Dei Sette Regni e di altri sperduti confini di Trick (/viewuser.php?uid=21078)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Drabble's night #1 ***
Capitolo 2: *** Drabble's day #1 ***
Capitolo 3: *** Drabble's day #2 ***
Capitolo 4: *** Drabble's night #2 ***
Capitolo 1 *** Drabble's night #1 ***
In
occasione della Drabble
Night, cinque drabble (ma facciamo double-drabble, va',
che tanto non ci sono stata dentro) dedicate a Game Of Thrones. Ho come
l'impressione che se ne aggiungeranno altre.
*
Edmure/Petyr, 200
parole. Prompt: trucioli di legno e Not one of
us - The Lion King 2
«Di ritorno dal
matrimonio di rimpiazzo di Cat?».
Edmure soffocò l'impulso
di strozzarlo.
«Gli dèi faranno un
gomitolo con la tua lingua e lo daranno alle fiamme».
Petyr ruotò la testa sul
cuscino e gli rivolse un sogghigno divertito.
«Quando morirò... se
mai morirò».
«Morirai».
C'era una nota di
implacabile sicurezza nella voce di Edmure. Petyr lo guardò
alzarsi
di scatto e dirigersi verso la porta.
«È un addio?».
«Mio padre ti rispedirà
alle Dita non appena uscirai dalle soglie della morte. Non hai mai
avuto il diritto di vivere a Delta delle Acque».
Petyr incassò a fatica
il colpo.
«Ho dovuto farlo»
spiegò. «Tutti si aspettavano che facessi
un'idiozia del genere per
lei».
«Non io. Io credevo
l'avresti fatta per me».
La risata gli si mozzò
in gola a causa di una fitta lancinante all'addome.
«L'amore vale quanto una
spada di legno, Edmure. Ad ogni colpo i trucioli non fanno che
aumentare».
«Se questo è tutto, ti
auguro di imparare a maneggiare con più destrezza almeno una
spada
di ferro, Ditocorto».
Di nuovo quel nomignolo,
di nuovo quel fastidio nel petto.
Petyr non riuscì mai a
capire per quale motivo l'assenza di Edmure facesse più male
di
quella dannata ferita.
Sansa/Sandor (vago
accenno Sansa/Petyr), 175 parole, What-If. Prompt: labbra morse e Something
There - Beauty and the Beast
C'era stato un tempo in
cui era divenuta avvezza al sapore amaro del sangue sulla lingua.
Resisteva stoica ad ogni colpo, ad ogni affronto, e piegava appena il
capo per rialzarlo subito dopo con gli occhi pieni di lacrime d'odio.
Poi l'inverno era
arrivato e lei aveva ricordato di essere una fanciulla del nord.
Una regina del
Nord.
C'era
stato un tempo in cui si era davvero convinta di essere un uccellino
in trappola; c'era stato un tempo in cui le carezze del Mastino
l'avevano fatta tremare segretamente; c'era stato un tempo, anni prima,
in
cui le sue labbra si erano piantate nelle sue fino a farle
sanguinare.
C'era
stato un tempo in cui Sansa Stark aveva creduto che lui fosse una
bestia mostruosa.
Alzò
superba il mento, e il vento gelido scivolò fra i suoi
capelli
ramati. Mentre l'ascia del boia calava sulla testa di Sandor Clegane,
la regina Sansa avvertì un brivido lungo la schiena.
Ma la
mano di Lord Baelish era lì, sul suo fianco, pronta a
ricordarle
quanto il tempo fosse cambiato.
Jon/Ygritte,
132 parole. Prompt: Rainbow In
The Dark - Dio
Lei era fortunata, questo raccontavano di lei i bruti. Era fortunata,
con i capelli che ardevano come il fuoco, gli occhi brillanti e una
lingua di fiamma saettante nascosta lungo la gola.
Mordeva con la ferocia del gelo del Nord, Ygritte, serrava le cosce
ai suoi fianchi e le sue labbra sussurravano parole demoniache alle
sue orecchie, e Jon... oh, povero Jon Snow, inginocchiato alla vita
per diritto di nascita, bastardo di un lord e Guardiano della Notte.
Povero, povero Snow, sconfitto dal calore della pelle di Ygritte
nelle notti più buie delle desolate lande oltre la Barriera.
Ed era
lì che taceva la sua colpa, dove il corvo perdeva ogni sua
piuma.
Ma Jon, il povero Jon Snow, l'aveva capito: c'erano notti, nel nord,
destinate a essere un po' meno buie.
Grenn/Pyp,
200 parole. Prompt: A dream is
a wish you heart makes - Cinderella
Faceva un freddo dannato,
lassù.
Sperduto alla fine del
mondo e con i piedi intirizziti dal gelo, Grenn non si era mai
sentito più incazzato. A chi mai sarebbe venuto in mente di
piantarsi addosso quel maledetto mantello nero di propria
volontà? A
Jon, ecco a chi.
Ma Grenn non era Jon.
Grenn era un disgraziato
con gli alluci ghiacciati e una gran voglia di prendere a calci
quella fottuta parete di ghiaccio.
«Fa così caldo che
adesso mi cavo le braghe e mi metto a ballare con l'uccello al
vento»
commentò Pyp.
«Te hai l'uccello?».
« Aye,
bastardo. E ce l'ho grande da qua all'ultimo torrione del
castello».
Grenn
fece una smorfia stupida – Pyp odiava
quell'aria ridicola sul suo faccione, eppure si ritrovava sempre a
sorridere come un cretino. Il pugno che gli sferrò sul
braccio fu
così forte e improvviso che il ragazzo per poco non
scivolò sul
ghiaccio.
«Oh,
idiota!».
La
risata di Grenn risuonò incredibilmente calda. Dalla sua
bocca uscì
una piccola nuvola di vapore.
«Sono
io, quello grosso».
Pyp non disse altro, ma a Grenn non sfuggì il sogghigno
malizioso e
divertito che gli arricciò le labbra screpolate. Per un
momento gli
parve quasi di aver sognato da sempre di congelare nel buco del culo
dei Sette Regni.
Petyr Baelish, 150
parole. Prompt: Be
prepared - The Lion King
Aveva
appena compiuto sedici anni e sul suo mento non c'era che l'ombra di
una barbetta da ragazzino per la quale non valeva nemmeno la pena
fare il gradasso.
Aveva
sedici anni, Petyr Baelish, era alto quanto uno di dodici e quel
Ditocorto sussurrato
malignamente fra gli ampi corridoi della Fortezza Rossa faceva ancora
male. Aveva sedici anni, ed era il Maestro del Conio più
giovane che
Approdo del Re avesse mai vantato.
Eppure
restava Ditocorto, il ragazzino tanto sciocco da farsi quasi
ammazzare da Brandon Stark, il figlio unico di una casa minore
cresciuto e ripudiato dai Tully, il beniamino di Jon Arryn –
il
Primo Cavaliere dal fiato nauseante, bell'affare – non era
mai
Petyr Baelish, il ragazzo geniale che creava l'oro dal nulla, no:
solo Ditocorto, troppo basso per essere guardato.
Al
sicuro fra le pareti delle proprie stanze, ogni suo sorriso diventava
un sogghigno.
Quale
gioia sapersi già re senza che nessun altro potesse
sospettarlo.
Margaery Tyrell, 173
parole.
Non aveva mai creduto
che
Renly sarebbe stato un grande re, ma si era
convinta che
perlomeno sarebbe stato un re.
Margaery avrebbe avuto la sua corona, il suo nome sarebbe
riecheggiato fino all'ultimo confine dei Sette Regni e le sue mani
avrebbero stretto ogni dominio sulle terre e sui mari.
Sarebbe
stata grande, lei. Non
affiancata da un grande re, certo... ma una grande regina non aveva
bisogno di grandi re – ma lei aveva ancora bisogno di Renly,
dannazione, lei non era ancora regina.
«Lord
Baelish?».
L'uomo
aveva già un piede sulla staffa del proprio cavallo.
«L'esercito
dei Tyrell verrà con voi».
Negli
occhi di Ditocorto comparve un lampo divertito.
«E
dire che avevate sputato sulla mia proposta con un ardore tanto
onorevole... lieto di vedere che la mia futura regina saprà
governare con integerrima coerenza».
La
giovane assottigliò furiosa le palpebre.
Regina Margaery.
«Fatemi
regina» ordinò. «Non verrete
dimenticato».
Alla luce delle torce del'accampamento, era difficile stabilare se
Ditocorto stesse sorridendo o sogghignando.
«Mia
lady, di questo potete starne certa».
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Capitolo 2 *** Drabble's day #1 ***
Tyrion/Shae, 124
parole. Prompt: lime o angst.
Era
solo una puttana.
Le sue lunghe ciglia e i
suoi occhi da cerbiatta erano addestrati a incantare gli uomini;
aveva imparato come usare la lingua su i loro petti prima ancora di
sapere quando tenerla a freno; le sue mani affusolate si erano
strette a centinaia di colli, le sue dita avevano sfiorato ogni viso
dei Sette Regni...
È solo una puttana,
si ripeteva testardo Tyrion mentre si perdeva nel suo calore. Le
lunghe gambe di Shae si attorcigliavano al suo corpo deforme, le sue
labbra scivolavano sulla pelle, i suoi gemiti rochi sembravano
risalire dalle più oscure bolge infernali, e Tyrion...
È solo una puttana.
Mentiva
di rado, Tyrion, ma quando lo faceva, lo faceva con gran classe.
È solo una puttana.
Brienne/Jamie,
131 parole. Prompt: AU, ambientazione moderna.
Non l'aveva mai sentita
parlare prima che tutto crollasse.
Durante le lezioni sedeva
sempre in fondo all'aula, con le grosse spalle chine sui libri e i
capelli sciatti a coprire la faccia lentigginosa.
Era veramente brutta,
Brienne, e non era nemmeno particolarmente intelligente. Quando la
guardava, Jamie pensava sempre che la natura sapesse essere davvero
stronza.
Poi era crollato tutto.
Una rovinosa caduta in campo, i tendini fratturati e via, tutti i
grandi sogni di suo padre erano stati sbattuti insieme alla divisa da
football nel fondo di un cassetto. Pensava di averci rinchiuso dentro
pure i propri, di sogni, ma poi Brienne gli aveva offerto un
caffè
senza zucchero.
Non era compassione.
Era stato solo un caffè molto lungo.
Eddard e Jon, 150
parole. Prompt: battaglia perduta.
Ned li guardava spesso
addestrarsi l'uno con l'altro sotto lo sguardo attento di ser
Rodrick. Fra le loro mani, quelle spade non sembravano che
scintillanti giocattoli.
Gli occhi azzurri di Robb brillavano divertiti mentre si
passava una mano fra i capelli
rossi e gettava indietro il capo per ridere di ogni errore di Jon. E
l'altro, Jon, con quello sguardo grigio e fiero da lupo – da
Stark, per gli dèi –
incassava silenzioso ogni stoccata. Si rialzava con orgoglio,
impugnava di nuovo la spada e riprendeva le redini di quella
battaglia già perduta.
Robb
era sempre stato uno spadaccino più abile di Jon –
ma un tempo
anche Brandon Stark era stato più abile di Ned.
L'eccessiva
sicurezza di Robb lo fece inciampare. Jon fu lesto ad avvicinare la
punta della propria spada alla sua gola.
Un
sinistro presentimento corse improvvisamente lungo la schiena del
Lord di Grande Inverno.
Sansa/Joffrey, 175
parole, What-If.
Joffrey
gli era apparso nella sua interezza solo quando aveva cessato di
rappresentare i suoi sogni. Era un ragazzino debole, viziato,
inutile. Ed ora era
lì, ai suoi piedi, con il volto pallido e smunto, gli occhi
da
principe terrorizzati incatenati alla smorfia nauseata di Sansa.
«Ti
prego... c'è la legge...».
Aveva
perfino il muco al naso.
«Questo
è il Nord, Joffrey» esordì con fierezza
la giovane donna, mentre
Robb le porgeva con religioso silenzio l'ascia. «La legge del
Nord è
diversa dalla vostra. Ma tu questo non l'hai mai voluto
capire».
«Io
ti amo...».
Sansa
scoppiò in un'amara risata.
Gli
occhi degli uomini del Nord erano puntati su di lei – forte
era il
timore che Approdo del Re avesse reso folle la loro giovane
principessa, eppure nessuno osava fiatare.
L'ascia
si sollevò.
Si
era allenata a lungo, per quello. Aveva frantumato centinaia di
tronchi di legno.
«Colui
che emette la sentenza deve essere colui che la esegue».
Il
collo di Joffrey non mostrò nemmeno la metà della
resistenza degli
alberi del Nord.
Robert
Baratheon, 150 parole.
Il
viso scolpito nella fredda pietra di Grande Inverno non conservava
nemmeno un briciolo della bellezza di Lyanna. Quelle orbite vuote non
brillavano quanto i suoi occhi, non si mordicchiava il labbro
inferiore quando era imbarazzata, le sue gote non erano arrossate per
le lunghe cavalcate nella brughiera, i lunghi capelli scuri non era
sciolti al vento del Nord.
Eppure
Re Robert non riusciva a distogliere gli occhi da quella statua
–
dalla sola cosa che ancora conservasse i contorni della più
bella
fanciulla che avesse mai conosciuto.
Quando
aveva confessato a Ned di sognare la morte di Rhaegar ogni notte non
aveva mentito, ma aveva taciuto su ognuna delle preghiere che ad ogni
alba rivolgeva allo Sconosciuto.
Prenditi Cersei. Solo
per un mattino, solo per un istante, prendi lei e rendimi Lyanna.
Ma Cersei era sempre lì, e giorno dopo giorno Robert sentiva
il
ricordo di Lyanna farsi freddo quanto la pietra della sua tomba.
Jeyne
Poole, 155 parole.
Jeyne
si era sempre lasciata trascinare dalle ballate cavalleresche di
Sansa, ma non ne aveva mai del tutto condiviso il fanatismo. C'erano
occasioni in cui la sua migliore amica si convinceva davvero di
essere una di quelle meravigliose dame argentate, e il suo principe
non poteva essere che lì, davanti alle superbe porte del suo
castello.
A
Grande Inverno non c'erano principi, ma Sansa continuava a indossare
le pellicce nella finzione che fossero floreali vesti di seta.
A
Jeyne piaceva sentirla viaggiare su quelle fantasticherie, ma la
seguiva solo
quel tanto che bastava per sorridere in sua compagnia.
Solo storie.
Ad
Approdo del Re i principi e i cavalieri d'onore esistevano davvero; i
loro abiti erano sontuosi e raffinati, le acconciature eleganti, le
tavole imbandite dei cibi speziati delle città del Sud.
Storie vere.
«Tua
padre era un brav'uomo».
La
voce di Sansa risuonava ovattata quanto le grida che stava soffocando
nei cuscini.
Solo storie.
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Capitolo 3 *** Drabble's day #2 ***
Yara
Greyjoy, 135
parole.
Quando Theon non era che
un bambinetto e lei un ragazzina che giocava con le asce, i loro
occhi erano gli stessi. Grigi e profondi quanto gli abissi
più
inarrivabili del mare, duri e selvaggi quanto le spigolose rocce
delle Isole di Ferro... ora lo sguardo del giovane accanto a lei era
viscido e acquoso quanto il pescato andato a male.
Yara nascose a stento una
smorfia nauseata.
Che ciò che è morto
non muoia mai.
Ore
dopo, seduta con le gambe accavallate l'una sull'altra alla grande
tavola di Balon, si ritrovò a pensare all'espressione
ridicola che
Theon aveva mostrato durante il suo battesimo al Dio Abissale.
Scrutò
il proprio riflesso nel limpido acciaio dell'ascia e si
lasciò
andare a un'allegra risata metallica.
Che ciò che è morto
possa morire almeno un altro paio di volte.
Ros,
150 parole.
Era bastato davvero poco
per convincere Ros che la magia di Approdo del Re non avrebbe mai
potuto darle la sicurezza del grigiore di Grande Inverno. Era stata
stolta e avventata – e ora la via del ritorno era la
più impervia.
Vestiva
di pizzi e sete, beveva vino dolce in coppe dorate e Lord Baelish le
faceva spesso dono di meravigliosi orpelli per i propri capelli.
«Non
v'è nulla che potrei amare più dei vostri capelli
rossi, mia cara».
Aveva
creduto a tutto quel frastuono di sogni e desideri per molto
più
tempo di quanto non avesse dovuto. I suoi occhi vedevano solo
ciò
che lei voleva vedere – la prima volta in cui la mano di Lord
Baelish si era insinuata sotto le sue gonne si era sentita perfino
compiaciuta dalle sue attenzioni.
Giorno
dopo giorno, Grande Inverno era sempre più lontana.
Varys,
117 parole.
La
presenza di quel ragazzino che Jon Arryn aveva portato ad Approdo del
Re lo turbava più di quanto non avessero mai fatto gli
sguardi
caustici della regina e del suo fiero gemello. Seduto attorno al
tavolo del concilio, Varys lo studiò per l'ennesima volta.
Continuava
a giocherellare sprezzante con un dragone d'oro, facendolo svanire
fra le dita con l'abilità snervante di un guitto da circo.
«Il giovane Petyr fa
magie con il denaro» aveva
assicurato Lord Arryn.
Petyr
intercettò il suo sguardo.
Se
qualcuno gli avesse domandato quando aveva iniziato a temere i giochi
di prestigio di Ditocorto, Varys avrebbe risposto da quel giorno.
Un sogghigno, un
occhiolino fugace e i corni erano suonati a guerra.
Brienne,
132 parole.
Aveva creduto di aver
perso ogni cosa con la morte di Renly. Si era sentita indifesa e
inutile come mai nella propria vita si era sentita; la terra aveva
tremato sotto i suoi piedi, il mantello della guardia che il suo re
le aveva donato si era serrato attorno alla sua gola e le cappe continuavano a stringere, a stringere, a stringere... Aveva creduto
di essere morta con lui, quella notte.
Ma era Renly ad essere
morto, non lei.
Brienne
si strinse sofferente all'elsa della spada. Lady Catelyn le rivolse
un'occhiata pietosa e le appoggiò una mano sulla grande
spalla.
«Conosco
il tuo dolore».
La
giovane guerriera alzò il capo e annuì con
rinnovata fierezza.
«Lo
conosceranno anche i vostri nemici, mia signora».
Era Renly ad essere
morto, non lei.
Lysa
Arryn e Catelyn Stark, 175 parole.
Nonostante
il trascorrere degli anni avesse iniziato da tempo a reclamare la sua
giovinezza, Catelyn aveva conservato tutta la bellezza dei
Tully.
I
capelli ramati erano ancora lucenti e setosi, gli occhi azzurri
continuavano a brillare vivacemente. Nonostante fosse appesantita dal
mantello da viaggio, Lysa aveva notato immediatamente quanto il suo
corpo fosse ancora snello e sensuale.
Si
morse con rabbia il labbro inferiore: dopo cinque gravidanze e
metà
della propria vita trascorsa fra le fredde terre del Nord, Catelyn
continuava ad essere la più bella. Certe storie non
cambiavano mai
protagonista.
«Un
tempo eravamo inseparabili... cos'è cambiato fra di noi,
Lysa?».
La
voce triste di Catelyn sembrava riemergere da un tempo
fatto di pomeriggi assolati trascorsi a giocare sulle rive di Delta
delle Acque. Era un tempo in cui Lysa sarebbe stata pronta ad
ascoltare ognuna delle parole pronunciate dalla voce di sua
sorella... ma non era più quello, il loro tempo.
«Non
è cambiato nulla, Cat».
Il
suo tono tremava di stizza.
Sei ancora più bella
di me.
Certi protagonisti non sarebbero mai morti.
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Capitolo 4 *** Drabble's night #2 ***
Petyr/Sansa,
236 parole. Prompt: In amore e in guerra non ci sono regole.
Ha
perso il controllo e ora è come trattenere un lupo alla
corda. Petyr
l'afferra per i polsi, la schiaccia contro la parete, ma le sue grida
bruciano fin dentro le ossa.
«È
tutta colpa tua! Non avrei dovuto darti ascolto! Non avrei
dovuto--».
«Andava
fatto ciò che è stato fatto» ribadisce
con furia, stringendole il
mento fra le lunghe dita e costringendola ad alzare il capo. Gli
occhi di Sansa ardono di disprezzo – un po' per lui, un po'
per
lei, un po' per quello che hanno fatto. La bacia con foga, ma lei lo
scaccia via con rabbia.
«Il
piano non era questo».
«Il
piano era esattamente questo» sibila appena Petyr.
«E tu lo
sapevi».
Copre
il volto con le mani, tremante, e d'un tratto torna la sciocca
ragazzina che Petyr ha fatto fuggire da Approdo del Re. La chiude in
un abbraccio desideroso, le sfiora delicato il capo.
«Era
diventata un ostacolo, Sansa. Ora il Trono è sempre
più vicino».
Le
dita della giovane si stringono con ferocia al suo mantello.
«Era
mia madre... che gli Dèi abbiano pietà di noi, era
mia madre».
Un
suono strozzato, una preghiera maciullata dal pianto, ma Petyr
abbassa le palpebre e prega silenzioso con lei.
"Catelyn
era un ostacolo".
Convincersi
è per lui impossibile, quella volta. Affonda il viso fra i
capelli
di sangue della propria regina e chiude gli occhi.
"Solo
un ostacolo".
Daenerys
Targaryen, 136 parole. Prompt: fronteggiarsi.
Io
sono Daenerys Targaryen.
Il
vento dell'Est sospira fra i suoi capelli sottili, il fumo la
soffoca, la deride, la fa incespicare. Ma passo dopo passo, Daeneyrs
cammina.
Nata
dalla tempesta.
Il
fuoco lambisce le sue cosce, brucia le sue vesti leggere, divora il
volto del suo signore – e grida, e fiamme, e Jorah
è solo un
pallido cavaliere all'altro capo del mondo. Passo dopo passo,
Daenerys cammina.
Regina
degli Andali.
Apre
le braccia al cielo e socchiude le palpebre. Il caldo la scioglie, il
caldo la rende parte del tutto e del niente. E quando riapre gli
occhi, non ha più spazio per camminare.
È
tempo di volare.
Madre
dei draghi.
Ned,
Petyr, 93 parole. Prompt: cacciarsi nei guai.
Quando
gli volta le spalle, Petyr si passa la lingua sulle labbra sottili.
Fra le sue dita curate compare una moneta, scivola sotto l'indice,
svanisce nel palmo, ricompare ancora.
Una
magia da pochi soldi di chi di soldi s'intende davvero.
Ma
Ned Stark non lo vede.
Non
lo ha mai visto.
Appoggiargli
la lama del pugnale alla gola è la magia più
facile.
«Ti
avevo avvertito».
La
sua bocca sogghigna vittoriosa, ma il pensiero di Petyr vola subito a
Catelyn.
Non
avresti dovuto lasciarlo partire, mia cara.
«Non
avresti dovuto fidarti di me».
Stannis/Melisandre,
111 parole. Prompt: Creedence
Clearwater Revival - I put a spell on you
La
gola di Stannis è arida, la mente vuota, il sangue pulsante
nelle
vene.
Melisandre
è seduta sulla sua sedia – lo scranno del Lord, il
simbolo del suo
potere – con le decine di veli rossi dell'abito a scivolare
dalle
sue spalle bianche alle teste di drago intagliate. È una
cascata di
sangue, Melisandre, e per Stannis è sempre più
difficile restare a
galla.
La
piccola scarpa della pretessa di R'hllor scivola via e cade sul
pavimento. Stannis s'inginocchia per raccoglierla, le solleva gentile
il piede nudo e gli posa un casto bacio sulla caviglia. Lo sguardo di
sangue di Melisandre non lo molla un istante.
Il
re era affondato.
Arya,
138 parole. Prompt: Immagine
Harrenhal
è grigia e torbida quanto le storie di fantasmi e morti che
la
vecchia Nan era solita raccontare loro a Grande Inverno. Per Robb e
Jon non erano che favole; a Sansa destavano infiniti incubi; Bran
fingeva di non crederci, ma tremava di nascosto; Rickon le trovava
noiose.
Per
lei erano solo mostri, e i mostri potevano essere sconfitti. Eppure
il fiato umido di Harrenhal la costringe a tornare sui suoi passi,
nel sonno gli alti alberi spogli tendono i loro rami verso di lei,
cercano di agguantarla, di ucciderla, ma lei non ha Ago, lei
è sola,
e la testa di suo padre si alza su una folla estasiata.
Arya
apre gli occhi di colpo e si morde l'interno della guancia.
Ser
Gregor, il Mastino, ser Ilyn, re Joffrey, regina Cersei...
I
mostri possono essere sconfitti.
Jamie,
110 parole. Prompt: «È sempre difficile resistere
alla tentazione
di tornare» (Alessandro Baricco).
Ciò
che fanno è sporco e Jaime lo sa.
Non
è l'idiota che tutti reputano. È una spada
– è la migliore spada
dei Sette Regni – ma è anche un Lannister, uno
vero, uno di quelli
che capisce la differenza fra ciò che può rendere
grande un uomo e
ciò che può distruggerlo.
Cersei
può distruggerlo – forse l'ha già
distrutto, forse quando l'ha
distrutto non ha fatto nemmeno rumore.
Chiude
le porte delle stanze della sorella con il suo odore ancora addosso e
si ripete che quello avrebbe distrutto entrambi, quello
non avrebbe reso grande nessuno di loro.
Eppure
torna sempre.
Note: Grazie
a Gy per i prompt. (:
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