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di Elaeth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Testoline rosse che non governano più il mondo ***
Capitolo 2: *** Perché non si dovrebbe mai fraternizzare con nessuno ***
Capitolo 3: *** Migliori amici che ignorano il proprio dovere ***



Capitolo 1
*** Testoline rosse che non governano più il mondo ***


Testoline rosse che non governano più il mondo.
 

La prima volta che Hugo Weasley aveva visto l'Infermeria di Hogwarts, gli era sembrata simile ad una di quelle chiese babbane che sua madre Hermione gli aveva fatto visitare così tante volte. Era stato durante il suo primo anno, quando era caduto dalle scale del terzo piano mentre si dirigeva in Sala Grande per la cena. Da quel giorno era stato ricoverato in Infermeria più o meno un milione di volte, sempre a causa della sua estrema goffaggine.
Ora, al suo quinto anno, si era aspettato di fare visita a Madama Pomfrey un po' meno spesso, ma purtroppo il destino non doveva essere della sua medesima opinione, in quanto quel giorno stesso aveva fatto un bel volo dalla sua scopa durante gli allenamenti di Quidditch.

D'altronde, Hugo Weasley era il Grifondoro più impacciato e imbranato che la sua Casa avesse mai visto, fatta forse eccezione per i primi anni di scuola di suo zio Neville. Nonostante fosse un ragazzone alto più di un metro ottanta, era goffo come pochi ed inciampava sui suoi passi con la stessa frequenza con cui l'acqua di una cascata cade. Aveva due occhi azzurri, dolci e sempre sognanti che stonavano grandemente con i capelli rosso acceso.

Quel giorno, dunque, si trovava sdraiato in un letto dell'Infermeria, borbottando tra sé quanto il Fato gli fosse decisamente avverso, quando una voce a lui familiare lo riscosse dai suoi pensieri così poco positivi.

« Su con la vita, Fragolina! Ora ti daranno l'abbonamento per l'Infermeria! » Freya Nott era appena entrata dalla porta, guadagnandosi un'occhiata di fuoco da parte di Madama Pomfrey, saltellando e ridendo con quella grazia che Hugo non avrebbe mai avuto.

Così come Hugo era un Grifondoro atipico, Freya era altrettanto diversa dai canoni della sua Casa di appartenenza, ovvero quella di Serpeverde. Tanto per incominciare era la migliore amica non solo di un Grifondoro, ma anche di un Weasley, ed era così assurda e poco seriosa che a volte gli studenti di Hogwarts si chiedevano se non fosse davvero giunta l'ora di mandare in pensione il Cappello Parlante. Oggettivamente era anche una ragazza molto bella, con due enormi occhi verdi e i capelli castano chiaro, eppure era così 'fuori di testa', come molti la definivano, tanto che la maggior parte dei ragazzi cercava di evitarla.

Hugo e Freya erano così diversi tra loro che non avevano potuto fare altro che diventare migliori amici, uno il complemento dell'altra. Anche in quell'occasione, Freya era andata a trovare lo sfortunatissimo ragazzo, per rassicurarlo come solo lei sapeva fare.

« Sai, Ciliegina, oggi mentre cadevi dalla scopa ti hanno scattato una foto buffissima! Ho chiesto personalmente che venisse divulgata per tutto il castello, così tutti potranno vedere quanto sei bello! »

Freya si era appena seduta sul bordo del letto su cui era sdraiato Hugo, ignorando le continue proteste che Madama Pomfrey le faceva per chiederle di lasciare il suo paziente riposare. Ma dopotutto, dopo cinque anni così, l'anziana signora si era rassegnata e lasciando il ragazzo dai capelli rossi nelle sicurissime mani della signorina Nott, si era allontanata sbuffando, pronta a farsi una camomilla per calmarsi.

« Ti ringrazio, Freya, ora la mia popolarità salirà alle stelle. »

« Ma quale popolarità? Sei il ragazzo più sfigato di tutta Hogwarts! » La ragazza ribatté con ovvietà, palesando le sue parole, schioccando la lingua al palato.

« Ehm... grazie? »

« Non c'è di che, Coccinella! Sempre qui a tua disposizione! » Dopo uno spudorato occhiolino in direzione di Hugo, Freya si sdraiò con poco garbo affianco al ragazzo, tirandogli una gomitata per niente leggera in un fianco, facendolo per poco cadere dal letto. Si sistemò quasi del tutto addosso a lui, e prese a fissare il soffitto con innato interesse, mentre dall'altra parte Hugo la fissava con la più totale calma, oramai abituato al modo di fare della sua migliore amica.

« E comunque ti devi rimettere a posto, mi annoio a rompere le palle ai primini da sola! » Al povero Hugo arrivò un'altra gomitata, stavolta in pieno stomaco, facendogli uscire dalla bocca un verso che non prometteva niente di buono.
Freya si voltò a guardarlo, schioccandogli le dita davanti agli occhi.

« Oh che bello! Sembra quasi che tu stia per vomitare! Stai guarendo! »

« Sì, potrei proprio andare a fare una nuotatina al Lago Nero e ritornare sano e salvo! »

« Perfetto! Allora alzati, ho voglia di mettere una pasticca vomitosa nel succo di zucca di mio cugino Scorpius! » Si alzò di scatto dal letto, facendo sussultare per l'ennesima volta il povero ragazzo e si posizionò in piedi di fianco a lui, battendo ripetutamente le mani mentre parlava per spronarlo ad alzarsi.

« Freya, ho due costole rotte. Devo rimanere qui almeno per altri tre giorni! »

« Oh, come sei noioso, Pomodorino! Vuol dire che lo farò da sola! »

Detto questo pestò i piedi a terra per tre volte, dopo di che si incamminò verso l'uscita mimando un 'ciao' con la mano a Hugo, il broncio stampato in viso prima di riuscire a varcare la soglia.

Una volta che la ragazza se ne fu andata, Hugo si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, sistemandosi il cuscino che Freya gli aveva tolto da sotto la testa e tirandosi le coperte fino al collo.

« Merlino, non potevo trovarmi un amica più normale?! »

 

*

« Sei arrabbiata con me? »

Dominique Weasley, appoggiata alla parete di un corridoio del secondo piano, lanciò uno sguardo truce al ragazzo che gli stava davanti, Jonathan Steel, chiamato da tutti Jace.

« Non sono arrabbiata con te. »

« E allora perché non vuoi uscire con me? »

Dominique roteò gli occhi al cielo e lanciò un gridolino infastidito, supplicando mentalmente Priscilla di rivelarle quale grave colpa avesse mai commesso per dover sopportare un tale castigo.

« Te l'ho detto mille volte, Steel. Non ho intenzione di uscire con te, così come non volevo farlo cinque anni fa, così come non voglio farlo ora, così come non vorrò farlo mai! »

Le parole della bionda Corvonero erano state sputate con tale esasperazione che il ragazzo strabuzzò per un attimo gli occhi, cercando di capacitarsi se la ragazza che gli stava davanti era la stessa che perseguitava più o meno dal secondo anno. Perché era proprio dal loro secondo anno che Jace la seguiva per ogni antro del Castello, per chiederle sempre la stessa medesima cosa.

Per quanto Dominique fosse una ragazza dall'animo buono e gentile, e non perdesse mai il controllo, Jace la turbava talmente tanto che ogni volta che lo vedeva le veniva da tirare un pugno contro la parete. Non sapeva spiegarsi il perché, ma il ragazzo le causava talmente tanto odio che il più delle volte le prudevano le mani.

Tutti si erano sempre chiesti come mai la ragazza continuasse a rifiutarlo, perché Jace era a tutti gli effetti uno dei ragazzi più desiderati della scuola.

Oltre ad essere il Capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, era un tipo piuttosto fisicato già di suo, e aveva dei luminosi occhi blu che lo rendevano simpatico a prima vista, fatta unicamente eccezione per la Weasley bionda. Inoltre, aveva una zazzera di capelli castani, sempre in disordine, che gli conferivano quell'aria sbarazzina che tanto piaceva alle ragazze.
Dal canto suo, anche Dominque era molto bella e forse era proprio per il fatto che anche lei riscuotesse un certo successo con i ragazzi che non si degnava minimamente di prendere in considerazione l'idea di uscire con Jace.

« E dai, Dommy, non spezzarmi così il cuore! »

« Steel, sparisci dalla mia vista. »

Così come capitava tutte le volte che il Serpeverde si avvicinava a lei, la ragazza gli palesò tutto il suo odio, e come al solito, fu bellamente ignorata, in quanto Jace le si avvicinò maggiormente sorridendole sornione.

« Lo sai vero che sono la tua anima gemella? Il settimanale delle streghe di questo mese dice che per le biondine tutte pepe come te è arrivato il momento di valutare i baldi giovani come me! »

« Ma sei tutto scemo, per caso? »

Con uno spintone, Dominque allontanò il ragazzo da sé, che proprio in quel momento le si era avvicinato per baciarla. Un altro dei suoi rovinosi tentativi di conquistarla.

« Steel, se oggi ti vedo ancora anche solo a dieci metri da me giuro che ti schianto, ti ho avvisato. »

Jace mise su il broncio, socchiudendo gli occhi per cercare di percepire di meno il disprezzo nella voce della ragazza che tanto adorava.

Non rispose, si limitò ad incassare il colpo e a guardare Dominique allontanarsi da lui con passo deciso e determinato. Ma il broncio durò ben poco sul suo volto, poiché non appena abbassò lo sguardo e vide il fondoschiena della ragazza in lontananza, piegò la testa di lato e sorrise come un'idiota.

Aprì la bocca per fischiare, ma prima che potesse palesare il suo apprezzamento verso la snella figura di Dominique, qualcuno gli diede una pacca su una spalla, facendolo desistere dal millesimo gesto che avrebbe infastidito la Corvonero.

« Ennesimo due di picche? »

Appena Jace voltò il capo, si trovò di fronte all'altrettanto imponente figura di Scorpius Hyperion Malfoy.
Scorpius era un Serpeverde del settimo anno proprio come Jace e giocava come Cercatore nella sua squadra. Erano diventati migliori amici durante il loro primo anno e da allora non si erano più separati.

Se da un lato Jace era estroverso e sempre spudoratamente gongolante, dall'altro Scorpius era introverso e di poche parole. Aveva ereditato le classiche caratteristiche dei Malfoy, quali l'arroganza e l'egocentrismo e aveva così tanta stima di sé che la maggior parte degli studenti di Hogwarts tendevano ad evitarlo.
Inoltre era il cugino di Freya Nott, e nonostante la parentela, non potevano che essere più diversi; erano cresciuti assieme, ma in qualche modo il galateo e i vari pregiudizi erano arrivati solo alle orecchie di Scorpius.

« Beh, amico, prima o poi capirà che mi vuole come padre dei suoi quindici bambini! »

Jace alzò le spalle e annuì in direzione del ragazzo, come per assicurargli che tutto ciò diceva si sarebbe avverato.
Presero a camminare nello stesso momento, diretti verso i sotteranei, uno guardandosi in giro e ammiccando a tutte le ragazze che incontrava, l'altro guardando fisso davanti a sé, non degnando nessuno di un minimo sguardo.

« Forse dovresti smetterla di provarci con la Weasley, è pieno di ragazze più carine di lei! »

Scorpius ripeté la frase che gli riservava ogni volta che Dominique lo rifiutava con estrema calma, sperando che questa volta, forse, Jace avrebbe cambiato idea.

« Non capisci niente, Scorpius! Lei è la luce divina che illumina le mie giornate, lei è l'angelo che tutte le notti mi culla, lei è l'emblema di tutto ciò che-»

« Okay, okay, ho capito! »

Scorpius liquidò il suo migliore amico scuotendo una mano, inorridito da tutte quelle parole che riservava per la Weasley. La cosa che maggiormente gli dava fastidio era come si riduceva ogni volta che la Corvonero era nei paraggi. Lui era dell'idea che non ci si sarebbe mai dovuti mostrare tanto deboli, tantomeno per una ragazza.

« Quando ti innamorerai anche tu, capirai. »

Jace scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli con disinvoltura, causando i sospiri di qualche ragazzina del secondo anno che passava di lì.

« Speriamo di non capire mai, allora. »

In fondo a Scorpius non era mai importato nulla dell'amore o semplicemente di avere una ragazza fissa. Essendo un ragazzo di per sé molto carino, aveva ragazze sufficienti a soddisfare le sue necessità da maschio adolescente, ma a parte quello, non si era mai preoccupato d’ instaurare un rapporto che andasse oltre la pura e semplice conoscenza.
Proprio mentre pensava a quanto fosse ridicolo Jace quando si riduceva a guardare Dominique con occhi innamorati, una ragazza piuttosto bassina dai capelli rossicci gli tagliò la strada, facendolo arrestare di colpo, evitando lo scontro.

« Guarda dove vai, imbranata! »

Il biondo Serpeverde aveva pronunciato quelle parole ancor prima di riconoscere a chi appartenesse quella testolina rossa. Non appena smise di parlare, Rose Weasley si voltò a fissarlo, guardandolo stralunata ma decisamente poco sorpresa; non era la prima volta infatti che il ragazzo le riservava quel tono.
Scorpius guardò Rose per qualche secondo, dopo di che spostò lo sguardo, per non dover fissare quegli scrutatori occhi azzurri che la ragazza si ritrovava ad avere.

« Rosie adorata! Quanto tempo! »

Non appena Jace riconobbe Rose, le saltò al collo per abbracciarla, o meglio soffocarla, nonostante non la vedesse da poche ore. La ragazza gli rivolse un grande sorriso, ricambiando goffamente quella stretta.

Nonostante la differenza tra casate, proprio come per Hugo e Freya, Rose e Jace con gli anni erano riusciti a diventare grandi amici, soprattutto perché il ragazzo sfruttava il fatto che lei fosse la migliore amica di Dominique per ricavare qualche informazione utile per il suo ambiziosissimo obiettivo di sposarla.

Se Dominique trovava Jace pesante e poco simpatico, Rose aveva per il ragazzo un vero e proprio debole. Lo considerava uno dei ragazzi più simpatici che avesse mai conosciuto e ogni volta che passavano del tempo insieme, rideva talmente tanto che quando tornava in Dormitorio le faceva male la pancia.

« Jace! Ho appena visto Dom passare di qui, magari riesci a beccarla! »

« Lascia stare, ho già ricevuto cinque rifiuti oggi. »

Rose gli fece un piccolo sorriso d’ incoraggiamento, per poi dargli una pacca su una spalla, proprio come aveva fatto Scorpius poco prima. Il ragazzo in questione non mancò di osservare quel particolare, e finse un colpo di tosse, per richiamare l'attenzione su di sé.

« Oh, già, io e Scorpius stavamo tornando in Dormitorio, vuoi fare un po' di strada con noi? »

Il giovane Malfoy per poco non si strozzò con la propria saliva; lanciò uno sguardo di fuoco al suo migliore amico, implorandolo con gli occhi di ritirare la proposta, maledicendolo subito dopo quando si accorse che lo stava ignorando bellamente.

Se c'era un motivo per il quale Scorpius Malfoy odiava Rose Weasley era proprio quello: quando lei era nei paraggi, misteriosamente lui spariva agli occhi di tutti e veniva rilegato in un angolino, considerato di poco conto.
Aveva sempre detestato con tutto il suo cuore il fatto che nessuno in quella enorme scuola la odiasse, Rose riusciva a stare simpatica a tutti, perfino ai più scorbutici o antipatici.

Dentro di sé Scorpius sapeva di essere indiscutibilmente geloso di lei, perché invece lui non veniva sopportato quasi da nessuno. Non si era mai riuscito a spiegare perché il sorrisino sfacciato e in cuor suo estremamente adorabile, che Rose aveva sempre stampato sulle labbra, piacesse così tanto. Lui lo trovava semplicemente disgustoso ed estremamente falso.

« Ti ringrazio, ma devo correre in Infermeria da mio fratello. »

Scorpius notò che non aveva smesso di sorridere neanche per un secondo, neppure per prendere fiato tra una parola e l'altra.

« Il ragazzino ne ha combinata un’altra delle sue, eh? »

« Non puoi capire, Jace! Prima o poi gli taglierò le gambe così se ne starà fermo! »

All'affermazione di Rose, Jace prese a ridere divertito, causando lo spaventoso allargamento del sorriso della Weasley. Incapace di reggere la scenetta del suo migliore amico che fraternizzava con colei che per lui rappresentava il nemico, finse un secondo colpo di tosse, riuscendo stavolta a catturare l'attenzione.
… L'attenzione della persona sbagliata.

« Dovresti fare qualcosa per quella tosse, Malfoy. Potresti rimanere senza voce. »

Scorpius ne era sicuro, Rose gli aveva ammiccato semplicemente per provocarlo.
Perché Rose Weasley non era per niente stupida, sapeva che il grado di sopportazione che il ragazzo aveva nei suoi confronti era pari allo zero.

Per questo durante la loro permanenza a Hogwarts si era semplicemente limitata ad ignorarlo, fissandolo di sbieco ogni tanto. Si era sempre chiesta come fosse possibile che un ragazzo tanto bello fosse anche altrettanto arrogante. Aveva rinunciato a rispondersi anni prima, quando durante il loro secondo anno l'aveva visto fissarla con disprezzo per la prima volta.

« È un vero peccato che invece tu non la perda mai quella fastidiosa vocina, Weasley. »

La risposta di Scorpius era d'obbligo. Non c'era mai stata una volta in cui lui non aveva risposto con antipatia alle poche parole che Rose gli riservava. Il che succedeva davvero di rado, dato la voglia che avevano entrambi di parlarsi, più o meno grande quanto la voglia di radersi dell'ormai deceduto Albus Silente.

« Okay, okay, finiamola qui! »

Jace si mise letteralmente in mezzo, coprendo con il proprio corpo Scorpius alla vista di Rose. La ragazza si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio con naturalezza e come se non fosse successo niente, tornò a sorridere in direzione del ragazzo che le si era appena posto davanti.

« Va bene, allora io vado! Ci vediamo più tardi, mio futuro cognato! »

Rose si sporse per lasciare un bacio sulla guancia di Jace, e proprio mentre poggiò le labbra sulla pelle del ragazzo si sentì provenire da dietro di loro un enorme sbuffo infastidito da parte Scorpius, più stufo che mai. Rose gli fece un gesto decisamente poco educato da dietro la spalla di Jace, prima di voltarsi e correre via dai due ragazzi.

« Sai, Scorpius? Penso che tu le piaccia. »

« Sì, certo. E io sono un folletto della Cornovaglia piccolo e insignificante. »

« In effetti un po' ci assomigli, le orecchie sono proprio quelle di un folletto e se guardi bene»

Scorpius tirò una spallata all’amico, prima che riuscisse a continuare, decantandogli quanto fosse simile ad un folletto e tra un discorso sconnesso e l'altro, si incamminarono nuovamente per il corridoio, ridendo e scherzando come solo due migliori amici potevano fare.

 

*

Dominique Weasley aveva sempre avuto poca fiducia nei confronti dei bei ragazzi ed era proprio per questo motivo che si era sempre tenuta lontana da Jonathan Steel. Suo fratello Louis era considerato da molti bellissimo, con quei suoi capelli argentei e gli occhi di ghiaccio, ma si era rivelato una di quelle persone che staccano le zampe alle formiche solo per il gusto di vederle soffrire. Jace non aveva niente a che fare con suo fratello e questo Dominique lo sapeva bene, ma in qualche modo il suo istinto le aveva sempre detto di evitarlo come la spruzzolosi. Il che era davvero difficile a farsi, in quanto veniva seguita dal giovane Steel più o meno ogni singolo secondo della sua vita.

« Non capisci niente, Scorpy Pooh! Il rosso starebbe benissimo con la tua carnagione! Avanti, provati la divisa di Grifondoro! Ascolta la tua dolce cuginetta! »

« Freya, sta lontana da me, per Merlino! »

Alla sua destra, Freya Nott stava importunando un più che evidentemente disperato Scorpius Malfoy. Niente di nuovo, si disse Dominique, la migliore amica di suo cugino Hugo era famosa per essere la più grande rompipluffe di Hogwarts. Il Serpeverde d'altra parte teneva ferma la ragazza con un braccio, tenendola a debita distanza dalla sua verdissima e stiratissima divisa. Dominique non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire una risatina divertita, che soffocò prontamente portandosi una mano alla bocca, terrorizzata dall'idea di farsi scoprire dai due. L'ultima cosa che voleva era farsi vedere dal migliore amico di Jace Steel; quel ragazzo era ovunque, non fosse mai che spuntasse dietro di lei da un momento all'altro.

Sorpassò i due cugini in silenzio, senza farsi notare e raggiunse con estrema calma la torre di Corvonero. Risolvere l'indovinello per lei era sempre stato questione di pochi secondi, così varcò spedita la soglia della propria Sala Comune, andando subito a distendersi su uno di quei comodi divanetti che adorava.
Tirò fuori dalla borsa che si stava portando appresso fin da quel mattino il tomo di Astronomia, pronta a ripassare per l'interrogazione che avrebbe sostenuto tre settimane dopo.

Dominique era una vera e propria secchiona; non aveva mai preso un voto che andasse sotto l'Eccezionale e ogni volta che era annoiata apriva un libro per studiarlo a memoria.

Prese a leggere il terzo capitolo, quello sulle costellazioni, quando uno spostamento d'aria alla sua sinistra le fece intendere che qualcuno si era appena seduto di fianco a lei.

« Ciao, piccola Weasley! »

« Frank! »

Frank Longbottom era il Corvonero più affettuoso che potesse mai esistere. Aveva dentro di sé sicuramente più caratteristiche di Tassorosso che di Corvonero, ma come personalità quali quelle di Freya o Jace avevano dimostrato, il Cappello Parlante in quegli ultimi anni sembrava perdere colpi. Aveva due vispi occhi color nocciola che ricordavano tanto quelli di suo padre Neville e dei foltissimi capelli biondo cenere, ereditati dalla chioma di sua madre Hannah.

Fin da quando erano bambini, Frank e Dominique condividevano quell'amicizia tipica di chi ha speso intere giornate d'estate a rincorrersi sulla spiaggia o di chi ha passato talmente tanti Natali insieme da conoscere a memoria ogni singolo regalo ricevuto negli anni.

La ragazza gli sorrise dolcemente, ricambiando quello sguardo di puro affetto quasi fraterno che solo Frank le riservava e che invece Louis non le aveva mai rivolto.

« Allora, quand'è che smetterai di studiare e inizierai a vivere la tua vita? »

« Ma io sto già vivendo la mia vita! »

Frank le lanciò un'occhiataccia, sbuffando divertito all'affermazione della Corvonero.

« Saltare gli allenamenti di Quidditch per poter dare l'esame avanzato di Antiche Rune non è vivere, Dommy cara. »

« Oh, sta zitto! »

Dominique gli tirò una manata in viso, zittendolo all'istante. Odiava quando la trattavano in quel modo, quando le dicevano quanto poco interessante fosse la sua vita da secchiona, ma dopotutto non le dava così tanto fastidio se la persona in questione era Frank.

« E comunque non ho saltato gli allenamenti quando ho dato l'esame! »

Il ragazzo la fissò serio per qualche secondo, ma il suo proposito di rimanere impassibile durò poco, in quanto le scoppiò a ridere in faccio subito dopo. Si teneva la pancia ferma con una mano, da quanto rideva ed evitava con tutto se stesso di guardare Dominique negli occhi, consapevole di quanto le dovesse star dando fastidio il suo comportamento.

« Okay, scusami, è solo che sei davvero assurda! »

« Scusami? »

« Oh andiamo! Non hai mai saltato una lezione in tutti questi anni di scuola, e l'unica volta che ti sei ammalata sei andata comunque in classe, attaccando la febbre a tutti gli studenti del tuo anno, tra l'altro! »

Frank parlò annuendo per tutto il tempo alle sue parole, stupendosi lui stesso di quanto poco normale fosse la voglia matta di studiare della ragazza.

« Ma... quella volta non vale! C'era il compito di Incantesimi, dovevo per forza andare in classe! »

« Ecco, appunto. »

Un altro sbuffo estremamente divertito da parte del ragazzo e Dominique sentì le proprie guance andare a fuoco. Lei non arrossiva mai, eppure quando Frank le faceva notare quanto fosse diversa dagli altri si sentiva sempre a disagio. Non le era mai importato molto del fatto di essere così differente, ma in qualche strano modo la maniera con cui Frank le parlava la faceva sempre riflettere.

« Ti odio quando fai così, sai, Frank? »

Dominique si stampò in faccia quel sorriso che riservava solo a Rose e occasionalmente al ragazzo, quel sorriso che diceva una cosa ma che ne intendeva un'altra completamente diversa.

« Oh, no, tu mi adori. »

Il ragazzo ricambiò il sorriso, avvicinandosi a lei per appoggiare la testa sulla sua spalla e socchiudere gli occhi. Era successo così tante volte che i due si ritrovassero così, in quella posizione, su quello stesso divano, che oramai nessuno si stupiva più di vederli fermi così per ore e ore. Era uno di quei gesti che condividevano solo loro due e che nessun altro al mondo avrebbe mai potuto capire.

Dominique gli passò una mano tra i capelli, accarezzandolo distrattamente, prima di sospirare e aprire la bocca per dar voce ai propri pensieri.

« Sai, oggi Steel mi ha chiesto di uscire cinque volte. »

« E dov'è la novità? »

La ragazza lo ammonì con lo sguardo, scuotendo subito dopo la testa rassegnata. Era una cosa talmente normale oramai, che Jace le chiedesse di uscire che neanche Frank, che si meravigliava sempre per tutto, si stupiva più.

« Non era mai arrivato a tanto, il suo record era di tre volte al giorno! »

« Forse dovresti dargli una possibilità. »

La carezza che poco prima Dominique stava riservando a Frank si trasformò prontamente in uno schiaffetto leggero su una guancia, accompagnato dall'ennesimo sbuffo infastidito.

« Sei tutto matto, per caso? Stiamo parlando di Steel! Il palestrato tutto muscoli e niente cervello! »

« Beh, obiettivamente sei uscita con ragazzi peggiori di Jace. »

« Oh Merlino, non chiamare per nome il nemico! »

Dominique si alzò di scatto, facendo sobbalzare un rilassatissimo Frank, borbottando tra sé quanto fosse indignata del consiglio del ragazzo.

« Non uscirò mai, e ripeto, mai, con Jonathan Steel, capito!? »

La biondissima Weasley aveva attirato l'attenzione di più o meno tutta la Sala Comune con il suo urlo esasperato nei confronti del povero Frank; aveva una mano alzata davanti a sé, come a sottolineare che non avrebbe mai preso in considerazione l'idea.

Era stufa di sentirsi ripetere che avrebbe dovuto dar fiducia a Jace e uscire con lui; era vero che rifiutarlo per cinque anni era eccessivo, ma se lui non le interessava non era mica colpa sua, no?

« Forse dovresti calmarti. Vuoi che ti faccia un thé? »

« Oh, Priscilla aiutami tu! »

E con questo appello disperato alla fondatrice della loro Casa, Dominique Weasley prese con rabbia la propria borsa, e s’ incamminò verso il proprio Dormitorio, lasciando dietro di sé un basito Frank Longbottom, più meravigliato che mai nel vedere la sua sempre calma e composta amica perdere il controllo per un banalissimo e a quanto pare del tutto a lei indifferente ragazzo.

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Capitolo 2
*** Perché non si dovrebbe mai fraternizzare con nessuno ***


Perché non si dovrebbe mai fraternizzare con nessuno.



In quei  lunghi sette anni di scuola Jace Steel non aveva mai saltato un allenamento di Quidditch.
Due anni prima, quando era diventato Capitano della squadra di Serpeverde, aveva fatto più salti di gioia di quando al secondo anno Dominique gli aveva prestato una piuma; era stato talmente felice che perfino Scorpius gli aveva tirato una manata in fronte, pregandolo di smetterla prima che morissero tutti di un attacco di diabete causato dalla sua estrema felicità.
Oramai si era abituato al suo ruolo di Capitano, ma il sorriso sfacciatamente orgoglioso che aveva stampato in faccia quel giorno di due anni prima non era mai scomparso, soprattutto quando finite le lezioni raggiungeva il campo di Quidditch  fluttuando letteralmente nell'aria dalla contentezza.
Ma la verità era che se quel giovedì di metà settembre Jace si stava precipitando il più velocemente possibile verso il campo era perché non voleva perdersi la fine degli allenamenti di Corvonero. Nessuno si stupiva più oramai di vederlo correre a perdifiato senza badare ad investire niente o nessuno; Dominique Weasley non sarebbe certo scappata prima di finire il suo allenamento solo per non doverlo incontrare, ovviamente.
Come da copione, il ragazzo si mise a bordo campo, aspettando con trepidazione il momento in cui la sua biondissima Cacciatrice preferita sarebbe scesa dalla scopa per andare negli spogliatoi.
E come sempre accadeva, non appena Dominique vide Jace appostarsi proprio sotto di lei, sbuffò in preda all'esasperazione, pregando mentalmente di cadere dalla scopa solo per non doverlo vedere.
« Ehi, Steel! »
Nel momento stesso in cui Frank Longbottom aprì bocca per salutare Jace a cavallo della sua scopa, Dominique gli lanciò uno sguardo di fuoco, gesticolando convulsamente per farsi notare dal suo compagno di Casa.
« Frank, ti ho detto mille volte di non fraternizzare con il nemico, per Merlino! »
« Ehi, Frank! Ciao anche a te, bella bionda! »
Più o meno sei metri sotto di loro, Jace si sbracciava, urlando a più non posso con un sorrisino ebete stampato in viso. La vista da là sotto era decisamente meravigliosa, si disse il Serpeverde quando lanciò l'ennesima occhiata alla figura di Dominique.
« Io lo schianto, lo giuro. »
Frank acchiappò al volo il Boccino che gli stava sfrecciando in quel momento di fianco, dopo di che si avvicinò alla ragazza, per cercare di giustificare il comportamento del tutto normale di Jace.
« Non prendertela, Dom. Vuole solo uscire con te! »
« È un maniaco! »
« Okay, forse i suoi modi sono leggermente... come dire, ehm... estremi, ma non è una cattiva persona, davvero! »
La ragazza roteò gli occhi al cielo, schiaffandosi una mano in fronte l'attimo dopo.
« Oh, Frank, lascia perdere! Io ho chiuso per oggi. »
Detto questo, Dominique virò alla sua destra, planando verso terra. Mancavano ancora una decina di minuti alla fine dell'allenamento, ma avrebbe fatto di tutto per evitare Jace Steel, si disse la ragazza mentre atterrava nel punto più lontano possibile da dove si trovava il Serpeverde.
« Dove credi di andare? Dom! » Frank sospirò con rassegnazione. « Okay, ma è l'ultima volta, Dom! Dom, mi hai capito!? »
Sopra di lei riusciva a sentire le grida di rabbia di Frank; sapeva che per il Corvonero il Quidditch non era cosa di poco conto: quasi come per tutti quelli che avevano investito il ruolo di Capitano prima di lui, il Quidditch era parte integrante della sua vita; forse era per questo motivo che gli allenamenti della squadra di Corvonero iniziavano sempre cinque minuti prima del previsto.
Dominique liquidò con un gesto della mano il ragazzo, senza preoccuparsi di essere vista o meno. Il suo unico pensiero in quel momento era correre subito al Castello: al diavolo, per una volta non avrebbe fatto la doccia negli spogliatoi, soprattutto perché ora riusciva a vedere chiaramente davanti a sé Jace correrle incontro a una velocità disumana.
« Dominique! Dommy! Dom! Dommyna! »
Più sentiva la voce di Jace avvicinarsi e più aumentava il passo. Stava oramai letteralmente correndo quando il Serpeverde la raggiunse senza difficoltà pochi minuti dopo e la prese gentilmente per un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui.
« Ciao, Dom. »
Dominique non riusciva a quantificare quanto odiasse il sorrisino sfacciato, che Jace aveva stampato in viso da uno a dieci. Forse un milione.
Inspirò pesantemente, facendo una leggera smorfia di orrore prima di cercare di recuperare l'autocontrollo e tornare ad essere la calma e pacata ragazza che tutta Hogwarts conosceva.
Non si sarebbe certo lasciata scomporre da un ragazzo del genere, lei.
« Steel. »
« Mi stavo chiedendo... insomma, potresti pensarci bene a quella cosa, sai... »
« La risposta è sempre quella! Non uscirò con te! »
Il sorriso morì di colpo sulle labbra del Serpeverde. Oramai la delusione non lo invadeva più di tanto, aveva ricevuto così tanti rifiuti che avrebbe sicuramente vinto il premio di perdente dell'anno, ma vedere il disprezzo che Dom celava nei suoi occhi tutte le volte che le chiedeva di uscire lo uccideva continuamente.
Jace aveva posto la ragazza al centro della sua vita: ogni cosa che faceva da quando si svegliava al mattino, fino a quando andava a dormire la sera ruotava attorno a lei. Sapere che lei non provava nemmeno un sedicesimo di ciò che invece riservava lui nei suoi confronti, lo aveva sempre destabilizzato, ma in fin dei conti era un ragazzo forte. Avrebbe continuato a tartassarla fino a quando non avrebbe ricevuto un sì. Se non si era arreso in tutto quegli anni, sicuramente non lo avrebbe fatto ora.
« Andiamo! Solo un appuntamento, per rendermi felice! »
« Credimi, Steel. Renderti felice non è una delle mie priorità al momento. »
Dominique scrollò le spalle, annuendo convinta delle proprie parole. Era incredibile il modo in cui non pensasse neanche a cosa dire a Jace: le parole le uscivano automaticamente, imponendosi lei stessa di rifiutarlo e non valutare minimamente l'idea di venirgli incontro.
« Io... ehm, perché mi odi tanto, Dom? »
Erano cinque anni che Jace non si dava per vinto, cinque anni che ogni singola volta che la vedeva bramava ardentemente il momento in cui avrebbe potuto stringerla tra le braccia. Ed era così straziante per lui sentirsi odiare da lei, al tal punto da non riuscire più a tenersi tutto dentro e a farle quella semplice domanda che, forse, avrebbe dovuto rivolgerle molto tempo prima.
La Corvonero aprì la bocca in difficoltà; era la prima volta che vedeva Jace privo di tutta quella vitalità che lo caratterizzava, privo di quella spudoratezza che lei non aveva mai sopportato. Dentro di lei sapeva solamente che uscire con lui era una cosa sbagliata da fare, non aveva mai pensato a motivazioni vere e proprie.
« Io... beh, ecco... non lo so. »
Era vero: Dominique non avrebbe certo potuto rispondergli. Avrebbe potuto dirgli tantissime cose, come per esempio che odiava quel sorriso sfacciato e così poco simpatico che le riservava tutte le volte, oppure che detestava con tutto il suo cuore il fatto che avesse avuto più ragazze che bei voti in quei sette anni, ma non sarebbe mai riuscita a dirglielo in faccia. Neanche se Jace era tutto quello che lei aveva sempre odiato.
« Cosa sto sbagliando, Dom? »
Il ragazzo che le stava di fronte era lo stesso che l'aveva perseguitata per tutto quel tempo, ma in qualche modo, soprattutto in quel momento, riusciva a stento a riconoscerlo. Sorrideva, come aveva sempre fatto, eppure era un sorriso coperto da un velo di amarezza, un sorriso che lasciava vedere quanto dentro di sé fosse in realtà ferito.
« Forse dovresti solo smetterla di importunarmi, Steel. »
 Dominique non aveva pronunciato quelle parole, né con astio né con disprezzo, eppure per Jace era stato come ricevere un vero e proprio pugno nello stomaco. Era consapevole di quanto lei odiasse il suo modo di farsi notare, ma non si era mai posto il problema di poter esagerare.
« Ho capito. Tornerò più tardi per chiederti di nuovo di uscire. A dopo, Dom. »
Jace le sorrise amaramente, abbassando gli occhi e come non era mai successo, fu lui ad allontanarsi per primo da lei, lasciando alle sue spalle una attonita e sconvolta Dominique Weasley fissarlo con la fronte aggrottata.


*
 

Mentre una più che soddisfatta Freya Nott saltellava per i corridoi declamando quanto fosse stato divertente quella mattina vedere suo cugino Scorpius Malfoy vomitare in Sala Grande a causa del suo innocentissimo scherzetto, una scocciata Rose Weasley camminava spedita versa l'Infermeria, pronta a fare la consueta visita al suo sempre fortunatissimo fratellino.
La borsa che si portava dietro era così pesante da costringerla a camminare leggermente incurvata, facendola sembrare ancora più bassa di quanto non fosse già. Al suo passaggio parecchi ragazzi si voltavano a fissarla, ma Rose non aveva mai badato a queste cose. Non si era mai resa conto della sua reale bellezza; certo, non era una di quelle bellezze eclatanti come  suo cugina Dominique, ma neanche un troll intendiamoci, eppure aveva quel carisma che tanto bastava a renderla simpatica e a piacere alla gente.
Quando mise piede all'interno dell'Infermeria, non fece altro che raggiungere il letto di suo fratello Hugo. Rose incarnava perfettamente il ruolo di sorella maggiore: si era sempre sentita in dovere di proteggerlo, si era imposta il ruolo di guida per lui e anche se non riusciva ad evitare i numerosi incidenti che lo vedevano protagonista, era sempre stata al suo fianco nel momento del bisogno.
« Signorina Weasley, suo fratello ha bisogno di riposo, torni più tardi. »
Madama Pomfrey era sbucata dal nulla come era suo solito fare, rivolgendosi alla ragazza con un tono diverso da quello autoritario che usava con gli altri studenti. Era evidente a tutti l'affetto che Rose provava per Hugo e la vecchia infermiera si era oramai abituata al suo ospite fisso e alle visite di sua sorella da non farci neanche più caso, a volte.
« Certamente! Gli lascio solamente alcune cose per lo studio e me ne vado. » Rispose la ragazza con estrema accondiscendenza.
Non appena si accorse che suo fratello era completamente addormentato, non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso intenerito, vedendolo dormire su un fianco, con le mani piegate dietro la testa; riusciva ancora a ricordare quando l'aveva visto dormire così per la prima volta da bambina.
Prese una sedia e gli si sedette di fianco, svuotando la sua borsa da tutti i compiti che aveva fatto al posto suo e poggiandoli sul comodino.
Rimase per un po' ferma a fissare suo fratello dormire, pensando a quanto fosse simile a loro padre, senza fare caso ai due paia di occhi grigi che dal letto di fronte la stavano fissando.
Se Scorpius Malfoy si trovava in quel momento a fissare Rose Weasley fare da badante a Hugo, era perché non solo sua cugina lo aveva riempito di pasticche vomitose a colazione, ma anche perché come se le pasticche non fossero bastate, gli aveva fatto mangiare con l'inganno una crostatina canarina. Ora, gli effetti erano sbiaditi, ma sulla sua schiena erano ancora ben visibili un paio di piume color giallo canarino.
« Sei proprio strano, Hugie, mamma lo dice sempre. »
Il Serpeverde osservò la ragazza allungare una mano per scompigliare i capelli di suo fratello, mentre scuoteva la testa intenerita, stupendosi lui stesso del suo comportamento. Era strano per lui vedere tutto quell'affetto: non che sua madre non glielo avesse mai dimostrato sia chiaro, ma vederlo così apertamente davanti ai propri occhi era tutt’altra cosa.
Si mosse delicatamente sul posto, per non farsi scoprire proprio mentre era intento a fissare Rose Weasley, ma senza accorgersene colpì con un gomito il comodino e non potendosi trattenere, liberò tutto il suo dolore in un urletto decisamente poco da Malfoy.
Rose si voltò immediatamente a vedere da dove provenisse il rumore e una volta accertata la presenza del biondissimo Serpeverde, non poté fare a meno di  strabuzzare gli occhi incredula, incapace di spiegarsi come non si  fosse accorta prima della sua presenza.
« Malfoy! » Sbottò Rose, quasi indignata del fatto che l'avesse vista con suo fratello.
« Frena l'entusiasmo, Weasley, non sei credibile se metti tutta quell'eccitazione per il solo fatto di avermi visto. »
« Oh, va al diavolo! »
All'improvviso si sentì provenire dalla figura supina di Hugo un ronzio, chiaro segno che stesse dormendo profondamente. Rose sbuffò, rialzandosi dalla sedia su cui era seduta e avvicinandosi al letto del Serpeverde.
« Sveglia mio fratello e ti taglio la lingua! »
« Calma, Weasley! Se lo svegliassi poi dovrei sentirlo parlare e per ora lo preferisco di gran lunga così! » Scorpius schioccò la lingua al palato, alzando un sopracciglio come a voler sfidare la ragazza. Rose d'altro canto si stampò in viso un sorrisetto sfacciato, lasciandosi sfuggire uno sbuffo divertito.
« Oh beh, mi dispiace solo che mio fratello debba sopportare i tuoi urletti decisamente mascolini. »
« Sei proprio un amore di ragazza, eh. »
Il Serpeverde contorse le labbra in un sorriso tiratissimo, socchiudendo gli occhi in quella che per lui rappresentava l'espressione più minacciosa di sempre. A quella vista, Rose non si trattenne dallo sghignazzare apertamente, felice di aver vinto il primo punto di quello scontro verbale che sperava durasse ancora per poco.
Scorpius finse uno sbadiglio e si stiracchiò con fare decisamente poco elegante, sistemandosi meglio il cuscino sotto alla testa.
« Ora puoi anche andare Weasley donna! Devo riposare! Va ad importunare qualche ragazzo che riesca a sopportare tutte quelle lentiggini che ti ritrovi in faccia! »
A quelle parole Rose non poté fare a meno di imporporarsi di rosso dalla rabbia, assumendo una di quelle espressioni così stupite che riescono solo a risultare estremamente esilaranti.
« Malfoy, non sono mica venuta per fare visita a te. Sai cosa devi fare con il tuo preziosissimo riposo? Te lo devi ficcare su per il-»
« Signorina Weasley, credo proprio che debba andare adesso. »
Come da copione, gli storici e rarissimi battibecchi tra Scorpius Malfoy e Rose Weasley furono troncati proprio nel vivo, stavolta dall'imponente figura di Madama Pomfrey. Al contrario di quanto si potesse pensare, l'anziana donna non era seccata o arrabbiata con la ragazza, ma la guardava con un accenno di sorriso negli occhi.
Rose aveva sempre pensato che quella donna si accorgesse di cose che agli altri sfuggivano: che trovasse divertente il suo modo di augurare una buona fine a Scorpius?
Per niente abbattuta dal fatto che Madama Pomfrey l'avesse beccata a rivolgere parole gentilissime ad un altro studente, la Grifondoro si diresse con andamento fiero verso il letto di suo fratello e dopo avergli scoccato un veloce bacio sulla fronte, prese la sua borsa e uscì dall'Infermeria voltandosi a guardare indietro solo una volta.
Fu lì che incrociò lo sguardo di Scorpius e fu del tutto sorpresa nel vederlo privo di quel ghigno vittorioso che si stampava in viso ogni volta che faceva lo sfacciato, il che accadeva più o meno ogni ora.
Scorpius la seguì con lo sguardo anche quando si richiuse la porta alle spalle e sospirò: in fondo a volte non trovava Rose così orribilmente insopportabile, soprattutto se era l'unica in quella scuola a tenergli testa a quel modo.


*
 

Hugo non aveva mai amato sua sorella così tanto come in quel momento. Mentre leggeva i temi che gli aveva fatto e lasciato sul comodino, gli venne spontaneo stamparsi in faccia un sorriso più che entusiasta, felice di poter finalmente dire a sua madre di aver preso un Oltre Ogni Previsione in Pozioni. Suo padre non l'avrebbe di certo presa bene, anzi, era più fiero di suo figlio quando prendeva votacci capaci solo di far rizzare la pelle alla signora Weasley-Granger.
Hugo allungò un braccio alla sua sinistra, e prese uno dei dolci che sicuramente sua sorella gli aveva lasciato, mentre stava dormendo.
Non fece però in tempo a finire il paragrafo del suo accuratissimo tema, che sentì la testa fare un capogiro e un pizzichio fastidiosissimo alla pelle. Con estremo orrore vide prima un braccio e poi l'altro riempirsi di piume di un tremendo color giallo canarino e ancor prima che potesse realizzare di essere stato vittima dell'ennesimo scherzo, lanciò un urlo, o meglio, gridò il nome di colei che presto avrebbe ucciso.
« Freya!! »
Ma l'unica risposta che ricevette da una quasi vuota Infermeria fu la risata isterica di Scorpius Malfoy, che spaparanzato sul letto di fronte al suo si stava asciugando le lacrime dal troppo ridere.
« Vedo che ogni tanto qualcosa di buono mia cugina la fa. »
« Oh, va al diavolo, Scorpius! »
Hugo scosse la testa in preda al panico, coprendosi con le coperte fino al collo, conscio che se Madama Pomfrey l'avesse visto in quello stato lo avrebbe sicuramente cruciato all'istante.
« Ma voi Weasley avete solo questo da dirmi oggi? »
Il Serpeverde sbuffò, contorcendo le labbra in un ghigno che sapeva davvero poco di simpatia.
« Cosa? »
« Tua sorella, ci ha pensato lei a prendersi il diritto di mandarmi al diavolo per prima. »
Il cuore di Hugo si riempì di orgoglio fraterno e dentro di sé pensò di amare Rose ancora di più. Sentì la porta che dava alle stanze di Madama Pomfrey aprirsi e si schiacciò un cuscino in faccia; una volta accertato l'inesistente pericolo, tornò a riprendere aria, oramai con il viso dello stesso colore dei capelli.
« Va bene che per uno come te è giusto nascondersi alla vista del mondo, ma mi sembra un po' esagerato, Weasley. »
« Taci o ti scateno contro l'ira di Freya. »
« Se questi sono i risultati, fa pure. »
E dicendo ciò il Serpeverde indicò prima le numerose cioccorane che i suoi compagni di casa gli avevano lasciato e dopo le orribili piume che piano piano comparivano sul corpo del giovane Grifondoro.
Hugo represse un brivido di terrore non appena si rese conto che le sue numerose lentiggini stavano scomparendo sotto ad un manto giallo canarino e ancor prima di ragionare con calma sul da farsi, si fiondò giù dal letto per raggiungere il comodino di Scorpius e mandare giù alcune delle pastiglie che Madama Pomfrey gli aveva lasciato contro gli effetti delle crostatine canarine.
« Non scomodarti, la vecchia ti scoprirà » Affermò Scorpius guardando con divertimento la figura di Hugo sempre più preda del panico.
« Oh, Merlino, speriamo di no. Ha detto che se mi succede qualcos'altro sarà lei a porre fine alle mie disgrazie una volta per tutte! »
« Speriamo che faccia questo enorme favore all'umanità, allora! »
Alle parole del biondo, Hugo si voltò verso di lui con irruenza, facendo cadere il bicchiere d'acqua che si trovava sopra al mobiletto. Scorpius represse uno sbuffo divertito, ricambiando lo sguardo del ragazzino rosso che gli stava di fronte con un larghissimo sorriso di scherno.
« Beh, come vuoi. Ma poi dovrai sopportare Freya tutto da solo. »
Hugo alzò le spalle, ritornando al suo letto con passo barcollante. Scorpius pensò che nonostante la parentela, il ragazzino del quinto anno fosse completamente differente dalla sorella, decisamente troppo decisa e sicura di sé per i propri gusti.
« Come ti pare, tanto non durerai ancora per molto se cadi dalla scopa ad ogni allenamento. »
« Ehi, non è vero! Sono caduto solo sei volte in cinque anni! »
Hugo si accese di rabbia; non avrebbe permesso a nessuno di mettere in discussione le sue capacità nel Quidditch. Cercò di difendersi ma, come per tutto ciò che faceva, con scarsi risultati.
« Sei quasi più strano di tua sorella, Weasley. » Scorpius scosse la testa, lanciando un'occhiata di sufficienza a Hugo.
« Ehi, se pensi che sono quasi come lei, allora grazie! »
« Sei tardo, per caso? »
« Il tardo sei tu. Rose è perfetta e indirettamente mi hai fatto un complimento, perciò grazie! »
Hugo parlò con ovvietà, palesando le sue parole con un gesto della mano del tutto scoordinato. Scorpius guardò il ragazzino dall'alto al basso, come per sincerarsi di quale gravissima malattia lo avesse colpito. Non riusciva a capire come fosse possibile che qualcuno volesse essere come quell'irritante ragazza sempre così disgustosamente sorridente e solare.
« Tua sorella è insopportabile. » All'affermazione del Serpeverde, Hugo roteò gli occhi rassegnato.
« Ma se non vi siete mai parlati! »
« Ultimamente mi è sempre tra i piedi. »
« Come vuoi, rimane il fatto che sei un idiota. » Il Grifondoro alzò le spalle, in fondo di ciò che Scorpius Malfoy pensasse di sua sorella non gli importava più di tanto.
« Lo prendo come un complimento, Weasley. » Hugo in tutta risposta gli fece il saluto militare, e si lanciarono un sorrisino complice che avrebbe potuto lasciare intendere che i due ragazzi fossero amici da anni. Invece erano più che altro due completi sconosciuti, cresciuti in due famiglie che non potevano essere più diverse.
All'improvviso si sentì una porta aprirsi e questa volta Hugo era sicuro che fosse Madama Pomfrey; si schiacciò un cuscino in faccia e si nascose sotto le coperte, facendo finta di dormire. Sentì provenire dal letto di Scorpius uno sbuffò più che divertito, ma non se ne curò.
« Signor Malfoy, lei può andare. Gli effetti sono completamente svaniti e non vedo perché dovrebbe rimanere ancora qui. »
« Va bene. Grazie, signora, a mai più rivederci! »
« Sì, sì, addio! »
Hugo trattenne il respiro; sotto a quella matassa di stoffa stava letteralmente soffocando, ma non avrebbe rischiato la morte solo perché la sua migliore amica lo aveva trasformato in un canarino. Quando non sentì più rumori, decise di sbucare fuori dalle coperte, ma appena vide l'imponente figura di Madama Pomfrey davanti al suo letto, sbiancò completamente, cercando invano di ritornare con la faccia sotto al cuscino.
Buona fortuna, Weasley. Pensò Scorpius, mentre lasciava l'Infermeria, prima di sentire alle sue spalle la voce esausta e spazientita dell'anziana infermiera.
« Signor Weasley, mi saprebbe spiegare perché sembra un canarino gigante?! »


*
 

« Dom, vuoi uscire co-»
« NO! »
« Okay, a domani! »
Jace Steel rivolse un enorme sorriso a Dominique Weasley e dopo aver fatto un cenno di saluto a un più che amareggiato Frank Longbottom, tornò con passo spavaldo verso il tavolo di Serpeverde.
Frank rimase per un po' a fissare la sua amica: Dom punzecchiava il suo cibo con la forchetta, spostandolo nel piatto di tanto in tanto, senza alzare lo sguardo neanche per salutare le numerose persone che le passavano davanti.
« Dommy, che hai? »
Dominique alzò gli occhi pigramente, incontrando lo sguardo seriamente preoccupato del suo compagno di Casa.
Frank non l'aveva mai vista così: sembrava triste, annoiata e decisamente delusa allo stesso tempo. Vide la ragazza lanciare un'occhiata alla figura di Jace che nel tavolo davanti al loro stava intrattenendo la cugina del suo migliore amico, Freya, con qualche strampalata conversazione. Frank annuì debolmente, tendendo una mano verso quella di Dominique.
« È Steel, è sempre colpa di Steel! Non lo sopporto più! »
« Su, vedrai che prima o poi ti lascerà in pace. Vuole solo uscire con te, non ha mai voluto nient'altro! »
Dom scosse la testa non volendo sentire le parole del ragazzo.
 « Ma sono io che non voglio! »
Frank sospirò, e spostò velocemente lo sguardo alla sua destra. Fu pronto a girarsi nuovamente verso l’amica, quando la sua attenzione fu catturata da una figura che al tavolo di Grifondoro era chinata sul suo piatto, intenta a strafogarsi di cibo.
Roxanne Weasley, settimo anno, era sempre stata quel tipo di ragazza talmente bella da non accorgersi del modo in cui i ragazzi la guardavano.
Non era come Rose; certo, anche lei ignorava gli sguardi che il più delle volte le venivano rivolti, ma era pienamente consapevole di piacere. Roxanne era diversa, lei semplicemente non vedeva nulla, sempre chiusa nel suo mondo fatto di Quidditch, cibo e... Lysander Scamander.
Lysander e Roxanne erano i fidanzatini per eccellenza a Hogwarts: fidanzati da ben quattro anni, nessuno aveva mai messo in discussione ciò che rappresentava la loro coppia in quella scuola.
Frank aveva sempre odiato quel fatto: fin da quando era bambino, aveva sempre avuto una cotta spaventosa per Roxanne, fin dai tempi in cui mangiavano assieme i biscotti che la nonna della ragazza faceva loro alla Tana.
Il che era davvero terribile da sopportare per lui, in quanto Lysander non era solo un membro della sua Casa, della sua squadra di Quidditch e compagno di dormitorio, ma era anche il suo migliore amico. Non aveva mai avuto il coraggio di ammettere ciò che provasse per Roxanne, ma non avrebbe certo parlato, non se la vedeva tutti i giorni così felice tra le braccia di Lysander.
Dominique si accorse di cosa il ragazzo era intento a fissare da ben cinque minuti, dopo di che sbuffò e gli schioccò le dita davanti al viso, per riportarlo alla realtà.
Frank non aveva mai avuto il bisogno di dirlo a Dominique; lei lo aveva sempre saputo, eppure non ne avevano mai parlato apertamente.
« Frankie bello, cos'hai da fissare con così tanto interesse? »
Il suddetto Lysander, come richiamato dai pensieri del suo migliore amico, apparve al suo fianco, del tutto cosciente del fatto che stesse fissando la sua ormai storica ragazza.
« Niente, al tavolo di Grifondoro hanno finito le patate. »
Dominique fece un cenno di saluto a Lysander, dopo di che si ritirò nuovamente in quella che sembrava essere diventata la sua attività preferita: punzecchiare il cibo con la forchetta.
« Sì, pare le abbia finite solo Roxy, eh? »
« Mmh. »
Lysander si trattenne dallo scoppiare a ridere e si portò un pezzo di pane alle bocca, allargando il sorriso sfacciato che aveva in viso.
« Non trovi che la mia Roxanne sia magnifica stasera? »
Frank per poco non si strozzò con la propria saliva. Spostò nuovamente lo sguardo sulla Grifondoro, guardandola bere distrattamente il suo succo di zucca. Perché il suo migliore amico gli stava facendo questo?
« Sì, un po' come tuo fratello che sta risucchiando la faccia al povero Albus da più o meno due ore. »
Indicò con la testa il tavolo di Serpeverde, dove due più che innamorati Lorcan Scamander e Albus Potter stavano dando spettacolo a tutta la Sala Grande.
« Ehi, dai libertà al fratellino! Si è appena messo con Albus! »
Ma prima che potesse anche solo rispondere, Frank sbiancò completamente quando vide la ragazza centro dei suoi pensieri avvicinarsi pericolosamente a lui.
Certo, sapeva che non stava raggiungendo lui, ma Lysander, ma comunque...
« Buonasera, gente! »
Dominique alzò nuovamente la testa del tutto svogliata, salutando distrattamente sua cugina Roxanne, prima di ritornare con la testa nel piatto. La Grifondoro fece il giro del tavolo e andò a sedersi sulle gambe di Lysander, decisamente troppo vicino a Frank.
« Roxy amor mio, sei splendida stasera. »
Il biondo Corvonero cercò di trattenere un conato di vomito quando vide le labbra del suo migliore amico stamparsi su quelle di Roxanne; tentò di guardare da un'altra parte, ma la voce di Lysander catturò nuovamente la sua attenzione.
« Frankie, ti dispiace dire ai ragazzi che devono dormire da qualche altra parte stasera? »
« Eh? »
« Sì, Roxy rimane da noi oggi, o almeno, nel mio letto! »
Frank annaspò in seria difficoltà e Roxanne tirò un lieve schiaffetto sul braccio del suo ragazzo in preda all'imbarazzo.
« Cioè... Lys voleva dire che se per te non è un grosso problema potresti lasciarci la camera per stasera, te ne saremmo davvero grati, ecco... »
Avrebbe voluto urlare di no, che non avrebbe permesso che dormissero assieme nella sua camera, ma se Roxanne glielo chiedeva in quel modo, con quell'enorme sorriso in volto, beh... non sarebbe mai riuscito a dire di no.
« Sì, certamente, me ne occupo io! »
« Grazie, Frankie bello, sei il migliore! »
Lysander tirò una pacca decisamente poco leggera sulla schiena del suo migliore amico, pacca che per poco non gli fece sputare il sorso d'acqua, che aveva appena preso, nel piatto.
« Noi andiamo in Dormitorio allora, ci vediamo domani mattina, belli! »
Con finto entusiasmo, Frank salutò i due, che sapeva andavano dritti verso ciò che più lui bramava. Vide per l'ultima volta Roxanne varcare la porta della Sala Grande abbracciata a Lysander, pensando che in fondo non avrebbe mai potuto far niente per cambiare quella situazione.
« Lo sai vero che non puoi continuare a fare tutto quello che ti chiede? »
Disse una più che seccata Dominique, riemersa dal suo stato comatoso di venerazione del cibo.
« Lo sai vero che non puoi continuare a friggerti il cervello per un ragazzo che nemmeno ti interessa? »
Rispose con lo stesso tono di voce Frank, sospirando come non aveva mai fatto in vita sua, prendendo la forchetta e cominciando a punzecchiare il suo pasticcio di patate proprio come Dominique aveva fatto per tutto quel tempo.

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Capitolo 3
*** Migliori amici che ignorano il proprio dovere ***


Migliori amici che ignorano il proprio dovere.

 

Freya sedeva compostamente sul muretto del porticato che dava sul lago Nero, fissando con innato interesse ciò che a prima vista sarebbe sembrato un punto imprecisato del prato.
In realtà la solare Serpeverde era intenta a osservare da lontano il suo migliore amico Hugo, che dopo quasi una settimana di Infermeria si trovava sotto ad un albero a leggere in solitudine.
Freya si era sempre chiesta come riuscisse a starsene fermo a fissare le pagine di un libro per ore e ore sotto quel vento glaciale, eppure non gli aveva mai posto quella domanda.
Così si limitava a ritrovarsi spesso a guardarlo da metri di distanza, fissando quella zazzera di capelli rossi e immaginandosi di contare ad una ad una le numerose lentiggini che Hugo aveva in viso.
Voltò il capo distrattamente per osservare due ragazzi che tenendosi per mano rientravano al Castello ridacchiando in modo decisamente troppo disgustoso per lei, dopodiché si decise ad alzarsi e raggiungere il ragazzo che per poco quella settimana non rischiava di fare uccidere da Madama Pomfrey.
«Fragolina! Non sei appassita! »Urlò la ragazza mentre lo raggiungeva saltellando allegramente.
Hugo rialzò il capo dal libro che stava leggendo - probabilmente un libro di letteratura babbana, si disse Freya - e, dopo aver fatto una smorfia che lasciava intendere che stavolta non l’avrebbe perdonata per niente al mondo, si arrese al largo sorriso che le increspava il volto e si lasciò sfuggire un timido cenno come risposta.
«Dovrei essere arrabbiato con te. »Disse, malcelando tutto il suo disappunto annuendo convinto.
«Oh, per così poco! Allora a quest’ora sarei stata assassinata da più o meno tutta la scuola! »
«Che è quello che la maggior parte degli studenti di questa scuola desidera fare, Freya. »
«Smettila, che mi adorano tutti qui! »Dopo aver sbuffato all’affermazione di Hugo e aver messo su un broncio estramamente buffo, Freya si lasciò cadere al suolo al fianco del ragazzo, stringendoglisi addosso per non sentire il freddo gelido che, nonostante il mantello, le steva penetrando nelle ossa.
Hugo la guardò stranamente sorpreso: erano poche infatti le cose che ancora lo stupivano di lei. Eppure non l’aveva mai vista fare un gesto del genere, nonostante sapesse che la sua migliore amica, al contrario di lui, non riusciva a sopportare il freddo.
Le passò un braccio attorno alle spalle, cercando di coprirla anche col suo mantello e, dopo aver incrociato per un attimo i grandi occhi verdi della ragazza, tornò a guardare il proprio libro, conscio che oramai non avrebbe più potuto tonare a leggere in pace.
«Non farti strane idee e tieni le mani a posto, Fragolina. È solo perché ho freddo. »
«Non mi sono mai fatto strane idee su di te, Freya! »Ribattè il ragazzo con estrema urgenza, allarmato dal fatto che la sua migliore amica potesse pensare una cosa del genere. Erano praticamente cresciuti assieme loro due!
«E poi non chiamarmi in quel modo, non so neanche perché lo fai. »
«Come? Fragolina? »Chiese la Serpeverde, aggrottando la fronte.
Ad un cenno del capo affermativo da parte di Hugo, Freya scoppiò a ridere allegramente, scuotendo la testa divertita dal fatto che il suo migliore amico fosse così ingenuo.
«Oh, andiamo! Sei rosso come una fragola, sei pieno di lentiggini come i semini che vedi tutto intorno ad una fragola e... beh, ecco... sei anche tanto bellino come una fragola! »
Se da una parte la ragazza non aveva avuto problemi a fare quella constatazione, Hugo al solo sentirsi definire bellino divenne rosso come il suddetto frutto e, dopo aver boccheggiato incredulo per dei buoni ed interminabili secondi, distolse lo sguardo, fermandosi a guardare l’interessantissimo ciuffo d’erba che stava stringendo convulsamente tra le dita.
Ma d’altronde loro due erano come il giorno e la notte; se Freya non aveva avuto problemi a parlare, non era forse ovvio che Hugo reagisse invece in quel modo?
«Vedi? Sei anche più rosso di una fragola, Pomodorino! »
«Oh, smettila! »
Hugo se la strinse di più a sé, cercando di nascondersi alla sua vista per non arrossire ancora di più, non riuscendo tuttavia a non sorridere come un ebete quando la ragazza scoppiò a ridere sguaiatamente tra le sue braccia.
Chinò il capo per guardarla in viso e vide un sorriso talmente solare prendere il posto di quella risata che si disse che forse era per quel motivo che non riusciva mai ad essere arrabiato con lei.
«Sai, Hugie, è da un po’ che ci penso, e credo proprio che io debba trovarmi un ragazzo, così, giusto per perdere la verginità! »
I secondi di tranquillità del Grifondoro finirono ben presto, in quanto non appena udì le parole di Freya per poco non si strozzò con la propria saliva. Si chiese se forse la sua migliore amica non si fosse definitivamente ammattita, ma si rispose che infondo era sempre stata così e lui non avrebbe mai potuto farci niente.
«Freya, non pensi che dovresti perdere la... ecco, quella cosa con qualcuno che ami? »
«Ed è proprio per questo che tu mi aiuterai a cercare la mia anima gemella! »
«Io, cosa? »Gli occhi di Hugo si spalancarono talmente tanto che gli divennero tutti lucidi, conferendo a quei meravigliosi occhi azzurri il colore del cielo che li sovrastava.
«Beh, chi meglio del mio migliore amico? Così se dovesse finire male puoi pestarlo e vendicarmi, e poi io verrò a trovarti in Infermeria come ho sempre fatto perché alla fine le botte le prenderai tu! »
« Ehi! »
«Su, lo sappiamo entrambi che finirebbe così! »Freya guardò il ragazzo con convinzione, ignorando bellamente l’occhiataccia che Hugo le stava lanciando.
«Ehm... grazie? »
«Di nulla! »E con un sorriso che rasentava il limite dell’odioso, la ragazza tornò a posare gli occhi verdi in quelli sempre più increduli del Grifondoro, sforzandosi ardentemente di non scoppiare a ridergli in faccia.
«E comunque non lo farò. Non ti aiuterò a trovare un ragazzo. »
«Oh beh, se sei geloso possiamo parlarne e- »
«Non è per quello! »Hugo balzò di scatto sul proprio posto, facendo sobbalzare una più che stravaccata Freya, che da sotto il mantello, si stringeva sempre di più contro il suo migliore amico. Lo guardò per pochi secondi meravigliata dal tono che aveva usato, quasi avesse detto qualcosa di sbagliato, poi tornò a concentrarsi sulla distesa di erba gelida che aveva davanti.
«Va bene, vorrà dire che la grande Freya Nott farà da sola anche questa volta! »
«Freya... »
«Non importa, davvero! Mi spiegherai il motivo un altro giorno! »
La Serpeverde parlò con estrema calma, posando le sue piccole dita sopra le labbra sempre screpolate di Hugo, come per zittirlo. Aspettò che il ragazzo annuisse in risposta alle sue parole e lentamente si rialzò, rabbrividendo non appena tornò ad essere scossa dal vento e non più riscaldata dal mantello di Hugo.
« Andiamo dài, io devo iniziare la mia missione e a te si congeleranno le chiappe se stai ancora seduto lì! »
Il ragazzo scosse la testa sbuffando, contorcendo le labbra in quella smorfia che riservava solo alle parole assurde e del tutto senza senso della sua migliore amica. Si alzò da terra di malavoglia, ma nonostante tutto, appena fu in piedi tornò a coprire Freya con il suo mantello, stringendola al proprio fianco.
Perché infondo due migliori amici sanno dirsi le cose anche restando in silenzio, nonostante siano cose che forse si dovrebbero dire subito.
 

*

 
«Jace Steel ci sta seguendo. »
«Lo so, Rox. Zitta e cammina più velocemente. »
«La vuoi finire, Dom? Girati e salutalo! »
«Taci anche tu, Rosie! »
Nel bel mezzo del corridoio del secondo piano, le tre cugine Weasley più diverse che potessero mai esistere, camminavano spedite verso una meta non precisata. O meglio: Dominique correva, voltandosi ogni tanto a guardare dietro di sé, Roxanne la seguiva in silenzio, mentre Rose si stringeva la borsa sottobraccio, girandosi solo per invogliare Jace a seguire sua cugina con un gran sorriso stampato sulle labbra.
D’altra parte, il Capitano della squadra di Serpeverde non si sarebbe certo dato per vinto, sorriso di Rose o meno, avrebbe seguito Dominique anche fino al Dormitorio femminile se necessario.
Quel giorno, infatti, non aveva ancora posto la consueta domanda alla Corvonero, preso com’era stato fino a quel momento dallo scoraggiarsi per il milionesimo rifiuto ricevuto il giorno precedente.
E sicuramente ad un occhio attento non sarebbe certo sfuggita la testolina biondo platino che con estrema calma seguiva la decisa figura di Jace.
Scorpius si era di fatti convinto di dover fermare il suo migliore amico dall’ennesima umiliazione pubblica, che – chiariamoci - per il Serpeverde non consisteva nel rifiuto da parte della ragazza, ma nel fatto che la suddetta ragazza fosse una Weasley. Camminava sbadigliando distrattamente, alzando ogni tanto gli occhi al cielo casualmente proprio quando Rose Weasley si voltava per guardare Jace.
Una scenetta davvero ridicola, eppure così familiare.
«Dom! Ti prego fermati un secondo! »
«Oh, non ci penso proprio! »Esclamò sottovoce la bionda Corvonero per non farsi sentire dal ragazzo che in quel momento rappresentava il suo più grande incubo.
Per sua esagerata sfortuna, o grazia divina se analizzassimo la situazione dal punto di vista di Jace, non appena Dominique svoltò l’angolo, si ritrovò davanti ad un corridoio completamente vuoto e spoglio senza porte né uscite. Del tutto in preda al panico, l’unica cosa che riuscì a fare fu nascondersi dietro ad una pesante tenda, lunga abbastanza da coprirla interamente.
«Vi prego, vi prego, vi prego! Non ditegli nulla! »Supplicò le altre due cugine, giusto in tempo prima di posizionarsi dietro il pesante tessuto e sentire i passi frettolosi e pesanti di Jace avvicinarsi.
«Domy bellissima! Allora che ne pensi se domani... »Non appena il Serpeverde vide davanti a sé solo Rose e Roxanne, si bloccò nel mezzo della propria frase, solo per muovere convulsamente la testa da destra a sinistra per cercare di individuare la testolina bionda che tanto amava. L’unica cosa vagamente rassomigliante che trovò fu la chioma platinata di Scorpius, che proprio in quel momento si era degnato di raggiungere il resto del gruppo.
Certo, un attento osservatore avrebbe notato il modo in cui gli occhi grigi del nobile rampollo di casa Malfoy si fossero posati come prima cosa sulla figura di Rose e poi su quella del suo migliore amico, ma chi aveva tempo per badare a tali cose quando quasi per magia una studentessa era sparita nel nulla semplicemente cambiando corridoio?
«Dite la verità! Vi siete mangiate la mia Dom! »Gridò Jace sconvolto, come se avesse valutato veramente possibile una cosa simile.
«Vedi, Steel. Per quanto mia cugina sia un bocconcino allettante, non vado pazza per le bionde anoressiche senza un minimo di carne! »Rispose bellamente Roxanne, scatenando lo sbuffo divertito di Rose.
«E allora dove è finita? »
«Jace, forse dovresti provare più tardi. Sai, era leggermente sconvolta, ma non è per colpa tua! »Tentò di rincuorarlo Rose, con quel suo enorme sorriso che faceva sciogliere chiunque in qualunque momento. Oh beh, quasi tutti.
«Me ne pentirò per il resto della mia vita, ma credo di essere d’accordo con quello che ha detto Miss Lentiggini. »Si intromise Scorpius, poggiando molto fraternamente una mano sulla spalla del suo migliore amico.
«Nessuno ha chiesto la tua opinione, Malfoy. »Rose incrociò le braccia al seno, acquistando una certa autorità nonostante il suo scarso metro e sessanta.
Scorpius si astenne dal controbattere, se lo avesse fatto avrebbero certamente iniziato una discussione senza senso e l’unica cosa che voleva lui in quel momento era andarsene.
«Vado ad affogare nel Lago Nero, che nessuno mi segua. »Concluse infine Jace, con un tono di voce talmente sconsolato che colpì perfino la fredda Dominique, tuttavia stesse morendo di caldo dietro a quella polverosa tenda.
Il Serpeverde se ne andò ciondolando, voltandosi di tanto in tanto come per accertarsi se in realtà Dominique fosse sempre stata lì e non l’avesse semplicemente vista.
Una volta rimasto solo con le ragazze Weasley, Scorpius schioccò la lingua al palato e fece alcuni passi verso la tenda.
«Weasley bionda, per me puoi anche rimanere lì dietro per sempre, ma vorrei informarti che Jace se ne è andato. »Disse il ragazzo molto spavaldamente, accennando una smorfia soddisfatta in direzione di Rose.
Con estrema prudenza, la Corvonero uscì da dietro il suo nascondiglio e, con lo sguardo di chi è appena stato beccato con la mano nel vasetto di marmellata, sorrise timidamente al Serpeverde, alzando le spalle come a giustificarsi.
«Perché sei ancora qui? Dovresti essere con Jace! È sconvolto! »Sbraitò allora la rossa Grifondoro, puntandogli un dito contro per aggravare la sua accusa.
«Sei sorda o semplicemente tarda? Non vuole che nessuno lo segua! »
«E’ il tuo migliore amico! Ha bisogno di te! »Rose scosse la testa in segno di disapprovazione, guardando Scorpius con la fronte aggrottata e la bocca spalancata.
Per lei, un simile comportamento era a dir poco inaccettabile; se avesse visto Dominique o Roxanne con lo stesso sguardo che Jace aveva avuto poco prima, sarebbe stata con loro fino a quando non avesse visto di nuovo il sorriso stampato sul loro volto.
Si incamminò senza dire niente via dal resto dei suoi compagni, ignorando le sue due migliori amiche, fermandosi solo quando si ritrovò proprio davanti a Scorpius.
«Sei la persona più orribile che io abbia mai incontrato, Scorpius Malfoy. »
Ci fu un tale disprezzo nella voce di Rose, che Dominique si chiese se alle orecchie di Jace non arrivasse lo stesso suono quando lei si rivolgeva a lui. Odiava Jace Steel, ma un tale odio non lo avrebbe augurato nemmeno a lui.
Il ragazzo seguì con lo sguardo la Grifondoro andarsene, fissandola per la prima volta senza parole.
D’altronde, cosa avrebbe potuto dire? Che la odiava anche lui? A Rose non sarebbe certamente importato.
Rimase immobile per qualche secondo, ridestandosi solo quando sentì alle sue spalle la voce di Roxanne parlargli cautamente.
«Sai, Malfoy, Rose non lo pensa veramente. »
E ancora voltato verso il punto dove poco prima Rose era scomparsa, annuì quasi automaticamente, nonostante non avesse ascoltato neanche una parola di ciò che gli avevano appena detto.
 

*

Col capo chino sul libro di Pozioni da più di un’ora in un angolino della propria Sala Comune, un più che annoiato Frank Longbottom ripeteva per la sesta volta il capitolo che aveva da studiare per il giorno dopo. Non che fosse un secchione, ma da bravo Corvonero che era non si trovava mai ad essere impreparato, qualunque fosse la circostanza.
Pronto a ripetere per la settima volta come fermentare alla perfezione il Distillato di Morte Vivente, non fece caso alla figura snella e minuta che gli si stava avvicinando. Si accorse della sua presenza solo quando se la ritrovò di fronte, in tutta la sua splendida bellezza.
«Ehi, Frank! »Disse con un enorme sorriso niente di meno che Roxanne Weasley.
«Rox! Oh... ehm, c-cosa ci fai qui? »Per poco Frank non si strozzò con la propria saliva e sbatté le palpebre più volte per accertarsi di non stare sognando. Che fossero gli effetti del troppo studio?
«Ecco, io avevo appuntamento con Lys, mi ha fatto entrare quella ragazza laggiù ma non mi ha detto nulla e... »Roxanne indicò moltò distrattamente una ragazza che aveva tutta l’aria di voler uccidere chiunque le si fosse avvicinato.
Frank non si girò nemmeno ad osservare la ragazza in questione, rimase con gli occhi puntati sulla Grifondoro per tutto il tempo.
«Ehm, Lysander è giù al Lago con un paio di nostri amici, non te l’ha detto? »Chiese cautamente il Corvonero, conscio di quale sarebbe stata la risposta.
«Oh... no, lui... non mi ha detto niente. »Rox chinò il capo, mordendosi l’attimo dopo il labbro con visibile nervosismo. Frank si ritrovò ad inveire mentalmente contro il proprio migliore amico.
«Rox, vedrai che torna subito! »Cercò di rassicurarla lui, nonostante il sorriso che aveva stampato sulle labbra fosse chiaramente una finzione.
«Beh, dai, dato che sono qui posso anche confessarti una cosa... »Disse Roxanne avvicinandosi pericolosamente all’orecchio di Frank.
Solo Roxanne Weasley poteva cambiare umore così repentinamente e solo ed unicamente lei aveva il potere di scatenare un tale brivido lungo la schiena di Frank Longbottom.
Il Corvonero trattenne il fiato, se avesse aperto bocca avrebbe probabilmente urlato come una ragazzina eccitata. Si limitò ad annuire con il capo, aspettando che la ragazza continuasse a parlare.
« ... vedi quella ragazza là in fondo? »
«S-sì. »Rispose Frank, sebbene con una certa delusione, dopo aver dato una rapida occhiata ad una ragazzina bionda, probabilmente del quinto anno, che nascosta dietro ad un libro di Astronomia lanciava distrattamente timidi sguardi ai due ragazzi.
«Ecco, quella ragazza è cotta marcia di te. »Roxanne parlò con chiarezza, con una tale sicurezza che Frank le avrebbe creduto qualsiasi cosa gli avesse detto. Non che avrebbe potuto fare altrimenti.
«Oh, Rox, che stai dicendo? »A Frank scappò una risata nervosa. Nessuna ragazza aveva mai avuto una cotta per lui, non per il migliore amico di Lysander Scamander.
«A parte il fatto che non smette di fissarti, anche quando siamo a cena non ti toglie mai gli occhi di dosso! È praticamente ossessionata da te! »
«E’ una cosa di cui dovrei aver paura? »Chiese il Corvonero, quasi seriamente preoccupato.
«Ma smettila! È pure bellissima! Vacci a parlare! »Roxanne gli tirò una pacca poco garbata su un braccio, dopodiché gli indicò con la testa la ragazza in questione, per incintarlo ad andarle incontro.
«Rox, per favore, non credo dovrei! Anzi, sicuramente ti stai inventando tutto e... »
«Frank, ma hai mai avuto una ragazza? »Gli occhi di Roxanne lo scrutavano da vicino, troppo vicino.
Se solo sapesse... Pensò Frank mentre osservava quelle enormi pozze scure scrutarlo attentamente, decisamente troppo invitanti per pensare ad altro.
E proprio mentre stava per aprire bocca per dire di no, che non aveva mai avuto una ragazza, che non aveva mai pensato a nessun’altra se non a lei, la porta della Sala Comune si spalancò solo per lasciar entrare niente di meno che Lysander Scamander.
Roxanne smise immediatamente di guardare Frank e corse incontro al suo ragazzo, come se il fatto che lui le avesse dato buca non contasse assolutamente nulla.
E proprio mentre la Grifondoro era avvinghiata al suo ragazzo, coinvolta in un bacio tutto fuorché casto, Lysander alzò una mano per salutare il proprio migliore amico, come se il fatto che stesse baciando le labbra che l’altro bramava con tutto se stesso non bastasse.
Frank scosse la testa sconsolato e si lasciò scappare uno sbuffo rassegnato.
Certe cose non sarebbero mai potute cambiare.

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