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di D_Willow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: La Partenza ***
Capitolo 2: *** Il Viaggio ***
Capitolo 3: *** Qualcosa in arrivo ***
Capitolo 4: *** Inaspettata ***



Capitolo 1
*** Prologo: La Partenza ***


Prologo:  La Partenza



 
1607 Londra


Nel porto c’era una gran confusione di uomini che andavano e venivano, molti di loro erano lì per partecipare alla prima spedizione della “Virginia Company” al fine di recuperare ricchezze nel Nuovo mondo.

Brittany Pierce, appena giunta al porto per salpare alla volta delle nuove terre da esplorare, guardandosi intorno vedeva coppie salutarsi, mariti che lasciavano le proprie famiglie per quel mondo sconosciuto che non assicurava loro il ritorno; pensò amaramente tra sé e sé che lei non aveva nessuno da salutare perché lei era una vagabonda alla ricerca d’avventura. Delle voci provenienti dal ponte della nave la distrassero dai suoi pensieri:

-Hei! Ma quella non è Brittany Pierce?!-

-Chi, il capitano Pierce? Ho sentito storie incredibili su di lei…-

-Ovvio che è le! Non puoi affrontare gli indiani senza Brittany Pierce-

Brittany salì sulla nave, rivolgendosi alle voci che stavano parlando di lei: -Esatto! Non voglio lasciare a voi tutto il divertimento-
Arrivò sul ponte sorridendo alle due ragazze davanti a lei. La prima si presentò:

-Sono Quinn, Quinn Fabray- disse in modo altezzoso.

-E io Sugar Motta!- esclamò la ragazza più bassa, appoggiandosi alla spalla della compagna di viaggio che la squadrò dall’alto.
Sentirono uno squillo di trombe e voltandosi videro arrivare una carrozza sfarzosa con a bordo sicuramente qualcuno di importante.
-L’ennesimo riccone avido di potere..-sbuffò Quinn andando verso la coperta.

Sugar si protese per vedere meglio chi fosse quella persona accompagnata da tutta quella scorta, e intravide una figura alta e dalla capigliatura corta e bionda, con in braccio un cane-.

Vedendola, sgranò gli occhi:  –La governatrice  Sue Sylvester che mette piede su una nave…Insolito- commentò mentre osservava lei e la sua scorta salire sulla nave.- Ci sarà da sgobbare, vero Britt?- Non sentendo risposta si girò e vide Brittany appoggiata al parapetto che si passava incurante una mano tra i lunghi capelli biondi.

Fissava l’acqua del mare che si infrangeva contro la poppa della nave mentre incominciava a prendere il largo e tutto l’equipaggio dava un ultimo saluto ai propri cari, silenziosamente li invidiava e si ricordò ancora una volta di non avere nessuno…Ma forse un nuovo viaggio in una terra inesplorata avrebbe portato sorprese…

-Speriamo…- Sospirò.

E mentre Londra appariva sempre più lontana e il mare sempre più vasto ed infinito, Brittany pensò a quanto infondo l’odore della salsedine e l’urla dell’equipaggio  in qualche modo la facevano sentire a casa.
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:

Avete capito da cosa è ispirata questa FF?
Mischiare la storia di Pochaontas con la Brittana è un’idea che mi ronzava in testa da un po’ ma trovavo difficile metterla in pratica.
Grazie all’aiuto ,GRANDE AIUTO, della mia beta _Bya_Love_(che saluto) sono riuscita a pubblicare questo, ahimè, corto prologo, che avrà un primo capitolo sicuramente più lungo e premetto che vedrà l’apparizione della seconda protagonista di questa storia.
Spero di pubblicare entro 2 o 3 giorni; e inoltre ringrazio tutti quelli che avranno fatto lo sforzo di arrivare fin qua giù e che apprezzeranno questa mia prima FF.
Alla prossima,


D.

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Capitolo 2
*** Il Viaggio ***


Capitolo 1: Il Viaggio
 


Era passato un mese da quando avevamo lasciato il porto di Londra, era calata la notte da qualche ora e ammiravo le stelle in cielo pensando a quanto fossero luminose ed infinite, tirava aria di pioggia e l’equipaggio era molto agitato per paura di un temporale imminente.

Intanto io me ne stavo per i fatti miei sul ponte della nave a fissare l’acqua e ad aspettare di arrivare il prima possibile: stare in mare per troppo tempo mi annoiava terribilmente, preferivo di gran lunga esplorare la terraferma.

-Hei!-Quinn arrivò alle mie spalle interrompendo i miei pensieri e sorprendendomi.

-Ciao Q, anche tu non riesci a dormire?-chiesi sorridendo notando le occhiaie e i capelli biondi arrufati.

-E come diavolo potrei dormire, con Sugar che farnetica di tempeste in arrivo e che moriremo tutti senza vedere il nuovo mondo, ti giuro avevo voglia di infilarle un calzino in bocca!-ridacchiai sentendo parlare di quella stramba ma simpatica ragazza.

-Mancano ancora tre mesi di viaggio.-sospirò lei appoggiandosi al parapetto.

-Già ancora tre mesi di noia infinita.-Dissi io rassegnandomi all’idea di dover passare tutto quel tempo sulla nave a nutrirmi esclusivamente di gallette e sbobba.
–Hai una famiglia Britt? Intendo qualcuno che ti aspetta a casa.-chiese all’improvviso sorridendo.

-No, non direi. I miei sono morti e mio fratello Sam, non lo vedo da tanto.-risposi pensierosa.

-E come mai non lo vedi?-mi chiese con fare sospettoso.

-È una storia lunga Q.-tagliai corto, volendo tenere per me ciò che riguardava la mia famiglia–Andiamo a dormire, tra poco sarà l’alba e un’ora di sonno vorrei farmela.- Dissi frettolosamente, chiudendo quella conversazione e avviandomi verso la mia cabina.


 
Erano circa le sei di pomeriggio  quando una tempesta di una violenza inaudita ci colpì, pioggia talmente forte da far male sulle spalle, soffiava un vento freddo che ti entrava nelle ossa.
Sentivo gli uomini urlare e correre da una parte all’altra della nave.

-CI SERVE UNA MANO!!-

-NON RIUSCIAMO PIÙ A REGGERE QUEST’ ALBERO!!-

Provenivano dei richiami d’aiuto dalla stiva, dove alcuni marinai cercavano di buttare fuori acqua per non permettere alla nave di affondare.

Quest’ultima infatti non era stabile continuava a oscillare pericolosamente minacciando di ucciderci tutti.

In lontananza vidi Quinn, che cercava di fissare un cannone alla ringhiera posta sul ponte, mentre il vento e la pioggia la scuotevano e la ostacolavano, quando a un tratto le corde cedettero e Quinn cercò di tenere il cannone con le proprie forze, faticando molto.

 -BRITT VIENI GIÙ, LE CORDE DEI CANNONI STANNO CEDENDO!-

In quel momento mi trovavo in prossimità delle vele, cercando di richiuderle, ma appena sentii la voce di Quinn, mi precipitai ad aiutarla, passando per funi e scendendo gli scalini posti sull’albero.
Ero praticamente ad un metro dal pavimento in legno del ponte, quando saltai giù, corsi verso Quinn.

-Fissateli bene e mantenete la rotta!!-Urlai a dei marinai alla mia destra, che immediatamente si diedero da fare.

-Non preoccuparti Quinn, riusciremo a fissarlo.-Dissi a lei dopo averla raggiunta, stringendo di più i nodi.

La barca in quel momento cavalcò un’ onda gigantesca e a causa di quel movimento brusco, l’acqua invase il completamente il ponte.

-ATTENTII!!-

Venimmo colpite alle spalle dall’acqua,  ma per fortuna mi accorsi in anticipo della violenza dell’onda e afferrai saldamente una cima, tenendo stretta Quinn per un braccio.

-Quinn attenta!-

Accadde tutto in un attimo; scivolò dalla mia presa e venne trascinata in maredall’acqua .

-Aiutoo!!- Urlò lei mentre veniva sbalzata via dalla corrente.

-UOMO IN MAREE!-Strillò il marinaio al posto di vedetta, avvertendo la ciurma.

Mentre Quinn continuava a chiedere aiuto, sentì Sugar dire:-Mantenete la rotta andiamo avanti!-

Sentendo lei, mi montò dentro una rabbia tanto che le urlai contro:

-Sta zitta, idiota!-Mi affrettai a legarmi una corda in vita e comandai ad un uomo lì vicino:

-Libera la cima!-

-Signorsì-Sentii di rimando. Quando vidi che aveva sganciato la fune, la diedi in mano a tre dei miei uomini e corsi a perdifiato verso la poppa, lanciandomi in mare.

-PIERCE!!- Urlò qualcuno di loro ma io non li ascoltavo: dovevo salvare Quinn.

Sentii la sensazione dell’acqua fredda pervadere il mio corpo, era come se mille lame fredde mi ferissero l’epidermide.

-MA SEI IMPAZZITA?!-Udii in lontananza quella che doveva essere la voce di Sugar.

Adocchiai Quinn a pochi metri da me e, anche se ogni bracciata che facevo la corrente me ne respingeva indietro di due, tenni duro e la raggiunsi.

-Resisti, ti prendo io!-Le dissi mentre le passavo un braccio intorno alle spalle per tenerla saldamente a me.

Strattonai un po’ la corda facendo capire agli uomini che tenevano la fune, che avrebbero dovuto tirarci su.

Cominciai a sentire i marinai che ci trascinavano verso la nave urlando –ISSA! ISSA! ISSA!-

In un tempo che a me sembrò infinito, mi ritrovai a poco a poco fuori dall’acqua, mi facevano malissimo le braccia, dato che da una parte sostenevo Quinn,  che anche se relativamente pesava poco, in quella situazione era paragonabile a un macigno e dall’altra tenevo salda la corda sorreggendo anche il mio di peso.

-RESISTETE!-Sentì urlare da uno dei miei marinai, mentre ci issavano a bordo.

Quando raggiungemmo il parapetto, ci afferrarono e ci buttarono sul ponte.

-Sei fortunata ragazza!-Esclamò uno appoggiando una coperta sulle spalle di Quinn.

-Bhe, è stata solo una bella rinfrescatina!-Dissi spavalda, dando una pacca sulla schiena della mia compagna di viaggio, scatenando le risate di un po’ tutti.
-Ben fatto Britt-Disse Sugar tenendo lo sguardo basso, in segno di scuse per il comportamento di prima.

-Avresti fatto lo stesso per me!- Esclamai ironicamente facendole l’occhiolino.

-Certo, è chiaro! Ovvio!-Mi rispose lei non sapendo più dove guardare.  Scossi la testa sorridendo:  infondo non era cattiva, aveva solo avuto paura e aveva reagito d’ impulso.
-Problemi in coperta?-Sentii dire da una voce autoritaria alle mie spalle.

-Governatrice Sylvester, salve!-Esclamò Quinn di fianco a me.

-Quinn era caduta in mare, Signora-risposi a tono, guardandola negli occhi senza timore.

-Grazie al cielo è stata prontamente ripescata, ottimo lavoro Pierce.-Mi disse con un tono di sufficienza, accarezzando il pelo di quell’ insulso cane che portava sempre in braccio e ricambiando gelida il mio sguardo.
-Grazie, Signora- Risposi cortesemente, solo perché su quella nave aveva un’autorità più alta della mia.

Camminando dalla poppa fino ad arrivare al centro del ponte seguita da un valletto che mi pare si chiamasse Kurt Hummel, continuò rivolgendosi a tutto l’equipaggio.

-Non perdetevi d’animo, presto saremo nel Nuovo Mondo, e non dimenticate cosa ci attende laggiù- Fece una pausa per aumentare l’interesse di tutti i presenti, almeno tutti tranne il mio. -Libertà, benessere, la più grande avventura della nostra vita. Siete l’equipaggio migliore che l’ Inghilterra abbia da offrire e niente, né pioggia, né vento e né migliaia di selvaggi feroci ci ostacoleranno! Coraggio miei prodi!- Esclamò finendo il suo monologo a cui sbuffai sonoramente, mentre tutti gli altri applaudivano.

-Un discorso elettrizzante, Signora, sono certo che gli uomini saranno rallegrati.-Disse il valletto cercando di non farsi portare via dal vento, magro com’era.

-Speriamo, ho bisogno che quei bifolchi estraggano il mio oro, dico bene Pierce?-Fece avvicinandosi a me.

Feci buon viso a cattivo gioco, annuendo, e osservando quei tre che se ne tornavano nelle loro cabine.

-Il Nuovo Mondo sarà fantastico Britt, avrò un mucchio di oro, costruirò una grande casa e se qualche Indiano cercherà di fermarmi, gli sparerò.- Mi disse Quinn, che era rimasta accanto a me, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, continuando a fissare i cannoni.

-Tu pensa solo a fare fortuna Q, i selvaggi lasciali a me.-

-Credete che ci daranno molti problemi?- Chiese Sugar leggermente impaurita.

-Non quanti gliene darà Pierce!-Esclamò uno che aveva improvvisato un indiano con uno spazzolone con una piuma sopra, cominciando a intonare qualche motivetto inglese per caricare l’equipaggio e anche per sciogliere un po’ la tensione dovuta alla passata tempesta.

-Britt, come sarà il Nuovo Mondo secondo te?- Mi chiese Quinn arrampicandosi con me verso il posto di vedetta.

-Come tutti gli altri immagino. Ho visto centinaia di mondi nuovi, perché questo dovrebbe essere diverso?-Risposi appoggiandomi con i gomiti al bordo di quella piccola cabina posta sull’albero maestro.
 

Tornai a fissare il mare infinito che si estendeva sotto di me confondendosi all’orizzonte con il cielo, in attesa di quella terra sconosciuta che aspettava solo me.
 

 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Eccoci qua al primo capitolo, mi scuso in anticipo per il leggero ritardo ma tra questo fine settimana decisamente pieno, la scuola e la mia beta, non ho avuto davvero il tempo di aggiornare.
Nelle precendenti note avevo detto che sarebbe comparsa Santana in questo capitolo, cosa teoricamente vera, ma un qualcosa mi ha suggerito di allungare di molto e posticipare la comparsa della nostra bella latina al prossimo capitolo [che è già pronto e deve essere solo betato ;)].
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, che seguono, che preferiscono e anche voi lettori silenziosi.
Un abbraccio particolare alla mia BETUZZA che come sempre mi accompagna in ogni capitoletto.
Alla prossima,
D. 

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Capitolo 3
*** Qualcosa in arrivo ***


Capitolo 2: Qualcosa in arrivo
 
 



Come al solito me ne stavo su di una roccia, sotto di me uno strapiombo che avrebbe fatto venire le vertigini a chiunque, ma non a me. Io adoravo il pericolo ma soprattutto amavo la mia terra e la libertà che questa sapeva darmi.

Il vento che mi accarezzava i capelli, lo scrosciare della cascata poco distante, l’odore costante di erba fresca, erano le cose che mi piacevano di tutto ciò che aveva da offrire questo mondo, il mio mondo.

Che fosse tra i boschi o in acqua mi sentivo in pace con me stessa, eppure da qualche tempo sentivo come se mi mancasse qualcosa, non so bene dire cosa ma sentivo di non essere completa.

In lontananza sentii uno dei tanti canti popolari, in seguito anche il corno, quel suono ci avvertiva che qualcuno o qualcosa era in arrivo. Sperai con tutte le mie forze che fosse mio padre, era da tanto che non lo vedevo e mi mancava.

-Santana!- Sentii qualcuno che mi chiamava urlando dal basso, così mi sporsi per vedere che Rachel era venuta con una canoa.

-San, è arrivato tuo padre, vieni giù!- Le mie preghiere al Grande Spirito erano state ascoltate finalmente.

-È tornato, Finn- Feci rivolgendomi al mio colibrì, amavo gli animali, a volte avevo quasi la sensazione che fossero umani.

-Vieni, Mike.- Esortando anche il mio golosissimo procione a seguirmi, a volte mi domandavo come fosse possibile che un pozzo senza fondo come lui potesse rimanere così snello e agile.

Feci per avviarmi attraverso il bosco, quando decisi di adattare un metodo, diciamo più semplice per raggiungere Rachel. Corsi e mi buttai giù dallo strapiombo, e quella sensazione di libertà mi pervase in ogni fibra del mio essere.

-No, non in quel modo!- Urlò Rachel rassegnata ormai dal mio comportamento.

Atterrai in acqua con un sonoro “SPLASH”, stetti un po’ sotto la superficie, girandomi verso l’alto, godendomi lo spettacolo di luci e colori che producevano i raggi del sole sul fiume.

-Mpf...Che esibizionista.- Sospirò lei, pensando che io non la sentissi. Gliel’avrei fatta pagare.

Mentre anche il mio sciocco procione si tuffava non notando l’altezza, e anzi quasi commettendo un suicidio vero e proprio, arrivando in acqua. Sentii di nuovo:

-Santana?- Questa volta mi chiamò con preoccupazione tale che quasi abbandonai la mia idea di vendicarmi.

-Stai bene? Farai meglio a stare bene, perché io non mi tuffo in acqua per teEH!- Strillò Rachel appena rivoltai la sua canoa facendola finire in acqua con me.

Riemergemmo insieme da sotto la canoa e notando la sua faccia capii che l’avevo fatta leggermente arrabbiare. Sorrisi tra me e me: infondo far disperare Rachel era un’arte per me e anche se la prendevo in giro spesso lei, sapeva che le volevo un bene dell’anima. Questo però non l’avrei mai ammesso ad alta voce, ovvio.

-Non siamo un po’ cresciutelle per questo tipo di giochi?- Tossicchiò tra una parola e l’altra per via dell’acqua bevuta. In tutta risposta le schizzai con la bocca un po’ d’acqua in faccia.

Quella fu letteralmente la goccia che fece traboccare il vaso: prendemmo a schizzarci e a ridere, proprio come se a un tratto fossimo ritornate piccole.

-Aiutami a girare la canoa.- Disse mentre spingevamo per rovesciarla dal verso giusto. -Cosa facevi lassù?- Continuò lei con una delle sue solite domande impiccione.

-Pensavo.- Risposi semplicemente, distogliendo lo sguardo.

Intanto Mike salì a tentoni sulla canoa trascinandosi dietro la sua coda grondante d’acqua e distraendoci dal discorso.

-Mike!- Esclamai riproverandolo quandò schizzò da ogni parte scuotendo il suo pelo bagnato.

-Pensavi ancora al sogno, vero? Sei riuscita a capirne il significato?- Mi chiese imperterrita guardandomi con gli occhi di chi la sa lunga.

-So che significa qualcosa, ma sinceramente non so cosa.- Risposi un po’ spazientita dalle sue domande. Non la sopportavo a volte.

In fin dei conti lei sapeva che non mi piaceva parlare di me eppure continuava a fare domande. Forse sapeva che lei era una delle uniche a cui potevo rivolgermi se avessi avuto un problema, ma conoscendomi sapeva anche che non avrei mai chiesto aiuto.

-Chiedi a tuo padre.- Disse facendo un’alzata di spalle.

-Già.- Feci un po’ pensierosa –Forse dovrei.- Mi girai osservando Finn che aveva il becco conficcato nella parte sott’acqua della canoa.

-Basta, Finn, smettila di scherzare, dobbiamo tornare a casa.- E così risalimmo il fiume cominciando ad avvicinarvi al nostro villaggio.

Appena fummo sulle spiagge, vidi una grande folla riunita davanti a due uomini. Mi avvicinai alzandomi in punta di piedi, poiché ero piuttosto bassa, anche se magra e slanciata, per vedere qualcosa tra le spalle della mia gente potei finalmente rivedere mio padre che parlava al nostro popolo.

-Tra tutti gli uomini, nessuno è stato valoroso come Puck, più feroce di un orso e più veloce di una gazzella, per questo gli daremo il dovuto riconoscimento.- Disse mio padre fiero, mentre il saggio del villaggio, immergendo le mani nella tintura rossa da battaglia, faceva i segni delle zampe dell’orso sui pettorali muscolosi di Noah.

-Bello, Puckerman, eh?- Bisbigliò ironicamente Rachel al mio orecchio.

-Già, così serio- Risposi io con lo stesso tono ma infastidita dalla felicità di mio padre nel parlare di quello zuccone.

Da ammettere che aveva un bel corpo, che era un ragazzo con la testa sulle spalle, ma dentro di me sentivo che il mio destino, il mio futuro, non si trovava qui e sicuramente non era con lui.

Alla fine del discorso di trionfo, tutto il popolo esultò ma ritornando subito dopo a svolgere il loro compiti quotidiani. Salutai Rachel con un cenno e corsi tra le braccia di mio padre.

-Bambina mia, mi sei mancata.- Disse lui lasciandomi un bacio tra i capelli.

-Anche tu mi sei mancato, padre, sono contenta che tu sia tornato sano e salvo.- Risposi davvero sollevata che fosse lì con me.

-Vieni, abbiamo tante cose di cui parlare, devi raccontarmi tutto ciò che è successo mentre non c’ero.- Continuò mettendomi un braccio intorno alle spalle e conducendomi verso la sua tenda.

Entrammo in quel luogo da tanto tempo disabitato e ci sedemmo sulle stuoie.

-Ho un sogno ricorrente, penso che voglia dire che sta per accadere qualcosa.- Iniziai a raccontare entusiasta, facendo spuntare un sorriso a mio padre.

-In verità qualcosa di straordinario è già accaduto.- Mi rispose lui, posando il copricapo da capo tribù su una mensola.

-Davvero? E cosa?- Domandai perplessa e piuttosto sorpresa.

-Puck mi ha chiesto la tua mano.- Mi disse sorridendo, aspettandosi probabilmente una reazione positiva da parte mia.

-Cosa?! Sposare Puck? Padre, non credo sia questa la via giusta per me.- Risposi scioccata, dalla naturalezza con cui mio padre ne parlava. Insomma sapevo che prima o poi sarebbe arrivato quel momento, ma non lo aspettavo così presto. Non avevo mai pensato all’idea di sposare Noah, non avevo nessuna intenzione di accettare la sua proposta.

-Questo mio sogno: penso che abbia un significato più profondo dello sposare Puck. Quel ragazzo sarà pure il più impavido tra i guerrieri e il più bello tra gli uomini, ma io non lo amo.- Continuai con decisione, aspettandomi qualche reazione in lui.

-Santana, sono certo che questa sia la strada giusta per te, sei la figlia del capo e devi occupare il posto che ti spetta tra la nostra gente.- Mi rispose, gentile ma fermo sulla sua decisione. Amavo questo lato di lui, perché imponeva la sua autorità con estrema e disarmante gentilezza e tutti seguivano i suoi comandi, ma io non mi sarei piegata al suo volere. Non stavolta.

Abbassai lo sguardo in segno di finta resa, in quel momento avevo solo voglia di starmene un po’ da sola. Lui probabilmente capendo le mie intenzioni dallo sguardo che avevo, mi mise una mano sulla guancia sorridendomi comprensivo.

-Vieni, usciamo un attimo.- Così dicendo, andammo fuori e ci avvicinammo alle rive del fiume, dove poco prima Rachel aveva lasciato la canoa.

-Figlia, devi stare tranquilla, prendi ad esempio il fiume, piatto e pacato, ogni cosa andrà al suo posto. Puck è l’uomo giusto per te, è vigoroso e ti costruirà una casa dalle mura forti, e tu gli donerai l’onore della tua carica e una famiglia numerosa.- Disse lui dolcemente porgendomi una collana di un colore azzurro acceso.

-Questa apparteneva a tua madre, la indossò per le nostre nozze, sperava di vedertela indossare alle tue.- Concluse lui, allacciandomi quel prezioso regalo appartenuto a mia madre al collo, prima di rientrare in tenda e lasciarmi sola ai miei pensieri.

Rimasi immobile a fissare lo scorrere lento del fiume e mi misi seduta sulla riva, guardando la mia canoa oscillare sulle leggere onde.

Mi rigiravo tra le mani il pendente della collana di mia madre, pensando alle parole dette da mio padre: Il fiume, dovrei stare tranquilla come un fiume.

Pensavo a cosa avrebbe fatto lei al mio posto, lei che era sempre lo spirito di famiglia, lei che era la più forte di tutti noi, lei che era mia madre.

Decisi infine di andare a chiedere consiglio all’unica persona, o meglio dire albero che mi avrebbe davvero saputo indicare la via.

Mi misi sulla canoa, subito seguita da Mike e Finn, e cominciai a remare per dirigermi da quel grande salice piangente, che tante volte era stato il mio rifugio, quasi come una seconda casa.

Remai sempre più veloce quando quasi alla fine del fiume mi trovai davanti ad un bivio, da una parte il letto del fiume era piatto e tranquillo, proseguendo dritto verso il mare, dall’altra un ruscello stretto e pieno di piccole rapide. Un po’ la metafora della mia vita.

Se avessi preso la prima svolta, avrebbe significato sposare Puck e fare la tipica vita del nostro popolo, se invece avessi preso la seconda, sarebbe stato come un salto nel vuoto, il compiersi del mio destino, come avevo sempre pensato non era possibile tra la mia gente, io volevo di più, ma non sarebbe stato facile ottenerlo, qualsiasi cosa fosse.

Decisi di avventurarmi per quel percorso accidentato e pericoloso. Avrei messo tutta me stessa per seguire quello che il mio cuore voleva.

Arrivai in una particolare parte di fiume, dove il sole batteva di rado, perché coperto dai rami e dalle lunghe foglie di Nonna Salice.

-Nonna Salice?- Chiamai con cautela, sedendomi ai piedi di quel millenario albero.

-Santana, bambina mia sei tu?- Domandò lei rivelando il suo volto sorridente nella corteccia.

-Ciao Nonna Salice.- Dissi un po’ triste.

-Cos’hai piccola? Ma quella è la collana di tua madre?- Chiese lei osservandomi con interesse.

-È proprio di questo che volevo parlarti, mio padre vuole darmi in sposa a Puck- Sospirai triste ma non rassegnata.

-Puck?!  Ma è così serio.- Fece storcendo il naso.

-Lo so, lui è un bel ragazzo e potrà avere tutte le qualità di questo mondo, ma come ho già detto a mio padre, io non lo amo e non imparerò a farlo- Dissi decisa.

-Capisco.- Disse lei comprensiva.

-C’è dell’altro, un sogno che faccio spesso, penso significhi qualcosa, ma non riesco a venirne a capo.- Dissi ricordandomi di quelle strane immagini che riempivano la mia testa di notte.

-Un sogno? Dai racconta.- Disse Nonna Salice curiosa, la adoravo, era sempre positiva e sapeva come farmi spuntare un sorriso anche in situazioni delicate come questa.

-Corro tra i boschi, quando ad un certo punto vedo una freccia e non appena mi avvicino comincia a ruotare, sempre più veloce, finché a un tratto si ferma.- Dissi enfatizzando con il dito, il gesto della rotazione della freccia.

-Una freccia che ruota, che cosa insolita.- Disse lei sbuffando.

-Cosa pensi possa significare?- Chiesi io un po’ preoccupata che neanche lei sapesse interpretarlo.

 -La freccia ti indica la strada da seguire.- Rispose lei con un tono di voce molto caldo e rassicurante.

-E come faccio a seguirla?- Chiesi con fare ovvio.

-Piccola mia tua madre mi fece la stessa domanda tempo fa.- Mi disse ridacchiando, quasi sorprendendosi di quanto ci assomigliassimo, pur non avendola quasi per niente conosciuta. Morì quando ero molto piccola.

-Davvero? E cosa le rispondesti?- Chiesi  un po’ malinconica pensando a quella persona cara di cui purtroppo sapevo quasi solo il nome.

-Le risposi che doveva dar ascolto agli spiriti attorno a noi, si trovano nell’acqua, nell’aria perfino nella terra e in tutte le creature viventi.-

Un leggero vento cominciò a soffiare, sentii un vocio provenire da una parte indefinita del luogo, capii le parole di Nonna Salice, il vento mi stava parlando.

-Sento il vento.- Dissi alzandomi e chiudendo gli occhi, concentrandomi su quelle voci confuse e lontane.

-E cosa ti sta dicendo?- Sentii la sua voce leggermente ovattata, tanto ero concentrata.

-Dice che è in arrivo qualcosa.- Feci una pausa –Strane nuvole.- Dissi aprendo gli occhi.


IL TUO CUORE SA E TU CAPIRAI…


Sentivo quelle parole in testa mentre mi arrampicavo sul tronco di Nonna Salice per avere una vista migliore.

Quando arrivai in cima vidi avvicinarsi alle coste della mia terra delle cose mai viste.

-Che cosa vedi?- Sentii la voce di Nonna Salice provenire dal basso.

-Nuvole, strane nuvole.- Risposi quasi in un sussurro e leggermente preoccupata.
 
 





 
ANGOLO DELL’AUTRICE:

Ed eccoci alla fine del secondo capitolo, spero che l’attesa ne sia valsa la pena, devo dire che mi sono divertita molto a scriverlo, ancora le due non si sono incontrate ma aspettate solo un altro pochino e vedrete quello che succederà…

Ringrazio sempre tutti quelli che hanno recensito/preferiscono/seguono/ricordano, davvero un grazie a tutti voi, mi spingete a scrivere sempre di più e più in fretta.
Un abbraccio enorme alla mia BETA che ha fatto i tripli salti mortali per correggere tutta questa roba in un solo giorno <3

P.S. quanti di voi si sono inca**ati come bestie per la Bram? Je sto per spaccà la capoccia a Bocca de Trota!! (scusate il mio spirito romano di borgata ma quando ci vuole ci vuole XD)

Alla prossima,

D.

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Capitolo 4
*** Inaspettata ***


Capitolo 3: Inaspettata
 


Sbarcammo sulle coste della Virginia dopo quasi quattro mesi di viaggio, ero appena uscita dalla mia cabina e respirai per la prima volta la differente aria del Nuovo Mondo: era più pulita, più pura.

Sentivo che una volta che avrei messo piede su quelle lande verdeggianti, ci sarebbe stata una svolta nella mia vita.
Mi sciolsi i capelli e presi a camminare sul ponte della nave in direzione di Quinn e Sugar, visibilmente assonnate, dato che il sole era sorto da poco e quindi la nave si stava ancora svegliando.

-Hei!- Le salutai dando una pacca sulle spalle di entrambe.

-Ciao Britt.- Mi rispose allegra Sugar, invece Quinn mi diede ancora le spalle fissando le rive della Virginia, già visibili.

-Quinn, tutto bene?- Chiesi un po’ preoccupata, nell’ultimo mese io e lei avevamo legato molto, ma sentivo che c’era qualcosa che non mi diceva o che comunque era in ansia per qualcosa.

-Sugar puoi andare un attimo in coperta a prendermi la cartina del Nuovo Mondo? Avrei bisogno di appuntarmi dove l’acqua è più profonda per attraccare.- Le chiesi con gentilezza a lei una cosa qualsiasi pur di farmi stare un po’ da sola con Quinn.

Avevo bisogno di parlarle: mi dispiaceva vederla così assente e pensierosa, visto che eravamo praticamente arrivate, volevo tutto il mio equipaggio in forma e sorridente.

-A cosa pensi Q?- Chiesi con fare dolce, posandole delicatamente una mano sulla spalla.

-Britt, ti chiedi mai cosa fare della tua vita?- Mi domandò prendendomi un po’ alla sprovvista.

-Veramente no, mi piace vivere alla giornata, cogliendo le opportunità così come vengono.- Dissi facendo finta di niente. In realtà ci pensavo eccome, ma preferivo basare la mia vita sull’avventura, così da non avere l’ansia di pensare al domani.

-Bhe, io è da un po’ che ci penso e sento che qui forse potrei avere un futuro stabile.- Capivo perfettamente come si sentiva anch’io avevo uno strano presentimento riguardo a quella terra. Però prima che potessi proferire una qualche risposta mi venne incontro Sugar con la cartina sotto il braccio.

-Britt è il caso di attraccare. Gli uomini aspettano solo un tuo ordine.- Disse lei porgendomi il rotolo che teneva fra le mani.

-D’accordo arrivo subito.- Lei annuì e si voltò andando verso la stiva, probabilmente a svegliare gli ultimi dormiglioni.

-Ne riparliamo più tardi.- Dissi a Quinn, lasciandole un bacio sulla guancia. Dissi ai miei uomini di tenersi pronti ad attraccare.

Mi diressi verso la cabina della Sylvester, bussai due volte prima di sentire un flebile e altezzoso -Avanti- provenire da dentro la stanza.

-Buongiorno governatrice, l’acqua è abbastanza profonda per attraccare, l’equipaggio è già pronto.- Mi girai un attimo accorgendomi di quell’onnipresente e inutile cane di nome Kitty, mi avvicinai scompigliandole il pelo -Ciao Kitty- dissi in tono giocoso mentre quel piccolo animale mi ringhiava contro.

 -Molto bene, dia l’ordine alla ciurma.- Rispose lei sempre con quel tono altamente irritante.

-Ah, Pierce un’ultima cosa: se dovessimo incontrare dei selvaggi, posso contare su di lei per una bella accoglienza in stile inglese?- Non so perché ma, nonostante già prima di quel momento avevo affrontato degli indigeni, sentendone parlare con tanto disprezzo, mi diede non poco fastidio.

-Ho dei cesti regalo!- Esclamò Kurt spuntando dietro di noi, tirando fuori due cestini ricolmi di pietanze e bibite. Io e la governatrice ci guardammo perplesse, ma poi risi di fronte all’ingenuità di quel ragazzo.

-Non si preoccupi. Se sono come gli indiani che ho incontrato nei miei ultimi viaggi, sono sicura di potermela cavare.- Continuai io, vantandomi un pò.

-Bene, faccio totale affidamento su di lei.- Concluse la governatrice; comunicandomi con un gesto della mano in segno che dovevo congedarmi.

-Non se ne pentirà.- Risposi cominciando a dirigermi verso l’uscita, prima però scompigliai di nuovo il pelo a quel cane minuscolo, che mi ringhiò contro per la seconda volta; proprio non le andavo a genio.

Uscii dalla cabina della Sylvester, salendo ancora una volta sul ponte, poi diedi l’ordine di buttare l’ancora e di chiudere le vele.

Cercai con lo sguardo Quinn ma non la trovai, vidi Sugar però e mi avvicinai a lei, -Hai visto Quinn?- Le chiesi mentre era intenta a slacciare le prime scialuppe.

-No Britt, ma penso sia andata in coperta. Non ti consiglierei di andarla a cercare, stiamo per approdare.- Mi disse indicandomi una cima da sciogliere.

 Vidi le coste avvicinarsi sempre di più, presi il fucile e me lo misi a tracolla, indossai l’elmo e aspettai che la nave si stabilizzasse per andare in avanscoperta. Gettammo la prima scialuppa in mare e calammo la scaletta.

Mi avvicinai al bordo affacciandomi e osservando l’acqua, pronta per calarmi, quando pensai che avventurarmi per prima e da sola era troppo pericoloso perfino per me.
Intravidi da lontano le mie due compagne di viaggio preferite -Sugar! Quinn!- Chiamai mettendomi a cavalcioni sul parapetto aspettandole. Si avvicinarono tutte e due indossando l’elmo con il fucile sulla spalla.

-Forza ragazze, andiamo.- Le esortai cominciando a scendere la scaletta che portava sulla piccola imbarcazione.

-Spero che queste nuove terre siano belle come dicono, anche se in effetti questa parte di mondo non l’ha mai vista nessuno.- Disse Sugar riflettendo su discorsi tutti suoi, anche se in teoria non aveva torto, non volevo arrovellarmi il cervello, scossi la testa mentre mi sedevo su uno dei posti sulla scialuppa.

-Non importa come sia, potrebbero assomigliare anche alle mutande della Sylvester, basta che scendo da questa dannata nave.- Rispose Quinn nervosamente, quasi irritata da tutta la situazione, quando sinceramente non ne vedevo il motivo. Insomma, stavamo per fare nostra una terra completamente nuova, forse il discorso che non avevamo finito centrava in qualche modo con il suo comportamento…

Una volta salite Quinn e Sugar presero i remi e cominciammo ad addentrarci nella sottile coltre di nebbia che nascondeva parzialmente ai nostri occhi le coste.
 

**********
 

Scesi il più velocemente possibile da Nonna Salice salutandola velocemente, ripresi la canoa, aspettai Mike e Finn -Sempre ultimi qui due- sospirai, impaziente.
Appena mi ebbero raggiunta, cominciai a remare velocemente in direzione di un piccolo ruscello che sfociava vicino alla riva e da dove avevo visto quelle “cose” avanzare.

Misi la canoa dietro un albero molto alto e cominciai a dirigermi velocemente verso quella sponda, e quando vidi che la foresta si faceva mano a mano più fitta.

Mi abbassai e cominciai a gattonare agilmente tra le rocce, avvicinandomi ad un cespuglio e entrandoci spiando quella strana cosa che avanzava verso la costa.

A bordo c’erano tre persone, ma erano ancora troppo lontane per distinguerne il viso, e quindi aspettai che quella bizzarra canoa si avvicinasse. Era molto simile alle nostre ma aveva un aspetto più robusto e massiccio, sicuramente nei nostri fiumi sarebbe stata molto meno agile e veloce rispetto alle nostre.

Finalmente vidi quelle tre persone più da vicino e mi accorsi che erano tre ragazze una portava due trecce castano chiaro e aveva gli occhi dello stesso colore, non ne avevo mai visti di così chiari, però le prestai molta attenzione. Le altre due mi sorpresero di più, una aveva i capelli corti e sulla tonalità del grano maturo e occhi di un verde intenso, mentre l’altra mi lasciò senza fiato, la sua bellezza fu inaspettata e mi ipnotizzò dal primo momento. Aveva una pelle chiarissima, capelli dello stesso colore del sole e gli occhi che sembravano due pezzi di cielo.

La guardai mentre scese da quella loro “canoa” e avanzò senza saperlo verso di me, si tolse dalla testa quello strano copricapo lucente e a punta lasciando liberi i suoi capelli. Quella ragazza si guardava intorno affascinata dai primi alberi della fitta foresta, probabilmente al suo villaggio non c’era tanto verde quanto qui.

Passò il palmo della mano sulla corteccia dell’albero davanti a me e incominciò ad arrampicarvisi, intanto, in lontananza, vidi una enorme, anzi gigantesca imbarcazione che si fermava poco lontano dalla riva e le due ragazze che si trovavano con quella stupenda ragazza presero una corda molto robusta, che qualcuno da quell’enorme cosa gli aveva lanciato.

Mentre loro tiravano, molte persone scesero ad aiutarle, ma tutta la mia attenzione era catturata esclusivamente dalla straniera con i capelli più belli che avessi mai visto.

Senza che me ne accorgessi, troppo rapita dal suo splendore, era arrivata talmente vicina che se si fosse voltata mi avrebbe subito vista, così con uno scatto veloce mi nascosi nel cespuglio accanto, dato che era più folto mi avrebbe coperta meglio.

Evidentemente lei doveva essersi accorta del fruscio delle foglie, infatti estrasse un coltello da uno dei suoi stivali, che erano simili ai nostri ma sembravano più pesanti, e lo puntò verso il cespuglio dove mi trovavo prima.

Notai che Mike era rimasto nell’altro cespuglio e per un momento pensai al peggio, la ragazza scansò le foglie e puntò il coltello verso la gola del mio procione.

Chiusi istintivamente gli occhi pensando a una plausibile conclusione, sentendo già le lacrime pizzicarmi gli occhi, me quando li riaprii vidi una delle scene più dolci che avessi mai visto: la ragazza era seduta a gambe incrociate davanti a Mike e gli porgeva sorridendo una anello rotondo ma senza buco in mezzo.

Da quando avevo visto quella ragazza avevo pensato la parola “strana” o “bizzarra” moltissime volte, ma mentre la guardavo sorridere, pensai che mai avevo visto qualcosa di più bello.
 Mike si girò verso di me invitandomi a mangiare quella roba, che poco prima quella stupenda persona gli aveva dato e anche lei si girò, alzandosi in piedi. Notai che aveva un fisico slanciato e snello, sicuramente era anche più alta di me.

Pensai che non era decisamente il momento di pensare a quello e mi ritrassi spaventata, trovandomi però con le spalle contro la corteccia d’albero e anche se sapevo che non mi avrebbe fatto del male, non mi fidavo ancora abbastanza per farmi vedere da lei.

Prima che potesse scoprirmi, Finn uscì dal cespuglio beccandola sul naso e facendola cadere a terra. Ebbi l’impulso di andare ad aiutarla, però mi trattenni e vedendo Mike che le rubava tutte quelle strane cose circolari, mangiandosele una ad una senza masticarle e che quella ragazza era in seria difficoltà contro il colibrì mi venne da ridere.

Finn l’aveva proprio assalita, colpendola più volte sul naso, e lei fece segno di resa facendolo allontanare un po’. Si rimise quello strano copricapo lucente e borbottando qualcosa riscese dall’albero dirigendosi verso le altre persone che erano venute con lei.
 
**********
 
Sentì Quinn che mi chiamava, visto che la governatrice si stava finalmente degnando di scendere dalla nave. Mi faceva ancora un po’ male il naso a causa di quel piccolo ma dispettosissimo uccellino verde, non ne avevo mai visti così in tutti i luoghi in cui ero stata; invece l’altro credo fosse un procione e a quanto pare adorava le mie gallette, fortunatamente per lui io le detestavo: erano senza sapore e poi le avevo mangiate per tutto il viaggio fino, quindi quasi quattro mesi di seguito e adesso per me erano diventate immangiabili.

Raggiunsi Quinn e Sugar, ormai eravamo diventate amiche più che compagne di viaggio, mi affiancai a loro in silenzio e notai Sugar persa tra i suoi pensieri e Quinn visibilmente infastidita. Sorrisi pensando che a lei la Sylvester non andava proprio a genio e come darle torto! Era una donna meschina, scontrosa e quasi sicuramente zitella.

Scese dalla piattaforma posta tra la nave e la riva con una bandiera inglese fra le mani, seguita da Kurt con in braccio quel cagnaccio, la governatrice avanzò con atteggiamento fiero, piantando l’asta della bandiera.

-Oggi è un gran giorno, abbiamo fatto nostra una terra piena d’oro, tutto ciò che dobbiamo fare è scavare. Dopo gli spagnoli ora è il nostro turno di diventare più ricchi di un re.- Disse alzando un pugno in aria in modo trionfale nel terreno.
Quinn si girò e se ne andò silenziosamente senza dare nell’occhio, ma io vedendola la seguii e lei si accorse di essere seguita.
-Ma quanto può essere idiota la Sylvester?!- Esclamò irritata, voltandosi di colpo verso di me. Non le diedi molto ascolto, dato che mi insospettì di più il suo comportamento.

-Mi dici cos’hai? È da quando abbiamo messo piede qui che o non mi parli, o sei depressa, o scontrosa, perfino con me.-

 Rendendomi conto di aver usato un tono forse troppo aggressivo, mi calmai, presi un respiro profondo e addolcii il tono -Lo capisco cha hai un presentimento, una sensazione, un qualcosa che ti fa pensare che qui ci sia un probabile futuro, e ce l’ho anch’io, ma non per questo reagisco così d’impulso.- Dissi cercando di tranquillizzarla, ma ottenni l’effetto contrario. Lei sbarrò gli occhi e si allontanò da me correndo verso la foresta, aspettai qualche momento e poi le corsi dietro.

Quando mi ritrovai nella foresta inoltrata, mi guardai intorno pensando -Brava Britt, sei qui solo da un giorno e già ti perdi?- diedi voce ai miei pensieri fievolmente, posi la mia mano sul fianco destro cercando la borraccia, dato che ero abbastanza assetata dopo la corsa, e quando non la trovai pensai di averla persa nel tragitto nel seguire la mia amica.

In lontananza sentivo uno scrosciare d’acqua, così mi diressi alla cieca in quella direzione:  non appena mi fossi dissetata, mi sarei rimessa a cercare Quinn.
 

**********
 

Avevo seguito quella ragazza con lo sguardo anche quando si era unita alla folla che si era creata davanti ad una singolare donna con dei vestiti viola scuro, che piantava una specie di lancia con una coperta bianca, blu e rossa sulla punta.

La seguii anche quando lei e quella con i capelli corti e biondi discussero, e la seguii anche mentre lei corse veloce nel bosco seguendo l’altra.
A un certo punto si fermò sbuffando e bisbigliando tra sé e sé qualcosa, era così tenera quando metteva il broncio, e la vidi dirigersi verso il ruscello opposto a dove avevo lasciato la canoa poco prima.

La osservavo dall’alto mentre si inginocchiava, specchiandosi nel ruscello e sciacquandosi il viso, bagnandosi leggermente quegli stupendi capelli.

Scivolai lentamente ed il più silenziosamente possibile giù da quella roccia, per avvicinarmi di più a lei, passai per un cespuglio di alte foglie scoprendomi solo il viso, ma quando vidi che dove prima c’era lei ora non c’era nessuno, uscii completamente dal mio nascondiglio e raggiunsi quel punto.

 
**********
 
Quando presi un po’ d’acqua tra le mani vidi una figura riflessa dietro di me che mi osservava da sopra una roccia, avevo scartato la possibilità che si trattasse di Quinn, altrimenti mi avrebbe detto qualcosa, e quando quella figura con un movimento agile uscì dalla mia visuale capii che probabilmente si trattava di un indiano.

Mi precipitai dietro quella piccola cascata, presi il mio fucile e cominciai a caricarlo, mentre vidi che quella figura si accovacciava lì dove poco prima stavo bevendo. Accesi la miccia e saltai fuori puntandogli il fucile alla testa.

Ma quello che vidi fu davvero una cosa inaspettata: la più bella ragazza che avessi mai visto stava in piedi davanti a me e mi fissava con occhi penetranti.
 

 





ANGOLO DELL’AUTRICE:

Scusateeeeeeeeeeeeeeee, davvero sono in un ritardo pazzesco, ma a mia discolpa posso dire che ho avuto l’influenza tutta la scorsa settimana e non potevo decisamente scrivere, mi ci è voluto qualche giorno per scriverlo ma eccolo qui, NON ODIATEMI SE HO INTERROTTO SUL Più BELLO :)

Un grazie enorme a chi ha recensito lo scorso capitolo, mi diverto davvero tanto a rispondervi e sono molto simpatiche le cose che scrivete quindi davvero grazie.
Ringrazio inoltre chi preferisce/ricorda/segue.

E a te BETA mia il mio solito saluto speciale va a te, ti adoroo!! <3 <3

P.S. chi è triste che questa settimana non ci sarà GLEE? Io sì… ma ho sentito qualche vocina che la Brittana tornerà, quindi l’attesa si fa ancora più sentita.

Alla prossima,

D. 

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