Il Fiocco perduto

di Piccola Yuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Leggenda si è avverata ***
Capitolo 3: *** La vedo nei tuoi occhi ***
Capitolo 4: *** Demons Academy ***
Capitolo 5: *** Avviso! ***
Capitolo 6: *** Non sempre tutto è come sembra ***
Capitolo 7: *** La vera natura ***
Capitolo 8: *** Una notte senza stelle (prima parte) ***
Capitolo 9: *** Una notte senza stelle (seconda parte) ***
Capitolo 10: *** Incomprensioni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



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Il Fiocco perduto diPiccola Yuki è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Based on a work at http://www.efpfanfic.net.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1410917.

Prologo

Wonder è un pianeta diviso in due regni: il regno delle Fairies e quello dei Demons.

Il regno delle Fairies è abitato dalle fate, le quali portano con sé un fiocco.

Il Fiocco è di vitale importanza, ogni fata ne ha uno che può prendere le sembianze di un bracciale, cerchietto o qualsiasi altro oggetto portatile, ma lo si deve portare sempre con sé.

Il regno dei Demons è un regno di cui non si sa nulla, a parte il fatto che sono esseri oscuri e senza scrupoli che si divertono a far del male.

Si narra che quando il fiocco viene perso e ritrovato da un demone, la fata proprietaria del fiocco diventi la sua schiava.

Questo è solo quello che si narra, dato che non accade da diversi anni...

Ma che cosa succederebbe se la Leggenda diventasse realtà?

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Angolo autrice: Questo capitolo l’avevo modificato qualche giorno fa, ma è rimasto per lo più immutato. Non c’è molto d'aggiungere, quindi vado. :) Ciao, Piccola Yuki. <3

[Angolo autrici: Ciao <3. Ecco una nuova storia a due mani con la mia Gemella Otaku, Kasane *-*. Vi piace? Noi siamo le Gemelle Otaku per chi non lo sapesse :P e ringraziamo chi seguirà e recensirà la nostra storia *--* <3<3. Vi vogliamo bene <3]

Capitolo revisionato. (04/08/2014)

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Capitolo 2
*** La Leggenda si è avverata ***



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Ciao a tutti! :) Ho riscritto da capo questa storia da sola, grazie a delle ragazze fantastiche che mi hanno sostenuta e incoraggiata con le loro recensioni! Se state leggendo, vi ringrazio dal profondo del mio cuore. <3 Come sono poetica xD. Ahaha.

Leggete!

Vorrei avvisarvi di alcuni cambiamenti che ho deciso di fare durante la revisione di questa storia. Allora, il presente lo userò soltanto nei pensieri veri e propri. Il POV principale sarà quello di Fine che, di conseguenza, non verrà segnato, a parte dei casi eccezionali. Non troverete scritti neanche i POV di Shade, ma vi preannuncio che non sarà difficile capire chi sia a narrare. Vi consiglio di rileggere da capo i capitoli revisionati che sono completamente differenti da quelli che vi erano prima. Infatti, soltanto pochi dialoghi e scene sono rimaste immutate, nonostante ciò la storia è sempre la stessa. Un’ultima cosa: all’inizio di questo capitolo leggerete una parte raccontata da Fine, anche se può essere considerato come un prologo. Ma dal momento che in questa storia c’è già, cercatelo di vedere come un’anticipazione della ff ^-^”. Vi prego di non criticarmi nel caso vi desse fastidio, poiché io lo considero come un racconto narrato dalla Fine del “futuro”. Con il procedere della storia, capirete il perché. A parte questo, non ho nient’altro da dirvi. Buona lettura, Yuki. :)

La Leggenda si è avverata

Amavo il mio mondo! Volare nell'aria fresca, fare la doccia nelle cascate arcobaleno, correre tra i prati con fiori di ogni specie e di ogni colore decorati con glitter, per non parlare delle fantastiche creature magiche che vi abitavano! Però il mio pianeta, Wonder, nascondeva un segreto: non era quel luogo in cui regnava la pace assoluta. Infatti, in esso convivevano due regni: quello delle Fairies e quello dei Demons. Il regno delle fate era la parte buona, mentre l’altro era la parte cattiva. Nonostante migliaia di anni di convivenza, non si conosceva molto di quest’ultima parte, poiché i demoni non permettevano a nessuna fata di varcare le loro mura. Nonostante ciò, l’unica cosa sicura su di essi, era quella di essere spregevoli e senza cuore. Io ero affascinata dal mistero che avvolgeva i Demons o almeno fino al compimento dei miei sedici anni. Il mio nome? Fine White ed ero colei che portò alla rovina il mio mondo.

-Fine!- sentii urlare alle mie spalle. Colei che aveva appena urlato, era la mia migliore amica, Rein. Era una ragazza stupenda, con dei lunghi capelli turchesi e con occhi del medesimo colore. Era vestita con un semplice abito blu floreale con pizzi e merletti bianchi. Qui tutti eravamo vestiti con abiti floreali che si potevano modificare con tutto ciò che si desiderava. Io, a differenza della mia amica, avevo occhi e capelli rossi. Niente di speciale, in poche parole. Eh, già. Avevo poca autostima.

-Ciao, Rein.- l’abbracciai e continuai a volare verso la mia scuola, la Fairies Academy. Era l’istituto più prestigioso dell’intero regno delle Fate e l’unica in grado di eguagliarla, era la Demons Academy. L’avevo scoperto per caso leggendo un libro sui i misteri dell’altro regno. E va bene, lo ammetto. Non lo scoprii per caso. Già, ero fin troppo affascinata dai Demons.

-Fine, aspettami, ti prego! Non riesco a volare veloce come te!-

-Dai, Rein! Lo sai com’è fatto il professore- mi fermai per aspettarla –se arrivassimo in ritardo, ci metterebbe in punizione per l’intera giornata.-

-Lo so, ma ho paura di andare a scuola, oggi.- mi sembrava piuttosto turbata.

-Ma a te non è sempre piaciuta la scuola?-

-Infatti è così, ma oggi il professore spiegherà…- prese un respiro profondo - la Leggenda…-

-Ah, vero! Me n’ero completamente dimenticata!- scoppiai a ridere, ma subito dopo ritornai seria. - Domani compirai sedici anni ed io il giorno dopo di te. Diventeremo delle fate adulte! Non vedo l’ora.- sperai che il mio entusiasmo le risollevasse il morale, ma non ci riuscii. Le presi le mani e le dissi di non preoccuparsi e che tutto si sarebbe risolto per il meglio.

Era appena suonata la campanelle e io già non ne potevo più. Il professore entrò in classe e ci pregò di sederci ai nostri rispettivi posti.

-Allora, ragazzi. Come vi avevo preannunciato ieri, oggi vi spiegherò la Leggenda.- il professore scrisse il numero “16” sulla lavagna magica e continuò la sua spiegazione. -Quando una fata compie sedici anni, il fiocco che porta con sé fin dalla nascita, cade.-

-Perché, professore?- chiese Mirlo, una mia cara amica e compagna d’avventure.

-Perché la fata diventa adulta e il fiocco deve mutare forma. Come ben sapete, per le ragazze il fiocco è rosa, mentre per i ragazzi è azzurro. Quando ancora la fata non è adulta, maschio o femmina che sia, il colore è l’unica differenza che c’è. Guardate il mio, per esempio, è molto più grande e glitterato del vostro. Inoltre, può capitare che, dopo la trasformazione, cambi perfino colore.-

-Il vostro è diverso, perché ha cambiato forma, professore?- chiese Konata, un’altra mia cara amica.

-Esatto, signorina Konata.- rispose il professore, per poi scrivere sulla lavagna la parola “rovina”. -Qualcuno mi sa dire, perché ho scritto “rovina”?-

Non ricevette alcuna risposta.

-Allora, la Leggenda narra che quando il fiocco viene perso e ritrovato da un demone, la fata proprietaria del fiocco diventi la sua schiava.- per la prima volta vidi il mio insegnante serio come mai lo era stato. O era semplicemente una mia impressione? E comunque, cosa intendeva dire per “diventi la sua schiava”? Ora sì che iniziavo ad avere un po’ paura dei demoni.

-Mi scusi, professore, ma perché la fata che ha perso il fiocco, diventa la sua schiava?- chiese Rein.

-Il fiocco contiene la forza vitale della fata a cui appartiene, infatti, è una parte vitale molto importante. Se un demone lo trovasse, il fiocco costringerebbe la fata a fare tutto ciò che gli ordinerebbe il demone. Tutto. Ma questo è solo ciò che si narra, ma state ben attenti a non farlo cadere nelle mani di un demone.-

Come sarebbe a dire tutto?!

Soltanto il suono della campanella riuscì a farmi distogliere dai miei pensieri.

-La lezione è finita, potete andare!- disse il professore, mentre cancellava le scritte sulla lavagna magica.

-Che Leggenda da brividi…- dissi tra me e me a bassa voce, ma Rein riuscì a sentirmi fin troppo bene. Ma che cavolo di orecchie aveva? Presi la mia cartella e insieme alla mia migliore amica, m’incamminai verso l’uscita della scuola. Sperai con tutta me stessa che il discorso della Leggenda, fosse finito lì. E il bello era che prima era Rein ad avere paura, non io! Stavo cercando di eliminare dalla mia testa la spiegazione del professore, ma a quanto sembrava, Rein non era della stessa idea.

-Sono sicurissima che la Leggenda non si avvererà se prestiamo attenzione. Farei di tutto pur di non far avere il mio fiocco ad un demone. Chissà quali terribili ordini mi ordinerebbe, sennò!-

Grazie mille per avermelo ricordato…

Intanto nel regno dei Demons, in una classe della Demons Academy, gli alunni erano in un religioso silenzio. Mai parole furono più false.

-Ragazzi, fate silenzio!- continuava ad urlare l’insegnante delle tenebre - SILENZIO!- ormai stufo del nostro comportamento, fece una magia per impedirci di continuare il nostro delizioso baccano. Uffa, com’era noioso. C’interrompeva sempre sul più bello!

-Finalmente! Adesso sì che si può parlare! Allora, come vi avevo detto ieri, dovete fare in modo di ottenere il fiocco di una fata. In questo periodo numerose fate compiranno sedici anni e il loro fiocco cadrà. Sarà la vostra occasione!-

-E come possiamo prenderlo?! Ormai tutte le fate fanno molta attenzione al loro fiocco.- colui che aveva appena parlato, era Bright, il mio migliore amico. Eravamo molto diversi: io avevo gli occhi e i capelli cobalto, ero molto alto con un corpo asciutto e tonico, e una bellezza invidiabile; Bright, invece, aveva i capelli color del grano e gli occhi di un colore tra il rosso e l’arancione, era poco più basso di me e anche lui di aspetto non era male. Ma io ero il più fico dell’accademia e il più stronzo di sempre. Infatti, io ero il tipo da una botta e via che passava in numerosi letti in poco tempo. Non era ancora nata la persona in grado di resistere al mio fascino.

-E chi lo sa se qualcuno non presterà attenzione?- dopotutto non era così noioso come pensavo, a quanto sembrava, anche lui aveva quel comportamento tipico da Demons.

-Cosa succederebbe se ottenessimo il fiocco?- chiese un ragazzo dai capelli castani e gli occhi simili a quelli di Bright, Koaru.

-La fata proprietaria del fiocco diventerà la vostra schiava e dovrà obbedire ad ogni vostro ordine.- Ogni ordine…

-Avrò quel fiocco.- dissi con estrema certezza e sicurezza.

Finalmente il suono della campanella, diede fine alla noiosa lezione.

-Bene, ora sparite e cercate i fiocchi delle fate!- Si capiva benissimo che il professore stesse nascondendo qualcos’altro in quella spiegazione, se così si poteva definire. Ma io non ero il tipo da farsi ingannare dalle persone, ero l’esatto opposto e se ne sarebbe accorto perfino lui che si credeva il governatore del mondo. Povero, che pena mi faceva.

Quella notte, esattamente quella del mio compleanno, feci un sogno alquanto bizzarro. Credevo di trovarmi nel regno dei Demons o almeno lo pensavo, dato che corrispondeva perfettamente alle descrizioni dei libri che leggevo in continuazione. Era un luogo caratterizzato soprattutto da fuoco e fiamme, malvagità e crudeltà. Stavo volando tranquillamente, mentre continuavo a guardarmi intorno. Mi sembrava che conoscessi tutto: le strade, le case, i monumenti. Tutto. Com’era possibile? Questo nei libri non l’avevo mai letto. Improvvisamente mi affiancò un demone, il quale trasudava sensualità da tutti i pori. Aveva i capelli spettinati color cobalto, un fisico atletico e slanciato, delle enormi ali nere, ma ciò che più colpiva del suo aspetto, erano gli occhi. Erano dello stesso colore dei capelli e riuscivano ad ipnotizzarti e ad impedirti di distogliere lo sguardo. Erano qualcosa che non avevo mai visto in tutta la mia vita. Ero sicura che nemmeno la più bella e la più preziosa delle gemme, sarebbe riuscita a competere con quei pozzi cobalto. Il demone mi prese un polso e mi tirò a sé in un abbraccio, ma era per lo più una gabbia.

-Fatina mia, finalmente ti ho trovata. Vieni, torniamo a casa per continuare quello che abbiamo interrotto stamattina.- lo disse con tanta di quella malizia che sentii una scarica elettrica salirmi su per la schiena. Aspetta un momento, chi sarebbe sua? Io non di certo! Cercai di scrollarmelo di dosso, ma non si spostò nemmeno di un millimetro. Era troppo forte per me. Lo vidi infilare la mano destra nella tasca dei suoi jeans neri e ne tirò fuori un fiocco. Ma quello era il mio fiocco, nonostante fosse molto più grande e di colore argentato, riuscivo a riconoscerlo. Com’era riuscito ad averlo? Il demone mi si avvicinò all’orecchio, sentii il suo fiato caldo solleticarmi. Un altro brivido.

-Devo usarlo per forza o lo capisci con le buone?- che cosa voleva dire?

-Lasciami andare!- provai a liberarmi, ma, come il tentativo precedente, non conclusi niente.

-Vieni con me ed andiamo a divertirci.- quell’ordine non era riferito a me, bensì al mio fiocco. Da lì a poco, sentii una forza strana che mi obbligava ad obbedire. Smisi di dimenarmi e il mio sguardo si fece spento. Era come se non controllassi più il mio corpo.

-Sì, mio signore.- quella non potevo essere io! Doveva essere una mia sosia, per forza!

Mi risvegliai dal mio sogno, urlando come una pazza isterica. Mi misi le mani tra i capelli per cercare di calmarmi, ma non ci fu verso. Scoppiai a piangere nel momento in cui entrò mia madre nella mia camera. Quest’ultima, preoccupatissima per me, mi strinse a sé e mi accarezzò i capelli lentamente. Io continuavo a piangere disperata, non riuscivo a dimenticare quello stramaledettissimo sogno.

-Fine, calmati. È tutto a posto adesso.- la strinsi più a me, era la mia ancora di salvezza. -Hai fatto un incubo, tesoro?- altro che incubo! Qualcosa di molto, ma molto più spaventoso di un semplice incubo. Quest’ultimo, in confronto a quello di stanotte, sarebbe stato un sogno meraviglioso. Mi venne in mente il mio fiocco in mano a quel demone ed iniziai a gridare di nuovo.

-Basta, Fine!- mia madre era sempre più preoccupata. Ero sicura che da un momento all’altro, sarebbe scoppiata a piangere anche lei. Così presi un profondo respiro per calmarmi e le chiesi se avessi ancora il mio fiocco tra i capelli. Lei mi rispose di sì ed io, immensamente sollevata, mi asciugai le lacrime e mi allontanai un po’ da lei. Passarono pochi minuti e mia madre riprese ad essere la stessa di sempre, bella e splendente come il Sole.

-Buon compleanno, tesoro.- mi disse raggiante -Ho preparato una sorpresa per te stasera.- era la mamma migliore di sempre!

-Quale sorpresa?-

-Se te lo dicessi che sorpresa sarebbe?- non riuscii più a trattenere la mia gioia e l’abbracciai forte. Mi ricordai che tra un paio di minuti avrei avuto un appuntamento con Rein presso il parco principale della città. Così salutai mia madre e m’incamminai verso la mia destinazione. Quando arrivai, trovai la mia migliore amica, seduta su una panchina di fronte al laghetto, nel quale nuotavano numerose creature magiche acquatiche. Teneva tra le mani un pacchetto a strisce di colore rosa e viola, chiuso con diversi nastri bianchi e azzurri. Mi avvicinai a lei e le chiesi scusa per l’enorme ritardo. Rein mi disse di non preoccuparmi e mi mise tra le mani il pacchetto.

-Tanti auguri, Fine.- l’abbracciai ed iniziai a scartare la carta dal mio regalo. Dentro vi trovai un meraviglioso ciondolo a forma di farfalla argentata, sull’ala destra in basso c’era un brillantino rosso.

-Grazie infinite, Rein. È stupenda.- ero davvero fortunata ad averla conosciuta. Quando alzai lo sguardo sulla sua testa, vidi il suo fiocco diverso da com’era prima. Adesso era più grande e glitterato, aveva diversi pizzi bianchi con sfumature azzurre e aveva deciso di portarlo come un elastico. Chissà come si sarebbe trasformato il mio. Non vedevo l’ora! Dopo una mezzoretta passata insieme alla mia amica, ci salutammo, perché lei doveva andare alla lezione di pianoforte. Mi sedetti a terra con la schiena appoggiata sul tronco di un albero per poter pensare con tranquillità. La trasformazione del mio fiocco occupava gran parte dei miei pensieri, ma solo una parte, perché non riuscivo a dimenticare quel demone dagli occhi cobalto. Avevo un brutto presentimento. All’improvviso, il mio fiocco cadde a terra avvolto da una luce argentata e porpora. Ero sicura che tutto ciò fosse dovuto alla trasformazione, perciò continuai a stare seduta ad osservarlo tranquillamente. Ma uno strano vento, arrivato misteriosamente, lo spinse verso il regno dei Demons. Quest’ultimo, infatti, si trovava esattamente sotto il luogo in cui abitavano le fate. Questa divisione era stata decisa dai primi abitanti di Wonder, i quali ritenevano opportuno separare i due diversi popoli che facevano guerre in continuazione. Si decise che il regno delle Fairies si sarebbe stabilito su in cielo, sospeso in aria grazie ad una potente magia bianca; quello dei Demons, invece, sarebbe sorto a terra, nascosto da una coltre di fumo e di magia nera. Da allora le guerre diminuirono a poco a poco, ma non cessarono mai. Spalancai le mie enormi ali rosa con sfumature viola, simili a quelle di una farfalla, e scesi in picchiata per cercare di raggiungerlo, prima che fosse troppo tardi. Quando riuscii a prenderlo, mi ritrovai dinanzi quel demone. Iniziai a sudare freddo e sentii la paura impossessarsi di me. Lo guardai per qualche secondo, che per me parvero degli istanti interminabili, e cercai di ritornare il più velocemente possibile nel mio regno. Ma il demone, come se avesse letto i miei pensieri, mi prese il polso e mi avvicinò a sé. Mi sembrava di rivivere quello stramaledetto sogno, con l’unica differenza che, stavolta, era la realtà.

-Dove credi di andare, Bambolina?- disse con un ghigno –Oh, cos’abbiamo qui?- mi strappò il fiocco dalle mani e lo guardò attentamente. Cercai con tutte le mie forze di riprenderlo, ma riuscii solamente a farlo cadere di nuovo. Proprio nel momento in cui tentai di scrollarmi di dosso il demone, il vento di prima lo fece volare sopra le nostre teste. Lo vidi diventare più grande e cambiare colore in argento abbellito con glitter dello stesso colore. Quando la trasformazione finì, tentai di raggiungerlo, ma il Demons fu più veloce di me.

-Ti prego, ridammelo!- cercai di riprenderlo, ma lui, con la mano libera riuscì a bloccarmi, mentre con l’altra mise il mio fiocco nella tasca dei suoi jeans. Provai a mordergli il braccio, ma anche quel tentativo fu vano.

-Scherzi? Ora che ho una serva tutta per me? Così mi deludi.- scoppiò a ridere e mi costrinse a volare verso il suo regno. Mi dimenai per impedirglielo e, con mio immenso stupore, riuscii a liberare un braccio dalla sua possente presa. A quel punto, gli diedi una gomitata allo stomaco, ma era come se gli avessi fatto il solletico.

-Se continuerai a dimenarti, sprecherai le energie inutilmente.- smisi di dimenarmi. Aveva ragione, ma cos’altro potevo fare? Le avevo provate tutte, fallendo miseramente -Brava.- o meglio, le avevo provate quasi tutte. Iniziai ad urlare con tutta la voce che avevo in corpo, pregando che qualche fata sentisse i miei urli disperati.

-Smettila.- ma io continuavo ad urlare senza sosta. -Uffa, come sei noiosa.- mi si avvicinò pericolosamente al mio volto. Non feci in tempo a scostarmi, che poggiò rudemente le sue labbra sulle mie. Quello era il mio primo bacio e lui, senza il minimo scrupolo, me l’aveva rubato! Ma questo non era niente in confronto a ciò che osò farmi dopo! Quello stronzo, dopo avermi morso le labbra per farmele dischiudere, fece entrare la sua lingua nella mia bocca. L’odiavo! Quando si allontanò da me, sentii un dolore lancinante in tutto il corpo, ma soprattutto nel cuore. Era troppo doloroso, mi sentivo risucchiare tutte le forze. Iniziai ad avere numerosi capogiri ed ero certa che, se prontamente il demone non mi avesse afferrata tra le sue braccia, sarei precipitata ad un’elevata velocità. Il Demons mi passò un braccio sotto le ginocchia e mi prese in braccio. Si avvicinò alle possenti mura nere che davano l’accesso al suo regno, ma, nel momento in cui le varcò, svenni ormai priva di forze.

-Adesso mi appartieni. Da oggi sarai soltanto mia.-

Angolo autrice: Come vi sembra questo capitolo revisionato? È scritto un po’ meglio? *incrocio le dita* Spero che mi farete sapere cosa ne pensate con una piccola recensione, mi renderete immensamente felice. <3 Come vedrete alla fine di ogni capitolo revisionato, troverete due angoli autrici. Ho deciso di lasciare quello vecchio per far ricordare che questa, una volta, era una storia a due mani. Ricordatevi una cosa: Siete la mia voglia di scrivere! <3 Ciao, Piccola Yuki.

[Angolo autrici: Povera Fine! :O La rovina di cui parlava la leggenda è capitata a lei. Shade che cosa farà a Fine? E le fate lasceranno Fine in mano ai demoni?

Per scoprirlo continuate a seguirci. ^^ <3<3.]

Capitolo revisionato. (05/08/2014)

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Capitolo 3
*** La vedo nei tuoi occhi ***



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La vedo nei tuoi occhi

Continuai a volare, tenendo tra le braccia il mio premio. Ero stato molto fortunato, quell’opportunità non accadeva mica tutti i giorni. Dovevo ammettere che quella fata, oltre ad essere incredibilmente bella e con le curve al posto giusto, era piuttosto determinata e con una grande forza di volontà. Ero certo che sarebbe riuscita a soddisfarmi adeguatamente.

-Shade!- sentii urlare alle mie spalle. Mi voltai e trovai Bright e Koaru. Uffa, ed io che speravo che fosse qualche mia vecchia conquista. Li guardai male e continuai a volare verso casa mia. Volevo arrivare il prima possibile per un motivo ben ovvio. Il sesso.

-Sempre gentile tu, eh!- Koaru non sapeva mai quando tacere, ma era proprio per questo motivo che gli volevo bene.

-Chi è quella fata? Non dirmi che sei riuscito a…- stavolta parlò Bright, ma lo interruppi, dicendo un “sì” brusco. Che cosa credeva? Che non riuscissi a procurarmi un semplice fiocco? Io ottenevo sempre ciò desideravo e lui avrebbe dovuto saperlo bene. Ma, a quanto pareva, non era così.

-Certo che è proprio sexy. Mi eccito solamente a guardarla. Poi me la presterai, vero?- ed ecco l’altro che faceva l’idiota con quelle battute del cazzo. Non avrei mai ceduto la mia fata a qualcun’altro. Lei era solo mia e non avrei permesso a nessuno di toccarmela. In questo momento, sembravo il tipico ragazzo alfa, geloso della propria ragazza, ma, ripensandoci, io non ero mai stato così possessivo nei confronti di qualcuno. E allora perché lo ero con quella fata? Sicuramente perché era la mia schiava, non vedevo altre possibilità! -E dai, amico! Non te la rompo mica!-

-Scor-da-te-lo.- non lo sopportavo più. “Non te la rompo mica!”, ma che cazzo si era fumato? Chiusi la mano destra in un pugno per scaricare la tensione e la rabbia; non volevo dire o fare qualcosa, di cui sicuramente mi sarei pentito in seguito. Ero sempre stato un ragazzo irascibile, ma mai come in quel momento.

-Va bene, abbiamo capito. Non si tocca. Messaggio ricevuto, capo!- disse Bright, facendo il saluto militare. Subito dopo, scoppiammo a ridere tutti e tre. Anche se molte volte non li sopportavo, gli volevo un gran bene. Loro erano gli unici di cui mi fidassi veramente e di cui provassi un profondo rispetto. -Va’ a casa, sicuramente avrai molto da fare con la tua fata. A domani, Furbacchione.- li salutai e ripresi a volare. Non impiegai molto per tornare nella mia umile dimora, anche se “umile” non era la parola più appropriata per descriverla. Infatti, io vivevo in un’immensa villa di tre piani, dotata di un ampio giardino, nel quale vi erano perfino una piscina ed una sauna. Mio padre era uno dei demoni più ricchi e più potenti dell’intero regno dei Demons e poteva avere tutto con un semplice schiocco di dita. Io l’odiavo e ringraziavo il cielo per non averlo mai a casa, per via del lavoro. Salutai con un cenno del capo i miei numerosi domestici che si trovavano all’ingresso e sulle scale, pronti a darmi un caloroso bentornato. Sicuramente avevano percepito la mia presenza, quando ero nelle vicinanze. Salii le scale ed entrai in camera mia. Quest’ultima era molto ampia ed era arredata come ad una qualsiasi stanza di un adolescente, ad eccezione dei mobili costosi. Distesi la fata sul mio letto, grande come uno matrimoniale, ed attesi il suo risveglio.

Mi trovavo in una strana dimensione, se così si poteva definire, tutta di colore bianco. Avevo molta paura di quel bizzarro luogo e volevo andarmene via da lì, così provai a spalancare le mie ali, ma non ci riuscii; allora tentai di correre, ma le mie gambe non risposero ai comandi. Cosa mi stava succedendo? All’improvviso, sentii una voce alle mie spalle, mi voltai per vedere chi fosse, ma non trovai nessuno. Che me la fossi immaginata? Ma non passò molto tempo, che la risentii. Quando la riconobbi, persi un battito. Quella era la voce del mio fiocco, anche se continuavo ad avere dei dubbi.

-Devi obbedire. Oramai gli appartieni, soddisfa i suoi desideri.- avevo ragione, quella era davvero la sua voce. -Hai commesso l’errore di perdermi ed ora ne dovrai pagare le conseguenze. Mi dispiace, Fine.- quanto avrei voluto tornare indietro! Avrei fatto di tutto per rimediare al mio errore. Tutto.

-Ti prego, perdonami! Io ho tentato di riprenderti con me, ma quel demone era troppo forte!- a quel punto, mi fu impossibile non piangere. Ero disperata, non sapevo cosa fare per uscire da quella situazione. Non mi veniva in mente nessun’idea che potesse aiutarmi. Dovevo rassegnarmi.

-Sii forte e vedrai che riuscirai a cavartela come sempre. Ricorda che io sarò sempre con te.- non riuscivo a capire il significato di quella frase. Sapevo bene che la mia unica opportunità di cavarmela, era quella di riprendere il mio fiocco dalle grinfie di quel dannato demone. Ma era impossibile, lui non era il tipo da farsi ingannare tanto facilmente, l’avevo capito subito. Nonostante ciò, avrei tentato, in ogni istante della mia prigionia, di recuperare il mio fiocco. Era una promessa. Subito dopo, mi risvegliai su un letto all’interno di una stanza a me sconosciuta. Mi misi seduta e mi guardai intorno con estrema cautela. Sperai che lo stronzo, non fosse nei paraggi, ma le mie preghiere non furono esaudite.

-Finalmente ti sei svegliata. Dormito bene?- gli avrei fatto scomparire quel ghigno a suon di pugni. Come si permetteva a chiedermi se avessi “dormito” bene, dopo tutto ciò che mi aveva fatto? Iniziai ad odiarlo più di prima. Avrei maledetto fino alla morte il nostro felice incontro.

-Lasciami in pace, stronzo!- sputai acida. Volevo andarmene da lì, non sarei riuscita a sopportarlo un minuto di più. -E, comunque, no, non ho dormito bene. E lo sai di chi è la colpa? Solo la tua!-

-Sei ancora più eccitante, quando fai così.- mi si avvicinò pericolosamente -La parola “stronzo” detta da te, assomiglia più ad un complimento che ad un insulto. Dovresti impegnarti un po’ di più, Principessa.- un’arma. Avevo un estremo bisogno di un’arma! Ma non di una che lo ferisse e basta, bensì di una che lo uccidesse all’istante. Le mie mani fremevano dal desiderio di picchiarlo e di strangolarlo, ma non potevo fare movimenti falsi. Ero pur sempre nella tana del lupo.

-Non chiamarmi così!- oh, quanto avrei voluto sputargli in faccia. Così, forse, gli avrei fatto scomparire quello stramaledettissimo ghigno, anche se non era l’unica cosa che avrei voluto far sparire. Mi sarei accontentata perfino di una cosa soltanto: non averlo più sulla faccia dell’intero pianeta. Chiedevo troppo?

Certo che era proprio divertente, quando cercava di farmi paura con lo sguardo. Continuai ad osservarla e mi fu impossibile trattenere un sorriso. Koaru aveva ragione: mi eccitavo solamente a guardarla. Una ragione in più per non cederla a nessuno. Poi, chissà per quale motivo, mi venne in mente un ricordo molto triste della mia infanzia, nel quale vi era anche mia madre. Quest'ultima era la persona più bella e più dolce che avessi mai conosciuto. Aveva dei lunghi capelli cobalto con delle sfumature rosse sulle punte, occhi color rubino con venature blu; era di media statura, magra e con la carnagione bianca come il latte. Io l’avevo sempre vista come una fata, anziché come una demone, anche se non riuscivo a comprenderne il motivo. A quel tempo, mia madre mi leggeva sempre un libro, intitolato “Demons e Fairies”, che narrava la storia d’amore tra un demone ed una fata. Era in assoluto il mio libro preferito. Ma, quando compii sei anni, la mia vita cambiò drasticamente. Mia madre si ammalò gravemente e, dopo qualche mese, ci lasciò. Ma ciò che non sapevo, ma che scoprii all’età di otto anni, era che esisteva una cura per salvarla. Mio padre non l’aveva voluta salvare di proposito, solo per seguire la puttana di turno e sposarla. Aveva colto l’occasione al volo, il bastardo. Da quando lo scoprii, non passò un solo giorno senza che io pensassi alla mia vendetta, perché era ovvio che non gliel’avrei fatta passare liscia. Forse questo brutto ricordo mi era tornato in mente, perché quella fata aveva gli occhi simili a quelli di mia madre. Era una possibilità da non escludere.

-Come ti chiami?- le chiesi per smorzare il flusso dei miei pensieri.

-Non vedo il motivo per cui debba dirtelo.- mi piaceva la determinazione che si ostinava a mostrarmi, ma sapevo che, in realtà, era spaventata della situazione in cui l’avevo messa.

-Vuoi che te lo ordini?- la misi alla prova.

-No…- avevo ragione -Mi chiamo Fine.-

-Io sono Shade.- mi allontanai da lei e mi diressi verso la porta. -Per ora non ti farò niente, quindi riposati un po’. Non uscire da questa stanza. A dopo, Fine.- le dissi autoritario. Sapevo bene che il fiocco avrebbe svolto il proprio lavoro, così uscii dalla stanza senza chiuderla a chiave. Infatti, esistevano ben due modi per dare un ordine ad una fata: dirlo con voce autoritaria oppure riferirlo direttamente al fiocco. Come lo sapevo? Segreto!

Se ne andò via, senza chiudere a chiave la porta; quella era la mia grande occasione per scappare. Nel momento in cui misi i piedi a terra, sentii quella voce che mi diceva di riposarmi e che non potevo uscire dalla stanza. Io non le diedi retta e mi misi in piedi, ma non riuscii a compiere un solo passo, che ebbi un tremendo capogiro.

-Fine, riposati. Ti sentirai subito meglio.- la voce del mio fiocco era talmente dolce e melodiosa che un’inspiegabile stanchezza si fece largo in me. Mi sdraiai sul letto e mi rannicchiai a riccio. Le mie palpebre si stavano chiudendo da sole, ero sempre più stanca. Passarono pochi minuti e, senza accorgermene, mi addormentai profondamente.

Stavo volando tranquillamente verso la scuola di musica, quando sentii delle notizie terribili sulla mia migliore amica. Secondo queste voci, un demone era riuscito a prenderle il fiocco e a portarla con sé nel regno dei Demons. Non riuscivo, anzi, non volevo credere che tutto ciò fosse vero. Cercai di mantenere la calma e mi avvicinai al gruppo di persone radunate dinanzi a me.

-Cosa sta succedendo?- provai a chiederlo con disinvoltura, ma la mia voce mi tradì.

-Fine è diventata la schiava di un demone!- era uno scherzo, vero? -Le guardie delle mura del nostro regno l’hanno sentita urlare disperata, ma sono riusciti soltanto a vederla svenuta in braccio ad un demone che la portava nel suo regno. In questo momento, avranno già avvertito i soldati del palazzo reale, i quali staranno sicuramente prendendo dei provvedimenti. Il nostro regno è in fermento, i reali pensano che i Demons useranno a loro favore questa situazione per iniziare una nuova guerra!- che esseri spregevoli! Le storie su di essi erano fondate, allora. Ma, in questo momento, ciò occupava una minima parte dei miei pensieri, perché non riuscivo a pensare ad altro che alla mia migliore amica e alla terribile situazione in cui si trovava.

Passarono ben quattro ore, da quando mi addormentai profondamente. Il mio fiocco aveva ragione, ora mi sentivo molto meglio e riuscivo a pensare con calma. Mi misi seduta sul letto, mi presi le gambe con le braccia e vi appoggiai il mento. Avevo una tremenda paura del demone/stronzo e di ciò che avrebbe potuto ordinarmi. Infatti, mi sembrava che avesse il tipico comportamento da demone, ovvero era il tipo da una botta e via. Be’, anche questo l’avevo letto nei libri, ovviamente. Però dovevo ammettere che lo stronzo non presentava tutti gli aspetti che caratterizzavano i Demons. Nonostante ciò, non gli avrei mai permesso di togliermi la verginità ed avrei provato di tutto per impedirgli di ordinarmi di fare sesso con lui. Non ero la sua puttana e se ne sarebbe reso conto molto presto.

Sentimenti contrastanti mi stavano impedendo di trarre il massimo piacere da quel rapporto. Non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine della mia fata. Ero sicuro che, con una sana scopata, me la sarei dimenticata, ma, a quanto pareva, era impossibile. Spinsi con più forza dentro il corpo della demone, della quale non conoscevo nemmeno il nome, ed iniziai perfino ad immaginare che sotto di me ci fosse Fine. Stavo impazzendo. Oramai mi era chiaro che soltanto con lei avrei calmato i miei bollenti spiriti. Inoltre, dovevo ignorare il fatto che lei avesse gli occhi simili a quelli di mia madre, perché Fine non era nient’altro che la mia schiava.

Angolo autrice: E anche questo capitolo è revisionato! ^-^ <3 Non mi sembra un granché, però io ho fatto del mio meglio. Non vi nego che avrei voluto fare molte altre modifiche a questo capitolo, ma, se l’avessi fatto, avrei inevitabilmente rovinato quello successivo. A proposito di quest’ultimo, vi preannuncio che non ci sarà nessuno “scontro” tra le Fairies e i Demons, perché ho deciso di fare le cose in grande. :P Non posso dirvi niente, perché altrimenti sarebbe uno spoiler troppo importante per il proseguire della storia. Voglio tenervi sulle spine. xD ahah. Sto scherzando, ovviamente! ^^ Spero di non aver deluso le vostre aspettative. :) Baci, Piccola Yuki.

[Angolo autrici: Le cose stanno diventando più problematiche: le Fairies vogliono attaccare i Demons per salvare Fine, e Shade ha già in mente cosa fare con Fine. Siete curiose di conoscere il seguito? ^^ Allora continuate a seguirci♥♥.]

Capitolo revisionato. (09/08/2014)


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Capitolo 4
*** Demons Academy ***




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Demons Academy

Quando tornai a casa, non salutai nemmeno i miei domestici, talmente era grande il desiderio di fare sesso con Fine. Non riuscivo a pensare ad altro, sentivo ovunque il suo odore che mi stava dando alla testa. Era come una droga. Salii in fretta le scale e mi diressi in camera mia; aprii la porta e trovai la fata accanto alla finestra, intenta ad osservare qualcosa che mi sfuggiva. Quella visione peggiorò ulteriormente la mia condizione. Era troppo eccitante, cazzo! Richiusi la porta alle mie spalle con un calcio e mi avvicinai a lei con rapide falcate. Le cinsi i fianchi con un braccio, le scostai i capelli ed iniziai a baciarle e leccarle il collo, aveva un profumo buonissimo. Lei, dopo un’iniziale sorpresa, iniziò a dimenarsi e ad urlare come una forsennata.

-Lasciami andare!- non le diedi ascolto e continuai la mia opera. La sua pelle era talmente morbida che non riuscivo più a farne a meno. La presi in braccio e la distesi sul letto; mi misi a cavalcioni su di lei e, con la mano sinistra, le bloccai entrambe le braccia sopra la testa, mentre con l’altra iniziai ad accarezzarle una coscia. -Lasciami, stronzo!- iniziavo ad adorare quella parola detta da lei. Fine prese a scalciare con le gambe, ma le bloccai anche quelle; i pantaloni diventavano sempre più stretti.

-Vedrai che ti piacerà.- le dissi roco ad un orecchio per poi morderglielo; la sentii irrigidirsi sotto di me. -Inoltre, il tuo corpo reagisce al mio tocco, quindi posso dedurre che non ti dispiace così tanto.- continuai malizioso.

-Hai preso un abbaglio. Sei uno stupido se credi veramente che io possa essere attratta da te, perché tu non hai neanche un po’ della bellezza che servirebbe per affascinarmi. Sei soltanto uno sbruffone che crede di poter avere tutto ciò che vuole!- chi si credeva d’essere? Lei non era nessuno per giudicarmi. Nessuno. Strinsi con più forza la presa sulle sue braccia e mi sentii soddisfatto, quando gemette dal dolore. -Ti odio.- il suo sguardo era così furioso, che credetti di aver visto perfino delle fiamme ardervi dentro.

-Che c’è, piccola? Ho stretto troppo la presa?- risi malignamente, quando vidi il suo sguardo allibito. Mi avvicinai di più a lei ed iniziai a slacciarle il primo laccio del vestito. -Vedrai come godrai dal piacere.-

-No, ti prego.- delle lacrime iniziarono a rigarle il viso -Per favore, Shade.- era la prima volta che le sentivo dire il mio nome. Il mio cuore iniziò a battere freneticamente ed una strana sensazione s’impossessò di me. Ero emozionato, ma al tempo stesso dispiaciuto. Non mi ero mai fatto alcuno scrupolo verso qualcuno e allora perché mi sentivo così mortificato per lei? Che cosa mi stava succedendo? Le lasciai andare le braccia dalla mia presa ferrea e mi allontanai un po’ da lei. Quest’ultima si tirò su e cercò di tenersi a debita distanza da me, ma io, spinto da chissà quale forza, mi riavvicinai e le asciugai le lacrime con il dorso della mano. Fine mi guardò confusa, ma capii che mi stava ringraziando in segreto. In quel preciso istante, dalla porta sbucarono fuori Bright e Koaru con un sorrisetto malizioso. Chissà quale esibizione speravano di trovare. Si avvicinarono al mio letto e con altrettanta malizia chiesero alla mia fata come si chiamava. Quest’ultima non ebbe il tempo di dire una sola parola, che io risposi al suo posto. Nonostante avessi qualche ipotesi, non riuscivo a capire perché Fine si comportasse diversamente con loro. Quando saremmo rimasti un po’ da soli, gliel’avrei chiesto sicuramente.

-Sai, Fine, quando ti vedo, mi eccito da morire. Sei più bella di tutte le demoni con cui ho fatto sesso e, credimi, sono tantissime. Nel caso in cui Shade non riuscisse a soddisfarti adeguatamente, fammelo sapere!- l’avrei ucciso sicuramente se Bright non mi avesse fermato in tempo.

-Koaru, ricordati quello di cui abbiamo discusso prima! Scusalo, Fine, ma non ha ancora compreso che tu sei già impegnata. Lui vede le ragazze solo come un diversivo per sfogare i suoi bollenti spiriti. Lo so che in questo momento avrai paura di noi Demons, soprattutto di Shade, ma non devi averne, te l’assicuro. E tu,- si riferì a me con sguardo minaccioso - smettila di fare lo stronzo come al tuo solito. Comunque, non siamo venuti qui per farti la predica, bensì per ricordarti di non fare tardi a scuola. Hai fatto fin troppi ritardi e, se non vuoi che ti espellano, farai meglio a prepararti.- sembrava mio padre. Non lo sopportavo quando faceva così, nessuno poteva dirmi di fare o non fare qualcosa. Nessuno. Inoltre, non me ne fregava niente della scuola, se fosse stato per me, potevano addirittura bruciarla.

-Sai che me ne importa.- dissi con sufficienza. Mi alzai dal letto e mi diressi verso l’armadio per prendere la mia divisa. -Fine, vieni.-

-No.- mi rispose titubante.

-Vieni.- le ordinai stavolta. Lei mi ubbidì all’istante e mi seguì in bagno. Iniziai a cambiarmi, guardando di sott’occhi la mia fata che era diventata improvvisamente rossa. -Che c’è? Non dirmi che non hai mai visto un ragazzo in boxer, perché non ci credo.- scoppiai a ridere, per poi infilarmi i pantaloni.

-Smettila di fare così! Io non ci trovo niente di divertente.- ed ecco che la gattina usciva gli artigli. Mi avvicinai di più a lei e la intrappolai con le spalle al muro. Cominciai a baciarle il collo e ad accarezzarle una coscia; l’eccitazione cresceva ogni secondo di più. Lei mise le sue braccia sul mio torace nudo e provò ad allontanarmi con tutta la sua forza, ma, ovviamente, non mi spostò neanche di un millimetro. Incollai le mie labbra alle sue e, dopo averle fatto dischiudere la bocca, feci entrare la mia lingua alla ricerca della sua. Le ordinai di ricambiare il mio bacio e, quando lo fece, fui in estasi. Non avevo mai provato delle sensazioni simili, com’era possibile che mi eccitassi così tanto con un semplice bacio? Cazzo, la volevo subito!

♥♡♥♡


Mi prese le gambe e me le fece stringere intorno al suo bacino; cavolo, se avesse continuato a quel modo, sicuramente mi avrebbe costretta a farlo con lui. Avevo un estremo bisogno di un qualsiasi diversivo che mi aiutasse a togliermi da quella situazione. Dannato lui che mi aveva obbligata a ricambiare quel bacio! Spinse il suo bacino contro il mio e fu in quel momento che capii il desiderio che provava per me. Era enorme e bollente, ma la cosa che mi spaventava maggiormente, era quella di averlo sentito nonostante la barriera dei vestiti.

-Shade, non hai ancora finito? Sbrigati, sennò faremo tardi.- ed ecco la voce del mio angelo, del mio salvatore. Non sarei riuscita a ringraziarlo abbastanza per avermi salvata da quella terribile situazione. Shade smise di baciarmi ed appoggiò la testa sulla mia spalla. Rimasi immobile col cuore che mi batteva all’impazzata.

-Cazzo, Bright.- mi mise a terra e riprese a vestirsi come se non fosse successo niente. L’aveva presa bene, fin troppo bene. Quando uscimmo dal bagno, mimai un “grazie” al mio angelo e feci un rapido inchino, sperando che lo stronzo non se ne fosse accorto. -Andiamo.- disse quest’ultimo, iniziando a scendere le scale.

-Ehi, amico! La fatina verrà a scuola con noi?- domandò l’altro ragazzo. Lo guardai male e sperai che, mentre scendeva dalle scale, cadesse rovinosamente a terra, rompendosi magari qualcosa. Ora capivo perché Shade andasse così d’accordo con lui: tra stronzi ci si capiva meglio.

-Era ovvio, idiota. Ho intenzione d’iscriverla nella nostra stessa classe, dal momento che devo tener d’occhio i ragazzi che le si avvicineranno. E poi Fine vuole stare solo con me, non è vero?- gli feci la linguaccia e mi voltai dall’altra parte stizzita. L’unica cosa che desideravo da lui, era di vederlo sparire dalla faccia del pianeta. -Permalosa, eh.- l’avrei ucciso nel peggiore dei modi, ma per prima cosa gli avrei fatto scomparire quella faccia da schiaffi. Parola mia. Però dovevo ammettere che, con la divisa scolastica, era ancora più misterioso e sensuale. Glielo concedevo.

Quando Bright aveva parlato della scuola, mi era venuta la grande idea di fare sesso sui banchi o negli spogliatoi. Per questo motivo, non avevo fatto storie dopo la sua interruzione accidentale. Avevo capito che il mio amico voleva essere tra le grazie di Fine, anzi, ci stava perfino provando. Nel momento in cui saremmo rimasti soli, gli avrei fatto un bel discorsetto. Quando arrivammo nella mia scuola, la Demons Academy, mi diressi direttamente in segreteria per iscrivere la mia fata. La segretaria era una demone di ventidue anni ed era stata innumerevoli volte la mia compagna d’avventure; le diedi una veloce palpata al seno sinistro e presi la divisa per Fine. Quest’ultima mi aveva seguito fin lì, però il suo sguardo non era rivolto a me, bensì all’edificio in sé; sembrava affascinata da tutto ciò che le stava intorno. Era bellissima. Quando mi resi conto che tutti i demoni la stessero guardando famelici e con desiderio, li fulminai con lo sguardo in un avvertimento fin troppo chiaro. Nessuno me l’avrebbe portata via. Nessuno. Mi avvicinai alla fata e le cinsi i fianchi con un braccio per ribadire il concetto che lei fosse soltanto mia. Insieme a quest’ultima, m’incamminai verso gli spogliatoi femminili e, quando fummo dinanzi all’entrata, la bloccai, per la seconda volta, con le spalle al muro.

-Allora, vuoi che entri con te oppure che ti aspetti fuori?- le chiesi divertito. Fine s’irrigidì all’istante e, incapace di proferire parola, mi guardò sconvolta. Ne avrei viste delle belle con lei, ne ero certo.

la divisa di Shade. *-*

la divisa di Fine. *-*

Questa è la Demons Academy http://oi43.tinypic.com/ix7f35.jpg , dovete solo immaginarvela con colori più scuri. ;)


Angolo autrice: E anche l’ultimo capitolo è revisionato! Ora sì che inizio a preoccuparmi seriamente, ho la tremenda paura di deludervi con il prossimo, vero capitolo. :( Comunque, non voglio annoiarvi ulteriormente con le mie inutili paranoie, quindi è meglio se vi lascio. Spero di non aver deluso le vostre aspettative nemmeno questa volta. <3 Baci, Piccola Yuki.


[Angolo Autrici: Gomeeeeeeeeeeeeen, T////////T Scusate il ritardo, la colpa è solo mia T^T (Teto). Intanto le fate hanno deciso di attaccare i Demons, ma Shade (*^*) le ha battute e ha deciso di far andare a scuola Fine per...>////>

Chiedo scusa anch’io per il ritardo ç_ç (Yuki). Shade sa già cosa fare con Fine (*///*)… Che cosa accadrà in quello spogliatoio? Non posso anticiparvi niente, ma, se siete curiose, continuate a seguirci!!!*^*

Alla prossima!! Gemelle Otaku <3]

Capitolo revisionato. (14/08/2014)

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Capitolo 5
*** Avviso! ***



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Per favore, se tenete ancora a questa storia, leggete!

Ehilà. <3

Lo so che questa storia non è aggiornata da più di un anno e voi speravate (?) che questo fosse un vero capitolo. Ma non è così, sfortunatamente. :( Ne sono mortificata. Ci sono state diverse ragioni per cui questa storia non è stata continuata, ma vi elencherò soltanto i motivi principali:

● Sono stata troppo impegnata con la scuola;

●Non sono riuscita più a contattare Mery, la mia Gemella Otaku che mi ha aiutata a scrivere questa storia.

Per questo motivo io, Yuki, sono disposta a continuare da sola e di revisionare i capitoli precedenti. (Li ho riletti e ho visto una marea d'errori. Dopo tanto tempo, mi ritrovo a criticare me stessa. Lo so, è piuttosto divertente. xD) Ma veniamo al dunque! Io la continuerò solo se vedrò in voi l’interesse per questa storia! In caso contrario la lascerò così com’è e finirà nel dimenticatoio. Quindi vi prego di recensire in molti! Non accetterò solo una o due recensioni! Io sono ancora affezionata a questa storia e spero che anche voi lo siate. Quindi la continuazione di questa ff, spetterà solo ed unicamente a voi!

Ora vi lascio. Baci, Piccola Yuki. <3

Recensite, mi raccomando!

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Capitolo 6
*** Non sempre tutto è come sembra ***



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Ciao. ^^ Eccovi finalmente il capitolo che aspettavate da più di un anno! Spero che sia di vostro gradimento e che me lo facciate sapere con una recensione (ci spero, eh!). Ci rivedremo nel vero spazio autrice, se avrete la pazienza e la voglia di leggere le mie chiacchere, ovviamente. Be’, non mi resta che augurarvi una buona lettura. Baci, Yuki <3

P.S. Per coloro che non hanno ancora letto i capitoli revisionati, consiglio di rileggerli, altrimenti capirete poco o niente. <3

Non sempre tutto è come sembra

-Allora, vuoi che entri con te oppure che ti aspetti fuori?- ero rimasta completamente sconvolta da ciò che mi aveva appena detto. Che fine aveva fatto il mio angelo? Avevo un estremo bisogno di lui! Misi le mani sul torace dello stronzo e cercai di scrollarmelo di dosso, nonostante sapessi già che fosse completamente inutile. -Che cos’hai deciso, Principessa?- in quel momento l’istinto di sputargli in faccia era fortissimo, ma dovevo resistere alla tentazione. Ero pur sempre nella tana dei lupi e lui era l’unico in grado di proteggermi dalle loro grinfie. Avrei usato a mio favore la possessività del demone/stronzo.

-Posso farcela benissimo da sola.- risposi stizzita -Ed ora lasciami andare, idiota!-

-Sai, inizio ad adorare le parole “idiota” e “stronzo” se sono dette da te. E comunque, non puoi nemmeno immaginare quanto mi alletta l’idea di fare sesso nello spogliatoio, però, almeno per oggi, ho altri programmi in serbo per te. Dai, sbrigati a cambiarti.- aprì la porta alle mie spalle e, con una leggera pressione del braccio, mi spinse all’interno. Dovevo sentirmi un po’ sollevata da quel pericolo appena scampato, ma non fu così; infatti, non riuscivo a togliermi dalla testa la frase di poco fa e a ciò che volesse significare. Ma sapevo che non era niente di bello. Quando finii di cambiarmi, uscii dallo spogliatoio e, proprio dinanzi a me, trovai lo sbruffone con un ghigno malizioso.

-Uau! Perfino con un indumento scialbo come la divisa sei così dannatamente eccitante. Sarà piuttosto dura per me, tener a bada quel branco di demoni affamati e vogliosi.- rideva di gusto lo stronzo! Però gli davo ragione su quel “branco di demoni affamati e vogliosi”, perché anche lui ne faceva parte, a differenza che lui era l’alfa. Nessuno poteva competere con lui per quanto riguardava la stronzaggine e la malizia. -Dai, andiamo in classe.- mi prese la mano e mi trascinò con sé. Era stranamente felice, troppo felice, iniziavo ad insospettirmi seriamente.

Entrai in aula con il sorriso sulle labbra, mano nella mano con Fine. Certo che detto in questo modo, sembrava qualcosa di schifosamente romantico. Che orrore! Comunque, non ero felice, bensì ero eccitato all’idea di vedere la gelosia negli occhi dei miei compagni e del professore/povero idiota che credeva d'essere il governatore del mondo. Con un educato “Pussa via, moscerino.” feci liberare il posto accanto a me per cederlo alla mia fata. La invitai ad accomodarsi, ma lei, dopo avermi rivolto un’occhiata furente, si diresse verso il moscerino. Che diavolo stava facendo? Della loro animata discussione riuscii a comprendere soltanto “scusalo, se vuoi puoi risederti al tuo posto, io ne troverò un altro”. Lui le rivolse uno sguardo malizioso che sottintendeva le sue reali intenzioni e le disse qualcosa all’orecchio. Avrebbe fatto, senza alcun dubbio, una fine terribile.

-Ehi, Shade! Lo sapevo che saresti riuscito a procurarti il fiocco di una fata!- era ovvio, io ottenevo sempre ciò che desideravo, anche le cose più rare e più costose. Questo era uno dei tanti privilegi d’essere l’erede di una delle famiglie più potenti del regno dei Demons. -Ma dimmi, è vero che puoi ordinarle tutto ciò che più ti aggrada?- quella era la mia opportunità per far allontanare il moscerino dalla mia fata, senza far trapelare i miei piani omicidi.

-Certo, idiota. Guarda.- attirai l’attenzione dei presenti con un fischio, come un pastore con il proprio gregge, ed iniziai a parlare. -Fine, siediti nel posto libero accanto a me. Subito.- lei mi ubbidì all’istante, provocando lo scalpore dell’intera classe. C’era chi era sbigottito e meravigliato e chi ardeva dalla gelosia; il mio ego si riempì d’orgoglio come mai in vita mia. Dopo diversi minuti, entrò in aula il professore delle tenebre, il quale, vedendo tutti gli alunni ammassati intorno al mio banco, si avvicinò minaccioso. Che pena mi faceva, davvero.

-Che state combinando, voialtri?- a quanto pareva, non si era ancora reso conto della presenza estranea nella classe. -Allora? Sto aspettando ancora una vostra risposta.- non se n’era proprio accorto. Decisi di dargli un piccolo indizio, così gli indicai la fata, con un cenno del capo. Lui la guardò disorientato, ma non passò molto tempo prima che ritornasse ad essere inespressivo e freddo. -Chi è riuscito a prenderle il fiocco?- Fine lo guardò dritto negli occhi impassibile, ma sapevo bene che quella, in realtà, fosse una maschera per proteggersi.

-L’ho preso io.- estrassi il fiocco argentato dalla tasca dei pantaloni e glielo sballottolai in faccia. Lo portavo sempre con me per assicurarmi che la fata non riuscisse a riprenderselo. C’era d’aspettarsi di tutto da lei. -Io ottengo sempre ciò che voglio.- rimisi il fiocco al proprio posto e diedi una rapida occhiata a Fine. Quest’ultima mi guardava inespressiva e in silenzio; stava architettando qualcosa, ne ero certo.

-Be’, questo è vero. Prendete esempio da lui, scansafatiche che non siete altro!-

-Ma se, per esempio, qualcuno riuscisse a prendere il fiocco a Shade? La fata diventerebbe la schiava del nuovo demone che possiede il fiocco?- Koaru, per la prima volta in vita sua, aveva finalmente detto qualcosa d’intelligente. Ma era proprio lui oppure un suo sosia? Avevo davvero dei seri dubbi in proposito. Con la sua domanda era riuscito a zittire e a sbigottire l’intera classe, non solo per la sua inspiegabile intelligenza ritrovata, ma anche per il significato in sé. Non avevo ancora pensato ad una probabilità del genere, ciononostante non era da escludere.

-La fata rimarrebbe, in ogni caso, la schiava di Shade ed il fiocco ritornerebbe nelle mani di quest’ultimo. Solamente la fata stessa riconquisterebbe la libertà, se riuscisse a riprenderlo con sé, ma dubito che ciò accadrà.- scoppiò a ridere, coinvolgendo l’intera classe o meglio, quasi tutta. Fine era piuttosto seria e rigida, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa. -Comunque, ora tornate ai vostri posti. Abbiamo sprecato fin troppo tempo.- ed ecco che ritornava ad essere il rompipalle di sempre. Ma ciò non m’importava più di tanto, perché adesso avevo il mio giocattolino con cui far passare il tempo. Non vedevo l’ora che arrivasse la ricreazione per appagare i miei istinti primitivi.

Durante quella bizzarra, ma piuttosto intrigante, lezione sulla storia dei Demons, la mia concezione su quest’ultimi cambiò radicalmente. Non avrei mai creduto che i demoni fossero legati alle proprie tradizioni e alle proprie origini a tal punto da edificare numerosi monumenti e musei per impedire che neanche la più piccola cosa venisse dimenticata. Onorevole. Ma, sfortunatamente, avevo potuto ascoltare solo una misera parte della loro misteriosa storia, perché lo stronzo mi aveva distratta tutto il tempo. Continuava ad accarezzarmi la coscia sinistra e a giocare con una ciocca di capelli, non riuscivo a tollerarlo più. Era peggio di un bambino in cerca d’attenzioni.

-Smettila, non riesco a seguire la lezione.- mi allontanai un po’ da lui, ma quest’ultimo, per ripicca, avvicinò il suo banco al mio ed iniziò a baciarmi il collo. -Dai, basta. Ci stanno guardando tutti.- sentii sorridere il demone sulla mia pelle e mi fu impossibile non rabbrividire.

-E che guardino pure. Devono capire che tu sei solo mia.- ed eccolo che ricominciava a comportarsi da ragazzo alfa. -Non credevo che t’intrigasse così tanto la storia del mio popolo. Riservi sempre delle sorprese.- se n’era accorto, com’era possibile? Nei miei sedici anni di vita nessuno, a parte Rein, si era reso conto della mia passione e allora perché lui c’era riuscito in pochi minuti? Che cos’aveva di speciale? Dopo la nostra discussione, non mi tormentò più e potei tornare a riascoltare la spiegazione. Tutto ciò che disse il professore, l’appuntai sul quaderno che mi aveva procurato Shade. Gesto troppo gentile per un tipo come lui, ma non indagai oltre. Passarono tre ore ed iniziò la ricreazione e con essa anche le mie paure. Ero terrorizzata all’idea che il demone avesse delle cattive intenzioni in quel lasso di tempo. Pertanto decisi di fingere un tremendo mal di pancia che sarebbe durato giusto il tempo della ricreazione. Un piano ingegnoso, no? Però, ripensandoci, c’era un minuscolo problemino: non sapevo dov’era il bagno. Mi avvicinai un po’ di più allo stronzo e gli sussurrai all’orecchio: -Non mi sento molto bene. Potresti dirmi dov’è il bagno?- sperai che la mia voce da “finta malata” fosse perlomeno credibile, anche se non ci contavo molto.

-Che cos’hai?- sembrava piuttosto preoccupato, il mio piano stava funzionando meglio del previsto, a quanto pareva. -Vuoi che ti accompagni in infermeria, invece?- era proprio un allocco. Non avrei mai creduto che si facesse abbindolare così facilmente. Un altro punto a favore per me.

-No, no. Non ce n’è bisogno, ho solo un po’ di mal di pancia, davvero.- tentai con tutta me stessa di non fare trapelare le mie vere intenzioni, ma era pressoché impossibile. -Se vado in bagno, sono sicura che mi passerà.- feci una finta smorfia di dolore accompagnata dalla mia mano destra che premeva sul ventre. Se dovevo dare uno spettacolo, tanto valeva farlo bene e con stile. Il demone/stronzo parve convincersene e, prendendomi la mano, iniziò a dirigersi verso il luogo da me chiesto. In quel lasso di tempo, continuai a recitare la mia parte nella massima serietà. Sì, certo, come no. Quando arrivammo a destinazione, Shade esitò un bel po’ prima di lasciare la presa dalla mia mano.

-Sei sicura che non sia meglio andare in infermeria?- la sua preoccupazione era palese in quella frase; iniziavo a sentirmi un po’ in colpa.

-Sicurissima.-

-Va bene. In tal caso io resterò qui ad aspettarti, non si sa mai che tu avessi bisogno di qualcosa.- perché adesso era così premuroso? -Su, entra.- mi aprì la porta di un bagno e con una spinta delicata, mi costava ammetterlo, mi fece entrare lì dentro. Lo sentii appoggiarsi sullo stipite dell’entrata e, come aveva detto, restò lì ad aspettarmi. Ma quello non era il bagno delle ragazze?! E che cavolo!

-Ma puoi rimanere qui, nonostante tu sia un ragazzo?- gli chiesi con tutta la calma che avevo in corpo. Feci un altro finto gemito di dolore per rendere credibile la mia situazione. -Non è contro il regolamento?-

-Be’, devi sapere che io infrango sempre le regole.- rispose divertito -E poi non è mica la prima volta che entro qui dentro. È un luogo appartato in cui si può fare di tutto.- oh, cacchio. Promemoria per me: evitare di rimanere in bagno sola con lo stronzo. Passarono più o meno cinque minuti di silenzio totale o meglio, quasi dato che continuavo a fare i finti gemiti di dolore; era il cosiddetto “Silenzio assordante”. Pochi minuti più tardi, sentii delle voci squillanti e rumorose; smisi di gemere e prestai attenzione alle loro parole.

-Ciao, Shade! Sei qui per la solita scopata quotidiana?- che cosa? Quindi lo stronzo non era rimasto in bagno solo per assicurarsi che io stessi bene. C’era d’aspettarselo da lui. -Abbiamo appena saputo che sei riuscito a procurarti il fiocco di una fata. Ero certa che ci saresti riuscito. Ma dimmi, la fata in questione non è riuscita a soddisfarti adeguatamente, vero? È per questo che sei venuto qui?- schifosa lecca piedi! Un’arma, avevo un estremo bisogno di un’arma! Ma chi si credeva d’essere quella puttana?

-Vedrai come ti soddisferemo noi, adesso.- anche quest’ultima avrebbe fatto una brutta e misteriosa fine.

-State sbagliando di grosso, bellezze. Oggi non sono in vena della solita scopata, soprattutto con voi. E comunque, la mia fata riesce ad eccitarmi con un semplice bacio a differenza vostra che, per provocarmi un’erezione, dovete strusciarvi al mio corpo per parecchio tempo. Ah, quasi dimenticavo di dirvi che la mia fata è proprio qui dentro e che sta ascoltando tutto.- che diavolo gli passava per la testa? Perché doveva mettermi in mezzo? -Ma in questo momento non può porvi i propri saluti, perché non si sente bene.- era proprio un idiota.

-Schifoso bastardo, non trattarci come degli oggetti usa e getta! Fino ad ieri non la pensavi in questo modo, quella fata ti sta cambiando in peggio.- io? Io?! Ma che cazzo si era bevuta? Era esattamente l’opposto!

-Cordelia ha perfettamente ragione, Shade. Mai avrei creduto che avresti rifiutato un’offerta di sesso sfrenato in bagno. Inoltre, secondo me, quella fata sta fingendo di sentirsi male.- se n’era accorta, dannazione! Pregai che lo stronzo non le desse retta, altrimenti sarei stata spacciata.

-Non dire cazzate, Clarissa. E tu, Cordelia, parli in questo modo, solamente perché sei gelosa. Aprite bene le orecchie, perché non ve lo ripeterò più: la mia fata sarà sempre più importante di tutte le puttane che mi porto e che mi porterò a letto. Avete capito oppure c’è bisogno che ve lo ripeta con parole meno complicate?-

-Andiamo, Cordelia. Lo stronzo qui presente ha deciso di perdere la sua più grande scopata. Ah, vedi che non è finita qui.-

-Oh, che paura.- il demone/stronzo scoppiò a ridere e sentii la porta del bagno chiudersi con un sonoro botto; le due C, delle Cretine, infatti, con la “c” maiuscola, se n’erano andate, a quanto pareva. Da lì in poi ritornò l’odioso e l’indesiderato “Silenzio assordante”, volevo scappare da quella circostanza. Passarono più o meno altri cinque minuti e la campanella che segnava il termine della ricreazione, non era ancora suonata. Ma quanto cacchio durava? Improvvisamente, lo stronzo bussò alla porta del bagno in cui mi trovavo ed interruppe lo stramaledetto silenzio.

-Fine, è da più di venti minuti che sei lì dentro. Sto andando a chiamare l’infermiera.- erano passati davvero più di venti minuti? Avevo letteralmente perso la cognizione del tempo. Un momento, se avesse chiamato l’infermiera, i miei piani sarebbero andati in fumo. Se ciò sarebbe davvero successo, sarei stata in guai grossi; dovevo assolutamente impedirlo. -Tornerò subito.- Oh, no. Oh, no!

-Adesso sto molto meglio, davvero. Non devi scomodarti così tanto per me.- tentai di farlo ragionare, ma non ci fu verso. In che guaio mi ero cacciata?!

-No, non stai bene! Non fai altro che gemere dal dolore e tu dici di stare bene?!- mi ero rovinata con le mie stesse mani -Fine, sono solo preoccupato per la tua salute.- che cosa stava farneticando? Quello non poteva essere lo stesso demone che se ne fregava di tutto e di tutti! Lo Shade che conoscevo io, non sapeva nemmeno il significato della parola “preoccupazione”! -Dammi la possibilità d’aiutarti.- una strana sensazione mi strinse il cuore, anche se non riuscivo a capire cos’era. Provai a proferire parola, ma non ci riuscii, perché un groppo alla gola me lo impedì. Dopo aver tirato la sciacquone per rendere reale la mia condizione da malata, aprii molto lentamente la porta del bagno e, con altrettanta lentezza, vi uscii. Lo guardai dritto negli occhi per un lasso di tempo che per me parve infinito.

-Fine…-

-Sto molto meglio adesso. Credo che quel mal di pancia sia dovuto all’imminente arrivo del mio ciclo.- be’, un fondo di verità in quella messa in scena c’era: mancava poco che gli ospiti indesiderati tornassero a farmi visita. Altro promemoria per me: mai più fingersi malata.

-In ogni caso, adesso ti accompagno in infermeria, dove potrai riposarti un po’. Spiegherò io al prof il motivo della tua assenza.- perché era così premuroso nei miei confronti? Mi cinse delicatamente un fianco con il suo braccio ed iniziò ad incamminarsi verso l’uscita. -Ti ha fatto molto male, piccola?- non risposi e continuai a camminare al suo fianco, non volevo cacciarmi maggiormente nel guaio in cui mi trovavo. Ma i Demons non erano spietati e senza scrupoli? E allora perché Shade aveva anche un lato… buono? Quando arrivammo a destinazione, quest’ultimo mi fece entrare con una leggera spinta. La stanza era dipinta e decorata interamente di bianco con sfumature rosse, vi erano diversi lettini separati da delle tende anch’esse dello stesso colore e dei mobiletti nel quale vi erano, molto probabilmente, le medicine. L’infermiera era una giovane e bellissima demone dai capelli castani e gli occhi rossi, con un fisico invidiabile e una carnagione abbronzata.

-Ciao, Liz. Sono venuto qui per lasciarti la mia fata, Fine. Prima non si è sentita molto bene e preferisco che resti qui a riposare.-

-Oh, ma allora sei riuscito veramente a procurarti il fiocco di una fata! C’era d’aspettarselo dal grande Shade Black.- “Black” l’opposto del mio cognome, ma com’era possibile?

-Avevi qualche dubbio, dolcezza? Comunque, passerò a riprenderla, quando finirà la scuola.- mi trattava come una bambina della quale occuparsi. Nemmeno fosse stato un baby-sitter! -Cerca di farla dormire, intesi?- in quel preciso istante, suonò l’agognata campanella; quindi la ricreazione, in questa scuola, durava trentacinque minuti.

-Va bene.- l’infermiera mi trascinò, nel vero senso della parola, su un lettino nel quale mi costrinse a distendermi. Le buone maniere che fine avevano fatto? Ah, vero, da loro non esistevano.

-Ci vediamo dopo, Fine.- mi salutò con un cenno del capo e se ne andò, lasciandomi in balia dell’infermiera. Quest’ultima estrasse da un mobiletto delle pasticche e un bicchiere; riempì quest’ultimo d’acqua e vi buttò dentro le pastiglie. Si avvicinò a me e mi porse il bicchiere.

-Che cosa sono quelle pasticche?- chiesi titubante, credevo che fossero qualche tipo di veleno mortale. Non mi fidavo dei demoni e mai l’avrei fatto.

-È sonnifero, ti aiuterà a dormire.- sempre meglio del veleno, però, cavolo, non c’era bisogno di ricorrere al sonnifero!

-No, io non lo bevo!-

-Hai sentito il tuo padrone, no?- la guardai con astio -Non vorrai disubbidire ai suoi ordini, vero?- avrei scritto anche il suo nome sul mio personale Death Note.

-Quello non era un ordine riferito a me, bensì a te! E comunque, posso riposarmi senza il ricorso del sonnifero.- mi distesi completamente sul letto e mi coprii il volto con il lenzuolo. Non volevo sentire più parlare quella cornacchia, ma, a quanto sembrava, lei non era della stessa opinione.

-Fa’ come vuoi, ragazzina. Ma guai a te se sento anche una sola parola uscire dalla tua bocca.- te la tapperei io, stronza! -Perché, altrimenti, ti farò ingoiare, con la forza, tutte le pastiglie di sonnifero che ci sono qua dentro.- e quella era una minaccia? Che pena mi faceva, davvero. Ma decisi di rimanere zitta e di riposarmi un po’ dato che ero veramente stanca. Continuavo a pensare alla prestigiosa accademia in cui mi trovavo e allo strano comportamento del demone tenuto nei miei confronti. C’era sicuramente qualche tranello. La stanchezza iniziò a sentirsi maggiormente e le mie palpebre cominciarono a chiudersi da sole; da lì a poco, mi addormentai profondamente. Non sapevo quanto tempo passò d’allora, che una voce profonda iniziò a chiamarmi.

-Fine, svegliati.- ero troppo stanca perfino per aprire gli occhi -Dai, Fine, è tardi.- non volevo svegliarmi, stavo dormendo talmente bene.

-Altri cinque minuti, mamma.- biascicai, mettendomi il cuscino sopra la testa per attenuare il suono della sua voce.

-Non sono tua madre, Fine.- che cosa? Mi alzai di scatto dal letto e ciò che vidi, mi fece diventare paonazza: ero circondata dal demone/stronzo, dai suoi amici e dalla psicopatica. Mancava qualcun altro all’appello? Oh, cacchio che vergogna! Mi misi sotto le coperte, alla velocità della luce, per nascondermi da loro e per non far vedere il rossore delle mie guance. Ma perché si era portato con sé anche il mio angelo e quell’idiota di Koaru? Volevo diventare invisibile e scappare via da lì. Lo stronzo mi tolse le coperte di dosso e mi fece alzare dal letto.

-Oh, fatina, come sei eccitante appena sveglia! Mi fai venire una tale voglia.-

-Koaru, smettila, se ci tieni a vivere.- l’ammonì il mio angelo. Avrei dovuto edificargli migliaia di tempi per ringraziarlo come si doveva.

-Se continui così, Koaru, ti farò fare veramente una brutta fine.- ora sì che era lo Shade di sempre. -Dai, andiamo.- mi strinse la vita con il suo braccio ed iniziò ad uscire da quella stanza. Ero piuttosto tesa, perché, una volta arrivata a casa sua, sarei stata nuovamente in pericolo, ma, stavolta, senza un diversivo con cui cavarmela. Ero spacciata. Durante il volo, risi allegramente alle battute di Koaru e del mio angelo e, per un po’, mi dimenticai delle mie paure e preoccupazioni. Anche lo stronzo partecipò a quello scambio di battute e, in quel momento, mi parve la persona più felice dell’intero pianeta, ma sapevo che, in realtà, non era così e che qualcosa, probabilmente nel suo passato, l’aveva cambiato per sempre. Quando fu il momento di separarci dagli altri, l’ansia s’impossessò nuovamente di me; non sapevo cosa aspettarmi né se sarei riuscita a cavarmela come sempre. Non passò molto tempo, che arrivammo all’agognata destinazione. Ma ciò che più mi sorprese, fu quando il demone/stronzo si diresse all’interno dell’immenso giardino. Oh, no. Lì eravamo da soli, dannazione! Mi fece cenno d’aumentare il passo ed io, malvolentieri, lo feci. Non avevo alcuna intenzione d’aggravare la situazione, perché sarebbe stata alquanto spiacevole, ne ero certa. Dopo qualche minuto, arrivammo dinanzi ad una maestosa piscina, situata in mezzo ad un roseto splendido. Ero certa che nessun altro luogo sarebbe riuscito ad eguagliarlo. I raggi solari, rispecchiandosi sull’acqua, crearono diversi giochi luminosi che si riflettevano anche nei dintorni, come ad uno specchio posto in corrispondenza di un fascio di luce. Non esistevano parole adeguate per descrivere la bellezza del posto in cui mi trovavo; ero letteralmente ammaliata da tutto ciò che mi circondava.

-Fine, avvicinati.- come risvegliata da chissà quale incantesimo, mi distolsi dai miei pensieri e feci ciò che mi ordinò il demone. -Ti piace, vero?-

-Certo! Qui è tutto così splendido, meraviglioso!- risposi ancora in balia della magia di quel luogo, perché qualcosa di magico, lì, c’era veramente.

-Era il posto preferito di una persona a me cara.- lo disse con tanta di quella malinconia, che mi si strinse il cuore. Forse quella persona era la ragione per cui Shade ancora si tormentava. Volevo chiedergli chi fosse, ma poi mi resi conto che sarei sembrata sfacciata e che sarebbe stato meglio che non gli facessi tornare in mente dei ricordi spiacevoli. -Comunque, sai nuotare, vero?-

-Sì, perché?- risposi ingenuamente. Un ghigno si fece largo nel suo volto e compresi il mio errore. Scattai in piedi ed iniziai a correre, ma lui, con rapide falcate, riuscì a raggiungermi e a prendermi in braccio. Ritornò dov’era prima e si avvicinò pericolosamente alla piscina.

-No, fermo! Non farlo…!- ma non potei fargli cambiare idea, perché mi lanciò, nel vero senso della parola, là dentro. -Tu…!- sbraitai, schizzandogli un po’ d’acqua, commettendo un altro errore gravissimo.

-Ah, sì? Aspetta che ti raggiungo e te la faccio pagare.- s’immerse anch’egli in piscina con un elegante tuffo a pesce. Prima che potessi compiere un solo movimento, il demone mi raggiunse e, afferrandomi per un piede, mi trascinò sott’acqua. Provai a riemergere, ma lui me lo impedì, bloccandomi con le sue braccia; mi fece girare nella sua direzione e s’impossessò delle mie labbra, in un bacio che di casto non aveva niente. Avevamo entrambi gli occhi aperti, be’, io li avevo più spalancati che aperti, a dire il vero. Quando ad entrambi mancò l’ossigeno, ci staccammo e risalimmo in superficie; di lì a poco, iniziò una vera e propria guerra d’acqua. Continuammo a schizzarci a vicenda, fino a quando lui iniziò a farmi il solletico.

-Basta.- riuscii a dire tra le risate. Era il mio punto debole e lui parve rendersene conto, perché, anziché fermarsi, amplificò quella tortura. Non ce la facevo più. -Dai, basta.-

-Mi fermerò soltanto se mi chiederai scusa per lo schizzo di prima.- quando capii a cosa si riferisse, gli risposi con un “no” secco e provai a liberarmi da quella presa possente. -Va bene, te la sei cercata.- iniziò a solleticarmi la pancia e fu la mia fine. Come diavolo sapeva i posti in cui ero più sensibile? E che cacchio!

-Ok, hai vinto. Perdonami per poco fa.- dichiarai a denti stretti. Lui mi guardò con un ghigno tra il divertito e il malizioso e smise di farmi il solletico, finalmente. Mai, in tutta la mia vita, mi ero sentita così umiliata. Eravamo ancora stretti in quell’abbraccio, ma non mi sentivo in trappola, bensì protetta e al sicuro. Il demone/stronzo iniziò ad accarezzarmi i capelli, oramai fradici, e mi feci cullare dai suoi movimenti lenti e delicati. Che cosa mi stava succedendo?

-Fine, a te piace la storia del mio popolo, vero?- annuii, non capendo le sue intenzioni -Bene, allora, ogni tanto, ti permetterò d’andare nella biblioteca della scuola. Te lo concedo, perché so di non correre alcun rischio, poiché in quei libri vi sono scritte soltanto le nostre origini e le nostre tradizioni.- aveva pensato a tutto, eh. Ma perché mi aveva concesso quella libertà? C’era sicuramente qualcosa sotto.

-Me lo permetterai veramente?-

-Sì, ho visto com’eri affascinata dalla spiegazione del professore. A me non sfugge mai niente, Fine.- avrebbe dovuto dire: “quasi niente”, anziché “mai niente”. Ma ciò l’avrei tenuto per me, non potevo permettermi di rovinarmi con le mie stesse mani un’altra volta. -Ora è meglio che entriamo in casa, voglio togliermi di dosso il cloro.- uscì dall’acqua e mi porse una mano ed io, dopo un attimo d’esitazione, l’afferrai. Sembrava talmente diverso da quel fantomatico giorno, che l’avrei scambiato per un suo possibile sosia, se non fossi stata così appiccicata a lui in quegli ultimi giorni. Prima che Shade iniziasse a camminare verso casa sua, io lo fermai per un braccio e gli dissi un timido “grazie” che nascondeva in sé tanti significati. Lui mi guardò seriamente e riprese a camminare con me al suo fianco, stavolta. Ma sapevo fin troppo bene che da lì a poco sarebbe tornato lo stronzo di sempre e che con la sua frase “Ora è meglio se entriamo in casa, voglio togliermi di dosso il cloro.” intendesse qualcos’altro. Però, in quel momento, decisi di non pensarci, perché volevo godermi gli ultimi attimi di quiete prima della tempesta.

Angolo autrice: Se siete arrivati fin qui, vuol dire che il capitolo non è così brutto come pensavo. :) Be’, innanzitutto vorrei scusarmi nuovamente per l’enorme ritardo, ma so che delle scuse banali non basterebbero, però vi prego di perdonarmi ugualmente. Questo capitolo l’ho scritto più lungo rispetto agli altri, per ringraziare le quattordici meravigliose ragazze che mi hanno spronata a continuare questa storia. Vi adoro. <3 Ma veniamo al dunque, dovete sapere che la scena della piscina faceva parte del capitolo successivo, però io ho voluto unirlo a questo per ripagare la vostra immensa pazienza. Mi farebbe molto piacere se commentaste la storia, perché con le vostre parole e i vostri complimenti mi date una tale forza che nemmeno io sapevo di possedere. xD Chissà se qualcuno stia leggendo ^-^”, be’, questo lo sapete solo voi. ^^ Non so quando aggiornerò nuovamente, ma spero molto presto. Adesso vado, non vorrei mai che, se davvero qualche anima pia sia arrivata fin qui, io vi abbia annoiato con le mie chiacchere inutili. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Baci, Piccola Yuki.

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Capitolo 7
*** La vera natura ***



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                              La vera natura

 

Quando entrammo in casa, l’ansia e la paura s’impossessarono nuovamente di me. Ero certa che il demone avesse già stabilito il programma di questa serata e che, stavolta, non si sarebbe fatto distrarre da niente e da nessuno. Mi sentivo come un uccellino in gabbia. I numerosi domestici, dopo aver dato un caloroso bentornato al loro padroncino, tornarono a svolgere le proprie mansioni. Certo che il “padroncino” doveva essere ricco sfondato, non era da tutti avere un trattamento simile a quello di un nobile o meglio, di un re. Ciononostante io non lo invidiavo affatto, perché, per me, quella non era la vera felicità. Seguii il demone/stronzo su per le scale con una lentezza esasperante che riuscì ad irritare quest’ultimo. Se dovevo andare al patibolo, tanto valeva godersi appieno gli ultimi attimi di vita rimastomi. Stavo esagerando, me ne rendevo conto, però non riuscivo a frenare i miei pensieri melodrammatici. Lo stronzo, oramai stufo dei miei movimenti da bradipo, mi tirò per un braccio  e mi spinse all’interno della sua camera. A quanto pareva, era piuttosto impaziente. Iniziò a togliersi la giacca della divisa, fradicia come il resto dei suoi vestiti e dei miei, senza proferire parola. Chissà che cosa gli frullava nella testa.

-Spogliati.- che cosa?  Avevo sentito bene? -Smettila di fare quella faccia da pesce lesso e fa’ ciò che ti ho detto.- per mia grande fortuna, quello non era un ordine, bensì un avvertimento; non avevo la benché minima intenzione d’assecondare quel suo capriccio. Mi sedetti sul letto e gli voltai le spalle, perché mi vergognavo parecchio a vederlo a torso nudo. -Fine che stai facendo?-

-Assolutamente niente.- ed era la pura e semplice verità.

-Vuoi farti la doccia con i vestiti addosso, per caso?- be’, non aveva tutti i torti, però non sarei caduta nella sua trappola tanto facilmente. Il demone/stronzo mi si avvicinò minaccioso ed un brivido di terrore si fece largo in me. Che intenzioni aveva? Indietreggiai un po’ per allontanarmi da lui, ma quest’ultimo riuscì a raggiungermi ed a bloccarmi col suo corpo; ero letteralmente schiacciata da quell’ammasso di muscoli. Mi sciolse il nodo della cravatta e prese a sbottonarmi la giacca; ero rimasta paralizzata dai suoi movimenti lenti e programmati, la situazione era completamente sotto il suo controllo. Ma non erano soltanto i suoi movimenti ad ipnotizzarmi, ma anche le due gemme preziose che si trovavano al posto dei suoi occhi; quei pozzi cobalto erano troppo meravigliosi per essere reali. Il demone interruppe lo scambio di sguardi per potersi occupare del mio collo, il quale baciò e leccò numerose volte.

-Fermati.- riuscii a dirgli, nonostante io avessi perso la lucidità quasi del tutto. Non volevo che mi rubasse anche la verginità oltre al mio fiocco ed al mio primo bacio; mi aveva già preso troppe cose. -Fermati.- ripetei, stavolta, con più decisione; no, non gli avrei mai permesso di togliermi anche quella. Lo stronzo si staccò dal mio collo e mi guardò intensamente.

-Perché con gli altri ti comporti diversamente, rispetto a quando sei con me?- e ciò che c’entrava adesso? E che cosa intendeva con quella frase? Non riuscivo a capirne il significato celato all’interno di quelle parole.

                                                                                                         

Non ero riuscito a frenare il mio desiderio di sapere e così la domanda era nata spontanea dalle mie labbra, senza rendermene conto. Volevo comprendere il motivo per cui Fine si comportasse così diversamente con le altre persone. Con me sorrideva raramente ed indossava sempre quella maschera che m’impediva di conoscere la vera lei. Sapevo che quest’ultima, in realtà, fosse buona e dolce, ma non negavo d’essere un po’ infastidito dai suoi continui tentativi d’edificare un muro che ci separasse.

-Che cosa?- la guardai con un sorrisetto sghembo -Io non mi comporto diversamente con gli altri.- ma fammi il piacere! Questa era la bugia più grossa che io avessi mai sentito.

-Dimmi la verità, Fine.- le ordinai; ero stufo d’aspettare ulteriormente. Lo sguardo della mia fata si fece spento; i suoi occhi color rubino persero tutta la loro brillantezza e vivacità.

-Con gli altri mi comporto normalmente, anziché diversamente. Io sono sempre stata una ragazza solare ed amichevole, ma da quando mi hai preso il fiocco e portata nel tuo regno, tendo a nascondere la vera me stessa per proteggermi.- ciò lo sapevo già -Con Bright, Koaru e tutti gli altri mostro una piccola parte della vera me, perché so di non correre alcun pericolo. Con te, invece, mi mostro scontrosa, determinata e fiera, perché ho una paura tremenda del potere enorme che hai su di me.- ero a conoscenza del fatto che lei avesse paura di me, però non credevo che mi avrebbe risposto con tanta schiettezza; ero in possesso di uno strumento molto potente. Se non le avessi ordinato di dirmi la verità, sicuramente mi avrebbe risposto con frasi ingarbugliate e sconnesse per aggirare quell’ostacolo. Gli occhi di Fine tornarono ad essere brillanti e vivaci come sempre; mi guardò con astio e cercò d’allontanarmi da sé.

-E così hai una paura tremenda di me, eh?- volevo vedere come reagiva alla mia provocazione. La fata mi guardò malissimo e cominciò a scalciare con le gambe; le bloccai quest’ultime e mi avvicinai ulteriormente a lei.

-Ti odio.- disse a denti stretti -Ecco perché non ti mostrerò la vera me né ora né mai!- la gattina aveva uscito gli artigli; com’era eccitante quando faceva la scontrosa. -E comunque, preferisco rimanere con il cloro addosso, anziché spogliarmi dinanzi a te.-

-Non dire stronzate, sai perfettamente che non esiterò ad ordinartelo.- mi guardò sconvolta, senza proferire parola. Non volevo che mi guardasse in quel modo, però doveva comprendere il fatto che lei non avesse più il libero arbitrio. Mi allontanai da lei e le feci cenno d’alzarsi dal letto e di seguirmi; quest’ultima sembrava che non avesse alcuna intenzione di fare niente di tutto ciò, pertanto le ordinai un “seguimi” per accelerare i tempi. Non mi piaceva aspettare. La portai nel bagno degli ospiti e la spinsi all’interno. -Vedi di sbrigarti, i vestiti te li porterò dopo.-

-Che cosa?- lo disse in un sussurro quasi impercettibile -Mi lascerai fare la doccia da sola?- oh, com’era perspicace. Sì, certo, come no. Non le risposi e mi diressi verso la mia camera. Le avevo concesso quella libertà solo per farle capire che le decisioni potevano cambiare da un momento all’altro e che ero io colui che comandava.

                                            

Non riuscivo a credere che lo stronzo avesse cambiato idea così facilmente, non era da lui. Che cosa stava architettando? Dopo essermi spogliata, entrai nella vasca che avevo riempito d’acqua calda e dal bagnoschiuma. Come si stava bene lì dentro, avevo l’impressione che le mie paure ed ansie fossero scomparse, ma sapevo che, quando sarei uscita da là dentro, sarebbero ritornate prepotentemente. Tutto ciò che mi circondava aveva rifiniture d’oro e d’argento, credevo di trovarmi all’interno di un bagno reale. Ma quant’era ricca la famiglia di Shade? Non passò molto tempo d’allora, che decisi d’uscire dalla vasca; mi avvolsi l’asciugamano, che avevo trovato sul lavello, intorno al corpo. Mi guardai allo specchio e ripensai a ciò che era accaduto qualche minuto fa. A causa dell’ordine che mi aveva impartito lo stronzo, avevo rivelato fin troppe cose che sarebbero dovute rimanere segrete; aveva troppa influenza su di me. All’improvviso, sentii lo scricchiolio della porta che veniva aperta da qualcuno; mi girai per vedere chi fosse e trovai lui appoggiato allo stipite dell’entrata. Tra le mani aveva una scatola rossa di media grandezza, poggiò quest’ultima su un mobiletto lì accanto e si avvicinò a me. Dannazione, io ero mezza nuda! Arretrai fino a quando la parete me lo permise, ma chi diavolo aveva inventato le mura?! Il demone/stronzo, dopo avermi raggiunta, mise le sue mani ai lati della mia testa e rimase fermo a fissarmi attentamente.

-Uffa, ed io che speravo di trovarti ancora dentro la vasca.- meno male che avevo deciso d’uscire prima! -Ma possiamo rimediare subito.- come non detto. Gli appoggiai le mani sul torace e cercai di scostarlo un po’ da me, anche se sapevo che era tutto inutile. Si avvicinò al mio collo che iniziò a leccare e a mordicchiare; per un solo istante, mi parve di percepire i suoi canini diventare più affilati del solito, ma era pressoché impossibile una cosa del genere. Lui, come scottato dalla mia pelle, si allontanò all’istante e mi guardò con un’espressione indecifrabile. Che cosa gli era preso? -Forza, vestiti. Quando avrai finito, vieni nella mia stanza. Ti ricordi dove si trova?- io annuii, incapace di fare nient’altro; non riuscivo a comprendere lo strano comportamento di poco fa. Quando uscì dal bagno, la mia attenzione fu attirata dalla scatola rossa, pertanto decisi di vedere cosa contenesse all’interno. Vi trovai un meraviglioso vestito rosso col corpetto stretto con diversi nastri neri ed un paio di scarpe anch’esse nere. L’abito era lungo fino alle caviglie ed era sorretto da delle piccole spalline di seta nera; le scarpe, invece, erano piuttosto semplici: alte circa 8 cm, allacciabili con un laccetto ai lati delle caviglie ed erano prive di un ornamento eccessivo dato che le uniche decorazioni erano tre nastri intrecciati. Quando provai il tutto e mi guardai allo specchio, non vidi me stessa, bensì una nobile, una principessa. Quella ragazza bellissima non potevo essere io. Uscii dal bagno e mi diressi verso la camera del demone/stronzo; non riuscivo a comprendere il motivo per cui quest’ultimo mi avesse dato quest’abito meraviglioso. Quanto desideravo leggergli nella mente, se ciò fosse stato possibile, la mia vita sarebbe migliorata a vista d’occhio. Bussai alla sua porta per buona educazione e, dopo qualche istante, sentii dall’altra parte un “entra” e feci ciò che mi ordinò. Lo trovai sdraiato sul letto ad osservare il soffitto, chissà che cosa ci trovasse di così interessante. Dopo essersi seduto sul materasso, mi osservò attentamente; mi sentivo messa in esame dal suo sguardo indagatore.

-Sei bellissima.- avevo sentito bene? Mi aveva veramente fatto un complimento? Chi era lui e che cosa ne aveva fatto del vero Shade?! -Vieni, andiamo a mangiare.- mi prese un polso e mi condusse al piano di sotto. Ora che l’osservavo meglio, notai che era vestito come sempre, ovvero con abiti né troppo eleganti né troppo scialbi; aveva uno stile tutto suo che lo distingueva dal resto dei demoni. Quando giungemmo nella sala da pranzo, trovammo la tavola già imbandita; lo stronzo si sedette a capotavola e mi fece cenno d’accomodarmi accanto a lui. Che fine avevano fatto le care buone maniere? Non riuscivo ancora ad abituarmi alle loro usanze completamente diverse dalle mie, mi sentivo a disagio. Shade iniziò a mangiare ed io lo imitai a mia volta; stavo morendo letteralmente dalla fame. C’era un continuo via vai di domestici indaffarati con le proprie mansioni, ma, stranamente, non facevano il benché minimo rumore. Diedi una rapida occhiata alla sala in cui mi trovavo e mi resi conto che anche lì il lusso era l’elemento principale; iniziavo a sentirmi inappropriata e sbagliata. La mia attenzione fu catturata da un calice posto dinanzi a me, l’afferrai e notai che conteneva uno strano liquido rosso, credevo che fosse un particolare tipo di vino, anche se mi sembrava fin troppo denso per essere considerato tale.

-Che cos’è?- lui mi guardò confuso, ma quando capì a cosa mi riferissi, la sua espressione da confusa divenne divertita. Sarebbe stato meglio se fossi stata zitta, almeno avrei evitato la figuraccia che sarebbe arrivata da lì a poco.

-È sangue.- eh? -Per noi demoni è normale nutrirci anche di quest’ultimo, ci dà forza e amplifica le nostre capacità.- si nutriva di… sangue? Mi stava prendendo in giro? Che diavolo stava farneticando? Ero rimasta completamente pietrificata da quella rivelazione; non potevo, anzi, non volevo credere che tutto ciò fosse vero. Era una pazzia. -Che c’è? La notizia ti ha lasciata basita, piccola?-

-È vero ciò che hai detto?-

-Sì.- ero spacciata; non solo avrei dovuto proteggermi dal suo comportamento da maniaco e da pervertito, ma anche dai suoi tentativi futuri di bere il mio sangue, perché ero certa che prima o poi l’avrebbe fatto. -Su, continua a mangiare, adesso.- chissà perché, ma la fame mi era stranamente passata. Ora riuscivo a comprendere il motivo per cui, prima in bagno, avevo percepito i suoi canini divenire più affilati. Quando Shade mi avrebbe concesso d’andare in biblioteca, mi sarei informata su questa caratteristica dei Demons, perché, ovviamente, non sarei rimasta con le mani in mano. La tempesta era prossima a giungere ed io non mi sarei fatta trovare impreparata.

                                        

Angolo autrice: Siete rimasti sbigottiti, inorriditi, sorpresi o delusi? Be’, questo non lo so, ma spero che me lo facciate sapere con una recensione. <3 Vorrei dirvi che, per me, i demoni sono degli esseri che si nutrono di sangue, anche se non è questa la vera ragione per cui ho deciso di scegliere questa come vera natura; con il proseguire della storia tutto vi sarà più chiaro. Vi prego di non criticarmi nel caso vi avesse dato fastidio. Per quanto riguarda quest’aggiornamento, sono stata piuttosto veloce, va bene, lo ammetto, non è vero. :P Spero che questo capitolo, indispensabile per l’andamento della ff, non vi abbia deluso molto. Baci, Piccola Yuki.<3     

 

 

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Capitolo 8
*** Una notte senza stelle (prima parte) ***




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Il Fiocco perduto diPiccola Yuki è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1410917.


Ciao. :) Ero certa che il capitolo precedente non vi avrebbe entusiasmato molto, però non vi nego che io ci sia rimasta male a vedere tante visualizzazioni (più di duecento in soli due giorni) e quasi nessuno che mi facesse sapere il suo parere o che mettesse la storia tra i preferiti, ricordate o seguite. Ero convinta, e lo sono tuttora, che io vi avessi deluso profondamente. :( Per questo motivo, ho deciso di tagliare metà di questo capitolo (l’ho interrotto proprio sul più bello, ne sono mortificata) per vedere se la fanfiction vi stia ancora a cuore. Nell’angolo autrice ho scritto il periodo più probabile del prossimo aggiornamento, spero che ci diate un’occhiata. :) Buona lettura, Yuki. <3

Una notte senza stelle (prima parte)

Il demone continuava a mangiare come se niente fosse successo, magari fosse stato realmente così. Mi pareva alquanto improbabile che egli si nutrisse veramente di sangue, ma quando lo vidi assaporare quel liquido con tanta ingordaggine, dovetti autoconvincermi che ciò non fosse soltanto un brutto sogno. Chi erano questi demoni, in realtà? Io non riuscivo più a toccare cibo e solo alla vista di quest’ultimo, mi veniva da rimettere. Il calice contenente del sangue era ancora al suo posto e dei dubbi si fecero largo in me: a chi apparteneva e, soprattutto, da dove se lo procuravano i Demons? La curiosità mi stava divorando dall’interno e la voglia di dare una risposta a tutti i miei dilemmi, diveniva ogni secondo più incontenibile. Proprio nel momento in cui stavo per porre i miei quesiti allo stronzo, un domestico interruppe brutalmente la cena. Da dov’era spuntato? Non l’avevo nemmeno sentito arrivare. Chi era? L’agente 007, per caso?

-Scusatemi per la brusca interruzione, padroncino.- ogni qualvolta che sentivo quella parola, nella mia mente, ridevo come una pazza isterica. -Ma è arrivata una lettera da parte…- egli non riuscì a completare la frase, che uno Shade, carico di bile e risentimento, si alzò dalla sedia, sulla quale era rimasto seduto qualche attimo prima, e fece scuotere il tavolo, se non l’intera abitazione, sbattendo ferocemente le sue mani su di esso. Che cavolo stava succedendo? Perché questa sua rabbia improvvisa?

-Non t’azzardare a nominare quel bastardo!- a chi si stava riferendo? Domande su domande continuavano ad affollarmi la mente; ero certa che sarebbe potuta esplodere da un momento all’altro.

-Ma, padroncino, sembra qualcosa d’importante.- il domestico era terrorizzato, quanto me, per l’essere fuori controllo che si trovava accanto a noi. -Il nobile…-

-T’ho detto di non nominarlo più, cazzo!- l’atmosfera intorno a noi era carica d’elettricità -Ed adesso consegnami quella stramaledetta lettera.- era furioso. Possibile che quella persona avesse realmente fatto qualcosa capace di risvegliare una tale furia? Chi era veramente costui? L’uomo fece ciò che gli ordinò il suo padrone e si dileguò ad una tale velocità, che credetti, per un solo istante, che fosse più veloce di quella della luce. Ero rimasta sola col demone e ciò aumentò il mio terrore nei suoi confronti; ero rimasta completamente pietrificata per l’indescrivibile paura. Lui, che nel frattempo aveva iniziato a leggere, non si era ancora reso conto della mia agitazione, grazie al cielo. -Fine, va’ nella mia stanza e non uscire da lì.- ciò non era un ordine, però ebbe su di me lo stesso effetto; non volevo farlo arrabbiare ulteriormente. Quando arrivai a destinazione, chiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sul morbido letto. Lì tutto aveva l’odore di Shade. Mi avvicinai di più all’enorme finestra, situata proprio accanto a dove mi trovavo io, ed osservai silenziosamente il panorama che si prospettava ai miei occhi. Ad un tratto, vidi lui che s’inoltrava nell’immenso giardino, scomparendo a poco a poco dalla mia visuale. Dove stava andando? Volevo tanto seguirlo, ma la paura m'impediva di compiere un solo passo per raggiungerlo; mi sembrava che uno spazio indefinito ci dividesse. E se in quella lettera ci fossero scritte delle brutte notizie? Era meglio se non ci rimuginassi più e che mi concentrassi per ideare un piano idoneo, per ritornare nel mio regno. Mi mancavano tanto i miei genitori, i miei compagni di classe e la mia migliore amica Rein. Avevo come l’impressione che quest’ultimi non m’avrebbero mai e poi mai lasciata in balia del tremendo fato che m’attendeva inesorabilmente, perché io non avevo ancora visto niente: quello era solo l’inizio. Improvvisamente, un tremendo frastuono fece tremare la terra sottostante ed interruppe la magica quiete che regnava in quell’immensa tenuta. Credetti che quel rumore assordante provenisse dall’interno del giardino, ma non ne ero assolutamente certa; di lì a poco, si susseguirono altri boati, tre per la precisione, i quali erano uno più potente dell’altro. Chi li provocava? Ora che ci riflettevo un po’, lo stronzo non era ancora rincasato, che fosse stato lui a fare tutto ciò? Non era una possibilità da escludere, certo, però credevo che, per creare quei rimbombi, fosse indispensabile un’energia sovrumana, una potenzialità che non era da tutti. E se, contro ogni mia aspettativa, fosse stato proprio lui? Non riuscivo a concepire l’ipotesi che egli potesse essere talmente forte. Era qualcosa d’irragionevole. Già da parecchio tempo, gli incantevoli colori del tramonto avevano lasciato il posto a quelli tenebrosi e cupi della notte, ma, chissà per quale ragione, nel cielo non c’era alcuna traccia dei corpi celesti che risplendevano nell’oscurità. Mio nonno, prima di perire per la vecchiaia, m’aveva insegnato la differenza che vi era tra gli astri che brillavano di luce propria e quelli che la riflettevano semplicemente ed ultima cosa, ma non meno importante, che ogni stella nascondeva in sé un segreto celato a coloro che pensavano solo ad arricchirsi; infatti, esso non era né un tesoro né qualcosa d’inestimabile valore. Il nonno mi narrò che, a volte, quei corpi celesti stabilivano perfino il colore del fiocco di noi fate e che splendevano più intensamente se si rivolgeva ad esse per chiedere qualche tipo di conforto o d’aiuto. Ed era proprio questo il segreto misterioso che era accessibile soltanto a pochi. Però, nel regno dei Demons, non vi era alcuna traccia di quegli astri luminosi, lì le notti, a quanto pareva, erano tutte senza stelle. Solo adesso comprendevo realmente l’importanza di quest’ultime nella mia vita, perché, come diceva il proverbio, ci si rende conto di ciò che si ha, solamente quando lo si perde. Più rimuginavo su ciò e più la disperazione e la tristezza s’impossessavano di me; mi sentivo completamente vuota, come se mi mancasse qualcosa. Mi distesi sul comodo ed enorme letto e mi rannicchiai a riccio; le lacrime, simili alla rugiada, iniziarono a scendere vergognose, imperlandomi il volto, oramai rosso per il pianto ininterrotto. Volevo scappare da lì. Dopo chissà quanto tempo, smisi di piangere e guardai un punto indefinito della stanza in cui mi trovavo; la stanchezza si fece largo in me e, di lì a poco, mi feci cullare dalle braccia di Morfeo. Al mio risveglio, era tarda notte e, nello stesso letto in cui ero sdraiata, c’era anche lui girato di spalle. Quasi non mi venne un infarto per lo spavento! Quand’era rincasato? Ma, soprattutto, avevo davvero dormito tanto profondamente? Ero diventata un ghiro, per caso? Osservai il demone/stronzo con più attenzione e notai che indossava una maglietta a maniche corte grigia e dei pantaloni della tuta grigi anch’essi; doveva essersi cambiato durante il mio letargo. Mi alzai dal letto con l’intento d’andare nel bagno degli ospiti; non volevo restare sola con lui un secondo di più. La camera sarebbe stata nella più cupa oscurità, se non fosse stato per la luce opaca che giungeva dagli spiragli della finestra quasi totalmente chiusa; inutile dire che trovai non poca difficoltà ad individuare l’uscita. Continuai a camminare a tentoni, fino a quando m’imbattei in dei vestiti, o almeno mi parvero che lo fossero, che mi fecero quasi rovinare a terra. M’abbassai alla loro altezza e li tastai con le mani, constatando che le mie ipotesi erano giuste. Com’era disordinato Shade. Ad un certo punto, mi resi conto che, all’interno di una tasca, c’era un oggetto che non riuscii ad identificare subito; lo tirai fuori ed il mio cuore perse un battito: quello era il mio fiocco! Non riuscivo a crederci, ero riuscita a recuperarlo; potevo finalmente tornare a casa e ricominciare la mia vita di sempre! Non era un sogno, vero? Perché, in caso contrario, non avrei più voluto svegliarmi. Non ero mai stata così felice, in tutta la mia vita. Strinsi il fiocco al petto e delle lacrime silenziose iniziarono a scorrere per l’immensa gioia; sarei stata di nuovo libera, non riuscivo ancora a crederci, mi sembrava tutto talmente irreale. Improvvisamente, sentii un fruscio di lenzuola alle mie spalle ed un inaspettato brivido m’attraversò l’intera colonna vertebrale. Avevo un brutto, bruttissimo presentimento.

-Fine.- oh, cacchio.


Angolo autrice: Come vi avevo preannunciato, ho interrotto proprio sul più bello. :( Per quanto riguarda il prossimo aggiornamento, credo che lo sposterò durante le vacanze di Natale, tranne che mi facciate vedere il vostro interesse e che mi facciate cambiare idea, in qualche modo. Dovete sapere che ho poca fiducia in me stessa e che basta la benché minima cosa per farmi cadere in depressione (ultimamente sono anche pessimista, ma lasciamo perdere). Pertanto se volete che il capitolo successivo arrivi il prima possibile, fate in modo di convincermi (basta poco) che la storia stia procedendo per il meglio e che continui a piacervi. Non ho altro da dirvi, Piccola Yuki. <3

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Capitolo 9
*** Una notte senza stelle (seconda parte) ***




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Ciao. :) Scusatemi per l’enorme ritardo, ma in questo periodo ho avuto un bel po’ di problemi. :( Però finalmente sono tornata! <3 Spero che questo capitolo soddisfi la vostra attesa, Yuki. ^^

P.S. Nell’angolo autrice ho una sorpresa per voi (anche se non è un granché e non ha niente di così speciale .-.). <3

Una notte senza stelle (seconda parte)

Mi voltai lentamente verso il demone e pregai con tutta me stessa che egli stesse ancora dormendo e che io avessi semplicemente immaginato di sentire la sua voce. Non sapevo che cosa fare, né come avrei dovuto comportarmi; ero letteralmente in preda al panico. Grazie a quella luce tenue, riuscii a distinguere la sagoma dello stronzo e lo scintillio dei suoi occhi cobalto che, chissà per quale ragione, riuscivano sempre ad ipnotizzarmi e ad incantarmi. Indietreggiai un po’, consapevole del fatto che la mia libertà fosse agli sgoccioli; continuavo a sperare che ciò fosse solamente un incubo e che io fossi ancora nel mio regno, ma più il tempo scorreva e più mi rendevo conto che non era altro che la dura e triste realtà. Non riuscivo a comprendere il motivo per cui il destino fosse così iniquo nei miei confronti; che avessi fatto qualcosa di sbagliato?

-Fine, che cosa stai facendo?- m’immobilizzai all’istante e un improvviso groppo alla gola m’impedì di respirare adeguatamente. Era forse giunto il momento di dire addio alla mia autonomia appena conquistata? -Allora? Sto ancora aspettando una tua risposta.- forse era una mia impressione, ma la sua voce sembrava piuttosto impastata (molto probabilmente dal sonno da poco interrotto). Un’idea inaspettata, e a dir poco ingegnosa, si fece largo tra i miei pensieri e mi fu alquanto arduo non abbozzare un sorrisetto che sicuramente mi avrebbe cacciata in ulteriori guai.

-Stavo andando al bagno.- tentai di mantenere il solito tono di voce e, con un gesto disinvolto, portai le braccia dietro la schiena, per poter nascondere il mio fiocco al demone; non potevo permettermi il privilegio di tradirmi con le mie stesse mani, nuovamente. Shade, dopo avermi dato il permesso d’allontanarmi, tornò a dormire come se niente fosse successo; a quanto pareva, non immaginava neanche lontanamente che io avessi recuperato il fiocco e che, di conseguenza, potessi fuggire. Silenziosamente uscii dalla stanza e chiusi la porta alle mie spalle; diedi una rapida occhiata al corridoio, per vedere se nelle vicinanze ci fosse qualcuno, e, quando ne fui certa al cento per cento, scesi rapidamente le scale ed uscii dall’abitazione. Dovevo essere prudente ed agire velocemente, nel massimo silenzio; quella era la mia ultima occasione, non potevo, anzi, non dovevo sprecarla.

In quella stramaledetta lettera, il bastardo aveva annunciato il suo ritorno imminente, giustificandosi con le solite scuse incentrate sul lavoro, ma sapevo con certezza che esse non erano altro che dei diversivi per celare le sue reali intenzioni. Egli, infatti, era un uomo furbo e calcolatore, che non pensava ad altro che ad accattivarsi le simpatie dei Demons del consiglio ed a farsi un gran numero di demoni nel minor tempo possibile. Inoltre, io ero quasi sicuro che fosse venuto a conoscenza della mia fata e che la volesse sfruttare per ricavarne dei vantaggi. Nonostante ciò, non riuscivo ancora a comprendere chi gli avrebbe potuto riferire questa preziosa informazione, anche se avevo dei sospetti verso quella sottospecie d’insegnante. Era passato un bel po’ di tempo da quando Fine era andata al bagno, ma non ci diedi molta importanza, perché tutti i miei pensieri erano incentrati sui possibili piani di quel bastardo. Avevo bisogno di schiarirmi un po’ le idee. Mi alzai dal letto e mi diressi verso l’armadio, per prendere dei vestiti con cui cambiarmi. Dopo aver fatto ciò, presi gli indumenti, che avevo gettato a terra con la grazia di un elefante qualche ora fa, con l’intenzione di farli lavare e di recuperare il fiocco che avevo lasciato all’interno di una tasca dei jeans. Ma quando rovistai dentro quest’ultima e non vi trovai nulla, capii ogni cosa: quella ragazzina era riuscita ad ingannarmi alla grande! Uscii celermente dalla stanza ed iniziai la mia ricerca; sarebbe stato meglio per lei se non avesse fatto la stupidaggine di fuggire, altrimenti avrei preso dei seri provvedimenti, mostrando il lato oscuro che c’era in me.

Non riuscii a trarre nemmeno un sospiro di sollievo, che notai dei domestici non molto distanti da me; oggi il destino mi era completamente avverso. Con uno scatto felino, mi nascosi dietro a dei cespugli ed attesi che quelle persone se ne andassero. Perché erano ancora svegli a quest’ora della notte? Dovevano svolgere qualche mansione, forse? Però, riflettendoci, non me ne doveva importare più di tanto, perché l’unica cosa a cui dovevo riporre tutte le mie energie, era il piano che dovevo portare a termine. Volevo ritornare nel mio regno e rivedere le persone a me care, a tutti i costi. Quando i domestici scomparvero dalla mia visuale, iniziai a correre a perdifiato verso il giardino. Scelsi quella strada, perché, nel caso in cui Shade si sarebbe reso conto della mia fuga, avrei potuto nascondermi dietro qualche albero; chiunque fosse stato al mio posto, avrebbe volato, per poter fuggire prima, ma io decisi di non farlo, perché, in quel modo, le probabilità che il demone mi scovasse all’istante, erano elevate. Non sapevo se avessi fatto la scelta giusta, ma oramai era troppo tardi per i ripensamenti. Inoltre, mentre correvo, non riuscivo a non chiedermi se nel posto in cui mi trovavo, vi fosse una via d’uscita e se stessi prendendo la direzione giusta per arrivarvi; ero inquieta, come se il mio subconscio sapesse che, da un momento all'altro, sarebbe successa qualcosa di terribile. Più scorreva il tempo e più le mie gambe divenivano pesanti; nella mia mente iniziò a vorticare prepotentemente l’idea di fermarmi e di riposare un po’, ma sapevo fin troppo bene che non potevo permettermi di fare una cosa del genere, perché ogni secondo era prezioso e non potevo sprecarlo per sciocchezze simili. Improvvisamente, sentii in lontananza qualcuno gridare il mio nome e mille brividi mi attraversarono l’intera colonna vertebrale; il proprietario di quella voce era sicuramente lui. Spinta da chissà quale forza, aumentai la velocità della mia corsa, facendomi guidare dall’istinto; avevo talmente paura di ciò che sarebbe potuto succedere se lo stronzo mi avesse trovata, che non riuscivo a pensare ad altro che a fuggire e ad essere il più svelta possibile. La sua voce, adesso, era vicinissima e sembrava carica di collera ed accanimento, tutto ciò non faceva presagire niente di buono. Ero talmente assorta nella corsa, che non mi resi conto di un sasso situato proprio nella mia traiettoria, il quale mi fece rovinare a terra e slogare la caviglia destra. Il dolore era tremendo a tal punto, che non riuscii a trattenere un gemito di sofferenza. Di lì a poco, Shade sbucò da dietro un albero con un sorriso maligno stampato sul volto; il cuore iniziò a battermi freneticamente ed un groppo in gola m’impedì di respirare adeguatamente. Altro che avverso, il destino doveva proprio odiarmi!

-Tana per Fine.- si avvicinò a me con passo felpato -Devo riconoscerlo, mi hai ingannato alla grande, ragazzina.- si abbassò a terra, mi afferrò il mento e mi avvicinò a sé, obbligandomi a guardarlo dritto negli occhi. La situazione stava decelerando rapidamente. -Ma adesso il gioco è finito.- aumentò la presa sul mio mento, facendomi un gran male. Era arrabbiato, arrabbiatissimo.

-Lasciami, mi fai male.- riuscii a dire dopo un attimo d’esitazione. Il demone scoppiò a ridere e anziché lasciarmi, mi fece voltare e mi strinse a sé, in una sorta di abbraccio. Che cosa stava facendo? Perché mi stava abbracciando? Tentai di scrollarmelo di dosso, ma ogni mio tentativo fu vano, come sempre del resto.

-D’ora in poi, non ti lascerò mai più e farò in modo che tu non possa più scappare.- che cosa intendeva? Mi scostò i capelli e prese a leccare e ad annusare il mio collo; un bruttissimo presentimento iniziò a farsi largo tra i miei pensieri. Ad un tratto, sentii i canini dello stronzo sulla mia pelle e a quel punto non ebbi più alcun dubbio: voleva mordermi!

-Ti prego, non farlo!- nonostante io continuassi a dimenarmi, la sua presa rimase ugualmente ferrea. Portò la sua mano sinistra sulla mia caviglia slogata e la strinse con forza; il dolore era atroce, ma dovevo resistere, perché se avessi urlato, non avrei fatto altro che compiacerlo maggiormente.

-Ti ho fatto male, piccola?- avrei tanto voluto rispondergli a tono, ma la voce non voleva saperne di uscire. -Non dirmi che avevi davvero pensato che le tue azioni sarebbero rimaste impunite.- scoppiò in una fragorosa risata; mi sentivo talmente umiliata, che non riuscii più a guardarlo in faccia. Avevo perso la mia ultima possibilità di scappare, nel modo più avvilente che potesse esistere. -Ma se tu mi riconsegnerai il fiocco in questo preciso istante, farò in modo che la tua punizione sia meno dolorosa. Nel caso in cui tu decidessi di rifiutare la mia gentile offerta, invece, non mi farò alcuno scrupolo a riprendermi il fiocco e ad infliggerti una maggiore sofferenza fisica.- si riferiva a ciò che mi aveva fatto, qualche minuto prima, alla caviglia slogata -A te la scelta.-

-Sei un essere spregevole!- urlai, sputando tutto il disprezzo che avevo nei suoi confronti. Tutto ciò che aveva detto, non aveva senso, perché egli avrebbe potuto riprendere il fiocco da sé, senza il bisogno di fare quella proposta. Che stesse escogitando qualcosa? Anche se non riuscivo ad individuare l’imbroglio, né quali fossero le sue reali intenzioni, non potevo fare a meno di pensare che, qualsiasi decisione avessi scelto, il demone avrebbe ripreso ciò che mi apparteneva. La parte più debole di me continuava a spronarmi, affinché accettassi quell’assurda offerta, malgrado ciò comportasse sottostare ai voleri di Shade. Rimuginai ad altre possibili soluzioni per un istante che per me parve infinito, ma non riuscii a pensare ad altro che assoggettarmi alla sua volontà, per poter avere una punizione più sopportabile. Sì, era questa la cosa giusta da fare. -Ti riconsegnerò il mio fiocco.- riuscii a dire dopo aver preso un respiro profondo. Ancora non lo sapevo, ma quelle parole avrebbero cambiato la mia vita, per sempre.

                           

Angolo autrice: Innanzitutto vorrei ringraziare le diciotto, magnifiche ragazze che hanno recensito il capitolo precedente e che mi hanno aiutata a recuperare un po’ di fiducia in me stessa. Grazie infinite. <3

Be’, la sorpresa di cui vi ho parlato in precedenza, non è altro che un banner che ho creato qualche settimana fa. “Di quale banner sta parlando?” o “Perché non l’ha messo all’inizio della storia?” vi starete chiedendo tutti, ebbene dovete sapere che non sono riuscita a scaricarlo e, di conseguenza, metterlo nella fanfiction. :( Ciò nonostante, ci terrei se voi gli deste un’occhiata. ;) Il link è questo: “ http://www.bannersnack.com/it/my-banners/details/bx9losamv.html”. Spero che recensiate e che mi facciate sapere che cosa ne pensate. <3 Alla prossima, Piccola Yuki. <3

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Capitolo 10
*** Incomprensioni ***


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                                  Incomprensioni

Dopo qualche attimo d’esitazione, porsi il mio fiocco al demone, il quale non perse tempo a nasconderlo all’interno di una tasca dei suoi jeans; il cuore mi batteva furiosamente nel petto ed un improvviso groppo alla gola m’impedì di respirare adeguatamente. Avevo tanta paura delle conseguenze causate dalle mie decisioni e di ciò che sarebbe potuto succedere in seguito. Desideravo con tutta me stessa liberarmi dall’afflizione e dall’amarezza che mi tormentavano dal giorno in cui la mia sventura era cominciata, ma sapevo perfettamente che ciò non era possibile.

Il demone mi osservava con uno sguardo indecifrabile e, a quel punto, constatai che non avevo mai desiderato saper leggere nella sua mente così ardentemente come mai prima d’ora.  

-Dai, rientriamo.- si alzò da terra ed iniziò a sbattere entrambe le mani sui jeans nel tentativo di pulirli un po’. Perché voleva già rientrare? Che avesse deciso di punirmi fin da subito per togliersi lo sfizio? Al solo pensiero, mi si accapponava la pelle. Lui, non vedendomi alzare a mia volta, concentrò la sua attenzione sulla mia caviglia slogata e, dopo qualche breve attimo, si riabbassò alla mia altezza. -Ti porto io.- eh? Non feci in tempo a capacitarmi della situazione, che mi ritrovai tra le forti braccia di Shade.

-Che cosa…?- il mio fu soltanto un sussurro, ma, a quanto pareva, il demone dovette avermi sentita perfettamente, perché, poco dopo, scoppiò in una fragorosa risata. Che cosa c’era di così divertente? Lo guardai con astio ed iniziai a dimenarmi per potermi liberare dalla sua presa ferrea; non lo tolleravo quando si comportava in questo modo. -Mettimi giù!- avrei voluto aggiungere la parola “stronzo” alla fine della frase, ma dovetti desistere per non aggravare ulteriormente la situazione. Dopotutto, era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.

-Sei uno spasso!- scoppiò nuovamente a ridere. Oramai era palese: avrebbe fatto una brutta fine per cause misteriose.

-Ah, ah. Molto divertente, davvero.- il demone, resosi conto della mia ironia, tacque e mi guardò con una strana espressione. Per un breve attimo, mi parve d’intravedere in quei suoi pozzi cobalto un lampo di malinconia, però esso fu così fugace, che pensai d’essermelo immaginato. Ciononostante, non potevo fare a meno di pensare che il Demons fosse tormentato dagli spettri del suo passato e da qualcuno in particolare; non mi seppi spiegare il perché di questo mio pensiero, né come mi fosse venuto in mente, tuttavia mi sentivo in dovere di restargli accanto e di aiutarlo. Certo che chiunque mi avesse sentita dire una cosa simile, mi avrebbe considerata pazza e volubile. Be’, avrebbe avuto perfettamente ragione.

Ero talmente assorta nei miei pensieri, che non mi resi conto d’essere giunti a destinazione. Ma come diavolo era possibile che non mi fossi avveduta che il demone aveva iniziato ad avviarsi verso casa? Ero proprio un caso disperato.

-Che cosa c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua, forse?- ah, ah. Che spiritoso, davvero. Più scorreva il tempo e più non potevo fare a meno di pensare che egli si sarebbe sentito molto più a suo agio in luoghi come i circhi ed i teatri. Secondo il mio modesto parere, egli avrebbe fatto sicuramente carriera, sì, però come pagliaccio.

Stavo per rispondergli a tono, quando, improvvisamente, apparve dal nulla l’Agente 007 con in mano una lettera. Per lo spavento, urlai con tutta la voce che avevo in corpo e, senza rendermene conto, mi strinsi di più al demone. Come cavolo aveva fatto a venirci incontro senza che io me ne rendessi conto? Era anche un mago, per caso? Quel domestico iniziava a farmi veramente paura.

Lo stronzo scoppiò nell’ennesima risata e, in quel momento, non desideravo altro che prenderlo a pugni e fargli molto male. Possibile che per lui fosse tutto un gioco? Ma, dopotutto, che cosa potevo aspettarmi da un Demons?

Mi staccai da lui e concentrai la mia attenzione su quel terrificante servitore.

-Perdoni la brusca interruzione, Padroncino, ma è arrivata un’altra lettera da parte di…- prese un respiro profondo -da parte di quella persona.- chi? Chi era quel misterioso mittente? Mi voltai verso il demone e ciò che vidi, mi fece perdere un battito: Shade aveva uno sguardo spaventoso.

Avevo il terrore che la situazione potesse degenerare, nuovamente, ma ciò, con mio immenso stupore, non avvenne.

-Va bene, la leggerò più tardi.- rimasi talmente sconvolta dal suo tono di voce, apparentemente calmo, che sgranai gli occhi e smisi di respirare per qualche istante. Perché non si era infuriato e non aveva mandato a soqquadro tutto ciò che gli capitava a tiro? Chi era lui e che cosa ne aveva fatto dello stronzo? -Ah, Gerald, un’ultima cosa: va’ a prendere l’occorrente per medicare una caviglia slogata. Quando avrai preso tutto, portamelo nella mia stanza.- eh? Mi voleva aiutare… davvero? Ma non doveva punirmi? A questo punto, era alquanto arduo sapere chi tra noi fosse il più volubile.

-Certamente, Padroncino.- fece un breve inchino e, subito dopo, ci guardò in un modo vagamente malizioso; iniziavo a temere il peggio. -Vuole che le porti anche i preservativi?- oltre ad essere un mago, era anche un pervertito?! Ok, adesso non vi erano più alcuni dubbi: la fine di Wonder era vicina!

-No, ce ne ho abbastanza in camera.- dopo aver detto ciò, Shade iniziò a dirigersi verso la sua camera, con me ancora in braccio; nel momento in cui salì le scale, la mia caviglia cominciò a dolere sempre più e, ad un certo punto, il dolore fu così atroce, che non riuscii a trattenere dei gemiti di dolore.  -“I più grandi dolori sono quelli di cui noi stessi siamo la causa”.- povero Sofocle, molto probabilmente, dopo aver sentito pronunciare la sua citazione in modo così sensuale, si era rivoltato nella tomba e si era chiesto che cosa avesse fatto di male per meritarsi una tortura simile. Poverino, un minuto di silenzio per lui.

-Sei tu la causa di tutti i miei patimenti.- fu un’impresa per me non far trapelare l’aborrimento che avevo nei suoi confronti, però, con mio immenso stupore, ci riuscii. Avrebbero dovuto erigere un tempio in mio onore per questo mio sforzo immane!

-“Il dolore più acuto è quello di riconoscere noi stessi come l’unica causa di tutti i nostri mali”.- era il giorno della memoria di Sofocle e delle sue citazioni, per caso? Be’, se era così, l’aveva rammentato abbastanza per i miei gusti.

-Basta. Questo gioco inizia ad irritarmi.-

-Che cosa c’è? Non riesci ad accettare la pura e semplice verità, Fine?- dov’era il mio Death Note quando serviva?! Gli diedi un pugno sul petto e cercai di scrollarmelo di dosso, senza alcun risultato, purtroppo. -Permalosa come sempre, eh?- e se l’avessi ucciso con uno dei miei tacchi? No, non avrei provato abbastanza soddisfazione. Dannazione, dove diavolo era il mio amatissimo Death Note?!

Non appena giungemmo nella camera del demone, quest’ultimo mi posò con delicatezza, mi costava ammetterlo, sul suo letto. Ed ora, che cosa sarebbe successo? Mi avrebbe punita subito oppure avrebbe atteso ancora un po’? Domande su domande vorticavano nella mia mente, ma a nessuna di esse riuscii a trovare una soluzione adeguata, come sempre del resto.

Un improvviso bussare alla porta mi destò dai miei pensieri e fui grata all’Agente 007 per aver rotto sul nascere la tensione che stava per formarsi tra me e Shade.

-Entra pure.- il servitore fece il suo ingresso con una cassetta del pronto soccorso ed un panno con dentro, molto probabilmente, del ghiaccio. Il domestico si avvicinò allo stronzo, gli diede tutto ciò che aveva portato con sé e così com’era entrato, uscì.

Il demone s’inginocchiò dinanzi a me e, dopo avermi lanciato una fugace occhiata, iniziò a togliermi la scarpa del piede destro con dei rapidi e studiati gesti; sembrava un vero esperto nel farlo. Non mi seppi spiegare perché, ma, a questa mia constatazione, il cuore mi si strinse in una morsa.

Non appena finì di slacciarmela, prese il panno con il ghiaccio e lo appoggiò sopra la mia caviglia slogata; tentai di scostarmi da quel freddo contatto, ma Shade, prevedendo  i miei movimenti, mi ordinò di non muovermi. Quanto detestavo il fatto d’essere impotente contro l’enorme potere che il mio fiocco aveva su di me. Mi sentivo come un burattino, incapace di fare qualsiasi cosa senza essere manovrato dalla mano del suo burattinaio.

Dopo che fu passato più o meno un quarto d’ora, il Demons tolse il panno dal gonfiore che stava iniziando ad apparire e prese una fascia elastica dalla cassetta del pronto soccorso; l’avvolse attorno alla caviglia, partendo dalle dita dei piedi fino a metà polpaccio, applicando un po’ di pressione. La fasciatura che ne risultò, era a dir poco impeccabile: non era né troppo stretta né troppo larga.

Non riuscivo a credere ai miei occhi.

-Non si ringrazia più?- nonostante il suo tono di voce fosse neutro, capii che era piuttosto irritato. Inoltre, sapevo fin troppo bene che avrei dovuto ringraziarlo, ma le parole non ne volevano sapere di uscire. Era come se qualcosa m’impedisse di fare qualsiasi cosa. Che fosse dovuto all’ordine che mi aveva impartito in precedenza? Però, molto probabilmente, non era questo il motivo, poiché egli mi aveva intimato di restare ferma, non di tacere. E se il vero problema, in realtà, fossi io?

Il demone, non vedendomi intenzionata a proferire parola, sbuffò esasperato e mi afferrò per le spalle. Mi guardò con una strana luce negli occhi e, con una leggera pressione, mi fece cadere supina sul letto; lui si distese sopra di me, sorreggendosi sugli avambracci per non pesarmi troppo. Che intenzioni aveva?

-Spero che questo ti serva da lezione.- si avvicinò pericolosamente al mio collo, mi scostò i capelli ed iniziò a lambirlo lentamente con la lingua; avevo un bruttissimo presentimento. -Non mi hai lasciato altra scelta.-

-No, aspetta! Non mord…!- ma non riuscii a completare la frase, che gli acuminati canini di Shade penetrarono nella mia tenera carne, lacerandola. A quel dolore improvviso, sbarrai gli occhi ed un urlo strozzato uscì dalla mia gola, senza che io potessi fare qualcosa per impedirlo. Quella sofferenza a cui ero costretta a patire, era a dir poco atroce: era come se migliaia di cocci di vetro fossero conficcati in profondità, facendo sì che fiotti di sangue sgorgassero dal mio collo martoriato. Non avevo mai sofferto così tanto in tutta la mia vita.

Più il Demons succhiava la mia linfa vitale e più io mi sentivo spossata e stordita; le cose intorno a me divennero opache ed i suoni arrivarono alle mie orecchie sempre più ovattati. Riuscivo a distinguere chiaramente soltanto il dolore intenso causato dal morso del demone. Che tristezza.

Chiunque fosse stato al mio posto, avrebbe pianto a dirotto per sfogarsi un po’, ma non io, non adesso. Non gli avrei mai più dato la soddisfazione di vedermi piangere, anche se avessi avuto la sensazione di andare a pezzi. Era una promessa.

Nel momento in cui percepii le palpebre divenire pesanti ed il battito cardiaco rallentare, compresi che il gelido abbraccio della Morte stava per raggiungermi. Rassegnandomi, chiusi gli occhi e lasciai che l’oscurità mi avvolgesse, per l’eternità.

 

                                        

Angolo autrice: Ehm… ciao. ^-^” Vi ricordate di me? Sono colei che dovreste uccidere per avervi fatto attendere così a lungo, facendo nascere in voi un’intensissima avversione nei miei confronti. Vi siete ricordati?

Bene, allora posso iniziare con le mie “patetiche” ed “inutili” scuse e spiegazioni!  

In questo lasso di tempo, ho avuto diversi problemi scolastici, familiari, di salute e di connessione a Internet che mi hanno impedito di scrivere il capitolo. Ne sono terribilmente mortificata! So che non mi perdonerete mai, ma, vi prego, abbiate pietà di me. *mi nascondo*

Possibili domande che vi starete facendo:

● “Ma questa ha sempre problemi?”. Sì, purtroppo.

● “Per quasi un anno, ho atteso per un capitolo così piccolo?”. Be’, in compenso ci sono alcuni colpi di scena, no? *sguardo da cucciolo*

● “Perché si diverte a lasciarci col fiato sospeso?”. Il mio non è divertimento, bensì desiderio di far immedesimare completamente voi lettori nella storia, come se voi ed un personaggio in particolare foste la medesima persona. Non è forse questo il bello di una storia? Inoltre, a mio parere, i colpi di scena aumentano la curiosità e, di conseguenza, la voglia di scoprire come si svilupperanno le vicende successive. La pensate come me?

 ● “Quando aggiornerà?”. Molto probabilmente durante le vacanze di Natale, ma non assicuro niente.

Ovviamente, se avete altri quesiti, chiedete pure! ^^

Che cosa ne pensate di questo capitolo? Spero che me lo facciate sapere in una recensione. Alla prossima, Piccola Yuki. <3

P.S. Ho creato una pagina su Facebook, il link è questo: “ 

https://www.facebook.com/pages/Il-Fiocco-perduto/849069808520471?fref=ts "

P.P.S. Potrete trovarmi anche su Wattpad, il link lo troverete sulla pagina e sul mio account. <3

                                                                                              
      

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