There's No I in Threesome di Stregatta (/viewuser.php?uid=26340)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Now what is there to allow? ***
Capitolo 2: *** Oh, alone we may fight so just let us be three ***
Capitolo 3: *** What we need is one thing ***
Capitolo 4: *** No one can tell us what love brings (epilogo) ***
Capitolo 1 *** Now what is there to allow? ***
Non ho scritto ciò che state per leggere a scopo di lucro o per calunniare Matthew Bellamy, Dominic Howard e Kate Hudson e niente di tutto ciò è accaduto, presumibilmente.
[/parte noiosa]
[parte delirante]
Ciao, incauto/a visitatore/visitatrice! Ti va di leggere un po' di making of? No? Allora scrolla in basso fino al titolone in Georgia rosa confetto e buona lettura. :3
Tempo fa, pubblicai una raccolta di drabbline (Pointless *si pubblicizza senza vergogna*), di cui una si intitolava No I in threesome: una "proposta indecente" da parte di Kate a Dom che comportava la "condivisione" del nostro sorcio panzoso preferito.
Ora, cento parole sono pochine per spiegare quel che c'è dietro una proposta del genere - probabilmente anche milleduecentotrentadue lo sono, ma è pur sempre meglio di niente, no? E poi mica è finita qui, in un futuro che spero sia il più prossimo possibile vi propinerò pure i POV di Kate e Matt... Che non si dica che lascio le cose a met- *ripensa ad Exogenesis* *si vergogna assai*
(seriamente, scusatemi - sono una chiavica. ç_ç)
Eniuei, la fic prende il titolo da questa canzone e la casa di cui parlo è ritratta in queste foto. E mò... Eh, enjoy if you can. XD
There's
no I in threesome
Now what is there to allow?
Quella
casa poteva davvero cominciare a piacergli, nel tempo: era
lussuosamente arredata – l'antica credenza proveniente da un
convento portoghese, il parquet in ogni stanza, le tende di seta e
mussola... - ma al tempo stesso vivibile, luminosa, con un lieve
tocco formale dato dal singolo pezzo puramente decorativo che Kate
aveva deciso di inserire nell'arredamento di ogni stanza.
In
soggiorno, ad esempio, c'era una massiccia sedia in legno finemente
intagliato, con un paio di braccioli a forma di leone ed una patina
di lacca scrostata a ricoprirne l'intera superficie; nessuno poteva
utilizzarla. Qualunque angolo della stanza, qualunque oggetto era a
completa disposizione di inquilini ed ospiti della casa tranne quella
sedia.
Oziosamente,
Dominic ripassò il contorno della criniera di uno dei due
leoni con
l'indice e considerò l'idea di violare il garbato divieto
imposto
dalla padrona di casa; in quel momento le tavole del parquet
scricchiolarono sotto il peso di un passo altrimenti silenzioso.
-
Ti piace, quindi?
Il
vento gonfiò le tende bianche ai lati della porta-finestra
come
vele, ma sfiorò appena i capelli di Kate.
Un
effetto molto hollywoodiano, pensò Dominic.
-
Non è esattamente il mio genere...
La
donna si strinse nel suo caftano leggero, entrando in casa - piedi
nudi e capelli sciolti sulle spalle, un'interpretazione piuttosto
convincente di spirito libero ed anticonvenzionale.
-
Vuoi qualcosa da mangiare?
-
No, grazie.
-
Ma non hai pranzato...
-
Non ho fame.
Kate
gli girava lentamente attorno e lo guardava da sotto in su, attenta e
sospettosa: improvvisamente sorrise, chiedendo: - Diresti di no anche
a las enchiladas, amigo?
Distogliendo
lo sguardo, Dom disse: - Perché, tu sai fare le enchiladas?
-
Non mi permetterei mai di togliere lavoro agli onesti ristoratori
messicani di Los Angeles.
-
Che donna magnanima.
Kate
spalancò la bocca in una delle sue tipiche risate sgraziate
che non
risparmiava neanche durante i suoi photoshoot ufficiali e che Matt
gli aveva confessato tempo addietro di adorare alla follia.
Quando
ride non riesco a smettere di guardarla... Sembra una leonessa bionda
e un po' scema.
Dom
non riuscì a trattenere un breve scoppio di risa a sua
volta, e Kate
lo interpretò come un segnale di resa: - Allora? Chiamo Paco
e
ordino per stasera? Oppure vuoi qualcosa adesso?
***
Dopo
aver finito due tacos ed altrettante enchiladas con carne
accompagnate da fagioli e riso, Dominic decise che la cucina
messicana era il suo unico, vero amore segreto – ma non
l'avrebbe
mai confessato a sua madre.
Si
pulì la bocca con il tovagliolo e reclinò la
testa all'indietro,
sospirando: - … non ne posso più.
Seduta
di fronte a lui, Kate annuì e si leccò il pollice
sporco di
guacamole. Subito dopo disse: - Quindi niente dessert? -
Dominic
strabuzzò gli occhi, tenendosi lo stomaco: - Sei pazza? Sto
scoppiando!
Il
divanetto era così invitante, incassato strategicamente in
un angolo
del patio adiacente alla piscina coperta, blu e bianco e morbido...
-
Dove vaaai? - strascicò Kate, alzandosi in piedi per
seguirlo.
-
Voglio morire dolcemente su quel divano, se non ti spiace.
Penetrando
attraverso le pareti a vetro, la luce aranciata del sole basso
all'orizzonte lo accecò momentaneamente facendolo quasi
barcollare:
si sentì prendere per mano, si lasciò condurre
sul sofa.
Kate
mantenne una certa distanza, pur sedendosi accanto a lui - la testa
abbandonata sullo schienale del sofa, i capelli disordinati e
chiarissimi contro il blu del tessuto che lo rivestiva, le gambe
lievemente rannicchiate, le mani in grembo, ferme.
-
Cosa ne pensi? - sussurrò, e non aveva certo bisogno di
specificare
cosa.
Dom
la guardò di sottecchi, per poi voltarsi su un fianco e
fronteggiarla.
-
Il mio organismo è troppo impegnato a digerire tacos e
compagnia
bella, non riesco a pensare.
-
Dai, scemo.
Scema
sei tu, pensò Dominic. Una leonessa scema.
-
Non lo so.
-
Ma ti è piaciuto, almeno?
-
A livello fisico, intendi?
-
Anche.
Dominic
sospirò. - Sì.
-
E allora perché lo dici con quella faccia, scusa?
Il
sole era definitivamente tramontato: Kate mormorò: -
Aspetta. - e
andò ad accendere le luci del patio.
Restò
accanto all'interruttore per un attimo con un'aria pensierosa, prima
di chiedere maliziosamente: Preferisci le luci spente, tesoro?
Dominic
scosse il capo, ribattendo a tono: - Mi piace guardare, cara.
-
Lo immaginavo. - disse lei, sedendosi di nuovo - stavolta
più
vicina.
-
… ti aiuterebbe sapere qualcosa in più su di me?
-
Come?
-
Non so, magari non ti fidi di me.
-
Credimi, Kate, mi fido più di te che dello scellerato che ti
sei
scelto come fidanzato.
Lo
sguardo di entrambi cadde sull'anello che scintillava al dito della
donna, ingombrante e vistoso.
Non
lo toglieva neanche in casa, tranne quando andava a nuotare –
e per
il momento questo valeva più delle mille, impietose
speculazioni
sull'ipotetica durata del suo rapporto con Matt elaborate da chi
commentava sul sito di Perez Hilton.
-
Ma io sono il nemico, no?
-
Di chi? Delle quattordicenni che credono che Matt sia un romantico
vampiro sbrilluccicoso in attesa che compiano diciott'anni per
sposarle?
-
No, il tuo.
Dom
sollevò un sopracciglio: - Dopo quello che c'è
stato ieri sera...?
-
Sicuro, perché basta quello a spazzar via ogni
ostilità e dubbio,
giusto?
Kate
si alzò in ginocchio sul divano, sedendosi poi sui talloni.
-
Chiariamo subito che non hai firmato un patto di sangue, ok? Se ho
parlato a Matt della possibilità di fare questa cosa
è perché mi
rendo conto che tu appartieni a lui da molto prima di me. Si
può
quasi dire che io non gli appartenga affatto, anzi.
Dom
annuì.
Sapeva
dell'insicurezza di Kate, la intuiva dal modo in cui lo seguiva in
ogni suo spostamento anche transcontinentale, da come monitorava i
tweets di Matt, dalle telefonate che gli faceva ogni giorno quando
per forza di cose erano distanti... E continuava a considerarla
infondata, stupida, quasi irritante.
Ci
voleva il raziocinio ottenebrato dagli ormoni di una donna innamorata
per credere che Matt gli appartenesse o che appartenesse a
chicchessia, per quel che ne sapeva... E poi non bastava l'anello, la
casa che stavano per acquistare a Londra e la seconda casa a Beverly
Hills?
Il
problema era che lei non conosceva Matt quanto lui, altrimenti si
sarebbe considerata fortunata anche solo ad essere l'amore ufficiale
di Matthew Bellamy.
Era
più di quanto sarebbe mai toccato a Dominic, in ultima
analisi.
-
Quindi, puoi andare via quando vuoi. Nessuna pressione o ricatto....
Kate
si riavviò i capelli dietro le orecchie in un gesto nervoso
e goffo.
-
… e non dobbiamo fare l'amore per forza, se non ti piaccio.
Cosa
spingeva una donna bella, ricca, famosa e navigata a dire qualcosa
del genere? Come faceva Matt ad instillare nella testa delle persone
il timore di non essere desiderate? In quale dannato modo le spingeva
a compiere certe scelte solo ed esclusivamente per lui, per tenerselo
stretto?
… le
persone, poi. Ne conosceva solo due, ed entrambe
erano
stravaccate su quel divano con la pancia piena di cibo messicano e la
testa palesemente in subbuglio.
Seguendo
l'impulso del momento Dom accarezzò il viso di Kate, le
sistemò i
capelli passandoci le dita dentro, la baciò sulle labbra non
essendo
sicuro se fosse proibito o meno - ma non era così
importante: pian
piano avrebbero imparato a muoversi, come ospiti
in una casa che nascondesse qualcosa di intoccabile.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Oh, alone we may fight so just let us be three ***
Oh, alone we may
fight
So, just let us be three
Finalmente,
Dom si è addormentato.
Kate
si mette a sedere cautamente per evitare di svegliarlo, appoggia le
spalle alla testiera del letto e si copre col lenzuolo fin sotto al
mento: anche se Dom non può vederla ed è
piuttosto stupido provare imbarazzo dopo quello che hanno fatto, non se
la sente di restare nuda di fronte a lui.
Quello
è un livello di intimità ancora da conquistare
per entrambi, pensa Kate tirando su il lenzuolo per coprire Dom fino
all’altezza dello sterno.
È
la sua faccia, ad interessarle. La faccia di Dom parla di tutto
ciò che usualmente il suo proprietario tace.
Le
sue guance sono quelle di una persona che ha perso parecchio peso, nel
corso degli anni; le lentiggini e la carnagione brunita parlano di sole
e vento - o di lettini solari? Le ciocche spioventi sulla fronte
camuffano l’attaccatura dei capelli forse
un
po’ troppo alta per non essere dovuta ad
un’incipiente calvizie. Le labbra sono socchiuse, e scoprono
un millimetro della chiostra di denti bianchi e perfetti che si
ritrova, la negazione totale di qualsiasi stereotipo riguardi gli
inglesi e la loro notoria tendenza a ritrovarsi una guerra punica in
bocca.
Nel
complesso è bello, decide Kate, ed ispira simpatia.
Non
le basta, però - vuole capire per quale motivo Matt non
possa fare a meno di lui.
Distoglie
lo sguardo, frustrata, e si infila entrambe le mani fra i capelli
tirandoseli sulla faccia.
Quella
faccenda rischia di farla impazzire, e ciò è
ridicolo per due motivi: il primo, perché se
l’è cercata e il secondo perché... Oh,
andiamo, è Kate Hudson! Ha avuto un marito, ha un figlio,
è stata con uomini e donne in grado di far perdere la testa
a chiunque ne possieda una e mai nella vita si è sentita
così... Disarmata, e da chi poi? Da una persona che ha
cercato di rimorchiarla interpretando la parte dell’uomo
protettivo e sicuro di sé - “mi
prenderò cura io di te”... Lui, prendersi cura di
lei! Lui, che delle volte Kate crede genuinamente abbia
difficoltà a vivere la propria routine quotidiana senza
rischiare di morire almeno un paio di volte al giorno, è
così svampito ed è... Strano, con i suoi denti
storti e le sue spalle strette, le gambe magrissime ed i fianchi
larghi, gli occhi che ti bucano da quanto sono intensi, le mani grandi,
calde e forti, la sua voce...
Non
funziona. Dovrebbe pensare ai suoi difetti, non scivolare di nuovo sui
dettagli di lui che la fanno impazzire.
Il
fatto che spesso questi ultimi coincidano con i primi la spaventa a
morte, e il fatto di essere spaventata a morte la spaventa a sua volta.
Non
ci sono abituata, si dice per rassicurarsi ed allontanare la nausea che
ha iniziato a salire verso la gola, è solo una questione di
tempo e smetterò di avere paura.
Stanno
bene insieme, no? Ridono, parlano, fanno tanto sesso. E Matt vuole bene
a Ryder, che sembra stia iniziando a ricambiare dopo un periodo
iniziale di tacita ostilità nei confronti della loro storia.
Kate
lancia di nuovo un’occhiata all’uomo addormentato
nel suo letto... Il letto che condivide con Matt, di solito. Cerca
conforto nell’idea che è stata lei a concedergli
il permesso di coprirsi con le loro
lenzuola
e di abitare insieme a loro.
Ovviamente,
pensare a ciò che l’ha spinta ad una simile
decisione non migliora il suo stato d’animo.
Li
ha sorpresi a letto... Più semplice, squallido e scontato di
così.
Non
li ha colti sul fatto, erano semplicemente nudi ed addormentati
l’uno addosso all’altro.
Per
lo shock non è riuscita neanche a svegliarli: si
è seduta sulla poltrona accanto al letto con le gambe e le
mani tremanti e li ha osservati dormire. Ha imparato a memoria il
disegno delle ciocche di capelli scure di sudore stampate sulla fronte
bianca di Matt e seguito con lo sguardo il ritmico alzarsi ed
abbassarsi del suo petto, appesantito dalla testa bionda del suo amico
che semplicemente amico non era.
Quando
si sono svegliati, aveva riacquistato un minimo di compostezza da
qualche minuto - ma dell’idea che le è venuta
qualche giorno più tardi non vi era ancora la minima traccia.
Buongiorno,
aveva sussurrato con il più zuccheroso dei sorrisi, anche se
di buono quel giorno non aveva proprio niente.
Adesso,
a ripensarci, le viene da ridere e lo fa sottovoce, per non disturbare
il clandestino accanto a lei e la nausea che ancora la attanaglia.
Non
sono quelli, i patti... Non avrebbero dovuto fare l’amore con
lui e non per il motivo per cui l’ha fatto. Non
c’è nessun “io”, in una
threesome, le ripicche e le gelosie minano la base del triangolo
così come i segreti e le bugie.
Invece
no, è giusto così.
Oddio,
no, in realtà no... Matt non c’entra, quella del
triangolo è stata una sua idea e dovrebbe perciò
rispettare le condizioni che lei stessa ha stabilito.
Matt
però è andato a letto con Dom, perché
non dovrebbe farlo anche lei? Si è detto che non
c’è nessun “io”, in una
threesome, nessun diritto di possesso.
Ma
è pur sempre vero che ogni triangolo ha un vertice, diamine.
Santo
Dio... Se ne fanno di cazzate per amore, eh?
Perché
l’amore stesso è una cazzata, in fondo. Se fosse
una cosa seria non sarebbe persa per uno che in teoria non avrebbe
dovuto degnare di una seconda occhiata, uno che non ha fatto altro che
complicarle l’esistenza da quando lo conosce semplicemente essendo.
Dove
non sono riusciti gli altri è riuscito quell’omino
storto e logorroico, con le mille cose stravaganti che gli frullano per
la testa e delle quali lei non ha mai abbastanza - le sue teorie, le
stranezze di cui è a conoscenza e di cui parla con tanta
passione, il modo insolito che ha di affrontare la vita e che delle
volte è una trappola ed altre una benedizione.
Non
somiglia a nessuno dei suoi ex. Nessuno regge il confronto, nemmeno
Chris.
Ed
è solo un omino storto e logorroico che ad Hollywood nessuno
degnerebbe di una seconda occhiata ma che lei vuole tenersi stretto, e
vuole riuscirci anche giocandosi carte mai utilizzate prima
d’ora.
Almeno,
pensa tornando a guardare Dom, non è sola in tutto questo -
per accettare quel compromesso anche lui non deve essere del tutto in
sé.
Dom
resta un mistero insondabile: non vuole aprirsi a lei e metterla a
parte delle sue ragioni, non ancora. Rimpinzarsi di cibo messicano e
scopare è l’unico modo che le è venuto
in mente per far breccia nella sua cortina di educata ritrosia, e
probabilmente non servirà a molto.
Kate
amerebbe sapere perché c’è dentro anche
lui, in questa storia, e non solo.
Amerebbe
sapere se può considerarlo un alleato, un compagno di
sventura oppure una serpe in seno.
Se
riuscirà a non impazzire ulteriormente, nel tempo lo
scoprirà.
E
adesso... E adesso vado a vomitare, pensa Kate correndo in bagno prima
di rovinare le lenzuola.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** What we need is one thing ***
What we need is one thing
L’azzurro
è un’illusione ottica, ricorda Matt
all’improvviso.
Si
chiama effetto Tyndall - o Rayleigh? No, Rayleigh spiega il
perché di un cielo azzurro piuttosto che verde, rosso o
giallo.
Comunque,
l’azzurro è un’illusione ottica. Le
iridi azzurre sono solo iridi con poca melanina, la luce le attraversa
e riemerge sotto forma di onde corte o quel che sono, quindi
voilà, azzurro. Backscatter, dovrebbe chiamarsi, o almeno
così gli pare di ricordare.
L’idea
è divertente e sconfortante al tempo stesso - anni ed anni
trascorsi a ricevere complimenti per qualcosa che in realtà
non esiste...
-
Tom, lo sapevi che gli occhi azzurri sono un’illusione ottica?
Tom
alza lo sguardo dal laptop che tiene in grembo e lo fissa con aria
assente, come se non avesse capito.
-
Che? - risponde, infatti.
-
Gli occhi azzurri non esistono.
Tom
riflette sul concetto, aggrottando le sopracciglia scure: poi il suo
viso si illumina, e scoppia a ridere di cuore.
-
Matthew Bellamy... Dal millenovecentosettantotto, semplificare e
storpiare concetti di fisica è il suo mestiere.
-
Oh, vaffanculo.
-
Non arrabbiarti, fa parte del tuo fascino... Comunque, vieni
all’ombra.
-
Voglio stare con i piedi a mollo.
-
Ma è mezzogiorno, e hai anche bevuto un bicchiere di vino a
stomaco vuoto... Non farti trascinare, dai.
-
Tu provaci.
-
Non provocarmi, topo.
-
Non ho paura di te, orango tango.
Sfoggiando
un’espressione fintamente indignata, Tom posa il laptop sulla
sdraio accanto alla sua e si alza in piedi, crocchiandosi le nocche.
-
Te ne pentirai, Bellamy.
-
Scusa, hai detto qualcosa? Ho sentito solo un “uga buga
volere banana” in lontananza...
In
un lampo, Tom è dietro di Matt e lo afferra saldamente per
le spalle.
-
Allora hai proprio bisogno di rinfrescarti le idee, scemo. - dice,
prima di spingerlo in avanti e farlo cadere dentro la piscina.
Matt
riemerge sputacchiando acqua e ridendo.
-
Figlio di una gran puttana, salvando tua madre...!
-
Certo! Prima vieni in casa mia, bevi il mio Merlot, infili i tuoi
piedoni puzzolenti nella mia piscina e poi insulti i miei natali!
-
Ho detto “salvando tua madre”!
-
Perché sei un piccolo paraculo del cazzo!
-
Vaffanculo. - ridacchia Matt, aggrappandosi alla scaletta per uscire
dalla piscina.
-
Ti do dei vestiti asciutti...
-
Ma no, ora mi metto al sole e mi asciugo.
-
Quando cazzo vuoi tornarci a casa, insomma?
Tom
lo dice ridendo, ma la sua è una domanda seria. Matt lo sa,
ma comunque risponde a tono.
-
Mi stai cacciando, Tom? Stai cacciando il tuo amico e compagno di mille
avventure? Da te non...
-
Sei qui dalle nove a non far nulla... Almeno ti fossi messo a tagliare
il prato, per dire.
-
Detto fatto... Dov’è il tosaerba?
Stavolta
Tom non sorride nemmeno, e prende finalmente il toro per le corna.
-
Matt, cosa c’è?
-
Niente, che deve esserci?
-
Ti stai nascondendo.
-
Non è affatto vero, ho solo piacere a stare in tua compagnia!
-
Hai litigato con Kate?
-
Assolutamente no, come ti...
-
Con Dom, forse?
-
Con nessuno, Tom, giuro.
-
E allora qual è il problema?
-
Non c’è.
Ed
è vero, non c’è alcun problema.
Insomma,
ad aspettarlo a casa ci sono un frigo pieno, il pianoforte, le
chitarre, una TV con schermo LCD largo quanto un pannello solare e
soprattutto le bionde della sua vita.
Le
bionde sono pericolose, quando lo sono dentro e fuori.
La
naturalezza con cui si muove Kate, come ride, come mangia, come parla.
La
gentilezza spontanea di Dom, la sua infinita pazienza, il suo stare
bene con sé stesso.
Sono
due creature così luminose. E sono sue. E ha comunque
talmente paura di perderle che non tornerebbe mai a casa.
È
un po’ come il principio del gatto di Schrödinger:
se rimarrà da Tom, Dom e Kate saranno lì dove li
ha lasciati quasi ventiquattr’ore prima, dopo la prima notte
della loro nuova situazione, della loro cosa
e, allo stesso tempo, l’avranno lasciato solo, andandosene e
mettendo fine a quella follia.
…
un altro concetto di fisica brutalmente stuprato, ovviamente.
Purtroppo, niente di quello che gli attraversa la testa esce dritto,
pulito e condivisibile da qualcun altro.
La
loro cosa non è condivisibile. Come si può
raccontare ad una madre, ad esempio, che oltre ad una splendida
fidanzata hai anche un amante - uomo - che è anche il tuo
migliore amico e la migliore scopata della tua vita, finora?
Cazzo,
perché deve preoccuparsi di sua madre? Perché
deve sempre sforzarsi di far quadrare il cerchio? Perché
quello che è in realtà deve per forza coincidere
con ciò che dovrebbe essere, con ciò che vorrebbe
essere, con ciò che è giusto e conviene e che va
fatto perché sì?
Dom,
Kate... Per loro è così facile. Il loro
è un “sì”, non un
“sì, però”.
A
lui non sarebbe mai venuta in mente una soluzione del genere - o
meglio, l’avrebbe tenuta da parte come fantasia
inconfessabile... Invece Kate l’ha tirata fuori come se
niente fosse. Lei è così, è leggera,
è libera e lui è dannatamente fortunato ad
averla. Ad averli entrambi.
Matt
si sdraia e chiude gli occhi sotto il sole di quell’orribile
terra senza stagioni che è Los Angeles.
Sa,
lo sa
che
Dom e Kate sono ancora a casa, l’azzurro non esiste ma lui
può vederlo comunque e la fisica non è mai stata
il suo forte.
Pucciose signore ancora all'ascolto, come sempre per quanto riguarda questa storia non so cosa ho scritto e non so cosa scriverò in seguito - perché un epilogo lo voglio scrivere e credo anche che sarà un epilogo con sexy times e colpi di sceMa annessi... Ma sapete che le mie parole sono scolpite nel burro fuso (eh?).
... no, ok, li farò sgnaccherare, è deciso.
Consiglio spassionato: se apprezzate le mie storie prendendole addirittura sul serio (non troppo, il giusto) non leggete le note a piedi delle stesse. Finisco sempre per rovinare il mood, come avrete notato in quest'occasione.
Cheers. ♥
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** No one can tell us what love brings (epilogo) ***
No one can tell us what love brings
Quindi, ci sono arrivati. Una conclusione del tutto naturale, per chi
ha contribuito a creare il contesto nel quale inserirla.
È
su questo che Matt, Dom e Kate devono concentrarsi – e si
stanno
sforzando di farlo, tutti e tre.
Dom bacia bene, come ha avuto occasione
di constatare Kate il giorno prima: è premuroso, mai
invadente, mai esibizionista. Bacia come vive, verrebbe da dire.
In questo caso, però, forse c'è anche
del nervosismo a frenarlo... Stavolta non è lui lo spettatore.
Matt è talmente agitato da non
cogliere questa sfumatura. Osserva Dom baciare la sua fidanzata con
quella delicatezza che gli è familiare, e non sa leggerci
nient'altro dentro.
Guardarli interagire in quel modo è
solo perifericamente eccitante, la sua mente sta cercando di far
combaciare l'immagine che si ritrova di fronte con il repertorio di
cui già dispone ed è difficile, davvero difficile.
Sono così belli, comunque. Pressoché
immobili, le braccia lungo i fianchi, i loro corpi distanti e le
labbra come unico punto di contatto.
Pian piano Matt registra i dettagli, li
mette in ordine, li decodifica e alla fine realizza.
Anche loro non sanno cosa fare, ma lo
stanno facendo. Come lui.
Kate
si stacca per prima, ha il respiro
pesante e non da dove guardare.
Lo sguardo dei due uomini nella stanza
con lei le pesa addosso anche se non può e non vuole vederlo.
Vorrebbe farla finita, subito, ed è
per questo che si sfila la t-shirt, sbottona i pantaloni e li tira
giù assieme alle mutandine.
Guarda Dom, ma lui non ricambia lo
sguardo perché la sua attenzione è rivolta tutta
verso Matt mentre
si toglie la camicia e gli skinnies in pochi gesti rapidi.
Allora la sua improvvisa spavalderia
scompare, lasciando il posto alla stessa solitudine che l'ha colta il
giorno in cui ha trovato quell'estraneo a dormire
accanto
all'uomo che ama, e si sente intrappolata nel suo stesso gioco.
Finalmente
la situazione comincia a
fare effetto anche sul suo corpo, il sangue scende dal cervello e va
a raccogliersi lì dove tutto diventa più facile.
Magari i maschi pensassero davvero con
l'uccello, si ritrova a desiderare ironicamente Matt.
Può provarci, però, a cominciare da
stasera.
- Allora, dobbiamo pregarti? - scherza
Dom.
Accanto a lui, Kate sorride lievemente.
Sono entrambi in attesa di una mossa.
E allora muoviamoci.
- Quando mai mi sono
fatto pregare per questo genere di cose...? - Matt ribatte a tono,
iniziando a spogliarsi.
Pochi istanti dopo si dirige verso il
letto, sfiorando la coperta in punta di dita mentre si avvicina al
suo lato e da lì sale sul materasso, sdraiandosi comodamente
nel
mezzo.
Non gli è sfuggito il modo in cui Kate
ha trattenuto il respiro e Dom ha stretto le gambe, come a tenere a
bada il suo pene semi-eretto che fa capolino tra le cosce.
Lo desiderano davvero, a quanto pare.
L'idea lo fa ridacchiare, mentre batte entrambe le mani sul letto in
segno di invito.
Dom e Kate si muovono quasi in
contemporanea, sistemandosi ai lati di Matt.
Quando
si chinano entrambi per
baciarlo sulla bocca, le loro teste si scontrano producendo un sonoro
thud.
Per
un attimo, nessuno fiata.
Poi, Kate apre la bocca ed inizia a
ridere a crepapelle.
-
Non... Non posso crederci...! - articola fra una risata e l'altra,
mentre Matt sotto di lei si spancia e Dom, dopo un attimo di
titubanza, si unisce a loro.
Ride
di cuore, Kate, con tanto di lacrime ad inumidirle gli angoli degli
occhi.
Siamo
ridicoli, pensa, proprio ridicoli.
Quella
consapevolezza è così rincuorante che si
allontana da Matt di
qualche centimetro, scherzando con Dom: - Vai, caro, dai inizio alle
danze.
Lui
sorride a trentadue denti.
-
Grazie, carissima.
È giusto che sia lei a dargli il permesso, d'altronde l'idea è stata sua... Dom sa di doverle questo privilegio. A rifletterci, possiede un vantaggio talmente consistente su di lei che concederle un minimo di autorità non gli dispiace né lo preoccupa.
E poi non è una guerra.
È
solo questione di coordinazione, di esercizio.
Ci
sarà un momento in cui troveranno la posizione giusta,
quella in
grado di accontentare tutti.
Può
funzionare, anche in tre.
Fare
l'amore in tre è faticoso, ma dormire in tre può
essere addirittura
peggiore.
Ad
un'ora imprecisata ma sicuramente molto tarda della notte, Dom si
sveglia con un gomito di Matt piantato nel collo. Quando lo scaccia
in malo modo, l'imbecille si limita ad arricciare il naso e a
borbottare un “fanculo” nel sonno.
Prima
che possa girarsi dall'altra parte e riaddormentarsi, Dom sente dei
rumori.
La
porta del bagno in camera è socchiusa, e Kate non
è nel letto.
I
sensi di Dom si fanno più vigili, e riesce ad identificare i
suoni
che provengono dal bagno; preoccupato, salta fuori dalle coperte e
spalanca la porta.
Kate è
in ginocchio accanto al water, e si sta tappando la bocca con una
mano.
-
Cos'hai? - chiede Dom sommessamente.
Il
fatto che Kate taccia non gli piace affatto.
- Oi,
che diavolo hai?
A quel
punto, lei alza lo sguardo.
Gli
occhi sono ancora gonfi di lacrime per lo sforzo, la voce è
un po'
roca ma le parole sono fin troppo comprensibili.
-
Mettiamola così, Dom... Spero sia solo un virus. Un virus
che faccia
sparire il ciclo e venire le nausee.
*nell'aria
risuona l'eco
di una risata malvagia*
Sicché,
viva i
quadrilateri. :D
*sparisce
soffiando baci
in direzione del gentile pubblico e schivando con eleganza uova marce
e scarti di verdure varie*
…
no, seriamente,
grazie dell'attenzione e spero che apprezziate il finale. ♥
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1013869
|