Nasconditi, scappa. Ecco le uniche due parole che riuscii a pensare quel giorno.
Credevo che la storia si sarebbe chiusa là, quel pomeriggio nella mia stanza.
Tutto avrebbe dovuto aver fine lì, nessuno avrebbe dovuto sapere nulla.
Ma ero stato troppo ottimista. Disagio, tristezza, paura e umiliazione.
I corridoi della scuola erano pieni come sempre.
Avevo l’impressione che mi stessero fissando tutti, ma feci finta di nulla e andai avanti a testa china.
In classe erano già tutti presenti.
Nel posto accanto al mio, lui, non c’era più.
Non mi guardai in torno per cercarlo, non era il caso ed il momento, me ne andai solo al mio posto, poggiai lo zaino per terra e mi sedetti continuando a sentire gli sguardi su di me nel vociferare della classe.
Maria, la ragazza, mi sorrise ma io la ignorai e rivolsi lo sguardo alla mia migliore amica.
Denise mi fissò per qualche momento.
-E’ vero? -Mi chiese
Mi vennero le lacrime agli occhi.
Tirai su il cappuccio della felpa, poggiai la testa sul banco e la coprii con le braccia. Mi nascosi in me stesso, non dissi nulla; rimasi lì immobile fino all’inizio delle lezioni.
Allora rimasi semplicemente a testa bassa, ignorando gli sguardi e imponendo alla mia testa di non ascoltare nulla mentre le ore passavano lentamente.
Volevo solo correre a casa ma all’uscita c’era chi mi aspettava.
Mentre me ne andavo mi sentii afferrare per un polso. C’era Marco con la sua compagnia che mi guardava sorridendo.
Sapevo che non mi avrebbero lasciato andare.
Gli dissi di lasciarmi in pace, ma lui inizio a offendermi.
Restai lì ad ascoltare fissando il suolo mentre parlava e i suoi amici ridevano.
Le sue parole non mi scalfivano, le avevo sentite migliaia di volte. Erano quasi banali.
Si zitti e per qualche istante credetti che fosse tutto finito ma un cazzotto mi arrivò nello stomaco e mi piagai.
Mi spinse e caddi a terra. Volarono i calci e i cazzotti, ma non sentii niente.
Lo vidi in fondo al cortile a guardare la scena fumando una sigaretta
I nostri sguardi si incrociarono per un istante, poi abbassò lo sguardo.
Valerio non fece nulla, spense la sua sigaretta e se ne andò via.
Poco dopo se ne andò anche Marco gridando: -Finirai all’inferno finocchio.
Rimasi a terra aspettando di trovare le forze di rialzarmi ed appena le ritrovai mi alzai e cominciai a correre.
Lo feci piangendo, sotto gli occhi di tutti. Corsi più veloce che potevo, nessuno mi fermò.
Arrivai a casa, chiusi la porta della stanza a chiave e mi raggomitolai sotto le coperte aspettando che qualcuno mi desse il colpo di grazia.
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