Un Sayan a Parigi

di LeftEye
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: alla ricerca delle Sfere del Drago ***
Capitolo 2: *** Un incontro dolce come un croissant ***
Capitolo 3: *** Echi di marcia nuziale ***
Capitolo 4: *** Addio al nubilato ***
Capitolo 5: *** Pessimo inizio di giornata ***
Capitolo 6: *** Amnesia ***
Capitolo 7: *** Una bomboniera in lacrime ***
Capitolo 8: *** Quattro chiacchiere sulla Tour Eiffel ***
Capitolo 9: *** Petit déjeuner ***
Capitolo 10: *** Dopo lo scontro... tutti amici ***
Capitolo 11: *** Convivenza ***
Capitolo 12: *** La potenza di eBay... e dell'alcool ***
Capitolo 13: *** A spasso per Parigi ***
Capitolo 14: *** Nouvelle cuisine ***
Capitolo 15: *** L'amour... ***
Capitolo 16: *** Vattene da casa mia! ***
Capitolo 17: *** Vegeta si mette in proprio ***
Capitolo 18: *** La strana coppia ***
Capitolo 19: *** Furto a Versailles ***
Capitolo 20: *** Un Sayan... al Campo dei Miracoli ***
Capitolo 21: *** Il pozzo... dei desideri ***
Capitolo 22: *** Sayan vs. Bulma ***
Capitolo 23: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 24: *** Dolce interludio ***
Capitolo 25: *** Il piano finale ***
Capitolo 26: *** Toccata e fuga ***
Capitolo 27: *** Un' isola di pace ***
Capitolo 28: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo: alla ricerca delle Sfere del Drago ***


Capitolo uno.

Il pianeta Vegeta-sei non poteva più aspettare.
I sayan non potevano più aspettare.
Il principe Vegeta non poteva più aspettare.
Da quattro ormai era stato inviato un soldato sulla Terra, incaricato di trovare le famose e mitiche sfere del Drago che avrebbero permesso al principe di sbarazzarsi una volta per tutte del tiranno che da più di vent’anni aveva sottomesso al suo volere i sayan…Lord Freezer.
Si era impossessato del pianeta e dei suoi possedimenti in un batter d’occhio. Era giunto sotto le mentite spoglie di alleato, aveva soggiogato il re, Vegeta, e costretto a cedergli il trono…cosa per la quale suo figlio, il principe, non l’avrebbe mai perdonato.
Quel povero, vecchio bastardo che lo aveva punito dandogli la vita si era fatto uccidere al compimento dei sei anni di vita di suo figlio e l’aveva lasciato nelle mani di Freezer.
“Tu sei destinato a diventare il più potente dei sayan, figliolo”, usava sfacciatamente dirgli…ma non gli aveva mai spiegato come, dato che il suo destino sembrava avere previsto per lui nient’altro che umiliazione e sottomissione.
Certo, Freezer gli aveva concesso l’onore di mantenere la carica di principe, quasi a volerlo prendere in giro, ma il suo potere corrispondeva a zero, anche se i sayan più fedeli consideravano lui il vero governante di Vegeta-sei, come avrebbe dovuto essere.
Aveva attorno a sé una piccola schiera di guerrieri fidati che per lui avrebbero fato qualsiasi cosa e che lo stavano aiutando nel suo piano di riconquista e sconfitta di Freezer: Napa, un po’ tordo ma un ottimo ascoltatore, nel senso che aveva sempre qualche notizia orecchiata alla corte di Freezer; Celipa, coraggiosa combattente, che più volte si era abbassata a fare le cose più degradanti per ricavare preziose informazioni dagli scagnozzi dell’invasore; infine gli altri componenti della sua squadra più forte, Toma, Bardak e i suoi due figli, Radish e Kakarot.
Vegeta era un combattente formidabile, lo era stato fin dai primi anni di vita, ma anche i due ragazzi di Bardak non erano niente male, sebbene non avessero acquisito la stessa crudeltà e sete di morte che caratterizzavano il principe, allevato e istruito alla corte di Freezer.
L’unica soluzione per riportare il pianeta dei sayan nelle mani dei legittimi proprietari sembrava essere diventare più forti, più forti, sempre più forti, fino a superare Freezer e annientarlo, ma quel proposito si affievoliva sempre di più, fino a diventare una misera speranza, un miraggio, un’utopia…finchè non era giunta la notizia di alcune sfere magiche che esaudivano i desideri di chiunque…perché ormai era diventato un desiderio, e allora perché non tentare per quella strada?
C’era voluto un anno per raccogliere informazioni al riguardo: le sfere erano sette e andavano recuperate tutte quante; una volta messe insieme, si avrebbe potuto invocare il drago Shenlong e chiedergli qualsiasi cosa.
…qualsiasi…
Ma dove si trovavano le sfere?
Sulla Terra, un pianeta molto grande rispetto a Vegeta-sei, ma uno dei più piccoli nella sua galassia, il Sistema Solare.
Un pianeta ricoperto per la maggior parte di acqua, dunque non si poteva trattare d’altro che di un’immensa palude puzzolente e invivibile…popolato da esseri dall’aspetto molto simile a quello dei sayan, ma a quanto pare non possedevano neanche la decima parte della loro forza…pacifici, almeno nei confronti di altre popolazioni aliene, ma forse perché non ne conoscevano l’esistenza, nonostante sembrassero abbastanza sviluppati in campo tecnologico…niente di particolare, esseri inutili su un pianeta ricco di minerali e materiali preziosi che aspettava solo di essere sfruttato al meglio da dei veri conquistatori…una volta sconfitto Freezer Vegeta si sarebbe occupato anche della Terra, ma per il momento aveva affidato a Kakarot il compito di cercare le sette sfere del Drago…solo che il figlio di Bardak era come sparito nel nulla.
Da quando era partito non aveva mai inviato alcun messaggio, e anche se questo gli era stato vietato per i primi tempi, per evitare di attirare sospetti, orami erano quattro anni che nessuno a conoscenza del piano sapeva che fine avesse fatto.
Non si sapeva se era arrivato sulla Terra…
…se aveva trovato le sfere…
…se era ancora vivo…
…o se se l’era data a gambe…
…Kakarot era semplicemente scomparso e se solo Vegeta l’avesse ritrovato, qualunque fosse stata la sua scusa, lo avrebbe ammazzato con le proprie mani.
Con una scusa qualsiasi sarebbe partito e sarebbe andato a cercarlo di persona.

NdLefteye: e come potevo lasciarvi senza fic se sta finendo L'ultimo sayan???? Credevate che finalmente vi avrei lasciati in pace????

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Capitolo 2
*** Un incontro dolce come un croissant ***


Capitolo due.

«GOOOOOKUUUUUUUU!!! Sei sempre il solito! Scommetto che ti sei addormentato anche stamattina!!!» strillò a pieni polmoni una voce femminile dall’altra parte della cornetta.
«Oh…mmm…ciao Chichina…sì, a dire la verità mi sono addormentato, mi dispiace…ora vengo al lavoro, dammi solo cinque minuti!» rispose con voce impastata un ragazzo sepolto sotto le coperte e di cui si intravedeva soltanto una zazzera di capelli selvaggi e apparentemente impossibili da domare…in effetti, i capelli di Goku avevano una volontà propria e non sembravano essere molto amici del pettine.
«Non ce la farai mai in cinque minuti!» ribattè la ragazza, sua fidanzata da quasi quattro anni. «Sei lento come una lumaca a prepararti, per strada c’è traffico e anche se prendessi la metropolitana non ci metteresti meno di mezz’ora! E intanto io e Bulma stiamo per aprire la panetteria e non abbiamo niente di pronto!»
«Non ti preoccupare, stamattina alle tre sono venuto come al solito a preparare il pane, è tutto pronto!»
«MA NON I CROISSAAAAAAANT!!!!» gridò istericamente Chichi.
«Ora arrivo, non ti preoccupare» la rassicurò nuovamente Goku riattaccando.
Sorrise e si decise ad alzarsi, mettendo in atto uno dei suoi piccoli trucchetti, unici particolari di se stesso che gli erano rimasti dopo aver perso la memoria.
Diede un’occhiata all’orologio: 8.35.
Andò in bagno, si lavò, ritornò in camera da letto, indossò un paio di jeans, una maglietta e le scarpe da ginnastica, andò in cucina e fece fuori un’intera scatola di biscotti, prese il giubbotto e uscì di casa correndo, e sempre di corsa attraversò mezza Parigi, dal Boulevard de Magenta dov’era situata la palazzina dove abitava, a Rue de Louvre, dove lavorava insieme a Chichi e alla sua amica Bulma.
La boulangérie era di Bulma, le era rimasta in eredità da parte di una sua lontana zia la quale aveva fatto una fortuna con quel piccolo ma delizioso locale situato proprio di fronte al Louvre e di fianco alla chiesa di Saint Germain.
Goku si bloccò proprio dietro l’angolo, facendo sussultare dallo spavento un’anziana signora.
Le sorrise educatamente e guardò nuovamente l’orologio: le 8.38.
Forse aveva esagerato un po’, era meglio aspettare qualche minuto prima di entrare nella boulangérie/pâtisserie “Capsule, du 1889”.
Si sedette su una panchina proprio in mezzo tra l’antica chiesa e la parte laterale del famoso museo.
Ma l’attenzione di Goku fu attirata come al solito dalla chiesa di stile romanico, risalente al 1163; ci era entrato parecchie volte da quando era arrivato a Parigi e non si stancava mai di farci qualche visita ogni tanto.
C’erano chiese ed opere molto più affascinanti e famose nella capitale francese ma Saint Germain era la sua preferita. Lui non ne capiva un tubo di arte o di architettura, ma quella chiesa semplicemente lo attirava come una calamita…era come se volesse trasmettergli una sorta di ricordo, che lui tuttavia non era mai riuscito a cifrare.
E non solo Saint Germain: anche la prima volta che aveva visitato il museo del Louvre era stato colpito come da un flash, purtroppo troppo veloce per comprendere di cosa si trattasse.
Non aveva nessun ricordo risalente a più di quattro anni prima, non aveva ricordato nemmeno il suo nome eppure quei due meravigliosi edifici, il Louvre e Saint Germain, sembravano avere un qualche collegamento con lui, se ogni volta che ci si avvicinava aveva quella strana sensazione di déjà vu.
Goku non era il suo vero nome, questo era certo.
Non ricordava la sua identità ne sapeva da dove veniva, il suo primo ricordo corrispondeva all’incontro con la sua dolce Chichi.
Era una terribile serata di pioggia e lui si era risvegliato in mezzo ad una radura che poi gli dissero corrispondere al nome di Bois de Boulogne (dove ora andava spesso insieme a Chichi, per cercare di recuperare la memoria ma soprattutto per fare deliziosi pic nic).
Non sapeva com’era arrivato lì, ricordava vagamente di aver percorso un certo tragitto, ma non da dove né come, se in auto, in taxi, in moto, a piedi…per quanto gli riguardava ci sarebbe potuto arrivare anche volando!
Era rimasto svenuto per un po’ e poi si era risvegliato sotto l’incessante scrosciare della pioggia.
Aveva aperto gli occhi e aveva tentato di abituarsi al buio che distorceva ogni forma attorno a sé.
Era bagnato fradicio, e addosso portava una specie di tuta elasticizzata, simile a quella degli atleti, ma sopra di essa c’era una specie di armatura… anzi, anche senza “specie”, era proprio un’armatura!
Si era alzato sentendo tutto il suo corpo dolorante e accorgendosi di avere anche alcune ferite, ematomi dovuti probabilmente a una caduta e alcuni tagli, alcuni dei quali molto profondi ma che stranamente non gli provocavano molto dolore.
Un’altra strana caratteristica di Goku era quella di essere un ragazzo molto robusto e quasi insensibile al dolore.
Aveva camminato sotto la pioggia, sentendosi profondamente spaesato, con la testa pesante e senza sapere dove stava andando, per circa un’ora, quando infine si era imbattuto in LEI, il suo angelo, la sua salvatrice, la sue dea, Chichi.
Il caso o il destino aveva deciso che loro due si incontrassero in quella strana circostanza…
La ragazza dagli affascinanti lineamenti orientali si trovava nel parco semplicemente perché il suo cane, un enorme e peloso San Bernardo chiamato Mucca, era scappato quel pomeriggio mentre passeggiava con lui per la città.
Chichi era rimasta paralizzata dalla paura quando aveva visto Goku, l’unica altra persona presente nel parco durante quell’acquazzone tipicamente parigino ma poi la sua espressione disorientata e confusa aveva fatto immediatamente breccia nel suo cuore e si era avvicinata chiedendogli se aveva bisogno di aiuto.
Lui aveva balbettato qualcosa parlando con accento straniero:
«…io…non lo so…»
«Ti senti bene?» gli aveva chiesto Chichi, invitandolo a ripararsi sotto il suo ombrello, un po’ impossibile dal momento che il ragazzo era altissimo ma soprattutto aveva un fisico muscoloso e possente e Chichi aveva fatto fatica a tenere l’ombrello alla giusta altezza.
Quanto si erano trovati così vicini, stretti sotto quella minuscola protezione per la pioggia, le era mancato il fiato: il giovane ragazzo emanava un tale calore che le iniziarono a tremare le gambe per l’imbarazzo.
«Come ti chiami?» gli aveva chiesto non ricevendo risposta alla precedente domanda.
«Io…non ricordo…» aveva mormorato rivolgendole quasi uno sguardo di supplica, una ricerca d’aiuto per cercare di capire, di ricordare…
Allora Chichi aveva capito che il ragazzo aveva perso la memoria dopo aver subito qualche trauma e aveva deciso di portarlo all’ospedale.
Mucca avrebbe trovato da sola la via di casa.
Al pronto soccorso non avevano saputo che fare, se non curare le sue ferite; avevano detto a Chichi che bisognava fare delle analisi dai nomi per lei impronunciabili ma che al momento il ragazzo non poteva stare lì e nemmeno alla stazione di polizia.
Lei aveva accettato immediatamente di ospitarlo a casa sua.
Lui sembrava talmente disperato del fatto di non ricordare niente che Chichi decise di fare di tutto per aiutarlo.
Non si staccò dal suo braccio per tutto il tragitto verso casa.
La gente che passava poteva pensare che lei si tenesse stretta a lui perché le dava un senso di protezione, in realtà era il contrario, era lei che lo voleva rassicurare.
La sua coinquilina e migliore amica, Bulma, accolse con il suo tipico entusiasmo l’ospite di Chichi e ascoltò con estrema attenzione e curiosità il racconto del loro incontro.
«Ma non puoi continuare a chiamarlo “hey tu”!» aveva fatto notare la sua amica dagli strani ma particolari capelli blu. «Se lui non si ricorda come si chiama, diamogli noi un nome!»
«Bulma, non è mica un cane! Vedrai che la polizia scoprirà la sua vera identità e lo porteranno a casa dalla sua famiglia.»
«E se così non fosse? Dove starà? Poverino, sembra così sconvolto…»
«Se così non fosse…potrà stare da me tutto il tempo che vorrà.»
«Allora per il momento come lo chimiamo?»
«Fammi pensare…dici che Goku gli piacerà? Era il nome di mio nonno.»

NdLefteye:
questo capitolo l'ho scritto pensando a voi, ammmiratrici di Goku, e ve lo dedico! Grazie per i commenti!!

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Capitolo 3
*** Echi di marcia nuziale ***


 Capitolo tre.

 

Goku sembrava apparso dal nulla.

Come cittadino francese, europeo, americano, asiatico, ma nemmeno come essere umano lui non esisteva.

Non corrispondeva a nessuna delle descrizioni di persone scomparse, in nessuna parte del mondo, non aveva documenti, non era registrato da nessuna parte.

Lui non esisteva.

Però quel nome gli piacque.

Goku.

Quando Chichi gliel’aveva proposto si era sentito leggermente più rassicurato, quasi quel nome gli appartenesse veramente.

Per un mese aveva vissuto tra la casa di Chichi e l’ospedale, ma non c’era stato nessun risultato soddisfacente e alla fine lui stesso aveva chiesto di smettere con le analisi.

Quando arrivava il momento di fare la visita medica settimanale, Goku si comportava come un bambino.

«Per favore Chichi, non è che oggi possiamo fare a meno di andare dal dottore?»

Quando lui la guardava con quello sguardo dolce e con quell’atteggiamento un po’ infantile, Chichi non riusciva a dirgli di no; lei era famosa per la sua severità ma con Goku proprio non ce la faceva, il sorriso ingenuo e gioioso la faceva sciogliere come neve al sole.

Dopo due mesi si erano scambiati il loro primo bacio.

Bulma le aveva messo la pulce nell’orecchio, non per cattiveria ma perché teneva alla sua amica del cuore e non voleva che soffrisse o le succedesse qualcosa di brutto:

«Non ti sembra una cosa un po’ rischiosa ospitare uno sconosciuto in casa? Potrei capire per un po’ di tempo ma ormai voi due convivete! Mi raccomando Chichi, stai attenta, cerca di conoscerlo meglio prima di innamorarti veramente di lui!»

«Io sono già innamorata» aveva ribattuto la ragazza. «E sono sicura che Goku è una persona per bene…non lo vedi com’è dolce e gentile? Non farebbe del male a una mosca!»

«Non puoi saperlo, magari prima di perdere la memoria non era così…e se un giorno dovesse ricordarsi il suo passato, che farai? Magari è un terrorista e per questo no c’è nessuna informazione su di lui in nessun database!»

«Tu lavori troppo di fantasia, Bulma!» l’aveva schernita Chichi.

 

«Goku?? Come hai fatto ad arrivare così in fretta?» chiese sorpresa Chichi vedendolo apparire nel locale.

La ragazza sapeva ormai benissimo che Goku non era come tutte le altre persone, ma lui le teneva nascosto il fatto di essere ancora molto più anormale di quanto non sembrasse già.

Per Chichi Goku correva come una saetta e avrebbe battuto ogni record alle Olimpiadi…in realtà Goku riusciva a compiere qualsiasi movimento ad una velocità molto vicina a quella della luce.

Per Chichi lui aveva passato la vita in palestra a fare pesi…in realtà Goku aveva una forza al di fuori del normale, avrebbe potuto benissimo sollevare con un dito la Nike di Samotracia custodita al Luovre senza fare il minimo sforzo, e magari tenendo sull’altra mano anche qualche altra opera d’arte come Amore e Psiche.

Per Chichi il suo ragazzo era un gran bambinone…e lo era veramente.

«Ho fatto una corsa!» rispose con un sorriso a trentadue denti Goku, schioccandole un bacio sulla guancia.

Dal retro, in cucina, proveniva la voce squillante di Bulma che cantava come un usignolo.

«Che cos’ha?» chiese il ragazzo.

«Come che cos’ha? Si sta per sposare, è normale che si comporti così!» rispose Chichi con tono ovvio.

«Ah già, è vero! Domani c’è il matrimonio!»

«…lo sapevo che te n’eri già scordato...» borbottò Chichi.

«Eh eh! Meno male che ci sei tu Chichina!» esclamò Goku dandole un altro bacio per poi sparire in cucina.

«Ciao Bulma! Come va?» chiese l’amico alla ragazza che stava infornando l’ennesimo vassoio di croissant, famosissimi in tutto il quartiere.

«Meravigliosamente! Non vedo l’ora che sia domani!» trillò la ragazza.

«E così, da domani sarai la moglie di Yamcha! Ti dovremo chiamare “signora”!»

Il sorriso di Bulma si spense improvvisamente.

«Ehm…no, lascia stare il “signora” per favore…quella è la parte peggiore…»

«Ma dai, per amore si accettano anche questi piccoli dettagli un po’ fastidiosi!»

«Già, hai ragione Goku…» sospirò la ragazza, ma sembrava poco convinta. «Piuttosto, vedete di non fare tardi domani! Lo dico a te Goku, perché lo so come sei fatto! Se per colpa tua la mia damigella d’onore dovesse arrivare in ritardo, sentirai le mie grida per tutta Parigi!»

«Ok, ok, Bulma, ho capito! Non ti preoccupare, mi punterò la sveglia alle sei del mattino!»

 

Bulma e Yamcha erano fidanzati da una vita; si erano conosciuti alle superiori e da allora non si erano più lasciati; tutti i loro conoscenti li consideravano una coppia perfetta, sempre attaccati con la colla, a scambiarsi effusioni…anche se molto spesso scoppiavano delle liti furibonde!

E finalmente Yamcha, dopo tanti anni, si era deciso a fare la proposta…certo, con una spintarella da parte di Bulma, che aveva passato gli ultimi sei mesi a sospirare davanti alle vetrine di abiti da sposa, alle chiese e alle gioiellerie che esponevano fedi nuziali…e ora, aveva ottenuto ciò che voleva…forse.

Forse Bulma si era dedicata così completamente ai preparativi del suo matrimonio che non si era fermata a pensare se era quello che voleva.

Il vestito era splendido, la chiesa deliziosa, il menù del pranzo, i fiori, gli abiti delle damigelle, la limousine, i regali, l’orchestra, era tutto così perfetto ma…Yamcha?

Yamcha era perfetto per lei?

Ma certo, si diceva Bulma, lo conosceva da una vita, aveva un sacco di difetti, tra cui il brutto vizio di guardare e flirtare con altre donne, ma al mondo nessuno è perfetto!

 

...continua...

 

 

Nd Lefteye: L'idea della boulangerie, anzi diciamo all'italiana per non fare gli snob, della panetteria/pasticceria, mi è venuta proprio a Parigi, davanti ad una boulangerie dove ho mangiato un panino buonissimo, poi dopo ore di cammino per la capiitale parigina, sotto la pioggia per di più, la storia ha cominciato a prendere sempre più forma e infine, davanti al Louvre, dove accanto a Saint Germain c'è davvero una pasticceria (che fa croissant buonissimi, ma anche carissimi -_-)...ho deciso che dovevo assolutamente scrivere questa fanfic!


Ad Ale, bambi, louis89,son giuggy, sono contenta che vi abbia fatto piacere la scelta di Parigi e la dedica.

Aleberyl: ho scaricato un programma per HTML e adesso ti copio, metto anch'io i commenti colorati, hehehehe.....e grazie per aver già messo la fic tra i preferiti, farò in modo che ci rimanga cercando di scriverla bene fino alla fine!


louis89: benvenuta nella nostra piccola setta di dragonballiane assatanate! Sono contenta ti piacccia la storia!


Mau: eh eh...ti assicuro che ci sarà spazio anche per Vegeta e Bulma, anche se non subitissimo come avrai capito da questo capitolo, ma ti assicuro, non potrò mai lasciarli in disparte dato che è la mia coppia preferita!


songiuggy: a dire la verità non ho ancora deciso le sorti di Vegeta, visto che in DB lui fa il mantenuto, sono ancora indecisa su cosa farà, SE troverà Goku...però, guai a lui se tocca la boulangerie!!!!

bambi: ti ringrazio tantissimissimo!! Manderò a tutte voi una cassa di croissant per ringraziarvi (anzi, ad Aleberyl mando una cassa di spumante ^____^')

 

 

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Capitolo 4
*** Addio al nubilato ***


Capitolo quattro.

 

 

 

«Bulma, devi assolutamente venire di là, è arrivato uno stuolo di ragazzini stranieri!» strillò Chichi entrando nel laboratorio della boulangérie.

«Che barba, Chichi, sei sempre spaventata dai turisti stranieri!» sbuffò l’amica togliendosi il grembiule. «Ormai dovresti averci fatto l’abitudine!»

«Ma non capiscono cosa dicono!»

«Cosa vuoi che ti dicano? Saranno qui per mangiare, ovvio!»

Bulma aiutò Chichi a servire la scolaresca straniera, appena uscita da una visita al Louvre, poi il locale si svuotò e le due amiche ebbero modo di fare quattro chiacchiere.

«Sei eccitata per la tua festa di addio al nubilato di stasera?» chiese Chichi.

«Mah…sì! Ci saranno degli spogliarellisti!»

«Che cosa?! Oddio, se lo vengono a sapere Goku e Yamcha…!» esclamò Chichi diventando tutta rossa al solo pensiero di quello che l’aspettava quella sera. «E chi hai invitato?»

«Oltre a Lunch, Marron e C18 ho invitato Angélique, Nadine, Isabelle e Chantal.»

«Ma…sono le ex “fiamme” di Yamcha! Lui in passato ti ha tradito con loro»

«Lo so…ma voglio dimostrare loro che non porto nessun rancore…e che alla fine l’anello nuziale lo porterò IO!» esclamò vittoriosa e con una punta di malignità Bulma.

«Sei perfida!» le disse Chichi ridendo.

«Lo so! Stasera ci divertiremo un sacco, ci ubriacheremo e faremo notte fonda!»

«Ehm…Bulma…ma la cerimonia è alle nove e mezza…non ci conviene forse andare a letto abbastanza prestino?» consigliò saggiamente Chichi.

«Hihi…già, hai sempre ragione Chichi! Non posso mica presentarmi al mio matrimonio con le occhiaie e con un cerchio alla testa! E nemmeno tu, dato che sei la mia testimone di nozze!»

 

 

 

Ore 21.30, in un night club.

 

 

 

«Ragazze, ragazze!!» trillò con la sua vocina acuta Nadine. «Fra un po’ inizia lo spettacolo! Evviva!»

Quel night club era un locale per sole donne dove si esibivano solitamente splendidi fustoni.

Le ragazze presenti lanciavano sgrilletti eccitati per l’emozione, tranne Chichi che si rifiutava di vedere lo spettacolo di spogliarello maschile.

«Mi sembra di tradire il mio Goku!» si scusò la ragazza con la futura sposa.

«Eh già, tu il tuo fusto ce l’hai già a casa…» commentò Bulma. «Ma non puoi mica chiudere gli occhi quando i ballerini inizieranno a spogliarsi!»

«Beh…vedrò di rivolgere lo sguardo altrove…»

Le luci si spensero e partì una musica ritmata e sensuale, poi sul piccolo palcoscenico apparvero sei ragazzoni vestiti di poliziotti che iniziarono a ballare muovendo il bacino e sculettando in modo molto sensuale, provocando urletti e strilli da parte del pubblico.

«Credo di non essermi mai divertita così tanto!!» esclamò Bulma saltando sulla sedia al ritmo della musica e lanciando ogni tanto qualche fischio di approvazione per i ballerini che stavano già iniziando a togliersi gli abiti.

Nel frattempo Chichi giocherellava con il tovagliolo di carta fissandolo con estremo interesse, stando ben attenta a non alzare troppo lo sguardo.

Giunse il momento tanto atteso dal pubblico, quello del lancio dei pantaloni, e l’entusiasmo di Bulma improvvisamente si spense:

«Ma…ma sono in perizoma!!» biascicò sconvolta.

«E certo Bulmina, cosa ti aspettavi, i mutandoni della nonna??» ribatté Isabelle, riportando subito dopo la sua attenzione sul palco.

«Ma che schifo!!» esclamò disgustata la futura sposa. «Li trovo così poco virili! Anche Yamcha una volta ebbe la brillante idea di presentarsi a letto con uno di quei cosi…l’ho fatto uscire dalla stanza a calci!»

Bulma sospirò, ormai per niente attirata dallo spettacolo.

Si aspettava qualcosa di meglio per il suo addio al nubilato, ed aveva sprecato in quel modo quella sua ultima serata di libertà…

«Chichi…vuoi che ce ne andiamo?»

«Per me andrebbe benissimo!»

Salutarono le amiche con la scusa che si sarebbero dovute alzare molto presto la mattina seguente ed uscirono dal locale, con l’intento di fare una passeggiata per le strade di Parigi.

A dire la verità si trovavano in un quartiere non molto sicuro della città, o meglio…non molto raffinato: da un lato della strada si trovavano solo sexy shop e cinema a luci rosse, dall’altro solo negozi da sposa.

Le ragazze decisero di attraversare la strada, anche se non avrebbero degnato di uno sguardo gli abiti da sposa in vetrina…Bulma non ne aveva più bisogno e Chichi…non ci aveva ancora pensato.

«Sai Chichi, stavo pensando di vendere anche gelati alla boulangèrie, quest’estate» disse Bulma prendendo l’amica e socia sottobraccio.

Per loro non era mai un dispiacere parlare di lavoro anche a casa, o mentre si stavano divertendo: amavano molto quello che facevano e il loro piccolo, delizioso angolo di paradiso.

«Davvero? Ma noi non sappiamo preparare il gelato! E poi ci servirebbero i macchinari, gli ingredienti buoni…sai quanti turisti italiani passano per di qui, non comprerebbero mai un gelato fatto alla maniera francese!»

«Infatti ho intenzione di andare a fare uno stage in Italia, a primavera» spiegò Bulma.

«Vuoi partire? E Yamcha? Cosa dirà?»

«Che importa Yamcha! Sono io che devo decidere, non lui! E poi mi sembra una splendida idea!»

«Certo che lo è, ma da come parli di Yamcha sembra che tu lo consideri alla stregua di un cagnolino…» fece notare Chichi. «Non per metterti la pulce nell’orecchio, ma sei davvero sicura di volerlo sposare?»

«Sì, lo sono» rispose la ragazza annuendo con fare deciso. E lo sembrava veramente. «Lui non è perfetto, è un cascamorto ma in fondo è un bravo ragazzo, e poi mi dà la libertà di cui ho bisogno. Mi fa sentire indipendente!»

Chichi avrebbe voluto aggiungere che sposare uno come Yamcha era come non sposarsi affatto, ma non le sembrò il caso di sparlare del fidanzato della sua migliore amica.

 

 

Il principe Vegeta impostò le coordinate per l’atterraggio.

Secondo le ultime informazioni che era riuscito a trovare, l’astronave di Kakarot doveva essere atterrata a poca distanza da quello che i terrestri consideravano il meridiano di riferimento, e all’altezza del 48° parallelo Nord.

Doveva essere lì che Kakarot aveva individuato le sfere del Drago, SE l’aveva fatto.

Per quanto ne sapeva Vegeta il suo soldato poteva anche aver rubato le sfere per diventare il regnante della Terra…presto l’avrebbe scoperto.

Attivò lo scudo energetico per rendere la sua navicella invisibile ad occhi indiscreti e si preparò ad entrare nell’atmosfera terrestre.

 

...continua...

 

 

Nd Lefteye: Bulma si sposa? Non si sposa? Non lo so! Eh eh dovete aspettare ancora un pochino per saperlo!

Ora che l'Italia ha vinto contro la Francia non sapevo più se era il caso di postare questa storia...scherzo! Io adoro la Francia e sono contenta che mi abbia ispirato questa fic!

Tanto per la cronaca, quando sono andata a Parigi, ero veramente in un quartiere pieno di sexy shop da un lato e di negozi di abiti da sposa dall'altro! XDXDXD

Vi ringrazio molto per i commenti, sono tutti così incoraggianti!

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Capitolo 5
*** Pessimo inizio di giornata ***


Capitolo cinque.

 

 

Lo schianto fu parecchio rumoroso, ma i terrestri che si trovavano nelle vicinanze lo scambiarono per un tuono… un tuono molto forte che disturbò il loro sonno.

Vegeta attese un attimo per riprendersi dall’urto, che lo aveva scombussolato non poco e procurato un leggero giramento di testa, poi sganciò le cinture del suo sedile ed uscì dalla navicella per darsi un’occhiata in giro.

“Che schifo” pensò guardandosi attorno e vedendo solo campi e qualche fattoria.

“Un misero pianeta di contadini; però mi aspettavo di peggio, credevo ci fossero solo paludi.”

Si diede una stiracchiata.

“E ora troviamo Kakarot.”

Erano le prime ore del mattino e il sole non era ancora sorto, in lontananza si udiva qualche gallo cantare e pochi uccellini iniziare a trillare.

Certamente Vegeta non colse questi particolari.

Andò a prendere il suo scouter e lo accese per identificare subito l’aura di Kakarot.

Dopo poco trovò il segnale.

“Tombola!” pensò soddisfatto Vegeta mentre le sue labbra si allargavano in un ghigno crudele.

Chiuse lo sportello della navicella, senza curarsi di spostarla in un luogo più sicuro, dal momento che nessuno l’avrebbe vista, e spiccò il volo nella direzione indicatagli dallo scouter.

 

 

Goku si voltò sul materasso e tenendo gli occhi chiusi cercò il corpo caldo della sua bella Chichi, che dormiva accanto a lui; le circondò la vita con un braccio, la strinse a sé e lei, nel sonno, sorrise e gli si accoccolò ancora di più contro.

In una condizione di dormiveglia si rese conto che tra breve la sveglia avrebbe iniziato a trillare, ma cercò di addormentarsi di nuovo.

Quello era un giorno importante.

 

 

Vegeta era saldamente convinto che il paesaggio sotto di sé non sarebbe mai cambiato, e fu molto sorpreso quando invece mutò: pian piano iniziarono ad apparire sempre più case e costruzioni, strade sempre più articolate e movimentate da strani veicoli, paesi sempre più grandi.

Ma lui seguì il segnale imperterrito finché non si ritrovò davanti un’immensa città la quale, ma lui ancora non lo sapeva, era famosa in tutta la Terra con il nome di Parigi.

Vegeta si bloccò a mezz’aria, per osservare stupito la metropoli che pian piano andava svegliandosi: era immensa!

Neppure la capitale di Vegeta-sei era così grande!

Il principe però non aveva tempo da perdere con quelle stupidaggini, doveva immediatamente trovare Kakarot.

 

 

Goku si risvegliò di soprassalto.

Aveva come l’impressione… un presentimento… non sapeva di cosa si trattasse, ma sicuramente non era niente di buono.

Da dove proveniva quella strana sensazione?

Si alzò dal letto, risvegliando anche Chichi che insonnolita mugolò:

«E’ già ora di alzarsi?»

«No, Chichi, torna a dormire, io vado un attimo sul tetto.»

«Ah, ok… » biascicò la ragazza, e si rintanò di nuovo sotto le coperte per poi sbucarne fuori all’improvviso:

«Come, vai sul tetto??!»

Ma Goku era già uscito dall’appartamento.

Chichi prese la sua vestaglia, indossò le ciabatte ed uscì fuori.

Passò davanti a quello che una volta era il suo appartamento, condiviso con Bulma, pensò di chiamarla ma poi si ricordò che quella notte aveva dormito a casa dei genitori, dove si sarebbe svolto il rinfresco per il matrimonio.

Percorse il corridoio e imboccò le scale che portavano al tetto del palazzo.

Goku era già là sopra, a petto nudo, incurante del gelo mattutino tipico del clima parigino, e stava fissando il cielo, in attesa.

La ragazza non aveva mai visto sul volto del suo amato un’espressione così preoccupata e così seria, quasi non lo riconosceva e quasi la spaventava.

«Goku, tesoro, che succede?» gli chiese avvicinandosi cautamente. «Si può sapere che cosa… » ma lui la zittì, in un modo così brusco, così nuovo e strano da parte sua, che lei si ammutolì e spalancò gli occhi dallo sconcerto.

Lei era un’incurabile chiacchierona, riconosceva che a volte si rendeva insopportabile con i suoi sproloqui, ma mai era accaduto che Goku la zittisse, mai era accaduto che fosse così brusco nei suoi confronti.

Cosa gli stava succedendo?

 

 

Bulma venne risvegliata dal profumo di caffè e dalla risatina allegra di sua madre che era entrata nella stanza canticchiando una marcia nuziale.

«Buongiorno, Bulmina cara! Il grande giorno è arrivato, svegliati e corri a farti bella!»

«Awwnn… ma che ore sciono?»

«Sono le sei, bambina mia!» cinguettò la signora Briefs.

«Come… le sei… è presto… ancora un po’… ronf…»

 

 

Goku continuava ad osservare il cielo, aspettando cosa, non lo sapeva neppure lui.

Era talmente concentrato che non si era reso conto di aver zittito bruscamente Chichi e quando lei aveva smesso di parlare si era perfino dimenticato della sua presenza.

Sentiva qualcosa, una specie di forza, avvicinarsi minacciosa.

Una parte di sé si chiedeva perché mai stesse lì a guardare il cielo, come se da un momento all’altro potesse arrivare qualcuno, sbucando proprio dalle nuvole; d’altra parte, quella prospettiva non gli sembrava per niente strana, sebbene sapesse che era praticamente impossibile.

Quale parte di lui avrebbe vinto la scommessa? Quella razionale, che aveva solo quattro anni di vita, o quella irrazionale, che gli nascondeva la verità da quando aveva perso la memoria?

 

 

Infine vide arrivare la sua risposta: veloce, minacciosa, per niente rassicurante e… volante.

Un uomo, o quel che doveva sembrare un uomo, era apparso dalle nuvole e si stava fiondando nella sua direzione!

Pareva che si sarebbe schiantato sul tetto dell’edificio, invece a pochi centimetri dal pavimento rallentò e atterrò poggiando delicatamente i piedi a terra.

Era un uomo non molto alto, ma doveva avere più anni di Goku, aveva capelli corvini simili ad una fiamma per quanto erano scomposti, e occhi d’ ebano, profondi, terribili, pericolosi.

Incrociò le braccia al petto muscoloso e possente, senza smettere di fissare Goku con occhi torvi, e poi parlò:

«Finalmente ci si rivede, Kakarot. Non ti inginocchi più, davanti al tuo principe?»

«Lui non si chiama Kakarot!» esclamò Chichi, che finora era rimasta alle spalle del fidanzato, attirando l’attenzione dei due uomini.

Poi però si rese conto di un piccolo particolare: LEI aveva dato a Goku quel nome, di conseguenza forse quel… quell’essere volante aveva ragione.

Andò a stringersi al braccio del suo ragazzo e sentendosi più sicura chiese allo sconosciuto:

«Chi sei? Cosa vuoi dal mio fidanzato?»

«Che c’è Kakarot, ora che sai che stai per morire non hai più il coraggio di parlare?» lo provocò lo sconosciuto. «Non hai detto alla tua sgualdrinella che sei uno sporco disertore?»

Goku non rispose, troppo sconvolto e sorpreso per parlare, così come Chichi, la quale non si era ancora del tutto ripresa dallo shock di vedere arrivare quello sconosciuto volando.

«Ascolta» proferì infine il ragazzo. «Io non so chi tu sia, né cosa tu voglia da me, ma dato che sembri conoscermi…» venne interrotto da una sonora risata dell’uomo sconosciuto.

«Balle! Vuoi forse farmi credere che non ti ricordi del tuo principe, e della tua missione?»

«Stia bene a sentire signore!» esclamò Chichi riacquistando improvvisamente coraggio. «Il mio ragazzo soffre di amnesia, non le sta mentendo! Ha perso la memoria quattro anni fa e non sa niente del suo passato!»

«Tsk, certo» sbuffò l’altro uomo. «E così, non ti ricordi niente, eh Kakarot? Non ne sarei tanto sicuro… vediamo se ti ricordi almeno come si combatte!»

Senza dare la possibilità al ragazzo di chiedere spiegazioni, si fiondò contro di lui e gli sferrò un potente calcio che però non arrivò a segno: nonostante l’incredibile velocità dell’attacco, Goku l’aveva schivato con estrema facilità.

Lo sconosciuto parve non esserne stupito:

«Vedo che non hai perso il tocco, Kakarot. Vuoi ancora farmi credere di aver perso la memoria o possiamo dare inizio alla tua esecuzione?»

«Te lo ripeto, io non so chi tu sia» rispose Goku.

Vegeta sorrise sarcastico:

«Sai, potrei anche crederti, visto che sei sempre stato un pessimo bugiardo. E va bene, ho deciso, porterò pazienza con te solo perché eri uno dei miei uomini migliori.»

Poi si rivolse ad una sempre più tremante Chichi:

«Si può sapere come ha perso la memoria?»

«Io… io non lo so. Ci siamo incontrati quattro anni fa al parco e l’ho portato all’ospedale, ma non ricordava già più niente. Non sapeva nemmeno com’era arrivato in città.»

L’uomo venuto dal cielo rimase in silenzio e cominciò a scrutare Goku a braccia incrociate.

«Devo trovare il modo per farti ritornare la memoria, allora» disse infine. «Potresti avere informazioni troppo preziose per poterle tenere nascoste nella tua testaccia. Ripartiremo subito per Vegeta-sei.»

«Cosa?! Io non vado da nessuna parte!» esclamò Goku.

«Non sei nella posizione di discutere, Kakarot. Sono venuto qui con l’intento di ammazzarti per non aver portato a termine la missione, e devi ringraziare la mia magnanimità e l’incredibile situazione in cui ti trovi se sei ancora vivo. Ritorneremo sul nostro pianeta natale dove forse riusciremo a farti ritornare la memoria.»

«Pianeta??» chiese Chichi, strabuzzando gli occhi. «Vuole dire che il mio Goku è un- un alieno?!»

«Sì, terrestre. E’ un sayan, la razza guerriera più potente dell’universo, e io sono il suo principe, Vegeta, dunque Kakarot mi deve cieca ubbidienza se non vuole fare una brutta fine.»

La ragazza svenne.

Vegeta alzò un sopracciglio, perplesso, poi come se niente fosse accaduto si rivolse di nuovo a Goku:

«Allora, andiamo?»

 

 

 

 

 

NdLefteye: devo prima di tutto ringraziare la mia beta reader LadyLili che mi sta dando una mano, anzi una manona, a correggere i piccoli errori di questa fanfic, che senza il suo occhio più esperto non noterei!

Louis89: spero di non averti sconvolta troppo!^^

Mau, bambi e Aleberyl: perché credete che Vegeta rovinerà il matrimonio…? Poverino, dev’essere sempre lui a combinare casini! Ma chi vi dice che stavolta non andrà tutto liscio e Bulma si sposerà con Yamcha…?!? Mah, lo scoprirete nei prossimi capitoli!!

Mwahahahahaha come sono crudele!!

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Capitolo 6
*** Amnesia ***


Capitolo sei.

 

 

«Non posso venire con te!» esclamò Goku chinandosi per sollevare la povera Chichi, priva di sensi.

«Tu DEVI ritornare su Vegeta-sei, è fondamentale che riacquisti la memoria per portare a compimento la missione!» ripeté Vegeta seguendo il ragazzo all’interno dell’edificio.

Entrarono nell’appartamento e Goku posò delicatamente la ragazza sul divano, poi andò a prendere un bicchiere d’acqua e la scosse leggermente perché si svegliasse.

Nel frattempo Mucca, il grosso San Bernardo, insospettita dall’ospite sconosciuto, aveva preso a ringhiare. Vegeta gli lanciò un’occhiataccia omicida e il cagnolone se ne andò guaendo a rintanarsi nella sua cuccia.

«Ma di quale missione stai parlando??»

«Di quella che ti era stata affidata prima di partire per la Terra. Anzi, è il motivo per cui ti trovi qua.»

«Allora tu mi puoi aiutare a ricordare chi sono!» esclamò entusiasta Goku.

«Certo che posso, idiota!» sbraitò il Sayan.

Chichi finalmente si riprese.

«… il mio Goku non va da nessuna parte!» biascicò portandosi una mano alla fronte. Posò lo sguardo sul Sayan e per poco non svenne di nuovo, notando una cosa pelosa che ondeggiava alle sue spalle.

«TU HAI LA CODA

«Certo» rispose ovvio Vegeta. «Tutti i Sayan ce l’hanno! Ma a Kakarot è stata tagliata prima che partisse per la missione» aggiunse prevenendo la domanda della terrestre.

«Quale missione?» chiese lei. «E’ da quando sei arrivato che ne parli. Di qualunque cosa si tratti, Goku non se ne andrà da qui.»

«Kakarot è sotto i miei ordini e farà ciò che comando» ribatté risoluto Vegeta. «E non si chiama Goku.»

«GOKU soffre di amnesia e ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a ricordare» lo rimbeccò Chichi, guardandolo con sfida.

«IO lo posso aiutare, deve solo ritornare con me sul nostro pianeta.»

«Ma se non ricorda nulla di voi “cosi Sayan”, si sentirà spaesato in un luogo che non conosce, dunque ha bisogno di avere vicino qualcuno di cui si fida, e quel qualcuno sono IO. E poi, chi ci assicura che tu sia un amico di Goku??»

«IO non sono un suo amico, sono il suo principe!»

«Ehm- ehm» Goku si decise finalmente ad interrompere quel battibecco che non avrebbe portato a nulla. «Scusate, se l’oggetto in questione sono io, non dovrei decidere io stesso cosa fare??»

Due paia di occhi curiosi si posarono su di lui, in attesa di un verdetto: Vegeta lo fissava minaccioso, Chichi speranzosa.

«Voglio restare qui.»

«Cosa?! Ma allora non capisci!» esclamò furibondo Vegeta. «Il destino dei Sayan è nelle tue mani, razza di cretino! Se tu non riacquisti la memoria e non ci fornisci le informazioni che hai trovato, saremo tutti spacciati! Freezer ci farà fuori tutti quanti!»

Con uno scatto rabbioso il principe afferrò Goku per il collo e nonostante questi fosse più alto di lui, lo sollevò da terra, fissandolo con uno sguardo omicida.

«Non posso permettere che Freezer distrugga il mio popolo e si impossessi del mio pianeta!»

Lo fece cadere bruscamente per terra.

Goku si portò una mano dietro la nuca, com’era solito fare quand’era imbarazzato.

«Ah, ma se c’è di mezzo la salvezza di un pianeta allora bisogna fare qualcosa!»

«Però non credo che sia una buona idea riportare Goku sul vostro pianeta. Perché prima non ci parli della missione che avevi affidato a Goku? Magari inizierà a ricordarsi qualcosa! Avanti, siediti e raccontaci la storia con calma!» disse gentilmente Chichi invitando il sayan a sedersi sul divano.

Lui, dopo un po’ di riluttanza, accettò.

Aveva aspettato per quattro anni, poteva attendere ancora un altro poco.

Non che fosse una persona loquace, né tanto meno un gran narratore, però in un modo o nell’altro riuscì a raccontare tutta la vicenda, a partire dal rovesciamento del governo di suo padre.

«E’ pazzesco!» esclamò Chichi scioccata. «Questo Freezer è veramente crudele! Ed è davvero così forte??»

«Certo che lo è, altrimenti non avrei mai mandato qui Kakarot a cercare le Sfere del Drago!»

«Sfere del Drago? E cosa sono?»

Vegeta rimase si stucco.

Com’era possibile che una terrestre non conoscesse le Sfere?

«Davvero non ne avete mai sentito parlare?»

«Io… » fece per dire Goku. «Forse.»

«Ricordi qualcosa??» chiese Chichi, speranzosa.

«Io… forse.»

«Sai dove si trovano?» chiese Vegeta.

«Io… forse.»

«Dove??»

«Io… non lo so.»

«Dannazione!» imprecò il principe dei Sayan.

«IO… mi dispiace» ridacchiò Goku.

«Non c’è niente da ridere!» lo rimproverò Vegeta.

«Cerca di stare calmo!» lo rimbeccò Chichi, prendendo le difese del suo povero Goku. «L’amnesia non passa da un momento all’altro; è già tanto che ricordi di aver sentito quel nome. Vedrai che un po’ alla volta tornerà tutto a galla. E ora, vuoi continuare a parlarci di queste Sfere? A cosa servono?»

«Si tratta di sette sfere magiche che, una volta raggruppate, hanno il potere di invocare il Dio Drago, Shenlog, il quale può esaudire un desiderio. Ho intenzione di chiedergli l’immortalità per sconfiggere Freezer una volta per tutte.»

«E non potresti invece chiedergli di farlo scomparire, questo Freezer, e di portare la pace sul tuo pianeta?» chiese Chichi.

«No, che assurdità!» esclamò Vegeta divertito. «Non ci sarebbe alcun gusto! E’ il principe dei Sayan che deve sconfiggere quel mostro, non un drago dei desideri!»

«Capisco… » mormorò Chichi, anche se dalla sua espressione sembrava il contrario. «Ma sei proprio sicuro che queste Sfere si trovino qui, e a Parigi per di più?»

«Sì. Sono stati trovati antichi documenti che lo confermavano, e il fatto stesso che Kakarot sia giunto qui ne è la prova.»

«Che cosa?! E perché?»

Chichi strabuzzò gli occhi.

«Beh, lui aveva il compito di trovare le Sfere, e se la sua navicella è atterrata qui, vuol dire che era riuscito a localizzarne almeno una» spiegò Vegeta.

«Wow! Allora sono stato proprio bravo!» esclamò Goku con orgoglio.

«Sì, certo, davvero bravissimo… » affermò Vegeta con sarcasmo.

In quel momento qualcuno bussò alla porta.

«Vado io» disse Chichi, non curandosi del fatto di essere ancora in pigiama.

Uscì dal salottino e i due Sayan la sentirono aprire la porta ed esclamare sconvolta:

«Oddio Bulma, il matrimonio!!»

Vegeta lanciò un’occhiata interrogativa a Goku, il quale lanciò un’occhiata preoccupata all’orologio: non poteva crederci, erano già le dieci!!

Il tempo era volato e loro due si erano dimenticati del matrimonio di Bulma!

Che fosse venuta lì apposta per sgridarli del ritardo??

 

 

 

«Oddio Bulma, il matrimonio!!»

Quando Chichi aveva aperto la porta, si era ritrovata davanti Bulma, con addosso il suo abito da sposa.

Stupenda, col corsetto ricamato di seta che esaltava la sua esile figura e il seno prosperoso, la gonna d’organza color panna con lo strascico, che la faceva sembrare una principessa e il velo, ora rivolto all’indietro, che copriva parzialmente l’elaborata acconciatura ai capelli, raccolti con nastri bianchi e qualche fiorellino.

Era fantastica, ancora più meravigliosa di quando aveva fatto le prove dell’abito, eppure il suo volto era solcato da lacrime che avevano fatto sciogliere il mascara lungo le guance arrossate.

«Non c’è stato nessun matrimonio!» piagnucolò la ragazza guardando l’amica con profonda tristezza.

«Cosa?! Yamcha non si è presentato??» chiese sconvolta Chichi, preparandosi a far esplodere tutta la sua rabbia e a consolare la sua migliore amica.

 

Nel frattempo, Vegeta s’innervosiva sempre di più per l’attesa e la curiosità di Goku cresceva.

 

 

 

NdLefteye: oh-oh-oh! No, non è Babbo Natale, sono io che me la rido di gusto, è troppo divertente lasciarvi col fiato sospeso! Che cosa sarà mai successo al matrimonio?? Mah... lo scoprirete nella prossima puntata!! XD

Louis89: come vedi Goku preferisce stare con Chichi che andare via con Vegeta (se fosse il contrario, ci sarebbe da preoccuparsi...)

Aleberyl: sì, ho proprio un brutto vizio, ma mi piace troppo tenervi sulle spine!!

Mau90: Chichi avrebbe ammazzato Goku se se ne fosse andato, per questo lui è rimasto...! E come vedi, il matrimonio non c'è stato! Resta solo da scoprire perchè e a causa di chi!

bambi88: io l'ho sempre detto... perchè dev'essere il povero Vegeta la causa di tutti i guai?? Poverino, il mio Pavesino, date sempre la colpa a lui!!

sonsimo: spero di non averti fatta aspettare troppo! Ho finito questo capitolo ier notte alle due perchè non vedevo l'ora di postarlo! Grazie per il commento! La storia d'amore tra Vegeta e Bulma è sempre costruita più o meno allo stesso modo, spero solo di creare qualche variante con questa nuova ambientazione!

 

 

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Capitolo 7
*** Una bomboniera in lacrime ***


Capitolo sette.

 

 

«Yamcha non si è presentato al matrimonio??»

«No, sono io che non mi sono presentata» rivelò Bulma singhiozzando. «Non voglio più sposarlo.»

«Oh santo cielo! E solo adesso te ne sei resa conto?? Quindi ora sono tutti alla mairie* che  ti aspettano?»

«No, lo sanno che il matrimonio non si fa più. Sono scappata via a metà strada tra la porta e Yamcha. Pensa che una guardia ha perfino cercato di fermarmi e ho dovuto dargli un calcio in mezzo alle gambe. Mi fai entrare?» chiese tirando su con il naso. «Fra un po' verranno tutti qui a cercarmi.»

«Ma certo cara! Che sciocca che sono, entra pure! Del resto, questa era casa tua!»

Quando Bulma fece il suo ingresso il salotto venne invaso da una nuvola di profumo.

Vegeta osservò tra il divertito e il perplesso quel buffo esemplare di femmina terrestre, avvolta in quell'ancora più buffo e ingombrante abito color crema.

«Bulma!» esclamò Goku andandole incontro. «Cos'è successo?»

«E' scappata dal suo matrimonio» rispose Chichi facendo sedere l'amica sul divano, di fronte a Vegeta.

«E come mai?»

«Adesso ce lo racconta, vero Bulmina? Intanto ti preparo una bella tazza di latte caldo con biscotti» disse amorevolmente Chichi, entrando nel ruolo di mamma chioccia che le riusciva tanto spontaneo.

«Ehi, no!» protestò il Sayan. «Stavo parlando io! Cosa diavolo c'è di più importante delle Sfere del Drago?!»

«Lei» rispose seccamente Chichi, indicando l'amica che aveva già iniziato a far strage di Kleenex.

Bulma sorrise timidamente e si presentò tendendo la mano allo sconosciuto, il quale rimase impassibile.

«Lui è Vegeta» disse Goku. «Dopo ti spieghiamo chi è. Ora raccontaci tutto.»

Bulma si soffiò il naso, si asciugò le ultime lacrime ed iniziò:

«Dopo quello che mi hai detto tu ieri sera, Chichi. »

«Oh no, non dirmi che è tutta colpa mia!» strillò angosciata la ragazza dalla cucina.

«No, no!» la rassicurò Bulma, proseguendo. «Ma tu mi hai fatto capire che non ero così tanto sicura di questo matrimonio, anche se te l'ho fatto credere. Mi sono finta determinata per darmi coraggio, ma in realtà non ero del tutto certa di quello che stavo per fare. Poi stamattina mi sono messa a pensare a Yamcha e a me, alla nostra relazione, e mi sono venuti in mente tanti ricordi, primo fra tutti la sua dichiarazione.»

«Oh» fece Chichi tornando in salotto e porgendo sia a lei che a Vegeta una tazza fumante.

Tutt'e due avevano bisogno di calmarsi.

La ragazza ricordava perfettamente la dichiarazione di Yamcha: Bulma gliel'aveva riportata parola per parola, eccitatissima e al settimo cielo.

Quel giorno era stata molto felice per la sua amica, ma non era riuscita a capire come una dichiarazione di quel genere avesse potuto veramente far breccia nel suo cuore. Lei non era esattamente quel tipo di ragazza, con quel tipo di aspirazioni.

«Quando mi disse che voleva passare il resto della vita con me, andare a vivere in una casetta in campagna con tanti animali e avere almeno quattro bambini, l'avevo trovato terribilmente romantico.»

"Infatti" pensò Chichi. Quello era il tipo di dichiarazione che faceva per lei, ma di certo non per Bulma, che era una donna di mondo, indipendente, forte e attiva.

«Ma stamattina, quando ho ripensato a quella frase, mi è mancato il respiro, e non per la commozione, ma per il panico! Io non voglio vivere in una fattoria, e non voglio nemmeno fare la casalinga!!»

Per calmarsi di nuovo, Bulma prese un sorso di latte.

«Per chi mi ha preso? Solo perché faccio pane e croissant non vuol dire che anche il mio utero sia un forno!! E lui, ti sembra il tipo da passare le serate e le domeniche in compagnia dei suoi figli e di sua moglie? Yamcha è un dongiovanni, lo è sempre stato e sempre lo sarà! Come posso volere una vita del genere, mi sono chiesta. E sono di nuovo andata in panico. Ho bevuto un bicchiere di whisky, ma il panico è aumentato. poi è arrivato mio padre che mi ha trascinato dentro la macchina senza darmi il tempo di parlare, senza neanche accorgermene mi sono ritrovata in mezzo a tutta la gente che ammirava il mio abito. e sono scappata.»

«Non ci posso credere. » sospirò Chichi. «E ora che si fa?»

«Verranno di sicuro a cercarmi, dovete assolutamente nascondermi!» esclamò Bulma supplichevole. Poi il suo sguard si posò su Vegeta:

«Ma guarda, hai la stessa tuta che aveva Goku quando. un momento, da dove hai detto che vieni?»

«Non l'ho detto» rispose freddamente Vegeta, deciso a non rivelare alla strana e piagnucolosa terrestre affari che non le riguardavano.

Ma ci pensò Chichi a dare spiegazioni:

«Bulma, abbiamo ottime notizie: abbiamo scoperto chi è Goku e da dove viene!»

La ex neo-sposa sbarrò gli occhi dalla sorpresa.

«Davvero?? Ah, meno male qualche buona notizia! E allora, che aspettate, ditemi tutto!»

«Ti avverto però, sarà molto sconvolgente. Io sono svenuta.»

«Ma tu svieni sempre, Chichi! Avanti, ditemi tutto! Lui è forse un parente? Suo fratello?» chiese eccitata Bulma riferendosi ad un indignato Vegeta.

«No. è il principe del suo pianeta.»

La ragazza dai capelli turchini alzò un sopracciglio, credendo di aver sentito male.

«Pianeta? Hai proprio detto "pianeta"?»

«Sì» confermò Goku.

«Lo state usando come sinonimo di "Paese", "Stato"?»

«No. come sinonimo di "pianeta".»

«Di un'altra galassia, aggiungerei» disse con tono altero Vegeta. «Questo vostro Sistema Solare è uno squallido buco.»

«Per favore Bulma, non svenire» la supplicò Goku, ma l'amica non diede alcun segno di reagire in modo particolarmente isterico.

«Un altro pianeta» ripeté guardando a turno prima Goku, poi Chichi e infine Vegeta.

Molto più a lungo Vegeta.

«Esatto» annuì Chichi. «Goku è un alieno, un Sayan, inviato sulla terra per compiere una missione e sconfiggere il tiranno di Vegeta-sei.»

«Veramente a sconfiggerlo sarò io» precisò con stizza Vegeta.

«Un alieno» ripeté Bulma.

«Smettila di ripetere quello che ti diciamo!» esclamò l'amica. «Allora, cosa dici?»

«Che dico?»

«Già, che dici? Ehi, ma ti sei imbambolata?!»

«Cosa vuoi che faccia?? Mi state prendendo in giro?»

«No, è tutto vero!» assicurò Chichi. «Vegeta è arrivato qui volando!»

«Cosa?!» esclamò Bulma, spalancando ancora di più gli occhi. «Volando?! In aereo, vuoi dire.»

«No, volando senza alcuno strumento tecnologico, ali, paracaduti, eccetera. Volando come un pipistrello.»

«Che cos'è un pipistrello?» chiese piano Vegeta a Goku.

«Un topo volante» rispose quello.

«Mi hai paragonato a un dannato topo?!» ringhiò infuriato il Sayan.

«Volando??» ripeté incredula Bulma.

«Sì, volando» rispose Chichi.

«Ehi, donna, come hai osato darmi del topo volante??»

Nella stanza si stava creando un po' troppa confusione.

«Ragazzi! Calma!» esclamò Goku sovrastando il vociare degli altri e zittendoli finalmente. «Non possiamo andare avanti così! Abbiamo due problemi e non possiamo risolverli qui dentro! Come ha detto Bulma, fra un po' arriverà un mare di gente per sapere perché non ha voluto sposarsi e ci sarà una confusione pazzesca! Propongo di andarcene da qui immediatamente.»

«Ben detto Goku caro!» cinguettò Chichi, orgogliosa dell'ingegno del suo fidanzato.

In quel momento si sentì un forte brusio proveniente dal corridoio esterno, poi delle voci familiari e qualcuno che bussava alla porta dell'appartamento di Bulma:

«Bulmina cara, sei qui?? Sono la mamma! Su, tesoro, fammi entrare!» trillò la voce della signora Briefs.

Chichi fece segno a tutti di fare silenzio, e si avvicinò lentamente alla porta d'ingresso per origliare.

«Forse non è in casa» sentì dire dal signor Briefs.

«Ma certo che è qui!» esclamò un'altra voce maschile, che fece sussultare Bulma dalla sua postazione sul divano.

"E' Yamcha" disse solo sol labiale e segnando con il dito una linea lungo il suo collo, per dire: "Mi ammazzerà!!"

«Non può essere in giro per la città con il vestito da sposa addosso! Dev'essere per forza qui!»

«Proviamo da Chichi!» propose il signor Briefs.

«E' vero!» esclamò Yamcha. «Non ho visto né lei né Goku alla cerimonia, probabilmente hanno organizzato tutto insieme e stanno aiutando Bulma a nascondersi!»

Passi pesanti si avvicinarono alla porta dietro la quale origliava Chichi, poi qualcuno bussò forte.

«Chichi! Bulma! Goku! Lo sappiamo che siete qua! Aprite la porta!»

Chichi fece un saltello indietro, spaventata.

«Cosa facciamo??» bisbigliò agli altri tre.

«Semplice, ce ne andiamo» rispose Vegeta senza curarsi di abbassare la voce.

«E come?» chiese Goku. «Sono tutti davanti alla porta, non abbiamo via di scampo!»

«C'è la finestra, basta uscire da lì.»

«Ma siamo al quinto piano!»

«Un momento» disse Chichi. «Vegeta ha ragione. Lui sa volare, può portare Bulma via di qui.»

«Cosa?? Ma sei pazza??» protestò l'amica.

«O vai via con lui, o resti qui ad affrontare il tuo ex fidanzato, i tuoi genitori e un'ottantina di invitati.»

Bulma lanciò un'occhiata preoccupata a Vegeta, poco convinta che fosse una cosa saggia farsi portare via da quello strano tizio.

«Tieni il mio cellulare» le disse Chichi. «Quando ci saremo sbarazzati di tutta al gente che c'è qui fuori, ti chiamerò per sapere dove siete. Ora andate, presto!»

«No, un momento» le interruppe Vegeta. «Chi vi ha detto che voglio fare questa cosa? Io non centro niente con i vostri dannati problemi!»

«Beh, se è per questo noi non c'entriamo niente con i TUOI dannati problemi» ribatté Chichi. «Ci aiuteremo a vicenda, così ho deciso.»

Il principe si voltò a guardare Goku:

«Ti lasci sempre comandare da questa terrestre?»

«Sì» affermò il ragazzo, ridacchiando.

«Beh, io non mi lascio mettere i piedi in testa da una debole donnetta!»

«Donnetta a chi?!» ringhiò Bulma, prendendo le difese di Chichi e tirando fuori per la prima volta, da quand'era arrivata, il suo carattere d'acciaio. «Avanti, mi vuoi portare via??»

«Va bene, va bene, ma se continui a starnazzare anche durante il tragitto ti butto giù!» esclamò Vegeta.

Bulma schioccò la lingua in segno di disappunto e avvolse le braccia intorno al collo del Sayan.

«Sei sicuro di saper volare?»

«Di' un'altra parola, donna, e.»

«Va bene, calma, sto zitta!»

I due uscirono dalla finestra e sparirono in mezzo alle nuvole, lasciando Chichi e Goku ad affrontare i parenti imbestialiti di Bulma.

 

 

NdLefteye: scusate il ritardo!!

 

sonsimo: ok, Vegeta è il mio pupillo, ma cercherò di non mettere in disparte Goku e Chichi, stanne certa!

 

bambi88: ti sei ripresa? Hai visto cos'è successo al matrimonio?? Ah, ora ti spiego: Pavesino è il nome con cui vengono denominati tutti gli uomini amati da Lefteye: Vegeta, Riccardo Scamarcio, Jude Law, Hayden Christensen, David Anders, Julian McMahon.... ^^

 

Aleberyl90: sono stata brava a confondervi le idee fino a  questo capitolo????! Gna gna gna... non è stato Yamcha ad abbandonare Bulma!! Ma per ora lei e Vegeta sono freddini l'uno con l'altro... Ah, stai attenta a non bere troppo champagne, tienine un po' anche per la tua fic che sta andando alla grande!

 

Mau90: in questo capitolo Goku è un po' meno rimbambito, in fondo ci voleva qualcuno che calmasse la situazione! Grazie per i complimenti mi fai arrossire!!^^

 

louis89: grazie mille! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto come gli altri!

 

Nel caso non aggiornassi prima, vi avverto che dal 22 al 29 sono in vacanza (solo con le amiche, yuppiiii!). A presto e continuate a recensire!

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Capitolo 8
*** Quattro chiacchiere sulla Tour Eiffel ***


Capitolo otto.

 

Vegeta stava per soffocare.

Quella terrestre vestita da meringa sembrava minuta e fragile, eppure lo stava quasi strozzando con le sue candide manine strette intorno al suo collo.

­«Vuoi allentare la presa?!» le ringhiò contro mentre volava in una direzione non precisa.

Forse stava anche girando in tondo, ma non poteva dirlo con precisione,

«Ti ho detto che non ti lascio cadere!»

«Ma stai andando così veloce! Ho paura!!» strillò Bulma.

Teneva gli occhi serrati, non avendo il coraggio di guardare sotto di sé, e si stringeva saldamente al collo del Sayan.

«Mi vuoi dire dove devo andare? Con questa nebbia non vedo niente!»

«Non lo so!»

Ma prima che la ragazza potesse piagnucolare qualcos’altro, Vegeta si arrestò di scatto in mezzo al cielo.

«E questo che diamine è?» mormorò osservando incuriosito l’ammasso di ferraglia di fronte a sé che sbucava dalle nuvole.

 

 

***

 

«Yamcha!» esclamò Chichi, esibendosi in un finto sbadiglio. «Che ci fai qui? Che ore sono?»

«Sono le undici! Dov’è Bulma?» chiese con impazienza il ragazzo.

«Oh Santo Cielo! Io e Goku ci siamo addormentati!» esclamò la ragazza, pensando che aveva un talento innato per la recitazione. «Perché mi chiedi dov’è Bulma? Non dovrebbe essere alla mairie

«No, è scappata.»

«Cosa?! Ma è terribile!»

«Dev’essere stato il panico prematrimoniale» spiegò Yamcha. « Credevo fosse venuta a cercare te, ma evidentemente mi sbagliavo. Non hai idea di dove possa essere andata?»

«E come potrei? Non avrei mai immaginato che fuggisse al suo matrimonio! Prova al ristorante del Centre Pompidou, è là che va quando vuole stare da sola.»

Yamcha si voltò verso il signor Briefs, dietro di lui, e propose di andare a Beaubourg.

La signora Briefs allora si voltò a sua volta verso il mare di persone che ingombravano lo stretto corridoio e strillò:

«A Beaubourg! En marche

La piccola folla fece retro front e sparì giù dalle scale, permettendo a Chichi di tirare un sospiro di sollievo.

«E ora che si fa?» le chiese Goku.

«Aspettiamo che Bulma si faccia viva. Spero solo che non sia veramente andata a Beaubourg.»

«Naaa!» esclamò il ragazzo. «Hai detto che va là quando vuole stare da sola. Ma con lei ora c’è Vegeta!»

 

 

***

 

«E’ la Tour Eiffel! Uno degli edifici più famosi del mondo!» esclamò Bulma con orgoglio, quasi quella costruzione le appartenesse. Difatti, la Tour Eiffel era sempre stata motivo di vanto per i parigini e per tutti i francesi, e Bulma fu contenta di potersene vantare anche con un alieno, il quale però non sembrava né meravigliato, né affascinato.

«Ah. E a cosa serve?» chiese Vegeta calandosi oltre il parapetto della Torre e facendo scendere la meringa.

«Ehm… serve a…» Bulma si fermò un attimo a pensare. «Ok, non lo so a cosa serve, credo sia solo un’opera d’arte moderna, e infatti è bella. Serve a stupire, ecco, a stupire e ad ammirare la città dall’alto.»

«Ah» fece di nuovo Vegeta, rimanendo ancora non-stupito e non-meravigliato.

«guarda, siamo addirittura sopra il ristorante, nessuno può venire fino a qui. Questo è un privilegio!»

«Ah.»

Bulma continuò imperterrita il suo monologo.

«Io e Yamcha dovevamo salire al secondo piano per fare delle foro, dopo la cerimonia…»

Ormai Vegeta aveva terminato anche gli “ah” e se ne stava zitto senza ascoltare una parola di quello che blaterava la meringa.

Era immerso nei suoi pensieri: come convincere Kakarot a lasciare immediatamente il pianeta, come fargli tornare la memoria senza che nessuno facesse troppe domande...

Era il caso di mandare sempre lui a completare la missione? No, stavolta avrebbe fatto tutto da solo, poteva contare solo su se stesso.

Riflettendo, osservava il panorama attorno a sé, poi, dopo essersi guardato intorno, il suo sguardo cadde sul profilo prosperoso della scollatura della meringa, che continuava a parlare di… di cosa?

«Ehi, ma che cos’è un matrimonio?»

Bulma si interruppe e fissò il Sayan, allibita.

«Io ti sto parlando da dieci minuti buoni e tu non sai nemmeno di cosa?»

«Scusa tanto, se non mi sono subito informato sulle vostre usanze!» ribatté Vegeta, infastidito.

«Bastava chiedere!»

«Perché pensi che mi possa interessare? Appena arrivato su questo sudicio pianeta, invece di portare a termine una missione iniziata quattro anni fa, sono costretto a sorbirmi le tue lagne e quelle della donna di Kakarot, e a sballottarti in giro per questa dannata città! Non capisco perché non vi ho ancora fatti fuori tutti quanti!» gridò, sfogando tutta la sua rabbia e il suo risentimento.

Bulma rimase in silenzio, fissando l’alieno con gli occhi sbarrati e tremante di paura.

Ma poi uno strano pensiero le passò per la mente.

“Lui ha disperatamente bisogno di aiuto.”

La sua tensione si allentò leggermente, e trovò il coraggio di parlare:

«Perdonami, sono un’egoista. E’ evidente che il tuo problema è più serio del mio. Cosa posso fare per aiutarti?»

«Niente» rispose secco il Sayan «a parte dirmi dove si trovano le Sfere del Drago.»

«Mi dispiace, non lo so» rispose con rammarico la ragazza.

Poi però il suo sguardo si illuminò:

«Ma posso offrirti un croissant!»

Il Sayan la guardò con sguardo interrogativo.

«Eh?»

«I miei croissant sono i più buoni della città!»

Vegeta ancora non riusciva a capire.

«Ma è roba che si mangia?»

«Certo, sono squisiti! Andiamo, portami giù! Ma dobbiamo scendere in modo più “umano”; andiamo un piano più sotto, dove c’è il ristorante, e poi prendiamo l’ascensore.

Il Sayan annuì e la sollevò di nuovo tra le braccia.

«Ah, Vegeta?»

«Che c’è?»

«Non c’è un modo per nascondere quella… coda?»

Uno dei camerieri del ristorante sussultò quando vide apparire all’improvviso alle sue spalle una ragazza in abito da sposa e un uomo vestito stranamente (e con un’orribile cintura pelosa); li osservò incuriosito prendere l’ascensore e poi, con un’alzata di spalle, ritornò al lavoro.

 

«Dobbiamo andare a piedi, non ho soldi per un taxi, ma non siamo molto lontani» disse Bulma quando furono di nuovo a terra.

Camminarono in silenzio fino a Rue du Louvre, evitando gli sguardi incuriositi della gente che osservava sorridendo quella strana accoppiata.

Passarono davanti ad un enorme edificio che sembrava non finire mai.

«E’ il Louvre» spiegò la ragazza. «Il museo più famoso del mondo.»

Poi indicò al Sayan un edificio dall’altra parte della strada, accanto ad un altro grande edificio, sormontato da guglie e ornato da finestre di vetro colorato.

«Quella invece è la chiesa di Saint Germani l’Auxerrois. E’ un luogo sacro, di culto» precisò, non sicura che i Sayan praticassero una qualche religione.

Attraversarono la strada e Bulma tirò fuori dal nulla un mazzetto di chiavi.

«Le porto sempre con me» spiegò sorridendo, e aprì una porta color verde acqua.

Appena entrarono nel locale buio vennero investiti da un profumino delicato ma allo stesso tempo caldo e inebriante; Vegeta non aveva mai sentito un odore simile.

Si guardò intorno e capì di trovarsi in una specie di locanda (o almeno, sul suo pianeta si chiamava così) arredata con cura –“tipico delle femmine!”-, e sebbene si trovassero ancora al buio, perché le imposte delle finestre erano chiuse, si percepiva nella stanza una certa vitalità e allegria.

Doveva essere un luogo molto frequentato.

Vegeta se lo immaginò brulicante di persone: quasi poteva sentire il chiacchierio della gente che passava di lì e si fermava a mangiare ogni giorno… ma cosa venivano a mangiare?

Mentre Bulma era sparita chissà dove, il Sayan si avvicinò ad uno dei due banconi di legno laterali, sui quali erano in bella mostra vassoi di strani alimenti di varie forme e dimensioni, scatoline piene di curiosi quadratini marroni, ceste stracolme di… pane! Quello lo conosceva!

Allora la meringa vendeva pane!

E cosa c’era di così straordinario?

«Vegeta, vieni!»

Il Sayan seguì il suono della voce della ragazza, la vide sparire dietro una porta in fondo al locale e subito dopo la sentì lanciare un urlo di spavento.

«E adesso cos’è successo?» si chiese Vegeta sbuffando e dirigendosi con calma verso l’altra stanza.

 

 

***

 

«Ma perché non ha ancora chiamato?» si domandò Chichi andando avanti e indietro per la stanza.

«Stai calma, Chichina, vedrai che si farà viva» la rassicurò Goku. «Magari lei e Vegeta hanno fatto amicizia e si sono messi a parlare!»

«Ci mancherebbe solo questa! Che facesse amicizia con quel bruto!»

***

 

Centre Pompidou, Beaubourg.

 

«Ma dove si sarà cacciata??» si chiedeva Yamcha, mentre tutto il resto della famiglia e altri pochi invitati volontari perlustravano la zona in cerca di una ragazza dai capelli azzurri e vestita da sposa.

«Non può passare così inosservata, qualcuno deve averla vista!»

«Non potrebbe essersi nascosta in biblioteca?» azzardò Bunny Briefs. «E’ l’ultimo posto dove andremmo a cercarla, magari è proprio là!»

Yamcha sbuffò.

«E va bene, proviamo anche là. Non può essere sparita nel nulla. Ma se qui non c’è, e nemmeno a casa, può essere andata solo in un altro posto!»

 

 

Continua...

 

* mairie: l'altra volta ho dimenticato di spiegare cos'è. Per chi non lo sapesse, si tratta semplicemente del comune. In Francia i matrimoni avvengono più o meno così: prima si fa la cerimonia laica, in comune, e poi quella religiosa, in chiesa.

 

E ora i ringraziamenti:

Mrs Brown: ti ringrazio moltissimo, anche per aver commentato "Jimmy"

Moonlight rage:un grazie particolare anche a te! Ci vediamo sul forum!

faith15: ora che ci penso, anche a me fa ridere la scena di vegeta che beve latte caldo, ma prima non mi ero affatto resa conto della comicità!!^^

bambi88:ecco, visto dove sono finit "quei due"?? Un bel posticino, non trovi??

sonsimo:già, povero Vegeta! Ora forse verrà ricompensato per la sua pazienza con un bel corissant, mah, chissà cos'è successo in quella stanza...

machi:perdona la mia cattiveria, è a fin di bene, te l'assicuro!

louis89:è ststa brava Chichic a mentire con Yamcha, vero? E adess quel poveraccio sta cercando Bulma per tutta la città, quando poteva andre direttamente alla boulangérie! Ah, si vede che non la conosce proprio...

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Capitolo 9
*** Petit déjeuner ***


Capitolo nove.

 

Attenzione: in questa fanfiction Muten è OOC.

 

 

Vegeta entrò nella cucina e vide Bulma che teneva una mano appoggiata al petto, reduce da un forte spavento, e un uomo anziano che si muoveva freneticamente da una parte all’altra della stanza, spostando oggetti, mescolando il contenuto di una terrina, infornando teglie.

«Zio Muten!» esclamò Bulma. «Che cosa ci fai qui?»

«Eh!» sbuffò l’anziano ma arzillo signore. «Qui il negozio è chiuso, non va mica bene!»

«Ma è chiuso solo oggi per via del matrimonio…» gli fece presente la nipote.

«Ma il matrimonio non si è fatto, quindi si torna a lavorare! Bisogna lavorare! Su, inforna i croissant alle mele!» incitò il vecchietto.

La ragazza sospirò, ma decise di accontentarlo.

Zio Muten era un po’… particolare.

Era il marito –ormai vedovo- della zia che aveva lasciato in eredità il negozio a Bulma. Aveva lavorato per cinquant’anni alla boulangérie, instancabilmente, e avrebbe voluto continuare anche dopo la morte della moglie, perché diceva che il lavoro lo teneva giovane, ma i suoi nipoti e fratelli lo avevano convinto a fermarsi e ad andare a vivere nella villa in Corsica che gli aveva lasciato la facoltosa moglie.

Ora che era tornato a Parigi per il matrimonio della nipote, era rimasto in disappunto nel trovare l’attività sospesa e aveva deciso di rimboccarsi nuovamente le maniche.

«E lui chi è, un nuovo dipendente?» chiese zio Muten riferendosi a Vegeta.

«No, lui è un ospite» rispose Bulma. «Vegeta, aspettami di là, ti porto qualcosa da mangiare.»

Continuò a dare una mano allo zio, cercando di non sporcare il costoso abito (aveva intenzione di restituirlo alla boutique) e attendendo la fatidica domanda, “perché sei scappata via?”, la quale però, non giunse.

«Zio, non vuoi sapere perché non mi sono sposata?»

«Ma è evidente!» esclamò il vecchietto senza smettere di muoversi come una trottola da un angolo all’altro del laboratorio. «Yamcha non ti piaceva e hai cambiato idea. Non vedo perché perdere tempo a parlarne.»

Bulma sorrise debolmente.

Zio Muten non le era mai stato molto simpatico; fin da piccola, quando andava a trovarlo alla boulangérie, magari per mangiare qualche dolcetto, lui invece la metteva al lavoro, e la rimproverava sempre per ogni cosa che faceva.

Però ora era grata del fatto che non volesse parlare del matrimonio.

«Senti zio» disse bloccando il passaggio all’uomo, che non stava proprio mai fermo. «Oggi teniamo chiuso il negozio, ok? Andiamo di là e mangiamo qualcosa.»

Anche se un po’ riluttante, zio Muten accettò la proposta e dopo aver preparato tre cappuccini, uscì dal laboratorio con la nipote, ricongiungendosi a Vegeta che sbuffava come una vecchia teiera.

«Ecco qui i rifornimenti!» esclamò vivacemente Bulma. «Sono sicura che ne andrai pazzo!»

«Perché non ha mai mangiato un croissant?» chiese lo zio.

«Ehm… no. Vegeta è straniero.»

«Di dove?»

«Afgano» rispose in fretta Bulma dicendo la prima cosa che le venne in mente.

Il Sayan le lanciò un’occhiata interrogativa.

«Ah sì? Non sembra» commentò lo zio scrutando sempre più attentamente il volto del giovane uomo.

«Di adozione» aggiunse poi Bulma. «In realtà non si sa di che nazionalità siano i suoi veri genitori.»

Il cipiglio di Vegeta divenne sempre più profondo: che diavolo stava sparando la meringa?

«Giusto Vegeta?» chiese lei con aria supplicante.

Lui sbuffò.

«Giusto.»

«Allora, assaggia!»

Vegeta addentò un croissant, portandosene in bocca più di metà… e scoprì il Paradiso.

Non aveva mai mangiato niente di più soffice, delicato e dolce.

Era così buono!

Ingoiò l’altra metà e ne prese un secondo, sotto gli occhi entusiasti di Bulma.

«Vedo che ti piace! E’ una mia ricetta segreta!»

Zio Muten tossicchiò.

«Ehm… è una sua ricetta segreta» si corresse la ragazza.

Vegeta assaggiò il croissant alla crema, quello al cioccolato, quello vuoto e quello alle mele, e in breve tempo il piattino si svuotò.

«Ce n’è ancora?» chiese speranzoso.

«Certo!» rispose Bulma, incredula di quanto potesse mangiare il Sayan: il suo stomaco pareva un pozzo senza fondo!

«Vado a prendere quelli al miele e ai cereali!»

Si assentò nuovamente, lasciando soli i due uomini a guardarsi in cagnesco.

 

 

«Accidenti! Mi sono dimenticata di chiamare Chichi!» esclamò Bulma dandosi una pacchetta sulla fronte. «Chissà com’è in pensiero!»

Prese il cellulare e telefonò all’amica, comunicandole dove si trovava, e Chichi le rispose che sarebbe stata subito lì.

 

Difatti, cinque minuti dopo lei e Goku erano già arrivati al negozio.

«C’è tutta la tua famiglia in giro per Parigi che ti cerca!» annunciò la ragazza a Bulma.

«Strano che non siano ancora venuti qui» commentò lei.

«Forse non ti conoscono abbastanza bene come credono. Ma prima o poi verranno a controllare anche qui, perciò ci conviene smontare le tende al più presto.»

«E posso portarmi via un po’ di questi cosi?» bofonchiò Vegeta con la bocca piena.

«Sono buoni, vero?» chiese Goku sorridendo e avvicinandosi per prendere un croissant.

«Fermo, vile disertore!» esclamò il Principe dei Sayan. «Questi sono miei! Non osare toccarli!»

«Non è giusto!» protestò il ragazzo.

«Ragazzi, non litigate, ne sforniamo ogni giorno di quelli!» li rimproverò Chichi. «Ora è meglio andare. Signor Muten, lei non ci ha mai visto, d’accord

«Ouais, ouais, va bene, non dirò niente a nessuno!» esclamò il vecchio. «Ma ora lasciatemi in pace, devo tornare a lavorare!»

 

 

***

 

«Che si fa?» chiese Bulma una volta che furono ritornati nell’appartamento di Chichi e Goku.

«Per prima cosa devi toglierti quel vestito» le consigliò l’amica.

«Giusto, non riesco quasi più a respirare e ho i piedi in fiamme…»

«Poi rilassiamoci tutti e…»

«Io non mi rilasso affatto!» esclamò Vegeta, alterato. «E’ tutta la mattina che giro come un idiota, insieme ad altri idioti, per questa città, e ho solo perso un mucchio di tempo! Quindi ascoltatemi bene: o mi dite dove sono le Sfere del Drago o riporterò Kakarot sul nostro pianeta per far sondare il suo dannatissimo e stupidissimo cervello!»

Il silenzio piombò nella stanza.

Bulma fu la prima a prendere parola:

«Vegeta ha ragione. Poverino, lui ha una missione da compiere, per salvare il suo pianeta, e noi lo torturiamo con le mie stupide vicende sentimentali. Ora rimbocchiamoci le maniche e pensiamo a come aiutarlo, poi penseremo al mio problema.»

Il Sayan si sentì leggermente sollevato.

Almeno qualcuno lì lo ascoltava.

«Io sarei felice di aiutarlo, a patto che poi permetta a Goku di rimanere qui» accordò Chichi.

«Non m’importa nulla di Kakarot, quello che voglio sono le informazioni racchiuse in quella sua zucca bacata!»

«Appunto. Bisogna fare in modo che a Goku ritorni la memoria» continuò Bulma. «Ma come? E poi, noi non sappiamo niente delle Sfere del Drago!»

«Credo proprio che ci vorrà molto tempo» sospirò Chichi. «Ma, in ogni caso, non permetterò mai che Goku lasci il pianeta!»

«Ah no?» la provocò Vegeta. «E come pensi di impedirmelo?» chiese avvicinandosi minacciosamente a lei.

«Lasciala stare!» esclamò Goku. «Io non verrò da nessuna parte, è chiaro?»

«Eri uno dei miei guerrieri migliori, Kakarot, ma ora sei solo un miserabile pivello, non potresti mai impedirmi di trascinarti a forza sull’astronave e lasciare questo fetido pianeta!»

«La metti così, eh?» disse Goku, con tono di sfida. «Allora, facciamo una scommessa: ti sfido d un combattimento e se perdi, farai le cose a modo nostro.»

Vegeta scoppiò in una fragorosa risata:

«Come puoi pensare di battermi in combattimento, quando non ricordi nemmeno il nome di tuo padre? Io sono il Principe dei Sayan, il più forte della nostra razza: come osi sfidarmi e credere di uscire indenne e vincitore da un combattimento? Il colpo che hai preso ti ha fatto perdere la ragione, oltre che la memoria!»

«Sono sicuro di quello che ho detto» ribadì Goku con fermezza. «Farei di tutto pur di non allontanarmi dalla mia Chichi, e anche se non riuscirò a sconfiggerti, almeno ci avrò provato e non peccherò di codardia. Allora, ci stai?»

Vegeta lo osservò per un attimo, divertito.

Quella pareva la soluzione migliore: in un paio di minuti l’avrebbe messo al tappeto e poi lo avrebbe potuto finalmente riportare al pianeta natale.

«Ci sto» rispose.

«Siete pazzi??» strillò Chichi. «E dove vorreste combattere, in mezzo a Place de la Concorde?!»

«Troveremo un posto adatto» assicurò Goku, poi si rivolse di nuovo a Vegeta:

«Se tu puoi volare, lo posso fare anch’io, vero?»

«Sì, ma visto che hai perso la memoria, attento a sfracellarti al suolo!» lo derise il Sayan.

«Mi basterà fare un po’ di esercizio, e poi sarò pronto.»

Salirono sul tetto e Vegeta spiegò velocemente a Goku come doveva fare: incredibilmente il ragazzo, concentrando la sua energia, riuscì quasi subito a sollevarsi dal suolo, sotto gli occhi increduli delle due ragazze, e qualche minuto dopo decise che era pronto per prendere il volo.

«Seguimi» disse al Sayan. «Cercheremo un luogo adatto per il combattimento.

«Goku, sei sicuro di quello che fai?» gli chiese Chichi, aggrappandosi ansiosamente al suo braccio. «Non hai mai combattuto! Non te lo ricordi!»

«I Sayan sono nati per il combattimento, ce l’hanno nel sangue» spiegò Vegeta. «Certo, poi ci vuole allenamento…»

«Stai tranquilla Chichina» sorrise il giovane accarezzando il viso della fidanzata. «Almeno ci avrò provato. Non posso darmi per vinto senza neanche averci provato.»

«Ma torni, vero?» gli chiese lei, con le lacrime agli occhi.

«Tu mi aspetti?» rispose lui.

«Se tu torni, io ti aspetto» promise Chichi.

Goku la baciò dolcemente e poi si allontanò insieme al suo sfidante.

 

 

 

Nello stesso momento, zio Muten rimproverava i signori Briefs e Yamcha per averlo disturbato mentre lavorava.

***

Nd Lefteye: incredibile ma vero, sono riuscita a finire oggi il capitolo! Scusate, ma sono costretta a rimandare i ringraziamenti al prossimo capitolo, perchè devo andare a lavoro e sono in un ritardo pazzesco!

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Capitolo 10
*** Dopo lo scontro... tutti amici ***


CAPITOLO DIECI.

 

 

«Sei un illuso» ripeté Vegeta durante il volo, «se pensi anche solo di riuscire a colpirmi una volta. Preparati a tornare su Vegeta-sei.»

«Non mi arrenderò tanto facilmente» rispose Goku. «Fermiamoci qua.»

Si arrestarono in mezzo ad una distesa di verde, priva di case e strade, dove difficilmente sarebbe passato qualcuno.

«Non voglio danneggiare ulteriormente la tua testaccia, quindi stabiliamo le regole: il primo che cade al “tappeto”» disse Vegeta, osservando con scetticismo il terreno fangoso ai suoi piedi, «e non si rialza per dieci secondi, perde.»

«Ok» accettò Goku.

«Non sarò tanto indulgente» lo avvertì Vegeta.

«Non ti ho chiesto di esserlo» ribatté Goku con la stessa fermezza.

E lo scontro ebbe inizio.

 

 

***

 

Chichi passeggiava avanti e indietro per la stanza, in preda all’agitazione.

«Stai calma, vedrai che non gli farà del male!» tentò di rassicurarla Bulma, dopo finalmente essersi cambiata d’abito e aver indossato qualcosa di più comodo.

«Non ne sono tanto sicura. L’hai visto, quel Vegeta, ha la faccia da pazzo criminale!»

«Ma no, a me sembra una persona con la testa sulla spalle; è solo preoccupato per la sorte del suo pianeta.»

«Scusa, posso sapere di cosa avete parlato mentre eravate insieme?» domandò Chicchi, curiosa del fatto che l’amica prendesse le difese dell’alieno.

«Di varie cose… di Parigi, del mio matrimonio. Ma, a dire la verità, ho parlato solo io: lui è un tipo abbastanza taciturno.»

«Sarà, ma quando apre la bocca è più velenoso di un serpente! O di una suocera

Bulma ridacchiò.

«Su questo ti do ragione. E’ un ragazzo veramente strano; sarà che viene da un altro pianeta?»

 

 

***

 

Goku sbatté violentemente a terra e sputò sangue.

Per la quinta volta.

E per la quinta volta consecutiva, si rialzò subito.

“Dannazione!” pensò Vegeta mentre lo osservava barcollare. “E’ ancora in piedi, ed è persino riuscito a colpirmi!”

Si tastò la mascella livida, dove il pugno di Kakaroth l’aveva raggiunto.

«Non sei ancora stanco, perdente?» lo provocò il principe.

«E tu?» gli chiese di rimando Goku. «Hai il fiatone!»

«Non dire sciocchezze!» gli ringhiò contro Vegeta.

Non avrebbe mai ammesso che quello smemorato gli stava rendendo le cose difficili.

Avrebbe dovuto buttarlo al tappeto già da un bel po’, e invece…

Goku non ricordava nulla di come combattevano i Sayan, ma pareva stesse imparando da capo in quel momento, guardando Vegeta.

Il principe lo attaccava, e lui copiava la stessa tecnica.

Un metodo ridicolo… ma utile.

“Qualsiasi tecnica io usi, lui la sfrutta a suo vantaggio! Diamine, è incredibile! Nonostante abbia perso la memoria ha ancora una certa abilità nel combattimento; sarebbe un peccato doverlo far fuori per analizzare il suo cervello.”

Nel frattempo Goku era già ritornato all’attacco: si alzò in volo, seguito da Vegeta, e tentò di colpirlo con un calcio, ma il principe gli afferrò la gamba e lo spinse nuovamente a terra con un pugno allo stomaco.

Lo sollevò senza nemmeno dargli il tempo di reagire e lo prese per il collo, iniziando a stringere.

Non era intenzionato ad ucciderlo, ma stava prendendo tempo per pensare a cosa era meglio fare: se portarlo su Vegeta-sei e lasciarlo nelle mani di distratti scienziati, o tentare di fargli recuperare la memoria lì, sprecando più tempo, ma tenendolo in vita.

Infine allentò la presa e lo lasciò andare.

«Ho cambiato idea» disse. «Resteremo qui fino a quando non avrai recuperato la memoria e non avremo trovato le Sfere del Drago. Contento?» chiese sarcastico.

Lasciò che Kakaroth si riprendesse e smettesse di tossire e poi gli ordinò di alzarsi.

Ritornarono nel centro di Parigi, dalle due donne che li aspettavano.

 

 

***

 

«Goku!!» esclamò Chichi, le lacrime agli occhi.

Non appena vide il suo fidanzato gli corse incontro per abbracciarlo, ma cacciò un urlo di terrore vedendo com’era conciato.

«Mon Dieu! Che cosa ti ha fatto quell’essere spregevole? Sei tutto sanguinante!»

«Macchè, è solo qualche botta!» ribatté Vegeta.

«Davvero Chichi, non mi fa poi così male» assicurò Goku accasciandosi sul divano del salotto, subito soccorso da Mucca che prese a leccargli la mano.

«Allora?» chiese Bulma, per sapere il responso della sfida.

«Restiamo qui» decretò Vegeta, e gli occhi di Chichi si illuminarono di gioia.

«Splendido! Vegeta, sarai il benvenuto qui da noi.»

Gli occhi di Chichi stavolta si spalancarono dallo stupore.

«Cosa?! Bulma, di che stai parlando??»

«Beh, Vegeta dovrà pure dormire da qualche parte, no? Lo ospiteremo noi» rispose con naturalezza l’amica.

«E con “noi” cosa intendi dire?»

«Ehm… stavo pensando, sicuramente i miei familiari non mi daranno tregua per un bel po’ di tempo finché non saranno riusciti a prendermi, perciò non posso restare a casa mia… Ecco, Goku e Vegeta potrebbero trasferirsi nel mio appartamento e io verrò a stare da te, proprio come ai vecchi tempi!»

«Bulma… » sospirò Chichi. «MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE STAI DICENDO?? Questi due si ammazzano se stanno vicini, non vedi come sono conciati?? E poi, come credi che ridurrebbero il tuo appartamento, un disordinato cronico che ha perso la memoria e un pazzo furioso che non parla, ma ringhia??»

Goku tossì imbarazzato.

Imbarazzato dal fatto che Chichi avesse ragione, non perché la sua fidanzata soffriva di una forma acuta di isterismo.

Chichi, il suo angelo, aveva sempre ragione.

«Io non ho intenzione di stare nella stessa stanza per più di un’ora con questo idiota. Non ci penso nemmeno» decretò Vegeta.

«E dove vorresti andare? Hai forse i soldi per pagarti una stanza all’hotel?? Avanti, ti ospiteremo noi!» insistete Bulma.

«Tu sei tutta pazza.»

«No, invece!» ribatté stizzita la ragazza.

«Oh, eccome! Sei una pazza oca logorroica!»

«Ma come ti permetti, brutto cafone?! Io mi offro di ospitarti e tu mi offendi??»

«STOOOP!» strillò una volta per tutte Chichi. «Va bene, ho deciso che Bulma non ha avuto una cattiva idea. Piantatela di bisticciare e iniziamo a sistemarci. Voi due» disse riferita a Goku e Vegeta, «starete nell’appartamento di Bulma, e se verranno i suoi parenti o Yamcha, direte loro che è partita o semplicemente che non sapete dove si trova e che avete il compito di sorvegliare la casa. Io e lei resteremo qui e verremo ogni tanto a controllarvi… non mi fido per niente a lasciarvi soli.»

Silenzio assoluto.

Chi tace, acconsente, dice il proverbio.

«Ho fame» disse infine Vegeta.

«Prepariamo qualcosa mangiare» disse Bulma. «Un bel pranzetto ci aiuterà a rilassare i nervi.»

 

...continua...

 

NdLefteye: ciao carissimi! Come promesso, sono tornata. Ho già aperto un topic sul forum per ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini in questo brutto periodo, ma rinnovo i miei ringraziamenti^^

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Capitolo 11
*** Convivenza ***


Capitolo undici.

 

 

 

«Inizierò da subito una ricerca su queste Sfere del Drago» annunciò Bulma alla fine di un pranzo silenzioso immerso in un’atmosfera carica di tensione.

«Ci dovrà pur essere qualche informazione da qualche parte… in Internet ci sono sempre i dati più aggiornati.»

«Dubito che dovresti cercare dati aggiornati» disse Vegeta. «Le Sfere del Drago sono antichissime, forse troveresti qualche informazione in un vecchio manoscritto, o qualcosa del genere.»

Bulma aggrottò la fronte, pensierosa.

«Hai ragione» disse infine. «Potrei cercare alla Biblioteca di Beaubourg… sempre che i miei parenti non siano ancora là a cercarmi…»

«Intanto, Bulma, dobbiamo portare di qua la tua roba e nel tuo appartamento la roba di Goku, così staremo più comodi» disse Chichi.

«Non posso: ho troppi vestiti, ci metterei una vita a toglierli dall’armadio e portarli tutti di qua!»

«Beh, allora porta solo lo stretto indispensabile, e tornerai nel tuo appartamento ogni qualvolta avrai bisogno di prendere qualcosa» sbuffò Chichi. «Goku, non toccare le fasciature, altrimenti si tolgono e devo fare tutto da capo!» strillò poi in direzione del fidanzato, che sussultò dallo spavento.

«Scusa Chichina, è che mi fanno prurito…» mormorò il ragazzo, avvolto da cerotti e fasciature come una mummia.

«Che debole» commentò Vegeta con disprezzo. «Non resisterò a lungo convivendo con te…»

 

 

***

 

 

Come promesso, Bulma iniziò immediatamente ad effettuare ricerche di ogni tipo sulle Sfere del Drago, mentre Vegeta, Goku e Chichi andarono al Bois de Boulogne per capire dove diavolo fosse finita l’astronave con cui Kakaroth era giunto sulla Terra.

Chichi condusse Vegeta sul luogo esatto in cui aveva incontrato Goku quattro anni prima, ma ovviamente non era rimasta alcuna traccia che potesse suggerire qualcosa.

Così ritornarono all’appartamento molto presto, preparandosi ad iniziare una convivenza che di sicuro non sarebbe stata facile.

Vegeta se ne stava sempre sulle sue, parlava poco e se lo faceva, dalla sua bocca non uscivano mai parole cortesi.

Era impenetrabile e i tre amici che avevano deciso di ospitarlo avevano ognuno opinioni diverse sul suo conto.

Chichi lo detestava.

Era arrivato all’improvviso dallo Spazio, minacciando a destra e a manca, pretendendo di portare via con sé il suo Goku, poi sfidandolo a combattimento, umiliandolo e offendendolo in continuazione, riducendolo in fin di vita, e non aveva nemmeno ringraziato quando gli avevano offerto un tetto.

Non era ancora riuscita a metabolizzare il fatto che sia lui che Goku fossero degli alieni.

Alieni.

Quella parola rimbombava nella sua mente come un’eco, stordendola.

Di un altro pianeta.

Di un’altra galassia.

Completamente diversi, tranne l’aspetto fisico.

Santo Cielo, aveva vissuto quattro anni con un essere extraterrestre senza nemmeno accorgersene!

E dire che Bulma l’aveva messa in guardia: “Non sai nemmeno chi sia”.

Ora l’aveva scoperto, e che scoperta!

Quando pensava alla parola “alieno” immaginava degli essere piccoli, verdi, con tre occhi e due antenne al posto delle orecchie, ma Goku era così… umano.

Umano in tutto: il suo comportamento, il suo modo di fare, il suo modo di amare.

Quel Vegeta non era così: era freddo, cinico, spietato, insensibile, arrogante e prepotente, violento.

Possibile che Goku fosse stato come lui, prima di arrivare sulla Terra e perdere la memoria?

Possibile che minacciasse anche lui le persone, combattesse, possibile che fosse stato cattivo anche lui?

Possibile che Chichi e la permanenza sulla Terra l’avessero fatto cambiare?

Possibilità, ipotesi, domande, dubbi e paure… già, paure, una in particolare: se Goku avesse recuperato la memoria, sarebbe rimasto comunque il ragazzo dolce e teneramente infantile che lei conosceva oppure il suo carattere sarebbe diventato (o ritornato?) come quello di Vegeta?

L’avrebbe abbandonata e dimenticata per sempre?

La ragazza sospirò, osservando con tristezza Goku mentre questi prendeva il proprio cuscino e qualche effetto personale, per portarlo nell’appartamento di Bulma.

Chissà cosa pensava lui di tutta quella faccenda…

 

 

 

Goku stava vivendo un sogno.

O forse un incubo.

Tutto stava succedendo così rapidamente che nemmeno riusciva a rendersene conto.

All’improvviso, nell’arco di poche ore, aveva scoperto la sua vera identità grazie a un perfetto sconosciuto un po’ pazzo che affermava di essere il suo principe e che per questo gli doveva obbedienza.

Si chiamava Kakaroth, veniva da un altro pianeta ed era un guerriero.

Ma questo non lo aiutava più di tanto, anzi, lo metteva ancor di più in confusione.

Mucca lo seguì nell’altro appartamento scodinzolando felice.

«Ah, Mucca, vecchia mia, tu non ti fai tanti problemi, sai solo che sono tuo amico e questo ti basta, vero cucciolona??» la accarezzò e le diede una grattatina alle orecchie, nel punto che sapeva piacerle.

Aveva perfino una missione da compiere!

Vegeta lo trattava come un idiota, ma l’incarico che gli aveva affidato sembrava molto più che importante, quindi si fidava di lui.

O si era fidato.

Ora era difficile, chiunque avrebbe perso la stima in uno come lui.

Chissà se c’era qualcuno ad aspettarlo su Vegeta-sei.

Una famiglia.

Un padre, una madre, dei fratelli magari… o una donna.

Santo cielo, e se sul pianeta c’era una moglie ad attenderlo??

Che ne sarebbe stato di Chichi, la sua bella, dolce Chichi?

Non l’avrebbe lasciata per niente al mondo, questo doveva saperlo.

Almeno lei doveva avere ancora fiducia in lui.

 

 

 

Bulma era elettrizzata.

Ormai non pensava più al suo matrimonio, a Yamcha e ai suoi parenti infuriati.

Tutti suoi pensieri giravano attorno a quegli ultimi incredibili eventi.

Goku che era un alieno, Vegeta il suo principe, il loro pianeta da salvare, le magiche Sfere del Drago: era tutto così eccitante!

Le sembrava di vivere una favola, l’avventura di un film di fantascienza.

Avrebbe aiutato Goku e Vegeta, e magari avrebbe avuto la possibilità di vedere il loro lontano pianeta; magari, come riconoscimento per il loro aiuto, il principe avrebbe stilato un’alleanza con il pianeta Terra, e lei sarebbe diventata un’eroina mondiale… universale!

 

 

 

Vegeta non si era mai sentito così stanco.

Quella era stata di sicuro la giornata più lunga di tutta la sua vita.

Aveva i nervi a pezzi, un gran mal di testa e molta rabbia in corpo, ma almeno non aveva fame.

Se si fosse aggiunto quello allora la Terra avrebbe corso un grande pericolo, Sfere o non Sfere.

Non aveva la più pallida idea di cosa fare, sebbene fosse convinto che rimanere su quel pianeta e lasciare Kakaroth vivo era stata la scelta migliore da prendere.

Ma, visto che era stanco, sia fisicamente che emotivamente, decise che era meglio aspettare e vedere cosa riuscivano a scoprire per lui quei terrestri.

La ragazza dai capelli blu, in particolare, sembrava abbastanza sveglia, o di sicuro lo era più di Kakaroth e della sua gallina isterica.

 

 

 

Era giunta sera e il trasloco era stato portato a termine.

Goku avrebbe dormito nella vecchia stanza di Chichi e Vegeta in quella di Bulma, mentre le due amiche avrebbero condiviso il letto matrimoniale.

«Sicuri che starete bene?» chiese per l’ennesima volta Chichi.

«Sì, non ti preoccupare, staremo benissimo! Io e Vegeta siamo già due amiconi!» esclamò Goku grattandosi la nuca e ridacchiando.

Vegeta emise qualcosa che somigliava molto a un basso grugnito. Non la pensava proprio allo stesso modo.

«Beh, se avete bisogno di qualcosa chiamateci!» disse Bulma. «Domani mattina vi verremo a preparare la colazione! Notte notte!»

 

 

 

Finalmente i due Sayan si ritrovarono soli nell’appartamento.

«Allora, che facciamo di bello?» chiese Goku. «Mi racconti qualcosa del nostro pianeta?»

«Non se ne parla» sbottò Vegeta. «Stammi il più lontano possibile. Non parlarmi. Non entrare nella mia visuale. Non respirare nella mia direzione. Allora forse andremo d’accordo.»

Detto questo, andò a rinchiudersi in camera da letto.

 

... continua...

 

NdLefteye: eccoci qua! Ringraziamenti:

sonsimo: Vegeta non si pente della sua decisione ma è un po' contrariato dal fatto di dover vivere sotto lo stesso tetto con Goku, no??

315:sono contetna che il precedetne capitolo sia stato allo stesso livello degli altri^^

louis89: adoro far dire a Goku tutte queste cose dolci a Chichi, è una coppia che inizia a piacermi!

Memole: spero di non aver aggiornato troppo tardi, e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

hele91, bee e princess21ssj,: grazie!

Aleberyl90:certo, Goku è tenace, come lo sono io^^Per il momento Vegeta si è trattenuto dal picchiarlo nuovamente a sangue, anche se Goku, poverino, non gli ha fatto niente di male!ç__ç Ma si sa, Vegeta si irrita con un niente!

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Capitolo 12
*** La potenza di eBay... e dell'alcool ***


Capitolo dodici.

 

 

Bulma bussò piano alla porta della stanza di Vegeta.

Nessuna risposta.

Provò più forte.

Niente.

Decise di entrare, sperando che l’alieno non avesse l’abitudine di dormire nudo.

«Vegeta?» disse avvicinandosi lentamente al letto del Bello Addormentato.

Ma questi russava alla grande.

Gli toccò la spalla, ma niente.

«VEGETA!»

L’uomo si alzò di scatto, aprendo gli occhi a fatica.

Sbadigliò, poi guardò torvo la ragazza:

«Che diamine vuoi??»

«A quanto pare tutti i Sayan sono dei gran dormiglioni!»

«Ma che dici? Io dormo solo cinque ore a notte!» ribatté Vegeta indignato. Ma cosa non lo indignava da quando era sulla Terra??

«Già… infatti sono le dieci e mezza!» gli fece notare Bulma indicandogli la sveglia sul comodino. «Ma non importa, è normale che tu sia stanco dopo il viaggio che hai fatto e la giornata di ieri, se vuoi puoi dormire ancora.»

«Non sono stanco» rispose secco l’uomo. «Io non sono mai stanco» aggiunse, come se volesse convincere se stesso di quell’affermazione.

«Bene, allora, perché la colazione è pronta!»

«Ci sono quei cosi che mi hai dato ieri?» chiese Vegeta, spalancando gli occhi.

«Sì!»

«Ce n’è in abbondanza?»

«Certo!»

«Bene.»

 

 

Era lunedì, e la boulangérie rimaneva chiusa quel giorno, quindi Bulma aveva tutto il tempo per effettuare le sue ricerche.

Vegeta non aveva la minima intenzione di passare la mattinata con Goku, e accompagnò la ragazza alla biblioteca del Centre Pompidou.

«Adoro venire qui, ci sono sempre delle mostre d’arte molto interessanti!» cinguettò Bulma mentre il Sayan non le prestava la minima attenzione, ma si guardava attorno incuriosito da tutti quei terrestri.

Alcune persone, vestite in modo elegante, camminavano spedite, altre si soffermavano a guardare l’interno di grandi vetrine, che mettevano in bella mostra oggetti di ogni tipo: abiti, scarpe, libri, cibo…

Tutto quello che lo circondava per lui era nuovo e strano, e in un certo senso lo affascinava: i Sayan erano interessati solo al combattimento, mentre i Terrestri parevano avere tante di quelle cose da fare…

 

 

 

Passarono molte ore all’interno della biblioteca, ma alla fine Bulma trovò qualcosa in un vecchio libro di miti e leggende:

«Ehi, Vegeta, senti qua: “Queste Sfere sono state create da Dio, a immagine e somiglianza di quelle di Namecc, il suo pianeta natale.
Chiunque riuscirà a riunire le sette Sfere, potrà invocare il Dragon Shenron ed esprimere un desiderio; quindi le Sfere si disperderanno sul pianeta Terra e resteranno tramutate in pietre per un anno. L'esistenza delle Sfere è legata alla vita del loro creatore, Dio, così come ad egli sono correlati i poteri del Drago.
Quando Dende diventa il nuovo Dio della Terra, le Sfere vengono da lui modificate in modo che possano essere espressi due desideri (invece di uno solo) ma in ogni caso Shenron non potrà (come non poteva in precedenza) resuscitare più di una volta la stessa persona.
” C’è anche un’imm… ehi, ma io queste Sfere le ho già viste!!» esclamò la ragazza.

«Dove?» le chiese impazientemente il Sayan, mentre la fiamma della speranza si riaccendeva in lui.

«Non me lo ricordo» borbottò Bulma.

«Accidenti! Ma dove ce l’avete la testa, tu e Kakaroth??»

«Sta tranquillo, io non ho l’amnesia! Mi verrà in mente! Una cosa è sicura: ho visto una di queste Sfere qui a Parigi; è una buona cosa, no?»

«Sì, ma come troveremo le altre?»

«Non ne ho la più pallida idea…» piagnucolò la ragazza. Poi il suo volto si illuminò:

«Potremmo mettere un annuncio in Internet!»

«Cos’è?»

«E’ la rete che collega tutti i computer del mondo; possiamo comunicare da qui con una persona che abita dall’altra parte del pianeta.»

«Anche noi Sayan ce l’abbiamo, solo che lo chiamiamo in un altro modo» disse Vegeta incrociando le braccia al petto.

«Ah sì? E come?»

«Schiavi.»

Bulma spalancò gli occhi.

«Ma è terribile!»

«Affatto, è comodo.»

«Voi avete ancora la schiavitù, siete dei barbari!»

«Siamo dei guerrieri.»

«Dei bruti!» esclamò indignata la ragazza.

«Grazie» sorrise malignamente Vegeta.

 

***

 

«Goku, sei sicuro che sia una buona cosa aiutare quel tipo?»

«Perché lo dubiti?» chiese Goku avvicinando la ragazza a sé e stringendola in un caldo e rassicurante abbraccio.

«Non lo so… è come un presentimento» sospirò Chichi appoggiando la testa al petto di lui e lasciando che la cullasse come una bambina tra le sue braccia. «E poi, basta vederlo, quel Vegeta, non ha certo la faccia da santarellino! Credi davvero che dopo che l’avremo aiutato se ne ritornerà sul suo pianeta e non ci causerà più problemi?»

«Ci ha dato la sua parola che non mi costringerà a tornare su Vegeta-sei, e io gli credo. Non sarà la persona più simpatica e affabile di questo mondo, ma penso che sia leale.»

«Spero tanto che tu abbia ragione, Goku.»

«Lo spero anch’io.»

 

***

 

«Ma se mettiamo questo annuncio in internet, non è che qualcun altro deciderà di cercare le Sfere del Drago e ci metterà i bastoni tra le ruote?» chiese dubbioso Vegeta.

«Naaa!» escluse Bulma. «Non dobbiamo dire per forza a cosa servono! Spiegheremo che sono biglie prive di valore ma che le vorremmo collezionare. Un sacco di gente cerca in internet cose completamente inutili! E’ per questo che esiste eBay!»

«Ah. Capisco.»

Ma non aveva capito un bel niente.

Quella ragazza parlava in continuazione e lui comprendeva solo la metà di ciò che diceva; tutto il resto, ovvero “cellulari”, “shopping”, “vendita all’asta”, “chat”, “prêt-à-porter”, e via dicendo rappresentavano per il Sayan il buio totale.

Solo quando gli sembrava che Bulma stesse parlando di cibo, allora si scomodava a chiedere spiegazioni.

«… crème brûlée» concluse lei.

«Dicevi?»

«Ah, ma proprio non mi ascolti!» si lamentò la ragazza. «Dicevo che ho fame e che ho voglia di un dolce!»

«Anche io.»

«Allora andiamo; fra un po’ di ore controlleremo se qualcuno ha risposto all’annuncio.»

 

 

 

Difatti, qualche ora più tardi, Bulma controllò il suo account su eBay e trovò con sommo piacere una risposta:

“Possiedo una delle biglie che stai cercando, ha sei stelle disegnate all’interno. Gliela spedirò volentieri per la modica cifra di mille euro.”

«Accidenti!» imprecò Bulma. «Credo proprio che questa ricerca richiederà più denaro di quanto pensassi! Ti conviene essere gentile con me, signorino» minacciò Vegeta, «altrimenti non sborserò un soldo per te e dovrai cercarti un lavoro!»

«Tzk!» sbottò semplicemente lui. Se si fosse rifiutata, l’avrebbe costretta con la forza. Non ci voleva niente: i terrestri erano esseri così paurosi e deboli!

 

 

Quella sera accadde un fatto insolito.

Verso le undici, quando Vegeta era nella propria stanza, Goku, Chichi e Bulma davanti alla tv, nell’altro appartamento, il principe udì dei rumori alquanto molesti provenienti da fuori.

Un ubriaco stava cantando una canzone che faceva così:

«First I was afraid
I was petrified!
Kept thinking I could never live
without you by my side
But I spent so many nights
Just thinking how you did me wrong…»

Un rutto.
«And I grew strong
And I learned how to carry on
and so you're back… hic!
from outer space
I just walked in to find you here
with that sad look upon your face
I should have changed my stupid lock
I should have made you leave your key
If I had known for just one second
you'd be back to bother me…»

Un rutto. Un urlo.
«Baaaaaahhh!!
Oh no, not I
I will survive
as long as I know how to love
I know I will stay alive
I've got all my life to live
I've got all my love to give
and I'll survive
I will surviiiiiiiiiveeeee!!! BULMA!! HAI CAPITO????»

Un altro rutto.

«Io sopravvivo anche senza di te! Hic! Non sho che farmene di una così! Possho avere tutte le piùùù beeelle donne del mondo! BUUULMAAA!»

Vegeta si alzò di scatto dal letto, profondamente irritato; andò alla finestra e dopo averla spalancata guardò di sotto, dove vide un giovane uomo barcollante che cercava di arrampicarsi per il muro, completamente liscio, del palazzo. Aveva i capelli scarmigliati, gli abiti in disordine, una grossa bottiglia in mano, e un paio di boxer rosa infilati sopra i pantaloni.

«Che deficiente» mormorò con disprezzo Vegeta.

Mentre gli stava per lanciare una sfera di energia e farlo fuori, Bulma accorse nella stanza e vedendo quello che stava per fare tentò di fermarlo, ma la sfera partì lo stesso, e per poco non colpì Yamcha che, terrorizzato, alzò lo sguardo verso la finestra.

«Bulma! Piccola strega! Sei con un altro uomo! Ecco perché mi hai rinnegato!» urlò sfogando tutta la sua rabbia. «Non sei altro che una perfida putt…»

«Non è come pensi!» esclamò la ragazza. «Vai a casa, Yamcha, sei ubriaco fradicio!»

«Però ci vedo benissimo! Quel tipo lì non è mica un’illusione ottica!»

Allora a Bulma venne un’idea:

«Ma è Goku!»

Vegeta la fulminò con lo sguardo.

«E’ buio e sei ubriaco, non riesci nemmeno a riconoscere un tuo amico! Dovresti vergognarti!»

Yamcha cercò di forzare la vista.

«Ma è così… strano… Goku, ti sei fatto una plastica facciale, ultimamente??» chiese con voce altalenante, tipica di chi ha alzato il gomito.

«No, cretino, ma te la farò io se non te ne vai subito di qui!» ringhiò Vegeta.

Yamcha fece spallucce.

«Ah, capito. Ok, allora me ne torno a casa. Scusate per il disturbo.»

«Yamcha?» lo chiamò Bulma.

«Eeeeh??»

«Mi dispiace.»

«Anche a me, piccola. Non sai quanto mi dispiace. Ti odio, ma ti amo. Bye bye.»

 

 

Disclaimer: il testo scritto in corsivo è tratto dl sito Dragonball Arena; il testo della canzone non mi appartiene ma non so con precisione chi l’abbia scritta visto che è stata cantata da migliaia di persone XD


Nd LeftEye, ringraziamenti: mitico, 100 recensioni! E' la prima volta che ne ricevo così tante, grazie mille!

Topy, bambi88, hele91: ehm... beh, bisogna vedere quanto ci metterà Bulma a interessarsi a qualcos'altro!^_^

1992: grazie, sono contenta di avere un'altra fan!

Princess21ssj: sono contenta di non aver messo in ombra la coppia Chichi-Goku, non so come me la cavo con loro e per questo non mi arrischio a scrivere troppo, solitamente, ma visto che in questa fic hanno molta importanza dovrò impegnarmi al massimo^_^

louis89: finora Vegeta evita tutti (tranne Bulma che gli è di aiuto), ma vedremo se riuscirà ad integrarsi enla gruppo e se andrà d'accordo con loro^_^

Aleberyl90:qualche volta mi hanno rimproverato di non analizzare i sentimenti dei personaggi, così stavolta ho rimediato; Goku è sempre affabile e gentile con tutti, trova Vegeta perfino simpatico! Mitico!

315: thank you! Già, ormai Goku è abituato alla Terra e ai suoi abitanti, anzi, li adora! Soprattutto Chichi, ovviamente! Non posso nemmeno pensare che lui voglia lasciare il pianeta^_^

Ishyna: XD forte l'immagine di Vegeta parigino! Troppo comica!! XDXDXD

sonsimo: grazie mille, mi raccomando dimmi sempre se trovi ebetuali errori o cose che non quadrano, mi affido alla tua saggezza!^_^

memole: grazie!

 

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Capitolo 13
*** A spasso per Parigi ***


Capitolo tredici.

 

 

«Un peu de ma faute, un pas après l'autre, la vie nous s'épare et l'amour nous égare/
mais je t'aime je t'aime je t'aime je t'aime je t'aime je t'aime je t'aime je t'aime/
Mais par dessus tout je voudrais que nous on s'aime on s'aime on s'aime mon amour
… »

Vegeta fu svegliato da Bulma che canticchiava questa strana canzone in cucina.

Probabilmente stava preparando la colazione per lui e per Goku.

Si trovava immerso in quella strana situazione da soli due giorni e gli sembrava di aver sempre vissuto così: dormire fino a tardi, trovare la colazione pronta (questo succedeva anche su Vegeta-sei, l’unica differenza era che quella preparata da Bulma era commestibile e buona), non fare niente tutto il giorno se non passeggiare per una grande città e fingere di ascoltare le lagne di una perfetta sconosciuta.

Incrociò le braccia dietro la nuca e rimanendo pigramente disteso sul letto, aprì gli occhi e fissò il soffitto, perso nei suoi pensieri.

Bella quella vita, ma se ne sarebbe stancato presto.

Lui aveva bisogno di combattere, per sentirsi vivo.

«VEGETA!! LA COLAZIONE E’ PRONTA!»

E aveva bisogno del suo udito intatto, possibilmente.

Decise di fare il grande sforzo di alzarsi e andare a mangiare, altrimenti quella rompiscatole avrebbe strillato finché non si fosse alzato.

Nell’appartamento non c’era nessuno oltre a loro due.

«Dove sono Kakaroth e la sua gallina?» chiese a Bulma, che stava spadellando nell’angolo cucina.

«Sono a lavoro, alla boulangérie.»

«E tu?»

«Io sono qui per badare a te e poi…» Bulma si interruppe dopo essersi voltata verso il Sayan. «Anche tu hai la pessima abitudine di girare semi nudo per casa. Non capisco come facciate, tu e Goku, fa così freddo perfino qui… Ma, dicevo, io devo prepararti la colazione e cercare le Sfere del Drago insieme a te, e poi sono la padrona della boulangérie quindi posso fare quello che mi pare!» sorrise malignamente.

«Una cosa che abbiamo in comune» commentò Vegeta senza rendersi conto di aver pensato ad alta voce.

«Che cosa? Una boulangérie?»

«No, il potere.»

Quel posto gli faceva male, pensò Vegeta. Ora si metteva pure a chiacchierare con una terrestre.

Per sua fortuna il telefono squillò.

Era Chichi.

“Bulma, devi subito venire qui, tuo zio si lamenta che non sei a lavoro e che non ci impegniamo abbastanza e mi sgrida ogni due secondi e non ne posso più… aiutooo!” piagnucolò la ragazza.

«Cosa? Mio zio è ancora lì? Santo Cielo, arrivo subito prima che ti faccia venire una crisi di nervi!!» esclamò Bulma, e riattaccò.

«Come dicevi prima? Tu hai il potere?» chiese Vegeta con un sorrisetto malizioso e arrogante.

«Andiamo, vestiti, che ho fretta» ribatté la ragazza.

«E che cosa dovrei mettermi, se non mi hai ancora ridato la mia tuta??»

«La tua tuta, caro principe, pare infestata dalla peste, tanto è lercia e puzzolente. Quindi la dovrò lavare diverse volte. E comunque, non ti permetterò mai di andare in giro per la città conciato in quel modo! Userai abiti terrestri.»

«Non ci penso nemmeno! Io sono il Principe dei Sayan e non mi abbasserò mai a indossare i vostri volgari e ridicoli abiti!» esclamò altezzosamente Vegeta.

Bulma storse la bocca.

«Amen.»

Non aveva mai conosciuto qualcuno così tanto orgoglioso.

«Mi stai forse prendendo in giro?» ringhiò rabbioso l’alieno avvicinandosi minacciosamente alla ragazza. Quel metodo pareva funzionare sempre con i terrestri.

«Chi, io? Non mi permetterei mai!» pigolò Bulma assumendo un’espressione da cerbiatto innocente. Quel metodo pareva funzionare sempre con gli uomini.

«Ma ora vestiti» gli ordinò.

 

 

 

«No, signore, i croissants sono sempre costati 1.50 €. Non la sto imbrogliando.»

«Certo che mi stai imbrogliando, ragazzina!» sbraitò l’anziano signore facendo sussultare Chichi e facendo voltare alcuni clienti seduti ai tavolini, nell’altra sala del locale.

«Venivo qui ogni giorno dieci anni fa e i croissant costavano solo un franco! (Non so quanto vale un franco, ho tirato a caso. Nd LeftEye)»

In quel momento intervenne zio Muten, che uscì dal laboratorio a passo spedito.

«Monsieur Ducamp! Quanto tempo!» esclamò sorridendo gioviale. Chichi pensò che a lei non aveva mai rivolto un sorriso da quando l’aveva conosciuta.

«Muten! Come stai, vecchio mio?»

«Tutto bene! Sono ritornato a Parigi per una breve vacanza!» esclamò il vecchio.

“Vacanza?! Ma se sta tutto il giorno qui??” pensò Chichi. “Per fortuna che ha detto *breve*, non ne posso già più!”

«Ma dimmi, qual è il problema?»

«Questa ragazzina irriverente mi vuole truffare!»

«Cosa??» esclamò Chichi. «Le sto dicendo che i croissants costano da sempre 1.50 €!»

«E’ vero, ma per il signore facciamo un euro» spiegò Muten a denti stretti. «Lui è un cliente speciale. Se non sai, chiedi!!» la rimproverò.

«Ma come potevo sapere…»

«Appunto, chiedi!»

“O mi ammazzo, o ammazzo lui!!”

L’anziano signore se ne andò dal negozio soddisfatto.

Goku uscì dal laboratorio e la sua ragazza ebbe modo di sfogarsi:

«Oggi è il quarto “cliente speciale” che pretende di avere lo sconto. Bulma non sarà affatto contenta. E quel vecchio mi fa diventare matta!»

Goku, come al solito, l’aveva presa con filosofia:

«Devi capirlo, è anziano, e agli anziani piace rompere le scatole ai giovani!»

«Ma come fai a difenderlo????» ringhiò indispettita Chichi.

Goku le stampò un bacio sulla fronte.

«Porta pazienza, Chichina!»

 

 

 

Bulma tardò un po’ ad arrivare.

Lei e Vegeta avevano preso la metropolitana e il Sayan… si era perso.

Bulma ci aveva impiegato un quarto d’ora buono per ritrovarlo e l’aveva scovato vicino alle scale mobili a spintonare un barbone che gli aveva chiesto l’elemosina.

«Vegeta, lascialo stare, poverino!!»

«E’ lui che non mi vuole lasciare in pace!» aveva sbottato l’alieno. «Continua a chiedermi soldi!»

Poco più tardi Chichi aveva spiegato a Bulma la situazione e anche lei le aveva detto di portare pazienza.

Offrì a Vegeta una seconda colazione e siccome zio Muten la costrinse a rimanere al lavoro fino all’ora di pranzo, gli suggerì di andare a farsi un giro da solo per la città.

«A patto che non ti perdi e non combini guai.»

«Mi hai forse preso per un marmocchio??» sibilò il Sayan.

 

 

 

Ed eccolo lì, da solo per la prima volta per le strade di quella strana, enorme città.

Camminava con le mani in tasca (infine aveva dovuto indossare quegli stupidi abiti terrestri) e dandosi un’occhiata in giro.

Non sapeva esattamente dove andare, né cosa fare, così camminava in una direzione non ben precisa, svoltava a destra o a sinistra a seconda di come gli girava.

Fu così che si ritrovò in una strana via.

Era larga e lunghissima, come più o meno tutte le strade di quella città, ma la sua particolarità risiedeva nei negozi che si susseguivano per centinaia di metri.

Erano quasi tutti uguali.

Dal lato destro della strada portavano la scritta “Spose” o “Abiti da cerimonia” e infatti nelle vetrine erano esposti vestiti molto simili a quello che indossava la donna-meringa, quand’era arrivato sulla Terra.

Dal lato sinistro invece, le vetrine dei negozi erano tutte nascoste da pesanti tende rosse o nere e arrecavano una scritta grande e lampeggiante: “Sexy shop”.

Chissà cos’erano.

La curiosità ebbe il sopravvento e Vegeta decise di entrare a vedere.

L’interno della bottega era scuro e illuminato da poche luci rosse o molto deboli.

Il Sayan diede un’occhiata alla merce esposta sugli scaffali e capì immediatamente cosa si vedeva lì dentro.

Storse il naso pensando che i terrestri erano degli idioti e che ai Sayan bastava la loro coda per divertirsi in modo adeguato, quand’erano in due, ma prima che potesse fare retro-front ed uscire una signora sui cinquant’anni, vestita in modo volgarmente provocante, uscì da una stanzetta laterale e lo salutò entusiasta.

«Finalmente un cliente giovane! Di solito vengono solo vecchi pervertiti!»

«No, sono finito qui per caso» rispose Vegeta.

«Certo, è quello che dicono tutti…» mormorò la donna sorridendogli maliziosamente. «E magari, per caso cercavi qualche giocattolino da usare con la tua ragazza… o il tuo ragazzo?»

Vegeta avvampò e sbarrò gli occhi per la sorpresa e l’imbarazzo.

«C-cosa?? Io non ho una donna… e meno che meno un uomo!!»

«Ah… capisco… allora, vuoi qualcosa da usare da solo?» chiese la signora, senza smettere di sorridere.

«E’ pazza?! Ma come osi, inutile umana?!»

«Ah! Ho capito, sei un sadomaso!!» esclamò la donna indicando dei frustini esposti alla sua destra.

Vegeta capì che quella non era tanto a posto e decise di darsela a gambe.

La signora lo rincorse fino alla porta e gli urlò dietro:

«Torna pure, magari anche con la tua schiavetta!!»

 

 

… continua…

 

 

 

Nd LeftEye: ringrazio la mia amica Juji per il consiglio che mi ha dato, ovvero di far finire Vegeta in mezzo ai sexy shop… mitica!

 artemis: davvero sono la tua scrittrice preferita?? Questo mi lusinga molto!! Grazie!

CamyllaSsj5: anche tu, sei troppo gentile^__^ Visto che ci sono rinnovo i miei complimenti per De Adulescentia, appena ho tempo inizio a leggere il sequel!

315: Vegeta è stupendo proprio per la sua "bastardosità"!! Anche se in questo capitolo l'ho messo un po' in ridicolo, ma ci vuole qualcuno che ogni tanto gli faccia abbassare la cresta (o i capelli XD)!

MrsBrown: ho pensato che Yamcha meritava anche lui la sua particina, in fondo è stato mollato, poveraccio!

FrancescAkira89: beh, sì, un po' per Yamcha mi dispiace, però... è troppo divertente umiliarlo così!

Aries92: grazie mille, sono contenta che tu mi legga e che la storia ti piacccia!

Topy: sono contenta che la parte di yamcha sia stata divertente!

princess21ssj: ora non so come cavarmela con la prima sfera, spero che mi venga in mente qualcosa di più interessante per la faccenda di Internet, boh^^

Ishyna: ma povero yamcha!!! XD

elisabetta: grazie (sono una ragazza^^)

vaniar: grazie mille! Sono contenta di avere una nuova "fan"; sero continuerai a leggere le mie storie!

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Capitolo 14
*** Nouvelle cuisine ***


Capitolo quattordici.

 

 

«Ma… ti fidi veramente a lasciarlo scorrazzare da solo per la città??» chiese Chichi a Bulma.

«Certo, non credo che combinerà guai, e di sicuro non corre alcun pericolo» rispose sicura l’amica, proprio nel momento in cui Vegeta entrava nel sexy shop.

«Gli ho dato dei soldi perché si possa comprare qualcosa da mangiare, e gli ho detto di tornare dopo pranzo.»

 

 

 

Vegeta si ritrovò proprio nel medesimo luogo in cui lui e Bulma avevano fatto le ricerche sulle Sfere del Drago.

Ma ora aveva fame e si stava guardando intorno per cercare un posto che vendesse del cibo.

L’occhio gli cadde su una scritta luminosa: “FLUNCH! IL FAST FOOD ALLA FRANCESE. MENU’ COMPLETO PER SOLI 5 EURO!”

E sotto la scritta era raffigurato un enorme panino, una bibita, delle patate e un dolce dall’aspetto invitante.

Il suo stomaco approvò.

Nel locale non c’era nessuno (e più tardi avrebbe scoperto il perché), così i suoi delicatissimi nervi non dovettero affrontare l’attesa in fila.

Pagò alla cassa, ritirò un vassoio carico di cibo e andò a sedersi ad un tavolino.

Addentò il panino e subito si pentì di non averlo prima esaminato meglio: faceva schifo!

L’hamburger era bruciato all’esterno e crudo all’interno, e il pane era dolciastro.

Tentò allora con le patatine: senza sale e semi crude.

L’insalata: non era certo cibo sostanzioso, per un Sayan!

Allora scostò la salvietta che copriva quello che doveva essere il dessert: un lungo bigné ricoperto da una strana sostanza bianchiccia, e ripieno di un'altra strana sostanza densa e chiara.

Tremendamente ambiguo e per questo disgustoso.

Non avrebbe mai messo in bocca qualcosa che assomigliava a un pene maschile dopo un rapporto sessuale!!

Schifato si alzò da tavola e se ne andò.

Ma che diavolo di usanze avevano questi terrestri?!

Credeva che il cibo fosse buono dappertutto: la donna-meringa per esempio cucinava bene, e anche quell’altra oca giuliva.

Evidentemente anche il pianeta Terra aveva i suoi difetti in campo culinare.

 

 

 

Quando Bulma vide riapparire Vegeta sussultò.

«Santo Cielo, sei verde in faccia! Cosa ti è successo??»

«Ho avuto l’onore di sperimentare la vostra disgustosa cucina!» rispose secco e irritato il Sayan.

Bulma lo guardò per un attimo, pensierosa.

«Sei stato per caso in un posto chiamato “Flunch”?»

«Già!»

«Ah, ecco. Mi dispiace, forse avrei dovuto avvertirti. Poverino, chissà che trauma…»

Chichi, che stava servendo una cliente accanto a lei, aggrottò la fronte, e non appena fu libera andò da Goku.

«Bulma mi preoccupa. E’ tutta gentilezze e moine con quel Vegeta. C’è qualcosa che non va!»

«Forse le piace!» ipotizzò Goku.

«Appunto! Non va bene!»

«Perché no?»

«Come perché? Goku, ma non capisci niente?? Bulma ha appena rotto il suo fidanzamento, e si ritrova a flirtare con un alieno psicopatico, ti sembra che vada bene??»

«… no?»

«No!»

«Chichi, secondo me stai esagerando. Bulma è adulta e vaccinata, può fare quello che le pare. Penso che tu sia un pochino stressata…»

«E CON QUESTO COSA VORRESTI DIRE???» strillò Chichi.

«N-niente!» balbettò Goku cercando di pararsi dalla furia della sua dolce donzella. «Era solo un modo per proporti di andare fuori a cena, stasera!»

La ragazza si calmò all’istante e fece gli occhi dolci.

«Davvero?? Che bello! Sei sempre così premuroso e romantico, Goku!» e gli scoccò un bacio sulla guancia.

«Vedrai, stasera pensiamo solo a noi due, ci rilassiamo, e domani ti sentirai molto meglio!» le disse dolcemente il ragazzo, accarezzandole il viso.

«Beh, allora?? Non è mica pausa! Bisogna lavorare qui! La-vo-ra-re!» li interruppe la voce tuonante di zio Muten, e tutti ripresero la loro attività.

 

 

 

Una volta tornata a casa, Bulma trovò un pacco nella cassetta della posta: la Sfera del Drago era arrivata (e mille euro se n’erano andati).

Aprì cautamente il pacchetto e ne tirò fuori la Sfera: non la immaginava così piccola, sembrava quasi una boccia da gioco, ma era così bella e scintillante!

Quella sera festeggiarono il ritrovamento della prima Sfera, ma tra i quattro coinquilini calò il silenzio quando Vegeta disse:

«E per le altre?»

Già, e per le altre Sfere, come avrebbero fatto?

«Troveremo un modo, non ti preoccupare» rispose Bulma.

Lei era sempre così ottimista…

Ma l’ottimismo non era sufficiente, bisognava anche agire.

Il problema era che nessuno di loro sapeva in che direzione agire.

La memoria di Goku non accennava a farsi viva; Vegeta aveva provato a cercare la sua astronave, ma con zero risultati: in quattro anni chiunque avrebbe potuto trovarla e nasconderla.

Molto probabilmente era stata smantellata, visto che non si riusciva a segnalare alcun segnale radar, né con lo scouter, né con la radio dell’astronave di Vegeta.

Così passarono le settimane facendo ricerche a vuoto, perdendo la pazienza e a poco a poco anche la speranza.

Vegeta e Goku infine non era diventati buoni coinquilini, il principe dei Sayan aveva sempre di che lamentarsi e più di una volta i due avevano finito per azzuffarsi.

Fortuna che l’intervento tempestivo delle due ragazze impediva loro di sfasciare l’appartamento.

Infine erano giunti alla conclusione che la soluzione migliore fosse che Goku e Bulma ritornassero ai rispettivi appartamenti.

Ormai Bulma aveva trovato il coraggio di parlare con i proprio genitori e loro avevano accettato la sua scelta senza fare troppe storie: in fondo era ancora giovane e aveva tutto il tempo di trovare il vero amore e sposarsi.

Yamcha appariva ancora ogni tanto, a volte ubriaco a volte non, e di sicuro era molto più simpatico quando il suo organismo era pieno di alcool.

L’umore di Vegeta peggiorava di giorno in giorno, la delusione era tanta, si sentiva impotente e debole: stava su quel pianeta senza fare niente dalla mattina alla sera.

Bulma stava impiegando tutta se stessa per la sua “operazione salvataggio alieni”: voleva rendere felice Vegeta e veder sparire dal suo volto quell’espressione di frustrazione e semi rassegnazione.

Gli unici che apparivano sempre sereni erano Chichi e Goku: loro avevano il loro amore, e questo li teneva sempre di buon umore nonostante non li distraesse troppo dalla ricerca delle Sfere e dal lavoro, che pur doveva andare avanti.

Passò così un mese in cui gli animi dei quattro ragazzi iniziarono a cambiare profondamente…

 

Continua...

 

 

NdLeftEye: perdonate se il capitolo è troppo breve, ma è una specie di interludio, il bello deve ancora venire!

Ringrazio faith15, CamillaSsj5, vaniar, marina_heart, e poi:

princess21ssj: che cosa imbarazzante, eh??

Francesca Akira89: è vero, da un po' non aggiorno più sull'altro sito, ma so che in questo periodo ci sono anche dei problemi nella sezione fanfics e che non funziona sempre... Sì, Vegeta ha capito cos'era quel posto, ma l'ha trovato tremendamente ridicolo e credo che non abbia contribuito a farsi una buona idea sui terrestri!

Topy: è esattamente QUEL posto, ci passavo spesso anch'io!!!

315: devo assolutamente iniziare a leggere la storia del tuo fumetto! Sì, Veggie è proprio intelligente...<3Goku invece avrebbe scambiato alcuni oggetti per cibo! XD

Ishyna: non mi esprimerò altro al riguardo altrimenti dovrò mettere rating NG17 solo per i miei commenti finali XD

Aleberyl90: non ti preoccupare, non sei obbligata a commentare ogni capitolo, non c'è nessun problema! Però, secondo un ragionamento fatto da me e una mia amica, Vegeta potrebbe benissimo amare il sadomaso... insomma, basta guardarlo!! XD Me lo immagino come Rex, il marito di Bree VaDeCamp di Desperate Housewives, che borbotta imbarazzato: "A me... piace essere dominato"!!!! XDXD

bambi88: non ti preoccupare nemmeno tu roby! Leggi e commenta (se vuoi) quando ti pare e piace! Per Bulma e Vegeta... chi lo sa... ^_^

 

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Capitolo 15
*** L'amour... ***


Capitolo quindici.

 

 

Il mondo femminile e quello maschile nascondono dei piccoli segreti: quelli femminili sono circa un migliaio o forse più, quelli maschili… una decina.

Uno di quest’ultimi fa capolino ogni tanto, alle prime ore del giorno.

Capita infatti che qualche mattina gli uomini si sveglino e trovino una vispa parte del loro corpo già in semi –o piena- attività.

Vegeta si svegliava con quella sorpresa da diversi giorni, o meglio, da quasi due settimane, e ne attribuiva la causa a Bulma.

Era infatti lei che popolava i suoi sogni, e non ne capiva il motivo… beh, solo in parte.

La ragazza era carina, questo doveva ammetterlo, ma tra tutte le splendide donne che aveva avuto, nessuna aveva mai provocato in lui così ripetutamente quel tipo di “effetto”.

Forse era un qualche strano potere di cui erano dotate le femmine terrestri per torturare psicologicamente gli uomini.

E la ragazza dai capelli turchini ci riusciva alla perfezione: vegeta stava impazzendo.

Quando era con lei si imbambolava ad osservarla, e quando non c’era, la pensava.

Continuamente.

Qualcosa non andava.

Che diavolo gli stava succedendo?

Kakaroth era su quel pianeta da molto tempo ormai; a parte la sua stupidità cronica e la sua sottomissione a quell’oca giuliva, sembrava stare bene: forse lui conosceva una soluzione.

Vegeta spalancò la porta della sua camera e andò in salotto, dove Goku e Chichi stavano, eewww… stavano pomiciando.

«Kakaroth!» abbaiò il principe dei Sayan, facendo sussultare i due piccioncini. «Vieni con me, dobbiamo parlare.»

Goku lo seguì e lo ascoltò:

«Devi aiutarmi. Non riesco a togliermi dalla mente Bulma» era la prima volta che la chiamava per nome. «Mi sta facendo qualcosa, è come se si fosse impossessata del mio cervello. Devi dirmi come farla smettere.»

Goku si strofinò il mento con una mano, mantenendo una seria espressione da dottorone. Poi disse:

«Vegeta, Bulma non si è impossessata del tuo cervello, ma piuttosto, del tuo cuore.»

«Il cuore?» ripeté Vegeta. Iniziava a preoccuparsi. «Ed è grave?»

«Direi di sì» rispose Goku, restando incredibilmente sempre serio.

«E non c’è modo di farla smettere? Sto impazzendo completamente!»

«Se il potere che esercita su di te è molto forte, no, non la si può fermare.»

«Nemmeno ammazzandola?» propose Vegeta, facendo sobbalzare Goku dallo sconcerto.

«NO! L’unica cosa che non devi mai fare è farla soffrire, sarebbe fatale anche per te, soprattutto per te!!»

«E tu come fai con la tua gall… con la tua donna?»

«Noi abbiamo trovato un compromesso. Io esercito su di lei lo stesso potere che lei esercita su di me… più o meno.»

«Quindi?»

«Quindi devi scoprire se su Bulma tu eserciti il potere che lei esercita su di te.»

«E quindi?»

«E quindi glielo devi chiedere, ma in un modo particolare.»

«E quindi??» sbuffò Vegeta iniziando a perdere la pazienza. «Avanti Kakaroth, vorrei sapere cosa devo fare prima di diventare vecchio!!»

«Invitala a cena fuori!» esclamò Chichi facendo irruzione nella stanza. Aveva origliato da fuori per tutto il tempo.

«Tu sei pazza» sbottò Vegeta.

«E tu lo diventerai ancora più di me se non scopri se anche Bulma è innamorata di te!»

«Io non sono innamorato!» ribatté il Sayan.

«Ah no? Pensi sempre a lei? Ti tremano le gambe e ti sudano le mani quando ti è vicina? La sogni di notte e quando ti svegli la mattina trovi il tuo “Ercolino” già bello arzillo? Trovi che sia la ragazza più bella del mondo? Questo è amore, caro il mio principe!» esclamò Chichi incrociando soddisfatta le braccia al petto.

Vegeta sospirò.

«Per quale motivo dovrei invitarla a cena fuori? E cosa dovrei dirle?»

«Per vedere se state bene insieme e se lei prova qualcosa per te. Dovrai essere gentile e galante e trattarla come una regina!»

Il Sayan si portò le mani alla testa:

«Non ce la farò mai!» esclamò esasperato. «Perché non posso solo chiederle di smetterla di farmi quello che mi sta facendo?»

«E’ una cosa stupida!» esclamò Chichi, anch’essa esasperata. «L’amore non si può controllare: ci si lascia andare e basta!»

«Ma IO non mi posso lasciare andare, lo capisci o no, stupida terrestre?? IO sono un principe e un guerriero e sto solamente perdendo tempo su questo misero pianeta!»

«Va bene, Vegeta, perché non ci pensi un po’ su?» gli disse Goku. «Solo tu puoi decidere cosa fare, non sei certo obbligato. Ma se scegli di, ehm… provarci con Bulma, noi ti aiuteremo a non… combinare guai.»

Lo lasciarono solo e lui, stanchissimo, si lasciò cadere sul letto.

Tra tutte le decisioni che aveva preso in vita sua, quella era la più difficile.

Il pensiero della ragazza non lo abbandonava mai: a volte avrebbe voluto semplicemente afferrarla e farla sua, volente o nolente, per ore ed ore, ma… e poi?

Vegeta si ritrovò a pensare: e se l’avesse odiato?

Non gli era mai importato cosa provassero le donne con cui passava la notte, ma lei… lei era diversa.

Innanzitutto era gentile, come mai nessuno lo era stato con lui.

Non lo temeva, e lo stava aiutando, per sua volontà, perché lo voleva lei, non perché vi era costretta o minacciata.

Poteva veramente far soffrire una persona del genere? L’unica persona che si era dimostrata sua amica?

E poi c’era quello che gli aveva detto Goku: “L’unica cosa che non devi mai fare è farla soffrire, sarebbe fatale anche per te, soprattutto per te!!”

Cosa significava? Lui non conosceva l’amore, ne aveva sentito vagamente parlare come di un sentimento per deboli, che distruggeva completamente l’essere e lo rendeva schiavo, lo umiliava e calpestava.

Vegeta si era sempre ben guardato dall’indagare oltre: questa cosa, l’Amore, sembrava pericolosa.

E lui non era in grado di combattere qualcosa di così potente e di astratto.

MA NON RIUSCIVA A TOGLIERSI DALLA MENTE LEI!

Doveva fare qualcosa.

E per fare quel qualcosa andò a chiamare nuovamente Goku.

 

 

 

«E’ molto semplice: vai da lei e le chiedi gentilmente di passare la serata fuori con te.»

«Gentilmente in che senso?»

«Beh, ecco… nel senso che non devi chiederlo come se fossi Vegeta.»

«Eh?! Ma io sono Vegeta!»

«Appunto, e i tuoi modi di fare non sono molto gentili.»

«Come ti permetti, brutto pezzo di idiota?! Io sono un principe, non ho bisogno di essere gentile!» abbaiò il Sayan.

Chichi tossì esasperata.

«Sarà più dura di quanto immaginassi. Solo per invitarla a cena dovrai lavorare sodo…»

E passarono ore… ed ore… ed ore… fino a sera.

 

 

Quando Bulma tornò a casa dal suo pomeriggio di shopping non fece in tempo a cercare le chiavi di casa che Vegeta le aprì la porta dell’appartamento e le tolse di mano i pesanti pacchi che aveva con sé.

La ragazza rimase stupefatta e interdetta da quello strano comportamento.

«Vegeta… che cosa hai rotto stavolta? La televisione? Lo stereo? Hai bruciato la cucina?»

«Niente di tutto questo. Cosa te lo fa pensare?» chiese Vegeta con sguardo innocente.

E quello sguardo scioccò ancora di più Bulma.

«Sei sicuro di sentirti bene?»

«Sì, perché?»

«Ti vedo strano… è successo qualcosa mentre ero via?»

«Ti ho detto di no!» ribatté nuovamente Vegeta, stavolta seccato.

«Ah… ora è tutto ok» rispose Bulma.

Vegeta era ritornato normale.

«Mi chiedevo…» disse il Sayan.

«Cosa?» incalzò Bulma mentre riponeva qualcosa all’interno di una credenza, in cucina.

«Se ti andasse di uscire con me a cena» terminò tutto d’un fiato l’uomo.

Bulma sbattè violentemente la testa sul ripiano superiore delle credenza e alcuni barattoli rotolarono fuori.

«Che cosa??»

Vegeta incrociò le braccia, innervosendosi.

«Hai capito benissimo!» sbottò poco galantemente.

«Sì che ho capito ma… perché?» domandò Bulma, alzandosi per guardarlo dritto negli occhi.

Vegeta rimase spiazzato: non si aspettava una domanda del genere.

Goku non l’aveva preparato a rispondere a questo.

«Beh… perché… perché di sì!» rispose scocciato. «Allora, sì o no?»

Bulma continuò a fissarlo, smarrita e sconvolta.

«Beh… perché no?» disse infine, portandosi nervosamente un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e abbassando lo sguardo imbarazzata.

Quello era una richiesta di appuntamento!

«E’ gentile da parte tua invitarmi a cena, ma… tu non hai un soldo!»

«Tranquilla, me li presta Kakaroth!» rispose Vegeta.

«O-ok… allora, quando?»

«Anche stasera, se ti va.»

Bulma annuì, leggendo nello sguardo del Sayan che se avesse rifiutato non sarebbe stata una bella cosa, e che quel “se ti va” era retorico.

«Facciamo così, io prendo un po’ delle mie cose e vado a prepararmi da Chichi, e ci troviamo sul pianerottolo alle otto in punto» aggiunse poi la ragazza.

 

 

Una volta nella stanza dell’amica, carica di vestiti da provare, trucchi, creme, lacche, profumi, scarpe, Bulma iniziò a saltellare eccitata, ma allo stesso tempo preoccupata.

«E’ un appuntamento, Chichi! Un APPUNTAMENTO!»

«E non sei contenta?» indagò l’amica.

«Sì, ma… insomma, è VEGETA! Chi mai l’avrebbe detto, che uno come lui mi invitasse fuori? Iniziavo perfino a pensare che fosse asessuato! E’ pazzesco… Scommetto che c’è di mezzo il vostro zampino!!»

«Solo in parte, te lo giuro!» confessò Chichi. «Vegeta ha chiesto a Goku cosa poteva fare al riguardo e noi gli abbiamo consigliato di portarti fuori a cena!»

«Al riguardo di che cosa?» chiese Bulma, sospettosa.

«Al riguardo, beh… del fatto che gli piaci…»

«GLI PIACCIO??!»

«A quanto pare…» sorrise nervosamente Chichi, ricordando il discorso dell’allegro Ercolino. «Beh, ora vediamo di darti una sistematina, devi essere splendida per il tuo corteggiatore stasera!»

 

 

NdLeftEye: vi avevo detto che il bello stava ancora per venire, ebbene siamo solo all'inizio^__^

faith: ehm... sì, a Parigi abbiamo dovuto mangiare al Flunch...

Aleptos: un po' Vegeta mi fa pena con tutto quello che gli faccio passare... ma verrà ricompensato!

marina_heart: sì, in effetti molti terrestri sono psicopatici... XD

315: Vegeta è superiore al Flunch, di gran lunga! Per questo e il prossimo capitolo mi concentrerò sulle relazioni personali tra i personaggi, principalmente tra Vegeta e Bulma, chissà cosa cosa succederà all'appuntamento...^_^

Aries92:non ti preoccupare, poi recensire quando vuoi! Grazie mille per i complimenti!

Memole87: ti ringrazio tantissimo! Spero di continuare al meglio e di non deludere i lettori, quindi, mi raccomando, se faccio un capitombolo, fatemelo sapere! Già, ora Vegeta non ha una bella considerazione dei terrestri ma FORSE cambierà idea... almeno su qualcuno di loro...

Ish: nooo, povero Vegeta!!! Se qualcuno ancora mette in dubbio la sua eterosessualità mi sa che ci ammazza tutti (me per prima)!!

Ringrazio anche tutti gli altri e spero di ricevere come al solito tanti commenti (sia positivi che negativi, naturalmente); a presto!

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Capitolo 16
*** Vattene da casa mia! ***


Capitolo sedici.

 

 

«Dici che se mi metto un vestito è troppo elegante? Magari potrei mettermi solo dei jeans e una maglietta semplice…»

Bulma era proprio indecisa.

Si trattava del suo primo appuntamento dopo il suo quasi-matrimonio fallito e non sapeva nemmeno cosa mettersi.

«No» disse Chichi. «Voglio che tu sia splendida per stasera.»

«Ma tu non odiavi Vegeta??»

«Ma voglio bene a te! E se lui in qualche modo può renderti felice, allora… prova questo» le porse un abitino nero.

«No, questo è troppo serio.»

Allora Chichi tirò fuori dal mucchio di vestiti un abito di Roberto Cavalli, azzurro e con decorazioni lilla.

«Mettiti questo: è semplicemente divino! Con i tuoi occhi e i tuoi capelli, poi, ti starà da Dio!»

«Affare fatto!»

Poco trucco, capelli tirati indietro da un fermaglio, scarpe con il tacco ma non troppo scomode e, incredibilmente, alle sette e cinquantanove era pronta.

 

 

Vegeta era fuori ad aspettarla e stava riflettendo su ciò che avrebbe portato la serata.

Molto probabilmente si sarebbe portato a letto Bulma e poi, se tutto andava bene, lei non avrebbe esercitato più alcun potere su di lui.

Ci mancava solo che tutti i suoi piani fossero rovinati da un problema così frivolo: una donna!

«Sono pronta» la voce di Bulma interruppe il flusso dei suoi pensieri.

Il Sayan alzò lo sguardo e rimase folgorato da cotanta bellezza: era semplicemente meravigliosa.

“Speriamo che questa serata finisca subito dove deve finire” pensò maliziosamente Vegeta.

Ma quale amore e amore, quella “cosa” che lo stava facendo impazzire si chiamava astinenza!!

Povera Bulma, se solo avesse potuto leggere i pensieri del Sayan avrebbe fatto retro-front seduta stante.

E invece lei si fidava, e quella sera era al settimo cielo.

Yamcha non esisteva più

Il matrimonio non esisteva più.

C’era solo Vegeta.

Non aveva voluto confessarlo a Chichi, ma forse aveva sempre provato una sorta di attrazione per lui.

Vegeta non aveva certo un bel carattere, ma Bulma pensava fosse dovuto alla preoccupazione per le sorti del suo pianeta.

Si spostarono in metropolitana, come sempre, e arrivarono a Montmartre, una zona molto frequentata e vivace di sera, situata in collina e famosa per i suoi ristorantini romantici.

Se c’era una cosa che Vegeta odiava con tutto il cuore, erano i tavolini: piccolissimi e strettissimi, non ci stava praticamente niente sopra e ci si ritrovava a mangiare quasi sopra il piatto della persona che ti era seduta di fronte!

Ma in quella circostanza fu felice del contatto con le gambe lisce di Bulma e sorrise tra sé.

«Cosa ordini?»

«Non ci capisco niente con tutti questi nomi strani!» si lamentò Vegeta.

«Beh, vediamo… le Moules à la Francillion sono cozze, poi le…»

Bulma gli spiegò un po’ i piatti elencati nel menu e poi ordinarono.

Vegeta non parlava tanto, era troppo concentrato a mangiare, e Bulma si trovava un po’ in imbarazzo alle occhiate che ogni tanto lui le lanciava.

Poi qualcosa finalmente li distrasse: in mezzo alla strada, poco lontano dal tavolo cui erano seduti, c’era un uomo che aveva iniziato a cantare “New York New York” di Liza Minelli, attirando l’attenzione dei passanti e degli altri clienti seduti ai tavoli dei ristoranti.

Sembrava completamente ubriaco, ma il suo spettacolino era molto divertente.

Cantava a squarciagola, ma non era stonato, e ballava andando su e giù per i marciapiedi.

Terminò la sua canzone gettandosi sul cofano di una macchina parcheggiata lì vicino, suscitando gli applausi del pubblico.

Naturalmente poi venne a riscuotere la sua ricompensa passando per i tavoli tenendo un cappello in mano, in attesa di ricevere qualche moneta.

Vegeta l’aveva trovato ridicolo ma Bulma si era divertita tantissimo; continuando a sorridere incrociò lo sguardo del Sayan, che la osservava in silenzio.

E Bulma si rese conto di aver fatto centro.

E Vegeta si rese conto che la voleva a tutti i costi.

 

 

Verso le undici e mezza ritornarono a casa passeggiando lentamente, ciascuno convinto di aver quasi raggiunto il proprio obiettivo.

Bulma cominciò a chiedere a Vegeta del suo pianeta, riguardo il quale lui non si sbottonava mai troppo.

Erano arrivati sotto casa quando iniziò a piovigginare e lei gli domandò:

«Ma perché voi Sayan combattete sempre? Siete spesso attaccati da nemici?»

«Siamo noi i nemici. Noi combattiamo e distruggiamo» rispose impassibile Vegeta.

«Cosa? Questo non me l’avevi mai detto!»

«Ti ho detto che avevamo degli schiavi.»

«Ma credevo fosse un fenomeno raro, e che li compraste! Invece siete proprio voi gli schiavisti! Perché fate una cosa del genere??» chiese Bulma, scioccata.

«Perché noi siamo gli esseri più potenti dell’Universo e in quanto tali, presto lo governeremo tutto.»

«Ma ora siete sottomessi a questo Freezer…»

«Freezer verrà sconfitto» la interruppe Vegeta, seccato. La conversazione non stava volgendo per il meglio. «Una volta che avrò le Sfere potrò diventare immortale e farlo fuori. Dopo di che, mi dedicherò alla conquista dei pianeti e nessuno potrà più fermarmi!»

Ad un tratto Bulma non trovava più Vegeta così affascinante e teneramente malinconico.

«Non puoi volere una cosa del genere! E la Terra? Vuoi conquistare anche la Terra??»

«Certo, ma non ho ancora deciso se distruggerla o venderla…» rispose il Sayan con un ghigno malefico.

A quelle parole la ragazza non ci vide più dalla rabbia.

Afferrò la sua borsetta e con tutta la forza che aveva la sbatté in faccia a Vegeta, colpendolo in pieno sul naso.

«Che ca… il mio naso!!» mugugnò lui. «Brutta scema, mi hai spaccato il naso!» le urlò contro.

«Ti sta bene, razza di… di… oh mamma! Stai perdendo un sacco di sangue!» strillò Bulma.

Il Sayan si portò le mani al naso e constatò che oltre al forte dolore, si stava praticamente dissanguando!

«Che male!!» esclamò.

«Ma tu non eri un essere semi invincibile?!» fece Bulma, avvicinandosi cautamente per cercare di aiutarlo.

«Sì! Che diamine hai dentro quella borsetta??»

«La Sfera

«Ecco cos’è… sto morendo!!» si lamentò il Sayan. «Non ti avvicinare, perfida strega!»

«Scusa, non volevo farti male… cioè…» piagnucolò la ragazza, porgendogli un fazzolettino e guidandolo attraverso i corridoio verso l’appartamento. «Sì, volevo farti male, ma non così tanto… non credevo… scusa!»

«Smettila di lagnarti, e apri questa porta!» ringhiò Vegeta tenendo la testa sollevata verso l’alto e premendosi il fazzoletto sul naso.

 

 

Dalla camera del loro appartamento, Goku e Chichi sentirono dei rumori proveniente dal pianerottolo.

«Senti come bisbigliano… devono essersi divertiti!» mormorò Goku soddisfatto. «Abbiamo fatto un bel lavoro: abbiamo fatto nascere un amore!»

«Sì sì…» borbottò Chichi. «Basta che Vegeta non ne combini una delle sue e non faccia soffrire Bulma…»

«Ma no, sotto sotto Vegeta è un bravo ragazzo!»

«Sotto quanto?»

Goku si grattò la testa.

«Ehm… non saprei!»

 

 

«Ti ho detto di starmi lontana!» ringhiò Vegeta, distendendosi sul divano.

«E io ti ho detto che mi dispiace! Lascia che ti metta del ghiaccio…»

«No!! Non ci pensare neanche!»

«Avanti, non fare il bambino… bisogna fare qualcosa a quella brutta ferita!» insistette Bulma.

«Appunto, bisogna che tu paghi per il tuo atto ignobile!»

Allora la ragazza si tirò indietro, offesa, e portò le mani ai fianchi:

«Ah sì? E’ tutta colpa tua, lo sai! Io ti ospito, ti do da mangiare, ti tratto come un re, ti offro il mio aiuto, e tu, che fai?? Mi dici tutto sorridente che hai intenzione di distruggere il mio pianeta! Sei proprio un ingrato, un terrorista, un…»

«Ma perché ti scaldi tanto??» ribatté Vegeta. «Se mi avessi dato il tempo di parlare ti avrei detto che a te avrei salvato la vita e che forse ti avrei scelta come mia compagna!»

«Oh!» esclamò Bulma, fingendosi lusingata. «Ma quale onore! Diventare la tua concubina! Davvero, non so come ringraziarti per la tua immensa generosità, mio signore!... TU SEI PAZZO! E non capisco nemmeno come ho fatto a credere che tu avessi bisogno della mia compassione e del mio aiuto…»

«Io non voglio la compassione di nessuno!!» gridò di rimando Vegeta, alzandosi di scatto.

«Stenditi, idiota! Non vedi che stai continuando a perdere sangue?!»

«Grazie a te!»

 

 

 

«Goku, io non credo che la loro serata sia andata bene… senti come urlano… sembrano una coppia di vecchi sposati» disse Chichi appostandosi alla porta d’entrata per cercare di origliare meglio.

«Credi sia il caso di intervenire?»

«No» rispose Goku. «Almeno non finchè sentiremo il rumore di oggetti lanciati contro il muro…»

«Goku!» lo rimproverò Chichi. «Non sto scherzando! Senti come stanno litigando, ho paura per Bulma!»

«A dire la verità, io ho paura per Vegeta…»

 

 

 

«Sai una cosa? Visto che non hai bisogno di nessuno… PUOI ANCHE ANDARTENE DA CASA MIA!!»

Poi entrambi ammutolirono e si guardarono per pochi secondi, finché Vegeta non si alzò e a passò deciso, uscì dall’appartamento sbattendo la porta.

Bulma scoppiò in lacrime.

 

 

 

Continua...

 

 

NdLeftEye: ragazze, ma vi fidate così poco di me?? XD Ovvio che l'appuntamento doveva andare male!! E chissà che succederà ora... Bulma cercherà di raggiungere Vegeta? Vegeta tornerà indietro o verrà fermato da qualcuno?? Mah! Chi lo sa...

ciuiciui: eh no, Vegeta non può certo dimenticarsi così facilmente del suo pianeta, anzi...

mery: contenta che ho aggiornato presto?!

CamyllaSsj5: davvero è una delle tue preferite? Grazie! Mi lunsinga saperlo!

Giugi: quale Giugi sei?? Beh, visto che Vegeta sotto sotto è rimasto sempre lo stesso??

artemis: non ti preoccupare, non mi neanche passato per l'anticamera del cervello di far finire bene l'appuntamento! Contenta?^_^

315: beh, Vegeta non è che è proprio innamorato di Bulma, per ora ne è attratto fisicamente, difatti lui pensa solo a portarsela a letto (grrr...). Non dirmi tutte queste cose, poi mi sento veramente una dea!! E non lo sono... -_-'

marina_heart: come vedi, in questi capitoli c'è ancora l'Ercolino che ha la meglio!!! XD

eles: no, per ora ho messo Yamcha fuori gioco, ma non si sa mai...

Ish: ma cosa mi dici??? Vuoi costringermi a mettere rating NG17?????!! Pervertita!!

sonsimo: Vegeta è ancora IC? Eheh, in questo capitolo IO sarei andata dentro la fanfic e l'avrei preso a schiaffi da quanto era odioso!!

Ancora grazie a tutti e spero di ricevere sempre molte recensioni, mi fanno molto ma molto piacere!

 

 

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Capitolo 17
*** Vegeta si mette in proprio ***


PageBreeze

 

 

 

 

Capitolo diciassette.

 

 

 

«Ma come Goku? Non avrai mica paura di uno spaccone come Vegeta??»

«No, non in quel senso! Ho paura che Bulma possa fargli del male!»

«Non essere sciocco!» lo rimproverò Chichi.

«Ok, scherzo… però temo che Vegeta possa aver fatto qualcosa di cui poi si pentirà. Senti, sembra che si stiano calmando…»

Sbagliato.

Dall’appartamento vicino rimbombarono le ultime parole di Bulma, come una maledizione, una sentenza imperdonabile:

«Sai una cosa? Visto che non hai bisogno di nessuno… PUOI ANCHE ANDARTENE DA CASA MIA!!»

Infine, si sentì lo sbattere potente della porta di entrata e dei passi che si allontanavano in fretta.

Chichi sospirò dispiaciuta, mentre Goku rimaneva ancora fisso alla porta.

«Ma che fai, stupido??!» lo rimproverò la ragazza. «Non senti che Vegeta se ne sta andando? Vai a fermarlo!»

Goku sussultò e, illuminato da cotanta intelligenza, uscì di corsa, ma non fece in tempo a raggiungere Vegeta.

Il Sayan era già volato via.

Intanto Chichi bussò delicatamente alla porta dell’amica, la quale venne ad aprirle in lacrime.

Le si leggeva in faccia che aveva il cuore spezzato.

«E’ un farabutto!» esclamò saltando al collo dell’amica per cercare conforto.

Le raccontò ciò che era avvenuto, dei loschi piani tramati da Vegeta, della sua malvagità, di come si era illusa…

«Ma, Bulma, hai le mani sporche di sangue…» mormorò Chichi tremante e spaventata. «Che cosa ti ha fatto quel bastardo??!»

«Tranquilla, non mi ha fatto niente. Sono io che gli ho rotto il naso. Gli ho sbattuto la borsa in faccia.»

«Hai fatto bene!»

«No… non dovevo! E non dovevo mandarlo via: ora chissà dove si trova, e che cosa ha intenzione di fare! Dobbiamo fermarlo prima che faccia qualcosa di brutto!»

Bulma aveva perfettamente ragione. E se Vegeta avesse trovato tutte le Sfere e poi avesse distrutto la Terra, come pianificato?

«Dobbiamo trovare tutte le Sfere prima che lo faccia lui!»

«Hai ragione! E come secondo desiderio chiederemo a questo Dio Drago di rendere innocui tutti i Sayan, o di tenere Vegeta il più lontano possibile dal nostro pianeta!» esclamò Chichi battendo il pugno destro sul palmo sinistro, in segno di determinazione.

«Sì…» mormorò Bulma, ma poco convinta.

Non era esattamente quello che stava pensando.

Lei avrebbe preferito ritrovare le Sfere per attirare Vegeta a loro e cercare di parlargli, di fargli cambiare idea, di chiarire la situazione, la situazione tra loro due.

Lui era sembrato così sincero e spontaneo durante il loro appuntamento, aveva persino cercato di essere gentile, cosa che faceva molto raramente e che non gli riusciva mai molto bene, a questo punto Bulma l’aveva imparato.

Ormai credeva di conoscerlo.

Aveva mentito per tutto il tempo? Non era altro che un bugiardo?

Vegeta non era la persona migliore del mondo, ma la ragazza non l’avrebbe mai ritenuto capace di dire il falso.

Se c’era una qualità che aveva riscontrato in lui, una sola in mezzo ai mille difetti, era la lealtà.

Si vedeva che era stato educato con quel valore, insieme a quello dell’odio, dell’orgoglio, della determinazione che sfiorava i limiti della testardaggine.

Bulma era riuscita a vedere oltre quella corazza di ghiaccio dietro la quale si nascondeva e si sentiva sicuro.

Pensava che se Vegeta avesse passato più tempo sulla Terra, come Goku, sarebbe effettivamente diventato un bravo ragazzo.

La ragazza sorrise, girando il volto dall’altra parte affinché Chichi non la vedesse.

Forse “bravo ragazzo” e “Vegeta” non erano vocaboli accostabili, e mai lo sarebbero stati.

Ma in fondo, Vegeta le piaceva anche per quello.

Altrimenti, avrebbe potuto essere un Yamcha qualsiasi, un uomo come tanti altri…

Era apparso così sorpreso dalla reazione di Bulma: ma sì!

Non era colpa sua: per lui non c’era niente di strano nel conquistare un pianeta e rendere i suoi abitanti schiavi.

Bastava semplicemente fargli capire che non era giusto!

«Io credo che possiamo fargli cambiare idea» affermò Bulma.

Nel frattempo era arrivato Goku per darle manforte.

Anche a lui Vegeta era simpatico, nonostante il sentimento non fosse reciproco.

«Sono d’accordo!»

«Siete pazzi!» esclamò Chichi, completamente in disaccordo. «Quello non vede l’ora di farci tutti fuori, a partire da te» disse indicando il suo fidanzato.

«Me?» fece Goku, sorpreso. «Perché proprio me?»

«Beh…» la ragazza sospirò. Maledetto Goku e maledetta la sua ingenuità! «Lascia perdere. Comunque non penso potrete farcela. Io propongo di trovare le Sfere al più presto e…»

«… e cercare di parlare con Vegeta» la interruppe Bulma, prendendo le mani dell’amica in segno di supplica. «Se non riusciremo a convincerlo, faremo come dici tu. Questo piano non fa una piega!»

«No» sospirò Chichi. «Non fa una piega. Ma… perché dovremmo cercare di fargli cambiare idea? Perché dovresti farlo tu? Dopo quello che ti ha fatto!»

«Semplice» rispose sorridendo l’amica. «Perché… provo dei sentimenti per lui!»

«Anch’io» concordò Goku, non afferrando il messaggio e beccandosi uno scapaccione sulla nuca dalla sua ragazza.

«No, scemo! Tu non ne sei innamorato!... Non lo sei, vero???»

«No» rispose Goku grattandosi la testa. «Perché, chi lo è?»

«BULMA!!» strillò Chichi, esasperata, dandosi uno schiaffo sulla fronte. «Tesoro, io ti amo tantissimo, ma a volte non so se ci fai o ci sei…»

«Non l’ho mai capita questa frase…»

«Allora è meglio se stai zitto, tesoro…»

 

 

 

Vegeta volava così velocemente che il vento diventava tagliente e si scontrava con la sua pelle come tante punte di ghiaccio affilate, ma lui pareva non accorgersene.

Si stava dirigendo verso al sua astronave, ma non sapeva esattamente cosa avrebbe fatto una volta giunto là.

Non aveva soldi, non aveva cibo, non aveva nemmeno la sua tuta da combattimento con la quale si era sempre sentito a suo agio.

A dire la verità, non la indossava da un bel pezzo.

Quella… stupida donna alla fine non gliel’aveva più restituita, e lui… accidenti, lui se n’era dimenticato!!

Era proprio vero che era cambiato: la permanenza sulla Terra, in mezzo ai terrestri, l’aveva danneggiato.

Soprattutto quella donna, l’aveva quasi fatto diventare un pappamolle!

Ma era giunto il momento di ritornare alla gloria di un tempo: combattere, distruggere, sottomettere, sopprimere.

Odio, orgoglio, onore, potere, questi erano i valori veramente importanti per un Sayan.

Vegeta si era solo lasciato distrarre troppo da quella donna e dall’atmosfera parigina.

Non capiva nemmeno perchè le avesse proposto di diventare la sua compagna.

No, non poteva mentire a se stesso: quello che veramente non capiva era perché lei avesse rifiutato.

La terrestre gli aveva chiaramente detto in faccia che se ne sbatteva di diventare una regina, se ne sbatteva di diventare la donna più potente dell’Universo, se ne sbatteva di lui.

E questo gli procurava una strana sensazione, una fitta al petto, all’altezza del cuore, che non aveva mai sentito prima d’ora.

Ed era più doloroso di una ferita procurata in combattimento.

Bulma aveva ancora potere su di lui, e molto.

Vegeta decise che avrebbe trovato da solo le Sfere del Drago e prima di ritornare su Vegeta-sei sarebbe andato dalla terrestre e l’avrebbe portata con sé, volente o nolente.

 

 

Una volta giunto alla sua navicella, il Sayan riaccese tutti i motori alla massima potenza, e fu allora che il radar segnalò qualcosa: la navetta di Kakaroth.

Perché non l’aveva intercettata prima?

Poca importanza ormai.

Vegeta sorrise tra sé malignamente.

Era giunto il suo momento.

Quando arrivò al punto indicato dal radar, il Sayan capì perché la navetta di Kakaroth era stata segnalata solo ora: qualche terrestre l’aveva smantellata e successivamente rimontata per metà, ma questo era bastato per farla ritrovare.

L’astronave infatti si trovava all’interno di una stalla, in mezzo alla campagna francese, poco più a sud di Parigi.

Vegeta si recò all’interno della nave maledicendo la curiosità dei terrestri e la loro mania di toccare tutto, e iniziò a cercare qualcosa che gli potesse essere utile alla ricerca delle Sfere.

«Finalmente!» mormorò soddisfatto Vegeta quando trovò un ammasso di carte scritte dal vecchio Kakaroth, quello un po’ intelligente e con la memoria ancora integra.

Prima di atterrare sulla Terra aveva localizzato ben tre Sfere.

Fantastico, pensò Vegeta: così, insieme a quella che aveva Bulma (e di cui si sarebbe riappropriato per ultima), facevano già quattro Sfere, e solo tre si trovavano in qualche luogo a lui sconosciuto… per ora.

Stava per andarsene via, quando fu sorpreso dal proprietario della stalla, un anziano contadino armato di fucile, che gli sbraitò contro:

«Brutto ladro! Sei venuto a rubare le mie galline??»

«No, mi sono ripreso qualcosa che mi appartiene, vecchio» sibilò Vegeta, guardandolo con aria divertita e allo stesso tempo minacciosa.

Il contadino gli puntò l’arma contro e gli intimò di andarsene; Vegeta scoppiò a ridere e gli lanciò contro una sfera di energia che lo ridusse in polvere.

Con sua grande gioia scovò in un armadietto una tuta di riserva e la indossò al posto degli abiti terrestri che portava.

Il vecchio Vegeta era finalmente tornato.

 

 

Continua...

 

NdLeftEye: spero proprio che questa pagina non venga fuori con l'icona di PageBreeze... come non detto -_-'

Scusate il ritardissimo, ma mi si era rotto il modem!

Scusatemi, sono di fretta e farò dei ringraziamenti molto veloci: ringrazio come al solito mery, artemis, camyllaSsj5;

Memole87: sai che bella sorpresa trovarsi sul piatto un bigné del genere?? Ecco, io l'ho provato personalmente, con mio grande sconcerto...

ciuiciui: non so se prenderò in considerazione il tuo consiglio riguardo a Goku. Non che sia una cattiva idea, ma non essendo uno dei miei personaggi preferiti, e non avendolo mai approfondito troppo, non vorrei rischiare di fare uno strafalcione e andare a incastrarmi in una trama che poi non riesco a portare a termine. Però ci penserò su^^

vaniar: ti ringrazio moltissimo! Non credo che le mie storie siano tra le migliori ma mi fa piacere sapere che qualcuno le apprezza molto!^^

315: troppo "gig" cosa?? Ormai ci siamo, diciamolo, è un gigolò!! Insomma, gli abbiamo dato del pervertito, del sadico, dell'omosessuale, diamogli anche del gigolò così terminiamo la lista e siamo pronte per andare all'altro mondo! Credo davvero che Vegeta a momenti uscirà dalle pagine del manga e mi prenderà a botte!!

Ishyna: ah, mi hanno detto di precisare che l'Ercolino non è una mia invenzione, ma viene da Elly McBeal e me l'ha suggerito una mia amica, quindi la pervertita è lei! XDXDXD

sonsimo: concordo sul fatto che ormai ne abbiamo viste troppe di fic sempre uguali su come è nato l'amore tra B/V. Per questo preferisco scrivere nel periodo della storia in cui stanno già insieme, oppure verto verso gli AU. Forse questo capitolo sembrerà di transizione, boh, ma è già in costruzione l'ottavo, con nuovi sviluppi e nuovi personaggi.^^

Ringrazio anche: princess21ssj, marina_heart, bee, bambi88, Aleberyl e infine musicaddict (colei che mi ha ispirato la storia dell'Ercolino...)che si è scelta un nick molto allitterante^^

Ciauz!

 

 

 

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Capitolo 18
*** La strana coppia ***


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Capitolo diciotto.

 

 

 

Anche questa non ci voleva proprio.

“La pasticceria Capsule, in passato famoso luogo d’incontro di artisti e intellettuali come Sartre e Simone de Beauvoir*, oggi sta perdendo l’antico splendore e non è più rinomata come un tempo. La nuova gestrice, Bulma Briefs, sembra non aver ereditato il talento degli zii nel campo della pasticceria e sta perdendo quasi tutti i clienti abituali.”

«Oh no…» mormorò Chichi dopo aver letto l’articolo, pubblicato su una famosa rivista parigina.

«Che cosa?» chiese Bulma, che quella mattina non era in gran forma, né tanto meno di buon umore.

Non aveva chiuso occhio per tutta la notte ed era arrivata al lavoro con le occhiaie fino a terra e lo sguardo imbronciato.

«Niente, niente» rispose vaga Chichi, mettendo via il giornale, ma l’amica lo intercettò prima e cercò la pagina che stava leggendo.

Dopo essere arrivata fino in fondo al trafiletto, corto ma pungente, alzò lo sguardo lentamente, carico di rabbia, e lanciò un basso grugnito, facendo sussultare alcuni clienti appoggiati al bancone.

«Bulma, non arrabbiarti, lo sai come sono i giornalisti!» cercò di calmarla Chichi.

I muscoli facciali di Bulma rimasero contratti ancora un po’, poi iniziarono a rilassarsi.

«Dobbiamo fare qualcosa. Ci serve un altro pasticcere, quello che abbiamo è un incapace.»

«Ma è Goku!!»

«Appunto. Lui non ha nemmeno studiato per diventare pasticcere, e i dolci più difficili da preparare li faccio io, ma ormai non ho più tempo per stare in laboratorio. Ci serve qualcun altro. Il migliore in zona. E sai una cosa? Ho intenzione di fregarlo al Ritz.»

Chichi sollevò un sopracciglio, perplessa.

«Come puoi pensare che un pasticcere del Ritz voglia lasciare il suo pacatissimo lavoro per venire qui?»

«Lo penso» spiegò Bulma, «perché il pasticcere in questione è un mio vecchio amico, e so che farebbe di tutto in cambio di un semplice, piccolo favore.»

«Quale?»

«Conoscere C18.»

 

 

Crilin era un ragazzo bassetto e dalla testa pelata (o calva, era un mistero irrisolvibile), ma la figura poco attraente era ripagata da un carattere generoso, affabile e gioviale.

Se Goku era il ragazzo più gentile e altruista che Bulma avesse mai conosciuto, Crilin meritava senza dubbio il secondo posto.

Il piccoletto accettò immediatamente la proposta di andare a lavorare da Bulma, e in cambio gli venne promessa più di un’uscita serale alla quale ci sarebbe stata C18, la ragazza di cui era segretamente innamorato da anni.

«Accetto volentieri, Bulma, anche perché in questo posto mi trattano come uno schiavo! Preferisco lavorare in compagnia di amici!»

Crilin aveva fama di essere uno dei migliori pasticceri di tutto il mondo: i suoi dolci, oltre ad essere gustosissimi e raffinati, avevano originalità e un aspetto che li rendeva paragonabili a opere d’arte.

Chi aveva l’onore di degustare una sua torta o un suo pasticcino, si sentiva in colpa a distruggere qualcosa di così bello.

Ciò per cui andava più famoso erano le torte nuziali: era in grado di accontentare ogni capriccio delle spose dando ai dolci le forme più svariate e particolari.

In un giorno solo si sparse la voce che il famoso pasticcere si era licenziato dal Ritz Hotel per andare a lavorare al “Capsule”.

Goku decise che era il momento di prendersi un giorno di ferie e andò in centro per comprare un regalino a Chichi.

Casualmente si fermò davanti alla vetrina di gioielleria e osservò con attenzione alcuni anelli di fidanzamento esposti.

Lui e Chichi non avevano mai parlato di matrimonio, e lei non aveva fatto alcun accenno a volersi sposare, come era stata in procinto per fare Bulma.

Ma Goku era ingenuo e non sapeva cogliere i piccoli segnali che gli lanciava la sua ragazza.

Lei non desiderava altro che diventare sua moglie: ormai erano insieme da molto tempo, si amavano, tra di loro le cose andavano a gonfie vele in ogni campo, insomma non ci sarebbe stato un momento più propizio.

Ma Goku era… Goku.

Ed oltre ad essere Goku, era anche un uomo.

Quindi, dopo aver osservato le fedi, posò lo sguardo sulle collane, sui bracciali, sugli orologi, e proseguì verso le Galeries Lafayette per comprare una macchinetta per fare il caffè espresso.

 

***

 

C18 era la donna più fredda e inquietante che Bulma avesse mai incontrato.

Ventotto anni, donna in carriera che lavorava nel campo dell’alta moda, conosceva tutte le persone più in vista di Parigi e New York, tra cui stilisti, giornalisti, modelle, parrucchieri e PR.

Era una donna di classe, indipendente e sicura di sé, che lasciava cautamente distaccati lavoro e relazioni personali, le quali consistevano principalmente in fidanzati passeggeri e di poco conto, spesso più giovani di lei.

Presentarle Crilin e farglielo piacere era un’impresa impossibile, ma Bulma aveva fatto una promessa e intendeva mantenerla.

Quella sera organizzò un incontro tra amici al Buddha Bar, il locale più en vogue del momento.

«C18, ti presento Crilin, un mio caro amico. Non so se ti ricordi di lui, ma era nella nostra stessa scuola e al terzo anno ha preparato quei dolcetti al cioccolato che ti ho portato per il tuo compleanno.»

«Ah sì, ricordo» rispose C18 tendendo mollemente la mano a Crilin e squadrandolo dall’alto in basso.

Conoscendola, non si ricordava affatto.

Ma lo sguardo di Crilin si illuminò di gioia mentre le stringeva timidamente la mano e le sorrideva.

Il contatto con quella mano fredda, bianca e leggermente ossuta gli faceva battere il cuore a mille.

“Che tenerezza, sembra un ragazzino del liceo alle prese con la sua prima cotta” pensò C18.

Il ragazzo, stranamente, l’aveva colpita.

Di solito incontrava solo ricchi businessman pieni di sé, o rampanti modelli vanitosi che la facevano sbadigliare non appena cercavano inutilmente di fare un discorso intelligente.

Ma Crilin le sembrava simpatico, dolce e spontaneo.

«Vieni con me, ti offro da bere» gli disse trascinandolo per la maglia verso il bancone e lasciando il resto della compagnia a bocca aperta.

«Non ci posso credere!» esclamò Chichi. «Si piacciono! Lui piace a lei! Datemi da bere, questa è la cosa più strana che abbia mai visto!»

Così Bulma restò in balia dei due piccioncini, Chichi e Goku, abbandonata da altri due amici che stavano già per formare una coppia, e iniziò a sentirsi un po’ sola e triste.

In quel momento avrebbe voluto Vegeta accanto a sé.

Lui, così cinico, silenzioso, perennemente di malumore, ma la cui presenza era per lei come un raggio di sole in una stanza buia.

Pregava con tutto il cuore di ritrovarlo.

«Scusate un attimo, vado in bagno» disse ad un certo punto.

Le era venuto un nodo alla gola pensando all’uomo di cui si era innamorata.

Si chiuse dentro un cubicolo e pianse silenziosamente invocando il nome di Vegeta, che le mancava da morire.

Ormai si era abituata ad averlo sempre intorno e quel brusco distacco era stato un brutto colpo per lei; non credeva di potersi affezionare così morbosamente a una persona.

Si fece forza, si lavò il viso, sistemò il trucco e ritornò dai suoi amici teneramente avvinghiati, come al solito.

L’unico pensiero positivo era che quella sera aveva fatto nascere una coppia.

 

 

 

*Non ho la più pallida idea di chi siano questi tizi, ma ho trovato un articolo su Vanity Fair che parlava proprio della pasticceria che secondo la mia perversa immaginazione è quella di Bulma, e mi è venuta quest’idea.

 

 

NdLeftEye: per fraffy: scusa se non ho risposto alle tue email, ma non so perchè, mi ritornavano sempre indietro! Mi fa piacere che la storia ti piaccia, però io non posso aggiornare così frequentemente, ho anch'io i miei impegni. Anche se tu mi chiedi di aggiornare, non è detto che io lo possa fare subito. Per quanto riguarda la storia che mi hai suggerito, non mi piace tanto modificare le coppie, la mia preferita è B/V e non so se riscirei a scrivere una fic con delle coppie che non mi piacciono tanto. Comunque ci penserò.

Grazie come al solito a mery;

CamyllaSsj5: grazie, sei molto gentile! Ma devo dire che anche tu sei un'ottima scrittrice e mi dispiace di non riuscire a stare al passo e recensire più spesso le tue storie!

bambi88:finalmente hai aggiornato! Vegetino ci è rimasto male, sì, mi dispiace tanto per lui...

315:sì, sarei la prima, andrei in bancarotta per lui! XD

Ishyna, sonsimo: grazie!

IdraelenV: ti ringrazio, anche per i complimenti alle altre fanfictions!

 

 

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Capitolo 19
*** Furto a Versailles ***


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Capitolo diciannove

 

 

Ci aveva impiegato un po’ per trovarla.

Ecco la seconda Sfera.

Vegeta scostò il mucchietto di terra che la ricopriva e la prese in mano, poi osservò l’immensa costruzione che lo affiancava.

«Umani!» sbuffò disgustato. «Perdere tempo a costruire un’inutile muro lungo chilometri e chilometri. Non hanno proprio nient’altro da fare!»

E così, migliaia di anni di storia cinese vennero smontati con poche parole critiche del principe dei Sayan.

«Ehi, tu!» l’ennesimo scocciatore armato. «E’ vietato l’accesso a questa parte della Grande Muraglia!» lo avvertì il soldato puntandogli addosso un mitra.

Vegeta alzò un sopracciglio, scettico.

«Grande Muraglia? Certo che non avete molta fantasia per i nomi!»

Ma al soldato non poteva interessare, visto che un secondo dopo di lui non era rimasta che polvere.

Un’altra vittima.

Vegeta tirò fuori gli appunti di Kakarot e realizzò che durante il viaggio verso la Cina avrebbe potuto fermarsi a prendere anche un’altra Sfera: in Italia.

 

 

Nel frattempo,  a Bulma le cosa iniziavano ad andare molto bene, in negozio…

Una giovane donna era appena entrata nella pasticceria.

Portava dei grandi occhiali da sole che le nascondevano gran parte del volto.

Si guardò intorno con attenzione e poi sorrise soddisfatta:

«Questo posto è perfetto! E’ praticamente intatto dal 1800, non è vero?»

Bulma le si avvicinò.

«Sì… e abbiamo fatto restaurare gli affreschi del soffitto qualche anno fa» spiegò chiedendosi come mai tutti quegli apprezzamenti al locale e non ai dolci, come faceva la gente di solito.

«Perfetto. E’ perfetto!» esclamò di nuovo la donna. «Girerò alcune scene del mio film qui!»

«Che cosa?!» chiese sbalordita Bulma.

Allora la donna si tolse gli occhiali da sole e le porse la mano sorridendole.

«Piacere, sono Sofia Coppola, una regista» come se non fosse stata un personaggio famoso! «Sto girando un film su Maria Antonietta e vorrei girare alcune scene qui dentro. Sempre che non le dispiaccia, ovviamente.»

Bulma si sentì venir meno dall’emozione: un film, nella sua pasticceria??

Fantastico!

Quale migliore opportunità per farsi pubblicità?

«Però dovrebbe interrompere la sua attività per qualche giorno. Questo le causa dei problemi? Le risarciremo il disturbo.»

Bulma rifletté un attimo: zio Muten non voleva che si chiudesse la pasticceria, però lei aveva bisogno di prendersi qualche giorno libero per cercare Vegeta e le Sfere: quella sarebbe stata un’ottima occasione per svignarsela senza sentire le lamentele dello zio!

«Affare fatto. Iniziate quando volete.»

 

 

Quel pomeriggio Chichi rincasò tutta eccitata per la sua scoperta.

«Ce l’abbiamo avuta sotto il naso per tutto il tempo, e non ce ne siamo mai accorti!»

Bulma cercò di farla calmare per avere delle spiegazioni, mentre l’amica le sventolava davanti una piantina della visita guidata a Versailles.

«Cosa? Cosa avevamo sotto il naso?»

«La Sfera! E’ a Versailles! Guarda qui!»

Aprì la piantina che riportava anche le foto di alcuni locali tra i più importanti della reggia, e indicò l’immagine della stanza da letto della regina.

«Guarda il letto: sopra il baldacchino non noti niente?»

Allora Bulma se ne accorse: in cima a quel prezioso e antico letto, se ne stava appollaiata una delle sette Sfere.

«Dobbiamo andare a prenderla.»

«Sì, ma come?»

«Goku, ci serve Goku. Lui riesce a muoversi ad una velocità incredibile, non gli sarà difficile afferrarla senza che nessuno se ne accorga. Riuscirebbe anche ad eludere le telecamere e le guardie che ci sono all’entrata e all’uscita della reggia.»

Chichi annuì decisa.

«E’ un piano perfetto. E quando scopriranno il furto, se lo scopriranno, noi saremo già molto lontani! Quando andiamo?»

«Domani è domenica, è il giorno più adatto: ci sono sempre tantissimi turisti, e in mezzo alla confusione sarà ancora più difficile accorgersi di Goku. Noi lo aspetteremo nel giardino, magari, e poi ce ne andremo immediatamente» spiegò Bulma, sicura al cento per cento della riuscita del suo piano.

 

***

 

Come previsto, la reggia di Versailles quel giorno era particolarmente affollata.

Bulma e Chichi avevano visitato molte volte quello splendido posto, e anche Goku ci era già stato. Un altro motivo di orgoglio per i parigini, che non si stancavano mai di vantare davanti ai turisti le bellezze di quell’immenso palazzo circondato dal verde.

Ogni volta che Bulma vi andava in visita, nonostante conoscesse a memoria ogni particolare di quel posto, si sentiva una regina, e immaginava come doveva essere abitarci ai tempi del Re Sole, o di Maria Antonietta poco prima della Rivoluzione Francese.

Le sembrava di tornare bambina, quando ad occhi aperti sognava di essere scortata a palazzo da una bellissima carrozza e portata dinanzi al suo principe azzurro.

A quel pensiero le venne subito in mente Vegeta, e poi scoppiò a ridere da sola, guadagnandosi un’occhiata incuriosita da parte di Chichi.

Era un po’ difficile immaginare Vegeta come il principe dolce e romantico delle fiabe!

Seguendo il piano, le due ragazze avrebbero atteso Goku mentre lui si recava all’interno della reggia per prendere la Sfera.

Teoricamente, tutto sarebbe filato liscio e nessuno si sarebbe accorto di niente, o nella peggiore delle ipotesi, qualche allarme avrebbe iniziato a suonare quando lui sarebbe già stato fuori, vista la sua velocità al di fuori del normale.

Erano passati appena due minuti da quando Goku era entrato, quando Bulma si sentì chiamare da una voce spiacevolmente familiare:

«Bulma! Ciao!»

La ragazza si voltò mentre la sua schiena veniva percorsa da mille brividi di terrore.

Non era proprio il momento adatto per incontrare Yamcha.

Ma, sorprendentemente, se lo ritrovò davanti affiancato da una bella biondina tutta curve.

«C-ciao, Yamcha! Che ci fai qui?»

«Oggi faccio da guida turistica a Veruska che è appena arrivata dalla Russia. Si è trasferita per lavoro: è una poliziotta. Veruska, ti presento Bulma, la mia ex fidanzata» la presentò tutto pomposo, fissando Bulma con una strana luce negli occhi.

La luce di chi sta per servirsi il piatto della vendetta.

La biondina sollevò perplessa un sopracciglio e le porse la mano freddamente.

«E voi due, che ci fai qui?» le chiese poi Yamcha.

«Ah, siamo anche noi in visita ai Giardini di Versailles; ci piace tanto questo posto!»

«Sìsì!» concordò Chichi scuotendo la testa; sembrava parecchio agitata.

Ma Goku sbucò fuori da un angolo e li raggiunse tutto trafelato:

«Eccomi!» esclamò il ragazzo. «Ho trovato la S… piantina!»

Un attimo dopo si sentì suonare l’allarme dall’interno della reggia e delle guardie accorsero da varie direzioni.

«Cosa sta succedendo?» chiese Yamcha.

«Non lo sappiamo, davvero!» esclamò concitata Chichi, stropicciandosi freneticamente le mani.

«Chichi si agita sempre per niente!» esclamò Bulma dandole un colpetto per farla calmare, ma ciò non sfuggì allo sguardo indagatore di Veruska, che però fece finta di niente.

«Ora vado a cercare qualche collega per sapere cos’è successo.»

«Ok, noi però dobbiamo andare a casa ora. E’ stato un piacere ciao ciao!» esclamarono i tre con fare ben poco disinvolto.

Girarono sui tacchi e si allontanarono velocemente, destando ancora di più i sospetti della bionda poliziotta.

 

 

Continua…

 

 

 

NdLefteye: SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE per lo stratosferico ritardo! E’ stato un periodo impossibile, non ho proprio avuto il tempo di rilassarmi e concentrarmi sulle fanfictions, tutto questo correre ha messo la mia ispirazione k.o.!

Scusate, stavolta faccio ringraziamenti veloci: CamyllaSsj5, Aleberyl90, Nihal91, 315, mery, daniciao, fraffy, marina_heart, bambi88, Ishiyna, eles e saretta e tutti quelli che continuano a seguire le mia fanfiction!

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Capitolo 20
*** Un Sayan... al Campo dei Miracoli ***


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Capitolo venti.

 

 

Vegeta osservava la strana costruzione davanti a sé tenendo la testa piegata da un lato.

Durante i suoi viaggi intorno alla Terra, alla ricerca delle Sfere del Drago, ne aveva viste di cose strane, ma perché gli umani avrebbero dovuto costruire una torre storta?

Non sarebbe mai riuscito a capire la loro mente contorta.

Non sapeva cosa fosse più difficile comprendere: le loro strane architetture o… le loro donne.

Come era solito fare quando sentiva di essersi distratto da preoccupazioni ben più importanti, Vegeta accantonò quel pensiero e si guardò intorno, alla ricerca di un qualche indizio che potesse condurlo alla tanto bramata Sfera dei desideri.

Il radar che aveva costruito con alcuni pezzi della navicella di Kakaroth, la segnalava con un raggio di precisione di cinquanta metri, quindi ciò che gli rimaneva da fare era gironzolare un po’, in mezzo a tutta quella gente, per scovare il piccolo oggetto.

Non poteva trovarsi in un luogo bene in vista; forse, come quella che aveva trovato accanto alla Muraglia Cinese, era nascosta sotto un cumulo di terra, o tra delle rocce.

Solo che, tra tutta quella confusione, gli sarebbe servito un po’ più di tempo.

Davanti a sé, oltre alla torre sbilenca, due grandi edifici di pietra bianca, uno dei quali dalla pianta rotonda.

La gente faceva la folla davanti alle due entrate, e Vegeta si chiese cosa ci fosse di tanto importante da vedere là dentro.

Decise di dare un’occhiata ed entrò nell’edificio circolare, che un’insegna indicava con il nome di Battistero.

Uscì dopo poco tempo, deluso per non aver trovato quello che cercava: c’erano solo un sacco di macabre croci a cui erano appese le statue di un uomo mezzo nudo e sanguinante, strani oggetti dorati, ma niente che avesse una forma sferica e portasse delle stelle incise in essa.

Entrò nell’altro edificio, tanto per sicurezza, e anche da lì uscì disgustato, dopo aver sentito un tizio vestito di bianco sollevare un pezzo di pane dicendo:

«Egli prese il pane e alzando gli occhi al cielo, a te Dio, Padre suo onnipotente, rese grazie con la preghiera di benedizione, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse loro: prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi...»

Che schifo!

I terrestri erano la razza più folle che avesse mai incontrato: non solo costruivano edifici inutili, grandissimi e pericolosamente pendenti, non solo le loro donne erano isteriche, non solo ascoltavano musica orribile, non solo amavano osservare ed essere osservati attraverso uno schermo, ma erano pure teofagi!

Sapeva di popolazioni aliene che mangiavano i loro simili, ma mai aveva sentito di esseri che mangiavano le loro divinità.

Continuò la sua ricerca sbuffando e guardandosi intorno, non sapendo esattamente dove cercare: rivolgeva lo sguardo per terra, in mezzo all’erba, poi per aria, sui tetti dei tre edifici principali, di qua di là…

Non che si stesse impegnando moltissimo.

Odiava fare una cosa sapendo di non riuscire a concentrarsi, ma ogni volta che tentava di togliersi dalla mente il pensiero della Terrestre, qualcosa glielo faceva ritornare: un oggetto azzurro, i tavolini di un ristorante, e ora ci si era messo pure un mendicante canterino!

«Tu tulista?» una voce lo disturbò nuovamente da ogni suo tentativo di concentrarsi.

«Tu compla statuina di Tolle di Pisa?» gli chiese un ometto dai lineamenti orientali che portava con sé un carico di oggettini completamente inutili.

Vegeta, senza pensarci due volte, lo sollevò per il colletto della camicia e stava per esibirsi in una delle minacce di morte più spaventose del suo repertorio, quando si accorse che molte persone si erano voltate verso di lui e lo fissavano scioccate.

Impulsivo e facilmente irritabile sì, stupido no.

Il Sayan depose a terra l’omino cercando di mantenere la calma, e gli chiese:

«Perché quella torre è storta?»

«Io stlaniero, signole» disse il tipo. «Io stlaniero più di te, ma pelfino alieni sapele pelché Tolle essele sbilenca! Tolle di Pisa costruita su melma, pelciò dopo un po’ si è piegata!»

“Razza di idioti!” pensò Vegeta.

Un altro punto in meno sulla pagella dei terrestri.

Incuriosito, si avvicinò alla pendente struttura, che era sostenuta da robusti ganci di metallo.

“Perché non la radono semplicemente al suolo? E’ talmente vecchia…” pensò il principe.

Poi il suo radar prese a vibrare.

Vegeta sussultò, poiché l’oggetto era posizionato proprio vicino al suo inguine; dovette faticare un bel po’ per riuscire a tirarlo fuori dalla tasca e dimenandosi come un cane con le pulci attirò nuovamente gli sguardi divertiti dei turisti.

Riacquisita un po’ di calma -e dignità- constatò che il radar segnalava che la Sfera si era fatta più vicina.

Dunque era lì sotto, dal lato della Torre che sprofondava nel terreno!

Oltrepassò la ringhiera di protezione e iniziò a cercare lì per terra.

Ad un certo punto il radar iniziò a vibrare più forte, e Vegeta capì che quello era il luogo… esattamente sotto le fondamenta della Torre.

Così, il Sayan, con la semplicità con cui si solleva un libro, afferrò la base della costruzione e la sollevò completamente, tra gli sguardi colpiti e terrorizzati della gente, con una mano sondò un po’ il terreno e immediatamente trovò quello che stava cercando; lasciò andare la presa e se ne volò via prima che qualche altro rompiscatole gli facesse perdere tempo.

La Torre di Pisa ora non era più pendente.

 

 

Il Principe dei Sayan si fermò a mezz’aria per controllare ancora il radar: anche la Sfera dalle due stelle si trovava in Italia, e non solo:

“Ma che sorpresa!” pensò sorridendo Vegeta.

Il radar segnalava ora anche le ultime due Sfere rimaste, e quella che era ancora in possesso della Terrestre!

“Sono un genio” si complimentò da solo il Sayan. “Ho costruito un radar in grado di localizzare le Sfere!”

E si diresse poco più a Sud.

 

 

NdLefteye: nonostante i litri di caffè tracannati oggi, sono a pezzi e non vedo l'ora di andare a ninna, quindi rimando i ringraziamenti alla prossima volta, scusate^_^

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Capitolo 21
*** Il pozzo... dei desideri ***


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Capitolo ventuno.

 

 

«So dove si trova una delle Sfere che cerchi.»

Bulma non si sarebbe mai dimenticata quell’episodio.

Quella sera stava attraversando il ponte d’Arcole, quello che fronteggiava la cattedrale di Notre Dame, a piedi, quando all’improvviso una donna, una zingara, la bloccò afferrandole il polso e le disse quella frase, terrorizzandola a morte, ma convincendola a seguire il suo consiglio:

«Vai al Pozzo di San Patrizio, là troverai tutto quello che cerchi. Ma stai attenta: se quello che TU brami non ricambia il desiderio di ricongiungersi a te, potresti rischiare la vita.»

Era vero, la zingara l’aveva messa in guardia, con la sua indecifrabile predizione, da un pericolo, ma Bulma doveva trovare quella Sfera.

La ragazza raccontò agli amici di ciò che le era successo e insieme decisero di partire immediatamente per Orvieto.

«E’ meglio che andiate solo voi due» disse Chichi. «Così potete andare volando e farete in fretta.»

Gli altri due accettarono la proposta, Goku prese in braccio Bulma e uscì dalla finestra, nel cielo stellato di Parigi.

Proprio due minuti dopo qualcuno bussò alla porta, Chichi andò ad aprire e quasi non svenne trovandosi davanti Veruska in persona.

La ragazza andò in panico ma seppe trattenere le proprie emozioni, sorridendo gentilmente alla poliziotta.

«Buonasera, Veruska! Qual buon vento ti porta fin qui?»

«Volevo solo informarvi di ciò che è successo a Versailles» disse la ragazza facendosi strada nell’appartamento e guardandosi intorno con aria sospetta. «Ho notato che tu e i tuoi due amici eravate molto preoccupati, così ho ritenuto giusto venire a dirvelo di persona. E’ stato rubato un oggetto dalla camera da letto della regina.»

«D-davvero?» fece Chichi. «E quale oggetto?»

«Una semplice sfera. Non aveva un grande valore, aveva ruolo puramente decorativo e non era fatta di materiali preziosi, per questo la notizia non ha fatto grande scalpore.»

«Ma chi ruberebbe un oggetto privo di valore??»

Veruska si voltò a fissare Chichi negli occhi, con aria seria e indagatrice.

«E’ quello che mi chiedo anch’io. Probabilmente chi l’ha rubata pensa che in realtà valga molto più di quanto non sembri. Tu avevi mai notato quella sfera, durante le tue visite alla reggia?»

«No-no! Mai vista! Probabilmente è molto piccola! E poi, dinanzi a tanto splendore, chi noterebbe una sfera con delle stelline??»

Veruska sorrise maligna.

Aveva ottenuto ciò che voleva, e Chichi non se n’era nemmeno accorta.

Se non aveva mai visto la sfera, come faceva a sapere che c’erano delle stelle incise sopra?

«Già, chi la noterebbe? Va bene, ora devo andare. Ma tornerò a farvi visita, stanne sicura.»

Più che una promessa, suonava come una minaccia.

 

 

***

 

«Ecco! Laggiù, c’è il pozzo!»

Era notte fonda ormai e nelle vicinanze non c’era nessuno.

Al buio quel luogo incuteva un po’ di timore.

Goku e Bulma atterrarono vicino a una delle due entrate del pozzo.

«Che strano» commentò Goku.

«E’ un capolavoro di ingegneria» spiegò Bulma. «Ci sono due scalinate che si svolgono a elica ma non si incontrano mai. Il pozzo è profondo più di sessanta metri, quindi sarà una bella faticaccia scendere fino in fondo. Io dico che ci potresti andare solamente tu, Goku, mentre io me ne resto qui ad aspettarti!» ghignò maligna.

Era assolutamente troppo pigra per farsi tutte quelle scale in discesa, ma soprattutto in salita!

«Secondo te Vegeta ha trovato altre Sfere?» le chiese Goku.

«Non so come, ma è abbastanza scaltro da poter esserci riuscito» rispose la ragazza facendosi pensierosa.

«Ti sei affezionata a lui, vero?»

Bulma sospirò malinconicamente.

«Sì… E’ un gran cafone, ma ha un sederino così bello!!»

Il suo amico sorrise imbarazzato. Si sarebbe aspettato una risposta leggermente più seria, ma Bulma sapeva celare bene la sua tristezza.

«Ok, io vado giù. Sarò di ritorno in un baleno.»

Si sporse da una delle finestre e si gettò a capofitto nel profondo pozzo, scomparendo nell’oscurità.

Bulma si sedette sul parapetto e attese.

 

Goku non avrebbe mai immaginato di trovare qualcuno sul fondo del pozzo, ma da Vegeta se lo sarebbe dovuto aspettare.

Bulma aveva ragione: in qualche modo il principe dei Sayan era riuscito a localizzare le Sfere del Drago ed era arrivato al Pozzo di San Patrizio prima di loro.

I due Sayan si fissarono per qualche istante senza parlare: Vegeta teneva già in mano la Sfera dalle cinque stelle, e quando vide Goku sorrise malignamente.

«Sei in ritardo, Kakarot, questa Sfera l’ho presa io. O forse vuoi sfidarmi in combattimento per cercare di sottrarmela?» lo provocò.

«Sono disposto anche a questo, Vegeta» rispose risoluto l’altro.

«Sai che non puoi battermi, vero?»

«No, non lo so. E nemmeno tu lo sai. Forse io non sono un principe, e forse non mi ricordo come si combatte, ma come hai detto tu, un Sayan ce l’ha nel sangue. Stavolta mi impegnerò di più e ti riporterò a casa, anche a costo di trascinarti per i capelli!»

Vegeta lo guardò basito, senza riuscire a capire.

«Casa? Quale casa? Ti ha dato di volta il cervello, forse?»

«Sai bene a cosa mi riferisco. Stavi bene a Parigi con noi, con Bulma… perché te ne sei andato?»

«Perché non è quello il mio posto!» ringhiò il principe. «E nemmeno il tuo! Io non farò come te, non mi comporterò da vigliacco, ma ritornerò in patria, sconfiggerò Freezer e prenderò il potere, perché è ciò che mi spetta! E ora combatti!»

Con un urlo furioso Vegeta attaccò Goku, sbattendolo contro la parete di pietra del pozzo. Al buio si scontrarono scambiandosi colpi potenti e sfere di energia.

Goku colpì Vegeta al mente assestandogli un pugno che lo fece cadere per terra, in mezzo alla melma e alle erbacce, ma immediatamente il principe si rialzò, sempre più irato, e lo colpì a sua volta.

Il pugnò che gli assestò lo raggiunse vicino all’occhio, sullo zigomo, talmente violento e inaspettato che fece barcollare Goku.

Il dolore era così forte che gli fece perdere i sensi.

Vegeta riprese fiato, raccolse la Sfera e partì verso l’uscita del pozzo, con una velocità tale da creare un vortice d’aria che avrebbe potuto sradicare un albero.

 

Bulma aveva udito delle voci, senza però riuscire a distinguerle, così si era sporta un po’ dal parapetto, cercando di capire cosa stesse succedendo sul fondo del pozzo.

Ma tutto quello che riusciva a sentire erano rumori di cui non capiva la natura.

Si sporse ancora di più quando dal buio vide spuntare proprio Vegeta.

Le passò accanto così velocemente che forse non si era reso conto della sua presenza, ma il suo passaggio provocò uno spostamento d’aria che fece sbilanciare la ragazza e inevitabilmente precipitare verso il basso.

Bulma gridò, pregando che qualcuno la salvasse prima dell’impatto.

Ma l’unico a sentirla e a poter agire era Vegeta.

Lui si era fermato di scatto, sentendola urlare, si voltò e la vide precipitare verso il vuoto.

Lui, che era sempre stato impulsivo, questa volta invece si fermò a pensare, sebbene per una frazione di secondo: la salvo o no?

La risposta fu sì.

Tornò indietro come un fulmine e la prese al volo prima che raggiungesse il fondo del pozzo.

Atterrò piano e continuò a stringere Bulma a sé anche quando ebbe posato i piedi a terra.

Rimasero in silenzio, ascoltando il battito dei loro cuori e il respiro affannoso, ancora carico di paura, sì, per entrambi.

Poi, quando un gemito dolorante di Goku infranse quel silenzio, Vegeta sciolse l’abbraccio.

«Stavo per morire… e tu mi hai salvata» mormorò Bulma con voce tremante.

Era ancora terribilmente spaventata, ma anche sorpresa per ciò che aveva fatto Vegeta.

E felice.

E ancora più innamorata.

Ma lui, perché l’aveva fatto? Era forse stato un gesto d’amore?

 

 

 

 

 

 

 

Innanzitutto volevo ringraziarvi per le tutte le recensioni che mi avete lasciato finora e scusarmi per l’enorme ritardo negli ultimi aggiornamenti.

Credo che da questo capitolo Vegeta diventerà un tantino OOC, spero di modificare il suo carattere il meno possibile ^_^

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Capitolo 22
*** Sayan vs. Bulma ***


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Capitolo ventidue.

 

 

 

Che cosa aveva fatto?

Aveva… salvato una persona.

Per la prima volta nella sua vita.

Lui, che non aveva fatto altro che uccidere e fare del male, era intervenuto per salvare Bulma da morte certa.

Non avrebbe saputo spiegare il perché di quel gesto, se gliel’avessero chiesto: semplicemente, durante quella guerra interiore che era durata pochi secondi, il cuore aveva avuto la meglio sulla mente e sull’orgoglio.

Il cuore.

Lui aveva un cuore?

Sì, lo sentiva battere furiosamente contro quello di Bulma, proprio in quel momento.

Lei si stringeva a lui disperatamente, per non lasciarlo andare: ancora tremava dal terrore.

Nascondeva il volto contro il petto del Sayan, cercando inutilmente di trattenere le lacrime, di paura, di gioia, mescolate insieme.

Paura non ancora scivolata via dal suo corpo, gioia di avere tra le braccia la persona che credeva perduta per sempre.

«Vegeta…» singhiozzò piano. «Mi… mi sei mancato tantissimo…»

A quella confessione, così spontanea e sincera, lui spalancò gli occhi.

Lui, che non aveva mai avuto legami nella vita, era l’oggetto del desiderio di una donna.

Lui, che da sempre aveva provocato nient’altro che dolore e odio, era portatore di felicità per Bulma.

La bella, dolce, fresca, vitale Bulma.

La scostò dal suo petto per poterla guardare in viso: aveva gli occhi arrossati e le guance rigate di lacrime, ma sorrideva.

Tuttavia lui le ordinò, con fare autoritario:

«Piantala di frignare, donna.»

Il sorriso di lei si allargò e assunse un’espressione provocatoria:

«Per chi mi hai preso, Sayan? Io non sono una piagnucolona!»

«Questo lo so» mormorò piano lui avvicinandola velocemente a sé; senza che lei potesse rendersene conto lui aveva appoggiato le proprie labbra alle sue, prepotentemente, arrogantemente.

Bulma gli afferrò il lobo dell’orecchio e tirò forte, facendolo allontanare infastidito.

«Che diavolo ti prende?» l’accusò guardandola irritato.

Lei sorrise di nuovo.

«Con me devi essere gentile, Sayan» stabilì la donna.

Dunque avvicinò il suo volto a quello dell’uomo, ma più lentamente di quanto aveva fatto lui, gli sfiorò le labbra e infine appoggiò dolcemente la propria bocca sulla sua…

«E Goku?!» esclamò all’improvviso staccandosi da Vegeta, che sbuffò per l’interruzione improvvisa.

«E’ laggiù» rispose impassibile. «Fra un po’ si risveglierà, stai tranquilla.»

«Come, si risveglierà? Che cosa gli hai fatto?»

«Ma niente…» rispose sul vago Vegeta. «E’ un Sayan, ha la testa dura.»

«Vallo a prendere!»

Il Sayan borbottò qualche cosa ma, sapendo che Bulma gli avrebbe rotto l’anima finché non l’avesse accontentata, scese di nuovo nel pozzo.

Là Goku si era appena ripreso: era ancora disteso per terra, ma con una mano si teneva la testa e con l’altra si appoggiava alla parete per cercare di rialzarsi.

«Muoviti, pivello» incalzò Vegeta senza la minima gentilezza. «Alzati.»

A quelle parole Goku scattò in piedi, sebbene un po’ scombussolato.

«Agli ordini, principe Vegeta.»

L’altro lo guardò stranito, chiedendosi se le sue orecchie funzionassero bene.

«Come mi hai chiamato?» gli chiese.

«Principe Vegeta» ripeté un po’ titubante il Sayan. «Perdonatemi, dovevo chiamarvi Vostra Altezza?»

Vegeta continuò a fissarlo incredulo: non stava scherzando, era anche più serio del solito, e l’espressione cretina che lo caratterizzava da quando era sulla Terra era scomparsa, sostituita da una più severa e dura… da vero Sayan.

Aveva forse…?

«Dimmi il tuo nome» ordinò Vegeta per poter confermare la sua ipotesi.

«Kakarot» rispose l’altro in tono ovvio.

Aveva recuperato la memoria.

 

 

«Donna, ho una bella sorpresa per te» annunciò sarcastico Vegeta una volta fuori dal pozzo.

«Che cosa? Ah, Goku! Stai bene!» esclamò la donna allegramente. «E’ questa la sorpresa? Che non gli hai procurato un trauma cranico?»

«A dire la verità, credo invece di averlo fatto…»

«Bulma, non chiamarmi Goku. Il mio vero nome è Kakarot» disse l’altro Sayan.

La donna notò subito che c’era qualcosa che non andava: il tono di voce dell’amico, la sua postura, il suo sguardo… era cambiato.

«Che cosa è successo?» chiese leggermente preoccupata.

«Deve aver preso un colpo talmente forte che gli ha fatto recuperato la memoria» spiegò Vegeta.

«Santo cielo…» mormorò la donna. Non seppe dire altro, era sconvolta. «E adesso?»

«E adesso andiamo a prendere le altre Sfere, vero Kakarot?»

«Certo, principe Vegeta» rispose Kakarot obbedientemente, come ogni buon soldato fedele avrebbe fatto.

Ma Bulma si oppose:

«No, no, no! Non credete di stare correndo un po’ troppo? Goku ha recuperato la memoria, è fantastico. Ma le cose non sono così semplici come credete. Ci siamo io e Chichi. Vuoi dirmi che hai scordato Chichi, Goku?»

Il Sayan più giovane deglutì, titubante.

Ora ricordava tutto del suo passato, prima di arrivare sulla Terra.

Vedeva tutto in modo diverso: lui era un guerriero, il suo scopo era quello di combattere e uccidere, questo era il suo primo pensiero.

Ma la sua permanenza a Parigi, quei quattro anni vissuti con la mente priva di ricordi, l’avevano cambiato.

Era confuso: gli sembrava che nel suo corpo coesistessero due persone diverse, il guerriero e l’uomo.

Il Sayan senza scrupoli, indomabile e freddo.

Il Terrestre generoso, affettuoso e… innamorato.

Deglutì.

In un certo senso, era spaventato.

«No, certo che non ho dimenticato Chichi.»

Chichi, la sua bellissima Terrestre, che l’aveva accudito, curato, sfamato, donato affetto e infine amore, due parole sconosciute prima di arrivare su quel pianeta così solare e vivace.

Che cosa le avrebbe detto, ora?

Si chiese se lo avrebbe accettato, ora che era ritornato se stesso.

Ora che non era più Goku.

«Non potete andarvene così, come se niente fosse. E tu, Vegeta, smettila di fare fretta a tutti, una buona volta!» lo rimproverò Bulma. «Non vorrete farci credere che non contiamo niente per voi?»

«E’ esattamente così che stanno le cose» ribatté sfacciatamente Vegeta. «Tu non conti niente per me.»

Freddo, crudele, schietto, come al solito.

Bugiardo.

Mentiva a Bulma e a se stesso, ma lei sapeva leggergli nel cuore.

«Sei un pessimo attore, e lo sai!» lo rimbeccò la donna portando le mani ai fianchi, segno che non era intenzionata a cedere. «Se non conto niente per te, allora cosa significava quel bacio?!»

«Significa che sono in astinenza da troppo tempo!»

«La metti così, eh? Dunque, mi avresti salvato solo per poi portarmi a letto? Sai, sulla Terra ci sono sei miliardi di persone, più di metà dei quali sono donne!»

«Grazie per il consiglio, donna, forse ne troverò una meno linguacciuta!»

Quel battibecco rasentava il ridicolo.

Segno che quei due si amavano.

«L’amore non è bello se non è litigarello…» cantilenò nel frattempo Kakarot, facendo infuriare il principe:

«Ma a te non era tornata la memoria? E allora perché sei ancora così stupido?!» gli abbaiò contro.

Bulma sbuffò, scostandosi una ciocca di capelli che nell’impeto della discussione si era messa in disordine.

«Possiamo tornare a casa, prima che a Chichi venga una crisi isterica? Le ho promesso che saremmo ritornati presto.»

«Vuoi dire, prima che venga una crisi isterica a te!» la punzecchiò Vegeta.

«Basta! Mi hai stufato!» strillò la donna, ma le sue lamentele vennero interrotte perché il principe se la mise sulle spalle e si sollevò in volo, seguito da Kakarot.

Anche stavolta avevano fatto ciò che Bulma aveva ordinato.

Nonostante fossero due Sayan contro una Terrestre: chissà contro due!

 

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

NdLeftEye: ecco la mia sorpresa di Pasqua! Come sempre, rinnovo le mie scuse per il ritardo; è inutile ormai che vi spieghi perchè ci metto tanto ad aggiornare, ormai lo sapete, quindi spero solo che mi perdoniate!

Ringrazio come sempre tutti coloro che mi commentano, siete fantastici!

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Capitolo 23
*** Faccia a faccia ***


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Capitolo ventitre

 

 

 

Bussarono alla porta.

Chichi andò ad aprire sperando che non fosse di nuovo quella Veruska, ma con suo grande piacere trovò Bulma, Goku… e Vegeta.

«Vegeta, anche tu qui? Allora, avete trovato la Sfera? Non sapete che cos’è successo! E’ venuta qui quella Veruska e ha iniziato a fare un sacco di domande, a guardarsi in giro curiosando qua e là, e non riuscivo più a farla andare via, ma non le ho detto niente, davvero! E poi… che c’è, perché mi guardate in quel modo?»

Come al solito, Chichi aveva iniziato a parlare a nastro, senza rendersi conto che qualcosa in Goku era cambiato.

Poi però lo guardò negli occhi e capì che non era più lui. C’era una luce diversa nel so sguardo.

«Goku?»mormorò preoccupata. «Che cosa è successo?»

«Ha recuperato la memoria» rispose Bulma dopo un attimo di silenzio che parve durare un’eternità, come se quello che aveva appena detto fosse una brutta notizia.

Infatti, Chichi non parve troppo entusiasta.

Sapeva e sperava che un giorno sarebbe successo, ma ora che Goku le si presentava davanti così diverso, era veramente spaventata.

Ora avrebbe scoperto tutta la verità sul Sayan che aveva accolto nella sua casa e nel suo cuore, e temeva che ci fosse qualcosa di cui preoccuparsi, qualcosa di brutto.

«E’ una splendida notizia» si sforzò ugualmente di sembrare felice. «Com’è successo?»

«Ho battuto la testa» rispose Goku, dirigendosi in cucina per prendere qualcosa da mangiare.

In qualcosa sicuramente non sarebbe mai cambiato.

Ma entrando in casa, non aveva baciato Chichi sulla guancia, come usava fare di solito.

Né rivolse una carezza o un semplice sguardo affettuoso a Mucca, il loro cagnolone che faceva sempre le feste ogni volta che lo vedeva arrivare.

Stavolta invece il San Bernardo si rintanò nella sua cuccia spaventato.

Bulma si accorse dello stato emotivo di Chichi e decise che era il caso di andarsene.

«E’ meglio se li lasciamo soli un po’» bisbigliò a Vegeta. «Hanno bisogno di parlare. E anche noi.»

Senza dargli il tempo di protestare lo spinse fuori dalla porta dell’appartamento e lo condusse invece nel suo.

 

 

«Puoi ancora chiamarmi Goku, se ti fa piacere» bofonchiò il Sayan con la bocca piena. «A me non dà fastidio.»

«Cosa ti fa pensare che non ti voglia più chiamare Goku?» balbettò preoccupata Chichi.

«Beh, il fatto che ora ricordo bene che il mio nome è Kakarot e che potrei non voler più usare quello che mi hai dato tu» rispose ovvio l’uomo.

«Perché non dovresti più usare il nome che ti ho dato?» chiese la ragazza, sentendosi un groppo alla gola.

Le sembrava di parlare con un estraneo.

«Oh, era solo un’ipotesi» si giustificò Goku. «Mi piace come mi chiami.»

«Ora che ricordi tutto» decise di andare avanti Chichi, «posso farti una domanda?»

«Certo.»

«Sul tuo pianeta, tu… hai un’altra famiglia? Un’altra donna?»

Goku scosse la testa sorridendo sotto i baffi.

«No, non ho tempo per queste cos…» s’interruppe troppo tardi, ormai gli occhi di Chichi si erano colmati di lacrime.

 

 

«Ci mancano solo due sfere e tu continui a farci perdere tempo?!» ringhiò infuriato Vegeta.

«Ma non capisci come si deve sentire Chichi in questo momento? Non hai visto quant’è sconvolta?!» ribatté Bulma.

«Cosa vuoi che m’importi di quella là? Ho altro a cui pensare!»

«Non vorrai negare che ora non ci consideri tuoi amici? Non ti sei nemmeno accorto di essere passato dall’ “io” al “noi”.»

Era vero.

Quella non era più la missione di Vegeta, era la loro missione.

«Possiamo parlare di quello che è successo al pozzo?»

«Non so di cosa dovremmo parlare» sbottò il Sayan.

«Lo sai benissimo, invece.»

La voce di Bulma tremava, tratteneva a stento le lacrime.

«Non immagini neanche quanto sia stata in ansia per te, in questi giorni» confessò infine.

Lui la guardò sorpreso: gli occhi di lei erano lucidi e il labbro inferiore le tremava, aveva le guance arrossate e teneva le mani strette a pugno lungo i fianchi.

Arrabbiata e disperata.

Non le era mai parsa così bella.

«Perché avresti dovuto?» le chiese a fatica, quasi in un sussurro.

«Proprio non capisci? Sono innamorata di te!»

 

 

«Quindi, io sono stata una perdita di tempo» constatò amaramente Chichi, pallida in volto.

«No!» esclamò subito Goku. «Non era quello che intendevo!»

«Mi chiedo chi tu sia…» mormorò la ragazza.

«Sono sempre io, il tuo Goku! Ma con un passato che non posso ignorare!»

«Ma ora sei qui, sulla Terra, e ti sei fatto un’altra vita, con me, non puoi mandare tutto all’aria perché hai un passato!»

«Certo che no, non è questo che voglio, ma devi capire che ho delle responsabilità nei confronti del mio pianeta, e del mio principe. Sono un soldato.»

«E allora, che hai intenzione di fare? Ritornare su Vegeta-sei?»

«Ancora non lo so. Quando avremo recuperato tutte le Sfere del Drago, ne parlerò con Vegeta, ma temo che lui mi costringerà a seguirlo, e non posso impedirglielo.»

Chichi sbuffò, irritata.

«Quando non ricordavi niente eri molto più coraggioso, Kakarot» commentò con acidità.

«Non è questione di coraggio, ma di lealtà!» ribatté il Sayan, altrettanto alterato.

La loro relazione non aveva mai visto una lite simile.

 

 

Gliel’aveva detto senza esitazioni: era innamorata di lui.

Parole che non gli erano mai state rivolte in tutta la sua vita, e che lo colpirono dritto al petto, come una scarica di elettricità.

«Sei pazza, donna» disse cercando di non lasciar trapelare le sue emozioni, come al solito, del resto.

«Se lo sono, è grazie a te» ribatté Bulma avvicinandosi a Vegeta. «E anche tu provi qualcosa per me.»

«Ti sbagli.»

Ma lei era troppo vicina, pericolosamente vicina, e le sua volontà di controllarsi vacillò.

Gli sembrava passata un’eternità dall’ultima volta che aveva potuto ammirare così bene le stupende forme della Terrestre, le sue labbra rosse e carnose, i suoi occhi lucenti e chiari come il cielo.

Si erano lasciati pieni di rancore e non aveva mai avuto l’opportunità di assaggiare quella bocca, non aveva potuto constatare se fosse morbida e vellutata come l’aveva immaginata.

«Dimostramelo, che mi sto sbagliando» lo sfidò lei, consapevole di aver già vinto quando non incontrò nessuna opposizione, appoggiando le sue labbra a quelle sottili del Sayan.

 

 

«Bene, allora tornatene dal tuo adorato principe!» strillò Chichi in preda alla rabbia e alla delusione.

Ma Goku non si mosse di un passo.

«Non posso.»

«E perché, sentiamo?»

«Per due motivi. Il primo è che lui ha abbassato la sua aura, può voler dire una sola cosa.»

«Cosa?» chiese Chichi sempre più irritata.

«Che è impegnato con Bulma.»

La ragazza sussultò e provò un’ondata di invidia nei confronti dell’amica.

«E l’altro motivo, quale sarebbe?»

«Che ti amo troppo e non ti voglio ferire.»

 

 

 

Continua...

 

Nd LeftEye: come sempre, vi ringrazio per le tantissime recensioni che mi lasciate!

 

 

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Capitolo 24
*** Dolce interludio ***


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Capitolo ventiquattro

 

 

 

 

 

Bulma aprì lentamente gli occhi, leggermente infastidita dalla luce del sole che penetrava dalle finestre della sua stanza.

Fece per voltarsi ma si scontrò con un corpo solido e possente: quello di Vegeta, ancora addormentato, con la testa sul cuscino di Bulma.

Difatti, tutti e due insieme occupavano quasi solo un terzo del grande letto, nudi e abbracciati.

Con piacere constatò che quella notte non aveva sognato, quel che ricordava era accaduto veramente.

Certo, non era stato romantico come avrebbe voluto, ma era ugualmente felice.

Dopo essersi spinta con Vegeta molto più oltre di quanto avesse mai fatto con qualsiasi altro uomo, lui aveva preso il suo gesto ardito come un input e l’aveva letteralmente trascinata, in un impeto di offuscante passione, in camera da letto.

E da lì… beh, entrambi avevano perso il controllo.

Non ricordava di aver mai avuto un rapporto sessuale più violento, ma allo stesso tempo più dolce di quello.

Lui non le aveva sussurrato parole d’amore, né cullata tra le sue forti braccia, ma prima di mettersi a ronfare le aveva dedicato le carezze più dolci che mai si sarebbe aspettata di ricevere da un uomo come Vegeta.

Se n’era accorta, di quanta attenzione aveva fatto per essere delicato, quella notte.

All’inizio non c’era riuscito nessuno dei due, poi quando avevano spento la prima ondata di passione, si erano presi più tempo e lui si era sforzato di non comportarsi in modo troppo… animalesco.

I movimenti di Bulma lo svegliarono; la guardò con lo sguardo ancora insonnolito, poi alzò un sopracciglio, continuando a fissarla.

«E’ fantastico svegliarsi, dopo una notte di passione, con un uomo che ti guarda scettico» commentò sarcastica la donna. «Perché quella faccia?»

«Perché, nonostante le mie aspettative, questa notte sei stata… all’altezza» spiegò il Sayan nel suo tipico modo di fare i complimenti.

Bulma ormai lo sapeva, che lui usava quel linguaggio cifrato e cinico per dimostrare il suo apprezzamento, ma si finse ugualmente indignata.

Le piacevano troppo i suoi battibecchi con lui, era il modo migliore per iniziare la giornata, e sperava che si sarebbe concluso con un “replay” di quella notte.

«All’altezza, tutto qui? Grazie tante! Sei un gran cafone egocentrico, lo sai?»

«Certo che lo so. E tu sei una gallina logorroica e pedante, lo sai?»

«Non lo sono! E smettila di fissarmi le tette!»

«Sei nuda, cosa dovrei fissare?»

«I miei bellissimi occhi.»

Nonostante il corpo di Bulma, dal collo in giù, attizzasse molto Vegeta, anche gli occhi di lei non smettevano mai di affascinarlo.

Molte altre persone sulla Terra avevano gli occhi di quel colore, ma quelli di Bulma erano i primi che aveva visto e, anche se non subito, l’avevano catturato.

Forse per sempre?

 

 

 

 

Goku e Chichi avevano dormito solo per poche ore.

Non avevano fatto altro che parlare e coccolarsi per tutta la notte.

Da quando stavano insieme, lui non le aveva mai detto “ti amo” in quel modo, così serio, quasi disperato.

In quel momento Chichi aveva capito che il suo sentimento per lei era sincero, nonostante avesse recuperato la memoria, e che aveva veramente paura di perderla.

Si erano chiariti, quella notte, si erano finalmente dichiarati il proprio amore, lui si era scusato per tutte le sue mancanze.

«Non so cosa mi sia successo, forse quel colpo in testa mi ha fatto diventare veramente stupido, avrei dovuto accorgermi subito che avevi bisogno di più attenzioni, e magari ti aspettavi qualcosa in più da me, magari, che ti sposassi…»

«No, no, Goku, io ti amo così come sei, non ti cambierei per nulla al mondo!» aveva esclamato Chichi, dovendo ammettere a se stessa, però, che c’era qualcosa che desiderava, e quel qualcosa era diventare sua moglie.

«Te lo assicuro, il matrimonio è l’ultima cosa a cui penso!» mentì spudoratamente.

Lui parve sorpreso.

«Veramente? Che peccato, avevo intenzione di chiederti…» disse lasciando cadere le parole al vento.

«Cosa?!» Chichi balzò in piedi dal divano, nonostante fosse ancora intorpidita per la nottata passata in una posizione poco comoda. «Avevi intenzione di chiedermi cosa?»

«… di sposarmi» rispose timidamente Goku stringendosi nelle spalle.

«E allora chiedimelo!!»

 

 

 

 

Continua…

 

NdLeftEye: dedico questo capitolo alla persona che mi ha ispirata per descrivere Vegeta negli ultimi capitoli (ma nemmeno io me ne ero resa conto!), perché ha il suo stesso carattere e perché, nonostante un giorno dissi “Se incontrassi uno come Vegeta lo odierei”… l’adoro! Grazie persona-che-non-posso-citare-perché-mi-vergogno-troppo! Non so se preferisco più te o Vegeta! XD

 

 

 

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Capitolo 25
*** Il piano finale ***


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Capitolo venticinque

 

 

 

 

Bulma e Vegeta si erano appena seduti a tavola per fare colazione in tutta calma.

In cucina regnava un silenzio religioso, ma carico di tranquillità.

Poi Chichi si fiondò alla loro porta bussando come una pazza e strillando:

«Mi sposo! Mi spoooso!»

Bulma balzò in piedi dalla sedia e corse ad aprire la porta per abbracciare l’amica e condividere con lei quel momento di gioia.

«E’ fantastico! Finalmente quel testone si è deciso!»

Vegeta invece rimase per un attimo impassibile, poi si accigliò: quello era un chiaro segno di disobbedienza da parte di un suo soldato.

Sposarsi significava creare dei legami lì, sulla Terra, e dunque Kakaroth non aveva intenzione di tornare su Vegeta-sei.

Ciò lo fece innervosire, ma non si sentiva furibondo come avrebbe dovuto essere: in qualche modo quell’atto di sfrontata ribellione non lo interessava più di tanto.

Non sentiva più nemmeno quella voglia impellente di tornare su Vegeta-sei, ma questo invece lo preoccupò.

Non doveva in alcun modo dimenticare la sua missione, la fatica che aveva fatto per raggiungere il suo scopo quasi portato a termine.

Era prossimo alla meta e non doveva distrarsi.

Si alzò di scatto dalla sedia e raggiunse Kakarot nell’altro appartamento, lasciando le due donne al loro momento di giubilo.

«Devi dirmi dove si trovano le ultime Sfere, e poi sarai libero di fare quel che ti pare» proferì sbattendo con violenza i pugni chiusi sul tavolo, dove Goku stava mangiando una quantità industriale di croissant.

Il Sayan più giovane ingoiò velocemente il boccone che aveva in bocca e si alzò di scattò, prorio come un soldato avrebbe fatto alla presenza di un superiore.

«Subito, mio Principe.»

 

 

 

 

C’erano chiese ed opere molto più affascinanti e famose nella capitale francese ma Saint Germain era la sua preferita. Lui non ne capiva un tubo di arte o di architettura, ma quella chiesa semplicemente lo attirava come una calamita: era come se volesse trasmettergli una sorta di ricordo, che lui tuttavia non era mai riuscito a decifrare.

E non solo Saint Germain: anche la prima volta che aveva visitato il museo del Louvre era stato colpito come da un flash, purtroppo troppo veloce per comprendere di cosa si trattasse.

Non aveva nessun ricordo risalente a più di quattro anni prima.

Non ricordava nemmeno il suo nome eppure quei due meravigliosi edifici, il Louvre e Saint Germain, sembravano avere un qualche collegamento con lui, se ogni volta che ci si avvicinava aveva quella strana sensazione di déjà vu.

 

 

 

 

Ecco cos’era.

Aveva avuto la Sfera sotto il proprio naso per anni, ma la sua amnesia gli aveva impedito di portare a termine il suo compito.

Sapeva esattamente dove si trovavano le ultime due Sfere: una al Louvre, l’altra a Saint Germain.

Da sempre così vicine, a due passi dalla boulangérie di Bulma.

Ecco spiegati i suoi dèjà vu.

Prima di atterrare sulla Terra, quelle due erano state le prime Sfere che era riuscito ad individuare.

Una delle due era semplice da recuperare: la chiesa di Saint Germain era sorvegliata solo da un vecchio frate, bastava distrarlo con le chiacchiere mentre qualcun altro andava a prendere il piccolo oggetto prezioso, situato esattamente sopra l’altare, in mano alla statua del Bambin Gesù.

Ci andò Goku di persona, insieme a Bulma, che conosceva bene il frate: con il cuore pieno di rimorsi di coscienza per aver ingannato una persona così gentile, uscirono in cinque minuti, con in tasca la bramata Sfera.

L’ultima, era la più difficile da prendere: il Louvre era il museo meglio sorvegliato al mondo, come avrebbero fatto, dal momento che avevano gli occhi di un’astuta poliziotta puntati addosso?

«Accidenti a Yamcha!» imprecò con rabbia Bulma. «Tra tutte le oche bionde che ci sono, doveva proprio prendersi una sbirra ficcanaso?! L’ha fatto apposta, quel maledetto!»

«Non credo che il suo cervello sia così sviluppato» commentò Goku.

Sentire certi commenti uscire dalla sua bocca era ancora un po’ sconvolgente: né Bulma né Chichi erano abituate.

«Non vedo quale sia il problema: entriamo, prendiamo la Sfera, usciamo» sbottò Vegeta annoiato.

«Tu non c’eri a Versailles, ma per poco abbiamo rischiato di farci prendere: quando è suonato l’allarme sono accorsi tutti i poliziotti in massa e io mi sono spaventata a morte!» raccontò Chichi.

«Il Louvre è un museo sorvegliatissimo» continuò a spiegare Bulma. «Se ci beccano a rubare qualcosa, qualsiasi cose, credo che rischiamo anche l’ergastolo.»

«Chi se ne frega! Se ci scoprono li facciamo fuori!» esclamò Vegeta in tono ovvio, provocando nelle due donne una reazione di orrore e disgusto.

«Noi NON uccideremo proprio nessuno!» esclamò Bulma. «Dobbiamo essere discreti e non dobbiamo assolutamente usare la violenza, è chiaro?!»

«Sarebbe tutto molto più semplice se facessimo un buco nel muro e prendessimo quel che ci serve» ribatté il Principe.

«Non ti permetterò mai di rovinare un palazzo antico e splendido come il Louvre!» strillò la ragazza di rimando, scioccata. «E’ il simbolo della Francia!»

«Da quel che mi hai detto tu, ce ne sono tanti, di simboli della Francia» commentò acidamente Vegeta. «Uno in più, uno in meno, che differenza fa?»

«FA la differenza eccome! E poi io non voglio andare in prigione!»

«Chi ha detto che dovrai andarci? Basta che cambi Paese!»

«Tu proprio non capisci: compiere un furto al Louvre corrisponde a un mandato di cattura in tutto il mondo, nonché alla rovina della mia esistenza! Ma tu non ti fai problemi, vero? Tu te ne ritornerai sul tuo pianeta, fregandotene altamente dei casini che hai combinato qui!»

Bulma era rossa in viso da tutta la rabbia che aveva accumulato.

Lei e Vegeta non riuscivano a fare un discorso senza finire per litigare furiosamente.

«Che ne sai tu di quello che ho intenzione di fare? Sei talmente presuntuosa da credere di potermi leggere nel pensiero?»

Ecco, di nuovo allo stesso punto morto, e Goku non sapeva come farli smettere, temendo di essere chiamato in causa o di essere aggredito a sua volta.

Quei due lo spaventavano più di tanti altri nemici che avesse mai affrontato in vita sua.

Separatamente riusciva ancora un po’ a gestirli, ma insieme… erano terrificanti.

Improvvisamente una lampadina si accese:

«Ehi, voi due, che ne dite di proseguire questa discussione… all’interno del Louvre?»

I due si fermarono di colpo, stupefatti, e in silenzio ascoltarono il piano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

NdLefteye: chiedo umilmente perdono (di nuovo!) per la lunga assenza, ma siamo quasi alla fine. Secondo i miei calcoli ci sarà ancora un capitolo e poi forse un epilogo.

 

Scusate se non vi ringrazio uno per uno, ma sono di corsa!

 

 

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Capitolo 26
*** Toccata e fuga ***


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Capitolo ventisei: toccata e fuga

 

 

 

 

Veruska stava in agguato nella sala di sorveglianza videocamere del museo, spostando lo sguardo da uno schermo all’altro ininterrottamente.

Aveva i nervi a fior di pelle da un paio di giorni, ma era sicura che stesse per succedere qualcosa.

Il suo intuito femminile le diceva che quel gruppetto di strani amici di Yamcha non erano persone affidabili e avevano in mente qualche losco piano.

E questo piano aveva a che fare con quelle strane Sfere, una delle quali era scomparsa da Versailles, mentre l’altra si trovava ancora ben custodita al museo, nella sezione Antico Egitto, in mano ad una statua di bronzo di Anubi, il dio dei morti dalle sembianze di cane.

Non sapeva per quale motivo quella gente fosse interessata ad una Sfera priva di valore storico e pecuniario, dal momento che nemmeno gli studiosi e gli archeologi più stimati erano mai riusciti ad individuare il periodo cui risaliva, se fosse originale o un falso, se fosse fatta di qualche materiale prezioso o meno, ma Veruska non avrebbe mai permesso che qualcosa che non fossero souvernirs o volantini uscisse dal Louvre.

 

 

 

«Non posso credere che sto per fare una cosa del genere. Non potrò mai più mettere piede fuori di casa» mormorò tra i denti Bulma, varcando la soglie del famoso museo.

«Temi forse che la tua reputazione ne risenta?» la provocò Vegeta, che era al suo fianco.

«Ti ricordo che non è ancora il momento di dare spettacolo» ribatté acidamente la donna. «Per ora dobbiamo sembra una coppia innamorata e felice.»

«E come si comporta, una coppia innamorata e felice?» chiese seccato il Sayan, osservando nel frattempo le varie guardie che passeggiavano qua e là tra i vasti corridoi della reggia.

Li avrebbe potuti stendere in un attimo.

«Così» rispose Bulma, avvicinandosi di più a lui e portando il braccio dietro la sua schiena, abbracciandolo.

Lui, impacciato, fece lo stesso, e continuarono a camminare osservando statue, quadri, vasi.

«Dobbiamo raggiungere la sezione Antico Egitto, è per di qua» Bulma conosceva bene il museo, lo aveva visitato molte volte fin da piccola e ne era da sempre innamorata.

Mentre guidava il Sayan per i corridoi affollati di turisti, la ragazza si accorse che la mano di Vegeta stava impercettibilmente, lentamente, scendendo verso il suo fondoschiena.

Un brivido la percorse, all’idea che lui si stesse comportando come un qualunque Terrestre e stesse tentando di palpeggiarle il sedere lì, davanti a tutti.

L’attrazione fisica che Bulma provava nei confronti di Vegeta era forte quanto il suo sentimento d’amore, e quel gesto scatenò in lei pensieri ben poco platonici, nonché una sensazione di calore.

“No, no, no” pensò, inghiottendo la saliva a fatica. “Stai calma, Bulma. Gli salterai addosso in un altro momento, ora devi restare concentrata.”

«Vegeta?» lo chiamò con voce dolce.

«Uhn?» fece lui.

«La mano.»

Lui arrossì di colpo e sciolse l’abbraccio, portando le mani in tasca.

Non si era nemmeno reso conto di aver abbassato la mano fino… al sedere di lei.

Ecco perché si sentiva così… bene!

Poi si rese conto che la protesta di lei era del tutto illegittima: lei era la sua donna, poteva toccarla come, dove, e quanto voleva!

«Che c’è, da quando ti dà fastidio che io ti tocchi?» chiese con una smorfia di disapprovazione.

«Non mi dà fastidio, è solo che siamo in un luogo pubblico e non è il momento più adatto!» si difese lei, accorgendosi di trovarsi nella sezione Antico Egitto.

Si schiarì la voce e riprese con volume più alto:

«E comunque l’ultima volta che hai mangiato da me ti ho cucinato escargots!»

«E cosa diavolo sarebbero?»

«Lumache!»

A quella scoperta, Vegeta si impietrì dalla sorpresa e dalla rabbia, pur non sapendo se ciò che Bulma aveva detto fosse vero o falso.

«Cosa?! Mi hai dato da mangiare lumache? Sai quanto detesto le cose che strisciano e mi hai fatto mangiare quelle schifezze?!»

«L’ho fatto apposta, cosa credi?»

Un po’ alla volta stavano attirando l’attenzione degli altri visitatori, che si voltarono verso di loro incuriositi dalla lite scatenata tra i due.

«Sei un tale prepotente ingrato» continuò la ragazza. «E’ ora che qualcuno ti metta in riga! Non mi ringrazi mai per quello che faccio per te, hai solo e sempre pretese, mai una parola gentile, un gesto d’affetto…»

«E tu sei una tale piagnona, ti lamenti in continuazione e vorresti cambiarmi e manovrarmi a tuo piacimento, come se fossi un burattino!»

«Come potrei, sei così testardo!»

 

 

 

Veruska aveva deciso infine di prendersi una pausa per bere un caffè, quando un collega venne a chiamarla.

«C’è un problema nella sezione Antico Egitto.»

Lei fece cadere a terra il bicchierino di plastica che aveva appena ritirato dal distributore automatico e corse fino alla sala telecamere.

«Una coppia si è messa a litigare e ora stanno facendo un gran baccano. Guarda che roba» il collega le indicò nello schermo due giovani che si stavano sbraitando contro, mentre attorno a loro si era radunata una piccola folla di curiosi.

«Dobbiamo intervenire?»

«Certo che sì!» esclamò Veruska.

Cosa diavolo avevano in mente quei due?

E dov’erano gli altri due complici?

 

 

 

Quando le guardie li raggiunsero, i due erano arrivati alle mani.

O meglio, Bulma era passata alla violenza, e stava lanciando qualsiasi cosa le capitasse sotto mano addosso a Vegeta.

Fortuna che gli oggetti preziosi e antichi erano tutti protetti da teche di vetro anti-proiettile e anti-furia omicida.

«Sei un bastardo!» strillò Bulma, scagliando una bottiglietta di plastica strappata a un innocente turista giapponese.

Vegeta la schivò facilmente e con un ghigno ribatté:

«E tu sei frigida.»

La ragazza lanciò un urlo da far invidia ad un’Arpia e tentò di afferrare il Sayan per il collo, ma venne bloccata da due guardie.

«Ehi! Togliete le vostre luride mani dalla mia donna!» esclamò Vegeta puntando un dito minaccioso contro di loro.

Quasi quasi avrebbe voluto lanciare una piccola sfera di energia, ma ricordando le parole di Bulma decise di trattenersi.

Però avrebbe dovuto fare qualcosa di spettacolare, dunque si gettò sulle guardie della sicurezza dando inizio a una serie di scazzottate dove l’unico vincitore era lui.

In poco tempo arrivarono altri rinforzi e la folla aumentò sempre di più, sempre più incuriosita, divertita, spaventata, sconvolta.

Vennero chiamati a rapporto più di una dozzina di guardie, per fermare quei due pazzi che pochi minuti prima si stavano sbranando tra di loro, e ora invece si davano man forte per fare uno o due occhi neri ad ogni addetto  alla sorveglianza.

La baraonda continuò fino a quando Vegeta decise che si era stancato di giocare e si ammansì, facendosi bloccare e ammanettare.

Bulma invece continuava a scalpitare, urlando e ordinando di essere lasciata, divincolandosi si proposito sempre più vicino ad una delle bacheche, fino a riuscire ad urtarla.

Fu allora che scattò l’allarme per tutta l’ala del palazzo e iniziò il finimondo: le grate di sicurezza si abbassarono di colpo intrappolando tutti i turisti all’interno della grande stanza.

Le guardie pensarono che l’allarme fosse scattato a causa dell’urto provocato da Bulma, per cui chiamarono i colleghi per far sollevare le grate di acciaio.

In meno di un quarto d’ora venne ristabilito l’ordine e ammanettati entrambi i colpevoli di quel caos.

«Passerete grossi guai per questo» ringhiò uno dei poliziotti rivolgendosi a Bulma e a Vegeta. «Voi due avete bisogno di un consulente matrimoniale, e di uno strizzacervelli.»

 

 

 

Veruska aveva assistito alla scena nell’ombra, senza intervenire di persona.

Aveva osservato lo strano comportamento di quei due, aspettando che facessero qualcos’altro, come estrarre una pistola o una bomba a mano e prendere in ostaggio qualcuno.

Invece niente.

Senza farsi vedere da loro, li osservò mentre si lasciavano condurre fuori dalle guardie, improvvisamente mansueti e tranquilli.

Si voltò e fece per ritornare alla sua postazione, quando lesse il cartello all’entrata della sala da cui erano appena usciti: “Antico Egitto- B3”.

Era la stessa sala dov’era custodita la sfera!

Raggiunse verso la statua di Anubi e…

«Dannazione! Ma come hanno fatto a prenderla?!»

Di fretta e furia corse verso l’uscita, gridando:

«Fermi! Hanno rubato qualcosa!»

Ma quando arrivò all’esterno della Piramide di vetro trovò solamente l’ennesima piccola folla raggruppata attorno a quattro poliziotti stesi per terra svenuti e con un grosso bernoccolo in testa, e accanto a loro un paio di manette, ma nessuna traccia dei due rapinatori.

Bulma e Vegeta se l’erano squagliata.

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

Siamo quasi giunti alla fine, manca poco-pochissimo!

Ringraziamenti:

Aleberyl90: già, se fosse stato per Vegeta la storia sarebbe stata una one shot!

Bulma Miki: prima o poi dovrà finire, la sto scrivendo da più di un anno, e poi le Sfere sono solo sette! XD

francyssj: visto? Abbiamo scoperto a cosa possono servire le liti furibonde di Vegeta e Bulma!

Majin, Topy: non so se si è capito bene cos'è successo al Louvre, ma tutto verrà spiegato nel prossimo capitolo!

bulma_89: grazie, spero che ti piaccia anche il prossimo capitolo!

315: proprio, da che pulpito!! Beh, insomma, se Goku non avesse battuto la testa non sarebbe stato così... Goku! Quindi ho cercato di dargli un "carattere Sayan"!

bambi88: beh, speriamo che le attese che vi propino siano "dolci attese" XD

 

 

 

 

 

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Capitolo 27
*** Un' isola di pace ***


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Capitolo ventisette: un’isola di pace.

 

 

 

 

Vegeta e Bulma avevano volato per circa un’ore senza sosta, in silenzio.

Parlare sarebbe stato difficile, vista l’alta velocità a cui andava il Sayan, ogni parola si sarebbe persa nell’aria.

Bulma si stringeva a lui più del necessario, teneva gli occhi chiusi e sul suo volto era stampato un sorriso soddisfatto, felice, sereno.

Il piano era andato a meraviglia.

Certo, avevano impiegato un bel po’ di tempo prima di mettersi tutti d’accordo.

I più difficili da accontentare, naturalmente, erano stati proprio Bulma e Vegeta, ma infine ognuno aveva accettato di fare un sacrificio e avevano messo in pratica l’idea stranamente brillante di Goku.

Bulma e Vegeta avevano fatto da esca, al museo, attirando tutta l’attenzione su di sé, e quando era scattato l’allarme, Goku era arrivato in tutta velocità, senza farsi vedere da nessuno, e aveva afferrato la settima ed ultima Sfera del Drago.

Tutto così perfettamente programmato che nemmeno Lupin sarebbe stato in grado di fare di meglio, aveva commentato Chichi, orgogliosa della mente geniale, finora rimasta nascosta, del suo amato promesso sposo.

Vegeta aveva promesso di non usare la violenza.

Non troppa, almeno.

Era stato difficile, ma ce l’aveva fatta.

Tuttavia forse era stata Bulma a dover pagare il prezzo più alto: lei non avrebbe potuto rimettere più piede nella sua amatissima Parigi, a causa dell’inevitabile mandato di cattura che le incombeva sulla testa.

A Chichi non importava più di tanto, non era nemmeno veramente parigina, e qualsiasi altro posto le sarebbe piaciuto, pur di restare insieme a Goku, ma Bulma era innamorata di quella città, vi aveva trascorso tutta la vita ed era fiera di esserne cittadina.

Tuttavia, cosa non si fa per amore e per amicizia?

Ora era una ricercata, non poteva tornare indietro.

Prima di rubare la Sfera, il gruppo aveva preparato ogni cosa per la fuga: avevano ritirato i soldi in banca, preparato una borsa con poche cose indispensabili, e affidato il cagnone Mucca ai vicini di casa.

Non sarebbero più ritornati, ma ancora nessuno lo sapeva.

Bulma aveva ritirato l’assegno che le era fruttato per aver affittato il suo locale alle riprese del film “Marie Antoinette”, aveva conservato un quarto della somma e il resto lo aveva spedito allo zio Muten, con una lettera di scuse per non poter più proseguire l’attività.

 

 

 

Bulma si era quasi assopita quando sentì Vegeta scendere verso terra; l’aria si fece improvvisamente più calda e afosa, si sentiva odore di salsedine e il rumore del mare insieme a qualche gabbiano.

«Siamo arrivati» le disse il Sayan facendole posare i piedi a terra.

La ragazza si guardò intorno: un’isola dei Carabi, una delle tante, una delle più piccole e meno popolate.

L’isola dove forse avrebbe vissuto per i prossimi anni.

«Goku e Chichi dovrebbero essere nei paraggi ad aspettarci.»

Era stata proprio la sua amica a scegliere la località: aveva preso l’Atlante e puntato il dito in un posto a caso, ad occhi chiusi.

Per fortuna non aveva indicato l’Alaska!

Come aveva immaginato Bulma, i loro amici erano a pochi passi dalla spiaggia, dove iniziava il piccolo villaggio fatto di colorate casette di legno.

Vi erano pochi abitanti dalla pelle bianca e ancora meno automobili, qualche piccolo negozio di alimentari, di tavole da surf e attrezzi per la pesca, un bar, strade sterrate che portavano all’interno della foresta, forse ad un altro piccolo villaggio.

Un vero paradiso terrestre, tranquillo, pacifico, lontano dal caos delle città.

Goku e Chichi li raggiunsero sorridenti.

«E’ fantastico!» esclamò la ragazza con gli occhi che le brillavano dalla felicità. «Sai, Bulma, abbiamo trovato una graziosissima cappella; io e Goku vogliamo sposarci là, prima che lui e Vegeta partano.»

«A proposito, quando partiamo?» chiese Goku rivolgendosi all’altro Sayan.

«Anche subito.»

«Subito?» chiese delusa Bulma. «Non volete passare ancora un po’ di tempo con noi?»

«Prima partiamo, prima ritorniamo» rispose laconico Vegeta.

«Prima lascia che io e Chichi ci sposiamo» disse Goku.

«Te lo concedo, ma fate in fretta.»

Il sorriso di Chichi si allargò nuovamente:

«Vi va di farci da testimoni?»

Vegeta non capì, ma Bulma gli spiegò in poche parole come si svolgeva un matrimonio, mentre si dirigevano alla cappella.

Il sacerdote, dopo qualche insistenza, acconsentì a sposare subito la giovane coppia di stranieri appena arrivati da chissà dove e chissà come.

Chiese loro di ritornare dopo un’ora, perché quello era il momento della giornata che dedicava alle confessioni dei fedeli, così i quattro ritornarono sulla spiaggia.

Le ragazze si misero subito in costume e si stesero per prendere il sole, mentre i due Sayan si liberarono delle t-shirt, sedendosi in silenzio accanto alle rispettive compagne.

Chichi era al settimo cielo, finalmente stava per coronare il suo sogno d’amore, ma temeva per ciò che sarebbe accaduto dopo: Goku doveva partire, ma anche se le aveva promesso che sarebbe tornato al più presto, dopo aver aiutato Vegeta, temeva che gli potesse succedere qualcosa di brutto.

L’eventualità, che inevitabilmente le balenava alla testa, dato il suo pessimismo, di rimanere vedova subito dopo le nozze, la terrorizzava; avrebbe voluto tenere Goku accanto a sé per sempre, ma sapeva che facendo così rischiava invece di allontanarlo.

Doveva lasciarlo andare e fare qualcosa per aiutare il suo popolo, sapeva che quello era ciò che desiderava in fondo al cuore, nonostante non l’avesse mai esplicitamente detto.

Bulma era apparentemente serena.

Voleva mostrarsi felice per la sua migliore amica, ma in realtà era angosciata.

L’ imminente partenza di Vegeta le provocava un nodo alla bocca dello stomaco: non voleva assolutamente che lui se ne andasse.

Ma la cosa che più la deprimeva era il fatto che Vegeta non le avesse comunicato alcuna decisione riguardo a un eventuale ritorno.

Si sarebbe dimenticato di lei, una volta sul suo pianeta, una volta diventato re?

Trascorse un’ora e i quattro giovani raggiunsero di nuovo la cappella, dove venne celebrato il matrimonio senza alcun inceppo.

Chichi era sicura che non ci sarebbe stata la fede nuziale, invece ancora una volta Goku la stupì: al momento giusto tirò fuori dalla tasca una scatolina firmata Tiffany –Bulma gli aveva prestato un po’ di contanti- contenente due anelli che recavano sul lato interno le iniziali “G&C”.

Al “vi dichiaro marito e moglie”, Bulma aveva le lacrime agli occhi, e scoppiò in un applauso convulso quando i due neo sposi si scambiarono un dolce bacio a fior di labbra, come prevedeva il rito religioso.

Uscirono dalla cappella e andarono a festeggiare in un piccolo ristorante poco distante.

Goku e Chichi non facevano che guardarsi teneramente negli occhi e scambiarsi effusioni, mentre Vegeta e Bulma se ne stavano seduti uno accanto all’altra, a braccia conserte, con lo sguardo basso e serio.

Ad un certo punto lui le disse:

«Vieni fuori.»

Lei lo seguì sulla spiaggia, incuriosita, non sapendo cosa aspettarsi da lui.

Vegeta restò in silenzio per qualche istante, poi cominciò a parlare in tono solenne e severo:

«Non mi piacciono le vostre tradizioni, soprattutto quelle religiose. Però trovo interessante questa cosa del matrimonio, è utile dichiarare davanti ad un’autorità che una donna appartiene al suo uomo.»

«E viceversa» puntualizzò Bulma acidamente.

«E viceversa. Non mi va molto l’idea di rivolgermi ad un teofago, ma non voglio correre il rischio, quando tornerò a prenderti, di trovarti a letto con un altro, per ciò ho deciso che ci dobbiamo sposare.»

Più che una dichiarazione era una minaccia, ma a quelle parole Bulma sentì quel nodo allo stomaco sciogliersi lentamente e le sue gambe farci molli come il burro.

«Hai detto, quando tornerai a prendermi?» chiese per essere sicura di aver sentito bene.

«Sì, sei forse sorda?» ribatté lui, con quel suo tipico tono seccato.

«Io… io non credevo… non sapevo che…»

«Piantala di blaterare parole senza senso e rispondimi: vuoi sposarmi sì o no?» la interruppe bruscamente il Sayan.

«Certo che lo voglio!»

 

 

 

 

NdLefteye: l'epilogo veniva un po' troppo lungo, così ho deciso di fare un altro capitolo prima della fine.

Devo dire che sono contenta per come ho terminato la storia, non credevo di farcela! Ci ho impiegato più di un anno ma alla fine sono riuscita a concludere senza incidenti di percorso!

Ringrazio:

francyssj: alla fine Veruska è rimasta con un pugno di mosche XD

Nihal91, bulma89, Majin, Fante

bambi88: devo confessarlo, è stato leggendo un'altra fanfic che mi è tornata in mente la storia delle cose striscianti tanto odiate da Vegeta!

6very6: che bello, un'omonima! Le recensioni lunghe sono la cosa che preferisco di più, sei stata molto gentile!

315: credo proprio che, come hai detto tu, Bulma e Vegeta si siano divertiti molto, anche se non era certo il modo migliore per attirare l'attenzione... diciamo che l'hanno attirata in peggio!

 

 

 

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Capitolo 28
*** Epilogo ***


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Epilogo

 

 

 

 

Fin da piccola, Bulma aveva sognato di sposarsi in una grande cattedrale, davanti ad almeno un centinaio di invitati, con un fastoso vestito da sposa di seta, con il velo, un lunghissimo strascico e preziosi gioielli, magari una coroncina d’oro in testa.

Poi aveva sognato un sacco di fiori, un ricevimento da favola, con cibi raffinati, caviale, aragosta, champagne, cinque portate, o anche sei, e una torta nuziale a tre piani.

Magari anche quattro.

Aveva sognato un’orchestra tutta per lei, che suonasse le sue canzoni preferite.

Aveva sognato di ballare con il suo sposo per tutta la notte, ammirata e invidiata da tutti gli ospiti.

Aveva sognato una lunga luna di miele in un paese esotico, o una crociera intorno al mondo.

Ma ora Bulma non sognava più queste cose.

Sposò l’uomo che amava su una spiaggia, con rito civile semplice e veloce, indossando un bikini, un pareo e una collana di fiori.

Consumò la sua prima notte di nozze alle sette della sera, nascosta dagli scogli, con il sole al tramonto e le onde del mare e fare da unici spettatori.

Dopo un paio di ore i due sposi decisero che era il momento di separarsi.

Trovarono Chichi e Goku, anch’essi reduci dai festeggiamenti post-matrimonio, e si scambiarono gli ultimi saluti.

«Promettimi che farai attenzione» disse Bulma, gli occhi lucidi e le labbra tremolanti.

«Certo, per chi mi hai preso?» sbuffò Vegeta alzando gli occhi al cielo. «Non mi chiamo Kakarot!»

Il suo modo tutto personale di prometterle che sarebbe tornato da lei sano e salvo.

«Vedi di non prendere altre botte in testa» si raccomandò Chichi.

«Dovrà mettersi un casco in testa, per non correre il rischio!» lo beffeggiò il principe dei Sayan.

Goku sorrise lievemente e abbracciò la sua donna, stringendola forte a sé e assaporando il suo profumo dolce per l’ultima volta.

«Evocherai subito il Drago?» s’informò Bulma.

«No, lo farò una volta tornato sul mio pianeta. Non ho ancora deciso cosa chiedergli.»

«Buona fortuna» mormorò la donna dedicandogli il più tenero dei suoi sorrisi, e facendolo arrossire lievemente.

«Kakarot!» abbaiò Vegeta subito dopo. «Piantala con le smancerie, dobbiamo andare a prendere l’astronave!»

Detto questo, afferrò improvvisamente Bulma per i fianchi, tirandola verso di sé, e catturò le sue labbra in un lungo, passionale bacio.

«A presto» mormorò guardandola negli occhi.

I due Sayan si sollevarono in volo e presto scomparirono all’orizzonte.

 

 

 

 

Bulma e Chichi comprarono una piccola ma accogliente casa poco fuori dal villaggio, dove si inserirono facilmente, trovando un lavoretto e conoscendo molte persone simpatiche.

Prima lavorarono come cameriere nell’unico bar dell’isola, poi decisero di aprire un locale un po’ insolito per il luogo: una boulangérie.

Poco dopo la partenza di Vegeta e Goku, Chichi se n’era uscita con questa frase:

«Sarebbe bello se, al loro ritorno, trovassero una sorpresa ad aspettarli…»

«Che tipo di sorpresa?» aveva chiesto Bulma.

«Un piccolo Sayan!»

Forse era stato l’intuito femminile a parlare, ma alcune settimane più tardi, entrambe scoprirono di essere incinte…

 

 

 

 

Fine.

 

 

 

 

NdLefteye: bene! E' finita! Come ho già detto, sono abbastanza soddisfatta di questa fanfiction, anche se mi sono resa conto che alcune parti (come lo zio Muten, il Flunch, Sofia Coppola) erano del tutto inutili e le ho messe un po' a caso, solo per aggiungere qualcosa di autobiografico (non che io abbia incontrato Sofia Coppola! Ma come forse ho accennato nei capitoli precedenti, la boulangérie di Bulma, a cui mi riferisco, esiste davvero e lì sono state girate alcune scene -che non riesco ad individuare ù_ù- del film).

Le persona da ringraziare sono tante, mi riferisco soprattutto a coloro che hanno commentato ogni capitolo, che ne hano commentato qualcuno, ma anche a chi non ha commentato però ha apprezzato la storia.

Spero di proporvi altre fanfictions "leggibili".

Ora mi dedico alle altre due storie che ho lasciato in sospeso, "Time changes everything" e "Occhi bianchi sul pianeta Terra": mi è capitato qualche volta di abbandonare una storia, ma questo non succederà mai con le fanfictions di Dragonball!

A presto e grazie ancora!

LeftEye

 

 

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