Diario di una Psicopatica di TheOnlyWay (/viewuser.php?uid=125619)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** That's Crazy! ***
Capitolo 2: *** Uncle, sister, cousin: who’s the craziest one? ***
Capitolo 3: *** Let's go for a Coffee, Marianne. ***
Capitolo 4: *** It's only the beginning, Zayn. ***
Capitolo 5: *** I want to be your friend. ***
Capitolo 6: *** A beautiful, sunny morning. ***
Capitolo 7: *** Mr. Stitico & Miss Impicciona. ***
Capitolo 8: *** From Paris, with obsession. ***
Capitolo 9: *** When the going gets tough, the tough gets going. ***
Capitolo 10: *** No problem, guys. Harry has a plan. ***
Capitolo 11: *** I need something to drink. ***
Capitolo 12: *** To Zayn. ***
Capitolo 13: *** End of game. ***
Capitolo 14: *** Welcome to the Hell. ***
Capitolo 15: *** 31st May 2012. ***
Capitolo 16: *** 1st June 2012. ***
Capitolo 17: *** Happiness. ***
Capitolo 18: *** Under control. ***
Capitolo 19: *** Friendship. ***
Capitolo 20: *** Love is a simple thing. ***
Capitolo 21: *** Six months later... ***
Capitolo 1 *** That's Crazy! ***
“Diario
di una psicopatica”
Liam
gettò un’occhiata vagamente preoccupata a Zayn:
era da un’ora che stava seduto sul divano, a leggere qualcosa da quel
quadernetto rosa shocking, con la copertina decorata da cuori azzurri e
brillantinati.
A
preoccuparlo, non era tanto il colore – anche se non era
proprio il massimo, in realtà – ma il fatto che,
di tanto in tanto, Zayn ridacchiasse come un perfetto idiota, scuotesse
la testa e voltasse pagina, per ricominciare la lettura sempre
più concentrato.
«È
ancora lì?» Harry si avvicinò a Liam,
sistemando i polsini della camicia bianca. Zayn, intanto, aveva ripreso
a ridere.
«Non
ha alzato lo sguardo nemmeno una volta.» borbottò
Liam. Sul serio, la cosa iniziava a diventare preoccupante.
Poi,
finalmente, Zayn si riscosse e rivolse agli amici uno sguardo un
po’ stralunato, come se fosse sorpreso di trovarli
lì, a fissarlo. Non
avevano mai visto nessuno leggere?
«Che
c’è?» chiese, distogliendo per un attimo
l’attenzione dal quaderno.
«Si
può sapere cosa stai leggendo, di tanto
interessante?» Liam gli si sedette accanto, Harry, invece,
aggirò il divano e si sporse in avanti per poter leggere
qualcosa. Zayn lasciò che leggesse qualche riga, alzando un
po’ il quaderno per permettergli di vedere meglio. Pochi
secondi dopo, Harry scoppiò a ridere.
«Vai
alla prima pagina.» intimò.
«Ma
siete pazzi?»
«No,
no. Lou, Niall, venite anche voi! Dovete assolutamente
sentire!» urlò Harry, facendo accorrere i due
quinti restanti dei One Direction, che si sedettero sul divano, in
attesa di venire messi a parte della situazione.
Harry
prese il quaderno, si schiarì la voce e iniziò a
leggere:
“25 Maggio 2012.
Ti
ricordi, Lottie? Ne avevamo già parlato. E visto che tu non
vuoi rispondere a voce alle mie domande, dovrai farlo per iscritto. E
si, devi farlo, oppure dirò la verità a tua
madre, su quella volta che hai triplicato la dose di acqua ossigenata
della sua tinta. Non le è piaciuto molto, avere i capelli
azzurri per due settimane.
Perciò,
iniziamo.
Domanda
numero 1: secondo te, chi è il più carino dei One
Direction?
Domanda
numero 2: secondo te, ho qualche possibilità di piacere a
Liam?
Domanda
numero 3: quando mi regali il loro Cd?
Domanda
numero 4: secondo te, chi di loro si innamorerà di
me?”
Harry
si interruppe per un attimo, incredulo del fatto che al mondo esistesse
qualcuno tanto stupido da chiedere cose del genere e, soprattutto, da
costringere qualcun altro a rispondere per iscritto. Zayn
ridacchiò.
«Vai
avanti. Leggi cos’ha risposto Lottie.»
«Lottie,
eh? Qualcosa mi dice che questa ragazza ti sta simpatica.»
ridacchiò Louis, incrociando le gambe sul divano e invitando
Harry a proseguire. Zayn fece spallucce.
“28
Maggio 2012
Primo:
a mia madre l’azzurro dona un sacco. Che poi, non ci vuole
mica Einstein per capire che il giochino dell’acqua
ossigenata è stata opera mia. C’eravamo io e lei,
in casa. Le opzioni, quindi, sono due: o lei è
così deficiente da colorarsi la testa di azzurro, oppure io
ho casualmente commesso
un errore. Perciò evita proprio di ricattarmi, Tiffany, o la
prossima volta ti faccio lo scalpo.
E sai che non scherzo.
Secondo:
ti rendi conto che questa cosa è da psicopatici ?
Quindi, se tu dici a mia madre della tinta, io dico alla tua di farti
internare in manicomio, perché tu seriamente non sei a posto
col cervello.
Ora,
non so se sto peggio io, che perdo tempo a risponderti, o se sei peggio
tu, con queste idee del cazzo.
No,
no, sei DECISAMENTE peggio tu.
Terza
cosa, ma non meno importante, se vedo un’altra scritta rosa,
fuxia, o in qualche tonalità del genere, do fuoco a questa
sottospecie di coso che tu
hai avuto il coraggio di comprare.
Dio,
come si fa a spendere soldi per una cagata del genere?”
Harry
si fermò una seconda volta, scatenando le proteste degli
amici.
«Perché
ti sei fermato? È la cosa più bella che abbia mai
sentito!» rise Louis, che nel frattempo aveva cominciato a
sgranocchiare dei pop-corn da un sacchetto. Liam e Niall annuirono,
completamente d’accordo, Zayn si limitò a
sorridere: lui aveva già letto quella parte.
«D’accordo,
vado avanti. Tiffany ha cambiato colore, comunque. Ora usa il
viola.» informò, sedendosi sul tappeto con le
gambe incrociate e voltando pagina. Suo malgrado, doveva ammettere che
quella Lottie sembrava davvero simpatica.
“Mi
offende parecchio che tu risponda dopo tre giorni, e solo per darmi
della psicopatica da internare.
E
non credere che non mi sia accorta che hai deviato le mie domande. Per
favore, Lottie, rispondi: è di vitale importanza. E comunque
non è vero che il quaderno è brutto. È
bellino e tutte le mie amiche me l’hanno invidiato.
Ora
rispondi.”
“È
bellino e tutte le mie amiche me l’hanno invidiato? Ma fai
sul serio, Tiffany? Perché, credimi, non
sei normale. L’ultima volta che ho detto una cosa
del genere avevo forse cinque anni. Non ti sembra di essere un
po’ cresciuta per queste cose? La prossima cosa
sarà? “Mamma,
mamma, Lottie mi ha rubato la merendina?”
Prima
di rispondere alle tue domande, voglio fartene qualcuna io.
Domanda numero 1:
cosa ti fa pensare che io abbia tutto questo tempo da perdere?
Domanda numero 2:
per quale assurdo e inspiegabile motivo
hai bisogno che io ti risponda? Non mi sopporti. (E io non sopporto te.)
Domanda numero 3:
nessuno ti ha mai detto (non so, alle scuole elementari, magari) che il
viola rientra nella gamma del rosa? Rosa, viola, siamo lì.
Quindi la prossima volta scrivi in rosso, o in verde, grazie.
Ora
risponderò alle tue domande, sebbene non abbia la minima
idea di chi cazzo siano i One Direction. Perciò
sarò piuttosto breve.
Risposta numero 1:
sicuramente, il più carino è lui.
Risposta numero 2:
certo che hai qualche possibilità di piacere a Liam. Come
potresti non piacergli, dopotutto? Sei così fottutamente
intelligente che
è impossibile non amarti.
Risposta numero 3:
SE VUOI IL LORO CD, VAI A LAVORARE E
COMPRATELO.
IO DI CERTO NON LAVORO IN LIBRERIA PER BUTTARE I MIEI SOLDI
COSI’. E SE PURE NE AVESSI DA BUTTARE, DI CERTO NON LI USEREI
PER COMPRARE QUALCOSA A TE. ME NE ANDREI DI CASA E ADDIO.
Risposta numero 4:
si innamoreranno tutti quanti, di te. Sei irresistibile,
non potrebbero non farlo.
Ora
finiscila di rompere con questo cavolo di diario per malati mentali.
ADDIO. ”
Harry
finì di leggere con le lacrime agli occhi per il gran
ridere. Non poteva credere che al mondo esistesse una ragazza
così. Insomma, si capiva che Lottie non apprezzava un
granché questa Tiffany, ed era perfettamente comprensibile.
A chi mai sarebbe potuto venire in mente di costringere
un’altra persona a rispondere a domande del genere? Tiffany
era una loro fan, questo si era capito, e doveva essere una di quella
fan totalmente ossessionate.
«Come
hai fatto a trovarlo?» domandò a Zayn, che
continuava a ridacchiare senza sosta.
«Era
qui, sul tavolo.»
«Questo
significa che Lottie lavora qui.» concluse Niall. Si
trovavano in una libreria in centro a Londra, per un meeting con le
loro fan. Già da lì, sentivano le urla, i cori,
alcuni pezzi delle loro canzoni cantate a squarciagola.
Rimasero
in silenzio per qualche altro minuto, poi Zayn si
riappropriò del diario e ricominciò a leggere
dall’inizio. Non si sarebbe mai stancato di leggere quelle
poche pagine.
«È
quello che ho pensato anche io.» confermò,
distrattamente.
Poi
la porta venne aperta quasi bruscamente e una ragazza piuttosto alta,
minuta e con una cascata di capelli color miele entrò nella
stanza, reggendo tra le mani un vassoio con cinque bicchieri di
Starbucks e borbottando qualcosa di molto simile a “dovranno
pagarmi gli straordinari, non sono mica una cameriera.”
Lo
appoggiò sul tavolo, poi si voltò verso i ragazzi
e si immobilizzò all’istante, quando si accorse di
ciò che Zayn reggeva tra le mani.
«Oh,
merda.» farfugliò, schiaffandosi una mano sulla
fronte con aria sconsolata.
«Lottie,
giusto?» chiese Zayn, trattenendosi a stento dallo scoppiare
a ridere.
«Vi
prego, ditemi che non l’ho dimenticato sul tavolo e che voi
non l’avete letto.» supplicò, facendo un
passo avanti e tendendo la mano in avanti, facendo segno a Zayn di
restituirle il quaderno.
Zayn
si alzò in piedi e anziché il quaderno le porse
la mano.
«Sono
Zayn.» si presentò. Lottie sorrise.
«Lottie.»
«Loro
sono Liam, Harry, Niall e Louis.» i ragazzi salutarono con un
cenno della mano, godendosi a pieno dell’espressione quasi
traumatizzata di Lottie, che rivolse a tutti quanti un sorriso un
po’ imbarazzato.
«Mi
dispiace che abbiate letto quel delirio. Ma mia cugina Tiffany
è un po’ deficiente. Quindi o rispondevo, o non
l’avrebbe finita più di stressarmi.»
«Scherzi?»
rise Louis, «è stata la cosa più
divertente che abbia mai sentito in vita mia.»
«Se
volete potete tenerlo. Dirò a Tiffany di averlo perso. Che
idea fantastica, come ho potuto non pensarci prima?»
Zayn
sorrise.
«Non
hai scritto nient’altro?» domandò,
curioso.
«Sto
lavorando al mio romanzo.» lo informò lei, con un
sorriso divertito.
«Mi
piacerebbe leggerlo.» le sorrise di nuovo e le guance di
Lottie si colorarono lievemente di rosso. Era davvero adorabile,
pensò.
Rimasero
in silenzio per qualche istante, prima che Harry si intromettesse.
«Perché
non le chiedi di uscire e basta, Zayn? Lo sappiamo tutti che non hai
mai letto un libro in vita tua.»
Hi!
Volevo
dire due cosucce su questa sottospecie di cosa che ho pubblicato.
Alloooooora, scusate se l'immagine fa un pò schifo ma ancora
devo imparare bene come usare il programma, perciò perdonate
la schifezzina, dai u.u
Ecco,
non so se mettere la storia come One-Shot, oppure se continuarla,
perchè per me potrebbe anche finire così, ma non
si sa mai che mi venga la voglia di continuare a scriverla. Boh.
Voi che dite? Vi
è piaciuta? Fatemi sapere, dai, anche per dirmi che
è una completa cavolata, ecco.
Ho finito!
Con affetto,
Fede.
Se vi và, passate dall'altra mia storia, si
intitola "Like an Hurricane" e il link è questo qui!
Mi farebbe piacere sapere che ne pensate!
P.s. Se qualcuno volesse, su Fb mi trova Qui! :D
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Capitolo 2 *** Uncle, sister, cousin: who’s the craziest one? ***
“Diario
di una psicopatica”
Capitolo
2
“Uncle,
sister, cousin: who’s the craziest one?”
Zayn
voleva bene ad Harry, davvero: sapeva essere un ottimo amico, era
divertente,
intelligente – non sempre, okay, ma quando voleva sapeva
esserlo – e, a volte,
dava ottimi consigli. Quando aveva di quelle uscite, però,
avrebbe voluto
ammazzarlo.
Perciò
gli scoccò un’occhiata in tralice, come ad
ammonirlo di starsene zitto, ma
Harry sembrava completamente intenzionato a metterlo in imbarazzo, quel
giorno.
Stava per parlare una seconda volta, quando Lottie lo interruppe.
«Meno
male che ci sei tu, con l’aria da grande
intellettuale.» disse, con quella voce
dolce e morbida.
Louis
scoppiò a ridere, subito seguito dal resto dei ragazzi. Zayn
scambiò
un’occhiata complice con Lottie, che gli fece un occhiolino,
mentre Harry si
limitò a boccheggiare per qualche istante, completamente
senza parole. Non gli
capitava tanto spesso, che una ragazza lo zittisse in quel modo.
«Charlotte
Marie Gaillard! Cosa fai ancora qui? Non ti pago per importunare i
nostri
ospiti!»
Zayn
notò
subito il modo in cui le spalle di Lottie si contrassero, di fronte
all’evidente rimprovero di quello che sembrava, a tutti gli
effetti, il
principale della libreria. Era strano, seppur la conoscesse da poco
più di
dieci minuti, vederla così tesa. Insomma, era la stessa
persona che aveva dato
della psicopatica da internare alla cugina? Poi, Lottie prese un
respiro
profondo, si voltò verso il nuovo arrivato e gli sorrise,
gelida.
«Si
dà il
caso che mi paghi il minimo necessario, e che il mio compito non sia
portare i
caffè come una cameriera. E non importuno proprio
nessuno!» sibilò. La mascella
dell’uomo si irrigidì.
«Tra
due
minuti siete attesi. Charlotte, saluta.» intimò.
Lottie
sospirò. «È stato un
piacere.» sorrise debolmente ai ragazzi, poi seguì
l’uomo
fuori dalla stanza.
I
ragazzi
rimasero un po’ in silenzio, senza sapere bene che cosa dire.
L’uscita di
Lottie gli aveva lasciati un po’ perplessi.
«Sarà
meglio andare.» affermò Liam, dando una pacca
sulla spalla a Zayn, che annuì e
seguì il resto del gruppo verso il palco che era stato
allestito apposta per
loro.
Per
tutta
la durata dell’incontro, si guardò intorno, nella
speranza di incrociare Lottie
e il suo sguardo color cioccolato, da qualche parte. Ma niente,
sembrava
sparita. Eppure aveva detto di lavorare lì.
«Potresti
sorridere almeno un po’?» gli sussurrò
Harry, sporgendosi all’indietro. Zayn si
scusò, poi si costrinse ad apparire davvero felice di
trovarsi lì e salutò una
fan – una ragazzina che aveva all’incirca tredici
anni – con un sorriso
mozzafiato che la fece arrossire fino alla radice dei capelli.
Un’ora
dopo, sentiva male alla mascella e non ne poteva più di
trattenere quel sorriso
finto. Era stancante, dopo un po’, fingersi interessati a
tutte le stronzate
che gli chiedevano. Era di vitale importanza, sapere cosa mangiava a
colazione?
Tuttavia,
si sforzò di rispondere.
Al
termine dell’incontro, i ragazzi salutarono le fan con calore
e imboccarono di
nuovo il corridoio che gli avrebbe portati allo studio.
Si
lasciarono andare ad un sospiro stanco, ma soddisfatto. Forse non si
sarebbero
mai abituati a tutta quella fama. Zayn, poi, che di carattere era
piuttosto
riservato, trovava particolarmente difficile raccontare i fatti suoi
come se
niente fosse.
«Ho
una
fame che mangerei anche il tavolo.» si lagnò
Niall, suscitando le risatine
rassegnate dei ragazzi, ormai abituati al pozzo senza fondo che il loro
amico
aveva al posto dello stomaco.
«Credo
di
avere qualcosa di meglio.» la voce allegra di Lottie li
raggiunse
improvvisamente. Zayn, che era sul punto di addormentarsi, si riprese
di
soprassalto.
Lottie
lasciò una busta gigante del McDonald’s sul tavolo
dove poco prima aveva
dimenticato il diario e i ragazzi ci si avventarono sopra come
avvoltoi.
Soprattutto Niall.
«Buon
appetito.»
sorrise.
«Aspetta!
Rimani qui con noi, dai.» la invitò Liam,
facendole posto sul divano.
«Solo
cinque minuti, poi devo proprio andare a casa.»
acconsentì Lottie, afferrando
un toast – la cosa più
“dietetica” che trovò in mezzo a quel
porcaio di roba
fritta – e iniziando a mangiucchiarlo con aria distratta.
Zayn
continuò ad osservarla di nascosto. Non sapeva proprio
cos’avesse di tanto
speciale, quella ragazza, fatto sta che gli sarebbe piaciuto conoscerla
un po’
meglio. E poi, era strano come fosse apparentemente rilassata in loro
presenza.
Di solito le ragazze non stavano tanto tranquille, con loro.
C’era quella che
scopriva una generosa porzione di gamba, quella che faceva scivolare la
spallina della canottiera. Ma lei niente. Si limitava a mangiare il suo
toast
con aria assorta, una minuscola ruga di preoccupazione a solcarle la
fronte,
nonostante l’aria apparentemente serena.
«Il
principale è tuo padre?» chiese, curioso di
saperne qualcosa di più su di lei.
Qualunque cosa, sarebbe stata ben accetta.
«Chi,
quel coglione? No, è mio zio. Da parte di madre, ovviamente.» si
affrettò ad aggiungere Lottie. Non ci teneva un
granché ad essere accomunata alla famiglia Stevenson.
Perciò, quando sua madre
le diceva di continuo “sei proprio
figlia
di tuo padre” con il preciso intento di offenderla,
lei si sentiva tre
metri sopra il cielo.
“Sono anche figlia di puttana”
avrebbe
voluto rispondere, anche se si era sempre trattenuta. Dopotutto, era
sempre sua
madre. Ed anche se era un po’ zoccola, lei non aveva certo il
diritto di
giudicarla, no?
«E
Tiffany…» continuò Louis, anche lui
curioso.
«Tiffany
è figlia di quello.»
«Non
sembra che ti piaccia un granché.»
commentò Zayn. Lottie gli rivolse
un’occhiata divertita, anche se quella piccola ruga in mezzo
alla fronte non
accennava a voler sparire.
«Che,
scherzi? Li adoro. Sono così simpatici…
intelligenti… adorabili.» mormorò,
evidentemente sarcastica. I ragazzi ridacchiarono, divertiti, poi Harry
fece
per dire qualcosa, ma la sua frase venne bloccata sul nascere dalla
porta che
veniva bruscamente aperta.
Una
ragazza con i capelli biondo platino, occhi azzurri e un fisico da
modella si
guardò intorno con aria di sufficienza, fino ad incrociare
lo sguardo di Lottie,
che cercava il più possibile di nascondersi dietro la
schiena di Liam.
Era
bella, ma la sua era una bellezza gelida, perfetta per una copertina,
ma fin
troppo costruita per essere reale.
«Butta
quel coso che stai mangiando, Charlotte.» ordinò,
puntandole contro un dito.
Lottie inarcò un sopracciglio, poi sbuffò e
alzò gli occhi al cielo. Zayn notò
che la ruga sulla sua fronte si era accentuata ancora un po’.
«Dico
sul
serio, Lottie. Stai ingrassando troppo e non puoi certo permetterti di
ingozzarti come un animale.» sibilò. Anche la voce
era gelida. Quasi
disinteressata.
«Senti
un
po’, Celine. Perché non te ne vai a fare in
culo?» propose Lottie, amabile,
prima di addentare il suo toast con una foga esagerata. La ragazza
bionda
fremette di rabbia e le rivolse un’occhiata disgustata.
«Sei
proprio come papà.» berciò, con il
chiaro intento di offenderla.
«E
tu sei
proprio come mamma. Il che, credimi, è molto
peggio.» replicò Lottie, con tutta
la tranquillità del mondo. Ormai si era abituata ad essere
la pecora nera della
famiglia. Non era nemmeno tanto male, in fin dei conti. E poi, sapeva
perfettamente cosa stava succedendo.
«Mi
chiedo come faccia mamma a sopportarti.» aggiunse Celine,
portandosi una ciocca
di capelli biondi dietro alle orecchie. Poi guardò verso la
porta con la coda
dell’occhio. Lottie colse al volo il suo sguardo,
perciò si affrettò a
rispondere.
«Hai
ragione, Celine. Non lo so neanche io. Posso cambiare, e
cercherò di farlo al
più presto, te lo prometto.»
«Molto
meglio.» mormorò Celine. Diede le spalle a tutti
quanti, poi si affacciò
velocemente sul corridoio, per controllare che non ci fosse nessuno, e
tornò
dentro.
«Scusa,
piccola. Ma quello stronzo di zio Max mi sta pedinando.»
disse, avvicinandosi a
Lottie per lasciarle un bacio sulla fronte. Zayn, che nel frattempo
aveva
osservato la scena a bocca aperta, notò che
l’espressione della ragazza era
molto più distesa e rilassata.
Poi
Celine si voltò verso i ragazzi e sorrise. Improvvisamente,
sembrava molto meno
gelida di quanto era apparsa pochi minuti prima.
«Sono
Celine, la sorella di Lottie. Piacere di conoscervi.» strinse
la mano a tutti i
ragazzi e, quando fu il turno di Liam si immobilizzò. Liam
la osservò
perplesso, senza capire cosa diavolo le fosse preso.
«Io
ti
odio.» proferì, poi, facendo scoppiare a ridere
Lottie, che si abbandonò sullo
schienale del divano, con una mano sullo stomaco.
Quando
poi si rese conto che nessuno riusciva a comprendere cosa stesse
succedendo, si
asciugò una lacrima con il dorso della mano e si
affrettò a spiegare.
«Celine
si sorbisce tutte la boiate di Tiffany.»
«E
Tiffany ti ama alla follia. E quando dico follia, intendo
dire»
«Delirio,
ho capito.» la interruppe Liam, con un sorrisetto di scuse.
«Non
puoi
capire quante volte mi ha parlato di quella cazzo di voglia che hai sul
collo.
Dio, non puoi coprirla con un po’ di fondotinta? Le camicie
anti-stupro non
arrivano fino a li!» lo supplicò Celine.
«Ca-camicia
anti-stupro?» balbettò Liam, in
difficoltà.
«Guarda
lì! Ma ce la fai almeno a respirare?»
continuò Celine, tranquilla, additando il
colletto della camicia a scacchi blu di Liam, effettivamente
abbottonata fino
al collo. Liam arrossì, poi slacciò
frettolosamente il primo bottone, facendo
ridacchiare le due ragazze.
«Meglio?»
propose.
Celine
annuì. «Decisamente.»
Poi
Maximilian Stevenson fece il suo ingresso e l’aria si fece
improvvisamente più
pesante.
«Muoviti,
Charlotte. Non ho tempo da perdere con una nullità come
te.» sbottò Celine,
trasformandosi nuovamente nella ragazza gelida e altezzosa di poco
prima.
Lottie
sbuffò, poi, senza dire nemmeno una parola, si
alzò, afferrò il cappotto ed
uscì.
Quella
sera, più tardi, Zayn si ritrovò a leggere quelle
poche pagine in cui Lottie
aveva riposto tutto il suo sarcasmo – non sempre tanto velato
– e tutto il
disprezzo – quello celato quasi alla perfezione –
nei confronti della cugina
Tiffany.
Si
sorprese parecchio, quindi, quando svoltando l’ultima pagina,
ne ritrovò una
che ancora non aveva letto.
“Ho
scoperto che la parte della psicopatica da internare mi riesce
piuttosto bene,
perciò ho deciso di portarla avanti fino in fondo. Anche se,
in effetti, non so
nemmeno affermare con certezza se si tratti di una parte. Potrei essere
psicopatica sul serio, chi lo sa. Dopotutto, il mondo è
pieno di pazzi.
Quindi,
Zayn, ti lascio il mio numero di telefono, non si sa mai che ti venga
la voglia
di fare due chiacchiere. Prometto che non ti costringerò a
leggere nessun
libro.
Sai,
non è una cosa che faccio spesso; intendo lasciare il mio
numero di telefono,
ma tu sei così silenzioso e così riservato ed io
non capisco come sia possibile
essere tanto pacati. Ti incazzi, ogni tanto?
Insomma,
non sono proprio abituata a frequentare persone normali, senza nessuno
squilibrio emotivo o chissà che. Ora, non sentirti obbligato
a richiamare e non
farti idee strane: non si tratta di un appuntamento. Semplicemente, voi
ragazzi
non mi siete sembrati affatto male.
E
poi, non so, mi sento davvero realizzata, al pensiero che Tiffany si
stia
facendo un sacco di seghe mentali perché non vi ha
conosciuto, mentre io invece
si!
Capisci?
Scusa
ancora se ti sembro una pazza. Ti assicuro che a volte sono anche una
persona
seria. Non sempre, certo.”
Ecco
qua il secondo capitolo!
Spero
che vi sia piaciuto e se vi và, fatemi sapere che ne
pensate! Lo so che ancora non si capisce un granché e che
sia Celine che Lottie sembrano due esaurite, ma è una cosa
assolutamente voluta. Pian piano le cose si spiegano!
Ringrazio
di cuore le tre fantastiche ragazze che hanno recensito lo scorso
capitolo! GRAZIE <3
Ora
un pò di pubblicità:
per chi volesse, su
Facebook mi trova qui!
questa, invece,
è l'altra mia storia, se vi và passate:
Like an
Hurricane.
|
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Capitolo 3 *** Let's go for a Coffee, Marianne. ***
“Diario
di una psicopatica”
Capitolo
3
“Let’s
go for a Coffee, Marianne.”
«Hai
intenzione di chiamarla o no?» domandò Harry, che
osservava Zayn attentamente
con le braccia incrociate, appoggiato allo stipite della porta.
Zayn
alzò
le spalle, continuando a giocherellare con il telefono.
«Non
lo
so.»
«È
carina.» commentò Harry, con disinvoltura. Ancora
una volta, Zayn annuì. Era
giusto chiamarla? Magari Lottie l’aveva scritto tanto per,
visto che sembrava
proprio la tipa che fa le cose al momento, giusto per movimentarsi la
giornata.
«Si.»
«Be’,
se
non ti interessa, la chiamo io.» sostenne Harry, guardandolo
di sottecchi. Zayn
si irrigidì parecchio.
«Ora
la
chiamo. Sparisci.» sventolò la mano, cacciando
Harry dalla stanza. Harry
ridacchiò e sorrise tra sé e sé. Aveva
deciso che Lottie era perfetta per Zayn:
erano gli opposti per eccellenza e per questo, insieme, avrebbero
funzionato
alla grande.
Zayn
cercò il numero di Lottie nella rubrica, prese un respiro
profondo, poi premette
il tasto di chiamata.
Lottie
rispose dopo cinque squilli, con quella sua voce dolce e morbida che a
Zayn
venne immediatamente da sorridere.
«Non voglio tappeti, enciclopedie,
aspirapolvere. E la mia linea telefonica funziona alla perfezione.
Quindi
evitate di richiamare, grazie.»
sproloquiò Lottie, prima di dargli tempo di
rispondere. Zayn ridacchiò.
«E
dire
che volevo invitarti a fare colazione.»
Il silenzio
dall’altro capo del telefono, gli
fece capire che Lottie aveva finalmente capito che non cercava di
venderle
qualcosa.
«Come và, Zayn?»
chiese, lasciandosi
andare ad una risata spensierata.
«Bene,
tu? Spero di non averti svegliata.» mormorò Zayn,
gettando un’occhiata all’orologio
sul comodino, che segnava appena le otto e trenta.
«No, figurati. Qui la sveglia è alle
sette.»
borbottò Lottie, rigirandosi ancora nelle coperte. A dire la
verità, l’aveva
svegliata, ma le dispiaceva farlo sentire in colpa. E poi non credeva
nemmeno
che l’avrebbe chiamata sul serio.
«Ti
và,
allora?»
«Cosa?»
«La
colazione.»
«Oh, certo. Va benissimo!» a
Zayn sembrò
che stesse per aggiungere qualcosa, poi sentì un rumore e
una voce un po’
stridula si aggiunse a quella di Lottie.
«Con chi parli?» Lottie
sbuffò
spazientita.
«Con Zayn Malik.»
«Davvero?»
«Certo che no, Tiffany. È Marianne.»
Zayn
scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi di fronte
alla bugia spudorata
di Lottie, che teneva un tono mortalmente serio.
«E perché Marianne ride come un ragazzo?»
insinuò Tiffany.
«Ha il raffreddore. Ed ora, se non ti
dispiace, eclissati.» Zayn sentì qualche
borbottio, poi il rumore della
porta che si chiudeva e Lottie che sospirava di sollievo.
«Scusa, Marianne. Dicevamo?»
«È
ancora
lì?»
«Certo, come al solito. Ti ricordi
l’ultima
volta? È esattamente nello stesso posto.»
spiegò Lottie, tranquilla.
Zayn
rise
di nuovo.
«Allora,
a che ora passo a prenderti?» chiese Zayn.
«Quando vuoi, dammi il tempo di prepararmi.»
«Le
undici?» propose, ben sapendo quanto tempo occorresse alle
ragazze per
prepararsi.
«Che, sei scema? Mi bastano dieci minuti,
Marianne!» rise Lottie, prima di dettargli
l’indirizzo di casa e sussurrare
un «ci vediamo tra poco.»
Zayn
scosse la testa divertito.
«Lo
so
che siete dietro alla porta.» si diresse verso
l’armadio, mentre Louis, Liam,
Harry e Niall entravano nella stanza, con l’espressione di
chi è stato colto
sul fatto ma non ne è affatto pentito.
«Metti
i
pantaloni gialli. E la camicia azzurra.» consigliò
Louis, accomodandosi sul
letto e incrociando le braccia dietro la testa.
«Certo.
E
magari il maglione verde, le scarpe rosse e il cappellino rosa. Che
cazzo ti
sembro, il pesciolino arcobaleno?» rise, afferrando un
semplicissimo paio di
jeans e una maglietta grigia.
«Fa
freddo, fuori.» avvertì Liam.
«Grazie,
mamma.» sbottò Zayn, afferrando anche una felpa
bordeaux. Si cambiò
velocemente, ignorando le battutine idiote di quei quattro deficienti
che aveva
il coraggio di chiamare migliori amici.
«Cosa
ti
farei…» mormorò Harry, fissando gli
addominali di Zayn con una faccia da
maniaco. Zayn non sapeva se arrossire o se picchiarlo, così
decise di mollarli
lì come dei fessi. Cerco le chiavi della macchina e
uscì di casa.
Dieci
minuti dopo, parcheggiava in una stradina laterale, vicino a casa di
Lottie,
che aveva voluto evitare che Tiffany incrociasse Zayn per sbaglio, onde
evitare
sequestro di persona e tutto ciò che ne sarebbe conseguito.
E
lei era
lì, con i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo
perfettamente tirata,
un vestito bianco e un cardigan color crema. Ai piedi, portava delle
ballerine
panna, con un piccolo fiocco sulla punta. Non sembrava tanto a suo
agio, notò
Zayn.
«Ciao,
Lottie.»
«Ehilà,
Zayn! Veloce, filiamo via da qui!» intimò, salendo
in macchina al volo.
Sotto
lo
sguardo stupefatto di Zayn, Lottie estrasse dalla borsa gigante che
portava con
sé un paio di anfibi, dei pantacollant neri e una cintura.
«Non
guardare, please.» disse, prima di sfilarsi le ballerine con
un colpo secco e
iniziare a infilare i leggins.
«Ma
che…?» mormorò Zayn, stupefatto.
«Guarda
la strada, Malik! Ti spiego dopo.» poi, imperterrita, Lottie
calzò gli anfibi e
bloccò il vestito, che le ricadeva un po’ largo
sulla vita, con la cintura.
Infine sciolse la coda, agitò un po’ la testa per
smuovere i capelli e si
lasciò ricadere sul sedile, pienamente soddisfatta.
«Molto
meglio.» affermò, con un sorriso divertito.
«Allora,
Marianne, dove mi porti di
bello?»
chiese poi.
Zayn
sorrise e la guardò di sottecchi.
«Posso
girarmi?» domandò, trattenendosi a stento dal
ridere. Era incredibile, Lottie.
Anzi, era totalmente fuori di testa, completamente imprevedibile. Ed
era una
cosa che gli piaceva parecchio, doveva ammetterlo.
«Certo,
scusa.»
«Qui
va
bene?» propose allora Zayn, immettendosi in una strada
principale. Parcheggiò
pochi secondi dopo, esattamente davanti a Starbucks. Lo sguardo di
Lottie si
illuminò.
«Direi
che è perfetto.» approvò, lieta che
Zayn non avesse pensato a qualcosa di
romantico. Non era proprio in vena. E poi glielo aveva anche scritto,
che non
si trattava di un appuntamento.
«Ti
sarò
sembrata una psicopatica, vero?»
Zayn
scosse la testa, poi bevve un lungo sorso del caffè che
aveva ordinato e
ridacchiò.
«Non
mi
era mai capitato che una ragazza si spogliasse in macchina.»
ridacchiò,
beandosi delle guance un po’ rosse di Lottie.
«Non
mi
sono spogliata! Mi sono cambiata, che è diverso!»
precisò, arricciando il naso
in una smorfia adorabilmente infastidita.
«E
va
bene, se la mettiamo così hai ragione.» le
concesse.
Rimasero
in silenzio per qualche secondo, entrambi assorti nei propri pensieri.
Fino a
che Lottie, che evidentemente mal sopportava il silenzio,
iniziò a canticchiare
la canzone di una pubblicità che a Zayn era capitato di
sentire solo qualche
volta e che, forse, pubblicizzava una marca di carta igienica.
Si
ritrovò a fissarla, suo malgrado incantato. Non
l’aveva notato, prima, ma
quando sorrideva Lottie aveva le fossette.
«Mi
stai
fissando.» borbottò lei, interrompendo la canzone
nel bel mezzo del ritornello.
«Già.»
«Perché
mi stai fissando?» incalzò allora Lottie, curiosa.
Zayn
sorrise.
«Così.»
«Wow,
Zayn, non pensavo che si potesse essere tanto loquaci. Ti prego, stai
un po’
zitto, o rischi di stordirmi con tutte queste chiacchiere.»
«In
compenso tu parli abbastanza per tutti e due, no?» rise Zayn,
divertito.
«Certo.
Per questo ti ho lasciato il numero: hai bisogno di qualcuno che ti
faccia
incazzare, ogni tanto. Non puoi sempre essere così
silenzioso.» protestò
Lottie.
«Fa
parte
del mio fascino.»
«Che
scommetto è una delle tue migliori qualità.
Insieme alla modestia, ovviamente.»
celiò la ragazza, inarcando un sopracciglio con aria
eloquente. Zayn rise di
nuovo.
«Allora,
raccontami un po’… com’è la
vita da superstar?» continuò Lottie, osservandolo
con curiosità. Zayn prese un respiro profondo, anche se non
pensava affatto che
Lottie fosse interessata a quell’aspetto delle cose per un
proprio tornaconto
personale. Non sembrava il tipo.
«È
complicato.» mormorò, quindi. Poi, di fronte
all’occhiata seccata di Lottie, si
affrettò ad allungare un po’ il discorso.
«Quando
pensavo di fare carriera come cantante, immaginavo che non avrei fatto
altro se
non cantare. Invece ora mi ritrovo a rispondere a interviste che
riguardano la
mia vita, più che le nostre canzoni. E non mi piace parlare
dei fatti miei,
soprattutto perché poi li raccontano in una maniera diversa.
E poi non siamo
più liberi di camminare per strada, perché ci
riconoscono e ci fermano e
vogliono sapere tutto, anche quante volte andiamo in bagno.»
spiegò,
tranquillo, gesticolando un po’ con le mani. Lottie
annuì, comprensiva.
«Sai,
un
po’ ti capisco. Non perché mi riconoscono per
strada, eh! Non mi caga nessuno.
Però capisco cosa significhi sentirsi costantemente sotto
esame, ogni mossa
controllata, studiata, giudicata. A casa mia è
così. Hai visto Celine, no?»
Zayn
annuì, completamente preso dal discorso di Lottie.
«Per
aiutarmi, finge di essere dalla parte di mamma. In realtà
è l’unico sostegno
che ho, nella mia famiglia. Se lei non fingesse così bene,
probabilmente
saremmo entrambe con l’acqua alla gola. L’unico
motivo per cui io continuo a
fare quello che voglio, non sempre, certo, è che
c’è lei. Odio fingere di
essere qualcun altro. Hai visto come sono uscita di casa, no? Quella
non sono
io. A me piace dire parolacce, mi piace ridere, camminare sotto la
pioggia,
insultare chi mi sta antipatico. Voglio essere libera, anche se la
maggior
parte delle volte sembro una pazza sclerotica con qualche disturbo
comportamentale.»
«Che
poi
– proseguì Lottie – non capisco
perché la gente non sia in grado di farsi i
cazzi suoi, quando dovrebbe limitarsi a bere il suo fottuto cappuccino
o quel
cazzo che è!» berciò, a voce fin troppo
alta. Due ragazze sedute nel tavolo
accanto a loro sussultarono, colte nel fatto e si affrettarono a
distogliere lo
sguardo, con le guance arrossate e un’espressione
imbarazzata.
Zayn
ridacchiò. «Se fossero delle fan?»
«Non
è
mica un mio problema. Dovrebbero iniziare a farsi una vita,
anziché monitorare
quella degli altri.» borbottò, sempre
più infastidita. Santo cielo, stavano
solo prendendo un caffè, mica scopando come ricci in pieno
suolo pubblico!
«E
se
fosse mia sorella?» continuò Zayn.
Lottie
sbiancò lievemente, ma replicò quasi subito.
«Se ti conoscessi potrei dirti che
non hai una sorella, ma non ti conosco, quindi in effetti potresti
anche
averne, che ne so.»
«Eh?»
domandò Zayn, confuso.
«Lascia
stare. Facciamo così: ehi, bionda, sei sua sorella per
caso?» chiese alla
ragazza, che si voltò e sbarrò gli occhi azzurri,
stupita di essere tirata in
causa.
«No,
in
realtà volevo solo un autografo…»
farfugliò, lanciando a Zayn un’occhiata
supplichevole.
Lui
sorrise.
«Se
vi
firma questo benedetto autografo, poi la piantate di rompere i coglioni
con
queste merda di risatine?» le due annuirono.
«Perfetto.
Allora, signor Presidente, potrebbe muoversi? Tra dieci minuti ha
l’incontro
con la Regina.» borbottò Lottie, frugando nella
borsa alla ricerca di una
penna, che porse a Zayn con un sorriso divertito.
Zayn
rise
divertito, prima di alzarsi, sedersi al tavolo delle due ragazze e
firmare loro
gli autografi. Concesse anche una foto ad entrambe, pregando Lottie di
scattarla. Pochi minuti dopo, erano fuori da Starbucks.
«Sei
consapevole di parlare come uno scaricatore di porto?»
chiese, mentre
camminavano di nuovo verso la macchina.
«Vi
prego
di perdonarmi, Sire. Non volevo arrecarvi nessuna offesa.»
«E
poi
sei anche stronza! Avevano tutte e due quindici anni!» rise
Zayn, dandole una
leggera spinta sulla spalla.
«E
poi da
a me dello scaricatore di porto. Ma tu pensa…»
***
Okay,
ecco il capitolo 3! Che ve ne pare? Non so, a me non convince un
granché, non
sono molto soddisfatta, ma va beh!
Spero
che
a voi sia piaciuto… Indi per cui, fatemi sapere, please!
Anyway,
ho pubblicato una One-Shot su Harry, vi lascio il link (basta cliccare
sul
titolo) se vi và, passate e fatemi sapere che ve ne pare
– se avete voglia,
ovviamente u.u-
Si
intitola Fix you.
L’altra
long,
invece, è Like an
Hurricane (vi lascio il link anche di quella!)
Baci,
Fede.
|
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Capitolo 4 *** It's only the beginning, Zayn. ***
“Diario
di una psicopatica”
Capitolo
4
“It’s
only the beginning, Zayn.”
Zayn
si
sentiva un po’ titubante all’idea di rientrare in
casa: sapeva alla perfezione
che i ragazzi sarebbero stati lì in agguato, per ricevere
ogni minima
informazione riguardo all’uscita con Lottie.
A
proposito di Lottie, l’aveva accompagnata a lavoro circa
quindici minuti prima
e, in macchina, lei aveva ripetuto la scena del cambio. Si era sfilata
i
leggins, sotto lo sguardo allibito di Zayn, aveva cambiato di nuovo gli
anfibi
con le ballerine, aveva tolto la cintura e legato i capelli nella
sobria coda
di cavallo.
In
verità, Zayn la preferiva nella versione precedente, ma si
era tenuto ben alla
larga da qualsiasi commento in merito.
Quando
aveva parcheggiato davanti alla libreria per lasciarla scendere, Lottie
l’aveva
salutato con un bacio sulla guancia e con un sorriso mozzafiato.
Lui
si
era limitato a mormorare un “buona giornata”,
sentendosi un perfetto idiota. E
dire che con le ragazze ci sapeva fare abbastanza, di solito. Eppure
Lottie era
così spiazzante che non sapeva mai come comportarsi.
Prese
un
altro respiro profondo, poi infilò le chiavi nella serratura
e, per sua enorme
sorpresa, trovò la casa fin troppo silenziosa.
Ciò poteva significare solo una
cosa: Louis e Niall non c’erano e Harry dormiva, o
probabilmente era andato a
casa della sua nuova conquista. Nessuno sapeva chi fosse, ma erano
perfettamente a conoscenza che sarebbe durata molto poco. Giusto il
tempo che
lei iniziasse ad avanzare pretese, come voler essere annunciata alla
stampa e
un sacco di altre cazzate che Harry non aveva la minima intenzione di
fare.
«Ragazzi?»
chiese, lasciando la felpa sulla spalliera del divano e incamminandosi
verso la
cucina.
«Ciao,
Zayn.»
«Ciao,
El. I ragazzi?» salutò la fidanzata di Louis con
un bacio sulla guancia, poi le
si sedette davanti.
«Louis
e
Niall sono andati a fare la spesa, Liam dorme, Harry è da
Sylvia.»
«Sylvia?
Ma non si chiamava Margareth?»
«Sei
rimasto indietro. Dopo Margareth c’è stata
Jessica, poi una certa Sarah e ora
c’è Sylvia.» ridacchiò
Eleanor.
«Certo,
ovvio.» ribatté Zayn, passandosi una mano sulla
fronte, con aria sconsolata.
Chissà se Harry sarebbe mai cambiato, o se avrebbe
continuato a passare da un
letto ad un altro senza il minimo scrupolo.
«Com’è
andata con Lottie?» domandò Eleanor, dopo qualche
minuto di silenzio. Zayn, che
stava bevendo un bicchiere d’acqua, rischiò di
strozzarsi per la sorpresa. Era
possibile che Louis non riuscisse mai a farsi i cavoli suoi? Era peggio
di una
ragazza, per quanto era pettegolo.
«Il
tuo
ragazzo è un’idiota.»
borbottò, mollando il bicchiere nel lavandino.
Eleanor
rise. «Lo so, ma non provare a cambiare argomento. Voglio
sapere tutto.»
Zayn
inarcò un sopracciglio, ma iniziò comunque a
parlare, conscio che Eleanor non
avrebbe mollato la presa tanto presto, se davvero era intenzionata ad
ottenere
tutti i dettagli sulla sua breve uscita con Lottie.
Dieci
minuti dopo, annuiva soddisfatta: aveva guadagnato abbastanza
informazioni da
capire che Lottie faceva esattamente al caso di Zayn.
«Dovresti
invitarla qui.» suggerì.
Zayn
scosse la testa: ancora non poteva correre il rischio di far entrare
Lottie
nella sua vita, senza essere certo che non avesse alcun secondo fine.
Certo,
per il momento proprio non sembrava avere cattive intenzioni,
né sembrava
volesse prenderlo in giro. Tuttavia, non sarebbe stata la prima volta
che una
ragazza fingesse di non essere interessata all’aspetto
pubblico della sua vita.
Quindi,
per il momento, avrebbe evitato di lasciarsi coinvolgere più
di tanto.
Anche
se
Lottie avrebbe potuto piacergli sul serio.
«È
ancora
presto.» sostenne, col tono di chi non ammette repliche.
Eleanor sospirò, anche
se aveva già immaginato che Zayn se ne sarebbe uscito con
una sparata del
genere.
Fortuna
che Harry e Louis si erano già salvati il numero di Lottie
sul telefono.
«Come
vuoi, Zayn.»
Zayn
non
vide il sorriso sornione di Eleanor, né tantomeno Liam che
sbirciava da dietro
la porta. Era troppo concentrato sul desiderio improvviso di avere
Lottie accanto
a sé, anche in quel momento. Era davvero possibile che una
ragazza potesse
sconvolgerlo a quel modo? Ed era strano, perché a lui
piacevano le ragazze
semplici, quelle un po’ indifese, quelle da prendere per mano
e portare in
salvo. Lottie era completamente l’opposto rispetto a tutto
ciò che lui aveva
sempre cercato: era pazza (completamente), spigliata, incasinata oltre
ogni
dire e aveva bisogno di essere presa per mano non tanto per essere
salvata,
quanto per essere trattenuta dal fare qualche cavolata.
Perciò
non era giusto che entrasse nella sua vita. Cosa sarebbe successo con i
giornali, con le sue fan, con l’idea che tutti avevano di lui
e, soprattutto,
con i ragazzi? Anche loro ne avrebbero risentito, forse.
«Zayn,
ti
sta suonando il telefono.» lo informò gentilmente
Eleanor, trattenendo a stento
un sorrisino soddisfatto. Anche Zayn non poté fare a meno di
sorridere, quando
lesse il nome di Lottie sul display.
«Ti sono sembrata un’arrampicatrice
sociale?»
domandò Lottie, senza nemmeno dargli il tempo di salutarla.
Zayn inarcò un
sopracciglio, perplesso e vagamente confuso. Eleanor, che stava bevendo
l’ennesima tazza di tè di quella mattina, si fece
più attenta. Intanto, Lottie
aveva iniziato a sproloquiare a macchinetta, tanto che Zayn non
riuscì a capire
una sola parola di quello che disse.
«Ehi,
Lottie, frena un attimo. Non ci ho capito niente.» la
interruppe. Trascorse
qualche altro secondo, dopodiché Lottie riprese a parlare
con più calma. Zayn
mise il telefono in vivavoce, perché probabilmente per
quello che era appena
successo non era la persona più indicata a dare qualche
consiglio.
Eleanor
si sedette accanto a lui e appoggiò i gomiti sul tavolo,
concentrata. Lottie
continuava a parlare.
«Ho letto
su internet che sono una
stronza, una troia e un’arrampicatrice
sociale. Ora: potrei dare ragione sulla stronza, però non mi
sembra il caso di
darmi della zoccola, ecco. Qualcun altro potrebbe rimanerci male,
sentendosi
insultato in questo modo. Io me ne fotto proprio, ma preferirei evitare
certe
cose. La domanda è: che faccio?»
concluse Lottie. A Eleanor risultò subito
evidente che la ragazza fosse piuttosto infastidita, ma rimase
parecchio
stupita dal tono aggressivo della sua voce. Qualcun’altra
– lei per prima – ci
sarebbe rimasta davvero male, se avesse letto voci infondate sul
proprio conto.
Zayn
si
grattò una guancia e guardò Eleanor come in cerca
d’aiuto. Lei gli suggerì di
andarla a prenderla a lavoro, di invitarla a cena a casa loro e di
parlare
apertamente della situazione.
«A
che
ora finisci di lavorare?»
«Perché?»
«Ti
passo
a prendere e ne parliamo.» propose quindi. Si aspettava quasi
che Lottie si
rifiutasse, perché sentirsi appellare in certi modi non le
piaceva affatto e di
conseguenza sarebbe stato meglio se non si fossero visti
più.
«Stacco alle sette. Davvero vieni a
prendermi?»
Zayn
sorrise.
«No,
lo
dico così, tanto per parlare.»
«’Fanculo, Zayn.»
Lottie chiuse la telefonata,
ma Zayn era certo che stesse ridendo.
«Te
l’ho
detto, io, che ancora era presto.» borbottò,
passandosi stancamente una mano
sugli occhi. Era tutto come aveva immaginato e non c’era
neanche bisogno di
parlare con Lottie, per capire come sarebbe andata a finire: non si
sarebbero
più visti. E non perché lui era tanto
melodrammatico, ma perché chiunque, anche
una pazza come Lottie, non sarebbe riuscita a portare avanti
un’amicizia –
perché era quello di cui si parlava – con gli
occhi di tutti quanti puntati
addosso. E poi, non era mica la prima volta che era costretto a
chiudere
un’amicizia per colpa di quella vita che a volte nemmeno gli
piaceva. Tutto
sarebbe stato diverso, se lui fosse stato un ragazzo normale.
«Niente
paranoie. Andrà tutto bene.» lo consolò
Eleanor, con una leggera pacca sulla
spalla. Le dispiaceva per Zayn: lei, quando aveva conosciuto Louis, non
era del
tutto estranea alle telecamere e la cosa non l’aveva
sconvolta più di tanto, né
infastidita. E comunque Louis era più il tipo che se ne
fregava di avere gli
occhi puntati addosso. Zayn, invece, era parecchio riservato e di certo
non
avrebbe apprezzato di trovare la sua storia sulle pagine di ogni
giornale, su
internet, dovunque. E anche per Lottie non sarebbe stato facile. Che
poi, non
capiva nemmeno come fossero arrivati a parlare di Lottie e Zayn
insieme, quando
loro due si conoscevano da così poco tempo. In ogni caso,
era evidente che la
cosa non poteva finire lì.
«Zayn,
hanno già messo su internet le foto di
stamattina.» esordì Louis, entrando in
cucina subito seguito da Niall.
«Lo
so.»
mormorò Zayn, tetro. Era tutto un fottutissimo casino, ed
era solo colpa sua se
Lottie ci era finita in mezzo. Anzi, a ben pensarci era di Lottie, la
colpa.
Era stata lei a lasciargli il numero!
«Ora
che
si fa?» Niall si accomodò al tavolo,
ringraziò Eleanor per avergli servito un
muffin al cioccolato e si mise a mangiare.
«Alle
sette Zayn va a prendere Lottie a lavoro. Poi la porta qui e ne
parliamo.»
riassunse Eleanor, brevemente. Zayn annuì, mangiucchiando
distrattamente un
biscotto.
Che
situazione del cavolo. Eppure, non sapeva perché, ma sentiva
che ne sarebbe
valsa la pena.
Quel
pomeriggio, verso le sei e trenta, comunicò ai ragazzi che
sarebbe andato a
prendere Lottie ed uscì di casa, accompagnato dalla risatina
di Eleanor e dai
fischi degli amici.
Lottie
era fuori dalla libreria, insieme alla sorella, ed entrambe sembravano
coinvolte in una discussione appassionata e anche un po’
furiosa.
Quando
lui arrivò, sembrarono non accorgersi nemmeno della sua
presenza, fintantoché
Zayn non si schiarì la voce con un colpo di tosse.
Si
voltarono verso di lui con un’espressione talmente
incollerita che Zayn
credette che l’avrebbero sbranato. Invece, non appena si
accorsero che era lui,
si rilassarono e sorrisero. Soprattutto Lottie.
«Sei
in
ritardo di ben trenta secondi. Sono cose che
un’arrampicatrice sociale non
tollera.» ridacchiò.
Tuttavia,
nonostante si fingesse tanto rilassata, a Zayn non sfuggì
affatto che Lottie
cercava di mantenere le distanze.
«Mi
dispiace, maestà. Prometto che mi farò
perdonare.» fece un breve inchino.
«Vogliamo
andare? Ovviamente l’invito è valido anche per te,
Celine.»
«Grazie,
ma devo proprio andare a casa. Mi raccomando, Lottie. Ricordati quello
che ti
ho detto.» raccomandò alla sorella, che storse il
naso ma annuì.
Una
volta
rimasti soli, Zayn si accorse che Lottie aveva gli occhi lucidi e
sembrava
parecchio vicina all’orlo del pianto. Purtroppo non sapeva
come comportarsi,
perciò si limitò ad accarezzarle la schiena con
delicatezza. Lottie sospirò
profondamente, poi si voltò verso di lui e sorrise.
«Grazie.»
***
Ce l'ho fatta! Dopo aver
passato più di un mese e mezzo senza computer e senza
internet, finalmente riesco ad aggiornare la storia. Piano piano mi
occuperò anche delle altre...
Comunque, ecco il capitolo
4. Che ve ne pare? La storia sta prendendo una piega un pò
più seria di quello che mi aspettavo, ma non è
niente di tragico, no?
Volevo
ringraziare extraordinharry, alessgirl89, martafromearth e
xsweetlovatic per aver recensito lo scorso capitolo. Vi chiedo scusa se
non ho risposto alle recensioni, ma proprio vado di fretta xD
In ogni
caso vi adoro u.u
Baci,
Fede.
|
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Capitolo 5 *** I want to be your friend. ***
“Diario
di una psicopatica”
Capitolo
5
“I
want to be your friend.”
Se
per un
solo attimo Zayn aveva creduto che Lottie non sarebbe riuscita a
tollerare la
situazione, be’, si era sbagliato di grosso.
Non
solo
in macchina non aveva affatto accennato al problema, ma si comportava
esattamente nello stesso identico modo di quando l’aveva
conosciuta: niente
finzioni, niente risatine idiote per far capire a chi li riconosceva
che
stavano insieme, niente di niente. Eppure, poco prima, sembrava
sull’orlo del
pianto.
«Credo
che prima o poi scapperò di casa.» lo
informò con noncuranza, mentre
percorrevano il vialetto che conduceva alla casa che Zayn condivideva
con i
ragazzi.
Lui
strabuzzò gli occhi, colto di sorpresa.
«Come?»
«Si.
Avevo pensato alla Papua Nuova Guinea, oppure al Guatemala. Dici che
mia madre
mi troverebbe anche lì?»
Zayn
ridacchiò.
«Probabilmente
si.»
«Uffa.»
Lottie
varcò la soglia con un’espressione sinceramente
abbattuta, tanto che i ragazzi
– che aspettavano il suo arrivo in salotto –
cominciarono a preoccuparsi.
«È
morto
qualcuno?» domandò Lottie, confusa.
«Hai
visto su internet?» replicò Louis.
Lottie
annuì. Certo che aveva visto, e l’unica cosa di
cui si era spaventata erano le
occhiaie evidenti anche dalla distanza da cui era stata scattata la
fotografia.
«Si.
Ho
delle occhiaie esagerate, vero?» scherzò, cercando
di sdrammatizzare. Poi capì
che i ragazzi prendevano quella storia troppo sul serio e
sospirò.
«Se
il
problema è che mi hanno dato della zoccola, non
preoccupatevi. Non me ne frega
niente.» iniziò a spiegare «Se invece il
problema è che potrei rovinare
l’immagine di Zayn, be’, quella è tutta
un’altra storia. E siccome non ho
alcuna intenzione di incasinare la vita di nessuno, posso sparire.
Giuro, senza
rancore.» terminò, sorridendo in direzione di
Zayn, che si era seduto sul
divano e non sembrava per niente entusiasta.
Gli
si
avvicinò e gli posò una mano sulla spalla. Zayn
sorrise brevemente, prima di
scuotere la testa e sospirare.
«Non
c’è
nessun problema.» esordì Eleanor, entrando in
salotto. Reggeva tra le mani un
portatile bianco e sembrava completamente concentrata sulla lettura di
alcuni
commenti pubblicati sotto una foto di Zayn e Lottie.
«Piacere
di conoscerti, Lottie. Io sono Eleanor.» le due si strinsero
la mano, dopodiché
Lottie si accomodò sul divano accanto ad Eleanor.
Cominciarono a leggere i
commenti, e i pareri risultarono incredibilmente differenti
l’uno dall’altra. C’era
qualcuno che la insultava, per lo più ragazzine di tredici
anni, e qualcuno,
invece, che prendeva le sue difese.
Fino
a
che Lottie non si scontrò con il commento di sua cugina
Tiffany: “Visto che siete tanto
curiose di saperlo,
quella nella foto si chiama Charlotte Marie Gaillard. Ed è
una troia, perché si
è portata via il mio Zayn senza dirmi niente. Ti odio, Lottie.”
Eleanor
lesse il commento di Tiffany ad alta voce, scatenando le proteste e gli
insulti
da parte dei ragazzi.
Poi
il
telefono di Lottie iniziò a squillare.
«Ciao,
Tiffany.»
«Sei una stronza, Charlotte. Io ti odio! Hai
capito? Ti odio!»
«Mi
spezzi il cuore, così.» replicò Lottie.
In realtà, non gliene fregava
assolutamente niente se Tiffany la odiava. E poi non c’era
niente di male
nell’uscire con un ragazzo. Se Zayn non fosse stato famoso,
probabilmente
nemmeno l’avrebbero considerata.
«Come hai potuto farmi questo?»
Lottie
alzò gli occhi al cielo, poi nascose il telefono sotto il
cuscino, si alzò e si
stiracchiò per bene. Non aveva nessuna voglia di stare ad
ascoltare la cugina
più del necessario.
«Stavamo
dicendo?» intanto, Tiffany stava continuando a urlare e
nonostante il cuscino
attutisse di parecchio la sua voce, ciò che diceva risultava
fin troppo chiaro.
Louis
ridacchiò, divertito. Zayn, invece, si sentiva percorrere
dalla voglia di
afferrare il telefono e dire a Tiffany di chiudersi quella maledetta
boccaccia,
perché non aveva alcun diritto di parlare di Lottie.
«Eleanor
stava dicendo che non c’è alcun problema. Non ho
capito perché, però.» Lottie
si rivolse direttamente a Eleanor, che le sorrise con aria complice e
iniziò a
digitare qualcosa sulla tastiera del computer.
“Non mi piace intromettermi nelle discussioni
altrui, ma credo sia il caso che la smettiate IMMEDIATAMENTE di
insultare una
ragazza che non ha nessuna colpa, se non quella di essere
un’ottima amica dei
ragazzi. Se qualcuno vi insultasse solo perché avete i
capelli rossi, o perché
siete un po’ in carne o per qualunque motivo stupido, non ci
rimarreste male?
Perciò piantatela di insultare Lottie e siate felici per i
ragazzi, che hanno
trovato una persona di cui potersi fidare. Se poi siete invidiose,
be’, quelli
sono problemi vostri.
Eleanor.”
«Ecco
fatto. Ora nessuno dirà più niente,
vedrai.» sostenne, passando un braccio
intorno alle spalle di Lottie, che le sorrise grata e un po’
commossa.
Non
le
capitava spesso di incontrare qualcuno che prendesse le sue parti. E
sapere che
Eleanor, che la conosceva a malapena, era pronta a litigare con delle
sconosciute per difenderla, la faceva commuovere non poco.
Perciò la abbracciò.
«Grazie.»
Harry
batté
le mani, poi si alzò in piedi. «Ora che abbiamo
risolto, vi saluto.» afferrò la
giacca dalla spalliera del divano e la indossò in tutta
fretta. Salutò Eleanor
e Lottie con un bacio sulla guancia e uscì.
«Non
cambierà mai.» mormorò Niall, scuotendo
la testa con rassegnazione. Ormai si
erano abituati tutti quanti alle stranezze di Harry. Ogni tanto usciva
di punto
in bianco, senza avvisare nessuno e ritornava qualche ora dopo con
un’espressione altamente soddisfatta. Non chiedevano nemmeno
più dove fosse
stato, stanchi di sentirsi ripetere “da
un’amica.”
«Questa
è
Sylvia?» domandò Zayn, un po’ curioso.
Niall
fece cenno di no con la testa, poi passò a spiegare:
«Sylvia era quella di
stamattina. Ora c’è Susan.»
Lottie
ridacchiò, guadagnandosi le occhiate sconcertate di tutti i
presenti.
«Che
c’è?
Stavo pensando all’unica Susan che conosco io. Siamo uscite
insieme una volta
sola e ancora non sono riuscita a dimenticarlo…»
scacciò il ricordo di quella
tragica uscita, rifiutandosi di rispondere alle domande che le vennero
poste al
riguardo.
«Be’,
sarà ora che vada.» riafferrò il
telefono da sotto il cuscino – Tiffany,
intanto, aveva chiuso la telefonata – e lo infilò
nella borsa. Riaggiustò le
pieghe del vestito e tirò un po’ la coda.
«Non
resti a cena? Ordiniamo una pizza.» propose Liam,
rivolgendole un sorriso
tranquillo. Lottie si grattò la guancia, indecisa.
«Te lo dico subito.» digitò
frettolosamente un messaggio che inviò alla sorella, poi
attese la risposta,
guardandosi intorno con curiosità. Il salone era parecchio
disordinato, ma
tutto sommato molto accogliente e lei scoprì di adorarlo.
Insomma, era la casa
di chi viveva come voleva, no?
Senza
che
se ne rendesse conto, il suo sguardo si soffermò su Zayn,
che in quel momento
stava fissando la chitarra abbandonata per terra con aria pensierosa.
Ed era
bello, pensò, in un attimo di debolezza. Così
bello che anche lei, se fosse
stata una sua fan, si sarebbe incazzata parecchio, vedendolo insieme ad
una
ragazza tanto comune.
La
vibrazione del telefono la riscosse da quei pensieri scomodi e stupidi.
“Solo per questa volta, Lottie. Mamma inizia
a fare domande. E lo sai che quando si impunta è peggio di
un Rottweiler che si
aggrappa ai c… hai capito, no? Divertiti con Zayn, piccola.”
Lottie inviò
un ringraziamento spassionato, poi si rivolse ai ragazzi.
«Vada
per
la pizza.» confermò, seguendo Eleanor in cucina,
con la scusa di aiutarla ad
apparecchiare la tavola. In realtà, voleva stare da sola con
lei, per chiederle
quale fosse il motivo che l’aveva spinta ad aiutarla,
nonostante non fosse
assolutamente in obbligo.
«Mi
sembri una tipa a posto, Lottie. E mi dispiacerebbe che Zayn perdesse
l’occasione di conoscere una ragazza normale.»
spiegò Eleanor, mentre le
allungava un pacco di tovaglioli da disporre sulla tavola.
«E
poi i
tuoi capelli mi piacciono davvero tanto.» aggiunse. Lottie
ridacchiò.
«Già,
peccato che secondo mia madre non debba assolutamente tenerli
sciolti.» alzò
gli occhi al cielo, facendo capire a Eleanor quanto trovasse esagerata
una cosa
del genere.
Rimasero
in silenzio per qualche minuto, fino a che Lottie chiese la prima cosa
che le
passava per la testa.
«Perciò
se anche ti fossi sembrata una stronza mi avresti difesa?»
Eleanor
rise: c’aveva visto giusto, quindi. Lottie non solo era
simpatica, ma era anche
furba, e intelligente.
«Si.»
«Perfetto.
Perché in effetti sono un po’ stronza,
però dipende dalle giornate.» spiegò
Lottie, rigirandosi una forchetta tra le mani.
«E
oggi
che giornata è?» si intromise Zayn, appoggiandosi
alla porta con una spalla.
Lottie non poté fare a meno di trovarlo ancora
più bello.
«Oggi?
Bella domanda, Malik. Non lo so.»
«Sei
uscita con me, perciò direi una gran bella
giornata.» ridacchiò Zayn, facendole
un occhiolino.
«Oh,
cielo. Credo che piangerò per
l’emozione.» disse, sarcastica. Zayn rise, poi si
avvicinò.
«Potrei
offendermi.» un altro passo avanti.
«Basta
che non piangi anche tu. Sii uomo, Zayn.»
Eleanor
cominciò a ridere: non si vedeva tanto spesso Zayn che
scherzava così. Aveva
l’aria sempre metà imbronciata ed anche quando
rideva sembrava sempre non lo
facesse sul serio. Perciò, vederlo così rilassato
e così a suo agio era una
bella novità, per i ragazzi.
Lottie
diede qualche pacca di consolazione sulla spalla di Zayn, che rise
divertito e
le pizzicò una guancia. Erano carini, insieme.
«Sono
arrivate le pizze!» annunciò Liam, entrando in
cucina con un cartone gigante di
pizza margherita. Lo depose sul tavolo, dopodiché si
fiondarono tutti quanti
sulla pizza, in particolare Niall e Louis che, a loro dire, stavano
morendo di
fame.
Lottie
li
guardò, a metà tra il divertito e il costernato,
poi scosse le spalle e afferrò
una fetta di pizza prima che fosse troppo tardi.
Dopo
cena, Lottie e Zayn si ritrovarono da soli, in silenzio. Zayn si
sentiva un po’
assonnato per tutta quella pizza, a dire la verità, mentre
Lottie rimuginava su
quello che avrebbe detto di lì a poco.
Sentiva
la necessità di parlare da sola con lui di quanto successo
quel pomeriggio, per
mettere in chiaro che non aveva nessuna intenzione di approfittarsi
della sua
popolarità o di quant’altro.
«Ti
posso
parlare?» esordì, tormentandosi una ciocca di
capelli color miele intorno al
dito. Zayn sorrise.
«Mi
chiedevo quando l’avresti detto.»
mormorò. Si accomodarono sul divano, uno
accanto all’altra e rimasero in silenzio ancora un
po’, fino a che Lottie
sospirò.
«Non
sono
una puttana.»
«Non
c’è
bisogno di dirlo, Lottie. Lo so.»
«E
non
sono un’arrampicatrice sociale.»
«So
anche
questo.»
«Sono
stronza, okay, ma solo perché devo difendermi. Hai visto
com’è Tiffany, no?
Ecco mia madre è molto peggio. Come dovrei fare,
Zayn?» chiese, con gli occhi
un po’ lucidi. Zayn le sorrise debolmente, prima di
avvolgerle le spalle con un
braccio e lasciarle un bacio sulla testa.
«Non
sei
stronza, Lottie. Forse un po’, ma è meglio
così.»
«Sono
stanca di lottare contro tutto e tutti.»
C’erano
un sacco di cose che Zayn avrebbe voluto dirle: che per qualche
inspiegabile
motivo lui ci sarebbe sempre stato, che non l’avrebbe
lasciata sola per nessuna
ragione al mondo, che non era giusto che soffrisse per colpa di persone
che non
erano in grado di apprezzarla per quello che era. Avrebbe voluto dirle
che lo
sapeva, che sotto sotto era una ragazza dolce e sensibile.
Invece
si
limitò a stare in silenzio, cercando comunque di farle
capire che poteva
contare su di lui per qualunque cosa.
«Te
lo
giuro, Zayn. Voglio solo esserti amica, non ho nessun secondo
fine.»
«Ti
credo, Lottie. Ti credo.»
Quel
“voglio solo esserti amica”, però,
strideva in maniera quasi dolorosa, nella sua
testa. Tuttavia, Zayn sorrise: era meglio avere Lottie come amica,
piuttosto
che non averla affatto.
Hola, girls ^^
Ecco qua il nuovo capitolo! A me personalmente non piace un
granché, e probabilmente anche voi vi aspettavate qualcosa
di più, però non so... è uscito
così! Quindi non mi uccidete!
In ogni caso, mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate,
perciò lasciate un commentino, susu :)
Well, passo a ringraziare le ragazze che hanno commentato lo scorso
capitolo: alessgirl89, xsweetlovatic e LaPazza7, grazie mille:)
Grazie anche a chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite/
ricordate e anche a chi legge soltanto!
Un bacio gigantesco <3
Pubblicità:
Allooooora, vi lascio il link dell'altra mia long: Like an
Hurricane - nel caso voleste andare a leggerla!
Mi farebbe piacere sapere che ne pensate.
E vi lascio il link delle due One-Shot che ho scritto: Fix you
(Harry/nuovo personaggio) e Hey,
pretty girl! (Zayn/nuovo personaggio). Se vi và,
leggetele :)
Vi adoro,
Fede.
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Capitolo 6 *** A beautiful, sunny morning. ***
Capitolo
6
“A beautiful, sunny
morning.”
Quella
mattina, Londra era riscaldata da un tiepido sole. Il cielo era
azzurro,
coperto solo da qualche nuvola passeggera e l’aria era
piacevole.
Zayn
si
svegliò decisamente di buonumore. Si stiracchiò,
alzando le braccia verso il
soffitto e si lasciò andare ad un sospiro soddisfatto.
Come
succedeva da qualche giorno a quella parte, il suo pensiero
volò a Lottie. Non
sapeva cosa gli avesse fatto, quella sottospecie di pazza in gonnella,
fatto
sta che era riuscita a sconvolgere la sua vita con poche pagine di
diario e un
paio di uscite insieme. Ora che erano diventati amici –
storse un po’ il naso
di fronte a quella parola scomoda – le cose iniziavano a
volgere per il senso
giusto.
La
settimana scorsa, le voci secondo le quali lui e Lottie stavano vivendo
un’idilliaca storia d’amore erano aumentate e
ormai, sul web, circolavano
sempre le solite tre foto, modificate in modo che loro due sembrassero
più
vicini. Lottie aveva riso fino alle lacrime, quando una ragazzina che
doveva
avere all’incirca dodici anni aveva scritto che di certo a
letto sarebbe stata
meglio lei.
“Certo, con il pannolino, il ciuccio e un
peluche. Possibilmente di Winnie the Pooh.” aveva
risposto Lottie, prima
che Zayn riuscisse ad impedirglielo. “E
magari con la luce accesa. Sai, potrebbe arrivare l’uomo nero.»
aveva
aggiunto poi, prima di sghignazzare divertita. Zayn aveva alzato gli
occhi al
cielo: era contento che Lottie non avesse preso male quella situazione.
Aveva
creduto che non sarebbe riuscita a tollerarla. Insomma, trovarsi
costantemente
sotto gli occhi di tutti non era piacevole; lui lo sapeva bene ed era
l’ultima
cosa che avrebbe augurato ad una persona come Lottie.
La
vibrazione del telefono lo distolse dai suoi pensieri, così
Zayn si affrettò a
rispondere.
La
voce
allegra di Lottie risuonò nel suo orecchio, facendolo
sorridere.
«Buongiorno, raggio di sole!»
trillò,
prima di scoppiare a ridere.
«Buongiorno.»
mormorò Zayn, con la voce resa ancora un po’ roca
dal sonno.
«Ti ho svegliato?» chiese
Lottie,
tranquilla. Prima che Zayn potesse rispondere, però, aveva
già ripreso a
parlare. «Non importa,
perché sai che
facciamo oggi? Andiamo al parco! Vero che vieni con me al parco? Dai,
Zayn, ti
prego! Ti prego, ti prego, ti prego…»
«Sei
pazza.» ridacchiò Zayn. Nel frattempo si
alzò, scostò le tende blu notte e aprì
un po’ la finestra. Era davvero una bella giornata.
«Si, lo so. Allora? Ci vieni?»
proseguì
Lottie, imperterrita.
«Certo.
Passo a prenderti tra un’ora, d’accordo?»
«Grazie, raggio di sole.» rise
un’altra
volta, poi chiuse la telefonata.
Zayn
sorrise tra sé e sé, mentre frugava dentro
l’armadio alla ricerca di una
maglietta e di un paio di pantaloni. Dopo che li ebbe trovati,
raggiunse i
ragazzi in cucina. Harry era intento a cucinare un omelette, il che
costituiva un
evento assolutamente memorabile, visto che a casa non c’era
mai, la mattina.
«E
Susan?» domandò Louis, con un sorrisino divertito
dipinto in faccia. Harry
borbottò qualcosa di incomprensibile, prima di versare la
prima omelette nel
piatto dell’amico.
«Come?»
insistette Liam. Si versò un bicchiere di succo
d’arancia e lo sorseggiò con
calma, in attesa della risposta di Harry.
«Ha
detto
che sono un’idiota. “Un
borioso pallone
gonfiato”.» borbottò, imitando
due virgolette con le dita. I ragazzi
scoppiarono a ridere.
«Be’,
ha
ragione.» asserì Louis, beccandosi
un’occhiata in tralice e un pugno nemmeno
tanto delicato sulla spalla. Zayn ridacchiò e scosse la
testa. Non era la prima
volta che qualcuno di sesso femminile dava dell’idiota ad
Harry.
«Voi
non
capite. Mi ha dato dell’idiota!» ripeté,
sperando che finalmente anche loro ci
arrivassero. Ma niente, Niall continuò a mangiare, Louis e
Zayn a ridacchiare e
Liam a bere il suo succo d’arancia.
«Dove
vai
così presto?» chiese Niall, rivolgendo a Zayn
un’occhiata eloquente.
«Da
Lottie.» tagliò corto Zayn, prima di salutare con
un cenno della mano e
filarsela dalla cucina. Lo sapeva che era un comportamento da codardo,
ma non
l’avrebbero lasciato in pace nemmeno se li avesse supplicati,
perciò battere in
ritirata era la scelta migliore.
«Ah,
il
nostro piccolo Zayn si è innamorato…»
urlò Harry, scatenando le risate dei
ragazzi e i borbottii di Zayn, che afferrò le chiavi della
macchina e si
precipitò fuori di casa. Visto? Lo sapeva che
l’avrebbero preso in giro.
«Almeno
io non vado in bianco!» urlò, certo che Harry
l’avrebbe sentito.
Lottie
lo
aspettava, come al solito, nella stradina laterale. Indossava un
vestitino
azzurro cielo e portava i capelli raccolti in una lunga treccia
laterale, che
le scendeva dolcemente fino al fianco. Pestava nervosamente il piede
per terra,
evidentemente presa dalla smania di allontanarsi il più
velocemente possibile
da casa sua.
«Grazie
al cielo, non ce la facevo più.»
sospirò, entrando in macchina. Zayn si inserì
nel traffico, in silenzio.
«Sai,
pare che io sia incinta.» commentò Lottie,
colpendosi la pancia con la mano.
Zayn strabuzzò gli occhi e fu sul punto di fermare la
macchina, costringere
Lottie a dargli il nome del bastardo che aveva anche solo osato
sfiorarla e
ammazzarlo. Invece tenne gli occhi fissi sulla strada e
annuì.
«Non
dici
niente? Dopotutto, è anche tuo figlio! O ti sei
già dimenticato della nostra
notte di passione sulla spiaggia?» gli chiese Lottie,
osservandolo con
attenzione. Non capiva se Zayn fosse scioccato, traumatizzato o se
avesse
subito una lobotomia durante la notte. Poi si rese conto di quello che
aveva
appena detto ed arrossì lievemente.
«Non
ti
aspetterai mica i mantenimenti, vero?» se ne uscì
Zayn, dopo qualche secondo di
silenzio. Lottie scoppiò a ridere, lieta che la
conversazione non avesse preso
una piega che non era affatto pronta ad affrontare.
Che
cos’erano lei e Zayn? Amici? Amici che si frequentavano?
Cosa? Non lo capiva,
eppure spesso sentiva il bisogno di averlo accanto a sé,
anche solo per un
abbraccio, o per una carezza, o una risata. Zayn era così
incredibilmente
dolce, con lei, che non ci poteva neanche credere.
Non
aveva
mai incontrato un ragazzo come lui. Era anche troppo perfetto per
essere vero.
«Sei
tu,
tra di noi, la superstar. Non vorrai negare alla mia bambina un vestito
di
Burberry?»
«Burberry?»
«Puoi
scegliere anche qualcos altro. Non so, Valentino,
Dolce&Gabbana, Dior,
Prada, Gucci. Non ho molte pretese.»
«No,
infatti. Non sei affatto materialista.» commentò
Zayn, suo malgrado divertito.
Incredibile come da un argomento spinoso come una gravidanza, Lottie
fosse
riuscita a spostare la conversazione su qualcosa di molto
più leggero e di meno
imbarazzante. Perché insinuare che lui l’avesse
messa incinta, significava
credere che tra loro due ci fosse stato un approccio decisamente
più intimo.
Non che non gli sarebbe piaciuto, ma ancora non era arrivato al livello
di
Harry.
«Senti
chi parla, quei pantaloni costeranno più della
macchina.»
«Se
preferisci, la prossima volta vengo in mutande.»
Lottie
arrossì fino alla radice dei capelli, ma cercò di
mascherare l’imbarazzo con
una risata che aveva più dell’isterico che del
divertito. Zayn face finta di
niente, ma dentro di sé, si sentiva piuttosto soddisfatto:
forse Lottie non era
tanto convinta, quando sosteneva di volerlo solo come amico. Intanto,
aveva
parcheggiato in prossimità del parco.
«Stai
cercando di mettermi in imbarazzo?» borbottò
Lottie, scendendo dalla macchina,
con un broncio a dir poco adorabile stampato in viso.
«Ci
sto
riuscendo?»
«Figurati,
vederti nudo non mi farebbe nessun effetto.» fece spallucce,
fingendosi
noncurante. Zayn scoppiò a ridere, poi le
circondò le spalle con un braccio e iniziò
a camminare lungo il sentiero.
«Potremmo
fare una prova.» propose.
Lottie
gli rifilò una gomitata nelle costole.
«Certo
che sei proprio stronzo.»
«Sai,
a
furia di uscire con certa gente lo si diventa.»
«Meno
male che ora ci sono io.»
Lottie
rise. Le piacevano, quegli stupidi battibecchi con Zayn. Anche se, in
effetti,
non poteva dire che fossero propri di due persone che volevano solo essere amiche. Diavolo,
però! Se
Zayn davvero avesse voluto essere qualcosa di più, avrebbe
potuto farglielo
capire. Di certo non spettava a lei, il primo passo. Che fine aveva
fatto la
vecchia, sana cavalleria?
Ci
voleva
il corteggiamento, i fiori, l’arrampicata sul balcone e la
serenata, pensò
sarcastica. Che marea di cazzate, le sarebbe stato bene anche se Zayn
l’avesse
sbattuta al muro e l’avesse baciata.
Chissà
come sarebbe stato…
Scosse
la
testa, dandosi della stupida almeno un centinaio di volte.
«Stupida.
Cretina. Deficiente. Piantala immediatamente, Lottie.» si
impose. Zayn inarcò
un sopracciglio, vagamente perplesso.
«Mi
devo
preoccupare?» chiese.
«No,
tranquillo. Domani inizio la psicoterapia.»
«Hai
scelto uno bravo, almeno?»
«Lo
stesso di Tiffany. Anche se, visti i risultati, non credo sia il
migliore.»
commentò, tragica. Zayn si affrettò a darle
ragione. Conosceva Tiffany grazie
ai racconti di Lottie e fino a quel momento era stato abbastanza
fortunato a
non incontrarla di persona. A quanto pareva, Tiffany era una fan
scatenata degli
One Direction. Non solo: era del tutto ossessionata da Liam e, da
quando aveva
scoperto che lui e Lottie erano amici, cercava di continuo un pretesto
per
seguirla e per conoscerli.
«Stamattina
l’ho rinchiusa nello stanzino.» confessò
Lottie, giocherellando con la treccia.
Zayn rise, anche se, in effetti, avrebbe dovuto preoccuparsi. Non era
normale
che Lottie facesse certe cose, vero? Eppure non riusciva a darle torto.
«Almeno
l’hai detto a qualcuno?»
«Potrei
essermene dimenticata…» mormorò lei,
sbattendo le lunghe ciglia con aria
innocente.
Camminarono
per qualche minuto, ognuno perso nei propri pensieri, poi Lottie
afferrò Zayn
per mano a lo trascinò fino ad un chiosco poco distante.
«Prendiamo
lo zucchero filato? Ti prego, ti prego!» lo
supplicò.
Zayn
alzò
gli occhi al cielo, poi ordinò uno zucchero filato al
ragazzo che stava dietro
al chiosco e si avvicinò alla cassa per pagare. Lottie lo
rincorse e gli
afferrò il braccio un istante prima che Zayn infilasse la
mano in tasca per
cercare il portafoglio.
«Questa
volta offro io. Ma non farci l’abitudine.» le disse.
Lottie
gli sorrise, poi si alzò sulle punte dei piedi e gli
lasciò un bacio sulla
guancia.
Poco
dopo, si sedettero su una panchina. Lottie si stava gustando a pieno il
suo
zucchero filato, quando il ragazzo che stava dietro al chiosco si
avvicinò.
Zayn
gli
rivolse un’occhiata in tralice, cercando di fargli capire che
non era
assolutamente il caso che si avvicinasse. Quello, invece,
continuò imperterrito
a camminare, fino a raggiungere Lottie.
«Ciao,
ti
ricordi di me? Sono»
«Il
ragazzo dello zucchero filato, certo.» concluse Lottie,
rivolgendogli uno dei
suoi sorrisi più amichevoli. Zayn strinse il pugno e, tanto
per far capire come
stavano le cose, circondò le spalle di Lottie con un braccio
e guardò il
ragazzo in segno di sfida. Lottie lo guardò, confusa: Zayn
non poteva essere
geloso, vero?
Non
aveva
senso. Eppure, a giudicare dalla rigidità del braccio e
dalla freddezza nello
sguardo, non trovava nessun altra spiegazione logica.
«Mi
chiamo Jared.» continuò il ragazzo, tendendo una
mano in direzione di Lottie,
che sorrise e ricambiò la stretta.
«Io
sono
Lottie.» si presentò.
«Si.
E io
sono Zayn Malik. Sai, quello degli One Direction.» si
intromise Zayn con un’espressione
indecifrabile. Lottie ridacchiò: era molto
geloso, se arrivava al punto di presentarsi come cantante.
«Mi
stavo
chiedendo se ti andava di uscire con me.» propose Jared,
passandosi la mano tra
la massa di capelli corvini.
Lottie
rifletté un attimo: avrebbe voluto dire di sì,
solo per vedere la reazione di
Zayn. Le faceva inspiegabilmente piacere, saperlo geloso di lei. Voleva
dire
che ci teneva, giusto? E lei non era abituata ad avere intorno gente
che le
voleva bene. A parte Celine.
«Ti
ringrazio, ma non credo sia il caso.» rifiutò
gentilmente.
«State
insieme?» domandò allora Jared, un po’
infastidito dal rifiuto.
«No.»
«E
allora
dov’è il problema?»
«Non
c’è
nessun problema. Non voglio uscire con te e basta.»
Lottie
iniziava ad innervosirsi: di questo Zayn era certo. E non era di certo
un bene,
visto che tendeva a diventare piuttosto sarcastica e un po’
aggressiva.
«Potremmo
andare a bere qualcosa.»
«Ha
detto
di no. Lascia perdere.» si intromise quindi. Lottie lo
guardò grata e,
finalmente, Jared sembrò cogliere il messaggio.
Si
allontanò, borbottando qualcosa di incomprensibile e Lottie
e Zayn caddero
nell’imbarazzo più totale. Poi, come se niente
fosse, Lottie cominciò a ridere.
«Sono Zayn Malik. Sai, quello degli One
Direction. Potevi fargli anche un autografo, già
che c’eri.»
***
Hello, girls!
Come state? Io sto
sclerando, per colpa di questo cavolo di caldo, anche se non ve ne
frega.
Comunque, ecco qua il
nuovo capitolo. Che ve ne pare di Malik in versione "Sono un One
Direction?". A me piace. Ahahahah, no, sul serio. Vi
è piaciuto il capitolo? Le cose iniziano a
muoversi, finalmente. Ora, ho in mente qualcosa di assolutamente
fantastico per questi due. E sappiate che, nella mia testa, la storia
è finita.
Il problema, ora,
è metterla per iscritto. Ahi, la vedo dura. In ogni caso,
non credo che verrà di settordici mila capitoli.
Giusto una ventina, o
forse meno. Boh, non lo so.
Well, passo a
ringraziare le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo.
Addirittura in sette! Cavolo, ma io vi adoro. E grazie anche alle 17
persone che l'hanno inserita tra le preferite, le 2 ricordate e le 30
seguite.
Grazie mille. E mi
raccomando, se voleste farmi sapere che ne pensate, non siate timide!
Io mica mi offendo ;)
E grazie anche a te,
lettrice silenziosa!
Ora, mi faccio un
pò di pubblicità. Ho scritto una nuova OneShot.
Non centra niente con questa storia, anzi. E tratta una tematica un
pò più forte. Se vi andasse di leggerla, mi
farebbe molto piacere. E, sempre se vi và, ditemi che ne
pensate, please.
Per leggerla, basta
cliccare sul titolo: Cicatrici.
Con affetto,
Fede.
|
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Capitolo 7 *** Mr. Stitico & Miss Impicciona. ***
Capitolo
7
“Mr. Stitico
& Miss Impicciona.”
«Ho
un
problema.»
Zayn
sapeva che parlarne con i ragazzi non era la scelta migliore ma, per
quanto si
fosse sforzato di giungere ad una conclusione per conto suo, sentiva il
bisogno
di avere un parere esterno. Okay,
era
riservato e okay, non amava
sbandierare i cavoli suoi, ma i ragazzi erano degli ottimi ascoltatori
e
qualcuno di loro – in particolare Liam – dava
ottimi consigli.
Perciò
aveva scelto il momento propizio per parlare a tutti loro, evitando che
qualche
orecchio indiscreto potesse cogliere frammenti della conversazione.
Si
accese
una sigaretta e diede qualche profonda boccata, poi guardò
gli amici. Si erano
riuniti sul balcone che si affacciava sul lato est della casa: Harry e
Louis si
erano immediatamente appropriati del piccolo dondolo, Liam e Niall si
erano
seduti a terra, uno accanto all’altro e Zayn non era riuscito
a fare altro se
non camminare avanti e indietro nervosamente sotto i loro sguardi
curiosi.
«Che
tipo
di problema?» domandò Liam. A giudicare dalla sua
faccia, però, doveva già aver
capito di cosa si trattava. Non che fosse chissà quanto
difficile, in effetti,
visto che Zayn ultimamente parlava spesso di Lottie.
Da
un
giorno all’altro, il nome della ragazza aveva cominciato a
comparire sempre più
frequentemente nei loro discorsi, soprattutto quando si trattava della
stampa,
o delle fan un po’ troppo esagerate. Il collegamento era
semplicissimo: Fan = Tiffany. Tiffany =
Lottie. Lottie =
Zayn che aveva un problema.
Era
tutto
così semplice che allo stesso tempo rischiava di diventare
troppo complicato,
per Zayn. Con il suo essere sempre protettivo, rischiava di lasciarsi
sfuggire
l’unica ragazza che forse avrebbe potuto piacergli sul serio.
E, nel loro mondo,
non era tanto semplice mantenere una relazione stabile. Liam lo sapeva,
Louis
lo sapeva. Harry era un caso a parte, certo, ma chi lo diceva che
questa Susan
che gli aveva dato dell’idiota non fosse quella giusta? E
Niall, che era sempre
così dolce e così disponibile, chissà
perché non trovava mai nessuna in grado
di condividere quella sua natura altruista e sensibile.
«Cos’ha
fatto Lottie, questa volta?» chiese Harry, alzando gli occhi
al cielo con
l’aria esperta di chi sa già quale sarà
la risposta. Zayn inarcò un
sopracciglio ed espirò, gettando fuori il fumo della
sigaretta.
«Lottie
niente, ho fatto tutto io. Credo di averle fatto una scenata di
gelosia.»
I
ragazzi
ridacchiarono, Zayn rimase serio. Aveva davvero bisogno che qualcuno
gli
dicesse la verità: lui non era geloso di Lottie,
perché la conosceva da troppo
poco tempo e, in più, non era nemmeno il suo tipo. Giusto?
Raccontò
in fretta, ma dettagliatamente, quanto successo un paio di giorni prima
e il
risultato, alla fine, fu unanime: era geloso. Punto.
«Non
c’è
niente di male, comunque. È una cosa bella.»
l’aveva consolato Niall, con la
sua solita dolcezza.
Certo,
sarebbe stato bello con qualsiasi altra ragazza, ma non con Lottie.
L’aveva
detto, no? Voleva solo essergli amica. E chi era lui, per non
rispettare questa
sua volontà? Eppure gli piaceva così tanto stare
con lei…
«Dovresti
dirglielo.» consigliò Liam, sorridendogli
comprensivo. Zayn scosse il capo.
«Assolutamente
no. Lottie mi ucciderebbe.»
«Secondo
me ci starebbe, invece.» sostenne Harry, un po’
malizioso. Louis gli rifilò
un’occhiataccia.
«Non
si
tratta di “starci”» lo
rimbeccò Zayn, seccato. «Si tratta di rovinare
quel poco
che abbiamo.» spiegò, mentre prendeva
un’altra sigaretta dal pacchetto. «Magari
ero solo infastidito, perché quello si è messo in
mezzo mentre stavamo
parlando. Non è detto che fosse gelosia.»
tentò. Doveva per forza esserci
un’altra spiegazione a quello che gli stava succedendo. Non
poteva e non doveva
essere geloso di Lottie, perché lei si sarebbe allontanata.
«Tra
un
mese comincia il tour.» proseguì Liam
«Potresti chiederle di venire con noi e
vedere come và. Ci saranno anche Eleanor e Danielle, non
dovrebbe annoiarsi.»
Zayn
promise che ci avrebbe pensato su. Gli sarebbe piaciuto davvero, avere
Lottie
con sé durante il tour, ma probabilmente sua madre non
l’avrebbe nemmeno fatta
uscire di casa se avesse saputo una cosa del genere.
La
cosa
più logica, quindi, era tenere la bocca chiusa e rinunciare
a quell’idea che
sembrava tanto meravigliosa. Non voleva incasinare ancora di
più la vita di
Lottie. Non se lo meritava.
«Ci
penserò.» rispose, quindi.
Trascorse
il resto della mattinata in un perenne stato di confusione mentale
tanto che i
ragazzi dovettero costringerlo a lasciare la sala prove e a farsi un
giro per
rilassarsi un po’. Lo sapevano che quando Zayn aveva un
problema non riusciva a
concentrarsi per bene. E non c’era niente di strano, visto
che anche lui era un
essere umano. E comunque c’era ancora un mese intero, prima
del tour.
Perciò,
Zayn salì in macchina e decise di andarsene a casa. Forse un
po’ di sonno gli
avrebbe fatto bene. Tuttavia avrebbe dovuto capire che quegli
impiccioni dei
ragazzi non si sarebbero mai fatti i cavoli loro, così
quando si ritrovò Lottie
beatamente spaparanzata sul divano non poté fare a meno di
alzare gli occhi al
cielo e pensare, con non poca rassegnazione, che non avrebbe mai avuto
una vita
facile, con quei quattro.
Poi,
però, comparvero anche Eleanor e Danielle: non era solo
un’intromissione, era
un complotto.
«Buongiorno,
Zayn.» lo salutò Danielle, sventolando la mano con
entusiasmo. Zayn le rivolse
un’occhiata in tralice, che lei prontamente
ignorò, e si sedette sul tappeto,
poco distante da Lottie.
«Tutto
bene, raggio di sole?» domandò lei, con un sorriso
sereno.
«Una
meraviglia.» borbottò, in risposta. Lottie
ridacchiò, per niente offesa, scese
dal divano e si sedette avanti a Zayn con le gambe incrociate.
«Coraggio,
dì alla zia Charlotte cosa ti turba.»
Zayn
ridacchiò.
«Niente,
è solo una giornataccia.»
Lottie
inarcò un sopracciglio, poi tirò un pugno sulla
coscia di Zayn. Non tanto
forte, ovviamente, ma abbastanza da farlo gemere per la sorpresa.
«Ma
sei
impazzita?» protestò Zayn, massaggiandosi la parte
lesa.
Perché
diavolo quella pazza lo aveva preso a pugni?
«Perché
sei sempre così stitico?»
«Stitico?»
aveva ripetuto Zayn, cercando di non scoppiare a ridere in faccia a
Lottie. Era
certo che, in quel caso, niente l’avrebbe risparmiato da
un’altra scarica di
pugni. E, cavolo, nonostante fosse minuta, Lottie sapeva picchiare
eccome!
«Si!
Ce
la fai a formulare una frase con più di cinque
parole?» sibilò Lottie,
stizzita. Andando di quel passo, Zayn l’avrebbe fatta
impazzire! Come si fa ad
essere amici di qualcuno che non parla? Non poteva mica farsi le
domande e
rispondersi da sola!
«Volevi
dire sintetico.» la corresse Zayn, con un sorrisino
supponente che gli fece
meritare un altro pugno, un po’ più forte, sul
braccio.
«Volevo
dire esattamente quello che ho detto. Ora dimmi che problema hai, o
giuro sulle
extension rosa di Tiffany che ti ammazzo.»
«Tiffany
ha le extension rosa?»
«ZAYN!»
urlò Lottie, esasperata. Poi scoppiò a ridere.
«Ho capito, non me lo vuoi dire.
Non fa niente.»
«Ti
arrendi così?» era assolutamente incredulo.
Insomma, da quando Lottie lasciava
perdere così facilmente?
«Certo
che no. Chiederò ai ragazzi.»
«Sei
un’impicciona.»
«E
tu
stitico, che è peggio.»
«Impicciona.»
«Stitico.»
«Avete
finito, voi due?» Danielle e Eleanor si affacciarono dalla
cucina. Entrambe
sorridevano divertite. Lottie sbuffò, diede uno spintone
poco delicato a Zayn,
che si ritrovò mezzo sdraiato per terra e si
alzò, poi gli tese la mano per
aiutarlo a tirarsi su.
Raggiunsero
le due ragazze in cucina, dove Eleanor stava trafficando ai fornelli
per
preparare qualcosa che in teoria avrebbe dovuto essere
un’omelette, ma che in
pratica era più simile a uova strapazzate.
«Fortuna
che avete abbastanza soldi da poter mangiare al ristorante. Largo, modella, ci penso io.» sostenne
Lottie,
arrotolando le maniche della felpa azzurra fin sopra i gomiti.
A
guardarla bene, Zayn si accorse che quel giorno aveva qualcosa di
diverso: era
molto più rilassata del solito. E vestita come una normale
vent’enne, anziché
come una bambolina. Doveva ammetterlo, la preferiva in questa versione,
piuttosto che nell’altra. Eleanor ridacchiò e si
fece da parte, andando a
sedersi accanto a Danielle.
«Lottie?»
la chiamò Zayn.
«Si,
Mr.
Stitico? Dimmi tutto.» nel frattempo, iniziò a
sbattere una quantità esagerata
di uova dentro una ciotola. Zayn sorrise.
«Perché
sei vestita così?»
«Se
preferisci, la prossima volta vengo nuda.» celiò
Lottie, agitando le lunghe
ciglia, civettuola. Zayn rise, prima di alzare gli occhi al cielo e
tossicchiare in maniera eloquente. Lottie arrossì
all’istante. Danielle ed
Eleanor si scambiarono un’occhiata complice e ridacchiarono.
Quei due, insieme,
erano fantastici.
«Non
mi
sembra affatto una cattiva idea, Miss Impicciona.»
«Ti
conviene tapparti la bocca, se non vuoi del lassativo
nell’omelette.» minacciò
Lottie, aggiungendo un pizzico di sale e del parmigiano.
«Viene
a
dormire da noi, stasera.» informò Danielle.
«Che
cosa?»
«Si.
Mamma è a Parigi con Celine. Ed io sono libera. Capisci,
li-be-ra!» scandì
Lottie, con entusiasmo. Non le sembrava vero che potesse farsi gli
affari suoi
in santa pace e trascorrere una serata con delle amiche. Insomma,
ancora non
era certa di poter definire Eleanor e Danielle amiche, ma di certo
erano sulla
buona strada per diventarlo. E poi, l’avevano invitata a
trascorrere la serata
con loro, quindi non potevano avere cattive intenzioni.
«Per
quanto tempo stanno lì?»
«Tutta
la
settimana! Non è fantastico! Oh, cielo, è
così bello non avere mamma e Tiffany
in mezzo alle palle! Non mi sentivo così felice da
tempo!» saltellò, allegra.
Tagliò un tocco di burro e lo mise a sciogliersi nella
padella, poi si voltò
verso Eleanor e Danielle.
«A
proposito, siete sicure che non sia un problema?»
«Cosa,
di
preciso?»
«Che
io
stia da voi. Non ci conosciamo molto e…»
«Fregatene,
Lottie. Se ti abbiamo invitato è perché ci fa
piacere.» la zittì Danielle, con
un cenno della mano. Ed era vero. Tanto per iniziare, Lottie era molto
meglio
di quella specie di ornitorinco con cui Zayn aveva avuto una storia
qualche
tempo prima. E poi era davvero simpatica, a dispetto
dell’aria da signorina per
bene. Santo cielo, quando apriva bocca era tutto tranne che signorina!
«D’accordo,
allora.»
Zayn
sorrise. Era felice per Lottie: si meritava di starsene tranquilla per
un po’,
senza quella grandissima rottura di scatole che era sua madre. E
apprezzava
anche che Danielle ed Eleanor cercassero di inserirla nel gruppo, anche
se
sospettava che il loro scopo fosse un altro: cercare di accoppiarli.
Tuttavia,
lui non aveva alcuna intenzione di forzare le cose.
«E
tu
perché non sei andata?»
«Ho
fatto
finta di avere la febbre alta. E Celine mi ha retto il gioco. A
proposito,
dovrei chiamarla.» si grattò il mento con aria
pensierosa.
Aveva
appena finito la frase, quando il telefono cominciò a
squillare. Lottie chiese
a Zayn di leggere chi era e, nel caso in cui fosse Celine, di
rispondere e
dirle che era impegnata a cucinare.
In
effetti, sul display c’era scritto “Celine
<3” perciò lui non si fece alcuno
scrupolo nel rispondere.
«Ciao,
Celine.»
«Celine? Io sono Tiffany!» Zayn
impallidì
e lanciò uno sguardo terrorizzato a Lottie.
Sillabò un “È Tiffany” e si
avvicinò a Lottie. Le appoggiò il telefono
all’orecchio, sostenendolo mentre
lei era impegnata a girare l’omelette.
«Che
vuoi, Tiffany?» domandò Lottie, acida e parecchio
indispettita.
«Chi ha risposto, prima? Era Zayn?»
«No.
Era Marianne.»
«Non mi prendere in giro, Charlotte. So che
era lui. Ripassamelo immediatamente!»
ordinò Tiffany, con voce stridula.
Lottie alzò gli occhi al cielo, mugugnò qualche
insulto e prese un respiro
profondo.
«Ciao.»
Fece
cenno a Zayn di attaccare e riprese come niente a girare
l’omelette, che
intanto aveva raggiunto una deliziosa tonalità dorata.
«Perfetta.
Buon appetito a tutti!»
Per
quanto si sforzasse di fingere che tutto andasse bene, Lottie non era
una
grande attrice. Zayn aveva imparato a conoscerla e sapeva bene quanto
fosse
nervosa in quel momento. L’idea che Tiffany le avesse
rovinato la serata anche
da Parigi, doveva infastidirla parecchio. E, a giudicare da come si
mordicchiava il labbro inferiore, era anche preoccupata.
La
osservò mentre parlava con Danielle ed Eleanor della cugina,
spiegando loro dei
“problemi mentali gravi che
l’affliggevano”.
Non
sapeva perché, ma credeva che quello fosse solo
l’inizio.
***
Buonasera,
girls!
Ecco
qua
il nuovo capitolo.
Posso
ufficialmente dichiarare che questo è l’ultimo
capitolo di passaggio. Dal
prossimo – che è già pronto e che
è forse il mio preferito, fino ad ora –
avrà
inizio la vera storia. Intendo dire sul serio. Perciò,
preparatevi!
Okay,
no,
scherzo. Comunque, dal prossimo davvero la situazione si
evolverà. Nel
frattempo, spero che questo vi sia piaciuto!
E
ringrazio tutte le ragazze (o ragazzi, nel caso in cui ce ne fossero)
che hanno
commentato lo scorso capitolo. E grazie anche a voi che avete inserito
la
storia tra le seguite/preferite/ricordate o che leggete in silenzio!
Grazie mille.
P.s.
C’è
qualcuno disposto a crearmi un banner decente? Non ne sono in grado, ci
ho
provato. Per piacere! Grazie mille… Ne vorrei uno bello
bellissimo, ecco ^^
P.s. Per
chi volesse, su twitter sono @FTheOnlyWay
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Capitolo 8 *** From Paris, with obsession. ***
Capitolo
8
“From
Paris, with
obsession.”
Zayn
si
rigirò il foglio rosa tra le mani, per l’ennesima
volta. Tanto per iniziare,
quella tonalità era talmente nauseante da fargli venire
voglia di accendere il
camino – sebbene fosse quasi giugno – e dargli
fuoco. In più, non riusciva a
credere a quello che c’era scritto. Davvero.
Quando
Lottie aveva detto che Tiffany era pazza le aveva creduto senza il
minimo
dubbio. Ma in quel caso si stava esagerando. Parecchio.
Anzi,
forse avrebbe persino chiesto una diffida.
Voleva
bene alle sue fan, le adorava, ma quella era totalmente esaurita. Da
manicomio.
Ed urgeva una soluzione che le impedisse di presentarsi nuda davanti
casa.
Perché era certo che l’avrebbe fatto, prima o poi.
Afferrò
il telefono e fece l’unica cosa che gli venne in mente:
chiamare
Lottie. Sapeva
che probabilmente lei, Eleanor e Danielle ancora dormivano, ma doveva
assolutamente parlarle di quello che gli era stato spedito.
Esattamente
tre lettere: una per Lottie, una per lui e una per i One Direction in
generale.
Aveva aperto solo quella che riguardava lui, ovviamente, e aveva
concluso che
sarebbe stato molto meglio non farlo.
Tuttavia,
Lottie doveva assolutamente leggere la lettera indirizzata a lei. Per
quell’altra, invece, avrebbe aspettato che i ragazzi si
svegliassero.
«Avanti,
rispondi!» borbottò.
«Mi odi, vero? Sono appena le nove.»
mugugnò Lottie, con la voce ancora un po’
impastata dal sonno. Zayn alzò gli
occhi al cielo.
«Tiffany
ha spedito tre lettere.» rivelò, quindi, certo che
sarebbe stato sufficiente a
catturare l’attenzione di Lottie.
«Arrivo subito.»
“Mio
adorato Zayn,
probabilmente
ti starai chiedendo chi sono. Oppure no, sono certa
che avrai già sentito parlare di me.
In
questo momento sono a Parigi, e l’unica cosa che vorrei
davvero sarebbe trovarmi accanto a te, stretta tra le tue braccia,
avvolta in
quella presa forte e sicura.
Potresti
amarmi, vero? Io lo so. Me lo dicono tutti i miei amici
e tutte le mie amiche, che tu ed io saremmo perfetti insieme.
Lo
so, lo so. La perfezione non esiste. Ma non è vero, Zayn, io
e
te potremmo essere quella famosa’eccezione che conferma la
regola.
E
poi, saprei amarti per davvero. A me non importa se sei
pakistano, se hai un miliardo di tatuaggi e se fumi. Io ti amo
così come sei.
Ti amo davvero, Zayn.
Credimi.
So
che probabilmente te lo sentirai dire tutti i giorni, ma io
sono l’unica che fa sul serio. Farei qualunque cosa, pur di
essere notata da
te.
A
questo proposito, c’è un’altra cosa di
cui ti voglio parlare:
Charlotte.
È
meglio che la lasci stare, Zayn. Lo dico per il tuo bene. Lei
non è adatta a te. Anzi, in tutta sincerità non
capisco come fai a sopportarla,
visto che è la ragazza più odiosa che conosco.
E
poi è così stronza. Ci credi? Mi dice sempre che
sono pazza. Io
non so proprio come possa pensare una cosa del genere.
E
poi, se io fossi davvero pazza, a quest’ora avrei
già combinato
qualche disastro.
Si
può impazzire d’amore?
Perché
allora sì, sono pazza. Di te, Zayn.
E
ti prometto, anzi, ti giuro solennemente, che non permetterò
a
nessuno, soprattutto a Charlotte, di tenerci separati ancora.
Aspettami,
amore mio.
Con
amore,
Tiffany”
Lottie
ci
aveva provato, a rimanere seria. Davvero. Si era morsa
l’interno della guancia
con forza, aveva respirato profondamente. Aveva fatto qualsiasi cosa,
pur di
non scoppiare a ridere.
Be’,
non
ci era riuscita. Ed ora Zayn la guardava rotolarsi sul divano, in preda
agli
spasmi, con le lacrime agli occhi e con la lettera di Tiffany stretta
in mano.
E
dire
che lui si preoccupava che potesse prenderla male. I ragazzi, che erano
stati
svegliati dalla risata squillante di Lottie, la guardavano perplessi,
senza
capire bene cosa stesse succedendo.
Allora
Lottie si ricompose, farfugliò qualcosa di incomprensibile e
allungò la lettera
a Liam, pregandolo di leggerla ad alta voce.
«…
non
importa se sei pakistano, se hai un miliardo di tatuaggi e se
fumi» la lettura
venne interrotta dalle urla di Lottie, che proprio non riusciva a
contenersi.
Si stava letteralmente spanciando e rideva così tanto da
restare senza fiato.
«Me
la
sto facendo addosso!» ancora ridendo, Lottie corse verso il
bagno.
Dopo
una
breve risata, Liam approfittò del momentaneo silenzio per
terminare la lettura.
Alla fine, la reazione fu una sola: scoppiarono tutti quanti a ridere.
Niall
aveva le lacrime agli occhi, Harry e Louis sghignazzavano alla grande,
sostenendosi l’uno all’altro e Liam cercava di
contenersi un minimo, ma aveva
gli occhi lucidi e le guance gonfie.
Lottie
tornò dal bagno qualche istante dopo, e ancora ridacchiava.
«Dio,
non
posso credere di condividere il dna con questa deficiente.»
tornò a sedersi
accanto a Zayn e allungò la mano per farsi passare la
seconda lettera, quella
indirizzata all’intero gruppo. Zayn gliela cedette con un
sospiro sconsolato,
poi attese che Lottie iniziasse a leggere.
Lei
si
schiarì la voce, prese un respiro profondo e aprì
la busta. Ne estrasse un
foglio, anche questo rosa e lo spiegò con aria solenne.
“Carissimi
One Direction,
vi
scrivo questa lettera per confessarvi i miei sentimenti più
segreti e reconditi.”
Lottie
si
bloccò.
«Sa
addirittura cosa vuol dire recondito?» si chiese, a voce
alta. Zayn tossicchiò.
«Vai
avanti, Lottie.»
«Immediatamente,
mio adorato.»
“Il
primo, quello a cui tengo di più, è questo: sono
una vostra
fan accanita. Vi ammiro infinitamente. Siete la ragione del mio
sorriso, il
senso della mia vita e tutto il mio mondo. Perché avete
quella one thing that
lights up my world like nobody else, lo giuro.”
Ancora
una volta, Lottie si interruppe alla fine della frase, solo per poter
guardare
in faccia i cosiddetti One Direction e rendersi conto che sembravano
aver
subito una lobotomia di gruppo. Comprensibile.
«Sono
sinceramente colpita. Prima “recondito”, ora
questo» ridacchiò.
«Lottie,
muoviti.» la incitò Harry, passandosi una mano tra
i capelli con aria
esasperata.
«Lo
sai
che the way that you flip your hair gets
me overwhelmed?»
«Lottie!»
«Okay,
okay.»
“Il
secondo segreto, che non è di certo meno importante,
è che siete
tutti quanti incredibilmente belli. Davvero, non credo di aver mai
visto tanta
perfezione in cinque semplici esseri umani. Volevo dirvi che vi
capisco, perché
anche per me è difficile spiegare a chiunque me lo chieda
– e, credetemi sulla
parola, lo fanno in tanti – come faccio ad essere
così fantastica e perfetta. È
complicato, vero?”
«Oh,
be’.
Me lo sono sempre chiesto anche io. Come si fa ad essere
così perfettamente
idioti? Dev’essere una faticaccia. Insomma,
dev’essere difficile trovare il
coraggio per dire certe minchiate.»
«Lottie,
la vuoi piantare di bloccarti ogni tre parole?»
«Scusa,
Niall. Ma solo perché tu sei incredibilmente bello non hai
mica il diritto di
sgridarmi. Io sono solo un povero essere umano.»
«Lottie…»
«Dov’ero
rimasta? Ah, ecco…»
“Ora,
vorrei dire una cosa ad ognuno di voi. Perciò, siccome non
ho
un preferito, parlerò seguendo l’ordine
alfabetico.
Harry:
so che tutti si lamentano perché sei un playboy, uno
sciupa femmine e un rubacuori. Volevo dirti che ti capisco,
perché anche a me
succede lo stesso. Ogni volta che cammino per strada, o che passo in
macchina,
i ragazzi mi guardano. E lo so che non dovrei vantarmi, ma
probabilmente la mia
è una bellezza abbagliante. Così come la tua.
Perciò continua così, e non
pensare a quello che dicono gli altri: sei perfetto. Siamo perfetti.
Liam:
tu sei come il papà del gruppo. Voglio darti un consiglio,
però: per confermare la tua autorità, dovresti
superare la tua paura dei
cucchiai. Io la trovo una cosa dolcissima, anche perché io
ho paura dei libri
con più di trecento pagine. Non so perché, ma non
la posso proprio controllare.
È più forte di me. Se hai bisogno, io ci
sarò.
Louis:
oh, mio Louis. Sai, per te ho deciso che chiamerò mio
figlio Kevin. È grazie a te se non ho più paura
dei piccioni, se ballo Ai Se Eu
Te Pegu meglio di tutte le mie compagne. È merito tuo se
apprezzo di nuovo le
bretelle, le magliette a righe e le carote. Quindi grazie, Louis.
Grazie di
cuore.
Niall:
sei così dolce che ti mangerei, lo sai? Davvero. Ho anche
imparato ad amare Nando’s. Prima non ci andavo mai,
perché l’idea di
inghiottire tutte quelle calorie mi terrorizzava. Ma ora ci sei tu. E
sei in
perfetta forma, perciò non devo aver paura di mangiare
qualcosa di fritto. E
poi hai quegli occhi così assurdamente belli.
E
ora ci sei tu, Zayn: l’ultimo ma non ultimo. Il famoso
“At
last, but not least”. Cosa potrei dirti? Sai già
tutto. Che ci sposeremo, che
vivremo felici e che avremo tanti, tanti bambini. Vedrai,
sarà fantastico. E
ricordatelo sempre: io ti amo.
Concludo
con un ultimo avvertimento: allontanatevi da Charlotte,
perché è pazza.
A
presto, miei dolci principi.
Con
infinito amore,
Tiffany.”
Un
silenzio tombale calò per l’intera stanza.
Silenzio che venne rotto, ancora una
volta, da Lottie.
«Posso
dire una cosa?»
«No.»
«Vi
prego.»
«No.»
«Vi
scongiuro.»
«Zitta,
Charlotte.»
«Me
ne
vado in camera, torno tra dieci minuti.» affermò,
mortalmente seria. «Ciao, miei
dolci principi.» concluse, prima di
correre in camera di Zayn e chiudersi dentro.
Pochi
istanti dopo, una sottospecie di ululato risuonò per la
casa. Andò avanti per
mezz’ora, fino a che Zayn non trovò il coraggio di
bussare in camera.
Lottie
stava sul letto, con le lacrime agli occhi e continuava a leggere
quelle righe
in cui Tiffany aveva risposto tutto il suo “infinito
amore”. Non riusciva a
riprendersi dal ridere, per quanto si stesse sforzando.
«Non.
Dire. Una. Parola.» l’ammonì Zayn,
celando un sorriso dietro l’espressione
seria. Lottie annuì e si costrinse a darsi un po’
di autocontrollo.
«Ce
n’è
ancora una. È per te.»
«Leggila
tu, per piacere. Non so se ce la faccio.» supplicò
Lottie, appoggiando la testa
sulla spalla di Zayn. Tutto quel ridere l’aveva stremata.
“Charlotte.
Sarò
breve, perché non mi interessa perdere tempo con una
nullità
come te.
Voglio
darti una possibilità, perché sono generosa e
perché
condividiamo lo stesso sangue: devi presentarmi ai One Direction, non
appena
torno. E devi allontanarti immediatamente da Zayn. Lui è
mio. Hai capito? Mio.
In
caso contrario, mi vedrò costretta a dire tutto a tua madre.
E
lo sai cosa succederebbe, vero? Non hai bisogno che te lo ricordi.
Perciò, a te
la scelta.
Tiffany.”
«Di
cosa
sta parlando?» domandò Zayn, notando che Lottie
era diventata incredibilmente
seria. All’improvviso, le era passata tutta la voglia di
ridere.
«Lottie…»
la richiamò, vedendo che non rispondeva.
Lottie
alzò lo sguardo, poi sorrise.
«Non
preoccuparti, Zayn. È tutto sotto controllo. Va tutto
bene.» mormorò, poi
afferrò la lettera e la accartocciò tra le mani.
Tiffany
voleva la guerra? L’avrebbe avuta.
***
Okay, ora inizia il
bello.
Volete la
verità? Amo questo capitolo, mi sono divertita da morire,
scrivendolo. Ho passato metà del tempo a ridere come una
deficiente, quindi spero che un pò sia piaciuto anche a voi!
Poi, volevo
ringraziare Ale per il banner, grazie mille tesoro, ti adoro <3
E grazie anche alle
ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, davvero, vi adoro *-*
Ecco, ora invece
volevo fare un pò la rompicoglioni, tanto per cambiare.
Premetto che non
scrivo per ricevere recensioni, non è quello il mio scopo,
però ho notato che la storia è seguita da 55
persone, ricordata da 3 e preferita da 24. OVVIAMENTE vi ringrazio da
morire, perchè non me l'aspettavo, però mi chiedo
perchè non mi facciate sapere niente. Davvero, non prendete
questa cosa che sto dicendo per un attacco o una critica è
solo una curiosità, ecco.
Pubblicherei anche
con zero recensioni e non mi sentirete mai dire "se non ho 34567
recensioni non aggiorno".
Spero di non aver
offeso nessuno e basta.
Tutto qui e
scusatemi per questo sfogo.
Well, per chi
volesse, su Twitter sono @FTheOnlyWay,
se vi và followatemi.
|
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Capitolo 9 *** When the going gets tough, the tough gets going. ***
Capitolo 9
“When
the going gets tough, the tough gets going.”
«E
guerra
sia.» Lottie strinse il foglio appallottolato tra le mani e
lo stropicciò ancor
più di quanto già non fosse.
Zayn
la
guardò, preoccupato. C’era qualcosa di strano nel
modo in cui Lottie reagiva
ogni volta che si tirava in ballo sua madre. Qualcosa che la faceva
andare
letteralmente fuori di testa.
«Lottie…»
«No,
Zayn. Ora basta.» lo interruppe, con un gesto secco della
mano. Non ne poteva
più di quegli stupidi ricatti! Perché Tiffany
doveva renderle la vita un
inferno? D’accordo, la detestava, ma che motivo
c’era di rovinarle ogni cosa
bella che incontrava? Ogni cosa che la rendeva felice.
Erano
mesi, anzi anni, che non incontrava un ragazzo come Zayn, che tenesse
sul serio
a lei, tanto da accettarla con tutti quegli sbalzi d’umore,
con quei cambi di
vestiti strani e con quell’aria da stronza oltraggiata che si
portava appresso.
«Possiamo
trovare una soluzione.» propose Zayn. Aveva già in
mente qualcosa, a dire la
verità. E gli sembrava un’ottima idea. Sarebbe
bastato convincere i ragazzi e
tutto sarebbe filato alla perfezione. Ma Lottie non sembrava essere
d’accordo.
Anzi, la lettera di Tiffany era stata la goccia che aveva fatto
traboccare il
vaso.
«L’unica
soluzione che mi viene in mente è comprare una spranga. Che
ne pensi?» propose,
tenendo lo sguardo basso. Zayn ridacchiò, suo malgrado
divertito, salvo poi
rendersi conto che Lottie era incredibilmente seria.
«Non
dirai per davvero?»
«Certo
che no, non arriverei mai a tanto. Anche se un solo colpo non mi
dispiacerebbe
affatto.» mormorò.
«Zayn,
mi
abbracci?» domandò, poi, inaspettatamente. Zayn
sorrise, poi le circondò le
spalle con un braccio e la tirò a sé. Lottie si
accoccolò sul suo petto, scossa
da un fremito che sperò fosse passato inosservato. Le veniva
da piangere e,
questa volta, non per il ridere.
Zayn
le
accarezzò i capelli con dolcezza, prima di appoggiare il
mento sopra la sua
testa.
«Vedrai,
risolveremo tutto.»
«Ne
dubito.»
«Te
lo
prometto, Lottie.»
E
Lottie
gli credette perché, da quando l’aveva conosciuto,
non c’era stata una sola
volta in cui Zayn le avesse mentito. Almeno credeva. E si fidava di
lui, al
punto da incasinare la sua stessa esistenza, al punto da andare contro
sua
madre, contro sua cugina e contro tutti quelli che volevano tenerla
sotto
controllo. Zayn era la sua unica via di fuga da quella vita altrimenti
infelice. E non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via. Da
troppo
tempo, non si sentiva così sé stessa.
«Sai…»
mormorò Zayn, poco dopo. «Se tu volessi piangere,
non ci sarebbe niente di
male. Non devi sempre trattenerti, Lottie.»
Aveva
come l’impressione che l’amica stesse soffrendo
più di quanto desse a vedere,
per quella situazione. E non era necessario che lo facesse anche con
lui.
Voleva che si sentisse libera di essere sincera, di piangere, di
insultarlo –
cosa che faceva fin troppo spesso – di dirgli qualunque cosa.
«Non
so
cosa sia successo tra te e tua madre, o cosa tu abbia passato per
essere
diventata così. Ma vorrei che capissi che non sei da sola e
che io ci sarò
sempre, per te. Qualunque cosa accada. Capisci?»
Quella
fu
la goccia che fece traboccare il vaso. Lottie scoppiò in
singhiozzi,
stringendosi a Zayn come se lui fosse l’unico appiglio in
grado di impedirle di
cadere. Ci si aggrappò con tutte le sue forze, nascondendo
il volto sul suo petto
e stringendogli la maglietta. Zayn non disse niente, si
limitò a stringerla
ancora di più. Le accarezzava i capelli con dolcezza,
consapevole che, una
volta passato quel momento di debolezza, Lottie sarebbe partita in
quarta.
Perché,
se c’era una cosa che aveva capito di lei, era che affrontava
tutto ciò che le
si parava davanti, senza alcuna riserva. Lottie era forte.
E
lui ci
sarebbe stato sul serio, come amico, fintantoché lei
l’avesse voluto. Nella
speranza che, prima o poi, si rendesse conto che non le bastava averlo
a fianco
solo in quel senso.
Come
previsto, Lottie smise di piangere qualche minuto dopo. Di malavoglia,
si
separò da Zayn e gli sorrise imbarazzata.
«Che
ne è
stato della tua stitichezza?» gli chiese, in un evidente
tentativo di rendere
l’atmosfera meno tesa. Zayn ridacchiò.
«Sai,
pare che tu sia un ottimo lassativo.» replicò,
divertito. Le scompigliò i
capelli, poi si alzò e si avvicinò alla
scrivania. Quando ebbe trovato una
penna e un foglio di carta bianco, fece cenno a Lottie di avvicinarsi.
Aveva
un
piano e, modesti a parte, credeva proprio che avrebbe funzionato. Per
prima
cosa, Lottie doveva scrivere a Tiffany, dicendole che avrebbe accettato
le sue
condizioni. E doveva essere convincente. Niente sarcasmo, niente
ironia. Anche
se dubitava in ogni caso che Tiffany l’avrebbe colta.
Poi
avrebbe parlato con i ragazzi della seconda parte del piano, che per il
momento
prevedeva una festa ben organizzata, una Tiffany soddisfatta di poter
trascorrere la serata con i propri idoli e una Lottie tranquilla e
libera di
divertirsi, senza correre il rischio di essere pedinata dalla sua
famiglia.
“D’accordo,
Tiffany.
Hai
vinto tu. Non appena torni, farò in modo di presentarti ai
ragazzi. A patto che
tu tenga la bocca chiusa con mamma.”
Piuttosto
telegrafica e concisa, ma molto d’effetto. Tiffany ci avrebbe
creduto di
sicuro, senza il minimo dubbio.
«Io
cancellerei l’ultima parte.» ridacchiò
Zayn, prima di alzare gli occhi al
cielo. Ma perché Lottie doveva sempre essere così
teatrale?
Lottie
sbuffò.
«Per
forza? Io la trovo molto poetica.»
«Lottie,
cosa c’è di poetico in quello che hai
scritto?»
«Be’,
dipende dai punti di vista, Malik. A me sembra toccante.»
«Cancella.»
“P.s.:
Questa è la prima e ultima volta che faccio quello che dici.
E se ti permetti
di nuovo di avanzare certe pretese – vedi tenermi lontana da
Zayn – ti assicuro
che niente mi impedirà di prenderti a calci in quel culo
flaccido che ti
ritrovi. Mi sono spiegata? Non tirare troppo la corda, Tiffany,
perché chi ci
rimetterà nel caso in cui si spezzi, sarai solo
tu.”
Lottie
sbuffò, poi fece come Zayn le aveva detto e barrò
le ultime righe con furia,
fino a quando non fu più leggibile nemmeno una parola.
«Ecco,
sei contento adesso?» brontolò, seccata.
«Si,
soprattutto per quel “tenermi lontana da
Zayn”» le sussurrò,
all’orecchio.
Osservò con segreto compiacimento le guance di Lottie
tingersi di rosso e non
poté fare a meno di trovarla adorabile. Quando poi si
accorse di aver voglia di
baciarla, si affrettò ad allontanarsi. Non poteva rischiare,
non in quel
momento. Forse più in là…
“Cara
Tiffany, come stai?
Comincio
dicendoti che abbiamo ricevuto le tue lettere e chi ci
hanno fatto incredibilmente piacere. Sapere di avere
l’appoggio di una ragazza
speciale e fantastica come te ci ha riempito d’orgoglio.
Per
questo motivo, abbiamo deciso che non appena tornerai da Parigi
– Charlotte mi ha detto che sarai a Londra tra circa tre
settimane – organizzeremo
una festa in tuo onore.
Potremmo
andare tutti insieme a ballare, cosa ne pensi? Non vediamo
davvero l’ora di conoscerti meglio.
Soprattutto
io. Sai, mi ha piacevolmente sorpreso sapere di
piacerti così tanto.
Volevo
rassicurarti sul fatto che tra me e Charlotte c’è
un
semplice rapporto di amicizia, nulla più. Sto ancora
aspettando la ragazza
giusta…
Ti
farò avere prestissimo tutti i dettagli a proposito della
festa.
Non
vedo l’ora di vederti di persona! Charlotte mi ha detto che
sei
veramente bellissima.
Con
infinito affetto,
Zayn”
«Secondo
te ci crede?» Louis allungò il
viso oltre la spalla di Zayn e rilesse attentamente – forse
per la trentesima
volta – la breve lettera che l’amico aveva scritto
di proprio pugno giusto
qualche minuto dopo che Lottie se n’era andata.
Zayn
fece spallucce: non gli importava un
granché che Tiffany ci credesse. L’unica cosa che
contava era che la smettesse
di dare contro a Lottie. Poi, che pensasse pure quello che voleva.
E,
tra le altre cose, non dubitava
minimamente che la ragazza si sarebbe bevuta ogni singola parola.
Lottie
non aveva idea di quello che lui e i
ragazzi avevano in mente di fare. Ostinata e cocciuta com’era
avrebbe
senz’altro cercato di risolvere tutto per conto proprio.
«Perciò,
tutto quello che dobbiamo fare, è
permettere a Tiffany di trascorrere una serata con noi?»
riassunse Niall,
qualche minuto dopo.
«Non
sono che sia una buona idea…» mormorò
Harry, passandosi una mano tra i capelli scompigliati.
Guadagnò quattro
occhiate del tutto stupefatte.
Che
fine aveva fatto l’unità di gruppo?
L’amicizia
e blablabla?
Zayn
strinse i pugni, sentendo la malsana
voglia di tirarli in faccia ad Harry. Oppure, in alternativa, avrebbe
potuto
dirgli quanto fosse egoistico da parte sua comportarsi così,
visto e
considerato che Lottie, ormai, era anche sua amica.
Quando
Harry si accorse delle facce degli
amici, però, si rese conto di essersi espresso male,
così si affretto a
spiegare. Mano a mano che parlava, Zayn si tranquillizzava.
«Pensateci
un attimo: se Tiffany scoprisse
che è tutta una messa in scena, Lottie finirebbe nei guai. E
siccome è
piuttosto evidente che l’unico motivo per cui la invitiamo
è che Zayn vuole
Lottie tutta per sé… be’, non so come
la pensiate voi, ma secondo me anche un
bambino si accorgerebbe che si tratta di una gran cazzata.»
concluse Harry,
tremendamente serio. Per quanto saltasse continuamente da un letto ad
un altro,
per quanto fosse distratto, si era accorto di quanto Zayn tenesse a
Lottie ed
era disposto a fare qualsiasi cosa, pur di aiutarlo a stare con
l’unica ragazza
che, da un po’ di tempo a quella parte, lo faceva sorridere
come non mai.
«Perciò,
io ho ideato un altro piano…»
concluse, con un sorriso poco rassicurante che fece rabbrividire i One
Direction. E Zayn, che conosceva Harry come le sue tasche, sentiva che
la fine
era vicina. Perché se Harry si metteva in testa di fare
qualcosa, be’, non c’era
Tiffany che tenesse: l’avrebbe fatta.
***
Ciao
^^
Oh,
finalmente riesco ad aggiornare. Sono
rimasta bloccata su questo capitolo per un sacco di tempo. Infatti,
come avrete
notato, è solo di passaggio. A me non piace tanto,
né mi convince. Non so perché.
In
ogni caso, spero che vi sia piaciuto.
Come
al solito, vi invito a commentare, se
ne avete voglia. Mi farebbe piacere ricevere le vostre opinioni al
riguardo.
Chiedo
scusa per non aver risposto alle
recensioni dello scorso capitolo, sappiate comunque che ho letto e
apprezzato
infinitamente quello che mi avete scritto.
Perciò,
GRAZIE.
Per
chi volesse, su Twitter sono
@FTheOnlyWay
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Capitolo 10 *** No problem, guys. Harry has a plan. ***
Capitolo
10
“No
problem, guys. Harry has a plan.”
Conoscendo
Harry Styles quasi come le sue tasche, Zayn trovava piuttosto difficile
accettare l’idea che da quell’ammasso di ricci
fosse scaturito un piano degno
di essere chiamato tale.
Insomma,
chi mai avrebbe puntato su Harry, potendo contare sul cervello di Liam?
Anche
Zayn stesso si reputava un po’ più astuto di
Harry.
Però…
Si,
c’era un però:
Harry aveva articolato
un discorso piuttosto lungo e così non da lui che forse
sarebbe stato il caso
di ascoltarlo almeno un po’, tanto per capire se
l’assurdità rasentasse livelli
troppo alti o se, al contrario, ci fosse qualche possibilità
di riuscita.
Perciò
Zayn scambiò un’occhiata a metà tra il
preoccupato, lo sgomento e il
terrorizzato con il resto dei componenti della band e si mise comodo:
non
sapeva perché, ma aveva idea che Harry avrebbe incasinato
ancora di più la
situazione.
Ma,
dopotutto, cos’aveva da perdere? Niente. E se anche
l’alternativa fosse stata
un’intera serata con Tiffany, pur di poter avere Lottie
l’avrebbe accettata
senza fiatare. Anzi, avrebbe anche finto che fosse la giornata migliore
della
sua vita.
Harry,
intanto, si sistemò i capelli con incredibile attenzione,
prese un respiro
profondo e, gesticolando concitatamente, cominciò a spiegare
il suo “geniale e
assolutamente diabolico piano”.
«Ci
ho
pensato a lungo, questa notte.»
Immediatamente,
Louis lo interruppe.
«Questa
notte? Vuol dire che non sei stato da nessuna parte?»
Harry
lo
ignorò platealmente, anche se a tutti apparvero piuttosto
evidenti le sue
spalle contratte e l’espressione risentita. Per non parlare,
poi, di quel lieve
rossore sulle guance.
Zayn
sorrise sotto i baffi e si scambiò un’occhiata
complice con Niall, che – tanto
per cambiare – stava letteralmente divorando un pacchetto di
qualcosa di non
bene identificato.
«Posso
parlare, o andrete avanti ancora per molto?»
domandò, infastidito. Louis alzò
entrambe le mani in segno di resa e fece un breve inchino per incitare
Harry a
proseguire.
«Grazie.
Allora, come dicevo: dobbiamo trovare un modo per far credere a Tiffany
che
tutto ciò che vogliamo sia conoscerla per
davvero… e se Lottie sarà presente,
dubito che le cose andranno per il verso giusto.»
Zayn
si
innervosì parecchio. Harry stava davvero dicendo che Lottie
non avrebbe dovuto
esserci? Niente da fare. Se Lottie non c’era, che senso aveva
stare lì? Tanto
valeva che si inventasse una scusa e non si presentasse nemmeno lui. Se
i
ragazzi l’avessero coperto, poi, avrebbe potuto trascorrere
la serata con
qualcuno di cui gli importava davvero e non con una sottospecie di
pazza
psicopatica che, in verità, gli ispirava solo un profondo
terrore.
«Non
fare
quella faccia, Zayn. Non ho ancora finito di parlare.
Rilassati.» borbottò
Harry, un po’ divertito e un po’ spazientito.
«E
allora
muoviti.»
«Da
quand’è che sei così
suscettibile?»
Zayn
incrociò le braccia al petto, poi inarcò un
sopracciglio.
«E
tu da
quant’è che vai in bianco? Da un po’,
direi… visto che hai tutto questo tempo
per pensare a Lottie. Che, per inciso, sta con me.» quando
poi si rese conto di
quello che aveva appena detto, incrociò le dita nella
speranza che fosse
passato inosservato ma, ovviamente, la fortuna non girava dalla sua
parte. E
quando mai l’aveva fatto?
Per
lo
meno, si consolò, aveva avuto la decenza di non arrossire
come una fanciullina
innamorata.
Liam
tossicchiò con aria eloquente.
«Allora,
Harry. Dicevi?»
Harry
voleva prenderlo per il culo, Zayn glielo leggeva in faccia, ma per
qualche
oscuro motivo l’amico decise di risparmiarlo e
proseguì nella spiegazione
dettagliata di ciò che sarebbe successo.
«Dunque:
mancano pochi giorni al rientro di Tiffany, dopodiché noi
partiremo per il
tour. A proposito, hai chiesto a Lottie che intenzioni ha?»
Zayn
fece
cenno di no col capo. Avrebbe voluto chiederglielo, davvero, ma in ogni
caso
pensava che fosse un’idea che Lottie avrebbe bocciato in
partenza. Come avrebbe
giustificato a sua madre che sarebbe partita per l’America
insieme a cinque
cantanti di fama mondiale? Era impensabile. Che poi, in tutta
sincerità, Zayn
ancora non aveva neanche capito quale strana tara mentale avesse la
madre di
Lottie. E, visto e considerato che Lottie stessa si rifiutava di
parlarne,
dubitava che l’avrebbe scoperto molto presto.
«Non
importa, glielo dirai sabato sera.» Harry fece spallucce,
fregò una caramella
dal pacchetto abbandonato sul tavole e, masticando, continuò
a parlare.
«La
prima
cosa da fare, è contattare Celine.»
comunicò. Un’altra caramella, un altro
passo lungo la stanza.
«Ragazzi,
davvero non ci siete ancora arrivati? Se ci sarà Celine, che
si presuppone sia
contro Lottie, Tiffany si sentirà tranquilla.»
spiegò, entusiasta e fiero della
sua intelligenza.
Un’altra
caramella, ancora silenzio.
«Se
non
ci fossi io…» sospirò Harry, con aria
melodrammatica. «Se Celine farà finta di
tenere Lottie sotto torchio, Tiffany avrà la sua serata e,
in più, la certezza
che Lottie non si divertirà per niente.»
«Non
tieni conto di Eleanor e Danielle.» si intromise Louis, dopo
qualche secondo di
silenzio. Certo, il piano di Harry per il momento non era affatto male,
doveva
ammetterlo, ma se credeva che Eleanor e Danielle, che sembravano
adorare
Lottie, avrebbero lasciato che Tiffany mettesse i piedi in testa a
quest’ultima, si sbagliavano di grosso.
Zayn,
intanto, continuava a pensare a Lottie. Doveva trovare un modo per
farle capire
che essere suo amico, ormai, non gli bastava più. Non gli
era mai bastato, a
pensarci bene.
Ma
cosa
poteva fare? Non poteva mica sbatterla contro il muro e baciarla.
Oppure
baciarla mentre lo prendeva a parolacce come suo solito, oppure
baciarla mentre
bisticciavano. Possibile che l’unica cosa a cui riuscisse a
pensare, fosse
baciarla? Scosse la testa, scacciando dalla mente l’immagine
di lui e Lottie
insieme e tornò a concentrarsi sulla conversazione in corso.
A
quanto
pareva, Harry era arrivato al punto cruciale del suo piano.
«Andremo
in una discoteca, ovviamente.»
«Che
palle.» borbottò Louis.
«Zitto,
Lou. È tutto calcolato, non capisci? Ad un certo punto della
serata, Celine
dirà che per Lottie è giunta l’ora di
andare a casa e, poco dopo, anche Zayn se
ne andrà con qualche scusa. Lo so, noi ci sorbiremo Tiffany,
ma almeno Zayn
potrà fare quello che deve…»
«E
cioè?»
«Invitare
Lottie a venire in tour con noi e baciarla, prima che lo faccia
io.»
«Non
tirare troppo la corda, Harry.» lo ammonì Zayn,
nervoso.
Si,
gli
dava fastidio che Harry tirasse queste continue frecciatine, e allora?
Era
evidente che Lottie era off-limits, e anche se aveva capito che Harry
lo faceva
apposta per farlo svegliare, lo infastidiva parecchio. Quindi le scelte
erano
due: o la smetteva, o la smetteva. Possibilmente, prima che Zayn si
spazientisse sul serio.
Un’ora
e
mezza dopo, la situazione non era cambiata poi molto: erano sempre in
salotto a
discutere, i pacchetti di caramelle vuoti si erano magicamente
moltiplicati e
il nervosismo di Zayn era alle stelle.
Perciò
il
campanello che suonava costituì una fantastica distrazione.
Il primo ad alzarsi
fu Niall, che si precipitò verso la porta in tutta fretta.
Zayn sospirò:
possibile che Niall dovesse sempre correre? Era perennemente in
movimento. O
mangiava o correva. O cantava, o suonava. Insomma, non stava fermo un
attimo,
nemmeno quando dormiva. Decisamente irritante, soprattutto quando si
era un
tantino irascibili, come Zayn in quel preciso momento.
«Guardate
un po’ chi è venuto a trovarci?»
Niall
rientrò in salotto, seguito dalla figura affascinante e
slanciata di Celine.
Quel giorno sembrava particolarmente irritata, notò Zayn. E
il motivo non
poteva che essere uno solo: Lottie. Perciò la
invitò ad accomodarsi con un
gesto della mano. Celine rifiutò educatamente e si
parò davanti a Zayn con le
braccia puntate sui fianchi.
«Si
può
sapere cosa vi salta in mente, a voi cinque?»
sibilò, nervosa. Zayn inarcò un
sopracciglio, tranquillo. A lui non saltava in mente proprio un cavolo
di
niente, se Celine aveva qualche domanda, doveva chiedere ad Harry.
«Dolcezza,
rilassati.» la mano di Harry si posò sulla spalla
di Celine con gentilezza. E
Celine, che non per niente era sorella di Lottie, la guardò
come se volesse staccarla
a morsi. Harry, colto il messaggio, si affrettò a toglierla
e si passò una mano
tra i capelli.
«Dolcezza
un cazzo, Styles. Ora mi spiegate cosa succede. Vi concedo cinque
minuti.»
ringhiò, accomodandosi accanto a Louis. Incrociò
le braccia sotto il seno e con
un cenno del capo invitò Harry a parlare.
Lui
si
schiarì la voce e riassunse brevemente il loro piano. Mentre
parlava,
l’espressione di Celine mutò radicalmente.
Dapprima era semplicemente
scocciata, poi sorpresa, poi entusiasta e, infine, la preoccupazione
superò
tutto quanto.
Celine
cominciò a passarsi una mano tra i capelli, in silenzio.
Infine, sospirò e
guardò Zayn.
«Perché
fai questo?»
Lui
ricambiò lo sguardo con fermezza, ma non rispose.
Perché lo faceva? Perché
teneva a Lottie, perché lei non si meritava una cugina come
Tiffany, perché
avrebbe voluto saperla felice, perché voleva renderla
felice. C’erano un sacco
di motivi, in realtà, ma Zayn non fece nient’altro
che stare zitto.
E
Celine
capì, perché a dispetto della sua aria
indifferente, anche lei si era resa
conto che Zayn era sinceramente affezionato alla sorellina.
Sospirò
una seconda volta e, lentamente, annuì.
«D’accordo.
Ditemi cosa devo fare.»
Tuttavia,
nonostante Celine si mostrasse entusiasta, a Zayn non sfuggì
che stava
nascondendo qualcosa. Non era uno stupido e sapeva che era venuta
lì per un
motivo particolare e non per una semplice visita di cortesia.
Perciò, non
appena ne avesse avuto l’occasione, le avrebbe parlato. Quale
altro motivo
aveva per presentarsi a casa loro, se non Lottie?
Ma
cosa
poteva essere?
Lottie
stava
male? Le era successo qualcosa?
Poi
si
accorse che il telefono di Celine, che lei aveva ingenuamente
appoggiato sul
tavolino al centro del salotto, si era illuminato per
l’arrivo di un messaggio.
Fortuna che Celine aveva un iPhone, almeno sarebbe riuscito a leggere
cosa c’era
scritto senza dover toccare niente.
Si
allungò
un po’ in avanti e finse di prendere una caramella dal
pacchetto lì accanto:
ebbe appena il tempo di leggere, prima che Celine si accorgesse
dell’arrivo del
messaggio e sottraesse il telefono dalla sua vista.
“So cosa fare, Celine. Ho tutto sotto
controllo.” Mittente:
Lottie.
***
Ciao
:D
Avete
visto? Ce l’ho fatta… Dopo giorni bloccata su
questo capitolo, finalmente sono
riuscita a finirlo. E’ un po’ di passaggio, in
effetti, e non mi convince
tanto. Anzi, lo trovo anche un po’ noioso, ma è
necessario per capire cosa
succederà dopo. Almeno credo, AHAHAHAH.
No,
seriously, che ne pensate?
Se
fa
schifo ditelo, non ci sono problemi. Anche perché potrebbe
darsi che abbiate
ragione.
Ora,
volevo ringraziare extraordinharry
per il banner e, soprattutto, per aver pubblicizzato la storia. Grazie
mille,
compaesana <3
E
poi,
volevo ringraziare tutte voi per aver recensito lo scorso capitolo, per
averlo
letto e per avermi aspettato nonostante aggiorni una volta ogni morte
di papa.
Prometto che da ora gli aggiornamenti saranno più veloci.
Ah, mi scuso per non
essere riuscita a mandarvi il messaggio con l’avviso
dell’aggiornamento, ma
proprio vado di fretta :D
Well,
credo sia tutto.
Ah,
un’altra
cosa: vi adoro.
Con
affetto, Fede.
Per
chi
volesse, vi lascio i miei contatti:
Facebook
–
TheOnlyWay
Efp
Twitter
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@FTheOnlyWay
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(potete
farmi tutte le domande che volete :D) - TheOnlyWay
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Capitolo 11 *** I need something to drink. ***
Capitolo 11
“I
need something to drink.”
La
grande
sera, alla fine, era giunta.
E
Zayn ,
intento ad allacciare i bottoni della camicia nera davanti allo
specchio, non
nutriva alcuna buona aspettativa in proposito, se non quella di vedere
Lottie.
Erano
un
paio di giorni che non la vedeva e, nemmeno a dirlo, gli era mancata da
morire.
Era incredibile come fosse diventata fondamentale per lui, nel giro di
così
poco tempo.
«Sei
agitato?» Liam fece capolino nella sua stanza, vestito di
tutto punto e si
sedette sul letto.
«Nh.»
mugugnò Zayn, senza sapere bene cosa rispondere. Alla fine,
non aveva detto a
nessuno del messaggio che era riuscito a sbirciare, consapevole che i
ragazzi
l’avrebbero rimproverato per aver ficcanasato in faccende che
non lo
riguardavano affatto. Il problema, però, era che Lottie
ormai era anche affar
suo, perciò che loro fossero d’accordo o no, lui
era certo di aver fatto bene.
E,
comunque, ancora voleva sapere cosa Lottie aveva sotto controllo. Era
impensabile che fosse in grado di gestire una situazione
così complicata.
Non
perché fosse stupida, anzi. Il problema era che Lottie aveva
la leggera
tendenza a parlare prima di pensare. O, peggio ancora, prima agiva, poi
parlava
e, infine – ma solo se c’era tempo a sufficienza
– pensava.
«Vedrai
che andrà tutto bene.» provò a
rassicurarlo Liam, senza ottenere un granché. In
effetti, c’era davvero poco da rassicurare.
Nemmeno
lui si sentiva tanto tranquillo all’idea di conoscere
l’accanita Tiffany.
Certo, dubitava che Danielle le avrebbe permesso di avvicinarsi o di
valicare
certi confini, ma in ogni caso era meglio che si preparassero, tutti
quanti, ad
ogni eventualità.
«Si,
certo.» replicò Zayn, sarcastico. Dopo aver
infilato per bene la camicia nei
pantaloni, si ritenne pronto. Seguì Liam fino al salotto,
dove i ragazzi si erano
riuniti per discutere gli ultimi dettagli.
Danielle
ed Eleanor erano arrivate da poco e sedevano entrambe sul divano, con
espressioni scocciate.
La
prima,
avvolta in un tubino color vinaccia, aveva la braccia incrociate.
Rivolse al
fidanzato un’occhiata in tralice.
«Non
capisco perché volete costringere Lottie a questa messa in
scena. D’accordo,
Tiffany è una vostra fan e come vi pare, ma tutto questo mi
sembra esagerato.»
commentò, nervosa.
Eleanor,
vestita di nero e bianco, annuì concorde.
«Lottie
impazzirà, per fingere di stare al gioco. Non è
giusto.» infierì. Nessuna delle
due trovava giusto che Lottie dovesse sopportare tanto solo per poter
tenere a
freno una sottospecie di esaurita.
Non
sarebbe stato tutto più semplice, se l’avessero
chiusa in manicomio?
«Sentite,
ve l’ho già spiegato.» le interruppe
Harry, spazientito. Era tutto il giorno
che quelle due scocciavano per quella storia e, ormai, gli stavano
saltando i
nervi. Possibile che non capissero?
«Se
Tiffany vede che Lottie non si trova a suo agio, la smetterà
di starle addosso.
Ci vuole tanto?» ripeté, per quella che era,
probabilmente, la settantesima
volta.
«Si,
ma…»
«Danielle,
Harry ha ragione.» intervenne anche Liam, posando una mano
sulla spalla della
ragazza.
«E
poi si
tratta solo di una sera, cosa volete che succeda?»
domandò Niall. A suo modesto
parere, non c’era affatto bisogno di trasformarla in una
questione di stato.
Era tutto molto più semplice di come la vedevano:
accontentata Tiffany, la
storia sarebbe finita e Zayn avrebbe potuto dichiararsi senza incappare
in
qualche intoppo. Punto.
Zayn,
suo
malgrado, non poté fare a meno di sorridere,
perché ancora una volta erano lì,
tutti insieme, per lui. Poteva chiedere amici migliori? Stesso valeva
per
Lottie, che oltre ai ragazzi, sembrava aver trovato in Eleanor e
Danielle due
valide alleate.
«Bene,
ora che siamo tutti pronti, direi che è meglio
andare.» Louis batté le mani con
energia, entusiasta come suo solito. In poco tempo, furono fuori di
casa,
diretti alla discoteca nella quale Harry aveva prenotato.
Nonostante
tutti loro, almeno una volta, si fossero immaginati questa fantomatica
Tiffany,
quando se la trovarono davanti non poterono fare a meno di catalogarla
nel
classico stereotipo della ragazzina viziata e in cerca di attenzioni.
Il
suo
modo di parlare, di muoversi, perfino di volgere lo sguardo, denotava
un
egocentrismo fuori da ogni limite.
Lei,
Celine e Lottie li aspettavano, come d’accordo,
all’entrata sul retro del
locale. Harry,che aveva programmato tutto fin nei minimi dettagli, si
era
assicurato che nessuno potesse incrociarli e, tramite Celine, aveva
fatto in
modo che Tiffany non si lasciasse sfuggire niente riguardo a
quell’uscita.
Si
era
giustificato dicendo che sarebbe stato scorretto nei confronti delle
altre fan,
ma la verità era che Celine stessa l’aveva
supplicato di tenere quella storia
lontana dai media. Non aveva voluto dire perché ed Harry non
aveva insistito,
anche se il sospetto che centrasse la madre di Lottie non
l’aveva abbandonato
nemmeno per un istante.
Ma,
tornando a Tiffany, tutti loro rimasero a dir poco strabiliati dalla
somiglianza con le sorelle Gaillard. Tanto per iniziare, erano tutte e
tre
bionde, anche se di tonalità diverse. Lottie aveva i capelli
di un caldo color
miele, mentre Tiffany e Celine li avevano di un eccentrico biondo
platino.
Zayn
non
poté fare a meno di ridacchiare quando individuò
le extension rosa di Tiffany,
così tanto odiate e prese in giro da Lottie.
Non
che
fossero così tanto brutte, ma accostate al mini abito rosa
shocking e alle
scarpe dello stesso colore, erano davvero terribili. Per non parlare,
poi, di
come accidenti si era truccata Tiffany: sembrava che il rosa fosse
l’unico
colore esistente per lei.
Lì
accanto, Celine faceva la sua splendida figura avvolta in un abito
monospalla
di un sofisticato color corallo. Aveva raccolto i capelli in un
elaborato
chignon e l’unico trucco che si era concessa era un rossetto
rosso acceso che
risaltava incredibilmente sulla sua carnagione chiara.
Ma
l’attenzione di Zayn era tutta per Lottie, che teneva le
braccia incrociate e
lo sguardo basso, evidentemente stizzita.
Era
palese che avrebbe preferito trovarsi da tutt’altra parte,
considerato che non
si azzardava a guardare Tiffany nemmeno per sbaglio. L’astio
che provava in
quel momento raggiunse Zayn come un’ondata.
Si
ritrovò a sorridere, perché, per quanto si
impegnasse, Lottie non sarebbe mai
stata un’ottima attrice.
Quando
i
loro sguardi si incontrarono, le fece un occhiolino complice, che ebbe
lo
straordinario potere di farla sorridere. Dio, quanto gli piaceva
vederla
sorridere.
Il
primo
a farsi avanti fu Harry, che si avvicinò immediatamente a
Tiffany.
«Finalmente,
non vedevamo l’ora di conoscerti.»
mormorò, sforzandosi di essere convincente.
E, se Lottie era una pessima attrice, per Harry valeva
l’esatto contrario,
perché Tiffany ci cascò in pieno. Le sue guance
si colorarono di rosso e sul
suo volto si aprì un sorriso estasiato.
Una
volta
certo di essersi guadagnato la sua totale attenzione, Harry prese
Tiffany
sottobraccio e la condusse verso l’interno del locale,
assicurandosi che tutti
gli altri li stessero seguendo.
Zayn
ringraziò mentalmente Harry, ripromettendosi che non avrebbe
mai più dubitato
della sua intelligenza, poi afferrò Lottie per mano e la
trattenne il tanto
necessario affinché si trovassero entrambi a chiudere la
fila.
«Sei
bellissima.» si complimentò. Lottie
sbuffò e arrossì lievemente.
«Non
dire
stronzate, sembro una deficiente.» ringhiò,
stringendo con rabbia il tessuto
azzurro cielo del vestito che indossava. Era lungo e scendeva
dolcemente fino a
terra, coprendo completamente i piedi.
«E
allora
sei una gran bella deficiente.» ribatté Zayn,
divertito. Lottie ridacchiò,
ancora un po’ rossa in viso, poi lo trattenne per un braccio
e sghignazzò.
«Guarda
un po’ qui.» disse, sollevando il lembo inferiore
del vestito. Zayn, che aveva
dato per scontato che indossasse delle scarpe col tacco o, per lo meno,
delle
ballerine, strabuzzò gli occhi quando riconobbe i soliti
anfibi.
«Sei
allucinante.» rise, circondandole le spalle con un braccio.
«Spero
proprio che se ne accorga.» cinguettò Lottie con
aria innocente. Zayn rise
ancora, salvo poi adombrarsi quando gli tornò alla mente il
messaggio.
«Senti,
Lottie, cosa significa che»
«Zayn,
amore!» la voce acuta di Tiffany interruppe la domanda di
Zayn. Lottie borbottò
un “non la reggo, vado dalle ragazze” e si
allontanò, lasciando Zayn in balia
della sua fan più accanita.
Quando
individuò Eleanor e Danielle sedute sul divanetto insieme a
sua sorella, si
affrettò a raggiungerle. Si sedette, imbronciata
più che mai e con l’umore a
terra.
«Minchia,
quanto non la sopporto.» esordì, facendo
ridacchiare sua sorella.
«Si
tratta solo di un paio d’ore, Lottie. Poi, se tutto
andrà secondo i piani, tu e
Zayn avrete un po’ di tempo per stare da soli.»
«Piantala
di prendere per il culo, Cel. Io e Zayn siamo solo ottimi
amici.»
«Si,
come
no. È così evidente.» proclamarono
Danielle ed Eleanor, in perfetto sincrono.
Lottie masticò qualche parolaccia tra i denti, poi
sbuffò.
«Che
rottura di palle, che siete.»
«Che
dolce, sei diventata tutta rossa.» rise Celine.
«Al
diavolo, vado a prendere qualcosa da bere, che è
meglio.»
Intanto,
Zayn era alle prese con Tiffany e, ad ogni secondo che passava, sentiva
la
voglia di suicidarsi accrescere dentro di lui come un fiume in piena.
Tiffany
aveva occupato i primi venti minuti a tessere le lodi della sua
parrucchiera,
che quella sera aveva davvero superato sé stessa, ed ora si
era lanciata in un
entusiasmante monologo sulla sua migliore amica.
«Colette
è un po’ stupida, ma per lo meno è
fedele. A scuola mi porta sempre la borsa e
non sbaglia quasi mai i compiti. E poi si prende sempre la colpa anche
quando
non ce l’ha. Non ti sembra fantastico, Zayn caro?»
«Mi
sembra incredibile.» replicò Zayn,
sull’orlo di un collasso. Intanto, con lo
sguardo cercava Lottie, tanto per assicurarsi che non stesse combinando
niente
di strano.
Quando
la
vide seduta davanti al bancone – era incredibile come
spiccava, vestita
d’azzurro – assottigliò un po’
lo sguardo. Perfetto, ci mancava solo che
cominciasse a bere come un’alcolizzata e poi quella sarebbe
stata, senza ombra
di dubbio la serata più bella della sua vita.
«E
poi
Charlotte mi ha detto che sono una stupida oca senza
cervello.» Tiffany,
intanto, era andata avanti con il suo blaterare insensato senza che
Zayn
capisse come accidenti aveva fatto a passare da Colette a Lottie con
così tanta
facilità.
«Che
errore imperdonabile.» mormorò, passandosi una
mano sulla fronte. Gli stava per
scoppiare la testa, quello era certo. Così come era certo
del fatto che se
qualcuno dei ragazzi non gli avesse dato il cambio, sarebbe impazzito a
breve.
Per
sua
fortuna, circa mezz’ora dopo – mezz’ora
in cui i cocktail bevuti da Lottie
erano saliti a quota cinque – Harry e Louis corsero in suo
aiuto, come dei
bravi aiutanti.
«Ehi,
dolcezza, posso avere questo ballo?» così dicendo,
Harry trascinò Tiffany in
pista, dando a Zayn un po’ di sollievo.
Che
non
durò a lungo.
Louis
infatti sembrava piuttosto preoccupato e continuava a guardarsi intorno
con
aria nervosa.
«Che
succede, adesso?» domandò Zayn, pronto a
sopportare ogni eventualità.
«Be’,
le
cose non stanno andando come previsto, purtroppo.»
commentò, con aria grave.
«Perché?»
«Lottie
potrebbe aver bevuto un po’ troppo. Pare che
l’alcool non abbia un bell’effetto
su di lei, così ora – oltre a ballare con chiunque
le capiti a tiro – ha deciso
di andare a strappare le extension a Tiffany. Danielle, Celine ed El la
stanno
tenendo occupata.» spiegò velocemente. Zayn
sbuffò, poi alzò gli occhi al
cielo.
«Idea
geniale, quella di Harry. Andiamo in discoteca, tanto io sono un
genio.»
borbottò, prima di chiedere a Louis le chiavi della
macchina.
«Ed
ora
che fai?»
«Cosa
vuoi che faccia? Vado a prendere Lottie e la porto a casa. Fatemi il
piacere di
tenere quella psicopatica occupata, grazie.» rispose,
avviandosi verso il
centro della pista dove Lottie era impegnata a ballare come una pazza.
«Zayn!»
cinguettò, quando lo vide. «Balliamo insieme, dai!
Ti ho già detto che stasera
sei bellissimo? Ma proprio tanto! Tanto, tanto,
taaaaanto…» blaterò,
prendendolo per mano e attirandolo a sé.
Zayn
rimase serio, si scostò dall’abbraccio di Lottie
e, tenendola per mano, la
trascinò verso l’uscita.
«Dove
mi
stai portando?» farfugliò lei, confusa.
«A
casa.»
«Tua?»
«Si.»
«E
perché?»
«Perché
sei ubriaca, Lottie.»
Alla
parola ubriaca, Lottie scoppiò a ridere come se avesse
appena sentito la cosa
più divertente del mondo.
«Sai,
non
te l’ho mai detto, ma io ti voglio davvero tanto
bene!» trillò, sempre più
allegra.
«Solo
che
tu non ne vuoi a me.» proseguì poi,
improvvisamente triste.
«Non
dire
assurdità, certo che ti voglio bene.»
«Davvero?»
«Si.»
«Mi
vorresti bene anche se vivessi in Francia?»
domandò poi.
«Cosa
centra questo?»
«Lo
sapevo io, che preferivi Tiffany.»
«Piantala,
non è vero.»
«Davvero
parlo come uno scaricatore di porto?»
«Ogni
tanto.»
«Cazzo,
mi sa che hai ragione.»
«Ti
và se
facciamo un gioco?» propose Zayn, infine. Era
sull’orlo di un esaurimento
nervoso e Lottie continuava a passare da un argomento
all’altro con una
velocità che gli dava il mal di testa.
«Si,
giochiamo!» esultò Lottie, al settimo cielo.
«Conta
fino a che non arriviamo a casa, voglio vedere quanto ci
mettiamo.»
Lottie
annuì, concentrata. Poi cominciò a contare ma,
arrivata a ventisette si
addormentò. Zayn sospirò, tornando a concentrarsi
sulla guida.
Perfetto,
che serata del cazzo.
***
No,
non è
un allucinazione, ve lo giuro. Sono proprio io, e questo è
il capitolo nuovo.
Che
ne
pensate?
A
me non
dispiace, se devo dire la verità. Anzi, pensavo che sarebbe
uscito peggio,
visto che ero completamente bloccata nella stesura della storia. Avevo
tutto in
mente, ma non ce la facevo a scrivere, poi oggi, mentre cambiavo lo
smalto è
tornata l’ispirazione.
Okay,
probabilmente sarete un po’ deluse, perché vi
aspettavate la realizzazione
diabolica dell’idea di Harry.
Ovviamente
le cose non vanno mai secondo i piani, e questa volta non fa eccezione.
Ecco,
finalmente avete conosciuto Tiffany un po’ più da
vicino, che ve ne pare? Io la
prenderei a sprangate.
Niente,
spero che recensirete in tante, perché ci tengo davvero a
sapere la vostra
opinione, perciò non siate timide.
Vi
ricordo che il banner abgsfaskfl è opera di extraordinharry
e vi ringrazio per
aver recensito lo scorso capitolo e per essere così numerose
nel
seguire-ricordare-preferire la storia.
Ora
che
mi sono “sbloccata” credo che gli aggiornamenti
procederanno un po’ più in
fretta.
L’ultima
cosa, poi vi lascio in pace: se volete seguirmi su Twitter, sono
@FTheOnlyWay
Vi
adoro,
Fede.
|
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Capitolo 12 *** To Zayn. ***
Capitolo 11
“To
Zayn.”
Riuscire
ad infilare la chiave nella serratura, fu una vera impresa per Zayn. Se
con una
mano cercava di centrare quella maledetta toppa, l’altra era
troppo impegnata a
sorreggere Lottie, che in quel momento aveva iniziato a canticchiare in
quello
che sembrava un francese piuttosto fluente.
«Cosa
stai facendo?» gli chiese, sbattendo le lunghe ciglia con
aria innocente.
Zayn
alzò
gli occhi al cielo, trattenendo una risata.
«Secondo
te?» si maledisse un istante dopo, perché dare
corda ad una Lottie completamente
ubriaca non era, in tutta probabilità, un’idea
così geniale.
«Sei
un
ladro! Vuoi derubare queste povere persone. Come cazzo facciamo se ci
beccano?»
Zayn
sbuffò poi fece per entrare, ma Lottie lo trattenne per la
manica della
camicia.
«Vado
prima io. So come tenere a bada i cani da guardia.» lo
informò, muovendo
qualche passo incerto.
«Lottie…»
mormorò Zayn, indeciso se chiederle come aveva intenzione di
domare i cani,
oppure se scoppiare a ridere.
«Non
sento niente.» stabilì lei, con aria
professionale. Un respiro profondo, poi
Zayn scoppiò a ridere e le fece strada.
«Non
senti niente perché non ci sono cani da guardia,
Lottie.»
«E
come
fai a saperlo?»
«Perché
vivo qui.»
«Davvero?
E perché non l’hai detto subito?» lo
rimproverò Lottie, mettendo un broncio
adorabile. Poi, proprio un attimo prima che Zayn le rispondesse, si
portò la
mano davanti alla bocca.
«Devo
vomitare.» farfugliò, prima di precipitarsi verso
il bagno.
Zayn
la
seguì qualche istante dopo, passandosi con aria sconsolata
una mano sulla
fronte. Cosa credeva, che bevendo si sarebbe dimenticata che quella
piaga di
Tiffany era a piede libero?
La
trovò
piegata in due davanti al gabinetto, scossa da conati piuttosto
violenti.
Storse
un
po’ il naso, quando l’odore dell’alcol
gli raggiunse le narici, poi arrotolò le
maniche della camicia fino ai gomiti e si avvicinò a Lottie,
che mosse la mano
per allontanarlo.
«Vattene.»
borbottò, prima che l’ennesimo conato le impedisse
di dire un’altra parola.
Zayn inarcò un sopracciglio.
Certo,
vattene. Era lì, bianca cadaverica – anche se in
effetti ora tendeva più ad un
verdino – che vomitava nel suo bagno e lui doveva andarsene?
Certo, magari
un’altra volta.
«Brava,
vomita e stai zitta.» ridacchiò, raccogliendole i
capelli con delicatezza, in
modo che non le finissero davanti alla faccia. Portò
l’altra mano sulla fronte
di Lottie e, in silenzio, attese che Lottie finisse di rigettare tutto
ciò che
aveva bevuto. Quando ebbe finito, le lasciò andare i capelli
e si girò per
afferrare un asciugamano.
«Tieni.
Vado a prenderti un bicchiere d’acqua…»
«E
un’aspirina.»
«E
un
aspirina, d’accordo. Altro?»
«Si,
la
vanga per scavarmi la fossa.»
Zayn
sbuffò, poi si avviò in cucina. Be’, la
serata non era andata proprio come
aveva previsto. Anzi, era una vera schifezza, ma per lo meno lui aveva
guadagnato un po’ di tempo per stare con Lottie senza
rompiscatole di alcun
genere intorno.
Quando
tornò in bagno, Lottie era seduta sul water e si reggeva la
testa tra le mani.
«Grazie.»
borbottò, afferrando il bicchiere d’acqua e
l’aspirina. Mandò giù tutto
d’un
sorso, poi sospirò.
«Che
figura di merda.» commentò, senza nemmeno guardare
Zayn in faccia. Lui, d’altra
parte, si limitò a sorridere, poi le accarezzò la
testa con dolcezza.
«Be’,
in
effetti avresti potuto evitare di mettere gli anfibi con questo
vestito. Non
centrano niente.» replicò.
Lottie
rise debolmente. «Grazie.» ripeté di
nuovo, prima di alzarsi e abbracciare Zayn
con una delicatezza che lo lasciò letteralmente senza fiato.
da quando in qua,
Lottie era così pacata? Tuttavia, non gli importò
affatto del motivo che
l’aveva spinta a tale gesto. Si limitò a
stringerla a sua volta e a lasciarle
un bacio sulla fronte.
Rimasero
in silenzio per un tempo che ad entrambi sembrò troppo
breve, dopodiché Zayn si
separò.
«Ti
senti
meglio?» domandò, preoccupato. Lottie sembrava
aver smaltito un po’ la sbornia,
ma non aveva un’espressione così contenta.
C’era davvero qualcosa che non
andava, oppure lui era tremendamente paranoico e vedeva cospirazioni
ovunque?
«Mi
sta
scoppiando la testa, ma almeno ho finito di ridere come una
deficiente.» ripose
Lottie, regalandogli un sorriso fugace e un po’ stentato.
«Ce
ne
andiamo sul divano? Possiamo vedere un film.» propose infine.
Il silenzio che
si era venuto a creare dopo l’ultima risposta di Lottie era
troppo pesante
affinché entrambi potessero ignorarlo.
Anche
se,
in effetti, i pensieri che li tormentavano erano di natura ben
differente.
Zayn, da parte sua, stava meditando sul modo migliore per chiedere a
Lottie se
volesse seguirlo in tour e, soprattutto, se il sentimento che provava
per lui –
perché era sicuro che ci fosse – era di semplice
amicizia o sarebbe potuto
diventare qualcosa di più.
I
pensieri di Lottie, invece, volavano in tutt’altra direzione
e, l’unica cosa che
al momento le risultava chiara, era che dire a Zayn tutta la
verità era
l’ultima cosa da fare. Doveva stare zitta e lasciare che le
cose si svolgessero
come già aveva programmato. Non c’era motivo per
coinvolgere Zayn in quello che
le stava capitando, soprattutto perché sarebbero stati male
entrambi. Perciò,
il silenzio era l’unica via.
Si
sarebbe concessa quell’ultima serata con lui,
dopodiché… be’, ci avrebbe
pensato l’indomani.
Si
sedettero sul divano, entrambi un po’ nervosi e un
po’ sospettosi. Possibile
che si fossero già resi conto che qualcosa stava per
cambiare?
Lottie
si
mosse, a disagio, ma quando sentì il braccio di Zayn
circondarle le spalle,
tutta la sua ansia svanì. Lasciò che lui
l’abbracciasse e si accoccolò contro
il suo fianco.
«Ti
devo
parlare…» si fece coraggio Zayn, dopo qualche
minuto di completo silenzio.
Ormai, anche l’idea di vedere il film era stata accantonata.
Che bisogno c’era,
dopotutto, di colmare quel silenzio con parole vuote?
Lottie
sospirò, si strinse ancora di più al suo fianco e
annuì.
«Dimmi
pure.»
«Tra
due
giorni io e i ragazzi partiamo per il tour. Ecco, mi chiedevo se ti
andasse di
venire con noi. Ci saranno anche Eleanor e Danielle e non ti
annoieresti per
niente e poi…»
Zayn
non
fece in tempo a finire la frase che Lottie scoppiò a
piangere. Stupito da quel
repentino cambiò d’umore, si interruppe. Si
scostò leggermente per poterla
guardare in faccia. Le accarezzò la guancia e le
portò una ciocca di capelli
biondi dietro le orecchie.
«Ehi,
ehi, piccola, che c’è?»
domandò, preoccupato. Lottie, sentendosi chiamare
piccola, pianse ancora più forte.
Si
accoccolò contro il petto di Zayn che, senza capire cosa
stesse succedendo,
prese ad accarezzarle la schiena e i capelli, lentamente. Cosa le
prendeva,
adesso? Perché aveva iniziato a piangere il quel modo?
Di
suo,
Zayn non sopportava vedere una ragazza piangere. Era
dell’idea che nessuna
ragazza dovesse farlo. Ma vedere Lottie, che era sempre così
apparentemente
invulnerabile, era un vero colpo al cuore. L’unica cosa a cui
riusciva a
pensare, era che avrebbe fatto di tutto, per renderla felice. Non gli
importava
a che cosa doveva andare incontro.
Così,
la
consapevolezza di essersi innamorato, lo colpì
improvvisamente, facendolo
sorride. Sciocco, chissà da quanto lo era, e non se ne era
nemmeno accorto.
Avrebbe dovuto ascoltare i ragazzi e arrendersi subito di fronte
all’evidenza
dei fatti: lui e Lottie non erano fatti per restare amici. O, almeno,
lui non
ce la faceva più.
Intanto,
Lottie continuava a singhiozzare, disperata.
«Cosa
sta
succedendo, Lottie? Dimmelo.»
Lottie
scosse la testa, mentre l’ennesimo singhiozzo le squassava il
petto. Zayn
sospirò di nuovo, sempre più agitato.
«Lottie,
mi stai facendo preoccupare.» mormorò,
sollevandole il viso il tanto necessario
per poterla guardare negli occhi. Anche se erano lucidi, rossi e tutto
intorno
cerchiati dal nero del trucco, non poté fare a meno di
trovarli bellissimi. Gli
sarebbe piaciuto potervi leggere qual’era il problema, ma
prima che potesse
chiedere qualunque altra spiegazione, Lottie si era sporta in avanti e
l’aveva
baciato.
Completamente
spiazzato, Zayn rimase immobile poi, quando si rese conto di cosa stava
succedendo, ricambiò il bacio con ardore. Non riusciva a
sentire niente, se non
il battito del suo cuore che sembrava impazzito e le mani di Lottie
che,
delicate, passavano tra i suoi capelli.
E
così
era quello che si provava, quando si era innamorati. Si sentiva come un
ragazzino alle prime armi. Il cuore voleva scoppiare, e tutto
ciò di cui gli
importava era della fantastica creatura che stringeva tra le braccia.
Non
c’era
nient’altro, in quel momento. Solo lui e Lottie. Niente
Tiffany, niente Celine,
niente tour, niente One Direction.
Erano
solo due ragazzi innamorati.
Poco
dopo,
si ritrovarono sdraiati sul divano, stretti l’uno
all’altra come se non ci
fosse un domani.
O
almeno,
questo era quello che avvertiva Zayn, mentre osservava Lottie dormire
tra le
sue braccia.
Non
aveva
detto una parola, dopo averlo baciato. Si era limitata a versare
qualche altra
lacrima, poi si era sdraiata e aveva chiuso gli occhi, con la testa
posata sul
suo petto.
Lui
si
era limitato a lasciare un bacio sui capelli, rispettando la sua
volontà di non
dire una parola. Perché forse non c’era bisogno di
parlare, no. Quel bacio
aveva parlato per entrambi.
L’unico,
vero problema era che i significati che entrambi attribuivano fossero
completamente discordanti l’uno dall’altro.
Perché
se
per Zayn quel bacio rappresentava l’inizio, per Lottie era un
addio.
Alla
fine,
però, Zayn cadde preda del sonno, dimenticandosi della
spiacevole sensazione
che gli artigliava lo stomaco.
Ma
avrebbe
dovuto dargli retta perché, se lo avesse fatto, la mattina
seguente sarebbe
riuscito a parlare con Lottie, ma di lei non c’era traccia.
Tutto
ciò
che trovò, invece, fu un foglio bianco piegato in quattro.
Sull’angolo in alto
a destra, Lottie aveva scritto “Per
Zayn.”.
***
Ci
siamo.
Questo è IL capitolo, da cui avrà inizio la
svolta. So che probabilmente non ci
avrete capito un granché, ed è perfettamente
comprensibile, ma le spiegazioni
le avrete nel prossimo capitolo, promesso. Capirete tutto quanto.
Ammetto
che il bacio non era previsto, però mentre scrivevo non ho
potuto fare a meno
di inserirlo, non lo so, secondo me era il momento adatto.
Comunque,
che ve ne pare? A me personalmente il capitolo non dispiace. Anzi, mi
sento
piuttosto soddisfatta.
Ora
però
devo fare la parte dell’antipatica, perciò cercate
di sopportarmi per queste
prossime righe.
Ammetto
che
gli aggiornamenti spesso e volentieri sono un po’ scostanti,
e lì la colpa è
tutta mia, è vero, e può darsi che molte di voi
abbiano perso interesse per la
storia. E, credetemi, mi dispiacerebbe davvero tante. Capisco anche che
molte
di voi vanno a scuola e che tutte quante avete una vita –
ovviamente – però mi
chiedevo il motivo per cui le recensioni sono calate così
tanto.
Non
fraintendete, non scrivo per le recensioni, ma principalmente per me,
però mi
fa davvero piacere avere il vostro parere e sapere cosa ne pensate, e
ci
rimango un po’ male quando vedo che siete in così
tante a mettere la storia tra
le seguite, preferite, ricordate e in così poche, invece, a
farmi sapere che ve
ne pare.
Vorrei
capire se la colpa è mia, della storia o semplicemente non
ne avete voglia.
In
ogni
caso non importa, apprezzo davvero anche il fatto che leggiate e basta,
ma
avevo questo dubbio, ecco.
Scusatemi
se ho fatto la parte della rompicoglioni, veramente. E spero che
nessuno si sia
offeso, perché non era mia intenzione.
Comunque,
ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, quelle che
mi
hanno fatto i complimenti su Twitter, chi ha inserito la storia tra le
blablabla e messo me tra le autrici preferite.
GRAZIE.
Con
affetto,
Fede.
P.s.
Se
volete, su Twitter mi trovate come @FTheOnlyWay
|
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Capitolo 13 *** End of game. ***
Capitolo 13
“End of
game.”
La
consapevolezza che Lottie se ne fosse andata, lasciandolo lì
come un emerito
deficiente, era quanto di più doloroso Zayn avesse mai
provato in vita sua.
E
no, non
era solo dolore, quello. Era delusione cocente, rabbia e frustrazione
per non
essere riuscito ad impedirle di andarsene senza spiegazioni.
O,
per lo
meno, senza giustificazioni faccia a faccia. E invece si ritrovava
lì, da solo,
sul divano in cui avevano dormito insieme e, tra le mani, quello
stupido foglio
su cui Lottie aveva vergato di proprio pugno una lunga lettera.
Che
ancora non aveva trovato il coraggio di leggere perché, in
cuor suo, sapeva già
che non gli sarebbe stato di alcun conforto.
«Che
faccia, Zayn. È tutto okay?» la voce di Niall lo
distrasse per un attimo dai
suoi pensieri.
Zayn
scosse la testa, poi con un ulteriore cenno del capo indicò
il foglio.
«Che
cos’è?» Niall si avvicinò,
incuriosito. Quando adocchiò la scritta in alto, si
adombrò. Così era vero, c’era qualcosa
che Lottie aveva tenuto nascosto. Non ne
avevano mai parlato apertamente, perché temevano tutti che
Zayn ci potesse
rimanere male, ma a giudicare dalla sua faccia era evidente che
sospettasse
qualcosa già da parecchio tempo.
Nel
frattempo, Zayn aveva trovato il coraggio di aprire la lettera. La
calligrafia
disordinata e tondeggiante di Lottie gli era subito saltata
all’occhio, insieme
al verde sgargiante della penna che aveva utilizzato.
“Caro
Zayn,
caro?
Oh, minchia, ti rendi conto di quanto sono messa male? Non ho mai
scritto
lettere a nessuno, io, nemmeno per scherzo. Be’, a parte
quella sottospecie di
delirio a cui Tiffany mi ha costretto. Ma questa storia già
la conosci, perciò
passiamo alla parte seria.
Si,
c’è una parte seria e immagino che tu
l’abbia già capito alla perfezione.
Checché se ne dica, so che sei il pakistano più
intelligente del mondo. (Scusa,
credo che quella rintronata mi abbia ucciso i pochi neuroni a
disposizione.)
In
questo momento, sono in camera e sto aspettando che Celine venga a
portarmi il
vestito che ha deciso che indosserò per domani sera.
Non
trovi assurdo che debba vestirmi come dicono loro? Io lo odio,
maledizione. E
non ce la faccio più a sopportare queste imposizioni.
Non
mi riferisco solo ai vestiti, naturalmente. La questione è
molto più complicata
di quanto potrebbe, in tutta eventualità, apparirti.
Però,
in questi mesi di conoscenza, ho imparato che non devo assolutamente
dare un
limite alla tua sensibilità. Voglio dire, sei il ragazzo
più incredibile che io
abbia mai incontrato in questi merdosissimi anni di merdosissima vita.
Non
ci hai capito niente, vero?
D’accordo,
Zayn, partirò dall’inizio e spero davvero che
capirai.
Mia
madre è una gran stronza. Questo l’avrai intuito
dalle mie descrizioni
appassionate, credo. Il punto è che lei non è
stronza e basta. È una stronza
possessiva, arrivista e maniaca del controllo.
Da
quando sono piccola, non ha fatto altro che dirmi come devo
comportarmi, cosa
devo indossare, addirittura certe volte controlla quello che mangio.
Tutto
perché, nella sua patetica mentalità contorta, la
mia vita ruota intorno ad un
unico obiettivo: trovare un uomo benestante, con cui mettere su
famiglia e con
cui, ovviamente, ridare lustro al suo nome.
Non
ti fa schifo solo a leggerlo? Io sono disgustata, se devo dire la
verità. Mi
sembra tanto di vivere nel 1800, senza avere la minima
possibilità di fuggire.
E
non sono mai fuggita, in effetti, fino a quando sei arrivato tu.
Tu
sei stato come il sole all’improvviso. Con la tua dolcezza,
il tuo affetto
incondizionato – nessuno era mai stato tanto bendisposto nei
miei confronti,
non senza un doppio fine, almeno – con la tua risata e con il
tuo modo di fare.
Tu mi hai fatto stare bene. Sai, era da tempo che non mi sentivo
così felice.
Finalmente, dopo anni in cui tutti i miei sforzi di compiacere mamma
sono
andati a vuoto, ho scoperto che ribellarmi era l’unica cosa
che mi facesse
sentire viva. E non un mezzo per ottenere una posizione avvantaggiata,
o un
intralcio alla rispettabilità della famiglia.
Per
questo non ti ho mai parlato di lei. Ci avresti creduto?
Cazzo,
sembra impossibile pure a me, che tutta questa merda sia vera.
Eppure
lo è.
Così
come è vero che la felicità non è una
cosa a cui si può aspirare per molto
tempo. È fragile, e delicata, e prima ancora che possa
renderti conto di averla
raggiunta, è già volata via. Nel mio caso, poi,
è stata completamente distrutta
da un biglietto aereo per Parigi.
Biglietto
che sono stata costretta ad accettare.
Non
fare quella faccia. So anche io che esiste il libero arbitrio e che in
teoria
mia madre non avrebbe alcun diritto di imbarcarmi come un pesante pacco
postale
e spedirmi dai nonni materni, con la speranza che l’alta
società francese
riporti in vita la mia “eleganza e raffinatezza.”
Cosa
credi, che io sia contenta? Non lo sono affatto e mi spezza il cuore il
solo
pensiero che domani sarà l’ultima volta che ti
vedrò.
Lo
so che Parigi e Londra non sono così lontani, ma non voglio
costringerti ad
essere infelice come lo sono io o, ancora peggio, ad aspettarmi. Che
senso
avrebbe? E comunque,
sono dell’idea che
un distacco netto sia la scelta migliore. Un paio di mesi, e
sarà come se non
fossi mai esistita, no?
Probabilmente
starai pensando che sono una codarda. Come darti torto? Lo sono. Ho
preferito
rinunciare alla felicità, per una vita in discesa.
Sono
stanca, di combattere contro tutto e tutti. Davvero. Stanca di
rientrare a casa
ogni giorno e subirmi ore di critiche e di lamentele per il mio essere
così
sfacciata, volgare e all’orlo della decenza. Stanca di
sopportare le occhiate
di disprezzo di una donna che dice di agire per il mio bene e invece
pensa solo
al suo tornaconto. Sono stanca, okay? Stanca di sentirmi dire da
Tiffany che
non sono degna nemmeno di pulirle le scarpe e stanca di pensare ogni
giorno a un
modo nuovo per risponderle a tono, quando l’unica cosa che
vorrei è tirarle uno
schiaffo, o strangolarla, o qualcosa del genere. Stanca, punto.
E
sto male, e probabilmente ho davvero bisogno di qualche anno in
terapia, ma non
posso farci niente. Non è colpa mia. E non ho più
la forza di ribellarmi. Hai idea
di quanto sia avvilente, lottare con tutte le proprie forze e non
ottenere mai
quello che si vuole? Lotti, lotti, lotti e alla fine ti ritrovi con un
pugno di
mosche.
È
tutto inutile. È sempre stato così.
E
mi dispiace che quella che doveva essere una lettera di addio piuttosto
divertente si sia trasformata in un piagnisteo che non meriti di
sentire.
Ma
ormai è andata e per riscrivere tutto da capo mi ci vorrebbe
troppo tempo. Ed
io non ne ho più, perché sento Tiffany e Celine
all’inizio del corridoio.
Perciò,
concludo dicendoti che per me è stato un grande onore far
parte della tua vita
– hai visto? E poi mi dici che parlo come uno scaricatore di
porto.
E
niente, Zayn, ti auguro tutte le cose migliori che ti possano succedere
e,
soprattutto, spero per te che imparerai a scegliere diversamente le
persone
alle quali accompagnarti.
Guarda
me, ti sei beccato una pazza sclerotica con problemi esistenziali!
Ti
voglio bene, Zayn Malik.
Con
affetto,
Lottie.”
Impietrito.
Completamente. Perché tutta la verità gli si era
riversata addosso, di colpo. E
lui non aveva mai capito niente, di Lottie. Niente. aveva sempre
pensato che il
suo essere mezza esaurita fosse un modo per divertirsi, per mantenersi
in attivo.
Il massimo che si era immaginato, poi, era che sua madre fosse una tipa
un po’
bacchettona, ma così, maledizione, si sfiorava la pazzia.
Perché
alla fine era di quello, che si trattava: pazzia. Era pazza Tiffany,
era pazza
Lottie ed era pazza sua madre.
E
lui ci
si era ritrovato tra capo e collo, coinvolto in un amicizia che
l’aveva reso
felice sin dal primo istante.
Tuttavia,
non aveva mai pensato che le cose sarebbero potute finire
così. Mai. Proprio
ora che si erano definitivamente tolti Tiffany dalla scatole, Lottie
decideva
di arrendersi. Perché non aveva resistito ancora un
po’? Loro l’avrebbero
aiutata. Perché non gli aveva detto la verità?
Lui avrebbe trovato un modo per
tirarla fuori da quella situazione. Ce l’avrebbe fatta, ne
aveva i mezzi e le
possibilità. Perché era stato così
cieco da non rendersi conto che la ragazza
di cui era innamorato stava soffrendo?
Si
passò
una mano sulla fronte, sconsolato.
Poi
ripensò a tutte le volte in cui Lottie aveva deviato
l’argomento “madre”, o in
cui sembrava sull’orlo del pianto ma non aveva ceduto.
Ripensò a quanto aveva
pianto, stretta tra le sue braccia, e tutto gli apparve chiaro, di
nuovo.
Era
un
idiota. Ecco la verità, uno stupido idiota egoista. Pur di
non perderla, aveva
ignorato che qualcosa non andava come avrebbe dovuto ed ora si
ritrovava da
solo.
E
Lottie,
la sua Lottie, aveva deciso di andarsene in Francia dai nonni, solo per
evitargli altre grane. L’aveva capito, che lo faceva solo per
lui. Non era poi
così stupido.
Aveva
pensato prima a lui, alla sua carriera e a quanto l’avrebbe
incasinato, prima
di prendere la decisione sbagliata.
Sbagliata,
si.
Perché
se
davvero pensava che il distacco netto sarebbe stato migliore, aveva
toppato in
pieno. Perché lui di certo non le avrebbe permesso di
partire.
«Esco.»
sostenne, scattando in piedi. Niall sorrise, frugò nelle
tasche dei pantaloni e
gli lanciò le chiavi della macchina.
«Facci
sapere se ti serve qualcosa…» un altro sorriso e
se ne tornò in cucina,
probabilmente per mangiare qualcosa.
Zayn
indossò velocemente la giacca e si precipitò
fuori di casa. Erano appena le
otto, ce l’avrebbe fatta. Doveva farcela.
Arrivò
a
casa di Lottie venti lunghissimi minuti dopo. Poi, incurante del fatto
che
qualcuno poteva ancora dormire, si attaccò al campanello.
Suonò
una, due, tre volte, ma nessuno gli aprì. Alla quarta, il
viso fastidiosamente
familiare di Tiffany fece capolino. Stava sorridendo, maliziosa.
«Ciao,
Zayn. Cosa ti porta qui?» domandò, invitandolo ad
entrare con un cenno della
mano.
«Tiffany,
poche storie. Dov’è Lottie?» chiese,
rigido. Non aveva più voglia di fingersi
interessato a lei. Tutto ciò che contava, era che fosse in
tempo.
«È
troppo
tardi, amore mio. A quest’ora sarà quasi arrivata
a Parigi. La partita è
chiusa, tesoro.»
***
Ciao,
fanciulle!
Ecco
il
nuovo capitolo, contente? Tra l’altro, non sono neanche
troppo in ritardo con l’aggiornamento,
perciò amatemi u.u
Un
po’ di
nodi cominciano a venire al pettine, visto? Che ve ne pare della
lettera che
Lottie ha scritto a Zayn?
Non
lo
so, sono molto insicura sulla prossima parte della storia. Nel senso, a
me
piace, perché è esattamente come
l’avevo pensata all’inizio.
Cioè,
che
dovesse succedere ciò che succederà è
esattamente nei programmi (?)
-
scusate,
l’ultima frase non ha senso.
Però
non
so, voi fatemi sapere, per piacere. Nello scorso capitolo avete
recensito in
tante e mi ha fatto DAVVERO piacere, grazie mille!
Okay,
è
tutto.
Ah,
sono
pronti anche i due prossimi capitoli, perciò non ci
sarà da aspettare molto tra
un aggiornamento e l’altro!
Vi
adoro,
Fede.
Ps. Per chi
volesse seguirmi, su Twitter sono @FTheOnlyWay
|
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Capitolo 14 *** Welcome to the Hell. ***
Capitolo 14
“Welcome to the Hell.”
Non
ce
l’aveva fatta. Non era arrivato in tempo. Aveva fallito su
tutta la linea, non
era nemmeno riuscito a dirle che era innamorato di lei. Non aveva avuto
neanche
quella misera opportunità che era certo di meritarsi.
E
Tiffany, intanto, continuava a sorridere.
«Mi
dispiace, Zayn.»
Si,
certo. Era il ritratto dell’afflizione, pensò
Zayn, colto dall’improvvisa
voglia di strapparle le extension. Sorrise mestamente, stupito dal suo
stesso
pensiero. Cielo, Lottie l’aveva proprio fatto uscire di
testa.
«Si
vede,
infatti.» celiò, sarcastico. Tiffany
ridacchiò ancora, poi gli accarezzò un
braccio e fece un passo in avanti.
«Ora
che
ce la siamo tolta dalle scatole, potremmo pensare a noi due, che ne
dici?» un
altro passo avanti e la carezza si spostò sul petto.
Zayn
inarcò un sopracciglio.
«Tra
me e
te non ci sarà mai niente, Tiffany. Mai, capito? E levami le
mani di dosso.»
sbottò, infastidito. Un ultimo sguardo colmo di
risentimento, poi Zayn fece per
levare i tacchi, ma una terza voce si intromise nella discussione,
impedendogli
di allontanarsi.
«E
così
sei tu.»
Già,
e
così era lei, alla fine, la tanto decantata signora
Gaillard. Una donna di
quasi cinquant’anni, vestita elegantemente di nero, con un
filo di perle al collo
ed altre due ai lobi delle orecchie. I suoi capelli erano di un biondo
scuro,
curati, e stretti in un elaborato chignon. Il volto era spigoloso, fine
e non
troppo attraente. Anzi, aveva un’aria così arcigna
che Zayn sentì un brivido
percorrergli la spina dorsale. Era davvero questa, la donna che aveva
messo al
mondo Lottie?
«Dovrei
sapere di cosa sta parlando?» si ritrovò a
rispondere, sul piede di guerra.
Non
aveva
mai provato odio per nessuno ma, se proprio avesse dovuto associare un
sentimento a quella donna, odio era l’unico che gli venisse
in mente.
La
donna
inarcò con malcelato stupore un sopracciglio chiaro e con un
cenno elegante
della mano, lo invitò ad entrare.
Titubante,
Zayn rientrò dentro casa e la seguì lungo un
corridoio che gli parve quasi
infinito. Tiffany, accanto a lui, lo prese per mano. Si
scostò bruscamente,
seccato anche dal solo contatto con la responsabile della partenza di
Lottie.
«Cambierai
idea, vedrai.» sussurrò Tiffany.
«No.
Tu, vedrai.»
ribatté, accelerando il
passo.
Pochi
istanti dopo, si trovarono in un salotto arredato sui toni del lilla e
del
bianco. La signora Gaillard si sedette sul divano, poi
accavallò le gambe con
eleganza e posò le mani in grembo.
«Siediti
pure, caro.»
Caro?
Zayn avrebbe voluto dirle che il suo “caro” poteva
beatamente infilarselo su
per il naso, ma si trattenne e si accomodò sulla poltrona
lì accanto. Tiffany
si sedette accanto alla zia, con un sorrisino soddisfatto.
«Tiffany,
tesoro, andresti a prendere qualcosa da bere per il nostro ospite?
È il giorno
libero della governante. Allora, caro, cosa gradisci?»
La
stava
tirando per le lunghe, comprese Zayn. Era vero, allora, che teneva alla
facciata più che a qualsiasi altra cosa. Come aveva potuto,
Lottie, vivere tra
quella gente? Lei che era così libera, così
divertente e così spensierata.
«Niente,
grazie.»
Siccome,
però, aveva tutta l’intenzione di vedere a fondo
in quella faccenda, decise di
stare al gioco. Una volta avute tutte le informazioni, avrebbe deciso
come
agire.
Ci
fu un
attimo di silenzio, durante il quale Tiffany si sistemò
meglio sul divano.
«Tesoro,
io vorrei un succo all’arancia.»
«Ma
zia,
io voglio sentire cosa dici a Zayn!» protesto Tiffany, con
enfasi. Ancora una
volta, la signora Gaillard inarcò un sopracciglio e rivolse
alla nipote
un’occhiata in tralice.
«Ti
sarei
davvero grata se mi portassi un
succo
all’arancia. Ed ho bisogno di parlare da sola con
lui.» spiegò. Tiffany sbuffò,
ma alla fine si alzò e fece come le era stato chiesto.
Rimasto
solo con la signora Gaillard, Zayn si sentì più
nervoso di prima. La presenza
di Tiffany, per quanto fastidiosa, era un po’ più
rassicurante della faccia
acida di quella donna.
«E
così
sei tu.» ripeté, per la seconda volta. Confuso,
Zayn storse il naso.
«Non
ho
idea di cosa stia dicendo, mi creda.»
Cosa
significava che era lui?
«Tu
sei
il ragazzo che ha fatto impazzire mia figlia.»
spiegò la signora Gaillard.
«Io
non
ho fatto impazzire proprio nessuno, e si dà il caso che il
mio nome sia Zayn.»
specificò, infastidito. Finalmente, cominciava a capire dove
sarebbe andata a
parare.
«D’accordo,
Zayn. Allora, se posso chiedere, chi ti ha autorizzato a presentarti
qui, a
quest’ora della mattina?» domandò.
Autorizzato?
Santo cielo, ma quella donna chi credeva di essere?
«Mi
sono
autorizzato da solo.» sibilò, nervoso.
«C’è
un
motivo, oppure hai la sgradevole abitudine di piombare in casa
altrui?» incalzò
la donna. Irritante, ecco cos’era. E Zayn la odiò.
«Perché
l’ha fatto?»
«Cosa,
di
grazia?»
Faceva
anche finta di niente, quella malefica. Non solo gli aveva portato via
l’unica
persona che lo rendeva felice, ma fingeva addirittura di non rendersene
conto.
«Lo
sa
perfettamente, non faccia finta di niente.» la
ammonì, sporgendosi in avanti
con il busto. Dio, quanto avrebbe voluto urlare.
«Charlotte
aveva bisogno di rivedere le sue priorità. Io ho solo fatto
in modo che fosse
possibile.»
«Ma
cosa…?» farfugliò Zayn, incredulo.
«Te
lo
dico io, cosa, ragazzino.» ora, la signora Gaillard sembrava
aver perso la sua
facciata rispettabile. Era guerra aperta, quindi. Perfetto,
perché Zayn non
aspettava altro. Se Lottie non era ancora riuscita a dire a sua madre
di essere
un pessimo genitore, be’, l’avrebbe fatto lui al
posto suo.
«Potrai
anche essere carino, perché no. Potresti anche essere il
più intelligente del
mondo. Non mi interessa: sei solo un ragazzino montato, che canticchia
stupide
canzoncine per adolescenti con squilibri ormonali. Stai avendo successo
ed un
cospicuo guadagno, te lo concedo. Ma Charlotte ha bisogno di qualcuno
che la
tenga sotto controllo e che limiti la sua estrosità. Fa
parte di una famiglia
rispettabile e non tollero che il nostro buon nome venga infangato solo
perché
si è innamorata di un montato arrivista.»
Non
poteva credere alle sue orecchie, davvero. Non ce la faceva. Non era
possibile
che esistesse qualcuno così egoista, così
superficiale e così… per l’amor di
Dio, quella era stupidità allo stato puro.
«Non
ho
mai sentito niente di più allucinante.»
«Come,
prego?»
«Ha
capito perfettamente. Non ho mai sentito in tutta la mia vita,
così tante
stronzate messe tutte insieme. Dico sul serio.»
ripeté, chiaro. Essere così
schietto non rientrava nei programmi, a dire la verità,
nemmeno essere
maleducato, ma proprio non era riuscito a trattenersi.
«E
d’accordo, può anche darsi che io sia un ragazzino
viziato, o come le pare, ma
non riesco a credere che lei voglia mettere sua figlia al guinzaglio!
Si rende
conto di quello che dice? Lottie è infelice, e
l’unica cosa di cui lei si
preoccupa, signora Gaillard, è che il vostro fottuto nome di
famiglia venga
rispettato! Sa che le dico? Non interessa a nessuno il vostro cognome!
A me non
interessa, amerei Lottie in ogni caso, perciò non si
permetta di darmi
dell’arrivista, chiaro? Non lo tollero.»
Incredibile,
come ammettere a gran voce di amarla gli avesse tolto un peso non
indifferente
dal cuore. Ora che l’aveva praticamente urlato, era tutto
reale. Tutto,
compreso il fatto che Lottie fosse in Francia e che l’avesse
mollato lì.
Ma
se
credeva che si sarebbe arreso si era sbagliato di grosso. Cosa pensava?
Che non
avrebbe avuto il coraggio di mollare il tour per seguirla?
Improvvisamente,
si adombrò. Non poteva lasciare i ragazzi. Non sarebbe stato
giusto nei loro
confronti, anche se era più che certo che loro stessi
l’avrebbero spinto a
partire per Parigi. Anche se avrebbero dovuto arrangiarsi.
Perso
nei
suoi pensieri, non si era nemmeno accorto che la signora Gaillard stava
ancora
boccheggiando oltraggiata, alla ricerca di qualche altra parola
tagliente da
rifilargli.
«La
ami?
Tu ameresti Charlotte, quindi? E io? Sai perché
l’ho spedita a Parigi, Zayn?»
Zayn
avrebbe voluto interromperla, e urlare che Lottie non era uno stupido
pacco
postale, ma una persona con dei pensieri, dei sentimenti e un cervello
perfettamente funzionante, ma la donna lo interruppe prima che potesse
pronunciare una sola parola.
«Tu
l’avresti portata sulla cattiva strada. Tu, e il tuo stupido
gruppo di
bambocci. Scommetto che le avresti chiesto di seguirvi in tour. E poi?
l’avresti lasciata in un angolo, troppo preso dalla fama e
dal successo. E
Charlotte avrebbe perso l’opportunità di una vita
migliore. Con accanto un
marito che la rispetti e che la controlli. Non una sottospecie di
ragazzino che
non sa nemmeno cosa vuole dalla vita.»
Pazza.
Quella donna era pazza e completamente delirante.
Zayn
stava per farglielo notare, quando la porta del salotto si
aprì nuovamente e,
questa volta, anziché Tiffany, entrò Celine.
Sorrise
a
Zayn in segno di scuse, poi rivolse alla madre uno sguardo gelido.
«Ti
prego,
dimmi che tutto quello che ho sentito è frutto della mia
immaginazione. Ti
prego.» supplicò, avvicinandosi con il suo
consueto passo aggraziato.
Stizzita,
la signora Gaillard sbuffò.
«Non
ti
ci mettere anche tu, Celine. Sai che ho agito per il bene di
Charlotte.»
«Lottie,
mamma. Si chiama Lottie. E tu come al solito pensi solo a te stessa e
al tuo
tornaconto. Sai, credevo che se magari ti avessimo accontentata ci
avresti reso
la vita un po’ più semplice. Ma non è
stato così, vero? Perché tu vuoi avere
tutto sotto controllo. Devi essere sicura che tutti agiscano come vuoi,
rispettando chissà quale assurdo progetto. Costringere
Lottie a partire è stata
la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ed io non ce la faccio
più a fingere
che vada tutto bene. Non sopporto più ne te, ne quella zecca
di tua nipote,
perciò fatemi il favore di tagliarmi fuori dalle vostre
beghe, da ora in poi.
Zayn, ti accompagno alla porta.»
Poi,
mulinando i lunghi capelli biondi, Celine uscì dalla stanza.
Be’, se non altro,
pensò Zayn mentre si alzava e usciva senza degnare la
signora Gaillard di uno
sguardo, non si poteva dire che Celine non avesse stile.
Quando
rimasero soli, Celine sospirò.
«Mi
dispiace, Zayn. Non avevo idea che Lottie sarebbe partita. Mi aveva
detto di
avere tutto sotto controllo, ma credevo che avrebbe accettato di
partire con
te. Dico sul serio, se l’avessi saputo, avrei fatto
qualcosa…» sostenne, con
gli occhi lucidi.
Zayn
le
sorrise, poi le posò una mano sulla spalla.
«Celine,
se c’è una cosa che ho capito di Lottie,
è che, alla fine, fa sempre quello che
vuole. Può anche darsi che abbia ceduto, ma sono certo che
ha qualcosa in
mente. Lei non è una che si arrende.»
«Ma
tu…»
«Mi
sono
arrabbiato così tanto, questa mattina. Per un attimo ho
anche pensato di mollare
tutto e andarla a prendere a Parigi.»
«E
il
tour?»
«Già,
quello è l’unico problema. Io non
mollerò i ragazzi, mi dispiace. Amo Lottie,
lo sai, ma penso che per questa volta debba farcela da sola. E se io
non sono
abbastanza per farla sentire libera, be’, non so che farci.
Me ne farò una
ragione, credo.»
«Sei
un
ragazzo fantastico, Zayn. E credimi, Lottie si accorgerà
presto del casino che
sta combinando. È un po’ tarda, certe volte, ma
che vuoi farci? Con una madre
così è uscita anche fin troppo bene.»
commentò, con un’alzata di spalle.
«Tieni.»
Celine estrasse dalla tasca della felpa un quadernetto celeste, e
glielo porse
con un sorriso.
«Vai,
e
in bocca al lupo per il tour. Salutami i ragazzi.» un altro
sorriso, un bacio
sulla guancia e Zayn si trovò fuori da casa Gaillard.
Confuso,
si rigirò il quadernetto tra le mani. Lo aprì
alla prima pagina, cercando di
capire di cosa si trattasse e scoppiò a ridere, quando
riconobbe la scrittura
di Lottie, che aveva tracciato a caratteri cubitali quella che doveva
essere
una specie di copertina.
“Signori
e
signore, per vostra immensa gioia, ecco a voi il “Diario di
una Psicopatica”
P.s.
Tiffany, se per caso ti azzardi anche solo a sfiorarlo, rinnovo la mia
minaccia
di farti uno scalpo. Se poi non sono stata abbastanza chiara, ecco qui
il
concetto semplificato: FATTI I CAZZI
TUOI.
Benvenuti
all’inferno,
Lottie.”
***
Buonasera, signorine :)
Avete visto come sono stata puntuale, questa volta? Amatemi. uu
Parlando del capitolo, be', so che probabilmente molte di voi si
aspettavano che Zayn riuscisse a intercettare Lottie e poi da
lì un vissero felici e contenti. Spiacente di avervi deluso,
quindi. Ma no, per ora non c'è nessun lieto fine.
Almeno, in questi capitoli.
Perchè adesso inizia l'ultima parte della storia, che
è quella a cui tengo di più, perchè
l'ho pensata sin dall'inizio. Perchè, da adesso, ha inizio
il Diario di una Psicopatica.
E' Lottie che parla, attraverso il diario. Parla di Zayn, di
ciò che la circonda. Perciò, se eravate curiose,
eccovi accontentate!
E niente, spero che il capitolo non vi abbia deluso e vi invito a farmi
sapere cosa ne pensate perchè per me è sempre
importantissimo ricevere le vostre opinioni!
Quindi ringrazio le ragazze che hanno commentato lo scorso capitolo,
tutte le fanciulle che inseriscono la storia tra le blablabla e chi
legge soltanto, e anche chi mi ha contattato su Twitter! Vi adoro
<3
Niente, come al solito, vi lascio il mio contatto di Twitter e di
Facebook. E il link dell'altra long, nel caso in cui voleste passare a
leggere!
Un bacione,
Fede.
Facebook,
Twitter
"Wedding?
No, thank you!"
(Basta cliccare e andate dritti alla pagina :))
Ah, un'altra cosa: ci tenevo a fare un pò di
pubblicità a ben due storie, che io personalmente amo.
Perciò, se non ci siete ancora passate, fatelo
perchè meritano. (Fidatevi di me uu)
"I
need you now" di Alessgirl89
"10
giorni per innamorarmi di te" di jas_
(entrambe bravissime, perciò andate a leggere!)
|
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Capitolo 15 *** 31st May 2012. ***
Capitolo 15
“31st
May 2012.”
“30
Maggio
2012
Ehm,
okay…
sinceramente, non ho mai scritto un diario e non ne ho mai avuto
intenzione.
Fino ad ora. Cioè, a vent’anni ho deciso di
scrivere un diario. Come una
maledetta bambina di otto anni. Ci rendiamo conto?
Se
qualcuno dovesse mai leggere questo delirio, credo che mi impiccherei
senza il
minimo ripensamento. Ma, siccome l’ho nascosto in mezzo ai
libri, dubito che
qualcuno lo troverà mai.
Figurati
se Tiffany o la Grande Madre si degnano di leggere libri come delle
comuni
mortali. Cioè, mamma può anche darsi di si, visto
che deve far finta di essere
colta (Si, come no. Non sa nemmeno chi è Shakespeare,
secondo me. Anche se è
altrettanto brava con le tragedie.), ma Tiffany non credo proprio.
Brucerebbe
all’inferno, piuttosto che leggere qualcosa che non sia una
rivista di
pettegolezzi.
Certe
volte mi domando cos’ho fatto di male per meritarmi una
famiglia come la mia.
Voglio dire, dovevo essere proprio crudele, nella mia vita passata.
Ma non
importa. Com’era? Ognuno ha quel che si merita? Oppure
c’era l’altro, che mi
piaceva… come cavolo era, aspetta… Dio ci da solo
quello che siamo in grado di
sopportare, o qualcosa del genere, comunque. Penso che Dio mi ritenga
una tipa
con le spalle piuttosto larghe, per essere convinto che io sia davvero
in grado
di sopportare Tiffany e mia madre. Secondo me è impossibile,
ma tant’è che
quelle due esistono e mi tocca, appunto, sopportarle.”
Il
volo
di linea diretto al Los Angeles International Airport, più
comunemente noto
come LAX, era decollato già da un’ora. Alcuni
passeggeri stavano già cercando
di addormentarsi, altri avevano calato la mascherina sugli occhi, altri
ancora
stavano ascoltando la musica.
Harry
e
Louis si erano persi nell’ennesimo bisticcio riguardante
chissà quale ultimo
album appena uscito. Zayn si era estraniato dopo nemmeno
mezz’ora, stanco di
sentire chiacchiere di cui al momento non gli interessava. Non aveva
detto
niente ai ragazzi, dell’incontro con la signora Gaillard.
Ancora non se la
sentiva di raccontare tutti i dettagli. La versione che aveva fornito,
quella
ufficiale, era che quando era arrivato, Lottie era già
partita e Celine gli
aveva consegnato il diario della ragazza.
Tuttavia,
era evidente che nessuno di loro ci fosse cascato, ma vedendo la sua
faccia
dovevano aver desistito da qualsiasi intento di indagare oltre.
Zayn
sapeva che erano preoccupati per lui e si rendeva anche conto che negli
ultimi
tre giorni non era stato l’anima della festa, ma che poteva
farci? Anche se si
sforzava di fingere che tutto andasse bene, non sarebbe mai riuscito ad
ingannare completamente chi lo conosceva come le proprie tasche.
Eleanor
e
Danielle, sedute l’una accanto all’altra qualche
fila più avanti, confabulavano
silenziosamente. Zayn vide Danielle scuotere la testa con aria
sconsolata,
mentre Eleanor si passava una mano tra i capelli corvini.
«Va
tutto
bene?»
Zayn
si
girò verso Liam e gli sorrise debolmente.
«Si,
non
ti preoccupare.»
«Siamo
tutti preoccupati per te, Zayn.» ribatté Niall,
con la sua solita schiettezza.
Zayn sorrise nuovamente, poi scompigliò i capelli
all’amico.
«Lo
so.
Grazie.»
“Vuoi
un
esempio calzante di quanto Tiffany sia deficiente? A quanto pare,
ultimamente
si è fissata con una boy band che sta spopolando. Io non
l’avevo mai sentita
nominare fino ad oggi. E non lo dico perché non mi piacciono
o per chissà quale
astruso motivo, no: semplicemente lavoro e non presto attenzione a
tutte queste
cose.
Anche
se
in effetti mi rendo conto di essere un’emerita deficiente.
Voglio
dire,
ho sistemato interi scatoloni di cd con le facce di quei cinque e non
mi sono
mai accorta che sono gli stessi di cui parla quell’invasata.
Ma ci
rendiamo conto della gravità della cosa? Quella pretende che
le compro un cd.
Io,
che
compro un cd a lei? Ma in quale vita? Cioè, se proprio lo
vuole, anziché
spendere miliardi per quei peli di gatto che si fa trapiantare in testa
tutti i
mesi, si mette i soldi da parte e se lo compra. O in alternativa
và a piangere
da mia mamma, che l’accontenta in tutto e per tutto. Oppure,
come terza
alternativa – questa è la mia preferita- se ne va
a fare in culo e la smette di
tediarmi l’esistenza. Ho ragione o no?
Comunque,
alla fine, oggi ho scoperto che questi famigerati One Direction
avrebbero avuto
una “Signing Session” (così
l’ha chiamata zio Max) proprio qui in libreria.
Siccome
zio
Max, che è simpatico almeno quanto sua figlia se non di
più – giuro, sono
profondamente indecisa tra chi dei due sia peggio – non
è in grado neanche a
pagare di passare per una persona decente ha incaricato me,
naturalmente, di
servire i caffè ai nostri ospiti. Premurandosi di ricordarmi
che dovrei baciare
la terra dove cammina, visto che mi fornisce un impiego e mi
retribuisce anche.
Tanto
per
iniziare, la paga è una miseria, perciò ha
proprio poco da parlare, ma in ogni
caso sono andata a prendere quei benedetti caffè.
Perché, tu non lo sai, ma
quando Max inizia a lamentarsi non la finisce più. E se
dovessi dirgli di
andare a cagare un’altra volta mi spezzerebbe le rotule.
Nella
fretta, ho dimenticato quella schifezza tutta brillantinata sul tavolo
della
sala riunioni.
E
indovina
un po’ chi c’era lì dentro? I One
Direction. E indovina un po’ chi ha letto
quella marea di stronzate? Esatto, i One Direction.
Ora,
non
sapevo se seppellirmi, impiccarmi al lampadario o buttarmi
giù dal primo piano.
Poi, però, uno dei ragazzi mi ha teso la mano, con un
sorriso divertito.
E,
cavolo,
quello si che è un sorriso. Non so cosa mi ha trattenuto
dall’arrossire come
una ragazzina, ma probabilmente dev’esserci qualche
divinità dalla mia parte.
Zayn
Malik, così si chiama. Ed è indiscutibilmente
bello. Davvero, se lo dico io
devi crederci. Sono una complicata, con i gusti.
Mi
sono
sembrati tutti molto simpatici, devo dire la verità. Ma
Zayn, be’, Zayn ha
qualcosa che non so spiegare. Perciò non ci provo neanche,
perché farei un
casino.
Una
cosa
però l’ho fatta.
Ho
regalato il diario a Zayn, così almeno potrò dire
a Tiffany di averlo perso e
lei la smetterà di rompere con le sue stronzate.
Ah, ho
fatto anche un’altra cosa. Mentre i One Direction firmavano
autografi ad una
folla di ragazzine in delirio, ho aggiunto una piccola postilla al
diario.
Il mio
numero. Ho scritto a Zayn che se per caso avesse bisogno di qualcuno
con cui
sclerare, io sono disponibile.
Nessun
appuntamento, ovviamente. Okay, è carino – no,
è bello – ma di sicuro non sono
il suo tipo e comunque non ho intenzione di innamorarmi di qualcuno di
inarrivabile. Però, non so, secondo me potremmo diventare
ottimi amici. Ho
questa sensazione.
Probabilmente
mi sbaglio e non mi chiamerà neanche, ma per una volta non
mi dispiacerebbe
frequentare qualcuno non imposto dalla Grande Madre. Già.
E poi,
io
ho conosciuto i One Direction e Tiffany no.
Ho
riso
per un’ora, quando mi sono resa conto della cosa. Le sta
bene, così impara.”
Ancora
una volta, Zayn non aveva potuto fare a meno di ridere, leggendo i
deliri di
Lottie.
Era
la
prima cosa che gli era piaciuta di lei, quell’umorismo spesso
nemmeno tanto
velato o leggero. Come se per ogni cosa che succedeva, fosse in grado
di
trovare un lato divertente, mettendo da parte il nervosismo che quello
stesso
evento le scatenava.
Aveva
scoperto qualcosa di nuovo, però: Lottie pensava che lui
fosse bello. L’unica
cosa che l’aveva infastidito un po’, a dire la
verità, era che pensava che non
gli sarebbe piaciuta. Evidentemente, sin dall’inizio non
avevano fatto altro se
non mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda. Lui perché
pensava che lei
volesse solo un amico e lei perché riteneva di non essere
abbastanza. Due
idioti, ecco la verità.
Con
un
sospiro, svoltò pagina. Era successo
qualcos’altro, quel 30 Maggio. Qualcosa
che non aveva a che fare con lui, ma che ancora una volta gli apriva
gli occhi
su tutto ciò che Lottie gli aveva tenuto nascosto.
“Oggi,
a
cena, mamma mi ha detto che ogni giorno che passa mi vede
più grassa.
Non ci
sono rimasta male, perché me lo ripete in continuazione,
però comincio a
pensare che stia facendo di tutto per farmi sentire una merda.
Tanto
per
iniziare, non sono grassa, sono normale. E, comunque, dovrebbe davvero
imparare
a tapparsi quella cazzo di fogna.
Cielo,
sono così arrabbiata con lei! Non va mai bene niente di
quello che faccio. O
sono troppo scortese, o sono troppo silenziosa, o sono vestita troppo
colorata.
Qualsiasi cosa non va bene.
Non la
sopporto più. Quando capirà che deve lasciarmi in
pace?
Poi,
come
se non bastasse, ha detto che devo prendere esempio da Tiffany.
Da
TIFFANY! Dico io, non poteva dire una cazzata più grande.
Nemmeno un tricheco
morto prenderebbe esempio da Tiffany.
Ma
quale
esempio, poi? Dovrei imparare ad essere stupida come lei? O a parlare
con
quella schifosa vocetta stridula? Oppure dovrei allargare le gambe a
comando?
Non lo
so.
Forse potrei cercare di accalappiarmi un ricco vedovo di
novant’anni, con la
speranza che schiatti in fretta e che mamma, finalmente riesca a
mettere le
grinfie su un po’ di soldi.
Stupide,
tutte e due. Non vedono oltre il loro naso e non vanno mai oltre le
apparenze.
Il detto che “l’abito non fa il monaco”
per loro non esiste. L’abito fa il
monaco eccome. E i loro abiti, o sono di Gucci, oppure niente.
Le
detesto. Davvero.
A
volte
penso che andarmene di casa sarebbe la scelta migliore. Ma dove potrei
andare?
Voglio dire, mamma conosce un sacco di gente mentre io, invece, non
conosco
nessuno disposto ad aiutarmi.
Non
posso
nemmeno chiedere a Celine di ospitarmi, perché quello
sarebbe il primo posto
dove verrebbero a cercarmi. E se mi trovassero sul serio si
scatenerebbe
l’inferno.
Miseria
ladra, non me ne scampo.
Forse
potrei partire per qualche paese sperduto. Il Messico mi ispira
– non che sia
sperduto, ma poco importa. Secondo me mi troverebbero anche
lì.
A
proposito di Celine, se non ci fosse lei, non so proprio come potrei
sopravvivere a questa merda. Lei è letteralmente il mio
unico appiglio.
È tutto
ciò che mi tiene a galla.”
Bon. Oggi sono di
poche parole perchè sono depressa. Il mio iPod si
è rotto e mi ha piantata dopo sei luuuunghissimi anni. Non
vi dico la mia depressione. Tra l'altro, sono costretta ad usare l'mp3
di mio fratello e non capisco un cavolo, perchè mi sta
antipatico. Nemmeno la playlist, capite? LA PLAYLIST!
Minchia, sono
incazzata. E non ho nemmeno i soldi per comprare un nuovo ipod. (Ma
dai?)
Niente, spero che
il capitolo vi sia piaciuto e grazie mille per le recensioni al
capitolo precedente!
Mi raccomando,
fatemi sapere che ne pensate, rendetemi felice çç
Vi adoro,
Fede.
Per chi volesse,
su Twitter mi trovate come @FTheOnlyWay
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Capitolo 16 *** 1st June 2012. ***
Capitolo 15
“1st
June 2012.”
Zayn
voltò pagina, curioso di leggere cosa fosse successo il
giorno successivo. Se
non ricordava male, lui e Lottie erano andati insieme da Starbucks a
fare
colazione.
Quella
era stata la prima volta in cui gli aveva accennato qualcosa a
proposito della
sua situazione famigliare. Lui, però, era stato troppo preso
dal contemplare le
sue fossette, per rendersi conto di quanto, in realtà,
quella situazione la
facesse stare male.
«Zayn,
possiamo parlarti un attimo?»
Zayn
sollevò lo sguardo, puntandolo per un secondo su Danielle ed
Eleanor, dopodiché
annuì e si spostò a destra per permettere ad
entrambe di sedersi nel posto
libero accanto al suo.
«Sappiamo
che c’è qualcosa che non hai detto.»
esordì Danielle, schietta. Zayn inarcò un
sopracciglio, confuso e preoccupato. Aveva imparato a sue spese che le
coalizioni femminili erano quanto di più scomodo esistesse
al mondo.
Soprattutto
se le ragazze in questione erano Eleanor e Danielle o, peggio ancora,
Lottie.
L’aereo avrebbe anche potuto prendere fuoco e cominciare a
perdere quota, ma
quelle due non l’avrebbero lasciato morire in pace fino a che
non avesse
rivelato loro la verità.
La
cosa
scomoda, oltretutto era che l’avrebbero riferito
all’istante ai ragazzi, che
l’avrebbero insultato per non essere corso dietro a Lottie.
Il tutto sarebbe
finito in una litigata pazzesca che gli avrebbe fatto salire una gran
voglia di
fumare. Naturalmente non avrebbe potuto farlo, visto che
sull’aereo non era
consentito. Perciò, di bene in meglio.
«Non
avete niente da fare? Un sonnellino di bellezza, mettervi lo smalto,
parlare
male di qualcuno…?» propose, cercando di
distrarle.
Le
due si
scambiarono un sorrisino divertito, poi scossero la testa in sincrono.
«Hai
parlato con la madre di Lottie, Celine ci ha detto tutto.»
cinguettò Eleanor,
con un sorrisino innocente che poco le si addiceva. Ancora una volta,
Zayn
inarcò un sopracciglio, poi sbuffò.
Visto?
Erano tutte uguali, le donne. Pettegole.
«Cosa?
E
perché non ce l’hai detto?» la voce
squillante di Louis risuonò nel silenzio.
Zayn si schiaffò una mano sulla fronte, ormai prossimo al
suicidio. Perché un
conto era che ad essere pettegole fossero solo quelle due, ma
lì, di
impiccioni, ce n’erano anche altri quattro.
«Perché
non volevo farvi stare in pensiero.» confessò,
passandosi una mano tra i
capelli.
«Oh,
certo, non fa una piega. Infatti non eravamo mica
preoccupati.» mugugnò Harry,
sarcastico.
«Sentite,
Lottie ha un suo cervello ed è perfettamente in grado di
ragionare.»
«Già,
ma
a quanto pare tu no, visto che l’hai lasciata partire. Che
idiota.» proseguì
Harry. Liam, che come al solito cercava di mediare tra le due parti,
agitò le
mani.
«Calmi,
ragazzi. Zayn avrà avuto le sue ragioni. Non le capisco
neanche io, ma sono
sicuro che avrà pensato qualcosa.»
«Grazie
tante.»
«Be’,
cos’hai pensato?» Niall si sporse dal sedile,
completamente preso dalla
conversazione.
Zayn
alzò
gli occhi al cielo.
Cos’aveva
pensato? Aveva pensato che di sicuro Lottie aveva in mente qualcosa,
perché lei
non era una che si arrendeva. Aveva pensato che se aveva scelto di
partire,
evidentemente non teneva a lui così tanto. Aveva pensato che
di certo non
poteva mollare tutti loro, per rincorrere una ragazza che forse non lo
amava.
E, infine, aveva pensato di essere un idiota.
«Almeno
su una cosa siamo d’accordo.» celiò
Harry. «Sei un idiota.»
Zayn
fece
spallucce. Ormai era tardi per tornare indietro e, comunque, come aveva
già
detto a Celine, era convinto che quella battaglia Lottie dovesse
combatterla da
sola. Poi, una volta sconfitta la famiglia stramba che si ritrovava,
avrebbe
saputo cosa fare e lui sarebbe stato lì, ad aspettarla.
“1
Giugno
2012
E’
stata
una giornata incredibilmente strana, quella di oggi.
Tanto
per
iniziare, Zayn mi ha chiamata. Dico sul serio: mi ha telefonato questa
mattina,
all’alba. Okay, le otto e trenta non sono propriamente
l’alba, ma io stavo
dormendo.
In
ogni
caso, gli ho assicurato che la sveglia a casa mia è alle
sette. Sembrava così
dispiaciuto all’idea di avermi svegliato, che non me la sono
sentita di dirgli
che in realtà ero ancora nel mondo dei sogni.
Be’,
siamo
andati a fare colazione da Starbucks. Per fortuna non ha pensato a
qualcosa di
romantico, perché proprio non l’avrei retto. E non
perché l’idea di stare da
sola con lui mi disgusti (come potrebbe? È così
bello che non ho parole per
descriverlo.) ma perché Tiffany e quella stronza di mia
madre si sono premurate
di rovinarmi la giornata prima ancora che iniziasse.
Come?
Oh,
ci sono un sacco di modi con cui farmi perdere la poca pazienza che
possiedo.
Oggi
hanno
scelto di darci dentro con le critiche. Non è una
novità, ma è incredibile come
riescano a trovare, ogni volta, nuove cose che non vanno in me.
Stamattina
erano i capelli e i vestiti.
Quando
hanno visto che stavo uscendo in jeans e maglietta e con i capelli
raccolti in
una crocchia disfatta, si sono rese conto che avrei infangato il buon
nome di
famiglia.
Perciò
Tiffany ha chiamato mamma, strepitando nemmeno avesse assistito ad un
omicidio,
pregandola di impedirmi di uscire in quelle condizioni orripilanti.
Mamma
ha
storto il suo aristocratico naso, mi ha afferrato per un braccio e mi
ha
trascinato in camera sua. Ha tirato fuori dall’armadio un
orribile vestitino
bianco, di quelli da brava bambina, e delle ballerine. Mi ha
praticamente
intimato di cambiarmi, dopodiché è tornata con
una spazzola e mi ha legato i
capelli in una coda alta e dolorosa. Credo che mi abbia tirato
così tanto la
pelle che nemmeno riuscivo a cambiare espressione.
Quando
si
è sentita abbastanza realizzata, mi ha lasciato libera. La
detesto, davvero.
Dio, quanto non la sopporto. Ma perché non mi lascia in
pace? Perché non posso
essere me stessa, per una volta?
Poi,
mi
sono resa conto che dargliela vinta anche questa volta, sarebbe stato
un grosso
sbaglio. Così con una scusa sono tornata in camera, ho
nascosto un paio di
pantacollant, una cintura e gli anfibi nella borsa e sono uscita.
Non ti
dico la faccia di Zayn, quando ho cominciato a cambiarmi. Non sapevo se
ridere,
o piangere. Alla fine ho deciso che ridere sarebbe stata la scelta
migliore:
non volevo che mamma rovinasse l’unica cosa buona di questa
giornata.
E poi
è
successa una cosa strana: ho raccontato a Zayn che mamma mi tiene sotto
controllo. Non pensavo che avrei mai potuto dirlo a qualcuno di appena
conosciuto, ma Zayn ha qualcosa di speciale. Come se capisse davvero
tutto ciò
che gli dico e non dubitasse nemmeno un secondo che sia la
verità.
È
uno che
sa ascoltare, secondo me. E preferisce di gran lunga stare a sentire,
piuttosto
che parlare. Cavolo, è di un silenzioso incredibile. Non
è per niente
logorroico, ecco. Per farmi dire qualcosa sulla sua vita ho dovuto
tirargli
fuori le parole con le pinze. Certo, immagino anche che non sia facile,
per
lui, fidarsi di qualcuno.
Essere
una
celebrità ha i suoi lati negativi. A quanto ho capito,
c’è un sacco di gente
che non vede l’ora di sentire i cazzi suoi.
Mi
dispiace per lui, davvero. Ma lo capisco. Almeno, mi rendo conto di
cosa voglia
dire sentirsi costantemente sotto esame o sotto attacco,
perché c’è pieno di
gente che non vede l’ora che tu commetta un passo falso.
Anche
se,
in genere, non dovrebbe essere chi ti ha messo al mondo a volerlo, ma
non
sempre le cose vanno per il verso giusto. Perciò tanto vale
farsene una
ragione.
Mi
rendo
conto che la mia vita è per metà uno schifo. Per
metà, perché ho Celine che è
sempre dalla mia parte e ora, spero, ci sarà anche Zayn.
Ho
come
l’impressione che la sua amicizia sarà di
fondamentale importanza, per me.”
Zayn
svoltò l’ennesima pagina, completamente rapito
dalla lettura. Era quasi
sconvolgente, leggere la versione dei fatti dal punto di vista di
Lottie. Solo
in quel momento cominciava a rendersi conto di quanto fosse stato
difficile,
per lei, gestire la loro amicizia.
Per
lui
era stato semplice come respirare, era sempre stato sé
stesso – anche se
fingere di voler essere solo un amico era stato piuttosto difficile
– ed aveva
avuto l’appoggio totale dei ragazzi e di Eleanor e Danielle.
Non aveva mai
capito davvero, quanto Lottie soffrisse.
Ma
come
avrebbe potuto, d’altronde? Lei era sempre così
allegra, così felice e così
spontanea che nessuno si era accorto di niente. Era stata
un’ottima attrice,
quello bisognava concederglielo.
Non
appena l’avesse rivista, l’avrebbe uccisa per non
avergli detto niente. Avrebbe
potuto aiutarla.
“Si,
sono
ancora io. E si, è ancora il 1 Giugno. In realtà,
non pensavo che sarebbe
successo qualcos’altro, oggi. Ma tendo a dimenticare di
essere sfigata, perciò
eccomi qui di nuovo con l’interessante resoconto della
seconda parte di questa
giornata.
Dopo
aver
salutato Zayn (anche se mi sarebbe piaciuto stare con lui ancora un
po’.) sono
andata a lavoro. Nonostante zio Max sia una grandissima testa di merda,
lavorare in libreria mi piace. Primo perché posso leggere
indisturbata tutto
quello che mi pare, secondo perché ho la certezza che
né Tiffany né mamma ci
metteranno mai piede. Entrare in un posto carico di cultura le
ucciderebbe. Per
questo motivo, nemmeno zio Max si fa vedere spesso. Se ne sta chiuso in
ufficio, probabilmente a contare i suoi stupidi soldi o a farsi di
cocaina. No,
okay, questo non lo so se è vero.
Comunque,
quando non c’è troppa gente, ho anche il tempo di
girare un po’ su internet. Sai
cos’ho fatto? Lo so, è imbarazzante. E non ci
credo che lo sto scrivendo, ma
serve per spiegarti perché è successo quello che
è successo dopo. Oddio, sto
delirando.
Ho
cercato
Zayn Malik. Lo so, è imbarazzante. In ogni caso, tolto il
fatto che è
fotogenico a livelli esagerati, mi è capitata
sott’occhio una sua foto. E
indovinate chi c’era accanto a lui? Io.
Per un
momento sono rimasta spiazzata, visto che l’idea di finire
paparazzata non mi
aveva sfiorato nemmeno lontanamente l’anticamera del
cervello, poi la curiosità
ha preso il sopravvento e sono andata a leggere i commenti.
Alcuni
mi
hanno fatto decisamente ridere, se devo essere sincera. Ragazzine di
undici
anni che affermano di avere molto più sex-appeal di me e di
essere in grado di
soddisfare qualsiasi uomo. Ora, io non ho affatto l’assurda
convinzione di
avere un qualsivoglia tipo di sex-appeal. Non me ne vado in giro con
l’aria da
grande seduttrice, né sono in grado di corteggiare un
ragazzo. Perciò non
riesco a credere che gente che probabilmente non ha ancora perso tutti
i denti
da latte abbia il coraggio di scrivere certe cose.
Dopo
essermi fatta un po’ di risate, comunque, è
arrivata la parte più tosta. A
quanto risulta dall’opinione comune – di cui me ne
sbatto altamente – sarei
un’arrampicatrice sociale (termine più gentile che
mi è stato rivolto), una
cito testuali parole “puttanella da due soldi” e
una grandissima stronza.
Potrei
anche trovarmi d’accordo sull’essere definita
stronza, ma non capisco su che
base mi definiscano arrampicatrice sociale.
Perciò,
ho
richiamato Zayn, tanto per sapere come comportarmi. Perché
se dipendesse da me,
scriverei un chilometrico commento in risposta, tanto per dimostrare a
questo
ammasso di oche senza cervello cosa significhi avere a che fare con una
grandissima stronza.
E
sapete
cos’ha detto Zayn?
Io mi
sarei aspettata qualsiasi cosa, davvero, compreso un “lascia
perdere, è meglio
se la finiamo qui” oppure un “hanno ragione, sei
davvero stronza” oppure “si,
mi sei sembrata una gran puttana” e invece se
n’è uscito con un “ti vengo a
prendere quando finisci di lavorare e ne parliamo con calma.”
Davvero?
Niente
insulti, addii o robe del genere? Per qualche secondo sono rimasta
incantata al
telefono, come un’idiota.
Non mi
capita spesso di rimanere senza parole, perché sono una
piuttosto logorroica e
mi sembra incredibile che Zayn sia riuscito a tapparmi la bocca.
Comunque,
la
prima cosa che ho fatto è stata chiamare Celine per
chiedermi di reggere il
gioco e coprirmi per il resto della serata.
Lei mi
ha
raggiunto in libreria e alla fine ci siamo messe a discutere. Celine
non crede
che frequentare Zayn sia un’idea geniale, perché
lui è famoso, è sotto gli
occhi di tutti e, soprattutto è l’ossessione di
Tiffany, che se scoprisse che
lo conosco farebbe di tutto per rendermi la vita un inferno.
(Più di così,
tanto…)
Be’,
tanto
per iniziare, varrebbe la pena di uscire con Zayn solo per far
incazzare quella
cretina. E poi a me non interessa un bel niente del fatto che Zayn sia
famoso, davvero.
Se poi il problema è che sono troppo normale per lui, questa
è tutta un’altra
storia. Ciò che conta è che lui non pensi che io
sia interessata al suo conto
in banca o a ricevere un po’ di attenzioni.
Comunque,
Celine si è incazzata parecchio, perché
è convinta che io non faccia niente per
semplificarmi la vita.
Ha
ragione,
è vero, ma non posso e non voglio dare a mamma la
possibilità di controllarmi
in ogni secondo. Finirei per perdere me stessa.
Ad un
certo punto mi è anche venuto da piangere e Celine deve
essersene accorta, perché
ha smesso di essere aggressiva, ma so già che non
cambierà idea. Dovrei tenermi
alla larga da Zayn.
Per un
misero istante, ho anche pensato che avesse ragione, poi Zayn
è arrivato e mi
ha sorriso ed io ho capito che non mi interessa di niente. Voglio
entrare nella
sua vita.
Oddio,
l’ho
scritto davvero?”
~
Cioè,
voi
dovreste amarmi, dico sul serio. Primo perché sono
puntualissima, secondo perché
ho scritto un capitolo muy lungo.
AHAHAH
no, scherzo. Perdonatemi, ma ultimamente sono un po’
svarionata e non capisco
un cavolo di niente.
Ah,
e poi
devo dirvi una cosa fantastica: il mio iPod è vivo. Grazie a
chi mi ha fatto le
condoglianze, ma per fortuna è resuscitato. Stavo
già morendo. Ed ho
praticamente attaccato i manifesti per la felicità e,
scusate, la pianto.
Comunque,
che ne pensate di questo capitolo? A me piaciucchia, devo dire la
verità.
Scrivere
le cose dal punto di vista di Lottie è divertente e poi lei
è un po’ esaurita,
quindi mi viene facile.
A
voi è
piaciuto? Ditemi tutto u.u
E
niente,
ringrazio chi legge, recensisce, inserisce la storia tra le blablabla,
chi mi
menziona su twitter e su fb! GRAZIE.
Poi,
per
chi fosse interessato, su Twitter mi trovate come @FTheOnlyWay
Vi
adoro,
Fede
|
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Capitolo 17 *** Happiness. ***
Capitolo 17
“Happiness.”
“8
Giugno
2012
Questo
è
uno di quei giorni in cui mi sento inspiegabilmente felice, lo sai? Si,
sono
così felice che potrei andare in giro a distribuire
caramelle, così felice che
potrei addirittura parlare con Tiffany per più di cinque
minuti. Sono così
tanto felice che potrei dire a mamma che le sue scarpe fanno schifo.
Sono
felice,
sì. E c’è un motivo, non sono mica
così esaurita.
Il
motivo?
Ah, giusto.
Ti
stupirà
saperlo – ancora non ci credo nemmeno io, in effetti
– ma è Zayn.
Si,
proprio lui: Zayn.
Questo,
ovviamente, non serve per farti capire il motivo della mia
felicità. Occorre
quindi che ti spieghi le cose dall’inizio, o altrimenti non
ci capirai niente.
Che poi è una gran cazzata, visto che tu sei solo un diario
e io una scema che
scrive sopra le cose che le succedono.
Comunque,
ho pensato che fosse una buona idea: quando sarò triste,
potrò tornare a
leggere queste stupide pagine e ricordarmi che l’8 Giugno del
2012 io, Lottie
Gaillard, sono stata felice per merito di un ragazzo fantastico.
Zayn
naturalmente
non è conoscenza della mia felicità, o sono
sicura che negherebbe fino alla
morte. Ma la realtà, futura Lottie che stai leggendo questo
delirio, è che Zayn
è geloso.
GE-LO-SO!
Come una scimmia.
Ti ho
già
parlato, mi sembra, del fatto che sia un ragazzo riservato, piuttosto
attento a
tenere i fatti suoi per sé e per niente esibizionista. Nel
senso che non ha mai
fatto nulla per ricordarmi che lui è Zayn Malik dei One
Direction, band famosa
in tutto il mondo e acclamata da ragazzine urlanti.
Niente
di
niente. Anzi, ho sempre l’impressione che voglia dimenticarsi
di tutto questo.
Ma non
oggi.
Eravamo
al
parco, dopo che io l’ho praticamente supplicato di
accompagnarmi (che c’è? C’era
il sole, sarebbe stato un peccato rimanere chiusa in casa), e si
è avvicinato
il ragazzo del chiosco in cui abbiamo comprato lo zucchero filato. O
meglio, in
cui Zayn mi ha comprato lo zucchero filato.
Comunque,
il ragazzo si è presentato come Jared. Avevo appena detto il
mio nome, quando
Zayn mi ha circondato le spalle con un braccio, possessivo. Non vorrei
sembrare
una ragazzina, ma OMMIODDIO. Mi sono completamente dimenticata di
Jared,
davvero, fino a che Zayn si è presentato e ha detto,
testuali parole: “Si, e io sono Zayn
Malik. Sai, quello degli
One Direction.”
Posso
gongolare?
Lo sto già facendo, perciò lasciami godere il
momento.
Zayn
è
geloso, geloso, geloso. Di me!
Perciò
è
una bella giornata!
Ricordati,
Lottie del futuro: tu, l’8 Giugno sei stata felice. E tieniti
stretto il
ricordo di quella felicità, perché non
tornerà più.”
Con
un
sospiro, Zayn chiuse il diario e lo infilò nella tracolla.
Stavano per
atterrare, riusciva a sentire il rumore del carrello che cominciava ad
abbassarsi. Non era mai stato così poco entusiasta della sua
fama: in quel
momento gli sembrava solo un ostacolo insormontabile, oltre che una
trappola.
Colse
l’occhiata
comprensiva di Liam e gli sorrise debolmente. Non poteva certo rovinare
il
viaggio a tutti, con il suo pessimo umore.
In
quel
momento, era Zayn Malik degli One Direction e stava per atterrare a Los
Angeles, dove un’orda di fan avrebbero aspettato il suo
arrivo. Avrebbe seguito
il solito copione, perché loro meritavano un suo sorriso, un
suo abbraccio e
una foto insieme.
«Su
la
maschera.» si disse, a bassa voce.
Proprio
come
aveva immaginato, ad attenderli agli arrivi, c’era un numero
a dir poco
incredibile di fan. Si fermò e salutò una ragazza
che indossava una maglietta
azzurra. Aveva le lacrime agli occhi, mentre lo abbracciava e gli
diceva di
volergli bene e lui all’improvviso si sentì in un
ingrato.
Non
voleva
essere lì e non si meritava tutto quell’affetto.
Mantenne lo stesso sorriso per
un tempo che gli parve infinito, poi, finalmente, era tutto concluso e
lui era
di nuovo libero di essere triste.
In
macchina,
seduto accanto ad Harry, si addormentò profondamente. Era
stanco, di quella
vita.
Voleva
essere
in Francia, da Lottie. Voleva dirle che si era innamorato di lei e che
non gli
importava di nient’altro. Voleva dirle che lei era la sua
felicità.
“11
Giugno
2012
A
quanto
pare, la ruota della felicità ha deciso di girare in mio
favore ancora per un po’
di giorni. Non è una cosa incredibile? Non ci credo neanche
io.
Ultimamente
ho un sacco di motivi per cui poter essere felice. Il più
grande di tutti, questa
volta, non è Zayn. Lui è una costante, ormai.
Sono
felice perché Tiffany e la Grande Madre sono partite per
Parigi e ci resteranno
per un sacco di tempo. Una settimana, o forse più, ti rendi
conto?
Sai
cosa
significa? Che sono libera. Come l’aria. Posso dire
parolacce, posso mangiare
schifezze e ordinare una pizza senza dovermi sentir dire quante cazzo
di
calorie assumo.
Sai
un’altra
cosa? Credo che girerò nuda per casa. Anzi, ora vado e lo
faccio. Nella
speranza che non mi prenda una polmonite.
Si,
sono
ancora io. Ed è ancora l’11 Giugno.
C’è stato un piccolo cambio di programma!
Mi ha telefonato Eleanor, la fidanzata di Louis. Sai, da quando mi ha
difeso
dagli attacchi delle fan, abbiamo parlato un po’. Non
è affatto male: è dolce, disponibile
e simpatica. Non l’avrei mai detto, perché stando
a quanto dice Tiffany sarebbe
solo una specie di arrampicatrice sociale. Non che ascolti mia cugina,
ma
quando parla raggiunge delle tonalità fastidiosamente alte
ed è impossibile non
sentire. Ma d’altronde, come potevano essere vere le sue
parole?
Và
in giro
a dire che sono stronza! Okay, quella forse è
l’unica cosa che
sia mai uscita da quella ciabatta, ma sono
dettagli.
Cosa
stavo
dicendo? Ah, giusto: cambio di programma.
Eleanor
mi
ha chiesto di rimanere a dormire da lei, questa notte. Ci
sarà anche Danielle,
la fidanzata di Liam.
Non la
conosco molto, a dire la verità, e non so bene cosa pensare.
Per quel poco che
ho capito, è una tipa schietta e un po’ acida. Il
che significa che siamo
compatibili. Perciò adesso vado a prepararmi.
Mi ha
chiamato Celine, poco fa. Dice che mamma ha fatto troppe domande strane
e che
forse sta cominciando a sospettare qualcosa.
Erano
a
cena dai nonni – che sono simpatici almeno quanto mamma
– e Tiffany, come al
solito, ha cominciato a blaterare a proposito dei cavoli suoi. Siccome
sembra
bizzarramente convinta che i One Direction siano affari che la
riguardano, ha
tirato in ballo Zayn.
È
in
assoluto il suo preferito, lo ama e blablabla. Credo che se dovesse
incontrarlo
gli chiederebbe di ingravidarla. Oddio, che schifo.
Quella
cretina
ha un istinto materno inesistente e sarebbe capace di mettere allo
sventurato
nascituro una di quelle stupide magliette con quelle stupide scritte.
Sai,
tipo: “Zayn Malik is my Dad.” Se dipendesse da me,
il bambino esibirebbe un
fantastico “My Mum is a bitch.”
Fortuna
che
per il momento non ci sia il rischio che quei due si incontrino. Il
solo
immaginarmi Zayn che si rotola tra le lenzuola con quella, mi
dà la nausea.
E
sento
come una specie di fastidio alla bocca dello stomaco e mi sale la
voglia di
strangolare lei e chiudere Zayn in una stanza per non farlo vedere a
nessuno.
Merda.
Sono
gelosa
di Zayn.
Potrei
accampare un sacco di scuse, in realtà. Potrei dire che non
è vero, che non
posso essere gelosa di lui, perché è solo un
amico a cui voglio molto bene.
Potrei
direi
di aver preso qualche psicofarmaco, oppure che la gelosia è
indotta da… che ne
so, un’intolleranza alimentare.
Oppure
potrei
semplicemente essere intollerante a Tiffany, il che mi sembra parecchio
plausibile.
Ma chi
voglio prendere in giro?
L’unica
cosa a cui riesco a pensare è “ma quali maledetti
amici?”
«Stai
gongolando.» Harry tirò una gomitata a Zayn che,
ancora una volta, era intento
a leggere.
Erano
appena
entrati in camera, dove sarebbero rimasti fino al giorno dopo, ed
ognuno si era
dedicato all’attività che preferiva: poltrire.
Louis
e
Liam erano spaparanzati sul grande letto matrimoniale e dormicchiavano,
Niall
strimpellava la chitarra, seduto in poltrona, Zayn ed Harry, invece, si
contendevano il divano. Le uniche ad aver voglia di fare qualcosa erano
Danielle ed Eleanor, che erano uscite per dedicarsi ad un po’
di sano shopping.
Andava
tutto
bene, fino a che Harry si era accorto che Zayn sorrideva. A quel punto,
la sua
curiosità era aumentata tanto da rompere il silenzio
pacifico. Quando voleva,
Harry sapeva essere davvero insistente, e Zayn ne era consapevole.
Perciò abbandonò
la lettura e rispose alla gomitata di Harry con un pugno scherzoso sul
braccio.
«Sei
un
ficcanaso.» lo accusò, divertito.
Harry
fece
spallucce.
«Non
è
colpa mia, se tu e Lottie siete peggio di Beautiful.»
commentò, facendo
ridacchiare Niall.
«Davvero.
Siete proprio cretini. Non fate che pensare l’uno
all’altra e guardarvi fa
venire in mente una di quelle stupide commedie romantiche in cui i due
sventurati non sono liberi di amarsi. Quella se
n’è andata a Parigi, perché ha
una madre pazza come un cavallo, tu parti per la California. Che poi,
non ci
sarebbe niente di male, se prima di partire non aveste fatto finta di
voler
essere solo amici. Vi siete presi per il culo a vicenda, e questo
è il
risultato: stai gongolando come un coglione perché Lottie ha
scritto di essere
gelosa, quando era evidente anche al panino che ho mangiato trenta
secondi fa.»
concluse.
«Ora
Zayn
lo picchia.» sussurrò Louis all’orecchio
di Liam, che annuì e strinse il
cuscino con aria preoccupata.
«Di
brutto. E se gli fa troppo male, domani Harry farà schifo
alle prove per il
concerto di apertura.»
«Si.
E
poi non è che il fondotinta copre completamente i lividi, ti
ricordi anche l’altra
volta…?»
«Speriamo
che continui a parlare. Non mi divertivo così da
anni.»
Zayn
inarcò
un sopracciglio, perplesso. Davvero pensavano che non li sentisse?
Erano a
nemmeno due metri di distanza e non si preoccupavano neanche di tenere
un tono
più basso. Si sarebbe messo a ridere, se Harry non avesse
continuato a parlare,
bloccando sul nascere la sua replica e buttandogli in faccia,
finalmente, tutta
la verità.
«E
sai qual
è la cosa che mi fa più incazzare? Che tu sei
stato talmente stupido, da
pensare che non ti avremmo appoggiato. Noi! Che non vogliamo
nient’altro se non
vederti felice. E tu butti tutto al vento per un cazzo di tour! Credi
che ci
faccia piacere vederti sorridere per finta? Se non fosse che ormai
è troppo
tardi, ti spedirei a Parigi a forza di calci in culo, Malik.»
***
Eccomi
qua! Chiedo scusa per non aver rispettato i tempi di aggiornamento, ma
è stato
un po’ un periodo di merda e non riuscivo a scrivere niente.
Oggi
sembra essere tornata l’ispirazione, perciò eccovi
qui il capitolo nuovo,
appena scritto…
Spero
vi
piaccia e vi invito come al solito a farmi sapere che ne pensate ^^
E
niente,
poi devo farvi sapere che stiamo per giungere alla fine. Direi che
mancano
cinque o sei capitoli, forse meno. Ancora non so.
Ma
non
preoccupatevi, perché ho in forno altre due nuove long, che
pubblicherò non
appena avrò terminato questa storia e Wedding.
È
tutto
Mi
raccomando, recensite!
Con
affetto,
Fede
<3
|
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Capitolo 18 *** Under control. ***
Capitolo 18
“Under
control.”
“13
Giugno
2012
Sono
stata
così stupida, ad essermi illusa che le cose per una volta
potessero andare nel
verso giusto. Una vera ingenua, ecco la verità.
Alla
fine,
sarebbe stato meglio se non avessi mai incontrato Zayn, se non
l’avessi
conosciuto, se non fosse entrato a far parte della mia vita, se non mi
fossi
innamorata di lui…
Capisci
la
tragedia? Io sono innamorata. Io!
La
figlia di Satana (questa era cattiva, ma rende abbastanza bene il
concetto),
innamorata di un ragazzo fantastico e dolcissimo, che farebbe qualsiasi
cosa
per me, compreso sorbirsi un’intera serata con Tiffany.
Non
è
adorabile?
Chi
altri
lo farebbe, solo per me? Nemmeno io mi sacrificherei a tal punto,
credo.
Per
Zayn
lo farei di certo. Anche se finirei per uccidere Tiffany, ma non penso
che
qualcuno potrebbe biasimarmi, perciò…
Comunque,
è successa una cosa strana, oggi. Mentre io e Zayn
scrivevamo una risposta per
Tiffany – cioè, io scrivevo, Zayn mi diceva cosa
cancellare per sembrare meno
sanguinaria – mi sono accorta che lui si è
incantato per un attimo a guardarmi.
È
stato
solo un attimo, certo, ma ho davvero creduto che mi avrebbe baciato. A
dirla
tutta, volevo che mi baciasse, lo desideravo con tutta me stessa.
Ma lui
niente, si è spostato e mi ha sorriso. Mi sorride sempre,
Zayn. Come se fossi
speciale. Ma mai una volta che si decida a tirare fuori le palle e
sbattermi
contro il muro. Okay, sto diventando volgare, lo so, ma non puoi mica
pretendere che averlo così vicino non mi faccia nessun
effetto.
Sono
innamorata e lui non dà segni di cedimento. E io non posso
mica rischiare di
perderlo.
Se
vuole
baciarmi, deve fare il primo passo. Io non rischio tutto, mi dispiace.
Non ci
riesco, e l’idea di perderlo è così
intollerabile che mi blocca il respiro.
Chissà se anche lui prova qualcosa di simile.
Chissà se mi vedrà mai come una
ragazza e non come un’esaurita da internamento.
Comunque
ci ho ripensato: se Zayn non si muove a baciarmi, lo farò
io. Si, lo so che ho
appena scritto che non voglio perderlo, ma non sopporto più
di stargli lontana.
E in ogni caso non sarò mai una buona amica, se non appena
una ragazza gli si
avvicina mi viene voglia di torcerle il collo.
Perciò
devo solo incrociare le dita, e sperare che tutto vada per il meglio.
Deve andare
bene.”
L’intera
giornata era stata un completo disastro. Zayn aveva dormito poco e
male,
tormentato dall’idea che Lottie fosse così
distante e, soprattutto, dalle
parole che Harry gli aveva rivolto poco prima di lasciare la camera per
ritirarsi nella sua.
Sentirsi
sbattere in faccia che per loro sarebbe stato meglio se avesse seguito
Lottie,
l’aveva fatto sentire in colpa come non mai.
Perché
aveva creduto di agire per il bene comune, lasciandola partire. I
motivi che
l’avevano spinto, principalmente, erano due: il primo,
più importante, era che
Lottie aveva assolutamente bisogno di schiarirsi le idee e capire quale
fosse
la cosa giusta da fare. Zayn aveva pensato che la distanza potesse
essere
positiva, in quel senso. Certo, gli sarebbe mancata terribilmente, ma
forse per
poter stare insieme, avevano bisogno di stare prima da soli. Era un
controsenso, lo sapeva, ma per come la vedeva lui, affrontare la madre
era un
problema che Lottie doveva risolvere da sola.
Lui
non
voleva entrarci più di tanto, perché non era la
persona più adatta. E poi era
dell’idea che ognuno dovesse affrontare i propri demoni,
Lottie compresa.
Avrebbe trovato da sola la cosa giusta da fare.
Il
secondo motivo, altrettanto importante, ma che passava in secondo
piano, era
che si sentiva in obbligo nei confronti dei ragazzi. Avevano investito
così
tanto, sulla loro carriera, che pensare di mollarli prima
dell’inizio del tour
era un’idea addirittura crudele.
Aveva
sottovalutato la loro amicizia, però. E il risultato era che
dopo due giorni si
era profondamente pentito di ogni scelta che aveva preso.
Soprattutto
adesso, dopo aver scoperto che Lottie era innamorata di lui. Se fino al
giorno
prima ne aveva avuto solo il sospetto, be’, ora era un dato
di fatto.
In
ogni
caso, ormai il dado era tratto, e la situazione era quella che era.
Perciò
quella mattina si era alzato, si era preparato e si era imposto di
lavorare
duramente perché, nonostante in molti pensassero il
contrario, lui era un
professionista e i professionisti lasciano la vita privata fuori dal
lavoro.
O
almeno
ci provano.
Aveva
mantenuto la concentrazione per circa un’ora, poi Harry gli
aveva tirato un
pugno per sbaglio e Louis si era ribaltato nel tentativo di eseguire un
passo
di danza.
Niall
era
inciampato in Louis ed era caduto a terra, dopodiché Liam si
era lanciato
addosso ai due ed era partita una specie di rissa in cui
l’unico ad averci
ricavato qualche livido era Harry.
Per
qualche oscuro motivo, nonostante fosse alto un metro e ottanta e fosse
piuttosto ben piazzato, sembrava quasi di porcellana.
Così
avevano deciso di prendersi una pausa e Zayn ne aveva approfittato per
uscire a
fumare una sigaretta in santa pace. Aveva portato con sé
anche il diario di
Lottie, curioso. Ormai si avvicinava sempre di più la serata
in cui lei l’aveva
baciato e, per di più, avrebbe scoperto una volta per tutte
cosa le aveva
suggerito il cervello quando aveva deciso di partire.
Sentiva
la sua mancanza così tanto che era stato tentato
più volte di afferrare il
telefono e chiamarla. L’aveva anche fatto, una volta, con il
numero privato:
voleva solo sentire la sua voce. Ma il telefono era spento e rispose
solo la
voce fredda della segreteria.
“20
Giugno
2012
Ecco,
oggi
è una di quelle giornate che definire “di
merda” sarebbe un eufemismo.
Mamma ha scoperto di Zayn.
Sai
cosa
significa? Che io sono finita. La mia vita è finita. Non lo
rivedrò più.
Forse
è
meglio che ti spieghi dall’inizio, o rischio anche io di
confondermi le idee.
Oggi
è
tornata di Tiffany da Parigi. In effetti, sarebbe dovuta rientrare il
25, ma a
quanto pare l’idea di anticipare la sua serata con i One
Direction l’ha
eccitata a tal punto di anticipare la partenza. Purtroppo per me, non
è stata
un’idea tanto bella.
Saperla
a
chissà quanti chilometri di distanza, mi ha illuso per un
po’ di potermela
cavare senza ulteriori impicci. Ho visto Zayn quasi tutti i giorni e
non ho
vissuto con l’angoscia dell’ingombrante presenza di
Tiffany sulle mie spalle.
E sai
qual
è stata la prima cosa che ha fatto quella gran puttana?
(scusa, ma sono così
incazzata che non mi viene in mente un termine più gentile
per descriverla).
Ha
parlato
con la Grande Madre. E le ha detto tutto: che frequento un cantante di
una boy
band, che mi cambio di nascosto, che la minaccio di continuo e ha fatto
in modo
– chissà come – che la colpa fosse di
Zayn. A quanto pare, è riuscita a
convincerla che ha una bruttissima influenza su di me.
Ovviamente,
si è premurata di tirare in ballo anche Celine, dicendo che
anche lei l’aveva
sempre saputo e che aveva fatto finta di niente.
Celine,
che era presente al momento della confessione, ha avuto la prontezza di
negare
e di dire che non aveva assolutamente idea del fatto che sua sorella
bazzicasse
certi “soggetti poco raccomandabili”. Per fortuna
mamma le ha creduto sulla
parola e non ha insistito troppo. Io, che al momento non ero presente,
perché
dormivo ignara nel mio letto, non ho potuto ribattere.
Qualche
minuto dopo, mamma ha mandato Tiffany a svegliarmi e a riferirmi che
avrei
dovuto rendermi presentabile e raggiungerla in salotto.
Normalmente,
le avrei risposto di andarsene a fare in culo, ma la sua aria
soddisfatta mi ha
preoccupata un po’. Quella era la faccia del gatto bastardo
che ha trovato la
gabbia dell’uccellino aperta. Okay, è un paragone
di merda, ma il concetto ti è
chiaro, no?
Comunque,
come ti dicevo, ho raggiunto mamma in salotto (tra l’altro,
sta in salotto solo
quando vuole parlare di qualcosa.) e lei era lì, che
sorseggiava il suo tè
verde e camminava avanti e indietro.
Senza
dire
una parola, mi sono accomodata sulla poltrona e ho aspettato che
cominciasse a
parlare.
«So
che
frequenti un cantante, Charlotte.» ha detto, con quella sua
schifosissima voce.
Poi mi ha guardato e io mi sono sentita minuscola. Mi fa questo
effetto, certe
volte. Come se io fossi insignificante di fronte alla sua grandezza.
Solo una
pulce, un fastidio che purtroppo le tocca sopportare. Perciò
ho annuito, sempre
in silenzio.
«Non
devi
vederlo mai più.» ha sentenziato, perentoria.
Inutile dire come ci sono
rimasta. Sembrava che una mano mi avesse stretto lo stomaco, in una
presa
crudele che non mi ha lasciato scampo.
Ho
boccheggiato qualche secondo, ponderando le parole da usare, ma sono
riuscita
solo a balbettare un flebile «No, ti
prego…».
Io,
che
prego quella stronza? Proprio così. Perché la
speranza che capisse quanto io
tenga a Zayn non mi ha abbandonato nemmeno per un istante, almeno fino
a che
non si è messa a ridere.
«A
pregare
si và in chiesa, Charlotte. Tu farai quello che dico io e
non vedrai mai più
quel ragazzo. Mai più, o farò in modo che la sua
carriera e la sua reputazione
colino a picco come il Titanic. Tu sai che lo farò,
vero?»
Certo
che
lo so. Perché alle bastarde come lei si aprono tutte le
strade del mondo. Ed
io, che non vorrei mai essere la causa della rovina di Zayn, non ho
nemmeno
protestato.
«Brava,
bambina. Ricordati quello che ti ho detto, e nessuno avrà
problemi. Ora vai.»
mi ha congedato, con un cenno della mano. Ed io sono andata, mi sono
chiusa in
camera, e ho pianto.
Poi ho
smesso, e ho preso una decisione.
Vedrò
Zayn
un’ultima volta, poi andrò ai Parigi dai nonni e
proverò a dimenticarlo. È la
cosa giusta da fare, credo.
Va
tutto
bene, ho tutto sotto controllo. E
allora perché mi sento come se mi stesse crollando il mondo
addosso?»
Oggi
sono
di poche parole, perché mi fa male la pancia e sono mezza
incazzata.
Perciò
niente, non dirò nessuna cazzata come mio solito.
Ah,
niente, devo dirvi che ho finito di scrivere la storia, e quindi i
prossimi
aggiornamenti (solo tre, oltre questo) saranno di nuovo regolari.
Detto
questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a farmi
sapere, come
al solito.
Vi adoro.
|
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Capitolo 19 *** Friendship. ***
Capitolo 19
“Friendship.”
Sapere
la
verità non lo fece sentire per niente meglio. Anzi, la
certezza di aver
sbagliato in tutto e per tutto si fece strada quasi con violenza.
Lottie
aveva cercato di proteggerlo quando, da che mondo era mondo, lui
avrebbe dovuto
proteggere lei. Come aveva potuto permettere che vivesse in quella
casa, in cui
nessuno sembrava capire la sua bellezza, la sua dolcezza e la sua
generosità?
Come
aveva potuto lasciarla in balia di quelle persone egoiste, che
pensavano solo
al proprio tornaconto e non alla felicità di chi li
circondava?
E,
soprattutto, come aveva potuto lasciare che Lottie sopportasse tutto
quello da
sola? Quante volte gli era sembrata sul punto di piangere, o di
crollare?
E
quante
volte lei aveva ingoiato il rospo ed era rimasta in silenzio, per non
far
pesare su di lui la sua tristezza?
Ora,
guardando la pagina successiva del diario, desolatamente vuota, si
sentiva
ancora peggio.
Lui l’aveva
abbandonata.
Aveva
lasciato da sola la ragazza che amava, troppo preso dai suoi pensieri
stupidi
per non rendersi conto della serietà dei fatti. Aveva
sottovalutato la
situazione ed ora non sapeva più cosa fare.
Non
era
giusto, però.
Zayn
gettò la sigaretta a terra e la spense con la punta del
piede, con forza, come
se accanirsi contro il mozzicone servisse a qualcosa o lo facesse
sentire meno
in colpa.
Il
diario
di Lottie, stretto nella sua mano, era un macigno.
Rientrò
in camerino, dove trovò Eleanor e Danielle che parlottavano
tra di loro con
tono concitato. Le ignorò, perché al momento
l’ultima cosa di cui gli
interessava era sapere di cosa stessero parlando.
Infilò
il
diario di Lottie nella tracolla, fece un cenno del capo alle due
ragazze e
tornò sul palco, dove i ragazzi avevano appena cominciato
con le prove.
Si
sforzò
di impegnarsi, di cantare con un minimo di sentimento e di memorizzare
le
semplici coreografie, ma ogni cosa gli sembrava senza senso e senza
importanza.
Niente aveva più
importanza, dopo
quello che aveva letto.
Sentì
a
malapena Harry gridare che facevano una pausa, dopodiché
venne afferrato per un
braccio e trascinato quasi di peso fino al camerino.
«Adesso
ci dici che cazzo ti prende, okay?» sbottò Harry,
dandogli una spinta che di
scherzoso aveva ben poco.
«Harry,
calmati, okay?» provò a tranquillizzarlo Louis.
Harry scosse la testa e spinse
di nuovo Zayn, che rimase impassibile.
«Non
dirmi di calmarmi! Mi sono rotto i coglioni di stare dietro alle sue
seghe
mentali. Vuoi Lottie, Zayn? Valla a prendere, si può sapere
cosa cazzo stai
aspettando?» un altro spintone, altro silenzio da parte di
Zayn.
«Ma
guardati, nemmeno ti riconosco più. Uno zombie, ecco cosa
sei diventato. E
tutto per una stronza che prende e parte
all’improvviso!»
Il
silenzio calò improvviso in tutto il camerino.
Poi
Zayn
si riscosse, si lanciò contro Harry e lo colpì
con un pugno allo zigomo.
«Tu
non
sai un cazzo, Harry! E non parlare così di Lottie, porca
puttana. Non hai la
minima idea di cosa abbia passato. E sai cosa ti dico, farò
questo cazzo di
concerto di apertura, e poi me ne andrò a Parigi. E
vaffanculo a Los Angeles!»
gridò, con il fiatone. Si immobilizzò,
improvvisamente consapevole di aver
preso a pugni uno dei suoi migliori amici.
Fece
un
passo in avanti e chinò il capo.
«Mi
dispiace, io…»
«Ci
voleva tanto, idiota? E ora come cazzo lo copro questo livido? Minchia,
Zayn,
non mi ricordavo che avessi la mano così pesante.»
borbottò Harry,
massaggiandosi la parte lesa con una smorfia dolorante.
«Scusa,
Harry… Mi dispiace.»
«Ma
vaffanculo.» con un sorriso divertito, Harry andò
ad abbracciare Zayn ed in
breve si ritrovarono circondati anche da Louis, Liam e Niall.
«Te
l’avevo detto o no, io, che l’avrebbe
picchiato?» disse Louis.
Liam
annuì, poi frugò nella tasca dei jeans e
allungò una banconota a Louis, che
soddisfatto di aver vinto la scommessa, la porse a Niall.
«Vai
a
comprarti un panino, Horan. Si sente il tuo stomaco da
lontano.»
«Ma
non è
vero!»
«Harry,
vero che ho ragione?»
«Certo,
Lou. Hai sempre ragione.» gli diede il contentino Harry,
divertito.
Zayn
sorrise, un po’ più sereno. Finalmente aveva preso
una decisione. Si sentiva il
cuore più leggero al solo pensiero che di lì a
poco avrebbe rivisto Lottie.
Ancora
un
giorno, poi non l’avrebbe più lasciata andare.
Nessuno
di loro, però, si accorse degli sguardi d’intesa
tra Eleanor e Danielle, che
ebbero tutto il tempo di scrivere un biglietto che consegnarono a Paul
–dandogli istruzioni precise – e di allontanarsi
senza essere viste.
«Non
trovo più la mia fidanzata.»
Louis
si
grattò il capo, confuso. Era diventata consuetudine, ormai,
trascorrere qualche
minuto con Eleanor prima del concerto. Lei riusciva sempre a dirgli le
parole
giuste, a calmarlo se era nervoso e a farlo sentire invincibile.
Avevano
fatto in modo che le ragazze avessero il permesso di assistere al
concerto da
dietro le quinte, proprio accanto ai camerini dove loro si sarebbero
cambiati
durante il concerto.
Perciò,
quando si diressero lì per salutare entrambe, si stupirono
parecchio di non
trovare nessuna delle due. C’era Paul, però, che
consegnò un biglietto a Liam,
raccomandandosi di non farlo leggere a nessun altro se non Louis.
«È
una
cosa della massima importanza.» disse, con aria cospiratoria.
Con una scusa,
Liam convinse Louis ad accompagnarlo in bagno. Vi si chiusero dentro,
dopodiché
Liam spiegò il biglietto e lo lesse ad alta voce.
“Non
siamo sparite, tranquilli.
Ma
un’amica oltreoceano aveva bisogno di noi…
Cercheremo di tornare prima dell’inizio del concerto.
In
caso non ci riuscissimo, be’, buona fortuna ragazzi.
Spaccate tutto!
El
e
Dani.”
Louis
e
Liam si guardarono per qualche istante, in completo silenzio. Poi Liam
annuì,
ripiegò il foglio in quattro e lo infilò in tasca.
«Chissà
da quanto lo sapevano…» si domandò,
scuotendo la testa.
Louis
fece spallucce, tirò una pacca sulla spalla
dell’amico e gli disse che era il
caso di muoversi, visto che di sicuro tutti stavano cominciando a
chiedersi che
fine avessero fatto.
«Meno
male che non l’hanno detto prima, o altrimenti non avrei mai
vinto la
scommessa.» sostenne poi, mentre camminavano velocemente
verso i camerini.
«Sei
un
bastardo, Tommo. Harry ha un livido grande come una casa e tu ci
scommetti
sopra?»
«Certo,
altrimenti come passerei il tempo?»
«Non
lo
so.» gliene diede atto Liam. In cuor suo, era
dell’idea che Harry quel pugno se
lo fosse cercato volutamente. Chissà, magari nella sua testa
bacata i lividi
erano sexy.
Sorrise
tra sé e sé, perché finalmente le cose
stavano prendendo la piega giusta.
«Si
può
sapere che fine avete fatto, voi due?» domandò
Harry, voltandosi nella loro
direzione.
La
truccatrice, Lou, gli afferrò il mento e lo costrinse a
voltarsi. Poi, con un
gesto un po’ seccato, raccolse un po’ di fondotinta
col pennello e cominciò a
picchiettarlo sullo zigomo di Harry, che cominciava ad assumere una
tonalità violacea.
«Stai
un
po’ fermo, per l’amor del cielo.»
supplicò, mentre Harry si girava nuovamente per
chiedere a Niall se potesse avere un sorso del suo tè alla
pesca.
«Dai,
Lou. Così va bene.» si lagnò Harry.
Lei
lo
fulminò con un’occhiataccia e schiacciò
il pennello con più forza del dovuto.
Harry emise un verso frustrato poi, finalmente, tornò
immobile.
«Che
poi,
chi hai fatto arrabbiare al punto tale da farti prendere a pugni? Non
sarai
stato di nuovo con una ragazza già fidanzata! Harry, come
devo dirtelo che»
«Sono
stato io.» la interruppe Zayn con un sorrisino di scuse. Lou
strinse lo
sguardo, confusa.
«Tu?»
«Ho
insultato la sua fidanzata, ma era per una buona causa.»
spiegò Harry
brevemente.
«Ah,
be’.
Allora te lo sei meritato.» concluse Lou. Osservò
soddisfatta il suo lavoro: il
livido era quasi completamente invisibile, a parte un alone
più scuro che era
inevitabile. Non avrebbe potuto fare di meglio, comunque, o sarebbe
sembrato
che Harry avesse il cerone.
«Si
comincia tra tre minuti, ragazzi!» urlò uno dei
tecnici.
Improvvisamente
agitati, i ragazzi raggiunsero il punto da cui avrebbero fatto il loro
ingresso
sul palco e si sorrisero.
Ognuno
di
loro pensava a qualcosa di diverso.
Zayn
pensò a Lottie e al fatto che l’avrebbe vista
molto presto, Niall sperò di dare
il massimo, Harry si augurò di non dimenticarsi nemmeno una
sillaba e di non
inciampare come gli era già successo e Louis e Liam
pensavano alle loro
ragazze, che ancora non si erano viste.
«E
adesso?» domandò Louis, preoccupato.
«Adesso…»
Liam gettò un ultimo sguardo al backstage e sorrise.
«Adesso
andiamo in scena, e spacchiamo.»
***
‘Sta
volta sono puntualissimissima, avete visto? Amatemi.
Comunque,
questo è il penultimo capitolo, perciò dovrete
sopportare questi pazzi ancora
per poco.
Fatemi
sclerare un attimino, perché sono già depressa.
Poi vi dirò due belle cosucce.
Anzi, tre.
Sono
stata plagiata, settimana scorsa. E non pensavo fosse una cosa
possibile, perché
a me non verrebbe mai in mente di fare una cosa simile. So quanta
fatica c’è
dietro ad una storia, quanto impegno e non riesco a credere che la
prima
stronza che passa (Se stai leggendo, ce l’ho con te: sei
STRONZA, e sono
contenta che ti abbiano bannata per sempre. Così impari.)
A
proposito grazie mille alla ragazza che mi ha fatto notare il plagio e
alle
ragazze che l’hanno segnalata. Grazie.
E
vaffanculo a te, stronza.
Okay,
detto questo, passo alle cosucce.
Sto
scrivendo una mini long (molto mini, credo tre o quattro capitoli) che
centra
con Diario di una Psicopatica, ma non posso dirvi di più
perché altrimenti
spoilero e mi si rovina la sorpresa. Vi dico solo che il titolo
è Irresistible
e che la mia Jas ha già provveduto al fantastico banner. Ve
lo farei vedere, ma
poi capireste tutto e allora niente.
E
poi ho
ben DUE long. La prima si intitola “Pretending” e
anche se non ve ne frega sono
al capitolo 10, la seconda “As long as you’re
there”. Comincerò a pubblicare
non appena finirò con Diario e con Wedding.
E
basta.
Vi chiedo cortesemente di recensire, perché come al solito
amo avere la vostra
opinione e ringrazio tutte voi per le recensioni allo scorso capitolo,
per i
preferiti, i seguiti e i ricordati e blablabla. Sempre le stesse cose.
Grazie,
punto.
Vi adoro
<3
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Capitolo 20 *** Love is a simple thing. ***
Capitolo 20
“Love
is a simple thing.”
Durante
la pausa, i One Direction ebbero a malapena il tempo di cambiarsi
d’abito e
bere un bicchiere d’acqua.
Bastò
una
breve occhiata al camerino, per rendersi conto che ancora Eleanor e
Danielle
non erano tornate.
Louis
avrebbe voluto chiamare Eleanor, ma prima ancora che potesse formulare
l’idea
di prendere il telefono, vennero richiamati sul palco.
«Perché
ancora non arrivano?» bofonchiò, infastidito.
Liam
gli
batté una mano sulla spalla e si posizionò al
centro del palco, come stabilito
da copione.
Nella
mezz’ora che seguì, comunque, nessuno di loro ebbe
il tempo di pensare a
nient’altro che ai testi delle canzoni o ai passi che avevano
provato con tanto
impegno.
Fortunatamente,
Harry non cadde né si dimenticò le parole,
nessuno si fece male e le fan erano
in delirio.
I
One
Direction salutarono Los Angeles e lo Staples Center con entusiasmo,
augurarono
la buonanotte a tutte le loro fan e, così velocemente come
era cominciato, il
concerto d’apertura finì.
Stanchi
ma soddisfatti, si avviarono verso i camerini. Louis stava appunto
chiedendosi
quanto tempo ci avrebbero impiegato Eleanor e Danielle ad arrivare, che
uno
scalpiccio frenetico risuonò lungo il corridoio.
«Porca
puttana, se quello stronzo di un tassista mi ha fatto perdere tutto il
concerto, gli stacco la testa a morsi. Bastardo di un
californiano.»
Zayn
avrebbe riconosciuto quella voce fra mille. Era inconfondibile, con
quel tono
dolce e al tempo stesso deciso. E poi, chi altro parlava come uno
scaricatore
di porto, incurante di essere in mezzo a un gruppo di manager e di
organizzatori d’eventi?
Chiuse
per un attimo gli occhi, sperando di non essersi sbagliato e che il suo
non
fosse solo frutto della stanchezza post-concerto.
«Vuoi
abbassare la voce, ragazzina?» quello decisamente era il loro
manager.
«Mi
scusi, non potrebbe rompere i coglioni a qualcun altro? Io ho da
fare.» e
quella decisamente era…
«Lottie.»
sussurrò Zayn.
Ancora
un
attimo e la figura slanciata della ragazza comparve da dietro
l’angolo.
Zayn,
ancora un po’ incredulo sul fatto che Lottie fosse davvero
lì, si prese qualche
secondo per osservarla. Era dimagrita un po’, notò
immediatamente, ma indossava
un paio di jeans scoloriti e un felpone verde acqua. Ai piedi, i soliti
anfibi.
I
capelli
biondi erano sciolti e cadevano liberi lungo la schiena, senza una
piega
precisa e non era truccata. Gli occhi nocciola risaltavano sulla
carnagione
chiara. Non aveva nemmeno un filo di trucco ed era ancora
più bella dell’ultima
volta che l’aveva vista.
Si
fissarono, immobili.
“…poi Zayn
è arrivato
e mi ha sorriso ed io ho capito che non mi interessa di niente. Voglio
entrare
nella sua vita.”
“L’unica cosa a
cui
riesco a pensare è “ma quali maledetti
amici?””
“Mi sorride sempre,
Zayn. Come se fossi speciale. Ma mai una volta che si decida a tirare
fuori le
palle e sbattermi contro il muro.”
“Se vuole baciarmi,
deve fare il primo passo.”
Ci
vollero pochi secondi, a Zayn, per percorrere i tre metri che lo
separavano da
Lottie.
Da
lì ad
afferrarla per le spalle, spingerla con delicatezza contro il muro e
baciarla,
il passo fu ancora più breve.
Non
aveva
mai dimenticato cosa significasse baciarla. Mai, nemmeno per un
secondo.
Nemmeno quando si era quasi convinto che non l’avrebbe
più rivista, che non
avrebbe più potuto abbracciarla, né ridere
insieme a lei.
Mai.
Ed
ora
era lì, tra le sue braccia. E le sue labbra erano
esattamente come si
ricordava. La baciò con passione, con amore, cercando di
farle capire quanto
gli fosse mancata, quanto fosse dispiaciuto di non averla fermata in
tempo e,
prima ancora, di aver capito cosa le stava succedendo.
La
baciò
fino a che non gli mancò il respiro.
Solo
allora la lasciò andare.
«Ce
l’hai
fatta, raggio di sole.» mormorò Lottie, mentre una
lacrima di commozione
scendeva lungo la sua guancia.
Zayn
la
catturò con un bacio, poi sorrise.
«Potrei
dirti la stessa cosa, sai?» rise. Le lasciò una
carezza sulla guancia, poi la
abbracciò.
«Mi
sei
mancata da morire.» le disse, senza la minima traccia di
imbarazzo. Lottie,
stretta tra le sue braccia, annuì.
«Anche
tu, Zayn.»
«E
ti
amo.»
«Che
fine
ha fatto la tua stitichezza?» domandò Lottie, con
le guance rosse.
«Andata.»
«Finalmente.
Ti amo anche io, raggio di sole.»
L’applauso
risuonò per tutto il corridoio, dopodiché Lottie
venne letteralmente travolta
dagli abbracci e da una serie di domande che la mandarono in confusione.
«E
che
cazzo, una cosa alla volta! Devo ancora abituarmi al fuso orario. A
proposito,
che minchia di ore sono? Ho una fame che mi mangerei pure te, Harry.
Che hai
fatto allo zigomo, comunque?» domandò Lottie,
senza capire più nemmeno quello
che stava dicendo.
Harry
bofonchiò qualcosa a proposito di Zayn e di un bisticcio tra
i due, e Lottie
annuì.
«Te
lo
meriti. Bel gancio destro, Malik.» si complimentò,
rifugiandosi tra le braccia
di Zayn. Ancora non le sembrava vero di essere lì, con lui.
Ci
aveva
riflettuto a lungo, quand’era a Parigi.
I
primi
due giorni, li aveva trascorsi in completo silenzio, rifiutandosi di
mangiare e
di parlare con i nonni, che nonostante tutto erano piuttosto
preoccupati.
A
quanto
pareva, la signora Gaillard non aveva detto tutta la verità,
sull’improvviso
trasferimento di Lottie.
Poi,
nonna Marie aveva preso la situazione in mano, aveva costretto Lottie a
raccontarle la verità ed era rimasta in silenzio per un
lunghissimo minuto.
Poi
aveva
sospirato, le aveva lasciato una carezza sui capelli – Lottie
era scoppiata a
piangere come una bambina – e aveva abbandonato la stanza.
Era
tornata due ore dopo e tra le mani reggeva un biglietto aereo per Los
Angeles.
Le aveva detto di essere dispiaciuta per il modo in cui sua madre
l’aveva
trattata, si era scusata per non essersene resa conto prima e le aveva
assicurato che per lei ci sarebbe sempre stato posto, lì a
Parigi.
Lottie
aveva telefonato a Celine, per informarla della partenza, e la sorella
si era
profusa in grida di giubilo e in “in bocca al lupo”
infiniti, le aveva detto
che si sarebbero viste presto e che era davvero un bene che si fosse
innamorata
di un ragazzo fantastico come Zayn. Lottie aveva risposto di
toglierselo dalla
testa perché lui era solo suo, poi aveva riattaccato.
Aveva
chiamato Danielle, spiegandole la situazione e l’amica si era
offerta subito di
andarla a recuperare in aeroporto. L’idea iniziale era quella
di arrivare prima
dell’inizio del concerto, ma avevano beccato un tassista
infido e avevano
finito per fare tardi.
«Ha
preso
tutti i semafori rossi. Si è fumato un pacchetto di
sigarette. Ha letto il
giornale, si è imbottigliato in qualunque coda presente.
Stronzo infame, ecco
cos’è.» finì di riepilogare.
«E
mi
sono anche persa il concerto, porca vacca.» aggiunse.
Solo
allora Zayn, che aveva ascoltato tutto il resoconto con attenzione, si
azzardò
a parlare.
«Ci
saranno gli altri. Non parti più, vero? No,
perché potrei incazzarmi sul serio,
questa volta. Okay che hai sempre
bisogno di un po’ di tempo prima di capire qual è
la cosa giusta da fare, ma se
scappi di nuovo, Lottie, giuro che ti ammazzo.»
«Cosa
significa che ho sempre bisogno di
tempo?»
«Che
sei
una scema, ecco cosa significa.»
«Sono
psicopatica, che è una cosa diversa.» lo
rimbeccò Lottie, divertita. Gli lasciò
un bacio sulla guancia, poi sorrise.
«Non
partirò più, promesso. Mi avrai sempre tra i
piedi, ti perseguiterò giorno e
notte. Sarò il tuo incubo peggiore e…»
«E
non
chiedo altro.» concluse Zayn.
«Perfetto.
E rivoglio anche il mio diario, perché devo scrivere una
cosa importantissima.»
«E
cioè?»
«E
cioè
che oggi, 25 Luglio 2012, Zayn Malik finalmente mi ha sbattuta contro
il muro e
mi ha baciata.»
Questo
è
un trauma, per me.
Sappiatelo.
Per questo motivo non dirò niente sul capitolo,
perché se devo essere sincera
mi viene un po’ da piangere all’idea di aver
concluso questa storia.
C’è
ancora l’epilogo, che pubblicherò settimana
prossima, e c’è anche la mini long.
Ma questo è l’ultimo
capitolo.
Questo
è
il lieto fine che Zayn e Lottie aspettano dal primo capitolo.
Lascerò
i
ringraziamenti all’ultimo capitolo, perché oggi
non sono in vena.
Vi
invito
a recensire, come al solito! Davvero, siete così in tante a
leggere la storia e
mi piacerebbe avere il vostro parere… E’ molto
importante per me!
Niente,
oggi la chiudo qui.
Spero
il
capitolo vi sia piaciuto ^^
Con
affetto,
Fede
<3
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Capitolo 21 *** Six months later... ***
Epilogo
“Six Months
Later…”
«Ma
quanto pesa? Si può sapere che ci hai messo
dentro?»
Zayn
arrancò fino all’ultimo gradino, cercando di non
inciampare e al tempo stesso
di mantenere in equilibrio – seppur precario –
quello scatolone gigantesco. Lottie,
accanto a lui, ridacchiò.
«I
miei
ricordi. Sai, no? La sofferenza, le rotture di coglioni, mia madre,
Tiffany.
Pesano parecchio, non trovi?» replicò, mentre lo
precedeva e armeggiava qualche
secondo con la serratura.
Zayn
sbuffò.
«Da
quando
sei così filosofica?»
«Mai
sentito parlare di sarcasmo, pasticcino?» lo aiutò
ad appoggiare lo scatolone
nell’angolo, poi lo abbracciò.
«Lottie…»
mormorò Zayn, stringendola tra le braccia.
«Si,
pasticcino?»
«Non
chiamarmi pasticcino. Il mio nome è Zayn, nel caso in cui te
lo fossi
dimenticato.» rise, prima di lasciarle un bacio leggero sulle
labbra.
«Si,
lo
so. Sei Zayn Malik, quello dei One Direction.» lo
scimmiottò, provando ad
imitare il suo tono di voce. Zayn alzò gli occhi al cielo.
«Me
lo
rinfaccerai ancora per molto?»
«Certo
che si, raggio di sole.»
Si
guardarono per un attimo, poi Zayn si sporse in avanti e la
baciò. Nonostante
fossero passati già sei mesi, era incredibile il modo in cui
la sua percezione
del mondo che lo circondava cambiasse, ogni volta che la baciava.
Era
come
se non esistessero nient’altro che loro due.
Loro
due
ed Harry, che aveva un tempismo pessimo ed un tatto ancora peggiore,
visto che
entrò in casa trascinando due borsoni viola che
buttò – si buttò. Perché
Harry
non era in grado di appoggiare, lui lanciava – accanto allo
scatolone.
«Mi
avete
preso per un facchino, per caso?» si lagnò. Zayn e
Lottie si separarono, con un
sorriso che la diceva lunga.
«Non
è
che mi sto divertendo a fare le scale su e giù come un
deficiente. E poi, si
può sapere quanta cacchio di roba hai, Lottie?»
Ancora
una volta, Lottie ripeté la risposta che aveva dato a Zayn
quando le aveva
fatto la stessa domanda.
«E
allora
di a quella stronza di tua cugina di mettersi a dieta, e lascia le
rotture di
coglioni nella tua vecchia casa.» ringhiò, poi
afferrò Zayn per la collottola e
lo costrinse a seguirlo fino all’ingresso, dove ancora li
aspettavano un po’ di
bagagli da trasportare.
«Potresti
chiedere a Celine di massaggiarti le spalle, stasera.»
propose Zayn, divertito,
mentre scendevano le scale.
«Si,
come
no. Quella è più sclerotica della sorella.
Accidenti a me, quando le ho chiesto
di uscire.»
Certa
di
essere sola, Lottie frugò nella borsa ed estrasse un
quaderno dall’aria ormai
consunta e una penna blu. Si sedette per terra, aprì il
diario sull’ultima
pagina e cominciò a scrivere.
“17
Dicembre 2012
Sono
passati poco più di sei mesi, dall’ultima volta in
cui ho scritto qualcosa qui
sopra.
È
che sono
successe talmente tante cose, che non so da dove cominciare.
Cercherò di andare
con ordine, ma è molto probabile che mi dimentichi di
qualcosa o che incominci
a parlare di quanto Zayn sia perfetto, di quanto mi faccia stare bene,
di
quanto lo ami e… visto? L’avevo detto, io, che
sarebbe finita così.
Se te
lo
stai chiedendo, sì, io e Zayn stiamo insieme. Da sei mesi,
per l’esattezza, ma
è come se stessimo insieme da sempre. Lui è, beh,
è come se fosse un’altra
parte di me, quella intelligente, razionale e non psicotica.
Ed
è un
bene, perché ognuno di noi dovrebbe avere un cervello
funzionante. E siccome il
mio ogni tanto và per i cazzi suoi, direi che quello di Zayn
mi è immensamente
d’aiuto.
Ma non
è
del mio cervello, che voglio parlarti.
Voglio
raccontarti cosa è cambiato nella mia vita e farti sapere
che sono felice. E,
per una volta, so che lo sarò per tanto tempo.
Perché
finalmente ho avuto il coraggio di compiere il grande passo: ho chiuso
i ponti
con gli Stevenson. (Che nel caso in cui non lo sapessi, sono mia madre,
mia
cugina, mio zio e i miei nonni materni.)
Me ne
sono
andata di casa. Due volte: la prima, quando sono andata a Parigi dai
nonni paterni.
Nonna Marie e nonno Charles sono stati molto comprensivi, con me. Mi
hanno
proposto di vivere lì, promettendomi che non avrebbero fatto
niente per
intralciare qualsiasi progetto avessi in mente. Anzi, mi hanno
assicurato che
avrebbero cercato in ogni modo di aiutarmi.
Ma
c’era
un unico progetto di cui m’importava: Zayn.
Non
pensavo ad altro. Pensavo a quanto fosse lontano, a quanto dovesse
essersi
sentito deluso per il modo in cui ero scappata, pensavo a quanto ci
avrebbe
impiegato per dimenticarmi. Pensavo che mi mancava da impazzire e che
se non
riuscivo a dormire la notte era tutta colpa sua, perché
quell’unica nottata che
avevamo passato insieme aveva lasciato il segno ed il mio letto
sembrava troppo
freddo, senza di lui.
Pensavo
che volevo baciarlo e pensavo di essere stata stupida. Pensavo alla sua
voce,
che non potevo più sentire se non nelle canzoni. Ho anche
scaricato il cd, per
poterlo ascoltare. Ma non è servito a niente,
perché la sua voce era ritoccata
e perdeva quella naturalità e quel tono un po’
strascicato che tanto mi
mancava.
Così
quando nonna è venuta in camera per chiedermi cosa avessi
intenzione di fare,
le ho raccontato la verità. Di mamma, delle sue idee
assurde, di Tiffany e
della sua invidia, di Celine e del suo aiuto. E, prima che potessi
anche solo
pensare di tapparmi la bocca, le ho parlato di Zayn.
E lei
ha
capito. Ha detto che l’amore è il più
bel progetto che potessi portare avanti e
mi ha lasciata da sola.
Il
resto è
storia: sono partita e ho raggiunto Zayn a Los Angeles. Dovevi vedere
la sua
faccia. Sembrava quasi che avesse visto la Madonna, o un alieno. Mi
aspettavo
quasi che collassasse. Ero sul punto di dirgli di togliersi
quell’espressione
da ebete dalla faccia, perché ero proprio io e non
un’allucinazione, quando lui
si è avvicinato e mi ha baciata.
Ed
allora
ho capito che il mio posto era lì, tra le sue braccia, e da
nessun’altra parte.
Quello
che
è successo in seguito, sembra così incredibile
che nemmeno io probabilmente
l’ho realizzato del tutto.
Ho
seguito
i ragazzi per tutto il tour, Zayn mi ha annunciata alla stampa,
pregando tutti
quanti di lasciarmi in pace. Quando l’intervistatrice ha
detto che sarebbe
stato difficile, visto che il fidanzamento di un membro della boyband
del momento
era una notizia troppo succulenta per passare inosservata, Zayn ha
fatto
spallucce ed è scoppiato a ridere. Quando lei gliene ha
chiesto il motivo, ha
risposto “Peggio per voi, poi non ditemi che non vi avevo
avvertito.”
Cos’altro
è successo, dopo?
Be’,
alla
fine del tour, Zayn mi ha detto che non mi avrebbe mai fatto tornare a
casa,
nemmeno se avessi cominciato a decantare il mio amore per mamma.
Così siamo
andati a casa Stevenson (ormai non c’è
più nessun Gaillard, visto che anche
Celine si è trasferita altrove) e abbiamo detto a mamma che
poteva andarsene a
fare in culo, perché io li dentro non ci avrei
più passato nemmeno un secondo.
Okay, l’ho detto io, non Zayn. Lui è stato molto
più diplomatico e si è
espresso in un “A mai più rivederci”
molto d’effetto.
Non so
se
tornerò di nuovo a scrivere questo Diario, perché
ora non sono più sola.
Ora ho
Zayn, che mi ama (me lo ripete sempre, perché dice che tonta
come sono potrei
finire per dimenticarlo) e che mi sopporta anche se sono Psicopatica.
Credo che
lo sarò per sempre.
Perciò,
be’, questo è tutto.”
Zayn
tornò proprio nel momento in cui Lottie terminava di
scrivere l’ultima parola.
«Ehi,
piccola, che scrivi?» le chiese, sporgendosi in avanti per
sbirciare il
quaderno. Lottie fece spallucce e lasciò che Zayn la
baciasse di nuovo.
«Il
diario di una psicopatica.»
***
Siamo
arrivati alla fine.
Ed
io non
so neanche cosa dire. Sapete, avevo pensato di fare un mega discorsone
di quelli
epici, commoventi e strappalacrime, ma non sono in grado e
probabilmente non è
neanche una cosa da me.
Però,
non
lo so, mi sento strana. Perché mi sono affezionata a questa
storia, ai suoi
personaggi e anche a voi che mi avete seguita.
Perciò
grazie.
Grazie
a
te, che hai seguito questa storia dall’inizio.
Grazie
a
te, che l’hai inserita tra le seguite, le preferite, le
ricordate.
Grazie
a
te, che hai letto in silenzio.
Grazie
a
te, che hai commentato.
Grazie
a
te, che mi hai contattata su Twitter e su Facebook solo per farmi
sapere di
aver apprezzato il mio lavoro.
Non
avete
idea di quanto sia stato importante, per me, avere avuto il vostro
appoggio.
Così
diciamo
che la chiudo in questo modo, prima che mi commuovo sul serio.
Spero
di
tutto cuore che la storia vi sia piaciuta, che quest’epilogo
sia degno e che
non siate rimaste in alcun modo deluse.
Vi
adoro,
davvero.
E
grazie
ancora.
E
ora un’ultima
cosa, vi invito a recensire quest’ultimo capitolo (anche voi
lettrici
silenziose) così che io possa ringraziarvi una ad una.
Okay,
fine della parte commovente.
Ora
passiamo alle informazioni succulente (?)
Questa
è
la mini long su Harry e Celine (cliccate sul banner per andare
direttamente
alla pagina). L’ho pubblicata cinque minuti fa e spero
davvero che vi piaccia.
Mi piacerebbe ritrovarvi anche lì.
Pooooi,
altra cosa, non appena avrò finito di pubblicare
Irresistible e Wedding? No,
thank you., comincerò a postare un’altra long, che
ho praticamente quasi
finito.
E
poi,
ultimissima giuro, poi vi lascio in pace, questi sono i miei contatti
di Facebook,
Twitter
e Ask.
Adios
<3
E
grazie
ancora.
|
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