Insomniac

di Christie_road91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mia prima notte ***
Capitolo 2: *** Cazzo! ***
Capitolo 3: *** Solo un attimo. ***



Capitolo 1
*** La mia prima notte ***


Entrai nella stanza da letto e trovai Adrienne con lui in braccio che tentava di calmare le coliche che non lo facevano dormire, li guardai un attimo, mentre lei lo teneva in braccio e gli massaggiava la pancia e lui piangeva e sembrava non avesse voglia di farsele passare.
"Cazzo" pensai, "a volte mi chiedo chi me lo abbia fatto fare!"
Andai freneticamente in salotto, attraversai il corridoio ed aprii l'ultima porta a destra per arrivare in bagno.
Mi guardai intorno e poi chiusi la porta. Non mi andava di sentire ancora quei pianti isterici, cazzo, avevo solo 23  fottuti anni e mi ritrovavo a dover fare la vita del classico uomo sposato che annulla la sua vita per quella dei figli.
Ma ormai avevo fatto la cazzata ed adesso non potevo tirarmi indietro.
Intanto aprii l'armadietto di legno bianco che si trovava sopra il lavandino, rovistai in mezzo alle mille scatole li dentro, e trovai quello che mi occorreva.
Presi il tubetto di plastica marrone che avevo cercato per 5 minuti dentro quel casino infernale, lo portai con me fino alla cucina, dove riempii il mio abituale bicchiere d'acqua fredda, e poi aprii il tubetto pronto a tirarne fuori una pillola.
"Cazzo sono finiti i sonniferi".
Ed ora? Fuori pioveva e non avevo voglia di uscire a cercare una farmacia di turno. Gran bel casino!
Tornai nella stanza da letto dove Adrienne cullava il bambino sulla sua spalla cercando di farlo addormentare, la guardai e feci la mia solita espressione nervosa, lei mi lanciò un'occhiataccia ed io andai di nuovo nel salone, dove c'era  la luce accesa, proveniva dal lume che si trovava sopra il cassettone di legno proprio a destra della stanza, mi sedetti a terra sopra il grosso tappeto persiano, e mi sdraiai cercando di rilassarmi.
Anche quella notte sarebbe stata lunga ed insonne.
Sarei impazzito da li a poco se non avessi trovato il modo di sfuggire a quelle notti infinite.
Di badare al bambino non se ne parlava, era a casa da una settimana e non mi ero ancora abituato a questa situazione, avevo come un rifiuto ad iniziare a fare la parte del padre, infondo io ero dovuto crescere da solo.
Guardavo l'orologio rotondo appeso al muro, e le lancette stavano girando per la milionesima volta, quel suono mi stava mangiando il cervello!
Tik-Tok, Tik-Tok.
Mi alza e cominciai a dondolare su me stesso come un pazzo con le crisi isteriche.
"Basta, cazzo, non ce la faccio più, devo fare qualcosa o impazzirò!"
Mi alzai ed andai spasmoticamente nella saletta dove ero solito suonare, c'era il pianoforte a coda vicino al muro, ma era rotto, che importa, tanto non lo suonavo mai.
Un po' più a destra c'era la mia Gibson acustica, dentro la custodia nera leggermente aperta, il pomeriggio l'avevo suonata per poco più di una mezz'ora e l'avevo riposta dentro la custodia senza chiuderla completamente.
Non trovavo più l'ispirazione da quando Joey era nato, era un susseguirsi di eventi tutti uguali: la mattina la solita straziante poppata, io avevo il compito di preparare il biberon con il latte caldo, doveva essere della giusta temperatura, se fosse stato troppo caldo il bambino si sarebbe scottato le gengive, se fosse stato troppo freddo avrebbe avuto le coliche per tutto il giorno. "Ecco" pensai "io lo dicevo che non so fare il padre", sorrisi nervosamente tra me e me.
Ogni giorno da quella settimana mi sembrava uguale al precedente.
Quella monotonia mi stava uccidendo, e poi il bambino stava rubando tutto il tempo che di solito io ed Adrienne ci dedicavamo; non c'era più tempo per parlare, per scopare, per litigare, nemmeno per un bacio. Credo avessi dimenticato persino come si faceva sesso, perchè tra gli ultimi mesi di gravidanza e la nascita di Joey non era rimasto tempo per far nulla ed ogni volta che cominciavamo succedeva un cazzo di imprevisto.
Erano le due del mattino, io ero li impalato a fissare la chitarra, "perché sono venuto qui?", "ah si.", mi avvicinai alla chitarra.
La uscii dalla custodia frettolosamente e mi sedetti di nuovo a terra, sta volta sul parque, e cominciai a posizionare le mie dita sulle corde.
Su e giù, sopra e sotto, sol, re, mi.
Mi frullavano troppe cose in testa, rabbia, noia, stanchezza, panico, ansia, nervosismo.
Passarono le prime due ore ed avevo composto tre pezzi abbozzati, era tardi per chiamare Mike, erano le 4 del mattno, mi avrebbe risposto, certo, non era da lui chiudermi il telefono in faccia, lui non si incazzava mai con me, era troppo interessato a ciò che facevo, troppo intento ad ascoltarmi, e conoscendolo  se lo avessi chiamato non mi avrebbe dato il tempo di dire "a" e si sarebbe catapultato a casa mia convinto che non stessi bene, anche perchè abitava a pochi isolati dalla mia villetta, e non era il caso, ma Dio, ero troppo eccitato. 
Ad un certo punto sentii dei passi arrivare dal corridoio passi frettolosi e silensiosi, e li riconobbi subito.
"Billie" sentii una voce dietro di me, "Joey si è addormentato" venne alle mie spalle e mi mise le braccia intorno al collo, mi girai e la baciai.
Adrienne era la donna della mia vita, era l'unica che riusciva a tirare il meglio di me fuori, ed era difficile che qualcuno ci riuscisse.
Riusciva a prendermi quando ero incazzato nero, ed anche quando non avevo più fiducia in me stesso.
Era come una specie di psicologa personale, sapete, quelle donne forti che anche se sei una persona dannatamente asociale, chiusa e stronza riesconono a farti aprire quanto serve per conoscere i tuoi punti deboli.
Lei si alzò ed io la seguii e lei mi portò nella stanza da letto, mi buttò sul letto e cominciò a baciarmi, stavo impazzendo, le avrei strappato i vestiti di dosso, ma lei mi anticipò! 
Con mia grande sorpresa la notte passò alla grande..
Mi addormentai alle 6 del mattino, ed alle 7 ecco di nuovo quei pianti isterici insidiarsi nelle mie orecchie, mi buttai il cuscino in testa per coprire quell'insopportabile rumore, ed eccoci di nuovo.
Solita stessa merda.

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Capitolo 2
*** Cazzo! ***


Dopo quella notte le cose tornarono come prima, avevo solo voglia di mandare quella vita a fanculo e riprendere a 
farmi la mia, perché no, quella non era la mia.
Mia madre ci aveva sempre avvertiti su quanto fosse difficile gestire dei figli, su quante responsabilità comportasse e 
tutto il resto, ma diamine, lei aveva avuto sei figli e già un solo figlio a me stava quasi pesando.
Con chi dovevo parlare del resto?
Mike era troppo entusiasta  per sentirmi lamentare. Amava quel bambino quasi più di me.
Spesso veniva da me e passava ore a sentirlo mugolare e a fare versetti stupidi insieme a lui, eppure stava già da un po' 
con Anastasia e non avevano parlato del matrimonio, nonostante entrambi sembrassero desiderosi di una famiglia e 
roba simile, forse non avevano tutti i torti a rimandare.
Io amavo Adrienne ma il matrimonio ci aveva spenti, era come una candela che andava consumandosi, eppure eravamo 
sposati da poco più di un anno, e questo un po' mi spaventava.
Però forse era dovuto al fatto che nemmeno 8 mesi dopo il nostro matrimonio era nato Joey e ovviamente ci aveva 
sottratto gran parte del tempo. 
Era giovedì, un giovedì qualsiasi di una qualsiasi merdosissima settimana.
Non sapevo dove cazzo sbattere la testa, Adrienne era tornata la solita "madre" che aveva attenzioni da rivolgere solo a 
Joey.
A me cosa rimaneva?
Una notte passata a dormirle accanto, un bacio al mattino e un "ti amo" quando mostravo il mio essere "irritato". 
Non era gelosia, ma vedevo il mio mondo rimpicciolirsi dentro una mia azione ed adesso non riuscivo a sopportarlo.
Ero sempre stato consapevole che i cambiamenti, sopratutto quelli grossi, fossero difficili da affrontare, e spesso erano 
cambiamenti spontanei o involontari, perciò mi ci trovavo catapultato di punto in bianco in altre situazionei, a volte più 
grandi di me.
Era un po' come successe quando firmai quel pezzo di carta, una piccola azione, una grande conseguenza.
Erano passati solo 3 anni e tutto si era completamente stravolto.
Ormai mi c'ero abituato, i primi tempi erano grandiosi, oh cazzo se lo erano!
La novità, il profumo del successo si insidiava sempre più nella mia vita, era lo stesso profumo che sentivo a 15 anni 
quando strimpellavo la chitarra, un profumo che sembrava lontano e continuavo a seguire, quando lo sentivo non 
immaginavo nemmeno che ne avrei trovato la provenienza..
Eppure, un giorno sei nel tuo garage a registrare sulle musicassette quello che stai suonando ed il giorno dopo sei su 
Mtv guardato da mezzo mondo, un giorno sei in un localino a suonare davanti a 40 persone se va bene, ed il giorno 
dopo sei su un palco, ed intendo un palco vero, davanti a migliaia di persone.
Un giorno esci di casa per comprare una birra al supermercato ti mancano 2cent ed il cassiere dice che puoi tornartene 
a casa ed il giorno dopo allo stesso supermercato se ti vedono ti regalano due birre.
La fama da il rispetto, la povertà non ti da un cazzo.
Credevo fosse il contrario ad essere giusto, ma avevo una concezione del "giusto" diversa dal resto del mondo, e me ne 
fregavo. Alla fine mi andava bene.
Quel giovedì Adrienne aveva voglia di rilassarsi un po', badare a Joseph stava diventando pesante anche per lei, e 
questo ci toglieva sempre più tempo, visto che a fine serata, stressata com'era non aveva voglia di far nulla.
Nonostante fossi incazzato per quello che stava succedendo nella mia vita, le dissi che avrei potuto badare io al 
bambino nel caso avesse voluto fare un giro al centro commerciale. 
Inizialmente lei, stupita, mi fece un cenno con la testa come per dirmi "sei serio?", ed io subito la rassicurai annuendo.
Non si fidava di me, o meglio non si fidava quando questo riguardasse le "responsabilità".
Lei era stravagante, una donna forte, simpatica, sapeva come divertirsi e non si dava freni, ma quando entravano in 
gioco le responsabilità cambiava, sapeva gestirsi, e questo era quello che io ancora non avevo imparato..
Così dopo un po' di discussioni decise di uscire di casa, chiudersi la porta alle spalle e dedicare del tempo a se stessa.
Io ero li, sul divano, una birra ed un vecchio film in TV, ero fortunato, Joey dormiva, e lo avevo lasciato nella stanza 
accanto dentro il suo lettino.
Tutto taceva, se non fosse stato per i rumori della TV che ero obbligato a tenere a basso volume.
Ma nel silenzio..... Ecco i primi mugolii. 
"Merda! Si è svegliato, ed ora che cazzo faccio?"

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Capitolo 3
*** Solo un attimo. ***


Non ero impacciato, lo sembravo forse, ma la cosa non mi fregava.
Di cosa doveva importarmi? Era un mocciosetto, io non ero nato per fare il padre.
Non sapevo minimamente cosa fare.
Andai nella nostra stanza, dove Adrienne aveva piazzato il bambino con la sua culla; aveva il viso rosso e piangeva con gli occhi quasi chiusi, ero rimasto sul ciglio della porta a guardare la situazione con la testa storta, non sapevo da dove cominciare. 
"Stupido marmocchio! Perché mi metti in questa situazione?" ho bisbigliato tra me e me.
Andai in cucina, sperando di trovare quel dannato biberon con la camomilla che Adrienne mi aveva preparato per le emergenze.
Lo trovai adagiato dentro un pentolino con un fondo d'acqua ancora calda. Mi aveva insegnato a farlo, era l'unica cosa che sapevo fare, riscaldare il biberon con il latte la mattina e la sera..
Preso il biberon tornai nella stanza di Joseph, che continuava a piangere.
"Dio, perché fai così eh? Cosa cazzo pensi che io possa fare?".
Rimanevo sulla soglia della porta, ma poi decisi di avvicinarmi alla sua culla: era bianca, con dei merletti giallognoli e azzurrini, dei colori che io detestavo, ma Adrienne voleva mantenersi "tradizionale" almeno sta volta, e quindi non fiatai.
Avvicinatomi lui era a pancia sotto, con la testa coperta di capelli sottili e scuri, erano liscissimi. 
"Non mi assomiglia nemmeno" pensai.
Mi chinai su di lui per prenderlo in braccio e sinceramente ero spaventato dall'idea di farlo cadere a terra, avrebbe complicato un po' le cose, sorrisi nervosamente.
Lo alzai da sotto le braccia e lo tenevo sospeso in aria prima di capire come adagiarlo tra le mie braccia per allattarlo con i biberon, strepitava come se lo stessi prendendo a pugni, per un attimo ho avuto paura che i vicini venissero per controllare, piangeva da 15 minuti come un ossesso ed impicciona com'è la gente sarebbe potuto accadere, ovviamente in quel caso avrebbero ricevuto una porta in faccia, ma dovevo cercare di mantenere un rapporto vivibile, eravamo nuovi in quel quartiere e già erano abbastanza incazzati con me per il graffio che gli avevo lasciato sulla macchina quando la strisciai accidentalmente con la mia qualche mese prima..
Quando riuscii comunque a posizionare il marmocchio tra le mie braccia notai che appena l'avevo sistemato per bene aveva smesso di piangere dopo qualche mugolio.
"Però" pensai "è stato facile, bravo amico, se continui così potremmo riuscire ad andare d'accordo!"
Mentre parlavo, sentendomi un coglione, i miei occhi si posarono sui suoi, rimasi un secondo a fissarli.
"Cazzo, li hai proprio uguali a tua madre!", erano di un marrone scuro ed intenso, mi ci riuscivo a specchiare anche perché erano ancora lucidi per le lacrime versate fino a qualche minuto prima..
Era la prima volta forse che lo guardai fisso negl'occhi, e nel momento in cui s'incrociarono con i miei si accesero di una luce incredibile, si vedeva il riflesso dei miei occhi verdi.. erano grandi, per essere quelli di un neonato, e notai che finalmente li teneva aperti. Guardandolo mi scappò un sorriso, e sono sicuro che lui fece lo stesso, mi sbirciava e scopriva le gengive, non credo sapesse ancora sorridere, ma lo leggevo dentro di lui.
"Al diavolo!" non ero li per quelle smancierie, non capivo che mi stesse succedendo! Alla fine lui mi aveva tolto tutto no? Adrienne, Mike, persino mia madre se veniva a trovarci passava più tempo con lui che con me.
Era troppo ingiusto.
Dov'ero io?
Tornava la rabbia, l'odio.
"Fanculo! Io non diventerò uno di quegl'uomini che vivono in funzione dei figli, uno di quei borghesucci medi che escono il portafogli solo per pagare gli studi e l'auto ai figli." pensavo.
Mentre borbottavo sentii la porta di casa chiudersi delicatamente, mia moglie era tornata, giusto in tempo.
Quando entrò in camera da letto ci guardò da dietro la porta che era socchiusa e disse piano "Che bel quadretto, pensavo di trovarlo fuori dalla porta vicino la cassetta delle lettere, e invece? Lo trovo a sorridere tra le tue braccia? Mi stupisci Mr. Armstrong!" 
"Smettila! Sei arrivata giusto in tempo, stavo per farlo."
Andai verso di lei le porsi Joseph e andai via.
Io non ero un bravo ragazzo? Ok? Nemmeno lui lo sarebbe diventato. Tutti ti  pugnalano le spalle, anche i figli.
Ci si leva tutto per loro, anche il sangue, l'anima, ma prima o poi anche loro ti mandano a fanculo.
Quindi perché giocare a papà e figlio solo prima che questo accada? 
Mi chiusi nella mia stanza, quella dove solitamente suonavo, e scrissi a lungo, fino all'alba del giorno dopo.
Non c'era altro da fare.

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