Come un soffio di vento

di Lenn chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'ombra sul passato ***
Capitolo 2: *** Incontro sotto la pioggia ***
Capitolo 3: *** Il gioco delle parti ***
Capitolo 4: *** La verità nascosta (prima parte) ***
Capitolo 5: *** La verità nascosta (seconda parte) ***
Capitolo 6: *** 16 agosto 1999 ***
Capitolo 7: *** Una scoperta pericolosa ***
Capitolo 8: *** Fuga dalla Borg ***
Capitolo 9: *** Un bacio dolcissimo ***
Capitolo 10: *** Libertà ***
Capitolo 11: *** Gli angeli della MITHRIL ***
Capitolo 12: *** L'incubo ***
Capitolo 13: *** Incomprensioni ***
Capitolo 14: *** Ricordi di fumo ***
Capitolo 15: *** Un piano avventato ***
Capitolo 16: *** Ancora poche ore... ***
Capitolo 17: *** Assalto alla Borg ***
Capitolo 18: *** Aneddoti di vita ***
Capitolo 19: *** Chi sei? ***
Capitolo 20: *** Il passato all'improvviso ***
Capitolo 21: *** Verso la fine... ***
Capitolo 22: *** Equivoci ***
Capitolo 23: *** Passato, presente e futuro ***



Capitolo 1
*** Un'ombra sul passato ***


Entrò nel grande magazzino abbandonato, si guardò intorno; casse di legno ridotte in pessime condizioni e strati di densa polv

Credo che la breve sintesi sia abbastanza esauriente (ma che linguaggio aulico! nd.tutti) per quanto riguarda la trama a grandi linee, (mooooooolto grandi nd.me) il resto lo scoprirete leggendo.
Prima di cominciare però vorrei fare una premessa: 1) molte cose sono inventate da me; 2) se i primi capitoli sono un po' noiosi non preoccupatevi perché servono per spiegare la situazione, poi arriverà il bello (spero nd.me). Comunque credo valga la pena leggerli...
Bene dopo questo interminabile sermone, se non vi siete addormentati (ronf ronf nd.tutti) (appunto ^________^ nd.me) , posso incominciare (era ora! nd.tutti)...

 

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacere sì forte,

che,come vedi, ancor non m’abbandona.  (Dante Alighieri)

 

Entrò nel grande magazzino abbandonato, si guardò intorno; casse di legno ridotte in pessime condizioni, sfondate, gettate malamente negli angoli una sopra all’altra, e strati di densa polvere grigia colmavano la desolazione che si poteva respirare nell'aria. Hilary si sentiva soffocare in quel posto, come se qualcuno le stesse risucchiando l’ossigeno facendole scoppiare i polmoni, ma doveva sopportare, quell'uomo aveva voluto incontrarla lì, in quel dannatissimo deposito, lontano da occhi e orecchie indiscreti. Si fermò al centro del locale ricordando a se stessa il motivo per cui fosse venuta, e pensando che lo faceva per una giusta causa. Sapeva già che i giorni a seguire sarebbero stati i più difficili della sua vita, nonché quelli in cui avrebbe sofferto molto, per lei, ma soprattutto per i suoi amici. Lei non voleva tradirli, alla fine si era davvero affezionata a loro e quel pensiero la faceva star male, erano giorni che non dormiva la notte, la trascorreva distesa supina sul suo letto con lo sguardo perso nel nulla fissante il soffitto, mentre la sua mente ipotizzava ciò che le sarebbe potuto accadere, e nella maggior parte dei casi, se non in tutti, quello che la sua testolina castana elaborava non era affatto piacevole e anzi mirava al peggio.

Aveva assistito a molti combattimenti tra i Bladebreakers e chi voleva rubargli i bit-power, aveva visto l'impegno che ognuno metteva per non farseli portare via, aveva visto che erano disposti a rischiare la vita pur di non farsi strappare quelle creature leggendarie a cui loro mai avrebbero rinunciato...e ora spettava a lei il compito di catturarli. Pensò di girare i tacchi e andarsene ma c'era qualcosa che non gli permetteva di farlo. Era consapevole dal giorno in cui aveva conosciuto Takao del fatto che prima o poi avrebbe dovuto affrontare lui e gli altri membri della squadra, aveva mentito a tutti fin dall'inizio, aveva finto di non saper nulla riguardo al beyblade quando invece lei stessa era una tra i bladers più abili e capaci in circolazione. Stando a così stretto contatto con i campioni del mondo aveva avuto la possibilità di imparare il loro modo di combattere, conosceva tutte le loro strategie, i loro attacchi, i loro punti deboli; non le sarebbe stato difficile sconfiggerli. E di questo aveva paura, terribilmente paura...si fidavano di lei, le volevano bene, perfino Takao con il quale litigava sempre...come poteva tradirli così? Il solo pensiero la faceva star male, si sarebbe dovuta allontanare da loro e pugnalarli alle spalle. Si, perché era proprio questo che stava per fare. Non voleva, ma non aveva altra scelta. Da ora in avanti avrebbe dovuto considerarli avversari o almeno fingere di considerarli tali, con loro e con lui, Vorkov.
-Piccola Hilary! Da quanto non ci vediamo!- una voce, quasi non umana ma purtroppo familiare, risuonò per tutto il magazzino privo di vita, usato per i loschi piani della Borg, proprio come lei. Alzò gli occhi verso l'odiosa figura paratalesi davanti. L'uomo era per la maggior parte nell'ombra ma la poca luce che filtrava dalla finestra permetteva di rendere nota la sua faccia. Anche se "nota" non è il termine più appropriato in questo caso. La ragazza lo riconobbe per via di quella mascherina nera che non toglieva mai e che a lei aveva finito per dare la nausea.
-Salve Vorkov- disse con la massima freddezza. Un ghigno si fece spazio sul suo volto -Diventi sempre più bella, proprio come tua madre…- sua madre, suo padre…era solo loro la colpa di ciò che stava succedendo a lei e a suo fratello, con quell’incidente spettava a Hilary il compito di pagare i debiti; i suoi genitori erano morti lasciandola da sola a combattere contro se stessa e il suo desiderio di fuggire. -Alla Borg dovrò tenere lontani tutti quei ragazzi che ti si avvicineranno troppo...sai com'è, non devi distrarti-
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter ribattere a quell'affermazione di così cattivo gusto ma dovette trattenersi. Stava dalla sua parte e non poteva permettersi di sbagliare o le conseguenze sarebbero state terribili.
Vorkov mosse qualche passo verso la ragazza facendo riecheggiare il rumore dei suoi pesanti scarponi -Come sai dopo la sconfitta inflittale in Russia la Borg ha cambiato sede e si è trasferita qui in Giappone, sfuggendo alla autorità- incrociò le braccia al petto. Quella ragazzina era l'unica che riusciva a sostenere il suo sguardo tanto a lungo. Riprese a parlare -Il tuo compito è quello di catturare i bit-power dei quattro campioni del mondo e portarceli. Affronterai i Bladebreakers uno per uno-
Uno per uno. Ciò significava che avrebbe dovuto battersi di persona anche con lui. Si chiese se raccogliendo tutto il coraggio esistente sarebbe mai riuscita ad affrontare Kai e il suo Dranzer, rubargli l'Aquila Rossa, ingaggiare una lotta all'ultimo sangue con il ragazzo che amava. All'inizio quel suo insolito carattere l'aveva insospettita, ma poi aveva cominciato a piacerle, così bello, capace, sicuro di sé, misterioso, e standogli vicino aveva finito per innamorarsene. Il pensiero che Kai la potesse odiare per quello che stava per compiere la faceva rabbrividire e piangere di nascosto, rinchiusa nella sua stanza. Dopo l'ultimo campionato mondiale era sparito senza lasciare traccia, ma un anno più tardi si era ripresentato a casa Kinomiya, così come Max e Rei. Più grande, con i capelli un po' più lunghi, più bello, più maturo. E poi i suoi sorrisi...non che li facesse molto spesso ma quando accadeva sentiva sciogliersi dentro, come un cubetto di ghiaccio posto vicino ad una forte fonte di calore. Quando parlava con lui si incantava ad ascoltare la sua voce così calma e dolce allo stesso tempo, così terribilmente sensuale. Sorrise pensando a quei bei momenti che purtroppo non sarebbero più tornati.
-Perché quel sorriso?- chiese l'energumeno vestito di nero.
-Il pensiero di confrontarmi finalmente con loro mi fa sorridere- mentì, non poteva fare altrimenti.
-Sono contento di sentirtelo dire. Comunque non farai tutto da sola, ti aiuteranno dei bladers che ho appositamente selezionato. Sono i migliori della Borg, dopo di te naturalmente-
-Li conosco già?-
-No, per ora. Sono i Black Killer (l'ho inventato nd.me) Takeshi, Jeremy e Carlos, avrai modo di conoscerli e entrare nella squadra-
-Se catturerò i bit-power manterrà la promessa?-
-Certo...sono un uomo di parola. I quattro bit-power in cambio della libertà di tuo fratello-
-E io?-
-Potrai lasciare la Borg, se lo desideri-. Quella era la scelta migliore, la più sofferta ma la migliore. Tentava in tutti i modi di convincersene.
-Ti aspetto domani, così potrai cominciare gli allenamenti-
-Così presto?- non poté fare a meno di manifestare i suoi sentimenti. Non era riuscita a sopportare in silenzio.
-Ci sono problemi?- chiese con il massimo disprezzo e freddezza. Hilary strinse i pugni per farsi forza -No-
Vorkov le gettò un'ultima occhiata prima di andarsene, poi infilò una mano nella tasca della giacca e ne estrasse un portatile. Compose un numero e si portò il telefonino all’orecchio, continuando per la sua strada. Dopo che fu uscito dal grande magazzino, la ragazza, appena quindicenne, rimase immobile al centro del locale in silenzio. Poi cadde sulle ginocchia e scoppiò a piangere.

Draciel e Dragoon si scontravano nel giardino della casa del capitano dei Bladebreakers sfrecciando sul terreno e alzando un gran polverone. Nessuno dei due beyblade sembrava avere il sopravvento sull'altro. Per il prossimo campionato mondiale c'era ancora tempo per prepararsi seriamente e i ragazzi si stavano affrontando a cuor leggero, solo per occupare il tempo divertendosi, anche se mettevano impegno in ciò che facevano. Il professore registrava l'incontro sul suo inseparabile computer, non poteva stargli lontano, quell'aggeggio elettronico era diventato quasi una parte di lui. Rei e Kai invece si limitavano a fare da spettatori, il primo seduto sul portico in legno della palestra, il secondo appoggiato con la schiena al muro che circondava la villa, con la sua solita espressione seria e i suoi bellissimi occhi grigi. La situazione poteva sembrare, all'apparenza, la solita, quella che si ripeteva quasi ogni giorno, eppure mancava qualcosa o meglio qualcuno che animava le giornate, che si metteva a urlare contro Takao, che era causa delle varianti della vita che i ragazzi conducevano da un po' di tempo a quella parte...
Entrambi i beyblade in campo tornarono nelle mani dei rispettivi proprietari. Max si guardò intorno, ripose Draciel in tasca e chiese a quello che fino a qualche momento prima era stato il suo avversario -Takao per caso hai litigato di nuovo con Hilary?-
-No...che io sappia. Perché?-
-Ultimamente mi è sembrata un po' strana, e poi sono giorni che non si fa vedere-
Il capitano non prese molto seriamente quello che gli aveva detto l'amico -Ah, non preoccuparti Max! Prima o poi si rifarà viva!- si sistemò la visiera del cappello all'indietro, come d'abitudine, e si sgranchì le braccia sbadigliando sonoramente -Che ne dite di andare a fare quattro passi?- si diresse verso la porta del giardino senza nemmeno aspettare la risposta sapendo già che gli altri si sarebbero trovati d'accordo con lui e che lo avrebbero seguito. Perfino Kai, che di solito andava da solo sarebbe andato con loro; da quando era tornato dall'amico partecipava più spesso ai discorsi e agli incontri dei suoi compagni, pur mantenendo il suo carattere impassibile e disinteressato, nonostante bisognava ammettere che qualche volta si lasciava andare, e qualche volta si riusciva anche a strappargli una risata sincera.
Andarono a respirare aria pulita nei pressi del fiume, lontano dall'opprimente traffico cittadino. Lo scorrere calmo dell’acqua, il tepore che emanava il sole mattutino che dolcemente batteva sulla terra umida d’autunno disperdevano negli animi una serenità quasi irreale. Quello era il luogo ideale per rilassarsi e lasciare dietro l’angolo i problemi di tutti i giorni, ma a quanto pareva loro non erano stati gli unici a cui era venuta quell'idea...
Li vide in lontananza, avrebbe voluto unirsi a loro ma non poteva più, dal giorno seguente sarebbe stato tutto diverso. Si voltò con l'intenzione di cambiare strada e non incrociarli, ma si sentì chiamare -Hilary!-
Ignorò la chiamata di Takao e continuò a camminare sperando che pensando che lei non li avesse sentiti l'avrebbero lasciata in pace, ma non fu così -Hilary!- ormai l'aveva raggiunta. La ragazza si fermò continuando a dargli le spalle. Cosa gli avrebbe detto?
-Non hai sentito che ti chiamavamo?- le chiese il capitano.
-Si, ho sentito-
-E perché non ti sei fermata? Ci stai forse evitando?-
-Si, vi sto evitando- dalla sua voce era facilmente intuibile che c'era qualcosa di diverso, qualcosa che non andava. La risposta così schietta e fredda colse di sorpresa i cinque ragazzi; non era da lei comportarsi in quel modo, Hilary era una ragazza abituata a parlare alle persone guardandoli negli occhi e non dandogli le spalle.
-Ah...e perché?- esitò nel proporle quella domanda.
-Perché vi sto facendo un favore...tra pochi giorni sarete voi ad evitare me, io vi sto solo risparmiando la fatica di farlo- in fondo non gli stava mentendo. Quando avrebbero scoperto che voleva rubargli i bit-power di certo non l'avrebbero accolta ancora tra loro a braccia aperte.
-E perché ti dovremmo evitare?- quella conversazione stava prendendo una piega assurda e inspiegabile.
-Lo saprete presto- ancora non era pronta a raccontargli la verità su ciò che lei era veramente e su ciò che avrebbe dovuto fare. Sapeva che se lo avesse fatto sarebbe scoppiata a piangere e non voleva che questo accadesse. E non poteva nemmeno rivelargli le cause per cui era costretta ad agire così o Vorkov non glielo avrebbe perdonato e le conseguenze non le avrebbe pagate solo lei...riprese a camminare lasciando i suoi amici, perché per Hilary nonostante dovesse fingere il contrario lo erano ancora, incapaci di capire il suo strano comportamento. Si sentì afferrare per un braccio -Si può sapere che ti prende?-
-Lasciami Takao!- urlò liberandosi dalla sua stretta. Finalmente si voltò verso i Bladebreakers. Passò in rassegna con lo sguardo tutti i componenti della squadra finchè non incontrò quello di Kai. Si fermò su di lui qualche secondo più degli altri poi chiuse gli occhi. Sperava di non provarla ancora. Di non provare ancora l'emozione che gli dava solamente guardarlo, quel brivido che le percorreva tutto il corpo fino a morirle nel cuore che in risposta aumentava il ritmo dei propri battiti. La sua fu una speranza vana...tornò a dargli le spalle -Se posso darvi un consiglio fareste meglio a preoccuparvi per voi e non per me- poi aggiunse -E fatemi un favore: non cercatemi più- prese a correre via per allontanarsi da loro mentre le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi rigandole il viso; per sua fortuna era riuscita a modulare la voce in modo da non sembrare che stesse piangendo.
-Ma cosa le succede? E che significa che faremo meglio a preoccuparci per noi?-
-Io...non lo so Max...davvero non lo so- disse con un'insolita serietà.
-Forse ha un problema-
-E allora perché non ce ne parla, Rei? Dopotutto noi siamo i suoi migliori amici-
-Evidentemente non vuole...-
-O non può- si voltarono tutti verso Kai. -Che intendi con non può?- gli domandò il capitano. Ma il russo non gli rispose, continuava a fissare Hilary mentre si allontanava correndo e si faceva sempre più piccola.
Quella stessa sera nel suo letto ripensava a ciò che era accaduto nel pomeriggio. Era stata brava a non piangere in loro presenza, in fondo aveva dovuto solo recitare la sua parte e lei era abituata a fingere. I giorni che sarebbero venuti sarebbero stati i più difficili perché li avrebbe vissuti alla Borg, dove non poteva permettersi di sbagliare...

Quell'ufficio le era purtroppo familiare, quando ci entrava sentiva brividi gelidi attraversarle la schiena. Non era cambiato nulla dall'ultima volta. La solita scrivania, la solita poltrona dietro di essa, su cui sedeva la solita persona che lei tanto disprezzava. Vorkov poggiò i gomiti sul tavolo dal deprimente colore marrone sbiadito, lo stesso delle pareti e si sporse in avanti -Ben tornata alla Borg Hilary- un ghigno perfido si dipinse sul suo volto -Oggi ricomincerai ad allenarti...ho conservato questo per te- le mostrò un cofanetto nero provvisto di un lucchetto. Aprì uno dei due cassetti del banco e ne estrasse una chiave con cui schiuse il piccolo scrigno. Al suo interno su un cuscinetto rosso sangue era poggiato un beyblade viola acceso con al centro un bit che rifletteva la luce che filtrava dalla finestra, come uno specchio. La ragazza lo prese in mano, era contenta di poterlo finalmente riavere, le era mancato molto durante la sua assenza dall'organizzazione...anche se riaverlo significava usarlo contro di loro. Sentì una fitta provenire dal suo cuore, una fitta che le provocava molto dolore; provò a calmarsi. -Ixion- disse infine. Quello era il nome del suo beyblade.
-Già, con lui tornerai ad essere la blader migliore della Borg- si alzò dalla sedia, incrociò le braccia dietro la schiena e si avvicinò a grandi passi verso Hilary -Ma ora vieni, ti presento i tuoi compagni di squadra- le poggiò una mano sulla spalla, ma la ragazza gli lanciò un'occhiata di fuoco. Vorkov la ritrasse subito -Noto con piacere che non hai perso la tua temerarietà. Bene, pensavo che passare il tempo con i quattro campioni del mondo avesse rammollito anche te!-
Come si permetteva di parlare così? Loro erano le persone migliori che avesse mai conosciuto e di certo non meritavano affatto ciò che gli sarebbe accaduto. Pensò di ribattere ma l’immagine di suo fratello rinchiuso in quella prigione sotterranea, buia, isolata le attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno. Era un anno che non lo vedeva e si sentiva terribilmente in colpa per questo, non voleva che pensasse che lei lo aveva abbandonato al suo tragico destino. Si morse il labbro inferiore cercando di reprime le parole che avrebbe voluto urlare contro quell’uomo.
Entrò nella stanza, dove ad attenderli c'erano tre ragazzi, tutti più grandi di uno o due anni rispetto ad Hilary. Vorkov richiamò l'attenzione su di sé -Ragazzi, questa è Hilary, la blader di cui vi ho parlato...- disse indicando la ragazza con un gesto della mano -Vi lascio da soli così avrete l'occasione di conoscervi meglio- e uscì da quell'immensa camera lasciandosi dietro un silenzio inquietante, successivamente rotto da uno dei Black Killer -E così tu saresti Hilary? Ultimamente non si fa che parlare di te qua dentro- esordì il ragazzo biondo, lo spagnolo di nome Carlos.
-Già, dicono che tu sia davvero in gamba, ma non hanno detto che sei anche molto carina-
-Jeremy per favore...è una ragazza! E io non voglio che una ragazza entri nella nostra squadra!- Takeshi guardò la brunetta con un'aria di superiorità scatenando le ire di quest'ultima.
-Se non chiudi quella bocca ti faccio vedere come si diventa maschio in dieci secondi, visto che tu non ci sei riuscito in quanto? Sedici anni?- domandò in modo molto ironico provocando le risa di Carlos e Jeremy -La piccola sa il fatto suo!- Takeshi fulminò con lo sguardo i suoi compagni che smisero immediatamente di ridere, poi si avvicinò alla ragazza con fare minaccioso -Chi credi di essere per parlarmi in questo modo?- la sua espressione non prometteva nulla di buono, così come il tono della sua voce.
-Una blader migliore di te!-
-Allora dimostramelo: se mi batterai entrerai nella squadra, ma se perderai...- un sorriso molto simile ad un ghigno comparve sulla sua faccia -ti farò passare la voglia di fare certe battutine in un modo che credo non ti piacerà molto!- le sussurrò all’orecchio mentre poggiava la sua mano destra sul braccio della quindicenne.
Hilary rimase a fissare gli occhi verde opaco del giapponese poi si liberò dalla sua stretta e senza proferire parola si diresse verso il beyblade stadio al centro della stanza e si mise in posizione aspettando che l’avversario facesse lo stesso. Takeshi si avvicinò all’arena, era sicuro di vincere, non si sarebbe mai fatto battere da una ragazzina sfacciata. Caricò il suo beyblade nero come la notte nel dispositivo di lancio –Vediamo che sai fare, tesoro!-
Intanto qualcuno li osservava grazie alle telecamere piazzate all'interno della Borg -Bene, tutto sta procedendo secondo i piani...-

 

TO BE CONTINUED…

 

Bene, per oggi mi fermo qui (era ora! nd tutti). Nel prossimo chappy Kai sarà molto più partecipe, visto che in questo ha detto solo una battuta!....Ringrazio tutti quelli che leggono (se c'è qualcuno nd, me) e vi prego recensite! Baci!!!!! Ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 2
*** Incontro sotto la pioggia ***


Eccomi

Eccomi tornata all’assalto con questo secondo chappy di questa fantastica fic!!!!!! (fantastica?! Ma che si è bevuta?? nd.tutti). Leggere signori e signore leggere!!! Ma prima vorrei ringraziare tutti quelli che hanno commentato come: Jaly Chan, Kayx_Chan01, Claudia, Julia, Lelli91, Chibichan. Scusate se ho dimenticato qualcuno e vi prego di farmi sapere cosa pensate anche di questo cap!! Ovviamente l’invito è esteso anche agli altri! Ora posso cominciare…

 

Senza amici nessuno sceglierebbe di vivere,

anche se possedesse tutti gli altri beni (Aristotele)

 

Un sasso rimbalzò sulla superficie dell’acqua limpida e fresca prima di andare a fondo; subito dopo fu seguito da un altro che ripetè il percorso di quello precedente. Era il tramonto, il cielo tinto di un colore rossastro veniva a volte coperto da nuvole scure che privavano della vista di un così bello spettacolo. Quei batuffoli di cotone grigio non promettevano niente di buono e anzi preannunciavano l’arrivo più o meno imminente di un violento rovescio di pioggia. Cinque ragazzi sedevano su una delle due sponde del fiume; qualcuno occupato nel lanciare piccole pietre, insolitamente silenzioso; qualcun altro con lo sguardo seguiva il volo rotatorio dei gabbiani che si libravano nell’aria a bassa quota avvertendo anch’essi che in breve tempo sarebbe iniziato a piovere; qualcun altro ancora era perso nei suoi pensieri a riflettere.

-Io non capisco!- Takao si alzò in piedi di scatto facendo sobbalzare i suoi compagni che spostarono l’attenzione su di lui. Gettò in acqua l’ultimo sasso che teneva in mano, quasi con rabbia –Non ha senso!-

-Ti riferisci al comportamento di Hilary?-

-Si Rei…ieri ci ha detto quelle cose e oggi non si è fatta vedere-

-Ha detto che tra pochi giorni saremo noi ad evitare lei- affermò il blader americano ricordando le parole della ragazza. Calò nuovamente un silenzio vuoto tra loro che però sembrava parlare da solo ed esprimere i dubbi, le domande e le incertezze che Hilary aveva sollevato con quella sua, all’apparenza, inspiegabile reazione. Non si era mai comportata così prima di allora; qualche volta quando si arrabbiava con loro capitava che non gli rivolgesse la parola e li evitasse ma non come stava facendo adesso. C’era qualcosa di diverso e di molto più grave…

-Torniamo a casa, si sta facendo tardi-

La cena non fu molto diversa dalle ore appena trascorse. Nessuno aveva voglia di parlare e si sentiva la mancanza di battutine e allegria che caratterizzava la serata a casa Kinomiya. Ognuno fissava il piatto che aveva davanti e senza alzare la testa portava alla bocca il cibo servito sopra di esso con movimenti lenti e ripetitivi, quasi meccanici. Le loro menti erano affollate da ben altro.

-Si può sapere che vi è successo ragazzi? Avete certe facce…-

-Non ci è successo niente, nonno- la risposta piatta e concisa del nipote bastò a far capire all’arzillo vecchietto appassionato di kendo a non insistere troppo; anche se in un clima così teso era facilmente intuibile che qualcosa non andava…

Ma cosa? Camminava per le strade deserte di Tokyo a quell’ora della sera mentre per la testa gli rimbombava sempre la stessa domanda. Non aveva mai visto Hilary comportarsi in quel modo e non poteva fare a meno di chiedersene il motivo. Quando l’aveva conosciuta, due anni prima, le era parsa una ragazzina come tante, magari un po’ più intelligente e carina di altre, ma rientrava nella norma; anche se doveva ammettere che per più volte la squadra era rimasta unita grazie a lei. Nemmeno lui sapeva perché ci pensava, eppure l’incontro con quella ragazza risalente al giorno prima gli aveva lasciato un sapore amaro in bocca…cercava di distrarsi ma con la mente ritornava sempre a lei e al suo comportamento, l’immagine di Hilary gli appariva davanti agli occhi incosciamente, non gli era mai capitata una cosa del genere. Era vero, dopo la sconfitta inflitta alla Borg in Russia, Kai aveva imparata a preoccuparsi anche per i suoi amici e non solo per se stesso, ma mai aveva riflettuto così tanto, e senza trovare risposta per giunta, su un loro problema. Sentì qualcosa di bagnato scivolargli sul viso, alzò lo sguardo al cielo, le stelle non si vedevano e un altra goccia cadde, questa volta sui suoi capelli. Stava cominciando a piovere. Riprese a camminare incurante delle condizioni del tempo, voleva continuare la sua passeggiata e poche gocce di pioggia non glielo avrebbero di certo impedito. Ogni tanto una macchina gli sfrecciava accanto illuminandolo con gli abbaglianti per qualche secondo, lui stringeva gli occhi riducendoli a due fessure per proteggerli dall’improvvisa luce in contrasto con l’oscurità della notte, poi tornava ad immergersi nei suoi pensieri.

 

Era appoggiata al belvedere del parco e ripensava all’incontro contro Takeshi. L’aveva sconfitto, anche se con qualche tentennamento, in fondo era da più di un anno che non prendeva in mano un beyblade, ma sapeva anche che in poco tempo sarebbe tornata nella sua forma ottimale. Con la vittoria avuta sul giapponese era entrata a far parte ufficialmente della squadra dei Black Killer; non che la cosa la rendesse felice anzi…ma quello era l’unico modo per salvare lei e suo fratello. Si sedette a terra poggiando la schiena alla ringhiera. Piegò le gambe al petto e le circondò con le braccia affondando il viso in esse. L’aria che si respirava alla Borg non le piaceva, non le era mai piaciuta, per questo era uscita si sentiva soffocare, come in una prigione di cui qualcuno aveva gettato via la chiave e lei accucciata in un angolo buio della cella cercava un modo per fuggire. Il suono di passi leggeri ma allo stesso tempo sicuri, le fece alzare il volto e vide davanti a sé l’ultima persona che si aspettava di trovare…

-Kai…- sussurrò quasi il suo nome. Si rimise in piedi, cosa ci faceva lui lì?

-Cosa sei venuto a fare qui?- l’insolita freddezza con cui pronunciò la frase fece esitare il russo, non si era mai comportata in modo tanto brusco con lui. Che ricordasse l’aveva sempre trattato con gentilezza, anche le volte in cui sapeva di non meritarlo. La pioggia cominciò a cadere sempre più fitta andando a bagnare i due ragazzi.

-Cosa sei venuto a fare qui?- ripetè alzando il tono di voce e aumentando quindi l’apatia di quella domanda.

-Se ieri ti sei comportata in quel modo con noi deve esserti successo qualcosa di grave-

-E a te cosa importa?-

-Siamo preoccupati per te- normalmente avrebbe risposto che gli altri erano preoccupati per lei, evitando di tirare in ballo se stesso, eppure l’aveva fatto, senza pensarci aveva ammesso a Hilary, ma non solo, anche a lui che quella situazione l’aveva coinvolto molto più di quanto immaginasse; solitamente non si intrometteva troppo in questioni che non lo riguardavano direttamente; allora perché lo aveva detto?

Si trovavano a pochi metri di distanza l’uno dall’altra, in silenzio si guardavano negli occhi sperando forse di riuscire a dare una risposta alle loro domande. In fondo gli occhi sono lo specchio dell’anima e non mentono mai…

-Preoccupati per me? Ma fammi il piacere…- non era facile non far tremare la voce e cercare di mantenere un tono freddo e anzi distaccato.

–E poi mi sembra di essere stata chiara- continuò –Non dovete preoccuparvi per me ma per voi…e soprattutto non dovete cercarmi. A tempo debito saprete ogni cosa- sentimenti contrastanti stavano lottando nella sua mente e ognuno voleva prevalere sull’altro creando una confusione immane. Lei amava Kai, come poteva trattarlo con simile astio? Pensò di andarsene, non avrebbe sopportato ancora a lungo quella situazione. Prese a correre, raggiunse il blader e lo sorpassò, allontanandosi da lui, scappando di nuovo.

Nell’istante in cui Hilary gli passò accanto il russo notò che i suoi occhi erano bagnati. Poteva trattarsi di pioggia dal momento che un temporale si era riversato su di loro, ma lui era pronto a giurare che fosse qualcos’altro…lacrime, lacrime calde provenienti da un cuore caldo.

No, Hilary non era cambiata…

Corse a perdifiato finchè non raggiunse la sede della Borg; ancora un passo e sarebbe caduta a terra sfinita, la pioggia non aveva cessato di venire giù dal cielo, anzi aveva aumentato la propria intensità. Era molto tardi e poteva sentire solo l’eco dei suoi passi rimbombare tra quelle quattro mura, interrotti ogni tanto da brevi e assordanti tuoni. Attraversò l’atrio principale, i capelli bagnati e appiccicati al collo, i vestiti grondanti d’acqua e il cuore che le batteva forte nel petto e non solo per la corsa…aveva incontrato Kai, una parte di lei era stata contenta di averlo visto ma l’altra non avrebbe voluto mai incontralo in simili circostanze. Poggiò una mano alla parete per sostenersi dallo sforzo appena compiuto e posò quella libera sul torace che si alzava e abbassava ad un ritmo insolitamente celere, cercando di riprendere fiato; imboccò uno dei tanti corridoi che conducevano alle camere dei bladers che facevano parte dell’organizzazione e giunse davanti alla porta della sua stanza. Si asciugò il viso con la maglietta ed estrasse dalla tasca una chiave. Stava per inserirla nella serratura quando una voce alle sue spalle la colse di sorpresa.

-Dove sei stata fino adesso?-

-Non credo che la cosa ti riguardi- si voltò verso Takeshi.

-Prima o poi ti farò togliere la voglia di rispondermi in questo modo, sono il capitano della squadra- si avvicinò alla ragazza sbattendo una mano al muro a lato del suo viso sopra la sua spalla.

-E io ti farò togliere dalla faccia quell’aria da strafottente che ti ritrovi, sono la blader migliore della squadra- ribattè a tono. Al giapponese non piacque molto questa sua ultima affermazione e con la mano libera le sollevò il mento costringendola a guardarlo negli occhi –Ascolta dolcezza, anche se sei entrata nei Black Killer ciò non ti dà il diritto di comportati come ti pare…e poi mi hai battuto solo per pura fortuna-

La quindicenne stava per ribattere ma fu preceduta dall’americano –Ma guarda guarda…critichi tanto e poi ci provi tu con lei?-

-Stai zitto Jeremy-

Il blader in questione non lo ascoltò –Dove sei stata di bello piccola Hilary?-

-Dove mi pare- disse, poi aprì la porta e la richiuse immediatamente appena fu entrata nella sua camera. Si appoggiò con la schiena ad essa; quanto odiava quel posto. “In fondo anche loro sono vittime di Vorkov…” pensò mentre scivolava a terra tra il buio della stanza. Affondò il viso tra le mai –Kai…-

 

Si svegliò di soprassalto mettendosi a sedere e si guardò intorno. I suoi compagni dormivano tranquilli sembrava tutto normale eppure c’era qualcosa che non andava. Si era sentito chiamare…o lo aveva solo sognato? Si sdraiò di nuovo provando a riprendere sonno ma non era dell’umore adatto per dormire. Avvertiva una strana sensazione di agitazione e non ne capiva il motivo. Un bagliore accecante inondò la stanza seguito da un boato assordante che fece quasi tremare le pareti, il temporale non era ancora terminato. Gli tornò in mente l’incontro con Hilary di qualche ora prima ma non riusciva a trovare una ragione logica per spiegare il suo strano comportamento. Che nascondesse qualcosa era ovvio…ma cosa? E soprattutto era in qualche modo collegata a loro? Pensieri che lo tennero sveglio fino all’alba quando decise di alzarsi. Ripiegò il futon e lo sistemò in ordine in un angolo della palestra, attento a non far rumore. Uscì in giardino, l’aria era ancora fresca dal momento che il sole non si era ancora alzato ma il cielo era sgombro di nuvole, come se dopo l’acquazzone durato tutta la notte fosse finita l’acqua accumulata nell’atmosfera. Gettò un’occhiata al praticello della casa, l’erba era ancora umida e si poteva respirare un forte odore di terra. Prese dalla tasca il suo fedele Dranzer e lo caricò nel dispositivo di lancio tirandolo a poca distanza da lui. Il beyblade sfrecciava senza esitazione sul terreno eseguendo uno slalom perfetto tra le lattine vuote che usavano i Bladebreakers per allenarsi.

-Mattiniero, eh?-

Il russo alzò lo sguardo. Nonno J era apparso sul portico della palestra con un sorriso allegro dipinto sul volto.

-Non volevo svegliarla, mi dispiace-

-Non ti preoccupare, ero in piedi già da un pezzo! Non riuscivo a dormire-

-Già…nemmeno io…-

-Questa è l’ora migliore per allenarsi, credo che andrò a sferrare un po’ di colpi di spada!- e sparì dietro l’angolo della villa.

Kai tornò a posare l’attenzione sul suo beyblade e continuò ad allenarsi finchè non fece mattina inoltrata.

-Già ti alleni?- gli chiese Rei comparendo dietro di lui. Il blader dell’Aquila Rossa richiamò Dranzer che immediatamente tornò nella mani del suo proprietario –Ieri sera ho incontrato Hilary- quelle parole gli uscirono dalla bocca da sole, non aveva potuto fermarle.

-Dove? E cosa ti ha detto?-

Il blader distolse lo sguardo dell’amico alzandolo al cielo –Ha ribadito ciò che aveva già detto-

Il sedicenne dagli occhi ambrati rimase sorpreso –Nient’altro?-

-No- quasi non gli lasciò il tempo di terminare la frase che subito rispose. Non voleva dirgli la sua impressione sul fatto che stesse piangendo altrimenti avrebbe scatenato una serie di domande da parte del suo interlocutore: Sicuro? Perché? E lui non sapeva colmare quei dubbi.

-Tu credi che…-

Takao uscì in giardino sbadigliando seguito da Max –Che succede?- chiese con la voce ancora impastata di sonno mentre si strofinava gli occhi, interrompendo il discorso iniziato da Rei.

-Ieri sera Kai ha incontrato Hilary-

-Davvero?- fece rivolto al russo. Quest’ultimo ripose a posto il suo beyblade e rientrò in palestra sotto gli sguardi silenziosi dei suoi compagni.

 

-La lunga pausa dal beyblade non sembra aver dato grandi problemi a Hilary, in poco tempo sarà perfettamente in grado di confrontarsi con i Bladebreakers-

-Bene, molto bene- la voce all’altro capo del telefono aveva un tono basso ma soddisfatto –Chiamami quando sarà il momento-

-Certo Signore- Vorkov riattaccò la cornetta e sorrise accondiscendente. Stava facendo un ottimo lavoro o almeno così pensava. Spinse un tasto sulla tastiera del computer e sul monitor gli apparve l’immagine ripresa dalla telecamera piazzata nella sala degli allenamenti. I Black Killer, Hilary inclusa, erano già sul posto. Si alzò dalla sedia dirigendosi dai bladers. Quando entrò in quell’enorme stanza i ragazzi già si stavano allenando; incrociò le braccia la petto e rimase in silenzio ad osservarli, poi volse lo sguardo sulla sua atleta preferita, quel beyblade viola acceso possedeva una forza ed una velocità davvero lodevoli. Sorrise compiaciuto, era sicuro che con lei i suoi piani sarebbero andati in porto.

E mentre Vorkov credeva ormai realizzati i suoi progetti di conquista Hilary pensava ai Bladebreakers. Si chiedeva come avessero preso quel suo strano modo di comportarsi, se avessero tentato di capirne il motivo o avessero lasciato stare. Nemmeno lei sapeva quale delle due opzioni sarebbe stata la migliore…l’unica certezza che aveva era che non doveva pensare sempre a loro. Ma come poteva non farlo? Perfino gli allenamenti che praticava alla Borg glieli ricordava.

Le tornò in mente l’incontro con Kai della sera precedente, i suoi lineamenti, i suoi occhi, la sua voce, la sensazione che aveva provato quando se lo era trovato di fronte, il desiderio di corrergli incontro e abbracciarlo, ma anche quello di fuggire…sospirò mentre l’acqua le scivolava addosso lavando via la fatica della giornata. Chiuse il rubinetto e uscì dalla doccia con solo l’asciugamano avvolto intorno al corpo. Si sedette sul letto gettando uno sguardo alla finestra; se solo avesse potuto spiegargli…

 

TO BE CONTINUED...

 

E anche il secondo capitolo è andato, in pochi giorni spero di riuscire a mandare pure il terzo. Ho un sacco di idee per la testa e non so come farle coincidere tutte!!! Aiuto!!! Beh…aspetto commenti (aspetta e spera! nd.tutti) così magari mi sbrigo a pubblicare il nuovo cap, se non ci metto di più…CIAO!!!!!!!!!!!!  

 

  

    

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Il gioco delle parti ***


La situazione comincia a farsi sempre più interessante…cosa succederà in this chappy

La situazione comincia a farsi sempre più interessante…cosa succederà in this chappy? Non ve lo dico (eh eh eh nd.me molto sadica). Va buò, siccome sono buona (eeeeeeeeeee nd.tutti) ve lo dico…leggete please! Questa volta i ringraziamenti l’ho messi alla fine!

 

Ho superato quelle mura con le ali leggere dell’amore,

poiché no v’è ostacolo di pietra che possa arrestare il passo dell’amore,

e tutto quel che amore può fare,

subito trova il coraggio di tentarlo (William Shakespeare)

 

Era trascorsa una settimana da quando Hilary era tornata ufficialmente a far parte della Borg. Durante quei sette giorni aveva dovuto dedicarsi intensamente agli allenamenti cui veniva sottoposta. Erano terribilmente pesanti, non le lasciavano tregua, e ogni sera crollava addormentata sul suo letto, con le braccia e le gambe indolenzite.

Una settimana, era da una settimana che non li vedeva…le mancavano tantissimo, le loro battute, la loro allegria, la loro testardaggine, le mancavano perfino le litigate con Takao, e poi Kai…l’ultima volta che lo aveva incontrato lo aveva lasciato sotto la pioggia mentre lei scappava; perché si era innamorata di lui? Così tutto diventava più complicato. Lei sapeva di non poter vivere senza averlo accanto, senza incrociare il suo sguardo, senza ascoltare il suono della sua voce. Lo amava, quel suo carattere ambiguo, quel suo atteggiamento, la attiravano in modo irresistibile. Pensava a questo mentre si vestiva. Si guardò allo specchio, aveva un look diverso dal solito, infatti era proprio questo l’effetto che voleva dare: di una Hilary diversa da quella che i Bladebreakers avevano sempre creduto. Indossava una maglietta smanicata viola acceso che le risaltava le curve e le lasciava scoperta la pancia, un paio di pantaloni lunghi, neri, abbastanza morbidi con due tasche ai lati esterni delle cosce, gli anfibi anch’essi neri e dei guanti senza dita dello stesso colore della maglietta. Sul letto erano gettati i suoi vecchi abiti, la gonna bianca e la maglia rosa; pensò che probabilmente non li avrebbe più rimessi. Li piegò con cura e li sistemò dentro un cassetto. Uscì dalla stanza e si diresse verso l’ufficio di Vorkov. Si fermò davanti la porta, quanto l’aveva odiata e quanto l’odiava ancora, fece un gran respiro per raccogliere aria nei polmoni ma anche il coraggio per andare avanti –Forza Hilary, si entra in scena- disse, e con queste parole varcò la soglia della stanza. Si avvicinò alla scrivania, l’uomo intento a guardare oltre la grande finestra in vetro infrangibile che occupava la maggior parte del muro dietro al banco effettuò mezzo giro in senso antiorario sulla sua padronale poltrona girevole e un sorriso stomachevole si dipinse sul suo volto –Eccoti finalmente, allora sei pronta a incontrare i Bladebreakers?-

-Certo- non lo era affatto.

-Oggi gli darai solo una dimostrazione di quello che sai fare…cattureremo i loro bit-power in data da destinarsi, quando saranno al massimo della loro forza; ci sarà più gusto a batterli!- scoppiò in un’irritante, sadica risata che rimbombò per tutta la stanza. Era talmente preso da se stesso che nemmeno si accorse che la ragazza di fronte a lui lo fissava con il massimo disprezzo.

-Secondo alcuni informatori, in questo momento quei ragazzini sono sulla spiaggia, dato che devo andare da quelle parti ti posso accompagnare io con la macchina-

-Non ce n’è bisogno-

-A me non crea alcun disturbo e tu farai molto prima ad arrivare. Andiamo- il suo tono di voce non ammetteva repliche. Forse non creava disturbo a lui ma a lei si. Meno tempo passava con quell’energumeno e meglio si sentiva.

A metà tragitto Vorkov accostò l’auto a un lato della strada e si chinò su Hilary –Vorkov…- fece spaventata con l’intenzione di fermarlo.

-La cintura, piccola- disse inserendola nell’apposito attacco, poi la guardò negli occhi con un’espressione indecifrabile e tornò a posare le mani sul volante. Si leccò le labbra mentre premeva il piede sulla frizione per rimettere in moto il veicolo. La ragazza avvertì dei brividi gelidi attraversarle la schiena; si sentiva in trappola, avrebbe solamente voluto aprire la portiera di quella macchina e fuggire il più lontano possibile. Stava per farlo ma l’immagine di un bambino che piangeva rinchiuso in una cella buia e umida le fece abbandonare l’idea. Strinse i denti “Non ti abbandonerò fratellino…”

Per fortuna o sfortuna arrivarono a destinazione, da una parte Hilary avrebbe dovuto affrontare faccia a faccia i suoi vecchi amici e recitare , dall’altra avrebbe dovuto passare del tempo ancora con Vorkov e recitare. In ognuno dei due casi non avrebbe potuto essere se stessa. Scese dall’auto dopo aver ricevuto l’augurio di vittoria da parte dell’uomo che era alla guida.

-Ipocrita- bisbigliò a mascelle serrate mentre vide l’auto allontanarsi fino a sparire dalla sua vista. Gettò uno sguardo al mare e numerosi ricordi le tornarono alla mente…era stato in quel posto che aveva visto per la prima volta i bit-power, o meglio aveva finto di vederli per la prima volta. Lei sapeva già come erano fatti essendo in possesso di uno di loro. Se ci pensava tutte le cose che gli aveva fatto credere erano false, tutte…tranne una: l’affetto che li legava, l’amicizia che si era creata tra lei e il resto del gruppo, quella era reale, reale e sincera. Si avvicinò lentamente alla spiaggia, sembrava esitare a ogni passo che muoveva…

 

-Attacca Dragoon!-urlò con la solita serietà e euforia che lo accompagnava in ogni incontro.

-Difenditi Driger!- Rei e Takao stavano disputando un sfida a beyblade. Entrambi erano molto presi dal combattimento sotto gli sguardi attenti dei loro compagni di squadra che assistevano come pubblico. Il professore registrava il match sul suo computer verificando i progressi dei bladers; per il momento nessuno dei due sembrava avere il sopravvento sull’altro, ma proprio quando l’allenamento stava per giungere al termine un beyblade viola fece la sua entrata nel campo di gara.

-Ma cosa…-

-Di chi è questo beyblade?- domandò a voce alta il cinese. K sollevò gli occhi dal portatile spostando l’attenzione sull’arena come se non credesse a ciò che vedeva sul monitor dell’elaboratore elettronico; rimase praticamente a bocca aperta –Non ne ho idea- balbettò confuso.

Ixion partì all’attacco di Dragoon e Driger che colti di sorpresa finirono a terra, ai piedi di Takao e Rei. I ragazzi continuarono a seguire con lo sguardo le mosse del beyblade sconosciuto fin quando non tornò nelle mani della sua legittima proprietaria. L’espressione che si dipinse sui volti dei Bladebreakers sembrava parlare da sola. Non era possibile, Hilary si trovava di fronte a loro a pochi metri di distanza. Si sollevò una leggera brezza che proveniva dal mare e quasi si poteva ascoltare il suono delicato che lasciava nell’aria per quanto fosse diventato silenzioso quel tratto di spiaggia.

-Hilary…- fu il capitano a rompere il ghiaccio per primo –cosa…cosa ci fai qui?-

Aspettò qualche secondo prima di rispondere, incrociò le braccia al petto cercando di assumere un tono di sufficienza –Ma come? Non volevate una spiegazione al mio comportamento?-

-Quel beyblade…è tuo?- domandò il professore con aria sempre più stupita.

-E di chi se no?

-Ma da quanto…- non ebbe il tempo di concludere che fu subito preceduto dalla brunetta –Anni, perché?-

-Come sarebbe a dire anni?!-

-Sarebbe a dire anni- sottolineò l’ultima parola con una rabbia tale da far sussultare i suoi interlocutori.

-Aspetta un attimo…il prof. ha ragione! Come è possibile che tu usi il beyblade da anni? Spiegaci questa storia-

-Sicuri di volerla sapere? Perché credo che non vi piacerà molto!- commentò con un sarcasmo che i bladers non avevano mai conosciuto in lei. Il capitano la guardò negli occhi –Che ti succede?- le chiese preoccupato. La ragazza lasciò andare le braccia lungo i fianchi e si incamminò verso la riva del mare dando le spalle ai suoi vecchi amici. “Vi prego…non odiatemi per questo” strinse i pugni e continuò quella lei reputava una messa in scena –Faccio parte di un’ organizzazione che avete già conosciuto in passato…e che è legata all’infanzia di uno di voi-

Kai sgranò gli occhi –Non ti starai riferendo alla Borg?- gli altri componenti della squadra spostarono l’attenzione su di lui. Nessuno poteva dimenticare ciò che era successo in Russia due anni addietro. Hilary si voltò prima di dire –Esatto- anche se con scarso entusiasmo.

-Cosa? Stai scherzando vero?-

-Mai stata così seria Takao-

-Da quanto?-

-Cinque anni-

-Hilary…non ci stiamo capendo niente! Sei stata con noi per più di un anno!- Max cercava gli sguardi dei suoi compagni in cerca di appoggio. Fu di nuovo il blader dell’Aquila Rossa a prendere la parola –Se quello che hai detto è vero perché io non ti ho mai vista quando per un breve periodo sono tornato dalla loro parte?-

-Perché faceva parte del piano- poi aggiunse –Io al contrario ho sentito molto parlare di te, in pratica ti conoscevo ancora prima di averti visto per la prima volta-

-Quale piano?- domandò Rei sempre più confuso e perplesso.

-Vi ricordate di Vorkov, o come lo chiamo io il “Direttore dei lavori”, vero? Beh vedete, non ha ancora rinunciato ai vostri bit-power e ha tutt’ora di l’intenzione di catturarli…grazie a me-

-Grazie a te?! Vorresti dire che…-

-Ti pregherei di non interrompermi Takao se vuoi sapere il seguito- tutte quelle domande le rendevano la situazione ancora più complicata di quanto non fosse già. Riprese a parlare –E’ stata di Vorkov l’idea di avvicinarvi e farvi guadagnare la mia fiducia. Fingendomi una ragazza come tante che non sapeva nulla riguardo al beyblade avrei potuto tenervi d’occhio senza insospettire nessuno. E così è stato- i Bladebrekears ascoltavano in silenzio le parole che uscivano dalla bocca di Hilary, increduli.

-In questo modo ho avuto la possibilità di imparare le vostre strategie, di cogliere i vostri punti deboli, di sfruttare al meglio la mia potenza e quella del mio beyblade per usarla poi contro di voi e battervi. Perché se sperate di sconfiggermi o riuscire anche solo a difendervi…vi sbagliate di grosso. I vostri bit-power cadranno nelle mani della Borg-

-Io non ci credo, non posso credere che tu…- Takao sembrava molto scosso –che tu per più di un anno sei stata con noi solo per poter spiare tranquillamente le nostre mosse, è assurdo! E tutto quello che abbiamo passato insieme? Le volte in cui abbiamo sconfitto i nostri avversari, quando abbiamo vinto il campionato mondiale…tu sembravi davvero contenta per noi- disse mentre la voce cominciava ad incrinarsi.

-Sono una brava attrice, vero?- sorrise compiaciuta “Altrimenti ora voi non mi credereste…” pensò abbassando lo sguardo “Scusatemi…”

-Dimostrami che quello che hai detto è vero!- le urlò contro lanciandole uno sguardo di pietra.

-E come?-

-Con una sfida a beyblade!-

-Takao ma…- il professore gli posò una mano sulla spalla –Non cercare di fermarmi, voglio vedere se davvero da ora in poi devo considerarla una mia nemica!-

-Come vuoi- estrasse dalla tasca il suo beyblade e si avvicinò al campo di gioco. Il capitano già si era messo in posizione e Hilary fece altrettanto –Mi dispiace per te Takao, ma non riuscirai a battermi!-

Ixion e Dragoon si scagliarono subito all’attacco l’uno contro l’altro con un urto piuttosto violento. Takao non esitò un solo istante a scagliarsi sul beyblade avversario che però riusciva a schivare le sue mosse ad una velocità sorprendente.

-Incredibile…- il professore seguiva l’incontro grazie al suo computer –Il bey di Hilary riesce ad evitare tutti gli attacchi di Dragoon-

-E’ naturale-

K spostò l’attenzione su Rei –Se conosce tutte le sue strategie conoscerà anche il modo per farle fallire-

Hilary invece non sembrava avere grossi problemi, avrebbe potuto mettere fine al combattimento in qualsiasi momento –Metterò subito fine a questo match, almeno non soffrirai troppo!- si morse il labbro inferiore “E non soffrirò troppo nemmeno io”

-Questo è da vedere! Drago Azzurro!- Takao chiamò in causa il suo bit-power che come sempre fece la sua maestosa entrata in scena, mostrandosi in tutta la sua potenza. Il beyblade del capitano si lanciò contro quello della ragazza mettendolo alle strette ma la quindicenne seguì l’esempio di quello che doveva considerare il suo rivale.

-Ixion!- il bit si illuminò di una luce violacea e al suo interno apparve l’animale sacro di Hilary.

I Bladebreakers, Takao incluso, rimasero a fissare la scena a bocca aperta. Il bit-power appena comparso si fiondò contro il Drago Azzurro rivelandosi per ciò che era: uno splendido cavallo con un corno al centro della fronte e provvisto di due ali ricoperte da piume d’angelo. La brunetta guardò il giapponese –Perdonami Takao…- sussurrò mentre stava per sferrare il colpo finale.

Dragoon schizzò fuori dal campo andando a sfiorare a grande velocità la guancia destra del blader sulla quale si aprì un taglio superficiale. Il quindicenne posò una mano sulla ferita che nel frattempo aveva cominciato a bruciare; sentì le dita inumidirsi, le portò sotto gli occhi, erano bagnate di sangue. Si voltò verso il suo beyblade che ora giaceva immobile ai piedi dei suoi compagni di squadra che lo fissavano allibiti. Spostò di nuovo l’attenzione su Hilary, incredulo, senza proferire parola poiché il suo sguardo parlava da solo. Quest’ultima chiuse gli occhi “Non guardarmi così, ti prego”.

-Complimenti!- si congratulò un ragazzo biondo dagli occhi cerulei che avanzava applaudendo, seguito da altri due adolescenti.

-Hai fatto un ottimo lavoro piccola Hilary! Spero che al combattimento ufficiale farai lo stesso!-

-E voi chi siete?- domandò Max ancora scosso da quella situazione.

-I Black Killer, la squadra rappresentante la Borg, io mi chiamo Jeremy, lui è Carlos, e questo musone alla mia sinistra si chiama Takeshi- al giapponese ancora non era andata giù la sconfitta subita contro Hilary.

-Lei invece…- continuò il diciassettenne –beh non ha bisogno di presentazioni, la conoscete già, non è così Bladebreakers?-

-Tu stai con loro, rispondi!- Takao sembrava fuori di sé.

-Si…-

-Vi batterete contro di noi e vi porteremo via i vostri amati bit-power!- spiegò Carlos con un sorriso maligno dipinto sul viso.

-Ragazzi, non mi pare il momento di perdere tempo con loro- sentenziò il capitano dei Black Killer girando i tacchi e cominciando ad allontanarsi, mentre lo spagnolo faceva lo stesso.

-Andiamo piccola Hilary- la esortò l’americano. Alla ragazza non rimase altro da fare che seguire la sua squadra, ma prima di sparire dalla vista dei Bladebreakers venne fermata dalla domanda del professor K –Aspetta un attimo! Perché lo stai facendo?-

La brunetta si bloccò, sentendosi terribilmente in colpa, di nuovo l’immagine di suo fratello, così piccolo e indifeso, nella prigione della Borg le attraversò la mente. Gli lanciò un’occhiata di fuoco che fece indietreggiare lo studioso di beyblade, poi guardò Kai negli occhi “A che cosa starai pensando ora? Che sono una traditrice, una persona insensibile senza scrupoli…non potrei darti torto. Spero solo che un giorno riuscirai a perdonarmi. Addio amore mio…”

 

Takao sfogava la rabbia allenandosi a kendo nella palestra della sua casa, squarciando l’aria a tempi regolari con la spada di bambù. Ripensava all’incontro contro Hilary di quel pomeriggio e ogni volta aumentava la forza che imprimeva alla mazza quando sferrava i colpi. Gli altri quattro membri della squadra lo guardavano scaricare la tensione della giornata seduti vicino ad una delle pareti della stanza con la schiena appoggiata ad essa.

-E’ assurdo! Ci ha voltato le spalle senza troppi complimenti! Anzi no mi correggo…per voltarci le spalle avrebbe dovuto prima stare dalla nostra parte, lei invece non c’è mai stata!- sbattè con violenza la punta del bastone sul pavimento e poi lo lasciò cadere a terra.

-Si può sapere perché ve ne state lì in silenzio?- fece urlando ai bladers. Era chiaro che l’arrabbiatura non gli era ancora sbollita.

-Takao io credo che ci deve essere una spiegazione a quello che sta succedendo…- ribattè il professore cercando di far calmare il capitano.

-Certo che c’è! Hilary è sempre stata dalla parte della Borg, ha seguito alla lettera il paino di Vorkov e noi ci siamo fatti fregare come dei polli! Eccotela la spiegazione!- si sedette incrociando braccia e gambe; portò una mano alla guancia destra, sulla ferita ora coperta da una piccola benda, se ci premeva sopra gli faceva ancora male.

-Forse Takao non ha tutti i torti-

-Anche tu la pensi come lui, Max?-

-Non lo so…- scosse la testa. Rei si alzò in piedi –Bisognerebbe scoprirlo-

-E come pensi di fare?- gli domandò il biondino.

-Non ne ho idea- sospirò demoralizzato. Anche Kai, sebbene rimanesse in silenzio ripensava a quello che era accaduto nel pomeriggio. E più ci si soffermava a riflettere più si convinceva che c’era qualcosa che non andava. Hilary aveva battuto Takao, e questo stava a significare che con il beyblade ci sapeva fare e che probabilmente si era allenata alla Borg ma…il suo sguardo…mentre sferrava l’attacco vincente contro il capitano i suoi occhi erano carichi di tristezza, non si sbagliava. E se aggiungeva quando l’aveva incontrata al parco una settimana prima, la loro conversazione, quando era scappata piangendo…

-Forse c’è un modo per saperlo- pronunciò interrompendo il silenzio creatosi tra i ragazzi.

 

TO BE CONTINUED…

 

Finisco qui così vi lascio sulle spine! (cattiva!!! nd.tutti) eh eh eh se volete il seguito commentate!!! (questo si chiama ricatto! nd.tutti) (lo so! nd.me). Beh, vi lascio ma prima i ringraziamenti: Kayx_chan01, Jaly Chan, Chibichan, Lelli91 .Grazie per aver letto ed espresso la vostra opinione!! Continuate così, ho bisogno di sostegno morale! (e psicologico nd.tutti).  Alla prossima!!!!!

  

   

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Capitolo 4
*** La verità nascosta (prima parte) ***


Già sono arrivata al quarto cap

Già sono arrivata al quarto cap!!!!!!! Come sempre ringrazio chi ha commentato!!!!!! Sono contenta, contenta, contenta, contenta, contenta, conten…(abbiamo capito!!!!!!! nd.tutti). Ehm…tornando alla fic (che è meglio! nd.tutti) (Ehi, quella battuta era mia! nd. puffo quattrocchi) ^_______^ dicevo…tornando alla fic: scommetto che siete curiosi di sapere l’idea di Kai! (se lo dici tu nd.tutti) allora 3 2 1…buon anno!! (oddio oggi non ci sto con la testa nd.me) (solo oggi??? nd.tutti)

 

Il vero amore non ha mai conosciuto misura (Sesto Properzio)

 

-Cosa?!- si udì un coro generale provenire dall’interno della palestra di casa Kinomiya. Takao si alzò in piedi allibito squadrando Kai come fosse la prima volta che lo vedesse. Il russo dal canto suo era rimasto impassibile davanti alla reazione, a suo parere esagerata, dei compagni di squadra.

-Sei uscito fuori di testa anche tu?-

-Takao ha ragione, è rischioso, e se qualcuno ti scopre?- anche Rei sembrava della stessa opinione dell’amico.

-Non succederà niente-

-Mi dispiace ma hanno ragione loro- il professore era del tutto contrario ad un simile azzardo. Entrare nella tana del lupo non poteva considerarsi un’azione ragionevole, anzi…far tornare Kai alla Borg sarebbe stato troppo pericoloso, non dovevano lasciarlo andare. Era vero, movendosi all’interno dell’organizzazione avrebbe potuto raccogliere molte informazioni su Hilary e sui piani di Vorkov ma se qualcuno avesse smascherato il suo gioco le conseguenze non sarebbero state tanto piacevoli, per lui e per l’intera squadra. Avrebbe dovuto far finta di essere di nuovo passato dalla loro parte e aver tradito i suoi compagni, ma chi garantiva che tutto sarebbe filato liscio? E chi dava per certo che lo avrebbero accettato ancora alla Borg dopo tutto quello che era successo in Russia? In fondo una delle cause del suo fallimento era proprio lui…

-Mio nonno è ancora il presidente della Borg, non sarà difficile convincerlo a farmi tornare con lui-

-Lì sarai da solo…se ti succedesse qualcosa non potremmo fare niente per aiutarti-

-Ci terremo in contatto, nell’ufficio di Vorkov c’è un computer con accesso alla rete. Mi posso intrufolare lì dopo le undici di sera, quando non c’è più nessuno in giro, e mandare e-mail al portatile del professore-

Il capitano si diresse verso il giardino –Fai come vuoi-

-Ma Takao…-

-Lasciatelo fare, se ha deciso così non cambierà idea- disse rassegnato –Anche se secondo me perderai solo il tuo tempo. Toglimi una curiosità, perché lo fai?-

Nemmeno Kai era sicuro di conoscere la risposta –Perché ho passato anch’io simili momenti- si, forse era quello il motivo –E poi…- per l’ennesima volta l’immagine di Hilary che sconfiggeva Takao, il suo sguardo, gli attraversò la mente.

-E poi?- lo incitò a continuare. Scosse la testa –Niente…-

 

-Spero per lei che sia davvero importante- disse quasi minacciando l’uomo che gli stava accanto.

-Ha detto che è una cosa urgente- spiegò quest’ultimo giustificando l’interruzione della riunione che si stava tenendo tra lui e Vorkov. Il signor Hiwatari si fermò davanti la porta del suo ufficio. Fece andar via il sottoposto ed entrò nella stanza dove ad attenderlo c’era l’ultima persona che si aspettava di trovare dopo il suo tradimento. Si avvicinò alla scrivania in cui quel ragazzo aveva usurpato il posto nell’attesa dell’arrivo del presidente. Hito non mancò di dimostrare la propria stizza verso l’ospite imprevisto, a due anni di distanza ancora non lo aveva perdonato sebbene fosse un suo parente. Lo stesso era valido per Kai che probabilmente avrebbe di gran lunga preferito vedere morta la persona che da piccolo lo aveva fatto tanto soffrire.

-Cosa sei venuto a fare qui nipote?- si guardò bene dal chiamarlo per nome dimostrandogli che non voleva avere confidenza con lui.

-Sai…nonno- gli costò molto pronunciare quell’ultima parola –Ho deciso di tornare alla Borg- pensò di andare dritto al punto senza girare intorno al nocciolo della questione. Il vecchio rimase visibilmente sorpreso dell’ impensabile proposta, cosa lo aveva spinto a cambiare idea dopo così tanto tempo? Lo guardò torvo cercando di carpire la risposta. Kai era diventato molto più forte a beyblade in quei due anni che non lo aveva visto, ed era certo che con lui sarebbe riuscito a far andare in porto i suoi piani di conquista, ma non si fidava…aveva commesso un errore già una volta e non aveva nessuna intenzione di ripeterlo o sarebbe stata la fine per tutta la Borg.

-Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?- gli domandò incrociando le braccia al petto dando l’impressione di essere uno che è sicuro di ciò che vuole. In realtà si sentiva stranamente in soggezione, non conosceva il motivo, ma sapeva che non gli andava affatto di provare una simile sottomissione davanti ad un ragazzino, che per giunta era suo nipote. Il bel russo prese una delle penne che si trovavano sparse sulla scrivania e cominciò a ticchettare con essa sopra al banco, a tempi brevi ma regolari, con un ritmo che il presidente trovava terribilmente snervante.

-Ieri una blader della Borg è venuta a darci una piccola dimostrazione di ciò che è capace di fare con il beyblade…è riuscita a battere Takao, e mi sono reso conto che io al contrario sono stato sempre stato sconfitto da lui- si bloccò per qualche secondo prima di riprendere il discorso –Così ho pensato: se passo dalla parte della Borg anch’io potrei riuscire a vincere…in fondo essere il blader migliore del mondo è ancora il mio grande sogno-

Hito guardava il sedicenne in silenzio con gli occhi puntati in quelli plumbei del nipote. Il ragazzo sorrise compiaciuto, conosceva quell’espressione in suo nonno, era un chiaro segno di resa, stava per cedere e convincersi.

-Hilary…è quella ragazza che ha battuto il capitano dei Bladebreakers, quella che ha seguito alla lettera il piano di Vorkov. Ha fatto finta di far parte della squadra per più di un anno imparando le nostre tecniche e strategie, ecco perché è stata in grado di sconfiggerlo. La conosci vero?-

-Certo che la conosco, è la blader migliore dell’organizzazione…ed è anche molto bella- a quest’ultima affermazione Kai strinse forte nel pugno la biro che aveva in mano. Non sapeva perché ma sentire parlare di lei in questo modo gli dava fastidio, era come se una strana morsa gli stringesse lo stomaco.

-E’ stata brava, vi ha fregato tutti come dei polli!- commentò scoppiando in una sadica risata. Il blader ripensò alle parole che aveva detto Takao a riguardo, erano le stesse.

-E’ davvero in gamba- continuò –Peccato che sia così giovane, se avesse qualche anno di più…- venne interrotto bruscamente da Kai che sbattè con violenza la penna sulla scrivania, quasi con rabbia –Gradirei una risposta!- urlò contro quell’uomo spregevole. Il vecchio si portò una mano sotto al mento –Chi mi dice che non mi tradirai ancora?-

-Lo saprai solo se mi farai tornare alla Borg-

-E va bene. Devo ammettere che mi saresti molto utile, ma ricorda che ti tengo d’occhio…se scopro qualcosa che non mi piace non esiterò a farti marcire nelle mie prigioni, anche se sei mio nipote!-

 

In piedi davanti alla scrivania di Vorkov, Hilary attendeva di sapere ciò che voleva comunicarle quell’uomo. L’aveva convocata nel suo ufficio dicendole che doveva riferirle delle novità. Per quanto potesse importargliene…qualsiasi cosa le avrebbe raccontato per lei non sarebbe cambiato niente, avrebbe continuato a fare quello che le veniva ordinato di fare senza contestare, ogni volta che aveva la tentazione di ribattere l’immagine di suo fratello le appariva davanti agli occhi impedendole di compiere azioni di cui si sarebbe potuta pentire. Il “Direttore dei lavori” in verità non le disse molto, solo che aveva ricevuto delle specifiche disposizioni da parte del presidente della Borg che includevano l’entrata nella squadra dei Black Killer di un nuovo membro.

-Ho voluto che lo incontrassi tu per prima perché…beh, lo conosci già-

La brunetta rimase sorpresa da quest’affermazione, a parte i Bladebreakers e le squadre che avevano partecipato all’ultimo campionato non conosceva altri bladers. Di certo non avrebbe mai potuto pensare che il nuovo componente sarebbe stato proprio lui…

-Vieni pure Kai- disse al ragazzo che comparve sulla soglia della porta dell’ufficio, dietro la quindicenne. Hilary sentì il proprio cuore fermarsi per un lungo, interminabile istante. Sperò con tutta se stessa di aver capito male, e si voltò con molta cautela. Incrociò il suo sguardo, non poteva crederci, non voleva. Come era possibile che lui si trovasse in quel posto? Che cosa era venuto a fare? Cercò di riprendersi –Che cosa ci fa lui qui?- urlò contro Vorkov che le rispose impassibile –Perché non glielo domandi tu? Io ho altre cosa da fare, vi lascio soli- si alzò dalla sedia e avanzò verso la porta del suo studio a grandi passi, poi sparì oltre essa.

Pensò di rompere subito il silenzio che era calato nella stanza –Si può sapere che ci fai tu qui?-

-Quello che ci fai tu-

-Come?- domandò stupita. Kai si avvicinò a lei –Quello che ci fai tu…voglio catturare i bit-power dei Bladebreakers e diventare il blader più forte del mondo- non poteva di certo rivelarle la verità. Hilary scosse la testa –Non ci credo. Sei venuto per controllarmi? Ti hanno mandato gli altri?-

-No, affatto. Non sono venuto per controllarti ma per il motivo che ti ho appena spiegato-

-Tu non tradiresti mai i tuoi compagni-

-E perché no? Tu lo hai fatto- era vero. Lei li aveva traditi, anche se non avrebbe voluto. Ma aveva un motivo valido per comportarsi in quel modo…abbassò lo sguardo e sorpassò il sedicenne uscendo dall’ufficio di Vorkov. Si sentiva terribilmente confusa, Kai era venuto per controllarla o davvero si era schierato con la Borg? Non poteva credere che fosse passato dalla loro parte. Con lui nell’organizzazione avvertiva un senso di sicurezza ma anche di agitazione, non poteva permettergli di rovinarle i suoi progetti, anche se lui era il ragazzo che amava. Tutto questo la rendeva così insicura…come avrebbe potuto farcela, sopportare quel peso che la angustiava da sola?

 

Lesse l’orologio, le undici e mezza. Corse attraverso i corridoi della Borg attento ad evitare le telecamere. Ce ne erano piazzate ovunque, più di quanto ricordasse, e il loro numero aumentava a mano a mano che ci si avvicinava agli ambienti importanti dell’edificio. La sorveglianza non perdonava chi curiosava troppo in giro. Sentì un’eco di passi rimbombare da una parete all’altra; si appiattì al muro in ascolto, in silenzio. Parevano allontanarsi. Rimase immobile fin quando non fu certo di essere da solo, e riprese a camminare lentamente, guardando a destra a sinistra, sapeva si star rischiando molto, ma non gli interessava. Non era la prima volta che si intrufolava di nascosto in un “luogo proibito”. Arrivò davanti la porta dell’ufficio di Vorkov, era chiusa e si poteva aprire solo grazie ad una password. Si fermò a studiare la piccola tastiera elettronica al lato di essa, era realizzata da tasti con numeri e lettere. Poteva creare problemi, non conosceva la combinazione e non c’erano altri modi per entrare; pensò alla persona a cui apparteneva l’ufficio e provò a digitare un nome V-O-R-K-V-O-V, sentì scattare la serratura e un sorriso ironico si dipinse sul suo volto –Babbeo- commentò entrando nella stanza. Si guardò intorno, niente telecamere, evidentemente si pensavano al sicuro. La sua attenzione cadde sul computer sopra la scrivania. Si avvicinò all’elaboratore elettronico e lo accese. Inserì il cavo di connessione alla rete alla presa del telefono e attese qualche minuto, il tempo necessario per accedere ad Internet. Aprì la sua cassetta di posta elettronica e cominciò a scrivere l’ e-mail da spedire ai suoi amici

 

COME PREVISTO SONO RIUSCITO A CONVINCERE MIO NONNO. NON HO ANCORA SCOPERTO NULLA SU HILARY, MA SONO SOLO ALL’INIZIO, NON PREOCCUPATEVI PER ME. KAI.

 

Scorse tutti i tasti con le dita fino a quando si fermò su un pulsante più grande –Invio- disse premendolo. Si preoccupò di rimettere ogni cosa a posto, com’era prima del suo arrivo, e sempre con la massima cautela uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di sé reinserendo l’apertura a combinazione. Stava per tornare nella sua camera ma qualcosa richiamò la sua attenzione; vide Hilary dirigersi verso i sotterranei della Borg.

-Là ci sono le prigioni…-

 

-Ragazzi! Ragazzi!- il professore si precipitò in palestra, spalancando la porta e urlando a gran voce.

-Professore ma sei impazzito? E’ mezzanotte meno un quarto, cosa hai da urlare? Io stavo cercando di dormire…- disse sbadigliando sonoramente.

-Non è il momento di dormire Takao!-

-Rei spiegaglielo tu che la notte è fatta per questo…- biascicò poggiando la testa sulla spalla del blader cinese per sostenersi dalla stanchezza.

-Si, ma tu vedi di non sbavarmi sulla maglietta!- poi si rivolse all’amico in questione –Una volta tanto Takao ha ragione, non dovresti metterti a urlare a quest’ora-

-E’ arrivata un e-mail da Kai- spiegò non dando peso ai rimproveri del sedicenne.

-Davvero?- Rei si alzò in piedi di scatto avvicinandosi al professore che nel frattempo aveva acceso il suo computer. –Ahia!- si lamentò il capitano che essendo stato privato del suo appoggio finì con la faccia spiaccicata sul pavimento. Si tirò su portandosi una mano sulla fronte dolorante –Non potresti alzarti più delicatamente?- chiese con un’espressione arrabbiata dipinta sul volto.

-Allora che dice?- anche Max era curioso di leggere il messaggio. K aprì la cassetta di posta elettronica e lesse la notizia inviatagli dal russo. La situazione sembrava sotto controllo per il momento, gli spedì un e-mail di risposta –E adesso non ci rimane altro da fare che aspettare- concluse chiudendo il portatile. Fu Takao a prendere la parola per primo interrompendo il silenzio che era calato tra  i ragazzi –Non capisco perché lo sta facendo- espresse con una serietà che non era propria al suo carattere.

-Te l’ha spiegato…perché anche lui ha passato momenti simili- ripetè pazientemente l’americano. Il blader del Drago Azzurro si sdraiò supino sul parquet della palestra intrecciando le mani dietro la nuca, con lo sguardo fisso verso il soffitto –Forse è davvero così…-

 

TO BE CONTINUED…

 

Ho finito pure il quarto cap!!!! Tra pochi giorni pubblicherò anche il quinto!! (ma non ci lasci un attimo di tregua??? nd.tutti) A dire il vero devo ancora cominciare a scriverlo ma l’idea in mente ce l’ho quindi…va beh…commentate come sempre, se no lascio la fic così com’è ( che nessuno commenti allora nd.tutti) ( come?!?!?!?! nd.me molto sadica con un coltello da cucina in mano) (che tutti commentino allora! Abbiamo detto questo! nd.tutti) (bene, così va meglio nd.me). CiAoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO!!!!!!!!!!!!!!!!!   

 

 

 

 

    

     

 

 

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Capitolo 5
*** La verità nascosta (seconda parte) ***


Quanto mi piace scrivere questa fic

Quanto mi piace scrivere questa fic!!!!!!! Vediamo, oggi sono in vena di elargizioni, ho una parolina da dire a chi ha commentato (in senso buono, non preoccupatevi! nd.me) allora…Chibichan, Jaly Chan, Kayx_Chan01, Lucy-92, Hiromi91: very very thank’s for your commy!; Lelli91: grazie, comunque io di solito pubblico i cap. dopo le undici di sera (sono un tipo notturno! nd.me) perciò se vuoi commentare per prima devi farlo verso quell’ora…ma se vuoi un consiglio non vale la pena restare alzata così tanto per me!; Julia: che K è stupido sono d’accordissimo con te!!!!! Però la risposta gliel’ ho fatta mandare all’e-mail di Kai, così Vorkov non lo scopre…se lo scopriva per colpa sua lo facevo decapitare in mondovisione!!!!!! Grrrrrrr!!!!! Ok, basta ho finito! (sia ringraziato il cielo! nd.tutti)

 

Ma cosa sarebbe allora questo Amore? Un mortale?

Niente affatto

Ma allora cos’altro è?

Qualcosa di mezzo fra mortale e immortale (Simposio)

 

Appoggiò una mano alla parete, era fredda, umida, desolata, come quel lungo corridoio buio che si trovava a percorrere. I suoi passi risuonavano vuoti tra quelle mura di mattoni prive di finestre, non c’erano contatti con il mondo esterno, quasi non esistesse. Un silenzio inquietante interrotto a ritmi regolari da respiri affannosi, solo questo si percepiva nell’aria. Si fermò, davanti ai suoi occhi si estendeva un’interminabile rampa di scale, e in fondo l’oscurità aumentava. Cinse il suo corpo con le braccia, si gelava in quei sotterranei; scese a passo lento ancora più in profondità, facendo attenzione a dove mettere i piedi, i gradini erano per la maggior parte ricoperti da uno scivoloso strato di muschio. Di nuovo s’incamminò in uno stretto e basso cunicolo, illuminato solo dalla fioca luce delle candele disposte in fila ad una quindicina di metri di distanza l’una dall’altra, poi il passaggio andava ad ingrandirsi dove cominciava la lunga serie di celle, tutte contigue. Si avvicinò ad una di esse, strinse nei pugni due tra le numerose sbarre in ferro che impedivano di accostarsi ulteriormente. Una figura era accucciata in un angolo della prigione, teneva il viso nascosto tra le mani, e se ne stava lì immobile nell’attesa del proprio destino.

-Alex…- sussurrò piano, con gli occhi lucidi. Il bambino alzò la testa.

-Alex…come stai?- il piccolo fece due passi verso la ragazza –Hilary…sei tu? Credevo te ne fossi andata e mi avessi lasciato qui-

-No fratellino, non ti abbandonerò in questo posto- lo rassicurò accarezzandogli i capelli rossicci, ereditati dal padre –Sei cresciuto sai? Sei diventato un ometto- scherzò guardando Alex negli occhi, gli stessi della sorella.

-Davvero mi porterai via di qui?-

-Si…è questione di tempo, tra poco sarà tutto finito-

-Me lo prometti?- chiese tirando su col nasino.

La quindicenne pensò a quello che avrebbe dovuto fare per liberarlo; sorrise amaramente –Te lo prometto-

Sentì una porta sbattere in lontananza. –Sono i guardiani- le spiegò il fratello –Vengono a controllare che non siamo scappati. E’ meglio se vai-

-Sei in gamba, sai?- gli diede un bacio sulla fronte, attraverso le sbarre, era costretta a lasciarlo ancora in quell’orribile posto, ma non sarebbe rimasto lì ancora per molto, avrebbe fatto il possibile per liberarlo. Si allontanò da lui, cercando di non farsi trovare dalla sorveglianza, se l’avessero sorpresa nei sotterranei non avrebbero esitato a sbattere in cella anche lei, era proibito alle persone non autorizzate scendere laggiù. Ma Hilary aveva corso lo stesso quel rischio, voleva far sapere ad Alex che non si era dimenticata di lui e che presto sarebbero tornati insieme. Voleva un gran bene al fratello, era l’unica persona della sua famiglia ancora viva, e poi era così piccolo e indifeso…

Salì di nuovo le scale e si ritrovò al primo livello dell’edificio. Stava per tornare nella propria camera ma una voce dietro di lei la bloccò –Sapevo che avevi un motivo per agire in questo modo-

Rimase come pietrificata. Si voltò lentamente verso il ragazzo che aveva parlato e lo guardò fisso negli occhi.

-Non ho creduto ad una sola parola di quello che ci hai raccontato ieri, sulla spiaggia-

Perché a lui non riusciva a mentire? Perché aveva convinto gli altri ma lui, Kai Hiwatari, no? Eppure conosceva già la risposta –Kai…- non ce la faceva a sopportare tutto da sola, non poteva. Si gettò tra le sue braccia, strinse la maglietta del blader tra le mani e scoppiò a piangere, con la fronte poggiata sul suo petto.

Gli faceva uno strano effetto vederla in quello stato, era sempre stata una ragazza forte, che non si arrendeva di fronte a niente, anche nella situazioni più difficili stringeva i denti e andava avanti, infondeva coraggio alle persone che ne avevano bisogno, ma ora…sembrava così fragile, e si sa, un uomo è debole di fronte alle lacrime di una donna.

La lasciò sfogare, poi le poggiò dolcemente le mani sulle spalle costringendola ad incrociare il suo sguardo con quello del russo –Dimmi che è successo…voglio sapere la verità questa volta-

Hilary annuì e si separò da lui, invitandolo ad entrare nella stanza che la Borg le aveva riservato. Non sapeva da dove cominciare, forse perché neanche lei si ricordava più come era cominciata tutta quella storia; si sedette sul letto mentre Kai si appoggiò al davanzale della finestra, incrociò le braccia al petto attendendo che iniziasse a raccontare.

-I miei genitori avevano contatti con la Borg, credo che lavorassero per l’organizzazione-

-Credi?-

-Si…io non so cosa facessero esattamente, la sera rientravano tardi a casa, io non li vedevo praticamente mai- sospirò –Cinque anni fa poi ci fu quel terribile incidente. La macchina sbandò e finì dritta in un burrone; il violento impatto le fece prendere fuoco e sia mio padre che mia madre persero la vita- il russo la osservava parlare, era strano…la sua voce sembrava così piatta, così priva di emozioni. Era quasi se non le pesasse ricordare quei brutti momenti, quasi non appartenessero alla sua vita ma a quella di qualcun altro.

-Il giorno successivo si presentò tuo nonno alla porta di casa mia-

-Per quanto mi riguarda lui non è un mio parente- disse in tono glaciale. Hilary posò lo sguardo sul blader; aveva dimenticato che anche lui era legato al posto in cui si trovavano, e che anche lui aveva sofferto per questo.

-Mi portò alla Borg dicendo che i miei genitori avevano dei debiti nei suoi confronti, non so quali, e che avrei dovuto saldarli io perché ero figlia loro. Allora ero solo una bambina…mi minacciò dichiarando che se non avessi fatto come voleva avrebbe fatto del male a me e mio fratello-

-Quel bambino…-

-Si chiama Alexsander, ed è il mio fratellino, ha solo nove anni…e negli ultimi cinque è cresciuto qui…lui era troppo piccolo per imparare ad usare il beyblade così lo sbatterono in cella, la sua sorte ora dipende solo da me- si morse il labbro inferiore cercando di reprime le lacrime. Tirò su col naso –Se catturerò i bit-power dei Bladebreakers lasceranno liberi Alex e me, solo per questo devo combattere contro di voi, solo per questo ho seguito alla lettera il piano di Vorkov, ma io non voglio…- disse tra i singhiozzi –Io mi sono davvero affezionata a voi e non voglio rubarvi i bit-power…ma non ho altra scelta- strinse i pugni con rabbia –Ho odiato a lungo i miei genitori per tutto quello che mi è capitato, perché mi avevano lasciato da sola, perché con la loro morte mi avevano consegnato nelle mani di uomini spregevoli, disposti a tutto pur di ottenere ciò che desiderano- Kai si avvicinò alla ragazza e le si sedette accanto, poteva comprendere quello che stava provando. Essere traditi da persone di cui ti fidavi…conosceva bene cosa significasse.

-A volte mi piacerebbe poter fermare il tempo e osservare da lontano quell’istante della mia vita e dire :questo non è reale, non sta succedendo a me. Ma purtroppo non è possibile- si tastò il polso sinistro con le dita dell’altra mano –Sai cos’è questa?- gli chiese mostrandogli una sottile cicatrice segnata sopra di essa –E’ il risultato di tutto quello che mi è successo-

-Stai dicendo che hai provato a toglierti la vita?- domandò stupito e spaventato allo stesso tempo.

-A volte ti sembra la soluzione migliore…-

-Ma non si risolve niente così! Ti rendi conto? E tuo fratello, come avrebbe fatto da solo, non ci hai pensato?-

Abbassò lo sguardo, facendo pentire Kai di aver alzato la voce con lei. Era già sconvolta, non avrebbe dovuto aggredirla in quel modo –Scusami, non volevo urlare-

-No, tu hai ragione…- guardò il russo negli occhi, era contenta di avergli finalmente rivelato la verità. Anche il sedicenne scrutò attraverso quegli occhi castani, li aveva visti sempre allegri, ed ora, così carichi di tristezza gli facevano uno strano effetto, non voleva che Hilary soffrisse ancora.

-Perché non ci hai mai detto niente? Avremmo potuto aiutarti-

-Non potevo, Vorkov l’avrebbe fatta pagare a me e ad Alex-

Kai prese le mani della ragazza e le strinse  nelle sue –Ascolta, possiamo metterci in contatto con gli altri tramite le e-mail-

La blader lo guardava stupita. Il russo la rassicurò –Non preoccuparti, conosco il modo per comunicare con loro senza farmi scoprire, insieme possiamo battere mio nonno e tutta la Borg, e questa volta per sempre-

-Sarebbe bello…ma come facciamo? E’ impossibile!-

-Ti fidi di me?- le domandò. Hilary lo guardò intensamente prima di rispondere –Si…-

-Aspettiamo qualche giorno, Vorkov e mio nonno non devono avere motivo di sospettare- si alzò e si diresse verso la porta aprendola. La ragazza lo raggiunse sulla soglia della stanza –Come pensi di fare?-

-Non lo so, ma lascia fare me, porterò fuori di qui te e tuo fratello, e impedirò che ci vengano portati via i bit-power-

-Kai…- sorrise –grazie-

-Di che?- le chiese, contento di poter finalmente rivedere un segno di spensieratezza sul suo volto.

-Di aver creduto in me…e di avermi ascoltata-

Le posò una mano sulla guancia sorridendole dolcemente –Mi prometti una cosa?-

-Cosa?-

-Non provare a fare più niente che possa farti del male-

-Te lo prometto-

 

Una figura, che aveva assistito da lontano all’ultima parte della scena, si diresse verso l’ufficio di Vorkov, con un’espressione disgustata sulla faccia. Nemmeno lui si fidava di Kai, aveva fatto parte dei Bladebreakers, senza contare che già una volta aveva tradito la Borg, e vederlo uscire dalla camera di Hilary di certo non calmava i suoi dubbi, anzi…non aveva parlato con quel ragazzo da quando era rientrato nell’organizzazione, e non aveva nessuna voglia di farlo.

-Takeshi, dove stai andando?-

-Da Vorkov- rispose secco allo spagnolo. Anche Jeremy comparve dietro di loro –Di un po’…hai visto la piccola Hilary?-

-E’ con Kai…-

-Oh no! La mia piccola Hilary mi tradisce con un altro! Che cosa triste…-

Il capitano continuò per la sua strada, incurante dei discorsi dei suoi compagni. Si fermò davanti ad un’enorme porta. Bussò con molta insistenza finchè non gli venne concesso il permesso di entrare. Si avvicinò alla scrivania e attese che Vorkov terminasse la conversazione che aveva iniziato al telefono. Quando l’uomo riabbassò il ricevitore, alzò lo sguardo sul giapponese scrutandolo attraverso la maschera –Cosa ti ha spinto a venire qui?-

-Ho visto Kai uscire dalla camera di Hilary-

Si alzò in piedi sovrastando il ragazzo in altezza –E con questo che vorresti dire?-

-Solo che non mi fido di lui-

-Non sei l’unico…anche io non mi fido, e perfino Hito Hiwatari non si fida. Tienilo d’occhio. E riferiscimi qualsiasi cosa ti insospettisca-

-Sarà fatto- rispose come un automa risponde al suo costruttore, poi girò i tacchi e senza aggiungere altro uscì dall’ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.

Vorkov si sedette di nuovo sulla sua poltrona violacea, dello stesso nauseante colore dei suoi capelli, e digitò qualcosa sul suo computer, premendo i tasti con rabbia, quasi volesse rompere la tastiera. Mise in funzione tutte le telecamere a circuito chiuso presenti all’interno della Borg –Non ti porterai via la mia piccola e dolce Hilary, moccioso…-

 

Si svegliò nel cuore della notte, guardò l’orologio appeso al muro. Si diresse in cucina, era strano per lui alzarsi alle quattro del mattino, di solito non metteva il naso fuori dalle coperte fino alle undici, ma si sentiva agitato. Aprì il frigorifero, prese il cartone del latte e lo versò in un bicchiere, poi posò gli occhi sulla credenza e decise di accompagnarlo con dei biscotti. Spostò la sedia dal tavolo e si sedette, attento a non far rumore. Inzuppò un dolcetto nel liquido biancastro e lo portò alla bocca, immerso nei suoi pensieri. Quella situazione non gli piaceva per niente.

-Che ci fai in piedi a quest’ora Takao?-

-Max...mi sono svegliato e non riesco più a prendere sonno-

-Anche tu, eh?- il biondino si sedette di fronte all’amico –Beh, vedo che hai trovato un modo per occupare lo stesso il tuo tempo!- scherzò spostando l’attenzione sui biscotti del capitano.

-Allora se non vi dispiace ci uniamo anche noi ad occupare il tempo!-

-Rei! Prof!- i due ragazzi si avvicinarono al tavolo. Terminato lo spuntino notturno un irritante silenzio si impossessò della stanza, ognuno avrebbe voluto dire qualcosa, ma nessuno sapeva come incominciare.

-Allora? Chi parla per primo?- domandò il giapponese stanco della tensione che sentiva crescere ad ogni minuto che passava. Il blader del Drago Azzurro passò in rassegna con lo sguardo i componenti della sua squadra –E va bene, inizio io- disse rassegnato. Appoggiò la schiena alla spalliera della sedia cercando di rilassarsi –Ragazzi, io sono preoccupato per Kai; è vero, nell’e-mail che ci ha mandato ha detto di non preoccuparci per lui, ma questo non basta a farmi stare tranquillo. La Borg è capace di tutto, lo abbiamo sperimentato due anni fa. Senza contare che vuole i nostri bit-power-

-Quello che sta succedendo è assurdo-

-Hai ragione prof! Ma la cosa che non mi va proprio giù è il comportamento di Hilary-

L’americano rivolse l’attenzione al soffitto prima di dichiarare -Kai pensa che ci sia un motivo per cui ha fatto quello che ha fatto-

-Non lo so…fingere per più di un anno di essere nostra amica e poi pugnalarci le spalle così…-

-Io non credo che abbia finto-

-Che intendi Rei?- chiese Takao, probabilmente ancora sconvolto dal tradimento della ragazza.

-Voglio dire- continuò il cinese –è possibile recitare una farsa e fingere di non essere se stessi per così tanto tempo quasi ventiquattr’ ore al giorno?-

Il capitano ripensò ai mesi trascorsi, nel modo di fare della brunetta non aveva mai notato nulla di sospetto, ritornò con la mente alle numerose litigate che aveva avuto con lei, non voleva ammetterlo, ma sotto sotto si divertiva quando accadeva, era un modo come un altro per dimostrargli che gli voleva bene. Sorrise inconsciamente.

-Cos’ hai da sorridere?- Max sembrava alquanto sorpreso della reazione dell’amico.

-Stavo ripensando a quando litigavamo…non gli andava mai bene niente di quello che facevo. Le volte che aveva torto lei, per rifare pace, mi portava sempre i miei dolcetti preferiti con un sorrisino innocente stampato sul viso. Nemmeno io riuscivo a restare arrabbiato con Hilary troppo a lungo-

-Era proprio questo che intendevo- spiegò Rei –Possibile che anche allora stesse fingendo?-

Takao guardò il sedicenne negli occhi ambrati. Sospirò. No, non era possibile… 

 

TO BE CONTINUED…

 

Devo ammettere che quando Hilary rivela la verità a Kai mi stavo per mettere a piangere!!! Che storia triste…va bè, cmq volevo un consiglio: questa fic è incentrata soprattutto su Kai e Hilary, e continuerà ad essere incentrata su di loro, però nel corso della storia vorrei far nascere altre coppie, ma mi servono altre ragazze, voi che dite:

- metto quelle della serie (se si ditemi chi  e con chi);

- metto ragazze nuove che invento io;

- tutte e due le cose;

Avete tutto il tempo di pensarci perché le inserirò nella fic tra un bel po’ di cap, quindi…fatemi sapere! Bacini!!!!!!!! Ciao!!!!!!! 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** 16 agosto 1999 ***


Un nuovo e appassionate (eeeeeeee nd

Un nuovo e appassionate (eeeeeeee nd.tutti) cap. appena sfornato!!!!! La situazione si intriga ancora di più…prima volevo ringraziare tutti quelli che hanno commentato e che mi hanno suggerito un’idea per le coppie. Per ora posso dire solo che la coppia Max-Mariam si farà, ma per le altre devo ancora pensarci! Se vi viene in mente qualche altra cosa proponete, proponete!!! Per quanto riguarda l’altra fic, l’idea di Kayx mi piace, per rispondere a Lelli invece dico solo che scoprirai il perché è morta nel seguito! Anche se non so quando sarà!!! Al momento questa fic mi tiene molto impegnata!!!!

 

Su la soglia di Zeus due giare son poste,

piene l’una di sorti felici, l’altra d’infelici  (Repubblica II)

 

Erano trascorsi già tre giorni da quando Kai era tornato con la Borg, i pesanti allenamenti a cui venivano sottoposti i bladers li sfinivano, e non gli lasciavano un attimo di respiro. Si esercitavano senza sosta per varie ore della giornata e Vorkov sembrava soddisfatto del loro rendimento. Li teneva sotto controllo con le telecamere, li osservava spossarsi seduto comodamente sulla sua poltrona provando un sadico senso di piacere. Ogni tanto capitava che andava a fargli visita di persona, come quella volta; comparve sulla soglia dell’enorme stanza con uno strano sorriso soddisfatto sulla bocca, immobile assisteva all’addestramento dei cinque Black Killer. Ogni membro era impegnato a disputare un combattimento con le potentissime macchine costruite appositamente per loro. Spostò poi l’attenzione su Hilary. Era visibilmente stanca, respirava a fatica, il sudore le bagnava la fronte e i capelli, sebbene fuori la temperatura non superasse i venti gradi quella sala le sembrava un forno, ma non aveva nessuna intenzione di arrendersi, doveva dare l’impressione che tutto procedesse per il meglio, senza far insospettire nessuno, come le aveva detto Kai. Era anche per il fatto che lui si trovava alla Borg che cercava di tenere duro, le dava la forza per andare avanti, e dal momento che conosceva la verità su di lei si sentiva più tranquilla e al sicuro. Sapeva che non l’avrebbe abbandonata.

Vorkov puntò i suoi occhi, coperti dalla maschera, sul profilo della ragazza, nonostante fosse ancora giovane aveva un corpo perfetto. Non sopportava il carattere troppo ribelle che mostrava nei suoi confronti ma doveva riconoscere che fisicamente lo attraeva molto (scusate…vado, vomito e torno! nd.me).

Si avvicinò alla squadra, richiamando l’attenzione su di sé, aveva delle importanti novità da comunicargli –Ragazzi vi annuncio con piacere che la prossima settimana affronterete i Bladebreakers-

Hilary trasalì a quella notizia, non si aspettava che l’incontro sarebbe avvenuto così presto. Sentì qualcuno sfiorarle la mano, si voltò verso di lui, era Kai che per rassicurarla le disse sottovoce –Stasera alle undici davanti alla mia camera, dobbiamo metterci in contatto con il professore-

La quindicenne annuì, non sapeva cosa avesse in mente, ma si fidava. Continuarono gli allenamenti, finchè non venne l’ora di ritirarsi nelle proprie stanze.

Si fece una doccia e attese pazientemente le undici. Uscì dalla camera e si diresse verso quella del russo, che si trovava nel corridoio parallelo al suo –

Sembra di essere in un carcere, solo che lì ti trattano meglio! Hai sentito che ha detto Vorkov prima di andarsene? “Questa sera avete il permesso di uscire”- ricordò imitando l’odioso tono di voce di quell’uomo –Avete il permesso?! Che dovremo fare, ringraziarlo di questa concessione forse?-

Il russo la guardò divertito –Forse lui crede di si-

-Quanto non lo sopporto- annunciò sconsolata interessandosi al numero sulla porta della stanza del blader.

-Diciasette…è un numero affascinante non trovi? Fortuna che non sono superstizioso, scommetto che Vorkov l’ha fatto apposta a sistemarmi qui!-

-Stavi cercando di fare una battuta di spirito?- domandò la brunetta col sorriso sulle labbra. Era contenta di averlo accanto.

-Ci ho provato-

-La prossima volta andrà meglio!- scherzò trattenendo a stento una risata.

-E’ bello vederti ridere- si stupì lui stesso di quelle parole, gli erano nate dal profondo del cuore e non aveva potuto reprimerle. Ma era la verità, finalmente la vedeva di nuovo allegra.

-Si…era da tanto che non lo facevo- alzò lo sguardo sul sedicenne e incrociò i suoi occhi. Il cuore le batteva così forte che temeva che anche Kai lo potesse sentire. Non riuscì a frenare l’imbarazzo e le sue gote si colorarono di un vivace rossore. Si voltò dall’altra parte dandogli le spalle –Senti ma…se questa sera abbiamo il permesso di uscire non è meglio se andiamo direttamente da loro?- domandò cercando di cambiare discorso.

-Non sarebbe prudente, non si fidano di me e mi tengono d’occhio, sono sicuro che se uscissimo ci farebbero seguire-

La blader annuì, forse non aveva tutti i torti. Si avviarono silenziosamente verso l’ufficio di Vorkov, ma prima che potessero avvicinarsi oltre furono bloccati da un pesante rumore di passi che andava via via crescendo. Se li avessero scoperti sarebbe stata la fine. Il russo si guardò intorno in cerca di un luogo dove nascondersi –Vieni- prese l’amica per un polso trascinandola dentro ad una specie di sgabuzzino e attendendo che il pericolo passasse.

-Non sapevo che qui alla Borg ci fosse un ripostiglio-

-Non è un ripostiglio- affermò la brunetta accendendo la luce. Il bagliore della lampadina illuminò una rampa di scale che si estendeva davanti agli occhi dei due ragazzi. Esitò prima di mettere piede sul primo gradino.

-Aspetta Hilary, dove vai?-

Continuò a scendere imperterrita facendo scorrere la sua mano sulla ringhiera della gradinata, seguita da Kai –Strano- commentò –Non c’è un granello di polvere su questo corrimano- solitamente gli stanzini non venivano puliti tanto spesso.

Quando arrivarono in fondo si ritrovarono in una stanza dalle dimensioni notevoli dove al centro era parcheggiata una Suzuki bianca, abbozzata sulla parte destra del cofano –Cosa ci fa una macchina qui?-

Colpito dall’insolito silenzio della ragazza spostò l’attenzione su di lei. Era rimasta immobile, quasi paralizzata, con lo sguardo fisso sull’automobile, sembrava caduta in uno stato di trance. Mosse qualche passo in direzione del  veicolo, ci girò intorno senza mai staccargli gli occhi di dosso, lasciando il sedicenne incapace di comprendere quella sua strana reazione.

-Questa…- disse –questa era la macchina dei miei genitori-

-Cosa?!-

-Si…-

-Ma mi avevi detto che era finita in un burrone e che aveva preso fuoco- dichiarò ricordando ciò che gli aveva raccontato.

-Infatti…non dovrebbe esserci rimasto niente. E poi cosa ci fa qui?-

-Sei sicura che era la loro? Magari le somiglia-

-La targa…- si accucciò vicino alla placca di metallo posta sul retro della vettura, su cui erano incisi dei numeri e delle lettere –E’ la stessa di quella della loro macchina…questa era la loro macchina!- si alzò in piedi di scatto.

-Ma non ha senso-

-Lo so…ma è così- si portò le mano tra i capelli castani. Dopo un breve silenzio si pronunciò –Kai puoi dire al professore di raccogliere più informazioni possibili sull’incidente del 16 agosto 1999? Questa storia non mi convince per niente-

Il russo scosse la testa in segno di affermazione –D’accordo-

 

-Un’ e-mail!- il professor K urlò a squarciagola, interrompendo la quiete che si poteva respirare in casa sua. Scese di corsa le scale, infilò le scarpe e attraversò come un razzo il ristorante sotto la sua abitazione -Ciao, ci vediamo domani!-

-Come sarebbe a dire ci vediamo domani? Dove vai? Sono le undici passate!-

-Non preoccuparti mamma, vado da Takao, è una cosa importante!- spalancò la porta e senza voltarsi indietro si precipitò a villa Kinomiya. La temperatura era scesa a quindici gradi, i grigi nuvoloni di gennaio coprivano il cielo rendendo la luna e le stelle invisibili. In cinque minuti raggiunse la sua meta.

–Ragazzi!- entrò in palestra accedendo la luce.

-Professore, ma dico, sei completamente impazzito?-

-E perché?- domandò ingenuamente.

-Ti scapicolli a casa mia alle undici e mezza di notte senza che nessuno ti abbia invitato, interrompi il mio bellissimo sogno, e mi chiedi perché?-

-Perché, cosa stavi sognando?- chiese Max sbadigliando seguito da un assonnato Rei.

-Stavo sognando che mi risvegliavo in uno splendido albergo delle Hawaii e che una cameriera mi portava la colazione a letto…-

-E questo per te è un bellissimo sogno?- Rei sembrava alquanto stupito.

-Si se calcoli che la cameriera era Jennifer Lopez-

-Ah…- fecero i due bladers in coro, ormai completamente svegli.

-Allora prof. cosa c’è di tanto importante?-

L’amico aprì il suo computer portatile –E’ arrivata un’ e-mail da Kai!-

-E non potevi aspettare domani mattina?-

-No Takao- mostrò il messaggio ai compagni. Era rimasto piuttosto sorpreso dell’insolita richiesta del russo, non capiva il perchè dovesse raccogliere informazioni su quell’incidente, nell’ e-mail non veniva spiegato il motivo –Pensavo che a voi questa data dicesse qualcosa-

 

Camminava silenziosamente tra i corridoi della Borg, era chiaro che ciò che aveva visto l’aveva scossa. Non gli piaceva percepirla in quella condizione, nei giorni che era stato all’organizzazione aveva visto fin troppe volte quel visino triste e a lui, anche se non conosceva il motivo, dava un gran dispiacere. L’accompagnò fino alla porta della sua camera –Domani controlleremo le informazioni che ci darà K-

-Bene- dichiarò con scarso entusiasmo.

-Sicura che non ti serve niente?-

-Si…scusa Kai ma vorrei rimanere da sola- disse entrando nella sua stanza.

-Ehi piccola…- Hilary si voltò attendendo che continuasse –buonanotte-

-Buonanotte- gli sorrise timidamente.

Aspettò qualche secondo prima di andarsene. Quella situazione lo stava coinvolgendo più di quanto immaginasse e cominciava a sentirsi preoccupato. Non aveva la minima idea di come avrebbe fatto a risolvere la situazione che si era venuta a creare, ma intendeva mantenere la promessa che aveva fatto all’amica, non l’avrebbe abbandonata per nulla al mondo, non l’avrebbe lasciata combattere da sola, lui le sarebbe rimasto accanto. Non voleva più vederla triste…e ogni giorno che passava si rendeva conto di provare un sentimento sempre più forte per quella ragazza, di protezione, di serenità, nemmeno lui era in grado di descriverlo e non sapeva dargli un nome.

-In piedi fino a tardi?- Takeshi gli comparve davanti –Sei stato con Hilary?-

-E allora?-

-Non è che te ne sei innamorato?-

Il russo lo guardò dritto negli occhi –Non sono affari che ti riguardano- pronunciò freddo passandogli accanto.

-Invece si-

Il blader dell’Aquila Rossa si fermò dando le spalle a colui che purtroppo era un suo compagno di squadra. Che intendeva dire?

-Non mi fido per niente di te Hiwatari, ti tengo d’occhio; fai un solo passo falso e sei finito- suonava come una minaccia. Il capitano dei Black Killer incrociò le braccia al petto prima di continuare –Comunque se ancora non lo hai capito Vorkov ha una certa predilezione per Hilary…appartiene a lui e può farci quello che vuole- si sentì afferrare per il colletto della maglietta e venne sbattuto contro il muro –Parla ancora di lei in questo modo e giuro che ti ritroverai a fare il capitano da un letto d’ospedale, sono stato chiaro?- il suo tono di voce era a dir poco furioso.

-Toglimi le mani di dosso!- si divincolò dalla sua stretta. Kai gli lanciò uno sguardo gelido prima di andarsene. Takeshi lo vide scomparire nel buio del corridoio. Si passò una mano dietro al collo –Povero idiota-

Aveva agito d’impulso lo sapeva; sentir parlare di Hilary a quella maniera gli aveva fatto perdere la testa. Ripensò alle parole del giapponese, su una cosa non aveva tutti i torti “Vorkov ha una certa predilezione per Hilary…” nemmeno a lui era sfuggito il modo in cui quell’uomo la guardava…come posava i suoi occhi su di lei, adoranti ma anche maligni. Le sue intenzioni erano facilmente intuibili anche attraverso la maschera. Non avrebbe permesso a nessuno di farle del male…ma un altra frase gli attraversò la mente “Non è che te ne sei innamorato?”. Innamorato? Quei sentimenti di protezione, di felicità nel vederla contenta, possibile che…scosse la testa. Era molto confuso. Non sapeva cosa fosse l’amore, da piccolo non ne aveva ricevuto, sua madre era scomparsa prima che lui potesse imparare a conoscerla, con suo padre non era in buoni rapporti, per non parlare di suo nonno, che l’aveva ingannato così meschinamente. Solo quando incontrò i Bladebreakers cominciò a capire quanto fossero importanti l’affetto e l’amicizia, a battersi per valori per cui prima non si era mai battuto, poi due anni fa arrivò lei…e qualcosa cominciò a cambiare in modo molto più radicale…

 

Il sole era alto nel cielo e non faceva neanche tanto freddo. Mentre il professore se ne stava seduto sul portico del giardino di casa Kinomiya, a ticchettare sul suo computer, immerso nelle ricerche che Kai gli aveva chiesto di svolgere, gli altri Bladebreakers occupavano il loro tempo allenandosi. Non potevano permettersi di farsi trovare impreparati, la Borg sarebbe presto venuta a cercare di strappargli i bit-power. Takao richiamò Dragoon e si sedette a riposare accanto al suo amico che incredibilmente quella volta non si era preoccupato di raccogliere dati sui loro beyblade per cercare di migliorarli, preso da altro; lasciava scorrere lo sguardo sulle numerose pagine che aveva trovato su Internet riguardanti l’incidente, le salvò nella sua cartella e cominciò a leggerne qualcuna.

-O mio dio…-

-Che c’è prof?- domandò il capitano osservando la faccia sconvolta dello studioso.

-Takao, ragazzi…Hilary di cognome fa Tachibana, giusto?-

-Si, perché?-

-Leggete qui- disse serio. Il capitano si avvicinò al monitor del portatile –Il 16 agosto del 1999…incidente sull’autostrada Tokyo-Kawasaki…in un burrone…persero la vita…- smise improvvisamente di parlare.

-Che succede Takao?- chiese Max, non capendo il motivo di quell’interruzione. Il blader guardò negli occhi l’americano poi passò a Rei –Persero la vita i coniugi Ran e Hiroyuki Tachibana…-

 

Accese il computer di Vorkov, come ormai era solito fare da giorni a quell’ora. Aprì la sua cassetta di posta elettronica, c’era un nuovo messaggio da leggere. Ci cliccò due volte sopra con il puntatore del mouse e pagine fitte di parole comparvero sotto i suoi occhi.

-Il prof. ha fatto un ottimo lavoro, come sempre- spostò lo schermo verso Hilary per permetterle di leggere. La ragazza si avvicinò al computer e cominciò a scorrere con lo sguardo le prime righe degli scritti. Le sue iridi castane si spostavano velocemente da sinistra a destra scendendo ogni volta più in basso, finchè non si soffermarono su una frase –C’è qualcosa che non va-

-Cosa?-

-Qui c’è scritto che l’auto sulla quale viaggiavano i miei genitori e che prese fuoco nel violento impatto era una BMW nera targata BC648KG (ho messo una possibile targa italiana, non so se anche in Giappone si usa così! nd.me)…non era la loro macchina e di certo non potevano permettersene una così-

C’era qualcosa che a Kai suonava stranamente familiare –Scusa, puoi ripetere la targa?-

-BC648KG, perché?-

-Non è possibile…quella era la macchina di mio nonno-

La brunetta lo guardò sconcertata –Sicuro? E che ci facevano i miei genitori sulla macchina di tuo nonno?-

-E’ strano…mio nonno era tremendamente geloso di quella macchina, mi ricordo che non la lasciava guidare a nessuno, nemmeno al suo autista- guardò Hilary negli occhi –Deve esserci stato un motivo più che valido perché l’abbia prestata ai tuoi genitori…non l’avrebbe mai fatto altrimenti, non è di certo una persona generosa lui-

 

TO BE CONTINUED...

 

Mi sto impiccando con le mie mani…questa fic sta diventando un giallo!! Non preoccupatevi, nel prossimo cap. si capirà meglio la situazione (beh…l’importante è crederci, no? nd. me). Passando ad altro…secondo voi alla fine della fic Takeshi e gli altri li faccio “convertire” al bene…o no?? Voi che dite?? Sono molto indecisa…

Ciaooooooooooo!!!!!!       

 

    

 

 

 

 

  

         

 

     

 

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Capitolo 7
*** Una scoperta pericolosa ***


La situazione andava a farsi sempre più complicata e sembrava assumere le caratteristiche di un giallo difficile da risolvere

Parte la musica. In questo numero: vedremo come Hilary (ehi! Non stiamo mica a SuperQuark! nd.tutti) (ah, già, scusate! nd.me) (^________^ nd.tutti) dicevo: se volete sapere che c’è scritto leggete!! (va bene cosi? nd.me) (si si va bene va bene nd.tutti con entusiasmo nullo). Ah! Prima che mi dimentico!!! Ho deciso che Rei lo metterò con una ragazza che invento. Beh…poi più in là scoprirete!! (scoprirete che? nd.tutti) (scoprirete che, che cosa? nd.me) (scoprirete che…manca il complemento oggetto nd.tutti) (scoprirete che manca il complemento oggetto?! nd.me) (No, non scoprirete che manca il complemento oggetto!!!!! Manca il complemento oggetto dopo…va beh lasciamo sta se no facciamo notte!!!! nd.tutti)…

 

Getta le reti

dalle rive del tuo cuore  (anonimo)

 

La situazione andava a farsi sempre più complicata e sembrava assumere le caratteristiche di un giallo difficile da risolvere. Aveva sempre cercato di buttarsi il passato dietro le spalle e guardare avanti. Quel che è stato è stato e per brutto o bello che sia non può più tornare; almeno così la pensava. L’infanzia di Hilary non era di certo stata tutta rosa e fiori, i suoi genitori non li vedeva mai, salvo rare eccezioni, e lei trascorreva il tempo con il suo fratellino, si occupava di lui e gli voleva molto bene. Ma è difficile guardare al futuro quando brutti ricordi riaffiorano nel presente…l’unica persona che in quel momento poteva comprendere quello che stava provando era Kai perché poco più di due anni prima anche lui era passato in una simile circostanza.

Stavano per rientrare nelle loro camere ma qualcosa attirò la loro attenzione; un parlare soffuso proveniente da uno dei tanti uffici della Borg, quelle voci, due per la precisione, gli sembravano familiari. Con il minimo rumore si avvicinarono alla porta, leggermente accostata, dalla quale proveniva uno spiraglio di luce che permetteva di vedere cosa stessero facendo le persone all’interno della stanza.

Vorkov era in piedi di fronte alla scrivania sulla quale sedeva Hito Hiwatari –Allora, a che punto siamo?-

-I ragazzi sono perfettamente in grado di affrontare i Bladebreakers-

-Bene…e che mi dici di mio nipote?-

-Mi rimane difficile fidarmi di lui- l’uomo con la mascherina cominciò a camminare avanti e indietro per l’ufficio, simbolo di chiaro nervosismo –Dopo ciò che è successo due anni fa…e poi passa parecchio tempo con Hilary-

Il presidente della Borg si alzò dalla sedia, incrociando le mani dietro la schiena. Quella ragazzina era troppo importante per loro, con lei sarebbero sicuramente riusciti a raggiungere lo scopo di catturare i bit-power dei Bladebreakers, ne era certo –Dobbiamo stare attenti che non scopra mai la verità-

-Si riferisce all’incidente dei suoi genitori?-

-Esatto- il vecchio si diresse alla finestra. Il panorama che si poteva contemplare non era nient’altro che una landa di terra incolta e desolata. La sede dell’organizzazione si trovava appena fuori Tokyo, nella campagna circostante, a pochi chilometri dalla capitale –Cinque anni fa era ancora una bambina, non è stato difficile convincerla a fare quello che volevamo-

Sul volto di Vorkov comparve un ghigno perfido –Già…ha creduto subito alla balla che le abbiamo raccontato. Non sa che in realtà i suoi genitori ci volevano mettere i bastoni fra le ruote e che noi abbiamo pensato bene di farli sparire…- si fermò in mezzo alla stanza –La macchina di quei due infiltrati è ancora qui, vero?-

-Si, è in uno dei seminterrati, è rimasta come allora-

-Fingere il tamponamento per poi prestargli la sua BMW…un piano perfetto. Non potevano immaginare che quell’auto era stata manomessa, superando i novanta chilometri orari i freni avrebbero subito in piccolo disguido tecnico- entrambi scoppiarono in una sadica risata –Prendere una curva a cento chilometri all’ora in autostrada può essere fatale…la macchina è finita in un burrone e ha preso fuoco insieme ai due passeggeri, senza lasciare tracce. E poi dicono che il delitto perfetto non esiste!-

-Mi dispiace quasi…per l’auto ovviamente, mi era costata un occhio della testa!- di nuovo un’irritante, malvagia, risata si sollevò nell’aria.

Cosa c’è di più brutto che la crudele verità schiaffata in faccia? In un attimo può distruggere le tue sicurezze, può bruciare le cose in cui hai sempre creduto, può lasciarti shockato, può infliggerti una ferita difficile da cicatrizzare. Hilary indietreggiò di qualche passo, non poteva credere, non voleva credere, a quello che aveva sentito. L’avevano ingannata per tutto il tempo…in fondo doveva aspettarselo dalla Borg, un’organizzazione criminale senza scrupoli. Si voltò e cominciò a correre per dove non lo sapeva nemmeno lei.

-Hilary!- Kai le andò dietro cercando di calmarla, mentre dentro di sé sentiva crescere una rabbia immensa verso quelle persone, una delle quali era suo nonno. La stavano facendo ancora soffrire…

-Cosa è stato?- Vorkov si precipitò alla porta, spalancandola e scorgendo il blader sparire dietro l’angolo di uno dei corridoi –Signore…credo che abbiamo un problema-

Hito guardò l’uomo con severità –Metti in funzione le telecamere, e attiva l’audio-

 

-Hilary!- riuscì a raggiungere la ragazza e l’afferrò per un polso. Si voltò verso di lui, le lacrime scendevano a fiumi dai suoi occhi –Mi hanno ingannata! Volevano fermare la Borg e loro li hanno uccisi- era chiaramente sconvolta –Dio, mi sento così in colpa…-

-Ma tu non centri niente! Non devi sentirti in colpa-

-Tu non capisci Kai…io ho odiato i miei genitori per quello che pensavo avessero fatto, io ho creduto alle balle di quei due invece di credere in loro…- incrociò lo sguardo del sedicenne –Potevamo avere una vita normale, invece ora non è più possibile- le sue parole erano spezzate dai singhiozzi –Non ce la faccio a sopportare tutto questo da sola…-

Non poteva vederla in quello stato, stava male anche lui sapendo che lei stava soffrendo. Le si avvicinò e la abbracciò dolcemente. Voleva proteggerla, rassicurarla, farle capire che le era vicino –Non sei da sola…ci sono io- disse infine. Hilary chiuse gli occhi smarrendosi nel calore che le trasmetteva Kai, in quelle parole così dolci…

-Troveremo un modo per fermarli-

-E come?-

-Non lo so…ma ci serve aiuto. Dobbiamo andar via di qui, dobbiamo tornare dagli altri-

-E’ una pazzia! Se ci scoprono sono capacissimi di toglierci di mezzo come hanno fatto con i miei genitori-

-Lo so ma dobbiamo tentare. Se combattiamo tutti insieme ce la possiamo fare, credimi-

-Ti credo- gli cinse il collo con le braccia –Ti amo Kai…ti amo da morire…-

 

-Spegni, ho sentito abbastanza- nonostante quello che stava succedendo Hito aveva un tono piuttosto calmo.

-Dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi- Vorkov si precipitò verso la porta dell’ufficio ma venne bloccato dalle parole del presidente della Borg –Fermo! Agiremo domani, per il momento lasciamoli credere che non siamo a conoscenza dei loro piani, si penseranno al sicuro e potremo cogliergli di sorpresa-

L’uomo dai capelli violacei acconsentì, non poteva di certo disubbidire agli ordini del suo superiore, e mentre tornava al suo studio già un piano diabolico si fece spazio nella sua mente malvagia…

 

Bussò alla porta della sua camera, ma non ottenne risposta. Girò la maniglia ed entrò, evidentemente l’aveva dimenticata aperta. La luce del sole filtrava dalla finestra accostata, e batteva delicatamente sul suo letto. Kai si avvicinò senza far rumore e si sedette su di esso, accanto ad Hilary, ancora immersa nel mondo dei sogni. Il suo viso sembrava più tranquillo, era contento che fosse riuscita a riposare, dopo quello che aveva scoperto il giorno prima ne aveva bisogno. I capelli castani ricadevano morbidi sul cuscino, il suo respiro era calmo e regolare, le labbra leggermente schiuse, la carnagione chiara, pensò che fosse davvero molto bella. Le accarezzò dolcemente una guancia, per cercare di svegliarla, cosa che non avvenne. Continuava a dormire tranquilla, senza accorgersi di nulla. Sorrise, sembrava una bambina. Si alzò e si diresse alla finestra, spalancò i vetri facendo entrare un po’ d’aria fresca.

-Mmmh…- aprì gli occhi, sbattendoli un paio di volte, si portò una mano alla bocca sbadigliando sonoramente. Non si accorse della presenza dell’amico finchè non si voltò verso di lui –Kai…cosa ci fai qui?-

-Ero venuto a chiamarti e ho trovato la porta aperta. Devi ricordarti sempre di chiuderla, potrebbe entrare qualcuno-

-Tipo te?- domandò sorridendo.

-Si…ma io intendevo qualcuno che non ha buone intenzioni-

-Quindi tu hai buone intenzioni?-

-Ma certo…io non…- farfugliò imbarazzato.

-Rilassati, stavo scherzando!- si alzò dal letto. Indossava solo una maglietta a maniche lunghe che però le arrivava fino a metà coscia e un paio di calzini di lana con risvolto –Ora però dovrei vestirmi- disse rivolta al russo.

-Ah, certo…esco subito-

Stava per uscire ma venne fermato dalle parole di Hilary –No, resta- il sedicenne la guardò perplesso.

-Voglio dire…puoi rimanere qui se vuoi, tanto io mi vesto in bagno di solito-

-Ah…ok-

La ragazza prese i vestiti ed entrò in bagno. Chiuse la porta a chiave e cominciò a spogliarsi. Fece una breve doccia e indossò gli abiti che usava il giorno. Si stava lavando i denti quando l’assalì la strana sensazione di aver fatto qualcosa che non doveva fare, ma non riusciva a capire cosa. Ripensò alla sera precedente, aveva scoperto la verità sui suoi genitori e insieme a Kai aveva deciso di scappare per raggiungere gli altri…Kai…si bloccò di colpo, con lo spazzolino ancora in bocca e si guardò al piccolo specchio sopra al lavandino. Ripose a posto il setolino senza staccare gli occhi dalla sua immagine riflessa, come in trance –No…non è possibile…- scosse la testa –Non posso avergli detto quelle parole- stentava a crederci. Era talmente sconvolta che gli aveva rivelato i sentimenti che provava, senza pensare alle conseguenze di quel gesto. Non aveva saputo reprimerli ancora dentro di sé. E non ne era nemmeno sicura di averlo fatto, aveva un ricordo sfocato dell’accaduto, confusa per ciò che aveva sentito. Come avrebbe fatto per saperlo con certezza? Non poteva mica andare da lui e domandarglielo direttamente, e poi che gli avrebbe detto? Che si era sbagliata? Continuava a rimuginarci sopra senza giungere ad una conclusione, ma non poteva immaginare che non era l’unica a pensarci…

Doveva ammetterlo, era venuto per un motivo in particolare, la sera precedente non aveva avuto il coraggio di chiederglielo, in fondo era sconvolta. Gli sembrava così strano…in un momento di totale confusione per entrambi lei gli aveva detto che lo amava…perché si sentiva così? Perché gli interessava così tanto sapere se quella era la verità? Ma soprattutto, perché sperava che fosse vero?

Si era limitato a stringerla ancora più forte a sé senza aggiungere niente, quella rivelazione improvvisa lo aveva lasciato senza parole. Si sedette sul letto e perlustrò con gli occhi tutta la stanza. Non era diversa dalla sua, la stessa disposizione dei mobili, lo stesso colore slavato delle pareti, la stessa grandezza…il rumore dello scatto della serratura della porta del bagno lo fece tornare alla realtà. Hilary ne uscì con indosso i vestiti che metteva quando era alla Borg –Scusa…ti ho fatto aspettare molto?- domandò, ancora non era sicura di essersi ripresa del tutto da quello che aveva ricordato.

-No…- le rispose alzandosi e avvicinandosi a lei. Uscirono dalla camera in silenzio. La brunetta chiuse la porta e si voltò verso Kai. Si trovavano faccia a faccia in un corridoio caratterizzato da una quieta quasi sovrannaturale.

-Senti Kai…- esordì mentre il ragazzo contemporaneamente proferiva –Senti Hilary…-

Si guardarono negli occhi –Prima tu- dissero entrambi. Scoppiarono in una nervosa risata, se non fosse stato così imbarazzante sarebbe stato perfino comico.

-Ecco io…- infine fu la blader a parlare per prima –volevo sapere se io…cioè se tu…insomma…quando hai intenzione di andare dagli altri?- niente, non riusciva a chiederglielo. In fondo che cosa aveva da perdere? Ormai…era quasi sicura di avergli rivelato sul serio quello che provava, quindi…il danno era fatto, come si suol dire.

-Non lo so, il più presto possibile credo-

-Ah…-

 

-Mi ha fatto chiamare?-

-Si, vieni pure Takeshi- il sedicenne si avvicinò alla scrivania di Vorkov. Lo aveva convocato per riferirgli una cosa di vitale importanza, per lui. Non potevano lasciare altro tempo a quei due ragazzini, non potevano permettergli di mandare di nuovo a monte i piani di conquista della Borg.

–A quanto pare i nostri sospetti erano fondati. Kai…e Hilary- pronunciò il suo nome con un insolita rabbia –Vogliono scappare da qui e raggiungere gli altri Bladebreakers per metterci i bastoni tra le ruote- il capitano dei Black Killer ascoltava in silenzio ogni singola parola di quell’uomo. Sapeva che non c’era da fidarsi di quei due.

-Noi questo dobbiamo impedire che accada…sistemati loro sarete tu, Carlos e Jeremy a prendere in mano le retini della situazione. Vi allenerete senza sosta, finchè non sarete perfettamente in grado di annientare i Bladebreakers. Potenzieremo i vostri bit-power e una volta imparati a controllarli avrete la vittoria in pugno- ostentava sicurezza da tutti i pori.

-Bene. Cosa devo fare?-

-Per il momento dovrai solo mandarmi Hilary qui…voglio scambiare “due chiacchiere” con lei-

-C’è altro?-

-Si…nel frattempo tieni lontano Romeo dalla sua Giulietta…non so se sono stato chiaro-

-Chiarissimo- rispose mentre un ghigno si faceva spazio sulla sua faccia, poi senza aspettare altro tempo uscì dall’ufficio richiudendo la porta alle sue spalle.

Vorkov si rilassò sulla sua poltrona –E’ finalmente giunto il momento della resa dei conti signorina…- disse scoppiano in una cinica risata.

 

-Tu invece…cosa volevi dirmi?-

-Beh…non era poi così importante- forse era meglio aspettare che questa brutta storia fosse finita, anche se ciò significava attendere ancora per molto, date le circostanze.

-Hilary- Takeshi si intromise nella loro conversazione –Vorkov ti vuole nel suo ufficio- spostò gli occhi sul russo, squadrandolo dalla testa ai piedi –Da sola…- aggiunse glaciale. Hilary guardò il ragazzo che le stava accanto, una sensazione di paura si impossessò di lei. Cosa voleva ancora quell’uomo? La stessa sensazione che colpì anche Kai. Non voleva più vederla soffrire…

La brunetta si fece coraggio e andò, lasciando i due ragazzi da soli.

 

TO BE CONTINUED…

 

Vi lascio sulle spine (ih ih ih quanto sono cattiva! nd.me) (vantatene! nd.tutti) che succederà nel prossimo capitolo?? Voi che dite?? Io vi dico solo cha dal prossimo chappy in poi la fic comincerà a diventare stracarica di emozioni, UN INTRIGO DI SENTIMENTI, RELAZIONI, AMORE, ODIO, AMICIZIA, RABBIA, ANGOSCIA, VENDETTA, E POI ANCORA… (chiamate il 118 e ditegli di mandare un’ambulanza con la camicia di forza, questa è andata!!!! nd.tutti) si si si!!!

(Vuoi dire ancora qualcosa? nd.tutti) (si, leggete e commentate in tanti! nd.me) (bene, ora portatela via!! nd.tutti)

Bye……..

 

 

 

 

 

 

 

 

      

   

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Capitolo 8
*** Fuga dalla Borg ***


Ottavo cap

Ottavo cap!!! Iniziamo subito!!! (veramente io avrei una cosa da dire nd.Hilary) (sarebbe? nd.me) (ho letto il cap, si può sapere perché io vengo quasi…nd.Hilary con la bocca tappata dalla mano dell’autrice) (zitta! Non puoi rivelare i fatti in anteprima e tanto meno criticarli!! nd.me) (si ma…nd.Hilary) (niente ma!!!!! nd.me che si comincia a surriscaldare) (scusa, ma devi dare la possibilità di ribattere nd.Kai) (e figurati se non eri d’accordo con lei! nd.me) (che vuoi dire?? nd.Kai) (andiamo! Secondo te non si è capito che sei innamorato cotto di Hilary??? nd.me) (ma…ma…^/////^ nd.Kai e Hilary) (anche io ho qualcosa da ridire: perché nel cap. precedente io non compaio? nd.Takao) (e nemmeno noi, non è giusto!!!!!! nd.Max, Rei e il prof.) (BASTA!!!! ZITTI TUTTI!!!!!! QUI IL CAPO SONO IO E COMANDO IO!!!!!CHIARO?????!!!!! COSì è SCRITTO E COSì SARà!!!! nd.me) (ok ok…nd.Takao, Max, Rei, Kai, Hilary e il prof. molto molto spaventati).

 

Solo due cose sono infinite:

l’universo e la stupidità umana

e non sono nemmeno sicuro del primo (Einstein)

 

-Cosa vuole Vorkov da Hilary?-

Alzò le spalle –Ma…non saprei- irritando molto il ragazzo che gli stava di fronte. Il russo guardò il capitano dei Black Killer dritto negli occhi –Io credo di si-

-Vuole scambiarci solo due chiacchiere…magari riguardo ad un certo vostro progetto di fuggire da qui per raggiungere i vostri cari amichetti a cui chiedere aiuto-

-Come lo sai?-

-La domanda esatta sarebbe: come lo sa Vorkov? Semplice…ti sei forse dimenticato che qui alla Borg ci sono telecamere piazzate ovunque?-

Il blader abbassò lo sguardo –Accidenti- sibilò tra i denti.

-Cose che capitano quando si è troppo presi da altro- disse provocandolo con tono allusivo.

-In ogni modo- continuò –non vorrei essere nei panni di Hilary in questo momento- le sue parole fecero trasalire Kai, colto da una spiacevole sensazione. Non poteva lasciarla da sola con quell’uomo. Si mosse verso l’ufficio ma fu bloccato da Takeshi che gli si piazzò davanti –No, no, no. Tu non vai da nessuna parte amico!-

-Lasciami passare!-

Estrasse dalla tasca un beyblade nero come la notte e lo caricò nel dispositivo di lancio, puntandolo verso l’avversario in segno di sfida –Solo se riuscirai a battermi!-

 

Si fermò davanti all’ufficio. Cosa voleva ancora quell’uomo? Kai non era accanto a lei, si sentiva da sola e aveva paura, come ogni volta che si era trovata in una simile circostanza, del resto. Eppure quella volta era diverso, sentiva che c’era qualcosa che non andava, qualcosa di brutto, una sensazione spiacevole attraversava il suo corpo, come un brivido gelido, e il suo istinto raramente sbagliava. Il suo sesto senso non l’aveva mai tradita…già, allora come aveva fatto a non accorgersi, cinque anni prima, della balla che gli avevano raccontato sui suoi genitori? Più ci pensava e più si rendeva conto che avrebbe dovuto leggerglielo negli occhi che mentivano. Si vedeva lontano un miglio…ma allora era solo una bambina. Un giorno si sarebbe vendicata di tutto il male che gli avevano procurato, si sarebbe vendicata per averle distrutto la sua famiglia, per averle rovinato la sua infanzia, e insieme a suo fratello sarebbe tornata ad essere felice.

Inspirò profondamente, raccogliendo il coraggio per andare avanti. Era vero, Kai non si trovava con lei in quel momento, ma si fidava di lui, lo amava, e gli credeva quando diceva che avrebbero posto fine a quella drammatica storia. Varcò la soglia della stanza, con il cuore in gola. Vorkov era seduto come suo solito su quell’odiosa poltrona, immerso in un inconsueto silenzio. Sollevò lo sguardo sulla ragazza e si tolse la maschera che aveva sugli occhi, posandola sulla scrivania. Si alzò, lentamente, avvicinandosi alla blader, squadrandola dalla testa ai piedi, come fosse la prima volta che la vedeva. Hilary si sentiva terribilmente in soggezione, avrebbe tanto voluto fuggire, ma allora perché non lo faceva? Le sue gambe erano come paralizzate, quasi non riusciva a muoversi. L’uomo cominciò a parlare, girandole intorno –Mi sono giunte notizie allarmanti sul tuo conto e che non mi piacciono per niente- le poggiò le mani sulle spalle –Il problema è che queste notizie sono arrivate direttamente dalla fonte, quindi possono essere solo che vere- strinse ancora di più la presa, facendole male di proposito e avvicinandosi al suo orecchio. Sentiva il fiato di Vorkov sul collo. Chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore, pregando che quello fosse solo un brutto sogno –E così tu e il signorino Hiwatari volete andare vai da qui per chiedere aiuto ai vostri patetici amichetti…-

La quindicenne si liberò dalla presa voltandosi verso quell’uomo –Come lo sa?- riuscì a dire in preda al panico.

-Telecamere, ricordi?- fece ironico. Gli piaceva leggere la paura negli occhi delle persone e in quelli di Hilary ce n’era decisamente tanta. Avanzò verso la ragazza laddove lei indietreggiava cercando di mantenere le distanze, ma andò a sbattere contro il muro. Trasalì, era in trappola. Vorkov l’afferrò per le braccia, impedendole di muoversi –Questo non me lo sarei mai aspettato da te…ma in fondo non mi stupisce più di tanto dato le compagnie che frequenti!- si stava ovviamente riferendo a Kai.

-Mi dispiace, ma meriti una punizione per questo- le accarezzò la guancia mentre sul suo viso compariva un sorriso perverso. Voltò la testa dall’altra parte tentando di divincolarsi dalla stretta ma senza risultati –Che vuoi fare?-

-Te l’ho detto, credo proprio che ti sbatterò nelle prigioni, ma prima…voglio divertirmi un po’ con te- prese una ciocca di capelli castani tra le dita portandosela al naso e annusandone il profumo. Poi si avvicinò al suo collo cominciando a baciarglielo mentre Hilary cercava in tutti i modi di liberarsi da quell’incubo –Fermo, lasciami!- urlò. Ma L’uomo non la ascoltava, continuava imperterrito –Su, non fare la difficile…fai la puttana con il tuo amichetto, e non puoi farla anche con me?- (scusate la volgarità di questa frase nd.me) disse mentre insinuava la sua mano sotto la maglietta della ragazza.

-Mollami, lasciami! Mi fai schifo!- lo spintonò lontano da lei. Non aveva la forza sufficiente per reagire, l’uomo la sovrastava sia in peso che in altezza. Si sentiva terribilmente spaventata, non sapeva che fare.

-Ma come? Credevo che noi due fossimo amici! Queste tue parole mi feriscono- amici? Come si può essere amici di un essere così malvagio e ripugnante? Rimase in silenzio, aveva paura di aggravare ancora di più la situazione.

-Se la metti così…- si avvicinò alla scrivania, aprendo uno dei due cassetti e cercando furiosamente qualcosa al suo interno. Hilary si guardò intorno, e la sua attenzione si posò sulla porta. Approfittando della situazione corse verso di essa cercando di aprirla. Provò a forzare la maniglia, ma con scarsi risultati –Mi spiace, ma è chiusa- tornò a voltarsi verso Vorkov –L’ho bloccata appena sei entrata. Non ti lascio scappare così facilmente- estrasse dal cassetto quello che cercava e si avvicinò alla blader.

-Cos’è?- chiese spaventata vedendo che teneva in mano una siringa con dentro un liquido semitrasparente.

-Solo una cosa per renderti un pochino più docile, mia piccola e dolce Hilary…-

Era in trappola, questa volta non se la sarebbe cavata. Rimase paralizzata davanti a ciò che le stava accadendo, mentre quell’uomo le si avvicinava sempre di più –Kai!-

 

Una strana sensazione s’impossessò di lui. Hilary era in pericolo, lo sentiva. Non poteva perdere altro tempo, doveva andare da lei e portarla via da lì. Non poteva permettere che qualcuno le facesse del male, lei era tutto per lui…era troppo importante. Alzò lo sguardo sul suo avversario, doveva mettere termine al più presto all’incontro –Dranzer finiscilo!- urlò invocando la potenza del suo bit-power. Takeshi non ebbe nemmeno il tempo di chiamare in campo il suo animale sacro che già il beyblade nero venne scaraventato addosso al muro e si fermò scivolando a terra. Il capitano dei Black Killer rimase letteralmente di sasso, il blader avversario aveva tirato fuori una forza enorme all’improvviso, sorprendendolo.

Il russo riprese Dranzer e corse verso l’ufficio di Vorkov, lasciando il giapponese immobile, al centro del corridoio, senza proferire parola, ancora incredulo per l’accaduto.

Kai raggiunse l’enorme porta di ferro e provò ad aprirla, ma era bloccata, chiusa con la combinazione che lui fortunatamente conosceva fin troppo bene. Digitò il codice sulla tastiera e varcò l’entrata della stanza. Vorkov teneva Hilary per un braccio impedendole di muoversi.

-Lasciala andare!- si precipitò sull’uomo sferrandogli un pugno in piena faccia e facendolo cadere a terra (si, picchialo, uccidilo!!!! Ehm…scusate, mi sono fatta trasportare! nd.me).

-Tutto a posto?- le domandò preoccupato.

-Si…adesso si- rispose tremante, ancora scossa per la brutta esperienza.

-Moccioso! Come osi intrometterti?- Vorkov si tastò il naso con la mano destra, poi se la portò sotto gli occhi, era sporca di sangue.

-Non devi azzardarti a toccarla!-

-Altrimenti che fai?- pigiò un pulsante rosso sotto la sua scrivania, quello per le emergenze. Un suono acuto a intermittenza si diffuse nell’aria, spaccando quasi i timpani dei due ragazzi.

-L’allarme! Dobbiamo sbrigarci!- prese Hilary per mano trascinandola fuori dall’ufficio.

-Che facciamo adesso? Ci prenderanno!-

Kai si fermò a pensare, anche se doveva farlo in fretta, non c’era più molto tempo –Vieni con me- si diressero verso una piccola porta in legno ed entrarono.

-Ma questo non è…-

-Si, è dove tengono la macchina che era dei tuoi genitori- scesero di corsa le scale –Di certo non l’hanno fatta passare dalla porta quindi deve esserci un’altra via per l’esterno- infatti c’era. Un grande cancello di metallo ad apertura automatica; l’unico problema era che non avevano la minima idea di come aprirlo –Vorrà dire che lo sfonderemo. Presto, monta in macchina-

-Che vuoi fare?- chiese sempre più confusa.

-Non c’è tempo per le spiegazioni! Sbrigati!-

Hilary aprì la portiera e si sedette sul sedile anteriore senza discutere, mentre Kai prese posto accanto a lei.

-E ora che facciamo?-

-Pregare che ci sia ancora la benzina- smontò una parte del cruscotto e prese in mano due fili dal suo interno, uno giallo e uno blu. Tolse a ciascuno una parte del rivestimento in gomma, facendo fuoriuscire dei sottili filamenti in rame che collegò tra loro con qualche scintilla. Incredibilmente riuscì a far mettere in moto la macchina.

-Ma come hai fatto?-

-Sai, a vivere per anni con un criminale, si imparano un sacco di cose utili- era chiaro che si stava riferendo a suo nonno. Premette il piede sulla frizione, ingranando la prima.

-Scusa Kai…ma tu sai guidare?-

-No ma…non deve essere poi così difficile- posò le mani sul volante. In fondo una volta usciti dalla Borg intorno a loro avrebbero trovato solo aperta campagna per chilometri e chilometri.

-Aspetta…- lo bloccò prima che partisse –Kai, mio fratello? Non posso lasciarlo qui!-

Il russo guardò Hilary negli occhi –Se lo andiamo a prendere adesso ci prenderanno di sicuro. Torneremo in seguito con l’aiuto degli altri-

-Ma…-

-Hilary…non gli faranno niente, perché possono utilizzarlo come ricatto per farti tornare dalla loro parte. E’ troppo importante per loro per fargli del male- cercò di rassicurarla –Ti prometto che lo tireremo fuori di lì, costi quel che costi. Ti fidi di me?-

Lui aveva sempre creduto in lei, l’aveva salvata da Vorkov quando pensava di essere in trappola. Non l’aveva abbandonata. Certo che si fidava –Si-

Le sorrise e partì; premette sull’acceleratore –Tieniti forte- andò a tutta velocità verso il cancello sfondandolo con l’auto e accartocciando il cofano ulteriormente ma senza causare danni al motore della vettura che ripresasi dall’urto sparì lasciansi dietro solo una nuvola di denso fumo grigio.

 

Era più di mezz’ora che viaggiavano su quella macchina, ed entrambi non avevano ancora proferito parola, ma erano molto più rilassati. Hilary teneva la testa poggiata al finestrino, cominciava a farle molto male, forse per lo spavento presasi alla Borg. Guardava il cielo cupo e minaccioso, si stava preparando a piovere. Odiava l’inverno, portava con sé nient’altro che freddo e pioggia. Oltre il vetro si ammiravano solo campagna e desolazione, la città si poteva scorgere in lontananza, con le sue prime case, sulla linea dell’orizzonte. Stavano procedendo verso Tokyo quando la macchina si fermò in mezzo ad una strada poco frequentata.

-Perché ti sei fermato?-

-Non mi sono fermato io…è finita la benzina- si guardò intorno –E di certo qui non troveremo un luogo dove fare rifornimento-

Aprì la portiere a scese dall’auto –Dobbiamo proseguire a piedi, ormai non manca molto alla casa di Takao, e poi ci siamo distanziati parecchio dalla Borg, non ci troveranno-

Anche Hilary mise piede sull’asfalto, e un brivido di freddo le percorse la schiena quando entrò in contatto con la temperatura esterna che probabilmente si aggirava intorno ai dieci gradi. Si appoggiò alla vettura con l’intenzione di sostenersi, non era nelle sue condizioni fisiche migliori. La testa le girava e le si cominciava anche ad appannare la vista.

-Che ti succede?- le domandò il blader avvicinandosi alla ragazza. Si portò una mano alla fronte –Non mi sento molto bene- disse tremando e circondando il corpo con le braccia, il freddo era davvero pungente. Kai si levò la giacca e la poggiò sulle spalle della quindicenne –Va meglio?- la brunetta lo guardò negli occhi –Si…grazie-

Il russo le prese la mano, e insieme cominciarono ad incamminarsi verso la villa del loro amico. Percorsero un paio di chilometri, tra gelo e tuoni che sembravano avvicinarsi sempre di più. In breve tempo un acquazzone coi fiocchi si sarebbe riversato su di loro. Hilary lasciò la mano di Kai, era davvero sfinita e si sentiva sempre peggio.

-Va tutto bene?-

Strinse gli occhi e si portò le dita alle tempie –Mi scoppia la testa- non riusciva più a reggersi in piedi.

-Manca poco ormai. Tra poco potrai riposarti-

-E se…se non mi vogliono con loro?-

-Chi?-

-Takao e gli altri…dopo quello che ho fatto-

-Ma che dici? Certo che ti vogliono con loro! Gli spiegheremo la situazione e vedrai che ci aiuteranno-

Le parole dell’amico le arrivavano così lontane alle orecchie, e così sfocate. Sbattè gli occhi un paio di volte ma continuava a vedere sempre più scuro, poi perse i sensi.

-Hilary!- la recuperò prima che potesse finire a terra. Le scansò dolcemente i capelli dal viso. Doveva immediatamente portarla al caldo. La prese in braccio e s’incamminò verso casa Kinomiya mentre l’acqua cominciava a scendere fitta dal cielo.

 

Varcò il cancello della villa, bagnato fradicio dalla testa ai piedi. Si diresse in palestra, era sicuro di trovarci radunati i Bladebreakers. Spalancò la porta –Ragazzi- cominciava anche lui ad essere stanco.

-Kai!- si precipitarono tutti e quattro verso l’amico –Che ci fai qui? E…- Takao spostò l’attenzione su Hilary, ancora svenuta tra le braccia del russo –Hilary? Che le è successo?-

-Rimandiamo a dopo le spiegazioni. Rei scusa…prendila tu- disse passando la ragazza all’amico cinese. Aveva le spalle indolenzite, dopotutto aveva dovuto trasportare un’altra persona oltre a lui per parecchia strada.

-Portala in camera mia- il capitano fece strada al blader fino alla sua stanza. Rei la posò sul letto, poi si rivolse a Kai –Che ha?-

-Non lo so…eravamo scesi dalla macchina e…-

-Dalla macchina?-

-Si…e poi è svenuta-

Il professore si avvicinò alla quindicenne –Cos’è questo?- chiese notando un piccolo livido sul suo braccio sinistro. Non lo aveva visto prima. Si ricordò di quando era entrato nell’ufficio di Vorkov, se non si sbagliava, quell’uomo teneva qualcosa in mano, una siringa per la precisione…adesso capiva tutto –Bastardo!- sbattè con violenza un pugno contro il muro per sfogare la sua rabbia, sotto gli sguardi stupiti dei compagni; non era lui avere simili scatti d’ira.

-Le ha somministrato qualcosa…non so che-

-Chi?- Max sembrava sempre più confuso ma anche gli altri non erano da meno.

-Vorkov- si sedette sul pavimento, esausto, passandosi una mano tra i capelli bagnati.

-Beh…qualunque cosa sia ora Hilary sta dormendo. Si riprenderà- K si alzò dal letto sul quale si era seduto prima –Sei stanco, dovresti riposare anche tu Kai-

-No, non finchè non si sveglia Hilary…-

-Ma stare alzato non servirà certo a…- non concluse la frase perché interrotto bruscamente dal blader dell’Aquila Rossa –Ho deciso così- proferì freddo.

-Va-va bene…-

-Perché non ci dici che è successo intanto?- Takao tese una mano all’amico, aiutandolo ad alzarsi. Il sedicenne passò in rassegna con lo sguardo i suoi compagni –Si…- fu tutto quello che riuscì a dire –Andiamo in salotto- sentiva un gran bisogno di mettersi seduto, non ce la faceva più, la fatica fisica e mentale lo stavano distruggendo. Cercò di rilassarsi affondando nella poltrona, asciugandosi le testa con un asciugamano e cominciò a raccontare…

 

TO BE CONTINUED...

 

Che fatica questo capitolo!!!! E’ stato molto impegnativo!!! Spero vi sia piaciuto!!!! E ancora devono succedere tante tante tante cose! (per il momento così basta e avanza! nd.tutti). Ringrazio quelli che leggono e chi ha commentato lo scorso cap. come: Jaly Chan, Lelli91, Chibichan, Kaix_chan01. Un bacio e a presto!!!!!!!! Dal prossimo chappy comincerò a inserire gli altri personaggi! Ciaooooooooo!! 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Un bacio dolcissimo ***


Nono capitoletto

Nono capitoletto!!!! Beh…leggete!!!!!!!!!!

 

Quando gli dei vogliono punirci

esaudiscono le nostre preghiere (Oscar Wilde)

 

La pioggia aveva finalmente cessato di cadere, e nell’aria si poteva ancora respirare un forte odore di terra bagnata, sollevata dal freddo vento di gennaio. Aveva raccontato ai suoi compagni quello che era successo alla Borg, quello che volevano fare, quello che gli aveva riferito Hilary riguardo ai suoi genitori. Dormiva da molte ore ormai, invece Kai non era riuscito a riposare nemmeno un momento, troppo preoccupato per lei. Non sapeva da quanto tempo era seduto su quel portico, in totale silenzio mentre con la mente ripercorreva gli episodi di quegli ultimi giorni. Perchè suo nonno non rinunciava al suo folle piano di conquista? Perché non lo sbattevano in galera una volte per tutte, di modo da poter chiudere per sempre con lui? Non aveva fatto altro che causargli sofferenze, fin da quando era piccolo. Quando andava all’asilo si ricordava che lui era l’unico bambino che tornava a casa da solo, tutti gli altri li venivano a prendere i loro genitori o i loro nonni. La madre di Kai era morta prematuramente, il padre era spesso in viaggio per lavoro, non lo vedeva mai, e le rare volte che si ripresentava a casa litigavano, e suo nonno lo aveva sempre e solo usato. Crescendo aveva imparato a fare a meno degli altri, a non fidarsi più delle persone che lo circondavano convinto che se lo avesse fatto presto o tardi lo avrebbero tradito. Ma quando aveva incontrato quelli che sarebbero diventati i futuri Bladebreakers qualcosa in lui era cambiato. Loro non gli avevano voltato le spalle, non gli avevano mai negato il loro aiuto, erano suoi amici…poi, pochi mesi dopo il torneo in Russia era tornato da Takao e aveva conosciuto Hilary. Caratterialmente simile al capitano, per questo litigavano sempre, era il suo opposto, vivace, estroversa, aperta con tutti, forse se avesse vissuto un’infanzia diversa, normale, sarebbe diventato anche lui così…sentì una mano posarsi sulla sua spalla –Va tutto bene?- Rei si sedette accanto al russo.

-Non lo so- gli rispose continuando a fissare un punto indefinito del giardino. Sollevò lo sguardo al cielo, il sole cominciava a tramontare –E’ strano…-

-Cosa?- il cinese voltò la testa verso l’amico lasciando che ciocche di capelli brune gli ricadessero sulla fronte.

-Sai Rei…non riesco a capire quello che provo per Hilary…- il blader dalle iridi ambrate abbozzò un sorriso; era strano sentir parlare Kai in quel modo.

-So solo che ho avuto…paura…paura di perderla. Nei pochi giorni che ho trascorso alla Borg, non ho fatto altro che pensarci- puntò i suoi occhi in quelli del compagno –Mi imbarazza dirlo ma…per me è una persona molto importante-

-L’avevo capito-

-Come scusa?-

-L’aveva capito…altrimenti perché avresti messo in pericolo te stesso facendo finta di tornare dalla parte della Borg?-

C’era un fondo di verità in ciò che diceva. Kai si riscontrava in ogni sua parola, all’inizio non aveva capito che il motivo che l’aveva spinto ad agire così fosse legato solamente ad Hilary.

-Si, forse hai ragione-

-E…- lo incitò a continuare. Il russo non capiva dove voleva arrivare –E…cosa?-

-Quando glielo dirai?-

-Non ho intenzione di dirglielo!- arrossì non poco. Aveva già fatto un enorme fatica a rivelare ciò che provava al suo migliore amico, figuriamoci a lei.

-Perché no?-

-Perché…se poi mi ride in faccia?-

-Ma non lo farebbe mai! E poi…- gli diede una pacca sulla spalla “Hilary è innamorata persa di te amico, e tu sei l’unico che ancora non se n’è accorto!” cercò di trattenere una risata ma i suoi sforzi furono vani. Si portò una mano alla bocca con l’intenzione di tornare serio.

-Perché ridi?-

-No, niente-

-Non si scoppia a ridere per niente!-

-Ai normali esseri umani qualche volta capita!-

-Con questo vorresti dire che io non sono normale?- strinse un braccio intorno al collo dell’amico mentre portava il pugno della mano libera minacciosamente vicino alla faccia di Rei.

-No…non mi permetterei mai di dire una cosa del genere!- pronunciò ironicamente –E dai, mollami!-

 

Aprì gli occhi mettendosi a sedere e si guardò intorno confusa. Dove si trovava? Eppure quella stanza le sembrava molto familiare. Si tirò via le coperte e si alzò. La testa non le faceva più male e anche la sua vista non era più appannata; scorse sulla scrivania un beyblade, lo prese in mano –Ma questo è Dragoon, allora…- disse mentre lo riposava sul tavolo –sono a casa di Takao-

Aprì la porta della camera facendo il minimo rumore possibile e uscì sul portico in legno che circondava quasi tutta la villa. Indossava ancora la giacca che le aveva prestato Kai…ora cominciava a ricordare quello che era successo, doveva essere svenuta poco prima di arrivare e l’amico l’aveva portata in braccio fino a casa Kinomiya. Sorrise “Peccato che ero senza sensi…sarebbe stato bello stare tra le sue braccia da sveglia”. Stava per entrare in salotto ma due voci richiamarono la sua attenzione.

Si avvicinò ai due ragazzi –Ciao…-

-Ehi, ti sei svegliata! Come ti senti?- le chiese sorridente Rei guardando oltre la spalla del russo.

-Meglio- anche il blader dell’Aquila Rossa si voltò verso di lei. Era contento di vederla finalmente in piedi. La guardò negli occhi in silenzio, come se in quel momento non esistesse altro intorno a lui.

-Ecco questa…- esordì porgendogli un indumento di pelle nera –è tua-

Il sedicenne se la infilò continuando a tenere il suo sguardo in quello della brunetta.

-Beh, io vado dentro, qui fuori fa freddo!- sentendosi di troppo sorpassò i due giovani e si diresse verso la cucina –Più tardi passa in cucina…ti ho preparato la cioccolata calda come piace a te-

Hilary annuì –Grazie- aveva sempre considerato Rei come una sorta di fratello maggiore, era sicura che sarebbe piaciuto anche ad Alex, così come tutti gli altri suoi amici. Pensarlo rinchiuso nella prigione la rendeva molto triste anche in un momento di felicità come quello. Era scappata dalla Borg, si sentiva finalmente…a casa sua.

-Ecco io…volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me- era entrato all’interno dell’organizzazione per portarla via da quel posto, perché credeva in lei, e c’era riuscito. Kai si avvicinò alla ragazza e la sorprese abbracciandola, stringendola a lui più forte che poteva. Le accarezzò i capelli sussurrandole all’orecchio –Sono contento che tu ora stia bene; se ti fosse successo qualcosa di brutto avrei perso la testa-

Le guance della blader si colorarono di un bel rosso acceso, ma si lasciò cullare dalla dolcezza del russo, dal calore che le trasmetteva. Poteva sentire il battito rilassante del suo cuore. Chiuse gli occhi smarrendosi in quella bellissima sensazione, avrebbe voluto durasse per sempre. Gli circondò la vita con le braccia –Kai…- non potette far niente per impedire a due enormi goccioloni blu di rigarle il viso.

-Cosa c’è?- le chiese teneramente guardandola nelle sue iridi castane.

-Vorrei che anche mio fratello fosse qui- disse con la voce ormai incrinata. Le asciugò le lacrime e le prese il viso tra le mani –Presto lo tireremo fuori da lì…te lo prometto, ma tu devi stare tranquilla, ok?-

Scosse la testa in segno di affermazione e abbozzò un timido sorriso. Sembrava così fragile in quel momento, così diversa dalla ragazza forte che era sempre stata, quella che incitava gli altri, li spronava, li convinceva a fare ciò che voleva…le sfiorò le labbra con le sue che si fusero in un dolcissimo bacio. Dopo un primo impaccio e imbarazzo iniziale si abbandonarono alla piacevole sensazione che avvolse i loro cuori, ai sentimenti che sentivano crescere l’uno per l’altra, si lasciarono guidare solo dall’amore. Hilary affondò le mani tra i capelli del ragazzo, accarezzandoglieli, scendendo fino alla nuca e provocandogli incredibili sensazioni di piacere, non ricordava da quanto tempo non fosse così felice, forse perché non lo era mai stato come in quel momento. Dopo poco si separarono, entrambi sorridenti –Credo di avere un grosso problema…-

-Sarebbe?- chiese curiosa.

-Credo proprio di essermi innamorato di te- le sussurrò all’orecchio.

-E io allora che dovrei dire che lo sono di te da quasi due anni?-

 

-Ragazzi! Venite qui!- Rei invitò con un gesto della mano i suoi compagni ad avvicinarsi alla finestra del salotto –So che non è bello spiare ma…-

Max, Takao e il professore si appostarono davanti al vetro –Oh, ma come sono carini…- commentò il biondino assistendo alla tenera scena.

-Ce ne hanno messo di tempo! Pensavo avremmo dovuto aspettare altri due anni!-

-Per cosa avreste dovuto aspettare altri due anni?- Hilary irruppe sulla scena spaventando i suoi amici, seguita da Kai.

-Per vedervi insieme, piccioncini!- scherzò il capitano per prenderli in giro.

-Possibile che non si possa fare una cosa senza che tutti lo sappiano? Non conoscete la parola privacy?- si lamentò il russo scocciato.

-Colpa vostra che vi mettete davanti alle finestre!-

-Si ma voi non dovreste spiare la gente, lo sapete?-

-Ma è stato Rei…- disse con l’aria da bimbo dispiaciuto e innocente.

–Rei!-

-Eravate così carini…-

Le era mancata molto quell’aria allegra che si poteva respirare quando era in loro compagnia, quel loro stuzzicarsi e incitarsi a vicenda anche nelle situazioni più difficili, avrebbe voluto che momenti come quello durassero in eterno…perché c’era sempre qualcuno che in un modo o nell’altro mirava a distruggerli moralmente, oltre che fisicamente? Perché volevano i loro bit-power? Perché ognuno non se ne stava fermo al suo posto senza recare danni agli altri? Ma le risposte non si trovavano mai.

-Ragazzi io…- esordì la brunetta in tono sommesso facendo calare un silenzio teso nella stanza –devo scusarmi con voi per quello che ho fatto-

-Ma non è stata colpa tua! Kai ci ha raccontato tutto!-

-Il prof. ha ragione, semmai siamo noi che ci dobbiamo scusare con te…soprattutto io- la quindicenne guardò Takao come a chiedersi che cosa intendesse dire –Vedi- continuò –quando sei venuta sulla spiaggia a dirci che tu facevi parte della Borg io ci ho creduto-

-La mia intenzione era proprio fartelo credere-

-Si, ma avrei dovuto capire che tu non avresti mai potuto tradirci così…io invece mi sono arrabbiato e ti ho considerato una mia avversaria-

Scosse la testa –Non è colpa tua, anch’io al tuo posto avrei fatto lo stesso-

-Sono contento che tu stia di nuovo con noi-

-Anche io- abbracciò il ragazzo, era molto contenta di non stare più rinchiusa alla Borg.

-Si, ma adesso è meglio se ci separiamo…non mi piace per niente lo sguardo che mi sta lanciando Kai!-

Il russo voltò la testa dall’altra parte, incrociando le braccia la petto –Tsk!- provocando un sorriso sul volto dei suoi compagni.

-Ah Hilary…-

-Dimmi prof.-

-Potrei vedere il tuo beyblade? Vorrei analizzarlo se non ti dispiace-

-Certo- gli disse porgendogli il piccolo oggetto viola non più grande di un palmo di una mano.

-Com’ è che si chiama?-

-Ixion- la sua velocità e potenza erano davvero notevoli, tanto che il professore impiegò parecchio tempo per raccogliere i dati necessari. Lavorò sul suo computer fino alla sera tardi quando lo riconsegnò alla sua legittima proprietaria.

-Bene, allora io vado-

-Dove vai?-

-A casa-

-Non rimani qui?-

-No, preferisco andare a casa mia, ci vediamo domani-

-Non mi piace l’idea di pensarti da sola- le spiegò preoccupato. Lo credeva altamente improbabile che la Borg si sarebbe potuta spingere a cercarla fino a casa sua, ma la prudenza non era mai troppa.

-Potresti andare a farle compagnia…- propose in tono allusivo.

-Ora lo uccido- sibilò tra i denti cercando di frenare l’istinto omicida che sentiva crescere dentro di sé ad ogni battuta del capitano.

-Ti lascio alla tua opera- gli diede un bacio sulla guancia e scappò via di corsa. Takao si avvicinò a Kai circondandogli amichevolmente il collo con un braccio –Sembri una madre che guarda preoccupata suo figlio che sta partendo per la guerra!- sospirò –Chi l’avrebbe mai detto? Kai l’asociale innamorato! Si vede che stai crescendo!- fece in finto tono nostalgico.

-Sfotti sfotti…un giorno sarò io a sfottere te e allora vedremo-

-Non ci contare troppo amico!-

 

Camminava per le strade buie di Tokyo, era andato a telefonare a sua madre, in America, da una cabina, erano mesi ormai che non la sentiva. Sembrava procedere tutto per il meglio laggiù. Non gli aveva detto niente riguardo al ritorno della Borg e al fatto che tentasse nuovamente di catturare i loro bit-power, era una storia troppo lunga da spiegare al telefono e inoltre non voleva che si preoccupasse per lui. Stava tornando a casa dell’amico, faceva piuttosto freddo nonostante il cielo fosse insolitamente limpido per quella stagione. Alzò gli occhi verso l’immensa distesa blu scuro che si estendeva sopra di lui dove si potevano scorgere le stelle brillare con la massima intensità. Mise le mani nelle tasche e tornò a guardare a terra. Non voleva ammetterlo ma era piuttosto preoccupato per la Borg, non voleva che gli portasse via la sua Tartaruga Nera. L’anno precedente l’aveva persa per ben due volte, la prima a causa dello psico-team, la seconda gli era stata presa da Zeo, fortunatamente era sempre riuscito a recuperarla, ma se quella volta fosse andata diversamente? Scosse la testa, smovendo i suoi capelli biondi che ricaddero sopra gli occhi cerulei. Non voleva pensarci.

Svoltò l’angolo quando fu bloccato da una voce che gli suonava familiare –Ciao!-

Si girò, dietro di lui due iridi color smeraldo risaltavano nel buio. La misteriosa figura avanzò verso Max, fermandosi sotto la luce di un lampione che permise al ragazzo di riconoscerla –Mariam!- era alquanto stupito di trovarla là.

-Come va?-

-Che ci fai qui?-

-Siamo venuti per vedere come stanno i bit-power-

-Siamo?-

-Si, mio fratello e Ozuma (sarebbe Mister X, ma mi piaceva di più il nome originale nd.me) sono al magazzino, mentre quello scimmione di Dunga non so dove sia in questo momento e non mi interessa!-

-Ah…-

-Qualcosa non va?- chiese vedendo la faccia preoccupata dell’americano. Il blader si riprese –No…si…cioè non…è una storia lunga-

-Così lunga da non potermela raccontare?- si portò le mani sui fianchi attendendo una risposta.

-E va bene…ma non qui. Vieni, ti offro un caffè-

 

TO BE CONTINUED…

 

Allora, che ne pensate dell’entrata in scena di Mariam?? Piano piano comincerò a inserire gli altri personaggi. Sarà una cosa piuttosto complicata per me far coincidere tutti gli avvenimenti ma ci proverò!!!!! (per te è difficile pure fare due più due nd.tutti) (farò finta di non aver sentito e andrò avanti…nd.me) cmq…un bacio a chi ha avuto il coraggio di leggere fino a quì!!!!!!!!! Come Lelli91, Chibichan, Kayx_chan01 (non avrai esagerato con i complimenti????? Sono commossa!!!!), Cassie_chan (che bello un’altra che legge la mia fic!!!).  Alla prossima!!!!

        

 

 

 

 

          

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Libertà ***


Già ho scritto dieci capitoli

Già ho scritto dieci capitoli!!!!!!! La faccenda si complica…vedremo che succederà, per ora non ho ancora un’idea precisa, in testa ho una specie di puzzle che sto cercando di ricomporre (ma che razza di esempio è?????? nd.tutti)….ma prima volevo ringraziare come al solito chi ha commentato lo scorso chappy: Lelli91; Cassie_chan; Jaly Chan; Chibichan; Kayx_Chan01, l’idea della sorella di Kai mi piace e ti confesso che avevo un’idea simile in testa, però non la metto come fidanzata di Takao, per lui ho pensato un’altra cosa, se no mi si sconvolge la fic!!! Cmq la inserirò in seguito e se ti fa piacere la chiamo Kayx, scoprirai il suo ruolo molto più in la!!! Spero che l’idea ti piaccia lo stesso!!!!

Ora posso cominciare…

 

Quando l’amore vi chiama seguitelo,

sebbene le sue vie siano difficili ed erte.

E quando vi avvolge con le sue ali, cedetegli,

sebbene la sua voce possa frantumare i vostri sogni

così come il vento del nord arreca scompiglio al giardino (Kahlil Gibran)

 

-Ehi frena, fammi capire…Hilary ha un beyblade e anche un bit-power?- Mariam rimase incredula alle parole di Max.

-Si, hai capito bene- disse mentre continuava a girare il cucchiaino nel liquido scuro fumante che un cameriere gli aveva servito al tavolo.

La ragazza prese il bicchiere tra le mani intorpidite dal freddo rilassandosi nel calore che gli trasmetteva il caffè attraverso la tazza –Questa organizzazione…-

-La Borg?-

-Si…mi hai detto che già due anni fa aveva tentato di sottrarvi i bit-power-

-E’ così- affermò sconsolato. Era tornata più forte di prima per portare a termine l’opera dal momento che in Russia le era andata male. Questa volta però la posta in gioco era più alta, tenevano in ostaggio il fratellino della sua amica e sarebbero ricorsi ad ogni mezzo per ottenere ciò che volevano. Con l’energia delle creature sacre avrebbero potuto dominare il mondo, controllare qualsiasi cosa facesse comodo ai loro scopi malvagi.

-Vi aiuteremo- dichiarò decisa. Il biondino alzò gli occhi dal suo caffè guardando interrogativo la blader che gli sedeva di fronte.

-In fondo siamo tornati apposta per controllare come stavano i bit-power. Non possiamo lasciarli cadere nelle mani sbagliate-

-Ci sarà utile il vostro aiuto- sorrise vedendo la determinazione che metteva in ogni cosa che diceva. Era sempre stata sicura di sé, a volte anche troppo, e determinata a vincere. Gli tornò in mente la loro ultima sfida, quasi un anno prima in quel vecchio luna park abbandonato. Era stato un combattimento davvero emozionante.

-E’ tardi, devo andare- si alzò dal tavolo gettando un’occhiata all’orologio appeso al muro del locale, sopra al bancone –Grazie per il caffè, ci vediamo presto- urlò mentre varcava la soglia della porta della caffetteria. La vide allontanarsi attraverso la grande vetrata colorata del bar.

-Lo spero- infilò la sua giacca, pagò il conto e si inoltrò per le buie strade di Tokyo verso la casa dell’amico che l’ospitava.

Quando rientrò cercò di fare il minimo rumore possibile, i suoi compagni dormivano già, in fondo era molto tardi. Si sdraiò nel suo futon ripensando alle parole di Mariam e si addormentò sperando che tutto sarebbe andato nel migliore dei modi.

 

-Si può sapere dove sei stata fino a quest’ora? E’ mezzanotte passata- suo fratello era stato in pensiero per lei.

-Sono stata con Max- rispose risoluta.

-Ah, ti sei data alle bella vita?-

La blader lanciò un’occhiataccia a Dunga che servì ad impedirgli di continuare a fare stupide battute.

-Abbiamo un problema…- disse rivolta a Ozuma. Il ragazzo alzò lo sguardo sulla sua compagna aspettando che continuasse il discorso.

 

-Professore…ma che ci fai già qui?- il capitano uscì in giardino sbadigliando, non erano neanche le otto, quella mattina si era alzato incredibilmente presto e aveva scoperto l’amico seduto sul portico della sua villa immerso nei soliti calcoli e diagrammi.

-Professore?- sembrava non essersi accorto della presenza di Takao, continuava imperterrito a ticchettare sui tasti della tastiera del portatile estraniato dal mondo circostante. Sul monitor dell’elaboratore elettronico comparivano uno dopo l’altra le immagini dei beyblade dei Bladebreakers accompagnati da una serie di dati incomprensibili a chi non era un esperto di certe cose. Il blader accanto a lui lo osservava curioso, non capiva che cosa stava facendo, gli si sedette accanto in silenzio, attendendo che concludesse.

K si alzò in piedi chiudendo il computer –Forza Takao cominciamo-

-Cominciamo a far cosa?-

-Gli allenamenti, no? Ti sei forse dimenticato che c’è una pericolosa organizzazione criminale che vuole appropriarsi dei nostri bit-power per dominare il mondo?-

-Anche se me lo era dimenticato ci sei tu che me lo hai ricordato!-

Il ragazzino si diresse verso il piccolo stagno trascinandosi dietro il quindicenne ancora incapace di capire quello che aveva in mente il compagno.

-Non aspettiamo che si sveglino gli altri?-

-Intanto inizia tu-

Si rassegnò ed estrasse dalla tasca Dragoon, cariandolo nel dispositivo di lancio –Che dovrei fare?-

-Semplice, devi far correre Dragoon sull’acqua-

Il capitano guardò il professore con l’espressione di chi avrebbe dovuto raggiungere la Luna e tornare indietro in meno di un minuto.

-Cosa c’è nella frase “devi far correre Dragoon sull’acqua” che non hai capito?- gli domandò piuttosto spazientito osservando la faccia molto perplessa dell’amico.

-Ehm…devi far correre Dragoon sull’acqua?- si portò le mani sui fianchi –I beyblade sono fatti di metallo e altri materiali pesanti, per cui se lo lanciassi sull’acqua andrebbe sicuramente a fondo!-

-No se sarai molto veloce. Questo esercizio permette di aumentare la velocità del beyblade, dai prova!-

-E va bene- prese la sua trottola e si mise in posizione –3, 2, 1…lancio!- scagliò Dragoon verso lo stagno cercando di imprimere più potenza possibile, ma nel bel mezzo del piccolo laghetto la sua velocità di rotazione cominciò a calare fino a fermarsi del tutto, e il peso lo trascinò sul fondo.

-Non ci siamo, devi essere più veloce-

-Grazie tante, questo lo sapevo anch’io! Mi spieghi come faccio ora a riprenderlo?-

-Ti tuffi e lo recuperi, sono sicuro che in questo modo sbaglierai di meno-

-Cosa?!- era inverno e di certo l’acqua sarebbe stata gelida.

-Che problema c’è? Non sai nuotare?-

-Certo che so nuotare ma…-

-Ehi ragazzi! Non venite a fare colazione?- Max interruppe la loro conversazione seguito da Rei e Kai.

-Non ora! Il prof. è chiaramente impazzito!-

-Chi è che sarebbe impazzito?!-

-Buoni voi due! Che cosa è successo?-

K gli raccontò del suo nuovo progetto di allenamento e dopo aver convinto, con non poca fatica, che la sua idea non era poi tanto malvagia, i ragazzi si rassegnarono a fare come diceva, in fondo non avevano molta scelta. Inutile dire che tutti e quattro i bladers si ridussero bagnati fradici, avevano provato varie volte, ma sempre con lo stesso risultato, arrivati al centro dello stagno i loro beyblade si fermavano e andavano a fondo.

-Accidenti!- Takao, dopo l’ennesimo tuffo, cominciava a lamentarsi, ne aveva abbastanza di finire in acqua, se continuava così si sarebbe beccato un raffreddore coi fiocchi. Si guardò intorno –Senti un po’…- chiese rivolto al russo mentre si strizzava la maglietta con le mani –come mai la tua ragazza non è ancora arrivata?-

-Fino a prova contraria ha un nome…che mi pare tu conosca molto bene- non comprese se il suo fosse un tono di stizza, presa in giro, o gelosia.

-D’accordo…come mai Hilary non è ancora arrivata?- marcò con la voce il nome dell’amica in modo da far surriscaldare volontariamente il compagno.

Non voleva ammetterlo ma era un po’ geloso di loro due, non perché voleva trovarsi al posto di Kai, Hilary gli piaceva solo come amica, ma perché da quel momento in poi lei avrebbe riversato le sue attenzioni più sul suo ragazzo che sugli altri, su lui; e questo gli sarebbe mancato.

-Non sono ancora arrivata perché ho fatto tardi, scusate!-

-Hilary!-

-E’ stata solo colpa mia e…- spostò l’attenzione sui suoi amici –ma che vi è successo? Perché siete tutti bagnati?- domandò incuriosita.

-Sai com’è, avevamo voglia di un bagno fuori stagione…- fece il capitano ironico.

-Molto divertente- ribattè a tono.

-Secondo te ci siamo buttati in acqua per divertirci?-

-E io che ne so! Ve lo sto chiedendo apposta!-

Il giapponese sorrise inconsciamente, stavano litigando proprio come ai vecchi tempi. Forse non sarebbe cambiato molto tra loro…

-Si può sapere perché sorridi adesso?-

-No, niente…-

–Comunque ancora non ho capito perché siete bagnati dalla testa ai piedi-

-Allenamento-

Si voltò, a parlare era stato Kai. Si avvicinò ad Hilary –Il prof. ha pensato ad un allenamento speciale per aumentare la velocità dei bey-

Anche lui era zuppo, la maglietta umida gli aderiva perfettamente al corpo, i capelli grondanti d’acqua appiccicati al collo e alla fronte, era davvero carino. Arrossì debolmente –Ciao- disse quasi sussurrando.

-Ciao-

-Ehm…allora…in cosa consiste questo allenamento?- chiese cercando di riprendersi dall’imbarazzo.

-Devono far correre i loro beyblade sull’acqua. Se saranno abbastanza veloci non andranno a fondo-

-E se ci andranno dobbiamo tuffarci a riprenderli…ma in fondo fa caldo, che problema c’è?- fece rivolto al genio a cui era venuta in mente quell’idea.

-Invece di lamentarti riprendi ad allenarti Takao!-

Si avvicinò di nuovo al laghetto mettendosi in posizione per lanciare Dragoon, ma fu bloccato dalle parole di Hilary –Prima che riprendi ad allenarti posso chiederti una cosa Takao?-

-Sarebbe?-

-Dragoon è sempre andato a fondo tutte le volte che hai provato a farlo arrivare dall’altra parte?-

-Si- rispose sconsolato.

-E hai sempre lanciato così?-

-Si…- non capiva dove volesse arrivare. La brunetta si avvicinò al blader –Allora è logico che sia andato sempre a fondo- il capitano non fu l’unico ad assumere un’espressione perplessa –Che vuoi dire scusa?-

-Tieni le braccia troppo basse mentre lanci. Le devi portare parallele alla superficie dell’acqua e non devono essere né troppo rigide, né troppo morbide- gli faceva uno strano effetto sentirla dare consigli per migliorare le prestazioni del beyblade.

-E tu dici che questo basti a far arrivare Dragoon dall’altra parte senza che vada a fondo?-

-Sicuramente aiuta…ti vedo perplesso o sbaglio?-

-Non sbagli…-

Tutto sommato era comprensibile, per la prima volta poteva parlare apertamente con loro, poteva dimostrargli chi era veramente, non si era mai sentita così libera. Estrasse Ixion dalla tasca e lo sistemò nel caricatore sotto gli sguardi curiosi dei suoi amici. Si mise in posizione e lanciò il beyblabe sull’acqua che con una velocità impressionante corse sulla sua superficie sollevando schizzi argentei e lasciando al suo passaggio una scia di schiuma bianca. Ixion giunse dall’altra parte senza difficoltà e raggiunta di nuovo terra continuò a girare senza fermarsi, sembrava che l’acqua non avesse fatto attrito sulla trottola, e non aveva diminuito la velocità del bey.

-Incredibile- fu tutto quello che riuscì a dire Rei rompendo il silenzio stupito dei Bladebreakers.

-Prova tu, ora-

Takao fece come gli aveva detto, quasi ipnotizzato dalle sue parole. Lanciò Dragoon nello stagno nel modo in cui gli aveva suggerito Hilary e esso percorse qualche metro più del solito prima di andare a fondo.

-E’ migliorato tantissimo!- il professore quasi non riusciva a credere ai dati sul suo computer. Inutile dire che tutti gli sguardi furono sulla ragazza, sapevano che era brava ma non immaginavano così tanto.

-Perché non continuiamo ad allenarci al parco? Credo che per oggi ne abbiate abbastanza con l’acqua!- propose imbarazzata per sviare l’attenzione da lei.

 

-Che stanno facendo?-

-Si allenano, non vedi?- fece con stizza rivolto al compagno.

-Tanto non servirà a niente…tra poco il programma per potenziare i nostri bit-power sarà ultimato e loro non avranno scampo- Carlos si stava riferendo al piano di Vorkov. Avrebbe aumentato il potere delle loro creature sacre di ben dieci volte.

-Già…- Takeshi ridusse gli occhi a due fessure puntandoli su Hilary –Mi prenderò la rivincita con te- sibilò tra i denti, ancora non gli era andata giù la sconfitta che aveva subito la prima volta che si erano incontrati.

Jeremy intrecciò le mani dietro la nuca annoiato –Dobbiamo riferire a Vorkov che stanno facendo?-

-Ci ha mandato qui apposta- disse mentre tutti e tre sparivano tra gli alberi del parco.

 

Il sole splendeva forte per quella stagione e regalava al mare luccichii dorati, in mezzo ai quali giocavano i gabbiani tra di loro. Alcuni si libravano nell’aria leggeri come piume, altri si riposavano sulle boe attendendo che guizzasse fuori qualche pesciolino da prendere al volo. Sembrava un paesaggio incantato. Aveva quasi dimenticato quanto potesse essere meraviglioso un semplice spettacolo come quello che si ammirava dal belvedere del parco. Si osservava gran parte della città e l’immensa distesa d’acqua marina estendersi alle spalle di essa. Uno spettacolo bellissimo eppure così malinconico…strinse forte la ringhiera e chiuse gli occhi. Non riusciva a non pensare a suo fratello, lei ora era libera, insieme ai suoi amici, mentre lui era solo rinchiuso in una stanza buia. Sperava che stesse bene, che non gli avessero fatto del male, o non se lo sarebbe mai perdonata. Ricordò i cinque anni che aveva trascorso dalla parte della Borg, anni tremendi, lunghi, pieni di bugie, ricordò i duri allenamenti a cui era stata sottoposta, era vero, ora era diventata abilissima con il beyblade, ma se pensava a tutte le umiliazioni che aveva subito, alla paura che aveva provato ad ogni passo che muoveva…brividi gelidi le attraversarono la schiena come lame taglienti che la trapassavano da una parte ad un’altra,e poi…

Qualcosa la riscaldò, due forti braccia le cinsero il ventre, da dietro, e due labbra si posarono sul suo orecchio –Cosa passa per questa tua testolina?-    

-Tante cose- si appoggiò al ragazzo, lasciandosi cullare dal suo corpo accogliente –Pensavo che questa volta potremmo anche non farcela-

-Perché dici così?-

-Perché…perché ho scoperto troppe cose che mi hanno sconvolto, ecco perché!- sentì gli occhi inumidirsi –In questi ultimi cinque anni di vita ho vissuto sempre e solo nella menzogna, non ho fatto altro- una lacrima corse sul suo viso –Se poi penso che sono stati loro a rovinarmi così la vita, che hanno distrutto la mia famiglia, che hanno rinchiuso Alex in prigione, che mi hanno fatto mentire anche a voi per tutto quel tempo…io sento crescere dentro di me un rancore così profondo, così immenso che…- non riuscì a terminare la frase.

-Capisco come ti senti- anche lui aveva provato, e provava tutt’ora una forte rabbia verso le persone che lo avevano fatto soffrire e che ora stavano facendo soffrire lei…

-Ma non voglio provare questi sentimenti, l’odio porta solo ad altro odio, e nient’altro. Non si possono risolvere i problemi distruggendoli-

-E allora tu pensa che lo fai per salvare tuo fratello, per salvare il mondo dalla minaccia dei piani di conquista della Borg. Questo è un gesto altruistico e non c’è nulla di distruttivo nel voler proteggere le persone a cui si tiene-

-Si, ma è così difficile…- disse tra i singhiozzi.

-Lo so piccola, lo so- la fece voltare verso di lui –Ma sono sicuro che ci riuscirai come sono sicuro che vinceremo anche questa battaglia; e sai perché vinceremo? Perché siamo i Bladebreakers, e nessuno può batterci!-

-Forse hai ragione- abbozzò un sorriso e si asciugò le lacrime. Kai l’abbracciò accarezzandole i capelli –Non voglio più vederti piangere, non voglio vederti soffrire a causa loro…a causa sua- si stava riferendo a suo nonno. Non voleva vedere di nuovo soffrire le persone a cui teneva.

-Ci proverò, ma non so se ci riuscirò…non sono così forte come credi-

-Si che lo sei…hai sopportato in silenzio per cinque anni questa tortura…eccome se lo sei, chi altro avrebbe saputo farlo?-

Si sentiva così bene tra le sue braccia, così al sicuro, protetta, consolata. Amava quel ragazzo più di ogni altra cosa al mondo –Ti voglio bene Kai-

-Anch’io te ne voglio piccola-

Si separò da lui e spostò lo sguardo sugli altri ragazzi. Si stavano allenando seriamente e senza sosta, ce la stavano mettendo tutta, eppure sembravano così tranquilli, allegri…

-Come fanno a non essere preoccupati? Vorrei avere un po’ del loro coraggio-

-Non farti ingannare dalle apparenze, sono preoccupati anche loro, lo siamo tutti. Solo che non lo danno a vedere, non vogliono fartelo pesare troppo-

Sorrise, era davvero fortunata ad avere degli amici come loro.

-Ah ragazzi!- disse quando Hilary e Kai tornarono al gruppetto –Mi sono dimenticato di dirvi una cosa importante!-

-Cosa, Max?- domandò il capitano curioso.

-Ieri sera ho incontrato chi ci può aiutare con la Borg-

-Dici sul serio? E chi?-

-Noi!- una voce dietro di loro li fece voltare in contemporanea.

-Ozuma?!- il capitano non credeva ai suoi occhi –Che ci fai qui? Anzi, che ci fate qui? La squadra degli Scudi Sacri al completo!-

-Come stavo dicendo, ieri sera ho incontrato Mariam…- continuò il biondino.

-E mi ha raccontato la brutta faccenda della Borg- tagliò corto concludendo la frase per lui –Eravamo tornati per vedere come stavano i bit-power ma a quanto pare sono di nuovo in pericolo-

-E perciò è anche nostro il compito di impedire che cadano nella mani sbagliate- questa volta fu Jessi a prendere la parola.

-Ma è grandioso! Con un sacco di alleati vinceremo di sicuro!- il capitano era fuori di sé dalla gioia.

-Intanto stavamo pensando di andare a spiare le mosse dei nostri nemici-

-Ma è pericoloso, da quando sono scappata hanno aumentato la sorveglianza, non sarà facile non farvi scoprire- disse rivolta alla squadra amica.

-Di questo non devi preoccuparti. Per noi sarà un giochetto, giusto ragazzi?-

 

TO BE CONTINUED...

 

Che dire? Io quello che volevo dire l’ho già scritto sopra…ora tocca a voi!!!!!!! Baci e alla prossima!!!!!!!!!

 

   

 

 

 

 

     

     

 

    

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Gli angeli della MITHRIL ***


-In

Salve!!!!! Eccomi di ritorno!!!!!! (che palle!!!!! Una lezione di uzbeco arcaico è più interessante nd.tutti) (che cavolo di lingua è l’uzbeco????? nd.me) (e noi che cavolo ne sappiamo????? nd.tutti)………….dicevo….sono tornata con un nuovo cap!!!! E come al solito ringrazio: Jaly Chan; Lelli91, Chibichan, Kayx_chan01: siete mitiche!! Per Kayx: farò il seguito per l’altra fic ma non ne ho idea quando!! Probabilmente tra qualche mese, conoscendomi!!! Comunque…per quanto riguarda l’idea di fare una fic insieme, mi piacerebbe molto!!! Sarà divertente!!! Fammi sapere tu!!!

 

Getta le reti

dalle rive del tuo cuore (anonimo)

 

-In questo momento il presidente Daitenji è occupato. Potete attenderlo nella sala d’aspetto nel frattempo, non impiegherà più di venti minuti a liberarsi- la segretaria della reception della sede della BBA sorrise gentilmente ai Bladebreakers invitandoli ad accomodarsi nel salottino alle sue spalle. Unanimi avevano preso la decisione di riferire al presidente le losche macchinazioni della Borg sperando che lui li potesse aiutare in qualche modo. Presero posto sui tre divanetti giallo limone sistemati a ferro di cavallo al centro della hall. Un leggero venticello entrava dalle finestre aperte a libretto scostando di tanto in tanto le candide tende che le coprivano. Alle pareti erano appese foto e locandine di tornei di beyblade e di bladers, ce ne era anche una che li ritraeva tutti insieme alla fine dell’ultimo campionato mondiale. Era già passato un anno da allora…

-Qualcosa non va?- chiese vedendo l’espressione cupa della sua ragazza. Teneva lo sguardo basso, fisso al pavimento, lasciando che ciocche di capelli brune le coprissero la parte superiore del viso, le labbra erano serrate in un’insolita serietà, impassibili.

-Stavo provando ad immaginare come prenderà la notizia-

-Daitenji?-

-Già…-

-E come dovrebbe prenderla scusa?- Takao affondò tra i morbidi cuscini del sofà, intrecciando la mani dietro la nuca.

-Non lo so- rialzò la testa –Neanche lui sapeva che io sono una blader-

-Se è per questo non lo sapeva nessuno!-

-Takao!- Max tirò una gomitata in pieno stomaco all’amico, cercando di riprenderlo.

-Che c’è? Ho detto la verità!- si giustificò massaggiandosi il torace, nel punto in cui l’aveva colpito l’americano.

-Si…ma un po’ più di delicatezza nel dire le cose, no?-

Il giapponese sbuffò facendo sorridere Hilary –Non fa niente Max! In fondo ha ragione- incrociò le braccia al petto e si appoggiò allo schienale del divano –Non lo sapeva nessuno- abbassò il tono di voce nel pronunciare questa frase.

-Non è stata colpa tua- Kai cercò di rassicurarla accarezzandole una guancia mentre la brunetta lo ricambiava con uno sguardo di pura e sincera gratitudine.

-Allora, cosa diremo al presidente?-

-Cosa vuoi dirgli prof?-

-Di certo non possiamo presentarci da lui dicendo “Passavamo di qui per caso e abbiamo pensato di farle una visita. A proposito sa che la Borg è tornata all’attacco e vuole i nostri bit-power?”-

-E perché no?-

Il ragazzino si portò una mano alla fronte sospirando sonoramente, possibile che il capitano della loro squadra non riusciva ad essere serio anche in un simile momento di allarme?

-Quello che volevo dire era se dovevamo raccontargli tutto, compreso di Hilary e…dei suoi genitori-

-Credo che questo non spetti a noi deciderlo- Rei guardò la ragazza. Solo lei aveva il diritto di deciderlo. Hilary si alzò dal canapè –Gli dirò tutto, non voglio più nascondere la verità- si avvicinò alla finestra appoggiando i gomiti al davanzale, e posò la fronte al liscio e trasparente vetro oltre al quale si poteva scorgere una delle strade principali di Tokyo.

-Ragazzi, il presidente Daitenji può ricevervi ora. La strada la conoscete- la segretaria li accompagnò fino all’ascensore che lentamente li portò al quinto piano. Le porte scorrevoli dell’elevatore si aprirono con un sonoro “beep” da cui uscirono i Bladebreakers uno dopo l’altro.

-Buon giorno ragazzi! Qual buon vento vi porta qui?- l’anziano signore li ricevette nel suo ufficio facendoli accomodare sulle poltrone.

-Purtroppo non buono- esordì il professore.

Daitenji contrasse la fronte in una smorfia stupita, rendendo ancora più evidente le rughe del suo viso.

-Se non vi dispiace vorrei spiegargli io la situazione…- fece rivolta ai suoi compagni che annuirono accondiscendenti.

Ascoltò in silenzio ciò che aveva da dirgli la ragazza, era evidente che quello che gli raccontava lo lasciava sempre più perplesso e anche preoccupato, non poteva credere che la Borg fosse tornata di nuovo sulla scena e, a quanto pareva, più agguerrita di prima.

Si portò una mano sotto al mento, valutando attentamente la situazione –La faccenda è complicata- disse –La Borg vuole di nuovo provare a catturare i vostri bit-power, e sarà anche sicura di riuscirci, altrimenti non avrebbe più tentato un simile piano visto quello che le è capitato in Russia…-

-Si, ma c’è un fatto che non potevano prevedere, e cioè l’abbandono di Hilary dall’organizzazione. Contavano su di lei e invece…-

-Questo è vero Rei ma avendo già visto fallire i propri progetti una volta avranno sicuramente architettato un piano di riserva-

-Il presidente ha ragione, non sono così stupidi- Hilary tirò un sospiro rassegnato.

-E’ incredibile, chi l’avrebbe mai detto che tu fossi una blader! E immagino sarai anche brava se la Borg puntava soprattutto su di te-

-Beh, me la cavo…- arrossì imbarazzata.

-Non fare la modesta, sei brava, altrimenti non saresti mai riuscita a battermi quella volta sulla spiaggia- vedendo Dragoon fermo ai suoi piedi era rimasto letteralmente di stucco, non avrebbe mai potuto immaginare le potenzialità e l’abilità dell’amica con il beyblade. Ricordando quell’episodio sentiva ancora bruciargli la guancia destra, quella colpita, sebbene la ferita si fosse rimarginata ora.

-Cercherò di aiutarvi ragazzi, ma non posso assicuravi niente purtroppo-

-Non si preoccupi, in un modo o nell’altro ce la caveremo, come abbiamo sempre fatto- con quella frase il professore cercava più di convincere se stesso che Daitenji. Avevano anche l’aiuto della squadra degli Scudi Sacri, ma non sapevano come agire, bisognava prima conoscere le prossime mosse della Borg e poi regolarsi di conseguenza.

-In un modo o nell’altro ce la caveremo…di un po’ prof. hai già un’idea in mente?- domandò il capitano uscendo dall’imponente edificio.

-No-

-Lo immaginavo- sussurrò sconsolato. Loro erano i Bladebreakers, i campioni mondiali di beyblade, erano sempre riusciti a cavarsela anche nelle situazioni in cui non sembrava esserci soluzione…sarebbe stato così anche quella volta? O avrebbero dovuto rinunciare ai propri bit-power per sempre? Il giapponese scosse la testa per scacciare simili pensieri, per nessun motivo si sarebbe mai separato dal suo Drago Azzurro, avrebbe lottato fino all’ultimo per difenderlo.

Hilary e Kai erano rimasti indietro rispetto ai loro compagni, volevano starsene un po’ da soli.

-Come stai?-

-Ad essere sincera pensavo che sarei stata peggio a raccontare la mia triste storia…- disse in modo quasi ironico –invece mi sento…stranamente tranquilla, non so spiegarlo. Voglio dire, sono preoccupata per Alex, per i bit-power, per questa situazione in generale, ma…hai ragione tu, ce la caveremo anche questa volta- gli sorrise –E poi ci sei tu al mio fianco, mi sento sicura, protetta- lo guardò negli occhi e un innocente rossore colorò il suo viso. Il russo si fermò e le riavviò dietro l’orecchio una ciocca di capelli castani. Pensò che in fondo un lato positivo in tutta quella brutta storia c’era, aveva finalmente capito ciò che provava verso di lei, verso quella ragazza che ora gli sorrideva timidamente. Si avvicinò al suo viso e la baciò sulle labbra. Hilary cinse con le braccia il collo del ragazzo mentre lui la teneva stretta a sé per la vita…il loro secondo bacio, così diverso dal primo, più profondo, più passionale, più emozionante…forse perché ormai erano consapevoli del sentimento che li legava, dell’amore che riempiva i loro cuori e che niente e nessuno sarebbe mai riuscito a spezzare.

 

-Te li sei lasciati scappare, incapace!- Hito Hiwatari sbatté i pugni con violenza sulla scrivania alzandosi di scatto, spaventando non poco l’uomo che gli era di fronte.

-Io non direi proprio che me li sono lasciati scappare, in fondo sappiamo che si trovano a casa di Takao-

-Silenzio! Non è questo il punto! Quei due ci si rivolteranno contro, non fanno più parte della Borg! Specialmente mio nipote…dovevo immaginarmelo- si risedette sulla sua poltrona –E’ venuto qui solo per trascinare la ragazza dalla parte dei Bladebreakers-

-Questo non mi sorprende-

-Che intendi Vorkov?-

-Ecco signore…ho notato che tra suo nipote ed Hilary c’è un certo feeling…-

-Un certo feeling?- domandò come se non avesse mai sentito quella parola prima d’allora, probabilmente era così, come poteva un uomo tanto spregevole conoscere il suo significato.

-Si…amore o come preferisce chiamarlo- rispose disgustato.

Il presidente della Borg scoppiò in un’irritante risata che investì tutta la stanza riecheggiando tra quelle quattro gelide pareti –Amore? Kai si è proprio rammollito, si è lasciato troppo influenzare dai suoi amichetti, anche se…- un sorriso soddisfatto comparve sul suo volto –anche se questo costituisce un punto a nostro favore-

-Vedi- continuò –La debolezza degli uomini risiede nei loro sentimenti, ed è proprio lì che lo colpiremo…ma prima dobbiamo ultimare il progetto, a che punto siamo?- chiese guardando Vorkov negli occhi attraverso la mascherina.

-Buono signore, tra non molto sarà pronto e potremo potenziare i bit-power dei ragazzi-

Intrecciò le mani sotto al mento poggiando i gomiti sul tavolo –Bene, molto bene…-

 

-Ciao!- una voce femminile lo risvegliò dai suoi pensieri. Alzò i suoi occhi azzurri in quelli smeraldo della ragazza.

-Mariam! Che ci fai qui?-

La blader si sedette accanto a lui, sul portico in legno della casa –Passavo di qui e ho pensato di venirti a fare un saluto- in realtà era andata da Max di proposito, non sapeva nemmeno lei il motivo, voleva solo vedere come stava. Le era parso un po’ scosso per la storia della Borg nonostante cercasse di nasconderlo. Però…perché le interessava? L’unica cosa importante a cui doveva pensare era che i bit-power non cadessero nelle mani sbagliate, quella era la sua missione. Insieme con la squadra era tornata a Tokyo apposta; ma non era forse vero che aveva insistito lei per venirci? Aveva convinto i suoi compagni con quella scusa, si perché in fondo per Mariam era solo una scusa…per rivedere lui. Le era mancato, era sciocco non ammetterlo a se stessa. Le erano mancati la sua allegria, il suo ottimismo, il suo sorriso così sincero.

-Come va?- chiese dopo un breve silenzio.

-Sono un po’ preoccupato. Lo scorso anno ho perso più volte la Tartaruga Nera e non voglio che ciò si ripeta ancora-

Era strano, riusciva a comprendere pienamente quello che stava provando, anche lei avrebbe sofferto molto se qualcuno avesse tentato di potarle via il suo Squalo.

-Domani abbiamo in programma di intrufolarci alla Borg-

-Davvero?-

La ragazza annuì –Si-

-Stai attenta- si stava forse preoccupando per lei? Tutto sommato non era una cosa semplice e poteva correre un grave pericolo. Guardò il profilo di Mariam, non sembrava per nulla tesa o preoccupata, pareva così rilassata. Due ciuffi di capelli le scendevano lungo il viso, tenuti in ordine dalla fascia rosso fuoco che indossava sempre e che a lui piaceva molto.

-Max, sei qui!- si voltò verso Takao uscito anche lui in giardino.

-Oh, ci sei anche tu!- fece rivolta alla blader.

-Scusate, forse non mi sarei dovuta introdurre in casa d’altri senza essere invitata- disse alzandosi.

-Ma no figurati! La mia casa è aperta a tutti!- scherzò.

-Noto un tono allusivo nella tua voce- gli rispose il biondino.

-Assolutamente! Solo perché le persone che sono ospiti qui vanno e vengono come gli pare?-

-Takao, lo sai che Kai è uscito con Hilary!-

-Lo so, lo so- pronunciò annoiato –Ultimamente non fanno altro-

-Beh, si allenano tutto il giorno insieme a noi, è logico che vogliono restare un po’ da soli!-

-Aspettate un momento- la ragazza accanto a loro non riusciva a capire di cosa stessero parlando i due blader –Kai e Hilary stanno insieme?-

-Eh già-

-Mi state prendendo in giro?- chiese incredula.

-No, è la verità!-

-Chi se lo sarebbe mai aspettato! Non me lo avevi detto l’altra sera al bar- guardò l’orologio –Accidenti, si è fatto tardi! Ci vediamo!- salutò i due ragazzi e sparì oltre il cancello della villa.

-Oh, e così siete andati al bar, soli soletti, a bere un caffè bollente per scaldarsi dal freddo della notte gelida…-

-Piantala Takao!- ribatté arrossendo non poco.

 

Nel frattempo a Limerik, in Irlanda, nella base della MITHRIL il tempo scorreva incessante. Persone altamente qualificate e di ogni grado, appartenenti all’organizzazione, si trovavano impegnate in importanti ricerche più o meno collegate tra loro. Uomini e donne in camice o in divisa entravano e uscivano nei numerosi laboratori di quell’edificio sotterraneo creando un via vai di gente molto più movimentato del solito.

Una giovane sui sedici anni, biondina, con i capelli che le arrivavano appena sotto le orecchie, leggermente ondulati, e due grandi occhi azzurri, fissava impaziente lo schermo del computer a cui stava lavorando attendendo che rispondesse alle indicazioni che gli aveva chiesto. Battè due volte con il palmo della mano sopra il monitor –Ma quando si decideranno a cambiare questo rottame? E’ vecchio quanto il mondo!-

-Fai come me, rilassati! Non c’è alcuna fretta-

-In pratica mi stai dicendo che dovrei dormire?- fece ironica.

-Molto spiritosa Federica, davvero molto spiritosa- chi aveva parlato era una ragazza alta, di quindici anni, con dei lunghi e lisci capelli ramati, occhi dello stesso colore in cui si distinguevano al loro interno delle piccole pagliuzze dorate, davvero molto carina.

-Dai Liz, scherzavo!-

La rossa sbuffò scocciata. Federica era la sua migliore amica ma a volte sapeva rendersi davvero insopportabile. Entrambe indossavano un’informe provvista di una maglietta aderente verde militare e un paio di pantaloni mimetici con tanto di anfibi. La ragazza più grande era italiana, mentre quella più giovane tedesca.

-Tornando alle cose serie- disse rimettendosi composta sulla sua sedia –Ci sono novità?-

-Macchè! Se almeno questo aggeggio elettronico giurassico si desse una mossa potrei…oh!-

-Perché quest’esclamazione?-

-Perché il Giappone è così lontano da qui…-

-Se è per questo anche l’ Australia e l’America. Si può sapere che centra?-

-Guarda qui!- indicò lo schermo del computer invitando Liz ad avvicinarsi –Non posso crederci- commentò posando una mano sulla spalla dell’amica. Si guardarono tra loro perplesse quando una voce metallica proveniente da uno degli altoparlanti risuonò per tutta l’immensa stanza –L’agente Elizabeth Finn e l’agente Federica Ducci sono pregate di recarsi immediatamente dal comandante Kyle-

-Che vorrà il gran capo da noi?- domandò stupita la biondina alla sua compagna.

-Non ne ho idea-

Fatto sta che non potevano disubbidire agli ordini del comandante. Si diressero verso il suo ufficio continuando a chiedersi il motivo di quella convocazione così improvvisa. Un’enorme porta di metallo si aprì automaticamente permettendo alle due ragazze di entrare nella stanza. Quel locale era il più moderno e nuovo di tutta la base. Si guardarono intorno, lungo le pareti correvano grandi tavoli sui quali erano poggiati nuovissimi e tecnologici computer a cui stavano lavorando membri qualificati appartenenti alla MITHRIL. Si avvicinarono ad un uomo sulla cinquantina, capelli grigi, occhi chiari, un signore distinto dall’aspetto severo, imposto anche dal ruolo che ricopriva all’interno dell’organizzazione.

-Ci ha fatto chiamare comandante?-

-Si…a che punto sono le ricerche?-

-A dire la verità abbiamo appena scoperto qualcosa che ritengo possa essere importante-

-Bene, mi dica agente Ducci- disse incitandola a raccontare.

-I nostri sospetti erano fondati, la Borg non ha più sede in Russia, si è spostata in Giappone, nei pressi della capitale-

-Che simpatica coincidenza-

-Coincidenza?-

-Ho appena ricevuto una telefonata proprio da Tokyo da parte del presidente della BBA, il signor Daitenji-

-Daitenji? E chi sarebbe?-

-Non si preoccupi agente Finn ora le spiegherò tutto. Così saprete anche il motivo per cui vi ho convocate-

 

TO BE CONTINUED...

 

Vi faccio aspettare ancora un capitolo prima di chiarirvi la situazione!!! Anche se forse qualcuna di voi avrà già capito cosa potrebbe succedere…che dite??? Bah…io per ora ho la bocca sigillata su questo!!! Baci baci!!!!! Ciao!!!!!!!!!!!!      

      

        

   

 

 

    

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Capitolo 12
*** L'incubo ***


Dodici, dodici, dodici, dodici, dodici (abbiamo capito

Dodici, dodici, dodici, dodici, dodici (abbiamo capito!!!!!! nd.tutti) capitoli. Inizio subito ma prima, very very thank’s a : Jaly Chan, non mi dimentico del patriottismo!!!; Kaix, sinceramente non mi ricordo esattamente il processo…hai provato a vedere su AIUTO? Fammi sapere; Chibichan, si il nome MITHRIL l’ho preso da lì, mi piaceva e poi per i nomi io sono negata!!! Ho impiegato mezz’ora solo per scegliere quelli per le due nuove ragazze!!! 

 

L'amore è breve

dimenticare è lungo (Pablo Neruda)

 

Il comandante si schiarì la voce prima di cominciare a parlare -Dunque…come vi dicevo ho ricevuto poco fa una telefonata dal signor Daitenji, il presidente della BBA-

-La BBA non è quell’associazione che si occupa dei tornei di beyblade?- domandò Liz a cui quel nome non suonava nuovo.

-Esatto. Sono infatti venuto a conoscenza che la misteriosa organizzazione a cui noi diamo la caccia da ben due anni, nota come la Borg, si è rifatta viva con i Bladebreakers e il presidente ha chiesto il nostro aiuto-

-Bladebreakers? I campioni mondiali di beyblade?-

-Proprio loro agente Ducci. Ora…- incrociò le braccia dietro la schiena -non ho potuto raccogliere molte notizie solo con una telefonata perciò occorrerà che qualcuno vada ad informarsi di persona su quello che sta accadendo in Giappone. Il compito della MITHRIL è quello di garantire la sicurezza ai paesi di tutto il mondo-

Le due ragazze annuirono accondiscendenti.

-E dal momento che voi- continuò -nonostante la vostra giovane età siete due tra i più promettenti elementi della MITHRIL ho pensato di assegnarvi questo delicato incarico, se non sbaglio sarà la vostra prima missione fuori dal territorio nazionale-

La rossa e la bionda rimasero senza parole. Kyle avrebbe mandato in missione solamente loro due in Giappone.

-Inoltre due giovani come voi non desterebbero troppi sospetti, la Borg non potrebbe immaginare di avere alle costole dei membri della nostra organizzazione e potrete agire indisturbate-

-Quale sarà esattamente il nostro compito?-

-Per il momento vi limiterete a raccogliere informazioni e a comunicarmele- spiegò in tutta calma -Il resto vi verrà detto in seguito. Partirete domani stesso, vi ho già prenotato i biglietti per il volo di domani sera. Il presidente Daitenji vi verrà ad accogliere all’aeroporto di Tokyo-

Non potevano credere alle loro orecchie, fino al giorno prima si lamentavano della vita troppo monotona che conducevano, e ora il comandante le convocava nel suo ufficio e come un fulmine a ciel sereno gli affidava un incarico così importante, lontano dall’Irlanda.

-Beh…cosa state aspettando?- chiese osservando i volti ancora stupiti delle ragazze -Andate subito a preparare i bagagli, indossate abiti da civili, non dovrete dare nell’occhio in Giappone-

-Signorsì!- dissero congedandosi dal comandante con il saluto tipico dei militari.

 

Seduta sulla sponda del fiume che attraversava la città, nei pressi del ponte che collegava le due rive opposte, osservava l’acqua scorrere limpida e silenziosa (mai avuto la fortuna di vedere un fiume con l’acqua limpida!!!! Qui da noi fa schifo!!!! nd.me). Quel movimento continuo e rilassante le infondeva una serenità senza pari. Si sdraiò sull’erba lasciando che i delicati raggi di sole invernale le accarezzassero il viso e portò una mano dietro la testa, mentre con l’altra prese dalla tasca il suo beyblade. Lo portò davanti agli occhi, il colore viola acceso era in contrasto con il pallore del bit, nel quale si poteva osservare il disegno di un bellissimo unicorno alato; lo guardò intensamente come fosse la prima volta che lo vedesse e le tornarono alla mente tanti ricordi ad esso correlati, per la maggior parte non belli. Sospirò sonoramente continuando a tenere stretta nel pungo la sua trottola.

D’un tratto sentì qualcosa di freddo, quasi ghiacciato, posarsi sulla sua guancia sinistra. Spaventata si levò a sedere di scatto voltandosi, per comprendere la situazione -Kai! Mi hai spaventata!-

Il russo le sorrise sedendosi accanto a lei. Teneva qualcosa tra le mani che assomigliava molto ad una lattina di Coca Cola.

Hilary guardò incuriosita il barattolo d’alluminio -Tu bevi Coca Cola ghiacciata in pieno inverno?- domandò stupita.

-Si, così sento meno freddo-

-Ma quello non è l’effetto che provoca una bevanda calda, casomai?-

-Beh, dovresti saperlo che io faccio tutto il contrario della normalità, no?-

La brunetta lo guardò scettica -Sai Kai…a volte mi domando come tu possa piacermi-

-E hai trovato la risposta?-

-No…- poggiò la testa sulla spalla del ragazzo. Era vero, non capiva cosa precisamente l’attirasse in lui, forse perché non c’era una cosa in particolare…le piaceva tutto di Kai, a cominciare dal suo carattere introverso a volte freddo, distaccato e impassibile, il suo fisico perfetto, il suo viso, dai lineamenti rigidi eppure allo stesso tempo così dolci, i suoi occhi così belli e profondi…

-Perché tieni Ixion in mano?-

La blader tornò a guardare il suo beyblade -E’ strano-

-Cosa?-

-Questo beyblade mi è stato dato dalla Borg insieme al suo bit-power…eppure sento che non potrei mai separarmi da lui-

-Ma è logico-

-No invece, perché me lo hanno dato loro, capisci? Per utilizzarlo per fini malvagi-

-Si, ma ora tu lo utilizzerai contro la Borg, ricordi?-

Pensò che non aveva tutti i torti -Quando credi che la affronteremo?-

-Non ne ho idea-

-Tu credi…credi davvero che io possa farcela a batterli?-

-Ne sono sicuro. E poi ricordati che non sei da sola, ci siamo noi con te…ci sono io- disse quasi sussurrando. Hilary si sentì rassicurata da quelle parole tanto dolci, Kai non era di certo il tipo che manifestava così apertamente i propri sentimenti.

-Grazie…- sentiva il suo cuore riempirsi di una gioia puerile, una felicità innocente, come quando un bambino è contento per un nuovo giocattolo che gli hanno regalato.

-Però io non credo sia giusto-

-Cosa non credi sia giusto?-

-Mi sento in colpa sapendo che mio fratello è richiuso in una prigione stretta e buia mentre io sono qui con te così…serena-

-Sei una ragazza molto sensibile- si alzò in piedi -Nessuno lo direbbe mai!-

-Che intendi, scusa?-

-Che a prima vista sembri una ragazzina isterica e presuntuosa-

-Cosa?! Io una ragazzina isterica e presuntuosa?!- scattò accanto a lui -Non ti permettere!- gli diede le spalle e incrociò le braccia al petto fingendosi offesa -Beh, sappi che anche tu a prima vista sembri un asociale scontroso…anzi scusa, tu lo sei-

Il russo le si avvicinò scompigliandole affettuosamente i capelli -E così io sarei un asociale scontroso?-

-Almeno quanto io sono isterica e presuntuosa- ribattè a tono.

-Allora stiamo a posto!- fece ironico. La brunetta gli lanciò uno sguardo truce.

-Ti va una sfida a bey?-

-Che fai, cambi discorso?-

-No, parlo sul serio-

-Allora dovremmo chiamare il professor K, così potrà ripararti immediatamente Dranzer!-

-Lo vedi che sei presuntuosa?-

-Sai Kai…oggi chiacchieri perfino troppo per i miei gusti- caricò Ixion nel dispositivo di lancio e gli rivolse un sorriso di sfida. Un sorriso molto seducente, pensò mentre prendeva Dranzer dalla tasca. Stavano per lanciare i loro beyblade e iniziare l’allenamento ma qualcosa li bloccò -Fermi tutti!- Takao arrivò correndo seguito dal resto dei Bladebreakers. Poggiò le mani sulle ginocchia piegandosi leggermente per riprendere fiato. Si sistemò il cappello e disse rivolto al sedicenne -Pensi di avere l’esclusiva solo perché è la tua ragazza?-

-………………- (traduzione: ma che cavolo vai blaterando? nd.Kai)  

-Se Hilary vuole battersi con uno di noi il primo con cui deve farlo sono io- annunciò solenne.

-Perché scusa?-

-Semplice…perché devo prendermi la rivincita! L’ultima volta mi hai battuto-

-Questo vuol dire che vuoi essere sconfitto di nuovo?-

-Non darti tante arie, sono molto migliorato da allora! Sono anche riuscito a far correre Dragoon sull’acqua! Diglielo anche tu prof!- fece rivolto al piccolo amico.

-Si, si, è vero- confermò con scarso entusiasmo.

 

Vorkov entrò nel laboratorio segreto della base per informarsi sugli sviluppi del progetto. Nell'enorme stanza molte persone lavoravano incessantemente, chini sui loro computer attenti ad ogni particolare. Su una delle pareti laterali c'erano tre grandi tubi trasparenti, lunghi e stretti, in cui all'interno di ognuno si potevano osservare tre diverse specie di creature, o più precisamente bit-power. Si soffermò con lo sguardo su ognuno di loro e cominciò ad assaporare, immaginando nella sua mente, il momento della vittoria schiacciante che secondo lui avrebbe sicuramente avuto sui Bladebreakers quando il piano sarebbe stato ultimato. Già vedeva davanti ai suoi occhi le facce spaventate e sconvolte di quei ragazzini, senza più bit-power, che ormai non avrebbero più potuto fermare la Borg, e poi lei...avrebbe tenuto a bada Kai, così avrebbe potuto riprendersi Hilary, sarebbe stata finalmente sua. Un ghigno soddisfatto comparve sul suo volto.

-Allora, a che punto siamo?-

-Abbiamo finalmente terminato il progetto di potenziamento per il bit-power di Carlos-

-Bene, molto bene, procedete- ordinò avvicinandosi al tubo centrale, in cui era tenuta rinchiusa una creatura acquatica, molto simile ad un tricheco, ma più grande e minacciosa, con due grosse zanne che sporgevano dalla bocca, per la precisione un leone marino, immersa in uno strano liquido verdastro.

Uno degli scienziati presenti nella stanza digitò qualcosa sul computer mentre sul monitor dell'elaboratore elettronico compariva l'avvertimento "Potenziamento in corso" accanto ad un numero in percentuale che informava quanto mancasse al termine del processo. Occorsero alcuni minuti perchè questo numero arrivasse al 97%...98%...99%...100%. Un'intensa luce provenne dal grande contenitore del leone marino accompagnata da una potenza schiacciante. Vorkov si portò un braccio davanti agli occhi per proteggersi dal bagliore improvviso ma venne scaraventato addosso al muro opposto, come spinto da una forza misteriosa.

Si rimise in piedi e raccolse da terra la mascherina color pece che nell'urto era scivolata via dalla sua faccia. Osservò il bit-power appena sottoposto al trattamento, sembrava molto più agitato, sbatteva la sua coda contro il vetro che lo teneva prigioniero, quasi a volersi liberare, ma il materiale con cui era fatta quella specie di gabbia era infrangibile.

-Signore, la potenza del leone marino è aumentata notevolmente, è quasi decuplicata!-

A quelle parole Vorkov cominciò a ridere, dapprima il suo era solo un ghigno che poi si trasformò in una sonora e sadica risata -Ottimo! Continuate a lavorare sugli altri due bit-power e poi penseremo a darli ai ragazzi in modo che impareranno a contollarli-

-Sono molto potenti, è sicuro che ci riusciranno?-

-Oh si...certo, ci devono riuscire...- il suo tono di voce assomigliava molto ad una minaccia.

Intanto sopra di lui, attraverso la grata del condotto di areazione, quattro figure avevano assistito all'intera scena.

-Dobbiamo avvertire Takao e gli altri- proferì Ozuma sottovoce ai suoi compagni, che con un cenno del capo gli fecero capire che si trovavano d'accordo con lui.

 

-La prossima volta ci riuscirò a batterti!-

-Cosa te lo fa credere Takao?-

-Oggi ho pareggiato quindi la prossima volta...- Hilary non gli concesse di terminare la frase -La prossima volta, se ti andrà bene, pareggerai di nuovo!-

-Uffa!- incrociò la braccia al petto e mise il broncio scatenando le risate dei suoi compagni di squadra. Era sera ormai e i ragazzi stavano rientrando alla villa del capitano. Varcarono il cancello del giardino quando nonno J gli venne incontro -Ragazzi c'è una visita per voi di là-

-Una visità?- domandò il nipote stupito.

-Già, è venuto il presidente Daitenji dicendo che aveva delle importanti novità da comunicarvi-

I blader si guardarono tra loro, sicuramente riguardavano la Borg, bisognava vedere se buone o cattive. L'unica ragazza del gruppo mutò completamente espressione, abbassò gli occhi a terra, silenziosa, si era dimenticata di quella minaccia. Ma come aveva potuto? Il pomeriggio lo aveva trascorso in tranquillità e allegria che per qualche ora si era illusa che tutto andasse per il meglio, che non ci potesse essere niente in grado di turbare la sua felicità. Si chiese se davvero un giorno sarebbe stato così...sentì una mano stringerle la sua. Alzò lo sguardo sul ragazzo che le stava accanto, le sorrideva rassicurante, era come se Kai avesse avvertito il suo disagio. Sorrise anche lei...

Entrarono nel salone dove Daitenji li stava aspettando -Ragazzi, sono venuto a dirvi che ho contattato la MITHRIL-

-MITHRIL? Questo nome non mi è nuovo- il professore si portò una mano al mento pensando in quale occasione lo avesse già sentito.

-Non è l'organizzazione per la sicurezza internazionale? Quella che ha sede in Irlanda?-

-Esatto Rei, proprio quella-

Un'ondata di stupore colse le facce dei sei ragazzi. Un'organizzazione a livello internazionale così importante, forse la più importante del mondo; che relazione aveva con loro?

-Anche la MITHRIL sta dando la caccia alla Borg- continuò -Perciò, vista la situazione, collaborarà con noi e ci aiuterà a mettere fine ai loschi piani della Borg una volta per tutte-

-Questa è una bella notizia, ma non vedo come possa fare dal momento che la sede è in Irlanda-

-Hai ragione Takao, ma questo non è problema, infatti dopodomani mattina due agenti della MITHRIL verranno qui a Tokyo. Li aspetteremo all'aeroporto-

-Cavolo...questa storia sta prendendo una piega inaspettata!-

 

Intorno a lui solo buio. Sbattè gli occhi un paio di volte. Niente, solo oscurità. D’improvviso una luce, una luce lontana, fioca, incantatrice. Si avvicinò ad essa, le sue gambe erano come mosse da una forza sconosciuta, che lo spingeva ad andare avanti, una voce nella testa gli sussurrava di raggiungere quel chiarore. Vi arrivò, un bagliore accecante l’avvolse, e magicamente comparvero le pareti di una stanza, una stanza che conosceva, glielo diceva l’istinto, ma lui non riusciva a comprendere dove si trovasse. Si voltò. Vide una figura nascosta nell’ombra. Mosse qualche passo verso di lei, era Hilary. Cosa ci faceva in quel posto? Guardò il suo viso, le lacrime rigavano il suo volto, perché stava piangendo? Fece scorrere gli occhi sul suo corpo, aveva i polsi e le caviglie incatenati, non poteva muoversi. Allungò una mano -Hilary…- un rumore dietro di lui richiamò la sua attenzione, si girò. Un uomo alto e robusto apparve dal nulla. Vorkov. Ce lo aveva davanti eppure non sembrava aver notato la presenza del ragazzo. S’incamminò, lo raggiunse, lo sorpassò senza rivolgergli nemmeno uno sguardo. Si avvicinò alla ragazza, guardò il suo fisico avidamente mentre compariva sul volto di quel criminale un ghigno agghiacciante. Cosa voleva farle? -Che vuoi farle- si ritrovò a sibilare tra i denti. L’uomo accarezzò la guancia bagnata di lacrime della fanciulla, passò le dita sulle sue labbra rosee, poi scese fino al collo -Sei una bella bambina…- diceva -Si, una bella e brava bambina…- basta, non poteva più assistere impotente a quella scena -Non la toccare! Non ti azzardare a toccarla!- cercò di buttarsi su di lui ma qualcosa glielo impedì. Mise le mani in avanti. Un muro, un muro trasparente, liscio, gelido. Provò a sferrargli contro un pugno, niente. Non lo aveva neanche graffiato. Provò di nuovo, lo stesso risultato. Un dolore lancinante partì dalle dita delle mani e percorse tutto il suo braccio.

-Hilary!- urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, ma lei niente, non lo sentiva, non lo vedeva; e intanto Vorkov continuava imperterrito, affondava il naso tra i suoi capelli castani continuando a ripetere -Sei una bella bambina…-

Dranzer. Avrebbe frantumato quel muro di vetro con Dranzer. Cercò nelle tasche, prima la destra, poi la sinistra, non c’era da nessuna parte. Dov’era il suo beyblade? La sua Aquila Rossa? Che fine aveva fatto? Sollevò gli occhi, Vorkov era ancora lì. Teneva ferma Hilary per i polsi e lei non aveva la forza per reagire.

-Hilary!- uno strano senso di paura lo pervase, il suo corpo cominciò a tremare indipendentemente dalla sua volontà. Iniziò anche a battere i denti, un vento gelido soffiava sulla sua pelle, eppure sudava. Il respirò si fece sempre più affannato quando…

Si svegliò di soprassalto e si mise a sedere. Respirava a fatica, i capelli erano imperlati di sudore, si accorse che stava tremando. Mise una mano in tasca e ne estrasse una trottola azzurra, Dranzer. Guardò il beyblade, l’Aquila Rossa era sempre lì, al centro del suo bit, fiera e maestosa. Lo strinse forte nel pugno portandoselo al torace, dove il cuore batteva forte, quasi volesse uscire fuori dal suo petto.

-Hilary…- sussurrò. Si ricordò quelle immagini che poco prima avevano affollato la sua mente.

-Era solo un sogno- disse -Un incubo…-                  

 

 

TO BE CONTINUED...

 

Questo capitolo è un pò di transito...il prossimo sarà un pò più romantico...poi vedrò se fare arrivare Liz e Federica nel prossimo cap o in quello dopo ancora!!! Ci devo pensare!!!! Va buono...a presto!!!!! (non ti scapicolare, noi stiamo benissimo lo stesso!!!!! nd.tutti) Ah! Vi è piaciuto l'incubo? (come fa un incubo a piacere????? nd.tutti), diciamo che avrà delle conseguenze nel prossimo cap (non intendo dire che si avvera, ma... nd.me)... Saluti dalla vostra Lenn Chan!!!! (guarda che non è mica una cartolina!!! nd.tutti) (beh, almeno mi alleno per quando le dovrò spedire davvero, no? nd.tutti) (^_________^ nd.tutti)

     

 

 

 

 

 

 

    

  

                     

  

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Incomprensioni ***


Come avevo annunciato questo cap

Come avevo annunciato questo cap. sarà più romantico!!! Nel prossimo prometto un po’ più d’azione!! Beh, stavolta i ringraziamenti l’ho messi alla fine…

 

I sogni sono imperfetti,

diventano veri, perdono libertà (anonimo)

 

-Ragazzi, avete per caso visto Kai?- Rei lo aveva cercato per tutta la casa ma non lo aveva trovato da nessuna parte.

-Il nonno mi ha detto che è uscito questa mattina all’alba-

-All’alba? E dove è andato?-

Il capitano alzò le spalle –Fai fom’è fatto, fe non fuole farsi trofare non lo fice- farfugliò ingurgitando un’enorme brioche alla marmellata.

-Che?!-

-Sai com’è fatto, se non vuole farsi trovare non lo dice- ripetè, stavolta con più chiarezza. Il cinese si sedette vicino all’amico cominciando a mangiare la propria colazione.

-A che ora dobbiamo stare all’aeroporto domani?-

-Alle otto- rispose il professore senza alzare gli occhi dal suo portatile. Takao per poco non si strozzò con il cornetto –Alle otto?! Ma è prestissimo! Calcolando che da qui si impiega circa mezz’ora per arrivare, dovrò alzarmi alle sette!- il solo pensiero di levarsi  quando il sole non era ancora sorto (secondo lui nd.me) lo faceva stare male –Vorrei sapere a chi è venuto di mente di mettere dei voli così presto- sbuffò.

-Casomai così tardi- Takao guardò Max con aria interrogativa –Quei due agenti- spiegò in tutta calma il biondino –prenderanno l’aereo per Tokyo intorno alle undici di questa sera, viaggeranno di notte-

-Sono proprio curioso di conoscerli- dichiarò il blader della Tigre Bianca prendendo la sua tazza di caffè tra le mani.

-Ho chiesto al presidente Daitenji se li conosceva e mi ha risposto che sa solamente che hanno la nostra età-

-Davvero?-

L’americano annuì –Pare che pur essendo giovani siano due promettenti elementi della MITHRIL-

-Questo costituisce un vantaggio-

-Perché?- chiese il capitano che aveva ascoltato solo l’ultima parte della conversazione, troppo preso a distrarsi con il cibo.

-Perché chi mai sospetterebbe di due adolescenti?-

-Rei ha ragione- disse alzando i suoi occhi blu oltremare sulla porta di servizio della cucina –Oh, sta tornando Kai-

Il russo entrò mugugnando un –Ciao- senza guardare in faccia i suoi compagni, attraversò veloce la stanza e si accinse a salire le scale.

-Non fai colazione?- una voce lo raggiunse prima che potesse sparire al piano superiore.

-Non ho fame-

I ragazzi non fecero troppo caso al suo comportamento, ormai ci erano abituati. Continuarono la loro colazione parlando del più e del meno, mentre qualcun’altro rifletteva in solitudine…

Era solo un sogno, un incubo, lo sapeva, ma l’aveva turbato molto. Da quando si era svegliato non era più riuscito a riprendere sonno, aveva paura di tornare a vedere quelle immagini. Si era quindi alzato all’alba per andare a distendersi i nervi con una passeggiata sulla spiaggia, completamente deserta a causa del freddo. Perché quel sogno? Che cosa stava a significare? Probabilmente niente, solo una proiezione delle sue paure, delle sue angosce; Hilary ridotta in quello stato, Dranzer che non trovava più…si avvicinò alla finestra poggiando la fronte al vetro gelido e appannato. Il cielo era cupo come sempre, si era stancato dell’inverno, quella stagione fredda lo opprimeva ancora di più, in un simile scenario non c’era da meravigliarsi di immaginarsi il peggio. Gettò un’occhiata al cortile, non si era accorto che nel frattempo era venuta in visita la squadra degli Scudi Sacri. C’era anche Hilary con loro, probabilmente li aveva incontrati per strada ed erano venuti insieme. Poi si ricordò che il giorno prima avevano detto che sarebbero andati a cercare di raccogliere informazioni alla Borg, sui loro diabolici piani, forse quella non era solo una visita di cortesia, venivano per fargli un breve resoconto della situazione. Pensò di scendere anche lui e raggiungerli, voleva sapere che cosa avevano scoperto. Scosse la testa provando a togliersi dalla mente l’incubo della notte e si passò una mano tra i capelli sbadigliando. Per colpa di quel brutto sogno aveva dormito solo poche ore. Arrivò nel bel mezzo del loro discorso.

-Cosa? Hanno potenziato uno dei tre bit-power avversari di dieci volte?- Kai spostò l’attenzione su Takao che pareva sconvolto.

-Già…ben presto faranno lo stesso per gli altri due- precisò il capitano della squadra amica.

-E’ un bel problema…- e già il professore stava valutando sul suo computer i possibili esiti di una sfida tra un membro dei Bladebreakers e uno dei Black Killer, e come poteva immaginare non erano di certo buoni. Avrebbero dovuto allenarsi ancora se volevano riuscire a batterli.

-Credo che ci vorrà ancora del tempo prima che quei pazzi riescano a ultimare il progetto, quindi il mio consiglio è quello di non perdere la calma-

-Ozuma ha ragione ragazzi! Non ci scoraggiamo per così poco. Sono sicuro che li batteremo!- esclamò con la sua solita euforia.

-Bene, se dovessimo venire a sapere altro ve lo comunicheremo- salutò con un cenno della mano.

-E se avrete bisogno di una mano noi vi aiuteremo. Non permetteremo che i vostri bit-power finiscano nella mani sbagliate-

-Grazie- Max incrociò lo sguardo magnetico di Mariam, che lo distolse immediatamente, arrossendo. Perché gli faceva quello strano effetto? –Beh…ci vediamo- disse imbarazzata mentre raggiungeva i suoi compagni, diretti per chissà dove. Il biondino la guardò andarsene sorridendo ma subito la sua attenzione fu richiamata dalla voce di Rei.

-Tutto a posto Kai?- il cinese sembrava sinceramente preoccupato, il russo per tutta la durata della conversazione non aveva aperto bocca, si era limitato ad incrociare le braccia al petto tenendo gli occhi bassi. In questo non c’era niente di diverso dal solito, si comportava sempre in quel modo, ma c’era  qualcosa nella sua espressione che non convinceva l’amico.

-Si, è tutto a posto- disse anche se era piuttosto evidente che mentiva.

-Sentite ragazzi- esordì K interrompendo quel clima di tensione che si era creato –Se è vero ciò che ha detto Ozuma dovrò pensare ad un allenamento speciale. Datemi un giorno per prepararlo-

-Non c’è problema prof! Tu progetti e noi eseguiamo!-

-Una volta tanto sono d’accordo con Takao! Riusciremo a far fallire i loschi piani della Borg. Non le daremo modo di riprovarci ancora in futuro! Senza contare che io ho un conto in sospeso con loro…- aggiunse a voce bassa.

Takao le posò una mano sulla spalla –Libereremo tuo fratello e chiuderemo definitivamente questa storia- affermò sorridendo.

La brunetta annuì. Si, sarebbe andata così…doveva andare così…Kai guardò la sua ragazza. La scena di quell’incubo gli apparve di nuovo davanti agli occhi, veloce, frammentaria, terrificante. Un brivido gelido gli percorse la schiena. Non poteva permettere che accadesse una cosa del genere. Si avvicinò ad Hilary –Devo parlarti-

-Ah…va bene-

Il russo si voltò verso i suoi compagni di squadra, rivolgendogli un’occhiata che si spiegava da sola.

-Ehm…sarà meglio se noi rientriamo- sentenziò Rei incitando i suoi tre amici a dirigersi in palestra. Era chiaro che quella tra lui ed Hilary doveva essere una conversazione privata.

-Cosa dovevi dirmi?-

-Hai intenzione di combattere anche tu contro i Black Killer quando sarà il momento?- domandò a bruciapelo.

-Si, certo…- non capiva il perché di quella domanda.

-Non devi farlo- le passò accanto e la sorpassò, dandole le spalle.

-Come?-

-Non devi farlo, ci pensiamo noi a combattere- ribadì serio. Perché si comportava in quel modo? Non riusciva a comprendere cosa gli passasse per la testa, sembrava essere tornato il solito e freddo Kai di sempre -Perché?- fu tutto quello che fu capace di chiedere, stupita.

-Perché si-

La quindicenne gli si piazzò davanti –No! Tu adesso mi spieghi il motivo!-

-Non c’è nessun motivo! E’ così e basta!- stavano cominciando ad alzare la voce entrambi.

-E’ così e basta?- ripetè irritata –Che cavolo vuol dire che è così e basta?-

-Quello che ho detto-

-Non capisco! Fino a ieri era tutto a posto, mi dicevi che sicuramente ce l’avrei fatta a batterli, e ora mi dici questo?-

-E allora? Non si può cambiare idea?-

-Si che si può…ma se una persona cambia idea così all’improvviso ci deve essere un motivo!-

-E io non ce l’ho! Va bene?- quell’uscita gli costò uno schiaffo da parte della ragazza. Kai si portò una mano sulla guancia dolorante, un po’ arrossata. Abbassò il braccio, che teneva ancora vicino alla sua gota, lasciandolo andare lungo il fianco -Non usare quel tono con me!-

-Non dirmi quello che devo o non devo fare!- ridusse gli occhi a due fessure lanciando uno sguardo gelido ad Hilary.

-Se io non posso dirti quello che devi o non devi fare allora non puoi farlo neanche tu!-

-Che centra! E’ diverso!-

-Invece non è diverso manco per niente!- era la prima volta che litigavano da quando stavano insieme, anzi la prima che litigavano in assoluto da quando si conoscevano, almeno in modo così violento. Perché?

-Mi dispiace che tu sia contrario ma non puoi obbligarmi a non combattere!-

-Si che posso!-

-No invece! Si tratta della mia vita, voglio fare qualcosa per liberare mio fratello e per vedere finalmente sbattute in galera le persone che mi hanno rovinato l’infanzia! Capito, si tratta della mia vita!- marcò con la voce le ultime due parole. Come poteva chiederle una cosa del genere?

-Ma si tratta anche della mia vita!- abbassò lo sguardo –E’ vero, sarà pure la tua vita…ma tu ora sei entrata a far parte anche della mia…-          

Un lungo silenzio calò tra i due ragazzi. Forse nessuno dei due aveva torto e nessuno dei due aveva ragione…

-Di la verità…non ti fidi di me?- domandò infine.

-Certo che mi fido di te-

-Non credi nelle mie capacità- continuò come se non lo avesse sentito –Altrimenti ora non mi staresti dicendo tutto questo-

-Hilary tu sei una blader in gamba, e io credo nelle tua capacità-

-Allora perché Kai? Perché non vuoi che io combatta contro di loro?-

Già perché? Per quell’incubo? Allora perché non glielo diceva…forse nel suo inconscio sapeva che era una stupidaggine o forse no…si sentiva tremendamente confuso, la testa gli scoppiava. -Perché…- non completò la frase.

-Perché non ti fidi di me! Avanti! Almeno abbi il coraggio di dirmelo in faccia!- aveva ricominciato a urlare.

-Non è per questo…-

-Io non capisco! Per quale motivo allora?-

-Non capisci? Perché ti amo, ecco perché!-

Hilary sussultò a quelle parole. Non glielo aveva mai detto di…amarla. Almeno non così espressamente. Il suo cuore prese a battere ancora più forte. Anche lei lo amava, e tanto, ma non poteva fare quello che le chiedeva, non poteva. Chiuse gli occhi –Se è vero ciò che hai detto, allora devi lasciarmi combattere…-

-Non posso- ribattè convinto, non voleva che le accadesse qualcosa di male.

-Mi dispiace Kai, ma io combatterò lo stesso, non posso permettere a nessuno di impedirmelo…nemmeno a te- gli diede le spalle e si avviò verso la palestra.

-Stammi bene a sentire, te lo impedirò! Hai capito?- le urlò dietro.

La blader gli fece segno con la mano di stare zitto senza neanche voltarsi, mentre continuava a camminare. Entrò in palestra e richiuse la porta dietro di sé sbattendola con forza.

-Che è successo?- domandò preoccupato Rei che, come gli altri tre ragazzi, aveva sentito urlare.

-Ah, non lo so, chiedilo a Kai!- rispose aspra mentre si andava ad accovacciare in un angolo della grande sala.

 

-Mi passi quella maglietta?- Liz indicò l’indumento  posato sul suo letto. La bionda glielo porse e restò a guardare come la sua amica finiva di sistemare le ultime cose in valigia. Ancora non riusciva a crederci, poche ore e sarebbero salite su un aereo diretto a Tokyo. Era da un anno che le due ragazze erano entrate ufficialmente nella MITHRIL, ciò significava che era da un anno che non uscivano fuori dall’Irlanda e entrambe pensavano che sarebbero rimaste in quella condizione ancora a lungo. E’ buffo come in un solo giorno la vita possa cambiare così drasticamente.

-Liz…a te manca la Germania?- Federica si sdraiò sul letto intrecciando le mani dietro la testa- La rossa restò sorpresa dalla domanda dell’amica, nonché collega di lavoro.

-Non tanto- si limitò a rispondere.

-A me manca molto l’Italia-

-Tu hai la fortuna di avere una famiglia unita…mio padre invece è sempre impegnato col suo lavoro, passa più tempo in tribunale che a casa, e per quanto riguarda mia madre so solo che dopo il divorzio si è risposata-

La sedicenne si morse il labbro inferiore –Scusa…l’avevo dimenticato- sussurrò mortificata.

-Non preoccuparti! Non mi da fastidio parlarne- disse chiudendo con non poca fatica la lampo della sua borsa da viaggio –Comunque finita questa missione il comandante ci ha promesso una licenza quindi potrai tornare qualche settimana a casa tua-

-E tu che farai?-

-Ovvio, tornerò in Germania. Anche se non lo vedrò spesso sarò comunque contenta di riabbracciare mio padre- sorrise e si sedette accanto a Federica.

-E così stasera si parte?-

-Io ancora non ci credo-

-Infatti non ti sei ancora preparata! Mancano poche ore ormai, non vorrai ridurti all’ultimo minuto!-

La biondina si alzò avviandosi verso il grande specchio della camera. Osservò la sua immagine riflessa, aveva ancora indosso le divisa militare e i suoi occhi azzurro oceano risaltavano come non mai. Cominciò a sfilarsi la maglietta rimanendo in reggiseno –Secondo te che dovrei mettermi?-

-Prova la maglietta azzurra, quella con la scollatura a V. Si abbina ai tuoi occhi. Poi dovresti metterti una gonna, tu te la puoi permettere-

-Perché tu no?-

-Ma vuoi scherzare? Io ho i fianchi larghi-

-Nella tua testa hai i fianchi larghi- fece puntandosi un dito alla tempia –Sei perfetta! Sei un grissino!-

-Beh, comunque non sono abituata con la gonna. Preferisco i pantaloni- infatti indossava un paio di jeans morbidi e una camicetta bianca che risaltava la sua carnagione ambrata. Non aveva praticamente nulla delle tipiche caratteristiche della gente del nord, la sua fisionomia l’aveva eredita da sua madre che era Brasiliana.

-Hai ragione! Qui siamo abituate in divisa…metterò anch’io i pantaloni-

 

Due occhi verde opaco fissavano la porta in legno che avevano davanti. Dietro di essa c’era una camera, uguale a tutte le altre là dentro, ma Takeshi sapeva che quella stanza era vuota, deserta, ormai da parecchi giorni. Era riuscita a scappare, nessuno ci aveva mai provato prima ma lei si, e aveva anche raggiunto il suo scopo. Era tornata dai suoi amichetti a chiedere aiuto…patetico. Se non fosse stato per lui, per il signorino Kai Hiwatari, probabilmente Hilary sarebbe stata ancora alla Borg e per la testa non le sarebbe mai passata la folle idea di mettersi contro l’organizzazione. Il blader prese tra le mani il suo beyblade, una trottola nera, lucente, un risucchio di colori. Al centro il bit era vuoto, la sua creatura sacra era rinchiusa in uno di quegli strani tubi trasparenti in attesa di essere potenziata. Presto sarebbe diventato imbattibile, lo sapeva, avrebbe finalmente potuto prendersi la rivincita con lei, solo quello gli importava, tutto il resto passava in secondo piano. La sconfitta subita all’inizio ancora gli bruciava, quella ragazzina lo aveva umiliato, lo aveva fatto sentire un perdente, e lui odiava sentirsi tale.

-La resa dei conti è vicina- sibilò tra i denti mentre un sorrisino perfido compariva sul suo volto. Quando se la sarebbe trovata davanti per combattere non avrebbe avuto pietà, non l’avrebbe risparmiata neanche se glielo avesse chiesto in ginocchio. Poi avrebbe pensato a sistemare anche il russo, nessuno l’avrebbe spuntata –Preparatevi Bladebreakers- e con queste parole sparì nell’ombra di uno dei tanti corridoi dell’immenso edificio.

 

Era il tramonto. Una palla di fuoco rosso acceso calava lentamente sotto la linea dell’orizzonte. Il mare era calmo, la spiaggia deserta, fatta eccezione per una persona, un ragazzo intento a contemplare l’oceano, con uno sguardo tremendamente malinconico eppure così profondo. Gli arrivò alle spalle, sapeva di trovarlo lì. Gli si avvicinò e gli cinse il torace con le braccia, da dietro, mentre poggiava la sua testa castana sulla sua schiena. Kai dal canto suo la aspettava, non sapeva perché, ma era sicuro che sarebbe venuta. Sorrise, continuando a fissare un punto indefinito davanti a sé. Hilary ascoltava il respiro regolare del suo ragazzo, in silenzio, smarrendosi in quel ritmo rilassante e piacevole. Le dispiaceva aver litigato con lui quella mattina, per tutta la giornata non si erano più parlati, anche perché il russo era sparito dalla circolazione, non era rientrato a casa neanche per pranzo. Ma ora voleva rifarci la pace, le

mancava troppo, voleva sentirlo ancora vicino a lei, non riusciva a stargli lontana…si separò da lui poggiandogli le mani sulle spalle, poi di nuovo gli circondò il collo con le braccia e avvicinò le sua bocca all’orecchio del ragazzo –Ascolta…sei ancora arrabbiato?- chiese innocentemente. Kai non le rispose né si mosse, continuava a guardare il mare.

-Mi dispiace- continuò –non avrei dovuto darti quello schiaffo, e neanche urlare in quel modo- gli diede un dolce bacio sulla guancia con l’intenzione di scioglierlo un po’. Gli piaceva il contatto delle sue labbra con la sua pelle, lo faceva sentire vivo, energico, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa in quel momento. Il primo impulso fu quello di voltarsi, attirare a sé la ragazza, abbracciarla, baciarla…ma non lo fece, non fece niente di tutto questo, rimase lì immobile, non voleva cedere subito.

-Ti do fastidio?- chiese con una certa reticenza. Kai si limitò a socchiudere gli occhi e a sospirare.

-Di solito chi tace acconsente ma nel tuo caso lo prenderò come un no- disse –Altrimenti te ne saresti già andato, giusto?- lo conosceva fin troppo bene. Si separò nuovamente da lui e gli si mise davanti, incrociando le sue iridi plumbee che la fissavano con una certa severità. Doveva ammettere che quel suo sguardo la faceva sentire un po’ in soggezione ma gli parlò ugualmente –Sai, ho pensato a quello che mi hai detto- esordì senza esitare –Al tuo posto credo che anch’io avrei reagito in quel modo- gli sussurrò avvicinandosi al suo viso –Non voglio che ti accada qualcosa di male- lo baciò sulle labbra, un bacio dolcissimo. Neanche per uno bravo come lui era facile non lasciarsi andare in un momento come quello, ma resistette ancora. Si allontanò da lei, senza dire una parola, non sapeva nemmeno lui perché lo stava facendo, aveva voglia di giocare a fare il duro. Probabilmente anche Hilary lo sapeva, anzi sicuramente lo sapeva, infatti non si scoraggiò, si alzò di nuovo in punta dei piedi e lo baciò ancora. Gli passò le mani tra i capelli e gli accarezzò dolcemente la nuca. Brividi di piacere corsero per la schiena del russo che finalmente si lasciò andare, aumentando la passione di quel bacio. Quando si separarono le sorrise, un sorriso che venne ricambiato, poi l’attirò a sé, stringendola al suo petto –Scusami…la colpa è anche mia. Io devo spiegarti-

-Non pensiamoci più- ormai si era completamente persa nel calore del suo abbraccio.

-No invece, è importante- sospirò profondamente prima di ricominciare a parlare –Questa notte ho avuto un incubo. Un incubo orrendo. Ho sognato che non avevo più Dranzer e l’Aquila Rossa e che tu…che tu eri prigioniera nelle mani di Vorkov, è stato orribile. Ho avuto paura che…-

-Che potesse succedere per davvero- completò la frase al suo posto.

-Già-

-Ma Kai…era solo un brutto sogno-

-Lo so, lo so. Ma io ho avuto lo stesso paura che ti potesse accadere qualcosa di male- rimase un minuto in silenzio prima di aggiungere –Ma hai ragione tu. E’ giusto che tu faccia qualcosa per salvare tuo fratello e per mettere fine a questa storia che ti ha fatto tanto soffrire-

-Stai dicendo…-

-Si, che puoi combattere se vuoi- la guardò negli occhi –Io ti starò accanto, qualsiasi cosa tu decida di fare-

-Grazie…Kai- sorrise –Ti amo-

-Anch’io ti amo- le accarezzò una guancia, poi senza alcun preavviso la prese in braccio.

-Ehi, che fai?- domandò imbarazzata.

-Solo una piccola vendetta per lo schiaffo che mi hai mollato, mi fa ancora male, sai?- si avvicinò all’acqua, vi entrò bagnandosi fino a poco sopra le ginocchia.

-Kai, non vorrai…-

Non le diede il tempo di concludere la frase che si ritrovò bagnata dalla testa ai piedi. Quando riemerse per riprendere fiato, si alzò in piedi e scrollò l’acqua che aveva addosso –Sei improvvisamente impazzito?! E’ gelata!- essendo gennaio non aveva tutti i torti.

-Ora siamo pari- disse in tono calmo e incrociando le braccia al petto –E poi sei così carina- indicò la sua maglietta con un cenno del capo. Hilary abbassò gli occhi su di sé e arrossì vistosamente. La maglietta, completamente zuppa, lasciava intravedere i contorni del reggiseno nero che indossava sotto ad essa –Maniaco!- si girò di spalle, mentre Kai se la rideva come non aveva mai fatto prima d’allora.

 

TO BE CONTINUED…

 

In poco spero di pubblicare anche il nuovo cap. in cui finalmente entreranno in scena Liz e Federica. Come al solito ringrazio Jaly, Kaix, (mi fanno tanto contenta i vostri commy!)  facciamo così, io ho la tua e-mail quindi appena mi ricordo come si fa a registrarsi ti spedisco il procedimento per e-mail, va bene? Sai che leggendo il tuo consiglio sulla sorella di Kai mi è venuta in mente un’idea formidabile (modesta come sempre!!!! nd. tutti) su come cominciarla ad accennare già dal prossimo cap????? E ringrazio anche chi legge e basta, ma fatevi sentire, per sapere anche altri pareri (va bene pure mezza parola!) bacini!!!! Ciao!!!!!!!!        

         

 

 

          

 

 

 

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Capitolo 14
*** Ricordi di fumo ***


Raggiunsero l’androne principale dell’aeroporto, erano da poco passate le otto, la giornata era incredibilmente soleggiata

Il cammino per la felicità

è molto lungo                  (anonimo)    

 

Raggiunsero l’androne principale dell’aeroporto, erano da poco passate le otto, la giornata era incredibilmente soleggiata. Si guardarono intorno, spaesate. C’era moltissima gente, un via vai di persone scorreva più o meno velocemente davanti ai loro occhi. Liz si portò una mano al collo lamentandosi che le faceva male, i sedili di un aereo di certo non erano il massimo per dormire. Ma subito la sua attenzione fu catturata dai numerosi manifesti e cartelloni che coloravano l’atmosfera. L’aeroporto di Limerik al suo confronto era un deserto sbiadito, sicuramente più piccolo e anche meno vivace (non so se a Limerik c’è davvero un aeroporto, probabilmente no, ma se c’è me lo immagino così in confronto a quello di Tokyo nd.me). La rossa adorava le novità, riusciva ad abituarsi subito a tutto, contrariamente a Federica che invece si sentiva come un pesce fuor d’acqua. Probabilmente questa capacità era data anche dal suo carattere, estroverso, allegro, spiritoso al contrario della sua amica, che era sempre stata un po’ timida, soprattutto con le persone che non conosceva.

-Scusa Fede, ma come facciamo a riconoscere quel presidente non ricordo il nome e i Bladebreakers?-

-Daitenji, il presidente Daitenji…beh, non lo so. Io direi di aspettare qua- ma già quella proposta si rivelò vana dal momento che la sua collega era partita in quarta a fare il giro dell’aeroporto. “Sempre la solita” si disse mentre si rassegnava a seguirla.

Liz era a dir poco entusiasta di essere arrivata in Giappone, era tutto nuovo per lei, l’ambiente, le persone, il clima, insomma tutto. Nell’euforia del momento non si accorse di dove metteva i piedi e andò a sbattere contro qualcuno –Mi dispiace, non ti avevo visto!- fece mortificata allo sconosciuto.

-Non ti preoccupare, non è successo niente- un ragazzo con in testa un cappellino rosso e blu incrociò il suo sguardo e rimase quasi incantato dalla bellezza dei suoi occhi. Non seppe aggiungere altro.

-Mi dispiace! Il fatto è che io e la mia amica siamo appena arrivate e stiamo cercando delle persone- sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi –Forse li conosci, sono i Bladebreakers! Non è che li hai visti qui in giro?- domandò ignara che il ragazzo che si trovava di fronte fosse il capitano della squadra che cercava.

-I Bladebreakers?-

-Si, li hai visti?-

-Beh…sono io, cioè siamo noi- disse accennando con un gesto della mano ai suoi amici. La quindicenne scorse con lo sguardo il resto del gruppo, prima di voltarsi per cercare l’amica con cui era venuta. Federica la raggiunse –Si può sapere che stai facendo qua?-

-Lavoro, no? Loro sono i Bladebreakers-

-Posso sapete perché li cercate?- domandò un anziano signore avvicinandosi alle due fanciulle.

-Il presidente Daitenji, immagino- fece l’italiana tendendogli la mano. Daitenji ricambiò il saluto anche se ancora non riusciva a comprendere cosa potessero volere quelle ragazze.

-Ha chiamato lei alla MITHRIL, giusto?-

-Aspettate un momento…voi sareste i due agenti che dovrebbero aiutarci con la Borg?-

-In persona-

-Davvero?!- chiesero non nascondendo un certo stupore. Sapevano che dovevano avere all’incirca la loro età, ma non pensavano di trovare delle ragazze.

-Non sembra però!-

-Takao!- Max tirò una gomitata al compagno con l’intenzione di metterlo a tacere, nonostante quella fosse un’impresa quasi impossibile.

-Non preoccuparti, in molti restano scettici quando gli diciamo chi siamo veramente…ehm…come ti chiami?-

-Max, piacere!- rispose allegro il biondino –Loro invece sono Rei, il professor K, Kai, Hilary e Takao- disse continuando le presentazioni.

-Io invece sono Federica mentre lei…-

-Elizabeth- concluse la frase bruciandola sul tempo –Ma chiamatemi Liz!-

 

-Cosa fate esattamente alla MITHRIL?-

-Cosa facciamo esattamente è un po’ complicato da spiegare, giusto Fede?- la bionda annuì. La MITHRIL era un’organizzazione con il compito di salvaguardare la sicurezza del popolo mondiale, un’associazione di vitale importanza che oltre alla sede centrale, in Irlanda, contava numerose succursali in svariate parti del mondo. Federica si rilassò sulla comoda sedia del bar. Conosceva quei ragazzi solo da poche ore eppure non si sentiva per niente a disagio, si trovava bene in loro compagnia. Un cameriere le portò il the al limone che aveva ordinato. Strinse tra le mani il bicchiere bollente, sicuramente il clima era molto meno freddo che in Irlanda, ma la temperatura non perdonava comunque.

-La MITHRIL è suddivisa in vari settori, ognuno che si occupa di un determinato caso. Il settore dove lavoriamo noi ad esempio, chiamato A17, è sulle tracce appunto della Borg. Due anni fa quest’organizzazione aveva sede in Russia, ma solo pochi giorni fa abbiamo scoperto che si è trasferita in Giappone, per la precisione lo stesso giorno in cui il presidente Daitenji si è messo in contatto con il nostro comandante- spiegò, cercando di essere il più chiaro possibile.

-Provvidenziale, direi- Rei le sorrise guardandola nei suoi occhi azzurri. La ragazza arrossì imbarazzata e abbassò lo sguardo –Già…-

-E dove alloggerete nel periodo di permanenza qui?-

-In una vecchia casa in periferia, non ci abita più nessuno da tempo, ce l’ha indicata Kyle-

-Kyle?- domandò Hilary incuriosita.

-Si, il nostro comandante-

-E come ha fatto a sapere di questa vecchia casa dall’Irlanda?-

-Se c’è una cosa che si impara alla MITHRIL è che il nostro comandante è onnipotente!- scherzò Liz facendo ridere i suoi interlocutori.

-Prima di incontrarci in questo bar siamo andate a sistemare i bagagli a questa villa che dicevamo, è davvero molto bella, oltre che enorme, chissà com’è che è stata abbandonata-

-Quindi adesso state lì tutte sole?- incredibilmente il professore aveva staccato gli occhi dal suo inseparabile computer interessandosi a quello che dicevano le due nuove arrivate. Era molto entusiasta di poter parlare con dei membri di un’associazione così importante, poteva finalmente sapere tutto sulla sua modernissima tecnologia, il mondo dei suoi sogni in pratica.

-Già…ehi, mi è venuta un’idea!-

-Chissà perché ho sempre paura delle tue idee- disse portandosi una mano alla fronte, in tono rassegnato.

-Sono sicura che questa piacerà anche te! Perché non venite a stare da noi?- fece rivolta ai Bladebreakers. I bladers fissavano stupiti la rossa, li conosceva da pochissimo tempo e già si fidava ad invitarli da lei. In fondo non conosceva nulla di loro, di quello che facevano, di come erano.

-Stai parlando seriamente?-

-Ma certo Takao! Pensateci, dovremo lavorare insieme per parecchio tempo e inoltre, dal momento che la nostra villa si trova in periferia, potreste allenarvi a beyblade tranquillamente, lontano dall’opprimente traffico della metropoli. Intorno c’è tutta campagna! Non sei d’accordo anche tu Fede?-

-Questa volta devo dire che hai avuto davvero un’ottima idea! La villa è grande e noi non ci sentiremmo troppo sole!-

-Una villa in periferia dove allenarci, sarebbe fantastico!- già il capitano si era lasciato trasportare dall’entusiasmo.

-Questo è un si?- chiese Liz speranzosa.

I ragazzi si guardarono tra loro e con un gesto del capo si accordarono su quella proposta –Ma certo!-

-Ottimo! Allora questo è l’indirizzo- disse mentre scarabocchiava su un tovagliolino l’indirizzo della loro residenza –Vi aspettiamo per questo pomeriggio-

 

Il fiume poco distante da loro rifletteva la luce dorata del freddo sole di gennaio, gli alberi intorno coprivano in parte la costruzione in muratura che si scorgeva al loro interno, le altre case sembravano così lontane, quasi non esistessero. Sul giardino esterno, caratterizzato da erba bassissima e verdissima, seppur incolta, si apriva un vialetto delineato da pietre di varie dimensioni che ne tracciavano il contorno. Sul muro della villa correva ogni tanto qualche pianta rampicante senza fiori né boccioli, che non sarebbero sopravvissuti al clima invernale e la sua bassa temperatura. Scesero dai due taxi che li avevano condotti sul posto e si guardarono intorno, curiosi di vedere il luogo dove sarebbe stati per un po’ tempo.

-Uau! Questa villa è stupenda!-

-Hai ragione Takao! Non credevo che in periferia ci fossero della case così belle!- Max sembrava d’accordo con l’amico. Nonostante quella fosse una villa abbandonata era in ottime condizioni e sorgeva imponente in una zona tranquilla e dove si poteva respirare aria pulita, lontana dal centro caotico della città.

-Federica e Liz avevano ragione a dire che qui c’era posto per tutti- fece notare Rei prendendo la sua borsa dal portabagagli della macchina che li aveva condotti presso quell’indirizzo. Hilary intanto aveva qualche problema con la sua valigia, era piuttosto pesante e riusciva a malapena a trasportarla –Dai a me- le disse dolcemente Kai prendendole dalla mano il bagaglio e mettendoselo in spalla.

-Grazie- gli sorrise timidamente , le piaceva quando il suo ragazzo era gentile con lei, ma ciò la metteva in imbarazzo, specialmente davanti agli altri. Le sue gote si coloravano di rosso, un rosso che le donava molto, secondo il russo. Rispose al sorriso prima di voltarsi a guardare la villa. Socchiuse leggermente gli occhi e studiò la casa con molta attenzione. Una strana sensazione s’impossessò di lui, era come se…come se in quel posto ci fosse già stato, lo trovava stranamente familiare. Eppure non era possibile, lo sapeva.

-Che hai?-

-No…niente- la brunetta non sembrava molto convinta della sua risposta –Sicuro?-

-Si- le cinse la vita con un braccio –Andiamo, gli altri sono già avanti-

Il capitano si fermò davanti alla porta e suonò il campanello in attesa di qualcuno che venisse ad aprirgli. Fu Liz ad accogliergli –Ciao! Sono contenta che siate venuti. Federica è in cucina a preparare la cena, io intanto vi mostrerò le vostre stanze-

Dopo una breve visita di tutta la villa lasciò i ragazzi da soli, nelle loro rispettive camere, dandogli il tempo per sistemarsi al meglio.

Kai si avvicinò alla finestra, si poteva ammirare un bellissimo panorama, immense distese d’erba si aprivano davanti ai suoi occhi. Posò una mano sul vetro avvicinandosi sempre di più ad esso fino a poggiarci sopra la fronte. Di nuovo quella strana sensazione…gli pareva di aver già fatto altre volte quel gesto, perché? Diede una rapida occhiata alle pareti della stanza, erano scolorite e spoglie, ma era normale dal momento che l’abitazione era stata abbandonata da tempo. Tornò a sedersi sul suo letto interessandosi a quello che faceva il suo compagno di stanza. Rei rigirava tra le mani uno strano peluche, dalla forma assomigliava ad un orsacchiotto di colore marrone scuro, un po’ impolverato e consumato.

-Non dirmi che dormi ancora con i pupazzi- proferì d’un tratto spaventando quasi l’amico. Il cinese alzò gli occhi su di lui –Certo che no! L’ho trovato sotto il mio letto. Probabilmente apparteneva ai vecchi proprietari della villa- lanciò il finto animaletto al russo che lo prese al volo. Lo guardò attentamente, aveva degli occhi particolari fatti con due bottoni di camicia, scuri, mentre una delle due orecchie aveva un piccolo taglio da cui fuoriusciva un fiocco di imbottitura bianca.

All’improvviso un’immagine gli attraversò la mente, fu un flash, come un sogno dai contorni incerti, una sequenza di un vecchio film. Una bambina stringe tra le braccia l’orsacchiotto perfettamente integro e pulito, avrà si e no sette anni. Gioca e ride allegra, corre da una parte all’altra, senza fermarsi, è molto irrequieta. Si avvicina a lui, chiamandolo per nome e gli prende la mano. Chi è quella bambina? E perché lo conosce? Lui non l’aveva mai vista prima. Gli porge il peluche, sempre sorridendo, e lo fissa con i suoi occhi grigio scuro, plumbei, identici ai suoi.

-Kai, va tutto bene?- la domanda di Rei riportò il blader alla realtà, svegliandolo dallo stato di trance in cui era assorto. Contemplò l’orsacchiotto poi il sedicenne che lo fissava dall’altro lato della stanza con un’espressione preoccupata dipinta sul volto. Si alzò, posando il pupazzo sul davanzale della finestra. Perché quella visione? Che stava a significare? Chi era quella bambina? Scosse la testa, portandosi una mano alla fronte e massaggiandosi le tempie –Si…ho solo un po’ di mal di testa-

-Allora scendiamo a cenare, probabilmente hai fame- disse, e già si avviava verso la porta. Kai lo seguì in silenzio, gettò un’ultima occhiata all’orsacchiotto, stava lì, immobile, privo di vita, afflosciato. Sospirò e sparì scendendo le scale che portavano al piano inferiore, direttamente nella sala da pranzo.

 

In piedi, davanti al presidente della Borg, sicuro di ciò che stava dicendo. L’avrebbe riportata dalla sua parte, ne era certo. Avrebbe dovuto pensarci prima, aveva la soluzione sotto agli occhi ma non aveva saputo coglierla.

-Sarebbe un tentativo da fare- anche Hito lo incoraggiava con quell’iniziativa. Le avrebbero concesso di scegliere, ma la posta in gioco sarebbe stata troppo alta per rischiare, e lei non avrebbe mai permesso che gli venisse fatto del male. Sarebbe tornata a fare tutto quello che le dicevano.

-Bene- e già sul volto di Vorkov compariva un ghigno maligno, di chi ha la certezza di avere la vittoria in tasca ancora prima di essere sceso in campo. Lei sarebbe stata di nuovo sotto il suo completo controllo finalmente, avrebbe potenziato i bit-power dei Black Killer…e quelli dei Bladebreakers sarebbero stati loro.

 

Si fermò sulla soglia della porta, era aperta ma bussò comunque prima di entrare. Kai era alla finestra, come quel pomeriggio contemplava il panorama. Si voltò verso di lei. Hilary gli si avvicinò, lo aveva visto strano a cena, si era tenuto più in disparte del solito, con un’espressione persa nel vuoto che l’aveva finita per preoccupare. Gli mise una mano dietro la testa e si alzò in punta dei piedi dandogli un bacio sulla fronte –Cosa c’è che non va?- gli chiese dolcemente guardandolo negli occhi. Sapeva che c’era qualcosa che lo turbava, lo conosceva bene ormai.

-Niente di particolare- rispose schivo. La brunetta intuì che non aveva voglia di parlarne e preferì far terminare lì quel discorso, costringerlo a raccontare non sarebbe servito a nulla, se non a farlo arrabbiare.

-Va bene…ma quando vuoi parlarne io ci sono sempre-

-Lo so- le sorrise. Un sorriso che la fece sciogliere, era così tremendamente dolce e irresistibile. Si separò dalla ragazza andandosi a sedere sul letto e sdraiandosi pesantemente sopra di esso. Non sapeva come mai ma si sentiva stanco.

-Beh…allora io vado- stava per fare quello che aveva detto ma qualcosa l’afferrò per un polso. Era la mano di Kai –Aspetta…- non voleva che se ne andava, voleva che rimaneva ancora con lui. Non voleva rimanere da solo…si stupì lui stesso di pensarlo, di solito quando era confuso si allontanava dagli altri per stare da solo, ma quella volta era diverso. Sperava che la sua ragazza avesse intuito il suo stato d’animo, d’altra parte lui non era molto portato nell’esprimere i propri sentimenti a parole. La blader si sdraiò accanto a lui poggiando la testa sul suo petto, ascoltando il battito regolare del suo cuore mentre Kai prese in contemporanea ad accarezzarle i capelli. Non parlarono, restarono in silenzio per chissà quanto tempo fin quando entrambi si rilassarono e il sonno li accolse tra le braccia.

Erano quasi le undici, la villa era sprofondata nel silenzio e nel buio, tranne una stanza, ancora con la luce accesa. Rei entrò nella sua camera, che condivideva con l’amico russo. Si avvicinò al letto di Kai e non potette nascondere un sorriso vedendo che Hilary gli si era addormentata accanto, erano proprio carini insieme. Non voleva svegliare la ragazza così spense la luce e uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.

-Ancora in piedi?- una voce dietro di lui lo spaventò, credeva che fossero andati tutti quanti a dormire.

-Federica, mi hai messo paura- disse portandosi una mano sul torace.

-Scusami, non volevo…ma non mi hai ancora risposto-

-A dire la verità speravo di trovarti ancora in piedi-

-Davvero?- arrossì imbarazzata, non sapeva nemmeno lei perché, ma fortunatamente Rei non se ne rese conto, la luce del corridoio era troppo fioca per accorgersi di questi particolari.

-Si…volevo dirti che credo proprio che Hilary questa notte non verrà a dormire con te e Liz- la biondina lo guardò interrogativa.

-Sta dormendo beatamente vicino a Kai, e non ho il coraggio di svegliarla- disse sorridendo.

-Non li conosco molto bene, ma li vedo bene insieme quei due-

-Già…si vogliono molto bene- incrociò gli occhi azzurrissimi dell’italiana –Ti va una tazza di latte bollente? Di solito a me concilia il sonno-

-Volentieri-

-Posso farti una domanda?- chiese mentre trafficava ai fornelli con un pentolino in alluminio.

-D’accordo-

-Per quale motivo hai deciso di entrare alla MITHRIL?- si sedette accanto a Federica, aspettando che il latte cominciasse a scaldarsi. La ragazza fu pervasa da una strana sensazione, era la prima volta che qualcuno, a parte Liz, le faceva quella domanda. Purtroppo la risposta era legata ad un fatto accaduto in passato che lei avrebbe volentieri cancellato. Abbassò lo sguardo prima di cominciare a parlare.

-Non sei obbligata a rispondermi- si affrettò ad aggiungere il sedicenne accortosi del disagio dell’amica, ma questa scosse la testa –No, credo che mi faccia bene parlarne- prese fiato prima di cominciare –Mio padre è un importante imprenditore in Italia e posso dire che la mia famiglia è benestante. Vedi…per questo tre anni fa subii un tentativo di sequestro. Dico un tentativo perché il mio rapitore fu subito preso e catturato dalla polizia, ovviamente non era un professionista per mia fortuna, altrimenti non so come sarebbe andata a finire- sospirò sonoramente, non era per niente facile raccontare quella brutta esperienza –Ricordo solo che ho avuto moltissima paura e presi la decisione di non volermi mai più sentire così. Per questo volevo entrare in qualche corpo speciale, per imparare a difendermi ma anche per difendere le persone che avrebbero potuto subire ciò che avevo subito io-

-Ed è così che sei entrata alla MITHRIL. La più importante organizzazione mondiale per la salvaguardia del mondo- concluse il suo interlocutore ammirando il coraggio che aveva dimostrato di avere Federica, non solo per avergli raccontato quella storia ma anche per aver avuto la forza per reagire –Molte altre persone avrebbero potuto non riprendersi del tutto dopo un simile accaduto. Sei stata davvero molto forte-

-Grazie- era strano ma non aveva esitato a raccontare a Rei il suo passato, eppure lo aveva visto per la prima volta quella stessa mattina; proprio lei che di solito era piuttosto diffidente nei confronti delle persone che non conosceva. Chissà perché con quel ragazzo si sentiva perfettamente a suo agio. Alzò gli occhi sul cinese incontrando i suoi ambrati.

-Il latte!- il blader si alzò di scatto precipitandosi ai fornelli. Spense il gas e versò il latte in due bicchieri –Tu lo prendi con lo zucchero?- domandò servendo una tazza alla ragazza.

-No, dopo diventa troppo dolce-

-Nemmeno io- confermò prendendo il suo bicchiere tra le mani. Finirono di bere e parlare che mancava poco a mezzanotte –Beh, è ora di andare a nanna-

-Hai ragione- salutò Rei augurandogli la buonanotte e salì di corsa le scale dirigendosi verso la propria camera. Cercò di fare il minimo rumore possibile per non svegliare Liz, si svestì e infilò il pigiama poi si mise immediatamente sotto le coperte. Le aveva fatto molto piacere parlare con Rei, si trovava bene in sua compagnia. Sorrise nel buio e in poco tempo si addormentò tranquilla.

 

La mattina non tardò ad arrivare, un ragazzo biondo uscì dal bagno, sbadigliando, erano da poco passate le sette e lui era stato il primo ad alzarsi. Si era svegliato già da un quarto d’ora buono e non aveva nemmeno provato a riaddormentarsi sicuro che non ci sarebbe riuscito dal momento che divideva la camera con Takao che ronfava alla grande e il professor K che ogni tanto blaterava nel sonno termini del linguaggio elettronico incomprensibili per lui (o mamma mia! Questo è un vero fissato! nd.me). Scese in cucina aprendo la dispensa e affogandosi nel pacco dei biscotti, seppur ancora assonnato. Si stava spaparanzando sulla sedia quando qualcuno bussò alla porta d’ingresso. Guardò l’orologio appeso al muro, chi poteva essere a quell’ora? Andò aprire e per poco non si strozzò con il biscotto che aveva in bocca –Mariam?!- disse tossendo un paio di volte per riprendere fiato.

-Cosa ci fai qui? E a quest’ora poi?- si passò una mano tra i capelli scompigliati dal sonno, sembravano oro colato ora.

-Sono passata a casa di Takao ma suo nonno mi ha detto che per un po’ di tempo starete qui-

-Si, infatti- la invitò ad entrare sorridendo, quella poteva considerarsi una visita davvero inaspettata.

-Com’è sei venuta?-

-Nessun motivo in particolare- disse sedendosi sulla sedia mentre Max prendeva posto di fronte a lei –Visita di cortesia. Ma coma mai ora abitate qui?-

-Ieri sono arrivate le due agenti di cui ti ho parlato, ti ricordi?-

-Si…della MITHRIL, giusto?-

-Esatto e…beh, è una storia lunga, poi te la racconterò- disse smarrendosi nei suoi occhi magnetici.

-Ah…e con la Borg? Novità? Voglio dire, i bit-power sono al sicuro ancora giusto?- perché si sentiva così nervosa?

-Per il momento si, non preoccuparti-

-Bene. E tu?-

-Io cosa?-

-Come stai?-

-Ah! Bene, certo. Finchè starà bene la mia tartaruga starò bene anch’io- involontariamente (si, come no! nd.me) (ehi! Nd.Max) posò la sua mano sopra a quella della ragazza –Sono contento che tu sia qui-

Mariam arrossì e distolse lo sguardo dai quegli occhi cerulei in cui spesso ci si smarriva, come rapita da quell’intenso colore che ricordava l’oceano.

Spezzò quel contatto, e mise la mano in tasca, da cui ne estrasse un busta da lettere bianca –Sono venuta anche per un altro motivo…- disse –Il nonno di Takao mi ha dato questa. Ha detto che è arrivata stamattina per posta. E’ per Hilary-

-Hilary?- chiese il biondino stupito.

-Già…Per Hilary Tachibana- lesse la scritta sopra la busta –Non c’è il mittente, chissà chi la manda-

 

TO BE CONTINUED…

 

E come al solito vi lascio col fiato sospeso (la solita cattiva nd.tutti)!!!! Siete curiosi??? Probabilmente qualcuno ha già capito chi ha mandato la lettera…che dite???? Beh io intanto ringrazio Jaly Chan; Chibichan; Cassie Chan; Seiryudoragun; Kaix_Chan: ti ho mandato l’e-mail, l’hai letta???? Lelli91: non preoccuparti, vorrà dire che ti rifarai con gli altri cap. giusto???

Baci e alla prossima!!!!!!! 

         

 

 

 

       

      

 

  

 

  

    

 

       

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Capitolo 15
*** Un piano avventato ***


Il deserto è stato creato

Eccomi tornata all’attacco!!! Ringrazio Jaly, Kayx e Isy, a proposito vi ho mandato un’e-mail, Marco_kun, sono contenta che ti piaccia la fic!!!,  per aver commentato l’ultimo chappy, e inizio subito. Per Kayx: sono contenta che ti sia riuscita ad iscrivere!!!! Per la fic, certo che ne facciamo una insieme, però se ne riparla a settembre perché la prossima settimana parto! Alla fine è spiegato meglio! Intanto potresti cominciare a farne una tu, poi quando torno ci mettiamo d’accordo per scriverne una insieme!!! Fammi sapere!!!

 

Il deserto è stato creato

affinché il viaggiatore incontri la propria anima (anonimo)

 

Quel giorno il sole era coperto dalle nuvole, il cielo cupo, quasi annunciasse l’imminente arrivo di una tragedia. Kai si sedette sul muretto impolverato che circondava la villa. Da lì era possibile osservare l’intera facciata della casa in tutta la sua imponenza. L’abitazione era in buone condizioni, sia all’esterno che all’interno, nonostante fosse stata abbandonata da anni probabilmente. Si soffermò con lo sguardo sul portico dell’entrata principale, ai lati della porta si erigevano due colonne decorante in stile barocco (è altamente improbabile che il barocco si sia diffuso anche in Giappone, ma sapete com’è…niente è impossibile! nd.me), mentre delle grandi vetrate caratterizzavano tutto il piano terra del lato frontale della villa. Qualcosa attirò l’attenzione del russo, una di queste enormi finestre era leggermente abbozzata, e da questa piccola concavità si diramavano sottili scheggiature, come se un oggetto di modeste dimensione le avesse urtato contro in modo più o meno violento. Una strana sensazione lo pervase, intorno a lui tutto si fece confuso, indefinito, e di nuovo fu catapultato, come il giorno prima, dentro una sequenza di immagini che era sicuro di non aver mai vissuto eppure le avvertiva così familiari. Dal nulla comparvero davanti ai suoi occhi due bambini, un maschio e una femmina, intenti a giocare a beyblade. La bimba comanda un bey rosso fuoco che lotta contro uno azzurro, terribilmente simile al suo Dranzer…forse perché è il suo Dranzer e quel bambino…è lui. Com’è possibile? E chi è la bambina che gli sta di fronte? La stessa dell’orsacchiotto, la stessa che aveva già visto in quella visione il pomeriggio precedente. Improvvisamente i due bit si illuminano lasciando uscire allo scoperto dei bit-power. Dalla trottola azzurra si libera ovviamente l’Aquila Rossa, e dalla trottola rossa un’Aquila Blu. I due animali combattono tra loro, ma non con rabbia, quasi con…gioia. Neanche il tempo di rendersi conto di ciò che sta accadendo che i due beyblade si spazzano via l’un l’altro. Dranzer finisce ai piedi del piccolo Kai, mentre l’altro va a sbattere contro una delle tante vetrate provocando una piccola crepa. E di punto in bianco il russo si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto e si guardò intorno, spaventato. La villa, il giardino, sembrava tornato tutto come prima. Era successo di nuovo, perché? Sentì salirgli un terribile mal di testa, si portò le mani alle tempie e poi sugli occhi. Alzò di nuovo lo sguardo, il dolore al capo sembrava essere improvvisamente scomparso. Non ebbe tempo di riflettere sull’accaduto perché vide la sua ragazza avvicinarsi a lui, teneva in una mano un foglio, assomigliava ad una lettera, la stringeva forte nel pugno. Si fermò davanti al blader, immobile, senza proferire parola.

-Hilary…- le disse andandole vicino –Che è successo? E cos’è quella lettera?- le chiese preoccupato del suo strano silenzio. Le fece alzare il viso costringendola a guardarlo negli occhi.

-Ma tu stai piangendo…- una lacrima rigò il volto della brunetta. Kai gliela asciugò dolcemente –Raccontami che è successo-

-Kai…- sussurrò il suo nome tra i singhiozzi. Gli porse la lettera che le aveva portato Mariam quella mattina –Me la mandano Vorkov e tuo nonno, dicono che se non torno dalla loro parte faranno del male ad Alex!- si gettò tra le braccia del russo scoppiando a piangere come una bambina. Il blader la strinse forte a sé. Questa era una cosa da veri vigliacchi, un ricatto impensabile, da codardi. Sentiva crescere una rabbia immensa dentro di lui, che maturava sempre di più fino ad esplodere. Avrebbe tanto voluto vedere morte quelle persone che lo stavano facendo soffrire, ma che soprattutto stavano facendo soffrire la persona di cui, ora ne era più che consapevole, si era follemente innamorato.

-Adesso devo tornare con loro, non ho scelta-

-Tu non tornerai con loro!- si separò da lei afferrandola per le braccia. Non avrebbe permesso una cosa simile, non le avrebbe mai permesso di rimettere piede là dentro.

-Ma Kai, se non lo faccio mio fratello sarà in pericolo-

-Troveremo un altro modo, ma tu non tornerai alla Borg…- affondò il naso tra i suoi capelli –non devi…-

-E come?- anche a lei l’idea di passare di nuovo dalla parte dei loro più acerrimi nemici non le piaceva per niente, la spaventava troppo.

-Parliamone anche con gli altri, forse Liz e Federica sapranno che fare- la guardò negli occhi color nocciola, ora umidi e lucidi –Sono sicuro che ce la caveremo, vedrai-

-Non mi lasciare Kai…- tornò a stringersi al suo petto, adesso più che mai sentiva il bisogno di avere qualcuno accanto che la aiutasse a superare quei brutti momenti.

-Non lo farò piccola, non lo farò- le sussurrò, poi la baciò dolcemente sulle labbra ma avvertì un sapore salato, causato forse dalle lacrime che fino a poco prima scorrevano senza freno lungo le sue guance.

 

-La situazione è molto più delicata del previsto- i ragazzi erano riuniti nel salone principale, quella brutta notizia arrivava al momento meno opportuno. Liz e Federica non avevano ancora avuto il tempo di raccogliere informazioni sufficienti riguardo alla Borg, essendo arrivate da poco più di un giorno.

-E’ un ricatto! Una cosa da vigliacchi!- anche se non lo dicevano espressamente erano tutti d’accordo con il capitano.

-Che cosa hai intenzione di fare?- domandò Max ad Hilary. La brunetta abbassò lo sguardo, non  ne aveva la minima idea.

-E’ logico che non tornerà con loro- pronunciò Kai al suo posto.

-Non potrebbe far finta, come ha già fatto?-

-Sei impazzito?! Sarebbe un suicidio!- il russo si alzò di scatto dal divano, urlando contro il professore, spaventandolo con quel suo improvviso attacco d’ira. Non avrebbe permesso per nessun motivo alla sua ragazza di rimettere piede nell’organizzazione, sia per finta che per davvero. Gli sguardi dei suoi amici erano tutti puntati su di lui, forse aveva esagerato. Ma non riusciva a restare tranquillo, la tensione gli stava facendo saltare i nervi.

-Kai ha ragione…- esordì Federica –stando a quello che ci avete raccontato se Hilary dovesse tornare dalla parte della Borg non si fiderebbero più di lei e la terrebbero sotto osservazione. Se dovesse compiere anche un solo passo falso sarebbe la fine, è troppo rischioso-

La sua collega intanto, seduta su uno dei braccioli della grande poltrona al centro della stanza, con le braccia incrociate al petto rifletteva in silenzio su una possibile soluzione –Ci vorrebbe un piano- disse d’un tratto interrompendo il silenzio che era sceso nella sala.

-Ne hai già in mente uno, vero agente Finn?- la biondina conosceva ormai fin troppo bene la sua espressione, sapeva che il cervellino dell’amica stava macchinando qualcosa, in fondo, alla MITRHIL spiccava proprio per la sua capacità di elaborare in pochissimo tempo piani d’emergenza.

-Forse- rispose –Ma ho bisogno di saperne di più prima- sapeva che l’italiana avrebbe recepito al volo il messaggio.

-Sai che prima dovremmo chiedere il permesso a Kyle-

-Secondo te ce lo darebbe?- no, di sicuro non glielo avrebbe concesso, giudicandola come una decisione troppo affrettata. Gli avrebbe suggerito di rifletterci sopra prima di agire, ma per riflettere sarebbe occorso altro tempo e loro non ne avevano molto a disposizione. La sedicenne pensò che in fondo Liz non aveva tutti i torti. Si rivolse al professore –Prof. puoi prestarmi il computer?-

-Certo…che hai intenzione di fare?- domandò titubante.

-Ora vedrai- collegò il cavo per la connessione ad Internet alla presa del telefono e si allacciò con la rete. I Bladebreakers più Mariam osservavano in silenzio ogni mossa della biondina, che in silenzio batteva velocemente sui tasti della testiera del portatile non staccando mai gli occhi dallo schermo.

-Che sta facendo?- Rei era molto incuriosito dal lavoro della ragazza, come tutti del resto. Non avevano la minima idea di quello che le passava per la mente.

-Si sta collegando con il computer centrale della Borg. Da lì potrà accedere a qualsiasi tipo di informazione richiesta-

-Ma non è pericoloso che la scoprano?-

-Questo è altamente improbabile, Federica è un genio del computer-

-Ecco- proferì la diretta interessata rilassandosi sulla sedia. Era riuscita ad avere ciò che cercava –Liz, per favore, passami il proiettore-

La rossa ubbidì e gli porse un piccolo aggeggio elettronico molto simile ad una scatolina, di colore nero. Collegò l’oggetto al computer e sul muro della stanza comparve chiaramente e molto più grande, quello che si poteva vedere sul monitor del portatile.

-Cos’è?- chiese ingenuamente Takao.

-Sembra la piantina di un qualche edificio-

-Esatto Max, questa è la pianta della Borg, in tutti i suoi tre livelli, sotterraneo compreso- spiegò. I ragazzi fissavano stupidi la proiezione sul muro, in pochissimi minuti Federica era riuscita a compiere una simile magia, se così si poteva definire. L’altra agente della MITHRIL intanto studiava attentamente la mappa mentre montagne di idee si accumulavano nella sua testa. Appoggiò una mano al muro e guardò i suoi compagni –Adesso statemi bene a sentire. Ecco quello che faremo, ci intrufoleremo alla Borg e porteremo in salvo il fratellino di Hilary- la schiettezza di quella proposta colse tutti, eccetto Federica, alla sprovvista –Cosa?!- non potevano credere alle loro orecchie. Era una mossa estremamente avventata –Ma chissà perché non ci abbiamo pensato noi! Oh si, perché ci uccideranno appena metteremo piede là dentro!-

-Ascolta Takao, siamo in guerra, giusto?-

-Beh…si…- non capiva dove voleva portarlo.

-E in guerra tutto è concesso, giusto?- continuò imperterrita.

-Giusto…- rispose sempre più esitante.

-Qualsiasi cosa faremo correremo un certo rischio, tanto vale correre questo rischio per raggiungere una soluzione che ci avvicinerà alla vittoria finale-

-Non preoccupatevi ragazzi, Liz sa quello che fa, posso assicurarvelo- disse provando a convincerli.

-Beh…in fondo le agenti della MITHRIL siete voi…-

-Grazie Takao. Prestatemi un attimo di attenzione, il tempo di spiegarvi cosa ho in mente, ma prima ho bisogno di altre informazioni, che dovreste fornirmi voi…- fece rivolta a Kai ed Hilary.

-Noi?-

-Si…ad esempio, dove tengono rinchiuso Alex?-

-Nelle prigioni, che dovrebbero essere…queste- disse Hilary indicando con il dito una numerosa serie di piccoli ambienti rettangolari adiacenti.

-Quindi sono nei sotterranei. Sapete se c’è un’altra entrata oltre a quella principale?- domandò con grande professionalità.

I due ragazzi si guardarono tra loro –Beh…c’è quella specie di garage che abbiamo usato per scappare…- le spiegò della macchina che tenevano nascosta al suo interno e di come quel posto assomigliasse ad un ripostiglio.

-Quindi tu sai guidare?- fece rivolta a Kai.

-Diciamo di si-

-Bene- Liz guardò la sua collega che capì al volo cosa avesse in mente. Si alzò dalla sedia dirigendosi verso il telefono nell’altra stanza.

-Dove va?-

-A chiedere due auto in prestito Max-

-Due auto?-

La quindicenne annuì –Ci recheremo sul posto con due macchine, in modo da avere la possibilità di uscire di scena molto più velocemente. Se riusciamo a liberare il fratello di Hilary e tornare alle vetture in tempo sarà difficile che riescano ancora a beccarci- si portò una mano al mento prima di aggiungere –C’è una zona alberata nelle vicinanze? O almeno un luogo dove poter nascondere le macchine-

-Intorno alla Borg ci sono moltissimi alberi ma basta allontanarsi per circa mezzo chilometro per incontrare la campagna aperta-

-Può andar bene. Sentite che faremo- si sedette sul divano –Federica sarà alla guida di una delle due macchina, e Kai a quella dell’altra. Le nasconderemo nei pressi di quel garage da cui sono scappati Kai e Hilary, dopodiché entreremo dall’entrata principale. Fin qui tutto chiaro?-

-Perché da quella principale? Non si può usare quella del garage?- Takao sedeva accanto a Liz e ascoltava attentamente ogni sua parola.

-La useremo solo per uscire, in questo modo potremmo confondere la sorveglianza-

-Non credi che avranno riparato il danno alla porta del garage? Potremmo trovarla chiusa e a quel punto saremmo in trappola-

-No prof. per il semplice fatto che tu proverai ad aprirla dall’esterno nel frattempo che noi saremo dentro-

-Io?- domandò titubante.

-Te la senti?-

-Se non hai nulla in contrario potrei aiutarlo, in due ci riusciremo sicuramente- propose Max con il suo solito ottimismo.

-Si…se siete sicuri voi-

-Ce la faremo!- esclamarono in coro i due ragazzi. Ognuno giocava una parte essenziale nel piano, e non poteva permettersi di sbagliare, lo sapevano. Avrebbero fatto il possibile per riuscire nell’intento, e una volta liberato il fratellino di Hilary finalmente avrebbero potuto dedicarsi agli allenamenti più intensamente, preparandosi con lo scontro finale contro i Black Killer.

-Bene. Ricapitoliamo: Kai e Federica ci aspetteranno alla guida delle due macchine pronti a partire appena rimonteremo in auto; Max e il professore ci apriranno la porta del garage mentre io, Hilary, Takao e Rei andremo a liberare il bambino- Liz era sempre stata una ragazza amante dell’azione.

-Non sarebbe meglio se io venissi con voi e Hilary rimarrebbe in macchina ad aspettarci?- non gli piaceva per niente l’idea di pensarla ad intrufolarsi all’interno di quell’edificio, se lui aspettava fuori in caso di pericolo non avrebbe potuto far niente per aiutarla. Ripensò all’incubo di qualche notte prima. Brividi gelidi gli percorsero la schiena.

-Capisco che sei preoccupato Kai, ma tu oltre a Federica sei l’unico capace di guidare, è necessario che tu ci aspetti in macchina pronto a partire appena torneremo, altrimenti rischieremmo di essere presi- spiegò in tutta calma –E Hilary conosce il posto, sarà molto più attendibile della piantina-

-Senza contare che Alex è mio fratello, io devo aiutarlo, non posso infrangere la promessa- Kai contemplò gli occhi color nocciola della sua ragazza. Probabilmente anche lui avrebbe fatto lo stesso se fosse stato al suo posto.

-Va bene- disse tirando un sospiro rassegnato, in fondo non gli rimaneva molta scelta.

-Rimane solo un problema- le parole di Liz richiamarono l’attenzione di tutti –Le telecamere, bisogna riuscire a farle saltare. Federica potrebbe provarci con il computer-

-E’impossibile, possono essere disattivate solo manualmente, l’interruttore principale si trova nella sala computer- di questo ne era più che certa.

-Questo è un problema, servirebbe qualcuno che riuscisse a disattivarle almeno per un po’, in modo da permetterci di entrare-

-Possiamo pensarci noi- Mariam, che fino a quel momento era rimasta in silenzio ad ascoltare, decise che era il momento di intervenire –Quando ci siamo introdotti al Borg per raccogliere informazioni su i loro piani siamo passati per i condotti di aerazione, potremmo entrare nella sala computer con lo stesso mezzo-

La rossa si fermò un istante a riflettere, avrebbe potuto funzionare –Fede- l’amica recepì al volo il messaggio, a quelle due ragazze per comunicare bastava uno sguardo.

-Ho capito- digitò qualcosa sul computer e come per magia sulla proiezione sul muro apparvero delle strisce più scure.

-Quelli sono i condotti di aerazione…- disse seguendo attentamente il loro percorso. Fortunatamente sbucavano anche nella sala computer –Arrivano anche nella sala computer. Siete sicuri di farcela?- domandò alla ragazza.

-Sarà uno scherzo- rispose lei senza esitare.

-Quindi appena gli Scudi Sacri disattiveranno le telecamere noi potremmo entrare. Ovviamente all’interno dell’organizzazione si accorgeranno subito del guasto e non tarderanno a precipitarsi per sistemare la situazione…appena le disattiverete dovrete scappare subito- ordinò.

-Certo, non preoccuparti, ce le caveremo-

-Bene- si alzò dal divano avvicinandosi alla finestra. Scostò la candida tenda che copriva il vetro e guardò fuori in giardino –Occupati con le telecamere non si accorgeranno di noi, ma dovremo fare in fretta, non credo che impiegheranno molto a rimetterle in funzione- proferì continuando a fissare un punto indefinito davanti a lei –Diciamo sette minuti come minimo. Non possiamo impiegarci di più-

-Sette minuti soli?- domandò Takao cominciando a demoralizzarsi.

-Già…- Liz lesse l’orologio che portava al polso –Discuteremo gli ultimi preparativi dopo pranzo, comincio ad avere fame-

-Quando agiremo?-

-Questa notte stessa, il buio ci aiuterà- sembrava sicura di quello che diceva, poteva vantarsi di non aver mai visto un suo piano fallire, ed era sicura che anche quello sarebbe andato in porto. Era un agente della MITHRIL, non avrebbe sbagliato, doveva dimostrare di essere degna di far parte di una simile organizzazione, come già aveva fatto in passato.

-Accidenti, questa notte!- esclamò il professore, non poteva nascondere che la situazione che si era creata lo rendeva parecchio nervoso.

-Si, non possiamo perdere troppo tempo-

-Io vado a preparare il pranzo- Federica ridiede il computer a K, ringraziandolo di averglielo prestato e cercando di smorzare la pressione che sentiva calare nella sala. Anche il cinese si alzò –Ti do una mano- proferì seguendo la biondina in cucina.

-Tu rimani a mangiare con noi?-

-No, devo avvertire gli altri di questa storia-

-Non credi che si arrabbieranno? Hai preso tu la decisione di aiutarci senza consultarli- azzardò contemplando i suoi meravigliosi occhi smeraldo.

-Forse Dunga, tanto per cambiare, ma sinceramente non me ne importa, alla fine cede- si diresse verso la porta –Ci vediamo più tardi-

-Ciao- rispose al saluto con un sorriso. Non sapeva il motivo ma era contento che avrebbe partecipato anche lei a quella missione. Finalmente la vedeva schierata dalla sua parte per difendere i bit-power e non per impedire che cadessero nelle mani sbagliate per poi portarglieli via –Andiamo prof. aiutami ad apparecchiare- propose mentre lasciava la stanza.

-Arrivo- chiuse il suo computer e seguì l’amico.

Kai si sedette accanto ad Hilary –Sono sicuro che riusciremo a liberare Alex- la rassicurò prendendole la mano. La brunetta gli rispose con un sorriso pieno di gratitudine, poi si rivolse al capitano –Takao scusa, una volta liberato Alex posso lasciarlo da tuo nonno?-

-Ma certo, non preoccuparti-

-Grazie- poggiò la testa sulla spalla del suo ragazzo e chiuse gli occhi provando a rilassarsi.  Liz si avvicinò a Takao –Vieni, lasciamoli soli- gli sussurrò all’orecchio. Il giapponese annuì e seguì la tedesca in giardino. La differenza di temperatura tra dentro e fuori era notevole. Un’ondata di freddo avvolse i due ragazzi che rabbrividirono a quel vento gelido che penetrava fino alle ossa.

-Devo farti i miei complimenti- disse d’un tratto.

-Per cosa?-

-Beh…per il tuo piano-

-Non cantare vittoria troppo presto, ancora non so se riuscirà-

-Sono sicuro di si-

-Davvero?- chiese mentre si riavviava i capelli dietro le orecchie. Doveva ammettere che trovava simpatico quel ragazzo, era strano, lo conosceva da poco più di un giorno ma aveva una strana sensazione…come se gli fosse amica da molto più tempo.

 

-Sei preoccupata?- le domandò dolcemente accarezzandole una guancia con il dorso della mano. Hilary si sciolse a quella carezza, riusciva a sentire tutto l’affetto che il russo provava per lei, verso quella ragazzina che era riuscita a scaldargli il cuore, molto più di quanto lui avesse mai immaginato. Un amore talmente bello, talmente coinvolgente, con nessuno prima di incontrarla si era sentito così.

-Non posso non esserlo…ma cerco di stare tranquilla, anche se non mi riesce molto bene-

-Mi dispiace non poter venire con te fin dentro la Borg-

-Non preoccuparti, in fondo non sarò sola. Liz, Takao e Rei saranno con me e se dovesse succedere qualcosa abbiamo i beyblade-

-Ci siamo scambiati i ruoli-

-Come?-

-Dovrei essere io quello che consola, invece ora lo stai facendo tu-

La quindicenne rise e circondò con le braccia il collo del ragazzo affondando il viso nell’incavo della sua spalla –Ti amo- sussurrò arrossendo.

-Anch’io- disse mentre sentiva il proprio cuore battere sempre più forte. Quella ragazza gli faceva un effetto incredibile, non riusciva a spiegare perché si sentisse così in sua compagnia. Sapeva solo che quella sensazione lo rendeva felice, e in fondo non gli interessava nient’altro. Fino a poco tempo prima non avrebbe mai creduto che un giorno si sarebbe potuto innamorare di qualcuno in un modo così incondizionato, così bello. Non conosceva cosa significasse amare e ancora meno essere amato. Al monastero in Russia gli avevano insegnato l’esatto opposto, ad odiare solamente. Quando avrebbero sconfitto la Borg una volta per tutte, perché era sicuro che sarebbe successo, avrebbe finalmente potuto mettere una pietra sul passato e cominciare a vivere a pieno il presente, accanto alle persone a cui voleva bene. L’incubo sarebbe finalmente finito…anche se molte cose non riusciva a spiegarsele, ad esempio quelle strane visioni, di quella bambina, di lui da piccolo…che significavano?

Per il momento preferì non parlarne, bisognava risolvere una cosa alla volta. Quella notte sarebbero andati a liberare il fratellino di Hilary…

Si sciolse dall’abbraccio e incrociò lo sguardo della sua ragazza. Le scostò i capelli dal volto e le sorrise. Avvicinò il suo fino a quello della blader per baciarla.

-Ragazzi il pranzo è quasi pronto!- Takao fece irruzione nella stanza interrompendo il momento magico tra i due ragazzi.

-Ehm…ho interrotto qualcosa?-

-Nooooo- fecero ironici.

-Ah, meno male- disse non capendo il sarcasmo dei suoi amici. Hilary e Kai sospirano rassegnati, era difficile avere un po’ di intimità in una casa dove vivevano otto persone. Il capitano uscì dal salone lasciando di nuovo soli i due fidanzati. Ma questa situazione non durò a lungo perché Rei si affacciò alla porta –Ragazzi…-

-Fammi indovinare, il pranzo è pronto?-

-Si…come facevi a saperlo Kai?-

-Mah…- si alzò dal divano –Sai com’è, prevedo il futuro- rispose facendo ridere Hilary e lasciando l’amico sorpreso. Il cinesino sbattè gli occhi un paio di volte prima di tornare in sala da pranzo ancora scettico. Il blader prese per mano la ragazza dirigendosi a mangiare.

-Era ora! Stavo morendo!- si lamentò Takao appena misero piede nella stanza. Il russo gli lanciò uno sguardo truce a cui però il capitano sembrò non farci caso, e anzi continuò –Sempre insieme voi due! Vedete di evitare di amoreggiare davanti a noi!-

-Non mi pare che l’abbiamo mai fatto!- ribattè mentre le sue gote si tingevano di un bel rosso accesso in contrasto con il colore scuro dei suoi capelli. Ovviamente la battuta provocò le risa dell’intera combriccola aumentando l’imbarazzo delle due povere vittime, che si sedettero a tavola ancora rossi in viso.

 

TO BE CONTINUED...                  

   

Pure questo è fatto!!!! Siccome il 15 parto e ritorno a fine mese la prossima settimana sarà impegnata con i preparati perciò aggiornerò molto più lentamente e poi dopo il 15 fino al 31 non ci sarò…(ma quanto ci dispiace…si!!! Facciamo festa!!! Vai con lo spumante!!! nd.tutti) ma ritornerò pronta con i nuovi cap. a settembre!!! Voi mi aspetterete vero???? (come no!!!! nd.tutti) Alla prossima!!! Baci!!! E commentate!!!!

 

 

 

           

   

 

 

 

                   

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Capitolo 16
*** Ancora poche ore... ***


Ecco un nuovo capitoletto fresco fresco

Ecco un nuovo capitoletto fresco fresco!! E’ corto e non c’è molta azione, l’assalto alla Borg vero e proprio ci sarà nel prossimo cap. che pubblicherò a settembre dato che tra qualche giorno parto! (evvai!!!! nd.tutti). Ringrazio Jaly, Kaiyx (per tuo cugino digli che glielo faccio sapere a settembre quando torno, mi prendo tempo per pensarci!!), Seiko e Seiryudoragun. Grazie!!!!!!!

 

La pace non è il silenzio

dopo la guerra,

ma il senso della fraternità

che impedisce

che la guerra scoppi           (anonimo)

 

Entrò nella camera delle ragazze, si avvicinò ad uno dei tre letti, quello vicino alla finestra. Si sedette accanto ad Hilary che si era addormentata beatamente, cullata dal soffice materasso. Entro poche ore si sarebbero dovuti introdurre di nascosto alla Borg per portare in salvo il fratellino della brunetta; dopo pranzo avevano discusso sugli ultimi preparativi e chiarito ogni dubbio. Le scostò i capelli dal viso. Pareva rilassata, il respiro regolare, tranquillo, gli occhi chiusi, con delicatezza, le labbra leggermente dischiuse, sembrava che nulla potesse turbarla, erano varie ore che era salita nella sua stanza a riposarsi, voleva essere in perfetta forma per quella notte, per liberare finalmente Alex da quegli uomini spregevoli e senza scrupoli, avevano utilizzato un bambino come ricatto…c’era da vergognarsi per certe azioni, ma a loro ovviamente non importava, l’unica cosa che gli interessava erano i bit-power, necessari per conquistare il mondo. Ma i Bladebreakers non glielo avrebbero permesso, di nuovo si sarebbero opposti e avrebbero lottato con tutte le proprie forze per mandare all’aria quei folli piani. Guardò l’orologio, segnava le otto, Liz aveva programmato di entrare nell’edificio intorno alle undici, e neanche dieci minuti dopo sarebbero dovuti già ripartire…ce l’avrebbero fatta? Di certo non sarebbe stato semplice…

-Hilary- la chiamò dolcemente per cercare di svegliarla. La ragazza si mosse e aprì gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte. Si mise a sedere e sbadigliò –Kai…che ci fai qui?-

-Sono venuto a chiamarti-

-Ma sono le otto, non dobbiamo andare alle undici?- domandò osservando il display digitale della sveglia sopra il suo comodino.

-Credevo impiegassi di più a svegliarti-

-Per chi mi hai preso? Non sono mica una scansafatiche come Takao che per farlo alzare dal letto non basta neanche urlargli nelle orecchie! Tutte le volte mi tocca svegliarlo dandogli in testa la spada da kendo di nonno J!-

-Tutte le volte?- c’era un leggero tono di stizza in quelle parole.

-Si…- il suo ragazzo la stava guardando in un modo strano –Si può sapere che hai capito? Per tutte le volte, intendo quelle mattine in cui io arrivo presto e lo trovo ancora a letto- spiegò. Possibile che Kai, il russo impassibile, dal carattere glaciale, fosse geloso? D’altro canto il blader si faceva la stessa domanda; lui era il ragazzo freddo, distaccato, quello che restava calmo in ogni situazione, e adesso? Prima aveva conosciuto i Bladebreakers, e già allora qualcosa dentro di lui era cambiata, aveva imparato a concedere agli altri la sua fiducia, la sua amicizia, poi…era arrivata lei, non sapeva come riusciva a farlo sentire così, a fargli provare fortissime emozioni, bellissime sensazioni…che aveva Hilary di tanto speciale? “Niente” pensava “Lei non ha qualcosa di speciale…lei è speciale, per me”.

-Sei pronta?- si stava riferendo alla missione che avrebbero dovuto compiere.

-Si- rispose senza esitare, doveva essere sicura di farcela, aveva accanto i suoi amici e in breve anche suo fratello sarebbe stato con lei, al sicuro, lontano da quelle maledette prigioni, lontano dalla Borg. Sorrise al suo ragazzo –Sono sicura che filerà tutto liscio-

Kai avvicinò le sue labbra a quelle della giapponese fermandosi a pochi centimetri –Lo penso anch’io- sussurrò prima di azzerare le distanze e perdersi in un bacio dolcissimo. Hilary gli cinse il collo con un braccio, non voleva farlo allontanare, voleva sentirlo ancora così vicino, ogni volta che entrava in contatto con lui il cuore cominciava a batterle all’impazzata, come quelle volte in cui non stavano ancora insieme, lo amava tantissimo…probabilmente non avrebbe mai smesso di amarlo, qualunque cosa fosse successa.

-Ehi ragazzi!- Liz li stava chiamando dal giardino. I due si avvicinarono alla finestra e si affacciarono.

-Vi piacciono questi gioiellini?- domandò indicando due spaziose automobili dietro di lei. Erano arrivate le macchine che avrebbero utilizzato quella notte, entrambe sul blu scuro metallizzato, in modo da confondersi con il buio delle ore tarde.

-Non è che le possiamo tenere?-

-Ehm…purtroppo no…è stato già abbastanza difficile procurarle. Dopo dobbiamo restituirle- spiegò alla brunetta.

-Peccato, avresti potuto portarmi in qualche bel posto con una di quelle- disse rivolta al sedicenne.

-Non credo…è vero, so guidare, ma in teoria non potrei dal momento che non ho la patente. Come minimo mi farebbero una bella multa-

-Kai…come sei noioso! Almeno lasciami sognare, no?- protestò mentre varcava la soglia della stanza.

-Noioso?-

 

-Che forza! Sono queste le macchine?- Takao girò intorno alle due automobili, quasi non riuscisse a credere ai suoi occhi –Ma come le hai prese?-

-Le abbiamo chieste alla succursale della MITHRIL di Kyoto-

-C’è una succursale a Kyoto?-

-Già…la MITHRIL conta moltissime sedi distaccate da quella centrale, in tutto il mondo, e una di queste è appunto quella di Kyoto- spiegò la rossa al capitano che già si era comodamente sistemato su uno dei sedili anteriori, osservando con interesse tutti gli accessori che disponeva la vettura, identica alla sua compagna, parcheggiata al suo fianco.

-C’è anche il computer di bordo! Avete delle attrezzature proprio avanzate alla MITHRIL!-

-Beh è logico- fece vantandosi non poco. Aprì la portiera e si sedette accanto al giapponese –Ti piace?-

-Molto…- rispose quasi in trance, incantato dal profilo perfetto della giovane tedesca.

-Stavi…stavi parlando della macchina, vero?- chiese in un improvviso stato di confusione mentale.

-Certo! Di che se no?- puntò i suoi bellissimi occhi color rame in quelli scuri del blader, che arrossì timidamente.

-Nulla, nulla!- si affrettò a dire passandosi un braccio nervosamente intorno al collo. Era strano, si sentiva bene in compagnia di quella ragazza ma allo stesso tempo gli metteva addosso un certo disagio, non riusciva a comprenderne il motivo. Per certi aspetti la trovava simile a lui, era estroversa, espansiva, spiritosa,ma per altri…ammirava il suo saper mantenere il sangue freddo anche nelle situazioni più difficili, la sua intelligenza (non ci vuole molto ad essere più intelligenti di Takao!!!! nd.me) (ehi!!!! nd.Takao)…

-Posso farti una domanda?-

-Dimmi-

-Cosa ti ha spinto ad entrare alla MITHRIL?- Liz non si aspettava una simile domanda, doveva ammettere che rimase spiazzata. Abbassò lo sguardo, spostando l’attenzione dal ragazzo che le sedeva accanto al cruscotto della macchina. Si appoggiò allo schienale del sedile sospirando –Beh…- esordì –Questa decisione è legata alla mia infanzia, che di certo non è stata molto piacevole-

-Scusa, non avrei dovuto impicciarmi- fece mortificato.

-Non fa niente- scosse la testa –Vedi…quando ero piccola i miei genitori hanno divorziato, mia madre è tornata in Brasile…-

-Quindi tu sei per metà tedesca e per metà brasiliana?- adesso cominciava a capire la sua fisionomia. Era una ragazza davvero molto bella, e aveva ben poco delle tipiche caratteristiche del nord Europa.

-Già…mia madre è tornata alla sua terra d’origine e io sono rimasta con mio padre in Germania. Lui è un importante avvocato e passa moltissimo tempo in tribunale, perciò non ha mai avuto molto tempo per stare con me…anche se so che mi vuole molto bene- guardò fuori dal finestrino, stava cominciando a sentire gli occhi inumidirsi e pizzicare, era strano perché quando ne parlava con Federica non le veniva mai da piangere.

-Ovviamente papà porta a casa un sacco di soldi, viviamo in una splendida villa appena fuori Berlino, con un giardino enorme, abbiamo anche i cavalli- sorrise ripensando al suo dodicesimo compleanno quando il padre si prese un giorno lontano dal lavoro e la portò a scegliersi nella scuderia più distinta della regione il cavallo che le regalò per quella ricorrenza. Fu l’unica volta in cui trascorse un’ intera giornata con il padre, dopodiché tornò alla solita vita di solitudine di sempre -Così tutti mi hanno sempre considerata come la figlia del grande avvocato Finn, quella che può avere tutto, che ha la vita facile…non sanno quello ho passato- continuò avvilita –Un’infanzia senza la madre e praticamente senza padre…non è di certo la vita migliore a cui una persona aspira…così ho deciso di entrare a far parte della MITHRIL, volevo dimostrare a tutti quanto potevo valere…-

-Ti capisco sai…- disse abbassando lo sguardo –Mia madre è morta quando io ero piccolo, mentre mio padre è sempre in giro per il mondo per le sue ricerche-

-Mi dispiace, non lo sapevo-

Il moretto scosse la testa –Non preoccuparti! In fondo io vivo con mio nonno, a volte è un po’ rompiscatole ma se ci si fa l’abitudine si sta bene con lui!-

-Sei un tipo divertente, sai?-

-Sul serio?- domandò imbarazzato dalla risata sincera della ragazza. Si passò una mano tra i capelli scompigliandoseli ancora di più –Beh…lo prendo come un complimento-

-E’ un complimento!-

-Ragazzi, cosa state facendo dentro la macchina?-

-Oh, prof…stavamo parlando-

-Parlando di che? Ehi! Forte, questa macchina ha anche il computer di bordo?- chiese con occhi sognanti, vedendo il piccolo elaboratore elettronico sul cruscotto. Liz uscì fuori dalla vettura –Prego!- fece all’amico invitandolo ad entrare nell’abitacolo con un gesto della mano.

-Davvero posso?-

-Certo!-

 

-Preoccupata?- Rei si avvicinò alla biondina, che assorta nei suoi pensieri teneva la testa poggiata alla mano, fissando un punto indefinito davanti a lei. Federica si riscosse, e guardò il blader che si sedette di fronte a lei.

-Pensavo- proferì.

-All’assalto alla Borg?-

-Anche- sospirò, a dire la verità c’erano altri pensieri che le affollavano la mente, uno dei quali era proprio quel ragazzo che ora la studiava con quei suoi bellissimi occhi ambrati. Si trovava bene in sua compagnia, doveva ammetterlo, con lui riusciva a parlare liberamente, ed era strano, poche erano le persone con le quali riusciva ad esprimersi sinceramente, solitamente non era un tipo troppo espansivo, al contrario della sua collega.

-Credi che funzionerà il piano di Liz?-

-Io credo di si…è vero non abbiamo mai agito fuori dal territorio Irlandese ma i piani di Liz non sono mai falliti, e sento che anche questo andrà a gonfie vele-

-Lo spero…- fece una breve pausa –Anche se penso che una volta liberato il fratellino di Hilary la Borg si darà molto più da fare di prima-

-E’ probabile- purtroppo ne era quasi certa, simili organizzazioni non si arrendevano mai, continuavano imperterrite fino a quando non avevano raggiunto i loro scopi. Ma non potevano permettere alla Borg di arrivare fino in fondo, non le avrebbero permesso di catturare i bit-power dei Bladebreakers per conquistare il mondo, c’era in gioco non solo il nome della MITHRIL ma anche la salvezza della popolazione della terra.

-Credo che presto ci troveremo faccia a faccia con i Black Killer in un incontro di beyblade-

-I Black Killer sono la squadra di beyblade della Borg, esatto?-

-Già…-

Il suono del campanello della porta risvegliò entrambi i ragazzi dalle loro non proprio buone previsioni.

-Vado io!- Max attraversò correndo il corridoio –Ciao!- salutò i quattro ragazzi con un sorriso a trentadue denti.

-Visto che sono riuscita a convincerli?- fece Mariam all’americano.

-Avreste almeno potuto avvertirci prima!- si lamentò scocciato il solito Dunga, incrociando stancamente le braccia al petto.

-Chiudi il becco scimmione senza cervello! Hanno deciso di agire questa mattina stessa-

-Scimmione senza cervello a chi? Attenta a come parli ragazzina o…-

-O cosa? Avresti il coraggio di fare qualcosa?- ribattè sarcastica.

-Io ti…-

-Buoni voi due! Calmati sorellona!- Jessi cercò di far terminare la disputa tra i due, non avevano fatto altro che litigare durante tutto il tragitto dal loro rifugio alla casa dei ragazzi.

-Ozuma!- Takao si avvicinò al gruppetto –Allora ci aiuterete?-

-Non possiamo permettere che i bit-power cadano nelle mani sbagliate-

-Benissimo! Più siamo e meglio è!-

-Guarda che non è mica una festa!- lo rimproverò il biondino portandosi una mano alla fronte esasperato dal comportamento dell’amico.

-Lo so! Io intendevo che più siamo e più probabilità di riuscita abbiamo, no?-

-Ragazzi, chiamate gli altri, adunata in giardino- pronunciò Liz professionalmente.

-E’ arrivata l’ora di agire?-

-Già…-

 

Erano quasi le dieci, il cielo, buio già da un pezzo, lasciava intravedere di tanto in tanto le stelle più splendenti, e la luna piena illuminava fievole il giardino della villa in cui ora erano riuniti dodici ragazzi, pronti per una missione delicata. La vera guerra cominciava solo adesso.

-Non voglio demoralizzarvi ma vi avverto che se falliremo sarà la fine per tutti quanti, non avremo altre possibilità- purtroppo Liz aveva ragione, se non fossero riusciti nell’intento la Borg li avrebbe come minimo sbattuti nelle prigioni, avrebbe preso i loro bit-power e di certo non avrebbero esitato a toglierli di mezzo per evitare che potessero metterle i bastoni tra le ruote nuovamente –Ognuno sa quello che deve fare, se seguiremo il piano alla lettera sono sicura che filerà tutto liscio- affermò decisa “O almeno lo spero” non poteva mostrarsi esitante, lei era un agente della MITRHIL, doveva dimostrare quanto valeva. Guardò Federica che con un cenno del capo le fece capire che anche lei la pensava allo stesso modo.

-Perciò se non avete niente da dire possiamo dare inizio al nostro piano!- la bionda effettuò il tipico saluto militare e si diresse verso una delle due macchine seguita da Max e gli Scudi Sacri, mentre nell’altra vettura presero posto gli altri ragazzi.

Avviarono i motori e partirono, le due auto procedevano a velocità media una dietro all’altra. Kai guidava quella davanti, dal momento che Federica non conosceva la strada per arrivare alla Borg era costretta a seguire l’amico. Regnava il silenzio tra i ragazzi, tutti sentivano la tensione aumentare ogni chilometro che il mezzo percorreva, era difficile mantenere la calma in una simile circostanza. Il russo rivolse lo sguardo ad Hilary, seduta accanto a lui, teneva gli occhi bassi, aveva la bocca serrata, il suo stato d’animo era facilmente intuibile. Le mani erano chiuse nei pugni, poggiate sulle sue gambe, immobili. Il sedicenne staccò una mano dal volante continuando a guardare la strada davanti a lui, illuminata solo dagli abbaglianti della macchina, e la poggiò su quella della ragazza. La brunetta si riscosse, spostò l’attenzione sul blader. Sorrise. Sapeva che lui le sarebbe stato accanto, qualunque cosa fosse successa.

-Siamo arrivati- proferì d’un tratto Kai.

-Spengiamo gli abbaglianti e parcheggiamoci in un luogo riparato- Federica parlava attraverso un auricolare, una specie di ricetrasmittente che quel pomeriggio aveva dato ad ogni ragazzo per tenersi in contatto tra loro.

Le due macchine si fermarono dietro degli alberi di altezza media, poco lontane dall’edificio ma erano ben nascoste. Di certo al buio nessuno le avrebbe notate.

-E’ il momento di dare inizio ai giochi- Liz aprì la portiera e fece cenno agli altri di scendere. Ognuno sapeva ciò che doveva fare, ognuno sapeva che non poteva sbagliare e che era necessario affinché tutto andasse per il verso giusto. Si cominciarono a dividere nei gruppi stabiliti quella mattina e cominciarono ad avvicinarsi alla sede della Borg.

Kai abbassò il finestrino della macchina dove sarebbe dovuto stare ad aspettare i suoi compagni –Hilary…- la ragazza si voltò.

-Stai attenta-

-Lo farò- rispose con un cenno del capo mentre si avviava verso l’edificio. Il russo sospirò, si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi pregando che tutto sarebbe andato liscio. Avrebbe voluto stare accanto alla sua ragazza in quel momento, ma sapeva di non poter fare altrimenti.

-Ce la faranno…- disse mettendo convinzione in quelle parole.

 

TO BE CONTINUED...              

     

Lasciate i commy!!! Così parto contenta!!! E ci risentiamo a settembre!!! Baci baci!!!!   

 

 

 

 

                          

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Capitolo 17
*** Assalto alla Borg ***


Ma eccomi tornata

Ma eccomi tornata, per la gioia di tutti!!!! (eeeeee nd.tutti) Dopo più di due settimane d’assenza sono tornata all’attacco, fresca fresca dopo le vacanze!!! Vi lascio subito al nuovo cap! I ringraziamenti sono alla fine…

 

E’ male sciogliere i lacci che Dio volle uniti;

noi saremo sempre i figli dell’erica e del vento;

pur se lontani è sempre per te e per me

che la ginestra si agita bella nelle lande del Nord    (R.L.Stevenson)

 

-Siamo nella sala centrale- una voce femminile arrivò all’auricolare di Liz, gli Scudi Sacri erano riusciti ad intrufolarsi all’interno della Borg utilizzando i condotti di aerazione, mentre gli altri ragazzi aspettavano fuori impazienti il momento in cui avrebbero fatto saltare le telecamere a circuito chiuso.

-Bene, noi siamo pronti- affermò con grande competenza, poi rivolta a Max e il professore disse –Voi andate alla porta del garage e provate ad aprirla-

I due ragazzi le fecero capire che erano d’accordo con un cenno del capo. Si allontanarono dal resto del gruppo confondendosi nel buio della notte. Hilary, Takao e Rei si appiattirono contro il muro vicino all’entrata principale attendendo ordini da Liz che era sempre in allerta, attenta ad ogni movimento sospetto. Il cuore dei tre bladers batteva all’impazzata, era la prima volta che partecipavano ad una simile azione, e se qualcosa fosse andato storto? Non volevano pensarci…

La rossa guardò l’orologio, mancava poco alle undici e mezza. Come mai ci stavano impiegando così tanto a disattivare le telecamere? Cominciava a sentire l’agitazione salire, ma non poteva farsi prendere dal panico, non lei. Era un agente della MITHRIL, doveva riuscire a mantenere il sangue freddo, quello che stavano per compiere era una missione impegnativa, ed essere ridotta ad un fascio di nervi non era certo il modo migliore per affrontarla. Fece un gran respiro per rilassarsi.

-Liz, abbiamo disattivato le telecamere!- Mariam informò l’amica che non perse tempo –Ottimo, ora uscite subito dall’edificio e tornate alle macchine, del resto ci occuperemo noi-

-Bene-

La tedesca guardò i tre ragazzi che le stavano accanto –Si comincia- affermò decisa, e di corsa si precipitò dentro la Borg seguita dai suoi compagni, dovevano essere veloci, avevano solo sette minuti a disposizione per compiere l’intera operazione.

 

-Che cosa succede?- Vorkov si alzò di scatto dalla sua poltrona, sullo schermo del computer sparirono immediatamente, e senza apparente motivo, le immagini che trasmettevano le telecamere. Digitò qualcosa sulla tastiera ma niente, sul monitor continuava a comparire la scritta “Sistema disattivato”.

-Dannazione!- sbattè con violenza un pugno contro il tavolo –Sono state disattivate manualmente!- si diresse alla finestra e spalancò i vetri. Un’ondata d’aria gelida penetrò all’interno della stanza. Si sporse oltre il davanzale, guardandosi intorno. Niente, nel buio della notte non riusciva a vedere nulla di sospetto. Si passò una mano sotto al mento ripensando alla lettera che aveva inviato ad Hilary quella mattina stessa –Possibile che…- proferì d’un tratto. La sua espressione si fece più dura e di corsa uscì dall’ufficio sbattendo la porta dietro di sé ed andando ad informare i suoi sottoposti del guasto.

 

Intanto quattro figure si muovevano veloci tra i numerosi corridoi della Borg. Il tempo stringeva, Liz faceva mente locale della piantina di quell’edificio, l’aveva imparata a memoria, dovevano raggiungere i sotterranei per liberare il fratellino di Hilary. D’un tratto la rossa si arrestò, costringendo i suoi compagni a fare lo stesso.

-Che ti prende?- le domandò Takao, non capendo il motivo per cui si fosse fermata.

-Credo che qualcuno sospetti qualcosa-

-Che cosa vorresti dir…- non fece in tempo a concludere la frase che le pareti intorno al gruppetto sembravano muoversi, in effetti si stavano aprendo, lasciando spazio e degli strani aggeggi meccanici molto simili a quelle macchine che sparano palle, usate spesso nel tennis per allenarsi. Improvvisamente partirono da esse dei beyblade, che vennero scagliati contro i ragazzi, costretti a coprirsi gli occhi con le mani per riparasi da quell’improvvisa pioggia di trottole.

-E adesso che facciamo?- quella era una situazione che non avevano potuto prevedere. Ma di certo non si sarebbero fatti scoraggiare.

-Takao!- Rei guardò l’amico che afferrò al volo il messaggio (uau! Facciamo progressi!! nd.me) (uffa! Sempre a prendere in giro! nd.Takao). Estrasse Dragoon dalla tasca –Vai Dragoon!- urlò lanciando il suo beyblade contro quelli avversari.

-Vai Driger!- il cinese imitò il quindicenne e insieme cercarono di fermare l’avanzata di tutti quei beyblade.

-Hilary, tu vai avanti da tuo fratello, io penso a coprire le spalle a loro- la brunetta annuì alla proposta della tedesca e senza pensarci troppo cominciò a correre verso i sotterranei della Borg. Scese la lunga scalinata che conduceva alle prigioni, i gradini sembravano non finire mai. Si fermò un secondo a riprendere fiato e alzò gli occhi verso l’oscurità che le si presentava davanti. Non poteva arrendersi proprio ora, Alex credeva in lei e la stava aspettando. Non l’avrebbe mai deluso. Riprese a correre, sentiva l’eco dei suoi passi rimbombare tra quelle gelide pareti, il freddo e l’umidità penetravano fino alle ossa, ma non le importava…sarebbe andata fino in fondo. Il lungo corridoio stava per terminare per lasciar posto alla lunga serie di celle rischiarate solo dalla fioca luce delle candele. Stava per raggiungere la prigione del fratello, ma andò a sbattere contro qualcosa o qualcuno che le impedì di continuare ad andare avanti.

-Fine della corsa, bambolina!- conosceva fin troppo bene quella voce. Alzò lo sguardo su di lui, spaventata. Vorkov scoppiò in una sadica risata, mentre teneva la ragazza stretta per i polsi. Hilary cercò di divincolarsi dalla sua presa ma invano. L’uomo la sbattè con violenza contro il muro, un dolore lancinante le partì dalla mano percorrendole tutto il braccio, ma non si lamentò, non voleva dargliela vinta. Si morse il labbro inferiore, cercando di non emettere alcun suono.

-Che cosa avevi intenzione di fare?- domandò con il suo solito ghigno nauseante dipinto sulla faccia.

-Lasciami!- urlò. Provò ancora a liberarsi dalla stretta del finto monaco, ma non ci riuscì, si sentiva completamente bloccata e in trappola.

-Questa volta hai davvero superato ogni limite! Provare a liberare tuo fratello…come potevi pensare che ci saresti riuscita?-

Hilary respirava a fatica, non aveva la forza sufficiente a ribattere. Che cosa sarebbe successo ora? Non ci voleva pensare, avrebbe voluto che Kai fosse stato lì con lei.

-Se non sbaglio io e te abbiamo un conto in sospeso…- disse malignamente. La brunetta rabbrividì a quelle parole. Che cosa le sarebbe successo? E ad Alex? Sentì le guance bagnarsi, le lacrime cominciarono e scendere dai suoi occhi, contro la sua volontà. Che cosa stava facendo? Non doveva piangere! Avrebbe soltanto dato soddisfazione a quell’uomo spregevole…ma non riusciva a frenare la loro corsa.

-Oh, piccola Hilary, non piangere…- la consolò asciugandole le lacrime –Vedrai…non sarà poi così brutto!- rise divertito (maniaco, pedofilo, pervertito! nd.me). La quindicenne strinse i denti, non poteva sottostargli passivamente -Lasciami andare!-

-Non ci penso nemmeno! E’ due anni che sogno questo momento…- disse avvicinandosi pericolosamente al viso della ragazza (ripeto: maniaco, pedofilo, pervertito! nd.me).

-Lasciami ho detto!- urlò con più convinzione, ma Vorkov le tappò la bocca con una mano, impedendole ancora di gridare.

-Senti questo silenzio?- le chiese ancora con quel ghigno sulle labbra –Puoi pure urlare quanto vuoi, ma non c’è nessuno nelle vicinanze…nessuno ti sentirà- continuò –Questa volta non ci sarà il tuo fidanzatino a salvarti!-

-Ti sbagli Vorkov! Il suo fidanzatino è qui!- una voce riscosse entrambi.

-Kai!- Hilary era contentissima di vederlo, credeva che quella volta non ce l’avrebbe fatta a scamparla.

-Cosa ci fai qui, moccioso?- urlò con il massimo disprezzo. Il giovane russo si avvicinò all’uomo strattonandolo con forza e spingendolo contro il muro, in modo da permettere a Hilary di liberarsi dalla sua presa.

-Non dovresti essere in macchina?-

-Non ce la facevo ad aspettare con le mani in mano!- le spiegò sorridendo. La ragazza ricambiò il sorriso, ma poi tornò subito seria –Devo prendere Alex!-

-Vai, qui ci penso io-

Annuì, e corse verso la cella del fratellino. Kai la guardò allontanarsi, poi tornò ad interessarsi al suo nemico. Vorkov si riprese dalla botta –Tu, ragazzino! Ci hai causato un sacco di problemi!- sbraitò mentre gli si avvicinava –Tuo nonno non è per niente contento di te!-

-Per quanto mi riguarda, lui non è un mio parente!-

L’uomo tentò di sferrargli un colpo che il blader abilmente schivò, ma con la mano libera lo afferrò per il colletto della maglietta, facendolo cadere a terra. Il sedicenne tentò di rialzarsi ma l’energumeno lo tenne fermo bloccandogli le braccia –Comincio a stufarmi di te-

-Tu invece mi hai già stufato!- gli assestò un calcio ben piantato nelle stomaco che costrinse Vorkov a piegarsi in due dal dolore.

-E tu chi sei ragazzina?- domandò fissando la ragazza dai lunghi capelli ramati che in quel momento lo guardava dall’alto in basso.

-Questo non ha importanza, ma ti consiglio di non metterti contro di me, se non vuoi assaggiare qualche altro colpo di kickboxing…come stai?- quest’ultima domanda la rivolse all’amico a terra, che rialzandosi massaggiandosi la testa rispose –Bene…-

Intanto Hilary era arrivata davanti alla prigione in cui era rinchiuso il fratello –Alex!- si appoggiò alle sbarre, erano gelide.

-Hilary…che ci fai qui?-

-Che domande, sono venuta a liberarti-

-Davvero?- il bambino si alzò dall’angolo della cella dove era accucciato e si avvicinò alla sorella –E come farai? La porta è chiusa a chiave- disse abbassando lo sguardo. La giapponese studiò la serratura…senza la chiave non era possibile aprirla. Mise una mano nella tasca ed estrasse il suo beyblade.

-Vediamo se resiste anche a questo- proferì mentre scagliava Ixion contro quell’enorme catenaccio in ferro. La trottola viola colpì in pieno il lucchetto, ma riuscì solo a scalfirlo. Hilary non demorse e continuò a lanciare finchè non ruppe quell’odiosa serratura. Finalmente potè aprire le sbarre, prese Alex per mano –Andiamo-

-Hilary!- Kai e Liz la raggiunsero –Sei riuscita a liberare tuo fratello! Sbrighiamoci, Vorkov è fuori gioco ma credo non impiegherà molto a riprendersi- la rossa fece cenno ai due ragazzi di seguirla. Salirono di corsa le scale che conducevano al piano terra dell’edificio e attraversarono come dei fulmini i lunghi corridoi della Borg.

-Ragazzi!- Rei e Takao gli vennero incontro, avevano appena finito di mettere fuori gioco tutti quei beyblade che gli avevano rivoltato addosso.

-Hanno rimesso in funzione le telecamere, che facciamo?-

-Non preoccuparti Rei, dobbiamo solo uscire dal garage e saremo in salvo- la tedesca si guardò intorno, cercando di ricordarsi quale direzione dovessero prendere.

-Da quella parte- fu Hilary ad intervenire indicando una piccola porta a qualche metro da loro, mentre continuava a tenere il fratellino per mano. Per loro fortuna Max e il professor K erano riusciti ad aprire il portone di quella specie di garage, permettendogli di scappare. Appena fuori furono inghiottiti dall’oscurità della notte, e senza voltarsi indietro raggiunsero le due macchine parcheggiate, accesero i motori e partirono, lasciando dietro di loro soltanto enormi nuvole di polvere.

 

-Come sta?-

-Dorme- Hilary sbadigliò, era molto tardi –Domani lo porterò dal nonno di Takao, così sarà al sicuro- si sedette sul divano del salotto e finalmente poté rilassarsi. Non riusciva ancora a crederci…suo fratello era con lei, nella stessa casa, e non più in quelle gelide prigioni.

-E tu come stai?-

-Bene- gli disse sorridendo –Ora sto bene…certo, dobbiamo ancora disputare la battaglia finale con la Borg, ma sono sicura che ce la faremo- si alzò in piedi e guardò il suo ragazzo negli occhi –Devo ancora ringraziarti-

-Per cosa?-

-Per avermi salvato di nuovo da Vorkov- si strinse a lui che prese in contemporanea ad accarezzarle i capelli. Non avrebbe potuto permettere che le accadesse qualcosa di male, non l’avrebbe permesso a nessuno. Lei era unica, le sensazioni che gli faceva provare erano ogni volta nuove e bellissime.

-Ah!- si separò da lui, stringendo la mano destra con quella sinistra, mentre sul suo viso compariva una smorfia di dolore.

-Cos’hai?-

-Mi fa male la mano- disse, e un’altra fitta le attraversò tutto il braccio. Si guardò prima il dorso e poi il palmo, non sembravano esserci ferite superficiali…allora perché le faceva male? Poi si ricordò –Deve essere stato quando Vorkov mi ha…sbattuto contro il muro- in effetti, anche allora aveva provato un dolore simile. Un moto di rabbia invase Kai, quando aveva raggiunto i sotterranei ed era arrivato da Hilary quell’uomo le stava praticamente addosso. Se l’avesse sfiorata anche solo con un dito gliela avrebbe fatta pagare cara, avrebbe sicuramente perso la testa…

-Forse dovresti farti vedere-

-No- rispose chiudendo il pugno -Mi è già passato…-

 

-Non vai a casa?- la ragazza si voltò di scatto spaventata. I suoi occhi smeraldo fissavano quelli cerulei del blader –Max, mi hai fatto paura!- esclamò portandosi una mano al petto.

-Mi dispiace!- si scusò sorridendo. Un sorriso che venne ricambiato dal suo interlocutore.

-Non mi va di andare a casa…tanto non ho sonno- alzò lo sguardo al cielo, parzialmente coperto, solo ogni tanto le nuvole si diradavano e lasciavano intravedere la luna e qualche stella.

-Siete stati bravi a disattivare le telecamere-

-E’ stato semplice-

-E’ incredibile…fino ad un’ora fa eravamo ancora alla Borg e adesso siamo qui, tranquilli e rilassati…più o meno- abbassò il tono di voce –Lo scontro finale deve ancora avvenire-

-Vincerete anche quello- disse quasi senza lasciargli il tempo di concludere la frase, involontariamente.

-Lo pensi davvero?-

Mariam annuì mentre al biondino compariva un dolce sorriso sulle labbra. La ragazza si sentì in imbarazzo –Beh, insomma…se avete sconfitto noi quella volta al Luna Park, sconfiggerete anche la squadra della Borg- cercò di recuperare provando a non sembrare troppo impacciata.

-Grazie-

-Per avervi dato una mano?- domandò, ma l’americano scosse la testa –Per queste parole…- sussurrò avvicinandosi.

-Io…io credo sia meglio che vada ora- si sentiva troppo a disagio sola con lui. Fece per andarsene ma qualcosa le afferrò il braccio. Era la mano di Max –Aspetta…- la ragazza si fermò e lui lasciò la presa –Ci rivedremo ancora prima della battaglia finale?- domandò sorprendendo del tutto Mariam.

-Non lo so…io non…- senza alcun preavviso Max avvicinò il suo viso a quello della blader e la baciò dolcemente sulle labbra. Un bacio represso da troppo tempo forse, da quella volta in cui si erano lasciati in quel luna park…quando si separarono il ragazzo arrossì –Scusami…io non so cosa mi abbia preso…- si passò una mano tra i capelli, era evidentemente nervoso…

 

TO BE CONTINUED...

 

Beh...non è uno tra i capitoli più lunghi, però la fine lascia sulle spine, no??? Se volete sapere cosa succederà non vi resta che aspettare il prossimo cap!!! Grazie a Kaix_chan01, quando pubblichi le tue fic?? Ci tengo a leggerle!; Jaly Chan, Chibichan, Lelli91, Kadma32, Kagome13, per aver commentato!!!!! Un bacio a tutti quelli che leggono!!! Recensite e alla prossima!!!!!    

 

            

 

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Capitolo 18
*** Aneddoti di vita ***


Capitolo diciotto

Capitolo diciotto!!!! Capitolo molto romantico!!!!! Che succederà tra Max e Mariam??? Lo scoprirete all’ultimo capitolo della fic!!! No, sto scherzando…non sono così cattiva…lo scoprirete qui…ringrazio Kayx_chan, ti ho mandato un’e-mail, Jaly Chan, Hila92, Kadma 32, Chibichan, claudia, per aver commentato…

 

Non chiudere le tue labbra

alla persona a cui hai aperto il tuo cuore (anonimo)

 

Si guardò intorno, dopo cinque anni non aveva ancora fatto l’abitudine alla desolazione che regnava in quella casa. D’altra parte da quel terribile giorno non aveva più vissuto regolarmente in quel posto. Attraversò di corsa il salone, passando accanto al caminetto ormai vuoto e coperto di polvere, i suoi passi rimbombavano tra le pareti mentre si accingeva a raggiungere il livello superiore. Aveva appena portato suo fratello da nonno J, al sicuro, sapeva di lasciarlo in buone mani, poi quasi involontariamente si era ritrovata a percorrere il vialetto in cemento di casa sua. Si fermò davanti alla propria camera, nell’ultimo anno in cui aveva stretto amicizia con i Bladebreakers spesso era tornata a dormirci eppure non le era parsa così vuota come in quel momento…forse perché adesso era pienamente consapevole di ciò che mancava, di ciò che aveva perso…sfiorò la liscia superficie della porta in legno di noce. Sopra di essa ancora era attaccato un cartello su cui lettere colorate formavano il suo nome, Hilary. Si ricordava benissimo il giorno in cui l’aveva fatto, aveva sette anni…posò lo sguardo sulla piccola rampa di scale appena accanto alla porta della cameretta, portavano alla soffitta, una piccola mansarda dal tetto ribassato caratterizzata da una grande finestra colorata che occupava la parete di fronte all’entrata. Era la prima cosa che risaltava subito agli occhi…si avvicinò ad un piccolo baule poggiato ai piedi di una colonnina in marmo che sorreggeva il soffitto. Si inginocchiò passando la mano sopra la vecchia cassa e senza soffermarsi troppo a pensare la aprì. Uno strano senso di malinconia la pervase; tirò fuori uno dei tanti album che teneva in ordine rinchiusi in quella scatola. Era un’eternità che non li sfogliava…quelle foto sembravano appartenere ad un altro tempo, un altro luogo…ne prese una in mano, c’erano ritratte quattro persone, una donna dai lunghi capelli castani teneva in braccio un bambino piccolo, di circa tre anni, mentre un uomo con gli occhiali e i capelli rossicci aveva per mano una bambina più grande, di circa nove anni, il tutto sullo sfondo di un mare limpido e una spiaggia sassosa. Lesse la scritta sul retro, l’inchiostro era ancora leggibile: estate 1998. Esattamente un anno prima di quel tragico incidente. Si ricordava di quando avevano scattato quella fotografia, erano andati in vacanza su un isola italiana, la Sicilia. Era stata l’estate più bella di tutta la sua vita, aveva avuto i suoi genitori vicino per un mese intero –Mamma…- sussurrò –papà…- una lacrima le scese dagli occhi, andandole a bagnare il viso, ricordando le parole di Hito Hiwatari e di Vorkov quel giorno alla Borg, quando era venuta a conoscenza della verità nel modo peggiore che potesse esserci. Si alzò di nuovo in piedi, asciugandosi la guancia –Mi mancate tanto…- disse rivolta alla loro immagine, quasi come questa potesse risponderle.

Ne era certa, gliela avrebbe fatta pagare, i loro piani non sarebbero mai andati in porto, avrebbe portato a termine quello che i suoi genitori volevano fare prima di lei e per cui avevano perso la vita. Ripose la fotografia nella tasca e chiuse il baule, ricordandosi che Kai la stava aspettando al parco.

 

-Sei un incapace! Hai lasciato che liberassero il ragazzino!- sbattè i pugni sulla scrivania con violenza ergendosi in tutta la sua altezza. Hito Hiwatari era a dir poco furioso, quei ragazzini cominciavano davvero a dargli troppa preoccupazione per i suoi gusti. Tutto sarebbe dovuto andare secondo i piani, e invece ancora una volta i loro progetti erano andati in fumo. Vorkov non era da meno, di nuovo quei mocciosi si erano intromessi e di nuovo avevano avuto la meglio. Pensava questo con una rabbia feroce mentre continuava a guardare insistentemente il pavimento.

-A che punto siamo con i bit-power?- cercò di ritrovare la calma, con i nervi a fior di pelle non avrebbero raggiunto niente, dovevano tornare a sentirsi sicuri.

-E’ stato ultimato il potenziamento del bit-power di Jeremy- l’animale sacro dell’americano era un imponente falco, dalla vista acuta e dal piumaggio grigio scuro –Rimane solo quello del capitano da sistemare e poi avremo finito-

-Bene- il presidente della Borg tornò a sedersi sulla sua poltrona –E’ l’ultima possibilità che ci rimane, non possiamo permetterci di sbagliare! Sono stato chiaro?- la sua voce tuonò per tutta la stanza.

-Si, signore-

 

Appoggiato con la schiena alla ringhiera del belvedere del parco, le braccia incrociate al petto, ascoltava in silenzio i suoni che la natura aveva da offrirgli. Aprì gli occhi, il sole, già alto sopra di lui conferiva alle sue iridi stupendi riflessi violacei, mentre una leggera brezza gli scostava docilmente i capelli dal viso. La vide avvicinarsi, un’ espressione tremendamente malinconica –Ciao- sussurrò in un soffio. Quel suo tono di voce sommesso confermò l’ipotesi del russo.

-Ho portato Alex da nonno J, poi sono passata un momento a casa mia, scusa se ti ho fatto aspettare-

Il blader sospirò –Cos’hai?- quella domanda colse Hilary impreparata, lei stava bene, o almeno cercava di stare bene; evidentemente non ci riusciva…

-Niente- disse –Perché?-

Kai la sorpassò dandole le spalle e prese a camminare, in silenzio, lasciando la sua ragazza perplessa da quella reazione. La brunetta abbassò lo sguardo, forse non aveva tutti i torti, qualcosa che la tormentava c’era e lei sapeva anche di cosa si trattava. Si riscosse e lo affiancò continuando a rivolgere gli occhi alla strada, quasi avesse paura di sollevarli.

-Abbiamo liberato tuo fratello dalle mani della Borg eppure tu non sembri felice…- proferì d’un tratto. Quelle parole arrivarono direttamente al cuore di Hilary, che intendeva dire?

-E’ vero, la battaglia finale deve ancora arrivare, ma mi pare che fino ad ora le cose siano andate per il verso giusto. Comincio a stancarmi di questo tuo comportamento- la freddezza con cui pronunciò l’ultima frase fece rabbrividire la blader. Perché le stava dicendo quelle cose? Si fermò di colpo –Vuoi dire…- sussurrò –che non ti piaccio più?-

Il sedicenne fece una pausa, troppo lunga per i gusti della ragazza –Non era questo che intendevo-

Non aveva il diritto di parlarle in quel modo; per lungo tempo lei aveva odiato i suoi genitori perché erano morti e l’avevano lasciata da sola nella mani della Borg, credendo che anche loro facessero parte dell’organizzazione…ma quando scoprì la verità, e cioè che l’unica cosa che volevano fare suo padre e sua madre era in realtà quella di fermarla e che era stata proprio la Borg a causare l’incidente, aveva cominciato a pensare a tutto il tempo che le era stato rubato, al desiderio irrealizzabile di poter tornare indietro e ricominciare tutto da capo. Non era facile vivere da soli…possibile che Kai non la capisse?

-Tu sei l’ultima persona che potrebbe farmi un simile discorso- il russo si voltò verso la ragazza, rivolgendole uno sguardo serio –Dici di esserti stancato del mio comportamento, che non sembro mai felice…beh, non mi pare che io mi stia comportando molto diversamente da come fai tu di solito- ribattè aspramente.

-Tu sei praticamente sempre freddo, serio…riuscire a strapparti un sorriso è un’impresa- continuò –Questo non è di certo un periodo facile della mia vita, possibile che tu non riesca a capirlo?- uno strano senso di rabbia si stava impossessando di lei –Non hai un briciolo di sensibilità…-

Il russo incrociò le braccia al petto –Quindi è questo ciò che pensi di me?-

No, non lo pensava veramente. Da quando stavano insieme Kai si era dimostrato molto spesso dolce e gentile nei suoi confronti. Però si era sentita ferita, proprio da lui, dalla persona che amava.

-Forse hai ragione…- distolse lo sguardo da quello della giapponese –E’ vero, non mi lascio trasportare troppo dalle emozioni, cerco sempre di tenere sotto controllo i miei sentimenti. Ma il mio carattere è questo- sospirò profondamente –Il tuo invece è diverso…riesci sempre a trovare il lato positivo delle cose, a far sentire agli altri il tuo appoggio, a far capire a chi ti sta intorno quello che provi. Lo hai dimostrato quando stavi con noi Bladebreakers, prima che scoprissimo che facevi parte della Borg. L’affetto che provavi per noi era vero, lo hai detto tu-

Hilary era rimasta ad ascoltare in silenzio, profondamente sorpresa di sentirlo parlare  in quel modo; il suo tono di voce non era affatto arrabbiato, anzi era quasi…calmo.

-E’ quello il tuo carattere, quello di cui mi sono innamorato…- si voltò dandole le spalle e riprese a camminare –E ricordati che non sei l’unica ad avere dei problemi- sussurrò allontanandosi. La ragazza rimase di sasso. Che intendeva dire con quell’ultima frase? Una cosa era certa, non poteva lasciarlo andare così. Kai in fondo voleva solo aiutarla a stare meglio, e lei stupida che non lo aveva capito.

-Aspetta, non te ne andare!- lo raggiunse, afferrandolo per un braccio e costringendolo a guardarla negli occhi. Calò un lungo silenzio tra i due che fu rotto dalle parole di Hilary –Scusami…- esordì –non avrei dovuto dirti quelle cose, anche perchè non le pensavo veramente- estrasse dalla tasca la fotografia che aveva prelevato dall’album quella mattina stessa a casa sua e la mostrò al russo –Sono passata a casa…e ho preso questa. E’ una fotografia dei miei genitori insieme a me e mio fratello, esattamente un anno prima dell’incidente. Quando l’ho vista mi è venuta nostalgia, ho pensato a tutto il tempo che ci è stato sottratto ingiustamente e che avrei voluto trascorrere con loro- la ripose a posto –Così quando mi hai detto quelle cose mi sono sentita ferita, credevo che tu non mi capissi, invece…stavi solo cercando di aiutarmi, anche se a modo tuo- Kai abbozzò un sorriso, un sorriso che si dilagò anche sulle labbra della giapponese.

-Purtroppo i miei genitori appartengono al mio passato, e non posso fare niente per cambiarlo. Ma tu…tu appartieni al mio presente e al mio futuro, adesso- le sue gote si tinsero di un leggero colore rosso –E cercherò di fare il possibile per…essere felice-

Il blader le accarezzò una guancia aumentando l’imbarazzo di Hilary –Ma…che intendevi quando hai detto che non sono l’unica ad avere dei problemi?- a quella domanda la invitò a seguirlo con un cenno del capo.

 

La spiaggia contrariamente all’estate, sempre piena e intasata di turisti, era deserta. Solo un ombra si rifletteva sulla sabbia dorata, e quell’ombra apparteneva ad un ragazzo biondo, che in silenzio osservava il suo beyblade ruotare instancabile davanti ai suoi occhi color mare, quasi fosse in meditazione, immerso nei suoi pensieri. Non poteva non tornare con la mente alla sera precedente. L’aveva baciata…ma come aveva potuto fare una cosa del genere? Così all’improvviso poi? Quando si era separato da lei, Mariam gli aveva rivolto uno dei suoi soliti sguardi magnetici, prima di indietreggiare di qualche passo per poi voltarsi e andarsene, alla velocità del vento. Non aveva detto una parola…

Si passò una mano tra i capelli e scosse la testa prima di posarsi due dita sulle labbra. Non riusciva a dimenticare quel bacio…emise un profondo sospiro, recuperò Draciel e fece per tornare a casa di Takao, ma appena si voltò rimase come paralizzato. Davanti ai suoi occhi c’era lei, il vento tra i capelli, una mano sul fianco e l’altra abbandonata lungo il corpo, sicura di sé –Sapevo di trovarti qui- gli si avvicinò. Per tutta la notte non era riuscita a dormire, Max continuava a tormentarla nella sua testa, e sapeva anche il perché…per questo aveva deciso di andare da lui, ormai non poteva tirarsi indietro.

L’americano distolse lo sguardo, indeciso sul da farsi. Perché era venuta lì? Sentiva una strana morsa allo stomaco –Senti Mariam, se sei venuta per ieri io davvero non so come scusarmi, non so cosa mi abbia preso…- la ragazza gli fece cenno di tacere.

-Si, sono venuta per ieri, ma non voglio che ti scusi- disse tranquillamente –C’è solo una cosa che vorrei chiederti…- fece un profondo respiro –Quello che hai fatto ieri…lo avresti fatto anche se al mio posto ci fosse stata un’altra ragazza?-

Doveva ammettere che era stato preso in contropiede. Il blader non si aspettava di certo una simile domanda. Tanto valeva dirle la verità –Io credo- esordì –Credo di no- si chiese tra sé se davvero avesse pronunciato quelle parole.

-Beh, vedi…- continuò –tu mi piaci Mariam, mi piaci come ragazza, come blader e ho capito che per me eri speciale dalla prima che ti ho visto- non capiva il perché, ma cominciava a rilassarsi, si sentiva come se si fosse liberato da un forte peso che l’opprimeva.

La ragazza arrossì debolmente –Allora la cosa è reciproca…- sussurrò, mentre un sorriso si dipingeva sul suo volto. Il biondino dopo un attimo di confusione sorrise a sua volta –Ti va di fare una passeggiata?- le chiese tendendole la mano. Mariam annuì, accettò la mano del biondino stringendola nella sua e lo affiancò…

 

-Non sei ancora stanco?- erano ore che Rei si stava allenando a beyblade nel giardino della villa dove alloggiavano. Il cinese rivolse un’occhiata a Federica seduta sul muretto della recinzione che lo guardava sorridendo. Richiamò Driger e si sedette accanto a lei.

-Dobbiamo essere preparati per la battaglia finale-

L’Italiana annuì –Già…- il tono con cui lo pronunciò lasciò il blader perplesso, sembrava preoccupato, troppo preoccupato. La ragazza teneva lo sguardo basso lasciando ai capelli color oro di ricaderle sugli occhi marini.

-Qualcosa non va?-

Scosse la testa –E’ solo che il comandante Kyle non sa ancora niente di questa storia. Intendo dire della liberazione del fratello di Hilary e del fatto che ci siamo introdotti di nascosto alla Borg. Non mi piace mentirgli ma…se gli avessimo detto tutto ci avrebbe sicuramente sospeso dalla missione. Non è permesso a noi agenti di agire per conto proprio. Ma se avessimo aspettato i suoi ordini non so come sarebbe potuta andare a finire la situazione…-

-Non deve essere facile lavorare alla MITHRIL-

-No…però a me piace, perché sento di fare qualcosa di veramente utile per la gente- la sedicenne si alzò in piedi portando in alto le braccia per riattivare la circolazione, le si stavano addormentando. Rei guardò il suo profilo; c’era qualcosa in quella ragazza che lo attirava…

Intanto Liz varcò la soglia del cancello. Attraversò di corsa il vialetto che conduceva alla porta della casa ma fu bloccata dalle parole dell’amica –Liz, prima che mi dimentico…quando non c’eri ha squillato il tuo cellulare e mi sono permessa di rispondere- la rossa la guardò inclinando leggermente la testa di lato, lasciando ai lunghi capelli color rame di ricaderle sulla spalla –Chi era?-

-Thomas. Ha detto se lo richiami-

-Ancora? Ma non ha capito che non voglio più avere niente a che fare con lui?- sbraitò arrabbiata.

-Chiamalo e diglielo-

Entrò in casa mormorando un –Lo faccio subito- non proprio pieno di entusiasmo. Federica sorrise vedendo l’espressione scocciata della sua collega.

-Thomas?- domandò vago Rei che aveva ascoltato in silenzio la loro conversazione.

-Si, è l’ex-ragazzo di Liz che non vuole rassegnarsi ad essere tanto ex- si rimise a sedere accanto al blader –Una vera palla al piede-

-A quanto pare te ne intendi?- fece in tono provocatorio il suo interlocutore. La biondina arrossì. Era riuscito a metterla in imbarazzo. Lei non era il tipo da essere troppo sfacciata, ma doveva trovare un modo per rovesciare la situazione a suo favore –Beh, non proprio…il mio ultimo ragazzo risale ai tempi delle elementari-

-Ma alla MITHRIL ci saranno sicuramente molti ragazzi-

-Vero, ma non è concesso avere un rapporto che vada oltre quello lavorativo, anche se molti non prendono in considerazione questa regola-

-Ma tu sei una che segue le regole…- non c’era che dire, Rei se la cavava bene con le parole, ma non poteva lasciargliela vinta, forse Federica era un po’ timida, ma a volte il suo orgoglio vinceva su tutto –Il fatto che ci siamo introdotti alla Borg senza aspettare ordini dal comandante dimostra che non sempre seguo le regole…- fece maliziosa. Il volto del cinese si fece pensiero tanto che bastò alla ragazza a farla sorridere divertita tra sé.

-Vuoi dire che hai avuto un ragazzo alla MITHRIL?- domandò dopo una lunga pausa.

-Chi può dirlo?- fece lei alzando le spalle e dirigendosi dentro casa –Forse si…o forse no…-

-E ora ce l’hai il ragazzo?- urlò in modo che potesse sentirlo, ma si stupì lui stesso per quella domanda, non si spiegava il motivo per cui fosse tanto curioso.

La biondina si affacciò all’uscio –Forse si…-

-O forse no…- completò la frase per lei. Fece un profondo sospiro, poi sorrise e tornò a dedicarsi all’allenamento del suo Driger.

 

Camminavano uno accanto all’altra, in silenzio. Kai doveva parlarle, dirle di quelle strane visioni che aveva avuto da quando erano andati ad abitare in quella casa. Ora che il fratellino di Hilary era stato liberato si poteva avere un po’ più di tranquillità. Si sedettero sulla sponda del fiume –Allora? Cosa c’è?- fu la ragazza ad interrompere la quiete che si respirava nell’aria. Il russo si lasciò scappare un profondo sospiro, distese una gamba, mentre l’altra che teneva piegata la circondò con un braccio.

-Quando siamo venuti ad abitare nella casa di Liz e Federica ho avuto una strana sensazione, non so spiegarla- esordì –Ma non è tutto…mi è capitato di avere delle strane visioni-

La blader lo guardò perplessa –Visioni?-

Il ragazzo annuì. Le raccontò cosa aveva visto in quelle immagini che si erano fatte spazio nella sua mente contro la sua volontà, di quella bambina con l’orsacchiotto, la stessa che era in possesso di un beyblade con un bit-power, simile al suo, differente solo per il colore. Ma cosa più strana era che non sapeva chi fosse quella bambina, non ne aveva la minima idea.

-Forse non significa niente- disse infine.

-O forse sono ricordi-

-Ricordi?- Kai non ricordava niente del genere. Quella casa non l’aveva mai vista prima, anche se una strana sensazione lo assaliva a volte quando percorreva il vialetto del giardino, quando si affacciava alla finestra a guardare il paesaggio; ma quella bambina…che relazione aveva con lui?

-Mi hai detto che in una delle due visioni c’eri anche tu, da piccolo-

-Si…avrò avuto circa otto anni- non gli piaceva provare quell’insopportabile sensazione di confusione –Ma io non me la ricordo…non ho mai visto prima quella ragazzina-

-Sei sicuro? Forse non hai riacquistato del tutto la memoria- prima del campionato in Russia di due anni prima lui ricordava poco e niente del suo passato, poi dopo l’incontro con Vorkov e con suo nonno molte cose cominciarono a tornargli chiare…e se Hilary avesse avuto ragione?

-Non lo so-

-Beh…finita la storia con la Borg avremo modo di scoprire qualcosa di più-

-Noi?-

-Si…- sorrise –noi- poggiò la testa sulla spalla del blader. Lui l’aveva aiutata molte volte, ora anche lei voleva fare qualcosa per contraccambiare –Kai?- il ragazzo la guardò negli occhi.

-Riguardo a prima…- disse –Io non penso che tu sia un ragazzo freddo, senza un minimo di sensibilità…forse lo credevo prima di conoscerti meglio…ma adesso so che non è così. Il tuo modo di fare può far pensare questo di te alle persone, ma io so che in fondo tu sei molto più sensibile di quanto vuoi far credere…e anche molto dolce…- arrossì –Anche se non vuoi darlo a vedere!- scherzò sorridendo.

-Vieni qui- le sussurrò Kai cingendole le spalle con un braccio e stringendola a sé. Le accarezzò i capelli castani provocando un’incredibile sensazione di benessere in Hilary che cominciava a rilassarsi sotto i gesti affettuosi del suo ragazzo. Infilò una mano nella tasca, e strinse forte la foto che vi era riposta…i suoi genitori non c’erano più, e le mancavano molto, era vero…ma almeno ora sapeva la verità su di loro, e sul fatto che come lei volevano fermare i piani di una folle organizzazione criminale. Non aveva motivo per non essere felice…suo fratello era finalmente libero, aveva amici sinceri a cui voleva un gran bene, e stava tra le braccia del ragazzo che amava.

-Forse anch’io non avrei dovuto pretendere che tu fossi sempre felice-

–Non pensiamoci più- disse scotendo la testa

-Purchè tu ancora mi…beh, hai capito-

-Ancora cosa?- fece maliziosa. Sapeva come avrebbe continuato quella frase ma preferiva sentirla direttamente da lui…

-Mi ami- sussurrò imbarazzato. Hilary pensò che fosse davvero carino quando arrossiva, anche perché non le capitava spesso di vederlo così. Il suo cuore si gonfiò di gioia –Certo- rispose posando le sue labbra sull’orecchio del russo –E tanto- aggiunse prima di abbandonarsi ad un lungo e tenero bacio…

 

TO BE CONTINUED...

 

Ho finito pure questo capitolo!!!! Il prossimo spero di postarlo al più presto, anche se la prossima settimana comincio scuola!!!!! Ciao!!! E non dimenticate di commentare!!!!            

 

 

 

 

 

      

        

 

  

                  

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Capitolo 19
*** Chi sei? ***


Una settimana dopo gli ultimi fatti accaduti…

Dopo una lunga assenza eccomi di nuovo qui!!!!! Credevate di esservi liberati di me, eh??? (più che altro ci speravamo! nd tutti) Ci ho messo un botto di tempo ad aggiornare perché ho avuto molto molto da fare!! Prima di tutto ringrazio tutti quelli che hanno commentato che, per mio grande piacere, sono stati in tanti!!! Grazie!!!!!! Continuate così!!! Un grazie speciale va anche a tutti quelli che leggono e basta!!!! Ora vi lascio al cap!

 

Amare se stessi è l’inizio di un idillio

che dura per tutta la vita                 (Oscar Wilde)

 

 

Una settimana dopo gli ultimi fatti accaduti…

 

Un ragazzo dai folti capelli bruni fissava il beybalde nero come la notte che teneva stretto nella mano. I suoi occhi verdi inespressivi sembravano riflettere la monotonia del paesaggio che si estendeva silenzioso sotto il suo sguardo e parevano non volersi staccare dal bit al centro della trottola, su cui era disegnata una fiera e maestosa lince. Finalmente anche il suo bit-power era stato potenziato, e già riusciva ad avere su di lui un notevole controllo ma sapeva che non era ancora abbastanza, si sarebbe dovuto allenare di più. Entro pochi giorni lui e i suoi compagni sarebbero scesi in capo contro i Bladebreakers…avrebbe finalmente potuto dimostrare quanto valeva. Negli ultimi tempi non aveva fatto altro che pensare a quella sfida e a lei…da quando lo aveva sconfitto non riusciva a levarsela dalla testa, Hilary diventava sempre più spesso l’oggetto dei suoi pensieri; l’unica cosa che voleva era riuscire a batterla, o almeno era ciò che credeva. Scosse la testa –Patetico- disse ad alta voce, nonostante non ci fosse nessuno nelle vicinanze. Appoggiò i gomiti alla ringhiera della terrazza dell’edificio tenendo lo sguardo rivolto all’orizzonte: nient’altro che campagna. La città distava qualche chilometro dalla Borg, gennaio stava giungendo al termine, e il freddo non accennava a calmarsi. Ridusse gli occhi a due fessure e quasi con rabbia prese il suo dispositivo di lancio caricando il beyblade, si voltò e con un potente gesto del braccio lo scagliò poco distante da lui. Lo osservò girare incessantemente su se stesso, mentre a contatto con il terreno gelido produceva brillanti scintille. D’un tratto un'altra trottola, verde prato, si scontrò contro quella color pece diminuendone la velocità. Takeshi alzò lo sguardo sul ragazzo biondo che gli si trovava di fronte ma non proferì parola. Spostò nuovamente l’attenzione sul suo beyblade che senza alcun preavviso partì all’attacco di quello avversario facendolo tornare nelle mani del suo proprietario. Carlos lo riprese al volo –Niente male!- commentò mentre uno spiraglio di sole si faceva spazio tra le cupi nubi che coprivano in gran parte il cielo, andandole a diradare.

-Cosa vuoi?- gli chiese quasi con astio il capitano dei Black Killer.

-Vorkov ci vuole immediatamente nella sala degli allenamenti-

Cominciava a stancarsi di prendere ordini da quell’uomo, ma dall’altra parte doveva sottostargli, era un membro della Borg, e sapeva benissimo che senza l’organizzazione non sarebbe riuscito nel suo scopo. Odiava sentirsi un burattino nelle mani di qualcun altro ma non poteva fare altrimenti, o almeno questo era ciò che lui credeva. Aveva passato i suoi primi sette anni di vita in un orfanotrofio, non sapeva chi fossero i genitori, non li aveva mai visti, non conosceva il loro nome, il loro lavoro, il luogo in cui abitavano…e soprattutto non sapeva il motivo per cui lo avevano abbandonato. Dopo l’orfanotrofio era stato subito accolto dall’organizzazione e lì era cresciuto diventando un blader abile e capace. A volte gli capitava di fermarsi a immaginare come sarebbe stato vivere in una vera casa, insieme a delle altre persone a cui voler bene, ma non aveva la minima idea di cosa fosse il calore e l’affetto di una famiglia…recuperò il suo beyblade, sospirò profondamente e si diresse verso la sala degli allenamenti, seguito dal suo compagno.

 

Si guardò la mano destra, una fascia bianca avvolgeva il polso e arrivava fino a coprire il palmo e il dorso. Strinse il pungo per poi riaprirlo –Accidenti, non ci voleva proprio…- disse sospirando. Da più di cinque giorni ormai era costretta a rinunciare agli allenamenti di beyblade a causa di quella piccola frattura che Vorkov le aveva procurato quando, durante l’assalto alla Borg, l’aveva spinta con violenza contro il muro, inizialmente aveva pensato ad una leggera contusione ma poi il dolore non aveva smesso di darle tregua. Era stato Kai ad insistere affinché si facesse vedere da un medico, ed ora si ritrovava con una mano fasciata, e per circa altre due settimane non avrebbe dovuto fare sforzi. Un bel problema dal momento che la Borg poteva presentarsi da un momento all’altro per sfidare i Bladebreakers. Appoggiò la schiena sui cuscini del divano…non sapeva come impiegare il tempo, non le piaceva non avere nulla da fare; quella mattina era andata a trovare Alex a casa del nonno di Takao, il fratellino era stato contento di vederla ma si era molto dispiaciuto per l’incidente capitato alla sorella, credeva che la colpa fosse stata solo sua perché Hilary si era fatta male per venire a liberarlo, e ovviamente la brunetta aveva cercato in tutti i modi di convincerlo che lui non c’entrava, ma non era del tutto sicura di esserci riuscita.

-Cosa fai qui?- la voce del suo ragazzo la riscosse dai propri pensieri. La blader lo guardò avvicinarsi e sedersi accanto a lei.

-Cosa fai tu qui! Non dovresti stare insieme agli altri ad allenarti?-

-Il prof. non è ancora rientrato-

-Ah…- lanciò un’occhiata alla finestra –Senti…dal momento che devo portare questa fascia per almeno quindici giorni non potrò allenarmi con voi. Ma se la Borg si farà viva durante questo periodo io voglio combattere lo stesso, non mi importa se poi la mano mi farà ancora più male- probabilmente lui glielo avrebbe impedito, anzi ne era certa.

-Fa come vuoi- le parole di Kai la colsero di sorpresa. Che significava “Fa come vuoi”? Stava per chiederglielo ma fu bruciata sul tempo dal russo che aggiunse –Al tuo posto avrei deciso lo stesso- non avrebbe di nuovo commesso l’errore di obbligarla a non combattere, era giusto che lei prendesse le sue decisioni in assoluta libertà; e di una cosa era certo: lui sarebbe stato in ogni caso dalla sua parte –A proposito…come va la mano, piccola?-

Incrociò i suoi occhi –Bene…grazie- fu tutto quello che riuscì a dire. Sospirò e cercò di indirizzare il discorso su un altro argomento, sicuramente meno pericoloso, che però le stava molto a cuore. Gennaio stava ormai per terminare ed entro un paio settimane sarebbe stato il quattordici febbraio, ovvero San Valentino.

-Tra poco più di quindici giorni sarà San Valentino- esordì arrossendo –Spero che per quella data la faccenda con la Borg sarà risolta in meglio- prese la mano di Kai e la strinse nella sua. Il russo abbozzò un sorriso –Ne sono certo…così potremmo passare insieme quel giorno…-

-Allora mi toccherà annullare l’appuntamento che avevo già preso con un altro…in fondo preferisco stare con te!- cercò di fare il possibile per non scoppiare a ridere, anche se la faccia seria che assunse d’un tratto il blader non le facilitava di certo l’impresa.

-Dai, scherzavo!- un largo sorriso si fece spazio sul suo volto. Si avvicinò all’orecchio del sedicenne sussurrando –Lo sai che mi interessi solo tu…- la voce della brunetta, innocente e maliziosa nello stesso tempo provocò incredibili brividi di piacere lungo la schiena di Kai.

-E poi cosa dovrei dire io?- chiese affondando il viso nell’incavo della spalla del russo, che le poggiò delicatamente una mano sulla testa.

-Che vuoi dire?-

-Mi sto riferendo a tutte le ragazze che sono innamorate pazze di te!- fece seria –Ovvero tutte le tue ammiratrici-

–Non farmi ridere!- la rimproverò dolcemente cercando di reprimere una risata.

-E perché? Sei irresistibile quando lo fai!- (vero!!!!!! nd.me) disse non nascondendo un certo imbarazzo. Il sedicenne sospirò –Sai che non sopporto essere preso in giro-

-Ma io non ti sto prendendo in giro! E poi il fatto delle ammiratrici è vero…-

Kai la scansò da lui sollevandole il viso e costringendola a incrociare i suoi occhi. Era incredibile l’effetto che gli faceva ogni volta che la guardava, provava un’emozione nuova e bellissima, un’emozione che in passato non aveva mai conosciuto e che ora solo lei era in grado di dargli –Sarà anche vero, ma io voglio solo te…- lentamente sfiorò le labbra della ragazza in un dolcissimo bacio. Hilary gli passò le mani tra i capelli lasciandosi completamente andare a quel contatto, tra le sue braccia si sentiva protetta, al sicuro, stava così bene…ma quando il bacio cominciava a farsi più appassionato Takao irruppe nella stanza. Tossì un paio di volte imbarazzato per attirare l’attenzione su di lui costringendo i due a separarsi, rossi in viso –Cosa c’è Takao?- domandò scostandosi la frangia  castana dagli occhi e cercando di ricomporsi.

-Ecco, io…sapete dov’è Liz?-

-Credo sia in camera-

-Grazie- disse –E scusate per l’interruzione…- fece in tono allusivo, ma il suo ghigno divertito fu cancellato immediatamente dalle occhiate minacciose che gli lanciava la quindicenne.

 

Arrivò sulla soglia della stanza ma non entrò, si appoggiò allo stipite della porta incrociando le braccia al petto e rimase in silenzio. Liz era vicino all’armadio e stava parlando al cellulare, sembrava piuttosto scocciata.

-Non insistere, Thomas!- ormai era quasi una settimana che la chiamava ogni giorno al cellulare e tutte le volte cercava di convincerla a farla tornare con lui. Erano stati insieme per qualche mese poi Thomas aveva perso la testa per un’altra ragazza e si erano lasciati. La rossa si avvicinò alla finestra, si portò una mano alla fronte per proteggersi dal sole che improvvisamente aveva cominciato a splendere come in una giornata primaverile, e intanto ascoltava quelle che lei riteneva un sacco di menzogne e scuse assurde. Il suo ex-ragazzo le stava dicendo che aveva sbagliato a mettersi con un’altra e che avrebbe dovuto capire prima l’errore che stava per commettere.

-Hai detto bene, avresti dovuto capirlo prima. Ora è troppo tardi-

-Liz, dai, ti ho chiesto scusa-

-E credi che questo basti? Pensi di avere il diritto di lasciarmi e riprendermi come e quando ti pare?- aveva una gran voglia di chiudere lì quella conversazione, attaccargli il telefono in faccia e non riascoltare più la sua voce, ma sapeva che se l’avesse fatto Thomas avrebbe provato a richiamarla. Si voltò e quasi si spaventò vedendo Takao sulla soglia della porta.

-Scusa- sussurrò –Me ne vado subito…-

-No, anzi vieni- gli disse invitandolo ad entrare nella stanza.

-Stai parlando con me?- fece la voce all’altro capo del telefono.

-No, non parlavo con te- con quel tono, freddo e distaccato, desiderava prendere il più possibile le distanze. Si era stancata di quella conversazione, avrebbe dovuto fargli capire una volta per tutte che non aveva nessuna intenzione di rimettersi con lui.

-Liz…per favore…perché non possiamo rimetterci insieme?-

-Perché no- ne aveva davvero abbastanza, ma perché non la lasciava in pace? Allontanò il portatile dall’orecchio coprendolo con una mano –Non lo sopporto più- dichiarò innervosita rivolta all’amico.

-Ma chi è?-

-Poi ti spiego- tornò ad occuparsi dello scocciatore, doveva assolutamente inventarsi qualcosa per impedirgli di continuare ad infastidirla –E poi io…- e poi lei cosa? Non aveva idea di che raccontargli –Io…sto con un altro adesso- fu la prima cosa che le passò per la mente. Forse l’avrebbe finalmente lasciata in pace.

-Cosa? Non ci credo! E come si chiama?- sembrava piuttosto scettico; in effetti il tono con cui Liz l’aveva detto non era dei più convincenti.

-Si chiama…si chiama…- il suo sguardo incontrò quello del capitano dei Bladebreakers –Si chiama Takao!-

Il blader, dalla posizione comoda e pacata che aveva assunto sdraiandosi sul letto e intrecciando le mani dietro la nuca, si levò immediatamente a sedere, mentre sentiva il cuore mancargli di un battito. Restò a fissare la giovane tedesca, impegnata a parlare animatamente al telefono, come un ebete, ma alle sue orecchie non giunse nemmeno una parola di quello che i due si stavano dicendo. Era troppo scosso per capire cosa stava succedendo. Vide Liz chiudere il cellulare e intanto lasciarsi andare ad un sospiro di sollievo, si riavviò i lunghi capelli ramati dietro le spalle e si rivolse al capitano –Scusa se ti ho tirato in mezzo…- fece dispiaciuta.

-Eh?- non era del tutto sicuro di ciò che stava blaterando, in quel momento il suo cervello non era connesso con il resto del corpo. Scosse la testa cercando di riprendere il controllo e ascoltò quello che la ragazza aveva da dirgli. Venne quindi a sapere di Thomas e di come aveva tradito Liz pubblicamente, senza avere nemmeno l’accortezza di tenerlo nascosto. Anche se forse era stato meglio così, almeno era venuta a conoscere la verità su di lui.

-E quindi per levarmelo di torno gli ho detto che tu eri il mio ragazzo…non sei arrabbiato, vero?-

-No, no…anzi-

-Anzi?- ripetè la rossa non capendo il significato di quella affermazione.

-Anzi…nel senso che mi ha fatto piacere esserti in qualche modo d’aiuto!- cercò di recupera al pasticcio che aveva combinato. Perché non rifletteva prima di sparare frasi che non avevano né capo né coda? Per sua fortuna riusciva ad essere piuttosto naturale nel raccontare frottole, era una dote che possedeva fin dalla più tenera età…ovviamente ciò non poteva di certo essere considerato un pregio, ma più volte era riuscito a scamparla proprio grazie a piccole bugie…a fin di bene, come le chiamava lui.

-Grazie- sussurrò stampandogli un bacio sulla guancia che lo fece arrossire non poco. Quella ragazza gli piaceva, doveva ammetterlo, il suo senso dell’umorismo, la sua determinazione, nonché la sua bellezza, lo avevano attirato fin da subito.

-Figurati- rispose mentre Liz gli sfilava il suo inseparabile cappellino per provarselo. Si sistemò la visiera all’indietro, come era solito fare il capitano dei Bladebreakers, prima di chiedergli –Come mi sta?-

Takao studiò il suo profilo –Sta meglio addosso a me!-

-Ma come siamo modesti!- scherzò alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta della sua stanza –Comunque se lo rivuoi devi venirlo a prendere!-

-Puoi scommetterci!-

 

-Rassegnati Takao, sono troppo veloce per te!- disse mentre spalancava la porta dell’ingresso principale della casa per correre fuori in giardino –Non ti ridarò il capello finchè non ammetterai che sta meglio a me!-

-Mai!- dichiarò fiero cercando di raggiungerla.

-Non so Liz…- sospirò Rei sostenendosi la testa con una mano –ma Takao è cotto di lei!- il cinese stava assistendo a tutta la scena comodamente seduto su una delle sedie intorno al tavolo della sala da pranzo. Le grandi finestre che decoravano il pian terreno lungo tutto il suo perimetro permettevano di scorgere i due ragazzi intenti a scherzare e divertirsi nel cortile che precedeva la villa.

-Oh, anche Liz…- fece Federica con solidarietà –è cotta di Takao!- il suo sorriso mise in risalto i suoi stupendi occhi azzurri –Le sono sempre piaciuti i tipi che la fanno divertire!-

-E a te invece? Che tipi di ragazzi ti piacciono?-

Quella domanda, che all’apparenza sembrava di pura curiosità, colse la biondina del tutto impreparata. Improvvisamente si rese conto di non aver mai avuto un’ideale di ragazzo, nemmeno da bambina quando si fantastica di incontrare il principe azzurro. Forse a causa del suo carattere, era sempre stata fin da piccola troppo razionale, con i piedi ben piantati a terra, non si lasciava mai andare ai sogni, non le piaceva vivere nelle illusioni. Si passò una mano tra i capelli color oro e cominciò a giocare con i boccoli appena accennati che le incorniciavano il viso, non sapeva come rispondere; le guance le si colorarono di un leggero rosso, in contrasto con la sua carnagione chiara. Incontrò lo sguardo ambrato del blader, Rei le faceva uno strano effetto, non sapeva spiegarselo, riusciva a metterle addosso una sensazione di imbarazzo ma al contempo di grande audacia. Decise di giocare d’astuzia, cosa che con lei aveva sempre esito positivo, e di rispondere con qualcosa che lo avrebbe sicuramente lasciato spiazzato.

-Beh…- esordì cercando di assumere un atteggiamento naturale e indifferente –Mi piacciono i tipi come te- dopotutto non era completamente fuori strada.

Il sedicenne aprì bocca per ribattere, ma non riuscì a pronunciare nemmeno una parola, non si aspettava una simile risposta, non così espressamente almeno, Federica di solito era una ragazza piuttosto timida. Lo stava forse provocando? -Ah…- disse infine, ma non fu in grado di aggiungere altro.

-Scusate il ritardo, ragazzi- il professore entrò nelle stanza interrompendo il silenzio che era sceso negli ultimi due minuti.

-Non preoccuparti prof.non c’è fretta- disse comprensiva all’amico, mentre Rei continuava a fissare la giovane italiana ancora scombussolato per ciò che aveva sentito poco prima.

 

-Ascoltatemi bene, ragazzi- Vorkov incrociò le braccia al petto rivolgendo uno sguardo autoritario ai tre membri della squadra dei Black Killer. Avevano aspettato abbastanza e non potevano dilungarsi oltre. Bisognava che imparassero a controllare alla perfezione i bit-power potenziati, nel termine di qualche giorno sarebbero scesi in campo contro i Bladebreakers, quella sarebbe stata l’ultima possibilità della Borg di riuscire finalmente a catturare le loro creature sacre, e non potevano permettersi di sbagliare ancora.

-A partire da oggi raddoppierete i vostri allenamenti- il suo tono non ammetteva repliche. Hito Hiwatari era stato chiaro su questo punto.

-Ma…-

-Ci sono problemi, Jeremy?- pronunciò la frase con tutta la rabbia possibile.

-No, signore…-

-Bene, siamo d’accordo. Datevi da fare- si diresse verso la porta della sala e senza proferire altro congedò i ragazzi lasciandoli ai loro intensi allenamenti.

 

Da più di un’ora ormai assisteva ai loro allenamenti seduta su quella panchina. Estrasse Ixion dalla tasca, quanto avrebbe voluto usarlo anche lei, ma per colpa della frattura alla mano non le era possibile e non poteva prepararsi insieme ai suoi amici. Sospirò profondamente, doveva ammettere di stare annoiandosi a morte. Spostò l’attenzione sui suoi compagni, il professore analizzava attentamente al computer lo stato dei beyblade dando agli altri preziosi consigli su come migliorare le loro prestazioni, Takao, Max, Rei e Kai si allenavano senza sosta, mentre Liz e Federica erano rimaste a casa. Si stava lamentando di non aver nulla da fare quando Mariam si avvicinò sedendosi accanto alla brunetta.

-Come va la mano?- le domandò aggiustandosi l’inseparabile fascia rosso fuoco che portava ai capelli.

-Come al solito. Non devo fare sforzi inutili per altre due settimane-

-Un bel problema-

-Già…- pronunciò sconsolata –e tu come mai sei qui?-

-Sono venuta per Ma…- si bloccò prima di terminare la frase. Le era venuta naturale come risposta, anche perché era la verità. Hilary sorrise –Per Max?-

-No…non proprio…e va bene, si-

-Guarda che non c’è niente di male ad ammetterlo! A proposito…era con te prima, giusto? Quando è uscito ha detto che aveva voglia di andare a fare quattro passi, ma io non ci credo molto…-

Mariam abbassò lo sguardo imbarazzata, quel gesto bastò a far capire all’amica di avere ragione.

-Siamo andati a berci qualcosa al bar e poi abbiamo passeggiato un po’ sulla spiaggia e…- si soffermò a ricordare il momento in cui si erano scambiati quel dolcissimo bacio sul molo del porto.

-E…-

-Ci siamo baciati…- continuò abbassando il tono di voce. Hilary scattò in piedi portandosi la mano non fasciata sul petto –Allora state insieme?-

-Da circa una settimana-

-Sono contenta per voi! Ero sicura che formavate una bella coppia!- si risedette sulla panchina e spostò l’attenzione sul blader americano –Si, vi vedo proprio bene insieme!- ribadì.

-E tu invece cosa hai fatto? Oltre a stare appiccicata a Kai, ovviamente!-

-Io non sto appiccicata a Kai!-

-No?- fece guardandola storto. La quindicenne arrossì, sicuramente passava molto tempo insieme a lui. Posò gli occhi sul russo, poteva scorgere la determinazione che traspariva dal suo viso mentre lanciava Dranzer. Quando si allenava a beyblade oppure disputava un incontro, era incredibilmente serio. Sorrise –Passiamo molto tempo insieme ma a volte Kai ama starsene da solo. Pensa che una volta è stato fuori per tutto il pomeriggio ed è rientrato quando noi avevamo finito di cenare da un pezzo ormai-

-Tipico suo-

-Si…-

-E tu sei cotta di lui- affermò con l’aria di chi la sa lunga.

-Si di nuovo- disse continuando a guardare il suo ragazzo. Era vero, le bastava averlo vicino per farle battere il cuore a mille.

-E lui è cotto di te…- cercò di sopprimere una risata –Scusa, ma non riesco a immaginare Kai innamorato di qualcuno!-

-A volte non riesco a crederlo nemmeno io!- sorrise –Però so che è così…-

Un beyblade rosso fiammante si scontrò senza alcun preavviso contro quello azzurro di Kai, interrompendo la tranquillità di quel momento. Hilary e Mariam si alzarono dalla panchina –Di chi è quel beyblade?-

-Non lo so- fece la brunetta cercando di comprendere meglio la situazione. Il professore chiuse il suo computer portatile per vedere con i suoi occhi quello che stava succedendo mentre Max, Rei e Takao si accingevano a richiamare i loro beyblade. Il blader russo restò impassibile ad assistere alla scena, lasciando Dranzer in campo sotto i colpi dell’ignoto avversario, finchè la trottola rossa non lo rispedì nelle mani del suo proprietario.

-Sei tu Kai, giusto?- a parlare fu una ragazza dai lunghi e lisci capelli cinerei, e occhi grigio-viola, identici a quelli di Kai.

-E tu chi sei?- domandò alla misteriosa sconosciuta mentre richiamava il suo beybalde. La giovane si avvicinò a lui di qualche passo –Finalmente ti ho trovato-

 

TO BE CONTINUED...

 

Lascio a voi la parola...io vi dico solo: al prossimo cap!!!!!!

 

 

    

 

                              

                   

 

 

 

            

 

 

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Capitolo 20
*** Il passato all'improvviso ***


Sono tornata

Sono tornata!!! Rieccomi qui con un nuovo capitolo!!! Grazie a Chibichan, Jaly, Kadma32, Lelli91, super_sagome, Kayx per aver commentato!!! A proposito Kayx, dal momento che qui entra in scena il tuo personaggio questo capitolo lo dedico a te!!!!

 

Il bacio è un dolce trovarsi

dopo essersi a lungo cercati (anonimo)

 

Era passato molto tempo, troppo…quanto? Otto anni? Circa metà della vita di un adolescente. La misteriosa ragazza continuava a guardare Kai negli occhi, in silenzio, solamente il vento animava quel luogo tranquillo, adesso colmo di tensione. Lo aveva cercato a lungo e finalmente lo aveva trovato, anche se stentava a riconoscerlo, in fondo quando si separarono erano solo dei bambini e il trascorrere del tempo aveva pensato a cambiarli e ad impolverare i loro ricordi. Ora erano cresciuti, lui era diventato un ragazzo, un bel ragazzo, e un abile blader. Era stato proprio grazie ai campionati del mondo che aveva potuto rintracciarlo, il suo nome, insieme a quello dei suoi compagni, era piuttosto famoso in quasi tutto il mondo. Ma in fondo lei sapeva che la parte difficile doveva ancora venire, dopo l’incidente in Russia di qualche anno prima Kai aveva dimenticato il suo passato e anche se la memoria gli era tornata non l’aveva recuperata del tutto.

-Chi sei?-

-Mi chiamo Kayx…ma forse tu non ti ricordi di me-

Il russo socchiuse gli occhi, squadrando meglio la persona che gli stava di fronte, e incrociò le braccia al petto attendendo che continuasse a parlare. Che significava quella frase? Avrebbe forse dovuto ricordarsi di lei? Eppure era sicuro di non averla mai vista prima…

-Non è così?-

-Dovrei?- le chiese continuando a lanciarle sguardi gelidi, come solo lui sapeva fare. I suoi compagni assistevano alla scena in silenzio, nessuno riusciva a comprendere quello che stava succedendo. Hilary studiò attentamente la ragazza, le ricordava qualcosa, ma non capiva il perché. I suoi occhi, i suoi capelli…sussultò quasi quando si rese conto che i suoi lineamenti corrispondevano a quelli della bambina delle visioni che le aveva raccontato il suo ragazzo. Come era possibile? Forse si trattava solo di una coincidenza…ma lei aveva imparato a non credere alle coincidenze, dato il suo passato.

-Non voglio perdere troppo tempo- disse rivolgendosi al blader –Perciò, visto che non ti ricordi di me spero che almeno ti ricorderai di questo- dalla tasca dei pantaloni estrasse la mano chiusa nel pugno che aprì sotto lo sguardo serio del russo. Sul suo palmo teneva una catenina d’argento a cui era appeso un piccolo ciondolo dello stesso materiale, rappresentava un’aquila pronta a spiccare il volo che teneva nel becco un sottile ramoscello di foglie di acanto (non chiedetemi come mi vengono in mente certe cose, perché non lo so nemmeno io! nd.me). Kai la trovò stranamente familiare; la prese tra le dita portandosela davanti agli occhi. Ciò che successe dopo lo scioccò non poco. Una serie di immagini frammentarie, sfocate, come sequenze di un vecchio film in bianco e nero, gli attraversarono la mente, fu questione di secondi, secondi che però gli permisero di comprendere il significato di quelle visioni che aveva avuto. Ora finalmente tutto gli appariva più chiaro…chiuse gli occhi portandosi una mano alla bocca; come aveva potuto dimenticarsi di lei? Di quella bambina a cui da piccolo era molto legato e aveva giurato di proteggere…era bastato un incidente a fargli cancellare i suoi ricordi.

-Kai, che ti succede?- gli domandò Takao preoccupato –Ti sei ricordato chi è questa ragazza?-

-Lei è…- disse porgendole il ciondolo che anni prima le aveva regalato prima che si separassero –Lei è…mia sorella-

 

Seduta su una delle sedie intorno al tavolo della cucina Hilary aveva passato le ultime due ore a riflettere su quello che era successo nel pomeriggio. Lo sguardo era sempre fisso verso un punto indefinito davanti a lei mentre la sua mente ripercorreva senza sosta la scena di quando si era scoperto che quella ragazza era la sorella di Kai. Non sapeva che il suo ragazzo avesse una sorella…ma dall’altra parte si poteva dire che non lo sapeva neppure lui dal momento che non lo ricordava. Si alzò, dirigendosi verso la credenza, aprì gli sportelli setacciando ogni centimetro all’interno di essi per trovare ciò che stava cercando. Doveva ammettere di sentirsi piuttosto preoccupata…la Borg, fratelli prigionieri, altri che tornavano in scena all’improvviso; sembrava che tutto volesse mettere a dura prova la sua storia con Kai. Perché non poteva avere una vita tranquilla come la maggior parte della popolazione mondiale?

-Cosa cerchi?-

-Il caffè- rispose senza neanche voltarsi. Takao le si avvicinò poggiandole una mano sul braccio –Hilary, non per contraddirti ma…sei già abbastanza nervosa per bere un caffè, non ti pare?-

La brunetta chiuse gli occhi sospirando –Hai ragione- disse cercando di calmarsi. Il suo amico non aveva torto, in quel momento più che un caffè le sarebbe servito un tè bollente o una camomilla. Tornò a sedersi mentre il capitano riempiva d’acqua il bollitore e lo appoggiava sul fuoco dei fornelli.

-Sei preoccupata?-

-Già…-

-Beh, lo siamo tutti. Il fatto che poi la Borg potrebbe farsi viva da un momento all’altro di certo non migliora la situazione-

I suoi occhi color nocciola si fecero tristi. Era dannatamente vero. Si morse il labbro inferiore –Non so se ce la faremo a superare tutto questo…-

-Ehi, devo ricordarti che noi siamo i Bladebreakers? Nessuno può sperare di batterci!- Takao le si sedette accanto con un sorriso compiaciuto dipinto sulle labbra.

-Veramente io mi stavo riferendo a me e Kai…- pronunciò tutto d’un fiato. L’espressione del blader si fece immediatamente seria, non capiva il motivo per cui stava parlando in quel modo. Si appoggiò allo schienale della sedia attendendo che la sua amica gli desse qualche spiegazione in più.

-Vedi- continuò –La nostra storia è cominciata in un periodo di certo non facile per entrambi, la faccenda della Borg, mio fratello, la sorella di Kai…mi viene da chiedermi se questo non abbia un significato, e se questo significato non fosse proprio quello che noi due non siamo destinati a stare…-

-Non pensarlo neanche!- si alzò di scatto sbattendo le palme delle mani sul tavolo e facendo sussultare Hilary per la sua improvvisa reazione –Tu e Kai siete fatti l’uno per l’altra! Sapessi come vi invidio per questo! Voglio dire…non è facile trovare il vero amore…-

-Takao…- la giapponese era rimasta a dir poco sorpresa per quella affermazione. Era strano sentirlo parlare così, lo considerava spesso un ragazzo impulsivo e immaturo, forse troppo; e se ne stava rendendo conto solo adesso.

-Grazie- disse sorridendo, gli era sinceramente grata. Socchiuse gli occhi ripensando alle sue parole di poco prima e lo squadrò incrociando le braccia al petto. Non sapeva spiegarlo ma sentiva che c’era sotto dell’altro –Non è che mentre mi facevi quel discorsetto su quanto è difficile trovare il vero amore un certo nome vagava nella tua testa?- chiese maliziosa.

-No!- si affrettò a dire -Non stavo pensando a Liz!- si tappò la bocca con le mani. Come gli succedeva spesso non aveva pensato prima di parlare.

-Ma io non ho detto che stavi pensando a lei! Ti sei messo nei guai da solo!- scoppiò in una sonora risata che aumentò l’imbarazzo del quindicenne andandogli a colorare le guance di un bel rosso acceso.

-Ma io ho nominato lei perché tu solo a lei potevi pensare!- cercò di recuperare anche se ormai disperava nell’impresa.

-Veramente, escludendo me, avrei potuto pensare anche a Federica e Mariam…-

-Vuoi la verità?- chiese cercando di assumere un’espressione che almeno sembrasse seria –In fondo ormai non posso più tenerlo nascosto…io stavo pensando a te, perché io ti amo Hilary! Sei il mio primo pensiero al mattino e l’ultimo alla sera!- le disse in tono teatrale prendendole le mani. La brunetta lo guardò storto, sapeva benissimo che stava cercando di distrarla per cambiare discorso.

-Accidenti che dichiarazione!-

-Si, dei redditi- fece Hilary ironica al giovane americano che sorrise allegramente alla sua battuta.

-Max! Non è come credi! Stavo scherzando!-

-Lo so Takao, non ti preoccupare. Un trucchetto vecchio quanto il mondo per coprire qualcun altro!- gli disse sornione, dal momento che aveva ascoltato gran parte della conversazione tra i suoi due amici. Il capitano stava per ribattere quando il rumore dell’acqua che, fuoriuscendo dal bollitore, andava a cadere sul fuoco richiamò la sua attenzione. Si precipitò ai fornelli –Ma da quanto bolle?- e spense la fiamma, poi con uno straccio asciugò dove si era bagnato.

-Come va con Mariam?- proruppe d’un tratto la blader.

-Con Mariam? Perché sai che noi…- farfugliò con un certo impaccio. La quindicenne annuì –Me lo ha detto lei questa mattina!-

-Cosa mi sono perso?- Takao porse un bicchiere colmo di tè all’amica che lo prese tra le mani scaldandosi con il calore che trasmetteva.

-Niente!-

-Come niente! Mi prendi per fesso, Max?- (mah…nd.me)

Hilary portò la tazza alla labbra, soffiò sopra il liquido bollente e gettò un occhiata alle scale che conducevano al primo piano della villa. Da quando erano tornati a casa Kai si era rifugiato in camera e da allora non aveva più messo piede fuori dalla sua stanza. Avrebbe voluto andare a parlarci ma sapeva che lui preferiva rimanere solo e lei rispettava questa sua decisione. In fondo quel misterioso ragazzo russo lo conosceva bene, ormai…però avrebbe tanto voluto stargli vicino in un momento delicato come quello che stava vivendo “Kai…”

 

Sdraiato sul letto della sua camera, le mani intrecciate dietro la testa, sembrava stesse dormendo. Aprì gli occhi fissando il soffitto sopra di lui, mentre la sua mente ripercorreva episodi di un passato che solo poche ore prima aveva ricordato di avere. In un momento ogni cosa era tornata al proprio posto, non era mai stata così chiara. Si levò a sedere e il suo sguardo si posò sul vecchio orsacchiotto di peluche sul davanzale della finestra. Si avvicinò e prese in mano il pupazzo mentre poggiava la fronte sul liscio e freddo vetro della finestra, ora sapeva il perché quel paesaggio che si estendeva oltre quella lastra trasparente gli era familiare…da bambino trascorreva le ore a guardarlo, da quella stessa stanza in cui si trovava adesso, da quella stessa casa in cui ora viveva insieme ai suoi compagni…prima che suo nonno lo portasse alla Borg lui abitava in quella villa, insieme alla sorella. Se faceva uno sforzo riusciva anche a ricordare come erano disposti i mobili; ma in fondo a che serviva, ora? Le domande che gli attraversavano la testa erano altre e a nessuna riusciva a dare una risposta da solo.

Infilò una mano in tasca e ne estrasse un biglietto spiegazzato su cui era scritto un indirizzo. Glielo aveva lasciato la sorella come recapito dicendogli che quando avesse voluto sarebbe potuto andare da lei che gli avrebbe spiegato ogni cosa. Rimise il foglietto al suo posto; aveva deciso, il giorno successivo sarebbe andato da Kayx, aveva bisogno di risposte…si sedette sul pavimento, incrociando le gambe e appoggiando la schiena al muro. L’orologio segnava le sei e il sole già cominciava a calare affievolendo la luce del giorno…

 

Hito Hiwatari si alzò in piedi di scatto battendo le mani sul tavolo della scrivania e facendo cadere in terra le penne che erano accuratamente sistemate sul banco. La sua espressione era a dir poco allibita, non riusciva a credere a ciò che gli era appena stato riferito dai suoi informatori, che quel giorno avevano avuto l’incarico di spiare le mosse dei Bladebreakers. Possibile che quella ragazzina fosse arrivata fino in Giappone? E possibile che fosse proprio lei? Poteva benissimo non esserlo…i suoi sottoposti avevano notato una certa somiglianza tra Kai e quella misteriosa ragazza…Si portò una mano alla bocca e si risedette sulla sua poltrona cercando di calmarsi.

-Qualcosa non va, signore?- domandò un uomo sulla quarantina, uno dei suoi dipendenti che gli aveva riferito quanto aveva visto quel pomeriggio.

-No, niente- si affrettò a negare con tono restio. Nessuno alla Borg sapeva che lui, oltre a Kai, avesse anche una nipote, nessuno…

 

Il suo sguardo vagava per la stanza, la studiava nei minimi particolari, come quella fosse la prima volta che l’avesse vista. Era stata la sua camera fino a circa otto anni prima…un rumore veloce e repentino lo risvegliò dallo stato di trance in cui era assorto da ore ormai. Si alzò dal letto dirigendosi verso la porta.

-Non sei sceso per la cena così…volevo sapere come stavi…- la sua ragazza sembrava piuttosto preoccupata. Kai alzò gli occhi all’orologio appeso al muro, segnava le undici passate. Non si era accorto che fosse già così tardi. Spostò di nuovo l’attenzione su Hilary ma non proferì parola.

-Comunque se ti viene fame, ti abbiamo messo da parte qualcosa…- era stata indecisa fino all’ultimo di andare da lui, sapeva che voleva rimanere da solo e che probabilmente le avrebbe detto di andarsene ma aveva voluto provarci lo stesso, e poi aveva una cosa che lei riteneva molto importante da dirgli.

-Senti Kai io…- esordì ma fu interrotta dal russo che le posò due dita sulla bocca. Poi dolcemente le prese la mano invitandola ad entrare e la fece sedere sul letto mentre lui si diresse alla finestra.

-Domani andrò da Kayx…- disse d’un tratto. La brunetta sollevò lo sguardo e sorrise, era contenta di quella decisione, credeva che fosse la cosa giusta da fare. L’unica cosa che in quel momento aveva bisogno il suo ragazzo erano risposte, risposte che solo sua sorella era in grado di dargli. Poteva immaginare come si sentisse, ricordarsi all’improvviso di avere una sorella, scoprire di avere quindi un passato diverso da quello che aveva sempre creduto…una storia che lei purtroppo conosceva bene. Si alzò avvicinandosi al russo –Vuoi che ti accompagni?-

-Preferisco andare da solo- le disse guardandola negli occhi, era sicuro che avesse capito. Hilary annuì –Va bene, se è questo che vuoi…- poi continuò –ma sappi che qualunque cosa tu abbia bisogno io ci sono sempre, per te…ero venuta per dirti questo…ci tenevo che tu lo sapessi…- un lieve rossore colorò il suo viso. Kai le poggiò una mano sulla guancia avvicinandosi alle sue labbra e fermandosi a pochi centimetri di distanza –Lo so…grazie…- le sussurrò prima di baciarla dolcemente. Quando si separarono la blader gli accarezzò i capelli –Vieni giù a mangiare, fa male andare a letto senza cena-

-Mi piace quando ti preoccupi per me…- le disse mettendola in serio imbarazzo. Si riavviò una ciocca castana ribelle dietro le orecchie –Beh…è normale che io mi preoccupi per te…ti voglio bene- gli sorrise e si diresse verso la porta –Vado a scaldarti la cena, tra un po’ vieni giù-

La guardò uscire dalla stanza…ancora non riusciva a credere di essersi innamorato di lei, nessuno prima di allora era stato capace di entrargli nel cuore come aveva fatto quella ragazza, se le stava vicino si sentiva in grado di fare qualsiasi cosa, di superare qualsiasi ostacolo. Abbassò lo sguardo al pavimento, a proposito di ostacoli…il giorno successivo sarebbe andato da sua sorella. Fece un profondo sospiro, finalmente avrebbe potuto mettere insieme i pezzi del puzzle che componevano la sua infanzia, ormai aveva deciso e non sarebbe tornato indietro.

 

-Ancora in piedi?- il cinese fece la sua comparsa in sala da pranzo, dove Federica, seduta sul divano, era intenta a leggere un libro.

-Rei! Mi hai fatto paura!- per lo spavento Federica fece cadere il testo che aveva in mano. Rei lo raccolse e lo porse alla sua proprietaria –Scusa, non volevo spaventarti-

-Grazie- nel recuperare il volume le loro dita si sfiorarono facendo arrossire la biondina, anche se il blader sembrava non essersene accorto.

-Che leggi?- le domandò curioso.

-Un libro di Froid sull’interpretazione dei sogni-

-Ti piacciono le cose complicate?-

-Beh…più che altro mi piace saper interpretare i sogni. Sono convinta che ognuno di loro ha un significato ben preciso- si alzò in piedi passandosi una mano tra i capelli color oro; e poi avrebbe tanto voluto sapere il significato di un suo certo sogno che ultimamente le capitava di fare spesso. Il blader la guardò nei suoi splendidi occhi azzurri –Allora quando hai finito di leggerlo potresti analizzare un mio sogno che ultimamente faccio spesso-

-Anche tu?- chiese sorpresa.

-Come anche tu?-

-Ultimamente anch’io faccio spesso lo stesso sogno…-

-E che cosa sogni?-

-Non posso dirtelo- fece arrossendo. Il blader la guardò abbozzando un sorriso –Perché?-

-Perché è personale…- si voltò di spalle e si diresse verso la porta, si stava facendo tardi ormai, ed era ora di andare a dormire. Stava per varcare la soglia della stanza quando si sentì afferrare per un polso. Rei la costrinse a girarsi verso di lui e, forse agendo troppo d’impulso, le prese il viso tra le mani avvicinandosi sempre di più alle labbra della ragazza fino a quando non le sfiorò con le sue. Federica fu colta totalmente alla sprovvista, allontanò il blader e indietreggiò di qualche passo in silenzio. Lo guardò negli occhi ma non riuscì a pronunciare una parola. Gli diede le spalle e corse su per le scale rifugiandosi in camera sua e sbattendo la porta dietro di lei.

Il sedicenne si passò una mano tra i capelli –Che mi è saltato in mente?- si domandò –Sono un idiota…-

 

TO BE CONTINUED...

 

Ho finito anche questo cap!!! Non è molto lungo ma è me è piaciuto  sacco!!!!! Mi raccomando commentate e alla prossima!!!!! Baci!!!!!!!!!!!

  

  

 

    

 

 

 

 

 

           

        

 

     

 

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Capitolo 21
*** Verso la fine... ***


Rieccomi qui

Rieccomi qui!!!!!!! Contenti??? (eh!!! Che non si vede!! nd.tutti) Faccio tanti ringraziamenti a tutti quelli che hanno recensito lo scorso cap!! Grazie grazie grazie!!! E parto subito con quello nuovo!!

 

E’ difficile comprendere una persona?

Almeno quanto è difficile comprendere se stessi (anonimo)

 

Un raggio di sole filtrava attraverso le tende, andando a toccare dolcemente il viso del blader cinese contratto in un’ espressione tremendamente pensierosa, i suoi occhi color ambra fissavano insistenti un punto indefinito davanti a lui, oltre i vetri di una delle enormi finestre della sala da pranzo; in giardino il terriccio si sollevava leggermente da terra per poi ricadervi sopra sospinto dal vento freddo di fine gennaio che, spazzando via le nuvole, aveva portato con sé un cielo limpido e sereno. Serenità che non si poteva riscontrare nell’animo di Rei che faceva vagare la sua mente alla sera precedente. Come aveva potuto agire in un modo così impulsivo? Non era da lui, tuttavia l’aveva fatto. Aveva sentito crescere dentro di lui una forte emozione che non era riuscito a controllare, era stata questione di secondi, l’aveva attirata a sé e l’aveva baciata…sorrise ripensando al contatto delle sue labbra con quelle di Federica, quel bacio gli era piaciuto molto. Ma di nuovo l’immagine di ciò che accadde dopo lo fece tornare alla realtà. La ragazza l’aveva respinto, colta alla sprovvista lo aveva guardato negli occhi stupita o spaventata, questo non era riuscito a capirlo, e come un fulmine era salita in camera sua lasciando il sedicenne con addosso la consapevolezza di aver mosso un passo sbagliato. Eppure pensava di piacerle, anzi ne era sicuro…possibile che si fosse sbagliato? Avrebbe dovuto parlarle, già quella mattina ci aveva provato ma invano, quando nel corridoio i loro sguardi si erano incrociati per pochi ma interminabile secondi lei aveva ribassato gli occhi passandogli accanto senza proferire parola.

-Aspetta, ho bisogno di parlarti- sperava di riuscire ad imbastire una qualche conversazione ma la biondina lo aveva liquidato con un semplice –Scusa Rei, ora non ho tempo-

Si passò una mano tra i capelli corvini sospirando sonoramente. L’unica cosa che desiderava in quel momento era riacquistare la sua amicizia che lui credeva ormai compromessa.

-Che ti prende?- la voce di Kai lo risvegliò dai propri pensieri. Distolse l’attenzione dal giardino e la spostò sull’amico incurvando gli angoli della bocca in un sorriso ironico –Ho combinato un casino- spiegò lasciandosi sprofondare sui morbidi cuscini del divano e sospirando per l’ennesima volta in quella giornata. Il russo incrociò le braccia al petto appoggiandosi con la schiena al muro.

-Ieri sera…- disse cominciando a giocare con i bordi della sua maglietta –beh, mi sono lasciato prendere dall’impulso e ho…baciato Federica…- concluse. Il suo compagno inarcò un sopracciglio –E lei?- chiese.

-Lasciamo perdere- ribattè sconsolato facendo calare il silenzio nella stanza. Kai inclinò leggermente la testa –Scusa se mi permetto ma non ti pare di aver corso un po’ troppo? In fondo la conosci da nemmeno due settimane-

-Forse hai ragione- poi guardò l’amico –Ma non volevo ridurmi come qualcuno di mia conoscenza che ha aspettato due anni prima di ammettere quello che provava- l’allusione colpì in pieno il diretto interessato, che si irrigidì all’istante prima di controbattere –Che vorresti dire?-

-Che se fossi stato al posto di Hilary ti avrei lasciato perdere da un pezzo!- si alzò dal divano avvicinandosi al blader –Quella ragazza ti ha aspettato fin troppo- continuò infastidendo non poco il suo interlocutore.

-Stai cercando di farmi la predica?- replicò aspro.

-Assolutamente no. Dico solo che perfino Takao aveva capito che piacevi ad Hilary- gli battè una mano sulla spalla –Almeno tu sei corrisposto…- aggiunse senza entusiasmo. Il russo notò l’espressione di Rei, tornata seria. Non aveva la minima idea di come avrebbe potuto districarsi dalla delicata situazione in cui si era andato a cacciare. Si allontanò dall’amico –Credevo di piacerle…ma forse mi sbagliavo. Perché le donne sono così complicate?-

-Bella domanda- abbozzò un sorriso accondiscendente.

-Noi non siamo complicate, siete voi che non riuscite a capirci- Hilary, sentendosi chiamata in causa si inserì nella conversazione. Aveva ascoltato solamente l’ultima parte del loro dialogo e non era stata in grado di dare un freno al suo spirito femminista.

-Dite sempre così-

-Perché è vero!- la brunetta sorrise incontrando gli sguardi del suo ragazzo e del suo amico –Di che stavate parlando?- domandò curiosa.

-Non ci hai spiato abbastanza da averlo sentito?-

-Io non vi stavo spiando, Kai- fece fingendosi offesa –Ti stavo cercando e per caso ho ascoltato l’ultima parte della vostra conversazione-

Il russo la guardò come a chiedersi il motivo per cui lo stesse cercando –Volevo sapere quando avevi intenzione di andare…da tua sorella- aggiunse a voce bassa. Il blader lasciò andare le braccia lungo i fianchi, strinse i pugni per poi riaprirli per scaricare la tensione mentre lasciava vagare i suoi occhi oltre i vetri della finestra. Una parte di lui gli diceva di andare, era giusto che conoscesse tutta la verità sul suo passato, ma l’altra aveva paura…ricordarsi di colpo di avere una sorella, ma non il motivo per cui si era separato da lei. Anche suo nonno quindi gli aveva sempre tenuto nascosta la verità, non che la cosa lo stupisse più di tanto dopo tutto quello che gli aveva fatto passare. Si sistemò la sciarpa e fece un profondo respiro poi attraversò la sala da pranzo dirigendosi verso la porta principale –A dopo- pronunciò impassibile e già nella sua mano stringeva il foglietto spiegazzato su cui era scritto l’indirizzo della sorella. Lo rilesse per l’ennesima volta, Kayx risiedeva dall’altra parte della città, avrebbe impiegato un’oretta buona per raggiungerla. Dopodiché si lasciò alle spalle la casa.

-Kai…- sussurrò mentre lo vedeva allontanarsi. Una mano si posò sulla sua spalla –Non preoccuparti- cercò di rassicurarla. Hilary annuì e sorrise –Ma tu? Qual è il problema?-

-A dire la verità vorrei chiederti un favore-

-Dimmi-

-Non è che parleresti con Federica? Sicuramente a te darà ascolto, dal momento che ha deciso di non rivolgermi più la parola-

-A che riguardo?-

 

-Ciao!- esclamò allegra salutandolo con un bacio sulla guancia che lo fece arrossire non poco.

-Ciao- ribattè imbarazzato. Ultimamente il capitano vedeva il suo rapporto con Liz diventare sempre più stretto e profondo, non che la cosa gli dispiacesse anzi…sperava con tutto il cuore che sarebbero andati oltre il semplice rapporto di buoni amici, peccato che non riusciva a trovare il coraggio di confessarlo alla ragazza. La giovane tedesca si appoggiò con i gomiti alla ringhiera del belvedere del parco, dove Takao si stava allenando a beyblade –Oggi il cielo è limpido e si può ammirare il panorama! Non è stupendo?-

-Si…- si avvicinò alla quindicenne –Senti Liz…-

-Dimmi-

-Ecco io…cioè tu…insomma noi, voglio dire io e te…- farfugliò tra i denti. La rossa sorrise notando l’impaccio dell’amico e lo incitò a continuare –Cosa c’è?-

-Quello che sto cercando di dirti è che io vorrei…sempre se lo voglia anche tu, è chiaro, che noi potremmo…- il suono di un messaggio di un cellulare interruppe il suo discorso senza capo né coda. Sospirò profondamente nel vedere la quindicenne prendere il telefonino dalla tasca e aprire la cartella degli SMS. Cosa gli succedeva? Di solito non era un tipo timido che si faceva prendere dall’imbarazzo, era sempre stato impulsivo, sia a beyblade che nella vita, a volte anche troppo. “Probabilmente è quel tipo dell’altra volta, quel Thomas” pensò tra sé scocciato, forse avrebbe dovuto lasciar perdere, anche perché quando si trovava in compagnia della ragazza non riusciva a mettere insieme due parole che avessero un senso.

-E’ Federica!- disse risvegliando Takao dai suoi pensieri.

-Ah…pensavo fosse…- ma si interruppe.

-Chi?- gli domandò curiosa di conoscere il seguito.

-Quello dall’altra volta, Thomas-

-No, per fortuna non mi chiama più dopo che gli ho detto che tu sei il mio ragazzo- quell’affermazione provocò una risata nervosa da parte del capitano che si passò una mano intorno al collo –Beh, quando dovrai ingaggiarmi di nuovo sono sempre a tua disposizione!-

-Anche adesso?- chiese con sguardo malizioso.  

-Adesso?!- ripetè –Ma hai detto che era Federica e non Thomas…io…- non concluse la frase perché Liz si avvicinò a lui e sfiorò le sue labbra in un breve ma dolce bacio. Quando si separarono la rossa gli sorrise –Allora?-

-Allora cosa?- il blader ormai si era perso nel mondo dei sogni, non riusciva più a connettere il cervello con il resto del corpo.

-Posso ingaggiarti come mio ragazzo da oggi a un tempo indeterminato?- gli prese la mano e gliela strinse nella sua.

-Certo…- rispose attirandola a sé. Le riavviò una ciocca di capelli ramati dietro l’orecchio e le circondò la vita con un braccio –Ne sarei onorato…-   

   

Si fermò davanti ad un edificio di tre piani circa, un piccolo albergo alla periferia est della città, non troppo distante dal mare. Due gradini davano l’accesso alla porta a vetri girevole che faceva da entrata al palazzetto bianco latte che gli si innalzava davanti. Fece scorrere il suo sguardo sulla facciata dello stabile, una serie di grandi finestre era disposta in ordine perfettamente geometrico ognuna a poca distanza l’una dall’altra e ognuna possedeva un piccolo balcone semicircolare dalle sbarre color verde prato, mentre una scritta dorata in cima annunciava il nome dell’hotel: Il Plaza Hotel. Era arrivato, aveva dovuto prendere ben due metropolitane spendendo poco più di tre quarti d’ora di tempo per giungerci. Attraversò l’atrio, ormai era troppo tardi per tornare indietro, e si diresse alla reception.

-Posso esserle utile?- una giovane donna sui venticinque anni gli sorrise allegramente da dietro il bancone.

-Cerco Kayx Matthews-

-Controllo subito- prese un enorme libro, probabilmente il registro delle persone che risiedevano nell’albergo sfogliandolo fino a che non trovò il nome che le interessava. Richiuse il fascicolo –Camera 202-

-Grazie- disse avviandosi verso l’ascensore e premette il pulsante che lo avrebbe condotto al secondo piano. L’elevatore si aprì con un sonoro segnale acustico che annunciava l’apertura delle porte automatiche, e Kai si ritrovò la stanza cercata subito sulla destra. Si fermò davanti alla camera osservando con insistenza il numero inciso sulla porta poi, senza pensarci troppo, bussò repentinamente sopra di essa. La ragazza gli aprì dopo qualche secondo –Kai!- sembrava piuttosto sorpresa, forse non si aspettava una sua visita così presto. Invitò il fratello ad entrare e lo fece accomodare sul letto, ma lui con un cenno del capo le fece capire che preferiva rimanere in piedi.

-Allora…- esordì la ragazza interrompendo il silenzio gelido che si era creato tra i due –Cosa vuoi sapere?- non aveva senso girare intorno al motivo per il quale Kai era andato da lei, entrambi sapevano che inutili discorsi di frasi fatte non avrebbero risolto nulla.

-Perché ci siamo separati?- chiese schietto. Dopo l’incidente alla Borg in cui aveva perso la memoria aveva scordato ogni cosa del suo passato, solo con il tempo i ricordi erano riaffiorati nella sua mente ma parzialmente, ancora adesso faticava a rimembrare i particolari.

-Davvero non te lo ricordi?-

Il russo scosse la testa in segno di negazione. La quindicenne si alzò dirigendosi alla finestra, scostò le tende dai vetri e puntò il suo sguardo all’orizzonte, dove era possibile scorgere un tratto di mare –E’ stato per colpa di nostro nonno, Hito Hiwatari- pronunciò sconsolata –Quando morì nostra madre, non c’era nessuno disposto ad occuparsi di noi, dal momento che nostro padre era sempre in viaggio per lavoro. Eravamo piccoli e non ancora autosufficienti per badare a noi stessi. Così il nonno decise di prenderti con lui al monastero mentre i servizi sociali rinchiusero me in un orfanotrofio-

-Perché Hito non prese con sé anche te?- si guardava bene dal chiamarlo nonno, quell’essere per lui non poteva più chiamarsi tale.

-Evidentemente perché non ero brava quanto te con il beyblade- estrasse il suo beyblade rosso dalla tasca, Zerdran, il suo nome era l’anagramma di quello del beyblade di Kai. Il russo la riconobbe subito, era la trottola delle visioni. Spostò l’attenzione sulla sorella –E dopo che successe?-

-Fui adottata da una coppia che non poteva avere figli e andai a vivere con loro a Londra-

-Per questo porti il cognome Matthews?-

-Si, quello era il cognome del mio padre adottivo-

-Era?- domandò non comprendendo il motivo per cui avesse usato il verbo al passato. Kayx abbassò lo sguardo, i suoi occhi grigio-viola si fecero tristi –I miei genitori adottivi erano entrambi poliziotti e lavoravano nello stesso distretto, nella sezione investigativa. Due mesi fa, un caso al quale stavano dietro da tempo, li portò ad esercitare la loro professione direttamente sul campo ma qualcosa andò storto…rimasero coinvolti in una sparatoria. Mio padre morì sul colpo, mentre mia madre non resse durante il trasporto in ospedale…- la sua voce diventava sempre più bassa e incrinata ad ogni parola che pronunciava; d’altra parte non era trascorso molto tempo da quel terribile episodio e la ferita non si era ancora rimarginata…si asciugò una lacrima ribelle con dorso della mano e continuò –Una settimana più tardi mi arrivò una lettera, scritta da loro, i miei genitori adottivi. C’era scritto che mi doveva essere consegnata solo nel caso in cui loro non ci fossero più-

Kai rimase in silenzio ad ascoltare quella triste storia, così come la sua Hilary anche Kayx aveva sofferto molto a causa di Hito e della Borg. In quel momento giurò a se stesso che gliela avrebbe fatta pagare…sarebbe riuscito a mandare all’aria i piani di quella folle organizzazione criminale e avrebbe spedito i suoi membri in prigione. La quindicenne proseguì il racconto –In quella lettera mio padre e mia madre mi dicevano che sarei dovuta venire a cercarti, mi dissero dove ti avrei potuto trovare adesso e di tornare da te per riprendermi ciò che mi era stato tolto…loro volevano solo la mia felicità. Ed è per questo che ora sono qui a parlarti…io voglio di nuovo la mia famiglia, io voglio di nuovo stare con te-

-Purtroppo Hito sta per mettere a punto il suo progetto, vuole catturare i nostri bit-power, vuole usarli per dominare il mondo. Il suo piano non ci permette di vivere una vita tranquilla- a volte niente può far più male della pura e sincera verità.

-Voglio aiutarti a fermarlo allora- affermò convinta.

-Davvero?-

La ragazza annuì senza esitare –Voglio riprendermi ciò che mi è stato tolto, come dicevano i miei genitori…e se l’unico modo è fermare Hito e la Borg allora lo farò, sempre se lo voglia anche tu- aggiunse.

Il russo le rivolse un sorriso che parlava da solo. Un sorriso che si propagò anche sulle labbra della blader. Nonostante non si fossero più visti per molti anni, nonostante lui avesse perso la memoria e ricordato di avere da poco una sorella, erano molto legati, lo erano sempre stati, fin da bambini. Kai anche da piccolo aveva un carattere chiuso e introverso e Kayx era un po’ la sua migliore nonché unica amica.

-Sai, io volevo molto bene ai miei genitori adottivi ma non glielo ho mai detto. Sono morti senza saperlo…è una cosa che rimpiangerò per tutto il resto la vita e che non riuscirò mai a perdonarmi- disse ricominciando a piangere. Il sedicenne le si avvicinò –Io credo che lo sapessero lo stesso-

-Lo pensi davvero?-

-Si- Kayx si strinse a lui, abbracciandolo, mentre le mani del fratello le accarezzavano dolcemente i capelli –Grazie Kai…-

 

Adesso ne era più che certo, avrebbe fermato suo nonno e quella folle organizzazione criminale a cui stava a capo. La Borg aveva fatto soffrire troppe persone, prima lui, poi la sua Hilary, e ora sua sorella, senza contare quello che sarebbe potuto accadere se non le avrebbero messo i bastoni tra le ruote, a quanta gente ancora avrebbe fatto del male? Era tempo di mettere la parola fine a tutto ciò. Già…fine…quello era il termine che sentiva crescere nella sua mente, che gli martellava la testa ma non solo, la conversazione con Kayx gli aveva lasciato addosso un’altra consapevolezza…ripensò a ciò che aveva detto riguardo ai suoi genitori adottivi, del fatto che gli voleva un gran bene ma che non glielo aveva mai detto, e adesso era troppo tardi per farlo. Scese dalla metropolitana e guardò l’orologio della stazione, segnava le tre del pomeriggio. Prese il cellulare e inviò un messaggio a Hilary in cui le diceva di raggiungerlo sulla spiaggia, le doveva parlare. S’incamminò verso il mare, da lì non avrebbe impiegato più di venti minuti ad arrivare. E mentre vedeva comparire davanti ai suoi occhi l’immensa distesa celeste cominciò a rilassarsi, a distendere i nervi…si soffermò sul bagnasciuga lasciando alla fresca brezza marina di accarezzargli il viso, di smuovergli i capelli, di respirare profondamente.

Lo vide sulla riva, la stava aspettando. Nel messaggio che aveva ricevuto c’era scritto che doveva parlarle. L’ultima volta che le aveva detto così avevano finito per litigare…sperò che quella volta sarebbe andata in modo differente, forse voleva solo raccontarle di come era andata con Kayx…ma che motivo c’era di farla venire fino alla spiaggia? Non poteva farlo a casa? Aveva letto il suo SMS mentre era impegnata in una conversazione con Federica, come le aveva chiesto di fare per favore Rei…la biondina le aveva detto di non preoccuparsi e di andare e che avrebbero terminato il discorso in un altro momento…gli arrivò alle spalle e sorrise…rendendosi conto che con Kai non aveva senso porsi simili domande, lui era così…

Il russo si voltò verso di lei, incrociando il suo sguardo, i raggi del sole illuminavano il suo profilo lasciandole in penombra una parte del viso mentre facevano riflettere i suoi capelli di un castano più chiaro del solito, quasi dorato. Le si avvicinò non proferendo parola ma continuando a tenere gli occhi fissi in quelli della ragazza.

-Allora…di cosa devi parlarmi?- gli domandò interrompendo il momento magico che si era creato tra i due. Il blader rimase in silenzio per un tempo che a Hilary sembrò durare un’eternità e che le metteva anche un po’ soggezione, soggezione che si dissolse quando le accarezzò una guancia con il dorso della mano e la abbracciò. La brunetta poggiò la testa sul suo petto smarrendosi completamente nel calore e nella sicurezza che le trasmetteva.

-Ti amo Hilary- le sussurrò dolcemente all’orecchio –Ho impiegato molto a capirlo ma alla fine l’ho fatto. Mi piace tutto di te, il modo in cui parli, come ragioni, come sorridi…io sono innamorato veramente di te- le mise una mano sotto al mento sollevandole il viso –Volevo che tu lo sapessi…-

Hilary arrossì. Le aveva detto di venire fino in spiaggia solo per dirle questo? Lui non era certo il tipo che manifestava così apertamente i suoi sentimenti –Perché mi stai dicendo questo? Voglio dire…tu di solito non ti esprimi così apertamente…- biascicò imbarazzata.

-Ho parlato con Kayx…-le raccontò quello che gli aveva detto riguardo al modo in cui si erano separati e riguardo ai genitori adottivi di lei –Lei gli voleva bene ma non glielo aveva mai detto…e ora non può più farlo…non volevo che succedesse la stessa cosa con te…-

-Kai…- fu tutto ciò che riuscì a dire. Sentiva il suo cuore battere forte –Ti amo anch’io…tantissimo- posò le labbra su quelle del suo ragazzo che si fusero in un lungo e dolcissimo bacio…

 

TO BE CONTINUED…

 

Come sono romantica!!! (ma sentila! nd.tutti) Che succederà nel prossimo cap??? Vi dico solo che verrà a capo la situazione tra Rei e Federica e succederà anche una cosetta divertente!! E non solo…commentate e alla prossima!!!      

    

 

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Capitolo 22
*** Equivoci ***


Dedicato a Hiromi91

Rieccomi qua!!!!! Pensavate di esservi liberati di me??? Ma io sarò sempre con voi!!! (cos’è, una minaccia???? nd.tutti). Era un sacco di tempo che non mi facevo sentire così per farmi perdonare ho scritto questo cap che è parecchio lunghetto!!! Contenti? (noooooooooo!!!!! nd.tutti) bene, visto che siete tutti contenti (ma dove??? nd.tutti) (e che soprattutto non mi interrompete, vero???? nd.me con in mano un mitra che spara mille colpi al secondo) (c-c-c-certo nd.tutti) passiamo a ringraziare tutti quelli che hanno commentato il mio scorso cap! Jaly, Kayx_chan, LightAngel, Kadma32, Lelli91, Elle, Hila92 e tutti gli altri che leggono, e dedico questo cap a Hiromi91, spero ti piaccia! Si comincia!

 

La vita è un pendolo

che oscilla tra il dolore e la noia (Schopenhauer)

 

-Scusa Liz, hai per caso visto Federi…oh, scusate, mi dispiace, non sapevo che…- Hilary teneva ancora la mano sulla maniglia della porta della cucina, che aveva appena spalancato, cogliendo di sorpresa i due ragazzi che immediatamente si separarono imbarazzati l’uno dall’altra, costretti a sciogliere il bacio che si stavano scambiando prima di essere interrotti. Takao tossì un paio di volte e si sistemò la visiera del cappello, cercando di ricomporsi, mentre Liz si passò nervosamente una mano tra i capelli.

-Beh…forse è meglio se io torno di là- disse sentendosi particolarmente a disagio. Stava per richiudere la porta quando la tedesca la chiamò –Aspetta Hilary…-

-Si lo so, io non ho visto niente…- ribattè ancora prima di ascoltare il seguito, intuendo già cosa volesse chiederle l’amica.

-No, non è questo…il fatto è che io e Takao…ecco, ci siamo messi insieme- prima o poi sarebbe venuta a saperlo comunque, quindi perché negarlo? La brunetta guardò prima la ragazza poi spostò l’attenzione sul blader, stupita, ricordandosi della conversazione avuta con lui il giorno precedente. Sorrise –Sono contenta per voi!-

-Grazie. Ma…tu cosa volevi?-

-Ah si, quasi dimenticavo! Sai dov’è Federica?- aveva un discorso in sospeso con lei, stava cercando si capire che cosa avesse intenzione di fare con Rei, come le aveva chiesto l’amico, data la situazione che si era creata tra loro.

-Veramente no-

-E’ in giardino- una voce maschile rispose al suo posto –L’ho vista rincasando- continuò il biondino.

-Grazie Max! Ciao Mariam!- fece rivolta a quest’ultima che ricambiò il saluto con un cenno del capo. Da quando stava con Max trascorreva molto tempo a casa dei suoi amici e spesso restava a mangiare con loro, facendo preoccupare Jessie che pur essendo più piccolo rimaneva alzato fino a tardi ad aspettarla, cosa a che a lei dava solo sui nervi. Era abbastanza grande per decidere da sola cosa fare e di certo non aveva bisogno di suo fratello minore come balia. Glielo aveva ripetuto un milione di volte ma quel ragazzino continuava imperterrito a fare di testa sua. Per questo stava prendendo in considerazione l’ipotesi di trasferirsi anche lei in quella casa, come le aveva proposto l’americano. In fondo dove c’era posto per otto, c’era posto anche per nove.

-Bene, allora vado da lei, devo parlarci-

 

Si sedette sul muretto del giardino della villa sospirando profondamente. Alzò gli occhi al cielo, limpido e azzurro, il vento di tramontana aveva spazzato via tutte le nubi, e portato qualche grado di meno nell’atmosfera. Si strinse nella giacca, faceva piuttosto freddo ma non voleva rientrare in casa. Avrebbe corso il rischio di incontrarlo…non sapeva come comportarsi, Rei le piaceva però qualcosa la frenava…riabbassò lo sguardo e si riavviò dietro le orecchie una ciocca ribelle di capelli color oro, poi si sfregò le mani, cercando di scaldarle dal freddo pungente di fine gennaio. Si bloccò di colpo quando le tornò nella mente la scena della sera precedente, ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che fosse scappata così dopo quel bacio. Era corsa in camera sua senza dire una parola, come aveva potuto? Eppure lei conosceva già la risposta, la paura di rivivere un episodio doloroso del suo passato tornava a farsi sentire ogni volta che rischiava di innamorarsi di qualcuno…sussultò quasi, davvero considerava Rei in quel modo? Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dal rumore di un ramoscello che si spezzava, Hilary nell’avvicinarsi all’amica aveva calpestato uno dei tanti rami secchi caduti in giardino dagli alberi già da mesi tristemente spogli.

-Spero di non averti disturbato- le sussurrò mentre le si sedeva accanto.

-Oh, ciao Hilary-

-Come stai?-

-Così- sentiva combattere dentro di lei sentimenti contrastanti, di cui nessuno riusciva ad avere il sopravvento e a farle finalmente capire quale fosse la decisione giusta da prendere. Sempre se fosse stata ancora in tempo, forse se avesse aspettato ancora a lungo Rei non sarebbe rimasto lì ad aspettarla…in fondo la colpa di quanto stava succedendo dipendeva solo da lei.

-Ancora non hai deciso?- la brunetta guardò l’amica abbassare lo sguardo, lasciando che i capelli le tenessero nascosta la parte superiore del viso. Scosse la testa, sconsolata, facendole capire che non aveva la minima idea di cosa fare.

-Noi ci conosciamo da poco più di due settimane ma io ti considero già una vera amica perciò…se posso fare qualcosa per te basta che tu me lo dica-

-Grazie- incurvò gli angoli della bocca in un sorriso pieno di gratitudine e sollevò lo sguardo verso la ragazza.

-Il fatto è che…- continuò –Rei a me piace però ho paura-

-Paura?- domandò sconcertata.

-Fino a poco meno di due anni fa io avevo un amico…era il mio migliore amico, ci conoscevamo sin da piccoli, siamo cresciuti insieme. Col tempo oltre a noi sono maturati anche i nostri sentimenti e entrambi ci siamo accorti che l’amicizia stava lasciando spazio a qualcosa di più profondo- si alzò in piedi per sgranchirsi le gambe e ispirò profondamente prima di continuare –Ci siamo messi insieme, quelli sono stati mesi stupendi, i più belli di tutta la mia vita probabilmente, ma per una lunga storia che ora non mi va di raccontare abbiamo finito per lasciarci, e la nostra è stata una profonda e definitiva rottura, rottura che forse non ci sarebbe stata se non avessimo cominciato quella storia. In quel periodo sono stata malissimo, quante lacrime ho versato…Liz provava a consolarmi, a tirarmi su di morale, ma per lungo tempo non sono riuscita a rassegnarmi all’idea di aver perso non solo lui, ma anche tutto quello che c’era stato prima, la nostra amicizia…che solo da poco mi sono resa conto che non riusciremo mai più a recuperare-

-Quindi tu hai paura che succeda la stessa cosa con Rei, è così?- le chiese cominciando finalmente a comprendere il suo comportamento. La biondina annuì sconsolata, per niente al mondo avrebbe desiderato rivivere tutti quei dolorosi momenti. Si voltò verso Hilary –Tu che dici?-

-Io?!- quella domanda, fatta all’improvviso la lasciò incapace di rispondere.

-Si, tu che faresti al mio posto?-

-Beh…- non era mai passata per una simile esperienza e di conseguenza non poteva comprendere quello che aveva passato l’amica anche se poteva immaginarselo. Se lei e Kai si fossero lasciati distruggendo anche i ricordi dei piacevoli momenti trascorsi insieme le avrebbe fatto male, troppo. Di questo ne era consapevole. Scese dal muretto avvicinandosi alla giovane italiana ancora in attesa di risposta –Io credo che dovresti buttarti-

-Davvero?-

La brunetta annuì –Purtroppo il rischio che finisca male come è ti è già capitato in passato c’è…ma c’è anche la possibilità che ciò non accada, non credi?- il suo sorriso rassicurante si propagò anche sul volto della biondina. Hilary non aveva tutti i torti, nessuno poteva assicurarle che quella storia sarebbe andata a finire bene, ma nessuno poteva assicuragli che sarebbe finita male. In fondo in amore vince chi ha il coraggio di rischiare…

-Tu vuoi bene a Rei?- quella domanda riempì i suoi occhi azzurri di stupore, non tanto per il suo contenuto quanto per la risposta che sentiva salirle direttamente dal cuore.

-Si, io credo…di si- abbassò lo sguardo –Anche se non gliel’ho mai detto-

-Beh, credo che ora lo sappia- con un gesto del capo indicò qualcosa dietro di lei. Federica si voltò e rimase come paralizzata. Il blader cinese si trovava a pochi passi da lei e probabilmente aveva ascoltato gran parte delle conversazione tra le due ragazze. Che cosa sarebbe successo? Hilary, capendo di essere di troppo, si diresse in silenzio verso l’ingresso della villa, i suoi amici avevano bisogno di rimanere un po’ da soli per potersi finalmente chiarire. Sarebbero giunti ad una conclusione?

-Rei io…- esordì, ma si bloccò immediatamente dopo non sapendo come continuare- Il sedicenne le si avvicinò continuando a sostenere il suo sguardo e dolcemente l’abbracciò. Le parole morirono tutte nella gola di Federica che si lasciò completamente andare a quella stretta affettuosa ma allo stesso tempo sicura. Non c’era bisogno che gli spiegasse il perché del suo comportamento, ora lo aveva capito, aveva capito perché la sera prima era scappata. La scostò gentilmente da lui passandole una mano tra i capelli biondissimi –Posso baciarti? Sai…non vorrei che tu scappassi di nuovo…-

La biondina gli sorrise, un po’ imbarazzata –Questa volta non lo farò- e aspettò che le sue labbra venissero in contatto con quelle del ragazzo che le stava di fronte, in un lungo bacio. Forse quella volta sarebbe andato tutto per il meglio, in fondo, bastava volerlo…

 

Si abbassò il berretto fino a coprirle le orecchie, a causa del freddo le era scoppiato un gran mal di testa. Si strinse nella felpa colorata che le aveva prestato Liz, e abbracciò il suo corpo cercando di scaldarsi. Sentiva brividi di freddo correrle lungo la schiena, sperò che non le venisse la febbre, non poteva permettersi di ammalarsi in un momento d’allerta come quello, la Borg avrebbe potuto attaccarli da un momento all’altro. Già le rimaneva abbastanza complicato lanciare il beyblade con la mano destra fasciata, figurarsi se avrebbe avuto anche l’influenza. Strinse il pugno, le faceva ancora piuttosto male…ma non si sarebbe arresa, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vedere falliti una volta per tutti i loschi piani di quella dannata organizzazione. Solo così lei e suo fratello sarebbero finalmente riusciti a condurre una vita normale, a recuperare tutto il tempo che gli era stato rubato. Chiuse gli occhi, rilassandosi nella semioscurità della stanza cercando di distendere i nervi e acquietare quel fastidioso mal di testa, fin quando due mani si posarono dolcemente su di essi. Sorrise, sicura di sapere l’identità della persona che le stava dietro. Si voltò e sentì due labbra posarsi sulle sue mentre due braccia la tenevano stretta per la vita. Hilary si lasciò andare a quel contatto, anche se percepì qualcosa di diverso dal solito, qualcosa che non riusciva a comprendere…solo quando si separarono riuscì a capire –Takao?!- esclamò stupita.

-Hilary?!-

-Cosa cavolo ti è saltato in mente?- fece portandosi due dita alla bocca e arrossendo per l’imbarazzo.

-Io…io…pensavo che tu fossi Liz!- ribattè confuso –Cosa ci fai con addosso una delle sue magliette?- indicò la felpa che indossava.

-Mi piaceva e me l’ha prestata. Abbiamo la stessa taglia…ma non cercare di cambiare discorso! Si può sapere perché mi hai baciato?!- stava cominciando ad arrabbiarsi.

-Tu eri di spalle, in penombra, con la maglietta di Liz…te l’ho detto, pensavo fossi lei! E comunque non mi sembra che tu ti sia tirata indietro!- e doveva anche ammettere che quel bacio lo aveva gradito…ma solo perché credeva fosse Liz!

-Certo! Pensavo fossi Kai!- si guardarono negli occhi, in silenzio, prima di scoppiare entrambi a ridere. Era ovvio che tra loro c’era stato un vero e proprio scambio di persona, un equivoco che sarebbe rimasto tra Hilary e Takao.

-E’ meglio che questa cosa non si venga a sapere in giro…non credo che per Liz ci sarebbero problemi, ma ho paura della reazione che possa avere Kai. Non vorrei finire all’ospedale!-

-Non ti sembra di esagerare?-

-Assolutamente. Lo sai che tu sei l’unica cosa capace di fargli perdere la testa-

-Grazie tanto per avermi dato della “cosa”!- posò le mani sui fianchi offesa. Il blader le diede le spalle –E dai, hai capito che intendevo! Non volevo offenderti, questa volta-

-Questa volta?!-

-Ehm…sarà meglio che vada da Liz…quella vera!- uscì dalla stanza veloce come un fulmine, non voleva rischiare di ricevere qualcosa di contundente in testa.   

-Scemo!- gli urlò dietro.

 

Infilò le mani nelle tasche, indolenzite, il vento freddo e tagliente gli impediva quasi di muoverle. Il suo fiato si andava a condensare in piccole nuvolette di vapore, la temperatura era scesa di parecchi gradi, nonostante il cielo fosse completamente sgombro e limpido. In strada si incontravano poche persone, probabilmente la maggior parte della gente aveva pensato bene di rimanere in casa al calduccio. Chiuse gli occhi per poi riaprirli immediatamente dopo, forse non avrebbe fatto male a rientrare anche lui.

Si incamminò per il vialetto del giardino della villa, come al suo solito non era tornato per pranzo e non aveva avvertito, dopo che si era separato da Hilary se ne era andato in giro per la città solo con se stesso, aveva sentito il bisogno di rispolverare le vecchie abitudini; alzò lo sguardo sui due ragazzi che discorrevano animatamente seduti sul muretto, Rei e Federica sembravano aver chiarito ogni cosa, il cinese teneva in mano il suo beyblade, Dranzer, e lo stava mostrando alla biondina, presumibilmente parlandole di tutto quello che aveva passato con lui. Incurvò gli angoli della bocca in un mezzo sorriso, fino alla mattina il suo amico pareva non saper dove mettere le mani per rimediare alla situazione che aveva combinato con l’italiana, e adesso era come se non fosse successo niente. Riusciva a cavarsela in ogni situazione in un modo o nell’altro. Si tolse la giacca, posandola sull’appendiabiti all’ingresso e si diresse verso il salone, fermandosi sulla soglia della stanza. Hilary era accoccolata sul divano impegnata nella lettura di un giallo. Si appoggiò allo stipite della porta incrociando le braccia al petto e si incantò a guardarla, attento ad ogni suo movimento, terminata la pagina velocemente sfogliava avanti il libro, continuando a leggere, e ogni tanto tirava su con il naso, probabilmente si stava buscando un bel raffreddore. Alzò gli occhi su di lui –Takao mi hai fatto paura!- esclamò spaventata. Immersa nel romanzo non si era accorta della sua presenza.

-Guarda che non sono Takao-

-Eh? Si, certo lo so…mi sono sbagliata- in realtà lei lo aveva riconosciuto, sapeva che era Kai, ma allora perché lo aveva chiamato con il nome del capitano della squadra? Probabilmente, pensò, il ricordo del piccolo incidente avuto prima con lui aveva per un attimo preso il sopravvento, si sentiva in colpa a tenergli nascosto ciò che era successo…in fondo non era niente di grave, solo uno scambio di persona, un equivoco. Il russo le si avvicinò, sedendosi accanto a lei –Come va la mano?-

-Così- rispose portandosela sotto gli occhi. Aveva cominciato a stancarsi di quella fasciatura che le impediva la maggior parte dei movimenti, come ad esempio lanciare il suo beyblade.

-Ce la fai a combattere contro la Borg in queste condizioni?-

-Certo. Voglio dire…devo almeno provarci. Tu non faresti lo stesso, Takao?- posò il libro sul tavolo passandosi la mano buona tra i capelli, non facendo caso a ciò che aveva appena pronunciato. Il russo inarcò le sopracciglia –Ancora?-

-Ancora cosa?- si voltò verso di lui.

-Mi hai chiamato di nuovo Takao- si alzò dal divano avvicinandosi a lei, le stava di fronte. La brunetta si morse il labbro inferiore –No, ti sbagli- cercò di dirottare la conversazione mentre nella sua mente si domandava come facesse a volte a non pensare prima di parlare.

-Non mi sono sbagliato- affermò freddo e non aggiunse altro ma era chiaro che il suo tono di voce le stava chiedendo una spiegazione.

-Il fatto è che…- aveva promesso a Takao che non avrebbe detto nulla circa quel bacio ma non voleva mentire a Kai, non voleva tenergli nascosto quello che era successo, non ci riusciva…in fondo una delle basi di una relazione sta proprio nella sincerità –Prima è successo che Takao, si insomma…lui mi ha…- alzò lo sguardo incontrando quello serio del suo ragazzo che attendeva paziente il seguito –Beh…lui mi ha…mi ha baciato- disse tutto d’un fiato.

-Ti ha baciato?!- si sentì pervadere da un moto di collera e una sensazione che non aveva mai provato prima si impadronì del suo corpo. Prima di allora non aveva mai saputo cosa fosse la gelosia.

-Si, ma è stato solo un equivoco. Lui credeva che io fossi…Kai dove stai andando?- il blader stava già attraversando la soglia della stanza con un espressione sul volto che non prometteva nulla di buono.

-Aspetta Kai! E’ stato un equivoco!- ma ormai parlava al vuoto –Accidenti, perché non mi dai il tempo di spiegarti?-

Intanto il russo era fuori di sé dalla rabbia, come aveva potuto quello che lui credeva un suo amico fargli una cosa del genere? Hilary era la sua ragazza, la sua ragazza…salì di corsa le scale, dirigendosi in camera del capitano e spalancò la porta senza bussare.

-Kai, che succede?- chiese, levandosi a sedere. Non gli lasciò neanche il tempo di alzarsi dal letto che lo prese per il colletto della maglietta e lo sbattè con violenza contro il muro.

-Ehi, che ti prende! Sei impazzito?!- tentò di liberarsi invano dalla sua presa, Kai non gli permetteva di muoversi.

-Come ti è saltato in mente di baciare Hilary?- gli urlò contro.

-Calma, posso spiegare- tossì un paio di volte, la stretta del sedicenne non perdonava.

-Sarà meglio per te-

-In realtà la situazione è semplice…io pensavo che lei fosse Liz-

-Certo! Perché Hilary e Liz si somigliano molto!- portò un pugno pericolosamente vicino al volto di Takao –Mi prendi in giro?- stava per fargli incassare un destro ben piantato, e lo avrebbe fatto, se Hilary non fosse intervenuta in aiuto del suo amico –Fermati Kai! Dice la verità!- lo prese per un braccio allontanandolo dal giapponese che di certo aveva visto momenti migliori.

-Io ero di spalle, in penombra, avevo il berretto in testa e indossavo la felpa che mi aveva prestato Liz, questa che ho ora!- il russo gettò un’occhiata alla sua maglietta…effettivamente l’aveva vista già una volta addosso alla tedesca.

-Perché non me lo hai detto prima?- il suo tono di voce era ancora piuttosto brusco.

-Perché non me ne hai dato il tempo…- i suoi occhi scuri incontrarono quelli grigio-viola del blader, che spostò il suo sguardo serio sul capitano, soffermandosi qualche secondo su di lui, prima di andarsene sbattendo la porta alle sue spalle senza proferire parola.

Fu la ragazza ad interrompere il silenzio che era sceso in quella camera –Mi dispiace Takao, non sono riuscita a fermarlo…e mi dispiace anche di aver infranto la promessa, ma io non potevo non dirglielo!- si sentiva terribilmente in colpa.

-Non preoccuparti!- le sorrise euforico come suo solito –Anche se ho rischiato brutto!- si passò un braccio intorno al collo, se lei non fosse arrivata in tempo, a quell’ora si sarebbe sicuramente ritrovato con due palle da biliardo al posto degli occhi.

-Te lo avevo detto che quando si tratta di te perde completamente la testa!- affermò ironico, ma subito divenne serio. La brunetta aveva lo sguardo fisso nel punto in cui prima se ne era andato il russo, e le labbra serrate in un espressione di tristezza.

-Vai da lui-

-Come?- disse svegliandosi dallo stato di trance in cui era caduta.

-Vai da lui- ripetè –Ti sta aspettando-

 

Lo cercò per tutta Tokyo non aveva la minima idea di dove potesse essere andato, era stata in spiaggia, che con sua grande delusione l’aveva trovata completamente deserta, aveva guardato al parco, ma di lui nessuna traccia, era perfino passata nelle vicinanza della sede della BBA. Elencò a mente i luoghi che Kai era solito frequentare…una raffica di vento sollevò una grande quantità di polvere che costrinse Hilary a indietreggiare. Si voltò dall’altra parte per evitare di finire dentro il piccolo tornado che avevano formato le foglie secche insieme alla terra e chiuse gli occhi, attendendo che il vento si calmasse; quando li riaprì sollevò lo sguardo che andò a posarsi sul ponte che collegava le due rive opposte della città. Il fiume! C’era un posto dove non aveva ancora guardato. Cominciò a correre, tenendo il cappotto ben saldo sul davanti, la temperatura non perdonava e sembrava non guardare in faccia nessuno. Si bloccò di colpo vedendolo seduto sulla sponda, impegnato a fissare l’acqua che scorreva senza tregua nel suo corso andando a formare una piccola cascata poco più avanti. Gli si avvicinò di qualche passo, lentamente, quel tanto che bastò per fargli alzare lo sguardo su di lei, serio come suo solito. La brunetta si strinse nelle braccia, quel clima era davvero insopportabile –Ti ho cercato dappertutto, non sapevo più dove trovarti…-

Il russo non rispose, si limitò solo a spostare gli occhi dalla ragazza all’acqua, non sembrava intenzionato a cominciare un discorso. Tuttavia la brunetta non demorse, si sedette accanto a lui –Ascolta…- continuò –sei ancora arrabbiato?-

-Non sono arrabbiato- proferì impassibile –Solo che non sopporto che qualcuno si prenda ciò che è mio-

-Ciò che è tuo?!- non poteva credere alle sue orecchie, la considerava solo qualcosa che gli apparteneva? E tutto quello che le aveva detto quella mattina, del fatto che era innamorato di lei, che l’amava…non aveva più significato? Si alzò in piedi di scatto –Io sarei “ciò che è tuo”?!-

Il blader stava per ribattere ma fu bruciato sul tempo –Quindi mi consideri solo come qualcosa che ti appartiene, un oggetto, un diversivo, o non so, dimmi tu che altro!-

-Non era questo che intendevo-

-Peccato invece che io abbia capito questo!- e lei si era anche presa la preoccupazione di andarlo a cercare con tutto quel freddo…non si meritava niente. Gli diede le spalle, sentiva gli occhi riempirsi di lacrime; in fondo avrebbe dovuto aspettarselo…che cosa poteva sperare in uno come Kai? Stava per correre via quando la voce del ragazzo la bloccò –Non voglio perderti- lo sentì alzarsi da terra –Io non ti considero affatto come qualcosa che mi appartiene…solo non voglio che qualcuno ti porti via da me. Sarà egoistico da parte mia ma voglio che tu mi stia vicino, sempre. Tu sei la prima persona che mi abbia insegnato cosa fosse l’amore e io…non voglio perderti- ribadì. Hilary si voltò verso di lui e sorrise tra le lacrime che ormai rigavano il suo volto –Non c’è niente da fare…non riesco a rimanere arrabbiata con te troppo a lungo!-

Il russo le si avvicinò asciugandole le guance con il dorso della mano, dolcemente. La ragazza nascose il suo volto nell’incavo della spalla di Kai riscaldandosi con il calore che le trasmetteva il suo corpo –Ti voglio bene, Kai- gli sussurrò circondandogli il collo con le braccia. Lui in risposta le scostò la frangetta ai lati del viso regalandole un dolce bacio sulla fronte.

-Andiamo…- le disse allontanandola dolcemente da lui –Gli altri ci staranno aspettando per gli allenamenti-

 

-Alla buon ora! Avete finito di farvi i fatti vostri?-

-Takao ci tieni tanto a ricevere quel pugno che ti ho risparmiato prima?-

-Ehm…no, no!- indietreggiò di qualche passo, forse non era il caso di sfottere oltre. In uno scontro a mani nude avrebbe sicuramente vinto Kai, e lui questo lo sapeva. Il russo scorse con lo sguardo tutti i presenti, Mariam, Liz e Federica erano sedute su una delle tante panchine del parco, mentre gli altri gli erano intorno e…non erano da soli. Kayx gli stava di fronte –Ciao!- lo salutò con un sorriso.

-Ciao- non ebbe il tempo di chiedere cosa ci facesse anche lei lì perché Rei sembrò leggere nella sua mente –E’ venuta a cercarti a casa ma tu non c’eri, così le abbiamo detto se voleva unirsi a noi mentre ti aspettava…abbiamo pensato ti avrebbe fatto piacere!-

Il russo rivolse un mezzo sorriso alla sorella, non se lo aspettava ma effettivamente era contento. Vide la ragazza avvicinarsi ad Hilary –Tu sei Hilary, giusto?- le chiese porgendole la mano, il giorno precedente quando lei era piombata nel bel mezzo dei loro allenamenti non c’era stato il tempo e il modo di presentarsi.

-Si…piacere-

-Sei la ragazza di mio fratello, no?-

-Si…-rispose imbarazza. Kai rivolse un’occhiata ammonitrice ai suoi compagni che in quel momento lo guardavano con un sorriso ebete dipinto sul volto, a quanto pareva le avevano raccontato proprio tutto di lui. In effetti erano stati lontani per otto anni, Kai sapeva cosa avesse fatto la sorella durante quel lungo periodo, glielo aveva detto quella stessa mattina, tuttavia non l’aveva aggiornata riguardo a ciò che avesse fatto lui…una volta tanto avevano fatto la cosa più giusta, pensò.

Ma come tutte le cose purtroppo anche quel momento di pace e tranquillità era destinato a finire, qualcuno che tramava più o meno nell’ombra fece il suo ingresso in scena, la battaglia finale era ormai alle porte…

-Sono davvero addolorato di dover interrompere questo delizioso quadretto- il tono patetico della sua voce costrinse i ragazzi a voltarsi e a vedere comparire all’orizzonte una persona di certo non inaspettata, seguita da tre ragazzi.

Hilary indietreggiò stringendo forte la mano di Kai nella sua, quell’uomo…il ricordo di ciò che le aveva fatto la fece rabbrividire. Ma non doveva avere più paura, non era da sola, forse non lo era mai stata, i suoi amici erano sempre stati con lei.

-Se non sbaglio abbiamo un conto in sospeso Bladebreakers-

 

TO BE CONTINUED…

 

Curiosi di sapere come va a finire??? Allora vi basta leggere il prossimo cap che…sarà anche l’ultimo di questa meravigliosa (ma come sono modesta! nd.me) fic! (si!!!! Ragazzi, champagne! nd.tutti) ma non credete che la cosa finisca qua perché già sto iniziando a scrivere una nuova e sensazionale ff! (nooooooo!!! nd.tutti)…ma tornando a questa, il prossimo sarà l’ultimo cap…ho già in mente un’idea che mi merluzza per la mente (ti merluzza per la mente???!!! Ma non si dice ti balena per la mente???!!! nd.tutti) (merluzzi, balene, sempre pesci sono! nd.me) (per la verità le balene sono dei mammiferi nd. prof.K) (e tu che cavolo vuoi???? nd.me) (visto che il mio personaggio compare poco e niente nella tua ff mi ci metto da solo! nd.prof K) (non è colpa mia se quando mi viene l’ispirazione tu non compari mai nella mia testa! nd.me) (ma non è giusto!!!! Buhuhuhuhuhuhuhuh nd.prof K) (e va bene nel prossimo cap vedrò di trovarti un buco da qualche parte!!! (Magari il baratro dell’inferno! Eheheeh) basta che la pianti con questa lagna! nd.me) per il finale! Bene ora chiudo qui perché sto impazzendo!!! Aspetto commy!!! Bye!!!!   

 

 

     

 

   

 

                

 

 

 

 

       

      

    

 

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Capitolo 23
*** Passato, presente e futuro ***


Non posso crederci

Non posso crederci!!!!! Sono arrivata all’ultimo cap!!!!! Mi ero affezionata a questa fic!!!! Ringrazio tutti quelli che hanno commentato e dedico il cap a tutti quelli che mi hanno seguito fino a qui!!! Grazie!!!!!! Il cap è molto lungo, ma vi consiglio di leggerlo tutto, anche dopo che vedete la parola Fine, altrimenti non riuscirete a comprendere il cap!! (perché se leggiamo tutto cambia qualcosa?? nd.tutti).

 

Quando il battito del cuore

supera le ombra del passato

l’amore potrà trionfare sul destino (“Un segreto nel cuore” di Nicholas Sparks)

 

Erano arrivati, la Borg si innalzava imponente davanti ai loro occhi, lo scontro finale era ormai giunto, non poteva più essere rimandato. Il sole si sollevava lentamente all’orizzonte, l’alba nascente inaugurava l’inizio di un nuovo giorno; un giorno particolare, un giorno in cui si sarebbero decise le sorti dell’umanità mentre questa era ancora ignara di quello che stava succedendo, e avrebbe continuato ad esserlo, a vivere tranquilla, se solo loro fossero riusciti ad impedire ciò che quella folle organizzazione aveva a lungo progettato. Dovevano riuscire ad ogni costo a fermare i loro diabolici piani o il mondo sarebbe stato nelle loro mani. Vorkov il giorno precedente gli aveva dato appuntamento, come lo chiamava lui, per quella mattina alla sede della Borg, un campo che di certo non poteva essere considerato neutrale, ma loro avrebbero comunque dato il massimo, non potevano permettersi di sbagliare, anche se con tutta probabilità quell’uomo non avrebbe giocato correttamente. Quando si era presentato al parco la sua espressione troppo sicura di sé aveva dato da sospettare ai Bladebreakers

-Bene arrivati! Vedo che siete stati puntuali- il falso monaco in questione li stava aspettando davanti l’entrata principale dell’edificio per dargli un “caloroso benvenuto”, le braccia incrociate al petto, un sorriso disgustoso dipinto sul volto. I ragazzi furono in grado di rivolgergli solo occhiate cariche di odio, senza fiatare. L’uomo li squadrò uno per uno, i Bladebreakers, Mariam, quelle due mocciose venute da chissà dove che li avevano aiutati a liberare Alex, il bambino che avevano tenuto segregato nelle prigioni per anni, e una ragazzina che non aveva mai visto prima. Notò una certa somiglianza con Kai ma non si soffermò a lungo su di lei, di certo non gli avrebbe causato problemi, e a lui di chi fosse non importava minimamente. Per ultimo posò gli occhi su Hilary, se avrebbe vinto, cosa che era certo sarebbe successa, si sarebbe preso anche lei…avrebbe avuto tutto quello che desiderava.

La brunetta sostenne il suo sguardo, non aveva più paura di lui, non doveva averne, era certa che avrebbero vinto e finalmente quell’incubo che durava ormai da cinque anni, da troppi anni, sarebbe finito

 

-Come ti senti?- le aveva chiesto il suo ragazzo la sera precedente. Hilary sospirò sedendosi sul divano e si passò una mano tra i capelli con aria stanca –Bene…-rispose, cercando forse di convincere più se stessa che il suo interlocutore. Il russo le si inginocchiò accanto sollevandole il mento con un dito e costringendola a incrociare i suoi occhi –Sicura?-

La blader lo guardò in silenzio trattenendo a stento le lacrime prima di gettargli le braccia al collo –No…ho paura Kai- disse liberandosi di una parte dell’enorme peso che l’opprimeva –Ho paura…- ribadì.

-Ce la faremo, vinceremo noi, abbiamo già mandato in fumo i piani di Vorkov e mio nonno una volta, lo faremo di nuovo-

-Lo so…non è questo che mi spaventa- l’occhiata interrogativa del sedicenne la indusse a spiegargli –Io sono certa che li sconfiggeremo- affermò convinta –Ma quello che mi preoccupa è ciò che succederà dopo. Fermare la Borg sarà la fine di un incubo…e l’inizio della vita reale per me- si sciolse dolcemente dal suo abbraccio, seppur controvoglia. Si diresse alla finestra ammirando lo splendore del cielo invernale, colmo di stelle –A volte mi domando se riuscirò a buttarmi il passato alla spalle, a dimenticare tutto quello che è accaduto, ma soprattutto se riuscirò a spiegare ad Alex ciò che è successo. Si, ho paura di Alex…ancora è piccolo ma ho paura che quando crescerà un giorno mi possa rinfacciare quello che ha passato. Morti i miei genitori non sono stata in grado di dargli un’infanzia normale…è solo colpa mia-

-Ma tu non ne hai colpa, amore mio!- Kai le prese il volto tra le mani facendo arrossire vivacemente la ragazza.

-Non mi avevi mai chiamato così- biascicò ancora imbarazzata. Il russo abbozzò un sorriso, aveva ragione, quella era la prima volta che lo faceva. Le accarezzò una guancia con il dorso della mano –Tu non ne hai colpa, gli unici responsabili in questa storia sono Vorkov e mio nonno-

-Scusate se interrompo questo dolcissimo momento…- fece Rei affacciandosi alla porta della stanza con un sorrisetto dipinto sulle labbra –ma c’è al telefono una persona per te Hilary-

-Per me?!-

Il cinesino annuì, porgendole il telefono –E’ da parte di un certo ragazzo…- le disse facendole l’occhiolino. Hilary afferrò l’apparecchio e se lo portò all’orecchio –Pronto?-

-Ciao Hilary!- una vocina squillante rispose dall’altro capo.

-Ciao tesoro!-

Kai si irrigidì leggermente alla parola “tesoro” e alzò un sopracciglio fissando la quindicenne che sembrava a dir poco entusiasta per quella chiamata ricevuta.

-Non preoccuparti, è Alex- gli sussurrò l’amico intuendo chiaramente la sua reazione.

-Ah- fu tutto quello che riuscì a dire prima di lanciare un’occhiata a Rei e continuare –Si può sapere che hai da sghignazzare?-

-No, niente…è solo che non sono abituato a vederti geloso- cercò di sopprimere una risata anche se con scarsi risultati.

-Non sono geloso- ribatté impassibile.

-Strano, di solito ti riesce bene mentire ma questa volta non inganneresti neanche un bambino!-

-Volete farla finita di lanciarvi frecciatine? Siete amici, no?- li riprese la brunetta quando ebbe terminato la conversazione con il fratellino. Alex le aveva telefonato perché era venuto a sapere delle sfida che avrebbero dovuto disputare il giorno successivo contro la Borg, era stato il nonno di Takao ad informarlo, e voleva augurarle buona fortuna. Le aveva fatto molto piacere sentirlo, erano due giorni che non lo andava a trovare ma appena finita quella brutta storia avrebbe rimediato immediatamente.

-Io amico di un simile arrogante?- Kai stava per ribattere ma la voce di Federica interruppe il loro più o meno scherzoso discorso.

-Rei, invece di stare qui a non far nulla, potresti venire in cucina a darmi una mano con i piatti?-

-Devo proprio?- rispose con scarso entusiasmo alla biondina.

-Si, dai ti aspetto di là cucciolotto-

Rei arrossì visibilmente mentre Kai ed Hilary si morsero il labbro inferiore per non scoppiare a ridere.

-Ehm…vi lascio soli- disse appena si riprese –Così potrete farvi gli affari vostri-

-Non ce ne sarebbe bisogno, noi andiamo-

-Dove?- domandò la ragazza sorpresa. Il russo le cinse la vita con un braccio –A fare una passeggiata-

-A quest’ora?-

-Si, il lungomare è bellissimo la sera e voglio che tu sia rilassata per domani- si stava preoccupando per lei, e ad Hilary piaceva quando si preoccupava per lei. E poi sarebbe stata con Kai, da sola, a camminare sulla spiaggia deserta, magari mano nella mano, al chiaro di luna…come poteva rifiutare? Gli sorrise dolcemente e gli regalò un tenero bacio sulla guancia poi si voltò a salutare l’amico –Ciao Rei, ci vediamo più tardi-

-Si, ciao…cucciolotto- lo prese in giro il russo divertendosi ad osservare l’espressione mista tra la rabbia e l’imbarazzo che si dipinse sul volto del compagno, beccandosi un’occhiata ammonitrice da parte della sua ragazza.

 

Era quella la vita che voleva, la vita che aveva sempre desiderato da quando aveva cominciato a vivere nell’inferno della Borg, una vita tranquilla, serena, divertente, lo voleva con tutte le sue forze e ci sarebbe riuscita. Più nessuno glielo avrebbe impedito.

Seguirono Vorkov all’interno dell’edificio fin quando non giunsero in un’enorme sala, provvista di un beyblade stadium semplice, di dimensioni medie, al suo centro e un maxi schermo sulla parete opposta a loro. Tre ragazzi li aspettavano, Takeshi appoggiato al muro in silenzio, sicuro di sé, Jeremy e Carlos seduti sul pavimento, tranquilli e quasi impazienti di cominciare sicuri dell’esito favorevole della sfida.

-A questo punto non posso che augurarvi buona fortuna Bladebreakers!-

-Risparmiati i convenevoli Vorkov, non ti si addicono!- Takao sembrava piuttosto irrequieto, voleva iniziare subito, avevano aspettato troppo, era ora di finirla.

-Che impazienza!- ribatté l’uomo con un ghigno perfido dipinto sulle labbra –Piuttosto, il primo a scendere in campo sarà Takeshi…voi avete già deciso chi lo affronterà?-

-Sarò io!-

-Aspetta Takao!- Max poggiò una mano sul braccio del capitano –Non sarebbe meglio se scendessimo a batterci prima noi?-

-E perché?-

-Max ha ragione, tu sei il più forte tra noi, sarebbe meglio se intervenissi quando la situazione comincerà a farsi più difficile. Se ti batti adesso dopo sarai troppo stanco per combattere ancora- il capitano notò che Rei non aveva tutti i torti, probabilmente Vorkov aveva schierato per primo un blader meno forte per lasciare per ultimo il suo atleta migliore…e in effetti era questo il suo piano anche se non si sarebbe svolto esattamente nel modo in cui loro avevano pensato…

-Per quanto mi riguarda potreste battervi contro di me tutti e tre insieme, per me non fa differenza- la voce dell’avversario li distolse dalle loro riflessioni. Takeshi avanzò verso i tre ragazzi, una strana luce negli occhi verde opaco danzava pungente.

-Come non fa differenza?-

-Posso vincere anche se combattete insieme- ribadì sicuro di sé.

-Cosa?! Tu ci stai sottovalutando, noi siamo i campioni del mondo!-

-Lo so perfettamente Takao- la tranquillità di quelle parole lo lasciò incapace di rispondere. Probabilmente i blader della Borg erano molto forti, ma addirittura così tanto da riuscire a vincere anche contro tre campioni come Takao, Max e Rei?

-Ma non sarebbe corretto-

-Si, dal momento che sono io a chiedervelo-

-E va bene!-

-Ma Takao…- il biondino provò a fermarlo.

-Se vuole così peggio per lui Max! Noi dobbiamo solo pensare a vincere!- il cinese e l’americano si guardarono negli occhi per un attimo, indecisi sul da farsi, il capitano aveva ragione. Il loro compito era quello di fermare la Borg e in un modo o nell’altro avrebbero dovuto farcela.

-Siamo con te Takao- dissero infine. Il moretto sorrise, si calcò in testa il capellino e con in mano il suo fedele Dragoon si avviò in direzione del campo di gara seguito dai suoi compagni. Vorkov incrociò le braccia al petto, soddisfatto…tutto stava procedendo secondo i suoi piani…

Hilary guardò i suoi amici incamminarsi verso il beyblade stadium, non sapeva il perché ma aveva addosso un brutto presentimento; per il poco tempo che era tornata alla Borg aveva potuto chiaramente constatare che tra i tre Black Killer, Takeshi, nonché il capitano, era il più forte a beyblade…ma allora perché schierarlo per primo e non lasciarlo come asso nella manica? Come avrebbe potuto sperare di vincere contro tre campioni come i suoi amici? Avrebbe dovuto fermarli, lo sapeva, ma sapeva anche che non avrebbero rinunciato a sfidarsi…si morse il labbro inferiore pregando in silenzio di non avere spiacevoli sorprese.

Takao, Max e Rei si misero in posizione e lo stesso fece il loro avversario sotto gli sguardi attenti dei presenti.

-Se voi siete pronti si può dare inizio a questa competizione- asserì Vorkov solenne.

 

Intanto da una poltrona dell’ufficio più grande della Borg, Hito Hiwatari osservava l’inizio dell’ambita sfida, il maxi schermo della sala in cui stava per svolgersi l’incontro trasferiva le immagini direttamente sul suo computer grazie al quale poteva assistere comodamente ad ogni sequenza, e tenere sotto controllo ogni minima mossa.

 

-TRE, DUE, UNO…LANCIO!-

I quattro beyblade schizzarono velocemente all’interno del campo di gara, cominciando subito ad attaccare. La trottola color nero della notte si staccò dalle altre tre fermandosi qualche secondo a studiarle. Era in minoranza numerica ma Takeshi era certo dell’esito dello scontro, dopo che il suo beyblade era stato potenziato nessuno era in grado di batterlo. Pensò di terminare in fretta quel primo match, non erano loro gli avversari con i quali agognava sfidarsi…sollevò gli occhi oltre i Bladebreakers, incontrando quelli di Hilary…un sorrisino indecifrabile comparve sul suo volto prima di tornare ad interessarsi al gioco. Partì all’attacco di Draciel, li avrebbe eliminati uno per uno, tanto per farli soffrire un po’ di più. Aumentò la rotazione del bey scagliandosi contro quello verde dell’americano che riuscì ad attutire a malapena il colpo, di una potenza inaudita. Takeshi stava per buttare fuori Max quando Rei intervenne in suo aiuto allontanando la trottola avversaria, che colta alla sprovvista fu costretta ad indietreggiare.

-Tutto a posto, Max?-

-Si, grazie Rei-

-Non c’è di che!-

-Ma che bella prova di amicizia! Siete patetici!- sogghignò il giapponese per nulla turbato.

-Chiudi il becco e non insultare i miei amici!- Takao fece lanciare Dragoon contro il beyblade di Takeshi che con estrema semplicità riuscì a schivarlo sparendo dal campo di gara.

-Ma dove è andato?-

-Sopra di te Takao!- Kai mise in guardia l’amico giusto in tempo per permettere al suo beyblade di spostarsi ed evitare così un attacco che se fosse andato a segno gli avrebbe sicuramente causato parecchi danni.

-Per un pelo!- esclamò il capitano osservando la spaccatura procurata dal beyblade nero nell’arena per l’urto appena avvenuto.

-Ti è andata bene- commentò a denti stretti –Ma non ho ancora finito!-

-Nemmeno noi!- Driger e Draciel partirono a tutta velocità contro l’avversario, ormai stufo di quella sfida che stava durando anche troppo per i suoi gusti. Decise di farla finita. Invece di evitare il colpo ordinò alla sua trottola di restare immobile e di aspettare di riceverlo…l’impatto tra i beyblade durò un attimo, provocando un’onda d’urto che si ripercosse per tutta la stanza, buttando fuori dal campo di gioco i bey di Rei e Max, ormai fermi ai loro piedi. Un’ondata di stupore attraversò il volto dei BladebreakersTakeshi aveva eliminato senza difficoltà contemporaneamente due dei bladers più forti al mondo.

-Non…non è possibile- commentò il professore incredulo. Come aveva fatto? Era riuscito ad attutire il colpo sferratogli e riversarlo contro di loro aumentandone la potenza.

-Che vi prende? Siete senza parole per così poco? Sbaglio o avevate detto di essere i campioni del mondo?-

Takao, ancora scettico, spostò l’attenzione sul giapponese –Non è ancora finita- affermò una volta ripresa la sua solita determinazione.

-Hai ragione…ma la farò finire presto!-

-Takeshi!- Vorkov richiamò l’attenzione del ragazzo –Sai quello che devi fare…vedi di non esagerare-

Annuì sotto lo sguardo interrogativo del capitano dei Bladebreakers…che intendeva dire con quelle parole? “Vedi di non esagerare”…si stavano giocando il tutto per tutto, non aveva senso…scosse la testa, non era il momento per simile pensieri, doveva concentrarsi. Lanciò un’occhiata fugace ai suoi compagni che fino a un minuto prima avevano combattuto con lui…non poteva deluderli.

-Attacca Dragoon!- obbedendo al suo proprietario il beyblade scagliò un attacco contro l’avversario e a questo ne seguirono molti altri, tutti di notevole potenza. Nessuno dei due sembrava volesse cedere, fin quando un’azione di Takeshi mise fine al combattimento…senza vincitori, né vinti. I due beyblade tornarono contemporaneamente nella mani dei due ragazzi. Pareva che il match fosse terminato in perfetta parità. Il sedicenne voltò le spalle ai Bladebreakers e senza proferire parola si avviò verso Carlos e Jeremy, adesso sarebbe stato il loro turno.

-Aspetta un momento!- le parole di Takao lo costrinsero a fermarsi –Non abbiamo ancora finito! L’incontro è terminato in parità-

-Takeshi disputerà un’altra sfida per ultimo, dopo le altre due. Quindi se vuoi batterlo dovrai pazientare ancora un po’ Takao-

-Ora ho capito!- dichiarò il professore leggendo fra le righe le parole di Vorkov.

-Cosa?- domandarono in coro Liz e Federica, al suo fianco.

-Credo che Vorkov avesse architettato tutto fin dall’inizio; ha progettato nei minimi dettagli questa sfida, immaginando la reazione di Takao, Max e Rei e prevedendo che avrebbero combattuto insieme-

-E allora?- chiese Mariam, anche lei interessata.

-In questo modo ha messo fuori gioco Max e Rei e fatto stancare Takao…il suo beyblade ha subito dei danni durante l’incontro mentre quello di Takeshi è perfettamente integro. Quando combatteranno di nuovo, Takao partirà svantaggiato-

-E’ come ha detto Kai…- sopirò sconsolato lo studioso.

Hilary chiuse gli occhi respirando profondamente, ora cominciava a capire, e non le piaceva affatto. Non potevano perdere, non potevano. Strinse i pugni…e non sarebbe successo, aveva in mente un piano alternativo. Si guardò la mano destra, avvolta da una fascia bianco candido…era l’unica soluzione.

Vorkov si avvicinò ai ragazzi –Ottimo lavoro Takeshi- si congratulò, stava andando tutto come previsto –Ora tocca a te- fece poi rivolto a Jeremy. Il biondo si alzò giocherellando con un beyblade arancione scuro, quasi rosso e avviandosi verso il campo di gara.

-Lo affronto io- affermò Kai risoluto, con Dranzer stretto nel pugno. Si posizionò di fronte all’americano e caricò il beyblade nel dispositivo di lancio deciso a vincere. Guardava le due trottole scontrarsi l’una contro l’altra mentre aumentava in lui la consapevolezza di riuscire a vincere. Quello era il momento per riscattarsi di tutto ciò che aveva passato, di quello a cui suo nonno lo aveva costretto…a crescere senza amore, senza amicizia, a vivere lontano da sua sorella…senza contare quanto aveva fatto soffrire Hilary…adesso che era innamorato di lei sapeva che cosa significava star male per qualcun altro.

-Che cos’ha?- chiese Takao non capendo l’impassibilità dell’amico. Dranzer cercava di evitare gli attacchi del beyblade avversario senza contrattaccare, con movimenti estremamente meccanici.

-Sembra come in trance…- Rei aveva ragione, pareva si fosse estraniato da ciò che lo circondava, rinchiuso in un mondo tutto suo.

-Kai…- sussurrò il suo nome così piano che soltanto lei riuscì a sentirlo. Poteva immaginare che anche lui stesse soffrendo…

Aveva visto piangere troppe persone a cui era legato, non voleva che succedesse ancora…

 

“Sarà la fine di un incubo…e l’inizio della vita reale per me”

 

Le parole della sua ragazza gli attraversarono la mente; forse sarebbe stata la stessa cosa anche per lui…la fine di un incubo e l’inizio della vita reale. Avrebbe finalmente potuto buttarsi il passato alle spalle e liberarsene una volta per sempre.

Sollevò lo sguardo da terra spostando la sua attenzione sul beyblade di Jeremy, il bit si illuminò liberando il bit-power contenuto al suo interno sotto le sembianze di un falco.

-Preparati Kai, adesso ti butto fuori!-

-Questo è da vedere- ribatté impassibile, prima di chiamare in aiuto l’Aquila Rossa –ATTACCO FIAMMEGGIANTE, VAI!- Dranzer si lanciò all’attacco dell’avversario con una velocità e potenza spaventose tanto da far tremare e rimbombare le pareti dell’enorme sala. Il biondino fu scaraventato a terra, stravolto, mentre il suo bey venne spazzato via dallo stadio. Kai recuperò Dranzer e tornò dai suoi compagni, silenzioso come suo solito.

-Sei stato grande Kai! Anche se devo ammettere che ci hai fatto preoccupare all’inizio!-

-Takao ha ragione!- concordò Max –Sembravi fuori dal mondo!-

Hilary gli si avvicinò e lo abbracciò, cingendogli il collo con le braccia –Ero sicura che avresti vinto…- gli sussurrò all’orecchio. Sentì il russo poggiarle una mano sulla testa e stringerla di più a sé.

-Non vi conviene esultare Bladebreakers, non abbiamo ancora finito- la voce di Vorkov risuonò terribile per tutta la stanza. Anche quella sfida era andata secondo i suoi piani…incrociò le braccia al petto, procedeva esattamente come lui l’aveva pianificata…questo equivaleva a dire che avrebbe vinto, come da programma. Contro Carlos si sarebbero battuti o Kai o Hilary o Takao. Gli unici rimasti ancora in gioco, o almeno così pensava lui. La ragazza non era al massimo della forma fisica per via della lesione alla mano, mentre gli altri due erano già spossati per gli incontri svolti. Senza contare il match di spareggio con Takeshi…sul volto dell’uomo comparve un’espressione rilassata e perfida allo stesso tempo, la vittoria della Borg era vicina. Ma non aveva calcolato un piccolo particolare…

-Chi di voi disputerà la gara contro Carlos?- chiese divertito nel conoscere la risposta.

-Io- una voce femminile attraversò velocemente la sala. Kayx avanzò di qualche passo stringendo nel pugno il suo beyblade rosso fiammante.

-Sei sicura?- le domandò il fratello.

-Certo, se voi siete d’accordo- fece rivolgendosi al resto del gruppo che le sorrise accondiscendente –Fai del tuo meglio!- la incoraggiò il capitano.

-Puoi contarci Takao!-

-Un momento! Si può sapere chi sei ragazzina?- il falso monaco sembrava essersi piuttosto innervosito. Questo non lo aveva previsto.

-Io? Sono Kayx, la sorella di Kai-

 

-Dannazione!- Hito sbatté con violenza i pugni sulla scrivania. Non era possibile. Che ci faceva quella ragazzina lì? Quanti anni erano che non la vedeva…sette, otto? E ora era tornata, spuntata dal nulla come niente fosse e pronta a combattere a beyblade contro la Borg. Provò a calmarsi…in fondo cosa avrebbe potuto fare? Non sarebbe stata lei a mettergli i bastoni tra le ruote…o si? Si alzò dalla poltrona dirigendosi verso la sala dove stava avvenendo l’incontro, o meglio dove era avvenuto l’incontro.

Kayx aveva messo fuori gioco Carlos in pochissimo tempo, anche se non era stato facile. Il presidente si avvicinò a Vorkov, quest’ultimo fuori di sé dalla rabbia –La situazione ci sta sfuggendo di mano-

-Non era previsto che mia nipote tornasse- disse squadrandola da lontano mentre era accerchiata dai suoi amici, pronti a congratularsi con lei per la vittoria appena ottenuta.

-Poco male…rimane ancora la sfida contro Takeshi…nessuno di loro sarà in grado di batterlo-

 

-Sei bravissima!- Takao fu il primo a complimentarsi.

-Si vede che sei la sorella di Kai!- concordò Max.

-Adesso non esagerate, mi mettete in imbarazzo! E poi…- aggiunse rigirando il suo beyblade tra le mani –Zerdran è piuttosto malridotto…-

-Di questo non devi preoccuparti, ci penserò io a farlo tornare come nuovo!-

-Davvero? Grazie prof!- gli sorrise radiosa facendolo visibilmente arrossire.

-Fi-figurati!- (non preoccupatevi, non farò mettere Kayx insieme al prof! Non sono così cattiva (con lei ovviamente)!!!! nd.A)

-Mi dispiace davvero tanto interrompervi- esordì Takeshi che impaziente aspettava il suo prossimo avversario –Ma dovete ancora battere me! E vi dico subito che non ci riuscirete!-

Era vero, mancava l’incontro di spareggio contro il capitano dei Black Killer, era un blader fortissimo, questo dovevano ammetterlo, senza contare che nonostante lui avesse già combattuto era come se non fosse ancora sceso in campo, il suo beyblade era in perfette condizioni, a differenza di quelli dei Bladebreakers.

-Combatto io contro di lui, ho un conto in sospeso-

-Aspetta Takao…- il ragazzo si voltò verso Hilary. La brunetta alzò lo sguardo dal pavimento incrociando quello dell’amico –Voglio combattere io- affermò secca lasciando il moretto completamente senza parole.

-Hilary…sei sicura? E la mano?- chiese il professore preoccupato. La ragazza portò la mano destra sotto gli occhi osservandola per qualche istante, poi con quella libera cominciò a disfare la fasciatura lasciando cadere in terra le bende. Nell’atto di aprire e stringere il pugno sentì una specie di scossa che partendo dal palmo le attraversava tutto il braccio.

-Va bene- disse cercando di essere il più convincente possibile. Non poteva tirarsi indietro, era l’unica che aveva ancora il beyblade integro, non avendo ancora combattuto. Era certa che gli altri avrebbero capito, voleva far parte anche lei della causa della sconfitta della Borg, dopo tutto quello che aveva passato…doveva fargliela pagare. Cercò con gli occhi l’appoggio dei suoi compagni e lo trovò…le sorrisero incoraggiandola, certi che ce l’avrebbe fatta.

Liz e Federica si scambiarono un’occhiata complice e si allontanarono dal gruppo con in mano i loro cellulari…solo più tardi si scoprì che erano andate a chiamare i rinforzi presso la filiale della MITHRIL di Kawasaki.

Ora le rimaneva solo una cosa da fare…combattere e vincere…

 

Sette mesi più tardi: 16 Agosto 2004

 

Si inginocchiò davanti alla lastra di marmo posandole accanto un mazzo di splendidi crisantemi bianchi. Accarezzò con la punta delle dita quella lapide gelida, così in contrasto con la temperatura estiva della giornata, sulla quale c’erano incisi due nomi: Hiroyuky Tachibana (1960-1999) e Ran Tachibana (1961-1999). Cinque anni, erano passati esattamente cinque anni. Un periodo terribile per lei e per suo fratello, il periodo più brutto di tutta la sua vita. Un sorriso comparve sul suo volto…un periodo finalmente finito, e questa volta definitivamente, per sempre.

Si sedette sull’erba continuando a guardare la fotografia dei genitori incorniciata in un piccolo ovale appena sopra i loro nomi. Quante cose erano cambiate da allora, molte di esse in meglio. Si soffermò con la mente al giorno di circa sette mesi prima, quando era riuscita a battere Takeshi. Si ricordava ogni particolare come fosse accaduto il giorno precedente…le difficoltà che aveva incontrato per sconfiggerlo, era un blader abilissimo e le aveva dato del filo da torcere. Per un momento aveva addirittura creduto di non farcela; quando aveva sfoderato il suo attacco migliore colpendola in pieno con la forza del suo potente bit-power, la Lince, era caduta a terra sentendole le forze venirle meno. Sarebbe stata sconfitta se fosse stata da sola, ma non lo era…Kai si era avvicinato a lei, sembrava arrabbiato –Non volevi vincere? Non volevi liberarti per sempre di quest’incubo? Se cederai condannerai non solo te ma anche noi…ed Alex…è questo che vuoi?- le aveva gridato. Ma lui non era arrabbiato, le aveva detto quelle cose solo per spronarla a dare il meglio…lei si era rialzata, aveva guardato i suoi amici, che in quel momento riponevano in lei ogni speranza, non poteva deluderli…si era rigirata, aveva guardato in faccia il suo avversario concentrando tutte le sue forze in Ixion, il suo beyblade, aveva liberato il suo bit-power, l’unicorno alato che scontrandosi con la lince aveva finito per avere la meglio, con un attacco spettacolare che aveva inondato la sala di una bellissima luce violetta, aveva scaraventato fuori dal campo la trottola di Takeshi, aveva distrutto i piani della Borg.

Si passò una mano tra i capelli ancora sorridendo, non avrebbe più dimenticato l’espressione sconvolta dipinta sul volto di Vorkov e Hito alla loro disfatta, quando improvvisamente la porta della sala si era aperta inondando la stanza di agenti in divisa con tanto di pistole puntante contro di loro. Erano i rinforzi che avevano chiamato Liz e Federica…peccato che loro non si erano potute fermare di più in Giappone, il loro lavoro le richiamava a Limerik, in Irlanda…Rei e Takao volavano laggiù un fine settimana si e uno no per andarle a trovare. E qualche volta capitava che le due ragazze ottenessero il permesso per passare un paio di giorni a Tokyo.

Estrasse dallo zainetto un quaderno, che per lei aveva la funzione di un diario, aveva cominciato a scrivere tutto quello che le era capitato, era sicura che un giorno nel rileggerlo avrebbe sorriso. Mentre stava per scrivere la data del giorno la sua mente tornò indietro su un altro particolare, sulla squadra dei Black Killer. Ricordava ancora l’espressione di smarrimento sul viso di Takeshi, quella quando sei consapevole che tutte le certezze che avevi sono andate distrutte, la conosceva bene…Hilary gli si era avvicinata porgendogli la mano. Lui l’aveva afferrata, accettando l’aiuto e lei gli aveva sorriso –So come ti senti- gli aveva detto –Ma non lasciare che Vorkov ti rovini la vita, non lasciare che i ricordi si trasformino in rimorsi. Prima riuscirai a capirlo e prima potrai ricominciare, credimi-

Il ragazzo l’aveva abbracciata, senza preavviso –Grazie…- una sola parola, un secondo dopo lo aveva visto allontanarsi insieme ai suoi due compagni, e da allora non ne aveva più avuto notizie ma qualcosa le diceva che stava bene adesso, come si sentiva lei in quel momento.

-Sapevo di trovarti qui-

-Kai!- chiuse il quaderno e guardò il suo ragazzo sorridendogli. Si alzò in piedi spostando l’attenzione sulla lapide ai suoi piedi –Sono passati cinque anni da allora…-

Il russo le si avvicinò cingendole la vita con le braccia e scostandole una ciocca di capelli dal viso –Va tutto bene?- le chiese dolcemente. La brunetta annuì, poggiando la testa sul petto del sedicenne, lasciandosi cullare dal suo abbraccio rassicurante. Sorrise di nuovo –Grazie…- sussurrò.

-Di che?-

-Per tutto quello che hai fatto per me…mi sei stato vicino nel momento in cui ne avevo bisogno, senza di te probabilmente non sarei riuscita a superare tutto quello che ho passato- lo guardò negli occhi, la luce che filtrava attraverso le foglie degli alberi andandogli ad accarezzare il viso lo faceva sembrare ancora più bello –Ti amo- gli sussurrò a un centimetro dalla sua bocca.

-Anch’io ti amo…da morire- concluse azzerando le distanze che li separavano e fondendo le sue labbra con quelle della ragazza in un breve ma dolcissimo bacio.

 

E ti amo ancora adesso amore mio, se ripenso a tutti i momenti che abbiamo passato insieme, quelli belli e quelli brutti, a quanto mi hai aiutata…hai riacceso in me la speranza dove qualcun altro l’aveva distrutta, hai riportato i sogni dove prima c’erano solo incubi, in un istante, in un battito d’ali…come un soffio di vento.

 

Fine

 

Kai sfogliò il libro al contrario arrivando alla prima pagina, quella precedente al primo capitolo, una semplice pagina bianca dove a metà con inchiostro nero c’era una dedica: A Kai, lui sa il perché. Sorrise leggendola. Chiuse il romanzo e sfiorò con la mano la copertina, in alto era scritto a lettere dorate il titolo, Come Un Soffio Di Vento, appena sotto c’era l’immagine di una spiaggia deserta dove si infrangono le onde sul bagnasciuga, e sotto ancora l’autore o meglio l’autrice del libro, Hilary Tachibana.

Posò il volume sul tavolo non appena cominciò a squillare il telefono, che lo costrinse ad alzarsi dal divano per rispondere.

-Ciao amore!- la voce della donna all’altro capo lo fece sorridere –Hilary!-

-Ho appena finito di leggere il tuo libro…- aggiunse.

-Davvero? Ti è piaciuto?- chiese radiosa, teneva molto al suo giudizio.

-Molto…racconta la tua storia-

-Racconta la nostra storia…- lo corresse lei in tono malizioso.

-Già…-

-Che succede da quelle parti?- Hilary era momentaneamente a Parigi, un importante editore francese aveva chiesto di parlarle di persona per commissionargli un nuovo romanzo, ormai era famosa in quasi tutto il mondo per i suoi libri. Senza contare che era anche la moglie di un campione di beyblade che ora si dedicava ad insegnare, come Takao e gli altri, alle giovani promesse di questo sport.

-Niente di particolare…a parte Takao e Liz, sai che si sono rimessi insieme?-

-Sono contenta per loro, mi era dispiaciuto così tanto quando due anni fa si erano separati. Ma succede tutto sempre quando io non ci sono?- si lamentò con quel tono da bambina che a Kai faceva impazzire. Lo trovava tremendamente sensuale.

-E Ran?-

Il ragazzo gettò un occhiata alla bambina che giocava felicemente con i peluche, si divertiva a lanciarli poco distanti da lei e ad andarli a riprendere gattonando. Aveva compiuto da poco dieci mesi, aveva una montagna di capelli castano scuro come la madre, e due splendidi occhioni viola, come il padre.

-Sta bene- rispose abbozzando un sorriso nel vedere la figlia così spensierata. Il suono del campanello della porta costrinse Kai ad interrompere per un minuto la conversazione.

-Aspetta un attimo, vado ad aprire…sarà la mia amante che è arrivata in anticipo- scherzò. Aprì la porta del delizioso appartamentino in cui vivevano da quando si erano sposati, circa tre anni ormai.

-Ciao fratellone!- una bellissima donna entrò portandosi dietro pacchetti e varie buste per la spesa –Ho pensato di cenare con te stasera, sei contento?-

-Non mi sembra di averti invitato, ma se proprio devi…-

-Tanto lo so che ti fa piacere!- gli schioccò un bacio sulla guancia prima di fiondarsi in cucina a sistemare la spesa e poi dalla piccola Ran, si era innamorata di quella bambina.

-Stavi al telefono?- gli domandò Kayx vedendo la cornetta dell’apparecchio poggiata sul tavolo.

-Si, con Hilary-

-Allora porto di là a giocare mia nipote, così voi potete fare i piccioncini al telefono in santa pace!- prese in braccio la piccola e fece l’occhiolino al fratello.

-Chi era?- domandò quando Kai tornò al telefono.

-Kayx, stasera si ferma a cena-

-A proposito…Alex, come sta?-

-Credo bene anche se a casa non lo trovo mai-

-E’ sempre in giro quel ragazzo…-

-Come tutti i diciannovenni di questo mondo- Hilary si preoccupava troppo per il fratello, ormai era maggiorenne, ed era un bravo ragazzo, sapeva badare a se stesso.

-Già…comunque ti ho chiamato per dirti che martedì torno a Tokyo-

-Ti vengo a prendere all’aeroporto insieme a Ran allora-

-Non vedo l’ora di riabbracciarla-

-E io non vedo l’ora di riabbracciare te…ti amo-

-Oh Kai…- nonostante stessero insieme da dieci anni e fossero sposati da tre quel russo riusciva ancora a farla arrossire e a farle provare le stesse emozioni che le percorrevano il corpo durante i primi tempi della loro storia.

-Anch’io ti amo…e tanto-

 

THE END

 

Questa è davvero la fine!!!!! Ci ho messo l’intera mattinata per scrivere questo cap!!!! Spero che tutta la fic sia stata di vostro gradimento!!! Vi prego fatemi sapere se vi è piaciuto il finale…l’idea che quello che avete letto fino ad ora era in realtà quello che aveva scritto Hilary nel libro nel raccontare la sua storia mi è venuta in mente di notte…in fondo la notte è fatta per pensare, no? (veramente sarebbe fatta per dormire! nd.tutti). Bene, ora posso dedicarmi completamente a “Un richiamo irrevocabile” l’altra fic che ho già cominciato a pubblicare…faccio pubblicità: se vi è piaciuta questa fic leggete anche quest’altra!! Bacioni!!!!!!                     

  

   

  

          

            

     

 

 

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