Dark room.

di WestboundSign_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***



Capitolo 1
*** I. ***


 Non ho mai amato le feste. Non c’è un motivo preciso, non ho mai avuto episodi scioccanti né niente, solo, è così.
Probabilmente è per il fatto che sono sociopatico e l’idea di muovermi come un non-so-che-cosa in mezzo ad un centinaio di persone ubriache non mi alletta molto. Soprattutto, la musica fa cagare.
Beh, lo sanno tutti che il pogo e i balli da discoteca sono due cose completamente diverse – in ogni caso pogo a vita!
Dicevo, non amo le feste. Eppure stasera parteciperò ad un party. Non so come Ray abbia fatto a convincermi, di sicuro ero fatto (cosa molto probabile, ehm…).
Sospiro. Mi annoierò così tanto!
Infilo la giacca e i guanti, entrambi di pelle. Non so come ci si debba vestire ad una festa, io comunque sono come sempre: Converse, jeans, maglietta, felpa, tutto nero.
Sono uno schianto.
Sì come no.
Oh, ma che cazzo me ne frega? Non ho bisogno di piacere a nessuno, io.
A scuola non sono molto popolare, voglio dire, sì, non faccio parte di nessun gruppo, tipo… “sfigati”, secchioni, fighi… ecco, niente di tutto ciò.
Sono sociopatico, non ho amici (escludendo Ray), non sono notato… la mia vita va alla grande, devo dire!
-Frank! C’è Ray!
Oh Gesù. Prendo le sigarette che avevo nascosto sulla libreria e scendo.
-Ciao mamma.
-A che ore torni?
Roteo gli occhi. –Non so, sto da Ray…?
Silenzio.
-Dai, ho quindici anni!
Mi guarda negli occhi e sorrido in modo di essere il più convincente possibile.
-Okay, allora ci vediamo domani.-, mi dice freddamente.
-Sìsì, ciaoo!
Tutto pur di uscire da questa casa infernale!
Vedo Ray di fronte al cancello con la sua moto.
-Hey.
-Si parte, Iero!
-Yu-hu.-, dico, sarcastico.
-Stronzo, potevi vestirti meglio, no?
-Io sto bene così.
Rotea gli occhi. –Non cambierai mai, vero?
Gli sorrido a trentadue denti e salgo in moto.
-Allora, di chi è la festa?
-Michael Way.
-Chi?
Non ho mai sentito questo nom… ah, Michael.
Mi si rivolta lo stomaco. Michael è uno sfigatissimo nerd del cazzo accettato dalla società solo perché fratello di quel Gerard. Ah, e per i soldi, ovviamente. E non dimentichiamoci che è grazie a lui se ora Ray è considerato da tutti un po’ più figo, dato che sono diventati amici.
-Bastardo, potevi dirmelo, almeno mi risparmiavo il teatrino.
-Ti tocca, caro.
Sbuffo. Certe volte lo odio proprio tanto.
In dieci minuti siamo arrivati a casa Way.
-Porca. Puttana.
Rimango allibito alla vista dell’abnorme villa in cui abitano.
Ray mi dà una pacca sulla spalla. –Andiamo, sfigatello.
Lo seguo e appena incrociamo la prima persona assumo la mia solita aria da “vi-odio-non-rompetemi-il-cazzo”, che dissuaderebbe anche il più ben disposto ad avvicinarmi.
Suppongo siamo in ritardo, dato che sono le dieci di sera e all’ingresso c’è già una ragazza mezzo svenuta.
Che fottuto schifo.
Per guardare la tipa morente non mi accorgo che di fronte a me c’è un ragazzo e vado a sbattere contro di lui.
Mmh, iniziamo bene.
-Scusa.-, dico piano e temo non abbia sentito, il rumore della musica è troppo forte.
-Niente!-, sorride incerto guardandomi negli occhi quando alzo la testa verso di lui.
Oh, cazzo.
Non riesco a distogliere lo sguardo neanche quando Ray mi tira per un braccio.
Era… è… alto. Con gli occhi più belli che abbia mai visto; bianco come il latte, i capelli neri. Boccheggio.
-Frank! Hey! Ci sei?
Guardo Ray senza capire.
-Ti stavo presentando Michael, prima che partissi per un altro universo!
-Eh? Ah, sì.
Stringo velocemente la mano di Michael e gli concedo uno dei miei sorrisi più falsi. Che schifo, lui è così… nerd, non voglio immaginare suo fratello.
Ci addentriamo nel soggiorno, trasformato per l’occasione in mega discoteca e raggiungiamo il bancone del bar.
Mi ci vuole una birra.
-A noi!
-A noi.
Brindo con loro e ci sediamo qualche minuto, poi Michael viene richiamato da Janet, una troietta del secondo anno.
-Cosa pensi di fare adesso?
Sogghigno. –Probabilmente me ne starò qua fermo tutta la serata, a bere birra e iniettarmi cocaina nelle vene.
-Contento tu…
Gli sorrido, è così stupido a volte! –Beh, va’ a divertirti, c’è una tipa che ti sta puntando da un po’, là in fondo.
Indico un punto imprecisato della sala e Ray si alza di scatto, come in trance. –Ci vediamo dopo, Frank.-, mi comunica, senza distogliere lo sguardo dalla presunta ragazza che gli ho fatto notare.
-Ciao ciao!
Ridacchio, Ray è ignaro e innocente, come al solito. Poveretto.
Finisco la birra e ne prendo un’altra, reggo bene l’alcol, io.
A dir la verità non mi piace neanche troppo bere, è bella la sensazione di sballo totale. Che poi, se fosse per me berrei solo superalcolici, la birra è accettabile, okay, ma niente al mondo riesce ad eguagliare la sensazione di bruciore nella gola che… argh.
Una coppietta interrompe il filo dei miei pensieri buttandosi sul mio tavolo limonando.
È il momento di andare.
Percorro il perimetro della stanza stando ben lontano dalla folla per cercare l’uscita ma non faccio in tempo a raggiungerla che Ray e Michael mi bloccano.
-Brutto stronzo!
Ray mi preme l’addome con un dito.
-Che ho fatto?-, gli chiedo stupito.
-Quella non stava fissando me, idiota!
Scoppio a ridere, seguito a ruota da Michael.
Mi asciugo una lacrima. –Mi dispiaaaace, Ray!
-Sì, adesso ti faccio vedere io!
Mi solleva da terra e mi trascina di fronte ad una porta foderata di nero.
-Divertiti!
Mi butta giù e chiude. Merda.
Cerco di aprire, ma evidentemente la stanno bloccando, quei bastardi. E io che lo credevo mio amico.
‘Fanculo.
Mi guardo intorno, è completamente buio, fatta eccezione per una lampadina dalla luce fioca accanto ad una colonna.
Mi avvicino, ma inciampo in qualcosa, o qualcuno, e cado a terra.
E in quel momento capisco.
È una dark room.
Sono in una cazzo di dark room!
Devo uscire di qui, subito.
Riesco ad intravedere almeno cinque coppie di uomini, donne, gay, etero, lesbiche che stanno per scopare, sono dappertutto, cazzo.
-Hey.
Qualcuno mi ha preso per un braccio. Una scarica di adrenalina mi attraversa il corpo, deglutisco.
-Cosa vuoi?-, cerco di fare il duro.
-Anche tu qui?
È buio e non vedo un cazzo, eppure, questa voce… l’ho già sentita. Dove cazzo, dove?
-Hai mai fatto sesso con qualcuno?
Ecco, lo sapevo, è un maniaco. Uomo. Un maniaco omosessuale che mi vuole sfondare il culo!
-No!-, dico scioccato.
Silenzio.
Sento il suo odore, è buono, è dolce, sa di… fragola?
Qualcosa mi spinge a fidarmi di questo sconosciuto senza faccia.
-A dire il vero non ho neanche mai baciato qualcuno.-, aggiungo. Neanche mezzo secondo dopo averlo detto vorrei rimangiarmi le parole. Yeah, mi sono appena sputtanato per sempre. Almeno ho detto al verità, sì, io, Frank Anthony Iero, quindici anni, Newark, non ho mai baciato una persona sulle labbra. Awww.
Mi stringe a sé e sento i suoi capelli sul viso.
È molto protettivo, e dolce, diciamo.
…mi vergogno di me stesso. Da quando mi escono certe parole?
-Vuoi…?-, sussurra.
-Cosa?
Inizio a tremare e la sua stretta sulla mia schiena si fa più forte.
-Lo sai benissimo.
Mi allontano di qualche centimetro e gli passo una mano sul viso.
Ha labbra sottili, zigomi alti e un naso minuto, mentre la frangia gli ricopre metà fronte.
Anche lui fa lo stesso, mi accarezza il viso saggiandone i contorni con la punta delle dita.
Credo che fumi, si sente dall’odore di tabacco sul suo indice e sul suo medio. E c’è anche qualcos’altro, dev’essere china.
Stringo forte gli occhi. –Sì.-, sussurro flebile.
Il mio primo bacio sprecato in una dark room, alla festa di un fighetto nerd di merda, con uno sconosciuto. Molto, molto, molto ribelle.
Sento il suo respiro farsi più vicino e lentamente posa le sue labbra sulle mie.
Una scarica mi attraversa tutto il corpo, anche se lui si stacca quasi subito.
-Com’era?-, mi chiede, con un tono un po’ preoccupato.
Non rispondo e lo bacio ancora; stavolta però lui inizia ad aprire le labbra e io lo seguo, è un po’ come nei film, ma molto più bello.
Mi aggrappo alla sua schiena, ai suoi capelli, è bellissimo, è come se non fossimo più qui, in mezzo a coppie di drogati e ubriachi, ma su, nell’universo, a Valhalla, dove cazzo vogliamo.
-Hey, Michael sta aprendo i regali.
Una voce frettolosa interrompe il nostro momento e torniamo sulla terra, mentre dalla porta filtra un po’ di luce.
Mi stacco e nascondo la testa sul suo petto per non farmi vedere. Non voglio che lui sappia che Frank Pansy Iero non aveva mai baciato qualcuno prima d’oggi.
Mi alza il viso con una mano, le luci sono di nuovo calate.
-Devo andare.-, sussurra.
Mi dà un ultimo bacio e poi si allontana, lasciandomi solo, con il sapore delle sue labbra ancora sulle mie.
Dopo qualche secondo esco anch’io.
Quasi tutti ora sono di fianco al bancone, intorno a Michael, entusiasta.
C’è anche il tipo contro il quale ero andato a sbattere, ora che guardo meglio. Oh, ma chissene fotte, ho baciato qualcuno, ho baciato il Dio del Bacio! Chissà se è lì, in mezzo a quelle persone. Chissà chi è. Tremo per un momento, poi esco saltellando per fumare una sigaretta.
È stato… caaazzo.
-Hai da accendere?
Mi volto di scatto. Solo per un momento, mi era sembrato di sentire la sua voce, ma… no, è il ragazzo figo su cui ero quasi caduto prima.
Tiro fuori l’accendino in silenzio e glielo passo senza avvicinarmi, è lui a farlo.
-Grazie.-, sussurra con voce stanca.
Questa volta non posso sbagliarmi, deve essere lui.
Mi volto per riprendere l’accendino e ci guardiamo per un momento, che però sembra un’eternità al mio cuore debole.
Mi siedo su un muretto che delimita probabilmente il giardino, seguito a ruota dal ragazzo.
Lo guardo di sottecchi, nah, non è lui. Chi voglio prendere in giro? Sono uno stupido.
Faccio dondolare i piedi, mentre rimugino sul fatto che non so neanche come si chiami l’uomo a cui ho regalato il mio primo baci. Potevo chiederglielo. In fondo neanche lui è a conoscenza della mia identità, siamo alla pari. Credo.
-Vuoi?
Faccio un salto su me stesso. Mi ero quasi dimenticato del ragazzo, merda.
Ha una bottiglia in mano, leggo a fatica l’etichetta, è Scotch. Penso mi stiano brillando gli occhi, ora.
Sempre in silenzio gliela prendo dalle mani e la apro.
Aaahh, questo sì che è nettare.
Faccio un lungo sorso, lascio che il liquido mi bruci le interiora e infine mi concedo un sorriso.
Gliela ridò e lui fa lo stesso – non che lo stia osservando, sia ben chiaro.
Eppure, sono sicuro di aver sentito quella voce.
Parlo per la prima volta da quando mi ha chiesto l’accendino. –Grazie, Scotch.
Spio le sue reazioni al suono della mia voce, è… sorpreso, direi.
Mi giro per guardarlo negli occhi e lui alza una mano verso di me, sul mio viso, ripassa il contorno del mio naso, delle mie guance e delle mie labbra.
Chiudo gli occhi e faccio lo stesso.
Non lo guardo, solo, sento.
Il mio cuore inizia ad accelerare i battiti, mentre il sangue sembra aver dimenticato il cervello, che va in tilt quando avvicina il suo viso al mio.
-Questo sarà il tuo secondo bacio.-, sussurra con voce roca prima di baciarmi. Ed è meglio della prima volta, il mio stomaco fa trenta giri della morte al secondo.
La sua lingua è calda, morbida nella mia bocca, sorrido quando mi mordicchia il labbro e si aggrappa alla mia testa.
Mi lascio andare al bacio più dolce mai provato – grazie al cazzo, eh.
-Gerard! Gerard!
Si stacca di colpo e mi fissa spaventato, non capisco, cosa c’entra lui con Gerard?
Michael compare in fondo al vialetto.
-Gee, dov’eri finito? Stiamo aspettando solo te per la…
Le sue parole muoiono nell’aria fredda della sera. Mi guarda negli occhi, poi fissa il mio braccio. Oh merda, è ancora attorno alla vita di… Gerard. Mi affretto a toglierlo, al limite dell’imbarazzo.
-…torta?
-Sì, ehm, vieni, o…?
Sento che deglutisce. –Arrivo, solo un momento.
-Okay…-. Ci guarda deluso prima di allontanarsi un po’ gobbo nel buio del giardino.
Improvvisamente realizzo che lui è Gerard. E sono fottutamente infuriato.
-Vaffanculo, cazzo.-, sibilo.
Mi guarda stupito. –Perché, cos’ho fatto?
Fisso i suoi anfibi rovinati in silenzio.
-Se è per…
-Ho dato il mio primo bacio ad un ragazzo più grande di me di quattro anni che, oltre ad essere il più ricco della città, è il re dei fighetti-figli-di-papà. Come dovrei sentirmi, cazzo?!-, urlo.
Non è possibile, sono un coglione.
Mi alzo e me ne vado. Che si goda la torta, il fratello e le troiette che ha a disposizione. Non me ne frega un cazzo.
o forse sì?
No, vaffanculo. NO.
 
Ciao a tutti, lalala, so che fa schifo, hate me, non sono capace di fare niente, non so fra quanto continuerò, anche perché doveva essere una one-shot, poi la mia ispirazione è andata a farsi fottere, bam.
Se avete voglia, recensite. Anche solo per dirmi dove faccio schifo, così miglioro. Ehm.
Sul serio, più rileggo questa fanfiction, più mi faccio schifo per la banalità della cosa e anche per il modo in cui l’ho scritto.
Ahh, che stupida che sono. Lol. c:

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Capitolo 2
*** II. ***


Sono fottutamente furioso.
Io odio, odio, odio la gente come Gerard.
Vecchi ninfomani straricchi e soli.
Entro in casa, la musica ora è più bassa, Michael sta tagliando la torta, qualcuno beve, io salgo le scale e vado in bagno.
Non è giusto.
Apro l’acqua.
Non è giusto.
Sposto la manopola sul rosso, bollente.
Non è giusto.
Il vapore si appiccica allo specchio, nuvole impalpabili che coprono il mio riflesso inutile.
La musica riprende all’improvviso, più forte, tutto trema al suono dei bassi.
Ricapitoliamo: odio le feste, sono andato ad una festa; mi hanno sbattuto in una dark room, ho dato il mio primo bacio ad un truzzetto figlio di papà.
No, aspetta, truzzo no, anzi.
Cazzo, se solo potessi permettermi i suoi anfibi.
Se solo potessi.
Non devo pensarci, cazzo!!!
Sento dei colpi alla porta del bagno.
-C’è qualcuno?!
Ghigno. –Non c’è nessuno.
I colpi cessano. –Frank, le tue battute così divertenti mi fanno proprio morire.- Ray. –Ora però apri che mi sto pisciando addosso!
Sbuffo rumorosamente. Non mi è concesso stare in pace in questa fottuta festa!
Giro lentamente la chiave nella serratura.
-Ecco, entra.
Nel momento in cui apro la porta la massa di capelli di Ray mi cade addosso assieme al suo proprietario, sbilanciato, seguito a ruota da un’altra persona. Che realizzo essere Gerard.
No.
Spingo via Ray, che rimbalza indietro e richiudo la porta.
Stronzo.
Stronzi tutti!
-Frank, apri!
Evito di rispondergli. Bell’amico di merda, sì sì, grazie mille.
-Ti prego, c’è anche Gerard!
-Ah sì? C’è anche Gerard? Io me ne sbatto di Gerard!
Fottetevi, fottetevi, fottetevi.
No, non in quel senso, cazzo.
-Frankie…
La voce di Gerard arriva flebile, sopra il suono di quella merda house e delle urla della gente.
-Sono uno stupido.-, mormoro un attimo prima di tirare un pugno al muro con tutta la forza che ho.
-AAARRGH!
Mi accascio a terra.
Porco… fa male, cazzo. Fa fottutamente male.
-Frank!
La voce di Ray risuona confusa nella mia mente.
In fondo, che cazzo importa?
Scoppio a ridere, mentre il sangue inizia a scendere copioso dalle nocche della mia mano destra.
Aaah, mi ci vuole una sigaretta.
Cerco il pacchetto nella tasca del giubbotto e ne prendo una, mentre l’accendino si macchia di rosso.
L’accendo maldestramente. Così va meglio, sì.
-Frank! Apri!
Iniziano a tirare pugni alla porta, ma non lo sanno che si faranno del male?
Rido di nuovo al limite dell’isteria.
In fondo che cazzo importa?
-Iero, cazzo!
Canticchio Teenagers from Mars ad alta voce. - We take your weak resistance, throw it in your face, we need no introduction for mass annihilation! Teenagers from Mars and we don't care!
-Senti Frank, io me ne vado, fa’ come ti pare.
Scoppio in un’altra risata. Quant’è patetico?
Spengo la sigaretta sul muro e apro piano la porta con la mano sinistra, la destra fa troppo male.
Faccio un passo, ma inciampo di nuovo su qualcuno, finendo per terra.
-Ahia.
Oh, è Gerard.
Gli scoppio a ridere in faccia mentre lui mi guarda male.
-In fondo, che cazzo importa?-, gli chiedo.
-C-cosa stai dic…
Lo zittisco mettendogli un dito sulle labbra. Dev’essersi accorto del sangue, dato che ha una faccia stralunata.
-Cosa ti è successo?
-In fondo, che cazzo importa?-, sussurro, un attimo prima di chinarmi sulle sue labbra.
Lo voglio. Adesso.
Dopo qualche secondo si stacca. –Frankie, prima…-, deglutisce. –Vieni, devo curarti quella mano.
Sbuffo e intanto rotola lontano da me.
Fanculo Gerard!
-Dai vieni.
Mi porge la mano, si dev’essere alzato mentre non guardavo.
Bastardo.
-Non voglio.
Rotea gli occhi. –Non fare il bambino, Frankie.
Il sangue inizia a scorrere al contrario nelle mie vene al suono di quel “Frankie”. –Neanche mi conosci.-, mormoro.
Incrocio le braccia e guardo in fondo al corridoio. Questa casa è enorme. Al primo piano ci deve essere il soggiorno, che ora stanno distruggendo; qui al secondo piano c’è il bagno e qualche altra porta chiusa e poi ci sono altre scale alla mia destra! Non sono mai stato in una casa così grande.
Alzo lo sguardo verso Gerard, per scoprire che non c’è più. Ah, fantastico. Sento le lacrime affacciarsi ai miei occhi. Piangerei se non fossi qui e…
-Alzati.
Mi arriva un soffio dolce sul collo, è lui. Ow.
Mi prende per le spalle costringendomi a tirarmi su.
-Maledetto stronzo.-, sibilo.
Ridacchia. –Neanche mi conosci!
Maledetto stronzo.
Lo seguo su per le scale che avevo intravisto prima, non so neanche perché lo stia facendo.
Ci fermiamo davanti ad una porta, nera.
Chiudo gli occhi, ecco lo sapevo è un maniaco sessuale con tendenze omosessuali amante del bondage non voglio perdere la verginità nonvoglioperderelaverginità nonvoglioperderelaverginità nonvoglioperderela…
-Vieni, entra.
Accende una luce e apro un occhio per sbirciare l’interno della stanza; tiro un sospiro di sollievo: nessun frustino, manette, lettini con catene… è la tipica camera di un adolescente, simile alla mia, se non fosse per il fatto che è due, tre volte più grande.
Le pareti sono rosso scuro, a destra coperte di mensole piene di fumetti, a sinistra di vinili e cd assortiti.
Sotto la finestra, che è dalla porta opposta della porta, c’è una scrivania enorme con pile di fogli e quaderni a coprirla interamente.
Il letto è di fianco all’armadio, che è tappezzato di vari poster, e c’è anche una bacheca piena di disegni.
-Frank? Hey, Frank, ci sei?
Scuoto la testa. –S-sì, cosa…
Alza gli occhi al cielo e mi mostra una benda. –Allora?
Mi avvicino e gli porgo la mano, imbarazzato.
Scoppia a ridere e lo guardo male.
-Siediti, forza.-, dice indicando la scrivania.
Obbedisco in silenzio e nel frattempo prende una boccetta dal liquido rosa. Noto che sulle unghie ha dello smalto nero, in netto contrasto con il candore quasi cadaverico della sua pelle.
Mi prende la mano e inizia a tamponare delicatamente le mie dita con un pezzo di cotone imbevuto di disinfettante.
Brucia. –Ahia.
Mi guarda divertito. –Così impari a malmenare il mio povero muro!
Accenno un sorriso perdendomi nei suoi occhi, ora concentrati sul lavoro. Un tratto marcato di matita nera ne cerchia i contorni, mettendo in risalto ancora una volta la sua pelle.
Mi viene un dubbio. Riguardo le pareti della stanza, i poster, i dischi… deve avere qualcosa come tutta la discografia dei Misfits e degli Iron Maiden! E quello appeso al muro è Jerry Only!
E i suoi anfibi… e… oh cazzo.
-E quindi…
-Mmh?-, alza la testa di scatto. –Cosa?
-Ti piace…
Perché non riesco a parlare? Porca puttana.
Tossicchio nervoso, mentre prende una benda e me la avvolge intorno alla mano.
-Ti piace la musica, vedo.
Mi guarda sorridendo. –Sì, beh, non so se li conosci, in ogni caso trovo i Misfits e gli Iron Maiden meravigliosi.
I miei ormoni stappano una bottiglia di champagne nel mio cervello e mi pento all’istante di non aver messo una maglietta di qualche gruppo che sarebbe potuto piacergli.
-Oh… oh.-, è tutto quello che riesco a balbettare.
Molla la mia mano e si butta sul letto. –Non ho voglia di tornare alla festa, tu?
-Mmh, neanche. Posso stare qui, o…?
-Certo, fa’ come fossi a casa tua.
Prende un fumetto dal comodino e io inizio a guardare i vinili, Cure, Clash, Queen, David Bowie…
Ohw, è il paradiso.
-Posso ascoltarne uno?
-Certo, il giradischi è lì, sulla mensola in alto.
Guardo con orrore le cinque mensole sopra di me. Sono troppo basso, cazzo.
Mi alzo in punta di piedi e raggiungo con il naso il bordo della terza mensola.
Sembrerò un’idiota se non ci arrivo, devo farcela.
Mi aggrappo con le mani e metto un piede sulla parete.
Forza… ci siamo… -AAHH!
…bam. Dio. Sbatto la testa sul pavimento e non riesco più ad alzarmi.
-Frankie!
Gerard si precipita verso di me.
-Che cazzo…
Mi porge un braccio e mi tira su.
-Come hai fatto a cadere?
Le mie guance diventano bordeaux e distolgo lo sguardo. Che fottuta vergogna, cazzo.
-Oddio.
No, merda, ha capito tutto. Nononononononono!
-Potevi dirmelo che non ci arrivavi.-, sussurra abbracciandomi.
Chiudo gli occhi e mi lascio andare nelle sue braccia.
Dopo qualche minuto si stacca e mi dà un bacio sulla fronte, facendomi fremere.
-Ti sei fatto molto male?
Scuoto la testa. –Sto… bene.
Sorride e raccoglie il vinile che era caduto a terra. –Ooh, ti piacciono i Cure, eh?
Apre il giradischi, mette il disco e schiaccia qualche pulsante.
-La stanza è insonorizzata, è per questo che non sentiamo quella merda house, neanche loro possono sentirci.-, mi avvisa.
The Kiss inizia risuonare nella stanza e io resto lì, imbambolato, ha un impianto pazzesco!, finché Gerard non mi passa un braccio attorno alla vita e poggia una mano sulla mia spalla.
-Balliamo?
Sorrido incerto e mi aggrappo a lui. Non ho la minima idea di come si faccia a ballare un lento su una canzone rock – non so proprio ballare, io.
Ci muoviamo ondeggiando nella stanza e non riesco a non guardarlo negli occhi, così profondi e belli.
Vorrei essere come lui. Vorrei avere una bella casa, un fratello nerd e tutti quei vinili. Vorrei… no, no, un momento, cosa mi sta succedendo?
La voce di Robert Smith inizia a cantare, ma Gerard lo precede, ad occhi chiusi: -Oh kiss me, kiss me, kiss me…
Mi blocco e inizio a tremare.
Anche Gerard si ferma e mi guarda. –Frank?
-Tu… Robert… ah… eh… bbhg… ghh…!
Spalanca gli occhi. –Ti senti bene?
Nel mio corpo è in corso una festa, cos’è, giorno libero per il cervello? Hey, pronto?, mi sentite? Frank Iero, abbiamo un problema!
Il sangue scorre più veloce di quanto abbia mai fatto. Okay, sarà anche stato solo un ritornello, ma quella voce… la sua voce… è la più bella che abbia mai sentito!
-No, cioè, sì, Gee, eh…- non balbettare, non balbettare! –Solo che… cioè, eh, cioè, la tua voce…
-La mia voce…?
-Era fottutamente bellissima!
Dopo qualche secondo inizia a sorridere, raggiante. –Dici davvero?
-Perché non dovrei?
-Sai, non avevo mai cantato per qualcuno, non so neanche perché l’abbia fatto e…
Non resisto e l’abbraccio forte. –Forse dovremmo mettere in pratica quello che dice la canzone.-, sussurro con una voce più roca di quanto mi aspettassi.
Si allontana di qualche centimetro e appoggia le sue labbra sulle mie.
-Grazie, Frankie.-, mormora prima di buttarmi sul letto.
 
Porco Ronnie, che merda non è venuta fuori?
So che il finale non vi piacerà, ma è così e ve lo tenete.
In ogni caso, non scopano. Non penso che la sera del vostro primo bacio voi abbiate anche perso la verginità, eh.
In ogni caso, grazie per aver letto e anche per le recensioni, senza di quelle non avrei avuto la forza di andare avanti (*mission impossibile*).
Beh, che dire, alla prossima!
Xo,
WestboundSign_

  

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