Nel tuo sguardo io non vedo chi sei

di Notteinfinita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno stupido scherzo ***
Capitolo 2: *** Uno sguardo che gela ***
Capitolo 3: *** Il gelo nel cuore ***
Capitolo 4: *** Il sole nell'anima ***



Capitolo 1
*** Uno stupido scherzo ***


Premessa: Ho indicato come contesto di questa storia “da sesto libro alternativo” perché, dal mio punto di vista, gli avvenimenti presenti in questa ff sarebbero incompatibili con le vicende del sesto libro originale. Draco sarebbe troppo impegnato nella sua missione omicida ai danni di Silente per pensare agli scherzi.

Così nella mia versione Voldemort è morto la notte in cui ha tentato di uccidere Harry. Ciò non ha reso Serpeverde e Grifondoro amici ma di certo le inimicizie sono frutto di motivazioni meno serie.

Spero che questa mia scelta non vi infastidisca.

Vi auguro buona lettura!...e mi raccomando, commentate!

 

 

 

Nel tuo sguardo io non vedo chi sei*

 

 

Capitolo 1. Uno stupido scherzo

 

La cena si svolgeva, rumorosa come al solito, nella grande sala di Hogwarts.

Gli studenti erano così assorti nel compito di gustare le prelibatezze preparate dagli elfi che non si accorsero minimamente della professoressa Sinistra che, alzatasi dal suo posto, si era avvicinata al pulpito.

«Volevo avvisare gli studenti del sesto anno che stasera alle ventidue li attendo alla Torre di Astronomia per la lezione sui Meteoriti delle Mutazioni.» disse d'un fiato, facendo sussultare tutti i ragazzi « Siete pregati di essere puntuali, le stelle non attendono! »

Finito di parlare, la professoressa ritornò al suo posto mentre gli studenti riprendevano la cena.

«Che cavolo, detesto le nottate sulla Torre di Astronomia. Tanto non ci capisco nulla! » esclamò Ron, desolato, mordendo svogliatamente la sua coscia di pollo.

«Dai, l'astronomia è una materia affascinante!» rispose Hermione.

«Per te tutte le materie sono affascinanti!» ribatté Ron, funereo.

Hermione scosse la testa, sconsolata.

«Ron, pensa al lato positivo, domani inizieremo le lezioni solo alle 10.» disse Harry, nel tentativo di consolare l'amico.

Ron sorrise, lievemente rinfrancato.

Quando la cena ebbe termine tutti i ragazzi tornarono ai rispettivi dormitori ma quelli del sesto anno, presi i libri e le coperte, si diressero verso la Torre di Astronomia. Appena furono entrati tutti, la professoressa chiese loro di sistemarsi per terra e impose il silenzio.

«Ho già spiegato, nel corso della scorsa lezione, in cosa consiste il fenomeno a cui assisteremo stanotte ma ritengo necessario un piccolo riassunto.» spiegò la professoressa, facendo vagare lo sguardo sugli studenti «Tra poco assisteremo al passaggio dei Meteoriti delle Mutazioni, per i Babbani la loro visione non ha alcuna conseguenza ma così non è per i maghi. La loro visione ad occhio nudo, per i possessori di poteri, è pericolosa in quanto può mutare il loro comportamento. Ragion per cui al mio segnale ognuno di voi, ordinatamente, andrà a prendere un paio di occhiali protettivi, tornerà al suo posto e li indosserà accuratamente.»

Finito di parlare, la professoressa volse le spalle agli studenti e andò a controllare la posizione delle stelle.

«Ragazzi, se fate come vi dico, ci sarà da divertirsi!» esclamò Draco all'indirizzo di Tiger e Goyle che gli risposero con il loro solito sorriso ebete. Quindi, fatto loro cenno di avvicinarsi, iniziò a bisbigliargli qualcosa all'orecchio.

Dopo aver osservato a lungo il cielo con il telescopio, mormorando tra se, la professoressa tornò a guardare gli studenti.

«Il momento è quasi arrivato, andate a prendere gli occhiali protettivi sul tavolo vicino alla porta» ordinò, indicando il tavolo in questione.

Completamente dimentichi dell'avverbio utilizzato dalla professoressa, i ragazzi, in maniera tutt'altro che ordinata, iniziarono ad accalcarsi davanti al tavolo.

L'insegnante, alla vista di quel caos, inspirò profondamente, cercando di ritrovare la calma...Amava le stelle proprio per la loro prevedibilità e regolarità...nulla a che vedere con quel branco di pecore che erano i suoi studenti.

Mentre l'insegnante era persa nelle proprie elucubrazioni, Draco fece un cenno di assenso ai suoi scagnozzi che, con uno scatto repentino, si gettarono sugli studenti accalcati vicino al tavolo facendone cadere diversi per poi girare i tacchi e raggiungere il biondo che, in disparte, osservava la scena con un ghigno divertito sulle labbra.

Ripresisi dal tornado Tiger e Goyle, uno dopo l'altro i ragazzi presero gli occhiali protettivi.

Quando tutti tornarono al proprio posto la professoressa Sinistra attirò nuovamente la loro attenzione.

«Adesso mettete gli occhiali e fate attenzione a non guardare al di sopra di essi!» esortò, seria.

Appena tutti furono pronti, anche la professoressa indossò gli occhiali e, con un colpo di bacchetta, fece spegnere le fiaccole che illuminavano la torre per poi far apparire in cielo un riquadro fluorescente per delimitarne una parte.

«Ragazzi, la zona in cui, con più probabilità, passeranno i meteoriti è questa che ho evidenziato. Adesso concentrate qui la vostra attenzione e non perdetela di vista.» detto questo, la docente fece sparire il riquadro luminescente e si sistemò seduta in attesa dell'evento astronomico.

I minuti si susseguivano lenti e i ragazzi cominciavano a dare segni d'impazienza. Un lieve mormorio iniziò a diffondersi tra gli studenti, subito freddato dallo sguardo ammonitore della professoressa.

Quando ormai i muscoli davano segni di ribellione per la prolungata immobilità, alcune scie dorate solcarono il cielo attirando l'attenzione degli studenti. Mentre lo sguardo di tutti si fissava sul cielo, un urlo squarciò il silenzio della notte.

«I miei occhi!» gridò qualcuno ma la scarsa illuminazione impediva di vedere chi fosse.

Tentando di mantenere la calma, la professoressa Sinistra intimò a tutti di rimanere fermi e di tenere gli occhi bassi, accese le fiaccole con un colpo di bacchetta e si avvicinò verso il punto dal quale era partito l'urlo.

A terra, privo di sensi, giaceva Ronald Weasley.

«Dove sono i suoi occhiali?» chiese, vedendo che non li indossava.

«Devono essergli caduti, prima li aveva.» rispose Hermione, angosciata.

Un ombra scura passò sul volto della professoressa.

«Potter, Paciock, sollevate il vostro compagno e portatelo in infermeria. Tutti gli altri studenti tornino nei loro dormitori, ordinatamente, ma prima lascino i loro occhiali nella cesta che troverete appena fuori la porta della torre. Lei, signorina Granger, cerchi gli occhiali del suo compagno. L'attendo in infermeria.» la professoressa diede gli ordini con la massima calma possibile e con lo sguardo duro di chi non ammette obiezioni.

Velocemente e nel più assoluto silenzio la torre si svuotò.

Gli ultimi ad andarsene furono Draco e i suoi scagnozzi.

«Cerca, cerca pure.» bisbigliò all'indirizzo di Hermione, avviandosi poi con un sorriso soddisfatto.

 

 

 

La sala comune dei Serpeverde era invasa da un vocio a metà tra l'incuriosito e il divertito.

«Oh, Draco, ma chi mai sarà stato a sostituire gli occhiali del povero Weasley!» esclamò, sarcastica, Pansy, trattenendo a stento una risata e andandogli incontro con aria compiaciuta e sguardo complice.

Il ghigno che comparve sul volto del ragazzo valse più di mille parole.

«Chissà come cambierà adesso?» chiese Blaise, stiracchiandosi pigramente.

«Bè, forse finalmente inizierà a mangiare in maniera civile! Sarebbe una novità per lui.» rispose Draco con nonchalance.

Un risolino divertito si diffuse nella sala comune.

«Peccato che ad essere colpita dai Meteoriti della Mutazione non sia stata la Granger. Ti immagini se la nostra verginella si fosse trasformata in un'assatanata di sesso che ti salta addosso per i corridoi?» chiese Blaise, divertito «A quel punto saremmo stati costretti ad assecondarla!» aggiunse facendo l'occhiolino al biondo Serpeverde.

«Blaise, ma è una Mezzosangue!» rispose Draco, con sguardo fintamente scandalizzato.

In realtà, pur stentando ad ammetterlo anche con se stesso, se odiava Harry per la sua immeritata fama e disprezzava Ron per la sua povertà invece non poteva fare a meno di stimare Hermione per la sua intelligenza e la sua forza di carattere ma sarebbe morto piuttosto che confessarlo, era più semplice prenderla in giro.

Quando le ultime risatine per il siparietto di Blaise e Draco furono scemate, ognuno tornò ai suoi impegni. Adesso non restava altro da fare che attendere l'indomani per vedere che mutamenti avessero operato sul rosso i Meteoriti.

 

 

 

Nella torre di astronomia Hermione setacciò il pavimento palmo a palmo. Alla fine, sconfitta, si accovacciò sui talloni, con uno sguardo sconsolato negli occhi e un terribile peso nel cuore.

Mordendosi il labbro per la disperazione, Hermione si alzò e si diresse in infermeria.

Appena entrata, le venne incontro la professoressa Sinistra.

«Allora, dove sono gli occhiali?» chiese, lasciando trapelare la sua preoccupazione.

«Io...io non li ho trovati!» esclamò, reprimendo un singhiozzo.

La professoressa sospirò stringendo le mani a pugno.

Con passo svelto si avvicinò al capezzale del suo studente attorno a cui erano riuniti Harry, Neville, la McGrannitt e Madama Chips. Subito gli occhi di tutti si puntarono su di lei e lo sguardo che gli restituì gettò tutti nello sconforto.

«La signorina Granger non ha trovato gli occhiali. Temo si tratti di un tipo di occhiali creati qualche anno fa. Originariamente dovevano servire per fare scherzi ma, quando il Ministero della Magia costatò la loro pericolosità, vennero messi al bando. Chi li ha introdotti nella scuola può averli acquistati solo al mercato nero.» l'insegnante lanciò uno sguardo al ragazzo che giaceva a letto, ancora incosciente «A questo punto è certo che il signor Weasley sia stato colpito in pieno dai Meteoriti delle Mutazioni. La particolarità di quegli occhiali era quella di svanire appena a contatto con la luce delle Meteore. Adesso che gli occhiali non ci sono più temo sarà anche impossibile risalire al colpevole.»

«Ora cosa gli succederà?» chiese Harry guardando le tre donne di fronte a lui.

«Purtroppo non possiamo saperlo con certezza.» rispose l'infermiera «L'effetto delle Meteore delle Mutazioni dovrebbe sparire in ventiquattro - quarantotto ore ma il problema è che qualsiasi evento traumatico occorso in questo intervallo di tempo potrebbe dare origine a dei cambiamenti permanenti.»

«Ma non è possibile dargli una pozione sedativa finché non svanisce l'effetto dei meteoriti?» chiese Neville, titubante.

« Purtroppo no.» rispose Madama Chips «Non è possibile né sedarlo né tenerlo rinchiuso.» spiegò «È indispensabile che venga assecondato. Ogni forma di costrizione o di limitazione della sua libertà potrebbe esacerbare l'effetto delle Meteore e rendere le mutazioni nel carattere definitive.» concluse.

Un singhiozzo sfuggì dalle labbra di Hermione. Harry l'abbracciò, cercando di calmarla ma nel suo sguardo aleggiava la stessa preoccupazione impressa negli occhi della sua amica.

«Ma allora non c'è nulla che si possa fare?» chiese il ragazzo.

«Tutti noi dovremo vegliare su di lui in maniera discreta.» spiegò la McGrannitt «Non è possibile prevedere che mutazioni avrà il suo carattere perciò è indispensabile evitare che possa arrecare danno in alcun modo a se stesso o agli altri.»

«Prima che lo riportiate al suo dormitorio ho alcune raccomandazioni da farvi.» intervenne Madama Chips «È indispensabile che in nessun caso gli venga detto quello che gli è successo. Una notizia del genere verrebbe rifiutata dal suo pensiero; lui si crederà e si sentirà in perfetta salute, costituirebbe uno shock tale da poter incidere per sempre sul suo carattere.»

«Provvederò stanotte stessa ad avvisare i direttori delle altre tre Case di informare i rispettivi studenti sull'accaduto e sul comportamento da tenere.»

«Un'ultima cosa» riprese l'infermiera «Finché il signor Weasley sarà sotto l'effetto dei meteoriti, i suoi occhi potrebbero assumere un colorazione diversa dal solito. Quando torneranno normali sarà il segnale che l'effetto sarà scaduto.»

Tutti i presenti fecero un cenno d'assenso per poi uscire dall'infermeria.

Grazie ad un Levicorpus, Ron venne delicatamente trasportato nel suo letto; poi la McGrannitt richiamò tutti gli studenti della sua casa nella Sala Comune per informarli dell'accaduto.

Scene simili, nel frattempo, si svolgevano nelle altre Sale Comuni dove i rispettivi direttori di casa, avvisati da un Patronus della vicepreside, stavano spiegando la situazione ai loro studenti.

 

 

 

Mentre Ron dormiva tranquillo, ignaro di quanto gli fosse successo, Harry fissava le tende del letto dell'amico chiedendosi cosa li avrebbe aspettati l'indomani.

Nel dormitorio femminile, intanto, Hermione, con i gomiti sul davanzale della finestra, guardava le stelle pregando, in cuor suo, che non succedesse nulla di grave a Ron. Appoggiata alla sua spalla, Ginny tentava di infondere coraggio alla sua amica e, al tempo stesso, di trarre forza dalla sua vicinanza.

 

 

 

*Il titolo è tratto da un verso della canzone dei Gemelli Diversi “Chi sei adesso”.

 

NDA: Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Se volete continuare a seguirmi ne sarò felice.

La ff dovrebbe essere costituita da quattro capitoli. Cercherò di aggiornare una volta a settimana, il mercoledì o il giovedì a seconda dei miei impegni.

Grazie mille, anticipatamente, a tutti coloro che leggeranno, recensiranno o mi inseriranno tra le seguite, le ricordate o le preferite.


 


Ringrazio infinitamente Exentia_dream per l'illustrazione! 

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Capitolo 2
*** Uno sguardo che gela ***


 

Eccoci qui con il secondo capitolo!

Oggi scopriremo che effetti hanno avuto i Meteoriti delle Mutazioni sul nostro Ron.

Vi auguro buona lettura e ci vediamo giù per i commenti.

 

 

 

Capitolo 2. Uno sguardo che gela

 

Quando il sole iniziò a trarre riflessi argentati dal Lago Nero, una testa ricciuta stazionava già da un po' nella Sala Comune dei Grifondoro. Irrequieta, si spostava senza tregua dalla finestra al camino e viceversa. Pur sapendo che quel giorno gli studenti del sesto anno avrebbero iniziato le lezioni soltanto alle dieci, ogni volta che avvertiva dei passi sulle scale, si bloccava e alzava lo sguardo, sentendo il battito accelerarle.

Rassegnatasi all'idea che l'attesa sarebbe stata ancora lunga, Hermione si sedette su uno dei divani e iniziò a leggiucchiare il libro di pozioni nonostante la scarsa concentrazione le impedisse di comprendere le parole.

«Ron non è ancora sceso?» chiese, ad un tratto, una voce a lei nota.

Hermione alzò gli occhi dal libro trovandosi davanti la piccola Weasley.

«Non ancora.» rispose sospirando.

«Vorrei poter restare ma Ron potrebbe vederlo come un comportamento inusuale, non possiamo rischiare» disse con tono angosciato.

Hermione strinse la mano dell'amica, cercando di confortarla.

«È meglio che vada.» mormorò Ginny avviandosi all'uscita.

Rimasta sola, Hermione riprese a leggere finché dei passi sulle scale del dormitorio non attirarono la sua attenzione. Istintivamente saltò in piedi e, rimesso il libro nella tracolla, attese che si palesasse l'identità di colui che stava scendendo le scale.

Appena lo vide un sorriso le si allargò sul viso. Un Ron dall'aria assonnata che si stropicciava gli occhi con le mani aveva appena fatto il suo ingresso nella Sala Comune.

«Buongiorno Ron!» esclamò la ragazza allegramente.

Un mugugno fu l'unica risposta che ricevette ma ne fu lieta, Ron rispondeva così tutte le mattine.

Ciò che non si aspettava fu quel che vide appena il ragazzo tolse le mani dagli occhi e li aprì: le sue belle iridi azzurre erano divenute dorate e la pupilla era inequivocabilmente verticale. Il suo sguardo era simile a quello di un rapace.

Ad Hermione si gelò il sangue nelle vene a quella vista ma cercò di mantenere un comportamento normale.

«Ehm, Harry?» chiese, sforzandosi di mantenere ferma la voce.

«Eccomi!» rispose il ragazzo scendendo gli ultimi gradini.

Le bastò un'occhiata per comprendere che anche l'amico aveva notato gli occhi del rosso.

In silenzio i tre ragazzi si avviarono in Sala Grande per fare colazione. Durante il tragitto un sommesso mormorio si diffuse al loro passaggio. Solo la minaccia della McGranitt della sottrazione di cento punti a chiunque fosse contravvenuto alle sue disposizioni, impedì che gli altri allievi si fermassero per osservarli.

L'ingresso in Sala Grande del gruppetto attirò subito l'attenzione dei presenti, ed in particolare della tavola dei Serpeverde da cui provenivano sghignazzi e sussurri non proprio impercettibili.

Ignorando tutti, Ron si diresse spedito verso il suo tavolo. Con un movimento insolitamente aggraziato scavalcò la panca e si sedette al suo solito posto, subito seguito dai suoi amici.

«Sembra meno imbranato del solito!» commentò Pansy.

«Mmmh» mugugnò Draco ostentando disinteresse per non lasciar trapelare la sua delusione. Non era certo questo ciò che voleva ottenere con il suo scherzo.

«Forse è un caso così disperato che poteva cambiare solo in meglio!» ipotizzò Blaise ridacchiando.

Un ghigno divertito apparve sul viso di Draco; era proprio così, avrebbe dovuto pensarci e comunque questo non voleva dire che non ci sarebbe stato comunque da divertirsi.

Intanto il soggetto della loro conversazione, bevuto un bicchiere di succo di zucca e afferrata una mela, si era alzato dal tavolo, senza toccare altro, tra lo sconcerto degli amici.

Vedendolo avviarsi verso l'uscita, Hermione attese che avesse oltrepassato la porta per poi seguirlo senza essere vista. Lo vide fermarsi sotto al colonnato; mordeva la mela con lo sguardo perso nel vuoto. La ragazza, nascosta dietro ad un'armatura, lo scrutava e non riusciva a vedere in lui il ragazzo che, con la sua timidezza e la sua imbranataggine, era riuscito a farsi strada nel suo cuore.

Quando, finita la colazione, gli studenti del sesto anno si riversarono nei corridoi, Hermione si mescolò alla folla e, senza perdere di vista Ron, raggiunse l'aula di Pozioni. Il ragazzo si sedette al solito posto e così fece anche Hermione senza però riuscire a trovare nulla da dire a quello che, ormai da sei anni, era uno dei suoi migliori amici.

Harry li raggiunse poco dopo e il sorriso mesto che gli rivolse Hermione gli fece stringere il cuore; se lui stava male nel vedere il suo amico in quel modo, poteva solo immaginare come stesse lei.

«Buongiorno a tutti!» esclamò il professor Lumacorno entrando in classe con il solito sorriso stampato in faccia e posizionandosi davanti la cattedra. «Visto che già siete al sesto anno, ho deciso che oggi metterò alla prova il vostro livello di preparazione con la pozione Antilupo»

A questa notizia un intenso brusio si levò in classe.

«Su, su non protestate!» esclamò l'uomo, invitando i ragazzi a calmarsi. «Io ho avuto l'onore di essere l'insegnante del suo inventore, il mio caro Damocles Belby, quindi so bene quanto sia complicata e non mi aspetto assolutamente risultati eccellenti. Questo sarà solo un modo per testare le vostre capacità, non ci sarà nessuna T!»

Le parole del professore ebbero il potere di calmare, almeno in parte, le preoccupazioni degli studenti.

«Penso di sapere perché il professore ha deciso di farci preparare proprio questa pozione.» bisbigliò Hermione ad Harry che le rispose con uno sguardo interrogativo.

«La pozione Antilupo è una delle poche pozioni che, anche se le si sbaglia completamente, non esplodono.* Può solidificarsi, evaporare, far sciogliere il calderone ma non esplodere. Probabilmente avrà pensato che fosse più sicuro» disse facendo cenno con la testa in direzione di Ron. «Inoltre è così complicata che la scusa di usarla per misurare le nostre capacità è perfettamente plausibile. Nessuno riuscirà a farla bene e a Ron non sembrerà strano che non dia voti.» concluse sorridendo.

Harry fece un cenno di assenso col capo, come sempre stupito dalla vastità delle conoscenze della sua amica. Accortisi che Ron li fissava, tornarono a concentrarsi sugli ingredienti della pozione.

La consapevolezza che la riuscita o meno della pozione non avrebbe avuto come conseguenza un voto negativo portò molti studenti a distrarsi con la conseguenza che, ad un'ora dall'inizio della lezione, diversi calderoni si erano fusi mentre altri erano diventati stranamente irsuti.

Anche Draco, che di solito si distingueva come un ottimo pozionista, era poco concentrato. La sua attenzione era tutta rivolta su Ron, in attesa di vedere cosa avrebbe combinato.

Quando anche la seconda ora finì, il professor Lumacorno iniziò ad aggirarsi tra i calderoni con aria serena. Giunto davanti a Hermione rimase piacevolmente sorpreso nel vedere la sua pozione quasi trasparente e con riflessi argentei, un risultato notevole per una studentessa del sesto anno. Sempre sorridendo, diede un'occhiata al lavoro di Harry senza darsi la pena di soffermarsi, in fondo si era sempre dimostrato molto preparato alle sue lezioni, quando, però, il suo sguardo cadde sul calderone a fianco il sorriso gli si gelò sulle labbra: quella che aveva davanti era una perfetta pozione Antilupo. Il fumo che ne saliva e il colore argenteo era inequivocabile.

«Signor Weasley ha fatto un buon lavoro, a quanto vedo.» disse con il viso irrigidito nel tentativo di non mostrare il suo stupore.

«Io direi che è più che buono.» esclamò il ragazzo con voce fredda e tagliente.

«Capisce bene che, visto che si trattava di un'esercitazione, non potrò darle un voto.» Rispose il professore, visibilmente a disagio.

«Capisco solo che è una grossa fregatura!» sibilò Ron e, dopo aver squadrato il professore dalla testa ai piedi con aria disgustata, uscì dall'aula.

Immediatamente Harry e Hermione si catapultarono fuori dall'aula nel tentativo di seguirlo ma, quando ebbero varcato la soglia, del loro amico non c'era alcuna traccia.

Passarono la successiva mezz'ora a perlustrare il castello senza risultati. Essendo quasi ora di pranzo, i due si diressero in Sala Grande, nella speranza di trovarlo lì e non poterono che tirare un sospiro di sollievo quando videro Ron che, tranquillamente, si avviava verso il tavolo dei Grifondoro.

Purtroppo il loro sollievo fu solo momentaneo perché proprio in quel momento sopraggiunse Draco a sbarrargli la strada. Il fatto che gli fosse riuscita la pozione non gli era andato a genio e voleva prendersi una rivincita.

«Weasley, ti vedo qualcosa di diverso oggi.» disse, mantenendo un atteggiamento falsamente riflessivo. «Forse hai finalmente indossato una divisa nuova?» chiese più che altro a se stesso, mentre diversi suoi compagni di casa ghignazzavano sommessamente. «Già, vero, è impossibile. Quegli straccioni dei tuoi genitori non possono permetterselo!» concluse con un ghigno divertito stampato in volto.

«Stupido insetto, non riderai così tanto quando ti schiaccerò!» ringhiò Ron, furente.

«Dovrei spaventarmi?» chiese Draco con tono canzonatorio, reso più spavaldo dalle risa dei compagni.

«Non ti resta che seguirmi fuori da qui per scoprirlo.» Rispose in tono di sfida.

Approfittando del fatto che i professori non fossero ancora arrivati, i due si diressero in un corridoio poco frequentato non lontano dalla Sala, subito seguiti da un capannello di curiosi e di tifosi delle due fazioni.

«Pronto?» chiese Ron, appena si furono fermati.

Draco si limitò a ghignare ma non ebbe tempo di fare altro perché, con un rapido movimento della bacchetta, il suo avversario l'aveva trasformato in una lucciola che ronzava indispettita.

«Pronto per essere schiacciato?» chiese poi Ron, esibendo un sorriso sinistro.

Tutti gli spettatori erano paralizzati per lo shock.

Il ragazzo aveva già alzato la bacchetta per sferrare il colpo finale quando la luce di un incantesimo si abbatté sull'insetto terrorizzato restituendogli le sue fattezze umane.

Ron volse lo sguardo verso il punto da cui era partito l'incantesimo, lì, con la bacchetta ancora levata, c'era Harry. Furente, il ragazzo si fece largo per raggiungere il suo amico. Quando gli fu davanti lo afferrò per il maglione alzandolo di qualche centimetro da terra.

«Sei il solito guastafeste, Sfregiato!» esclamò rabbioso prima di lasciarlo andare e dirigersi verso la Sala Grande.

 

«Draco, tutto bene?» sussurrò Pansy, avvicinandoglisi.

«Maledizione!» esclamò il ragazzo, livido di rabbia, sferrando un pugno al muro. «Non era questo quello che volevo. Doveva rendersi ridicolo, non diventare un teppista incontrollabile!»

Dopo questo sfogo il ragazzo iniziò a camminare in direzione del dormitorio di Serpeverde.

«Non vieni a pranzo?» chiese la ragazza, preoccupata.

Draco non si diede pena di rispondergli, limitandosi a farle un gesto con la mano per esortarla a non infastidirlo.

 

«Com'è andata la mattinata?» bisbigliò Ginny all'orecchio di Hermione, appena si fu seduta a tavola.

Il solo sguardo che la riccia le rivolse bastò a rinnovare la sua ansia. Quando poi la sua amica le raccontò della lezione con Lumacorno e dello scontro con Draco, il viso della piccola Weasley assunse un colorito cinereo. L'idea che non si sapesse con certezza quante ore ancora suo fratello sarebbe rimasto sotto l'effetto dei Meteoriti delle Mutazioni la terrorizzava. Non riusciva a vedere, in quello strano essere, il suo adorato/odiato fratellone: quello con cui aveva imparato ad andare sulla scopa e con cui faceva scorpacciate di Cioccorane di nascosto dalle madre; quello che le faceva la predica ogni volta che la vedeva vicino ad un ragazzo e che spesso la trattava come una bambina facendola infuriare. E non era per i suoi strani occhi che lo sentiva estraneo ma per l'aura di freddezza che sembrava emanare.

Distolse lo sguardo dal fratello, prima che si potesse sentire osservato ma, nel farlo, i suoi occhi si posarono sul viso di Harry e le si strinse il cuore al pensiero di quanto potesse stare male per essere stato chiamato Sfregiato proprio dal suo migliore amico.

Quasi avesse sentito gli occhi della rossa puntati su di lui, il ragazzo alzò lo sguardo incontrando quello addolorato di lei che subito si aprì in un sorriso d'incoraggiamento a cui lui non poté fare a meno di rispondere, sentendo il cuore riscaldarglisi.

Il resto del pranzo vide il gruppo mangiare in silenzio; nessuno di loro aveva voglia di commentare gli eventi della giornata come, invece, stavano facendo gli altri compagni.

La fine del pranzo costrinse i ragazzi ad abbandonare la Sala Grande.

Ron avanzava, a passo spedito e con lo sguardo dritto davanti a se, in direzione dell'aula di Difesa contro le Arti Oscure, seguito a pochi passi dai suoi due amici il cui sguardo basso palesava la loro apprensione all'idea di affrontare due ore con il professor Piton.

Pochi minuti dopo il loro ingresso in aula, la figura arcigna di Severus Piton si stagliò sulla porta.

«Buon pomeriggio!» disse, con la sua voce tetra, avviandosi alla cattedra. «Oggi parleremo di una categoria di creature notturne particolari, i Vampiri.»

«Tsk!» esclamò Ron, a volume ben udibile.

Lo sguardo sconvolto di tutti i compagni di classe si posò sul ragazzo che manteneva un atteggiamento rilassato anche se il professore gli si stava avvicinando con gli occhi ridotti a due fessure dalla rabbia.

«Signor Weasley, visto che trova l'argomento così noioso, mi dica cosa i vampiri temono sopra ogni cosa.» chiese con tono irato.

«Sicuramente l'unto dei suoi capelli.» affermò Ron, ostentando una calma assoluta.

Tutti rimasero basiti a quelle parole.

Il professor Piton strinse i pugni e sembrò sul punto di esplodere ma non ebbe tempo di far nulla perché Ron, con uno scatto repentino, estrasse la bacchetta e, puntatala sul docente, mormorò una formula. Per pochi secondi questo fu avvolto da una spessa nuvola di fumo; quando si dileguò sulla sua testa troneggiava un caschetto di capelli neri, lucenti e estremamente vaporosi.

Gli occhi di tutti erano spalancati mentre le loro bocche erano paralizzate in un'espressione a metà tra lo sconcerto e la voglia di ridere.

«INCARCERAMUS!» tuonò il professore.

In pochi secondi Ron si ritrovò completamente legato da corde invisibili ma non perse per questo la sua aria spavalda.

Alla vista di quello che stava accadendo, ad Hermione tornarono in mente le parole di Madama Chips “Ogni forma di costrizione o di limitazione della sua libertà potrebbe esacerbare l'effetto delle Meteore e rendere le mutazioni nel carattere definitive”.

«Professore non può farlo!» urlò in preda alla preoccupazione.

«E perché mai?» chiese in un sibilo.

Hermione strinse le mani a pugno, cercando di non cedere al nervosismo. Era certa che il professore sapesse bene il perché come di certo sapeva che davanti a Ron non bisognava accennare a quanto gli era accaduto. Gli aveva posto quella domanda per farla cadere in errore e poter quindi imputare a lei gli eventuali effetti collaterali dell'accaduto.

«Il...il regolamento della scuola lo vieta.» mormorò con tono poco convinto.

«Bè, allora vuol dire che come punizione mi farò bastare cento punti in meno ai Grifondoro, per il comportamento del signor Weasley e altri venti per la sua insolenza, signorina Granger.» esclamò il professore, con aria compiaciuta. «Naturalmente signor Weasley è pregato di recarsi dal Preside.» aggiunse poi, avviandosi alla cattedra dopo averlo liberato.

L'orrore si dipinse negli occhi di Hermione, era impensabile di mandare in giro Ron da solo in quelle condizioni.

Pur consapevole che qualsiasi reazione da parte sua avrebbe comportato un'ulteriore perdita di punti per la sua casa, Hermione decise d'intervenire ma venne bloccata da Harry che la trattenne per una manica.

Appena Ron fu uscito dall'aula, Harry lasciò scivolare fuori dal libro una vecchia pergamena ingiallita che Hermione riconobbe subito come la Mappa del Malandrino. Appena Harry l'ebbe aperta, la vista delle orme di Ron che si dirigevano verso il giardino preoccupò i due amici ma il constatare che si era semplicemente fermato in corrispondenza di una delle panchine li rasserenò.

Il resto della lezione trascorse tranquillamente anche se Harry e Hermione non la smettevano di lanciare sguardi in direzione della mappa temendo le possibili azioni del loro amico.

Quando la lezione ebbe termine, i due si catapultarono fuori dall'aula per raggiungere Ron.

Giunti in giardino, a pochi metri dall'amico, Harry rallentò il passo.

«Cosa c'è?» chiese Hermione.

«Mi sono ricordato che questo pomeriggio abbiamo gli allenamenti di quidditch.» rispose il ragazzo con tono funereo.

«Tranquillo, verrò anch'io ad assistere agli allenamenti.» rispose la riccia cercando d'incoraggiarlo.

Tratto un sospiro, Harry sorrise in risposta alle parole dell'amica.

«Ron, oggi abbiamo l'allenamento.» disse il ragazzo, appena lo ebbe raggiunto.

«Già!» si limitò a rispondere Ron, alzandosi con movimenti fluidi e avviandosi verso il campo mentre i suoi amici lo seguivano a pochi passi di distanza.

Mentre i due ragazzi scendevano negli spogliatoi, Hermione si sistemò sugli spalti ponendosi un libro davanti così da non sembrare eccessivamente interessata a quello che succedeva in campo.

Appena entrati in campo, sia Harry che Ginny gettarono uno sguardo su Ron pregando che si comportasse normalmente ma, quando lo videro in sella alla scopa, si resero conto che le loro preghiere erano state vane. Con una agilità che non gli apparteneva, Ron era decollato poggiando solo un piede alla base della scopa e tenendosi con una sola mano per poi posizionarsi davanti ai cerchi sdraiandosi sulla scopa.

L'allenamento fu un vero incubo; per tutto il tempo Ron non fece altro che inveire contro tutti criticando ogni loro mossa. Quando finalmente ebbe termine erano tutti stravolti e pregavano solo che quell'orrenda giornata avesse termine.

Nascosto al limite del campo, intanto, anche un'altra persona aveva assistito agli allenamenti. Draco Malfoy, infuriato per lo smacco subito prima del pranzo, aveva deciso di vendicarsi facendo fare un bel volo dalla scopa a Ron ma i suoi piani erano saltati quando, quasi guidato da un sesto senso, Ron aveva cominciato a schivare ogni suo incantesimo pur continuando a rimanere concentrato sui compagni di squadra. Così alla fine si era dovuto arrendere e, ancora più snervato di prima, aveva approfittato del momento in cui i Grifondoro si erano recati negli spogliatoi per raggiungere il castello senza essere visto.

Dopo una bella doccia, Harry e i suoi compagni raggiunsero la scuola e si diressero in Sala Grande per la cena anche se molti di loro erano troppo stanchi per avere fame. Davanti a tutti camminava Ron, tranquillo come se si fosse appena svegliato dopo una notte di sonno invece che reduce da due ore di allenamento.

Appena entrato in Sala una figura attirò la sua attenzione. In piedi, poco distante dal tavolo di Serpeverde c'era Daphne Greengrass intenta a chiacchierare con Theodor Nott, la luce delle candele metteva in risalto i capelli biondi e il sorriso mentre la divisa, per quanto castigata, non poteva nascondere il suo fisico slanciato.

Con passo sicuro Ron si diresse verso di lei e, appena l'ebbe raggiunta, l'afferrò per un fianco stringendosela addosso per poi lasciare scivolare la mano sulla curva del sedere mentre con l'altra, posta al di sotto del mento della ragazza, la costringeva a girare lo sguardo verso di lui.

«Invece di dar retta a questo sfigato perché non ce la spassiamo un po' insieme?» chiese con fare lascivo.

Gli occhi della Greengrass saettarono di rabbia ma, prima che potesse reagire, delle mani allontanarono con forza il ragazzo da lei.

«Ron, adesso basta! Stai davvero esagerando!» urlò Hermione con gli occhi lucidi per le lacrime trattenute.

Lo sguardo che il ragazzo le riservò subito dopo fu di puro disprezzo e le fece correre un brivido diaccio lungo la schiena.

«Togliti dai piedi lurida Mezzosangue!» sibilò con gli occhi stretti per la rabbia.

Nonostante non avesse urlato fu come se una pila di bicchieri fosse improvvisamente crollata a terra. Sull'intera sala calò il silenzio mentre tutti osservavano i due con il fiato sospeso.

Nell'udire quelle parole Hermione sentì qualcosa frantumarglisi nel petto. Le lacrime che prima era riuscita a trattenere perché dettate dalla rabbia e dalla gelosia iniziarono a scorrere copiose sulle sue guance sull'onda del dolore che sentiva crescergli dentro.

Molti si chiedevano se lo avrebbe schiantato o se lo avrebbe appeso a testa in giù per le caviglie; invece Hermione arretrò di alcuni passi, quasi a voler mettere un po' di distanza tra se e quello che sembrava un brutto incubo e poi, voltatasi, corse fuori dalla Sala prima che il dolore la travolgesse.

Anche Draco, accorso in aiuto della compagna di Casa con la bacchetta in mano, rimase pietrificato dalle parole del rosso. Non poteva credere a ciò che aveva sentito. Ricordava bene quando al secondo anno aveva apostrofato in quel modo la Granger e lui aveva reagito scagliandogli un incantesimo che però gli si era ritorto contro. Non poteva credere che adesso fosse stato lui a definirla così. Istintivamente il suo sguardo andò alla porta da cui era appena uscita Hermione stravolta dal dolore.

Non capiva perché quella scena lo avesse sconvolto così tanto.

Solo quando un mano gli si posò sulla spalla Draco tornò in sé.

«Wow, questa da Weasley non me la sarei mai aspettata. La Granger gli moriva dietro, si vedeva; ma ora mi sa che il rosso può scordarsi che gliela dia!» esclamò sogghignando Blaise.

Draco si limitò a rispondergli con un ghigno mentre nella sua mente si chiedeva a che punto fosse davvero capace di arrivare quella specie di mostro che aveva involontariamente creato.

«Che palle, quella stupida mi ha rovinato tutto il divertimento!» sbuffò, intanto, Ron dirigendosi verso il tavolo della sua casa.

Lentamente ognuno tornò a concentrarsi sulla sua cena anche se ciò che era appena accaduto aleggiava sulla Sala portando tutti a tacere esterrefatti.

Harry era stato tentato di seguire Hermione ma, su suggerimento di Ginny, era rimasto a guardia del suo amico mentre la rossa andava in cerca dell'amica.

Con passo spedito Ginny entrò nel dormitorio di Grifondoro dirigendosi, senza indugio, verso la stanza delle ragazze del sesto anno. Provò ad aprire la porta ma, come si aspettava, era stata sigillata con la magia.

«Hermione sono io, Ginny!» disse bussando piano «Ti prego apri!»

Attese qualche minuto ma nessuna risposta giunse da dentro.

«Hermione dai, capisco che ci stai male ma pensa che non è stato davvero lui a dirti quelle cose. Fammi entrare così parliamo.» chiese preoccupata.

«Ginny, lo so» rispose infine una voce lacrimosa «Ma adesso vorrei rimanere da sola, ti prego!»

«Va bene, ma se hai bisogno sai dove trovarmi.» disse Ginny sospirando e ritornando sui suoi passi.

Appena sentì i passi della rossa allontanarsi, Hermione si alzò dal pavimento, dove era rimasta seduta dal momento in cui era entrata in camera. Con gesti impacciati si tolse il maglione, la cravatta, le scarpe e le calze infilandosi poi nel letto avendo cura di chiudere tutte le tende del baldacchino nella speranza che attutissero i singhiozzi che, troppo trattenuti, adesso la scuotevano senza posa.

Intanto Ginny, appena rientrata in Sala Grande, avvertì su di sé lo sguardo di Harry. Velocemente e cercando di non attirare l'attenzione di Ron, la ragazza si sedette vicino all'amico.

«L'ho trovata, è nella sua stanza. Temo stesse piangendo.» gli bisbigliò.

Harry la guardò con occhi tristi, gli si stringeva il cuore al pensiero di come dovesse essersi sentita Hermione nell'udire quelle parole fuoriuscire dalla bocca del ragazzo di cui era innamorata.

Avrebbe voluto chiedere qualcosa di più alla piccola Weasley ma preferì lasciar perdere, non avrebbe potuto sopportare se Ron, sentendolo, avesse rincarato la dose.

Finita la cena Harry e Ginny volsero con circospezione lo sguardo verso Ron, ansiosi di vedere cosa avrebbe fatto.

Quando lo videro alzarsi non poterono fare a meno di trattenere il fiato, pronti a seguirlo per evitare ulteriori problemi.

«Ormai mi hanno guastato l'umore, vado a dormire.» sbottò.

Harry e Ginny si trattennero a stento dal saltare di gioia limitandosi a scambiarsi uno sguardo speranzoso; forse quello schifo di giornata sarebbe finalmente giunta al termine.

«Vengo anch'io!» esclamò Harry, alzandosi a sua volta.

«Se vuoi.» rispose il rosso, senza entusiasmo.

Harry fece un piccolo sorriso a Ginny per poi seguire il suo amico alla Torre di Grifondoro.

Appena giunti nel dormitorio, Ron si spogliò e sbuffando s'infilò a letto imitato da Harry che ebbe l'accortezza di non togliersi gli occhiali e di lasciare aperto uno spiraglio nelle cortine del letto così da poter spiare le mosse dell'amico.

 

Intanto, nel dormitorio femminile, Ginny entrò nella camera del sesto anno, voleva vedere come stesse la sua amica. Le scarpe e parte della divisa abbandonate a terra le fecero capire che non stava bene, non era da lei quel disordine.

Scostò piano le tende e la osservò; era raggomitolata in posizione fetale e gli occhi, anche da chiusi, mostravano i segni di un pianto recente. Avrebbe voluto abbracciarla e farle sentire che le era vicina ma non voleva disturbarla ora che stava riposando così si limitò a posarle un lieve bacio sulla fronte, a richiudere le tende e ad andarsene.

Sentendo le labbra dell'amica sulla sua fronte Hermione trattenne a stento un singhiozzo, le dispiaceva ingannarla ma non se la sentiva di parlare, a maggior ragione in quel momento in cui le sue compagne erano tutte in camera a prepararsi per la notte. Era meglio che tutte la credessero addormentata.

 

Passati circa venti minuti dal loro arrivo in dormitorio, un lieve ronfio proveniente dal letto vicino avvisò Harry che Ron si era addormentato. Così, con un sospiro, si tolse gli occhiali e si accoccolò meglio tra le coperte; forse finalmente avrebbe potuto riposare un po'.

 

 

*L'idea che la pozione Antilupo non esploda è frutto del mio cervellino bacato (così come il colore argenteo)...la verità è che non ho trovato informazioni più precise sulle sue caratteristiche.

 

 

 

 

NDA: E così siamo giunti alla fine del secondo capitolo. Spero vi sia piaciuto e non mi abbiate lanciato troppi Aveda Kadevra.

Ringrazio le 98 persone che hanno letto il primo capitolo, le 6 che l'hanno recensito e le 6 che hanno messo la storia tra le seguite.

Alla prossima settimana con il terzo capitolo!

 

 


 


Ringrazio infinitamente Exentia_dream per l'illustrazione! 

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Capitolo 3
*** Il gelo nel cuore ***


 

NDA:So che qualcuno di voi era già pronto a lanciarmi un Cruciatus pensando che oggi non avrei aggiornato, invece eccomi qui!

Oggi scopriremo se Ron è ancora sotto gli effetti dei Meteoriti delle Mutazioni e se ci sono stati danni permanenti.

Buona lettura!...e mi raccomando, commentate!

 

 

Capitolo 3. Il gelo nel cuore

 

Erano ormai trascorse più di tre ore da quando le luci nel dormitorio femminile si erano spente ma Hermione non riusciva proprio a dormire. Sentiva il cuore dolerle per le lacrime trattenute in attesa che le compagne si addormentassero e la testa pesarle per quelle già versate. Con un sospiro scansò le coperte e, aperte le tende, si alzò e uscì dalla stanza. Cercando di non fare rumore si diresse in Sala Comune, era l'una di notte perciò era certa di trovarla vuota. Lì forse avrebbe potuto cercare di calmare i suoi pensieri e le sue emozioni.

Da quando aveva udito le parole pronunciate da Ron il suo animo era in subbuglio. Una parte di lei si ripeteva che non era stato davvero lui a pronunciarle ma un'altra le sentiva continuamente rimbombare nella sua mente ed ogni volta era come una stilettata al cuore.

Arrivata in Sala Comune mise un ciocco nel caminetto e vi si sedette davanti appoggiandosi con la testa al bracciolo di una delle poltrone.

Con lo sguardo fisso sul fuoco cercava di farsi forza ma il solo pensiero che l'effetto dei Meteoriti delle Mutazioni potesse durare altre ventiquattr'ore le faceva salire le lacrime agli occhi; non avrebbe potuto sopportare di vedere ancora Ron comportarsi in quel modo.

Era ancora persa nei suoi pensieri quando dei passi sulle scale del dormitorio maschile la fecero sussultare. Desiderosa di non essere vista, Hermione si nascose meglio dietro la poltrona ma, presa da un sospetto, si affacciò quel tanto che le bastava per controllare chi fosse. Fu così che vide Ron uscire dal buco nel ritratto.

Il terrore la invase e, senza pensarci due volte, lo seguì stando attenta a non essere vista da lui.

Scese le scale della Torre di Grifondoro, Ron proseguì lungo il corridoio con l'andatura tranquilla di chi sta facendo una passeggiata. Hermione, invece, lo seguiva col cuore in gola timorosa di quello che avrebbe potuto fare.

I due Grifoni non erano gli unici studenti di Hogwards ancora in giro. Sulla Torre di Astronomia uno scocciato Draco Malfoy stava finendo, in ritardo, il suo giro di ronda. Era quasi arrivato alla fine delle scale, continuando a imprecare tra se e se contro la professoressa Sprite e le sue stupide punizioni che lo avevano costretto a ritardare la ronda, quando vide i due all'angolo del corridoio. Ron camminava davanti con le mani in tasca mentre Hermione lo seguiva a pochi passi di distanza, tentando di nascondersi dietro le armature.

In un attimo vide Ron sparire davanti ai suoi occhi, sicuramente grazie ad un incantesimo di disillusione, e subito dopo lo vide riapparire alle spalle della ragazza. Con una mossa repentina il ragazzo le agguantò un polso girandoglielo dietro la schiena mentre con l'altra mano le puntava la bacchetta dritta alla gola.

A Draco non fu necessario vederlo negli occhi per capire che Ron era ancora sotto l'effetto dei Meteoriti delle Mutazioni, né gli necessitò di udire le parole che le aveva sussurrato all'orecchio mentre la spingeva a proseguire lungo il corridoio per intuire che non aveva in mente nulla di buono.

Istintivamente si affrettò nella loro direzione ma, quando ebbe svoltato l'angolo, vide che dei due non c'era più traccia. Guardandosi intorno si chiese cosa avrebbe dovuto fare. Stringendo i pugni per il nervoso, cambiò direzione e iniziò a correre. La situazione si era fatta troppo pericolosa, c'era solo una cosa da fare.

Mentre Draco aveva tentato di raggiungerli, Ron aveva spinto Hermione in una delle aule insonorizzandola e sigillandola. A quella vista Hermione non poté reprimere un brivido di paura maledicendosi nel contempo per aver stupidamente lasciato in camera la sua bacchetta.

Appena finito con gli incantesimi il rosso si volse verso la sua compagna di Casa con un ghigno che avrebbe fatto impallidire lo stesso Malfoy. Lentamente le si avvicinò mentre lei arretrava, inconsapevole di fare il suo gioco. Quando avvertì un banco sbatterle dietro la schiena capì di essere con le spalle al muro. Il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti mentre il respiro le si faceva affannoso. Si sentiva gelare dentro. Incapace di reagire, riusciva solo a pregare che qualcuno venisse a salvarla.

«Come ti ho già detto prima, visto che hai tutta questa voglia di stare con me adesso ci divertiremo un po'. O almeno IO mi divertirò.» disse sorridendo malignamente e avvicinandosi ulteriormente a lei.

Afferratala per i fianchi, la sedette sul banco, poi, con calma studiata, alzò la bacchetta e con la punta le sfiorò prima la guancia, poi il collo fino a fermarsi nell'incavo tra i seni. Abbassata la bacchetta, le tirò indietro la testa ed iniziò a leccarle il collo. Hermione cercò di approfittare di quell'attimo per tentare di sottrargli la bacchetta. Purtroppo Ron si accorse del suo tentativo e staccatosi da lei la colpì ad una guancia mandandola a sbattere con il viso contro la parete alle sue spalle. Con gli occhi chiusi per la botta Hermione si portò una mano sul viso ma li riaprì istantaneamente quando avvertì come delle sottili funi stringerle i polsi e portarle le braccia in alto.

«Non avresti dovuto tentare di sottrarmi la bacchetta» ringhiò Ron «Ora mi sa che dovrò essere molto meno gentile con te.»

Detto questo ripose la bacchetta nella tasca posteriore dei pantaloni e, afferrati i lembi della camicia di Hermione la strappò con un solo gesto.

Lacrime di disperazione iniziarono a solcare le guance della ragazza. Quante volte aveva immaginato di avere la sua prima volta con Ron e adesso il suo sogno si stava trasformando nel suo peggior incubo.

«Ron, ti prego!» mormorò, sperando che il suo amico si riprendesse.

«Taci!» urlò, schiaffeggiandola nuovamente.

Hermione irruppe in singhiozzi incontrollabili. Impossibilitata a sottrarglisi, riusciva solo a pensare che quello non era davvero il suo Ron ed in cuor suo non poteva fare a meno di provare pena per il suo amico; quando si fosse ripreso e avesse ricordato quello che aveva fatto non se lo sarebbe mai perdonato.

Quando avvertì la mano di Ron risalire lungo la sua coscia per poi artigliare il bordo delle mutandine le si spezzò il fiato. Alzata la testa lo fissò con gli occhi spalancati dalla paura e quando sentì la stoffa lacerarsi sotto la sua presa avvertì il gelo scenderle nel cuore: tra pochi attimi avrebbe perso la sua verginità e l'amicizia del ragazzo che amava e che non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla in faccia.

Lentamente la mano di Ron iniziò a sfiorare la sua femminilità mentre lei volgeva il capo alla parete nel tentativo di sottrarsi, almeno mentalmente, a ciò che stava accadendo.

«Oh, ma così non sei abbastanza bagnata» le sussurrò all'orecchio «Non voglio farti male, non troppo almeno.» Aggiunge sogghignando. «So io come farti eccitare!»

Sfilata la mano da sotto la gonna, agguantò il seno destro della ragazza, che non poté reprimere un sussulto, mentre con l'altra mano le scopriva il seno sinistro. Un tremito incontrollato scosse il corpo della ragazza vedendo Ron chinarsi col viso sul suo seno. Hermione serrò gli occhi, come se questo servisse ad allontanarla da ciò che stava accadendo, ed anche la luna, quasi volesse sottrarsi a quella vista, si nascose dietro ad una nuvola immergendo l'aula nel buio.

Per attimi, che le parvero interminabili, Hermione attese il peggio. Resasi conto che Ron aveva scostato le mani da lei, riaprì gli occhi e, ancora tremante, volse lo sguardo sul suo amico. Ron era immobile davanti a lei, la testa china e le mani ferme a mezz'aria.

Ad un tratto la luce lunare tornò ad inondare l'aula e, nello stesso momento, Ron alzò il capo e puntò gli occhi in quelli di Hermione. Con suo immenso stupore a fissarla non erano le fredde iridi del rapace ma lo sguardo limpido e smarrito del ragazzo che amava. Istantaneamente anche le funi che le tenevano le braccia legate svanirono e, senza che quasi se ne accorgesse, si ritrovò a stringere forte il suo amico scoppiando contemporaneamente in un pianto liberatorio.

Ron, ancora confuso sull'accaduto, accarezzò la testa della ragazza nel tentativo di calmarla ma, sentendola sussultare sotto il suo tocco si fece largo in lui un dubbio atroce. Col cuore fattosi di piombo per l'apprensione, Ron scostò Hermione da sé per guardarla negli occhi.

La ragazza istintivamente si strinse addosso i lembi della camicia per coprirsi.

«Hermione, ti prego, dimmi cosa ti ho fatto.» la supplicò con voce angosciata.

La ragazza abbassò lo sguardo, vergognosa.

«Tranquillo, non mi hai fatto nulla.» tentò di rassicuralo, nonostante la voce malferma.

«Ti scongiuro, ho bisogno di sapere la verità. Ho dei flash in testa sull'accaduto e temo ciò che non riesco a ricordare.»

Conscia che il non sapere avrebbe potuto portare il ragazzo ad immaginare il peggio, Hermione sospirò tentando di trovare il coraggio di raccontagli ciò che era davvero accaduto.

«Io ero in Sala Comune, ti ho visto uscire dalla Torre e ti ho seguito, tu però te ne sei accorto e mi hai costretto a seguirti in quest'aula e poi, poi hai tentato di aggredirmi.» gli raccontò con un filo di voce.

«Aggredirti?» chiese Ron con voce turbata. Uno sguardo all'abbigliamento in disordine della ragazza gli confermò il senso di quelle parole. «Sono solo un maledetto animale!» ringhiò dando un pugno sul banco e stringendo gli occhi con rabbia.

«Non eri tu. Erano i Meteoriti delle Mutazioni a farti agire in quel modo.» disse Hermione accarezzandogli il viso con una mano.

«Potrai mai perdonarmi?» chiese.

«Non ho nulla da perdonarti ma sono felice che tu sia tornato in te. Torniamo alla Torre, ok?» propose.

«In effetti l'ultima cosa che voglio è beccarmi anche una punizione.» esclamò il ragazzo, abbozzando un sorriso.

La ragazza sorrise di rimando e scese dal banco su cui era rimasta seduta.

«Aspetta, tieni.» disse Ron togliendosi il maglione e porgendoglielo.

«Grazie!» rispose Hermione prendendolo e voltandosi di spalle per infilarselo. «Possiamo andare.» disse poco dopo.

Usciti dall'aula, Ron cinse le spalle della ragazza che si accoccolò contro il suo petto quasi incredula del suo gesto.

Avevano fatto pochi passi quando, girato l'angolo, videro corrergli incontro una trafelata McGrannitt seguita da un Malfoy dall'aria stranamente preoccupata.

Appena li ebbe scorti, Hermione portò una mano ai capelli spostandoli davanti alla guancia tumefatta per aver sbattuto contro la parete a causa dello schiaffo di Ron; non voleva che gli altri la vedessero.

«Signorina Granger, signor Weasley. Finalmente vi abbiamo trovato.» disse la professoressa. «Signor Weasley lei...»

«Sono tornato in me, per fortuna» rispose il ragazzo.

«Ne sono lieta!» esclamò la donna «Ragazzi, state bene?» chiese, allarmata, notando lo strano abbigliamento di Hermione.

«Tutto bene, professoressa.» rispose subito Hermione.

«Quando è venuto a chiamarmi il signor Malfoy mi ha detto che le intenzioni del signor Weasley sembravano tutt'altro che amichevoli. Preferisce parlarne in privato, signorina Granger?» riprese la docente.

«Non è necessario, professoressa.» assicurò «Ciò che ha detto Malfoy è vero» ammise, lanciando uno sguardo al compagno «ma per fortuna Ron è tornato subito in sé. Sto bene, davvero.»

«Voglio crederle ma sappia che se ha bisogno di me può venire nel mio ufficio quando vuole»

«Grazie mille!» esclamò Hermione, commossa dalla preoccupazione della professoressa.

«Va bene, allora tornate tutti ai vostri dormitori, è già abbastanza tardi.» esortò la McGrannitt.

«Buonanotte professoressa!» disse Ron

«Buonanotte» ripeté Hermione.

Salutata la professoressa i tre ragazzi si avviarono verso i rispettivi dormitori.

Giunti al punto in cui si sarebbero dovuti separare, Hermione si volse indietro a guardare Draco che si avviava verso i sotterranei.

«Grazie Malfoy!» disse, dopo un breve tentennamento. Era stupita dal fatto che il Serpeverde si fosse preoccupato per lei e pensò che, quantomeno, si meritava di essere ringraziato.

Nel sentire la voce di lei, Draco si volse con un lieve ghigno stampato in faccia.

«Bé, in teoria sei una ragazza e certi tipi di violenza non li considero accettabili.» rispose lui per poi voltarsi e scendere le scale del dormitorio. Non aggiunse che non avrebbe potuto sopportare i sensi di colpa se Ron, per un suo stupido scherzo, avesse violentato Hermione; un conto erano le prese in giro, un altro la violenza sessuale. E non avrebbe mai ammesso, nemmeno con sé stesso, che il pensiero di quello che le sarebbe potuto succedere gli aveva fatto sentire una morsa al cuore; morsa rinnovatasi vedendoli stretti l'uno all'altra.

Ancora un po' stupiti per le parole del biondo, i due Grifondoro proseguirono fino a raggiungere la loro Torre.

«È meglio andare a dormire, se Harry si sveglia e non ti trova nel letto gli prenderà un colpo!» disse Hermione appena entrata in Sala Comune.

«Allora buonanotte Hermione!» rispose Ron anche se avrebbe voluto dirle mille altre cose. Assicurarsi davvero che lei stesse bene e magari avere qualche chiarimento in più sulle immagini che gli affollavano il cervello.

Con un sospiro il ragazzo si voltò verso le scale del suo dormitorio.

«Aspetta Ron!» disse lei, trattenendolo per un braccio. «È meglio che questo te lo dia adesso, onde evitare domande imbarazzanti domani.» spiegò indicando il maglione del ragazzo che ancora indossava.

«Ok» rispose, girandosi prontamente per permetterle di toglierlo.

«Tieni!» disse poco dopo porgendogli l'indumento con una mano mentre con l'altra teneva fermi i lembi strappati della camicia.

Hermione non si era accorta che il movimento fatto per togliere il maglione aveva spostato i capelli rendendo visibile il livido sullo zigomo che, alla luce del camino della Sala Comune, spiccava terribilmente. Vedendolo gli occhi di Ron si spalancarono per lo shock. Immediatamente portò una mano a sfiorare la guancia della ragazza mentre il dolore gli si dipingeva negli occhi.

«Sono stato io a farti questo?» chiese con voce disperata.

Hermione poggiò le sue mani su quella del ragazzo mentre una lacrima le rigava il volto.

«Ron ti prego, non eri in te! Non devi sentirti in colpa!» affermò strusciando lievemente la sua guancia sulla mano di lui e guardandolo con occhi imploranti.

Con la mano libera il ragazzo le asciugò la lacrima e pian piano avvicinò il viso al suo finché le loro labbra si sfiorarono facendogli accelerare i battiti del cuore.

Hermione lasciò andare la mano di Ron per accarezzargli i capelli ed inclinò lievemente la testa all'indietro per poter approfondire il bacio. All'unisono le labbra di entrambi si schiusero lievemente e le loro lingue s'incontrarono mentre un brivido carico d'eccitazione percorreva le loro schiene.

Incapaci di staccarsi lasciarono che le loro labbra si conoscessero, che le loro lingue s'inseguissero in una danza fatta di intrecci e sfioramenti finché il bisogno d'ossigeno si fece impellente allora, anche se riluttanti, si separarono con le guance imporporate dall'emozione e il fiato corto. Spontaneamente un sorriso affiorò alle labbra di entrambi ma, subito dopo, ad affiorare su Ron fu il color porpora allorché il suo sguardo cadde sulla camicia aperta di Hermione che lasciava in vista un balconcino rosa cipria che enfatizzava magnificamente il seno della ragazza.

La Grifondoro, seguito lo sguardo del ragazzo, avvampò a sua volta voltandosi per coprirsi.

In quell'istante, un rumore proveniente dal dormitorio maschile, li avvisò che non tutti dormivano, come loro pensavano.

Dopo un ultimo sguardo lanciato al ragazzo, Hermione corse su per le scale del suo dormitorio prima che qualcuno potesse vederla in quello stato.

Appena giunta nella sua camera, la ragazza si fiondò in bagno. Col viso ancora arrossato si fissò allo specchio senza riuscire a smettere di sorridere.

Quello che era cominciato come un incubo si era trasformato in un sogno.

Non poteva credere di essersi baciata con Ron!

L'avere come migliori amici Ron e Harry l'aveva praticamente costretta a tenere con se un rifornimento di medicamenti paragonabili a quelli di Madama Chips, così, dopo aver aperto la sua anta dell'armadietto, si spalmò sulla guancia un unguento lenitivo che, nel giro di una notte, avrebbe fatto sparire ogni segno dell'ematoma evitandole, così, domande imbarazzanti.

Subito dopo appellò il pigiama e, una volta cambiatasi, fece sparire la camicia e le mutandine strappate e s'infilò sotto le coperte.

Prima di addormentarsi non poté fare a meno di chiedersi cosa avesse significato quel bacio per Ron e se, da domani, le cose tra loro sarebbero cambiate.

Intanto, in Sala Comune, Ron osservava con aria ebete le scale del dormitorio femminile. Hermione vi era appena sparita che dal lato opposto scese di corsa Harry seguito a ruota da Neville, Dean, Seamus, dai gemelli Weasley e da Lee.

Appena Harry scorse Ron, in piedi, girato di spalle, in mezzo alla Sala si fermò di botto subito imitato dagli altri che per poco non gli finirono addosso.

«Ron?» chiamò un po' titubante.

Quando il ragazzo si fu girato e poterono vedere il suo sguardo ceruleo posarsi su di loro, un urlo di giubilo si levò dal gruppo. In pochi secondi lo attorniarono alternando le pacche sulle spalle a improperi per lo spavento che gli aveva fatto prendere.

«Propongo di festeggiare il ritorno di Ron con una bella Burrobirra!» esclamò Fred dando nel contempo al fratello una pacca così forte da rischiare di farlo finire a terra.

Ridendo i gemelli si avviarono su per le scale in direzione della camerata di quelli del sesto anno seguiti a ruota da tutti gli altri. A chiudere il corteo, Harry e il festeggiato.

«Mi è quasi preso un colpo quando mi sono svegliato ed ho visto il tuo pigiama abbandonato sul letto vuoto. La prima cosa che ho pensato è stata di cercarti nella Mappa del Malandrino. Quando ho visto che non c'era più neanche quella ti giuro che mi è preso il panico! Così ho pensato che l'unica cosa che potevo fare era svegliare gli altri per andarti a cercare. Ma dove te ne eri andato?»

«Sono stato a fare un giro ma per fortuna sono tornato in me quasi subito. Per quanto riguarda la Mappa, scusami, temo di averla presa io!» disse Ron rovistandosi nelle tasche per poi porgere la pergamena all'amico.

Avrebbe voluto confidarsi con lui, raccontargli quello che era successo e quello che aveva rischiato di fare ma i ragazzi li aspettavano già in camera quindi decise di rimandare limitandosi ad accettare la Burrobirra che suo fratello gli offrì appena arrivato in camera e a brindare alla sua salute insieme a tutti gli altri.

Inutile dire che passarono buona parte della notte a raccontare a Ron ciò che lui non ricordava ancora e a ridere ripensando al vaporoso caschetto corvino del professor Piton.

 

Nei sotterranei, intanto, c'era qualcun' altro che non dormiva ma per motivi ben diversi.

Con un sospiro Draco si tirò le coperte sin sulla testa, esasperato.

Non riusciva a non pensare a quello che era successo quella notte. Gli piaceva stuzzicare la Granger e i suoi amici ma stavolta la cosa era andata davvero troppo oltre, non osava pensare a cosa sarebbe potuto succedere se il rosso non fosse tornato in sé.

 Maledizione, vedi tu se devo perdere il sonno per pensare alla Mezzosangue Zannuta!” pensò con stizza. Non voleva e non poteva accettare che a tenerlo sveglio fossero i sensi di colpa ed uno spiacevole senso di vuoto all'altezza del cuore.

Dopo essersi a lungo girato e rigirato nel letto, alla fine, Draco cedette al sonno, sfinito.

 

 


 

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Capitolo 4
*** Il sole nell'anima ***


 


 


NDA:Eccoci all'ultimo capitolo!

Spero solo non vi deluda.

Buona lettura! ^___^

 

 

Capitolo 4. Il sole nell'anima

 

Quando giunse la mattina, gli occhi di Hermione si spalancarono prima del solito. Dopo essersi preparata, corse in camera di Ginny, aveva proprio bisogno di parlarle di quello che era successo la notte precedente.

La notizia della guarigione di Ron, però, si era già sparsa e così Hermione non la trovò nel dormitorio.

Scesa in Sala Comune, la trovò che attendeva nervosamente l'arrivo del fratello.

«Hermione, hai sentito, Ron è tornato in sé!» urlò buttandole le braccia al collo.

«Lo so, io c'ero.» rispose la riccia abbracciandola a sua volta.

A quelle parole la piccola Weasley si sciolse dall'abbraccio per guardarla negli occhi.

«Tu c'eri?» chiese stupita.

«Si ed avrei tante cose da raccontarti ma adesso non è il momento» disse guardando i tanti studenti presenti. «Ci vediamo prima di pranzo nell'aula inutilizzata al secondo piano, ok?»

«E va bene!» acconsentì, anche se moriva dalla curiosità.

Proprio in quel momento il soggetto dei loro discorsi scese le scale attorniato dai compagni che non la smettevano di festeggiare il suo ritorno.

Per un attimo lo sguardo di Hermione e quello di Ron si incontrarono; nei loro occhi mille domande e parole inespresse. Un istantaneo rossore li colse portandoli a interrompere il contatto visivo. Poi non ci fu più tempo per altro e la marea umana degli studenti li travolse conducendoli in Sala Grande.

L'ingresso di Ron catalizzò l'attenzione di tutti facendolo arrossire fino all'inverosimile. Quando finalmente giunse al suo tavolo non poté che tirare un sospiro di sollievo.

«Che bello, sei diventato la nuova star! È proprio bello passare inosservati una volta tanto.» esclamò Harry dandogli una pacca sulla spalla e ridacchiando.

Ron si limitò a linciarlo con lo sguardo pur non riuscendo a trattenere un sorriso divertito alla faccia studiatamente rilassata dell'amico.

«Purtroppo non ho ancora smesso di attirare l'attenzione!» esclamò sconsolato poco dopo.

«Che intendi?» chiese Harry, incuriosito mentre anche Ginny e Hermione si voltavano a guardarlo.

«Durante la notte ho ricordato tutto quello che ho fatto, o almeno mi auguro che non ci sia altro! Quindi è giusto che chieda scusa per l'accaduto.» spiegò.

«Ron non eri in te! Non eri davvero tu!» protestò Ginny.

«Ma era comunque il mio corpo ad agire e devo ammettere che non posso fare a meno di chiedermi se, in fondo, quella parte malvagia non sia in realtà nascosta in me da sempre.» obiettò.

«Non dire stupidaggini! Non eri tu, eri sotto l'effetto dei Meteoriti! Tu sei buono!» ribatté Hermione con veemenza alzandosi e sporgendosi sul tavolo per avvicinarsi all'amico.

Accortasi della sua eclatante reazione, Hermione tornò a sedersi fissando lo sguardo a terra.

«Ok, vado!» disse Ron facendo seguire le parole alle azioni avviandosi verso il tavolo dei professori con lo sguardo fisso davanti a sé nel tentativo di non sentire i bisbigli e di non vedere gli sguardi puntati su di sé.

Appena l'ebbe raggiunto, si avvicinò al Preside e gli bisbigliò qualcosa. Ricevuto un suo cenno d'assenso, si avvicinò al grande leggio mantenendo lo sguardo basso.

«Sonorus!» disse subito il Preside puntandogli la bacchetta addosso.

Ringraziato Silente con un cenno del capo, Ron si schiarì la voce sussultando lievemente nel sentirla così amplificata.

«Come tutti sapete, sono stato vittima dell'effetto dei Meteoriti delle Mutazioni e per questo, nel corso della giornata di ieri, ho compiuto delle azioni di cui mi vergogno profondamente. Adesso che sono tornato in me, volevo chiedere scusa ai professori ed ai compagni a cui, non volendo, ho mancato di rispetto. Mi dispiace!»

Con le orecchie ormai scarlatte, Ron concluse il suo discorso e si avviò al suo posto mentre, su incoraggiamento del Preside, un applauso si levava dalla Sala.

Il ragazzo, ancora più imbarazzato, tornò a sedersi al suo tavolo.

Era stato difficile per lui parlare in pubblico ma, adesso che l'aveva fatto, si sentiva meglio. Ora rimaneva da fare solo la cosa più difficile: Chiarirsi con Hermione.

«È stato un bel gesto!» disse la ragazza in questione regalandogli uno dei suoi più bei sorrisi anche se velato d'imbarazzo.

Ron si limitò a sorriderle di rimando, incapace di proferire verbo mentre nella sua mente vagavano i ricordi del bacio della notte scorsa.

Avrebbe voluto chiedere alla ragazza di vedersi in una pausa tra le lezioni per parlare ma la ressa che c'era in Sala Grande glielo impedì così, ignaro che anche Hermione era preda di mille domande, la salutò per recarsi insieme ad Harry a lezione di Divinazione mentre lei si recava ad Antiche Rune.

 

Le lezioni furono una vera tortura per entrambi, da un lato c'era Ron impaziente e al tempo stesso timoroso di parlare con Hermione e dall'altra c'era la ragazza che avvertiva un disperato bisogno di sfogarsi con la sua amica nella speranza di chiarirsi le idee perché, in fondo al cuore, temeva che il gesto di Ron fosse stato dettato dall'emozione del momento e che quindi adesso tra loro sarebbe tornato tutto come prima ed al solo pensiero sentiva il cuore stringersi in una morsa.

Finita Divinazione Ron si lanciò fuori dall'aula nella speranza di poter beccare Hermione all'uscita dalla sua lezione. Per sua sfortuna, quando giunse davanti l'aula della ragazza erano già usciti tutti. Deciso a non arrendersi, Ron corse verso l'aula di Aritmanzia che sapeva essere la prossima lezione che Hermione doveva seguire ma anche lì la fortuna non fu dalla sua e riuscì appena a vedere un cespuglio di capelli ricci sparire dietro la porta prima che questa gli si chiudesse davanti gli occhi.

Sconsolato, Ron tornò alla Torre di Grifondoro per trascorrervi l'ora buca prima del pranzo.

Appena entrato dal buco del ritratto vide Harry seduto in una delle poltrone e gli si avvicinò.

«Le hai parlato?» chiese subito l'amico.

«Era così chiaro il mio intento?»

«Direi di si, visto come la guardavi a colazione e che appena finita la lezione ti sei volatilizzato!» rispose l'altro con un sorrisino ammiccante.

«Ah! Bé, purtroppo non sono riuscito a parlarle.» rispose il rosso sedendosi con un sospiro.«Forse però è stato un bene, così ho più tempo per chiarirmi le idee. Ti va di parlarne?»

«Certo!»

«Forse però è meglio che saliamo in camera.» suggerì Ron guardandosi attorno. «Tanto per fortuna Neville e Seamus sono in biblioteca studiare.»

 

Arrivati in camera, Harry provvide e sigillare e imperturbare la stanza. Dalla faccia dell'amico aveva capito che ciò che doveva raccontargli andava ben al di là di un semplice giretto notturno per il castello.

«Coraggio, sputa il rospo!» esordì Harry con decisione.

Ron si limitò a guardalo desolato e a gettarsi sul suo letto con le braccia dietro la testa.

«Harry, ieri ho rischiato di fare qualcosa che non sarei riuscito a perdonarmi per tutta la vita.» iniziò Ron con voce tetra.

«Immaginavo fosse qualcosa di grave ma non volevo forzarti a parlare. Comunque hai detto di aver rischiato di fare questa cosa, il che vuol dire che non è successo. Pensa a questo.» rispose Harry incoraggiante.

«Sono un essere abominevole!» esclamò mettendosi a sedere sul letto e tormentandosi i capelli. «Ieri avevo deciso di fare un giro per il castello, non avevo più sonno. Così mi sono incamminato per i corridoi, ad un tratto mi sono accorto che Hermione mi stava seguendo, era disarmata. Ho fatto un incantesimo di disillusione, non so neanche come, e le sono apparso alle spalle. Le ho puntato la bacchetta e l'ho costretta a seguirmi in un'aula. Vorrei poter cancellare quelle immagini dalla mia mente!» disse prendendosi la testa tra le mani.

«Siamo maghi, se volessi potresti farlo.» obiettò Harry.

«No, non voglio dimenticare che razza di mostro posso diventare. Ed ancora non sai il peggio» rispose con voce mesta «Una volta entrati nell'aula ho cercato di...ho cercato di»

Non riuscendo a continuare si alzò dal letto e iniziò a passeggiare nervosamente per poi fermarsi vicino la parete e sferrargli un pugno.

«Le ho strappato la camicia e ho cercato di violentarla!» urlò sferrando un calcio alla parete.

Harry spalancò gli occhi scioccato, incapace di proferire parola.

«Per fortuna sono tornato quasi subito in me e non sono andato oltre ma è stato tremendo rendersi conto di quello che ho cercato di fare.» aggiunse appoggiando la testa al muro come schiacciato dalla sua stessa confessione.

«Ron, non colpevolizzarti così!» esclamò Harry poggiandoli una mano sulla spalla in segno d'incoraggiamento «Non eri responsabile delle tue azioni!»

«Ma come avrei continuato a guardarla in faccia dopo averle fatto una cosa del genere?» chiese, disperato.

«Ma non è successo, quindi basta con questi pensieri.»

«Oh Harry, tu non sai, non capisci. Non pago di quello che avevo già fatto, mi sono approfittato ancora di lei.»

«In che senso?» chiese allarmato l'amico.

«Arrivati in Sala Comune ho notato un livido sulla sua guancia, ho capito che ero stato io a procurarglielo, le ho accarezzato la guancia, lei si è strusciata sulla mia mano, io non ci ho capito più nulla e l'ho baciata.» raccontò.

«L'hai baciata?» urlò Harry con la bocca spalancata per lo stupore.

«Si» ammise Ron arrossendo.

«E poi cosa è successo? Lei cos'ha fatto?» chiese, incuriosito.

«Lei ha risposto al bacio.» ammise, sorridendo lievemente «Poi abbiamo sentito che stavate per arrivare in Sala Comune e lei è corsa in camera sua»

«Cavolo amico, mi dispiace!» esclamò, contrito. «Ma se lei ha risposto al bacio allora in che senso hai approfittato di lei?» chiese, confuso.

«Bé, non vorrei che lei avesse risposto al bacio solo per paura o perché felice che io fossi tornato in me.» ammise mogio.

«Lei non è il tipo da baciare qualcuno per motivi così futili.» obiettò «E comunque c'è un solo modo per saperlo, vai a parlarle!»

Quasi a voler sottolineare le parole del ragazzo, appena ebbe finito di parlare, il suono delle campane si diffuse annunciando l'ora di pranzo.

Sentendolo Ron spalancò gli occhi e fece un grosso respiro nel tentativo di calmare l'agitazione.

«Vado!» annunciò fiondandosi fuori dalla stanza dopo aver sbloccato la porta con un colpo di bacchetta. Hermione sarebbe presto uscita dalla lezione e stavolta lui non voleva lasciarsela scappare.

 

Durante la lezione di Artimanzia Hermione trascorse tutto il tempo guardando l'orologio e pregando che l'ora passasse in fretta, non ce la faceva più, aveva bisogno di sfogarsi.

Era così impegnata a sperare che la lezione finisse presto da non accorgersi minimamente di due occhi plumbei che la fissavano con insistenza.

Per tutta la lezione Draco non era riuscito a toglierle gli occhi di dosso nel tentativo di capire, dai suoi occhi e dai suoi gesti, se stesse bene.

Si malediceva per questo suo assurdo atteggiamento ma non poteva fare a meno di sentire una morsa alla bocca dello stomaco al pensiero che lui era l'artefice di quella brutta avventura vissuta da Hermione.

Appena la campana suonò, annunciando la fine della lezione, Hermione saltò in piedi e tentò di rimettere velocemente in borsa i suoi libri e le pergamene ma l'agitazione rese i suoi movimenti impacciati col risultato che più della metà degli oggetti finì a terra.

Trattenendo gli improperi tra le labbra, Hermione si chinò per raccoglierli. Aveva quasi finito quando avvertì la sensazione di essere osservata. Stranita, alzò gli occhi trovandosi di fronte Draco Malfoy che la scrutava con sguardo indagatore.

Il Serpeverde si sentì uno stupido per essersi fatto sorprendere mentre la osservava, aveva sperato che, essendo convinta di essere rimasta da sola, avrebbe lasciato trapelare il suo stato d'animo. Per alcuni secondi si limitò ad osservarla mentre la ragazza, a sua volta, lo fissava negli occhi.

Hermione istintivamente si chiese cosa volesse Malfoy da lei. Inizialmente temette un suo tiro mancino ma, qualcosa nella tensione del suo corpo, gli rivelò qual'era il motivo della sua presenza lì.

Stupita, la ragazza non poté fare a meno di sorridergli.

«Sto bene Malfoy, grazie!» disse continuando a sorridere.

Draco non poté impedirsi di arrossire leggermente per essere stato smascherato così facilmente nei suoi propositi. Avrebbe voluto rispondere con qualche battuta pungente ma il sorriso sincero e grato della ragazza glielo impedì. Così, mentre lui cercava ancora qualcosa da ribattere, Hermione uscì dall'aula.

Rimasto solo, non poté impedire ad un sorriso sollevato di affiorare sulle sue labbra per pochi secondi prima di tramutarsi nel ben più conosciuto ghigno.

Percorso di corsa il corridoio, Hermione s'intrufolò nell'aula in cui aveva appuntamento con Ginny, ignara che qualcuno aveva visto dove fosse entrata.

Appena si fu chiusa la porta alle spalle, la riccia si avvicinò al davanzale e, poggiatavisi con il viso sulle braccia conserte, si lasciò andare ad un lungo sospiro.

Erano trascorsi appena pochi secondi quando udì la porta riaprirsi.

«Ginny, fortuna che sei arrivata avevo proprio bisogno di parlarti!» esclamò, continuando a rimanere appoggiata alla finestra. «Ricordi che ti ho detto di sapere già che Ron fosse tornato normale? Bé, lo sapevo perché ero con lui quando è successo. L'ho seguito quando è uscito dal dormitorio, lui ha tentato di aggredirmi ma poi è tornato in sé e ci siamo baciati ed ora ho paura che lui lo abbia fatto solo perché si sentiva in colpa per avermi aggredito.» raccontò tutto d'un fiato «Oh, Ginny! Cosa devo fare?» chiese girandosi di colpo.

Quale non fu la sua sorpresa quando si rese conto che ciò che aveva davanti gli occhi non era il viso della sua amica ma il petto del soggetto dei suoi discorsi. Deglutendo a vuoto, Hermione alzò gli occhi per fissare lo sguardo in quello del ragazzo.

Immediatamente le vennero in mente le volte in cui, vedendo i film in tv con la madre, aveva criticato quei protagonisti che davano fiato ai loro pensieri senza curarsi di controllare chi fosse la persona entrata nella stanza. Aveva sempre sostenuto che nessuno dotato di buon senso avrebbe svelato così incautamente i propri pensieri. Ora si rendeva conto che la tensione, a volte, portava a fare cose molto stupide che mai si sarebbero pensate di fare.

Mentre il silenzio si protraeva nell'aula, un piano più giù una ragazza dai capelli rossi correva dentro il castello di ritorno dalla lezione di Erbologia. Aveva appena imboccato le scale quando venne bloccata da un viso conosciuto che le si parò davanti.

«Dove corri di bello?» le chiese Harry sorridendole.

«Ho appuntamento con Hermione.»

«Ho la sensazione che non si dispiacerà se non ti presenterai!» esclamò il ragazzo con un guizzo di furbizia negli occhi.

«Che intendi?» chiese Ginny, incuriosita.

«Lei e Ron ieri si sono baciati e adesso lui è andato a parlarle.»spiegò.

«Dici davvero? Ma è fantastico!» gridò gettandogli le braccia al collo per poi ricomporsi con le guance lievemente imporporate. «Bé, allora tanto vale che noi andiamo a pranzo.» propose sorridendo allegra. In fondo se Hermione e Ron erano riusciti a mettersi insieme allora c'era speranza anche per lei e Harry, pensò, guardando il ragazzo di sottecchi e proseguendo in direzione della Sala Grande.

Nell'aula al secondo piano, intanto, i due Grifondoro continuavano a guardarsi in silenzio.

Facendo appello a tutto il suo coraggio, Ron le se avvicinò.

«Non so cosa ti avrebbe detto mia sorella ma so cosa vorrei dirti io di fare!» esclamò, cercando di alleggerire la tensione.

«Ron, io» cercò di rispondere la ragazza, subito fermata da un gesto della mano di lui.

«Ti prego, lasciami parlare prima che perda il coraggio di farlo» implorò «Io non ti ho baciato per pietà o sensi di colpa, né perché preda della passione del momento o ancora sotto un residuo effetto dei Meteoriti. Ti ho baciato solo perché lo volevo, perché lo desideravo da tanto; forse già da quando combattemmo il troll di montagna al primo anno. Se per te però non è lo stesso ti prego di dirmelo ed io non ne farò più parola accontentandomi di continuare ad esserti amico.» concluse, rosso in volto.

Hermione lo fissò alcuni istanti con le labbra socchiuse per la meraviglia e trattenendo il respiro per l'emozione, poi un sorriso si aprì sul suo volto e, immediatamente, annullò la distanza che la separava dal ragazzo per gettargli le braccia al collo.

Ron rispose subitamente all'abbraccio, stupito della cosa ma, prima che potesse dire qualcosa, Hermione lo sorprese nuovamente baciandolo con passione.

Le sensazioni provate la notte precedente tornarono amplificate dalla certezza dei sentimenti che le dettavano.

Staccatasi un attimo da lui, Hermione lo portò per mano vicino ad un banco su cui si sedette per raggiunge la sua altezza. Un ultimo sorriso increspò le labbra dei due prima che un nuovo bacio tornasse ad unirle mentre Hermione circondava Ron con le gambe, oltre che con le braccia, per sentirlo ancora più vicino e godere di quell'idillio.

Dopo il gelo al cuore provato il giorno precedente aveva bisogno del suo calore e, quando le loro labbra si toccarono, le sembrò di sentire i raggi del sole scaldarle l'anima.

Persi nel loro paradiso, non si accorsero della porta che veniva leggermente schiusa né di un paio di occhi grigi che sbirciavano la scena tanto meno del “Sii felice Granger” appena sussurrato prima di richiudere la porta.

 

Fine.

 

 

Angolo dell'autrice:Spero vi sia piaciuta questa ff e vi invito a dare un'occhiata alla mia pagina nei prossimi giorni perché ho qualche sorpresa natalizia in serbo per voi.

Baci,

Notteinfinita.

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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