Mirko

di unknown_writter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. - ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. - ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. - ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. - ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. - ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. - ***


Ho corso dietro al bus fino a che ha girato l'angolo.

Allora c'ho rinunciato e mi sono diretto verso la metro.

C'è sempre troppa gente lì.

Le voci di tutte quelle persone mi ha fatto venire il mal di testa.

Odio i posti affollati.

 

Alla radio scivolano leggere le note di "A Te" di Jovanotti, mentre il mio sguardo scorre assente sul libro di italiano.

Cavalcanti racconta della donna che ama: banale.

Mi fa ridere. Pensa davvero di aver conosciuto un angelo?

L'angelo è il ragazzo che si siede ogni mattina al banco accanto a me.

E' quello che sedendosi mi sorride e scarabocchia sui libri annoiato durante le lezioni.

No, non ha affatto chiaro il concetto di angelo.

"Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira,

 che fa tremar di chiaritate l'are

 e mena seco Amor, sì che parlare

 null'omo pote, ma ciascun sospira??"

No, Valerio non fa tremare l'aria di luce, lui fa tremare il mondo intero.

Lui fa tremare il mio cuore e non lo sa.

Ma il cellulare mi riporta alla realtà.

Il suo volto sparisce dai miei pensieri e corro a guardare il display.

Diavolo! Devo smetterla di pensarlo.

Ogni volta che lo faccio mi chiama. Non è possibile.

Premo il tasto rosso e spengo il cellulare.

No, stavolta non gli rispondo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. - ***


Era arrabbiato, lo avevo immaginato.

Chiamava solo quando aveva bisogno di qualcosa per scuola o era arrabbiato.

Non chiamava mai per sapere come stavo.

Odio quando è arrabbiato. Mi mette paura.

No, non ho mai avuto paura che mi mettesse le mani addosso, avevo solo paura di perderlo

Ma quel momento stava arrivando, sentivo una vocina nella mia testa che lo sussurrava.

-Dimmi la verità.

Mi veniva quasi da piangere tra rabbia e dolore.

Ero riuscito a nascondere ogni cosa, ogni singolo dettaglio per due anni; eppure qualcuno se n'era accorto e glielo aveva detto.

Cercavo disperatamente di sviare la conversazione, ma nessuna parola sembrava distoglierlo dai suoi obbiettivi. Voleva la verità.

-Si, mi sono innamorato di te.

Calò il silenzio e lui rimase lì zitto con gli occhi spalancati a metà tra lo stupore e l'orrore.

Mi aspettavo scappasse sbattendosi dietro la porta, ed invece no.

Si appoggiò al muro e sospirò, iniziò a fare domande: da quanto, perché..

Ed io tremavo, ero titubante nel rispondergli e mi torturavo le mani.

Cosa dovevo dirgli?

 Che mi ero innamorato di lui il primo giorno che lo avevo visto seduto in fondo alla classe?

Che avevo cambiato liceo per poterlo vedere ogni giorno?

Non riuscivo a parlare, riuscivo solo a dire si, no, non so…

E poi si scostò dal muro e si avviò verso la porta come se avesse saputo fin troppo.

Si girò un'ultima volta a guardarmi con gli occhi distanti.

-Mi fidavo di te. Eri il mio migliore amico e tu mi hai preso in giro ogni giorno.

Stammi lontano ti prego, non voglio avere più niente a che fare con te.

E i tuoi sentimenti sono malsani, contro natura.

Varcò la porta e mi lasciò lì solo con le sue parole a rimbombarmi in testa.

Solo con il cuore che rallentava pian piano, quasi fino a fermarsi.

Solo con la mia testa, che solo allora trovava le parole che avrebbe potuto dire.

E lentamente svaniva quella debole speranza di quel "ti amo"  che tanto subdolamente si era accampato nel mio cervello.

Svaniva tutto

Irrompeva la tristezza, ed il silenzio si faceva largo nella stanza mentre quel flebile "non andare" , ucito troppo tardi dalla mia bocca, sfumava nell'aria.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. - ***


 Nasconditi, scappaEcco le uniche due parole che riuscii a pensare quel giorno.

Credevo che la storia si sarebbe chiusa là, quel pomeriggio nella mia stanza.

Tutto avrebbe dovuto aver fine lì, nessuno avrebbe dovuto sapere nulla.

Ma ero stato troppo ottimista. Disagio, tristezza, paura e umiliazione.

I corridoi della scuola erano pieni come sempre.

Avevo l’impressione che mi stessero fissando tutti, ma feci finta di nulla e andai avanti a testa china.

In classe erano già tutti presenti.

Nel posto accanto al mio, lui, non c’era più.

Non mi guardai in torno per cercarlo, non era il caso ed il momento, me ne andai solo al mio posto, poggiai lo zaino per terra e mi sedetti continuando a sentire gli sguardi su di me nel vociferare della classe.

Maria, la ragazza, mi sorrise ma io la ignorai e rivolsi lo sguardo alla mia migliore amica.

Denise mi fissò per qualche momento.

 -E’ vero? -Mi chiese

Mi vennero le lacrime agli occhi.

Tirai su il cappuccio della felpa, poggiai la testa sul banco  e la coprii con le braccia. Mi nascosi in me stesso, non dissi nulla; rimasi lì immobile fino all’inizio delle lezioni. 

Allora rimasi semplicemente a testa bassa, ignorando gli sguardi e imponendo alla mia testa di non ascoltare nulla mentre le ore passavano lentamente.

Volevo solo correre a casa ma all’uscita c’era chi mi aspettava.

Mentre me ne andavo mi sentii afferrare per un polso. C’era Marco con la sua compagnia che mi guardava sorridendo.

Sapevo che non mi avrebbero lasciato andare.

Gli dissi di lasciarmi in pace, ma lui inizio a offendermi.

Restai lì ad ascoltare fissando il suolo mentre parlava e i suoi amici ridevano.

Le sue parole non mi scalfivano, le avevo sentite migliaia di volte. Erano quasi banali.

Si zitti e per qualche istante credetti che fosse tutto finito ma un cazzotto mi arrivò nello stomaco e mi piagai.

Mi spinse e caddi a terra. Volarono i calci e i cazzotti, ma non sentii niente.

Lo vidi  in fondo al cortile a guardare la scena fumando una sigaretta

I nostri sguardi si incrociarono per un istante, poi abbassò lo sguardo.

Valerio non fece nulla, spense la sua sigaretta e se ne andò via.

Poco dopo se ne andò anche Marco gridando: -Finirai all’inferno finocchio.

Rimasi a terra aspettando di trovare le forze di rialzarmi ed appena le ritrovai mi alzai e cominciai a correre.

Lo feci piangendo, sotto gli occhi di tutti. Corsi più veloce che potevo, nessuno mi fermò.

Arrivai a casa, chiusi la porta della stanza a chiave e mi raggomitolai sotto le coperte aspettando che qualcuno mi desse il colpo di grazia.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. - ***


Non andai a scuola per diversi giorni.

Dissi a papà che non mi sentivo bene e rimasi a letto fissando il soffitto in silenzio.

Non piansi più. Quasi tutte le lacrime che avevo, le avevo sprecate quel lunedì pomeriggio e le restanti, le racchiusi nella parte più profonda del mio cuore.

Nessuno mi cercò, fino a quando un giorno Denise si presentò a casa mia.

Dissi che non volevo vedere nessuno, ma sembrava parlassi con i muri: Lei entrò comunque.

Denise si sedette sul bordo del letto e mi guardò sorridendo.

-Dovresti tornare a scuola - disse.

Mi scappo un sorriso amaro e lei se ne accorse.

-Io ti proteggerei sai?

Mi tirai su e mi sedetti. Mi accarezzò il viso sorridendo:

-Sai, non m'importa se ti piacciono i maschi, ti voglio bene lo stesso.

La guardai e quelle lacrime che avevo tanto difficilmente nascosto, fecero capolino e mi rigarono il viso.

Lei mi abbracciò forte e mentre iniziavo a singhiozzare mi sussurrò che in quel momento c'era lei con me e che non mi avrebbe mai lasciato solo.

Iniziai a rilassarmi e pian piano le parole che avevo congelate in fondo al cuore iniziarono a salire.

Valerio mi odia  Denise. - dissi.

- Perché?

- Perché io lo amo.

- Lui non ti odia. Ha semplicemente paura e non riesce a capire.

- Era in cortile lunedì. Mi ha guardato, ma non ha fatto nulla. Mi ha lasciato lì a prenderle e se n'è andato via. Se mi avesse voluto ancora bene, avrebbe fatto qualcosa no?

Rimanemmo in silenzio, nessuno dei due osò più parlare.

Passammo il resto del tempo a fissare il vuoto, stretti in quell'abbraccio.

Poi se ne andò via senza più quel sorriso sulle labbra. Seria e pensierosa.

E un attimo prima di varcare la porta mi disse: - Domani torna a scuola Mirko.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. - ***


Il giorno dopo tornai a scuola.

Arrivai pochi minuti prima che la campanella suonasse.

Gli occhi della gente lungo i corridoi continuavano a posarsi su di me, ma mi ero preparato.

Sapevo che non sarebbe stato facile, ma mi ero convinto che ce l'avrei fatta.

Qualcuno litigava in classe. Mentre i corridoi si svuotavano all'imminente suono della campanella, le urla si diffondevano.

Rimasi sulla soglia della porta senza fare alcun rumore.

Denise gridava contro Valerio e lui la fissava senza alcuna espressione in volto e senza proferire parola. Mai l'avevo vista così arrabbiata, quasi furiosa.

- Non capisci niente coglione! - urlò.

Lui la incenerì con lo sguardo e le disse:

- Sei tu che non capisci niente puttana!

Denise restò a bocca aperta per qualche secondo e poi con tutte le forze che aveva gli tirò uno schiaffo.

- Non osare mai più, ti dovresti vergognare ipocrita. Fai tanto il bravo ragazzo, ma sei solo un idiota come tutti gli altri.

Lei si girò e nel vedermi sorrise e se ne andò al suo posto. Feci per andarci anche io ma Marco mi chiamò:

- Ei frocio, hai ingaggiato una gallinella come guardia del corpo?

Mi girai a guardarlo e senza sapere cosa dire rimasi zitto e me ne andai a sedermi al mio posto.

Guardai Denise dall'altra parte della classe e pensai che io "non avevo fatto proprio niente".

All'uscita le chiesi perché l'avesse fatto e mi disse che Valerio si meritava di sapere quanto fosse stupido.

- Non è stupido. Tu lascialo stare, ti prego. - Dissi.

- Hai completamente perso la testa sai? Tu lo ami troppo.

Scosse la testa e salì sul suo bus senza voltarsi.

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