Reminiscènze

di daeran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pensieri e Ricordi ***
Capitolo 2: *** Passato ***
Capitolo 3: *** Effetti Collaterali ***
Capitolo 4: *** Presente ***



Capitolo 1
*** Pensieri e Ricordi ***


Reminiscènze

Capitolo 1
Pensieri e Ricordi

 

Era passato ormai un anno dal ritorno di Voldemort.
Harry Potter era di nuovo al sicuro a casa degli spietati zii, protetto da una delle più antiche e potenti magie conosciute. Neppure il vecchio Tom Riddle in persona avrebbe potuto avvicinarsi a lui, sempre se, naturalmente, la giovane star si fosse tenuta in casa, lontano dai guai.
"Io non cerco i guai! Di solito sono loro che trovano me!"
Silente sorrise al ricordo delle parole pronunciate dal giovane Potter, all'inizio del suo terzo anno ad Hogwarts.
Erano già passati tre anni da allora e stava per avere inizio un nuovo anno scolastico. Harry avrebbe frequentato la sesta: anno in cui avrebbe dovuto compiere delle scelte molto importanti per il futuro.
Il giovane mago naturalmente era interessato alla carriera di Auror, così come a loro tempo lo erano stati i giovani Malandrini: James, Remus e Sirius.
A questo pensiero una fitta di dolore attraversò per un momento lo spirito dell'anziano preside.
Rivide davanti ai propri occhi l'immagine di Sirius Black cadere, sotto i colpi serrati di Bellatrix Lestrange, attraverso l'Arco della Morte.
Appoggiò i gomiti sulla scrivania e affondò, sospirando, il volto tra le mani. Si sentiva in colpa, non aveva potuto far nulla per lui.
Quindici anni prima non aveva capito l'inganno di Peter Minus.
Aveva creduto, come chiunque nel regno della magia, che Sirius fosse il traditore, che il ragazzo ribelle cresciuto ad Hogwarts, altri non fosse che la spia inviata da Lord Voldemort.
Non aveva protestato quando Bartemius Crouch aveva dato ordine di rinchiuderlo ad Azkaban senza processo. Eppure avrebbe dovuto opporsi in quanto membro del Wizengamot, avrebbe dovuto offrire anche a Black, come a tutti gli altri, la possibilità di difendersi, di esporre alla corte la sua versione dei fatti e invece si era sentito anche allora in colpa per la morte di James e di Lily, si era sentito tradito de quello stupido ragazzino insofferente e, forse spinto dall'odio e dalla superbia, lo aveva consegnato senza remore nelle mani dei Dissennatori.
Solo tredici anni dopo gli si era presentata una possibilità di redimersi, di aiutare un innocente a salvarsi da una pena ingiusta e orribile.
Ci era riuscito, aveva fatto in modo che Harry salvasse il padrino, costretto da quel giorno ad una vita in fuga ma pur sempre vivo e libero.
A lungo, dopo la rocambolesca fuga con l’ippogrifo, il vecchio mago si era tenuto in contatto con Black per accertarsi che fosse al sicuro; non voleva che soffrisse ancora a causa del suo disinteresse.
Stava andando tutto per il verso giusto, esattamente come la mente del più grande mago di tutti i tempi aveva progettato, quando ecco di nuovo qualcosa di imprevisto: il ritorno di Tom Riddle. Anche allora non si era accorto di nulla, anche allora un Mangiamorte lo aveva ingannato.
Il giovane Diggory era stato ucciso, lo stesso Harry aveva rischiato di seguirlo dopo atroci sofferenze.
Silente sapeva di aver commesso errori dopo errori, tutto ciò, nella sua situazione, era imperdonabile.
Sin dalla morte di Cedric, durante le inesauribili notti insonni, una voce nella sua testa gli aveva ossessivamente ripetuto :
"Come può un preside lasciare che uno dei suoi studenti venga ucciso con tale facilità? Perchè non hai capito che quel Moody era un impostore? Perché hai lasciato i ragazzi che ti erano stati affidati nelle mani di un simile mostro?"
Lo conosceva da anni, avrebbe dovuto rendersi conto dello scambio.
Il ragazzo era morto solo ed esclusivamente a causa della sua disattenzione.

Ora la stessa fine era toccata a Sirius, di nuovo un suo protetto aveva subito gli effetti degli errori di un vecchio mago non più in grado di combattere il male come un tempo, di nuovo la sua disattenzione aveva condotto qualcuno alla morte.
Se avesse spiegato ad Harry come stavano le cose molto prima, se gli avesse raccontato tutto, se gli avesse detto della profezia, del potere e del legame che correva tra lui e Voldemort, forse avrebbe preso più seriamente le lezioni di Occlumanzia, forse non sarebbe caduto nel tranello, forse...

Questi pensieri attraversarono come un fiume in piena, la mente dell'anziano mago che tentò di riscuotersi con un brivido; si massaggiò le tempie strizzando gli occhi del colore del cielo, dietro le lenti a mezza luna.
Tornato alla realtà, guardò il foglio sulla scrivania, sul quale spiccava nella calligrafia dura e appuntita di Severus Piton, la solita richiesta:

"Io Severus M. Piton, attuale professore di Pozioni nella scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, chiedo con la seguente, che mi venga affidata la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, per l'anno accademico 1996-97 (secondo il calendario Babbano adottato dal Ministero)
In allegato i documenti di diploma del sottoscritto con relativi M.A.G.O. ricevuti nella materia suddetta

Distinti saluti,
Severus M. Piton"

Il preside sbuffò stancamente.
Tutti gli anni riceveva lo stesso plico, ormai aveva imparato a memoria ogni singolo voto ricevuto da Severus durante i suoi sette anni di scuola.
Lo aveva sempre reputato un ottimo studente, molto portato per Pozioni anche se fin troppo affascinato dalle Arti Oscure. Proprio per questa sua piccola passione, ogni anno, da ormai quattordici anni, aveva sempre puntualmente rifiutato la richiesta del professore ma anche quest'anno come nei passati Silente non era ancora riuscito a trovare un sostituto per la professoressa Umbridge, non che fosse facile trovarlo in effetti, le brevi carriere di tutti i predecessori erano sufficienti a convincere chiunque a cercare un altro mestiere e a questo naturalmente andava aggiungendosi la notizia del ritorno di Lord Voldemort, confermata da molti testimoni.
Chiunque avesse avuto un minimo di cervello avrebbe rifiutato di esporsi tanto, dimostrando chiaramente di essere contrario all'Oscuro Signore e patteggiare per Silente.
Tutti naturalmente speravano che il preside di Hogwarts sconfiggesse definitivamente Colui Che Non Deve Essere Nominato, ma una cosa è sperare, tutt'altra cosa è esporsi personalmente.


Tanti pensieri, tanti ricordi affollavano la mente del preside, troppi per poter affrontare le dure giornate che lo attendevano, afferrò il pensatoio di pietra che aveva prestato pochi mesi prima al professor Piton.
Si poggiò la bacchetta sulla tempia e si liberò di alcuni dei ricordi più oscuri e pesanti delle ultime settimane.
Sospirò nuovamente prima di lanciare un'occhiata all'interno del pensatoio; vide delle sagome muoversi nel liquido argenteo che vi galleggiava.
Avrebbe rivisto Sirius, avrebbe rivissuto quei momenti. Voleva evitarlo.
Fece per riporre il pensatoio nell'armadio, quando una lieve onda increspò il liquido dei suoi pensieri ed una sagoma si levò verso l'alto, quasi cercasse di uscire dal bacile.
Silente si fermò, tornò a scrutare nei propri ricordi argentei. Un volto si sollevò verso di lui, un volto femminile.
Lunghi capelli neri come la notte, occhi dorati, brillanti come l'alba, seppur tristi come il tramonto, si posarono su di lui e gli provocarono un sentimento che non provava ormai da moltissimo tempo.
Rivedere quella pelle bianca come il latte, quelle labbra perfette, morbide e rosse come il sangue, gli ricordò qualcosa che aveva cercato di dimenticare, qualcosa che per qualche motivo si era riunito ai pensieri dei quali si era appena liberato. Forse Lei avrebbe potuto... no sarebbe stata una pazzia.

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Capitolo 2
*** Passato ***



CAPITOLO 2
Passato


Il preside si avvicinò al bacile e, senza riflettere, affondò il volto nei proprio ricordi.
Si ritrovò, nel giro di pochi confusi istanti, in un luogo aperto, era notte e tutto intorno si estendeva un enorme giardino.
Da un castello in lontananza giungevano i rumori di una festa, una melodiosa armonia aleggiava nell’aria, mentre dalle finestre illuminate filtravano le ombre delle coppie danzanti.
Silente si guardò attorno: sapeva perfettamente a che periodo si riferiva quel ricordo.
Come avrebbe potuto dimenticare?
Era lì che l'aveva incontrata la prima volta, lì che le aveva parlato, lì le aveva sfiorato le labbra, agendo in modo sconsiderato ed estremamente stupido.
La vide, sul limitare del lago; le stelle si riflettevano sulle acque increspate, rendendo la sagoma della ragazza quasi eterea. Sembrava volasse nel cielo stellato mentre, con passo leggero, si avvicinava alla riva.
Il cuore gli balzò in gola, provò le stesse emozioni di allora, provò la forte tentazione di avvicinarla, di parlarle ma sapeva bene che sarebbe stato impossibile, si trattava solo di un ricordo.

La ragazza si fermò, inspirò con trasporto l'aria fredda della notte quando, senza preavviso e senza neppure voltarsi, parlò rivolta alle stelle nel cielo con voce soave, in poco più che un sussurro:
"Mi stai forse seguendo?"
Silente la guardò esterrefatto, era possibile?
Si rese subito conto della stupidità di quel pensiero.
Si voltò e, con un sorriso triste, rivide un giovanotto alto, di non più di diciotto anni, vestito di una lunga ed elegante veste da gala, blu notte, avvicinarsi lentamente sull'erba umida.
Guardava le spalle della ragazza, tenendo la testa leggermente inclinata da un lato.
La fissava intensamente, come a cercare di leggerle i pensieri più profondi con il solo sguardo.
I lunghi capelli castano scuro gli ricadevano sulle spalle mentre un ciuffo ribelle gli ricopriva disordinatamente la fronte e gli occhi azzurri, bagnati dal riflesso delle acque del lago, andando a scivolare delicatamente sul naso adunco.
"Non lo so, vi sentite seguita?" domandò con una voce tanto sicura e superba, da far provare a Silente un moto di vergogna.

Era passato così tanto tempo…

La ragazza si voltò con un mezzo sorriso a scrutare il suo interlocutore, il cuore di Silente sussultò. Quel volto dai lineamenti soavi e dalla carnagione così pallida, gli occhi brillanti del fuoco stesso che arde nelle stelle, accesi da uno sguardo pieno di furia e sensualità, misto ad un pizzico di innocenza e tristezza, lo fecero tornare indietro nel tempo, riprovare le stesse emozioni di allora, come se non stesse semplicemente visionando un vecchio ricordo ma come se stesse realmente rivivendo quei momenti lontani.
Non avrebbe mai potuto dimenticarla, non avrebbe mai voluto farlo.
Nemmeno il ragazzo rimase impassibile, nonostante mantenesse un portamento nobile, la sua bocca si schiuse leggermente e trattenne il fiato, mentre gli occhi di lei si posavano sui suoi.
"Il giardino è grande e, nonostante questo, siamo finiti nello stesso piccolo deserto e buio anfratto." calcò queste ultime parole, "Mhh fammi pensare... si mi sento seguita. Non è bene sai, seguire una fanciulla sola in questo modo." Aggiunse in tono malizioso.
"Non è bene per una fanciulla sola, girovagare per un luogo buio a quest'ora di notte. Essendo il padrone di casa qui, ho deciso di farvi da scorta per difendervi da qualsiasi pericolo potesse nascondersi sulla vostra strada." rispose il ragazzo con la stessa aria sicura ed un sorriso scaltro sulle labbra sottili.
La ragazza sorrise ancora, avvicinandosi di un passo: "Scorta? Dunque è per questo che non mi hai rivolto la parola e ti sei limitato a seguire ogni mio movimento da che sono entrata nella sala da ballo?"
Il ragazzo annuì piegando lievemente la testa in avanti, senza mai togliere gli occhi dalla giovane.
La ragazza sospirò, "Beh, hai dato per scontato qualcosa di molto importante, ragazzo."
"Ah, si?" chiese lui con aria di finta sorpresa.
La ragazza annuì, il sorriso le si allargò sulle labbra, mentre gli occhi si strinsero a due fessure.
"Che cosa ti ha fatto pensare che io non sapessi difendermi da sola?"
Il ragazzo la guardò senza perdere la calma, continuò a sorridere con la stessa espressione, mentre la ragazza si avvicinava con sguardo deciso ed occhi sempre più stretti.
 
Silente sapeva cosa stava per accadere, tuttavia trattenne il fiato in attesa.

Il ragazzo teneva una mano dietro la schiena. Il corpo, sotto la veste da mago, era teso e, nonostante il sorriso rilassato, sembrava pronto a tutto.
La ragazza avanzava lentamente, tenendo gli occhi fissi sui suoi.
Quando fu ad un passo da lui, sollevò il mento lentamente, il movimento calcolato fece provare al giovane un brivido di eccitazione lungo la schiena, il respiro di lei sul suo collo lo fece barcollare leggermente e i suoi occhi, per un attimo non più sicuri, si socchiusero a quel tocco.
"Che cosa vorresti fare ora?" chiese in un sussurro, prima di sollevarsi in punta di piedi, con la guancia ad un centimetro dal volto del giovane.
Le labbra di lei si posarono per un lieve istante sul collo dell‘altro, che fremette eccitato, il fiato gli si mozzò in gola.
Sentendo di aver colto nel segno con quel semplice movimento la ragazza ridacchiò ma non si ritrasse, neppure il ragazzo si mosse, né arretrò ma tremò leggermente, come un fuscello sospinto dal vento, quando la giovane gli sfiorò il petto con la mano.
Il profumo dei suoi capelli gli inebriava i sensi.

Silente notò il cambiamento del sorriso sul volto del giovane mago; non era più così sicuro e scaltro, si era trasformato in un sorrisetto inebetito, quasi spaventato dalle emozioni che stava provando; emozioni che il preside di Hogwarts ricordava perfettamente e che ancora lo facevano sussultare e fremere al solo pensiero.

"Il mondo è un luogo molto pericoloso, piccolo. Dovresti stare più attento alle persone che incontri." sussurrò ancora, seguendo con l'indice le pieghe della veste sul torace del ragazzo.
"Oh, io sono sempre attento, mia signora. Molto più di quel che sembra." rispose l'altro, recuperando, dopo un momento di esitazione, il sorriso sicuro.
"Davvero?".

La giovane non aveva notato il braccio di lui nascosto dietro la schiena, o forse - pensò Silente - sapeva ma aveva fatto finta di niente per vedere cosa sarebbe successo. Non aveva mai capito alcuni dei comportamenti che la contraddistinguevano.

Il mago inspirò profondamente, assaporando l'odore di lei che aggiunse, sollevando lentamente la testa e puntando nuovamente gli occhi su di lui:
"Allora questo non ti stupirà."

Silente sussultò, il volto della giovane era cambiato.
Gli occhi erano ora gialli, iridi e pupille si erano ridotte a due fessure verticali di un rosso acceso, luminosi come gli occhi di un gatto in una notte buia, i denti lisci e bianchi brillavano alla luce delle stelle, i canini molto simili a zanne, si stavano avventando sul collo del ragazzo che, senza un gemito di spavento nè di sorpresa, sollevò il braccio e puntò la bacchetta, che aveva tenuto stretta in mano fino dal primo momento, contro il cuore del Vampiro.
"No, in effetti, no!"

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Capitolo 3
*** Effetti Collaterali ***



Capitolo 3
Effetti Collaterali


La creatura Oscura si fermò, spostando lo sguardo dalla bacchetta puntata direttamente contro il suo seno, agli occhi tranquilli e sicuri del giovane mago che la minacciava, sorridendole con inattesa dolcezza.
Piegò la testa di lato ed un mezzo sorriso le increspò dolcemente le labbra lucide. Nonostante gli occhi iniettati di sangue e le zanne che fuoriuscivano delicatamente dalle labbra socchiuse, riusciva ancora ad avere un aspetto sensuale, e delicato o forse proprio grazie a questo.
"Oh... ora capisco..." disse la creatura in un lieve ruggito. "Beh, vuoi uccidermi ragazzino?"
Continuavano entrambi a sorridersi, studiandosi, a meno di un metro l'uno dall'altra.
"In realtà no... Tu vuoi uccidere me?" chiese lui pensieroso.
"Oh... beh... quello che farei io non sarebbe propriamente ucciderti, semplicemente mi ciberei... " rispose il mostro, guardando con desiderio il collo della sua preda.
"Già, immagino che la mia morte sarebbe..."
"Un triste effetto collaterale." Concluse la ragazza annuendo con sguardo serio e convinto.
Il ragazzo la guardò un attimo accigliato, poi scoppiò a ridere apertamente pur mantenendo la bacchetta puntata contro il cuore di lei.
"... effetto collaterale?"
Ridacchiò divertito, gli occhi azzurri puntati sul Vampiro che fissava con cipiglio la punta della bacchetta.
"Ti stai prendendo gioco di me, Umano?" chiese con voce gelida, era davvero convinta di quello che aveva detto quindi.
"Oh, no! Naturalmente no! Non mi permetterei mai." rispose lui con poca convinzione.
"Allora che vogliamo fare? Vuoi maledirmi o infilzarmi con questa bacchetta?" domandò dopo un attimo di silenzio la Creatura, con tono misto a sfida e scherno.
"Io non ho alcuna intenzione di ucciderti, te lo ho già detto. Però preferirei se tu tornassi alle sembianze umane." rispose l'altro inclinando leggermente la testa, il ciuffo castano scivolò da un lato, a ricoprire l'occhio destro.
La ragazza sollevò un sottile sopracciglio e, sempre con lo stesso tono di scherno, disse:
"Perchè? Non ti piaccio così?" aggiunse un accento malizioso, nella domanda, pur tornando lentamente all'aspetto originale.
Fu come vedere il suo viso sciogliersi, tutte le caratteristiche del Vampiro scomparvero come cera fusa, per lasciare di nuovo spazio al volto liscio e sottile, che aveva fatto sussultare il professor Silente. Gli occhi tornarono umani; l'iride del colore dell'oro tornò a scintillare sotto il cielo stellato.
Silente assistette alla trasformazione sospirando, mentre il giovane mago continuava a sorridere con la bacchetta in pugno.
"Oh, no! Mi piaci moltissimo, solo che sta arrivando qualcuno e se ti vedessero... beh, non sarebbero molto gentili." rispose, accennando con il mento alle ombre che giungevano alle sue spalle.
Lei rimase a guardarlo a bocca aperta ed occhi dilatati, mentre egli abbassava il braccio e nascondeva la bacchetta sotto le pieghe della veste.
Era rimasta colpita da quel comportamento? O solo da quella frase detta di sfuggita?
*Mi piaci moltissimo*.

"Figliolo! Che cosa fai tu qui?" una voce profonda giunse da una delle ombre quando tre o quattro bacchette si accesero ad illuminare l'anfratto. La ragazza si portò la mano agli occhi, abbagliata dalla luce, mentre il ragazzo si voltava a rispondere al mago anziano.
"Padre!... Io... Stavo consigliando a Lady Andye di tornare al castello, le rive del lago sono molto pericolose a quest'ora di notte." rispose, con minore sicurezza di quella ostentata fino a un attimo prima.
"Lady Andye? Oh, siete voi! Vostro marito si domandava dove foste finita, mia signora." disse l'uomo riconoscendo la ragazza e lanciando uno sguardo significativo al figlio.
"State forse insinuando qualcosa, lord Silente?" domandò la giovane gelida, distogliendo lo sguardo dal ragazzo.
"Certo che no mia signora non mi permetterei mai." rispose pacato, "Spero solo che mio figlio non vi abbia importunata. Tuttavia, ciò che dice è vero, questi luoghi sono pericolosi, permettetemi di accompagnarvi di nuovo al castello."
La ragazza lanciò un'occhiata incerta al ragazzo. Vedendo che nascondeva la bacchetta, inarcò per un istante le sopracciglia, incrociando i suoi occhi azzurri, lui le rispose con lo stesso sorriso scaltro che aveva mantenuto fin dal primo momento.
"Non preoccupatevi, Lord Silente, vostro figlio è stato una scorta estremamente discreta!" rispose prendendo con eleganza il braccio che il mago le porgeva.
"Per fortuna vi abbiamo raggiunti! Si dice che negli ultimi mesi, alcuni Vampiri abbiano popolato il bosco qui vicino! Ci sono già stati degli attacchi nel villaggio di Babbani residenti nella Green Valley. Non si sa mai. Potrebbero essere così spietati da decidere di attaccare anche i maghi." disse l'uomo con voce preoccupata, guardandosi attorno.
"Oppure semplicemente così stupidi da non accorgersi di avere di fronte un mago. Queste Creature Oscure non brillano certo per intelligenza! Per fortuna il Ministero sta prendendo seriamente in considerazione l'idea di cacciarli tutti e rinchiuderli in qualche riserva naturale, anche se personalmente preferirei che li sterminassero. Creature prive di moralità e intelligenza! Quasi più inutili dei Babbani!" sentenziò un alto mago, dai capelli biondo paglia, che accompagnava Lord Silente.
Andye mosse inavvertitamente un passo verso di lui, con occhi luminosi di rabbia, ma la voce del ragazzo la fermò.
"Beh, Lord Malfoy, a volte capita che anche i grandi maghi siano così stupidi da non riconoscere una Creatura Oscura, quando se la trovano davanti. Chissà, forse significa che, in fondo, non siamo poi così diversi da loro!" disse abbandonando il sorriso e fissando gelidamente il mago dai lunghi capelli scintillanti.
"Albus! Come ti osi rivolgerti così ad un mio ospite ed amico?" Il padre lo guardò con occhi di fuoco, si voltò verso il Malfoy e riprese: "Vi domando perdono Adolphus, a quanto pare mio figlio ha deciso di abbandonare la crociata per la liberazione degli elfi domestici per dedicarsi ai mostri."
"Non preoccupatevi, Wulfric. Anche nelle migliori famiglie possono trovarsi delle pecore nere. Per fortuna avete due figli, amico mio! Sono certo che Aberforth, vi darà molte più soddisfazioni!" rispose l'altro lanciando uno sguardo disgustato al giovane Albus.
"Mh, lo spero davvero! Mia signora" aggiunse Wulfric Silente rivolgendosi ad Andye,
"Mi dispiace abbiate dovuto assistere a questa scena." aggiunse scoccando un'altra occhiata al figlio, ma la ragazza non gli badò, si voltò sorridendo raggiante verso il giovane:
"E' stato un vero piacere parlare con voi, Albus. Spero che ci si proponga la possibilità di riprendere il nostro discorso."
"Farò certo in modo che una possibilità si riproponga al più presto, mia signora. Certo, spero riusciremo ad evitare gli effetti collaterali." concluse tornando a sorriderle e dimenticando il volto di Malfoy.
La ragazza, ridacchiò enigmaticamente si riavvicinò al giovane Albus e, alzandosi in punta di piedi, si sporse per baciarlo sulla guancia, il ragazzo si voltò in quell'istante e le loro labbra si sfiorarono appena, delicatamente. La giovane si tirò subito indietro e gli scoccò un’occhiata apparentemente offesa, ma un brillio divertito le attraversò lo sguardo e solo il ragazzo che aveva appena visto le sue vere sembianze, sembrò coglierlo.

Sembrava impossibile che quella fanciulla così bella e all'apparenza ingenua, potesse diventare, senza problemi, terribile e spietata, un Vampiro che si ciba di sangue.
 
Il preside di Hogwarts ricordò che questi pensieri gli avevano attraversato la mente mentre per la prima volta sfiorava le labbra di quella che, secondo le sue intenzioni iniziali, avrebbe dovuto essere semplicemente la sua prima Creatura Oscura catturata o uccisa e che gli avrebbe aperto molto più velocemente la strada per l'accademia di Auror ma che, in pochi istanti, dopo un fugace sguardo, era diventata qualcosa di diverso, qualcosa di molto più importante e significativo di un semplice mostro da eliminare.

Si era accorto quasi immediatamente, quando erano stati introdotti per la prima volta nella sala da ballo della magione Malfoy, qualche settimana prima, che Lord James Byron e la sua molto più giovane (almeno in apparenza) moglie Lady Andye Byron erano in realtà due Vampiri.
Li aveva seguiti per accertare le sue supposizioni e ciò che aveva scoperto, non gli lasciava dubbi. Non uscivano mai di giorno, gli unici momenti in cui si mostravano in pubblico, erano le feste da ballo notturne delle famiglie nobili più rinomate dell'Inghilterra ed il numero di aggressioni ai Babbani, era drasticamente aumentato dal loro rientro all'antico maniero dei Byron.
Il giovane Albus si era stupito del fatto che nessun altro se ne fosse mai reso conto ma, come aveva detto a Malfoy, anche i maghi più grandi si lasciano ingannare dalle apparenze luminose di alcune creature, ignorando le loro anime oscure.
I Byron erano nobili, molto ricchi e discendenti di un’antica schiatta di maghi dal sangue puro, quale miglior travestimento davanti ad un Malfoy?
La progenie della famiglia in realtà era stata creduta scomparsa da tempo, l’ultimo Byron, James IV, secondo le dicerie, era scomparso secoli prima, durante una battuta di caccia notturna, senza lasciare eredi, tuttavia con la ricomparsa di questo James XII ogni maldicenza era presto stata messa a tacere. Le patenti di nobiltà erano originali, la somiglianza con i ritratti di James IV era più che palese, dunque per tutti era certo che questo strano individuo fosse il discendente dello scomparso Lord Byron.

"ALBUS!!Come ti permetti?" La voce severa e dura di Lord Silente, risvegliò il vecchio Albus dal flusso di pensieri. L'uomo afferrò il figlio per il colletto del mantello, lo tirò bruscamente indietro e lo scaraventò con poche cerimonie sull'erba umida. Malfoy rise apertamente, Wulfric puntò la bacchetta contro il figlio e lo costrinse con il volto nell’erba, ai piedi di Lady Andye, il ragazzo si dimenò, nel tentativo di liberarsi ma l‘incantesimo del padre era piuttosto forte e fare tanta resistenza, cominciava a risultare doloroso, affondò il volto nel fango e rimase immobile.

”Accettate le mie scuse e quelle di mio figlio, mia signora, è un giovane senza speranze! Sto solo aspettando che raggiunga la maggiore età per liberarmene! Vi prego di non voler rovinare i buoni rapporti tra le nostre famiglie a causa di questo sconsiderato."
Liberò il ragazzo, che si risollevò da terra, il volto ricoperto di terriccio, e tossì convulsamente, sputando fango, il padre gli lanciò un altro sguardo di fuoco, sicuramente dopo gli avrebbe fatto pagare ogni cosa, tuttavia il giovane mostrò un sorrisetto scaltro che lasciava intendere quanto ne fosse valsa la pena.

La ragazza gli sorrise a sua volta, mentre lo scavalcava e, senza aggiungere una parola, afferrò il braccio del suo gentile ospite e si riavviò verso il castello.

I due Albus la osservarono allontanarsi accompagnata dalle persone che meno sopportavano, il padre: Lord Wulfric Silente e il suo migliore amico: Lord Adolphus Malfoy.

Il vecchio Albus Silente guardò ancora, con la stessa espressione triste, la ragazza che spariva dai suoi ricordi, dopodichè lanciò uno sguardo malinconico anche al ricordo di se stesso giovane. Quell'aria sicura e a volte altezzosa, quei lunghi capelli castani , ribelli come il suo animo di adolescente.
Se avesse ricordato come si sentiva a quell'età, il bisogno che aveva di andare contro le regole imposte dagli adulti, la voglia di mettersi alla prova senza preoccuparsi delle conseguenze, avrebbe capito il pericolo che correva nel chiedere a Sirius di rimanere chiuso in casa. Il ragazzo che aveva davanti, non avrebbe mai accettato un ordine del genere. Mai, per nulla al mondo.
Il vecchio mago sospirò nuovamente, pronto a lasciare i propri ricordi, pronto a tornare alla realtà

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Capitolo 4
*** Presente ***


Capitolo 4
Presente


Improvvisamente, il paesaggio circostante andò dissolvendosi, ogni cosa attorno si trasformò in un'ombra scura via a via meno definita. Il suolo divenne un nero vortice che trascinò al suo interno Silente, il quale rimase fermo con gli occhi socchiusi, in attesa che lo sfondo di un nuovo ricordo gli si riformasse attorno.
Solo quando tutto si fu fermato il preside riaprì gli occhi. Si trovava ora in un luogo buio, non era sicuramente una stanza, ma neppure un luogo aperto.
Accigliato si guardò attorno.
Non c'era nulla, nessuno, non un filo di vento, né un minimo segno di vita. Non ricordava di aver mai vissuto un momento simile, non aveva mai visitato un luogo così straripante di... nulla, di non vita.
Una lieve scintilla si accese poco lontano.
Albus si avvicinò lentamente, con gli occhi puntati sullo strano brillio. Poco a poco la fonte di luce si delineò. Era una collana, abbandonata sul pavimento nero come la pece.
Si chinò a raccoglierla e notò un ciondolo d'oro a forma di sole, con guizzanti fiammelle che ne delineavano la circonferenza.
Muovendolo al buio, le fiammelle brillavano di luce propria, ballando silenziose come fuoco vivo.
Non si trovava più in un ricordo, ne era certo.
Non vedeva più quel ciondolo da almeno cento trenta anni, da quando si erano lasciati.
Un lieve fruscìo alle spalle lo fece trasalire. Il suo cuore anziano aumentò i battiti.
Il mago si alzò lentamente, pienamente consapevole di chi avrebbe visto voltandosi.
"Ciao Albus." una voce soave si levò alle sue spalle. "Credevo di averlo perso, grazie per averlo ritrovato. Tu hai ancora il tuo?"
Perderlo? Come avrebbe potuto perdere un oggetto reale all'interno di un pensiero? Era forse una trappola? Non gli importava, voleva sentire di nuovo quella voce, l'idea di rivederla gli fece dimenticare qualsiasi precauzione.
Aprì la propria mente, accettò quella dolce intrusione.
Il buio e il vuoto si diradarono lentamente, lasciando spazio al verde di una splendida radura notturna che si creò attorno ai due.
"Certo! Non potrei mai separarmene." Così dicendo si sbottonò i primi bottoni della veste da mago e mostrò la catenina che sempre portava al collo, da più di cento anni. Un ciondolo d'argento a forma di luna piena brillò di una luce bianca e abbagliante, nella mano di Silente mentre l'uomo si voltava ad affrontare il volto del Vampiro.
Era sempre la stessa, tutti quegli anni non l'avevano cambiata; splendida nel suo abito di seta nera; la pelle bianchissima del viso risaltava incorniciata dai lunghi capelli corvini, che alla luce della luna piena parevano fulgidi come diamanti; gli occhi d’oro brillavano di mille colori riflettendo il luminoso cielo ricoperto di stelle della visione.
"Non sei un ricordo." disse Albus porgendole il ciondolo.
La ragazza scosse la testa delicatamente, avvicinandosi di qualche passo. Sembrava volare con leggerezza a piedi nudi sul prato, comparso secondo la sua volontà.
Non afferrò il ciondolo ma rimase impassibile a guardare Albus negli occhi, porse la tesa in avanti ed appoggiò la fronte contro il petto del mago. Voleva che fosse lui metterle la collana, come aveva fatto tanto tempo prima.
Un brivido gli percorse la schiena, possibile che dopo tanto tempo un solo suo semplice gesto potesse provocargli ancora quelle emozioni?
Il profumo dei suoi capelli gli invase le narici; non era possibile, non era reale. Agganciò, con non poca difficoltà, la catenina. Andye si allontanò leggermente e riprese a fissarlo attenta.
"Sei spaventato?" chiese sorridendo.
"No, solo stupito. Che posto è questo?"
"Un luogo che ho visto molto tempo fa." rispose alzando le spalle. "Ti piace?"
"E' molto bello." Annuì Silente, dando un'occhiata distratta alla radura apparsa dal nulla. "E' un'illusione?"
"Naturalmente" annuì Andye "Il tuo corpo al momento, è fuori dal pensatoio, nel tuo ufficio e probabilmente stai guardando con espressione vacua e inebetita un muro." sorrise quasi con cattiveria: "Chissà cosa potrebbero pensare i tuoi studenti vedendoti così. Tornerebbero a crederti un vecchio pazzo fuori di testa!" scoppiò a ridere divertita.
"Ne hai sentito parlare?" lo stregone fissò il pavimento con aria imbarazzata.
La ragazza si avvicinò ancora ed affondò le mani nei lunghi capelli bianchi come la neve.
"Già." disse semplicemente, rigirando un ciuffo tra le dita affilate.
Silente si allontanò di qualche passo.
Lei lo guardò accigliata poi, sospirando : "Ho sentito che la tua mente era vulnerabile e ho provato a raggiungerti; a quanto pare ci sono riuscita. Pensa se fossi stata Voldemort." aggiunse con un luccichio divertito negli occhi.
"Probabilmente ora sarei già morto, o semplicemente impazzito!" disse il mago con un certo senso di colpa.
"Tu sei già pazzo!" esclamò seria la ragazza, "Stai parlando con me e, stando al < censimento dei Vampiri residenti nel Regno Unito nel XX secolo >, io sono morta centoventi anni fa, per mano del più grande mago di tutti i tempi, Ordine di Merlino di prima classe, capo supremo del Wizengamot, nonché attuale Preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e , secondo la Gazzetta del Profeta, possibile futuro Ministro della Magia: Albus Percival Wulfric Brian Silente!" puntualizzò con voce pomposa.
" Credo siano le parole esatte di quel simpatico libro < Censimento delle creature Oscure: ottima guida per i veri cacciatori >. Non immagini quanti idioti si siano ritrovati ad affrontare gli effetti collaterali, credendo a tutto ciò che c'è scritto. Siete proprio strani voi Umani!" concluse sedendosi su una roccia comparsa in quell'istante.
"Stavi pensando a me?" domandò dopo un attimo di silenzio.
Silente la guardò, non era sicuro di volerle dire la verità ma, una volta incrociati i suoi occhi, non potè farne a meno.
"Il nostro primo incontro" annuì.
"Il nostro primo bacio vuoi dire?" disse lei con aria maliziosa, "Mh... personalmente preferisco il secondo!" sollevò una mano e due figure apparvero accanto a Silente. Il giovane Albus e Andye tale e quale a come appariva ora, si stringevano in un abbraccio quasi soffocante, mentre le mani di lui si insinuavano con delicata fermezza sotto la camicetta di seta nera indossata dalla Creatura Oscura, percorrendole lentamente la schiena dalla pelle perlacea.
Silente arrossì violentemente sotto la barba bianca, spostò la mano destra come per allontanare una mosca fastidiosa e l'immagine scomparve così come era comparsa.
La ragazza lo guardò sollevando un sopracciglio:
"No!" protestò con aria infantile "Ora arrivava la parte interessante!"
Albus non la guardò, il suo cuore batteva all'impazzata,
"Si... beh... in effetti, credo che quello fosse il terzo bacio." disse con un impercettibile tremore nella voce.
"Oh... può darsi." sorrise lei "è passato tanto tempo da allora." lo guardò dal basso, attraverso le lunghe ciglia nere: "E' passato tanto tempo dal nostro ultimo bacio." concluse con aria triste.
"Già." rispose semplicemente Silente, rifiutandosi di guardarla in faccia.
"Possiamo sempre rimediare!" constatò la ragazza alzandosi e avvicinandosi lentamente ad Albus; questo la allontanò, trattenendola per le spalle, mentre lei lo fissava accigliata.
Albus sorrise, si sforzò di guardarla come avrebbe guardato una sua studentessa. Doveva capire, non era più la stessa persona, gli anni lo avevano cambiato.
"Credo sia meglio di no, Andye"
"Perchè? Non ti piaccio più, Albus?" domandò con voce infantile.
Il preside, rise sommessamente; guardò la ragazza mordendosi il labbro inferiore:
"Sono vecchio, Andye. Non sono più il ragazzo dei tuoi ricordi." bisbigliò con gli occhi tristi.
"Vecchio?" la ragazza scoppiò a ridere apertamente. "Io ho quattrocento anni, Albus! Credi di essere più vecchio di me?" domandò con un tono di finta ilarità e di rabbia repressa.
"Non sto parlando di età, Andye. Tu sei rimasta giovane e bella, esattamente come allora; io... guardami..."
"Ti sto guardando, Albus!" lo interruppe freddamente "Io ti avevo offerto un'alternativa ma tu l'hai rifiutata, se non ricordo male. Non era forse questa la tua scelta? Non hai scelto di tua iniziativa di rifiutare il mio sangue? Volevi invecchiare, Albus... e ora? Hai cambiato idea? Rimpiangi ciò che hai abbandonato?" la voce del Vampiro era salita di qualche ottava, i suoi occhi brillavano intensamente, vibrava di rabbia.
Il repentino cambiamento di umore era caratteristico della ragazza; la sua diabolica oscura e così affascinante ingenuità aveva sempre attratto il giovane Albus ed anche il vecchio non ne rimase immune. Sorrise vedendo la Creatura Oscura infuriarsi come una bambina offesa, una bambina con zanne affilate e una gran voglia di affondarle nelle carni del primo umano di passaggio.
"Stai ridendo di me, ragazzino?" chiese con lo stesso tono che aveva avuto la prima volta più di centotrenta anni prima.
"Oh, no! Naturalmente no! Non mi permetterei mai!" rispose il vecchio stregone, usando, senza rendersene conto le stesse parole usate allora. "Mi hai frainteso, Andye. Io non rimpiango la mia scelta! Sono felice di ciò che sono diventato. Ma... se tutti questi anni sono stati per te come un battito di ciglia, per me sono stati una vita intera, non sono più quello che ero un tempo. Io... noi... non può essere più come allora, Andye, mi dispiace."
La ragazza lo fissò mordendosi le labbra. Sospirò.
"Mi stai dicendo addio?" chiese senza rabbia nè rancore.
"Ti ho detto addio centoventi anni fa, Mia Signora." rispose lui in un sussurro.
"E' vero... mi hai detto addio allora. Beh... non abbiamo più altro da dirci, quindi." accennò a voltarsi. Silente la trattenne, doveva lasciarla andare, era finita ormai, tanto, troppo tempo prima. Era necessario dimenticare ma non riusciva a farlo.
Dopo tanti anni ancora pensava a lei, incontrarla in un pensiero gli aveva provocato le stesse forti emozioni di quando era ragazzo, era come se le loro vite, i sentimenti che avevano provato l’uno per l’altra, fossero stati congelati, sospesi nel tempo, in attesa che uno dei due decidesse di liberarli  nuovamente ed ora era finalmente accaduto. Nel momento stesso in cui aveva di nuovo posato gli occhi su quell'oscura figura, ogni sensazione, ogni pensiero, ogni emozione era ritornata forte esattamente come centoventi anni prima. Andye aveva risvegliato in lui quei sentimenti ed ora egli voleva davvero mettere di nuovo fine a tutto?
Si guardarono intensamente, nessuno dei due seppe chi fu il primo a muoversi, le loro labbra si schiusero in un profondo, sensuale e liberatorio bacio; le mani di Silente scivolarono con delicatezza sui lunghi capelli corvini del Vampiro, scendendo ad accarezzarle la schiena scoperta. Il corpo di lei fremette a quel tocco.
Si lasciarono andare a quella passione che si negavano ormai da troppo tempo.
Sapevano entrambi che sarebbe stato un addio, ma almeno sarebbe stato un dolce addio.
"Professor Silente!" una voce riecheggiò nella radura. I due non vi badarono.
"Albus! Oh cielo, Albus vi sentite bene?"
Il mago sollevò lo sguardo, la radura attorno era scomparsa, la sensazione del lieve vento notturno sulla pelle era sparita.
"...Andye..." bisbigliò ansante.
Si guardò attorno in cerca di quegli occhi ferini ma non li trovò, la ragazza era sparita; l'illusione ed il contatto mentale erano stati interrotti improvvisamente, come un sogno viene interrotto dall'odioso e gracchiante canto di un gallo alle prime luci dell'alba.
La professoressa McGranith gli aveva afferrato le spalle e lo scuoteva lievemente, sul suo volto era disegnata una profonda preoccupazione.
"Albus, vi sentite bene?" ripetè, sospingendo il preside verso la poltrona di chinz dietro la scrivania.
Il preside vi si lasciò cadere pesantemente, sollevando una nuvoletta di polvere che offuscò per un attimo la vista.
"S... sto bene, Minerva... sto bene.. stavo solo.... pensando." sospirò con tristezza.
"Siete sicuro, Albus? Guardavate il muro con sguardo vacuo. Ho temuto che Voi sapete Chi vi avesse in qualche modo raggiunto." disse posandosi una mano sul petto, era ancora pallida per lo spavento.
"No, Minerva... no... non Voldemort." Balbettò, provocando l’ormai familiare sussulto della professoressa al suono del nome di Colui Che Non Deve Essere Nominato.
"Per fortuna! Si dice che per il Legilimens ci sia bisogno del contatto visivo ma, Voi sapete Chi, ha già dimostrato di poter agire contro le regole che controllano il nostro mondo. Lui e il giovane Potter, naturalmente." bisbigliò la McGranith continuando a scrutare il volto stanco del preside.
"Ci sono notizie di Harry, Minerva?" domandò lo stregone cercando di cambiare discorso, altre creature erano in grado di penetrare la mente di persone lontane, creature oscure naturalmente, non voleva che Minerva potesse ricordarsene, lui stesso non voleva più pensarci.
"Si, è ancora a casa degli zii, non sembra ci siano pericoli imminenti. Molly Weasley ha chiesto di poterlo trasferire al più presto alla Tana. Le ho detto che avrei chiesto il vostro parere prima."
"Mhh, non è sicuro spostarlo ora, forse potremmo portarlo al Quartier Generale, ma l'assenza di Sirius lo farebbe soffrire ancora di più. Penserò una soluzione, Minerva. Dì a Molly che le farò sapere al più presto." rispose con voce ancora tesa.
Il cuore continuava a battergli all'impazzata ma raccolse tutto l’autocontrollo di cui disponeva nel tentativo di non mostrare i suoi reali pensieri.
In quel momento, per la prima volta dopo tanto tempo, non gli importava di Harry, non gli importava di nessun altro. Avrebbe voluto poter tornare indietro nel tempo, accettare la proposta di Andye di tanti anni prima.
Scacciò via quel pensiero senza senso, sospirando. Non poteva abbandonare ciò a cui più teneva, la vita, l'esistenza stessa del suo modo e di quello dei babbani, nelle mani di Voldemort; aveva delle responsabilità ora, non era più un ragazzino ribelle e spensierato,
"C'è altro, Minerva?" chiese lanciando un occhiata fuori dalla finestra.
"Oh, si Albus. Quasi dimenticavo. Abbiamo ricevuto una risposta alla richiesta per un professore di Difesa Contro le Arti Oscure. Qui c'è il curriculum vitae del candidato" Porse dei fascicoli al preside. "Arriverà domani mattina per il colloquio."
"Bene... " sfogliò distrattamente il fascicolo, non notò nemmeno il nome del candidato, non fece caso neppure se fosse uomo o donna. La sua mente era altrove, ma oramai troppo cosciente per ritrovare quel dolce contatto.
"Volete che vi porti qualcosa Albus? Del tè? Sembrate stanco, dovreste dormire un po'." suggerì la donna con aria materna.
Albus sorrise lievemente. "Sto bene, Minerva. Grazie per la vostra preoccupazione. In effetti sono un po' stanco ma ho ancora del lavoro da fare. Vi prometto che appena avrò finito andrò a farmi una bella dormita." i suoi occhi brillavano di nuovo della familiare cordialità del preside di Hogwarts.
La professoressa McGranith sorrise in risposta. "Bene, Albus. Se vi occorre qualsiasi cosa, fatemelo sapere."
Il preside rise, di una risata cristallina: "Oh, Minerva! Siete voi quella uscita dal san Mungo da non più di due mesi! Dovete badare più alla vostra salute e non pensare ai bisogni di questo povero vecchio! So cavarmela, non preoccupatevi!" dicendo così le strizzò l'occhio, la professoressa, di nuovo rasserenata, uscì ridendo dall'ufficio in cima alla torre.

Albus fu di nuovo solo. Passeggiò qualche minuto su e giù per la stanza, sollevò il pensatoio e, senza guardare il liquido che conteneva, lo ripose al sicuro nell'armadio.
Si avvicinò alla finestra.
Il caldo sole d'agosto stava calando lontano ad occidente, colorando il cielo lilla, di un intenso rosso sangue.
Presto sarebbe calata la notte, presto Lei sarebbe uscita, ovunque fosse il suo nascondiglio. Sarebbe andata a caccia di babbani, probabilmente. La cosa non lo turbava affatto; era la sua natura, non la disprezzava per questo.
Si domandò però una cosa: avrebbe pensato ancora a lui?
Si sbottonò gli ultimi bottoni della veste da mago ed estrasse il ciondolo che portava al collo: la mezzaluna d'argento brillò, così come aveva fatto poco prima nell'illusione dei suoi pensieri, si accese di una luce bianca e malinconica.
Il vecchio stregone sospirò ancora.
"Oh, oh, oh! Il nostro perfetto Preside ha qualche difetto? Andye... mh... è un nome che non mi suona affatto nuovo. Vediamo? dove lo ho già sentito?" una voce di scherno si levò alle spalle del mago che, senza voltarsi, sibilò tra i denti: "Non sono affari tuoi Phineas!"
Il ritratto finse di non sentirlo : "Ma si!! Certo!! Andye Byron! Il Vampiro più sanguinario del secolo scorso! Credevo che l'aveste uccisa proprio voi, Silente! Perchè la invocate ora? Mh... fatemi pensare: siete rimasto inebetito in mezzo alla stanza a fissare il muro... Abbiamo due possibilità: la pazzia della vecchiaia finalmente ha colpito anche voi (non che siate mai stato molto sano..) oppure eravate in contatto mentale con qualcuno!"
Phineas parlava molto lentamente, sul volto aveva disegnata un' espressione di finta riflessione. Misurava le parole per colpire a fondo l'animo di Silente:
"Se non erro, Silente, alcune creature oscure possono penetrare le menti degli sciocchi. Non ditemi che vi siete lasciato imbrogliare dalla voce incantatoria di una bella Vampira! E' forse ancora viva? " Il ritratto scoppiò a ridere meschinamente, con un lieve tono di sorpresa nella voce, i presidi addormentati, ritratti negli altri quadri cominciarono a destarsi al suono di quel latrato.
"Lo ho sempre detto Silente! I ragazzi, gli adolescenti sono tutti uguali! Pensano solo a loro stessi. Quante vite avrà spezzato da quando l'avete lasciata andare?" scosse la testa disgustato.
"Vuoi sapere la verità, Phineas?" disse calmissimo Silente con gli occhi azzurro cielo immersi nel sangue vermiglio del tramonto. Aveva senza volere recuperato, nel profondo del proprio spirito, il tono ribelle che lo aveva caratterizzato più di un secolo prima:
"Non mi importa!"


FINE


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ok-.. così è completo...
è una fic strana.. è nata solo per soddisfare la mia curiosità sul personaggio di Silente.. in effetti quando l'ho scritta avevo in mente un'altra storia e questi capitoletti mi servivano per delineare meglio i personaggi di Albus e di Andye.. poi purtroppo tutto si è concluso con questa fic.. :P
spero che la legga qualcun altro.....
spero che le parole di Silente non sembrino troppo menefreghiste alla fine.. o meglio.. spero che lo sembrino.. era proprio quello che volevo! :-P
Per l 'età di Silente mi sono basata su alcune interviste alla Rowling lette in giro.. in cui si diceva che ha più o meno 150 anni
ciao ciao Dae.

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