Un segreto

di SaraRocker
(/viewuser.php?uid=216786)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per sempre ***
Capitolo 2: *** Si ***
Capitolo 3: *** Mi sentirai? ***
Capitolo 4: *** Amici ***
Capitolo 5: *** La verità ***
Capitolo 6: *** Le mani ***
Capitolo 7: *** La promessa ***
Capitolo 8: *** Mi ami? ***
Capitolo 9: *** menzogne ***
Capitolo 10: *** tradimenti ... ***
Capitolo 11: *** Scelte ***
Capitolo 12: *** Come fratelli? ***
Capitolo 13: *** La odio ... ? ***
Capitolo 14: *** Lo faccio per lui ***
Capitolo 15: *** fiducia ***
Capitolo 16: *** Incomprensioni ***
Capitolo 17: *** nuovi sentimenti ***
Capitolo 18: *** Vendetta ***
Capitolo 19: *** Riflessioni sbagliate? ***
Capitolo 20: *** principessa ***
Capitolo 21: *** Biancaneve ***
Capitolo 22: *** Una sera tormentata ***
Capitolo 23: *** Incertezze e segreti ***
Capitolo 24: *** Decisioni sbagliate ***
Capitolo 25: *** scelte ○ FINE ***



Capitolo 1
*** Per sempre ***


Il suono della sveglia riempiva tutto il monolocale. La ragazza aprì di malavoglia gli occhi stanchi. Il sonno non era certo stato leggero: si era appena sistemata, non aveva nemmeno un letto su cui dormire, solo un materasso anche fin troppo sottile poggiato a terra con una coperta sopra.
Nemmeno la casa offriva granchè … Era un semplicissimo monolocale. Una stanza e un bagno, ma lei, infondo non chiedeva di più.
Non era mai stata ricca, viveva con la madre, divorziata ancora prima della sua nascita e un fratello. I soldi non erano mai stati molti.
Si alzò comunque sorridendo. Guardò fuori dalla finestra. C’era il sole. Raro vederlo in quel paese. Inghilterra. Ecco dove era finita. Anzi, dove era andata.
Andò in bagno, aveva ancora tutto nelle scatole del trasferimento, iniziò quindi a cercare del sapone, lo spazzolino ed il dentifricio. Non appena li trovò iniziò a lavarsi.
Dopo si diresse in camera sua.
 
Quel pacco era ancora sul suo letto da quando le era arrivato. Non lo aveva ancora aperto perché sapeva cosa c’era dentro. Nemmeno la lettera che lo ornava era stata aperta.
Guardò la sveglia. Era presto. Tutto sommato aveva abbastanza tempo per prendersela con calma.
Prese la busta e la lesse
“Alla signorina Cross Gwendoline,
Siamo felici di dirle che è stata accettata all’istituto superiore di Saint James, Inghilterra.
Le consegnamo dunque  la divisa scolastica, la quale dovrà essere indossata ogni giorno.
Ci aspettiamo un comportamento all’altezza del nostro istituto, spero gradirà seguire i nostri corsi.
Distinti saluti, la dirigente.”
 
Sospirò.
Quella lettera non era stato nulla di particolarmente soddisfacente. Essere stata ammessa in quella scuola non era stato un suo desiderio. Era stato molto di più un bisogno. Ma quello, solo lei poteva capirlo.
Aprì la scatola.
Camicia scura, maglioncino bianco, gonna, calzini alti sempre scuri e delle scarpe basse.
Non aveva mai indossato una divisa, e di certo non le piaceva farlo, ma non importava, lo avrebbe fatto senza dire una parola.
Aveva scelto lei di cambiare scuola, città, paese … Avrebbe perciò accettato di buon grado, tutto ciò che ne sarebbe susseguito, senza mai lamentarsi …
 
Dopo essersi vestita prese la borsa ed uscì.
Il percorso era breve. Lo aveva studiato affondo per evitare di non perdersi proprio quel giorno. Il primo.
Ad un certo punto avvertì un rumore. Dei passi alle sue spalle.
Si voltò leggermente, senza però farsi notare. Un ragazzo alto camminava alle sue spalle. Indossava la divisa della scuola, quella maschile, l’aveva vista nel depliant.
Da quanto tempo era dietro di lei?
Era da un po’ che avvertiva i suoi passi. Venne presa dall’agitazione…
Strinse gli occhi e prese un respiro. Abbassò lo sguardo. Il ragazzo si manteneva a quella distanza.
Non aspettava altro che arrivare di fronte al cancello della scuola, e quando lo vide sorrise come mai prima.
 
Poggiata al muretto davanti al portone c’era Bridgette con un viso preoccupato che si guardava intorno …
Appena la vide le corse incontro “ Oddio Gwen! Non ti vedevo più arrivare!”
“Non dovevi preoccuparti tanto Bri! Infondo credo di poter riuscire a raggiungere da sola la scuola!”  disse lei sforzando un sorriso … Bridgette era la sola a vederlo, quello sforzo che la sua amica compiva ogni giorno … Molto spesso le voleva solo gridare in faccia di smetterla, di sfogarsi, di urlare, ma poi capiva … Che lei non aveva assolutamente alcun diritto di dare dei consigli a Gwen … Lei non poteva capirla davvero.
“Beh … Certo … Solo che … Mi dispiace così tanto … Siamo finite in classi diverse!”
“Oh beh, è colpa mia! Ho mandato l’iscrizione tardi, e quindi è finita in lista d’attesa! Ma non importa! Tu infondo ci sei, no?”
La ragazza sorrise, quasi in pena “Si, non ti preoccupare … Sei come un sorella, e la famiglia c’è sempre, ricordalo!”
“Grazie Bri …” Gwen l’aveva capita benissimo. L’amica stava al suo fianco più di quanto avesse mai fatto chiunque altro … E per quello la ringraziava come non mai.
Suonò la campana.
Le due si salutarono e si divisero.
Gwen sapeva dove si trovava la sua classe … Glielo aveva spiegato la dirigente pochi giorni prima … Andò subito in aula e si sedette in ultima fila. Era la prima ad essere entrata.
Dopo qualche minuto avvertì una folla di voci avvicinarsi. Tutto il resto della classe era arrivato insieme. Forse lei era l’unica nuova.
Non che le interessasse più di tanto. Ma non potè fare a meno di notare che il gruppo di studenti fosse tutto concentrato su un unico ragazzo. Il ragazzo che la seguiva quella mattina.
Tornò con lo sguardo basso sul banco.
Quel tipo era ovunque, e questo la infastidiva. Non che le avesse mai parlato. Si sentiva una grandissima stupida. La sola a poterla capire era Bridgette. O la sua famiglia. Ma nessuno era lì in quel momento.
Prese un respiro.
 
Poco dopo entrò il professore.
Un uomo di mezza età con gli occhiali da vista e leggermente sovrappeso. I ragazzi si sedettero.
Tutti tranne lui. Era il solo rimasto in piedi. Il solo che non aveva trovato un banco. E lei ero la sola … Con un posto libero a fianco.
Si sedette.
Non la guardò nemmeno. Continuava a guardare il professore con un’aria annoiata, mentre lui si presentava.
“Salve! Sono il vostro nuovo professore ragazzi! Vi  avviso immediatamente che quest’anno sarà molto diverso dai precedenti … Nuove materie, nuovi orari… Il terzo anno non è mai una passeggiata! E sicuramente non lo sarà per chi ha faticato negli scorsi!
Ma ora non inizierò subito con l’annoiarvi, per quello ho ben 9 mesi!”
Si senti un coro di sbuffi contraddittori, al quale lei, evitò però di unirsi.
“Vi presento perciò una vostra nuova compagna, La signorina Cross Gwendoline! Può per favore alzarsi signorina?”
Si alzò  dalla sedia imbarazzata. Odiava essere al centro dell’attenzione.
“Vuole dire qualcosa ai suoi compagni?”
Non aprì bocca, letteralmente. Non aveva intenzione di parlare con nessuno.
“Bene … Immagino. Si sieda pure”
Così fece. La sua pelle sempre così pallida, era diventata rossa come un peperone. Che vergogna! Non potè fare a meno di pensare.
Non appena si risedette, il ragazzo la guardò “Ciao! Io sono Duncan! Che hai? Il gatto ti ha mangiato la lingua?”
Si voltò dall’altro lato senza rispondergli.
Lui rimase perplesso … Quella ragazza, lo odiava? Perché poi? Non le aveva fatto nulla, mai nemmeno l’aveva vista …
Il professore continuò “Allora, immagino conosciate le regole dell’istituto, ma sta di fatto, che doma ogni anno, sono costretto a ripetervele! Allora … E’ vietato: correre per i corridoi, Non indossare la divisa se non durante le ore di educazione fisica, Usare cellulari, Copiare verifiche (altre mlle regole che nessuno vuole sentire x’’D) ed infine è vietato mostrare effusioni  a scuola con il/la propia/o partner! Chiunque sarà visto in questi atteggiamenti a scuola verrà sospeso! Chiaro?”
Detto questo passò un’altra infinita ora nella quale il professore spiegò che alle ultime due ci sarebbe stata educazione fisica, e che le divise sportive studentesche si sarebbero già trovate negli spogliatoi. Ci fu poi pausa pranzo. Uscirono tutti dall’aula. Tutti eccetto Gwen.
Lei rimase lì da sola a pranzare con un panino che aveva preparato frettolosamente la sera prima. Fuori dalla finestra si stavano tutti divertendo …
Perfino le matricola del primo anno, avevano qualcuno … Non che nessuno volesse essere sua amica, ma lei non voleva nessuno. Mai più.
Appena finì di mangiare iniziò a guardarsi intorno, pur rimanendo sempre ferma nel suo banco … Forse era il caso che si preparasse per andare in palestra?
Mentre rifletteva sentì avvicinarsi una persona. Lui. Duncan.
La guardò un attimo “Ciao, mi ero scordato in classe il cellulare!” disse prendendolo. Gwen abbassò nuovamente lo sguardo “Ma tu … Rimani qui … Da sola?”
Che gli importava? Cosa voleva sapere di lei? Perché faceva quelle domande? Lei non avrebbe risposto …
 
Lui la guardava. Voleva sentire la sua voce. Gli sarebbe piaciuta?
Perché rimaneva sola?  Cosa aveva?
“Sei davvero timida …”
In quel momento degli altri passi si fecero largo nella classe … Gwen alzò lo sguardo, era Bridgette. Si alzò e le andò incontro.
Anche Duncan si era voltato e l’aveva vista.
“Gwen, ciao! Scusa se ho fatto tardi! Chi è quello?” disse l’ultima frase sussurrando. Per non farsi sentire dal diretto interessato.
Duncan intanto si era alzato e stava uscendo di nuovo dall’aula.
“Comunque Gwen, ti consiglio di prepararti … Sennò arriverai tardi in palestra” lei non lo guardò nemmeno.
 
Appena fu sparito dalla visuale di entrambe Bridgette continuò “Allora chi è?”
“Uno scocciatore!”
“Gwen!”
L’amica si voltò “Non puoi andare avanti così …”
“Bri, tu non capisci! Io sto … benissimo. Fidati.”
Mentiva. Lei mentiva da 3 anni ormai. Era incredibile come celasse la verità anche alla sua stessa famiglia. Ma sapeva anche, che Bri, non le rispondeva solo per pena. Per non ferirla oltre.
“Comunque … Hai ginnastica l’ora dopo, giusto?”
“Sì”
“Anche io! Saremo insieme in palestra! Non è bellissimo?”
Gwen sorrise “Certo!”
“E se quel ragazzo ha ragione sarà meglio che iniziamo ad andare! Che dici?”
“Ok ..”
 
Arrivate negli spogliatoi si cambiarono, per poi andare in palestra, dove già si trovava buona parte della classe.
“Io allora vado con i miei compagni Gwen …”
“Certo! A dopo …”
Come risposta, la bionda sorrise.
 
L’insegnante organizzò una partita di pallavolo.
Gwen guardava dall’altra parte della palestra, dove si trovava la classe dell’amica. Loro stavano giocando a basket.
Sorrise. Per lo meno pallavolo lei lo conosceva un minimo. Ed era anche in grado di fare delle buone schiacciate tutto sommato.
Una cosa che non le era andata molto a genio era solo la squadra. Di nuovo con quel tipo. Duncan.
Il pallone arrivò. Lo sapeva. Quella era sua.
Con un beger mandò la palla dall’altra parte della rete facendo punto.
“Sì!” non riuscì a trattenersi.
“Grande Gwen!” si avvicinarono un paio di ragazze della classe.
“Si! Fantastica!” presto quasi tutta la squadra le fu intorno.
“G-Grazie …” continuava a dire lei in cambio a tutti quei complimenti che non si era di certo aspettata. Era accerchiata ed in imbarazzo …
In mezzo alla piccola folla si fece spazio Duncan sorridendo “Brava Gwen! Batti 5!” disse alzando un braccio.
Lo guardò un attimo. Incerta se battergli la mano. Poi quel flash la avvolse.
 
Quello spietato e maligno ricordo.
Era tutto nero.
Tutto buio, scuro, chiuso.
Tutte le sue grida.
Le sue lacrime.
La sua paura.
Il suo cuore batteva all’impazzata.
 
Il ragazzo la guardava preoccupata. Era a terra piangente.
Aveva chiuso improvvisamente gli occhi lasciandosi cadere a terra “Gwen, cosa succede?”
Alzò lo sguardo. Lacrime di terrore e disperazione le solcavano il viso. Si portò le mani al volto per coprirsi gli occhi. Urlò spaventata. 
 
Bridgette le arrivò subito a fianco vedendo la scena “Gwen! Calmati chiaro! Non è lui! Non è qui! Gwen!!”
La ragazza la guardò, per poi riprendersi e alzarsi.
L a stavano tutti guardando.
La giudicavano silenti.
Non disse nulla. Scappò via. Bridgette la seguì, ma non arrivò in tempo che Gwen era già uscita dalla scuola.

*angolooo dell'autrice ^.^
Allora, spero che come primo capitolo non sia un fiasco ç_ç
L'ho sognata stanotte O.o (mente pazza LOL)
ok, avrete capito che Gwen ha un segreto e beh... Presto lo saprete ;)
recensite! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Si ***




Intanto la ragazza correva per la strada imbarazzata, terrorizzata, e in lacrime.
Come aveva potuto?
Erano anni che quel momento la perseguitava. Non riusciva a dimenticarlo.
Ora tutti avrebbero pensato che lei era strana. O chissà che altro.
Si sentiva anche in colpa. Incolpa con quel povero ragazzo … Lui infondo di male non aveva fatto nulla. Era lei che viveva con un passato difficile alle spalle. Lei che doveva riuscire ad affrontare i suoi problemi.
Ma i quel momento, vedendo quella mano, alzarsi verso di lei … Era stato come essere tornati indietro.
 
Arrivò a casa. Si lasciò cadere a terra singhiozzando.
“Come ho potuto? Il passato … è passato!”
Si asciugò le lacrime, ma loro forti tornavano.
“Mi dispiace …”
Suonò il telefono
 
Prese un respiro per tranquillizzare la voce, poi rispose “Pronto?”
“Tesoro! come va?”
“Oh! Mamma, bene grazie!”
“La scuola?”
“La scuola è … Ok”
“sicura? Sai … Non ti ci vedo in divisa tutta tirata!”
Gwen sorrise “Non mi ci vedo nemmeno io”
“E Bridgette?”
“Beh … Ci vediamo a pranzo …”
“Bene!”
“Ora vado mamma, ciao!”
“ciao”
Guardò l’orologio, in pochi minuti sarebbero tutti usciti da scuola.
 
Il resto dell’ora  Duncan non era riuscito a non pensare a come si era comportata Gwen … E a ciò che le aveva detto la ragazza bionda.
Gwen! Calmati chiaro! Non è lui! Non è qui! Gwen!!”
Quella ragazza, sapeva tutto di lei. Dovevano essere amiche da molto.
Si voltò. Non stava facendo lezione. Era in un angolo della palestra con lo sguardo fisso sul pavimento.
Le avrebbe chiesto una spiegazione.
 
La campanella suonò e gli studenti si diressero verso l’uscita.
Duncan aveva seguito l’amica bionda. E lei se ne era accorta “Che vuoi?”
Si fermarono “Io … Volevo sapere che è preso oggi a Gwen.”
“Non sono affari tuoi …”
“Lo so, ma, io non capisco … Non le ho fatto nulla, eppure sembra … Odiarmi”
“Lei non odia nessuno”
“Ha un segreto, vero?”
“Un segreto è tale perché nessuno deve conoscerlo”
Il ragazzo non disse nulla in contrario, ma voleva conoscere davvero quella ragazza. L’aveva colpito. Non sapeva nemmeno lui come.
“Io non voglio conoscerlo”
“E allora che vuoi?”
“Non voglio più … Spaventarla”
“Perché? La vuoi ferire? La vuoi fare soffrire? Gwen è una persona speciale! Ti ho visto lì in palestra! Tu la guarderesti di rado! Non ci saresti abbastanza! Lei … Lei è diversa in tanti modi!”
“Ti giuro che le starei vicino! Non la scorderei!”
“Perché??” incalzò lei avvicinandosi al ragazzo rabbiosa
“Io … Non lo so. Mi ha colpito.”
“E’ una ragazza sensibile”
“Sì”
“Che ci tiene agli amici”
“Sì”
“Che piangerà per te”
“Sì”
“Che si sacrificherà per te”
“Sì”
“Che combatterà per te”
“E quindi?”
“Tu dovrai ripagare tutto ciò che lei ti donerà! Sarà l’amica più speciale del mondo! La sorella più dolce! L’angelo più sincero! E tu vivrai con il rimorso di non poter colmare il vuoto che lei porta in se!”
Ecco ciò che provava Bridgette per Gwen. Qualcosa di unico.
E se Duncan l’avesse fatta soffrire?
Aveva paura.
Doveva difendere la sua migliore amica.
“Io … Avrò il rimorso”
Spalancò gli occhi, ormai lucidi.
“Anche se verrai a conoscenza che sarà il rimorso più amaro del mondo?”
“Sì”
“Giuralo”
“Giuro”
La ragazza si voltò e riiniziò a camminare “Tu devi solo … Essere ciò che davvero sei. Senza maschere, né menzogne . Sii gentile. Non farla piangere. Se non te ne accorgerai renditene conto e non parlarle mai più. Se la farai soffrire dimenticala …  Io non posso dirti altro.”
“Grazie”
 
Duncan arrivò a casa con ancora in testa le parole della ragazza. Erano state tanto semplici quanto importanti.
Non capiva nemmeno lui perché ci tenesse tanto ad essere vicino a Gwen.
Era come se … Da quando quella mattina, l’aveva vista sorridere di fronte quel muretto, lei fosse diventata la cosa più bella del mondo.
Quel sorriso … Era fragile, e indelebile allo stesso tempo.
Indimenticabile.
 
Salì le scale che portavano in casa sua.
Stava aprendo la porta, quando dall’appartamento a fianco sentì un rumore. Un rumore fortissimo di qualcosa che cadeva a terra.
Bussò preoccupato alla porta. Che diavolo era successo?
“Ehi! C’è qualcuno?”
La porta iniziò ad aprirsi. Duncan smise di bussare.
“Tu?”
Gwen era confusa. Quel ragazzo che ci faceva lì? Come sapeva dove lei vivesse? Rimase zitta a fissarlo.
“Scusa se ti ho dato fastidio, ma stavo aprendo la porta di casa mia ed ho sentito un rumore e mi sono spaventato”
Gwen abbassò lo sguardo. Incerta sul parlargli … Era ancora imbarazzata.
“I-Io … Se vuoi me ne vado” disse lui andando alla porta a fianco.
“Mi è caduto uno scatolone del trasloco”
 
Duncan non credeva alle sue orecchie.
La sua voce. La sua voce si era rivolta a lui. “Oh … Se vuoi ti aiuto” disse tornando davanti alla casa della ragazza.
“No, grazie. Preferisco fare da sola”
Lui annuì
“E scusa per come mi sono comportata oggi.”
“Figurati, avrai avuto i tuoi motivi”
La ragazza fece un cenno con la testa per poi richiudere la porta. 

*Angolo dell'autriceeee
Hola a tuttiiii!!!
Come è il secondo capitolo? ^.^
Spero carino x''D
Mi sono impegnata nei dialoghi che ovviamente hanno un senso nella storia x'D
Devo dire che mi diverto tantissimo a pubblicare storie x'D
vabbè, per ora vi saluto!CIAAAOOO
recensite eh! ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Mi sentirai? ***




Il giorno dopo, quando Gwen si svegliò venne colta dal panico. Era tardissimo. Che le avrebbero detto? Si vestì in fretta per poi uscire.
Duncan era appena uscito. Infondo un attimo di ritardo non poteva fargli del male. Stava camminando tranquillamente, quando venne superato da una ragazza dai capelli corvini che correva preoccupata.
“Gwen?”
La ragazza si fermò sentendo il suo nome.
“Che hai?”
“I-Io sono in ritardo …” faticava ancora a parlare con lui, e quando lo faceva, manteneva un tono di voce basso.
“Beh … A me non sembra!”
La ragazza era rimasta li ferma mentre il ragazzo le si avvicinava mantenendo il medesimo passo di sempre con le mani in tasca.
“No?”
Arrivato al suo fianco si fermò “Io ieri … Sono partito alla stessa ora, ma sono arrivato in tempo, no?”
Lei annuì
“E’ perché c’è una scorciatoia … Non la si può usare sempre, anzi quasi mai!”
“Perché?”
“Passa attraverso un campo, quindi quando piove, e qui piove spesso … E’ un po’ scomodo con il fango che viene!”
“Oh”
“Io passo da lì … Tu..?”
Annuì nuovamente. Seguiva il ragazzo silenziosa, e con lo sguardo basso.
Ad un certo punto imboccarono una piccola strada … “E’ lunga questa strada?”
“No, perché?”
“E’ stretta”
Gwen odiava i luoghi stretti. Non era sempre stato così … Prima non soffriva di claustrofobia… Ma a causa sempre del suo malmesso passato, tutto in lei era cambiato, a volte si sentiva diversa, per sino in volto. 
E non era solo la claustrofobia a spaventarla in quel momento.
 
Alla fine uscirono dalla stradina che si apriva sul campo.
“Ok, ora dobbiamo arrivare fino alla strada laggiù e ci siamo!”
Proseguirono così come aveva detto lui e alla fine arrivarono a scuola in anticipo.
Andarono in aula e si sedettero.
“Grazie … Per avermi aiutata”
“Figurati!”
Ci fu qualche momento di silenzio. “Perché non vai dai tuoi amici?”
“Eh?”
“Ieri ti ho visto … Hai moltissimi amici, ma tu stai con me. Un’idiota che parla poco e malvolentieri”
“Ora mi stai parlando”
“Solo per avvisarti” Detto questo si voltò verso la finestra.
 
Duncan sarebbe rimasto lì. Perché lo aveva promesso alla ragazza, la sua amica.
Le sarebbe stato accanto senza mai dimenticarsela.
Anche in silenzio.
Presto iniziò la lezione. E presto arrivò anche l’ora di pranzo. “perché non scendi?”
“Io … Odio passare il tempo con …”
“Le persone?”
“E’ più complicato di così”
Gwen non voleva continuare quel discorso che avrebbe certamente portato il suo cuore ad altre ferite, decise quindi di alzarsi.
Si sarebbe sgranchita le gambe.
Duncan rimase in classe demoralizzato. Quando quella ragazza iniziava a rivolgergli la parola, ecco che senza alcuna ragione se ne andava, lasciandolo appeso a troppe domande e accompagnato da troppi pochi indizi.
Entrò Bridgette “Dov è Gwen?”
“E’ uscita”
“Cosa? “ chiese la ragazza preoccupata.
“Io … Non so cosa ha … Ma, ad un certo punto, mentre parlavamo, se ne è andata. Non volevo darle fastidio, perciò non l’ho seguita.”
“Non mi sembra tu la infastidisca, altrimenti, non si sarebbe sforzata di rivolgerti la parola” Disse lei in tono pacato.
La ragazza uscì.
 
Gwen camminava per il corridoio della scuola senza una meta, ne un amico.
Duncan era gentile con lei …
L’aveva aiutata, si era preoccupato, e lei se ne era semplicemente infischiata.
No. Le importava. Semplicemente anche il solo pensiero di rischiare … La faceva rabbrividire … Eppure, era in debito con lui.
Forse avrebbe dovuto ascoltarlo, almeno un po’ … Suonò la campana, tornò quindi in classe.
 
Il resto della giornata fu normale.
A parte il fatto che Duncan venne mandato in punizione per il pomeriggio doposcuola.
Gwen, invece, si incamminò verso casa da sola …
 
“Ehy, piccola!”
La ragazza si voltò terrorizzata. Un uomo alto si stava avvicinando a lei insieme ad altri due.
“C-Che volete?” Gwen era terrorizzata, non poteva essere possibile.
La paura la attanagliava … Era bloccata in mezzo alla strada mentre quelle parole spaventose non solo nel presente, le rievocavano i ricordi passati …
“Che c’è? Hai paura?” Il secondo uomo era sempre più vicino …
 
Duncan era nell’aula di detenzione, mentre l’insegnante era andato a prendersi un caffè …
Non aveva fatto nulla di male … Solo tirato un paio di gessi in testa a quelle oche idiote della classe … Aveva fatto un favore a tutti. Sorrise al ricordo.
Ad un certo punto sentì un rumore … Nel sottobanco di Gwen c’era il suo cellulare. Bridgette la stava chiamando.
“Pronto?”
“Chi sei?” rispose lei dall’altra parte del telefono
“Duncan”
“D-Duncan? Sei con Gwen? Me la passi?”
“Sono a scuola! Gwen si è scordata il cellulare qui”
“Oddio! I-Io … Non so che le sia successo! Dovevamo incontrarci, ma non l’ho vista e … Non risponde al fisso a casa! Dove può essere? Oddio!” La ragazza era agitata.
“Calmati!” disse  Duncan
“Calmarmi? Siamo usciti da un’ora, ed è un’ora che la chiamo!”
“O-Ok … Ci penso io!”
“T-Tu? Duncan, come puoi? Sei a scuola!”
“Voi due … Di me non sapete molto!” disse il ragazzo raggiungendo la terza finestra … Attaccò il cellulare.
“Uno … Due …” Si arrampicò sul cornicione “tre!” si buttò.
Era finito nel cassonetto dell’immondizia pieno.
Uscì, ed anche se un po’ ammaccato iniziò a incamminarsi verso casa … Finchè non sentì delle urla.
“Avanti piccola, che hai? Non ti abbiamo ancora sfiorato e già fai così?”
“V-Vattene mostro!” disse lei con gli occhi chiusi
“Con chi parli?” i ragazzi erano davvero interessati. Gwen continuava a parlare da sola, mentre riviveva un altro dei suoi tremendi falshback.
Arrivò Duncan “Lasciatela stare!”
“E tu che vuoi mezza calzetta?”
“Andatevene subito, chiaro?” incalzò pesante il ragazzo.
“E se non volessimo?”
Duncan diede un pugno all’uomo che aveva appena parlato “Qualcuno ne vuole altri?” detto questo se ne andarono tutti.
 
Gwen era ancora stesa a terra in posizione fetale.
Non l’avevano davvero sfiorata. Non avevano fatto in tempo fortunatamente.
Ma lei era spaventata come se invece fosse accaduto tutto il contrario …
“G-Gwen … Stai bene?”
Respirava a fatica. Annuì debolmente, mentre tornava a vivere in un presente difficile.
“Sta calma …”
Gwen si rialzò. “Perché lo continui a fare? Continui ad aiutarmi anche se io ti tratto male e ti evito?” chiese infine la ragazza piangendo.
“I-Io … Io non mi scordo di te, mai”
La ragazza abbassò lo sguardo “G-grazie”
“Torniamo a casa?” Lei annuì.
Gwen aprì la porta del monolocale. Era ancora terrorizzata. Come avrebbe fatto da sola?
“Tutto ok?” chiese Duncan vedendola tintinnare
“No …”
“Cosa?”
“Ho paura … Sono terrorizzata.”
“Quei tre … Erano dei ragazzini idioti. Avevano molta più paura loro di quanta ne avessi tu, fidati. Sta calma.”
“Non ce la faccio …”
Il ragazzo abbassò lo sguardo “Se succederà qualcosa … Io sono qua” disse indicando la porta a fianco “Tu … Non devi preoccuparti. Ok?”
Guardò la porta.
“ E se non mi sentissi?”
“Gwen … Se ti fidi di me … Saprai che ti sentirò” detto questo andò in casa sua. Così fece anche la ragazza.

*Angolo dell'autrice
AAAHHHH *.* 
grazie oer i messaggi e le recensioniiiiiiiiii!!! ahahaha x''D
allora, la mia gwen ne passa di tutti i colori (povera) ma sennò la storia non procede x''D
ditemi che ne pensate e a presto ^.^

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Amici ***




Quando la mattina dopo, Gwen si svegliò, si sentì immediatamente sollevata … Duncan la sera prima l’aveva salvata, e quelle parole che aveva detto prima che si fossero divisi, l’avevano tranquillizzata moltissimo.
Quella mattina si era svegliata per tempo, era quindi andata a scuola passando per la strada normale …
E il resto della giornata, lo passò dicendosi più e più volte a quanto ci tenesse quel giorno a parlare con Duncan … A concedersi l’occasione di conoscerlo.
Lo aspettò, perciò sulla strada del ritorno.
Quando lo vide comparire dal portone della scuola, abbassò lo sguardo … Attendendo il suo arrivo al suo fianco.
“Gwen! Ciao! Non sei ancora partita … Come mai?”
“Oh … Ho voluto aspettarti!”
“Ah davvero?” Il ragazzo era davvero sorpreso.
“Ieri sera mi hai … Salvata! Grazie!” disse quasi in un inchino
“Ma figurati … Cosa credevi avrei fatto?”
“N-Non so, ma … Ti sono estremamente grata! Ho un debito con te!”
“Ma che dici?” disse Duncan sorridendo
“I-Io … Credo sia giusto così, no?” Gwen lo guardò confusa
“Ok! Potrai sanarlo da subito!” disse lui
“O-Ok … Dimmi”
Il ragazzo sorrise“Da ora in poi siamo amici!”
“A-Amici?”
“Certo! Oppure … Non vuoi più sanare il debito?” disse lui iniziando a camminare.
La ragazza era ancora ferma davanti all’edificio … “Certo che voglio!” detto questo con una corsa raggiunse Duncan. “Solo che … Io non ho molti amici e … Non è così facile questo da fare …”
“Io aspetto!”
Lei rimase sorpresa da quelle due semplici parole … Era come se qualcosa di caldo nascesse in lei. Lui ci teneva davvero? Qualcosa le diceva che era così … Doveva essere così.
Alzò il viso fino a incontrare il suo … Non poteva trattenere quel sorriso.
 
Duncan lo vide … Ciò che aveva atteso fosse dedicato a lui. Un suo sorriso. Semplice e radioso. Quello che lo aveva incantato pochi giorni prima.
 
Arrivati sul portico delle case si salutarono.
Gwen entrò, si lavò e si tolse immediatamente quell’insopportabile divisa.
Era felice di passare due giorni senza. Avrebbe passato quel week end bene.
Dopo essersi cambiata andò a mangiare.
“Devo andare a fare la spesa ..” disse aprendo il piccolo frigorifero ormai vuoto.
Prese la borsa ed uscì.
Voltandosi dopo avere chiuso la porta, si trovò di fronte Duncan, intento a prendere un pallone che avevano tirato dal suo appartamento. Lo prese al volo. “Gwen! Ci rivediamo!” disse ritirando dentro la palla.
“Già!” La ragazza fissava la porta dalla quale era uscito il giocattolo.
“Oh! Ho un paio di cugini a farmi visita e sono … Ecco … Un po’ vivaci!”
“Ah! Capisco … Beh, allora io vado”
Duncan le si avvicinò “Dove?”
“Eh?”
“Intendo … Se sei nuova, posso aiutarti ad andare … Ovunque tu stia andando!”
“Oh …” la ragazza iniziò a riflettere … In effetti, poteva perdersi … Non conosceva ancora molto la città, e dopo l’esperienza del giorno prima aveva un po’ di paura nell’andare in giro da sola. “Beh … Ma tu hai i tuoi parenti e …”
“Non preoccuparti! Sono grandi! Hanno la nostra stessa età! Se me ne vado un attimo non credo distruggeranno la casa!” disse il ragazzo ridendo
“Allora … Mi piacerebbe mi aiutassi “
“Bene! Dico ai ragazzi che esco e arrivo!”
 
Così Duncan accompagnò Gwen nel negozio di alimentari più vicino.
“Dimmi … Cosa cerchi?”
“Per cominciare, pane, poi mi serve pasta, verdura e frutta!” disse lei guardando il foglietto che aveva in mano…
“Ok! Il pane è vicino alla frutta e alla verdura, quindi non ci metteremo molto”
“Grazie … Mi aiuti così tanto … Che ti dovrò un sacco di favori!”
“Gwen … La sola cosa che mi importa è ciò che ti ho chiesto! Non vorrò mai altro, fidati!”
La ragazza non lo capiva … Lei non era nulla. Ma lui continuava ad insistere, sul volerla conoscere … Inizialmente quella sua continua ricerca che lui compiva la infastidiva, ma in quel momento, essere con lui la faceva stare … Meglio.
 
I giorni passavano, e Gwen iniziava a comunicare, dopo molto tempo, con qualcuno di diverso dalla sua migliore amica … Se inizialmente non sapeva come affrontarlo, ora diventava tutto diverso.
Iniziava a vedere difficilmente una vita senza Duncan, un ragazzo che solo poche settimane prima non aveva mai visto … Che poteva benissimo non esistere.
La faceva sentire strana, anche solo il semplice pensiero, che lui, potesse non esserci. Non solo come amico, ma anche come compagno di banco, vicino di casa o qualsiasi altra cosa, lui fosse per lei … Forse alla fine era davvero diventato suo amico.
 
Erano passate ormai due settimane da quel giorno, nel quale lui l’aveva accompagnata a fare la spesa … E da quel giorno ogni volta uno dei due ne avesse bisogno, andavano insieme in quel negozio … Chiacchieravano e scherzavano.
Certo, Gwen non era cambiata in altro. Il suo sorriso era raro, ma questo non dispiaceva a Duncan che si riteneva sempre più egoista … Voleva essere il solo a vedere quel meraviglioso fiore in lei, quella magia che solo le sue labbra e i suoi occhi potevano compiere.
Alle volte anche il solo pensiero che altri potessero saggiarne la bellezza, lo infastidiva.
Ed infondo sapeva che lui non era il solo a godere di quegli splendidi istanti.
 
Con il passare dei giorni, aveva scoperto tante cose di Gwen … Viveva in quel monolocale pagandoselo con un lavoro da cameriera in un ristorante vicino, non rendeva molto, ma abbastanza per la casa … La retta scolastica la pagava sua madre, ed anche se lei sapeva bene, quanto faticasse, glielo permetteva comunque, in quanto sapeva quanto sua madre ci tenesse a farlo, per non sentirsi troppo … Distante.
 
Lui ascoltava in silenzio le sue storie, ammirando ogni suo più piccolo gesto. Sembrava che quell’incubo, quell’orribile ricordo che l’aveva sovrastata nei primi giorni lei, lo avesse accantonato.
 
Era appena suonata la campanella, un’altra stancante giornata di scuola era finita.
Gwen era sul cancello ad aspettarlo … Come aveva fatto per il resto delle settimane. Le si avvicinò “Ehy! Gwen!”
“Ciao!” disse lei
“Andiamo?”
“Prima voglio dirti una cosa  …”
“Certo, dimmi” disse lui confuso
“Sai, io credo che ora siamo amici …”
Il ragazzo sorrise “Davvero?”
“Sì, siamo amici!” la ragazza ricambiò, allargando le labbra, e lui rimase di nuovo incantato …
Iniziò a correre sul vialetto verso casa. Le foglie cadendo dagli alberi intorno, coloravano tutta la strada di un marrone caldo e accogliente “Uh!Uh!” urlò lui scherzando.
Lei non potè trattenere una risata. “Ahahahah!”
“Avanti Gwen! Vieni!!” disse lui invitandola sotto quella bellissima pioggia.
“Tu sei pazzo! Ahahah!”
“Sono un pazzo felice! Ahahaah!” disse avvicinandosi a lei tendendole le mani.
Gwen fece lo stesso, pronta ad accogliere le sue.
Quando si strinsero, lui iniziò a tirarle leggermente verso di sé “Ahahah!”
La ragazza sorrideva, ma non si muoveva.
Ma voleva.
 
“Gwen?”disse Duncan vedendola leggermente cambiare espressione, fino a che il suo sorriso non fu scomparso.
 
I suoni intorno a lei si erano fatti ovattati mentre tutto ricominciava.
“Avanti! Muoviti! Vieni!” tuonò prendendole le mani
“No!” rispose lei
Era tutto scuro …
Era tutto sbagliato …
E lei non voleva mai più riviverlo.
 
Duncan la guardava mentre lei iniziava a piangere …
“Gwen? Gwen stai bene??”
Strinse le mani e le scosse leggermente spaventato sul da farsi.
“Gwen! Rispondimi!!”
La ragazza era in preda all’ansia, ansimante di terrore.
I suoi ricordi bussavano sempre in un modo o nell’altro alle porte della mente, obbligandola  rivivere tutto con un semplice contatto.
“Gwen!! Muoviti! Fa qualcosa Gwen! Per favore!!”
La mano di lei colpì Duncan in pieno volto. Duramente, accompagnata da quel grido di terrore “NO!!”
 
Fu in quell’istante che riemerse da quell’incubo.
 
Il volto di Duncan era piegato di lato. Una guancia arrossata. Una sua mano era a mezz’aria … Lo aveva colpito davvero …
“S-Scusa …”
“Gwen …” sussurrò- Cercò di allungare le sue mani ma lei indietreggiò abbassando lo sguardo tremante “Scusa!!” corse via.
 
Duncan guardava la strada dove Gwen era sparita spaesato. Lei stava piangendo davanti a lui …
Si sfiorò la guancia arrossata …
 
“Sii gentile. Non farla piangere. Se non te ne accorgerai renditene conto e non parlarle mai più. Se la farai soffrire dimenticala …  Io non posso dirti altro.”
Quella frase gli risuonava nella mente.
L’aveva fatta piangere, l’aveva fatta soffrire.
Abbassò la mano che sfiorava il suo stesso volto, per poi chiuderla a pugno in una rabbia nascosta … “Addio Gwen”

*Angolo dell'autriceeee
Poveri i miei Duncan e Gwen ç_ç
vabbè, comunque come vi sembra?? :3
Mi raccomando! Recensite e ditemi che ne pensate x''D e se vi piace, seguite la ff ^.^ perchè ci sono un sacco di cose che succedooono ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La verità ***




Gwen correva imbarazzata. Terrorizzata.
Ogni movimento simile a quel ricordo la riportava indietro.
E in quell’istante, l’aveva sentita. La stretta attanagliarle Il petto.
Sentiva quell’essere tirarla verso di sé mentre le urlava contro. Non Duncan. Lui non aveva fatto nulla, eppure, finiva sempre così. Lei non sarebbe mai stata in grado di vivere una vita normale … Mai.
Doveva continuare come aveva fatto prima. Da sola, con Bridgette e sua madre.
Avere amici, per rovinare poi loro la vita no. Ecco cosa portava lei. Rovina e frustrazione. Averla nella propria vita era solo un problema. Non portava gioia, né simpatia.
Si sentiva sola, condannata ad una vita avvolta da un filo spinato, pericoloso anche quello. Ogni respiro poteva riportarla a sofferenze.
Si ripeteva nella mente continue scuse a tutti coloro che l’aveva conosciuta. Tutti coloro che secondo lei avevano solo commesso un errore nello starle vicino. “Io non voglio più essere così!” si ripeteva per strada correndo.
No. Non voleva più esserlo, ma per quanto ci avesse provato, la sua mente si rifiutava di dimenticare. Autodifesa inconscia l’avevano definita i medici … Gli psicologi, psichiatri …
“La sua mente si rifiuta di dimenticare, imponendosi così situazioni nelle quali la ragazza rivive gli avvenimenti, in modo sempre lacerante e distruttivo, ogni volta che un semplice contatto sia similare ad uno passato …”
Così l’avevano analizzata.
 
“Potrà mai tornare come prima?” Aveva chiesto sua madre preoccupata dopo quelle parole. Erano mesi che sua figlia non usciva di casa, ne tantomeno si sforzava di parlare con altri ….
“Anche se fosse … Non sarà così semplice”
“Quindi … E’ quasi impossibile” disse la donna abbassando lo sguardo.
“La sua mente si rifiuta di dimenticare per difendersi, la sua mente, lo vede come qualcosa di necessario! Non credo sarà così semplice farle capire, quanto invece non lo sia. Lei ritiene necessarie poche presenze … Lei, il fratello e l’amica. Secondo lei non ci sono altri dai quali possa ricevere emozioni” disse il medico togliendosi gli occhiali.
“Capisco …”
“Mi dispiace signora”
 
A quel ricordo, Gwen iniziò a singhiozzare … “Sono io ad essere sbagliata, Io”
Arrivò di fronte a casa sua. C’era la proprietaria.
“Buongiorno … Lei è la signorina Cross?”
Lei annuì.
La donna proseguì “Vede, è successa una cosa ….”
 
Duncan camminava lento, guardando l’asfalto … Non capiva … Non capiva ciò che aveva fatto, ma lo aveva promesso a Bridgette, che non avrebbe mai fatto soffrire Gwen …
Strinse il pugno pensando a quel sorriso che non avrebbe più potuto vedere …
 
Proseguì arrabbiato, finchè una voce non lo fermò “Io, ti aiuterò …”
Si voltò. Bridgette era là … Doveva avere assistito alla scena. “Mi dispiace … Ho fallito”
“Sì, è vero.” Disse avvicinandosi. “Ma lei ha bisogno di te”
“Che vuoi dire?”
“Lei … In questi giorni era felice … Erano anni che non sorrideva tanto … Ed io voglio che continui così per sempre …” disse la ragazza guardando avanti, come se nei suoi occhi stesse vedendo un bellissimo ricordo.
“Eh?”
“Lei ha bisogno di aiuto, e tu la puoi salvare …”
“Di che parli?”
“Vedi … Tu … Cosa sai di Gwen?” chiese l’amica guardandolo.
“So … Della sua famiglia … Che si paga l’affitto a fatica …”
“Tu non sai niente!” disse lei urlando. Quelle parole dette da lui … quelle cose … Non erano nulla.
“Quel buco che non potresti mai riempire! Quello lo conosci?”
“N-No …” disse lui confuso …
“Allora non dire che la conosci!” disse l’amica quasi piangendo.
“Sì …”
“Ma se io te ne parlassi … Di lei davvero … Tu, le rimarresti vicino?”
Di che si trattava? Duncan guardava Bridgette senza capirla … Quei suoi occhi erano diventati vuoti, ma alla ricerca di speranze … Lui sarebbe rimasto vicino a Gwen … Anche sapendo tutto?
“Sì” disse alla fine
La ragazza prese un respiro “Vedi … In prima liceo, aveva un ragazzo … Lei ne era davvero innamorata … Era una delle persone che amava di più al mondo … Lui però … Cercò di abusare di lei in ogni modo possibile …. Un giorno, fortunatamente, la trovai livida … Dico fortunatamente perché se non l’avessi mai trovata in quelle condizioni, lei non mi avrebbe mai detto tutto … Ed era quel giorno che … Era arrivato a sfruttarla sessualmente …”
Duncan ascoltava sconvolto e inorridito quelle parole … La storia di Gwen …
“Così, io lo dissi alla sua famiglia …” Continuò lei “Ed anche a quella del ragazzo … Da quel giorno, Gwen non lo vide mai più … Ma lei … è rimasta tanto traumatizzata da … Da evitare da quel giorno ogni contatto con i ragazzi … E rinchiudendosi in se stessa in generale … Non che parli molto nemmeno con le ragazze.”
Abbassò lo sguardo “E quando quest’anno sono stata trasferita in questa scuola … Lei non ha esitato a seguirmi …” Disse la ragazza quasi triste “Non che mi rechi fastidio! Anzi! Le voglio bene come fosse mia sorella … Semplicemente, ho paura … Che lo starmi accanto … Non la farà mai tornare come era prima … Non la posso certo biasimare dopo ciò che è successo …. Ma credo semplicemente che la mia presenza … Sia un grosso freno.”
Duncan guardava l’amica raccontare quella storia quasi piangendo … Ora capiva … Capiva quella sua timidezza, quella fatica che aveva compiuto nel parlargli … Nel definirlo suo amico …
“Vedi … Anche la sua mente, ha reagito male … Ed ora … Si ritrova bloccata … Ogni gesto simile … Ad uno compiuto in passato da lui …. Le fa rivivere tutto. E’ come perderla qualche minuto … Minuti che per lei sono ore di paura … Ecco perché quel giorno, quando hai cercato di batterle la mano, lei ha reagito in quel modo. O anche prima quando …”
“Quando le ho tirato le mani verso di me …” finì Duncan distrutto.
“Esatto …” ormai quel discorso era diventato un sussurro nascosto a orecchie indiscrete … “Lei … Non ti ha mai odiato … Ma ha paura … Di sbagliare ancora … Di tenere troppo ad una persona sbagliata … Lei deve imparare di nuovo a vivere”
“Mi dispiace …”
“Ora lo senti, eh?” disse lei lasciandosi andare in un pianto delicato “Quel continuo senso di vuoto … Io non potrò mai renderle la felicità che ha perduto … Io dovrò rimanere, sapendo di esserle inutile …”
“Sì …”
“Io ti ho parlato di questo … Perché tu puoi aiutarla …. Ne sono convinta … L’ho vista sorridere parlandoti … In queste due settimane … L’ho vista … Più felice … Quindi, ti prego, continua a starle vicino.”
Duncan guardò l’amica … Si lo avrebbe fatto. Anche se lo sentiva anche lui quel vuoto al petto, sarebbe rimasto vicino a Gwen …
Dopo le sofferenze che aveva provato, l’avrebbe aiutata, in ogni modo possibile … Le sarebbe stato vicino … Molto di più di quanto avesse fatto prima …
“Io devo andare … Ciao Duncan, mi raccomando” disse Bridgette allontanandosi.
 
Duncan iniziò a camminare verso casa, mentre rifletteva su tutte le sofferenze che Gwen aveva provato … Se la immaginava come poteva essere stata prima … Magari quel suo sorriso era persino più magnifico … Magari quell’essere l’aveva rovinato.
Mostro. Non lo si poteva definire in altro modo. L’aveva violata che lei non era altro che una ragazzina. Lei che lo amava con tutto il suo cuore … Era stata ferita e umiliata proprio da lui …
E da quei giorni era nata una Gwen spaventata dal mondo, dalle persone e dai suoi ricordi …
 
Arrivò di fronte a casa … Gwen era seduta davanti la sua porta piangendo.
Aveva il mento poggiato sulle ginocchia e le braccia le coprivano gli occhi.
Duncan guardò insicuro la porta di casa sua, per poi rimettersi le chiavi in tasca e sedersi vicino alla ragazza. “Gwen?”
Lei alzò lo sguardo … Ma non smise di piangere … Nemmeno provò ad asciugarsi le lacrime … “Scusa per oggi … I-Io …”
“Non preoccuparti …. Sto bene … Piangi per questo?”
“No …” Si buttò nuovamente la testa tra le braccia …
“Che succede?”
“Io … Io non ho più una casa! Non ho più un soldo oltretutto … Quindi … Non troverò mai un altro appartamento … E non mi ridanno indietro l’affitto! I-Io …”
“Come è possibile?”
“Il monolocale è andato a fuoco … A quanto pare, c’era un perdita di gas ed è andato a fuoco tutto! I-Io … Non ho più nemmeno i miei vestiti!”
“Mi dispiace …”
“Dove A-Andrò ora? …” disse piangendo … Era rimasta senza niente. Ne vestiti, ne soldi …. “Mi pagheranno tra due settimane al lavoro ed io intanto … Che posso f-fare?”
Duncan guardava il pavimento incerto su cosa dirle … Poi capì che doveva parlarle di ciò che gli aveva detto l’amica … “Oggi ho incontrato Bridgette …”

*Angolo mio mioooo! x''D
Allora, il mistero è svelato ç_ç ma la storia agli inizi x''D
Povera la mia Gwen :'/ Spero vi sia piaciuto il capitolo ^.^

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Le mani ***




Duncan guardava il pavimento incerto su cosa dirle … Poi capì che doveva parlarle di ciò che gli aveva detto l’amica … “Oggi ho incontrato Bridgette …”
Gwen si voltò. Cosa intendeva, e perché aveva iniziato a parlarle di Bridgette? Lui rimaneva con lo sguardo fisso … Non su di lei.
“Mi ha detto una cosa …”
“Che succede?” chiese lei preoccupata.
“Mi ha … Spiegato il perché hai reagito così prima …” La ragazza lo guardava fisso … Era imbarazzata. Quello era un segreto, che nessuno avrebbe mai dovuto sapere. Non voleva che le persone le stessero intorno per pietà, no.
“Mi dispiace …” continuò Duncan “Se ne avessi saputo qualcosa … Mi sarei comportato in modo diverso …”
“Lo immagino” disse lei arrabbiata. “E’ per questo che non volevo dire a nessuno la verità … E’ che tutti, appena scoprono di un passato così … Diventano … diversi. E questo ferisce. Iniziano a trattarti in modo speciale … A preoccuparsi di te e non ti mostrano ciò che sono davvero … Sono falsi.”
La ragazza ricominciò a piangere … Non solo la sua casa non esisteva più, ma si ritrovava a parlare con Duncan di cose … Che nessuno avrebbe mai dovuto sapere.
“E poi è così imbarazzante! I-Io non ero mai stata una ragazza c-così fragile! Ero diversa! Ero normale! P-poi … La mia stupida mente ha deciso di scattare … Si è imposta un meccanismo di difesa che mi ha distrutto l’esistenza!” Il suo volto era di nuovo coperto dalle braccia “Mi sono tolta la vita da sola … Senza nemmeno rendermene conto!”
Duncan la ascoltava muto … Ogni lacrima che versava era una lacerante lama nel petto … Inevitabilmente sarebbe ceduto.
“Mi dispiace averti infastidito … Ma ti ringrazio di essermi stato vicino … O-Ora vado …” disse alzandosi e prendendo tra le mani uno scatolone, dove si trovavano le poche cose salvate dalle fiamme …
Duncan la prese per il maglione fermandola “No … Non andartene … Io ti ho parlato di quella cosa … Per farti capire che … Anche se stai così, noi siamo lo stesso amici … No?”
Gwen si voltò “I-Io vorrei …. Ma so già come vanno a finire queste situazioni! I tuoi comportamenti cambieranno ed io non voglio! Io sono diventata amica di quel Duncan che finiva in punizione ogni pomeriggio, che correva per la strada urlando,  del vero Duncan … Ma tu ora … Cambierai … Diventerai protettivo, ed io … Non voglio! Voglio te … Normale.”
“Gwen, io non posso promettermi che non cambierò … Mi sembra ovvio … Ora che so la verità … I miei comportamenti cambieranno, mi impegnerò come non mai!”
La ragazza lo guardava delusa da quelle parole, ma lui proseguì “Io ti aiuterò ad essere quella che eri … Per quanto tu crederai sia impossibile … Io non rinuncerò!”
Lui la stava finalmente guardando negli occhi, sorridendo, mentre Gwen, ormai in lacrime si stava lasciando abbandonare a terra … Ma quella non era tristezza … Era felice.
Guardandola ancora continuò “Ma io, il vecchio Duncan, ci sarà sempre”
 
“Grazie!” disse singhiozzando Gwen.
Duncan si alzò “E visto che non hai una casa … Puoi stare da me”
La ragazza alzò lo sguardo … “I-Io …”
“Certo … Non ho un altro letto, ma” “Grazie!” disse lei interrompendolo “Grazie di tutto! Dormirò a terra! Non mi importa! Grazie!”
“Sei matta? No … Io dormo in terra …”
Gwen entrò nella casa. Era un monolocale come il suo ...
“Appena mi pagheranno ti darò l’affitto …”
“Non ti preoccupare …” disse lui “Tu dormi lì!” disse indicando il letto.
La ragazza si voltò “No! Io in terra, fidati è-“ “No! Casa mia, decido io! Io dormirò nel sacco a pelo!”
“Ma starai scomodi Duncan!”
“Assolutamente no! Starò benissimo!”
 
La ragazza non fece in tempo a ribattere che lui aveva già tirato fuori il suo nuovo “letto” Infilandocisi dentro “’notte!”
Gwen sorrise, poi si ricordò ciò che le era capitato “Duncan … Io non ho altro oltre alla divisa …”
“Oh … Aspetta!” disse tirando fuori da un cassetto una maglia “Questa è abbastanza grande da starti come vestito … Credo! Puoi cambiarti in bagno!”
Così fece.
Quando tornò si infilò sotto le coperte anche se un po’ arrabbiata … Non doveva stare lì … Dopo qualche minuto spezzò il silenzio nella casa “Duncan?” sussurrava “Mh?”
“Sicuro di stare bene lì?”
“Certo”
“… Ok … Grazie”
Duncan sorrise, per poi chiudere gli occhi.
 
La mattina dopo nessuna sveglia suonò … Sarebbe stata una giornata tranquilla, pensò Gwen ricordandosi che era sabato … La sola cosa che doveva fare quel giorno era lavorare, ma il suo turno iniziava il tardo pomeriggio, quindi aveva una mattinata calma di fronte …
 
Non appena si alzò subito le venne in mente ciò che era successo la sera prima … Ora condivideva la casa con Duncan …
 
Si alzò … E dopo essersi guardata la maglia un paio di volte si ricordò anche che non aveva più nulla … Niente più abiti a parte la divisa scolastica … Si alzò arrabbiata, quando spuntò Duncan dalla porta “Gwen! Sei sveglia! Ok … Ehm … Stanno arrivando delle persone … E tu dovresti nasconderti …”
“Cosa?”
“Ecco … Non so se ti ricordi di una delle regole dell’istituto …”
“Cioè?”
“Le relazioni tra studenti sono vietate!”
Gwen spalancò gli occhi disorientata “M-Ma n-noi n-non ab-b-biamo alcuna relazione!”
“Cero, ma vedi … Doveva venire un mio amico, per prendere un libro che mi aveva prestato, ma mi ha appena detto di essere con una ragazza … E che siccome passano da qui vicino, verranno anche qua!”
“Spiegati meglio!”
“Ecco … Hai presente la mia popolarità?” Gwen annuì confusa “Sembra sia diversa tra le ragazze …”
“Oh!” disse lei capendo
“Quindi … Se ti vedessero magari si inventerebbe qualcosa e farebbe girare la voce e alla fine ti ritroveresti sospesa!”
Gwen annuì. Non credeva Duncan avesse tanto successo tra le ragazze … Ma in effetti in quel momento che ci faceva caso, doveva ammettere che era un ragazzo davvero bello. Ed iniziava a tintinnare sulla decisione di convivere presa la sera prima, se sarebbe stata così ad ogni visita …
“E dove vado?Siamo in un monolocale!”
“La terrazza!”
“S-Sì!” annuì mentre l’agitazione la prendeva … Doveva ammettere che quella situazione … Non la metteva solo a disagio, ma la confondeva totalmente … Non riusciva a capire perché, ma il fatto che lui dovesse nascondersi perché una ragazza aveva una cotta per lui, la infastidiva moltissimo.
Si chiuse in terrazza mentre alla porta bussavano.
 
Duncan aprì “Ciao!”
“Ciao!” disse il ragazzo. “Ciao Duncan!” disse invece la ragazza.
“Ecco il libro!” lo porse all’amico.
“Che hai? Non ci fai nemmeno entrare?” chiese confuso il ragazzo ancora sulla soglia.
“Mi dispiace, ma non posso! Sono impegnato …”
“Ah davvero? E con chi?”
“Tsk! Non pensare male! Lo sai che non voglio passare altri guai! Sono mesi che non invito ragazze!”
“Come se ci credessi Duncan!” rise l’altro.
“Avanti cosa ci nascondi?” chiese la ragazza.
“Niente! Dico davvero! Infondo perché dovrei mentirvi? Siete miei amici, no?”
 
Intanto Gwen fuori stava letteralmente congelando … Indossava solo la stupidissima maglia di Duncan che la copriva malapena fino le ginocchia …
 
Arrivò il ragazzo “Sono usciti!”
“Per fortuna!” disse Gwen entrando quasi battendo i denti “Che freddo!”
“Mi spiace…”
 
La ragazza si strofinava le mani una contro l’altra per scaldarle … Ma sembrava inutile.
Istintivamente l’amico allungò le sue per scaldarle, ma lei le ritrasse.
“Scusa! Io …” disse Gwen senza quasi rendersi conto del suo comportamento.
“Posso?” chiese Duncan allungando nuovamente le mani.
Lei annuì.
Aveva paura di quel contatto. Ma non perché Duncan la spaventava … Era solo a causa dei suoi ricordi … Non voleva riviverli.
Aspettava tacita la paura giungere, ma venne invece pervasa dal calore suo. Di duncan.
Quando abbassò lo sguardo sulle mani, non vide la tristezza, ma sentiva semplicemente il contrasto piacevole delle sue fredde tra quelle di lui calde.
Sorrise davvero felice. Era la prima volta che toccava Duncan serena.
“Ahahahah!” iniziò a ridere mentre guardava le mani intrecciate “aahahah! E’-E’ fantastico!”
“Già!” anche lui sorrideva.

*Angolo dell'autrice
Non sono meravigliosi Duncan e Gwen? Si che lo sono ♥ (Sì è matta la scrittrice x''D) okok, ditemi che ne pensate!!!
Stra-ringrazio
MUMMA per le sue recensioni :') graaazie :D
recensisci ogni capitolo e mi dici ciò che pensi davvero u.u grazie :)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La promessa ***




Era pomeriggio. Gwen doveva  andare al lavoro … Faceva la cameriera in un piccolo bar …alla fine Duncan aveva trovato tra i suoi vestiti una tuta, che anche se larga le andava …
“Gwen! Usciamo ora?”
“Usciamo?” cosa intendeva?
“Sì! Non posso venire?”
Lei divenne rossa “N-No! C-certo che puoi! Mi chiedevo solo perché!”
“Beh … Mi annoio da solo e visto che lavori in un bar posso fermarmi anche io, no?”
“O-Ok …”
 
Così andarono al bar dove lavorava Gwen.
Non appena arrivò, la ragazza corse a cambiarsi, fortunatamente, quella divisa non era andata a fuoco, visto che la teneva lì.
Quando tornò nella sala, rimase sorpresa nel vedere Duncan accerchiato da tante ragazze … La proprietaria le si avvicinò “Lo vedi il ragazzo là? Deve ordinare”
“Vado subito!” disse lei avvicinandosi a Duncan “D-Desidera?” disse imbarazzata.
Duncan la guardò “Sei davvero carina con quella divisa! meglio di quella scolastica!!”  disse ridendo.
Indossava un paio di pantaloni neri con sopra una camicia bianca semplice ed un gilet.
“Bè? Che c’è di male in come porto la divisa a scuola?” disse lei fingendosi arrabbiata. Ma iniziò poi anche lei a ridere.
Le ragazze, che fino a un secondo prima erano intorno a lui tanto raggianti, erano improvvisamente ingelosite dalla presenza di Gwen …
“comunque sia … Prendo una birra piccola!”
“Ok! Arriva subito!” disse lei andandosene.
Arrivata al bancone, Gwen venne assalita da un gruppetto di ragazze “Conosci quel ragazzo, vero? Ah, che fortuna! Sei la sua fidanzata?”
“No!”
“Oh! Ma allora è libero?” incalzò un’altra
“Beh … Io …”
“Allora?”
Gwen iniziò a riflettere … Non lo sapeva. Viveva con lui … Erano amici, ma lei non aveva la minima idea se fosse fidanzato o meno, e questo la rattristiva moltissimo … Non capiva perché … Non capiva quelle sensazioni ma era così “Non so …”
 
Detto questo lasciò le ragazze lì mentre portava la birra a Duncan.
 
La sera tornarono a casa insieme. Duncan aveva aspettato che lei finisse il turno.
Gwen rimaneva in silenzio, mentre continuava a ripensare a tutto ciò che aveva provato gli ultimi giorni … La sua felicità, per esempio … Era diventata incredibilmente indispensabile … E vedere tutte quelle ragazze con lui … Quello l’aveva fatta arrabbiare moltissimo … Infine, la possibilità che lei non fosse la persona più vicina a lui l’aveva fatta quasi piangere …
Sapeva che ciò che provava non era nuovo … Qualcosa di nato in un giorno … Ma sapeva anche, che nell’esatto momento in cui era riuscita a sfiorargli le mani, intrecciare le proprie alle sue … Quelle sensazioni, si erano fatte più reali.
 
“Gwen, stai bene?”
“Io … Non credo”
“Che hai?”
“Ho … Paura”
Ed era così. Aveva paura di ciò che sapeva di provare per lui … Perché l’ultima volta che aveva provato quel sentimento … Quel giorno, il suo peggiore incubo era iniziato.
 
La sera la passarono in silenzio … O comunque lei fece così … Non aveva intenzione di affrontare i propri sentimenti per quanto fossero ai suoi occhi palesemente reali …
Duncan invece, cercava in ogni modo di instaurare un contatto con lei, ma Gwen si ritraeva dopo malapena due parole … Non capiva che le fosse successo.
Fino a poche ore prima … Gli era sembrata felice.
 
Il giorno dopo erano entrambi liberi … La scuola era chiusa e Gwen non aveva il turno …
 
“Gwen! Svegliati!! Devo farti vedere una cosa!”
La ragazza aprì gli occhi mentre ancora stava nel letto … “C-Che c’è?”
“Guarda!!” disse portandole davanti agli occhi una borsa “Guarda cosa ti ho preso!”
“P-Preso?!” chiese lei sedendosi sul materasso.
“Sì! Mentre dormivi, sono andato a fare un giro in centro e c’era il mercato, quindi, ti ho preso dei vestiti!” disse porgendole la borsa. La ragazza ci guardò dentro … Non era niente di che, ma per Gwen significavano moltissimo … Non le era rimasto nulla e quei pochi jeans e t-shirt la facevano sentire quasi una regina.
Duncan proseguì “erto, non so quale è la tua taglia … Ma credo di averla indovinata, no?”
La ragazza non rispondeva. Rimaneva con la testa chinata sui vestiti.
“G-Gwen?”
“Grazie!” stava piangendo … Ma non per la sua solita tristezza … Era felicissima. “Grazie mille Duncan!” disse abbracciandolo.
Duncan era sbalordito da quel gesto così impulsivo … E Gwen non era da meno. Dopo qualche secondo si rese conto di dove si trovava … Di che stava facendo. Era attaccata al corpo del Ragazzo … Lo aveva abbracciato senza esitare … Senza pensarci …
Spalancò gli occhi sentendo il suo cuore iniziare a battere fortissimo, tanto da farla preoccupare che lui potesse sentirla … Quei sentimenti … Ciò che provava per lui … Quell’amore, la stava curando …?
 
Poi, quella promessa le tornò in mente …
“Io ti aiuterò ad essere quella che eri … Per quanto tu crederai sia impossibile … Io non rinuncerò!”
Era possibile … Lo era davvero … Poteva tornare quella che era … Ma a quale prezzo?
Lui, avrebbe mantenuto la parola anche sapendo ciò che lei provava?
Quelle domande le rimbombavano in testa senza freno … Se lui avesse saputo del suo amore, l’avrebbe abbandonata? Lasciata in un angolo?  
Se lui avesse sentito il peso di quel suo sentimento troppo grande, che avrebbe fatto?
Tutto ciò che sapeva in quell’istante era che il suo cuore, stava letteralmente, esplodendo.
 
“Gwen … Tu stai …” disse lui sussurrando.
“I-Io …” si staccò immediatamente. Si aspettava sul viso di Duncan un’espressione contrariata, invece, stava sorridendo.
“Gwen! Tu mi hai abbracciato senza freno! Senza paura!”
“Lo so … E’ s-stato …” disse lei abbassando lo sguardo … Incerta se sul sentirsi fiera o imbarazzata
“Fantastico! Gwen … Vedrai che presto sarai di nuovo felice”
Sì, lei lo sapeva. Ed avrebbe voluto urlargli che lo era anche in quel momento, vicino a lui … Felice.
“Beh … Allora, mi provo i vestiti!” disse andando in bagno con la borsa … I jeans erano perfetti, mentre le maglie leggermente larghe, ma poteva sempre allacciarle di lato con un elastico.
Iniziò a riflettere su quanto Duncan avesse fatto per lei … Prima con i ragazzi che volevano abusare di lei, poi con la casa, poi con il suo passato … “Si sarà stufato di una come me … Sempre nei guai … E così … Strana” Disse tra se e sé mentre si legava i capelli.
 
Quel giorno doveva a tutti i costi vedere Bridgette e parlarle … Se non dei suoi sentimenti … Almeno dei passi avanti che aveva fatto!
Decise quindi di uscire. Duncan la accompagnò visto che anche lui doveva uscire, e incontrarsi con degli amici vicino a casa di Bridgette.
“Allora … Con chi esci?” chiese Gwen alla fine.
“Con un paio di persone”
“Oh …” a quanto pareva non voleva dirglielo. Che fossero davvero ragazze come credeva lei. Sospirò. Lui, notandolo le chiese “Che c’è?”
“Mh?”
“Dico … Quel sospiro tutto demoralizzato … Qualcosa che non va?”
La ragazza scosse la testa “Oh! Non ti preoccupare … è tutto a posto..”
“Se lo dici tu …” Ma lui non le credeva. Capiva bene quando Gwen soffriva, erano settimane che le stava accanto e aveva imparato sempre meglio a conoscere i suoi comportamenti …
Anche se in quel momento, faticava a concentrarsi esclusivamente su di lei … In quel momento nel quale stava provando tutta quella gelosia … Perché sì, il suo egoismo non era cambiato.
Quando pensava a Gwen con altri oltre lui, subito gli veniva in mente il suo sorriso … Il fatto che volesse fosse una cosa che solo lui poteva vedere, anche se sapeva bene,  che anche Bridgette lo aveva visto … E molte più volte, e molto diverso.
Doveva averlo visto anche prima. Prima che tutto lo scalfisse.
 
Si fermarono. Erano arrivati sotto casa della ragazza.
“Grazie per avermi accompagnata” disse Gwen.
Duncan era ancora frustrato e arrabbiato dai pensieri di poco prima … Calciò una pietra.
La ragazza lo notò, ma finse il contrario … Non voleva infastidirlo oltre con domande che potevano riguardare solo e soltanto lui … “Sai … Mi aiuti così tanto che i favori che ti dovrò saranno un’infinità!” disse sforzando una risata.
A quelle parole, Duncan alzò lo sguardo su di lei.
Doveva farlo.
“Gwen … Mi dispiace”
Lo guardava confuso … Che significavano quelle parole?
“Io … Non posso mantenere la promessa che ti ho fatto …”
La ragazza spalancò gli occhi … Era come se quel pensiero che l’aveva perseguitata la mattina si stesse facendo reale … Aveva visto … Il suo amore?
No. Lei non voleva smettere di intrecciare le proprie mani alle sue, non voleva smettere di abbracciarlo, di piangere di gioia! No!
Non riusciva a muoversi, tanto era paralizzata dall’angoscia.
Lui le si avvicinava …
“Ti avevo promesso …”
Passo dopo passo.
“Che la sola cosa …”
Sempre più vicino …
“Che ti avrei mai chiesto …”
A lei …
“Sarebbe stata l’amicizia …”
Erano faccia a faccia … Lei confusa … Che volevano dire quelle parole?
Senza rendersene conto, aveva iniziato a piangere e una lacrima le solcava la guancia … Lui la asciugò lentamente, con delicatezza ….
“Ma ora … Voglio chiederti un’ultima cosa …”
“C-Cosa?” sussurrò lei … Ormai la voce non la trovava più.
“Solo …”
Le si avvicinò ancora. Poi poggiò le sue labbra su quelle di lei.
Gwen era travolta da troppe emozioni, tutte meravigliose. Era come se l’inverno che durava da ormai tre anni nel suo cuore fosse stato portato via da una brezza primaverile forte, dolce, turbolenta e adrenalinica.
Chiuse gli occhi, per poi ricambiare quelle cariche di emozioni che si facevano largo in loro.
Quello scambio non doveva mai finire … Era qualcosa di edilliaco, che portava entrambi a toccare sensazioni nuove, sentimenti caldi.
Quando sciolsero le loro labbra, era come se il tempo intorno a loro si fosse fermato.
C’erano solo i loro occhi, i loro respiri, i loro sentimenti.
“ …Un bacio” sussurrò Duncan per portare a termine quella frase che aveva fatto palpitare il cuore ad entrambi.
Un bacio.

*Angolo dell'autriceeeeee
Ciao ♥ come vi sembra??
Molto puccioso u.u x''DDDD 
Allora, ringrazio
laulaurock ♥ che è dolcissima e gentilissima per le recensioni ^.^ 
E beh, ditemi che ne pensate anche di questo capitolo ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Mi ami? ***




Un bacio.
 
Gwen guardava Duncan, ancora incantata da quell’incredibile magia che l’aveva catturata poco prima … Si sentiva diversa, bene.
Il suo cuore stava come scaldandosi, inebriato dalla gioia che lo aveva sorpreso in un istante. Mai avrebbe pensato che lui l’avrebbe amata … Che un suo sentimento, tanto forte, potesse essere ricambiato da una persona così speciale … Quale quella dell’amato stesso.
Lei, che aveva passato un percorso duro e complicato, iniziava a vedere oltre quella coltre di disperazione … E vedeva la felicità, la felicità in qualcosa di così semplice come l’amore ricambiato.
Abbassò lo sguardo, per poi posarsi una mano sul cuore, come per cercare di fermarlo … Sorrideva.
Lui le si avvicinò. Titubante. Incerto se ciò che aveva fatto, fosse stato giusto, eppure lui l’aveva sentita, lei ricambiarlo.
“Gwen?”
Lei lo guardò. Stava sorridendo.
Lui fece lo stesso, per poi arrivarle di nuovo vicinissimo e abbracciarla. “Gwen … Io …”
La ragazza lo interruppe “Mi ami?”
Che domanda faceva? La risposta di Duncan era ovvia, lui provava per lei, qualcosa di tanto forte da andare anche oltre l’amore, ma perché? Perché glielo chiedeva anche?
“I-Io sì”
“Io … Sono strana … Come puoi amarmi?” disse piangendo.
“Gwen …”
“Io … Non sono ancora Guarita … E’ vero, con te è tutto più semplice, ma sei sicuro, di volere passare con me … Una ragazza instabile … Duncan! Sei io ti temessi all’improvviso? Se io soffrissi! Chi? Chi sarà a sentirmi? Se tu non” stavolta fu lui ad interromperla
“Gwen, ora ti faccio io una domanda …”
“Mh …”
“Tu … Mi ami?”
Lei spalancò gli occhi umidi di lacrime, per poi rispondergli senza indugi “Ovvio!”
“Se è così … Vuol dire che in me … Hai fiducia …”
“Certo, ma”
“Gwen … Se ti fidi di me … Saprai che ti sentirò” Di nuovo quelle parole … Le parole che quello stesso ragazzo le aveva detto quando l’avevano attaccata. Lei si fidava ciecamente … Doveva credergli.
“Sappi che io … Non ti farò mai del male. Non farò mai nulla che possa farti soffrire … Mai niente che possa ferirti in alcun modo … E se mai lo facessi … Sarei in grado di rinunciare alla mia stessa vita … Sappilo”
La ragazza annuì, ma non riusciva a smettere di piangere.
Nascose il suo viso contro il petto di lui, mentre ancora lo abbracciava …
 
Rimasero così qualche minuto, poi Duncan le prese il volto tra le due mani “Gwen … Avanti, sorridi”
Così lei fece …  E di nuovo quel meraviglioso sorriso si rispecchiava nei suoi occhi. Non era mai stato tanto felice … Si amavano. Erano uniti da quel bellissimo sentimento …
E vedendo quel sorriso gli tornò in mente quel pensiero …
“cos’hai?” chiese Gwen vedendolo cambiare espressione.
Lui la guardò “Sai … Mi sento un egoista … Io … Io quando ti vedo così … Con quel sorriso … Vorrei potere essere il solo a vederlo … Vorrei che fosse un nostro segreto … Sono geloso …”
La ragazza si sentiva bruciare da tutta quella felicità … Si sentiva come se stesse anche consumandone troppa … Come se stesse sfruttando tutta la gioia che qualcuno poteva avere a disposizione nella vita, ma non le importava.
Quel peso che poco prima la attanagliava al petto, non c’era più … Lei si fidava, si fidava ciecamente di lui … Quel lui che c’era sempre stato, anche quando erano malapena conoscenti … Anche in quei momenti, lui l’aveva aiutata.
“Duncan … Il segreto, siamo noi.” Disse lei prendendogli le mani.
Aveva ragione. Loro due erano un segreto fondamentale per entrambi. Se si fosse saputo di loro … Chissà che avrebbero fatto loro a scuola … Oltretutto, Gwen non poteva dire nulla, in quanto la popolarità che Duncan riscuoteva tra le ragazze, poteva esserle un grande ostacolo.
Ma anche se una loro storia comportava il nascondersi, a Duncan non importava minimamente. Anzi, era appunto il loro segreto. Qualcosa di speciale, forse, quel sorriso era di molti, ma Gwen, lei era solo sua.
 
Si abbracciarono un’ultima volta, per poi salutarsi … Gwen suonò al campanello di Bridgette, mentre Duncan si diresse verso il punto d’incontro dei suoi amici.
 
Quando l’amica le aprì la porta, solo in quell’instante, a Gwen venne in mente, quanto sarebbe stata dura, mantenere il loro segreto.
“Finalmente eccoti!” disse Bridgette facendola entrare … L’amica ancora non sapeva nulla della casa andata a fuoco … Gwen aveva preferito non dirlo, per evitarle troppe preoccupazioni, in quanto si sentiva solo un grosso peso, ma non poteva rimandare all’infinito la notizia, visto che l’amica poteva decidere da un momento all’altro di andarla a trovare.
“Già! Sai … Bri, devo dirti una cosa …” disse Gwen sedendosi sul letto dell’amica.
“Cioè?”
“Vedi … Un paio di giorni fa … La mia casa è stata vittima di un incendio …”
“Cosa?” l’amica alzò la voce “Vuoi dire che non hai più un posto dove vivere?? E perché non me lo hai detto subito? Oddio! E come hai fatto in questi giorni?”
“N-Non ti preoccupare!” disse l’altra “I-Io ora … Vivo da … D-Duncan …”
“Cosa? Ma Gwen, se stessi male? Se i tuoi ricordi-“
La ragazza la interruppe “Ascoltami, io … Non mi preoccupo di questo … Lui ha detto … Che mi aiuterà …” Non disse altro … Aveva promesso a Duncan che loro erano un segreto … E così sarebbero stati … Anche agli occhi di Bridgette …
“Oh … Quindi ti ha parlato della nostra discussione … Senti Gwen … Mi dispiace! Io gli ho detto tutto perché-“
“Ti ringrazio”
Bridgette si fermò a guardarla … Non era triste o delusa … No.
“Io … Ti ringrazio tantissimo … Davvero”
L’amica come risposta fece solo un semplice sorriso.
“Sai … Ho fatto enormi passi in avanti … Sono persino riuscita a” si fermò. Cosa poteva dirle … Qualcosa che non le facesse capire la verità. Per quanto la ferisse non potere dire nulla alla sua migliore amica … Lo vedeva come un dovere nei confronti di Duncan.
“Ah?” incalzò l’altra
“A dargli la mano”
“Gwen! È fantastico!! Non trovi?”
“Certo … Ma vedi … Io mi sento di esserne quasi uscita … Non so come dirtelo … E’ come avere una seconda chance … Come avere l’opportunità di vivere tutto meglio.”
“Allora … Sfruttala!” disse l’amica con un enorme sorriso.
Ed aveva ragione … Gwen non si sarebbe fatta abbattere da quel passato orribile … No. Sarebbe riuscita ad amare di nuovo. Perché in fondo, era proprio ciò che già stava facendo. Amare.
 
Duncan passò il pomeriggio bene, insieme ad un paio di suoi amici. Li conosceva da sempre … Anche per lui, infondo era strano mantenere quel segreto su Gwen, ma non poteva fare altrimenti … Probabilmente, loro nemmeno l’avevano mai notata. Infondo lei non era certo tipo da mostrarsi a tutti.
Sorrise.
Chissà se gli sarebbe piaciuta allo stesso modo se si fosse mostrata troppo spavalda … Forse sì, ma in modo diverso.
Conoscere quel lato di Gwen, voleva dire per lui, amarla in ogni modo. Il fatto di essere riuscito ad aiutarla, anche solo in parte, per lui voleva dire molto di più di quanto potesse essere visto dall’esterno della loro storia … Da qualcuno che non la viveva.
Anche solo quei pochi pensieri … Lo facevano sentire benissimo. Il fatto di potere essere l’unico vicino a Gwen … Quello per lui … Valeva tutto.
Era in quei momenti, nei quali rimaneva intrappolato nei propri pensieri, che iniziava a sorridere …
“Duncan? Sei più … Solare del solito …” chiese uno dei due ragazzi. Mike e Jake si chiamavano.
Quello a parlare era stato Mike.
“P-più … Solare? No … E’ solo che … Sono felice” disse totalmente sincero il ragazzo.
“Questo lo si era capito …” disse Jake prendendo fuori una Malboro dalla tasca dei jeans. L’accese.
“Ma perché?” continuò Mike
“Beh … Non c’è un motivo particolare immagino …”
“Eheheheh … Come no!” proseguì quello fumando “Duncan! Ti conosciamo da una vita … In ben pochi casi ti si vede tanto felice …” Gli lanciò un’occhiata che solo quei pochi potevano intendere … Solo chi dell’altro conosceva molto.
“Sono cambiato idiota!” disse Duncan dandogli un buffetto sulla schiena.
“E quando dovrebbe essere successo? Che sei cambiato intendo …” disse Mike camminando a testa bassa, dando di tanto in tanto calci ai sassi che c’erano per la piccola stradina.
“Tsk!”  rispose semplicemente Duncan. “Comunque sia, dove andiamo?”
“Andiamo in un posto che ti piacerà da morire! Vedrai!” disse jake sorridendo “Ma prima! Ci fermiamo in un pub! Ho bisogno di una birra …”
 
Così fecero. Rimasero una mezz’oretta al bar per poi arrivare di fronte ad un edificio che tutti e tre conoscevano bene. Erano 3 anni ormai che si divertivano a passare là a fare scherzi a tutti, o meglio a tutte.
Fin da quando erano matricole … Infondo, tutto era iniziato per quel motivo …
 
“Ehy! Matricole! Avete paura?? Non lo sapete che per poter stare con noi dovete riuscirci? Noi tutti ce l’abbiamo fatta! Ora tocca a voi!” dissero un paio di ragazzi del terzo anno. Si divertivano a prendere in giro quelli del primo. “Le bevono tutte” erano soliti a dire … Ed in effetti era vero.
Quei tre ne erano la prova vivente …
Duncan smitt, Jake Myles e Mike Pitarri. L’ultimo italiano.
Li avevano convinti, che il solo modo per diventare loro amici, era riuscire ad entrare nei dormitori femminili … Ovviamente, non con tutti si poteva fare quel giochetto, ma solo con quelli che avevano casa al di fuori dell’istituto. E loro tre erano capitati “A fagiolo” aveva detto Fred, il più grosso di quelli del terzo.
Il fatto era che … Nessun ragazzo, prima di allora era riuscito a farcela. Tranne loro.
Riuscirono a entrare e a scattare le foto che avevano promesso ai più grandi …
da quel giorno, erano considerati unici dai ragazzi dell’istituto, mentre con le ragazze, la lo0ro popolarità, non era proprio buona … Tranne che con Duncan. Le ragazze lo avevano sempre adorato ed anche dopo quella volta … Avevano continuato.
 
Dopo quella volta, avvenuta tre anni prima, loro avevano ritentato più volte, quasi sempre riuscendosi, anche se terrorizzando buona parte delle studentesse, e si divertivano a ritentarlo sempre.
 
Ecco perché in quel momento, erano lì, che cercavano una finestra aperta al piano terra.

*Angolo dell'autrice
Lo so che questo capitolo è in "ritardo" cioè ... Di solito aggiorno prima x''D Ma a causa scuola del piffero (T.T) ho avuto dei piccoli problemi, cooomunque, spero vi piaccia ^.^
Cosa vuole combinare quello stupido di Duncan?? è.è beh ... Lo scopriremo :D Ciaaaaaooo e alla prossima ^.^
recensite ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** menzogne ***




Ecco perché in quel momento, erano lì, che cercavano una finestra aperta al piano terra.
L’obbiettivo era semplice: riuscire a scavalcare il davanzale ed entrare … Da quel punto avrebbero semplicemente dovuto evitare le donne della pulizia … Le studentesse non erano un problema.
“Ehi ragazzi! Di qua!” sussurrò Mike trovando una finestra aperta.
“Perfetto! Allora, come al solito, ok? Duncan, se becchiamo una ragazza in giro da sola, parti tu con i tuoi flirt, ci penseremo noi ad entrare nelle camere” disse Jack pronunciando quelle parole con estrema sicurezza.
“Ragazzi!” cercò di fermarli Duncan, ma loro erano già dentro. Tintinnante sul da farsi rimase qualche attimo fuori, finchè Mike non iniziò a guardarlo storto.
Rimaneva in piedi nel giardino. Gli bastava tirarsi su con le braccia per essere dentro. Ma non gli interessava minimamente delle ragazze. Lui non voleva provarci con nessuna. A lui bastava Gwen. Forse doveva pensarci prima … Avrebbe dovuto dirglielo.
“Duncan? Ti muovi?” lo esortò Mike mentre Jake spegneva la seconda sigaretta.
“Ragazzi … Non posso. Scusate. Sarà per la prossima volta …”
“P-Prossima volta? Duncan ma che ti prende??”  chiese confuso sempre lo stesso. A differenza di Jake, Mike si poneva sempre dei problemi … Non che fosse insicuro, ma rispetto all’amico, era certamente considerato un debole, agli occhi degli altri …
“Io ora .. Non posso dirvi niente! Ma vi prometto che vi racconterò tutto al più presto ragazzi!” disse Duncan voltandosi dall’altro lato della strada.
“Ma che diavolo ha?”
“Tsk! E chi se ne frega? Ha detto che ce ne parlerà! Non preoccuparti di cose che non ti riguardano! Più che altro, finiamo ciò cha abbiamo iniziato …” disse Jake camminando per il corridoio che si parava loro di fronte.
Erano ormai vicini alla stanza che avevano adocchiato come potenziale scherzo, quando dei passi li sorpresero. Una ragazza mora e alta li fissava.
I due l’avevano ormai capito che lei stava per urlare, intervenì quindi Jake, che bloccandole le labbra con una mano le sussurrò “Non urlare, ok? Vogliamo solo fare uno scherzo alle tue amiche … Ti giuro che se non urli ti dico dov’è Duncan …”
Alla ragazza le si illuminarono gli occhi. Erano stati fortunati. Avevano di fronte una sua fan … Ed essendo tale, doveva sapere che il ragazzo dei suoi sogni si trovava spesso con loro … Quindi … Potevano dire senza problemi che anche in quel momento era lì “Vedi … Prima era nell’atrio al piano terra … Va a vedere!” disse Jake sfoderando uno dei suoi finti sorrisi.
L’ingenua non esitò nemmeno un istante e corse subito al piano terra, mentre i ragazzi, entrarono nella stanza urlando.
Le studentesse urlavano infuriate, lo scherzo era riuscito perfettamente.
 
Duncan suonò al campanello.
Bridgette aprì “Che vuoi tu?”
“Ero … Venuto a chiedere a Gwen se voleva venire con me … Visto che … Io sto andando”
“Mhhh …” Lo guardò qualche istante. Poi dopo avere sbuffato iniziò a urlare “Gweeen!!! E’ Duncan! Ha detto che sta andando e se vuoi andare con lui ormai!!”
L’amica arrivò alla porta “Certo .. Infondo, non avevo  altro da dirti Bri … Ciao!”
 
Così rimasero solo loro due, per strada.
“Come è andata allora?” chiese lei guardandolo
“Mh?”
“L’uscita con gli amici!”
“Ah! Niente di speciale … A dire il vero … Ti ho pensato tutto il tempo” disse Duncan guardando il cielo.
Gwen arrossì. Come faceva quel ragazzo a parlarne così semplicemente? Senza porsi problemi?
“O-Oh …” Disse lei “Anche io ti ho pensato ..” sussurrò l’ultima frase.
“Gwen, io … Sono felice!”
“Anche io!!” disse la ragazza, come per fargli capire che non avrebbe mai dovuto pensare il contrario. “Sai … A dire il vero … Sono più felice da quando ti incontrato” disse sorridendo.
 
Era tutto così perfetto che quasi non ci credevano. Erano entrambi accecati da una gioia in equiparabile. Arrivarono a casa, poco dopo la proprietaria del palazzo arrivò “Si?” chiese Duncan sulla porta.
La donna era circa sulla trentina, magra, castana.
“Buongiorno Duncan! Vedi, sto girando per gli appartamenti per invitare le persone a questa fiera di beneficenza!” disse lei dando al ragazzo un volantino che pubblicizzava appunto una fiera … “mh” disse semplicemente lui.
“I fondi verranno destinati a delle aziende di volontariato e … Beh, ci saranno giochi, bancarelle e un piccolo recinto per le adozioni dei cuccioli!” sorrise lei.
“Ah …” disse guardando il foglio che aveva in mano.
 
Gwen si allungò leggermente, e vedendo che alla porta c’era la proprietaria, raggiunse Duncan “Che succede?”
“Una fiera di beneficenza …” disse lui porgendo anche alla sua ragazza il volantino. “Oh …” disse iniziando a leggere.
“Ma sbaglio o tu sei la ragazza alla quale è successo quello spiacevole incidente con il gas?” chiese l’altra donna dopo averla guardata qualche istante.
“Sì, è lei” disse Duncan.
“Oh, sai non essendo pienamente sicuri che l’incendio sia stato causato da quello, faremo un paio di indagini … Dicono sia roba da manuale!” disse la donna ridendo.
“Oh … Ok” disse Gwen mentre continuava  a Leggere. Per poi fare un enorme sorriso vedendo scritto cuccioli “Aww! Ci saranno dei cuccioli!”
“Sì, esatto. Saranno dati in adozione gratuitamente!”
“Che carini!” continuò la ragazza.
“Quindi, sotto quei tuoi bei capelli neri, c’è una ragazzina tutta rosa e confetto?” chiese Duncan scherzando.
Gwen iniziò a ridere “Direi proprio di no! Ma adoro gli animali! Fin da bambina!”
“Allora verrete?” chiese la proprietaria speranzosa.
“Certo!” disse alla fine il ragazzo, capendo quanto a Gwen fosse piaciuta l’idea.
 
La sera, Duncan si sdraiò a terra. Facevano a turno. Un giorno uno nel letto, e il giorno dopo l’altro.
Quella sera il sacco a pelo era del ragazzo.
“’Notte!” disse Gwen sistemandosi le coperte.
Come risposta, la ragazza sentì solo una piccola risata da terra. Guardò il ragazzo “Ridi?”
Duncan, senza alzarsi, si voltò dall’altra parte, verso il letto, per potere così vedere bene quel viso che tanto gli piaceva. “Io … Stavo pensando”
“A cosa?” chiese lei confusa.
“Al fatto che … Io e te stiamo insieme da solo un giorno, ma … Viviamo insieme! E’ buffo a pensarci”
La ragazza spanlancò gli occhi realizzando ciò che aveva appena detto lui. Certo, erano giorni che condividevano lo stesso tetto, ma quella volta, non lo facevano da amici, ma da fidanzati.
Sentì il suo cuore battere fortissimo a quel pensiero.
Si poggiò una mano sul petto.
In quel mese le erano successe così tante cose … E così velocemente, che nemmeno lei era riuscita a rendersene conto abbastanza in tempo da potere anche solo a fermarle.
Ma forse, era meglio così.
Perché in quel mese, le erano successe solo cose belle.
A partire dall’incontro con Duncan.
Al fatto che ci aveva parlato.
Al fatto che l’aveva aiutata.
Al fatto che avevano iniziato a vivere insieme.
E poi, al bacio.
 
Quel pensiero, era uno dei più belli, che avesse mai potuto avere. Come tutta risposta, decise perciò di mostrargli il suo sorriso, per poi sdraiarsi e non dimenticare quelle sensazioni … Così da potersele portare nei suoi sogni … Almeno quella notte.

*Angolo dell'autriceee!!! [venite quii x''D]
Allora, che dire? Voi direte che questo è un capitolo solo amooore, ma in reaaaltà no. x''D
ok, mi deve dare il via a ciò che succede poi! :)
oltretutto, è più corto rispetto al solito ç_ç scuusateeeeeee!!! ç_ç
comunque sia x'D recensiiiite ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** tradimenti ... ***




La mattina dovevano andare a scuola. Gwen sospirò un paio di volte mentre, schiacciata in quel minuscolo bagno si metteva la gonna della divisa. Le dispiaceva andarci. Avrebbe dovuto evitare almeno un po’ Duncan, per non lasciare ad occhi indiscreti la possibilità di scoprirli.
Pensare che fino a un paio di giorni prima, aveva un comportamento normale, la confondeva profondamente. Come aveva fatto senza il cuore di Duncan vicino?
Sbuffò infilandosi il secondo calzino, si mise poi i mocassini.
Quando uscì dal bagno, Duncan era già pronto.
“Andiamo?” chiese lui prendendo una giacca. La ragazza annuì.
“Stasera … C’è quella fiera!”
La ragazza come tutta risposta sorrise.
“Sai … Ho pensato che forse ci saranno alcuni nostri compagni … Come facciamo?”
“Non so …”
“H pensato che tu ed io siamo stati insieme spesso in questo mese … Infondo, se passiamo insieme il pomeriggio, non succederà niente di che! Dirò che siamo solo amici! Ovviamente … Dovremo comunque tenere una certa distanza …” disse Duncan continuando a camminare.
“Sì …” disse lei in un sospiro.
“Che hai?”
“Io …” si fermarono “Io … Mi sento strana. Non so se riuscirò a …”
“Cosa Gwen?”
“Vedi … Tutte le ragazze … Ti stanno intorno ed io … Io in confronto a loro sono-“
“Sei bellissima” finì lui. “In confronto a loro sei l’essere più bello di questo universo. Il più splendente, il più solare, dolce e perfetto di tutti!”
La ragazza abbassò lo sguardo “Io non sono nulla di tutto questo …”
“Perché dici così?”
“Io non mi vedo come dici tu … Nessuno mi vede così”
“A me non importa del mondo, ma solo di te.”
“Wow …” disse lei piangendo. “Mi sento così … Strana”
“Eh?”
“Sei il primo a  farmi sentire così felice, Duncan” disse lei alzando lo sguardo, sorprendendo così quello di lui.
 
La giornata, tra i banchi di scuola trascorse normalmente … Nessuno dei due cedette. Ne un bacio, ne una carezza, nulla.
Quando tornarono a casa, subito lei iniziò a prepararsi per la fiera “Perché così di fretta Gwen?”
“Dopo devo andare al lavoro e magari dopo la fiera sarà finita … Per questo preferisco andare subito!”
“Oh, allora mi preparo” disse lui tirando fuori da un cassetto un paio di jeans e una maglietta.
Dopo essersi vestiti, andarono subito alla fiera.
Si svolgeva in un’enorme campo. C’erano moltissime persone, ma sembrava che l’ipotesi di Duncan fosse sbagliata. Di studenti non ce ne erano molti. Probabilmente avevano optato per l’andarci più tardi. Gwen sospirò di sollievo.
Duncan poteva essere tutto suo.
“Allora? Che facciamo?” chiese lui guardandosi intorno con le mani in tasca.
“Mh … Boh”
“Guarda!” disse lui vedendo uno di quelle piccole bancarelle a premi: erano appesi ovunque pupazzi.
L’uomo di quel banco li accolse “Buongiorno! Una giovane coppia, dico bene? Che ne dici? Tu ragazzo, vuoi regalare alla tua bella un premio?”
Duncan sorrise “Come si gioca?”
L’uomo gli porse una pistola ad aria compressa “5 centri premio piccolo, 10 medio, 15 grande, 20 tre premi a tua scelta! Allora? Accetti per la bella?”
Il ragazzo sorrise lasciando una banconota sul tavolo e prendendo la mira con l’arma “Ti insegnerò due cose. Uno, come si vince” disse facendo partire il primo sparo che andò a segno “E due, che lei non è bella, ma bellissima” disse mandando a centro anche la seconda pallottola. Così fece per 20 volte.
“Allora … Io direi che prendiamo … Il ragno” disse vittorioso indicando una tarantola di peluche “poi l’orsetto” disse vedendo un orso con in mano un enorme cuore “e…-“ “Il panda!” disse Gwen vedendo un pupazzo a forma di panda.
“Vada per il panda!” sorrise Duncan afferrando i giocattoli che gli porgeva l’uomo, che aveva sul suo viso un’espressione a dir poco sconvolta. Quel ragazzo  aveva fatto centro sbagliando solo un colpo e anche di poco!
“E’ stato uno spasso giocare con te!” disse Duncan orgoglioso andandosene.
 
“Sei stato perfido!” disse Gwen scherzando
“Beh … Ma almeno, questi sono tuoi!” disse lui porgendole il panda e l’orso “A proposito . Panda?”
“Ehi! Tu tarantola!” disse lei scherzando.
Risero entrambi di gusto.
 
Dopo Duncan la accompagnò al piccolo centro con i cani. Si trovava sotto un tendone e c’erano moltissimi cuccioli.
Gwen ne prese subito in braccio uno “Aw! Come sei carino!” disse strofinandogli una mano sulla testa.
L’animale era riccio e grigio. “Perché hai preso subito lui?” chiese Duncan avvicinandosi.
“Perché è .. Diverso” disse guardandolo “Ma speciale comunque”
In effetti l’animale non era dei migliori … Era un incrocio con uno spinoso color grigio scuro, ma infondo la capiva. Anche lei si sentiva diversa.
Guardò l’orologio “oh! Devo andare al lavoro! Mi accompagni?”
“Scusa ma non posso proprio!” disse lui.
“Ok! Allora vado, ciao!” disse Gwen andandosene. Ma prima doveva andare a cambiarsi. Fortunatamente c’era un bagno. Quelli del locale le avevano chiesto di evitare di cambiarsi lì anche ai dipendenti, così si era portata con se la divisa e si stava cambiando in un bagno pubblico della fiera.
Dopo essersi vestita, stava per aprire la porta per liberare la piccola stanzetta, quando sentì delle voci fuori “Dai dormitori scolastici?”
“Esatto!” erano un gruppo di ragazze.
“Non puoi immaginare! Si sono messi a correre per tutte le stanze! E mentre ci cambiavamo!”
“Tipico di loro direi!”
“Chi c’era?”
“Mike, jake … I soliti!”
“ahahhahaha!!”
“In realta, Emily mi ha detto una cosa ..”
“Cioè?”
“Parerebbe ci fosse anche Duncan! A quanto pare faceva da palo e rimorchiava tutte!”
“ahaahahahha!!”
“Lui in effetti c’è sempre con loro!”
“Ma chi? Duncan Smitt?”
“esatto! Ahahahah”
“Ma ieri?”
“Già!”
“ Però … Anche se è un gran cascamorto .. Ci terrei ad uscire con lui … Almeno una volta!”
“Chiunque ragazza sana di mente ci terrebbe! Ahahah!”
 
Gwen spalancò gli occhi … Duncan aveva davvero fatto una cosa simile? Era sconvolta … Uscì dal bagno. Notò che le ragazze che stavano parlando indossavano la divisa della sua scuola … Quindi, dovevano conoscerlo per forza.
Abbassò lo sguardo.
Le lacrime iniziavano ad arrivare … Corse fuori dalla fiera e sempre correndo si diresse verso il bar. “Maledetto!Bastardo! Come ha potuto!? Uscita tra amici … Come no!” continuava a dire mentre attraversava il parco … Entro pochi metri sarebbe arrivata.
 
Duncan, intanto stava parlando con uno dei responsabili delle adozioni dei cani “Quello, dice?”
“Esatto”
“Ok … Beh, siamo felici che il piccolo Danger abbia trovato una casa!”
“danger?” chiese Duncan confuso
“Oh! Non si preoccupi! In realtà è dolce e non fa casino! Ahahhaah!”
“O-Ok … Spero che le piaccia …”
“Le? È per la sua ragazza?”
“Già …” disse Duncan prendendo in braccio il piccolo animaletto grigio. Avrebbe sorpreso Gwen … Aveva capito quanto le piacesse quella piccola palla di pelo. Già immaginava il suo sorriso al ritorno a casa.
 
La sera, la ragazza si stava malvolentieri dirigendo verso quella che da poco chiamava casa … Ma non voleva. Non ce la faceva. Era arrabbiata, triste, disperata.
Duncan, colui che amava, l’aveva tradita … Ci aveva provato con altre ragazze … Spregiudicato! Maledetto essere! Sporco! Arrogante! Mostro! “Bastardo!” disse alla fine in lacrime.
Vedeva già di fronte a se la palazzina dove la stava aspettando Duncan.
 
Era furiosa, ma realizzava solo in quel momento di non essere come sempre arrabbiata con se stessa, ma con lui.
Erano anni che non stava così. Aveva passato 3 anni a incolparsi di errori altrui, ma non lo avrebbe più fatto. Era normale soffrire, infondo lei lo amava, ma non era stata lei a tradire. Piangere forse  era inutile, ma necessario. Non poteva fare altrimenti.
Forse era vero che Duncan l’aveva curata, ma allo stesso tempo, le aveva spezzato il cuore.  Anche se era arrabbiata con lui, non ce la faceva. Non riusciva a odiarlo. Le era impossibile. Ma almeno, avrebbe potuto evitarlo. Evitarlo finchè il dolore al petto non si sarebbe affievolito.
Era la seconda volta che un dolore così la inebriava. Ma non come una droga, quanto come il dolore di una lama.
Era quello.
Il dolore dell’amore sfumato.
Quello, la faceva sentire come prima.
Aveva di nuovo due scelte.
Ma stavolta non avrebbe sbagliato …

*Angolo dell'autrice ;)
Questo capitolo mi sembra scritto decentemente (?) ma dai sì x'D
comunque Gwen!!! Cosa vuoi fare??? ç_ç
e chi ha detto quelle cosa di Duncan?
[io lo so, ma shhhh x'D]
ringrazio tantissimo la mia carissima
Daliha_Gwen (scritto bene?? ^^'') 
ti adoro! Le tue recensioni sono dolcissime e commoventi (almeno per me :'') ) e sono felice di averti conosciuta ^_^ anche se da pochissimo grazie comunque di tutto :)

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Scelte ***


 


Era la seconda volta che un dolore così la inebriava. Ma non come una droga, quanto come il dolore di una lama.
Era quello.
Il dolore dell’amore sfumato.
Quello, la faceva sentire come prima.
Aveva di nuovo due scelte.
Ma stavolta non avrebbe sbagliato …
 
Lo aveva visto … Stava baciando quella sgualdrina … Ma cosa poteva fare? Lei lo amava moltissimo, con tutta se stessa …
Aveva due scelte: o gli parlava, o se ne andava per sempre.
Guardava la porta dell’aula. Lui era lì. Lo aveva visto entrare pochi secondi prima.
Aveva le lacrime al viso … La sua mente continuava a tintinnare. La mano di lei si avvicinava alla maniglia. Forse la sua mente una scelta non l’aveva ancora compiuta, ma il suo cuore la indirizzava verso quella stanza.
Aprì la porta. Lui era lì.
“Gwen …” disse lui avvicinandosi a lei preoccupato. Stava piangendo.
“Maledetto!” disse lei a denti stretti.
“Eh?”
“Ti ho visto maledetto! Che baciavi quella ragazzina da quattro soldi! Se proprio vuoi spassartela, almeno fallo evitando di tradirmi! Idiota!” era arrabbiata. Ma non lo odiava. Le era impossibile …
 
Le stesse sensazioni.
 
“Gwen! M-Mi … Mi dispiace!”
“Ah si? Non sembrava ti dispiacesse prima! Mentre eri con quella là!” disse lei abbassando lo sguardo.
“Gwen! Io non ho fatto niente! Non capisci!? E’ stata lei! E’ lei che mi è saltata addosso come una pazza! Te lo giuro! Io ti amo! Non potrei mai farti del male! Nemmeno volendo! Davvero non riesci acapirlo?”
Lei iniziò a scuotere la testa, in preda al dolore “Io? Sarei io a doverlo capire? Forse sì, ma anche tu, dovresti essere in grado di dimostrarmelo!”
“Dimostrartelo? Cosa ti sembra faccia ogni giorno della mia vita? Standoti accanto, baciandoti, volendoti!”
“I-Io …” la ragazza non sapeva che rispondere … O meglio, non sapeva se credergli …
Lui le prese il mento tra due dita, suggerendole di osservarlo, così lei fece. La accolsero due splendidi occhi castani, veritieri e meritevoli … Doveva credergli …
“Gwen … Io ti amo”
“Anche io”
“Da ora in poi resteremo sempre insieme” disse lui posando delicatamente le sue labbra su una lacrima della ragazza.
 
Ma da quel giorno, invece, era tutto andato a monte. Da quel giorno lui aveva iniziato a torturarla, a picchiarla, ad abusare di lei senza rimorso …
 
E lei non aveva potuto fare più nulla, se non essere salvata dall’amica.
 
Ora la vita le riproponeva una scelta, e lei non voleva più sbagliare, non ora che era così vicina dall’uscirne.
Le carezze, i baci, i sorrisi … Tutte fittizie scenette preparate per un fine sofferto. Si sentiva cinica. Si sentiva un mostro, ma … Dopo ciò che le era successo in quegli anni, non avrebbe certo compiuto un errore tanto stupido … Guardava quella porta piangendo, mentre la sua mano poggiava sulla maniglia.
No, stavolta il cuore non avrebbe scelto per tempo.
Si girò dall’altra parte e si diresse verso un motel a basso costo che aveva visto su un depliant.
“L’amore non esiste …” disse mentre, dopo avere pagato una stanza per una notte, saliva le scale.
“Mi avrai curato, sì … Infondo me lo avevi promesso, ma … Per farlo, mi hai dovuto spezzare il cuore … Farmi soffrire come 3 anni fa …” disse entrando nella stanza, piccola, sudicia. “Mi hai riofferto due scelte … E stavolta, non sbaglierò … Grazie di tutto Duncan” disse sdraiandosi sul letto.
Il cuore in frantumi …
Abbracciava il cuscino come fosse suo fratello … Tanto si sentiva sola … “Un cuore posticcio … Ecco cos’è il mio …” sussurrò infine prima di addormentarsi.
 
Duncan aveva aspettato impaziente l’arrivo della ragazza, che però quella notte non giunse … Preoccupato prese dalla tasca il cellulare.
Un messaggio da Gwen, la ragazza aveva infatti, anche se titubante pensato che magari, anche se il suo non era amore, Duncan poteva preoccuparsi per lei, aveva perciò lasciato un sms “Stasera non ci sono. Vado da Bridgette.” Era una bugia, ma almeno non avrebbe provato a trovarla.
 
Il ragazzo sospirò accarezzando la testa del piccolo Danger “A quanto pare, la tua padroncina, non si farà viva oggi! Vabbè, sarà per domani, eh?” disse sorridendo.
 
Il giorno dopo, quando Duncan arrivò a scuola, non vide Gwen.
Mancò tutto il giorno. Andò quindi a parlare con Bridgette “Ciao, hai visto Gwen?”
“Io? Sei tu che vivi con lei no?” disse la ragazza. Erano fermi nel corridoio della scuola.
“Zitta!” disse Duncan tappandole la bocca “Lo sai che succede se ci scoprono, no?”
“Ah, sì!”
“Ecco, comunque è da te che ha passato la notte!”
“C-Cosa?”
“Scherzi?” chiese il ragazzo vedendo l’amica sorpresa.
“No! Veramente! Non so di che parli!”
“Di questo!” disse lui predendo dalla tasca il cellulare e mostrando a Bridgette l’sms.
“M-Ma non è vero!” disse lei preoccupata.
“Cosa?” disse il ragazzo in completo stato di agitazione.
“Provo a mandarle un sms!” disse lei.
In pochi minuti arrivò la risposta “Dice che sta bene …”
“Dov’è?”
“Duncan … Io …”
“Cosa?”
“Non vuole che te lo dica” disse l’amica guardando il ragazzo. Lui era confuso. Cosa stava facendo Gwen? Era sparita, era fuggita senza dare spiegazione … Stava facendo il tutto per evitarlo, ma perché?
“Ma lei deve dirmelo! I-Io come faccio? Senza di lei! I-Io come …” disse abbandonandosi contro una parete.
“Che intendi?”
Lui alzò lo sguardo verso di lei … Incerto sul da farsi, ma sicuro che in effetti … Non aveva altra possibilità. Lei, quella ragazzina bionda, era l’unica a poterlo aiutare … “Intendo che  io la amo. Che siamo fidanzati. E che non posso farcela senza di lei”
Bridgette aveva sentito quelle parole come un risveglio del suo cuore … Gwen aveva avuto l’opportunità di riamare. Ma perché allora, lo aveva lascaito?
“Se ciò che dici è vero … Perché lei ti ha mentito così? Cosa le hai fatto?”
“I-Io niente! Infatti … Ieri non mi sono preoccupato per quello …” disse il ragazzo.
La ragazza sospirò “Vado da lei … Le parlerò …”
 
Così se ne andò … Lasciando Duncan solo.
 
Camminava per i corridoi dell’istituto senza una meta … Da quando aveva parlato con Bridgette erano passate due  ore, entrambi lezioni che aveva preferito evitare, visto il suo stato.
“Duncan?” disse una voce proveniente da un angolo della scuola.
“Sì, è lui … Ti pare ci sia da chiederlo?” si aggiunse una seconda voce … Proveniente dall’altra parte del corridoio.
Non alzò nemmeno lo sguardo. Duncan riconosceva bene quei due “Mike, Jake … Ciao”
“Che hai? Giù di morale?” chiese il primo avvicinandosi.
“Si nota tanto, eh?”
“puoi giurarci!” proseguì sempre quello.
“magari, per distarti, puoi dirci quella cosa dell’altro giorno, mh?” disse Jake.
“Sì … Tanto ormai …” disse sospirando. “Sto con una … Una dell’istituto …”
“Ecco perché tutta quella manfrina! Se ce lo dicevi subito andavamo subito dalla tipa!” disse Jake accendendo la sua tipica sigaretta e passandola a Duncan. Lui la prese e dopo una tirata la ripassò all’amico “Non sta nei dormitori”
“Ah … Capito … Ed è carina?” chiese Mike
“Ovvio!” proseguì Duncan
“Tipo?”
“Non troppo alta, capelli scalati, occhi neri … un po’ dark” disse sorridendo.
“Ah il tuo tipo!” disse Mike sorridendo. Jake non aveva ascoltato una parola, troppo concentrato sul sedere di una ragazza che era passata da lì.
“Jake sei incredibile” rise Duncan. Almeno i ragazzi gli avevano tirato un po’ su il morale … Anche se non riusciva a togliersi dal pensiero cosa avesse potuto fare a Gwen …
 
Proprio in quel momento, ricevette una chiamata da Bridgette.
 
“Ragazzi, vado a rispondere! A dopo …”
 
“Sei un bastardo! Come hai potuto? Flirtare con altre ragazze ed andare nei dormitori femminili!? Ma sei scemo? E tutto quello che mi hai detto prima? Che la ami? Sei solo uno stronzo!” urlò Bridgette
“Cosa?” Duncan aveva ascoltato incredulo quelle parole. Tutte bugie, menzogne. Lui non era nemmeno entrato, proprio per Gwen.
“Sono un mucchio di cavolate! Io non ho fatto niente di tutto questo! E chi lo avrebbe detto?”
“Delle ragazze sembrano averti visto con degli amici!”
“Ti dico che sono tutte cazzate, chiaro?” non sentiva più niente. “pronto?” disse lui non sentendo Bridgette urlare dall’altro lato del cellulare.
“Duncan” Lui spalancò gli occhi. La voce di Gwen lo aveva totalmente sorpreso.
“Gwen!”
“Grazie di tutto … Ma io … Non voglio più rischiare così tanto, ma almeno ti dico che quella promessa … L’hai mantenuta. Io ora sto bene. Addio” attaccò.
Duncan rimase in piedi in quel corridoio spoglio.
 
Erano tutte bugie. Tutti pettegolezzi. Non era mai successo nulla di simile.
 
Chi poteva essersi inventato una cosa simile? Perché falsificare la sua presenza?
“Perfetto! Allora, come al solito, ok? Duncan, se becchiamo una ragazza in giro da sola, parti tu con i tuoi flirt, ci penseremo noi ad entrare nelle camere”
No. Non ci credeva. Era stato davvero lui? Il suo migliore amico? Era stato … Davvero …
Solo fino a pochi minuti prima gli aveva sorriso ….
 
“Se ce lo dicevi subito andavamo subito dalla tipa!”
 
Quel maledetto. Lui, gli aveva tolto ciò che di più caro aveva … Gwen.
Era stato davvero … “Jake”

*Angolo dell'autriiice ;D
Come è il capitolo? Oggi sono riuscita ad aggiornare subito perchè, uno sono a casa da scuola, due avevo già cominciato a scrivermelo questo capitolo :) 
Allora, spero sia chiaro e che non vogliate la morte di Jake (lo volete uccideree?? x''D) 
quando ho creato jake credevo lo avrei odiato, invece quel suo carattere maligno mi piace, ma non può rovinare così la DxG u.u vabbè, ora vado, visto che immagino che queste 5-6 righe non le guardi nessuno x''D Ciaaaao! E recensite :3

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Come fratelli? ***



Quel maledetto. Lui, gli aveva tolto ciò che di più caro aveva … Gwen.
Era stato davvero … “Jake”
 
Pronunciò quel nome a denti stretti, arrabbiato. Lui il suo migliore amico … Ma non poteva essere stato altrimenti in quel momento che ci rifletteva.
 
Strinse la mascella, per poi tornare verso il corridoio in cui aveva visto il ragazzo poco prima. Notò con piacere che era solo. Non aveva intenzione di combinare dei casini davanti a Mike.
Non appena gli fu vicino, lo bloccò per il colletto della camicia contro la parete “Maledetto! Ti diverti a sparare balle su di me?”
Jake, colto da quello scatto improvviso da parte dell’amico non sapeva come reagire. Il ragazzo lo teneva strettissimo, e faticava a respirare. Prese la sigaretta e a malincuore, si sentì costretto a usarla per bruciare leggermente il braccio di Duncan, il quale mollò la presa facendo cadere ormai esausto Jake.
“M-Ma che ti prende?” disse quello a terra slacciandosi la cravatta. Aveva la voce leggermente troncata.
“Stronzo!” urlò Duncan “Ti sei messo a dire balle per la scuola su di me, vero?”
“Ma di che parli?”
“Del fatto che hai detto a delle ragazze che l’altro giorno ero con voi!”
Jake lo guardò confuso “E allora?”
“Idiota! La mia ragazza crede ci fossi stato davvero! Crede che l’abbia tradita!”
“Non mi dire …” disse l’altro riuscendo finalmente ad alzarsi da terra “Duncan Smitt è innamorato” disse sorridendo sghembo.
“Tsk! Sono cambiato! Mi sembrava di avertelo detto Jake!”
“Certo … Ma questo non è un po’ drastico?”
“Beh? Hai paura che il non avermi più attaccato al culo ti darà problemi? Non ci sarà più il palo?” disse Duncan prendendolo in giro.
“No, lo faccio per te. Perché sei mio amico”
“Se lo fossi stato avresti evitato di sparare cazzate!”
“Io l’ho detto solo ad una ragazzina”
“Ma a quanto pare una gran chiacchierona!!”
“E allora? Non dovresti prendertela con me! Ma con lei!!” disse Jake voltandosi per andarsene.
“Credi sia così facile? Credi che sia tutto a posto? Credi non sia successo niente?” disse Duncan andandogli dietro …
“Ne hai persa una … Se non sbaglio, in passato mi eri grato quando ti liberavo di una di quelle puttanelle!” disse Jake tornando a guardarlo in faccia.
 
Quello per Duncan era il colmo … Come osava? Jake, uno che era in grado di paragonare ad un fratello … Dire quelle cose, di Gwen?
Forse nemmeno se ne rese conto in tempo … Sta di fatto che quando vide il viso di Jake piegarsi da un lato a causa del pugno che gli aveva sferrato, capì che il limite, era stato superato.
La guancia di Jake era rossa. Ma niente di più.
“Non azzardarti mai più …” disse Duncan guardandolo senza il minimo rimorso …
Ma non fece in tempo a finire la frase che l’amico aveva sferrato un suo colpo. Ora anche il volto di Duncan era livido …
“Non credevo avresti mai menato tuo fratello …” disse Jake guardandolo torvo.
“Tu non sei mio fratello!!” dicendo così, Duncan sferrò un nuovo pugno.
 
Iniziarono così a picchiarsi, finchè non li fermò l’insegnante di educazione fisica allibito “Ragazzi! Basta!”disse bloccando le braccia a Duncan. li guardò un attimo, riconobbe i due : facevano parte della squadra di baseball dal primo anno, ed erano sempre stati amici …
“Voi due … Non avete mai litigato prima!”
“Le cose cambiano coach!” disse Jake asciugandosi del sangue che gli stava uscendo da una ferita sul labbro inferiore
“Già” disse  Duncan.
 
La campanella suonò, e il ragazzo si liberò dalla presa dell’insegnante per poi dirigersi a casa.
Non poteva crederci, che era rimasto solo.
 
Bridgette nel frattempo, aveva parlato con Gwen, ed era riuscita a convincerla ad andare ad abitare con lei. Erano passati da casa di Duncan, avevano preso i vestiti e se ne erano andate.
“ … Come stai?” chiese Bridgette guardando un paio di volte Gwen
“Beh … Potrei certamente stare meglio, ma … Io … Non lo odio. Anche se forse dovrebbe essere proprio così. Solo che … Lui … Mi ha … In un certo senso salvata da me stessa … Quindi non lo riesco ad odiare davvero …” disse lei guardando la strada.
“Posso capire … Ora come farai con la scuola?”
“Torno domani … Sono 3 anni che non ho niente … Ed ora che mi sento quasi normale, non voglio perdermi tutto comunque”
“E duncan?” chiese Bridgette
“Forse piangerò … Ma … E’ inevitabile, no?” disse Gwen guardando l’amica come per cercare nei suoi occhi un sì, che presto arrivò “Sì, è inevitabile.”
 
Il giorno dopo pioveva a dirotto.
“Ci mancava solo questo ...” disse Gwen guardando tristemente il cielo …
Come se piangesse per lei. Infondo la verità era proprio che si stava tenendo dentro così tanti pensieri, che in quel momento, sembrava proprio il cielo volesse esternare al suo posto.
“Beh … Andare a vivere in Inghilterra … Comporta anche questo!” disse Bridgette allungando una mano fuori dall’ombrello sentendo le gocce riempirle la mano.
L’amica annuì, mentre un pensiero la avvolse … Duncan quel giorno doveva essersi svegliato presto, visto che non aveva la sua scorciatoia … Un sorriso malinconico le percorse il viso, per poi fare prendere alla ragazza un bel respiro. Doveva evitare di pensarci.
“Già”
 
Quando Gwen arrivò in classe, si sorprese, sola. Si aspettava già di vedere il ragazzo che veramente le interessava entrare con gli amici, ma invece, lui non c’era.
Si scoprì preoccupata nel notarlo, ma anche leggermente sollevata. Non avrebbe dovuto evitarlo … E molte lacrime si sarebbero risparmiate almeno quel giorno.
Ma alla fine, anche se lui non c’era, lei continuava a pensare solo ed esclusivamente a Duncan.
Si chiedeva se si fosse preoccupato nel non vederla tornare la notte prima, o magari se aveva provato a cercarla ieri, poi guardando la finestra capì che quel giorno non si era nemmeno svegliato presto …
“Cross! Vuole seguire la lezione  invece che passare tutta l’ora a guardare fuori dalla finestra??”
Gwen si distolse dai propri pensieri, e si ritrovo il professore di fronte corrucciato. “Era attenta?”
“I-Io sì!” mentì lei.
“Ah si? Può allora illustrarci nuovamente le reazioni esoenergetiche ed endoenergetiche? Infondo se stava seguendo, dovrebbe esserne al corrente!”
“C-Certo … Ecco …”
L’uomo spazientito andò verso la porta e indicò alla ragazza di uscire “Per favore, esca da qui, non ho bisogno di studenti che mi prendano in giro … Si muova signorina!”
 
Gwen si ritrovò così fuori dalla classe per due ore … Andava in giro per la scuola maledicendo quell’insopportabile insegnante “Vada al diavolo!” continuò lei mentre calciava una bottiglia di plastica vuota.
L’ultimo colpo che gli diede, più forte degli altri, la fece sparire dalla sua vista. Sentì solo una voce “Ahi!”
Doveva avere colpito qualcuno. La ragazza si avvicinò sperando solo non fosse un professore e la accolse un senso di sollievo vedendo che dietro ad un armadietto c’era un ragazzo con i capelli neri lisci, ma leggermente alzati dal gel, con in mano la sua bottiglia.
“Chi diavolo ha lanciato questa?” disse alzandosi e tenendo la bottiglietta in mano, finchè non si ritrovò con il viso vicinissimo a quello di Gwen.
La ragazza indietreggiò immediatamente imbarazzata dalla vicinanza.
Il ragazzo invece la guardò confuso qualche attimo “Che hai da guardare bambolina?” disse lui.
“B-bambolina? Ma come osi?” disse Gwen leggermente irritata.
“Hai la pelle chiarissima, come una bambola” disse il ragazzo senza nemmeno dare peso alle parole, che colpirono invece lei …
“Ascolta, voglio solo la bottiglia … Anzi no! Per quanto mi riguarda puoi tenertela!” disse riflettendoci lei.
Il ragazzo le si avvicinò. Aveva il viso leggermente livido e il labbro arrossato … Doveva essere stato coinvolto in una rissa.
“Lo sai, bambolina, che non si lanciano le cose?” disse lui avvicinandosi minaccioso, ma pur sempre scherzando.
Aveva gli occhi scurissimi, ma non neri.
Gwen non volle indietreggiare … Mostrarsi almeno per una volta, dopo molto, forte, ecco quale era il suo obbiettivo. “Ed io devo darti un calcio lì per farti capire che non devi chiamarmi così?” continuò lei.
Lui si fermò. Quella stupida era incredibilmente sfacciata. Sorrise.
“Sappi, che io, non ho buona memoria, perciò, anche se conoscessi il tuo nome, continuerei a chiamarti bambolina …”
“Sappi che invece io la mira ce l’ho e la prossima volta credo che il mio piede finirà proprio lì …” sorrise lei.
“Forse, se mi dici come ti chiami, mi torna la memoria …”
“Non voglio rischiare” disse lei voltandosi dall’altro lato. Iniziò ad incamminarsi nuovamente per la scuola, ma lui la seguì .
“La pianti di starmi dietro?” disse lei alla fine irritata.
“Sai … Mi stavo annoiando prima, ed ora che ho trovato te da infastidire, non mi voglio perdere il momento!” disse il ragazzo in un sorriso.
Gwen si fermò “ok, ti dico come mi chiamo e te ne vai?”
“Prometto”
“Gwen” disse lei.
“Piacere, Jake”

*Angolo mio mio mio x''D
Allora ... Oggi non so che dirvi x'3 a parte che ... Come vi sembra Jake? *non so perchè ma mi sembra un buon personaggio e sono fiera di averlo creato x'D*
vabbè, recensite mi raccomando ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La odio ... ? ***




“Gwen” disse lei.
“Piacere, Jake”
“Bene, addio!” disse Gwen voltandosi e dirigendosi verso la sua classe. Il ragazzo non la seguì, infondo doveva mantenere la promessa.
 
Alla fine, passata quel’ora, il professore la riprese in classe, e durante la pausa pranzo, Gwen decise di andare da Bridgette …
La trovò in classe che stava sistemando qualcosa nella cartella “Ehy!” disse la bionda raggiungendo l’amica.
“Ciao”
“Allora, come va? Intendo dire … Con Duncan”
“Oh … Non c’è … Oggi non è venuto a scuola … In effetti mi chiedo se non sia venuto proprio a causa mia …” disse Gwen guardando in basso.
In quel momento, una ragazza che aveva sentito tutto, si intromise nella conversazione “Se parlate di Duncan e di una delle sue avventure, non fatevi strane idee”
Gwen la guardò qualche attimo. La ragazza era alta, capelli neri, lunghi, e con lineamenti davvero delicati.
“Non la ascoltare Gwen!” disse Bridgette squadrando la compagna.
“Oh … Sei tu quella coinvolta? Mi dispiace, ma questa è la verità.”
“E perché dovrebbe ascoltarti Adrienne?” continuò velenosa Bridgette.
“Solo perché io, con quel ragazzo ho frequentato, i precedenti due anni di superiori e i tre di medie … Se la matematica non è un’opinione, io lo conosco da più tempo!”
“Beh … Immagino, abbia ragione lei …” disse alla fine Gwen.
“Infatti è così … Io non dico mai balle, Duncan non ha avuto nemmeno una relazione che si potesse considerare davvero storia in questi 5 anni … E di ragazze ai suoi piedi, ne ha moltissime.” Continuò Adrienne.
“Davvero?” chiese Bridgette.
Gwen annuì. Lei infondo quella storia già la conosceva. La sua dannatissima popolarità.
“Oh, ma non tutte lo amano … Ci sono un gruppetto di ragazze che ha fatto di tutto pur di averlo … Senza mai avercela fatta. Insomma, per più di una settimana diciamo … Non sono certo le uniche della scuola, ma vengono considerate le più belle. Non c’è un ragazzo che non sia caduto ai loro piedi … Eccetto Duncan, appunto. Questo, le ha fatte infuriare.” Continuò Adrienne.
“E che farebbero?”
“Il loro obbiettivo è … Prenderlo definitivamente, in modo da poterlo fare soffrire … Niente di più … In effetti è qualcosa di davvero patetico”
 
Gwen annuì … Quindi la loro relazione non era stato nulla. Forse tutto ciò che voleva Duncan era divertirsi, ma con lei la fatica era stata tale, dal rinunciarci … E nemmeno se ne era vergognato … Era andato da altre … Ma chissà, magari era davvero voluto diventare suo amico.
 
Bridgette vedendo Gwen non parlare le poggiò una mano sulla schiena “Tutto ok?”
“Io credo, che … Sia stupido ciò che fanno … Evitarlo o sputargli in faccia tutto … Quello sarebbe molto più sensato … Anche fingere che non sia accaduto mai niente e non parlargli più, ma la vendetta in effetti è davvero …” Gwen si fermò.
“Patetica” finì la frase Adrienne “Appunto come dico io”
La ragazza fece per uscire “E tu … Tu lo sai … perché ne eri innamorata?” chiese Gwen alla fine incerta sulla risposta.
La ragazza si fermò un attimo. E l’altra, si sentiva di avere già capito ciò che intendeva, era solo un altro sì. Ma forse, a differenza di altre, lei si sentiva di avercela fatta ad uscirne.
Sorrise “Io? Io … Sì, in un certo senso lo amo, ma … Non come credi tu” disse lei sorridendo. Detto questo uscì dalla classe. Che intendeva?
Gwen guardò un attimo Bridgette “Scusami un attimo!” disse uscendo. Voleva parlare con ancora con quella ragazza. Ma alla fine la sola cosa che fece, fu perderla in mezzo alla folla di studenti. Sospirò. Voleva tornare da Bridgette, ma quando la vide parlare con altri della sua classe pensò di non intromettersi, si voltò perciò dall’altro lato ed iniziò a camminare.
 
Intanto nel cortile della scuola, Jake stava fumando la sua solita sigaretta mentre Mike dava un’occhiata alle studentesse del secondo anno. Aveva smesso di piovere.
“Allora, vedi qualcosa di buono?” chiese il primo con gli occhi chiusi sotto il sole mentre si rimetteva il filtro in bocca.
“Beh … Niente male direi, ma nulla di sensazionale” disse Mike dando un ultima occhiata. “Vabbè, come è andata oggi? In classe non ci sei stato Ne alla seconda ne alla terza ora!”
“Ero stanco …”
“Mh … Successo qualcosa?”
“Bah … Ho parlato con una tipa strana che mi ha lanciato in testa una bottiglia!”
“Ahahahahah!” scoppiò a ridere Mike “Non ci credo che me la sono persa! Ahahahah!”
“Zitto!” esclamò Jake colpendo l’amico sulla testa.
“Beh, dai … Almeno era carina?”
“Sì … Ma troppo volgare e presuntuosa! L’ho infastidita un po’ poi se ne è andata! AHahahah!” rise lui
“Ahahahah! Oh! Jake! Vieni a quest’ora?”
“Mh?”
“Abbiamo educazione fisica …” disse Mike sapendo che Jake non aveva nemmeno provato ad imparare gli orari scolastici …
“Oh … No. Vengo all’ultima”
“Ok, allora io vado … Sennò esco tardi dallo spogliatoio e mi perdo le ragazze! Ciao!”
Jake sorrise “A dopo Mike”
 
Il ragazzo, rimasto solo si slacciò la cravatta. Si sfiorò il labbrò ancora dolorante dal giorno prima ricordando come era accaduto. Per quanto si mostrasse forte, si era sentito male nel dovere bruciare il braccio al suo migliore amico …
Si guardò intorno. Ora che ci pensava quel giorno non lo aveva visto per nulla. Forse si stava facendo curare le ferite dalla sua stupida ragazza. Quella che aveva rovinato la loro amicizia.
Prese un ultimo tiro per poi tirare la sigaretta sul marciapiede con rabbia. Voltandosi rivide quella ragazza. Non poteva crederci. Aveva passato più di un mese senza averla mai notata, e dopo avere ricevuto una bottiglia in testa da parte sua, appariva ovunque. Sospirò stufato.
 
Gwen aveva deciso di prendere una boccata d’aria. Aveva capito che era praticamente inutile cercare quella ragazza per la scuola, visto quanto grande era … E poi, un po’ d’aria poteva aiutarla a scollarsi tutti i pensieri di Duncan dalla testa.
Era triste, ma doveva ammetterlo. Nei suoi pensieri era ancora il suo ragazzo.
 
Stava camminando per il marciapiede quando notò il ragazzo di quella mattina, Jake, seduto sul muretto vicino. La stava guardando. Non appena si accorse di lei abbassò lo sguardo e si infilò le mani in tasca.
Si alzò e le si avvicinò “Arrivi a fagiolo, bambolina”
Gwen arricciò il naso contrariata “Smettila! Te l’ho detto il mio nome, no?”
“Beh, Bambolina, ed io ti ho detto che la mia memoria scarseggia” in effetti era davvero così. Jake non ricordava affatto il nome di quella ragazza. Non perché non volesse ma semplicemente perché non era davvero interessato a conoscerlo.
Gwen sbuffò. Quel ragazzo lo detestava. Non faceva altro che infastidirla … E quel nome la faceva arrabbiare ancora di più.
A quel punto non poteva fare altro che provare a cambiare discorso … Tutto pur di evitare altro stress “Si può sapere che hai fatto?”
“Mh?” chiese lui confuso
“Non credo la tua faccia sia nata con i lividi e il sangue!”
“Oh!” disse lui capendo che si riferiva a ciò che gli aveva fatto Duncan il giorno prima “Ho fatto a botte con il mio migliore amico …”
“Wow … Che amicizia” disse Gwen guardando la guancia sinistra del ragazzo arrossata.
 
Quando sentirono la campanella suonare, furono entrambi più che sollevati nel doversi separare.
 
Il resto della giornata fu tranquillo, anche se Gwen non riusciva a dimenticare le parole che aveva detto l’amica di Bridgette, Adrienne.
 
La sera Gwen doveva lavorare. Rendendosi conto del ritardo si cambiò frettolosamente e si diresse verso il locale. La ragazza non aveva avuto nemmeno il tempo di lamentarsi ad alta voce delle divise per il mese di Halloween. Vestiti da strega fin troppo corti per il periodo dell’anno … Infondo lavorava semplicemente in un bar.
Ma il rappresentante aveva insistito e convinto i proprietari dicendo che quei costumi attiravano le i clienti.
 
Tutti i dipendenti erano quindi stati costretti a mascherarsi: ragazze da streghe e ragazzi da vampiri …
 
Che cosa squallida … Penso Gwen andando a servire il sesto tavolo della serata. In effetti i clienti c’erano, e questo ai proprietari bastava, visto che in effetti non vedevano da tempo entrate tanto grandi.
 
Si diresse all’ormai sedicesimo tavolo da servire quella sera “Benvenuto al Teen-caffè, vuole ordinare?” disse scrivendo il nome del tavolo su un foglio. Non guardava affatto ai clienti, si limitava a tenere quel foglio di fronte la faccia, imbarazzata da ciò che potevano pensare.
“Beh … Innanzi tutto vorrei vedere il tuo bel faccino e dirti che hai delle gambe davvero splendide … Poi prendo una birra media!” disse la voce proveniente da quel tavolo, Che in effetti, dopo una piccola riflessione riuscì a distinguere. Abbassò il foglio bordeaux dalla vergogna e quando vide il volto di Jake, il suo colore fu dovuto alla rabbia “Tu? Che ci fai qui?? E poi non azzardarti a parlare così coglione!”
Jake la guardò un attimo. Capì solo dopo qualche secondo che la ragazza che aveva di fronte era la stessa che aveva conosciuto quel giorno a scuola. Senza divisa aveva faticato un attimo a riconoscerla.
 
“Ah! Tu …” disse lui con uno sguardo annoiato.
“Che ci fai qui?”
“Vedi bambolina …” disse tirando fuori dalla tasca una pubblicità dove c’era scritto del pub e dei nuovi costumi “sono stato attirato dai vestiti … Non sapevo chi frequentasse sto posto”
“ … Cazzo!” si limitò a dire lei. Si voltò poi dirigendosi a prendere la birra al ragazzo, il quale, mentre si allontanava non potè fare a meno di guardarle le gambe.
Non aveva notato il suo fisico sotto quella divisa. Ammise tra se e se.

*Angolo dell'autrice!
ahhahaahh! Com è? :3
Lo so, Jake è stronzo x'D ahahahahah
recensite, eh! ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Lo faccio per lui ***




Il giorno dopo, a scuola tutto ciò che Gwen desiderava era non incontrare Jake … Soprattutto dopo che l’aveva vista vestita in quel modo.
Quando la lezione iniziò notò che Duncan era nuovamente assente … Ed in effetti … Quella storia stava iniziando a preoccuparla … Ormai non le sembrava più plausibile che il ragazzo fosse stato a casa il giorno prima per pura coincidenza. Forse centrava davvero qualcosa anche lei, in ciò che gli stava accadendo. Non sapeva perché ma dentro se, sentiva di dovere essere preoccupata … Come se fosse successo qualcosa.
 
La seconda ora, anche se tintinnante decise di saltare la lezione. Doveva riuscire a parlare con Bridgette. Le mandò un messaggio, e le due si incontrarono in corridoio.
“Che succede Gwen?”
“Io … Sono preoccupata per Duncan … Non credo siano coincidenze se non è qui … Magari è a causa mia davvero …”
“E cosa vuoi fare?”
“Ti chiedo solo di mandargli un sms … Io sono troppo … Imbarazzata …”
“Ma perché? Cosa dovrei scriverci?”
“Scrivi solo che io … Vorrei sapere come sta e che se sta bene … Se può venire … Se non viene, saprò di essermi solo montata la testa, se viene … Sarò certamente meno preoccupata”
“O-Ok …” disse l’amica digitando sul cellulare.
 
Così  il resto della giornata Gwen non fece altro che aspettare che lui arrivasse.
Già se lo immaginava entrare sorridendo, perché no? Con i suoi occhi azzurrissimi e i suoi capelli scuri con le punte verdi …
Ma la prima ora passò. E di lui, nessuna traccia. Da casa sua alla scuola ci volevano malapena 10 minuti, se non era ancora lì, probabilmente era perché non gli importava davvero nulla. Sospirò. Lo sapeva, non doveva illudersi.
 Stava per suonare la campana per la quarta ora, quando la porta si spalancò.
Gwen si voltò immediatamente. L’aveva aperta con forza, come se ci si fosse lanciato letteralmente contro. Aveva provocato un rumore tale da fare voltare tutta la classe.
Lui era lì, barcollante sulla soglia.
Bastarono pochi secondi agli occhi curiosi per capire che il ragazzo era ridotto ad uno stato critico … Probabilmente ubriaco.
Gwen guardava Duncan paralizzata. Lui si reggeva in piedi aiutandosi con una mano contro la parete. Teneva il viso basso.
La guardò. Non lo aveva mai visto ridotto in quello stato. Gli occhi umidi, ma non per lacrime … Occhiaie e un aspetto in generale malmesso.
Ma lei, pur vedendolo così, rimase lì, ferma. Seduta. Lui non la guardò oltre.
Non faticava nemmeno lei a capirlo: doveva essere ubriaco, quasi ai limiti di un coma etilico. Perfino il professore era basito dalla scena.
Ma perché? Perché si era ridotto così?
Ormai Gwen era sull’orlo di piangere.
Lui iniziò a camminare, sempre aggrappato alla parete verso il suo banco. Tra i brusii dei compagni e lo stupore di lei.
Arrivò al centro della classe, poi si fermò. Cadde a terra di peso. Senza sensi.
La classe non aveva detto nulla, solo una voce, solo una in quella solinga classe si era liberata. Stanca di nascondersi. Non era riuscita a reggere a quella vista.
Un grido terrorizzato “Duncan!”
Si era alzata e senza pensarci due volte era corsa verso di lui e si era inginocchiata al suo fianco … Piangeva a dirotto. Aveva appena visto il ragazzo che amava crollare a terra davanti ai suoi occhi privo di sensi.
In uno stato visibilmente critico …
Ed ora era l’unica, in tutta la classe a piangere senza ritegno al suo fianco “Duncan! Duncan! Svegliati! Alzati!!”
Nessuno oltre lei era lì. Tutti guardavano la scena incerti sull’essere commossi o confusi … O spaventati.
Gwen si voltò verso il professore in piedi, assistente alla scena “La prego! Faccia qualcosa! Non vede che sta male? Lo aiuti!!” gridava lei. Non sapeva come contenersi …
Il professore, come risvegliandosi da uno stato di coma annuì “C-Certo” disse chiedendo a due alunni di chiamare l’infermiere della scuola, che appena arrivato, lo portò in infermeria.
 
Gwen non resistette. Saltò le lezioni successive terrorizzata. Erano ore che piangeva … Ore che Duncan era chiuso in quella stanza senza che nessuno le dicesse nulla.
Lei rimaneva seduta su una piccola panchina fuori … In attesa che qualcuno desse segno di esserci, di volerle dire qualcosa … Ma nulla.
Non voleva pensare che Duncan stesse davvero rischiando qualcosa … Non poteva.
Si asciugò l’ennesima lacrima, mentre dei passi si avvicinarono correndo  verso di  lei. Quando alzò lo sguardo, venne sorpresa nel vedere chi era lì.
Il ragazzo non l’aveva nemmeno notata. Guardava fisso la porta … Con il fiatone e lo stesso terrore che aveva avuto lei negli occhi poco prima … Allungò una mano sulla maniglia, ma la porta era chiusa a chiave. Riprovò un paio di volte, ma era inutile “E’ c-chiusa” disse alla fine Gwen singhiozzando.
Lui la guardò. Era di nuovo quella bambolina … Ma che ci faceva lì?  A piangere?
“Io … Me ne sono reso conto” disse lui avvilito. Si sedette vicino a lei nella panca. Si passò una mano tra i capelli, mentre preso dall’ansia si rigirava un accendino nell’altra.
Passò qualche minuto di assoluto silenzio.
“Porca troia!” disse lui in uno scatto alzandosi. Stringeva la mascella e camminava avanti e indietro per il corridoio.
Gwen lo guardò per un po’ … Era così agitato. Quasi quanto lei.
Le tornò in mente la scena di poche ore prima … Duncan che cadeva a terra. Non riuscì a trattenere le lacrime che iniziarono a scorrere senza freno …
Il ragazzo la guardò un attimo. Piangeva e si asciugava ogni attimo gli occhi umidi con le mani. Gli faceva pena. Le porse la cravatta “Tieni, fa con questa … Tanto io, non la uso comunque”
“Grazie!” disse lei sempre piangendo.
Lui si risedette vicino a lei.
“Il mio migliore amico mi ha pestato l’altro giorno … Eppure io, sono qui ad aspettare che esca da qui senza un infermiere che mi dica che ha combinato una cazzata di troppo” disse Jake abbassando lo sguardo.
Gwen spalancò gli occhi. Lui … Era il migliore amico di Duncan. “Io invece … L’ho visto cadermi davanti … Io sono corsa verso di lui ... Ho urlato vedendolo cadere … Ho sentito tra le mie braccia il suo corpo privo di sensi!” disse lei sommersa dalla paura e le lacrime. “Io … Non posso non …” si bloccò. Non poteva continuare quella frase … Quel segreto.
Jake annuì. Lui aveva capito. Quella voce così spezzata dal dolore, gli aveva chiarito le idee. “Tu lo ami, lo so”
Gwen alzò lo sguardo sorpresa. “C-Come ..?”
“Lui mi ha menato per te, bambolina” sussurrò Jake quasi piangendo “vorrei mi menasse altre mille volte … Basta vederlo qui, con il suo maledetto sorriso!” stavolta, Gwen avrebbe potuto giurarci di averlo sentito davvero piangere.
“Per me?”
“Io … Ti chiedo scusa bambolina … Tutto quel che è successo,è stata colpa mia … Io ho detto a una ragazzina che Duncan era con noi, ma in realtà lui non c’era, lei ha detto a mezza scuola delle gran cazzate ed ora … Ora lui è chiuso in quella stupidissima infermeria!!” disse Jake dando un calcio ad un tavolino.
Gwen spalancò gli occhi. Duncan non l’aveva mai tradita … Non poteva credere che stava realizzando quello in un momento tanto drastico … Guardò Jake. Avvilito, depresso, sull’orlo di piangere.
Non lo odiava.
Gli era grata.
“Grazie Jake … Per avermi detto la verità …”
“Io … Non voglio farti pietà … Per nulla. Mi stai antipatica, sei volgare e sfacciata, ma … Se gli piaci … Io non voglio rovinare la sua vita …” disse lui squadrando Gwen.
“Anche tu mi stai antipatico, ma ti sono debitrice …”
“Non credere diventerò più gentile bambolina … Lo faccio per Duncan e basta”
“Sì …”
“Comunque-“ Jake non riuscì a finire che venne interrotto dalla porta che si apriva. Uscì Duncan ancora leggermente barcollante, ma si vedeva bene, che le sue condizioni erano parecchio migliorate.
I due, si alzarono dalla panchina e lo raggiunsero “Come stai?” chiese Jake sorridendo.
“Jake! Ciao … Io sto bene direi, a quanto pare … Avevo ingerito troppo alcool …”
“Bene … E sai, per quella volta che ho combinato un bel casino?” disse l’amico indicando il labbro per fargli capire che parlava della rissa di pochi giorni prima …
“Ecco … Ho spiegato tutto a … Beh, guarda tu stesso!” disse indicandogli Gwen, che era paralizzata a pochi metri da loro.
“Gwen?” la ragazza guardò colui che amava. Era lì, e stava bene.
“Duncan! Oddio! Come stai?” disse lei correndogli incontro finendogli tra le braccia …
“Gwen!” rispose il ragazzo dandole un bacio.
“Siete  disgustosi!” disse Jake. “Duncan, ora siamo pari, e ancora scusa” disse il ragazzo andandosene con le mani in tasca.
“Ehy! grazie!!” disse lui, prima di vedere l’amico sparire dietro l’angolo senza dire una parola in più. Ma ci avrebbe giurato, che stava sorridendo.
 
Gwen intanto era ancora tra le sue braccia, commossa e con l’anima più leggera. Lui stava bene e Jake le aveva detto la verità.
Lui ricambiò l’abbraccio della ragazza.
“Perché? Perché ti eri ridotto così? Stupido!” disse lei tenendosi stretta al suo petto con tutta se stessa.
“Io … Ero sconvolto … In questi giorni ho realizzato che senza di te, io non posso più vivere …”
“Stupido!!” continuò lei anche se  basita dalle parole del ragazzo “Come sarei stata io se fossi finito in coma? O peggio?” disse piangendo come una bambina …
“Ma non è successo”
“Grazie a Dio …” si limitò a sussurrare lei … “Sarei morta …”
Duncan le prese semplicemente il viso tra le mani e la baciò “Non succederà mai più nulla di simile, ok?” sussurrò dopo essersi staccato da lei.
La ragazza si limitò ad annuire, troppo frastornata dal quel bellissimo bacio e confusa dalle troppe emozioni che l’avevano colta all’improvviso.
“E poi … Tu devi tornare a vivere con me … Ho una sorpresa …” continuò lui sorridendo.

*Angolo dell'autriceee :3
ehyyy! Ciaooo! Com'è il capitolo? 
ahhahaha Duncan è tornato :') siete felici??? :D
Io sì :DDDD
Vabbè, non so che altro dire (ehmmm booh x'D) ciaaao! Recensite *_*

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** fiducia ***




Così fu. La ragazza tornò a vivere con Duncan, il quale le regalò il piccolo cucciolo di spinoso di nome Danger.
Quel giorno era davvero perfetto .. E pensare che era iniziato tanto male …
La sera, Gwen doveva tornare al lavoro … Fuori faceva freddo, decise perciò di non cambiarsi a casa, così da non dovere affrontare tutto il percorso mezza nuda, pensò invece di potersi cambiare in un bar adiacente al Teen Caffè.
“Io allora vado, Duncan …” disse lei dandogli un bacio prima di uscire.
“Ciao, vuoi che ti accompagni?”
“N-No figurati!” disse lei uscendo.
 
C’era un motivo se aveva preferito che Duncan non la accompagnasse … Doveva riflettere. Si sentiva meschina, ma doveva.
In quei giorni, aveva sentito tante cose su di lui … Certo, era stata avvisata in precedenza dei pettegolezzi che potevano nascere, ma non credeva che … Ci fossero tante ragazze dai cuori infranti … Poi quell’amica di Bridgette, Adrienne, lei l’aveva totalmente destabilizzata.
Non aveva saputo afferrare al volo le sue parole, ne era stata in grado di capirne il significato … Ma le aveva parlato di come buona parte delle ragazze amassero Duncan nonostante tutto ciò che aveva loro fatto.
 
Si poggiò una mano sul cuore …
 
Ma c’erano anche un piccolo gruppetto, che lo odiava. Che cercavano di farlo infatuare, così da ferirlo. Stupide, patetiche, aveva detto Adrienne.
“Patetiche …” sussurrò Gwen mentre camminava per la strada buia.
 
Le era stato raccontato delle sue avventure con gli amici … E di dove esse si svolgevano … Spogliatoi e dormitori femminili …
In quei giorni aveva anche incontrato uno di loro, ma aveva scoperto chi Jake fosse davvero, solo quel giorno. E lo aveva accettato. Forse a causa della sua sincerità.
 
Ma doveva ammettere che una frase, l’aveva colpita … O meglio, confusa …
 
“Non credere diventerò più gentile bambolina … Lo faccio per Duncan e basta”
Aveva detto così con Gwen, mentre Duncan era ancora chiuso in quella soffocante stanzetta … Poi …
“Duncan, ora siamo pari, e ancora scusa”
Quell’ultima frase invece, l’aveva detta con Duncan presente.
Quale era la verità? Con Duncan era solo un pareggio?
 
Scosse la testa un paio di volte, era semplicemente paranoica. Probabilmente aveva solo frainteso.
E poi Duncan aveva detto di amarla …
 
Si cambiò, poi si diresse nel luogo di lavoro, dove, come la sera precedente, i clienti non mancavano. Sospirò stufata, per poi dirigersi verso la cassa a prendere un foglio per le ordinazioni ed una biro.
Si guardò intorno. Gli altri dipendenti erano già al lavoro. Lei si diresse immediatamente verso il primo tavolo senza cameriere che vide sotto si suoi occhi “Benvenuto al T-“ si fermò “Ancora tu?”
Jake finse di alzare lo sguardo dal menù, quando in realtà guardava le gambe delle cameriere. Vide la ragazzina con il foglio in mano, come la sera prima.
“Che c’è? Non finisci la tiritera?” disse lui annoiato.
“Tiri … Che?” fece lei storcendo leggermente il naso.
“Hai presente no? Benvenuto al Teen Caffè! Desidera?” pronunciò le ultime frasi imitando la sua voce.
“Tsk! Allora che vuoi?” disse lei prendendo la biro e guardando il foglio in attesa di una risposta.
Jake  la guardò un paio di volte. “Duncan lo sai che vai in giro così?” chiese lui con una fin troppo appuntita frecciatina.
“Fosse per me non indosserei mai questa roba!”
“Oh, bambolina, ma ti sta bene” disse lui ridendo.
Gwen arrossì, per poi tornare calma “Guarda che se non vuoi ordinare, puoi anche uscire da qui!”
“tsk! Bene, allora vado!” disse lui alzandosi ed iniziando a infilarsi il cappotto.
 
Gwen lo guardò qualche istante, capendo che quella infondo, era un’occasione da non sprecare. Si morse il labbro frustrata “Aspetta! Devo chiederti delle cose!”
“Mh?” fece Jake sorpreso.
“E’ per Duncan” ammise lei a malincuore …
Il ragazzo si fermò. Sorrise “Che c’è? Non ti fidi del tuo principe azzurro? Credi mi sia scordato ciò che è successo oggi? Come piangevi?”
“Anche tu piangevi” disse lei alla fine.
Jake annuì “Sì, è vero …”
 
Passarono degli attimi di silenzio, poi Gwen tornò a parlare “Non è che non mi fido … Ma io … Ho paura. In questi giorni … Mi hanno raccontato tante cose”
“Ah sì? Tipo quelle cazzate che vi hanno fatto quasi mollare?”
Gwen spalancò gli occhi.
“Se dopo tutto questo … Non ti fidi ancora di lui … Forse dovresti farti un bell’esame di coscienza … Pensa a come si è ridotto credendo di averti perso” disse lui serio. Nessuna punta di ironia, superiorità o vanità alcuna. Aveva una voce calma … Sincera. Troppo. Una sincerità tale, da ferire.
 
Il cuore di lei barcollò nell’istante in cui comprese a pieno le sue parole.
Voleva parlargli ancora, ma lui, era già scomparso oltre la porta del locale … E la cosa che più la feriva era che non c’era dubbio su che stesse mentendo a chi in quel momento.
 
Il resto della serata, la passò tra i tavoli pieni di clienti di quel locale, muovendosi  quasi meccanicamente … Non le importava nemmeno di ciò che guardavano i ragazzi intorno a lei, tanto che era sconvolta.
Sentiva le gambe tremare ed avrebbe potuto giurare che entro poco sarebbe crollata in ginocchio a terra, ma così non fu. Lo stato nel quale era caduta era peggio di un inferno.
Perché era reale.
Aveva scoperto qualcosa che forse, nella vita sarebbe stato meglio non scoprire mai.
 
Quelle parole .. Erano solo una verità che lei era riuscita a trovare in sé.
 
“Se dopo tutto questo … Non ti fidi ancora di lui … Forse dovresti farti un bell’esame di coscienza … Pensa a come si è ridotto credendo di averti perso”
 
Si mise la testa tra le mani. “Basta … Devo smetterla di pensarci” sussurrò tra se e se “Ma è vero …”
Si fermò.
Era in piedi di fronte al banco del bar.
 
Ciò che Jake aveva detto, aveva risvegliato in lei, qualcosa che aveva tentato di celare anche a se stessa … Il fatto che non avesse fiducia in Duncan. Non fidarsi.
E pensare, che gli aveva detto così tante volte il contrario …
Gli aveva sempre mentito.
 
Sentì una lacrima solcarle la guancia … Come poteva non fidarsi di colui che amava?
Si sentiva sempre più sporca.
Sospirava mentre consegnava l’ultima ordinazione di quella serata.
 
Non si cambiò nemmeno per tornare a casa tanto impegnata era a riflettere.
 
Erano ormai ore che si ripeteva meccanicamente un’estenuante frase “Io lo amo, lui non mi tradirà mai … Mai” poi si fermò.
Era in una strada piccola, illuminata da qualche lampione … Quelle parole, lei sapeva, erano una magra consolazione. Infondo era già passata da una smile situazione.
L’ultima volta che aveva fatto quei pensieri, aveva ritrovato il suo dannato amato baciare un’altra. Ma, poi si diceva che solo perché un ragazzo era sbagliato … Non voleva dire lo fossero tutti.
 
Alzò gli occhi al cielo.
Poi una goccia le arrivò sulla fronte.
Come pochi giorni prima … Sembrava quasi il cielo stesse piangendo per lei. Ma non per lo stesso motivo.
Se prima lo faceva per Duncan, ora la sua afflizione era provocata da lei stessa, dalla sua sfiducia.
 
Ricominciò a camminare.
In pochi minuti arrivò davanti alla porta di casa … Bussò. Lui le aprì sorridendo. La guardò qualche istante … Non notò nemmeno i vestiti che indossava, troppo preoccupato da quegli occhi avviliti che l’avevano sorpreso “Che succede Gwen?”
Come tutta risposta, la ragazza cadde in ginocchio di fronte a lui con un senso di colpa assordante che le riempiva i polmoni “Scusa!! Scusami!”
“C-Cosa …”
“Io … Ti ho mentito Duncan … Ho paura nello starti accanto … Anche se continuo a dirmi il contrario, vedo intorno a te le ragazze … Molte bellissime e non posso fare a meno di pensare che tu le possa preferire a me …”
Duncan ascoltava sorpreso quelle parole … “Ma Gwen io amo solo te!”
“Lo so … E questo mi fa sentire un mostro … Lo pensare che tu, anche dopo ciò che hai fatto …” Non continuò la frase, si limitò semplicemente ad alzare lo sguardo verso di lui.
“E mi sento così in colpa … Scusa! Scusami Duncan!”
Il ragazzo addolcì in breve la sua espressione, per poi chinarsi di fronte a lei. “Gwen … Dopo ciò che ti è successo, io posso provare a capire, che la tua fiducia sia difficile da acquisire” disse lui.
La ragazza sentendo quella frase si fece triste, già immaginando ciò che le avrebbe detto per finire il discorso, ma invece … “E’ per questo, che cercherò di starti il più accanto possibile … Voglio che tu sappia, che il mondo … Lo si può affrontare senza timore” sorrise poi Duncan.
 
Come tutta risposta lei si buttò tra le sua braccia e con i suoi singhiozzi sommessi, si limitò a pronunciare un più che sincero “Grazie!”

*Angolo dell'autricee :'3
Allora? COme è il capitolo? Spero accettabile ^.^
ok, ci sono ancora parecchia cose che succederanno, quindi continuate a leggere se vi interessa sapere di che si tratta x''D 
e .. recesite ♥ ciaoo ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Incomprensioni ***




La mattina dopo, i due si diressero insieme a scuola ... Camminavano sul ciglio della strada silenziosamente. L'imbarazzo che ripercorreva la pelle della ragazza era ancora tangibile ... Si sentiva male. Una cattiva persona.
Ma Duncan le aveva detto che non lo era. Che i suoi sentimenti erano più che comprensibili ... Allora perchè agli occhi di lei non lo erano?
Si sentiva oppressa da mille falsità ... Anche se in effetti era vero, che fin dall'inizio aveva ammesso la sua scarsa fiducia negli altri.
Lui le porse la mano. Lei senza rifletterci due volte la prese con la sua come fosse un'ancora di salvezza.
Ora camminavano così, mano nella mano in quella desolata e silenziosa strada.
 
Arrivarono a scuola. Si lasciarono come da copione senza dire una parola. Ma lei rimaneva terrorizzata. Non era riuscita a nascondere i propri sentimenti il giorno prima e forse le avrebbero rinfacciato ogni lacrima, ogni suo comportamento  ... Forse ripagandola con l'espulsione.
Scosse la testa cercando di mandare via quei pensieri per poi dirigersi verso la classe mentre Duncan salutava un paio di persone.
 
Arrivata si sedette al suo posto in attesa dell'arrivo degli altri.
Poco dopo così fu, e la lezione iniziò. Nessuno aveva detto nulla sul giorno prima e nemmeno loro. 
 
"Ma ... Come faremo domani?" aveva chiesto lei la sera prima ancora invasa dalle lacrime
"Basterà mostrarci più distaccati del solito ..." aveva risposto Duncan in tutta calma.
 
E così stavano facendo.
Era la cosa migliore ... Mantenere ancora il segreto.
 
Alla fine dell'ora Duncan uscì dalla classe, come si erano concordati e lei decise di andare a fare un giro per i corridoi.
Bridgette era stata a casa. Si era sentita male, quindi lei era rimasta sola. 
Nessuno della sua classe aveva anche solo tentato di avvicinarsi a lei oltre Duncan. Ma infondo non le importava. Era stata sola così tanto a lungo, che non le importava affatto di avere o meno amici.
 
Alla fine incontrò Jake. Era poggiato ad una parete in un angolo della scuola che minacciava un ragazzino più piccolo, probabilmente una matricola.
Gwen rimase in piedi distante a guardare la scena ... Per quanto quel ragazzo l'avesse aiutata, non era comunque da considerarsi una persona minimamente affidabile.
 
"Allora ... Mi stai dicendo che non hai la minima idea di dove sia?" disse Jake con fare autoritario al ragazzino.
"N-No ... Lo giuro! Io non c'entro! Mi hanno messo in mezzo!"
"Ok, allora fa una cosa: va dai tuoi amici e di loro che ti ho menato un bel po' e che se non viene fuori chi è stato a rubare il portafoglio a Mike, li meno tutti un ad uno..." 
"M-Ma ... Loro non crederanno mai che mi hai picchiato non ho nemmeno un gr-" il ragazzino venne interrotto da uno schiaffo sulla guancia da parte di Jake "ora non hai un graffio ma una bella guancia rossa, è abbastanza? E ora muoviti! Ho altro da fare!" disse mandando via la matricola terrorizzata.
 
Gwen stava per andarsene, quando lui la vide e le si avvicinò "Ehy bambolina ... Hai riflettuto?"
Gwen sospirò ripensando alle parole del ragazzo, per poi dire un semplice "Sì"
"Brava"
"Gli ho detto tutto ..."
Lui la guardò, incuriosito anche da come lei si stesse spronando nel raccontargli ciò che le era successo "E lui che ha detto?"
"Che ... E' normale." finì lei quasi con un tono arrabbiato "Come può non odiarmi quando gli dico una cosa simile?"
"Tsk! Lui ha i suoi motivi ... Non è certo uno stupido" disse voltandosi.
La ragazza non disse nulla. Tra loro iniziava a acalarsi uno di quei pesanti silenzi che spesso si cerca solo di evitare.
Lei stava per andarsene, quando un sorriso tagliante apparve sul volto di lui "A proposito" esordì lui tornando a guardarla, lei fece lo stesso "Cosa?"
"Se non ricordo male, tu mi devi un favore, no?"
Gwen annuì non capendo dove volesse andare a parare lui.
"Ecco ... Devo dire che quel vestitino di halloween ti sta davvero a meraviglia ..."
Lei divenne rossa di imbarazzo, ma anche di una rabbia che iniziava a ribollirle nel sangue. Come osava?
"Sai ... Ti dona davvero, soprattutto ti scopre quelle bellissime gambe" continuò lui sempre sorridendo.
Istintivamente Gwen posò le mani pesantemente sulla gonna, mentre il suo sguardo si faceva sempre più torvo "E sai ... Io fatico molto ... Avrei bisogno di qualcuno che mi aiutasse o servisse ... Tipo ... Quancuno come una ... Cameriera!" disse lui come se quella parola fosse nata in quell'istante quando in realtà chissà da quanto Jake aveva già deciso come mettersi pari con lei.
"Vuoi che ti faccia da cameriera?"
"Da Maid a dire il vero ..." continuò lui sempre sorridendo.
Gwen si fece nuovamente rossa in viso, ma stavolta era solo imbarazzata "M-Maid??" 
"Esatto. Per un giorno" continuò secco.
Gwen iniziò a riflettere. Aveva gli occhi spalancati e chiunque fosse passato di lì osservandola avrebbe certamente creduto che il ragazzo le avesse fatto chissà-quale risposta indecente, ed in effetti per lei lo era.
Una maid, una ragazza pronta a riverti e chiamarti "padrone" con un costante sorriso languido sulle labbra ed esserlo includeva anche indossare quel dannato costume.
"Allora ... Hai deciso?" esordì dopo qualche secondo lui.
Gwen sospirò. Doveva farlo. Aveva sempre mantenuto le promesse e per lei quel patto era come se lo fosse.
Sospirò. Si sentiva sporca ad ogni errore che commetteva, se avesse detto di no a Jake si sarebbe sentita ancora peggio e chissà quanto glielo avrebbe fatto pesare ... Forse le avrebbe inziato a chiedere anche di peggio. Non volle soffermarsi oltre sul quel pensiero. Aveva ormai capito che tipo di persona era quel ragazzo "Un giorno?"
"Dalle dieci di mattina alle dieci di sera, niente di più"
Lei riiniziò a riflettere ... 
"Oh, mi stavo per dimenticare! Dovrai stare con me tutto il tempo! Sennò che maid personale saresti??"
Lei lo fulminò con lo sguardo, ma lui non si scompose minimante ... Anzi, continuò "E dovrai dire tutte quelle frasette smielate da maid!" incalzò ridendo.
Allora la ragazza buttò tutto di un fiato non reggendo più a nuove condizioni possibili "Benissimo, ci sto!"
Jake sorrise vittorioso "Benissimo, da domani sei la mia maid personale per un giorno!" disse chinandosi fino a trovare il proprio volto di fronte a quello di Gwen.
Lei lo guardò per qualche istante, per poi voltarsi confusa. Era stato come se in quegli occhi avesse avvertito qualcosa. scossè la testa.
Tornò in classe.
C'era Duncan, ma non era solo. Era con una ragazza, Adrienne. 
Gwen non entrò. Non capiva nemmeno lei cosa stava facendo. Si nascose dietro una parete per sentire la conversazione 
 
"Duncan ... Io ci tengo a te e non so se questa sia la scelta migliore che tu potessi fare ..."
"La vita è mia, ed io la vivo come voglio"
"Almeno ammettilo di avere barcollato, di avere pensato di avere sbagliato!!"
"Io ... Sì, lo ammetto." disse lui lasciandosi a sedere su un banco "All'inizio credevo potesse andare tutto bene, ma poi, in questi ultimi giorni ... Anche ieri a dire il vero" disse lui avvilito.
"Sai ... Spero comunque tornerai con me" disse lei sorridendogli.
"Non è così impossibile come ipotesi, sappilo, di questo passo, non avrò altra scelta"
Lei lo guardò qualche istante per poi abbracciarlo. Lui come tutta risposta la strinse.
 
Gwen guardava quell'abbraccio con le lacrime agli occhi, mai uno loro era stato tanto intimo. Sospirò, e quindi quella ragazza singnificava davvero qualcosa, e a quanto pareva, quancosa di importante.
 
Gwen corse via in preda al pianto. Duncan sentì dei passi fuori dalla classe, uscì, ma non c'era nessuno.
Tornò da Adrienne.
 
"C'era qualcuno?"
"Non so ..."
"Comunque, se vuoi dico qualcosa a papà ..." disse lei
"E cosa? Riinizia a pagare l'affitto a tuo figlio? Non lo capisco più! Prima mi caccia di casa e dice che non mi vuole più tra i piedi ed ora mi tagli i licquidi ..."
"Vieni da me! Te l'ho detto! Ho la casa abbastanza grande per entrambi ..." disse Adrienne.
"Te l'ho detto che rischio che accada, per quanto non voglia ... Vedi, io ... Non vivo più da solo"
La ragazza lo guardò sbigottita "Di che parli?"
"Vivo con la mia ragazza e non ci penso ad abbandonarla da sola ... Gliene sono capitate di tutti i colori ed ora ci manca solo questo ... Devo trovarmi un lavoro ..."
"Cosa? Vivi con una ragazza?"
"Sì ..."
"E da quanto??" chiese lei confusa "Perchè non mi hai detto nulla? Mi dici sempre tutto!!"
"Viviamo insieme da qualche settimana ormai ... E ... Io la amo davvero"
"Wow ..." la ragazza iniziò a riflettere, poi ricordò una ragazza, quella che era con Bridgette, le era successo pochi giorni prima, ciò significava che doveva essere per forza lei ... "Gwen" disse alla fine.
"Come lo sai?"
"L'ho conosciuta qualche giorno fa ... Avevate litigato?"
"Sì ... Ma ora è tutto a posto ... Era stato Jake"
"Ah ... Mi sta simpatica quella lì. E' forte" disse lei sorridendo.
"Non immagini quanto" disse Duncan guardando il pavimento
"Comunque sia, tu un lavoro non puoi permettertelo al momento ... Sei impegnato con gli studi e i corsi supplementari, come faresti a  portare avanti anche un lavoro?"
"Non so ..." ammise il ragazzo estenuato.
"Beh, per quanto ancora riesci a pagarti l'affitto con quel che ti resta?"
"Direi che sto al pelo nell'ultimo ..."
"Oh ... Beh, troveremo una soluzione!"
"Grazie Adrienne" disse abbracciandola di nuovo.
"Figurati! Come potrei non aiutare mio fratello?"
Si lasciarono dall'abbraccio "Ora vado a cercare Gwen ... Ciao"
"Ciao" disse la sorella mentre lui usciva dalla classe.
 
Gwen correva verso nemmeno lei sapeva dove piangendo. Quelle frasi ... Il loro rapporto, si reggeva su qualcosa di fittizio?
Continuò a correre finchè la sua strada non fu interrotta da un corpo e una voce "Ehy! Ehy! Cosa hai?"
Lei si dimenò, mentre lui le teneva le braccia "Calmati bambolina! Cos'è successo?"
Guardò Jake, aveva uno sguardo davvero preoccupato ... Lui vedeva quel suo sguardo far traboccare ogni singola lacrima, per poi farne nascere di nuove.
Gwen non capiva perchè, ma senza pensarci due volte buttò il viso nel petto di Jake, per poi stringerlo, rendendosi conto che proprio in quel momento non voleva stare sola.
Il ragazzo era confuso, sentire quel calore avvolgerlo ... Era qualcosa di nuovo, ma piacevole. Sentiva le lacrime della ragazza bagnargli la camicia, ma non gli importava. Lei non voleva parlarne, lo aveva capito, ma quel gesto forse era abbastanza ... La cinse quindi con le braccia ricambiando quell'abbraccio nel quale lei si era abbandonata in preda al pianto.
 
Duncan era arrivato in quel corridoio, si guardò qualche istante intorno, forse Gwen era lì.
Poi la vide, con il viso sul petto del suo migliore amico. Tra le sue braccia.

*Angolo dell'autrice :D
Allora, vi ringrazio ancora per tutte le vostre recensioni e ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite :') e chi la segue in generale ovviamente ^_^
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, a me non sembra tanto male (tipo conosco un paio di persone che prenderebbero i forconi per uccidere Jake x''D) comunque ecco il mistero di Adrienne risolto! Già è solo la sorella x''D ma Gwen non lo sa D: vabbè, vi ho annoiati x'D ciaoooo!
recensite ^.^

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** nuovi sentimenti ***




Duncan era arrivato in quel corridoio, si guardò qualche istante intorno, forse Gwen era lì.
Poi la vide, con il viso sul petto del suo migliore amico. Tra le sue braccia.
 
Guardava quella scena tanto sorpreso quanto confuso ... 
Cosa facevano? 
Una cosa era certa, non sarebbe andata avanti per molto... In poche occasioni aveva visto Gwen così, e in quelle, era a causa delle sue lacrime ... Jake doveva averla ferita in qualche modo.
Si avvicinò bruscamente ai due, per poi spingere via l'amico, il quale venne sorpreso nell'essere allontanato così improvvisamente da quella stretta al cuore.
 
Gwen, dalla sua parte si sentì privata di quel sostegno che la stava nascondendo da sguardi troppo indiscreti, ma che la stava anche facendo sentire meglio.
Si era sorpresa, doveva ammetterlo, quando Jake aveva ricambiato il suo abbraccio silenziosamente, senza insistere troppo facendola affondare ulteriormente in un dispiacere troppo duro. Ma non solo, si era anche sentita compresa e accettata. Come se quel gesto fosse ricambiato da entrambi ... Anche se stentava a credere che Jake potesse ricambiare veramente un abbraccio insieme a lei. Infondo aveva ammesso di non sopportarla molto.
 
Alzò lo sguardo con il cuore a mille dallo spavento che l'aveva colta. La prima persona che vide fu Jake. Aveva gli occhi quasi spaventati e guardavano dietro di lei.
Erano infatti altre braccia ora a tenerla con loro. La stringevano ai fianchi.
Si voltò. Duncan guardava l'amico con rabbia. 
 
"Che le hai fatto?" urlò quest'ultimo mentre Gwen si sfilò prontamente da quella stretta che l'aveva sorpresa, ma che purtroppo non voleva accettare.
Jake iniziò a scuotere la testa "Io non l'ho sfiorata!"
"Ah no? Adesso ti faccio vedere io!" disse alzando un pugno.
Stava per colpire l'amico, il quale già aveva chiuso gli occhi pronto al colpo, ma non arrivò.
Gwen si era messa in mezzo ai due "NO! NON TOCCARLO! LUI NON HA FATTO ASSOLUTAMENTE NULLA!! STAGLI LONTANO!" gridava. Ma non come Duncan, era un urlo più acuto quasi terrorizzato. Teneva le braccia alzate, come fosse stata pronta anche lei a fermare un eventuale colpo da parte del ragazzo nel caso non fosse riuscito a fermarsi in tempo, ma il pugno di Duncan era rimasto lì, a mezz'aria.
Jake aprì gli occhi sentendo quella  voce. Lo aveva difeso. Sospirò sorpreso. Era la prima volta, in tutta la sua vita, che qualcuno gli si parava di fronte per aiutarlo. Spesso, si era trovato in situazioni simili, nelle quali, i suoi amici, si erano ritirati semplicemente dicendo che infondo erano conseguenze a ciò che si sceglieva ... Ma ora, vedeva quella ragazzina, la fidanzata di colui che voleva colpirlo, mettersi davanti a lui ... A proteggerlo.
 
Duncan era sbigottito. Mai aveva sentito Gwen urlare così, se non il giorno prima, quando era svenuto ... 
Mai si sarebbe aspettato quel comportamento, quella reazione, per Jake. Non aveva fatto nulla ... Eppure, li aveva visti. Lei devastata dalle lacrime e lui che la teneva ... Non sapeva più cosa lo stesse ferendo ... Se il fatto che non aveva esitato nel decidere di colpire il suo migliore amico o se il fatto che la sua ragazza, si era messa in pericolo per difenderlo. Si era messa contro di lui per difendere Jake.
Abbassò il braccio.
"Tu stavi piangendo ..." si limitò Duncan a sussurrare.
"Sì, a causa tua" disse la ragazza secca.
"Mia?"
Lei si limitò ad annuire, mentre Jake assisteva muto alla scena.
"I-Io non capisco ... Non ho fatto nulla!"
"Chi è quella tipa? Adrienne?" continuò lei, per poi correre via.
Duncan la seguì senza istintivamente. Gwen aveva solo frainteso ...
 
Jake rimase fermo lì, in quel corridoio, mentre rifletteva su tutto ciò che durante l'abbraccio di poco prima lo aveva travolto.
 
"Gwen fermati!" erano in giardino. 
Alla ragazza iniziavano a mancare le energie, si sentì perciò costretta a fermarsi ... Piangeva. In quel momento era tanto accecata dalla gelosia dal prendersela persino dalla sua praticamente assente resistenza fisica ...
"Gwen!" disse Duncan raggiungendola "Io posso spiegarti! Vedi, Adrienne è mia sorella!"
la ragazza si voltò. Ancora piangendo. Si era sbagliata di nuovo ... Ma non capiva ... Se Adrienne era davvero la sorella perchè non glielo aveva detto fin dal primo incontro? 
"E perchè non me lo ha detto quando ci siamo conosciute?"
"Lei ... Non lo dice a nessuno ... E' che se le ragazze lo sapessero, si ritroverebbe solo con falsi amici ... Per questo cerca di mantenerlo segreto il più possibile. Lei forse pensava che tu fossi solo una delle tante che hanno una cotta per me e che magari se avessi saputo tutto, l'avresti usata! Gwen credimi!"
La ragazza iniziò a piangere più forte. Si inginocchiò a terra. "Io ti credo, solo che ..."
Lui le si avvicinò "Che?"
"Io ... Sono così accecata da questa sfiducia dal ritrovarmi a morire ogni volta che succedono cose così ... Come posso iniziare a fidarmi di te se vedo ragazze su ragazze al tuo fianco? Io ... Non posso certo pretendere che tu stia solo con me, mi sembra ovvio, ma è anche vero che non posso fingere sempre di stare bene ogni volta che una ragazza ti fa una dichiarazione ... Ogni volta che sento delle voci su di te ... Io compio uno sforzo immane"
"Gwen ... Posso capire" disse poggiandole una mano sulla spalla.
"No! Tu non capisci Duncan! Nessuno fa a gara per uscire con me! Io non sono sulla bocca di ogni dannato studente di questa scuola ... Io è come se non esistessi nemmeno ... Tu non devi preoccuparti che io ti tradisca! Sono debole, ingenua, timida ... Sono patetica!"
disse alla fine scoppiando in un pianto sommesso.
"Tu non sei affatto patetica" disse sedendosi al suo fianco "Vuoi sapere come sei Gwen? Sei forte, affronti ogni giorno una vita che non si può certo invidiare, hai sempre lavorato per provvedere a te  e la tua famiglia, hai un passato difficile, ma che comunque affronti ogni giorno ... Sei astuta, non ti sei più fatta ingannare e sei aperta ... non hai paura di dire ciò che pensi ... Senza mentire. La tua non è timidezza, ma una scelta."
La ragazza aveva ascoltato quelle parole perfettamente, mentre il cuore iniziava a perdersi. "E sappi che io ho preferito te, proprio per questo" disse lui alla fine sussurrando.
 
Gwen lo guardò, per poi prendergli delicatamente il volto tra le mani e guardarlo intensamente, il suo sguardo era blu come il più profondo degli oceani ... Non c'erano dubbi sul perchè le ragazze ai suoi piedi fossero tante ... Era perfetto in tutto ... Fisico, capelli, occhi, sguardo ... Poi lo baciò.
Era un bacio leggero, sulla punta delle labbra. Si sfiorarono e basta, ma era sufficiente. 
Si resero conto solo dopo un altro tenero sguardo che erano nel cortile della scuola. Si guardarono intorno. Non c'era nessuno.
"Ahahahaah! Oddio! Che fortuna!" disse Duncan scoppiando a ridere insieme a Gwen.
Erano seduti nell'erba, nascosti da un cespuglio.
"Già! Oddio! Me ne ero totalmente dimenticata!" ormai quelle lacrime non c'erano più.
"Anche io! hahahahah!"
 
Jake era ancora fermo in quel corridoio a riflettere.
Perchè quella ragazzina lo mandava così in tilt? Probabilmente era a causa del suo fisico continuava a ripetersi: gambe dritte e proporzionate, vita sottile, ed un seno anch'esso perfettamente proporzionato con il resto del corpo.
Ma ... In effetti, se ci pensava, non era nulla di sconvolgente, certo, era bella, ma non era l'unica. Eppure sapeva quasi per certo che se avesse avuto di fronte 3 ragazze tra cui lei con lo stesso carattere fisico, avrebbe comunque preferito guardare Gwen.
Era anche vero che però, mai guardando una ragazza in un bar o nel giardino durante la pausa pranzo era stato come poco prima.
 
Aveva sentito quel calore avvolgergli il petto ad accoglierlo prontamente e lui, spinto da qualcosa di intangibile lo aveva accettato. L'aveva abbracciata sentendo lo stomaco pesante vedendola piangere angosciata.
Poi, quando gli si era parato di fronte ... Era stato tutto così incredibile da travolgerlo.
 
Sospirò.
Quando aveva iniziato a stare così accanto a quella piccola (non si poteva certo dire molto alta) bambola?
 
Adrienne stava passando da quel corridoio per tornare in classe, quando vide Jake imbambolato in mezzo alla stanza "J-Jake? Che fai?" chiese lei avvicinandosi
"Mh?" disse lui come risvegliandosi "Oh! Adrienne! I-Io stavo ... Pensando ad una cosa ... Comunque se sei qui per tuo fratello ora è uscito credo"
"No no! Solo che ti avevo visto qui con un'aria strana e mi sono preoccupata un po'!" ammise lei ridendo.
"No sto bene ... Credo"
"Ok, allora vado!" disse la ragazza voltandosi nuovamente, ma la voce di Jake la fermò "Però ... Vorrei farti una domanda!"
"Mh?"
"Ecco ... Una ragazza ha compiuto un gesto che mai nessuno aveva mai fatto per me ... Ed io, ho sentito qualcosa ... Come una stretta al petto, ma piacevole! E vorrei chiederti se ... Ecco, è qualcosa che avrei potuto provare per chiunque"
Adrienne sorrise "Come stai quando la vedi?"
"Io ... Non lo so. Non mi ci sono mai soffermato"
"La cerchi?"
"Io Non ..." poi si fermò. Da quando l'aveva vista al bar, Jake non faceva altro che tornarci. Ma perché? Lo faceva per i costumi o solo per il suo, solo per lei? Da quanto tempo aveva iniziato a pensare in quel modo a Gwen? "Io Sì, credo"
"Mh ... Io non rischierei di andare a sperimenare ... Se l'hai provata per la prima volta in assoluto con lei quella stretta, perchè rovinarla? Il primo incanto è molto spesso il più piacevole"
Guardò la ragazza. In poche parole, le stava dicendo che provava qualcosa per la fidanzata di Duncan. Questo lo sconvolse più di quanto credesse. Mentre pensava a quella bambolina, non gli era passato minimamente dal cervello che lei fosse del suo migliore amico.
Scosse la testa. 
"Tsk! Un mucchio di cazzate! Potrei fare battere il cuore ogni ragazza io, perchè non dovrebbe essere lo stesso per me? Lascia le favole ai bambini Adry!" mentii lui infilandosi le mani in tasca.
Eccolo di nuovo.
Lui, quella copertura che però era molto più comoda della realtà. Forse era stretta e lurida di menzogne, ma era certamente più accogliente di un tradimento ad un amico.
La ragazza sospirò "Non cambierai mai eh? Ah! Sei circa mio fratello! Dovrei essere io a stupirmi di non consocerti!"
"Tsk" disse secco lui.
 
La campanella suonò, e i due si divisero.
 
La sera Gwen tornò al lavoro.
Indosso di malavoglia quel vestitino nero con merletti bordeaux, si allacciò il bustino e partì. 
Fuori era molto freddo, ma per lo meno non pioveva. 
Arrivò al bar in anticipo per una volta. Sospirò di sollievo, poi dopo qualche minuto arrivò il proprietario da lei "Ciao, volevo chiederti un piccolo favore"
"Sì?" rispose la ragazza sorpresa.
"Vedi, sto andando ad un'assemblea importante con dei rappresentanti e tornerò più tardi del solito ... Vorrei chiederti di badare al negozio fino al mio arrivo! Vedi, sei una dei pochi dipendenti di cui mi fido e oltretutto ti pagherò gli straordinari! So che hai problemi economici! Ti prego!"
La ragazza senza pensarci disse subito di sì. Infondo quei soldi le servivano moltissimo. Non poteva andare avanti a vita a spese di Duncan.
Come tutta risposta il proprietario se ne andò quasi commosso dalla risposta affermativa della ragazza.
 
La serata fu abbastanza piacevole. Ormai si era quasi abituata a indossare quelle divise ... Ma non voleva certo dire che era d'accordo, infondo gli altri bar non avevano iniziato certo a fare vestire i dipendenti come streghe un po' troppo audaci ...
Ma anche a quei pensieri non si scompose, servì invece ogni tavolo perfettamente composta ed educata.
Infondo era una sera come le altre. Le ragazze richiedevano solo ed esclusivamente di essere servite dai camerieri travestiti da vampiri e i ragazzi richiedevano le streghe.
 
Jake camminava da solo in quella strada.
Casa sua era proprio di fronte ai suoi occhi, eppure sapeva anche che a pochi passi da lì, c'era quella maledettissima bambolina. Strinse i denti infuriato con se stesso.
Per poi camminare verso quella dannatissima porta che lo portava verso ciò che realizzava diventare esclusivamente una droga per lui ...
Entrò.
Si sedette in un tavolo, la riconobbe subito. Stava servendo del gelato ad un uomo.
Quando si voltò, incrociarono gli sguardi.
 
Gwen lo vide. Era lì anche quella sera ... Forse voleva ribadirle la storia della maid personale, anche se non ce n'era assolutamente bisogno.
Non si rese nemmeno conto che quella volta invece che lanciargli il solito sguardo accigliato, lo guardò invece in modo diverso, quasi comprensivo.
Quando quel giorno l'aveva aiutata ... Anche se senza dire nulla, lei aveva sentito un grandissimo senso di conforto avvolgerla. Come se fosse stata compresa.
 
Si avvicinò a lui "Ciao"
Jake era rimasto strabiliato. Mai l'aveva vista guardarlo senza lanciargli una velenosa frecciatina ... Quando si rese conto di essere rimasto lì, come un dannato idiota, scosse la testa e tornò a nascondersi "Ciao? No! No! Voglio che mi accogli come di dovere!"
Gwen lo guardò qualche istante. Era sempre lui. Quel ragazzo maleducato.
"Tsk!"
"eheheheheh!!" sbottò lui.
"Volevo solo ringraziarti per oggi e scusarmi per come si è comportato Duncan ... Lui ... Si è preoccupato troppo"
"Bene, io voglio ordinare ... Allora ..." disse fingendo di non essere stato minimamente toccato da quelle parole, quando in realtà ... Lo aveva sorpreso come lei si fosse posta vulnerabile per chiedergli scusa "Prendo ... Un sorbetto"
"Bene" disse lei scrivendo, anche se offesa in quanto lui non aveva detto nulla.
"Ah! Bambolina, con vodka!"
La ragazza annuì per poi andarsene.
Lui si rilassò, e senza rendersene conto, iniziò a pensare a quella frase ...
 
"...e scusarmi per come si è comportato Duncan ... Lui ... Si è preoccupato troppo"
 
Poteva capirlo, si era detto per tutto il giorno. Infondo aveva creduto che lui avesse ferito Gwen, ma era anche vero, che non aveva minimamente esitato nell'alzare le mani su di lui, per più di una volta oltretutto ... Ormai Duncan non sembrava nemmeno più l'ombra di un amico.
Forse era stupido sentirsi in colpa per lui, quando invece lui, non esitava nell'accusarlo di polvere o a sferrargli colpi fin troppo ben assestati in pieno volto.
Sospirò. Il giorno dopo era sabato. Non ci sarebbe stata scuola, e lui avrebbe avuto la sua maid. Sorrise.
Ed avrebbe escogitato una vendetta, forse meschina, ma al quanto meritata per il suo migliore amico.

*Angolo dell'autrice :)
Allora come vi sembra?? ^_^
Vabbè, vi aspetto con il prossimo capitolo cheeeeeeee sarà divertente spero x''D

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Vendetta ***




Così senza nemmeno rendersene conto rimase lì seduto fino a tardi, già pronto a gustarsi la sua vendetta ... Anche se infondo non la si poteva definire tale ... Era solo, diciamo, un dispetto.
 
Gwen intanto aveva servito ogni tavolo, finchè, all'orario di chiusura, si rese conto che Jake era ancora là.
Sospirò. Si chiedeva perchè quel ragazzo era rimasto lì fino a quell'ora ... Beh, non importava. Doveva chiudere il locale e aspettare che arrivasse il proprietario ... Le servivano quei soldi. Si avvicinò quindi al ragazzo "Jake ... Dovresti andartene"
Lui, sentendo quella voce distolse i suoi pensieri dal quel "dispetto" per tornare alla realtà. Gwen era di fronte a lui che si slacciava il piccolo grembiule allacciato dietro la schiena che copriva leggermente la vaporosa gonna nera.
"Mh? E tu?"
"Io? Io oggi devo rimanere fino a tardi ... Ah! Giusto! Ora che mi ci fai pensare con tutta l'affluenza di clienti non ho avuto un attimo libero per avvertire Duncan!" disse lei impugnando il cellulare e digitando velocemente un sms per poi inviarlo al suo ragazzo.
Jake non riusci a trattenere un soffio annoiato, per il quale la ragazza gli lanciò una delle frecciatine che lui tanto apprezzava.
In effetti, era proprio così, senza nemmeno rendersene conto aveva iniziato ad adorare alcune sue reazioni.
"Esci?"
"Non posso stare qui? Tanto da quel che ho capito devi rimanere anche tu, no? Ti aiuterò a badare a questo bar" disse allacciandosi le mani dietro la nuca sorridendo.
La ragazza riflettè. In effetti non poteva mica creare problemi. "Bah! Fa come vuoi ... Io vado a cambiarmi" disse approffittando del fatto di potere cabiarsi direttamente lì.
Andò in bagno, indossò i jeans, una canottiera che le aveva preso Duncan e una felpa.
Infilò la divisa nella borsa e tornò nella sala dove c'era anche Jake.
"Beh? Che fai lì in piedi? Siediti! Devo parlarti!" disse il ragazzo facendo cenno a lei di sedersi sulla sedia davanti a lui, così fece "Che vuoi?"
"Wow ... La tua gentilezza se ne va in fretta eh? Comunque volevo parlarti del nostro patto" disse prendendo fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette.
Lei glielo sfilò subito di mano "Qui non si fuma"
"Tsk ... Comunque, ci vediamo domani alle 10 qui davanti, ok?" disse lui indicando fuori dal bar.
Lei annuì anche se leggermente infastidita "E ricorda: come devi chiamarmi, cosa devi indossare e il tono che devi mantenere ... Mia cara maid"
Pronunciò l'ultima frase con una punta insistente di malizia avvicinando fin troppo il proprio viso a quello della ragazza per poi ritrarlo immediatamente.
Lei dalla sua parte era diventata rossa dalla vergogna. Come osava? Avvicinarsi tanto a lei? Se Duncan fosse stato presente ... 
Duncan! Doveva avvisarlo di quella messa in scena che Jake aveva architettato ... Sennò, cosa avrebbe pensato vedendola uscire anche il sabato in quelle condizioni?
Sospirò.
"Bene ..." pronunciò alla fine lei.
 
Jake sorrise, per poi tornare a riflettere sulla sua vendetta con quel suo solito sorrisetto sulle labbra.
La ragazza non diede peso a quell'espressione.
 
Poco dopo arrivò il proprietario, così i due si diressero verso le loro case.
 
"Gwen! Sei arrivata!" disse Duncan facendola entrare.
"Ti ho mandato un sms ... Non ti è arrivato?" chiese lei preoccupata
"Si! Mi è arrivato, solo che ... Volevo aspettarti!" sorrise.
Gwen fece lo stesso, per poi ricordarsi di dovere parare al ragazzo "Duncan ... Devo dirti una cosa ... Ma tu prometti di non arrabbiarti, ok?"
"Cosa c'è?"
"Ecco ... Io e Jake abbiamo un conto in sospeso diciamo ... Ed ecco ... Domani sarò la sua ... Cameriera" Cameriera, ripetè tra sè e sè la ragazza. Doveva dire maid. 
Ma anche solo l'essere cameriera la faceva sentire male, esagerare, seppure con sincerità sul fatto che sarebbe invece stata una maid, l'avrebbe fatta sentire peggio.
Sporca.
 
"Oh ..." si limitò a dire Duncan guardando il pavimento.
Non sapeva nemmeno lui come reagire. Si fidava di Jake, ciecamente, ma ... Da quando aveva scoperto che conosceva Gwen, era costantemente proccupato.
Una ragazza come lei, poteva passare inosservata per tanti sguardi, ma alla fine, quando due ragazzi come loro, ritenuti fratelli, anche dalla loro somiglianza in tutto, voleva dire che per entrambi quella poteva essere La Ragazza, quella speciale e imperdibile.
Duncan, per lei avrebbe fatto di tutto ... Sapeva ormai da molto quanto i suoi sentimenti erano forti.
 
Ora ... Erano giorni che quella paura lo attanagliava. Il fatto che la sua somiglianza con Jake, portasse entrambi ad amare la stessa persona.
 
Ma lui si fidava di Gwen, sapeva non gli avrebbe mai mentito, nonostante tutto, quindi in effetti, poteva reagire solo in un modo.
"Mi fido di te ... Non preoccuparti, Gwen"
 
La ragazza lo gurdò qualche istante, sufficiente.
Sorrideva, ma la falsità di quel suo sorriso era inesorabilmente lacerante. Ma nonostante tutto finse di non notarlo e si limitò a baciarlo.
 
Era un bacio diverso, molto diverso dal solito.
 
Il giorno dopo, quindi Gwen, dopo avere indossato quel suo stupido vestito partì. Erano le 9:30, sarebbe arrivata in tempo, forse anche leggermente in ritardo, sperava lei.
Duncan dormiva ancora.
Gli diede un bacio sulla fronte per poi uscire.
RIngraziò il cielo più volte non avvertendo il solito freddo inglese, ma un sole abbastanza piacevole batterle sulla pelle.
 
Duncan si svegliò avvertendo le labbra della ragazza sulla fronte, ma non si mosse finchè non sentì il suo cellulare vibrare.
Un sms, da Mike "Ciao Duncan, puoi venire subito? E' importantissimo!! Sono davanti al teen-caffè!"
Il ragazzo sospirò. Quello stupido sapeva solo mettersi nei guai. Erano le 9:45, sarebbe arrivato senza problemi e in fretta passando per una scorciatoia. Alle 10 probabilmente sarebbe stato là.
 
Erano le 9:55. Era arrivata anche in anticipo invece che con il ritardo che si era tanto augurata. E Jake era lì, poggiato al muro che la aspettava. Si avvicinò, vicino a lui c'era un ragazzino castano, più basso.
Rimase ferma qualche secondo incerta se raggiungerlo davvero o meno, ma ormai lo aveva promesso. Cercò di farsi passare il fiatone che le era venuto durante la camminata, immaginando già le frecciatine che avrebbe lanciato lui, come per esempio "Avevi fretta di chiamarmi padrone?" o anche "Non vedevi l'ora di giocare con me, eh?".
Non appena il respiro le tornò normale si avvicinò definitivamente.
Jake manteneva lo sguardo basso e non appena vide avvicinarsi a lui quelle inconfondibili gambe, sorrise "Ehy ... Guarda la mia bambolina!"
Il ragazzino al suo fianco come tutta risposta, ingoiò il boccone che stava masticando rumorosamente "C-Chi è Jake?"
"Lei?Oh! E' la mia maid personale! Dico bene?" disse lui avvicinandosi al viso di Gwen.
"Maid? Ma per favore! Non puoi nemmeno permetterti un paio di scarpe!" disse il più basso.
"Zitto Mike! Idiota!" disse colpendolo in testa.
Gwen rimaneva zitta, e questo Jake lo notò presto ... "Allora? Non dici nulla? Non mi saluti nemmeno bambolina?"
Era il momento ... Doveva riflettere su ogni cosa che faceva: carattere, parole, doveva porgersi educatamente.
"Buongiorno padrone" disse mantenendo una voce calma e facendo un leggero inchino, mentre invece dentro non faceva altro che accumulare rabbia nei confronti del ragazzo.
"P-Padrone?" chiese Mike confuso
"Visto stupida pezza da piedi?" disse Jake al ragazzo, per poi rivolgersi nuovamente a lei prendendole il mento tra due dita "Lei oggi è tutta mia" sorrise.
Gwen spalancò gli occhi. 
Di nuovo quella sensazione.
Un misto tra rabbia ed una scossa sconosciuta.
Si slacciò da quella presa velocemente "Beh, allora cosa dobbiamo fare ora, padrone?" continuò lei manentendo quel tono.
"Aspettiamo una persona e andiamo, ok?"
"Tutto ciò che vuole padrone!"
Jake stava tornando a guardare basso, quando vide un uomo di mezza età passare accanto alla ragazza e squadrarle il fondo schiena.
Si tolse immediatamente la giacca, sperando solo fosse abbastanza lunga da arrivarle almeno fino alle cosce "Mettila, avrai freddo ..." disse fingendosi non interessato.
Gwen lo guardò confusa. Era uno dei pochi giorni caldi che Londra avesse incontrato quell'anno, di certo il freddo non era un problema "Sto benissimo pad-"
Lui la interruppe "Sono il tuo padrone, no? Mettila" disse mettendogliela sulle spalle arrossendo.
Mike dal canto suo, non aveva mai visto Jake reagire così ... Non si era mai impuntato molto sul coprire una ragazza ... Guardava l'amico confuso.
"C-Certo, padrone" disse stringendo a se la giacca. Era abbastanza lunga, le arrivava un po' sopra le ginocchia.
 
Duncan era ormai vicino al locale.
Doveva solo girare l'angolo. Appena lo fece rimase fermo davanti alla scena. C'era Mike insieme a Jake e Gwen.
Confuso, si avvicinò.
Il primo a notarlo fu proprio l'artefice di tutto, Jake. Sorrise.
Aveva preso poco prima il cellulare a Mike per poi mandare un sms a Duncan fingendo la questione urgente, quando in realtà, il suo obbiettivo era unicamente far capire a Duncan i suoi errori.
Quanto facesse soffrire essere traditi dall'amico di sempre. Infondo, continuava a ripetersi, per la bambolina, provava solo una normale attrazione fisica. O almeno così sperava.
"Duncan ..." esordì immediatamente il ragazzo.
"Ciao ..." 
Gwen, sentendo quel nome non potè fare a meno di arrossire e stringersi ancora più addosso la giacca che le era stata porsa pochi minuti prima.
"Duncan" sussurrò Gwen vedendolo.
Lui le sorrise.
Lei ricambiò nuovamente il suo sorriso, come la sera prima.
"Duncan!!" esordì felice Mike vedendo l'amico.
"Ehy! Ciao Mike! Ahahahah!"
Gwen non potè non fulminare Jake con lo sguardo ... Voleva capire il suo piano e in ogni caso ormai era fatta.
"Che hai bambolina?" disse Jake concentrandosi su la ragazza "Ho pensato di invitare anche il tuo ragazzo, spero ti faccia piacere!" disse dorridendo. 
Ma non in modo maligno. Era un normalissimo sorriso. 
Infondo il suo obbiettivo non era fare arrabbiare lei, ma lui. 
"G-Grazie..." disse la ragaza ripetendosi di dovere essere gentile ... "... Padrone!"
Duncan la guardò.
Ecco che cameriera. Una maid.
Ed ecco che la risentiva quella rabbia tornare verso quello che era il suo migliore amico. E anche verso se stesso.
Infondo Gwen lo aveva detto ... Sospirò.
Andarono in giro per la città, e Jake approffittò in ogni momento dell'uso della sua maid. E lei gli obbediva ... 
Anche se il ragazzo doveva ammetterlo, non riconosceva quei gesti tanto accomodandti suoi. Anzi, vederla impegnarsi nell'interpretare un'altra lo infastidiva moltissimo. A lui non piaceva una squallida ragazzina che lo chimasse padrone, ma seplicemente Gwen.
Spalancò gli occhi a quel pensiero, per poi cacciarlo. 
Per un attimo aveva confuso quell'attrazione per un vero e proprio sentimento .... Ma a lui non piaceva la bambolina, giusto?
 
Erano fermi al parco, ed era quasi mezzo giorno.
 
Duncan aveva mantenuto il silenzio per tutto il tempo, anche se parecchio irritato, e Jake continuava a osservare le sue reazioni.
"Allora che si fa ragazzi?" incalzò Mike non percependo la tensione accumulatasi nell'aria.
"Beh ... Pensavo di fare un salto a casa mia" disse Jake tranquillamente.
"Benissimo" disse Duncan. Ormai gli sembrava quanto meno evidente che erano indirizzate a lui tutte quelle frecciatine. Non ne capiva il motivo ma era così, e beh, lui sarebbe stato al gioco.
Così dopo pochi metri si ritrovarono all'appartemento dove viveva Jake. Non era certo una casa benestante, anzi, somigliava molto all'appartamento che aveva Gwen in Canada.
La ragazza si guardava infatti intorno con estrema naturalezza.
Era arredata con il minimo indispensabile: un divano, un tavolo con intorno 3 sedie, una piccola cucina e poi le varie stanze.
"Servitevi pure ragazzi, come sempre!" disse il padrone di casa buttandosi sul divano.
Gwen aveva perfettamente capito ciò che doveva fare, si avvicinò dunque al ragazzo "Desidera qualcosa padrone?"
"Beh, se è fatto da te sì"
"Dica"
"Mmmhhh, il sorbetto di ieri era squisito!"
"Un sorbetto con vodka dunque?"
"Esatto! Il limone è nel cassetto a fianco al frigorifero, la vodka nella credenza di sopra"
Così di malavoglia Gwen andò a preparare l'ordinazione.
Duncan intanto, dopo essersi preso un po' di birra, controllò che Jake lo stesse guardando, per poi avvicinarsi a Gwen "Ehy ... Stai bene?"
"Mh? Sì" disse la ragazza tagliando il primo limone.
"Guarda che solo perchè sei la sua ... Cameriera, non devi evitarmi"
La ragazza si fermò "Hai ragione ..." disse come realizzando. 
Lui sorrise, per poi prenderle il mento tra il pollice e l'indice per alzarle il volto verso il suo "Già..." sussurrò per poi baciarla.
 
Jake guardava la scena irritato. Si voltò di lato, per poi alzarsi ed uscire dalla casa. 
Gwen lo seguì "P-Padrone! Dove va?"
"Mh? Che ci fai qui? Il tuo ragazzo è dentro, no?"
"S-Sì, ma ... Abbiamo un patto no? Una promessa!" finì lei sorridendo.
Lui la guardava confuso. Diceva sul serio? O stava solo mandando avanti la sua farsa? 
Non ce la faceva più a sopportarla recitare quella scena ... Così accomodante ... Così diversa da lei.
 
"Guarda ... Che se vuoi puoi smetterla"
"Mh?"
"Intendo ... Con questa voce, il tuo comportamento ... E' irritante" ammise Jake
"Beh ... Lei mi ha chiesto di essere la sua maid personale padrone, ed è ciò che sto facendo"
Il ragazzo sorrise "Tu ... Non ti aspettavi avrei fatto venire anche lui, vero?"
Gwen abbassò lo sguardo "...No"
"Ora, probabilmente sei arrabbiata con me, eh?"
"Io non posso essere arrabbiata con il mio pad-"
"Ho detto SMETTILA! Tu non sei così!"
Lei spalancò gli occhi. Jake era di fronte a lei, serio "Sì, sono arrabbiata, anzi, a dire il vero confusa. Io, non capisco perchè prima inviti Duncan per farmi imbarazzare, poi mi permetti di stare con lui senza metterti in mezzo, anzi! Lasciandoci a casa tua!"
"I miei piani erano infastidire lui, non te"
"Lui?"
"Sì. Non mi importava niente di quella roba da saldare a dire il vero ... Non sapevo nemmeno che farti fare come mia maid, poi ho deciso che potevo usarti per fare capire a Duncan che si prova quando un amico ti tradisce, ma lui ... Lui è stato al gioco!"
"G-Gioco?"
"Esatto. Volevo capisse che vuol dire quando un amico ti volta le spalle come ha fatto lui con me ... Ieri, ha cercato di colpirmi senza nemmeno chiedersi se aveva o meno ragione! Quale fratello farebbe così?"
"I-Io ..." Gwen non sapeva che dire. Era stata arrabbiata con Jake per tutto quel tempo, quando in realtà lui, non aveva fatto altro che soffrire.
"Ma infondo, il nostro sangue non è lo stesso, no? Io sono solo un ragazzo con un sangue rosso e sporco, mentre lui è diverso, diceva mia madre, lui ... E' di sangue blu. Famiglia ricca, tante case ... Soldi.
Ma da piccoli, non esistono differenze come queste."
"Jake ..."
"Tsk! Ma perchè ne parlo a te poi? Andrai a spifferargli tutto, vero? Guarda, per quanto me ne frega puoi anche andare, ciao!" disse iniziando a camminare, ma Gwen lo fermò
"I-Io ti capisco!"
Il ragazzo si voltò.
"Io ... Vivo con mio fratello e mia madre, lei è di salute cagionevole, ma lavora duramente per tutti noi, e da quest'anno anche io mi sono cercata un lavoro part time per loro ..."
"E tuo padre?"
"Mio padre ... Ci ha abbandonati." disse lei sfornzando un malinconico sorriso.
"Oh ... Anche mio padre ci ha lasciati. Io ho una sorella maggiore. Ha dovuto lasciare gli studi per provvedere a noi ... Quindi in effetti ora contano tutti su di me. Un delinquente che ha poco a che fare con lo studio, ma almeno non sono mai fuggito come mio padre" disse calciando una pietra terra.
 
I due si guardarono. Era calato un grandissimo silenzio su quella strada... Un silenzio di una comprensione ricambiata.
Sorrisero.
 
"Ora, puoi anche andartene"
"La tua giacca ..." disse lei porgendogliela.
"Grazie, ma forse, è meglio che la tieni fino a che ... Non ti sarai vestita di più ..."
"Ma come? Mi costringi a conciarmi mezza nuda poi mi dai la tua giacca?"
"E' che-" si interruppe vedendo Duncan uscire "Niente, torna a casa e basta. Ciao" detto questo si voltò.
 
Gwen venne raggiunta da Duncan "Ehy, tutto ok?"
"S-Sì ..." disse guardando la giacca dell'amico. chissà che le stava per dire?
Guardò qualche istante il cappotto, per poi voltarsi verso il suo ragazzo "Andiamo?"
"Cosa? Ma non doveva essere un giorno intero?"
"No ... Non più"
 
Così i due si diressero verso casa.
La ragazza era estremamente confusa ... Attraversata da mille pensieri e mille sensazioni.
Aveva scoperto di avere in comune così tanto con Jake ... E aveva scoperto anche molto di Duncan ...
Era ricco. Possedeva moltissime case, soldi, aveva incalzato l'amico.
Ma non le aveva mai detto nulla.
In effetti erano davvero diversi.

*ADA :)
Allora, spero vi sia piaciuto [mi vengono dietro coi forconi per Jake T_T] x''D
beh, lasciate una recensione ^_^
e ringrazio tutti coloro che recensiscono e mi dicono cosa ne pensano facendomi anche notare i miei errori x''D
ciaooo! Alla prossima :D

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Riflessioni sbagliate? ***




Il giorno dopo era domenica. Gwen era libera ed anche Duncan lo era. Ma era la prima volta, da quando si erano messi insieme, che lei, non si sentiva di passare con lui la giornata. Il giorno prima aveva iniziato  a provare qualcosa di strano a causa di tutto ciò che le aveva detto Jake.
 
Non credeva fosse possibile, ma in quel momento, stare vicino a Duncan la disorientava terribilmente. Era presto, le 7 di mattina, ma a lei non importava. Indosso una tuta ed uscì. Avrebbe fatto una corsa al parco. Aveva bisogno di un po' di aria fresca.
Purtroppo però, quell'aria non era ciò che la fece stare bene. Anzi, le fece venire in mente troppe cose che sembravano proprio nate per confonderla.
 
Lui Aveva sempre avuto tutto. Case, soldi ... 
Lei invece faticava, per tutto. Non si era mai potuta nemmeno permettere una televisione quando era piccola. Le spese per mantenere due bambini erano troppo elevate e solo dai 10 anni la famiglia riuscì ad averla. Per il computer invece dovette aspettare i 14.
Lui invece aveva tutto.
Ma viveva in un monolocale a causa del padre, le aveva raccontato Duncan.
 
Averlo a casa portava scompiglio. E oltretutto, quel monolocale era più vicino alla scuola.
 
Ma le differenze non erano solo quelle. Le distanze tra i due erano abissali. Lui era il tipico inglese nato da una famiglia ricca che pretendeva un comportamento rispettoso e degno di nota, e probabilmente, era anche capace di mantenerlo. Lui aveva vissuto di vizi senza fine e probabilmente era così che venivano spiegate le sue infinite sicurezze verso tutto.
 
Lei invece, era cresciuta in una strada che nessuno voleva percorrere. Aveva sempre fre quentato scuole malmesse per evitere ulteriori spese alla madre, dal liceo in poi, invece aveva puntato tutto sulle borse di studio. Era proprio così che era riuscita ad arrivare in inghiltera. Grazie a una borsa di studio, seppur parziale. 
Infatti, purtroppo quella scuola non era solita a fare entrare studenti senza neanche un'entrata minima, la madre continuava dunque a lavorare arduamente per mandare avanti la sua retta. E questo imbarazzava Gwen moltissimo.
Non perchè era povera, ma perchè non poteva fare nulla per aiutarla. Non più almeno di quel lavoro part-time in quello stupido bar.
 
Sospirò.
 
Ma infondo, doveva ammettere, che aveva passato momenti molto peggiori, arrivando quasi a perdere la casa e mai una volta che il padre fosse intervenuto. Gwen, dalla sua parte, non lo aveva nemmeno mai visto. A volte si chiedeva se fosse vivo. Ma la madre continuava a dire di sì, e lei non diceva altro.
 
Oltretutto, lei in confronto a Duncan era incredibilmente incerta. Incerta su ogni passo che faceva, incerta sulla vita, sulle scelte, su se stessa.
 
Si fermò. Chissà se anche Jake, dietro quel muro che si ostinava a costruire era così ... Insicuro.
 
Ed ecco che pensava nuovamente a Jake, poi perchè? 
Lei sapeva di amare Duncan, ne era certissima, ma doveva ammettere che quando stava vicino a Jake si sentiva più ... A suo agio.
 
Sentirsi a suo agio con un ragazzo che non è il tuo fidanzato cosa voleva dire? Stava di fatto che quando gli parlava non era perennemente preoccupata o confusa ... Con lui diceva ciò che pensava. Forse perchè in fondo sapeva che lui, sotto le somigliava. Sì.
Probabilmente in passato, quando ancora lei riusciva a definirsi normale, sarebbe stata volentieri intere serate a parlare con quel ragazzo. Jake.
 
Riiniziò a correre.
Non doveva. Non doveva pensare a Jake.
Era sbagliato, lui non c'entrava con lei. Lui era solo un amico. E nemmeno il suo. Lui la odiava. Glielo aveva detto, no?
 
L'aveva definita volgare e presuntuosa ... Lei aveva fatto altrattanto. Ma avevano comuqnue continuato a parlare.
Sì, a parlare.
A predersi in giro.
A punzecchiarsi.
Ad arrabbiarsi.
A confortarsi.
A confidarsi.
A ... Scoprirsi?
 
Tutti quei pensieri, tutti sbagliati. Ma che le succedeva?
 
Avrebbe dovuto pensare solo ed unicamente a Duncan, l'unico che l'aveva accolta a casa, che l'aveva curata, che l'aveva amata con tutto se stesso. Sì, perchè ne era certa anche di questo. Che lui amasse lei come lei amava lui.
Perchè era così, no?
 
E poi tutte quelle incertezze tornavano. Ogni pensiero che formulava portava ad una fine che era la domanda per appurarne la certezza stessa. Ma purtroppo la risposta non arrivava.
 
Era ormai un'ora che correva per la città, quando suonò il cellulare. Era Duncan. "Pronto?" disse lei col fiatone.
"Gwen? Dove sei? Mi sono svegliato e non ti ho vista!"
"Oh ... T-Ti ho spaventato ... Scusa, io sono al parco! Sto facendo una corsetta"
"Non preoccuparti, solo che non vedendoti ero ..."
"Beh sto bene!" disse lei cercando di rendere la sua voce il più possibile allegra.
"Bene. Ti amo, ciao!"
"Ti amo anche io, ciao" attaccò. 
 
Era vero. Lo amava.
Ma c'era sempre quancosa che la bloccava.
 
Prese un respiro per tornare a correre, quando vide davanti a sè quel ragazzo con lo sguardo confuso, o meglio sorpreso.
Sì, perchè lo era davvero. Positivamente. Appena l'aveva visto aveva sentito qualcosa scaldarsi in lui. Ma cosa, non lo sapeva ancora ... Attrazione fisica ... Continuava a ripetersi come un ossesso mentre anche il solo vedere i suoi occhi gli illuminava la giornata.
 
Non diceva nulla. Nessuno dei due diceva nulla. Quella scossa era tornata. La sentivano entrambi, ma non lo avrebbero ammesso. Non l'uno con l'altro comunque.
 
Una voce ruppe il silenzio "Eccomi!! Jake!!" una bambina gli agguantò la mano con un sorriso enorme sulle labbra.
Era molto piccola. Sui 5 anni. Aveva i capelli lunghi e castani e dei grandi occhi verdi.
 
Il ragazzo, come risvegliatosi da un incantesimo si rivolse alla piccola sorridendo.
"Sì, brava Rose" 
 
Quel sorriso. Non lo aveva mai visto. Era diverso da sempre. Dolce, perfetto, gentile. Lei era senza parole nel vedere quanto potesse brillare quel ragazzo.
 
Accarezzò alla bambina i capelli. Mentre la piccola osservava la ragazza che aveva di fronte. Li guardava. 
Era davvero bella, si ritrovò a pensare la piccola Rose. 
Magra, con dei capelli colorati come quelli delle principesse che le piaceva guardare alla tv e gli occhi grandi e neri.
 
Anche Jake guardò Gwen. Era lì. Non sorrideva, ma aveva un'espressione dolce. La si vedeva la felicità, dietro quelle labbra, dietro i suoi occhi. Perchè poi?
Non importava. Bastava che fosse felice. Era la prima volta che faceva un pensiero simile nei confronti di una ragazza. Un pensiero oltre  la fisicità. Ormai si ritrovava in un vicolo fin troppo vile. 
 
Non era il fisico ciò che lo attirava davvero. Inutile mentire a se stessi ... Certo, a se stessi. Ma agli altri si poteva. Sì, agli altri sì.
 
Di nuovo quella scossa. Passava da uno sguardo all'altro come pura adrenalina. Comprensione. Agio. Calma. Lei era felice. Leggera. 
Jake. Grazie  a lui?
Pazza.
 
La bambina interruppe entrambi "Sei una principessa?" chiese la piccola a Gwen.
Ed ecco un colpo. Strano, bizzarro, nuovo.
Avrebbe voluto dire sì. Jake lo avrebbe urlato. Perchè in effetti la bellezza e la purezza erano quelle.
Di un principessa.
 
La ragazza sorrise alla fine allargando le sue labbra "No, piccola!" disse chinandosi per essere alla stessa altezza.
"Però lo sembri ..." disse la piccola allungando la mano libera che aveva verso il piccolo naso all'insù di Gwen.
"Ahahahaah! Anche tu lo sembri!" disse la ragazza.
"Ahahah! Io sono Rose!" disse la piccola presentandosi.
"Io Gwen"
La bambina si inchinò.
"Cosa fai? Ti inchini?" le interruppe Jake.
"Zitto! Non lo sai che le principesse si inchinano sempre?" disse la bambina severa.
Il ragazzo si posò una mano sulla fronte ridendo. "Se lo dici tu ..."
"E' vero zio!"
 
Gwen spalancò gli occhi "Z-Zio?"
Jake tornò a voltarsi verso Gwen "Sì, è la figlia di mia sorella ..."
"Oh" disse la ragazza sorridendogli.
La piccola posò gli occhi su di lei, poi su di lui, poi ripensò a quegli sguardi. Vedere Jake sorridere a quella bellissima principessa, lo rendeva diverso. Più bello, come un principe.
La piccola indicò il ragazzo "Sei un principe!"
Lui guardò la bambina non capendo.
"Se hai una principessa sei un principe anche tu!" disse Rose convinta.
"Ma di che parli?"
"Non credevo fossi un principe perchè tu non sei mai felice tanto come ora! Come ora che vedi lei! Lei è la tua principessa quindi se ti fa felice! Poi solo lei ti fa così bello!" concluse dopo avere articolato alla rinfusa quelle parole, indicando Gwen.
Jake dalla sua parte non sapeva più che dire.
Quella bambina aveva capito cose che lui stava tenendo celate come oro.
E le aveva capite al volo, solo perchè lo conosceva. Cosa avrebbe fatto ora?
 
Gwen lo guardava come alla ricerca di una conferma.
 
Quella bambina ... Diceva cose forse senza senso. Forse. 
Infondo era lei che passava la vita al fianco di quel ragazzo ... Aveva detto la verità? E perchè ora la ragazza si sentiva morire senza una risposta?
 
Si guardavano.
 
"I-Io ... Devo andare" sussurrò Jake prendendo la bambina con sè.
Si voltò per poi sparire da quella strada. Gwen non riusciva a muoversi. Perchè quel ragazzo le faceva un effetto tale?
Voleva una risposta. 
La voleva, ma ... Forse era meglio non averla. Forse.
 
"Aspetta!" urlò alla fine.
Il ragazzo si voltò sorpreso da quella voce.
Gli arrivò alle spalle.
 
Duncan ... Jake ... Una scelta.
Da quando?
Da quando doveva scegliere?
Sentì gli occhi inumidirsi.
Poi si buttò tra le sue braccia.
Lui la accolse confuso. Cosa stava facendo? Poi di nuovo quel calore. Era in trappola. Ora che la sentiva se ne rendeva conto. Lui ... Lui la amava.
Era un errore, ma ... Era possibile evitarlo?
I pensieri non andarono oltre ... Lei lo strinse di più singhiozzando. No. Non poteva evitare di amare tutto di lei.
Erano uguali.
 
Intanto il sole iniziava a spuntare e a bucare quelle macabre nubi ...
 
La bimba le prese la mano "C-Cosa hai?"
Gwen la guardò.
Quell'innocenza. La desiderava con tutta se stessa. Voleva essere certa di tutto. Come quella bambina. Invece no. Era cresciuta.
Aveva compiuto scelte. Ed incontrava ostacoli.
 
Sospirò.
"Stasera ... C'è la sera per famiglie ... CI vestiremo da principesse ... Portala" sussurrò al ragazzo, per poi staccarsi.
Lui annuì.
"Stai bene?" chiese Jake preoccupato.
"No ..." disse sincera Gwen per poi voltarsi verso casa.
 
Ma che stava facendo? 
Cosa non andava in lei?
Cosa provava, dannazione!
Si sciolse i capelli e lo sentì. Il profumo di Jake ... Un senso di te ...
Poi si strinse a se la giacca, di Duncan.


*AD
Ciaoooo! :D
Parto con il ringraziare
MatitaAppuntita per le sue recensioni sempre gradite :'')
Recensite e ditemi che ne pensare :'3

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** principessa ***




Gwen tornò a casa verso l'ora di pranzo. Non sapeva che fare. Troppi pensieri. Troppo sbagliati. Solo confusione. Problemi che non doveva sottoporsi.
Aveva ancora tutto il giorno libero. Solo il turno serale. 
Aprì la porta. Duncan stava scaldando della pasta "Ehy, ciao!"
"Ciao! Ehm ... Cucini?" fece lei vedendolo per la prima volta alle prese con dei fornelli.
"Oh ... Ci provo. Non sono un granchè. Non ho mai dovuto cucinare prima!" sorrise lui.
Quel sorriso troppo tagliente. 
Perchè aveva paura di vederlo? Perchè la faceva sentire peggio ... Troppo male.
Ovvio non avesse mai cucinato, si ritrovò a pensare.
"Se vuoi faccio io ..."
"O-Ok ..." fece il ragazzo spostandosi, mentre Gwen prendeva tra le mani la busta con la pasta.
"Allora, ti sei divertita a correre la domenica mattina?" disse Duncan abbracciandola.
"Sì. Mi serviva un po' d'aria fresca" gli diede un bacio sulla guancia.
Sospirò poi tornando a guardare la pentola.
Ma che stava facendo? Perchè quel bacio era diventato così diverso dall'inizio? Perchè?
Maledetta. Sporca, stupida, cinica ragazza.
 
Duncan si era seduto. Aveva notato qualcosa di diverso in Gwen. Si chiedeva cosa nascondesse. Ma non le domandò nulla.
Lo sentiva, come un peso, lo percepiva, il fatto che lei non volesse parlargli ... Un peso incredibilemente duro da portare.
La guardava.
Occhi spenti.
 
"Stasera devo lavorare" disse lei scolando la pasta "E' la serata famiglie e ci vuole più personale possibile ... E a me servono i soldi"
Il ragazzo la guardò. Non le aveva detto nulla. Nulla della sua famiglia. Delle sue ricchezze. Niente. Non voleva farla sentire diversa. Chissà cosa avrebbe pensato.
Dentro sè era già pronto a esordire dicendole che non c'era bisogno. Loro potevano farcela benissimo. I soldi non erano un problema. Ma come avrebbe reagito la ragazza sapendo che lui le aveva mentito.
Rimase perciò in silenzio.
 
Gwen, dalla sua parte, non aveva mai avuto intenzione di andare a lavorare quel giorno. Lo aveva deciso poco prima, vedendo Jake e Rose. Aveva preso una decisione sofferta. Amara. Inaccettabile per lei. Non capiva perchè, ma quella decisione le sembrava la più giusta.
Sopsirò nuovamente, per poi impiattare la pasta e porgere i due piatti sul tavolo.
 
Non aveva mai avvertito tutta quella tensione tra loro.
Stupida.
Malvagia.
Maledetta ragazza.
Come poteva fare una cosa simile. Continuava a insultarsi.
 
Non appena finì di mangiare si alzò e uscì, dicendo a Duncan che doveva andare da Bridgette.
Bugiarda. Doveva solo stare sola. Sola, per mettere in atto quell'amara decisione presa. Si allontanò di un paio di kilometri da casa, per poi fermarsi in una panchina.
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il foglio che quella mattina aveva strappato da un elenco telefonico in un bar dopo avere incontrato Jake. Dopo essersi sentita confusa. Dopo essere rimasta intrappolata in troppi dubbi.
 
Iniziò a leggere.
La sistemazione più conveniente era quella al teen caffè. Sopratutto visto il periodo dell'anno. Avrebbe dovuto percorrere meno strada a piedi con quello stupido vestitino.
Sì, era la giusta decisione. Duncan, infondo aveva problemi con suo padre, e lei era solo un ostacolo in più. Oltretutto, se lui non aveva voluto dirle niente sulla sua vita privata, ci doveva essere stato un motivo, no?
Non significava lasciarsi. 
Significava solo, allontanarsi. Di poco. Niente di che.
L'affitto poteva permetterselo. Non era nemmeno un monolocale. Costava poco a causa della confusione che veniva a crearsi la sera siccome si trovava in una zona commerciale del luogo, ma per lei non era un problema. A quell'ora doveva lavorare.
 
Compose il numero col celulare "Pronto?" una voce femminile, una donna sulla cinquantina probabilmente.
"Buongiorno, vorrei rispondere all'annuncio dell'appartamento in affitto ..."
"oh, certo! Ha serie intenzione"
"Sì, sono una studentessa, come minimo dovrei passarci 3 anni"
"Fantastico! Dovremmo incontrarci, lei oggi è libera?" disse la donna allegra.
La ragazza sorrise malinconamente "Sì, tutto il pomeriggio"
"Bene"
 
Si diedero appuntamento in un piccolo locale.
La proprietaria appurò che Gwen fosse nelle condizioni di permettersi l'affitto, la avvisò nuovamente dei problemi che portava quella zona ommerciale ...
 
"Molto bene, queste sono le chiavi! Firmi qui e l'appartamento è suo"
La ragazza impugnò la penna, poi, una lettera alla volta scrisse con le lacrime agli occhi il suo nome.
"Grazie"
 
Gwen tornò da Duncan con il cuore in gola. Bussò. Lui aprì, stava già sorridendo al pensiero di vederla "Gwen ..."
"Devo dirti una cosa"
"Che succede?"
"Io ... Mi trasferisco"
"Cosa? Scherzi?"
"No, assolutamente ... Io non posso vivere a tue spese. Tuo padre ti ha praticamente sfrattato ed io non voglio mettermi in mezzo, oltretutto, l'appartamento è vicino al bar ... E' molto più conveniente, ecco, ero venuta a dirti questo ..."
"Ma come?" il ragazzo era confuso, non capiva. Non avrebbe più vissuto con Gwen.
"Io ... Ho bisogno di farcela da sola ... Ma questo non vuol dire che ci lasciamo, è solo, che ... Ne ho bisogno, capisci?" disse lei accennando un sorriso per tranquillizzarlo.
Lui annuì.
Lei aveva bisogno di farcela da sola. Sì, lo avrebbe accettato. Infondo, non poteva certo opporsi. Non poteva dire nulla, non ne aveva alcun diritto. Lui non sapeva ciò che aveva provato lei. Lui non poteva capirne le sofferenze.
Poi, infondo ... Non si stavano lasciando.
"E ... Quando te ne vai?"
"Stasera stessa ..."
Lui spalancò gli occhi "E le tue cose?"
"Infondo non ho niente ... Prenderò tutto ora, tanto doveva andare al lavoro" disse lei tranquilla.
Così fece. Sistemò i vestiti in una scatola e fece per uscire, ma prima diede un bacio a Duncan. Lui doveva capirlo, che lo amava, sì, perchè lo amava. La loro diversità ... Non era un peso, no? 
... No?
 
Si staccarono, poi lei uscì.
Si sentiva morire. Perchè? Perchè? Perchè?
Camminava, distrutta. Perchè?
Perchè?
Se lo ripeteva in continuazione. Arrivò dentro la nuova casa.
Perchè? Perchè?
Lasciò la scatola a terra.
Si inginocchiò. Perchè non aveva ricambiato il bacio??
Si mise le mani sul viso, come se qualcuno, in quell'appartamento vuoto potesse sentirla. Era sola. Ma quelle lacrime, dovevano andarsene. Dovevano.
Ma perchè? Continuò a ripetersi, perchè non ha ricambiato il suo bacio?
 
Era sincero quel gesto, vero?
Si, lo era, no?
...No?
 
Si asciugò l'ultima lacrima, poi si vestì.
Un abito celeste fin troppo sfarzoso, ma quella sera, doveva essere una principessa, no?
No. Non lo era. Dentro si sentiva troppo cattiva per un simile ruolo. Ma perchè?
Perchè non l'aveva ricambiata?
Posò infine la tiara sulla testa. 
Una principessa ... Così l'aveva definita quella bambina. 
Scese una lacrima dai suoi occhi.
 
"Non credevo fossi un principe perchè tu non sei mai felice tanto come ora! Come ora che vedi lei! Lei è la tua principessa quindi se ti fa felice! Poi solo lei ti fa così bello!" 
 
Vicino a lui, sembrava una principessa?
Desideri di bambini ... Solo desideri da bambini, quelli.
L'ingenuità e la sincerità di un bambino erano tutto ciò che lei desiderava in quel moemnto. Nessun indugiare ... Solo istinto.
 
Vicino a Jake ... Sembrava una principessa.
Lui, diventava più bello, con lei? 
Un'altra lacrima.
VIcino a Duncan ... Lei cos'era? Lui cosa diventava? 
 
Prese quella giacca e uscì, diretta verso il locale.
Arrivata, li vide immediatamente.
Sorrise, e si avvicinò a loro "Bellissima principessa, possiamo servirla?" disse lei inchinandosi alla piccola Rose.
"Gwen!" sorrise la bambina abbracciandola senza riflettere.
La ragazza fece altrettando, per poi guardare Jake e porgergli la giacca "Questa è tua, grazie ancora per l'altra volta"
"Oh ... Figurati..." fece lui diventando rosso.
La piccola li interruppe "Ehy! Ma adesso tu sei una principessa vera?"
"Certo! Non vedi? ahahhaha" disse la ragazza pacendo una piccola piroetta per fare vedere alla bambina il vestito. 
"Wow ... Che bella! Anche io da grande voglio essere così!" disse la piccola con gli occhi illuminati.
La ragazza sorrise "sarai molto più bella, vedrai"
Jake guardava Gwen ... Era così, bella. Quel sorriso. Quanto avrebbe voluto vederlo rivolto a lui ... A se stesso.
La piccola Rose, non aveva fatto altro che parlare di Gwen quel giorno. Dicendo quanto era bella, e che non vedeva l'ora di rivederla. 
In effetti la bellezza di quella ragazza la notavano tutti, senza scampo ... Sorrise al pensiero, e Gwen lo notò.
"Beh? Cosa ridi?" fece lei scherzando. Poi eccolo, quel sorriso. Rivolto proprio a lui.
"I-Io ..."Si posò una mano sulla fronte arrossito, per poi tornare ad avvolgersi in quella stupida coperta "Tsk! Ridevo di voi due, stupide!" 
La piccola gli fece una linguaccia "Sei solo geloso che la tua principessa parla con me!" 
I due ragazzi arrossirono improvvisamente.
Quella bambina parlava troppo, non potè fare a meno di pensare Jake. 
Poi guardò Gwen. In effetti ... Quella sera, con Rose, chissà se gli avrebbe parlato ... Almeno un po'. Non chiedeva altro.
 
Stupido.
Idiota.
Bambino.
Innamorato.
 
All'improvviso, una voce, proveniente dall'altoparlante da dove solitamente si ascoltava la radio, disse "Ed ora, principesse o principi, accogliete tra le vostre braccia un compagno e ballate!"
 
La piccola guardò subito lo zio, poi Gwen "Lo zio Jake!!" disse spingendo la ragazza verso di lui.
I due rimasero un attimo a guardarsi in volto. Ancora quella scossa. Troppo forte per essere finta. Per essere solo un'illusione.
"P-Prego" disse Gwen allungando una mano. Non aveva più fiato in gola ... Improvvisamente  si sentiva spossata.
Il ragazzo le prese la mano e si alzò.
Iniziarono a ballare imbarazzati per la sala insieme a tutto il resto dei clienti. Quegli sguardi, erano diversi. DIversi da sempre. Cosa stavano facendo?
Un errore, si ripetè lei guardandolo in quei suoi occhi scuri e magnetici, troppo sbagliato.
Inaccettabile, gesto lurido, si disse invece lui, ma anche se sapeva che era così, non riusciva a fermarsi da quel volteggio che la teneva vicino al suo cuore. 
Sarebbe rimasto lì, così per sempre, se solo gli fosse stato permesso.
Poi la musica si fermò.
 
I due si ritrovarono così, al centro della sala, l'uno negli sguardi dell'altro.
Stavolta lo capiva. Lo sentiva, il cuore di lei battere col suo, e questo lo fece sentire strano, troppo.
Lei, invece, vedeva quello sguardo diverso, che faceva trasparire troppo. Troppi sentimenti sbagliati.
Provavano qualcosa ... L'uno per l'altra, era così. Lo sapevano. Era incredibilemnte sbagliato. Ma anche fin troppo vero ...
Ancora un sguardo ... Uno, e sarebbe ceduto tutto.
Uno sfiorarsi tra i due era tutto tranne giusto ... Significava tradimenti, difficoltà, menzogne, sporcizia, luridi.
Impregnarsi di tradimento per lei? ...Pensò Jake non riuscendosi a staccare da quell'ebano che erano i suoi occhi.
Soffrire ... Per lui? ... Pensò Gwen con le mani sul suo petto.
Cosa stavano facendo ... Errori su errori dall'inizio.
Non dovevano conoscersi.
Non dovevano parlare.
Non dovevano litigare.
Non dovevano gridare.
Non dovevano piangere.
Non dovevano confortarsi.
Non dovevano odiarsi.
Non potevano amarsi.

*ND
ok, fan DxG non uccidetemi (perfavore perfavore perfavore perfavore ♥) ne devono ancora succedere tante di cose, quindi calmi, spero sempre vi sia piaciuto :D
e fan GxJ spero vi sia piaciuto il capitolo, ma come ho detto ai DxG non si sa mai è.è
di chiunque siate fan vedrete alla fine che capita! x''D

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Biancaneve ***


Non dovevano conoscersi.
Non dovevano parlare.
Non dovevano litigare.
Non dovevano gridare.
Non dovevano piangere.
Non dovevano confortarsi.
Non dovevano odiarsi.
Non potevano amarsi.
 
Lo sapevano ... Eccome se lo sapevano, che mai, in tutta la loro vita non potevano fare azione più vile. Ma c'era qualcosa ... Qualcosa negli occhi dell'altro... Come una flebile, ma anche sicura speranza.
Qualcosa a cui aggrapparsi... Qualcosa che la ragazza si era resa conto di necessitare.
Agganciarsi al suo sguardo, ai suoi occhi ... Agganciarsi a lui.
 
Lui non diceva nulla. Si rendeva lentamente conto che quel momento era perfetto, e che mai ne avrebbe avuto uno simile. Si sentiva un bambino ... Tra le braccia di quella bellissima principessa.
E sentiva che anche lei provava qualcosa ... Ma cosa?
Un dubbio indomabile ... Ma per quanto lo fosse, la voce per chiederle spiegazioni non usciva.
Sapeva solo che aveva bisogno di starle accanto, perchè il momento migliore di ogni giorno era sempre quello dove lei gli rivolgeva la parola ... Anche un semplice ciao lo faceva respirare come mai prima ... Gli faceva sentire la vita in un modo tutto nuovo ...
 
Ma macchiarsi di peccati per mantenere a se quella minima speranza, valeva la pena?
Pensò la ragazza con le mani aggrappate, perchè certo non erano poggiate, al suo petto. Cosa stava facendo?
Non voleva lasciarlo. 
Non voleva.
Da quando stava così vicino a Jake?
Da quando necessitava di quella presenza? Di quella speranza.
Non se ne era resa conto prima ... Credeva che Duncan fosse l'unica di speranza ... Ma poi, aveva incontrato quel ragazzo, così simile a lei.
 
Poi, eccola, quella scossa che pochi giorni prima aveva percorso anche lui, amore?
Che fosse amore?
A quel pensiero alzò lo sguardo verso di lui.
Amarlo.
Una lacrima le percorse una guancia... Amarlo.
Non lo sapeva.
 
Sentì quel contatto umido sul suo volto. Se ci fosse stato Duncan, probabilmente avrebbe sentito la sua mano fermare la lacrima con una delicata carezza.
Poi un contatto. Diverso. Nuovo.
E il cuore che impazziva.
Spalancò gli occhi.
Jake le aveva dato un bacio sulla guancia, accogliendo tra le sue labbra quella goccia di angoscia.
Era stato qualcosa di troppo dolce per sembrare reale. Qualcosa da favola.
 
Lui ... Sembrava un principe?
Sì. Lo sembrava.
 
Lo guardò.
"Sei molto più bella se non piangi..." si limitò a dire allontanandosi dal suo viso.
Lei rimase ferma, con la bocca leggermente schiusa. Non sapeva più che dire... Troppo confusa per tutto.
 
Sensazioni troppo sbagliate. Troppo vere. Troppo vicine. Troppo. Sì.
 
Troppo.
 
Un'atra lacrima, un'altra e un'altra.
Era troppo sbagliata, lei.
 
Scostò Jake, per poi correre via dal locale.
Correva. Correva di nuovo. Aveva smesso da così poco. Ma era difficile non fuggire alla paura, alle scelte e alla razionalità.
Finì nel parco. Era buio. Solo pochi lampioni illuminavano i viali che attraversavano il grande giardino. Tutto vuoto.
 
Si ritrovò esausta ai piedi di un salice.
Si sedete contro il tronco.
Prese tra le braccia le proprie ginocchiain cerca di consolazione.
Voleva nascondersi. Nascondere il proprio viso persino alla luna. 
Abbassò il capo, la corona cadde tintinnando sopra il cemento.
Era troppo stanca. Non ce la faceva. Si addormentò quindi ancora con gli occhi lucidi mentre sentiva quella dannata voce cercarla.
 
Jake l'aveva vista fuggire in lacrime.
Forse quel suo gesto era stato troppo. Sì, era così. Aveva sbagliato, ed ora doveva rimediare.
Prese la mano di Rose, e i due uscirono rincorrendo quella principessa piangente.
 
Arrivarono al parco.
"Gwen!" disse lui non vedendola più tra quei cespugli scuri "Ti prego! Rispondici!"
La piccola Rose lo tirò a se "Ho sentito un suono, di là!"
"Mh?"
Poi vide il piccolo gioiello a terra.
E lì, sotto un albero triste quanto lui, una bellissima principessa addormentata.
 
"Sembra Biancaneve" si lasciò sfuggire la piccola guardando la ragazza dormiente.
Lui sorrise. Poi ripensando alla favola fece qualcosa di estremamente sbagliato, ma infondo, irresitstibile.
Si chinò sulla ragazza, per poi scostarle i capelli dal viso. Con una carezza asciugò le sue ultime lacrime, per poi avvicinare il proprio viso al suo.
Ed infine, regalarle un tenero bacio a fior di labbra.
 
Non era stato nulla. Solo un tocco. Come in quella favola ... Forse dentro, sperava davvero di vederla svegliarsi ... Sorrise.
Quello sarebbe stato il loro ultimo contatto, e lei non lo aveva avvertito, ma non importava.
Era stato sufficiente.
 
Jake si voltò a guardare la luna, quando la piccola lo interruppe. "Zio!Guardala!"
Così lui fece, e venne più che sorpreso nel vedere la ragazza con gli occhi aperti che si sfiorava le labbra.
 
Lei aveva sentito quel delicato tocco. Era stato qualcosa di piacevole e speciale.
Alzò lo sguardo.
Un principe la teneva tra le sue braccia ... Gli guardò la bocca.
Era  lui ... Lui.
Posò le sue mani dietro la sua nuca, per poi attirarlo al suo volto.
 
Ma che stava facendo?
Sbagliava, era evidente.
Eppure, non era riuscita a fermarsi.
Quel contatto avvertito poco prima l'aveva riscaldata davvero.
 
Lei lo aveva attirato con un gesto debole.
Cosa faceva?
Si ritrovato ad ammirare i suoi occhi umidi da troppo vicino. Una vicinanza disarmante.
 
Erano troppo simili.
Troppo.
E due persone così simili, come potevano non provare un'attrazione velenosa, troppo, nei confronti dell'altro?
Qualcosa di troppo forte per essere contrastato.
Troppo forte per lui.
Confusionario per lei.
Ma in quel momento, lei si rendeva conto, di non riuscire a fare altrimenti. 
Lo aveva attirato a sè, lo aveva guardato negli occhi... Quegli occhi scuri. E poi lentamente, avevano assaporato l'uno, il calore dell'altro.
 
Quel bacio, era contraccambiato da entrambi...
 
Quel bacio.
Caldo, felice, odiato, amato, unico, velenoso, amaro, dolce... Inaccettabile.
 
Si staccarono per poi guardarsi negli occhi. 
Entrambi senza fiato.
Cos'era quell'elettricità?
Cos'era quella magia?
Loro erano un principe e la sua principessa ... Loro erano ... Uguali.

*AN
Alllloooooooraaaaa, non ci credo che sono già al capitolo 21! O_o
e che non mi avete ancora cercato di uccidere x''D
Sto capitolo è corto, e probabilmente molti di voi lo odieranno, ma diciamo che era abbastanza ovvio che prima o poi sarebbe successo... ^^''
Comunque, ciao e ci rivediamo alla prossima :D
Recensite ;)

*Scappa terrorizzata dai forconi che le puntano contro*

Ciaaaaoooo!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Una sera tormentata ***




Loro erano un principe e la sua principessa ... Loro erano ... Uguali.
 
Continuavano a guardarsi.
Gwen si posò una mano sul petto. Cosa aveva fatto. Lui non smetteva di guardarla, incantato dalla sensazione appena provata. Mai con nessun altra aveva provato qualcosa di simile.
 
La ragazza si alzò.
Per poi correre via.
 
Lui non la seguì. Avevano sbagliato, eccome se lo avevano fatto. 
Quel bacio era piaciuto a entrambi e questo era la cosa peggiore.
 
"Andiamo..." disse Jake prendendo la mano a Rose.
"La seguiamo?" chiese la piccola emozionata dopo avere visto lo zio baciare quella bellissima ragazza.
"No... Andiamo a casa" disse lui "Ti aspetta la tua mamma"
Così andarono.
 
Gwen arrivò a casa distrutta. Non aveva la forza di fare nulla. Non voleva neppure dormire. Non voleva sognare. Aveva paura anche solo di pensare di sognare Jake invece che Duncan. Non doveva dannazione.
Si diede un colpo alla testa mentre si abbandonava contro la porta di ingresso piangendo "Cos'ho fatto? Come ho potuto??"
Si alzò, per poi andare a fare una doccia sempre piangendo. Sotto quel getto sembrava quasi non ci fossero lacrime. Che fosse stato solo un sogno.
Ma non lo era, no.
 
E se Jake avesse detto qualcosa?
Forse, doveva. Sarebbe stato meglio se Duncan avesse saputo tutto? Sarebbe stato ... Diverso?
Cosa avrebbe detto?
Che domande, pensò lei chiudendo il getto, l'avrebbe lasciata.
Lui si era fidato di lei dopo tutto. Anche dopo che lei gli aveva rivelato ciò che credeva di lui. Lui le era sempre stata accanto.
Lo aveva accusato di tradimento, quando alla fine, era stata lei la più vile dei due.
Che mostro.
Solo un mostro.
Indossò in fretta un paio di pantaloni e una t-shirt larga e si mise a letto. Alla fine, dormire, era la sola cosa che l'avrebbe aiutata, anche se poco.
 
Jake era rimasto solo.
Sua madre lavorava tutta la notte, e lui aveva riaccompagnato Rose a casa.
Ora era solo. Brutta cosa.
La sua mente, non aveva da distrarsi, e si ritrovava perciò a commettere lo sbaglio che doveva evitare. Riflettere su quel bacio.
Bellissimo.
 
Aveva passato tutti quei giorni pensando che i suoi pensieri fossero qualcosa di impossibile, e perciò, non inoffensivi, ma poi... Lei lo aveva baciato. 
Era stato perfetto. Nuovo. Sensazioni incredibili. Una tempesta incredibilmente gradevole. Ora... Come avrebbe fatto a evitare ciò che provava? Come si sarebbero guardati?
 
Ora, non sarebbe più riuscito a vivere senza provare nuovamente quelle sensazioni. Il mondo, andava col diventare qualcosa in bianco e nero.
Ora, non si sarebbe più accontentato di vederla da lontano, o di infastidirla mentre serviva i clienti con quel maledetto vestito.
Quello stupido straccio che tutti osavano guardare!
Dannazione! Lei era sua!
No, si corresse immediatamente dopo aver realizzato di avere commesso un immenso errore, lei era di Duncan!
Loro si amavano!
 
Lui... Era felice. Realizzato, aveva tutto. Aveva conquistato anche l'ultima cosa che gli mancava.
E poi, lei, chi avrebbe scelto? 
Un povero ragazzo di quartiere o il figlio di un avvocato che aveva tutto?
 
Sorrise malinconico.
La favola, non cambia mai. Mai.
Lui è solo il servitore. L'aiutante a cui vengono affidate le parti da poco. Quello che rimane in silenzio mentre l'eroe sconfigge il drago.
Lui, è solo la spalla che viene ringraziato al pelo.
Favole, non erano mai sembrate tanto ingiuste a un bambino che credeva di poter essere lui, il principe.
"sì, come no... Il ragazzo cattivo, forse sono proprio io il drago, qui" disse estraendo dalla tasca una sigaretta. L'accese.
"Se non ci fossi mai stato... Tutti sarebbero stati più felici.. Duncan, Gwen... Persino mia madre."
Guardò il soffitto.
Sua madre aveva sempre faticato a badare alle spese dei bambini. Due. Se lui non ci fosse stato... Sarebbe stato più semplice.
Gwen invece, amava Duncan. Non lui. No. Lui si era messo in mezzo, ma non c'entrava.
Duncan... Lui, lui stava subendo troppe sofferenze a causa sua.
 
Come avrebbe fatto ora?
Cosa avrebbe detto all'amico?
Nulla.
Non poteva rovinare loro. Sarebbe stato zitto. Sì, lo avrebbe fatto per lei. Per non vederla più piangere.
Sospirò.
 
"Solo danni porto..." disse buttando il filtro ormai al limite.
Andò in camera.
Era meglio dormire.
 
Duncan aveva passato quella serata a riflettere. Gli stava sfuggendo tutto dalle mani. Era come se tutto stesse diventando offuscato... Come immerso nella nebbia. 
Gwen non c'era più. Non sarebbe tornata quella notte.
Non l'aveva baciata. L'aveva sentita appoggiarsi a lui, con amore... Vero?
A lui non sembrava e non aveva ricambiato. Forse aveva fatto bene. Forse.
Lo amava ancora? Era come se tutti i dubbi dei giorni precedenti tornassero a galla. 
Forse erano troppo diversi. 
Avrebbe dovuto dirle la verità fin da principio... Doveva dirle tutto della sua famiglia, della sua ricchezza, ma non lo aveva fatto. A causa di Jake.
Lo aveva visto avvicinarsi pericolosamente. E non voleva che le differenze fossero così tante. E non voleva che lei notasse quella somiglianza che li univa, ma forse aveva sbagliato. No, certamente.
 
Se ne era andata.
Non aveva ricambiato il suo bacio.
Aveva sbagliato per tutto il tempo.
 
E lui senza di lei cos'era? Non era nulla.
Era morto. Il cuore a pezzi. Uno straccio. L'ombra di un ragazzo. Un'immagine sfocata.
Avrebbe pagato tutto per averla tra le braccia in quel momento. Per chiederle scusa. Lo avrebbe anche rubato quell'attimo.
Ma non sapeva nemmeno dove fosse andata.
Dove?
 
Perchè non la chiamava?
Lei se ne era andata. Lui voleva spiegazioni. Le voleva, ma lei, infondo, gliele aveva date. Aveva bisogno di farcecla da sola... Poteva capirla.
Doveva ancora tornare come prima... Diceva lei tutti i giorni.
 
Eppure, quelle parole, gli erano sembrate finte. False.
Lui, non le credeva. Lui che per primo aveva detto di fidarsi cecamente di Gwen, non le credeva. Aveva paura... Terrore.
Ma non lo avrebbe mai ammesso.
 
"Testardo!" si disse prima di prendere il cellulare sentendosi codardo "Pronto?"
"Ciao, sono io..."
"Oh! Duncan che succede?"
"Accetto quell'invito" disse lui alla sorella "Non ce la faccio da solo"
"Ok..."
 
detto questo riattaccò.
 
Non voleva più stare lì. Non senza Gwen. Era solo una trappola per i suoi ricordi. Iniziò a mettere i vestiti nelle valige.
Lui non era insicuro. Sapeva perfettamente ciò che faceva. Lui si rendeva perfettamente conto della propria scelta.
Lui combatteva sempre e stavolta non sarebbe stato da meno. Semplicemente, combattere contro se stesso e i propri ricordi risultava stupido. O almeno così si ripeteva.
 
Non voleva credere che per la prima volta nella sua vita si stava ritirando... Non poteva essere così.

*AD
Allooooora! Capitolo noioso?? ^^''
è per farvi capire le sensazioni di ognuno dei personaggi (dei protagonisti), spero vi sia piaciuto e che recinsate :D
Ciaoo! :DD

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Incertezze e segreti ***


La mattina successiva Gwen si svegliò agitata dopo una notte praticamente insonne. Aveva sbagliato tutto.
Per lo meno non aveva fatto sogni che potessero confonderla ulteriormente, pensò.
Si alzò, per poi indossare la divisa ed uscire.
 
Da quella casa, per andare a scuola doveva svegliarsi un po' prima... Ma non di molto infondo. Tutto sommato era davvero una delle migliori abitazioni che potesse scegliere.
 
Guardò il cielo. Il sole trapassava lentamente quell'ostinato strato di nubi famosissimo a Londra. 
Continuava a guardare il cielo camminando, così da non rendersi conto della persona che le si trovava di fronte.
"S-Scusa!" disse tornando con gli occhi bassi "Stavo guardando le nuv-" si bloccò. DI nuovo lui. Jake.
Erano soli... Si rese presto conto lui.
Avrebbero... Parlato?
 
Ma chi dei due ne avrebbe avuto il coraggio infondo?
"Non importa" si limitò il ragazzo a sussurrare "Comunque..." disse posandole una mano sulla spalla per poi farla voltare "Stavi andando dalla parte sbagliata" scherzò lui.
 
Non voleva dire nulla. 
Realizzando questo pensiero Gwen si limitò ad annuire. Era davvero la cosa giusta evitare l'argomento? Fingere che non fosse accaduto nulla?
No, era evidente, ma forse era la strada più facile. Sì, certamente lo era.
 
"Grazie" disse perciò lei tornando a camminare con il ragazzo alle spalle.
"Che ci fai qui? Intendo dire... Tu... Vivi con Dun-"
"No. Mi sono trasferita ieri"
Il ragazzo iniziò a riflettere. Aveva visto Gwen uscire dalla palazzina di fronte a casa sua. Perchè proprio lì tra tutti i posti del mondo? A fianco la casa del cattivo... Di quel dannato portatore di scompiglio e frustrazione...
 
E ovviamente, la sua mente non potè evitare di pensare al perchè avesse deciso di trasferirsi proprio lì. 
Voleva chiederglielo, ovvio. Lui era il primo a cui importava sapere cosa significava il gesto della sera prima. Il primo al quale importava... E forse quel gesto, aveva a che fare con sentimenti reali... Forse. La sua mente lo desiderava con tutta se stessa. No, il suo cuore, si corresse.
Ma lui, infondo, di cuore non aveva mai saputo nulla. Potevano essergli perdonati errori, no? Per il primo amore... 
Ma non così gravi.
 
Si sentiva malato.
Dondolava tra il proprio dovere e volere.
Tra la propria giustizia e il proprio desiderio. Troppo contrapposti.
Due fili legati insieme ma tesi fino al punto di spezzarsi. Ormai mancava poco perchè cedessero. Ed era per questo motivo che doveva allontanarsi da lei... Infondo, lo faceva anche per se stesso, continuava a dirsi per convincersi.
 
Gwen sentiva i passi del ragazzo alle sue spalle. Si sorprese nel sentirsi soffocata da quel silenzio. Voleva che parlasse. Che le dicesse cos'era quel bacio. Cosa significava... Ma a lei, non doveva importare. No. Affatto.
Allora perchè si sentiva stretta da una morsa così dura.
Voleva urlare. 
Voleva fermare d'improvviso le gambe e chiedergli tutto. 
Ma non lo fece.
 
Ed ecco che dopo pochi minuti comparse di fronte ai suoi occhi il cancello della scuola.
Un semplice "ciao" e i due si divisero.
 
Lei arrivò in classe puntuale. Non c'era nessuno.
 
Duncan aveva deciso di entrare alla seconda ora, così da avere tutto il tempo per sistemare i propri vestiti nel nuovo appartamento che Adrienne gli aveva offerto di dividere.
Era ancora tormenato dai pensieri della sera precedente, ma non importava.
 
Quando arrivò a scuola e vide Gwen seduta sempre lì, in quel banco vicino al suo, gli sembrò quasi fosse tutto come sempre.
Si sedette "Ciao amore!"
Lei lo guardò. Amore... Sì. Amore. Lo amava. Ma non poteva mentirgli per sempre e questo lo sapeva. "Ciao" disse fingendo un sorriso. Rimase in silenzio qualche momento, per poi capire, che non poteva farcela, no "Duncan... Dobbiamo parlare"
 
Aspettarono quindi l'ora di pranzo. Uscirono dalla scuola dirigendosi nel giardino per poi trovare un angolo appartato.
"Che succede?" chiese Duncan preoccupato.
La ragazza abbassò lo sguardo mentre sentiva gli occhi inumidirsi "Vedi ... Dobbiamo... Prenderci una pausa"
"Pausa? Aspetta!" disse lui afferrandole il mento per poi portare quel suo sguardo su di lui "Mi stai lasciando? perchè?"
Lei si staccò "Perchè non posso fare altrimenti! Io ... Sono confusa"
"M-Ma io ti starò vicino! Sono pronto a tutto! Non importa se ti senti ancora male, io-"
"D-Duncan... Non è per quello... Il mio passato ora, non c'entra... E' il presente che sta diventando troppo confuso..." balbettò Gwen ormai piangendo.
"Cosa intendi?"
"Intendo che non voglio mentire a nessuno! Soprattutto non a te! E stare insieme sarebbe il modo peggiore! Credimi!"
"Non mi ami più?" disse lui sentendo quelle sue stesse parole ferirlo a morte.
"Non ho mai detto nulla di simile" sussurrò lei "Ho solo paura di non essermi guardata dentro con attenzione... Ho paura di avere confuso sentimenti per altri..."
 
Duncan spalancò gli occhi. 
Quella frase voleva dire che lei si era ritrovata a confrontare due differenti sentimenti. Due sentimenti che provava... Per lui e? chi altro?
Tutti quei dubbi tornavano. 
Forse era proprio come pensava all'inizio. E come altro poteva essere? Infondo l'aveva vista solo al fianco dell'amico. Jake.
La loro somiglianza, l'aveva portata ad amarlo, o comunque a pensarlo.
Congetture, probabilmente solo congetture, sperava con tutto se stesso lui. 
Ma su quello non poteva rimanere in silenzio come aveva fatto tutti i giorni precedenti. Non ce la faceva. Era troppo dura anche per lui.
"Chi è?" non riuscì a trattenersi.
 
Lei spalancò gli occhi sempre tenendoglieli celati sotto il viso. Come lo sapeva? Lui capiva troppo di lei. Il che la disorientava. Ancora più confusione, incredibilemente fristrante.
"I-Io..." non ce la faceva.
Come poteva dire al suo ragazzo di avere paura di essere innamorata del migliore amico di lui? Sarebbe stato troppo meschino. 
"Non vuoi dirmelo?" disse lui cercando di mantenere la voce più calma che potesse.
"Non è questo, solo che..."
"Solo che mi ferirebbe troppo, eh?" Lei finalmente decise di guardarlo. Stava guardando malinconico il cielo, e quella finta calma la feriva molto di più di quanto l'avrebbero ferita lacrime o un suo sguardo arrabbiato. Quella fintissima muraglia.
"Perchè... Se io sapessi che hai una cotta per il mio migliore amico, ci starei troppo male..." finì lui.
Lei non si trattenne. Una ad una quelle salatissime perle di dolore solcavano le sue guance. Cosa fare... Annuire, parlare...Sembravano tutte azioni impossibili in quell'istante.
Era come paralizzata.
"C-Come..."
"L'ho capito... Me lo aspettavo... Infondo, siete... Simili... Gwen, tu lo ami?" chiese lui avvicinandosi a lei scritandole oltre quel dolore che le ottenebrava i sentimenti.
"I-Io... Non lo so! E' questo che mi preoccupa! Il fatto che non sia in grado di capirlo! Io non voglio mentirti! Ho bisogno di capire da sola la verità! Perchè con te... Sarebbe troppo difficile! Ferirebbe troppo!" ammise infine lei.
Duncan la guardò. Aveva ragione. Dannatamente ragione. E questo era orribile.
 
Se aveva pensato che Gwen potesse innamorarsi di jake, era anche vero che aveva pensato che il ragazzo potesse innamorarsi di lei. 
Perchè infondo Jake e Duncan erano uguali. Lo stesso carattere. E due ragazzi così simili non potevano non rischiare un destino peggiore.
Un amore in comune. Incredibilemente orribile. Incredibilmente lacerante.
Ed il fatto che quei dubbi iniziassero a farsi sempre più reali era la cosa peggiore di tutto. Anzi no, il fatto di amarla si rivelava la cosa paggiore. Il fatto di amarla al punto di desiderare il suo bene in modo tale da potere rinunciare al suo stesso.
E quindi a lei.
 
"E per questo ti sei trasferita?"
"I-Io... Sì, anche per questo... Mi dispiace, ma per lui sento qualcosa... E' innegabile. Per quanto sia confusa, questo lo capisco anche io... E forse..."
"Forse è proprio amore?" chiese Duncan incerto se volere sapere la risposta.
"Forse..."
 
Il ragazzo spalancò gli occhi.
Era rimasto dietro quel muro tutto il tempo. Li aveva sentiti arrivare, parlare, ma non se ne era andato... Era rimasto lì a occhi chiusi ad ascoltare senza prestare troppa attenzione, ma lei, lei aveva detto quelle parole che aspettava da giorni... Parlava di amore. Amore per lui stesso. Ora... Cosa faceva?
Non riuscì nemmeno a porsela quella domanda che si mostrò ai due. 

AD
Spero vi sia piaciuto :D
e sto già scrivendo il prossimo capitolo è.è finchè non mi danno troppi compiti ne approfitto :33 x'D
comunque recensite e ciao :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Decisioni sbagliate ***


Il ragazzo spalancò gli occhi.
Era rimasto dietro quel muro tutto il tempo. Li aveva sentiti arrivare, parlare, ma non se ne era andato... Era rimasto lì a occhi chiusi ad ascoltare senza prestare troppa attenzione, ma lei, lei aveva detto quelle parole che aspettava da giorni... Parlava di amore. Amore per lui stesso. Ora... Cosa faceva?
Non riuscì nemmeno a porsela quella domanda che si mostrò ai due. 
 
Gwen lo aveva visto apparire lì e si era sentita morire. Non sapeva più cosa dire... Troppi segreti. Sentì il cuore aumentare i battiti. Jake guardò Duncan. Poi lei.
Rimanevano in silenzio... Incastrati in un tempo troppo confuso... 
Sentiva la gola secca ma non poteva non farla quella domanda "Bambolina... E' vero?" sussurrò Jake alla fine.
Lei sentì la forza mancarle. Crollò di peso sulle ginocchia mentre iniziava a singhiozzare e avvertiva il volto arrossarsi. 
"Sì... E' vero" disse infine.
"Io... Vado" disse Duncan con gli occhi spenti. Non ci credeva. Era diventato tutto vero... Tutto ciò in cui aveva creduto semplicemente si stava realizzando. Era come se una dannatissima stella cadente gli stesse avvelenando l'esistenza.
Jake era rimasto qualche minuto lì. Fermo con Gwen di fronte, poi capì che doveva solo parlare con Duncan.
Gli corse dietro.
 
"Duncan! Fermo!"
"Che vuoi?" disse l'amico fermandosi.
"I-Io devo dirti che..." disse con il fiatone
"La ami?"
"Mh?"
"Rispondimi e basta" incalzò Duncan
"Sì" ammise il ragazzo alla fine capendo che al proprio fratello, non si poteva mentire.
"Beh... Me lo aspettavo... Siamo troppo uguali... Troppo, dannazione" disse Duncan. Non era arrabbiato, affatto. Non poteva odiare il suo migliore amico e nemmeno colei che amava e questo lo frustrava moltissimo... Non riusciva a odiarli... Non sapeva cosa fare. Desisderava potersela prendere con loro, ma... Non poteva. Odiare le persone più speciali della sua vita...
Fece per andarsene, ma l'amico lo fermò "Aspetta! Tu... Duncan... Mi dispiace... Io non volevo"
"Idiota! Sei sempre stato uno stupido... Ti innamori e mi chiedi scusa... Smettila, per favore" quelle ultime parole erano una vera e propria supplica.
"O-Ok... Io, mi farò da parte e..."
"No. Finchè lei ha bisogno di te... Per capire, stalle vicino"
Jake spalancò gli occhi sorpreso. Ma che stava dicendo? Di rimanere vicino a quella bambolina nonostante tutto... E come poteva?
"Ma Duncan-" "Fallo!"
Si guardarono. Niente rancore tra i due, semplicemente reciproca sofferenza... Molto peggio del rancore forse... Soffrire tanto per il bene dell'altro. 
Duncan era la famiglia che non aveva mai avuto. Quella sincera. Quella che tutto sommato non lo aveva mai abbandonato... Si era arrabbiato per nulla. La storia della maid era solo una piccola vendetta, un dispetto. Niente di più. Si era sentito portare via qualcosa, ma la verità era che nessuno poteva portargli via un fratello. Nessuno.
 
Jake era sempre stato vicino a lui anche se suo padre lo aveva maltrattato in ogni modo possibile. La pecora nera della famiglia smitt. Con lui aveva avvertito quel senso di casa che dentro la sua di villa, non aveva mai avvertito. Quel senso di normalità di cui un bambino necessita per sentirsi felice.
 
Ora si ritrovavano ad amare la stessa ragazza. Ma sarebbero rimasti fratelli per sempre, questo lo sapevano. Eccome.
Duncan è il maggiore. Quello maturo. Era sempre stato così, anche se avevano la stessa età, lui era stato cresciuto, accudito e istruito in tutto. Lo avrebbe ascoltato.
 
"Fallo, se non lo fai per me, fallo per lei"
"Sì... Ok..."
"Grazie Jake" disse Duncan per poi andarsene.
 
Duncan è il maggiore, tornò a pensare quel ragazzo rimasto solo.
Ma non voleva dire nulla. Si sa che molto spesso a commettere gli errori, sono gli adulti. 
Non poteva ascoltarlo. Non poteva fare in modo da rovinargli ulteriormente la vita. Sentì una stretta al petto. La terza da quando aveva incontrato quella bellissima bambolina. 
Avrebbe fatto la sola cosa giusta, infondo, tutti stavano meglio senza di lui.
 
La ragazza era rimasta seduta in quel prato e guardava l'erba muoversi al vento... Aveva lasciato Duncan per comprendere meglio se stessa, per non illuderla. Forse era la prima cosa giusta che faceva da quando aveva incontrato Jake.
Guardò il cielo. Non voleva tornare in classe. Decise perciò di dirigersi verso casa. Non ce la faceva. Non quel giorno. Pensare di rivedere il viso di Duncan... Era troppo dura... 
"Eccomi che fuggo di nuovo... Patetica" disse ripercorrendo la strada di un paio d'ore prima...
 
Nemmeno Jake voleva continuare quella stupida giornata... Doveva smetterla e basta. Andarsene verso nemmeno lui sapeva dove, ma almeno allontanarsi... Quello sì.
"Dove vai?? Sei pazzo? Lasciare la città?? Ma perchè? No! Riflettici ti prego!!"
gli risuonavano in testa le parole di sua madre.
Aveva cercato di fermarlo in ogni modo, persino piangendo.
"Starà meglio senza di me..."
Invece ora era lì, che camminava verso la stazione con una valigia con il minimo indispesabile.
"Staranno tutti meglio..." disse infine pensando a quella ragazza che gli aveva dato troppo fino a fargli girare la testa dalla felicità.
"Tutti..."
 
Gwen arrivò di fronte alla porta di casa... Poi, vide una donna, dall'altra parte della strada in lacrime che guardava a sinistra e a destra in preda all'ansia.
Poi, riconobbe da dove era uscita. La casa di jake.
Si avvicinò.
"S-Signora, sta bene?"
"Bene? Come potrei stare bene? Mio figlio mi ha appena detto che se sta andando!" disse in preda alle lacrime la donna... La madre di Jake, realizzò Gwen.
"J-Jake..." sussurrò.
"Lo conosci? P-Perchè se ne va? Dimmelo!"
"I-Io..." alzò lo sguardo mentre la donna si lasciava cadere a terra in preda alla disperazione.
"Io lo troverò!" disse la ragazza guardandosi intorno... La stazione... Probabilmente avrebbe preso un treno... Non poteva permettersi un aereo. E il treno era abbastanza veloce da portarlo lontano in fretta. "Lei... Stia qui, ok? Le prometto che lo troverò!" 
La donna singhiozzò semplicemente, mentre Gwen iniziò a correre verso la strada che portava verso la stazione.
 
Era tutta colpa sua. Lo aveva capito... Se ne stava andando a causa sua... Delle sue parole... Lui la odiava infondo. Glielo aveva detto, dannazione. Ma lei non poteva rimanere a guardare... Lui doveva rimanere... Non capiva nemmeno lei perchè stesse paingendo, ma era così. Alzava alle volte gli occhi al cielo come per lanciare qualche misera preghiera di arrivare prima della sua partenza... Perchè lo stava facendo? Non poteva essere semplicemente per quella confessione confusa e insicura... No.
 
"JAAKE!" si ritrovò ad urlare aumentando ulteriormente quella corsa che la stava consumando... Lei non aveva resistenza fisica... E questo, iniziava a farsi sentire...
 
Il ragazzo era davanti a quella folla. Poi, una voce, flebile, lontana che diceva il suo nome... Forse solo immaginazione... Forse solo quella, già. Continuò a camminare finchè non decise di voltarsi un'ultima volta e vide un gruppo di persone aggruppate intorno a qualcosa... Si avvicinò.
 
Gwen era a terra. Tremata.
"Stai bene ragazzina?" "Sei crollata a terra all'improvviso..." "Ehy" dalla folla giungevano mille domande "S-Sto bene... I-Io devo..." aveva il fiatone "Devo ferma-fermare.."
"Bambolina" la sua voce. La ragazza alzò lo sguardo.
"Oddio... Sei qui... Grazie al cielo..."
"Che stai dicendo?" 
"Che non devi mai più fare una cosa simile idiota!" disse lei guardandolo.
Lui si chinò alla sua altezza senza dire una parola. Le asciugò una lacrima accarezzandole con delicatezza una guancia.
"Stupido! Come ti salta in mente di lasciare Londra? Non farlo! Lo so sai? Lo so che tu per me non provi nulla, ma non importa! Non ti starò intorno e-"
"Io ti amo"
 
La ragazza sentì le parole fermarsi in gola per poi sciogliersi in sospiri confusi... La amava.
"M-Mi ami?" chiese con la voce spezzata.
"Sì... Per questo ti ho baciata... Ma è sbagliato, perciò, io me ne devo andare... Per te"
"Cosa? Ma io ho bisogno di te!"
"No invece!"
"Si! Ti prego! Non solo io! Tua madre? Pensa a lei!"
"Lei starà meglio... Tutti staranno meglio... Io porto solo frustrazione"
"No! Io... Sono felice con te! Sto bene!" confessò lei "Ti prego non fare stupidaggini Jake..."
"I-Io..." guardava Gwen piangere... Per lui, e forse questo lo confuse troppo. "Resterò..."
La ragazza lo abbracciò.
Dalla folla si alzarono degli applausi... Le persone li guardavano commossi.
 
Lui desiderava davvero amarla, per quanto fosse sbagliato lo voleva. Ma chi è che infondo al mondo non ha mai sbagliato...
La strinse di più.
Era la prima volta che la teneva in quel modo. Ed era stranamente bello. Non credeva di potersi sentire tanto appagato solo per l'abbraccio di una ragazza. Invece con lei poteva provare tutto.
 
Si diressero a casa.
"Jake!" la madre lo guardò "Come hai potuto? V-Volevi lasciarmi??"
"Mi dispiace..."
La donna guardò Gwen "Grazie... Grazie per avere ritrovato mio figlio... Grazie..."
Lei sorrise. Si sentiva ancora debole. Le tremavano le gambe e Jake lo notò "Vuoi che ti aiuti... Ad arrivare fino a casa tua?"
La ragazza annuì sentendosi tanto debole da doversi aggrappare ad un lampione, così lui la fece appoggiare al proprio corpo, per poi aiutarla fino al suo appartamento.
"Scusa per tutto ciò che ho fatto oggi bambolina..." disse lui mentre se ne andava
"E' successo tutto a causa mia... Se non avessi mai fatto nulla... Se non mi fossi mai confusa..."
"Stupida!" disse dandole un piccolo colpo in testa "Non è colpa tua... I sentimenti non si possono controllare... Qualisiasi essi siano... Ormai l'ho capito. Ho cercato di illudermi di non provare nulla per te e alla fine, mi è servito solo a capire quanto mi sbagliassi."
Un'altra cosa incredibile di Jake... Come parlasse calmo dei suoi sentimenti... Ormai infondo, non aveva più nulla da nascondere, si diceva. Quindi, poteva parlarne... Anche se dentro l'imbarazzo restava.
Le asciugò le lacrime. Poi iniziò a guardarla. Quel bellissimo volto. Era una droga. Indispensabile... Si alzò. Doveva andarsene "Ciao"
"Ciao"
 
Uscì. Si diresse verso casa dove lo aspettava Adrienne "Che ci fai tu qui?"
"Io... Devo parlarti di Duncan..."
"Ti ha detto tutto?"
"Esatto. Era lei quindi, la ragazza di cui mi parlavi, eh?"
"Già" sospirò Jake "Lui come sta?"
"Si nasconde... Finge di stare bene. Ma mi ha detto di dirti una cosa..."
"Cioè?"
"Cioè che vuole che se sei tu quello che lei vuole, di renderla felice, perchè lui... Non c'entra."
"Io... Non so cosa fare"
"Mh?" chiese la ragazza confusa.
"Io, non riesco a starle vicino senza oscillare tra la follia e la felicità. Cioè, io ... La amo... Sì. Ma il fatto è che quando è con me mi sento felicissimo ma anche frustrato. Arrabbiato con me stesso. In colpa nei confronti di Duncan." ammise Jake
"E' comprensibile" disse lei abbassando lo sguardo per poi uscire di casa "Ciao"
 
Era stata fredda. Secca. Non capiva.
Lui la seguì "Aspetta! Sei arrabbiata con me?"
"I-Io... Non è questo Jake... Io so ciò che provi... E non voglio dire nulla, per questo me ne vado e basta! Ciao!"
"No! Adrienne! Per favore! Aspetta!! Dimmi! Mi hai sempre detto tutto, no? Ora decidi che non è più il caso?"
"Non ho detto questo... Ma proprio in questo momento, no"
"Ma noi, non siamo una famiglia?"
"No! Dannazione, no Jake! Tu... Tu non capisci? Tu non sei mi fratello! Puoi essere quello di Duncan, ma non il mio!" disse infine andandosene. 
Il ragazzo non capiva. Ma quelle parole... Lo avevano ferito, eccome. Era rimasto fermo a guardare l'orizzonte. Era come se una parte del suo cuore fosse andato in pezzi... Adrienne lo aveva trattato come un mostro... Non capiva...
 
Gwen era rimasta sola in casa. Prese il cellulare. Si sentiva ancora male... Aveva tenuto nascosto a Duncan il bacio... E persino quel particolare la infastidiva... Digitò il numero praticamente certa che non le avrebbe risposto. Che avrebbe preferito sputarle in faccia, ma non importava. Avrebbe accettato ogni sua reazione.

*AD
Ciaaaao :33 Allora? Vi piace il capitolo? 
Allora, Adrienne stronza ahahhaha x''D e beh, povero Duncan T_T e anche Jake T_T
vabbè x''D in affetti non so più che scrivere :33 mmhhh... Recensite ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** scelte ○ FINE ***


*Riciao :'')  oggi ben due aggiornamenti :') è perchè avevo iniziato da un po' a scrivere alla fine sono riuscita a finire proprio :''( Ahimè, siamo all'ultimo capitolo della ff... Spero vi piacerà! :3
è
dedicato a tutti voi lettori, che avete avuto la voglia di leggervi tutti capitoli *o*!!!
E beh, ora vi lascio :') mi raccomando
recensite eh! 

p.s. so già come sarà la mia prossima storia ^_^ yeeee x''D no, vabbè, se vi va, spero la seguirete, sarà molto diversa da questa e decisamente più "d'azione"*



"Duncan devo dirti una cosa... Non posso dirti tutto a metà... Perchè infondo so di tenerci a te e molto..."
"Cosa succede?"
"Vedi... Io..."
Il ragazzo era di fronte al semaforo. Era verde per i pedoni, iniziò ad attraversare in fretta non sapendo quando sarebbe potuto diventare rosso...
"...Ho baciato Jake..."
Si fermò.
Non se ne rese nemmeno conto. Si fermò. In mezzo a quella maledetta strada. E fu in quell'istante che il semaforo si fece rosso, e fu in quell'istante che un'auto passò.
"...Ma non è stato nulla, io... Non so ancora se lo amo... Ecco. Dovevo dirtelo." concluse Gwen. Si aspettava qualcosa, invece, nessuna risposta.
Che avesse attaccato?
"Pronto? Duncan? Ci sei?? Duncan!" nulla. Probabilmente era così. Aveva riattaccato la linea.
Sospirò.
Doveva odiarla. Ed infondo non lo si poteva biasimare... Lei aveva sbagliato tutto. Non si era fidata, non lo aveva ringraziato... Nulla. Non una vera gentilezza da quando l'aveva aiutata con il suo stupido passato.
"S-Sono un mostro..." disse accasciandosi a terra lasciando il cellualre sul letto.
 
Duncan non l'aveva più chiamata... In tutto il giorno. Si sentiva in ansia... Ma che poteva fare?
Sentì il cellulare vibrare: una chiamata.
Agguantò frettolosamente l'oggetto per poi poggiarlo all'orecchio "Pronto?"
"Buongiorno, lei è una conoscente del signor Duncan Smitt?"
"S-Sì... Perchè?"
"Ha avuto un incidente... E' stato investito da un'auto, ora è qui, in ospedale"
Gwen spalancò gli occhi. Lui non aveva mai attaccato "E'-E' grave??"
"Ora è al pronto soccorso... Senza sensi... Lo stanno operando di urgenza... Signorina, la preghiamo di venire al più presto"
"C-Certo! Arrivo subito!" balbettò lei già mettendosi la giacca.
 
Prese un taxi e dopo qualche minuto si ritrovò all'ospedale... 
Era davanti quella porta... Sopra c'era un cartello con su scritto "Chirurgia di emergenza". 
"E' lì dentro..." disse con le lacrime agli occhi iniziando a vagare per il corriodio... 
In quell'istante, si rese conto di quanto lo amasse... Duncan era la sua vita. Lui aveva fatto tutto per lei. E lei aveva dubitato. Troppe volte... Cosa provava per Jake allora? Amore, ma un amore diverso, molto.
Ora, in quel momento era certa di potere dare la vita per Duncan... Ne era certissima. Ricordava tutte le sue azioni... Dolci. Gentili. Uniche. Lui c'era sempre stato.
 
Era a causa sua se ora andava tutto a rotoli. Se lui rischiava la vita. 
A causa dei suoi errori e dei suoi dubbi. Lo amava. Ne era certa. Ma dannazione... Sapeva di amare anche Jake. Sì, ormai lo sapeva. E tra due amori diversi, quale è il più forte? Quale dei due il più vero?
Quello nato per resistere?
 
Sentì dei passi alle sue spalle. Si voltò. Era Adrienne.
"Dov'è?" chiese la ragazza con le lacrime agli occhi.
Gwen indicò con la poca forza che aveva la porta "E' lì... Da ormai un'ora..." disse per poi voltarsi.
"Come è successo?"
"E' stata colpa mia! Eravamo al telefono e... E gli ho detto di Jake e del bacio e lui... Lui si è distratto ed ora sta rischiando la vita!" urlò Gwen piangendo.
"Sì, è stata colpa tua... Da quando ci sei tu, non succedono altro che danni! Prima Jake, poi lui! Io... Io credevo fossi la ragazza giusta per Duncan, ma poi, poi... Poi..." si lasciò andare in un pianto sommesso e doloroso "Poi hai rovinato tutto! TUTTO!"
"I-Io... Scusa" disse senza parole... Non poteva contraddire. Da quando era arrivata a Londra aveva rovinato la vita a tutti... Doveva andarsene. Ora che era guarita, poteva. Sì. Lo realizzava solo ora... Ma era proprio così.
Poteva farsi nuovi amici e lasciare i vecchi a delle vite normali... Felici.
 
 
Poco dopo una barella uscì trasportata da quattro medici che correvano "Presto muovetevi!" urlarono. Sopra c'era Duncan.
"DUNCAAAN!!" urlò Gwen non trattenendosi.
 
Sentiva tutto ovattato. Che era successo? Quel sapore metallico alla bocca. Respiro affannoso. Aprì lentamente gli occhi. Tutto sfocato... E tra tante voci che urlavano una, in particolare, chiamava il suo nome lacerata da una lama... Gwen.
Voleva alzarsi. Urlare che era lì. Che stava bene. Ma non ce la faceva. Era tutto troppo pesante.
 
"Zitta!! Zitta! Tu non hai il diritto di avvicinarti a lui! Lascialo stare! Non venire mai più!! Smettila! Smettila di metterti in mezzo a noi! Ti prego... Smettila... IO LO AMAVO! IO! E LUI SI E' INNAMORATO DI TE! JAKE AMA TE!" finì Adrienne alle prese con una rabbia troppo grande per lei... "Vattene..." disse alla fine rendendosi conto di ciò che le aveva appena detto.
 
"Ami Jake..."
"Zitta. Tu non sai nulla di lui! Perchè lui ama te?" chiese infine come alle prese con una domanda che dipendeva la sua vita o la sua morte...
"Scusa..." si limitò a dire Gwen.
 
Poi corse fuori. Adrienne aveva ragione. Lei stava rovinando la vita a tutti loro. Tutti. Prima a Duncan, poi a Jake e infine anche a lei. Doveva andarsene. Per sempre. Tornare in Canada. Sua madre e suo fratello avevano bisogno. Un disperato bisogno di lei... Sì, vero? A qualcuno lei doveva pur servire...
Corse in fretta a casa.
 
Prese la valigia ed iniziò a infilarci dentro tutti i suoi vestiti: quelli che le aveva preso Duncan, quelli che si erano salvati dall'incendio, ed infine la divisa scolastica...
Aprì il portafoglio. Aveva dentro $25,00, ma sapeva di avere raccimolato la somma giusta per un biglietto.
Andò quindi a cercare per i vari cassetti, finchè non raggiunse i $350,00. Aveva messo insieme i risparmi per bolletta, affitto, cibo e acqua, ma soprattutto anche quelli per il regalo che aveva avuto fino a pochi giorni prima intenzione di fare a Duncan... Ma ormai non sarebbero più stati usati così.
 
Scrisse velocemente un biglietto per la padrona di casa, lasciandoci sopra $50,00 per scusarsi.
Poi, uscì velocemente dall'edificio.
 
Camminava per i marciapiedi londinesi in uno stato di totale desolazione mentre accostava a sè il trolley blu. 
Stava camminando attraverso una piccola vietta commerciale, quando si fermò di fronte un negozio di televisori.
Andava in onda un telegiornale
 
"Un grave incidente è avvenuto quest'oggi vicino a Kandmen Town. Un ragazzo, appena 17enne è stato investito da un'auto. L'autista afferma che il ragazzo era al cellulare e che ad un certo punto si è fermato in mezzo alla strada, e lui non è riuscito a fermarsi in tempo. L'autista è ora fermo in centrale..."
 
Gwen guardava gli schermi con il cuore a pezzi. 
Parlavano di Duncan. Avevano definito l'incidente grave. 
Continuò ad ascoltare...
 
"... E questo è ciò che si sa dell'uomo che era al volante, mentre passando a parlare del ragazzo, è stata avvisata la famiglia. Ora la vittima, Duncan Smitt è stata sottoposta ad un intervento d'urgenza, che è da poco terminata. Il ragazzo si trova ora in prognosi riservata, ma sembra da fonti attendibile dell'ospedale, che sia in condizioni tanto gravi da potergli essere ancora fatali. Sono state riscontrare più fratture nel corpo, e un'emorragia interna che si è cercata di fermare, ma di novità certe nulla, purtroppo a livello cerebrale non si sa ancora niente, e questo preoccupa più del resto i medici."
 
"Duncan..." 
 
Senza rifletterci si voltò dall'altro lato abbandonando la valigia su quel marciapiede umido per poi iniziare a correre nuovamente verso di lui...
 
Correva con tutta se stessa mentre il terrore le attanagliava il petto. La paura di perderlo, per sempre. E pensare che fino a poco prima programmava di lasciare Londra. Anche quello comportava non rivederlo più.
"Duncan!"
Correva con tutta la sua anima.
Sperava solo che quella stanchezza non arrivasse. 
E così fu. C'era qualcosa, che la spronava a non cedere. No. Avrebbe continuato a muoversi fino a raggiungerlo. Non poteva lasciarla. Lei ne aveva bisogno. Doveva sentirlo vicino. Sentirlo al suo fianco. Respirare. Parlare. Toccarla. Abbracciarla. Lui doveva ancora curarla. Dovevano ancora fare troppe cose... Lei, lei lo amava.
Lo amava con tutta se stessa.
 
Era quello. L'amore vero. Qualcosa per la quale, nel caso fosse morto se ne sarebbe andata anche lei. Lo sapeva.
Ora capiva.
Capiva tutto.
Era quello a farla correre così, senza mai fermarla. Lo avrebbe raggiunto. In un modo e nell'altro sarebbero stati insieme. Vivi o meno. 
Questo era tutto ciò che lei desiderava.
 
Jake era casa. Confuso.
Si sentiva strano... Adrienne lo aveva totalmente destabilizzato. Perchè lo aveva trattato in quel modo?
Lui non si sentiva di avere sbagliato... Forse, aveva detto qualcosa?
Prese un respiro, mentre accendeva la tv e gli si parò di fronte un telegiornale... Lo guardava annoiato, finchè non sentì un nome "Duncan Smitt"
Spalancò gli occhi.
Per poi correre fuori da casa verso la clinica di cui aveva sentito il nome. 
Perchè? Perchè quell'idiota non si era mosso? Perchè?
Ad un certo punto vide di fronte a lui quella figura che riconosceva benissimo. Gwen. Correva anche lei verso Duncan. Lo sapeva.
 
Si fermò come preso da una confusione totale... Si aspettava di essere lacerato mortalmente, invece, lo accettava.
Non doveva essere così.
Perchè non piangeva?
Perchè?
Perchè non soffriva come aveva fatto lei tutte le volte che si era sentita confusa?
Sospirò. Qualcosa si sgretolava dentro di lui.
Lui... La amava?
O no?
 
Forse... Aveva sbagliato tutto il tempo? No... Lui... La amava, sì, ma non in quel senso... Era un amore fortissimo, ma non era qualcosa oltre la vita. Era un amore unico e bellissimo, ma non era lo stesso che provava lei per Duncan. Questo lo sentiva. Ecco perchè poteva accettarlo.
 
RIprese a correre. 
Piangeva. Dopo tanto piangeva. Per loro. Perchè lui ce la facesse. Per dare loro un dannato lieto fine che lui si era ostinato a toglierli.
La amava, sì, ma non era la stessa cosa. Non era così forte. 
 
Gwen entrò in fretta non appena si ritrovò di fronte all'edificio.
"Duncan Smitt! Mi dica dov'è! Io sono la sua ragazza! La prego!" urlò ad unìinfermiera
"Venga" arrivarono in un corriodio spoglio dove si trovava anche Adrienne "Mi dispiace, ma non si può entrare" disse la donna per poi andarsene.
 
Le due ragazze rimasero sole "Mi dispiace... Per prima... E' solo che lui... E' mio fratello e lo amo con tutta me stessa... Io non posso crederci che per amore è finito così... E poi Jake... Lui non so nemmeno io da quanto provo un sentimento simile per lui..."
"Non devi scusarti... Scusami tu. Io non amo Jake. Non in quel senso comunque. Io ho bisogno di Duncan. Se lui ora morisse... Io... Io non sopravviverei nemmeno. Ci sono troppe cose che... Troppe promesse..." Disse Gwen iniziando a piangere.
 
Poco dopo arrivò anche Jake con il fiatone.
Si affacciò al vetro della porta. Non si vedeva nulla "Duncan è dietro una tenda... Non so perchè..." sussurrò Adrienne cercando di asciugarsi le lacrime inutilmente.
"Calmati Adry... Vedrai che starà bene" disse lui avvicinandosi a lei fino ad abbracciarla.
Gwen rimase in silenzio, seduta a terra con la schiena contro il muro.
Non ci credeva. Non poteva essere vero che Duncan sarebbe morto. Che il mondo per lei si sarebbe fermato. 
Non poteva accettare una tale ingiustizia... No.
Non poteva accettare che qualcosa che per lei significava tutto stesse per sparire per sempre dalla faccia della terra senza che tutti se ne accorgessero. E poi... Stava accadendo tutto quello, senza che lei potesse rivederlo.
 
Si alzò. 
Andò contro la porta e iniziò ad abbassare frettolosamente la maniglia. Era chiusa a chiave.
Continuò così iniziando anche a spingere sperando di forzare la serratura.
"Cosa fai?" chiese Jake guardandola
"Io devo vederlo! Devo... Non può essere che lui morirà così... Che io non possa dirgli addio! Devo vederlo..."
"Lui non morirà! Devi solo sperare!" continuò il ragazzo
"E se non servisse? Ho passato 3 anni della mia vita a sperare! E la verità è che solo sperare è inutile! La verità è che farsi dannatissime congetture su qualcosa di tanto relativo è l'abitudine umana più patetica! Ammettilo anche a te stesso che proprio ora, stai vacillando! Che hai paura che lui, il tuo migliore amico muoia! Ammettilo dannazione! Io, non passerò queste ore a sperare! Io cercherò di rivederlo almeno una volta! DI parlargli perchè non possono vietarmelo! Io ce la farò..." disse infine Gwen mentre la sua voce andava con il lacerarsi dal dolore... Quella porta in metallo era troppo forte, ma lei non sarebbe rimasta con le mani in mano.
 
Poi, sentì aggiungersi una spinta alla sua, di Adrienne.
"Anche io credo che sia inutile... Che se morisse, avrei per sempre il rimpianto di non avere potuto rivederlo... Lui è mio fratello"
 
Jake le guardò qualche istante...
Lui continuava a mostrarsi positivo quando in realtà l'ansia lo coglieva come un leone.
Si avvicinò alla porta "Ferme..." disse scostando le due ragazze per poi prendere tra le proprie mani la maniglia e iniziandola ad abbassare con forza mentre spingeva con tutto se stesso.
Alla fine sentì la porta farsi leggera ed aprirsi.
Entrarono.
 
Duncan era ricoperto di gesso. Sdraiato su un letto con dei cavi che rilevavano il proprio battito cardiaco attaccati a un monitor.
 
Un respiratore gli corpiva la bocca, e al polso sinistro porlava una flebo.
"Duncan..." disse Gwen guardandolo.
Gli sfiorò lentamente il volto.
Adrienne non sapeva che dire... Suo fratello era bloccato in un letto con i battiti cardiaci fin troppo lenti e instabili.
"Gwen" la voce di Jake si levò nella stanza "Tu, parlaci, noi andiamo a controllare che non arrivi nessuno..." disse il ragazzo sorridendole.
 
Gwen gli sorrise di rimando.  Lui aveva capito. Era un muto accordo quello tra i due. Conoscevano uno i sentimenti dell'altro, e non era lo stesso. 
Si rendevano conto di avere commesso errori su errori solo per scoprire se stessi in un viaggio arduo e sporco, ma alla fine si erano compresi, e quello era ciò che importava davvero.
 
La ragazza si avvicinò a Duncan, poi iniziò a sussurrare "Ciao... Sono Gwen... Mi riconosci? Beh... Io volevo solo dirti che ti amo. Che sei sempre stato tu quell'amore che avevo cercato... Tu... E che non puoi andartene... I-Io... Senza di te non sono niente! Io... Io ho bisogno del tuo amore... Tu mi devi ancora curare! Come farò senza i tuoi abbracci? O senza te al mio fianco? I-Io... Io mi sono sbagliata... Ti ho fatto soffrire, e ora a causa mia sei qui... Ti prego, ti prego, alzati... Apri gli occhi e parla. I-Io me ne andrò, non voglio mai più infastidirti, ma almeno una volta, fammi sentire la tua voce... Fammela sentire e sparirò per sempre.... Io ti amo..." disse infine non facendocela più. 
La sua voce era andata con il calare in un pianto sommesso ed ora si ritrovava con il viso chinato su quel letto mentre le lacrime bagnavano incessantemente le lenzula.
 
Era  tutto così difficile da accettare.
Troppo.
 
Il mondo è una fogna di rimpianti, si ritrovò a pensare mentre posava in un ultimo caldo bacio le sue labbra sulla fronte di lui.
 
Si alzò per poi voltarsi.
Jake e Adrienne la guardavano anche loro piangendo.
Fece per raggiungerli ma non ci riuscì.
 
Fu un tocco. Leggero, che la paralizzò.
Poi un sussurro "No..."
 
La ragazza si voltò incerta se avere ragione, e quando vide Duncan con gli occhi aperti senti il cuore scaldarsi di sollievo, sorpresa e troppo amore... 
 
"Duncan?"
"Non... Non andartene.... Mai" disse affaticandosi nel parlare.
Gwen si chinò nuovamente verso il letto per vedere bene l'amato "Oddio... Non me ne andrò  mai! O-Oddio Duncan! N-Non parlare... Ti affaticherai..."
 
Adrienne e Jake si avvicinarono. Duncan era sveglio. Il battito cardiaco era normale...
 
Era un miracolo...
 
Era come se l'amore avesse salvato la vita di entrambi... 
Gwen prese la mano a Duncan... Sarebbero rimasti uniti, in un modo o nell'altro avrebbero affrontato tutto. Non si sarebbero più divisi.
 
Jake guardava l'amico... Guardò le mani di lui e di Gwen... Era felice.
Poi, guardò la sua e quella di Adrienne. 
Gliela afferrò.
 
Da quel momento in poi, sarebbero stati tutti felici... Sì.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1416452