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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Il cielo plumbeo di quella giornata
invernale appariva come la cornice ideale per la scena che si stava svolgendo a
poca distanza da lui. Un vento gelido sferzava gli alberi e si infilava tra le
file di lapidi del cimitero, facendo stringere nei loro pesanti cappotti le
persone presenti alla cerimonia funebre.
Solo una persona sembrava del tutto
indifferente, non solo al freddo, ma a tutto ciò che la circondava. Le mani
giunte in grembo, gli occhi fissi sulla bara, lasciava che le lacrime le
scorressero liberamente sulle guance, senza fare alcun tentativo di fermarle,
non vergognandosi di quella manifestazione di dolore. Non era cambiata molto
dall’ultima volta che l’aveva vista, otto anni prima. Era cresciuta, certo.
Dalla timida diciottenne che aveva conosciuto era diventata una donna. Tuttavia,
emanava ancora da lei un’aura di purezza e innocenza. I corti capelli color
mogano avevano un taglio leggermente diverso, ma gli occhi erano esattamente
come ricordava: due laghi nocciola che ti arrivavano dritti al cuore.
Spostò lo sguardo alle persone
intorno a lei. Un braccio posato sulle sue spalle in segno di conforto, alla sua
sinistra si trovava un uomo biondo, alto circa un metro e ottanta. A parte
qualche ruga in più sul viso, neanche lui era cambiato molto.
Il suo sguardo cambiò nuovamente
soggetto, posandosi questa volta su una donna dai capelli scuri, lunghi fino
alle spalle. Il portamento dritto e fiero, gli occhi fissi davanti a se...Ma
che, tuttavia, rivelavano un profondo dolore. Anche se non l’aveva mai vista
prima e anche se ci aveva parlato solo qualche volta al telefono, indovinò
subito la sua identità.
La cerimonia funebre durò ancora
qualche minuto, poi tutti si radunarono per fare le condoglianze. Dopo un po’,
la donna dai capelli scuri si staccò dal gruppo e si diresse verso di lui, che
osservava la scena dalla cima di una piccola collina, a fianco di un grande
ciliegio, in quella stagione completamente spoglio. La attese, accendendosi una sigaretta e
tirando una prima boccata.
-Allora sei venuto...Ne sono
felice- gli disse lei quando lo ebbe raggiunto
-Come hai fatto a capire chi sono?
Non ci siamo mai visti...- replicò lui senza tuttavia mostrare sorpresa
-Lui mi ha parlato così tanto di te
che mi sembra quasi di conoscerti...- i suoi occhi si velarono pronunciando
queste parole –E poi ho visto alcune foto-
-Capisco- fece una pausa per tirare
un’altra boccata dalla sigaretta –Senti, non so cosa si dica in questi
casi...Comunque, mi dispiace...-
-Non voglio le tue condoglianze- lo
interruppe la donna –Voglio che tu scopra chi è stato-
-Credevo fosse stato un incidente
d’auto...-
-Non è così, te l’ho già detto al
telefono. Dicono che andava troppo veloce e che per questo è uscito di
strada...Ma io lo conosco...lo conoscevo, era la persona più prudente e attenta
che avessi mai visto. Nemmeno durante un inseguimento era mai andato fuori
strada. C’è qualcosa che non quadra in tutta questa
storia-
-E sua sorella è al corrente dei
tuoi dubbi?-
-No. Le ho detto semplicemente che
si è trattato di un incidente, probabilmente a causa della stanchezza. E questo
è quello che deve credere, non voglio darle altre preoccupazioni, è già troppo
provata-
-Capisco...Quello che non capisco
invece è il motivo per cui non te ne occupi tu...-
-Il mio capo non me lo
permetterebbe mai...Inoltre, tutti i miei informatori non hanno saputo dirmi
niente- la donna lo fissò negli occhi, decisa a non mollare per niente al mondo
-Allora, lo farai?-
-D’accordo- rispose lui tirando
l’ultima boccata della sigaretta –Ma cosa ti fa pensare che io avrò più
fortuna?-
Lei sorrise leggermente e alzò un
sopracciglio.
-Come ti ho già detto, lui mi ha
parlato molto di te...-
Anche lui
sorrise.
-Era un gran chiacchierone-
Spostò lo sguardo verso il luogo
dove fino a poco prima si trovava una piccola folla. Ora erano rimasti solo la
ragazza dai capelli rossi e l’uomo biondo al suo fianco, che ora le teneva la
mano. Lei fissava ancora il cumulo di terra appena mossa, ma ad un certo punto,
come se lo avesse sentito, alzò lo sguardo ad incontrare il suo. Dio, quanto
tempo era passato dall’ultima volta che quei due occhi nocciola si erano posati
su di lui? Gli sembrava un’eternità...
La donna al suo fianco seguì la
direzione del suo sguardo.
-Devo andare, ora. Mi stanno
aspettando- si avviò giù per la collina –Mi terrò in contatto con te-
aggiunse senza voltarsi
Non rispose. I suoi occhi erano
ancora fissi su quelli di lei e lo rimasero finché lei non gli volto le spalle e
si diresse verso l’auto, l’uomo biondo sempre al suo fianco.
Solo quando tutti e tre se ne
furono andati, scese dalla collina e si diresse verso il cumulo di terra sotto
cui riposava il suo migliore amico, coperto di corone di fiori. Restò per
qualche istante a fissarlo, perso in ricordi lontani di un’amicizia ormai persa
per sempre. Risate, litigate, amori, amicizie...Una vita condivisa, strade
parallele che ad un certo punto si erano divise...Per mai più riunirsi. Eppure,
non si erano mai divisi davvero. Entrambi sapevano che l’altro ci sarebbe sempre
stato in caso di bisogno, che, anche se li dividevano migliaia di chilometri,
sarebbe bastata una chiamata, un cenno, e l’altro sarebbe giunto di corsa. Erano
più di semplici amici...Erano come fratelli.
-Scoprirò chi ti ha fatto
questo...- disse poi tenendo lo sguardo fisso a quel cumulo di terra –Te lo
giuro, amico-
Rimase ancora qualche istante, poi
si voltò e se ne andò, il lungo soprabito svolazzante contro la gelida brezza
invernale. In quel momento, il cielo si aprì e una violenta pioggia iniziò a
cadere...
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
-Sicura che preferisci restare
sola?- Kaori guardò quella che forse un giorno sarebbe potuta diventare sua
cognata con preoccupazione –Per me non ci sono problemi se vuoi passare la notte
a casa mia...-
Saeko le sorrise leggermente. Era
tipico di Kaori preoccuparsi sempre più degli altri che di se stessa. Si vedeva
che anche lei era distrutta, fisicamente e psicologicamente, eppure aveva ancora
la forza di interessarsi a lei. Era davvero una ragazza
speciale...
-No. Davvero, Kaori, preferisco
restare sola-
L’altra appariva ancora incerta,
perciò Mick, al suo fianco, decise di intervenire:
-Andiamo, Kaori, Saeko sa cavarsela
benissimo da sola. E se preferisce restare da sola è meglio lasciarla in pace-
Saeko lo guardò con gratitudine e
Mick le sorrise.
-Va bene- cedette Kaori –Però
chiamami domani, d’accordo?-
-Promesso-
Saeko salutò i due e si chiuse la
porta alle spalle con un sospiro di sollievo. Aveva bisogno di restare sola, di
crogiolarsi nel suo dolore senza nessuno intorno. Era troppo orgogliosa per
piangere davanti a qualcun’altro. Era una detective della polizia di Tokyo, per
Dio, doveva mostrarsi forte di fronte a qualsiasi situazione. Eppure, in quel
momento il suo unico desiderio era quello di piangere. Aveva appena sepolto
l’unico uomo di cui si fosse mai innamorata, maledizione! Aveva il diritto ad un
po’ di lacrime e di commiserazione! Kaori aveva ancora Mick al suo fianco,
mentre lei...non aveva più nessuno.
Togliendosi le scarpe con un
calcio, si diresse nella sua stanza e si buttò sul letto senza neanche
svestirsi. Non aveva la forza di fare niente, sentiva un peso insostenibile sul
cuore...Finalmente, al sicuro nella sua camera da letto, al buio, mentre fuori
il temporale infuriava, lasciò che le lacrime le scorressero lungo le guance e
che i singhiozzi le scuotessero il corpo...
Kaori, seduta sul sedile del
passeggero, guardava la pioggia cadere all’esterno, le gocce che rigavano il
finestrino dell’auto. Si sentiva svuotata di ogni energia. Aveva solo voglia di
tornarsene a casa, seppellirsi sotto le coperte e non uscire più. Quella era
stata la giornata più orribile della sua vita. Aveva dovuto seppellire il suo
unico fratello, l’unico membro della sua famiglia che le fosse rimasto. Si
sentiva come se le avessero strappato il cuore dal petto. Ricominciò a piangere.
Da tre giorni a quella parte, ossia dal giorno della morte di Hideyuki, non
faceva altro. Si stupiva del fatto che le rimanessero ancora lacrime da versare.
Mick, al suo fianco, staccò una
mano dal volante per posarla sopra le sue. Kaori gliela strinse, grata del suo
conforto. Di sicuro, se non avesse avuto Mick, sarebbe crollata da un pezzo.
All’improvviso le si formò nella mente l’immagine di Ryo. Quel giorno lo aveva
rivisto dopo otto lunghi anni...Quando lo aveva visto in cima a quella collina
il suo cuore aveva fatto una capriola nel petto. Eppure avrebbe dovuto
aspettarsi di vederlo al funerale, in fondo era stata lei a chiedere a Saeko di
avvertirlo della morte di Hideyuki. Lui e suo fratello erano stati da sempre
migliori amici e loro tre erano praticamente cresciuti insieme. Da piccola,
Kaori lo aveva considerato come un secondo fratello, ma poi, crescendo, quel
sentimento si era gradualmente trasformato, diventando amore. Aveva trascorso
l’adolescenza sognando i suoi occhi color della notte, i suoi capelli neri, il
suo corpo grande e forte, reso muscoloso dalla palestra e dallo studio delle
arti marziali. Lui era l’unico che la trattasse con gentilezza, che stesse ad
ascoltare quello che aveva da dire, mentre tutti gli altri la prendevano in giro
perchè a 16 anni era alta già 1.75. Certo, neanche lui si risparmiava in
battutine, non per niente era stato lui a soprannominarla “Sugar Boy” sostenendo
che il suo corto taglio di capelli la faceva sembrare un ragazzo...Tuttavia, Ryo
lo faceva con amicizia, con dolcezza, stando attento a non ferirla mai. E poi,
finalmente, quando lei aveva 17 anni e lui 23, Ryo l’aveva baciata. Quel giorno
era iniziato il periodo più bello della sua vita. Erano stati insieme più di un
anno...
L’arresto dell’auto di fronte al
palazzo in cui si trovava il suo appartamento la riscosse dai suoi ricordi. Mick
si volse verso di lei:
-Non mi va di lasciarti da sola
stanotte, resto con te, va bene?-
-Grazie, Mick-
Lo guardò aprire l’ombrello,
scendere dall’auto e fare il giro per aprirle la portiera. Mick era davvero un
tesoro...Nato a Los Angeles, si era trasferito a Tokyo con la sua famiglia
mentre lei frequentava ancora il liceo. I suoi genitori e quelli di Ryo si
conoscevano, perciò ben presto era entrato a far parte del gruppo. Fin da
subito, l’americano aveva dimostrato un certo interesse per Kaori, ma questa non
aveva occhi che per Ryo e, quando infine si erano messi insieme, si era fatto
prontamente da parte. Dopo che Ryo se n’era andato, Mick le era rimasto vicino,
dandole la sua amicizia e il suo conforto incondizionato. Kaori aveva cominciato
ad apprezzare sempre di più quell’americano un po’ donnaiolo, ma così gentile e
premuroso nei suoi confronti, finché, due anni prima, quando lui l’aveva baciata
non si era tirata indietro...Eppure, non poteva fare a meno di paragonare la sua
storia con Ryo a quella attuale. Con Mick non provava le stesse sensazioni
sperimentate con lui. Non si sentiva percorrere da una scarica elettrica non
appena lui la toccava, il mondo non scompariva quando lui la baciava...Tuttavia,
doveva ammettere che la loro relazione, sul piano fisico, era più che
soddisfacente. Le piaceva essere baciata da Mick, le piaceva il calore che le
davano le sue carezze, le piaceva fare l’amore con lui...Ma non era così
meraviglioso ed impetuoso come con Ryo. Scosse la testa cercando di scacciare
quei pensieri. Doveva smetterla con quei paragoni. Era ovvio che ogni storia
fosse diversa dalla precedente. E lei amava Mick, solo questo importava.
Ryo buttò giù l’ultimo sorso del
suo whisky e ne ordinò un altro. Si trovava in uno dei locali di Kabuki-cho che
era solito frequentare con Maki. Aveva fatto un giro per il quartiere di
Shinjuku per vedere quanti dei suoi vecchi informatori erano ancora in giro ed
era stato soddisfatto nel constatare che la maggior parte erano ancora “attivi”.
Lo era stato un po’ meno quando aveva sentito quello che avevano da raccontare
sulla morte del detective Hideyuki Makimura. Eppure, ancora non riusciva a
capire il motivo. Forse avrebbe potuto trovare qualcosa nel suo
appartamento...Avrebbe dovuto chiedere a Kaori se poteva darci
un’occhiata...Ripensare a lei gli diede un tuffo al cuore. Rivederla lo aveva
fatto tornate indietro di otto anni, a quando lei era stata sua...Scosse la
testa, scacciando quelle immagini. Lei ormai non gli apparteneva più, stava
insieme a Mick ora. Strinse con più forza il bicchiere a quel pensiero. La
rivoleva, maledizione. Lasciarla era stato lo sbaglio più grande che avesse mai
fatto nella sua vita. Tuttavia, Mick era un suo amico e, di sicuro, non
gliel’avrebbe lasciata tanto facilmente...Inoltre, se Kaori era davvero
innamorata di lui...Oh, maledizione! Ma a che diavolo stava pensando?! Era
tornato a Tokyo per partecipare al funerale del suo migliore amico, non per
riconquistare sua sorella! Doveva concentrarsi su quanto gli aveva chiesto
Saeko, ossia trovare chi aveva ucciso Maki. Ed era quello che aveva intenzione
di fare.
Kaori si rigirò nel letto per
l’ennesima volta. Gettò uno sguardo alla sveglia sul comodino. Segnava le 2.36.
Con un sospiro, si alzò dal letto e si diresse in cucina, attenta a non
svegliare Mick che dormiva al suo fianco. Cercando di non fare rumore, si
preparò un po’ di latte caldo, sperando che l’avrebbe aiutata ad addormentarsi.
Con la tazza tra le mani, andò alla finestra e osservò la pioggia che ancora
cadeva scrosciante.
-Non riesci a dormire?- la voce di
Mick la fece sobbalzare
-Scusami, ti ho svegliato?- gli
chiese Kaori
-Non importa. Ma tu stai
bene?-
-Più o meno. É solo che...- sospirò
–Hideyuki mi manca così tanto...-
Mick la raggiunse e le circondò la
vita con le braccia.
-Lo so, tesoro. Lo so-
Kaori piegò la testa indietro e
l’appoggiò alla sua spalla. Si sentiva bene tra le sue braccia, il suo calore le
era di conforto. Occhi azzurri, capelli biondi, fisico muscoloso, Mick era
l’uomo che molte donne sognavano. E aveva scelto lei. Allora perchè non riusciva
a immaginare un futuro con lui? Scacciando per l’ennesima volta quei pensieri,
si staccò da lui per posare la tazza nel lavandino della cucina. Poi, tornò da
lui e lo prese per mano.
-Torniamo a letto. Mi sento meglio
ora- gli disse
Stretta tra le braccia di Mick,
riuscì finalmente a prendere sonno. Tuttavia, i suoi sogni furono popolati da
figure dagli occhi color della notte...
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Il mattino successivo, dopo aver
salutato Mick che doveva recarsi al lavoro, Kaori decise di recarsi
nell’appartamento di suo fratello per svuotarlo delle sue cose. Il suo padrone
di casa era stato così gentile da concederle tutto il tempo di cui aveva bisogno
per farlo, ma lei preferiva affrontare subito quella prova, senza indugiare
oltre.
Così come il suo, ancheentito quello che avevano da raccontare
sulla morte del suo amico.rmatori erano ancora in giro ed era statoMaM
l’appartamento di Hideyuki si trovava nel quartiere di Shinjuku, nella zona
commerciale, vicino alle sedi governative e alla stazione di polizia. Li
dividevano solo pochi isolati, ma Kaori vi si recò in auto in vista degli
scatoloni che avrebbe dovuto trasportare. Entrò usando la copia delle chiavi che
il fratello le aveva dato per le emergenze. Si fermò sulla soglia, osservando
quella casa che sapeva ancora di lui, che sembrava ancora aspettarlo...Facendosi
coraggio, decise di cominciare dai vestiti e dalle cose che si trovavano nella
camera da letto e nel bagno. Credeva che iniziando con delle cose impersonali
sarebbe stato più facile, ma dovette ricredersi quando si ritrovò a piangere di
fronte ad ogni cravatta o maglione che lei gli aveva regalato, oppure davanti
alla divisa da poliziotto che Hideyuki aveva indossato quando era ancora un
semplice agente. Una volta terminato, Kaori decise di chiedere a Saeko se c’era
qualcosa che voleva tenere, prima di regalare tutto al centro di accoglienza per
senzatetto.
Inscatolò poi i libri e tutti
quegli oggetti personali a cui il fratello teneva particolarmente e, infine,
passò nel suo studio. Stava sistemando i documenti presenti nei vari cassetti
della scrivania, quando si accorse che l’ultimo cassetto era chiuso a chiave. Si
chiese cosa ci fosse di così importante in quel cassetto da giustificare tutta
quella riservatezza. Cercò ovunque la chiave e alla fine la trovò nel vecchio
porta-sigari che era appartenuto a loro padre. Aperto il cassetto, vi trovò tre
lettere: una indirizzata a Saeko, una a lei e una a Ryo. Si sedette alla
scrivania ed aprì la sua.
Sorellina,
se stai leggendo questa lettera
significa che io non sono più al tuo fianco. Ho deciso di scrivere questa
lettera nel caso in cui me ne andassi improvvisamente, senza avere l’occasione
di dirti addio...Sai com’è, con il mio lavoro la morte è una cosa da tenere
sempre in conto.
Mi dispiace di averti lasciato,
sorellina. Avrei voluto restare al tuo fianco per tutta la vita, guidandoti come
un fratello deve fare, aiutandoti nei momenti difficili...E magari
accompagnandoti all’altare il giorno del tuo matrimonio.
Nel leggere quelle parole, Kaori
non poté impedire che le lacrime ricominciassero a scorrere e che il dolore
riprendesse ad opprimerle il cuore.
Ma non è solo questo il motivo che
mi spinge a scriverti, Kaori. C’è una cosa che mi porto dentro da molti anni e
che non sono mai riuscito a dirti. Devi sapere che molti anni fa, quando io ero
ancora un bambino, mio padre una sera tornò a casa tenendo tra le braccia una
neonata. Era la figlia di un ricercato morto durante un inseguimento, da cui
però si era salvata la bambina. Mio padre mi disse che da quel giorno sarebbe
rimasta con noi e che io avrei dovuto considerarla mia sorella. Quella neonata
eri tu, Kaori.
Kaori sussultò, incredula di fronte
a quelle parole. Come poteva essere? Questo significava che...
Lo so che tutto questo sarà un duro
colpo per te, ma ti assicuro che io ti ho sempre voluto bene come se fossi stata
realmente mia sorella. Ho ritenuto giusto che tu sapessi la verità, anche se mi
rincresce di non essere riuscito a parlartene di persona. Ti prego di
perdonarmi.
C’è un’altra cosa...Negli ultimi
anni ho fatto qualche ricerca sulla tua vera famiglia. Ho saputo che tua madre è
morta qualche anno fa...ma che hai anche una sorella. Il suo nome è Sayuri
Tachiki. Non sono riuscito a sapere dove si trova ora. Troverai un fascicolo con
tutto ciò che ho scoperto nello stesso cassetto in cui hai trovato questa
lettera.
Ti prego di perdonarmi, Kaori, se
in tutti questi anni non ho avuto il coraggio di dirti nulla. La mia è stata
solo paura di perdere la mia adorata sorellina.
Ti voglio bene, Kaori, ricordalo
sempre. Io sarò sempre al tuo fianco.
Hideyuki
Kaori era ormai scossa dai
singhiozzi. Non poteva credere a quello che aveva appena letto...Le sembrava
tutto un incubo...Che cosa doveva fare ora?
Lo sguardo le cadde sul cassetto
ancora aperto. Come Hideyuki diceva nella lettera, all’interno vi si trovava un
fascicolo su cui c’era scritto il suo nome. Lo prese, ma non lo aprì. Ancora non
se la sentiva.
Finì di inscatolare le cose di suo
fratello come un automa, continuando a rivedere nella sua mente le parole di
quella lettera. Infine, raccolse tutto e lo caricò in macchina. Se ne andò
sentendo un peso sul cuore ancora maggiore di quando era
arrivata...
Era ormai il tramonto e Saeko era
alle prese con un mare di scartoffie, quando bussarono alla porta del suo
ufficio.
-Avanti-
La porta si aprì e Kaori apparve
sulla soglia.
-Ciao. Ti disturbo?-
-Figurati, stavo solo compilando
alcuni documenti. È così noioso che una pausa è ben gradita- le sorrise la
poliziotta –Siediti-
Kaori si sedette su una delle due
poltrone di fronte alla scrivania.
-Come stai?- chiese alla poliziotta
-Così...- rispose l’altra
scrollando le spalle –E tu?-
-Lo stesso. Stamattina sono andata
a svuotare l’appartamento di Hideyuki-
-Così presto? Potevi chiamarmi, ti
avrei aiutato-
Kaori distolse lo sguardo.
-Preferivo farlo da sola-
-Sei sicura di stare bene, Kaori?
Mi sembri un po’ pallida...- Saeko la guardò preoccupata
-Non è niente...- rispose Kaori
rovistando nella sua borsa –Ho trovato una cosa mentre mettevo a posto le cose
di mio fratello...- tirò fuori una busta e la posò sulla scrivania
Saeko la guardò senza dire nulla,
poi la prese e la mise in un cassetto della sua scrivania.
-Ti ringrazio. La leggerò quando
sarò a casa- fece un pausa -Ti va un caffé? Offro io-
-Non posso, c’è ancora una cosa che
devo fare. Mio fratello ha lasciato una lettera anche per Ryo e vorrei
consegnargliela. Purtroppo non so dove alloggia, tu puoi scoprirlo?-
-Lo so già. Ha affittato un
appartamento qui a Shinjuku-
-E tu come fai a saperlo?- le
chiese incuriosita Kaori
-Me lo ha detto il giorno del
funerale, nel caso avessimo bisogno di qualcosa- rispose Saeko mentre scriveva
su un foglietto di carta –Ecco l’indirizzo-
-Grazie-
-Sarai emozionata...- continuò la
poliziotta con tono malizioso –Sono molti anni che non vi vedete. Inoltre, so
che un tempo siete stati insieme...-
-È stato molto tempo fa- tagliò
corto Kaori cercando di non farle capire che aveva colpito nel segno –Ora devo
andare. Ci vediamo-
Saeko la guardò sparire con un
lieve sorriso sulle labbra. Sentiva che il ritorno di Ryo avrebbe portato un bel
po’ di scompiglio nella vita di Kaori...
Nel suo nuovo appartamento, ancora
pieno di scatoloni, Ryo era seduto sul divano a guardare la televisione. Quando
aveva affittato quel posto aveva creduto che fosse per poco, al massimo qualche
giorno, e solo perchè odiava gli alberghi...Invece, visti gli ultimi sviluppi,
sembrava che la sua permanenza a Tokyo si sarebbe dovuta prolungare a data da
destinarsi. Non sapeva perchè, ma la cosa, invece di infastidirlo, gli piaceva.
E sapeva che il motivo era solo uno: Kaori. In tutti quegli anni di lontananza,
si era illuso di averla dimenticata...ma la realtà era ben diversa. Rivederla
aveva acceso in lui un desiderio che aveva cercato di reprimere per molto tempo.
In quel momento suonarono alla
porta. Ryo spense il televisore e andò ad aprire. Fu sorpreso di trovarsi di
fronte proprio l’oggetto dei suoi pensieri...
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
-Ciao- lo salutò Kaori con un
leggero sorriso –È da molto tempo che non ci vediamo, vero?-
-Otto anni, se non sbaglio...-
rispose Ryo –Forza, entra-
Kaori varcò la soglia e si guardò
intorno.
-È un bell’appartamento...scatoloni
a parte- disse divertita
-In effetti ha bisogno di una
sistematina, ma non ho ancora avuto il tempo-
-Allora prevedi di fermarti?-
-Per qualche tempo...- fece lui
enigmatico –Senti, Kaori, mi dispiace moltissimo per tuo fratello...-
Il viso di Kaori si oscurò.
-Sì, lo so...So che gli volevi
molto bene-
Ryo, non sapendo cosa dire, si
avvicinò a lei e l’abbracciò. Kaori non poté fare a meno di pensare che l’unico
posto in cui si sentiva al sicuro e protetta era tra le sue braccia, era sempre
stato così e aveva il sospetto che sarebbe sempre stato così anche in futuro.
-Forza, siediti- la invitò Ryo
staccandosi da lei –A cosa devo il piacere della tua visita?-
-Ecco...c’è una cosa di cui ti devo
parlare- Kaori si sedette sul bordo del divano, togliendosi il lungo cappotto
nero e la sciarpa rosa, poi estrasse dalla sua borsa una busta e gliela porse
–Oggi sono andata nell’appartamento di mio fratello per impacchettare le sue
cose e ho trovato questa-
Ryo la prese, ma non l’aprì.
-Avresti potuto chiamarmi, ti avrei
aiutato...-
-Dovevo farlo da sola. Ma non è
solo per questo che sono qui- aprì di nuovo la borsa e questa volta ne estrasse
un foglio di carta piegato –Hideyuki ha lasciato anche una lettera per Saeko...E
una per me. Vorrei che la leggessi-
-Sei sicura?- le chiese lui
perplesso
Lei annuì. Ryo si sedette su una
delle due poltrone che affiancavano il divano e cominciò a leggere. Non
sopportando di restare seduta, Kaori si alzò e si diresse verso le grandi
porte-finestre che portavano sulla terrazza e che si affacciavano sulla città.
Si trovavano al trentaduesimo piano, perciò da lì si poteva godere di un
panorama mozzafiato.
-È incredibile...- mormorò Ryo dopo
qualche istante
-Non dirlo a me- replicò Kaori
senza voltarsi
Lui si alzò e si posizionò alle sue
spalle, cosicché lei poteva scorgere il suo riflesso sul vetro.
-Perché hai voluto che la
leggessi?- le chiese
-Tu sei un investigatore privato,
vero?- fece lei senza voltarsi
-Sì, è vero-
-Bene. Voglio ingaggiarti per
scoprire dove si trova mia sorella-
-Kaori, sei sicura di volere
questo?-
Kaori si voltò di scatto.
-Se sono sicura? No, Ryo, non sono
sicura. Non sono sicura di niente. Appena seppellito mio fratello, scopro che in
realtà non era il mio vero fratello e che da qualche parte ho anche una sorella!
Se tutto questo è vero, lei è tutto ciò che mi resta di lontanamente simile a
una famiglia...Non so se quello che sto facendo è giusto, ma so che mio fratello
vorrebbe che lo facessi e...anch’io voglio farlo-
Aveva parlato tutto d’un fiato,
senza mai fermarsi, mentre Ryo l’ascoltava attento.
-D’accordo, lo farò- rispose infine
–Ma come favore, non come lavoro-
-Ma...- tentò di protestare lei
-Niente ma- la interruppe lui –O
così o niente-
-Uff, gli anni non hanno giovato
alla tua testardaggine- borbottò Kaori tornando verso il divano ed estraendo un
fascicolo dalla sua borsa –Questo è quello che aveva scoperto Hideyuki, credo ti
sarà utile-
-Grazie- rispose Ryo sfogliandolo
-Bene, ora posso anche andare-
Kaori si infilò la sciarpa e il cappotto
-Aspetta...- la fermò mettendole
una mano sul braccio –Stai bene?- le chiese preoccupato
-Me la caverò- rispose lei con
noncuranza
-Non mentirmi, Kaori. Ti conosco
bene-
-Ti sbagli, Ryo. Tu hai conosciuto
la Kaori di otto anni fa. Ora sono cambiata-
Detto questo, gli voltò le spalle e
se ne andò senza voltarsi indietro.
Ryo restò qualche istante fermo a
fissare la porta chiusa, frenando l’impulso di correrle dietro e di provarle con
i fatti quanto la conosceva...Come ricordava alla perfezione come e dove le
piaceva essere baciata...o accarezzata. Ritornò al divano e prese la lettera di
Maki. Si sedette e l’aprì.
Ryo, amico
mio,
se stai leggendo questa lettera
vuol dire che sono morto...Beh, dovresti essere contento, così non potrò più
stracciarti a poker!
Ryo sorrise leggermente. E pensare
che quello dalla battuta pronta era sempre stato lui! Maki era sempre stato
quello serio e maturo...Continuò a leggere.
Scherzi a parte, c’è una cosa che
non ho detto a nessuno, nemmeno a Saeko. Stavo lavorando ad un caso per conto
mio, riguardante un traffico di donne. Troverai altre informazioni nel dischetto
che ti ho lasciato nella busta insieme alla lettera.
Ryo controllò dentro la busta e
trovò effettivamente un dischetto.
Era un caso che stavo seguendo per
conto mio, poiché i miei superiori me lo avevano proibito per mancanza di
prove...Ma lo sai come sono fatto, non riesco a fare finta di niente! Non l’ho
detto nemmeno a Saeko, perchè non volevo che avesse dei problemi se questa
storia dovesse venire fuori.
Se io sono morto, significa che
quei bastardi mi hanno scoperto. Ti chiedo un favore, Ryo: occupatene tu. In
fondo, resti sempre il migliore. Non te lo chiedo per vendetta, ma per
giustizia.
Ah, un’altra cosa...Prenditi cura
di Kaori, ti prego. Dovrà affrontare un periodo molto difficile. Lo so che con
lei c’è Mick, ma...Occupati di lei. Però non dirle niente di questa storia, non
voglio farla soffrire ulteriormente.
Ti ringrazio, Ryo. Sei sempre stato
un ottimo amico, il migliore che potessi mai avere.
Maki.
Ryo si passò stancamente una mano
sugli occhi. Quella lettera confermava i sospetti che già aveva: Maki non era
morto in un incidente. Era stato ucciso. E ora che sapeva anche il perchè,
avrebbe scovato quei bastardi e gliel’avrebbe fatta pagare cara.
Telefonò a Saeko e le raccontò
quello che aveva scoperto. Poi, prese il dischetto che Maki gli aveva lasciato e
si mise al computer per studiarne le informazioni.
Dall’altro capo, Saeko posò la
cornetta con mano tremante. E così Hideyuki stava lavorando ad un caso per conto
suo...Era tipico di lui fare una cosa del genere e non dirle niente per
proteggerla. Lui pensava sempre agli altri prima che a se stesso. Abbassò lo
sguardo sulla lettera che teneva in mano. La lettera che Hideyuki le aveva
lasciato. La rilesse per l’ennesima volta.
Saeko, amore mio,
non sai quanto sia difficile
scrivere queste parole sapendo che quando tu le leggerai sarai sola. Mi dispiace
di averti lasciato, piccola, non sai quanto. Tu sei la cosa più bella della mia
vita...Una vita che avrei voluto passare al tuo fianco. Tuttavia, il destino ci
è stato avverso...
Sii forte, Saeko. Lo so che lo sei,
ma so anche che dentro di te nascondi una parte fragile e insicura. Non voglio
che tu permetta che quella parte abbia il sopravvento su di te. Voglio che tu
continui con la tua vita, che non ti chiuda dietro il tuo muro di
freddezza...Voglio che ti innamori di nuovo. Voglio che tu sia felice anche
senza di me, piccola.
Mi raccomando, stai vicino a Kaori.
Dovrà affrontare un periodo difficile e insieme potrete farvi forza a vicenda.
Siete le persone più importanti per me, non dimenticarlo mai.
Ti amerò sempre.
Hideyuki
-Sei uno stupido, Hideyuki...-
mormorò Saeko tra le lacrime –Come pensi che io possa essere felice senza di
te?-
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Quella sera, Kaori raccontò a Mick
e Saeko, che erano venuti a cena, quello che aveva scoperto dalla lettera di
Hideyuki e del fatto che aveva chiesto a Ryo di ritrovare la sua vera sorella.
Entrambi le assicurarono il loro pieno appoggio e capirono le motivazioni della
sua scelta.
Tuttavia, neanche quella notte
riuscì ad addormentarsi. Ma non erano gli ultimi sconvolgenti avvenimenti a
tenerla sveglia. No, a tenerla sveglia era il ricordo di quello che aveva
provato tra le braccia di Ryo, la consapevolezza che l’attrazione che aveva
sentito a diciotto anni per lui non era assolutamente svanita con gli anni.
Eppure non poteva sentirsi attratta da lui, accidenti! Lei stava con Mick. Lei
amava Mick. Almeno credeva...Oh, maledizione! Non poteva farsi assalire dai
dubbi solo perchè aveva rivisto il suo primo amore!
Con un sospiro di esasperazione,
capendo che il sonno non sarebbe arrivato, Kaori si alzò e prese dalla libreria
l’album di fotografie di quando era al liceo. Ce n’erano un sacco di lei,
Hideyuki e Ryo insieme. A quel tempo erano inseparabili. E quando lei e Ryo si
erano messi insieme lo erano stati ancora di più. Sebbene un po’ geloso,
Hideyuki era contento che loro due si amassero. Lui stesso una volta le aveva
detto che Ryo era la scelta migliore che avrebbe mai potuto fare. E Kaori la
pensava esattamente come lui. Era perdutamente innamorata di lui, sentiva che
era il solo uomo per lei. E aveva creduto che anche Ryo provasse le cose...Ma,
evidentemente, si era sbagliata. Altrimenti non se ne sarebbe andato, non
l’avrebbe lasciata.
Kaori tornò indietro con la mente a
quei giorni. Sapeva che il sogno di Ryo era quello di entrare a far parte della
polizia governativa, come suo padre. Lui aveva un ottimo rapporto con i suoi
genitori, adorava sua madre e ammirava suo padre. Voleva essere come lui. Solo
che Kaori credeva che lo avrebbe fatto qui a Tokyo. Invece, un giorno Ryo era
venuto da lei e le aveva detto che voleva partire per gli Stati Uniti, dove
avrebbe studiato ad Harvard e poi avrebbe tentato di entrare nell’F.B.I. Kaori
ne era rimasta ferita e scioccata, perchè lui non le aveva mai parlato dei suoi
progetti. E ora veniva a dirle che la lasciava per andare negli Stati Uniti.
Quel giorno avevano avuto una
violenta discussione ed infine si erano separati senza una parola. Ryo era
partito per il Massachussetts dove, da quanto le aveva raccontato Hideyuki in
quegli anni, era riuscito a raggiungere i suoi obiettivi. Si era laureato in
criminologia ad Harvard con ottimi voti ed era riuscito ad entrare nell’F.B.I.,
dove, in pochi anni, aveva fatto carriera. Tuttavia, due anni prima, per un
motivo che sia lei che suo fratello ignoravano, aveva dato le dimissioni. Si era
trasferito a New York, dove aveva aperto un’agenzia investigativa privata
assieme ad un’altra persona.
Kaori osservò una foto che ritraeva
lei e Ryo abbracciati. Prima della morte di Hideyuki, non aveva mai sofferto
così tanto come per la partenza di Ryo. Aveva creduto che sarebbero rimasti
sempre insieme, che un giorno si sarebbero sposati, avrebbero avuto dei
figli...Ed invece lui aveva preferito la carriera a lei. Ryo aveva fatto la sua
scelta. E non era stata lei. Avrebbe fatto bene a ricordarselo.
Il giorno dopo, Kaori decise di
tornare al lavoro. Faceva la maestra in un asilo e adorava il suo lavoro. Più
che altro, adorava i bambini. Loro non fingevano mai, non mentivano mai...Non ti
deludevano mai. Un bambino ti donava tutto se stesso senza chiedere nulla in
cambio, senza aver paura di soffrire. Ed in questo aveva molto più coraggio che
un adulto.
Stare con loro le fece bene, le
impedì di pensare a come la sua vita era stata stravolta in soli pochi giorni. A
metà pomeriggio, finite le lezioni, raccolse le sue cose e si diresse in fretta
verso l’uscita. Voleva evitare i propri colleghi, stanca degli sguardi di pietà
e delle sentite condoglianze. La metà di loro non sapeva neanche che avesse un
fratello. Che ipocriti! Spalancò la porta con forza e cominciò a scendere i
gradini. A metà scalinata, però, si fermò di botto. Davanti a lei, appoggiato ad
uno dei ciliegi che costeggiavano il marciapiede, le braccia conserte, c’era
Ryo. Un maglione a collo alto bianco, jeans neri e giubbotto di pelle nero,
Kaori non poté fare a meno di pensare che fosse l’uomo più bello che avesse mai
visto. Irritata con se stessa per quei pensieri, lo raggiunse sul marciapiede.
-E tu che ci fai qui?- esclamò
sorpresa
-Ciao anche a te- ribatté lui
divertito
-Ehm...Sì...Ciao- arrossì Kaori
capendo di essere stata maleducata –È che...non mi aspettavo di incontrarti qui-
-Mi ha detto Saeko dove lavoravi. E
così fai la maestra...Lavoro interessante- fece Ryo malizioso guardando oltre la
sua spalla alcune sue colleghe che uscivano dall’asilo
Kaori, con suo grande sgomento,
sentì una fitta di gelosia attraversarle il petto.
-Che ci fai qui?- sibilò irritata
ancora di più per quella reazione
-Ti va di prendere un caffé con
me?- le chiese squadrandola dalla testa ai piedi con uno sguardo infuocato e un
sorriso malizioso
Non sarai gelosa,
Kaori? si domandò
compiaciuto. Se lei era gelosa, era un buon segno. Ottimo, anzi.
-Perché?-
-Vorrei parlarti di una cosa. È
importante-
-D’accordo. Hai già in mente
qualche posto?- gli chiese
Ryo non poté fare a meno di pensare
che, vestita con quei jeans attillati e quel maglione a righe colorate sotto il
cappotto nero, fosse la donna più bella che avesse mai visto. Sembrava quasi la
ragazza che aveva conosciuto otto anni prima...Ma Ryo sapeva che la donna che
aveva davanti era diversa. Poteva vedere la diffidenza e la paura nei suoi
occhi. Paura di lui. Nonostante tutto poteva leggerle dentro come un libro
aperto come era sempre stato in grado di fare.
-Dove vuoi tu. Conosci qualche
posto carino?- disse alla fine
-Sì, c’è un locale qui vicino che
frequento spesso-
Kaori lo portò al Cat’s Eye, un
caffé di Shinjuku dove lavoravano due suoi cari amici.
-Ciao!- salutò allegramente la
donna entrando nel locale
-Ciao, Kaori- una donna dai lunghi
capelli neri e intensi occhi azzurri fece il giro del bancone per abbracciarla
–Ho saputo di tuo fratello. Mi dispiace tanto...-
-Era un brav’uomo- commentò un
gigante dietro di lei
-Grazie, Miki. E grazie anche a te,
Umibozu-
Kaori si apprestò poi a fare le
presentazioni:
-Ryo, questa è Miki, mia cara amica
e proprietaria del bar, e questo è suo marito Umibozu, un collega di Mick, che
ogni tanto viene a dare una mano a sua moglie. Miki, Umibozu, questo è Ryo
Saeba, era il migliore amico di mio fratello-
Dopo i dovuti convenevoli e strette
di mano, Ryo e Kaori si sedettero ad un tavolo accanto alla vetrata e ordinarono
due caffé.
-Allora, di cosa volevi parlarmi?-
gli chiese lei
-Volevo ringraziarti ancora per
avermi portato la lettera di Maki. L’ho letta e...è stato bello ritrovarlo nelle
sue parole- le rispose lui
-Non devi ringraziarmi. Io te l’ho
solo consegnata. È solo per questo che hai voluto
vedermi?-
-No, volevo anche chiederti se sei
davvero sicura di voler cercare tua sorella...-
-Ti ho già detto di sì. Dovresti
sapere che non sono una che cambia idea da un giorno all’altro-
-Beh, come mi hai fatto notare tu
ieri sera, conosco la Kaori di otto anni fa, non quella di adesso- replicò Ryo
con un sorriso ironico
-Scusami se sono stata brusca- gli
disse Kaori seria –È solo che...-
-Rincontrarsi non è stato facile
come credevi- finì lui
-In un certo senso...- confermò lei
-Questo significa che sei ancora
innamorata di me!- scherzò Ryo per alleggerire l’atmosfera
-Non dire stupidaggini!- si irritò
Kaori sentendosi arrossire
Non sapeva perchè, ma di fronte a
lui si sentiva ancora come la diciottenne timida e impacciata che era stata un
tempo.
-Già...Ora c’è Mick, vero?- fece
lui tra il serio e lo scherzo –Cosa fa nella vita?-
-Gestisce un’agenzia che offre un
servizio di guardie del corpo insieme ad Umibozu-
-Sbaglio o Umibozu non ci
vede?-
-È vero, ma ha sviluppato così bene
gli altri sensi che è come se vedesse con la mente-
–Dev’essere un uomo eccezionale. E
tu e Mick, da quanto tempo state insieme?-
-Da due anni-
-E avete intenzione di sposarvi?-
-Senti, cos’è questo? Un
interrogatorio?- sbottò Kaori
-Dovresti essere contenta di
parlare dell’uomo che ami...- replicò Ryo con ironia –Perchè lo ami, vero?-
-Sì, lo amo- rispose lei decisa
–Lui almeno non ha mai anteposto la sua carriera a me!-
Detto questo, si alzò ed uscì dal
locale sbattendo la porta. Miki e Umibozu lo guardarono sorpresi, pensando che
non avevano mai visto la loro amica così arrabbiata.
Ryo restò seduto a fissare la
propria tazza di caffé. Era stato duro con lei, lo sapeva, ma aveva bisogno di
chiarire alcune cose. C’era qualcosa che non gli quadrava nel rapporto tra Kaori
e Mick. Lei non sembrava affatto una donna innamorata, parlava di lui con la
massima indifferenza e si era arrabbiata quando aveva cercato di
approfondire...Inoltre, perchè Maki aveva chiesto a lui, e non al fidanzato, di
prendersi cura di lei? Che anche il suo amico avesse dei dubbi sulla loro
relazione? Aveva tutte le intenzioni di andare in fondo a questa faccenda. Se,
come pensava lui, Kaori non era realmente innamorata di Mick, allora c’era
ancora qualche possibilità di riaverla.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
Kaori riuscì a calmare la propria
irritazione solo dopo due ore di kick-boxing. Aveva iniziato a praticare quello
sport da qualche anno e aveva scoperto che prendere a pugni e calci un sacco era
molto utile per liberarsi dello stress accumulato. In quel caso, il sacco nella
sua mente aveva le sembianze di Ryo Saeba e lei provava un gusto sadico a
prenderlo a botte. Come si permetteva quell’arrogante presuntuoso di farle un
interrogatorio sul suo rapporto con Mick?! Voleva forse insinuare che lei non
amava Mick? Come osava giudicare la sua relazione senza saperne nulla?! Era
rimasto lontano otto anni! Otto anni, maledizione! Che diavolo voleva da lei?
Tirò un ultimo calcio e si fermò, asciugandosi il sudore. Basta, doveva
smetterla di prendersela così. Che pensasse quello che voleva, non le importava
un fico secco! D’ora in avanti le loro conversazione si sarebbero incentrare
sulla ricerca di sua sorella, punto e basta.
Quindici minuti dopo, uscì dallo
spogliatoio fresca come una rosa e si avviò verso la sua auto. Non aveva voglia
di tornare a casa, perciò si diresse verso l’appartamento di Mick. Il suo
fidanzato la accolse con un sorriso raggiante.
-Hi, honey!- la salutò prima di
darle un bacio –Stavo proprio per chiamarti. Stasera non avevo voglia di passare
la serata solo soletto...-
-Neanch’io- gli sorrise lei –Che ne
dici di una pizza e di un bel film?-
-Aggiudicato!-
Kaori e Mick passarono una
piacevole serata. Lei si sentiva bene con lui. Mick la faceva sentire amata e
apprezzata come non succedeva da molto tempo...Da circa otto anni. No, no, no! Ferma lì, Kaori! Ryo non deve
entrare nei tuoi pensieri! Fa’ retromarcia e riparti!
-Kaori?- la chiamò
Mick
-Mmh?- Strano, sembrava a disagio
–Cosa c’è?-
-Senti, ultimamente c’è una cosa
che mi gira per la mente...-
-Ah sì? Cosa?-
-Che ne diresti se...andassimo a
vivere insieme?-
Kaori si irrigidì, sorpresa. Andare
a vivere insieme? Sì, beh, in fondo stavano insieme da due anni...Allora perchè
l’idea, invece di riempirla di felicità, le faceva venire il panico? Perchè in
quel momento le era apparso nella mente il viso di Ryo?
-Non ti chiedo di rispondermi
subito, però potresti pensarci...- aggiunse Mick
-Sai una cosa? Ho un’idea
migliore!- esclamò Kaori all’improvviso
-E sarebbe?- le chiese lui
perplesso
-Sposiamoci!-
Due giorni dopo, Ryo era appena
rientrato dopo aver investigato sul caso di Maki quando, dopo aver lasciato la
macchina nel garage sotterraneo, sentì un lieve miagolio. Sembrava provenire da
sotto una delle macchine parcheggiate. Si chinò e lo cercò, finché non lo vide
sotto una Bmw color argento. Era un piccolo micio completamente nero, tanto che
nell’oscurità si distingueva appena, solo gli occhi erano ben visibili. Dopo
qualche tentativo infruttuoso, riuscì finalmente a farlo uscire dal suo
nascondiglio.
-E tu da dove sei sbucato?- mormorò
Ryo prendendolo in braccio e accarezzandolo per cercare di rassicurarlo –Mi
dispiace, ma io non posso tenerti, non sono ammessi animali nel mio palazzo-
Poi, però, ebbe un’idea. Gettò
un’occhiata all’orologio che teneva al polso. Non era poi così tardi per una
visita...Risalì in macchina e si diresse verso il palazzo in cui abitava Kaori.
Bussò alla sua porta sperando che Mick non fosse con lei, non aveva nessuna
voglia di incontrarlo...Men che meno ora che aveva deciso di rivolere Kaori
nella sua vita. E questa volta per sempre. Lui e Mick erano sempre stati amici,
è vero, e non si sarebbe mai messo in mezzo se Kaori fosse stata veramente
innamorata di lui...Ma non era così. Sapeva bene com’era lei quando era
innamorata. Lo era stata di lui. E sperava che, in fondo la suo cuore, lo fosse
ancora.
Quando Kaori aprì la porta non
sembrava molto felice di vederlo lì. Le aveva lasciato due giorni di tempo prima
di ripresentarsi da lei, ma evidentemente non erano bastati a far sbollire la
rabbia...Pazienza, tanto Ryo adorava quando era arrabbiata. I suoi occhi
brillavano di una scintilla irresistibile.
-Ciao!- la salutò con un sorriso a
32 denti
-Che ci fai qui?- replicò lei
seccata
Ryo tirò fuori da sotto la giacca
il gattino miagolante.
-L’ho trovato nel mio garage e,
visto che nel mio palazzo non si possono tenere animali, ho pensato che magari
l’avresti preso tu...- le disse
-Oh, ma è adorabile!- esclamò Kaori
prendendolo in braccio –Cos’è, un tentativo di farti perdonare?- fece poi
guardandolo
-Farmi perdonare di cosa?- le
chiese lui con aria innocente
Mandandogli un’occhiataccia, lei
fece per chiudergli la porta in faccia, ma Ryo la bloccò.
-Aspetta, aspetta, fammi entrare un
secondo, per favore-
-Perché dovrei?-
-Voglio parlare un secondo con te-
-Mi sembra che ultimamente tu stia
parlando un po’ troppo- rispose Kaori acida
-E poi ho delle notizie su tua
sorella- aggiunse Ryo con un sorriso
Lei lo guardò come se volesse
incenerirlo, ma alla fine lo fece entrare.
-Come hai saputo il mio indirizzo?-
gli chiese precedendolo in soggiorno, poi però ci ripensò:-No, non
dirmelo...Saeko, vero?-
-Risposta esatta- confermò lui
-Saeko è più chiacchierona di
quanto pensassi- borbottò Kaori –Accomodati pure, io vado a prendere del latte
per questo piccolino. Tu vuoi qualcosa?- fece dirigendosi verso la cucina con il
gattino in braccio
-Un caffé, se non ti dispiace-
-Non c’è problema, l’ho appena
fatto-
Kaori tornò qualche minuto dopo con
un vassoio su cui erano posate due tazze di caffé ed un piattino colmo di latte.
Il gattino la seguiva passo dopo passo.
-Vedo che lo hai conquistato- le
sorrise Ryo
-Mmh...Credo che sia stato il latte
a fare la magia- replicò lei scrollando leggermente le spalle
-Io non ne sarei così sicuro...-
fece lui malizioso
Kaori non rispose, ma arrossì
leggermente.
-Allora, cosa dovevi dirmi?-
domandò porgendogli una tazza
Mentre la prendeva, Ryo notò il
solitario che brillava al suo anulare sinistro. Il cuore gli mancò un battito.
No, non poteva essere...
-Cosa significa quell’anello?- le
chiese brusco
Kaori si irrigidì. Sperava
ardentemente che non l’avrebbe notato...Ma si era sbagliata. Era o non era un
investigatore?
-Ehm...Io e Mick abbiamo deciso di
sposarci- rispose esitante alzandosi e camminando avanti e indietro nervosamente
-Stai facendo lo sbaglio più grande
della tua vita, Kaori- esclamò Ryo alzandosi a sua volta
-Ah sì? E cosa te lo fa pensare?-
replicò lei battagliera
-Tu non ami Mick-
-Oh sì, invece. Lo amo e lo
sposerò!-
Con un ruggito di rabbia, lui la
raggiunse e si chinò su di lei, che era indietreggiata fino a ritrovarsi con le
spalle al muro, e appoggiò le mani alla parete, ai lati del suo viso, formando
una gabbia viva, pulsante e potentemente sensuale, alla quale Kaori non aveva
alcuna speranza di fuggire.
-Tu non devi sposare Mick-
sentenziò Ryo
-No? E, sentiamo, per quale
motivo?- fece Kaori temeraria
-Ho deciso di impedirti di
rovinarti la vita-
-Rovinarmi la
vita?-
-Non puoi accontentarti, Kaori. Tu
meriti un amore reale. Devi sentire il cuore battere furiosamente anche solo
perchè lui ti è vicino, la testa girare quando lui ti bacia e brividi lungo
tutto il corpo quando ti tocca-
Kaori deglutì con difficoltà,
pensando che quello che le aveva appena descritto era quello che sentiva quando
era con Ryo.
-E così che ti senti quando sei con
Mick?- continuò lui
-Sì...- rispose lei senza troppa
convinzione
-Stai mentendo, Kaori, te lo leggo
negli occhi. Posso leggerti dentro come un libro aperto e ora il tuo corpo mi
sta dicendo che è con me che ti senti così, non con lui-
E con questo si chinò su di lei per
baciarla, un bacio esigente, passionale, che le fece tremare le ginocchia. Non
riuscì a non rispondere. Non era mai stata in grado di resistere a Ryo e non era
in grado nemmeno ora.
Dio, quanto gli era mancata. Gli
era mancato averla tra le braccia, sentire le labbra di lei sotto le sue... Era
quello il suo posto, maledizione! Ryo credette di morire quando la sentì
rispondere al bacio, aprire le labbra per lui, circondargli il collo con le
braccia e stringersi a lui. Allora aveva ragione lui, Kaori provava ancora
qualcosa nei suoi confronti. Iniziò a far viaggiare la sua mano sotto il
maglione di lei, quando si sentì suonare il campanello...
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Come se il suono del campanello
l’avesse risvegliata da una trance, Kaori sussultò e si staccò da Ryo. Senza
guardarlo negli occhi, si allontanò, dirigendosi verso la porta d’entrata. Lui
si irrigidì quando sentì la voce di Mick.
-Hi, sweetheart!- esclamò questo
–Ho finito di lavorare prima del previsto e ho deciso di passare-
-Ehm...Hai fatto bene- rispose
Kaori impacciata –C’è...c’è Ryo di là- aggiunse poi facendolo entrare
I due uomini si salutarono con
cortesia, ma anche con una certa freddezza.
-Sei venuto a informare Kaori sugli
ultimi sviluppi della ricerca di sua sorella?- gli chiese Mick guardandolo fisso
negli occhi
Aveva notato l’imbarazzo di Kaori
quando lo aveva salutato e gli aveva annunciato la presenza di Ryo. Kaori non
era mai imbarazzata con lui. Sembrava una bambina che si sentiva in colpa per
essere stata beccata con le dita nel barattolo della marmellata. E la cosa non
gli piaceva per niente. Men che meno gli piaceva il fatto che l’ex-fidanzato di
Kaori la venisse a trovare a quell’ora della sera.
-Più o meno- rispose Ryo sostenendo
lo sguardo –In ogni caso, me ne stavo andando-
-Ti accompagno- fece l’altro –Così
possiamo fare due chiacchiere. In fondo, sono otto anni che non ci vediamo-
Kaori li guardò dirigersi verso la
porta con nervosismo crescente. Aveva l’impressione che Mick si fosse accorto
della strana atmosfera che regnava quando lui era entrato. Mio Dio, cosa le era
saltato in mente?! Per quale oscuro motivo aveva ricambiato il bacio di Ryo?!
Chissà cosa avrebbe pensato ora lui...Che
razze di domande ti fai? L’hai baciato perchè ti senti ancora attratta da lui,
ecco perchè! Scacciando quella fastidiosa vocina dalla sua testa, seguì i
due uomini alla porta.
Prima di uscire, Mick si girò verso
di lei e le sorrise.
-Torno subito, tesoro, aspettami- e
detto questo la baciò
Non un bacio leggero, di saluto, ma
un bacio profondo e passionale. Uno bacio ad uso e consumo di Ryo, che si
trovava a pochi passi da loro.
In ascensore, l’atmosfera tra i due
uomini era così pesante che si sarebbe potuta tagliare con un coltello. Entrambi
in silenzio, uno di fianco all’altro, le schiene appoggiate alla parete e le
braccia incrociate sul petto, sapevano tutti e due quale sarebbe stato
l’argomento di discussione di lì a poco. Fu Ryo il primo a parlare.
-Senti, Mick, anche se è evidente
che ora non lo siamo più, siamo stati amici un tempo, perciò voglio essere
sincero con te. Rivoglio Kaori nella mia vita-
Le labbra di Mick si curvarono
leggermente in una piega sarcastica.
-E quando Ryo Saeba vuole qualcosa
se la prende, giusto? Non importa se non gli appartiene più-
-Kaori mi apparteneva otto anni fa
ed è ancora così-
-Ma sentilo!- Mick si staccò dalla
parete e lo guardò negli occhi –Otto anni fa te ne sei andato senza voltarti
indietro, fregandotene dei sentimenti di Kaori, e ora torni qui e pretendi che
tutto torni come allora? Mi dispiace, Ryo, ma non è possibile. Non sempre si
ottiene ciò che si vuole-
-Kaori prova ancora qualcosa per
me- replicò Ryo sicuro
-Certo che prova ancora qualcosa
per te, sei stato il suo primo amore in fondo. Ma è me che ama. È me che ha
accettato di sposare. È il mio anello che porta al dito-
L’ascensore era arrivato al piano
terra. Le porte si aprirono e Ryo uscì. Prima che si richiudessero nuovamente,
si girò e guardò Mick negli occhi con un leggero sorriso.
-Le cose cambiano- sentenziò
Prima che le ante dell’ascensore li
dividessero, i loro occhi si incrociarono e si sostennero. In quello sguardo si
scambiarono una muta promessa. Entrambi avrebbero combattuto. Nessuno dei due
aveva intenzione di arrendersi. Avrebbero lottato per la donna che amavano.
Il silenzio regnava sovrano
nell’area portuale di Tokyo. L’unico suono udibile era quello del vento gelido
che spirava dal mare, facendo dondolare dolcemente le barche e le navi
ormeggiate. Un’ombra furtiva si avvicinò senza il minimo rumore al magazzino 84.
Si fermò quando scorse le figure di due uomini armati davanti alla porta
d’accesso dell’edificio. Tornò sui suoi passi e fece il giro del magazzino
adiacente per poterli sorprendere alle spalle. Si avvicinò a loro senza che i
due sospettassero minimamente della sua presenza. Con un paio di colpi ben
assestati, li mise ko e tolse loro le armi, gettandole in un bidone della
spazzatura. Si avvicinò quindi alla porta e cercò di sentire quante voci vi
erano all’interno. Dovevano essere due o tre e nessuno di loro si trovava vicino
all’ingresso. Aprì quindi con circospezione la porta e gettò un’occhiata
all’interno. Vide tre uomini, come aveva previsto, ed immaginò che fossero
armati anche loro sotto quelle giacche dal taglio elegante. Stavano seduti ad un
tavolo e contavano dei soldi. Probabilmente il ricavato del loro ennesimo
traffico di donne. Non c’era modo di entrare senza essere visti, perciò decise
di affrontarli faccia a faccia. Un leggero sorriso si disegnò sul volto di Ryo.
Così era anche più divertente. Estrasse dalla fondina che teneva sotto la giacca
la sua Magnum 357 Colt Python e spalancò la porta con un calcio. I tre,
sorpresi, si voltarono verso di lui.
-Scusate il disturbo, gente, ma
avrei bisogno di un’informazione- esordì Ryo entrando nel capannone
-E tu chi cazzo sei?- esclamò uno
di loro facendo per estrarre la sua pistola
Tuttavia, Ryo fu più veloce di lui
e, un secondo dopo, l’uomo si ritrovò con un bel buco nella mano. Gli altri due,
che avevano assistito esterrefatti alla scena, tentarono anche loro di impugnare
le proprie armi, ma a Ryo bastarono due colpi per farle volare lontano. Si
avvicinò ad uno dei due.
-Ora muoviti, lega i tuoi due
amici- gli ordinò
L’uomo ubbidì e legò le mani degli
altri due ognuno ad una sedia.
-Bravo...- gli disse Ryo quando
ebbe terminato –Adesso dimmi dove tenete le donne che avete rapito due giorni
fa-
-Non so di cosa stai parlando-
rispose l’altro in un patetico tentativo di mentire
Ryo gli puntò la pistola alla
tempia.
-Senti, non sono un tipo molto
paziente, perciò o mi dici subito tutto quello che sai o ti faccio un buco in
fronte-
L’altro lo guardò negli occhi e non
poté trattenere un brivido di paura. Non gli era mai successo prima, ma fissando
quello sguardo aveva l’impressione di essere di fronte alla morte stessa. Perchè
erano quello che promettevano quegli occhi se non avesse ottenuto quello che
voleva. La morte. E non stava assolutamente bleffando. E per quanto, con il
lavoro che faceva, avesse messo in conto che un giorno o l’altro avrebbe potuto
rimetterci le penne, non aveva alcuna voglia di morire in quel modo se poteva
evitarlo.
-Allora? Sto aspettando...- Ryo
fece girare il tamburo della sua pistola
-Sei arrivato tardi. Le abbiamo
appena vendute- rispose infine l’uomo
-A chi?-
-Ad un russo, non so il suo nome.
In ogni caso, in questo momento saranno a bordo di un aereo-
-Bene, ora puoi anche andare a
nanna- e Ryo lo colpì dietro la nuca, facendogli perdere i sensi
Uscì dal capannone provando un
enorme senso di sconfitta.
-Maledizione!- colpì con un
violento pugno il muro
Se pensava a quelle donne e al
destino che le attendeva, una cieca rabbia gli montava in corpo. Sperava solo
che la polizia sarebbe riuscita a risalire all’identità di quel criminale russo
grazie ai soldi che si trovavano nel capannone. Prese il cellulare e chiamò
Saeko, raccontandole quello che aveva scoperto e dicendole di mandare qualcuno a
prendere gli uomini che aveva catturato. Terminata la telefonata, ritornò a
casa, si fece una doccia e si mise a letto. Di nuovo, il suo pensiero andò a
Kaori e al bacio che si erano scambiati quella sera. Lei aveva risposto. Kaori
aveva risposto al suo bacio. E questo significava che c’era ancora speranza per
loro due. Sapeva che Mick non gli avrebbe reso le cose facili, ma non aveva
alcuna intenzione di rinunciare alla donna della sua vita. Per nessuna ragione
al mondo.
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
La mattina dopo, Kaori si recò a
fare colazione al Cat’s Eye con ancora nella mente le immagini di quanto era
successo la sera prima. Ryo l’aveva baciata. E lei aveva risposto al bacio. E
poi era arrivato Mick. E quei due si erano scambiati degli strani sguardi prima
di uscire. Mick era stato via solo per pochi minuti e quando era tornato
sembrava tornato lo stesso di sempre...Ma Kaori aveva avvertito una certa
tensione in lui. Non sapeva cosa quei due si fossero detti, ma di sicuro non
avevano fatto quattro chiacchiere tra amici rivangando i vecchi tempi! Con un
sospiro, spinse la porta del Cat’s Eye e si diresse con passo stanco e assorto
verso il bancone.
Miki guardò con curiosità la sua
amica avvicinarsi con sguardo assente. Ma che le era successo? Sembrava in
trance da quanto era assorta nei suoi pensieri!
-Buongiorno, Kaori- provò a
salutarla –Non devi andare a scuola oggi?-
-Ciao, Miki- rispose l’altra piatta
sedendosi –No, oggi è il mio giorno libero- aggiunse poi guardando un punto non
ben definito di fronte a se
-Sei sicura di stare bene? Mi
sembri strana...- le chiese Miki
Kaori alzò per un attimo lo sguardo
su di lei, poi tornò a fissare la parete dietro il bancone.
-Mi ha baciata- disse alla fine con
un sospiro
La barista la guardò perplessa. Ci
capiva sempre meno.
-Chi ti ha baciata?-
-Come chi? Ryo, chi altri?!-
-Oh!- E bravo Saeba! Non perdeva di
certo tempo! –E bacia bene?-
-In modo stupefacente...- sospirò
Kaori, poi tornando sulla terra e rendendosi conto di quello che aveva appena
detto, esclamò:-Miki! Ti sembrano domande da fare?!-
-Scusa, ero solo curiosa!- si
difese Miki con un’alzata di spalle –Però, se bacia bene, qual’è il problema?-
-Qual’è il problema? Devo forse
ricordarti che io sono fidanzata con Mick? Che si presume che io debba sposarmi
con lui? Non posso lasciarmi baciare così, dal primo che passa!-
-Ma Saeba non è il primo che passa.
È stato il tuo primo amore-
-Lo so, ma questo ormai fa parte
del passato! O almeno dovrebbe...-
-Credo proprio che qui ci voglia
una bella tazza di cioccolata calda con una dose extra di panna- le sorrise Miki
iniziando a prepararla
-Dio, ma perchè diavolo è tornato?
Non poteva restarsene a New York e lasciarmi vivere la mia vita?! Da quando è
tornato non ho fatto altro che avere dubbi su tutto!- esclamò Kaori esasperata
La barista le posò davanti una
tazza di cioccolata sovrastata da una buona dose di panna montata.
-Con dubbi su tutto intendi dubbi
sulla tua relazione con Mick?- le chiese
-Ehm...No...Non intendevo...- si
interruppe –Sì- ammise alla fine l’altra –È solo che...con Ryo mi sento
diversa...-
-Vuoi dire che Saeba è in grado di
farti provare emozioni che Mick non ti fa provare?-
-Esatto-
-E non credi che questo possa voler
dire che sei ancora innamorata di lui?-
-No!- si ribellò Kaori –Non posso
essere ancora innamorata di lui! Lui se n’è andato! Ha fatto la sua scelta e non
sono stata io!-
-Questo non vuol dire che si sia
pentito e che ora voglia rimediare...-
-Beh, mi dispiace per lui, ma è
troppo tardi. Non ho intenzione di fidarmi ancora di lui-
Miki guardò l’amica con tenerezza.
Kaori doveva aver sofferto molto a causa di Saeba in passato, glielo si leggeva
negli occhi, ma si vedeva anche che la delusione e la rabbia non avevano
cancellato quello che provava per lui. E non era giusto nasconderlo, men che
meno se questo significava mentire su quello che provava per Mick. Scosse la
testa con un sospiro, il problema era che quando Kaori si metteva in testa una
cosa niente e nessuno poteva farle cambiare idea. Il suo sguardo fu catturato da
qualcosa fuori dalla porta del locale. Beh, forse c’era qualcuno che aveva
qualche possibilità di riuscirci...
-In questo caso, questa è una buona
occasione per dirglielo- disse a Kaori con un sorriso
-Eh? Cosa vuoi dire?- le chiese
perplessa l’amica
In quel momento il campanello posto
sopra alla porta del locale suonò e Ryo fece la sua entrata. Kaori si voltò
sullo sgabello e per poco non si sfracellò a terra vedendolo. Accidenti, ma la
stava seguendo? Se lo ritrovava ovunque e dovunque ultimamente! Però non poté
fare a meno di notare quanto fosse affascinante. Anche con un semplice paio di
jeans larghi e leggermente abbassati in vita e un maglione nero a collo alto
sotto il cappotto nero era bello da togliere il fiato. Era seducente come il
peccato.
L’aveva trovata finalmente. L’aveva
cercata ovunque, prima a casa sua e poi alla scuola dove lavorava, ma là gli
avevano detto che oggi era il suo giorno libero. Poi si era ricordato del Cat’s
Eye e aveva deciso di fare un tentativo. La squadrò da capo a piedi con occhi
bramosi: quel giorno indossava un paio di jeans attillati che le fasciavano le
lunghe gambe come una seconda pelle e una maglia a maniche lunghe bianca sotto
un pullover lavorato a mano verde smeraldo legato all’altezza del seno da un
cordoncino. Sorrise compiaciuto quando la vide arrossire sotto il suo sguardo di
fuoco. Adorava metterla in quello stato. Gli ricordava di come il suo viso
arrossiva anche quando lui era dentro di lei. Il suo corpo si irrigidì dal
desiderio al solo ricordo.
-Buongiorno, Kaori-chan- le sorrise
-Non chiamarmi così- ruggì lei
voltandosi nuovamente verso il bancone
Ryo la raggiunse, si tolse il
cappotto posandolo sullo schienale dello sgabello e si sedette al suo fianco.
-Non ti ricordavo così scorbutica
al mattino...Forse perchè dopo una notte passata tra le mie braccia non ti sei
mai svegliata di cattivo umore- le disse con tono sensuale
Kaori gemette sentendosi arrossire
e avvertendo un ormai ben noto calore propagarsi lungo tutto il suo corpo. Miki
dovette trattenere un sorriso. Guardare quei due punzecchiarsi era meglio di un
film!
-Vuole qualcosa, signor Saeba?- gli
chiese per spezzare la tensione
-Diamoci del tu, se non ti
dispiace. E un caffé sarebbe perfetto, grazie- rispose lui
-Arriva
subito-
-Che diavolo vuoi?- gli chiese
secca Kaori mantenendo lo sguardo fisso sulla sua tazza
-Parlare con te-
-A meno che non riguardi mia
sorella, non abbiamo niente da dirci-
-Niente, dici? E il bacio che ci
siamo scambiati ieri sera non è un buon argomento di conversazione?- fece Ryo
serio
-Sei stato tu a baciarmi- precisò
lei
-E tu hai risposto- replicò lui
-È stato solo un errore. Un errore
che non si ripeterà-
Con un gesto veloce, Ryo afferrò lo
schienale dello sgabello su cui era seduta Kaori e lo girò verso di se, in modo
da costringerla a guardarlo negli occhi.
-Non mentire, Kaori. Ho sentito
come tremava il tuo corpo mentre ti stringevo a me e ti baciavo. Se non ci
avessero interrotti saremmo andati ben oltre-
-No, non sarebbe successo- negò lei
-Ne sei
sicura?-
No, non lo era per niente, ma non
lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura.
-Maledizione, Ryo, si può sapere
cosa vuoi da me?- esclamò esasperata
-Voglio che ammetti che sei ancora
innamorata di me, che sono l’unico uomo per te, voglio che mi permetti di
mostrarti quanto può essere bello tra di noi...Voglio che ritorni nella mia
vita-
Il suo cuore fece una capriola a
quelle parole, ma mai e poi mai si sarebbe di nuovo fidata di lui. Mai e poi mai
gli avrebbe permesso di spezzarle di nuovo il cuore.
-È troppo tardi, Ryo. Sei stato tu
ad andartene, tu hai fatto la tua scelta. Ora non c’è più posto per te nella mia
vita, sono fidanzata con Mick e lo sposerò-
Ryo aprì la bocca per rispondere,
ma in quel momento il suo cellulare si mise a suonare. Imprecando, lo tirò fuori
dalla tasca del suo cappotto e rispose.
-Pronto?!...Oh, ciao, Mary-
Kaori sentì una fitta di gelosia
sentendo un nome femminile e il modo in cui cambiò il tono di voce di Ryo,
diventando dolce e affettuoso. Con un moto di stizza, si voltò e si concentrò su
quello che rimaneva della sua cioccolata calda.
Ryo se ne accorse e non poté
trattenere un sorriso. Per quanto Kaori lo respingesse a parole, il suo corpo
diceva tutto il contrario. Dopo qualche minuto terminò la telefonata.
-Era Mary, la mia socia- le disse
Lei gli lanciò un’occhiata
irritata.
-Non ti ho chiesto niente-
-No, però ti sei ingelosita quando
hai sentito che era una donna. Non hai nulla di cui preoccuparti, Mary è
felicemente sposata, siamo solo amici-
-Sai cosa mi importa!-
-Ti importa, invece, e molto. Dammi
un’altra possibilità, Kaori-
-Non sono interessata-
Forse lo era il suo corpo, ma non
era lui a comandare.
-Io sì. Dimmi, hai ancora quel
tatuaggio, Sakura-chan?-
Maledizione a lui e alla sua
memoria di elefante! Si ricordava ancora del suo tatuaggio! A sedici anni, poco
dopo che i suoi genitori erano morti, aveva attraversato una sorta di periodo di
ribellione. Era stanca di essere quella che passava sempre inosservata, la brava
ragazza, e così aveva deciso di fare qualcosa di alternativo e che la
distinguesse dalla massa. Si era fatta fare un tatuaggio. Un piccolo fiore di
ciliegio sul seno destro. Quando Ryo lo aveva visto, la prima volta che avevano
fatto l’amore, le aveva dato quel nomignolo: Sakura-chan*. Lui e Mick erano le
sole persone ad averlo visto. Neanche suo fratello ne aveva mai saputo niente.
-Vattene, Ryo- sibilò irritata
-Sarò fuori città per un paio di
giorni, ho una pista su tua sorella, ma, al mio ritorno, intendo scoprire se hai
ancora quel tatuaggio- così dicendo, Ryo si alzò e se ne andò, lasciando una
Kaori inebetita dietro di lui
Che cavolo aveva voluto dire con
quella frase? Forse era meglio non saperlo...
-Mick, posso chiederti una cosa?-
esordì Kaori giocherellando con quello che rimaneva del suo riso
Lei e Mick si trovavano nel loro
ristorante cinese preferito, nel quartiere di Shibuya. Il suo fidanzato l’aveva
portata lì una sera, sostenendo che in quel posto facevano i migliori involtini
primavera della città e lei aveva dovuto ammettere che aveva ragione. Da quel
giorno si erano recati a cenare lì molto spesso.
-Certo- rispose Mick concentrato
sul suo pollo alle mandorle
-Cosa vi siete detti tu e Ryo
l’altra sera?- gli chiese tutto d’un fiato
Non sapeva se chiedergli una cosa
del genere era una buona idea, soprattutto visto che negli ultimi due giorni
Mick aveva accuratamente evitato l’argomento, ma non le piaceva essere tenuta
all’oscuro di qualcosa che la riguardava.
Mick smise improvvisamente di
mangiare e alzò lo sguardo su di lei. La sua espressione era cupa e
seria.
-Non voglio parlarne- le disse
-Beh, io invece sì. Perchè ho come
la sensazione che la cosa mi riguardi!- ribatté Kaori
-È vero, abbiamo parlato di te, ma
non ho intenzione di dirti altro-
-Non capisco perchè. Cosa vi siete
detti di così terribile che io non posso sapere?!-
Il volto di Mick si scurì ancora di
più.
-Vuoi sapere cosa mi ha detto il
tuo ex-fidanzato?- sibilò poi calcando sulle ultime parole –Bene. Mi ha detto
che ti rivuole nella sua vita-
Kaori sobbalzò sentendo quelle
parole e il tono con cui il fidanzato le aveva pronunciate.
-Mi ha detto che tu non sei
innamorata di me- continuò Mick –Ed è sicuro che presto tornerai con lui. Se non
fosse che gli hai chiesto di trovare tua sorella, gli impedirei di avvicinarsi a
te anche solo di un centimetro!-
-Ryo si sbaglia, Mick- Kaori posò
la mano sulla sua per tentare di calmarlo –Io sono innamorata di te. È te che ho
accettato di sposare-
-Lo so- lui si passò una mano tra i
capelli –Ma a volte non posso fare a meno di pensare che Ryo è stato comunque il
tuo primo amore e che ha ancora un certo ascendente su di te-
-Non nego che rivederlo mi abbia
fatto un certo effetto...Però credo sia normale. Io e lui siamo stati insieme e
questo non si può cambiare, ma fa parte del passato. Il mio presente e il mio
futuro sei tu-
Kaori pregò in cuor suo che Mick le
credesse. Ma se non ci credi nemmeno tu!
Scacciò la fastidiosa vocina nella sua testa. Ma perchè non se ne stava un
po’ zitta?!
Mick le prese la mano nella sua e
la guardò fisso negli occhi.
-Spero che sia così, Kaori-
*Sakura= ciliegio o fiore di
ciliegio
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
La sera dopo, Kaori rientrò nel suo
appartamento con un sospiro stanco. Era stata una giornata massacrante. I
bambini a scuola erano stati più irrequieti del solito e per giunta si era anche
messo a nevicare a dirotto. Ora l’unica cosa che sognava era un bel bagno caldo
e passare la serata stravaccata sul divano, con una coperta a tenerla al caldo e
una maxi porzione di pop-corn con cui godersi la nuova puntata di “Sex and the
City”. Kuro, così aveva chiamato il micio che Ryo le aveva regalato, le andò
incontro. Dopo averlo salutato e avergli dato da mangiare, si diresse verso il
bagno.
Immersa nell’acqua calda, lasciò
che i suoi muscoli si rilassassero e che i suoi pensieri vagassero. E come
sempre la direzione che presero fu una e una sola: Ryo. Erano tre giorni che non
lo vedeva e doveva ammettere che le era mancato. Non era un buon segno,
decisamente no. Oh, Kaori, in che razza
di guaio ti sei cacciata? Doveva ammettere di provare ancora qualcosa per
lui. Ma non avrebbe assecondato questo sentimento per nulla al mondo, l’avrebbe
portata solo ad altra sofferenza. Ryo prima o poi se ne sarebbe andato da Tokyo,
tornando alla sua New York e al suo lavoro. No, l’uomo giusto per lei era Mick.
Lui era affidabile, l’amava, voleva sposarla e creare una famiglia con lei...Ryo
non le aveva mai parlato del futuro.
Uscita dalla vasca, si avvolse in
un asciugamano e passò in camera da letto. Kuro si era addormentato sopra il suo
letto. Si stava infilando un paio di caldi pantaloni neri e una vecchia e comoda
felpa grigia, quando suonarono alla porta. Andando ad aprire, Kaori sentì il suo
cuore aumentare i battiti e seppe istintivamente chi si trovava dall’altra
parte. Spalancò la porta con un sorriso ironico.
-Stai diventando una persecuzione,
Saeba- gli disse
-Ma se sono stato via tre giorni!-
replicò lui con un sorriso
-Troppo pochi- lo precedette in
soggiorno
-Non dirmi che non ti sono
mancato!-
-Neanche un po’- Kaori, tu sì che sei una bugiarda!
–Allora, hai scoperto qualcosa su mia sorella?-
-È per questo che sono qui- si
sedette sul divano mentre lei prese posto su una poltrona –Tua sorella, Sayuri
Tachiki, è una giornalista del “Tokyo Journal”-
-Questo significa che vive qui a
Tokyo...- fece Kaori con voce tremante
-Esatto. In questo momento, però,
si trova a Washington per un’inchiesta, perciò ho chiesto a Mary, la mia socia,
di cercare di rintracciarla laggiù-
-Quindi la telefonata dell’altro
giorno...-
-Era per dirmi che l’aveva trovata,
sì. Sono andato a Washington e l’ho incontrata. Vi somigliate, sai?-
-L’hai vista?-
-Sì, ho pensato che fosse meglio
prepararla e spiegarle tutta la storia. Mi ha detto che anche lei ti ha cercato,
ma in tutti questi anni non ha mai avuto risultati-
Kaori sentiva che stava sul punto
di piangere.
-Quindi lei sapeva di
me...-
-Vostra madre è morta qualche anno
fa e le ha fatto promettere che ti avrebbe cercata. Le ho dato il tuo numero di
telefono, quando tornerà a Tokyo ti chiamerà. A quel punto starà a te decidere
se incontrarla oppure no-
Kaori non riuscì più a trattenere
le lacrime. Si nascose il viso tra le mani e pianse.
-Hey, hey, non fare così- Ryo si
alzò e si sedette sul bracciolo della sua poltrona per abbracciarla
–Dovresti essere felice-
-E lo sono- disse lei tra le
lacrime –Una parte di me è felicissima di aver trovato mia sorella.
Però...-
-Però cosa?-
-L’altra parte di me si sente in
colpa nei confronti di Hideyuki-
Lui la strinse forte a se.
-Non devi esserlo, Kaori. Anche
Maki voleva questo. Voleva che avessi ancora qualcuno della tua famiglia
accanto-
-Lo so che non dovrei, è così
irrazionale, però...-
-Capisco quello che provi- mormorò
Ryo –Capisco più di quanto pensi-
Kaori lo guardò con aria
interrogativa. Lui la fece alzare, si sedette sul divano e la fece accomodare
sulle sue ginocchia. Lei sapeva che avrebbe dovuto rifiutarsi, ma in quel
momento proprio non ne aveva la forza. Aveva bisogno del suo calore, della sua
forza...Aveva bisogno di lui. Si accoccolò contro di lui e gli cinse la vita con
le braccia.
-Tuo fratello ti ha mai raccontato
del perchè me ne sono andato dall’F.B.I.?- le chiese Ryo
-No, non me l’ha mai detto- rispose
lei –So solamente che è stata una tua decisione-
-Sì, è vero. L’ho deciso io...Dopo
che il mio compagno è morto. È rimasto ucciso in missione e per molto tempo me
ne sono assunto la colpa-
-Cosa è successo?-
-Stavamo dietro ad un serial
killer. Dopo mesi di ricerca, avevamo finalmente un sospettato, però non avevamo
nessuna prova. Il bastardo se la prendeva sempre con ragazze giovanissime, dai
15 ai 20 anni, le rapiva e poi le strangolava. Quando l’ottava ragazza è stata
rapita, io e il mio collega, Steven, volevamo muoverci, andare da quel bastardo
e sfondare la porta di casa sua-
-Ma senza prove non si poteva...-
intervenne Kaori
-Già...Però io e Steven ci siamo
andati lo stesso. Siamo riusciti ad attirarlo fuori casa...C’è stata una
sparatoria...Steven è stato colpito...Aveva una moglie e un figlio-
-Siete riusciti a salvare la
ragazza?-
-Sì. C’è stata un’inchiesta e io
sono stato sospeso per non aver seguito la procedura. Invece ho deciso di dare
le dimissioni e me ne sono andato-
-Ryo, non è stata colpa tua se il
tuo collega è morto. Ha deciso lui di seguirti, sapeva quello che faceva ed era
cosciente dei rischi- tentò di consolarlo Kaori
-Lo so. Ma questo non mi ha
impedito di sentirmi una merda il giorno del suo funerale, mentre guardavo sua
moglie e suo figlio distrutti dal dolore- replicò lui con voce stanca
Non sapendo cosa dire per farlo
stare meglio, lei si strinse a lui, cercando di trasmettergli il suo affetto e
il suo appoggio. Anche Ryo strinse la presa intorno alla sua vita, affondando il
viso tra i suoi capelli. Dopo un po’ le alzò il viso per incontrare i suoi
occhi. Kaori restò ipnotizzata dalla luce che vedeva in quello sguardo color
della notte. Impercettibilmente, i loro visi si avvicinarono. Kuro scelse
proprio quel momento per saltare sul divano e cominciare a reclamare un po’ di
coccole. Kaori sobbalzò, si staccò da Ryo e riprese il suo posto in poltrona,
cercando di calmare i battiti furiosi del suo cuore, mentre lui prendeva in
braccio il gatto e cominciava ad accarezzarlo. Accidenti a lei, stava per
cascarci di nuovo!
-Guarda chi si rivede!- esclamò
facendo finta di non vedere il turbamento della donna –Come stai, piccolo? Ti
tratta bene la tua padrona?-
-Sinceramente a volte ho più
l’impressione che dei due sia lui quello che comanda- replicò Kaori felice di
quel cambio di argomento
-Come lo hai chiamato?- le chiese
Ryo
-Kuro*-
-Kuro?-
-Beh, che c’è che non va?-
Lui la guardò con un sorriso
ironico.
-La tua fantasia lascia davvero a
desiderare, Sakura-chan-
-Sentiamo, mister Fantasia, tu come
lo avresti chiamato?- ribatté lei ignorando volutamente il fatto che aveva di
nuovo utilizzato quel nomignolo
-Non lo so, ma Kuro...!-
-Si da’ il caso che a lui piaccia!-
-Ah sì? Te l’ha detto lui?-
Kaori gli mandò un’occhiataccia che
non fece che allargare il sorriso ironico che gli brillava sulle labbra.
-Cambiando discorso, l’ultima volta
che ci siamo visti stavamo parlando di un certo tatuaggio...- le disse con voce
suadente
-Sei tu che ne hai parlato!-
ribatté lei piccata pur sentendosi arrossire –E comunque, se proprio ti
interessa, ce l’ho ancora!- Ma perchè
diavolo glielo aveva detto?!
-Ne sono contento, mi piace quel
tatuaggio...- fece lui fissandole il punto in cui si trovava il disegno
Kaori si alzò, in modo da fargli
distogliere lo sguardo dal suo seno.
-Non ti sembra che si sia fatto
tardi?- gli chiese sperando che se ne andasse
-No, sono solo le nove- rispose Ryo
con la massima calma continuando a coccolare il micio
Lei non poté fare a meno di pensare
che in quel momento le sarebbe tanto piaciuto essere al suo posto! Oh, Kaori, per favore! A che stai
pensando?!
-Ryo, si può sapere cosa cavolo
vuoi da me?- esclamò Kaori esasperata
Lui si alzò, le si parò davanti e
la guardò dritta negli occhi.
-Me l’hai già fatta l’altro giorno
questa domanda, Kaori, e la risposta non è cambiata. Io non voglio niente da te.
Io voglio te. Voglio che lasci Mick e ti rimetti con me-
-Ti ho già detto che non lo farò.
Sei stato tu ad andartene otto anni fa. Hai scelto la carriera e non me-
-Maledizione, Kaori! Ero giovane e
stupido otto anni fa! Ho fatto un errore! Un errore a cui vorrei rimediare...-
-E come? Portandomi a letto finché
non te ne tornerai a New York?!-
Ryo la prese per le spalle.
-Io non voglio portarti a letto,
Kaori...Voglio fare l’amore con te. Sono innamorato di te come lo ero otto anni
fa-
Kaori sobbalzò a quella
dichiarazione. Le aveva davvero appena detto che l’amava? Non farti incantare, Kaori! È solo una
tattica! Si liberò della sua presa e fece un passo indietro.
-Mi dispiace, Ryo, ma non lascerò
un uomo meraviglioso come Mick. Lui c’è sempre stato per me-
Quelle parole ferirono Ryo più di
quanto si sarebbe aspettato.
-Eh già. Io sono il cattivo mentre
Mick è candido come la neve, vero? Eppure, è a me che rispondi istintivamente. È
con me che ti senti viva come nessun altro...-
-Ti piace crederlo, non è vero?- lo
interruppe lei nascondendo dietro il sarcasmo il cieco desiderio di lui –Il
grande orgoglio di Ryo Saeba ha bisogno di sentirsi rassicurato. Non riesci a
mandare giù il fatto che io scelga lui invece di te! Beh, si da’ il caso che lui
mi dia quello di cui ho bisogno!-
-Già. Mick è un gentiluomo, è ricco
e vuole mettere su casa-
Il sarcasmo che trasudava dalle
parole di Ryo sarebbe stato evidente anche per un sordo e lo fu di sicuro per
Kaori quando le si avvicinò con aria minacciosa per prenderla tra le
braccia.
-Mick può darti quello che vuoi,
vero?-
-Ti prego, Ryo, non farlo- tentò di
placarlo lei
-Denaro, matrimonio, figli.
Cos’altro potresti mai desiderare?- proseguì lui imperturbabile nell’attirarla
contro di se –Sposalo pure, Kaori. Va’ a letto con lui, ma poi ricorderai me.
Ricorderai questo- concluse abbassando la testa per
baciarla
Quel bacio selvaggio e rovente era
fatto per soggiogarla, per dominarla e lei non riuscì a trattenersi dal
rispondere. Lo desiderava con tutta se stessa e l’intensità del suo desiderio
era tale da farla soffrire.
-Allora, anche con Mick ti senti
così?- le disse poi ironico
Umiliata e ferita dal suo sarcasmo,
Kaori lo spinse via.
-Vattene!- gli intimò con voce
tremante
Ryo soffocò un’imprecazione. Si
sentì un verme per come l’aveva trattata. Ma perchè non riusciva mai a stare
zitto?!
-Kaori, mi dispiace. Non volevo
comportarmi così- le disse dolcemente avvicinandosi a lei e sollevandole il viso
verso il suo –È solo che mi fa male vedere che tu non credi alle mie
parole...che non ti fidi più di me-
-Mi dispiace, ma...non posso farlo-
rispose lei
-Non intendo arrendermi, Kaori.
Riconquisterò la tua fiducia, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia!-
Detto questo, le sfiorò le labbra
con un lieve bacio e si avviò verso la porta.
-Ryo?-
Lui si fermò, ma senza voltarsi a
guardarla.
-Quello che hai fatto prima,
raccontarmi del tuo collega, mi...mi ha aiutato. Grazie-
Ryo si voltò e le sorrise. In
quello riconosceva la sua Kaori.
-Questo significa che la prossima
volta mi inviterai a dormire qui?-
-È
improbabile-
-Bene. Perchè la prossima volta che
verrò a trovarti di sera non verrò con l’intenzione di
dormire-
Dopo che la porta si fu chiusa,
Kuro le andò vicino, facendole le fusa.
-E tu, traditore che non sei altro,
dovresti stare dalla mia parte!- lo rimproverò –Due carezze e ti sei già fatto
conquistare!-
Come lo capiva! Eccome se lo
capiva!
*Kuro= nero
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
-Allora, a che punto sei?- gli
chiese Saeko sollevando la sua tazza di caffé
Lei e Ryo si erano incontrati in un
bar nella zona della stazione di polizia per discutere degli ultimi sviluppi
nell’indagine dell’investigatore.
-Direi molto buono- rispose Ryo
–Sono riuscito a sapere il modo con cui rapiscono le donne. Come copertura usano
un istituto di bellezza, ho scoperto che tutte le vittime sono state lì prima di
essere rapite. Tuttavia, cancellano i loro nomi dai registri per non
insospettire voi della polizia-
-Quindi è lì che scelgono quali
ragazze rapire...-
-Esatto. Poi qualcuno le segue fino
a casa e aspetta il momento propizio per rapirle-
-E cosa intendi fare?-
-Stanotte mi introdurrò
nell’istituto, cercherò qualche traccia e lascerò delle microspie-
-Stai attento- gli disse Saeko –Non
vorrei che Hideyuki mi mandasse una maledizione per aver messo nei guai il suo
migliore amico!-
-Non preoccuparti- le sorrise Ryo
–Me lo ha chiesto anche Maki di risolvere questa faccenda-
-Non dirmi che ti è apparso il suo
fantasma!- lo prese in giro la donna
-Sciocca! Me lo ha scritto nella
lettera che mi ha lasciato- rispose lui
-Capisco...E, dimmi, come vanno le
cose tra te e Kaori?-
Il volto di Ryo si oscurò.
-Lei prova ancora qualcosa per me,
lo so. Però...non si fida più di me-
Si stupiva lui stesso della
facilità con cui riusciva a parlare con Saeko, lui che di solito era molto
restio a confidarsi con qualcuno. L’unica persona con cui ci riusciva era Maki.
Forse era per questo che si sentiva a suo agio con lei, perchè era la donna che
il suo amico aveva scelto e per questo degna di fiducia...O forse perchè sapeva
che anche Saeko stava soffrendo per amore...
-Non puoi biasimarla. Otto anni fa
te ne sei andato senza neanche chiederle di seguirti...-
-Qui a Tokyo aveva suo fratello, i
suoi amici...Non volevo che rinunciasse a tutto questo per me. Appena possibile
avevo intenzione di farmi trasferire qui a Tokyo-
-E a lei hai spiegato tutto
questo?-
Ryo si limitò a guardarla.
-Ecco appunto. Voi uomini siete
tutti uguali quando si tratta di esprimere i vostri sentimenti!- Saeko gli
sorrise con dolcezza –Non ti arrendere, Ryo. Kaori è molto testarda, ma prima o
poi capirà che sta commettendo un errore-
-Sbaglio, o sia tu che Maki non
siete mai stati molto d’accordo con la relazione tra lei e Mick?- le chiese lui
-Non fraintendermi, Mick è un bravo
ragazzo e ama Kaori con tutto se stesso, però non credo che per lei valga la
stessa cosa. Non mi sembra coinvolta, non è emozionata quando è con lui. Con te
invece...Non ho mai visto brillare gli occhi di Kaori come quando tu le sei
accanto. Tu puoi renderla felice, Ryo, e non c’è niente che io desideri di più
come la sua felicità-
-Lo stesso vale per me, Saeko. Te
lo assicuro-
Quella sera, Kaori stava preparando
la cena, mentre Mick si stava facendo una doccia dopo essere arrivato da lei
direttamente dal lavoro e Kuro si godeva una scodella di latte, quando il
telefono si mise a squillare. Abbassando il fuoco, passò in soggiorno e afferrò
la cornetta.
-Pronto?-
-Ehm...Kaori?- chiese una voce
esitante dall’altra parte
-Sì? Chi parla?- fece lei
perplessa
-Sono Sayuri...Tua sorella-
-Oh...- Kaori deglutì con
difficoltà, non sapendo cosa dire –Ciao. Sono...sono felice che tu mi abbia
chiamato-
-Anch’io sono felice di
sentirti...Dio, mi sembra così strano tutto questo! È da così tanto che aspetto
questo momento...Ho provato un sacco di volte a immaginare cosa ti avrei detto
quando ti avessi trovata e ora...non so assolutamente cosa dire-
-Ti capisco, anche per me tutto
questo è un po’ assurdo...Anche se io ho saputo di te solo da poco tempo-
-Il signor Saeba mi ha raccontato
di tuo fratello...Mi dispiace molto. Davvero-
-Ti ringrazio, Sayuri. Senti, che
ne dici di incontrarci? Vorrei vederti, sapere come
sei...-
-Sì, anche a me piacerebbe molto.
Ti va bene sabato? Scegli tu il posto-
-Sabato è perfetto. Alle tre al
parco di Shinjuku?-
-D’accordo. A sabato
allora...-
-Sì, a sabato. Ciao, Sayuri-
-Ciao, Kaori-
Kaori posò la cornetta del telefono
avendo la sensazione di aver avuto la più strana ma anche la più importante
conversazione della sua vita. Aveva sentito la voce di sua sorella. Era stata
un’emozione fortissima. E fra due giorni l’avrebbe vista, l’avrebbe conosciuta.
Però...non se la sentiva di andare a quell’incontro da sola. Esitante, gettò
un’occhiata alla porta chiusa che portava alla sua camera da letto e dietro cui
si trovava il suo fidanzato. Poi, prese nuovamente la cornetta del telefono e
compose in fretta un numero di telefono. Dopo un paio di squilli una voce a lei
ben nota rispose dall’altro capo della linea:
-Pronto?-
-Ryo, sono io...Kaori-
Ryo avvertì subito dalla sua voce
che c’era qualcosa che la turbava.
-È successo qualcosa?- le chiese
preoccupato
-Mi ha appena chiamato mia sorella-
rispose lei –Abbiamo fissato un incontro per sabato pomeriggio-
-Sono felice per te, Kaori. Sono
sicuro che andrete d’accordo-
-Sì, lo spero anch’io, però...c’è
un altro motivo per cui ti ho chiamato-
-Cioè?-
-Volevo chiederti se sabato ti
andrebbe di accompagnarmi...- disse Kaori tutto d’un fiato
Dall’altra parte, Ryo sorrise.
Kaori stava ricominciando a fidarsi di lui e questo lo rendeva felice.
-Certo, non c’è problema. A che ora
vuoi che venga a prenderti?-
-Alle due e mezza va bene. Ti
ringrazio, Ryo-
-Non devi ringraziarmi, io ci sarò
sempre quando ne avrai bisogno-
Si salutarono e Kaori posò la
cornetta con un leggero sorriso sulle labbra. Sorriso che si spense quando si
voltò e vide Mick che la fissava dalla soglia della sua camera. Dalla sua
espressione era evidente che aveva sentito tutta la conversazione e che non gli
era piaciuta per niente.
-Mick...io...- balbettò lei non
sapendo cosa dire
-Non dire niente, Kaori- sibilò lui
tagliente –Ho già sentito abbastanza- aggiunse poi avviandosi con passo deciso
verso la porta e afferrando il suo cappotto nel tragitto
-Mick, aspetta, ti prego!- cercò di
fermarlo Kaori –Posso spiegarti...-
-Spiegarmi cosa, Kaori?- gridò Mick
infuriato –Spiegarmi perchè hai chiesto a Ryo, il tuo ex ragazzo, e non a me, il
tuo fidanzato, l’uomo che hai accettato di sposare, di accompagnarti a
incontrare tua sorella?! Non ce n’è bisogno, grazie, è tutto molto chiaro anche
così...Sei ancora innamorata di lui. Anche un cieco potrebbe vederlo, ma io sono
stato così stupido da ignorare gli ovvi segnali-
-No, Mick, ti sbagli...- replicò
lei con le lacrime agli occhi
-Non raccontare balle!- la
interruppe lui –Non mentirmi! E soprattutto non mentire a te stessa! Peggiori
solo le cose in questo modo!-
-Ma io ti amo, Mick...-
Vedendo le lacrime e la
disperazione della sua fidanzata, Mick fece un respiro profondo per cercare di
calmarsi, mentre si passava una mano tra i capelli in un gesto stanco e
sofferente.
-Lo so che tu credi di amarmi,
Kaori. Probabilmente ne sei così convinta che mi avresti sposato, continuando a
crederlo, e magari il nostro matrimonio avrebbe anche funzionato...Ma la verità
è che per quanto io ti possa amare, non sarei mai in grado di accendere nel tuo
sguardo quella luce che brilla quando vedi Ryo- le accarezzò dolcemente la
guancia bagnata dalle lacrime –In questo momento sei confusa...È meglio se ci
prendiamo una pausa. Rifletti su quello che provi, su quello che vuoi
veramente... Quando lo avrai capito ne riparleremo-
Incapace di dire o di fare
qualsiasi cosa, Kaori lo guardò voltarle le spalle e andarsene senza mai
voltarsi.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10
Quel sabato mattina Ryo si alzò di
ottimo umore. Fece colazione pensando a Kaori e all’appuntamento che aveva con
lei. Gli aveva chiesto di accompagnarlo all’incontro più importante della sua
vita e questo significava che le cose tra loro stavano finalmente migliorando.
Sapeva di comportarsi male nei confronti di Mick, che lui alla fine sarebbe
stato l’unico a soffrirne, ma non poteva fare altrimenti. Aveva bisogno di
Kaori. La amava. E, d’altronde, non sarebbe stato giusto lasciarla a Mick
sapendo che lei non ne era realmente innamorata. Sperava solamente che anche
Kaori l’avrebbe presto capito.
Anche Kaori era di umore sereno
quel giorno, nonostante la lite con Mick di due sere prima. E questo perchè
aveva trascorso quei due giorni a ripensare alle parole del fidanzato, facendo
chiarezza sui suoi sentimenti, senza più mentire a se stessa. Era innamorata di
Ryo, questa era la verità. Doveva smetterla di nascondere i suoi sentimenti
dietro al dolore e al rancore, e accettarli. Quello che era successo otto anni prima faceva parte del passato, Ryo
le aveva chiesto di perdonarlo e di accettarlo nuovamente nella sua vita, perciò
era ora di lasciarsi tutto alle spalle e di guardare al futuro. Perchè se c’era
una cosa che la morte di suo fratello le aveva insegnato, era che la vita era
troppo breve per trascorrerla a negarsi la felicità. E la sua felicità era Ryo.
Era stata una stupida a non capirlo prima, soprattutto perchè ora, a causa delle
sue paure, aveva fatto soffrire Mick, lui che l’amava realmente. E la sua
sofferenza sarebbe stata ancora maggiore quando gli avrebbe detto che intendeva
tornare con Ryo. Si sentiva veramente una persona orribile ripensando a come
aveva calpestato i suoi sentimenti. Il dolore che aveva visto nei suoi occhi le
aveva fatto capire realmente quanto crudele e meschina fosse stata nei suoi
confronti. Da quando Ryo era tornato, lei non aveva fatto altro che concentrarsi
sui suoi sentimenti, senza mai curarsi di quelli di Mick. Era stata una vera
egoista...
Senza indugiare oltre, decise di
andare a parlare con Mick quella mattina stessa. Era inutile rimandare
l’inevitabile, perciò si vestì, afferrò il cappotto e si diresse verso il suo
appartamento.
Quel pomeriggio, Ryo parcheggiò la
sua nuova Porsche Boxter grigio metallizzato davanti al palazzo di Kaori qualche
minuto prima delle due e trenta. Salì con l’ascensore fino al sesto piano e
suonò il campanello. Il suo cuore si fermò per un istante quando se la trovò
davanti. Era davvero bellissima. Per l’incontro con sua sorella aveva indossato
una corta gonna di velluto marrone, un morbido maglioncino di lana bianco a
collo alto, collant bianchi e stivali marroni in leggero stile cowboy. Notò però
che aveva il viso stanco, nonostante il sorriso che gli rivolse.
-Ciao- la salutò –Stai bene? Mi
sembri un po’ pallida...-
-Sto bene, non preoccuparti. Sono
solo un po’ nervosa- rispose lei –E poi negli ultimi giorni non ho dormito
bene...-
-Vuoi parlarne?- le chiese
premuroso
-Sì, ma non ora. Preferisco
affrontare una cosa alla volta- gli rispose con un leggero sorriso -Ne parleremo
dopo l’incontro con Sayuri-
-Come preferisci. Allora, sei
pronta?-
-Sì, possiamo andare-
Kaori si infilò un corto cappotto
bianco imbottito e seguì Ryo verso l’ascensore.
-E questa da dove spunta fuori?!-
esclamò sorpresa Kaori vedendo l’auto di Ryo
-Diciamo che mi sono fatto un
regalino per il mio ritorno a Tokyo...- rispose questo con un sorriso
-Alla faccia del regalino!- rise
lei mentre lui le teneva aperta la porta per farla salire
-Se farai la brava potrei anche
fartela guidare...-
-Guarda che l’hai detto, eh? Non
puoi più ritrattare adesso!-
Era piacevole scherzare con lui
come facevano un tempo. Kaori sapeva che lo stava facendo per non farle pensare
al suo imminente incontro con Sayuri e gliene era grata. Ma lui non poteva
sapere che non era solo quello a renderla nervosa. Dopo l’appuntamento con la
sorella voleva parlare con Ryo...Parlare di loro due...Finalmente si sarebbero
chiariti una volta per tutte...E questo, se possibile, la rendeva ancora più
nervosa del pensiero di incontrare una sorella di cui fino a poco tempo prima
non conosceva neppure l’esistenza! Ma allo stesso tempo la riempiva di felicità.
Finalmente lei e Ryo avrebbero potuto essere felici insieme, riprendere da dove
si erano lasciati otto anni prima...
Arrivati nei pressi del parco di
Shinjuku, parcheggiarono l’auto e procedettero a piedi. Varcarono i cancelli
poco prima delle tre. Kaori aveva
dato come punto di riferimento a Sayuri la grande fontana che si trovava
esattamente al centro del grande parco. In un gesto che le venne naturale, prese
la mano di Ryo per darsi coraggio e per sentire la sua vicinanza. Lui non poté
trattenere un sorriso sentendo la piccola mano di lei che cercava la sua, grande
e forte. Quel gesto e, soprattutto, la naturalezza con cui lo aveva compiuto
valevano per lui più di mille parole. Kaori si fidava di lui. E forse
l’argomento di cui dovevano parlare dopo l’incontro con Sayuri era proprio loro
due. Non aveva mancato di notare che al suo anulare sinistro l’anello di
fidanzamento di Mick era scomparso...Facendole l’occhiolino, le strinse la mano
e la condusse verso la ragazza dai lunghi capelli mogano e dagli occhi nocciola
seduta sul bordo della fontana.
Sayuri si alzò in piedi vedendoli
arrivare. Le due donne si strinsero la mano, visibilmente emozionate.
-Perché non fate due passi mentre
chiacchierate?- disse loro Ryo –Io ti aspetto qui, va bene?- fece poi rivolto a
Kaori accarezzandole dolcemente una guancia
Lei annuì e le due si allontanarono
insieme, mentre Ryo si sedeva su una panchina seguendole con lo sguardo.
Kaori e Sayuri parlarono per più di
un’ora. Parlarono della loro infanzia, della loro adolescenza, di come erano
diventate le persone che erano ora...Si raccontarono a vicenda i loro pensieri,
i loro sogni, i loro desideri...Volevano sapere tutto l’una dell’altra: se
amavano il mare o la montagna, se preferivano il gelato al cioccolato o quello alla
vaniglia, se consideravano più sexy Brad Pitt o George Clooney... Volevano
conoscersi interamente, completamente...Come due sorelle.
-Allora, che mi dici del signor
Saeba?- le chiese Sayuri ad un certo punto
-Che...che cosa intendi?- balbettò
Kaori presa in contropiede
-Beh, voi state insieme, no?-
-Ehm...Veramente no-
Kaori era rossa come un peperone.
-Cosa? Eppure avrei detto il
contrario...C’è una tale alchimia tra di voi che si percepisce appena vi si vede
insieme! Per non parlare del modo in cui lui ti guarda...-
-Perché? Come mi guarda?- chiese
Kaori imbarazzata ma anche molto curiosa
-Come un pantera guarda la sua
preda- rispose maliziosa Sayuri
-A dire la verità otto anni fa
siamo stati insieme, ma poi lui si è trasferito negli Stati Uniti. È tornato per
il funerale di Hideyuki e...sembra intenzionato a
rimanere-
-E scommetto che vuole riprendere
da dove avevate interrotto...-
-Esatto-
-E tu cosa vuoi fare?-
-All’inizio ho cercato di
resistergli con tutte le mie forze, anche perchè stavo insieme ad un’altra
persona, però...mi sono resa conto che è tutto inutile. Sono innamorata di lui.
Lo amo ora come lo amavo otto anni fa. Sento che per me non potrebbe esserci
nessun’altro oltre a lui-
-Se è così allora devi dirglielo.
Sono sicura che lui ti ama quanto tu ami lui-
-È proprio quello che ho intenzione
di fare- sorrise Kaori mentre il suo sguardo si posava sulla figura di Ryo in
lontananza –E tu che mi dici? C’è qualcuno di speciale nella tua vita?- chiese
poi voltandosi verso la sorella
Stavolta fu il turno di Sayuri di
arrossire.
-In effetti...ci sarebbe una
persona...-
-Racconta!-
-Si chiama Kazuna. Anche lui lavora
al “Tokyo Journal”, circa un mese fa ci hanno affiancato per un
articolo...All’inizio non lo sopportavo, era così arrogante e presuntuoso...Non
facevamo altro che litigare! Tuttavia, un po’ alla volta ho imparato a conoscere
anche gli aspetti più nascosti di lui e...-
-E hai scoperto che ti piace-
concluse Kaori per lei
-Già. E...anche lui sembra provare
un certo interesse per me...Mi ha chiesto di uscire-
-E tu hai accettato?-
Sayuri annuì.
-Sono contenta per te, sorellona-
-Come...come mi hai chiamato?- le
chiese l’altra sorpresa
-Sorellona...Perchè? Ti dispiace? È
troppo presto?- si preoccupò Kaori
-No, no...Anzi. Non sai quanto mi
abbia fatto piacere sentirtelo dire- le disse commossa
Sayuri
Le due sorelle si abbracciarono con
affetto.
-Ora sarà meglio tornare. Il signor
Saeba si sarà congelato nell’aspettarci!-
Si incamminarono verso il luogo
dove avevano lasciato Ryo ad attenderle. L’uomo aveva acquistato un caffé in un
piccolo chiosco lì vicino e lo sorseggiava osservando le persone intorno a lui.
Si alzò quando le vide avvicinarsi.
-Vi ho preso della cioccolata calda
per scaldarvi. Nonostante la bella giornata, siamo pur sempre in febbraio-
sorrise loro
-La ringrazio, signor Saeba, è
stato veramente gentile- gli disse Sayuri prendendo il bicchiere di carta che
lui le porgeva –Bene, io devo andare ora. Ci sentiamo presto, Kaori-
-Certo. Ti chiamerò- rispose Kaori
Le due donne si abbracciarono
nuovamente e si salutarono. Ryo e Kaori rimasero di nuovo soli. Quest’ultima
seguì con lo sguardo la figura della sorella senza dire nulla e lui rispettò il
suo silenzio. Alla fine, si voltò verso di lui con un allegro sorriso sulle
labbra.
-Ho fame-
annunciò
Ryo le sorrise a sua volta.
-Vuoi venire a mangiare da me? Non
sono il miglior cuoco del mondo, ma neppure il peggiore-
-Ne sei sicuro?- lo prese in giro
lei –Puoi provarlo?-
-Nessuno di quelli per cui ho
cucinato è morto- ribatté lui compiaciuto
-Wow, è confortante-
-Allora, vieni?- Ryo le rivolse uno
di quei sorrisi seducenti che avevano il potere di
stenderla
-D’accordo- si ritrovò a rispondere
Kaori rapita dal suo sguardo
Nello stesso momento, in un
elegante edificio ricoperto di specchi nel quartiere di Harajuku, al settimo
piano, proprio sopra un istituto di bellezza, si trovava l’ufficio di un uomo.
Alto, fisico prestante, corti capelli castano scuro, a prima vista poteva
sembrare affascinante...Se non fosse stato per i suoi occhi. Verdi con striature
marroni, sembravano gli occhi di un serpente e possedevano la stessa freddezza e
mancanza di pietà verso il nemico. Quegli occhi si voltarono verso la porta,
quando qualcuno bussò.
-Avanti- disse
freddamente
Un altro uomo entrò nella stanza,
salutando rispettosamente.
-Mi avete fatto chiamare, signore?-
chiese con un certo timore
-Sì. Sapresti dirmi, Sozo, come è
stato possibile che qualcuno abbia scoperto il nostro magazzino al porto e che
successivamente si sia introdotto in questo palazzo per piazzare delle
microspie?-
-Cosa? Io non capisco come sia
successo, signore...Io...-
-Risparmiami i tuoi balbettii e le
tue inutili scuse!- lo interruppe seccamente l’altro –Grazie a persone molto più
competenti di te, ho già scoperto chi ha osato tanto. Si chiama Ryo Saeba, è un
investigatore privato, voglio che ora tu scopra tutto su di lui e sul perchè è
venuto a ficcare il naso nei miei affari. E quando dico tutto, intendo ogni
minimo particolare, persino come prende il caffé alla mattina e a che ora va a
letto alla sera, sono stato chiaro?-
-Chiarissimo, signore. Eseguirò gli
ordini alla lettera-
-Lo spero per te, se ci tieni alla
vita. Ora vattene-
L’altro si affrettò ad ubbidire e
ben presto l’uomo si ritrovò nuovamente solo. Fece ruotare su se stessa la sedia
su cui era seduto, voltandosi verso la grande finestra che si trovava alle sue
spalle. Fissò lo sguardo sulla grande palla di fuoco che si abbassava pian piano
verso l’orizzonte.
-Me la pagherai, Ryo Saeba. Nessuno
mi sfida in questo modo restandone impunito- sibilò
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11
Ryo si rivelò essere un ottimo
cuoco. Le cucinò dei ramen* buonissimi e Kaori non poté fare a meno di
complimentarsi con lui. Seduti uno di fronte all’altro al tavolo della cucina di
lui, si sentiva completamente a suo agio e rilassata, come se in realtà quegli
anni in cui erano stati separati non fossero mai esistiti.
-Dove hai imparato a cucinare così
bene? Otto anni fa non sapevi neanche friggere due uova!- lo prese in giro lei
-Molto divertente...- replicò lui
con un sorriso -Comunque ho imparato mentre ero negli Stati Uniti. Vivendo da
solo ho dovuto arrangiarmi...Inoltre, a Washington sono veramente pochi i
ristoranti giapponesi che sappiano fare dei ramen degni di nota!-
-Beh, la vita da scapolo ti ha
fatto proprio bene!-
Il volto di Ryo si oscurò
improvvisamente.
-Senti, Kaori, a proposito di otto
anni fa...- cominciò
-No, non dire niente, per favore-
lo interruppe Kaori –Lascia parlare me, prima. Io sapevo quanto lavorare
all’F.B.I fosse importante per te, non avevo il diritto di arrabbiarmi in quel
modo. È solo che...mi sono sentita così ferita...Pensare che saremmo stati a
centinaia di miglia di distanza, in due continenti diversi...mi sembrava di non
riuscire a respirare da quanto mi faceva soffrire anche solo l’idea-
A Ryo si strinse il cuore sentendo
quelle parole e la tristezza che si leggeva negli occhi di lei.
-No, Kaori. Sono io che devo
scusarmi con te, tu avevi tutto il diritto di reagire in quel modo- le disse
–Avrei dovuto parlarti subito dei
miei progetti, non quando ormai stavo per partire. Ma ogni volta che cercavo di
dirtelo mi mancava il coraggio. Anche per me lasciarti è stato doloroso, non sai
quanto. Molte volte mi è passato per la testa il pensiero di lasciar perdere
tutto e restare con te...Avrei anche voluto chiederti di venire con me...-
-Io ti avrei seguito ovunque- fece
Kaori
-Lo so. Ma non mi sembrava giusto
chiederti di rinunciare a tutto per me, di lasciare tuo fratello, i tuoi amici,
i tuoi sogni di diventare maestra...-
-Perché non mi hai detto tutto
questo allora?-
Ryo la guardò negli occhi senza
dire niente per qualche secondo, poi si passò una mano tra i capelli e
rispose:
-Non lo so...Probabilmente perchè
sono uno stupido. Forse pensavo che se tu mi avessi odiato la separazione ti
sarebbe stata più facile...-
-Hai ragione, sei davvero uno
stupido- Kaori si sporse in avanti per prendergli la mano con la sua –Io non ti
ho mai odiato...Non potrei mai. La mia rabbia e il mio rancore erano solo un
modo per combattere il dolore che mi dilaniava il cuore. Pensavo che tu non mi
amassi veramente, che il tuo lavoro fosse più importante di me...-
Ryo, che aveva posato lo sguardo
sulle loro mani intrecciate, nel sentire quelle parole lo alzò per incontrare
quello di lei.
-Niente è mai stato più importante
di te, Kaori. E niente lo sarà mai-
Il cuore di Kaori si fermò a quelle
parole. Per qualche istante nessuno dei due parlò, limitandosi a guardarsi negli
occhi. Fu lui a rompere il silenzio per primo:
-Kaori, c’è una domanda che ho
bisogno di porti...-
-Vuoi sapere perchè non porto più
l’anello di Mick?- lo precedette lei
-Sì- rispose Ryo guardandola con
intensità
-Devi sapere che io e Mick abbiamo
avuto una discussione la sera in cui ti ho chiamato per chiederti di
accompagnarmi all’incontro con Sayuri. Lui mi ha detto delle cose che mi hanno
fatto riflettere. Ho capito che mi stavo comportando in modo ingiusto e meschino
nei suoi confronti. Stavo mentendo a lui e a me stessa. Perchè non è di lui che
sono innamorata-
Il cuore di Ryo sembrò volergli
scoppiare nel petto sentendo quelle parole e leggendo le conferme che desiderava
in quegli occhi nocciola. Senza dire una parola, la prese per mano e la condusse
in soggiorno. Lei lo seguì senza esitare. Le lasciò la mano per avvicinarsi allo
stereo e Kaori sentì subito la mancanza di quel calore. Ma non durò a lungo. Un
secondo dopo, Ryo tornò da lei, mentre nella stanza riecheggiavano le dolci note
di una canzone.
Look
into my eyes, you will see What you mean to me Search your heart
search your soul And when you find me there you'll search no more
Kaori
gli sorrise sentendo quelle parole. Quella era la loro canzone. Quando, otto
anni prima, Kaori l’aveva scelta, sostenendo che una coppia non poteva non avere
una canzone, Ryo non era stato molto d’accordo, giudicandola troppo sdolcinata.
In realtà alla fine gli aveva fatto ammettere che era solamente geloso della sua
fissazione per Kevin Costner.
Don't
tell me it's not worth tryin' for You can't tell me it's not worth dyin' for
You know it's true Everything I do, I do it for you
Ryo la
prese tra le braccia e iniziò a muoversi dolcemente, facendole posare la testa
sulla sua spalla e aspirando il profumo dei suoi capelli. Era magnifico poterla
tenere nuovamente tra le braccia, sentirla stringersi a lui, i loro corpi
stretti l’uno all’altra...
Look
into my heart, you will find There's nothin' there to hide Take me as I
am, take my life I would give it all I would sacrifice
Finalmente
Kaori era di nuovo sua. Finalmente aveva capito che valeva la pena dargli
un’altra possibilità e lui di sicuro questa volta non l’avrebbe sprecata.
Kaori
si lasciò cullare dal suo abbraccio provando la sensazione di essere finalmente
tornata a casa. Era quello il suo posto, tra le braccia di Ryo, lì e da
nessun’altra parte si sentiva così bene. Quelle braccia forti e muscolose
sembravano proteggerle da tutto e da tutti, donandole un calore e una sicurezza
mai provate.
Don't
tell me it's not worth fightin' for I can't help it there's nothin' I want
more Ya know it's true Everything I do, I do it for you
Ryo le
alzò dolcemente il volto per incontrare lo sguardo di lei. Circondandole il
volto con le mani, si piegò su di lei e le mormorò:
-Ti
amo, Kaori-
-Anch’io
ti amo, Ryo- gli rispose lei senza esitare
Senza
indugiare oltre, Ryo annullò la breve distanza che ancora separava i loro volti
per unire le loro labbra in un bacio appassionato.
There's
no love like your love And no other could give more love There's nowhere
unless you're there All the time, all the way
Kaori
rispose al bacio con tutta se stessa, stringendosi a lui con esigenza. Le mani
di Ryo lasciarono il suo volto per scendere a sfiorarle leggermente il seno, per
raggiungere successivamente la sua vita, che circondarono per stringere Kaori
maggiormente a se.
Don't
tell me it's not worth tryin' for I can't help it there's nothin' I want
more I would fight for you - I'd lie for you Walk the wire for you
Ya I'd die for you Ya know it's true Everything I do, I do it for
you
Si separarono solamente quando
entrambi erano senza fiato. Si guardarono negli occhi, senza dire una parola.
Poi, leggendo nello sguardo di Kaori un desiderio pari al suo, Ryo la sollevò
tra le sue braccia e si diresse verso la sua camera da letto. La lasciò solo una
volta giunto al suo letto, dove ve la depose con delicatezza. Velocemente, si
tolse la camicia, restando a torso nudo, poi le scarpe e le calze. Kaori non
riuscì a distogliere lo sguardo da quel petto ampio e muscoloso. Era magnifico,
perfetto.
Sorridendole sensualmente, Ryo
iniziò a spogliarla. Per prima cosa gli stivali, per poi stendersi su di lei,
sovrastarla con il suo corpo e toglierle il maglioncino. Credette di morire alla
vista di quei due seni così sodi e perfetti coperti da un reggiseno di pizzo
rosa, da cui spuntava il piccolo tatuaggio che raffigurava un fiore di ciliegio.
Non poté fare a meno di sfiorarlo con le labbra, mentre le accarezzava i seni,
sentendo i capezzoli inturgidirsi sotto il suo tocco. Scese poi in una lenta
carezza verso lo stomaco, per raggiungere la cerniera della gonna e farla
scendere. Una volta tolto anche quell’indumento, fu la volta dei collant. Ora
Kaori era sotto di lui, vestita solo della sua biancheria...Meravigliosa. E sua.
Lei, sentendo di non riuscire più a
restare ferma, iniziò ad accarezzargli le spalle e il petto, per poi scendere
verso lo stomaco, sentendo i muscoli di lui contrarsi. Con gesti lenti, lo aiutò
a togliersi i pantaloni. Ben presto furono entrambi nudi. Ryo percorse il corpo
di Kaori con lente e sensuali carezze, sentendo il suo respiro farsi sempre più
affannoso. Assaporò con le labbra i suoi rosei capezzoli, mentre una mano si
avventurava verso il centro della sua femminilità. Con un gemito, Kaori chiuse
gli occhi e si aggrappò alle sue spalle, sentendo il piacere crescere a
dismisura sotto le sue carezze, che mano a mano diventavano sempre più
insistenti, finché, con un grido, esplose. A quel punto, la mano di Ryo salì di
nuovo per circondarle la vita, mentre la sua bocca cercava quella di lei in un
bacio esigente. L’altra mano andò a cercare quella di lei, intrecciando le loro
dita, mentre si posizionava tra le sue gambe. Quando Kaori lo sentì entrare
dentro di lei, credette di morire tanto era il piacere che la stava sommergendo.
Il suo corpo lo accettava come una parte smarrita di se tornata finalmente a
casa...E in un certo senso era così. Lui era il suo cuore, la sua anima, e
finalmente era tornato da lei. Ogni muscolo dentro di lei lo sentiva pulsante e
vivo, la riempiva. La completava. Assecondò i suoi movimenti, seguendo un ritmo
sempre più concitato, finché entrambi, nello stesso momento, raggiunsero l’apice
del piacere.
Ryo crollò su di lei, nascondendo
il volto nell’incavo del suo collo, mentre Kaori gli accarezzava i capelli. Dopo
un po’, però, per non schiacciarla, si voltò sulla schiena, portandola con se e
facendole posare la testa sul suo petto. Stringendola a se e coprendo entrambi
con la trapunta, le mormorò:
-Mi sei mancata da morire, Kaori-
-Anche tu mi sei mancato. Ti amo,
Ryo- gli rispose lei guardandolo negli occhi
-Anch’io ti amo- le sfiorò le
labbra con le sue –Ora dormi, piccola-
Ryo restò per un po’ a guardarla
dormire tra le sue braccia, godendosi quel senso di completezza e quella
felicità a lungo attesa, poi, finalmente, anche lui si lasciò andare tra le
braccia di morfeo.
*Ramen= spaghetti serviti in una
ricca zuppa di carne insaporita con miso, salsa di soia o sale e ricoperti di
verdura o fette di maiale arrosto.
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12
La mattina dopo, Kaori fu la prima
a svegliarsi. La prima cosa che vide aprendo gli occhi fu il profilo di Ryo,
addormentato accanto a lei, un braccio che le circondava possessivamente la
vita. Non poté fare a meno di sorridere a quella visione. Quando dormiva aveva
un’espressione così serena e pacifica che ricordava quella di un bambino. Lanciò
un’occhiata alla sveglia sul comodino: le 9.34. Poteva benissimo concedersi di
rimanere a poltrire a letto ancora un po’, in fondo era domenica mattina!
Ritornò a guardare il viso dell’uomo disteso accanto a lei. Non si sarebbe mai
stancata di ammirarlo, era davvero bello: i capelli neri scompigliati, con quel
ciuffo ribelle che gli accarezzava la fronte, gli zigomi scolpiti nel marmo, le
labbra carnose...Pensare che quello era il suo uomo la rendeva orgogliosa.
-Ti stai divertendo?- le chiese
all’improvviso Ryo senza aprire gli occhi
-Ma allora sei sveglio!- esclamò
Kaori
-Ha-ha. E tu cosa stavi guardando
di così interessante?- lui aprì gli occhi e si voltò verso di lei
-Te- rispose lei semplicemente
prima di sfiorargli le labbra con un bacio
-Lo so che sono meraviglioso, ma
insomma, un po’ di contegno, donna!-
Kaori gli diede un pugno sulla
spalla.
-Ma sentilo, il presuntuoso!-
-Come sarebbe a dire
“presuntuoso”?- mise il broncio Ryo
-Oh, povero il mio Ryuccio, ti sei
offeso?- lo derise lei
-Adesso ti insegno io a prendermi
in giro!- fece lui balzandole sopra e iniziando a farle il solletico
-No! Il solletico, no! Ti prego!-
rise Kaori
-Smetterò solo quando avrai ammesso
che sono un dio vivente!-
-Siamo modesti, eh?-
-Allora vuoi la guerra!- fece Ryo
ricominciando con ancora più entusiasmo
-No, no! Va bene, mi arrendo!- poi,
con voce roca e sensuale:-Sei un dio vivente, Ryo Saeba-
Il modo in cui lo pronunciò era
così sensuale che fece scorrere un brivido di desiderio lungo la schiena di lui,
che si chinò a prendere possesso della sua bocca in un bacio passionale. Ben
presto il divertimento divenne languore, e il languore eccitazione. Poco dopo i
loro corpi erano di nuovo uniti in una danza appassionata.
-Ryo?-
Kaori stava giocando con un ciuffo
dei neri capelli, la testa di lui che riposava sul suo petto.
-Mmh?- rispose lui impegnato a
tracciare piccoli cerchi con le dita sulla sua pancia
-Mi dispiace-
Lui rialzò la testa per poterla
guardare negli occhi.
-Per cosa?- chiese perplesso
-Per come ti ho trattato negli
ultimi giorni. Mi sono resa conto di aver sbagliato...Non solo con te, ma
soprattutto con Mick-
-Gli hai parlato?-
-Questa mattina- annuì Kaori
-E come l’ha presa?-
-Bene, nonostante tutto, è stato un
gentiluomo fino alla fine...Ma conosci Mick, quando qualcosa non va si tiene
tutto dentro- gli fece un leggero sorriso –In questo voi due vi assomigliate-
-In effetti era una delle cose che
ci legavano. Quando uno di noi era giù, l’altro lo capiva immediatamente e
proponeva un giro per i locali di Kabukicho-
-Sono stata davvero meschina nei
suoi confronti, ho sempre pensato solo ai miei sentimenti e mai ai suoi-
Ryo si spostò sulla schiena e la
prese tra le braccia.
-Non sentirti troppo in colpa,
Kaori. Tu eri confusa, non riuscivi a far chiarezze nei tuoi sentimenti...E in
parte la colpa è anche mia-
Sollevata, Kaori lo guardò e, con
fare scherzoso, disse:
-In effetti è tutta colpa tua!-
-Ehi, io ho detto in parte!-
replicò Ryo stando al gioco –Vuoi per caso ricominciare? Guarda che questa volta
il solletico sarà ancora più terribile!-
-No, no, come non detto- alzandosi,
tirò il lenzuolo dalla sua parte e se lo avvolse intorno al corpo
-Meglio se vado a fare una doccia-
aggiunse uscendo velocemente dalla stanza prima che lui potesse fermarla
Una volta chiusa la porta del
bagno, aprì l’acqua calda e si mise ad aspettare a braccia
incrociate.
-Uno...Due...- contò a voce alta
In quel momento, la porta si
spalancò e Ryo, senza niente addosso, fece la sua comparsa.
-E tre- finì di contare Kaori –Sei
così prevedibile, Ryo Saeba- gli disse poi divertita
-Ah sì?- replicò lui avvicinandosi
mentre un sorriso sensuale si formava sulle sue labbra –Adesso ti faccio vedere
io quante cose imprevedibili riesco a fare-
Detto questo, le strappò il
lenzuolo di dosso con un gesto deciso e la spinse sotto la doccia. Qualche
minuto dopo, Kaori dovette ammettere che quello che Ryo le stava facendo non se
lo sarebbe mai aspettato...Ma era una sorpresa per nulla sgradita.
La sveglia segnava le 12.24 quando
Kaori, vestita solo della camicia di Ryo, entrò in camera cercando di non fare
rumore, reggendo tra le mani un vassoio. Su di esso, facevano mostra di se un
piatto colmo di frittelle spruzzate di sciroppo al cioccolato – visto che a Ryo
non piaceva quello d’acero – e con sopra un cuore di panna montata. Il tutto
accompagnato da una buona tazza di caffé nero. Arrivata al letto, dove il suo
uomo ronfava beato, appoggiò il vassoio sul comodino e si apprestò a svegliarlo.
Ryo giaceva supino, il volto rivolto verso la finestra, le cui tende filtravano
i raggi del sole ormai alto. Kaori gli salì a cavalcioni sullo stomaco e iniziò
a mordicchiargli un orecchio. In risposta, ci fu un roco gemito di
soddisfazione, ma i suoi occhi non si aprirono e lui non si mosse. Le attenzioni
di Kaori si spostarono allora sul collo e sul petto, lasciando una scia di baci
e mordicchiandogli i capezzoli. I gemiti si intensificarono e due forti mani si
andarono a posare sul suo fondoschiena. Le labbra di Kaori si piegarono in un
sorriso.
-Guarda che so benissimo che le tua
mani non si stanno muovendo nel sonno- gli disse
-Mi stavo godendo questo nuovo tipo
di sveglia- replicò Ryo con un sorriso malizioso aprendo gli occhi
-Ti ho portato la colazione a
letto- con un cenno della testa gli indicò il vassoio posato sul comodino
-In questo momento la colazione non
è proprio il primo dei miei pensieri...- fece lui
-Già, posso sentire qual’è il primo
dei tuoi pensieri- sorrise lei avvertendo la sua eccitazione che le premeva
sull’interno coscia –Ma ti ho preparato le frittelle, il tuo piatto preferito-
-Le frittelle sono buone anche
fredde- rispose Ryo mentre già le sue mani risalivano verso i suoi seni al di
sotto della camicia
-Com’è che a questo gioco vinci
sempre tu?- gli occhi di Kaori si chiusero mentre il piacere le scorreva nella
vene
-Perché io baro- le disse lui prima
di toglierle le camicia per sostituire le mani con le sue labbra
Mentre la sua bocca continuava a
fare meraviglie sui suoi capezzoli, una mano di Ryo scese verso il centro della
sua femminilità, che trovò già caldo e umido. Ben presto, in preda all’estasi,
Kaori gridò il suo nome. Poi, sentendolo rigido contro la sua coscia, lo prese
tra le mani e iniziò ad accarezzarlo, regalandogli lo stesso piacere che lui
aveva donato a lei. Infine, ancora a cavalcioni sopra di lui, lo guidò dentro di
lei, sentendolo riempirla fino in profondità. Aggrappandosi alle sue spalle,
Kaori iniziò a muoversi dapprima lentamente, poi sempre più velocemente, mentre
Ryo la sosteneva per la vita e affondava il viso nel suo collo. Con un grido,
lei raggiunse l’apice del piacere e poco dopo, con un roco ruggito, il suo
amante la seguì nell’oblio.
Più tardi, mentre seduti sul letto
Ryo e Kaori si dividevano le frittelle divertendosi a imboccarsi a vicenda, il
telefono si mise a squillare. Con un borbottio di protesta, Ryo allungò un braccio verso l’apparecchio che si
trovava sul comodino.
-Pronto?...Oh, ciao, mamma...No,
certo che non me ne sono dimenticato...- rivolse a Kaori una smorfia che diceva
tutto il contrario –Ma ti dico di no, stavo giusto per uscire...Sì, d’accordo,
mi fermerò a comprarne...Aha...D’accordo, a dopo. Ciao, mamma-
Posò la cornetta e si voltò verso
di lei.
-Ti sei dimenticato che dovevi
andare a trovare i tuoi?- gli chiese Kaori con un sorriso
-Già...- sospirò Ryo –Per fortuna
che mia madre mi ha chiamato per chiedermi di comprare dei cioccolatini...A un
paio di isolati da qui c’è una pasticceria che lei adora. Mi sarei inventato una
scusa, ma da quando sono tornato in Giappone sono andato dai miei solo una
volta...-
-Non ti preoccupare, vai pure. Io
mi faccio una doccia e poi me ne torno a casa-
-Perché non vieni con me, invece?-
le propose Ryo –I miei saranno contenti di rivederti-
-Stai scherzando?- Kaori lo guardò
stupita –Ci siamo rimessi insieme da neanche 24 ore e già vuoi portarmi dai tuoi
genitori?-
-Beh, non sarebbe la prima volta,
no?- si chinò e le posò un dolce bacio sulla punta del naso –E poi io ti amo,
che importanza ha da quanto stiamo insieme?-
Kaori si sciolse a quelle parole e
gli sorrise felice.
-E va bene, vengo con te-
Quando la Porsche di Ryo si fermò
di fronte ai cancelli della villetta in stile occidentale situata nel quartiere
di Asakusa in cui vivevano i suoi genitori, Kaori ebbe l’impressione di essere
catapultata indietro di otto anni. Tutto era rimasto lo stesso: il prato
perfettamente curato, i cespugli di rose a cui la signora Saeba teneva molto, il
tavolino e le comode sedie poste sotto il portico...Tutto era come lo ricordava.
Mentre Ryo premeva il bottone del
telecomando per aprire il cancello automatico, Kaori non poté fare a meno di
provare un certo nervosismo, proprio come la prima volta che Ryo l’aveva portata
a conoscere i suoi.
-Non preoccuparti, saranno
felicissimi di sapere che stiamo di nuovo insieme- la rassicurò Ryo come se le
avesse letto nel pensiero –In questi anni mia madre non ha fatto altro che
ripetermi quanto fossi stato stupido a lasciar andare una così brava ragazza
come te-
-E aveva ragione!- lo prese in giro
Kaori
-Non ti ci mettere anche tu!-
esclamò lui fingendosi esasperato
Si voltò per recuperare la scatola
di cioccolatini acquistata durante il tragitto dallo stretto sedile posteriore e poi fece il giro per aprirle
la portiera dell’auto. Prendendola per mano, la condusse lungo il vialetto che
portava alla casa. I genitori di Ryo dovevano averli sentiti arrivare perchè
vennero ad accoglierli all’entrata. Se non fosse stata certa del contrario,
Kaori avrebbe detto che aspettavano anche lei, perchè non mostrarono alcuna
sorpresa vedendola arrivare al fianco di Ryo.
Hitomi e Reichiro Saeba non erano
cambiati molto in quegli otto anni. La madre di Ryo, nonostante qualche piccola
ruga intorno agli occhi che non faceva che rendere il suo viso più interessante,
era ancora la bellissima donna che lei ricordava. Lunghi capelli coloro ebano,
tenuti raccolti alla nuca, e occhi color della notte come quelli del figlio, non
c’erano dubbi sul fatto che lei e Ryo si assomigliavano come due gocce d’acqua.
D’altra parte, anche il padre non era da meno. Corti capelli ora brizzolati,
occhi color cioccolato e zigomi scolpiti, aveva lo stesso sorriso malizioso di
Ryo. Kaori era sempre andata molto d’accordo con i coniugi Saeba, erano delle
persone deliziose e l’avevano sempre trattata come una figlia. Dopo che Ryo era
partito per gli Stati Uniti, però, aveva troncato i rapporti anche con loro,
perchè sapeva che le avrebbero ricordato dolorosamente Ryo e tutto ciò che aveva
perso con la fine della loro storia.
Trascorsero un piacevole pomeriggio
bevendo the e gustando i cioccolatini che avevano portato, finché verso le sei
Kaori e Ryo decisero di congedarsi. Kaori si sentiva serena e rilassata come se
avesse passato un pomeriggio in famiglia e in un certo senso era così. I
genitori di Ryo l’avevano trattata con la stessa gentilezza e lo stesso affetto
di sempre, come se quegli otto anni non fossero mai trascorsi, e la lasciarono
con un invito a cena per la settimana successiva insieme a Ryo.
-Hai visto che sei sopravvissuta?-
le disse lui mentre tornavano all’auto
-Già. I tuoi sono delle persone
fantastiche- gli sorrise lei
-Che ne dici se andiamo fuori a
cena?- le propose poi fermandosi e prendendola tra le braccia –Ti lascio
scegliere dove-
-D’accordo- rispose Kaori
cingendogli il collo con le braccia, poi, guardandolo maliziosa:-Però il dessert
vieni a prenderlo da me...-
-Sarà un piacere- le sorrise
sensualmente Ryo prima di chinarsi a baciarla
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Capitolo 13
Dopo aver cenato in un delizioso
ristorantino italiano proposto da Kaori, lei e Ryo si incamminarono verso casa
mano nella mano, visto che l’appartamento di lei distava solo pochi isolati.
Nonostante il freddo invernale, era
una serata serena e una luminosa luna rischiarava il cielo. Pregustando la notte
che sarebbe venuta, i due camminavano senza fretta, guardando le vetrine e
chiacchierando. Arrivati davanti al palazzo di Kaori, però, trovarono una
sorpresa ad attenderli. Una figura
avvolta nell’oscurità era appoggiata al muro di fianco al portone. Subito Ryo di
pose davanti a Kaori, ma quando si avvicinò poté vedere che quella figura altri
non era che Mick. I vestiti in disordine, i capelli arruffati e gli occhi
lucidi, l’americano era visibilmente ubriaco.
-Ma bene!- biascicò questo con
sarcasmo –Avrei dovuto immaginare che, appena io avessi tolto il disturbo, ti
saresti subito buttata tra le braccia del tuo primo amore!-
-Mick, cosa ci fai qui?- gli chiese
Kaori
-Passavo di qui...- rispose lui
scrollando le spalle e sghignazzando
-Mick, sei ubriaco, faresti meglio
a tornartene a casa- intervenne in quel momento Ryo
Mick si volse verso di lui,
infuriato.
-Tu sta zitto, Saeba! Mi hai
rovinato la vita! Non potevi rimanertene in America?!-
Detto questo, si avventò contro di
lui cercando di colpirlo. Ryo lo schivò con facilità, ma doveva ammettere che
questo era dovuto al fatto che Mick era ubriaco. L’americano era una guardia del
corpo e perciò molto agile e forte. Inoltre avevano imparato le arti marziali
insieme e sapeva che, in condizioni normali, avrebbe avuto non poche difficoltà
a bloccarlo. Sbilanciato, il suo avversario cadde a terra. Kaori, preoccupata,
si chinò per aiutarlo ad alzarsi, ma lui la scostò in malo modo.
-Non mi serve il tuo aiuto!- le
gridò
-Ti prego, Mick, non fare così...-
tentò di placarlo lei
-E perchè non dovrei? Perchè tu
possa scopare in pace con il tuo amichetto senza sentirti in colpa?-
-Basta così, Mick!- fece Ryo
innervosito –Tornatene a casa!-
-Chi diavolo ti credi di essere per
darmi degli ordini?!-
Mick tentò di colpirlo di nuovo, ma
il risultato fu lo stesso che in precedenza. Solo che questa volta, ubriaco
com’era, non fu in grado di rialzarsi.
-Ryo, non possiamo lasciarlo
così...È meglio se lo portiamo in casa- disse Kaori
-D’accordo, ma tu stai lontana e
lascia fare a me, potrebbe aggredire anche te-
Ryo prese di peso Mick e lo
trascinò nell’appartamento di Kaori, stendendolo poi sul divano. Dopo avergli
tolto il cappotto e le scarpe, lo coprirono con una coperta.
-L’avevo immaginato un po’
diversamente questo finale di serata...- commentò alla fine Ryo con ironia
-Mi sento così in colpa nei suoi
confronti...- fece Kaori –È a causa mia che si è ridotto in questo stato...-
-Mick sta soffrendo, è vero, ma lo
supererà- Ryo le si avvicinò e la prese tra le braccia –Andiamo a dormire ora,
domani mattina sarà più lucido-
Kaori annuì e lo seguì in camera da
letto.
Durante la notte, Kaori non poté
fare a meno di alzarsi di tanto in tanto per andare a controllare che Mick
stesse bene. In fondo, era colpa sua se si era ridotto in quello stato. Se lei
fosse stata un po’ più sincera con se stessa tutto quello non sarebbe mai
successo.
Erano le 4.26 quando si svegliò
nuovamente e decise di dare un’occhiata in salotto. Tuttavia, questa volta,
quando si avvicinò a Mick per sistemargli meglio la coperta, questi aprì
stancamente gli occhi.
-Scusa, non volevo svegliarti-
mormorò Kaori
-Dovrei essere io a scusarmi con te
per il modo orribile in cui mi sono comportato stasera- replicò Mick con voce
stanca alzandosi a sedere
-Non devi, eri ubriaco e capisco
benissimo perchè- lei abbassò gli occhi –Non so dirti quanto mi dispiace per
come mi sono comportata con te, Mick. Sono stata così egoista! E adesso tu stai
soffrendo...-
-Non sentirti in colpa, Kaori, non
ne hai motivo- le alzò dolcemente il viso per guardarla negli occhi -Non devi
giustificarti, l’amore è una cosa che non si può controllare-
Kaori, con le lacrime agli occhi,
gli sorrise con riconoscenza.
-In ogni caso, sappi che io ti ho
voluto molto bene, Mick, e te ne vorrò sempre-
-Lo stesso vale per me- rispose lui
–Scusami anche con Ryo-
Ryo, che aveva ascoltato tutta la
conversazione appoggiato alla parete accanto alla porta della camera da letto,
sorrise leggermente e tornò a letto, contento che tra Kaori e Mick le cose si
fossero sistemate.
-Ora sarà meglio che vada- disse
Mick alzandosi dal divano
-Ma è tardi, non vuoi restare fino
a domattina?- gli chiese Kaori
-No, preferisco tornare a casa, ho
già creato abbastanza problemi. Ci vediamo, Kaori, sii felice-
E dopo averle dato un lieve bacio
sulla guancia, aprì la porta e se ne andò. Kaori tornò a letto e si infilò sotto
le coperte. Ryo faceva finta di dormire per non farle capire che aveva ascoltato
tutta la conversazione. Sentì che lei si avvicinava a lui e gli si accoccolava
contro.
-Mick si scusa anche con te-
mormorò poi
Ryo sorrise nell’oscurità. Era
inutile fingere con lei, aveva capito tutto. Senza dire nulla, la circondò con
le proprie braccia e la strinse a se.
-Buonanotte, Kaori- le disse
sfiorandole la fronte con un bacio
-Buonanotte, Ryo- rispose lei con
un sorriso
Qualche notte dopo, il molo 82 del
porto di Tokyo era illuminato da una moltitudine di luci intermittenti blu e
rosse. Gli agenti della polizia metropolitana stavano scortando fuori da una
grande nave da carico una ventina di uomini ammanettati seguiti da una decina di
ragazze sotto shock, il tutto sotto l’attento sguardo del commissario Nogami.
Quando tutti i malviventi furono caricati sui due furgoni che li avrebbero
condotti al carcere di Tokyo, si voltò e si avvicinò a Ryo, che si stava facendo
medicare una lieve ferita al braccio.
-Tutto bene?- gli chiese
-Sì, è solo una ferita
superficiale, non preoccuparti- le rispose Ryo ringraziando con un cenno del
capo l’infermiere che si era occupato di lui
-Come lo spiegherai a Kaori?-
-Le ho detto che ho ricominciato a
lavorare qui a Tokyo con un amico, perciò non le dovrò dare molte spiegazioni-
-Perché invece non le dici la
verità? Ormai il caso è praticamente chiuso, con gli arresti di stasera abbiamo
smantellato praticamente tutta l’organizzazione...-
-Già, ma ancora non abbiamo preso
chi sta in cima a tutto questo!- la interruppe Ryo con rabbia –Inoltre, meno
cose sa Kaori di questa storia meglio è-
-Va bene, come vuoi tu- Saeko
scrollò le spalle con rassegnazione –Ora vai a casa e riposati, mi raccomando-
-Ok, mamma- la prese in giro lui
-Ehi, guarda che potrei anche farti
arrestare!-
-Stai scherzando? Un uomo
affascinante come me in prigione?! Sarebbe una tragedia!-
-A parte gli scherzi, ti ringrazio
per quello che hai fatto, Ryo. Anche da parte di Hideyuki-
-Non è ancora finita- rispose Ryo
tornando serio –Non lo sarà finché anche il bastardo che ha organizzato tutto
questo non sarà dietro le sbarre-
-Ecco quello che mi aveva chiesto,
signore- Sozo posò un fascicolo sulla scrivania
L’uomo che vi era seduto lo aprì,
trovandosi davanti la foto di Ryo Saeba, l’uomo che nel giro di poche settimane
era stato in grado di smantellare buona parte della sua organizzazione. Ma quel
Saeba non aveva neanche la più pallida idea di quanto fosse estesa la sua
organizzazione. Vantava sedi in tutto il Giappone, ma, grazie alla sua
intelligenza e furbizia, era riuscito a fare in modo che la polizia non
allargasse le indagini all’infuori di Tokyo. Per lui non ci sarebbe voluto molto
tempo per riorganizzare un’altra sede in città una volta che le acque si fossero
calmate. Lesse tutte le informazioni che lo riguardavano, memorizzandole, finché
arrivò all’ultima pagina. Qui si trovò davanti una seconda fotografia che
ritraeva Saeba di fianco ad una rossa mozzafiato.
-E questa chi è?- chiese
-Riteniamo che sia la sua donna-
rispose Sozo –Non l’abbiamo mai visto con nessun’altra oltre a lei-
-Devo dire che il nostro amico ha
davvero buon gusto- un sorriso sadico si disegnò sul suo volto –Molto bene, ed
ecco trovato il punto debole di Saeba...-
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14
Una settimana dopo, Kaori si
trovava nel suo appartamento, da sola, poiché Ryo aveva detto di dover cercare
delle informazioni tra le sue conoscenze del quartiere. Vestita di una comoda e
calda tuta, si avvicinò alla porta-finestra che dava sul balcone e si mise ad
osservare la neve che da qualche ora aveva cominciato a cadere sulla città.
Ripensò all’ultima settimana e al suo rapporto con Ryo...Le cose tra loro
andavano a gonfie vele, lei non si era mai sentita così felice come in quel
periodo, tuttavia sentiva che c’era qualcosa che lui le nascondeva. Cercava di
parlare il meno possibile del suo lavoro, a volte usciva a qualsiasi ora del
giorno e della notte...Per non parlare del modo in cui si era ferito al
braccio...Kaori sapeva che il mestiere dell’investigatore privato non era come
tutti gli altri, tuttavia aveva la netta impressione che ci fosse qualcosa che
Ryo le nascondeva.
Scuotendo la testa, decise di
mettere da parte questi pensieri. In fondo, la loro relazione procedeva a
meraviglia e Ryo non mancava di dirle e di dimostrarle quanto teneva a lei,
perciò, se anche c’era qualcosa che non le diceva, era sicura che lui avesse le
sue buone ragioni e che prima o poi sicuramente gliene avrebbe parlato. Magari
stava lavorando a un caso particolarmente difficile o delicato, tutto
qui...
In quel momento, il telefono si
mise a squillare e Kaori seppe istintivamente che si trattava di Ryo.
-Ciao- salutò allegra
-Ciao, piccola- ricambiò Ryo con la
sua voce roca –Ma come sapevi che ero io?-
-Non lo so, me lo sentivo. E poi
solo tu chiami a quest’ora...-
-È andata bene la giornata? Mi
dispiace di non essere lì con te-
-Sì, tutto bene. Anche a me
dispiace che non sei qui...Mi manchi-
-Anche tu mi manchi, piccola. Però
ti prometto che domani ti porto fuori a pranzo, lavori solo mezza giornata, no?-
-Sì, è vero. Allora mi passi a
prendere a scuola?-
-Certo. Ora devo andare, ci vediamo
domani. Buonanotte, Kaori, e sognami, mi raccomando-
Kaori fremette sentendo il tono
basso e sensuale con cui aveva pronunciato le ultime parole.
-Dormirò con la felpa che hai
lasciato a casa mia. Buonanotte, amore-
Ryo chiuse lo sportello del suo
cellulare con l’immagine di Kaori vestita solo della sua felpa davanti agli
occhi. Accidenti, se non avesse avuto estremo bisogno di quelle informazioni si
sarebbe precipitato a casa sua in men che non si dica! Con un sospiro di
rassegnazione, si avviò verso il quartiere di Kabukicho, mentre sopra di lui la
neve continuava a cadere dal nero cielo notturno.
La mattina dopo, Kaori decise di
andare a fare colazione da Miki al Cat’s Eye. Il cielo quel giorno era grigio e
denso di nubi che promettevano una nuova nevicata, perciò uscendo prese anche
l’ombrello. Visto il freddo e il brutto tempo, decise di prendere il tram,
nonostante il locale dei suoi amici non fosse molto distante dal suo
appartamento.
-Buongiorno, Miki!- esclamò allegra
entrano nel bar
-Buongiorno anche a te, Kaori-
La giovane barista sorrise vedendo
l’amica. Vestita di un paio di jeans neri e di una giacca rossa sopra un
maglioncino nero a collo alto, era raggiante, sprizzava felicità da tutti i
pori.
-Sei venuta a fare colazione?-
-Esatto. Con un tempo come questo
ho proprio bisogno di energia!-
-Che ne dici di una bella colazione
all’italiana? Cappuccino e brioche al cioccolato?-
-Mmh...Io adoro le brioche al
cioccolato!- esclamò Kaori
-Te ne porto due allora!- rise Miki
Mentre Kaori faceva colazione, lei
e Miki chiacchierarono del più e del meno, finché la barista come al solito fece
cadere il discorso sul tema “Ryo”.
-Allora come vanno le cose? Vi
siete fatti vedere poco in queste ultime due settimane...- chiese Miki con tono
malizioso
Kaori arrossì.
-A meraviglia- rispose con aria
sognante –Non sono mai stata così felice-
-E si vede. E dimmi, a quando il
grande passo?-
-Quale grande passo?-
-Come quale? Ma il matrimonio, no?-
Kaori per poco non si strozzò con
il cappuccino che stava sorseggiando.
-Stai scherzando? Stiamo insieme da
così poco!-
-E questo cosa centra? Anche io e
Umibozu stavamo insieme da poco quando ci siamo sposati, ma quando ci si ama
cosa importa il resto?-
-Sì, hai ragione, ma...-
-Non dirmi che non ci hai pensato?-
le chiese Miki con un sorriso sornione
-Beh, certo...Però lui sta pensando
di aprire un’agenzia investigativa qui a Tokyo...E poi...-
-E poi?-
-E poi...- Kaori non sapeva più che
dire –E poi Ryo non me l’ha chiesto, ecco!-
-D’accordo, d’accordo. Cambiamo
argomento: hai più visto Mick?-
-Non più da quella sera in cui l’ho
trovato ubriaco sotto casa mia. Credo abbia bisogno di tempo... Umibozu che
dice? Come sta?-
-Si è preso un po’ di giorni di
ferie e ora che è tornato sembra un po’ più sereno...-
-Sono contenta. Beh, ora è meglio
che vada o arriverò in ritardo a scuola- Kaori si alzò e pagò la sua
consumazione –Grazie per la colazione, era squisita!-
-Quando vuoi. Buona giornata- la
salutò Miki
Kaori uscì dal Cat’s Eye e si
incamminò verso l’asilo. Non incontrò nessuno lungo il cammino, probabilmente
quella mattina, visto il cielo poco promettente, avevano deciso di andare al
lavoro in macchina o usando i mezzi pubblici. Come se le avesse letto nel
pensiero, proprio in quel momento iniziò a nevicare e lei dovette aprire
l’ombrello. Affrettò il passo ed era ormai quasi a destinazione, quando, con uno
stridio di freni, un furgone nero si fermò accanto a lei. Prima che avesse il
tempo di capire quello che stava succedendo, due uomini ne scesero,
l’afferrarono e la trascinarono all’interno. Prima che potesse anche solo
tentare di gridare, le premettero un panno sul viso e Kaori sentì le forze
venirle meno. Pochi secondi dopo, sentì che il buio l’avvolgeva...Sul
marciapiede, unica traccia di ciò che era successo, rimase il suo ombrello
ancora aperto.
Ryo era soddisfatto di se stesso.
Dopo molte settimane di lavoro, finalmente era riuscito a scoprire il nome del
capo dell’organizzazione a cui stava dando la caccia. Grazie all’aiuto di Saeko,
era riuscito a interrogare gli uomini che avevano arrestato qualche sera prima
al porto e, con modi per così dire persuasivi, era riuscito a farsi dire quel
nome: Reiji Sena. Era stato così convincente che gli avevano anche detto dove
poteva trovarlo...Un luccichio gli attraversò gli occhi: quel bastardo aveva i
giorni contati.
Era quasi mezzogiorno ormai quando
uscì dal carcere di Tokyo, perciò salì sulla sua Porsche e si diresse verso
l’asilo in cui lavorava Kaori. Come al solito, qualche fiocco di neve bastava a
far congestionare il traffico della città più popolata del mondo, perciò il
tragitto non fu dei più brevi. Quando finalmente entrò nel parcheggio
dell’asilo, vide che i bambini avevano già iniziato ad uscire. Essendo venerdì,
l’asilo restava aperto solo mezza giornata. Ryo fermò l’auto e si mise in attesa
di Kaori, sicuro che non avrebbe tardato molto ad arrivare. Tuttavia, ben presto
il parcheggiò si svuotò, anche l’ultima mamma se ne andò, ma di lei ancora
nessuna traccia. Dopo circa mezz’ora, decise di andare a vedere che fine avesse
fatto e si avviò verso l’edificio. Entrato, vide uno degli addetti alle pulizie
già al lavoro. Gli chiese dove avrebbe potuto trovare Kaori, ma questo, non
sapendo aiutarlo, lo diresse verso la sala delle maestre. Ve n’erano ancora un
paio che si stavano preparando per tornare a casa e Ryo fu sorpreso di
constatare che Kaori non era nemmeno lì. Sentiva una strana sensazione...Una
sensazione per nulla gradevole, che però non sapeva
spiegarsi...
-Mi scusi...- chiese ad una delle
due –Dove posso trovare Kaori Makimura?-
-Kaori? Oggi non è venuta al
lavoro- gli rispose questa
-Lei è il suo ragazzo?- chiese
l’altra curiosa
-Sì, sono io. Sapete come mai non è
venuta?- Strano, ieri sera la telefono
non sembrava stesse male...
-No ed è strano. Non ha nemmeno
chiamato per avvertire che sarebbe stata assente e non è da lei-
-Vi ringrazio molto-
Ryo uscì dall’edificio il più in
fretta possibile, il suo istinto urlandogli che qualcosa non andava. Andò a casa
sua ed entrò nel suo appartamento con la chiave che lei gli aveva dato, ma di
Kaori nessuna traccia. Tutto era in perfetto ordine, il letto era rifatto e la
segreteria telefonica inserita. Sempre più preoccupato, si recò al Cat’s Eye.
-Miki, hai visto Kaori per caso?-
chiese entrando nel locale senza nemmeno salutare
-Stamattina è venuta a fare
colazione e poi è andata al lavoro, perchè?- gli chiese lei sorpresa
-Non ti ha detto se per caso si
sentiva poco bene o altro?-
-No, anzi, era in forma smagliante.
Ma perchè tutte queste domande?-
-Sono andato a prenderla al lavoro,
ma mi hanno detto che stamattina non si è vista e non ha nemmeno telefonato e
non è neanche a casa sua-
A quel punto, anche il viso di Miki
mostrò segni di preoccupazione.
-Vuoi dire che...-
-Kaori è scomparsa- terminò Ryo per
lei
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15
Kaori si risvegliò dopo quelle che
dovevano essere delle ore a giudicare dal sole al tramonto. Alzandosi a sedere e
cercando di far chiarezza nella sua mente annebbiata, si accorse di essere
distesa su un letto e di non avere più i suoi vestiti, ad eccezione fatta per la
sua biancheria intima nera. Si guardò intorno. A parte la tenue luce che entrava
da una porta-finestra, la stanza era immersa nell’ombra. Da quel poco che
riusciva a vedere, si trovava in una camera da letto, molto grande e arredata
con gusto e ricercatezza.
-Ben svegliata, Kaori- disse
all’improvviso una voce proveniente da un angolo oscuro della stanza
Kaori sussultò, sorpresa. In quel
momento, la luce di una lampada si accede, rivelando la figura di un uomo seduto
su una poltrona nell’angolo a destra di fronte al letto.
-Chi è lei?- gli chiese lei
coprendosi quanto più poteva con il lenzuolo –E cosa ci faccio io qui?-
-Mi presento, il mio nome è Reiji
Sena. Per quanto riguarda il motivo per cui sei qui è semplice: mi servi per
attirare Ryo Saeba-
-Ryo? E che cosa volete da lui?-
Reiji si alzò e si avvicinò al
bordo del letto.
-Vuoi dire che il tuo amichetto non
ti ha parlato di me?- le prese il mento con una mano e lo alzò per incontrare i
suoi occhi –Dell’uomo che ha fatto uccidere tuo fratello?-
Gli occhi di Kaori si spalancarono
a quella rivelazione e il suo cuore fu attraversato da una fitta di dolore. No...Non può essere
vero...
-Lei sta mentendo- disse con voce
rotta –Mio fratello è morto in un incidente stradale-
Fu interrotta dalla risata
sarcastica di Reiji.
-Certo, questo è quello che tutti
hanno voluto farti credere. A quanto pare il tuo Saeba ti ha nascosto un bel po’
di cose, eh? Ma non preoccuparti, ci penserò io a consolarti a dovere...- fece
lui con uno sguardo lussurioso
Kaori gli allontanò in malo modo la
mano che le teneva il mento.
-Non osi toccarmi!-
-È inutile che ti scaldi tanto,
tesoro, perchè dovrai restare qui per un bel po’-
Detto questo, uscì dalla stanza
lasciando Kaori sola e spaventata.
L’ora di chiusura era passata ormai
da un pezzo e il Cat’s Eye era pressoché deserto...Ad eccezione di un uomo
seduto al bancone, le mani unite di fronte alla bocca, lo sguardo fisso di
fronte a se. Ma davanti a se non vedeva la lunga fila di bicchieri appoggiati ad
una mensola o la macchina per il caffé. Tutto ciò che vedeva erano due occhi splendidi occhi
nocciola e un luminoso sorriso.
Erano passate ore dalla scomparsa
di Kaori e Ryo, dopo aver setacciato la città e aver interrogato ogni singolo
informatore, si era recato al Cat’s Eye per chiedere aiuto ad Umibozu. Sapeva
che prima di diventare una guardia del corpo era stato nell’esercito e la sua
esperienza gli sarebbe potuta tornare molto utile. Aveva pensato di chiedere
l’aiuto anche di Mick, ma poi aveva scartato l’idea. Umibozu gli aveva detto che
l’americano era ancora molto provato dalla rottura con Kaori, perciò non gli
sembrava il caso di coinvolgerlo e di rischiare la sua vita.
L’unica cosa che rimaneva da fare
era aspettare la chiamata di quel Sena. Sapeva che avrebbe chiamato. Era Ryo
quello che voleva, Kaori era solo un’esca. Ma quello non lo preoccupava
minimamente. La sua vita non era nulla in confronto a quella della donna che
amava. Sperava solo che quel bastardo non l’avesse toccata nemmeno con un dito,
altrimenti lo avrebbe fatto a pezzi senza alcuna pietà.
Inoltre, con ogni probabilità,
Kaori in quel momento era già al corrente della verità su Makimura. E
sicuramente lo stava odiando per averle nascosto la verità. Ryo si passò
stancamente una mano tra i capelli. Questa volta probabilmente l’aveva persa per
sempre...
In quel momento, il suo cellulare
iniziò a suonare. Quando vide che sul display compariva un numero sconosciuto,
seppe istintivamente che si trattava di Sena.
-Sì?-
-Ryo Saeba, immagino- disse una
voce maschile
-Reiji Sena, immagino- gli fece
ironicamente il verso Ryo
-Bene, vedo che non c’è bisogno di
presentazioni...-
-Dov’è Kaori?-
-Sta bene, non preoccuparti. Ma sta
a te decidere per quanto ancora-
-Fammi indovinare, vuoi che venga
da te, vero?-
-Perspicace...Perchè non vieni a
trovarmi alla mia villa? Immagino tu sappia già dove si trova...-
-Sì, lo so- tagliò corto Ryo
-Le cose che ho sentito dire su di
te non erano fantasia, allora. Ti aspetto fra due ore-
-Se quando arrivo hai toccato Kaori
anche solo con un dito ti ammazzo senza pietà, mi hai capito?-
-Non vedo l’ora che tu ci provi-
rispose Reiji prima di attaccare
Ryo chiuse il cellulare con un
gesto secco. In quel momento, la porta che dava sul retro del bar si aprì e
Umibozu fece la sua comparsa.
-Era lui, vero?- chiese a Ryo
-Sì-
-Allora vieni con me. Avremo
bisogno di rifornimenti-
Umibozu lo condusse nel
sotterraneo, dove teneva la sua armeria. Ryo estrasse la sua Magnum 357 Colt
Python e la caricò, prendendo poi con se un gran numero di munizioni e un
pugnale.
-Tutto qui?- gli chiese Umibozu
-Lui invece aveva preso un piccolo
arsenale: fucili, pistole, un bazooka...
-Preferisco restare leggero- gli
rispose Ryo ironico
Quando furono entrambi pronti,
caricarono tutto sulla Jeep di Umibozu e partirono alla volta della villa di
Reiji Sena.
Kaori non aveva smesso un momento
di pensare a quello che le aveva detto Reiji. Hideyuki... Assassinato...E Ryo
sapeva tutto. Sentì le lacrime premere sui suoi occhi per uscire, ma fece di
tutto per ricacciarle indietro. Finché non avesse parlato con Ryo, non avrebbe
creduto ad una sola parola. Tuttavia, aveva l’impressione che Reiji non le
avesse mentito...Il fatto che suo fratello fosse stato ucciso perchè stava
indagando su quell’organizzazione spiegava perchè Ryo si comportava in modo così
strano quando si toccava quell’argomento. Eppure, non poteva credere che lui le
avesse nascosto una cosa del genere...
Con un sospiro, appoggiò la fronte
al vetro della porta-finestra. Aveva cercato un modo per uscire di lì, ma era
impossibile. La porta era ovviamente chiusa a chiave e sicuramente c’era una
guardia fuori, la porta-finestra che dava sul balcone era aperta, ma si trovava
al secondo piano e il cortile, illuminato da alcuni fari, era pieno di guardie
armate. Senza contare che Kaori era vestita solo della sua biancheria e di una
corta vestaglia in stile kimono rossa con disegni neri, l’unico indumento che
aveva trovato in quella camera. I suoi vestiti sembravano misteriosamente
spariti. Maledizione, voglio andarmene di
qui!
Aveva appena formulato quel
pensiero, quando la porta di aprì e Reiji Sena fece il suo ingresso.
-Buonasera,
Kaori-
-Quanto tempo dovrò restare qui? E,
soprattutto, dove sono i miei vestiti?- replicò Kaori dura cercando di non
fargli capire il timore che quell’uomo le incuteva
-Oh, ma quante domande!- fece Reiji
ironico –La durata della tua permanenza dipende da Saeba. E per quanto riguarda
i tuoi vestiti...Non credo che ne avrai bisogno- concluse con sguardo voglioso
L’uomo cominciò ad avvicinarsi e
Kaori sentì un brivido di paura attraversarle la schiena. Non vorrà... Indietreggiò fino a
ritrovarsi con la schiena contro la parete nell’angolo tra la porta-finestra e
il letto.
-Cosa vuoi? Non avvicinarti!- gli
intimò
Reiji non si fermò.
-È inutile che fai tanto la
preziosa. Adesso tu mi appartieni, sei una mia proprietà, farò di te ciò che
voglio finché ne avrò voglia- disse prendendole il viso con una mano e
avvicinandolo al suo
-Non osare toccarmi!- Kaori scostò
la mano di lui con un gesto brusco
Per tutta risposta, Reiji le
afferrò i polsi e glieli bloccò contro il muro, sopra la testa. Poi, la baciò
con violenza. Kaori tentò di sottrarsi con tutte le sue forze alla sua presa, ma
inutilmente. Nonostante lei, grazie alla kick-boxing, non fosse affatto debole,
Reiji restava un avversario fuori della sua portata. Tentò con un calcio
all’inguine, ma lui agilmente riuscì a bloccarlo. L’ira deformò i tratti del suo
viso prima che la colpisse con un forte schiaffo. Sempre tenendola per i polsi,
la spinse sul letto e la sovrastò con il suo corpo.
-Hai due possibilità, Kaori: puoi
rendere la tua permanenza qui gradevole o sgradevole...- le soffiò vicino al
viso –Per te, ovviamente, perchè io mi divertirò in ogni caso. Se continui a
ribellarti, io diventerò molto crudele, ti avverto-
-Se credi che io ti lasci mettermi
le mani addosso senza fare nulla, ti sbagli di grosso- rispose Kaori con sguardo
di sfida
-L’hai voluto tu-
Tenendole ferme le braccia con una
mano, le aprì la vestaglia con un gesto secco, iniziando ad accarezzarla senza
alcuna delicatezza, mentre affondava il viso nel suo collo e lo percorreva con
le labbra.
-Smettila! Lasciami!- gridò lei
dimenandosi
Per quanto prima avesse cercato di
fare la dura, dentro stava morendo di paura. Stava vivendo un incubo da cui
sapeva non c’era risveglio.
-No...smettila...-
Le lacrime che finora aveva
disperatamente tentato di frenare cominciarono a scendere dai suoi occhi.
-Te l’ho già detto, Kaori, tu ora
mi appartieni e, finché non mi sarò stancato, farò di te ciò che voglio-
Detto ciò, le prese nuovamente le
labbra.
In quel momento, bussarono alla
porta e Reiji si staccò da lei, imprecando.
-Cosa c’è?- chiese seccato
La porta si aprì e una guardia fece
un passo nella stanza.
-Mi dispiace disturbarla, signore,
ma Saeba è qui- disse questo
Kaori chiuse gli occhi con un
sospiro di sollievo. Ryo era lì. Era venuto a salvarla.
-Maledizione, è arrivato prima del
previsto!- abbassò lo sguardo su Kaori –Non importa, continueremo dopo, tesoro-
-Io non ci conterei, se fossi in
te- replicò lei ritrovando il suo coraggio
Ora che sapeva che Ryo era
arrivato, che era venuto lì per lei, sentiva che tutto sarebbe andato bene.
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
Capitolo 16
Ryo si era fatto lasciare da
Umibozu a qualche centinaio di metri dalla villa, in modo che le guardie di Sena
pensassero che fosse venuto solo. Si presentò al cancello tranquillo come se
fosse venuto per una visita di cortesia. Nel giro di pochi minuti, si ritrovò al
centro del giardino, circondato da una ventina di uomini che lo tenevano sotto
tiro con i loro fucili. Un sorrisetto di scherno gli piegò le labbra. Sena è uno che ama fare le cose in grande
vedo...Ryo sapeva che quelle guardie non erano le uniche e che all’interno
della casa ve ne erano altre, probabilmente anche loro con un fucile puntato su
di lui.
Inoltre, doveva ammettere che il
suo avversario non era uno sprovveduto in fatto di sicurezza. Il giardino che
circondava la casa era molto grande, gli unici ornamenti erano alcune aiuole e
qualche fontana, nessun albero o cespuglio che potesse essere usato come
nascondiglio, e illuminato da potenti fari. E, per finire, tutta la proprietà
era circondata da un alto muro di cinta, controllato da una serie di telecamere.
Tuttavia, tutta quell’attenzione
per i dettagli si rivelava molto utile anche per Ryo. La mancanza di nascondigli
possibili gli permetteva di tenere d’occhio tutte le guardie presenti in
giardino, senza doversi preoccupare di eventuali altre nascoste in giro. L’unica
cosa a cui doveva prestare attenzione erano quelle che poteva percepire dietro
alle finestre della casa, ma che non poteva vedere.
In quel momento la porta d’ingresso
si aprì e Reiji Sena fece la sua comparsa. Dietro di lui, due uomini
trascinavano Kaori per le braccia. Vestita unicamente di una corta vestaglia,
stropicciata e leggermente strappata, tremava per il freddo e per la paura.
Quello, unito al rossore che andava formandosi sulla guancia sinistra di Kaori,
gli fecero montare in corpo una furia cieca. Hai i minuti contati, bastardo!
-Ryo...-
Quando lo vide, gli occhi di Kaori
si riempirono di lacrime di sollievo.
-Stai bene?- le chiese lui –Non ti
ha...-
-No- lo rassicurò lei –Sto
bene-
Dio ti ringrazio...Ryo sospirò di sollievo, poi spostò
la sua attenzione verso Reiji Sena.
-Benvenuto, Saeba- lo salutò questo
ironico –Sei in anticipo...Io e la tua bella ci stavamo divertendo così tanto
insieme...-
-Pagherai caro il fatto di averla
anche solo sfiorata, Sena. Ti ammazzerò come un cane- sibilò Ryo con rabbia
Kaori non gli aveva mai visto uno
sguardo come quello che aveva in quel momento. Rabbia. Desiderio di vendetta.
Morte. I suoi occhi esprimevano tutto questo e molto di più. Erano freddi come
il ghiaccio e promettevano un’assoluta mancanza di pietà per tutti coloro che
avessero avuto la sfrontatezza di mettersi sulla sua strada.
-Sicuro di te anche di fronte alla
morte...Ammirevole, devo ammetterlo- rispose Reiji –Anche il tuo amico lo
era...Ma questo non mi ha impedito di ammazzarlo-
Kaori sussultò a quelle parole,
mentre Ryo strinse i pugni cercando di non perdere il controllo. La vita di
Kaori dipendeva da lui, non poteva permettersi il minimo passo falso.
-Per non parlare dei patetici
tentativi che tu e la tua amica poliziotta avete fatto finora per cercare di
smantellare la mia organizzazione...- continuò l’altro –I miei affari non si
limitano solo a Tokyo, miei cari. Una volta che ti avrò tolto di mezzo, non ci
vorrà niente a porre rimedio ai danni che avete fatto-
-Avevo il sospetto che Tokyo non
fosse il tuo unico spazio di lavoro, ma non c’è problema. Una volta eliminato il
capo, l’organizzazione cadrà come un castello di carte- rispose Ryo sicuro di se
-Voglio proprio vedere come ci
riuscirai...-
Per tutta risposta, Ryo gli rivolse
un sorriso strafottente.
In quel momento, si sentì
un’esplosione provenire dal cancello di entrata. Dal fumo emerse poi la sagoma
di una jeep, guidata un’imponente figura. Umobozu, una mano sul volante e
un’altra che impugnava un mitra, iniziò a sparare a raffica sugli uomini di
Reiji. Ryo, dal canto suo, estrasse la sua Python e si occupò degli uomini che
tenevano prigioniera Kaori, poi la raggiunse, la prese per mano e la trascinò al
riparo dietro un furgone parcheggiato lì vicino. Messe al tappeto le guardie che
si trovavano nei dintorni, ricaricò la pistola e si voltò verso Kaori.
-Stai bene?- le chiese per la
seconda volta
-Sì- annuì lei –E se mi
abbracciassi mi sentirei ancora meglio-
Lui non se lo fece ripetere due
volte. La strinse e affondò il viso nei suoi capelli, aspirandone il profumo e
ringraziando il cielo che lei fosse di nuovo lì tra le sue braccia. Accortosi
che Kaori era gelata e tremava dal freddo, si tolse il giubbotto e glielo mise
sulle spalle.
-Tieni questo. Non è molto, ma
meglio di niente, cerca di resistere finché non ti porterò via di qui, ok?-
-Grazie- gli rispose Kaori
infilando le braccia nelle maniche del giubbotto
L’indumento era caldo del corpo di
Ryo e profumava di lui. Le gambe erano ancora scoperte, ma almeno la parte
superiore era protetta dal freddo invernale.
Ryo iniziò a sparare per aiutare
Umibozu e ben presto nel giardino regnava nuovamente il silenzio. Reiji si era
rifugiato all’interno della casa assieme al resto degli uomini.
-Tutto ok?- chiese Umibozu
raggiungendo Ryo e Kaori
-Sì, tutto a posto- rispose Ryo –Ma
bisogna inseguire Sena prima che se la svigni-
-Ci penso io-
-No, me ne occupo io. Tu resta qui
con Kaori-
Lei si aggrappò al braccio di Ryo.
-Vengo con te-
-Non se ne parla nemmeno, è troppo
pericoloso- le rispose lui
-Ma...-
-Ti prego, Kaori, ho bisogno di
saperti al sicuro. Resta qui con Umibozu-
-Va bene- cedette lei –Però stai
attento-
Ryo la prese tra le braccia e le
sfiorò le labbra con un bacio.
-Non preoccuparti, torno presto-
Detto questo, Python in pugno, si
avviò verso l’entrata della casa. Anche gli uomini che prima li tenevano sotto
tiro dalle finestre erano stati sistemati da Umibozu, perciò raggiunse la porta
d’entrata senza problemi. Con circospezione, la aprì e scivolò all’interno.
Appena varcata la soglia, fu accolto da una raffica di proiettili, ma lui,
pronto, li evitò, andandosi a rifugiare dietro a una delle colonne che ornavano
l’atrio. Individuati i suoi due avversari in cima alla scalinata, con due soli
colpi se ne sbarazzò. Avendone studiato la cartina, Ryo sapeva che dietro alla
casa c’era la pista di atterraggio dell’elicottero di Sena, perciò attraversò il
piano terra passando per il salone e raggiunse le porte che davano sul patio.
Vide alcuni uomini intorno all’elicottero, pronto per partire, ma di Reiji
nessuna traccia. Questo significava che probabilmente questi era ancora
all’interno della casa. Dopo essersi occupato delle guardie e del pilota
dell’elicottero, in modo da impedirgli la fuga, Ryo si diresse al piano
superiore. Immaginava che Sena fosse nel suo ufficio, probabilmente stava
raccogliendo i documenti e i soldi per uscire dal paese. Incontrò solo pochi
uomini armati sul suo cammino, segno che la maggior parte erano stati mandati
all’esterno al suo arrivo. Eri troppo
sicuro di te per preventivare un fallimento, non è vero, Reiji? Arrivato
davanti alla porta del suo ufficio, Ryo la aprì con un calcio. All’interno,
Reiji si trovava dietro alla sua scrivania, intento a prelevare alcune mazzette
di banconote dalla sua cassaforte.
-Vai da qualche parte, Reiji?- gli
chiese Ryo sarcastico
-Cominci veramente a darmi sui
nervi, Saeba- gli rispose l’altro guardandolo con odio
-La cosa non mi disturba minimante.
Ora fai il bravo e vieni con me, la polizia sta arrivando, non hai più scampo-
-E ti accontenti di arrestarmi?
Dopo quello che ho fatto alla tua donna? Mi deludi...-
-Se sei così ansioso di ricevere
una lezione, non hai che da dirlo- Ryo rinfoderò la sua arma e gli fece cenno di
avvicinarsi –Forza, fatti avanti-
Reiji fece il giro della scrivania
togliendosi la giacca. Si mise di fronte a lui e si preparò ad attaccare.
-L’hai voluto tu, Saeba-
Reiji si lanciò su di lui, il pugno
teso in direzione del suo volto, ma, con una mossa fulminea, Ryo scartò di lato,
evitandolo, e colpendolo poi in pieno stomaco.
-Sei lento, Reiji- lo prese in giro
Con un ruggito di rabbia, l’altro
gli si avventò contro di nuovo, ma il risultato fu lo stesso e Reiji si ritrovò
a terra dopo essere stato colpito da un violento calcio. Ryo si chinò su di lui
e, afferrandolo per la camicia, lo alzò da terra di qualche centimetro.
-Hai sbagliato a metterti contro di
me, Sena- sibilò a qualche centimetro dal suo viso –E, soprattutto, hai
sbagliato a toccare la mia donna- e gli sferrò un violento pugno in pieno volto
mandandolo nel mondo dei sogni
Mentre usciva dalla casa, Ryo sentì
le sirene della polizia avvicinarsi. Aveva detto ad Umibozu di avvertire Saeko
di quello che stava succedendo. Tuttavia, quella storia non era ancora finita.
Anzi, ora veniva la parte più difficile. Lui e Kaori dovevano parlare. Doveva
raccontarle la verità su Maki. Una morsa di dolore gli strinse il petto. Kaori
lo avrebbe odiato?
Uscito dalla casa, trovò Umibozu
appoggiato alla sua jeep ad attenderlo. Kaori si trovava all’interno - probabilmente il suo amico l’aveva fatta
salire perchè stesse al caldo - ma appena lo vide scese e gli corse incontro.
-Stai bene?- gli chiese ansiosa
squadrandolo da capo a piedi in cerca di eventuali ferite
-Sto bene, non preoccuparti- le
rispose lui
-Sei sicuro?-
Per tutta risposta, Ryo la prese
tra le braccia e la baciò con disperazione. Potrebbe essere l’ultima volta che posso
farlo...
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
Capitolo 17
Il tragitto di ritorno si svolse
nel più completo silenzio. Dopo aver raccontato quello che era successo a Saeko,
questa aveva assicurato loro che si sarebbe occupata lei di tutto e li aveva
invitati a tornarsene a casa. Umibozu li stava perciò riaccompagnando
all’appartamento di Kaori. Questa, seduta sul sedile posteriore, guardava
pensierosa fuori dal finestrino, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata al
sedile di fronte a se, dov’era seduto Ryo. Sentiva che c’era qualcosa che non
andava in lui. Era teso, preoccupato...E quel bacio, poi...Sembrava un bacio d’addio...A quel
pensiero, gli occhi le si riempirono di lacrime. Allora quello che le aveva
detto Reiji era vero: suo fratello era stato ucciso e Ryo ne era a conoscenza. E
il caso a cui stava indagando riguardava l’organizzazione di Sena. Ma perchè non
le aveva detto niente? Perchè le aveva mentito? Ti prego, Ryo, dimmi che non è
vero...
Appena aprì la porta del suo
appartamento, Kaori fu accolta da un miagolante Kuro.
-Ciao, piccolino! Ti sono mancata?-
mormorò dolcemente prendendolo in braccio e accarezzandolo
-Ieri sera quando sono venuto qui
gli ho dato da mangiare- disse Ryo dietro di lei
-Grazie-
Erano le prime parole che si
scambiavano da quando avevano lasciato la villa di Sena. Kaori si stupì di come
due persone, che fino a poco prima erano così unite, ora potessero sentirsi così
a disagio anche solo nello scambiare delle frasi così banali.
-È meglio se ti fai un bel bagno
caldo, ti farà bene. Io ti aspetto in soggiorno-
-Va bene-
Kaori posò a terra Kuro, si tolse
il cappotto che Ryo le aveva dato e glielo restituì. Dopo di che si rinchiuse
nel bagno.
Ryo restò a guardarla, in mano il
suo giubbotto che profumava di lei. Si diresse in soggiorno, posò l’indumento
sul divano, dove Kuro si era comodamente sistemato e ora dormiva pacifico, e si
posizionò davanti alla finestra. Era quasi l’alba e, all’orizzonte, un lieve
chiarore stava illuminando il cielo. Era in piedi da quasi ventiquattr’ore
ormai, ma non sentiva la stanchezza. Il suo lavoro, prima come agente
dell’F.B.I. e poi come investigatore privato, lo avevano abituato a restare
sveglio anche per più di un giorno se necessario. Ma, in realtà, non era quello
a tenerlo sveglio. Sapeva che, non appena Kaori fosse uscita dal bagno,
avrebbero dovuto affrontare una conversazione che, molto probabilmente, avrebbe
cambiato le loro vite. In peggio, per lui. Ora più che mai, rischiava di perdere
la cosa più bella e importante che la vita gli avesse dato. Sperava solo che,
prima o poi, Kaori avrebbe capito che tutto ciò che aveva fatto aveva il solo
scopo di proteggerla.
Kaori, immersa nell’acqua bollente
della vasca da bagno, aveva la tentazione di non uscire più. Perchè sapeva che,
appena fosse entrata in soggiorno, le cose tra lei e Ryo sarebbero
irrimediabilmente cambiate. Sapeva quello che lui le avrebbe detto, il suo cuore
lo sapeva, e sentiva che stavolta il perdono sarebbe stato molto difficile da
concedere. Perchè, se c’era una cosa che proprio non riusciva a sopportate, era
quando qualcuno le mentiva o le nascondeva la verità. E Ryo lo aveva fatto.
Con un sospiro, si decise
finalmente ad uscire dalla vasca. Entrò in camera da letto vestita solo della
biancheria intima e indossò un paio di vecchi jeans e un maglione bianco con il
collo alto. Fece un bel respiro e aprì la porta, attraversando il corridoio e
avviandosi in soggiorno. Trovò Ryo di fronte alla finestra, osservando la città
mentre veniva illuminata dall’alba di un nuovo giorno. Sentendola arrivare, si
voltò e la guardò. I suoi occhi erano tristi e tormentati.
-L’ho fatto per proteggerti- disse
-Cosa hai fatto per proteggermi,
Ryo?- gli chiese Kaori con voce rotta
-Tuo fratello non è morto in un
incidente stradale. È stato ucciso perchè stava indagando sull’organizzazione di
Reiji Sena ed era diventato un ostacolo-
Sentirglielo dire le spezzò il
cuore. Perchè?
-Sulla lettera che mi ha lasciato
Maki, c’era un dischetto contente tutte le informazioni raccolte fino alla sua
morte- continuò lui -I suoi superiori avevano chiuso l’inchiesta per mancanza di
prove, così lui l’ha continuata per conto suo-
-E ha chiesto a te di portarla a
termine, non è vero?- gli chiese Kaori
-Sì- si limitò a rispondere Ryo
-Anche Saeko ne è al corrente?-
-Sì-
-Perché me l’hai tenuto nascosto?-
Kaori era ormai prossima alle lacrime
-Te l’ho detto, per proteggerti. E
perchè lo avevo promesso a tuo fratello-
-E le promesse che hai fatto a me,
Ryo?- esclamò lei arrabbiata –La promessa di costruire un futuro insieme? La
promessa di essere sempre sincero con me?-
Ryo si passò la mano tra i capelli
in un gesto esasperato.
-Kaori, se ti avessi detto la
verità ti avrei messa in pericolo! Come hai visto tu stessa, quella non era
gente con cui si poteva scherzare!-
-Non me ne importa niente! Qui si
tratta della mia vita, Ryo! E voi vi siete immischiati, prendendo decisioni che
mi riguardavano senza nemmeno consultarmi! Prima ho scoperto la verità sulla mia
famiglia e su mia sorella e adesso questo! Cos’altro dovrò scoprire, eh?!-
-Kaori...-
-No,
basta, Ryo.
Non voglio sentire più
niente. Come puoi pretendere che costruiamo un futuro insieme se tra noi non c’è
sincerità?-
Ryo le si avvicinò.
-Che cosa intendi dire?- le chiese
pacato
-Voglio dire che non credo che sia
il caso che stiamo ancora insieme- rispose Kaori in un sussurro
Pronunciare quelle parole era stata
la cosa più difficile che avesse mai fatto, ma non poteva fare altrimenti.
Questa volta la ferita era troppo grande.
-Non puoi dire sul serio, Kaori!-
Ryo le afferrò le spalle –Non puoi buttare via così quello che c’è tra noi!-
-Mi dispiace, Ryo, ma non me la
sento-
-Io
ti amo, Kaori.
E so che tu ami me!-
Lei alzò verso di lui uno sguardo
colmo di dolore, le sue guance bagnate dalle lacrime.
-È vero, ti amo, Ryo. Ti amo da
impazzire. Ma è proprio per questo che quello che hai fatto mi ha ferito ancora
di più-
Sconfitto, lui lasciò cadere le
braccia. Doveva affrontare la realtà...L’aveva persa. Questa volta l’errore era
stato troppo grande e ora ne pagava le conseguenze.
Senza dire più nulla, si voltò e
lasciò l’appartamento. Kaori non si mosse, restò a guardare la parete di fronte
a se finché non sentì il rumore della porta che si chiudeva. Solo allora si
lasciò andare ad un pianto disperato.
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Capitolo 19 *** Capitolo 18 ***
Capitolo 18
Kaori si trascinò stancamente fino
al suo letto e vi si lasciò cadere. Poco dopo, Kuro la raggiunse e le si
acciambellò contro, come a darle un po’ di conforto. Lei cominciò ad
accarezzarlo distrattamente, mentre le lacrime continuavano a scendere dai suoi
occhi, come a non volersi fermare più.
Nella sua mente continuava a vedere
immagini degli istanti trascorsi con Ryo. Vedeva i suoi occhi guardarla con
calore e passione, sentiva la dolcezza delle sue labbra sulle sue, avvertiva il
tocco delle sue grandi mani sul suo corpo...Chiuse gli occhi cercando di
scacciare quei pensieri, ma fu tutto inutile. Si sentiva come se le avessero
strappato il cuore dal petto e lo avessero calpestato. Eppure, non poteva
dimenticare che Ryo le aveva mentito. E se aveva mentito su una cosa così
importante come la morte di suo fratello...su cos’altro poteva aver mentito?
Alla fine, stremata dalla fatica e dal dolore, cadde in un sonno agitato, mentre
all’esterno tuoni e fulmini cominciavano a scuotere la terra.
So
I still walk on through the night and through the rain I would give it all
Just to be with you again It's a lonely road For my heart is still
in chains But I live my life just to be with you
again
Ryo vagò per le strade della città
per tutto il giorno, incurante della pioggia scrosciante che aveva iniziato a
cadere. La sua testa ancora non poteva concepire di aver perso l’unica donna che
avesse mai amato in tutta la sua vita...Ma il suo cuore aveva già compreso e,
nell’istante in cui aveva chiuso dietro di se la porta dell’appartamento di
Kaori, si era stretto in una morsa di dolore.
We
have walked together where angels go And we found a place inside us that
only we could know So I still walk on through the night and through the rain
I would give it all Just to be with you again
Immagini
di lei infestavano la sua mente. I suoi luminosi e sinceri occhi nocciola...Che
diventavano quasi marroni quando erano oscurati dalla passione. Il suo sorriso,
in grado di riscaldargli il cuore. Le sue piccole mani sulla sua schiena. Il
modo in cui sussurrava il suo nome mentre facevano
l’amore...
Dio,
cosa non avrebbe dato per far tornare indietro il tempo, per cancellare i
momenti che aveva sprecato lontano da lei...Voleva averla di nuovo lì, al suo
fianco, prenderla tra le braccia e non lasciarla andare mai
più.
That's
the way life goes I go whispering the wind But I take that for Just
to be with you again Can I find a reason Can I find a way Cause the
words I need to tell you Are the words I didn't say
Non
sentiva la pioggia bagnarli il viso, non sentiva il vento che lo
sferzava...Tutto ciò che gli stava intorno aveva perso significato. L’unica cosa
che sentiva era la voce di Kaori che gli diceva che tra loro era tutto finito.
Forse aveva sbagliato a non dirle la verità sulla morte di suo fratello, ma il
suo unico scopo era quello di proteggerla. Eppure quei bastardi l’avevano rapita
lo stesso...Allora aveva davvero sbagliato tutto? Aveva davvero sbagliato
nell’accettare di eseguire le ultime volontà del suo migliore
amico?
I
see you standing in the doorway With that looks in your eyes And the
feeling that I feel will never die So I still walk on through the night and
through the rain I would give it all Just to be with you again
Non lo
sapeva. Tutto ciò che sapeva era che, per la seconda volta, aveva infranto la
fiducia che Kaori riponeva in lui. Non avrebbe mai potuto dimenticare il suo
sguardo quando le aveva raccontato la verità... La sofferenza e la delusione nei
suoi occhi gli avevano spezzato il cuore.
Era
ormai calata la sera quando si decise a tornare nel suo appartamento. Tutto lì
dentro gli ricordava lei. Il suo profumo che aleggiava ancora nella casa, la
sciarpa che aveva dimenticato sull’attaccapanni, lo spazzolino rosa accanto al
suo in bagno...Avevano fatto l’amore in tutte le stanze di quella
casa...
Con un
ruggito di rabbia e sofferenza, si diresse in bagno, si tolse i vestiti e si
gettò sotto il getto bollente della doccia, cercando di scacciare i ricordi
dell’ultima volta che l’avevano fatta insieme. Ma sapeva che era tutto inutile.
Il ricordo di lei non lo avrebbe abbandonato. Mai.
Kaori
si svegliò per l’ennesima volta quando ormai era sera. Per tutto il giorno, non
aveva fatto altro che restare a letto, addormentandosi e svegliandosi in
continuazione, il sonno sempre popolato da immagini di Ryo. All’esterno
infuriava un violento temporale. Si alzò e si preparò del the, che però bevve
solo a metà. Tornata in camera, vide abbandonata sulla poltrona la felpa che Ryo
aveva dimenticato lì e che lei usava per dormire. Sentendo nuovamente le lacrime
premere per uscire, la prese e la gettò in uno scatolone in fondo all’armadio,
in modo da non poterla vedere. Lo stesso fece con gli altri oggetti che le
ricordavano lui: la rivista di auto che lui leggeva sempre, i cereali che aveva
comprato solo perchè erano i suoi preferiti, il rasoio che aveva lasciato in
bagno per le notti che passava a casa sua...Persino Kuro le ricordava Ryo. Il
suo pelo scuro le ricordava il colore dei suoi capelli...Gli occhi del felino le
ricordavano quelli di lui...Ma non avrebbe mai potuto darlo via, si sarebbe
sentita veramente meschina.
Tuttavia,
sapeva che tutto quel nascondere le cose di Ryo sarebbe stato inutile. Il
ricordo di lui non l’avrebbe abbandonata. Mai.
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Capitolo 20 *** Capitolo 19 ***
Capitolo
19
Due
mesi dopo... Kaori
cercava stancamente di andare avanti con la sua vita. Andava al lavoro, si
recava in palestra per le lezioni di kick-boxing, usciva con le amiche o con
Sayuri...Tuttavia, tutti potevano vedere che non era più la stessa. Era
dimagrita molto e il suo sguardo era sempre triste e spento. Da due mesi a
quella parte, la Kaori allegra e solare che tutti avevano conosciuto era
scomparsa.
Kaori
sapeva che i suoi amici erano preoccupati per lei. Non aveva raccontato a
nessuno del motivo della loro rottura, neanche a Miki e Sayuri. Si era limitata
a far sapere loro che si erano lasciati e le due, vedendo quanto stesse
soffrendo, non avevano insistito. Poteva vedere le occhiate preoccupate che le
lanciava l’amica quando si recava al caffé, o la sorella quando uscivano insieme
per una cena o un cinema, ma non poteva farci niente. Senza Ryo la sua vita
aveva perso ogni significato. Ogni cosa intorno a lei aveva perso la sua luce,
il suo sapore...Non teneva più il conto delle volte in cui era stata tentata di
correre da Ryo per pregarlo di porre fine al suo tormento...Quante volte era
stata tentata di calpestare i suoi principi per riaverlo con se? Ma non poteva
farlo. Per ben due volte gli aveva donato il suo cuore e per ben due volte lui
lo aveva spezzato.
Neanche
per Ryo era facile andare avanti. Kaori gli mancava così tanto da togliergli il
respiro. Tuttavia, in quei due mesi non l’aveva mai cercata, rispettando la sua
decisione. Si era buttato a capofitto sul lavoro e l’agenzia investigativa che
aveva appena aperto andava a gonfie vele, tanto che presto avrebbe dovuto
trovare un socio per aiutarlo. Aveva deciso di non lasciare Tokyo e di aprire la
sua attività a Shinjuku. Era stato tentato di tornarsene a New York e di
lasciare quella città così piena di ricordi, ma sentiva che oramai la sua casa
era lì. Mary, la sua socia, era in dolce attesa e aveva perciò deciso di
lasciare il lavoro per fare la mamma a tempo pieno, i suoi genitori vivevano lì
a Tokyo, dove anche lui era cresciuto...E lì c’era Kaori. Per quanto la sua
testa gli dicesse di rassegnarsi e di dimenticarla, il suo cuore non ne voleva
sapere. In un piccolo angolino della sua anima, viveva ancora la speranza che un
giorno lei lo avrebbe perdonato e avrebbero potuto costruire un futuro insieme.
E finché quella speranza non si fosse spenta, Ryo non avrebbe
mollato.
Quel
giorno, Kaori stava uscendo dal palazzo in cui viveva la sorella dopo aver
pranzato insieme, quando sentì una voce dietro di lei che la chiamava. Si voltò
e vide Mick venirle incontro insieme ad una bella ragazza dai lunghi e mossi
capelli neri.
-Mick!
Che piacere vederti!-
Era
davvero felice di vederlo. Dal giorno in cui si erano lasciati non si erano più
incontrati.
-Anch’io
sono contento di vederti, Kaori. Come stai?- le chiese l’uomo
-Così.
E tu?-
-Bene.
Ti presento Kazue Natori. Io e lei stiamo uscendo insieme-
Le due
si strinsero la mano e si salutarono cortesemente. Kazue aveva l’aria di essere
una ragazza molto dolce e gentile.
-Sono
felice per te, Mick. Davvero. Te lo meriti-
-Umibozu
mi ha detto che tu e Ryo vi siete lasciati...- le disse Mick –Mi dispiace molto-
Kaori
distolse lo sguardo dal suo e lo posò sull’incessante via vai di auto sulla
strada accanto a loro.
-Ti
ringrazio- rispose –Si vede che non era destino...-
-Se
hai bisogno di qualcosa, non hai che da dirlo. In fondo siamo sempre amici, no?-
Lei
gli sorrise, commossa dalla sua gentilezza.
-Grazie,
Mick. Sei un tesoro-
Dopo
aver salutato Mick e Kazue, Kaori si diresse verso casa. Camminò
tranquillamente, godendosi quella splendida giornata di sole, prova
dell’imminente arrivo della primavera. E anche del suo compleanno. Si ricordò
che Ryo per quella data le aveva proposto di passare un weekend al mare loro due
soli e il suo cuore fu trafitto da una morsa di dolore. Avevano fatto così tanti
progetti per il futuro...E ora tutto era andato distrutto.
Era
arrivata solo a metà strada, quando un capogiro la colse di sorpresa. Si
appoggiò al muro di fianco a lei e fece dei profondi respiri, aspettando che il
mondo smettesse di girare. Era da un po’ di tempo che le capitavano quei
giramenti, solitamente la mattina appena sveglia, e a volte accompagnati da un
po’ di nausea. Forse era il caso che cominciasse ad avere più cura di se stessa,
probabilmente con quei sintomi il suo corpo le diceva che si stava trascurando
troppo.
Chiamò
un taxi e si fece portare a casa. Arrivata, si diresse in cucina, seguita da
Kuro che reclamava il suo pranzo. Dopo averlo accontentato, si versò un
bicchiere d’acqua e, mentre lo sorseggiava appoggiata al piano della cucina,
l’occhio le cadde sul calendario appeso di fianco al frigorifero. Restò a
fissarlo per qualche istante, pensando che c’era qualcosa di strano. Sentiva che
c’era qualcosa che le sfuggiva, forse qualcosa che si era dimenticata...Quando
capì quello di cui la sua mente stava cercando di avvisarla, impallidì e per
poco il bicchiere che teneva in mano non si sfracellò al suolo. Oh mio Dio...No, no, no... Non può
essere...Improvvisamente tutti i sintomi che aveva avvertito nelle ultime
settimane assunsero tutto un altro significato. Senza pensarci due volte, corse
fuori dalla cucina e, afferrando al volo la borsa, uscì di nuovo.
Mezz’ora
ed era di ritorno e, sotto lo sguardo perplesso di Kuro, si chiuse nel bagno.
Pochi minuti dopo, fissava quella stanghetta di plastica pregando con tutto il
cuore che non confermasse il suo sospetto. Tuttavia, le sue preghiere non furono
esaudite. Incredula, si accasciò contro il muro e si lasciò scivolare a terra.
Raccolse le ginocchia al petto e lasciò che le lacrime le bagnassero il volto.
Ancora una volta, il destino era stato crudele con lei. Era incinta. Aspettava
un figlio da Ryo.
La
prima cosa che fece il giorno dopo, fu recarsi dal suo medico. Questi le fissò
un’ecografia per la settimana successiva per avere la conferma della gravidanza,
poiché non sempre quei test da fare in casa erano sicuri. Tuttavia, Kaori dentro
di se sapeva che anche l’ecografia avrebbe dato lo stesso risultato del test.
Aveva tutti i sintomi di una gravidanza e poi...il suo sesto senso le diceva che
una nuova vita stava crescendo dentro il suo corpo. L’unica cosa che restava era
decidere cosa fare...Di certo avrebbe tenuto quel bambino, su questo non c’erano
dubbi. Non avrebbe mai potuto decidere di non tenerlo. Era il suo bambino. O
meglio, suo e di Ryo. Avrebbe dovuto dirglielo? E poi, cosa avrebbero fatto?
Decise di lasciare da parte questi pensieri. Avrebbe preso una decisione una
volta avuta la conferma della gravidanza.
Così,
la settimana successiva si presentò al reparto di ginecologia dell’ospedale
Oshiro. Immersa nei suoi pensieri, seduta in sala d’attesa aspettando il suo
turno, non si accorse della persona che le si era affiancata, perciò sobbalzò
quando questa la chiamò.
-Kaori?-
Questa
alzò gli occhi, sorpresa, e ne incontrò un paio color cioccolato. Vestita da
infermiera, ci mise qualche istante a riconoscerla.
-Kazue?-
chiese sorpresa
-Sono
felice che ti ricordi di me. Come stai? Avevo riconosciuto il tuo nome sulla
lista...-
-Sto
bene e tu? Ma allora lavori qui?-
-Sì,
lavoro qui al reparto di ginecologia. Ho visto che oggi hai la tua prima
ecografia fetale...- la voce di Kazue si era un po’ affievolita nel pronunciare
le ultime parole
-Ehm...Sì,
è così- poi Kaori capì il motivo della strana espressione della sua
interlocutrice –Oh, ma non temere, il bambino non è di Mick, devi stare
tranquilla-
Il
viso dell’infermiera si rilassò.
-Scusami,
non volevo essere indiscreta, è solo che io e Mick stiamo così bene insieme e
avevo paura che...Comunque mi dispiace. Però sono contenta per te e Ryo. Come
mai non è qui?-
Kaori
sobbalzò a quella domanda, ma preferì non dire la verità.
-Ehm...Non
è potuto venire...Sai com’è, il lavoro...- balbettò
-Capisco
benissimo- le sorrise Kazue –Ora devo andare, il lavoro mi reclama. Sono felice
di averti rivista e congratulazioni a te e Ryo-
Kaori
la ringraziò sentendosi morire. Perchè diavolo le aveva mentito? In fondo non
era colpa sua se aveva scoperto di essere incinta solo ora che lei e Ryo si
erano lasciati...Tuttavia, in quel momento chiamarono il suo nome e Kaori
dimenticò quell’episodio.
Un’ora
dopo, usciva dall’ospedale con in mano alcuni fogli, tra cui la prima ecografia
del suo bambino. Era confermato, aspettava un figlio.
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Capitolo 21 *** Capitolo 20 ***
Capitolo
20
-Dovresti
dirglielo-
Kaori
guardò Miki continuando a giocherellare distrattamente con la cannuccia del suo
frullato alla fragola. Erano trascorse due settimane da quando aveva saputo di
essere incinta e la prima cosa che aveva fatto era stato raccontare tutto a Miki
e a sua sorella. Non ce la faceva più a tenersi tutto dentro e aveva bisogno del
sostegno e dell’appoggio dei suoi amici, in quel momento più che mai.
-È la
stessa cosa che mi ha detto Sayuri, però...-
-Però
niente!- la interruppe Miki –Io capisco che tu ti senta ferita dal comportamento
di Ryo, ma qui stiamo parlando di un bambino! Di suo figlio! Ha tutto il diritto
di saperlo!-
-Lo so
anch’io! Solo che...so già come reagirà. Vorrà che torniamo insieme, che
formiamo una famiglia...-
-E
cosa c’è di male in questo?-
-Niente!
Ma come posso costruire un futuro con una persona di cui non mi fido?- Kaori
pronunciò le ultime parole con difficoltà
-Di
cui non ti fidi, ma che ancora ami, però- Miki le sorrise dolcemente –Inoltre,
credo che tu esageri nel giudicarlo...In fondo, Ryo non ha fatto altro che
seguire le ultime volontà di tuo fratello-
Kaori
smise di giocherellare con la cannuccia del suo frullato e la guardò.
-Lo
so, Miki, ma non sono più una bambina bisognosa di protezione! So badare a me
stessa e so affrontare le difficoltà!- esclamò Kaori –In fondo, dopo aver
seppellito l’ultimo membro della mia famiglia, ho scoperto di essere stata
adottata e di avere una sorella, ma non per questo sono andata in
pezzi!-
-Hai
ragione, sei una donna forte, Kaori. Ciò non toglie che quando si ama una
persona si ha il desiderio di proteggerla da tutto e da tutti, soprattutto dal
dolore- Miki si appoggiò con i gomiti al bancone e la guardò dritta negli occhi
–E ora dimmi, se tu fossi stata al posto di Ryo, non ti saresti comportata allo
stesso modo?-
Kaori
abbassò lo sguardo, colpita da quelle parole. In effetti, non si era mai
soffermata a riflettere sui sentimenti di Ryo...Hideyuki era stato come un
fratello per lui, come doveva essersi sentito dopo aver letto la lettera che suo
fratello gli aveva lasciato? Era stato messo di fronte ad una scelta: rispettare
le ultime volontà del suo migliore amico ed essere sincero con lei...Cosa doveva
aver provato nel dover decidere cosa fosse giusto fare?
Rialzò
gli occhi sulla sua amica.
-D’accordo,
ci penserò-
-Muoviti,
però. Prima che lo venga a sapere da qualcun’altro- la avvertì Miki
Ryo
camminava stancamente per le vie della città, affollate a quell’ora del tardo
pomeriggio. Aveva appena concluso un incarico ed era stanco morto, tuttavia non
aveva fretta di tornarsene a casa. Negli ultimi tempi ci trascorreva il minor
tempo possibile, quelle mura diventavano ogni giorno più soffocanti. Non ce la
faceva più. Erano quasi tre mesi che non vedeva Kaori...I tre mesi più lunghi
della sua vita. Aveva deciso di lasciarle tempo, di lasciarle sbollire la
rabbia...Ma non avrebbe resistito ancora per molto. Senza di lei quella che
conduceva non poteva essere definita “vita”. Forse poteva provare a parlarle di
nuovo...Chissà se questa volta lo avrebbe ascoltato...
In
quel momento, da una libreria a qualche metro davanti a lui, uscì un uomo biondo
accompagnato da una bella ragazza mora. Anche questo lo vide e si voltò verso di
lui con un sorriso.
-Mick...-
lo salutò Ryo –È un bel po’ che non ci vediamo...-
-Eh,
già. Da quando mi hai soffiato la ragazza, Saeba- scherzò l’altro
A quel
riferimento, il viso di Ryo si oscurò, ma Mick non se ne accorse, poiché si era
voltato verso la donna che lo accompagnava.
-Ryo,
ti presento Kazue Natori. Kazue, questo è Ryo Saeba-
-Oh,
il fidanzato di Kaori!- esclamò lei –Allora devo farle le mie congratulazioni!-
Ryo,
che stava per correggere l’errore della donna, si fermò sentendo le ultime
parole.
-Congratulazioni
per cosa?- chiese stupito
-Beh,
per il vostro bambino, è ovvio. Sono infermiera al reparto di ginecologia
all’ospedale Oshiro e l’altro giorno ho incontrato Kaori, che era lì per la sua
prima ecografia-
Ryo
impallidì. Un bambino? Kaori è
incinta? Mick, vedendolo sconvolto, capì la situazione:
-Ryo,
non dirmi che Kaori non te lo ha detto?!-
-No,
Mick. Evidentemente io ero l’unico che non ne era al corrente-
-Allora,
vediamo...Ryo, sono incinta!...No, troppo diretto...Ehm...Ryo, che ne diresti di
una famiglia?...No, neanche così va bene. Prima gli dico che non voglio più
stare con lui e adesso gli parlo di famiglia, mi prenderà per una pazza! Forse è
meglio se la prendo più alla larga e inizio dicendogli che ho sbagliato a
giudicarlo...Sì, così è decisamente meglio!-
Di
fronte allo specchio della sua camera, Kaori cercava il modo migliore per
parlare a Ryo, mentre Kuro, appollaiato sul suo letto, la guardava con
espressione perplessa.
Dopo
aver riflettuto sulle parole di Miki e sulla situazione in generale, aveva
capito di aver esagerato con Ryo. Certo, sapere che lui le aveva nascosto una
cosa così importante come la verità sulla morte di uso fratello l’aveva
ferita...Ma poteva capire le sue ragioni. Lui non voleva metterla in pericolo,
voleva proteggerla...Aveva fatto quello che Hideyuki gli aveva chiesto nella sua
lettera...La lettera che aveva scritto prima di venire ucciso.
Probabilmente...No, anzi, sicuramente lei al suo posto avrebbe fatto la stessa
cosa. Certo, avrebbe preferito che Ryo gliene avesse parlato, ma questa era una
cosa che poteva perdonargli. Soprattutto ora che suo figlio stava crescendo
dentro di lei.
In
quel momento il campanello suonò e Kaori si diresse verso il soggiorno.
Guardando dallo spioncino vide che si trattava di Ryo. Il cuore le finì in gola
vedendolo. Ma cosa ci faceva lì? Che anche lui volesse chiarire le cose tra
loro? Tesa come una corda di violino, spalancò la porta.
Trovarselo
dopo così tanto tempo a pochi centimetri di distanza ebbe un effetto devastante.
Sentì il cuore pomparle a folle velocità nel petto, le mani sudate, le gambe che
le tremavano...E quel freddo, che da quasi tre mesi l’accompagnava, scomparve
per lasciare il posto ad un calore che solo lui sapeva farle provare. Solo in
quel momento si rese veramente conto di quanto lui le fosse mancato...Indossava
un paio di jeans e un maglia a maniche lunghe di cotone grigio scuro che gli
fasciava il petto come una seconda pelle. Dovette frenare l’impulso
irresistibile di saltargli al collo, baciarlo e trascinarlo nel suo appartamento
per fare l’amore. Magari dopo...Ora
dobbiamo parlare, si disse.
Ryo la
squadrò da capo a piedi come se si aspettasse di trovarla cambiata. Quando
infine il suo sguardo tornò a posarsi sul volto di lei, Kaori si irrigidì. Nei
suoi occhi non leggeva il calore e il desiderio che aveva sperato, tutt’altro. I
suoi occhi color della notte mandavano lampi d’ira. Quello sguardo ebbe il
potere di spaventarla.
-Ryo?
Ma cosa...- tentò di parlare ma lui la interruppe:
-Da
quanto lo sai?- le chiese in tono sferzante
-Da
quanto so cosa? Non capisco...- balbettò lei confusa
Ryo
fece alcuni passi nell’appartamento, facendola indietreggiare, e sbatté la porta
con violenza.
-Da
quanto sai di essere incinta di mio figlio?!- sibilò livido di rabbia
Kaori
sussultò come le l’avesse schiaffeggiata. Il mondo sembrò crollarle addosso
quando si rese conto della portata di ciò che aveva fatto. Lo aveva tenuto
all’oscuro della sua gravidanza e ora lui era venuto a saperlo da qualcun’altro.
Non poteva fargli cosa peggiore.
-Ryo,
io ti posso spiegare...- cercò di giustificarsi
-Spiegarmi
cosa?- la bloccò lui –Spiegarmi per quale motivo Mick e la sua nuova ragazza
sono al corrente del fatto che aspetti mio figlio mentre io ne ero all’oscuro?-
-Io...stavo
per venire a dirtelo, te lo giuro...-
-Da
quanto tempo lo sai?- le chiese ancora
Kaori
deglutì, incapace di rispondere.
-Da
quanto?- ripeté allora lui alzando la voce
-Da
due settimane- mormorò infine lei
Con un
ruggito di rabbia, Ryo si voltò e sbatté un pugno contro il muro con violenza.
Kaori non lo aveva mai visto in quello stato.
-Due
settimane...E che diavolo aspettavi a dirmelo, eh? Che nostro figlio diventasse
maggiorenne? Mi disprezzi così tanto, Kaori?- le chiese poi senza voltarsi
-Io
non ti disprezzo affatto! Te lo giuro...stavo per venire a dirtelo...- balbettò
Kaori con le lacrime agli occhi –Ti prego, perdonami-
Ryo si
voltò e quello che lei lesse nei suoi occhi le fece stringere il cuore. Vi lesse
rabbia...ma anche un profondo dolore.
-Lo
sai, è buffo...- iniziò con un sorriso ironico –Fino a un paio di ore fa mi
sentivo una merda per averti tenuta nascosta la verità sulla morte di tuo
fratello. Avevo deciso di provare a parlarti di nuovo, chiederti di nuovo
perdono...Perchè mi mancavi. E poi vengo a sapere da qualcun’altro che sei
incinta-
Kaori
non riuscì più a trattenere le lacrime sentendo l’amarezza contenuta nelle sue
parole.
-Capisci?
Mentre io mi sentivo una merda solo per aver fatto quello che il mio migliore amico mi chiedeva in
punto di morte, tu mi hai nascosto che stavo per diventare padre-
-Te
l’ho detto, ero confusa...-
-Io
avevo il diritto di saperlo! È mio figlio quello che porti in grembo!- poi, come
colpito da un’idea, strinse gli occhi e aggiunse sarcastico:-A meno che tu abbia
qualche dubbio sulla paternità-
Kaori
si sentì insultata e umiliata.
-Come
puoi pensarlo? Certo che il bambino è tuo!- esclamò infuriata –Ho appena
superato il terzo mese di gravidanza, perciò fatti due conti se non mi credi!-
poi, cercando di calmarsi, aggiunse:-Ryo, so come ti senti in questo momento,
ma...-
-No,
tu non hai la minima idei di come io mi senta!- la interruppe lui –Non provare a
paragonare quello che ti ho tenuto nascosto io con questo, perchè non funziona!
Io avevo dei buoni motivi per fare quello che ho fatto, tu non me l’hai detto
solo per vendicarti, questa è la verità-
-Non è
così! Ti giuro che volevo dirtelo...-
-Sta
zitta! Non voglio sentire quello che hai da dirmi!- le si parò davanti e piantò
lo sguardo nel suo –Non posso dirti che non voglio più vederti, perchè intendo
far parte della vita di mio figlio...Ma d’ora in poi i contatti tra di noi
saranno limitati al bambino, niente di più, niente di meno. Non voglio avere a
che fare con te più del necessario-
Detto
questo, Ryo le voltò le spalle e se ne andò sbattendo la porta. Kaori rimase lì,
in lacrime, immobile, shockata. Che cosa
ho fatto?
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Capitolo 22 *** Capitolo 21 ***
Capitolo
21
-Questa
volta è davvero finita, lui mi odia-
Kaori,
accoccolata sul divano della sorella, si portò le gambe al petto e le circondò
con le braccia, appoggiando poi la fronte alle ginocchia. Erano trascorsi due
giorni da quando Ryo si era presentato al suo appartamento arrabbiato e ferito.
Due giorni in cui aveva tentato in ogni modo di mettersi in contatto con lui, ma
inutilmente. La consapevolezza di aver distrutto tutto le stringeva il cuore in
una morsa di dolore.
-Ryo,
non ti odia, ha solo bisogno di un po’ di tempo per sbollire la rabbia- cercò di
rassicurarla Sayuri seduta accanto a lei
-No,
stavolta ho rovinato tutto, non mi perdonerà mai per quello che ho fatto-
-Certo, avresti dovuto dirgli
subito del bambino, questo è vero, ma sono sicura che lui ti ama-
-Dio, come ho potuto essere così
stupida?!- Kaori sbatté un pugno sul divano –Ero così presa dalla mia rabbia e
dal mio dolore che non ho pensato a quello che stavo facendo a Ryo!-
Sayuri le prese dolcemente la mano.
-Kaori, non è ancora tutto perduto.
Se riuscirai a far capire a Ryo quanto lo ami e quanto tu sia felice che sia lui
il padre del tuo bambino, si sistemerà tutto-
-E come dovrei fare?-
-Questo non lo so, ma Ryo si è
sentito privato del suo ruolo di padre ed è su questo che devi puntare-
Kaori rimase qualche istante in
silenzio a riflettere, poi, all’improvviso, un’idea si fece strada nella sua
testa. Non so se funzionerà...Ma devo
almeno tentare!
-Forse so cosa fare...Grazie,
sorellona, ti adoro!- esclamò abbracciando Sayuri
Con uno stridio di freni, Ryo fermò
la sua Porsche nel posto che gli era riservato nel parcheggio sotterraneo del
suo palazzo. Afferrò la sacca dal sedile passeggero e uscì dall’auto sbattendo
la porta. Erano già tre sere consecutive che andava in palestra ad allenarsi, o
meglio, a sfogarsi tirando pugni e calci ad un sacco senza ottenere risultati.
Era tutto inutile, non riusciva a togliersi Kaori dalla testa. L’unica cosa che
aveva ottenuto era stato passare da uno stato di rabbia a uno di amarezza.
Nonostante tutto, la cosa che gli faceva più male era che, se Kaori non gli
aveva detto niente del bambino, evidentemente aveva deciso di cancellarlo dalla
sua vita. E questo faceva un male cane, maledizione. Perchè l’amava.
Disperatamente. E la voleva. La sua mente la voleva. Il suo cuore la voleva. Il
suo corpo la voleva.
Con un sospiro di frustrazione,
aprì la porta del suo appartamento e buttò la sacca in un angolo. Stava per
dirigersi verso la camera da letto, quando il suo cervello registrò che in
soggiorno c’era la luce accesa. E lui era sicuro di averla spenta prima di
uscire. Inoltre c’era un grande scatolone coperto da un telo al centro del suo
salotto. E lui non aveva la più pallida idea né di cosa diavolo fosse, né di
cosa accidenti ci facesse lì. Infine, Kaori era in piedi a pochi metri da lui.
Vestita di una minigonna di velluto marrone e di una corta felpa arancione, Ryo
dovette frenare l’impulso di andare da lei, baciarla fino a mozzarle il fiato e
farla sua sul divano.
Kaori era così nervosa che si
chiedeva come fosse possibile che le gambe la stessero ancora reggendo. Quando
aveva sentito la porta che si apriva il cuore le era balzato in gola e non
sembrava molto incline a spostarsi da lì. Dio, quanto era bello. Vestito di un
paio di vecchi jeans sdruciti e di una felpa nera, emanava fascino e virilità da
tutti i pori. Sperava solamente che non fosse tutto inutile...Sperava che il
perdono fosse ancora possibile per lei.
-Come sei entrata?- le chiese Ryo
gelido
Ok, non mi aspettavo che mi
rendesse le cose facili...Kaori prese un respiro e
rispose:
-Il tuo portiere...il signor
Komatsu...mi ha fatto salire-
-Già...Ha sempre avuto un debole
per te- replicò lui con un sorrisetto ironico –Che cosa ci fai qui?-
-Devo...Ho bisogno di parlarti-
-Se non riguarda il bambino non
abbiamo niente da dirci-
-Ryo, ti prego, ascoltami. Se
quando avrò finito sarai ancora della stessa opinione, me ne andrò-
Lui rimase qualche secondo fermo a
guardarla, maledicendosi perchè il suo cuore smaniava per averla di nuovo per
se. Ma lui aveva il suo orgoglio, maledizione! L’avrebbe ascoltata, poi avrebbe
preso una decisione.
-D’accordo- prese posto su una
poltrona –Sentiamo-
Kaori cercò di raccogliere le idee
e di concentrarsi. Ma non era facile quando il cuore le martellava nel petto e
le mani le sudavano per il nervosismo. E quando tutto il suo corpo non
desiderava altro che gettarsi tra le sue braccia e baciarlo.
-Innanzitutto voglio chiederti
perdono- cominciò –E non solo per non averti detto subito del bambino, ma anche
per come ho reagito quando ho scoperto la verità sulla morte di mio fratello. È
vero, mi sono sentita ferita, ma ho capito perchè lo hai fatto. Mi hai protetto
e hai fatto ciò che mio fratello ti chiedeva. Senza contare che gli hai reso
giustizia...-
-Se hai capito, perchè siamo
arrivati a questo punto?- le chiese Ryo
Kaori temeva questa domanda, ma
rispose sinceramente.
-Avevo paura. Non me n’ero resa
conto finché non è successo tutto questo. Avevo paura di donare il mio cuore
senza riserve- fece una paura, iniziando a camminare nervosamente avanti e
indietro, poi proseguì:-La morte dei miei genitori, la tua partenza per gli
Stati Uniti e infine la morte di mio fratello... Ero ferita e impaurita più di
quanto pensassi. In fondo al mio cuore avevo paura di essere lasciata di nuovo
sola-
Ryo la guardò intensamente.
-Ti ho promesso che non ti avrei
lasciato mai più, Kaori-
Lei lo guardò a sua volta.
-Lo so, Ryo. E so che non l’avresti
mai fatto. Ho sbagliato. E l’errore più grande l’ho fatto quando ti ho nascosto
che ero incinta. Ero talmente concentrata sul mio dolore e sui miei sentimenti,
che non ho pensato a quello che provavi tu. O a quello che avresti provato nello
scoprire che aspettavo un bambino. E così è stato. Ti ho ferito, e nel modo
peggiore. Ma spero di riuscire a farmi perdonare-
-E come?- le chiese lui
Lei si avvicinò al grosso scatolone
che c’era in mezzo alla stanza.
-Con questo per cominciare- disse
togliendo il telo che lo copriva
Ryo fu sorpreso di vedere che si
trattava di una culla da neonato, di quelle da montare.
-Ti ricordi quella volta che,
mentre passeggiavamo per le vie del centro, fuori da un negozio di articoli da
neonato abbiamo visto un uomo che cercava di far entrare un grosso scatolone
nella sua auto? Era una culla da montare e io mi sono chiesta per quale motivo
c’è chi le compra quando ci sono quelle già montate. Tu allora mi hai risposto
che secondo te i padri durante la gravidanza si sentono un po’ inutili, perchè
tutto il lavoro lo fa la donna e che montare la culla per il proprio bambino li
fa sentire di partecipare almeno un po’-
Ryo cominciava a capire dove Kaori
volesse andare a parare con quel discorso.
-È per questo che l’hai comprata?-
le chiese –Vuoi farmi capire che desideri che faccia parte della vita del
bambino?-
-Non solo. Voglio farti capire
quanto io sia felice che tu sia il padre della creatura che porto in grembo. Tu
e non qualcun’altro. Voglio che tu mi stia accanto per i prossimi sei mesi.
Voglio che mi aiuti a sopportare la nausea al mattino, che mi sia accanto ad
ogni ecografia, che mi rassicuri quando mi sentirò grassa come una balena...-
gli sorrise dolcemente –Ma, soprattutto, voglio che tu ci sia quando il mio
ventre comincerà a crescere, quando lui o lei tirerà il suo primo calcio e
quando urlerò di dolore per farlo nascere. Voglio che scegliamo insieme il nome
e che lo cresciamo insieme- si avvicinò a Ryo e si sedette sul tavolino di
fronte alla sua poltrona –Io ho bisogno di te, Ryo. Io ti amo. Amo tutto quello
che sei e amo come mi fai sentire. E amo il pensiero di portare in grembo tuo
figlio-
Ryo si era trattenuto fino a quel
momento, ma sentendo quelle parole non ce la fece più. Le prese il viso fra le
mani e la baciò con passione, esigenza e desiderio. Kaori ricambiò con tutta se
stessa, finché entrambi non rimasero senza fiato.
-Questo vuol dire che mi perdoni?-
gli chiese con sorriso quando le loro labbra si separarono
-Mmh...C’è ancora qualcosa che devi
fare se vuoi farti perdonare completamente...- rispose lui malizioso mentre
faceva viaggiare una mano sotto la sua felpa
-Prima però manca ancora un’ultima
cosa...- fece Kaori mettendosi in ginocchio –Ora che aspetto il tuo bambino,
devi fare di me una donna onesta...Ryo Saeba, vuoi sposarmi?- gli chiese
-Non dovrei essere io a
chiedertelo?- sorrise lui
-Non mi sembra che finora abbiamo
fatto le cose in modo molto tradizionale...- replicò lei con una smorfia
divertita –Allora, che ne dici?-
-Dico che non vedo l’ora- le
sussurrò Ryo prima di prendere di nuovo possesso delle sue labbra
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Capitolo 23 *** Epilogo ***
Epilogo
I
caldi raggi del sole di maggio entravano dalle finestre di vetro colorato, il
profumo di fiori freschi aleggiava nell’aria e, nonostante la chiesa fosse
gremita di gente, il brusio delle chiacchiere era sommesso.
Quel
lieve rumore si spense quando le prime note della marcia nuziale cominciarono ad
inneggiare. L’uomo di fronte all’altare, già estremamente nervoso, si irrigidì.
E quando vide la donna comparire dalla porta in fondo alla navata, il cuore gli
balzò in gola.
Ryo
sentì il sangue scorrergli più veloce nelle vene alla vista di Kaori che veniva
verso di lui al braccio di Umibozu. Era stupenda. Sembrava una visione.
Indossava un lungo abito color panna in stile medioevo, con una scollatura
quadrata e una lunga gonna con strascico che partiva da sotto il seno ad
accarezzarle dolcemente il ventre pronunciato. Quel ventre in cui cresceva il
suo bambino.
Ti
prego, non iniziare a iperventilare...Kaori
si concentrò per non cadere a terra lunga distesa, visto che le sue gambe
avevano deciso di abbandonarla proprio nel giorno più importante della sua vita.
Traditrici... Per fortuna Umibozu
l’accompagnava all’altare. Nonostante avesse assunto un vivace color aragosta e
il suo cranio avesse iniziato a fumare, la sosteneva saldamente e senza alcuno
sforzo apparente.
Tuttavia,
quando il suo sguardo si posò su Ryo, che la aspettava davanti all’altare, fu
solo per un miracolo che evitò di inciampare. Lo smoking nero non toglieva nulla
alla sua possente corporatura, anzi, e faceva risaltare la luce calda di quegli
occhi color della notte. I loro sguardi restarono incatenati, finché lei non lo
raggiunse e lui le prese dolcemente la mano.
La
cerimonia iniziò, mentre Saeko, al fianco di Ryo come sua testimone, li guardava
con un misto di tenerezza e tristezza. Tenerezza, perchè finalmente Ryo e Kaori
erano insieme. Tristezza, al pensiero che, se le cose fossero andate
diversamente, anche lei e Hideyuki avrebbero potuto vivere quel sogno.
Anche
la madre di Ryo, seduta al fianco del marito che le teneva la mano, faticava a
trattenere le lacrime. Finalmente quel testone aveva deciso di mettere la testa
a posto. E presto l’avrebbe resa anche nonna...
Dopo
le tradizionali parole d’inizio, si arrivò allo scambio delle promesse.
-E ora
il momento delle promesse personali. Ryo, puoi cominciare tu- disse il sacerdote
rivolgendosi all’uomo
Lui si
voltò verso Kaori e, stringendole la mano che non aveva mai lasciato, iniziò a
parlare.
I
will promise you, yes I promise to Love you for all your life Love you
every day and night I will always be there for you I'll be in your arms,
you'll be in my heart
-Kaori,
sei la prima donna che mi ha fatto innamorare, sin dal primo momento in cui il
mio sguardo si è posato su di te il mio cuore ti appartiene. Amo tutto di te, il
tuo corpo, il tuo cuore, la tua anima. Amo i tuoi occhi, sinceri e luminosi, e
amo la luce che vi risplende quando mi guardi. Amo come si accendono quando sei
arrabbiata. Amo il modo in cui giochi con i tuoi capelli quando sei nervosa o il
modo in cui ti mordi le labbra quando sei insicura. Amo il modo in cui corrughi
la fronte quando sei concentrata, mentre fai i cruciverba o guardi i quiz alla
televisione. Amo il modo in cui ti commuovi di fronte ad una scena romantica o
come il tuo viso si illumina davanti ad un bambino. Amo il tuo splendido sorriso
e la tua fresca risata. Amo il modo in cui ti preoccupi per me. E amo come mi
fai sentire quando ti sono accanto-
I'll
love you forever, I promise you We'll be together, our whole life through
There's nothin' that I, I wouldn't do With all of my heart, I promise
you
-Ora,
qui, davanti a Dio e a tutte le persone che amiamo, prometto di amarti per il
resto della mia vita, e anche oltre. Prometto di amarti ogni minuto e ogni
secondo, di essere sempre al tuo fianco, di tenerti tra le mie braccia e nel mio
cuore finché avrò vita. Prometto di impegnarmi, di fare qualunque cosa per
renderti felice, di non farti mai mancare niente, men che meno il mio amore. Ti
sosterrò e ti aiuterò quando sarai in difficoltà, asciugando le tue lacrime.
Condividerò con te le tue speranze ed i tuoi sogni. E, sopra ogni cosa, ti amerò
con tutto me stesso-
I
will take your hand, and I'll understand Share all your hopes and dreams
Show you what love can mean Whenever life just gets too much for you
I'll be on your side, to dry the tears you cry
Era
arrivato il turno di Kaori. Cercando di frenare la commozione che le parole di
Ryo avevano suscitato in lei, cominciò a parlare con voce rotta:
-Ryo,
sei stato il mio primo amore e so che sarai anche l’unico. Sin dal primo momento
in cui ti ho visto ho capito che avresti cambiato la mia vita, che eri tu l’uomo
che il destino mi aveva riservato. Io ti amo, Ryo, più della mia stessa vita.
Amo la tua gentilezza e la tua generosità. Amo la tua forza e la tua
determinazione. Amo i tuoi occhi, scuri e profondi come la notte, capaci di
leggermi l’anima come nessun’altro sa fare e in cui mi sento annegare. Amo la
luce calda che vi brilla quando mi guardi e il loro luccichio malizioso quando
mi prendi in giro. Amo le fossette che si formano ai lati della tua bocca quando
sorridi e il suono roco della tua risata. Amo la tua voce, calda e profonda, che
sembra accarezzarmi e arrivarmi dritta la cuore. Amo il tepore del tuo
abbraccio, l’unico luogo al mondo in cui desidero passare il resto della mia
vita. Amo il modo in cui mi proteggi e ti prendi cura di me. Amo il modo in cui
mi ami, con passione e tenerezza-
Oh
I will always be in your arms And you will always be the flame within my
heart
-Qui,
ora, davanti a Dio e alle persone a cui vogliamo bene, prometto di amarti finché
avrò vita, e anche oltre. Prometto di amarti qualsiasi cosa succeda, nonostante
tutte le difficoltà che incontreremo sul nostro cammino. Io rimarrò sempre al
tuo fianco, sostenendoti e aiutandoti, e tu sarai sempre nel mio cuore e nella
mia anima. Prometto di aver cura del nostro bambino e di tutti quelli che
verranno in futuro, di essere una buona madre per loro. Li cresceremo insieme,
facendoci forza l’uno con l’altra, insegnandogli ad essere delle brave persone e
ad amare la vita-
I'll
love you forever, I promise you We'll be together, our whole life through
There's nothin' that I would rather do With all of my heart, I promise
you There's nothin' in this world I wouldn't do I promise
you
-Voglio trascorrere il resto della
mia vita con te, Ryo. Invecchiare al tuo fianco, vedere insieme il mondo che
cambia, i nostri figli crescere e i nostri nipoti nascere. Voglio amarti per
sempre, con tutta me stessa, finché avrò vita-
A questo punto si scambiarono le
fedi e la cerimonia si avviò alla sua conclusione.
-Ryo, vuoi tu prendere Kaori come
tua moglie?- chiese il sacerdote
-Lo voglio- rispose lui con
fermezza continuando a guardarla negli occhi
-E vuoi tu, Kaori, prendere Ryo
come tuo marito?-
-Lo voglio- disse lei senza
esitazione
-Allora, per il potere conferitomi,
vi dichiaro marito e moglie. Ryo, puoi baciare la tua sposa-
Sorridendole, Ryo la tirò a se e le
circondò la vita con le braccia, poi si chinò su di lei e la baciò, mentre
intorno a loro risuonavano gli applausi e le grida di felicitazioni dei loro
amici.
-Ti amo, signora Saeba- le sussurrò
-E io amo te, signor Saeba- gli
sorrise Kaori
Quattro mesi dopo, in una ventosa
ma soleggiata giornata di ottobre, un piccolo maschietto di nome Hideyuki venne
alla luce per crescere nell’amore dei suoi genitori.
THE END
Voglio ringraziare
Fiore del Deserto, semplicementeme, francy, Ran91, Giorgia, ciao, Eiko e
ginny88 per i loro bellissimi commeti, grazie veramente di tutto
cuore!!!!! Un bacione, Lynn
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