non possiamo, mi dispiace? Niente. Ecco cosa significa. Impulsivo come al solito, fa giusto in tempo ad accennare qualcosa a George prima di Smaterializzarsi davanti alla casa di Hermione. Da bravo scapestrato, non si è neanche preoccupato di nascondersi alla vista dei Babbani, è mera fortuna che nessuno l’abbia visto comparire dal nulla. Furioso come poche volte in vita sua, Fred scavalca il cancellino in ferro, oltrepassa il giardino e bussa come un matto alla porta della ragazza.
 
«Un po’ di educazione» Sbraita una voce dall’interno e il mago non ha difficoltà a comprendere a chi appartenga «Fred»
 
«Aspetta, non dirmelo: sei tornata oggi, anzi, in questo preciso istante, non è così?» Chiede sarcastico e nervoso. Hermione boccheggia, colta alla sprovvista. Scioccamente, ha creduto che la sola parola della madre potesse frenare ogni tentativo di presentarsi fuori la porta di casa propria. Evidentemente, non ha considerato la variabile impazzita “Fred Weasley” «Voglio entrare»
 
«Non voglio vederti. Ti ho già scritto tutto nella lettera»
 
«Fammi entrare, Hermione» Sbotta spazientito, entrando senza troppe cerimonie e chiudendosi la porta alle spalle «Non possiamo, mi dispiace secondo te spiega tutto?»
 
«Sì! Per colpa mia hai litigato con tuo fratello, sono due giorni che non vedi i tuoi genitori e sei di pessimo umore! Non può esserci niente fra noi, non potrebbe mai funzionare. Ron non l’accetterebbe mai»
 
«Hai finito?»
 
«Guarda che dico sul serio» S’infervora lei, guardandolo con aria allucinata.
 
«Quindi qualche giorno fa eri innamorata di me e oggi non lo sei più»
 
«Non sto dicendo questo»
 
«E cosa stai dicendo?» Chiede retorico, avvicinandosi a lei «Io e Ron sistemeremo tutto, è solo questione di tempo. E se il mio umore è pessimo è tutta colpa tua!» La canzona, ritrovando quell’aria malandrina e irriverente, alla cui vista lei sorride.
 
«Mi sento in colpa, Fred»
 
«Voglio stare con te»
 
«Facciamo passare un po’ di tempo, vediamo come vanno le cose»
 
Sempre più vicini, sempre più inebetiti dall’alchimia che li lega. Il bacio che segue quella discussione sembra essere la sola evoluzione possibile del momento. Lui la stringe sempre più a sé, possessivo. Lei, ammutolendo la ragione, si lascia andare alle sensazioni, salvo fuggirne bruscamente dopo alcuni istanti, guardando Fred con aria spaventata e colpevole.
 
«Non è giusto»
 
«Infatti. Non è giusto interrompersi sul più bello. Comunque, non voglio farti pressioni» Ammette Fred e Hermione ha la sensazione d’essersi persa qualcosa. Lui è davvero accondiscendente? «Abbiamo bisogno di tempo, hai ragione. Iniziamo tutto da capo, con calma»
 
«Dici sul serio?» Chiede sempre più allibita, indecisa anche se offendersi o meno dinanzi tanta arrendevolezza.
 
«Certo!» Conferma lui, sorridendole «Lunedì vai a Hogwarts, no?»
 
«Sì»
 
«Bene! Prenditi tutto il tempo che ti serve! Però sappi che sabato mattina passo a prenderti e passiamo il weekend insieme. Dovrò pur salutarti prima della partenza!»
 
Quando Hermione comprende cosa realmente le abbia detto, Fred è già sparito nel nulla, lasciandola sola, perplessa e con uno strano sorriso ebete stampato in viso. È buffo, ma quel ragazzo riesce a mostrare i colori a Hermione, mostrandole quanto ogni problema possa essere risolvibile senza caricarsi di gesti estremi.
 
 
 

2002, 2  giugno
 

 
«Hai preso tutto?»
 
«Cruciami, ti prego» Afferma con tono scocciato un ragazzo, caricando delle valige in una macchina «C’è tutto, sali e sta’ zitta!»
 
Ma l’interlocutrice lo ignora, rientrando – costringendo l’altro a seguirla – e controllando le varie stanze della casa «Ah! Lo sapevo io! Tutto, eh? E questo?!» Chiede retorica e tronfia, mostrando una piccola guida turistica al giovane. Lui, sbuffando, le mostra i palmi, come a chiedere tregua.
 
«Ora possiamo andare?»
 
«Sì, certo, ora sì»
 
«Bene, perché grazie a te abbiamo degli orari da rispettare»
 
«Ne abbiamo già discusso. Eri d’accordo anche tu!»
 
«Infatti sono felicissimo di visitare città Babbane» Asserisce lui, mentre si chiudono la porta dell’abitazione alle spalle «Sono meno felice di bandire la magia! Se mi avessi dato retta, ora dovremmo solo preoccuparci di avere abbastanza Metropolvere o di lucidare la scopa»
 
«Ti piacerà, vedrai» Liquida lei, posandogli un bacio sulle labbra che sembra quietare la discussione «A proposito, ho dimenticato di dirti che vengono a salutarci all’aeroporto»
 
«Chi viene a salutarci?» Chiede impallidendo.
 
«Tutti» Biascica infilandosi in macchina, come vogliosa di nascondersi.
 
«Fantastico, già immagino papà che si incastra tra le porte scorrevoli!»
 
«Sei maligno!»
 
«È questo che mi rende irresistibile, ammettilo!» Scherza, avviando l’automobile e accelerando alla prima occasione, beccandosi gli ormai soliti epiteti della dolce fidanzata.
 

****

 
«Ma non siamo in anticipo?»
 
«Un po’, ma rischiavamo di non arrivare affatto. Hai visto tuo padre? Prima ci ha fatti fermare al semaforo, quand’era verde, poi ha comprato il robot giocattolo da quel ragazzino e ora… oh, no!»
 
«Cosa?» Chiede Ginny, seguendo la traiettoria disegnata dallo sguardo di Harry e inorridendo a sua volta «Non lo sta facendo. Harry, dimmi che non lo sta facendo»
 
«Lo sta facendo» Interviene una rassegnata voce femminile «Sta parlando al display che indica gli orari dei voli»
 
«Bene. Come minimo lo rinchiudono al San Mungo Babbano» Conclude rassegnata Ginny, avviandosi in direzione del padre e dell’imbarazzata madre.
 
«Dov’è Ron?»
 
«Fuori, dà un’occhiata per controllare se arrivano» Risponde Susan a Harry, che s’affretta a raggiungere Ron.
 
 

 

1998, novembre

 
«Senti, ora mi hai stancato. Va bene tutto, ma dobbiamo collaborare, altrimenti ci sbattono fuori tutti e due!»
 
«E va bene! Va bene! Collaboriamo, ma evita di guardarmi ogni volta come se fossi una specie di… di…»
 
«Di?» Incalza Ron, confuso.
 
«Non lo so! Mi dà fastidio il modo in cui mi guardi» Sbraita Susan, sbagliando persino nel riordinare le cartelle a loro affidate da Gamp.
 
«Ma io non ti guardo in nessun modo»
 
«Invece sì! Mi guardi così, come stai facendo ora, come se fossi una cosa strana, come se… se stessi sempre lì a cercare di capire cosa penso»
 
Il rossore accende il giovane volto di Ron immediatamente, costringendo il giovane a distogliere lo sguardo dalla compagna di tirocinio, con cui condivide tutti i pomeriggi, ad eccezione della domenica, da quasi due mesi ormai «Io non ti guardo come se fossi strana. Ti guardo perché mi piace guardarti» Ammette d’istinto. Susan, colta alla sprovvista, arrossisce in modo indecoroso.
 
 

«Ginny è andata a recuperare vostro padre» Esordisce Harry, una volta giunto accanto all’amico.
 
«I Babbani gli danno alla testa» Commenta ironico Ron «Susan è dentro?»
 
«Sì, tua moglie è dentro, credo dia man forte a Ginny!»
 
Sbotta in una risata il più piccolo dei Weasley, ancora non abituato al sentir parlare di Susan come della propria moglie «Fa ancora strano!»
 
«Saranno già cinque mesi, quando ti abitui?»
 
«Non ne ho idea! Pensare ch’ero convinto che vi sareste sposati prima tu e Ginny! Invece lei gioca nelle Holyhead Harpies e tu sgobbi come Comandante degli Auror!»
 
«Beh, mio caro vice, sgobbi parecchio anche tu, assieme alla tua agguerrita consorte!» Commenta sorridendo Harry.
 
«Eccoli!» Annuncia Ron, interrompendo la scherzosa diatriba e indicando a Harry due sagome conosciute, che avanzano verso l’ingresso dell’aeroporto.
 
«Ah, ecco i miei parenti! Potevate anche starvene a casa, nessuno vi voleva tra i piedi!»
 
 

 

1998, 25 dicembre

 
«Buon Natale, Ron»
 
«Buon Natale, Fred»
 
Tacciono, scrutandosi a vicenda e fingendo di non notare l’intera famiglia eclissarsi dalla cucina, in modo da lasciarli soli.
 
«Come mai Hermione non è venuta? So che le cose tra voi vanno bene»
 
«Vuoi la verità o la bugia?» Fred, retorico. Prosegue, notando il silenzio del fratello «La scusa ufficiale è che doveva passare il Natale con la famiglia. La verità è che non se l’è sentita, visto che non parli né con lei, né con me da settembre»
 
«Meglio, no? Così può stare un po’ con i genitori» Ribatte Ron, eludendo la parte più importante del discorso.
 
«La Vigilia l’avrebbe passata con loro comunque, ma oggi avrebbe potuto pranzare qui» Spazientito, Fred riesce soltanto a tracannare irritato il Whisky  «Senti, non ti sembra di esagerare?»
 
«Ah, ora esagero anche»
 
«Puoi dirlo forte. Ce l’avrei anch’io con me, sul serio, ed è il motivo per cui ho aspettato. Ma sono passati mesi e mi risulta che stai anche uscendo con una tua collega, quindi dacci un taglio»
 
«E tu che ne sai?» Chiede imbarazzato.
 
«Ronnie, Ronnie! Dovresti sapere che io e George abbiamo spie ovunque!» Commenta con sarcasmo, ghignando all’indirizzo del fratello, il quale, rilassandosi, riesce a farsi sfuggire un sorrisetto complice. Forse, è arrivato davvero il momento di andare avanti.
 
 
 
«Ciao, eh, Fred!»
 
«Dove sono tutti i vostri bagagli?» Domanda allibito Potter.
 
Hermione porta gli occhi al cielo, indicando Fred «È stato una lagna durante tutto il tragitto, guidava e si lamentava. Alla fine ho dovuto cedere» Afferma, mostrando l’ormai celeberrima borsetta di perline.
 
«No, dico, pure la fila per i bagagli mi toccava fare? Non è già abbastanza che la porto in tutta Europa alla Babbana!» Fred, spiccio, guardandosi a sua volta intorno «Dov’è George?»
 
«Dentro» Chiarisce subito Ron «Lui e Angelina sono già in aereo, non so come abbiano fatto e non voglio saperlo. George ha detto di dover studiare l’ambiente»
 
Parole che riescono a far ghignare soddisfatto il comproprietario della catena di negozi Tiri Vispi Weasley e, in contemporanea, a far storcere il naso alla più giovane impiegata del Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, grazie alla quale gli Elfi Domestici hanno ad oggi diritto ad un regolare contratto di lavoro – nonostante molti Elfi siano ancora scettici nel considerare il contratto come un vantaggio anziché un’offesa – e i Lupi Mannari, obbligati ad assumere la Pozione Antilupo, si fanno lentamente strada nel vero mondo civilizzato, abbattendo man mano i pregiudizi.
Ad ogni modo, tra una battuta e l’altra, il quartetto giunge presso gli altri componenti della famiglia, dove Arthur Weasley è ormai scrutato con sospetto o divertimenti dalla maggior parte delle persone in aeroporto.
 
«Papà, ti stanno fissando tutti i Babbani!»
 
«Freddie, eccovi!» Esclama l’uomo, non cogliendo il sarcasmo del figlio.
 
L’altoparlante annuncia che manca poco al decollo e dunque urge raggiungere George e Angelina, così i due ragazzi in partenza salutano i familiari, lei promettendo missive e souvenir, lui promettendo disastri che avrebbero avuto eco anche nel mondo dei Babbani. Molly, osservando Fred e Ron abbracciarsi, si commuove, ripensando ai lunghi mesi in cui i due rifiutavano persino di guardarsi in volto; periodo in cui, bisogna dirlo, mamma Weasley aveva sviluppato un’antipatia per Hermione superiore a quella nutrita inizialmente per Fleur, fortuna che si sia ricreduta su entrambe le nuore.
 
«Andiamo?»
 
«Sì» Afferma Hermione sorridente, stringendo la mano di Fred «Sembra quasi un viaggio di nozze!»
 
«Non dire quella parola! Te l’ho già detto, Granger, il matrimonio è per le persone banali e noi siamo fuori dal comune!»
 
Fred è veramente convinto delle proprie parole, peccato che non abbia considerato l’atmosfera parigina sommata al desiderio di George di convolare a nozze il medesimo giorno, desiderio giudicato da Fred inevitabile e sacrosanto e da Angelina e Hermione assolutamente folle, da gemelli Weasley.
 
 

2004, maggio
 

 
«Ehm… Hermione?»
 
«Cosa c’è, Harry?»
 
«Capisco l’emozione, visto che è il primo pranzo che facciamo tutti insieme qui…» Tenta titubante il ragazzo, indicando il salotto di quella che fu la dimora di James e Lily Potter, ora residenza di Ginny e Harry, che dopo inquietudini e remore si è persuaso che i genitori avrebbero voluto vedere quella casa vissuta dal figlio «…Ma addirittura svenire?»
 
«Parli di Fred?»
 
«Sì, George e Ron stanno tentando di farlo riprendere»
 
«Oh, non è svenuto per la casa» Ammette Hermione radiosa, posando la destra sulla propria pancia «Gli ho detto che…»
 
«Sei incinta!» L’interrompe Harry, il cui colorito passa da roseo a rosso a bianco lenzuolo.
 
«Già»
 
«E lui cos’ha detto? Cioè, ha detto qualcosa prima di svenire?»
 
«Sì» Ammette ghignando «Ha detto no! Tutti i padri sono vecchi!»










 


Angolo Autrice
Salve! Qualcuno si sarà accorto che ieri ho pubblicato un primo epilogo, cancellandolo questa mattina. In realtà, non mi soddisfaceva l'epilogo che avevo scritto, motivo per cui ho rivisto il capitolo ed ecco qui la vera e definitiva conclusione di questa long.
Come avevo già scritto nell'angolo autrice del vecchio epilogo, questa storia è la prima che concludo con piacere, perché è la prima che ho realmente temuto di lasciare incompleta e che, a dirla tutta, continua a non convincermi del tutto.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto questo racconto, chi ha recensito e chi l'ha inserito tra le preferite/ricordate/seguite. Inoltre, un grazie particolare a Mistress of Delirium, che, con le sue recensioni, mi ha trasmesso la voglia di continuare a scriverla, questa storia, perché sembrava credere nella trama quando non ero più io a crederci.
Ovviamente, spero che chiunque sia arrivato sin qui abbia trovato la lettura piacevole!
Alla prossima :)

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