E poi, all'improvviso....

di nuccetta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiare vita ***
Capitolo 2: *** Le luci della città ***
Capitolo 3: *** Sentimenti contrastanti ***
Capitolo 4: *** Io, me e loro ***
Capitolo 5: *** quanto amore ti darei ***
Capitolo 6: *** L'amore si odia ***
Capitolo 7: *** Occhi dentro gli occhi ***
Capitolo 8: *** Bugie ***
Capitolo 9: *** Quando il passato bussa alla porta ***
Capitolo 10: *** Non è tempo per noi ***
Capitolo 11: *** Mio per questa notte ***
Capitolo 12: *** E' questione di scelte ***
Capitolo 13: *** Per smettere di soffrire ***
Capitolo 14: *** Il coraggio di decidere ***
Capitolo 15: *** L'essenziale è invisibile agli occhi ***
Capitolo 16: *** Se la vita fosse un film ***
Capitolo 17: *** Aria di vendetta ***
Capitolo 18: *** Cuori infranti ***
Capitolo 19: *** Katherine ***
Capitolo 20: *** Io credo in noi ***
Capitolo 21: *** La fiducia sopra ogni cosa ***
Capitolo 22: *** Che il gioco abbia inizio ***
Capitolo 23: *** Promesse ***
Capitolo 24: *** In amore non ci sono vincitori ***
Capitolo 25: *** Incontri imprevisti ***
Capitolo 26: *** L'amore da solo non basta ***
Capitolo 27: *** E' tempo di andar via ***
Capitolo 28: *** Tu non lasciarmi mai ***
Capitolo 29: *** Presenze poco gradite ***
Capitolo 30: *** Lui sorride, ed io me ne innamoro ***
Capitolo 31: *** l'amore, da solo, basta ***
Capitolo 32: *** Nuova fanfiction ***



Capitolo 1
*** Cambiare vita ***


Guardo un'ultima volta lo specchio dietro di me. Il vestito blu mi fascia alla perfezione i fianchi per poi scendere elegantemente sulle mie cosce. Mi sento bene con me stessa, so che non devo temere il giudizio di nessuno, o meglio ne sono sempre stata convinta fino ad oggi. Questa sera invece è diverso, conoscerò la famiglia del mio fidanzato e, in casi come questi, non c'è nulla di così sicuro.

Io e Stefan ci siamo conosciuti al college qualche anno fa, da allora è stato amore a prima vista. Abbiamo affrontato insieme molti ostacoli, abbiamo gioito insieme per i successi e ci siamo sorretti negli insuccessi, per poi raggiungere insieme il traguardo, il fatidico giorno che entrambi aspettavamo.

Ora, dopo essermi accorta che la mia vita senza di lui non ha più senso, ho deciso di seguirlo a New York, abbandonando definitivamente Mystic Falls e la mia famiglia. Già, la mia famiglia. Quanto mi mancano. Mia madre, mio padre, Jeremy, i miei amici. Però è giusto così e se dovessi tornare indietro lo rifarei, non una, ma mille altre volte. Ho imparato che esistono delle priorità e, mi fa male ammetterlo, in questo momento i miei genitori non sono la mia.

Non mi pesa più di tanto aver stravolto la mia vita, l'ho fatto per Stefan, l'ho fatto per me, e non c'è nulla di più importante al mondo. Perchè è difficile fare qualcosa che comprenda te solo in parte, ma diventa facile, se riesci a farlo per l'amore.

“Elena, non sei ancora pronta?”. Un uragano biondo fa il suo ingresso in camera.

“Sì, sto arrivando. Prendo la borsa e ti raggiungo”.

Conosco Caroline da poche ore, ma abbiamo già stretto un grandissimo feeling. Credo. So pochissime cose di lei, per adesso so a mala pena che è una grande amica di Stefan e che è stata lei a proporgli di farmi mandare il curriculum nell'editoria per cui domani inizierò a lavorare. Lei è la prima assistente del capo dell'azienda e non ha perso tempo a suggerire a Stefan di provare a farmi assumere come seconda assistente. Beh, sembrerà impossibile, ma due giorni dopo mi è arrivata una mail dell'azienda con la conferma della mia assunzione. A volte la fortuna gira anche dalla mia parte.

Ok, inizio a sentire il cuore in gola, ma devo stare tranquilla, devo convincermi che nulla potrebbe andare male. Io sono Elena Gilbert, la ragazza più popolare del liceo, una delle più brillanti del campus e per questo non ho nulla da temere

“Elena, andiamo per favore”.

Sospirando seguo una Caroline piuttosto spazientita, devo ricordarmi che la sopportazione non è il so forte!

 

Quando scendo dalla macchina, rimango a bocca aperta.

Stefan mi ha sempre detto di provenire da una famiglia parecchio benestante, ma quando mi parlava di ricchezza... beh, non pensavo si spingessero fino a questo limite. Di fronte a me, si erge un'incredibile villa ottocentesca, probabilmente fuori da ogni genere di sogno umano. Inizio a respirare affannosamente. Ricordo che quando andavo a scuola mi sentivo ricca, perchè, a differenza di tutte le mie amiche, potevo godere di un meraviglioso giardino con tanto di altalena personale. Di certo non potevo pensare che dall'altra parte dell'America ci fosse qualcosa di anche così lontanamente simile.

Faccio il mio ingresso in casa Salvatore, l'interno è forse addirittura meglio... o almeno, è sicuramente più prestigioso.

“Elena, tesoro”.

Stefan si sta facendo spazio tra tavolini d'epoca, camerieri ed invitati di chissà quale cerchia sociale. Il suo viso è attraversato da un sorriso, gli occhi verdi brillano di una luce furtiva e nitida, i muscoli saettano sotto la camicia grigia... ed io mi sciolgo innocente di fronte a questa visione celestiale.

“Amore”. Mi butto a capofitto tra le sue braccia, respiro soddisfatta il suo profumo dolce e virile al tempo stesso e mi sento finalmente sicura, per la prima volta da quando ho messo piede in questa casa. Mi sento come una nave che torna al porto ed anche se stanca, so che ci sarà lui a sorreggermi.

“Allora, sei pronta?”. Annuisco, mentre lui mi allontana dal suo petto per afferrarmi con dolcezza la mano.

“Io sono nata pronta”. Sfodero uno dei miei sorrisi più sicuri, Stefan non immagina minimamente quali lotti stiano prendendo vita dentro di me, adesso.

Attraversiamo l'immenso salone fino a raggiungere una piccola comitiva di persone, con a capo, quello che potrei conoscere come Giuseppe Salvatore. Non l'ho mai visto in vita mia, eppure quella sicurezza che lascia trasparire, quel vocione così imponente e arrogante, rispecchiano esattamente tutti i racconti del mio fidanzato.

“Papà, per favore, devo presentarti una persona”. Giuseppe, con mossa abile ed esperta di chi è abituato a piantare in asso la gente con grazia, ci raggiunge con un sorriso finto e tirato sul volto.

“Stefan, figliolo... e tu... tu devi essere Elena. Stefan mi ha tanto parlato di te. Sei decisamente meglio dal vivo, ho avvistato per puro caso una tua foto e devo dire che non ti rendeva abbastanza giustizia”.

Nella sua mente contorta da uomo di mondo, questo dovrebbe essere un complimento? Decido di lasciar correre, intervenire non è nella mia natura, soprattutto se si prende in considerazione il papà del mio fidanzato... decisamente troppo, troppo rischioso.

“E' un piacere conoscerla, signor Salvatore”. E' una gara a chi sfodera il proprio sorriso migliore, devo ammettere che, considerate le mie scarse capacità di attrice, non c'è sicuramente sfida.

“Mio figlio mi ha detto che ti ha aiutato a trovare un lavoretto per mantenerti”.

“Non mi limiterei a chiamarlo lavoretto per mantenermi. Sono molto felice e non vedo l'ora di iniziare, adoro il campo dell'editoria”. Rivolgo un sorriso, questa volta sincero, al mio fidanzato ed ignoro volutamente lo sguardo infuocato che mi lancia Giuseppe Salvatore, ed io che temevo di non piacergli! Semplicemente: mi odia!

“No, certamente. E comunque, immagino che avere un buon partito come Stefan al tuo fianco, di certo non può che farti bene. O sbaglio?”.

“Papà...”. Ignoro completamente un imbarazzatissimo Stefan, quasi sorrido al suo sorriso compiaciuto quando affermava con certezza, che suo padre mi avrebbe adorato. Ne era pienamente convinto. “D'altronde è mio padre, se io sono felice, allora lui è felice”. Povero il mio cavaliere senza macchia. Era così felice che non si è fatto passare per la testa, neanche per un secondo, che un uomo come Giuseppe salvatore è troppo attaccato al denaro per tenere a cuore i sentimenti di suo figlio.

“lascia perdere, Stefan. E' un dubbio legittimo e riceverà risposta. Dunque, non si preoccupi, signor Salvatore, nella mia vita ho fatto molti errori, mi sono umiliata più di una volta e se c'è una cosa che non accetterei mai, è arrivare ai vertici più elevati, se non posso farlo sulle mie gambe. Le assicuro che sono abbastanza forti. Adesso, se permettete, mi accomodo al bancone a bere un aperitivo”.

Mi allontano dalla coppia con un ultimo sguardo di diffidenza al più adulto dei due, ma devo ammettere che anche il più piccolo mi ha particolarmente indisposta. Ho odiato come mi ha trattato suo padre, ma la delusione più grande è quella di vedere il tuo fidanzato rosso di vergogna per gli atteggiamenti del genitore, ma comunque incapace di muovere un discorso a tuo favore.

 

Mi avvicino al bancone, attraenti cameriere in divisa rossa e nera si aggirano indaffarati nel retro.

“Posso esserle utile, signorina?”. Oltre che attraente, pure educato e galante... l'uomo perfetto, insomma. Ok, la rabbia mi sta offuscando il cervello!

“Sì, una vodka lemon, grazie!”.

“Un po' pesante per essere solo le sette del pomeriggio!”. Una voce sarcastica ed indisponente mi solletica antipatica l'orecchio sinistro.

Mi volto infastidita, fino a quando incontro i suoi occhi così... così... così incredibilmente azzurri, non ho altre parole per descriverli! Immediatamente, la mente mi si annebbia, non ricordo neanche dove sono e perchè. Oh, già sei alla festa del padre del tuo fidanzato... piccolo dettaglio, oserei dire!

Rinsavisco velocemente, scrollandomi dalla vista la palese straordinarietà di quello sguardo.

“E tu saresti?”. Riesco a mantenere comunque un certo contegno, dopo tutto sono sempre la sadica Elena, acida come uno yogurt scaduto. Citazione di Jeremy Gilbert, mio fratello minore.

“Damon”. Mi guarda divertito, quasi come se nessuno avesse mai osato rivolgersi a lui con quel tono.

“Damon e basta?”.

Il suo sguardo continua ad essere enigmatico, il suo sorrisetto sarcastico non arriva agli occhi, che sembrano nascosti da un patina glaciale.

“Damon e basta. Esattamente. E tu, invece?”.

“Elena Gilbert. Sai, è buona educazione presentarsi a dovere, a me la mamma lo ha insegnato!”. Rispondo acida e solenne.

Ora è molto più che divertito, inizia anche a ridacchiare alzando e abbassando le spalle.

“Elena Gilbert. Curioso”.

Inizio ad essere parecchio irritata. Chi diavolo è questa specie di Dio del sesso, che mi provoca in questa maniera così scortese?

“Dimmi, Damon e basta, cosa sarebbe così curioso?”.

Alza le spalle con gesto plateale. “Niente. Una ragazza così carina, solo ad un bancone di una delle feste più in di tutta New York”.

“ Curioso, però...”.

Il suo sguardo si corruccia in una mossa interrogativa.

“Un ragazzo così attraente, che va ad importunare ragazze sole ad un bancone di una delle feste più in di tutta New york”.

Ride di gusto. “Mi piaci, Elena Gilbert. Sei di sicuro una delle cose più divertenti che mi siano capitate a questo genere di feste”.

Si passa stancamente una mano tra i capelli ed io quasi arrossisco per quanto sia bello.

“Sentiamo, cosa c'è che non va in questo genere diverse?”.

“La gente. Non sa divertirsi. Altolocati figli di papà che pensano solo a mostrarsi in pubblico e cercano di mantenere un certo contegno per non dare dispiacere a chi ha costruito per loro una vita fatta di agi e sregolatezze”.

Scoppio a ridere, sinceramente sorpresa dalla perfetta presentazione di Stefan a questa serata infernale. Sì, devo ammettere che questa sera ce l'ho un po' con lui.

“Perchè ridi? Normalmente non faccio ridere le ragazze, preferisco sorprenderle con un altro genere di arma”.

Alzo gli occhi al cielo. Ci sto bene, è come se lo conoscessi da una vita, come se dentro di lui ci fosse un'incognita grossa come una casa, ma un'incognita familiare. E' come se fossi entrata in un locale mai frequentato e ora sentissi l'odore di casa mia. Mi è già capitato, ed è una cosa che ti spiazza, proprio come Damon ha spiazzato me in questa serata.

“A giudicare il prezzo totale dei tuoi vestiti, giurerei che anche tu sei un altolocato figlio di papà, circondato da agi e sregolatezze”.

“Ehi, così mi offendi! Io so sfruttare gli agi e le sregolatezze che mio padre mi ha procurato! A me piace divertirmi!”.

Sospiro, questa volta tra l'irritato e il divertito, divertita perchè come uno come lui è impossibile non esserlo, irritata perchè non è qui che dovrei essere.

“scusa forse sono troppo sfacciato per una come te. Però mi sembravi un po affranta e la serata è troppo lunga per restarmene in un angolo a bere alcolici e farmi i fatti miei. Comunque, se ti va di lasciare questa gentaccia e questo posto che puzza di ostriche spacciate come super pregiate, mentre in realtà arrivano da allevamenti fluviali, conosco un posto carinissimo in cui offrono un wiskey eccellente. I ricchi si intendono solo di champagne”.

Mi sorride speranzoso. Io, però, ricambio un po' incerta. Non posso prendere e andare via con un perfetto sconosciuto, non sarebbe da me.

“Non saprei...”.

Inizia a girarmi un po' la testa. Cerco Stefan con lo sguardo. Cammina dietro a suo padre come un cagnolino, da quando sono andata via, non ha accennato neanche un secondo a cercare di parlarmi, di chiedermi come sto. Ritorno su Damon, sul suo sguardo limpido e pulito, sulla sua voglia di scappare pari, se non superiore alla mia.

Afferro la borsetta. “Ok. Andiamo”.

 

Il bar è vecchio e logoro, uno di quei posti in cui non ti aspetteresti mai di trovare un tipo come Damon. Però è accogliente ed io mi sto divertendo come una pazza, molto più di quanto sia capitato nell'ultimo periodo di tempo.

“Due tequila bum bum”.

“Per la fanciulla”. Ridono, o almeno è ciò che mi sembra. La mia testa è diventata una specie di camera insonorizzata, sembra di vivere in un mondo ovattato e la cosa non mi dispiace neanche un po'

Butto giù una tequila dietro l'altra e mi struscio sul corpo di Damon come fosse un palo da lap dance, trasportata dalla musica indecente di questo posto smorto e appiccicoso. So già che domani avrò parecchie cose di cui rimproverarmi, ma ho deciso di non pensarci. Questa sera è la mia serata, al diavolo l'Elena che tutti vogliono, ! Questa sera sono davvero io di fronte agli occhi di un uomo che neanche conosco. Perchè è proprio vero, sono le persone che non fanno parte della tua vita, a tirar fuori la vera essenza di te. Forse perchè a te non interessano, forse perchè sei tu a non interessare a loro.

“Questo è per il mio fidanzato che per non contraddire suo padre, mi abbandonata sola ad un bancone di una delle feste più in di New York”.

Tra un singhiozzo e l'altro, Damon brinda con me, sul suo sguardo irritazione mista ad euforia, e manda giù il suo generoso bicchiere di bourbon.

“Già, un brindisi al più grande idiota di tutto lo stato”.

“E questo...”. Sollevo l'ultimo bicchierino di vodka come fosse un trofeo. “Questo è per tutti gli stronzi che ho incontrato. E ci includo anche te”.

“Yeah, io ti adoro, Gilbert”.

Bevo, bevo e bevo ancora. Bevo e sono felice. Bevo e mi sento bene.

 

 

 

Lui è al mio fianco, il corpo ancora caldo d'amore, il profumo della mia pelle sulla sua. Ho quasi paura a voltarmi, a scorgere il suo viso dubbioso ed impertinente. Mi vergogno terribilmente del mio comportamento, di chi ho finto di essere, anche solo per una sera. E adesso ho un enorme groppo in gola. Come devo comportarmi? Cosa dovrei dirgli? Come posso sistemare tutto?

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte! Io sono nuccetta. Da poco ho completato una fanfiction sui Nian, “Eppure mi hai cambiato la vita” (invito coloro che non l'avessero letta, a darle anche solo un'occhiatina), e adesso è arrivato il mio momento di dedicarmi ad una storia in questa categoria.

Dunque, come avrete capito, nella mia ff sono tutti umani.

Elena è una ragazza che ha appena concluso il suo percorso di studi, ha una vita tranquilla ed un fidanzato perfetto, con cui convive da parecchi anni.ama alla follia la sua vita con Stefan ed è pronta anche a seguirlo a New York, a cambiare vita, a trovarsi un nuovo lavoro e tutto questo solo per stare con lui. Stefan, infatti, è figlio di un uomo molto ricco (presto scopriremo anche i dettagli sul lavoro del nostro Salvatore) e dunque per il ragazzo non c'è altra alternativa, se non quella di seguire tutti i percorsi già intrapresi dal padre.

Il primo capitolo vede un'Elena piuttosto irritata sia dall'atteggiamento del fidanzato, sia da quello di suo padre. Il secondo dimostra di possedere una concezione di lei un po' opportunista, il primo, invece, non prende le sue difese.

A questa festa, Elena incontra Damon. Il loro è più un incontro scontro, sono due caratteri molto forti che si incendiano con facilità, ma assistiamo poi ad un susseguirsi di fuochi d'artificio,. I due si allontanano dalla festa ed alzano un po' i gomiti fino al... mattino dopo. Cosa sarà successo durante la nottata? Cosa gli dirà Elena al suo risveglio?

Premetto che non ho ancora deciso se questa storia si concluderà con un Delena o uno Stelena, dunque fino alla fine, o quasi, i giochi saranno aperti. Prometto comunque che ne succederanno delle belle per entrambi i fandom.... grazie a coloro che decideranno di leggermi, a quelli che recensiranno e a quelli che, comunque dedicheranno una piccola parte di tempo alla mia storia.

 

 

Colgo l'occasione di salutare coloro che hanno seguito la mia precedente fanfiction, soprattutto coloro che hanno recensito l'ultimo capitolo e ai quali non ho ancora risposto.... a prestissimo.

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Capitolo 2
*** Le luci della città ***


 

Lui è al mio fianco, il corpo ancora caldo d'amore, il profumo della mia pelle sulla sua. Ho quasi paura a voltarmi, a scorgere il suo viso dubbioso ed impertinente. Mi vergogno terribilmente del mio comportamento, di chi ho finto di essere, anche solo per una sera. E adesso ho un enorme groppo in gola. Come devo comportarmi? Cosa dovrei dirgli? Come posso sistemare tutto? Come posso spiegargli il mio atteggiamento di ieri sera, vorrà delle risposte ed io ho bisogno di dargliele.

 

 

 

Continuiamo a bere. Ormai, sono talmente assuefatta dall'alcol che non riesco a percepirne neanche il sapore acido e bruciante. Mi lascio andare in una danza scoordinata, totalmente incurante del mondo che mi circonda, incurante degli sguardi indisposti delle donnine antipatiche e bisognose di attenzioni, incurante del suo sguardo che avido mi percorre. Non sono me stessa, o forse lo sono davvero per la prima volta in vita mia. E magari è questo che mi spaventa.

Forza, Gilbert, riprenditi. Usciamo da qui”. Le sue mani afferrano salde la mia vita, muovo debolmente le gambe, è come se stessi fluttuando nell'aria, totalmente in balia di lui.

Ride divertito per tutto il viaggio di ritorno, la mia espressione assente deve essere particolarmente buffa. Gli lancio un paio di sguardi irritati. E' incredibile come sia facile trascorrere del tempo con lui, non devo preoccuparmi di nulla, come se le nostre poche ore di conoscenza venissero in secondo piano. Ed è qui che si consuma la mia colpa, è qui che mi sento una stupida, un'irresponsabile. Sono qui, sull'auto di un uomo che neanche conosco, il telefono senza suoneria ed un fidanzato ed una coinquilina abbandonati nel bel mezzo di una festa... cosa posso ricavarne di buono?

Poi, giro leggermente la testa, leggermente perchè altrimenti potrei rimettere tutti i liquidi bevuti sul cruscotto di Damon e immagino che questo potrebbe non renderlo felice. Lo scruto nell'oscurità di questa notte limpida, analizzo la mascella squadrata e perfetta, le ciglia lunghe e folte, le labbra leggermente imbronciate e comunque irritanti. E allora non ho paura, non può farmi paura. Forse l'unica cosa che dovrei temere sono io, io ed il mio bisogno indisponente di allungare una mano verso di lui, il bisogno di sfiorare le sue labbra con le mie... ok, che diavolo stai dicendo, Elena? Tu ami Stefan, lui è il tuo amore epico, non ricordi?

Cerco di allontanare questi pensieri contrastanti dalla mia mente, non mi viene neanche così difficile, l'unica cosa che vorrei fare è dormire, dormire e dimenticare questa giornata, dimenticare la rabbia, la delusione, il disgusto per me stessa, la tentazione.

Ehi, principessa, siamo arrivati”.

Siamo di fronte a casa Salvatore, la mia macchina è ancora lì davanti, Caroline deve aver trovato un passaggio. Scendo dall'auto, sento la gambe molli e la testa sta pericolosamente girando. Damon mi fissa preoccupato. “Elena, non credo che sia una buona idea lasciarti guidare”.

Perchè mai? Sto benissimo”.

Non sei abituata a bere, vero?”.

Questi non sono affari tuoi”. Ride, storcendo leggermente la bocca. Perchè è così dannatamente sexy?”.

Mi piaci, Gilbert. Ci sai fare”. Le sue labbra si avvicinano pericolosamente alle mie, i suoi denti bianchi mi illuminano come un faro in piena notte. Ed io... beh, io rimango lì, inerme, incapace di muovere un solo passo. Poi un altro millimetro recuperato ed il mi cuore che batte ancora più forte.

Ci siamo quasi, i nostri sguardi riescono a toccarsi, ma qualcosa succede. Una smorfia, la sua bocca che si incurva in un espressione di desiderio ed io mi perdo nei ricordi, nella famigliarità di quel ghigno. Mi ritorna alla mente Stefan, ciò che io sono per lui, ciò che lui è sempre stato per me.

Non posso”. Mi ritraggo così velocemente che sembro trasmettere elettricità. I suoi occhi mi infiammano, mi penetrano nei muscoli, nelle ossa.

Scusami”. Corro verso villa Salvatore. Damon rimane solo nel buio di quella notte stellata. Non mi volto a guardarlo, forse perchè ho paura di affrontare il suo sguardo stupito, forse perchè ho paura di voler tornare indietro. Mi perdo nell'oscurità e, con il fiato corto, un po' per lo sforzo, un po' per l'eccitazione di quel momento così intenso, raggiungo l'appartamento di Stefan.

Perchè è lui, Elena. Perchè e sempre stato lui. Busso con vigore alla porta blindata, con un po' di immaginazione vedo le mie nocche tingersi di rosso. Sto pregando affinchè Giuseppe Salvatore e consorte non si sveglino di soprassalto decidendo di dare uno sguardo a ciò che succede nel cortile della loro casa.

Uno Stefan assonnato e in mutande mi apre, sfregandosi gli occhi. E' bello, è mio. Cosa dovrei volere di più? Il suo sguardo sorpreso mi coglie impreparata. Non so come comportarmi, non so cosa raccontargli.

Elena, che fine avevi fatto?”. Ecco la domanda che più temevo. “Scusami per stasera, sono stato un perfetto idiota, avrei dovut...”. Mi lancio su di lui, gli blocco le labbra con un bacio. Un bacio che finge passione, che nasconde le colpe, che tenta disperatamente di dimostrare qualcosa che non c'è.

Già, perchè mentre bacio Stefan con slancio e femminilità, mi accorgo che la mia mente, la mia pelle sta rispondendo a stimoli esterni. A due occhi più gelidi del ghiaccio, a due labbra più avide del fuoco...

 

 

“Ma no, non può essere così. Sei solo condizionata dal tempo, dalla rabbia. Tu ami Stefan. Lui è il tuo amore epico”.

“Non ti sto dicendo che il mio amore per lui è scemato in una sera per il primo demente incrociato. Dico solo che non mi era mai successo”.

“Cosa non ti era mai successo?”.

“Di essere così tanto tentata da un corpo che non sia quello di Stefan”.

“Senti, scommetto che se le si presentasse di fronte Brad Pitt nudo con un fiocchetto in testa, tua madre, per quanto innamorata del padre dei suoi figli, non si tirerebbe indietro di fronte ad un possibile salto sincronizzato...”.

“Bonnie! Grazie, ma non voglio parlare della situazione sessuale di mia madre, anzi voglio completamente ignorare il fatto che ne abbia una”.

“Ok, smetto di fare la stupida. Dimmi che cosa senti in questo momento, può aiutarti”.

“Io... io ho paura...”.

Faccio appena in tempo a lasciar cadere il discorso, che Stefan fa il suo ingresso in cucina. E' bello da spezzare il fiato. La canotta sportiva gli fascia perfettamente i muscoli gonfi e scattanti.

“Ehi...”.

“Bonnie, scusa, devo lasciarti, ora”.

“Ok, ma comportati bene... e salutami Stefan”.

Chiudo il telefono e mi avvicino timida ed impaurita al petto del mio grande amore. Profuma di buono, profuma di noi e questo è ciò che conta, è ciò che ha sempre contato.

“Di cosa hai paura?”. Ritorno per un attimo al mio mondo, a quello che si è capovolto sotto sopra in una sola notte.

“Ehm... niente... stavo dicendo a Bonnie che ho paura per... per oggi... è il mio primo giorno di lavoro. Sono un po' agitata”.

Stefan mi stringe forte tra le braccia, mi sento protetta, al sicuro, eppure una strana sensazione di angoscia sta prendendo vita dentro me.

“Sarai perfetta, piccola”. Gli abbandono un gelido bacio sulle labbra... alzo gli occhi ed incrocio il suo verde foglia, ma... ma è come se tutto ad un tratto preferissi il cielo alla natura.

“Elena, dove sei stata ieri sera?”.

Ecco la terribile verità, ecco il momento che ho più temuto in queste ore.

“Lo so, mi sono comportato come un cretino. Avrei dovuto difenderti, farti capire che per me sei la cosa più importante, che ha più senso in assoluto. Ma andartene così... ho avuto paura, temevo ti fosse successo qualcosa. Poi il tuo telefono che squillava a vuoto...”.

E' il momento della verità, quello in cui devo farmi valere per ciò che sono, per Elena Gilbert, la donna leale e corretta che sono sempre stata.

“Stefan...”. Una semplice parola, il suo nome e tutto mi sembra assumere una prospettiva diversa.

“Scusa, ma ero troppo arrabbiata. Avevo bisogno di stare da sola, di trascorrere qualche ora in compagnia di me stessa... perdonami”.

Ed è qui che si consuma il mio tradimento, la mia bugia, il mio cambiamento di personalità. Io, Elena Gilbert, ho appena detto una bugia e l'ho detta all'unica persona che non la meritava.

“Devo andare a lavoro. Non posso rischiare di arrivare tardi proprio il primo giorno!”.

Bacio Stefan con dolcezza. Ho fatto la cosa giusta, ho preservato il nostro amore, l'unica cosa giusta.

 

 

“Ecco qui la principessa! Ieri io e Stefan ti abbiamo cercato ovunque. Si può sapere che fine avevi fatto?”.

“Ciao, Caroline, anche io sono felice di rivederti”.

Ecco questo vulcano esplosivo prendere il sopravvento ed eruttare davanti a me. E' una giornata pesante, l'agitazione per il primo incontro con il capo, il senso di colpa per la bugia raccontata a Stefan, la rabbia per aver anche solo pensato di poter tradire il mio fidanzato epico... no, decisamente non è giornata.

“Dai, vieni, ti accompagno nella tana del lupo. Non spaventarti, sa essere parecchio crudele quando gli gira!”.

Wow, di bene in meglio. Come iniziare il lavoro con il piede giusto.

Caroline mi fa strada tra le stanze di un lussuoso stabile di città. Statue d'autore, quadri pittoreschi e moquette da centinaia di soldoni, incrociano il mio cammino. Dove diavolo mi trovo? E' un'editoria, o la reggia del sultano?

Caroline, perfetta nel suo tallier grigio e impeccabile sui suoi tacchi dodici, bussa con insistenza ad una spessa porta di legno.

“Prego”.

“Ehi, guarda un po' chi ti ho portato”.

La porta si spalanca allargando nettamente la mia visuale. Lo studio è la parte più facoltosa dell'intero edificio. Come in una scena a rallenty, il mio sguardo attraversa prima le frivolezze dell'ufficio, dopo di che si posano su di lui, sul mio capo.

Due occhi azzurri mi osservano luminosi, un sorriso sarcastico e sornione mi illumina il viso.

“Tu....”.

“Strano modo per rivolgerti al capo. Dopo tutto è solo il tuo primo giorno di lavoro”. Ironico ed irritante come ieri sera.

“Vi conoscete?”. Quasi mi dimenticavo della presenza di Caroline. In questo momento i suoi fanali ci stanno scrutando sospettosi ed anche un po' stupiti.

“Diciamo che ci siamo scontrati. Piacere, Damon Kallaghan”. Guardo con diffidenza la mano che mi tende, non può essere così, non è giusto!

Scrollo la testa rassegnata. “Elena Gilbert, piacere”.

Damon Kallaghan... suona bene, gli conferisce un non so che di misterioso... ok, Elena, limitati a pensare a lui come al tuo capo, anche perchè è questo che è. Il tuo capo.

“Signorina Gilbert, vuole fissarmi con quell'espressione da pesce lesso per tutto il tempo del suo turno, o vuole farmi delle domande di senso compiuto su quelle che sono le sue mansioni?”.

Ok, è ufficiale: lo odio.

“Posso immaginare quali siano le mie mansioni di assistente, la ringrazio signor Kallaghan”. Sorride soddisfatto, mentre questo giochino mi irrita, lui sembra divertirsi alla grande. Forse perchè tornato a casa,ieri sera, non non si è dovuto far carico delle conseguenze delle sue azioni, forse perchè se nella vita hai tutto, non devi temere di far del male alle persone che ami, forse perchè è molto più sincero con se stesso di quanto lo sia stato io per tutta la mia vita.

“Allora, Caroline ti guiderà all'interno del mio mondo, ok, Barbie?”. Siamo già passati al tu. Lui e Caroline scambiano uno sguardo d'intesa. Sembrano molto complici. Sento un fastidio sotto lo stomaco, eppure non riesco a capirne il motivo... ma, no, non deve esserci nessun motivo.

“Vorrei che scrivessi un articolo per la pagina della cultura. Deve essere sul sentimentale, qualcosa di malinconico sulla città di New York... sono certo che mi stupirai, Elena”. Pone l'accento sul mio nome, quasi fossimo due amici di lunga data, ma si sa che niente unisce due persone quanto una notte folle e un animo buio.

“Non pensavo dovessi occuparmi di giornalismo”.

“Tu pensi troppo, o forse troppo poco. Sta di fatto che questo non va di sicuro a tua vantaggio, ricordati che sei solo in prova”.

“Cercherò di farmi venire qualche idea”.

“Non avevo dubbi”.

 

 

 

 

“Elena, non disperare. Damon sembra uno stronzo manipolatore, ma ha il cuore buono. Ti sta solo mettendo alla prova, devi averlo colpito”.

Guardo Caroline dubbiosa. E poi, perchè parla di lui come di una sorta di Dio greco, sceso dal cielo solo per aiutare noi?

“Cosa c'è tra di voi?”.

“Co... come?”. Si china per raccogliere una penna dal pavimento, importanti ciocche bionde le coprono elegantemente il viso, ma non abbastanza da distrarmi dal rossore che hanno assunto le sue guance.

“Dai, è evidente che ci sia del tenero”. Non so perchè, ma sento la voce venire meno.

“Ti sbagli. Attualmente non c'è nulla tra di noi. E se anche in passato c'è stato qualcosa, ti assicuro che si discosta totalmente da ciò che può essere definito tenero”.

Fantastico, avrei preferito fosse meno esplicita, ma cerco di non fare troppo caso alle sue parole. Ma che caspita dico? Perchè dovrei temere le sue parole? Io non provo nulla per Damon. E' solo un uomo molto affascinante, con un modo di porsi pari a quello di un cane. In questo ne sono convninta: Stefan non ha uguali!

“Beh, non sareste una brutta coppia”.

“Elena, io e Damon non stiamo insieme. Perchè vuoi sentirtelo dire?”.

Mi sento arrossire . Non è da me comportarmi in questo modo, non è da me dimostrarmi così fragile e scoperta.

Un ragazzo dal bell'aspetto fa il suo ingresso nel nostro piccolo ufficio.

“Ciao ragazze”. Ha un bel sorriso bianco e sincero.

Caroline si alza per raggiungerlo, incrocia la sua mano a quella del ragazzo. “Elena, ti presento Tyler, il mio fidanzato”.

Ok, ora arrossisco se è possibile ancora di più. Io e Caroline non abbiamo ancora tutta questa confidenza e il mio comportamento sono sicura le abbia suscitato sorrisi.

“Piacere, Elena”. Sorrido imbarazzata a Tyler.

La porta si spalanca di nuovo, questa volta con più prepotenza di prima.

“Adoro vedere i miei dipendenti darsi così da fare per l'azienda”.

“E dai, Damon, non essere petulante, sono giusto venuto a conoscere la nuova componente dello staff”. Deve esserci una grande amicizia tra i due, Tyler sembra essere uno dei pochi capaci di tenere testa alle manie di protagonismo di Damon, e lui non sembra prendersela troppo.

Il suo sguardo si appoggia su di me, incendiandomi.

“Elena, hai scritto ciò che ti avevo chiesto?”.

Sento un vuoto allo stomaco, è il mio primo giorno di lavoro e già non so rispondere alle esigenze del mio capo.

“Veramente... io... Damon mi dispiace, ma....”.

“Non ne sei stata in grado”.

“Damon, non fare lo stronzo. E' appena arrivata, dalla il tempo di ambientarsi”.

Il suo sguardo glaciale rimane puntato su di me, ignorando completamente le parole di Tyler.

“Preparati, devo parlarti”.

“Damon....”.

“No, Caroline. Ho bisogno di parlare con Elena. Da solo”.

 

 

 

 

Busso con indecisione alla porta del mio capo. Penso di aver appena fatto un record: la ragazza incapace di tenersi un lavoro per più di cinque ore. Fantastico. Come devo dirlo a Stefan? Era così contento di avermi aiutato a trovare questo lavoro per me.

“Entra pure”.

Non dico nulla, la vergogna ha ormai preso il mio posto, il mio corpo.

“Andiamo”. Prende la giacca appesa all'appendiabiti. Devo avere uno sguardo interrogativo, perchè si ferma a guardarmi sorpreso. Sembra quasi un'altra persona, il suo sguardo è carico di bontà, una bontà che di certo non lo contraddistingue.

“Non guardarmi così. Devo portarti in un posto. E' importante per la tua formazione personale”.

Neanche mezz'ora dopo mi ritrovo catapultata in un aeroporto, uno di quelli piccolini di cui non si sa neanche dell'esistenza.

“Damon, dove mi stai portando?”.

“Lo vedrai, un po' di pazienza”.

Sono quasi le sette, il sole è tramontato da poco e il buio ha inghiottito l'intero paesaggio. Sono sopra l'aereo privato di Damon Kallaghan e sono completamente spossata.

L'automobilista inizia il decollo. Tra le varie teorie che mi frullano in testa, la più accreditata è che mi voglia lanciare giù, una volta saliti ad alta quota.

“Perchè mi hai portata qui?”.

Mi invita ad alzarmi con un cenno della mano. Slaccio la cintura e lo seguo fino a metà dell'aereo.

Mi circonda la vita con una mano ed io mi sento morire.

“Guarda fuori”.

Alzo lo sguardo verso il finestrino. Davanti a me uno spettacolo mai visto. New York brilla sotto le luci della notte. E' lucente, bella, potente.

“Non capisco”.

“Non sei stata in grado di scrivere l'articolo, non per le tue scarse capacità da scrittrice, ma perchè ti senti un'estranea nella città che ti ospita. Devi imparare a conoscerla per amarla”.

“Continuo a non capire...”.

“Quando ho messo piede in questa azienda, ero solo un ragazzino viziato che amava divertirsi con i soldi del padre. Non mi piaceva per niente l'idea di dover rinunciare alla mia libertà, ma mio padre era stato chiaro, o il lavoro, o i ponti”.

“E tu hai scelto il lavoro...”.

“Amo troppo il lusso e il benessere per rinunciare ai soldi. Sono una testa di cazzo, e lo ero anche molto di più una volta, ma poi ho scoperto che i soldi hanno un sapore diverso quando ti portano anche la stima e l'invidia dei più in della società”.

“Quindi tu fai tutto questo per avere un posto tuo nel mondo?”.

“Io faccio tutto questo per egoismo. Ma tu no, Elena, tu non sei come me. Il tuo spirito è libero, è puro. Tu puoi arrivare molto più lontano di me, tu non devi agire per far del male a qualcuno, tu lo farai per fare del bene a te. E' questa la differenza sostanziale tra noi due.

Guarda fuori. Io sono New York di giorno. Grande, potente, impegnato. New York sotto la luce del sole è una vetrina, una vetrina che fa invidia al mondo intero, così ricca da intimorire anche i paesi più coraggiosi. Ma dietro questa scorza, vivono anche i suoi problemi, i suoi altarini, le sue paure.

Tu sei diversa, tu non devi apparire, tu sei. Esattamente come New York in questo momento, quando le porte degli uffici si chiudono e la gente torna a casa dalla propria famiglia. Nessuno si gode più questo panorama perchè è impegnato a dimostrare amore alle persone che lo circondano. Ed è in questo momento che New York si mostra bella, accogliente, dolce, innamorata. Si sente sola, abbandonata, inutile, eppure è sempre lì, sempre presente quando hai bisogno di lei. Tu sei come questa città, riesci a mostrare te stessa solo quando intorno a te è tutto buio, solo quando non devi rendere conto a nessuno. Tu sei uno spirito libero, Elena, tu puoi fare tanto e puoi farlo con le tue gambe”.

Rimango a fissarlo allibita, è una delle cose più belle che siano state dette su di me. Mi sento viva, apprezzata, accettata, e tutto questo da un uomo che non conosco ancora.

“Hai detto delle cose stupende. Perchè non scrivi tu questo articolo? Sarebbe eccezionale”.

“No, ti ho già detto il perchè. Io sono New York sotto la luce del sole, ho troppe facciate da preservare per cadere in inutili sentimentalismi”.

“Non sono inutili”.

“Elena, solo tu puoi ottenere ciò che voglio. Tu sei...”.

“New York di notte”.

“Bastano poche ore per innamorarsi di una visione del genere”.

Il suo sguardo diventa grave ed io non so perchè, ma ho voglia di arrossire.

 

 

 

 

“Elena. Domani hai la giornata libera. Finisci l'articolo ed esci con Caroline, ti serve un vestito”.

“Cosa?”.

“Abbiamo una cena a casa Mikaelson. Sono degli stronzi, ma sono anche tra i più grandi finanziatori dell'azienda. Tu e Care verrete con me”.

Attacca il telefono. Sono quasi vicino a Casa Salvatore, ma le emozioni di un'ora fa sono vive dentro me. Incredibile come in un guscio così duro, possa esserci così tanta passione... mi ritrovo a sorridere, mio malgrado.

Stefan mi aspetta alla porta, il sorriso da parte a parte. Sento un bruciore interno.

“Tesoro, mi sei mancata immensamente”.

Lo abbraccio forte. “Anche tu mi sei mancato”.

“Come è andato il primo giorno”.

“Non c'è male”.

“Beh, direi che va bene. Sei andata ben oltre le ore di lavoro”.

Il cuore accelera leggermente il suo percorso. “Già, straordinari”. Cos'altro potrei dire? Il mio affascinante capo mi ha portata su un aereo per osservare insieme le luci della città? No, direi che non ne vale la pena.

Lo stringo ancora di più a me, il suo profumo mi stordisce.

“Tu hai tanta fame?”.

“Dipende da cosa intendi per fame?”.

Lo bacio con trasporto e passo dopo passo siamo in camera sua. Per una sera voglio che esistiamo solo noi due, Stefan, Elena e nessun altro.

 

 

 

 

 

Ciao ragazze! Come state?

 

In questo capitolo scopriamo che non stiamo parlando di Damon Salvatore, ma di Damon Kallaghan, un Damon un po' diverso dalla serie tv, ma altrettanto irritante.

Elena inizia a perdere un po' del suo spessore, è confusa ed incapace di prendere decisioni, ma vi assicuro che il suo carattere uscirà di nuovo fuori al più presto possibile... e allora saranno dolori. Stefan è ancora ignaro di ciò che sta succedendo, presto lo vedremo più in azione... promesso.

Abbiamo inoltre scoperto che Elena non è andata a letto con Damon... vi ho deluse??? ricordate che in questa storia, non tutto è come sembra....

vi ringrazio tutte. Un bacio

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Capitolo 3
*** Sentimenti contrastanti ***


Caroline mi guarda praticamente sconvolta. Indosso un vestito azzurro cielo che mi solletica indisponente una parte della gamba. Ok, non sono bravissima a scegliere i vestiti per i grandi eventi.

“Elena, come stilista faresti proprio schifo”.

Mi siedo stanca e spossata. “Già, speriamo che a Damon non venga qualche altra strana idea. Sai, magari un articolo grafico per la pagina della moda”.

“A proposito di Damon”. Ho un sussulto. Odio l'atteggiamento da maestrina di Caroline. Non fraintendetemi, lei è adorabile, ma a volte un po' troppo stressante.

“Damon, cosa?”.

“Non mordere. Volevo solo chiederti come fosse andata. Pensavo ti avrebbe licenziata in tronco, solitamente fa così”.

E adesso cosa le dico? Non posso raccontarle la verità, lei e Stefan sono davvero troppo amici perchè possa mantenere il segreto.

“Mi ha voluto dare un'altra possibilità”.

“Non è da Damon”.

“Magari è cambiato”.

“Damon non cambia. Lo conosco da quando avevo tre anni, mia madre era la migliore amica di sua madre. Una donna adorabile, dolcissima. Ti avrebbe adorato, sai, lei amava le ragazze semplici, quelle che, mi diceva sempre, profumavano di pulito... e lui la amava in una maniera smisurata. Quando se n'è andata, la sua vita è cambiata, lui è cambiato. Ricordo quando eravamo piccoli, mi trattava come una sorellina da difendere sempre. Poi il nostro rapporto è cambiato. Io mi sono innamorata di lui, ma lui... beh, lui era troppo bello e popolare per stare con una ragazzina come me. Quindi ci siamo allontanati un po', ma il bene che ci unisce è sempre presente”.

Ha gli occhi lucidi, quasi come se il dolore passato stesse riemergendo ora nelle sue parole.

“Lo ami ancora?”.

“No. Non lo amo più da tempo. Ma questo mio sentimento ha fatto sì che non riuscissi ad odiarlo, era come se avessi dei doveri nei suoi confronti, come se lo avessi promesso a quella donna tanto buona e generosa”.

E quindi Damon è solo un ragazzo solo, che ha perso troppo presto tutto ciò che ha sempre amato. In fin dei conti l'avevo capito, dopo tutto non è così misterioso come crede di essere.

“Ma quindi tu ami Tyler?”.

“E' la cosa migliore che mi sia capitata. Inizialmente pensavo che la sua secolare amicizia con Damon potesse essere un intralcio tra di noi, ma poi ho capito che niente avrebbe potuto rovinare ciò che giorno dopo giorno avevamo costruito. Ma adesso basta annoiarti con i miei problemi: dimmi qualcosa di te e di Stefan. So così poco di voi. L'ho perso di vista per davvero troppo tempo...”.

Sorrido con naturalezza, pensare alla nostra storia è sempre un momento magico della mia giornata. Mi piace raccontarla, mi piace sentire i commenti positivi degli altri, l'invidia genuina delle mie amiche.

“Stefan è stato un angelo caduto dal cielo in un momento un po' particolare della mia vita. Gli ho sbavato dietro per così tanto tempo che pensavo di aver esaurito tutte le energie. Poi, si è deciso a chiedermi di uscire. Non potevo crederci, era la realizzazione di un sogno. Lui, il più bello di tutto il campus, il più desiderato e irraggiungibile, ma era mio. Semplicemente mio. Ed ho iniziato ad amarlo, a vivere per lui, a sentirmi giusta solo con il attraverso di lui. Amo Stefan più della mia stessa vita. Mi ha dato cose che non potrei trovare in nessun altro. Lui c'è sempre stato, è sempre stato così”.

“Non si vedono spesso amori come il vostro. Sono felice che Stefan abbia conosciuto una donna forte e determinata come te”.

“A proposito di Stefan. Voi due come vi siete conosciuti, invece?”.

Ci pensa un po' su, Caroline è una donna molto metodica, non lascia mai nulla al caso, neanche nei racconti. Sono sempre brevi, ma intensi proprio come lei si mostra.

“Ecco, io e Stefan eravamo...”.

“Ecco qui le mie ragazze preferite”. La sua voce mi riempie le orecchie, è una musica cristallina che non vorrei mai smettere di ascoltare.

“Stefan” sembra quasi che abbia avuto una visione celestiale. Ebbene sì, lui è il mio angelo, ed io sono solo una povera mortale sempre parecchio incline agli errori. Ma lui è in grado di capire anche questo.

Dopo aver lasciato un breve bacio sulla testa di Caroline, mi avvicina a sé, tirandomi dalla vita.

“Sei bellissima, amore”.

“Care non è della stessa opinione”. Lancia un'occhiataccia alla sua amica, per poi dedicarsi nuovamente a me. “Sei stupenda. E comunque io ti preferisco senza vestiti...”. Ce la ridiamo, bocca contro bocca, mentre una scandalizzata Caroline riaggiusta i vestiti sull'appendiabiti.

“Rimangio tutto ciò che ho detto su quanto sia romantica la vostra storia. Siete disgustosi”.

Si allontana carica di abiti, mentre io e Stefan ci abbandoniamo ad un bacio tenero e pulito. Un bacio degno di noi, degno delle persone che siamo.

“Allora, non sei riuscita a trovare nulla?”.

Mi getto su uno dei puff sparsi nel negozio, metto un broncio, so che gli piace da morire.

“No, non mi sento ispirata. Tutti parlano di questa festa, neanche fosse il matrimonio della regina d'Inghilterra!”.

“A parte che la regina non è più in età da matrimonio da decenni e tu sei sicuramente molto più affascinante di lei. Anzi, sai che ti dico...”.

Mi fa alzare ed inizia a baciarmi il collo con fare molto coinvolgente. Certo mi lascerei anche andare, se solo non avessi gli occhi di tutto il negozio puntati addosso. Ma cosa gli prende! Stefan non è mai stato il tipo da tenerezze in pubblico. Alzo il viso per guardarlo negli occhi e assumo un'espressione alla TUNONMELARACCONTIGIUSTA.

“Cos'è tutta questa passione? Hai qualcosa da farti perdonare, caro il mio Salvatore”.

Arrossisce. Ora lo riconosco un po' di più.

“Ma smettila, che storie vai ad inventarti?”.

Cerco di recuperare al danno fatto. Uno Stefan corrucciato per tutto il giorno non è assolutamente ciò che voglio. E poi, a sincerità, è meglio che io me ne stia zitta.

“Dai, io vado a cambiarmi. Cercami un altro vestito carino carino e richiama Caroline. I conati dovrebbero esserle passati”.

Entro nel camerino sorridente. Amo trascorrere questi attimi con Stefan, mi fanno capire quanto importante sia la sua presenza nella mia vita.

 

 

 

 

Il sole autunnale mi scalda la parte di viso scoperta dai capelli. Cammino mano per la mano con Stefan, godendomi un bel gelato alla fragola. Il mio fidanzato ha in mano un vestito che non credevo di poter mai indossare. Mi ha colpito subito, ma devo ammettere che l'etichetta mi ha proprio fulminato. Stefan ha insistito tantissimo per regalarmelo e, dopo una mezz'ora di litigio, la mia vanità ha avuto la meglio.

“Ragazzi, io devo scappare. Ho un appuntamento con Tyler, se anche oggi arrivo in ritardo, mi uccide. Quello morde. Elena, ti aspetto alle sette a casa. Non tardare”.

Sorridiamo e la osserviamo andare via divertiti.

“Allora, cosa mi racconti di questo nuovo lavoro?”.

Mi sento avvampare, Stefan ha il potere di leggerti dentro, e questo a volte mi spaventa.

“Cosa vuoi che ti dica? Sono stata lì dentro solo un giorno”.

“Ok, però Damon non è il tipo che porta alle feste assistenti, se non trova in loro alleate perfette”.

“No, non credo... aspetta un attimo. Tu come fai a conoscere Damon?”. E soprattutto perchè non me l'ha mai detto? Mi sarei risparmiata qualcosina.

“Come? Oh, beh sai come funzionano certe cose. Siamo entrambi nell'ambiente. E' impossibile non conoscersi”. Già, che stupida. Dopo tutto la prima volta che ho visto Damon, era proprio a casa Salvatore.

“Ho capito. Cosa pensi di lui?”.

“Penso che sia un uomo che dalla vita ha avuto troppo, ma non gli basta. Meno rapporti avrai con Damon, più starai meglio. Non farti influenzare dai suoi cambi d'umore. Devi essere forte e andare avanti per la tua strada. Lavorare per lui, sarà un ottimo biglietto da visita per il futuro”.

“Perchè non mi hai detto nulla? Non pensavo vi conosceste”.

“Non era necessario saperlo”. Afferma semplicemente.

“Ora, dobbiamo stare qui a parlare tutto il tempo di Damon, o posso dedicare un po' del mio tempo alla mia bella fidanzata?”.

Gli sorrido con dolcezza e prendo la sua mano nella mia. Attraversiamo insieme le affollate strade di New York e sento dentro di me il bisogno di attraversare con lui anche quelle della mia vita.

E' facile dirsi innamorati, più difficile e dimostrarlo a se stessi. Ho avuto il timore di aver perso me stessa, e anche l'amore per Stefan, ma ora che sono con lui, capisco che nessun altro amore potrebbe mai rapirmi il cuore.

“Stefan...”.

Si volta verso di me, è ancora sporco di gelato alla crema. Mi viene da ridere. “Ti amo”.

“Ti amo anch'io, piccola”.

Con un dito, tolgo dalle labbra un po' di giallo e inizio a baciarlo con passione e foga. Elena, contieniti, sei in mezzo alla strada e flotte di bambini curiosi ti stanno osservando.

 

 

 

“Dai, Ele, fatti vedere”.

Alzo gli occhi, indispettita dall'impazienza di Caroline e mi guardo ancora una volta allo specchio. Non sono mai stata così bella. Il vestito che Stefan mi ha regalato è perfetto, cade a pennello sulla mia figura esile ed il nero del morbido tessuto mi conferisce un'aria più matura. Faccio un giro su me stessa, per ammirare un'ultima volta la cascata di swarovsky che mi coccola la schiena.

Vado verso la cucina, dove Caroline mi aspetta. Dopo tutto è lei che si è occupata della riuscita del look e anche dell'acconciatura , e devo ammettere che ha fatto davvero un ottimo lavoro.

“Sei stupenda”. Gli occhi le brillano per l'emozione, mi ricorda una bambina felice di aver agghindato per bene anche l'ultima barbie e che ora è pronta per mandarle al ballo.

“Merito tuo e di Stefan”.

“No, Elena. Questo è solo merito tuo. Sei straordinaria”.

Suonano alla porta, ma incurante di andare ad aprire mi metto a trafficare con la piccola borsetta intonata con il vestito. Tanto Stefan aveva da fare, quindi sarà sicuramente Tyler che vorrà dare l'ultimo saluto della giornata a Caroline.

Prendo un bicchiere d'acqua fresca, a forza di complimenti mi sento avvampare.

“Ele, cosa fai? Il rossetto”.

Mi volto nuovamente verso la mia coinquilina, questa volta spazientita per le sue continue manie di controllo. I miei occhi, però, incrociano subito i suoi. E' bellissimo, bello come non lo avevo mai visto. Ora credo di essere andata seriamente a fuoco.

“Damon...”. La mia voce esce un po' strozzata. Dopo tutto uno spettacolo del genere non è ricorrente nella vita normale.

“Elena... sei... bellissima. Seriamente, non ci sono parole”. Per una volta anche lui sembra essere rimasto senza parole e, anche se non dovrei, mi sento notevolmente compiaciuta.

“Cosa ci fai tu qui?”.

“Sono passato a prendere le mie due assistenti preferite. Che cavaliere sarei, se vi lasciassi arrivare sole a quella festa di sanguisughe”. Fa il suo tipico sorrisino storto, quel sorrisino che riesce a mandare in confusione il cervello. O forse sarebbe meglio dire il mio cervello.

“Io sono praticamente pronta. Metto le scarpe e arrivo. Elena, tu a che punto sei?”.

“Oh, io ho quasi finito. Prendo solo la giacca e arrivo”.

Quando torno in cucina, Damon è impegnato ad analizzare una per una le foto appoggiate sul camino. Foto di una vita felice, foto di due ragazze diverse e delle loro vite diverse. Foto di due amori diversi e ugualmente intensi.

Fingo un colpo di tosse per ricordargli la mia presenza. Si gira di soprassalto, quasi fosse stato sorpreso a rubare.

“Elena... scusa, non sapevo cosa fare”.

“Non preoccuparti Damon”. Rispondo acida.

“Quindi, lui è il tuo fidanzato”.

“Già, lui è Stefan, il mio fidanzato, il mio unico amore da qualche anno a questa parte. Ma credo che tu lo conosca da un po' più di tempo”.

Arrossisce. Cavolo sono riuscita a fare arrossire Damon Kallaghan, uno a zero per me.

“Io e Stefan... beh, noi ci conosciamo da tanti anni. C'è sempre stato un legame molto forte”.

Inarco le sopracciglia, di sicuro questa versione discosta leggermente da quella di Stefan. Eppure sembra che Damon sia più sincero. Decido di lasciar perdere. Fino a prova contraria, ciò che fossero prima non riguarda me.

“Caroline sei pronta?”.

“Arrivo. Eccomi”. Caroline entra saltellando su un piede, mentre cerca invano di mettere una scarpa sull'altro. “Andiamo”.

 

 

Arriviamo di fronte ad una villa ottocentesca immensa. Dopo aver visto casa di Stefan pensavo di aver concluso con tutto questo lusso. Poi penso che, con ogni probabilità, casa di Damon non dovrebbe essere da meno. Arrossisco. I miei pensieri sono arrivati fino alla camera del mio capo, cerco di immaginare come sia arredata... ok, basta, Elena.

“Elena, alzi il tuo dolce e sexy sederino dal mio sedile, o devo provvedere io?”.

La voce di Damon mi riporta alla realtà. “Arrivo”. Sbuffo e cerco di non inciampare sullo strascico del vestito.

Mi avvicino ai miei due compagni di viaggio. “Sono pronta”.

“Allora andiamo”. Mi offre il braccio ed io, anche se titubante, accetto sorridente.

“Care, non ti offro l'altro braccio, tanto immagino troverai qualcuno ben disposto a darti anche qualcos'altro”. Ride soddisfatto della sua battuta incomprensibile. Caroline non sembra pensarla allo stesso modo, almeno credo, vista la linguaccia che gli dedica. Almeno non sembra arrabbiata. Per tutta risposta, Damon la avvolge con dolcezza con un braccio. Lei si lascia andare al suo petto ed io mi sento una stupida, mentre mi ritrovo a pensare che vorrei vivere con lui anche questo tipo d'intimità.

Così, allacciati gli un gli altri, facciamo il nostro ingresso in un immenso salone decorato a festa. Mi sento Cenerentola al ballo del principe.

Damon mi cammina vicino, salutando qualcuno di tanto in tanto, Caroline, invece, si è già persa in pettegolezzi con un gruppetto di persone che ha incontrato.

Il mio capo mi sussurra nell'orecchio qualche frase scoordinata, volta a presentarmi i volti più influenti della società.

“Dietro di te, Kol Mikaelson. Un'idiota che gode di popolarità alle spalle di suo fratello”. Lancio un'occhiata distratta a Kol, è un bel ragazzo sui trent'anni, ma in effetti la faccia da stupido non gli manca.

“Invece, dall'altro lato della sala c'è Klaus. Lui sì che ha fiuto per gli affari. Peccato sia così stronzo e pieno di sè”. Lo guardo fingendo stupore.

“Stronzo e pieno di sé. Mmm, è una descrizione parecchio in voga da questa parti”. Ride spensierato, una risata sincera e cristallina che raramente gli ho sentito esprimere.

“Uno a zero per te, Gilbert”.

“Damon. Che piacere vederti, non mi presenti la tua affascinante accompagnatrice?”.

Kol si avvicina con grazie e sensualità, il suo sex appeal è considerevole.

“Kol, che onore. Ti presento Elena, la mia assistente”.

Mi prende la mano e la avvicina alla sua bocca, non distogliendo lo sguardo neanche per un secondo.

“Incantato”.

Damon lo fulmina con lo sguardo, probabilmente il suo odio per il giovane ha raggiunto livelli esasperanti.

“Ok, se per te non è un problema, noi andiamo a prendere qualcosa da bere. La mano le serve”.

Dopo avermi letteralmente strappata alla presa del mio adulatore, dopo avere accennato un grazie sarcastico, ci avviciniamo al tavolo del buffet.

“Non ti voltare, Elena”. E' preoccupato, decisamente atteggiamento che non lo contraddistingue.

“Che c'è?”.

“Rebeckah Mikaelson. Dobbiamo tentare di tutto per evitarla”.

Lanciando uno sguardo furtivo, ritorno al mio capo e alla sua faccia buffa. Incredibile, quante persone possano nascondersi in Damon Kallaghanl.

“Che ti ha fatto di così tremendo da farti ridurre in queste condizioni”. Ridacchio divertita, beccandomi una sua occhiataccia molto allusiva.

“Niente. E' solo una sgualdrina che cerco di tenere lontana”.

“Sgualdrina è un termine molto cattivo e maschilista”.

“Fidati, lo useresti anche tu se la conoscessi. Mentre i suoi fratelli si occupano dell'azienda, lei ama saltare di letto in letto. Pochi sono i rampolli sopravvissuti alla sua tela. La vedova nera, rispetto a lei, è una simpatica vecchina che regala dolcetti e caramelle a tutti”.

Mi gratto pensierosa il naso. “E tu fai parte dei superstiti o degli intrappolati”.

“Elena... la sgualdrina è un ospite fisso nel mio letto. O meglio, era”.

“Damon”. Una voce acuta e fastidiosa mi riempie le orecchie. Mi giro giusto in tempo per riconoscere il profilo morbido e seducente di Rebeckah. ha gli occhi a cuoricino e punta Damon come fosse una specie di trofeo in palio per la serata.

“Beckah. Che piacere rivederti”. La finzione nella voce del mio capo è più che palpabile, ma la Mikaelson non mi pare assolutamente un mostro di astuzia.

Si avvicina con fare felino a Damon e, senza neanche calcolarmi, gli fa scivolare una mano sulla camicia bianca e setosa. Una scena da vomito, insomma. Mi allontano, cercando di lasciar loro un po' di intimità, anche se sono sicura che Rebeckah potrebbe farsi possedere anche sotto il tavolo degli stuzzichini.

Rimango sola ad osservare la tristezza di questa festa. Di sicuro ero convinta che la mia presenza qui fosse per motivi più professionali. Appoggio la schiena al muro e il mio sguardo si sofferma proprio su Damon e la sua dama. Adesso stanno ridendo. Mi fanno venire voglia di vomitare.

“Posso offrirti da bere”. Non do neanche retta alla voce. “Sto già bevendo, grazie”.

“Wow, quanta rabbia. Dovrei dire a Kallaghan di addomesticarti”. Mi volto con disgusto ad osservare la figura lasciva di Kol.

“ha bisogno di qualcosa”.

“Di te”. Bleah. Questo è il genere di battute tipiche dei rampolli di NY? No, Damon è molto più affascinante nel trattare con le ragazze.

Scoppio a ridergli in faccia con davvero poca grazia.

“Perchè ridi?”.

“Niente, mi è venuta in mente una barzelletta. Forse un giorno gliela racconterò”.

“Dammi del tu, ti prego”.

“Come preferisci. Bella festa comunque”.

“Non so perchè, ma non ne sembri convinta. Non ti biasimo. Klaus ha molto gusto, ma per una popolazione al di sotto dei settantacinque anni, una festa del genere può risultare un po' retrò”. Rido, questa volta sinceramente divertita. Dopo tutto non è così male. Lui, da parte sua, è fiero di se stesso per essere riuscito a farmi ridere.

“Ascolta, perchè non lasciamo questa festa noiosa e andiamo a bere qualcosa noi due?”.

Oddio, la storia si ripete. Forse dovrei cercare di evitare le feste di questo periodo!

“Kol, perchè non vai a prendermi da bere e dimostri così il tuo spirito d'ospitalità”. Damon interrompe la nostra chiacchierata e anche i miei pensieri. Il più giovane dei Mikaelson si allontana dopo aver incenerito Damon con lo sguardo. Non so perchè, ma questo atteggiamento sembra averlo intimorito.

Damon non mi rivolge parola, è freddo e distaccato.

“Vai a chiamare Caroline, ce ne andiamo”.

“Ma se siamo appena arrivati!”. Mi lamento giusto per il gusto di andargli contro, in realtà muoio dalla voglia di tornarmene a casa. Oltre al vestito, questa festa è un completo schifo.

“Siamo le tua assistenti, non le tue serve. Non puoi decidere tu cosa dobbiamo e non dobbiamo fare”.

“Fa' come vuoi, Elena, ma io me ne vado. Tu però... tu continua pure a farti corteggiare da Kol Mikaelson, ma poi quando ti metterà le mani addosso non contare sul mio aiuto”.

Non riesco a capirlo, sembra fuori di sé.

“Che ti succede, Damon?”. Faccio per allontanarmi. Oltrepasso il confine della porta e mi inoltro nella bellezza autunnale di quel magnifico giardino. Inizio a camminare veloce, per quanto i tacchi me lo consentano. Mi siedo su una panchina che si affaccia sul lago. Questo posto è così romantico.

Lo vedo correre verso di me, la giacca svolazzante e i capelli che li solleticano la fronte. E' bellissimo, così bello da togliermi letteralmente il respiro.

Rimango lì ad osservarlo nonostante una parte di me vorrebbe alzarsi e mollargli uno schiaffo in pieno viso. Uno schiaffo per essere un grandissimo stronzo ed un altro perchè questo suo essere stronzo lo rende ancora più gradito ai miei occhi. E' come se mi intrigasse di più, come se quando sono con lui, non prendessi in considerazione tutta quella serie di circostanze che dovrebbero essere al primo posto tra i miei pensieri. Una a caso? Stefan.

“Vattene, Damon”.

“Elena, perdonami. Ho avuto una serata difficile, non sono riuscito a discutere neanche di alcuni progetti che mi stavano a cuore. Sono solo un po' nervoso”.

“Beh, difficile occuparsi del lavoro, quando hai una sanguisuga appiccicata al fianco. Sai? Dovresti dire a Rebeckah che così non fa proprio una bella figura di fronte alla società. Magari suo fratello potrebbe non esserne contento”. Le parole mi sfuggono di bocca prima ancora di ragionarci sopra. Mannaggia a me che non so mai considerare i tempi, i momenti e gli spazi giusti. Come sospettavo, il broncio di poco fa di Damon, si allarga in un sorriso sincero e compiaciuto. “Non sarai mica gelosa?”.

“Gelosa io? Di te? Sognatelo”. Riesco ad essere abbastanza sicura, per un attimo Damon sembra anche rimanerci male, poi però sfodera nuovamente il suo sorriso beffardo.

“Guarda che a me non dispiacerebbe. Sono abituato ad essere il sogno erotico di tutte le donne che mi circondano”.

“L'enormità del tuo ego mi dà la nausea”. Mi alzo infastidita e, mentre cerco di andare via, la sua presa forte mi costringe a girarmi.

“Ehi, aspetta. Prima che tu vada via, è giusto che mi scusi”.

“Damon, io non so cosa fare con te. Ti conosco da solo tre giorni e già sto rischiando di impazzire. Un attimo prima sei felice e sembra che tra noi possa nascere un'amicizia, l'attimo successivo ti agiti e sembra che sia l'ultima persona che vorresti avere nella tua vita”.

“Tu non mi conosci, Elena”.

“E allora aiutami tu”. Sono quasi disperata. Vorrei che prendesse seriamente in considerazione la mia proposta. So che in questi giorni ho sperato vivamente che mi stesse lontano, ma ho comunque realizzato che la sua vicinanza mi rende più tranquilla. E non chiedetemi il motivo, non uscitevene con storie folli, mi piace il nostro modo di approcciarsi, il nostro modo di litigare, il nostro modo di fare pace. E sì, in soli tre giorni sono in grado di decidere che ciò che mi lega a lui è una forma di affetto.

“Tu mi mandi in confusione. Io mi sono creato una maschera, una vetrina con cui apparire al mondo. E mi sta bene, mi fa sentire potente. Amo ciò che la gente pensa di me, amo essere odiato, disprezzato. E questo perchè l'odio porta rispetto, porta invidia. Ma con te... tu mi hai stravolto la vita. Con te riesco ad essere me stesso, non riesco ad essere l'odioso multiproprietario a cui il mondo si è abituato. Io ho paura di essere troppo me stesso”.

Le sue parole mi colpiscono come un ceffone in pieno viso. Mai pensavo che Damon si sarebbe aperto a me, non così in fretta almeno.

“Ma tu chi sei, Damon? Sei l'uomo crudele e spietato che sarebbe disposto a tutto pur di non fallire? Sei l'uomo determinato e romantico che porta le sue assistenti ad alta quota per ammirare la bellezza di New York? Dimmelo, Damon. Solo così tra noi potrà nascere qualcosa”.

“Mi sento in dovere di proteggerti, di starti vicino. Ed ho paura. Ho paura perchè non mi era mai successo”.

Mi avvicino in punta di piedi a lui. Appoggio la fronte sul mio petto e stringo le braccia intorno al suo collo. Lui non ricambia, ma io non mi sento rifiutata. Restiamo così per qualche minuto. Lui a fissare il vuoto, io a bearmi di quel contatto, di quel profumo.

“Damon, cerchiamo di diventare amici. Proviamoci, almeno. Poi può essere che non funzioni, ma se entrambi non riusciamo a star lontano l'uno dall'altra, un motivo ci sarà”.

Mi sono esposta, ho dato voce ai miei pensieri, alle mie paure. Eppure l'idea di creare un legame con lui mi alletta, è come se sapessi che nel bene e nel male, posso sempre fidarmi di qualcuno.

Lo sento allontanarsi da me e sento il mio corpo rifiutare questa lontananza. Con Damon è sempre così, un passo avanti e cento indietro. Mi sento incompleta.

“Dove vai?”. Posso avvertire l'angoscia nella mia voce, il mio bisogno di riprenderlo tra le mie braccia.

“Devo andare, Elena. Chiama un taxi, ti aggiungerò i soldi allo stipendio”.

Seriamente? Sta riducendo tutto al denaro? Ma d'altronde cosa potevo aspettarmi da un uomo spietato come lui. Sono sempre è solo stata una delle tante che gli piacerebbe portarsi a letto. Una povera idiota da aggiungere al suo interminabile elenco.

“Scusami ancora, Elena”. Si allontana lentamente, ha le mani in tasca e lo sguardo illuminato dalla luna. Perchè è tutto così difficile? Perchè temo le reazioni di Damon? Perchè sento un desiderio mai provato di stare ancora con lui?

E' stata una giornata lunga, una giornata intensa fatta di sentimenti contrastanti. Mentre stamattina mi beavo del mio mondo fatto di Stefan, adesso sto nuovamente mettendo in dubbio ogni cosa, ogni mia emozione. Vorrei delle risposte o forse vorrei semplicemente non avere domande. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato. Sapevo che ci sarebbe stato un momento in cui non sarei più stata sicura dei miei sentimenti per Stefan. Eppure non pensavo sarebbe andata così. A volte ero anche convinta che tra di noi non ci si sarebbe mai messo in mezzo nessun altro. Tanto meno un giovane uomo misterioso, pieno di virtù, ma anche saturo di egoismo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze. So che in questo capitolo non succede nulla di entusiasmante, ma è un capitolo di passaggio molto ma molto importante. Infatti proprio qui iniziano a mostrarsi i sentimenti di Elena. Nella prima parte troviamo una ragazza sicura dei proprii sentimenti e innamorata del proprio fidanzato. Verso la fine riesce ad ammettere a se stessa che le cose stanno inizando a cambiare e che quell'uomo misterioso ha a che fare con il suo umore contrastante. Da parte sua, anche Damon inizia a manifestarsi, ciononostante non lo fa in toto. Egli, infatti, ha un passato ancora da scoprire e questo andrà ad influire sempre di più sul suo rapporto con Elena. Presto infatti i due si troveranno ad un punto di non ritorno e per Damon potrebbe essere più che difficile superare il limite.

Abbiamo inoltre scoperto un po' di legami nuovi: Caroline e Damon si conoscono fin dall'infanzia (infanzia non meravigliosa per Damon) e abbiamo anche scoperto un'amicizia tra i due interessi di Elena? Amicizia, anche se ancora non si è capito molto bene.

Inoltre è stata presentata anche la famiglia Mikaelson... tranquille, presto verrà lasciato spazio anche a Klaus, ma ho bisogno di un contesto in cui introdurlo. Che mi dite di Damon geloso? E di Elena gelosa?

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Capitolo 4
*** Io, me e loro ***


E così anche ottobre ha lasciato il posto a Novembre. Tra poco più di un mese sarà Natale, e la mia vita ha assunto un carattere per un certo verso... inutile. Già, lavoro, casa e ancora lavoro.

Più di una volta Stefan ha provato a rapirmi per qualche giorno, ma la mole insormontabile di scartoffie, mi ha completamente demotivata a muovere anche solo un passo da New York. Con Damon, invece, la situazione è stabile. Il nostro rapporto sta decisamente migliorando, o forse è solo ciò di cui voglio convincermi. Più che altro ha deviato per strade più facilmente percorribili, niente più scene imbarazzanti, niente più attimi di perdizione. Solo io e lui, un'assistente ed il suo capo, due amici che non perdono occasione per scherzare tra di loro. E poi c'è Caroline. La nostra amicizia sta crescendo giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. E tutto questo mi ha procurato un po' di problemini con Bonnie. Oh sì, la sua possessività in fatto di amicizie è leggenda. Ogni volta che nomino il nome di Care, sento la sua voce irrigidirsi. Un paio di volte l'ho anche presa in giro per questi suoi atteggiamenti un po' infantili, ma in fondo non è una situazione così incomprensibile.

E infine c'è Stefan. No, non ho problemi di memoria, so benissimo di averlo già citato, ma ciò che non ho detto è che le cose tra di noi sembrano andare meglio. Cioè, per lui è sempre stato tutto in regola, l'unica a riconoscere delle curve sono stata io, ma il cambio di rotta che ha preso il mio rapporto con Damon è stato un toccasana per la nostra unione. Persino i suoi genitori sembrano avermi accettato. Non che potessero fare nulla per tenerci lontani, però pare mi odino un po' meno. O almeno è ciò che vogliono far credere al figlio.

E poi c'è il mio lavoro. Inizio ad amarlo, essere tra i pupilli del capo, mi ha dato modo di approfondire le mie conoscenze. Sono stata a stretto contatto con le persone più influenti del controverso mondo dell'editoria. Certo, come ogni lavoro che si rispetti, mi sono toccati onori e oneri. Tra questi fare la conoscenza di Klaus Mikaelson. Dio mio, se è odioso! Quando ho conosciuto Damon, ero convinta non potesse esistere altro uomo sulla terra con un ego gigante come il suo... beh, mi sbagliavo. Non avevo ancora trascorso una mattinata con il re dell'egocentrismo. E' snervante...

“Ele, ho bisogno di parlarti”.

La voce squillante di Caroline interrompe bruscamente la rassegna stampa degli avvenimenti importanti del mio ultimo mese di vita. Distolgo momentaneamente gli occhi dalla pila di lettere che Damon mi ha chiesto di controllare.

“Sono tutta orecchi”.

“Devi farmi un favore enorme come una casa”. Dentro di me cado in uno stato di profondo panico, quando Care fa lo sguardo da cerbiatta è perchè deve chiedermi qualcosa di davvero molto importante.

“Ovvero?”.

“Devi sostituirmi per la prossima settimana”.

Me la sono scampata per questa volta. “Ok, non c'è problema. La prossima settimana dovrebbe essere un po' più tranquilla, posso benissimo farmi carico anche del tuo lavoro. Poi, Damon ultimamente è di buono umore, potrei riuscire a non suicidarmi per la fatica”.

“Ehm... veramente è un favore un po' più grande. Ricordi che avrei dovuto accompagnare Damon ad Atlanta?”.

No, questo no, non me lo può chiedere seriamente.

“No, Care, avevo anche promesso a Stefan che sarei andata con lui fuori per il week end”.

Si inginocchia ai miei piedi e, a mani giunte, mi implora manco fossi la Regina. “Ti prego, ti prego, ti prego. E' questione di vita o di morte. Tyler si è finalmente deciso a presentarmi ai suoi, non posso rimandare anche questa volta, non so quando tornerà a casa un'altra volta”.

Guardo indignata la mia amica, però so quanto sia importante per lei ufficializzare il fidanzamento.

“E va bene... ma laverai i piatti per il prossimo mese e penserai a stirarmi tutte le camicie per almeno due settimane”.

Mi sorride e mi abbraccia esultante. Scoppio a ridere per questa sua reazione eccessiva.

“dai, alzati prima che ci ripensi”.

“Comunque potresti ritagliarti una giornata per andare a trovare i tuoi”.

In effetti non ci avevo pensato. Mystic Falls è a pochi chilometri da Atlanta e ho una grandissima voglia di rivedere la mia famiglia. Natale è decisamente troppo lontano.

 

 

 

 

Credo di aver preso tutto. I vestiti, lo spazzolino, il caricabatterie, l'ipad e le scarpe. Ora, spero solo che la valigia si chiuda.

“Ehi”.

“Ehi”. Saluto Stefan con un bacio molto passionale. Non era particolarmente soddisfatto del mio viaggio, ma con un po' di convincimento sono riuscita a fargli accettare l'idea.

“Dunque non ti vedrò per un'intera settimana”.

Lo abbraccio forte e gli do un bacio in fronte. “Già, ma Damon mi ha promesso qualche giorno di riposo una volta tornati a casa. Quindi, non prendere impegni perchè io e te ce ne andremo via”.

“Guarda che ci conto”.

“Assolutamente”.

“Mi mancherai”.

“Mi mancherai anche tu”.

Si appoggia al letto e mi osserva mentre sistemo le ultime cose. Certo, potrebbe almeno darmi una mano. Ma d'altra parte è un uomo, a certe cose non ci arriva.

Ha un espressione assorta, un po' corrucciata, la tipica espressione di chi ha in testa troppi pensieri a cui dare conto.

“Che succede, Stefan?”.

“Niente”.

“Non provarci con me. Ti conosco e quando sei così metodico non è sicuramente nulla di buono”.

“E' pensarti sola con Damon per tutto questo tempo. Mi fa paura”.

Il mio cuore accelera un po', cosa c'entra Damon in tutto questo? Stefan non ha mai accennato nulla sulle sue conoscenze in merito al mio capo e di sicuro non sa cosa mi sia frullato nella testa subito dopo la nostra conoscenza.

“Cosa c'entra Damon in tutto questo”.

“C'entra che lo conosco e so di che pasta è fatto. E' un uomo abituato a portarsi a letto qualunque essere respiri. Non ci penserà due volte prima di farlo anche con te”.

“Così mi offendi. Pensi davvero che mi butterei così tra le sue braccia. Il nostro amore ha un senso Stefan, e questo perchè entrambi siamo consapevoli di ciò che ci unisce. Non manderei al diavolo tutto questo per uno sconosciuto affascinante ed insensibile”.

“Pensi che Damon sia affascinante?”. La preoccupazione sul suo volto mi colpisce in piena faccia come uno spiffero di vento gelato in inverno.

“Odio, quando fai il bambino”.

“Ed io mi odio quando non riesco ad essere certo dei tuoi sentimenti”.

“Ok, è questa la novità? Non pensi che io ti ami ancora? Senti, Stefan, è tardi, tra poco devo partire. L'ultima cosa che voglio è discutere con te di quanto autentici siano i miei sentimenti”.

“Ti nascondi dietro ad un dito, come sempre. Sai benissimo che è cambiato qualcosa, che il tuo arrivo a New York ha portato degli enormi scompensi nella nostra vita. Non puoi negarlo”.

“L'unico problema che ho io in questo momento sei tu. Vattene, Stefan. Non è questo né il momento, né l'occasione giusta per approfondire questo discorso”.

Il mio tono di voce si è fatto parecchio potente e le mie parole dure hanno letteralmente sconvolto Stefan, che è rimasto a fissarmi come se non mi conoscesse. Odio scontrarmi in questo modo con lui, ma qualcosa sta succedendo alla mia vita e non posso più permettermi di sorvolare. Spero vivamente che questo viaggio possa aiutarmi a chiarirmi le idee. Neanche sentire Bonnie sarebbe più un aiuto. Il suo schieramento politico nei confronti di Stefan è assolutamente inconcludente per quanto riguarda il mio stato attuale.

“Scusami, ora devo andare”. Gli lascio un bacio di scuse sulla fronte e, afferrato il piccolo trolley, mi allontano dalla camera a passo svelto. Se solo potessi capire cosa mi sta succedendo, se soltanto potessi giurargli amore eterno!

 

 

Guardo fuori dall'oblò con aria assorta. La discussione con Stefan mi ha parecchio segnata e, sicuramente, ora affronto questo viaggio con tutt'altro spirito.

“Pronto, pronto. Terra chiama Elena”.

La voce di Damon mi risolleva dai miei pensieri. Almeno uno dei due è allegro, questa è una buona cosa.

Mi volto a guardarlo, sul mio viso non c'è accenno di un sorriso. Non perchè ce l'abbia con lui per qualche particolare motivo, ma perchè so che sotto sotto in tutto questo c'entra anche lui.

Già, Elena, è tempo di ammetterlo, almeno a te stessa. Damon ti ha sconvolto, ha messo in discussione la tua perfetta e ligia vita da ventitreenne. Hai provato a negarlo fino a pochi minuti fa, ma provi dei sentimenti per lui. E questo ti spaventa.

“Scusa, non ti stavo ascoltando”.

“E me ne ero accorto. Anche se devo dire che non mi capita spesso. Normalmente le ragazze pendono dalle mie labbra, è una sensazione indescrivibile. Dovresti provarlo, sai?!”.

Gli dedico uno sguardo di profondo disgusto. Come potrei rinunciare mai a Stefan per un uomo del genere? Un uomo che tratta le donne come se fossero oggetti piegati al suo piacere. Un uomo che è troppo innamorato di se stesso, per poter dare amore ad un'altra persona.

“Parlare con te è come parlare come un bambino di tre anni”.

“Non mi pare che tu ti stia sforzando più di tanto. Mettimi alla prova. Potresti rimanere stupita”. Ancora quello stupidissimo sorrisetto ironico. Cosa ci troveranno mai le donne in un tipo così? Ok, forse ora sto esagerando con il mio tentativo di autoconvincimento. Potrei anche smetterla, ora.

“Non credo. Fino ad adesso non sono stata così fortunata”.

“Oh, questo semplicemente perchè ti sei soffermata troppo tempo ad ammirare la mia persona. Non ti giudico però, è un errore che fanno in tante”.

“Le ragazze mi pendono dalle labbra, le altre pagherebbero per essere al tuo posto, è un errore che fanno in tante... quando finirà questa storia? Quando capirai che io sono soltanto Elena? Io non sono le altre donne, io non ragiono come le sgualdrine che te la danno dopo due ore dal vostro incontro. Io sono un altro genere di ragazza. Sono un genere di ragazza necessariamente non compatibile con te”.

Mi alzo con mossa decisa e prendo posto in uno dei sedili liberi dell'aereo. Che questa fosse una giornata no, si era capito da come è cominciata, però qui stiamo davvero rischiando di toccare livelli inesplorati.

E più ripenso a tutto questo tempo, e più mi odio per ciò che sono diventata. Già, perchè qui non si parla di Stefan geloso, o di Damon provocatore. Qui si parla di me. Di Elena. Di me e dei miei conti in sospeso con l'amore. Di me e dei miei dubbi di esistenza.

Una calda lacrima sta per attraversarmi il viso, quando un fazzoletto bianco mi viene sventolato sotto il naso.

“Sono qui con una richiesta di pace. Posso sedermi?”.

“E' il tuo aereo”. Timidamente, afferro il fazzoletto e mi soffio il naso. Odio mostrarmi così, odio farlo soprattutto con un tipo come Damon.

“Sono un'idiota, vero?”. Scoppio a ridere, una risatina nervosa, decisamente non degna di me.

“Sì, sei un'idiota”. Ride anche lui, la sua risata è come musica per le mie orecchie. Mi infonde sicurezza, coraggio, allegria. Damon Kallaghan è la migliore medicina al malumore... ok, mi avessero detto che un giorno queste parole sarebbero uscite dalla mia bocca, sarei scoppiata a ridere in faccia al mio interlocutore. Ora, invece. Ora, tuttto è cambiato.

“Cosa ha fatto Santo Stefan per ridurti così?”.

Se solo immaginasse di essere il mio problema principale, più di quanto lo sia Stefan... beh, ci rimarrebbe male.

“Perchè c'è questo astio tra di voi? Ok, essere antagonisti, forse è anche naturale in un ambiente del genere. Ma addirittura spararvi addosso in questo modo, mi sembra un po' eccessivo”.

“Quindi Stefan parla male di me, a casa? Fantastico, questo mi rende davvero orgoglioso”.

Lancio a Damon un'occhiata irritata. Tra tutti e due non saprei dire quale sia il più bambino.

Il mio capo alza le mani in segno di sconfitta. “Ok, ok, ok. Cercherò di essere un po' più simpatico, almeno per il resto della giornata. Dunque, vuoi sapere perchè io e Stefan non ci sopportiamo? Vediamo... beh, mettiamola così: c'è di mezzo una donna. Dopo tutto, non si riduce sempre tutto all'amore per una donna?”.

Rimango un po' sconvolta, di certo non mi aspettavo una risposta del genere. Più che altro non avevo mai pensato che Stefan potesse avere avuto altre donne all'infuori di me. Ok, lo so, è una visione un po' narcisistica, ma non c'entra con la gelosia o altre frivolezze simili. Forse, i problema è che non è mai stato in grado di parlarmi di sé fino in fondo, forse neanche io sono stata in grado di ascoltarlo.

“Quindi anche Damon Kallaghan ha sofferto per una donna? E' davvero questo che sentono le mie orecchie”.

“Non per essere melodrammatico, giuro che non è da me... ma, la mia vita è stata in gran parte costellata di sofferenze. Basta però trovare il modo di nasconderle e non farle riaffiorare mai più. Spegnere l'umanità. Clic, un bottone e tutto finisce”.

“Non credo sia giusto, Damon. Sono cresciuta nella convinzioni che liberarsi fosse l'unica scelta possibile...non la vedo da questa prospettiva”.

Sorride, ma non accenna parola. In fin dei conti Damon è anche questo. Non posso pretendere da lui più di così. Mi accontento di questo piccolo passo verso l'infinito e ritorno a fissare il vuoto di quelle nuvole bianche. Quindi, Stefan ha avuto un'altra donna? Buono a sapersi.

 

 

 

“E' mezz'ora che ti aspetto. Neanche Caroline mi faceva aspettare così tanto. E lei è una di quelle che si cambia vestito dieci volte al giorno”

Mi presento di fronte ad un adirato Damon Kallaghan, ma non sono imbarazzata, anzi rido per questa sua reazione esasperata. Si vede che non ha mai dovuto corteggiare una donna, non si comporterebbe così, altrimenti.

“Perdonami, chiedo umilmente scusa. Avevo da fare”.

“Ho una fame che mangerei un vitello intero”.

Mi cammina ad almeno tre passi di distanza. Sospiro a pensare che anche questo è Damon. Un attimo prima riesce a farti sentire parte integrante della sua vita, poi cambia posizione e ti sconvolge completamente le idee.

Conservando, però, quel minimo di galanteria che lo contraddistingue, mi scosta la sedia e mi invita ad accomodarmi. Damon, Damon, se solo riuscissi a scorgere le mille sfaccettature del tuo carattere.

“Hai intenzione di tenermi il muso ancora per troppo tempo?”.

“Io non tengo i musi, io odio silenziosamente”.

“Oh, sono piuttosto lusingata”. In realtà il mio tono esce fuori parecchio acido. La parola odio è piuttosto dura, io personalmente non sono mai stata in grado di usarla. Ma so anche che non lo pensa neanche lui. Fa parte del suo carattere.

Arrivano finalmente i piatti che abbiamo ordinato, almeno per un attimo il cameriere riesce a spezzare quest'atmosfera glaciale che si è andata a creare. Non vedo l'ora di essere nuovamente in camera mia, senza il terrore di non sapere come comportarmi. Anche se poi le domande dovrebbe farsele da solo. Come cavolo fai ad essere così bipolare? Come è possibile che io non riesca a comprenderlo fino in fondo?

“Fossi in te non mangerei tutta quella pasta. Seriamente, è tutta roba che si deposita sui fianchi”. Ignoro anche quest'ultimo commento acido. E' terribilmente irritante quando ci si mette.

“Preoccupati di te. Prova con il pesce, dicono abbia benefici per il cervello”. Sorride, ecco tornato il Damon divertente e sarcastico, ancora più fastidioso dell'altro.

Per non farmi mancare niente, neanche le battutine sgarbate del mio capo, concludo la mia cena con un tris di dolci ad effetto. Solitamente cerco di tenermi sempre un po' con il cibo, ma oggi non è assolutamente giornata, devo trovare una valvola di sfogo e al momento mi viene in mente altra soluzione

“Hai intenzione di continuare a mangiare fino a far saltare tutti i bottoni della giacca, o possiamo alzarci e andare a fare una passeggiata? Chissà che magari non digerisci tutto ciò che hai ingurgitato”.

Alzo gli occhi al cielo, ma mi limito a questo, non voglio dargli nessuna soddisfazione.

Fa per alzarsi. “Veramente io dovrei andare al bagno”.

Sbuffa sonoramente e mi procura anche un sorriso tirato. E' così buffo!

“Ok, però muoviti. Io intanto pago il conto, non farmi aspettare in eterno”. Gentile e galante come sempre.

Mi allontano. Ora sono stranamente felice. E' così sempre quando sono con lui. Un attimo prima vorrei scappare via, rifugiarmi dentro me stessa e non dover più guardare in faccia niente e nessuno, l'attimo dopo mi sento leggera, pervasa da uno strano senso di piacevolezza, quasi come se fossi invincibile, come se la mia felicità dipendesse dalla verità di quegli occhi azzurri.

Rimetto il rossetto sulle labbra. A forza di mangiare, si è dissolto nel nulla. Mi guardo allo specchio, i capelli sono impeccabili, così come il vestito porpora che mi conferisce questo aspetto molto maturo, però qualcosa non va. E' come se i miei occhi non volessero rispondere agli stimoli, come se, ogni volta che mi avvicino leggermente ad essere felice, rischiassi di scottarmi per l'ennesima volta. Non è questo che voglio, non è una vita fatta di un uomo lunatico e scurrile che trascorre le sue giornate a crogiolarsi tra i propri conti bancari, non di un uomo che non conosce amore, che vive di rancore, che respira soldi ad ogni boccata d'aria. E' così che ritorno con la mente a Stefan,al nostro litigio di questa mattina e mi rendo conto di amarlo come non sono mai riuscita a dimostrargli. Vorrei chiamarlo, chiedergli scusa, proporgli di raggiungermi. Ma ormai è già tardi, conoscendolo dormirà già e non è il momento di disturbarlo per una cavolata. Già perchè è una cavolata chiamarlo per ribadirgli ciò che di cui avrei dovuto essere convinta tempo fa, ciò di cui inizio a convincermi solo ora. Ciò che forse potrebbe non avermi ancora del tutto convinto.

Esco dal ristorante stringendomi nel mio cardigan nero. L'aria autunnale mi fa venire i brividi. Altro che passeggiata, qui avrei voglia di rinchiudermi in camera mia e nascondere la testa sotto il piumone.

“Finalmente, stavo ragionando sul da farsi. Ero indeciso se denunciare la tua scomparsa o andare avanti e fare finta che niente sia successo”.

Mi sorride, un sorriso pulito, vivo, decisamente insolito sul suo viso. Eppure mi scalda il cuore. Gli faccio una linguaccia, poi, per smorzare un po' quell'imbarazzo che mi starà già colorando la pelle dopo il rovente incontro con i suoi occhi, mi metto a trafficare nella borsa.

“Cosa cerchi?”.

“Il portafoglio. Voglio pagarmi almeno la mia parte”.

Ride sprezzante. “Non essere sciocca. Sarebbe imbarazzante. Sono pur sempre un uomo. E poi che senso avrebbe? Dopo tutto tu vieni pagata con i miei soldi”.

Decido di non dire nulla, questo è il suo modo di essere gentile ed io non posso fare altro che apprezzarlo.

“Dai. Hai voglia di accompagnarmi?”. Annuisco. Poi aggancio la mia mano al braccio che mi porge mentre mi osserva spiritoso.

“E' una bella serata”. Eccolo tornato. Ecco tornato il Damon che mi piace, quello che mette da parte battutine sarcastiche e doppi sensi, quello che sa ascoltare, che sa scherzare, quello che, forse, in tutto questo è anche in grado di amare.

“Ti vedo un po' più allegra rispetto a questa mattina. Sono contento”.

Annuisco e mando già la saliva. “Mi sono tranquillizzata un po'”.

Mi guarda allusivo, vorrei tanto entrare nella sua mente, scoprire ciò che pensa, ciò che gli fa male.

Ci sediamo su una panchina, una di quelle bianche, di marmo. Di fronte a noi un panorama splendido, molto simile a quello di villa Mikaelson. La luna è alta in cielo e la vedo specchiarsi vanitosa e dispettosa nell'azzurro oceano dei suoi occhi. Un brivido caldo mi attraversa la schiena. La sua vicinanza mi manda in confusione, mi fa perdere di vista tutte le mie certezze, tutte quelle situazioni per cui avevo usato la parola mai.

“E' bello essere qui stasera. Sono contento che Caroline non sia venuta. Non fraintendermi, adoro Caroline, è l'unica persona a conoscermi e ad apprezzarmi per ciò che realmente sono. Però sono felice che stasera ci sia tu qui con me”.

La sua voce mi accarezza come una piuma che scivola leggera sulla pelle di un bambino. Ed ecco che il mio mondo crolla di nuovo. Addio alle mie convinzioni, addio a tutti i progetti che mi ero posta per il mio imminente futuro. Perchè ora, ciò che conta seriamente, è adesso, non domani. E adesso io so cosa voglio. E voglio lui, voglio la sua pelle su di me, la sua voce sul mio petto, la sua bocca su di me. E forse mi crederete perversa, penserete che sia una stronza depravata che pensa ad un altro, mentre poco tempo fa affermava con certezza il suo mondo d'amore amore per il fidanzato. Ma io sono anche questo. E' come se dentro di me ci fossero due Elena. Una, l'Elena di Stefan, determinata e sicura, figlia di un sentimento intenso e puro. L'altra fragile e confusa, desiderosa sì di amore, ma soprattutto di passione. Questa è l'Elena di Damon, quella di cui anche lui andrebbe pazzo se solo gli permettessi di conoscerla.

“Sono contenta anche io. A volte è piacevole stare con te”.

“A volte. Solo a volte?”. Mi dedica uno sguardo corrucciato, come se non sapesse rispondersi da solo.

“Beh, normalmente ti comporti da vero stronzo”.

Ride sinceramente divertito. Ha un sorriso bianco, perfetto, così cristallino da mettere a disagio chiunque lo guardi.

“Per questo mi piaci, Elena. Per questo mi sei sempre piaciuta. Tu sei bella, sei viva, sei dannatamente vera e sincera. Io... beh, non so neanche se sia stato mai sincero in vita mia. Solo con te riesco ad esserlo, solo con te non sono in grado di mentire”.

Non rispondo. Solo le sue parole, sono i suoi occhi... ed io non so come comportarmi, sono completamente asservita a lui, quasi come se sapessi di non poter muovere muscolo, se non sotto suo ordine.

Il suo viso è terribilmente vicino al mio. Riesco a scorgere le venette chiare, quasi bianche che innervano i suoi occhi. Non ho mai visto nulla di più bello. Come faccio a sottrarmi? Come posso allontanarmi da lui? Come posso volerlo davvero?

“Non starò qui a farti discorsi su discorsi, non mi metterò ad elogiare una per una le tue doti, non ti pregherò di fidarti di me. Io non sono questo, non sarebbe nella mia natura. Però posso dirti una cosa. E tu devi promettere di ascoltarmi. Ma non con la testa. Devi ascoltarmi con il cuore”.

Le sue labbra sono a pochi millimetri dalle mie. Il desiderio di superare quello spazio, di riempire quel vuoto, mi sta facendo girare la testa. Decido di ascoltarlo.

“Ascoltami e reagisci di conseguenza. Perchè qualsiasi cosa tu farai, devi farlo perchè sei tu a volerlo, perchè lo senti dentro di te. Non lasciarti condizionare da niente e da nessuno. Neanche da me. Ti prego”.

“Sono qui, Damon. Ti ascolto”.

La mia voce è più sottile e gracchiante del solito.

“Io ti desidero, Elena. Ti desidero dalla prima volta che ti ho vista, dal momento in cui i tuoi occhi arrabbiati e confusi hanno incontrato i miei al bancone del bar. Ti voglio mia. E non importa se sarà per dieci minuti, per un'ora o per tutta la vita. Io devo farti mia, devo sentirti mia”.

Mi prende il viso tra le mani. Questa volte è in piedi di fronte a me. Sul viso un'espressione diversa. Ed io non oso muovermi, quasi come a non voler spezzare la magia di questo momento.

“Lo vuoi anche tu? Fai l'amore con me, Elena. Facciamolo qui, in una stanza di un hotel a cinque stelle, sulla riva di un fiume invasa dai topi. Ma ti prego, fai l'amore con me”.

Ha detto amore. Damon Kallaghan è di fronte a me e mi sta pregando di andare a letto con lui. Di fare l'amore con lui. L'amore. Non sta parlando di sesso, di posizioni, di sveltine. Lui parla d'amore ed è disposto a tutto, pur di avermi sua per un istante.

E' un attimo, riempio subito la distanza che ci divide. Scontro con ferocia le mie labbra contro le sue. E torno a respirare. Già, mi sento un pesce, un povero pesce strappato al mare, che dopo anni torna a respirare. Di nuovo. Finalmente.

La sua lingua si fa spazio nella mia bocca ed io lo lascio fare. Sento l'energia di questo contatto. Sento il desiderio trovare pace. E' come se lo cercassi da una vita e solo ora riuscissi a darci un senso. Lo lascio fare. Il suo bacio mi invade, mi penetra dentro, fin sotto le ossa. Credo di non essere mai stata baciata così. Ma d'altronde lui è Damon, lui è il sogno erotico di centinaia di donne, come avrebbe potuto non essere all'altezza?

Ed è quando le sue mani iniziano ad insinuarsi curiose sotto la mia maglia che si spezza l'incantesimo. Le sue dita percorrono con delicatezza la morbida curva del seno ed io vorrei impazzire. Impazzire perchè ho bisogno di farlo continuare, impazzire perchè non posso.

Damon continua a baciarmi, la sua lingua abbandona la mia bocca per attraversare con audacia il mio collo, la mia spalla. E' pronto a scostare il reggiseno, è quasi pronto a concedersi al mio piacere, ma...

“No, no, no”. Mi risistemo i vestiti. Damon mi osserva come fossi pazza. “Non possiamo. Non posso fargli questo”. Mi limito a dire quest'ultima frase. Anche perchè non c'è nulla che mi tenga lontana da lui, se non il pensiero che io non sono una traditrice. A malincuore, mi sistemo la borsa sulla spalla e mi allontano.

Leggo delusione sul suo volto, la stessa delusione che ha preso casa nel mio cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!! scusate il ritardo. Beh, vediamo finalmente una sceneggiata di gelosia partire da Stefan... e finalmente, anche lui inizia a prendere una posizione in questa storia. Scopriamo inoltre che il rapporto tra Stefan e Damon si è incrinato per una donna... ho ripreso anche una frase della serie per imprimere meglio il concetto.

Poi passiamo ai sentimenti contrastanti di Elena. Una volta è convinta di amare Stefan, una volta ci ripensa, poi ancora ci crede. Già, come vedete non siamo più di fronte all'Elena delle prime puntate. Abbiamo un'Elena parecchio insicura, completamente stravolta dalla presenza di Damon.

E proprio lui ha deciso di dichiararsi, di aprirsi a lei in ogni modo possibile, ma lei non sembra esserne convinta. Per Elena si tratta solo di attrazione? Mentre Damon, cosa lo ha spinto a dichiararsi a questa ragazza, poco più che una sconosciuta. E' davvero innamorato o è solo così solo da obbligarsi a crederlo?

 

Grazie per le recensioni. Siete adorabili...

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Capitolo 5
*** quanto amore ti darei ***


La mia valigia è quasi pronta. Giusto il tempo di cambiarmi e sono pronta per ripartire. Finalmente, oserei aggiungere. Questa settimana è trascorsa lentissima e, tra me e Damon non so chi abbia più voglia di prendersi una pausa dall'altro. Non è stato facile per niente. Trascorrere la giornata insieme, lavorare a stretto contatto, resistere ogni secondo alla tentazione. No, decisamente non è stato facile. Perciò ben venga l'idea di Damon di anticipare la partenza, anche se questo vorrà dire sentire la sua mancanza.

Mi carico sulla spalla la borsa e proprio in quel momento suona il mio cellulare. Un messaggio. Il suo messaggio. E' da quando sono arrivata ad Atlanta che non lo sento più, che non ho nessuna sua notizia. Con mani tremanti cerco di aprire la bustina bianca che si accende e si spegne ad intermittenza. Mi batte forte il cuore, sarà il senso di colpa.

Ciao, amore. Scusami per l'altro giorno, sono stato uno stronzo. Cercherò di farmi perdonare, te lo prometto. Non vedo l'ora di rivederti. Mi manchi. S.”.

Ok, ora se è possibile mi sento ancora più in colpa. Lui a New York a meditare sulla nostra discussione, io ad Atlanta a cercare di resistere alla tentazione di ficcarmi nel letto di un altro uomo. E' che la situazione è cambiata, è peggiorata. Se prima vedevo Damon come un affascinante trentaduenne, vittima del suo egocentrismo, ora riesco a scorgere in lui anche i lati più dolci del suo carattere, quelli che stanno decisamente rischiando di farmi perdere la testa. E poi c'è quel bacio. Io non credo di essere mai stata baciata in quel modo, non credo di aver mai provato quelle sensazioni di piacere solo per una lingua che si scontra con un'altra.

Scendo nella hall e lo aspetto.

“Signorina, il signor Kallaghan ha detto di raggiungerlo fuori. La sta aspettando in macchina”.

Ringrazio con un sorriso il facchino. Con la macchina? Pensavo l'avesse già riconsegnata al noleggio!

Esco fuori e lui è lì che mi aspetta. Ha un paio di occhiali da sole scuri, il viso corrucciato. Ha una mano sul volante, mentre con l'altra si dedica al suo cellulare. E' una visione celestiale, come sempre del resto.

Apro lo sportello e mi sistemo al suo fianco.

“Buongiorno”.

“Buongiorno. Dormito bene?”. In questi giorni, ho sempre un po' invidiato la sua capacità di fingere che non sia successo niente. Deve averla coltivata negli anni. D'altra parte sono contenta, perchè questa sua omissione della realtà, ha aiutato anche me, che altrimenti sarei caduta nello sconforto.

“Sì, non c'è male, grazie”.

Ferma la macchina a pochi metri di distanza dall'hotel. Parcheggia di fronte ad una tavola calda. In effetti, pensandoci bene, non ho neanche fatto colazione e il mio stomaco inizia a risentirne.

“Signori volete ordinare?”. Una giovane cameriera si sistema più volte il ciuffo ribelle che le esce dalla coda. Ha lo sguardo fisso su di lui e le guance leggermente arrossate. Damon Kallaghan e i suoi effetti sulle donne!

“Oh, sì grazie. Un caffè nero e un panino con prosciutto per me e un cappuccino chiaro e una brioche integrale per la signorina”.

“Ehi”. Mi risveglio un attimo dal torpore in cui ero caduta. Dimmi tu se questo deve contarmi una per una le calorie che assumo in una giornata!

Si limita a guardarmi interrogativo, la ragazza invece mi ha completamente ignorato e, ancheggiando come una giraffa in una cassetta delle lettere, si sta allontanando dal tavolo per consegnare le nostre ordinazioni.

“Ma si può sapere perchè la brioche integrale? Sai che io mangio solo quella al cioccolato!”.

“Sì, lo so. Ma quando tra un mese, riuscirai ad entrare nei tuoi bellissimi vestiti, mi ringrazierai”.

Alzo gli occhi al cielo. Mettersi a discutere con lui è una causa persa in partenza.

“A che ora partiremo?”. Domando seccata e quasi disinteressata.

“Veramente mi era venuta un'idea...”. Ok, ora sono allarmata. Pensavo di poter mettere fine a tutto questo, di poter prendere qualche giorno di distanza da questi occhi così travolgenti che mi accecano come fari nella notte.

“Cioè?”.

Beh, Caroline mi ha tartassato di messaggi, pregandomi di accompagnarti a casa dei tuoi, dice che te lo aveva promesso”.

Quasi mi ero dimenticata. Ciò che è successo ha messo un freno ai miei pensieri.

“No, ma non importa. Non preoccuparti, tanto li rivedrò a Natale”.

“A me non cambia nulla. Anzi, fino a domani l'aereo non ha il permesso per partire. Quindi invece che stare qui ad annoiarti con tutte le mie bazzecole amministrative, potresti goderti una giornata intera con la tua famiglia”.

L'idea è allettante, questo è sicuro. Mi mancano tantissimo tutti quanti. Ho voglia di riabbracciare mio padre, di farmi una sana e lunga litigata con mio fratello e soprattutto ho voglia di vedere mia madre, di parlare con lei, di farmi aiutare a capire.

“Sei sicuro che non ti pesi?”.

“Avrei fatto a meno di proportelo. E poi Caroline mi ucciderebbe se non ti portassi”. Gli sorrido. Lo perdono anche per non avermi preso la mia brioche al cioccolato. In questo momento mi sento particolarmente felice, e non solo perchè sto per rivedere la mia famiglia, ma perchè sono qui con lui, stiamo vivendo una tranquilla giornata di riposo e lo stiamo facendo come una coppia di amici, una coppia di amici legata da un sentimento più forte della semplice amicizia. Ma che sto dicendo? Tutta questa storia mi sta facendo impazzire.

Siamo di nuovo in macchina, direzione: casa mia.

“Promettimi che non prenderai in giro la mia cittadina”.

Ride. “Certo che la prenderò in giro. E poi se dici così, devono esserci anche ottime ragioni”.

Gli faccio la linguaccia. Poi, alzo il volume della radio e mi abbandono alle note di “everytime we touch”. Con la coda dell'occhio lo osservo sorridere.

“Te l'hanno mai detto che sei stonata come una campana?”.

“Te l'hanno mai detto che non sei per niente un gentiluomo?”.

“Tu. Almeno cinquanta volte da quando ti conosco. E vorrebbe dire una media di una volta al giorno”.

Alzo gli occhi al cielo, un'altra volta. E' irritante, ma anche così smodatamente intrigante. Ripenso a Stefan, al messaggio di questa mattina, al suo desiderio di riappacificarsi. Mi sistemo meglio sul sedile, vorrei potermi prendere almeno una giornata solo per me, per capire ciò che provo, per dare voce e sincerità a quelli che sono i miei sentimenti.

“Elena, metti giù i piedi dal cruscotto”.

Sbuffo. “Ma se non è neanche tua la macchina!”.

“Appunto. E poi, da che mondo e mondo, i cruscotti non sono fatti per appoggiarci i piedi, altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui scivolano sempre. E poi sei una donna di un certo spessore, non sta bene mostrarsi così disinibita”. Ha sempre il suo solito sorrisetto sarcastico, quello che mi allontana dall'idea di prenderlo a schiaffi e quello che, poi, la voglia me la fa aumentare.

“Sei petulante. E poi, io qui non vedo nessuno... posso comportarmi come voglio”.

“Devo prenderla come un offesa? Non mi ero mai sentito così trasparente!”.

“No, tu rientri in quella piccola cerchia di persone a cui posso mostrarmi come sono”. Mi vergogno di questa frase, ma è ciò che sento veramente.

“Dunque, uno di quelli a cui puoi mostrarti in tutta la tua essenza di camionista? Cercherò di sentirmi lusingato”.

Non mi offendo, so di avergli procurato piacere, dopo tutto non è totalmente indifferente alle persone che si interessano a lui e soprattutto non è totalmente indifferente a me.

“Arrivati. Mystic Falls, casa Gilbert”.

Guardo fuori dal finestrino. La mia casa, la mia dolce casa. E' proprio come me la ricordavo, ci sono ancora lo scivolo e l'altalena che io e Jer ci contendevamo quando eravamo piccoli, papà non ha mai avuto il coraggio di ritirarli. Ci ha sempre detto che era per pigrizia, ma so benissimo che è uno dei pochi modi rimasti per pensare ancora a noi come ai suoi due bambini.

Prendo un lungo respiro, è come se non fossi mai andata via, come se il tempo non fosse mai passato.

“Vengo a prenderti domani alle dieci?”.

“E tu cosa farai?”.

“Mi farò un giro, prenoterò un albergo... ci sono dei negozi, vero?”.

Divento seria. Non so perchè, ma non voglio che vada via, non ora che riesco a sentirmi così completa. E so che non dovrei, so che questa potrebbe essere quella giornata che cercavo, ma non ce la faccio proprio a separarmi da lui.

“Perchè non entri? Ti presento i miei, mangiamo qualcosa e ....”.

“Ti ringrazio Elena, ma è giusto che tu stia un po' di tempo con la tua famiglia”.

“Dai, cosa ti costa?”.

“Non insistere....”.

Gli blocco il polso con la mano, mentre i miei occhi scrutano i suoi con una profondità inaspettata. “Insisto, invece”.

Ricambia il mio sguardo con il suo, poi passa alla mia mano, per poi tornare un'ultima volta a me.

“Potevi dirlo esplicitamente che in questo posto non ci sono negozi. Ti saresti evitata tutto il teatrino”. Rido e gli tiro una spallata. Questa giornata ora è davvero perfetta.

 

 

“Allora Damon, raccontami di mia figlia. E' una brava assistente?”.

Mio padre ed il mio capo stanno sorseggiando dell'ottimo bourbon, almeno a loro dire e si divertono a chiacchierare di affari. Mio padre è un medico, ma è anche un uomo molto curioso, sempre alla ricerca di nuove conoscenze per ampliare le sue. Sembra si siano trovati bene, Damon non si è presentato come il solito stronzo, anzi, sembra un comunissimo ragazzo di trentadue anni, nessuna azienda che grava sulle spalle, nessuna storia tormentata del passato. Solo Damon Kallaghan, solo lui insieme a quei lati del suo carattere che, anche se con difficoltà, ho imparato a conoscere e ad apprezzare.

“Oh, Elena è un'ottima assistente e sono fermamente convinto che presto potrà sperare di diventare qualcuno. Ha talento. Avete messo al mondo una ragazza speciale, un po' irascibile e rompiscatole, ma è anche un'ottima partner”.

Non so perchè, ma questa sua ultima frase riesce a farmi arrossire. E' pensare a noi due come ad una sola cosa, vederci fianco a fianco per raggiungere un unico scopo a farmi pensare che forse è ora di abbandonare tutto. Abbasso lo sguardo sul mio bicchiere di Prosecco, ma non prima di avere incrociato quello di mia madre, alquanto interrogativo e preoccupato. Inutile negare il fatto che le madri siano in grado di leggerti dentro, di rispondere a domande alle quali forse non sai rispondere neanche tu.

Ad un tratto sento la porta d'ingresso chiudersi con una certa veemenza. Un ragazzo sui diciotto, alto e ben piazzato fa il suo ingresso teatrale in casa.

“Jeremy”. Mi alzo e gli corro incontro. Mi è mancato immensamente, mi sono mancate le litigate per il bagno, gli scontri per cosa si deve mangiare a cena, i musi lunghi per le opinioni divergenti.

“Elena”. Mi stringe con potenza fra le sue braccia. Non è più il bambino piccolo ed indifeso che ero abituata a vedere, ora è un uomo a tutti gli effetti e forse sarebbe ora che io, ma soprattutto mia madre che lo tratta sempre come il suo bambino, ce ne rendessimo conto.

Mi fa fare un giro su me stessa per ammirare il mio nuovo vestito Valentino, elegante e professionale come piace a lui, o meglio come quelli che sanno bene ai tipi di donna che piacciono a lui.

I suoi occhi si staccano momentaneamente da me, per appoggiarsi con insolenza sulla figura alta e ben delineata del mio capo. Dopo di che si libera in un sorriso che sa molto di una presa per il culo.

“Sbaglio, o c'è troppa allegria in questa casa? Dove hai lasciato Stefan? Noto con piacere che, per questa volta, non ci ha deliziato della sua presenza”.

Ammonisco mio fratello con lo sguardo, mentre Damon scoppia in una silenziosa, ma non per questo inosservata, risata. Jeremy non ha mai amato particolarmente Stefan, lo ha sempre considerato troppo riservato e silenzioso, decisamente le qualità che piacevano a me. Già, piacevano. Era proprio il ragazzo perfetto, quello che ho cercato per tutta la vita. Ma adesso, sono davvero sicura di amare ancora allo stesso modo queste sue qualità?

“Non sei per nulla divertente. E comunque Stefan sta bene, grazie”.

“Oh, Elena non prendertela. Non puoi negare che Stefan sia un ragazzo alquanto malinconico. E' la sua qualità migliore”. Damon fa per alzarsi dal divano e porge amichevolmente la mano a mio fratello. “Io sono Damon, un collega di Elena. E tu, già mi piaci”.

Alzo gli occhi al cielo. Ci mancava solo Damon che desse man forte a Jer.

 

 

 

 

“Ehi. La tua cravatta mi ha ingannato, pensavo fossi una schiappa ai videogiochi. Ho mollato un po' la presa, altrimenti non avresti avuto vita facile”.

Sto preparando la tavola con mia madre, mentre Jeremy e Damon si divertono a giocare da almeno un paio d'ore.

Inizio a tagliare l'insalata, ma i miei pensieri sono tutti rivolti a Stefan, a ciò che starà facendo, a quello che starà provando in questo momento. Poi, inevitabilmente, rivolgo lo sguardo a Damon, a quel suo atteggiamento da bello e dannato, a quel suo modo così originale di approcciarsi alle persone.

“Un dollaro per ogni tuo pensiero”. La voce dolce di mia madre, mi distrae dai miei pensieri. Le sorrido. “Nulla. Stavo pensando alla pila di vestiti da stirare che mi aspetta a casa”.

“Elena, tesoro, ti ho dato la vita, ti ho cresciuta, ti conosco meglio di chiunque altro, non giocare a guardia e ladri con me”.

Mi abbandono con pochissima eleganza sullo sgabello. Perchè continuare a fingere, quando è ovvio che mi abbia già mascherata?

“Come va con Stefan?”.

“Abbiamo litigato. Non ci parliamo da quando sono partita per Atlanta”.

Mi madre inizia a lisciarmi i capelli come faceva quando ero piccola.

“E in questa discussione c'entra Damon?”.

“Oh, beh, forse avrai capito che tra Damon e Stefan non scorre proprio buon sangue. Ma dopo tutto è stato lui a trovarmi questo lavoro, non può lamentarsi”. Esordisco in modo cattivo e acido.

“Beh, vedi piccola. Il problema qui non è il rapporto tra Stefan e Damon, ma è quello tra Damon e te”.

Prendo un respiro, parlarne è ancora più difficile che pensare.

“Cosa vuoi dire con questo?”.

“Che negli sguardi che vi scambiate, nel modo che avete di scherzare, di prendervi in giro c'è molto di più. Per quanto mi sia sforzata di vedere in voi due colleghi di lavoro che hanno stretto un ottimo rapporto anche al di fuori delle mura lavorative, non ci sono riuscita. Sii sincera, non con me, ma con te stessa. Cosa provi per Damon?”.

Le parole di mia madre sono come lame di ghiaccio nel mio petto, non mi aspettavo di certo la realtà così sbattuta in faccia.

“Non lo so, mamma. Non lo so”.

“Non lo sai, o hai paura di esserne fin troppo consapevole?”.

Già, una mamma è quella che ti legge dentro, dicono. Beh, la mia è davvero così e a volte può essere parecchio fastidioso.

“Mamma, è possibile amare due persone allo stesso modo?”.

“In amore è lecito credere in qualsiasi cosa. Sarà poi il tempo a smentirti”.

“Perchè mi dici così? Credi che sia solo una sbandata?”.

“Credo di non averti mai vista così radiosa e credo, soprattutto, di non averti mai vista così cambiata”.

“Mamma, smettila di intortarmi con le tue parole”.

“Ti voglio bene, principessa e vorrei che riuscissi a dare una risposta ad ogni tuo dubbio. Ma sei giovane e, come è giusto che sia, potresti fare la scelta sbagliata, gravandoti poi del peso delle conseguenza. Ti dico solo di dar retta a te stessa, il primo pensiero è sempre quello giusto. Nessuno potrà mai dirti cosa devi fare, è quello che senti a dirti la verità. Fidati del tuo cuore, per quanto la sua realtà possa essere scomoda, lui non può sbagliare”.

Ok, ora sono seriamente spaventata, spaventata da ciò che il cuore mi sta suggerendo.

 

 

 

“E com'è questa Caroline?”.

“Jeremy, ha cinque anni più di te e, soprattutto il triplo delle tue esperienze. Non perderebbe mai tempo dietro ad un ragazzino”.

Mi sono addentrata nei racconti della mia vita a New York, del mio rapporto con Care, delle nuove esperienze, del mio ruolo all'interno dell'azienda. Ovviamente, Jeremy è interessato solo alla mia coinquilina.

“Elena, come mai Damon non è ancora rientrato?”.

E' uscito qualche minuto fa per rispondere ad una chiamata di lavoro e da allora è sparito.

Il cuore inizia a sussultarmi, è ora di andarlo a cercare e da quando siamo arrivati qui, non abbiamo passato neanche un secondo da soli. Poi, dopo il discorso avuto con mia madre, l'ansia è salita parecchio.

Appoggio la giacca di mio padre sulle spalle nude e apro la porta che dà sulla strada. Damon è lì davanti a me, illuminato dalla luna e perso nell'intensità dei suoi pensieri. Mi siedo al suo fianco e, senza pensarci due volte, appoggio la testa sulla sua spalla. Lui non si muove di un millimetro, rimane lì, con gli occhi bianchi per il riflesso del cielo. E' bello, così bello da mandarmi in confusione.

“Come mai non sei rientrato?”.

“Volevo lasciarvi un po' di intimità”. Sorrido, sperando che lui non se ne accorga.

“non dovevi. Mio padre mi ha subito mandato a cercarti, gli sei piaciuto”.

“E' un brav'uomo”.

“Già, e anche tu lo sei”.

Appoggia la testa sulla mia ed io mi beo di quel contatto magico e sottile. “Elena, Elena, sei ancora troppo giovane ed ingenua”.

“Perchè hai paura di mostrare agli altri ciò che c'è di buono in te?”.

“Perchè alcune persone quando vedono cose buone, si aspettano una persona buona. Ed io non voglio essere all'altezza delle aspettative di nessuno”.

“Non è vero, con me sei buono, sei esattamente al livello delle mie aspettative”. Sembro una bambina di due anni, ma questo uragano di emozioni, mi sta impedendo di ragionare lucidamente.

“Perchè con te ho un doppio fine:portarti a letto”.

Sollevo la testa e gli dedico uno sguardo interrogativo e piuttosto deluso, al che lui si libera in una risata sincera e cristallina.

“Sto scherzando, Elena. Dovresti vedere la tua faccia ora, fai paura”.

Gli tiro un pugno sulla spalla, senza badare a contenermi, tanto so benissimo che,pur mettendomici di impegno, non avrò mai la soddisfazione di fargli male veramente.

“Sei uno stronzo”.

“Uno stronzo che impazzisce per te. Questo è un punto a tuo favore”.

Abbasso il viso, per farmi spuntare un sorrisetto ebete sul viso.

“Perchè mi fai questo effetto?”. Non posso crederci, l'ho realmente detto ad alta voce?

“In che senso?”.

Oramai, tanto vale essere sinceri, con lui posso farlo, di lui posso fidarmi.

“Nel senso che quando sono arrivata a New York ero sicura della mia vita, del mio amore, di me stessa. Poi ho conosciuto te e tutto ha preso una piega completamente diversa. Il solo starti vicino per fare una telefonata, mi manda in confusione. Così, come mi manda fuori pensare che anche i miei sentimenti per Stefan sono cambiati, ed io non riesco a comprenderne la ragione. Ho paura, Damon. Ho paura di provare per te dei sentimenti che potrebbero sovrastarmi, ho paura di perdermi per poi non ritrovarmi più”.

Vedo nei suoi occhi una luce strana, diversa dal solito. Non riesco a vedere il Damon dell'altra sera, in lui non vedo desiderio. E questo mi manda ancora più in confusione. Mi sono esposta, gli ho praticamente confessato di amarlo, sto per compromette tutta la mia vita e lui... beh, lui è Damon Kallaghan, dopo tutto non potevo aspettarmi altro.

Faccio per alzarmi, ma la sua mano mi blocca il polso in una morsa ferma.

“Non andartene, ti prego”.

Mi risiedo al suo fianco. “Cosa ti turba? Una settimana fa sembrava non aspettassi altro che fare l'amore con me, adesso sembra quasi che la mia confessione ti abbia infastidito”.

“Non sono turbato, Elena, tanto meno infastidito. Il mio problema sei tu. Io ho paura di provare per te dei sentimenti, ma ho anche paura di ferirti. Io non sono fatto per amare”.

“Quindi mi stai dicendo che non potresti amarmi?”.

“No, ti sto dicendo che potrei farti soffrire”.

“E se ti dicessi che non me ne frega, che sono disposta a soffrire?”.

“Allora, posso dirti che ti amo”.

Rimango stordita dalle sue parole, questa era l'ultima cosa che mi aspettavo. Dopo tutto io stavo parlando per ipotesi. Per quanto le mia parole fossero vere, per quanto i miei sentimenti per Damon si stanno facendo sempre più spazio dentro me, non posso e non devo dimenticare Stefan. Io lo amo e non posso buttare nel gabinetto tutti questi anni d'amore.

“Damon, io....”.

“Lo vedi, Elena? Non serve a niente, tra noi non potrà mai esserci niente. E sai perchè? Perchè io non sono pronto a condividerti con nessuno. Perchè impazzisco al solo pensiero di te e lui insieme, perchè so che comunque lui ti ha avuta per primo e che io, probabilmente, non ti avrò mai. Fatti la tua vita, Elena. Cercati un nuovo lavoro, ignorami, fa finta di non avermi mai conosciuto. Tu non lo sai, ma io ti sto solo facendo soffrire. Staresti meglio senza di me”.

“Tu non sei cattivo”.

“Non sai cosa sono capace di fare”.

“Non è vero. E anche fosse, mi dispiace, ma io non mi allontanerò da te. Troveremo un modo per fare ingranare il nostro rapporto, e sarà il più indolore per entrambi”.

“Perchè? Perchè ti ostini a trovare delle cose buone in me?”

“Perchè sto iniziando a provare dei sentimenti per te. E mi piacerebbe aver messo in dubbio ogni singolo attimo della mia vita, per una persona che lo merita. Dammi solo il tempo per capire”.

Non risponde, la disperazione nella mia voce lo ha zittito, decisamente troppo imbarazzante.

Decido di rientrare in casa, ma non prima di avergli posato un bacio casto e pieno di sentimento sulle labbra. E' una magia diversa da quella dell'altra notte, è come se in questo bacio ci fosse la mia disperazione per non poter stare con lui, la mia voglia di portarlo in camera e farci l'amore per ore, il mio bisogno incessante di affidare la mia vita a lui.

Mi alzo e lo abbandono lì, ancora un po' stranito dalla mia reazione. Prima di chiudere la porta, lo vedo toccarsi le labbra con un dito. Se solo facessi una rassegna di ciò che ho combinato stanotte, scoppierei in lacrime prima di raggiungere la camera. Ma guardare Damon così indifeso è una sensazione nuova e in quanto tale mi manda in subbuglio. In questo istante non riesco a non pensare a quanto amore gli darei.

 

 

 

 

Ciao ragazze. Scusate il terribile ritardo, ma con le vacanza di natale è stato un po' difficile scrivere.

Voglio iniziare il commento con una frase di Geraldo Bufalino che si addice perfettamente alla storia.

Innamorarsi è un lusso, chi non può permetterselo finge”.

 

 

Elena ha finalmente dato voce ai suoi sentimenti, grazie all'aiuto di sua madre (benedette siano tutte le mamme del mondo!), dopo di che non ha esitato a esternare i suoi sentimenti a Damon. Ciò nonostante, lei non si è ancora disinnamorata di Stefan e questo potrebbe provocarle dei problemi, anzi questo le provocherà dei problemi.

Vediamo un Damon parecchio preso, totalmente diverso dall'inizio della storia, ma ancora non riusciamo a capire quanto questi sentimenti siano reali. Dopo tutto ricordo che il passato del nostro miliardario è ancora parecchio misterioso e dunque molte cose sono da chiarire, tra queste il suo rapporto con le donne. Mentre Damon, infatti, ammette il suo amore, Elena non è in grado di rispondergli alla stessa maniera, ma il bacio rapido scambiato sui gradini è un grande passo avanti verso un triangolo amoroso con dinamiche totalmente nuove.

Ringrazio tutte quelle che hanno inserito la mia storia tra le seguite e le preferite, e un ringraziamento speciale va a coloro che hanno recensito. Siete adorabili.

Vi anticipo subito che il prossimo capitolo sarà quasi unicamente Stelena, dunque le Delena dovranno aspettare un po' prima di vedere un proseguimento di ciò che è appena stato accennato.

 

Un bacione a tutte. nuccetta-

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** L'amore si odia ***


Sotto le risposte alle vostre recensioni dello scorso capitolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Guardo fuori dal finestrino, le parole della sera prima mi vorticano ancora in testa come farfalle impazzite. Damon, al mio fianco, sembra piuttosto tranquillo, una volta salutati i miei genitori, si è rivestito della sua solita maschera di freddezza e acidità. Quanto mi piacerebbe essere come lui.

Cerco di rompere il ghiaccio, odio questo silenzio tra di noi, odio il fatto che lui mi ignori come fossi l'ultima sgualdrina che ha messo piede nel suo letto.

“Quante ore mancheranno per l'atterraggio?”.

Damon non alza lo sguardo dal giornale, ma mi risponde con una vena di dolcezza nella voce, una dolcezza che è venuta a mancare da quando ci siamo scambiati quel bacio così tenero e appassionato.

“Pensavo ti avessero mangiato la lingua. Comunque non preoccuparti, massimo un paio d'ore e sarai a casa da Santo Stefan”.

Alzo gli occhi al cielo, un po' perchè la risposta di Damon cela a malapena una velata voglia di litigare, un po' perchè temo seriamente quella che sarà la mia reazione alla vista del mio fidanzato. Non mi ero mai trovata in una situazione del genere, e mai avrei pensato di trovarmici. E non sono solo i baci che io e Damon ci siamo scambiati, qui si tratta proprio dei miei sentimenti, così contrastanti da annebbiarmi la mente.

“Perchè ti comporti così?”.

“Così come, Elena?”. Sottolinea il mio nome con una punta di amarezza, inutile dire che si tratta dell'ennesimo colpo al cuore.

“Come se non ti importasse. Come se fossi davvero solo la tua segretaria, come se tra noi non ci fosse stato niente”.

“Perchè non è successo niente. Tra poche ore atterreremo a New York, tu tornerai a crogiolarti nella tua bolla d'amore ed io tornerò ad essere il cinico, bastardo di sempre. Tutto come prima, tutto esattamente come prima”.

Sento gli occhi gonfiarsi, ma non gli darò mai la soddisfazione di scoppiare in lacrime di fronte a questa sua freddezza.

“Io non sono come te, Damon. Io non ho bottoncini strani da spegnere, per cercare di non pensare a ciò che potrebbe farmi stare male. Affronterò tutta la situazione, affronterò i miei sentimenti e giungerò ad una conclusione”.

Abbassa il giornale per guardarmi negli occhi. Quell'azzurro rischia seriamente di farmi perdere la testa.

“Elena, la tua scelta è già lì, ce l'hai di fronte al naso. Cosa mai dovrebbe spingerti ad abbandonare la tua monotona e tranquilla vita per uno come me, uno che non può darti nessun genere di garanzia. Fa' quello che devi, dimentica ciò che è stato”.

“Forse hai ragione. Perchè mai perdere tempo con uno come te, uno che non riesce a prendere una posizione, se non da dietro una scrivania? Perchè mettere in discussione la mia vita, per uno che non ha mai rinunciato a niente per gli altri, che mette sempre prima se stesso per paura di svelarsi?”.

Sono arrabbiata e non lo nascondo. Non so perchè si stia comportando così, non so perchè mi sia illusa che potesse andare diversamente.

“Tu non mi conosci. Non sai nulla di me. E forse ti sorprenderebbe sapere di quante cose mi sia privato nella mia vita e tu sarai solo un altro punto da aggiungere alla lunga lista”.

“Dunque è così? Non lotterai per avermi? Dovrò fare tutto da solo, prendere una decisione da sola?”.

“E' la tua vita, Elena. Io e Stefan siamo solo un piccolo dettaglio di questa. Entrambi ti abbiamo dimostrato quanto vorremmo farne parte, ora la decisione spetta solo a te”.

Non rispondo, mi metto a fissare il tavolino di fronte a me. Damon torna al suo giornale, anche se sono sicura che non stia leggendo una parola di ciò che c'è scritto. Questa conversazione mi ha aiutata ad essere ancora più confusa. Ripenso alle parole di mia madre, quelle che mi spingevano a seguire il mio cuore, ma spesso il cuore riesce a fare solo disastri.

 

 

 

Trascino con poco entusiasmo il mio trolley, mentre intorno a me persone sconosciute continuano a ridere ignari di ciò che sta succedendo dentro di me.

Damon è al mio fianco, insolitamente silenzioso e così bello da farmi accendere ancora una volta il desiderio di lui. Cerco di ignorare quella valanga che mi sta investendo, ancora una volta non posso dar retta al mio cuore, non sarebbe naturale.

Mi inoltro nella folla di un piccolo gruppo di persone appena ritornate da un viaggio, probabilmente di piacere. Dal nulla, la figura alta e slanciata di Stefan si materializza di fronte a me. Ho un sussulto. Non mi ero mai trovata in una situazione simile, non con le due persone che amo a pochi metri l'uno dall'altro.

Mi sento mancare il respiro, mentre alla mia destra, vedo Damon irrigidirsi.

Stefan invece è sorridente, sembra aver dimenticato la discussione di una settimana fa, o forse ci sta solo provando. Cerco di ricambiare con un sorriso parecchio sforzato, ma devo ammettere che dopo tutto mi è mancato. Ed eccomi, nuovamente a punto da capo.

“Stefan, che ci fai qui?”.

“Volevo farti una sorpresa. Direi che è riuscita”. Mi circonda le spalle con un braccio e mi lascia un bacio poco casto sulle labbra. Damon si guarda intorno, mi appare più imbarazzato che infastidito e questo infastidisce me. Cavolo, Elena, che diavolo vuoi dalla vita? Cosa ti aspetti? Che adesso entrambi sfoderino le spade e si mettano a combattere per il tuo cuore? Sono ridicola.

“Andiamo a casa”. Annuisco a Stefan, emulando un entusiasmo che in realtà non ho.

“Damon, è stato un piacere rivederti”. Alzo immediatamente lo sguardo, è la prima volta che interagiscono davanti a me, mi aspetto il peggio.

“Non posso dire la stessa cosa, ma devo ammettere che è stato meno peggio delle altre cose. Adesso vi lascio al vostro mondo di unicorni ed arcobaleni. Elena, noi due ci vediamo a lavoro Lunedì”.

“Ok. Grazie di tutto, Damon”. Pronuncio il suo nome con una dolcezza tale da far contrarre Stefan, ma cerco di non farci caso.

“Non me la distrarre troppo, Stefan”. Si allontana da noi con il solito sguardo duro. Eppure, io so che lui non è questo, so che anche lui sa soffrire, che anche lui sa ridere, ma soprattutto, che anche lui sa amare.

“Allora, sei pronta?”.

La voce di Stefan mi riporta alla realtà.

“Pronta per cosa?”.

“Per la mia sorpresa”. Mi bacia un'altra volta, questa volta con più dolcezza, con molta più famigliarità rispetto a prima. Mi rendo conto di quanto mi siano mancati i suoi occhi, le sue labbra, la sua capacità di farmi allontanare dal resto del mondo.

 

 

 

 

 

 

“Prego, signorina Gilbert”.

Stefan apre la porta di casa e mi invita ad entrare con un'euforia che non gli ho mai visto sfoggiare.

Sono giorni che non metto piede in questo appartamento, è come se nell'ultimo periodo, i miei sentimenti contrastanti, mi volessero tenere lontana da tutto ciò che mi ricordasse il mio passato, la me che ero e che non so più se voglio ancora essere.

“Questa notte dormi con me, vero?”.

Questa proposta mi coglie alla sprovvista, Stefan è sempre stato restio ad invitarmi lì per la notte, la presenza dei suoi genitori nella casa a fianco, è sempre troppo pesante da digerire.

“Va bene, fammi solo avvisare Caroline, si chiederà che fine abbia...”.

“L'ho già avvisata io. E fidati, non era così dispiaciuta. A quanto pare Tyler le farà compagnia”.

“Dunque stai cercando di dirmi che Tyler è una compagnia migliore di me?”.

Rido divertita e spensierata.

“Oh, beh, non saprei. Diciamo che Caroline sa fare di Tyler buon uso”.

Mentre scuoto la testa, il mio stomaco inizia a brontolare.

“Hai fame?”.

Neanche il tempo di dirlo, che mi ritrovo in un ristorante poco fuori città. La location è di un'altra epoca, decisamente troppo principesco per i miei gusti da camionista. Ecco, non avrei dovuto pensarlo, ora i miei ricordi volano direttamente a lui, a quei momenti magici che ho sperato non finissero più.

“Elena, tutto bene?”. Di fronte ad uno Stefan preoccupato, mi rendo conto di essermi bloccata in mezzo al locale e di non accennare ad andare avanti.

Mi sento arrossire. “Ehm, sì, scusami. Avevo paura di aver dimenticato di fare una cosa. Dai, andiamo a mangiare”.

Passo una serata serena e distesa, una di quelle serate che amo trascorrere con Stefan. Lui è più tranquillo del solito, molto più sorridente, quasi come se avesse ritrovato la sicurezza di sempre.

“Allora, Damon ti ha fatto perdere la testa in questa settimana?”.

Avvampo, non comprendendo in pieno le sue parole. Possibile che abbia capito tutto? Lo guardo interrogativa, il suo viso è rilassato.

“Che cosa intendi dire?”.

“Che Damon è uno a cui piace divertirsi, ma quando c'è di mezzo il lavoro non si tira mai indietro. Ti avrà fatto lavorare senza tregua”.

Il mio cuore riprende a battere. “Oh beh, diciamo che non mi ha pesato. Mi piace il mio lavoro e con Damon ho imparato tante cose”.

Sembra rabbuiarsi un po'. “Certo, Damon sa quello che fa”.

Gli prendo la mano, come a rassicurarlo, anche se non mi viene nessun discorso illuminante,nessuna parola di conforto ridondante, non sarei totalmente sincera e Stefan questo non lo merita.

“Lo odi così tanto?”. Le parole mi escono di bocca senza neanche darmi il tempo di pensarci. Avrei volentieri evitato di mettere in mezzo il mio capo, ma ormai che sono in pista, non mi resta che ballare.

“Io non lo odio affatto, ma non posso dire che tra noi potrebbe esserci nuovamente un'amicizia”.

“Perchè?”.

“Perchè cosa?”.

“Perchè questa situazione tra di voi? Ho chiesto a Damon e mi ha raccontato che...”.

“Tu hai chiesto spiegazioni a Damon?”. Batte con violenza il pugno sul tavolo, io mi allontano istintivamente. E' paonazzo e non riesco a capire perchè.

“Perchè hai chiesto a lui? Avresti potuto chiedere a me.”.

“Lo fai sempre con molta più difficoltà, quasi avessi paura a farti uscire più parole del dovuto. Non puoi farmi una colpa di questo, avresti dovuto essere tu il primo a parlarmene”. Questa volta anche io alzo un po' la voce, la sua reazione mi ha irritato, ma forse solo perchè i miei errori iniziano a pesare.

Stefan sembra tranquillizzarsi, infatti procede il suo discorso con un tono calmo e accondiscendente.

“Hai ragione, tu. Non dovrei essere geloso di Damon, ma a volte sembra proprio che lui arriva a te in un modo che io non conosco”.

“Questo non è vero, non ci hai neanche mai visti insieme”.

“Elena, ti conosco da anni, ho imparato ad interpretare ogni aspetto del tuo carattere. So quando sei agitata, quando sei arrabbiata, quando vuoi restare sola, quando hai bisogno di qualcuno. Ma soprattutto ho imparato a vedere nei tuoi occhi l'affetto che ti lega alle persone che ami. E ogni volta che parli di lui... io rivedo quella luce. Fa parte della tua vita ed io non posso fare altro che accettarlo”.

Gli prendo la mano, questa volta il mio sguardo è addolorato, specchio distorto di ciò che lui sta provando.

“E' un mio amico, gli voglio bene e voglio che continui a fare parte della mia vita. Ma tu e lui non siete interscambiabili”.

Mi sento in colpa, terribilmente in colpa e questo perchè, è vero, loro due non sono interscambiabili, ma il ruolo che potrebbero ricoprire nella mia vita lo è senza ombra di dubbio.

Stefan mi sorride. “Sono uno sciocco. Io e te siamo persone distinte, con gusti assolutamente diversi. Non posso pretendere che ciò che non piace a me, faccia lo stesso effetto su di te”.

“E' questo che non capisco. Perchè? Perchè non ti piace? Cosa è successo tra di voi?”.

“Damon che cosa ti ha raccontato?”.

“E' stato sfuggente come al suo solito. Mi ha solo detto che c'è di mezzo una donna”.

Il mio fidanzato pasticcia i capelli, lo fa sempre quando qualcosa lo turba. Io continuo ad osservarlo fino a quando non si decide a rispondermi.

“Penso che questo sia solo un piccolo episodio. La rabbia di Damon è molto più radicata e antica”.

“Ovvero?”. Odio dovergli strappare le parole di bocca, specialmente quando queste riguardano una situazione così delicata.

“Non c'è bisogno di sapere nulla di più”.

“Ecco, vedi? Tu non ti lasci scappare nulla. Perchè non vuoi dirmelo?”.

“E' una questione che riguarda me e Damon, fine della discussione”.

Lo so, sembro una bambina curiosa e dispettosa, ma mi sento parte integrante di questa storia, di una storia che, forse, potrebbe aiutarmi a chiarire questa confusione che ho in testa. Ma questo, dopo tutto, Stefan non può saperlo.

Rimango in silenzio per il resto della serata ed intanto la mia fantasia corre verso storie decisamente poco credibili.

 

 

Entro in casa piuttosto indispettita. Io e Stefan non ci parliamo da ore e lui sembra soffrirne particolarmente. In fin dei conti cercavo solo una risposta, una semplice e stupida risposta che mi è stata rifiutata. E se così semplice e stupida non fosse?

Faccio per distendermi sul divano, quando la mano forte di Stefan mi blocca in vita, per trascinarmi nel suo spazio.

“Scusami”.

Nei suoi occhi c'è sincerità, quella stessa sincerità che a me manca da tempo e che, presto, vorrei poter riavere indietro.

“Scusa tu. Mi sono comportata come una bambina viziata”. Appoggio la fronte sulla sua spalla, il suo profumo mi stordisce.

Stefan mi alza il mento con un dito, i suoi occhi sono verdi come le foglie, così intensi da farmi rabbrividire.

“Non fare domande di cui non vorresti ricevere risposta. Questa storia fa parte del passato. Permetti ad entrambi di far parte del tuo presente”.

Non riesco a comprendere fino a fondo le sue parole, ma non ho più voglia di litigare, questo è sicuro. Come è sicuro, d'altronde, che non è finita qui, saprò cosa è successo, prima o poi.

“Ok, amore”.

Gli sorrido un'ultima volta prima di abbandonarmi alle sue labbra. Sento il tempo scorrere lento sulla mia pelle, l'incertezza lasciare il posto al desiderio.

Mi aggrappo con forza alle sue spalle,senza difficoltà mi solleva e, con estrema lentezza, mi accompagna sul letto.

Le sue labbra percorrono avide la mia schiena, il mio ventre, i miei seni. Le mie unghie gli graffiano la pelle lasciando dei lievissimi solchi rosso. Con estrema dolcezza entra dentro di me. Abbandono la testa all'indietro e lascio che s'impossessi del mio corpo, della mia anima. Le sue mani si modellano sul mio corpo con una facilità indecente, e più ne sento la presenza, e più vorrei averle addosso.

Si ferma a giocare con i miei seni, li accarezza delicatamente, anche se mi ritrovo a chiedergli di più. Come se questo contatto così casto non fosse abbastanza, come se volessi farmi male, come se non dovesse mai finire.

Ed è con quel suo “ti amo” sussurrato, che capisco, che inizio a sentirmi sporca. Ciò che per lui è la forma più elevata dell'Amore, per me, in questo momento, si è ridotto solo a sesso. E mi spaventa, mi spaventa perchè non l'ho mai provato, perchè non fa parte di ciò che sono, o forse di ciò che ero, m spaventa perchè so che questa notte avrebbe potuto essere chiunque e nulla sarebbe cambiato.

Finalmente Stefan raggiunge l'apice del piacere, io, invece, mi sono spenta già da qualche minuto. Cerco di non guardarlo negli occhi, ho paura di vederci dentro l'azzurro dei ghiacciai, quello fresco e pulito di una giornata primaverile, quello cupo e maledetto di un mare in tempesta.

Mi volto su un fianco perchè non si accorga della mia reazione. Mi bacia con dolcezza la spala nuda e percorre il braccio con un dito. Sento il suo respiro muovermi i capelli e, non so perchè, la sua vicinanza mi infastidisce parecchio.

“Ma se io... ora la butto lì...”. La sua voce spezza finalmente tutta la tensione che si era venuta a creare dentro di me. Non mi volto, ma so con certezza che sa che lo ascolto.

“E' un po' che ci penso. Mi piacerebbe che venissi a vivere con me”.

Chiudo gli occhi per una manciata di secondi, il mio cuore inizia a battere più forte. Ricordo quanto ho desiderato tutto questo, quanto sono rimasta delusa una volta arrivata a New York consapevole di una nuova casa da affittare, ma adesso no. Adesso è davvero difficile prendere una decisione. Eppure devo affrontare i miei fantasmi, devo farlo per lui, devo farlo per Damon, devo farlo per me stessa.

Mi giro sull'altro fianco, ora sono a pochi centimetri dal suo bellissimo corpo e questo, forse non aiuta.

“Stefan, io... non so cosa dire, davvero....”. Mi stoppo un attimo per far sì che la mia voce smetta di tremare. I miei occhi ispezionano la camera, cercando di trattenere le lacrime. Mi soffermo su alcune foto, attimi di vita insieme, sorrisi che forse sono scomparsi nel tempo. Ecco che una gocciolina, antipatica e dispettosa, mi attraversa la guancia. Colpa dei miei sentimenti, colpa del desiderio di tornare indietro e rivivere felice quegli attimi così lontani e allo stesso tempo così vivi nella mia mente. Stefan, l'uomo della mia vita, il ragazzo che costellava i miei sogni è davanti a me e mi sta proponendo una vita insieme, una vita facile, fatta solo di me e di lui, fatta solo del nostro amore. Nessun Damon nei paraggi, nessuna complicazione assurda. Solo la voglia di stare ancora insieme, la voglia che tu questo possa non finire mai.

Cerco di trasformare le lacrime, in lacrime di gioia, sorrido al mio fidanzato che sembra abbandonarsi ad un respiro di sollievo.

“Sì, Stefan, voglio venire a vivere con te”.

Mi stringe a sé e mi fa rotolare avanti e dietro per tutto il tempo. Non l'ho mai visto così felice, neanche quando ha conseguito la laurea con il massimo dei voti.

“O mio Dio, Elena, è fantastico. Da domani potrai andare in giro per negozi, potrai riarredare la casa, se ti va. Potresti iniziare dalla camera. Potremmo comprare un cane. I miei genitori non direbbero niente. O magari preferisci un gatto. Forse è più facile...”.

E' un fiume in piena, così insicuro e indifeso come non lo è mai stato. E mentre lui attraversa rapidamente le tappe di una vita insieme, i miei pensieri volano dritti a quella parte di città. Penso a ciò che sta facendo, a ciò che sta pensando. Che stia pensando a me? Mi manca, mi manca immensamente, però ora ho fatto la mia scelta. Sarà difficile, ma è arrivato il momento di dirgli addio. Eppure, so con certezza, che una parte del mio cuore sarà per sempre sua.

 

 

 

 

 

 

 

Sale l'ultima rampa di scale. Sente le loro voci alzarsi di qualche tono. Rotea gli occhi disperato, è sempre così quando si ritrovano loro due in un luogo chiuso. Inserisce la chiave nella toppa, la chiave che Caroline gli ha prestato per questa serata. E lui, stupido, che pensava ad una seratina tranquilla. Una bella bottiglia di vino divisa con il suo migliore amico e una serata più che promettente in camera da letto con la sua fidanzata. Povero illuso.

“Secondo me dovreste parlargliene. Non potete tenerla all'oscuro di tutto e non potete costringere me a farlo”.

La voce di Caroline è piuttosto adirata e guarda Damon in cagnesco, mentre lui, con estrema indifferenza, fa zapping svogliatamente.

“Caroline, stai facendo l'isterica”.

Tyler conosce abbastanza la sua fidanzata e sa che quest'uscita infelice di Damon, gli costerà giorni e giorni di musi in ufficio. Poi le passerà e saranno amici come prima, ma gli faranno passare comunque delle giornate infernali.

“Mi hai per caso dato dell'isterica?”.

“No, figurati. Ciao, Ty, grazie per essere arrivato, la tua ragazza è piuttosto agitata questa sera. Forse non la soddisfi abbastanza”.

Mentre Tyler beve un bicchiere di vino, indifferente alle provocazioni di Damon, la fidanzata toglie una scarpa e prende la mira dell'amico. E diciamo che, forse, se non avesse la mira di un cacciatore cieco, sarebbe anche riuscita a prenderlo.

“Tu sei pazza”.

“E tu sei stronzo”.

“Questo lo hai sempre saputo”.

“Ma più passa il tempo, più me ne rendo conto”.

“Ragazzi, per favore, basta. Fatemi capire cosa sta succedendo”.

“Te lo dico io”. Damon alza gli occhi al cielo, mentre la bionda inizia a strillare la sua versione dei fatti.

“Sta prendendo in giro Elena. Non solo le ha fatto credere cose che non sono vere, ora, dice anche di essersi innamorato di lei”.

Tyler non sa cosa rispondere, in realtà Damon è cambiato parecchio nell'ultimo mese, sembra quasi aver levigato alcuni dei tratti più ispidi del suo carattere.

“Care, magari è così. Forse si è innamorato seriamente”.

“Tyler, tesoro, Damon non fa mai niente per caso, neanche innamorarsi”.

“Smettetela di far finta che io non ci sia”. L'uomo si lamenta con naturalezza, anche se le considerazioni, decisamente poco amichevoli di Caroline, non gli sono del tutto indifferenti.

“Damon, io ti voglio bene, lo sai. Però voglio bene anche ad Elena e non voglio che tu la faccia soffrire”.

“Ma chi ti dice che sia così. Per adesso, sono l'unico a non guadagnarci niente da tutta questa storia”.

“Ma per te è sempre tutta una questione di guadagno?”.

Damon si alza dal divano, i suoi, occhi, sempre tranquilli e pacifici, sono ora percorsi da una vena di irritazione, l'irritazione di chi si vede voltare le spalle anche dalle persone che più ama.

“Ora mi hai stufato. I miei sentimenti non sono affar tuo, Elena non è affar tuo”.

“E' mia amica e anche Stefan lo è”.

“Anche io lo sono, Caroline”. Quest'ultima frase, pronunciata con rabbia e disprezzo, colpisce Caroline come uno schiaffo in pieno viso. Nessuno può capire quanto sentimento ci sia in questa semplice e irriverente affermazione.

“sai che non è questo, sai quanto sia importante per me. Ma tu fai soffrire le persone, tu sei quello che non si tira indietro quando c'è da ferire qualcuno. E' la tua maschera, è il personaggio che ti sei creato”. La ragazza ha gli occhi lucidi e trattiene a stento la voce. Tyler le appoggia una mano sulla spalla. Lui li conosce meglio di chiunque altro e sa che ciò che li lega va al di là di una semplice amicizia, è quasi una fratellanza, un tacito accordo che li vede uniti da sempre, che li rende vicini più che mai.

“Gliel'ho promesso, Damon. Le ho promesso che ti sarei stata vicina, che avrei cercato di moderare la tua impulsività”.

“Avevi dieci anni, Caroline. Te lo aveva chiesto per darti un compito, per farti sentire importante e per farti smettere di piangere”.

“Sai che non è vero. Io l'ho sempre preso seriamente. Tante volte ho fallito, ma questa volta non succederà. Starai lontano da lei, non la farai soffrire. Anche perchè alla fine ci soffriresti anche tu”.

“Non trattarmi come fossi un bambino, o peggio ancora un povero stronzo costretto a fingersi innamorato delle donne degli altri. Non è questo di cui ho bisogno, non è questo che ti è stato chiesto di fare”.

Il tono di Damon rimane comunque tranquillo e pacato, decisamente molto inerente a ciò che è lui, o per lo meno a ciò che crede di essere.

“Perchè non riesci a comprendere le mie parole? Perchè cerchi di trovare il male in tutto ciò che ti circonda? Sto solo cercando di farti ragionare, di farti capire che la vendetta non giova a nessuno, tanto meno a te”

“Ti ringrazio, Caroline, ti ringrazio perchè cerchi di starmi vicino anche se io non sempre te lo permetto, ti ringrazio perchè le tue posizioni sono di certo più obiettive delle mie, ma ho più di trent'anni, so come devo comportarmi”.

“Non è vero che lo sai, altrimenti non ti butteresti in una situazione come questa, in una situazione in cui il sentimento più esaltante è appunto la vendetta, la rabbia, la sfida. Elena ha bisogno di un uomo che la ami, non di uno che la utilizzi per raggiungere i suoi scopi”.

Questa volta la rabbia del ragazzo è molto più evidente, molto più fulminante. Eppure non può tirarsi indietro, non può fingere ipocrisia, non di nuovo.

“Perchè? Perchè tutta questa rabbia, questa sfiducia nei miei confronti? Sono quello che sono, lo so, ma con Elena è diverso, lei ha il potere di riaprirmi al mondo, di far uscire quella parte di me, quella migliore, che è rimasta in letargo per troppo tempo”.

“Sai benissimo che non la ameresti mai, come hai amato lei”. Caroline pone un accento particolare e piuttosto infastidito sull'ultima parola. Un po' è la rabbia per quella donna subdola e insignificante che, senza una ragione, ha distrutto in un secondo il mondo del suo migliore amico, un po' è la disperazione per il vano tentativo di far comprendere a Damon quanto tutto questo sia sbagliato.

“O forse sì. La conosco da poco tempo, è vero, ma è riuscita a darmi ciò che nessuna donna mi ha mai dato prima. I suoi occhi sono la prima cosa che vedo al mattino. La amo e, anche se serviranno millenni, guerre civili e scontri all'ultimo sangue, sarà mia. Fine della storia”.

Si allontana repentinamente verso la porta. Caroline è rimasta a bocca aperta, ma dopo tutto da Damon c'è da aspettarsi qualsiasi tipo di reazione, Tyler, invece, ha preferito non esporsi, è molto meglio affrontare il suo amico di fronte ad un bel bicchiere di bourbon, senza la sua fidanzata tra i piedi, è sicuramente un motivo in meno per far innervosire il ragazzo.

“Adesso, se hai smesso di darmi contro, facendomi passare per l'uomo senza cuore che tratta le donne come fossero oggetti, io andrei”.

Caroline prende un respiro. Sperava vivamente che la storia non si mettesse in questo modo, che Damon ammettesse realmente i motivi del proprio interessamento ad Elena, che tutto potesse tornare normale senza lasciare per strada feriti. In realtà, gli anni di esperienza, avrebbero dovuto insegnarglielo: niente e nessuno può impedire a Damon Kallaghan di mettere in atto le proprie decisioni. Eppure questa volta potrebbe toccare a lui, questa volta che non si tratta di Rebeckah, o Meredith, o Andie, questa volta che la vendetta potrebbe realmente trasformarsi in amore, questa volte che potrebbe essere lui a raccogliere i cocci disordinati del suo cuore.

“Damon, aspetta, non andare via. Prima che tu arrivassi, Stefan mi ha mandato un messaggio. Mi dispiace per non avertelo detto prima, come al solito non so mai come gestire le tue emozioni e quindi mi ritrovo sempre con un pugno di mosche in mano. Era giusto che te lo dicessi dall'inizio, ma speravo, stupidamente, di distoglierti dal tuo obiettivo ben presto”.

“Forza, Care, saltiamo tutti questi convenevoli”.

La voce del ragazzo irrita la bionda, che però cerca di andare avanti senza aggiungere altra benzina sul fuoco.

“Questa sera Stefan ha chiesto ad Elena di andare a vivere da lui e lei... beh, lei ha accettato”. Sussurra tutto d'un fiato l'ultimo pezzo della frase. E' ancora più difficile a dirsi che a farsi. Anche Tyler sembra piuttosto sbigottito. Raramente è successo che fosse Damon a dover rinunciare a qualcosa, tranne per quanto riguardava lei, ovviamente.

Di conto suo, il giovane è ancora con una mano sulla porta. Sul viso la tipica espressione di chi è deluso ma non vuole darlo a vedere. In men che non si dica, il suo solito sorrisetto sarcastico ha dato una nuova e familiare conformazione al suo viso.

“La vita è fatta anche di queste cose, ma io non mi abbatto. Vi abbandono ragazzi. Non divertitevi troppo, senza di me. Ah, Ty, in bocca al lupo”.

In un batter d'occhi la porta si apre e si chiude lasciando uscire Damon e la sua strafottenza. Intanto Tyler e Caroline sono rimasti in piedi di fronte al tavolo, entrambi impietriti dalle conseguenza di questa storia. Il primo, incredulo di fronte alla freddezza e lucidità dell'amico, la seconda arrabbiata per non essere riuscita, per l'ennesima volta, a salvarlo da se stesso.

 

 

 

Tra dieci minuti a casa mia. Ho bisogno di vederti. Compone il messaggio con velocità e, con altrettanta rapidità, selezione il nome dalla lista. Questa serata è ancora all'inizio e già lo ha portato sul baratro. Ora, ha bisogno di lei, ha bisogno di dare un senso alle parole di Caroline, di dare un senso a ciò che sperava fosse e invece non sarà. E proprio vero che a volte l'amore si odia.

 

 

 

 

Cia a tutte! Innanzitutto, Buon 2013 a tutte voi, con la speranza che questo anno vi porti tanta felicità e anche un po' di pazienza per sopportare i miei imperdonabili ed immensi ritardi. Scusatemi veramente, ma l'inizio dell'università e le vacanze appena passate non mi hanno di certo aiutato a concludere il capitolo con una certa rapidità.

Bene. In questo capitolo sono successe un po' di cose, prima fra tutte: Elena, anche se un po' dubbiosa, ha accettato la proposta di Stefan di trasferirsi da lui.

La notizia è giunta, attraverso fonti sempre molto discrete, alle orecchie di Damon, che ancora una volta ha tirato fuori il lato più enigmatico del suo carattere, non permettendo ai suoi due migliori amici di comprendere cosa frulli nella sua testa.

Mentre Tyler è convinto che l'arrivo di Elena abbia seriamente sconvolto la vita del bell'imprenditore, Caroline è convinta che l'amico sia così interessato ad Elena solo per vendetta personale. Ma di chi Damon deve vendicarsi? D'altra parte, sempre la bionda è convinta che tutto questo odio e tutto questo disprezzo possano realmente portare ad un interessamento del ragazzo, ma questo di sicuro non condurrà a nulla di buono. Ecco, che infatti decide di confessargli ciò che è appena successo e lui non sembra prenderla in modo adeguato, lasciando ancora una volta trasparire la vulnerabilità del suo carattere.

Sono consapevole di aver trattato in maniera molto scoordinata l'ultima parte del capitolo (per l'appunto quella del dialogo tra gli amici), ma solo perchè mi interessava lasciar trasparire quante questioni non ancora irrisolte sono presenti all'interno dell'intera storia.

Ora, mi piacerebbe ricevere un vostro parere sullo Stelena. So che la maggior parte di voi mi vorrà linciare, ma chissà che qualcuno non apprezzi questa storia d'amore che finalmente si sta smuovendo un po' (ricordo l'indecisione di Stefan nel far entrare Elena nelle propria famiglia).

Ora vi abbandono, non prima di avervi ringraziato tutte per l'appoggio che mi date e un ringraziamento speciale va alle mie lettrici fedeli che mi seguono da “Eppure mi hai cambiato la vita”

 

 

 

Rispondo alle vostre precedenti recensioni qui, perchè ho avuto qualche problema con il programma, scusatemi il ritardo.....

 

 

 

Quanto amore ti darei.

 

Glory7 : grazie mille per i tuoi complimenti, mi piace anche la storia dell'angelo Delena... spero tanto che questo capitolo non ti abbia devastato. Immagino che ci sia troppo stelena per i tuoi gusti. Ti ringrazio ancora tanto e spero di risentirti presto

 

 

Delena_DaSa: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e sono contenta che tu abbia posto molta attenzione ad alcuni particolari messi in secondo piano. In effetti Stefan non si sta facendo una bella figura con le corna che inizia a portarsi dietro, ma potrebbe avere anche lui le sue rivincite. Ti accontentata con il dialogo tra Damon e Caroline, in questo capitolo? E' vero che lei gli va molto contro, ma è pur sempre per il suo bene. Un bacio e grazie.

 

 

 

Tess36: Ciao, i tuoi commenti sono sempre ben accette, soprattutto perchè analizzi nel dettaglio ogni punto della storia, partendo dal contenuto, arrivando alla forma. Mi piace il fatto che Damon vi appaia così simile al telefilm, perchè volevo comunque mantenere una netta somiglianza con quello vampiro. Per quanto riguarda le domande che mi hai posto, ti dico che ci saranno dei risvolti interessanti, ma bisogna aspettare ancora un po'. L'Elena della mia storia è molto lunatica, cambia molto spesso il modo di pensare e anche di presentarsi alla gente, quindi non ti prometto che sarà sempre così. Cambierà in base alle conseguenze. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. A prestissimo!

 

 

Cambiare vita

 

 

Delena_DaSa: rieccoti qui con un ulteriore recensione. Ti adoro! Grazie mille per il complimento. Non aggiungo altro, anche perchè ti ho appena scritto.

 

 

 

Io, Me e loro

 

Tess33: anche per quanto riguarda te, faccio che ringraziarti per la recensione e non aggiungo altro. Grazie!

 

 

 

 

So che questo capitolo sta diventando lunghissimo, ma voglio fare un po' di pubblicità alle storie che mi piacciono di più. Inizierò con le prime cinque che troverò tra le mie seguite.

 

 

A, not so normal, human life (Delena_DaSa): una bellissima storia con protagonisti umani. Avvincenti storie d'amore e un Damon un po' diverso da come siamo abituati a vedere, ma altrettanto adorabile. Ve la consiglio vivamente, davvero emozionante!

 

 

Covering your track (ducky): una storia, ancora all'inizio, ma molto promettente. Sono tutti umani. Ritroviamo un'Elena molto divertente e molto più euforica di quella del telefilm. Il suo incontro con Damon è descritto davvero bene. La storia è scritta molto bene ed ricca di situazioni divertente.

 

 

I need a work (CherryxX): un'Elena, umana, in cerca di lavoro. Un Damon, umano, capo di un'azienda. Elena, ragazza super attraente, andrà a lavorare nella sua azienda, ma Damon ha fatto una promessa al suo migliore amico... riuscirà a rispettarla? E' solo all'inizio ma l'inizio è avvincente.... leggetelo.

 

 

Segreti pericolosi (penelope07): una storia bellissima e molto particolare. Sono tutti umani, ma non è questo il punto forte della storia, bensì il fatto che sia un thriller davvero molto avvincente. La storia è scritta bene, ma è soprattutto ben intricata. Un perfetto thriller, insomma.

 

 

 

Our story (FedeVampire): la ritroviamo nella sezione Cast Vampire diaries. E' una bellissima Nian, piena di avvenimenti diversi. Si passa dalle risate, alle lacrime in un batter d'occhio e poi viceversa. Sarà ricca di momenti esilaranti ed emozionanti.

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Occhi dentro gli occhi ***


E' poco più che l'alba, la città si sta risvegliando, ma è ancora leggermente assopita sotto la coltre fredda ed invitante del buio.

Già, è ancora l'alba ma io sto già guidando la mia macchina che, ancora un po' gracchiante, risponde umile e fedele ai miei comandi. Non è stato facile spiegare a Stefan il motivo della mia fuga così mattiniera, però, complice la sua voglia di dormire e lo stato di semi coscienza in cui si trovava, sono riuscita ad inventare una scusa appena accettabile.

Le ruote stridono sopra la strada bagnata. Ed io sono felice,. Felice? Come posso sentirmi così in una situazione del genere?

E pensare che il mondo è strano. Pochi minuti fa ero nel letto caldo ed accogliente, avvinghiata al corpo di Stefan, ora invece sto correndo un po' più del normale per raggiungere l'altra parte della città, lì dove forse troverò Damon.

Due lati opposti della città, due lati opposti del mio cuore. Da un lato, Stefan, il mio Stefan. Il mio compagno di vita, l'uomo che mi ha insegnato a crescere, a prendere le mie decisioni, l'uomo che mi ha insegnato ad amare. Colui che diventerà il mio compagno di vita. Dall'altro lato, Damon, il mio Damon. Il mio capo misterioso ed intrigante, l'uomo che mi ha insegnato a ritornare bambina, a prendere la vita con un po' meno serietà, l'uomo che mi ha insegnato che nella vita non puoi dare nulla per scontato. Colui che un ruolo non lo ha mai avuto e forse non lo avrà mai.

Eppure sono qui, su questa macchina, sotto questa mattina ancora da iniziare a mettere a posto la situazione, a prendere io stessa una posizione su ciò che sarà la mia vita, il mio futuro.

Parcheggio sotto casa di Damon. Il palazzo è molto alto e signorile, tipico di lui insomma.

Il portiere non fa caso a me, mi lascia salire senza pormi troppo domande. Probabilmente non teme che io sia una killer spietata con tendenze omicide o suicide.

Non riesco ad aspettare neanche l'ascensore. L'ansia di vederlo e la paura di farmi ascoltare mi stanno rendendo più irrequieta di quanto dovrei.

Mi ritrovo di fronte ad una massiccia porta in ebano, anche questo non può non farmi pensare che i gusti di Damon non sono poi così incomprensibili. Suono un paio di volte e sorrido tra me e me, ben consapevole che in questo preciso momento mi starà maledicendo per averlo svegliato. Ma è per una buona causa, io ho bisogno di parlargli e lui di ascoltarmi.

La porta si spalanca mettendomi di fronte ad un Damon parecchio assonnato e scocciato. Sento il sangue riscaldare le mie guance, un po' per l'imbarazzo di ciò che sarà, un po' perchè il mio capo indossa solo un paio di boxer neri con l'elastico, che conferiscono al suo corpo nudo una sensualità da considerare quasi illegale.

“Buongiorno”. Stranamente allegra, lo saluto sventolandogli in faccia il sacchetto bianco con le brioche. Normalmente è lui che al mattino le porta a me e Caroline, questa mattina però ho voluto precederlo.

Anche il suo volto sembra leggermente distendersi in un sorriso, ma mi pare che qualcosa lo turbi. Lancio un'occhiata alle sue spalle. Ho sempre cercato di immaginare come fosse la sua casa e mai mi sarei aspettata di assistere a cotanta modernità.

“Elena. Che ci fai qui?”.

Un po' infastidita dalla sua reazione, rispondo acida alla sua domanda.

“E' così che normalmente accogli gli ospiti?”.

Faccio per muovere un passo, quando una voce femminile ci raggiunge da dietro le sue spalle. Un po' interdetta, mi spingo con la testa per guardare a chi appartenga. Rebeckah Mikaelson è ferma in mezzo al salotto. I capelli ancora scompigliati ed una camicia che riconosco come quella di Damon, a coprirle indecentemente pochi centimetri di pelle.

La rabbia mi invade. So che non dovrebbe essere così, che non è giusto nei suoi confronti e soprattutto in quelli di Stefan, ma non posso nascondere il famigliare sentore di gelosia nello stomaco.

“Scusami, non sapevo avessi compagnia”.

Mi rendo conto di aver pronunciato quelle parole con una freddezza che non mi contraddistingue, ma le mie doti di attrice tendono ad abbandonarmi sempre in situazioni del genere.

Damon, dal canto suo, sembra piuttosto imbarazzato, mentre la ragazza ha una sorta di sorriso di trionfo sul volto. Ho una voglia repentina di prenderla per i capelli, quei capelli così biondi e setosi, e farle fare il giro della casa in un secondo. Ma non posso. Devo trattenermi uno perchè sono una persona civile, due perchè non è un compito che spetta a me. Non sono la sua ragazza e non lo sarò mai, quindi meglio che mi faccia gli affaracci miei.

“Elena, posso spiegarti”. Ecco una cosa che non avevo mai visto: Damon Kallaghan in difficoltà!

“Non c'è bisogno di spiegarmi niente, non sono la tua fidanzata, sei libero di fare ciò che credi”. Tranne portarti al letto quella sgualdrina che, uno alla volta, si son passati tutti. Ovviamente mi limito a concludere la mia affermazione con un mezzo sorriso tiratissimo.

Odio questa situazione, odio Damon e quella sciaquetta di Rebekah, ma soprattutto odio me stessa. Ho scelto Stefan, ho scelto di andare a vivere con lui. Perchè devo rendere tutto così complicato? Perchè mi sto costringendo a provare davvero qualcosa per lui?

“Ci vediamo a lavoro”. Lo saluto con l'espressione affranta di chi ancora non sa cosa fare della propria vita. Damon sembra dispiaciuto, il suo volto è una maschera di imbarazzo e vergogna ed io non posso fare altro che comprenderlo.

“Elena, ti prego, parliamone”. Gli dedico un sorriso appena accennato, ma comunque più sincero del precedente.

“Damon, seriamente. Sono solo in imbarazzo per avervi disturbati”.

“Perchè sei venuta qui?”. Questa volta la sua voce nasconde appena un accenno di diffidenza e nervonismo.

“Non importa”.

Dedico uno sguardo veloce a Rebekah che a sua volta osserva Damon con disprezzo. Sento una piccola parte di me, quella più stronza e invidiosa, gioirne silenziosamente.

“Dimmi perchè sei qui?”.

“Non è niente di cui non possiamo parlare più tardi in ufficio. Seriamente. Tenete pure le brioche, ne avevo prese due”.

Senza dedicargli nessun altro sguardo, mi allontano velocemente da loro. Avverto ancora la presenza immobile di Damon, appoggiato allo stipite della porta, dispiaciuto ed in mutande.

Entro in ascensore e, appoggiandomi al vetro lindo dello specchio, prendo aria. Mi sembra di non respirare da ore, come se tutto intorno a me avesse assunto le sfumature grigiaste del mio umore.

E anche se non dovrei, è difficile da accettare. Soprattutto dall'uomo che fino a poco fa professava il suo amore per te, l'uomo che ti ha fatto mettere in discussione te stessa, quell'uomo che, anche se solo per un attimo, è stata la tua prima scelta.

 

 

 

 

 

E' tutto il giorno che ho la testa altrove e, di sicuro, non è un bene per il mio lavoro. E' la quinta volta che cerco inutilmente di spedire un fax per un'associazione ad ente benefico, ma è come se fossi tornata in prima elementare, non sono neanche in grado di comporre una benedettissima frase di senso compiuto.

All'ennesimo errore di trascrizione dell'indirizzo, sbuffo sonoramente e sbatto con forza il plico di fogli sulla scrivania.

Avverto lo sguardo curioso di Caroline soffermarsi su di me, ma cerco comunque di fare finta di niente.

Il cassetto che apro per recuperare il toner, e si spera anche un po' della mia solita pazienza, si chiude con un colpo così secco da mettere la mia amica nella condizione di sentirsi in dovere di dirmi qualcosa. Mentalmente la odio per questa sua mania di controllo, ma posso anche comprendere il suo stupore di fronte al mio attuale stato emotivo.

“Ti decidi a dirmi che cosa ti succede o devo togliertelo con le pinze?”.

“Niente, assolutamente niente. Sono un po' nervosa, ho dormito poco e questa maledetta stampante ha deciso di abbandonarmi”. Almeno non mi sono dovuta abbassare a raccontarle bugie.

“Trascorri una notte d'amore con l'uomo della tua vita, lui ti chiede di andare a convivere e tu sei così acida? Ok, che ti mancherò, ma speravo che preferissi il sesso selvaggio alle tristi serate film-piumone-cioccolata calda”.

Ride di un sorriso bellissimo, quel sorriso che mi ha conquistata da subito. Adoro esserle amica e adoro la sua capacità di farmi tornare il buon'umore. Appallottolo una piccola pallina di carte e gliela lancio per dimostrarle tutta la mia indignazione all'allusione sulla mia vita sessuale.

“Oh, finalmente ti vedo ridere! Stamattina ho pensato che avessi investito un gatto”.

Alzo gli occhi al cielo, so che Caroline non mollerà fino a quando non le racconterò cosa mi è successo.

“Te l'ho già detto: mi sono svegliata dalla parte sbagliata del letto”.

“Te lo dico sempre che non devi sperimentare posizioni di cui poi potresti pentire”.

La guardo esterrefatta e poi ritorno al mio lavoro, sperando in un risultato migliore del precedente.

Il mio sguardo, però, si sofferma al di là del vetro. In fondo al corridoio c'è l'ufficio di Damon, ma al momento non so se lui sia proprio lì. Questa mattina non si è ancora fatto vedere e questo mi mette un'angoscia addosso che non provavo da tempo.

Caroline sembra leggermi nel pensiero, perchè rivolge contemporaneamente il suo sguardo oltre la porta.

“Non ho visto Damon questa mattina. Tu? È strano che non ci abbia portato le brioche”.

“No, non l'ho visto”.

Rispondo con estrema sufficienza, ma, stranamente, la mia amica non sembra essersene accorta.

La vedo pensierosa, poi, però, alza le spalle e torna a scrivere.

“Vorrà dire che gli manderò un messaggio”.

“Non preoccuparti, sono sicura che sia in buona compagnia”. Le parole mi sfuggono di bocca, molto prima che io stessa me ne renda conto. Caroline socchiude gli occhi e mi squadra.

“Scusa?”.

“Niente. Dico solo che se non è venuto è perchè sarà in buona compagnia”.

So di essere arrossita, ma spero vivamente che le luci fioche della stanza, devino Caroline dal notarlo.

“E quindi? Non è un problema nostro ciò che Damon fa fuori da qui. Siamo sue amiche, non le sue mogli”.

Questa frase nasconde più astio di quanto ce ne sarebbe bisogno. So che Caroline ama Damon come un fratello, dunque non riesco a capire questa asprezza nei suoi confronti. Mi sento anche un po' toccata da ciò, ma mi rendo subito conto che non sono affari miei.

“Ok, ok. Calmati però”.

“No, non mi calmo perchè ho come la sensazione che tu sappia qualcosa che io non so e che questa cosa, assolutamente senza giustificazione, ti stia innervosendo parecchio. Sbaglio?”.

Ok, odio anche questa sua strana capacità di entrarmi nella testa, cavolo cosa vuole da me?! Ho già abbastanza problemi, senza aggiungere le scenate isteriche della mia migliore amica.

“Dovevo parlare con lui. Dovevo raccontargli una cosa”.

“Una cosa del tipo: ciao, Damon. Sai, ieri Stefan mi ha chiesto di andare a vivere con lui. Ho accettato. Ah, già, non cercarmi più, da oggi non siamo più amici”.

“Care, riprenditi. Stai facendo una scenata”.

“Una scenata? Perchè mai? E' normale che la mia migliore amica decida di andare a vivere con il mio migliore amico e si senta in dovere di dirlo all'altro mio migliore amico, nonché...”.

“Caroline, per favore. Lasciami spiegare....”.

“Spiegare cosa, Elena? Che dovresti viverti la tua fantastica nuova vita con Stefan ed invece non riesci a staccarti da Damon? Io voglio bene a te, ma voglio bene anche a loro. Sono come due fratelli per me e non voglio che nessuno di loro, nessuno di voi soffra”.

“Io amo Stefan”. Lo affermo con voce decisamente debole, quasi avessi paura che gridandolo perdesse di significato.

“Sì, ma non riesci a resistere al fascino di Damon. Come dobbiamo fare?”.

Non rispondo. Il silenzio è la mia unica ancora di salvezza.

“Che cosa vi siete detti?”. Caroline, probabilmente, ha capito di avere esagerato ed ora cerca di calmare leggermente la sua voce.

“Niente”.

Mi guarda interrogativa. “Niente?”.

“Era con Rebekah”.

La lascio a bocca aperta e, cosa mai registrata prima, assolutamente senza parole.

“Rebekah?”. Pronuncia questo nome sorpresa. Penso conoscesse anche lei i trascorsi dei due, ma probabilmente sperava che Damon non ricascasse nella rete.

“Sì”.

“Ora mi capisci, quindi? Quando dico che devi lasciarlo perdere? Io voglio bene a Damon, è il mio migliore amico, sotto alcuni aspetti il fratello che non ho mai avuto, ma lo conosco bene e so che persona è. Lui è il tipo di persona che non si limita a tenere due piedi in una scarpa, ama le donne, ama averle ai suoi piedi e non importa chi tu sia, cosa tu possa dargli, lui tornerà a comportarsi esattamente come prima”.

La voce di Caroline mi risuona nelle orecchie, ma i miei pensieri sono alle parole che lui, poco, anzi pochissimo tempo fa, mi ha rivolto. Sembrava avesse il cuore in mano, ma forse, ha ragione Caroline e lui ha solo preso in giro il mio. Ma poi ripenso a quei giorni trascorsi in sua compagnia, alle emozioni che ho provato, alla sensazione di estremo benessere che mi stremava.

“Perchè sei convinta che lui non sia in grado di amare?”. Non alzo il tono di voce, forse perchè quella che sento in questo momento non è rabbia, ma solo voglia di capire.

“Io sono convinta che lui sia TROPPO in grado di amare. E per questo che non può più farlo, non se rimane ancora attaccato al suo passato”.

Sento un'ondata di fastidio provenire da ogni cellula del mio corpo. Ok, so che ci conosciamo da poco e che l'amore può nascere dall'oggi al domani, ma che deve essere coltivato, cosa che io e lui non avremmo potuto permetterci, ma, da povera cretina che sono, io gli avevo creduto.

“E' Rebekah, vero? Questa fantomatica donna?”.

E' terribile, da un lato so che non dovrei pensarci, so che non mi riguarda, che non deve riguardarmi, ma il mio bisogno di sapere va oltre ogni mia aspettativa e questo, forse, fa ancora più male.

“Non mettermi in questa situazione. Non ti parlerò mai del passato di Damon, come non lo farò di quello di Stefan. Ma sono sicuro che un giorno lo scoprirai. Stefan cederà e ti racconterà tutto”.

Non voglio forzarla, so cosa voglia dire avere due amici che hanno una storia, so cosa voglia dire cercare di incoraggiare uno, senza ferire un altro. Tante volte mi sono trovata in questa situazione con Bonnie e Matt, e forse era ancora peggio, considerando che lui fu il mio primo vero amore.

“Ok, va bene così. Lasciamo perdere tutto. Io amo Stefan e Damon è solo un amico a cui voglio molto bene”.

Ritorno al mio lavoro un po' meno tranquilla di prima, e assicuro che è davvero difficile. La porta si apre con delicatezza e una parte di me spera che sia Damon, una parte decisamente avversa al mio ultimo discorso. Perchè devo essere così complicata e contraria? Non posso solo vivermi la mia storia d'amore senza che qualcosa di inutile e lontano influenzi i miei sentimenti?

Alzo gli occhi e mi sento quasi delusa quando vedo Tyler avvicinarsi a me.

“Ciao, Elena”.

Mi bacia amichevolmente e mi lascia un foglio da consegnare a Damon.

“Io adesso devo andare, posso fidarmi, non è vero?”.

Lo congedo con un sorriso sincero, adoro questo ragazzo, è sincero, umile, decisamente diverso dal suo migliore amico.

Mi rimetto a scrivere per la trecentesima volta, quando rialzo la testa bruscamente: perchè mai, Tyler non ha degnato di un saluto Caroline, mia migliore amica, nonché sua fidanzata?

Guardo la ragazza che si sta limando le unghie, fingendo aria di indifferenza. Possibile che la bella Forbes, bravissima nei problemi di cuore altrui, sia così incapace a gestire i propri personali?

“Care, che succede?”.

Ricambia il mio sguardo con occhi innocenti, ma è inutile, il suo atteggiamento da cerbiatta potrà anche trarre in inganno Stefan e Damon, ma sicuramente non me.

“Che cosa intendi?”.

“Intendo che il tuo muscoloso e affascinante fidanzato è appena entrato in questa stanza e non ti ha rivolto il benchè minimo saluto. Tu ne sai qualcosa?”.

Mi osserva ancora un po', per poi cedere e abbassare completamente le sue difese.

“Ok, abbiamo litigato. Nulla di più”.

“Perchè mai?”.

“Le solite scenate di gelosia alla Tyler”.

“C'entra Klaus?”.

“Klaus? No ”.

Ancora una volta cerca di tergiversare, credendo che non mi sia accorta degli sguardi che si lanciano lei ed il bell'imprenditore.

“No, è che sembrate così tanto il cacciatore e la sua preda. E poi mi sembrava apprezzassi i complimenti stile British”.

Rido, provocando un sorriso anche alla mia amica. Mi diverte questa cosa dei ruoli invertiti, per una volta non devo essere io quella intrappolata tra i suoi discorsi strambi.

“No, è una storia diversa. Non c'è bisogno di stare qui a raccontarla”.

C'è qualcosa sotto, però è piuttosto restia ad aprirsi a me e questo mi fa male. D'altra parte devo accettare di essere l'ultima arrivata, sarebbe scorretto infilarmi così a fondo nelle loro vite se non sono disposti a farmici entrare.

“Comunque sono sicura che si aggiusterà tutto. Tyler è il tuo amore epico e non sarà di certo il fascino dell'uomo misterioso e seducente a cambiare la situazione. Nè quello di chiunque altro posso pensare Ty. Vedrai che capirà. Vi amate, non c'è altra soluzione se non quella di stare insieme”.

Mi sorride, sembra essersi rilassata. Poi mi lancia l'ennesima occhiata maliziosa.

“Vedo che i miei discorsi a qualcosa ti sono serviti. Sei diventata saggia”.

So a cosa si riferisce. Stefan è il mio amore epico e non posso rinunciare a lui per niente al mondo.

 

 

Bussano alla porta. Sono rimasta sola, Caroline è corsa da Tyler per cercare di chiarire ed io sto cercando, invano, di dare un senso alle mille pratiche che mi occupano la scrivania. Il mio capo, è più facile chiamarlo così, mi ha chiesto anche un articolo che devo completare entro domani e mi piacerebbe non deluderlo.

Faccio accomodare chiunque sia dietro la porta. “Avanti”.

Damon fa il suo ingresso nell'ufficio ed il mio cuore perde un paio di battiti, uno perchè è terribilmente sexy, uno perchè non so come affrontare tutta questa situazione. Era molto più facile questa mattina!

“Ciao, Elena”. Ha il tipico sguardo da cane bastonato, sul volto non c'è la benchè minima ombra del sorriso malizioso che lo contraddistingue. E' semplicemente Damon, senza maschera, nudo e vero davanti a me.

“Damon”.

“Caroline?”.

“Aveva una faccenda da risolvere”. Non ho ancora sollevato gli occhi dal foglio, non voglio mostrarmi debole ai suoi occhi.

“Oh, ottima mossa uscire senza avvisare il capo”. E' ironico, ma in modo diverso dal solito.

“Oh, certo, rischia il licenziamento vero? Dovrò mandarle un messaggio per avvisarla”. Inizio a scherzare anche io e la tensione sembra un po' allentarsi. Anche Damon ride, di un sorriso splendido, bianco e strepitoso. Poi si rabbuia e, come solo lui sa fare, cattura i miei occhi.

“Elena, hai voglia di chiacchierare un po?”

 

 

 

Sono seduta su un muretto. Sotto di me brilla la città. E' quasi buio, ma con un po' di fantasia posso ancora rivedere iltramonto di qualche minuto fa.

Quando Damon mi ha chiesto dove preferissi andare, ho subito proposto questo posto. Ci siamo venuti qualche mese fa con Caroline e ne sono rimasta fulminata. Alle mie spalle, si erge maestosa una chiesa in rovina, mentre il muretto è situato a ridosso di questa sconvolgente metropoli. E' uno spettacolo, una dose di energia per il cuore e per lo spirito.

Mentre assaporo la purezza dell'aria, priva di smog e di inquinamento, Damon mi arriva alle spalle porgendomi un frappè alla vaniglia, il mio preferito.

Rimango in silenzio, mentre lo ringrazio con un sorriso. Mi godo ancora un po' il panorama, ansiosa di concludere al meglio questa giornata, senza parole gridate o malumori.

“Allora, perchè stamattina sei venuta da me?”.

Ecco arrivato il momento. Respiro a pieni polmoni. “Perchè volevo che scoprissi da me, ciò che è successo”.

“E cosa è successo?”. Qualcosa dentro di me mi dice che lui sappia, ma non posso esserne sicura. Forse è solo quello che voglio pensare, perchè questo potrebbe spiegare la presenza di Rebekah a casa sua. Ma non può essere, mi avrebbe affrontata, lui è fatto così.

“E' successo che Stefan, ieri sera, mi ha fatto una proposta molto importante”.

Damon non risponde, ma si morde nervosamente il labbro, o almeno è ciò che voglio vedere.

“Mi ha chiesto di andare a vivere con lui, di farci una vita tutta nostra, solo nostra”.

Non mi sembra parecchio sconvolto e questo mi fa male, ma cerco di non pensarci, di pensare solo a me stessa e all'uomo che farà parte della mia vita.

“E tu hai detto di sì”.

“Lo amo, Damon”.

“Ti capisco. Stefan è il ragazzo perfetto. Bello, serio, affezionato alla famiglia. Il classico uomo con cui farsi una vita. Se tu sei contenta, io, da amico, sono felice per te”.

Dove sono finite tutte le parole, tutti i gesti, tutte quelle piccole cose che mi facevano sentire importante? Dov'è finito il mio Damon? Quello dolce e sensibile, così diverso dalla maschera che porta.

“Io sono felice. Davvero”. Cerco di convincere più me stessa, che lui.

“E' giusto così. Tra di noi non avrebbe mai potuto nascere niente. Tu sei troppo innamorata del tuo ragazzo ed io mi sono solo lasciato prendere la mano”.

Annuisco nervosamente, ma dentro i miei occhi non c'è giudizio, non c'è rabbia, non c'è dolore. C'è solo l'amore di una donna che deve lasciare andare una delle persone più importanti della sua vita.

“Lo hai fatto per vendetta? Perchè ce l'hai con Stefan per quella storia, che Dio solo sa qual è?”.

Ora sono arrabbiata, ma soprattutto spaventata. Forse sarebbe meglio non ricevere risposta.

“Che senso avrebbe scoprirlo adesso?”. I suoi occhi mi investono, portandomi in un vortice di sensazioni, rabbia, amore, passione, diniego si uniscono inevitabilmente tra di loro.

No, che senso avrebbe? In qualsiasi circostanza mi farebbe male. Perchè non potrei accettare l'idea che mi abbia preso in giro per tutto questo tempo, ma non potrei neanche accettare il suo racconto di amore straziante per me. Mi sentirei una donna terribile, ma, soprattutto, metterei ancora più in discussione la mia vita, il mio amore, le miei scelte.

“Hai bisogno di un uomo che ti ami, che riesca a mettere te prima di ogni altra cosa. Ed io non sono questo genere di amante. Io faccio soffrire le persone, non mi tiro mai indietro quando c'è da ferire qualcuno. E' la mia maschera, il personaggio che mi sono creato”. Pronuncia queste parole con apatia, quasi come se non ci stesse pensando, come se si stesse affidando ad un copione già scritto. “Non voglio che tu sia la prossima, non voglio farti del male e ritrovarmi ad odiarmi per questo. Non potrò mai averti, e non solo perchè tu hai scelto Stefan, ma perchè non potrei mai amarti come ho amato lei. E questo non sarebbe giusto”.

Fa male, molto male. Ma d'altronde posso capirlo, anzi devo capirlo. Non vale questo anche per me? Potrei mai amare qualcuno più di quanto abbia amato Stefan? Potrei mai amare lui come ho amato Stefan?

Prendo un respiro. E' ora di finirla, di mettere la parola Fine a tutta questa storia.

“Ci vedremo ancora?”.

“Sei la mia segretaria. Per forza ci rivedremo”. Ecco tornato il Damon ironico e strafottente.

Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa. “Sai che cosa intendo”.

Mi prende le mani ed io quasi annego in quell'azzurro esilarante dei suoi occhi.

“Elena, ti starò vicino sempre. Coltiveremo la nostra amicizia. Tu e Stefan vivrete una vita fatta di arcobaleni e unicorni, metterete al mondo dei bellissimi bambini con gli occhi verdi. Mi inviterai alle feste di famiglia e, forse, con gli anni, io e Stefan riusciremo a fingere anche di non odiarci. Tutto questo sarà un ricordo lontano, un nostro vecchio ricordo senza alcun significato”.

Provo ad immaginarmi questa vita stupenda che ci si presenta di fronte, ma è come se qualcosa non quadrasse, come se fosse improponibile anche da pensare. So con esattezza che è solo utopia. Con il tempo le cose cambieranno, Damon tornerà a comportarsi da stronzo anche con me e, ogni notte, dopo aver fatto l'amore con Stefan e prima di addormentarmi, penserò a come sarebbe stato se la mia scelta fosse stata differente.

“Ti auguro di trovare una persona che possa sostituire in tutto e per tutto la donna che hai amato. Spero che tu possa trovarla presto. Magari in Rebekah”.

E' l'ultima mia provocazione. Mettere in mezzo la Mikaelson, solo per scoprire la verità, per capire se è realmente lei la donna che ha rovinato la vita dei due uomini che amo.

“E' un tasto delicato. Io e lei non ci amiamo e forse non ci ameremo mai. Ma so che è quella perfetta per me. So che con lei potrei fare grandi cose. E' vero, è tutto solo ed esclusivamente basato sul sesso, ma il nostro modo di pensare piuttosto simile, mi fa pensare ad un futuro anche per noi”.

Guardo un'ultima volta la città sotto di me. Ormai è inghiottita dal buio e questo mi fa pensare che sia ora di tornare a casa, la mia nuova casa, dal mio compagno.

Mi alzo in piedi e lui mi imita senza aggiungere altro. Mentre mi avvio alla macchina, mi afferra con dolcezza un polso. Girandomi, mi ritrovo a pochi centimetri da lui, a pochi millimetri dal suo viso. Sento il cuore battere forte. Una parte di me desidera ardentemente un suo bacio, l'altra spera vivamente di trovare il coraggio di scappare via. Eppure rimaniamo così, mani tra le mani, occhi dentro gli occhi.

“Grazie di tutto, Elena”. Socchiudo gli occhi mentre il suo respiro fresco mi solletica il viso. E non capisco assolutamente il senso delle sue parole. Ma so che non ci sarebbe altro posto in cui vorrei essere adesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!!! scusate nuovamente il ritardo, ma ho avuto problemi con la ventola del computer ed era praticamente impossibile scrivere più di dieci minuti di seguito.

Allora: Elena ha finalmente preso una decisione, ma non è poi così convinta che sia quella giusta. E' comunque ferma sulle sue posizioni e decide di affrontare Damon, lasciandolo andare via una volta per tutte.

Vorrei chiarire un punto. Dal momento che qualcuno, giustamente, mi è sembrato un po' stranito dagli atteggiamenti della bella Gilbert, mi piacerebbe essere un po' più chiara. Elena è innamorata di Stefan, ma ha iniziato a provare qualcosa di molto intenso per Damon. Ha solo 24 anni, non ha esperienze particolari alle spalle e non è ancora in grado di dare un nome a tutto questo e decide di credere che sia amore. Ma è davvero così? Lo scopriremo solo vivendo.

Il mio Damon, invece, non è fuori dal personaggio, ma è solo diverso nei modi di comportarsi con Elena. Eppure, non siamo in grado di comprenderne il motivo. Damon è seriamente innamorato di Elena, o almeno crede di esserlo? Oppure, è tutta finzione?

Una delle sue ultime frasi, che tra l'altro riprendono molto quelle espresse nello scorso capitolo da Caroline, è “Non potrei mai amarti come ho amato lei”. Damon la pensa veramente così, o si costringe a farlo? E questa lei, chi cavolo è?

Ok, penso di avervi incasinato un po' lei idee, mentre questo capitolo è stato scritto per far chiarire Damon ed Elena. Scusatemi.

Comunque, il prossimo capitolo svelerà uno dei segreti più importanti della storia, però non vi anticipo nulla.

Dunque, cosa mi dite di questo capitolo? Elena vi è piaciuta? Cosa ne pensate del litigio tra Caroline e Tyler? Come pensate che si evolverà la storia? E cosa ne dite di questo ringraziamento finale di Damon?

 

Un bacio e un grazie enorme a tutte voi che recensite, che mi seguite silenziosamente e che avete messo la mia storia tra le preferite o le seguite.

 

Ringrazio poi coloro che hanno recensito il capitolo “Quanto amore ti darei”:

 

everlily

Delena_Dasa

Sofiaroma

pilvia_s

aria3

Fleccia90

missimississipi

tess36

iansom

 

 

Angolo pubblicità (ultime cinque storie aggiornate tra le mie preferite):

 

 

Innamorarsi è sopravvalutato di Missimissisipi: bellissima storia tutti umani. Damon ed Elena si ritrovano insieme in una situazione un po' particolare. Nascerà qualcosa tra i due? E' una storia scritta bene, con delle dinamiche interessanti e particolari tra i vari personaggi.

 

The secret di Laugelso: è una storia solo all'inzio, ma è comunque interessante. Un grosso segreto aleggia a Mystic Falls, un segreto di cui ancora non si conosce la natura.

 

Never let me go di Smile: un'Elena ancora un po' immatura, ma dolcissima che fa il suo arrio in città. Qui conoscerà gli abitanti più giovani. Ma cosa succederà? Tutti umani.

 

Una damigella per lo sposo di Haley:bellissima storia Au sritta con una passione ed una fluidità degna di un bestsellers. Sono tutti umani. E' la storia di una giovane Elena che torna a casa dopo qualche anno e si ritrova comunque divisa tra i due Salvatore. Io sono quasi alla fine e vi assicuro che vi emozionerete tantissimo.

 

Diamonds di Sharon 98: molto carina ed originale. Un mondo in cui Elena ha deciso di vivere la sua vita da umana, senza dimenticare però i de fratelli che in passato le hanno rapito al cuore. La nuova famiglia di Elena, diventerà un punto culminante per la nuova storia.....

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Capitolo 8
*** Bugie ***


Guardo la città dall'enorme vetrata che ho di fonte a me. Sopra di essa, aerei diversi solcano imperterriti e velocissimi i cieli lasciando scie qua e là.

Sorrido. Tra poche ore rivedrò la mia famiglia. Sono così emozionata!

E' già la vigilia di Natale e sono quasi le sette di sera, ma non ho voluto posticipare assolutamente la mia partenza, non mi sarei persa per niente al mondo l'abituale latte con i biscotti che ogni anno mia madre ci prepara prima di andare a dormire. E' un modo per chiacchierare, per celebrare insieme questa festa così speciale. Ed ora che sono dall'altra parte dello stato, assume un significato ancora più profondo.

Cambio rotta e attraverso l'aeroporto per raggiungere la vetrata opposta, quella che si affaccia sulla pista di atterraggio. Sin da quando ero piccola, mi è sempre piaciuta questa postazione, la trovo rilassante.

Il mio cellulare inizia a suonare, un messaggio.

Mi siedo su una sedia in sala d'attesa e tiro fuori il telefono. E' un sms di Stefan.

Ti auguro buon viaggio, amore mio. Ci sentiamo appena atterri. Mi manchi già. Ti amo”.

Spengo il telefono sollevata, dopo le precedenti scenate, pensavo che mi avrebbe tenuto il muso per sempre, ma a quanto pare non sarà così. Sorrido.

 

 

Abbiamo appena finito di fare l'amore. Mi rivesto velocemente, per poi raggiungere il mio uomo nel letto e appoggiare, stancamente, la mia testa sul suo petto. Mi sento bene, totalmente immersa nella serenità di quella camera.

Stefan inizia a disegnare piccoli cerci sulla mia schiena e mi sembra quasi di avvertire un sorriso che mi solletica con dolcezza i capelli.

Sai, Elena?!”.

Alzo gli occhi verso di lui, sembra felice, molto più raggiante del solito e questo non può che farmi piacere.

Cosa?”. Chiedo curiosa.

Non abbiamo ancora addobbato la casa”.

E' vero, questo pensiero non mi ha neanche sfiorato minimamente la testa. Sono sempre stata abituata ad avere il piatto pronto, un grosso abete tutto colorato che troneggiava nel salotto.

Non ci avevo pensato. Possiamo farlo se ti va”.

Sarebbe carino. E' il primo Natale che passiamo insieme in questa casa. Magari, potremmo organizzare la cena a casa nostra. Non dovremmo occuparci di nulla, chiamerò Mali e farà tutto lei..”.

Sento un peso sul cuore, non voglio in nessun modo rovinare questo momento, ma non c'è altra alternativa.

Stefan... io...mi dispiace così tanto”.

Il suo sguardo si rabbuia, penso non abbia ancora compreso, ma di sicuro ha capito che non è nulla di buono.

Cosa succede?”.

Scusami, davvero. Solo che l'altro giorno mi sono ritrovata a perdere tempo su internet e ho trovato il biglietto per tornare a casa. Era una super offerta e ho pensato di prenderlo”.

Silenzio. Un silenzio così silenzioso da asfaltare qualunque mia convinzione, qualsiasi mio buono proposito.

Dì qualcosa per favore”.

I suoi occhi continuano a fissare il vuoto, l'ho ferito e l'ho fatto senza neanche rendermene conto.

Cosa dovrei dire, Elena?”.

Qualsiasi cosa, ma non fare come se io non esistessi, ti scongiuro”.

Forse è colpa mia, forse sono fin troppo all'antica, ma pensavo che quando due persone decidono di vivere insieme, prendano insieme anche le decisioni. Non ti avrei impedito di tornare a casa dai tuoi genitori, ci mancherebbe, ma mi avrebbe fatto piacere saperlo prima. Avremmo trovato insieme una soluzione, saremmo riusciti a festeggiare insieme il nostro primo Natale”.

Sento gli occhi pungere, Dio solo sa quanto vorrei tornare indietro e prendere una decisione diversa.

Stefan, ti prego. Non arrabbiarti con me. Ho sbagliato, pensavo volessi trascorrere le feste con la tua famiglia”.

Elena, tu sei la mia priorità su tutti”.

Lo stringo un po' più forte a me. Mi sento una stupida, una ragazzina che ancora non sa prendersi le proprie responsabilità.

Siamo ancora in tempo. Potresti prenotare un altro biglietto, magari non saremo nello stesso aereo, ma...”.

Mi mette un dito sulla bocca. “Shhh... basta. Va bene così, non preoccuparti. Per quest'anno è andata in questo modo, ma l'anno prossimo ti assicuro che saremo insieme...”.

 

 

E così sono partita senza di lui. Mi fiondo su una rivista che ho comprato nell'edicola dell'aeroporto. E' uno di quei giornaletti scandalistici in cui raccontano nei minimi dettagli le vite degli attori. Mi scappa un sorriso, mentre penso alle facce esasperate e buffe di Damon ogni volte che ne becca una in ufficio. “Non capisco cosa voi ragazze ci troviate in queste inutili giornaletti. Avete l'enorme fortuna di avere ogni giorno di fronte ai vostri occhi un essere bello ed interessante come me e perdete il vostro tempo con questi omini di plastica?”.

Mi viene subito in mente la busta dorata che mi ha regalato oggi pomeriggio. La tiro fuori dalla borsa e mi dispiaccio per averla stropicciata in questo modo, ma ero troppo di fretta per sistemarla meglio e non volevo rischiare di dover dare spiegazioni a Stefan a riguardo.

La apro. Dentro c'è un bellissimo foulard di seta rosa antico. Penso di non aver mai avuto nulla di così costoso, né di così morbido. Damon ha ottimo gusto. Mentre ripiego il mio regalo, un biglietto nero con scritte argentate mi cade sulle ginocchia.

Buon Natale alla mia dolce e paziente assistente. Ti auguro ciò che di meglio la vita abbia da offrirti. Con affetto, Damon. P.s non dire nulla del regalo a Caroline, il suo mi è costato ben dieci dollari in meno, non me lo perdonerebbe mai.

 

Il solito Damon, riesce a farmi divertire anche quando non siamo insieme. Da quando quella sera ci siamo chiariti, la situazione tra noi è tornata ad essere stabile. Lui è tornato ad essere quello che è sempre stato, ma mi riserva comunque un trattamento privilegiato. Siamo amici, ma adesso quando dico amici mi riferisco ad una vera amicizia, nessun interesse, nessun doppio fine.

 

 

 

 

 

 

Arrabbiata, accendo il motore dell'automobile e mi dirigo verso casa. Hanno appena dato l'annuncio, il volo per Atlanta è stato annullato e non ne partiranno altri fino a domani mattina.

Causa Neve. Ma possibile? Non vedo la neve ad Atlanta da quando avevo.... non so, tredici anni?

Sono disperata. Addio latte con i biscotti della mezzanotte, addio bacio della buonanotte di mamma e papà, addio sveglia della mattina di Natale.

Cerco di tranquillizzarmi e riesco anche a trovare un lato positivo alla questione: potrò far felice Stefan, trascorrendo questa notte con lui e, ahimè, la sua famiglia.

Parcheggio nel vialetto di casa Salvatore, non scarico neanche la macchina, conto e spero di partire domani nal primo pomeriggio.

Suono il campanella della casa Senior. Mali viene ad aprirmi con il suo solito sorriso cordiale. Contraccambio felice, adoro questa donnina dall'aria buona, forse è l'unica che digerisca davvero in questa casa di matti.

“Venga signorina Elena, la accompagno in salone”.

Seguo Mali per tutto il corridoio per l'immenso corridoio, e già rimpiango di non aver trascorso la notte in qualche albergo.

Non appena mi annuncia, ho come l'impressione che nella stanza cali il silenzio. Ma smettila, Elena! Cosa vai pensando?!

Metto il piede nel salone, questa volta, però, sono io a rimanere paralizzata.

Di fronte a me lo spettacolo a cui mai mi sarei aspettata di assistere.

Giuseppe Salvatore siede a capotavola, gli occhi glaciali che non staccano gli occhi dall'enorme piatto ricco di antipasti. Al suo fianco la moglie, biondissima e impreziosita da migliaia di dollari di gioielli.

Scorgo poi la figura di Stefan, è disperato, nei suoi occhi il timore... ma di cosa?

Ci sono proprio tutti e di fronte a lui riesco a cogliere lo sgomento di Caroline e Tyler, seduti fianco a fianco, mano nella mano. Ma ciò che mai, e dico mai, mi sarei aspettata è di vedere allo stesso tavolo di Giuseppe, ma soprattutto allo stesso tavolo di Stefan: lui, anzi loro.

Guardo Damon con fare interrogativo, quasi come se stessi chiedendo a lui la risposta alle mie domande e sento nuovamente una fitta allo stomaco quando, vicino a lui, Rebecka gli prende la mano e mi sorride vittoriosa.

Cosa ci fa lui con lei? Cosa ci fa lui qui? Cosa ha spinto i due uomini della mia vita a ritrovarsi insieme a questo tavolo? Che sia venuto fuori qualcosa di ciò che c'è stato tra me e Damon?

Sono piena di dubbi, di domande irrisolte, ma nessuno che voglia darmi una spiegazione.

Mi accorgo di essere ancora ferma sulla porta, ma è come se i miei muscoli non reagissero ai comandi.

Stefan, per la prima volta, sembra svegliarsi dal suo coma e si alza in piedi.

“Elena, posso spiegarti”.

Ma spiegarmi cosa? “Spiegarmi cosa, Stefan?”. Non sono arrabbiata, tanto meno delusa, sto solo cercando di capire, capire perchè Damon sia qui e soprattutto perchè tutti pensino che per me sia una cosa terribile, o almeno così si direbbe dalle loro facce.

“Elena, siediti, per favore”. Questa volta è Caroline a parlare. È venuta vicino a me ed ora mi tende una mano come ad aiutarmi, come se io fossi malata o avessi bisogno di sostegno.

“Caroline, no, sto bene, ti ringrazio. Qualcuno ha voglia di spiegarmi perchè vi aspettate una reazione così disastrosa da parte mia?”.

Il silenzio. Un silenzio così pesante, che inizio seriamente a pensare il peggio.

“Oh, basta con questi misteri. Sembra di assistere ad un thriller. Smettiamola con queste reazioni da film. Elena, mi duole dirtelo con un tale tatto, ma non trovo altra soluzione. Io e Stefan siamo fratelli, eh... sì, qui lo sapevamo tutti”.

Rimango a bocca aperta e quasi scoppio in lacrime. Quasi, non perchè non me ne escano, ma perchè sono ancora troppo sconcertata dalla notizia e forse anche un po' dal modo rude in cui mi è stata data. Ma si sa che Damon non ama i convenevoli.

“Voi cosa?”.

“Elena... per favore...”. Stefan si avvicina a me. Io mi ritraggo quasi subito al suo tocco.

“Stammi lontano”. Scandisco con rabbia queste due parole, come se potesse servirmi a qualcosa, come se la mia vita possa tornare come prima, dopo aver appurato questa bugia, la sua bugia, la loro bugia.

“Elena, fammi spiegare”.

Allontano la sua mano con la mia. “Non c'è nulla da spiegare, non più. Avresti dovuto farlo prima”.

“Ti prego, ascoltami”.

“No”. Urlo, la rabbia, la frustrazione, il dolore si prendono gioco di me. “Non voglio sapere niente. Ti chiedo solo di vergognarti e, sì sono curiosa di sapere il motivo di questa bugia così stupida ed insensata, ma non ora, non con questo odio che sento. Mi fai schifo e mi fate schifo anche tutti voi”.

Caroline ha il volto rigato dalle lacrime, odio vederla piangere, ma ora come ora sono felice che sia così. Perchè? Perchè nascondermi una cosa del genere? Che senso avrebbe?

Giro sui tacchi e mi affretto verso la macchina, cercando di non farmi raggiungere da nessuno. Ho bisogno di stare sola, di pensare, di capire. Eppure è così difficile, troppo complicato ed estremamente insensato.

 

 

 

 

Nel salone di casa Salvatore, nessuno osa fiatare, non una parola, non un respiro. I coniugi hanno ripreso a mangiare come se niente fosse successo, mentre gli altri sono ancora avvolti dalla vena di rabbia e incredulità che Elena ha portato con sé.

Prevedibilmente, è Damon il primo a riprendersi dallo stato di shock e, come se non fosse minimamente interessato alla situazione, sorride amorevole e malizioso a Rebeckah.

Dall'altro lato del tavolo, Caroline si è sciolta in un bagno di lacrime, Stefan guarda fisso il punto in cui prima c'era Elena, quasi come se fosse possibile vederla ricomparire.

Damon interrompe il tutto, alzandosi rumorosamente dal tavolo.

“Beh, visto che l'atmosfera non è delle migliori, io toglierei il disturbo. Complimenti Caroline, ottima idea farmi accettare l'invito a cena. Tu sai sempre cosa è giusto fare”. La bionda non risponde, un po' per la rabbia verso se stessa, un po' perchè tanto ci è abituata e non la tocca più di tanto, o almeno non la tocca ora che ha altre idee in testa.

“Stai scherzando, vero?”. Stefan sembra essersi risvegliato dal momentaneo stato catodico e guarda il fratello con occhi spiritato. Come risposta, Damon dilata maggiormente i suoi, invitandolo tacitamente a continuare.

“Devi aiutarci a trovarla”. Lo dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo e questo sembra non andare alquanto già al maggiore dei due, che si veste del suo sorriso più malizioso, già in procinto di dire la sua.

“Veramente non devo fare proprio nulla. Io la mia ragazza ce l'ho qui, al mio fianco”. Sorride soddisfatto, accarezzando le braccia lisce di Rebecka, la quale non pare proprio gradire. Probabilmente l'idea di essere trattata come una sorta di trofeo da sbandierare, non le va proprio a genio.

“Non fingere che non ti freghi niente di Elena e non fingere di non essere arrabbiato con me per ciò che ho Fatto. Per colpa mia, ora lei odierà anche te”.

Damon torna serio, le parole così dure, ma anche così vere del ragazzo, gli hanno fatto tornare in mente la faccia della ragazza nel momento in cui ha scoperto la verità, la delusione nei suoi occhi, la rabbia silenziosa sulle sue labbra.

“Già, mentire alla propria ragazza per una sciocchezza...mossa del cazzo, fratello”.

“Non ti ho chiesto di giudicarmi”.

“Non ti ho chiesto di coinvolgermi”.

“Ti sei coinvolto da solo nel momento in cui hai fatto il cascamorto con lei”.

“Non è colpa mia se le donna apprezzano. Probabilmente ho qualcosa che a te manca”.

Stefan si avvicina pericolosamente al fratello, l'odio nei suoi occhi è così acceso da riuscire ad illuminare l'intera stanza, dal canto suo, Damon, appare tranquillo e rilassato, probabilmente pregustando il momento in cui potrà tirare un pugno in faccia a quel fratello che ha tanto amato quanto odiato.

“Smettila, Stefan. Smettetela tutti e due”. Caroline interrompe il suo pianto ed ora guarda entrambi con sguardo arrabbiato e deluso. Eppure, sa che anche lei ha le sue colpe in tutto questo, perchè avrebbe potuto opporsi, far ragionare Stefan, confessare tutto ad Elena anche senza il consenso del suo ragazzo. E invece no, ha preferito fare parte di tutto questo, rovinando, così, l'unica vera amicizia femminile e disinteressata che le sia mai capitata.

“Sì, Stefan, ascolta la biondina, lei ha sempre la soluzione giusta”.

“Non fare il pagliaccio, Damon. Dobbiamo dividerci e andare a cercare Elena”.

Un'altra ondata di gelo e silenzio piomba nella sala da pranzo. Anche Damon sembra essere tornato sulla terra e pensa a dove possa essersi cacciata quella giovane donna così combattiva e arrabbiata.

Stefan si avvia verso la porta e rimane quasi sorpreso quando a seguirlo non è solo Caroline. Sa che non lo sta facendo per lui, ma sa anche che niente al mondo potrà mai cancellare quell'affetto che provavano l'un l'altro, quel senso di protezione che spesso sentiva quando fuori pioveva e Damon lo ospitava generosamente nel suo letto.

“Nessuno si muoverà di qui”. Questa volta è Giuseppe a parlare. Gli sguardi di tutti si posano su di lui, disinteressati come la maggior parte delle volte.

“Oh, andiamo”. Damon riserva un'occhiata infastidita al padre.

“E' la vigilia di Natale. Nessuno lascerà questo tavolo”.

“Ma va' al diavolo”. Stefan esce dalla sala, seguito a ruota da Caroline, Tyler e Damon, che per un attimo si sofferma sulla soglia e si volta verso Giuseppe.

“Per una volta mi ritrovo d'accordo con mio fratello. Dovrei festeggiare, se solo avessi tempo. Becka, prendi pure una delle macchine parcheggiate in garage, domani ti chiamo io”.

E ignorando completamente lo sguardo d'odio che la ragazza gli riserva, anche lui fa la sua uscita dal salone.

“Dividiamoci e chi la trova per primo avvisa gli altri. Guardiamo in tutti gli hotel in cui può essere andata”. Stafan detta coordinate e, mentre Caroline e Tyler registrano tutto, Damon rimane fisso sui suoi pensieri.

“Vi scongiuro. Se doveste trovarla per primi, mandatela da me, per favore. Io ho fatto questo danno ed io devo sistemarlo. Ho la vostra parola? Damon?”.

Per la prima volta gli occhi di Damon incrociano quelli del fratello più piccolo, poi con un gesto quasi impercettibile, annuisce per poi avvicinarsi di corsa alla macchina.

 

 

 

 

 

 

Non posso crederci. Perchè mi ha mentito? Perchè mi hanno mentito?

Mi lascio avvolgere dal buio della notte. Fa freddo e la giacchetta leggera non serve a coprirmi. So che non posso stare qui tutta la notte, ma è come se mi mancassero le forze, come se non fossi padrona del mio corpo. Sono quasi due ore che sono uscita da quella casa. Non riesco a pensare a ciò che ho visto, mi sembra di aver vissuto un sogno, un terribile sogno in cui le persone che amo mi hanno voltato le spalle.

Poi mi do della stupida da sola per non averlo capito prima. La conoscenza stretta che hanno, quel bambino dagli occhi azzurri della foto che Stefan, un po' di anni fa, mi aveva detto essere suo fratello, la presenza di Damon in casa Salvatore il giorno del nostro primo incontro, le frasi sconnesse di Caroline quando parla di loro...

ok, forse non avrei potuto arrivarci... forse. Mi sento presa in giro e non riesco a capire cosa li abbia spinti a fare una cosa del genere.

“Elena...”.

La sua voce mi solletica l'orecchio. E' dolce, famigliare. Vorrei girarmi e stringerlo a me, ma al momento sono troppo arrabbiata per perdonarlo. Lo sento sedersi al mio fianco e mi appoggia una giacca sulla schiena.

“Come hai fatto a trovarmi?”. Continuo a guardare il vuoto.

“Nell'ultimo mese, per un motivo o per un altro, sgattaiolavi sempre qui. Credo di poter dire con convinzione che sia diventato uno dei tuoi luoghi preferiti”.

Sorrido mio malgrado. E' bello che sia sempre così attento. Una delle ultime volte in cui sono venuta, lui era con me e avevamo finalmente chiarito le sorti del nostro rapporto. Ora siamo qui, ancora insieme, ma io vorrei ucciderlo per avermi preso in giro, anche se una parte di me, una parte piccola ed insignificante avrebbe voglia di buttarsi tra le sue braccia e piangere fino a domani.

“Perchè?”.

“perchè non te l'abbiamo detto? Non lo so neanche io, Elena”.

Lo guardo, questa volta i suoi occhi sono limpidi, sinceri come non lo sono mai stati e, forse è una mia impressione, ma sono anche addolorati.

“Non ci credo che mi abbia preso in giro così”..

“L'ha fatto per te”.

“L'ha fatto per me, cosa? Cosa avrebbe potuto cambiare, sapendolo? Cosa, Damon? Dimmelo, perchè io proprio non lo capisco”.

“Non sono abituato a difendere mio fratello, il fatto che non ci sopportiamo non è stata finzione. Ma questa volta l'ha fatto seriamente per te, per voi. A quanto pare, se così non fosse stato, tu saresti rimasta a Mystic Falls e il vostro amore sarebbe scemato nel nulla. Non poteva permetterlo”.

Lo guardo sgranando gli occhi. Perchè mi sta dicendo queste cose? Cosa vuol dire tutto questo?

“Prima che arrivaste a New York, Caroline è venuta a pregarmi di assumerti, inizialmente non sapevo fossi la ragazza di Stefan, poi, quando quella sera ti ho incrociata a casa di mio padre ho capito tutto. Sono sempre molto astuto io”. Scuoto la testa infastidita.

“Non mi hai ancora detto perchè lo ha fatto”.

“Non mi hai ancora dato il tempo di concludere. Quando ho chiesto spiegazioni a Care, lei mi ha raccontato un po' di cose. Mi aveva detto che Stefan aveva rilasciato i tuoi curriculum in quasi tutte le aziende di New York, ma nessuno si è fatto vivo. Io ero l'unica sua speranza e quando ho rifiutato, solo per fargli un dispetto sembrava volesse morire. Poi ho capito il motivo di questa sua disperazione. Gli avevi detto che saresti venuta a New York solo se fossi riuscita a trovare un lavoro, altrimenti saresti rimasta a casa a lavorare per tuo zio”.

Ora mi è tutto più chiaro, avevo quasi dimenticato quel periodo, quella discussione di così tanto tempo fa. Ma non riesco a giustificarlo, non riesco a vederci una spiegazione valida.

“Inoltre avevate parlato anche di come sarebbe stato vivere una relazione a distanza e tu ti sei dimostrata parecchio contrariata e hai detto che non credevi di farcela a superare tutto. Allora, il caro vecchio Stefan si è ritrovato a chiedere aiuto al suo odiato fratellino, facendogli giurare di non dirti niente, non subito almeno, perchè pensava tu non avresti accettato...”.

“Di iniziare un lavoro perchè raccomandata”. Finisco io per lui. E' stata la mia frase preferita per tutti gli anni del college, ho sempre sognato di essere apprezzata per chi realmente sono e non per chi mi porto dietro. Ma Stefan non avrebbe dovuto farmi questo, in qualunque situazione, non avrebbe dovuto farlo.

“Avrebbe dovuto dirmelo. Stiamo insieme da una vita, come ha potuto prendersi gioco di me?”.

“Te lo avrebbe detto presto, ma poi le cose si sono complicate. Il nostro rapporto è diventato diverso da quello che avrebbe potuto pensare e il vostro, intanto, si è anche incrinato. Non voleva aggiungere altra benzina sul fuoco. Non voleva perderti. Io lo capiscp”.

“Beh, io no. Io non ci riesco proprio. Forse perchè a differenza sua io sono sempre stata sincera”.

“Davvero, Elena?”.

Abbasso gli occhi mi vergogno. Poi, quasi fossi impazzita, scoppio in una risata isterica. Damon mi guarda interessato, quasi fossi un pezzo di antiquariato che vorrebbe acquistare.

“E' buffo”.

“Cosa è buffo?”.

“Avevo accettato l'idea di essermi invaghita di me, ma il fatto che il mio cuore sia diviso tra due fratelli mi fa davvero sorridere, o forse mi fa venire voglia di piangere. Devo ancora decidere”.

Mi accorgo solo ora di ciò che ho detto e cerco di non guardarlo negli occhi, non voglio sapere ciò che pensa, che sia nel bene o che sia nel male.

“Elena, è tardi, fa freddo. Devi tornare a casa”.

“No. Damon, ti scongiuro, non riportarmi a casa. Ho bisogno di tempo”.

“L'ho promesso a mio fratello”.

“Proprio adesso ti preoccupi di tuo fratello?”.

Sono acida e lo so, ma se questo può aiutare ad ottenere qualcosa, sono più che disposta a farlo.

“Muoviti, sali in macchina. Domani ti accompagnerò all'aeroporto e farò finta di nulla. Ma al tuo ritorno esigo che tu vada a parlare con il tuo fidanzato”.

“Non lo perdonerò mai”.

“Hai solo bisogno di tempo”.

“Per perdonare te o Caroline ho bisogno di tempo. Con lui è un'altra storia”.

“Andiamo”. Mi aiuta a scavalcare il muretto. Mi fermo a guardarlo negli occhi e so che non dovrei sentire ciò che sento, che non è il momento adatto, ma mi sento sciogliere dentro ed ora più che mai avrei voglia di fare l'amore con lui, di sentire le sue mani muoversi lente su di me. Cerco di scacciare questi pensieri impuri dalla testa, oggi ancora più di prima, avendo appena saputo di essermi innamorata del fratello dell'uomo che amo. Ok, è complicato anche nella mia testa.

“Voglio sapere la tua storia, la vostra storia. Cosa è successo tra di voi, perchè avete litigato, cosa avete condiviso”.

“Saprai tutto domani, Elena. Te lo prometto. Ora però andiamo a casa, se non vuoi rischiare che qualcuno ci trovi”.

Metto la mia mano nella sua, lui inizialmente è sorpreso, poi la stringe con una delicatezza infinita ed io, so che dovrei essere arrabbiata con lui e tutto il resto, ma non posso fare altro che sentirmi al sicuro.

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!! come state? Ho visto che siete un po' diminuite e mi dispiace, ma continuerò comunque a scrivere per coloro che mi seguono con tanto impegno e passione.

Allora, come molte di voi avevano sospettato, Stefan e Damon sono fratelli. Elena non lo scopre nel migliore dei modi e non la prende affatto bene.

Oltre il motivo iniziale, che penso sia abbastanza chiaro, non si è ancora capito il motivo della decisione di Stefan. Un conto è omettere il tutto per convincerla a seguirlo a Ny, ma poi, perchè mai non dirle niente, consapvole che prima o poi lo avrebbe scoperto.

Damon aiuta il fratello e Caroline nella ricerca della ragazza. Inizialmente di dimostra disinteressato, ma poi fa di tutto per trovarla. Anche la situazione con Rebeckah non è delle migliori, lui cerca di dimostrare a tutti quanto stia bene con la sua ragazza, ma quando c'è in mezzo Elena, la molla nel bel mezzo della cena senza darle neanche spiegazioni. Dire un bel 4 per Damon!

Ed è proprio Damon a trovare la bella Gilbert... che la conosca meglio di tutti? Nonostante l'astio con il fratello, cercherà in tutti i modi di difendere le sue ragioni con la fidanzata, ma questo non basterà a far desistere Elena. Come loro stessi hanno anticipato, nel prossimo capitolo si parlerà un po' del rapporto dei due fratelli e forse si capiranno più cose... forse.

So che il capitolo può risultare un po' noioso, ma non saprei proprio come renderlo meglio... spero che i prossimi vi catturino maggiormente.

 

p.s: non sono impazzita. Sono consapevole che all'inizio del capitolo Elena fosse convinta di non provare nulla per Damon, definendo la loro una semplice amicizia senza doppi fini. Nell'ultima parte dice che sia buffo il fatto che si sia innamorata proprio del fratello del suo fidanzato.... quando ha mentito? Elena è molto confusa e i suoi sentimenti per Damon la confondono sempre di più... questo non vuol dire, però, che lei non sia più innamorata di Stefan, anzi, proprio perchè lo ama così tanto non riesce a capire cosa lo abbia spinto a comportarsi così.

Tra un capitolo, forse due, succederà qualcosa che meterà maggiormente Elena in crisi. Una situazione un po' imbarazzante che porterà maggior chiarezza nella storia

 

 

Ringrazio Tess 36 , aria3, Iansom, pilvia_s e missmissisipi che hanno recensito. Vi chiedo scusa se non ho ancora risposto. Lo farò prestissimo...

 

 

 

Angolo pubblicità (ultime cinque storie aggiornate tra le mie preferite)

 

Never let me go (Smile): Elena arriva in città e si troverà torturata dalla presenza dei fratelli Salvatore, in particolare del belloccio dagli occhi color mare. Ve la consiglio seriamente. Anzi, vi chiedo di farvi un salto visto che ho letto che l'autrice è un po' indecisa. Fatele sentire la vostra presenza

 

 

Ritorno a Mystic Falls (Virgy_96): Damon torna a Mystic Falls dopo dieci anni di assenza. Elena ha scelto Stefan e vive la sua vita tranquilla. Ma il ritorno di Damon potrebbe sconvolgere le cose. Inoltre la presenza di una cacciatrice di vampiri rende tutto più intrigante. Leggetela, ne vale la pena.

 

 

The secret (LauGelso): proprio come dice il suo titolo, questa storia è proprio un segreto.... un segreto che vede protagonisti Tyler ed Elena. Ma cosa sarà successo. Scopriamolo insieme....

 

This love consumes me(savemehazza): parte dalla quarta stagione. Damon obbliga Elena ad andarsene dalla casa al lago. Una storia intrigante, ricca di avvenimenti sconvolgenti. Ve la consiglio proprio

 

 

Solus of fire (jenSalvatore). E' una delena molto complessa e dalle dinamiche interessanti. Una storia raccontata in maniera un po' diversa dal solito. Di sicuro più pensata.... leggetela, vi innamorerete della fluidità e del mistero che la circonda.

 

 

Un bacio a tutte e grazie

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Capitolo 9
*** Quando il passato bussa alla porta ***


E' notte fonda e la giornata di ieri è stata piuttosto stancante, eppure non riesce a chiudere occhio. Si sente strano, spogliato di tutte quelle sicurezze, di tutte quelle consapevolezze che solo il suo personaggio, il suo modo di tener fede a ciò che ha costruito riesce a non far crollare.

Mette un piede per terra, il pavimento freddo quasi quasi lo convince a tornarsene nel letto, ma è come se qualcosa, una calamita, lo stesse chiamando dalla camera affianco.

Cerca di togliere questi pensieri, decisamente fuori luogo dalla testa, e si dirige verso la cucina per bere un bicchiere d'acqua.

Sbuffa, ormai più che consapevole che in quella casa manca la mano di una donna, o così può percepire dal frigorifero vuoto e dai cartoni di cibo d'asporto che vi trova dentro.

Fa per ritornare in camera sua, pregando questa volta di riuscire ad addormentarsi, purtroppo però il destino ha deciso di giocare con lui.

La porta della camera degli ospiti è spalancata, probabilmente aveva bisogno di aria, e la luce del corridoio fa intravedere la sua sagoma sottile, ricoperta da un paio di piumoni.

Damon prende aria, sa che sta facendo la cosa sbagliata, ancora una volta, ma è come se non potesse farne a meno, come se lei risvegliasse una parte di lui che credeva sepolta da tempo.

La osserva per quelle che possono sembrare ore, ma che forse sono solo minuti. E' bella, questo è innegabile, ma lui non può averla, non deva averla. E questo perchè sarebbe sbagliato, perchè la farebbe soffrire, perchè dopo tutto lui le vuole davvero bene. Questa piccola ragazzina indifesa gli è entrata dentro, ha saputo prenderlo nel modo giusto, è riuscita a far emergere la sua parte più luminosa, quella che, per troppo tempo, aveva lasciato morire dietro ad una scia di odio.

Le accarezza con tenerezza la guancia, lei sembra avvertire il contatto perchè si muove in modo appena percettibile. Damon, allora, decide di tornare in camera sua. Sa già che domani dovrà affrontarla, poi cercherà di convincerla a parlare con suo fratello ed infine la accompagnerà all'aeroporto, dopo di che, le cose torneranno esattamente come prima e tutto questo sarà solo un ricordo lontano. O almeno è ciò che si augura.

 

 

 

 

Apro gli occhi, ma è difficile scorgere cosa sia intorno a me. La porta è chiusa. Strano perchè ieri mi era sembrato di averla lasciata aperta, è un'abitudine che ho preso da bambina e che non sono mai riuscita a perdere con il tempo.

Ripenso alla giornata di ieri, alla rabbia che sento, al disgusto che mi invade. Ripenso agli anni trascorsi con lui, ai momenti in cui mi sono completamente concessa, agli attimi in cui pensavo di conoscerlo come nessuno al mondo. Invece, mi accorgo solo ora, di essermi solo illusa, di aver condiviso attimi della mia vita con un uomo diverso da ciò che pensavo.

Chi è realmente Stefan? Cosa ne è rimasto dell'uomo che mi ha fatto innamorare, che ha dato un senso ai mie giorni, che mi ha fatto realmente sperare in un per sempre?

Dovrei mettermelo in testa, lui non c'è più, forse non c'è mai stato. Chissà quante cose mi ha nascosto, quante bugie mi ha raccontato, quante volte ha riso alle mie spalle, pensando a quanto sia stato bravo nel non farsi scoprire. Chissà quante notti abbiamo fatto l'amore, mentre lui si gratificava del fatto che un altro giorno fosse passato, un altro giorno in cui io, stupida, non mi accorgevo di ciò che mi circondava. Provo profondo ribrezzo per lui, per la nostra storia, per la mia stupidità.

Sento dei rumori provenire dalla cucina, sembra che qualcuno stia proprio spadellando, dubito fortemente che si tratti di Damon, ma spero con tutta me stessa che non abbia a che fare con la sua bionda fidanzata. Non ho voglia di affrontarla, non in questo momento.

Mi alzo dal letto e, dopo una breve sosta in bagno giusto per legarmi i capelli e lavarmi i denti, entro in cucina. Quasi mi viene un colpo quando lo trovo lì in piedi, intento a preparare pancakes. Per quanto sia arrabbiata con lui per avermi ingannato, non riesco a trattenere una risata.

“Damon Kallaghan, barra Salvatore, in cucina... cos'altro mi toccherà vedere prima di lasciare definitivamente questo mondo?”.

Continua ad occuparsi della pentola, senza degnarmi di uno sguardo. Però è felice, lo avverto dal suo tono di voce, lo vedo dalla sua guancia destra che si alza leggermente all'insù.

“Hai poco da ridere signorina. Una volta assaggiati i miei pancakes, non troverai più le parole per dirmi quanto io sia fenomenale!”.

Mi accomodo all'enorme tavolo di vetro. Questa casa è fin troppo confortevole per i miei gusti.

“Grazie per avermi ospitata. Spero di non averti creato problemi con Rebekah”. In realtà spero che lei sia così arrabbiata con lui da lasciarlo, ma sarebbe troppo crudele nei confronti di Damon, quindi cerco di scacciare dalla testa questo pensiero così vendicativo e cerco di non esprimerlo ad alta voce.

“Oh, sai com'è fatta. Le ho promesso una giornata di shopping selvaggio e sesso violento. Si è lasciata conquistare”.

Scuoto un po' la testa, questa affermazione mi brucia nello stomaco. Odio il suo modo di fare, le sue parole così acide e sarcastiche, odio...

“Tu, invece? Hai sentito Stefan?”. Si siede al mio fianco, versandosi una generosa dose di succo d'acero sulle frittelle. Io sbuffo, decisamente contrariata dalla piega che sta per prendere la conversazione.

“No, Damon. E non ho intenzione di sentirlo”.

“Verrà a cercarti prima o poi. Probabilmente ti raggiungerà a Mystic Falls, non appena farà buio”.

“Lo chiamerò presto, gli dirò che vado a trovare dei parenti”.

“Non c'è bisogno di mentirgli, accetterà le tue decisioni. Lo ha sempre fatto”.

“Certo, tranne quando è lui a prenderle per entrambi”.

“Elena...”.

“No, Damon. Ha sbagliato. Mi ha ferita, mi ha fatto rinnegare cinque anni di amore puro, mi ha fatto venir voglia di non averlo mai conosciuto. Quindi, questa volta sono io a decidere e decido di non vederlo, non ancora almeno”.

Annuisce. Anche lui sa di non potersi mettere contro di me, non quando sono così decisa e irremovibile. Mi ricordo improvvisamente della promessa di ieri e decido di farmi avanti. Damon, con tutti i difetti che ha, è un uomo d'onore, non verrebbe mai meno alle sue promesse.

“Ieri mi hai detto che mi avresti parlato della storia tua e di Stefan...”.

“Non ti sfugge proprio nulla, vero Gilbert?”.

“Mai e poi mai!”.

Damon si siede di fronte a me, per la prima volta sembra aver perso tutto quel sarcasmo che lo contraddistingue. E' bello, bello da farmi perdere la testa.

“Tutto parte da una persona, una donna. Charlotte. Era bella, bellissima. I suoi occhi azzurri e il suo sorriso candido erano un toccasana per chiunque le stesse vicino e i suoi lunghi capelli neri facevano girare la testa a tutti i ragazzi del quartiere.

Sfortuna volle che si innamorò di lei un ragazzo, un classico bigotto dei quartieri alti, un ragazzo tanto ricco di soldi, quanto povero di animo. E non so perchè, ma lei ricambiò. Si sposarono dopo poco tempo, in buona parte di New York non si faceva che parlare del matrimonio tra Giuseppe Salvatore e Charlotte Kallaghan...”.

“E da lei che hai preso il tuo cognome?”. Non avevo ancora compreso questa parte della storia, il suo cognome era ancora un grosso interrogativo.

“Già, ed è la parte di me di cui vado più orgoglioso, non avrei sopportato di vivere nell'ombra del cognome di mio padre. Pochi anni dopo il loro matrimonio, nacqui io. Lei era al settimo cielo, lo stesso non poteva dirsi di lui, non ha mai avuto l'istinto paterno, si è solo obbligato a svolgere i propri doveri di padre e di marito, ma purtroppo non gli è mai riuscito così bene”.

Riesco a percepire il suo rancore, odia suo padre molto più di quanto abbia mai dimostrato di odiare Stefan, non mi stupisco che non abbia mantenuto il suo cognome. Ciò che invece mi lascia interdetta, è il motivo per cui Stefan abbia deciso di non odiarlo. Non glielo chiedo, penso che presto lo saprò.

“Ricordo le lacrime di mia madre, ogni volta che lui non rientrava per cena, le liti interminabili ogni volta che si decideva di trascorrere una giornata tutti insieme, le scenate che lei gli faceva ogni notte, quando lui tornava a casa brillo e profumato di donna, cercando di mantenere un tono di voce basso. Ma io sentivo tutto, e qualche volta riuscivano a svegliare anche Stefan. Ricordo quelle notti in cui cercava rifugio nel mio letto ed io mi inventavo le storie più assurde per non fargli capire quale fosse la reale situazione”.

Il suo sguardo è perso nel vuoto, sembra quasi che stia parlando da solo, e forse è davvero così. Non l'ho mai visto in questo modo, con gli occhi lucidi, ma comunque distaccati, con il tono di voce dolce, ma fermo e coerente. Ma soprattutto, non ho mai visto trapelare questo amore, un amore così forte e profondo che mi imbarazza anche ascoltare. Un amore pulito e sincero di un figlio e di un fratello.

Già, se solo penso a tutto l'odio che è radicato in lui adesso... cosa ne è rimasto di quel bambino? Quel bambino che soffriva in silenzio per non far star male la sua mamma? Cosa ne è stato di quel bambino che divideva il letto con il fratellino, per non fargli sentire paura? Cosa c'è dietro a tutto questo rancore?

“Avevo dieci anni quando mia madre è morta. Un tumore al cervello che l'ha consumata giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. Non l'ho vista morire, non me l'ha permesso. Le ultime due persone con cui ha voluto parlare sono state Caroline e sua madre, la sua migliore amica di tutta una vita, l'unica persona di cui si fidasse realmente. Aveva chiesto a Care di prendersi cura di noi, ma le aveva chiesto soprattutto di badare a me. Sono sempre stato il più ribelle! Stefan, a differenza mia, era fin troppo mansueto e inoltre era davvero troppo piccolo. Penso non se ne sia mai reso conto... di mia madre e tutto il resto, intendo”.

Sento le lacrime pungermi gli occhi, ma non voglio piangerlo, non voglio farlo se non è lui il primo a cedere.

“Quel giorno siam rimasti soli. Mio papà fingeva di stare male, di volersi occupare di noi a tutti i costi. Ci aveva portato anche in una tavola calda a mangiare, voleva comportarsi come non aveva mai fatto, da padre. Inutile dire che è stato un completo fallimento. Inoltre era arrivato il suo momento, quello in cui avrebbe finalmente potuto fare ciò che voleva, viversi la vita che la mamma gli aveva proibito, la sua vita con Coline. Sarebbe stato tutto perfetto, non avrebbe dovuto perdersi nulla di ciò che si era prefissato, ma non aveva ancora fatto i conti con lei, con la sua nuova compagna, finalmente legittima. Lei non ci voleva, eravamo solo un surplus, anzi delle sanguisughe che, per senso etico e morale, dovevano ottenere tutto ciò di cui avevano bisogno, privando lei di tutto ciò che finora ha cercato”.

Non riesco a pensare alla signora Salvatore come ad una donna spregevole e senza cuore, desiderosa solo di raggiungere le vette del potere. E' vero, forse non ha questo grandissimo istinto materno, ma sembra voler davvero bene a Stefan, o almeno così penso. Ciò che mi viene difficile da capire è come il mio fidanzato sia finito in quella casa e come lei sia riuscita ad accettarlo.

“Mio padre cercò in tutti i modi di trovare una soluzione, ma quando non hai parenti a disposizione a cui affidare i tuoi figli, diventa davvero difficile. Un giorno, però, Alaric fece la sua proposta. E' il fratello dello sceriffo, la madre di Care. Noi lo conoscevamo da una vita e ci eravamo davvero affezionati. Lui e sua moglie Isobel erano una sorta di zii adottivi per noi, volevamo un gran bene ad entrambi”.

“Cosa prevedeva la sua proposta?”. Ho un'espressione beata sul volto, è bello sentire Damon parlare di amore, è totalmente controverso, così impossibile anche da immaginare.

“Lui ed Isobel non potevano avere bambini e conoscevano perfettamente la situazione in casa. Sapevano esattamente il motivo per cui ogni giorno noi fossimo a pranzo dalla signora Forbes eppure tutti facevano finta fosse una cosa assolutamente naturale. Ma io sapevo che non era così”.

“Alla fine siete andati con loro”.

“Sì. Aveva proposto a mio padre una specie di affidamento. Noi stavamo da loro e, quando mio padre lo avrebbe ritenuto opportuno, avrebbe potuto vederci. Nessun limite, nessun orario. Eppure lui non veniva quasi mai. C'era il natale e qualche volta la Pasqua, ma per il resto i nostri incontri erano del tutto casuali”.

Vorrei stringerlo forte, fargli sentire che ci sono, vorrei cancellare i dolori del passato, ma so perfettamente che è impossibile, perchè spesso ciò che è più difficile è ricordare ciò che hai tanto amato.

“Come è stato con Alaric e Isobel?”.

“E' stato come tornare a vivere. Come se mia madre vegliasse su di noi. Alaric è stato molto più di un padre, ci ha insegnato ad affrontare la vita, a ricordare il passato, senza subirlo mai. Isobel era bellissima, somigliava tanto a mia madre e io l'ho amata esattamente allo stesso modo, forse di più perchè nelle sue vene non scorreva il mio sangue, ma ci amava in una maniera sublime, come se niente al mondo ci avesse mai potuto dividere”.

“Ma qualcosa vi ha diviso, sbaglio?”.

“Un incidente stradale. Lei stava camminando per strada, tornava dal supermercato. Quando è morta, il mondo mi è crollato addosso, è stato come perdere mia madre per la seconda volta. L'ho amata così tanto che per un attimo sono riuscita anche ad odiarla. So che è stupido, ma odiavo il fatto che non avesse lottato per tornare con noi, per far continuare a battere il suo cuore”.

Sento una morsa dolorosa allo stomaco, odio vederlo così, ma avevo bisogno di sapere e lui aveva bisogno di parlarne, di sfogarsi.

“Dopo qualche anno, mio padre venne a rivendicarci. Coline non riusciva a rimanere incinta e avevano pensato di circondarsi di giovani adolescenti. Io non lo seguii, ma Stefan riuscì a farsi abbindolare. Si trasferì a casa Salvatore, mentre io restai con il mio vero padre, quello che meritava e merita tutt'ora la mia stima ed il mio affetto”.

“E' bello ciò che dici. E' bello sentirti parlare così e osservarti togliere la maschera”.

“La mia non è una maschera, Elena. La mia è voglia di non dover rendere conto a nessuno, desiderio di non soffrire più”.

“Da quando tu e Stefan non vi parlate più?”.

“Da quando ha rinnegato la sua famiglia sono iniziati i nostri litigi, ma le cose sono peggiorate con il tempo”.

Non riesco a vedere Stefan sotto questo punto di vista, non come quello che non mostra riconoscenza alla propria famiglia. L'ha sempre messa al primo posto e sembra proprio che si stia parlando di due persone diverse. Ma io cosa so realmente di Stefan? Poi mi spavento un attimo. Io cosa so realmente di Damon? Soprattutto cosa mi spinge a riporre fiducia solo ed esclusivamente in lui? Decido di accantonare il pensiero e proseguo nel mio interrogatorio-

“Quindi tu e Caroline siete stati solo due cugini acquisiti?”.

“Ma stai chiedendo se siamo mai stati insieme?”.

Arrossisco.

“Siamo stati a letto insieme, sì. Più di una volta. Ma non poteva funzionare. Mi sono sentito completamente in colpa, sembrava di andare a letto con mia sorella, non avrei potuto continuare”.

“Lei però era innamorata di te”. Non è una domanda, non è neanche un'affermazione. Lo so e basta, lo so perchè conosco Damon, lo so perchè ho imparato a conoscere Caroline. L'unica cosa che non so è perchè mi dia così tanto fastidio.

“Caroline ama Tyler, ora. Questo è quello che conta”.

Annuisco e mi perdo nei miei pensieri. Abbasso lo sguardo fino a portarlo ai miei piedi. Mi sento in imbarazzo e non capisco il motivo. Con Damon non mi era mai successo, ero sempre stata maledettamente me stessa. Sento le sue mani afferrarmi con delicatezza il viso, cercando di portare i miei occhi a livello dei suoi. Mi perdo in quelle pozzanghere azzurre e sento accelerare il respiro. Maledico me stessa e Damon Kallaghan per ciò che mi sta facendo. Non voglio. Non voglio svegliarmi domani e realizzare ciò che non vorrei mai realizzare, non voglio perdermi nei suoi occhi e non riuscire più a trovarmi, non voglio riscoprirmi un giorno irreversibilmente innamorata di lui.

“Ora sai la mia storia. Ora mi sono aperto completamente a te. Ora, mi sei entrata dentro per sempre. Non deludermi mai”.

 

 

 

Finisco di bere il mio caffè, ho bisogno di riprendermi, di riprendere il fiato che i suoi occhi mi hanno rubato. Ho la pelle d'oca a ripensare a ciò che ho sentito, al suo sguardo, così intriso di dolore, ma anche di rabbia. E ho sentito realmente i suoi sentimenti, quelli che pensavo non potesse possedere, che ero sicura non sarebbero mai venuti a galla.

Mi sento incredibilmente vicino a lui e la sua ultima frase mi fa male, perchè so quanto male ha fatto a lui.

Damon rassetta la cucina, in realtà non ha uno scopo preciso, girovaga come una povera anima in gabbia. Mi alzo e lo stringo da dietro, lo sento irrigidirsi mentre la mia testa si appoggia bisognosa alla sua schiena dura e definita. Le mie mani riescono ad avvertire la tensione dei suoi addominali.

E' una situazione imbarazzante, ne sono consapevole, ma è l'unico modo che ho per fargli capire che io ci sono, che non lo lascerò mai.

Lui rimane per un po' così, del tutto inerme al mio tocco. Poi mi sfiora con leggerezza una mano.

“Preparati, ti accompagno all'aeroporto”.

“No”. Urlo quasi. Non posso tornare a casa mia, non quando ad attendermi c'è mia madre. Non le sfuggirebbe nulla e non ho voglia di farle capire tutto, di renderla partecipe del mio disagio interiore.

“Elena, devi tornare a casa tua. I tuoi hanno bisogno di vederti e Stefan ti cercherà lì”.

“Appunto”.

“Se non dovesse trovarti, potrebbe mettere sotto sopra il mondo ed io non voglio finire in mezzo a questa storia. Sono problemi vostri ed è giusto che siate voi a risolverli”.

E' duro, ma non troppo. Sento il suo rancore, poso avvertire la rabbia nelle sue parole. E' in una sorta di limbo, non sa cosa deve fare, quale sia la cosa migliore da fare.

“Damon, ti prego. Non chiamarlo. Gli manderò un messaggio e mi inventerò che sono andata a trovare dei parenti in Canada, non potrà fare niente a quel punto”.

Ci pensa un po' su e sembra aver accettato l'idea.

“Rpeto che basterebbe parlarci, ma se preferisci così, ok. pPotrai stare qui e prenderti qualche giorno di ferie, in modo che lui non sappia dove sei. Ma quando ti sarai ripresa, promettimi che farai la cosa giusta e andrai a parlarci”.

“Perchè?”.

“Perchè cosa?”.

“Perchè vuoi che io e Stefan chiariamo? Odi lui e hai dimostrato di tenere a me. Perchè vuoi vederci ancora insieme?”.

Lo vedo abbassare lo sguardo.

“Perchè è più facile così, perchè nonostante tutto sei una delle poche persone a cui tengo e non voglio vederti soffrire. L'alternativa a Stefan sono io o qualcuno che mi somiglia. Tu meriti di più. E non dico che lui sia quel di più, ma è sicuramente quello che vuoi”.

E' davvero ciò che voglio? Ok, fino a ieri ne ero realmente convinta, ma oggi? Come è possibile che tutto ciò che sentivo, tutto ciò che provavo sembra essersi smaterializzato? Perchè la vicinanza di Damon riesce a mettere ogni cosa in discussione?

Sto per aprire bocca, quando vedo Damon sorridere, probabilmente ha avuto un'idea.

“Ti andrebbe di uscire con me?”.

 

 

 

Arriviamo di fronte ad un locale in pieno centro città. La gente fuori sembra provenire da estrazioni sociali piuttosto elevate, alla Damon per renderla meglio. Io mi sento completamente a disagio, ma con lui al mio fianco posso superare anche le turba del mio carattere.

Il viaggio è stato tranquillo, abbiamo parlato di cose serie, ma con un filo di leggerezza tipico di Damon. Mi ha chiarito alcune cose sul suo rapporto con Rebekah e ci siamo divertiti ad immaginare la sua reazione alla mia presenza in casa. Abbiamo convenuto che è meglio non tenerla al corrente, a meno che non voglia trovarmi con un piede nella fossa.

Damon mi invita ad entrare nel locale. Qualcuno lo saluta e lui ricambia gentilmente, alcune ragazze, invece, lo mangiano con gli occhi, ma lui non sembra neanche accorgersene. Povere illuse.

Sto già pregustando una serata rose e fiori con il mio amico, quando vedo Caroline seduta ad un tavolo vicino. Sembra agitata, o così sembra dal modo in cui stritola selvaggiamente il suo cellulare.

Mi volto verso Damon e gli concedo un'occhiataccia alla quale risponde con uno sguardo da cucciolo indifeso. Sorrido come una stupida mentre lui si dilegua alle mie spalle.

Torno a guarda la mia amica, o ex amica che sia, scuoto la testa e mi avvicino al suo tavolo. La vedo illuminarsi.

“Oh, Elena, pensavo che non venissi più. Ho avuto paura che Damon non fosse riuscito a convincerti, o peggio a ancora tu non avessi voluto. Oddio, non posso pensarci, sono stati i due giorni più brutti della mia esistenza, te lo giu...”.

“Caroline. Respira”. Cerco di fermare il fiume in piena della mia amica... già, amica. Dopo tutto è l'unica persona che mi sia stata realmente vicina in questi due mesi, non posso buttare tutto all'aria per questa storia. Lei non lo merita.

“Va tutto bene”. Mi guarda interrogativa, sembra che stia per scoppiare a piangere da un momento all'altro.

“Sono arrabbiata con te perchè non mi hai detto nulla, ma sei stata al suo gioco. Ma una parte di me non può avercela con te. Tu hai fatto solo ciò che il tuo amico aveva chiesto di fare. Non hai troppe colpe”.

Mi sorride ed io l'ho completamente perdonata. Come se niente fosse successo ci ritroviamo a parlare come abbiamo sempre fatto. Mi chiede come sto e solo con lei sono in grado di liberarmi.

“Distrutta, delusa, arrabbiata. Ecco come sto”.

“Vuoi tornare a casa?”. Per la prima volta non lo difende, ma cerca una sistemazione per far star meglio me.

“No, sarebbe troppo scontato, mi troverebbe dopo due ore. So che non sarai d'accordo, ma preferisco rimanere da Damon”.

Prende un piccolo respiro, poi rivolge lo sguardo verso di me. “Elena, il fatto che io parli molto, non vuol dire che sappia sempre quello che dico. Sei maggiorenne, sai prenderti cura di te stessa, se questo è ciò che vuoi, devi farlo. Se è Damon ciò che vuoi, devi provare a prendertelo”.

Sto quasi per risponderle, per mentire l'ennesima volta a me stessa, quando...

“Oh. Ecco le due assistenti editoriali più sexy di New York”.

Quasi sbuffo quando la figura irritante di Kol Mikaelson si materializza al mio fianco. Al suo seguito c'è anche Klaus, decisamente più taciturno, che squadra con estremo e solito interesse la mia amica.

“Kol, Klaus, che piacere vedervi, ora potete anche andarvene”. Care non lascia mai nulla al caso ed il suo odio verso questa famiglia la rende ancora più acida di quanto sia in grado di fare.

“Dunque, oggi Damon vi ha lasciato libera uscita. A quanto pare perde colpi. Due ragazze come voi nella Grande Mela by night... non immagino neanche cosa siate in grado di fare”.

Klaus getta uno sguardo di sarcastico rammarico al fratello ed indossa nuovamente il suo sorrisetto cordiale ed agghiacciante.

“Scusate mio fratello. Non era sua intenzione offendervi, ma due belle ragazze come voi tutte sole in una città così grande e ricca di malintenzionati, potrebbero correre pericoli. Perchè non vi unite noi, vi offriamo un ottimo champagne”.

“Grazie, ma preferiamo bere veleno”.

“Sempre così acida, Forbes. La tua amichetta cosa dice invece?”.

“Lascia stare Elena, Kol. Qualcuno potrebbe non esserne contento”.

“Oh, giusto, quasi dimenticavo. Elena Gilbert, delizia degli occhi di Stefan Salvatore e di suo fratello Damon. Adoro quando le storie si ripetono, fanno sì che il tempo passi meno velocemente”.

“Che cosa vuoi da noi, Kol? A parte infastidirci con la tua angosciante presenza intendo”.

“Diciamo che in fatto di simpatia devi aver imparato molto dalla tua amica. Comunque nulla. Vieni con me, ti offro qualcosa da bere, poi andiamo a fare una passeggiata e ti accompagno nel favoloso mondo delle fiabe...”. I suoi occhi diventano intriganti e seducenti e quasi sento l'istinto di seguirlo veramente, poi penso a quanto sia squallido e sento quasi in tentativo di nausea provenire dallo stomaco.

“Stai lontano da lei”. La voce di Damon è minacciosa, così insidiosa da intimorire chiunque gli stia vicino.

“Oh, ecco il gallo del pollaio”.

“Non ti viene in mente nulla di più divertente?”.

“Effettivamente no”.

Damon prende la giacca che ho appoggiato poco fa sulla sedia e mi invita ad alzarmi, aiutandomi a indossarla.

“Forza, andiamocene. Caroline, raccogli la tua roba”.

Normalmente avrei opposto resistenza, odio quando mi si dice cosa devo fare, ma in questo momento la tensione è alle stelle, dunque preferisco non dar contro a Damon e tenerlo tranquillo per quanto mi è possibile.

“Oh, Kallaghan comanda e le sue ragazze lo ascoltano. Il tempo passa, ma le abitudini restano, giusto? Non ci credo, sei ancora maledettamente noioso come sei anni fa”.

Sento Damon irrigidirsi al mio fianco, non so cosa Kol stia intendendo, ma di sicuro parlare del passato non lo aiuta, soprattutto oggi.

“Ok. Klaus, per favore, se non vuoi trovarti senza un fratello, faresti bene a portarlo via di qui”.

“Kol è abbastanza grande per badare a se stesso. O sto sbagliando, Damon? Questo discorso mi fa fare un tuffo nel passato”.

Damon serra i pugni in una morsa ferrea, Caroline gli va vicino e prova a tranquillizzarlo mettendogli una mano sulla spalla. Mi ero resa conto che la situazione tra lui e la nobile famiglia non fossero alle stelle, ma solo ora capisco quanta fatica debba fare Damon per poter continuare a mandare avanti la sua azienda. Ignorare tipi del genere è praticamente impossibile.

Si avvicina a Kol, sono praticamente naso a naso. Io e Care proviamo a trattenerlo, ma non sembra essere intenzionato a fargli del male.

“Tu prova anche solo minimamente ad avvicinarti ad Elena ed io ti spacco la faccia. Al diavolo te, al diavolo i tuoi soldi. Avvicinati a lei e sei morto, fosse l'ultima cosa che faccio”.

Kol non si è ancora spogliato del suo sorriso sarcastico, poi si volta un'ultima volta verso di me prima di andare via.

“Niente mondo delle fiabe, per stasera. Un giorno sarai tu a chiedermelo e Damon non potrà fare niente per impedirlo, questa è la regola”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!!!!!!

che bello ritrovarvi ancora dopo tutto questo tempo. Oggi pensavo che alcune di voi mi seguono da più di sei mesi.... siete dolcissime!!!

allora, finalmente chiariamo un po' la situazione su ciò che riguarda la famiglia Salvatore. Damon e Stefan sono fratelli di sangue, ma hanno preso strade diverse, anche se ancora non è stato svelato proprio tutto.

Presto conosceremo Alaric e comprenderemo sempre meglio la personalità di Damon.

Elena e Damon sono sempre più vicini, lui, contro ogni aspettativa, si è aperto a lei ed ora si aspetta che lei non lo deluda, questo perchè mostrarsi così vulnerabile non è propriamente da lui.

Anche se molte di voi non la sopportano, Caroline è stata perdonata. Esattamente come Damon lei non ne poteva niente. Questa volta, consapevole degli errori passati, sembra essere anche un po' ragionevole e ha deciso di mettere la serenità dell'amica prima di ogni cosa.

Finalmente ritroviamo i nostri amici “Originali”. La loro presenza sarà importantissima all'interno della storia, come credo abbiate compreso. Ora rimane solo da chiederci: cosa mette così in opposizione Damon e Kol? Che passato hanno condiviso? Che cosa vuole Mikaelson dalla nostra Elena. Damon in questo ccapitolo non è stato divertente come al suo solito, ma potete capire quanto sia stato pesante tutto questo. Dal prossimo ritroveremo il Damon sbarazzino e menefreghista che abbiamo sempre amato

Fatemi sapere cosa ne pensate....

grazie mille a tutte voi, a tutte voi che recensite (siete la ragione della mia ispirazione), ma anche a voi che mi seguite in silenzio.

Vi mando un bacio

 

 

 

Pubblicità (ultime cinque storie aggiornate tra le mie preferite)

 

Today mi life begins (Esperanza 97): Caroline ed Elena sono due ragazze dalla vita travagliata. Il loro lavoro le costringe ad imbattersi verso due uomini molto speciali. Klaus e Caroline e Damon ed Elena, ci fanno vivere sensazioni bellissime. Storia scritta molto bene. Un po' drammatica, ma soprattutto appassionante

 

 

My fourth season (Mika Mika):Elena si è trasformata e ha già fatto la sua scelta. Ha scelto di stare con Stefan, ma qualcosa di inspiegabile la costringe a non poter rinunciare a Damon. Una storia ricca di vicende sovrannaturali che tengono il lettore incollato alle righe. Leggetela!

 

One more night (ire_95): Elena si risveglia vampiro. Ben descritto il suo rapporto con Damon, un rapporto molto complice e divertente. Vi scapperanno dei sorrisi, ma vi farà pensare anche molto.

 

Incontrarsi per una nuova possibilità (Radina): Una storia decisamente avvincente come se ne vedono poche in giro. Elena ha scelto Stefan, mentre Damon ha deciso di girovagare per il paese senza rinunciare al ricordo di lei. Ma per qualche strano motivo, un'Elena diversa, innamorata di lui e proveniente da chissà quale universo sembra potergli concedere una nuova possibilità. Seguitela perchè è davvero piena di mistero, non potrete farne a meno.

 

Innamorarsi è sopravvalutato (Missmississipi): Au. Storia scritta molto bene ed anche molto avvincente. Elena è innamorata di Stefan, anche se è consapevole di non poterlo avere, ma il suo incontro con Damon potrebbe cambiare le cose (o almeno credo). E' una storia molto dolce, in cui ci troviamo di fronte a personaggi diversi, decisamente più mortali. Dateci un'occhiata, vi piacerà-

 

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Capitolo 10
*** Non è tempo per noi ***


Questa mattina mi sono svegliata decisamente bene, cosa che non succedeva da tempo. Finalmente sono orgogliosa di me stessa, finalmente sono riuscita a mantenere una posizione per un po' più di poche ore e questo mi rende incredibilmente felice.

Già, è passata una settimana dall'ultima volta che ho visto Stefan, dal giorno in cui ho scoperto il suo inganno e questa volta non ho tentennato.

Lui non mi ha ancora rintracciato, questo perchè da giorni accendo il telefono solo per chiamare a casa, giusto per non far preoccupare troppo i miei genitori.

Qualche volta, durante la settimana, ha cercato di parlare con Damon, ma non lo ha trovato per niente incline al dialogo, ma nulla di diverso dal solito, insomma. Per Caroline, invece, è più difficile. A quanto pare ha sempre avuto un ottimo rapporto con Stefan e mentirgli così spudoratamente la fa stare molto male. Ed io sto male per lei, lo giuro, ma è l'unico sforzo che le chiedo di fare. Presto, appena sarò appena più sicura di ciò che voglio fare della mia vita, di ciò che vorrò fare di lui nella mia vita, gli parlerò, liberando lei e Damon dal peso di questo fardello.

Do un'occhiata nell'armadio, giusto per rendermi conto che non ho nulla da mettere, la maggior parte dei miei vestiti è ancora da Stefan e non ho nessuna intenzione di recuperarli.

Oggi è la vigilia di Capodanno, già, il mio primo Capodanno a New York. Ero convinta di trascorrerlo in maniera totalmente diversa, ma devo ammettere che la presenza di Damon e Caroline me lo fanno apprezzare particolarmente e poi, caspita, è pur sempre un Capodanno a New York!

La mia amica ha deciso di trascinarci ad una festa e, nonostante le continue lamentele, è riuscita a convincere anche il nostro irremovibile capo, io invece non vedo l'ora.

“Elena, muoviti, per favore. Dovrei andare in bagno. So che è difficile da credere, ma sono umano anche io”.

Sbuffo, è solo un modo per infastidirmi, apro la porta del bagno che comunica con la sua camera e torno nuovamente nella mia.

La porta si spalanca e appare lui, bello come un raggio di sole.

“Sei incorreggibile. Una persona ti ospita a casa sua e tu che fai? Ti appropri delle sue cose”.

“Non dovevi andare in bagno?”.

“Non fare la furba con me, Gilbert”.

Sorrido sotto i baffi, adoro il nostro modo di scherzare, mi fa sentire libera e spensierata, come se il peso dell'ultima settimana non avesse influenze su di me.

“Scusa se non riesco a spiegarmi la presenza di due bagni, se tanto se ne utilizza sempre e solo uno”.

“Ok, lo ammetto, volevo solo darti fastidio”. Entra in camera mia e si sdraia con estrema disinvoltura sul letto, senza badare, ovviamente, alle cose che ci ho appena appoggiato sopra.

“Damon, sta attento, mi stai stropicciando tutti i vestiti”.

Alza gli occhi al cielo e passa una mano dietro la schiena per tirarli fuori.

“Ti ho mai detto che odio le feste, soprattutto quelle organizzate per far divertire la gente a forza?”.

“Sì, me lo hai detto dieci volte da stamattina, ma non mi interessa. E comunque tutte le feste sono fatte per divertirsi”.

“Ma quelle così ancora di più. Tutti vanno ad una festa il giorno di capodanno, perchè sanno che sarebbe squallido restarsene a casa, ma in realtà il divertimento è solo ciò che precede la festa, arrivati lì non vedono l'ora che finisca tutto”.

Scuoto la testa. “Sembra di parlare con mio nonno”.

“Sono solo obiettivo. Non capisco perchè sia così importante divertirci proprio stasera. Possiamo farlo benissimo domani, o magari divertici ma standocene tranquilli in casa con una bella bottiglia di vodka invecchiata”.

“Ok, semplice, non venire”.

Mi guarda storcendo gli occhi. “Come?”

“Se non hai voglia non venire. A Caroline verrà un infarto ma poi le passerà. E magari potrei chiamare un altro accompagnatore. Kol non sembrerebbe così dispiaciuto”.

Fingo indifferenza mentre sistemo alcune magliette che ho appena stirato. Seriamente sto giocando sul fattore gelosia? Oddio, Elena, ricordati con chi hai a che fare e quali potrebbero essere le conseguenze.

“Non fa ridere. Per niente”.

“Sarebbe una soluzione perfetta. Io posso andare alla festa con Caroline e tu puoi non festeggiare insieme a Rebeckah. Che scusa le hai inventato per questa sera?”.

Damon si alza in piedi, si avvicina a me, troppo vicino a me. Mi stringe i polsi con una mano ed i suoi occhi sono così ricchi di intensità da darmi quasi alla testa.

“Non giocare con il fuoco, piccola Gilbert, oppure te ne farò pentire”.

“Ok, scusa nonnino, non volevo”. Cerco di smorzare quell'attimo di incredibile intensità.

“Mi hai chiamato nonnino, per caso? Ora te lo do io il nonnino”.

Mi trascina sul letto ed inizia a farmi il solletico.

“Damon, no. Per favore smettila”.

Le sue mani continuano imperterrite la divertente tortura e a nulla serve divincolarsi, dal momento che le sue gambe bloccano totalmente ogni tentativo di fuga sul mio bacino. Oddio, solo ora realizzo la posizione in cui siamo e sarebbe una situazione normalissima tra due amici intimi, una situazione non troppo imbarazzante, ma qualcosa nella mia testa mi dice che la nostra amicizia non è esattamente come tutte le altre.

Anche lui sembra accorgersene, ma è come se non volesse, o meglio potesse, allontanarsi da me.

I nostri sguardi sono incatenati l'uno all'altro, il suo respiro è così vicino al mio viso da farmi male. Non riesco a muovermi, è come se dentro di me il sangue avesse smesso di scorrere e mi ritrovo a desiderare un suo bacio più di qualsiasi altra cosa al mondo.

E' diverso dall'ultima volta, oggi so davvero cosa voglio, oggi so che è tutto reale e potrò anche odiarmi per ciò che sono, per ciò che sto facendo, ma ora voglio che sia mio, ora io sono sua.

Il mio respiro aumenta senza che io riesca a fare niente per controllarlo, le mie mani intrecciano con dolcezza i suoi capelli neri, quasi a rassicurarlo. Siamo quasi arrivati, ancora pochi millimetri e avrò ciò che sto cercando, ancora un passo inesistente e sentirò le sue labbra che oramai sono poco più che un ricordo.

Ma il destino non dà mai la mano ad una come me, ad una che non sa mai come agire, che segue l'indecisione come modello di vita. E così, come nei più bei film d'amore, il telefono di Damon inizia a suonare.

Solo in questo momento, solo mentre questa tensione sembra svanire, ci rendiamo conto di ciò che stava per succedere e mentre si allontana da me per rispondere, un muro di imbarazzo ci separa, predicendo l'impossibilità dei nostri desideri.

 

 

 

“Damon, sei pronto? Sei più lungo delle donne”.

Continuo a bussare alla porta del bagno. Sono pronta da quasi un quarto d'ora, ma lui non vuole accennare ad uscire.

“Un secondo, ho finito”.

La porta si spalanca con una tale forza da farmi sussultare. Damon esce con il suo solito sorrisetto sarcastico dipinto sul viso. E' bello da impazzire. La camicia bianca che esce dal vestito dona ai suoi occhi una luce diversa. Mi sento arrossire, il ricordo di quattro ore fa, anzi il desiderio di quattro ore fa, è ancora vivo in me.

Lui fa finta che niente sia successo, come se nulla lo avesse toccato.

Entro in bagno solo per mettere un po' di profumo. Le guance sono un po' più rosse del solito e gli occhi un po' più lucidi. I resti di questo pomeriggio sono ancora riscontrabili sul mio viso. Subito dopo il nostro “momento”, Damon è uscito di casa. Solo dopo, quando, vergognandomi di me stessa, sono andata a sbirciare il suo telefono, ho capito il motivo di tutta quella fretta. Rebeckah. Non so spiegarmi neanche io il motivo, ma quella verità sbattutami così in faccia, mi ha fatto male e per questo mi sono sciolta in un pianto liberatorio. Un pianto fatto di rabbia, di paura, disperazione, frustrazione, irritazione, un pianto sconsolato di chi cerca qualcosa senza mai trovarla. Solo quando ho sentito la porta d'entrata riaprirsi ho ripreso in mano la situazione, risistemandomi il trucco e mostrandomi a Damon per quello che sono: una donna. E come tale ho un orgoglio che neanche lui potrà scalfire.

“Allora, sei pronta?”.

Il suo tono infastidito, riesce ad infastidire più me.

“Ora sei tu che ti lamenti, scusa?”.

“Forza, Elena, rischiamo di far venire una crisi depressiva a Caroline se andiamo avanti così”.

La festa è bellissima e ben organizzata. Obiettivamente con quello che sarà costato metterla su, chiunque sarebbe riuscito ad essere all'altezza. Caroline è davvero entusiasta, è il tipo di cose che piacciono a lei. Gente ricca, di buona famiglia, ottimo cibo e alcol prelibato. Da quando siamo arrivati, avrà ringraziato Tyler per aver convinto suo padre ad averci inserito sulla lista almeno cento volte . D'altronde non sarà stato così difficile, un posto per Tyler Lockwood e Damon Kallaghan si trova sempre, portano notizia a quanto pare.

“Oddio mio, non posso credere di essere qui”.

“Sì, tesoro, però adesso calmati”.

Caroline, però, non bada agli sguardi intimidatori del suo ragazzo e continua a guardarsi intorno come una bambina in un negozio di bambole.

“Dai, Elena, andiamo ad ubriacarci”. Mi trascina per la mano, beccandosi un'occhiataccia di Damon a riguardo.

“Care, sono appena le nove, se iniziate a bere adesso, per la mezzanotte sarete già nel mondo dei mini pony”.

Rido spensierata al suo commento sarcastico e ancor di più di fronte all'indignazione di Caroline. Questo uragano biondo, però, non vuol sentir parola.

Ci inoltriamo nella pista e, come preannunciato da Damon, perdiamo la concezione del tempo qualche minuto dopo.

Sento l'alcol scorrermi nelle vene e questo forse non è un buon segno, o forse sì.

Non saprei decidere, ma di sicuro tutto questo mi piace.

Tyler è in procinto di aprire la quarta, no forse la quinta, bottiglia di Franciacorta. Anche lui è ormai entrato nel nostro mondo e non si preoccupa più di chi potrebbe vederlo o meno, la parola d'ordine è: divertimento.

Cerco Damon con lo sguardo. Possibile che riesca sempre a sfuggirmi? Dopo avermi concesso qualche misero, folle ballo, in cui mi destreggiavo sensualmente tra lui e Caroline, è nuovamente sparito lasciandomi con l'amaro in bocca.

So che non si dovrebbe dire, perchè sono una signora o tutto il resto, ma l'alcol mi dà alla testa concedendomi di dire anche questo, e poco fa, nel pieno di una folle feste di figli di papà, avrei davvero commesso il grave errore di farmi possedere da Damon Kallaghan in mezzo ad una pista da ballo affollata di gente.

Le sue mani sulle spalle mi fanno tornare sui miei passi e anche in me stessa, più o meno.

“Dov'eri finito?”.

“Come?”.

E' così vicino da stordirmi con il suo profumo secco.

“Dov'eri finito?”. Strillo proprio mentre la musica si interrompe.

Damon scoppia a ridere ed io, in preda ai fumi dell'alcol, lo seguo senza realmente conoscerne il motivo.

Inizia un'altra canzone, questa volta un po' più lenta. Mi prende per un braccio e mi fa fare un mezzo giro verso di lui. La mia schiena batte dolcemente sul suo petto duro ed improvvisi brividi di elettricità mi attraversano come fossi una presa elettrica.

Lentamente e, soprattutto, cercando di essere il più sensuale possibile, gli ballo vicino lasciando sfiorare talvolta il mio bacino alle sue cosce. So che questa non sono io, ma dopo tutto quello che è successo oggi, se si deve morire preferisco farlo in grande stile.

Balliamo per quella che sembra essere un'eternità, sorridendoci a malapena sotto le luci soffuse delle lampade, sfiorandoci delicatamente senza mai toccarci sul serio e godendoci un altro attimo così interamente nostro.

La musica cambia nuovamente e Caroline viene a riscuotere un ballo con Damon. Storcendo un po' il naso glielo concedo e raggiungo Tyler, che ha iniziato a ballare da solo suscitando ilarità in chiunque lo osservi.

Quando la musica si interrompe, Caroline ci raggiunge con la macchina fotografica, ma di Damon neanche l'ombra.

 

 

 

Esco a fumare una sigaretta, tutto questa tensione erotica mi rende nervoso. Spero per lei che domani si sia dimenticata di tutto, altrimenti non potrebbe reggere anche questa situazione.

Sorridendo, la osservo giocare con Caroline dalla vetrata. Si rubano la bottiglia dalla mani, regalando a Tyler smorfie buffe da immortalare.

Ok, ho capito che al ritorno dovremo portarcele in spalle!

Sta succedendo tutto troppo in fretta e stanno succedendo cose che mai avrebbero dovuto accadere. Oggi è stato un errore, il mio rapporto con Elena è un errore, tutto ciò che stiamo combinando è un errore.

Aspiro un'altra boccata di fumo e butto la testa all'indietro. Odio questa sensazione di impotenza, non fa parte di me.

“Guarda, guarda chi si rivede. Nervosetto Kallaghan?”.

La voce di Kol Mikaelson mi rovina anche questo unico attimo di pace. Avrei dovuto aspettarmi di trovarmelo in una delle feste per gente che conta, è quello di cui si è illuso di essere per una vita intera.

“Kol, che dispiacere vederti”.

“Potrei dire lo stesso di te. Damon Kallaghan non frequenta feste del genere, che io sappia”.

“Normalmente non frequento feste del genere, perchè ciò che non sopporto è trovarci la gente come te”.

Butto la sigaretta e mi volto verso di lui. Ha ancora quel sorriso da ebete stampato in faccia, lo stesso sorriso che mi mette da sempre una gran voglia di prenderlo a schiaffi. Sta guardando qualcosa al di là del vetro e, se lo conosco abbastanza bene, so che i suoi occhi sono puntati su Elena, ha sempre saputo come farmi incazzare.

“Cosa cerchi Kol?”.

“No, Damon. La domanda giusta non è cosa cerco, ma chi cerco. E comunque ho già trovato ciò che mi interessa, è proprio lì vicino alla tua amichetta bionda e a quello sfigato di Lockwood”.

“Lascia stare Elena, se non vuoi vedertela con me”.

Spalanca gli occhi in un espressione davvero poco intelligente e finge una reazione di paura eccessiva.

“O mio Dio, sto quasi tremando. Non capisco perchè ti agiti tanto per proteggerla, sai già come andrà a finire”.

“No, Kol, non so proprio come andrà finire, illuminami”.

“Finirò per far di lei tutto ciò che voglio e lo sai”.

“Prima dovrai passare sul mio cadavere”.

“Già, come l'ultima volta, vero? Sei sempre il solito guasta feste, forse per questo le donne preferiscono tuo fratello”.

Cerco di respirare più a fondo, non so cosa mi trattenga dal tirargli un pugno in faccia.

“Lasciami stare. Non ti lascerò avvicinare a lei”.

“Attento, Damon, la tua umanità si nota”.

“Lascia perdere Elena”.

“Sai cosa c'è, c'è che questa volta temo che il tuo cuore stia complicando di più le cose e questo non mi piace. Dunque, credo proprio che me ne starò buono buono in un angolo, sarà lei a venire a cercare me. E' già successo una volta”.

“Lo credi seriamente?”.

“Potrei sempre fare di testa mia e raccontarle un paio di cose sul tuo conto. Credo che non le piacerebbe sentire certi discorsi che tu fai con mia sorella su di lei. Dovresti stare più attento”.

“Cosa ne sai tu dei discorsi che faccio con Rebeckah? Lei non ti direbbe mai niente”.

“No, è vero. Ma io ho orecchie ovunque. Comunque non preoccuparti per Elena,dopo che l'avrai fatta soffrire a sufficienza con la tua incredibile vita noiosa, sarò ben felice di farmi trovare. Penso che la ragazza abbia delle ottime qualità, potrei fare di lei un'ottima compagna”.

Ok, ora non resisto, non dopo che i suoi squallidi occhi hanno nuovamente attraversato il corpo poco coperto di Elena.

Mi avvio verso l'entrata e apro la porta, non prima, però, di avergli tirato un pugno in pieno naso. Kol si tiene il naso sanguinante, ma il suo volto è ancora contratto nella solita smorfia. Non permetterò che faccia ad Elena, ciò che ha fatto a lei.

Sto per richiudermi la porta alle spalle, quando la sua voce, un po' nasale, pronuncia le ultime parole.

“Credo che a Stefan non farà piacere sapere che la sua ragazza si diverte con te. A quanto ne so sta girando in lungo e largo per cercarla e chiarirsi. Potremo prenderci una birra una di queste sere. Io e lui come i vecchi tempi”.

 

 

 

 

“Un ultimo sforzo, Elena”.

La sto trascinando da quando siamo entrati nel palazzo. L'alcol le ha ormai dato alla testa.

“Mi gira tutto, Damon”.

“Siamo quasi arrivati, ancora qualche passo e siamo a casa”.

La sistemo sul suo letto, togliendole solo le scarpe. So già che mi aspetterà una nottata nel bagno. Inconsapevolmente mi ritrovo a sorride, io, Damon Kallaghan, costretto a fare da crocerossina ad una ragazza qualunque.

Tolgo i capelli che le sono rimasti appiccicati sul volto a causa del sudore post sbornia. E' bellissima e di questo ne sono pienamente consapevole.

Peccato che non riesca a vedere i suoi occhi. Al momento sono chiusi, esattamente come le sue labbra, così imbronciate da provocarmi quasi tenerezza. Mio fratello in fatto di donne ha buon gusto, su questo nulla da ridire.

Le accarezzo un'ultima volta la guancia per poi alzarmi dal letto per raggiungere la mia camera.

Mi sento tirare per la manica. Sorrido, non pensavo avesse ancora le forze per fare qualsiasi tipo di movimento.

“Ehi, non dormi?”.

Scuote faticosamente la testa. E' stanca, questo non può negarlo.

“Dai, riposati, domani abbiamo il pranzo a casa di Caroline”.

Non riesce a tenere gli occhi aperti, ma combatte duramente con le sue palpebre pesanti.

“Dormi con me stanotte?”.

E' una domanda quasi sussurrata, ma è comunque potente e decisa.

E' una cosa intima, forse anche sbagliata, ma è giusto per questa notte, per ciò che è stata questa giornata.

La invito a spostarsi per potermi sistemare meglio vicino a lei. Mi viene da ridere, io che divido il letto con una donna senza però chiederle nulla in cambio. No, questo non sono per nulla io.

“Pensavo mi dicessi di no”.

“Te l'ho già detto che tu pensi troppo?”.

“O forse troppo poco...”. Ride mentre appoggia la testa sul mio petto. Inspiro il profumo dei suoi capelli, è fresco e al tempo stesso dolcissimo.

“L'alcol non cancella la memoria, devo tenerne conto per quando vorrò abusare di te”.

“Mi vuoi ancora bene? Oggi sei stato così distante...”.

Mi fa tenerezza, sembra di avere a che fare con una bambina.

“Certo che ti voglio bene”. Le accarezzo una guancia. “Ti ho già detto che stasera sei bellissima?”.

Scuote decisa la testa. “No. Pensavo non te ne fossi accorto o che non lo pensassi”.

Sorrido. “Oh, ma è impossibile non accorgersene e soprattutto non pensarlo”.

Solleva il volto per guardarmi ed io mi perdo in quel cioccolato. Le sue labbra si avvicinano alle mie ed io inizio a non controllare il mio respiro, cose alquanto atipica per ciò che mi riguarda.

Non faccio neanche in tempo ad accorgermene che le nostre lingue sono intrecciate e si muovono seguendo un ritmo decisamente armonioso, un ritmo fatto di sospiri, di versi sconnessi, di parole mugugnate pelle contro pelle. Mi godo le sue labbra morbide, il suo respiro caldo e penso a quanto mi sia mancato, a quanto a lungo lo abbia cercato.

In men che non si dica è sopra di me, sento la mia erezione scontrarsi con il tessuto morbido del suo vestito. Non pensavo avesse le forze per tutto questo, ma evidentemente la piccola Gilbert è sempre in grado di smentirmi. Si muove con una tale grazie e potente, che quasi mi fa dimenticare la tenerezza di poco fa. Elena riesce ad essere questo e molto di più. Elena, così dolce e spensierata, Elena così triste e onesta, l'Elena arrabbiata, quella divertente, quella buffa e sbadata, l'Elena che non accetta le bugie, l'Elena che sa sempre come farti tornare il sorriso. L'Elena che sa divorarmi come prima non era successo.

Inizio a sfiorare il suo seno con le dita, è tondo e sodo come l'ho sempre immaginato. Mi ritrovo a baciarle il collo, a leccarle i centimetri di pelle non coperti dal vestito e lei mi lascia fare, mi lascia esplorare il suo corpo ancora troppo sconosciuto. Il suo collo è amaro a causa del profumo ancora presente sulla sua pelle e a me sembra di averla ancora più dentro.

Le sue mani iniziano a trafficare impacciate con il bottone del mio pantalone ed io, controvoglia ritorno alla realtà. Apro gli occhi, scontrando il mio sguardo con il suo e allora realizzo. E' la mia Elena, la mia migliore amica. La terribile verità mi sovrasta. Non posso giocare con lei, non posso approfittare di questo attimo che mi sta regalando, non posso distruggere tutto per una notte, una fottutissima notte che, però forse, varrebbe le pene dell'inferno.

Mi blocco e lei non sembra apprezzare, poi la aiuto a rimettersi sdraiata e fa anche parecchia resistenza.

“Che stai facendo?”. E' spazientita e anche un po' irritata.

“La cosa giusta”. Mi sdraio al suo fianco e le stringo la mano.

“Mi stai rifiutando?”. La sua voce è così acuta da farmi quasi sorridere.

“Dormi mia piccola Gilbert. Non è ancora tempo per noi”.

Non risponde, non mi guarda, si avvicina solo di più al mio corpo lasciandosi stringere senza aggiungere altro, questo è il nostro momento e niente, nemmeno la sua indignazione, potrebbe rovinarlo.

E fu così che Damon Kallaghan si ritrovò a condividere il letto con una donna, senza però trarne beneficio. O forse no, forse solo adesso ha tra le mani una delle cose migliori che gli sia capitata.

 

 

 

 

 

 

 

Ok, ora potete uccidermi. So che non è stata una grande cosa concludere tutto sul più bello, ma mi sembrava davvero troppo affrettato, non tanto da parte di Elena, quanto da quella di Damon. Inoltre l'ubriacatura di Elena non migliora certamente le cose...

però siamo ad un buon punto avanti, ma ricordatevi che dietro all'angolo c'è sempre Stefan...

m scuso se la parte in cui Elena è ubriaca è un po' confusionaria e anche infantile, ma dal momento che il racconto era dal suo punto di vista, mi sembrava necessario farle esprimere pensieri senza troppo senso.

Cosa ne pensate di Kol? Raccontatemi cosa pensate a riguardo, perchè immagino di non essere stata molto chiara, ma non voglio svelare troppo cose e subito.

p.s : ma qualche Stelena esce fuori? Arriverà anche il loro momento... forse....

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicità (ultime cinque storie aggiornate tra le mie preferite):

 

Un eternità d'amore di thevampirediaries_: è ancora solo all'inizio. Katherine fa una curiosa richiesta ad un Damon un po' diverso dal solito, un Damon non innamorato di Elena. Sono curiosa di conoscere il seguito

 

 

Heartbeat di Chocolate: è una storia molto avvincente in cui ritroviamo un nuovo personaggio, Phoebe, sorella di Elena e Jeremy. Ha avuto inizio da poco tempo, mami sembra piuttosto intigrante, sono curiosa di sapere cosa questa ragazza porterà nelle vite dei nostri personaggi.

 

 

Quando nasce un amore di Simply96: è una storia che trovate nel Cast di Tvd con protagonisti Damon ed Elena. Segue con molta attenzione gli eventi che hanno coinvolto i due attori ed è ricca di passione, tensione e intigro. E' una storia scritta molto bene che incolla il lettore allo schermo.

 

 

There is a possibility di HollyMaster: fantastica storia davvero molto originale. Elena è una vampira e ha scelto di stare con Damon, pur non sapendo se sia a causa dell'asservimento o meno. I due riceveranno un regalo molto speciale, ma dovranno fare di tutto per preservarlo.

 

 

Would you fight for me di deea dee: Elena sa di essere asservita a Damon e questo non le va proprio giù. La sua sarà una lotta contro l'asservimento e tutto assume una sfumatura passionale. leggetela

 

 

 

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Capitolo 11
*** Mio per questa notte ***


“O mio Dio”. Un'esclamazione espressa a voce piuttosto alta mi fa spalancare gli occhi e iniziare il risveglio con il battito cardiaco decisamente accelerato.

Mi guardo intorno per cercare la fonte di questo sgradevole inizio di giornata.

Avverto una presenza dietro la mia schiena e, sotto il piumone, riesco ad avvertire una mano cingermi la vita.

Ora ricordo, ricordo tutta la serata di ieri, i balli proibiti con Damon, le risate sguaiate con Caroline, l'alcol pregiato che mi ha fatto perdere completamente la testa. Ma ricordo anche cosa è successo dopo, ricordo di avergli chiesto di fermarsi a dormire con me, ricordo la gioia al suo assenso e ricordo tutto quello che abbiamo fatto dopo, tutto frutto del mio unico desiderio. Perchè lui mi ha rifiutata, pronunciando parole assurde, non è tempo per noi. Che cavolata!

Non mi sono mai sentita come ieri sera e dopo tutto io sono Elena Gilbert, la donna dai mille problemi, quella che prima di buttarsi in una qualsiasi situazione ci pensa un centinaio di volte, quella che spesso poi non è in grado di prendere una decisione e continua a condurre tristemente la sua vita. Ma ieri avevo scelto, volevo lui e non me ne sarei pentita.

Ora però devo mettermi in testa che sono una donna e come tale non devo lasciarmi abbattere dal suo rifiuto, dopo tutto non posso costringerlo a desiderare ciò che desidero io, non dopo tutto quello che ho fatto per tenerlo lontano da me.

“Voi due siete andati a letto insieme?”.

Mi ero quasi dimenticata di Caroline che ci guarda come se avessimo commesso un peccato capitale.

Sento Damon riscuotersi dal suo sonno e allontanare il suo corpo da me.

“Care, seriamente?”. La sua voce è ancora impastata e, non so il motivo, la trovo ancora più sexy.

“O mio Dio. Sono venuta a chiamarvi perchè sapevo che non avreste mai fatto in tempo, ma non immaginavo certo di trovarvi così. Non riesco a crederci, Tyler aveva ragione. Sono un'idiota avrei dovuto chiamare...”.

“Sì, avresti dovuto. Ma quando ti ho lasciato le mie chiavi, avevo messo in conto che mi saresti potuta piombare in casa da un momento all'altro. E comunque non farti venire un infarto, non è successo niente tra noi”.

Il suo tono di voce freddo mi costringe a voltarmi verso di lui. Senza nessun genere di imbarazzo si è alzato e si sta infilando i pantaloni della tuta, ad arrossire però sono io, non mi aspettavo certo di trovarlo in boxer nel mio letto, la mia amica, invece, sembra non notarlo, probabilmente chissà quante volte le sarà capitato, ha anche visto di più se è per questo!

Non mi degna di uno sguardo e, dopo aver dato una carezza in testa a Caroline, si allontana verso il bagno.

Caroline è ancora in piedi e continua a spostare lo sguardo da me al punto in cui poco fa c'era Damon, sembra stia seguendo una partita di tennis.

Cerco di ignorare la sensazione di spossatezza che mi contrae lo stomaco in seguito al comportamento dell'uomo con cui ho trascorso la notte e mi alzo dal letto, cercando di mostrarmi il più naturale possibile.

“Care, davvero, non è successo niente questa notte”.

Caroline si avvicina al letto e si siede. Mi guarda in modo grave, ma i suoi occhi sono privi di giudizio.

“Elena, avevo promesso che non mi sarei immischiata negli affari vostri e così farò. Sono solo rimasta un attimo spiazzata. Però mi piacerebbe che tu ti fidassi di me e non mi raccontassi bugie. So che non sono la persona più adatta per chiedertelo, ma abbiamo deciso di ricominciare da capo e vorrei che tu ti sentissi libera di raccontarmi ciò che vuoi, non giudicherò”.

“Cosa vuoi che ti dica?”.

“Conosco Damon da quando sono nata, ho seguito in anteprima la sua adolescenza e ti assicuro che non ha mai utilizzato il letto di un'altra donna solo per dormirci”.

Mi viene da sorridere, nonostante ciò che è appena successo, avverto una strana sensazione, orgoglio oserei dire. Dunque, non gli è mai capitato di dormire con una donna? Dormire e basta, intendo.

“Care, ero abbastanza ubriaca, ma ricordo esattamente ciò che è successo. Ti assicuro che Damon non ha approfittato di me, anzi, al massimo è quasi stato il contrario”.

La mia amica aggrotta le sopracciglia e mi guarda come se stessi delirando. Io scoppio in una risata, un po' per la notizia che mi ha appena dato, un po' perchè la sua faccia è davvero buffa.

“Beh, non ne vado di sicuro fiera, ma questa notte io ho provato ad abusare di lui e lui... beh, lui mi ha rifiutata. Mi ha concesso solo un bacio e poi mi ha esplicitamente invitata a dormire”. Il sorriso di poco fa sparisce a quel ricordo. Ieri sera non ho voluto controbattere perchè quel momento era speciale così, ma è stato come ingoiare una lametta. Mi ha fatto male.

Dopo aver finito di ripassare i capelli con la piastra, mi volto verso Caroline che non ha ancora detto la sua sulla mia ultima affermazione. La trovo con un'espressione indecifrabile sul viso, la bocca completamente aperta e una sorta di sorrisetto storto e incredulo le sconvolgono le labbra.

Mi preoccupo leggermente, mi chiedo se sia rimasta shockata da ciò che ho combinato.

“Care? Ti senti bene?”.

Con lo sguardo fisso nel vuoto, inizia ad annuire con la testa.

“Caroline, per favore, mi stai preoccupando”.

Sposta gli occhi su di me, chiude la bocca e, finalmente, mi dedica un sorriso puro e bellissimo.

“Tu sai cosa vuol dire, vero?”.

“Che per tutto questo tempo mi ha solo preso in giro per vendicarsi di Stefan e che gli faccio così schifo da non fargli neanche minimanente sfiorare il pensiero di trascorrere una notte con me?”.

Scuote la testa con aria altezzosa. “Ritenta, sarai più fortunata”.

“Che si è follemente e perdutamente innamorato di Rebecka e dunque non è stato capace di tradirla completamente?”.

Questa volta ride, esasperando un po' il tutto. “Questa ti è venuta bene”.

“Allora non so, scusami ma non conosco così bene Damon, anzi, molto probabilmente non lo conosco affatto”.

Mi volto nuovamente verso lo specchio per stendere un po' di fard sulle guance. Caroline mi si avvicina e appoggia la testa sulla mia spalla, guardandomi attraverso il mio riflesso.

“Damon si è innamorato di te”.

“Non essere ridicola, Caroline. Damon non si innamora, lo hai detto tu”.

“Ed è quello che pensavo, per questo non volevo si avvicinasse a te. Però ultimamente è cambiato, quasi non lo riconosco. Non è più lo sbruffone che era prima e questo non è decisamente da lui”.

“Non credo sia opera mia, Care. Se davvero mi amasse, o comunque provasse qualcosa per me, come ha professato negli ultimi due mesi, non ci sarebbe stato motivo di rifiutarmi”.

“O forse sì. Fare l'amore con te ieri avrebbe significato per lui molto e tu, ubriaca, non avresti fatto godere appieno il momento. Avresti potuto svegliarti oggi e non ricordarti nulla o, peggio, avresti potuto rinfacciargli di aver approfittato di te e dirgli che da sobria non ne avresti avuto nessuna intenzione”.

“Certo, come no. Non sono una bambina e non faccio le cose perchè non ho nient'altro da fare”.

“Ma questo lui lo sa, per questo non ha voluto accontentarsi del momento. Lui vuole te, Elena, e l'ha dimostrato proprio in questo modo. Ti assicuro che Damon non si è fatto mai problemi ad andare a letto con donne fidanzate, sposate, ubriache, disinibite, o quant'altro... in effetti penso abbia fatto eccezione per le prostitute, ma andare a letto con Rebeckah Miachaelson è più o meno la stessa cosa...”.

“Caroline!”. La richiamo, dopotutto, nonostante il mio odio per lei, è la ragazza di Damon e non è giusto parlarne così, non se ci consideriamo sue amiche.

“Ok, ok. Comunque ne sono sicura, Damon è innamorato di te e questo è un danno, perchè Damon innamorato non porta mai a nulla di buono”.

La guardo interrogativa e lei inizia a mordersi le labbra, lo fa sempre quando si lascia scappare cose che non dovrebbe dire.

“Immagino che siano cose che non mi riguardano. Giusto?”

il suo sguardo si fa più serio, poi sospira abbattuta. “Damon ha amato poche donne nella sua vita ed escludendo la parentela solo una era riuscita a prendergli il cuore. Quando stava con lei i suoi occhi erano più vivi, più limbidi, più felici. In questi ultimi mesi, ero talmente presa da tutta questa storia, da te e Stefan che vivevate alti e bassi, dai miei continui litigi con Damon quando si parlava di te, ai miei problemi con Tyler per la sua gelosia, che non ho guardato realmente il cambiamento del mio migliore amico. Damon è tornato ad essere felice. Finalmente è tornato a sorridere”.

“Io non credo che lui mi ami. Penso piuttosto che sia tutta una vendetta nei confronti di suo fratello”.

“Tu forse speri che sia così. Ti risparmierebbe un bel po' di problemi”.

“Cioè?”.

Si siede nuovamente sul letto e assume una delle sue solite facce, quelle che sembrano leggerti l'anima.

“Vediamo un po'. Ieri sera, ubriaca ma consapevole, sei saltata addosso all'uomo che ti sta rapendo il cuore nell'ultimo periodo. E' una situazione alquanto strana perchè, non solo Elena Gilbert non è una traditrice, ma non tradirebbe mai il suo fidanzato con il fratello. Quando arrivano i primi problemi in Paradiso, Elena scopre che Stefan è un bugiardo, ma decide di non affrontarlo. Affrontarlo potrebbe mettere in considerazione l'idea di dargli una seconda possibilità in nome di tutti gli anni d'amore che hanno vissuto”.

Scuoto la testa innervosita da questo atteggiamento. “Smetti di parlare di me in terza persona?”.

Mi ignora completamente. “Ma la presenza così costante di Damon la manda totalmente in confusione. Lui è bello, intelligente e decisamente affascinante in tutta la sua gloria di fratello cattivo. E inoltre, lui si comporta con lei, come non si comporta con nessuno. E sappiamo entrambe quanto questo faccia impazzire una donna. Ma Elena decide di non agire e lo fa, poi, solo da ubriaca. Così, la nostra scaltra beniamina cerca di rendersi conto del sentimento del bel giovane, lasciandosi comunque una strada libera. Damon, essendo troppo furbo per lasciarsi imbambolare da questo atteggiamento da diciottenne in discoteca, la allontana, ma non per respingerla, bensì per preservarla. E' il più bel gesto d'amore che si possa raccontare”.

“Dunque, fammi capire. La colpevole sarei io?”.

“Chi sta parlando di colpe? Ti sto dicendo che Damon, ieri, ha fatto la sua mossa, dimostrandosi incantevolmente innamorato di te, ora, però tocca a te fare chiarezza nei tuoi sentimenti e prendere così la tua decisione. Non puoi sbagliare”.

Sento il cuore palpitare ad una velocità impressionante, maledico Caroline per essere così maledettamente brava ad interpretare il ruolo della mia coscienza. So già dove vuole arrivare ed effettivamente è arrivata l'ora di agire. Lo devo fare per Stefan, lo devo fare per Damon, ma soprattutto devo farlo per me.

“Ok, grillo parlante, hai vinto tu”.

Sorride soddisfatta. “Quindi?”.

“Quindi oggi pomeriggio chiamerò Stefan e parlerò con lui”.

 

 

 

 

 

 

Parcheggiamo di fronte al vialetto di casa Forbes. Caroline e Tyler devono ancora arrivare, la guida di Damon li ha seminati.

Nonostante i dubbi che mi attanagliano, sono contenta di aver fatto questo breve viaggio con lui, sono riuscita a tranquillizzarmi.

Il Damon di adesso non ha nulla a che fare con quello di questa mattina e questo mi ha sollevato parecchio. Avevo paura che si fosse pentito di qualcosa o che fosse arrabbiato con me per essergli saltata addosso e averlo messo in una situazione imbarazzante con Rebeckah. Ma adesso, sembra essere tutto passato. Certo, non ha accennato nulla alla nottata appena trascorsa, ma si è dimostrato il solito, senza cambi radicali di atteggiamenti.

La casa di Caroline è molto carina, molto umile, questo sì, ma decisamente accogliente. E inoltre la sua famiglia è fantastica, mi hanno subito messa a mio agio.

Siamo ancora nel salotto a prendere l'aperitivo, quando suonano alla porta. Un uomo molto attraente, sulla cinquantina fa il suo ingresso seguito da Liz. Saluta in modo molto affettuoso tutti i presenti e dedica un grosso abbraccio a Caroline, che ricambia in maniera molto dolce.

“Ciao, zio Ric”.

Realizzo subito di chi si tratta. E' Alaric, il vero padre di Damon, quello non biologico. Mi sento invadere da un'ondata di terrore, quasi se fare la sua conoscenza, mi mettesse alla prova per l'ennesima volta.

Alaric si sofferma a guardarmi e mi sento arrossire. “Tu devi essere Elena, ho sentito molto parlare di te”. Mi offre la mano che gli stringo di buon grado e con la coda dell'occhio vedo Damon lanciargli un'occhiataccia che lui sembra non percepire.

Trascorriamo una bella giornata, mi trovo subito a mio agio con questa famiglia e mi sembra di rivivere un po' quell'atmosfera che aleggia anche nella mia.

“Dunque, Elena, so che lavori per mio figlio. Come si comporta?”.

Sorrido e guardo Damon che scuote la testa allibito. “Oh, si comporta molto bene. E' un buon capo e un ottimo amico. Peccato che a volte si lasci prendere troppo dal suo ruolo di potere. Altrimenti sarebbe perfetto”.

Faccio la linguaccia a Damon, che mi guarda con una vena di ironica arrabbiatura negli occhi, poi, senza una ragione e assolutamente contro ogni previsione mi stringe la mano da sotto il tavolo. E mentre la sua pelle, così fresca e famigliare, accarezza dolcemente la mia, riesco a sentirmi davvero al sicuro, come se con lui non avessi niente da temere, come se fori da qui potessi realmente condurre una vita felice. Poi l'ansia mi sovrasta, penso a cosa è successo ieri sera nel mio letto, penso a cosa succederà tra qualche ora dall'altra parte della città. E mi sento nuovamente sola, delusa, irritata ed arrabbiata. E tutto questo anche con lui, anzi, soprattutto per lui. Sono arrabbiata perchè ha sconvolto tutta la mia vita, perchè non riesco mai a comprendere cosa gli passi per la testa, perchè odio il suo modo di fare, di prendere in giro la gente, perchè non riesco a capire i suoi sbalzi d'umore, i suoi capricci. E lo odio perchè se solo lui non fosse così sarebbe tutto più facile, mi aiuterebbe a scegliere,a prendere una decisione, a trascorrere una vita semplice e moderata al fianco della persona che amo, che ho sempre amato, senza perdermi nei meandri dei miei sentimenti per lui. Ma lo odio soprattutto perchè, per quanto possa sforzarmi, non posso restare tutta la vita con un uomo che non so se voglio ancora amare.

Strattono con violenza la mia mano dalla sua ed esco fuori a fumare una sigaretta. Sono consapevole degli sguardi che ho addosso, ma non me ne importa. Adesso il mio cuore è un vortice di sensazioni spiacevoli ed io ho bisogno di pensare solo a me stessa, di imparare a non soffrire.

Aspiro una boccata di fumo. Sento aprirsi la porta, probabilmente Caroline mi ha raggiunto per capire cosa mi sia preso. Due braccia mi circondano la vita, troppo potenti per trattarsi di quelle della mia amica. Percepisco brividi di freddo scivolarmi lungo la schiena. Mi sento bene, è uno degli altri effetti che mi fa, farmi perdere la pazienza e, un attimo dopo, riuscire a farmi dimenticare tutto.

“Sei arrabbiata con me”.

“No, non sono arrabbiata con te”.

“Non mi piaci quando ti arrabbi con me”.

“Neanche a me piace arrabbiarmi con te”.

“Allora avevo ragione? Sei arrabbiata”.

Alzo gli occhi al cielo e mi faccio dondolare dalle sue braccia e dalle sensazioni che mi lasciano.

“Sono arrabbiata con te perchè non ti capisco. Non riesco ad entrarti completamente dentro e questo mi spaventa”.

“Oh, ma tu mi sei entrata dentro come a nessuno succedeva da tempo...”.

Sospiro, la sua voce ha su di me conseguenze sconosciuti e questo mi rende terribilmente vulnerabile.

“Io non ti capisco, Damon”.

“Cosa non capisci?”.

“Non capisco che cosa ti passi nella testa. Provi qualcosa per me? Non provi niente per me? Decidilo, dillo”.

“Che senso avrebbe saperlo?”.

Mi stacco dalle sue braccia con fare paziente. Sapevo che da lui non potevo aspettarmi nessun genere di risposta, ma speravo che per una volta avesse dato retta al cuore e non alla sua sarcastica e cinica ragione.

“Elena... per favore”.

Si avvicina a me, cercando di catturarmi i polsi con le mani, ma io mi divincolo.

“No, Damon. Sono stufa. Stufa di tutto questo mistero, stufa di essere trattata come una quindicenne che ancora non ha capito la differenza tra la realtà e la finzione, stufa di essere convinta di contare tanto per te il giorno prima e ricredermi subito il giorno dopo”.

“Tu sei importante per me”.

So che se mi guardassi allo specchio, vedrei una giovane donna sputare fuoco dagli occhi, mi sembra di vivere in un bilico continuo di serenità e rabbia.

“Non prendermi per il culo, Damon. Non c'è troppa differenza tra me e le sgualdrine che ti porti a letto”.

“Come fai a dire una cosa del genere. Io mi sono aperto con te, ti avevo chiesto di non deludermi. Non puoi pensare che tu sia per me una delle tante”.

“E allora perchè ti comporti così? Perchè fingi che tra noi non ci sia altro che una tenera amicizia? Perchè baci me, trascorri la notte con me e poi torni da lei?”.

“Rebeckah non conta nulla per me”.

“Neanche io, a quanto pare”.

Gli do le spalle e faccio per rientrare in casa. “Saluto gli altri e vado da Stefan, ho promesso a Caroline che gli avrei parlato. E' arrivato il momento”.

Mentre saluto tutti mi accorgo che Damon non è ancora rientrato, probabilmente è rimasto shockato dalle mie parole, o ancora più probabile infastidito dal mio atteggiamento, ma non posso farci nulla.

Ringrazio con affetto la madre di Caroline per l'invito, questa famiglia mi ha accolto davvero bene e spero di poterli rincontrare presto.

“Elena, possiamo scambiare un attimo due parole?”. Alaric mi coglie impreparata, ma annuisco sorridente, mi ha subito conquistato con la sua ironia e il suo sarcasmo molto simile a quello del figlio adottivo.

“Certo”.

Mi conduce in una camera adiacente al salotto, la sua improponibile altezza mi mette quasi a disagio. Inizio ad ingoiare a vuoto, pensando a ciò che vuole dirmi.

“Elena, so che non sono fatti miei e che non dovrei impicciarmi in situazioni che non mi competono. Ma vorrei parlarti di una cosa che ho molto a cuore”.

Sento il respiro accelerare un po',. Che cosa mi aspettavo? Sto giocando a caccia e prendi con suo figlio, facendolo impazzire molto più di quanto sia già, di cos'altro dovrebbe parlare?

“Sono qui, Alaric. Dimmi tutto”.

“Vedi, io non ho mai saputo nulla di te, Stefan è un ragazzo molto riservato, non avrebbe cacciato parola neanche sotto tortura, ma sapevo che stava bene, lo vedevo ogni rara volta in cui faceva un salto a trovarmi durante le pause universitarie. Ora che ti vedo, capisco cosa lo facesse stare così bene. Poi, sei arrivata qui e, da quanto si è lasciata scappare mia nipote, mi è sembrato di capire che il tuo rapporto con lui si sia leggermente incrinato. Non voglio conoscere il motivo, non è affar mio. Ma so che in questi mesi hai legato molto con Damon, quindi posso immaginare che in tutto questo ci sia anche il suo zampino.

Da quando hai iniziato a lavorare per lui, l'ho visto cambiato. Sembra essere tornato quello che era una volta, molto più aperto, più limpido e sincero. Sembra felice e tu puoi immaginare quanto questo sia importante per un padre”.

Annuisco un'altra volta, ma non riesco a ribattere. D'altronde cosa mai dovrei rispondere? Lo lascio continuare, so che ha una richiesta da farmi, non mi avrebbe portata fino a qui solo per ribadirmi il punto della situazione e il suo affetto nei confronti dei figli.

“A costo di sembrare di parte, ho bisogno di chiederti una cosa”. Ecco, appunto.

“Non prendere in giro Damon. Se ti rendi conto di non provare nulla per lui, lascialo andare, non farlo soffrire ancora, ha già sofferto tanto. E con questo non ti sto dicendo che Stefan lo meriti, ma lui è più forte. So che sembra il contrario, ma Damon è sempre stato più fragile e quando una cosa va contro di lui fa ciò che gli viene meglio: ignorare i suoi sentimenti, ignorare il suo dolore. Damon è autodistruttivo, ed un'altra delusione d'amore potrebbe essere fatale per il suo rapporto con gli altri e per quello con se stesso. Lui si fida di te”.

“Non lo farò soffrire, te lo prometto, Alaric”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Rientro a casa, i capelli fradici per la pioggia e con dentro una grande voglia di piangere.

Tolgo le scarpe vicino alla porta d'ingresso, la signora delle pulizie è in vacanza e se bagno, tocca a me pulire. Non posso certo aspettarmi che Damon muova un dito!

Sembra che il tempo fuori stia prendendo il mio stesso passo. Mi sento svuotata dentro, svuotata perchè ho fatto qualcosa di cui non vado assolutamente fiera.

Prima di raggiungere la mia camera, lascio uno sguardo a quello di Damon, non è ancora rientrato. Sento una morsa allo stomaco, guardo l'ora, sono già le undici e mezza, deduco quindi che sia rimasto a dormire da lei. Da una parte è meglio così, almeno mi posso evitare le sue domande, posso evitare di dare delle risposte.

Apro la porta della camera e quasi mi prende un colpo. E' sdraiato sul letto, la luce della lampada accesa e un libro ancora aperto appoggiato sul petto. E' così bello che resterei tutta la notte a guardarlo. Cerco di fare il più piano possibile mentre mi preparo per andare a dormire. Poi, facendomi piccola piccola, mi accoccolo contro la sua spalla, sono felice di poter trascorrere un'altra notte con lui, senza essere osservata!

Cerco di sistemarmi un po' meglio stando attenta a non svegliarlo, ma fallisco, come se non lo avessi fatto abbastanza per tutta la giornata.

“Ehi, sono venuto per sapere come fosse andata, ma non trovandoti mi sono messo a leggere uno dei tuoi libri e poi mi sono addormentato”.

Guardo la copertina del libro e solo ora lo riconosco.

“Non ti facevo tipo da Romeo e Giulietta”. Sorrido nella penombra della camera.

“Oh, beh, non c'era altro”.

“Non devi giustificarti. Mi piace”.

“Allora, come è andato il resto della giornata?”.

“Diciamo che mi auguro che la tua sia andata meglio”.

“Ci hai parlato?”.

“Già”. Mi giro sull'altro lato, l'ultima cosa che voglio è parlarne proprio con lui. Lo sento muoversi, poi avvolge il mio corpo con le braccia.

“Non ne vuoi parlare”. Non è una domanda, è una constatazione, prova del fatto che lui mi conosce meglio di chiunque altro.

“Grazie”.

“Di cosa?”.

“Per avermi aspettato nonostante la mia sceneggiata di oggi”.

“Oh, diciamo che sono uno che dimentica in fretta”.

“Ti ho parlato come se fossi un idiota”.

“Sotto molti aspetti lo sono”.

Le lacrime iniziano a scorrere lente sulla mia pelle liscia. Damon se ne accorge e prova ad asciugarle con le dita.

“Che succede Elena?”.

Piango ancora sul suo petto, è la mia ancora, il mio porto sicuro.

“Vorrei essere forte come te, affrontare il mondo come fai tu, con il tuo sarcasmo, con la tua combattività”.

Mi stringe forte e mi bacia i capelli.

“Non sono così forte come pensi. Ho anche io le mie debolezze”.

Alzo lo sguardo verso di lui, sta sorridendo, un sorriso spento, triste. “E sarebbero?”.

“Tu sei la mia debolezza, Elena”.

Rimango incantata dalle sue parole ancor più che dalla tonalità intensa che hanno assunto i suoi occhi. E' una dichiarazione sottile, velata, ma è pur sempre una dichiarazione, una delle più belle che mi abbiano mai fatto.

Ecco perchè mi sento ancor di più uno straccio, ecco perchè non riesco a frenare il mio istinto e mi perdo nel suo bacio, nell'ennesimo bacio da cui vorrei scappare, ma che non riesco a rifiutare.

E questa volta neanche lui sembra farsi indietro, le nostre lingue si intrecciano con la stessa fluidità con cui lo fanno i nostri corpi. Sento il mio petto agitarsi veloce contro il suo, i nostri cuori battere incessantemente all'unisono.

So che è sbagliato, ma non riesco a fermarmi, le mie mani scendono dai suoi capelli, al suo petto, dal suo petto all'orlo della sua maglietta. Lo spoglio e lui mi lascia fare, aiutando la mia poca grazia e sensualità. I suoi addominali guizzano fieri sotto le mie mani ed io credo di non aver mai visto niente di più bello.

Anche le sue dita incrociano un po' impacciate la mia maglietta, sembra chiedermi il permesso ed io non posso fare altro che concederglielo. Libera il mio seno ed inizia a leccare con estrema dolcezza i miei capezzoli turgidi. Mi lascio andare a dei sospiri un po' imbarazzanti, ma con lui tutto è semplice, anche fare l'amore.

La sua lingua crea un'autostrada infinita tra le mie labbra ed il resto del mio corpo, mi sento libera, felice e sento il desiderio impellente di averlo dentro di me, sotto la mia carne, fino a dentro alla mia anima. Mentre le sue dita, dispettose, stuzzicano il bordo delle mia mutandine, faccio scivolare il mio corpo nudo su di lui, giocando con le sue labbra, giocando con la sua voglia di me.

Prima che riesca ad accorgermene, le sue dita si fanno spazio dentro di me, dentro al mio piacere. Inizia a mancarmi il respiro, più lui va alla scoperta del mio corpo più io scopro il desiderio che ho di lui.

“Ti prego, Damon...”.

Sorride di un sorriso stupendo, bianco e perfetto come non ce ne sono al mondo, così intrigante da poter essere considerato illegale. E a me sembra di impazzire.

Continuo a contorcermi convulsiva sotto la sua dolce tortura, poi prendo la situazione in mano. Lascio scorrere le mie dita sul suo membro in erezione, lo sento sospirare dolcemente sulla mia spalla. Questa volta sono io a sorridere.

Cerco di raggiungere il luogo del suo piacere anche con la bocca, ma due mani forti mi bloccano vigorose. Il suo viso mi appare più radioso di quanto sia mai stato.

“No, fai l'amore con me, Elena”.

Non me lo faccio ripetere due volte, mi sento sporca, questo sì, ma non riesco a sottrarmi alla sensazione di libertà che questa situazione mi sta aprendo, è come se non potessi resistere al Paradiso, anche se forse qui siamo all'Inferno.

Damon scivola con dolcezza dentro di me, chiudo gli occhi concedendomi all'estasi e smetto di pensare. Ora ci siamo solo noi due, Elena e Damon, due corpi che si intrecciano, due mondi che si uniscono.

Quasi mi stupisco di quanto le nostre anime siano in sintonia, di quanto la nostra pelle risponda allo stesso identico richiamo. Ci muoviamo seguendo le note del nostro cuore e penso che fare l'amore non sia mai stato così naturale, così dolorosamente perfetto.

Raggiungo il piacere più volte ed ognuna è perfetta a modo suo. Damon sorride dispettoso, ma nei suoi occhi non c'è malizia, c'è solo... posso chiamarlo amore?

Ed io, povera pedina impazzita tra le sue mani, non posso fare altro che pensare che non dovrebbe finire mai.

Trascorro il resto del tempo che ci separa dalla fine ad osservarlo. Dio mio, quanto è bello. Mi piace in ogni istante, mentre socchiude gli occhi sopraffatto dal piacere, mentre mi osserva voglioso scostandomi i capelli dalla fronte, mentre si abbandona completamente alla magia di questa nottata. Spingo la testa all'indietro, quasi orgogliosa di essere riuscita a compiacerlo, di essere stata in grado di amarlo così tanto.

Mi stringe tra le sue braccia, ancora il fiato spezzato per la meraviglia del momento. Mi bacia la testa ed io mi sento inutile, inevitabilmente in balia dei suoi respiri.

E' lui a rompere il meraviglioso silenzio che ora aleggia nella camera, ma la sua voce è una melodia che non mi disturba, anzi al massimo mi fa venir voglia di ricominciare.

“Oggi ho lasciato Rebeckah, per quanto si possa dire lasciare. La nostra relazione non si poteva proprio definire tale. Ma mi sembrava giusto interromperla qui”.

E così tutto il mio castello di certezze torna a crollare, tutto il sogno che ho vissuto si rivela solo un tremendo ed inconcepibile incubo.

Le parole di Alaric mi risuonano nelle orecchie. Non prendere in giro Damon. Lui si fida di te. Damon è autodistruttivo.

Mi stringo più forte al suo corpo, non voglio pensare, voglio godermi questo attimo infinitamente nostro.

 

 

 

Ciao ragazze!!!

voglio iniziare ringraziando tutte coloro che hanno recensito, cercherò di rispondere il prima possibile, ma non ho avuto molto tempo per farlo prima.

Bene, Elena e Damon trascorrono la notte insieme, ma al risveglio c'è un'atmosfera piuttosto tesa che Caroline non aiuta di certo a migliorare.

Ci troviamo di fronte ad un'Elena un po' più confusa del solito, prima la reazione inaspettata di Damon, poi il discorso costruttivo della sua amica ed infine la richiesta di Alaric: non fare soffrire Damon!

Elena non sa ancora cosa fare della sua vita, i suoi sentimenti per Stefan sono ancora vivi dentro di lei, ma non riesce a resistere alle emozioni che il più grande dei fratelli riesce a darle, così fa l'amore con lui, convincendosi sempre di più che anche in questo caso si tratti di amore.

Qualcuna di voi potrebbe non essere convinta, ma ho convenuto che era arrivato il momento giusto e spero di avervi trasmesso al meglio i sentimenti della nostra ragazza. Qualcuna potrebbe giudicarla, ma io non mi sono sentita di farlo, perche, nonostante la scelta che potrebbe fare, Elena è davvero innamorata di Damon e anche lui sembra essersi aperto maggiormente a lei, mostrandosi inerme di fronte al suo amore.

Non ho voluto raccontare ciò che è successo dopo il pranzo con Stefan, perchè volevo dare a Damon ed Elena un momento totalmente loro, ma presto sapremo cosa lei ed il suo fidanzato storico si sono detti.

Ringrazio ancora tutte!!!

 

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Capitolo 12
*** E' questione di scelte ***


Mi sveglio ansimante. Il cuore che batte all'impazzata e la fronte completamente imperlata di sudore. Il petto si abbassa e si alza con una velocità che non credevo possibile, è stato un incubo, un terribile incubo. Allungo la mano verso la parte destra del letto, Damon è al mio fianco, ancora dignitosamente addormentato. Almeno, tra noi due, c'è chi riesce ad avere ancora sonni tranquilli!

Mi volto verso di lui e mi puntello su un gomito per guardarlo meglio. E' bello come il sole in una tiepida giornata di primavera ed io riconosco di avere avuto davvero una fortuna immensa a conoscerlo e ad innamorarmi di lui. Arrossisco un po' quando il mio sguardo si abbassa fino alla pelle scoperta del suo corpo, i suoi addominali scolpiti si lasciano accarezzare intorpiditi dal lenzuolo bianco, mentre poco più giù riesco quasi a scorgerel'inizio della sua prominenza, la parte di lui che fino a poco fa ho agoniato con tanto desiderio, quella che finalmente ci ha resi una cosa unica.

Lo ammiro, sembra essere a suo agio in qualunque circostanza, di fronte a qualsiasi persona, ma d'altra parte un essere perfetto come lui di cosa mai dovrebbe avere paura? Inizio a pensare a quanto sia impossibile per me, ma poi mi accorgo di essere nuda anche io. Ok, lo so, normalmente è abbastanza naturale non indossare vestiti dopo aver fatto l'amore, ma per me non è mai stato così, né con Stefan, né tempo prima con Matt. E' sempre stata un po' la mia garanzia, quella specie di barriera che frapponevo tra me e chi mi circondava e mi aiutava, mi aiutava a sentirmi me stessa. Oggi, invece, è stato diverso. E' come se con Damon non dovessi fingere, non dovessi preoccuparmi per me stessa, forse perchè c'è già lui a farlo nel miglior modo possibile.

Cercando di mantenere la mia mano leggera, gli accarezza dolcemente il profilo, scostandogli, di tanto in tanto, i capelli lunghi e disordinati che gli ricascano sul naso perfetto. E' bello da togliere il fiato e so che se solo aprisse gli occhi, annegherei per l'ennesima volta in quei piccoli pezzi di Paradiso.

Mi soffermo a passare il pollice sulle sue labbra imbronciate e mi ritrovo con un desiderio immenso di baciarle.

Mi rimetto sdraiata, ancora delusa da ciò che ho fatto, da come mi sono comportata, però ora non posso proprio prendere una scelta, perchè nonostante tutto io lo amo, credo di averlo sempre amato.

 

 

 

Sono nel vialetto di casa Salvatore. La pioggia mi ha reso impresentabile, ma questa è l'ultima cosa di cui mi preoccupo. Sono venuta fino a qui per chiarire con Stefan ed è esattamente ciò che farò, senza ripensamenti, senza battiti accelerati del mio giovane cuore.

Ricordo il giorno in cui l'ho conosciuto, quello in cui ho realizzato di esserne pazzamente innamorata, ricordo il nostro primo bacio, la nostra prima volta, ricordo tutte quelle volte in cui ho detto sarà per sempre. Già mi ci vedevo, io, lui, un divano vicino al fuoco, due teste bianche e tre o quattro bambini ad ascoltare divertiti le nostre storie. Già pensavo a quanto ogni giorno avremmo ringraziato il cielo di averci fatto invecchiare insieme. E lo so, forse ero un po' troppo malinconica, ma era davvero così che avrei voluto finire la mia vita, con il ricordo di lui perennemente al mio fianco.

Eppure, oggi è diverso, è come se la mia testa contenesse davvero troppo roba per poter pensare a così lungo termine.

Mi sento stravolta, quasi come se un treno in corsa mi avesse buttata al tappeto senza però uccidermi seriamente. Ripenso alle giornate trascorse, a Damon, a quanto stare con lui mi faccia sentire bene.

Respiro profondamente prima di trovare il coraggio di suonare.

Stefan apre la porta, non sembra sorpreso di vedersi, mi invita ad entrare con un sorriso che parte da orecchio a orecchio. Io, invece, attraverso l'uscio, ma rimango impassibile.

Sapevo che saresti tornata”.

Non era mia intenzione, ma una promessa è una promessa”.

Storce un po' il naso, forse non si aspettava una reazione del genere.

Mi sono comportato come un'idiota”.

Stronzo. Penso proprio che stronzo sia la parola giusta”.

Elena, perdonami”.

Perchè? Perchè mi hai preso in giro? Mi hai fatta venire qui con l'inganno, mi hai inventato una vita stupenda, tutta arcobaleni ed unicorni, ma io non la volevo. Non così, Stefan”.

Sono stato uno stupido, pensavo di fare il tuo bene, invece ho rovinato tutto”.

Lo scruto un po' accigliata ed interrogativa. “Come pensavi di fare il mio bene, mentendomi sulla tua famiglia. E non mettere in mezzo la storia della raccomandazione, avremmo potuto trovare un compromesso e lo sai bene”.

Non risponde, continua a guardarsi i pollici, procurandomi davvero troppo fastidio. Vorrei che per una volta si comportasse come un uomo, prendendo in pieno le sue responsabilità.

Poi finalmente sembra riprendersi da quello stato catartico.

Perchè non volevo metterti in mezzo a cose più grandi di te”.

Ecco che ritornano in mente tutte quelle parole incomprese, quegli attimi di vita solamente accennati che però non posso capire appieno se nessuno desidera parlarmene.

Cosa nasconde il tuo passato, Stefan?”.

Ho quasi le lacrime agli occhi. Voglio capire cosa aleggi in questa famiglia, quante cose mi siano state tenute nascoste, che reazione potrebbero scaturirmi.

nel mio passato sono successe cose terribili, non voglio che tu le subisca tutte”.

Basta con questo mistero, non ne posso più! Oramai non puoi più tirarti indietro, non puoi fingere che io sia ancora all'oscuro di tutto. Ora ci sono dentro con tutte le scarpe, necessito di sapere tutte queste cose terribile. E' un mio diritto”.

Urlo a squarciagola, ormai non ho più remore, voglio concludere una volta per tutte questa situazione e non mi interessa il modo in cui riuscirò a farlo.

Non ce n'è il bisogno. Il passato è passato, non può più influenzarmi, non può più influenzare te”.

Peccato che lo stia facendo, ogni giorno di più”.

Io e mio fratello non andiamo molto d'accordo, di questo te ne sarai accorta e scommetto che lui non abbia esitato a raccontarti le vicende dal suo punto di vista”.

E' sulla difensiva, ma a me questo non serve, so che anche Damon ha i suoi difetti, ma ha sempre cercato, per quanto possibile di rispondere alle mie domande e questo l'ho apprezzato davvero.

So giusto qualcosina, non ho neanche chiesto di sentire il resto della storia”.

Tu devi restare fuori da tutto questo, sei troppo delicata e fragile per poterle affrontare”.

Quando capirai che non sono più la bambina di cinque anni fa? Sono cambiata, sono una donna e posso prendermi tutte le responsabilità che voglio. Posso starti vicino ogni volta che ne hai bisogno, posso essere forte per entrambi, quando gli eventi ti sovrastano. Ma a te tutto questo non è chiaro”.

Mi sorride, quel sorriso bellissimo che ho sempre amato, così difficile da vedere in questo ultimo periodo.

C'è ancora speranza. Lo vedo dai tuoi occhi. Dimmi che non mi sbaglio”.

Inizio ad agitarmi per l'ennesima volta, come posso dargli una risposta, quando io stessa non riesco a trovarla?

Stefan... io ho amato il nostro passato, niente è più bello di ciò che noi eravamo, ho amato la nostra storia e amo il fatto di sentire ancora qualcosa mentre ti guardo, nonostante il periodo che abbiamo attraversato, nonostante il tempo ci abbia trasformato. Però....”.

Però ora devi fare i conti anche con lui...”.

Il suo sorriso si spegne per lasciare il posto ad uno sguardo accigliato, uno sguardo duro e triste di un uomo ferito.

Di cosa stai parlando?”. Fingo di non arrivarci, è più facile così.

Parlo del fatto che sei innamorata anche di lui, di mio fratello”.

Prendo un respiro, ha davvero senso mentire proprio ora?

Stefan, io non sono sicura di cosa provo, non più ormai”.

E' giusto così”. Continua da sola, senza ascoltarmi. “Io ti ho spinto tra le sue braccia. E' giusto così, è la mia punizione per essermi comportato da stupido. Ora tu provi qualcosa per lui ed io non posso farci niente”.

Sto in silenzio, ogni parola mi costerebbe fatica e lo sguardo affranto di Stefan di certo non aiuta.

Elena, parlami. Che cosa hai intenzione di fare?”.

Ed io cosa ne so? Come posso spiegargli con delle semplici 'parole ciò che attanaglia la mia testa da giorni?

Stefan, io ti amo, ti ho sempre amato e, per quanto possa sforzarmi di farlo, non riesco a vedere un futuro senza di te. Però... però, lui mi è entrato dentro, mi ha sconvolto la vita ed io credo proprio di essermene innamorata”. Ecco, sono riuscita ad ammetterlo.

So che gli fa male, che ogni suono che esce dalla mia bocca è una lama infuocata, ma non posso nasconderglielo, non ora che credo di averlo quasi perdonato.

Ok, la vita è tua, le scelte sono tue. Non posso dire niente, posso solo prendermi le conseguenze dei miei errori. Ma devi prendere una decisione, Elena. Devi capire ciò che sta succedendo, non puoi amarci entrambi”.

Annuisco, mentre deglutisco pesantemente. So anche io che non posso vivere con un piede in due scarpe, ho sempre giudicato chi lo faceva e non posso di sicuro venire meno a ciò che sono, o meglio, che ero.

So di non poterlo fare, ma non voglio neanche prenderci in giro, non lo merita Damon e, nonostante tutto, non lo meriti neanche tu. Cercherò di mettere al posto il mio cuore e solo allora sceglierò”.

Ok, dunque immagino che tornerai da lui. Parte avvantaggiato, non credi?”. Mi sorride, nuovamente padrone di lui, nuovamente fautore della sua vita.

Non è una gare. E comunque, credo che tornerò da Caroline. Domani, se a te va bene, vengo a prendermi alcuni vestiti, sono un po' a corto”.

Certo. Posso chiederti una cosa?”.

Gli do un silenzioso assenso. “Cosa ci trovi in mio fratello?”.

Ricambio il suo sguardo impassibile, cosa rispondergli? Eppure devo essere sincera. Glielo devo. Glielo devo per tutti gli anni d'amore che abbiamo vissuto e non importa se mi ha mentito, non importa se non riesce proprio a chiarirmi il suo passato, io lo farò perchè la mia vita è fatta di lui, o meglio, anche di lui.

Amo il suo modo di porsi, di farmi sentire perfetta in ogni situazione. Amo il modo che ha di parlarmi, di guardarmi. Quando sono con lui è come se non esistesse nessuna altra donna sulla faccia della terra. Però amo anche te, Stefan”.

Perchè?”

Perchè sei la mia certezza in un mondo dove di certo c'è solo la morte”.

Non risponde più. Viviamo un attimo di eterna intensità, fatto solo di respiri, di sguardi.

Almeno ti sei chiarita le idee sul mio passato?”. Cerca di essere ironico, ma su questo non ha proprio preso da suo fratello.

No, ma non mi aspettavo di farlo. Tu sei un mistero. Però va bene così, per adesso. A quanto pare avete avuto una vita movimentata negli anni precedenti”.

Movimentata è poco. Ma sono solo ricordi brutti che vorrei allontanare il più possibile. Elena...”.

Si avvicina pericolosamente al mio viso, poi lo afferra con entrambe le mani. Mi perdo nel verde smeraldo di quegli occhi e inizio a sentirmi confusa. Un attimo prima sono arrabbiata con lui e l'attimo dopo sono già pronta a cedere. E' questo l'effetto che mi fa e non posso cambiarlo per niente al mondo, neanche lo desiderassi con tutta me stessa.

Tu sei il mio presente ed il mio futuro. Con te voglio solo guardare avanti. E aspetterò fino a quando anche tu sarai pronta a farlo con me”.

Penso di aver perso la salivazione. Se solo mia madre fosse con me, se solo qualcuno potesse dirmi cosa devo fare. Ma non è così, io sono artefice della mia vita e del mio destino, dunque devo alzarmi le maniche e lavorare sulla mia vita, su chi l'affronterà insieme a me.

Ti amo, Stefan”.

Ti amo anche io, Elena”.

Esco velocemente. Odio questa situazione, odio sentirmi così inerme di fronte al mondo intero. Odio non avere certezze e odio, soprattutto, far soffrire le persone.

Già, perchè con il mio atteggiamento da bambina sto facendo perdere la testa a Stefan. Dopotutto lui ha ragione, io non faccio parte del suo passato, per fortuna.

 

 

Chiudo gli occhi un solo istante, o almeno è quello che penso. Quando li riapro Damon non è più nel mio letto e non so perchè, ma mi sembra quasi che mi venga a mancare l'aria.

Ripenso nuovamente alla notte passata, alla bellezza dei suoi occhi, all'armonia del suo corpo che si muove dentro di me, alle sue braccia che mi stringono portandomi in un rifugio sicuro.

Sono una stronza, siete libere di pensarlo. Neanche ventiquattro ore fa ho fatto una tacita promessa al mio fidanzato, forse ex ma non l'ho ancora deciso, e dopo appena un'ora ero nel letto con suo fratello. Già, immagino che Stefan avesse un altro concetto in testa mentre mi chiedeva con gli occhi di schiarirmi le idee.

Mi sento sporca dentro, sporca perchè questa non sono io, sporca perchè so che ferirebbe Stefan, ma ancor più sporca perchè così facendo ho ferito Damon. Gli ho dato delle speranze, gli ho concesso tutta me stessa, prima ancora di decidere se essere DAVVERO sua.

E se dovessi capire di aver sbagliato? Se i miei sentimenti per lui non fossero reali? Se magari fossero solo frutto del suo sex appeal e di questo mio momento di crisi?

Ho sbagliato, ma dopo tutto non riesco a pentirmene. L'ho voluto con tutta me stessa e lo voglio ancora adesso. Su questo non posso aggiungere altro.

Apro l'acqua fredda della doccia, forse riuscirò a bloccare i miei bollenti spiriti.

Dopo essermi preparata, entro in cucina e mi siedo vicino all'isola sopra ci sono già due tazze per la colazione e una quantità di dolciumi che sicuramente non può aver preso Damon, considerata la sua ossessione per le cose sane.

“Buogiorno principessa”.

E' bello, sembra un divo della televisione. Si friziona i capelli con un asciugamano, mentre un'altra è agganciata sulla vita. Ok, ora ho decisamente bisogno di saltargli addosso. O forse ho solo bisogno di mettere qualcosa in bocca, pur di tenerla occupata.

“Dov'eri finito?”.

Mi lascia un bacio a stampo che mi fa arrossire, è un gesto naturale, fin troppo naturale. Lui, invece, non sembra farci caso, quasi come se fosse la quotidianità, quella stessa quotidianità che in questo momento vorrei aver potuto condividere con lui già da parecchio tempo.

“Mi sono svegliato, sono andato a comprare i dolci, ho comprato il giornale e poi ho fatto una bella doccia. Sai, tutto quel sesso...”.

Gli lancio scherzosa un fiocco d'avena addosso. Quest'uomo è davvero incorreggibile!

“Ne ho fatto di migliore”.

Mi guarda storcendo la bocca. “Non credo proprio, piccola”.

Si siede e iniziamo la nostra colazione, scherzando e ridendo come se il mondo fuori non esistesse, come se il dolore non esistesse. Ed io dimentico immediatamente tutto ciò che sta ribollendo dentro di me. Ora siamo solo noi due, il resto del mondo l'ho scordato.

“Che programmi hai per la giornata?”.

“Devo vedere Caroline al Grill”.

“Sai che non mi piace quel posto”.

Sbuffo. “Smettila di fare il paparino, Damon”.

“Io il paparino? Questa è nuova”.

So che il Grill non gli va particolarmente a genio. Non c'entra l'inquinamento ambientale e neanche la ristretta disponibilità di posti, il suo problema è la presenza quasi fissa di Kol Mikaelson. Non so perchè ci siamo affezionate così tanto a questo posto, sarà il desiderio di averne uno totalmente nostro.... forse...

“E stasera, sei impegnata?”.

“Si avvicina alla mia schiena, riesco a sentire la tensione dei suoi addominali spingere contro di me. Mi bacia il collo, con dolcezza, ma anche con estrema sensualità.

“Avrei un programmino per noi due”.

Ok, lo so, dovrei dirgli di no e fare mantenere la mia posizione nei conronti di entrambi i “miei” uomini. Ma provateci voi, con Damon Kallaghan praticamente nudo al vostro fianco a dire di no!

“Non saprei, devo controllare l'agenda”.

“Ah ok. Fammelo solo sapere, altrimenti mi organizzo in modo diverso”.

Sento una morsa allo stomaco e non ne ho assolutamente il diritto, ma cos'altro posso fare?

Lo allontano con una mano e torno alla mia spremuta. “Prego, Rebekah potrebbe non aver trovato nessun letto da riscaldare ieri sera”.

“Ne dubito seriamente. Ma se ci tieni tanto, posso andare a controllare”.

Lo incenerisco con lo sguardo, lui se la ride mentre si allontana nell'altra stanza. E' felice, non l'ho mai visto ridere così di gusto, con una risata così piena e sincera.

 

 

 

 

“Oh, mio Dio. L'avete fatto?”.

“Già”.

Ho la testa appoggiata sulla spalla di Caroline, quasi come a farmi consolare, ma è impossibile dal momento che si agita sulla sedia come una bambina a cui hanno regalato una caramella.

“Beh, sono contenta per te”.

“Davvero?”.

Mi guarda spazientita, forse a causa della faccia stralunata che le ho rivolto.

“Sì, davvero!”.

“Pensavo tu fossi team Stefan”.

“In questo momento sono team Elena e sono contenta che tu sia felice”.

“E chi ti dice che io sia felice?”.

Scuote la testa come per scacciare una mosca capricciosa.

“Hai fatto sesso con Damon. Quale donna non sarebbe felice?”.

Alzo gli occhi al cielo, poi le rivolgo uno sguardo malizioso. “Tu lo eri?”.

“Beh, non posso negare che sia stato il sesso più bello della mia vita, ma...”.

“Caroline! Si vede che tu e Damon siete cresciuti insieme”.

“Perchè”.

“Lasciamo perdere”.

Sospira pensierosa, forse sta ripensando ai momenti trascorsi nelle lenzuola di Damon... no.... ora c'è Tyler nella sua vita. Damon è solo un lontano ricordo.

 

 

 

Pov Caroline.

 

 

L'ascolto silenziosa, mentre si destraggia tra i particolari succulenti della sua nottata. Le sorrido di tanto, ma so che tutto questo la distruggerà.

Eppure sono davvero felice per lei, non l'ho mai vista così splendente. E' il potere di Damon, rendere bella qualunque cosa tocchi.

Ripenso a quanto fosse bello essere innamorata di lui, o meglio, quanto fosse bello credere di amarlo.

Dopo tutto, va sempre così. A sedici anni tutte si vorrebbero innamorare di uno come lui. Un ragazzo più grande, più bello qualsiasi rinsecchito rachitico che ti fa il filo nella classe di storia e terribilmente stronzo da farti perdere la testa.

Ma per Elena è diverso, lui l'ha conquistata, le ha restituito la passione persa, tutti quegli anni trascorsi a fingersi con la testa sulle spalle. Elena è vitalità pura, non può sopportare il peso di una vita già stabilita.

“Dimmi un po', come è andata con Stefan?”.

“Terribile. L'ho perdonato e gli ho detto di amare suo fratello, ma di essere comunque ancora innamorata di lui. Sì, lo so, è complicata anche alle mie stesse orecchie”.

Ride e questa volta sono io a scuotere la testa.

“Beh, di certo non potevi sapere che di lì a poco saresti andata a letto con suo fratello”.

“già... chi l'avrebbe detto. Caroline?”.

Alzo lo sguardo dalla mia coca cola zero.

“E' possibile amare due uomini allo stesso modo?”.

Mi fa tenerezza, sembra una bambina piccola è indifesa, alla ricerca di certezze che questo momento della sua vita non riesce a darle e che, molto probabilmente, neanche io posso darle

“Chissà, forse è davvero possibile, ma non è il tuo caso. Tu la risposa ce l'hai, è lì nel tuo cuore, devi solo aver il coraggio di tirarla fuori”.

E ci credo realmente, ci credo perchè so che lei è di questo che ha bisogno. Necessità di una stabilità che, in questo momento, solo uno dei due, è in grado di darle.

Si perde nei suoi pensieri, forse proprio alla ricerca di quella risposta che non la fa dormire la notte.

Io ritorno alla mia bevanda, soddisfatta, come al solito, dei miei ottimi consigli. Cerco con gli occhi il bagno, ho urgenza di andarci da tutto il pomeriggio, ma ogni volta che mi decido c'è sempre la fila. Mentre scorgo un'ondata di sei o sette teste, la vedo.

Lei. Non è possibile. Non può essere vero, non può essere tornata.

Eppure non ho dubbi, la riconoscerei tra mille. Ha tagliato i capelli, ha perso qualche chilo, ma è sempre lei, lo stesso viso da bambola e quell'espressione spenta negli occhi. L'immagine distorta di ciò che era un tempo.

 

 

 

 

Ciao ragazze. Vi chiedo scusa per il mio immenso ritardo, ma ho avuto un esame, che tra l'altro ho passato solo in parte, e non potevo mettermi ad aggiornare.

Questo capitolo è un po' di passaggio. Scopriamo cosa si sono detti stefan ed Elena e scopriamo che lei è parecchio indecisa su ciò che dovrebbe fare. Ci tengo a precisare che ogni parola di questo capitolo è stata misurata, dunque tutto, anche le contraddizioni di pensiero che vi troviamo, sono frutto della mia folle mente che lavora ingegnando nuove piccole tragedie.

Bene, Elena fa una silenziosa promessa a Stefan, si chiarirà le idee, ma sa che il modo migliore per farlo è stare un po' lontana da entrambi. Eppure non lo fa. Appena torna a casa, sappiamo che fa l'amore con Damon.

Damon mi fa molta tenerezza, si comporta come un fidanzatino modello, cosa che non è abituato a fare da tanti anni, ma non sa che nella testa di Elena non funziona proprio così.

In questo capitolo ho parlato molto più di Stefan rispetto a Damon, del secondo ho voluto mettere un piccolo episodio di quotidianità perchè voi possiate vedere come è messo in questo momento. Lui la vive già come se fossero insieme da una vita, ma quando saprà che Elena non ha ancora scelto? Che fare l'amore con lui non le ha schiarito le idee?

Vi dico che nella prossima “puntata” vedremo molto Delena e non posso garantire che sarà uno dei capitoli più belli per voi, miei delenine accanite..... ma voi siete tanto tenere e mi perdonerete!!!!!!:D

Dunque, Caroline è convinta che Elena abbia fatto bene a portarsi a letto il bel tenebroso, ma spera davver che la sua amica scelga lui? E' seriamente convinta che sia quello giusto?

Non so voi, ma a me questa Caroline non me la racconta giusta.... e poi chi è quella donna che vede? Che ruolo avrà nella storia.

 

un'ultima cosa che vorrei aggiungere riguarda Elena. Io so che è difficile, che è forse addirittura impossibile, ma, la mia Elena e quella del telefilm non hanno assolutamente nulla in comune se non l'aspetto e alcune piccole parti di vita, dunque aspettatevi in futuro un'Elena completamente diversa, che agisce in modo molto più egoistico dell'Elena di Tvd....... forse, potrebbe somigliare molto di più all'Elena vampire.... capirete presto!

 

Ringrazio tutte e mi scuso per non aver risposto alle vostre recensioni....mi farò perdonare.

 

p.s il capitolo non è molto movimentato, ma ha una valenza molto importante perchè è da qui che inizierà veramente tutta la storia.

 

 

Pps: voglio ringraziare anche le mie più fedeli lettrici...... adorabili seriamente, sempre pronte ad ipotizzare nuove situazioni assurde che neanche la Plec....

un bacione a tutte voi che recensite sempre le mie storie, grazie a voi cerco di trovare sempre un po' di tempo anche quando teoricamente non dovrei ;D

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Capitolo 13
*** Per smettere di soffrire ***


Cerco di sistemare con una mano il pantalone nero che mi fascia con armonia le gambe. I piedi sono già affaticati dai tacchi troppo alti e la giacca nera, abbinata al completo, mi stringe da non farmi quasi respirare. Nonostante tutto, però, il risultato è soddisfacente, forse un po' troppo formale per una cena di piacere, ma anche particolarmente apprezzabile da Damon.

A volte mi sento una ragazzina, cerco tanto di darmi un tono, di fare chiarezza nei miei sentimenti, di cercare di smettere di sbagliare, poi però, lui mi guarda con quegli occhi intensi ed io cado inevitabilmente nella sua rete.

La notte appena trascorsa è stata in assoluto la più bella della mia vita e, anche se sono sicura di aver sbagliato, non riesco a darmi una ragione per non ripetere l'errore.

Qualcuno suona alla porta, apro e lo trovo davanti a me, bello come il suo solito, con un enorme mazzo di fiori in mano. Damon, il mio Damon, l'uomo che mi ha distrutto la vita, lo stesso che me l'ha cambiata e forse migliorata.

“Ehi, sei in anticipo”.

“Scusa. Sei bellissima, Elena”.

Mi perdo nella profondità di quello sguardo, troppo azzurro per farmi ragionare, troppo dolce per tirar fuori tutto ciò che mi sta accadendo.

“Prendo la borsa e ti raggiungo”.

Prendo i fiori dalle sue mani e prima di recuperare le mie cose, riempio un vaso con dell'acqua e ce li metto dentro. Quasi il cuore mi scoppia, non posso credere che Damon, quello stesso Damon che non guardava in faccia nessuno, che non conosceva il significato del rispetto, della sincerità, dell'amore, sia qui davanti a me, abbassando ogni sua riserva, ogni barriera nei confronti di quel mondo che tanto l'ha fatto soffrire.

Matto la giacca e mi giro verso la porta pronta ad uscire. E' lì di fronte a me, il suo sorriso mi aspetta giovane e spensierato come non lo ricordo.

“Possiamo andare”.

 

 

Tengo salda la mia mano nella sua. Mi sento forte. M sento forte e libera, è come se sapessi che non devo avere paura, che ogni volta che ne avrò bisogno lui sarà lì per me.

Ci accomodiamo ad un lussuosissimo tavolo, di un lussuosissimo ristorante, quasi mi sento a disagio quando il cameriere ci aiuta a spostare la sedia e Damon sembra essersene accorto perchè se la ride sotto i baffi. Non capisco perchè mi abbia voluto portare proprio qui, sa benissimo quanto odi questo genere di posti.

Quando il cameriere si allontana, finalmente posso tornare a respirare, mi sento completamente fuori posto, rimpiango decisamente i pomeriggi trascorsi al Grill a trangugiare birra e noccioline.

“Elena, rilassati, non sei in prova”.

“Facile per te. Questo non è generalmente il posto che amo definire al Mio livello”.

Faccio una piccola smorfia indispettita prima di sorseggiare un goccio d'acqua dal pesante bicchiere di cristallo. Neanche il tempo di muovermi che il cameriere mi raggiunge quasi correndo, insistendo per versarmi lui stesso da bere. Oh, no, dove sono finita?

Sono ancora piuttosto sconcertata quando incrocio lo sguardo divertito del ragazzo che ho di fronte, se non fosse per il mio orgoglio, accompagnerei molto volentieri la risata.

“Perchè mi hai portata qui?”.

“Perchè questo è il mio mondo”.

“Già, ma non è il mio”. Forse è davvero questo che devo capire, forse proprio lui stesso sta cercando di indirizzarmi sulla strada giusta. Noi due non apparteniamo allo stesso mondo e, per quanto vogliamo impegnarci restiamo sempre e comunque lui il capo ed io la sua segretaria. Due mondi troppo diversi per entrare in collisione

“Ti ho voluta nella mia vita già solo quando eravamo amici, non rinuncerei per niente al mondo a te, neanche se questo vuol dire pregarti per seguirmi in quelle noiosissime e antipatiche feste retrò. Voglio poterti esibire, dire a tutti con sguardo raggiante che tu sei la donna della mia vita, voglio guardarti mentre chiacchieri con le altre donne che ti sorridono, ma dentro di loro vorrebbero soltanto una bacchetta per farti sparire. Voglio guardare ancora quello sguardo corrucciato quando non sai quale forchetta scegliere per prima o da quale bicchiere iniziare. Voglio che tu sia semplicemente Elena, la ragazza di cui sono innamorato”.

Ok, non riesco ancora a capire se esserne felice o meno. Certo, mi ha praticamente detto che una vita insieme a lui potrebbe prevedere anche questo lusso, questa gente tanto odiosa quanto povera di cuore, ma dopo tutto è pronto a condividerla con me e adesso io non me la sentirei di dirgli di no. Non dopo tutto quello che abbiamo passato, non dopo esserci privati per davvero troppo tempo di ogni più forte sentimento.

Sorrido e lo vedo risollevarsi un po'.

“Sai, credo che potresti non desiderare la mia presenza così... presente. Sai che sono un danno vivente”.

“Ma io non ti voglio per fare belle figura. Non me ne frega niente se inciampi sul tavolino del buffet, se fai rumore mentre bevi il vino, o se fai la faccia schifata mentre mangi le ostriche, a me interessa solo che tu sia lì con me, pronta a sorreggermi anche quando avrei solo voglia di rintanarmi in casa mia e non uscirne mai più fuori”.

Gli afferro la mano che tiene appoggiata sulla tovaglia liscia e setosa. Non riesco a controllarmi e non so se sia un bene o un male, ma sento che ho bisogno di dirgli che anche io provo le stesse cose, lo stesso intensissimo orgoglio di saperlo vicino a me e so che lui ha bisogno di sentirmelo dire.

“Io ci sarò ogni volta che avrai bisogno di me”.

Non riesco ancora a sbilanciarmi, il pensiero di Stefan è un pensiero ancora troppo fresco e, soprattutto, i miei sentimenti per lui sono ancora vivi nel mio cuore.

Mi bacia il dorso della mano con una galanteria che non ho mai conosciuto, neanche quando ero nel pieno del mio idillio insieme al mio “ex” fidanzato.

“Bene, sei pronta ad ordinare. Preferisci patè de foie gras o uova di caviale? Sono la specialità di questo posto”.

“Bleah, non mangerei mai uovo di storione, piuttosto muoio di fare per il resto della vita. Provo l'altro che hai detto, il patè di formaggio”.

Damon mi dedica uno sguardo ironico. “Ok che mangio un po' le parole e non parlerò il francese come Debussy suonava, ma davvero non pensavo che non conoscessi il patè d'oca”.

“Cosa?”.

“Beh, il patè de foie gras è una particolarità parigina a base di fegato di anatra, le fanno ingozzare così tanto in modo che il loro fegato diventi pari al peso di una piccola...”

“Ok,ok,ok . Risparmiami pure i dettagli. Credo che per stasera mi getterò a capofitto su un bel piatto di... ma non c'è la pasta! In questo ristorante non esiste la pasta!”.

Urlo quasi isterica. La cucina italiana è una salvezza in qualsiasi posto tu vada, è l'unico modo per evitarti anatre, cinghiali e tutto ciò che esiste di disgustoso e pesante.

“Aspetta un attimo. Cameriere. Scusi la scortesia, ma la signorina non si sente molto bene. Potremmo avere il conto, per piacere? Non esiti pure a mettere un aggiunta per l'occupazione del tavolo senza avere cenato”.

“Ma no, Damon. Avrei trovato qualcosa da mangiare e poi mi hai portato qui, non voglio andarmene via”.

“Tu non sei questa, Elena. Non lo sei, esattamente come non lo sono io. Dunque, dopo averti mostrato che purtroppo la mia vita è anche questo, possiamo andare a strafogarci di spaghetti al ragù. E se vogliamo possiamo mangiarli anche con le mani”.

“Non esageriamo adesso, sono pur sempre una signora io....”

 

 

 

Ok, erano le ultime parole famose. D'altra parte chi si sarebbe mai immaginato che saremmo arrivati a questo punto. Do' un'occhiata al mio completo e quasi mi metto a piangere per la disperazione, eppure non mi sono mai divertita come questa sera.

Damon mi ha portato nel locale in cui siamo venuti la prima volta. Già quella sera avrei dovuto capire che la mia testa stava dimostrando i primi segni di squilibrio. Litigare con il tuo ragazzo per il suo rapporto quasi morboso con il padre, trascorrere la serata con un giovane misterioso dagli occhi blu, stare quasi per baciarlo e scoprire solo il giorno dopo che questo sarebbe diventato il tuo capo. Se non sono impazzita allora, di sicuro non posso crollare proprio adesso. Sono ricoperta di birra, molliche di pane e arachidi salati. I miei pantaloni, un tempo neri, sono velati da una patina giallognola causata dal mix degli alimenti, i miei capelli sono tutti annodati a causa delle mani appiccicose di Damon che me li attorciglia con dolcezza e il trucco sembra essersi sbavato a causa delle lacrime di felicità, causate dalle risate a crepapelle.

Damon è allegria, spensieratezza, è futuro, quando vuole è anche dolcezza. Damon è aria di novità, è sapere che nulla sarà come oggi, né come ieri. Damon è benessere, è il letto che ti aspetta a casa quando torni dopo una giornata devastante, è il film d'amore che ti fa tanto piangere, ma che non smetteresti mai di guardare, è la canzone che quando sei triste non vorresti mai smettere di ascoltare, è la semplicità di una vita che hai sempre sognato.

“Sappi che ti odio, ti odio con tutta me stessa”.

“Di te non mi preoccupo, mi basta una sola nottata d'amore per farmi perdonare. Chi mi preoccupa sono i camerieri alla vista di questo schifo. Non è così che si comporta una donnina per bene”.

Mi schernisce, io alzo gli occhi al cielo e finisco anche la sua birra.

Ok, forse la serata sta degenerando, trovarsi catapultati da un ristorante ad onor di cronaca, ad un pub di periferia, parecchio simile a quello dei peggiori motel... beh, ce ne vuole...

Ma a me piace così, mi piace l'idea di aver vissuto entrambi i lati di quella che potrebbe essere la mia vita con Damon, la parte sofisticata ed altezzosa e quella semplice, quella che ti fa volare, non con i piedi staccati da terra, ma solo con la fantasia. E questa vita mi piace, mi alletta e muoio dal desiderio di viverla, di viverla con lui.

“Un dollaro per ogni tuo pensiero”.

“Potresti ritrovarti sul lastrico”.

“Vorrà dire che correrò il rischio”.

Gli sorrido, non posso parlargliene, non posso rovinare questa serata, la nostra serata. Non posso dirgli di averlo praticamente assecondato nel percorso di una vita insieme, quando poco più di ventiquattro ore fa non sono stata in grado di chiudere definitivamente la mia relazione con suo fratello. Mi invento una scusa, come se la mia vita non fosse già abbastanza condizionata dalle bugie.

“Pensavo a questa vostra vita, a questi strani legami che avete intricato con il tempo. Possibile che in una città tanto grande, siate tutti collegati da qualche strano laccio?”.

“Di chi parli?”.

“Di tutti voi. Il tuo rapporto con Caroline, il suo con Stefan, il tuo con Tyler e ancora il vostro con Kol, quello di Stefan con Kol”.

Diventa serio per un attimo, sembra quasi pensieroso, come se in quei brevi minuti sia riuscita a gettargli addosso l'intero peso del suo passato.

“Quando si frequentano gli stessi ambienti è facile trovare situazioni come le nostre. Io e Stefan appartenevamo ad una delle famiglie più facoltose di tutta New York e dunque frequentavamo, per nostre sfortuna, gli stessi posti dei figli delle famiglie più influenti. Tra queste i Mikaelson.

Sfortunatamente, da ragazzo ho avuto molto a che fare con Kol, me lo ritrovavo in casa parecchie volte, soprattutto prima che Stefan si trasferisse definitivamente da mio padre”.

“Stefan e Kol erano grandi amici?”.

“Lo sono stati da parecchio tempo, sono praticamente cresciuti insieme, esattamente come io sono cresciuto con Elijah, suo fratello maggiore. Eravamo un'allegra compagnia, ci divertivamo a trascorrere del tempo insieme”.

Lo osservo rapita, non mi sembra quasi possibile che un bel rapporto come il loro sia degenerato in così poco tempo.

“Poi che cosa è successo? Avete litigato?”.

Si perde per un attimo con lo sguardo, per poi tornare a me.

“Le cose sono in continua evoluzione, Elena. Dovresti saperlo meglio di me. Elijah è partito per intraprendere la carriera militare, dopo qualche anno anche Stefan si è allontanato per studiare e il tempo si è portato via con sé anche quel periodo della nostra vita”.

E' malinconico, mi fa tenerezza.

“Questo non spiega il tuo rapporto con Kol, lui ti odia! Come fate ad essere così gelidi, pur avendo condiviso un pezzo della vostra vita insieme?”.

Sono quasi vicino alla soluzione, o almeno è ciò di cui mi illudo.

“Oh, a quanto pare aveva una cotta per Caroline, ma lei all'epoca aveva solo occhi per me”.

Ecco, come non detto. Tra tutti i suoi difetti, anche se forse così difettosi non sono, Damon ha quello di non sapere raccontare le bugie, non se prima non si veste della sua solita maschera di sarcasmo e acidità.

“Ok, stai mentendo. Non sei ancora pronto per raccontarmi questa parte della tua vita, ma va bene così. Aspetterò”.

“Cosa?”. E' incredulo, lui, Damon Kallaghan, che perde di credibilità di fronte alla sua umile segretaria, dove mai si è visto?

“Mi stai mentendo, dunque ti consento di smettere di parlare, in modo da mantenere la tua coscienza pulita”. Parlo con tono altezzoso e questo sembra farlo particolarmente ridere.

Lascia una dose considerevole di denaro sul tavolo e mi trascina fuori dal locale, dove mi carica su una spalla, impedendomi quasi di respirare.

“Dunque tu mi consenti la redenzione?”.

Ok, forse ha esagerato con l'alcol.

“Esattamente”.

Mi fa sdraiare sul cofano di un grosso Range Rover, non credo che il proprietario ne sarebbe particolarmente entusiasta, dopo di che inizia a farmi il solletico, facendomi divincolare in modo quasi convulsivo.

“Chiedimi scusa per la tua improvvisa presa di coraggio”. Se la ride, fosse stato serio non gli avrei mai perdonato un'uscita del genere.

“Non ci penso neanche”.

“Chiedi scusa”.

“Ok, ok, mi arrendo”.

Le sue mani allora si fermano per appoggiarsi in seguito, più saldamente, lungo i miei fianchi. I suoi occhi sono quasi bianchi al riflesso con il mio viso e il suo respiro ha un profumo famigliare, quello del desiderio, quello stesso desiderio che aveva questa notte mentre mi bruciava con lo sguardo. Senza aspettare un attimo di più, intreccio le mie dita ai suoi capelli, nello stesso modo in cui le nostre lingue si intrecciano tra loro.

Respiro a pieno l'emergenza di quel bacio, il sapore di quel desiderio che domina a momenti anche il mio.

So che se non mi fermassi, finiremmo per fare l'amore su quella macchina, di fronte a chissà quanti sguardi indiscreti, con sottofondo una serie di insulti da genitori con bambini e, magari, anche dal proprietario del Range Rover stesso.

Mi scappa quasi da ridere e lo faccio sulle sue labbra, attribuendo al nostro bacio un gusto ancora più dolce-amaro.

“Oh, mai visto nulla di più romantico e patetico”.

La voce di Kol Mikaelson, quasi come se avesse un particolare dono della natura che lo spinge a presentarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, mi raggiunge nel bel mezzo del periodo di estasi, rovinando meccanicamente il repentino desiderio di commettere reato in luogo pubblico.

Cerco di ricompormi, Damon è decisamente più veloce di me e quando gli rivolge lo sguardo sembra volerlo quasi incenerire.

“Salve, Kol. Che spiacevole sorpresa”.

Il ragazzo ride della risata più sarcastica e fastidiosa che abbia mai sentito in vita mia.

“Normalmente non è mia abitudine interrompere siparietti del genere, ma questa volta non ho saputo resistere alla tentazione”.

“Beh, lo spettacolo è finito, ora puoi anche andartene”.

Kol alza le mani quasi in segno di resa e indietreggia di qualche passo giusto per provocare Damon un po' di più.

“Me ne vado, me ne vado. Di' un po', dolce Elena, il tuo, a questo punto deduco, ex fidanzato storico conosce i tuoi retroscena piccanti insieme al suo peggior nemico?”.

“Lascia perdere Elena”. Damon interviene molto prima di me, non lasciandomi il tempo di ribattere, poi mi prende per una mano e mi conduce alla macchina. Ma sarà davvero un caso la comparsa di Kol in ogni nostra uscita serale?

 

 

 

 

 

Il tragitto in macchina è piuttosto silenzioso e mi spaventa un po'. Da quando io e Damon abbiamo iniziato ad approfondire il nostro rapporto non era mai capitato di ritrovarci in situazioni del genere e questo mi spaventa, lui mi spaventa.

Inizio a sistemarmi per la notte. Secondo le mie prospettive del giorno precedente, avrei dovuto prendere le mie cose e ritornare da Caroline, ma è come se non riuscissi ad allontanarmi da questa casa, ad allontanarmi da lui. Quasi come se spezzare questa convivenza, potesse porre fine anche al nostro legame.

Cerco di pettinarmi i lunghi capelli tutti impiastricciati dalle schifezze che mi sono volate addosso. Faccio un sorriso timido e sincero allo specchio, incredibile come lui sia in grado di tramutarmi nella più abile delle trasformiste. Un attimo prima sono la donna in carriera, quella che ha bisogno di una vita posata e costellata di regole, quello dopo mi trasformo in un'eccentrica ragazzina capricciosa che ha come unico scopo nella vita quello di ridere.

Mi sento osservata, immagino tutti conoscano quella strana sensazione di formicolio alla nuca, quello che ti fa voltare un po' spaventata, ma anche tanto incuriosita. Beh, in questo momento io non sono né una né l'altra, sono semplicemente felice che dietro di me ci sia lui ad aspettare.

Mi volto, è appoggiato allo stipite della porta e mi osserva. Indossa una tuta, anche lui ha preferito togliersi quella specie di melma che si ritrovava addosso al posto del suo stra costosissimo Armani.

Mi sorride, forse si è un po' rasserenato e forse non ha ancora pensato a quanti soldi gli abbia fatto bruciare in una sola serata.

“Sei un po' più tranquillo?”.

“Diciamo che vedere Kol Mikaelson non migliora mai le mie giornate”.

Annuisco.

“Tu stai bene? Mi sa che hai bisogno di una doccia”.

Sorrido maliziosa. “La vuoi fare con me”. Ok, non so perchè l'ho detto, questa non sono io, non credo che frase più sconvolgente sia mai uscita dalla mia bocca, ma cos'altro posso fare? Potrei fare la cosa giusta, ad esempio, ma perchè non ne sento assolutamente il bisogno?

Damon ride incrociando le braccia al petto. Perchè deve essere sempre così maledettamente sexy?

“Sei davvero incredibile. Anzi no, imprevedibile. Questa è la parola giusta”.

“Beh, non puoi essere l'unico pronto a sorprendere qui dentro”.

Alza il sopracciglio quasi lusingato. “Oh, ma tu sei sempre così ricca di sorprese, mia piccola Gilbert”.

“Hai intenzione di stare sulla porta a lungo, o darai un senso alla tua esistenza?”.

Mi spalmo la crema per le mani ed evito il suo sguardo volutamente.

“Stavo pensando ad una cosa...”.

“Tu che pensi? Questa sì che è una vittoria”.

“Signorina, qui sono l'unico commentatore sarcastico. Non per essere territoriale”.

Alzo gli occhi al cielo ed incrocio i suoi attraverso lo specchio.

“Dai, a cosa pensi?”.

“Che ancora non mi hai raccontato nulla della tua chiacchierata con Stefan e che, per quanto ne so io, potrebbe essere tornato tutto amore e fiori e io mi sto comportando come un idiota, giocando a fare il fidanzatino perfetto con la donna di mio fratello”.

Ok, questa dovevo aspettarmela, prima o poi sarebbe dovuto succedere. Mi tremano un po' le gambe, mi sento fuori posto, a disagio nella mia stessa vita.

“Non è tornato tutto amore e fiori, se è questo che vuoi sapere”.

“Voglio sapere se pensi ancora a lui”

“Ho trascorso cinque anni della mia vita in cui lui ne è stato il centro, non posso cancellare tutto in pochi giorni”.

Si rabbuia, ma cosa si aspettava?

“Tornerai da lui?”.

E cosa ne posso sapere io? Non so più niente, non mi riconosco e non conosco davvero i miei sentimenti.

“So che non c'è altro posto in cui vorrei essere in questo momento. Non ti basta?”.

“No, Elena, non mi basta. Voglio poterti guardare negli occhi e sapere che sei solo mia, che nei tuoi pensieri vivo solo io”.

“Ho bisogno di tempo, Damon. So che provo qualcosa di molto forte per te, ma non riesco ancora a decidere se è quello che voglio per il resto della mia vita”.

Ma so anche che adesso come adesso voglio lui molto più di quanto posso desiderare Stefan. Eppure non basta, non può bastare ed io non posso giocare con i suoi sentimenti.

“Io posso provare a comprendere le tue ragioni e a rispettarle, ma tu devi fare altrettanto con le mie. Devi riuscire a capire che non può più succedere, non posso più permettermi di soffrire, non ora che ho oltrepassato le mie barriere, che mi sono messo in discussione, ancora una volta”.

“Damon...”.

“Mi avvicino a lui, occhi dentro i suoi. Ho voglia di piangere, di disperarmi, eppure non posso promettergli di essere sua per sempre. Ma non posso neanche rinunciare a lui. Alzo una mano e gli accarezzo il viso, forse per l'ultima volta. Vedo i suoi occhi diventare più lucidi ad ogni mio tocco, le sue labbra tremare ogni volta che i nostri respiri combaciano, il suo dolore crescere ogni secondo che passa. Mi blocca la mano, la stringe delicatamente e la fa scivolare lungo il mio corpo.

“Non posso. Ti prego, prendi la tua roba e torna da Caroline. Non credo di essere in grado di sostenere tutto questo, non fino a quando non ti saprò completamente mia”.

Si allontana verso la sua stanza, lasciandomi lì, sola, insieme al mio tormento. Con il cuore in gola ed il disperato bisogno di piangere, mi avvicino all'armadio, afferro la borsa e la riempio con una buona parte dei miei vestiti. Incredibile come poche ore possano cambiare il destino di una persona, come la gioia diventi dolore, come ciò che eri sia semplicemente il riflesso sbiadito in uno specchio di ipocrisia, la mia ipocrisia.

 

 

 

 

 

 

“Ti dico che era lei, ne sono sicura. L'ho vista con questi occhi, Ty”.

“Care, ti sarai sbagliata, non può essere lei e lo sai bene”.

Sbuffa sonoramente, non immagina neanche quanto vorrebbe sbagliarsi, ma sa con esattezza che non è così.

“Certo, è diversa dall'ultima volta, ma è lei, ne sono sicura. E' solo più magra, più trasandata, più sbiadita, ma è lei, su questo non ci piove”.

“Ma come potrebbe essere lei? Sappiamo tutti come era andata a finire”.

Già, e lo sa anche lei. Ricorda quel giorno come fosse oggi, il dolore che vedeva nei suoi occhi, quel dolore che lo ha accompagnato fino a qualche mese fa, prima di incontrare lei, di innamorarsene perdutamente.

“Evidentemente ci siamo sbagliati. Ma lui non deve saperlo, non ora che sembra avere superato la delusione”.

“Concordo pienamente. Non deve neanche immaginare che sia tornata in città, non fino a quando non sarà lei a cercarlo”.

“E allora cosa faremo?”.

“Gli staremo vicino come abbiamo sempre fatto, lo aiuteremo a superare tutto per una seconda volta. Ci siamo già riusciti, possiamo rifarlo”.

Gli occhi di Caroline diventano lucidi. Pensa a quel periodo nero che hanno provato a superare, sempre insieme, sempre loro, loro ed il loro intramontabile affetto. Non è stato semplice e potrebbe non esserlo neanche adesso, anzi adesso il dolore potrebbe essere insopportabile.

“Spero solo che sparisca una volta per tutte e che, se dovesse tornare, lui se ne sarà completamente dimenticato. Non posso permetterle di fargli del male di nuovo. Non ne ha più diritto”.

Ripensa a quel periodo, alla gioia nei suoi occhi quando pensava di poterla avere sua per tutta la vita, alla disperazione quando poi si è accorto di averla persa per sempre. Ricorda il suo periodo più buio, la voglia di non uscire più di casa, il letto perennemente sfatto, le bottiglie di alcol vuote in mezzo al salotto. Poi, poi è arrivata Elena e ha fatto il miracolo. Sorride a questo pensiero e si sente ancora più stupida per non aver creduto in lui, nei suoi sentimenti, nella sua voglia di ricominciare.

“Credi che Stefan sappia qualcosa?”.

“Credo che Stefan abbia troppi pensieri per occuparsi anche di questo. Il suo ritorno non farebbe bene a nessuno dei due”.

Caroline annuisce alle parole del fidanzato. Lo ammira, ammira la sua determinazione, il suo essere incondizionatamente imparziale, la sua posizione sempre corretta nei confronti di chi reputa amico, anche se spesso gliene ha fatto pentire.

“E' bello sapere che tu ci sarai sempre per chiunque abbia bisogno di te”..

“Damon mi ha ridato la vita, non potrei mai dimenticarmi di questo”.

“E Stefan?”.

“Stefan mi ha abbandonato e tradito, ma è mio amico, lo è sempre stato. Non posso dimenticare dei momenti belli che abbiamo trascorso insieme”.

“Ti ammiro, io non ci sarei riuscita, non lo avrei mai perdonato”.

“Invece sono sicuro che lo avresti fatto”.

Caroline non risponde consapevole che Tyler la conosce meglio di chiunque altro al mondo, ed è per questo che lo vuole nel suo futuro.

Suonano alla porta.

“Aspettavi qualcuno?”.

“Veramente no. Sarà la signora Smith che ha bisogno di qualcosa”.

Si dirige verso l'ingresso, un' Elena piuttosto malconcia fa la sua entrata. Ha i capelli appiccicosi e bagnati dalla pioggia che ha iniziato a venire giù, il volto rigato da insormontabili lacrime ed una borsa a tracolla, troppo pesante per essere sorretta con naturalezza.

“Elena, che ti è successo?”.

Butta giù la borsa e si getta tra le braccia della sua amica. Piange a dirotto, lacrime salate di chi in una notte ha perso tutto.

“Ehi, ehi, calmati. Vieni, andiamo in cucina, bevi un bicchiere d'acqua e mi racconti tutto”.

Elena tira su con il naso, poi si asciuga decisa le lacrime che le percorrono la guancia e dedica un sorriso di riconoscenza a quell'amica che, nonostante tutto, non l'ha mai abbandonata.

Tyler le versa una generosa dose di acqua naturale, afferra il bicchiere con le mani tremanti e lo avvicina alla bocca, ancora singhiozzante.

“Damon non mi vuole più lì”.

“Cosa? Perchè mai? E' forse impazzito”.

Elena scuote energicamente la testa prima di ricominciare a piangere.

“Lo ha capito, Tyler, ha capito tutto”.

Mentre Caroline assume lo sguardo frustrato di chi conosce la situazione, il ragazzo si dimostra interrogativo.

“Ha capito che non posso essere solo sua e non mi vuole vedere fino a che non prenderò una posizione”.

Elena racconta tutto ciò che è successo ai suoi due amici. La piacevole serata, il bacio appassionato, l'arrivo di Kol ed il rifiuto di Damon. Tutto ciò che è successo in solo poche ore, tutto il suo mondo crollato perchè lei non è riuscita a mettere d'accordo la ragione con il cuore.

Caroline e Tyler l'ascoltano senza giudicare, non ce n'è bisogno, non per il momento. Elena sta soffrendo, ma non potrebbe essere altrimenti, non quando il suo cuore è così diviso in due parti inconciliabili.

“Tesoro, vai a dormire adesso, domani ne parleremo ancora e vedrai che troveremo una soluzione. Riuscirai a capire ciò che vuoi, è solo questione di tempo. Ma per adesso Damon ha ragione, non puoi tenerlo sulla graticola, se lo ami davvero, se li ami davvero, devi stare lontana da entrambi”.

“Come faccio a capirlo, Caroline? Come può essere possibile? Io li amo entrambi, su questo ormai non ci sono più dubbi”.

“E' facile, Elena. Solo di uno dei due non potrai fare a meno”.

Caroline l'accompagna in camera e come ogni buona amica che si rispetti le asciuga le lacrime, le accarezza i capelli e rimane con lei fino a quando è finalmente addormentata.

Torna in cucina, decisamente a pezzi per quella situazione. Tyler guarda fuori dalla finestra con un calice di vino rosso in mano, è pensieroso, forse il passato è tornato a bussare alla porta.

“Si è addormentata?”.

La ragazza annuisce concedendogli un leggero sorriso.

“Resti qui questa notte? Elena è in camera sua, poi comunque fermarti”.

“No, rimani pure con lei. Vai a dormire che ne hai bisogno, è quasi mattina ormai. Io andrò da Damon”.

“Non penso lo troverai a casa”.

“Già, andrò a cercarlo in uno dei suoi locali preferiti. Berrà fino a quando non inizieranno a servire la colazione, ha bisogno di un amico che gli dia un passaggio a casa”.

Caroline si avvicina a lui e lo bacia appassionatamente, poi appoggia la bionda testa sul suo petto.

“Ti amo anche per questo. Per la tua indiscutibile bontà”.

Tyler le bacia i capelli. “Ci vediamo domani. Buona notte mia adorabile missionaria di pace”.

E si allontana così, con un bacio veloce sulle labbra e un saluto sussurrato a mezza voce. Sa che presto arriverà anche per loro il momento della verità, e allora Caroline dovrà capire quanto realmente grande sia il suo amore per lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonsalve!!!! bene, questa volta credo di essere abbastanza puntuale e anche non fosse, fatemi credere di sì, così non ho i sensi di colpa.

Bene. Ho lavorato molto su questo capitolo perchè condizionerà molto quelli a venire.

Dopo una serata stupenda, tutto amore e divertimento, Damon prende finalmente una posizione, tornando ad essere il personaggio adorabile che mi è tanto mancato. Già, perchè ad essere sincera, l'amore lo aveva un po' rammollito.

Elena inizia a vivere in modo molto serio la situazione con lui e questo la manda ancora più in confusione, soprattutto quando capisce che deve fare una scelta.

I momenti trascorsi insieme sono molto dolci e favolosi per entrambi e, per quanto Elena si voglia costringere a farlo, non riesce a rinunciare a lui e ad un'eventuale vita insieme. Anche quando Damon le mostra quello che potrebbe essere, pur non apprezzandola completamente si sente pronta a farlo, questo perchè i suoi sentimenti per lui sono molto più intensi di quanto lei stessa creda.

Ecco che, ancora un volta, Kol viene a rompere le uova nel paniere, facendo venire in mente a Damon che forse ha trascurato leggermente il fattore fratello. Così, quando Elena gli dice di amare entrambi, lui la caccia di casa, solo così potranno arrivare ad una soluzione.

Ora lo so, mi odierete, mi vorrete ghigliottinare e tutto quanto, ma mi smbrava la cosa più logica da fare. Per comprendere bene i suoi sentimenti, Elena deve essere completamente libera dai due fratelli e la sua convivenza con Damon era decisamente un ostacolo a tutto questo.

Tra un paio di capitoli scopriremo la scelta di Elena e solo allora inizierà l'azione vera e propria e dunque la parte divertente della storia. Ma non preoccupatevi, il triangolo sarà ancora parte integrante dei miei capitoli.

Con l'ultima parte della storia, vediamo una conversazione tra Tyler e Caroline, a mio avviso, molto interessante. Scopriamo che c'è qualcosa di losco anche nel passato di Tyler e che Damon lo ha aiutato a superarla, scopriamo che Stefan non si è dimostrato così amico, ma non ne comprendiamo il motivo e scopriamo anche che questa donna misteriosa, che Care ha incontrato al grill, ha davvero a che fare con Damon...

Tyler e Caroline sono due personaggi che amo particolarmente, proprio per questo ho voluto che avessero spessore, dunque voglio dare loro una storia personale. La fine del capitolo, infatti, conclude dicendo che Caroline dovrà fare i conti con il suo amore per lui. Ma cosa potrebbe esserci a non andare in questa storia apparentemente perfetta?

 

 

 

Spoilerino: il prossimo capitolo vedrà i due fratelli Salvatore-Kallaghan nella stessa stanza....provate ad immaginare perchè!

 

 

Voglio ringraziare tutte voi che mi seguite silenziosamente, quelle anime buone che hanno già inserito la mia storia tra le preferite e coloro che hanno scritto almeno una recensione, facendomi capire quanto apprezzino la mia storia.

 

 

Pubblicità (ultime cinque storie aggiornate tra le mie preferite)

 

  • The secrets of love di jeess: Elena e Damon si amano, ma i sentimenti di Elena potrebbero essere condizionati dall'asservimento. La storia, dunque, riprende la quarta stagione, ma vede l'arrivo di una certa Amanda, una cacciatrice misteriosa... una storia molto intrigante..

  • Diamonds di Sharon98: una storia molto coinvolgente che vede come protagonista non Elena, ma sua nipote Claire, identica alla nostra Gilbert in tutto e per tutto. Dopo la morte dell'originale doppleganger, Damon e Stefan si ritrovano a dover difendere proprio Claire, la quale ha suscitato molto interesse in Klaus. Con loro ritroveremo anche la bionda vampire Caroline. Leggetela perchè è davvero molto originale e ben scritta

  • A big and happy family di leli sister: una storia carina che vede armonia in casa Salvatore. Damon ed Elena vivono felice e contenti e con loro anche Stefan e Barbie vampiro. Qualcosa, o meglio qualcuno, sconvolgerà leggermente le loro vita.

  • Quando nasce un amore di Simply96: una storia ben scritta e piacevole da leggere che racconta le vicende di Nina Dobrev e Ian somerhalder, cercando di attingere per quanto possibile alle documentazioni ufficiali di questa meravigliosa storia d'amore. L'autrice è molto scorrevole e cattura molto l'attenzione del lettore. Assolutamente da leggere

  • il fantasma della withemore di xalison: un giallo molto carino che ha luogo su una nave. Elena e suo marito Damon partono per una crociera, ma lui verrà colto da un terribile destino. 2 anni dopo, Elena viene chiamata su quella stessa nave e da lì cercherà di scoprire cosa realmente è successo a suo marito. Una storia molto intrigante e piacevole da leggere

 

ok, dopo questa pappardella che non finisce più, direi che posso salutarvi, ringraziandovi ancora una volta e dandovi l'appuntamento al prossimo capitolo! ;D

 

 

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Capitolo 14
*** Il coraggio di decidere ***


Apro gli occhi. La luce del mattino, che filtra insistente dalle fessure della finestra, mi acceca facendomi lacrimare. Sospiro svogliata mentre cerco di sistemare i capelli, sperando in un risultato migliore di quello ottenuto nell'ultima settimana.

Qualcuno bussa alla porta. Non qualcuno a caso in realtà. E' Caroline. Appena avverte rumori provenire dalla camera, si fionda subito alla porta per accertarsi della mia situazione.

“Precaria”. E' diventata un po' la mia parola d'ordine, forse alla fine è anche rassicurante. Mi stupirei se in solo sette giorni il mio umore potesse migliorare da un momento all'altro.

Care apre la porta e spunta con un sorriso sincero, per dimostrarmi la sua solidarietà, ma comunque forzato perchè, io lo so, ci sta male anche lei.

“Buongiorno, mia dolce amichetta”.

“Ciao, Elenina”. Si siede al mio fianco, lo stesso gesto ogni mattina, quasi voler accertarsi che è tutto in ordine, che almeno questo non cambierà, che noi non cambieremo.

Appoggia la testa sulla mia spalla, colpendomi con l'odore fresco e pungente del suo shampoo

“Oggi torno al lavoro”. Cerco di ricomparire per un attimo al pianeta terra, osservo l'abbigliamento di Care, penso ai giorni che sono trascorsi, poi dedico uno sguardo al calendario attaccato alla scrivania. E' il nove Gennaio, avrei dovuto pensare che prima o poi sarebbe successo, che la vita va avanti anche senza di me.

“Non so se mi sento pronta”.

“A quanto pare neanche lui”. Mi volto di scatto verso il viso della mia amica. Guarda di fronte a sé, probabilmente perchè teme di incrociare il mio sguardo e vederci dentro tutta questa frustrazione.

“Mi ha chiamato stamattina. Mi ha detto che sarebbe meglio se tu restassi a casa per un po' e di non preoccuparti per il lavoro o lo stipendio, quello rimane comunque intatto”.

Sento un fuoco propagarsi in ogni parte del mio corpo, delle mie membra.

“Ha veramente osato dire una cosa del genere?”.

“E' la stessa reazione che ho avuto io. Ma non biasimiamolo, Damon è fatto così, non pensa realmente ciò che dice...”.

“Lui non ne ha il diritto. Non ha il diritto di impormi cosa devo e non devo fare, non ha il diritto di tenermi segregata in casa e, soprattutto, non ha il diritto di paragonarmi ad una qualunque arrampicatrice sociale legata ai soldi più che a qualunque altra cosa”.

“Elena, io lo so e anche lui lo sa. Desidera solo non incrociarti, non dopo solo una settimana, non dopo che non sente la tua voce da sette lunghi giorni. Da quanto ne sa lui, potresti essere tornata a casa Salvatore e magari aspettare un pargoletto”.

“Per chi mi ha presa?”.

“Per una donna insicura dei sentimenti che prova”.

Mi tranquillizzo un po', come accade nella maggior parte dei casi, l'arrabbiatura con Damon non riesce mai a durarmi più di qualche minuto.

“Ed è esattamente ciò che sono: una bambina che gioca a fare la donna, ma finisce solo con il ferire tutte le persone che ama. Con il mio atteggiamento non ho ferito solo me stessa, ma anche Damon e Stefan. Non potrò mai perdonarmelo”.

“Già, a proposito di Stefan... cosa senti per lui dopo tutto questo tempo?”.

“Non ha senso parlare di Stefan proprio ora”.

Caroline alza le mani in segno di resa. Non so il perchè, ma mi viene quasi voglia di scoppiare a ridere. Forse non me ne sono accorta e, mentre trascorrevo lenta il mio tempo a ragionare sulla mia situazione sentimentale momentaneamente impostata su off, il mio cervello deve aver subito qualche strano trauma, una disconnessione di fili essenziali, un'interruzione improvvisa degli impulsi, qualsiasi cosa che possa avermi fatto perdere la testa. O forse si tratta semplicemente di Damon. Mai essere convinta di trascorrere una vita serena, prima di aver conosciuto il fratello maggiore (di cui tu ignori l'esistenza) del tuo adorato fidanzato!

Ritorno con lo sguardo verso la mia amica, è disperata, non sa più cosa deve fare per aiutarmi a raggiungere un compromesso. Probabilmente, prima del mio arrivo, la sua vita trascorreva felice e serena tra le amicizie che coltivava da una vita, poi sono arrivata io, peggio di un periodo di siccità.

Penso, però, anche ai miei momenti felici, quelli in cui trascorrevo le ore a giocare con Bonnie sui gradini del mio portico, quelli in cui i compiti di algebra mi sembravano acerrimi nemici che mai avrei imparato a sconfiggere, quelli in cui tutto era possibile, forse anche amare due persone contemporaneamente, senza sentirti logorare dentro.

“Se mi aspetti, mi vesto e vengo con te”.

“Elena...”.

“No, Care. E' giusto così. Sia io che lui abbiamo bisogno di superare questo momento e non possiamo di certo farlo ignorandoci. Siamo due persone adulte, cercheremo di convivere tacitamente, senza aggredirci o saltarci addosso per il desiderio. Sono perfettamente in grado di gestire la situazione”. O almeno è ciò che voglio credere. Vedere Damon mi fa sempre un effetto strano ed ora, dopo ciò che è successo tra noi, non so se riuscirei ad incrociare il suo sguardo senza avvertire piacevoli scosse elettriche attraversare il mio povero stomaco innamorato. Altro che farfalle!

“Elena, io lo dico per te, per voi. Stai a casa qualche altro giorno, ragiona ancora un po' sulla tua scelta e, nel caso non l'avessi ancora fatta, cerca di capire se puoi arrivare ad una soluzione. Mettitelo in testa: tu ami solo uno dei due ed è quello dal quale non riesci a stare lontana!”.

“Sei diventata una fan Delena”.

Ride tristemente della mia battuta. “No, sono fan dell'Elena che dà retta ai suoi sentimenti, di qualsiasi natura essi siano”.

 

 

 

 

 

 

“Ok, la ringrazio enormemente presidente. Le assicuro che non si pentirà di avermi dato fiducia, la mia azienda è letteralmente onorata di poterla annoverare tra i contribuenti e sono lieto di potermi presentare io stesso...”.

Mi sbilancio in parole inutili, parole vuote di chi conosce troppo bene il lavoro che svolge, ma che ha momentaneamente perso per strada quella voglia di arrivare che lo contraddistingue da quando ha messo piede in quel mondo.

Eppure, non riesco a pensare, è come se il mio cervello fosse finito in stand by e questo mi spaventa, decisamente non è da me e, credo, che non sia accaduto neanche quando il mio cuore era occupato, tanto tempo fa.

Qualsiasi cosa io faccia, qualsiasi oggetto mi ritrovi in mano, lei è presente nei miei pensieri e, per quanto mi sforzi di allontanarla, lei rimane lì con me, quasi come se ce l'avessi dentro.

Mi manca, mi manca sentirla cantare mentre è sotto la doccia, mi manca guardarla male mentre, entrando in cucina, addenta strafottente il mio croissant, mi manca tornare a casa e trovarla persa sul suo diario, tra i suoi pensieri, mi manca vederla armeggiare con le mie pentole ed i miei piatti alla ricerca della ricetta perfetta, mi manca tenerla vicino quando, non avendo voglia di uscire, trascorriamo la serata abbracciati sul divano. Mi mancano i suoi sorrisi, i suoi respiri, le sue facce serie, quelle più buffe, quelle arrabbiate, mi mancano quei piccoli gesti, quegli insignificanti difetti che nessuno mai, più di me, potrebbe amare. E mi manca immensamente farci l'amore, mi manca quell'unica, ma eterna volta in cui è stata mia, solamente mia, mia e di nessun altro.

Concludo la chiamata sperando di non aver raccontato a quel poveraccio lo strazio travolgente che accompagna la mia vita in questi giorni. Mi metto le mani tra i capelli, quasi a voler bloccare i pensieri che mi riportano a lei, pur non volendolo fare.

Mi alzo dalla scrivania e mi avvicino verso al distributore di plastica, riempio il bicchiere d'acqua fresca, sperando, così, di rinfrescarmi un po' anche le idee.

La porta dell'ufficio si spalanca, per un attimo assumo un'espressione irritata, l'espressione tipica del capo rompiballe che, di sicuro, non muore dalla voglia di essere disturbato con così tanta maleducazione.

Poi, però, dimentico l'indignazione, di fronte a me c'è lui, il ragazzo con cui ho condiviso una vita, l'unico con il quale adesso non vorrei condividere neanche l'ascensore, quello che però fa parte di me e che devo accettare così com'è.

“A cosa devo l'onore, fratello?”.

Gli volto le spalle, cercando di raggiungere la scrivania, ma la sua mano destra mi blocca costringendomi a girarmi. Un pugno duro e crudo mi raggiunge in pieno viso, non ricordavo che avesse tutta questa forza!

“Sei migliorato con gli anni”.

“Non è divertente, Damon”.

“Suppongo che tu abbia fatto una lunga chiacchierata con Elena”.

“Non esattamente”.

Tenendomi ancora il naso dolorante, mi avvicino alla sedia e, con un gesto esasperato invito mio fratello ad accomodarsi. Dopo tutto, sapevo che sarebbe arrivato questo momento, il momento delle verità, quello che ci avrebbe visti di nuovo uno di fronte all'altro, o meglio uno contro l'altro.

Stefan si siede di fronte a me, gli occhi che bruciano di rabbia, riflesso più nitido di quel passato.

“Kol, immagino. Lo frequenti ancora? Dopo tutto quello che ti ha fatto?”.

Odio quell'idiota e, per una volta, l'odio nei suoi confronti riesce a superare anche quello per mio fratello.

“Non è questo il punto. Il punto è che ok la puttanata della vendetta, del rancore, dell'odio. Avresti potuto fare tutto, cercare di sedurla per poi abbandonarla, portarla sulla brutta strada per farmi arrabbiare, affidarle l'intera redazione solo per essere brillante ai suoi occhi. Ma non portartela a letto”.

“Io non me la sono portata a letto. Noi siamo andati a letto insieme perchè ci amiamo”.

Lo sguardo di Stefan mi rivolge tutto il suo rancore ed io lo accolgo con estrema naturalezza, con la solita maschera di ghiaccio di cui mi vesto solitamente.

“Tu non ami, Damon. Non lo hai mai fatto. Tu vinci un premio e lo sfoggi finchè non te ne stufi e se qualcuno osa strappartelo da sotto gli occhi, beh lì diventa il tuo nemico numero uno”.

Ecco, l'ennesima volta in cui qualcuno sottovaluta i miei sentimenti, o meglio che qualcuno sottovaluta il fatto che io possa averne di sentimenti.

“Da quando sei diventato dispensatore di giudizi, fratellino?”.

“Non fa ridere, non fa ridere neanche un po'. Come hai potuto anche solo pensare di avvicinarti alla mia donna?”.

“Nello stesso modo in cui hai fatto tu, solo che a differenza tua, io ci tenevo veramente”.

Le parole mi scappano di bocca prima che io me ne renda conto. E non mi sento in colpa perchè ciò che sto dicendo potrebbe far star male mio fratello, ma perchè rende me molto fragile, troppo fragile. La fragilità di un uomo che ha amato troppo e si ritrova a doverlo ammettere davanti al mondo.

“Come puoi dire una cosa del genere? Io amo Elena più di me stesso, è la mia vita, la donna con cui voglio condividere il mio futuro”.

“Fosse realmente così non ti saresti comportato come hai fatto”.

“Sentiamo: come mi sarei comportato? Dammi la tua opinione dall'alto della tua esemplare impronta morale”.

Scuoto la testa indifferente, la mia voglia di prenderlo a pugni, ne sono sicuro, supera alla lunga la sua.

“Non l'hai rispettata, l'hai trattata come una bambina, come una stupida pedina della tua dama di ambizioni. Elena non è come te, lei non appartiene a questo mondo, lei è una fresca proposta, è passione senza ostacoli, lei è la classica donna che ti fa dimenticare di esistere, di essere parte di questa stupidissima vita”.

Stefan continua a scrutarmi con il suo sguardo accigliato, a volte riesco a credere che sia più stupido di quanto dimostra, è proprio schiavo di questo sistema fatto di denaro e lavoro.

“Come sei diventato romantico. Attento, fratello, potrei pensare che tu ti stia umanizzando”.

“Tu non sai niente di me, non mi conosci, non mi conosci da tempo, ormai. Vivi solo schiavo delle tue manie di grandezza, ignaro del fatto che le persone cambiano, che le situazioni cambiano. Io non sono più il fratellino protettivo che ti difendeva dai bulletti della scuola qualche anno fa. Io e te non siamo più niente, per te provo solo disprezzo”.

“Tutto per l'errore di un ragazzo?”.

“Quell'errore mi ha stravolto la vita. E adesso, se non ti dispiace, avrei da fare”.

Stefan si alza, voltandomi le spalle. Si avvicina lentamente alla porta, troppo lentamente per uno che ha voglia di andarsene e quasi sbuffo all'idea che gli sia rimasto ancora qualcosa da dire.

Appoggia una mano alla maniglia, poi di volta verso di me, di nuovo. “Io la amo”.

Lo guardo. Ed io? Io la amo? Ed una sola risposta nasce spontanea nel mio cuore, sempre che io ce l'abbia davvero un cuore. “La amo anche io, Stefan”.

 

 

 

 

Entro in ufficio con una sicurezza che non pensavo di avere. Ho sistemato un po' il mio aspetto, cercando di rimediare alla trascuratezza degli ultimi giorni. Ho tirato i capelli in una coda altissima e tiratissima (che a ripensarci mi fa un po' male), ho indossato la mia gonna preferita, lunga al punto giusto e abbastanza attillata da mostrare le mie curve e una camicetta bianca che lascia intravedere il reggiseno di pizzo nero che mi ha regalato Caroline qualche giorno fa. Diceva che un giorno mi sarebbe tornato utile, beh, ecco arrivato quel giorno.

Mi sento strana, questa non sono io e questi abiti non mi si addicono, ma è la mia piccola vendetta, voglio scorgere i suoi occhi velarsi di stupore, la sua bocca spalancarsi sbigottita. E so che tutto questo non ha senso, che non è da persona matura, ma è come se una parte di me ce l'avesse con lui per non aver lottato abbastanza. Che poi, lui non avrebbe dovuto lottare proprio per niente, io ho combinato tutto questo disastro ed io vi devo trovare una soluzione. Fosse solo un po' più facile! Potessi solo mettere d'accordo la testa con il cuore!

Mi siedo alla mia scrivania, in queste tre settimane, il mio lavoro mi è mancato tantissimo e, allo stesso modo, anzi molto di più, ho sentito la mancanza di Damon, della sua risata, del suo sorriso, del contatto della mia pelle con la sua.

Eppure non riesco a scegliere di vivere la mia vita con lui. È come se una forza magnetica oscura mi tenesse legata alla mia vita con Stefan, quella vita che ho amato troppo per abbandonare così all'improvviso.

“Elena, io devo andare. Mia madre ha invitato a cena mia zia e non posso assolutamente mancare. Vuoi venire con me?”.

Guardo l'orologio rosa fosforescente che, dopo continue discussioni con Damon, sono riuscita ad appendere al muro. Sono già le sette, sono quasi dieci ore che mi sono persa dietro a questo interminabile articolo e ancora di lui nessuna traccia. Da una parte sono contenta, lavorare mi ha distratto, mi ha impedito di pensarci, almeno fino ad ora.

“No, tu vai tranquilla. Io mi prendo una pizza, mi affitto un film e cerco di andare a dormire ad un orario decente”.

Care recupera la borsa e viene a lasciarmi un rumoroso bacio sulla guancia.

“Ok, come preferisci. Magari chiedo a Tyler se ha impegni, altrimenti gli dico di venire a farti compagnia”.

Le sorrido premurosa, mentre la guardo uscire, dopo essersi quasi scontrata con la porta. Scuoto la testa divertita, è un vulcano di vita, la mia ancora di salvezza che mi ha permesso di non affondare.

Appoggio la testa allo schienale, ripensando a quei momenti stupendi che ho vissuto con Damon, a quegli attimi che speravo non finissero più. Sospiro rassegnata. Come ho fatto a pensare che fosse solo una semplice infatuazione? Quando ti prendi una cotta per qualcuno non vivi in funzione della sua vita, non cerchi ogni pretesto per incontrarlo e, soprattutto, non è così terribilmente presente nella tua testa ad ogni ora del giorno e della notte.

Ruoto con la sedia , mentre lascio vagare i pensieri per sentieri già visti e rivisti.

“Care, ti volevo dire...”.

La sua voce mi raggiunge e mi raggela. E' come se la sentissi per la prima volta, è come una musica che fa battere il mio cuore all'impazzata.

Mi giro verso di lui, aiutandomi con i piedi.

“Mi dispiace, Caroline non c'è. Ci sono solo io”.

“Elena...”.

Quasi sorrido soddisfatta mentre osservo i suoi occhi attraversarmi da parte a parte, lo vedo soffermarsi sul mio seno, poi sui miei fianchi e poi, ancora, sulle mie gambe scoperte, per tornare esterrefatto su di me.

“Pensavo che ti volessi prendere una pausa”.

“Beh, sbagliavi. Mi ero stufata di starmene chiusa in casa”.

Annuisce come se riuscisse a comprendere il mio stato d'animo, povero illuso!

“Hai bisogno di qualcosa?”.

Sembra riscuotersi da uno stato di trance. “Ah sì, giusto. Devo spedire questi fogli alla redazione di Atlanta. Il mio socio è già lì che li aspetta”.

Annuisco. “Ok, lasciali pure qui. Ci penso io”.

Si avvicina alla scrivania. E' troppo vicino, riesco a sentire il suo profumo forte ed inebriante, il calore della sua pelle che fa quasi andare a fuoco la mia. Mi mordo il labbro inferiore, quasi come a volermi impedire di saltargli addosso, di sputargli tutta la mia indignazione, per poi perdermi in uno dei suoi baci, quei baci che ogni notte sogno di ricevere un'ultima volta.

Abbandona i fogli tra le altre mille scartoffie, poi si allontana verso l'uscita. Poco prima di varcare la soglia, si volta nuovamente verso di me.

“Mi dispiace che sia finita così”.

“Lo hai voluto tu”. Sono fredda e distaccata, l'opposto di come vorrei dimostrarmi in questo momento.

“Ti sbagli, Elena. Lo hai voluto tu. Io sono stato solamente un effetto collaterale della tue eterna indecisione. Te l'ho detto, non voglio una donna che provi sentimenti per un altro uomo”.

“Damon...”. Cerco di fermarlo, di dirgli che mi manca, che ho voglia di stare con lui, di trascorrere una di quelle serate a mangiare sushi e a ridere come due ragazzini, che ho voglia di dormire beata tra le sue braccia forti e robuste, ma non riesco. Le parole mi si bloccano in gola e lui non mi dà il tempo di trovare il coraggio.

“No, Elena.... è tardi. Torna a casa”.

Si allontana definitivamente nella sua aurea di mistero. E' tardi. E di sicuro non si riferisce alla giornata che è giunta a termine.

 

 

Entro in casa piuttosto accaldato.

Mi slaccio la cravatta e l'appoggio svogliato su una delle sedie della cucina. Mi appoggio pensieroso ad uno sgabello, il volto tra le mani ed una voglia matta di fuggire.

Ripenso a lei, alle parole che ci siamo detti, alla bellezza che si porta dietro, alle sensazione che la sua vicinanza mi ha dato. Ripenso a mio fratello, alle sue parole cariche di rancore, all'odio che ancora una volta ci siamo sputati in faccia reciprocamente.

Suonano alla porta. Non guardo neanche dallo spioncino, so già di chi si tratta, non mi ha mollato un attimo da quando io ed Elena ci siamo allontanati, lui non lo dice, ma so che teme che ci possa ricascare.

Tyler è di fronte a me, lo sguardo radioso ed un sorriso che gli accende il volto. Indica con orgoglio le provviste che tiene tra le mani.

“Birra e patatine. Giusto per non farci mancare niente”

Lo invito ad entrare con un sorriso sincero. Apprezzo la sua presenza nella mia vita, riesce a farmi credere che non tutto nasce per morire, non so se mi spiego.

Apro la birra con strafottenza, poi afferro una manciata di patatine.

“Stavo per ordinare una pizza. Ti fermi a cena qui?”.

Lo vedo imbarazzarsi, cosa assolutamente tipica per un ragazzo come Tyler, ma che mi provoca sempre un'improvvisa curiosità e una cattivissima voglia di prenderlo in giro.

“Ho capito, ho capito. Ti aspetta una serata di sesso travolgente”.

Alza gli occhi al cielo e si passa agitato una mano tra i capelli, lo fa sempre quando qualcosa lo mette in crisi.

“Coglione. In realtà, Care è da Liz, mi ha chiamato poco fa per chiedermi di fare compagnia ad Elena. Per le nove e mezza devo essere da lei”.

Mando giù un goccio di birra, sentire il suo nome mi fa uno strano effetto, un misto tra rabbia e tenerezza.

“Non devi preoccuparti per me. L'ho superato”.

“Certo, ed io sono Brad Pitt”.

“Beh, potresti essere la sua versione dark”.

Sbuffa sonoramente, di certo adirato per il mio atteggiamento menefreghista, lui e Caroline odiano le mie freddure, mi preferirebbero piagnucolante, ma sincero. Parole loro.

“Vuoi che ti dica che sto male?”.

“Voglio che tu mi dica la verità”.

“Ok, sto male. Sto male perchè mi manca, perchè so che tornerà da mio fratello, perchè mi sono innamorato di lei ed è lo sbaglio più grande che abbia fatto”.

Lo dico con semplicità e questa è la seconda volta che mi capita. Forse sto solo perdendo colpi, o forse sono fottuto per la seconda volta, o forse innamorato, che poi più o meno è la stessa cosa.

“L'importante è ammetterlo a se stessi. Ti farà sentire meglio. E' inutile spegnere i sentimenti”.

“Sarà, ma io non mi sento per niente meglio. Di sicuro l'amore non fa per me”.

“Già, anche io dicevo la stessa cosa, poi è arrivata Caroline”.

“Ecco appunto. Non voglio ridurmi anche io così”.

Tyler ridacchia sincero, sa che voglio un bene dell'anima alla mia amica e sa che sono il sostenitore numero uno della loro storia, ma sa anche che credo che Caroline dovrebbe fare chiarezza nella sua testa. Tipico di ogni donna, incontrano un nuovo uomo dopo una delusione amorosa, se ne innamorano e si convincono che sia per sempre. Beh, io penso che il per sempre sia solo per gli illusi che credono ancora nella favole. Poi, la ruota girerà anche per loro e si troveranno esattamente come me, completamente disillusi verso quella specie di paradiso terrestre a cui per attimi eterni di vita hanno auspicato.

“L'hai vista?”

“Prima di uscire dall'ufficio”.

“Come ti è sembrata?”. Ma che razza di domanda è? Certo che noi ragazzi non siamo assolutamente in grado di fare gli psicologi. Per queste cose Caroline è infallibile.

“Elena. Stesse braccia, stesse gambe, stessi occhi, stessi capelli. Forse più tette, ma credo sia merito del reggiseno”.

Tyler sbuffa per l'ennesima volta.

“Ed io che mi illudo ancora che tu possa fare un discorso serio”.

Alzo le spalle a mo' di scusa. Non ho voglia di paternali, né di compassione. Voglio solo godermi una serata spensierata. Domani tornerò ad occuparmi di lei e a prendere una decisione definitiva per quello che è il mio futuro.

Saluto Tyler poco calorosamente, ma sono tranquillo, lui ci è abituato. Mi sdraio sul divano e ripenso ai giorni in cui lo condividevamo. La rivedo in ogni angolo di questa casa, in ogni sua parola, in ogni suo strambo atteggiamento.

Poi mi vengono in mente le parole di mio fratello. L'errore di un ragazzo. E' così che la pensa. Ricordo il nostro periodo più felice, quello in cui condividevamo ogni segreto, quello in cui eravamo la stessa persona.

 

 

Stefan chiude la porta di casa e cerca di raggiungere la propria camera senza essere bloccato da nessuno, né da Alaric, né da me. Sbagliato, non aveva fatto i conti con la mia immensa e velata curiosità.

Ciao, fratellino”.

Abbassa lo sguardo, cerca di non incrociare il mio, segno evidente che qualcosa non va. Solo qualche giorno fa, mio padre è venuto a rivendicarci, ma, come sarebbe stato giusto fare, sia io che mio fratello abbiamo rifiutato. Non siamo dei pacchi postali che può prendere e mollare quando vuole, solo perchè la sua dolce mogliettina non riesce ad avere figli.

Hai sentito papà?”.

No, perchè?”.

Mi sembri strano. Sei entrato in casa come il peggiore dei ladri”.

Io che faccio le prediche a qualcuno. Questa mi mancava.

Non è vero. Ho solo voglia di stare un po' solo.”

Alzo le mani in segno di resa. Capisco il suo stato d'animo, molte volte è stato anche il mio.

Dunque, se non devo preoccuparmi di nulla, ti lascio ritirarti nelle tue stanze. Verso le sette, viene Elijah, abbiamo una rivincita da scontare a carambola. Ti unisci a noi?”.

E' qualche anno più piccolo di me e del mio migliore amico, ma mi piace portarlo in giro con me, fargli conoscere il mio mondo, iniziarlo alla sua ancora acerba vita da teenager. E poi, da qualche tempo, mi sento più felice, più buono con il mondo intero e, di conseguenza, anche con il mio fratellino. Sorrido mentre penso al motivo di così tanta felicità. Ripenso ai suoi occhi scuri, alle sue labbra carnose, ai seni rotondi e sodi che strizza con eleganza e disinvoltura in top super seducenti. Beh, non è proprio l'immagine della ragazza casta e pura, ma la amo anche per questo.

Perchè stai sorridendo?”.

Improvvisamente mio fratello, dimentico della sua parte da ragazzino arrabbiato con il mondo, si dimostra curioso.

Non sto sorridendo”.

Non si direbbe, sembri un'idiota. Un'idiota che ride solo in mezzo ad un corridoio”.

Gli scompiglio i capelli con la mano destra, giusto per dargli fastidio, lui se la prende e come al solito sbuffa inviperito, prima di sistemarsi con attenzione ciuffo dopo ciuffo, la chioma di capelli di cui va tanto fiero.

Ok, prima che ti faccia venire una crisi di panico: ti unisci a noi stasera?”.

Ritorna ad essere cupo, evidente dichiarazione del suo stato d'animo inquieto. Chissà cosa gli passa per la testa.

No. Veramente io e Kol volevamo andare ad una festa in collina. Ci saranno alcuni compagni di scuola... preferiamo andare lì”.

Sorrido comprensivo, dopo tutto quattro anni fa anche io avrei preferito frequentare eccentriche feste scolaresche, pur di uscire dall'anonimato.

Ok, divertitevi”. Prima di girare sui tacchi, lo osservo con aria minacciosa. “Tieni Kol lontano da Caroline o dovrai vedertela con me”.

Come sei noioso! Guarda che Kol è realmente innamorato di lei, non farebbe mai niente per farla soffrire”.

Beh, questo non lo so, ma non voglio neanche scoprirlo. Caroline non uscirà mai con un'idiota del genere”.

Voglio bene a quel ragazzo, ma è davvero troppo stupido per la mia amica. Spesso mio fratello ed Elijah mi deridono, convinti che la mia per Caroline sia un'ossessione, ma non è così, le voglio bene come una sorella e non voglio che soffra. E' come se mi sentissi in dovere di proteggerla, di darle quelle sicurezze che non può cercare in suo padre. Voglio aiutarla a trovare un futuro migliore di quello che è toccato a sua madre, semplicemente colpevole di essersi innamorata dell'uomo sbagliato, e forse, peggio ancora, di quello che è capitato alla mia.

Beh, se tu continui ad ignorarla, forse potrebbe anche scegliere di stare con Kol”.

Non credo proprio. Le ragazze a cui piaccio io, normalmente hanno ottimi gusti, non si abbasserebbero mai ad un pidocchioso quindicenne con il solo intento di portarsi la sua prima ragazza a letto”.

Mio fratello si sente in dovere di difendere l'amico. “Ehi, questa è la teoria che gli hai insegnato tu: corteggia, seduci e cancella”.

Ecco appunto che la sua unica fonte di informazioni sono io, preferisco che stia lontano da Caroline”.

Ride divertito, conosce i miei trascorsi, da buon fratello maggiore che deve dare l'esempio, non ho perso tempo a rivelargli i punti salienti della mia adolescenza.

Beh, però ora hai messo la testa a posto”.

Scuoto la testa per non rispondere. Lui ed Alaric quando ci si mettono sono peggio dell'ispettore Gadget. Anche se, dopo anni trascorsi con un ragazzino viziato che portava continuamente ragazze diverse in camera sua, capire che questa volta è diverso potrebbe non essere difficile.

 

 

Sospiro. Era tutto diverso, il mio rapporto con Stefan era diverso, la mia voglia di vivere era diversa. Ogni tanto penso a questo periodo della mia vita e mi chiedo dove sia finita tutta quella voglia di essere felice, di combattere con il mondo pur di poter sorridere, quel desiderio di far durare ogni attimo per sempre.

E con Elena è stato così, per un breve istante in queste ultime settimane, ho sperato che fosse possibile.

 

 

 

 

Finisco di inviare il fax per Damon. Odio vederlo, senza poterlo sfiorare, senza poterci chiacchierare spensierata, senza poter ridere di gusto. Odio vedere la rabbia, la delusione, la tristezza velare di quella patina apatica i suoi profondi e mai spenti occhi blu. Odio non poter essere per lui semplicemente ciò che meriterebbe.

Mi alzo dalla sedia, ho le gambe intorpidite, dovrei fare un po' di sport, prima di finire su un divano a trangugiare schifezze una dietro l'altra senza essere in grado di muovere un solo muscolo.

Cerco dentro al cassetto della scrivania la chiavetta usb che Tyler mi ha chiesta di portargli. Impreco un paio di volte perchè, come al solito, non riesco a trovarla.

Gli uffici sono completamente deserti, lo avverto dal rumore ovattato che mi circonda. Riesco a sentire il suono di una stampante in funzione, troppo lontana perchè possa collocarlo in una dimensione spazio-temporale, e dei passi lenti e scanditi che rimbombano nel corridoio vuoto.

“Elena”.

E' la sua voce. Sono giorni che non la sentivo e mi è mancata, mi manca ogni giorno. Spunto da sotto la scrivania. Oddio, ha ragione Caroline, sono controversa e confusa!

“Ciao”.

Mi sorride, un sorriso tenero e dolcissimo, uno di quei sorrisi che mi ha sempre dedicato, che ho sempre amato infinitamente, il tipico sorriso che ti dà la spinta per affrontare la giornata con il buon umore.

“Pensavo fossi andata via. E' tardi”.

“Oh, sì, infatti stavo per andare. Ho appuntamento a casa con Tyler e se non mi sbrigo lo costringo ad aspettarmi sul pianerottolo. Tu piuttosto, cosa ci fai qui?”.

“Sono venuto a controllare alcuni affari di famiglia e mi sono perso tra gli archivi della redazione”.

Gli rivolgo uno sguardo allarmato. Affari di famiglia, eh?

“Ti va di prendere un aperitivo insieme?”.

Guardo l'ora, è tardissimo! “Veramente Tyler mi aspetta a casa”.

Mi scruta con i suoi occhi profondi e severi ed io mi sento avvampare. Più lo osservo, più mi rendo conto di quanto mi sia mancato, di quanto la sua presenza sia essenziale nella mia vita, eppure c'è qualcosa che mi blocca, come se non potessi realmente sperare di tornare ad un'esistenza felice e serena con lui.

Si avvicina a me, riesco quasi ad avvertire il calore della sua pelle. Sento il suo profumo, così diverso da quello del fratello, ma ugualmente sconvolgente per i miei sensi. Trascina il pollice sulla mia guancia, lo lascia andare su e giù come a rimarcare i miei lineamenti. Mi sorride, un sorriso tetro, rancoroso.

“Mi sei mancata”.

“Anche tu mi manchi, Stefan”.

Già, uso il presente quasi volutamente, come a voler sottolineare che la sua assenza non è solo fisica, mi manca lui, il suo cuore, la sua anima, il suo essere perdutamente innamorato di me.

“E allora perchè ci siamo persi così?”.

“Perchè forse la vita ci ha voluto mettere alla prova”.

“Io ti amo, Elena”.

Man mano che il discorso procede, il suo viso si avvicina pericolosamente al mio ed io sento le mie resistenze arrendersi alla luminosità della sua presenza. Cerco di combattere con tutta me stessa, non voglio cedere, non sarebbe giusto. Ma più io cerco di ragionare, più i nostri occhi si fondono gli uni negli altri. Le sue mani afferrano delicatamente la mia vita e, senza rendermene conto, procedo lentamente verso di lui, schiava dei sentimenti del passato, pallina impazzita di un flipper di ricordi.

Stefan annulla ogni distanza, ogni centimetro che mi permetteva di respirare, di respirare una vita senza di lui.

Mentre le nostre lingue si uniscono in una danza folle e sovversiva, mi aiuta a sdraiarmi sulla scrivania ed ho una specie di deja-vu, solo che questa volta non parliamo di un fuoristrada in centro strada con il motore ancora caldo.

Sorrido contro le labbra di Stefan a quel pensiero e lui ricambia divertito, sicuro che io sia di nuovo sua.

Mentre le sue mani mi attraversano esperte, facendomi tremare di desiderio, vengo colta improvvisamente dal panico. Devo prendere una decisione, devo tornare ad essere me stessa, prigioniera solo delle mie ragioni. Non posso continuare a barcamenarmi tra due cuori e, tanto meno, tra due corpi.

Stringo le gambe intorno al suo corpo, mi lascio coccolare dalla sua pelle e intanto sopraggiungono i ricordi. Io e lui sotto il vischio al ballo studentesco. Damon che mi aspetta fuori sul portico di casa mia. La notte sulla spiaggia trascorsa tra le braccia di Stefan. Le luci della notte ammirate con uno sconosciuto. Le mani di Damon che mi percorrono lente e sicure, le mani di Stefan, di sicuro più rapide, ma ancora incerte sulla mia pelle.

E così, con le dita che affondano tra i suoi capelli chiari, prendo la mia decisione. Non può essere altrimenti.

 

 

 

 

Ok, già mi immagino con un occhio nero. Mi odiate, ne sono sicura, ma in futuro potreste tornare ad amarmi, pensate al lato positivo della faccenda! :D

io comunque vi avevo avvertito, qui non si parla dell'innocua Elenuccia che cerca sempre di faare il bene per chiunque, anche per il lattaio della sorella dell'amica del fratello di sua zia. La mia Elena è molto più intraprendente e, soprattutto, molto più passionale. Come avrete potuto constatare, non ci pensa due volte a muoversi di letto in letto, o scrivania in scrivania, ma proprio per questo potete sperare in un momento di redenzione.

Il ruolo di Elena in questa storia è quello di portare sofferenza, ma si sa che dopo la tempesta arriva sempre il bel tempo, ecco perchè, in qualunque caso, il lieto fine ci sarà per tutti, Damon compreso.

Non giudicate troppo Elena, cioè fatelo in quanto poco di buono, ma non giudicate i suoi sentimenti: quelli sono reali. E anche se adesso ha ceduto a Stefan, in futuro potrebbe pentirsene-

Amo sempre di più raccontarvi il carattere di Damon, sta maturando giorno dopo giorno, poco è rimasto dell'imprenditore viziato di cui ho narrato all'inizio. Scopriamo che Damon ha sofferto, e, come vi ho accennato sopra, che dalle sofferenze si può sempre risalire, basta solo un po' di pazienza.

Sono andata a scavare tra i ricordi di Damon, quelli del passato, quelli in cui lui e Stefan si consideravano ancora fratelli. E vediamo un Damon felice perchè innamorato ed uno Stefan, un po' più divertente di quello attuale, ma comunque molto cupo e misterioso. Cosa starà nascondendo a suo fratello? Ho deciso che introdurrò sovente momenti di riflessione come quello che ha avuto Damon, è il modo più semplice per comprendere cosa nasconde il loro passato.

Sono molto contenta che molte di voi abbiano apprezzato il rapporto di Damon con Tyler, ho avoluto introdurre questa amicizia perfetta perchè sono un'inguaribile romantica e sono convinta che spesso questo sentimento sia in grado di guarire qualsiasi cicatrice, anche quella più profonda. Dunque, posso già anticiparvi, che per il resto della storia Damon potrà contare sempre sull'appoggio del suo amico.

Cosa mi dite del momento Salvator Brothers? Stefan ha tirato un bel pugno al faccino adorato di Damon e forse non possiamo prendercela così tanto con lui, o sbaglio?

Ripeto, non disperate, questa non è la scelta decisiva di Elena, ne succederanno ancora delle belle, potrebbe decidere di trascorrere tutta la vita con il suo epic love, tornare da Damon a gambe levate o passare di letto in letto come ha fatto fino ad ora.... e il finale potrebbe essere ancora diverso!!!!

 

 

 

Piccolo spoiler: Damon prenderà una decisione molto importante per la sua vita... quale potrebbe essere??? sbizzarritevi

 

per concludere ringrazio tutte voi che mi seguite, che avete messo la mia storia tra le preferite e soprattutto voi che recensite.

Ringrazio le ultime persone che hanno recensito lo scorso capitolo, (aria3, crimson petal, tess36, lapam8842, missimississipi, iansom e pilvia_s), siete state davvero carinissime!!!

 

 


 

Pubblicità (ultime cinque storie aggiornate tra le mie preferite)

Holidays (missing moments) di Ele87nella: riprende i momenti più belli della favolosa storia scritta in precedenza dall'autrice sulla storia d'amore tra Nina e Ian. E' scritta molto bene ed è davvero ricca di momenti di passione estrema. Non vi deluderà

 

A ,not so normal, human life di Delena_Da sa: una delena molto carina e originale in cui ci troviamo di fronte ad un Damon totalmente diverso da quello a cui siamo abituati. E' piacevolissima da seguire, perciò ve la consiglio

 

Don't you remember di Nivei: una storia molto bella ed emozionante che non vorreste sicuramente perdervi... è struggente, ma anche molto intensa...

 

Tra inferno e Paradiso di Delena85: una storia meravigliosamente scritta e ben pensata che va a ripercorrere momenti importanti della storia di The vampire diaries, elaborati secondo la fantasia brillante dell'autrice. Leggetela!

 

Desire to love: di E_Rikkas: un incontro improvviso e inaspettato cambierà la vita della nostra Elena, una ragazza con problemi famigliari in attesa del grande amore

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** L'essenziale è invisibile agli occhi ***


E così, con le dita che affondano tra i suoi capelli chiari, prendo la mia decisione. Non può essere altrimenti.

Mi distacco un po' dal suo corpo, cerco di annullare l'estrema aderenza della sua pelle sulla mia. Non c'è un'altra soluzione, non posso permettere che nulla venga compromesso e questo riguarda tutti noi, il mio rapporto con Stefan, quello con Damon e, di sicuro, non posso sperare di essere per loro motivo di riappacificazione.

Allontano il mio viso dal suo, sciogliendo un bacio che, per lui avrà significato anche tanto amore, per me solo una, ormai insopportabile, delusione per me stessa e per i miei principi.

Stefan mi osserva dall'alto con lo sguardo vuoto di chi non ci capisce più niente. Il suo sguardo è cupo e melanconico, molto più di quanto lo ricordassi quell'ultima volta, e anche io non sono da meno. Da quella sera di più di una settimana fa, le cose sono cambiate, la mia vita è stata stravolta ed il mio cuore ha appena subito una centrifuga di emozioni alle quali non può permettersi di soccombere.

“Cosa succede?”.

“Succede che non possiamo”.

“Cosa vuol dire non possiamo, Elena. Ci conosciamo da cinque anni, stiamo insieme da una vita, avevamo in progetto un futuro insieme. Non c'è nulla che io e te non possiamo fare”.

Mi risistemo infastidita la camicetta. Odio questo suo atteggiamento arrogante, ogni attimo che passa riconosco meno l'uomo che ho tanto amato, lo stesso per il quale ho così sofferto. E' superficiale, menefreghista, è convinto che l'amore sia una sottospecie di tacito accordo, quegli accordi che firmi per ricordare al mondo intero che quella casa, quella macchina, quel negozio ti appartengono e, fino a quando sarà in tuo potere, nessuno vi si potrà avvicinare. Dovrebbe però comprendere che non si tratta di questo, l'amore non è contratto di affitto, devi occuparti di lui, aiutarlo a crescere, concimarlo giorno dopo giorno, viverlo fino in fondo e, soprattutto, mai darlo per scontato.

“Avevamo, Stefan. Hai detto bene. Io e te ci siamo allontanati e questo neanche tu puoi smentirlo. Ci siamo persi, abbiamo perso quella voglia di stare insieme, il bisogno di essere solo io e te”.

“Tu non mi ami più”.

“Io credo che non smetterò mai di amarti”.

“Ma...”.

“Ma il mio amore nei tuoi confronti è solo un flebile ricordo di ciò che è stato”.

“E' colpa di Damon. E' colpa sua. Riesce sempre a rovinare tutto, lo ha sempre fatto. E' una persona vendicativa, cattiva...”.

Cerco di interrompere il suo sproloquio. Non l'ho mai visto così fragile e spaventato. E se cercassi di dare credito alla mia regione, a quest'ora mi fionderei su di lui, lo bacerei e accetterei il suo progetto di una vita insieme. Ma farei del male a me stessa e a lui, e questa è l'ultima cosa che voglio.

“Damon non c'entra nulla. Il suo unico errore è stato quello di essermi entrato troppo dentro, in men che non si dica mi sono innamorata di lui e, allora, la mia vita è andata incontro ad esorbitanti cambiamenti”.

Gli occhi di Stefan sono lucenti, so che a breve si scioglierà in un pianto e ho paura di non riuscire a reggere, di non essere in grado di guardarlo e avere il coraggio di portare avanti la mia idea. Ma devo farlo, lo devo alla nostra storia.

“Dunque hai scelto lui”.

E un'affermazione, ed io sbuffo. Come fa a non comprendere il mio stato d'animo in questo momento? Non tutto deve ridursi ad una scelta tra una cosa ed un'altra. Ed io non sono indecisa se comprare la maglia blu o quella rossa. Io sono divisa tra due uomini, due persone e, in quanto tali, esseri con sentimenti.

“Io non ho bisogno di scegliere tra te e lui. Vi amo entrambi ed è una cosa terribile. Proprio per questo devo allontanarmi da voi. Amare due persone è un po' come amare solo se stessi. Vi lascerò liberi di rifarvi la vostra vita senza di me e io stessa andrò alla ricerca di quell'amore a cui voglia davvero dedicare tutta me stessa”.

Sono parole forti e ne sono consapevole, ma perchè mentire ancora? Perchè farmi del male e fare del male a loro? E' giusto mettere in ordine la mia vita e, per farlo, devo rendermi conto che né Stefan, né Damon possono essere considerati gli uomini di questa vita, almeno non adesso.

“Ora scusami, ma devo andare”.

Senza aggiungere ulteriori parole, afferro la giacca e la borsetta appoggiate sulla scrivania e mi dileguo fuori nel corridoio.

Dopo essermi chiusa la porta alle spalle, mi abbandono ad un pianto liberatorio, uno di quei pianti che sanno di ricordi lontani, di attimi che mai più si ripeteranno, di gioie e dolori che sempre e per sempre faranno parte della mia vita.

Mentre scendo le scale per raggiungere l'uscita, Tyler si materializza davanti a me. Guardo il telefono, sono quasi le dieci e mezza. E' visibilmente preoccupato, forse temeva la reazione di Caroline dopo aver scoperto che la sua migliore amica non era tornata a casa. La sua espressione diventa più comprensiva e, non so perchè, sono felice che sia qui in questo momento. Ho bisogno di un viso amico.

“Elena...”.

E di un abbraccio. Senza lasciargli il tempo di continuare mi fiondo tra le sue braccia. Mi accarezza i capelli e si lascia bagnare la camicia di abbandonati lacrime nere. E più lui cerca di consolarmi, più mi sembra di stringere il suo migliore amico.

 

 

 

 

Mi guardo tristemente allo specchio. Ho gli occhi gonfi ed il trucco spalmato intorno come fossi un panda, uno spettacolo inquietante veramente. Quella appena trascorsa, è stata senza dubbio la peggior nottata della mia vita. Niente a che vedere con i terrori notturni di quando ero bambina, o con le lunghe litigate con Stefan prima di andare a dormire, o ancora con le lacrime versate per il cuore che non riesce a decidere. No, questa volta ho deciso, mi sono presa le mie responsabilità e mi sono data la giusta punizione per i miei errori, eppure mi sento morire, come se lungo la strada del ritorno avessi perso un pezzo di me, un pezzo talmente grosso per il quale a posso continuare a vivere.

Ho pianto così tanto che temo di essermi prosciugata, Tyler è stato con me tutta la notte e, verso le due anche Caroline ci ha raggiunto. Averli avuti vicino ha significato davvero tantissimo per me e solo con loro al mio fianco la notte non ha fatto così paura. Mi sono addormentata quando già, fuori dalla finestra, si intravedevano le prime luci dell'alba e, di sicuro, il mio risveglio non è stato meno traumatico. Quando ho aperto gli occhi, Caroline e Tyler non c'erano più. Riesco a sentire dei rumori provenire dalla cucina, probabilmente saranno impegnati con la colazione.

Dopo aver cercato di rimettermi un po' in sesto, faccio i risvolti alla giacca verde bottiglia e li raggiungo. Hanno il viso stravolto e, nel momento in cui si accorgono della mia presenza, assumono uno sguardo di compassione.

“Ok, credo di aver fatto un pessimo lavoro con il mio look, non sono una che crede nei miracoli”.

sorridono sollevati del fatto che abbia ancora voglia di scherzare.

“Elena, stavo pensando: perchè non resti a casa per oggi? Non so quanto possa farti bene vedere Damon. E poi, forse dovresti parlarne anche a lui della tua decisione, è suo dovere sapere”.

Mi sistemo meglio le paillette rosa antico che adornano la maglietta morbida che porto sotto il tailleur.

“Appunto, Damon aspetta una mia risposta, non posso nascondermi dietro ad un giorno di riposo. E' arrivato il momento di prendersi le proprie responsabilità, a ventiquattro anni si è già adulti, perciò...”.

Busso abbastanza convinta alla porta del suo ufficio. Sarà una mia impressione, ma in giro c'è parecchio silenzio, o forse c'è troppo rumore dentro la mia testa, che è l'ipotesi più accreditata.

“Aventi”. La sua voce sexy e sicura mi avvolge come un velo di seta sulla pelle nuda e brividi di freddo mi attraversano fastidiosi.

“Ciao”.

“Ciao, accomodati pure”.

E' preso da tutte le sue scartoffie e mi dedica appena una sguardo, forse è deluso dal fatto che oggi i pantaloni neri che indosso lasciano tutto all'immaginazione.

Mi siedo di fronte a lui e cerco un discorso per rompere il ghiaccio.

“Ieri sera ho inviato il fax che mi hai chiesto, ma non ho ricevuto risposta, né ricevuta di conferma. Spero comunque che sia arrivata”.

“Oh, sì, ho già sentito il mio socio da Atlanta, è tutto ok”.

Annuisco sorridendo, un po' per nascondere la tensione, un po' perchè i miei ricordi legati a quella città sono tra i più belli in assoluto.

“Bene”.

“Bene”.

Ok, chiaro tentativo di liquidarmi, ma io ho bisogno di parlargli e lui ha bisogno di ascoltarmi.

“Damon... io...io”.

Alza gli occhi per osservarmi meglio, riesco ad affondare nel suo blu, mi rendo conto che è troppo tempo che non ci guardiamo veramente negli occhi e mi manca.

 

 

 

 

 

 

“Tu...”. La invito a continuare. Era da tempo che non scontravamo i nostri sguardi in questa maniera così semplice e naturale. Come ogni volta che il mio azzurro sprofonda nel suo cioccolato, mi sento morire, quasi come se mi avessero privato dell'aria in un solo ed unico momento.

“Ieri ho visto Stefan”.

Il mio cuore perde qualche battito. L'idea di loro due insieme nella stessa stanza mi fa perdere il controllo, eppure so che, quando lei tornerà da lui, me ne dovrò fare una ragione. E' anche per questo che ho fatto la mia scelta.

“Bene, pensi che a me debba interessare?”.

Appaio freddo e menefreghista e le sue guance si tingono di rosso. Dio, quanto mi è mancata.

“Io credo di sì”.

Annuisco, perdendomi in uno dei tanti documenti che ho di fronte, faccio finta di occuparmi di più cose contemporaneamente, ma la verità è che non riesco a distogliere la mia attenzione da lei.

“Certo, dopo tutto cosa potrebbe esserci di meno noioso di una comunissima coppia innamorata che vive in un un mondo fatto di rose ed unicorni? O ancora, peggio della loro gioiosa riappacificazione dopo giorni di buio? E' tutto molto emozionante. Se doveste mai fare un film, avvisatemi, non mi perderei mai la prima visione,”.

Elena sbuffa e mi guarda contrariata, mi viene quasi da ridere se penso che quello stesso sguardo era quello che mi dedicava quando lasciavo la tavoletta del bagno alzata.

“Puoi tornare per un secondo il Damon che io conosco?”.

“Perchè cosa c'è che non va in questo?”.

“E' superficiale, riduttivo, antipatico, egocentrico, pieno di sé, orgoglioso, fastidioso... semplicemente, non è l'uomo di cui mi sono innamorata”.

Per un momento, per un solo momento, mentre i miei occhi si incrociano diligentemente ai suoi, ho la sensazione di potere avere una possibilità. Dentro di me la speranza che qualcosa sia andata per il verso giusto, che la ruota sia girata anche per me. Forse non è sempre e solo Stefan, forse anche io sono in grado di farmi amare, forse anche io posso essere felice.

“Io credo, però, di non amarti abbastanza, nello stesso modo in cui non credo di amare Stefan abbastanza”.

Non riesco più a seguire il suo discorso, ci ama, o non ci ama?

“Vedi, secondo me, l'unica soluzione è quella di lasciarvi liberi. Non posso tenervi legati per sempre, non posso perchè non sono sicura dei miei sentimenti”.

Mettiamola così: avrebbe potuto andarmi peggio. Almeno non dovrò soffrire sapendola tra le braccia di qualcuno che non sono io, non dovrò sorbirmi la sua presenza alle feste di famiglia, o peggio ancora, non dovrò fare la parte dello zio felice, se mai avessero sfornato qualche bel pargoletto da battezzare.

Ciò nonostante, non riesco a gioire. L'ho persa e ho perso una, ok piccola, parte di vita dietro alla sua.

“Ne sei davvero convinta?”.

“No, ma non ho altra via d'uscita”.

La osservo torturarsi nervosamente i risvolti chiari della giacca. E' bellissima, anche così seria ed imbronciata ed io vorrei dirle che non è vero, che una via d'uscita c'è sempre, che l'amore non conosce regole, vorrei dirle che la amo da impazzire e che se servirà l'aspetterò in eterno, ma non posso. Non ho altra via d'uscita.

“Se la pensi così non ti farò cambiare idea”.

“Grazie per ciò che hai fatto per me, grazie per ciò che sei stato. Senza di te non avrei mai superato questo periodo”.

“Figurati, è stato un piacere”.

“Sei un bravo ragazzo Damon”.

“Non è vero, ma non mi dispero”.

“Smettila di vivere di personaggi. Sei uno degli uomini più in gamba che abbia mai conosciuto, meriti una donna che dia la tua vita per te, non una che mette prima se stessa”.

Annuisco, in realtà non condivido le sue parole, non voglio nessun'altra se non posso avere lei. Ho bisogno di sentirla ancora mia, come quella notte in quel letto, come ogni istante in cui ho respirato il suo profumo, come ogni momento in cui ho vissuto della sua risata.

Si alza e si allontana verso la porta, non la guardo, ma sento il rumore delle sue scarpe alte rimbombarmi dentro.

“Elena”.

Si volta lentamente, lasciando oscillare i lunghi capelli mossi.

“Ti andrebbe di restare comunque amici?!

Già, perchè è da quando è entrata qui dentro che cerca un modo per farmi capire che non vuole rinunciare a me e perchè io stesso dovrei farmi del male, rinunciando a lei? Vivrò la mia vita così, beandomi della sua presenza, poi penserò a come dar pace al mio cuore.

 

 

 

 

 

Un mese dopo...

 

 

 

 

Mi guardo allo specchio e mi sento morire. Certo, ho cercato di rendermi presentabile, di sistemare i capelli, non proprio perfetti, sotto un moderno cappello grigio. Dovrei procurarmi un paio di occhiali, almeno per le prossime due ore. E' arrivato il momento di riprendere in mano la mia vita, quella vita che da una settimana a questa parte è ridotta allo spettro di ciò che ero.

Ricontrollo il mio aspetto allo specchio, come potesse servire a sentirmi meglio dentro e, come un fulmine a ciel sereno, la mia canotta me lo riporta alla mente. Era una delle sue preferite, sobria e adatta ad ogni occasione. Damon e la sua ossessione per la moda, per le cose belle, per i sentimenti autentici.

Ecco che ricasco nello sconforto, il solo pensiero di lui, del suo sorriso luminoso, del suo sguardo radioso, tutte cose a cui ho dato troppo poco importanza un tempo, tutte cose che mi mancano più dell'aria adesso.

Non avrei dovuto lasciarlo andare, non avrei dovuto permettergli di abbandonarmi qui, ad inseguire un sogno che forse neanche merito più.

 

Una settimana fa

 

Non fosse per Caroline che ha deciso di dedicarsi in anticipo alle pulizie di primavera, la mia giornata di oggi è una delle prime serene che trascorro da un mese a questa parte. Damon ci sta caricando di lavoro e respirare sta diventando quasi impossibile, ma mi va bene così.

Intanto la mia vita è un po' migliorata, nonostante i miei sentimenti per i due fratelli siano rimasti immutati, mi sono resa conto di quanto sia più facile condividere momenti belli con loro da semplici amici.

Mentre con Stefan è un po' più difficile per via della storia infinita che ci ha legato, con Damon sembrano essere tornati quei momenti di pura complicità che ci legavano così tanto prima che io mi innamorassi di lui.

Nonostante i piccoli problemi, però, sono contenta della mia decisione, dopo tutto non è così difficile vivere senza di loro, anche se senza non rispecchia esattamente la realtà. E' vero, a volte passano anche settimane senza che io e Stefan ci incontriamo, ma io e suo fratello trascorriamo gran parte della giornata insieme e, pur cercando di resistere alla tentazione di saltargli addosso, riesco comunque a mantenere un profilo basso con lui.

Distendo sulla sedia di fronte a me le gambe e inizio a fare noiosamente zapping mentre Caroline continua la sua lotta con asciugamani, cuscini, lenzuola, tende e tappeti. Suonano alla porta ed io mi abbandono ad uno sbuffo sonoro che non sembra scappare alla mia amica che, in questo momento, sta caricando la lavatrice con enormi quantità di vestiti.

Ti dispiacerebbe andare ad aprire, o ti costa forse troppa fatica?”.

Acida. Acida e pungente. Anche se a malincuore, abbandono il divano che ormai ha assunto la mia forma, mi sistemo la canottiera per darmi un po' di contegno e mi dirigo verso l'ingresso.

Sorpresa!”.

Damon si materializza davanti a me e, devo ammettere, che ancora devo farci l'abitudine. Non è facile vederselo comparire così bello e dannato, non è facile fingere di non sentire le budella distorcersi ad ogni suo movimento. Gli lascio la porta aperta e me ne torno verso il divano.

Non essere troppo felice di vedermi, potrebbero venirti le rughe”.

Gli faccio una linguaccia, mentre riprendo il mio impegnatissimo sport televisivo.

Damon si siede al mio fianco e si poggia sopra le ginocchia le mie gambe. Io lo lascio fare nonostante quel contatto mi crei una sorta di fuoco a fior di pelle.

E poi come ti sei conciata? Sembri una provincialotta qualsiasi nel suo giorno di festa”.

Dedica uno sguardo piuttosto schifato ai miei jeans larghi e, soprattutto alla catena lunga che pende dal mio collo, è un regalo di Stefan, quindi lo odia a prescindere.

Dimentichi che io sono una provincialotta qualsiasi, Damon”.

Sorride sornione mentre io metto il muso. Odio il suo atteggiamento, soprattutto quello da uomo vissuto e goduto, ma sotto sotto devo ammettere che ho una passione nascosta anche per quello.

Rimaniamo in questa posizione a lungo e io mi allontano solo quando Caroline decide che è arrivata l'ora di pranzare.

Mentre affetto silenziosamente i pomodori per l'insalata, lo guarda di sottecchi cambiare convulsivamente canale, molto più velocemente di quanto abbia fatto io poco fa. E' da quando è entrato che ho una sensazione strana, come se dietro al solito Damon, spiritoso ed irritante, ci fosse qualcosa di più, qualcosa che non mi è dato conoscere.

Dopo pranzo, Caroline ritorna alle proprie faccende quotidiane e, per quanto una parte di me vorrebbe davvero dare il proprio contributo in casa, la lascio sola e continuo la mia giornata con Damon che, con il trascorrere delle ore, è diventato ancora più silenzioso.

Tutto bene?”.

Solleva lo sguardo dalla televisione e lo appoggia su di me, quasi a volere insinuare che io sia pazza.

Tutto bene, perchè?”.

Perchè non hai detto parola da quando ci siamo seduti a tavola. Decisamente non è da te”.

Continua ad osservare insistente il televisore, ma il suo sguardo è vuoto, spento, quasi come se non avesse motivo di essere in quel posto, con me.

Damon, per favore, evita di prendermi in giro. Sono tua amica, se c'è qualcosa che ti turba io posso aiutarti”.

Arriccia leggermente il labbro come ogni volta che pronuncio la parola “amica”, so benissimo che per lui non vale la stessa cosa, lo vedo ogni volta che fa fatica ad osservarmi con in dosso un vestito più attillato, o mentre mi aggiro accaldata per casa con solo il reggiseno sopra i pantaloni.

Elena, io non posso...”.

Non puoi cosa? Ti giuro che non ti giudicherò e che non cercherò di farti desistere in caso tu stia per commettere una cavolata, giuro che mi comporterò come la migliore delle amiche”.

Io non intendevo... ok, davvero non mi fermerai in caso dovessi prendere una decisione che non condividi?”.

Non rispondo, ma socchiudo un po' gli occhi come a provare a scrutargli l'anima, peccato che non sia così facile!

Cosa succede, Damon?”.

Io non ce la faccio più, Elena. Non riesco più a fingere che tra noi tutto funzioni in modo egregio, non riesco più a fingere che la mia attrazione nei tuoi confronti sia facilmente sormontabile e non riesco più a fingere che tu sia soltanto mia amica. Io non credo alla riduzione dell'amore in amicizia”.

Damon, ne abbiamo parlato. Sei stato tu a propormi di restare amici... non capisco...”.

Mentre mi lascio prendere da una leggere e insospettata crisi di panico, lui mi afferra delicatamente il volto con le mani. Nei suoi occhi potrei quasi specchiarmici, sono così azzurri da farmi dimenticare persino me stessa.

Elena, lo so che sono stato io e non voglio assolutamente che tu ti senta in dovere di cambiare nulla. Semplicemente mi sono reso conto che per me non è possibile. Io rispetto la tua decisione, ora chiedo soltanto che tu rispetti la mia”.

Ancora una volta non riesco a comprendere, qual è la sua decisione? Quella di abbandonarmi di nuovo? Quella di dimenticarsi di me? Quella di incrociarmi in un corridoio e voltarmi immediatamente le spalle?

Cosa intendi fare, quindi?”.

Andare via”. Lo dice con una semplicità tale che non riesco quasi a realizzarlo. Andare via, che sciocchezza mai è questa?! Il mio Damon non lo farebbe mai, lui non mi abbandonerebbe mai, da quando le nostre strade si sono incrociate lui è rimasto sempre al mio fianco, anche quando questo ha significato pagarne le conseguenze a livello emotivo.

An..an...andare dove?”. So che se mi guardassi allo specchio, m'imbatterei nell'immagine di una donna distrutta, incredula, arrabbiata.

Ho già parlato con Mason, ha accettato lo scambio. Lui verrà qui ed io passerò nella sede di Atlanta. Un po' un passaggio da succursale a sede, sede a succursale. Non so se mi spiego”.

Questa volta l'incredibilità viene sostituita dalla rabbia, la rabbia di chi è stato tenuto al di fuori di tutto.

Da quando macchinavi tutto questo?”. Le lacrime iniziano a sgorgare rapide sul mio viso e, nonostante i tentativi immani per cercare di trattenermi, non riesco a non sputargli addosso tutto il mio rancore e la mia frustrazione.

I suoi occhi mi scrutano tristi, esattamente come ogni volta in cui crede di farmi del male. La cosa che non sa, però, è che questa volta è diverso, che questa volta potrei non sopportarlo.

Dal giorno in cui ti ho chiesto di tornartene da Caroline. Poi, ho cercato di temporeggiare sperando di avere un buon motivo per cambiare idea, ma non è arrivato. Ricordati che ti amo, Elena e che non ti dimenticherò mai, ma ora è il tempo che io vada. Ma mi fido di te, la mia piccola azienda e nelle tue mani, nella tue e in quelle di Caroline, so che voi non mi deluderete....”

 

 

 

E' passata una settimana da quel giorno. Io e Care abbiamo trascorso una giornata intera a piangere dopo averlo salutato. Per un attimo ho addirittura pensato di potercela fare, dopo tutto non avrebbe potuto mancarmi in questo modo così pressante, ma evidentemente mi sbagliavo.

La mattina successiva mi sono svegliata e ho realizzato che mi sono illusa, illusa di poter vivere senza di lui, senza la sua amicizia, senza la sua influenza su di me.

Quante mattine mi sono svegliata pensando di poterlo superare, quante mattine ho cercato di rimettere in piedi il mio aspetto solo per cercare di rimettere in piedi la mia vita, quante mattine ho buttato di nuovo all'aria tutto crollando sul mio letto e sciogliendomi in lacrime per lui.

Sto facendo impazzire Caroline, Tyler, Stefan e sto buttando all'aria la mia vita, quella vita che con lui aveva un sapore diverso, più libero, più felice.

Come un film che ho già visto troppe volte, mi tolgo immediatamente la canottiera a righe, come per scacciare i ricordi che si imbattono contro di me.

Ed ecco un altro giorno che trascorrerò chiusa nella mia camera, un altro giorno in cui chiamerò Mason e gli comunicherò la mia indisposizione, un altro giorno in cui la mia vita ne pagherà le conseguenze.

 

 

 

Mi apposto dietro alla sua porta. Mi sono svegliata per il rumore dell'acqua nella doccia, ma non mi sono illusa, sapevo che sarebbe finita così, come se mi ritrovassi catapultata in un odiosissimo circolo vizioso che da giorni mi costringe a rivivere gli stessi momenti, le stesse terribili sensazioni.

La partenza di Damon è stata una doccia gelida un po' per tutti, per i suoi dipendenti che, nel bene e nel male, vedevano in lui il migliore alleato, per Tyler che lo considera molto più che un fratello e per me che, anche se a volte l'ho insultato, sopravvalutato, ignorato, non mi sono mai trovata a condurre la mia vita senza di lui al mio fianco. Ma per Elena tutto questo ha significato qualcosa di più. Non la riconosco, è come se con lui, avesse perso anche la sua gioia di vivere, le sue passioni, i suoi desideri più nascosti. E' come se non fosse più lei e questo mi spaventa.

Più volte Tyler ha provato a rassicurarmi, a dirmi che è un momento e che passerà, che non devo rimproverarmi nulla, ma non ce la faccio. E' come se sentissi di dover fare qualcosa, ma nonostante tutto qualcosa me lo impedisse.

Voglio bene ad Elena e farei di tutto per rivederla sorridere e, dal momento che Damon non vuole saperne di tornare, ho dovuto agire in modo diverso. A mali estremi, estremi rimedi!

Suonano alla porta, per la prima volta dopo giorni riesco anche a lasciarmi scappare un sorriso. Una bella donna che riconosco come Miranda Gilbert mi sorride dall'uscio.

“Signora Gilbert, grazie per essere venuta”. Ora sono più sollevata, so che nessuno potrebbe consolare Elena come la donna che l'ha fatta. Lei la conosce meglio di chiunque altro e, sono sicura, riuscirà a darle le risposte che aspetta.

“Grazie a Te, Caroline, sei una buona amica”.

 

 

Qualcuno ha suonato alla porta, ma non ho voglia di scoprire di chi si tratta. Probabilmente è Tyler che vuole avere notizie, magari buone notizie, ma anche questa volta se ne andrà via deluso.

Cerco di asciugare gli occhi con un lembo del lenzuolo, li sento gonfiarsi minuto dopo minuto. E mi manca il fiato, quasi come se avessi appena fatto una corsa di venti minuti in salita.

Bussano alla porta, questa volta alla mia. Non rispondo, non ho voglia di parlare con nessuno, tanto meno con Tyler e Caroline che, in quanto amici, soffrono come me, forse anche di più. Ma loro non sono ragazzini immaturi che hanno sempre avuto tutto dalla vita e che piangono come bambini quando si rendono conto che non tutto va come avevano desiderato.

Chi c'è fuori deve aver deciso che oggi è la giornata giusta, non interrompe il suo continuo bussare e quasi mi fa venire voglia di scappare dalla finestra.

La porta si spalanca, a quel paese il rispetto e la riconoscenza.

“Non voglio vedere nessuno. E' così difficile, da comprendere, cazzo!”.

“E pensare che ti ho lasciata che eri una principessa”.

Scatto a sedere come fossi una molla, non riesco a credere alle mie orecchie, probabilmente la lontananza da Damon mi sta facendo avere le allucinazioni.

“Mamma!”.

Si avvicina verso di me, bella esattamente come la ricordo ogni giorno.

“In carne ed ossa, tesoro”.

Scontro il mio sguardo con il suo, è così bella la mia mamma. E so che sta soffrendo, le mie lacrime sono come gocce di limone sulla sua pelle. Si siede vicino a me ed io mi lasco coccolare dalle sue braccia così fragili e dolci. Profuma di amore, di baci al cioccolato, di notti trascorse insieme davanti ad un camino, profuma di passato, ma anche immensamente di futuro, profuma di biscotti da poco sfornati e Domeniche mattina in cui andare in Chiesa diventa solo un pensiero indisponente. E' il profumo della mia casa, della mia famiglia, il profumo di tutte le cose giuste che ho fatto, quelle che, nonostante il tempo che passa, devono essere ricordate con il sorriso sulle labbra.

“Lui se ne è andato”.

“Così mi hanno detto”.

Tiro su con il naso, mi sento sbagliata, inutile, incosciente.

“Mamma, perchè mi sento così?”.

E' più facile chiederlo a lei, ha sempre la risposta giusta e sono sicura che anche questa volta mi riporterà sulla retta via.

“Ti senti così come?”.

“Come se non potessi più essere felice”.

Mia madre mi accarezza i capelli con la premura che solo lei riesce a metterci, la sento sorridere e anche io mi rassereno un po'.

“Ci si sente sempre male quando le persone si allontanano da te. Io stessa mi sono sentita morire quando tu sei partita, ma poi me ne sono fatta una ragione ed ero felice per te. E' giusto che tu ti sia rifatta una vita e un genitore questo lo deve accettare”.

“No, mamma. So che non si dice, ma quando ho lasciato voi, te, papà, Jeremy, Bonnie o Matt non sono stata così male. Certo, ho sofferto, ho anche versato qualche lacrima, ma non sentivo questo vuoto dentro. Damon era il mio migliore amico, lui mi capiva come nessuno ha mai fatto...”.

Mi lascio andare ad un pianto ancora più disperato, mia madre mi stringe sempre di più a sé ed io vorrei poter sparire in quell'abbraccio.

“Elena, ricordi quando ti leggevo i libri prima di andare dormire?”.

E chi se lo dimentica? Ero una bambina testarda, ostinata a rileggere sempre gli stessi vecchi libri. Annuisco.

“Il piccolo principe. Quello era il tuo preferito. Lo abbiamo letto all'infinito ed ogni volta mi chiedevi di chiarirti le idee su alcune frasi che non ti entravano in testa. Ogni anno, ogni giorno ti vedevo crescere e giorno dopo giorno ti vedevo pronta a comprendere le parole più difficili. L'essenziale è invisibile agli occhi, Elena”.

Alzo la testa per guardarla meglio negli occhi. Molte volte mi sono scontrata con questa frase, nei blog, nelle poste del cuore, persino nei giornaletti che lasciano in giro sulla metropolitana, eppure non mi sono mai soffermata a pensarci. Forse per la mancanza di tempo, forse per la mancanza di voglia. Eppure adesso mi sembra una frase scontata, impossibile da non comprendere. E forse riesco a capire anche ciò che vuole dirmi mia madre.

“L'ho avuto sotto gli occhi per così tanto tempo e non me ne sono mai accorta?”.

“Proprio per questo non lo hai mai capito. Lui era lì per te, era una cosa banale e scontata, non avrebbe potuto essere altrimenti. Adesso che lui non c'è, però, ti senti morire, come se non ci fosse ragione di svegliarti la mattina. Nel corso dei tuoi anni ho provato a spiegarti molte cose, volevo che fossi una ragazza informata, ricca di conoscenza e con la voglia di possederne sempre di più. Quando mi hai chiesto di darti una risposta a quella domanda, ho preferito tacere. Eri già una bambina molto perspicace, non sarebbe stato difficile fartelo capire, ma chi ero io per insegnarti l'amore? Avresti dovuto impararlo a tue spese, avresti dovuto godere della sua favola e piangere del suo dolore, ma avresti capito in fretta che senza amore non si vive.

Per te la vita ha riservato un percorso difficile, ti ha messo di fronte a situazioni complicate e tu, un po' per testardaggine, un po' per i tuoi sani principi, hai deciso di opporti. Ma ricordati, Elena, che spesso l'amore si fa sentire quando se ne va”.

La mia mamma. La mia dolce e saggia mamma. Lei sì che sa come prendermi, come entrarmi dentro e tirar fuori ciò che sento.

“Ma io amo Stefan. O almeno è ciò che credo”.

“Vedi. Un po' di tempo fa, precisamente l'ultima volta che ti ho visto, tu mi hai posto una domanda importante. Mi hai chiesto se è possibile amare due persone contemporaneamente e anche lì ti ho risposto che in amore ogni cosa è lecita, ma il tempo ti avrebbe smentito. E' arrivato quel momento che aspettavi, Elena, hai ricevuto la tua risposta”.

Osservo mia madre con gli occhi da cucciolo bastonato, vorrei prendere una bacchetta e tornare indietro nel tempo, in quel momento in cui tutto era più facile, in quel momento in cui l'amore era solo un bacio rubato tra i banchi di scuola da un bambino paffuto e con le guance arrossate, in quel momento in cui l'azzurro era solo il colore di un cielo estivo il giorno dopo la fine della scuola.

“Quindi, il mio amore per Stefan è in realtà un sentimento fantoccio?”.

“No, Elena. Non tutti gli amori sono destinati a finire, alcuni vivono in eterno, ma non riescono a ritrovarsi. Il tuo cuore ti ha guidato fino a qui, ti ha fatto capire che la vita senza Stefan è sopportabile, ma che quella senza Damon non è un'alternativa che è disposto ad accettare”.

“Non credo di aver dato molta retta al mio cuore, forse se l'avessi ascoltato non mi sarei trovata in questa situazione”.

“La ragione ti ha fatto fare il giro più lungo, ma alla fine testa e cuore camminano mano nella mano”.

Alzo lo sguardo verso mia madre. Di fronte a me, un'immagine quasi identica alla mia, solo con qualche ruga in più, segno del tempo che passa.

Mi appoggio a lei, beandomi del suo profumo di casa.

“Grazie mamma”.

“Di cosa, piccola mia?”.

“Se non ci fossi tu, non avrei mai capito di amarlo e, probabilmente, sarei ancora qui, schiava del mio tempo e delle manie di controllo sulla mia vita”.

“E invece Damon? Cosa c'è di così speciale in lui, da mettere a repentaglio la tua ordinata vita?”.

“Non saprei. Damon è un'esplosione di emozioni. Con lui riesco ad essere me stessa, non devo per forza fingermi qualcuno che non sono, perchè so che a lui vado bene così, che non rinuncerebbe mai a me per nessuno al mondo, esattamente come io non farei mai con lui”.

Non riesco quasi a credere di essere stata io a parlare, finalmente ho ammesso ciò che da troppo tempo mi portavo dentro e sono riuscita a raccontare in due parole ciò che provo con lui. Perchè, è vero, non ho rinunciato a Damon neanche quando Stefan mi ha pregato di farlo e solo ora riesco a capirne il motivo.

Mia madre appoggia una mano sui miei capelli e io, per la prima volta da giorni, mi sento libera e speranzosa.

“Sono felice che tu sia qui”.

“Sono felice che Caroline mi abbia chiamata”.

“E' adorabile, non è vero?!”.

“Già, ti vuole davvero molto bene”.

Mi allontano dalle braccia di mia madre per voltarmi verso la porta della mia camera.

“Forza, Care, so che stai ascoltando, entra pure”.

Come per magia la porta si spalanca lentamente e il visetto sorridente e buffo della mia amica spunta fuori un po' colpevole.

Allargo le braccia per accoglierla come meglio posso, lei si tuffa quasi su di me, provocandomi il primo vero sorriso dopo giorni e giorni di buio.

“Che bello vederti ridere di nuovo. Mi sei mancata tanto”.

Perdo il viso tra i suoi capelli e le chiedo mentalmente scusa per tutto il dolore che le ho inflitto. Rivedo ancora il suo finto sorriso mentre cercava di strapparne uno a me, rivedo i suoi occhi lucidi mentre Tyler la trascina con sé, intimandole di lasciarmi in pace, rivedo ancora le sue labbra tremanti ogni volta che il destino ci metteva alla prova con piccoli indizi della trascorsa presenza di Damon in quella casa.

“Scusa se come amica sono stata un tale fallimento”.

“Non dirlo neanche. Scusami tu per non essere riuscita a starti vicino come avrei dovuto”.

Continuiamo a stringerci sotto lo sguardo commosso di mia madre.

Dopo, non so, forse un quarto d'ora, Caroline si decide a lasciarmi e, un'inevitabile, quanto opprimente evidenza manda all'aria ogni mia aspettativa di felicità. Mia madre e la mia migliore amica sembrano essersene accorte, perchè si scambiano sguardi confusi, probabilmente temono che io sia affetta da disturbi da personalità multipla e che da un momento all'altro possa tornare a piangere disperata e a chiudermi in camera.

“Cosa ti succede, Elena?”. E' la mia amica a porre la domanda, è lei a guardarmi come se avesse di fronte una povera psicopatica con manie ossessive-depressive.

Alzo lo sguardo verso di lei, sono seriamente spaventata, la paura di non poterlo ritrovare.

“Io non so dove sia”.

Tirano un sospiro di sollievo, a differenza mia che, invece, vorrei nuovamente scoppiare a piangere.

Caroline sorride soddisfatta, poi tira fuori dalla tasca dei jeans il suo fedele i phone e compone un numero, tutto senza perdere l'entusiasmo che acquisito negli ultimi due secondi.

“Ma io posso scoprirlo. Tyler, abbiamo bisogno di te”.

Ed io mi sento strana dentro, soprattutto all'altezza dello stomaco, uno stomaco irritato da emozioni complicate, tristezza, rabbia e qualcos'altro a cui non saprei dare un nome, anzi, un tempo non avrei saputo dare un nome, ma che oggi riconosco come Amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!!!

ok, non uccidetemi. Forse è stato tutto un po' troppo veloce, ma nella mia testa Elena si è innamorata di Damon già molti capitoli fa, con il viaggio ad Atlanta (motivo per cui voglio farla ritornare lì), però aveva bisogno di scoprirlo e questo era l'unico modo per farlo, temendo di perderlo.

So che avevo promesso dei flashback sul passato dei protagonisti, ma ho pensato che questo dovesse essere il capitolo di Elena vs i suoi sentimenti... finalmente ce l'abbiamo fatta. Ci sono voluti solo 14 capitoli, 28rdicimila litri di lacrime versate, diverse crisi di panico da parte di Caroline, la partenza di Damon e l'arrivo di mamma Gilbert, ma ce l'ABBIAMO FATTA!!!!! Elena ha finalmente capito di essere innamorata di Damon, ma non ci ritroviamo al termine della storia, bensì all'inizio. Cosa succederà dunque? Come prenderà Damon la decisione di Elena? Come il passato busserà alla porta?

Il prossimo capitolo vedrà Elena volare da Damon, intanto a New York succederanno cose piuttosto complesse.

 

Ringrazio tutte coloro che mi seguono, che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite e continuano a recensire con una costanza tale da farmi sempre commuovere... grazie davvero....

 

Piccolo spoiler: l'arrivo di una donna sconosciuta farà perdere completamente le staffe ad Elena

 

 

 

 

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  • Would you fight for me? Di deea dee

  • Tra inferno e Paradiso di Delena85

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Capitolo 16
*** Se la vita fosse un film ***


Stringo per l'ennesima volta mio padre a me.

“Papà, mi sei mancato così tanto”.

Mi affido alla sicurezza delle sue braccia, quella braccia forti e sicure che mi hanno aiutata e sostenuta nel procedere dei miei anni, le stesse braccia che mi hanno fatto rialzare ogni volta che precipitavo al suolo, ma che mi hanno anche spesso punito con memorabili sculacciate irate, quelle braccia che ogni sera, quando sono triste e piango nella mia camera, avrei voglia di rincontrare.

Dopo tutto è lui il mio primo amore, il primo uomo che abbia mai amato, l'eroe che ho sempre contemplato, l'unico modello a cui aspiravo. Ora è più facile comprendere le parole di mia madre: l'amore non è sempre uguale, spesso si nasconde sotto forme e sfaccettature a cui noi stessi non possiamo arrivare.

“Mi sei mancata anche tu, piccola mia”.

“E' un peccato che però adesso vi dobbiate dividere”.

Mia madre ha sempre avuto un talento innato per rovinare i momenti più belli, ricordo quella volta che, pur avendomi assicurata che non sarebbe tornata a casa prima di tre ore, si era presentata alla mia porta nel clou della mia intimità con Stefan. Normalmente metto su il muso e mi scontro per questo sua antipatica abitudine, ma questa volta ha ragione lei, il nostro ritorno ad Atlanta ha una meta ben diversa.

“Damon, giusto?”.

“Damon”. Sorrido per il tono di voce utilizzato da mio padre. Quante volte, quando ero bambina, ha espresso il suo desiderio di non condividermi mai con nessuno, quante volte ho incontrato il suo sorriso forzato quando portavo a casa ragazzi nuovi, credo che ci sperasse davvero, ma poi, come ogni uomo sulla faccia della terra, ha trovato la rassegnazione, eppure sono convinta che, anche dopo tanto tempo, riserverà a chiunque arriverà una piccola punta di acidità.

“Cos'hai contro Damon? Pensavo ti piacesse”.

“Mi piaceva perchè non pensavo fosse interessato alla mia bambina”.

Scuoto la testa rassegnata nello stesso identico modo di mia madre. Per anni ho architettato piani folli per nascondergli le mie marachelle e, adesso, mi accorgo che mio padre è semplicemente un uomo e , in quanto tale, incapace di comprendere qualsiasi cosa se non ci sbatte il muso contro.

“Tesoro, smettila d torturarla. La nostra piccola ha una missione da compiere, ha un amore da riportarsi a casa”.

Ancora un po' commossa, saluto per l'ultima voltai miei genitori stringendoli forte tra le braccia e mi allontano con la promessa di ritornare presto. E chissà, magari non da sola.

Tiro fuori dalla borsa un foglietto rosa stropicciato con l'indirizzo di Damon. Come immaginavo si trova in un albergo, lo stesso albergo che ci ha ospitato qualche mese fa, lo stesso albergo in cui forse è iniziato tutto.

Mentre mi accomodo sul sedile posteriore del taxi, penso a quanto sia agitata in questo momento. Mi sento una ragazzina al primo appuntamento, lo stesso sguardo speranzoso e lo stomaco così contratto da non riuscire a buttarci dentro neanche un bicchiere d'acqua. Sento il cuore battere all'impazzata e il timore di non reggere è grandissimo, quasi quasi rimpiango il fatto che Tyler sapesse dove si nascondeva.

Uno dopo l'altro, metto in rassegna tutti i momenti vissuti insieme, quelli fatti di estrema complicità, quelli pieni di sorrisi e di attimi mancati e infine quelli più sbagliati, quelli che mi hanno stravolto la vita, quelli che hanno dato l'incipit alla parola “Fine”.

Quasi mi addormento cullata dal piacere di ciò che è stato, ma, soprattutto di ciò che sarà, perchè una parte di me non vede altra alternativa: io e Damon siamo fatti per stare insieme. Il problema è l'altra parte, quella parte più fastidiosa ma anche più concreta e razionale, quella parte che mi fa dire che il suo mondo non ruota per forza intorno al mio e che, forse, la sua decisione di allontanarsi da me potrebbe essere definitiva.

“Signorina, siamo arrivati”.

Mi risveglio dal mio leggero torpore, pago il mio conto ed esco dalla macchina ritrovandomi di fronte il bellissimo ed imponente albergo che mi ha ospitato tempo fa. Sorrido soddisfatta mentre alzo gli occhiali rotondi sopra la testa, mi sento una ragazza di campagna che si improvvisa diva per un giorno soltanto.

Una volta dentro, riconosco alcuni volti, fattorini, camerieri, portieri e anche donne delle pulizie, tutte persone estremamente cordiali che sono riuscite a rendere migliore la mia presenza qui.

Sorrido verso il ragazzo alla reception, impacciato e intimidito come al solito. Più di una volta, Damon mi ha preso in giro, ipotizzando un possibile suo interessamento nei miei confronti.

“Josh, è bello rivederti”.

“Signorina Gilbert! Sapevo che l'avrei rivista”. E' allegro, esattamente come me lo ricordavo.

“Quante volte ti ho detto che non devi darmi dal lei. Sono Elena, Elena e basta”.

Gli sorrido ammiccante, forse un po' troppo per una che sta andando ad elemosinare amore da un uomo che ha ferito e straziato.

“Stai cercando il signor Kallaghan, giusto?!”.

“Giusto”. Tiro un sospiro di sollievo, questo significa che Tyler non si è sbagliato, o meglio, Damon non ha bluffato. Questo mi fa credere che forse il suo desiderio di non essere trovato non fosse poi così reale.

“Già. Mi piacerebbe fargli una sorpresa”.

“Sai che non posso, vero?!”.

“Lo so, ma è una questione di vita e di morte”. Cerco di sfoggiare uno dei miei sguardi da cucciola e, non voglio dirlo ad alta voce, ma sembra quasi funzionare.

“Eh va bene, ma, ti prego, non farmi scoprire o è la fine”.

Mi bacio con allegria le dita, gesto inequivocabile che simboleggia la mia promessa.

Afferro le chiavi di scorta che Josh mi ha ceduto un po' controvoglia, lanciandosi occhiate spaventose in giro.

“Elena...”.

Mi volto sperando vivamente che non abbia cambiato idea.

“Sapevo che sarebbe nato qualcosa. Tra te ed il signor Kallaghan, intendo”.

 

 

 

L'albergo è enorme e, senza la presenza guida di Damon, sembra addirittura più incasinato della prima volta.

Rinuncio a prendere l'ascensore, non ho tempo ed il desiderio di vederlo è talmente forte da farmi quasi male.

Raggiungo il terzo piano, mi ricordo della presenza di un monta carico esterno alla fine del corridoio. Mi guardo agitata allo specchio e quasi non mi riconosco. Il mio volto è radioso, nulla a che vedere con la ragazza frustrata di poche ore fa, i miei capelli sono lisci e lucenti, nessun nodo pronto a vendicarsi della mia trascuratezza e il mio look è decisamente diverso da ciò che Damon reputa affascinante. Cavolo, con la fretta di raggiungerlo, ho prestato pochissima attenzione ai vestiti ed ora mi ritrovo con uno short di jeans troppo corto su un paio di collant bicolore e una t- shirt blu senza significato. Inizio ad andare in paranoia, cerco di sfilare velocemente dal trolley il giubbotto di pelle nera, so per certo che Damon apprezza particolarmente lo stile dark.

Quando le porte si aprono, sento il cuore battermi contro il petto. Certe volte nella tua testa tutto appare estremamente facile, poi, ti ritrovi davanti alla realtà, e ti senti maledettamente insicura, incapace di credere che tutto possa andare secondo i piani.

Cerco di prendere un respiro profondo, io sono Elena Gilbert, non posso tirarmi indietro, non adesso che ho finalmente capito di cosa sia in cerca il mio cuore.

Avanzo lentamente verso la stanza 1112, per l'esattezza l'ultima del corridoio. Come al solito Damon non può fare a meno dello sfarzo che solo un attico può offrirgli!

Inserisco debolmente la carta e la porta si spalanca di fronte a me. Un appartamento molto simile a quello in cui ho abitato qualche mese fa mi si pone d fronte, facendomi scappare un sorrisetto nervoso. Metto con estrema lentezza un piede oltre l'entrata, mi sento uno di quei mostri a cui non è concesso attraversare l'uscio se non vengono invitati, lo avevo letto in un libro di vampiri, uno di quei libri che, ovviamente, Damon aveva prontamente bocciato.

Cerco di respirare l'aria che mi circonda, quasi a cercare un po' di lui in questa stanza. Come mi aspettavo è tutto immacolato, decisamente più ordinato di quando condividevamo la sua casa newyorchese. E' come se non riuscissi a riconoscerlo, è come se fossi in grado di respirare solo la sua assenza, come se fosse tutto troppo glaciale per ospitare il suo carattere così focoso e irrazionale. Vengo colta da un rapido senso di angoscia, una sensazione anonima e sconosciuta che mi porta a pensare che da qui a poco qualcosa di terribile accadrà

“Damon”.

Inizio a girare per tutte le stanze chiamando il suo nome quasi supplicante, ma lui non risponde.

“Damon ci sei?”. Forse è ancora al lavoro, non so bene come funzioni qui.

Quando mi avvicino al bagno e sento lo scrosciare fastidioso dell'acqua sul marmo mi rassereno un po': lui sta bene. Ora devo solo preoccuparmi di ciò che devo dirgli e devo farlo prima che decida di tornare a New York per sbrindellare Tyler in milioni di pezzettini. Sorrido all'idea della sua faccia al momento della mia vista.

Mi riscuoto dai miei pensieri nel momento in cui il getto si interrompe. Il cuore ricomincia a suonare un assolo alla Eric Clapton e la mia testa mi invita a riprendere l'ascensore e scappare, ma le mie gambe molli non me lo permettono.

Damon apre la porta lasciando uscire parecchio vapore e un po' di baccano per la musica leggera che si diffonde dal bagno.

Mi alzo immediatamente dalla poltrona rivestita in seta che avevo scelto come mia compagna di avventure e rimango rigida e impacciata di fronte all'antibagno.

Un asciugamano bianco fa il suo ingresso nella stanza, ma il mondo mi crolla addosso quando mi rendo conto che di fronte a me non c'è Damon, bensì una donna affascinante e sensualissima con i capelli rossi e un fisico da mozzare il fiato.

Mi sento invadere da una strana sensazione, rabbia, mista a delusione, dolore, sfinimento, mi aiuta, però, a recuperare le forze, mi sento invasa da un'energia che non credevo di possedere. Sono pronta a mettere sotto sopra il mondo intero: dovrei forse chiamarla gelosia?

D'altronde speravo davvero che Damon mi aspettasse per sempre? Per quanto i suoi sentimenti per me potessero essere forti, devo mettermi in testa che il mio atteggiamento ha lasciato intravedere solo una bambina viziata non in grado di prendersi le proprie responsabilità, nulla a che vedere con la maturità seducente della donna che ho di fronte.

“E tu chi saresti?”.

Il suo tono di sufficienza fa uscire un lato della mia personalità che io stessa non conoscevo e che, a dir la verità, un po' mi spaventa. Mi sento invadere da una rabbia feroce, so che metterei a soqquadro ogni singolo oggetto presente in quella stanza. Come osa parlarmi in questo modo? Come osa trattarmi con questa aria di superiorità? Lei non mi conosce, non conosce Damon, non conosce noi due insieme. Lei non lo merita e forse non lo merito neanche io.

“Tu chi saresti?”.

Metto parecchia enfasi sulla prima parola e mi rendo conto che, in effetti, non sono io quella che dovrebbe fare domande. E' lei ad essersi ritrovata in casa una perfetta sconosciuta, non posso mica pretendere che Damon le abbia mostrato le mie foto durante le loro notti infuocate. Ingoio a vuoto, del tutto infastidita da questo mio ultimo pensiero.

“Ehm... ok, chiamo la sicurezza. Adesso mi sentono”.

“Dov'è Damon?”.

“Come conosci Damon, ragazzina?”.

“E non chiamarmi ragazzina. Chi diavolo credi di essere? Credi davvero che Damon voglia mettere in piedi una relazione seria con te? Sei solamente una delle tante puttanelle con cui decide di trascorrere la notte. Quando si stuferà di te, ti inviterà a preparare le valigie e ti spedirà nuovamente a casa tua. E' fatto così, è incapace di provare sentimenti. E di sicuro, il fatto che tu abbia almeno quindici anni più di lui, non ti annovera il diritto di sentirti diversa”.

Mi sento uno schifo, non solo ho fatto passare Damon come il puttaniere di turno, incapace di provare ogni genere di sentimento, ma ho anche appena dato della poco di buono ad una donna che non conosco, per giunta molto più grande di me. Però questa non sono io, è la mia gelosia a parlare ed io non sono in grado di porle un freno.

In questo momento sono arrabbiata, arrabbiata con lei per i dieci centimetri con i quali mi sovrasta giunonica e per quelle stramaledette labbra carnose, arrabbiata con lui perchè non ha perso tempo, perchè mi ha illuso di non poter vivere una vita senza me, perchè mi ha abbandonata per gettarsi tra le braccia della prima arrivata e sono arrabbiata con me stessa per avergli lasciato il tempo di guardare avanti.

“Come diavolo ti permetti? Adesso direi che stai esagerando. Esci fuori di qui se non vuoi che ti denunci”.

“Io non vado da nessuna parte. Non se prima non mi dici dove posso trovare Damon”.

Cerco di usare un tono minaccioso, che per nulla mi compete, ma lei non sembra assolutamente intimorita, anzi, se prima mi guardava con fare irritato, ora, il suo viso ha assunto un ghigno beffardo, tipico delle donne del suo rango.

“Dio mio, credi seriamente che un tipo come Damon possa interessarsi ad una come te? Quanti anni hai, diciotto? Diciannove? Credimi di tipi come lui ne è pieno il mondo, nei vari anni ne ho conosciuti molti e credimi una ragazzina viziata, ossessiva ed impertinente sono l'ultima cosa che vanno a cercare. Ascolta un consiglio, tornatene a giocare con le bambole e smetti di importunare gli adulti”.

Una furia improvvisa si impossessa di me. Sento il sangue ribollirmi in testa e non è tanto per le parole poco carine che mi ha rivolto, dopo tutto me le meritavo, ma per avermi fatto mettere in discussione il fatto che veramente un tipo come Damon potesse essere innamorato di me.

Sento di aver perso completamente il contatto con la realtà, come se ogni fibra del mio corpo si rivoltasse al mio volere e, dicendo addio all'Elena composta e razionale, mi avvento disperatamente sulla donna.

 

 

 

Entro fischiettando nell'albergo come ogni giorno, ma è tutta scena, da troppo tempo ormai non sento il desiderio di ridere, ma è la mia maschera, perciò devo onorarla.

Aggiusto il giubbotto nero sulla t-shirt bianca e saluto i volti più noti che incontro sulla mia strada.

“Ciao, Josh”.

Il ragazzo della reception alza una mano, sul viso un sorriso sornione, decisamente anonimo per uno come lui.

“La 1114, grazie”. Ricambio il sorriso del gentile ragazzo, devo ricordarmi di lasciargli una mancia più alta.

Mi dirigo verso l'ascensore. E' tutto troppo spento, vivo una vita che non mi appartiene, un'esistenza che non voglio, che non ho mai voluto. Mi manca la mia casa, la mia città. Mi mancano i miei amici e mi manca soprattutto la donna che amo.

Ricordo lo sguardo vuoto di Elena quando mi ha stretto tra le braccia l'ultima volta, quella volta in cui il mio cuore le ha dato il suo addio per sempre. L'ennesima bugia, il mio cuore è suo, non ha senso fingere che smetterà di esserlo.

Dopo quasi dieci minuti, tra andirivieni vari, l'ascensore decide di lasciarmi al mio piano.

Attraverso tutto il corridoio, sorprendendomi dei rumori che sento. Normalmente è sempre tutto tranquillo, decisamente troppo monotono, oggi invece sento voci che non riconosco scontrarsi senza troppi complimenti.

Più mi avvicino alla mia camera, più le voci mi raggiungono stizzite. Ma questa volta riesco a riconoscere qualcosa, qualcosa di famigliare, forse troppo famigliare.

Scuoto velocemente la testa, ultimamente i sentimenti hanno iniziato a farmi andare fuori e poi si sa che sentire le voci è il primo sintomo che sta ad indicare che qualcosa non va. Possibile che mi manchi così tanto da vederla in ogni volto che incontro, in ogni sguardo che incrocio, in ogni azione che compio?

Attraverso più velocemente le altre porte, ho bisogno di dormire, di provare a non pensare, di obbligarmi a distrarmi.

Lancio un'occhiata alla porta adiacente alla mia camera, quella da dove provengono le voci. Due donne stanno litigando, la storia inizia a farsi interessante!

Torno un attimo sul pianeta terra, mi rendo conto che di fronte a me, ancora in asciugamano, probabilmente dopo un rilassante bagno, Sheila sta litigando con una ragazza dai capelli scuri. La sua voce, la sua schiena, il suo modo combattivo di muovere i capelli mi fanno pensare ad un'unica persona. Perdo dieci anni di vita. Elena si agita, gesticolando, Sheila le dedica sguardi adirati e scocciati.

“E non chiamarmi ragazzina. Chi diavolo credi di essere? Credi davvero che Damon voglia mettere in piedi una relazione seria con te? Sei solamente una delle tante puttanelle con cui decide di trascorrere la notte. Quando si stuferà di te, ti inviterà a preparare le valigie e ti spedirà nuovamente a casa tua. E' fatto così, è incapace di provare sentimenti. E di sicuro, il fatto che tu abbia almeno quindici anni più di lui, non ti annovera il diritto di sentirti diversa”.

Elena è così sincera e spontanea nel pronunciare questa frase che mi fa quasi stare male, maledettamente male. E' questo dunque che pensa di me? Che sia semplicemente un povero stronzo che usa le ragazze come oggetto di piacere? Ok, forse è ciò che ho fatto per troppo tempo, ma pensavo che lei, con la sua semplicità e la sua irrinunciabile vocazione al martirio, fosse in grado di leggermi dentro, di attribuire un significato diverso anche al mio più riprovevole atteggiamento.

“Dio mio, credi seriamente che un tipo come Damon possa interessarsi ad una come te? Quanti anni hai, diciotto? Diciannove? Credimi di tipi come lui ne è pieno il mondo, nei vari anni ne ho conosciuti molti e credimi una ragazzina viziata, ossessiva ed impertinente sono l'ultima cosa che vanno a cercare. Ascolta un consiglio, tornatene a giocare con le bambole e smetti di importunare gli adulti”.

Forse è il tempo di smettere di pensare e agire prima che la situazione degeneri, il problema è che non so cosa far, non so come comportarmi e, soprattutto, non so se ho davvero voglia di rivederla. Dentro di me, maledico Tyler e la sua incapacità cronica a non tenere la bocca chiusa.

Mi sento svuotato, eppure Elena riesce anche a strapparmi un sorriso, è irriconoscibile, ha tirato fuori una grinta che neanche pensavo possedesse, quasi dimentico la delusione delle sue ultime parole.

Sheila, come al solito, non risparmia niente a nessuno, la conosco abbastanza da sapere che non si lascerà intimidire da nessuno, meno che mai da una giovane ventiquattrenne con manie di grandezza.

Mi decido ad entrare prima che Elena faccia una brutta fine, non prima di chiedermi il motivo per cui quelle due stiano discutendo per me.

Non faccio in tempo a muovere i primi passi, che l'uragano Elena si scaglia rabbiosamente sulla rossa che la osserva curiosa e scandalizzata. Con fare non troppo educato, Elena la spintona continuando a chiederle dove trovarmi, la donna, però, non sembra ascoltarla e la minaccia di chiamare i rinforzi.

La mia piccola tigre continua il suo interrogatorio così fisico, cercando di divincolarsi dalla presa dell'altra sulle sue mani, per cercare di allontanarla.

“Dimmi dove posso trovare Damon, dopo di che tornatene pure al primo palo da cui ti ha raccolta”.

Per la prima volta in vita mia, sento il sangue colorarmi le guance e non solo perchè Elena sta insultando la donna più importante della mia vita, dopo di lei ovviamente, ma perchè è davvero convinta che tra me e lei ci sia qualcosa.

Con fare svelto, l'afferro per la vita cercando di allontanarla da Sheila. Lei si divincola furente dalla mia presa, lanciandomi fragili calcetti sugli stinchi. Gioca sporco la ragazza!

“Elena, sono io, calmati per favore. Respira a fondo, prenditi una camomilla, fatti somministrate un tranquillizzante, ma ti prego torna in te”.

La vedo voltarsi con uno sguardo ricco di sgomento, quasi come se la mia voce la avesse risvegliata dallo stato di ferocia in cui si trovava. Il suo viso prima si distende in una leggera smorfia di sollievo, poi si accartoccia in un ghigno più crudele di quello che ha dedicato alla sua avversaria.

“Tu...”.

“Mi stavi cercando, no?!”. Incredibile, Damon Kallaghan spaventato da una donna, forse perchè lei non è una donna come le altre.

“Sì, perchè volevo darti questo”.

Mi colpisce con un ceffone in pieno viso, poi si allontana correndo nel corridoio. Sono decisamente sbalordito, non la riconosco e mi fa quasi paura. Mi massaggio un paio di volte la guancia e rivolgo uno sguardo di scuse alla “puttanella”.

“Damon, credo che tu mi debba delle spiegazioni”

Vedo affondare con lei tutte le mie aspettative per il futuro, ma al momento Elena è più importante.

“Perdonami Sheila, non si era mai comportata così. Appena posso ti spiegherò ogni cosa, però adesso devo andare”.

 

 

 

Corro disperata per tutto l'albergo.

Sono arrabbiata e ferita da me stessa, non mi sono mai comportata così, ho letteralmente assalito una persona e ho tirato uno schiaffo a Damon, non ricordo di essere stata mai così violenta.

Ripenso all'uomo che amo, a quegli occhi azzurri come il mare che mi guardavano, sprigionavano divertimento, ilarità, ma anche sgomento e incredulità, cose che, però, messe insieme non possono mai condurre ad una storia d'amore. Già, perchè un uomo come lui non dovrebbe ridere alla vista della propria donna, dovrebbe morire di piacere ogni volta che i loro sguardi si scontrano, dovrebbe desiderarla nell'attimo stesso in cui i loro occhi si incrociano, dovrebbe innamorarsi ogni attimo del suo modo di fare ammiccante, delle sue labbra carnose, del suo décolleté abbondante e seducente.

Solo nei film accadono i miracoli, solo nei film un uomo affascinante e sicuro di sé come Damon può finire per innamorarsi di una ragazzina in short, troppo gelosa ed indecisa per competere con tutte le vere donne che gli girano intorno.

Mi siedo su un muretto del cortile con le mani tra i capelli e la voglia di crearmi una fossa per immergermici dentro.

Sento delle gocce accarezzarmi pungenti i capelli, in una situazione normale avrei cercato riparo ovunque, oggi non ho voglia neanche di pensare. Sono completamente in balia di ciò che è successo, ci penso e ci ripenso con la speranza di tornare indietro e poter cambiare qualcosa.

Alzo gli occhi verso il cielo, è grigio, arrabbiato esattamente come il mio cuore.

Se la vita fosse come un film, ora alzerei lo sguardo e vedrei Damon correre verso di me, la maglia bagnata ed i capelli appiattiti sulla fronte, non mi chiederebbe chiarimenti per il mio comportamento, penserebbe solamente a dichiararmi il suo amore. E allora potremmo baciarci, uno di quei baci a 360 gradi, quei baci che fanno girare la testa a chiunque li guardi perchè la telecamera non smette di volteggiare tra i due innamorati. Poi, una volta staccati, ogni cosa tornerebbe al posto, io e lui potremmo guardare insieme il nostro futuro, la rossa nella camera scomparirebbe così come è apparsa e il cielo potrebbe aprirsi alla più bella giornata di sole degli ultimi vent'anni.

Già, ma la vita non è un film ed io sono solo una stupida che crede ancora nelle favole. Io non sono Cenerentola e Damon, per quanto bello e affascinante, non è il mio principe azzurro.

Mentre cerco di trovare la forza per tornare a casa, dei passi veloci e bagnati mi si avvicinano fastidiosi. Non faccio in tempo ad alzarmi, che la figura di Damon appare bella e spietata davanti ai miei occhi. Sento il cuore accelerare il suo percorso mentre lo osservo, così bello e dannato da fare invidia a qualsiasi uomo sulla faccia della terra, sexy e intrigante da mandare in tilt ogni donna presente su questo mondo.

La t-shirt chiara gli segna in modo preciso ogni maledetta riga degli addominali e i capelli, tutti scompigliati, donano ai suoi occhi una luce totalmente nuova, se possibile più seducente.

Rischio quasi di perdere me stessa in quelle pozzanghere e realizzo solo verso la fine che non può andare così, che non posso dimenticare ciò che è appena successo, la mia sfuriata, il suo tradimento, la nostra storia che è finita prima ancora di iniziare...

“Che cosa vuoi, Damon?”.

“Cosa voglio io già lo sai, è cosa vuoi tu che non ho ancora capito”.

Avevo quasi dimenticato tutti i discorsi preparati, un elenco infinito di parole per cercarlo di riportarlo da me. Ma adesso che senso avrebbe? E se si fosse accorto che non è questo ciò che vuole. Che cerca avventura, lussuria, sregolatezza e che non gliene importa niente di una donnina di buona famiglia con cui mettere su i presupposti per un futuro?

“Vorrei non aver visto ciò che ho visto”.

“Ovvero? Cosa avresti visto? Perchè tu, Elena, non sei famosa per la tua inspiegabile perspicacia”.

Lo fulmino con lo sguardo, non è esattamente il genere di risposta che mi sarei aspettata e questo mi infastidisce al quanto.

“E vediamo, cosa avrei visto che in realtà non c'...”.

non faccio in tempo a concludere la frase che le sue labbra si avventano su di me, facendomi riscoprire la dolcezza del suo bacio, quel ricordo così vicino nel tempo, eppure così lontano. Senza pensarci una seconda volta, affondo la mie dita nei suoi capelli neri e mi sento a casa. Le nostre lingua giocano per noi, incontrandosi e scontrandosi come macchinine impazzite al luna park. E' come se tornassi a respirare dopo una marea di tempo trascorso ad annaspare, a perdere la mia vita, per la disperata ricerca della sua.

Più le sue labbra ispezionano le mie, più il tempo e lo spazio perdono la loro importanza. Esistiamo io e lui, due anime avverse che la vita ha portato ad incrociarsi.

Ci vogliono parecchi minuti prima che riprenda coscienza di me, del mio ruolo in tutta questa storia e così, un po' timida, lo allontano.

Damon mi scruta con lo sguardo sconvolto di chi è tornato alla vita reale dopo settimane di relax trascorse in chissà quale isola paradisiaca dalle acque cristalline.

“Tornatene dalla tua ragazza”. Enfatizzo ironicamente l'ultima parola, il dolore è ancora lì da qualche parte.

“Sei piuttosto acida per essere la stessa che mi ha lasciato andare via qualche giorno fa, non riuscendo a decidere tra me e mio fratello”.

La sua frase mi fa sentire più stupida di quanto lo sia realmente. Dopo averlo tenuto sul filo del rasoio per mesi, mi permetto anche a ricomparire nella sua vita, indignandomi anche perchè lui la sta portando avanti.

“Sono un'idiota”.

“Questo l'ho sempre saputo”.

Scuoto debolmente la testa. “Scusa se ho voluto vantare diritti che non avevo su di te. Sono stata un'egoista”.

“Perchè sei qui?”.

Il suo sguardo diventa grave, bello come non lo avevo mai visto.

“Non avrei dovuto venire”.

“Per favore, Elena, non farmi impazzire come il tuo solito. Non sei venuta qui per un giro turistico, immagino, credo che tu sia qui per parlarmi... avanti, ti ascolto”.

Si scompiglia i capelli con una mano, sul viso un'espressione così abbattuta da farmi quasi tenerezza. E' arrivato il momento, quello in cui aprirmi completamente, quello in cui essere sincera almeno un'ultima volta.

“Sono venuta qui per dirti che: l'essenziale è invisibile agli occhi”.

“Lungo viaggio per una frase che posso leggere in un libro”.

Mi scappa un sorriso, può passare il tempo, ma lui resterà sempre il mio Damon.

“Infatti non sono venuta a dirla a te, dovevo solo ripeterla a me stessa, e volevo farlo con te di fronte”.

E' chiaramente confuso e questo mi fa pensare a mio padre qualche ora fa, è proprio vero che le donna hanno una marcia in più.

“Quest'ultima settimana mi ha aiutato a comprendere tante cose, tante cose a cui prima non avrei dato importanza. Mi sono resa conto che nella vita alcune cose sono fondamentalmente certe, altre, invece, ti mettono perennemente alla prova, ti spingono a prendere decisioni che non avresti mai preso, ti induco a mettere in discussione ogni certezza. Una di quelle cose sei tu, Damon. Tu non eri scontato, sei entrato nella mia vita all'improvviso, ma non sapevo quanto ci saresti rimasto. Mi hai costretto a mettere in dubbio anche me stessa e mi hai fatto prendere decisioni di cui solamente adesso mi pento. Tu mi spaventavi, il tuo modo di fare, la tua vita diversa mi hanno fatto credere di essere sbagliata, ma non mi rendevo conto che l'unico sbaglio che ho fatto è stato lasciarti andare.

Sono solo una bambina viziata, questo lo so, ma questa bambina ha bisogno di te per crescere, per diventare una donna”.

Lo osservo mentre cade in una specie di trance, non parla, non mi guarda, sembra essersi perso nei meandri di chissà quale paese sperduto.

“Qualche tempo fa mi dicesti che io ero la tua debolezza, beh, in questo caso è diverso, tu sei la mia unica forza in questo mondo di matti. So che solo con te posso diventare una persona migliore e non mi importa se tu credi di essere un essere spregevole, io non ho mai trovato nessuno come te, tu sei...”.

Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, Damon interrompe i miei lunghi sproloqui con un bacio, un bacio più appassionato di prima, più potente di qualsiasi altra cosa al mondo.

Un po' più rassicurata, ricambio con foga, con passione, cercando disperatamente ogni contatto con il suo corpo. Stringo gli occhi per le gocce fastidiose che mi fanno bruciare gli occhi, ma non mi allontano da lui neanche di un millimetro. Questa volta è Damon ad interrompere i miei deboli gemiti contro la sua bocca. Lo sento sorridere e vedo scoprirsi i suoi perfetti denti bianchi.

Mi allontana con una mano sulla spalla, ma non mi spaventa, il suo sorriso riuscirebbe a tranquillizzarmi anche in una serata di tempesta, mentre sono intrappolata in macchina nel pieno del south bronx.

“Aspetta, prima che mi illuda per l'ennesima volta, tu sei veramente venuta qui per me? Per stare con me? Me e me soltanto?”.

Sorrido per il suo sgomento, in questo momento mi sembra piccolo ed indifeso, così diverso dall'immagine che si è creato, così poco conforme al suo ruolo di duro multiproprietario. Con un gesto spontaneo e delicato gli accarezzo la guancia destra un po' pungente per la leggere barba incolta. I suoi occhi, puntati come due fari dentro i miei, sono leggermente dilatati per la sorpresa e mi sembra di non aver visto nulla di più bello al mondo, nulla di più semplice e perfetto.

“Ti amo, Damon”. E' un sussurro, quasi si confonde con il frastuono del vento sugli alberi, ma viene dal profondo del mio cuore, quel cuore che ormai da tempo gli appartiene.

“E Stefan?”.

“Vorrò sempre bene a tuo fratello, è stato l'uomo più importante della mia vita, l'uomo a cui ho dato me stessa per anni e nonostante nell'ultimo periodo si sia comportato come si è comportato, non potrò mai avercela con lui. Stefan è stato un pilastro nella mia vita, mi ha aiutata, ha combattuto per la ragazza che ero, la ragazza timida e imbranata che era innamorata di lui e l'ho amato per questo, ma ora le cose sono cambiate, io sono cambiate. Il mio cuore segue ragioni a cui io non posso oppormi, tu sei la mia ragione. E forse sarà complicato, forse ci scontreremo giorno e notte, forse arriveremo anche a tirarci oggetti addosso, ma io voglio provarci, voglio non dovermi voltare indietro un giorno e dovermi rammaricare per non aver dato retta al mio cuore. Voglio stare con te, voglio provarci e voglio dimostrarti che si può fare”.

 

 

 

Mi viene difficile parlare e per uno come me è davvero una cosa che non succede così spesso. Quando ho visto Elena in quella stanza tutto mi sarei aspettato, tranne le parole appena pronunciate. Mi ha dichiarato il suo amore, il suo desiderio di condividere questa parte della sua vita con me, di provare a costruire qualcosa insieme. Un piccolo passo verso l'infinito, insomma.

“Credo che tu non abbia bisogno da conoscere il mio punto di vista, credo di averti amato dal primo momento che ti ho vista, da quando me la ridevo per i tuoi atteggiamenti da ubriaca frustrata. Ti amo, ti ho sempre amata”.

L'avvicino leggermente per stringerla in un abbraccio, quello ufficiale, ma lei mi osserva spaesata ed impaurita. Il mio cuore accelera di qualche battito, con lei non si può stare mai tranquilli e nulla può essere dato per scontato. Alzo gli occhi interrogativo e la invito silenziosamente ad esporsi. Si morde nervosamente le labbra, gesto consueto che ho imparato ad amare e spesso anche ad odiare, poi sorride bonariamente e si decide a rivelarmi le sue ansie.

“La donna in camera...”.

Già, mi ero quasi dimenticato di Sheila. Ricambio il suo sorriso terrorizzato con uno mio molto più sicuro e disonesto.

“Già, Sheila”.

La vedo arrossire di rabbia ed una sensazione inesplorata di piacere cresce dentro di me.

“Ok, se è stato solo sesso, sono pronta a passarci sopra e fingere che niente è successo”.

“Ehi, teoricamente dovresti essere tu quella da perdonare. Hai completamente perso la testa!”.

Mi diverto a farle perdere la pazienza, mi osserva come una bambina arrabbiata con il papà sopo essere stata sgridata.

“Scusami tanto. Non volevo offendere la tua amichetta. Non pensavo fosse così importante”.

Ok, la cara e dolce Elena, quella che è venuta qui a pregarmi di tornare da lei è svanita nella nebbia vaporosa di Atlanta.

“Calma, non mi sto arrabbiando con te. Dico solo che certe volte mi sembra di non riconoscerti più. Non sei il tipo che offende con la stessa facilità con cui Caroline critica i vestiti di tutte le donna dell'alta borghesia newyorchese!”.

“Non fa ridere, non fa ridere neanche un po'. E poi quella stronza mi ha dato della bambina, ha addirittura insinuato che un tipo come te non potrebbe mai stare con una come me, mi sono sentita offesa”.

Le passo una mano sulla spalla e le bacio il capo con profonda dolcezza e devozione. Poi prendo le chiavi della mia camera dalla tasca e le lascio penzolare davanti ai suoi occhi.

Mi osserva senza comprendere il mio gesto ed io sorrido di fronte a quell'espressione non proprio intelligente.

“Mi vuoi dire cosa significa o devo indovinare?”.

“Guarda il numero”.

“1114. E allora?”.

“E allora perchè tu urlavi come un'ossessa contro la signora della 1112?”.

La vedo arrossire di colpo, le sue guance si tingono di quella tonalità cremisi che quasi avevo dimenticato, ma che dentro di me ho sempre venerato.

“O mio Dio. Dunque, chi avrei insultato, esattamente?”.

“Intendi la stronza, puttanella come tutte quelle che Damon si porta a letto?”. Mi dedica uno sguardo di scuse che ricambio un po' acido: meccanismo di autodifesa o meno, sono parole che mi hanno ferito, ma sono sicuro che non le pensasse davvero.

“Quella donna che hai molto elegantemente accusato di essere venuta a letto con me, è niente meno che Sheila Skeeter, emblema del New York Times, perla nera di tutti gli Stati Uniti, mia, ormai non più probabile, alleata nella fusione della Kallaghan Daily con la Skeeter Today. Ma adesso come adesso, immagino che non veda di così buon occhio una nostra possibile collaborazione”.

“E perchè si trovava in camera tua?”.

“Perchè il tuo amichetto della reception non ha controllato i registi con il cambio di stanza della scorsa settimana. Ricordami di non lasciargli mai più mance”.

 

 

 

Mi sento sollevata dal peso che gravava sul mio stomaco. E' vero, oltre all'essermi comportata come una bambina con manie di protagonismo, ho anche insultato un pezzo grosso della Stampa americana, ma sapere che Damon, in questi giorni, ha pensato solo a me e a me soltanto, per quanto molto egoistico, è il pensiero più felice che mi volteggia nella testa.

“Mi perdonerai mai?”.

“Non credo. Ma suppongo che nel tempo che trascorreremo insieme tu possa comunque alleggerire la tua pena”.

Affondo anima e corpo nel suo abbraccio e respiro a pieni polmoni il suo profumo. Mi è mancato immensamente.

Beh, se la mia vita fosse un film, forse adesso i clacson avrebbero smesso di suonare, le macchine di girare, io non avrei mai insultato una delle più grandi giornaliste americane, Damon non mi avrebbe messo in imbarazzo con domande a cui ho faticato rispondere ed una giornata di primavera avrebbe rischiarato i nostri i cuori innamorati. Ma la vita non è un film e sono contenta, perchè, forse, non avrei potuto essere più felice di così.

 

 

 

 

 

 

 

New York, 20 Febbraio 2012

 

 

 

 

Caroline assapora con estremo gusto il suo cocktail colorato, quasi in tono con il vestitino floreale azzurro. Osserva con molta attenzione il suo interlocutore, lo trova bello, forte, intelligente, un ragazzo che non si potrebbe fare a meno di amare. Purtroppo, però, non è stato così facile, più che altro non è stato facile dimenticare.

Lo rivede davanti agli occhi come fosse successo ieri, il suo primo amore, quell'amore per cui aveva pronunciato la parola “per sempre”. Era bello e forse l'età lo ha reso ancora più affascinante, ricorda la gelosia delle sua compagne, quando in sella alla sua Camaro l'aspettava fuori dalla scuola, ricorda il loro primo bacio, la loro prima volta, la sua prima volta, ricorda il desiderio di essere sua per sempre.

Poi le cose sono cambiate, la vita le ha fatto prendere una strada diversa, l'ha, per forza di cose, allontanata da lui. Si sentiva tradita, anzi, era stata tradita. Tradita un'altra volta da un uomo che avrebbe dovuto proteggerla, che avrebbe dovuto sacrificare se stesso pur di non ferire lei.

E' assorta nei suoi pensieri Caroline, nel suo passato così burrascoso e triste, triste fino a quando Tyler non è entrato nella sua vita. E allora perchè? Perchè una parte di lei non riesce a dimenticare?

“Care, mi stai ascoltando?”.

La ragazza fa un saltino sulla sedia, quasi come se fosse stata bruscamente svegliata da un sogno, Tyler la osserva un po' preoccupato, e forse anche un po' triste. Dentro di sé sa che i suoi pensieri sono rivolti a lui.

“Scusa, mi stavo chiedendo se Elena sia riuscita a riaccaparrarsi l'amore di Damon”.

Osserva Tyler rabbuiarsi, poi le sorride di quel sorriso bianco e luminoso.

“Immagino di sì. Non ci sarà stato attimo della giornata in cui Damon non abbia pensato a lei. Credo che a breve assisteremo al loro ritorno”.

“Già. Potrei organizzare una festa, magari a casa di Damon, anzi, no, mi ucciderebbe. Potremmo affittare un locale, Elena va matta per il Diwan Cafè, è apparta...o mio Dio”.

Tyler, che ha già perso il filo del discorso più di una volta, segue con gli occhi lo sguardo della sua ragazza perso alle sue spalle. Dalla porta del Grill, come due amici di infanzia che realmente sono, fanno il loro ingresso Stefan e Kol.

“Cosa ci fanno loro due insieme?”.

“E' quello che vorrei sapere anche io. Di sicuro, conoscendo Kol, non si tratta di nulla di onesto”.

Il ragazzo osserva preoccupato i due giovani che si sono appena accaparrati un tavolo, immediatamente ricorda il periodo in cui anche lui era lì con loro.

 

 

 

 

Sei un'idiota, Salvatore. Dopo tutto è una donna come le altre, solo un po' più matura”.

Ma ciò che più conta, è esperta!”.

Ridono come tre bambini della battuta insignificante di Kol. Lui è abituato. Le ragazze sono solo oggetti piegate al suo volere, le cambia e le prende come piace a lui, senza farsi troppi problemi. Ma questo non vale per lei. Per Caroline.

Ogni volta che i suoi occhi incrociano quelli azzurri della ragazza, si isola per minuti interi senza rivolgere parola a nessuno, ogni volta che lei gli presenta il suo disprezzo, finge menefreghismo, ma non riesce a nascondere l'indignazione.

E' pur sempre mio fratello. Non possiamo dividerci le ragazze”.

Damon non ha interesse per nessuna. Conosci la sua teoria, no?! Siete giovani, che male c'è nel condividere le esperienze?”.

Tyler butta giù la terza bottiglia di birra, scuotendo meccanicamente la testa. Lui non la pensa così, crede che nessuno deve aver diritto di toccare la donna degli altri, soprattutto se si tratta di amici, figuriamoci poi di un fratello! Lui stesso ha rinunciato a Caroline per non mettersi contro Kol. Eppure ogni volta che la incontra, che incontra il suo sorriso pulito e fanciullesco, sente che per lei potrebbe cambiare, che per lei potrebbe iniziare una nuova vita. Ma non può, questa è la realtà dei fatti.

Io la penso diversamente da loro. Secondo me, non dovresti neanche avvicinarti a lei. Tuo fratello ci tiene, non puoi ferirlo così”.

Adiamo, Tyler, non fare il finto moralista. Sappiamo entrambi che vorresti prendere Caroline e sbatterla contro il primo muro”.

Fa uno scatto verso lo stronzo. Già, preferisce chiamarlo così. Ha sempre odiato Klaus, da quando alle elementari gli aveva rubato la cartella che sua madre gli aveva comprato con i soldi della fabbrica, ma per il bene dei suoi due amici, è pronto anche ad accettarlo.

Fai meno a scaldarti, Lockwood. Preparati per il colpaccio, mio malgrado abbiamo bisogno anche di te”.

Non ci credo, non puoi essere un essere così spregevole”.

E' un affare ed io sono un uomo di affari”.

E' davvero questo il genere di lavoro con cui vuoi arricchirti?”.

Dai, Ty, non fare il polemico! Non facciamo niente di male. Rilassati, con i soldi guadagnati potrai dare una svolta alla tua vita”.

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!!

scusate l'immenso ritardo, ma non ho proprio avuto un attimo di tempo per aggiornare.

Questo capitolo è un po' diverso dal solito, sotto un certo punto di vista meno completo, questo perchè voglio lasciare al prossimo capitolo l'onore o l'onere di analizzare meglio le varie cose.

Dunque, dobbiamo prepararci a vedere come procederà la storia tra Damon ed Elena, rimasta praticamente incompleta, lo so. So che vi sareste aspettate un ritorno più focoso, ma mi sembrava carino dimostrare che per fare pace non c'è sempre e solo bisogno di un letto, ma una semplice strada, una pioggia fastidiosa e lo smog della città possono essere complici perfetti se il tutto è costellato dall'amore.

Abbiamo visto un'Elena molto immatura, forse più bambina del solito, ma sono convinta che l'amore ci faccia fare cose che non ci sembrano possibili e che mai saremmo tentate a fare. Io lo chiamo il potere dell'amore, che spesso ci mette in imbarazzo, ci fa vergognare di esserci esposte troppo, ma che in quel momento ci fa credere che le nostre azioni siano le uniche possibili.

Questa volta ho optato per un flashback di Tyler. Come credo abbiate già immaginato, Tyler è implicato nella storia molto più di quanto inizialmente abbia voluto far intendere. Oggi ci ha raccontato una giornata tipo con i suoi amici. Scopriamo che Stefan aveva già mire su una donna corteggiata da suo fratello e scopriamo che Klaus ha un progetto molto importante. Cosa sarà?

Scopriamo anche che Caroline non ha completamente smesso di pensare al suo primo amore. Chi sarà? Perchè è così importante?

 

 

Spoiler: nel prossimo episodio ci saranno due chiacchierate molto importanti. Una con Stefan ed una con Kol-

grazie a chi continua a seguirmi. Grazie per il vostro affetto. Siete adorabili.

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Capitolo 17
*** Aria di vendetta ***


Respiro avidamente la brezza marina che mi riempie le narici. La finestra è spalancata ed un leggero venticiattolo gonfia impertinente le tende velate, al di là del vetro lo splendore di una spiaggia qualsiasi delle Hawaii.

Sorrido, decisamente felice di essere qui in questo momento. Volto lentamente il viso verso destra, Damon sta riposando al mio fianco. Sembra un angelo, il mio angelo dai capelli scuri e gli occhi azzurri, il mio angolo di Paradiso, in un'isola da Paradiso.

Mi perdo con i pensieri ai giorni trascorsi insieme, alla nostra prima settimana da coppia, segregati in una camera d'albergo a vivere solo di noi, a quest'ultima da poco trascorsa, nella meravigliosa pace di una vacanza d'amore.

Cercando di fare il meno rumore possibile, mi alzo dal letto e, in punta di piedi cerco di raggiungere il terrazzo. L'aria è stranamente fresca, quasi come se anche l'isola volesse darci il suo addio. Indosso immediatamente un cardigan caldo sopra gli shorts bianchi di jeans. Preparo un caffè e mi soffermo a sorseggiarlo pensierosa, persa nella grandezza della distesa cristallina che mi appare di fronte. Mi sento felice, felice come non sono mai stata. E' come se Damon, con il suo carattere imprevedibile e la sua continua e fastidiosa ironia, mi avesse condotta in una specie di seconda vita, sì, una sorta di Matrix personale. Mi rendo conto che non c'è nessun altro posto al mondo in cui vorrei essere in questo momento, nessun altro abbraccio in cui vorrei rifugiarmi, nessun altro bacio in cui vorrei ritrovarmi.

Due mani forti mi cingono dolcemente la vita. Un brivido improvviso mi attraversa la schiena, costringendomi a stringere più forte la giacca rosa e azzurra, ma è inutile fingere che tutto questo sia legato al vento.

“Perchè non mi hai svegliato?”.

“Dormivi così bene...”.

Damon mi lascia tre baci lungo il collo prima di riprendere a baciarmi.

“Sì, ma non riesco a dormire sereno se tu non sei al mio fianco”.

“Scusa, è che mi sembra sia passato così poco tempo. Sembra ieri che siamo arrivati e già domani dobbiamo ripartire”.

“Dovresti essere felice: rivedi Caroline! Almeno smetterà di assillarci con le sue telefonate asfissianti”.

Gli tiro una tenera spallata, prima di dirigermi sorridente verso il tavolo imbandito con caffè e spremuta da arancia appena sfornata dal mio fidanzato. Fidanzato: questo sì che mi fa battere il cuore.

“Vediamo: le hawaii, il mare, il sole, la fresca sudditanza di Marzo, tu, io, un letto ad acqua da inferno... credo che potrei continuare a fare a meno di Caroline per almeno altri sei mesi”.

Sorridente si avvicina e mi prende i piedi che ho steso sulla sua sedia e se li mette in grembo, gesto famigliare che mi ricorda come l'amicizia si sia trasformata in amore, senza travolgere comunque le vecchie, buone usanze.

“Sicuro di voler tornare alla vita di tutti i giorni?”.

“Fosse per me, manderei al diavolo tutto e vivrei qui con te per sempre, ma non possiamo e questo tu lo sai”.

Mi ammonisce con sguardo accusatorio, so già a cosa si riferisce, parla del nostro lavoro, dei nostri amici e di lui, di Stefan. Abbiamo già toccato più volte l'argomento, ormai sono decisa ad affrontarlo da sola, è giusto che sia io stessa a renderlo partecipe della mia decisione.

“Sei preoccupata?”.

“Tuo fratello è un ragazzo intelligente, sono sicura capirà, prima o poi”.

“Già, ed è proprio quel prima o poi a preoccuparmi”.

Osservo gli occhi del mio fidanzato, il sole che inizia a sorgere timido, li tinge di una luce che non credevo possibile, il suo azzurro diventa quasi trasparente e, alla sola visione, mi sento mancare il respiro.

Come, hai passato gli ultimi anni a cercare di rendere la vita di tuo fratello un inferno ed ora che potresti riuscirci ti tiri indietro?”. Pronuncio l'ultima frase con il sorriso sulle labbra, ma ciò che ne ricavo è solo una smorfia ironica piena di timore. Dopo tutto non poteva essere altrimenti: un fratello è ciò che di più speciale la vita ti possa offrire. Una fragile spalla con cui affrontare le ire funeste dei genitori, un valoroso nemico con cui crei alleanze nel momento del bisogno, un parassita che si insinua nella tua vita rubandoti il bagno ed il telecomando, un tacito amico a cui puoi raccontare le tue paure. A volte non sopporti i suoi atteggiamenti sbagliati quando pretende cose che non gli appartengono, non capisci il motivo per cui lui riesca sempre ad ottenere sempre ciòche vuole. Ci discuti, ci litighi, a volte arrivi perfino ad alzargli le mani. Ma poi ti rendi conto di quanto sia stato ridicolo tu e di quanto altrettanto abbia fatto lui e allora ritorni sui tuoi passi. Perché per quanto rancore puoi provare, in fondo sai che senza di lui non puoi stare e che nessuna incomprensione potrà mai separartene. Perché l’amore per tuo fratello è un legame troppo forte per essere spezzato. Perché l’affetto che nutri nei suoi confronti non può essere esaurito. Perché la sua presenza rende più magica la tua esistenza.

“Non essere stupida. Non sono fiero di essermi innamorato della donna di mio fratello”.

“Ex. Ormai io appartengo solo ad un uomo, ed è bello, affascinante e con due enormi occhi azzurri”.

Gli dedico uno sguardo malizioso che però non sembra cogliere. E' preoccupato veramente ed io, come al solito, non sono in grado di comprendere la gravità di determinate situazioni. Mi sento una bambina stupida, una di quelle ragazzine viziate che pensano solo a se stesse. Che poi ero io la prima a preoccuparmi per il mio Stefan quando iniziavo a provare qualcosa per suo fratello. Sembra che quell'Elena, quella più razionale e metodica sia rimasta nella nebbia di New York, come se Damon avesse fatto uscire fuori una donna che non riconosco, più luminosa, più felice, ma comunque diversa.

“Scusa, sono stata un po' superficiale. Sai quanto io tenga a Stefan e la mia ultima intenzione è quella di farlo soffrire. Lo aiuterò a metabolizzare la cosa, a comprendere quanto per noi sia importante e vedrai che capirà. Quando si ritroverà di fronte alla nostra felicità non potrà più provare rabbia. Accetterà la nostra unione e ne gioirà con noi. Ma non lo farà perchè ama me, ma perchè vuole bene a te”.

Gli accarezzo con delicatezza il viso, quasi a cercare di infondergli un po' della mia determinazione e del mio ottimismo.

“Però io non l'ho fatto. Io mi sono innamorato di te senza pormi troppe domande, senza mai sentirmi in colpa. E' mio fratello e per quanto possa odiarlo, non avrei mai dovuto fargli una cosa del genere”.

Mi sembra di vedere i suoi occhi un po' più lucidi del solito, ma sono sicura che non piangerà mai, non potrebbe mai mostrarsi debole agli occhi di nessuno, tanto meno ai miei.

“Non devi sentirti in colpa. Negli ultimi tempi, io e Stefan eravamo come due facce diverse della stessa medaglia, condividevamo la stessa vita, ma non ci guardavamo più negli occhi. Non eravamo destinati a stare insieme”.

Gli accarezzo con dolcezza la mano per poi alzarmi dalla sedia e allontanarmi verso la camera, osservandolo ammiccante.

“Vado a preparare la mia roba e poi faccio una doccia. Chissà che tu non voglia poi raggiungermi”. Gli mando un bacio svolazzante e mi incammino sulle punte.

 

 

 

 

Si allontana in punta di piedi, mandandomi un flebile bacio con la mano. La guardo divertito, memore di quanto, già dal primo giorno, il suo sguardo così sbarazzino e allegro mi abbia rapito il cuore.

In un attimo mi viene in mente il nostro primo incontro, i suoi occhi scuri fissi su di me, quasi a volermi scrutarmi l'anima. Ricordo le sue battute ironiche e il mio timore di arrossire, prima volta in tutta la vita.

La seguo con passo lento, pronto a non perdermi neanche un istante di lei.

Raccoglie rapidamente i suoi vestiti dal pavimento, io sorrido e scuoto la testa.

Dove credi di andare? Ho ancora parecchie cose da raccontarti”.

La afferro dalla vita, costringendola a battere la sua schiena sul mio petto e le bacio con passione il collo. Lei si divincola sorridendo, assaporo il suo profumo delicato, profumo di pesche e more, un mix perfetto in grado di girare la testa.

Questo è giocare sporco, signor Salvatore”.

Con un leggero colpo, la faccio cadere sul materasso, per poi raggiungerla un attimo dopo.

Però non chiamarmi più così. Ora sono ufficialmente Damon Kallaghan”.

Mi scruta in un modo tutto suo, uno di quelli che sembrano raggiungermi l'anima, uno di quelli che mi lascia totalmente scoperto e fragile di fronte alla sua sensibilità.

Mi piace l'orgoglio con cui lo dici”.

Sono orgoglioso di essere stato suo figlio”.

Sento gli occhi pungere un po', ma non piangerò, non l'ho mai fatto e di sicuro non è questo il tempo.

Comunque mi piace, il tuo cognome, intendo”.

Non sai come questo mi rende felice”.

Lascio la testa all'indietro, lei si puntella su un gomito e mi osserva curiosa, con il suo solito modo di scrutarmi anche l'anima.

Perchè mi sembra che tu mi voglia dire qualcosa?”.

Sospiro, più che altro voglio creare un po' di mistero, almeno per una volta non è lei quella imperscrutabile.

Perchè ci ho pensato moltissimo. Non vedo l'ora che tu finisca gli studi. Dopo di che ti sposerei e non ti lascerei mai più andare via”.

E' una minaccia?”.

Dipende dai punti di vista”.

La colpisco nel suo punto debole: il solletico. Mentre le mie mani attraversano dispettose il suo corpo, la mia lingua cerca avida la sua... non trovandola, però!

No, devo andare, sono in ritardissimo”.

Dopo avermi dedicato un sorriso di scuse, ritorna a rivestirsi velocemente. Abbina una mia vecchia maglia nera sui jeans più sgualciti e sbiaditi che ha, con enormi strappi a livello delle ginocchia. Scuoto la testa esasperato. Odio questi pantaloni, ma devo ammettere che, addosso a lei, anche i vestiti più sciatti assumono un non so che di eleganza.

Almeno dimmi dove corri”. Mi lamento indispettito.

Ho un appuntamento con tuo fratello”.

Passa il burro cacao sulle labbra e mi dedica uno sguardo impaziente, già convinta della battuta che sto per fare.

Non è che devo essere geloso?!”.

Lo dico con il sorriso sulle labbra e lei lo recepisce benissimo. Spesso, durante i suoi frequenti appuntamenti con mio fratello, la prendo in giro, ma mi fido di lei più che di ogni altra persona al mondo, so che lei, almeno lei in questo tragico mondo, non potrebbe mai farmi del male. E anche se i rapporti con Stefan sono un po' tesi ultimamente, lui è la persona più importante di questo mondo e se io non sono in grado di aiutarlo, beh, almeno c'è chi è pronto a farlo al posto mio.

 

 

 

“Ehi, tutto bene?”.

Lo osservo già da qualche minuto, è completamente assorto nei suoi pensieri. Un'espressione triste, di chi ha sofferto molto, gli solca involontariamente il viso perfetto e gli occhi, quegli occhi che io amo tanto, sono oscurati da una luce diversa, una luce figlia dell'amarezza.

Solleva lo sguardo per incrociare il mio, mi dedica un sorriso strepitoso, mostrandomi la perfezione dei suoi denti ed io mi tranquillizzo un po'.

“Ora che ci sei, tutto benissimo”.

Con pochi passi, molto più simili a saltelli, lo raggiungo, sedendomi sopra di lui a peso morto.

“A cosa stavi pensando?”.

Sento i battiti accelerare un po', forse perchè ho paura di sentire la verità, di sapere che non posso essere sempre al centro dei suoi pensieri, di giungere alla conclusione che il vero amore non muore mai.

Mi bacia la spalla con lo sguardo ancora perso nel vuoto, mentre con le mani mi circonda dolcemente la vita.

“Vuoi davvero saperlo?”.

Annuisco un po' incerta, non sono così sicura di volerlo sapere, non nel caso in cui lui volesse iniziare un discorso importante sulla sua ex. Sì, lo so, ho sempre cercato di saperne di più, su di lei e sul resto della storia intendo, ma adesso che Damon è mio, che io sono sua, è come se tutto il resto non contasse più, come se non esistesse altra unione possibile su tutto il resto della terra.

“Stavo pensando a quanto sono stato fortunato ad incontrarti e a quanto tu sia stata fortunata, innamorandoti di me”.

Scuoto rassegnata la testa, mi volto verso di lui e alzo gli occhi al cielo come a voler sottolineare il fatto che non cambierà mai.

In realtà non è così, Damon è cambiato eccome. In soli pochi mesi ho conosciuto due persone diverse, lo stronzo sociopatico a cui importa solo di se stesso e l'uomo maturo, spesso pungente e sadico, che dà tutto se stesso per la donna che ama. E decisamente, credo che questo sia il Damon che preferisco.

Appoggio la mia schiena contro il suo petto e lascio andare la testa all'indietro, trovando sostegno sulla sua spalla.

“Pensavi a lei, non è vero?!”.

E' inutile fingere di non aver capito, l'ho visto nei suoi occhi, l'ho trovata nel suo cuore e, fa male, fa davvero male, ma non posso pretendere di oscurare un amore che vive negli anni, pronunciando giusto qualche parola dolce.

“Sì, pensavo a lei”. Non mi aspettavo che mentisse, lo conosco abbastanza per sapere che è chiaro e trasparente come ne ho conosciuti pochi nella mia vita, ma è come un fulmine a ciel sereno, come se tutta la mia felicità fosse destinata a stroncarsi ancora sul nascere.

Non lo guardo, continuo a perdere il mio sguardo verso il balcone davanti a noi.

“Proprio per questo ho capito quanto sia stato fortunato ad innamorarmi di te. Ero convinto che non ci sarei mai riuscito, ero convinto di essere destinato ad amare una donna per la quale provavo solo affetto per tutta la vita, o magari di dovermi accontentare di una puttanella da due soldi come Rebeckah. Anche quando ho conosciuto te, non nego che per molto tempo ho pensato di essere stato illuso da me stesso ad amarti. Ma il tempo mi ha smentito, più trascorrevo tempo con te e più mi sentivo morire dentro quando ti sapevo con lui”.

Un sorriso appare fresco e spontaneo sulle mie labbra. Non capita spesso di avere un Damon Kallaghan così predisposto al dialogo e, averlo addirittura così carino e simpatico è un'eccezione che capita una volta nella vita.

“Mi piaci così tenero”.

“Già, non ti ci abituare. Io sono cattivo, anzi cattivissimo”.

Faccio scontrare ripetutamente le quattro dita della mano contro il pollice, canzonandolo per le troppe parole di poco conto che ama sperperare.

Damon mi afferra la mano stringendola con delicatezza tra i denti.

“ah, scusa, quasi dimenticavo. Tu stavi con il Re dei cattivi, io al paragone posso sembrare al massimo un agnellino. Come si chiamava il fratello del Re Leone?”

“Si chiama Scar. E il Re si chiama Mufasa, non Leone, ignorante”.

Gli dedico uno sguardo sprezzante che merita in pieno, non si può non conoscere i personaggi del cartone animato più apprezzato al mondo.

“Scusami, signorina sono una fan accanita di Walt Disney. Io avevo altre aspirazioni fin da piccolo”.

“Ovvero? Far volare pannolini già dalla finestra, per brevettare paracadute economici e funzionali?”.

Imita una risata parecchio sarcastica e stringe più forte le braccia intorno ai miei fianchi, segno evidente che tra poco potrebbe volere qualcosina in più. Qualcosina che io non tarderò a concedergli.

“Ah ah ah. Molto divertente, signorina Gilbert. Comunque, mentre mio fratello e Caroline guardavano il Re Leone, io spogliavo le barbie di Care. Ero un buongustaio anche da bambino”.

Sento un brivido percorrermi la schiena, mentre pronuncia le ultime parole contro il mio collo.

“Adesso, se non erro, mi avevi accennato di una doccia....”.

Fa passare languidamente la lingua sul mio collo, per scendere poi avidamente sui miei seni.

“Niente più ex a cui pensare?”.

“Quali ex?!”.

Sento il suo respiro diventare più pesante sulla mia pelle. Con un unico, determinato movimento, mi invita ad alzarmi insieme a lui.

Sento la sua erezione spingere sulla mia schiena, provocandomi un leggero fastidio. Sorrido.

“Signor Kallaghan, è davvero così contento di vedermi?”.

Non risponde, ma si posa di fronte a me e si inchina all'altezza del mio bacino. Con un gesto deciso, snocciola il bottone dei miei pantaloncini, costringendomi a sospirare per il debole strattone che sento nella mia zona più segreta.

Come se non avesse fatto altro per tutta la vita, Damon mi accarezza debolmente, venerandomi con gli occhi. Poi, con abile maestria, immerge la lingua nel mio piacere. Mi siedo a gambe aperte sulla sedia. Lascio andare la testa a penzoloni e mi concentro solo sul mio piacere, solo sull'uomo che ha sotto di me.

Sto quasi per esplodere, quando, cercando di allontanare il volto di Damon con le gambe, lo invito a tornare al mio livello.

Con fare malizioso, lo privo dei pochi indumenti che indossa, poi, allargo le gambe intorno alla sua vita e mi faccio possedere per la trentesima volta in questa settimana.

I suoi occhi non si distolgono dai miei neanche per un secondo. Gemo con estrema naturalezza, incurante del suo sorriso maligno ogni volta che affonda di più la sua erezione nel mio corpo. Con lui è così, è sesso, è amore, è semplicemente la fusione di due corpi che non temono giudizio. Siamo fatti per stare insieme e siamo fatti per amarci così, incondizionatamente e profondamente.

 

 

 

 

 

Due giorni dopo...

 

 

 

“Hai intenzione di fare qualcosa?”. Gli chiedo altezzosa, mentre mi avvinghio nel mio vestito verde militare. Cerco di lisciare il più possibile le pieghe volute della stoffa e mi volto a guardare Tyler con fare interrogativo.

“Io e Stefan non abbiamo un rapporto civile da troppo tempo, non credo di essere la persona adatta a chiedergli cosa gli frulli nella testa”.

Piego le labbra in un sorriso forzato, so quanto sia difficile per lui. Dopo tutto quello che è successo, pensare di avere una discussione normale con lui è davvero utopia.

“Ti capisco. Ma adesso come non mai dobbiamo stargli il più vicino possibile. Non possiamo permettere che la storia si ripeta”.

Tyler mi guarda sconcertato, poi mi aiuta ad indossare la giacca di pelle nera che Damon mi ha regalato per il mio compleanno.

“E' facile per te. Voi siete ancora amici, lui ti degna ancora di considerazione”.

Mi osserva con acidità, questa storia lo sta sconvolgendo ed io so quanto bisogno abbia di me in questo momento.

“Dai, adesso non pensiamoci, e' tardissimo e anche oggi arriverò in ritardo in ufficio, fortuna che Mason è più accondiscendente di Damon”.

Rido e ride anche lui, giusto il tempo di sentire la porta dell'ingresso chiudersi ed una risata cristallina riempire improvvisamente l'ingresso.

Dedico a Tyler uno sguardo, dapprima confuso, poi felicissimo. Finalmente sono tornati!

Elena e Damon si materializzano di fronte a noi, abbronzatissimi e belli come il sole. Ammiro la mia amica da cima a fonda. Dai lunghi capelli che le ricadono boccoluti sulle spalle, al vestitino aderente che le fascia il fisico asciutto lasciando ben poco all'immaginazione, arrivando infine alle vertiginose décolleté nere impreziosite da pendenti in swarosky. Anche se devo ammettere che il gioiello più prezioso al momento è, senza dubbio, il suo sorriso.

Damon le sta accanto, stringendole con estrema dolcezza la mano. Credo di non averlo mai visto così felice.

“O mio Dio!!”. Mi piombo su di loro, stringendoli in uno dei miei abbracci tipici, impedendo a Tyler di fare altrettanto con almeno uno dei nostri amici.

Mentre Damon ride e mi prende in giro, Elena ricambia il mio abbraccio con uguale enfasi. Ricordo quanto sia stata dura vederla nelle condizioni in cui è andata via, ricordo il cuore a pezzi ogni volta che incrociavo i suoi occhi, ricordo la rabbia che provavo quando non ero in grado di strapparle il benchè minimo sorriso.. Ed ora, vederla così felice, così incredibilmente donna mentre si avvinghia al suo fidanzato, così serenamente se stessa, finalmente, dopo tanto tempo, mi riempie il cuore di una gioia indescrivibile.

“Mi siete mancati così tanto”.

“Ma dai?! Mi sembrava di avare capito che fortunatamente Mason è più accondiscendente di me. Il che mi porterebbe a dire che potresti seguire il tuo nuovo capo ad Atlanta”.

Gli do una spallata scherzosa, senza ottenerne però beneficio, intanto Elena, che ha appena lasciato Tyler dopo un lungo abbraccio, scoppia a ridere in modo piuttosto fragoroso.

“Damon, dalle un po' di tregua. Sei appena arrivato e non la vedi da tre settimane”.

Sono così diversi, così complici da riuscire a mettere in discussione qualsiasi altro tipo di sentimento, è come se nessuno fosse abbastanza degno di vivere una storia come la loro. E' come se anche io stessa mi sentissi a disagio in questa enorme bolla d'amore.

“Già. Anche perchè la vita con Mason è incredibilmente noiosa. E' dura avere a che fare con un capo che non si lamenta perchè il caffè è troppo freddo o perchè non hai fatto contemporaneamente le cento cose che ti ha chiesto di fare”.

Damon si accomoda scompostamente sul divano, alzando gli occhi al cielo. Lo seguiamo a ruota, sistemandoci a cerchio, per poterci guardare meglio negli occhi.

“Cosa fai? Ti siedi?”.

Gli dedico uno sguardo confuso, fino a prova contraria questa è ancora casa mia!

“Sono le nove del mattino, siamo in piena settimana e tu sei qui a crogiolarti tra le nostre braccia e ad elogiare il mio peggior amico, mentre avresti almeno un paio di articoli da terminare entro la prossima settimana”.

Sbuffo spazientita ed incrocio le braccia come una bambina.

“Ma tu sei il capo assoluto, avrai un minimo di potere a riguardo. Tenetemi qui con voi”.

“Neanche per sogno. Proprio perchè sono il capo, voglio che i fior di soldini che ti dono ogni mese siano più che sudati”.

Gli faccio una linguaccia, tanto vale stare al suo gioco, sotto lo sguardo divertito dell'intera troupe.

Rimango comunque seduta.

“Voglio sapere tutto ciò che è successo in queste ultime settimane. E quando dico tutto, intendo tutto. Quindi, scendete nei dettagli il più possibile, non troppo, si capisce”.

 

 

 

Caroline è la sue incurabile sete di conoscenza! Abbiamo trascorso quasi un'ora a parlare di noi, di cosa io e Damon abbiamo fatto in queste settimane, del nostro incontro scontro nella camera d'albergo della Skeeter e del relax meritato sulle bianchissime spiagge Hawaiiane.

In realtà la mia amica ha sempre scoperto tutto più o meno in anteprima, ma a quanto pare le poche righe scritte tramite Wath's app e le brevi telefonate che le dedicavamo non devono esserle bastate.

Continua a squadrarci come se fosse una bambina in ascolto della favola di Cenerentola e questa cosa mi emoziona. Perchè, forse è vero, io non sono una povera sguattera che diventa principessa per una notte e Damon non è il principe azzurro che attraversa mari e monti per infilare solo una scarpetta, ma anche noi abbiamo avuto il nostro lieto fine e, nel bene e nel male, questo ci rende protagonisti della favola più bella.

“O mio Dio, la vostra storia è stupenda. Pensare che sono stata proprio io a dare per spacciati i vostri sentimenti sul nascere”.

La mia amica appoggia romanticamente la testa sulla spalla del suo fidanzato mentre ci osserva con occhi sognanti ed un tantino colpevoli. Ma io non riesco ad avercela con lei. Dopo tutto, questa storia è stata palcoscenico di sentimenti contrastati sin dalla nascita. Nessuno credeva di vederla nascere e un po' tutti hanno sperato che mai nascesse. Ed io sono stata la prima.

Già, cinque mesi fa ero innamorata di Stefan, avevo inscenato la mia vita, adattandola alla sua, avevo preso in considerazione il per sempre senza provare paura. Ed ora? Ora sono solo una ragazzina che si è innamorata perdutamente di un uomo che non è proprio l'uomo dei sogni. Con lui non ci sono certezze, non ci sono sicurezze. Ho iniziato da capo una nuova vita al fianco del fratello del mio ex fidanzato, ho fatto evaporare in pochi giorni il sogno di Stefan di una vita insieme a me, ho mobilitato amici e parenti, i quali disperavano per le mie precarie condizioni psicologiche al momento della partenza di Damon, eppure non riesco a sentirmi in colpa.

“Adesso che intenzioni hai con il lavoro?”.

A differenza della sua fidanzata, che pare aver momentaneamente dimenticato diritti e doveri di ogni buona lavoratrice, Tyler è molto più concreto.

Damon mi sorride dolcemente, dopo avermi scostato un ciuffo ribelle dal volto.

“Cos'altro potrei fare se non rispedire Mason ad Atlanta e tornarmene alla mia bella scrivania?!”.

“Santo cielo, l'amore ti ha davvero cambiato”. Tyler sorride soddisfatto e anche parecchio orgoglioso del suo migliore amico. Effettivamente in questi mesi Damon ha fatto passi da gigante, dimostrandosi uomo in ogni singola situazione.

“E tutti i piani che ti eri progettato prima di partire? Il colosso dell'editoria...”.

Caroline lo stuzzica nel suo punto più debole, ma il mio ragazzo, dimostrando per l'ennesima volta la sua ritrovata maturità, le dedica uno dei suoi sorrisetti strambi e le risponde con un velo di ironia nella voce.

“Mi accontenterò di rimanere il migliore capo redattore di New York, per adesso. E poi dopo che Elena ha dato della prostituta alla donna più influente degli States... beh, credo che sia arrivata l'ora di prendere una pausa”.

Arrossisco per la centesima volta. Mi vergogno ancora per quel mio piccolo, grande disguido, ma, mentre incontro lo sguardo raggiante di Damon che mi cerca, credo che nulla al mondo potrebbe farmi paura.

“Oh mio Dio. Sono così felice che siate tornati, mi siete mancati immensamente! E mi sono mancate immensamente le nostre tisane nel letto, mentre ci raccontavamo il resto della giornata. Non vedo l'ora che sia stasera”.

Rivolgo uno sguardo colpevole alla mia amica che ancora non ha perso il suo entusiasmo e spinge per sapere qualsiasi cosa. Damon mi sorride imbarazzato, anche lui non sa come rivolgersi alla sua migliore amica e, conoscendolo, sta cercando un modo per far lanciare a me la bomba.

Raccogliendo un po' di quello spirito maturo che ho accantonato nel corso dei mesi, prendo coraggio e affronto Caroline, contando certamente sul sostegno del mio fidanzato.

“Vedi, Car, Damon ed io ci abbiamo pensato a lungo e siamo arrivati ad una conclusione: vogliamo provare a convivere”.

Mi mordo immediatamente le labbra, come a voler evitare la sfuriata della mia amica. Lei, però, non sembra volermi urlare contro, almeno non subito. Si è vestita di un'espressione incredula, come se pensasse di trovarsi in uno di quei programmi dove all'improvviso esce fuori un presentatore strampalato e un po' fallito a dirti che è tutto uno scherzo.

“Convivere, in che senso? Nel week end?”.

Scuoto dolcemente la testa, so che questo è un argomento molto delicato per lei, ha delle radici ben radicate e parte da quando Tyler ha espresso il suo desiderio di non voler vivere insieme, se non durante i fine settimana. Caroline non l'ha mai presa troppo bene, anche se ha cercato di non lasciar trasparire niente, e, di sicuro, la mia presenza in casa l'ha aiutata a viverla un po' meno peggio.

“No. Vogliamo provare proprio a convivere seriamente. Queste due settimane sono andate piuttosto bene e vorremmo provare a vedere come va. Se non dovesse funzionare tornerei a casa, ma tanto vale provare, anche perchè abbiamo una specie di passato simile alle spalle. Vogliamo stare insieme e vogliamo farlo per tutta la giornata”.

Improvvisamente lo sguardo accigliato della mia amica si apre in un sorriso, uno di quei sorrisi bellissimi a cui tutti siamo abituati.

“Sono felice per voi, ragazzi. E' giusto che vi facciate la vostra vita e, anche se sono convinta che potrebbe essere un rischio, fate bene a provarci”.

La stringo tra le braccia, dimostrandole tutto il mio affetto e tutta la mia riconoscenza per ciò che ha fatto per me, voglio farle capire che, anche se a venti minuti di distanza, per lei non smetterò di esserci.

“Però se vuoi puoi sempre tenerla nei week end”.

Lancio un'occhiata assassina al mio ragazzo che alza le braccia in segno di resa. Caroline scoppia a ridere, tirando su con il naso. Mi sento bene, così circondata dalle persone che amo e con cui voglio condividere la mia vita. Mi sento come se non potessi mai più essere infelice.

 

 

 

 

Arrivo nel vialetto con un'ultima, vigorosa sgasata. Sono felice di come sia andata la mia giornata, e non solo perchè ho potuto evitarmi una giornata di scartoffie da firmare, appuntamenti da fissare e fischi di fax ai quali accorrere, ma perchè finalmente i miei migliori amici sono tornati.

Senza di loro queste due settimane non sono state le stesse. Mi sono mancate le lunghe chiacchierate nel letto di Elena, la colazione in ufficio con Damon e le serate a quattro con una bottiglia di vino come unico spettatore esterno.

Certo, ora che hanno preso la decisione di vivere insieme, non sarà più la stessa cosa, ma averli a venti minuti da casa, piuttosto che a 1500 km, mi risolleva parecchio.

Ho amato vederli insieme, ho amato gli sguardi puliti e sinceri che Damon le dedicava e ho amato guardare le guance di Elena che si tingevano di rosso ogni qual volta i suoi occhi si scontravano con le pozzanghere celesti del suo uomo.

Con un gesto veloce, scendo dalla macchina, imprecando mentalmente per la gonna a tubino che mi si è tirata su nel tentativo di mettere i piedi a terra. Ma d'altronde sono io che ho insistito perchè Damon mi prestasse il suo Q7.

Cammino con pacatezza tra i giardini curati di Casa Salvatore, con la speranza di non incontrare il Salvatore Senior. Non c'è mai stata particolare sintonia tra di noi, sarà perchè più volte gli ho urlato il mio diniego per come si è comportato con la moglie ed i figli, o forse perchè mi vedeva come una sorta di pidocchiosa sempre appiccicata ai suoi due figli.

Busso con vigore alla porta, conosco abbastanza bene Stefan da sapere che se vuoi prenderlo dal lato giusto, non devi entrare a casa sua suonando il campanello, lo odia!

Dopo qualche secondo, il mio amico è di fronte a me, un asciugamano intorno alle spalle ed un sorriso che va da un orecchio all'altro.

“Care, che piacere vederti”.

Dopo aver ricambiato la sua felicità, mi faccio strada verso la cucina e, senza ancora pronunciar parola, mi slaccio il giubbotto, lasciando la mia camicetta di seta rosa libera di riempirsi d'aria.

“Pensavo ti fossi completamente dimenticata di me”.

“Beh, non mi pare che tu abbia fatto i salti mortali per incontrarmi”.

Rispondo in maniera un po' acida, ma Stefan non se la prende, mi conosce abbastanza bene da sapere che sono acida proprio con le persone a cui voglio bene.

“Lo so, ma vedere te, vorrebbe dire rischiare di incontrare mio fratello e sai che non faccio i salti di gioia”.

“Non essere ridicolo. Sei abbastanza dentro per sapere che tuo fratello si è trasferito ad Atlanta. Avevi paura di vedere Elena. A me puoi dirlo, non ti giudico”.

“Mi stai dando del codardo?”.

“No, ti sto dando dell'idiota. Non hai neanche provato a riprendertela, sei sicuro di esserne realmente innamorato?”.

Mi dedica uno sguardo da cane bastonato, mi spiace essere così dura con lui, ma in casi come questo lo merita in pieno.

Ma tutti conosciamo Stefan Salvatore e, soprattutto, tutti conosciamo il suo passato. Non è un uomo a cui piace combattere, in questo è molto simile a suo padre. Motivo per cui Damon porta a casa molti più successi.

“Se una persona è davvero tua, non hai bisogno di lottare. E' tua, punto e basta”.

“Diciamo che tu non ti sei comportato in modo esemplare. Ti avevo detto da subito che si sarebbe rivelata una stronzata, ma non mi hai voluto dare ascolto...”.

“Caroline, per favore. Se Elena mi avesse realmente amato, non se ne sarebbe mai andata così. Mi avrebbe urlato contro, probabilmente me lo avrebbe rinfacciato a vita, ma mi avrebbe perdonato. Lei è fatta così. Il mio unico errore è stato quello di sperare che mio fratello non provasse a portarsela a letto”.

Il suo tono è duro, nulla a che vedere con il ragazzo che pochi mesi fa mi raccontava il suo desiderio di ritrovare quel fratello che tanto aveva amato.

“Damon se ne è innamorato seriamente, questo non metterlo in dubbio”.

“E' una maledizione”.

“Sarà, ma oramai non puoi farci nulla”.

“Sono insieme vero? Damon ed Elena stanno insieme”.

Non rispondo, non voglio vedere i suoi occhi tingersi di rabbia, non voglio essere la causa di ulteriori discussioni.

“Cos'ha lui che io non ho?”.

Non l'ho mai visto così avvilito, è sempre stato un ragazzo insicuro, ma mai mi è capitato di vederlo così abbattuto, si è arreso, senza neanche combattere, un'altra volta.

“Nulla. Ma forse è Damon ciò che lei cercava. Dovresti dare più credito a tuo fratello. A volte lui fa cose giuste e tu sbagliate. A volte lui è la persona giusta per qualcuno, tu no”.

“Sempre pronta a sostenermi, vero Care?!”.

Alzo gli occhi al cielo.

“Smettila di fare il bambino. Voglio bene a te e voglio bene a Damon. Ma voglio bene anche ad Elena e sono contenta che abbia trovato la persona giusta e che ne sia davvero convinta. Forse un giorno si ricrederà e tornerà da te in ginocchio, ma fino ad allora noi dobbiamo dare credito alla sua storia con Damon”.

“Non ho più voglia di parlare di questo”.

Mi altero alquanto e lo do parecchio a vedere. Inizio a camminare per la stanza con l'atteggiamento da maestrina, sistemandomi l'enorme cintura nera a forma di farfalla che porto in vita e cercando di fare più rumore possibile con i tacchi, per tranquillizzarmi un po'.

“Allora parliamo di te che torni a far comunella con Kol Mikaelson”.

“E tu cosa ne sai?”.

“Sai, Stefan, se vuoi mantenere segreti i tuoi incontri segreti, forse non dovresti presentarti in pieno giorno al Grill”.

“Care, per favore, per una volta nella vita pensa a te stessa. Sono in grado di risolvere i miei problemi da solo”.

“Mi fa strano sentirtelo dire, sai?! Non mi hai mai dato quest'impressione”.

“Care...”.

“Se torni a far comunella con Kol, sei un perdente Stefan. Ricordati come ne sei uscito, ricordati tutti i casini che ne sono scaturiti. Ricordati chi sono i Mikaelson e il male che hanno fatto alla tua famiglia. Ma ricordati soprattutto che sei stato e rimani solo un mezzo per ultimare la sua vendetta nei confronti di tuo fratello. Tu sei più forte di così. E soprattutto sei meglio di così”.

 

 

 

Momento di puro relax. Oggi, finalmente posso dedicarmi a me stesso, niente strade sbagliate da inseguire, niente battutine sarcastiche da inventare e, soprattutto nessun Damon Kallaghan a cui dare la caccia.

Mentre faccio noiosamente zapping alla televisione, Rebeckah fa il suo ingresso trionfale in casa mia. Ok, essendo la casa dei nostri genitori, teoricamente questa è anche casa sua, ma, per quanto riguarda me, ha perso ogni tipo di diritto quando ha deciso di trovarsi un appartamento tutto suo, nel palazzo affianco a quello di Kallaghan. Se teniamo conto del suo passato, i gusti di mia sorella possono definirsi alquanto discutibili.

“Oh, ecco che arriva la mia sorellina preferita. Qual buon vento, Beckah?”.

Mi dedica uno sguardo di puro odio, uno sguardo che di certo non ha mai dedicato a Finn, Klaus e tanto meno ad Elijah.

Si siede di fronte a me, impedendomi così di guardare lo schermo. Io sbuffo spazientito, ma senza privarmi del mio solito ghigno beffardo.

“Perchè l'hai riportata qui?”.

Alzo gli occhi al cielo, sapevo che l'avrebbe scoperto, in quanto a perspicacia, Rebeckah è molto simile a me.

“Di che cosa stai parlando, mia piccola principessa guerriera?”.

Socchiude gli occhi in una linea malvagia, ricorda tantissimo mio padre e forse questa cosa mi intimidisce un po'.

“Sai benissimo di cosa sto parlando, Kol”.

“Perchè credi sia tornata?”.

“Credo che anche tutti i ciechi di New York se ne siano accorti. Sai, non è propriamente il genere di donna che se ne sta rinchiusa in un appartamento di periferia”.

“E perchè dovrei c'entrare qualcosa con il suo misterioso ritorno in città?”.

“Perchè dopo tutto quello che è successo, sai benissimo che non sarebbe mai tornata e perchè ho imparato negli anni che, quando c'è da ferire Damon, chissà perchè tu c'entri sempre qualcosa”.

Sorrido malefico, ben consapevole di ciò a cui si riferisce.

“Possibile che nella tua testolina bacata non ci sia nient'altro che quella specie di figliol prodigo di Damon Salvatore, anche detto Kallaghan?!”.

Osservo le sue labbra chiudersi in un broncio arrogante. La ferita è ancora aperta e giocarci sopra è l'unico modo per togliermela dai piedi.

“Damon non ha fatto altro che prendermi in giro per tutta la mia vita, non c'è niente che mi tenga legata a lui, non più”.

“E allora, per quale motivo continui a preoccuparti per lui?”

“Non mi preoccupo per lui. Voglio solo sapere che cosa lei sia tornata a fare. Quella donna non porta niente di buono a nessuno. Neanche a te, Kol”.

“O tesoro, questa volta ti sbagli di grosso. La mia dolce preda ha qualcosa che mi risulterà molto utile. E se Stefan abboccherà al mio amo, ultimerò la mia vendetta nei confronti di Kallaghan”.

Scuote la testa schifata, nonostante neanche lei sia uno zuccherino, non ha mai apprezzato i miei metodi poco ortodossi, soprattutto se questi vanno ad interferire con la vita tranquilla e serena di Damon.

“Fai schifo, Kol. I nostri genitori non ci hanno insegnato a vivere così”.

“Non sono mai stato un loro fan. E lo sai”.

“Io me ne tiro fuori, non voglio neanche sapere cosa stia macchinando quella tua mente malata”.

“Ho tutto sotto controllo, sorellina. Questa volta non sbaglierò. Certo, devo ammettere che la fortuna è stata parecchio dalla mia, ma la mia nuova, vecchia conquista, potrebbe seriamente mettergli i bastoni tra le ruote. Diciamo che ho tra le mani una potente arma a doppio taglio. Vendicherò mio fratello, Rebeckah, e lo farò colpendo Damon nel suo punto più debole: Elena”.

 

 

 

 

 

Salva gente!!!

inizio ringraziando tutte coloro che hanno recensito, siete sempre molto dolci!

Bene, il capitolo inizia con Damon ed Elena rinchiusa in una stanza d'albergo alle Hawaii. So che non ho analizzato nei dettagli il loro rapporto dopo la dichiarazione, ma siccome conosciamo già ciò che c'è tra i due, preferisco trattare temi più importanti e vi assicuro che non mancheranno riferimenti alla loro quotidianità neanche più avanti.

Una parte molto importante è il flashback di Damon. Ci troviamo di fronte ad un uomo innamorato, innamorato seriamente e ad una donna che apparentemente sembra ricambiarlo. Vediamo, però, che la donna misteriosa, di cui presto sapremo il nome, inizia già ad avere incontri con Stefan per aiutarlo in un suo periodo un po' difficile. In questo momento dei ricordi di Damon, sarà già stato consumato il tradimento?

Elena comprende subito i pensieri del ragazzo, il quale però le confessa di essere felice di essere stato nuovamente in grado di innamorarsi di lei. Partendo dal presupposto che Damon è stato sincero e che ama Elena più di se stesso, ha davvero dimenticato completamente la sua ex fidanzata.

Dopo una chiacchierata felice con i due migliori amici, Caroline si presenta a casa Salvatore, per chiacchierare un po' con Stefan. Quest'ultimo scopre al modo di Caroline che Elena e suo fratello stanno insieme. Come la prenderà? Ricordiamo che la stessa Elena ha intenzione di parlargli il prima possibile. Inoltre Care gli ricorda il suo incontro con Kol. Cosa starà macchinando il giovane Salvatore per far soffrire il fratello più grande?

Mentre, non abbiamo ancora capito, se Stefan voglia davvero vendetta dal fratello, sappiamo che a cercare un modo per annientare il giovane Kallaghan è sicuramente Kol. Il ragazzo dice di voler vendicare suo fratello. Cosa mai avrà combinato Damon, da assicurarsi le furie di Kol? Il prossimo capitolo sarà pieno di flashback.... ve lo assicuro!!!!

 

 

 

 

Spoiler: alla fine del prossimo capitolo conosceremo l'identità della misteriosa donna. Ma la cosa più clamorosa sarà il modo in cui la incontreremo... dico solo che la troveremo nuda e in un letto. Di chi sarà???

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Capitolo 18
*** Cuori infranti ***


Ascolto impigrita i discorsi finanziari di Damon, Tyler e Alaric.

Siamo finalmente tutti insieme per trascorrere una Domenica come una qualsiasi famiglia e loro ci ignorano completamente, estromettendoci addirittura dal discorso. Già, perchè io, questo gergo altolocato, proprio non lo capisco!

Caroline, invece, non sembra esserne particolarmente preoccupata. Con estrema pacatezza e disinibizione, si lacca le lunghe e curate unghie, riprendendo la fantasia marinaresca della maglietta.

Sbuffo un paio di volte per far capire a Damon che tutto questo mi annoia, ma, dal momento che il mio ragazzo non sembra volerne sapere di cogliere il riferimento, mi abbandona triste e disillusa al mio assopimento postprandiale.

Come una bambina capricciosa stringo le braccia contro il corpetto bianco del mio vestito e continuo a fissare assonnata i tre uomini che quasi alzano la voce.

Quando ormai la noia ha preso il sopravvento e i miei occhi stanno per cedere alle mie palpebre, un discorso nuovo e, decisamente più interessante, solletica il mio udito. Care deve pensarla allo stesso modo, perchè in un nano secondo smalto e acetone sono spariti dal tavolo e ora guarda Alaric con il suo solito sguardo da pettegola di quartiere. Sì, sembra una di quelle simpaticissime vecchine che vivono nelle campagne americane, quelle che si appostano davanti alle porte delle case e seguono con estremo interesse qualsiasi tuo benedettissimo movimento.

“Quindi ti sei fidanzato?”.

“Non mi sono fidanzato. Ti ho detto che sto frequentando una ragazza”.

Al solito, per Damon o è tutto bianco, o è tutto nero.

“Ed io cosa ho detto? Comunque, cosa sai di lei?”.

Mi volto allibita ad osservare il mio ragazzo, non esiste che risponda con questo tono a suo padre!

Alaric appare un po' intimidito, forse questo non è proprio il genere di discorso che ama trattare davanti a suo figlio. Soprattutto perchè, per quanto ne so io, dopo Isobel non ha mai presentato nessuno a casa. Fatto sta che Damon mi sembra un tantino cresciutello per indignarsi di fronte alle nuove conoscenze del padre.

“Non so moltissimo, usciamo insieme solo da un paio di mesi, più o meno da quando si è trasferita a New York. So che abita alla 55th strada, tra Brodway e l'8th Avenue e che si occupa della nipotina di sei anni, quando la madre non c'è. Ci siamo conosciuti all'università, è una ricercatrice”.

“Quante volte ti ho detto di non impelagarti in relazioni che prevedono anche donne colte”.

“Con questo cosa intendi dire?”.

Io e Caroline lo fulminiamo contemporaneamente con lo sguardo, ma, come potremmo aspettarci da Damon, lui non ne sembra particolarmente colpito, ci guarda con fare compassionevole e mi bacia dolcemente il dorso della mano.

“Amore, ovviamente tu rappresenti l'eccezione. Per te, Barbie, invece vale la teoria appena espressa ad Alaric”.

Beccandosi una linguaccia da parte della mia amica, Damon ritorna a suo padre, come se nulla fosse successo.

“E poi davvero vuoi ritrovarti a fare da padre ad una bambina che Dio solo sa chi è? Perchè io la storia della nipotina non me la bevo”.

“Smettila di fare il cretino. Secondo me, Jenna è una brava donna. Mi rifiuto che la prima donna che sembra far scattare qualcosa a Ric dopo Isobel sia una stronza patentata”.

E lo penso davvero. Alaric è un uomo che ha fatto molto bene nella sua vita, è impossibile che la vita non lo ripaghi in qualche modo.

“Grazie per la fiducia, Elena. E tu, smettila di essere catastrofico. Poi ci frequentiamo da qualche settimana, non ti ho detto che me la sposerò e starò con lei per il resto della mia vita. Poi, che ragione avrebbe a dirmi che la figlia non è sua?”.

“Non so, chiamalo sesto senso, ma una bambina così piccola non porterà a nulla di buono. Non pensare che crescere femmine sia come crescere noi. Quelle non te le compri con palle da football nuove o birre fredde così da illuderle di essere adulte”.

Scuoto la testa disperata, le teorie di Damon sono così terra terra ed insensate al tempo stesso, da provocarmi quasi la nausea.

“Spero per te che non avrai mai una bambina, figliolo”.

“Nah. Io non mi preoccupo, Elena sarà in grado di renderla una perfetta signorina anche con il mio scarso aiuto”.

Mi sento avvampare: davvero Damon sta parlando di una possibilità di una figlia insieme?

Beh, se proprio devo essere sincera, questo pensiero non mi disturba neanche un po'. Ok, che è presto, ma sognare non è reato. Soprattutto se il tuo sogno ti vede protagonista mentre pettini i lunghi capelli corvini, ad una bambina dagli occhi azzurri come il cielo in piena estate.

 

 

 

Mi unisco alle risate generali che vedono la faccia di Elena imporporarsi all'affermazione di Damon. E' rimasta perplessa, ma, se conosco un minimo la mia amica, posso dire che dopo tutto non deve dispiacerle troppo. Se non altro, Damon Kallaghan che parla di come sarebbe avere dei bambini è un evento da annotare sul calendario.

Già, a quanto pare l'amore cambia e, nel caso del mio migliore amico, riesce proprio a fare miracoli!

Sorrido felice. Siamo qui, tutti nella stessa casa, a trascorrere una normale giornata in famiglia, noi che di normale non abbiamo proprio niente.

Nelle ultime due settimane la mia vita è migliorata parecchio: posso trascorrere nuovamente del tempo con la mia migliore amica, il mio capo è sempre di ottimo umore (il merito va ad Elena e al fatto che si faccia trovare ogni mattina nel suo letto) e anche Tyler sembra essersi un po' tranquillizzato. Quest'ultimo periodo lo ha messo un po' alla prova, i fantasmi del passato sono venuti a bussare alla porta e questo ha fatto parecchio male. Ma con Damon, di nuovo al suo fianco, credo che riuscirà a superare anche questo. L'unica pecca è quella di doversi tenere tutto dentro, perchè insieme abbiamo deciso che sia meglio non rendere partecipe il nostro amico di ciò che sta succedendo in questo periodo tra le strade di New York. Vogliamo che si goda questo attimo di pace davvero in pace, senza il pensiero fisso di suo fratello che fa nuovamente comunella con i Mikaelson, né della sua ex ragazza che ritorna dopo sette anni di lunga assenza.

E' solo un mese che è tornato a sorridere, non voglio che niente comprometta la bolla di serenità che lui ed Elena si sono creati.

 

Oggi è una bella giornata, il mondo intorno a me sembra sorridere, le persone intorno a me sembrano sorridere e anche io sembro essermi svegliata con una voglia immensa di sorridere.

Certo i problemi sussistono e non posso fingere di ignorarli, ma al momento non voglio pensarci. Oggi il mio obiettivo è quello di trovare il vestito perfetto per Damon, dunque il resto non conta.

Con un sorriso che va da parte a parte, entro nell'atelier in cui il mio migliore amico è alle prese con i primi vestiti che Tyler li sottopone. Non ho nulla contro Ty, è un mio amico e gli voglio bene, ma in fatto di stile e di matrimoni, non può di certo sperare di eguagliarmi, tanto meno superarmi.

Fa a pugni con la tua carnagione”.

Damon si volta con uno sguardo scocciato, considerando l'orologio posso anche comprendere.

Oh, ma guarda chi ci degna della sua presenza. Signorina Forbes il suo giudizio è più che accettato, anche se quell'enorme vestito giallo mi fa sorgere qualche dubbio”.

Ignoro il suo commentino acido, anche perchè il mio vestito sarà anche un po' eccentrico, ma si abbina perfettamente a questa giornata serena. Con fare esperto gli annodo una cravatta chiara che potrebbe migliorare quel disastro.

Niente da fare, non va. Ty, ringrazia che la tua stilista sono io”.

Grazie Car. Dove hai lasciato la tua dolce metà oggi?”.

Non essere acido. Ti ricordo che fino a qualche mese fa eravate amici. Non fare la banderuola”.

Non sta facendo la banderuola, ha semplicemente preso la decisione giusta, quella che dovresti prendere tu, forse”.

Dovevo aspettarmi che Damon commentasse. La mia compassione non gli è mai andata particolarmente a genio, che fosse o non fosse mossa dall'amore.

Smettila di parlare e pensa a vestirti. Mi sorprende che proprio tu mi induca ad abbandonare le persone, tu normalmente sei colui che le salva”.

Alza gli occhi al cielo, per questa volta gli ho chiuso la bocca: odia sentirsi elogiato, o almeno odia che vengano messe in piazza le sue buone azioni.

Allora, agitato per il grande giorno?”.

Assolutamente no. Non vedo l'ora di arrivare all'altare. Lo sogno da troppo tempo”.

Tyler gli dedica uno sguardo schifato, d'altronde un bamboccio come lui non potrebbe mai fare pensieri così profondi su una donna, lui è il classico tipo che ci vede solo un buco da riempire, per essere particolarmente fini, insomma.

Wow. L'amore cambia, quasi non ti riconosco più. Quasi quasi mi dispiace non essere più innamorata di te”.

Ridi, ridi. Ma qualche tempo fa mi avresti pregato di portarti all'altare”.

Gli do una leggere spinta da dietro, mentre con degli spilli cerco di sistemare la giacca dl vestito che si è appena provato, per vedere come calzerebbe.

Forse. Dì un po', dov'è la nostra fortunatissima sposina, oggi?”.

Si incupisce un po', ma non abbastanza per nascondere la sua espressione da schiaffi.

Oh, è con Stefan. Oggi è la giornata che dedica a lui, pensavo lo sapessi”.

Alzo le spalle in modo spontaneo.

Non so tutto ciò che succede a Stefan”.

Penso che gli faccia bene trascorrere del tempo con lei, sembra che riesca ad arrivare, dove a noi è impossibile immaginare”.

Annuisco decisa, in effetti per me è diventato piuttosto difficile. Io e Stefan abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, ma ultimamente non c'è più la stessa intesa di un tempo. Inizialmente davo la colpa alla sua nuova amicizia, poi ho capito che c'erano cose più grosse in mezzo ed io sono stata così stupida da non capire niente.

 

 

 

“Ahia, Damon mi fai male. Lasciami...”.

Rido a crepapelle mentre Damon si avvinghia a me e cerca di mordermi per non lasciarmi andare.

Sono quasi le nove ed io non sono ancora a lavoro, fortuna che il capo è lui.

Mi alzo decisa dal letto, mentre infilo gli stivali alti sopra i jeans scuri.

Ogni mattina funziona così, riesco ad alzarmi senza farmi sentire da lui, mi lavo, mi vesto, mi trucco e poi, quando arriva il momento di attraversare la camera per raggiungere la porta, due mani forti e ancora calde di notte mi afferrano bruscamente.

“Scusa, ma non vorrei mai che il mio capo mi licenziasse”.

“Ma se sono io il tuo capo”.

“Appunto. Avevamo detto nessun favoritismo, io non sono Caroline, voglio comportarmi come qualsiasi assistente normale”.

Sbuffa sonoramente, scompigliandosi ancor di più i capelli e mostrandosi nella sua estrema bellezza mattutina.

“Che senso ha portarsi l'assistente a casa, se non ci guadagni neanche una sveltina mattiniera?”.

Alzo gli occhi al cielo ed infilo la camicia a quadri viola sopra la canotta bianca.

“Sei davvero gentile a parlare così di noi. E poi mi sembra di essere stata già abbastanza accondiscendente questa notte”.

Per la seconda volta in mezz'ora, Damon mi afferra per la vita e mi fa cadere sul letto insieme a lui.

“Sì, infatti. Ecco perchè adesso richiedo sommessamente un altro round”.

“No, devo andare. Se arrivo tardi anche oggi, Caroline si prenderà il lusso di arrivare in ritardo ogni qual volta lo reputi necessario. E poi, se per una volta anche tu riuscissi ad alzarti dal letto prima, non cadrebbe mica il mondo!”.

In effetti non avevo ancora fatto caso a questo particolare, ma sono parecchi giorni che Damon non entra in ufficio prima delle dieci, dieci e mezza, cosa alquanto strana, visto che spesso riusciva ad arrivare anche molto prima di noi.

Però lo lascio stare, so che è un periodo delicato per lui. Stefan è partito per lavoro da più di dieci giorni e noi non siamo stati in grado di raccontargli la verità, dunque tutto questo silenzio non influisce positivamente sul suo umore.

“Dai, non fare la guasta feste. Prendiamoci la mattinata libera. Abbiamo ancora un paio di cosette lasciate in sospeso”.

Scuoto la testa, mentre i suoi occhi mi osservano maliziosi e anche parecchio desiderosi.

“Tesoro, non possiamo rinchiuderci nella nostra camera per sempre. Abbiamo degli impegni fuori di qui e sarebbe ora che li mantenessimo. Ti ricordo che, tra l'altro, uno di noi due ha un'azienda da mandare avanti e di sicuro non può farlo rotolandosi tra le lenzuola”.

“Sei diventata già una di quelle fidanzatine noiose. Ed io che pensavo fossi diversa”.

Mi lascia andare, per sedersi con la schiena contro la testiera del letto e le mani incrociate sotto il petto. Mi ricorda tanto un bambino a cui non è stato concesso di giocare e adesso si dimostra offeso perchè deve fare i compiti.

Quasi all'istante, però, il suo viso si apre in un sorriso stupendo, uno di quei sorrisi che mi fanno perdere di vista l'ordine delle cose e fanno affluire più sangue al mio cuore, facendolo pompare ad una velocità quasi dolorosa.

“Però, stasera, dopo il lavoro, ti aspetto immediatamente al “Gans and Roses” per una cenetta a lume di candela, solo tu ed io. Dopo di che, torneremo a casa e ci occuperemo di ciò che abbiamo lasciato in sospeso”.

Gli sorrido maliziosa, adoro queste idee che gli piombano in testa ogni tanto, uno perchè sono decisamente più fattibili di tante altre, due perchè almeno adesso posso andarmene via senza sentirmi in colpa.

“Mi piace, mi piace tantissimo. Ora, però lasciami andare, oppure il mio capo questa volta potrebbe seriamente arrabbiarsi”.

Gli lascio un bacio sulle labbra imbronciate e mi dirigo sorridente verso la porta di ingresso.

Sono felice, felice come non lo sono da tempo. Ho trovato qualcuno da amare, da venerare e desiderare ogni attimo della mia giornata e la mia felicità non può essere scalfita da niente e da nessuno. Neanche da Stefan che mi sputerà addosso tutto il suo odio, per non essere stata in grado di rendere onore alla mia promessa.

 

 

 

 

La giornata trascorre pigra, tra appuntamenti da fissare, appunti da segnare ed articoli da completare.

Io ed Elena abbiamo avuto pochissimo tempo per chiacchierare, passando sul fatto che lei sia arrivata con più di mezz'ora di ritardo, ma poi si è eclissata sull'articolo che deve produrre entro la prossima settimana.

Io mi rigiro annoiata sulla sedia della scrivania, osservandomi le scarpe argentate che risplendono sotto il mio abitino celeste. Devo rifarmi la pedicure!

Sbuffo, ho già fatto tutto ed ora non so cosa fare. Se almeno Damon ci avesse onorato della propria presenza, avrei potuto stuzzicare lui, Elena di sicuro non mi concederebbe di farlo con lei.

Allungo le mani dietro la testa, giocando con il fermacapelli che mi lega tutte le ciocche bionde sulla nuca.

“Ma il tuo fidanzato che fine ha fatto?”.

Senza alzare gli occhi dallo schermo, Elena alza le spalle. Ignorata, come sospettavo.

Indignata dall'atteggiamento dei miei migliori amici e del mio fidanzato che hanno deciso di non considerarmi, afferro il mio splendente i-phone rosa e chiamo il mio capo. Non risponde. Ok, forse è un segno del destino: devo tornare a lavorare.

Dopo quasi un'ora, che a me sono sembrati anni, il display del mio telefono inizia a lampeggiare.

“Chi non muore si rivede! In questo caso si risente”.

“Ciao, Care. Elena è lì con te?”.

Sento Damon parecchio trafelato e il suo tono di voce mi sembra anche preoccupato.

“Sì, è qui. Tutto ok?”.

Elena si volta sorridente, sentire il suo nome la rende già di buon umore.

“Sì, tutto bene. Sai se Elena ha intenzione di tornare a casa o se ci vediamo direttamente al ristorante?”.

Per evitare di dover fare da intermediario per tutta la conversazione, passo il telefono alla mia amica.

“Ehi amore”.

Dio mio come è diventata sdolcinata! Metto due dita in bocca, fingendo di aver voglia di vomitare, per risposta mi becco una pallina antistress in testa.

“No, non ho tempo. Voglio finire almeno la prima stesura dell'articolo”.

Elena ascolta Damon, strabuzzando gli occhi di tanto in tanto.

“No, ho portato un cambio. Non vedo la necessità di passare da casa”.

“Ti amo anche io”.

Chiude il telefono e me lo porge, guardandomi con aria stralunata.

“A te sembrava normale?”.

“Il tuo ragazzo non mi sembra mai troppo normale”.

Ala gli occhi al cielo, dimostrandomi ancora una volta il suo dissenso.

“Intendevo se ti sembrava il solito Damon”.

“Mi sembrava un po' indaffarato, forse stava tornando da una corsa o magari aveva appena finito di fare le scale”.

Continuo a dedicarmi al mio lavoro, senza dedicarle troppa attenzione, dopo tutto non vedo cosa dovrebbe fare Damon mentre parla al telefono con lei.

“Probabile”.

 

 

 

 

Non ho più sedici anni e non credo più nelle favole, non da tempo ormai.

Odio il fatto che le donne vengano paragonate a delle principesse, lo odio perchè non è così che va il mondo.

Nessun principe è disposto ad aspettarti tutta la vita, ad attraversare monti e solcare mari solo per metterti una scarpetta al piede, a vincere le intemperie solo per vederti sorridere.

L'amore non nasce così all'improvviso, non nasce perchè un uomo si innamora del tuo sguardo, delle tue labbra o della tua voce. L'amore si crea, forse ci vorranno mesi, forse addirittura anni, o forse potresti non riuscire mai. Ma la bellezza che esso porta con sé è qualcosa per cui vale la pena metterti in gioco. L'amore vale ogni tua lacrima, ogni singolo abbraccio donato pur sapendo che lui non ricambierà, non come vorresti tu almeno. L'amore è leggere un libro la sera e sperare che quando rincontrerai i suoi occhi saranno accesi di sentimenti come quelli del protagonista della tua storia, è guardare le stelle e pregare che il suo desiderio di te sia infinito come quel cielo, l'amore è piangere perchè credi che per lui non sia la stessa cosa, ma poi ridere di colpo quando leggi il suo nome sul display, è sognare una vita insieme pur sapendo che tu non sei la donna della sua vita, esattamente come lui non è l'uomo della tua.

L'amore è quello che sto facendo io in questo momento, aspettarlo per tre ore seduta in uno stupido bar di provincia sperando che si ricordi di venire da te. E' credere che nonostante le incomprensione, le litigate, i tormenti, lui riesca a dirti ancora una volta “ti amo”. E' convincersi che tutto tornerà come prima, che è solo un momento, ma poi passerà.

Poi, mentre sfogli per l'ennesima volta il menù, leggendolo dall'inizio alla fine, ti rendi conto che forse è tutto nella tua testa. Che forse hanno ragione quelle persone che ti dicono che lui non è la stessa persona che hai conosciuto, quella stessa persona di cui ti sei innamorata. Quel ragazzo che attraversava tutta New York solo per portarti il gelato ogni volta che tuo padre preparava una valigia non c'è più. Non c'è più la sua spontaneità, la sua dolcezza, il suo modo di farti sentire sempre una tra mille, non c'è più la voglia di stare con te, di vivere solo dei tuoi baci, di sognare agognante una vita insieme, non c'è più la delicatezza con cui facevate l'amore, perchè sì voi un tempo facevate l'amore, non c'è più quell'urgenza di saperti vicina qualunque fosse l'alternativa. Non c'è più lui e questo forse, tu, piccola bambina cocciuta, te lo dovresti mettere in testa.

Mentre rispondo velocemente ad un messaggio di Damon, prendo la mia decisione: questa volta sarò io a prendere la situazione in mano! Già perchè lui non lo farà mai, è troppo facile così, averti sempre lì a sua disposizione, non costa nulla, è pratico, non richiede particolar sforzi mentali. Il risultato? Che a soffrirci sarai solo tu.

Mi alzo dal tavolo, metto la giacca nera sul vestito fiorato e lascio qualche moneta sul tavolo. E' ora di riprendere in mano la mia vita.

Mi avvio verso l'uscita del locale, ma un Damon ansimante si presenta madido di sudore di fronte ai miei occhi. E' disperato, lo vedo dai suoi occhi, quegli splendidi occhi blu, ora lucidi per le lacrime.

Lo guardo interrogativa.

Avevi ragione tu, Care. Erano insieme, nel mio letto, nel nostro letto, avevano appena finito di fare l'amore”.

Lo stringo forte a me, un abbraccio fraterno, oramai solo frutto di un'amicizia, perchè sarebbe stato troppo chiedere di innamorarmi veramente di uno come Damon. Ed ora, mentre le nostre braccia si aggrovigliano per darci coraggio, rimpiango con tutto il cuore quell'amore di bambina.

Nel ristorante, solo il rumore di due cuori che si infrangono.

 

 

 

 

Entro in azienda con la mia solita sfacciataggine, adoro essere sempre al centro dell'attenzione e queste giovane segretarie che mi guardano sognanti, chiedendosi come sarebbe poter attingere un giorno al mio patrimonio, o a quello dei miei fratelli... beh, per me sono il paradiso.

Con saluti maliziosi e passo spedito raggiungo l'ufficio di mio fratello, sicuramente non sarà felice del mio ennesimo ritardo, ma dopo tutto dovrebbe esserci abituato.

“Buon pomeriggio, Nick. Come te la passi?”.

“Diciamo che me la passerei meglio se non dovessi sorbirmi da solo tutto il lavoro, mentre mio fratello se la gode tra palestre e locali facoltosi”.

Alzo gli occhi al cielo, chiedendomi quand'è che è diventato così petulante.

“Dai, non te la prendere. E' giusto che almeno uno di noi due si diverta, pensa che noia sarebbe la nostra famiglia”.

“Già, però sta di fatto che, se io non fossi così noioso, tu non ti divertiresti poi così tanto”.

“Occhio, Nicklaus, gli anni iniziano a farsi sentire! Sai, Caroline non ama particolarmente gli uomini vecchi dentro”.

“E da quando tu sai cosa vuole Caroline?. E poi smetti di parlare come se mi importasse. Mi piace giocare con lei, adoro vederla arrabbiata, nulla di più”.

Alzo insolente le spalle e faccio una smorfia che dice il contrario delle sue parole.

“Sarà. Ma in caso fosse come dico io, non preoccuparti, l'abbiamo passata tutti quella fase”.

“Quale fase?”.

“Quella in cui diventiamo degli zerbini piegati al suo volere”.

“Kol, hai intenzione di andare a lavorare per la prima volta in vita tua, o vuoi continuare a distrarmi con le tue futili chiacchierate?”.

Mi avvicino alla scrivania, per raggiungere Nick, poi gli passo un braccio intorno alle spalle e lo guardo con fare trionfante.

“Sta di fatto che il tuo fratellino qui presente, mentre non era a lavoro, stava ultimando gli ultimi dettagli del suo piano infallibile per distruggere Damon Kallaghan. Incredibile come quel babbeo mi renda tutto più semplice. Innamorarsi di Elena Gilbert... pessima mossa”.

Klaus mi osserva interrogativo, non l'ho tenuto così partecipe della situazione, sono un perfezionista, preferisco rivelare le cose solo quando le ho completate.

“Kol, se devi parlare chiaro fallo, altrimenti quella è la porta. Non ho tempo da perdere con te”.

Sorrido di un sorriso acido, figlio di anni di odio e di rancore verso l'uomo che mi ha portato via tutto.

“Devi sapere, fratello, che poco meno di un'ora fa, Damon Kallaghan è caduto nella mia trappola. Diciamo che ci è proprio finito dentro e, magari chissà, se l'è anche goduta”.

 

 

 

 

 

Cavolo, questa proprio non ci voleva. Sono le sei e trenta ed io sono imbottigliata nel maledetto traffico newyorchese. Senza pensare che tra poco più di un'ora dovrei essere in cammino per il mio appuntamento con Damon.

Ma dico io, gli assicuratori devono proprio piombarti in casa proprio alle sette di sera? E quando gli ho chiesto di raggiungermi in ufficio, non ne ha proprio voluto sentire ragione. Fortunatamente ha accettato di vederci a casa di Damon, andare a quest'ora a casa di Caroline, dove ho la residenza, non sarebbe davvero stato fattibile. Almeno, ha cercato di venirmi incontro, anzi, me l'ha proposto proprio lui.

Dopo quasi un quarto d'ora riesco a parcheggiare. Nell'atto di scendere dalla macchina, faccio un po' di casini. Prima rovescio la borsa con l'intero contenuto, poi rischio quasi di far cadere le chiavi in un tombino e per ultimo metto a repentaglio la mia vita, attraversando con il rosso pieno e rischiando seriamente di venire investita da un taxi in corsa.

Affannata, raggiungo l'ascensore e cerco di risistemare un po' i miei capelli che ormai hanno solo vagamente il ricordo di una piega liscia. Mi risollevo un po', scoprendo che non sono per niente in ritardo. Bene, perchè il mio assicuratore non mi sembra una delle persone più pazienti al mondo.

Entro in casa e dopo aver preparato un caffè, decido che ho tempo anche per cambiarmi e darmi una sistemata. Ne ho davvero bisogno!

Cavolo, cosa posso mettere? Il vestito nero è di sicuro troppo chic, quella bordeaux decisamente troppo casual, forse potrei mettere il tailleur blu mare, si abbina agli occhi del mio fidanzato.

Già, il mio fidanzato. Magari, mi converrebbe abbinare al vestito un intimo un po' diverso dal solito, oggi l'ho sentito un po' giù di tono, anche un po' più freddo di quando l'ho lasciato. Sorrido tra me, pensando alla sua faccia al ritorno dal ristorante.

Apro lentamente la porta, sperando che Damon non si sia concesso una sonnellino pomeridiano.

Ciò che mi trovo davanti è l'ultima cosa al mondo che mi sarei aspettata.

Sento il mio giovane cuore infrangersi come un'intera cristalleria dopo un terremoto. Momenti felici mi scorrono davanti agli occhi, attimi d'amore che si rincorrono derisori in un impeccabile rallenty.

Tra le lenzuola del letto di Damon, del nostro letto, quel letto che ci ha visti complici come non mai, che ci ha visti inebriati dalla stessa passione, divertiti da giochi proibiti tipici di due innamorati, che ci ha visti rilassati e sereni dopo aver fatto l'amore, ora dorme, nuda ed incurante di me che sono qui a fissarla, una donna.

Non l'ho mai vista prima in vita mia, non riesco a trovare niente che me la ricordi, sento solo un dolore al petto che sembra non essere in grado di reggere la delusione. La osserva con più attenzione, riesco a pensare solo al fatto che sia bella, molto più di me, molto più di tante donne che incontri per la strada. Ha i capelli rossi e corti, ma questo la rende solo più sexy ed intrigante, è magra, troppo magra, da sembrare quasi malata ed è assolutamente perfetta nelle sua imperfezione e, non so perchè, questo mi fa ancora più male.

Credevo davvero che Damon si sarebbe accontentato di me, una comune e semplice mortale?

Gli occhi mi si riempiono di lacrime, cerco di uscire dalla camera senza fare il minimo rumore, non voglio sentire parole, voglio solo correre il più lontano possibile da qui.

Mentre apro la porta, dall'altro lato, decisamente sorpreso di vedermi c'è lui, il mio Damon, o quello che rimane del mio Damon.

“Elena”.

“Chi è quella?”.

I suoi occhi si posano su quella donna, poi dice semplicemente: “Katherine”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze. E sì, questa volta sono stata super veloce.

Diciamo che il calo di lettrici, invece di abbattermi, ha contribuito a darmi la carica per scrivere un altro capitolo, cercando di pensare a cosa possa aver sbagliato negli scorsi.

Purtroppo, la storia aveva iniziato bene, ma ultimamente ha perso molto consenso, forse a causa di alcuni personaggi che non piacciono particolarmente.

Pazienza, come ho già detto in passato, continuerò a scrivere per quelle poche anime che ancora seguono ansiose la mia storia. La porterò a termine e cercherò di farla sembrare il più interessante possibile.

Dopo una prima parte in cui ho voluto mostrare piccoli attimi di quotidianità tra i due protagonisti principali, compresa la parte dei bambini in cui vi ho dato la speranza di un futuro felice, ho iniziato a trattare di tradimenti.

Già, mentre Caroline se ne sta seduta in un piccolo ristorante aspettando l'uomo che ama, pur sapendo che non arriverà mai, Damon fa la sua apparizione portando una sconvolgente notizia, la sua donna, o meglio Katherine (ormai non è più un mistero), lo ha appena tradito e lui lo ha scoperto. Mi è sembrato carino analizzare i peniseri di Caroline, perchè in futuro saranno molto importanti. Lei è una donna che ha sofferto per amore, un amore vero, non più quel genere di amore infantile che la legava a Damon e forse è proprio per questo che i due diventano sempre più complici, perchè entrambi sono stati feriti dalle persone che amano.

Elena, dopo aver rimuginato un po' sulla telefonata di Damon, deve correre a casa (scherzo del destino o complotto organizzato?) e si ritrova di fronte ad uno spiacevole scenario: Katherine nuda nel suo letto. Già, finalmente ho rivelato il nome. Molte di voi, se non tutte, ci erano già arrivate, non era importante, ma un po' di suspense in più non fa mai male (muahahahah, risata malefica)...

dunque il piano di Kol si è ultimato, proprio come ha predetto, Damon è caduto nella sua trappola. Cosa succederà adesso che tutti i giochi sono in tavola? La storia d'amore tra Damon ed Elena è davvero destinata a finire?

Grazie mille a chi legge silenziosamente (se qualcuno mi dicesse la sua opinione lo apprezzerei tantissimissimo), ma grazie soprattutto a chi riesce a recensire sempre o quasi sempre... siete davvero importanti....

un abbraccio a tutte

 

 

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Capitolo 19
*** Katherine ***


Mentre apro la porta, dall'altro lato, decisamente sorpreso di vedermi c'è lui, il mio Damon, o quello che rimane di lui.

“Elena”.

“Chi è quella?”.

I suoi occhi si posano su quella donna, poi dice semplicemente: “Katherine”.

Sento le gambe tremare instabili sotto il peso del mio corpo. La mia peggior paura, l'incubo di ogni mia notte, la nuvola nera che minaccia da sempre il mio futuro. Katherine.

Senza pronunciare parola, mi dirigo fuori dalla nostra camera, lui mi segue cercando di fare il meno rumore possibile. Certo, adesso sta anche attento a non svegliarla!

Mi rincorre fino alla porta di ingresso, cercando di afferrare la mia mano che dondola furiosa avanti e indietro. Nel momento in cui le nostre dita si sfiorano, perdo il controllo di me. Sento il cuore battermi in gola, ma questa volta non si tratta di attrazione fatale o tacito innamoramento, in questo momento, dentro di me, riesco a sentire solo rabbia. La rabbia di una donna ferita, di una donna delusa, di una donna che ha dato tutta se stessa per l'uomo che ama, che ha superato pregiudizi e moralità, che ha stravolto la sua intera vita solo per averlo suo per sempre.

Allontano violentemente la sua mano e mi volto a guardarlo. Dentro quegli occhi che amo tanto, non riesco più a vedere l'infinito, solo l'immagine distorta di una donna che piange, il volto rigato dalle lacrime ed il cuore straziato dagli eventi.

“Come hai potuto? Dopo tutto quello che ho fatto per noi, dopo aver rinunciato a tutto, anche a me stessa, solo per te, dopo le mille promesse fatte, le mille illusioni che mi hai dato. Erano solo parole. Sei la mia vita, Elena. Senza di te mi sento morire, Elena. Voglio che tu sia mia per sempre, Elena. Erano solo parole, vero Damon? E' così?”.

Alzo il tono della voce decisamente al di sopra delle mie possibilità. Ma non mi importa di niente. Non mi importa di avere la gola in fiamme domani e non mi importa di passare per la ragazzina schizzata che non riesce a sopportare la situazione. E non mi importa neanche se qualcuno, un giorno, verrà a rinfacciarmi il mio di comportamento, quel comportamento per cui mi sono innamorata del fratello del mio fidanzato, tradendolo senza farmi numerosi problemi. Non mi importa perchè nessuno in questo mondo può davvero sapere ciò che lega me e Damon, o almeno legava.

Cerca di asciugarmi le lacrime, ma non lo lascio avvicinare.

“Elena, non è come credi, te lo giuro. Io non sapevo che fosse qui. Credimi”.

Riesco a leggere la disperazione nei suoi occhi e Dio solo sa quanto vorrei credergli, quanto vorrei essere in grado di perdonarlo, ma non riesco, non adesso.

“Mi fai schifo...”.

Mi tuffo nei suoi occhi blu e rischio quasi di affogarvici, ma devo essere forte, lo devo al nostro amore, a quell'amore tenero e pulito che ci legava l'uno all'altro. Io devo preservalo.

Sento la porta della camera aprirsi lentamente, quasi per non essere sentita. Ma non mi inganna. E' il suono che sento quasi tutte le mattine quando Damon si sveglia prima di me e cerca di andare in cucina, stando attento a non svegliarmi. E' il rumore silenzioso di una porta che si chiude per cogliermi di sorpresa un attimo prima di fare l'amore. E' lo stridio strepitante del legno contro le nostre pelli, quando ci rincorriamo divertiti come due bambini felici.

Ignorando Damon e le lacrime che gli rigano il viso, stravolgendo la bellezza del suo sguardo, mi volto verso il corridoio e incendio quella zona dove, in poco meno di dieci secondi, si materializza lei.

Ha indossato una leggera vestaglia trasparente, il che la rende ancora più seducente.

Le dedico uno sguardo di disprezzo.

“Come fai? Non ti ha fatto abbastanza male? Che uomo è uno che si getta ai piedi di chi lo ha ferito, solo perchè non è in grado di resistere alle provocazioni? Pensavo fossi diverso. Peccato, ti ho sopravvalutato”.

“No, Elena. Non capisci. Io non l'ho vista prima d'ora, non la vedo da sette anni. Ti scongiuro, credimi”.

Devo trattenere il respiro, lo devo fare perchè altrimenti potrei cedere, potrei costringermi a crederci e mi dovrei rassegnare ad essere l'eterna seconda. Per sempre. Perchè Katherine c'è e c'è sempre stata. Lei era presente ogni volta che Damon diceva di amarmi, ed era presente ogni volta che mi guardava negli occhi. Lei era in lui, era nel suo cuore, nella sua mente, nel suo corpo. Ed io, io sono solo una stupida illusa che pensava di essere l'unica.

“Damon, mi stupisci. Non pensavo fossi capace di abbassarti ad un tale livello”.

La sua voce mi colpisce come lame ghiacciate sul viso, è seducente, pulita, ma anche cattiva, graffiante. E mi chiedo perchè. Perchè un uomo buono come Damon debba cadere in una trappola simile.

“Katherine, cosa ci fai qui?”.

Gli occhi del mio ragazzo sono rossi per le lacrime e, anche se non è giusto pensarlo, non sono mai stati così belli, forse perchè so che ora piangono per me.

Katherine si avvicina a Damon con fare sensuale, le ciabatte con il tacco mi riempiono la testa del loro rumore. La sua mano inizia a percorrere indecente il suo petto, ma lui, stranamente, sembra non accorgersene.

Nei suoi occhi leggo qualcosa di diverso, un sentimento che non ho mai letto, un rancore misto ad odio, un dolore, misto a frustrazione.

“Esci dalla mia casa. Subito”.

La donna continua a spostare i suoi occhi da me a lui. Mi squadra con interesse, come se volesse esaminarmi l'anima. Io sostengo il suo sguardo, non voglio dimostrarmi debole e non perchè non lo sia, ma perchè sarebbe un ulteriore punto a suo favore e questa è l'ultima cosa che mi serve al momento.

“Non dicevi così qualche minuto fa. Ops”. Si mette una man sulla bocca, fintamente dispiaciuta e questo mi fa adirare ancora di più. “Forse non avrei dovuto dirlo. Se non sbaglio tu devi essere Elena. Il tuo nome è parecchio celebre tra le strade di New York”.

Finalmente si rivolge a me e questo mi fa sentire forte, mi ricarica di tutta quell'energia che sembrava avermi abbandonato quando ho messo piede in quella camera.

“Già. E tu devi essere Katherine. La stronza sociopatica che si divertiva a giocare con i sentimenti delle persone”.

Sorride, un bel sorriso, ma spento. Un bel sorriso, ma falso. Un bel sorriso, ma arrabbiato.

“Noto con piacere che la mia fama mi precede. Fa un certo effetto essere giudicata da colei che ha lasciato il proprio fidanzato per un altro uomo che, se non vado errata, è proprio il fratello”.

“Katherine, fatti gli affari tuoi”.

Fulmino Damon con lo sguardo. Non deve pronunciare parola e, soprattutto, non deve farlo per difendermi, ci riesco benissimo da sola.

“Ti ringrazio per l'interesse, Damon. Ma non cedo alle provocazioni di una donna come lei. Normalmente do retta solo alle persone che mi parlano con i vestiti addosso. Preferisco”.

Katherine non sembra sconvolta, né tanto meno offesa dal mio atteggiamento. Anzi mi sorride incoraggiante, quasi invogliandomi a continuare questa diatriba così poco ricreativa che si sta svolgendo tra di noi.

“Già, ma a quanto pare Damon non la deve pensare come te”.

La sfido con lo sguardo, Damon prova a parlare con lei, ma i miei occhi incendiano anche lui, non voglio sentire più una parola. Sono delusa, delusa dall'uomo che avrebbe dovuto proteggermi sempre, che non mi avrebbe dovuto mai fare soffrire, delusa dall'amore che nutro per lui, dalla mia malsana capacità di innamorarmi sempre della persona sbagliata, delusa dai mille sogni che aveva riposto in un cassetto, convinta, però, che un giorno sarei stata in grado di aprirlo.

“Non voglio sentire un'altra parola. Andate al diavolo, tutti e due”.

Con fare poco delicato, spintono Damon facendogli perdere istantaneamente l'equilibrio, lui prova a bloccarmi.

“Elena, ti scongiuro, non andare via. Io non ero in casa, te lo giuro. Questa stronza ha fatto tutto da sola, io non la vedo da sette anni. Per favore, credimi, in nome dell'amore che ci lega”.

E' qui che non ci capisco più niente. Per quanto vorrei tanto credergli e perdonarlo seduta stante, non ci riesco. Anzi, sono quasi accecata da una furia sconosciuta, quella furia che mi costringe a lasciargli uno schiaffo in pieno viso. E questo, solo per aver chiamato in causa il nostro amore. Amore che lui non è stato in grado di onorare.

Esco da quella casa dopo avergli lasciato un ultimo sguardo, sperando di svegliarmi e realizzare che è tutto solo un sogno. Continuo a sperarci per tutto il cammino, ma le lacrime mi offuscano la vista ed il mio corpo non da segno di volersi risvegliare.

 

 

 

 

 

“Tyler, smettila di fare il musone, ne abbiamo già parlato”.

Guardo il mio fidanzato negli occhi, assumendo il tipico sguardo da gattina innamorata, il tipico sguardo che Tyler non ama vedersi di fronte, per dirla tutta.

Da quando le cose a New York stanno tornando al punto di partenza, anche il mio rapporto con lui sembra in fase di declino, saranno i vecchi ricordi che emergono, sarà forse la paura di non essere in grado di sopportare tutto per la seconda volta.

Fortunatamente, il suo viso si apre in un sorriso, il più bello che abbia mai visto, quello che mi è mancato tanto in questi giorni di buio.

Mentre mi avvicino per stringerlo in un abbraccio stritola costole, sento una chiave che cerca di entrare nella serratura della porta di ingresso. Mi allontano un po' da Tyler che mi risponde con uno sguardo interrogativo, almeno quanto il mio.

L'unica ad avere le chiavi di casa è Elena, ma da quando si è trasferita a casa di Damon e ha portato via tutta la sua roba, non l'ha mai usata.

Ed è proprio lei a fare il suo ingresso nel salotto, con una busta di plastica in mano e il viso stravolto da copiose lacrime che le sciolgono il mascara in una maschera scura.

Corro verso di lei, non pronuncia parola, scoppia solo a piangere tra le mie braccia ed io la stringo di più a me, permettendole di sporcarmi la t shirt bianca e di bagnarmi i boccoli biondi ancora caldi di piastra.

Sento le piccole spalle tremare ogni volta che un singhiozzo le si rompe in gola. La lascio sfogare senza dire una parola, ma dentro di me sento che il momento che tanto temevo è arrivato. Tyler è rimasto dietro di me e guarda la mia amica con un'espressione compassionevole nel viso. So che dentro di lui, i suoi pensieri sono vorticosi come i miei.

Dopo qualche minuto, lei alza lo sguardo verso di me ed io mi sento morire. Guardo i suoi occhi e vedo dolore, frustrazione, rabbia, ma soprattutto una tacita richiesta di aiuto. Sento gli occhi bruciare per le lacrime.

“Che succede, Elena?”.

“Mi ha tradita. Damon mi ha tradita”.

Fatica a parlare, impedita dal fiato corto di chi ormai ha dato tutto. Ho già vissuto una situazione del genere e questo fa ancora più male.

Ma nonostante tutto non voglio crederci. A suo tempo, Damon è stato uno stronzo, un manipolatore, un bastardo che piegava tutti al suo volere, un freddo ricattatore, una testa calda, ma mai, e quando dico mai è mai, potrei pensare a Damon Kallaghan come ad un traditore.

“Elena, ma sei sicura?”.

“L'ho visto con i miei occhi, Care. Lei era nuda nel suo letto. Ecco perchè continuava a chiamarmi chiedendomi l'ora del mio rientro. Era con lei, aveva già programmato tutto”.

Lei. Katherine Pierce, la donna che ci ha rovinato la vita, la donna che odio di più al mondo. Non ho bisogno di chiederle conferma, lo so e basta. Solo lei potrebbe pretendere di tornare e ficcarsi nel letto di Damon dopo tutto ciò che gli ha fatto. Solo lei potrebbe destabilizzare Damon a tal punto da fargli mettere in discussione una relazione a cui ha dato tanto. Solo lei ha la capacità di portare odio anche laddove c'è solo amore.

Ciò nonostante non riesco a credere che il mio amico posso avere fatto una cosa del genere. Non è da lui. Ama troppo Elena per farla soffrire così.

“Io non ci voglio credere”.

“Caroline, li ho visti e lui non è stato in grado di affrontare la situazione, mi ha lasciata andare senza provare neanche a seguirmi”.

“Elena, io ti credo. Ma tu non puoi davvero sapere cosa sia in grado di fare Katherine”.

Lo sguardo della mia amica diventa duro.

“No, non lo so, Caroline. Non lo so, perchè nessuno di voi ha mai voluto parlarmene. Come faccio ad affrontare il mio nemico, se non lo conosco?”.

La vedo combattiva, molto più di quanto sia mai stata. E mi accorgo che la giovane ed indifesa Elena che è arrivata quasi sette mesi fa non c'è più. Al suo posto una donna, una donna che ha imparato ad amare, una donna che ha imparato a soffrire, una donna che ha imparato a combattere per le persone che ama.

Faccio per iniziare un discorso in cui spiegarle le nostre ragioni, ma Tyler si avvicina a noi e interrompe qualsiasi pensiero che mi stia vorticando per la testa.

“No, Care. Elena ha ragione. L'abbiamo fatta vivere in una gabbia d'oro, le abbiamo nascosto tante cose pur di non farla soffrire, non le abbiamo dato abbastanza credito, credendola troppo debole, senza neanche pensarci un attimo”.

I miei occhi e quelli di Elena sono puntati su quelli del mio fidanzato. Lui è stato contrario dall'inizio, da quando avevamo deciso di nasconderle la vera natura dei nostri legami.

“Penso che ti sarai accorto già da tempo che qui le cose non sono esattamente come ti aspettavi. La nostra vita è fatta di buio, di misteri, di segreti inconfessabili.

Io stesso prima di essere il figlio di Richard Lockwood ero soltanto un delinquente di Harlem, figlio di un ubriacone psicopatico e di una succube di provincia che trascorreva le giornate in fabbrica per portare a casa due soldi. E' stato incredibile vedere come la gente abbia cambiato opinione su di me non appena il mio padre biologico ha deciso di riconoscermi. Ma è stato ancora più sorprendente scoprire come questo avesse cambiato me. Sono diventato uno stronzo egocentrico che passava le sue giornate a godersi i suoi soldi. E non me li sono mai goduti nel modo giusto”.

Guardo Tyler un po' spaventata. Ho paura che tiri fuori anche ricordi più scomodi, ricordi che forse non dovrebbe essere lui a raccontare alla mia amica. Però non gli dico niente, lascio che prenda in mano la situazione, è molto più bravo di me, su questo nulla da dire.

“Che cosa c'entra Katherine in tutto questo?”.

Elena ha smesso di piangere, asciuga ripetutamente le guance appiccicose e cerca di capire qualcosa in più di questo nostro passato così misterioso.

“Katherine è arrivata in un periodo non molto felice della nostra vita. Quando si è trasferita a New York, credo che non ci sia stato uomo a non fare pensieri spinti su di lei. Era bellissima, era dolce, era la tipica ragazza della porta accanto, ancora troppo poco maliziosa per essere consapevole del proprio corpo.

Damon se ne innamorò come un'idiota, o almeno era ciò che pensavo allora. Io e Damon non ci amavamo particolarmente. Katherine era la ragazza perfetta, la tipica donna che non può non piacerti solo per l'aurea di bontà che si portava dietro. Decisamente troppo pura per uno come lui. Ma questa volta sembrava davvero che lei fosse riuscita a cambiarlo.

Sono stati insieme un paio d'anni, lui le ha chiesto di sposarlo e tutto era pronto per il matrimonio della coppia più bella di New York. Ma ciò che Damon non aveva previsto era il fatto che più lui si innamorava di lei, più il rapporto di Katherine con Stefan stava cambiando. Non erano più semplici amici, destinati a diventare cognati. Damon li ha trovati a letto insieme”.

Elena alza lo sguardo dalle sue unghie rosicchiate, non sembra stupita, d'altronde penso che anche un cieco si sarebbe accorto che qualcosa di così terribile era successo tra i due fratelli Salvatore.

“Lo immaginavo. Solo non avevo capito le dinamiche di questa relazione a tre. A quanto pare è una maledizione”.

Mi avvicino a lei e le stringo un braccio intorno alle spalle.

“Tu non sei Katherine, non le somigli lontanamente. Tyler non ha ancora raccontato la parte migliore della storia, o peggiore, a seconda del punto di vista. Katherine si è dimostrata una puttanella da tre soldi, incapace di prendere una decisione, di rinunciare a qualunque cosa che potesse renderla felice.

Tu hai amato Stefan e quando ti sei resa conto di essere innamorata di entrambi, hai deciso di allontanarti per non farli soffrire. Solo quando sei stata sicura dei tuoi sentimenti per Damon, sei ritornata sui tuoi passi. Tu hai messo loro prima di te stessa e questo ti fa onore”.

Vedo Tyler annuire convinto dalle mie parole.

“Elena, tu non puoi neanche immaginare chi sia Katherine. Ha tradito l'uomo che amava, che la stava per portare all'altare e lo ha fatto per mesi, con una relazione clandestina. Tu non lo avresti mai fatto. Ti è bastato un bacio di troppo per farti perdere tutta la considerazione che riponevi in te stessa!

Per carità, Katherine si era innamorata seriamente di Stefan, ma non ha mai voluto prendere in considerazione l'idea di lasciare Damon. A lei andava bene così, avrebbe sposato il rampollo di una delle famiglie più facoltose di New York e avrebbe continuato la sua relazione clandestina con suo cognato. Nulla di più semplice.

L'unica cosa che non aveva calcolato era che Stefan non era propriamente innamorato di lei. Diciamo che era un periodo un po' particolare per lui, non credo provasse molti sentimenti e Katherine era solo una valvola di sfogo. Quindi non avrebbe potuto rinunciare alle attenzioni che le dava Damon, si sarebbe sentita una prostituta. Alla fine non era troppo difficile tenerselo buono, bastava qualche bella parola, farci l'amore due, tre volte a settimana e promettergli amore eterno per la vita.

Peccato che quel giorno non abbia chiuso la porta”.

Sorriso compassionevole alla mia amica.

“Questa non posso perdonargliela, non dopo quello che eravamo riusciti a costruirci. Mi ha tradito, ma non solo fisicamente. Ha tradito ciò in cui credevamo, ha tradito i nostri progetti per il futuro, le nostre paure, ma anche le nostre certezze, ha tradito la nostra storia, i sentimenti che ci legano l'uno all'altra. Non posso perdonarlo”.

Scuoto la testa. Non riesco a rassegnarmi all'idea. Non posso credere che Damon possa aver combinato seriamente una cosa del genere.

“Io continuo a pensarla nello stesso modo. Avresti dovuto parlargli, cercare di capire, c'è qualcosa che non mi torna. Perchè mai Damon dovrebbe cadere nelle sue braccia così? Lui ti ama e te lo ha dimostrato in ogni modo”.

Elena si alza e mi dedica uno sguardo duro. Prende la busta di plastica dal divano ed inizia a incamminarsi verso la sua stanza.

“Evidentemente non mi ama quanto ama lei. Se a te non dispiace, io mi sistemerei qui per il momento. Non voglio più sentire parlare di lui, non subito, almeno”.

 

 

 

 

 

 

Rimango nella mia stanza a pensare. Forse sono ore, o forse addirittura giorni. Non ne sono sicura, ma non mi importa. Più di una volta Caroline mi ha portato il telefono, chiedendomi se volessi rispondergli. Ma che senso avrebbe farlo adesso? Adesso che sono arrabbiata, delusa, decisa a rinnegare mille volte il nostro amore.

Perchè devo mettermi sempre in situazioni più complicate di me?

Mi sono innamorata di un uomo, un uomo che sembrava vivesse la sua vita in funzione della mia. Eppure è stato un mio enorme errore.

E anche adesso che sembrava che le cose fossero andate per il verso giusto, che l'amore avesse preso il sopravvento su di me, beh, mi sono illusa per la seconda volta.

Ripenso per l'ennesima volta a ciò che è successo poco fa e sento un grande desiderio di vomitare. Non riesco ancora a crederci, non riesco a pensare che questo grande amore che legava me e Damon fosse destinato a finire così in fretta, non riesco ancora a comprendere il motivo che possa averlo spinto a cadere tra le sue braccia a distanza di così tanti anni.

Ma cosa potevo aspettarmi? Lei è Katherine. E' la donna perfetta, lo ha detto anche Tyler. Lei è bella, seducente, totalmente disinibita. Chi preferirebbe mai una donna insicura e pudica come me? Quale uomo potrebbe non desiderare di cascare nella sua trappola?

Però, non posso fare a meno di pensare che Damon era diverso. Lui non è un uomo come gli altri, Damon è sincero, devoto, completamente e perdutamente innamorato di me.

E allora perchè è andato a letto con lei, Elena?

Dovrei mettermelo in testa, certi amori non finiscono e, un amore come questo, un amore che lo ha consumato per tutti questi anni, beh, non è destinato ad esaurirsi in fretta.

Piango altre lacrime amare. Mi sento morire dentro e questo non mi era mai successo, neanche quando ho scoperto il gioco sporco di Stefan.

La delusione per Damon è molto più profonda e non perchè più profondo è il mio amore per lui, ma perchè prima di essere il mio compagno, lui era mio amico, il mio migliore amico. E la consapevolezza che possa realmente farmi soffrire così, beh, questo mi fa sentire ancora peggio.

Metto i tronchetti neri sotto i jeans e mi alzo dal letto pronta a riprendere in mano la mia vita, o almeno ciò che resta della mia vita. Ho delle commissioni da fare, prima di tutte prenotare un viaggio, già, il viaggio di ritorno a casa.

Sono venuta qui con l'intenzione di iniziare la mia nuova vita con Stefan, poi, dopo tutti i casini successi e questa ultima delusione, beh, la mia presenza qui non ha più così senso.

Esco dalla camera senza degnare di uno sguardo il mio aspetto, immagino già che cosa potrei vedere allo specchio, ma non ho voglia di pensare anche a questo. Anzi, non ho voglia di pensare affatto, ogni singola parola elaborata nella mia testa complicata potrebbe essere un riferimento a lui e questo farebbe ancora più male.

Apro piano la porta, sperando che Caroline sia già uscita o che forse stia dormendo. Pessima idea quella di portare la radiosveglia da Damon e ancora più pessima quella di dimenticare il telefono a casa sua. Ecco che i pensieri ritornano a galla. Prendo un respiro.

Cerco di raggiungere l'ingresso ma la figura alta e slanciata di Care si materializza davanti ai miei occhi. Ha i capelli un po' cotonati, segno che forse i giorni sono passati e che lei ha fatto visita al suo parrucchiere.

“Non mangi da tre giorni. Devi mettere nello stomaco qualcosa se vuoi sopravvivere”.

La accontento seguendola in cucina, forse è un modo per evitarmi il suo interrogatorio. Caspita, sono già passati tre giorni? E' proprio vero che la vita va avanti anche senza di te! E' una delle frasi preferite di mia madre, una specie di carpe diem personalizzato che non ha mai smesso di ricordarmi ogni qual volta in cui mi ritrovavo, per un motivo o per un altro, in una situazione del genere.

“Come ti senti?”.

Alzo le spalle in segno di indifferenza, cercando di mandare giù la cucchiaiata di fiocchi d'avena. Cavolo, è proprio complicato, sembra che non abbiamo proprio voglia di scendere giù.

“Elena, non serve a nulla fingere di non soffrire”.

Gli occhi accusatori di Caroline mi squadrano indignati, diventando più scuri del solito, completamente in tinta con il vestitino marrone fiorato che indossa.

“Non ha senso stare qui a parlarne. Damon mi ha distrutta, mi ha umiliata, mi ha completamente annientata. L'Elena di qualche giorno fa se n'è andata, è morta in quella camera da letto”.

La mia amica mi accarezza compassionevole la mano. Sento gli occhi pungere un po', ma decido di concentrare lo sguardo sulla ciotola che ho di fronte.

“Elena, io l'ho visto ieri. E' distrutto anche a lui. Continua a giurarmi la sua innocenza ed io non riesco a non credergli. E tu sai quanto in passato sia stata critica nei suoi confronti!”.

“Care, puoi essere critica con lui quanto vuoi, ma sei la sua migliore amica, sei sua amica da quando sei nata, non potresti guardare in modo oggettivo questa storia. Stanne fuori. E non lo dico per me, lo dico per te”.

“Io tengo a te e tengo anche a lui e ti posso garantire che non gli permetterei di farti soffrire ancora. Ma quando ho guardato i suoi occhi, io ci ho visto solo paura e disperazione, sentimenti che difficilmente abitano nello sguardo di Damon. Normalmente preferisce reprimerli, indossa la sua maschera fingendo che nulla lo tocchi. E' quello che ha fatto anche quando Katherine se ne è andata. Si è armato di indifferenza e ha aspettato che il dolore sparisse senza affogarci dentro. Ma questa volta è diverso, ieri pomeriggio io mi sono trovata di fronte ad un uomo che non avevo mai conosciuto, un Damon che non si vergogna di mostrare la sua debolezza e questo mi ha destabilizzata”.

Sorrido tristemente a Caroline, scuotendo la testa. Come può pretendere di capire? Nessuno tradirebbe mai una come lei. E' troppo bella, allegra ed intrigante perchè qualcuno possa farlo. Per quanto mi conosca meglio di molti altri, non può concepire la mia rabbia, il mio disagio, il mio desiderio di evadere.

Mi alzo dalla sedia e con un tono teatrale le riferisco le mie intenzioni.

“Sto andando a prenotare il ritorno a casa. La mia esperienza a New York si conclude qui”.

Caroline imita le mie ultime mosse con fare decisamente più isterico e accelerato.

“Cosa? No, non puoi farlo. Elena stai facendo l'errore più grosso della tua vita. Prima devi vederlo, dovete parlarne. Ti prego, non andare via, non lasciarmi qui da sola, non privarti di qualcosa senza prima aver combattuto”.

“Non posso, Care. Ho già sofferto abbastanza. Ho vissuto sette mesi intensi, ho pianto, ho riso, ho sofferto, ma ho anche acquistato carattere, ho smesso di amare, per ritrovarmi ancora più innamorata subito dopo, ma adesso credo che sia stato tutto un enorme fallimento. Se voglio potermi rifare una mia vita da capo, devo andarmene. Domani tornerò a casa, mi farò spedire i miei vestiti e tornerò ad essere la ragazza di provincia senza troppe ambizioni che però aveva di fronte a sé un futuro sereno”.

Mi allontano velocemente senza aggiungere parola. D'altronde non ne uscirebbero altre, non dopo aver ammesso a voce alta quale sarà il mio destino.

 

 

 

 

 

 

Spengo il motore, alzando lo sguardo verso la sua finestra. Dopo un pomeriggio così intenso, avevo bisogno di parlargli, di vederlo.

Prendo un respiro profondo. Ciò che sto per fare non è facile, soprattutto perchè non ne sono ancora sicura.

Ho paura, paura di soffrire, di pentirmene domani, di sbagliare tutto un'altra volta, ma se voglio andare avanti e lasciarmi tutto alle spalle devo farlo.

La discussione di questa mattina mi ha buttata a terra più di quanto non fossi già, ma Caroline ha ragione, non si può scappare dalle sconfitte, devi essere in grado di accettarle e affrontarle per andare avanti.

E adesso mi ritrovo qui, dopo un pomeriggio trascorso ad ascoltare parole di gente sconosciuta, un pomeriggio trascorso a farmi idee su ciò che gli altri hanno visto e sentito. Nulla di più sbagliato, ne sono consapevole.

Scendo dalla macchina decisa a parlarne con lui. Non pensavo che lo avrei mai fatto, ma oramai sono qui e non mi tiro più indietro.

Scendo dalla macchina e con lunghe falcate lo raggiungo.

 

 

 

 

 

Tre giorni fa....

 

 

Provo a fermarla ancora una volta, ma la sua mano mi allontana velocemente e con rabbia. E' furiosa e, se io fossi nella sua situazione, mi comporterei nello stesso identico modo.

Katherine ci guarda sorridente, un sorrisetto beffardo che non le avevo mai visto indossare. E' cambiata, non è più la donna che ho tanto amato e per cui avrei dato anche me stesso. Forse, avrei dovuto capirlo prima.

Elena mi rivolge l'ultimo disperato sguardo ed io ci leggo una richiesta di aiuto, la richiesta di chi cerca disperatamente di svegliarsi da un incubo. Eppure, non riesco a coglierla.

La lascio andare via senza seguirla, senza cercare di fermarla. Stando solo ad osservare la sua schiena che, veloce come la luce, si allontana da me. Questa volta per sempre.

E' incredibile, già una volta ho rischiato di perderla e, per chissà quale miracolo, sono riuscito a riaverla con me, non posso essere così idiota da farla scappare per la seconda volta.

Ma non posso correrle dietro, non saprei cosa, non saprei come affrontare il discorso, non sarei in grado di reggere la tensione.

All'improvviso mi rendo conto della presenza di Katherine. E' appoggiata allo stipite della porta e continua a squadrarmi come se fossi uno stupido personaggio di chissà quale telenovelas argentina. Le rivolgo lo sguardo più arrabbiato che ho, lei sorride soddisfatta, totalmente incurante di ciò che ha provocato.

“Sei solo una stronza, spero che almeno tu ne sia consapevole”.

“Damon, Damon, Damon. Non ti ricordavo così stupido. Questa Elena deve averti completamente fatto bere il cervello. E pensare che non è neanche così bella”.

“Katherine, esci da casa mia, immediatamente”.

L'ultima cosa che voglio è discutere con lei, non merita neanche un briciolo della mia attenzione.

“Non dicevi così poco fa”.

Ride divertita, io la fulmino nuovamente.

“Smettila con questo giochetto, Elena se ne è andata. Non devi più fingere. Che cosa sei venuta a fare qui?”.

Si siede sul divano accavallando le lunghe gambe. Incredibile come il suo corpo non mi faccia più alcun effetto. E' dimagrita, sembra malata, o forse sono io che la vedo peggiorata sotto ogni punto di vista.

“Pensavo avessi cambiato la serratura. E' stata una sorpresa scoprire che in questa casa tutto è rimasto com'era. Non è che per tutto questo tempo hai sentito la mia mancanza?”.

Questa volta sono io a ridere, certo una risata forzata e sarcastica, ma non ho altro modo per farle comprendere il mio attuale stato d'animo.

“Katherine, Katherine. Sempre così piena di te. Ho smesso di pensarti parecchio tempo fa, non troppo, lo ammetto. Ma non c'è più nessuna cosa che mi leghi a te”.

“Tutto per una povera sciacquetta che saltella da un letto all'altro, solo per accaparrarsi un buon partito”.

Salto verso di lei e solo la mia buona educazione ed il rispetto per le donne in genere mi impediscono di stringerle le mani intorno al collo.

“Non osare parlare di lei in questo modo. Lei non è te, Katherine”.

Alza le mani in segno di resa.

“Ok, ok, non ti arrabbiare però”.

“Cosa sei venuta a fare qui? Perchè sei tornata e New York? E soprattutto, perchè questo giochetto di far credere ad Elena di essere stati a letto insieme”.

Si guarda le unghie smaltate, mostrandomi un'espressione indifferente che non ha nulla a che vedere con la ragazza altruista di cui mi ero innamorato.

“Non lo so, mi annoiavo. E poi mi mancavi”.

Si alza velocemente dal divano per raggiungermi. Con fare malizioso, inserisce le mani sotto la mia maglietta, accarezzando vogliosa il mio petto. Con una sensazione di disgusto, l'allontano da me, stringendole il polso un po' più del dovuto. Apre la bocca infastidita, ma non le lascio il tempo di ribattere.

“Notizia dell'ultima ora, immagino che sarà un trauma per te scoprirla, ma la verità è che tu non fai più per me”.

“Sei davvero così stupido da esserti innamorato di una bambina del genere? Non è da te, Damon. Non puoi dimenticare ciò che c'è stato tra noi”.

“A quanto pare per te non è stato così difficile, mentre ti rotolavi tra le lenzuola di mio fratello”.

“E' questo, vero? Io ho ferito te e tu ora mi ripaghi con la stessa moneta. Peccato, non sei così convincente come speravi”.

Scuoto la testa adirato. Non so cosa voglia da me e perchè sia tornata in città, ma adesso questo è l'ultimo dei miei pensieri. Ho perso Elena e questa è la tragedia più grande che mi sia capitata.

“Immagino che non mi dirai il vero motivo per cui sia tornata, ma ti dirò che non mi importa. Di sicuro non è nulla di nobile. Ma al momento non mi interessa. Ho bisogno di stare solo. Quindi, se non ti crea troppo disturbo, esci da casa mia. Magari potrei prestarti dei vestiti, ma immagino che non sia un problema per te aggirarti per un'intera città completamente nuda.

Ah, comunque non finisce qui. Posso perdonarti di avermi preso in giro per due anni interi, posso perdonarti di aver calpestato completamente il mio cuore, posso addirittura perdonarti il tradimento con mio fratello a pochi giorni dal nostro matrimonio, ma non potrò mai perdonarti di avermi privato della persona più importante della mia vita.

Accomodati e attendi pure serena la mia vendetta. Tu e quel pazzo maniaco del tuo amichetto. Non fingerò di ignorare la sua partecipazione alla scenetta allestita”.

Il sorriso scompare dal volto di Katherine. Mi osserva allibita, quasi come se fosse inconcepibile ascoltare parole del genere, uscire proprio dalla mia bocca.

Senza preoccuparsi del suo abbigliamento poco pudico, si avvicina alla porta per lasciarmi alla mia sofferenza. Si volta un'ultima volta e quasi riesco a riconoscere lo sguardo della donna che ho tanto amato.

“Non sei più tu, Damon. Il Damon che conoscevo io non avrebbe mai ammesso il suo dolore”.

“Per te non lo avrei fatto”.

Annuisce seria.

“Mi dispiace. Mi dispiace di averti illuso per tutto quel tempo. Ma ora sono una donna diversa e sono tornata per riconquistarti. La sofferenza di Elena e i metodi poco ortodossi che ho usato sono solo conseguenze necessarie perchè tu possa essere di nuovo mio”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!

che bello sentire le vostre recensioni, mi riempiono sempre di molto orgoglio. Adoro ascoltare le vostre opinioni ed è davvero importante ricevere qualche consiglio per migliorare la mia storia.

Bene, Elena è scappata un'altra volta, ma questa volta Damon non ha avuto il coraggio di seguirla, dimostrando per la seconda volta il suo cambiamento: non è più disposto a combattere, ma questa volta questo suo atteggiamento potrebbe essere pericoloso.

Abbiamo scoperto che Kat si è intrufolata nella camera solo per farsi scoprire da Elena ed è riuscita pienamente nel suo piano.

Tyler ha raccontato qualcosina in più del loro passato, ma la parte più importante della storia arriverà nel prossimo capitolo in cui uno dei personaggi rivelerà ad Elena cose veramente scottanti.

Nel penultimo capitolo, vediamo Elena in macchina pronta ad affrontare qualcuno per un intento ben preciso. Cosa ha intenzione di fare? E soprattutto chi può aiutarla a riprendere in mano la sua vita?

Mi scuso per la difficoltà temporale del capitolo, ma era davvero necessario sistemare il dialogo tra Damon e Katherine alla fine della storia. Dunque, per fare maggiore chiarezza, posso dirvi che da quando succede il fattaccio a quando Elena si ritrova in macchina sono passati 3 giorni....

 

ringrazio ancora tutte voi... vi adoro... vi prego continuate a seguirmi perchè, mentre questo è un capitolo un po' di passaggio in cui scopriamo solo il non tradimento, il prossimo darà davvero un po' di sale in più alla storia.

Grazie ancora!!!! siete fantastiche.

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Capitolo 20
*** Io credo in noi ***


Spengo il motore, alzando lo sguardo verso la sua finestra. Dopo un pomeriggio così intenso, avevo bisogno di parlargli, di vederlo.

Prendo un respiro profondo. Ciò che sto per fare non è facile, soprattutto perchè non ne sono ancora sicura.

Ho paura, paura di soffrire, di pentirmene domani, di sbagliare tutto un'altra volta, ma se voglio andare avanti e lasciarmi tutto alle spalle devo farlo.

La discussione di questa mattina mi ha buttata a terra più di quanto non fossi già, ma Caroline ha ragione, non si può scappare dalle sconfitte, devi essere in grado di accettarle e affrontarle per andare avanti.

E adesso mi ritrovo qui, dopo un pomeriggio trascorso ad ascoltare parole di gente sconosciuta, un pomeriggio trascorso a farmi idee su ciò che gli altri hanno visto e sentito. Nulla di più sbagliato, ne sono consapevole.

Scendo dalla macchina decisa a parlarne con lui. Non pensavo che lo avrei mai fatto, ma oramai sono qui e non mi tiro più indietro.

Scendo dalla macchina e con lunghe falcate lo raggiungo.

 

 

 

Qualche ora prima...

 

“Certo mamma”. “Non ti preoccupare, seriamente. Ho trovato un'offerta e vengo a trovarvi domani, non mi sembra nulla di strano”. “No, Damon non verrà, impegni di lavoro”.

Cerco di dimostrarmi nel modo più sereno e naturale che esista. Il problema è che mia madre non è proprio il tipo di persona a cui si possa nascondere qualcosa, ne è prova confutabile la crisi isterica che l'ha colta non appena le ho accennato il mio ritorno a casa. Non che non mi voglia, anzi, ma sente puzza di bruciato sotto al mio desiderio di andarli a trovare, separandomi da Damon anche per pochi giorni. Già, in condizioni normali non lo avrei mai fatto.

Per adesso ho accennato ad un breve viaggio, non sono riuscita a dirle la verità, forse perchè mi viene più facile parlarne di persona, o forse perchè mi aiuta a non realizzare e fa molto meno male.

Chiudo la conversazione, esalando un sospiro di sollievo. Spesso scampare gli interrogatori di mia madre è come sperare di scampare gli occhi inquisitori della signora della portineria. Solo quando serve a me, questa non vede e non sente niente!

Devo ancora ragionare su ciò che racconterò ai miei domani. E' facile ricreare la situazione nella mia testa, meno facile è rappresentarla agli altri, fingendo che questo non mi strazi profondamente.

Avrei potuto accennarlo a mia madre, lei mi avrebbe capito, ma non ne ho avuto il coraggio.

D'altronde so già come mi sentirò domani, so già come la prenderanno i miei genitori.

Calpestata e distrutta dall'uomo che diceva di amarla. Riesco a leggere i titoli in prima pagina del “Mystic Time” e sento perfettamente le parole infide delle donnine del paese. Nessuno ha mai ricordato loro i trascorsi burrascosi dei loro passati, dunque, credono di poter parlare di chiunque con chiunque.

Finisco di bere il caffè che è rimasto nella tazza. E' già il quarto da quando sono uscita di casa e di sicuro i miei nervi non reggeranno ancora a lungo. Forse dovrei darmi alla camomilla.

“Posso sedermi?”.

Alzo lo sguardo, non riconoscendo la voce che mi raggiunge. Eppure è abbastanza famigliare. Alzo lo sguardo giusto in tempo per osservare Kol Mikaelson accomodarsi al mio tavolo, come se qualcuno lo avesse invitato

“Lo hai già fatto, credo”.

Riprendo in mano il mio caffè e ignoro completamente l'idiota che mi ritrovo di fronte. Quando rialzo gli occhi, lui mi sta fissando. Ma non come fisserebbe Kol, ovvero con sguardo ammiccante e decisamente irritante. Riesco a vedere qualcosa in più, compassione forse e questo è piuttosto strano.

Alzo le sopracciglia interrogativa.

“Mi dispiace tanto, Elena”.

“Di cosa, Kol?”.

“Della tua rottura con Damon. Immagino che tu sia a pezzi”.

“Vedo che le notizie volano. Comunque ti ringrazio per l'interessamento, ma sto bene”.

“Stai mentendo”.

Sono parecchio scocciata ed il mio tono lo rende parecchio evidente, ma lui sembra non esserne interessato.

“Da quando io e te siamo così in confidenza, da poter sapere addirittura cosa pensa l'altro? Perdonami, ma al momento mi sfugge”.

Mi sorride allegro, ancora una volta privo della sua solita aurea di ironia e sarcasmo, decisamente troppo strano per uno come lui.

“Scusa, non era mia intenzione essere così invadente, normalmente non lo sono”.

“Strano, mi sembrava di ricordare il contrario”.

“Non sei una che molla facilmente, vero?”.

Mi alzo stizzita, tutta questa situazione mi sta infastidendo e l'atteggiamento di un perfetto sconosciuto che crede di sapere tutto di me, riesce addirittura a farmi uscire di testa. Solo una persona è stato in grado di leggermi dentro fin dal primo istante e guardiamo come è finita.

“No, sono solo una che vuole stare tranquilla, quindi se non ti dispiace, io me ne vado”.

Sono già pronta ad abbandonare il piccolo dehore, quando la sua mano afferra rudemente la mia. Mi volto scocciata e mi tolgo immediatamente dalla sua presa.

“Io posso aiutarti, Elena. Posso esserti amico, aiutarti a superare questo momento così delicato. Ma soprattutto posso aiutarti a difenderti da Katherine”.

Scuoto la testa delusa. “Come fai a saperlo?”.

Ride sguaiatamente, forse per farmi recepire meglio il messaggio.

“Credi davvero che il ritorno di Katherine Pierce sia notizia da ultima pagina? Lei e Damon erano la coppia più famosa di New York, bellissimi e ricchissimi, il ritorno di fiamma è atteso da tempo”.

Strabuzzo gli occhi inorridita dalle sue parole. Come può dire di volermi aiutare e parlarmi al tempo stesso di come il mio fidanzato sia il punto cruciale di tutti gli scommettitori newyorchesi?

“Non credo di volerlo sapere”.

“Ci sono troppe cose che già non sai. Ad esempio non sai che Damon, per tutto questo tempo, ti ha solamente usata. Eri una stupida pedina della sua smania di vendetta”.

“Smettila, Kol. Tu non mi conosci, non conosci veramente Damon, non sai niente di noi. Perchè ti stai impegnando così tanto a renderci la vita impossibile”.

Questa volta è lui ad alzarsi, sovrastandomi di almeno dieci centimetri. Sembra arrabbiato, quasi ferito dalle mie parole.

“Perchè ho visto mia sorella soffrire per lui e non voglio che ci caschi anche tu”.

“Ma se non mi conosci neanche”.

“Ho visto una luce in te, Elena. La prima volta che ti ho vista ho sentito una stretta allo stomaco. Eri bella, anzi bellissima. Ma mi hai colpito con la tua semplicità, con la purezza del tuo sorriso. Tu sei una ragazza speciale, non meriti tutto questo dolore”.

Sbuffo infastidita. Non ho mai sopportato particolarmente la presenza ingombrante di Kol, ma oggi lo reputo, se possibile, ancora più irritante. Mi guarda con uno sguardo che non mi piace, i suoi occhi mi ispezionano come se fossi il bottino dopo settimane di scorrerie e questo mi inquieta parecchio. Inoltre, le parole di disprezzo che Damon gli riservava sono ancora impresse dentro di me. Anche se ripensandoci, non è che lui si sia dimostrato molto meglio di Kol Mikaelson. Anzi.

“Senti, non mi interessa ciò che hai da dirmi e, soprattutto, non voglio ascoltare le tue stupide lusinghe. Non ti conosco, ma conosco i tipi come te. Nel momento in cui punti una persona è la fine e , per non so quale motivo, Damon è nel tuo mirino e tu vuoi arrivare a lui passando attraverso di me. Peccato che però io sia troppo furba per cascare nella tua trappola. Spiacente, ma devi sceglierti una nuova vittima”.

Questa volta mi volto decisamente più arrabbiata.

“La penserai nello stesso modo dopo aver ascoltato questo”.

Mi volto di scatto, posando lo sguardo sul suo iphone 5 nuovo di zecca. Non riesco a comprendere, fino a quando Kol non tira fuori delle cuffie dalla tasca del suo gilè: vuole farmi ascoltare qualcosa.

Un po' titubante ed interrogativa, infilo le cuffie nell'orecchio attendendo che lui prema il tasto play.

La voce di Damon mi raggiunge lontana e un po' metallica, ma riesco a sentire perfettamente ogni sua singola parola.

Ti ho già detto che non provo niente per lei, è solo una questione personale”.

Una questione personale, Damon. Passi con lei molto più tempo di quanto ne passi con me”.

La voce di Rebeckah Mikaelson fa capolino nelle mie orecchie, sembra piuttosto agitata e mi sembra di intuire che la ragione sia io. Altrimenti perchè Kol mi farebbe sentire una cosa del genere?

Beckah, per favore, sai benissimo che lei non conta niente per me”.

E' per questo che ieri sera alla festa hai fatto finta di conoscermi a malapena?”.

Deve fidarsi di me e sapere che ho una relazione con te non è il modo migliore per iniziare un'amicizia”.

Mi sento morire, Damon mi ha mentito, altre bugie, ancora, come se in questa città non sapessero fare altro.

A me non interessa niente delle tue vendette personali. Devi lasciare stare Elena”.

Mio fratello mi ha ferito ed è giusto che io lo ripaghi con la stessa moneta”.

Facendo innamorare di te la sua fidanzata? Beh, allora lasciati proprio dire che sei uno stronzo”.

La conversazione riparte da capo ed io strappo confusa le cuffie dalle orecchie. Sono stanca di tutta questa situazione, mi sembra di aver vissuto per sette mesi in un mondo parallelo, un mondo in cui nessuno tiene conto di me. Però questo non me lo aspettavo. Più di una volta Caroline mi aveva allertato su Damon e sul suo desiderio di ferire suo fratello, ma non l'ho mai ritenuto capace di una cosa del genere.

“Adesso mi credi, Elena?”.

Guardo Kol negli occhi, sembra sincero, ma d'altra parte saper mentire sembra essere diventata un'arte da queste parti. Senza aggiungere parola mi allontano velocemente. Per oggi non voglio più sentire altre parole.

 

 

 

Mi ritrovo a camminare per strade conosciute di un quartiere altrettanto conosciuto. Ogni vicolo, ogni panchina, ogni bar mi ricorda lui, mi ricorda attimi di vita trascorsi insieme. Ho il viso rigato dalle lacrime. Ho il cuore colmo di amarezza. Vorrei urlare, ma allo stesso tempo vorrei nascondermi in un angolo di questo mondo e non farmi più vedere, nascondermi da tutto questo dolore.

Ignoro i passanti che continuano a fissarmi. Incredibile come qualche goccia di sale possa far sciogliere anche i cuori più duri. Ognuno di loro ha una propria vita, una propria storia, ma so che oggi, quando avranno un momento libero in questa città indaffarata, il loro pensiero, seppur per una manciata di secondi, tornerà a me. Tornerà a quella ragazza che vagava distrutta tra le strade di New York. E ognuno si divertirà ad immaginare la mia storia, si improvviseranno tutti psicologi e qualcuno andrà a dormire soddisfatto perchè sotto sotto saranno convinti di esserci arrivati. Però nessuno di loro sa cosa sento io in questo momento, nessuno conosce la mia storia e, anche se dentro di loro proveranno compassione, non potranno soffrire per me, perchè il mio dolore è mio, unico ed insostituibile. Ma soprattutto, nessuno di loro riuscirà a dare un nome a quella ragazza che, in meno di una giornata, si è vista crollare addosso tutto ciò in cui aveva creduto.

Ripenso alla conversazione che Kol mi ha fatto ascoltare, all'astio nella voce di sua sorella e all'indifferenza nelle parole del mio fidanzato. Per lui è iniziato tutto come un gioco, per lui non ero altro che un insignificante mezzo per raggiungere il fine.

Senza volerlo mi ritrovo seduta in un altro bar, altro caffè e altra storia. Senza neanche accorgermene sono finita nel nostro bar, quello che la maggior parte delle mattine ci accoglieva complici e felici prima di andare in ufficio.

Consuelo, la proprietaria, si avvicina a me con il suo solito sorriso stampato sulla faccia. Per un attimo mette voglia di ridere anche a me, ma è solo un attimo, perchè poi il dolore torna a farsi sentire.

“Signorina Gilbert, oggi il suo fidanzato l'ha lasciata sola?”.

“Già, mi accontenterò di uno dei suoi bomboloni ripieni di crema pasticcera, colmeranno il vuoto”.

Già, le rispondo così. Anche perchè cos'altro dovrei dirle? Sa, il bel tenebroso dagli occhi azzurri che le piacciono tanto è solo uno sporco traditore doppiogiochista. Immagino che non se lo vorrebbe neanche sentir dire. Per lei siamo solo la coppia più affiatata dell'Upper east side. Le piace guardarci mentre giochiamo divertiti tra di noi e sorriderci mentre ci allontaniamo mano nella mano, nessuno avrebbe pensato che questa storia fosse destinata a concludersi così in fretta.

“Uhm, questo sguardo non mi piace proprio per niente. La sorpresa non ha sortito l'effetto sperato?”.

La guardo accigliata, non capisco di cosa stia parlando.

“Sorpresa?”.

“Quella che ieri le ha fatto il Signor Kallaghan...”. Si tappa immediatamente la bocca con la mano. Io continuo a scrutarla pensierosa.

“No, la prego Consuelo continui. E' importante”.

I suoi occhi diventano più seri, quasi non sembra più la donnina bassa e tarchiata che dispensa a tutti belle parole, ora si è calata nei panni della consulente di coppia, riesce a nascondere anche il suo buffo accento spagnoleggiante. E mentre cerca di capire cosa sia successo, io rimango ad osservarla, stupida e sola, parte insignificante di quella coppia che animava le voci in metà New York.

“E' da ieri che tutto il quartiere parla della sorpresa che il suo fidanzato possa averle fatto, ma a quanto pare deve essere successo ed io sono stata assolutamente poco professionale. Mi dispiace molto”.

“Non si preoccupi, davvero è essenziale per me sapere. Sa di che genere di sorpresa si trattasse?”.

“No, mi dispiace, sa che il suo fidanzato non è di molte parole. Qualcuno ha pensato si trattasse di qualche ricorrenza, altri, i più sognatori, credevano ci fosse qualcosa in più, magari una proposta di matrimonio”.

Perdo il mio sguardo nella folla che attraversa la strada di fronte a me. Non può essere che stesse preparando qualcosa per lei? Non posso pensarlo. D'altronde è improbabile che mi volesse chiedere di sposarlo e assolutamente non avevamo nessuna ricorrenza da festeggiare...

“Come sapevate che stava organizzando qualcosa?”.

“E' passato praticamente in tutti i negozi. Ha chiesto dei fiori da recapitare ad un orario preciso, è venuto qui per prendere i suoi dolci preferiti e pare che sia andato anche in una delle gioiellerie più importanti del quartiere, ma il proprietario non ha voluto farne parola con nessuno, credo che il signor Kallaghan gli abbia lasciato una lauta ricompensa. Il suo fidanzato la ama davvero tantissimo, è una donna molto fortunata. Signorina, tutto bene?”.

“Come? O sì, certo”.

Mi sono persa a pensare cosa potesse volermi dire così importante da mobilitare un quartiere intero e per un attimo la mia vena romantica ha cancellato tutto ciò che è successo, ma è solo una piccola parte del mio cuore a farlo.

Mi alzo di scatto dalla sedia e rivolgo un sorriso di gratitudine alla donna che, adesso, mi sta fissando come fossi pazza.

“Io devo andare. La ringrazio, Consuelo, è stata preziosissima”.

 

 

 

Spengo il motore, alzando lo sguardo verso la sua finestra. Dopo un pomeriggio così intenso, avevo bisogno di parlargli, di vederlo.

Prendo un respiro profondo. Ciò che sto per fare non è facile, soprattutto perchè non ne sono ancora sicura.

Ho paura, paura di soffrire, di pentirmene domani, di sbagliare tutto un'altra volta, ma se voglio andare avanti e lasciarmi tutto alle spalle devo farlo.

La discussione di questa mattina mi ha buttata a terra più di quanto non fossi già, ma Caroline ha ragione, non si può scappare dalle sconfitte, devi essere in grado di accettarle e affrontarle per andare avanti.

E adesso mi ritrovo qui, dopo un pomeriggio trascorso ad ascoltare parole di gente sconosciuta, un pomeriggio trascorso a farmi idee su ciò che gli altri hanno visto e sentito. Nulla di più sbagliato, ne sono consapevole.

Scendo dalla macchina decisa a parlarne con lui. Non pensavo che lo avrei mai fatto, ma oramai sono qui e non mi tiro più indietro.

Scendo dalla macchina e con lunghe falcate lo raggiungo.

Suono con decisione al campanello. In realtà le mani mi tremano, ma credo che sia normale dopo tutto ciò che ho passato in questi giorni.

Nessuno viene ad aprire, quasi mi appiccico al campanello, non posso accettare che lui non ci sia proprio adesso che mi ero decisa.

Suono ancora qualche secondo, quando dei passi mi raggiungono da dietro.

“Elena!”. La sua voce stupita mi coglie all'improvviso, mi giro di scatto e quasi svengo all'impatto con i suoi occhi. Dio mio quanto mi è mancato e quanto mi è mancato perdermici in quegli occhi.

No, Elena, non puoi crollare proprio adesso, devi essere forte, fallo per te.

“Ciao, Damon”.

E' triste, il suo sguardo è vuoto, è un duro colpo da sopportare, credo di non averlo mai visto così e sapere di essere io la causa del suo dolore mi fa soffrire.

“Posso entrare?”.

Si avvicina, aprendo la porta e lasciandomi entrare per prima.

“E' anche casa tua, lo sai”.

Ci accomodiamo sull'enorme divano, mi sento a disagio, quasi come se non avessi mai abitato qui, come se non avessi fatto l'amore con lui in ogni angolo di questa casa, come se non mi fossi divertita a comprare ridicoli oggetti per renderla più accettabile e meno formale ai miei occhi.

“Elena, seriamente io non fare mai niente che ti faccia soffrire. Sei la persona più imp...”.

“No, lascia parlare me, per favore”.

Lo zittisco velocemente, mentre venivo qui mi sono preparata tutto un discorso e non posso permettermi di dimenticarmi dei pezzi.

Damon chiude immediatamente la bocca lasciandomi il tempo di iniziare.

“Ho visto Kol, prima”.

“Che cosa vuole da te quel maniaco? Devi stare lontana da lui, è peric...”.

“Lasciami finire. Ho visto Kol, poco fa e mi ha fatto sentire una tua vecchia conversazione con sua sorella. Le dicevi che la tua vicinanza a me era dovuta al fatto che volessi vendicarti di Stefan”.

“Elena, era una cosa lontana. Quando Caroline è venuta a chiedermi di farti lavorare, ho accettato perchè speravo di poter rendere la vita difficile a mio fratello, ma quando ti ho vista è cambiato tutto. Tu mi hai preso, mi hai spinto a guardare oltre, mi hai fatto capire quanto fosse bello e possibile innamorarsi ancora. Da quando tu hai messo piede in questa maledettissima città, tutte le mie difese sono crollate, non sono più l'uomo che ero”.

“E allora perchè non mi hai parlato di lei? Se non sbaglio, a quella fatidica festa, mi dicesti che era una delle tante con cui finivi a letto”.

“Ed era così. Per me lei non contava niente e quando sei arrivata tu, non avevo occhi che per te. L'ho abbandonata la Vigilia di Natale per venirti a cercare, avresti dovuto capire chi per me era più importante. Io ho pensato sempre e solo a te. Lei non conta niente, era solo uno stupido sfizio che mi permetteva di soffrire meno. Ho sbagliato, ma non voglio che tu metta in discussione l'amore che provo per te solo perchè tempo fa sono stato un bastardo figlio di papà senza cuore ”.

Prendo un respiro profondo, non era qui che volevo arrivare, devo riprendere il mio discorso da capo.

“Ok, ok, basta, questa storia non mi interessa, non adesso almeno. Quando Kol è venuto da me oggi, ero distrutta, disperata, sarebbe bastata qualsiasi cosa a farmi crollare. Poi lui se ne è uscito con questa registrazione, non chiedermi come facesse ad averla perchè non lo so, ed ho capito che nella vita alcune cose succedono per un motivo. Ho capito che non tutto il male viene per nuocere e che, forse, alcune cose possono aiutarti a crescere, a viver ogni attimo come se fosse l'ultimo. Kol si è presentato nel momento in cui ne avevo più bisogno e questo mi ha aiutato a prendere la mia decisione.

Allora ho pensato all'amore, a questo sentimento straordinario di cui senti parlare ovunque. Certo, a volte ti fa soffrire, altre volte invece è bello da morire, alcune volte capita che vorresti mandare a rotoli tutto solo perchè credi che sia troppo complicato, altre volte ancora credi di poter fare qualunque cosa.

Io mi sento così da quando tu sei entrato nella mia vita. In questi pochi mesi abbiamo attraversato montagne insormontabili e abbiamo evitato gigantesche catastrofe, ma era normale che arrivasse la tempesta, con il tuo passato era impossibile non succedesse e dunque dovevo accettarlo. Quando ho deciso di farti entrare nella mia vita, sapevo che sarebbe stato difficile, ma sapevo che non avrei potuto fare altrimenti.

In altre situazioni forse avrei mollato, ma con te è diverso, è come se fossi nata per seguirti, per arrabbiarmi con te, per ridere delle tue battute stupide. Mi sono accorta subito che eri speciale. Me ne accorgevo quando dormivo affianco a Stefan, ma mi svegliavo di soprassalto convincendomi di non averti sognato. Me ne accorgevo quando mi ritrovavo a pensare ai tuoi occhi e, pur non avendoti davanti, eri presente nel mio cuore. Me ne accorgevo ogni volta che mi guardavo allo specchio e mi riscoprivo diversa, più luminosa, più sorridente. Quando incontri una persona speciale, è difficile capirlo, ti dici che rimarrà solo un sogno e che presto ti sveglierai e dovrai affrontare la vita reale, quella dove i problemi ti fanno venir voglia di rinunciare a tutto e dove niente rimane immutato. Ma dentro di te sai che per quella persona puoi farlo, sai che se anche la strada è tutta in salita, se lei ti tiene per mano puoi affrontare anche quello. Ed io quella persona speciale l'ho trovata in te. Certo, non sei l'uomo perfetto, sei egoista, prepotente, pieno di te e anche ipercritico, ma sei perfetto per me e questa era l'unica cosa che contava, è l'unica cosa che continua a contare.

Per questo non ci voglio credere, per questo sono sicura che qualche giorno fa Katherine si sia fatta trovare nel tuo letto solo per mettere a repentagli la nostra storia e per questo sono sicura che neanche all'epoca credevi seriamente alle parole che hai detto quel giorno a Rebeckah. Io non posso credere che tutto l'amore che ho per te sia solo un'illusione. Ti credo, Damon. Credo di essere speciale per te almeno la metà di quanto io lo sia per te e questo mi basterebbe perchè non c'è mai stato nulla di più forte al mondo. Io credo in noi, credo nel nostro amore e credo in quello che abbiamo costruito. E sarei una stupida a non fidarmi di te, perchè vorrebbe dire non avere fiducia neanche in me stessa.

Riprendiamo in mano la nostra vita, Damon. Facciamolo insieme e aiutami a non mollare ancora. Sarà difficile, dovremo affrontare mille ostacoli e andare avanti anche quando ci metteranno i bastoni fra le ruote, ma possiamo farlo. Non c'è niente come me e te insieme”.

I suoi occhi sono colmi di lacrime, non riesce a parlare, ma il suo sorriso mi ha già riempito il cuore. Niente più vuoto, solo noi due di nuovo uniti contro ciò che verrà.

Sorrido anche io, sono felice della mia scelta. Appena ho sentito le parole di Consuelo mi sono data della stupida da sola, ho messo in discussione un grande amore e, se non fossi corsa subito da lui, avrei perso ciò che di più bello la mia vita mi ha donato. Sono sempre stata una ragazza complicata e di conseguenza mi sono sempre circondata di persone altrettanto complicate. Forse con lui sarà ancora peggio, ma non voglio voltarmi un giorno a riguardare il mio passato e scoprire che, se solo fossi stata più forte, la mia vita avrebbe avuto un altro senso.

Damon continua ad osservarmi rapito, io alzo gli occhi al cielo e ricambio il suo sguardo.

“Sai?! Questa è una di quelle situazioni in cui il ragazzo corre dalla ragazza, la bacia e le dice che l'amerà per sempre”.

E le mie parole prendono vita. Senza neanche accorgermene mi ritrovo tra le sue braccia, vittima del suo profumo. Finalmente sono di nuovo a casa e questa volta non sono disposta ad andarmene di nuovo.

“Sei la cosa più bella del mondo. E no, non ti amerò per sempre, ti amerò fino a quando tu me lo concederai”.

Mi abbandona al suo bacio, rincontrando di nuovo il Paradiso.

Quando lingue smettono di intrecciarsi, mi perdo ancora nel suo sguardo, rincontrando quella dolce poesia che sa di noi. Sorrido divertita.

“Questa è la seconda volta che devo venirti a riprendere, fai che non ce ne sia una terza”.

“Non ti perderò di nuovo. Ah, ricordami di mandare dei fiori a Kol. I suoi tentativi di distruggerci, si stanno rivelando solo motivazioni per far crescere di più il nostro amore”.

Il suo viso si scontra nuovamente contro il mio e, un po' il piacere di sentire addosso la sua pelle, un po' il rossore che imporpora le mie guance, non sono in grado di porgli quella timida e speranzosa domanda.

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!!!

allora, premetto che questo NON sarà il penultimo capitolo. Credo di essermi espressa male precedentemente, ma comunque non mi riferivo a quello. Ho ancora troppe cose da raccontare Katherine è tornata in città, Stefan invece è temporaneamente sparito e il ruolo di Kol non è ancora molto chiaro. Cosa vuole da Damon? Perchè deve vendicarsi? Inoltre ci sarà un ulteriore ostacolo che la nostra coppia dovrà superare.... decisamente un capitolo non mi basterebbe per concludere.

Comunque, passando al capitolo, vediamo che, differentemente da come ci saremmo aspettati, la conversazione con Elena incrementa il suo desiderio di perdonare Damon. I tre giorni dopo la sfuriata, l'hanno vista disperarsi e prendere decisioni decisamente affrettate, ma , come disse Caroline, non puoi mollare senza neanche provarci, così la nostra Gilbert decide di fidarsi ancora una volta del suo bel fidanzato.... adesso forse ci starebbe un bel “e vissero per sempre felici e contenti”, ma no, sarebbe troppo facile e a noi le cose facili non piacciono per niente...

nel prossimo capitolo Stefan tornerà a trovarci e Caroline farà una rivelazione sconvolgente che riguarda il suo rapporto con Tyler... non dico di più....

ringrazio di cuore tutte coloro che mi seguono, ma ancor di più coloro che perdono anche solo un secondo per lasciare un commento alla mia storia. Ve ne sono davvero grata!!!!

bene, gli spoiler ve li ho lasciati, direi che possiamo vederci al prossimo capitolo. Un bacio a tutte....

 

 

 

 

l'angolo delle imperdibili (ultime cinque storie aggiornate tra le mie seguite)

 

 

Family Buisness di VeraNere: con il suo ultimo capitolo mi ha destabilizzata. La storia ha una trama originale ed intricata ed è scritta in maniera sublime.

 

The game of seduction di Delenaforevah: è una storia ancora praticamente all'inizio, ma vale la pena iniziare a seguirla. L'autrice ha un bel modo di scrivere e la trama è al tempo stesso emozionante e divertente. Troveremo un'Elena alle prese con un Damon un po' insistente....

 

Innamorarsi è sopravvalutato di missimissisipi: stupenda storia scritta in maniera corretta e scorrevole con una trama molto avvincente. Elena si ritrova a condividere la casa con Damon e da lì usciranno strane storie del passato che andranno ad influire sul loro presente. Una bellissima coppia unita e combattiva. Leggetela perchè ne vale la pena

 

The Beautiful And Damned di Bloodstream_: cosa dire? Questa storia è strepitosa. L'autrice scrive in una maniera indescrivibile, quasi da best seller, anzi addirittura meglio di alcuni di questi. La trama è avvincente, ma ciò che vi colpirà maggiormente è il modo in cui la storia è stata scritta, rimarrete con gli occhi attaccati allo schermo in attesa di un aggiornamento

 

Don't You Remember di Cotton Candy_s Girl: storia ormai completa, ma per chi non l'avesse letta, leggetela, ve la consiglio.... la trama è avvincente e un po' diversa dal solito. Vi strapperà sorrisi, ma anche parecchie lacrime. Scritta veramente bene...

 

 

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Capitolo 21
*** La fiducia sopra ogni cosa ***


Nel momento in cui apro gli occhi non sono ancora consapevole di ciò che è successo, mi sembra di aver vissuto un sogno e, fino a quando non mi volto per osservare Damon dormire sereno al mio fianco, credo davvero che non possa essere reale.

Eppure lui è qui, bello e dannato come solo lui sa essere. Mi puntello su un gomito per osservarlo meglio. Abbiamo trascorso solo pochi giorni separati, ma a me è sembrata un'eternità. E non è un'esagerazione, ogni volta che lui non c'è o che si allontana da me per anche solo un secondo , sento come se mi mancasse l'ossigeno e non va bene, non va affatto bene.

Mi perdo ad osservare i suoi lineamenti, le ciglia scure che serrano infidamente il suo sguardo, il profilo scolpito che lo fa somigliare ad un Dio, le morbide labbra che non perdo tempo a baciare.

Ritorno alla mia postazione e per un attimo il sorriso scompare, ieri stavo per perderlo definitivamente, avrei voltato pagina, avrei mandato in fumo tutto ciò che di buono la vita mi ha dato.

Mi alzo con gesti lenti e mi dirigo verso il bagno, è ora di fare una doccia e soprattutto è ora che la mia vita torni a tre giorni fa, a quella normalità che più mi di tutto mi è mancata in questo breve tempo.

Passo la piastra per sistemare un po' i miei capelli scombinati, già, scombinati d'amore. Sorrido felice per questa giornata che è solo all'inizio.

“Elena”.

Sempre sorridendo mi dirigo verso la camera da letto, indossando una delle camicie che ho trovato in alto alla pila da stirare. Si guarda in giro pensieroso, quasi spaventato e scoppio in una fragorosa risata mentre con un balzo ricasco al suo fianco.

“Buongiorno. Bentornato nel mondo di noi poveri esseri mortali”.

Mi avvicina al suo corpo, circondandomi la vita con un braccio e affonda la faccia nel cuscino.

“Pensavo fossi già andata via”.

La sua voce mi raggiunge ovattata, ma percepisco comunque la paura e il senso di angoscia, lo stesso che mi ha accompagnato per i giorni precedenti. Quello stato di incredulità e dolore nel pensare alla persona che ami e che temi di non rivedere più.

Divincolandomi dalla sua presa, mi metto carponi sulla sua schiena ed inizio a baciargli il collo con fare malizioso.

“Come avrei potuto? Ieri sera mi hai fatto stringere un patto con il diavolo. Mi sono lentamente lasciata andare ad ogni tua più intima perversione, dopo questo devo per forza essere tua per sempre”.

Mi lascia scivolare con la schiena contro il materasso e questa volta inverte le nostre posizioni. I suoi occhi sono così chiari che mi ci potrei specchiare e brividi silenziosi mi invadono, mentre la sua bocca attraversa avida la mia pelle.

“A dire la verità, conosco ancora un paio di giochetti perversi che ieri non ho avuto il tempo di mostrarti”.

“Oh sì, ti prego mio Christian Grey, dimostrami cosa un vero uomo sa fare del corpo della propria donna”. Rido maliziosa e divertita mentre lui si solleva sulle braccia e mi osserva come se fossi pazza.

“Ma io sono molto meglio di Christian Grey, io sono Damon Kallaghan!”.

E in effetti mi dimostra che sa esattamente come arrivare al fulcro del piacere di una donna. Con uno sguardo che dovrebbe essere considerato illegale, scende lentamente, lasciando baci infuocati su tutto il mio corpo. Sono pervasa da una strana sensazione di benessere, in questo momento non esiste nient'altro che noi ed i nostri corpi intorpiditi dalla passione. Con fare esperto, mi dilata leggermente le gambe e affonda la sua lingua nel mio piacere. Quasi mi contorco ogni volta che la sento andare più a fondo. Mi osserva alzando gli occhi e non l'ho mai visto così voglioso, così maledettamente mio.

Stringo dolcemente la sua testa tra le mie gambe come a spronarlo a continuare. Con una mano mi accarezzo maliziosamente il seno, non distogliendo il mio sguardo dal mio. Come guidato da una mano invisibile, si allontana dal mio piacere e raggiunge le mie labbra. Riesco a sentire il mio sapore, affondo la mia lingua nella sua bocca come a voler far durare questo bacio per sempre, poi spingo il bacino contro la sua erezione. Sto esplodendo. Damon mi stuzzica indecentemente i capezzoli ed io mi sento svenire dal troppo desiderio.

Con la forza della sola sua mano, il mio fidanzato mi costringe a voltarmi con la pancia sul materasso. Con estrema delicatezza, passa la sua lingua nella riga del mio sedere, poi accompagna il gesto con il suo dito.

“Damon, ti prego”. Lo sento sorridere ed il suo alito freddo mi solletica. Mi volto nuovamente, questa volta con maggiore potenza e striscio verso il basso per ritrovarmi, dopo un attimo, persa nell'azzurro del suo sguardo.

“Ho bisogno di fare l'amore con te”.

I suoi occhi diventano ancora più intensi e, senza l'ombra di un sorriso, ma solo l'incontrastabile desiderio che gli leggo sul volto, mi osserva come se fossi l'unica cosa che conta in tutto il resto del mondo.

“Farei l'amore con te ogni attimo della mia vita”.

 

 

 

 

 

 

Ancora stremati, ma soddisfatti, ci accoccoliamo sul letto a crogiolarci tra notizie inutili e gossip inconcludenti.

Ho la testa appoggiata sul petto di Damon e il computer portatile appoggiato sulle gambe. Una Domenica pomeriggio tipo, forse addirittura più inutile di tante altre, ma qualcosa la rende speciale, molto più delle ultime passate: il sorriso che mi dipinge il volto, proiezione reale di questo grande ed eterno amore che mi consuma.

“Elena, ti supplico, spegni questo dannatissimo computer e dedichiamoci a qualcosa di più produttivo, o magari riproduttivo”.

Ignoro volutamente la battuta squallida del mio fidanzato e continuo a scivolare in questo mondo di corna e scandali.

“Non c'è nulla di più produttivo che esultare sulla rottura di coppie epiche. Se anche personaggi dal calibro di Tom Cruise e Kate Holmes o Robert Pattinson e Kristen e Stwart attraversano periodi di alti e bassi, forse neanche io e te siamo così anormali”.

“Non mi va di essere paragonato a quei due babbei, io sono molto meglio di loro”.

“A parte che io parlavo di questioni di coppia, ma, prendendo atto del tuo ego smisurato, mi viene da dirti che purtroppo tu, a differenza loro, non sei considerato un sex symbol a livello mondiale”.

“Solo perchè la gente non mi conosce. E solo perchè non ho voluto farmi conoscere”.

“Certo, amore, contaci”.

Dovresti darti più credito, amore. Tu sei molto meglio di tutte quelle donzelle che si credono dee scese in terra solo perchè il loro faccino compare in qualche film di poco conto. E si sa che per il meglio, solo il meglio”.

Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa contrariata.

“Farò finta che quello fosse un complimento per me”.

“Lo era, eccome se lo era. Non tutte le donne possono permettersi un Damon personale nel proprio letto”.

“Ok, ok, mi arrendo”.

Il mio fidanzato inizia a lasciarmi baci incandescenti dietro l'orecchio, per poi scendere dietro al collo. Sono già attraversata da innumerevoli brividi caldi, quando il mio telefono inizia a squillare.

“Non rispondere”.

Purtroppo, mi sono già alzata e sono pronta a rispondere.

“Devo. O penseranno che ci siamo volatilizzati nel nulla”.

“Meglio, così nessuno romperà le scatole”.

“E' Care”.

“Motivo in più per non rispondere”.

Lo fulmino con lo sguardo, mentre mi accingo già ad accettare la chiamata prima che sia troppo tardi.

“Pronto”.

“Che razza di fine hai fatto”. La voce della mia amica mi raggiunge furiosa, provocandomi fragorose vibrazioni al timpano.

“Care, scusa, sono stata impegnata”.

“Sei stata impegnata, Elena? Ho chiamato tua madre pensando che fossi lì e lei mi ha detto che avevi annullato i biglietti ieri sera stessa”.

“Lo so, Care, perdonami, sono stata un'idiota. E' che non ho proprio pensato che vi poteste preoccupare”.

“Non ci hai proprio pensato? Dannazione, Elena. Quando ieri sera sono tornata a casa e ho visto che di te non c'era l'ombra mi è venuto un colpo. Ho subito pensato che fossi partita, ma speravo non fossi così stronza da farlo senza salutarmi. Ho temuto il peggio. Pensavo che ti avessero fatto qualcosa, ho chiamato tutti gli ospedali di New York, ho addirittura allertato un amico di Tyler che lavora nella polizia. Stavo per impazzire”.

La lascio sfogare, ha ragione a prendersela così tanto e solo che stare con Damon mi fa perdere ogni concezione del tempo e dello spazio. Ho subito chiamato mia madre per evitare che in famiglia percepissero qualcosa, ma non mi è passato assolutamente per la testa che Caroline potesse essere preoccupata.

“Scusami davvero. Perdonami, ma la situazione si è un po' evoluta e non ho avuto molto tempo per pensare ad altro”.

“In che senso la situazione si è evoluta?”.

“Ok, se smetti di urlare, posso dirti che ho passato la notte da Damon”.

“Cosa?”.

“Sì, ti racconterò poi meglio a voce, ma ieri sono successe delle cose che mi hanno fatto ripensare a tutta la situazione e ho deciso di tornare sui miei passi”.

Damon sbuffa sonoramente, probabilmente irritato dalla piega che la conversazione sta prendendo, forse perchè, come me, vorrebbe cancellare gli ultimi giorni e godersi il più possibile questo nostro attimo di Paradiso.

“O mio Dio, Elena, è fantastico”.

Come previsto, Caroline ha già dimenticato tutte le preoccupazioni della notte prima e ora se la ride allegra come una bambina di fronte al suo cartone animato preferito.

“Già. Lo penso anche io”.

“Ok, fantastico. Che ne dite di raggiungerci a casa per un pranzo di ritrovata armonia”.

“Non saprei...”. Osservo Damon che scuote la testa deciso, avendo lui potuto sentire la richiesta, grazie alla voce squillante della mia amica.

“Dai, Elena. Possiamo invitare anche Alaric e Jenna, così finalmente la conosciamo”.

Se è possibile, il diniego del mio fidanzato è ancora più accentuato. E' irremovibile.

“Ok, Care, dacci un'ora e siamo lì”.

Damon mi fulmina con lo sguardo di chi è stato appena vittima di un torto imperdonabile.

“Perfetto. Ah, dì a Damon di venire armato delle sue migliori intenzioni. Non voglio che faccia scappare Jenna”.

“Tranquilla, ci penso io a lui”.

“Non voglio sapere come, grazie. A dopo, amica ingrata”.

Chiudo la conversazione, vestendomi del miglior visetto da cucciola, ma questa volta il mio ragazzo non sembra nelle condizioni di intenerirsi.

“Quale lettera della parola no non ti è stata chiara?”.

Mi alzo dal letto, avvicinandomi lentamente al bagno.

“In realtà nessuna, anche perchè teoricamente non hai pronunciato nessuna parola”.

Il mio fidanzato sbuffa adirato e, malvolentieri, mi segue in bagno per buttarsi sotto la doccia.

 

 

 

 

 

 

 

Dopo quasi un'ora siamo già sotto casa della mia amica, incredibilmente puntuali per la prima volta in vita nostra. Mossa audace, considerando che non avevamo bisogno di un ulteriore motivo per incrementare l'ira di Caroline.

Scendo dalla macchina e abbasso il vestito nero che, a causa delle mani di Damon sulle mie cosce, ha ormai raggiunto livelli scandalosi.

Suono un po' intimorita alla porta, ma la nostra amica apre con un sorriso smagliante che si intona alla perfezione con la fantasia spensierata del suo mini abito.

Senza darmi il tempo di salutarla è già avvinghiata dolorosamente ai nostri colli e strilla commossa la sua felicità.

“O mio Dio, sapevo che sarebbe finita così. Vi amate troppo per rinunciare l'uno all'altra”.

“Ok, ok. Bionda, per favore, scollati oppure la nostra separazione sarà una conseguenza necessaria”.

Come al solito Damon non si abbandona a sentimentalismi, ma effettivamente la presa di Caroline è davvero stritolante e il mio respiro inizia a patirne leggermente.

“Oh, scusate, avete ragione”.

Dopo essersi asciugata una lacrima che non voleva saperne di scendere ed essersi alzata la spallina del vestito, ci invita ad entrare.

Alaric e Jenna non sono ancora arrivati, in compenso ci troviamo di fronte ad un sorridente Tyler che ci accoglie con calore, un po' meno straziante di quello della sua fidanzata.

“Oddio, sono così felice. Non potevo pensarvi divisi, siete fatti per stare insieme. Ciò non toglie che io sia ancora arrabbiatissima con te, Elena Gilb...”.

Driin. Salvata dal campanello.

Mi accomodo sul divano, accettando di buon grado l'aperitivo che Tyler ci ha appena preparato. Qualche secondo dopo, Caroline fa ritorno in cucina, seguita dai suoi due ospiti.

Mi alzo per salutare Alaric e, dietro alle sue spalle, scorgo la figura minuta e graziosa di una donna...

“Ciao, io sono Elena”.

“Piacere, Jenna”.

Trascorriamo una giornata piacevole, Jenna sembra proprio una persona apposto, perfino Damon, che inizialmente non si era dimostrato per niente cordiale, ora sembra averci stretto amicizia.

“Ti trovi bene qui a New York?”.

“Oh, sì, questa città è stupenda. E' anche vero che devo ringraziare Alaric, senza di lui sarebbe stata molto più dura”.

Le sorrido compiaciuta per questa coppia che hanno formato. Ric sembra davvero felice e lei ha lo sguardo innamorato. Dieci più a questa favolosa doppietta.

“Alaric mi ha molto raccontato di voi. Siete la sua famiglia e temevo molto il vostro giudizio”.

“Oh, non fermarti alle apparenze, sappiamo essere molto peggio di così”.

Jenna si sofferma un secondo a scrutare Damon pensierosa, poi, quando lui si lascia andare ad un sorriso attraverso il bicchiere di vino rosso, anche lei ricambia decisamente sollevata.

Scuoto la testa, tirando un buffetto sulla spalla del mio fidanzato. Può essere davvero odioso quando ci si mette, ma, lo è sicuramente di più quando lo fa per davvero.

“Voi, invece? Da quanto tempo state insieme?”.

Osservo Damon e scoppio a ridere. Già, da quanto tempo stiamo insieme?

“Mmm..l'importante non sono i giorni passati, ma quelli futuri”. Sorrido al mio ragazzo con orgoglio, già, perchè il passato non può più fare paura, è andato, volato via, ora, di fronte a noi, solo un libro con delle pagine ancora vuote. Il destino è nelle nostre mani, ne sono convinta.

“Hai dei bambini, Jenna?”. Provo a distogliere l'attenzione da noi e lo faccio nel modo più stupido, anche perchè conosco già risposta. Ma è un modo per fare conversazione, quindi qui tutti dovrebbero apprezzare.

Jenna mi sorride cordiale, ma non è il sorriso pieno e splendente di qualche minuto prima, ora è nascosto da un alone di mistero ed insoddisfazione.

“No, non sono ancora stata in grado di avere figli miei. Aspettavo la persona giusta per il grande passo, chissà che non l'abbia appena trovata”.

La coppia si lascia andare ad un tenero e casto bacio sulle labbra, prima di aprirsi in un meraviglioso sorriso, il sorriso di chi ha finalmente trovato la felicità, dopo infiniti periodi di buio.

Intanto, Damon inizia a tossire, probabilmente il vino gli è andato di traverso e mentre io lo guardo in segno di rimprovero, Caroline gli tira una gomitata diretta in pieno stomaco. Come al solito il mio fidanzato è capace di rovinare anche i momenti più belli e significativi di una famiglia! D'altra parte, però, immagino che ritrovarsi fratello maggiore di uno scricciolino di più di trentanni più piccolo, forse farebbe un certo effetto anche a me.

“Beh, che male c'è? Mi sento prontissimo a diventare fratello, anzi mi divertirebbe un mondo. L'unica cosa, spero che prenda tutto da me”.

 

 

 

 

 

 

La casa si è leggermente svuotata, in realtà sono andati via solo Alaric e Jenna, ma hanno portato con loro un po' della tipica ansia da primo incontro. In realtà lei sembra un tipo a posto ed è anche piacevole parlarci, ma si sa che la fatica di farsi piacere alla fine si fa sentire.

Libero i piedi dai pesanti stivali di pelle e abbandono la mia schiena contro il petto di Damon che è seduto al mio fianco, anche lui sul divano.

“Beh, dai è andata bene!”.

Caroline, coma al solito, si dimostra eccessivamente soddisfatta della piega intrapresa dagli eventi. Mentre tutti noi ci prendiamo un attimo di relax, lei è ancora lì che si guarda in torno per cercare qualcosa da fare. Pulire due volte la cucina e sistemare tutti i cassetti della dispensa, non le è bastato!

“A me Jenna piace proprio tanto. Cioè, mi sembra una tipa apposto. Dobbiamo stare tranquilli per Alaric”.

Tyler ha da subito mostrato grande simpatia per la donna, ma si sa che, pur essendo il suo più grande amico, non condivide anche gli stessi ideali del mio fidanzato.

“Tranquillo è morto e la fiducia lo sta ancora piangendo”. Proprio come sospettavo, Damon non hai mai un solo giudizio per persona.

“Che motto antico”. Caroline storce le labbra, mentre lucida con vigore le sue scarpette da ginnastica nuove.

“Già, lo ripeteva sempre tuo padre”.

“Allora capisco”.

Esausta da questa giornata interminabile, mi accoccolo meglio tra le braccia del mio fidanzato. Respiro la sua virile essenza attraverso la morbida magli di cotone a righe.

“Vuoi andare a casa a riposare?”.

“No, non potete andare già via”. Caroline ci guarda con gli occhi spalancati, sembra quasi più isterica del solito. Tyler ricambia il suo sguardo, leggermente preoccupato, poi si rintana nella mia camera per fare una chiamata.

“Dai, Care, domani mattina ci rivediamo in ufficio...”.

Faccio per alzarmi quando Tyler ritorna in cucina mostrando il suo telefono come in segno di trionfo.

“Dam, mi ha chiamato adesso Mason. E' in città ancora per oggi e ha chiesto se stasera beviamo una birra con lui”.

Mi blocco con i piedi incollati al pavimento. Damon sembra titubante, ma so che muore dalla voglia di rivedere il suo amico.

“Non saprei, non ho così tanta voglia di lasciare Elena da sola”.

Mi volto verso di lui e gli appoggio una mano sul petto.

“Tesoro, vai, davvero, io starò bene. Divano, pizza e un bel film d'amore strappa lacrime”.

“Non so... certo che mi spiacerebbe...”.

“Damon, fammi il favore di sloggiare. Elena starà qui con me e quando tornerete la passerai a prendere”.

La mia amica prende in mano la situazione, ponendo così fine ai dubbi esistenziali di Damon.

Dopo quasi un'ora i due amici sono pronti per uscire ed io e Caroline ancora più pronte per una tipica serata per ragazze. Peccato che poi, così tipica non si sia dimostrata.

 

 

 

 

Guardiamo per la trentesima volta “Moulin Rouge” e come da copione Caroline ha gli occhi lucidi dall'inizio del film. Io, per questa volta, non l'assecondo, sono troppo stanca. Stare con Damon inizia a diventare faticoso. Ok, che fare l'amore con lui sia la cosa più bella di questo mondo, però i risultati iniziano a farsi sentire, soprattutto a livello fisico.

Senza neanche accorgermene, mi ritrovo con lo sguardo perso nel vuoto ed un sorriso ebete a sostenere il tutto. Fortunatamente Caroline è troppo impegnata a non perdersi neanche una parola di ciò che dicono Satine e Christian ed io posso dunque perdermi nei miei pensieri che, ormai da tempo, sono tutti focalizzati su di lui.

E pensare che me ne sono innamorata senza comprenderne il motivo, è successo e me ne sono dovuta fare una ragione, esattamente come i protagonisti del film. Non era neanche ciò che cercavo e non c'entra nulla con ciò che volevo diventare, eppure è entrato nella mia vita, nel mio cuore e non importa se sarà fonte di umiliazioni, provocazioni o tradimenti, io sono felice che sia successo e non mi interessano le conseguenze.

Sento in sottofondo una delle battute più belle del film, non sto neanche a guardare, ho perfettamente in testa la visione della scena, colpa di Caroline e del suo concetto strano di accanirsi con un film.
“Prima c'è desiderio... poi passione... poi sospetto, gelosia, rabbia, tradimento... quando l'amore si da al migliore offerente non può esserci fiducia e senza fiducia non può esserci amore”.
“Tu credi che Satine abbia ragione?”.

Sposto lo sguardo sulla mia amica. Se non riconoscessi le sue infinite stranezze, potrei pensare che sia caduta in trance. Tiene il cuscino stretto tra le braccia e ha lo sguardo perso nel vuoto di fronte a lei. Fa quasi paura.

“Parli con me?”.

Annuisce convinta.

“Sì. Secondo te è vero che senza fiducia non può esserci amore?”.

Ci penso un po' su, so che si aspetta una frase ben ragionata e non voglio deluderla.

“Beh, credo che io sia l'esempio lampante che a volte l'amore da solo può bastare”. Ok, forse non mi sono lasciata andare ad uno sproloquio interminabile, ma è anche vero che non sono la persona più adatta per affrontare un discorso del genere. Quando stavo con Stefan mi illudevo che fosse una relazione fondata sulla fiducia, ma sia io che lui siamo riusciti a venire meno a questo sentimento. Ora, beh ora sto con Damon e non posso dire che la nostra storia spruzzi fiducia da ogni poro, sono perfettamente consapevole che ci sono ancora fin troppe cose che non so di lui e, chissà, che forse non saprò mai. Ciò nonostante non posso dire che la mia storia con Stefan sia finita solo perchè è venuta a mancare la fiducia, né che quella con Damon sia priva d'amore perchè la fiducia non c'è mai stata.

“Però è importante, giusto?”.

“Beh, credo che per una storia d'amore sia un enorme passo avanti. Questo sì”.

“Come in amore anche in amicizia, giusto?”.

Inizio a preoccuparmi, non ho mai avuto l'occasione di vedere la mia amica limitarsi a frasi sconnesse di poche parole e questo non mi sembra per niente normale. Mi avvicino a lei e le appoggio una mano sulla spalla.

“Tutto bene, Care?”.

Caroline si alza, scagliando il cuscino con flebile arroganza sul divano.

“No, non va tutto bene, Elena”.

“Pos...posso aiutarti in qualche modo?”.

Il suo sguardo diventa grave, nei suoi occhi la furia di chi ha bisogno di aiuto. Ed io questo aiuto sono disposta a darglielo.

“Puoi ascoltarmi. E' l'unica cosa che ti chiedo”.

“Ascoltare cosa esattamente?”.

“La mia storia. Non credo di essere mai stata abbastanza coraggiosa da parlartene”.

Bene, come ci si può aspettare da questa allegra combriccola, le parole non sono mai destinate a concludersi. Però sapevo che anche Caroline nascondeva qualcosa di irraccontabile e sono contenta che adesso voglia aprirsi a me.

“Ti ascolto”.

 

 

 

 

 

 

 

Esco fuori dall'aeroporto godendomi la fastidiosa ed umida aria di New York. Di certo a Miami si stava molto meglio, ma è giusto tornare alla realtà, anche se la mia realtà nell'ultimo periodo lascia parecchio a desiderare.

Sto per fermare un taxi, ma una mano amica si materializza di fronte a me, oscillando avanti e indietro e costringendomi ad un sorriso.

“Ehi”. Mi avvicino a lui e lo saluto con un leggero pugno sulla spalla.

“Allora, come è andato il viaggio?”.

“Non c'è male, grazie”.

Dopo quasi mezz'ora io e Kol siamo seduti ad un tavolino di un bar di provincia, gustandoci una bella birra gelata.

“Allora, Nik mi ha detto che hai firmato tutto”.

“Già, ci è voluto più tempo del previsto. Odio quelle interminabili trafile burocratiche”.

“Stefan, fidati di me, hai fatto la cosa giusta. Quel locale ci ha dato molto più di quanto ci potessimo aspettare”.

“Sì, ma ci ha portato anche più grane di quanto ci potessimo aspettare”.

Non ho ancora dimenticato quel periodo, il divertimento, l'alcol, le donne, ma anche un tremendo vuoto all'altezza dello stomaco, un vuoto che non so se sono più in grado di reggere.

Il mio amico mi appoggia una mano sulla spalla e mi osserva preoccupato, ma comunque sicuro di ciò che sta per dirmi.

“Stef, noi eravamo vivi. E gli altri ci volevano impedire di esserlo”.

“Con altri intendi mio fratello?”.

“Sai cosa ho sempre pensato della sua noiosa mania di controllo”.

“A proposito di Damon, come vanno le cose dopo che Katherine si è fatta trovare nel suo letto?”.

Il suo sguardo si rabbuia un po', immagino, dunque, che le cose non siano andate esattamente come speravamo.

“Voci di quartiere riportano che quell'idiota di Elena sia riuscita a perdonarlo”.

“Non parlare così di lei”. Nonostante il male che mi ha fatto, non riesco ad avercela con lei. La amo all'infinito e la amo oggi più di ieri. Non riesco a pensare che lei non sia più mia, non riesco a credere che abbia preferito lui a me.

Nonostante questo momento di profonda tristezza io, però, riesco a sentirmi ancora forte. Già, perchè la forza non può essere misurata in centimetri, o in lacrime versate. La forza vive nella donna che piange per ogni bugia o tradimento del proprio, ma che riesce comunque a perdonarlo perchè il suo amore, a volte, è più forte dell'orgoglio. La forza vive nella ragazzina bruttina e un po' sfigata che guarda da dietro una finestra il bello del liceo mentre gioca a football con gli amici, ma che non rinuncia all'idea di riuscire, un giorno, a conquistarlo. La forza vive nel nonnino che ormai provato dal tempo e dagli acciacchi si lascia torturare dal nipotino, perchè un suo sorriso vale per lui più di un anno di vita in più. La forza vive in chi ha pianto, ma ora ride, vive in chi è caduto, ma è anche riuscito a rialzarsi, vive in chi ha amato e ancora non riesce ad odiare. E quindi sì, io sono l'uomo più forte del mondo. E al momento anche quello più vendicativo.

“Allora è necessario tenerci pronti per il piano B”.

Riavrò Elena e non mi importa quante persone si faranno male, lei sarà di nuovo mia e mio fratello sarà solo un lontano e spiacevole ricordo.

Kol mi sorride orgoglioso. Con la firma di oggi io e lui stiamo per riavere in mano la vecchia vita e, con Elena al mio fianco, niente potrà mai più scalfirmi.

 

 

 

Dedico un ultimo sguardo ad Elena. So che le parole che sto per dire le faranno male, ma non posso più aspettare, ho bisogno di parlarle e devo farlo prima che sia troppo tardi.

“Ti ascolto”.

Cerco un modo per iniziare il mio discorso, ma in certi casi le parole sono difficili da trovare, forse perchè proprio non vorresti trovarle, o forse perchè sai che in qualunque modo le renderai, non potranno fare a meno di far soffrire.

“Ci sono molte cose del mio passato che non sai. Cose di cui non ho voluto parlare perchè mi sembrava che avessi addosso già dei pesi insostenibili. Inutile dire che ho sbagliato, per l'ennesima volta, ma adesso voglio rimediare raccontandoti tutto ciò che dovresti sapere di me e di tutti gli altri”.

Elena annuisce preoccupata, so che non è una situazione semplice e, per quanto possa dire che la fiducia non è al primo posto in una relazione, non so se sarà altrettanto convinta una volta ascoltate le mie parole. Dopo tutto puoi perdonare una persona, puoi decidere di credere di nuovo in lei, di darle un chance per un nuovo futuro, ma la fiducia, beh la fiducia è un altro paio di maniche. Non puoi darla e ritirarla a tuo piacere, bisogna coltivarla, farla crescere, mantenerla in vita sempre.

“La mia storia inizia con la mia nascita, il giorno stesso in cui nascevo, nella camera affianco alla mia, nasceva il più piccolo dei fratelli Salvatore. Per mia madre era un sogno, più volte lei e la sua migliore amica avevano fantasticato su questo giorno, avrebbero voluto ritrovarsi nello stesso ospedale, nella stessa camera, magari anche nella stessa sala operatoria. Beh, più o meno i loro desideri si erano avverati, l'ospedale era quello ed i giorni più o meno anche, solo che io da brava donna mi sono fatta attendere, Stefan, invece, è nato un giorno prima di me con ben un mese di anticipo. Ma questa è un'altra storia.

Come sai bene, io ed i fratelli Salvatore siamo cresciuti come cugini, sotto alcuni aspetti ero addirittura la loro sorellina, mi proteggevano dai pericoli, dai primi sguardi indiscreti e mi servivano e riverivano come fossi una principessa.

Crescendo le cose non sono cambiate, eravamo un trio perfetto, sempre pronto a combinare guai. Ma ci divertivamo e ci volevamo bene, che poi era la cosa che contava di più, dopo tutto.

Beh, arrivò il primo giorno di liceo anche per me e Stefan. Damon era già dentro da qualche anno e come potrai immaginare era già arcinoto per le sue prestanze fisiche. Le ragazze mi odiavano per il semplice fatto che io potevo avere per me tutte le attenzioni di entrambi i fratelli. Ed io sguazzavo in questo mare di malizia. Non so perchè, forse avevo scambiato le sue attenzioni per qualcosa di più, forse ero ancora così stupida da credere alle storie dei film. Fatto sta che mi innamorai di Damon.

Quando lui lo capì le cose non furono facili per me, conosci il tuo fidanzato, non appena qualcuno si apre troppo a lui, eccolo che si chiude a riccio ed esibisce la sua tipica maschera di facciata: l'indifferenza.

Era solo il suo modo per preservarmi, per evitarmi sofferenze inutili e desideri irrealizzabili, ma io la presi parecchio male. Mi ricordo i pianti tra le braccia di Stefan, le nostre interminabili chiacchierate nei vari bar della scuola, i suoi tentativi efficaci di strapparmi un sorriso.

E così una mattina riuscii ad alzarmi dal letto e a ritenermi ufficialmente non innamorata di Damon Salvatore. Forse in realtà non lo ero mai stata, probabilmente era solo suggestione, ma so che da quel giorno Damon non mi fece più nessun effetto.

Riuscimmo addirittura a recuperare il nostro rapporto, sembrava che non avessimo mai smesso di parlarci ed io ero di nuovo felice. Fatto sta che non avevo fatto i conti con una cosa o, meglio, con una persona. Quei giorni che mi avevano fatto allontanare dal pensiero ossessionante di Damon, beh, mi avvicinarono a Stefan in una maniera che non credevo possibile”.

“Ti sei innamorata anche di Stefan?”.

Sorrido tristemente, dal suo tono riesco a riconoscere il disgusto, ma ormai non posso più tirarmi indietro.

“Mi sono innamorata solo di Stefan. Lui è stato il mio primo amore, il mio vero amore. Lui riusciva a toccare la parte più intima di me e lo faceva con una tale naturalezza che spesso mi spaventava. Riusciva a spogliarmi con lo sguardo, ad andare sotto la mia coltre di superficialità. Lui riusciva a toccare quel punto che nessuno aveva mai toccato, il mio cuore.

La nostra fu una storia d'amore epica. Tutti quelli che sognavano una storia d'amore, la paragonavano a quella di Caroline Forbes e di Stefan Salvatore, eravamo un po' un pilastro dell'amore.

“Perchè non ne avete mai parlato? Né tu, né Stefan, intendo”.

“Perchè a volte è difficile parlare di ciò che ha fatto tanto soffrire, forse perchè credi di essere riuscito a fuardare avanti, forse perchè dopo tutto non ti è ancora totalmente passata.

Quei due anni fantastici che avevamo vissuto erano destinati a dissolversi nel nulla. Un giorno avrei aperto gli occhi e loro non ci sarebbero più stati.

Inizialmente, faticavo a riconoscerlo, ogni notte cercavo di convincermi che non era così, che lui mi amava ancora come il primo giorno, che Damon era un idiota a credere che suo fratello stesse cambiando, ma le mie lacrime erano la prova più vera del fatto che qualcosa stesse succedendo.

Stefan era diverso, più tetro, con la testa fra le nuvole, sempre arrabbiato con il mondo intero e di certo non escludeva me da questa cerchia.

Più volte mi alzò anche le mani, ma questo non lo dissi mai a Damon, sapevo che l'avrebbe ucciso e non volevo che avesse un ulteriore aggancio per dirmi che mi stavo accanendo con un sentimento che non esisteva più, non da parte sua almeno.

Qualche mese dopo scoprimmo che Stefan faceva uso di stupefacenti, roba pesante, cocaina, a volte eroina. Me ne accorsi un mattino, lui stava facendo la doccia e la luce mi permise di osservare i buchi violacei sulla braccia”.

“Stefan, seriamente? Come è possibile?”.

“Me lo sono chiesta anche io. Più di una volta ho cercato di darmi una risposta, ma non l'ho trovata, per un bel po' di tempo mi ero anche convinta di esserne la causa. Ma la verità è che noi siamo destinati a farci condizionare dagli altri, ma il trucco e lasciarlo fare a persone migliori di noi. Stefan aveva scelto come suo mentore Kol Mikaelson e Tyler Lockwood, il primo ridicolo esponente di una famiglia di una ridicola famiglia influente, il secondo spaccino fallito di uno dei peggiori quartieri di provincia. Trascorrevano le loro giornate in un locale che proprio i Mikaelson avevano fondato, all'apparenza era un tranquillo pub per ragazzi, in realtà era un covo di delinquenti. Sesso, alcol e droga colonizzavano quelle serate.

Damon ed io abbiamo provato a tirarlo fuori, ma ormai del nostro Stefan non c'era più niente. Era solo una sorta di fantasma che tornava a casa per usarmi ancora un po' fisicamente e per estorcere denaro a suo fratello. Ogni volta che mi costringevo a fare l'amore con lui cercavo di dirmi che era meglio della volta precedente, ma la verità era che ai suoi occhi ero solo una puttanella come le altre.

Quando è arrivata Katherine abbiamo lasciato fare a lei. Era una studentessa di psicologia e sembrava che fosse entrata in contatto con Stefan in un modo che io non riuscivo a capire. C'era chimica tra loro e questo mi infastidiva, ma continuavo a dirmi che sarebbe stato l'unico modo per riaverlo”.

Lo sguardo di Elena diventa scioccato. “Tu lo amavi, nonostante tutto?”.

“Io credo che una parte di me sia ancora innamorata di lui. Era il mio primo amore, lui era il contrario di ciò che era mio padre”.

“E Tyler? Lui lo ami? Come ha fatto ad uscirne?”.

“Damon ha pensato che per fare uscire Stefan, bisognava agire su qualcuno vicino a lui, così abbiamo puntato su Tyler. E' stato difficile, anzi quasi impossibile, ma alla fine gli si era affezionato veramente e ha cercato in tutti i modi di tirarlo fuori e, come al suo solito, c'è riuscito. E comunque sì, amo Tyler alla follia. Però il mio amore per lui è nato parecchio tempo dopo, per ancora qualche anno il mio pensiero è rimasto fisso su Stefan. Ma con lui è stato davvero complicato, se tirar fuori Tyler è stato difficile, con Stefan è stato impossibile. Oramai non potevamo contare neanche più sull'appoggio di Katherine, lei se n'era innamorata follemente e aveva perso di vista la strada giusta.

Non le importava che per Stefan fosse solo una delle tante, a lei andava bene così. Per lui si è ridotta a zero, ha abbandonato ogni vecchio ideale, si è buttata a capofitto nella stessa vita che aveva cercata di evitare a lui.

Quando siamo riusciti a rinchiudere Stefan in una clinica per disintossicarsi, per lei non c'è stato più nulla da fare, ormai era solo l'immagine sbiadita della vecchia Katherine.

Dopo che Damon li aveva sorpresi insieme, lei ha provato a farsi perdonare, ma difficilmente lui perdona. E' sparita qualche giorno dopo. Qualcuno dice di averla vista trascinarsi lungo la Houston Street, qualcun altro era convinto che potesse essere morta. Non sapevamo che fine avesse fatto, fino a quando...”

“Fino a quando lei non è tornata con l'intento di riprenderselo”

“Non succederà. E' una storia passata, per Damon ormai esisti solo tu. Non nego che ancora per qualche anno sia rimasto ferito da questa situazione, ma adesso è passata, tu lo hai reso ancora capace di amare. Fidati, l'ho passato anche io, so cosa si prova ad essere traditi dall'unica persona al mondo che conti per te più della tua vita. In quel letto, con Katherine, c'era anche Stefan, non ho potuto scordarlo mai, neanche quando siamo tornati amici”.

“Come lo avete superato tu e Damon?”.

“Cercando di non pensarci. Chiudendo i nostri sentimenti in un angolo remoto del nostro cuore. Ma non ha funzionato. Non ha funzionato neanche quando siamo finiti a letto insieme interminabili volte solo per alleviare un po' il dolore”.

“L'odio viscerale che corre tra Damon e Kol c'entra con tutta questa storia?”. Elena cerca di sviare il discorso ed io lascio fare, dopo tutto non è obbligata ad ascoltare i dettagli sulle notti bollenti che condividevano il suo fidanzato e la sua migliore amica.

“Conosci Damon meglio di me, ormai. Non lascia mai nulla al caso, tanto meno la vendetta. Mentre Stefan si stava ripulendo, lui ha affrontato Kol a muso duro. Lo ha sempre ritenuto responsabile delle nostre disgrazie, anche se forse in casi come questa la colpa è solo del destino che si accanisce contro di noi.

Sotto mio consiglio, ha preferito evitare di sporcarsi le mani e, dopo essersi accertato sulle condizioni reali del locale di Kol, lo ha denunciato alle autorità. Questo fatto non è andato giù a nessuno della famiglia Mikaelson. Loro sono da sempre grandi imprenditori e accuse di questo calibro non sono tanto facili da digerire.

Fu così che, dopo averlo perseguitato e minacciato a lungo, Kol lo colpì nel suo punto più debole: l'onore. Dopo aver screditato Katherine e aver sminuito Damon per non essere stato in grado di essersi tenuto la donna, il tuo fidanzato accettò di arrivare alla resa dei conti in una gelida notte di Novembre.

Per fortuna loro e sfortuna sua, Elijah riuscì a raggiungerli, altrimenti oggi non credo che potremmo parlare con nessuno dei due, non che non vedere la faccia antipatica di Kol non mi farebbe paicere...”.

Elena mi interrompe bruscamente con una mano. Qualcosa non le torna.

“Chi è Elijah?”.

“Uno dei fratelli Mikaelson e migliore amico di Damon”.

Spero vivamente che non mi faccia quella domanda, ma penso che ormai sia inevitabile.

“Già forse qualcuno me ne ha già parlato. Ma che fine ha fatto?”.

Come immaginavo. Cerco di acquistare un po' di controllo nella voce.

“E' morto quella sera”.

“In che senso è morto quella sera?”. E' sconvolta, forse dopo questa notizia penserà che la mia storia con Stefan non è niente al confronto.

“Nel senso che è morto per mano mia”. Una voce ci raggiunge dall'ingresso, sia io che lei ci voltiamo stupite ad osservare la persona a cui appartiene.

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!

eccomi con il nuovo capitolo, un po' troppo lunghetto, ma non potevo rinunciare a nulla. Allora, cosa mi dite di questa lunghissima confessione? Qualcuna di voi se lo aspettava? Già, sin dall'inizio ho pensato che questo potesse essere un colpo di scena che ancora non doveva essere svelato, in uno dei primi capitoli, infatti, Elena chiede a Care cosa leghi lei e Stefan, ma mentre la bionda cerca di parlare, viene interrotta dall'arrivo di Stefan.

Ah, mi sono tolta un peso, non ne potevo più...

inoltre, abbiamo scoperto che Stefan era un drogato, ma sarà lui stesso a parlarcene più avanti.

Come avrete notato, il nostro little Salvatore era in combutta con Kol per attivare il piano Katherine, ma, dopo aver sppreso che non ha funzionato è prontissimo a mettere in atto il secondo: cosa succederà adesso?

Mi dispiace aver deluso alcune delle mie lettrici che speravano che jenna fosse Katherine, colpa mia, ho voluto deviarvi un po'. No, jenna non è una stronza psicopatica...almeno, per ora...:D

grazie mille per le ultime recensioni, sono state le migliori in assoluto, mi avete fatto commuovere... grazie mille a tutte voi...... un bacio, a prestissimo

 

 

piccolo spoiler: nel prossimo episodio qualcun altro tornerà a parlare del suo passato e Stefan avrà uno scontro diretto con qualcuno..............................

 

Un bacio, Anna

 

 

 

p.s: non mi sono dimenticata della sorpresa di Damon, ma capirete xk non ho voluto trattarla subito...

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Capitolo 22
*** Che il gioco abbia inizio ***


Non riesco a credere alle parole di Caroline. Immaginavo che dietro a questo siparietto di sfarzo e rancori radicati ci fosse qualcosa di più, ma mai, neanche per un secondo, avrei pensato ad una cosa del genere.

Stefan e Caroline. Chi lo avrebbe mai detto?

Eppure non riesco ad essere arrabbiata né con uno, né con l'altro. So cosa si prova ad aver amato qualcuno, so che comunque un piccolo barlume di amore rimarrà per sempre impresso dentro di te.

E' davvero questo che mi spaventa? Sapere che mi sono stati tenuti nascosti sentimenti repressi? Sapere che nessuno mi ha detto nulla, per non oscurare amori presenti, con ombrose scelte di amori passati?

No, non è questo a preoccuparmi di più. Questa, purtroppo, non è solo una storia d'amore, c'è molto di più, c'è odio, rancore, vendetta. E sembra non dover terminare mai, sembra che ogni giorno si aggiungano tasselli nuovi, personaggi nuovi. Elijah, ultimo acquisto di questa eterna soap opera.

“E' morto quella sera”. Già, le notizie non finiscono mai. Nonostante tutto, non mi aspettavo di certo che ci fossero in mezzo omicidi o cose del genere.

“In che senso è morto quella sera?”. Non sono sicura di voler sapere la risposta, deve essere per forza qualcosa di losco e non credo di essere pronta ad ammortizzare un altro di questi colpi.

“Nel senso che è morto per mano mia”.

Questa non è la voce della mia amica, ci voltiamo verso di lui spaesate, quasi spaventate da questa improvvisa e famigliare apparizione.

“Damon...”. Mi inizia a mancare la deglutizione, era proprio l'ultima persona che avrei voluto implicata in una situazione del genere, ma anche la prima che, non so perchè, mi è balenata subito nella testa.

Il suo sguardo è spento, forse anche più di quando pensava di avermi persa. Al suo fianco Tyler lo osserva in religioso silenzio, un silenzio fatto di parole già dette e già riascoltate.

“Damon...”. Anche Caroline pronuncia il suo nome come ho fatto io poco fa, solo che lei è molto più dolce, quasi come se volesse evitargli un ulteriore dolore.

“No, Care. E' giusto che lei sappia”.

“Damon, non puoi ancora darti la colpa per quella storia”.

Il mio fidanzato la ignora, il suo sguardo torna a posarsi su di me, io ricambio un con freddezza. Una freddezza data dal mio profondo terrore che lui non sia la persona che io credo che sia.

“Era una sera piovosa. Stefan era tornato da poco nel mondo degli umani, o per lo meno aveva smesso di sudare e vomitare. Kol ha sempre retto meglio questa situazione, non era stato così stupido da lasciarsi condizionare la vita da qualcosa che non fosse lui stesso. La sua concezione ne prevedeva un po' la sera, giusto per sballarsi e per gustarsi meglio la distruzione dei suoi amici.

Quando ho aiutato Tyler ad uscirne non è stato difficile capire quanto Kol Mikaelson fosse spregevole. Era riuscito a diventare un burattinaio perfetto e lui e Stefan erano solo le sue marionette, marionette che aveva anche il coraggio di chiamare amici.

Io e mio fratello stavamo attraversando un periodo difficile, Stefan era diviso tra me e mio padre ed io non gli avevo perdonato di essere tornato a casa. L'ho vista come una mancanza di rispetto verso l'uomo che ci ha cresciuto, che nonostante i nostri dolori era stato in grado di restituirci la vita.

Inutile dire che Kol approfittò senza ritegno di questa situazione disastrosa.

Io e suo fratello Elijah eravamo amici dai tempi delle scuole dell'infanzia e, ovviamente, questo nostro legame si irradiò anche ai nostri fratelli. Per quanto riguarda Klaus, beh, lui non si sarebbe mai abbassato a stringere un'amicizia con qualcuno. Avrebbe voluto significare mettersi al nostro stesso livello e questo non poteva accettarlo. Ma Kol si attaccò a noi e, per coscrizione Stefan divenne il suo migliore amico.

Una sera Kol mi chiamò, mi disse che era arrivato il momento di risolvere la situazione, da uomini diceva. Sono stato un idiota, sono caduto nella sua trappola, mi sono abbassato al suo infimo livello.

Io e Caroline litigammo a lungo, lei non voleva che andassi, ma io non ragionavo più, lo avrei ammazzato, era quello che continuavo a ripetermi.

Lei e Tyler ci misero un po' a farmi ragionare. Non so perchè diedi loro ascolto, forse per paura, forse perchè se a me fosse successo qualcosa, Caroline non sarebbe stata in grado di provvedere a Stefan da sola. Fatto sta che lasciai a casa i miei cattivi propositi e raggiunsi Kol in una strada di campagna poco nota ai più, ma dove la nostra compagnia si divertiva a trascorrere interi pomeriggi a fumare erba e bere birra.

Io avevo messo davanti a tutto l'amore per la mia famiglia, sapevo che quella sera sarei dovuto andare a casa, abbracciare Caroline, probabilmente ancora in lacrime, e passare a dare un saluto a Stefan, cercando di risvegliare in lui il ricordo di quel vecchio rapporto fraterno che ci legava.

Kol però non era del mio stesso avviso, o meglio lo era, anche lui, come me, era convinto che quella sera uno di noi due avrebbe dovuto per sempre lasciare il posto all'altro. Solo che, mentre io mi ero armato solo di buon senso e cortesia, lui brandiva un coltello a serramanico che avrebbe voluto volentieri infilzare nella mia carne.

Ormai non avevo speranze, non ne sarei uscito vivo, ma non mi importava. Sapevo che non avrei più potuto giocarmi nessuna carta, ma volevo anche abbandonare questo mondo con la convinzione di averlo fatto soffrire un po', per quanto, ovviamente, fosse possibile fare a mani nude.

Mi avventai su di lui e sfogai la mia rabbia non troppo repressa.

Con le mani ero molto più bravo, anni di lotta libera mi avevano reso molto più forte e preciso nella collocazione dei colpi, eppure sapevo che, comunque, la sua ultima carta da giocare era molto più potente della mia.

Continuammo a rotolarci su quella terra dura per ore e nessuno dei due sembrava pronto a mollare.

Passò molto tempo prima che due fari arancioni ci illuminassero adirati. Sapevamo a chi appartenessero anche senza volerlo. Solo Elijah avrebbe potuto impedire uno scontro tra noi e questo Caroline lo sapeva bene.

Da quel momento le mie immagini sono confuse. Non ricordo bene i miei movimenti, so solo che non volli saperne ragione, allontanai il mio migliore amico con uno spintone e continuai ad accanirmi contro suo fratello.

Kol era arrivato al limite, ero la parte ferita, tradita, derisa, era normale che la mia rabbia fosse molto più forte, ma questo lui lo aveva sottovalutato. Fu in quel preciso istante che decise di scagliarsi su di me, ma non a mani nude, voleva completare ciò che nella sua mente si era prefissato. Probabilmente non avrebbe mai utilizzato il coltello, probabilmente era solo un modo per incutermi più timore, ma la mia ira era così spaventosa che credo abbia avuto paura di esserne sopraffatto.

Mi colpì due volte sulla spalla. Il sangue sgorgava a fiotti, ma non me ne curavo, volevo completare il mio lavoro lì. Io sarei morto, ma lui doveva farlo con me.

Con le ultime forze che mi restavano ancora in corpo, lo spinsi verso il bordo della strada. Era una di quelle strade di collina, non era neanche molto alta, ma se fossi stato fortunato avrei potuto ridurlo almeno in coma.

Elijah ci rincorse velocemente, mi conosceva troppo bene per non capire cosa mi stesse passando per la testa in quell'istante. Provò a dividerci, ma il coltello di Kol mi trafisse l'addome. Restai lucido ancora qualche secondo, secondo in cui capì che l'ultima dannatissima spinta che avrebbe dovuto mandare Kol giù dal precipizio, aveva appena tolto la vita al mio migliore amico.

I medici fecero un ottimo lavoro con me, ma per Elijah non c'era stato niente da fare, prima di radere al suolo, il suo cranio aveva colpito malamente contro un sasso sporgente, era morto sul colpo.

Ancora oggi, a distanza di sette anni, non riesco a perdonarmi il fatto di non essere morto al posto suo”.

Ho ascoltato la sua storia con il cardiopalma. Nelle sue parole ho letto sofferenza, rabbia, disperazione, ma anche tanto amore. Amore per una persona che non c'è più, ma che non ha fatto nulla per meritarsi una sorte del genere.

Non riesco a parlare, e questo è un male perchè Damon potrebbe interpretare male questo silenzio, ma questa storia continua a sconvolgermi ogni secondo che passa.

So cosa si prova a perdere un amico. La cosa peggiore è sapere che i momenti vissuti con lui non torneranno, che non torneranno le risate fragorose in un bar semi deserto, che non torneranno i tremila progetti che facevate insieme e che poi, puntualmente andavano a monte, che non torneranno le lacrime salate che lui a qualsiasi ora, del giorno e della notte, veniva ad asciugare, che non torneranno quei momenti in cui tornavi a casa, riguardavi le foto appena scattate e ridevi perchè sapevi che niente valeva voi due insieme. E' così che mi sono sentita quando Vicky se ne è andata, ma la differenza tra me e Damon è che io ho solo potuto sedermi accanto a lei e pregare che la malattia non la consumasse, lui si sente artefice di quel destino.

Come spinta da una mano invisibile, mi alzo dal divano e raggiungo il mio fidanzato. Con una mano accarezzo la sua guancia perfetta, poi mi apro in un leggero sorriso ed incrocio le mie dita con le sue.

“Andiamo a casa, adesso”.

Saluto Tyler con la mano e faccio segno a Caroline che la chiamerò. Concluderemo il nostro discorso, ma adesso Damon ha bisogno di prendersi una pausa. Per oggi i ricordi lo hanno consumato abbastanza!

Scendiamo lentamente le scale, lui non mi guarda, continua a camminare e ha lo sguardo spento di chi ha appena rievocato i suoi dolori.

“Damon, per favore, parlami. Così mi spaventi”.

I suoi occhi tornano ad incrociare i miei, sono spaventati e non ne comprendo la ragione. Poi mi afferra il viso con entrambe le mani e mi scruta supplichevole.

“Ti prego, Elena, ho bisogno di stare un po' solo. Prendi la macchina e aspettami a casa”.

“Non se ne parla, io vengo con te”.

“Elena, ti prego. Ne ho davvero bisogno. Giuro che tra un'ora, due al massimo sarò di nuovo da te”.

Annuisco rassegnata, non posso impedirgli il suo attimo di assenteismo dal mondo.

“Ci vediamo a casa”.

Mi sorride debolmente e sento i suoi occhi su di me anche mentre mi dirigo nervosa verso la sua auto.

 

 

 

Mi siedo sulla grande scalinata che precede la casa. Ripenso alla giornata di oggi, alla felicità di aver ritrovato Elena e alla paura che mi pervade di perderla di nuovo. Già, perchè possiamo metterla come vogliamo, ma io sono un assassino, l'assassino del mio migliore amico e questo né io, né tanto meno Elena potrà cambiarlo.

Affondo lo sguardo nel verde notte di questa enorme casata. Poco più in là una luce si è appena spenta, ma niente potrebbe tranquillizzare il mio povero cuore che quasi vuole uscire dal petto.

“Cosa ci fai tu qui?”.

Alzo lo sguardo verso la persona che da sempre personifica i miei incubi, la persona che ho amato di più al mondo e che ho odiato con altrettanta intensità.

“Ciao, Stefan”.

Mio fratello ha lo sguardo severo, specchio indelebile di quegli occhi che mi scrutavano minacciosi ogni volta che non volevo fare come diceva lui. E' inutile negarlo: Stefan somiglia a mio padre, esattamente come io sono la copia al maschile di mia madre.

“Non sono dell'umore giusto, Damon. Cosa vuoi da me?”.

“Parlare. E' tanto che non lo facciamo”.

“Parlare? Davvero? Per caso mi stai prendendo in giro? Così non fosse, ti ricordo che i nostri dialoghi si sono ridotti a zero già da molti anni, non credo sia questa la serata giusta per recuperare il tempo perduto”.

Alzo gli occhi al cielo cercando di far prevalere il mio aspetto più sarcastico, ma questa volta non funziona e come se il mio corpo si rifiutasse di obbedirmi.

“Non sono venuto qui a dirti di cancellare tutto e di permettermi di rimboccarti le coperte quando vai a dormire. Sono venuto fin qui per una questione di rispetto nei confronti dell'uomo che ha condiviso con me una parte di vita. Fa parte della mia educazione e non posso farne a meno”.

Stefan si volta verso la porta e la apre con la chiave.

“Muoviti, entra”.

Mi accomodo nel salone, è certamente più piccolo di quello appartenente a casa Salvatore, ma devo ammettere che mio padre ha fatto un ottimo lavoro anche qui. Senza chiedere permessi inutili, mi siedo sul divano in pelle e mi verso da bere uno dei liquori che trovo sul tavolo. C'è solo del Pampero, mio fratello deve aver abbassato radicalmente la soglia di buon gusto nello scegliersi le ubriacature.

“Vuoi anche due biscotti caldi o preferisci parlare e sparire nuovamente dalla mia vita il prima possibile?”.

“Io ed Elena stiamo insieme”.

“Dai, che novità. Credo che a New York lo sappiano anche i muri ormai. Forse dovresti dirlo ad un paio di cartelloni pubblicitari, forse lì la voce non è ancora arrivata”.

E' sarcastico e questo mi sorprende, ma, non so perchè, non in modo positivo. E' diverso dal fratello che ho lasciato andare via qualche anno fa.

“La amo”.

“Buono a sapersi”.

“Da quando amare una donna è diventato reato?”. Alzo la voce anche io, fanculo ai buoni propositi di mantenere una conversazione civile, fanculo all'illusione di poter riavere mio fratello. Il suo sguardo mi aggredisce impassibile, poi, gelandomi con il suo tono posato, mi rivolge l'ultima accusa che avrei voluto sentire uscire dalla sua bocca, l'accusa che, però, sapevo di non poter scansare.

“No, non lo è affatto, Damon. Ma per quanto riguarda innamorarsi della donna di tuo fratello, beh, ad essere sincero non saprei se è così distante dall'essere definito reato, sicuramente potremmo chiamarlo tradimento”.

Scuoto arrabbiata la testa, mi ero imposto di non tirare in ballo vecchi rancori passati, ma a questo punto mi sembra più che lecito, anche perchè è la mia ultima arma di difesa, l'unica cosa che ogni notte mi impedisce di sprofondare nel baratro di chi ha tradito il sangue del suo sangue.

“Giù, Stefan, potrei dire la stessa cosa per Katherine. Anche quello può essere considerato tradimento e forse potremmo aggiungerci un aggravante, dopo tutto io e lei eravamo ancora fidanzati, addirittura prossimi alle nozze”.

Si incupisce, ma non lascia intravedere molto di più e questo mi fa pensare a quanto le cose siano cambiate, a quanto i nostri caratteri si siano ribaltati e quasi scambiati, tutto il mio menefreghismo sembra essersi impossessato di mio fratello.

“Allora è questo? La tua è ripicca. Stai con Elena perchè io sono stato con Katherine. Beh, lei non contava nulla per me”.

“Invece Elena conta tutto per me. Per questo non ho potuto rinunciare a lei, per questo mi sono dato del vigliacco per aver pensato di utilizzare lei per ferire te. Perchè è così, quando ho deciso di darle il posto, l'ho fatto sostanzialmente per trovare il modo di farti provare lo stesso dolore che ho provato io, ma quando l'ho incontrata le cose sono cambiate. Per me non c'è nulla di più importante al mondo”.

Si alza di scatto per raggiungere il camino, mi da le spalle, questo mi fa capire che sta soffrendo. E mi dispiace. Già, mi dispiace. Non sono più l'uomo egoista e sprezzante di un tempo, Elena mi ha stravolto la vita e, migliorandola, ha migliorato anche me. Perchè è questo che fa l'amore. Ti spinge in un angolo e si lascia osservare. Arriva poi il momento, però, in cui il cuore prende il sopravvento sulla parte più razionale di te e allora non hai più voglia di guardarlo soltanto, il tuo unico obiettivo rimane viverlo, ma questa volta le regole le stabilisce lui.

“Sei venuto fino a qui per raccontarmi quanto sia bello amare ed essere ricambiato? Perchè non è questo che voglio sentire, non voglio sentire neanche una parola del tuo maledettissimo mondo insieme ad Elena, non voglio sentire nulla di questo stupido passato che ci portiamo dietro, non voglio sentire nessuna parola che esca dalla tua bocca. Sono stato chiaro?”.

“Ok, allora non starmi ad ascoltare, fingi che io non ci sia come ho fatto io con te per sette lunghi anni, ma io so come ci si sente, so cosa si prova a non poter esternare i propri sentimenti neanche alla persona che fa più parte di te.

Non ti dirò che mi dispiace per come sia andata con Elena, perchè sarei un bugiardo. Ti dirò che però io per te ci sarò sempre, cercherò di rimediare alle mancanze di sette anni, sarò presente quando avrai bisogno di una spalla su cui piangere e ti darò tutto il supporto di cui hai bisogno, il supporto che solo un fratello è in grado di darti. Ricorda cosa eravamo l'uno per l'altro, non commettere il mio stesso errore, tu sei migliore di me, ricordatelo sempre”.

Per un secondo, per un piccolo e interminabile secondo riesco a leggere nei suoi occhi un'espressione diversa, l'espressione di chi non ha più voglia di stare solo, di chi combatte per ritornare indietro, di chi si scontra con la realtà, rituffandosi nel passato. Ma è solo un secondo, l'attimo successivo il suo sguardo è così duro da far rabbrividire, è qui che ho capito di aver definitivamente perso mio fratello. Molto più di sette anni fa, molto più di quando mi sono innamorato della sua donna. Questa volta non c'è più niente che possa fare.

“Vattene, Damon. E' gentile da parte tua, ma credo sia un po' tardi per fare il fratello”.

Rassegnato, mi alzo e mi avvicino alla porta. Ho messo giusto la mano alla maniglia che mi volto per scontrarmi nuovamente con quel viso così simile al mio.

“Katherine è in città. Non ricascarci, Stefan”.

Dopo questo ultimo avvertimento, mi allontano a passo spedito verso il vialetto. E' ora di tornare dalla mia donna, è ora di espiare le mie colpe, è ora di scontrarmi con la dura realtà.

 

 

 

 

 

 

 

Sono distesa nel letto con lo sguardo immerso nel buio di questa stanza. Alzo gli occhi verso la sveglia: sono quasi le due. Mi giro sull'altro fianco e mi chiedo dove sia finito Damon, sono quasi due ore che manca da casa e questo mi preoccupa in un modo inspiegabile. Mi ha fatto paura la sua reazione, ma non ho potuto far nulla per fermarlo.

Sto quasi cedendo al sonno con il quale combatto da qualche minuto, che sento la porta dell'ingresso aprirsi con uno scatto deciso e silenzioso.

Non so se per la rabbia o per il sollievo, scoppio a piangere in un pianto liberatorio. Finalmente è tornato a casa!

Lo sento entrare nella camera e, senza che li possa trattenere, numerosi singhiozzi mi fanno tremare ad intermittenza le spalle. Damon deve essersene accorto perchè, tralasciando la cintura con la quale sta combattendo, si affretta al mio fianco e mi afferra con apprensione. Io mi stringo di più al suo corpo, è un sollievo averlo qui e non ho intenzione di lasciarlo andare via.

“Elena, perdonami, ti scongiuro. Io non sono un assassino, te lo giuro”.

Deve aver frainteso e vedere Damon così insicuro di sé mi fa tremare la terra sotto i piedi, non sono abituata! Scuoto la testa, cercando di rassicurarlo, non ho mai pensato che lui potesse essere un assassino. Damon è spesso impulsivo, arrogante, pungente, a volte così pieno di sé da darmi la nausea, ma so che non farebbe mai male ad una mosca, lo so perchè conosco il suo cuore, lo so perchè lo vedo in ogni sguardo o parola che mi dedica.

Gli circondo il viso con entrambe le mani, costringendolo così a guardarmi negli occhi. Sono belli come sempre, un azzurro limpido risplende bagnato da quelle due pozzanghere fatate. Inizio a baciargli ogni parte di pelle, ogni angolo di bocca. Sento il suo sapore dolce, così famigliare e rilassante. No, lui non potrebbe mai essere un assassino.

“Non ci ho creduto da quando hai pronunciato la prima parola”.

Mi osserva sorpreso, sembra un bambino impaurito che riceve conforto dalle parole del padre. Ed io lo amo anche perchè so che così indifeso non lo rivedrò mai più.

“Sei l'uomo che amo, che ho scelto di amare per sempre. Non avrei mai potuto innamorarmi di te, fossi stato un uomo del genere. Ho un certo sesto senso io”.

Cerco di ironizzare per alleggerire l'atmosfera di tensione che sembra aver inghiottito la casa, ma lui non sembra cogliere la mia vena comica e si rabbuia ulteriormente, facendomi davvero rimpiangere il vecchio Damon sempre con la battuta pronta e il sorrisetto beffardo.

Alzo gli occhi al cielo. “Che cosa ti prende adesso?”.

Il mio fidanzato si alza di scatto ed inizia a riempire gli spazi ridotti della camera con passi lunghi.

“Cosa mi prende? Cosa mi prende, Elena? Mi prende che se penso a quella notte non posso rimproverarmi della morte del mio migliore amico, ma posso comunque ricordare ogni attimo, ogni momento di rancore, di disprezzo di odio.

E' vero, non avrei mai voluto uccidere Elijah, ma non nego che quella notte avrei volentieri fatto fare a Kol quella fine. E non riesco a non pensare che avrei voluto che ci fosse lui al suo posto.

Io non sono una brava persona, Elena. Non sono l'eroe, salvatore della patria. Sono solo un uomo che nella sua vita ha sofferto tanto, ma che ha fatto soffrire altrettanto. E vuoi sapere la cosa peggiore? E' che mentre ascoltavo il disprezzo di mio fratello nei miei confronti, stasera, ho riscoperto quel rancore che ho sempre provato per Kol e, sì, vorrei che non esistesse, vorrei farlo fuori con le mie stesse mani, vorrei che non mi avesse rovinato la vita, vorrei non aver sbagliato a tirare quello spintone.

Non sono per niente la brava persona che dici di amare”.

Immaginavo fosse andato da Stefan. Negli ultimi tempi il suo desiderio di riconciliazione si è sempre palesato molto, suo malgrado. Però non riesco a credere a ciò che dice, non riesco a pensare che lui stesso possa credere alle sue parole. So che Kol gli ha procurato molta sofferenza, partendo da Katherine, per arrivare poi a Stefan, ma so che dentro di lui vorrebbe solo vederlo sparire in qualche isola lontana, lì dove non potrebbe più far del male a nessuno. E' vero, in passato, per difesa, sarebbe stato anche disposto ad ucciderlo, ma era giovane ed irruento e, soprattutto si era visto scagliare un coltello in pieno stomaco. Non gli restava nulla, se non la vendetta.

Mi alzo istintivamente e lo raggiungo. Mi pongo di fronte a lui e gli circondo il collo in un abbraccio. Non ricambia, ma so che è l'unica cosa che adesso può farlo stare davvero bene: sapere che nonostante tutto io ci sarò sempre.

“Supereremo anche questa, amore mio. Ti aiuterò a smettere di soffrire, ti aiuterò a non temere più il tuo passato, farò in modo che non ritorni mai più”.

Mi sorride tristemente, poi si siede sul letto e si prende la testa tra le mani, simulando una fragorosa risata che, però, non ha il suono della felicità.

“Che uomo sono. Dovrei essere io a proteggere te e invece, eccoti qui, pronta a farti carico dei miei problemi, delle mie sofferenze, pronta a prenderti in spalle questioni che non meriti di accollarti. Io dovrei difenderti da tutto questo male e lo farò, Elena. Non soffrirai a causa mia, non più”.

“Siamo una coppia, Damon. Abbiamo deciso di condividere la vita e non importa se passato presente, o futuro, ciò che riguarda te, riguarda allo stesso modo anche me. Dobbiamo solo tenerci per mano, il nostro amore può superare anche tutto questo dolore. Avremo una bella vita, tesoro mio. Te lo prometto.

Ti prometto che saremo una comunissima coppia che passo dopo passo riesce a diventare grande.

Ti prometto che arriverò all'altare vestita di bianco e che ti dirò sì non una, ma mille volte. Ti prometto che ti farò impazzire, mentre cercheremo la casa dei nostri sogni e scoprirai che a me non va mai bene niente. Ti prometto che litigheremo ogni sera per chi deve tenere il telecomando, che ogni notte, prima di addormentarmi, rideremo insieme dei vecchi ricordi, che ti accudirò con devozione ogni volta che una semplice influenza diventerà per te un impedimento che ti costringerà sul divano davanti alla televisione per giorni. Ti prometto che ci saranno momenti bellissimi, che ci saranno parecchi ostacoli, che spesso avrai voglia di prenderti una pausa dalla mie presenza e che, molte volte, sarò io a volere la stessa cosa, che ti darò dei figli bellissimi che forse avranno i tuoi stessi occhi, ma che anche in caso contrario ameremo con tutti noi stessi, perchè nasceranno dalla cosa più bella che abbiamo: il nostro amore. Ti prometto che avrai questo e molto di più, ma ti prometto anche che nelle nostre gioie, nei nostri dolori, ai nostri Natali, o ai Ringraziamenti Stefan ci sarà.

Voglio questa vita per te e farò di tutto perchè tu possa averla”.

Sono in lacrime, ma credo di non essermi mai aperta così tanto. E' questo che voglio veramente, un uomo da amare tutta la vita e una famiglia che possa vivere serena e me ne sono resa conto nel momento più triste della mia intera esistenza, quando ero ad un passo dal perderlo.

Non so come, mi ritrovo tra le sue braccia, adesso è finalmente presente, le sua braccia mi tengono in una morsa ferrea che adesso sa di casa. Mentre mi abbandono a lui, sento le fatiche di questa giornata sciogliersi improvvisamente, le lacrime aumentano, ma questa volta perchè sono felice. Damon è di nuovo con me e non c'è nulla di più bello al mondo.

“Scusa se come uomo sono stato un tale fallimento”.

“Sei il mio uomo e ti amo così come sei”.

“Io ti prometto che la tua felicità verrà prima di ogni cosa, anche del mio odio verso Kol. Vivremo felici, Elena. E non mi importa se saremo soli contro tutti, io per te sono disposto ad affrontare il mondo intero”.

 

 

 

 

 

 

 

Appoggio la giacca beige sulla sedia del mio ufficio. Sono solo le otto e mezza e, come prevedevo, l'editoria è vuota.

Ho lasciato Damon ancora dormiente, mi è dispiaciuto non lasciargli il primo bacio della giornata, ma dopo la notte che ha trascorso a girarsi e rigirarsi nel letto, ho preferito lasciarlo un po' tranquillo.

Mi verso un po' di caffè nella mia tazza a forma di elefante e leggo le ultime notizie della città. Un rumore di tacchi mi risveglia dalla mia lettura, qualche istante dopo la porta si spalanca e Caroline entra in tutto il suo splendore. Nonostante il cappellino di paglia che sembra conferirle un aspetto sereno e disteso, riesco comunque ad intravedere dei profondi solchi fare ombra ad i suoi bellissimi occhi azzurri. Questa notte non deve essere andata a meraviglia neanche per lei.

“Ti serve del caffè, tanto caffè”.

Mi sorride intimidita, decisamente troppo diversa dalla Caroline Forbes alla quale sono abituata.

Si sfila il giubbotto di pelle nera e afferra la sua tazza cercando di apparire il più disinvolta possibile.

“Tutto bene, Care?”.

Annuisce, ma so che muore dalla voglia di farmi la domanda.

“Elena, sei tanto arrabbiata con me?”.

Le do le spalle per tornare a sedermi alla mia scrivania, dopo aver lisciato con cura il mio vestitino rosso, mi accomodo sulla sedia e le rivolgo un sorriso divertito.

“Ho solo scoperto che la mia migliore amica e il mio ex fidanzato hanno avuto una storia importante, mica che il mostro di Loch ness esiste e pare alloggiare nelle fognature newyorchesi! Care, ho sempre saputo che ognuno di voi aveva a proprio modo dei segreti e spero solo prima o poi di scoprirli tutti. Avresti dovuto dirmi di Stefan, non mi sarei scandalizzata, sono pur sempre la donna che ha abbandonato il suo fidanzato storico, per buttarsi a capofitto in una relazion con il fratello di questo, elemento piuttosto singolare e alquanto sregolato! Avrei capito”.

“Avevo paura non mi potessi perdonare”.

“Perdonarti di cosa, Caroline? Di aver amato il mio ex prima ancora che io lo conoscessi? Amare non è un errore. Vorrei solo che da adesso noi due fossimo sincere. In una città in cui tutto è mistero, la sincerità è l'unica arma vincente”.

Questa volta ricambia il mio sorriso allegra ed il mio cuore torna ad aprirsi. Finalmente la bufera sembra essere passata. E' vero, è solo temporanea, ma credo che riuscirò a godermi questi pochi attimi di gioia.

“Damon come sta?”.

Caroline è tornata come prima, quasi come se la notte precedente fosse solo un lontanissimo e vago ricordo.

“Beh, diciamo che dopo averlo convinto che non lo ritengo responsabile della morte di Elijah e che il suo desiderio di uccidere Kol quella notte fosse, se non lecito, umano, è riuscito a tranquillizzarsi un po': è stata una lunga notte!”.

“Gli passerà, Damon è forte. Ma questo è un grosso scoglio per lui. E un processo vinto per diritto di difesa non è riuscito a fare molto”.

Guardo impassibile il computer di fronte a me.

“Credo che neanche questa volta sarà così facile. Rivuole suo fratello, si è finalmente messo in testa che la famiglia conta prima di tutto, ma Stefan pare non voglia saperne e non possiamo biasimarlo per questo. Ma farò il possibile perchè io possa essere motivo di unione e non di ulteriore rancore”.

La mia amica mi osserva sorridente e anche un po' orgogliosa. “Ed io ti aiuterò. Rivoglio i Salvatore di una volta, mi mancano tantissimo i nostri momenti insieme”.

Fingo di ignorare il fatto che Caroline sia ritornata a Stefan con i ricordi. Da quanto ho capito il loro è stato un amore importante e credo che dentro il suo cuore ci sia ancora qualcosa che parla di lui.

Mi sono rimessa al lavoro, ma, come pensavo, la voce di Caroline dà vita ai miei sospetti.

“Come hai fatto?”.

“Come ho fatto a fare cosa?”.

“Come hai fatto a smettere di amarlo così velocemente?”.

Non ho bisogno di chiedere a chi si stia riferendo. “Credo di non aver mai smesso di amarlo, solo il mio amore si è trasformato. Quando lo guardavo non ci vedevo più l'uomo con cui avrei voluto condividere la mia vita, era solo il ragazzo che mi aveva dato tanto e a cui io stessa ho dato molto a mia volta. Non riuscivo più ad immaginarci insieme e quando non pensi a come sarà la tua vita insieme all'uomo che ami, forse vuol dire che non lo ami a sufficienza”.

Caroline non risponde, probabilmente si è lasciata sopraffare dai ricordi, ritorna a parlare dopo cinque minuti abbondanti.

“Quando ho capito di provare qualcosa per Tyler sono stata la ragazza più felice del mondo. Ero felice perchè sapevo che con lui non avrei mai dovuto soffrire come mi era successo con Stefan. Conoscevo il suo carattere particolare, la sua vita frenetica e difficile, ma sapevo che lui era diverso. Me ne sono innamorata come una ragazzina, sotto stretto controllo di Damon, ovviamente”.

“E' una bella cosa. Tu e Ty siete una coppia stupenda, una delle più belle di tutta New York”.

Vedo una lacrima attraversarle velocemente una guancia per poi morirle glaciale sulle labbra.

“E allora perchè ciò che sento è solo odio?”.

Mi avvicino velocemente a lei e appoggio le mani sui suoi jeans larghi.

“Perchè odio? Hai una bella vita, un uomo che ti ama, degli amici che ti adorano. Perchè dovresti provare odio per qualcuno?”.

Mi allontana dolcemente per alzarsi e mettersi le mani tra i capelli.

“Non capisci, Elena. Io odio me stessa, odio quella parte di me che non riesce a vedere un futuro certo e sicuro con Tyler, odio quella parte di me che ha vissuto d'invidia non appena hai messo piede a New York, quella parte che mi ha fatto crollare in lacrime ogni volta che dovevo fingere di dimostrargli amicizia, quella parte che ancora non riesce a scordarsi di lui”.

Crolla in un pianto isterico e, ancora una volta non devo chiederle di chi stia parlando. E' chiaro che non sia ancora riuscita a dimenticare Stefan e immagino quanto questo, a distanza di tutti questi anni, debba essere straziante. Mi avvicino per abbracciarla e lei si lascia andare, dimostrandosi debole e fragile come non l'avevo mai vista.

Odio vedere così le persone che amo, prima Damon e adesso Caroline. Questa città sta portando solo dolore e sofferenza e forse sono stata proprio io a sconvolgere quell'equilibrio precario che mano a mano, passo dopo passo, erano riusciti a raggiungere.

La guardo negli occhi e cerco di trasmetterla la felicità che la mia nuova idea ha generato in me. Lei mi osserva confusa, le guance in tinta con la lunga canottiera rosata.

“Parlerò con Damon e lo convincerò a concederci un paio di settimane di pausa. Mason può occuparsi dell'organizzazione e noi potremmo lavorare da casa. Andiamo via, facciamo un viaggio. Io, te, Tyler e Damon. Ci divertiremo e ci allontaneremo un po' da tutto lo schifo che ci circonda. Sarà bellissimo, vedrai. E alla fine di questo Damon tornerà a sorridere e tu e Tyler vi ritroverete più complici di prima”....

 

 

 

 

 

mi siedo strafottente alla vecchia scrivania che tempo fa mi serviva solo per dividere la roba. Oggi sono un avvocato di successo, figlio di uno dei migliori notai di New York e tutto quel dolore e quella sofferenza non mi devono toccare più.

“Questa volta staremo alle mie regole, Kol, niente droga, niente prostitute. Dobbiamo rilanciare questo posto, non possiamo crollare per la seconda volta”. Metto in chiaro alcuni aspetti, quegli aspetti che sette anni fa ci hanno fatto quasi perdere la vita. Non sarà più così, lavoreremo da gente adulta e seria.

“Non preoccuparti, Stefan, nessuna pasticca e nessuna donna disinibita sui cubi. Sarà un vero affare”.

Sorrido al mio amico e dirigo il mio sguardo verso la porta che si sta aprendo. Katherine Pierce appare in tutta la sua trasandata bellezza. I capelli distribuiti in una posticcia piega mossa e la camicetta a quadri rosa che copre a malapena la secchezza del suo corpo mi dicono che lei forse non ne è ancora uscita.

“Stefan, non pensavo di trovarti qui, è un vero piacere rivederti”. E' sarcastica come l'ultima volta che l'ho vista e non posso fare altro che pensare che sono stato io a ridurla in questo modo. Questa donna non ha niente a che vedere con la Katherine dolce e sensibile che mi ha teso una mano per aiutarmi ad uscirne.

“Kol, credevo che avessimo detto niente prostitute, ma comunque ero a conoscenza del tuo rientro a casa, mia dolce Katherine”.

Abbandona la borsa di velluto grigio vicino alla mia faccia e mi osserva divertita.

“Perchè tutto questo rancore, Stefan? Non ti è mai importato nulla di me, per te ero solo un giocattolino da usare quando Caroline rompeva troppo le scatole per lasciarsi toccare”.

Il ricordo del tradimento a quella che adesso è la mia migliore amica fa ancora male, ma non posso lasciarlo trasparire, altrimenti sarebbe una vittoria per la stronza che ho di fronte.

“Proprio per questo credevo che non ti avrei più rivisto. Non sei una che ama i rifiuti”.

Alza gli occhi al cielo e scuote i capelli debolmente.

“Penso che allora sarai contento di sapere che non sono qui per te e che assolutamente non rientri nei miei piani”.

“Conosco i tuoi piani e se vuoi ti dirò che la tua ultima frase mi ha recato un dolore insopportabile, ma sappi che non è così. Io rivoglio solo Elena”.

“Ragazzi, per favore basta, stiamo lavorando tutti per un unico scopo”.

Kol si mette in mezzo cercando di riportare la pace, ma questa era già venuta da sola, non c'è odio tra due cinici come noi.

“Questo scopo comune è rendere la vita di mio fratello un inferno? Allora ci sto”.

“ Esattamente. Grazie a Katherine tu potrai concederti una seconda possibilità con Elena, io ritroverei la mia vendetta nella sofferenza di tuo fratello e Katherine potrà riprenderselo e vivere con lui una vita di gioia e felicità”.

Annuisco comprensivo, poi mi rivolgo alla donna. “E' davvero questo che vuoi? Non pensavo tenessi tanto a mio fratello, mentre ti donavi a me tra le lenzuola”.

“Ci sono cose di cui mi pento, tu sei una di queste. Ma più di tutto, mi pento di aver rinunciato all'unico uomo che mi abbia mai amato e, inoltre, le ragioni del mio desiderio di riavvicinamento sono ovvie anche a te, credo”.

Mi alzo dalla sedia, non ho nessuna intenzione di condividere ulteriormente la stanza con lei.

“Bene, adesso che tutti abbiamo illustrato la nostra parte nel piano, posso anche togliere il disturbo. Quando avrete bisogno di me, saprete dove trovarmi”.

Con la mano ancora sulla maniglia, mi volto verso il mio amico e gli concedo uno sguardo di intesa, ma anche di avvertimento.

“Kol, ricordati, però, che, nonostante tutto, Damon resta mio fratello. Non voglio avere niente a che fare con i tuoi giochetti pericolosi”.

“Non succederà, amico”.

Se non fossi uscito nell'istante esatto in cui Kol ha pronunciato la mia parola, forse avrei intravisto il ghigno beffardo che gli sformava il viso.

Ma prima di questo posso solo dire: che il gioco abbia inizio!

 

 

 

 

Ciao ragazze!

Chiedo infinitamente scusa per il mio imperdonabile ritardo, ma sono stata fuori per il ponte del 25 e non ho avuto modo di continuare la mia storia.

Questo capitolo è solo di passaggio, non accade nulla di particolare, se non il rinnovamento dei sentimenti di Elena nei confronti di Damon e l'inizio della fine per quanto riguarda i tre dell'Ave Maria.

Ho voluto introdurre un incontro tra Damon e Stefan, perchè mi sembrava doveroso dare un minimo di importanza a questo rapporto fraterno molto travagliato. Ovviamente non possiamo identificare Damon come un santo solo perchè è disposto a ricercare il fratello, non sappiamo bene cosa sia successo nei sette anni successivi al fattaccio, ma credo che Damon non gli abbia fatto passare proprio una vita facile! Stefan, d'altra parte, è molto combattivo. E' deciso a riprendersi Elena e non gli importa come, spera solo di non dover ripetere la vecchia storia.

 

Spoiler!!! Nel prossimo capitolo vedremo la situazione degenerare, ci saranno problemi in Paradiso e anche qualche addio...

per quanto riguarda la Triplice Alleanza, beh, diciamo che anche loro avranno i loro piccoli problemini.

 

Ringrazio tutte coloro che non perdono occasione per lasciarmi un pensiero, ma anche tutte quelle che mi seguono silenziosamente. Non sapete cosa voglia dire per me sapere che dall'altro lato di questo pc ci siano persone che attendono i miei capitoli. Per me è il primo passo per realizzare un sogno e voi siete parte integrante di questo.... grazie mille!!!

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Capitolo 23
*** Promesse ***


Mi abbandono rapita alle acque dotate che accolgono il sole di fronte a me. Metto gli occhiali da sole, ma non è ho bisogno, il sole, ormai assopito, sta per risvegliarsi in un altro emisfero, il mio per l'esattezza.

Io e Damon camminiamo silenziosi ed innamorati, godendoci la brezza marina di questa spiaggia barcellonese, decisamente troppo affollata per essere solo la prima settimana di Maggio. Caroline e Tyler sono rimasti a casa, da qualche giorno sono piuttosto taciturni, cosa che non mi sorprende per quanto riguarda il tenebroso ragazzo, ma mi lascia parecchio titubante se facciamo riferimento alla mia biondissima amica.

Nonostante i piccoli screzi, però, ci stiamo godendo la vacanza appieno, siamo qui tutti insieme ed è l'unica cosa che conta..

Inoltre, Barcellona è sempre stata una delle mie città preferite da quando i miei genitori mi ci hanno portato la prima volta, con un piccolo Jeremy ancora nel passeggino. Ma ciò che mi rilassa maggiormente è sapermi lontana da New York, lontana dai problemi, dalle lacrime, dai disastri, lontana da Stefan e dal suo sguardo deluso, lontana da Kol e dalla sue apparizione fortuite e per nulla convincenti e, soprattutto, lontano da Katherine che cerca di infilarsi nel mio letto, con l'unico intento di sedurmi il fidanzato.

“A cosa pensi, amore?”. La voce di Damon mi risveglia da questi pensieri fastidiosi. Mi volto a guardarlo e gli dedico uno sguardo rapito, rapito da questa straordinaria perfezione che davvero mi appartiene, da quegli occhi così azzurri e profondi, da quel sorriso così bianco e freschissimo.

“Ho sete. Ho sete e mi sento maledettamente bene”.

Damon mi avvicina al suo petto con un braccio, per lasciarmi un bacio leggero sulla coda laterale che giace scomposta sulla mia spalla.

“E' una sete in particolare la tua?”.

Alzo gli occhi al cielo e mi divincolo dalla sua presa, dimostrandomi più arrabbiata di quanto sia realmente. Ci mette poco a riprendermi e a stringermi saldamente da dietro. Afferro i suoi polsi e gioco spensierata con il suo braccialetto di stoffa nera, mi piace quando abbandona il noiosissimo vestito elegante, per dedicarsi ad uno stile più casual, sembra più giovane e, dunque, anche più spensierato.

“Sei fastidioso quando ti comporti così”.

“Così come?”.

“Rovinando un momento così intenso e appassionato. Avremmo davvero avuto un finale alle “Cime tempestose”.

“Ho sempre odiato quel film”.

“In realtà io parlavo del libro. Ignorante”.

“Il film è la migliore scorciatoia per decidere cosa sia degno di essere letto o meno”.

Scuoto la testa esasperata, con Damon non ho alternative.

Ci sediamo su una panchina che si affaccia sulla spiaggia, mentre sorseggiamo una bevanda alla menta.

“Avevi sete e ti ho accontentata, ora non puoi più avercela con me”.

“Io non ce l'ho mai con te, sprecherei troppe energie”.

Sorride sobriamente e si sfila gli occhiali, ormai inutili per via del sole scomparso.

“Secondo te ritroveremo ancora Tyler vivo?”.

“Io dico di sì. Mi fido di Care”.

“Perchè non la conosci ancora bene e perchè condividete tutte quelle cose strane ed imbarazzanti come i pigiama party e i vari tè delle cinque”.

Sbuffo sonoramente, ma non sono così infastidita. “E' inutile parlare con te, vuoi sempre avere l'ultima parola. Come ti sopportavano le tue fidanzate precedenti?”.

Improvvisamente perde il suo sorriso, ma non è triste o almeno è ciò che voglio sperare.

“Non sono stato così fortunato, dopo tutto”.

Mi incupisco leggermente e non ne capisco il motivo. Non so se sono io con la mia incredibile ed inquietante gelosia o se si tratta solo del dolore che condivido con lui. Ma so che non posso prendere in giro nessuno: vivo ancora, incessantemente, nell'ombra di Katherine Pierce.

“Lo so”.

“Che succede?”.

“Nulla”.

“Elena, ti conosco come le mie tasche, quello sguardo non è tipico di te che non hai nulla”.

Mi accoccolo meglio sul suo petto che profuma di lui, sistemo il mio vestito azzurro mare e lascio il mio sguardo libero di vagare sulle persone che camminano, ignare di ciò che sente in questo momento il mio cuore. Perchè d'altronde è facile giudicare da fuori. Chiunque ci incontri, vede due ragazzi non più così giovani, innamorati e pieni di aspettative e piani per il futuro. Due mani che camminano intrecciate, due sguardi che si cercano complici nella nebbia di New York, due sorrisi che si scontrano consapevoli di ciò che vive nella testa dell'altro, ma soprattutto nel suo cuore.

E invece, invece siamo solo una coppia come tutte le altre che ha dovuto attraversare solo strade più impercorribili, che ha pianto, ha sofferto, ha mollato ancora prima di cominciare, una coppia che si vive il momento, ma che, purtroppo, non sa ancora cosa il futuro abbia in serbo per lei.

“E' che non pensavo di dover essere messa a così dura prova”.

“Parli di Stefan e tutto il resto?”.

“No, parlo di Stefan, Katherine e tutto il resto”.

Assottiglia gli occhi in uno sguardo interrogativo, non capisce dove voglia arrivare e a dire la verità neanche io.

“Katherine? Sprechi ancora i tuoi pensieri per lei?”.

Mi sento una bambina stupida, mi atteggio anche a bambina stupida, ma non posso farne a meno. Penso capitino a tutti quelle notti in cui non riesci a dormire perchè senti un enorme peso sullo stomaco, quelle notti che ti giri e ti rigiri nel letto perchè sai cosa ti tocca affrontare domani, quelle notti che vorresti non finissero mai, perchè dopo tutto è più facile così. Beh, io mi sento come in una di quelle notti, con il groppo in gola ed il desiderio di non doverci più pensare.

“Non proprio tutti i miei pensieri. Diciamo una buona parte”.

Sorride ed io sorrido con lui, dopo tutto siamo noi due, di cosa devo aver paura?

“Non prendermi in giro, per me è una cosa seria”.

Il suo sguardo torna disteso, nessuna preoccupazione aleggia in quelle pozzanghere azzurro mare.

“Ti ascolto”.

“Sai che io sono quella dai mille viaggi, no?! Beh, a volte, quando non ho niente da fare e mi soffermo a pensare sulle mie giornate, su ciò che sono diventata o su quello che mi sta capitando, mi viene in mente lei ed il tuo amore per lei. Spesso mi è capitato di chiedermi come sarebbe stato...”.

“Come sarebbe stato cosa, esattamente?”.

Prendo un respiro profondo e mi osservo la gonna del vestito che arriva fin sotto le ginocchia, sono agitata e chi mi guarda lo può capire dai miei gesti, dalle mie mani che sfregano sudate sulla stoffa leggera che indosso, dalle gambe che saltellano isteriche, dalle labbra che tremano leggermente.

“Come sarebbe stato se Katherine non ti avesse tradito, se lei fosse ancora la donna di cui ti sei innamorato”.

“E' una domanda stupida, Elena”.

“No, non lo è. So che non si può immaginare il futuro, partendo da un passato che non c'è stato, ma ho bisogno di sapere se ti saresti comunque innamorato di me. Se lei non si fosse dimostrata la stronza traditrice che è andata a letto con tuo fratello, tu mi avresti mai presa in considerazione?”.

“Ti giuro che, per quanto mi stia sforzando, non riesco a comprendere le tue parole”.

Mi agito un po' di più e sfrego le scarpe contro il terreno, unico appiglio in questo mare di noie in cui mi sono ficcata.

“Ok, te la pongo in un modo più semplice. Se lei tornasse esattamente come era prima, come la donna buona e misericordiosa che hai tanto amato, chi preferiresti tra noi due?”.

Lo vedo spalancare gli occhi per lo stupore, ma non ne comprendo il motivo. Forse pensa solo che io sia impazzita in una volta sola, o forse sta cercando di rispondere ad una domanda che gli fa più paura di una tempesta in pieno mare.

“Non credo che sia una domanda che merita risposta”.

Si alza tranquillamente, io lo seguo, per nulla soddisfatta, ecco perchè mi impongo affinchè mi possa aiutare nel chiarire le mie idee.

“Invece credo proprio di sì. E credo anche di sapere perchè non mi vuoi rispondere: sceglieresti lei. E lo sai perchè? Perchè lei era bella come io non potrò mai essere, perchè ogni suo passo sprigionava sensualità, perchè non ti sarà mai capitato di essere stato respinto per un mal di testa o per un impegno irrimandabile, perchè era brillante, perchè il suo unico obiettivo nella vita non era avere un marito, un cane e tre o quattro bambini da amare. Lei era diversa da me. Non era un'insicura cronica che non sapeva scegliere tra un vestito a fiori ed uno a tinta unita, non era una povera ragazzina che abbandona la sua famiglia, la sua vita, il suo sogno di diventare qualcuno, per un ragazzo che neanche ama. Lei era la donna che tutti avrebbero voluto al suo fianco. Quella che si adattava perfettamente ad ogni occasione, quella che probabilmente era sulla bocca di tutte le altre donna che la odiavano, ma solo perchè la ammiravano troppo.

Non avresti mai potuto scegliere me, con lei nei paraggi e, probabilmente, se lei tornasse esattamente com'era non potresti scegliere me comunque, perchè tu l'hai amata più di te stesso”.

Quasi non mi accorgo di essermi fermata in mezzo alla strada e di avere addosso parecchi occhi sconosciuti, ma avrò tempo di vergognarmene più avanti. Ora ho solo bisogno che il mio fidanzato, che mi osserva come se fossi un qualche esemplare strano da studiare, mi dica ciò che sente davvero, senza timori e senza frenarsi.

“Elena, non so cosa dire, veramente. Ti ho parlato spesso di Katherine e sai quanto io l'abbia amata. Ed è vero, lei era bellissima, brillante, intelligente, spiritosa, tutti adoravano la sua compagnia e anche io credevo di non poter fare a meno di lei.

Non l'ho lasciata andare perchè non ero più innamorata, ma semplicemente perchè neanche io sono così stupido da stare con una donna che non mi vuole.

Tu mi chiedi che cosa farei se tornasse la Katherine di cui ero innamorato? Beh, sarei felice, felice perchè quella era davvero una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto. Ma non tornerei da lei, se è questo che vuoi sapere. Non tornerei da lei, perchè sarebbe anche straordinaria e al di sopra di ogni aspettativa di qualsiasi uomo sulla terra, ma non sarebbe te ed io è te che voglio”.

Mi sento avvampare improvvisamente, non riuscirò mai ad abituarmi alle sue parole, ai suoi gesti, al contatto con la sua pelle. Lo osservo con sguardo di scuse, scuse perchè forse, in fondo in fondo, ho dubitato di lui, scuse perchè ho sottovalutato l'amore unico e speciale che lo lega a me.

Damon si avvicina al mio viso sorridendo e mi cattura in un bacio che sa di tutto, ma che soprattutto, sa del suo amore vero per me. Ci stacchiamo dopo qualche minuto, alzo lo sguardo verso il suo e arrossisco d'istinto, lui mi abbraccia e riprendiamo a camminare, questa volta sorridendo a chi per un attimo della giornata si è reso conto di noi.

“Non dubitare mai più del mio amore per te”.

“Non lo farò”.

“Prometti”.

“Prometto. Posso farti un'altra domanda?”.

Sbuffa. “Ti prego, Elena, non credo di poter recitare così bene per la seconda volta”.

Gli lancio un'occhiata irritata ma, al tempo stesso, divertita.

“Smettila di fare il cretino”.

“Cretino, idiota. Sto collezionando più insulti in questi pochi mesi con te che in tutta la mia lunga e tragica vita”.

“Sono stata fin troppo gentile. Comunque, torniamo a noi”.

“Sono tutt'orecchi”.

“Quella sera che è successo il fattaccio di Katherine, tu stavi organizzando qualcosa per me, non è vero?”.

Damon esibisce la sua espressione da jolly. “Credevo ne avessimo già parlato quel giorno stesso, volevamo fare una cena romantica, o sbaglio”.

“No, è che pensavo...”.

“Pensavi?”.

“Lascia perdere”.

“Forza, Elena, non farti togliere le parole di bocca”.

“No, in quartiere si sussurrava qualcosa di più. Pensano che tu volessi farmi un qualche genere di proposta, è una cosa così stupida”.

Damon ride e mi avvicina a sé. “Ti ho detto mille volte di non dar retta alle parole che girano per le strade di New York, sono l'unico svago della giornata di tutte quelle persone che gettano sangue nel loro lavoro, è normale che abbiano bisogno di qualche argomento piccante da raccontare in famiglia all'ora di cena”.

Gli sorrido debolmente, nascondendo appena uno sguardo deluso. Non ho mai desiderato sposarmi, o almeno non dopo una storia di pochi mesi, ma sento un profondo stato di angoscia risalirmi lo stomaco, è il senso del rifiuto che si fa strada dentro di me.

“Dai, adesso torniamo da quei due prima di ritrovarci la casa in fiamme. E comunque una cosa avrei voluto dirtela, ma a questo punto direi che apparirebbe scontata e quasi tramontata”.

Alzo lo sguardo interrogativa e, come una ragazzina alla sua prima cotta, riesco ancora ad arrossire solo perdendomi nei suoi occhi.

“Beh, volevo semplicemente ripeterti che ti amo all'infinito e che ti voglio nella mia mia vita, adesso più che mai”.

Non rispondo, ma la mia mano che stringe la sua è la risposta più eloquente che potessi dargli.

E adesso nell'aria solo profumo di amore.

Ed è proprio vero che l'amore porta amore, lo vedo ovunque, lo vedo negli occhi di quei due ragazzi che si rincorrono lungo la spiaggia, lo vedo nel modo che ha lei di scrutarlo, timida e sorpresa del fatto che lui sia suo, lo vedo nel suo modo di osservarla, come se niente di più bello ci fosse al mondo.

Riesco a scorgere amore anche in quella coppia di mezz'età, lui legge il giornale dandole la schiena, lei osserva il mare con espressione spenta, non sono più complici, non sono felici di essere insieme in questo momento, ma c'è qualcosa che li spinge a crederci ancora, nonostante tutto.

Ed è ancora amore quello che lega quei due vecchietti laggiù, si tengono per mano e, non tanto perchè è un gesto d'affetto, lo fanno perchè il peso degli anni inizia a gravare, ma in due è più facile da sopportare.

L'amore è ovunque noi guardiamo. L'amore vive in quella mamma che, ancora con il vuoto allo stomaco, assesta un bello sculaccione al figlioletto scapestrato, in quel papà che, anche se con il groppo in gola, sorride felice alla sua “bambina” vestita di bianco, pronta a spiccare il volo definitivamente, in quei due fratelli che, pur litigando a qualsiasi ora del giorno, non esitano a coprirsi vicendevolmente. L'amore è nei gesti semplici, quelli su cui neanche ti soffermi, che fai senza rendertene conto, quelli a cui non dai valore, ma a cui non potresti rinunciare mai.

 

 

 

 

 

Ridere, ridere e ridere ancora. Siamo seduti in un ristorante dell'Amrey Diagonal da quasi tre ore, la via si è quasi svuotata e a breve penso ci cacceranno fuori, un po' per l'orario di chiusura, un po' perchè forse facciamo davvero troppo baccano.

Elena è seduta di fronte a me, la canotta rossa che le nasconde a mala pena l'intimo, la collana lunga che si blocca sulle sue sporgenze ed io che sono già orientato in un'altra dimensione, una dimensione di letti, lenzuola fresche e profumate e battiti del cuore accelerati. Eppure c'è un'altra cosa a cui non riesco a pensare, al sorriso di Elena, quel sorriso che mi fa morire ogni volta che si apre.

Sono felice, felice come non mi succedeva da tempo, felice come con Katherine non sono mai stato e questo lampo di felicità mi fa tremare, mi rinvigorisce, mi fa sperare in un futuro migliore, un futuro tutto nostro, un futuro in cui niente possa fare male. Osservo la mia fidanzata, i suoi movimenti lenti, le rughette che le circondano leggere le labbra, le sue unghie mangiucchiate e penso quanto sia giusto amarla e quanto questo sia semplice.

Mi sento libero, riesco ad essere migliore, tutto ha un senso finalmente, tutto è realtà.

Continuiamo a chiacchierare tra noi, questa sera Caroline e Tyler hanno preferito rimanere a casa e noi ci siamo goduti una coloratissima cena spagnola, condividendo un altro di quei momenti che rendono la vita migliore.

Dopo aver cercato disperatamente di farmi capire dal ristoratore, pago ed io ed Elena ci incamminiamo verso la Rambla. L'aria è fresca e la mia piccola sembra risentirne. Le appoggio la giacca di pelle sulla canottiera leggera, ma non mi lascio intimidire dall'aria fresca di questa notte iberica, benchè la t-shirt a righe viola che indossa sia parecchio leggerina.

“Quante volte ti devo dire che, anche se siamo in vacanza, non siamo ancora in piena estate?”.

“Quando siamo usciti faceva caldo, non è colpa mia se in Europa il clima si trasforma nel giro di due ore”.

Scuoto la testa di fronte alla sua indignazione, non accetterà mai di aver sbagliato e continuare ad andarle contro non servirà ad un bel niente.

“Mi dispiace che tra poco tutto questo finirà”.

“Facile parlare quando trascorri intere giornate in mia compagnia, piccola Gilbert. Io dopo dieci giorni, a stretto contatto con te e la bionda, sento già la mancanza della mia scrivania”.

Rido, ben consapevole della bugia che ho appena detto, lei, invece, pur avendolo capito, mi colpisce violentemente con il bauletto blu che porta appeso al braccio.

“Dai, sai che scherzo”. Le passo un braccio intorno alla spalla e continuiamo la nostra passeggiata verso casa.

“Tutta questa situazione mi rende felice, tu mi rendi felice”. Ha lo sguardo curioso e assente, ma per quanto mi riguarda, non è mai stata così bella.

Siamo quasi sotto casa, pronti a goderci una delle ultime notti di questa vacanza magica. Ci siamo divertiti, ci siamo ritrovati, abbiamo riscoperto il sapore dolce dell'amicizia, la convinzione che il domani è per sempre.

“Invio un messaggio a Caroline. Non vorrei mai trovarli in situazioni compromettenti, magari in cucina”.

Sorrido, anche se non sono esattamente dello stesso avviso della mia fidanzata. Il passato che bussa alla porta, spesso, è un mostro notturno che non ti lascia dormire e la paura che leggo negli occhi della mia migliore amica, mi fa temere in un cedimento imminente.

“Sediamoci un po' qui, mentre aspettiamo”.

Elena infila la mia mano nella sua, ci dirigiamo silenziosamente verso la panchina immersa in questo verde incredibile.

“E' una bella serata per osservare le stelle”. E' uno spettacolo bellissimo, ma non si avvicina neanche un po' a quello che adesso stringo tra le braccia.

“Damon Kallaghan che si sofferma a guardare la volta celeste, questo sì che preannuncia la fine del mondo”.

Le do un leggero buffetto sulla guancia, mostrandomi indignato, ma in modo assolutamente scherzoso.

“Sono sorprendente, lo so”.

Prendo un respiro profondo, ciò che mi stupisce non è tanto il fatto di essere qui a stringere la mia donna sotto un cielo stellato, penso più che altro a ciò che farò più tardi, anzi a ciò che sto cercando il coraggio di fare, per la seconda volta, ma con lo stesso terrore della prima volta, anzi molto di più.

Caroline mi ha fatto pressione psicologica tutto il giorno, abbiamo provato e riprovato la scena almeno cinque volte e, ognuna, aveva qualcosa che non convinceva abbastanza la bionda.

Deve essere perfetta, Damon, altrimenti che proposta è?”.

Non me la mettere su questo piano perchè altrimenti rimando tutto a tempo indefinito”.

Sorrido e scuoto la testa, al solo pensiero. Eppure oggi sembrava tutto molto più facile, molto più realizzabile, ma adesso... adesso che mi ritrovo prigioniero dei suoi occhi, schiavo devoto del suo sorriso, ammiratore silenzioso del suo corpo, beh non posso promettere di esserne realmente capace.

Elena è silenziosa, se non riuscissi ad intravedere le sue ciglia battere, potrei addirittura pensare che si sia addormentata, la stringo più forte a me, inebriandomi del suo profumo e del mio desiderio di lei.

 

Io e Caroline siamo seduti sul divano, le gambe distese sul tavolino di fronte a noi e la televisione accesa senza volume. Tyler ed Elena sono andati a correre, il primo per rilassarsi un po', dato il suo nervosismo degli ultimi giorni, la seconda per mettersi in forma, anche se so già che domani si sarà già arresa.

Gioco con il mio cellulare, uno degli ultimi tormentoni del momento, quei classici rompicapo che tra qualche settimana saranno già passati nel dimenticatoio, la mia amica si spennella le unghie silenziosamente, troppo silenziosamente.

Terminata la mia partita, mi volto verso di lei, posso leggere la preoccupazione nel suo volto, la tristezza di chi ancora non riesce a prendere una decisione definitiva. Lei si accorge del mio sguardo, si volta e mi sorride debolmente. Ricambio non proprio convinto, non so ancora cosa stia accadendo, ma ho il leggero timore che possa trattarsi di mio fratello, nel bene e nel male, i momenti no di Caroline sono sempre causati da lui, però non dico niente, forse perchè non voglio risvegliare nuovi tormenti, o forse perchè è più facile così anche per me.

Damon...”. E' la mia amica a parlare per prima, questo non mi stupisce, ma qualcosa nel suo tono mi fa temere il peggio. Incrocio il mio sguardo con il suo, attendendo una domanda che non tarda ad arrivare.

Che cos'è davvero l'amore? Che cosa ti ha fatto capire di essere innamorato veramente di Elena?”.

Arriccio le labbra, forse ci sto pensando seriamente, probabilmente, però, non mi verrà nessuna risposta.

Care, mi conosci, non sono un tipo sentimentale, non credo di essere la persona adatta per darti una risposta”.

Mi tira una gomitata, aprendosi in uno di quei sorrisi che spesso mi hanno aiutato ad affrontare i miei momenti più difficili. “Dai, forse potrai intortare Elena con i tuoi atteggiamenti da duro, ma io lo leggo nei tuoi occhi, sei diventato il tipo ragazzo zerbino che passa la notte a pensare a lei”.

Generalmente la notte, a parte dormire, mi tengo occupato in modi molto più divertenti”.

Scuote la testa, come se non mi conoscesse. “Forza, illumina la tua povera amica con dolci e fragili parole d'amore”.

Dai, Care, non lo so...”.

Facciamo così: quando hai capito di non poter fare a meno di Elena”.

Da subito, vorrei dire. Da quando la osservavo ammirare rapita la città da un elicottero, da quando si stringeva ubriaca a me, cercando solo un diversivo per una serata fallimento, da quel bacio casto che mi ha regalato sul portico di casa sua.

Non saprei, immagino quando ho iniziato a pensarla più spesso, quando non c'era cosa che non mi ricordasse lei. Avrei dato tutto per vederla ridere solo una volta, per non dovermi ritrovare di nuovo ad asciugarle le lacrime, per poter andare a dormire, sapendo che, dall'altra parte della città, il suo ultimo pensiero andava a me.

Non è facile amare qualcuno che ha già il cuore occupato. Diventa una sfida a chi mollerà prima e, dentro di te, sai che sarai tu a farlo. Perchè è più facile rinunciare che combattere, combattere ti rende debole, e tu non vuoi essere debole, tu vuoi essere la prima scelta, la preda e non il predatore, tu vuoi essere vivo nei suoi pensieri, ma probabilmente nella sua mente non c'è abbastanza spazio. Allora puoi solamente rassegnarti, rassegnarti ad osservarla da lontano, seduta ad un tavolo con un gruppo di amici, consapevole che quel sorriso non è per te e che, probabilmente, non lo sarà mai. Ti ritrovi a percorrere strade che non avresti mai percorso, solo per il desiderio di incontrarla ancora una volta, per incontrare i suoi occhi e leggerci anche un debole segno di cedimento. E ti senti ridicolo. Ti senti ridicolo, perchè ti eri ripromesso che non sarebbe più successo, che non ti saresti mai più messo in un angolo ad osservare, che avresti donato il tuo cuore solo a chi lo avesse voluto veramente. Ma poi sei nel tuo letto pregando il cielo di farti addormentare e non resisti alla tentazione di andare nella camera affianco per guardarla dormire, per cogliere i suoi lineamenti nell'unico momento sereno della sua giornata, quando non ha pensieri, quando non è consumata dal senso di colpa, quando forse sta sognando te, perchè comunque riesci anche ad illuderti che lei ti ami.

L'amore è questo, Care, è non essere in grado di rinunciare, è combattere anche quando hai una probabilità su un milione di vincere, è sapere che, ovunque andrai, sotto qualsiasi cielo, sopra qualsiasi mondo o pianeta, non smetterai mai di pensare a lei”.

La mia amica mi abbraccia ed io riesco a vivere la sua sofferenza. Puoi vivere con la convinzione di averlo dimenticato per sempre, ma ogni volta che penserai a lui, a quei momenti che avete vissuto insieme, capirai che non c'è niente da fare, lui non è nel tuo cuore, ti è entrato nella pelle e da lì non puoi più lasciarlo andare.

Spero con tutto il cuore che Elena abbia convinto Tyler a prendere un gelato, per festeggiare i suoi quattro minuti di corsa, perchè non so se sarebbe in grado di reggere queste lacrime, lacrime di un amore di cui lui non fa parte.

 

Sono ancora perso nei miei pensieri, quando sento Elena muoversi, sta cercando il telefono per assicurarsi che Caroline abbia risposto. Fruga nelle tasche della giacca, impreca perchè come al solito non sa dove lo ha messo. Improvvisamente tira fuori qualcosa, una scatoletta blu che adesso sembra avermi bloccato il respiro. Alza gli occhi, guardandomi interrogativa ed io lascio andare la testa all'indietro, sbalordito dalla mia incapacità cronica di mandare tutto all'aria.

“Non avresti dovuto scoprirlo così. Avrebbe dovuto andare diversamente. Avrei dovuto essere romantico per una volta nella mia vita”.

Sorride, il sorriso bianco e perfetto ed io mi sento morire, dimentico perfino del mio fallimento.

“Posso aprirlo?”.

“Ormai... tanto vale, farti da sola anche il discorso, probabilmente saresti molto più credibile di me”.

Ride ancora. “Amore, ma tu sei perfetto così. Anzi, avrei un'idea”.

Sembra una bambina il giorno del suo compleanno, gli occhi illuminati dal riflesso della luna, il sorriso incurvato in un'espressione trionfante. Rido anch'io.

“Sentiamo...”.

“Fai finta che io non abbia trovato nulla, fammi il tuo discorso come se non avessi subito interruzioni”.

“Elena...”.

“Damon...”.

“Non sono un attore, non è una scena da riprovare, ho fallito nel mio intento e non posso più recuperare. Ciò che mi resta da fare è chiederti di rispettare la tua promessa”.

Aggrotta le sopracciglia, sicuramente convinta che io stia impazzendo. “Quale promessa?”.

“La promessa che ti avrei chiesto di rispettare, quella che, nella mia testa, avremmo dovuto sigillare con questo anello”.

Apro la scatoletta, lasciando intravedere l'anello, è una semplice fedina d'oro bianco, al suo interno l'intarsio di due anelli che si incrociano, segno di un amore indissolubile, se solo lei lo vorrà.

“Elena, non ti chiedo di sposarmi domani, perchè di certo è ancora troppo presto, non ti chiedo neanche di amarmi per sempre, perchè di certo non sarà un'impresa facile. Ti chiedo solo di promettermi di avere fiducia in me, di non dubitare mai del mio amore, perchè se una cosa è certa in questa mia vita è che io ti amerò per sempre, Elena.

Con questo anello voglio renderti mia, voglio che chiunque ti osservi da lontano, veda brillare questo metallo sul tuo dito e possa dire è già di qualcun altro. Promettimi che crederai sempre i noi e promettimi che, se tutto continuerà così, se questa magia ci legherà ancora, allora, tra un anno esatto mi sposerai, in questo stesso posto, con questa stessa luce negli occhi”.

Rimango immobile ad osservarla, lacrime d'amore le scivolano fluide sulle guance appena arrossate. Non dico niente, ingoio a vuoto, consapevole che forse avrebbe preferito una dichiarazione in grande stile, una dichiarazione fatta di parole dolci, di attimi di silenzio trasportati solo dall'emozione, da mani tramanti che cercano disperatamente di afferrarne di altre. E invece è andata così, una richiesta che risulta più una promessa ed un anello senza diamanti che corona il momento.

“Hai intenzione di mettermelo, o devo fare anche questo da sola?”,

sorrido e prendo il piccolo cerchio dalle sue mani, per infilarlo al suo anulare. Mi abbandono poi ad un bacio che sa di tutte quelle parole che non sono stato in grado di dire, di tutti quei sentimenti che non ho avuto il coraggio di esternare, di quell'unico desiderio inespresso e, anche in parte negato, di sposarla anche domani.

 

 

 

Torniamo a casa mano nella mano, gli occhi ancora fissi sulla piccola fascetta bianca che cinge il mio dito. Damon mi osserva divertito. Sento ancora il cuore battere a mille, fino ad oggi pomeriggio ero pronta ad un momento simile, ma non mi aspettavo più che arrivasse. Ed è vero, forse avrei preferito che mi chiedesse di sposarlo, non di aspettare di essere sicuri, ma non voglio forzarlo a fare qualcosa di cui non sente il bisogno. Va benissimo così, credo di non essere stata più felice in vita mia.

“Se oggi non te lo avessi chiesto, lo avresti fatto comunque? Cioè l'anello e tutto il resto...”.

Sorride. “ Aspettavo di farlo da una vita, cercavo solo il momento giusto”.

Gli lascio un bacio casto sulle labbra, entriamo in casa, pur non avendo ricevuto nessun messaggio di risposta da Caroline, ma a quest'ora dovrebbero aver concluso qualsiasi attività extra.

La casa sembra deserta, vista l'ora, i nostri amici staranno già dormendo, o magari hanno optato per una passeggiata notturna, ed io già mi pregusto il ringraziamento degno della proposta fatta da Damon.

“Prendo dell'acqua e ti raggiungo di sopra”.

“Aspetta vengo anch'io, mi preparo una tisana e poi andiamo a dormire”.

Arriviamo nel grosso salone, dalla porta della cucina provengono versi strani, non riesco ad intuire bene, ma tiro comunque uno schiaffo a Damon.

“Te lo avevo detto che era ancora troppo presto”. Mi volto verso di lui, già sicura di incontrare la sua espressione maliziosa e anche un po' scocciata, ma è quando incrocio i suoi occhi sgranati, che tutto mi appare chiaro. I gemiti confusi di prima, si concretizzano in versi di pianto, facilmente riconducibili alla nostra migliore amica.

Senza attendere un secondo di più, mi fiondo nella cucina, evitando così le mani di Damon già pronte a bloccarmi. Caroline è inginocchiata sul pavimento freddo, cocci di stoviglie distrutte la circondano e lacrime copiose, ben diverse dalle mie precedenti, le segnano grossi solchi sulle candide guance.

Mi siedo al suo fianco, del tutto incurante dei pezzi di vetro che potrebbero tagliarmi, e la stringo forte a me, alzando lo sguardo preoccupato, in quello altrettanto preoccupato del mio fidanzato.

“Se ne è andato, mi ha lasciata sola, non vuole più avere niente a che fare con me”.

Guarda Damon, è il suo migliore amico da una vita, può capirla in un modo che io non posso fare, gli cedo così il mio posto, lasciandogli il modo di consolarla nel modo giusto.

“Cosa hai combinato, Care?”. In una situazione normale lo avrei decisamente ripreso, ma il suo tono è così dolce e disperato che so che è quello che serve alla nostra amica.

“Non lo so. Non gli ho detto niente, giuro. E' che sono stata così diversa, così sbagliata. Tyler mi conosce, ha capito che non l'ho ancora dimenticato”.

Le accarezzo il volto, so cosa si prova ad essere nella sua stessa situazione e so quanto sia difficile lasciare andare la persona che si ama, ma credo che questo sia l'unico modo per riuscire a fare chiarezza nella sua testa.

“Care, andrà tutto bene, te lo prometto”. Damon l'avvolge in un abbraccio fraterno, non lo avevo mai visto prendersi cura di qualcuno, se non di me, ma è una bella sensazione. Questi due ne hanno passate tante, ma, insieme, si sono sempre rialzati e, anche in questo momento, solo Damon è davvero in grado di starle vicino.

“Ti ricordi cosa mi hai detto l'altro giorno? L'amore è essere in qualunque parte del mondo, ma non essere in grado di smettere di pensare a lui. Ed io non ci riesco, Damon. Per quanto ami Tyler, io non riesco a non pensare a lui, ai momenti belli, a quelli terribili, ai suoi baci, alle carezze, al suo modo di scherzare”.

Piango insieme a lei, penso a quanto amore ci siano in queste sue parole e penso a come mi sentirei se dovessi perdere Damon. Non puoi obbligare il cuore ad obbedire, lo dice anche l'anatomia, è un muscolo involontario, si comporterà esattamente come crede, puoi solo aiutarlo nel suo destino, ma non puoi scegliere al suo posto.

Damon aiuta Caroline ad alzarsi, poi camminano insieme fino alla porta.

“Adesso vai a dormire, piccoletta. Domani ci penseremo ancora ed io ed Elena saremo lì, insieme a te. Non sarai più sola, Caroline. E' una promessa”.

Mi commuovo ancora e ancora di più quando incrocio lo sguardo di gratitudine della mia amica, è così piccola ed indifesa e noi dobbiamo lottare con lei. Solo uniti possiamo non soccombere a tutto il male che ci circonda. Tra qualche giorno torneremo a New York e torneremo ad affrontare le storie vecchie, ma anche quelle nuove, ma guardando l'anello che luccica sul mio dito, non riesco a fare a meno di sorridere: non crolleremo di nuovo, combatteremo fianco a fianco e riusciremo ad uscirne fuori, è una promessa, la mia promessa a Damon, la mia promessa a Caroline.

Ci chiudiamo la porta della nostra camera alle spalle.

“Sai, forse il mio bacio ha risposto per me, ma io credo di non averlo fatto come si deve.

Non credo che prenderò in considerazione la tua idea di matrimonio. Non credo che tra un anno sarò in grado di dirti se voglio sposarti o meno”.

Il suo sguardo si spegne attraverso il mio corpo e dentro di me sorrido soddisfatta.

“Con questo anello, io mi impegno a sposarti esattamente tra un anno, esattamente dove siamo adesso. Non avrò bisogno di pensarci, non avrò bisogno di avvertire ancora questa magia, perchè sono sicura che ci sarà, che non ci abbandonerà mai e noi ci ritroveremo ancora più forti e innamorati di adesso”.

Lo vedo rilassarsi, il suo viso si apre ad un sorriso che potrebbe essere definito illegale ed io lo bacio di nuovo, questa volta con più passione, con più desiderio.

“Mi sta facendo una proposta di matrimonio, signorina Gilbert?”. Lo sussurra sensuale sulle mie labbra, poi approfondisce il bacio e lascio che questa volta sia lui a rispondere.

 

 

 

 

 

Mi accomodo su una poltrona a portata di mano, sento il mondo girare, una sensazione che non ricordava da troppo tempo e che, sicuramente, un po' mi mancava.

Appoggio la testa allo schienale ed i miei pensieri, testardi ed insicuri, tornano ad occuparsi di lei. Chissà dov'è, casa starà facendo, chissà se mi starà pensando.

Ovviamente la risposta è no, non sta pensando a te, Stefan, non pensa a te da quando tuo fratello è entrato nella sua vita. Potrei anche rispondermi alle prime due domande che mi sono posto, forse non so esattamente dove si trova, ma posso immaginare con chi sia e dunque magari ciò che sta facendo. E fa male. Fa male sapere che qualcun altro può godere di tutto ciò che è stato tuo, che qualcuno può amarla come tu non puoi più fare, come a te non è stato concesso di fare. Ma forse avresti dovuto svegliarti prima, forse avresti dovuto capire prima che l'amore è come un fiore, devi annaffiarlo ogni giorno, devi mostrargli il tuo affetto, devi porre le sue esigenze prima ancora delle tue, perchè lui è più delicato, perchè lui è molto più fragile.

Ho sbagliato tutto, ho sbagliato a non amarla come più volte lei mi ha chiesto di fare, ho sbagliato a non ascoltare i suoi silenzi, a non guardare dentro al suo cuore, forse l'avrei capito in tempo, forse ci avrei visto due occhi blu pronti a prendere il sopravvento, ma avrei potuto lottare per dimostrarle il mio amore e forse adesso non mi sentirei così solo.

E' successo un'altra volta, per la seconda volta ho tradito la persona che amo di più al mondo, per la seconda volta ho tradito me stesso.

 

 

 

Grazie per essere venuto”.

E' un anno che non lo vedo, forse è addirittura invecchiato, non saprei dirlo con esattezza, sinceramente non mi sono mai soffermato ad osservarlo, non me ne è mai fregato nulla.

Figurati, però muoviti non ho molto tempo”.

Si siede davanti a me, gli occhi tristi, carichi di quell'umiltà che non credevo potesse albergare dentro di lui. Annuisce un po' deluso.

Ho invitato anche tuo fratello, ma non mi aspettavo di vederlo. Mi odia”.

Damon non odia nessuno, il suo problema è che non dimentica, qualità che ha trasmesso anche a me”.

Stefan, ho sempre amato te e lui, siete i miei figli, non potrei mai volere che bene per voi”.

Avresti dovuto pensarci prima. Avresti dovuto pensarci prima che Alaric ed Isobelle ci prendessero con loro, avresti dovuto pensarci tutte quelle volte che io e Damon ti aspettavamo, ma quella maledetta porta non si apriva mai”.

Un giorno diventerai anche tu genitore e saprai quanto sia difficile. E' una cosa che mi ha sempre spaventato, sapevo che non sarei mai stato in grado di farlo e, sono sicuro, tu sarai molto più bravo di me e commetterai molti meno errori di me”.

Sembra pentito, ma non mi interessa,mio padre è Alaric, è sempre stato lui. Era già lui, quando, eccitato e divertito, mi accompagnava al parco per insegnarmi a giocare a baseball, era lui che, timido e impacciato, mi porgeva un pacco di preservativi, in vista dell'emergente relazione con sua nipote, era lui che, con pazienza e amore, mi aiutava nel dosare la frizione, ogni qual volta che la macchina si spegneva, ed è stato sempre lui ad insegnarmi ad amare e a guardare al futuro con ottimismo.

Lo spero davvero, ma ho avuto un ottimo maestro da cui trarre ispirazione , quindi sono abbastanza fiducioso. Adesso smettiamola con i convenevoli e dimmi cosa vuoi”.

Voglio averti a casa con me. Voglio essere per te il padre che non sono mai stato, voglio che tu possa pensare a me con orgoglio, voglio che un domani possa essere per te un vero e proprio punto di riferimento”.

E' troppo tardi ormai”.

 

 

Ritorno al mio mondo, quello fatto di rabbia, di disperazione, di errori, quello fatto di cose sporche, di giochi rotti, di amicizie sfaldate. Ma va bene così, è giusto prendersi le conseguenze dei propri errori ed io lo sto facendo, lo sto facendo nel modo meno nobile che conosca, lo sto facendo mandando al diavolo mesi di lavoro che la mia famiglia ha fatto con te.

Ma così la vita è più facile, soffri di meno, ami di meno, nulla ti tocca.

Prendo un altro tiro di questa polvere magica. E' giusto così, devo pensare a me stesso, devo provare ad essere felice. E la felicità è questo. Non avere più nulla da perdere, non avere più nulla di cui preoccuparsi, non avere più nessuno da amare.

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!

finalmente Damon fa la sua proposta ad Elena, ma da un altro punto di vista è Elena a fare la proposta al suo fidanzato. Fatto sta che c'è odore di fiori d'arancio. Mi scuso con chi si aspettava anelli di diamante e petali di fiori, ma mi è sembrato più naturale così. Damon ha fatto passi da gigante e ancora non riesce ad esternare totalmente i proprio sentimenti, forse non ne sarà mai in grado, ma Elena sa quanto lui la ami. Ho ritenuto necessario inserire un momento del passato, un confronto tra Elena e Katherine visto però con gli occhi di Damon, il risultato è che Katherine non è lei. Magari non la penserete come me, ma io ho trovato questa frase molto romantica e mi sembrava un bel messaggio per tutte coloro che vivono nel dubbio che il proprio fidanzato pensi ancora alla sua ex... tante volte, le cose cambiano e, anche se dietro c'è stato tanto amore, non è detto che questo debba esistere per sempre.

Ho deciso di ambientare il viaggio a Barcellona, perchè è stato proprio il primo viaggio che ho fatto con il mio fidanzato e mi piaceva l'idea che Elena e Damon consumassero un momento così importante, proprio in questa città.

Ma se, anche dpo vostre estenuanti richieste, tra i due protagonisti principali è tutto rosa e fiori, per qualcuno le cose vanno così e così. Tyler ha preso una sua decisione, ha mollato Caroline a Barcellona e lei è disperata. Nel prossimo capitolo, vedremo il punto di vista dei due e, con alcuni flashback, scopriremo cosa ha spinto il ragazzo a mollare definitivamente la propria fidanzata.

Spero che, come me, apprezziate questo legame tra Damon, Elena e Caroline, sarà molto importante in futuro, quando a New York le cose andranno per il peggio.

Infine parliamo di Stefan, il nostro bel Salvatore torna a drogarsi ed inizia a raccontarci qualcosa del suo caro papà, qualcosa che lo ha poi allontanato definitivamente da suo fratello.

 

Nel prossimo capitolo vedremo dunque: due belle conversazioni con protagonisti i Forwood, ritroveremo Katherine e anche Elena avrà un epico confronto!

 

Ringrazio tutte coloro che continuano a seguirmi, fiduciose nella riuscita della storia, ma ringrazio soprattutto quelle sette, otto persone che recensiscono con frequenza. Un bacio a tutte voi e spero seriamente di non deludervi mai.

 

A prestissimo. Anna

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Capitolo 24
*** In amore non ci sono vincitori ***


Acconcio l'ultimo boccolo e osservo soddisfatta il risultato, per una buona volta non ho dovuto litigare con la piastra e questo per me è davvero un piccolo traguardo.

Mentre la mia testa risulta in ordine, però, mi accorgo del disastro che aleggia nella camera, ieri sera, presi dalla passione, abbiamo lanciato tutto all'aria e adesso mi viene difficile anche decretare un buco in cui appoggiare i piedi.

“Damon, guarda che se mettessi un po' di ordine ogni tanto, ti ritroveresti stupito di avere ancora entrambe le mani”.

Come se il mio commento non lo avesse minimamente scalfito, entra fischiettando alla ricerca del cappello. Scuoto la testa contrariata, ma anche rassegnata.

“Hai visto il mio cappello grigio?”.

“Ma mi hai sentito?”.

Il mio fidanzato sfodera uno dei suoi sorrisi dolcissimi, uno di quelli che amo alla follia, ma che in questo momento odio con tutta me stessa perchè mi impedisce di prendermela con lui seriamente.

Mi stringe la vita da dietro e appoggia la testa sulla mia spalla, guardandomi malizioso dallo specchio di fronte a noi.

“Amore, sai che non possiedo neanche lontanamente le tue qualità. Non sono così bravo con le cose di casa, metterei ancora più disordine e tu te la prenderesti ancora di più con me e questa notte, a causa del tuo orgoglio, ti priveresti di una delle esperienze più sensazionali della tua vita”.

“E sarebbe?”. Mi impongo uno sguardo serio ed interrogativo, il mio ragazzo mi ricambia infastidito.

“Come, e sarebbe? Fare l'amore con me, ovvio. Cioè, mi hai visto, sono strepitoso”.

Allarga le braccia e fa un giro su se stesso, mostrandosi in tutta la sua meravigliosa bellezza. Beh, tutti i torti non li ha. Mi soffermo un po' troppo sugli addominali scolpiti che fanno capolino dalla maglietta rigorosamente nera, ma vivacizzata da importanti quadri rossi e prevedibilmente mi sento arrossire: come ha fatto una creatura così bella e sensuale ad innamorarsi di me, povera ragazza comune?

Ritorno al mio pianeta, sono quasi le otto, tra mezz'ora dobbiamo passare a prendere Caroline ed i miei occhi non si truccheranno da soli.

Regalo un ultimo sguardo esasperato a Damon.

“Quando imparerai il meraviglioso dono della modestia?”.

“Mai. La modestia è fatta per quelli che si sentono belli, ma fingono di non esserlo, io sono bello e so di esserlo, è un dato oggettivo”.

“Sì, come non detto. Adesso sparisci, che io ho da fare”.

Dopo aver afferrato il cappellino, sepolto sotto tre borse, quattro pantaloni e due sciarpe, segue il mio consiglio alla lettera, sparendo e lasciandomi sola con il mio specchio ed il mascara tra le mani. Cavolo, me l'ha fatto un'altra volta. E' riuscito ad intortarmi così bene che ho subito dimenticato il motivo della mia indignazione.

“Damon Kallaghan, te la farò pagare. La vendetta è un piatto che va consumato freddo”.

 

Prendo lo spolverino nero, chiudo a chiave la porta e lo raggiungo in garage dove ha già portato fuori la macchina.

“Quanto ci hai messo e' un'ora che ti aspetto”.

“Ah, non sei nella posizione di avanzare pretese. Guida e zitto”.

Si mette al volante divertito, i nostri continui battibecchi lo rendono positivo e quando è sorridente, a me piace da morire. E' come essere consapevole di non avere il mondo, ma di poterne ammirare una piccola parte, una piccola parte di cui, per giunta, solo tu puoi godere.

“Caroline ci aspettava cinque minuti fa”.

“Non ti preoccupare, se la conosco abbastanza bene, nel momento in cui fermerai la macchina, riuscirà comunque a farci aspettare sotto una decina di minuti”.

Damon sbuffa, odia i ritardati con tutto se stesso, lui non lo è mai stato, ma è anche vero che non si deve occupare di nient'altro se non del suo stupefacente aspetto.

Vi ricordo, care mie dolci assistenti, che anche se il tema della serata è casual, non vuol dire che non sia comunque un evento lavorativo. Quindi premete off sulla modalità sono in vacanza e vestitevi delle vostre qualità migliori: quelle da incantevoli p.r”.

Appoggio la testa sulla sua spalla, appena conclusa l'ultima manovra di parcheggio. Lo guardo maliziosa, ma lui non può accorgersene.

“Pensavo che normalmente mi preferissi svestita...” . Sfodero un tono sensuale che non mi si addice per niente e che risulta parecchio in contrasto con la mia personalità, ma per qualche strano motivo Damon sembra essere sensibile anche ai miei richiami meno seducenti. Lo vedo agitarsi sul sedile e non mi serve abbassare lo sguardo, per constatare un piccolo rigonfiamento nei suoi pantaloni. Rido malefica, pregustandomi la sua faccia tra qualche ora, quando, salvo coinvolgimenti imprevisti, lo manderò in bianco per vendetta.

La sua voce si abbassa parecchio, appare di sicuro molto più sensuale della mia, o forse dipende solo dal fatto che lui è realmente molto più avvenente di me.

“Ti farò impazzire, mia dolcissima Gilbert”. Questa volta sono io a non rendermi conto di ciò che sto facendo. Avevo progettato un simpatico piano per far pagare al mio fidanzato il suo mancato supporto casalingo, ma mi basta una sua parola maliziosa ed una sua promessa hot, per farmi perdere completamente la voglia di attaccare. E così anche le migliori cacciatrici diventano prede di quelle favolose iridi di ghiaccio. Mi abbandono ad un bacio che non vedo l'ora di approfondire. Sento un formicolio piacevole nel basso ventre e desidero più di qualunque altra cosa tornare a casa, buttarlo sul letto e lasciarmi amare fino a quando ne sarò davvero sazia. Le sue mani mi percorrono veloci fino a soffermarsi sulla scollatura a cuore del mio vestito fucsia. Sto già bramando il suo contatto sui miei seni, quando sento la sua bocca sorridere contro la mia e vedo le sue mani, irritanti almeno quanto lui, sistemarmi le spalline.

“Amica bionda, ore dodici”.

Caroline si affretta a raggiungerci, i capelli vaporosi e il vestitino blu che svolazza allegro su e giù. E' la perfetta immagine di una perfetta ragazza newyorchese, sorridente e felice, che però nasconde dentro al cuore un dolore troppo grosso.

Apre lo sportello posteriore ed entra dentro, riempiendo l'abitacolo del suo profumo preferito, Chanel numero 5.

“Evitate l'imbarazzo. Vi ho visti dalle scale, stavate per abbandonarvi alle solite sconcerie, ma uno di voi due deve avermi visto arrivare arrivare. Per la cronaca: stavate per farlo in una macchina, in una via parecchio affollata. Quanti anni avete: sedici?”.

E' sempre la solita ed io mi chiedo come ci riesca, come riesca a fingere che tutto vada bene, come riesca a dimenticare le lacrime che ogni notte precedono i suoi incubi, come faccia a prendere la vita con così tanto ottimismo, anche quando questa le ha realmente voltato le spalle.

“Dovresti smetterla di guardare The Gersey show. Il trash sta diventando un tuo pallino”.

“Certo, hai ragione tu, sono io la pervertita. Adesso, però, accendi la macchina e magari faresti bene ad alzarti la cerniera dei pantaloni”.

Rido divertita da questa strampalata situazione. Damon non sembra pensarla alla mia maniera, ma si alza comunque la cerniera e torna a guidare come nulla fosse successo.

Cercando di non farmi vedere, lancio occhiate preoccupate dallo specchietto alla mia amica che, però, sembra troppo immersa nei suoi pensieri per distogliere lo sguardo dal finestrino che ha affianco.

 

 

 

La serata trascorre tranquillamente, almeno per me.

Carolin,e, invece è irrequieta. Saltella sulla sedia da quando siamo arrivati, subito pronta a scattare se qualcuno dovesse avvicinarsi per chiederle di Tyler. Damon, invece, continua a guardarsi intorno, quasi preoccupato che qualcuno possa materializzarsi da un momento all'altro. Qualcuno con un sofisticato accento inglese ed un impenetrabile ghigno malefico stampato sul viso. Ma per adesso di Kol nemmeno una traccia.

“Io odio queste serate”.

“Chi sei? Che cosa hai fatto della mia amica?”. Damon improvvisa una reazione a dir poco tragica, ma effettivamente non gli do tutti i torti.

“Non fare il cretino, per favore”.

Il mio ragazzo le cinge le spalle con un braccio, poi guarda il vuoto davanti a sé, come se si stesse proiettando nel passato e volesse portare la nostra amica a farci un giro insieme a lui.

“Le feste, il lusso, il divertimento. Lo vedi, Care? Questo è ciò che hai sempre cercato, questo è ciò che ti è sempre piaciuto”.

“Beh, la gente cambia. Questa festa è noiosa, la musica fa schifo ed il cibo è troppo freddo”.

Benchè la conversazione sia iniziata in maniera piuttosto leggera, vedo gli occhi di Caroline riempirsi lentamente d lacrime, sta per esplodere e questo non ha nulla a che fare con il catering indigesto.

“Care....”. Prendo posto vicino a lei, cercando di impedire la crisi. Lei si butta tra le mie braccia, le accarezzo la testa, ma non so cos'altro fare, la situazione è più complessa di quanto immaginassi.

“Non lo hai visto neanche oggi?”.

Scuote nervosamente la testa. Immaginavo. Da quanto ne so, Tyler ha chiesto a Damon qualche giorno di riposo e a nulla sono servite le minacce del mio fidanzato di farlo ritornare da Caroline. Non ne vuole sentire ragione ed io non me la sento di dargli totalmente contro.

“Sono passate due settimane e di lui neanche l'ombra. Non so più cosa pensare. Non so se è andato avanti, se ha deciso di voltare pagina, se mi pensa ancora e se, chissà, anche lui dentro sta come me”.

Scambio uno sguardo preoccupato con il mio fidanzato. Avevamo promesso che saremmo stati vicino alla nostra amica, ma non avremmo agito in nessuna situazione, non ci saremmo schierati dalla parte di nessuno e, cosa più importante, non avremmo cercato di intrometterci per dare una dritta alla situazione. Però, mentre guarda dispiaciuto Caroline piangere tra le mie braccia, sento che anche lui la pensa esattamente come me: è tempo di agire, è arrivato il momento di parlare seriamente con Tyler.

“Care, parlerò con lui, però adesso non piangere più”.

La ragazza lo osserva titubante, è in una sorta di limbo, una parte di lei vorrebbe riavere Tyler al suo fianco, ma l'altra parte, quella più confusa, sa che ora come ora non potrebbe dargli ciò di cui ha bisogno. Ciò nonostante sorride al suo amico, sicura che, come al solito, risolverà le cose, esattamente come quando, da ragazzina, doveva difenderla dalle mire poco nobili della famiglia Mikaelson.

Le sorrido con dolcezza, è il mio modo per farle capire che non sarà mai sola, che io ci sarò sempre, che sarò razionale al posto suo, anche quando la follia prenderà il sopravvento, che sarò leale, anche se questo potrà ferirla, che sarò sempre dalla sua parte, anche quando sarà lei a sbagliare e che sarò sempre una silenziosa spalla su cui piangere.

 

 

 

“Credi che funzionerà?”.

E' già mattina ed io sono pesantemente in ritardo, ma visto che il mio capo è nel mio letto nudo, per quanto ne so, non potrebbe farmi nessun richiamo.

“Cosa precisamente?”.

Damon mi bacia una spalla scoperta, accarezzandola subito dopo con fare pensieroso.

E' una bella giornata di primavera, fuori gli uccellini continuano a cantare ed io e lui abbiamo appena finito di fare l'amore, il mix di energie perfetto per iniziare una delle giornate più difficili da quando sono arrivata a New York e bisogna dire che non ho proprio trascorso giorni facili prima di adesso.

Tra poco, mentre io cercherò di portare avanti la baracca, per colmare la sua assenza, Damon cercherà di far ragionare Tyler e se, in questi otto mesi, ho imparato a conoscere bene il ragazzo, per lui non sarà un'impresa semplice, anzi, credo che al confronto sarò talmente brava con le scartoffie gestionali da fare invidia a Bill Gates.

“Lo sai”.

“No. Non lo credo affatto. Tyler è un bravo ragazzo, sempre molto compassionevole e prontissimo a venire in aiuto di chiunque sia bisognoso, ma è fissato con la sincerità, odia le bugie e odia i bugiardi”.

“Care non è una bugiarda”.

“No, non lo è, ma il suo cuore sì”.

Mi volto verso il mio ragazzo che sta assumendo un'aria accigliata. Devo concentrarmi parecchio sul discorso per non cadere nuovamente in tentazione, ma ripensando al viso distrutto della mia amica, mi è passato qualsiasi tipo di desiderio sessuale.

“Tu sei davvero convinto che lei abbia ricominciato a provare qualcosa per Stefan?”.

“Io sono convinto che lei non abbia mai smesso di provare qualcosa per lui. Si era costretta a crederlo, era un'imposizione che le avrebbe reso la vita migliore, ma non puoi decidere di dimenticare una persona ed aspettarti che, nello stesso istante, questo sparisca dalla tua vita.

Con Tyler era tutto programmato, era tutto perfetto. Mancavano un matrimonio, due figli ed una villetta di provincia da arredare. Ma non tutte le donne sono fatte per questo genere di vita. Care ha bisogno di qualcuno che la spinga a cambiare, che la porti a peggiorare, che la aiuti ad uscire fuori dalla parte che recita, quella della ragazza sofisticata con eleganti manie di controllo. Lei ha bisogno di quella passione e quel mistero che con Tyler non c'è più da tempo e, chissà, forse non c'è mai stata”.

Damon parla con estrema disinvoltura, quasi come se stesse leggendo un copione ed io mi chiedo se lui lo abbia mai provato. Se gli sia mai capitato di abbandonare la strada sicura, per quella più tortuosa, ma comunque più felice. Perchè io capisco la mia amica, ho vissuto la stessa situazione tempo prima di lei e so quanto sia difficile uscirne, quanto sia difficile prendere una posizione a riguardo, dal momento che questa spesso coincide con la più difficile.

“So cosa si prova”.

“A fare cosa?”.

“Sei convinta di amare alla follia un uomo, sei pronta a rinunciare a tutto pur di costruire una vita con lui, hai già un futuro splendido programmato e poi arriva quel qualcuno che riesce a stravolgerti la vita. Non lo sai, non te ne rendi quasi conto, ma entra a far parte di te e non basteranno i pianti, le costrizioni, gli allontanamenti, tu vuoi lui e basta. Così accantoni quell'amore che non dimenticherai mai e ti dedichi a questo nuovo, più passionale, frutto della tua stessa passione per un ragazzo qualsiasi”.

“Ragionamento un po' contorto e inoltre io non sono un ragazzo qualsiasi, ma credo che possa filare.

Caroline ama ancora Stefan, però dobbiamo aiutarla a capire. E l'unico che possa aiutarla è Tyler”.

Arriccio le labbra titubante, non so se sia davvero una buona idea, non mi sembra giusto nei confronti del ragazzo, ma dopo tutto io sono l'ultima arrivata, è giusto che se la veda Damon, io penserò solo ad essere una buona amica per entrambi.

“Non credi che così facendo, se Caroline scoprirà di avere ancora sentimenti irrisolti nei confronti di Stefan, lui ne soffrirà?”.

Damon alza entrambe le spalle e mi dedica uno sguardo rassegnato.

“Tyler soffrirà comunque. Tanto vale provarci”.

“Sono quindici giorni che non lo vediamo, potrebbe essere ovunque”.

“Oppure potrebbe essere da nessuna parte”.

 

 

 

 

 

Sento una macchina parcheggiare nel vialetto, se la mia inclinazione naturale per i motori non mi inganna, si tratta del Q7 di Damon e questa cosa mi scoccia parecchio.

Sono quindici giorni che mi sono chiuso in me stesso, lontano da tutto e tutti per cercare di scappare, di trovare una via d'uscita a questa storia che mi strazia il cuore. Però, devo ammettere che non ha funzionato alla grande, anzi, almeno il lavoro mi avrebbe distratto, rintanandomi in casa ho solo avuto modo di pensare a lei ogni piccolo momento morto della mia giornata, e quando sei solo di momenti morti ce n'è abbastanza!

Damon, o chiunque sia il proprietario di quel motore, suona un paio di volta alla porta. In un primo momento mi impongo di ignorarlo, ma poi i suoni iniziano ad essere insistenti e forse io ho troppo voglia di vedere il mio amico.

Prima di aprire lancio una veloce occhiata dallo spioncino, giusto per evitarmi brutte sorprese, come una Caroline che prende in prestito la macchina del suo capo. Invece no, la sagoma spigolosa del mio amico è appostata di fronte alla mia porta ed è parecchio innervosito, forse è meglio aprire subito.

Il viso di Damon si distende in un'espressione sorpresa, probabilmente non pensava che avrei mai aperto, o forse non era convinto che potessi realmente trovarmi qui. Gli sorrido sinceramente, un sorriso che esprime la mia felicità di averlo qui in questo momento, la felicità di non essere più solo.

“Ehi, che sorpresa”.

Ci stingiamo in un breve abbraccio fraterno, già troppo per i canoni di Damon, ma assolutamente desiderato da parte mia.

“Chi lo avrebbe detto. Quindici giorni di ferie per starsene chiuso in camera”.

“Preferivi mi mettessi in malattia? Almeno così sono soldi che risparmi”.

Mi getta un pugno sulla schiena. Lo trovo bene, l'amore lo rende più solare, più felice, decisamente l'opposto di me.

“Elena come sta? Tra di voi tutto bene?”.

Annuisce un po' intimidito, probabilmente teme che la sua felicità possa in qualche modo infastidirmi, ma questo non è assolutamente possibile. So quanto il mio amico abbia sofferto in passato e so quanto meriti questa pace, sperando che non sia troppo passeggera.

“Sì, tutto bene”.

“Mi avrebbe fatto piacere vederla. Ha continuato a correre?”.

“Ovviamente no, preferisce la dieta eterna, ma non alza il culo dalla sedia neanche a pregarla. Comunque oggi avevo bisogno di qualcuno che pendesse il mio posto in redazione e, siccome Caroline non è in grado di farlo, l'unica disponibile era proprio lei”.

Annuisco fingendo di non aver collegato la frase riguardante la mia ex fidanzata. Ogni cosa di lei, anche il suo nome, mi fa soffrire e non sono pronto a farlo un'altra volta, non sono pronto a dividerla con nessuno.

 

 

Siamo seduti sul divano da quasi un'ora. Damon ed Elena sono appena usciti per cenare fuori, ma io non ero dell'umore adatto per unirmi a loro. A dir la verità, ultimamente non sono dell'umore adatto per fare niente, ma non me la sento di biasimarmi così tanto.

Caroline finge che tutto proceda nel verso giusto, è sempre sorridente e apparentemente serena, ma, quando restiamo soli o lei si perde nei suoi pensieri, riesco a leggere la preoccupazione, l'indecisione, la confusione. E questo mi fa male, mi fa tremendamente male.

Mi fa male tenerla tra le braccia e sapere che, anche solo per un secondo, lei starà pensando che cosa ci faccio qui? Mi fa male addormentarmi al suo fianco e risvegliarmi con il timore di scorgere le lacrime solcarle la pelle. Mi fa male sapere che in qualsiasi mio gesto, in qualsiasi mia parola lei possa riuscire a scorgere, per un attimo, il suo viso.

Appoggia la testa sulla mia spalla, ha lo sguardo fisso sulla tv, ma so benissimo che non la sta guardando. Mi agito e quando mi agito so che non va mai niente come deve andare.

Che ti succede, Caroline”.

Alza lo sguardo verso di me, come se stessi uscendo fuori di testa e questo mi agita ancora di più.

In che senso, Ty?”.

Nel senso che non sono un'idiota, Care. So che c'è qualcosa che non va. Lo sento dal tono della tua voce, lo vedo nel modo in cui ti muovi, me ne accorgo ogni volta che trovi una scusa per non far l'amore con me...”.

Quest'ultima frase la colpisce perchè assume un'espressione ferita.

Tyler, non è v...”.

No, Care, risparmiami le tue bugie. Una volta hai mal di testa, la sera dopo hai le mestruazioni in anticipo di due settimane, dopo ancora temi di svegliare Damon ed Elena, ben consapevole che nell'altra stanza o non c'è nessuno, o sta avvenendo la stessa identica cosa. Ma non è solo questo. Ti vedo strana, ti sento distante e non riesco a capirne il motivo”.

Caroline abbassa gli occhi, sta cercando di evitarmi e dopo tutto mi sta anche bene, solo così riuscirò a non cedere, solo così riuscirò a sopportare questa immensa pressione.

Non lo so, Ty, è strano...”.

Strano. Strano era il nome che mi attribuiva la gente quando mi chiudevo in me stesso e non davo retta al mondo intorno a me, strana era mia madre che aveva dato alla luce un figlio senza conoscerne il padre legittimo, strano era il modo in cui ero entrato nel tunnel e strano è il modo in cui ne sono uscito. La parola strano non ha mai portato nulla di buono nella mia vita e, non so perchè, ho la sensazione che anche questa volta mi porterà nel baratro”.

E' inutile aspettare una risposta, perchè la risposta che sto cercando è già viva da tempo nel mio cuore, ma per paura, per codardia, per orgoglio ho preferito non darle ascolto.

Stefan... è lui, non è così? Adesso che è di nuovo in piazza, ti piacerebbe riprovarci, vedere se, dopo tutto questo tempo, ti trova ancora attraente...”.

Senza volerlo alzo la voce, Caroline si scioglie in un pianto, un pianto di scuse, ma che non riesce a smentire le mie parole. Glielo leggo negli occhi, quegli occhi bellissimi che mi hanno sempre dato tanto e dei quali sentirò la mancanza ogni giorno della mia vita.

Ma non si può dire ad un amore di nascere, così come non gli si può chiedere di non morire.

Ci vediamo a New York, Caroline...”.

Senza aggiungere parola e senza recuperare la mia roba, esco fuori dalla casa. Sento il suo pianto leggero, trasformarsi in un'agonia di lacrime e distruzione. Mi fa male il cuore, ma non avrebbe senso tornare indietro, non servirebbe a niente fingere che niente sia accaduto, addormentandomi ogni notte con l'immagine fissa di loro due insieme.

 

 

 

“Perche non le parli?”.

“Che senso avrebbe. In due settimane non può aver capito cosa vuole dalla vita e, molto probabilmente non lo capirà mai”.

Sono stato duro con il mio tono, ma per far mollare Damon, bisogna essere più decisi di lui.

“Beh, standotene qua rinchiuso non potrai riprenderti la ragazza”.

“Senti chi parla. Sbaglio o tu te ne sei scappato ad Atlanta pur di non vivere tutti i giorni con la figura di Elena sotto gli occhi?”.

Ride e anche io, mio malgrado, mi allargo in un sorriso.

“Già, in effetti non è andata così male. Ma Elena non è Caroline. Care non riuscirebbe mai ad affrontare una situazione del genere, ed il suo orgoglio non glielo permetterebbe”.

“Già, ma mi pare di essermi già fatto in quattro per lei...”.

“Perchè non provare a farsi in cinque? Caroline è una psicopatica, maniaca del controllo, ma, per non so quale motivo, tu ti sei innamorato follemente di lei, hai trovato qualcosa in lei che valesse la pena di amare. Hai passato giorni terribili, vittima del suo egoismo, dei suoi viaggi mentali, del suo ordine quasi patologico, non capisco perchè proprio ora tu debba smettere di lottare. Riprenditela, lei non è così lontana....”.

 

 

Devo fare ancora tre telefonate, ho due incontri con il caporedattore della Time New World e dovrei anche preparare le buste-paga per i giornalisti. Proprio oggi Damon doveva assentarsi? Mi viene quasi da pensare che se la sia svignata apposta.

Per il resto la giornata è abbastanza tranquilla, la stessa Caroline sembra piuttosto serena, più silenziosa del solito, ma comunque molto più rilassata degli ultimi giorni.

Lotto con la stampante che ha deciso di abbandonarmi, la mia amica è andata a prendere il pranzo, per oggi non sono nelle condizioni di abbandonare l'ufficio, potrei realmente scatenare le ire del mio fidanzato.

Sono ancora chinata verso la stampante e la porta si apre.

“Sei già qui...”.

Mi blocco improvvisamente mentre, di fronte a me, si materializza l'ultima persona che avrei pensato, o sperato di vedere.

“Felice di rivederti, Elena...”. Non lo riconosco più, il suo tono di voce è molto più tagliente e sarcastico, molto più simile a quello del peggior Damon, quello che ho conosciuto tanto tempo fa.

“Stefan...”.

E' strano ritrovarselo qui, con tutti i cambiamenti che sono avvenuti nell'ultima parte della mia vita, mi ero quasi dimenticata di lui e questo non mi fa certamente onore.

“Ti trovo bene”.

“Grazie...”. Sono completamente in imbarazzo, e non solo perchè è necessaria una bella preparazione psicologica prima di rincontrare il tuo ex fidanzato dopo esserti messa con suo fratello, ma perchè non sono sicura della reazione di Caroline, una volta entrata e trovatasi davanti alla causa di ogni suo problema.

“Damon ha iniziato a sfruttarti”. E' una battuta, ma nasconde comunque un fondo di verità.

“Aveva un impegno, dunque tocca a me mandare avanti la baracca”.

Sorride, un sorriso spento e distaccato.

“Sei diventata una grande donna”.

Mi sento arrossire.

“Avevi bisogno di Damon?”.

“Oh sì, avrei voluto prendere un caffè con mio fratello, ma sono comunque felice di aver trovato te”.

“Bene, perchè qui le cose sono piuttosto complicate e, fino a quando Damon non tornerà, preferisco dedicarmi a questo”.

Mentre cerco di risolvere la situazione, mi accorgo che l'atmosfera si è fatta molto più densa e questo mi preoccupa un po'. Prima che possa tornare con lo sguardo su di lui, Stefan accorcia le distanze tra di noi, afferrando la mia mano che continua a muoversi nervosa sui fogli bianchi per la stampante. Incrocio i suoi occhi e brividi spiacevoli mi attraversano la schiena.

“E' davvero questo che vuoi? E' davvero questa la vita che vuoi? Una vita trascorsa a fare da galoppino al tuo fidanzato?”.

“Non hai nient'altro da fare oggi, Stefan?”.

Distolgo nuovamente lo sguardo da lui.

“No, sono venuto qui per cercare una risposta e la otterrò”.

“Pensavo fossi venuto per vedere tuo fratello. Ma evidentemente sapevi già che non lo avresti trovato”. Questa volta rispondo sprezzante e arrabbiata, non è assolutamente il momento esatto per un confronto del genere.

“Elena, tu mi devi rispondere. Io sono qui per te e tu mi devi rispondere”.

“Che cosa vuoi sapere?”. Ho paura, paura di guardarlo negli occhi, paura di sentire il cuore in gola, paura di affrontare tutto, un'altra volta.

“Tu mi ami, Elena, tu non hai mai smesso di farlo. Non puoi aver deciso di stare con lui, non puoi credere che tra noi sia tutto finito. Io ti amo e tu ami me. Ricordati di noi, del nostro passato, di tutti quei momenti che ci hanno visti complici e felici. Io e te siamo fatti l'uno per l'altra”.

“Stefan, per favore”. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e anche i suoi sembrano essere più lucidi del solito.

“Elena tu non lo ami, credi di amarlo, ma non è così. Io e te siamo destinati. Non potrà mai amarti come ti amo io, non ne è in grado. Ti prego dimmelo, Elena. Dimmi che dentro di te c'è ancora qualcosa di noi, dimmi che non è tutto finito.

E' davvero questa la vita che vuoi? Vuoi essere una segretaria per la vita?”.

Lo guardo disperata, per la seconda volta mi pone la stessa domanda. E me lo chiedo anche io. E' davvero questo quello che voglio? Poi alzo lo sguardo fieramente, accenno anche una sorta di sorriso.

“Vuoi sapere la verità, Stefan? Non è questa la vita che voglio. Non voglio essere una segretaria per tutta la vita. Voglio una vita diversa, una vita basata su ciò per cui ho buttato il sangue. Ma la cosa che voglio di più è una vita felice affianco all'uomo che amo. E, mi dispiace, ma quell'uomo non sei tu”.

Ho trovato il coraggio di dirlo, è stato difficile, mi ha messo parecchio alla prova, ma dovevo farlo, dovevo farlo per me e dovevo farlo per lui. Il suo delirio mi ha sconvolto, non l'ho mai visto così insicuro di se stesso e questo fa molte male. Fa male perchè nel mio cuore c'è comunque un profondo affetto per questo ragazzo che per cinque anni ha condiviso la sua vita con la mia.

Ma ciò che fa più male è lo sguardo vuoto del mio ex fidanzato mentre, senza una parola, si allontana a passo lento verso la porta d'uscita. Riesco a vedere i suoi sogni infrangersi, sogni di cui, fino a pochi minuti fa, io ero ancora protagonista.

 

 

 

 

Apro la porta stravolta dalla giornata di oggi. Fortunatamente Caroline è rientrata qualche minuto dopo l'uscita di Stefan e questo mi ha dato il tempo per riprendermi dallo shock.

Mi guardo allo specchio e mi sento uno schifo. Mi sento uno schifo perchè ho dato spazio al mio egoismo, dando voce a quella parte remota di me che mi costringeva a mettere me stessa e la mia felicità prima di ogni altra cosa al mondo.

Apro l'acqua della vasca e mi siedo sul bordo. Ho voglia di un po' di pace, ho voglia di vivermi la mia vita con serenità, di vivermi il mio amore con serenità. Ho voglia di non dovermi scontrare con i milioni di ostacoli che mi intralciano il cammino.

Perchè deve essere tutto così difficile? L'amore ha il dovere di renderti felice.

E invece mi ritrovo qua a rimuginare sul perchè delle cose, chiedendomi perchè abbia dovuto stravolgere la mia vita in questa maniera così maledettamente pleonastica.

Mentre mi infilo nella vasca però sorrido.

E' Damon la mia ragione. E' lui che mi ha spinto a stravolgere la mia vita in questo modo così inconsueto, è lui che ogni mattina mi dà il coraggio per affrontare la giornata. E' la mia dose vitaminica, quel motore che mi spinge a crederci fino in fondo, quella droga che mi impone felicità.

L'amore non è niente se non hai qualcuno d'amare. Perchè non è un sentimento astratto, non è un miracolo terreno che ti collega direttamente al divino. L'amore sono due occhi azzurri che ti scrutano nel buio, due labbra ardenti che ti cercano tra le lenzuola, due mani forti pronte ad asciugarti le lacrime. L'amore è guardarlo negli occhi e sapere che con lui tutto può nascere e morire.

Con questa nuova convinzione che si fa strada dentro di me, riesco a comprendere pienamente le parole di mia madre: in amore non ci sono vinti o vincitori, c'è solo chi ama e chi invece ha smesso di farlo”.

Sorrido al pensiero di quella donna così saggia, poi mi asciugo ed entro nel mio pigiama profumato di ammorbidente. Entro in salotto e trovo Damon sprofondato sul divano. Non l'ho sentito arrivare.

Lui non si volta, forse non se n'è accorto, o forse è talmente stravolto da non volermi concedere nessuno dei suoi sorrisi obliqui. Sorrido, mentre ammiro stupefatta il suo profilo deciso.

E' bello il mio amore, così bello da farmi pensare che forse gli angeli esistono, angeli terrestri che vestono spoglie di uomini comuni.

Mi siedo al suo fianco e appoggio la testa sulla sua spalla.

“Buonasera, o mio cupido”.

Mi bacia dolcemente i capelli.

“Ciao, piccola”.

“Come va?”.

“Diciamo che spero che la tua giornata sia stata meglio della mia”.

Ondeggio la testa, come ad indicare che non è così, ma non parlo, Tyler in questo momento è più importante.

“Non ti ha dato retta?”.

“E' ferito. Non pensava di doversi battere per il suo amore e non vuole ammettere che questo era inevitabile”.

“Non era inevitabile. Nessuno se lo sarebbe aspettato”.

“Io sì. Era una cosa a cui ho sempre pensato molto. Tra Stefan e Caroline non è mai realmente finita. Quando lui è uscito dal suo tunnel, lei non c'era più, ma non aveva comunque smesso di amarlo. Poi sei arrivata tu, Stefan era entusiasta di te e Care era l'unica persona con cui poteva parlarne.

Solo lì se n'è convinta, lì ha davvero capito che della sua storia d'amore erano rimasti solo i pezzi e soprattutto ha capito che doveva guardare avanti. Tyler è stato il suo avanti, ma...”.

“Ma poi siamo arrivati io, te e il nostro amore”. Completo io per lui.

“Già. Caroline lo ha contrastato per molto tempo. Ci ho messo un po' a comprendere che il suo problema non eravamo noi due insieme. Il suo più grande timore era riscoprire dentro di lei un piccolo spiraglio di speranza nel saperlo di nuovo solo”.

Mi perdo in quello stesso vuoto che condivido con lui.

“Tornerà?”.

“Non lo so. Per la prima volta in questi quattro anni, non sono riuscito a capire cosa passasse davvero nella testa del mio migliore amico”.

Appoggio una mano sul suo petto.

“Hai fatto quel che hai potuto”.

Annuisce, stringendo la mia mano nella sua.

“Mi hanno detto che anche per te è stata una giornata movimentata”.

Arrossisco, mentre avverto il suo sguardo storcersi per osservarmi. E' la sua azienda ed io la sua ragazza, non potevo certo pensare di passare inosservata! Maledetti amici giornalisti.

“Non le sfugge niente, signor Kallaghan”.

Alza il petto in un accenno di sorriso, misto a sbuffo.

“Cosa voleva mio fratello?”.

“E' importante?”.

“No, ma è importante ciò che succede a te”.

“Le solite cose, mi ha chiesto come stessi, come mi trovo in ufficio, di tornare da lui e come mi trovo con te”.

Faccio la vaga, ma alla mia penultima frase si irrigidisce.

“Seriamente? È stato davvero così vigliacco da venirti a reclamare in mia assenza?”.

“Damon...”.

Cerco di calmarlo, ma una furia omicida si è ormai impossessata di lui. Si alza di colpo per attraversare a passi da gigante l'intera superficie della sala.

“No, Elena. Non dire Damon. Si ' comportato in una maniera scandalosa. Non è più lui, non lo riconosco”.

“Damon, adesso calmati. Non è successo niente. Gli ho detto che non lo amo ed è andato via. Semplice”.

“Ed è così, Elena? E' davvero così? Dopo cinque anni d'amore non provi più niente per lui?”.

Adesso inizio ad infuriarmi anche io. Odio quando mette in discussione i miei sentimenti e odio il fatto che non sappia rispettare le sue promesse.

“Adesso basta. E' la trentesima volta che te ne esci con questa domanda. E per la trentunesima volta ti posso dare la stessa risposta. E' ovvio che dentro di me ci sia qualcosa per Stefan. Ha fatto parte della mia vita per cinque anni, con lui sono diventata una donna e questo non si può cancellare. Ma amo te, ti amo e non ho più voglia di spiegarti il motivo. Adesso se vuoi credermi bene, altrimenti continua pure a farti del male impelagato tra i tuoi patemi mentali”.

Faccio per andare via, ma la sua mano mi blocca la vita. Mi avvicina a sé con dolcezza e si lascia andare ad un bacio lento e premuroso. Il bacio di chi ha avuto una giornata molto difficile ed ora vuole godersi un po' di pace. Io ricambio soddisfatta, soddisfatta perchè neanche io ho troppa voglia di un'altra estenuante serata.

Dopo qualche attimo di lingue in lotta, ci separiamo l'uno dall'altra.

“Scusami, piccola. Ma mio fratello mi manda completamente fuori di testa”.

Scuoto la testa esasperata.

Dovresti rilassarti. Dov'è finito il Damon sicuro di se stesso che mi ha fatto sbronzare in un bar di provincia la prima sera che mi ha conosciuto?”.

“Quel Damon è stato fregato da una moretta tutto pepe, anzi se n'è innamorato, che in questo caso è addirittura peggio”.

Gli tiro una spallata, riacquistando la felicità di riavere il mio uomo affianco.

“A proposito di famigliari. Mi piacerebbe tornare ad Atlanta per qualche giorno. Finalmente Jeremy si laurea, vorrei esserci”.

“Certo, potremmo andarci nel fine settimana e tu potresti rimanerci tutto il tempo che vuoi”.

“Ho ancora un lavoro, ti ricordo...”.

“Sì, ma sei anche la fidanzata del capo, se non ne usufruisci tu...”.

“In effetti era tutto combinato. Mi sono messa con te perchè mi piace essere una privilegiata...”.

“O di questo me ne sono accorto. Nel letto lo sei assolutamente...”.

Mi bacia una spalla nuda e la sua lingua libidinosa non lascia all'immaginazione. Sorridendo ancora per la battuta sfrontata, mi procuro un bacio come segno di assenso.

 

 

 

 

Sbuccio l'ennesimo pistacchio, stando ben attenta a non scalfire le unghie lunghe e laccate.

Mi lascio sopraffare dai fumi effimeri che aleggiano nella camera, so che dovrei stare lontana, ma è più forte di me. Mi aiuta a non pensare e, quando ti rendi conto di non essere una persona buona, i pensieri sono spesso i tuoi peggior nemici.

“A che pensi, Katherine?”.

La voce elettrica di un Kol sballato mi raggiunge lentamente. Ha ricominciato con le droghe, forse lui non ha mai smesso, il problema è che io non sono più in grado di reggere.

E' passato troppo poco tempo da quando ne sono uscita, troppo poco da quando il mio corpo ha superato il bisogno.

“Al più e al meno. Ai problemi della vita, a quelli della morte. Tutte cose troppo filosofiche perchè tu le possa comprendere”.

Abbozzo un leggero ghigno mentre lui scuote la testa ridendo. Poi afferra la ragazza che è seduta sul divanetto al suo fianco e la invita a posarsi sopra di lui.

Ne ho la nausea, questo non è il posto in cui dovrei essere, queste non sono le persone. Eppure l'unico che vorrei al mio fianco è lontano anni luce da qui, e non mi riferisco di certo alla distanza.

Sento un vuoto in fondo allo stomaco, mentre lo penso, felice e sorridente, a cenare serenamente con lei. Lei che mi ha rubato la vita, che ha fatto suo il posto che occupavo nel cuore di Damon.

“Non dirmi che pensi ancora a quel pirla di Kallaghan? Di sicuro neanche i sofisti perderebbero tempo con lui”.

Sbuffo.

“Sei pronta ad attaccare?”.

“Questi sono affari miei. Abbiamo stabilito come attaccare, non quando o perchè. Quella è prerogativa mia”.

Alza le mani in segno di resa, buffo come faccia ad essere ancora parte integrante del discorso mentre una biondona da strapazzo lo ha quasi totalmente fatto affogare nelle sue curve. Ho sempre avuto il dubbio che fosse un po' che non amasse particolarmente il genere femminile.

“Ok, ok. Era tanto per dire. Perchè qui il tempo passa e Damon ed Elena sono più felici di prima”.

Lancia la frase solo per darmi fastidio, vuole una reazione ma non l'avrà.

“A differenza tua, la mia non è una vendetta personale. Io rivoglio solo l'uomo che, sette anni fa, mi sono lasciata sfuggire. Ho solo bisogno di tempo per concretizzare il piano. Questa volta a rimetterci potremmo non esserci solo io e te”.

Mi alzo indispettita dalla poltrona. E' tempo di tornare a casa. Questo posto mi ricondurrà nuovamente all'inferno!

Prima di abbandonare definitivamente il locale, ritorno con i pensieri al mio Damon, a quell'uomo meraviglioso che come una stupida mi sono lasciata scappare. Ritorno ai nostri momenti più belli, a quelli più difficili, alle lacrime che mi ha asciugato e a quelle che molte volte io gli ho evitato. Era tutto perfetto, così perfetto da farmi perdere la testa. Ma tornerà ad essere come prima, Damon non potrà non tornare da me.

 

 

 

Sbatte la porta con impeto e furia, così forte da farmi sobbalzare e rischiare di tagliarmi con il coltello che ho in mano. Damon è un uomo molto pacato, poche volte l'ho visto arrabbiato e quelle uniche in cui è successo gli è passata più in fretta di come gli sia arrivata.

Oggi però il suo volto è paonazzo e gli occhi sembrano volergli uscire dalle orbite.

Che diavolo sta succedendo?”.

Cosa sta succedendo? Cosa sta succedendo mi chiedi?”.

Allargo gli occhi sbalordita da questa reazione estrema e, dopo aver lasciato i pomodori in acqua nel lavello, mi avvicino al mio uomo per cercare di comprendere che cosa sia successo.

Damon...”.

Alza lo sguardo verso di me, ha gli occhi lucidi, ma so che si obbligherà a non piangere.

Mio fratello, quel grandissimo idiota di fratello che mi ritrovo...”.

Cosa c'entra Stefan adesso? “.

Avrò visto suo fratello tre volte in tutto, dunque preferisco non sbilanciarmi su di lui, ma devo ammettere che mi è sembrato un ragazzo apposto ed inoltre lui e Damon si adorano, per farlo arrabbiare così deve averla combinata proprio grossa.

Ha deciso di tornare a vivere con mio padre e con quella megera della sua compagna”.

Co... cosa?”.

Purtroppo, invece, ho avuto modo di conoscere il Salvatore Senior e devo ammettere che non ne ho una discreta opinione. Mio padre è in affari con lui e, per ovvie ragioni, le nostre famiglie si frequentavano già da parecchio tempo. Conoscevo la sua storia, qualcuno lo descriveva come un uomo assetato di potere che, pur di non dover rinunciare alla sua vita, aveva tranquillamente affidato i suoi due figli ad amici di famiglia. Quale padre avrebbe potuto fare una cosa del genere? Damon mi ha accennato che adesso è tornato alla ribalta, ma non potevo immaginare che avrebbe riportato con sé Stefan, non dopo tutte le sofferenze che gli ha procurato.

Già, a quanto pare gli è tornata la vocazione di fare il padre e mio fratello ci è cascato come un cretino. Sempre che non sia stato spinto dai soldi...”.

Non pensarlo neanche. Alaric e Isobelle vi hanno dato un certo tipo di educazione, non lo farebbe mai. E inoltre a breve anche lui potrà usufruire dell'eredità di tua madre e venire a lavorare con te una volta compiuti gli studi”.

Allora proprio non capisco la sua scelta. Avevamo tutto, avevamo la famiglia che non abbiamo mai avuto, finalmente abbiamo ritrovato l'armonia, tutto stava andando per il verso giusto”.

Non ho mai visto il mio ragazzo comportarsi così. Nulla è rimasto della persona che è, anche gli occhi iniettano veleno ad ogni sguardo. E' arrabbiato ed io posso capirlo.

Lo stringo forte a me, cercando forse di condividere quel dolore che lo attanaglia, ma so che è impossibile. Ciò nonostante lui si abbandona a me, per una volta libero dalle strane caricature di uomo duro e orgoglioso. Ci metto un po' a capire che qualcosa sta bagnando la mia spalla. Sorrido, infelice per lui, ma fiera di averlo visto spoglio di qualsiasi maschera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze! Scusate il ritardo, ma tra i corsi all'università, gli esami che sono sempre più vicini e gli impegni vari è davvero un casino riuscire a scrivere più di dieci minuti a sera.

Come al solito volevo ringraziare tutte voi che mi seguite, ma soprattutto le, ormai poche, ragazze che recensiscono con estrema puntualità. Vi adoro, vi adoro veramente.

Bene, ho voluto iniziare con un momento quotidiano di Damon ed Elena, questo per dimostrarvi che la vita va avanti nonostante i problemi che ci circondano e che anche in situazioni spiacevoli ci si può costruire una bolla tutta nostra, unico porto sicuro quando tutto intorno a noi fa schifo. Già perchè per Damon ed Elena i problemi non sono finiti, lo so io, lo sapete voi e lo sanno anche loro. Ciò nonostante riescono a recuperare del tempo tutto per loro e, cosa più importante, riescono a stare vicinissimi alla loro amica in difficoltà.

E' Damon a prendere la palla al balzo, sa che c'è bisogno di qualcuno che parli con Tyler e Caroline è troppo orgogliosa per farlo. Presto scopriremo se il nostro lupetto riuscirà a superare l'orgoglio e tornare dalla sua fidanzata...

anche Elena riceve visite. Stefan la va a reclamare, ma, nonostante i rimorsi di coscienza, lei continua per la sua strada, difendendo per l'ennesima volta il suo amore per Damon....

quest'ultimo, come al solito, non accetta la cosa, ma sembra iniziare a credere veramente ai sentimenti della sua fidanzata... vedremo come andrà a finire!

Per quanto riguarda Kat, lascio a voi i commenti....

Spoiler: Caroline si ritroverà faccia a faccia con Stefan e, anche se non sarà ben chiaro, verranno gettate le basi per il piano della nostra banda bassotti.

 

A prestissimo. Anna

p.s. Non mi abbandonate!!!

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Capitolo 25
*** Incontri imprevisti ***


“Dadan... guardate cosa vi ha portato oggi il vostro amatissimo capo!”.

Damon entra in ufficio, brandendo un'elegantissima bottiglia di rosso.

La redazione è vuota, la gente è andata via e solo io, lui e Caroline siamo ancora alle prese con la solita e stressante routine... o almeno, lo eravamo fino a quando Damon non ha deciso di farci ubriacare.

“Seriamente? Siamo ancora in servizio, se non te ne sei accorto”.

La mia amica, stranamente, è la più ligia al dovere, niente è rimasto della donna festaiola che sabotava ogni noiosissima faccenda lavorativa per dedicarsi ai più assurdi svaghi.

“O certo che me ne sono accorto. Ma questo è un Merlot italiano, invecchiato al punto giusto. Chi sono io per intralciare il suo destino? Ha fatto migliaia di miglia per arrivare fino a qui”.

Scuoto la testa, divertita dai loro rituali battibecchi.

“Forza, Care, diamogli retta. Dopo tutto ci deve ancora parecchie ore di straordinario!”.

Mi alzo per prendere i bicchieri nascosti nella dispensa personale della mia amica e sento un vuoto allo stomaco quando vi scopro il deserto più assoluto, niente è rimasto delle sue solite leccornie che le allietavano le giornate.

Damon mi si avvicina trionfante e apre con entusiasmo la bottiglia, versando nel cristallo quel liquido rosso e limpido che, ne sono sicura, ci farà perdere la testa.

Ed eccoci qui, qualche ora dopo e, soprattutto, qualche bottiglia dopo. Non mi sono stupita quando ho visto rientrare Damon con altre tre bottiglie strette sotto il braccio. Il vino è delizioso, diamo a Cesare ciò che è di Cesare.

Sento la testa girare vorticosamente, forse avremmo dovuto buttare già qualcos'altro insieme al vino, qualunque cosa non fossero delle inutili patatine light con un'altrettanta inutile salsa barbecue.

Appoggio la testa sulla spalla di Damon che è sdraiato sul divano insieme a me, Caroline ci guarda sorridente dal lato opposto della scrivania.

Sorrido, lieta di aver potuto recuperare un po' di quella serenità che negli ultimi mesi era venuta a mancare e non importa che il responsabile di tutto ciò sia un formidabile liquore italiano! Guardateci qui, sembriamo un normalissimo trio di amici, scherziamo, ci tiriamo gli oggetti e urliamo isterici ogni qual volta che uno di noi si rincorre per l'ufficio con cattive intenzioni.

Sembra di essere tornati bambini, non abbiamo più pensieri, siamo solo schiavi delle cattive abitudini e dei nostri sorrisi e anche un po' delle bottiglie di vetro vuote, che giacciono maliziose e silenziose sopra il tavolo.

“Questo è uno di quei momenti in cui la bionda impazzisce ed inizia a proporre giochi spastici”.

Caroline si illumina alle parole del mio fidanzato. Non la vedevo così da troppo tempo e mi mancava. Mi mancava quella donna allegra e spietata che, con un suo piccolo sorriso, era in grado di rubarne uno anche a me.

“Potremmo fare obbligo o verità”.

“No, Care ti supplico, godiamoci il momento”.

“Anche io passo, sono troppo ubriaco per riuscire a non dire ad Elena tutte le volte che l'ho tradita”.

Gli tiro una spallata scontrosa.

“Ringrazia che io sia troppo ubriaca per potermene ricordare domani”.

Ridiamo, forse addirittura più di quanto lo richieda la situazione. Ma che ci importa? Siamo noi, siamo sempre e solo noi, nessuno può giudicarci e nessuno può privarci di questa fasulla felicità che ci circonda.

Caroline ha quasi perso il respiro, poi i suoi occhi si riempiono di lacrime, ma lacrime diverse, sembrano sprigionare gioia, o forse è solo ciò che io voglio vedere.

“E adesso perchè diavolo piangi?”.

Do un pizzicotto a Damon, il quale risponde con un'occhiata offesa.

“Che fai?”

Alzo il mento in direzione di Care, ci osserva sorridente.

“Siete lo spettacolo più bello del mondo”.

“O mio Dio”. Questa volta Damon si becca una gomitata in pieno stomaco che gli mozza quasi il respiro.

“No, dico sul serio. E pensare che sono stata la prima a non credere in voi. Invece siete perfetti l'una per l'altra. Guardatevi, i vostri occhi parlano al posto vostro, vi amate e vi venerate a vicenda.

Elena sei una donna fortunata, non ho mai visto nessuno amare con la stessa intensità con cui Damon ama te”.

Sorrido e guardo il mio fidanzato con uno sguardo imbarazzato. Ma non posso in nessun modo contraddire la mia amica, Damon è perfetto e ogni parte del suo corpo sprigiona amore per me.

“Care, anche tu troverai l'uomo della tua vita”.

“Già, forse un giorno, quando avrò messo ordine nei miei pensieri. M probabilmente non c'è nessuno disposto ad amarmi con questa stessa forza”.

Nonostante stia affrontando un argomento piuttosto malinconico, non sembra particolarmente triste, non ora che siamo rinchiusi in questa bolla privata, una bolla che, tra qualche ora, è destinata a scoppiare.

“Non dire sciocchezze. Troverai l'uomo giusto, Care, il fatidico uomo perfetto”.

Mi alzo dal mio divano per sedermi sulle gambe della mia amica, avvolgendola con un braccio.

“Non esiste l'uomo perfetto”.

“Oh, sì che esiste, guarda me”.

Alzo gli occhi al cielo in contemporanea con la mia amica, mentre Damon si indica orgogliosi con le mani.

“E sentiamo, come si riconoscerebbe questo uomo perfetto?”.

“Se ha due occhi azzurro cielo, un fisichino niente male e indossa bene qualunque tipo di vestito, non lasciartelo scappare: lo hai appena trovato”.

Gli lancio lo scotch addosso e torna ad occuparmi della mia migliore amica.

“L'uomo perfetto è modesto, intelligente e sensibile... sei ancora sicura che io sia stata così fortunata?”.

Ridiamo sotto gli occhi increduli di Damon, poi ritorno seria in un attimo.

“L'uomo perfetto è quello che tu reputi perfetto. E non importa quanto ci metterai a trovarlo, non importa se si chiamerà Stefan, Tyler o non so altro, lui arriverà, ti guarderà negli occhi ed il tuo cuore prenderà a battere all'impazzata. La perfezione non esiste, ma ogni volta che lui ti starà vicino, capirai che non c'è niente al mondo che desideri di più. E adesso, signor Kallaghan, prenota un taxi e andiamocene a casa, sto iniziando a delirare”.

Mi alzo in piedi e quasi inciampo sulla mia borsa celeste.

“Perchè dovrei chiamare un taxi?”.

“Perchè non sei in grado di distinguere l'acceleratore dal freno, forse”.

Mi sistemo la camicetta a quadri ormai stropicciata e abbraccio con enfasi la mia migliore amica.

Quando siamo già sulla porta, pronti a dirigerci verso l'auto, Caroline si sofferma un secondo, richiamando la nostra attenzione.

I boccoli vaporosi le coprono a tratti il viso e quasi si confondono con i riflessi rosati della maglia velata.

“Care, muoviti, tra cinque minuti arriverà il taxi”.

“Sì, arrivo subito. Volevo solo ringraziarvi. Forse non troverò mai l'uomo perfetto, ma posso affermare con certezza che ho trovato gli amici perfetti. Riuscite a farmi ridere, a coccolarmi e farmi ragionare senza farmi sentire il peso di questi ultimi mesi.

Grazie perchè con voi posso ancora sperare di essere felice”.

 

 

 

 

La sveglia inizia a suonare insistentemente. Cavolo, pensavo di averla staccata ieri sera, dopo che Elena si è addormentata, ma forse ero troppo ubriaco per rendermene davvero conto. La stacco velocemente, sperando che la mia fidanzata sia ancora profondamente immersa nel mondo dei sogni.

Ieri sera non abbiamo neanche abbassato le tapparelle e adesso il sole inizia ad insinuarsi fastidioso da sotto la tenda scura. Sbuffo, mettendomi il braccio sul viso.

Lentamente, troppo lentamente, mi ritornano alla mente i ricordi sbiaditi della notte precedente. E' stato bello prendere un po' di tempo per noi. Non mi era mai capitato, non avevo mai desiderato così tanto trascorrere del tempo con qualcuno. Se è per questo sono molte le cose che, un po' di tempo fa, non avrei fatto.

E' proprio vero che l'amore ti cambia, ti aiuta a conoscere meglio te stesso, quello che avevi abbandonato in un angolo per il timore di non piacerti abbastanza, quello che hai privato del diritto di scelta, quello a cui troppe volte hai impedito di essere felice.

Mi volto sulla pancia, il viso sotto il cuscino e la voglia di tornare a dormire fin troppo accesa.

Elena si muove debolmente nel sonno. Non la vedo, ma so che se la osservassi potrei vedere le sue labbra schiudersi leggermente, per poi rincontrarsi assonnate, la sua pelle vellutata andare su e giù, cullata dal debole respiro, i capelli scomposti sul cuscino che irradiano profumo tutto intorno a noi.

E' bellissima, così bella che spesso mi chiedo se sia tutto vero, se domani non mi toccherà alzarmi dal letto, guardarmi allo specchio e realizzare che lei non è mia, che lei è rimasta la ragazza di mio fratello e niente di più, che tutti questi mesi .in cui ha accelerato il battito di questo cuore innamorato, sono stati solo frutto della mia sinistra e spaventosa immaginazione.

In un attimo però mi tranquillizzo, osservo il suo viso angelico e ritorno nella mia bolla di tranquillità. Lei è mia, è mia e di nessun altro. L'ho conquistata senza inganno e adesso mi posso godere il mio premio.

Un po' più rilassato, abbasso anche le mie difese, avverto Morfeo con le braccia spalancate, pronto ad accogliermi, ma qualcosa di fastidioso mi riporta al mio concreto mondo di paure e di ossessioni: è il mio cellulare.

Faccio in tempo ad afferrarlo prima che la suoneria del messaggio intensifichi il suono.

Un numero che non conosco, ma trattandosi del telefono aziendale immagino che sia qualche rompi scatole con cui magari avevo appuntamento in questo momento.

Un numero non salvato, un messaggio con poco significato, inaspettato e di sicuro non propriamente apprezzato:

 

Cosa significa aprire gli occhi e rendersi conto di quanto tu abbia bisogno di un uomo al tuo fianco? Erano anni che non me lo domandavo più.

Mi manchi, Damon. Mi manca chi ero quando tu stavi insieme a me.

Il mio sbaglio più grande è stato sottovalutare il nostro amore, non commetterlo anche tu. Tu sei migliore. Ti amo, Katherine.

 

Sono imbarazzato, lo so e lo capisco dal mio cuore che ha accelerato il suo battito, ma soprattutto dal mio viso che sembra stia andando in fiamme. Quasi come se avessi paura di essere scoperto, cancello rapidamente il messaggio e do la spalle ad Elena, come a volerle nascondere il mio turbamento interiore.

Che cosa vuole ancora da me? Cosa l'ha spinta a tornare qui?

Sono un illuso, un illuso perchè pensavo che, finalmente, tutto avrebbe potuto andare nel verso giusto, un illuso perchè per un attimo ho sperato di poter essere veramente felice.

Sono ancora rapito dai miei pensieri, quando una mano calda mi sfiora con dolcezza le spalle. Potrei riconoscere quel contatto tra mille. Cercando di ricompormi, mi volto verso la mia donna. Dio mio se è bella, ancora di più senza il trucco ed i capelli leggermente scombinati. Fingo di aver appena aperto gli occhi e mi sento sporco dentro, io non le mentirei mai, non l'ho mai fatto da quando è diventata mia.

“Sbaglio o siamo in ritardo per il lavoro?”.

Sorrido furbamente, non è arrabbiata, ma so che tra poco si alzerà da questo letto, berrà la sua spremuta e si butterà sotto la doccia, la solita routine che accompagna il nostro arrivo in ufficio, arrivo solitamente schermato dalla miriadi di occhi che abbiamo puntati addosso.

“Andiamo, Elena, ieri sera abbiamo fatto tardissimo, ci meritiamo un po' di sano sess... ehm, volevo dire riposo”.

Scuote la testa su cui sta lavorando per annodare un perfetto chignon.

“Vorrei complimentarmi personalmente con chi ti ha insegnato il valoroso motto prima il dovere, poi il piacere”.

“Ho trentadue anni e un'azienda che vale milioni di dollari, direi che il dovere ha primeggiato nella mia vita. Però, in quanto ad affetto ed esercizio fisico sono piuttosto carente”.

Le bacio voglioso le braccia bianche, lei mi allontana divertita, ma non fa in tempo a mettere un piede fuori dal letto che l'afferro prontamente per la vita, riportandola al mio fianco.

“Sono il tuo capo, non puoi disobbedire”.

“Oh, sì che posso”.

“Non abbiamo abbastanza lavoro, oggi deve stare a casa, signorina”.

Cerco di utilizzare il tono più autorevole che ho, ma non è una grande conquista, forse perchè mi si addice maggiormente quello del burlone.

“No, signore. Adesso lei alza il suo scolpito e marmoreo corpo da questo letto e fa una bella doccia fresca, in modo da spegnere i bollenti spiriti”.

“Ai suoi ordini, signorina. Ma accetto solo se lei ha intenzione di seguirmi sotto la doccia. Sa, il mio corpo scolpito ha parecchie cose da raccontarle”.

La vedo ridere di gusto, un sorriso così bianco e sereno che mi fa dimenticare Katherine una volta per tutte. Adesso esistiamo solo io e lei, io, lei e il mio desiderio che inizia a premere sempre di più.

Elena si avvicina a me gattonando. Il perizoma blu scuro fa contrasto con la sua carnagione chiara, ma per il resto non riesco più ad esprimere il mio stupore per le sue curve, la sua perfezione mi ha appena divorato il cervello.

Cerco famelico le sue labbra, le sento carnose e abbondanti sotto i miei denti. Ci scambiano un bacio urgente, uno di quei baci che non bastano, però, a trasmettere all'altro tutta la voglia che hai di lui.

Appoggio le mani sulle sue natiche lisce e sento la mia erezione diventare sempre più grossa. Anche Elena sembra accorgersene, perchè con abile maestria, appoggia il mio pene tra le sue gambe e inizia a muoversi lentamente, ma io non ci sono più. La mia testa è andata a farsi un viaggio, un viaggio tra i meandri di questo corpo meraviglioso che balla con leggerezza davanti ai miei occhi.

Libero il suo seno dal leggero velo di stoffa che lo ricopre. Come se non avessi visto niente di più perfetto al mondo, mi ritrovo ad accarezzare con lentezza i suoi seni. Sono rotondi, grossi e, adesso, anche duri. Le lecco i capezzoli, sento la sua mano spingere di più sulla mia testa, come a chiedermi di più, come a dirmi che questo non basta. Non basta neanche a me, Elena.

Liberando il mio membro dalle sue cosce sode, si sdraia completamente su di me, la sua vagina nuda sfrega con forza e velocità sulla mia sporgenza. Mi sembra di impazzire, è ancora meglio di una penetrazione. Si strofina con impazienza e appoggia le mani sul suo seno, accarezzandosi maliziosa e, invitandomi con lo sguardo ad imitarla. Senza farmelo ripetere, metto le mani sopra le sue, eccitato da questa nuova versione della mia Elena. Non è più la donna razionale che mi esortava a recarmi al lavoro qualche minuto fa, al suo posto ora c'è una sensazionale bomba del sesso, pronta ad esaudire ogni mio desiderio.

“Toccati per me”.

Con un gesto esperto, mi fa entrare dentro di lei, dopo di che, cavalcandomi con estrema seduzione, inizia a toccarsi il seno e ad osservarmi con fare voglioso.

La spingo con più forza contro di me, la sento inarcare la schiena sotto le mie mani. Adoro vederla così. Così totalmente schiava dei miei movimenti, allo stesso modo di cui io lo sono dei suoi.

Le sue dita abbandonano i suoi capezzoli, per affondare aggressive nella mia carne. Si abbandona al suo piacere ed io godo con lei, godo perchè sono protagonista di quell'aria rilassata che luccica nei suoi occhi.

Ancora qualche istante e anche io esplodo dentro di lei, solleticandola di amore.

“Wow...”.

Sono sinceramente colpito da quanto i suoi atteggiamenti siano cambiati. Non è più la ragazzina timida e metodica, adesso è una vera esplosione di ormoni.

Ride mentre si sistema i capelli.

E' ancora più bella adesso. I suoi occhi sono più luminosi, la pelle sembra più morbida, anche i suoi capelli sembrano più sinuosi. Questa è la bellezza dell'amore.

“Adesso possiamo andare a lavorare, o hai ancora altri istinti da sfogare?”.

Mi appoggio la mano sul petto ancora ansimante, questa volta la mia piccola Elena mi ha stremato, ha portato al culmine la mia eccitazione, modellandomi come creta nelle sue mani.

“Direi che possiamo occuparci dei nostri impegni”.

Ride ancora più forte, questa volta, però, mi provoca un leggero fastidio, forse perchè la conosco abbastanza bene da sapere dove vuole arrivare, o forse perchè, se solo avessi fiato, mi concederei volentieri un secondo round. Si butta nuovamente su di me, appoggiando il mento sul mio petto.

“E quindi io, piccola e fragile mortale, avrei messo K.O l'unico e solo Damon Kallaghan?”.

Ride ancora e neanche io posso fare a meno di lasciarmi andare ad un esasperato sorriso di rimprovero, che però nasconde solo divertimento per questa ragazza così sorprendente.

“Mi sento ferito nel mio orgoglio di uomo, piccola. Ecco perchè oggi non usciremo da questa casa, fino a quando io non ti avrò dato modo di provare la mia incredibile resistenza”.

La afferro per le spalle e la obbligo ad appoggiare la schiena contro il letto, invertendo le nostre precedenti posizioni.

Elena lascia umidi baci sul mio collo, dimostrandosi più accondiscendente e pronta di quanto lo sia io.

Inizio a baciarla anche io e il suo bacio è così travolgente che dimentico anche me stesso. Niente più ex che ti mandano messaggi alle prime luci del mattino, niente più stanchezza e niente più mondo che ti circonda. Siamo solo noi, io ed Elena, complici e fautori di questo grande amore.

 

 

 

 

 

Guardo l'orologio impaziente, sono quasi le otto ed Elena è in ritardo di almeno un quarto d'ora. Da quando lei e Damon si sono messi insieme, però, ci ho fatto l'abitudine, probabilmente sono troppo impegnati a tubare per dare retta all'orologio.

Sbuffo nuovamente, rigirandomi tra le mani il bicchiere di aranciata ormai finito.

Finalmente almeno il telefono mi degna della sua attenzione, come sospettavo è un messaggio della mia amica.

Care, Damon mi ha trattenuta per motivi di lavoro. Un quarto d'ora e sono da te”.

Alzo gli occhi al cielo, eppure non riesco ad essere arrabbiata con lei. Probabilmente i motivi di lavoro a cui si riferisce, prevedono un letto ed il suo fidanzato nudo e, con ancora maggior certezza, il quarto d'ora si trasformerà un una mezz'ora abbondante, ma è comunque la migliore amica che mi potesse capitare e non potrei essere più felice di così.

Cerco di ravvivare i miei capelli, li ho lasciati mossi per evitare di arrivare in ritardo all'appuntamento, avrei dovuto mettere in conto quello della mia amica.

Sorrido, ben consapevole che agli occhi di chi mi circonda potrei sembrare pazza, ma non posso fare altrimenti. In questo periodo sono davvero poche le cose che mi rendono felici e i miei due amici sono tra quelle.

Il mio sorriso però non ha lunga vita. Dalla porta del locale fa l'entrata l'unica persona che non avrei voluto vedere in questo momento.

Stefan si avvicina con fare intraprendente al bancone, ordina qualcosa, probabilmente del bourbon, lui e Damon sono fissati!

O mio Dio, Care, non perderti in questi pensieri insignificanti!

E' da parecchio tempo che non ci vediamo e, se solo non avessi gli occhi di qualche signora di mezza età che probabilmente pensa a me come potenziale nuova fidanzata del figlio sfigato, mi nasconderei sotto il tavolo, ma so che apparirei ridicola, quindi rimango seduta al mio posto e sfido il destino, pregandolo vivamente di non farmelo incontrare.

Purtroppo io ed il destino non abbiamo mai avuto un grande feeling, ecco, quindi, che il mio ex fidanzato, non che attuale amico e causa di rottura della mia nuova storia, si dirige verso di me, aprendosi in un sorriso enorme, un sorriso che mi fa sciogliere il cuore come un gelato al sole.

Non riesco a sostenere il suo sguardo, è fin troppo pieno di gioia, ma non è quello che conosco e di cui mi sono innamorata, è freddo, è come se il calore della sua bocca non raggiungesse gli occhi.

“Ehi, Care!”.

Mi bacia con dolcezza sulla testa, è un gesto a cui dovrei essere abituata, un gesto che ci ha legato per tutti gli anni di questa amicizia perversa che dura da tutta la vita, ma questa volta è diverso.

“Ehi, Stefan”.

Cerco di ricompormi, ma la mia voce tradisce un leggero nervosismo.

“Cosa ci fai qui tutta sola? Dove hai lasciato Tyler?”.

Ero convinta che la notizia della nostra rottura fosse su tutti i rotocalchi di New York, ma evidentemente mi sbagliavo. Le storie d'amore tra i ricchi ereditieri e le loro novelle fiamme sono grasso che cola per chi crede ancora nelle fiabe e Stefan non ci ha mai creduto.

“Io e Tyler non stiamo più insieme”.

E' quasi una liberazione, non sento imbarazzo nel pronunciare queste poche parole, è quasi come se volessi fargli sapere il mio vero status attuale.

Lo sguardo di Stefan è imbarazzato, ma anche dispiaciuto. Nella sua testa io sono la sua più grande amica e credo che per lui sia una terribile disgrazia, il problema è che non lo è per me, o almeno non è ciò che sento al momento.

“Mi dispiace, Care. Perchè non mi hai chiamato? Io non ne sapevo nulla, avremmo potuto prendere un caffè insieme, avrei voluto stari vicino...”.

Ecco la cosa peggiore che potesse capitarmi: non sapere ancora i veri sentimenti per il mio ex, ma trovarmi già preclusa la strada del e vissero felici e contenti da questo suo atteggiamento fastidiosamente amichevole.

“Non preoccuparti. Elena e Damon mi hanno aiutato molto”.

Il su sguardo si rabbuia ed io mi mordo metaforicamente la lingua, avrei dovuto dosare le parole, ma, come al solito, mi viene troppo difficile.

“Certo, immagino...”.

“Tu come ti senti?”.

“Bene, a parte il fatto che mio fratello vive una vita felice al fianco della donna che amo, va tutto tremendamente bene”.

E' sarcastico, ma non è questo a sorprendermi, è il suo sguardo. Così diverso, eppure così famigliare. Ha gli occhi rossi, leggermente gonfi, anche il colore della pelle è diverso, lo so perchè riconoscerei ovunque, perchè ce l'ho impresso nella mia mente ad ogni ora del giorno e della notte. Questo non è lo Stefan che conosco e mi sembra impossibile non essermene accorta prima. E' così diverso da quell'uomo che ho amato, è così identico a quello che, poi, ho tanto odiato.

“Stefan, cosa ti succede?”.

“Nulla assolutamente nulla”.

I suoi occhi sono puntati con rabbia dentro i miei e brividi improvvisi attraversano il mio corpo, facendomi venire voglia di piangere. Non è questo che devo provare, non è per lui che devo tremare. Stefan non è più l'uomo che ho amato e dovrei mettermelo in testa una volta per tutte. Adesso il suo cuore è occupato da una donna che non sono io e, chissà, forse io lì dentro non ci sono mai stata. Fa male. Fa male stare qui a guardarlo negli occhi ricordando i momenti in cui quello sguardo era specchio del mio, fa male vederlo disperarsi per una donna che non lo ama e che mai lo amerà come solo io ho saputo fare, fa male sentire il desiderio di baciarlo farsi strada dentro me, sapere che comunque andasse lui non ricambierebbe, sentire gli occhi pungere, ma non poter sfogare il mio dolore, perchè, sono sicura, lui non capirebbe.

“Sembri strano”.

“No, è che mi manca Elena”.

Elena, è sempre lei, nella sua mente c'è solo lei. Adoro la mia amica, non fraintendetemi, ma quante di voi hanno provato quella strana sensazione nello stomaco, quel tocco di invidia misto a rabbia perchè non sei lei, perchè non potrai mai essere lei, per quanto tu ti imponga di farlo? Elena ha tutto, ha un uomo che la ama, degli amici fedelissimi ed una famiglia super affiatata, l'amore di Stefan per lei è un qualcosa in più, qualcosa di superfluo, qualcosa che lei stessa preferirebbe non avere. E devo ammettere che se questo sentimento non esistesse, sarebbe più facile per tutti.

“Stefan, io penso che sia ora di smettere di pensare a lei...”.

Provo a mettere da parte la mia gelosia e pensare i modo razionale, ma tutto mi conduce a pensare che lui debba farsi da parte, Elena adesso è felice, Damon, dopo tanto tempo, è tornato ad esserlo e lui supererà la cosa, esattamente come fece suo fratello tempo prima.

“Già, hai ragione. E' tempo di mettere un punto a questa storia ed iniziare un nuovo capitolo della mia vita”.

Strabuzzo gli occhi, quasi non riesco a credere alle mie orecchie, ma, soprattutto, ai miei occhi. Il ragazzo serio e imbronciato che avevo di fronte a me qualche minuto fa è sparito, al suo posto un uomo dallo sguardo acceso, ottimista, un uomo sorridente che ha compreso il lato vero della vita.

“Bene... sono felice che tu la pensi così”.

Ok, questa situazione è parecchio strana e, non so perchè, mi sento catapultata dentro ad un enorme ed interminabile deja-veux.

Stefan è così sorridente da coinvolgere quasi quasi anche me, ma non posso farmi prendere in giro da lui, questa volta non ci casco. Ricambio con un sorriso a trentadue denti.

“Adesso devo andare. Però stavo pensando che uno di questi giorni potremmo incontrarci per bere qualcosa. Klaus ha riaperto il locale, potresti raggiungerci lì”.

Non metterò mai piede in quel locale, ma questa è la prova che i miei sospetti sono fondati.

Cerco di non perdere la calma, dopo tutto questo è solo un mio pensiero ed i suoi sbalzi di umore possono essere dovuti solo allo stress di aver perso definitivamente Elena, ma questo pensiero è fisso nella mia testa.

Annuisco sorridente prima di vederlo congedarsi. Ha ancora il sorriso sulle labbra, sorriso che, con ogni probabilità, tra qualche ora o forse minuto, si trasformerà in pianto, pianto di disperazione che ben presto dovrà essere placato da una generosa dose di cocaina.

Sto quasi per scoppiare a piangere, dall'ansia di ritrovarmi di fronte al mio ex fidanzato per cui nutro ancora sentimenti, eccomi buttata nel baratro, il baratro buio e cupo di chi sa che l'inferno sta tornando in grande stile e che, nonostante gli anni passati e l'allontanamento, glielo deve. Lo deve a quell'uomo che le ha insegnato quanto facile fosse amare.

Elena occupa il mio campo visivo, entrando dalla stessa porta da cui poco fa è uscito Stefan. Corre trafelata verso di me. Il look è curato, casual e scuro con sotto un bel paio di dècolletè rosa fosforescente, ma i capelli raccolti disordinatamente sotto il cappello e il sorriso bianchissimo stampato sul volto, mi convincono sempre più che Damon sia la causa di questo ritardo.

“Ehi, cercherò di farmi perdonare, giuro, ma ho avuto qualche contrattempo. Tu tutto bene?”.

La osservo mentre si siede senza guardarmi. Sorrido mio malgrado. E' felice. E se lei e Damon sono felici, lo sono anche io. Ecco perchè farò tutto da sola, ecco perchè loro non verranno a sapere nulla di ciò che Stefan sta combinando.

“Tutto perfettamente. Adesso ordiniamo da mangiare perchè sto seriamente morendo di fame”.

 

 

 

 

“Doppio cheesburger, una coca cola e delle patatine fritte con maionese, grazie”.

Dopo tanti giorni, troppi giorni, sono finalmente uscito di casa. Certo non mi sono spinto oltre questo angusto bar di provincia dove da giovane mi rifugiavo, ma è comunque un passo avanti e, inoltre, qui Caroline non può trovarmi.

Mi guardo in giro sperando che anche Damon abbia smesso di frequentare questo posto, anche se so per certo che è qui che ha portato Elena la prima volta che l'ha conosciuta.

Mi mancano i miei amici, mi manca ridere insieme a loro, mi manca vederli battibeccare per chi dei due sia meno geloso e mi manca godermi quelle serate a quattro piene di vino e di allegria. Però non ce la faccio, non posso mettere da parte l'orgoglio, non posso fingere di non essere deluso, non posso chiudere gli occhi e immaginare che lei ami solo me.

Con la solita tempestività, la cameriera lascia il vassoio sul mio tavolo. Sono affamato, devo ammettere di non essere proprio un master chef.

“Pensavo che tutti quei muscoli arrivassero da proteine semplici”.

Alzo gli occhi per ritrovarmi di fronte ad una delle persone che odio di più in questo mondo.

“Kol, che dispiacere...”.

Sorride strafottente, poi afferra la sedia e come se fossimo grandi amici, si siede al mio tavolo, fissandomi divertito.

“Tyler, per me è un piacere, invece. Girano strane voci su di te, in città, a quanto pare la bella biondina è tornata sui suoi passi”.

Alzo lo sguardo scontroso, odio sentirlo parlare della mia vita come se ne sapesse davvero qualcosa.

“Non sono affari che ti riguardano”.

“Già, hai ragione. Ma sai, io sono un tipo nostalgico, amo ricordare i vecchi tempi, i tempi felici in cui io e te eravamo amici”.

“Bravo, Kol, hai detto bene: eravamo”.

“Ah, giusto, adesso sei il tirapiedi di Kallaghan”.

Gli lancio un'occhiataccia, ma non mi scompongo più di tanto, le sue arringhe malevoli non mi sfiorano più da tempo.

“Non credo di essere il tirapiedi di nessuno. Ma sai, Kol, esiste una cosa davvero preziosa in questo mondo, che credo tu non abbia avuto mai il piacere di riconoscere, si chiama amicizia. E' un rapporto basato essenzialmente sulla fiducia, l'affetto incondizionato e soprattutto sulla generosità disinteressata”.

Ride con il suo solito ghigno malefico, ma non mi sento toccato.

“Sai che c'è, Tyler? E' che tu sei un bravo ragazzo e un buono amico, ma sei troppo ingenuo a volte.

Damon ti ha voluto al suo fianco semplicemente per necessità. Ha avuto un unico amico nella sua vita e lo ha ucciso. Non è molto bravo in questo genere di rapporti. Ecco perchè ha scelto te, ha scelto la persona più debole che ci fosse in quel momento e lo ha legato a sé con un contorto e fantoccio laccio di gratitudine. Lui ti aveva liberato dalla droga e tu lo veneravi come un dio. Semplice ed efficace. Ma l'amicizia è un'altra cosa, è avere qualcuno con cui divertirsi la sera, qualcuno con cui condividere dei ricordi, delle follie, qualcuno con cui ridere a crepapelle”.

Sorrido, un sorriso di circostanza dettato dall'enorme cazzata che ha appena sparato.

“Hai ragione e non sai quanto mi dolga ammetterlo. Però ti sei dimenticato qualche passaggio. E' vero, l'amicizia è divertirsi insieme, trovare un folle amico con cui trascorrere folli serate, immortalare momenti comici su cui riderai ancora di più tra qualche . Ma l'amicizia non è solo questo. Amicizia e' trovare qualcuno che sappia sorreggerti anche quando non sei tu a chiederlo, qualcuno che ti strappi un sorriso anche quando da ridere c'è ben poco. L'amico è quella persona che è con te, ma non ne conosce il motivo, è lì perchè non c'è altro posto in cui dovrebbe essere. Perchè nella vita i ricordi più belli non sono sono quelli con una pinta di birra in mano e un sorriso a trentadue denti stampato sul viso, i ricordi veri, quelli che valgono la pena di essere rivissuti, sono i momenti di buio,quei momenti in cui avresti voluto piangere, ma sapevi di non poterlo fare perchè devi essere forte , quei momenti in cui avresti voluto sparire, ma sei comunque rimasto perchè lui era con te, quei momenti in cui il tuo amico è stato capace di asciugarti quell'unica lacrima che solo con lui sei riuscito a versare..

Quindi sì, credo che quella persona speciale sia proprio Damon. Per quanto riguarda i ricordi di me e te insieme... beh, dovrei mettermi a pensarci bene, perchè, sai, in quel periodo le mie idee erano parecchio offuscate”.

“Romantico, veramente, sono colpito. Ma credo che non ti renda onore incolpare me del tuo giro all'inferno”.

“No, infatti non lo sto facendo. Dico solo che, caso strano, una buona parte dei momenti peggiori del mio passato sono legati a te. E' una strana coincidenza, forse. Rimango della mia idea che starti lontano sia l'unica mossa furba e non so cosa tu stia combinando, riprendendoti Stefan come braccio destro e riportando Katherine in città, ma fai male alle persone che amo e giuro che ti farò pagare anche tutto il male che mi hai fatto”.

Mi alzo scocciato dal tavolo, lasciando un paio di banconote da cinque dollari. La prima libera uscita dopo la rottura con Caroline si è dimostrata un vero fallimento.

Prima che però lo abbandoni con quest'ultima promessa, come sua abitudine, Kol pronuncia la sua ultima parola.

“Allora credo che mi dovrò proprio preparare allo scontro, ho già un paio di cose che mi frullano per la testa, ma non credo che ne farò parola con te.

Ripensandoci, però, potrei aggiungere un'ultima nota alla lista e credo che la tua ex fidanzatina bionda potrebbe anche essere contenta di farsi un bel giro in giostra”.

Ed è qui che non ci vedo più, intorno a me è tutto buio e il mio cuore sembra desiderare uscire dal petto. La pazienza è la mia dote naturale, una dote che ho allenato con il tempo, ma in questo caso è davvero troppo.

Emulando un gesto già realizzato in passato del mio migliore amico, sferzo un bel diretto sullo zigomo di Kol e devo ammettere che sentire la cartilagine nasale frantumarsi sotto il mio pugno, dà comunque una bella sensazione.

 

 

Sento gli occhi chiudersi lentamente, intorno a me solo buio, distruzione, casino. Sono strafatto o almeno credo, oramai mi viene difficile distinguere i rari momenti in cui non lo sono, da quelli in cui mi abbandono alla miracolosa polverina bianca.

La musica riempie l'abitacolo, Stefan è al posto di guida, no forse è Kol, non saprei dire e neanche mi interessa.

Ci siamo fermati, la mia testa adesso non vibra più. Fuori piove, ma non riesco a sentire neanche il rumore, è come se la mia vita si fosse fermata, come se fossi in uno stato di semi coscienza.

Qualcuno scende dalla macchina sbattendo lo sportello con molta forza, troppo forza.

Mi tengo la testa con le mani, odio questa sensazione di nausea, mi sembra di vivere perennemente su una nave e ho una gran voglia di vomitare. Però non ne riesco a fare a meno. E' bello non riuscire a pensare, è bello non avere problemi, è bello condividere il nulla con i miei amici.

Guardo fuori dal finestrino. Stefan sta parlando con Caroline, sembra stiano litigando, lei è molto agitata. E quando è agitata è ancora più bella. Ma che diavolo sto dicendo? Lei è Caroline, la fidanzata del mio amico ed io non posso pensare a lei in questo modo, lei è sua.

Tyler, guarda quei due come urlano. Chissà che diavolo è preso alla biondina adesso”.

Kol ride, guarda Caroline piangere e ride. Io invece sono arrabbiato con Stefan, non dovrebbe comportarsi così con lei, non dovrebbe trattarla come tratta tutte le altre. Lei è diversa!

Coglione”. Lo sussurro, quasi come se temessi la reazione del mio amico, quasi come se fosse un peccato capitale desiderare ardentemente la sua ragazza. O forse lo è.

Stafan entra di nuovo in macchina. L'arrabbiatura sembra già essergli passata,o forse non gli è mai venuta, dice che quando è fatto è sempre felice. Per me non è così, ad esempio in questo momento sono così arrabbiato con lui che, se potessi, lo prenderei a pugni.

Ci fermiamo sotto un'altra casa, questa volta è l'appartamento di Damon. Credo che il mio amico abbia bisogno di soldi e sia venuti a chiederli a suo fratello. Da quando hanno scoperto che si droga, non ha più potere sui suoi conti

Una ragazza con i capelli neri si avvicina correndo verso di lui. E' Katherine, la nuova fiamma di Damon. No, aspetta, si stanno baciando!

Stefan mi aveva detto che lei si stava innamorando di lui, ma pensavo fosse qualcosa di più platonico, lui stesso aveva promesso che non si sarebbe mai scopato la donna di suo fratello.

Sento un conato, a breve vomiterò, ma non importa, la macchina è già attrezzata per evenienze del genere. Questa volta però non è dato solo dalla droga di poco fa, sono schifato, schifato ed arrabbiato. Questa vita ci sta distruggendo, sta distruggendo il nostro corpo, sta distruggendo la nostra mente e sta distruggendo anche quel poco di onestà e civiltà che era rimasta dentro di noi.

Penso a Caroline, al suo amore incondizionato verso quello che resta di Stefan Salvatore. Penso a Damon, alla sua devozione, nonostante tutto, nei confronti di suo fratello. Guardo un'ultima volta la scena dal finestrino. Oramai si baciano senza pudore, ignari degli sguardi dei passanti curiosi, ignari dell'errore che stanno facendo, ignari del dolore che posso provocare. Li guardo quest'ultima volta e decido: io non voglio più essere così.

 

 

 

“Sì, certo che te lo saluto. Un bacio, a giovedì”.

Chiudo la conversazione e passo il telefono a Damon. Siamo seduti ad un fast food. Già, l'ho convinto a concedermi qualche salutare grasso idrogenato e mi sento la donna più felice del mondo.

“Alaric ha detto che lui e Jenna ci aspettano a cena giovedì prossimo. Ovviamente possiamo portare anche Caroline”.

Damon annuisce in segno di comprensione, addentando il suo panino al pollo grigliato, noioso anche nei gusti, direi.

“Ok. Ah, me ne stavo quasi dimenticando, mentre eri sotto la doccia, ha chiamato tua madre. La festa di laurea di Jeremy è sabato prossimo”.

“Oh, finalmente! A forza di rimandare, pensavo avesse mentito sulla frequentazione dell'università”.

Sì, devo ammettere che ho molta fiducia in mio fratello!

“Dunque, quando partiamo?”.

Dilato leggermente le pupille, non so se sia una buona idea partire, non con la mole di lavoro che abbiamo e non con Caroline in queste condizione.

“Non saprei, non mi sem...”.

“No, niente scuse. Ok, occuparci dei nostri amici, ma dobbiamo pensare anche a noi stessi ogni tanto. E tu vuoi andare alla festa di laurea di tuo fratello e quindi ci andrai”.

“Non credo sia una buona idea, amore”.

Mi prende la mano e affonda il suo sguardo dentro il mio. Ed ecco quella strana morsa allo stomaco, quel desiderio di scappare con lui ovunque e lontano da tutto. Ecco quella immensa magia, quell'incanto infinito, quella dolce poesia che qualcuno chiama amore.

“Elena, Caroline starà benone, Alaric si occuperà di lei e Tyler, Tyler continuerà la sua vita da reietto, lontano da tutto e tutti. Prendiamoci qualche giorno per noi, poi, quando torneremo, ci occuperemo nuovamente di loro e cercheremo di trovare una soluzione definitiva a questa situazione”.

Un po' sovrappensiero, sorrido debolmente al mio fidanzato, dopo tutto non possiamo tenere sotto controllo tutto, è giusto che ognuno si gestisca la propria vita, noi possiamo essere solo un valido aiuto a questa.

“Ok, mi hai convinta”.

Ritorniamo a chiacchierare del più e del meno, dei nuovi pettegolezzi dell'ufficio e dei progetti per i viaggi futuri. Adesso che so che rivedrò i miei genitori sono un po' più tranquilla, mi sento più leggera.

Sto per lanciare una pallina di carta addosso a Damon per l'ennesima cavolata della serata, ma sento una presenza dietro di me. Un po' intimorita mi giro e davanti mi ritrovo la persona che odio di più a questo mondo. Bella come una dea greca e pallida come una bambola di porcellana, c'è lei, la protagonista di ogni mio incubo, la debolezza di ogni mio pensiero: Katherine.

“Che cosa ci fai tu qui?”.

E' la voce del mio fidanzato a parlare. E' arrabbiato, ma c'è qualcosa di più, è come se la temesse, come se avesse paura di una qualche sua azione.

Io non riesco a parlare, ogni volta che incrocio quello sguardo sfrontato, le parole mi si bloccano in bocca e mi sento così incredibilmente stupida da farmi pena da sola.

“Damon, Elena, che piacere vedervi”.

“Direi che non vale lo stesso per noi”.

Sorride, ancora una volta incurante del nostro disagio nei suoi confronti, o forse è proprio questo a renderla così spavalda. Sa che noi la temiamo e questo la fortifica.

Con fare disinvolto si avvicina a Damon. La guardo cercando di non dare nell'occhio. E' vestita in modo semplice, una semplice canotta lilla accostata ad un pantalone nero, eppure è così sensuale da poter far girare ogni uomo seduto in questo locale. Un cappellino color porpora fa a pugni con il colore dei suoi capelli, però le attribuisce un'aria intrigante. Abbasso lo sguardo per osservare il mio look. La lunga veste larga a fantasia scende bene sul mio corpo esile, eppure questo e i miei capelli acconciati in morbidi boccoli non reggono assolutamente il confronto. Perchè la temo sempre di più? Perchè ogni volta che la vedo sento Damon scivolarmi sempre di più dalle mani?

“Damon, aspettavo con ansia una risposta al messaggio di questa mattina. E' maleducazione non rispondere, dovrei ritenermi offesa”.

Sento un tuffo al cuore, lei ha scritto al mio uomo questa mattina e lui me lo ha tenuto nascosto.

Avverto il viso diventare paonazzo e Katherine deve essersi accorta di questa situazione perchè il suo ghigno si allarga sempre di più.

“Ops... forse tu, Elena, non sapevi nulla”.

Damon mi guarda dispiaciuto, avverto il suo desiderio di venirmi vicino e parlarmi, ma non si muove di un centimetro, è lì immobile, con uno sguardo di scuse dipinto sul bel viso.

“Elena...”.

“Perchè non me lo hai detto?”.

Mi dimentico di essere in un ristorante, dimentico anche la presenza di Katherine. Adesso siamo solo io, lui e la sua bugia, o forse dovrei dire omissione, ma per me vale la stessa cosa.

“Elena, te lo avrei detto, giuro, però non ne ho avuto l'occasione”.

“Abbiamo passato tutta la giornata insieme. Credo che un momento idoneo ci sarà anche stato”.

La mia voce diventa molto dura. Mi sono sentita tradita, offesa, proprio sulla cosa che temo di più al mondo: una sua bugia riguardante Katherine.

Per quanto riguarda lei, sembra che Natale sia arrivato con sette mesi di anticipo, è quasi trionfante e questo mi aiuta a trattenere le lacrime.

“Ma non contava nulla, è stato un messaggio insignificante esattamente come lei. Non roviniamoci la serata per lei, non ne vale la pena”.

“Peccato, troppo tardi”.

“Elena, ti scongiuro. Hai visto, non le ho neanche risposto”.

Strabuzzo gli occhi, quasi inorridita dalla sua ultima affermazione.

“Cosa ti aspetti? L'applauso, forse? Ci mancherebbe anche”.

Ok, la situazione sta diventando tragicomica ed io sono indecisa se ridere o piangere. Una cosa, però, la farei volentieri, tirare un pugno in bocca alla sgualdrina che, senza aggiungere parola, osserva sorridente me ed il mio fidanzato litigare. Perchè riesce sempre nel suo intento? E perchè riesce sempre ad essere nel posto sbagliato al momento sbagliato?

“No, nel senso che se mi fosse interessato qualcosa di lei, le avrei risposto, non credi?”.

Damon si occupa solo di me, è come se Katherine non esistesse neanche e questo, mio malgrado mi riempie di orgoglio. So che per lui lei non conta nulla, però non riesco a non essere arrabbiata. Avevamo giurato niente più bugie, avevamo stabilito che ci saremmo raccontati tutto e lui è venuto meno alla promessa.

“Abbi almeno la decenza di non parlare. Hai fatto l'amore con me prima o dopo aver letto il messaggio?”.

“Che differenza c'è?”.

“Rispondimi”. Ormai sputo fuoco dalle narici, sono furiosa!

“Prima, ma che cosa cambia? Elena, ti stai comportando da psicotica nevrotica”.

“Non chiamarmi così”. Ok, adesso sto urlando e non posso far altro che squadrare il sorriso vittorioso della mia nemica che, adesso, osserva Damon con sguardo sognante.

“Elena...”.

“Damon, non peggiorare la tua situazione. Alza il culo e portami subito a casa”.

Come un cagnolino che segue gli ordini del padrone, si alza immediatamente dalla sedia e, completamente dimentico di Katherine si dilegua rapido verso la porta, dopo essersi accertato del mio intento di seguirlo.

Prima di andare via, però, da brava donna orgogliosa quale sono, mi volto verso la stronza con un ultimo sguardo di sfida.

“Sai che c'è, Katherine? Stasera io e Damon litigheremo fino alla morte ed io sono davvero arrabbiatissima, dunque non sarà proprio una passeggiata per lui uscirne vivo, però, ancora una volta, è stato lui a decidere con chi andare via e, ancora una volta, non sei stata tu. Ritenta, piccola, sarai più fortunata... forse”.

Con un ultimo sorriso, finto come una banconota da sette dollari, mi allontano più leggera verso l'uscita, ben consapevole, però, che la mia guerra non è ancora iniziata.

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!! come state?

Oddio, domani gli attori di TVD saranno tutti qui, è una grande emozione. Chi di voi ci andrà? Io purtroppo sono arrivata troppo tardi, mi accontenterò di avere il maggior numero di informazioni possibili da coloro che andranno.

Comunque. Vi è piaciuto il capitolo? Ecco, qui, non succede davvero quasi niente, ma gli incontri che ci sono stati saranno molto importanti per lo svolgersi della storia. Prima di ogni cosa avrete notato che il tema di tutto il capitolo sono stati gli incontri, incontri iaspettati e non propriamente voluti che stravolgeranno un po' le situazioni. Adesso abbiamo un quadro generale di ciò che succederà: Caroline aiuterà Stefan con il suo secondo periodo difficile, Tyler ritornerà in carreggiata e Kol non sarà per niente felice di questo pugno e Damon ed Elena torneranno a litigare... proprio per quanto riguarda questo litigio, mi scuso se per qualcuno possa essere sembrato troppo frivolo, però ho preferito mantenere un tono un po' più leggero, perchè non voglio che ogni piccola cosa che riguardi Katherine diventi una bufera. Credo sia giusto andare per gradi...

quindi nel prossimo capitolo vedremo cosa questo litigio porterà (ovviamente non la rottura), ma cambierà alcune dinamiche.

Ovviamente i giochi si aprono anche per quanto riguarda Tyler e Caroline....

non lascio nessun altro spoiler perchè il prossimo capitolo sarà davvero disastroso... lì sì che ci sarà una crisi a livello mondiale!

Ringrazio tutte coloro che mi seguono. Vi adoro!!!! ma ringrazio soprattutto le mie poche elette che lasciano sempre un loro pensiero. You are the best!!!!

a prestissimo.

Con affetto, Anna

 

 

p.s. Scusate l'enorme ritardo!!!!

p.p.s ragazze, risponderò alle recensioni della scorsa volta in questi giorni. Perdonate l'enorme ritardo, ma questa università è un casino!!!

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Capitolo 26
*** L'amore da solo non basta ***


“Ciao, mia piccola ragazzina furiosa”.

Elena apre gli occhi, ancora non completamente in sé per mandarmi a stendere o, peggio ancora, per mollarmi un sonoro ceffone in pieno viso.

Ieri sera, tornati a casa, non ha voluto esprimersi in nessun modo, si è addormentata senza rivolgermi parola e ha rimandato il mio calvario al giorno successivo. Cioè oggi.

Dunque, in poche parole, sta per arrivare la mia fine e, alleggerire l'atmosfera con dolci parole scherzose, è un rischio che forse non avrei dovuto correre.

La mia fidanzata si stropiccia il viso con estrema delicatezza e lentezza, poi spalanca quelle fessure castane, facendomici tuffare dentro. Non sembra arrabbiata, neanche delusa, è totalmente asettica, quasi come se niente possa scolpirla.

Un raggio di sole proveniente dalla finestra la colpisce in pieno viso ed io non posso fare a meno di ammirarne la gloriosa bellezza.

E' stupenda la mia Elena, così fragile, ma al tempo stesso così forte. E, ripensandoci, anche parecchio adirata.

Ok, la luce fastidiosa del sole deve averla riportata alla realtà e, dovevo aspettarmi che, per me, non sarebbe stata un'impresa semplice.

I suoi occhi adesso mi scrutano malvagi ma, mio malgrado, non riesco a trattenere un enorme sorriso, sorriso che riesce a farla infuriare ancora di più.

“Non c'è assolutamente niente da ridere. Anzi, fossi in te inizierei a piangere”.

Come sempre, quando finiamo in mezzo io ed Elena, la situazione si trasforma da drammatica a tragicomica. Ancora più incapace allargo le mie labbra, provocando ulteriori sguardi d'odio da parte della mia anima gemella. Anima gemella che, veloce come una scheggia, si alza dal letto e si confina nel bagno sbattendo la porta con più forza del normale.

Beh, adesso è arrivata l'ora di spegnere il mio sorriso codardo. Devo affrontare i miei problemi e, soprattutto, devo chiedere scusa ad Elena.

Busso con insistenza alla porta, ovviamente dall'altra parte nemmeno un rumore. Inizio a sentirmi agitato, avverto la tensione salire. Ho combinato un'enorme cazzata e adesso ne pagherò le conseguenze.

Continuando a pestare contro il legno pregiatissimo, mi maledico per essere così irrimediabilmente stupido.

“Elena, per favore. Esci dal bagno”.

Ancora niente. Mi innervosisco parecchio. Ero abituato fin troppo bene, pensavo che, dopo i nostri precedenti, non ci fosse nulla che la mia fidanzata potesse non perdonarmi. Inutile dire che mi sono dimostrato un cretino, un cretino viziato che pensa di poter avere tutto dalla vita, senza accorgersi che già possiede ciò che di meglio si possa desiderare.

“Elena, ti scongiuro”.

Mi abbandono ad un tono di voce disperato, specchio concreto di ciò che sta succedendo dentro di me, grillo parlante del mio cuore frantumato.

Nulla che possa avvicinarsi vagamente ad una parola, in compenso piccoli singhiozzi raggiungono le mie orecchie, increspandosi ovattati da dietro la pesante porta che ci divide. E' qui che mi sento morire, è qui che vorrei farmi del male, purchè lei possa star bene.

Disperato, lascio scivolare la mia schiena lungo il legno gelato.

“Sono stato uno stupido. Uno stupido egoista che ama piegare le persone al suo volere. Il mio unico desiderio era godermi te fino in fondo, cercare un modo per andare avanti, un modo per fingere che tutto andasse bene. E mi sono rivelato un'idiota. L'ennesima cavolata di chi non ha mai saputo affrontare la vita di petto, di chi non ha mai voluto lottare, che si è accontentato di sopravvivere perchè così era più facile.

Volevo solo che fossimo felice, che tu non ti sentissi minacciata dalla presenza di Katherine. Volevo proteggerti, amore mio, ma non l'ho saputo fare. Però ti prego, apri questa porta, concedimi il modo di farmi perdonare, concedimi il modo di rimediare.

Non ti nasconderò mai più niente, anche se questo potrebbe farti male. Te lo prometto”.

Sento la gola asciutta. Ansia, paura e speranza si fondono insieme in un nodo gigante che mi opprime lo stomaco. Sento dei movimenti provenire dall'interno del bagno, i singhiozzi sembrano essersi dissolti, o almeno non riesco a sentire niente se non leggeri passi che attraversano incerti il pavimento di ceramica. Il rumore di una chiave fa breccia dentro di me. Come punto da uno spillo, salto in piedi, pronta ad accoglierla con il migliore sguardo di scuse che le possa dedicare.

La porta si apre. Davanti a me lo spettacolo più bello del mondo. Quello spettacolo che riesce a strapparmi un sorriso anche alle prime luci dell'alba, quello spettacolo che non vorrei mai perdere di vista, ma spesso sono costretto a farlo, quello spettacolo che ogni notte mi fa addormentare, facendomi ringraziare qualcuno in cui, in realtà, neanche credo.

E' bella come sempre ed i suoi occhi sono tristi come la maggior parte delle volte. Non posso fare a meno di pensare come questi ultimi mesi l'abbiano messa a dura prova e mi sento in colpa da morire.

“Elena, mi dev...”.

Vorrei spiegarle la mia posizione, ribadirle per l'ennesima volta che Katherine vale meno di zero, che niente al mondo vale come lei, ma non riesco. Non riesco perchè le mie parole vengono bloccate dalla magia delle sue labbra sopra le mie. Il suo è un bacio arrabbiato, un bacio complice di questa tragedia, un bacio che lascia il segno per tutta la foga che porta dietro.

Un po' incerto, le stringo con delicatezza i fianchi. Non so se assecondarla sia la cosa migliore da fare, però, per quanto possa sforzarmi, è troppo difficile allontanarmi da lei, così mi abbandono al sapore del suo bacio.

Lentamente scivoliamo sul pavimento, senza abbandonare la mia bocca, Elena accavalla le sue gambe intorno alla mia vita. E' vogliosa del mio corpo, desiderosa della mia carne. Ed io mi lascio andare, mi lascio andare perchè non c'è niente di più bello della mia pelle che con dolcezza sfrega sulla sua.

“Elena...”.

“Shh”. Lo sussurra sulle mie labbra, ritornando poi a qual bacio di disperazione, a quella tacita richiesta di aiuto che io non sembro accogliere totalmente.

Sono così incapace di resisterle che, invece di fermarmi e cercare di chiarire la nostra situazione, lascio scivolare una mano lungo il suo corpo caldo, ancora coperto da una vestaglietta di seta nera, per giungere nel fulcro del suo piacere.

Senza chiederle il permesso, lascio entrare le mie dita in esplorazione, la sento sospirare ogni volta che la mia mano si muove dentro di lei. Sorrido esattamente con la stessa intensità con cui lei cavalca le mie dita, socchiudendo gli occhi, abbandonandosi a noi.

E' un attimo. Le mie mani vengono degnamente sostituite dal mio pene in erezione. Con più forza lo spingo dentro di lei. E' bagnata, quasi scivolo nelle note del suo piacere.

Mentre spingo con maggiore intensità, i suoi occhi, precedentemente schiavi del desiderio, si spalancano stupefatti, incontrando i miei per la prima volta.

E' un colpo difficile da digerire. Forse perchè non riesco a leggerci solo passione, forse perchè sono prove confutabili del suo dolore.

Ciò nonostante continuo e lei sembra desiderarlo. Provo a trasmetterle il mio dispiacere, ma in questo momento nulla sarebbe reale, così rimando a più tardi e mi godo appieno il potere che il suo corpo ha sul mio.

Elena socchiude un'altra volta gli occhi, lascia andare la testa all'indietro, permettendo ai suoi capelli di solleticare maliziosi le mie cosce nude. Mi fermo per un attimo, lascio continuare lei, sta coltivando il suo piacere e lo fa permettendo al mio di esplodere.

Qualche minuto dopo siamo sdraiati sul letto, avvolti dalle lenzuola, ancora nudi. Elena ha la testa sul cuscino, mi da le spalle, mentre gioca insidiosa con le federa. Io, da dietro, le accarezzo pensieroso i capelli.

Da quando abbiamo finito di fare l'amore, nessuno dei due ha osato proferire parola, siamo rimasti qui, uno incastrato all'altra, complici del nostro silenzio.

Dopo quelli che possono essere minuti, o forse ore, finalmente un suo sospiro dona il via alla serie di parole che pronuncerà da qui a poco tempo. Io rimango in silenzio, pronto ad ascoltare le sue sofferenze e ancor di più a curar le sue ferite.

“Perchè?”.

“Perchè cosa?”.

“Perchè il mondo ce l'ha così tanto con il nostro amore? Sembra che ci sia una calamità che si avventa su di noi, ogni qual volta la nostra vita procede per il meglio”.

Sospiro anche io, forse colpito dalla verità delle sue parole. Ma d'altronde non mi stupisco neanche più: io e la fortuna, dopo tutto, non siamo mai stati grandi amici.

“Già... però noi dobbiamo essere più forti di tutto questo”.

“Più forti di Katherine? Dubito che sia possibile”.

“Lei non è niente, non merita neanche un secondo del tuo tempo. Dovresti lasciarla stare, fingere di non averla mai conosciuta, dimenticare ogni dolore che ti ha causato”.

Lascia oscillare la testa lateralmente e so che, se potessi vedere il suo viso, i suo occhi sarebbero sgranati per la incredulità.

“Fosse facile. Lei è ovunque. È come Kol, non puoi muovere due passi di seguito, che te li ritrovi subito alle calcagna. Non riesco a capire cosa vogliano da noi”.

Il suo tono è triste, mi ricorda una bambina a cui la mamma non vuole comprare il cagnolino, non ne capisce le motivazioni, benchè sappia che la casa è piccola e che nessuno potrebbe portarlo fuori a fare pipì.

“Si annoiano. Si annoiano e vogliono rendere le nostre vite un inferno, inventandosi motivi strani e intraducibili per potersi giocare la carta della vendetta”.

“Katherine ti vuole”.

“Katherine non mi avrà mai”.

Sbuffa facendomi sorridere. Si è tranquillizzata parecchio da qualche ora fa e adesso anche il suo cuore sembra più leggero.

“Sì, però cercherà in tutti i modi di portarti via da me”.

“Smettila, Elena, tanto non ci riuscirà”.

La mia ragazza si gira velocemente verso di me, il suo sguardo incrocia il mio come poco fa, solo che adesso è sereno, non c'è più la rabbia di prima.

“Perchè, Damon? Perchè? Io voglio solo vivere la mia vita serenamente e voglio farlo con te”.

Abbasso il mio viso al livello del suo e mi lascio accogliere dai suoi occhi color cioccolato.

“Lo faremo, piccola mia. Vivremo la nostra vita come vogliamo e Katherine sarà solo un lontano ricordo. Non ci toccherà più”.

“Quella ci perseguita. Come facciamo a liberarcene?”.

“Vietandoci di perseguitarci, mi sembra ovvio”.

Elena si puntella su un gomito, gli occhi ridotti a fessure e le labbra distese in un accenno di sorriso.

“Allora, signor Kallaghan, mi spieghi le tappe del suo piano malefico, perchè so che ne possiedi uno”.

Rido anche io, inutile negare che la mia donna mi conosce meglio di chiunque altro al mondo. Poi torno nuovamente serio, adesso la mia proposta è vera e lei deve prenderla in considerazione.

“Andiamocene via da qui, Elena. Abbandoniamo questa vita che ci porta solo sofferenze, cambiamo città, cambiamo aria, ricominciamo la nostra vita da zero”.

Il sorriso della mia donna diventa, se possibile, ancora più aperto.

“Io e te, lontano da New York”.

“Io e te lontani da questo schifo, piccola”.

Elena appoggia la testa sul mio petto, quasi un modo per non rendere troppo evidente la sua commozione e felicità. Io torno ad accarezzarle i morbidi capelli, manca poco e niente e nessuno potrà mai più dividerci.

Improvvisamente la mia piccola donna abbandona questa aurea di serenità, assumendo uno sguardo perplesso, quasi temo che abbia già cambiato idea, ma cerco di rimanere tranquillo.

“E Caroline?”.

Sorrido rilassato. Immaginavo che questo sarebbe rientrato tra i suoi problemi, ma è giusto recidere questo cordone, è giusto farlo per noi stessi, ma soprattutto per lei.

“Caroline rimarrà qui a prendersi le proprie responsabilità. Deve ancora mettere il cuore in ordine e con noi tra i piedi, potrebbe risultare più difficile del previsto. Poi, quando avrà risolto, se vorrà raggiungerci, allora le troveremo un posto, glielo troveremmo anche fossimo in capo al mondo”.

Elena mi regala un altro sorriso, un misto tra gioia e rassegnazione.

“E la casa? Dove possiamo andare?”.

“Beh, come ben sai non posso lasciare totalmente il mio lavoro, quindi pensavo che potrei far tornare qui Mason e noi potremmo trasferisci ad Atlanta. Stavo già guardando qualche casa subito disponibile. Sono tutte bellissime”.

“E lasciare la nostra casa di New York...”.

“Questa non è la nostra casa. Ad Atlanta sceglieremo insieme ogni particolare, dai grandi armadi, alle più stupide ed insignificanti stoviglie per mangiare. Saremo io e te. Io, te ed il nostro amore”.

Ancora una volta, un'immagine mai conosciuta si apre sul volto della mia ragazza, è tornata a sorridere e il mio cuore lo ha fatto con lei.

“Accetto, signor Kallaghan”.

La bacio. La bacio con intensità e passione. La bacio con il desiderio e la voglia di non lasciarla più andare. Guardarla negli occhi, respirare il suo respiro, odorare la sua pelle è la cosa più bella che il cielo mi abbia donato. E non voglio più rischiare di perderla, non voglio più temere di rinunciare per gli errori di qualcun altro.

“Ti amo, Elena. Ti amo più di quanto si possa immaginare, ti amo come non avrei mai pensato di poter fare. Non dovrai più soffrire, amore mio”.

 

 

 

 

Mi richiudo la porta dell'ufficio alle spalle. Concluso il nostro attimo di estrema dolcezza, Elena è tornata a maltrattarmi, rinfacciandomi il mio disordine e dicendo che nella casa nuova non potrò comportarmi così. Sorrido al pensiero di quanto sia vero che le donne hanno una marcia in più, anche perchè altrimenti non si spiegherebbe la loro naturale inclinazione a complicarsi perennemente la vita.

Mi siedo sulla sedia di pelle che, molti anni prima, Isobel mi regalò per la mia nuova camera da letto. Non me ne separai mai più, diventò con gli anni una sorta di talismano che mi aiuta tutt'ora a non dimenticare mai chi sono e da dove vengo.

Muovo gli occhi intorno al grande studio luminoso. Tra pochi giorni non sarò più qui e tutto quello che ho costruito con tanto impegno e passione diventerà un lontano e meraviglioso ricordo del tempo passato. Però sono felice così, nessuno oggetto terrestre varrà mai la presenza di Elena al mio fianco. Con lei sono pronto ad iniziare una nuova vita, una vita meravigliosa che non potrà fare altro che migliorare. Con il sorriso stampato sulle labbra, batto i palmi delle mani sui braccioli della sedia: questa, però, viene via con me.

Come un uragano in piena estate, Caroline Forbes fa il suo ingresso nel mio ufficio. Ecco, quello che mi mancherà con maggiore intensità della mia caotica New York. La mia amica bionda mi saluta con un sorriso triste, poi si dilegua velocemente verso la saletta archivi, adiacente al mio studio.

Sarà strano non averla più tra i piedi, non stringerle la mano nei momenti di sconforto, non ridere con lei delle ultime del giorno, non litigarci senza sosta perchè non sono abbastanza delicato, non asciugarle le lacrime promettendole che anche questo passerà.

Però la vita è così, noi non siamo più dei bambini indifesi ed è arrivato il momento in cui le nostre strade si dividano, in cui la nostra dipendenza si affievolisca. Ciò nonostante, rimarrà la parte più importante di me, la sorella che ho sempre difeso con tutto me stesso, l'amica fidata con cui ho condiviso gioie e dolore.

 

 

Cinque anni fa

 

Lei è distesa al mio fianco. Il reggiseno mai tolto e le mutandine infilate velocemente dopo il mio orgasmo e, nonostante questo, è anche coperta dal lenzuolo, una barriera di vergogna per chi sta facendo qualcosa di sbagliato.

Io sono ancora nudo, per me è più facile, da quando Katherine si è mostrata per ciò che è realmente, la mia vita è cambiata, ogni notte una donna diversa, ogni giorno un corpo diverso a cui concedere me stesso. E tra queste c'è anche lei, la mia migliore amica, la mia compagna di sventure. E' silenziosa, silenziosa come lo è da un mese, da quando abbiamo iniziato questa folle e perversa relazione. E' strano vederla così, lei che non ha mai perso tempo per esprimere la sua opinione, lei che è sempre stata più che un'amica, una sorella, ora è quasi nuda al mio fianco e credo che niente al mondo sia così sbagliato.

Mi volto ad osservarla, è bella da togliere il fiato, per carità, ma non è la mia donna e, per quanto vorrei lo fosse, so che di lei non potrei mai innamorarmi.

Credo sia tutto sbagliato”.

Cosa? Andare a letto con la ex di tuo fratello o andarci con la tua migliore amica?”.

Entrambe le cose. Buttarci nel sesso non ci aiuterà a risolvere le cose, per quanto sia un ottimo compromesso per lasciare in un angolo i pensieri”.

Già. Sei stato il mio più grande fallimento, da questo punto di vista”.

Inarco un sopracciglio e le dedico uno sguardo sprezzante.

Ehi, da che mondo è mondo, il mio nome affiancato ad una parola dispregiativa, quale appunto fallimento, è sinonimo di eresia”.

Già, dimenticavo che anche nel dolore sai essere incredibilmente pieno di te”.

E' una dote naturale. Riesco sempre a capire quando una persona vale la pena o meno. Ed obiettivamente io valgo la pena”.

Ride, una risata che non vedevo da molto tempo, una risata che in un certo senso mi apre il cuore, ma, ovviamente, questo a lei non lo dirò mai.

Dunque cosa si fa, Damon?”.

Si fa che quando ti alzerai da questo letto, riprenderemo la nostra vita da dove l'abbiamo lasciata. Io continuerò a rotolarmi nei letti di stupide maggiorate e tu cercherai un bravo ragazzo che, come al solito, a me non andrà mai bene”.

Ride ancora, poi afferra il telefono che ha appoggiato sul comodino appena è entrata. Se è possibile, il suo sorriso diventa ancora più grande e, da bravo osservatore che sono, riesco ad ipotizzare chi possa essere il mittente di quel messaggio.

Non è che una certa persona di cui sia io che tu conosciamo l'esistenza, si sta già facendo strada nel tuo cuore tumefatto?”.

Caroline mi guarda strafottente, uno sguardo che ricorda molto il mio. Ho creato un mostro!

Tyler è solo molto gentile con me”.

Ovviamente sa già a chi mi riferivo. Il mio amico non perde occasione per mostrare il suo totale asservimento alla mia amica bionda, ma, fino ad adesso, lei è sembrata sempre troppo presa dal suo disastroso passato, per concedergli anche la benchè minima speranza.

Beh, comunque tra le ragazze riscuote un discreto successo”.

Storce il naso, forse punta sul vivo.

Tra me e lui c'è solo una bella amicizia, non sono ancora pronta a buttarmi a capofitto in un'altra storia”.

Alzo le spalle con lo stesso sguardo che poco fa lei stessa ha espresso.

Ok, meglio così. Anche perchè Tyler mi sta troppo simpatico, per doverlo odiare”.

Mi tira il cuscino in piena faccia, ridendo. Incredibile come in alcuni casi il sesso possa rovinare i rapporti tra le persone. Adesso che sa che questa nostra fugace storiella sessuale è giunta al termine, si sente molto più libera, ha addirittura rinunciato al lenzuolo che poco fa la copriva.

Guarda che se fai così, potrei rivedere nuovamente le regole del basta sesso con la mia migliore amica”.

Alza gli occhi al cielo, poi punta i suoi occhi chiari dentro i miei, improvvisamente diventa seria.

Tu ci sarai per sempre, vero Damon? Non te ne andrai mai, non è così?”.

Con un gesto poco consono alla mia persona, la stringo forte al mio petto.

Certo che ci sarò, Care. E anche se sarò lontano, non ti lascerò mai da sola”.

 

E anche adesso che io ed Elena abbiamo preso la nostra decisione, non intendo venire meno a quell'unica grande promessa.

 

 

 

 

Stiamo lavorando seriamente da quasi un'ora. Damon ci ha concesso un soggiorno nel suo ufficio e adesso, io, lui ed Elena siamo rinchiusi qui dentro a cercare qualcosa di esclusivo per dare un tocco di freschezza al giornale.

La mia amica è molto radiosa oggi, la coda alta ed il trucco leggero le donano una freschezza da invidia, niente a che vedere con i miei capelli spenti, lasciati andare un po' per i fatti loro.

Ma mentre i due piccioncini non fanno altro che riempirsi di baci e di sorrisi, io non riesco a dormire da parecchio tempo, da quando ho scoperto la terribile novità che riguarda Stefan, in poche parole.

Ciò nonostante non riesco a smettere di sorridere, oggi i miei due amici sono particolarmente allegri, lo vedo nei loro gesti, nel modo che hanno di guardarsi, nelle mani che cercano continuamente il modo di intrecciarsi. E un po' li invidio. Invidio l'armonia di questo amore che non ha tempo. Invidio la delicatezza dei loro sguardi che si posano l'uno sull'altra. Invidio quella magica polvere d'amore che riesce a rendere tutto più entusiasmante.

Damon continua a sussurrare parole dolci all'orecchio di Elena, poi con fare malizioso le sistema con meticolosità il corpetto bianco che le avvolge i seni con estrema perfezione.

Scuoto la testa, pentendomene immediatamente. Odio dover rovinare momenti spensierati come questo, ma forse ho sottovalutato la situazione, non sono in grado di affrontare di nuovo tutto questo e, soprattutto non sono in grado di farlo da sola.

Sono abbastanza decisa nel parlare con loro. Dobbiamo trovare un modo per far sì che Stefan si convinca a farsi aiutare. E' complicato, questo è vero, però insieme possiamo farcela.

Ripenso agli occhi del mio ex fidanzato, alla rabbia insolita che vi aleggiava e ancora non riesco a capire come sia potuto succedere.

Riprendo a navigare sul mio pc, gli occhi, però, sono persi in un punto fisso sotto di me, osservo con attenzione i miei pantaloni in pelle, senza in realtà vederli.

Elena improvvisamente si alza in piedi. Il sorriso che va da orecchio ad orecchio e la gonna nera ancora più svolazzante sopra le calze velate. Alzo attentamente gli occhi, giusto per seguirla mentre prende dal bar tre bicchieri ed una bottiglia di Champagne.

“Cosa si festeggia?”.

“La nostra libertà, Care”.

Afferro il bicchiere che Damon mi porge, squadrandoli dubbiosa.

Elena si siede al mio fianco e mi afferra la mano, appoggiandole poi sull'orlo della mia maglia grigia che copre quasi le cosce.

“Io e Damon partiamo”.

“Cosa vuol dire che partite?”.

“Abbiamo deciso di rifarci una vita lontano da New York e soprattutto lontano da Katherine, Kol e tutta l'allegra compagnia”.

Annuisco sorridendo, ma celo a fatica l'amarezza di dover affrontare le mie giornate sola.

“Ehi, guarda che non scappiamo. Non appena avrai capito cosa fare, sarai libera di raggiungerci ad Atlanta. Il tuo posto ci sarà sempre”.

Mi sciolgo quasi nella dolcezza di Elena. E' bello avere un'amica come lei al mio fianco, so che ci sarà sempre, anche quando sarà impegnata tra il lavoro, la famiglia e la casa. E' la mia certezza in questo mare di dubbi.

E' così eccitata all'idea che tra poco ci ritroveremo tutti insieme ad Atlanta che non me la sento proprio di dirle che, probabilmente, io non li raggiungerò mai.

La osservo ancora parlare concitata riferendosi a tutte le belle cose che potremmo fare una volta liberi da questa gente e quella richiesta d'aiuto che avrei voluto fare inizialmente sparisce in un'istante. Non posso porre fine a questa felicità, la meritano tutta e non posso trattenerli qui a prendersi cura di un uomo che forse non vuole guarire e di una donna, in tal caso io, che non ha ancora trovato il senso dei propri sentimenti.

“E magari, quando avrai deciso se trasferirti definitivamente lì, potremmo cercarti una casa vicino alla nostra. Finalmente saremo liberi di essere noi stessi, nessun ostacolo dietro l'angolo”.

In un attimo di impulsività, mi getto letteralmente tra le braccia dei miei due amici, sciogliendomi in mille lacrime. Lacrime che da fuori posso essere scambiate per attimi di gioia, ma che per me sono il saluto più triste che possa fare alle persone più importanti della mia vita. Una strana maledizione ci tiene inchiodati a questa città, ma non è necessario che sia così per tutti.

“Vi voglio bene, ragazzi. Non vedo l'ora di raggiungervi ad Atlanta”.

Mento e lo dimostro troppo bene, tanto che, mentre i miei occhi incrociano inconsapevoli quelli di Damon, riesco quasi a sentire quell'immortale promessa.

“Anche se sarà lontano, non ti lascerò mai da sola”.

 

 

 

 

Luci, luci e tanto rumore intorno a me. Ho la testa nel pallone, completamente suonata in un posto troppo lontano da quello in cui mi trovo. Sono completamente fatto e non siamo neanche all'happy hours. Kol sta dividendo una generosa dose di eroina e Katherine lo fissa acida, in attesa di poterne sniffare un po'. Non so neanche come ci sia finito dentro, ma so per certo che non vorrei di sicuro esserci.

Disgustato dai miei compagni di sventura, ma soprattutto da me stesso, mi dileguo nella parte pubblica del locale. Intorno a me gente normale con vite normali. Coppie di ogni tipo si scambiano lunghe chiacchiere di fronte ad una birra, qualcuna con l'euforia tipica dei primi giorni, qualcun'altra discutendo su ciò che non è andato nella giornata.

Seduta ad un tavolo, sommersa da fogli di ogni genere, Caroline sembra totalmente ignara di ciò che la circonda.

E' bella, molto di più di quanto abbia sempre notato. Un enorme tunica nera, costellata di scarabocchi colorati, le avvolge con semplicità il corpo perfetto ed i capelli biondissimi, raccolti in un'acconciatura vaporosa, rendono ancora più belli i suoi occhi contornati di nero.

Un po' titubante mi avvicino. Il nostro ultimo incontro non è stato dei migliori e immagino che anche questa volta non perderà tempo ad insultarmi, ma, in questo momento, è l'unico filo che mi tiene ancora collegato alla mia vecchia vita, quella vita che oggi più che mai, mi manca da morire.

“Posso sedermi?”.

Con espressione scocciata, alza gli occhi verso di me. Non erano mai stati così azzurri, o forse non me ne ero mai accorto. Con un gesto distaccato, tira via un golfino nero che ha appoggiato sulla sedia che a breve occuperò io, dopo di che, senza degnarmi di alcuna attenzione, torna ai suoi impegni.

“Caroline, non vorrai tenermi il muso per tutta la vita?!”.

“No, Stefan. Ho da poco deciso che non perderò più un istante del mio tempo dietro di te”.

Rimango colpito dalla sua affermazione, non era mai stata così dura, però devo darle credito che questa volta me la sono proprio cercata.

“Care, non l'avevo preso in considerazione”.

“Che cosa non avevi preso in considerazione? Il fatto di tornare a drogarti o di cercare di rendere un inferno la vita di tuo fratello? Perchè entrambe le cose te le potevi evitare”.

“Non è colpa mia, giuro che mi impegnerò per smettere”.

“Non so più cosa farmene dei tuoi giuramenti e, ti dirò di più, neanche mi interessano. Adesso, se non ti dispiace, io avrei da fare, tu puoi pure tornartene dai tuoi amichetti, scommetto che sono qui da qualche parte disposti a ricoprirti di polverina magica, solo per alimentare il tuo odio verso Damon”.

“Damon si è comportato male con me”.

“Damon è umano. E in quanto tale ha commesso un errore, quello di servirti con la tua stessa moneta. Però, a differenza tua, non è riuscito a concludere l'opera senza innamorarsi di Elena”.

Le dedica uno sguardo offeso. Dopo tutto quello che abbiamo condiviso insieme, mi sembra lecito un minimo di rispetto nei miei confronti, ma, evidentemente, non merito neanche quello.

“Che cosa ti prende, Caroline? Sei arrabbiata con me perchè sono tornato a drogarmi? Non ti preoccupare, non ho bisogno del tuo aiuto, ne uscirò da solo questa volta”.

Mi guarda con il volto disgustato.

“Buono a sapersi, ma me l'avessi detto prima mi sarei evitata di rovinarmi la vita per qualcuno che non lo meritava”.

E' una doccia gelata. Sono solo e non posso prendermela con nessuno se non con me stesso.

“Care...”.

“Care un corno. Io non ne posso più, Stefan, non ce la faccio più. La mia vita non ha più un senso, sto perdendo le persone che amo e questa è anche colpa tua”.

“Non ti ho chiesto di prenderti cura di me allora e non voglio che tu lo faccia adesso”.

“E non lo farò. Non lo farò nonostante mi sarà difficilissimo. Ma va bene così, perchè non l'ho deciso io, mi sono innamorata di te, nessuno mi aveva costretto, ma l'ho fatto e ancora adesso non riesco a liberarmi dq questo amore malato”.

Rimango di ghiaccio e la stessa cosa capita a lei. Le parole le sono sfuggite di bocca, non l'aveva programma ed io stesso non mi aspettavo una confessione simile.

“Cosa...”.

“Sì, Stefan, ti amo ancora e Dio solo sa quanto vorrei che non fosse così, ma non posso farci niente”.

“Caroline...”.

“Non dire niente, per favore. Va bene così. Sistemerò le ultime cose, parlerò una volta per tutte con Tyler e me ne andrò. Io, Damon ed Elena ci rifaremo una vita lontano da qui. Loro lontani dalla tua sete di vendetta, ed io da questo amore morboso. Non sarà facile, lo so. Ma trascorreremo una vita tranquilla, loro inizieranno tutto da capo ed io andrò a trovarli il sabato sera, berremo un bel bicchiere di vino, mi lamenterò di quanto sia difficile trovare un uomo e subirò ogni giorno le battute di spirito di tuo fratello. Ma sarò felice, o almeno mi obbligherò a farlo”.

La guardo con dolcezza, memore di quel sentimento che ci ha sempre legati, memore di quel dolore che senza pietà le ho riservato.

“Io non potevo immaginare...”

“Neanche io, Stef. Non me ne sono resa conto per molto tempo, ma arriva un momento in cui i ricordi tornano a tormentarti e non puoi fare a meno di domandarti se davvero questa vita ti somiglia, se hai davvero ottenuto tutto ciò che hai sempre desiderato. Ed io queste domande me le sono poste e, purtroppo, ho anche ricevuto la mia risposta. Ma non starò qui a tormentarmi con questo sentimento, non sono più la ragazzina indifesa, innamorata di tuo fratello, che amavi proteggere. Non sono più quella ragazza che, poi, a distanza di tempo, ha scoperto che l'amore per te poteva superare qualsiasi intemperia. Adesso sono una donna matura e dunque so che, alle volte, l'amore da solo non basta. Dunque, tranquillo, non ti tormenterò con le mie continue manie, potrai andare avanti con la tua vita ed io lo farò con la mia. Ma ricordati di noi, Stefan. Ricordati di noi, in modo che, un giorno, quando sarai sopraffatto dal dolore che questa vita ti ha riservato, ti ricorderai di tutto quello che hai buttato via. Il tuo amore per me, quello per Elena e , soprattutto, quello per il tuo migliore amico, l'uomo che hai sempre ammirato, venerato, adulato: tuo fratello. Allora non ci sarà più tempo per tornare indietro, rimarrai solo, lontano dalle uniche persone che per te avrebbero donato la vita”.

Con quest'ultima frase si allontana, lasciandomi solo in questa valle di disperazione. Mi guardo intorno, intravedo gli sguardi assenti di Katherine e Kol, e mi sento solo, incredibilmente solo.

 

 

 

Caroline mi afferra la mano e mi conduce euforica, come al suo solito, all'interno del locale.

E' un ristorantino tranquillo, pochi posti e un'aria piuttosto chic.

Abbiamo prenotato un tavolo a nome Forbes”. Il cameriere, sorridendo, ci invita a seguirlo lungo l'ampio salone che accoglierà al massimo dieci tavoli. In fondo alla finestra, un po' più riparato, c'è il nostro che, con mia grande sorpresa, è apparecchiato per quattro. Mi volto interrogativo verso la mia fidanzata.

Caroline, hai organizzato qualcosa senza interpellarmi, per caso?”.

La ragazza mi guarda dispiaciuta da sopra il suo vestito con le frange. Assume un'espressione ignara che fa decisamente a botte con l'entrata nel locale di mio fratello e della sua nuova fidanzata.

Damon cammina rilassato, probabilmente inconsapevole di quanto le due donne hanno architettato, Katherine appare piuttosto sicura nella sua camminata imperiosa, nonostante le paperine basse.

L'espressione di mio fratello alla mia vista è più o meno simile alla mia, mentre quella della sua ragazza è leggermente più posata di quella che Caroline ha mostrato poco fa.

Sono io a muovere i primi passi verso la porta, decisamente poco desideroso di ritrovarmi nella stessa stanza di mio fratello dopo il nostro ultimo litigio. Non accetterà mai la mia decisione di tornare a casa da mio padre, perciò è anche inutile discuterne. Abbandono le figure dietro di me e mi reco al di fuori del ristorante.

Immediatamente avverto la presenza di Caroline dietro di me. Sono molto arrabbiato con lei, non avrebbe dovuto comportarsi così, o per lo meno non avrebbe dovuto fare di testa sua.

Cosa ti è saltato in mente?”.

E' tuo fratello, è la persona che ami di più a questo mondo. Solo lui sa realmente chi sei, che cosa hai vissuto, chi sei diventato. Non potete evitarvi per sempre, non ne sareste capaci”.

Spiegalo a lui. Non mi sembra molto incline alla conversazione, ultimamente”.

Stefan, piantala di fare il bambino. Damon era dispiaciuto, avete trascorso insieme tutta la vita, era naturale che non prendesse bene la tua decisione”.

La mia fidanzata mi prende una mano e la appoggia sul petto. Sento il suo cuore battere forte, forse per la paura della mia reazione, o forse per il troppo desiderio di rivederci insieme, il vecchio trio, il trio delle cazzate e dei momenti felici.

Non puoi allontanarlo dal tuo cuore. E' tuo fratello, e il vostro odio attuale è solamente sintomo di questo profondo amore che vi portate dietro. Fallo per lei, non avrebbe voluto vedervi divisi. Tutto quello che ha voluto insegnarvi è stato proteggervi l'uno dell'altro, non deludetela”.

Il chiaro riferimento a mia madre mi fa ammorbidire le mie iniziali prese di posizione. Ricordo ancora quando ci raccontava le favole, io sulle sue gambe e Damon disteso sul tappeto. Niente è mai stato forzato tra noi, niente è mai stato più naturale di questo autentico amore che univa.

Con grande gioia di Caroline, che si sistema il ciuffo liscio incollato per le lacrime, ritorno nel ristorante.

Con mia grande sorpresa, la coppia è seduta al tavolo, Damon con la testa fra le mani e Katherine chinata su di lui, parlando concitata ed illuminandogli il viso con una t-shirt fucsia.

Solo poche ore dopo, mentre siamo ancora presi dalle grasse risate di quattro amici che non si vedono da tempo, riesco a comprendere pienamente le parole di Caroline: l'amore nella vita conta molto, ma ancor di più conta avere il coraggio di dargli il senso che si merita.

 

 

 

Lo spolverino nero sui pantaloncini verdi, la mia George, Gina & Lucy nera , gli occhiali da sole ed il gioco è fatto.

Con fare concitato raggiungo Damon che mi aspetta in macchina nel garage.

Sorridendo gli mostro il cappello nero che ho appena sistemato accuratamente sui capelli lisci.

“Guarda, adesso siamo davvero coordinati”.

Scuote la testa rassegnato, quasi come se si aspettasse una frase più intelligente per farmi perdonare il ritardo, ma ad essere sincera non me ne è venuta neanche una.

“Devo trovare qualcosa di pazzo da fare, nel caso tu dovessi arrivare in anticipo a qualche appuntamento. Posso puntare a situazioni pericolose, tanto non si avvereranno mai. Tra l'altro Alaric odia i ritardatari, ma per mia sfortuna adora te, dunque sarò il capro espiatorio del suo nervosismo”.

Rido divertita dalla veridicità della sua frase, alzo la radio e muovo la testa a tempo di musica.

“Sei così bella quando sorridi”.

“Sorrido perchè sono felice... e tanto”. Già, tra qualche giorno il nostro sogno di cambiare città si concretizzerà ed io sono già alle prese con i primi preparativi per la casa nuova che abbiamo scelto in tempo record. Facile quando si ha un fidanzato con una somma di denaro inesauribile da parte.

“Non esserlo troppo. Anche perchè non vorrai vedere la mia faccia, quando scoprirò che la nostra camera da letto è in legno di noce con inserti fucsia”.

Rido perchè effettivamente ci avevo pensato, ma la mia passione per i colori forti è nettamente in contrasto con quella tetre ed elegante del mio fidanzato.

Alaric ci fa accomodare nel grande salotto della casa di Jenna. Lei ha avuto piccoli problemi con la nipote, quindi dovremo aspettarla per qualche minuto, ma non mi pesa.

Il mio futuro “suocero” mi abbraccia con dolcezza.

“Come sta la mia piccola principessa?”.

Damon e suo padre sono molto simili e per questo non posso fare a meno di adorare anche lui.

“Benissimo. Hai un figlio straordinario che rende ogni giorno il più bello che possa essere vissuto”.

Mentre Alaric mi dedica uno sguardo intenerito, il mio uomo alza gli occhi al cielo, sopraffatto sicuramente da questa testimonianza a cuore aperto che lo vede protagonista.

“Damon mi ha detto che avete già trovato una casa”.

“Oh sì, è stupenda. Ti porterò presto il catalogo”.

Avverto io stessa l'emozione che fa trillare gioiosamente la mia voce e questo rende ancora più aperto il sorriso al vero padre del mio uomo.

“Vi meritate questo e molto altro, ragazzi”.

Sorrido a Ric e stringo la mano del mio fidanzato. Sembra tutto troppo bello per essere vero, tutto troppo perfetto perchè possa essere reale. Ma la vita è così, perciò dobbiamo accogliere ogni giorno i sorrisi che verranno, anche perchè, saranno proprio questi che, nei tempi più duri, ci impediranno di mollare.

Mentre mi crogiolo nella mia bolla di amore e felicità, la porta dell'ingresso si apre, Jenna fa il suo ingresso con un sorriso smagliate, dietro di lei spunta il visetto buffo e paffuto di una bambina.

“Ciao ragazzi, scusate ma Lily ha fatto qualche capriccetto per strada”.

La piccola, ci scruta curiosa con gli occhietti blu, poi si lascia andare ad un timido sorriso che ricambio con piacere.

Dopo qualche ora siamo diventate grandi amiche e anche Damon, che all'inizio era un po' impacciato, sembra avere assunto una posizione ben diversa nei confronti della bambina.

Lily ci mostra la sua intera collezione di bambole e, mentre insegna al mio fidanzato la filastrocca del gattino sognatore, mi ritrovo a fantasticare su quanto sarebbe bello poter avere dei bambini con lui.

Questo pensiero mi spaventa, forse perchè vorrebbe dire concretizzare definitivamente questo amore immenso, o forse perchè non so se dentro di lui prova la stessa cosa, ma sono convinta che niente sarebbe più bello di stringere tra le braccia un bambino che sappia di noi.

Siamo tutti e quattro presi dal comizio della piccola, quando la porta si apre per la seconda volta. Io alzo lo sguardo stupita, così come Damon, ma, per il resto, nessun altro sembra essere disorientato per il rumore.

E' questione di secondi. Di fronte a me la donna che lentamente mi sta stravolgendo la vita. Ci guarda con un sorriso beffardo sul volto, poi addolcisce gli occhi mentre osserva la piccola che, adesso, gesticola animatamente sulle gambe di Alaric.

“Vedo che avete già fatto le presentazioni”.

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze, mi scuso nuovamente per il ritardo, forse qualcuna di voi avrà già dimenticato la storia, ma sto attraversando un periodo un po' impegnativo.

Voglio iniziare ringraziando di vero cuore coloro che, ogni singola volta, mi lasciano un loro pensiero, siete veramente preziose ed è merito vostro se ho ritrovato la mia passione per la scrittura. Non smetterò mai di ringraziarvi.

Bene, in questo capitolo sono successe un po' di cose, forse troppe, ma mi sembra un po' stupido fare ottocento capitoli passaggio quando le cose da chiarire sono fin troppo.

  • Elena e Damon si riappacificano alla loro maniera: facendo l'amore. Dopo di che, lui propone alla sua bella un'alternativa a questa tram tram che stanno vivendo. Andranno a vivere insieme e, ricordatevi che rimane sempre valida la proposta di Barcellona.

  • Caroline. La sua storia è un po' complessa. Inizialmente vorrebbe riferire ai due amici cosa ha scoperto di Stefan, poi fa un passo indietro quando scopre la lieta notizia. Mentre rassicura la coppia di valutare l'idea del suo trasferimento, dentro di sì sa che non ci andrà mai. So che a Stefan dice tutt'altra cosa, ma è ancora molto indecisa, solo alla fine scopriremo la sua scelta.

  • Sempre Caroline. HA FINALMENTE CONFESSATO A SE STESSA DI AMARE STEFAN. Non credo sia una bellissima notizia e alcune di voi mi odieranno (silvia perdona la mia mancanza di tatto verso i tuoi Forwood) però nella mia testa era così che doveva andare. Adesso non le resta che chiarire con Tyler, cosa che farà nel prossimo capitolo, dopo di che dovrà decidere quale strada prenderà la sua vita.

  • Stefan. Il ragazzo si sente parecchio toccato dalle parole di Caroline. Di sicuro non si aspettava una confessione del genere, ma sono sicura che questo avrà smosso qualcosa, nel prossimo capitolo avremo un flashback e un confronto con i suoi pensieri.

  • La cenetta del giovedì sera. Tutto sembra andare bene, elena e Damon sono a casa di Alaric e sono veramente entusiasti della vita che si prospetta per loro. Ma come al solito i problemi sono alla porta e, in questo caso, nel vero senso della parola. Katherine fa il suo ingresso in casa e la presenza di questa bambina misteriosa ha di sicuro qualcosa di sinistro. Cose ne pensate.

 

Ringrazio anche coloro che mi seguono, siete tantissime e ancora non me ne capacito. Spero di essere all'altezza delle vostre aspettative.

Un bacio e un abbraccio.

Anna

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Capitolo 27
*** E' tempo di andar via ***


Controllo nuovamente il telefono infastidita. Un'oretta fa ho inviato un messaggio ad Elena, avvisandola che non li avrei raggiunti neanche nella serata, ma la mia amica non ha ancora risposto. Non so perchè mi sia attaccata a questo gesto infantile, probabilmente non ha neanche visto il telefono, probabilmente sono solo troppo nervosa e ne ho le ovvie ragioni.

Sono appena arrivata di fronte al “Senepal 21”, il locale che ha visto la nascita della mia storia con Tyler.

Lo so, è buffo, se non addirittura, anzi più probabilmente, sadico farlo venire qui, però questo luogo ci appartiene, è il nostro posto, quello in cui tutto è iniziato, quello in cui tutto deve finire.

Questa mattina, quando mi sono convinta a chiamarlo per chiedergli un appuntamento, ero convinta non mi rispondesse o, perlomeno, che trovasse una scusa. Forse addirittura ci speravo, ma è giusto prendermi questa enorme responsabilità, glielo devo anche solo per la sua presenza costante in questi ultimi tre anni.

Mi sfrego con ansia le mani e quasi raschio via lo smalto nero che mi colora le unghie. Sono agitata e questo non mi era mai successo quando dall'altra parte c'era Tyler.

Lo vedo arrivare, è bello, questo non lo metto in dubbio, ma dentro di me non c'è più niente, solo tanti bei ricordi, solo tanti rimorsi.

Mi guarda in modo strano, uno sguardo che non riconosco, sembra arrabbiato, ma anche felice di vedermi, eppure il suo saluto risulta più freddo di un cubetto di ghiaccio in una distesa di neve.

“Ciao, Caroline”.

“Ciao”. Per una volta nella mia vita mi ritrovo senza parole, è ancora una volta lui a salvarmi.

“Entriamo?”.

Lo seguo silenziosa. Ci accomodiamo ad un tavolino apparentemente riservato, ma subito mi accorgo che siamo circondati da altre persone. Altre persone con altre vite, con altri modi di vedere, di parlare, di sorridere.

Poco distante, una giovane coppia parla di progetti per il futuro, progetti che io e Tyler, senza saperlo, non abbiamo mai avuto. Lei porta al dito un grosso anello, lui ha negli occhi solo il suo sguardo. Sono felici, felici come una coppia deve essere, desiderosi del futuro, coraggiosi di fronte all'ignoto. Ancora più in là una donna tiene una mano sull'enorme pancione, lui le sorride. Loro hanno avuto il coraggio di guardare avanti, di prendersi responsabilità da giganti, loro hanno avuto il coraggio di amare e nulla di più bello è mai stato regalato.

Ed ecco, subito dopo ci siamo noi, quasi sconosciuti, non più complici, non più amici, solo una sottile linea di passaggio tra ciò che eravamo e ciò che saremo.

Ordiniamo due cosmopolitan e nasce spontaneamente un sorriso quando lui, gesto rituale, mi porge la sua ciliegia, gesto ricorrente che evidenzia che forse non proprio tutto è cambiato.

“Allora, vogliamo parlare o continuiamo a scrutarci silenziosi, fino a quando uno dei due riuscirà a mettere un punto a tutta questa storia?”.

Alzo lo sguardo dal mio bicchiere, ingoio a vuoto, ma ha ragione lui, certi silenzi valgono più di mille parole, però, un amore come il nostro merita che qualcuna venga ancora sprecata.

“Tyler... io credo che per adesso dovremmo prenderci una paus...”.

“No, Caroline, non dire pausa, per favore fallo per la mia sanità mentale. Non funziona, non funziona da tempo, è inutile illuderci che una pausa possa migliorare le cose. Da quando Stefan è tornato a New York le cose sono cambiate, non sei più tu, non mi guardi con gli stessi occhi. Quindi è inutile fingere che tra qualche giorno, al massimo mesi, torneremo ad amarci come un tempo, perchè tu hai smesso di farlo già da un po'”.

“Io ti amo, Tyler, però...”.

“Però ami più lui. E questo ti sta mandando fuori di testa, lo so. Fidati, so cosa si provi ad amare senza essere ricambiati”.

Il suo sguardo è triste, ormai solo un'ombra di quel giovane forte e spiritoso che condivideva con me la vita.

“Mi dispiace tanto”.

E' la verità. Vorrei davvero amarlo come lui ama me, ma Stefan me lo impedisce, e questo è davvero deprimente, soprattutto se considero che dovrò passare il resto della mia vita dietro ad un uomo che ha deciso di mandare a rotoli la sua.

“Dispiace anche a me, te lo assicuro. Comunque tranquilla, ho già parlato con Damon, fino a quando non ti sistemerai ad Atlante, mi sposterò lì per un periodo e poi tornerò a New York”.

Annuisco comprensiva, pur sapendo che così lo obbligherò a restare lontano dalla sua città per parecchio tempo, ma io e lui non siamo più in grado di condividere la stessa vita.

“Quindi ci salutiamo”.

Lo guardo intimidita, dopo anni di relazione si sta esaurendo tutto con un forzatissimo saluto. Tyler annuisce con estrema disinvoltura, quasi come se questo trauma interiore che sta consumando me, non abbia alcun effetto su di lui.

Si alza precipitoso e mi lascia un disperato bacio sulla guancia. Un grazie silenzioso scivola dalle mie labbra, un messaggio di dolore memore dei tempi passati, dei momenti trascorsi ad illuderci d'amore.

Lo guardo allontanarsi e con lui un pezzo della mia vita, quella migliore, quella più dignitosa, quella che guardo andare via, con l'amaro in bocca e il bruciore nel cuore.

 

 

 

E' questione di secondi. Di fronte a me la donna che lentamente mi sta stravolgendo la vita. Ci guarda con un sorriso beffardo sul volto, poi addolcisce gli occhi mentre osserva la piccola che, adesso, gesticola animatamente sulle gambe di Alaric.

“Vedo che avete già fatto le presentazioni”.

Il suo sguardo è freddo e vuoto ed il sorriso che dedica alla bambina, sicuramente, non raggiunge gli occhi. Istintivamente la mia mano cerca disperata quella di Damon, anche lui sembra spaesato, probabilmente incapace di spiegarsi come una cena con sua padre abbia potuto concludersi con l'arrivo della sua ex fidanzata che, tra l'altro, sembra avere qualcosa a che fare, con la piccola qui vicino a noi.

Katherine, invece, non sembra per nulla turbata, osserva tutti con estrema tranquillità e sufficienza, quasi come se fosse una cosa naturale. Intanto Lily le corre tra la braccia, realizzando così, la più tragica delle mie ipotesi.

Immediatamente il mio sguardo finisce su Alaric, con mio profondo sollievo, anche lui sembra essere spaesato, il suo sguardo viaggia a velocità supersonica tra Jenna e la nuova arrivata. Già, Jenna, il suo sguardo è piuttosto imbarazzato, guarda un punto fisso di fronte a lei e non proferisce parola, quasi come se, facendolo, potesse scatenare l'ira di qualcuno.

“Che diavolo sta succedendo qui?”. Damon è il primo a rompere il silenzio, il suo sguardo ora spazia alla ricerca di una risposta, una risposta che desidero tanto anche io, una risposta che mi spieghi perchè Katherine è qui in questo momento e perchè questa innocente bambina abbia gli occhi dello stesso azzurro cielo del mio fidanzato.

Katherine sorride strafottente e, come al suo solito, si avvicina a Damon con passo felino, con una grazia ed una sensualità che danno quasi alla testa. La ragazza si appoggia con delicatezza alla sua spalla, poi indica uno per uno i presenti coinvolti in questa storia con lo sguardo.

“Abbiamo giocato un po' sporco. Forse avrei dovuto aspettare ancora qualche giorno, avrei preferito rilassare un po' i rapporti tra di noi”.

“E' qui che ti sbagli, Katherine, tra di noi non ci sono rapporti di nessun genere. Quindi vieni al dunque, per favore”.

“Lei è Lily, ma immagino che tu l'abbia conosciuta”. Indica piena di orgoglio la bambina che adesso, spaesata, non sa più quale posto occupare. Anche Damon appoggia i suoi occhi sulla piccola e dentro di lui si apre lo stesso timore che attraversa me.

“Lei è...”.

“Tua figlia, Damon. Quando io e te ci siamo lasciati, ho scoperto di essere incinta. Ho provato ad avvicinarmi a te, a provare a parlarti, ma Giuseppe Salvatore ha pensato che quello fosse il momento giusto per fare il padre e, senza un minimo di considerazione per la creatura che portavo in grembo, sua nipote tra le altre cose, mi ha spedita nel sud del Texas, esortandomi caldamente a non tornare”.

Rimango allibita, avevo già intuito la situazione, ma sentirlo uscire dalle sue labbra ha tutto un altro effetto, lo rende reale e, da qualche tempo, tutto ciò che è reale mi spaventa in maniera spropositata. Damon ha perso le parole, con la bocca semi aperta fissa un angolo vuoto di fronte a lui, probabilmente cercando di trovare una giusta spiegazione a questa profonda ed intensa follia.

“Dunque, teoricamente potrebbe essere anche di Stefan”. Stranamente, la mia voce appare molto più chiara e coincisa di quanto mi sarei aspettata. Non avrei voluto intromettermi in questa conversazione, ma è stato più forte di me. L'ironia si sta prendendo gioco della mia vita e lo sta facendo nel peggior modo possibile.

Katherine mi osserva sorridente, il suo tipico sorriso da chi sta per mettertela in quel posto e credo che questa volta abbia il coltello dalla parte del manico. “Io e Stefan utilizzavamo precauzioni. Con Damon invece era diverso. Sognavamo una famiglia e, nonostante il matrimonio fosse alle porte, eravamo pronti ad accettare qualsiasi conseguenza. Spiacente di sapere che con te non si senta ancora così libero”.

Sento le guance prendere fuoco, e non perchè le sue parole siano reali, ma perchè, con estrema disinvoltura, ha osato nuovamente inveire contro la nostra storia, minimizzandola. Damon, conoscendomi meglio di chiunque altro, coglie immediatamente la mia rabbia avversa e, prima di rivolgersi nuovamente alla sua ex fidanzata, mi appoggia una mano sulla coscia. Finalmente torno a respirare, il miracolo della sua pelle contro la mia ha di nuovo avuto la meglio. Sono molto più tranquilla, forse perchè tutto questo non può essere vero, forse perchè spero ancora di svegliarmi sudata e realizzare che si tratta di un sogno.

“Ed io come posso essere sicuro sia mia figlia?”.

“Perchè non ti mentirei mai, perchè non avrei fatto in ritorno in questa tana di vipere se non per te”.

“Mi dispiace, Katherine, ma ho smesso di crederti tempo fa. Hai davvero architettato tutto questo? Hai davvero convinto Jenna ad aiutarti in questo piano folle?”.

Già, Jenna. Me ne ero quasi dimenticata, ma osservando lo sguardo stralunato di Alaric penso che questo sia successo solo a me. Jenna, se davvero questo è il suo nome, ha assunto un'espressione mortificata, quasi come se pregasse il cielo di farla scomparire in un attimo, ma credo che ormai sia tutto troppo vano, è nell'occhio del ciclone e deve a tutti delle belle risposte, in particolare al suo fidanzato che la osserva con sguardo deluso.

“Jenna è la mia più grande amica, l'unica che mi è stata vicina nel mio momento più duro, l'unica che mi ha supportata quando avevo il pancione e la fronte sudata. Mi dispiace di averti messo in mezzo, Alaric. Sai quanto tenessi a te e ti assicuro che convincerla a sedurti non mi ha reso una persona felice, anzi, però sai cosa si dice in questi casi: mors tua, vita mea!”.

Mentre il povero uomo cade nello sconforto più totale, Jenna si avvicina a lui con fare repentino, prendendogli una mano che lentamente sta per raggiungere i capelli, ma Alaric la allontana con rabbia. Deluso e ferito per l'ennesima volta.

“Lasciami”. Senza aggiungere altro si allontana silenziosamente dalla casa. Né io, né Damon tentiamo di fermarlo, tanto meno di rincorrerlo, lui ha bisogno di stare solo e noi di saperne di più su questa storia interminabile.

“Vergognati, Katherine. Hai raggirato i sentimenti di un uomo, hai rovinato la vita di più persone, hai rotto i legami più saldi e, con ogni probabilità, rovinerai l'esistenza di questa povera creatura che stai utilizzando per raggiungere il tuo scopo”.

“Non ti permetto di parlare così, stupida ragazzina. Amo mia figlia con tutta me stessa e se ho fatto tutto questo, se sono piombata nelle vostre vite, l'ho fatto solo per lei. Guardala, Damon, ha i tuoi stessi occhi, gli occhi di tua madre”.

Il suo tono si addolcisce incredibilmente mentre si rivolge al mio fidanzato. Lui sembra spaesato, ma nonostante ciò appoggia lo sguardo sulla piccola che fissa la scena impietrita, probabilmente spaventata dall'utilizzo di toni troppo accesi, io stessa ho appena dato il peggio di me. Gli occhi di Damon, così simili a quelli della bambina, si addolciscono notevolmente e un timido sorriso sembra colorargli le labbra rosse. E so che non dovrebbe essere così, so che non c'è niente di più magico di un rapporto che lega un padre ed una figlia, ma non riesco a sopportarlo, non riesco a sopportare che questo stia succedendo proprio con il frutto del suo amore per Katherine.

“Potrebbe essere anche figlia di Stefan. Perchè non prendi l'idea in considerazione? Tu pretendi che lei sia di Damon, tu vuoi che lui ritorni da te e lo stai facendo nel peggior modo possibile, mettendo in mezzo una povera creatura che non c'entra niente”.

La rabbia si impossessa di me e quasi mi spaventa. Anche Damon mi osserva sconcertato.

“o forse sei tu, Elena, che speri vivamente che Lily non stravolga la tua vita perfetta? Se sei così sicura di te, perchè hai paura di una bambina di sei anni?”.

“Io non ho paura di lei, ho paura di te. Ho paura di ciò che sei capace di fare, della tua aurea vendicativa, dello zaino di mistero che ti porti sulle spalle”.

Il suo viso scarno, specchio distorto della bellezza di un tempo, si sforma in un sorriso beffardo. Lei non ha paura, conosce Damon meglio di me e sa con certezza che ancora una volta lei l'avrà vinta.


 


 

Mi guardo allo specchio e cerco di sistemare un po' i lunghi capelli castani che ricadono lisci sulle mie spalle. Gli occhi sono leggermente arrossati e molto gonfi, segno delle lunghe notti in bianco che ho trascorso.

Mi sdraio sul letto accendendomi una winston blu. Damon mi ucciderebbe, ma adesso il suo giudizio non conta più.

E' trascorso quasi un anno da quel test di paternità, ricordo la rabbia provata e poi la vergogna immediatamente dopo quando ho scoperto che Lily era veramente figlia dell'uomo che amavo, ricordo le lacrime amare ed i pugni nello stomaco subito dopo. Eppure sono ancora qui, in una città che non mi appartiene più, in una casa che non è mai stata mia, a chiedermi come sia potuto succedere, a chiedermi quando le cose mi siano sfuggite di mano in questo modo così misero e doloroso.


 

Cammino avanti ed inidetro per la casa, probabilmente finirò con il consumare il lucido parquet di legno, ma la pazzia sta prendendo il sopravvento e, se non saprò qualcosa al più presto, impazzirò silenziosamente.

Katherine ha insistito per effettuare il test, a quanto pare, sotto caldo suggerimento di Caroline, Stefan è stato tenuto fuori da questa questione e, di sicuro, la presenza di Damon e Katherine soli in ospedale non mi aiuta per niente.

E' passata quasi una settimana da quando abbiamo fatto l'enorme scoperta e né io, né il mio fidanzato riusciamo ancora a capacitarcene, più che altro ancora è impossibile realizzare. Quello che, invece, ha realizzato tutto fin troppo bene è stato Alaric. Questo povero uomo ne ha passate troppe per non meritare la felicità ed il fattaccio di Jenna proprio non ci voleva. La odio esattamente come odio Katherine. Come puoi prenderti gioco di un uomo in questo modo? Come puoi sedurlo e fingere di amarlo per tutto questo tempo?

La rabbia prende il sopravvento su di me e ho appena afferrato un cuscino del divano per scaraventarlo in chissà quale angolo della casa, che la porta si apre con un rumore secco della serratura. Damon mi appare nel massimo del suo splendore, la cravatta leggermente scombinata e la faccia tesa e stanca di chi ha ricevuto un colpo in pieno viso. Sento il mio stomaco rivoltarsi dentro di me, l'amara verità si sta facendo strada di fronte ai miei occhi ed ignorarla sarebbe una mossa stupida.

Come una bambina inizio a piangere singhiozzando, so che non ci si comporta così, che un figlio è qualcosa di unico e sacro, ma chiedo tanto se pretendo di voler essere io a donarne uno al mio uomo?

Damon accorre in mio soccorso, con un'insolita debolezza, avvolge i miei fianchi, facendo aderire il mio corpo al suo. Inizio a piangere sulla sua spalla, imbrattando la sua camicia, come ho appena fatto con la mia t-shirt.

Lui mi scosta leggermente, cercando di asciugarmi la moltitudine di lacrime che solca dispettosa le mie guance.

Non mi importa se devo condividere con Katherine un mutuo, un cane o una figlia, tu sei la mia donna, è te che amo e questo non cambierà, dovesse crollare il mondo!”.

Cambierà tutto invece. Avete una figlia insieme, è il frutto di quell'amore enorme che vi legava, come puoi fingere che niente di questo abbia significato?”.

Il mio sguardo esprime angoscia, delusione, ma anche tanta paura, paura che adesso vedo riflessa negli occhi di Damon.

E' frutto di un amore malato, un amore basato su false condizioni. Io amo te e imparerò ad amare mia figlia, forse una parte di me la ama già, ma Katherine, lei resterà sempre la donna perversa e bastarda che mi ha portato via il futuro. Adesso tu sei il mio futuro, tu mi hai ridato uno spiraglio di luce, una credenza nei confronti della vita ed io non voglio perderti, sei la persona più importante, adesso. Aiutami ad affrontare anche questo, aiutami a superare la tormenta. Siamo io e te, Elena e lo saremo per sempre”.


 

E per un attimo ci ho davvero creduto, creduto che tutto potesse andare nel miglior modo possibile, che dopo tutto non sarebbe stato poi così difficile, che io e lui avremmo potuto amarci come abbiamo sempre fatto. E così è stato per molto tempo, o almeno è ciò che ho voluto credere.

Guardo il telefono, un messaggio di Caroline.

Certo, ti aspetto a casa. Devo preoccuparmi?”.

No, Care, non devi preoccuparti, hai già sofferto troppo in quest'ultimo anno, hai già vissuto le pene dell'inferno perchè io ti ci faccia ricadere.

No, tranquilla. Voglio solo salutarti”. Per sempre.

Infilo i pantaloncini di jeans e mando un ultimo messaggio di conferma, ma questa volta non è Caroline il destinatario.

Mi dirigo velocemente in bagno e davanti a me una foto, un giorno felice lontano nel tempo, tre sguardi sereni e illusi persi nella pioggia di New York.


 

No, Elena, mettetevi più in qua. No, più a destra. Damon, avvicinati un po'. Ok, perfetto. Sorridete”.

La prima nevicata dell'anno. Sotto la coltre bianca, New York sembra ancora più bella, più comune e, sotto gli occhi dei passanti, forse anche noi sembriamo una famiglia normale, una tradizionale famigliola americana che costruisce felice un pupazzo di neve.

Lily è entusiasta, in Texas la neve è poco più che un miraggio e non fa altro che ripetere che questo è il più bel giorno della sua vita.

Io e Caroline eravamo perse tra le varie vetrine dei negozi, quando Damon ha chiamato avvisandoci della sua idea, la sua prima idea da papà. Lui e Lily ci hanno raggiunto in centro e quasi mi sono venuti i brividi nell'osservare la felicità di padre e figlia, mentre si rincorrevano arrancando tra le nevose stradine di Central Park.

No, Damon, ci siamo dimenticati la carota”. Lily ammonisce seria il suo papà. “Se non gli mettiamo il naso come fa a respirare?”.

Damon osserva colpevole la sua bambina ed io scoppio a ridere per quell'espressione buffa che spesso riserva a me soltanto.

Dai, piccola, per fortuna c'è zia Caroline che pensa sempre a tutto”. Con sorpresa di tutti, la mia amica sfodera una bella carota dalla sua tracolla sportiva.

Non ti chiederò cosa ci faccia una carota nella tua borsa, ma ti ringrazio comunque, mi hai salvato la reputazione”. Tiro uno spintone a Damon, mentre Caroline lo ammonisce severamente con lo sguardo.

C'è la bambina, idiota”. Ma la piccola è troppo impegnata a sistemare il naso sul faccione rotondo del suo pupazzo.

Caroline squadra critica il lavoro compiuto. “Non trovate che sia leggermente tremolante?”.

Anche io piego leggermente la testa e non posso fare a meno di notare che la mia amica ha ragione, ma Lily , appoggiando entrambe le mani sulla mia spalla e quella di Damon, entrambi seduti sulla neve ghiacciata, smentisce tutti con un entusiasmo alquanto coinvolgente. “No, è il pupazzo più bello che sia mai stato costruito!”.

Spinta da un eccesso di tenerezza, faccio rotolare la bimba tra le mie braccia e la faccio scontrare sul maglione rosso che spunta dal mio giubbottone e mentre la riempio di baci sulle guance paffute, Damon osserva intenerito e felice la scenetta.

Non c'è niente che possa andare male e sono una stupida ad aver pensato che questa bambina potesse portare problemi tra noi. Mentre lo osservo sognante da sopra la testa di Lily, mi accorgo di essere la stessa ragazzina innamorata di quasi un anno fa. Gli stringo con dolcezza la mano e, tacitamente, gli rivolgo la mia promessa: “Sempre e per sempre”.


 

Cerco nell'armadio qualcosa che mi possa far affrontare il viaggio in comodità e, come la maggior parte delle volte, la mia scelta ricade su una maglia blu, ormai sgualcita dagli anni, che Damon mi ha prestato molto tempo fa per dormire. E' la mia preferita da sempre. Nonostante i lavaggi riesco a sentire ancora il suo profumo e mi aiuta a tenerlo sempre con me anche quando in realtà non lo è. Con le lacrime agli occhi la afferro e vorrei tanto avere il coraggio di non indossarla, di lasciarla in quest'armadio insieme al resto della mia vita, ma non posso.

Cerco di darmi una mossa, tra poco potrebbe fare ritorno a casa e, per allora, vorrei già essere andata via, già lontano da questa città, già lontano da questa vita, già lontano da lui, per quanto il solo dirlo mi provochi delle fitte allo stomaco.

Faccio passare la testa dentro il buco e, come previsto, il suo profumo mi stordisce, procurandomi ulteriori dolori. Ricordi di momenti felici trascorsi insieme, in questa casa, in questa camera, in questo mondo che ci eravamo costruiti.


 

Libero il mio corpo sudato dal vestitino rosa, acconcio la mia coda, ormai sfatta dalle fatiche della giornata, in uno chignon arrangiato che mi lascia libera la schiena ed entro velocemente nella vasca da bagno. Finalmente un po' di meritato relax, soprattutto dopo questa giornata infernale che non aveva intenzione di concludersi. Tra scadenze non rispettate, presentazioni non totalmente perfette e corse avanti e indietro alla ricerca di documenti già archiviati, la mancanza di Damon dall'ufficio non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Non averlo al mio fianco mi rende nervosa, ed è inutile dire che, da quando è arrivata la bambina, la situazione è peggiorata. Oggi avrebbe dovuto portarla in gita scolastica, una gita organizzata con la presenza dei genitori e, nonostante le sue continue rassicurazioni, il sospetto che Katherine vi abbia partecipato è vivissimo dentro di me.

Esco dalla doccia più nervosa di quando vi sono entrata e mi devo costringere a respirare per evitare di impazzire. Con mossa svelta, circondo il mio corpo con l'asciugamano e corro in camera alla ricerca di qualcosa da mettere. Come la maggior parte della volte, la mia scelta ricade sulla maglietta blu di Damon, è ormai sgualcita e molto più larga di quanto non lo sia io, ma è la mia preferita da sempre e averla addosso riesce quasi sempre a tranquillizzarmi.

Sperando in un suo arrivo immediato, mi distendo sul letto e cerco l'ispirazione per leggere un libro, ma, stranamente, non sono abbastanza concentrata per comprenderlo.

Qualche ora, o forse anno dopo, avverto due labbra fresche solleticarmi la fronte, apro gli occhi e incontro il ghiaccio dei suoi. Inutile dire che, ancora dopo tanto tempo, la sua bellezza mi destabilizza.

Ehi, come è andata la gita?”. Cerco di mantenere un tono di voce calmo, un po' perchè non voglio che Damon si agiti, un po' perchè comunque ho un minimo di orgoglio anche io.

Benissimo, abbiamo seguito un noiosissimo racconto di un asinello che non riusciva a correre come un cavallo, abbiamo accarezzato conigli, mucche e caprette e abbiamo mangiato enormi hamburger di verdure fresche di orto. Lily si è divertita, io mi sono divertito e no, Katherine non si è fatta vedere”.

Ops, colta in fragrante! “Non te l'ho chiesto”.

No, ma so che morivi dalla voglia di farlo. Però in alternativa ho dovuto lasciare mia figlia a quell'idiota di Kol. Inizialmente mi sono rifiutato, ma, a quanto pare, Lily non la pensa esattamente come me”.

Che cosa voleva Kol da voi?”.

Non voglio neanche pensarci. Immagino che Katherine fosse troppo impegnata a drogarsi e abbia mandato il suo galoppino a recuperare sua figlia”.

Il suo sguardo si spegne in un secondo. Mi avvicino in ginocchio vicino a lui e, dopo averlo aiutato a sfilarsi la camicia, gli massaggio con delicatezza le larghe spalle.

Ehi, stai tranquillo, vedrai che Lily starà bene. Kol è un'idiota, ma non le farebbe mai niente. E' noi che vuole colpire e sta solo soffrendo perchè tutto questo ci ha resi più forti”. Gli bacio la schiena bianca e lui spinge la testa all'indietro, richiedendo un maggior contatto.

Lo so, amore. E' solo che vorrei che mia figlia fosse lontano da quell'ambiente. Non voglio che veda sua madre intenta a sniffare eroina”.

Non è detto che sia così e, comunque, se dovesse esserlo realmente, i tuoi legali sono già pronti all'attacco. Un passo falso di Katherine e Lily viene a vivere con noi”.

Sarebbe bellissimo. Io, te e lei. Potremmo rifarci la vita che abbiamo sognato. Potremmo andare a vivere in un altro posto, potremmo...”.

Shh, abbiamo già fatto questo discorso e abbiamo constatato che non è propriamente fortunato”.

Sorrido scontrandomi con le sue labbra, per poi abbandonarmi al bacio più dolce di tutti. Damon si volta repentinamente, afferrandomi per la schiena e obbligandomi a sdraiarmi sul letto. I suoi baci diventano mano a mano più insistenti ed una fitta mi coglie avida ed eccitata nel basso ventre.

Le sue mani percorrono esperte il mio corpo, solcano le cosce nude, per poi infilarsi con facilità sotto la maglietta blu.

Adoro quando metti i miei vestiti, ma amo ancora di più quando posso toglierteli”.


 


 

Sistemo meglio la mia coda bionda, impiastrandola con lacche di ogni genere.

Quando Elena sarà andata via, non avrò tempo di dedicarmi al mio look, ma ci tengo ad essere impeccabile, soprattutto stasera che è il nostro primo appuntamento. Sono emozionatissima e le mani, che tremano mentre cercano di stendere indenne lo smalto porpora, sono la miglior conferma a tutto questo.

Sorrido alla mia figura che mi osserva dallo specchio di fronte. Finalmente sono tornata a sorridere, ne è passato di tempo, ma finalmente posso dire di avercela fatta.

Questo ultimo anno, mi ha messa a dura prova, ho dovuto superare prove quasi impossibili, ma mi hanno aiutata ad essere più forte.

L'arrivo della piccola Lily, però, pur avendo apportato molti cambiamenti, ha comunque portato un tocco di freschezza e spensieratezza che ci hanno aiutato a sconfiggere i nostri mostri notturni.

Già, il mio mostro è stato parecchio difficile da sconfiggere e, probabilmente da sola non ce l'avrei mai fatta, ma posso considerarmi fiera del ruolo che ho avuto in tutto ciò.

Mi sistemo la maglietta bianca, spensierata. Ho voglia di vederlo, di stringerlo forte tra le braccia, di ripetergli il mio amore all'infinito. Adoro la felicità e adoro assaporare il dolce amaro sapore di libertà.


 

Caroline, ti prego, aiutami”.

Stefan è piegato al mio fianco, la fronte imperlata di sudore ed il viso stravolto dal dolore. Finalmente ce l'ho fatta. Dopo lunghi pedinamenti ed interminabili preghiere, l'uomo che amo si è finalmente convinto a farsi aiutare.

Per adesso tutto sta procedendo in gran segreto. Damon ed Elena non sanno nulla, ma penso che, con l'uragano che li ha appena travolti, sia decisamente meglio così.

Sono qui, Stef. Sono qui”.

Lo stringo con dolcezza tra le braccia, lo cullo come fosse un bambino e, in quanto a bisogno di sicurezza, forse lo è davvero.

Un altro conato e si abbandona ad un getto di vomito che mi fa quasi rivoltare lo stomaco. I primi giorni erano andati abbastanza bene e, una piccola e stupida parte di me, pensava che forse ce l'avremmo fatta con meno fatica dell'ultima volta, che forse Stefan era abbastanza forte da affrontare tutto questo per la seconda volta, inutile parlare della mia delusione di fronte alla sua emergenza, nei giorni successivi.

Asciugo con velocità la macchia di sudiciume che infradicia il pavimento della mia camera. L'odore è parecchio forte ed il mio stomaco si sta opponendo, ma devo essere forte, devo farlo per lui.

Con parecchia fatica, lo accompagno al letto. Stefan si getta su di me a peso morto e la mia sottile figura cammina piuttosto incerta sotto la sua mole. Con enorme fatica lo copro con un lenzuolo, liberandolo prima dalla canotta inzuppata. Pur non essendo il momento adatto, mi perdo nella meraviglia del suo corpo scolpito, ogni suo muscolo sembra risvegliare in me un desiderio eclissato, a lungo negato.

Non faccio in tempo a riprendermi dai miei pensieri nettamente inadeguati, che qualcuno suona alla porta. Faccio quasi un balzo dal letto, non aspettavo nessuno e, di certo, questo non è il momento più adatto per una visita a sorpresa.

Non apro, chiunque sia dietro quella porta non deve vedere. Qualche secondo dopo il mio telefono suona, mostrando una bustina lampeggiante. Apro il messaggio, è Elena.

Ehi, Care. Io e Damon siamo passati a prendere alcuni dei miei vestiti. Non sei in casa, uso le chiavi. Tranquilla, lascerò tutto in perfetto ordine. Ci sentiamo stasera”.

Quasi mi avvento contro la porta, anche se non so bene come mi devo comportare, ma chi c'è dietro è molto più veloce di me.

Ehi, ma sei qui, allora?!”.

I miei due amici si materializzano di fronte a me, lo sguardo sorpreso, ma comunque felice. La loro vita, pur essendo stata stravolta, sta prendendo una piega piuttosto positiva ed io non posso fare altro di essere felice per loro.

Ehi...”. Ma forse questo non è il momento adatto per esternare tutta la mia contentezza nel vedermeli di fronte, non con Stefan che sta combattendo nella camera affianco. I due sembrano non accorgersi del mio comportamento anomalo e, anzi, dopo un paio di domande di routine, si affrettano a raccogliere tutto il necessario, per poi riaprire la porta di ingresso. Non faccio in tempo a tirare un sospiro di sollievo che un rantolo proviene della mia camera. Damon ed Elena alzano lo sguardo su di me, osservandomi confusi.

C'è qualcuno con te, Caroline?”. La mia amica sorride maliziosa, senza sapere che tra quelle quattro mura si sta consumando l'ennesima tragedia.

Ma che dici?! Deve essere caduto qualcosa”. E ci stanno quasi per credere quando, un rumoroso, ma chiarissimo suono riempie nuovamente tutta la casa. E adesso non c'è nulla da nascondere, qualcuno sta vomitando e questo risulta fintroppo chiaro.

E' Damon il primo a comprendere la situazione, forse perchè mi conosce meglio di chiunque altro, o forse perchè è già veterano in questo genere di attività. Senza che abbia il tempo di fermarlo, spalanca la porta della mia camera e lo spettacolo che trova lo abbatte ancor più della prima volta. Elena lo segue a ruota e anche lei rimane basita, forse ancor di più, non essendosi mai ritrovata in un momento simile.

Io invece me ne resto immobile nell'ingresso, lo sguardo basso e le lacrime agli occhi. Ho mentito ai miei due migliori amici e non c'è scusa che regga, niente che possa utilizzare in mia difesa.

Gli occhi di Damon mi appaiono come due braci incandescenti, mi osserva arrabbiato, ma soprattutto deluso e so che sta male per me, che odia il fatto che io mi sia ritrovata sola a far fronte a tutto questo, ma ciò non gli vieta di urlarmi contro dure parole che sanno di rabbia e frustrazione. La frustrazione di chi, ancora una volta, vede suo fratello crollare in un baratro di umiliazione e dolore.


 


 

Suono alla porta della casa che mi ha ospitata all'inizio della mia avventura, la casa in cui tutto è iniziato e in cui tutto, a breve, finirà.

Caroline apre la porta, il bel sorriso è lo stesso che mi ha accolto anni fa, solo intaccato dai marchi di dolore degli ultimi mesi, ma adesso è tornato a splendere come prima e questo mi aiuterà ad affrontare il mio viaggio appena più leggera.

“Ehi, guarda un po' chi si rivede”. Mi rimprovera divertita per la mia assenza dell'ultima settimana, la sua mente malata sta facendo viaggi improponibili, non sa ancora che tutto è cambiato, che io sono cambiata. Nonostante ciò, provo a sorridere.

“Hai ragione, chiedo venia. Comunque non credo che tu ti sia sentita troppo sola”.

Ho ricevuto dettagliatamente ogni singolo passo del momento del primo bacio e, benchè fossi rinchiusa in camera mia a prendere la decisione più drastica della mia vita, non ho potuto fare a meno di essere comunque felicissima per lei. So quanto abbia lottato e questa serenità è tutto ciò che si merita, soprattutto dopo l'ultimo periodo che ha attraversato, che insieme abbiamo attraversato.


 

Lily, fai silenzio, per favore. Siamo in ospedale, qui non si può urlare, perchè altrimenti i malati non possono guarire”.

Cerco di far ragionare un'irritata Lily che si è ritrovata a trascorrere il suo sabato pomeriggio in una clinica privata, piuttosto che in un parco giochi con il suo papà. Damon cammina al nostro fianco, ovviamente incapace di riprendere sua figlia in qualunque caso, dunque, in assenza di sua madre, che comunque non è una valida fonte d'aiuto, l'educazione della piccola tocca a me, a costo di sembrare la classica matrigna cattiva delle fiabe.

Attraversiamo il lungo corridoio, per uscire poi nell'immenso giardino che si chiude a coorte all'interno delle mura ospedaliere: questo, forse, è un po' più adatto ad una bambina di sette anni.

Ci sediamo su una panchina, attendendo l'arrivo del nostro, ormai sano, parente.

Non appena Stefan, sorretto con devozione da Caroline, fa il suo ingresso nel giardino, Lily abbandona il suo pacco di patatine sulla panchina e corre dritta filata tra le braccia di suo zio.

Stefan, finalmente sei arrivato”.

Stefan, che dopo innumerevoli liti sembra essere tornato quello di una volta, avvolge la piccola in un abbraccio affettuoso, per quanto ancora indebolito dalla sua cagionevole salute. I due non si vedevano da molto tempo, questo perchè durante il periodo della riabilitazione, medici ed infermieri hanno vietato qualsiasi contatto con il mondo esterno, all'infuori di me, Damon e Caroline.

I due, accompagnati dalla bambina, si avvicinano lentamente a noi. Con fare formale, ma comunque affettuoso, che sembra dimentico dei problemi del passato, Stefan stringe la mano a suo fratello e lascia un bacio pulito e sincero sulla mia guancia.

Scoprire che si fosse ributtato nel tunnel della droga è stato un duro colpo, soprattutto per Damon che, a ragione, si è sentito il primo colpevole di ciò. Questo è capitato anche a me, so di aver contribuito parecchio alla situazione che Stefan si è creato, ma pretendo che questo sia solo un ricordo lontano nel tempo, uno di quei ricordi che torneranno ogni notte a bussare alla tua porta, ma che sai che hai tutte le ragioni per lasciarli fuori. Ed è così che farò. Ogni volta che verranno a bussare, ricorderò che sono passati, ma non permetterò loro di condizionarmi la vita.

Allora, i medici dicono che a breve potrai trasferirti”. Il tono di Damon è ancora un po' distaccato, il passato non è stato ancora totalmente dimenticato, ma siamo sulla buona strada.

Già, e devo ringraziare soprattutto voi se è tutto finito. Appena sarò guarito andrò via da New York. Ho bisogno di prendermi un po' di tempo per me stesso, del tempo per pensare a tutto ciò che ho perso in quest'ultimo anno”.

Arrossisco lievemente, forse perchè mi sento leggermente presa in causa, ma il mio sguardo viene rapito per lo più dall'espressione afflitta che stravolge il viso della mia migliore amica. La caparbia che ha usato con Stefan in questi mesi, ed il dolore che ciò le ha provocato, non devono aver affievolito i sentimenti che la legavano a lui e, sapere che da qui a breve Stefan andrà via, non migliora di sicuro la sua situazione amorosa.

Comunque credo che ci sia una persona più di tutte che tu dovresti ringraziare”.

Caroline mi sorride grata e Stefan la osserva con dolcezza, una dolcezza sconfinata che tinge di viola la pelle candida della ragazza. Con lentezza le afferra la mano, poi la porta alla bocca salutandola con un leggero bacio. “E non smetterò mai di farlo...”.

Quando ci sistemiamo nella macchina, il mio cuore è più leggero. Sembra che le cose stiano andando veramente nel verso giusto e niente, neanche Katherine può allontanarmi da quest'aurea di positività che ho appena acquistato. Mentre Damon guida, mi perdo nel labirinto della mia vita e mi convinco seriamente che non c'è niente che voglio cambiare. Tutto ciò che ho fatto, tutto ciò che è capitato mi ha portato esattamente in questa macchina, esattamente in questo momento a pensare che è tutto come l'ho sempre sognato.

Con un lieve sorriso, quasi invisibile al mondo, appoggio la mano su quella di Damon appoggiata al cambio, non prima di aver dato un ultimo sguardo alla bambina che giace addormentata dietro di noi. E' tutto troppo perfetto, la mia vita è perfetta, il mio amore è perfetto. Damon è tutto ciò che ho sempre sognato.


 


 

“Elena, tutto bene?”.

Posso fregare il tempo, la polizia, forse la NATO, ma non la mia migliore amica. In questi ultimi due anni, Caroline ha imparato a conoscermi sotto ogni mio aspetto, solo lei riesce a cogliere i miei momenti no, i momenti in cui sono triste, pensierosa, arrabbiata, persino assonnata. Mi è stata vicina in ogni attimo della mia vita, mi ha aiutato ad attraversare i momenti complicati, a ridere dei miei errori, a non rinunciare alle cose che mi fanno stare bene e, per questo, non potrò mai fare a meno di essergliene grata.

Ed è proprio questo nostro legame speciale, questo essere tutto l'una per l'altra che mi impedisce di rivelarle a cuor leggero la mia decisione.

“No, Care, non va tutto bene”. I suoi occhi si rabbuiano e odio vederli così, soprattutto adesso che sembrano essere aver riacquistato un po' di felicità.

“Elena, per favore, non iniziare con la solita storia. Ti ho già detto come la penso a riguardo...”.

“Sto per partire”. Interrompo bruscamente il suo sproloquio, so benissimo come la pensa, ma credo che questa volta i suoi pensieri non possano influenzare i miei. In queste ultime settimane ho pensato molto e osservato ancora di più, ecco perchè non posso rimanere qui, ecco perchè devo salutare in fretta la mia amica per non rischiare di cambiare nuovamente idea.

“Cosa vuol dire sto per partire? Non comportarti da bambina viziata. E' una situazione difficile, lo so, ma non puoi mollare così, tu non sei così”.

“Care, tu non capisci. Ci ho provato per molto tempo, ho provato a pensare che la sua presenza non contasse nulla per me, ma non è così. I primi tempi è stata al suo posto, ha fatto metabolizzare l'idea di Lily a me e a Damon e adesso è di nuovo tornata alla carica. Io non posso sopportarla. Potevo sopportarla quando sapevo che i nostri incontri sarebbero risultati sporadici, ma adesso che c'è la bambina in mezzo me la ritrovo ovunque e questo non posso accettarlo. Come non posso accettare che in così poco tempo, Damon abbia cambiato opinione su di lei. Ospitarla in casa. Seriamente? Questa volta sono io quella di troppo”.

“Senti, Elena, non voglio entrare in merito a questa decisione di Damon, probabilmente anche io, al tuo posto, sarei incazzata nera, ma prova a pensarci: è la madre di sua figlia. Non può lasciarla in mezzo alla strada”.

“Sai anche tu che non sarebbe finita in mezzo ad una strada. E' piena di poveri idioti pronti ad offrirle dimora e scusami se speravo che tra questi non ci fosse proprio il mio fidanzato. Poi avevamo pattuito che si sarebbe trattato di un paio di giorni, giusto il tempo di trovare un'altra sistemazione. Sono quindici giorni, Caroline, quindici giorni in cui lei mi gira per casa in lingerie, quindici giorno in cui Damon finge che niente sia diverso dal solito”.

“Perchè per lui non lo è”.

“Perchè lui ci ha già vissuto insieme ed è naturale, ma per me questo non lo è. Passi la bambina che richiede un sacco di attenzioni, passi vedere Katherine ogni qualvolta che viene a riprendersela, passi il matrimonio saltato una volta arrivata Lily, passi anche il fatto che, nonostante tutto il dolore, Damon sembra essersi dimenticato di chi seriamente sia Katherine Pierce, ma questo no. Tu non hai visto ciò che ho visto io, non puoi capire...”.


 

Rientro stanca e affaticata in casa. Sono di pessimo umore, cosa che capita spesso da quando Katherine ha messo piede nella mia vita. Sono già tredici giorni che mi gira intorno e niente nel suo modo di fare, o di porsi, sembra volermi far credere che lei abbia depositato l'ascia di guerra, ma anche questo sembra passare inosservato a Damon. Anche lui passa poco tempo in casa, dice che lo fa per me, per farmi vivere tranquilla questi “pochi” giorni che ci separano da una presa di posizione della mia odiosa antagonista.

Cerco di aprire la porta, ma i capelli mossi che porto raccolti solo in cima, mi ostacolano la visuale portandomi a maledire anche la serratura. Il mio ingresso in casa, oltre ad essere difficoltoso, è anche parecchio shockante.

Di fronte a me, sul divano, Damon gioca divertito con Lily. Le fa fare l'aeroplanino e lei non smette di ridere, tutto nella norma insomma, se solo, dall'altra parte del divano, non ci fosse Katherine che li osserva incantata con gli occhi commossi. Una scena che da fuori può apparire naturale, ma che per me è la fine di tutto, l'inizio di una vita di cui Katherine è entrata a far parte.

E qualcuno potrebbe dirmi che sono esagerata, che mi sono messa in mezzo ad una situazione che non sono in grado di gestire, che è normale per due genitori che non stanno insieme comportarsi da persone civili, ma io mi sento come se il mondo mi fosse crollato addosso. Ho rivisto il mio ruolo ricoperto da un'altra donna e questo ha abbassato ogni mia difesa, ha sconvolto ogni mia prospettiva di futuro. E adesso sono qui, invisibile agli occhi di tutti, sola nella mia disperazione, a guardarmi il vestitino blu scuro che ricopre un corpo ormai vuoto. Con estremo silenzio, mi affretto verso la porta, nessuno si è ancora accorto del mio arrivo e quasi mi chiedo se sia a causa della grandezza della casa, o per la ritrovata armonia che regna sovrana durante la mia assenza. E' inutile crederci ancora. Io non sono la martire disposta a vivere per sempre in secondo piano, ho bisogno di attenzioni, di esclusività, di amore incondizionato e Damon, in questo momento, non è in grado di potermi accontentare. Mi allontano dalla mia casa, dal mio amore, dalla mia vita, convinta che tutto questo non ritornerà.


 

“Elena, io ti comprendo e mi comporterei allo stesso modo, ma il vostro amore non può finire così. E' un periodo difficile, passerà”.

“Sono troppi i periodi difficili che avrebbero dovuto passare. E così non è stato. E poi non sto parlando di una fine definitiva. Io non posso più far parte della vita di Damon, fino a quando ci sarà anche lei”.

“E' la madre di sua figlia. Ci sarà per sempre”.

“Ma non così. Ha ottenuto ciò che voleva, adesso può riprendersi definitivamente Damon. Io mi faccio da parte”.

“Così fai il suo gioco”.

“E' così, siamo tutti pedine nelle mani di Katherine Pierce”.

“Damon che cosa dice?”.

Non rispondo, forse perchè fa più male ammettere di essere scappata come una ladra dalla mia stessa casa. Caroline fa un verso scandalizzato e appoggia le mani sulla bocca.

“Tu non glielo hai detto”.

“Ciao, Care, abbi cura di te. Sarai per sempre la mia migliore amica”.

Faccio sul serio e adesso l'ha capito. Invio un veloce messaggio di conferma al mio accompagnatore e la stringo in un abbraccio disperato, che sa di tanti momenti felici trascorsi insieme, ma anche di dolori e di amarezze, ed è per questo che fa ancora più male.

Prima di uscire dalla porta, le lascio le mie raccomandazioni.

“E non provare a rimandare l'appuntamento. Dopo tutto questo tempo vi meritate un po' di felicità”. Con un occhiolino che finge allegria, mi dileguo dalla visione della seconda persona che non vorrei davvero lasciare.


 


 

Entro di corsa nell'ufficio di Damon. E' nervoso, lo vedo dai gesti e dal saluto freddo, molto più del normale, che mi riserva.

“Non credo di avere molto tempo per te, al momento”.

“Beh, allora trovalo, perchè lei sta per partire e se non ti muovi la perderai per sempre”.


 


 


 


 


 

Ciao ragazze. Chiedo umilmente perdono per la mia assenza, ma la preparazione per gli esami mi sta assorbendo ogni energia e diventa sempre più difficile aggiornale.

Voglio ringraziare davvero tutte voi che mi seguite, siete davvero tantissime e questa cosa mi sconvolge ogni volta che entro nel sito. Ringrazio inoltre coloro che recensiscono, siete sempre molto carine e mi date sempre un motivo per non abbandonare la storia che mi sta mettendo a dura prova.

Comunque, questo capitolo è un po' diverso dagli altri, ho usato molti flashback perchè non potevo attenermi ad un tempo reale, altrimenti la storia non finisce più. Sunque Lily è figlia di Damon, ma le cose vanno sempre meglio tra i due piccioncini e anche questo li tiene legati. Verso la fine, però, il rapporto che si è venuto a creare tra Damon e Katherine fa uscire di testa Elena che prende una tragica, ed esagerata decisione.

Altra cosa importante è il ricongiungimento con Stefan. Ovviamente nel prossimo capitolo lo analizzeremo meglio, ma è comunque bello rivedere i due scambiarsi la parola.

Caroline è finalmente felice e solo oggi si dedica al suo primo appuntamento. Anche qui, vedremo nel prossimo capitolo come sono andate le cose per lei.


 

Anticipazioni.


 

  • Momento Salvatore nel presente e nel passato.

  • Damon arriverà all'aeroporto. Riuscirà a trattenere Elena?

  • Caroline avrà il suo appuntamento romantico e ci saranno momenti davvero molto felici.

  • Elena riceverà una visita molto importante che la metterà in ulteriore crisi.


 

Ancora grazie a tutte.

Un bacione, Anna


 

p.s il capitolo per adesso è molto approssimativo, ma prometto che nel prossimo verrà analizzato tutto dettagliatamente...

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Capitolo 28
*** Tu non lasciarmi mai ***


Entro di corsa nell'ufficio di Damon. E' nervoso, lo vedo dai suoi gesti e dal saluto freddo, molto più del normale, che mi riserva.

“Non credo di avere molto tempo per te, al momento”.

“Beh, allora trovalo, perchè lei sta per partire e se non ti muovi la perderai per sempre”.

Gli occhi di mio fratello si assottigliano in due fessure. Il suo sguardo allibito e, al tempo stesso infastidito, sono segno inconfondibile del fatto che non sia al corrente di ciò che sta succedendo e che si stia chiedendo perchè sono piombato qui, come un povero pazzo, a disturbare la sua, già impegnata giornata lavorativa.

“Che diavolo stai blaterando?”.

I rapporti tra di noi si sono distesi parecchio nell'ultimo periodo, l'unica cosa positiva del mio periodo di dipendenza recidiva insomma, però sarebbe troppo chiedere anche reciproca fiducia, quella non c'è adesso e, non sono sicuro potrà mai esserci.

“Elena sta per andare via. Tra un paio di ore ha un aereo che la porterà Dio solo sa dove”.

Espongo la mia risposta tutto d'un fiato, quando Elena mi ha chiamato, dicendomi di volermi salutare, sono rimasto allibito. Io avrei dovuto partire, io mi ero messo in testa di abbandonare definitivamente New York alla ricerca di me stesso, della mia felicità.

“Che cosa significa che sta per partire? Perchè? Perchè non ne sapevo niente?”.

Per la prima volta riesco ad intravedere negli occhi di mio fratello la paura, la stessa paura che sto provando io in questo momento, la paura di perdere la donna che ama, di vederla scivolare come una saponetta dalle sue mani. La differenza tra me e lui è che lei non è più mia, forse non lo è mai stata.

“Non lo so Damon, forse eri troppo impegnato a progettare una sistemazione confortevole per Katherine perchè te ne accorgessi”.

Pronuncio le mie parole con acidità, pur non avendone diritto. Non è lui ad aver tradito suo fratello con la sua donna, non è lui ad aver minacciato la donna che ama perchè ritornassero insieme e non è lui ad aver cercato nella droga un modo insulso per riacquistare l'attenzione.

“Senti, io non so cosa sia passato per la testa di Elena, ma non è come crede. Te lo giuro”.

“Non è come crede cosa? Damon, le hai aperto le porte di casa tua, la casa che condividi con la donna che ami, la donna che ogni notte piange per quel futuro che ha programmato e che non è mai arrivato. Prova a comprenderla di più. Ti sarebbe piaciuto se io fossi entrato a far parte della tua vita? Se avessi alloggiato definitivamente nella camera affianco alla vostra ? Ti sarebbe andato bene? Avresti accettato di condividere la casa con l'uomo che ha amato Elena prima di te?”.

Lo sguardo di Damon passa dall'essere affranto,a combattivo, ma non mi importa, so quello che dico e, inoltre, è una piccola rivincita per quell'accenno di rabbia che ancora mi logora lo stomaco.

“Pensi davvero che io voglia Katherine nella mia vita? Dopo quello che mi ha fatto, che ci ha fatto?”.

“Non lo so, Damon. Io penso che qualsiasi persona normale vorrebbe estrometterla da ogni sua giornata, ma non so cosa sia passato per la testa a te. Non lo so minimamente”.

Damon si alza con uno scatto dalla sedia, è furioso, esattamente come quando discuteva con mio padre, elencandogli i motivi per cui non lo avrebbe mai perdonato.

“Voglio solo mia figlia. E quando dico voglio, intendo dire che deve appartenere a me e a me soltanto. Ovviamente nessun giudice con la testa apposto affiderebbe la figlia al padre, non se la madre ha tutte le carte in regola per tenerla con sé. Katherine non possiede le carte giuste”.

Ok, mi sto ritrovando di fronte ad un genere di discorso che non avevo previsto. Sono venuto qui con l'intento di incentivare mio fratello a riprendersi la sua donna e sono giunto al punto di parlare di tutele legali e di Katherine Pierce?

“Non ti sto seguendo...”.

“Katherine è una drogata”.

Non c'è che dire, mio fratello, come al suo solito, non dimostra mai un certo tatto per le cose, però adesso la situazione inizia a delinearsi in modo nitido di fronte a me.

“Ok. Questo vuol dire che potresti avere la bambina, ma cosa c'entra con la sua presenza in casa tua e di Elena?”.

“E' abbastanza chiaro: aspetto un suo passo falso e avere in casa il nemico ti permette di seguirlo più da vicino. E inoltre, preferisco avere mia figlia sotto controllo”.

Adesso comprendo in pieno l'atteggiamento di Damon, come sospettavo un motivo di fondo c'era, era vivo e concreto nella testa di mio fratello, l'unica cosa che non capisco è perchè...

“Perchè non ne hai parlato con Elena? Lei ti avrebbe aiutato, ti sarebbe stata vicino e, soprattutto, non avrebbe frainteso l'intera soluzione”.

“Non potevo rischiare di metterla in mezzo. Volevo che non sapesse. Elena non è mai stata brava a mantenere un segreto e gravarla di questo peso mi sembrava un invalido controsenso.

Però come al solito ho sbagliato tutto”.

“E' la tua donna, Damon. Dalle credito, tienitela vicino il più possibile, rendila partecipe più che puoi della tua vita. Già io ho fatto questo errore in passato, non cascarci anche tu”.

Avverto lo stomaco bruciare. Tutto questo non è per niente facile. Fingere di stare bene, che sia tutto passato, fingere di non amarla più, di averli perdonati, no, non è una cosa che riesco a fare bene. Però ci credo seriamente, credo in ogni parola che ho pronunciato, in ogni minuto che ho speso qui dentro. Amo Elena e voglio solo il meglio per lei e se il meglio è mio fratello, va bene così, purchè lei non soffra più.

“Stefan, amo Elena con tutto me stesso, non farei mai nulla per farlo soffrire, te lo assicuro. E che forse ho agito troppo impulsivamente. Sono stato un'egoista, per eliminare definitivamente Katherine dalle nostre vite, non ho pensato minimamente alle conseguenze delle mie azioni”.

Annuisco, prima di porgli la domanda definitiva, prima di porgergli il mio aiuto. Aiutare l'uomo che mi ha rubato la ragazza... chi l'avrebbe mai detto?! Poi guardo quest'uomo meglio negli occhi e ci vedo solo l'ombra più matura e spenta di mio fratello. Glielo devo, glielo devo perchè lui c'è stato anche nei momenti più bui, perchè, pur odiandomi, non mi ha mai lasciato andare, perchè sempre e comunque, a parte singoli casi, ha messo me prima di se stesso.

“Ti aiuterò io con Katherine. Sono l'unico che può incastrarla, l'unico che sa realmente cosa combina nelle sue notti brave”.

“Non se ne parla. Potresti ricascare nel giro e questa è l'ultima cosa che vogliamo, che tutti noi vogliamo”.

“Non ci cascherò te lo assicuro”.

“Stefan, so che non è tutto passato, lo so perchè anche per me non lo è e, probabilmente non lo sarà mai. Non devi aiutarmi per forza, possiamo continuare ad essere fratelli come abbiamo sempre fatto...”.

“Non lo faccio per te, lo faccio per mia nipote. Tengo a Lily e voglio assicurarle un futuro migliore. E lo faccio per Elena, perchè nonostante tutto tengo ancora a lei. Non sono un bambino, so quel che faccio, non ti devi preoccupare”.

“Davvero?”. Mi guarda inarcando le sopracciglia, odio questo suo atteggiamento da paparino apprensivo, ma non posso fare altro che dargli ragione, mi sono comportato come un'idiota e non dovrei irritarmi se le persone che mi circondano non sono poi così fiduciose nei miei confronti.

“Davvero. Riuscirò a contenermi e, se dovessi vedere che è troppo difficile, me ne tirerò fuori. Katherine ha rovinato le nostre vite e noi dobbiamo riscattarci. Ora devo andare ad accompagnare la tua fidanzata all'aeroporto, ci vediamo lì”.

Faccio per girarmi, ma la sua voce, un po' delusa, mi raggiunge prima che possa attraversare l'uscio.

“Lei ha chiamato te?”.

“Non è il momento di essere geloso. Sappiamo entrambi che il cuore di Elena ti appartiene, quindi alza il culo e vieni a fermare la donna che amiamo, io non ne sono capace”.

 

 

Caroline, per favore, sta' zitta un attimo. Credo che la tua voce riesca ad essere molto più fastidiosa di questa fottutissima dipendenza che mi logora”.

Chiudo gli occhi appena un secondo, prima di capire che forse ho esagerato, ho esagerato con l'unica persona con cui non avrei dovuto farlo. Caroline è rimasta in silenzio, leggermente affranta dalla mia indisposizione, ma comunque non arrabbiata.

Le mie condizioni sono lievemente migliorate, non vomito più e anche la sudorazione sembra essere tornata normale, ma questo vuoto non mi abbandona. Non mi abbandonava neanche prima, però era come se quella dannatissima polvere bianca fosse una cura ad ogni mio problema, era come se mi aiutasse a non sentire.

Qualcuno suona alla porta, di certo io non mi alzo. Sono prigioniero in casa della mia ex fidanzata, della ragazzina permalosa ed egocentrica che ho amato viziare, che ho consolato e di cui poi, infine, mi sono innamorato. E mi sento tremendamente a disagio, tremendamente in difetto con lei che mi ha aspettato tutta la vita, che mi ha dato tutto l'amore del mondo, che mi ha sostenuto e protetto nonostante tutto il dolore che le ho procurato.

Ho ancora gli occhi chiusi quando avverto una presenza nella camera, inizialmente non ci faccio caso pensando si tratti di Caroline, ma qualcosa, un profumo di famiglia e di passato, mi costringe a spalancarli.

Damon è davanti a me, lo sguardo duro e freddo, la mascella contratta e l'espressione gelida di chi non ha preso molto bene la mia condizione.

Lo saluto con un cenno del capo.

Ciao, fratellino”. Benchè il saluto sia spiritoso, non posso dire altrettanto del suo sguardo.

Quasi non mi accorgo della persona che gli sta affianco.

E' bella, bella esattamente come la prima volta che l'ho incontrata al campus, bella come allora con un sorriso un po' meno ampio, anzi quasi assente.

I lunghi capelli le accarezzano lisci le spalle morbide. La sua semplicità mi disarma. Mi ritrovo ad osservare il suo corpo, la maglia marrone aderente che lascia intravedere una scollatura profonda, delineata da una geometrica v color crema che fa contrasto con la sua pelle scura, la gonna corta, anch'essa marrone, che lascia intravedere le gambe longilinee e toniche, la mano libera dalla borsa, che intreccia dritta e fiera quella di mio fratello, quella del suo unico amore. Una morsa affligge maleducata e incurante il mio stomaco, mi sento soffocare ma non dovrei più farci caso. Lei è sua ormai, ed io non posso farci niente. E' sua più di quanto sia stata mia e lo vedo, lo vedo dallo sguardo di venerazione che gli dedica mentre, con ogni probabilità, lo invita a non correre verso il letto con l'intenzione di tirarmi un pugno.

Cosa ci fai qui?”.

Caroline alza un attimo lo sguardo dalla sua maxi maglia grigia per ammonirmi con lo sguardo, poi torna a giocare con i bottoncini dorati che la attraversano in tutta la sua lunghezza.

In effetti me lo chiedo anche io: cosa ci faccio qui? Avrei preferito essere ovunque, in viaggio alle Bahamas, al ristorante messicano della terza strada, magari anche in qualche slum indiano, a mangiare pane e fagioli dal mattino alla sera, ma non qui, Stefan. Non qui, davanti a mio fratello che, ancora una volta, ha deciso di gettare quel che resta della sua vita nel cesso”.

Non ho chiesto il tuo aiuto”.

Damon scatta con rabbia verso di me e probabilmente mi si avventerebbe addosso se, con estrema calma e fermezza, Elena non appoggiasse la borsetta animata accanto a quella bronzata di Caroline, e lo trattenesse dal braccio muscoloso.

Smettila di fare il deficiente”. E come per magia, quelle parole sono per mio fratello il miglior balsamo. Con ancora odio negli occhi, si risistema la giacca scura e mi osserva inferocito, ma distante.

E' Caroline a prendere la parola, con estrema eleganza si avvicina al bordo del letto, camminando con grazia nonostante i sandali rasoterra.

Smettetela di fare i deficienti, adesso. Sentite, abbiamo già affrontato tutto questo una volta, possiamo farlo insieme. E se io sono disposta ad accettarlo, voi non potete essere da meno”.

Il suo tono pacato, ma al tempo stesso autorevole spinge al silenzio entrambi, al che Elena nasconde appena una risata, mettendo in bocca la pila di perle che le avvolge il collo.

Forse prima che Damon si portasse a letto la mia ragazza”.

Non prima che tu lo facessi con la mia”. Vedo caroline portare disperata le mani tra i capelli mossi e, senza volerlo o averlo premeditato scoppio a ridere, in una risata decisamente poco consone alla situazione.

Che cazzo hai da ridere?”.

Rido perchè non riesco a pensare a quando tutto questo sia successo. Io e te, Damon, i fratelli Salvatore, gli indivisibili e affiatanti fratelli Salvatore. Quando è iniziato tutto?”.

Quando hai tradito la mia fiducia, scopandoti Katherine. Ma, sai una cosa?! Io ti ringrazio. Ti ringrazio perchè se non lo avessi fatto, non saresti andato via da New York e non avresti conosciuto Elena ed io non me ne sarei innamorato”. Ok, forse non è il genere di frasi che si dicono al fratello cornuto, ma nella voce di Damon riesco davvero ad avvertire la gratitudine.

Una fitta mi attraversa lo stomaco mentre cerco di mettermi a sedere. Il mio sguardo attraversa veloce le tre figure che mi circondano, poi mi soffermo di nuovo su quella più alta e spessa.

Perchè sei qui, Damon?”.

Perchè non voglio vedere andare a rotoli la vita di mio fratello”.

Adesso ti preoccupi per la mia vita? Non tornerà mai come prima tra di noi”.

No, è vero. Ma su quel letto di morte, ho promesso a nostra madre che mi sarei preso cura di te. E' vero, ero solo un bambino, ma non posso venire meno a quella promessa”.

E adesso capisco. Potremmo odiarci per tutta la vita, non rivolgerci la parola per tutta la vita, ma quello che siamo non può cambiare, siamo fratelli e questa sarà la nostra croce per l'eternità.

Siamo qui, Stefan. Siamo venuti a prenderci cura di te e non molleremo fino a quando non avrai riottenuto in mano la tua vita”.

Annuisco, un semplice segno di assenso accompagnato da un accenno di sorriso che sforma le labbra di mio fratello, un semplice movimento del capo che stipula altezzoso la nostra tregua.

 

 

“Elena, io so che non ho nessun diritto di parola nella tua vita, ma sei davvero sicura di ciò che fai?”.

Tante cose mi sarei aspettata nella mia vita, fare il coast to coast degli Stati Uniti in sella ad un Harley Davidson, vedere il Macchu Piccu in Perù, andare a visitare la fabbrica dello Zapaca e berne un bicchiere con il presidente, forse anche fare couch serving, ma di sicuro non mi sarei aspettata di ritrovarmi di fronte ad un reale Stefan Salvatore che quasi mi prega di non lasciare suo fratello.

“Te l'ho già detto, Stef. Io non sono seconda a nessuno”.

I rapporti tra me ed il più giovane dei Salvatore si sono distesi parecchio, molto più di quanto abbiano fatto con Damon, e mi fa piacere averlo qui al mio fianco, pur sapendo che per lui sono ancora la donna di una vita.

Il suo sguardo diventa un po' più intenso.

“So che non dovrei farlo, che non è giusto, eccetera eccetera, ma, quando ti sarai schiarita le idee, se decidessi davvero di dare un taglio alla tua storia con Damon, chiamami. Potremmo girare il mondo insieme, sarebbe divertente.

Ti porterei al carnevale di Rio, a Las fallas di Valencia e magari potremmo anche fare arrampicata sul Kilimangiaro.

Sorrido intenerita da quest'uomo che mi ha concesso una parte della sua vita.

“Ti ringrazio, Stefan. Ma non può funzionare. Ti ho amato, ti ho amato davvero tanto, ma è cambiato tutto. Sei una delle persone a cui tengo di più al mondo, ma non è te che amo e sarebbe un errore farti credere che le cose potrebbero cambiare, che non sarà più Damon, ed io non ti mentirei mai”.

“E allora perchè non torni da lui? Se sarà davvero sempre e solo lui perchè siamo in questo aeroporto, Elena?”.

“Perchè spesso le cose che vuoi, non sono quelle che puoi ottenere e, qualcuno ha voluto che io e Damon non lo facessimo”.

“Katherine...”.

“No, Stefan, il destino”.

Gli accarezzo con dolcezza il viso, sono felice che sia qui con me, ma è ora di salutarci, esattamente come ho fatto poco fa con la mia migliore amica.

“Starai davvero a Los Angeles, o lo hai scelto solo per non lasciare tracce?”.

Sorrido, colpita e affondata. “Sarò un po' qui e un po' lì. Cercherò di rifarmi una vita e di realizzare quei progetti che avevo in mente prima di innamorarmi”.

“Ti auguro tutto il bene del mondo, Elena. Grazie per essere entrata a far parte della mia vita e scusa per tutto il male che ti ho fatto”.

Lo stringo forte a me, il suo profumo mi stordisce e mi ricorda tutto quello che c'è stato, tutto quell'amore, ormai consumato del tempo, che porterò sempre con me.

Lascio un ultimo sguardo alla vetrata di fronte a me. Sta piovendo. Anche New York piange la mia partenza. Mi perdo nelle luci della città che regnano sovrane dietro la pista di atterraggio. Una di quelle luci sta, in questo momento, illuminando lui, il mio amore eterno, quello sbagliato, quello che non dimenticherò mai, l'amore che ogni giorno piangerò.

Saluto un'ultima volta Stefan e mostro il mio biglietto alla signorina sorridente di fronte a me.

Addio New york. Addio, Damon.

 

 

 

Suonano al citofono ed io sono elettrizzata. Sembro una ragazzina alla prima cotta, sento le guance tingersi di rosso e lo stomaco sussultare per l'emozione. Ma credo sia normale e, per una volta nella vita, sono convinta di meritarmi davvero qualcosa.

Certo, il tempo mi ha cambiata e mi ha messo di fronte a delle scelte che spesso non ho onorato, ma ho sofferto, ho sofferto tanto e adesso merito un po' di sana e meravigliosa felicità.

Di sicuro non sono la tipica donna da dolce stil novo, non ho bisogno di essere protetta, non voglio essere una pura e platonica rappresentazione della realtà. Io sono io, con le mie insicurezze, le mie stravaganze e le mie cattive abitudini ed è questa persona che un uomo deve amare, è questa persona che sono pronta ad essere, pur dovendo andare contro il mondo intero, pur di dover restare sola per tutta la vita.

Lascio uno sguardo allo specchio dell'ingresso, l'espressione è ancora un po' abbattuta per la partenza della mia migliore amica, ma so che lo devo fare, devo uscire da questa casa e godermi il mio primo appuntamento, il primo dopo tanta sofferenza.

Passo entrambe le mani sulle guance, con l'illusione di attribuirmi un aspetto migliore, e mi armo del mio sorriso più bello, quello più sincero che dedico solo alle persone che amo.

“Scendo immediatamente”.

Prima di chiudere la porta di casa mia, scorgo con lo sguardo un gruppo di cornici con i visi di chi mi vuole bene, ci siamo io ed Elena impegnate a fare le facce brutte durante la notte di Capodanno, sempre noi due che spuntiamo dalle spalle di Damon che, per una volta, ci degna di un sorriso mozzafiato, io e Damon, parecchio più giovani, che ci aggrappiamo scherzosi ad una bottiglia di birra e poi ci sono loro. Ai due lati opposti del mobiletto, Stefan e Tyler.

Nella prima foto io e Stefan ci abbracciamo complici di fronte a la Sorbonne, nell'altra io e Tyler intenti a guardare l'obbiettivo, con tanto di Merlot nel bicchiere. Due persone diverse, lo stesso luogo, due parti opposte del mio cuore.

 

 

Entro scrupolosamente nella sua camera, cercando di fare il meno rumore possibile. Appena Damon ed Elena hanno portato via la piccola pesta, Stefan si è addormentato ed io sono corsa a fare un giro intorno alla clinica, per concedergli un po' di tranquillità.

Metto il piede dentro la camera e mi accorgo che si è svegliato.

Ehi...”.

Ehi”.

Come stai?”.

Bene, non riesco a dormire. Sono andati via?”.

Sì, Lily doveva tornare da sua madre”.

Tolgo la giacchetta di lana rosa antico che avvolge con delicatezza la parte superiore del mio corpo, restando immediatamente scoperta nel mio vestitino verde muschio.

E' bello vederli così felici, anche se fa male”.

I suoi occhi diventano intensi, ogni volta che gli sto vicino, riesco a sentire il suo dolore nel vedere la donna che ama tra le braccia del fratello. E lo comprendo, lo comprendo perchè è quello che provo io ogni volta che i suoi occhi indugiano troppo sul corpo di Elena, lo comprendo perchè è quello che ho vissuto negli ultimi sei anni, lo comprendo perche è lo stesso atteggiamento che mi fa morire e rinascere ogni giorno, quasi fossi una fenice.

Già, lo meritano dopo tanto dolore”.

Non sarà facile con Katherine”. Lo dice con tono neutro, quasi speranzoso e questo mi lascia parecchio stizzita. Mi alzo pericolosamente dalla sedia posta vicino al letto, battendo con ferocia i tacchetti di legno delle mie scarpette rosa.

Non sarà facile o speri che non lo sia?”.

I suoi occhi mi scrutano colpevoli, ma anche straniti dalla mia reazione fin troppo eccessiva.

Che ti prende?”.

Mi prende che dovresti andare avanti con la tua vita, invece di fossilizzarti sulla fidanzata di tuo fratello. Elena non ti appartiene più, non è più tua da tempo e devi fartene una ragione, esattamente come dovrei fare io”.

Per lo sforzo esercitato nello sputargli in faccia queste parole, perdo anche l'orecchino di madreperla che mi ha regalato mio padre prima di partire. Stefan abbassa lo sguardo, forse spiazzato dalla mia verità, o molto più probabilmente incazzato nero per via del mio atteggiamento onnisciente.

hai ragione, Care. Devo andare avanti con la mia vita e lo farò. Partirò, andrò lontano e nessuno dovrà più pensare a me, al fratello drogato che si è fottuto la futura moglie di suo fratello. Cercherò di dimenticare Elena e magari troverò la ragazza che fa per me. E allora, forse un giorno tornerò. Ma fino ad allora tu non devi pensare a me”.

Comprendo pienamente il senso delle sue parole, mi sta gentilmente dicendo che, come lui, anche io devo andare avanti con la mia vita, una vita che non lo può comprendere.

Mi dispiace, mi dispiace veramente. Dio solo sa quanto vorrei ancora essere innamorato di te, ma non posso. Ti ho amato, ti ho amato davvero tanto, ma adesso c'è solo tanto affetto, nulla di più”.

Le lacrime mi rigano capricciose il volto. Lo sapevo già, non mi ero mai illusa a riguardo, ma sentire queste parole pronunciate dalla bocca che ami di più in assoluto... beh, questo sì che fa male.

Concedendogli un sorriso appena accennato e parecchio bagnato, afferro la grossa borsa abbinata perfettamente alla giacca e alle scarpe e scappo via, via da quegli occhi che non posso fare a meno di amare, via da quella bocca che non posso più ascoltare, via da quell'amore che non ho più il diritto di sognare.

 

 

Eh già, sembra uno scherzo del destino, da un lato una persona che mi ama come io non posso fare, dall'altra il mio amore epico, l'uomo che mi ha stravolto la vita, per il quale, però, sono solo il ricordo di una ragazza che un tempo ha tanto amato.

Con un sorriso, ancora rancorosa, chiudo la porta, lasciandomi alle spalle due storie di amore non corrisposto che mi hanno comunque segnato la pelle.

Scendo le scale. Mi sta aspettando con un enorme mazzo di rose tra le mani. E' bello, è forte ed è divertente, è l'uomo che sto cercando, l'uomo di cui voglio innamorarmi, l'unico che forse sarà in grado di farmi dimenticare.

“Ehi...”.

“Ehi, sei bellissima”.

 

 

Un'Elena raggiante si avvicina a me. E' strepitosa ed elegantissima nel suo tubino grigio. Sembra una donna di alta società, i capelli raccolti in uno chignon tiratissimo, le gambe toniche sopra le décolleté lucidate di nero e le mani poco curate strette intorno alla catena dorata che regge la borsa di pelle nera, Yves Saint Lorent, regalatale da Damon per il compleanno.

Dio mio, Elena, perchè non mi hai detto che era una festa formale, sembro una scappata di casa”.

La mia amica assume un'espressione colpevole mentre osserva il mio abbigliamento. Passino i pantaloni neri attillati e la borsa di plastica, sempre nera, che porto appesa al braccio, ma la felpa grigia con il cappuccio e le scarpe di paillette argentate non rispecchiano proprio per niente la mia rinomata classe. Dio mio, Stefan, cosa mi stai facendo?!

Scusa, Care. Teoricamente avrebbe dovuto essere una festicciola in casa per pochissimi intimi, però Damon mi ha appena detto che ha voglia di cenare fuori. Non ho fatto in tempo ad avvisarti. Perdonami”.

Sorrido allo sguardo afflitto negli occhi di Elena.

Non importa, tanto non devo fare colpo su nessuno”. Non ci credo, queste parole sono realmente uscite dalla mia bocca?

Ci sediamo al tavolo e iniziamo a parlare del più e del meno, come abbiamo sempre fatto, come siamo abituati a fare.

Ah, ecco che arriva Matt”.

L'amico di Elena si siede al mio fianco. E' arrivato un paio di settimane fa, dopo aver trovato un lavoro importante a New York. Tecnicamente si tratta dell'ex fidanzato della mia migliore amica, motivo per cui, il povero ragazzo non è riuscito a conquistare l'amicizia e fiducia di Damon. Per quanto riguarda me, invece, lo trovo simpatico e disponibile e, in più, anche lui è arrivato in questa città con una storia da dimenticare, un amore finito che porta con sé tanto, troppo rancore. E si sa che mal comune è mezzo gaudio!

Ehi, ragazzi. Tanti auguri, Damon”. Il mio amico ringrazia con scarso entusiasmo, beccandosi un'occhiataccia dalla sua fidanzata.

Il resto della serata trascorre con serenità e leggerezza, anche Damon sembra aver messo da parte le sue divergenze rispetto alla presenza di Matt e l'allegria è costretta dai gomiti che si alzano.

Il mio amico è talmente brillo che, per la prima volta in un anno di amore, Elena reputa necessario abbandonare un festeggiamento alcolico per recuperare il suo fidanzato che, completamente ubriaco, si improvvisa ballerino in una pista inesistente in mezzo al locale. La Damon dance la chiama, una danza che riscuote parecchio successo da parte del pubblico femminile, motivo principale che spinge la mia amica a prendere la situazione in mano.

Rido spensierata, in questo momento non c'è Stefan, non c'è Katherine e non c'è neanche il mio abbigliamento totalmente fuori luogo.

Anche Matt sembra felice, Bonnie sembra solo un ricordo lontano, oppure, come me, sta solo cercando di nasconderlo nel miglior modo possibile.

Alla fine, Damon non è così stronzo come sembra”.

Rido divertita dalla sua espressione meravigliata, lascio anche cadere gli occhiali da sole che tenevo bloccati sulla testa.

No. Damon è presuntuoso, petulante, a volte anche arrogante, ma non è uno stronzo. E' la persona più buona e sincera che io abbia mai conosciuto, ed ama Elena più della sua stessa vita”.

Lo spero per lui”.

Alzo gli occhi al cielo. Mi piace Matt, è semplice, raffinato, bello, è l'incarnazione di ciò che ho sempre cercato. E forse per l'alcol, o forse per l'atmosfera di fiducia e condivisione che si è appena creata, mi abbandono all'azzurro avio dei suoi occhi. E' questione di un secondo, le nostre labbra si scontrano desiderose e sconosciute, le nostre lingue combattono maliziose e anche un po' abbattute.

 

 

Sorrido a Matt piena di gratitudine. Lui mi ha salvata, mi ha salvata quando anche il destino si era rifiutato di farlo.

Mentre afferro il suo braccio, un ultimo pensiero va ad Elena e sorrido pensando che, in un modo o nell'altro, siamo destinate ad amare gli stessi ragazzi.

Matt lascia scivolare la mia mano nella sua, è un gesto semplice, ma anche complice. Ed io sorrido ancora, sorrido perchè è così che doveva andare.

Camminiamo sulle strade affollate di Lower East Side, due perfetti sconosciuti, due persone diverse con due vite diverse, ma legati da un amore non ricambiato, legati dal bisogno di trovare qualcuno altrettanto bisognoso di amare

 

 

Corro trafelato verso il gate numero 8. Avrei volentieri preceduto Stefan, ma mio fratello non ha voluto rivelarmi nulla fino a qualche secondo fa, secondo in cui mi ha inviato un messaggio intimandomi a fare in fretta, per raggiungere Elena.

 

Muoviti. E' appena entrata nel settore dei controlli. Tra poco meno di mezz'ora l'aereo partirà. Devi fermarla”.

 

Facile per lui parlare così. Avevo due maledettissime scelte da fare, andare nella parte nord dell'aeroporto, oppure fermarmi nella parte sud, dove mi sono fermato e dove, ovviamente, non ho trovato la mia dolce Elena.

Corro ancora più veloce mentre ripenso a ciò che potrei perdere, a tutto quello a cui potrei rinunciare. Avverto gli occhi della gente addosso, qualcuno penserà che io sia pazzo, qualcun altro che stia correndo contro il tempo per lasciare un ultimo bacio al mio amore, altri ancora, più realisti, avranno letto nei miei occhi lo sguardo di un uomo che l'amore lo ha perso.

Intravedo Stefan nella folla, mi fa cenno di velocizzarmi. Lo raggiungo.

“Tieni, è un biglietto per Atlanta, è l'unico che ho trovato, ma almeno così ti faranno passare”.

Lo ringrazio con una pacca sulla spalla e mi avvento verso i poliziotti desiderosi di un po' di movimento. Tolgo orologio, cintura, collana, per quanto riguarda me, per adesso, non vedranno niente.

Lascio tutto nella cesta, incapace di perdere ulteriore tempo, e corro alla ricerca del gate. Lo vedo all'orizzonte, è ancora aperto. Tiro un sospiro di sollievo: farò ritornare Elena da me, le spiegherò tutto, anche cento volte se ce ne sarà bisogno, ma lei non prenderà questo aereo, non scapperà da me un'altra volta.

Arrivo a destinazione, ma di lei nessuna traccia. Una signorina avvenente mette fretta ad un gruppo di passeggeri ritardari che sta arrancando con una flotta di valige, mi avvicino scavalcandoli maleducatamente.

“Mi scusi, ho bisogno di parlare con una persona. Deve essere su quell'aereo”.

“Lei ha il biglietto?”.

“No, ma la prego, è questione di vita o di morte”.

“Mi dispiace, senza biglietto lei non può salire e l'aereo è in procinto di decollare. Spiacente”.

Le dedico uno sguardo carico d'odio, sarà anche carina, ma è solo un'arpia avvolta da u elegante tailleur.

“La prego, per favore, le giuro che se potessi non ridicolizzarmi così lo farei, ma devo assolutamente vedere la mia fidanzata”.

“Il prossimo volo per Los Angeles sarà tra un paio di ore, niente che non possa aspettare immagino”.

Fa entrare velocemente gli ultimi superstiti, dopo di che invia l'ordine di chiudere le porte.

Rimango lì ad osservare il mio futuro crollare a pezzi, trasportato via da un aereo senza ritorno, mandato all'aria da un sorriso troppo acido che finge anche dispiacere.

Ormai svuotato di ogni cosa, mi siedo affranto su una delle panchine lì affianco. Questa volta l'ho persa, l'ho persa per sempre. Maledico me stesso, maledico la mia vita, Katherine, maledico anche il mio amore per Elena, un amore che mi farà impazzire.

L'ho lasciata andare. Ho lasciato che andasse via senza una spiegazione, ho lasciato che mi abbandonasse senza neanche avere il tempo di capire.

 

 

 

Elena è seduta davanti a me, è bella e sorridente nonostante la pesantissima ed eterna mattinata di lavoro. La osservo mentre parla, mentre gesticola, mentre afferra la forchetta. Amo ogni cosa di lei, dagli occhi fondenti come il cioccolato, alle labbra rosse e carnose, fino alle unghie mangiucchiate e poco curate.

Damon, ma mi stai ascoltando?”.

La guardo negli occhi, mi ero perso nei miei pensieri, pensieri che, come al solito, mi parlano di lei.

Sì, scusa. Dimmi.

Elena mi lanvia un'occhiataccia da dietro gli occhiali chiari, poi ricomincia il suo monologo come se niente fosse successo.

Stavo dicendo che Caroline mi ha detto che Stefan sta molto meglio e vuole vedere la bambina. Gli ha detto che ha una nipotina e muore dalla voglia di conoscerla”.

Avverto una punta di gelosia, nell'ascoltare l'affetto con cui parla di mio fratello, ma dura giusto un secondo, perchè sì, si tratta solo di affetto.

Certo, non c'è problema. Appena possiamo andiamo”.

Annuisce soddisfatta ed io mi riperdo a pensare a quanto sia fresca e semplice. A volte mi ricorda una bambina, la mia bambina bisognosa di cure e affetto, un affetto che non tarderò mai di concederle.

Sei pensieroso”.

Penso a quanto sia stato fortunato ad averti conosciuto”.

Si pulisce la bocca con il fazzolettino che tiene educatamente adagiato sulla parte inferiore del vestitino bicolore.

Damon Kallaghan che si lascia andare a teneri sentimentalismi. Dovrei festeggiare!”.

Ride ed io mi innamoro ancora una volta del suo sorriso.

Spiacente, amore. Sei tu che mi hai cambiato. Hai voluto che non fossi più la bestia che ero una volta, e... dadan, ecco un principe su misura per te”.

Wow, adesso mi chiami anche amore. Questa giornata è da segnare sul calendario, mio dolce William”.

C'è scritto sul tuo bracciale. E poi io sono meglio del principe William”.

Elena muove instintivamente i due bracciali di osso che porta ai polsi, uno color panna come l'estremità superiore del vestito con scritto call me e l'altra, scura come la parte restante, con scritto love. Chiamami amore. Sembra quasi una richiesta, un tacito, ma evidente desiderio di essere amata ed io credo che non ci sia creatura al mondo che possa meritare amore quanto lei.

Ti amo, mio salvatore”.

Tu mi hai salvato. Stavo per cadere nel vuoto e sei riuscita ad afferrarmi e per questo te ne sarò per sempre grato”.

Elena mi prende la mano libera dal bicchiere che stringo inutilmente e mi dedica uno sguardo intenso, uno sguardo fatto di promesse, ma anche di futuro, di passione, di amore e di libertà

Sono come un'aquilone tra le tue mani, non lasciarmi andare mai”.

E' una promessa... e una minaccia”.

 

 

Sono venuto meno alla mia promessa, un'altra volta. Guardo l'aereo alzarsi in volo, dall'enorme vetrata, l'aereo che sta portando lontano da me il mio aquilone, l'ancora invisibile della mia vita.

Una stupida, ma struggente lacrima percorre lenta la mia guancia per poi morire sopra le mie labbra, le stesse labbra che, da oggi, non assaggeranno più il suo sapore.

Ho perso la parte migliore di me, il senso dei miei giorni, quella parte razionale ed irragionevole che dava motivo di sorridere alla mia vita.

La osservo andare via e la immagino mentre guarda fuori dall'oblò, lo sguardo triste e la bocca incurvata verso il basso. La immagino ben vestita, mentre passa una mano tra i capelli. E realizzo quel che fino ad ora è stata soltanto una paura: lei non c'è più.

 

 

 

Ciao mie dolci lettrici.

Ringrazio tutte voi per il sostegno che mi date, siete la mia fonte di ispirazione.

La storia è ormai agli sgoccioli e dunque ci avviciniamo ad un finale... che cosa succederà mai?

Bene, analizziamo punto per punto.

 

  1. i rapporti tra i due fratelli si sono leggermente distesi. Questo non vuol dire che è tornato tutto perfetto, ma questo lo hanno ribadito più di una volta. Stefan e Damon hanno capito che hanno bisogno l'uno dell'altro per andare avanti, ma sanno anche che il loro rapporto non tornerà mai più quello di una volta, non fino a quando ameranno la stessa ragazza, almeno.

  2. Caroline trova nuovamente una ragione per sorridere. So che molte di voi pensavano o speravano si trattasse di Stefan, ma mi sembrava stupido farli mettere insieme perchè lui non l'avrebbe amata abbastanza, stessa cosa, ho troppo rispetto per tyler per far tornare Care da lui. Dunque la nostra bionda ha conosciuto Matt, ex di Elena ed ex di Bonnie, la migliore amica di Elena. I due non si amano e non so se questo sarà mai possibile, ma hanno trovato un appiglio l'uno per l'altra e almeno vogliono provarci.

  3. Dopo aver conosciuto le motivazioni di Damon, Stefan invita il fratello a riprendersi la ragazza. Ma badate bene, non la fa per lui, bensì per Elena. La ama davvero e vuole che sia felice.

  4. Damon non arriva in tempo. Elena è già partita e probabilmente non resterà a Los Angeles, quindi le ricerche potrebbero non essere così facili.

 

Chiedo scusa per un'anticipazione della scorsa volta che non sono riuscita ad inserire per motivi di lunghezza, Elena avrà una conversazone molto importante con una persona e questo la metterà parecchio a disagio.

 

Ringrazio tutte per l'affetto che dimostrate alla mia storia.

p.s chiedo scusa, ma oggi non riesco a rispondere alle vecchie recensioni, ma lo farò non appena possibile.

Un bacio, anna

 

 

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Capitolo 29
*** Presenze poco gradite ***


Affranto, deluso, colpevole mi avvio lentamente verso l'uscita. La gente mi squadra curiosa e quasi scoppio in lacrime di fronte all'addetto alla sicurezza che, un po' incerto, mi domanda dove stia andando.

“Non posso partire, il viaggio è saltato”.

Stefan mi sta aspettando seduto su una panchina pieghevole, ha il volto tra le mani e quasi ho il timore di dirgli che l'ho lasciata andare via, che non sono stato neanche abbastanza veloce per fermarla.

Mio fratello alza gli occhi verso di me ed il suo sguardo amareggiato e distrutto sono per me una pugnalata in peno stomaco. E' ora di realizzare: lei non c'è più.

Non c'è più il suo sorriso, il suo sguardo arrabbiato quando dico qualcosa fuori luogo, non c'è più la sua voce che mi sveglia frettolosa al mattino, le labbra truccate che marchiano a fuoco il mio cuore, non c'è più la sua pelle, poesia di profumi e torture, non c'è più lei, non è più mia.

Mi sento piccolo in questo posto troppo grosso e quasi mi sembra di rivederla, solare e sorridente in un piovoso pomeriggio autunnale.

 

 

Ehi, Damon, sono qui”.

Una voce nella folla, la sua voce. Mi volto a cercarla, è davanti a me. La sua bellezza mi colpisce in pieno volto. Mi saluta con la mano, lo sguardo intimidito ed il sorriso radioso, ed io penso che non ci sia niente di più bello. L'impermeabile giallo flax le avvolge bagnato l'intero corpo, e la coda alta e perfetta è leggermente stravolta dalle cattive perturbazioni esterne, ma a me sembra una giornata di pieno sole, una di quelle giornate dove il cielo è di un azzurro profondo, il verde è ancora più scuro e splendente e il cuore è sempre più leggero.

La raggiungo velocemente, accogliendola con impazienza tra le mie braccia. Avverto lo sguardo incuriosito ed intenerito di una donna affianco a noi. Dopo qualche attimo, un uomo sui sessantanni, le si avvicina accogliendola con la stessa mia intensità, per nulla annoiato dagli anni trascorsi e dalle delusioni sopportate ed io sorrido, sorrido perchè vorrei che anche per noi ci fosse lo stesso finale.

Io ed Elena camminiamo per le vie di quell'aeroporto affollato, siamo incuranti di ciò che ci circonda, esistiamo solo io, lei e il bisogno di stare insieme dopo una settimana di lontananza.

Ci sediamo in un bar interno, giusto per aspettare Caroline che ha deciso di raggiungerci per salutare, ma, soprattutto, per smorzare un po' l'irrefrenabile desiderio di arrivare a casa e farla mia.

Sono molto arrabbiata con te”.

Elena incrocia le braccia sotto il petto, accoccolandosi con maggiore forza al suo scalda cuore rosa, sorrido per questa sua aria da bambina viziata.

E perchè mai?”.

Perchè non mi hai portato con te”.

Sai che, in quanto mia prima assistente, avrei il dovere di portarmi Caroline e, poi sai che non mi avrebbe mai perdonato se non avessi portato lei in un hotel della Ocean drive”.

Sorride, già dimentica di queste giornate passate in mia assenza.

Sei stato sulla Ocean Drive? Questo ti costerà come minimo una cena completa al Kraft”.

Che fine ha fatto la ragazza semplice e genuina di cui mi sono innamorato?”. Alzo un sopracciglio, cercando di mostrare tutta la mia ironica indisponenza.

Oh, è scappata tempo fa, quando si è innamorata follemente di un tizio, un presuntuoso ed arrogante imprenditore”.

Ah sì, mi hanno parlato molto di lui. C'è chi dice sia molto bello”.

Elena scoppia in una risata sincera e cristallina, io scuoto la testa incredulo. Non mi sono mai sentito così prima di adesso, è come se tutto il mio mondo girasse intorno a questa ragazza esile ed esuberante e tutto questo mi fa più che paura.

Comunque, avevo pensato che, per risarcirti di quest'ultima settimana passata a gestire l'azienda e a sopportarti da sola i patemi della bionda, potremmo fare un bel viaggio. Hawaii, Caraibi, Santo Domingo, qualunque cosa tu voglia”.

Il suo sorriso si allarga ulteriormente, per poi morire in un istante.

Mi prometterai anche lì di sposarmi?”.

La sua domanda mi lascia interdetto, non mi aspettavo questa reazione, benchè fossì parecchio sicuro di dovermela aspettare, prima o poi. E' che sono cambiate troppe cose, troppo in fretta. L'arrivo di Katherine, l'entrata di Lily nella mia vita, i progetti lavorativi e le attenzioni crescenti nei confronti di Elena mi anno fatto rallentare tutti i preparativi per un eventuale matrimonio.

Le prendo la mano su cui splende la fedina bianca e l'accarezzo.

Elena, fosse per me ti sposerei anche oggi, e lo sai”.

E perchè non lo fai, allora?”.

Appoggio la testa allo schienale della sedia e scuoto la testa disperato, le mie ragioni non sono facilmente comprensibili, ma non posso sposarla, non fino a quando Katherine non sarà sistemata.

Voglio per te il miglior matrimonio del mondo, voglio vederti arrivare all'altare felice e splendente, voglio sentirti pronunciare il tuo sì con la più estrema e convinta sicurezza, voglio i petali di rosa addosso, il taglio del nastro, il pranzo con gli amici e il lancio del bouquet, voglio che per te sia l'inizio di una nuova vita, il giorno che non dimenticherai mai più. Immagina, Elena, il vestito bianco che ti fascia con perfezione il corpo, il mio sguardo sgranato e incredulo di fronte alla mia dea terrestre, immagina la mia voce che tremerà e il bacio che sigillerà la nostra promessa, immagina le labbra che si cercheranno vogliose per tutta la giornata e la rabbia repressa ogni qual volta ti rapiranno dalle mie braccia per un ballo. Immagina tutto questo, immagina alla perfezione di quel giorno. Voglio poterti dare tutto questo e molto di più e non voglio che quella giornata venga in qualche modo distorta da fattori esterni. E' la nostra giornata, Elena, e il giorno in cui tu diventerai mia per sempre”.

La mia fidanzata assume uno sguardo rassegnato, ma sembra essersi tranquillizzata, è una donna capace ed intelligente, non può non avere preso in considerazione i rischi incontro ai quali va incontro la nostra relazione. Adesso è lei a prendermi la mano, i suoi occhi sono incandescenti dentro i miei.

Promettimelo, Damon. Promettimi che ce la faremo, che un giorno riusciremo a coronare il nostro sogno d'amore, promettimi che un giorno Katherine diventerà solo un ricordo lontano nel tempo”.

E sto per prometterglielo, sto per dirgli che non deve temere niente, che niente e nessuno entrerà a fare parte di questa nostra vita. Lo sto per fare, ma l'arrivo della nostra amica me lo impedisce.

Caroline appare davanti a noi, il sorriso stampato in viso, gli occhi ridenti dietro ad un paio di lenti rosate e un vestitino a fantasia cremisi che non si addice proprio ad una giornata simile. Abbraccio la mia migliore amica, assicurando a me stesso che farò quella promessa.

 

Un segno del destino dunque, un destino incapace e dannato che mi ha in qualche modo salvato. Non ho mai fatto quella promessa e, forse, lo avessi fatto, non sarei comunque riuscito a rispettarla. Adesso Elena è dispersa in chissà quale parte del mondo, correre a Los Angeles a prenderla non servirà a niente e qui è come se tutto si fosse fermato.

Stefan mi osserva insoddisfatto.

“L'abbiamo persa per sempre?”.

“No, Stefan, non l'abbiamo persa per sempre. Questa volta lo prometto a me stesso, non so come, non so quando, ma la riporterò qui”.

 

 

Mi guardo intorno silenziosa e cupa, beh, facile essere silenziosa quando non hai nessuno con cui parlare. Nonostante le insistenza di mia madre e mio fratello, non ho voluto tornare a casa, sarà il primo posto in cui Damon arriverà ed io non voglio, o meglio non posso permettermi di cedere, non posso permettermi di tornare da lui, a quella vita che non è più nostra.

Acconcio i miei capelli in onde vaporose, ma, senza Caroline che mi aiuta a sistemarli, il risultato non è come vorrei. Mi manca, mi manca lei, mi manca New York e mi manca lui, la ragione di ogni mia azione, l'essenza di ogni mio movimento, la cura perfetta per questo vuoto incolmabile che sento allo stomaco.

Qualcuno bussa alla porta, lascio il mio rossetto rosso sul mobile da toeletta e mi affretto ad aprire, allacciando una lunga collana con medaglione nero al collo.

Di fronte a me la mia migliore amica, quella che ha trascorso con me i migliori anni, quella che, pur avendo abbandonato e trascurato negli ultimi due anni, è ancora vicino a me.

“Forza, Elena, il tavolo è prenotato”.

Afferro la pochette argentata e seguo Bonnie nei piani inferiori di questo albergo immenso. Quando ieri mattina mi ha chiamata dicendomi di raggiungerla, quasi non ci credevo, eppure siamo qui, insieme dopo tanto tempo.

E' come la ricordavo, perfetta con la sua pelle ambrata e semplice in ogni cosa che fa. Osservo me stessa, il mio abbigliamento e ammetto che a cambiare forse sono stata solo io.

Ci sediamo al tavolo, dalla vetrata le luci di Tallahassee appaiono ancora più luminose. La Florida, bella in ogni suo aspetto, maestosa in ogni sua sfumatura.

“Allora, raccontami un po' della tua esperienza newyorchese”.

“C'è poco da raccontare. Sono arrivata lì giovane, inesperta e innamorata di un uomo e me ne sono andata più vecchia, più intraprendente e, soprattutto, innamorata di un altro uomo, l'uomo più sbagliato sulla faccia della terra”.

Bonnie mi guarda pensierosa, giocando con il girocollo in caucciù.

“Esistono davvero uomini sbagliati? Davvero sei tu a dire una cosa del genere?”.

“Non so se fosse sbagliato o meno, fatto sta che non era una storia destinata a durare, troppi segreti, troppe bugie, troppi ritorni dal passato”.

“Da quando in qua, Elena Gilbert teme i fantasmi del passato?”.

“Da quando questi si presentano armati delle loro peggiori intenzioni”.

“Non intendevo questo. Stavo più che altro pensando al fatto che tu sia scappata. E non guardarmi così, non hai voluto affrontare gli ostacoli, non hai preso in mano la situazione e, probabilmente, hai mandato all'aria questo amore solo per una tua incontrollabile paura”.

“Sai che cosa ha fatto Damon...”.

“So che ha invitato la madre di sua figlia in casa sua, so che non si è mai avvicinato a lei più del dovuto, so che ti amava come succede solo ai principi delle fiabe”.

Abbasso la testa, insoddisfatta e adirata. Forse perchè mi aspettavo che la mia migliore amica avesse un occhio di riguardo per me, o forse perchè, dentro di me, so che lei ha più ragione di chiunque altro al mondo”.

“Prenditi il tuo tempo, Elena. Chiamalo e digli che hai bisogno di pensare, digli che devi stare via per un po', ma non chiudere un libro senza prima avere iniziato a leggerlo”.

Incrocio le mani pensierosa e, mentre sistemo la pietra nera che mi cinge il dito, il mio sguardo si posa sulla fedina lucida nell'altra mano. Anche la mia amica sembra accorgersene.

“Non l'hai tolta”.

“Non vuol dire niente”.

“Vuol dire che lui fa ancora troppa parte di te, perchè tu possa separartene”.

Il padre di Bonnie, nonché proprietario di questo strabiliante hotel a cinque stelle, la chiama a sé con un flebile gesto del capo. Vedo la mia amica allontanarsi decisa dentro alla sua minigonna di jeans e penso che forse non è ancora finita, che forse dovrei dare più credito a questa giovane donna che mi conosce da tutta la vita.

Dopo qualche attimo, ritorna al tavolo, proprio mentre il mio telefono prende a suonare. Sorrido, felice di vedere il suo nome sul display.

“Ehi, mi sei mancata”.

“Elena, tesoro, che fine hai fatto? ti ho cercata per tutto il giorno”.

“Sì, me lo hanno detto i settecento messaggi che hai lasciato alla segreteria. Scusa, ma non ho avuto il tempo di richiamarti”.

“Ascolta, Elena, ho bisogno di parlarti. Si tratta di una cosa seria”.

“E' successo qualcosa a qualcuno?”.

Sobbalzo sulla sedia, catturando l'attenzione di Bonnie che, anche in una situazione del genere, nasconde a fatica la punta di gelosia che prova nei confronti di Caroline.

“No, tranquilla. Stanno tutti bene, però ho bisogno di parlarti, di persona”.

“Care....”.

“No, ti giuro che non lo porterò con me. E' la mia promessa, te lo devo e lo sai”.

“Non puoi raggiungermi”. Bonnie mi mima un sì, invece, con la testa.

“Ti prego, Elena, si tratta di una cosa importantissima, ho bisogno di vederti. Se mi dici dove sei, prendo il primo aereo e ti raggiungo”.

Dopo averle dato indicazioni, chiudo la chiamata. Uno strano senso di angoscia mi sovrasta, la paura di sentirmi dire che, adesso, non c'è più nulla da fare.

 

 

Stiamo oltrepassando la porta di casa mia. Che poi chiamarla mia ora come ora fa un certo effetto, non adesso che Elena è andata via, non adesso che lei non fa più parte di me.

Altra cosa strana? Siamo io e mio fratello che, fianco a fianco, attraversiamo la soglia di un luogo in cui non ho mai voluto accettarlo, io e lui che, dopo anni di asti e solitudini, lottiamo insieme per uno scopo comune, uniti da un amore che, fino a poco tempo fa, incrementava solo il nostro odio reciproco.

Lily mi corre incontro, saltando in braccio a me con un salto.

“Papà, zio Stefan”. Raramente usa questo nome per identificarmi, la maggior parte delle volte io sono solo Damon. Abbraccio mia figlia, gli occhietti azzurri e le guance arrossate per l'emozione di vederci qui.

“Dov'è Elena? Aveva promesso di portarmi al parco”.

Guardo la mia bambina, il groppo in gola quasi mi impedisce per parlare, ma non darò la soddisfazione a sua madre, questo non posso farlo.

“Elena stasera non può tornare a casa. Andrete al parco un'altra volta”.

“Questa sì che è una buona notizia”.

Ignara dei sentimenti di sua figlia, Katherine arriva dalla porta della cucina. Il vestitino a balze lascia intravedere due gambe sottili ed io mi chiedo quando sia successo, quando è capitato che questa donna, un tempo piena di gioia e di allegria, si fosse trasformata nell'immagine distorta e volgare di quello che era il mio amore passato.

“Ah, Stefan ci sei anche tu. Noto con piacere che avete superato le vostre scaramucce”.

Katherine si accomoda sul divano di pelle, accavallando le lunghe gambe. Noto un bracciale famigliare al suo polso, un bracciale di metallo con fantasie tendente al beige, un bracciale che di certo non appartiene a lei. Quasi mi scaravento addosso alla donna.

“Dove hai preso quel bracciale?”.

Katherine sorride beffarda, i miei tentativi di non darle spiegazioni sono andati a farsi friggere.

“Mi annoiavo, così ho ficcanasato tra la roba della tua bella fidanzata. Devo dire che, contrariamente a tutto il resto, ha parecchio gusto per i vestiti”.

“Toglitelo subito”.

“Ok, ok, non ti scaldare. Che bello, deduco, quindi, che stasera la casa sarà tutta per noi. Chissà che noi tre non possiamo trovare l'affinità di un tempo”.

Scuoto la testa rassegnato e corro in camera a preparare la mia valigia.

“Stefan starà qui qualche giorno, si assicurerà che fili tutto liscio. Io andrò via qualche giorno”.

“Alla ricerca della fidanzatina perduta?”.

“No, semplicemente lontano da te e dalle tue manie da pazza manipolatrice”.

Così dicendo mi allontano definitivamente dalla mia abitazione.

Inizia la ricerca e inizia la vendetta. Io e Stefan alleati per un unico scopo!

 

 

Lily si è appena addormentata, eppure non riesco a staccarmi da questo letto. La osservo respirare lentamente, vedo le sue mani andare su e giù in concomitanza con il piccolo torace e il legame di famigliarità che ci lega mi spinge ad amarla, a volere il meglio per lei, un meglio che comprenda un mondo migliore, migliore di quello che ho avuto io, migliore di quello che ha avuto suo padre e migliore di quello che ha avuto sua madre.

Appoggio rapidamente la mano sulla tasca anteriore dei mie jeans, soffocando il rumore della vibrazione. Un messaggio di Damon: Sto andando a Mystic Falls. Se c'è qualcuno che potrebbe sapere qualcosa, sono proprio i suoi genitori.

Annuisco in direzione del display, quasi come se mio fratello fosse qui, poi lancio un ultimo sguardo a Lily e torno nel salotto, pronto a colpire per l'ultima volta.

Katherine recupera la sua Louis Vuitton dal divano adiacente alla televisione e la mette sulla spalla con estrema disinvoltura.

E' bella, e questo è innegabile. Ricordo ancora quanto fossi rimasto stordito dal suo modo di fare, dalla sua grazia acqua e sapone.

“Esci?”.

“Sì sei geloso?”.

Alzo le mani in segno di resa, la gelosia è un sentimento troppo nobile per essere acceso con una donna del genere.

“No, solo mi domandavo come una donna possa poter uscire, sapendo la figlia addormentata in camera sua”.

“Appunto, è addormentata. E poi ci sarai tu con lei. E' una bambina fortunata”.

Non dico niente, ma mi avvicino con estrema noncuranza al tavolino dietro il divano. Katherine mi segue con gli occhi, curiosa di conoscere la mia mossa.

Incoraggiandomi a non cedere, apro la bustina che tengo nascosta nel portafoglio.

Appoggio la velina sul tavolo e la apro, lasciando intravedere la polvere bianca, gioia del mio buio e dolore del mio sole.

“Che cosa fai?”.

“Non lo vedi?”.

Katherine mi guarda quasi spaventata, poi toglie la giacchetta beige e si avvicina ulteriormente.

“Se arrivasse Damon, finiremmo nei casini”.

“Oh, tranquilla, mio fratello non sta pensando minimamente a noi, ha una fidanzata da ritrovare. E poi, se ti fa stare più tranquilla, presa la mia dose, mi chiuderò in bagno.”.

Così dicendo, finisco di dividere e faccio per allontanarmi sollevato: fa ancora un certo effetto su di me e rischiare di ricascarci per non aver fatto bene i miei calcoli, potrebbe risultarmi faticoso. Lascio volontariamente il resto lì in salotto.

“Aspetta...”.

Mi volto.

“Ti prego danne un po' anche a me”.

“Pensavo avessi giurato a mio fratello di aver smesso con quel tipo di cose”.

“Ti scongiuro, Stefan”. Le sorrido e le mostro il tavolino con la mano.

“Serviti pure”.

Entro velocemente nel bagno, forse ce l'ho fatta, forse l'ho incastrata.

Torno a pensare alla bustina che sta tra le mie mani, la tentazione è forte, ma il mio passato è una valida medicina. Provo a ripensare a ciò che ho perso, la mia dignità, la mia razionalità, la mia vita... mio fratello. Quest'ultimo pensiero mi fa ritornare alla mente momenti indimenticabili, momenti di due bambini che si rincorrono in un prato, attimi di felicità che risultano troppo sbiaditi per sembrare reali. Perchè il punto è questo: capisci di aver perso qualcosa solo quando ti ci avvicini, solo quando credi di poterla in qualche modo riottenere, solo quando, poi, ti accorgi che non la riavrai mai più. Con rabbia e frustrazione butto la bustina nel cesso e tiro lo scarico. Non posso più lasciarmi condizionare la vita da nessuno. E' finita, il nuovo Stefan sta per fare capolino.

 

 

Bussano alla porta della mia camera, so che non si tratta né del cameriere, né di nessun altro dipendente dell'albergo. Sono quasi ventiquattro ore che attendo il suo arrivo ed una parte di me non vede l'ora di abbracciarla, ma l'altra parte, quella più codarda, teme il confronto con la sua migliore amica.

Mi volto verso Bonnie come a cercare il coraggio che non ho. Muove la gamba agitata, quasi come se il suo altissimo sandalo nero volesse imitare beffardo il ritmo dei battiti del mio cuore. La mia amica mi dedica uno sguardo di rimprovero e mi indica la porta con la mano.

Apro con mano tremante e tutte le paure sembrano essersi dissolte nel nulla. Davanti a me la mia amica appare sorridente, ma, nel suo viso, riesco a leggere un imbarazzo che raramente avevo intravisto.

La accolgo impaziente verso di me, in un attimo mi dimentico di tutto, ho di nuovo la mia amica al mio fianco e va bene tutto. Ci stringiamo con forza, lasciando quasi fondere la mia t-shirt nera con la sua grigia.

“Mi sei mancata tantissimo”.

“Care, sono passati solo due giorni...”.

“Lo so, ma sembra essere trascorsa un'eternità”.

Le sorrido un'altra volta, quando un lieve tossire mi fa sussultare.

“Scusa, che stupida. Caroline, ti presento Bonnie, la mia migliore amica di oltreporta”.

“Ciao Bonnie. Piacere di conoscerti, Elena mi ha molto parlato di te”.

“Ciao, altrettanto posso dire io di te”.

Di sicuro i toni usati dalle due ragazze sono leggermente diversi, quello cordiale e solare di Caroline si scontra davvero molto con quello sbrigativo e poco simpatico di Bonnie, ma la mia amica bionda non pare essersene accorta.

Faccio per chiudere la porta, ma la mano di Caroline blocca la mia, impreziosita da un bel guanto di bellezza.

“Che succede?”.

“Aspetta. Elena, c'è una persona che vorrebbe parlarti”.

“No, Care, ti avevo det...”.

“No, no, tranquilla, non è Damon. Te lo avevo promesso”.

Sporgo la mia testa fuori dalla porta e il cappello nero che porto quasi mi scivola.

E' lì davanti a me, i lunghi capelli che cadono ad onde sopra la giacca a scacchi neri e binchi, le lunghe gambe che escono lucide da un vestitino color avorio. Non sorride, ma il suo viso sembra preoccupato.

“Jenna”.

“Elena, per favore, falla entrare. Deve dirti una cosa molto importante”.

Ancora titubante sulla strana situazione in cui mi sono cacciata, mi sposto dalla porta, concedendo alla donna la possiblità di entrare.

D'istinto, Bonnie si alza dal letto, ha lo sguardo allarmato, pur non sapendo con esattezza il ruolo della donna.

Caroline toglie gli occhiali colorati che, però non mi avevano impedito di presagire che qualcosa di grosso sarebbe successo.

“Ciao, Elena”.

“Ciao Jenna NON SO CHI TU SIA PER DAVVERO”.

Ride di una risata spenta, una risata che non raggiunge gli occhi color foglia.

“So che non sono la persona con vorresti andare a prendere un caffè, ma credo di doverti delle spiegazioni”.

“Che genere di spiegazioni?”.

“Dovrei raccontarti la mia storia. Non proprio dall'inizio magari, ti stupiresti a sapere quanto fosse normale e monotona la mia vita fino a qualche anno fa, ma almeno devo raccontarti di quando ho conosciuto Katherine, di come questo mi abbia cambiata, di come questo mi abbia fatto fare cose di cui vergogno seriamente”.

Incrocio le braccia sotto la collana a multistrato di perle.

“Andiamo ti ascolto”.

Jenna fa un sospiro, dettato forse dalla mia reazione poco accomodante, o forse dal desiderio di non rivivere mai più questa storia.

“Ho conosciuto Katherine quando era incinta. Era disperata, aveva tradito l'uomo che amava di più al mondo e aveva dovuto abbandonare la sua città a causa di questo errore. Ma era anche spaventata, spaventata perchè non sapeva se le sue condizioni le avrebbero permesso di portare avanti la gravidanza.

L'ho conosciuta per caso, tramite amici in comune, gli unici amici che lei possedesse in quel posto dimenticato da Dio e, non so perchè, ma mi sono sentita in dovere di aiutare quella ragazza a non mollare, a vivere la sua vita come meglio sperava.

L'ho portata da mio cognato, era un medico molto accreditato e, con non poca fatica, l'aiutò a completare la gravidanza, ancora oggi mi chiedo come abbia fatto.

L'arrivo di Lily mi ha avvicinato di più a lei, guardavo quella bambina e rivedevo me stessa, una ragazzina indifesa, cresciuta con una madre troppo assente ed un padre mai conosciuto. Non volevo questo futuro anche per lei. Non volevo che arrivasse il giorno in cui avrebbe iniziato a fare domande.

Ci misi un po' a farmi raccontare la storia da Katherine, era parecchio restia, forse perchè non voleva essere etichettata come la stronza che tradì il futuro marito ad un passo delle nozze.

Ormai ero dentro a quella storia, ormai condividevo con Katherine e Lily la maggior parte della giornata. Non so quando successe, ma posso assicurare che arrivò un momento in cui capii di essermi trasformata in lei. La vecchia Jenna, quella buona e compassionevole non c'era più, al suo posto una brutta copia della mia migliore, una brutta copia destinata a fare ancora più casini.

Fui io a convincerla a tornare a New York, volevo che Lily avesse tutto quello che a me era mancato, volevo che ritrovasse suo padre ed ero disposta a tutto purchè questo succedesse.

In questo campo katherine sapeva come muoversi. Senza che me ne accorgessi, lei aveva già preparato tutto, anche la mia parte in tutto questo.

Avrei dovuto fare innamorare di me il padre di Damon, avrei dovuto fargli perdere la testa. Aveva saputo di te e lui, lo aveva letto in qualche rotocalco, dunque non avrebbe potuto accettare niente del genere.

Partimmo senza pensare minimamente alle conseguenze ed io misi tutta me stessa per ultimare il mio fine. E ci riuscii, ho manipolato i sentimenti di Alaric, mi sono approfittata della sua condizione psicologica precaria e ho fatto in modo che si innamorasse di lui”.

“Onorevole da parte tua”. Sono sarcastica ovviamente, ma lei continua il suo discorso ignorandomi completamente.

“Katherine ed io avevamo calcolato tutto nei minimi dettagli, l'unica cosa a cui io non avevo pensato era che mi sarei innamorata, perchè io amo realmente Ric”.

“Allora non avresti dovuto tradirlo in questo modo”.

“Sembra più facile a dirlo che a farlo”.

Si avvicina a me e prende la mia mano, io continuo ad osservarla senza spirito di iniziativa.

“Puoi odiarmi quanto vuoi, anche tutta la vita. Ma io oggi sono qui per aiutarti”.

“E come credi di farlo?”.

“Aiutandoti a ritrovare quello che ami di più al mondo: Damon”.

Mi dimostro stranita, completamente inconsapevole di ciò che sta per dire, ma so che è importante, soprattutto se questo riguarda lui.

“Ve lo devo, Elena. Ve lo devo perchè siete persone stupende, perchè mi avete accolta come parte integrante della famiglia, perchè io sono una stronza senza futuro, ma voi un futuro ce lo avete ed è insieme. Non sai quello che darei per tornare indietro, per non commettere l'errore che ho commesso, per non perdere l'unico, vero amore della mia vita”.

Per un attimo mi fa quasi pena, ma poi ripenso a quello che ha fatto, al dolore evidente negli occhi di Alaric e la rabbia è tutto ciò che riesco a provare. Ma la lascio proseguire, sicura che niente potrà cambiare ciò che sento.

“Quando Katherine ha ritrovato Damon, pensava fosse fatta, che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Sapeva quanto lui tenesse alla famiglia, quanto fosse pesante la mancanza dell'affetto di un genitore, era convinta che avrebbe accettato Lily senza porre obiezioni. Ma lui è stato molto più furbo. La conosce come le sue tasche, sa quanta vendetta possa macchinare la sua mente perversa, così ha richiesto il test del DNA. Ci è voluto parecchio tempo per sistemare la cosa, Katherine non era preparata a questa evenienza, era convinta che lui si sarebbe lasciato abbindolare.

E' stata dura, ma alla fine ha ritrovato un vecchio amico, un tipo un po' strano, innamorato perso di lei, che fa il chimico in un laboratorio dell'ospedale. Lo ha sedotto e, solo dopo, si è fatta dare un aiuto per poter scampare da quell'enorme bugia che aveva creato...”.

I miei occhi si spalancano per la sorpresa.

“Lily non è figlia di Damon. E Katherine questo lo sapeva bene. Sette anni prima, sempre lui l'aveva aiutata a cercare di scoprire a chi appartenesse la creatura che portava in grembo. Non era stato difficile ingannare Stefan. Fatto sta che la bambina era sua figlia. Una figlia di cui lui, però, non poteva occuparsi.

Quando Katherine è arrivata in Texas aveva riconosciuto i suoi sentimenti: Damon era il suo vero amore e sempre lui avrebbe amato sua figlia come solo un padre sa fare”.

La blocco un secondo, mostrando una mano tremante.

“Come... come è possibile? Lily è identica a Damon, sono due gocce d'acqua...”.

“Dimentichi che Stefan e Damon sono fratelli. A quanto pare il tuo fidanzato era identico a sua madre”.

Una piccola parte di me sta tirando un sospiro di sollievo, ma so che non è giusto, non è giusto e non è Lily il mio problema. Il fatto che lei non sia figlia dell'uomo che amo, non significa che Katherine sparirà dalla mia vita. E' un'ombra con cui non sono disposta a vivere.

“Perchè me lo hai detto?”.

“Potrei dirti che è perchè sono passata definitivamente dalla parte dei buoni, ma mentirei. L'ho fatto per un'unica ragione: riprendermi ciò che ho perso, a costo di riversarmi addosso tutta la rabbia e la frustrazione di Katherine. Ma so che non andrà così. Anche dopo la mia opera di bene, Ric non vorrà comunque vedermi, ma non mollerò senza avere lottato. Tu però, Elena, puoi farlo, puoi riprenderti il tuo amore, lui è lì, innamorato di te al punto da non poter più respirare. Non perdere tutto questo per l'errore di una stupida”.

Ma c'è qualcosa che non va, qualcosa che mi impedisce di prendere la decisione giusta, la consapevolezza che niente tornerà mai più come prima.

 

 

New York, Conneticut, persino New Jersey. Scorro per l'ennesima volta il dito su una lista di città dove Elena potrebbe trovarsi, ognuna per un motivo diverso.

Sono appena atterrato ad Atlanta, so perfettamente che lei non è qui, ma è il mio unico appiglio, l'unico vero luogo in cui lei possa avere lasciato tracce di sé.

Immagino che suonare alla porta di una famiglia la cui figlia ha vissuto ciò che ha vissuto per causa mia, non è esattamente il miglior modo per ricevere informazioni, ma ho bisogno di trovare Elena, di dirle come stanno realmente le cose, di provare il tutto per tutto per riportarla da me.

Mi siedo pensieroso su una panchina di fronte all'aeroporto, forse sono troppo codardo per affrettarmi a raggiungere Mystic Falls e temporeggiare mi sembra un ottimo compromesso tra necessità di informazioni e paura di fare brutta figura.

Ho appena sentito mio fratello, a quanto pare Katherine ha appena abboccato all'amo e tutto dovrebbe filare secondo i piani, ma, quando c'è di mezzo la Pierce, tutto può rischiare di essere compromesso.

Il mio telefono inizia a squillare, lo afferro velocemente dalla tasca della giacca e alzo gli occhi al cielo, pur lasciandomi scappare un tenero sorriso di nostalgia.

“Cosa c'è bionda? Tranquilla, non mi sono ancora buttato sotto un treno per la disperazione”.

“Damon, dobbiamo parlare”.

Il suo tono è parecchio greve, nulla a che fare con la solarità spigliata della mia amica e, non so perchè, ma tutto mi fa pensare ad un unico nome: Elena.

“Che è successo, Caroline”.

“Ho appena visto Elena e, no, Damon, non ti dirò dove si trova. Ma c'è una cosa che dovresti sapere”.

“Ti ascolto”. Credo di essere stato raramente così serio e, di solito, questo non è una cosa buona.

“Jenna ha voluto incontrarci, cioè ha voluto incontrare Elena, io ero solo un mezzo per raggiungere il...”.

“Caroline!”.

“Ok, ok. Ci ha raccontato un po' la sua storia e poi ha parlato del test di paternità. Damon...”.

Tiro fuori la foto di Lily dal portafoglio, mi ritrovo ad accarezzarla con una tenerezza ed una devozione che non avrei creduto possibile.

“Lily non è mia figlia. Lo so, cioè una parte di me l'ha sempre saputo. Non la sentivo totalmente mia, ma non potevo abbandonarla per questo”.

“Tu lo sapevi?”.

“E' stata una sensazione”.

“Beh, questo vuol dire che puoi liberarti di Katherine, che non hai più nessun vero legame con lei, che non hai nessun obbligo da rispettare”.

“No, Care. Per quanto mi riguarda, Lily è mia figlia sotto tutti gli aspetti. E anche se non è così, rimane pur sempre mia nipote. Non ho nessuna intenzione di abbandonarla tra le mani di una madre che non fa altro che incasinarsi la vita e un padre che ancora deve ritrovare se stesso. Nessuno a parte noi deve saperlo. Promettimelo”.

“Ok, te lo prometto. E' davvero onorevole da parte tua”.

“Non sono un eroe. Sono solo un uomo che ha perso la sua ragione di vita e che, nonostante tutto non può recidere quella parte che gliel'ha incasinata, la vita. Adesso, ti prego, dimmi dov'è”.

“Non posso, Damon. Dio solo sa quanto vorrei, ma non posso. Elena non vuole vederti al momento”.

Silenzio. Il mio cuore sta per esplodere per il dolore, ma l'ho voluto io e non posso fare niente per rimediare al mio errore.

“Capisco”.

“Non smettere di sperare, Damon. Il vostro amore è troppo forte per essere destinato a finire”.

“Lo abbiamo detto e ridetto: l'amore, a volte, non basta”.

Chiudo la conversazione e l'unica cosa che riesco a fare e mettermi le mani tra i capelli e pensare alle tre donne della mia vita, due di queste perse per un terribile scherzo del destino che me le ha sottratte per sempre, e poi l'altra, quella che mi sono lasciato scappare, quella che non ho avuto il coraggio di riportare indietro.

 

 

 

Ciao ragazze.

Scusate il ritardo, ma sapete come sono messa.

Dunque, Jenna ha fatto la sua rivelazione, ma questa non sembra sortire effetti, non per Elena, almeno.

Siamo giunti al capolinea di questa storia, nel prossimo capitolo scopriremo la scelta definitiva di Elena, scopriremo se tornerà da Damon o meno.

Adesso scappo, perchè è tardi e domani devo svegliarmi all'alba per studiare. In serata cercherò di rispondere alle vostre recensioni dello scorso capitolo.

Grazie infinite a tutte voi. Grazie perchè avete fatto realizzare un grande sogno...

baci. anna

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Capitolo 30
*** Lui sorride, ed io me ne innamoro ***


Ed eccomi qui, inerme ed affranto di fronte all'unico luogo che possa darmi una risposta. Se me l'avessero detto un paio di anni fa, non ci avrei creduto. Io sono Damon Kallaghan, l'uomo dai mille volti, quello cordiale e raffinato quanto basta, ma menefreghista e sgarbato quando la situazione lo richiede. Ma le cose cambiano, la gente cambia e avrei dovuto capire che prima o poi sarebbe accaduto anche a me.

Mi ritrovo a pensare alla prima volta che siamo stati qui, io ed Elena non stavamo ancora insieme, ma nessuno dei due avrebbe potuto negare quella tensione che avvertivamo stando pelle a pelle, non dopo la notte precedente. Riesco a ricordare anche l'ultima volta, ancora felici e sorridenti nonostante le calamità che ci avevano colto. Ricordo l'unione di questa famiglia perfetta, le risate e gli scherzi tra Jeremy ed Elena, il sorriso compiaciuto e intenerito di Miranda e lo sguardo attento e scrupoloso di Grayson Gilbert. Una famiglia che io non ho mai avuto, che ho solo assaporato in quei pochi anni in cui Dio mi ha concesso di vivere con Isobelle e Alaric, una famiglia che io stesso vorrei creare un domani, solo con lei. Ricordo il suo modo di guardarmi, maliziosa e civettuola nonostante fossimo nella casa dei suoi, ma niente valeva l'averla lì in quel momento, poter condividere con lei quell'atmosfera ricca di amore, un amore che forse io non sarei stato in grado di darle, ma che avrei combattuto giorno e notte per ottenere.

Non so con esattezza quando tutto questo sia cambiato, non so quando abbia iniziato a non accorgermi dello sguardo infelice della mia fidanzata, non so quando realmente lei abbia iniziato a scappare dalle mie mani.

Con lo sguardo ancora troppo assente per vivere il presente, mi avvicino titubante alla casa. Non è paura, tanto meno codardia, ma fa male, fa male immaginare gli sguardi di chi ho deluso, gli sguardi affranti di chi, nonostante tutto, ha creduto in me.

Suono rapidamente, quasi come a cercare di non farmi sentire. Devo attendere un po' prima che qualcuno venga ad aprire.

Lo sguardo inizialmente sereno di Jeremy si trasforma in una smorfia di rabbia. Rabbia e delusione, esattamente ciò che mi aspettavo.

“Che ci fai tu qui?”.

“Ciao, Jeremy. Ho bisogno di parlare con Elena, ti prego, fammi entrare”.

“Lei non è qui e, anche se ci fosse, o sapessi la sua posizione, non ti farei entrare”.

“Jeremy, lo so, mi sono comportato da cazzone, ho fatto molti errori, ma ho bisogno di rimediare. Ti prego”.

“Le tue parole non hanno più senso, Damon. Hai fatto soffrire mia sorella nel peggiore dei modi, credi davvero che qui ci sia ancora posto per te?!”.

Mi chiude la porta in faccia, ma sono più veloce di lui e infilo un piede in mezzo.

“Jeremy, per favore, ho bisogno di sapere dove si trova tua sorella”.

“Fallo entrare, Jer”.

La voce di Miranda Gilbert mi colpisce come una frusta in pieno viso. Si è materializzata alle spalle di suo figlio e adesso mi guarda con uno sguardo che non so decifrare. Non ha nulla a che vedere con quello arrabbiato e deluso di Jeremy, ma non posso neanche sperare che si tratti del suo solito sguardo di tenerezza e amore. Forse è compassione, forse solo rabbia repressa, o magari e sofferenza, soffre perchè a soffrire è sua figlia. A causa mia.

 

 

Non so neanche perchè lo stia facendo, aiutare mio fratello ad ottenere l'unica cosa che voglio realmente, ma eccomi qui. Katherine è uscita da qualche ora e Lily è a casa di un'amichetta, al sicuro, completamente estranea dell'inferno che sta vivendo, ed io, sono qui, seduto sul divano di una casa che non è mia, con un paio di documenti in mano, atti legali appartenenti al tribunale dei minori. E' strano ritrovarsi qui a difendere mio fratello, in ogni caso a questo punto, sotto ogni aspetto.

 

Ti sto chiedendo di essere il mio avvocato, Stefan. Ti sto scongiurando”.

Non pratico da troppo tempo. E' papà che si occupa di tutti i casi, io percepisco solo uno stipendio”.

Damon mi guarda adirato ed io sono pienamente consapevole del fatto che glielo devo, che è l'unico modo per ricompensarlo degli anni di dolore che gli ho fatto trascorrere, ma qualcosa mi blocca, la paura di non farcela, la piccola parte di odio che mi lega a mio fratello.

Beh, motivo in più. Almeno sai che una percentuale di quei soldi saranno guadagnati”.

Perchè non chiedi a lui? E' molto più esperto e conosciuto di me, avrai la tutela di Lily in un batter di ciglia”.

Non chiederò nessun favore a Giuseppe! Andiamo, Stefan, è un caso semplice. Se avessimo in mano prove schiaccianti, nessun giudice con le rotelle al posto, mi negherebbe la tutela. Se non vuoi farlo per me, fallo per te, fallo per dare un credito alla tua carriera”.

 

E adesso le prove sono nelle mie mani, la causa è praticamente vinta. Basta una foto e possiamo riprenderci la bambina, ma non posso farlo. Se lo facessi, Katherine sarebbe rinchiusa in qualche clinica di riabilitazione ed Elena tornerebbe a casa e, per quanto una parte di me lo desideri ardentemente, so che lei non tornerà con me.

Guardo i fogli che ho in mano e penso all'ennesimo sopruso che sto per commettere. Una lacrima scende malinconica dai miei occhi.

Non posso.

Prendo il telefono posto sul tavolino e compongo il numero.

“Pronto”.

“Abbiamo le prove, Damon. Non ti resta che tornare a New York e fare denuncia”.

“Quindi mi aiuterai ad incastrare Katherine?”.

“Ce l'abbiamo in pugno. Torna il prima possibile, entro un mese o due potrai avere seriamente la tutela legale di Lily”.

“Grazie, Stefan. Davvero”.

Chiude il telefono dopo aver pronunciato la frase più sincera della sua vita. Mi è grato per ciò che sto facendo ed anche io lo sono a me stesso. Sto facendo la cosa giusta, basta egoismi, basta odio, basta dolore.

Elena tornerà e lei e Damon si ameranno come prima, forse anche di più, ma è giusto così, l'amore trionfa sempre, il vincitore ottiene il premio e il vinto viene esiliato. Ed è esattamente ciò che farò. Mi esilierò da questa città, da questo luogo affollato d'amore. Ma lo farò con la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta.

 

 

“Grazie, Stefan. Davvero”.

Chiudo la conversazione e alzo gli occhi al cielo. Neanche questa cupa giornata di fine estate può distruggere il mio umore. Ho vinto, questa volta è così, deve essere così. Ho ottenuto mia figlia e, con ogni probabilità, riotterrò Elena, la porterò con me, qualsiasi cosa accada, qualsiasi sia la distanza che ci separa.

Rientro in casa con il cuore un po' più leggero, davanti a me la mia ex futura famiglia. Gli animi si sono un po' raffreddati, anche Jeremy sembra avercela meno con me. Ho spiegato ogni cosa nei minimi particolari, ogni mia emozione a riguardo, ogni mia paura più recondita.

Mi sono aperto completamente a persone che conosco appena, ma non posso fare a meno di trovare un po' di Elena in ognuno di loro.

“Scusatemi molto. Mi ha appena chiamato mio fratello, a quanto pare Katherine ha fatto il suo passo falso e lui ha accettato di aiutarmi. Tra qualche mese, lei sarà solo un ricordo. Elena non dovrà più temere per nulla”.

Forse è una mia impressione, ma mi pare di veder balenare una luce di sollievo negli occhi dei maschi Gilbert, mentre, la donna di fronte a me, si apre in un sorriso, espressione sincera della compassione che vive nel suo cuore.

“Adesso, vi prego, ditemi dov'è. Cercherò di parlarle, voglio solo spiegarle le mie ragioni e se poi mi accorgessi che non vuole sentirle, a quel punto la lascerò andare. E' una promessa, oltre che un dovere”.

“Damon, davvero, dovresti darci un taglio, quando Elena vorrà si farà viva. Non voglio essere scorbutico, però tu hai sbagliato e noi non p...”.

Florida. E' nell'albergo del padre di Bonnie, la sua migliore amica”.

Miranda interrompe il discorso sconclusionato di suo figlio, dandomi le giuste coordinate.

Poi aggiunge: “Voglio solo che sia felice”. E non sa quanto sia io a volerlo.

 

 

Sono sdraiata su questo letto da qualche minuto, forse qualche ora, ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è a ciò che ho perso, ciò a cui ho rinunciato, ciò che non riavrò mai più.

Dopo i primi giorni, Damon non si è fatto più sentire, non che gli avrei risposto, ma in questo, il mio orgoglio di donna si è sentito parecchio ferito.

Sono rinchiusa in questo albergo da troppo tempo, come al solito non sono riuscita a fare niente di meglio se non scappare. Scappare da una vita che mi stava troppo stretta, una vita il cui volere non si inchinava alle glorie di Elena Gilbert, lei mi ha chiuso la porta in faccia ed io non ho neanche provato a ribussare.

Sbuffo sonoramente, solo un modo per buttare fuori ciò che ho dentro, ma un modo piuttosto deludente dal momento che, qualcosa, dentro di me, sta letteralmente esplodendo.

Bussano alla porta, come al solito la mia amica viene a farmi visita. Da quando Caroline è partita, la vita qui è più che noiosa e non so se senza Bonnie ce l'avrei fatta a superare tutto questo. Nella migliore delle ipotesi sarei corsa a casa a rendere partecipi i miei genitori di tutta la mia frustrazione, nella peggiore sarei corsa da lui a pregarlo di riprendermi con sé. Già, perchè chi vuole una donna che scappa alle prime difficoltà? Damon è un uomo fatto e finito, uno di quelli che ha dovuto camminare con le sue gambe, che non ha avuto supporti di nessun genere, cosa può volere da una ragazzina come me?

Apro la porta, sistemando con la mano i jeans larghi. Di fronte a me l'ultima persona a cui avrei pensato, la prima a cui sono rivolti tutti i miei pensieri.

Che... che cosa ci fai qui?”.

I suoi occhi sembrano far parte di una collezione di diamanti e adesso mi squadrano come se fossi la cosa più bella nel raggio di cento chilometri.

Ciao”. La sua voce, Dio quanto mi era mancata la sua voce. Eppure sembra che io non abbia mai smesso di sentirla, come se fosse ancora impressa ed indelebile dentro di me.

Damon...”.

Fammi entrare, per favore”. Nulla è rimasto dell'uomo autorevole che ho conosciuto, il suo tono è disperato, quasi infantile ed io non posso fare a meno di odiarmi per tutto il dolore che gli sto infliggendo.

Senza aggiungere parola, mi sposto lateralmente per lasciarlo entrare. Mi tremano le mani e non posso nasconderlo a lui, figuriamoci a me stessa. Il mio ex fidanzato entra velocemente in camera.

Che cosa vuoi, Damon?”.

Mi guarda con i suoi impenetrabili occhi blu, mi sento sciogliere, ogni difesa sta scivolando via.

Parlare, visto che tu non mi hai dato modo di farlo”.

Chi ti ha fatto salire?”. Cambio discorso, quasi come a voler rimandare l'inevitabile.

E' stato una fortuna che abbia incontrato la tua amica Bonnie. Il portiere non aveva nessuna intenzione di lasciarmi salire, diceva di avere avuto coordinate precise”. Mi ammonisce con il tono di voce. Per l'ennesima volta riesce a farmi sentire una ragazzina viziata incapace di prendersi le proprie responsabilità.

Dì quello che devi e poi sparisci”.

Perchè questo atteggiamento? Si può sapere cosa diavolo ti ho fatto?”.

Se non lo capisci da solo, non fai che dare adito a quello che ho sempre saputo di te, che sei un superficiale”.

E' per Katherine?”.

E' sempre Katherine”.

Mi volto verso la finestra, stringendomi nel mio camiciotto amaranto, un po' per difendermi dall'aria gelida del condizionatore, un po' per riservarmi un posto al sicuro che non comprenda Damon.

Senti, Elena, tu non hai compreso la situazione. Se ho fatto ciò che ho fatto è stato per noi, per la nostra felicità”.

Mi dispiace, Damon, ma invitare la propria ex nella casa che condividi con la tua compagna, non riuscirei a definirlo proprio senso di protezione”. Gli urlo addosso la mia rabbia, più di quanto abbia fatto in passato e mi sento finalmente libera, libera di poter sputare fuori questa frustrazione che mi attanaglia.

Elena, era l'unico modo per prendermi Lily. Volevo una vita perfetta e avremmo potuto davvero averla, possiamo averla ancora, senza Katherine in mezzo ai piedi”.

No, Damon, è troppo tardi ormai. Non riesco ad essere felice. Ogni volta che mi si presenta l'occasione, che penso che forse adesso è davvero tutto risolto, esce fuori qualcosa del tuo passato che mi manda fuori di testa. Ho ventisei anni, voglio una vita diversa, una vita condivisa con un uomo che non abbia scheletri nell'armadio, pronti a sfondare l'anta”.

Dai miei occhi scivolano arrabbiate lacrime amare, le sento accarezzare le guance come gocce di limone e vorrei scomparire, scomparire dagli occhi dell'uomo che mi sta osservando. Non li ho mai visti così spenti e delusi, non li ho mai visti così morti e brillanti.

E' davvero finita?”. Lo dice con un filo di voce tremante ed è più inerme che mai, più nudo che mai di tutte le sua maschere di indifferenza.

Ti amo, Damon, ti amo e Dio solo sa quanto vorrei che non fosse così. Ma che senso avrebbe adesso? Che senso avrebbe fingere che niente sia successo? Che tutto tornerà come prima? Tu sei un uomo, hai una figlia, un lavoro di responsabilità, io sono solo una ragazzina che voleva crescere troppo in fretta. Ho ancora troppe cose da sistemare, troppe situazioni da vivere, esperienze che non ho ancora vissuto, ma esperienze che si adattino ad una donna della mia età. Voglio una famiglia, ma la voglio con un uomo che possa davvero pensare solo a me”.

Fa male, fa male guardarlo negli occhi, fa male dire queste cose e fa male fingerci di crederci. E' lui che voglio, è lui che ho sempre voluto, ma non così.

Damon annuisce rassegnato, poi mi dedica un debole sorriso, una reazione inaspettata da me che mi sarei aspettata un'altra delle sue solite sceneggiate. Ma lui è maturato, adesso è un uomo e troverà il modo di rialzarsi, di rifarsi una vita, di trovare un uomo amore, di vivere senza di me.

Sento una fitta alla stomaco, la consapevolezza che lui non sarà più mio.

Damon si avvicina e mi lascia un casto bacio sulle labbra, l'ultimo ricordo che avrò delle sue labbra sulle mie.

Ti amo, Elena. Ti amerò per sempre e ti aspetterò”.

Esce dalla porta della camera, lasciando un vuoto dentro di me. Lui mi aspetterà, ma io non posso più tornare.

 

 

 

Due mesi dopo...

 

Vado a prendere il regalo per zia Caroline. L'ho messo nella mia cesta dei giochi per tenerlo al sicuro”.

Sorrido alla mia piccola principessa. Oggi è agitatissima, è il compleanno di Caroline e la mia amica è riuscita a trasmettere anche a mia figlia la frenesia per il giorno più importante dell'anno.

La guardo camminare come una vera signorina nei jeans chiari che sua zia mi ha convinto a comprarle. Sembra già una donnina, ma poi la guardo e vedo quello che è realmente, una bambina di otto anni che, in poco più di un mese, ha perso la sua mamma ed il suo papà.

 

 

Un mese prima...

 

E per il potere conferitomi dalla legge americana, affido la tutela legale di Lily Micol Pierce a Damon Kallaghan”.

Stefan mi appoggia un braccio sulla spalla, è radioso e soddisfatto quanto me. In questo ultimo mese si è affezionato molto alla piccola, e l'idea di aver incastrato finalmente Katherine lo rende particolarmente su di giri. La mamma di Lily dovrà rinchiudersi per un anno in una clinica di disintossicazione a Denver e, uscita da lì, dovrà scontare una pena ben più grande di quello che mi sarei aspettato.

Da qualche anno, a quanto pare, Giuseppe Salvatore si stava interessando di una causa ben più grossa, una causa quasi a livello cittadino. Le sue indiscusse abilità nel campo, gli hanno permesso di incastrare un grosso rivenditore di stupefacenti proveniente dall'Argentina e con lui tutti i suoi complici. Con mia sorpresa, tra i nomi degli arrestati per spaccio in locali pubblici è sorto anche quello di Kol Mickaelson, condannato per vendita abusiva di stupefacenti nel suo pub e con lui pare fosse implicato anche suo fratello e la mia attraente ex fidanzata.

Sembrerebbe una bella notizia, finalmente Kol e Katherine sono fuori combattimento, ma, per ovvie ragioni, nella lista degli indagati è comparso anche il nome di mio fratello. Per quanto riguarda lui e pochi altri, l'iter si rivelerà più lungo, ma, nonostante le rinomate doti di mio padre, non so quanto sia possibile per lui uscire pulito da tutta questa storia.

Per oggi però voglio godermi questa vittoria e lo voglio fare proprio con lui, con mio fratello, con l'uomo che nonostante tutto non riuscirò mai ad odiare.

 

Eccomi”.

Lily ritorna nel salone, portando con sé un enorme pupazzo che ha voluto regalare a sua zia. Nonostante, non sia nella lista dei regali di Caroline, immagino che lo apprezzerà particolarmente, ma, per ogni evenienza, ho una borsa nuova di zecca proprio nel bagagliaio della mia macchina.

Vedo Lily concentrata ad osservare un braccialetto che scende dal suo polso, è poco adatto ad una bambina della sua età, ma è l'unico ricordo che le rimarrà di suo padre e non ho nessuna intenzione di fargliene liberare.

 

Stefan, prima che tu vada via, ho bisogno di parlarti”.

Mi chiudo dietro la porta della camera, assicurando di non essere ascoltato da nessuno.

Damon, non iniziare. Ho deciso che andrò via, almeno fino a quando mi arresteranno. Non c'è più niente che mi leghi a questa città, non ho più voglia di camminare per strada ed essere perennemente perseguitato dalla mia vecchia vita”.

Non puoi andartene”.

Stefan si gira contrariato, non sono il tipo che prega le persone, ma in questo caso non posso davvero farne a meno.

E perchè?”.

Perchè nell'altra stanza c'è tua figlia che, per crescere, ha bisogno di te”.

Mi aspetto una reazione sorpresa, non capita tutti giorni di ritrovarsi padre di una figlia di otto anni ed io so cosa si prova a riguardo. Ma Stefan mi osserva serio e inscalfibile.

Immagino che tu saprai come occupartene”.

Stai scherzando, vero?! Ti ho appena detto che Lily è tua figlia e tu? Tu mi dici che io saprò occuparmene?”.

Lo sapevo già- Katherine me lo ha detto prima di essere portata nella clinica. Ma questo non cambia nulla, Damon. Tu sei suo padre, tu ti occuperai di lei. Ha già una madre che è un completo fallimento, non ha bisogno di un altro genitore simile”.

Mi metto le mani tra i capelli, non posso accettare che questo succeda.

Io da solo non posso occuparmene, non senza Elena”.

Hai Caroline, Damon. Lei ti aiuterà e Lily diventerà una donna stupenda. Fallo per me, fallo per quel legame che ci unisce”.

Prende la tracolla con i vestiti e mi supera per recarsi nel salone. Lo seguo riluttante e lo osservo un po' emozionato mentre si china su sua figlia e le lascia un bacio sul capo. Dopo di che le afferra il braccio e le lega un braccialetto al polso.

Zio Stefan deve andare via per molto tempo. Ma quando papà ti farà arrabbiare e zia Caroline sarà in giro a fare acquisti, se hai voglia di pensarmi, guardalo, io sarò proprio qui, vicino a te”.

 

Ed è proprio così che è andata. Spesso vedo la mia bambina soffermarsi ad osservare quell'ambiguo e misterioso regalo ed è allora che capisco che, forse, l'amore è più forte anche della verità. Una parte di lei, ancora troppo poco matura per esserne consapevole, sa con certezza che quello che reputa zio è in realtà il suo vero papà.

Lily spalanca i suoi grandissimi occhi azzurri, poi mi sorride e mi tende la mano, pronta a recuperare il resto di questa giornata, pronta a ridere divertita tra le braccia di Caroline e a ballare spensierata tra quelle più forti di Matt. Ma io, io sarò mai ancora felice?

Guardo la foto di Elena che sorride bella e dolcissima dalla cornice. Più volte Caroline ha provato a toglierla, ma non ce l'ho fatta, è l'unica cosa che mi ricordi ancora lei ed io non posso proprio liberarmene.

Chiudo la porta con il famigliare bruciore allo stomaco, quel bruciore che si diffonde al cuore ogni volta che il mio pensiero va a lei, a cosa starà facendo, a cosa starà pensando, a chi potrà amare ciò che io non ho amato abbastanza. Darei qualsiasi cosa per rivederla, anche solo per guardarla negli occhi. Ma è stata chiara, vuole farsi una vita e questa vita non comprende me.

 

 

Guardo la città maestosa che giace silenziosa e festiva di fronte ai miei occhi. Anche New York sembra voler festeggiare a tutti i costi il compleanno della mia amica ed io di sicuro non avrei potuto mancare.

Ma è inutile prendersi in giro, mentre guardo pensierosa fuori dal finestrino di questo taxi, riesco a vedere solo posti conosciuti, luoghi famigliari in cui ha aleggiato il mio amore.

Apro con lentezza il portafoglio e tiro fuori una fototessera di un po' di tempo fa. Io e Damon sorridiamo felici all'obbiettivo di una malridotta macchinetta di Barcellona, lui bello e abbronzato come un divo del cinema, io buffa e sfrontata mentre gli stringo il collo. La avvicino al petto. E' inutile negarlo, Elena, sei tornata qui per lui, sei tornata per vedere come se la passa, per scoprire se è andato avanti, se ti pensa ancora e se ancora gli fai un certo effetto.

Scuoto piano la testa, riconoscendo la mia incredibile stupidità, ma non posso farci molto. Mi manca, mi mancano i momenti trascorsi insieme, mi mancano i suoi occhi, specchio più limpido dei miei. Mi manca osservarlo anche solo per un secondo, credere che niente sia cambiato, che nulla è ancora finito.

So che mi farò del male da sola e che, forse, potrei fare del male a lui, ma è più forte di me, ho bisogno di incrociare ancora una volta il suo sguardo, ho bisogno di vederlo almeno una volta sorridere. Poi tutto tornerà come prima, me ne andrò così come sono arrivata e le nostre vite riprenderanno tragicamente come prima.

Ripongo la foto nel portafoglio e ritorno a guardare la città che, per l'occasione del mio ritorno, si apre in una splendente giornata di sole.

 

 

Papà, guarda cosa sono capace a fare”.

Sorrido a mia figlia e la saluto con una mano, mentre lei si diletta a fare capriole per tutta la stanza, seguita dagli applausi fintamente colpiti di Matt, Tyler e Jules.

Ritorno al mio drink cercando di non lasciare intravedere il mio stato d'animo attuale, stato che, in realtà, mi accompagna da quando Elena è andata via. Però oggi è diverso, è come se mi aspettassi di vederla apparire da un momento all'altro e questo non è il momento più adatto per rendere evidente la mia delusione.

Sfuggo allo sguardo preoccupato di Alaric, rifugiandomi nel mio bicchiere, ma una voce troppo famigliare mi scopre.

Non sei esattamente ciò che si definisce l'anima della festa”.

Lo sono mai stato?”.

No, non prima che arrivasse lei, almeno”.

Sbuffo spazientito.

Se sei venuta qui a ricordarmi quanto fosse bella la mia vita con Elena, hai sbagliato il momento, Caroline”.

La mia amica si siede nel divano vicino a me. Mi squadra preoccupata, come se mi dovesse vedere crollare da un momento all'altro.

L'hai sentita?”.

Sì, dovevo pur invitarla al mio compleanno”.

Però ha deciso di non venire”. Caroline si alza e mi mette una mano sul viso, i suoi occhi azzurri mi abbagliano solidali e preoccupati.

Sarai di nuovo felice, Damon. Te lo prometto”.

Ne dubito. Come posso esserlo se ogni ragazza mi ricorda lei, se ogni mio movimento mi ricorda lei? Alberga costantemente nella mia testa e se non ci fosse stata Lily, penso che sarei già impazzito”.

Supererai anche questo”.

Come tu hai superato il tuo amore per Stefan?”.

nNon averlo vicino mi aiuta un sacco. Un giorno sarà così anche per te. Guarda, anche Tyler è andato avanti, tutti vanno avanti. C'è solo bisogno di pazienza”.

Caroline si volta ad osservare Tyler. E' accovacciato su Jules e le racconta qualcosa ad un orecchio. Sembra felice e la mia amica, un po' contrariata, sembra notarlo. Ma io conosco il mio migliore amico, lo conosco meglio di qualunque altro e so che quella è solo una facciata, la stessa facciata che io non sono stato in grado di costruirmi.

Faccio un sospiro profondo, poi metto un braccio intorno alle spalle di Caroline e ci avviciniamo al resto degli invitati. Osservo rapito la bellezza della mia famiglia, l'unica cosa che mi sia rimasta al momento, la cosa più importante che, però, non riuscirà mai a colmare il vuoto che lei ha lasciato.

 

 

Invio veloce un messaggio a Tyler, sperando che non sia troppo impegnato per leggerlo e attendo pazientemente sotto la casa che, agli inizi della mia avventura a New York, mi apparteneva.

Il portone si apre con uno scatto e, subito dopo, il mio telefono fa un breve squillo.

Sali pure, la porta è aperta”.

Non sto cercando di fare un'entrata ad effetto, ma voglio prima vedere cosa succede l' dentro, scoprire se sono abbastanza forte per sopportarlo.

Salgo lentamente le scale, ma questo non mi impedisce di rischiare di cadere dalle alte decollètè.

Apro la porta socchiusa ed entro nell'ingresso. Voci famigliari mi raggiungono dal salotto. Cercando di fare il meno rumore possibile, mi avvicino all'arco che separa la zona notte, da quella giorno. So che qui sono indisturbata, nessuno mi noterà e potrò farmi avanti solo nel momento in cui avvertirò il coraggio.

E' un balzo al cuore quando scorgo gli sguardi delle persone che ho amato. Solo Tyler sembra accorgersi di me, ma si limita a farmi un cenno con il capo e un veloce occhiolino, che quasi potrebbe essere scambiato per un tic nervoso.

Cerco con lo sguardo la mia festeggiata preferita, bellissima nei suoi pantaloni attillati, ma con il viso un po' sciupato. Sorride comunque divertita ad una Lily un po ' esigente. Sorrido alla vista della bambina. E' un uragano di emozioni e sensazioni e quando riesco ad intravedere i suoi occhi, sento un tonfo lungo lo stomaco. E' come rivedere lui e questo mi fa ancora troppo paura perchè possa muovere un passo.

Ma è un attimo che al suo fianco vedo materializzarsi la ragione della mia pazzia. Damon si inginocchia vicino a sua figlia, prendendo a farle il solletico. Sorride, un sorriso spento, ma comunque bellissimo.

Sento le mie barriere abbassarsi, è come se mi fossi annullata continuamente. In questo momento non è rimasto niente di quella ragazza decisa a voltare pagina, adesso sono solo Elena, irrimediabilmente ed irrinunciabilmente innamorata di Damon Kallaghan.

E' questione di un secondo, i suoi occhi intrappolano velocemente i miei ed io sento che potrei perdermi, che potrei non tornare più indietro, che potrei restare qui anche per tutta la vita.

Mi sorride, un sorriso più vero, quasi sollevato, come se si aspettasse di vedermi arrivare da un momento all'altro. Ed io dimentico tutto, dimentico tutto il dolore, tutti gli ostacoli, tutte le mie paure. Ricambio spontaneamente, ormai non riesco più a pensare, non so più cosa sarà del mio futuro, chi diventerò, chi vorrò al mio fianco, so solo che, più lui mi sorride, e più io me ne innamoro.

 

 

Sono ancora ferma qui, persa nel suo sguardo, complice del suo sorriso. Non ho fatto un passo, un movimento, quasi come a non voler rischiare di rovinare tutto.

E so che vi starete chiedendo cosa succederà, se entrerò o meno in questa stanza, se tutti mi accoglieranno felici e se io e Damon torneremo ancora insieme.

Ma il futuro è adesso, ed io non posso prevedere cosa succederà tra un'ora, un giorno o un anno. Voglio vivermi l'attimo e non mi importa se sarà per sempre, in questo momento il suo sorriso è il mio, per sempre.

 

 

 

 

 

 

Ok, non uccidetemi, non insultatemi, trattatemi bene, sono di salute parecchio cagionevole al momento!!!!

ebbene sì, siamo giunti alla fine di questa avventura, ma ho ancora un ultimo racconto per voi. Considerate questo l'epilogo alla mia storia, perchè il prossimo capitolo sarà trattato dal punto di vista di una persona diversa, una persona che c'entra relativamente con la storia d'amore di Damon ed Elena.

Ho voluto fare un salto temporale un po' lungo. So che qualcuno può non averlo apprezzato, ma ero stufa delle solite tragedie, così ho preferito concentrarmi sul dolore che Damon ed Elena provano nello stare lontani.

Si amano follemente e questo li ha resi inermi, insicuri e insoddisfatti.

Il finale è a libera interpretazione. Potete fare le vostre ipotesi, ma credo che ognuna di voi spererà di vederli ancora insieme.

Mi scuso se il capitolo non è stato all'altezza, ma è ciò che di meglio sono riuscita a fare, proprio perchè questo è un amore controverso, uno di quegli amori che nascono male e finiscono peggio, non ritenevo giusto un lieto fine completo, sarebbe stato troppo banale.

Anche la storia di Stefan, Katherine e Kol si è risolta... più o meno. Non ho mai voluto che diventassero personaggi principali e quindi mi sono occupata poco delle loro sorti.

Nonostante ci sarà un ultimo capitolo, voglio fare adesso i ringraziamenti perchè è qui che finisce la mia storia, quello che ho voluto narrare.

Vi ringrazio davvero tanto per il supporto che mi avete dato, le vostre parole mi hanno aiutata davvero molto ad affrontare nel migliore dei modi questa avventura e non riesco a credere che anche questa storia sia diventata così popolare. Vi adoro, senza di voi questo non sarebbe stato possibile.

 

Ho già pensato ad un'altra eventuale storia. La trama mi è stata consigliata da una delle mie lettrici più presenti, Tess... dunque colgo l'occasione per ringraziarla e, dopo aver concluso definitivamente questa storia, spero di poter iniziare questa nuova, dove vedremo un'Elena decisamente imbranata con gli uomini, prendere lezioni da Damon, maestro di sensualità.

Vi ringrazio ancora molto... è stato bellissimo condividere questa esperienza con voi.

Un bacio enorme.

Anna

 

p.s scusatemi se molte cose non sono state approfondite, ma la storia è una delena e tutto l resto era solo un mezzo per raggiungere il fine. Ho voluto analizzare più i sentimenti dei personaggi, il resto non aveva molto senso. Mi scuso se qualcuno non lo ha apprezzato. Ma non potevo portare ancora troppo avanti la storia...

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Capitolo 31
*** l'amore, da solo, basta ***


Metto l'ultimo bracciale al polso, rigorosamente quello destro, e lascio una rapida e noncurante occhiata allo specchio delle mia camera.

Non posso dire di essere insoddisfatta della mia vita, dopo tutto rifarei ogni cosa da capo, ma ho solo diciott'anni, è normale che non siano molte le azioni di cui dovrei pentirmi.

Sospiro rassegnata. Oggi è il mio diciottesimo compleanno, che equivale pressoché ad una tessera gratuita nel mondo degli adulti, il salotto di casa mia è invaso di parenti e amici accorsi a festeggiare il mio debutto come donna matura e il tavolo è imbandito di dolci di ogni genere che mia zia fa arrivare accuratamente ogni anno da una delle pasticcerie più prestigiose di New York, eppure non riesco a sentirmi seriamente completa.

Sprofondo nel letto sotto di me, accavallando le gambe una sopra l'altra e mettendo entrambe le braccia dietro la testa. Non importa se scombinerò l'acconciatura, il perfezionismo non è mai stato il mio forte e le donne di casa se ne faranno una ragione.

Ritorno a giocare con il mio braccialetto, lo faccio sempre quando qualcosa non va, è come se riuscissi a trovare la pace interiore, anche nei momenti di pieno buio. Solo che, un tempo, i problemi, le paure erano diverse. Tutto era risolvibile, anche lo sguardo arrabbiato di mio padre, anche quello compromettente di mia madre. Oggi, invece, è tutto diverso, le persone ti fanno del male perchè vogliono fartene, e non perchè vogliono impartirti una lezione. E' la dura legge del mondo, arrivi ad un punto in cui devi sbrigartela da sola, in cui nessuno può accorrere in tuo aiuto ed è lì che ti accorgi che, forse, non sei ancora completamente pronta.

Qualcuno apre la porta di scatto ed io salto sul letto allarmata.

Carol, quante volte ti ho detto che devi prima bussare”.

Una bambina di dieci anni più piccola di me mi guarda incuriosita, neanche il mio tono scorbutico è riuscito a privarla di quel sorriso luminoso.

Lily, sei bellissima”.

Ha sempre avuto un'ammirazione sconfinata nei miei confronti, potrei illudermi di essere una gran figa, ma so che sortisco questo effetto solo perchè possiedo il fascino dell'indiscussa sorella maggiore.

Grazie tesoro, anche tu lo sei, molto più di me”.

Il suo sorriso diventa, se possibile, ancora più grande e, per la prima volta nell'arco della giornata, sento anche io la necessità di ridere un po'.

Faccio per alzarmi, ormai rassegnata a seguire la mia sorellina minore al piano di sotto, quando il viso giovane e pulito di mia madre, fa capolino dall'uscio.

Ehi... non sei ancora pronta?”.

Annuisco sorridendo, ma lei è mia madre, è la donna che mi ha cresciuto e certe cose non le sfuggono, non bastano una generosa dose di rimmel per nascondere il dolore che sento dentro.

Carol, perchè non vai a vedere se papà ha bisogno di aiuto per decorare la torta”.

La mia sorellina non se lo lascia ripetere, in meno di un secondo è fuori dalla camera pronta a raggiungere quello che, per adesso, è il suo unico vero amore. Mia madre si siede al mio fianco e appoggia una mano sulla mia coscia nuda.

Che succede?”.

Scuoto rapidamente la testa.

Nulla”.

Ma so già che questo non basterà a dissuaderla. Infatti, la vedo storcere il naso in un'espressione piuttosto buffa, ma che, anche in questo caso, riesce a renderla semplicemente stupenda.

Lily Kallaghan, non prendermi in giro. Non ne sei mai stata in grado, neanche quando ti alzavi nel cuore della notte per mangiare le merendine e nascondevi le carte nel mobiletto del garage”.

Sorrido rassegnata ma anche divertita. Sembra passata un'eternità, eppure io mi sento ancora quella bambina, solo con qualche problema in più.

Io e Michael ci siamo lasciati”.

Ecco, l'ho tirato fuori e finalmente l'ho ammesso anche a me stessa. Ci è voluto parecchio tempo a realizzare quanto successo, ma adesso che l'ho fatto, posso veramente farmene una ragione.

Mia madre mi dedica uno sguardo dispiaciuto, poi mi stringe tra le sue braccia ed io mi sento un po' più al sicuro.

E' la mia prima delusione d'amore, la prima di una lunga serie sentendo quello che si dice in giro, e fa male, fa molto male.

Cioè, lui mi ha lasciata. Dice che non siamo fatti l'una per l'altro, che è giovane e non ha voglia di impegnarsi. E forse ha ragione. Abbiamo diciotto anni, cosa possiamo saperne noi dell'amore?”.

Mia madre sospira, premessa inquietante per l'inizio di una nuova storia, dice che sua madre lo faceva sempre con lei e questo la ha aiutata a crescere.

Vedi, Lily, nella vita molte cose succedono senza un motivo. Ci si innamora, si fanno progetti per il futuro, pensi di aver trovato la persona giusta, quella che non lascerai mai, quella che ti accompagnerà per il resto della vita. Poi le cose cambiano, le persone cambiano. E allora ci si rende conto che tutto quello che avevi sperato, quello in cui avevi creduto con tutta te stessa, non resterà che un ricordo, un ricordo di un tempo passato che mai, e dico mai devi dimenticare”.

Sbuffo sonoramente, mentre cerco di trattenere le lacrime. In questo sono molto simile a mio padre, odio mostrarmi debole, anche se devo farlo di fronte alle persone che amo di più.

A te è mai successo? Ti è mai capitato di pensare che fosse davvero la persona della vita?”.

Si separa da me, mentre un sorriso nostalgico le illumina il viso.

Certo che mi è capitato. E non lo rimpiango. Ho amato da morire una persona, pensavo che avrei trascorso con lui il resto della mia vita, che avremmo costruito una famiglia, che sarebbe stato tutto perfetto...”.

Si sofferma un istante, ma cerco di premere affinchè vada avanti, gli ospiti al piano di sotto non ci concederanno ancora molto tempo e poche volte l'ho sentita parlare del passato.

Ma...”.

Ma poi la magia è finita. Non puoi decidere di far funzionare un amore, è un essere a sé, ha libero arbitrio. Però non dimenticherò mai quel periodo della mia vita, mi ha aiutata a crescere, a diventare quel che sono oggi e, se tutto quello non fosse accaduto, se io non avessi amato e Stefan e, subito dopo, smesso di farlo, beh, non mi sarei mai innamorata di tuo padre, non sarei qui dove sono adesso, probabilmente”.

Sospiro un'altra volta. Ho sempre invidiato il rapporto che lega i miei genitori, è qualcosa di speciale, non c'è sofferenza, non c'è rabbia, si tratta unicamente di un amore incondizionato, di fiducia reciproca, di venerazione e dedizione.

Già, ma Michael non è come papà, ed io non sono abbastanza fortunata per trovarne uno come lui, per sperare di avere un giorno la vostra stessa serenità e complicità”

Sei ancora giovane, tesoro mio. Hai tutta la vita per innamorarti e quando sarà arrivato il momento giusto, questa perfezione di cui parli arriverà da sé, spontanea e perfetta come non avresti mai pensato. E poi, tu forse eri troppo piccola per ricordare, spesso non ti è stato dato modo di comprendere, ma neanche per noi è stato facile trovare un buon compromesso. Per quanto per te tuo padre possa sembrare l'uomo ideale, ti assicuro che è esattamente come tutti gli uomini: fondamentalmente idiota!”. Scoppiamo entrambe in una risata complice, una risata che solo due donne possono capire. Una volta ritrovata la serietà, mia madre continua con il suo racconto.

Ed io ho fatto l'errore più comune che si possa fare quando le cose non vanno come te le aspetti: sono scappata.

E' passato qualche mese prima che mi decidessi a tornare a casa e in realtà il mio orgoglio non voleva farlo, ma il desiderio di averlo vicino è stato più forte di ogni altra cosa al mondo”.

Sei tornata perchè non potevi stargli lontana?”.

Già, ma questo non vuol dire che sia tornato tutto rose e fiori. Ci è voluto un po' prima che ci riappacificassimo davvero, abbiamo iniziato con un caffè ogni tanto, poi un pranzo e solo dopo qualche mese abbiamo optato per una cena. E poi c'eri tu, ci siamo presi cura di te insieme, giorno dopo giorno ci siamo riavvicinati, abbiamo ritrovato un po' della perduta naturalezza che avevamo un tempo, fino a quando poi non abbiamo più resistito”.

Avete avuto un bel lieto fine”.

Parleremo di lieto fine un giorno, quando ci ritroveremo, vecchi e doloranti, seduti ad una sedia vicino al camino. Fino ad allora continueremo a sorreggerci l'un l'altro, facendoci carico di tutti i problemi che verranno, ma saremo in due ad affrontarli e penso che questo si possa davvero chiamare amore”.

Mi stai dicendo tutto questo per dirmi che la troverò anche io? La persona giusta, intendo”.

Ti sto dicendo tutto questo perchè un giorno ti innamorerai e sarà tutto perfetto. Vi amerete, litigherete, vi scontrerete ad ogni ora del giorno e della notte, ma ogni attimo passato insieme vi sembrerà magico e nessuno dei due si fermerà a pensare di aver trovato finalmente la persona giusta, vi vivrete e basta, godendovi semplicemente l'incredibile passione della vostra storia d'amore”.

Si alza dal letto e si dirige verso l'uscita.

Elena, grazie”. Non l'ho mai chiamata mamma, benchè nella mia testa e nel mio cuore lei lo sia molto più della mia madre naturale, ma è un modo per rendere speciale, unica. La mia vita mi ha messo di fronte ad un'idea di madre che non dovrebbe essere naturale, ecco perchè per me lei è semplicemente Elena, perchè non c'è nessun altro al mondo che potrebbe sostituirla nella mia vita.

ho fatto molti errori nella mia vita, Lily, uno fra tutti credere che l'amore, da solo, non bastasse. Inutile dire che mi sono sbagliata. Se c'è l'amore, c'è tutto e tu non avrai bisogno di nessun'altra ragione per amare una persona. Se con Michael questo non è successo, è perchè non era amore, ma non bisogna mai smettere di cercarlo. Arriverà quando meno te lo aspetti e sarà così testardo da farti perdere la testa”.

 

 

 

Scendo le scale come una prima donna che sale sul palco di un teatro. Non ho ancora molta dimestichezza con i tacchi, ecco perchè mi sento molto più pericolante del solito.

Alla fine della mia scalinata, mi trovo di fronte le persone che fanno parte della mia vita, che ne hanno sempre fatto parte, quelle che non mi lasceranno mai sola, quelle che non potrei perdere mai.

Ci sono proprio tutti: zia Caroline sorridente con un bimbo dagli occhi scuri in braccio, al suo fianco, zio Tyler le tiene un braccio intorno alle spalle, mentre chiacchiera allegro con mio nonno Ric. Anche per loro l'amore è bastato e, dopo quasi sette anni, hanno capito che niente al mondo valesse più di questo. Poco più in là, in uno spazio più aperto, Carol e Ricky si rincorrono allegri e spensierati sotto agli occhi della loro mamma. Vedo mio padre avvicinarsi a lei sorridente, le avvolge la vita da dietro e appoggia la testa sulla sua spalla. Penso di non aver mai visto nulla di più bello, si amano ancora come il primo giorno e, non importa quante volte litigheranno su chi deve andare a fare la spesa, o su quanto sia importante seguire il telegiornale della sera, piuttosto che il gioco televisivo, loro continueranno a farlo ogni giorno di più.

Cerco con lo sguardo un'altra persona, quella a cui, ogni notte, va ogni mio pensiero, e non posso chiamarlo padre perchè di quello ne ho solo uno, ma speravo davvero che potesse esserci alla festa della mia maggiore età.

Mi guardo intorno speranzosa ancora per un attimo, ma mi rabbuio subito quando constato che lui non è qui. Non è qui oggi e non lo è stato per gli ultimi dieci anni della mia vita e non so neanche io perchè sia così importante averlo qui, ma sarebbe come scoprire che anche lui mi pensa, che non sono solo il peso di una notizia scoperta di sfuggita.

Per quanto riguarda mia madre... beh, spero davvero di non doverla incontrare mai più. E' uscita della mia vita per costrizione, questo è vero, ma non ho mai creduto che lei potesse realmente volermi bene. E' una donna egoista, manipolatrice, per lei non conta nessuno se non se stessa e, da quanto ne so io, una madre dovrebbe sacrificare ogni cosa per amore dei propri figli.

Prendo un ultimo respiro e mi armo di un sorriso sincero. Ho perso il ragazzo di cui ero tanto innamorata, ho avuto ulteriore prova che i miei genitori naturali non perdono di certo il loro tempo con me, una giornata terribile in parole brevi, ma se mi guardo intorno riesco a vedere solo amore.

Salto sulle spalle di mio padre che sta rimproverando Ricky come al solito.

Ehi, principessa, tanti auguri”.

Ciao, papà”.

So che è in imbarazzo, per quanto non abbia mai voluto esternare i miei sentimenti a riguardo, mi conosce abbastanza per sapere cosa passa nella mia testa e sa che in questo momento i nostri pensieri stanno attraversando lo stesso percorso. Neanche lui ha mai smesso di pensare a suo fratello, so poche cose del loro rapporto, ma so che nessun dissapore, nessun rancore e nessuna parola detta male possono indurti a smettere di amare la persona che ti accompagna per il resto della vita, l'altra faccia della medaglia, l'unica a comprendere pienamente ciò che tu stai vivendo.

Scuoto la testa come per cacciare questi sentimenti inquietanti, poi saluto cordiale tutti coloro che mi si avvicinano per farmi gli auguri.

Lancio un ultimo rapido sguardo a mio padre, ha raggiunto la sua donna e stanno confabulando sotto voce, probabilmente di me, ma la cosa più bella è vedere che, nonostante i problemi che ci sono e continueranno ad esserci, lui non smetta di guardare mia madre come fosse la cosa più bella al mondo.

Sono loro i miei genitori, loro mi hanno cresciuta, educata e coccolata, è a loro che voglio somigliare un giorno, è di loro che parlerò ai miei figli con l'orgoglio dentro agli occhi.

Decido di chiudere Michael, Stefan e Katherine in un angolo del mio cuore. Oggi devo dedicarmi alle persone che davvero contano, a quelle che non mi lasceranno mai da sola e, mentre ringrazio imbarazzata tutti, mi accorgo che forse ha ragione mia madre, l'amore basta ed io ne sono pienamente circondata.

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!

ebbene sì, questa volta è davvero finita, adesso schiaccerò seriamente il pulsante sì.

Un'altra storia è terminata e, in questo sono molto orgogliosa di me. Sono riuscita ad arrivare alla fine e ho mantenuto le stesse identiche premesse che avevo fondato all'inizio.

Non avrei mai lasciato questa storia senza finale, nella mia testa il finale ci sarebbe stato eccome, solo che ho deciso di raccontarlo da un altro punto di vista, quello di Lily.

Questo per dirvi che i problemi non finiscono mai, che anche quando ci sembrerà di aver realizzato ogni cosa, ne arriveranno altri e dovremo solo alzarci le maniche e lavorare.

E' esattamente ciò che succede a Damon ed Elena. Hanno finalmente trovato la pace, hanno creato una famiglia, ma adesso arriva il bello, adesso si vedrà se è davvero amore.

Lily ha diciottanni ed è una ragazza come le altre, con gli stessi problemi dell'adolescenza. Ma il dolore del passato è troppo grande per poter scomparire per sempre e Damon ed Elena lo sanno bene.

Con questo finale ho lasciato i giochi aperti, non può finire così per Lily, un giorno dovrà incontrare i suoi genitori biologici, ma sono sicura che i suoi VERI genitori saranno lì a sostenerla.

Finalmente dopo tanta sofferenza ho dato un senso alla mia storia. Damon ed Elena sono tornati insieme e anche Tyler e Caroline lo hanno fatto...come ho anche fatto dire a Lily: l'amore questa volta è bastato.

E ve lo dico da figlia, da fidanzata e da futura mamma, non può essere che così, l'amore deve bastare sempre. Se non fosse bastato, io adesso non sarei qui su questo letto, con il pancione enorme e un caldo allucinante che non mi fa dormire, ma non sarei così felice.

Vi ringrazio per avermi accompagnata in questa avventura. Ho amato ascoltare i vostri pareri e, anche se qualcuno non ha condiviso il mio punto di vista, lo ha fatto sempre nel modo giusto. Perchè le storie sono tutte diverse, i personaggi sono tuti diversi e le cose non possono andare come vuoi che vadano quindi grazie a tutte.

Spero di ritrovarmi nella mia prossima storia.

Un bacio. anna

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Capitolo 32
*** Nuova fanfiction ***


Dal capitolo 1: “Ti voglio bene anche io, Lena. Però, adesso mi prometti che non piangerai più. Se lo farai, io ti prometto che non ti lascerò mai più sola”. Elena entra in casa felice e sorridente. Le lacrime di oggi sono solo un vago ricordo. Adesso le importa solo della promessa del suo futuro fidanzato. Perchè lei lo sa che Damon è come i grandi: lui rispetta sempre la parola data. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Elena sta passando un momento piuttosto delicato della sua vita. il suo fidanzato di sempre l'ha lasciata con una scusa poco valida e lei si ritrova ad affrontare da sola una vacanza che avrebbero dovuto condividere entrambi con i propri amici. solo la forza dell'amicizia potrà salvarla dal suo dolore e solo la presenza di Damon potrà farle godere a fondo questa vacanza. Miami, un gruppo di amici di vecchia data e il desiderio di lasciarsi il dolore alla spalle. Questi sono gli ingredienti principali per un'estate meravigliosa. ma non sempre è tutto semplice come sembra. Il passato spesso bussa alla porta e, a volte, fa più male che mai. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------- eccomi tornata con una nuova ff tutta delena. se qualcuna avesse voglia di darle un'occhiata, mi farebbe davvero piacere. spero di sentirvi presto. anna

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