Yeah, I've been watching you all night.

di Never_lose_hope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the music is so loud. ***
Capitolo 2: *** There's something in your eyes. ***



Capitolo 1
*** the music is so loud. ***


Si ricordava tutto di quella sera, perfettamente tutto. Le luci, i colori, le voci e le persone. 
 
 

Alicia non era mai stata una ragazza estroversa e sicura di sé, preferiva rinchiudersi nel suo ‘guscio’ e trattenere emozioni e sensazioni al suo interno. Non si sa quali sia stato il motivo per cui quel giorno decise di andare alla festa, pergiunta in un vestitino che certamente non le copriva le sue insicure cosce, sempre strette tra jeans. Jeans, non leggins. Non fu certamente una delle serate migliori, ma nemmeno una delle peggiori. Fu la solita serata in cui voleva sprofondare in quel divano completamente dimenticato dal resto della gente, ma non da lei, che anzi lo teneva stretto stretto in suo possesso sperando con tutto il cuore che a qualcuno non balenasse in testa la strana idea di sedersi vicino a lei.
Erano le undici e mezza di sera quando decise di tornarsene a casa, quell’abbuffata di pop corn la preoccupava, era abbastanza triste rimanersene fino a chissà che ora a divorare salatini su uno stupido divano. Quindi uscì. Prese quelle poche cose che aveva portato con sé e, uscì. Faceva freddo, freddissimo. Dopotutto era dicembre inoltrato e con quel poco di stoffa addosso si doveva gelare. Il tragitto verso casa fu infinito, le sembrava di camminare verso il nulla..sola e dispersa. Non si sa il motivo di tutto ciò, non aveva bevuto alcolici o ingerito qualcosa, lei non lo faceva mai. Decise così di sedersi su un marciapiede, non si sa il perché. Sappiamo solo che lo fece. Sembrava aspettare qualcosa, o magari qualcuno che le dicesse quanto mancava per arrivare a casa sua. A sedici anni certe situazioni si sanno mal gestire, e in quella serata il suo ‘essere’ era quello di una tredicenne. Tuttavia c’era ancora qualcuno che passeggiava, sebbene si fosse fatto buio inoltrato da ore e ore ormai. Alicia non amava farsi vedere, arrivava perfino ad odiare chi le domandava qualcosa. Ogni domanda necessita una risposta e Alicia avrebbe fatto di tutto per parlare il meno possibile. Questa insicurezza non era solo dal punto di vista caratteriale, anzi, era principalmente dettata da come si sentiva.. da come si vedeva. Proprio mentre se ne stava lì stava maledicendo se stessa per quel vestito e quei tacchi. Molte parti del corpo se ne restavano scoperte e ciò le permise di contemplare gran parte del suo corpo che, fosse stato per lei, avrebbe dato in pasto ai cani.
Forse era mezzanotte quando sentì dei leggeri passetti che la costrinsero a evadere dai suoi pensieri confusi, misti ad un po’ di sonnolenza e preoccupazione. Era un ragazzo, felpa nera e scarpe da ginnastica. Si mise la mano in tasca e a poco a poco levò il Blackberry dai suoi pantaloni da ginnastica, un po’ consumati o forse, semplicemente troppo grandi per la sua misura. La tiepida luce del cellulare, illuminò timidamente il viso di Alicia che, d’istinto, si girò dalla parte opposta. Abbagliata da quel debole colore nato dal mescolarsi della foto che vi era come sfondo. Alicia si alzò, quasi decisa ad andarsene, senza curarsi minimamente di chi la avesse disturbata dal suo dolce e tranquillo pensare. Dolce per modo di dire, i difetti che trovava in sé quella sera erano numerosi come non mai. Non poteva capire chi fosse e sinceramente non le interessava nemmeno, le sue condizioni erano le peggiori, dopo una serata di quel tipo l’unica cosa che voleva era fuggirsene a casa, mettersi in pigiama e dimenticare tutto. Come di solito faceva. Dimenticava, adorava dimenticare. Seppellire momenti e delusioni. Ecco, quella sera voleva dimenticare il suo aspetto, i suoi capelli scompigliati, il suo trucco sciupato e il vestito pieno di grinze e tristemente stretto nel suo corpo. Stava quasi per schizzare via, alla velocità supersonica quando quel misterioso ragazzo con il cappuccio in testa, le prese un braccio. ‘Che sfacciato, mi blocca senza neanche conoscermi’ pensò Alicia, costetta a girarsi e ad incontrare il suo sguardo. Fu uno di quei momenti indimenticabili, dove vorresti poter fare una foto per rivivere quelle emozioni ancora e ancora. Tuttavia la foto non avrebbe rappresentato quanta perfezione si era trovata davanti, nessuna macchinetta fotografica ne sarebbe stata capace, quel colore verde-azzurro dei suoi occhi era irricomponibile

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** There's something in your eyes. ***


Alicia tremava, ma forse era solo il freddo. Così si alzò di scatto ma subito si rese conto che le sue gambe non la reggevano.  Fu uno di quei momenti abbastanza strani, quando credi di potercela fare ma ti senti crollare.  Solo a quel punto Alicia sentì una voce delicata e particolare posarsi su di lei, ‘ Lascia fare, ti aiuto io’ diceva. Una voce diversa, quasi sul punto di piangere, una voce sofferta, ma incredibilmente soffice e cristallina.  Se non vi ho reso perfettamente l’idea, immaginatevi il rumore dell’acqua che cade su uno specchio e che scivola via, il rumore nascosto del mare alla sera, ma non delle sue onde.. del suo tutto.

Alicia balzò in piedi, di scatto. Era rimasta troppo tempo a contemplare ogni minima cosa, il che era abbastanza patetico. Così s’incamminò, senza dire nulla, quasi ‘orgogliosa’ di poter proseguire ancora. Ma lui la seguì, la vedeva così fragile da non potercela fare. Alicia si restrinze in se stessa e continuò imperterrita a camminare, barcollando un po’ ma accellerando il passo per non far notare il suo evidente disagio. Ad un certo punto sentì una mano posarsi sulla sua spalla, solo a quel punto decise di fermarsi. ‘ Voglio solo aiutarti, non te ne puoi andare a giro in queste condizioni alle due di notte’ a queste parole Alicia si sentì gelare. Le due di notte ? Come era possibile ? Era stata così tanto tempo da sola su un marciapiede ? Aveva davvero sprecato ore ed ore a riflettere ? Era riuscita a non morire di ipotermia in tutto quel tempo ? Domande confuse e un po’ intrigate che si fusero generandole un gran caos in testa. A questo punto la voce proseguì ‘ Dove abiti ?’ ‘ 10 di Kensington Street’ fece lei.
Non si sa come, ma Alicia quella sera arrivò a casa sana e salva. Si ricorda solo la prima cosa che vide, dopo aver presubilmente dormito. Era il ragazzo dagli occhi verde-azzurro, il ragazzo dalla voce velata e dai capelli scompigliati. ‘Grazie’ sussurrò, ‘Di niente’ rispose lui.  Da quelle sue ultime parole Alicia aveva estrapolato un calore unico, una sensazione molto complicata che nessuno si sa ancora spiegare. Una felicità sbiadita ma molto calorosa, uno di quei momenti in cui la tua anima brucia come il fuoco. Tutto magico, tutto perfetto. Alicia riusciva già a percepire il calore delle coperte e del suo letto che necessitava un corpo da cullare. Alicia chiuse il cancello ed entrò nel giardino di casa sua, prima però, si voltò un’altra volta per vedere quella figura allontanarsi nel buio; era bellissimo.

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