Bloody Story

di Theboywholived
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Finale ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Bloody Story
Capitolo uno

Il puzzo di disinfettanti e medicinali arriva fin qui. Clic, clic, clic, il cazzo di rubinetto perde ancora. Le pareti bianche dall'aspetto asettico hanno oramai solamente un aspetto degradato e tetro, con le macchie di umidità che scendono come capelli scuri sulle pareti. Dieci anni in questo posto e ci impazzisci sul serio, anche se quando sei entrato eri a posto. Mi chiamo Amanda Lexus. Ho venticinque anni. Mi devono rilasciare, perché io non sono una pazza omicida. Io non ho fatto niente.

Mi hanno incolpato per una serie di orribili omicidi compiuti da dei miei amici all’epoca del liceo. L’intero gruppo era appassionato dagli horror e hanno volto provare qualche omicidio dei film, ma alla fine è andato tutto storto ed ecco che mi ritrovo chiusa qui dentro.

Tutto inizio il 20 aprile del 2005 alla Rowling’s High School all’ora di pranzo.
-Hei Mike, siamo al tavolo 7, ti aspettiamo- dissi al mio amico Mike. Mike era il più grande della compagnia. Era un ragazzo affascinante con degli occhi di un azzurro mare che ti conquistavano in un secondo, aveva folti capelli di un castano scuro che sembravano finti.

La vita di Mike non fu mai facile. Fin da piccolo aveva subito delle violenze da parte del padre perché non accettava di rubare per lui. Se può essere chiamata fortuna, all’età di 10 il padre morì misteriosamente e Mike fu dato in adozione a una famiglia che lo ama. Ora torniamo alla nostra storia.

Non appena ci sedemmo al tavolo, un gruppo di giocatori di football si avvicinarono. –Cosa volete?- chiesi –Oh, niente volevo solo salutarvi e dirvi che stasera c’è una maratona di film horror da me. Se volete, siete tutti invitati.- rispose Dan, il capitano della squadra, - Oh, grazie mille per l’invito. Verremo sicuramente.- risposi con un falso sorriso stampato in faccia. Non so voi ma per me i giocatori di football si credono chi sa chi quando invece sono solo degli stupidi atleti analfabeti. Ma visto che l’intero gruppo ama gli horror, non possiamo perderci un occasione del genere.

-Intendi davvero andare a casa di Dan “tuttimuscolimasenzacervello” Nappol ?.- disse Clarisse, la mia migliore amica. –Si, intendo andarci. Perché?- risposi accigliata. – Bhe sai com’è, no? Non sappiamo cosa hanno in mente. E poi sicuramente andranno tutti gli strafichi della scuola e noi, rispetto a loro, non siamo nessuno.- rispose Clarisse.
La giornata passò in fretta e arrivò il momento di andare alla festa.
-Sono pronta!- dissi a Clarisse che mi aspettava al piano di sotto. –Dai sbrigati. La maratona comincia tra 5 minuti.-



-Amo questo film.- disse Mike mentre l’assassino di Scream pugnalava alla schiena una poveretta. –Adoro i film horror. Non so cosa farei se non esistessero.-
La passione per gli Horror a Mike iniziò poco dopo l’adozione, quando a scuola ci diedero un compito sul nostro film preferito e Mike scrisse del film “Saw. L’enigmista”. Per chi non sapesse chi è Saw, ve lo spiego in breve: un pazzo che rapisci chi non ama il dono della vita e le costringe ad uccidersi con delle spietate macchine per la tortura. Comunque, Mike scrisse di Saw. In ogni caso, il suo compito non fu molto apprezzato dagli insegnanti. Un motivo valido per non apprezzare quel compito c’era: il padre di Mike era morto come in un film di Saw. Tutti a scuola sapevano della morte atroce del padre di Mike ma ormai non ne parlavano più.
-Io vado a prendere una birra in garage.- disse Dan mentre si dirigeva nella cucina. – Dov’è il bagno?- chiese subito dopo Mike. –Prima porta a destra la piano di sopra- gli disse George, amico di Dan.
In realtà Mike non andò bagno, ma in garage per uccidere Dan.
Appena arrivò in garage, Dan si trovò di fronte una figura incappucciata dall’aria ostile e pericolosa. –Bello scherzo George. Ma ora togliti in cappuccio che sei molto inquietante.- disse Dan ridendo.
Ma non appena fece un passo avanti, la figura incappucciata tirò fuori un coltello lungo almeno 30 centimetri.
– Ma che cazzo fai George?- disse Dan cambiando tono di voce. – Che vuoi fare? Posa subito quel col…- non ebbe tempo di finire la frase che si trovò l’assassino addosso che cercava di ucciderlo. – Non sono George idiota- disse Mike con una voce roca, inquietante.
Dan sferrò un calcio al petto di Mike buttandolo contro il muro, ma non ebbe il tempo di scappare.
Mike lo afferrò per la maglia, lo guardò negli occhi e gli sferrò una pugnalata dritta nello stomaco. Il sangue schizzò ovunque macchiando tutto. – Tu sei pazzo- disse Dan con un filo di voce. –Si, pazzo del sangue- rispose Mike facendo cadere Dan inerme ma ancora in vita. – Non meriti di vivere, stronzo- e dopo quest’ultima frase, Mike gli tagliò la gola, prese il cadavere di Dan e lo appese ad una trave massiccia. Strappò la maglia di dosso al cadavere e la gettò in un bidone della spazzatura li vicino. Sul petto nudo praticò molti tagli profondi dal quale fuori uscì del sangue dopo di che, se ne andò per dire a tutti che qualcuno aveva ucciso Dan.

La notizia della morte di Dan si sparse molto velocemente a scuola e molti credevano che la morte di Dan fosse stata colpa di un pazzo straniero venuto apposta per lui.
-Non so voi ma io ho una fifa tremenda- disse Clarisse durante la lezione di scienze del professor Jhonson. –Non sei l’unica sai?- gli disse Mike –Ieri sera, mentre ero in bagno, ho sentito dei rumori provenire dal corridoio. Penso che l’assassino era già in casa da prima dell’inizio della festa.-
In effetti, l’ipotesi di Mike sembrava piuttosto probabile, ma restavano dei dubbi. Perché non aveva ucciso anche noi. Perché si è diretto dritto in garage. In somma, niente era chiaro.

Durante l’ora di Storia, il prof fece un discorso molto commovente per ricordare Dan.
-Durante brutti momenti, dobbiamo restare uniti. Solo restando uniti riusciremo a superare questo dolore che ci accomuna.- disse il Signor Olment,
-Che stronzate-.
 –Signor Danford, qualche problema?- disse Olment a Mike.
 –Certo che ci sono problemi. Anche mio padre è morto ma nessuno se ne è fottuto minimante. Non so perché sono tutti così tristi, eppure Dan era uno stronzo.- disse Mike senza scomporsi minimante.
– Sono accigliato, signor Danford. Lei non era amico di Dan?- disse Olment.
–Io? Amico di quell’idiota?- e dopo questa affermazione di Mike, il Signor Olment tornò alla lezione.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


-Non so voi, ma io ho una fifa tremenda.- disse Clarisse. Quel pomeriggio ci invitò da lei per studiare, ma in realtà facemmo solo ipotesi di come Dan potesse essere stato  ucciso.
-Per me è stato prima appeso alla trave e poi ucciso- disse Mike mentre sfogliava una rivista. –Non penso. Hanno detto che gli hanno tagliato la gola. – risposi.
A mio parere non era il momento adatto per parlare dell’omicidio di Dan visto che c’era il fratello minore di Clarisse, Sam.
-Per me si è suicidato- disse Sam. –Stai zitto Sam! Sei piccolo per sentir parlare di queste cose! Vai in camera tua.- disse Clarisse infuriata. –Ho 12 anni. Sono abbastanza maturo per sentire queste cose. – disse Sam indignato. –Piccino. Ora va in camera tua e non uscire più.- disse Clarisse con un ghigno. Quando Sam si alzò, borbottò qualcosa di molto offensivo su Clarisse che, per sua sfortuna, riuscì a capire e gli tirò uno schiaffo.
-Vacci piano- disse Matt. Matt aveva la mia stessa età. Lo conoscevo da più tempo di tutti, sin da quando andavamo all’asilo.
-Crede di avere 15 anni. Non sa che queste cose sono preoccupanti.- disse Clarisse seria ma con un’espressione preoccupata. E aveva ragione ad esserlo.
Dopo cinque minuti che Sam se ne era andato, sentimmo un tonfo provenire dalla sua stanza. –Vado io. Non preoccuparti- dissi a Clarisse che era già in piedi. Avevo una cattiva sensazione.
Non appena salii, mi bloccai, e per una buona ragione. La porta della camera di Sam era spalancata, ma non c’era ombra di lui.
- S…. Sam? Ci sei? Tua sorella vuole sapere cos’era quel…- non riuscii a finire la frase. L’intera camera era imbrattata di sangue. Letto, armadio e tutto il resto erano macchiate di sangue, ma la mia attenzione fu attirata dall’armadio. Da li il sangue scorreva in modo copioso. Appena aprii l’armadio, lanciai un urlo mozzafiato, da film horror. Non potevo crederci a quello che stavo vedendo. Il corpo di Sam era stato messo nell’armadio con forza. Il piccolo Sam pensai. Era stato mutilato, squartato e svuotato di tutti gli organi che ormai si trovavano sul pavimento.
- Amanda! Cos’è successo?- sentii Clarisse che mi chiamava dal piano di sotto.
Non riuscii a dire niente. Rimasi paralizzata di fronte a quell’orribile spettacolo.
-Amanda cosa è …..- Clarisse urlò  in lacrime. Si gettò a terra in ginocchio singhiozzando.
Qualcuno aveva squartato il suo fratellino.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


-La morte di Sam ha sconvolto tutti noi- disse il prete al funerale – solo un uomo senza cuore ha potuto fare una cosa del genere- le sue parole erano piene di tristezza ma facevano sempre un grande effetto.
-Era solo un bambino- disse Clarisse in preda ai singhiozzi con un bisbiglio. –Non è stata colpa tua Clarisse. Non rassegnarti, troveranno l’assassino.- gli dissi cercando di consolarla.
Appena finì il funerale, io e Clarisse ci dirigemmo verso la macchina quando Clarisse mi fermò di colpo. –Devo dirti una cosa. – mi disse preoccupata –Ieri, quando Sam era di sopra, non so se è stato un frutto della mia immaginazione, ma mi è sembrato di vedere un’ ombra sulle scale. Eppure è stato solo un attimo- mi disse singhiozzando. –Clarisse, guardami! Sei sconvolta e ti capisco. Stanotte vieni da me. Non puoi stare in quella casa nelle tue condizioni.- gli dissi guardandola negli occhi. Solo quando la fissai così attentamente, mi resi conto di quanto era sconvolta. La faccia era di un bianco spento, peggio di uno spettro. Gli zigomi erano scavati come quando una persona è gravemente malata.
In poche parole: era sconvolta.
                                                             *
-Dai Clarisse, mangia qualcosa- disse mia madre a cena. -Grazie Signora Lexus, ma non ho fame- gli rispose Clarisse.
Ormai Clarisse passava tutto il suo tempo a piangere e non potevo biasimarla. Certo, non potevo sapere cosa provava visto che ero figlia unica, ma sapevo cosa si provava a perdere qualcuno a noi caro. Solo tre mesi prima avevo perso mio padre. Incidente sul lavoro. Una lastra di vetro gli cadde addosso e lo schiacciò come una formica. Non fu facile superare quel brutto periodo.
-Noi andiamo a letto, mamma- dissi a mia madre che ormai stava lavando le stoviglie.
-Ok tesoro. Buona Notte- mi disse sorridendo-.
Accendemmo la televisione e davano un film horror, uno di quei film in cui ci sono degli zombie. Mentre guardavamo il film, squillò il telefono. –Amanda. È per te. – mi disse mia mamma.
Alzai la cornetta. – Pronto? Si sono io, chi è che parla?- dissi calma, ma non lo fui per molto. – Continuiamo con le uccisioni? Che ne dici?- rispose una voce rauca dall’altra parte della cornetta – il prossimo omicidio sarà un vero e proprio bagno di sangue-.
Inizia a tremare. –Chi sei? Che cosa vuoi?- gli dissi –tocca solo un altro mio amico e ti prendo a calci in culo-. –Non mi sentirei così sicura,sai?- mi disse minaccioso.
Clarisse mi guardava preoccupata e mi diceva di attaccare e così feci.
Il resto della notte lo passai sveglia a pensare e a ripensare il perché stavano accadendo quelle cose.
La mattina dopo non andammo a scuola e restammo a casa perché ne io ne Clarisse avevamo voglia di andarci. La telefonata della sera precedente ci aveva sconvolto. Non sapevamo chi fosse e cosa volesse. Poteva anche essere uno scherzo eppure sembrava così serio.
-Andiamo a fare shopping?- proposi a Clarisse. –Si,volentieri- disse- solo che devo andare a casa per prendere i soldi-.
Andammo a casa di Clarisse. Era buia e solitaria. Nessuno vi aveva messo piede per due giorni. La camera di Sam era stata chiusa a chiave e la porta era stata sigillata con il nastro della polizia. Clarisse si soffermò davanti alla camera del fratellino ormai defunto, ma poi andò in camera sua.
Appena aprì la porta, trovò un biglietto sul letto. Lo prese lo lesse ad alta voce.
-      Questo è solo l’inizio di una carneficina. Preparatevi al meglio-
 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


-Non ci posso credere- disse Clarisse infuriata – mio fratello è morto solo due giorni fa e già hanno lasciato perdere con le indagini.-
Ormai la polizia non girava più molto intorno a questi casi. Si sapeva che non riuscivano a trovare il colpevole.
In quei giorni a scuola si respirava un’aria strana. Tutti erano preoccupati per quello che stava succedendo. Ragazzi che piangevano ancora per la morte di Dan anche se erano passati ormai molti giorni.
-Clarisse,Amanda. Oggi venite da me per studiare?- ci chiese Mike. –Certo. Facciamo alle cinque?- risposi sorridendo. –Si,alle cinque è perfetto.- mi rispose Mike.
                                                            *
Quel pomeriggio fu uno dei più brutti della mia vita.
Appena entrammo in casa di Mike, ci rendemmo conto che era ben arredata. Un enorme atrio, salotto enorme con tre divani di pelle nera.
-Prego. Accomodatevi- ci disse Mike mentre portava due ciotole con dei Pop-corn.
-Da cosa iniziamo?- disse Clarisse. –Da matematica- proposi io. E  così iniziammo a studiare.
Mentre svolgevamo alcuni esercizi, Mike disse –Non posso andare avanti così-.
Io e Clarisse ci guardammo sbigottite. –Posso parlarti Amanda?- mi chiese Mike.
-Certo- gli risposi.
Andammo in cucina, dove nessuno poteva sentirci.
-Sono innamorato di Clarisse- mi disse Mike.
Sentendo quelle parole, ebbi un tuffo al cuore. Ebbene si. Amavo Mike da molto tempo ormai. L’ho sempre trovato un ragazzo interessante sotto molti punti di vista.
-Bene. Ora cosa vorresti fare?- gli chiesi sembrando più calma che potevo.
-Non lo so- mi rispose- spero che anche lei ricambi-. Dopo aver parlato per circa trenta minuti,tornammo in salotto da Clarisse che ormai aveva finito gli esercizi.
-Vado un secondo in bagno.- dissi ai due che ora erano impegnati con delle espressioni.
Il piano di sopra era identico a quello inferiore tranne che per una stanza, quella di Mike.
Entrai: era tutta verde con una grande finestra che illuminava l’intera area.
Sulla scrivania sotto la finestra, c’era posata una lettera. La presi e la lessi:
“Non so più cosa fare. Sono a pezzi. La scuola sta diventando soffocante e non riesco a stare al passo con gli altri. Fortunatamente ci sono i miei amici ad aiutarmi. Poi c’è lei. Clarisse. La amo da impazzire e non so come dirlo.  Poi c’è il problema degli omicidi. Stanno aumentando ed io non so come….”
-Cosa fai?- sussultai. Era Mike. Si accorse che avevo la lettera in mano. Cercai in fretta una scusa ma Mike disse subito –Non preoccuparti, non è niente. Non è successo nulla- e dopo di che, scendemmo in salotto per finire di studiare.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Passarono tre settimane dall’omicidio di Sam. Tre settimane calme. Troppo calme.
Le indagini per l’uccisione di Dan iniziarono e ci fu una svolta che sorprese tutti.
-La settimana scorsa sono iniziate le indagini per la morte del signor Nappol e ci sono state delle svolte.- ci disse il preside. –I ragazzi che chiamerò ora, sono pregati di andare nel mio ufficio. Lexus, Danford e Lampel.-
Sentendo i nostri nomi, mi si gelò il sangue nelle vene.
                                                                              *
-Sedetevi prego- ci disse il preside.
-Secondo alcune fonti, voi eravate a casa di Dan la sera che è stato ucciso. È vero?- ci chiese il preside. –Si. Eravamo da lui per una serata in compagnia, ma non abbiamo fatto niente.- risposi con tutta calma.
-Non vi stiamo incolpando,vogliamo solo qualche informazione- ci disse lo sceriffo Claff.
Quella mattina fu veramente strana. Il preside sembrava un vegetale, rimase fermo sulla poltrona a fissarci senza emettere alcun suono, lo sceriffo continuava a chiederci la stessa cosa e noi eravamo stanchi morti.
-Potete andare. Grazie mille- ci disse lo sceriffo Claff dopo quasi tre ore di interrogatorio.
Appena usciti dalla presidenza, Mike mi guardò e disse –Cosa facciamo oggi? Dato che domani è Sabato pensavo di…- non finì la frase quando lo interruppi. –Venite da me alle cinque. Staremo insieme a guardare la tv. Ok?-. Clarisse e Mike annuirono e se ne andarono.
                                                                       *
-Ci hanno accusato di aver ucciso Dan- disse Clarisse mentre andava avanti e indietro per il salotto.
Lo sceriffo non ci aveva accusato direttamente ma era li che voleva andare a parare.
-Ciao gente- . Era arrivato mio fratello maggiore, Fred. Fred aveva 17 anni. Era un bel ragazzo. Slanciato e con un fisico da invidia. Capelli neri come la pece e occhi color cioccolato fondente. Per me era tutto. Avevamo sempre avuto un ottimo rapporto. Ci difendevamo a vicenda e scherzavamo in continuazione.
-Hei Fred. Come va?- gli Mike mentre gli dava il cinque. –Ho saputo che il vecchio Claff vi ha tenuto alle strette oggi. È vero?- ci chiese mentre apriva una bibita. –Si, è vero. Sono furiosa. Come osano darci la colpa per ciò che è successo.- disse Clarisse ancora arrabbiata. –Calma Clarisse. È ovvio che vi hanno preso di mira. Eravate alla festa e ora sarete spiati per un bel po’ .- disse Fred.
Cercammo di non parlare degli omicidi. Passammo circa due ore a giocare ai video-games fino a quando non accadde qualcosa di molto insolito.
-Cos’è stato?- disse Fred scattando. –Si, cos’era quel rumore?- chiesi preoccupata. Un tintinnio.  Qualcuno era in casa. Fred si precipitò in cucina e cinque minuti dopo era tornato con un coltello.
-Vado a controllare- disse. –Aspetta. Vengo con te- disse Mike. Così insieme andarono a controllare e quella fu l’ultima volta che vidi Fred vivo.
                                                                                    *
-Chi c’è? Esci fuori bastardo- disse Fred guardando nel garage.  –Entriamo- disse Mike.
Entrarono lentamente senza far rumore e in dieci secondi successe qualcosa. La porta si chiuse con un tonfo sordo, Fred cadde a terra e Mike tirò fuori un coltello.
-Lo sapevo- disse Fred cercando di togliersi Mike di dosso. –L’ho sempre saputo che eri tu. Ho visto come guardavi il set di coltelli in cucina. Ecco perché ne mancava uno prima.-
Mike strinse le sue mani intorno al collo di Fred. –Ma bravo. Fred l’ottuso ha ragionato.- disse Mike con una voce da psicopatico. –Mi eri simpatico sai? Ma ora che sai il mio segreto devo farti fuori.- e dopo queste ultime parole, ficcò il coltello al centro della fronte di Fred. Ci fu uno schizzo di sangue e poi un secondo tonfo più forte. Il corpo di Fred fu gettato contro la serranda del garage. Mike si avvicinò alla porta e raccolse una piccola cassa. Ecco come aveva riprodotto il tintinnio dei bidoni.
-          Amanda mi dispiace- disse Mike più tristi che poteva –Fred è morto-.
Dei dieci secondi seguenti,non mi ricordo niente, mi ricordo solo che caddi svenuta sul divano.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Tutto era contro di me. Prima Dan, poi Sam e ora anche mio fratello Fred. Nessuno riusciva a consolarmi. Passavo ormai le mie giornate sul quel divano triste di color blu notte di casa mia. Guardavo il fuoco ardere nel camino. Le fiamme che scoppiettavano lente. Pensavo e ripensavo sempre alla stessa cosa : perché Fred?. Era ovvio ormai. L’assassino mirava a me. Ma perché? Perché mi voleva morta?
Ormai erano tre notti che non dormivo. Tre notti passate a guardare il video della mia Prima Comunione. Fred che mi prendeva per mano e mi faceva volteggiare leggera….
NO. Non poteva essere morto. Mi alzai dal letto, andai verso la camera di mio fratello, spalancai la porta e…. era vero. Non c’era. La fredda camera richiamava un’aria tetra, un’aria triste e buia. L’intera camera richiamava ricordi felici. Potevo risentire le nostre risate, le nostre litigate…
Mi sedetti sul suo letto. Le lenzuola avevano il suo odore. Il profumo che usava sempre. Una lacrima rigò il mio viso. Mi guadavo intorno. Il mio sguardo fu attirato dall’armadio. Era li che Fred si chiudeva per farmi spaventare. Riuscivo a vedere il suo occhio celeste che mi fissava…. Solo che Fred aveva gli occhi castani. Sobbalzai. Cercai di non urlare. Mi alzai dal letto e mi diressi verso l’armadio. La camera era immersa in un buoi pesto e l’unica fonte di luce era un raggio di luce proveniente dalla strada che andava ad illuminare l’armadio. L’occhio che mi fissava spiccava nel buio. Allungai la mano tremante verso la maniglia dell’armadio, abbassai lentamente e, prima di aprire l’anta, sentii – Non lo farei se fossi in te-. Urlai. Le ante dell’armadio si spalancarono e una figura incappucciata si gettò su di me. Il coltello puntato alla mia gola, il suo sorriso da psicopatico.
-Cosa vuoi da me?- riuscii a dire. Mi mancava l’aria. –Cosa voglio da te? Bhe, voglio ucciderti. Ma non come Fred.Tu dei soffrire- disse –il tuo povero fratello non ha sofferto. Una sola coltellata al cervello e PUFF, morto.- Mi strattonò e mi gettò sul pavimento.
Sentii un liquido caldo scorrermi sul viso. Era sangue. Strofinai via quella goccia che rigava la mia guancia. Diedi un calcio nello stomaco a quel pazzo. Volò e andò a sbattere contro la scrivania. Per il forte tonfo gli cadde la maschera. Subito si coprì la faccia con il mantello. In quel millesimo di secondo riuscii a vederlo in faccia. Rimasi paralizzata mentre la figura incappucciata si gettava dalla finestra.
-Amanda. AMANDA. Dove sei? Stai bene?- mia madre mi chiamava dal piano di sotto. Aveva sentito il fracasso.
Rimango ferma a pensare come aveva potuto fare una cosa del genere. Non andai nemmeno in camera mia. Rimasi a dormire nel letto di Fred.
Per l’intera notte sognai quell’occhio. Quell’occhio celeste che mi fissava. Avevo capito. Avevo capito perché aveva scelto me. Mi sarei vendicata il giorno dopo
Dopo una notte passata a sognare l’occhio di quel bastardo, mi svegliai con una voglia di vendetta da far paura.Mia mamma mi aveva preparato la colazione. Uova e pancetta, qualche toast e un bel bicchiere di aranciata.
Dopo aver fatto colazione, salii al piano di sopra per prepararmi visto che Clarisse sarebbe venuta a prendermi. Entrai nella mia camera. Odiavo la mia camera. Era la classica camera da bambina. Tutta rosa, peluche sparsi ovunque e un’orrenda scrivania a forma di cuore. Si vedeva che l’odiavo. Avevo ricoperto la scrivania con i nomi dei miei amici, con adesivi del mio gruppo Rock preferito e con varie scritte fatte da me e Fred quando eravamo piccoli. Anche se odiavo quella camera, era piena di ricordi. La prima volta che litigai con Fred, la prima volta che piansi perché avevo litigato con Clarisse, la prima volta che avevo studiato con Mike….
Presi i primi vestiti che mi capitarono e me li misi di corsa visto che Clarisse mi aspettava di sotto.
-Come stai? Tua mamma mi ha raccontato di ieri sera.-mi disse- perché non mia hai chiamato?.- Era preoccupata, le si leggeva in faccia. Clarisse riusciva a farmi sentire sempre bene. Ci conoscevamo sin da piccole. Ricordo che veniva spesso a casa mia per i suoi vari problemi familiari. La mamma arrestata per furto, il padre alcolizzato e suo fratello maggiore che era in carcere da ormai sei anni. Lo ricordo a mala pena. Si chiamava Sebastian. Era un ragazzo alto, magro e con gli occhi verdi. Era un ragazzo dal cuore d’oro. Aiutava sempre Clarisse con i compiti, cucinava a lei e a Sam quando i genitori non c’erano. Niente portava a pensare che potesse fare una cosa orrenda. Fu arrestato all’età di 16 anni. Era a scuola quel giorno. La sera prima era andato ad una festa e si era ubriacato e di conseguenza, stuprò una sua compagna. Clarisse era sconvolta. Non vederlo più sorridere, non vederlo più andare in giro per casa.  Quando il fratello fu sbattuto in carcere, Clarisse venne a stare da me per due anni poi il padre si disintossicò e tornò a casa. Sorprese a tutti il vecchio Louis. Sembrava un padre pessimo, antipatico e scontroso, ma non lo era. Scherzava in continuazione, amava cucinare e stare con i figli. Ma dopo pochi mesi che era tornato a casa, fu diagnosticato un tumore al seno a Pamela, la madre di Clarisse. Il padre era distrutto. E, solo due mesi dopo, Pamela morì. Clarisse entrò in depressione, Louis riprese a bere e Sam fu mandato in una Casa-Famiglia. Fortunatamente, l’amore per i figli fece aprire gli occhi a Louis. Smise di bere e tornò a casa con Sam e ricominciarono da capo. Clarisse non ha mai superato veramente tutto ciò ma riesce a tenerlo nascosto. Per via dell’infanzia difficile, Clarisse cambiò in continuazione. Ricordo quando tornò a casa con i capelli viola. Fu il massimo. Divenne totalmente Dark. Capelli viola, vestiti scuri, trucco pesante e sempre depressa. Le feci aprire gli occhi. La portai in bagno, gli tolsi la tintura e venne fuori il suo colore naturale: rosso. Era davvero bella con in capelli lunghi, crespi e di un rosso carminio spettacolare. Da allora non ha più cambiato niente di se stessa.
-Devo dirti una cosa- gli dissi. Non sapevo come dirglielo. –Allora? Lo sai che puoi dirmi tutto- mi disse Clarisse incoraggiante. In due secondi mi passarono per la mente le immagini della notte precedente. – Ho visto chi è l’assassino.- lo dissi schiettamente. Clarisse mi guardò sconvolta.
-E chi è ?- mi disse- avanti dimmelo. Ha ucciso i nostri fratelli, devi dirmelo.- disse. Sul volto gli si leggeva che era decisamente arrabbiata. Era lui. Lo vedevamo tutti i giorni a scuola, ridevamo insieme, pranzavamo insieme. – L’ho visto per un secondo, ma sono sicura di ciò che ho visto. L’assassino è Carl. È sempre stato lui.- gli dissi. Clarisse non poteva crederci. Il suo migliore amico. Lui, con quell’aria da sfigato, gli occhiali, sempre vestito in modo elegante, il primo della classe, la sua prima cotta. Scoppiò in lacrime. –Co.. come ha potuto farlo? Uccidere Sam. E… era mio fratello.- era in preda ai singhiozzi. -È sempre stato un ragazzo calmo. Non pos.. so crederci. Il mio migliore amico, lo conosco da quando eravamo bambini.- le sue parole erano piene di dolore e rabbia.
Passammo la mattinata a casa mia. Clarisse non riusciva a smettere di piangere e io stavo pianificando la mia dolorosa vendetta.
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo Finale ***


Quella stessa sera dovevamo andare ad una festa a casa di Mike ci sarebbe stato anche Carl. Non sapevo come Clarisse avrebbe reagito, non sapevo cosa avrebbe detto Carl quando mi avrebbe visto, non sapevo cosa sarebbe successo. Passammo l’intero pomeriggio a guardare film, leggere dei libri e a parlare del più e del meno. –Cosa ci succederà stasera?- mi chiese Clarisse – cosa faremo quando vedremo Carl? Non posso ignorarlo.- Aveva ragione. Dopo quello che aveva fatto a noi, dopo aver ucciso i nostri fratelli. Per me era dura, ma per Clarisse lo era molto di più. Era stato il suo primo amore, il suo primo bacio. Gli voleva bene e non voleva vendicarsi, ma io si. Lo avrei torturato, gli avrei fatto pagare tutti i suoi peccati con il dolore. Avevo escogitato un piano perfetto, un piano infallibile, un piano da paura.
Arrivò presto l’ora della festa. Erano le 19.00 e io e Clarisse eravamo pronte. Andammo alla macchina e ci dirigemmo da Mike. Avevo portato con me la mia borsa. Non mi separavamo mai da quella borsa, quella borsa che era di Fred. Ero immersa dei miei pensieri quando Clarisse mi fece tornare alla realtà. –Sono innamorata di Mike.- lo disse esplicitamente, senza alcun problema.
-Bhe, lo è anche lui di te.- gli dissi. Non riuscii a trattenermi. Clarisse frenò di botto. –Come fai a saperlo? Sembri così sicura.- disse. Aveva gli occhi lucidi anche se non sapevo il motivo.
- Me lo ha detto lui qualche settimana fa .- lo dissi quasi con disprezzo. Amavo Mike e evidentemente lui lo sapeva. –Non ci posso credere. Ho sempre pensato che era cotto di te. Siete sempre stati così uniti.- Clarisse era in lacrime, era così felice. Ricordo il suo sorriso immerso nelle lacrime, i suoi occhi che emanavano felicità. Anche se Mike era il mio amore segreto, ero felice per Clarisse. Dopo essersi ripresa, rimise in moto la macchina e andammo da Mike. La casa di Mike sembrava diversa la sera. Era illuminata solo per metà da un raggio di luce proveniente da un lampione li vicino. Parcheggiammo la macchina e ci avviammo verso l’ingresso.
Clarisse era ancora un po’ scossa dalla notizia che gli avevo dato, tanto da tremare. Mentre camminavamo, sentivo qualcuno che mi fissava. Mi guardai intorno. L’intera strada era buia e deserta fatto eccezione per una piccola casa di fronte a quella di Mike.  Era avvolta nel buio e l’unica fonte di luce proveniva da una piccola finestra posta al centro della parete esterna. Ero sicura che li c’era qualcuno. –Inizia ad andare, ho dimenticato il cellulare in macchina- dissi a Clarisse- dammi le chiavi. Faccio in un attimo.- Riuscii a farmi dare le chiavi. Mi allontanai e riuscii a sentire Clarisse che salutava Mike e un attimo dopo, la porta che si chiuse con un forte tonfo.
La strada faceva paura. Completamente avvolta nel buio con un gelido vento che sfiorava le chiome degli alberi generando un fruscio tenebroso. Superai la macchina e mi diressi verso quella casa misteriosa. Sembrava abbandonata. Sicuramente aveva un bel passato alle spalle. Si riusciva ad intravedere un colore accesso sulle pareti che ormai erano state rovinate dai forti venti e dalle piogge. La porta era aperta. Lo trovai molto strano. Cercai nella borsa dei fiammiferi ma l’unica cosa che trovai fu una piccola torcia elettrica. L’accesi ed entrai. Non riuscii a fare due passi che mi dovetti coprire il naso con la manica della felpa. C’era una puzza esagerata. Una puzza di putrefatto. La luce che emanava la torcia non era molto utile. Riuscii ad individuare la fonte di luce. Era una piccola lampadina adagiata su una mensola. Percorsi con la mano il filo della lampadina. Era ricoperto di muffa. Dopo una ventina di centimetri toccai qualcosa di molle, qualcosa di disgustoso. Tastai meglio per riuscire a capire di cosa si trattava. Qualcosa mi colò lungo la mano così la illuminai con la torcia e mi accorsi che era un liquido rosso. Dopo averlo esaminato per qualche secondo mi resi conto che era sangue. Quasi svenni. Illuminai la fonte del sangue. Lancia un urlo lancinante. Ciò che vedevo era disgustoso. Erano tutte ammucchiate lì, in un angolo. Erano interiora, o meglio, organi umani. Sentivo che stavo per vomitare. Ma ad un tratto intravidi qualcosa a me familiare. Vidi un piccolo ciuffo biondo che spuntava da dietro un lenzuolo. Scostai il lenzuolo e mi trovai di fronte allo spettacolo più orribile della mia vita. Il copro di un bambino giaceva lì terra. Non ero sicura di chi era eppure aveva un aspetto così familiare. Scostai di poco il braccio che copriva il viso e riuscii a vederlo in faccia. Quegli occhi che mi fissavano senza potermi guardarmi. Un espressione di terrore gli si poteva leggere sul volto. Avevo gli occhi colmi di lacrime. Non riuscivo a guardare il cadavere di Sam, il fratellino di Clarisse. Lo avevo visto nascere, crescere e purtroppo anche morire. Non riuscii a rimanere lì dentro per altri cinque secondi. Corsi verso la porta quando mi trovai quel verme viscido di fronte. –Tu, pezzo di merda.- mi gettai su Carl con forza ma mi bloccò con un semplice schiaffo. Mi afferrò per i capelli e mi trascinò in una botola nascosta da un mobile. Lì sotto c’era puzza di muffa, puzza di chiuso. Mi trascinò per circa dieci metri quando mi trovai in davanti ad una porta. La aprì con un calcio. Schegge di legno volavano ovunque e per poco una non mi entrò nell’occhio. Carl mi strattonò e mi spinse contro il muro. –Sei fottuto. La polizia sta per arrivare- gli dissi- resterai in carcere per il resto della tua vita .- Non sembrava importarsene molto. Stava scrivendo qualcosa contro il muro. Riuscii a leggere solo metà frase “ Lei sa di….”  In pochi secondi mi trovai la testa chiusa in sacchetto. Sentivo che mi stava tirando. Il suolo era ruvido e pieno di fosse. Dopo qualche minuto, mi tolse il cappuccio. All’inizio rimasi abbagliata dalla luce della stanza, ma poi misi a fuoco tutto. Quella stanza aveva un non so cosa di familiare. – Tu resta qui. Se farai la brava ti ucciderò senza farti sentire niente.- disse Carl. Uscì dalla stanza. Rimasi sola. Mi alzai da terra per ispezionare il luogo. Mi resi conto solo dopo che avevo un taglio sulla guancia. Strofinai via il sangue che colava con la manica della felpa. La stanza era così dannatamente familiare. Mi avvicinai all’armadio. Era decorato con incisioni nel legno. C’erano delle rose e dei tulipani. Mentre osservavo quelle incisioni, un gemito mi raggiunse. Proveniva dall’armadio. Non sapevo cosa fare. L’ultima volta che mi avvicinai ad un armadio sbucò fuori un pazzo assassino. Mi feci coraggio. Ero entrata in una casa abbandonata con un pazzo in circolazione. Abbassai lentamente la maniglia. Aprii l’anta così velocemente che cigolò. A terra c’era un enorme fagotto. Lo tirai fuori e mi accorsi che non era un fagotto ma qualcuno che era stato rapito. Slegai tutte le corde. Rimasi ferma sulla figura coperta. Bastava un tocco e il drappo sarebbe caduto. Non sapevo cosa aspettarmi dopo aver visto il corpo di Sam. –Coraggio Amanda.- sussurrai. Spostai il drappo e urlai. Era Clarisse. La aiutai ad alzarsi da quella vecchia stoffa. Scoppiò in lacrime. –Mi ha cat..turato. Non posso crederci.- non riusciva a parlare. Era traumatizzata. –Ok calmati. Dimmi chi è stato.- gli dissi asciugandogli gli occhi.
Un’espressione di paura apparve sul suo volto. Non voleva parlare. – Mike. È stato Mike.- disse scoppiando in lacrime. Mi sentii il mondo crollarmi addosso. Mike, il mio migliore amico. L’amico con cui avevo condiviso alcuni degli attimi più belli della mia vita. –Sai dov’è? Clarisse sai dov’è?- gli dissi. –Proprio qui.- una voce agghiacciante mi raggiunse alle spalle. Una figura incappucciata apparve dalla finestra. Aveva un coltello nella mano destra. Io e Clarisse iniziammo a correre. Aprimmo la porta e ci trovammo sul pianerottolo della casa di Mike. Corremmo giù per le scale fino a quando non ci trovammo l’assassino avanti. Come era possibile? Mike era dietro di noi. Ora tutto era chiaro. Carl e Mike erano gli assassini. Ecco perché mi sentivo osservata. Non ebbi il tempo di pensare che Carl mi afferrò per una piede e Mike afferrò Clarisse per i capelli. Caddi con un tonfo sulle scale. Carl mi portò in cucina. Era piena di sangue. Guardai il pavimento. C’erano i cadaveri di  Matt, Harry e Lara. I nostri più cari amici uccisi da qui due pazzi. Dopo due secondi arrivò Mike con Clarisse.
-Ora ti è chiaro Amanda? Ti è tutto chiaro?- mi disse Mike con un ghigno bastardo. Aveva le mani sporche di sangue. Così anche la maglia e il pantalone.
-Ti è chiaro il perché di tutto questo?- mi guardava come se fossi un pezzo di carne – ho ucciso io Fred. Ho ucciso io Dan. E ho ucciso io mio padre. Tutto questo l’ho fatto per vendetta. Mio padre mi maltrattava e ho tenuto l’odio verso di lui dentro di me fino a quando l’ho ucciso. Ora passiamo a Dan e a Fred. Loro ridevano di me. Ridevano della mia lurida vita. Ridevano delle mie disgrazie. Così un giorno decisi che era arrivato il momento di farla finita. Decisi che dovevano soffrire, che dovevano morire.- la sua voce risuonava nella mia testa. – Perché hai ucciso Sam? Lui non aveva fatto niente.- disse Clarisse in lacrime. – Qui entro in scena io- disse Carl. –Il tuo caro fratellino aveva capito tutto. Me lo aveva detto la sera prima. Mi disse che sapeva che era stato Mike. Aveva capito tutto perché aveva visto. Aveva visto dalla finestra della sua camera dato che affaccia direttamente sul garage di Dan. Così dovetti farlo fuori. Ha sofferto molto fidati. Ha pianto come una femminuccia sai? Mi supplicava. Ma con un colpo secco l’ho tagliato come un salame.- disse Carl ridendo. Clarisse rabbrividì. Io ero in lacrime e ad un tratto, una scarica di adrenalina mi percorse. Diedi un calcio a Carl. Andò a sbattere contro un mobile. Presi un coltello e glielo ficcai dritto nel petto, nel cuore. Il sangue schizzo ovunque e sul suo volto apparve un espressione di felicità. Era strano,molto strano quel ragazzo. –Puttana!- Mike lasciò Clarisse e si gettò su di me come un toro. Riuscii a mancarlo ma me ne pentii. Mike tornò da Clarisse, la prese e la pugnalò allo stomaco dopo di che, si tagliò la gola cadendo a terra morto.
Afferrai Clarisse in tempo. Mi inginocchiai con lei tra le braccia.
-Resisti. Resisti ti prego- ero in lacrime,non sapevo cosa fare- non morire.- gli dissi. Ero tutta un fremito. –Mi dispiace Amanda. Non dovevamo venire. Ti ho convinta io a venire.- disse Clarisse con un filo di voce. Il sangue scorreva ovunque. Ero in preda i singhiozzi. La mia migliore amica era tra le mie braccia a morire. In un attimo mi passarono davanti agli occhi tutti gli attimi passati insieme. Le estati passate nel giardino, i pomeriggi a studiare insieme, le nostre risate, le nostre liti, i nostri pianti.
-Promettimi una cosa- mi disse Clarisse singhiozzando- promettimi che non mi vendicherai. Sei stata un’ottima amica. Ti ho sempre voluto bene. Ciao Amanda.- e dopo queste ultime parole, Clarisse chiuse gli occhi e non si mosse più. Rimasi ferma con il suo corpo tra le braccia. Con lo sguardo perso nel vuoto e le lacrime che mi rigavano il viso. –Addio Clarisse.- dissi.
Dopo mezz’ora arrivò la polizia. –Ferma do sei.- mi disse un poliziotto puntandomi una pistola alla testa. Dei giorni seguenti non ricordo niente. Solo attimi confusi.
 
Qualcuno bussa alla porta della cella. –Lexus. È ora di cena. In sala pranzo.- è l’infermiere. Non mi rendo conto che sto piangendo. Ricordare Clarisse è doloroso. La mia migliore amica. Mio fratello. Tutte persone che appartengono ad un passato doloroso. Ad un passato che non auguro a nessuno. Spero che a nessuno capiti ciò che è successo a me. Ora vi lascio per sempre. Vado a mangiare la merda che ci danno. Addio.



Ecco a voi l'ultimo capitolo. Vi ringrazio per aver seguito la mia storia. Spero che vi sia piaciuta. E spero in qualche recensione. -Theboywholived

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