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Entrò nel grande magazzino abbandonato, si guardò intorno; casse di
legno ridotte in pessime condizioni e strati di densa polv
Credo che la breve sintesi sia abbastanza esauriente (ma
che linguaggio aulico! nd.tutti) per quanto riguarda la trama a grandi linee,
(mooooooolto grandi nd.me) il resto lo scoprirete leggendo.
Prima di cominciare però vorrei fare una premessa: 1) molte cose sono inventate
da me; 2) se i primi capitoli sono un po' noiosi non preoccupatevi perché
servono per spiegare la situazione, poi arriverà il bello (spero nd.me).
Comunque credo valga la pena leggerli...
Bene dopo questo interminabile sermone, se non vi siete addormentati (ronf ronf
nd.tutti) (appunto ^________^ nd.me) , posso incominciare (era ora!
nd.tutti)...
Amor,
ch’a nullo amato amar perdona,
mi
prese del costui piacere sì forte,
che,come
vedi, ancor non m’abbandona.(Dante
Alighieri)
Entrò nel
grande magazzino abbandonato, si guardò intorno; casse di legno ridotte in
pessime condizioni, sfondate, gettate malamente negli angoli una sopra
all’altra, e strati di densa polvere grigia colmavano la desolazione che si
poteva respirare nell'aria. Hilary si sentiva soffocare in quel posto, come se
qualcuno le stesse risucchiando l’ossigeno facendole scoppiare i polmoni, ma
doveva sopportare, quell'uomo aveva voluto incontrarla lì, in quel dannatissimo
deposito, lontano da occhi e orecchie indiscreti. Si fermò al centro del locale
ricordando a se stessa il motivo per cui fosse venuta, e pensando che lo faceva
per una giusta causa. Sapeva già che i giorni a seguire sarebbero stati i più
difficili della sua vita, nonché quelli in cui avrebbe sofferto molto, per lei,
ma soprattutto per i suoi amici. Lei non voleva tradirli, alla fine si era
davvero affezionata a loro e quel pensiero la faceva star male, erano giorni
che non dormiva la notte, la trascorreva distesa supina sul suo letto con lo
sguardo perso nel nulla fissante il soffitto, mentre la sua mente ipotizzava
ciò che le sarebbe potuto accadere, e nella maggior parte dei casi, se non in
tutti, quello che la sua testolina castana elaborava non era affatto piacevole
e anzi mirava al peggio.
Aveva
assistito a molti combattimenti tra i Bladebreakers e chi voleva rubargli i
bit-power, aveva visto l'impegno che ognuno metteva per non farseli portare
via, aveva visto che erano disposti a rischiare la vita pur di non farsi
strappare quelle creature leggendarie a cui loro mai avrebbero rinunciato...e
ora spettava a lei il compito di catturarli. Pensò di girare i tacchi e
andarsene ma c'era qualcosa che non gli permetteva di farlo. Era consapevole
dal giorno in cui aveva conosciuto Takao del fatto che prima o poi avrebbe
dovuto affrontare lui e gli altri membri della squadra, aveva mentito a tutti
fin dall'inizio, aveva finto di non saper nulla riguardo al beyblade quando
invece lei stessa era una tra i bladers più abili e capaci in circolazione.
Stando a così stretto contatto con i campioni del mondo aveva avuto la
possibilità di imparare il loro modo di combattere, conosceva tutte le loro
strategie, i loro attacchi, i loro punti deboli; non le sarebbe stato difficile
sconfiggerli. E di questo aveva paura, terribilmente paura...si fidavano di
lei, le volevano bene, perfino Takao con il quale litigava sempre...come poteva
tradirli così? Il solo pensiero la faceva star male, si sarebbe dovuta
allontanare da loro e pugnalarli alle spalle. Si, perché era proprio questo che
stava per fare. Non voleva, ma non aveva altra scelta. Da ora in avanti avrebbe
dovuto considerarli avversari o almeno fingere di considerarli tali, con loro e
con lui, Vorkov.
-Piccola Hilary! Da quanto non ci vediamo!- una voce, quasi non umana ma purtroppo
familiare, risuonò per tutto il magazzino privo di vita, usato per i loschi
piani della Borg, proprio come lei. Alzò gli occhi verso l'odiosa figura
paratalesi davanti. L'uomo era per la maggior parte nell'ombra ma la poca luce
che filtrava dalla finestra permetteva di rendere nota la sua faccia. Anche se
"nota" non è il termine più appropriato in questo caso. La ragazza lo
riconobbe per via di quella mascherina nera che non toglieva mai e che a lei
aveva finito per dare la nausea.
-Salve Vorkov- disse con la massima freddezza. Un ghigno si fece spazio sul suo
volto -Diventi sempre più bella, proprio come tua madre…- sua madre, suo
padre…era solo loro la colpa di ciò che stava succedendo a lei e a suo
fratello, con quell’incidente spettava a Hilary il compito di pagare i debiti;
i suoi genitori erano morti lasciandola da sola a combattere contro se stessa e
il suo desiderio di fuggire. -Alla Borg dovrò tenere lontani tutti quei ragazzi
che ti si avvicineranno troppo...sai com'è, non devi distrarti-
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter ribattere a quell'affermazione di così
cattivo gusto ma dovette trattenersi. Stava dalla sua parte e non poteva
permettersi di sbagliare o le conseguenze sarebbero state terribili.
Vorkov mosse qualche passo verso la ragazza facendo riecheggiare il rumore dei
suoi pesanti scarponi -Come sai dopo la sconfitta inflittale in Russia la Borg
ha cambiato sede e si è trasferita qui in Giappone, sfuggendo alla autorità-
incrociò le braccia al petto. Quella ragazzina era l'unica che riusciva a
sostenere il suo sguardo tanto a lungo. Riprese a parlare -Il tuo compito è
quello di catturare i bit-power dei quattro campioni del mondo e portarceli.
Affronterai i Bladebreakers uno per uno-
Uno per uno. Ciò significava che avrebbe dovuto battersi di persona anche con
lui. Si chiese se raccogliendo tutto il coraggio esistente sarebbe mai riuscita
ad affrontare Kai e il suo Dranzer, rubargli l'Aquila Rossa, ingaggiare una
lotta all'ultimo sangue con il ragazzo che amava. All'inizio quel suo insolito
carattere l'aveva insospettita, ma poi aveva cominciato a piacerle, così bello,
capace, sicuro di sé, misterioso, e standogli vicino aveva finito per
innamorarsene. Il pensiero che Kai la potesse odiare per quello che stava per
compiere la faceva rabbrividire e piangere di nascosto, rinchiusa nella sua
stanza. Dopo l'ultimo campionato mondiale era sparito senza lasciare traccia,
ma un anno più tardi si era ripresentato a casa Kinomiya, così come Max e Rei.
Più grande, con i capelli un po' più lunghi, più bello, più maturo. E poi i
suoi sorrisi...non che li facesse molto spesso ma quando accadeva sentiva
sciogliersi dentro, come un cubetto di ghiaccio posto vicino ad una forte fonte
di calore. Quando parlava con lui si incantava ad ascoltare la sua voce così
calma e dolce allo stesso tempo, così terribilmente sensuale. Sorrise pensando
a quei bei momenti che purtroppo non sarebbero più tornati.
-Perché quel sorriso?- chiese l'energumeno vestito di nero.
-Il pensiero di confrontarmi finalmente con loro mi fa sorridere- mentì, non
poteva fare altrimenti.
-Sono contento di sentirtelo dire. Comunque non farai tutto da sola, ti
aiuteranno dei bladers che ho appositamente selezionato. Sono i migliori della
Borg, dopo di te naturalmente-
-Li conosco già?-
-No, per ora. Sono i Black Killer (l'ho inventato nd.me) Takeshi, Jeremy e
Carlos, avrai modo di conoscerli e entrare nella squadra-
-Se catturerò i bit-power manterrà la promessa?-
-Certo...sono un uomo di parola. I quattro bit-power in cambio della libertà di
tuo fratello-
-E io?-
-Potrai lasciare la Borg, se lo desideri-. Quella era la scelta migliore, la
più sofferta ma la migliore. Tentava in tutti i modi di convincersene.
-Ti aspetto domani, così potrai cominciare gli allenamenti-
-Così presto?- non poté fare a meno di manifestare i suoi sentimenti. Non era
riuscita a sopportare in silenzio.
-Ci sono problemi?- chiese con il massimo disprezzo e freddezza. Hilary strinse
i pugni per farsi forza -No-
Vorkov le gettò un'ultima occhiata prima di andarsene, poi infilò una mano
nella tasca della giacca e ne estrasse un portatile. Compose un numero e si
portò il telefonino all’orecchio, continuando per la sua strada. Dopo che fu
uscito dal grande magazzino, la ragazza, appena quindicenne, rimase immobile al
centro del locale in silenzio. Poi cadde sulle ginocchia e scoppiò a piangere.
Draciel e Dragoon si scontravano nel giardino della casa del capitano dei
Bladebreakers sfrecciando sul terreno e alzando un gran polverone. Nessuno dei
due beyblade sembrava avere il sopravvento sull'altro. Per il prossimo
campionato mondiale c'era ancora tempo per prepararsi seriamente e i ragazzi si
stavano affrontando a cuor leggero, solo per occupare il tempo divertendosi,
anche se mettevano impegno in ciò che facevano. Il professore registrava
l'incontro sul suo inseparabile computer, non poteva stargli lontano,
quell'aggeggio elettronico era diventato quasi una parte di lui. Rei e Kai
invece si limitavano a fare da spettatori, il primo seduto sul portico in legno
della palestra, il secondo appoggiato con la schiena al muro che circondava la
villa, con la sua solita espressione seria e i suoi bellissimi occhi grigi. La
situazione poteva sembrare, all'apparenza, la solita, quella che si ripeteva
quasi ogni giorno, eppure mancava qualcosa o meglio qualcuno che animava le
giornate, che si metteva a urlare contro Takao, che era causa delle varianti
della vita che i ragazzi conducevano da un po' di tempo a quella parte...
Entrambi i beyblade in campo tornarono nelle mani dei rispettivi proprietari.
Max si guardò intorno, ripose Draciel in tasca e chiese a quello che fino a
qualche momento prima era stato il suo avversario -Takao per caso hai litigato
di nuovo con Hilary?-
-No...che io sappia. Perché?-
-Ultimamente mi è sembrata un po' strana, e poi sono giorni che non si fa
vedere-
Il capitano non prese molto seriamente quello che gli aveva detto l'amico -Ah,
non preoccuparti Max! Prima o poi si rifarà viva!- si sistemò la visiera del
cappello all'indietro, come d'abitudine, e si sgranchì le braccia sbadigliando
sonoramente -Che ne dite di andare a fare quattro passi?- si diresse verso la
porta del giardino senza nemmeno aspettare la risposta sapendo già che gli
altri si sarebbero trovati d'accordo con lui e che lo avrebbero seguito. Perfino
Kai, che di solito andava da solo sarebbe andato con loro; da quando era
tornato dall'amico partecipava più spesso ai discorsi e agli incontri dei suoi
compagni, pur mantenendo il suo carattere impassibile e disinteressato,
nonostante bisognava ammettere che qualche volta si lasciava andare, e qualche
volta si riusciva anche a strappargli una risata sincera.
Andarono a respirare aria pulita nei pressi del fiume, lontano dall'opprimente
traffico cittadino. Lo scorrere calmo dell’acqua, il tepore che emanava il sole
mattutino che dolcemente batteva sulla terra umida d’autunno disperdevano negli
animi una serenità quasi irreale. Quello era il luogo ideale per rilassarsi e
lasciare dietro l’angolo i problemi di tutti i giorni, ma a quanto pareva loro
non erano stati gli unici a cui era venuta quell'idea...
Li vide in lontananza, avrebbe voluto unirsi a loro ma non poteva più, dal
giorno seguente sarebbe stato tutto diverso. Si voltò con l'intenzione di
cambiare strada e non incrociarli, ma si sentì chiamare -Hilary!-
Ignorò la chiamata di Takao e continuò a camminare sperando che pensando che
lei non li avesse sentiti l'avrebbero lasciata in pace, ma non fu così
-Hilary!- ormai l'aveva raggiunta. La ragazza si fermò continuando a dargli le
spalle. Cosa gli avrebbe detto?
-Non hai sentito che ti chiamavamo?- le chiese il capitano.
-Si, ho sentito-
-E perché non ti sei fermata? Ci stai forse evitando?-
-Si, vi sto evitando- dalla sua voce era facilmente intuibile che c'era
qualcosa di diverso, qualcosa che non andava. La risposta così schietta e
fredda colse di sorpresa i cinque ragazzi; non era da lei comportarsi in quel
modo, Hilary era una ragazza abituata a parlare alle persone guardandoli negli
occhi e non dandogli le spalle.
-Ah...e perché?- esitò nel proporle quella domanda.
-Perché vi sto facendo un favore...tra pochi giorni sarete voi ad evitare me,
io vi sto solo risparmiando la fatica di farlo- in fondo non gli stava
mentendo. Quando avrebbero scoperto che voleva rubargli i bit-power di certo
non l'avrebbero accolta ancora tra loro a braccia aperte.
-E perché ti dovremmo evitare?- quella conversazione stava prendendo una piega
assurda e inspiegabile.
-Lo saprete presto- ancora non era pronta a raccontargli la verità su ciò che
lei era veramente e su ciò che avrebbe dovuto fare. Sapeva che se lo avesse
fatto sarebbe scoppiata a piangere e non voleva che questo accadesse. E non
poteva nemmeno rivelargli le cause per cui era costretta ad agire così o Vorkov
non glielo avrebbe perdonato e le conseguenze non le avrebbe pagate solo
lei...riprese a camminare lasciando i suoi amici, perché per Hilary nonostante
dovesse fingere il contrario lo erano ancora, incapaci di capire il suo strano
comportamento. Si sentì afferrare per un braccio -Si può sapere che ti prende?-
-Lasciami Takao!- urlò liberandosi dalla sua stretta. Finalmente si voltò verso
i Bladebreakers. Passò in rassegna con lo sguardo tutti i componenti della
squadra finchè non incontrò quello di Kai. Si fermò su di lui qualche secondo
più degli altri poi chiuse gli occhi. Sperava di non provarla ancora. Di non
provare ancora l'emozione che gli dava solamente guardarlo, quel brivido che le
percorreva tutto il corpo fino a morirle nel cuore che in risposta aumentava il
ritmo dei propri battiti. La sua fu una speranza vana...tornò a dargli le
spalle -Se posso darvi un consiglio fareste meglio a preoccuparvi per voi e non
per me- poi aggiunse -E fatemi un favore: non cercatemi più- prese a correre
via per allontanarsi da loro mentre le lacrime scendevano copiose dai suoi
occhi rigandole il viso; per sua fortuna era riuscita a modulare la voce in
modo da non sembrare che stesse piangendo.
-Ma cosa le succede? E che significa che faremo meglio a preoccuparci per noi?-
-Io...non lo so Max...davvero non lo so- disse con un'insolita serietà.
-Forse ha un problema-
-E allora perché non ce ne parla, Rei? Dopotutto noi siamo i suoi migliori
amici-
-Evidentemente non vuole...-
-O non può- si voltarono tutti verso Kai. -Che intendi con non può?- gli
domandò il capitano. Ma il russo non gli rispose, continuava a fissare Hilary
mentre si allontanava correndo e si faceva sempre più piccola.
Quella stessa sera nel suo letto ripensava a ciò che era accaduto nel
pomeriggio. Era stata brava a non piangere in loro presenza, in fondo aveva
dovuto solo recitare la sua parte e lei era abituata a fingere. I giorni che
sarebbero venuti sarebbero stati i più difficili perché li avrebbe vissuti alla
Borg, dove non poteva permettersi di sbagliare...
Quell'ufficio le era purtroppo familiare, quando ci entrava sentiva brividi
gelidi attraversarle la schiena. Non era cambiato nulla dall'ultima volta. La
solita scrivania, la solita poltrona dietro di essa, su cui sedeva la solita
persona che lei tanto disprezzava. Vorkov poggiò i gomiti sul tavolo dal
deprimente colore marrone sbiadito, lo stesso delle pareti e si sporse in
avanti -Ben tornata alla Borg Hilary- un ghigno perfido si dipinse sul suo
volto -Oggi ricomincerai ad allenarti...ho conservato questo per te- le mostrò
un cofanetto nero provvisto di un lucchetto. Aprì uno dei due cassetti del
banco e ne estrasse una chiave con cui schiuse il piccolo scrigno. Al suo
interno su un cuscinetto rosso sangue era poggiato un beyblade viola acceso con
al centro un bit che rifletteva la luce che filtrava dalla finestra, come uno
specchio. La ragazza lo prese in mano, era contenta di poterlo finalmente
riavere, le era mancato molto durante la sua assenza
dall'organizzazione...anche se riaverlo significava usarlo contro di loro.
Sentì una fitta provenire dal suo cuore, una fitta che le provocava molto
dolore; provò a calmarsi. -Ixion- disse infine. Quello era il nome del suo
beyblade.
-Già, con lui tornerai ad essere la blader migliore della Borg- si alzò dalla
sedia, incrociò le braccia dietro la schiena e si avvicinò a grandi passi verso
Hilary -Ma ora vieni, ti presento i tuoi compagni di squadra- le poggiò una
mano sulla spalla, ma la ragazza gli lanciò un'occhiata di fuoco. Vorkov la
ritrasse subito -Noto con piacere che non hai perso la tua temerarietà. Bene,
pensavo che passare il tempo con i quattro campioni del mondo avesse rammollito
anche te!-
Come si permetteva di parlare così? Loro erano le persone migliori che avesse
mai conosciuto e di certo non meritavano affatto ciò che gli sarebbe accaduto.
Pensò di ribattere ma l’immagine di suo fratello rinchiuso in quella prigione
sotterranea, buia, isolata le attraversò la mente come un fulmine a ciel
sereno. Era un anno che non lo vedeva e si sentiva terribilmente in colpa per
questo, non voleva che pensasse che lei lo aveva abbandonato al suo tragico
destino. Si morse il labbro inferiore cercando di reprime le parole che avrebbe
voluto urlare contro quell’uomo.
Entrò nella stanza, dove ad attenderli c'erano tre ragazzi, tutti più grandi di
uno o due anni rispetto ad Hilary. Vorkov richiamò l'attenzione su di sé
-Ragazzi, questa è Hilary, la blader di cui vi ho parlato...- disse indicando
la ragazza con un gesto della mano -Vi lascio da soli così avrete l'occasione
di conoscervi meglio- e uscì da quell'immensa camera lasciandosi dietro un
silenzio inquietante, successivamente rotto da uno dei Black Killer -E così tu
saresti Hilary? Ultimamente non si fa che parlare di te qua dentro- esordì il
ragazzo biondo, lo spagnolo di nome Carlos.
-Già, dicono che tu sia davvero in gamba, ma non hanno detto che sei anche
molto carina-
-Jeremy per favore...è una ragazza! E io non voglio che una ragazza entri nella
nostra squadra!- Takeshi guardò la brunetta con un'aria di superiorità
scatenando le ire di quest'ultima.
-Se non chiudi quella bocca ti faccio vedere come si diventa maschio in dieci
secondi, visto che tu non ci sei riuscito in quanto? Sedici anni?- domandò in
modo molto ironico provocando le risa di Carlos e Jeremy -La piccola sa il
fatto suo!- Takeshi fulminò con lo sguardo i suoi compagni che smisero
immediatamente di ridere, poi si avvicinò alla ragazza con fare minaccioso -Chi
credi di essere per parlarmi in questo modo?- la sua espressione non prometteva
nulla di buono, così come il tono della sua voce.
-Una blader migliore di te!-
-Allora dimostramelo: se mi batterai entrerai nella squadra, ma se perderai...-
un sorriso molto simile ad un ghigno comparve sulla sua faccia -ti farò passare
la voglia di fare certe battutine in un modo che credo non ti piacerà molto!-
le sussurrò all’orecchio mentre poggiava la sua mano destra sul braccio della
quindicenne.
Hilary rimase a fissare gli occhi verde opaco del giapponese poi si liberò
dalla sua stretta e senza proferire parola si diresse verso il beyblade stadio
al centro della stanza e si mise in posizione aspettando che l’avversario
facesse lo stesso. Takeshi si avvicinò all’arena, era sicuro di vincere, non si
sarebbe mai fatto battere da una ragazzina sfacciata. Caricò il suo beyblade
nero come la notte nel dispositivo di lancio –Vediamo che sai fare, tesoro!-
Intanto qualcuno li osservava grazie alle telecamere piazzate all'interno della
Borg -Bene, tutto sta procedendo secondo i piani...-
TO BE CONTINUED…
Bene, per oggi mi fermo qui (era ora! nd tutti). Nel
prossimo chappy Kai sarà molto più partecipe, visto che in questo ha detto solo
una battuta!....Ringrazio tutti quelli che leggono (se c'è qualcuno nd, me) e
vi prego recensite! Baci!!!!! Ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Eccomi tornata all’assalto con questo secondo chappy di
questa fantastica fic!!!!!! (fantastica?! Ma che si è bevuta?? nd.tutti).
Leggere signori e signore leggere!!! Ma prima vorrei ringraziare tutti quelli
che hanno commentato come: Jaly Chan, Kayx_Chan01, Claudia, Julia, Lelli91,
Chibichan. Scusate se ho dimenticato qualcuno e vi prego di farmi sapere cosa
pensate anche di questo cap!! Ovviamente l’invito è esteso anche agli altri!
Ora posso cominciare…
Senza amici nessuno sceglierebbe di
vivere,
anche se possedesse tutti gli altri
beni (Aristotele)
Un sasso rimbalzò sulla superficie
dell’acqua limpida e fresca prima di andare a fondo; subito dopo fu seguito da
un altro che ripetè il percorso di quello precedente. Era il tramonto, il cielo
tinto di un colore rossastro veniva a volte coperto da nuvole scure che
privavano della vista di un così bello spettacolo. Quei batuffoli di cotone
grigio non promettevano niente di buono e anzi preannunciavano l’arrivo più o
meno imminente di un violento rovescio di pioggia. Cinque ragazzi sedevano su
una delle due sponde del fiume; qualcuno occupato nel lanciare piccole pietre,
insolitamente silenzioso; qualcun altro con lo sguardo seguiva il volo
rotatorio dei gabbiani che si libravano nell’aria a bassa quota avvertendo
anch’essi che in breve tempo sarebbe iniziato a piovere; qualcun altro ancora
era perso nei suoi pensieri a riflettere.
-Io non capisco!- Takao si alzò in
piedi di scatto facendo sobbalzare i suoi compagni che spostarono l’attenzione
su di lui. Gettò in acqua l’ultimo sasso che teneva in mano, quasi con rabbia
–Non ha senso!-
-Ti riferisci al comportamento di
Hilary?-
-Si Rei…ieri ci ha detto quelle cose e
oggi non si è fatta vedere-
-Ha detto che tra pochi giorni saremo
noi ad evitare lei- affermò il blader americano ricordando le parole della
ragazza. Calò nuovamente un silenzio vuoto tra loro che però sembrava parlare
da solo ed esprimere i dubbi, le domande e le incertezze che Hilary aveva
sollevato con quella sua, all’apparenza, inspiegabile reazione. Non si era mai
comportata così prima di allora; qualche volta quando si arrabbiava con loro
capitava che non gli rivolgesse la parola e li evitasse ma non come stava
facendo adesso. C’era qualcosa di diverso e di molto più grave…
-Torniamo a casa, si sta facendo tardi-
La cena non fu molto diversa dalle ore
appena trascorse. Nessuno aveva voglia di parlare e si sentiva la mancanza di
battutine e allegria che caratterizzava la serata a casa Kinomiya. Ognuno
fissava il piatto che aveva davanti e senza alzare la testa portava alla bocca
il cibo servito sopra di esso con movimenti lenti e ripetitivi, quasi
meccanici. Le loro menti erano affollate da ben altro.
-Si può sapere che vi è successo
ragazzi? Avete certe facce…-
-Non ci è successo niente, nonno- la risposta
piatta e concisa del nipote bastò a far capire all’arzillo vecchietto
appassionato di kendo a non insistere troppo; anche se in un clima così teso
era facilmente intuibile che qualcosa non andava…
Ma cosa? Camminava per le strade
deserte di Tokyo a quell’ora della sera mentre per la testa gli rimbombava
sempre la stessa domanda. Non aveva mai visto Hilary comportarsi in quel modo e
non poteva fare a meno di chiedersene il motivo. Quando l’aveva conosciuta, due
anni prima, le era parsa una ragazzina come tante, magari un po’ più
intelligente e carina di altre, ma rientrava nella norma; anche se doveva
ammettere che per più volte la squadra era rimasta unita grazie a lei. Nemmeno
lui sapeva perché ci pensava, eppure l’incontro con quella ragazza risalente al
giorno prima gli aveva lasciato un sapore amaro in bocca…cercava di distrarsi
ma con la mente ritornava sempre a lei e al suo comportamento, l’immagine di
Hilary gli appariva davanti agli occhi incosciamente, non gli era mai capitata
una cosa del genere. Era vero, dopo la sconfitta inflitta alla Borg in Russia,
Kai aveva imparata a preoccuparsi anche per i suoi amici e non solo per se
stesso, ma mai aveva riflettuto così tanto, e senza trovare risposta per
giunta, su un loro problema. Sentì qualcosa di bagnato scivolargli sul viso,
alzò lo sguardo al cielo, le stelle non si vedevano e un altra goccia cadde,
questa volta sui suoi capelli. Stava cominciando a piovere. Riprese a camminare
incurante delle condizioni del tempo, voleva continuare la sua passeggiata e
poche gocce di pioggia non glielo avrebbero di certo impedito. Ogni tanto una
macchina gli sfrecciava accanto illuminandolo con gli abbaglianti per qualche
secondo, lui stringeva gli occhi riducendoli a due fessure per proteggerli
dall’improvvisa luce in contrasto con l’oscurità della notte, poi tornava ad
immergersi nei suoi pensieri.
Era appoggiata al belvedere del parco e
ripensava all’incontro contro Takeshi. L’aveva sconfitto, anche se con qualche
tentennamento, in fondo era da più di un anno che non prendeva in mano un
beyblade, ma sapeva anche che in poco tempo sarebbe tornata nella sua forma
ottimale. Con la vittoria avuta sul giapponese era entrata a far parte
ufficialmente della squadra dei Black Killer; non che la cosa la rendesse felice
anzi…ma quello era l’unico modo per salvare lei e suo fratello. Si sedette a
terra poggiando la schiena alla ringhiera. Piegò le gambe al petto e le
circondò con le braccia affondando il viso in esse. L’aria che si respirava
alla Borg non le piaceva, non le era mai piaciuta, per questo era uscita si
sentiva soffocare, come in una prigione di cui qualcuno aveva gettato via la
chiave e lei accucciata in un angolo buio della cella cercava un modo per
fuggire. Il suono di passi leggeri ma allo stesso tempo sicuri, le fece alzare
il volto e vide davanti a sé l’ultima persona che si aspettava di trovare…
-Kai…- sussurrò quasi il suo nome. Si
rimise in piedi, cosa ci faceva lui lì?
-Cosa sei venuto a fare qui?-
l’insolita freddezza con cui pronunciò la frase fece esitare il russo, non si
era mai comportata in modo tanto brusco con lui. Che ricordasse l’aveva sempre
trattato con gentilezza, anche le volte in cui sapeva di non meritarlo. La
pioggia cominciò a cadere sempre più fitta andando a bagnare i due ragazzi.
-Cosa sei venuto a fare qui?- ripetè
alzando il tono di voce e aumentando quindi l’apatia di quella domanda.
-Se ieri ti sei comportata in quel modo
con noi deve esserti successo qualcosa di grave-
-E a te cosa importa?-
-Siamo preoccupati per te- normalmente
avrebbe risposto che gli altri erano preoccupati per lei, evitando di tirare in
ballo se stesso, eppure l’aveva fatto, senza pensarci aveva ammesso a Hilary,
ma non solo, anche a lui che quella situazione l’aveva coinvolto molto più di
quanto immaginasse; solitamente non si intrometteva troppo in questioni che non
lo riguardavano direttamente; allora perché lo aveva detto?
Si trovavano a pochi metri di distanza
l’uno dall’altra, in silenzio si guardavano negli occhi sperando forse di
riuscire a dare una risposta alle loro domande. In fondo gli occhi sono lo
specchio dell’anima e non mentono mai…
-Preoccupati per me? Ma fammi il
piacere…- non era facile non far tremare la voce e cercare di mantenere un tono
freddo e anzi distaccato.
–E poi mi sembra di essere stata
chiara- continuò –Non dovete preoccuparvi per me ma per voi…e soprattutto non
dovete cercarmi. A tempo debito saprete ogni cosa- sentimenti contrastanti
stavano lottando nella sua mente e ognuno voleva prevalere sull’altro creando
una confusione immane. Lei amava Kai, come poteva trattarlo con simile astio?
Pensò di andarsene, non avrebbe sopportato ancora a lungo quella situazione.
Prese a correre, raggiunse il blader e lo sorpassò, allontanandosi da lui,
scappando di nuovo.
Nell’istante in cui Hilary gli passò
accanto il russo notò che i suoi occhi erano bagnati. Poteva trattarsi di
pioggia dal momento che un temporale si era riversato su di loro, ma lui era
pronto a giurare che fosse qualcos’altro…lacrime, lacrime calde provenienti da
un cuore caldo.
No, Hilary non era cambiata…
Corse a perdifiato finchè non raggiunse
la sede della Borg; ancora un passo e sarebbe caduta a terra sfinita, la
pioggia non aveva cessato di venire giù dal cielo, anzi aveva aumentato la
propria intensità. Era molto tardi e poteva sentire solo l’eco dei suoi passi
rimbombare tra quelle quattro mura, interrotti ogni tanto da brevi e assordanti
tuoni. Attraversò l’atrio principale, i capelli bagnati e appiccicati al collo,
i vestiti grondanti d’acqua e il cuore che le batteva forte nel petto e non
solo per la corsa…aveva incontrato Kai, una parte di lei era stata contenta di
averlo visto ma l’altra non avrebbe voluto mai incontralo in simili
circostanze. Poggiò una mano alla parete per sostenersi dallo sforzo appena compiuto
e posò quella libera sul torace che si alzava e abbassava ad un ritmo
insolitamente celere, cercando di riprendere fiato; imboccò uno dei tanti
corridoi che conducevano alle camere dei bladers che facevano parte
dell’organizzazione e giunse davanti alla porta della sua stanza. Si asciugò il
viso con la maglietta ed estrasse dalla tasca una chiave. Stava per inserirla
nella serratura quando una voce alle sue spalle la colse di sorpresa.
-Dove sei stata fino adesso?-
-Non credo che la cosa ti riguardi- si
voltò verso Takeshi.
-Prima o poi ti farò togliere la voglia
di rispondermi in questo modo, sono il capitano della squadra- si avvicinò alla
ragazza sbattendo una mano al muro a lato del suo viso sopra la sua spalla.
-E io ti farò togliere dalla faccia quell’aria
da strafottente che ti ritrovi, sono la blader migliore della squadra- ribattè
a tono. Al giapponese non piacque molto questa sua ultima affermazione e con la
mano libera le sollevò il mento costringendola a guardarlo negli occhi –Ascolta
dolcezza, anche se sei entrata nei Black Killer ciò non ti dà il diritto di
comportati come ti pare…e poi mi hai battuto solo per pura fortuna-
La quindicenne stava per ribattere ma
fu preceduta dall’americano –Ma guarda guarda…critichi tanto e poi ci provi tu
con lei?-
-Stai zitto Jeremy-
Il blader in questione non lo ascoltò
–Dove sei stata di bello piccola Hilary?-
-Dove mi pare- disse, poi aprì la porta
e la richiuse immediatamente appena fu entrata nella sua camera. Si appoggiò
con la schiena ad essa; quanto odiava quel posto. “In fondo anche loro sono
vittime di Vorkov…” pensò mentre scivolava a terra tra il buio della stanza.
Affondò il viso tra le mai –Kai…-
Si svegliò di soprassalto mettendosi a
sedere e si guardò intorno. I suoi compagni dormivano tranquilli sembrava tutto
normale eppure c’era qualcosa che non andava. Si era sentito chiamare…o lo
aveva solo sognato? Si sdraiò di nuovo provando a riprendere sonno ma non era
dell’umore adatto per dormire. Avvertiva una strana sensazione di agitazione e
non ne capiva il motivo. Un bagliore accecante inondò la stanza seguito da un
boato assordante che fece quasi tremare le pareti, il temporale non era ancora
terminato. Gli tornò in mente l’incontro con Hilary di qualche ora prima ma non
riusciva a trovare una ragione logica per spiegare il suo strano comportamento.
Che nascondesse qualcosa era ovvio…ma cosa? E soprattutto era in qualche modo
collegata a loro? Pensieri che lo tennero sveglio fino all’alba quando decise
di alzarsi. Ripiegò il futon e lo sistemò in ordine in un angolo della
palestra, attento a non far rumore. Uscì in giardino, l’aria era ancora fresca
dal momento che il sole non si era ancora alzato ma il cielo era sgombro di
nuvole, come se dopo l’acquazzone durato tutta la notte fosse finita l’acqua
accumulata nell’atmosfera. Gettò un’occhiata al praticello della casa, l’erba
era ancora umida e si poteva respirare un forte odore di terra. Prese dalla
tasca il suo fedele Dranzer e lo caricò nel dispositivo di lancio tirandolo a
poca distanza da lui. Il beyblade sfrecciava senza esitazione sul terreno
eseguendo uno slalom perfetto tra le lattine vuote che usavano i Bladebreakers
per allenarsi.
-Mattiniero, eh?-
Il russo alzò lo sguardo. Nonno J era
apparso sul portico della palestra con un sorriso allegro dipinto sul volto.
-Non volevo svegliarla, mi dispiace-
-Non ti preoccupare, ero in piedi già
da un pezzo! Non riuscivo a dormire-
-Già…nemmeno io…-
-Questa è l’ora migliore per allenarsi,
credo che andrò a sferrare un po’ di colpi di spada!- e sparì dietro l’angolo
della villa.
Kai tornò a posare l’attenzione sul suo
beyblade e continuò ad allenarsi finchè non fece mattina inoltrata.
-Già ti alleni?- gli chiese Rei
comparendo dietro di lui. Il blader dell’Aquila Rossa richiamò Dranzer che
immediatamente tornò nella mani del suo proprietario –Ieri sera ho incontrato
Hilary- quelle parole gli uscirono dalla bocca da sole, non aveva potuto
fermarle.
-Dove? E cosa ti ha detto?-
Il blader distolse lo sguardo
dell’amico alzandolo al cielo –Ha ribadito ciò che aveva già detto-
Il sedicenne dagli occhi ambrati rimase
sorpreso –Nient’altro?-
-No- quasi non gli lasciò il tempo di
terminare la frase che subito rispose. Non voleva dirgli la sua impressione sul
fatto che stesse piangendo altrimenti avrebbe scatenato una serie di domande da
parte del suo interlocutore: Sicuro? Perché? E lui non sapeva colmare quei
dubbi.
-Tu credi che…-
Takao uscì in giardino sbadigliando
seguito da Max –Che succede?- chiese con la voce ancora impastata di sonno
mentre si strofinava gli occhi, interrompendo il discorso iniziato da Rei.
-Ieri sera Kai ha incontrato Hilary-
-Davvero?- fece rivolto al russo.
Quest’ultimo ripose a posto il suo beyblade e rientrò in palestra sotto gli
sguardi silenziosi dei suoi compagni.
-La lunga pausa dal beyblade non sembra
aver dato grandi problemi a Hilary, in poco tempo sarà perfettamente in grado
di confrontarsi con i Bladebreakers-
-Bene, molto bene- la voce all’altro
capo del telefono aveva un tono basso ma soddisfatto –Chiamami quando sarà il momento-
-Certo Signore- Vorkov riattaccò la
cornetta e sorrise accondiscendente. Stava facendo un ottimo lavoro o almeno
così pensava. Spinse un tasto sulla tastiera del computer e sul monitor gli
apparve l’immagine ripresa dalla telecamera piazzata nella sala degli
allenamenti. I Black Killer, Hilary inclusa, erano già sul posto. Si alzò dalla
sedia dirigendosi dai bladers. Quando entrò in quell’enorme stanza i ragazzi
già si stavano allenando; incrociò le braccia la petto e rimase in silenzio ad
osservarli, poi volse lo sguardo sulla sua atleta preferita, quel beyblade
viola acceso possedeva una forza ed una velocità davvero lodevoli. Sorrise
compiaciuto, era sicuro che con lei i suoi piani sarebbero andati in porto.
E mentre Vorkov credeva ormai realizzati
i suoi progetti di conquista Hilary pensava ai Bladebreakers. Si chiedeva come
avessero preso quel suo strano modo di comportarsi, se avessero tentato di
capirne il motivo o avessero lasciato stare. Nemmeno lei sapeva quale delle due
opzioni sarebbe stata la migliore…l’unica certezza che aveva era che non doveva
pensare sempre a loro. Ma come poteva non farlo? Perfino gli allenamenti che
praticava alla Borg glieli ricordava.
Le tornò in mente l’incontro con Kai
della sera precedente, i suoi lineamenti, i suoi occhi, la sua voce, la
sensazione che aveva provato quando se lo era trovato di fronte, il desiderio
di corrergli incontro e abbracciarlo, ma anche quello di fuggire…sospirò mentre
l’acqua le scivolava addosso lavando via la fatica della giornata. Chiuse il
rubinetto e uscì dalla doccia con solo l’asciugamano avvolto intorno al corpo.
Si sedette sul letto gettando uno sguardo alla finestra; se solo avesse potuto
spiegargli…
TO BE
CONTINUED...
E anche il secondo capitolo è andato, in pochi giorni spero
di riuscire a mandare pure il terzo. Ho un sacco di idee per la testa e non so
come farle coincidere tutte!!! Aiuto!!! Beh…aspetto commenti (aspetta e spera!
nd.tutti) così magari mi sbrigo a pubblicare il nuovo cap, se non ci metto di
più…CIAO!!!!!!!!!!!!
La situazione comincia a farsi sempre più interessante…cosa succederà in
this chappy
La situazione comincia a farsi sempre più
interessante…cosa succederà in this chappy? Non ve lo dico (eh eh eh nd.me
molto sadica). Va buò, siccome sono buona (eeeeeeeeeee nd.tutti) ve lo
dico…leggete please! Questa volta i ringraziamenti l’ho messi alla fine!
Ho superato quelle mura con le ali
leggere dell’amore,
poiché no v’è ostacolo di pietra che
possa arrestare il passo dell’amore,
e tutto quel che amore può fare,
subito trova il coraggio di tentarlo
(William Shakespeare)
Era trascorsa una settimana da quando
Hilary era tornata ufficialmente a far parte della Borg. Durante quei sette
giorni aveva dovuto dedicarsi intensamente agli allenamenti cui veniva
sottoposta. Erano terribilmente pesanti, non le lasciavano tregua, e ogni sera
crollava addormentata sul suo letto, con le braccia e le gambe indolenzite.
Una settimana, era da una settimana che
non li vedeva…le mancavano tantissimo, le loro battute, la loro allegria, la
loro testardaggine, le mancavano perfino le litigate con Takao, e poi
Kai…l’ultima volta che lo aveva incontrato lo aveva lasciato sotto la pioggia
mentre lei scappava; perché si era innamorata di lui? Così tutto diventava più
complicato. Lei sapeva di non poter vivere senza averlo accanto, senza
incrociare il suo sguardo, senza ascoltare il suono della sua voce. Lo amava,
quel suo carattere ambiguo, quel suo atteggiamento, la attiravano in modo
irresistibile. Pensava a questo mentre si vestiva. Si guardò allo specchio,
aveva un look diverso dal solito, infatti era proprio questo l’effetto che
voleva dare: di una Hilary diversa da quella che i Bladebreakers avevano sempre
creduto. Indossava una maglietta smanicata viola acceso che le risaltava le
curve e le lasciava scoperta la pancia, un paio di pantaloni lunghi, neri,
abbastanza morbidi con due tasche ai lati esterni delle cosce, gli anfibi
anch’essi neri e dei guanti senza dita dello stesso colore della maglietta. Sul
letto erano gettati i suoi vecchi abiti, la gonna bianca e la maglia rosa;
pensò che probabilmente non li avrebbe più rimessi. Li piegò con cura e li
sistemò dentro un cassetto. Uscì dalla stanza e si diresse verso l’ufficio di
Vorkov. Si fermò davanti la porta, quanto l’aveva odiata e quanto l’odiava
ancora, fece un gran respiro per raccogliere aria nei polmoni ma anche il
coraggio per andare avanti –Forza Hilary, si entra in scena- disse, e con
queste parole varcò la soglia della stanza. Si avvicinò alla scrivania, l’uomo
intento a guardare oltre la grande finestra in vetro infrangibile che occupava
la maggior parte del muro dietro al banco effettuò mezzo giro in senso
antiorario sulla sua padronale poltrona girevole e un sorriso stomachevole si
dipinse sul suo volto –Eccoti finalmente, allora sei pronta a incontrare i
Bladebreakers?-
-Certo- non lo era affatto.
-Oggi gli darai solo una dimostrazione
di quello che sai fare…cattureremo i loro bit-power in data da destinarsi,
quando saranno al massimo della loro forza; ci sarà più gusto a batterli!-
scoppiò in un’irritante, sadica risata che rimbombò per tutta la stanza. Era talmente
preso da se stesso che nemmeno si accorse che la ragazza di fronte a lui lo
fissava con il massimo disprezzo.
-Secondo alcuni informatori, in questo
momento quei ragazzini sono sulla spiaggia, dato che devo andare da quelle
parti ti posso accompagnare io con la macchina-
-Non ce n’è bisogno-
-A me non crea alcun disturbo e tu
farai molto prima ad arrivare. Andiamo- il suo tono di voce non ammetteva
repliche. Forse non creava disturbo a lui ma a lei si. Meno tempo passava con
quell’energumeno e meglio si sentiva.
A metà tragitto Vorkov accostò l’auto a
un lato della strada e si chinò su Hilary –Vorkov…- fece spaventata con
l’intenzione di fermarlo.
-La cintura, piccola- disse inserendola
nell’apposito attacco, poi la guardò negli occhi con un’espressione
indecifrabile e tornò a posare le mani sul volante. Si leccò le labbra mentre
premeva il piede sulla frizione per rimettere in moto il veicolo. La ragazza
avvertì dei brividi gelidi attraversarle la schiena; si sentiva in trappola,
avrebbe solamente voluto aprire la portiera di quella macchina e fuggire il più
lontano possibile. Stava per farlo ma l’immagine di un bambino che piangeva
rinchiuso in una cella buia e umida le fece abbandonare l’idea. Strinse i denti
“Non ti abbandonerò fratellino…”
Per fortuna o sfortuna arrivarono a
destinazione, da una parte Hilary avrebbe dovuto affrontare faccia a faccia i
suoi vecchi amici e recitare , dall’altra avrebbe dovuto passare del tempo
ancora con Vorkov e recitare. In ognuno dei due casi non avrebbe potuto essere
se stessa. Scese dall’auto dopo aver ricevuto l’augurio di vittoria da parte
dell’uomo che era alla guida.
-Ipocrita- bisbigliò a mascelle serrate
mentre vide l’auto allontanarsi fino a sparire dalla sua vista. Gettò uno
sguardo al mare e numerosi ricordi le tornarono alla mente…era stato in quel
posto che aveva visto per la prima volta i bit-power, o meglio aveva finto di
vederli per la prima volta. Lei sapeva già come erano fatti essendo in possesso
di uno di loro. Se ci pensava tutte le cose che gli aveva fatto credere erano
false, tutte…tranne una: l’affetto che li legava, l’amicizia che si era creata
tra lei e il resto del gruppo, quella era reale, reale e sincera. Si avvicinò
lentamente alla spiaggia, sembrava esitare a ogni passo che muoveva…
-Attacca Dragoon!-urlò con la solita
serietà e euforia che lo accompagnava in ogni incontro.
-Difenditi Driger!- Rei e Takao stavano
disputando un sfida a beyblade. Entrambi erano molto presi dal combattimento
sotto gli sguardi attenti dei loro compagni di squadra che assistevano come
pubblico. Il professore registrava il match sul suo computer verificando i
progressi dei bladers; per il momento nessuno dei due sembrava avere il
sopravvento sull’altro, ma proprio quando l’allenamento stava per giungere al termine
un beyblade viola fece la sua entrata nel campo di gara.
-Ma cosa…-
-Di chi è questo beyblade?- domandò a
voce alta il cinese. K sollevò gli occhi dal portatile spostando l’attenzione
sull’arena come se non credesse a ciò che vedeva sul monitor dell’elaboratore
elettronico; rimase praticamente a bocca aperta –Non ne ho idea- balbettò
confuso.
Ixion partì all’attacco di Dragoon e
Driger che colti di sorpresa finirono a terra, ai piedi di Takao e Rei. I
ragazzi continuarono a seguire con lo sguardo le mosse del beyblade sconosciuto
fin quando non tornò nelle mani della sua legittima proprietaria. L’espressione
che si dipinse sui volti dei Bladebreakers sembrava parlare da sola. Non era
possibile, Hilary si trovava di fronte a loro a pochi metri di distanza. Si
sollevò una leggera brezza che proveniva dal mare e quasi si poteva ascoltare
il suono delicato che lasciava nell’aria per quanto fosse diventato silenzioso
quel tratto di spiaggia.
-Hilary…- fu il capitano a rompere il
ghiaccio per primo –cosa…cosa ci fai qui?-
Aspettò qualche secondo prima di
rispondere, incrociò le braccia al petto cercando di assumere un tono di
sufficienza –Ma come? Non volevate una spiegazione al mio comportamento?-
-Quel beyblade…è tuo?- domandò il
professore con aria sempre più stupita.
-E di chi se no?
-Ma da quanto…- non ebbe il tempo di
concludere che fu subito preceduto dalla brunetta –Anni, perché?-
-Come sarebbe a dire anni?!-
-Sarebbe a dire anni- sottolineò
l’ultima parola con una rabbia tale da far sussultare i suoi interlocutori.
-Aspetta un attimo…il prof. ha ragione!
Come è possibile che tu usi il beyblade da anni? Spiegaci questa storia-
-Sicuri di volerla sapere? Perché credo
che non vi piacerà molto!- commentò con un sarcasmo che i bladers non avevano
mai conosciuto in lei. Il capitano la guardò negli occhi –Che ti succede?- le
chiese preoccupato. La ragazza lasciò andare le braccia lungo i fianchi e si
incamminò verso la riva del mare dando le spalle ai suoi vecchi amici. “Vi
prego…non odiatemi per questo” strinse i pugni e continuò quella lei reputava
una messa in scena –Faccio parte di un’ organizzazione che avete già conosciuto
in passato…e che è legata all’infanzia di uno di voi-
Kai sgranò gli occhi –Non ti starai
riferendo alla Borg?- gli altri componenti della squadra spostarono
l’attenzione su di lui. Nessuno poteva dimenticare ciò che era successo in
Russia due anni addietro. Hilary si voltò prima di dire –Esatto- anche se con
scarso entusiasmo.
-Cosa? Stai scherzando vero?-
-Mai stata così seria Takao-
-Da quanto?-
-Cinque anni-
-Hilary…non ci stiamo capendo niente!
Sei stata con noi per più di un anno!- Max cercava gli sguardi dei suoi
compagni in cerca di appoggio. Fu di nuovo il blader dell’Aquila Rossa a
prendere la parola –Se quello che hai detto è vero perché io non ti ho mai
vista quando per un breve periodo sono tornato dalla loro parte?-
-Perché faceva parte del piano- poi
aggiunse –Io al contrario ho sentito molto parlare di te, in pratica ti
conoscevo ancora prima di averti visto per la prima volta-
-Quale piano?- domandò Rei sempre più
confuso e perplesso.
-Vi ricordate di Vorkov, o come lo
chiamo io il “Direttore dei lavori”, vero? Beh vedete, non ha ancora rinunciato
ai vostri bit-power e ha tutt’ora di l’intenzione di catturarli…grazie a me-
-Grazie a te?! Vorresti dire che…-
-Ti pregherei di non interrompermi
Takao se vuoi sapere il seguito- tutte quelle domande le rendevano la
situazione ancora più complicata di quanto non fosse già. Riprese a parlare –E’
stata di Vorkov l’idea di avvicinarvi e farvi guadagnare la mia fiducia.
Fingendomi una ragazza come tante che non sapeva nulla riguardo al beyblade
avrei potuto tenervi d’occhio senza insospettire nessuno. E così è stato- i
Bladebrekears ascoltavano in silenzio le parole che uscivano dalla bocca di
Hilary, increduli.
-In questo modo ho avuto la possibilità
di imparare le vostre strategie, di cogliere i vostri punti deboli, di
sfruttare al meglio la mia potenza e quella del mio beyblade per usarla poi
contro di voi e battervi. Perché se sperate di sconfiggermi o riuscire anche
solo a difendervi…vi sbagliate di grosso. I vostri bit-power cadranno nelle
mani della Borg-
-Io non ci credo, non posso credere che
tu…- Takao sembrava molto scosso –che tu per più di un anno sei stata con noi
solo per poter spiare tranquillamente le nostre mosse, è assurdo! E tutto
quello che abbiamo passato insieme? Le volte in cui abbiamo sconfitto i nostri
avversari, quando abbiamo vinto il campionato mondiale…tu sembravi davvero
contenta per noi- disse mentre la voce cominciava ad incrinarsi.
-Sono una brava attrice, vero?- sorrise
compiaciuta “Altrimenti ora voi non mi credereste…” pensò abbassando lo sguardo
“Scusatemi…”
-Dimostrami che quello che hai detto è
vero!- le urlò contro lanciandole uno sguardo di pietra.
-E come?-
-Con una sfida a beyblade!-
-Takao ma…- il professore gli posò una
mano sulla spalla –Non cercare di fermarmi, voglio vedere se davvero da ora in
poi devo considerarla una mia nemica!-
-Come vuoi- estrasse dalla tasca il suo
beyblade e si avvicinò al campo di gioco. Il capitano già si era messo in
posizione e Hilary fece altrettanto –Mi dispiace per te Takao, ma non riuscirai
a battermi!-
Ixion e Dragoon si scagliarono subito
all’attacco l’uno contro l’altro con un urto piuttosto violento. Takao non
esitò un solo istante a scagliarsi sul beyblade avversario che però riusciva a
schivare le sue mosse ad una velocità sorprendente.
-Incredibile…- il professore seguiva
l’incontro grazie al suo computer –Il bey di Hilary riesce ad evitare tutti gli
attacchi di Dragoon-
-E’ naturale-
K spostò l’attenzione su Rei –Se
conosce tutte le sue strategie conoscerà anche il modo per farle fallire-
Hilary invece non sembrava avere grossi
problemi, avrebbe potuto mettere fine al combattimento in qualsiasi momento
–Metterò subito fine a questo match, almeno non soffrirai troppo!- si morse il
labbro inferiore “E non soffrirò troppo nemmeno io”
-Questo è da vedere! Drago Azzurro!-
Takao chiamò in causa il suo bit-power che come sempre fece la sua maestosa
entrata in scena, mostrandosi in tutta la sua potenza. Il beyblade del capitano
si lanciò contro quello della ragazza mettendolo alle strette ma la quindicenne
seguì l’esempio di quello che doveva considerare il suo rivale.
-Ixion!- il bit si illuminò di una luce
violacea e al suo interno apparve l’animale sacro di Hilary.
I Bladebreakers, Takao incluso,
rimasero a fissare la scena a bocca aperta. Il bit-power appena comparso si
fiondò contro il Drago Azzurro rivelandosi per ciò che era: uno splendido
cavallo con un corno al centro della fronte e provvisto di due ali ricoperte da
piume d’angelo. La brunetta guardò il giapponese –Perdonami Takao…- sussurrò
mentre stava per sferrare il colpo finale.
Dragoon schizzò fuori dal campo andando
a sfiorare a grande velocità la guancia destra del blader sulla quale si aprì
un taglio superficiale. Il quindicenne posò una mano sulla ferita che nel
frattempo aveva cominciato a bruciare; sentì le dita inumidirsi, le portò sotto
gli occhi, erano bagnate di sangue. Si voltò verso il suo beyblade che ora
giaceva immobile ai piedi dei suoi compagni di squadra che lo fissavano
allibiti. Spostò di nuovo l’attenzione su Hilary, incredulo, senza proferire
parola poiché il suo sguardo parlava da solo. Quest’ultima chiuse gli occhi
“Non guardarmi così, ti prego”.
-Complimenti!- si congratulò un ragazzo
biondo dagli occhi cerulei che avanzava applaudendo, seguito da altri due
adolescenti.
-Hai fatto un ottimo lavoro piccola
Hilary! Spero che al combattimento ufficiale farai lo stesso!-
-E voi chi siete?- domandò Max ancora
scosso da quella situazione.
-I Black Killer, la squadra
rappresentante la Borg, io mi chiamo Jeremy, lui è Carlos, e questo musone alla
mia sinistra si chiama Takeshi- al giapponese ancora non era andata giù la
sconfitta subita contro Hilary.
-Lei invece…- continuò il
diciassettenne –beh non ha bisogno di presentazioni, la conoscete già, non è
così Bladebreakers?-
-Tu stai con loro, rispondi!- Takao
sembrava fuori di sé.
-Si…-
-Vi batterete contro di noi e vi
porteremo via i vostri amati bit-power!- spiegò Carlos con un sorriso maligno
dipinto sul viso.
-Ragazzi, non mi pare il momento di
perdere tempo con loro- sentenziò il capitano dei Black Killer girando i tacchi
e cominciando ad allontanarsi, mentre lo spagnolo faceva lo stesso.
-Andiamo piccola Hilary- la esortò
l’americano. Alla ragazza non rimase altro da fare che seguire la sua squadra,
ma prima di sparire dalla vista dei Bladebreakers venne fermata dalla domanda
del professor K –Aspetta un attimo! Perché lo stai facendo?-
La brunetta si bloccò, sentendosi
terribilmente in colpa, di nuovo l’immagine di suo fratello, così piccolo e
indifeso, nella prigione della Borg le attraversò la mente. Gli lanciò
un’occhiata di fuoco che fece indietreggiare lo studioso di beyblade, poi
guardò Kai negli occhi “A che cosa starai pensando ora? Che sono una
traditrice, una persona insensibile senza scrupoli…non potrei darti torto.
Spero solo che un giorno riuscirai a perdonarmi. Addio amore mio…”
Takao sfogava la rabbia allenandosi a kendo
nella palestra della sua casa, squarciando l’aria a tempi regolari con la spada
di bambù. Ripensava all’incontro contro Hilary di quel pomeriggio e ogni volta
aumentava la forza che imprimeva alla mazza quando sferrava i colpi. Gli altri
quattro membri della squadra lo guardavano scaricare la tensione della giornata
seduti vicino ad una delle pareti della stanza con la schiena appoggiata ad
essa.
-E’ assurdo! Ci ha voltato le spalle
senza troppi complimenti! Anzi no mi correggo…per voltarci le spalle avrebbe
dovuto prima stare dalla nostra parte, lei invece non c’è mai stata!- sbattè
con violenza la punta del bastone sul pavimento e poi lo lasciò cadere a terra.
-Si può sapere perché ve ne state lì in
silenzio?- fece urlando ai bladers. Era chiaro che l’arrabbiatura non gli era
ancora sbollita.
-Takao io credo che ci deve essere una
spiegazione a quello che sta succedendo…- ribattè il professore cercando di far
calmare il capitano.
-Certo che c’è! Hilary è sempre stata
dalla parte della Borg, ha seguito alla lettera il paino di Vorkov e noi ci
siamo fatti fregare come dei polli! Eccotela la spiegazione!- si sedette
incrociando braccia e gambe; portò una mano alla guancia destra, sulla ferita
ora coperta da una piccola benda, se ci premeva sopra gli faceva ancora male.
-Forse Takao non ha tutti i torti-
-Anche tu la pensi come lui, Max?-
-Non lo so…- scosse la testa. Rei si
alzò in piedi –Bisognerebbe scoprirlo-
-E come pensi di fare?- gli domandò il
biondino.
-Non ne ho idea- sospirò demoralizzato.
Anche Kai, sebbene rimanesse in silenzio ripensava a quello che era accaduto
nel pomeriggio. E più ci si soffermava a riflettere più si convinceva che c’era
qualcosa che non andava. Hilary aveva battuto Takao, e questo stava a
significare che con il beyblade ci sapeva fare e che probabilmente si era
allenata alla Borg ma…il suo sguardo…mentre sferrava l’attacco vincente contro
il capitano i suoi occhi erano carichi di tristezza, non si sbagliava. E se
aggiungeva quando l’aveva incontrata al parco una settimana prima, la loro
conversazione, quando era scappata piangendo…
-Forse c’è un modo per saperlo-
pronunciò interrompendo il silenzio creatosi tra i ragazzi.
TO BE
CONTINUED…
Finisco qui così vi lascio sulle spine! (cattiva!!!
nd.tutti) eh eh eh se volete il seguito commentate!!! (questo si chiama
ricatto! nd.tutti) (lo so! nd.me). Beh, vi lascio ma prima i ringraziamenti:
Kayx_chan01, Jaly Chan, Chibichan, Lelli91 .Grazie per aver letto ed espresso
la vostra opinione!! Continuate così, ho bisogno di sostegno morale! (e
psicologico nd.tutti).Alla
prossima!!!!!
Capitolo 4 *** La verità nascosta (prima parte) ***
Già sono arrivata al quarto cap
Già sono arrivata al quarto cap!!!!!!! Come sempre
ringrazio chi ha commentato!!!!!! Sono contenta, contenta, contenta, contenta,
contenta, conten…(abbiamo capito!!!!!!! nd.tutti). Ehm…tornando alla fic (che è
meglio! nd.tutti) (Ehi, quella battuta era mia! nd. puffo quattrocchi)
^_______^ dicevo…tornando alla fic: scommetto che siete curiosi di sapere
l’idea di Kai! (se lo dici tu nd.tutti) allora 3 2 1…buon anno!! (oddio oggi
non ci sto con la testa nd.me) (solo oggi??? nd.tutti)
Il vero amore non ha mai conosciuto misura (Sesto
Properzio)
-Cosa?!- si udì un coro generale provenire dall’interno
della palestra di casa Kinomiya. Takao si alzò in piedi allibito squadrando Kai
come fosse la prima volta che lo vedesse. Il russo dal canto suo era rimasto
impassibile davanti alla reazione, a suo parere esagerata, dei compagni di
squadra.
-Sei uscito fuori di testa anche tu?-
-Takao ha ragione, è rischioso, e se qualcuno ti scopre?-
anche Rei sembrava della stessa opinione dell’amico.
-Non succederà niente-
-Mi dispiace ma hanno ragione loro- il professore era del
tutto contrario ad un simile azzardo. Entrare nella tana del lupo non poteva
considerarsi un’azione ragionevole, anzi…far tornare Kai alla Borg sarebbe
stato troppo pericoloso, non dovevano lasciarlo andare. Era vero, movendosi
all’interno dell’organizzazioneavrebbe potuto raccogliere molte
informazioni su Hilary e sui piani di Vorkov ma se qualcuno avesse smascherato
il suo gioco le conseguenze non sarebbero state tanto piacevoli, per lui e per
l’intera squadra. Avrebbe dovuto far finta di essere di nuovo passato dalla
loro parte e aver tradito i suoi compagni, ma chi garantiva che tutto sarebbe
filato liscio? E chi dava per certo che lo avrebbero accettato ancora alla Borg
dopo tutto quello che era successo in Russia? In fondo una delle cause del suo
fallimento era proprio lui…
-Mio nonno è ancora il presidente della Borg, non sarà
difficile convincerlo a farmi tornare con lui-
-Lì sarai da solo…se ti succedesse qualcosa non potremmo
fare niente per aiutarti-
-Ci terremo in contatto, nell’ufficio di Vorkov c’è un
computer con accesso alla rete. Mi posso intrufolare lì dopo le undici di sera,
quando non c’è più nessuno in giro, e mandare e-mail al portatile del
professore-
Il capitano si diresse verso il giardino –Fai come vuoi-
-Ma Takao…-
-Lasciatelo fare, se ha deciso così non cambierà idea-
disse rassegnato –Anche se secondo me perderai solo il tuo tempo. Toglimi una
curiosità, perché lo fai?-
Nemmeno Kai era sicuro di conoscere la risposta –Perché ho
passato anch’io simili momenti- si, forse era quello il motivo –E poi…- per
l’ennesima volta l’immagine di Hilary che sconfiggeva Takao, il suo sguardo,
gli attraversò la mente.
-E poi?- lo incitò a continuare. Scosse la testa –Niente…-
-Spero per lei che sia davvero importante- disse quasi
minacciando l’uomo che gli stava accanto.
-Ha detto che è una cosa urgente- spiegò quest’ultimo
giustificando l’interruzione della riunione che si stava tenendo tra lui e
Vorkov. Il signor Hiwatari si fermò davanti la porta del suo ufficio. Fece
andar via il sottoposto ed entrò nella stanza dove ad attenderlo c’era l’ultima
persona che si aspettava di trovare dopo il suo tradimento. Si avvicinò alla
scrivania in cui quel ragazzo aveva usurpato il posto nell’attesa dell’arrivo
del presidente. Hito non mancò di dimostrare la propria stizza verso l’ospite
imprevisto, a due anni di distanza ancora non lo aveva perdonato sebbene fosse
un suo parente. Lo stesso era valido per Kai che probabilmente avrebbe di gran
lunga preferito vedere morta la persona che da piccolo lo aveva fatto tanto
soffrire.
-Cosa sei venuto a fare qui nipote?- si guardò bene dal
chiamarlo per nome dimostrandogli che non voleva avere confidenza con lui.
-Sai…nonno- gli costò molto pronunciare quell’ultima
parola –Ho deciso di tornare alla Borg- pensò di andare dritto al punto senza
girare intorno al nocciolo della questione. Il vecchio rimase visibilmente
sorpreso dell’ impensabile proposta, cosa lo aveva spinto a cambiare idea dopo
così tanto tempo? Lo guardò torvo cercando di carpire la risposta. Kai era
diventato molto più forte a beyblade in quei due anni che non lo aveva visto,
ed era certo che con lui sarebbe riuscito a far andare in porto i suoi piani di
conquista, ma non si fidava…aveva commesso un errore già una volta e non aveva
nessuna intenzione di ripeterlo o sarebbe stata la fine per tutta la Borg.
-Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?- gli
domandò incrociando le braccia al petto dando l’impressione di essere uno che è
sicuro di ciò che vuole. In realtà si sentiva stranamente in soggezione, non
conosceva il motivo, ma sapeva che non gli andava affatto di provare una simile
sottomissione davanti ad un ragazzino, che per giunta era suo nipote. Il bel
russo prese una delle penne che si trovavano sparse sulla scrivania e cominciò
a ticchettare con essa sopra al banco, a tempi brevi ma regolari, con un ritmo
che il presidente trovava terribilmente snervante.
-Ieri una blader della Borg è venuta a darci una piccola
dimostrazione di ciò che è capace di fare con il beyblade…è riuscita a battere
Takao, e mi sono reso conto che io al contrario sono stato sempre stato
sconfitto da lui- si bloccò per qualche secondo prima di riprendere il discorso
–Così ho pensato: se passo dalla parte della Borg anch’io potrei riuscire a
vincere…in fondo essere il blader migliore del mondo è ancora il mio grande
sogno-
Hito guardava il sedicenne in silenzio con gli occhi
puntati in quelli plumbei del nipote. Il ragazzo sorrise compiaciuto, conosceva
quell’espressione in suo nonno, era un chiaro segno di resa, stava per cedere e
convincersi.
-Hilary…è quella ragazza che ha battuto il capitano dei
Bladebreakers, quella che ha seguito alla lettera il piano di Vorkov. Ha fatto
finta di far parte della squadra per più di un anno imparando le nostre
tecniche e strategie, ecco perché è stata in grado di sconfiggerlo. La conosci
vero?-
-Certo che la conosco, è la blader migliore
dell’organizzazione…ed è anche molto bella- a quest’ultima affermazione Kai
strinse forte nel pugno la biro che aveva in mano. Non sapeva perché ma sentire
parlare di lei in questo modo gli dava fastidio, era come se una strana morsa
gli stringesse lo stomaco.
-E’ stata brava, vi ha fregato tutti come dei polli!-
commentò scoppiando in una sadica risata. Il blader ripensò alle parole che
aveva detto Takao a riguardo, erano le stesse.
-E’ davvero in gamba- continuò –Peccato che sia così
giovane, se avesse qualche anno di più…- venne interrotto bruscamente da Kai
che sbattè con violenza la penna sulla scrivania, quasi con rabbia –Gradirei
una risposta!- urlò contro quell’uomo spregevole. Il vecchio si portò una mano
sotto al mento –Chi mi dice che non mi tradirai ancora?-
-Lo saprai solo se mi farai tornare alla Borg-
-E va bene. Devo ammettere che mi saresti molto utile, ma
ricorda che ti tengo d’occhio…se scopro qualcosa che non mi piace non esiterò a
farti marcire nelle mie prigioni, anche se sei mio nipote!-
In piedi davanti alla scrivania di Vorkov, Hilary
attendeva di sapere ciò che voleva comunicarle quell’uomo. L’aveva convocata
nel suo ufficio dicendole che doveva riferirle delle novità. Per quanto potesse
importargliene…qualsiasi cosa le avrebbe raccontato per lei non sarebbe
cambiato niente, avrebbe continuato a fare quello che le veniva ordinato di
fare senza contestare, ogni volta che aveva la tentazione di ribattere
l’immagine di suo fratello le appariva davanti agli occhi impedendole di
compiere azioni di cui si sarebbe potuta pentire. Il “Direttore dei lavori” in
verità non le disse molto, solo che aveva ricevuto delle specifiche
disposizioni da parte del presidente della Borg che includevano l’entrata nella
squadra dei Black Killer di un nuovo membro.
-Ho voluto che lo incontrassi tu per prima perché…beh, lo
conosci già-
La brunetta rimase sorpresa da quest’affermazione, a parte
i Bladebreakers e le squadre che avevano partecipato all’ultimo campionato non
conosceva altri bladers. Di certo non avrebbe mai potuto pensare che il nuovo
componente sarebbe stato proprio lui…
-Vieni pure Kai- disse al ragazzo che comparve sulla
soglia della porta dell’ufficio, dietro la quindicenne. Hilary sentì il proprio
cuore fermarsi per un lungo, interminabile istante. Sperò con tutta se stessa
di aver capito male, e si voltò con molta cautela. Incrociò il suo sguardo, non
poteva crederci, non voleva. Come era possibile che lui si trovasse in quel
posto? Che cosa era venuto a fare? Cercò di riprendersi –Che cosa ci fa lui
qui?- urlò contro Vorkov che le rispose impassibile –Perché non glielo domandi
tu? Io ho altre cosa da fare, vi lascio soli- si alzò dalla sedia e avanzò
verso la porta del suo studio a grandi passi, poi sparì oltre essa.
Pensò di rompere subito il silenzio che era calato nella
stanza –Si può sapere che ci fai tu qui?-
-Quello che ci fai tu-
-Come?- domandò stupita. Kai si avvicinò a lei –Quello che
ci fai tu…voglio catturare i bit-power dei Bladebreakers e diventare il blader
più forte del mondo- non poteva di certo rivelarle la verità. Hilary scosse la
testa –Non ci credo. Sei venuto per controllarmi? Ti hanno mandato gli altri?-
-No, affatto. Non sono venuto per controllarti ma per il
motivo che ti ho appena spiegato-
-Tu non tradiresti mai i tuoi compagni-
-E perché no? Tu lo hai fatto- era vero. Lei li aveva
traditi, anche se non avrebbe voluto. Ma aveva un motivo valido per comportarsi
in quel modo…abbassò lo sguardo e sorpassò il sedicenne uscendo dall’ufficio di
Vorkov. Si sentiva terribilmente confusa, Kai era venuto per controllarla o
davvero si era schierato con la Borg? Non poteva credere che fosse passato
dalla loro parte. Con lui nell’organizzazione avvertiva un senso di sicurezza
ma anche di agitazione, non poteva permettergli di rovinarle i suoi progetti,
anche se lui era il ragazzo che amava. Tutto questo la rendeva così insicura…come
avrebbe potuto farcela, sopportare quel peso che la angustiava da sola?
Lesse l’orologio, le undici e mezza. Corse attraverso i
corridoi della Borg attento ad evitare le telecamere. Ce ne erano piazzate
ovunque, più di quanto ricordasse, e il loro numero aumentava a mano a mano che
ci si avvicinava agli ambienti importanti dell’edificio. La sorveglianza non
perdonava chi curiosava troppo in giro. Sentì un’eco di passi rimbombare da una
parete all’altra; si appiattì al muro in ascolto, in silenzio. Parevano
allontanarsi. Rimase immobile fin quando non fu certo di essere da solo, e
riprese a camminare lentamente, guardando a destra a sinistra, sapeva si star
rischiando molto, ma non gli interessava. Non era la prima volta che si
intrufolava di nascosto in un “luogo proibito”. Arrivò davanti la porta
dell’ufficio di Vorkov, era chiusa e si poteva aprire solo grazie ad una
password. Si fermò a studiare la piccola tastiera elettronica al lato di essa,
era realizzata da tasti con numeri e lettere. Poteva creare problemi, non
conosceva la combinazione e non c’erano altri modi per entrare; pensò alla
persona a cui apparteneva l’ufficio e provò a digitare un nome V-O-R-K-V-O-V,
sentì scattare la serratura e un sorriso ironico si dipinse sul suo volto
–Babbeo- commentò entrando nella stanza. Si guardò intorno, niente telecamere,
evidentemente si pensavano al sicuro. La sua attenzione cadde sul computer
sopra la scrivania. Si avvicinò all’elaboratore elettronico e lo accese. Inserì
il cavo di connessione alla rete alla presa del telefono e attese qualche
minuto, il tempo necessario per accedere ad Internet. Aprì la sua cassetta di
posta elettronica e cominciò a scrivere l’ e-mail da spedire ai suoi amici
COME PREVISTO SONO RIUSCITO A CONVINCERE MIO NONNO. NON HO
ANCORA SCOPERTO NULLA SU HILARY, MA SONO SOLO ALL’INIZIO, NON PREOCCUPATEVI PER
ME. KAI.
Scorse tutti i tasti con le dita fino a quando si fermò su
un pulsante più grande –Invio- disse premendolo. Si preoccupò di rimettere ogni
cosa a posto, com’era prima del suo arrivo, e sempre con la massima cautela
uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di sé reinserendo l’apertura a
combinazione. Stava per tornare nella sua camera ma qualcosa richiamò la sua
attenzione; vide Hilary dirigersi verso i sotterranei della Borg.
-Là ci sono le prigioni…-
-Ragazzi! Ragazzi!- il professore si precipitò in
palestra, spalancando la porta e urlando a gran voce.
-Professore ma sei impazzito? E’ mezzanotte meno un
quarto, cosa hai da urlare? Io stavo cercando di dormire…- disse sbadigliando
sonoramente.
-Non è il momento di dormire Takao!-
-Rei spiegaglielo tu che la notte è fatta per questo…-
biascicò poggiando la testa sulla spalla del blader cinese per sostenersi dalla
stanchezza.
-Si, ma tu vedi di non sbavarmi sulla maglietta!- poi si
rivolse all’amico in questione –Una volta tanto Takao ha ragione, non dovresti
metterti a urlare a quest’ora-
-E’ arrivata un e-mail da Kai- spiegò non dando peso ai
rimproveri del sedicenne.
-Davvero?- Rei si alzò in piedi di scatto avvicinandosi al
professore che nel frattempo aveva acceso il suo computer. –Ahia!- si lamentò
il capitano che essendo stato privato del suo appoggio finì con la faccia
spiaccicata sul pavimento. Si tirò su portandosi una mano sulla fronte
dolorante –Non potresti alzarti più delicatamente?- chiese con un’espressione
arrabbiata dipinta sul volto.
-Allora che dice?- anche Max era curioso di leggere il
messaggio. K aprì la cassetta di posta elettronica e lesse la notizia
inviatagli dal russo. La situazione sembrava sotto controllo per il momento,
gli spedì un e-mail di risposta –E adesso non ci rimane altro da fare che
aspettare- concluse chiudendo il portatile. Fu Takao a prendere la parola per
primo interrompendo il silenzio che era calato trai ragazzi –Non capisco perché lo sta facendo- espresse con una
serietà che non era propria al suo carattere.
-Te l’ha spiegato…perché anche lui ha passato momenti
simili- ripetè pazientemente l’americano. Il blader del Drago Azzurro si sdraiò
supino sul parquet della palestra intrecciando le mani dietro la nuca, con lo
sguardo fisso verso il soffitto –Forse è davvero così…-
TO BE CONTINUED…
Ho finito pure il quarto cap!!!! Tra pochi giorni
pubblicherò anche il quinto!! (ma non ci lasci un attimo di tregua??? nd.tutti)
A dire il vero devo ancora cominciare a scriverlo ma l’idea in mente ce l’ho
quindi…va beh…commentate come sempre, se no lascio la fic così com’è ( che
nessuno commenti allora nd.tutti) ( come?!?!?!?! nd.me molto sadica con un
coltello da cucina in mano) (che tutti commentino allora! Abbiamo detto questo!
nd.tutti) (bene, così va meglio nd.me).
CiAoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO!!!!!!!!!!!!!!!!!
Capitolo 5 *** La verità nascosta (seconda parte) ***
Quanto mi piace scrivere questa fic
Quanto mi piace scrivere questa fic!!!!!!! Vediamo, oggi
sono in vena di elargizioni, ho una parolina da dire a chi ha commentato (in
senso buono, non preoccupatevi! nd.me) allora…Chibichan, Jaly Chan,
Kayx_Chan01, Lucy-92, Hiromi91: very very thank’s for your commy!; Lelli91:
grazie, comunque io di solito pubblico i cap. dopo le undici di sera (sono un
tipo notturno! nd.me) perciò se vuoi commentare per prima devi farlo verso
quell’ora…ma se vuoi un consiglio non vale la pena restare alzata così tanto per
me!; Julia: che K è stupido sono d’accordissimo con te!!!!! Però la risposta
gliel’ ho fatta mandare all’e-mail di Kai, così Vorkov non lo scopre…se lo
scopriva per colpa sua lo facevo decapitare in mondovisione!!!!!! Grrrrrrr!!!!!
Ok, basta ho finito! (sia ringraziato il cielo! nd.tutti)
Ma cosa sarebbe allora questo Amore? Un
mortale?
Niente affatto
Ma allora cos’altro è?
Qualcosa di mezzo fra mortale e
immortale (Simposio)
Appoggiò una mano alla parete, era
fredda, umida, desolata, come quel lungo corridoio buio che si trovava a
percorrere. I suoi passi risuonavano vuoti tra quelle mura di mattoni prive di
finestre, non c’erano contatti con il mondo esterno, quasi non esistesse. Un
silenzio inquietante interrotto a ritmi regolari da respiri affannosi, solo
questo si percepiva nell’aria. Si fermò, davanti ai suoi occhi si estendeva
un’interminabile rampa di scale, e in fondo l’oscurità aumentava. Cinse il suo
corpo con le braccia, si gelava in quei sotterranei; scese a passo lento ancora
più in profondità, facendo attenzione a dove mettere i piedi, i gradini erano
per la maggior parte ricoperti da uno scivoloso strato di muschio. Di nuovo
s’incamminò in uno stretto e basso cunicolo, illuminato solo dalla fioca luce
delle candele disposte in fila ad una quindicina di metri di distanza l’una
dall’altra, poi il passaggio andava ad ingrandirsi dove cominciava la lunga
serie di celle, tutte contigue. Si avvicinò ad una di esse, strinse nei pugni
due tra le numerose sbarre in ferro che impedivano di accostarsi ulteriormente.
Una figura era accucciata in un angolo della prigione, teneva il viso nascosto
tra le mani, e se ne stava lì immobile nell’attesa del proprio destino.
-Alex…- sussurrò piano, con gli occhi
lucidi. Il bambino alzò la testa.
-Alex…come stai?- il piccolo fece due
passi verso la ragazza –Hilary…sei tu? Credevo te ne fossi andata e mi avessi
lasciato qui-
-No fratellino, non ti abbandonerò in
questo posto- lo rassicurò accarezzandogli i capelli rossicci, ereditati dal
padre –Sei cresciuto sai? Sei diventato un ometto- scherzò guardando Alex negli
occhi, gli stessi della sorella.
-Davvero mi porterai via di qui?-
-Si…è questione di tempo, tra poco sarà
tutto finito-
-Me lo prometti?- chiese tirando su col
nasino.
La quindicenne pensò a quello che avrebbe
dovuto fare per liberarlo; sorrise amaramente –Te lo prometto-
Sentì una porta sbattere in lontananza.
–Sono i guardiani- le spiegò il fratello –Vengono a controllare che non siamo
scappati. E’ meglio se vai-
-Sei in gamba, sai?- gli diede un bacio
sulla fronte, attraverso le sbarre, era costretta a lasciarlo ancora in
quell’orribile posto, ma non sarebbe rimasto lì ancora per molto, avrebbe fatto
il possibile per liberarlo. Si allontanò da lui, cercando di non farsi trovare
dalla sorveglianza, se l’avessero sorpresa nei sotterranei non avrebbero
esitato a sbattere in cella anche lei, era proibito alle persone non
autorizzate scendere laggiù. Ma Hilary aveva corso lo stesso quel rischio,
voleva far sapere ad Alex che non si era dimenticata di lui e che presto
sarebbero tornati insieme. Voleva un gran bene al fratello, era l’unica persona
della sua famiglia ancora viva, e poi era così piccolo e indifeso…
Salì di nuovo le scale e si ritrovò al
primo livello dell’edificio. Stava per tornare nella propria camera ma una voce
dietro di lei la bloccò –Sapevo che avevi un motivo per agire in questo modo-
Rimase come pietrificata. Si voltò
lentamente verso il ragazzo che aveva parlato e lo guardò fisso negli occhi.
-Non ho creduto ad una sola parola di
quello che ci hai raccontato ieri, sulla spiaggia-
Perché a lui non riusciva a mentire?
Perché aveva convinto gli altri ma lui, Kai Hiwatari, no? Eppure conosceva già
la risposta –Kai…- non ce la faceva a sopportare tutto da sola, non poteva. Si
gettò tra le sue braccia, strinse la maglietta del blader tra le mani e scoppiò
a piangere, con la fronte poggiata sul suo petto.
Gli faceva uno strano effetto vederla
in quello stato, era sempre stata una ragazza forte, che non si arrendeva di
fronte a niente, anche nella situazioni più difficili stringeva i denti e
andava avanti, infondeva coraggio alle persone che ne avevano bisogno, ma
ora…sembrava così fragile, e si sa, un uomo è debole di fronte alle lacrime di
una donna.
La lasciò sfogare, poi le poggiò
dolcemente le mani sulle spalle costringendola ad incrociare il suo sguardo con
quello del russo –Dimmi che è successo…voglio sapere la verità questa volta-
Hilary annuì e si separò da lui,
invitandolo ad entrare nella stanza che la Borg le aveva riservato. Non sapeva
da dove cominciare, forse perché neanche lei si ricordava più come era
cominciata tutta quella storia; si sedette sul letto mentre Kai si appoggiò al
davanzale della finestra, incrociò le braccia al petto attendendo che iniziasse
a raccontare.
-I miei genitori avevano contatti con
la Borg, credo che lavorassero per l’organizzazione-
-Credi?-
-Si…io non so cosa facessero
esattamente, la sera rientravano tardi a casa, io non li vedevo praticamente
mai- sospirò –Cinque anni fa poi ci fu quel terribile incidente. La macchina
sbandò e finì dritta in un burrone; il violento impatto le fece prendere fuoco
e sia mio padre che mia madre persero la vita- il russo la osservava parlare,
era strano…la sua voce sembrava così piatta, così priva di emozioni. Era quasi
se non le pesasse ricordare quei brutti momenti, quasi non appartenessero alla
sua vita ma a quella di qualcun altro.
-Il giorno successivo si presentò tuo
nonno alla porta di casa mia-
-Per quanto mi riguarda lui non è un
mio parente- disse in tono glaciale. Hilary posò lo sguardo sul blader; aveva
dimenticato che anche lui era legato al posto in cui si trovavano, e che anche
lui aveva sofferto per questo.
-Mi portò alla Borg dicendo che i miei
genitori avevano dei debiti nei suoi confronti, non so quali, e che avrei
dovuto saldarli io perché ero figlia loro. Allora ero solo una bambina…mi
minacciò dichiarando che se non avessi fatto come voleva avrebbe fatto del male
a me e mio fratello-
-Quel bambino…-
-Si chiama Alexsander, ed è il mio
fratellino, ha solo nove anni…e negli ultimi cinque è cresciuto qui…lui era
troppo piccolo per imparare ad usare il beyblade così lo sbatterono in cella,
la sua sorte ora dipende solo da me- si morse il labbro inferiore cercando di
reprime le lacrime. Tirò su col naso –Se catturerò i bit-power dei
Bladebreakers lasceranno liberi Alex e me, solo per questo devo combattere
contro di voi, solo per questo ho seguito alla lettera il piano di Vorkov, ma
io non voglio…- disse tra i singhiozzi –Io mi sono davvero affezionata a voi e
non voglio rubarvi i bit-power…ma non ho altra scelta- strinse i pugni con
rabbia –Ho odiato a lungo i miei genitori per tutto quello che mi è capitato,
perché mi avevano lasciato da sola, perché con la loro morte mi avevano
consegnato nelle mani di uomini spregevoli, disposti a tutto pur di ottenere
ciò che desiderano- Kai si avvicinò alla ragazza e le si sedette accanto,
poteva comprendere quello che stava provando. Essere traditi da persone di cui
ti fidavi…conosceva bene cosa significasse.
-A volte mi piacerebbe poter fermare il
tempo e osservare da lontano quell’istante della mia vita e dire :questo non è
reale, non sta succedendo a me. Ma purtroppo non è possibile- si tastò il polso
sinistro con le dita dell’altra mano –Sai cos’è questa?- gli chiese mostrandogli
una sottile cicatrice segnata sopra di essa –E’ il risultato di tutto quello
che mi è successo-
-Stai dicendo che hai provato a
toglierti la vita?- domandò stupito e spaventato allo stesso tempo.
-A volte ti sembra la soluzione
migliore…-
-Ma non si risolve niente così! Ti
rendi conto? E tuo fratello, come avrebbe fatto da solo, non ci hai pensato?-
Abbassò lo sguardo, facendo pentire Kai
di aver alzato la voce con lei. Era già sconvolta, non avrebbe dovuto
aggredirla in quel modo –Scusami, non volevo urlare-
-No, tu hai ragione…- guardò il russo
negli occhi, era contenta di avergli finalmente rivelato la verità. Anche il
sedicenne scrutò attraverso quegli occhi castani, li aveva visti sempre
allegri, ed ora, così carichi di tristezza gli facevano uno strano effetto, non
voleva che Hilary soffrisse ancora.
-Perché non ci hai mai detto niente?
Avremmo potuto aiutarti-
-Non potevo, Vorkov l’avrebbe fatta
pagare a me e ad Alex-
Kai prese le mani della ragazza e le
strinsenelle sue –Ascolta, possiamo
metterci in contatto con gli altri tramite le e-mail-
La blader lo guardava stupita. Il russo
la rassicurò –Non preoccuparti, conosco il modo per comunicare con loro senza
farmi scoprire, insieme possiamo battere mio nonno e tutta la Borg, e questa
volta per sempre-
-Sarebbe bello…ma come facciamo? E’
impossibile!-
-Ti fidi di me?- le domandò. Hilary lo
guardò intensamente prima di rispondere –Si…-
-Aspettiamo qualche giorno, Vorkov e
mio nonno non devono avere motivo di sospettare- si alzò e si diresse verso la
porta aprendola. La ragazza lo raggiunse sulla soglia della stanza –Come pensi
di fare?-
-Non lo so, ma lascia fare me, porterò
fuori di qui te e tuo fratello, e impedirò che ci vengano portati via i
bit-power-
-Kai…- sorrise –grazie-
-Di che?- le chiese, contento di poter
finalmente rivedere un segno di spensieratezza sul suo volto.
-Di aver creduto in me…e di avermi
ascoltata-
Le posò una mano sulla guancia
sorridendole dolcemente –Mi prometti una cosa?-
-Cosa?-
-Non provare a fare più niente che
possa farti del male-
-Te lo prometto-
Una figura, che aveva assistito da
lontano all’ultima parte della scena, si diresse verso l’ufficio di Vorkov, con
un’espressione disgustata sulla faccia. Nemmeno lui si fidava di Kai, aveva
fatto parte dei Bladebreakers, senza contare che già una volta aveva tradito la
Borg, e vederlo uscire dalla camera di Hilary di certo non calmava i suoi
dubbi, anzi…non aveva parlato con quel ragazzo da quando era rientrato
nell’organizzazione, e non aveva nessuna voglia di farlo.
-Takeshi, dove stai andando?-
-Da Vorkov- rispose secco allo
spagnolo. Anche Jeremy comparve dietro di loro –Di un po’…hai visto la piccola
Hilary?-
-E’ con Kai…-
-Oh no! La mia piccola Hilary mi
tradisce con un altro! Che cosa triste…-
Il capitano continuò per la sua strada,
incurante dei discorsi dei suoi compagni. Si fermò davanti ad un’enorme porta.
Bussò con molta insistenza finchè non gli venne concesso il permesso di
entrare. Si avvicinò alla scrivania e attese che Vorkov terminasse la
conversazione che aveva iniziato al telefono. Quando l’uomo riabbassò il
ricevitore, alzò lo sguardo sul giapponese scrutandolo attraverso la maschera
–Cosa ti ha spinto a venire qui?-
-Ho visto Kai uscire dalla camera di
Hilary-
Si alzò in piedi sovrastando il ragazzo
in altezza –E con questo che vorresti dire?-
-Solo che non mi fido di lui-
-Non sei l’unico…anche io non mi fido,
e perfino Hito Hiwatari non si fida. Tienilo d’occhio. E riferiscimi qualsiasi
cosa ti insospettisca-
-Sarà fatto- rispose come un automa
risponde al suo costruttore, poi girò i tacchi e senza aggiungere altro uscì
dall’ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.
Vorkov si sedette di nuovo sulla sua
poltrona violacea, dello stesso nauseante colore dei suoi capelli, e digitò
qualcosa sul suo computer, premendo i tasti con rabbia, quasi volesse rompere
la tastiera. Mise in funzione tutte le telecamere a circuito chiuso presenti
all’interno della Borg –Non ti porterai via la mia piccola e dolce Hilary,
moccioso…-
Si svegliò nel cuore della notte,
guardò l’orologio appeso al muro. Si diresse in cucina, era strano per lui
alzarsi alle quattro del mattino, di solito non metteva il naso fuori dalle
coperte fino alle undici, ma si sentiva agitato. Aprì il frigorifero, prese il
cartone del latte e lo versò in un bicchiere, poi posò gli occhi sulla credenza
e decise di accompagnarlo con dei biscotti. Spostò la sedia dal tavolo e si
sedette, attento a non far rumore. Inzuppò un dolcetto nel liquido biancastro e
lo portò alla bocca, immerso nei suoi pensieri. Quella situazione non gli
piaceva per niente.
-Che ci fai in piedi a quest’ora
Takao?-
-Max...mi sono svegliato e non riesco
più a prendere sonno-
-Anche tu, eh?- il biondino si sedette
di fronte all’amico –Beh, vedo che hai trovato un modo per occupare lo stesso
il tuo tempo!- scherzò spostando l’attenzione sui biscotti del capitano.
-Allora se non vi dispiace ci uniamo
anche noi ad occupare il tempo!-
-Rei! Prof!- i due ragazzi si
avvicinarono al tavolo. Terminato lo spuntino notturno un irritante silenzio si
impossessò della stanza, ognuno avrebbe voluto dire qualcosa, ma nessuno sapeva
come incominciare.
-Allora? Chi parla per primo?- domandò
il giapponese stanco della tensione che sentiva crescere ad ogni minuto che
passava. Il blader del Drago Azzurro passò in rassegna con lo sguardo i
componenti della sua squadra –E va bene, inizio io- disse rassegnato. Appoggiò
la schiena alla spalliera della sedia cercando di rilassarsi –Ragazzi, io sono
preoccupato per Kai; è vero, nell’e-mail che ci ha mandato ha detto di non
preoccuparci per lui, ma questo non basta a farmi stare tranquillo. La Borg è
capace di tutto, lo abbiamo sperimentato due anni fa. Senza contare che vuole i
nostri bit-power-
-Quello che sta succedendo è assurdo-
-Hai ragione prof! Ma la cosa che non
mi va proprio giù è il comportamento di Hilary-
L’americano rivolse l’attenzione al
soffitto prima di dichiarare -Kai pensa che ci sia un motivo per cui ha fatto
quello che ha fatto-
-Non lo so…fingere per più di un anno
di essere nostra amica e poi pugnalarci le spalle così…-
-Io non credo che abbia finto-
-Che intendi Rei?- chiese Takao,
probabilmente ancora sconvolto dal tradimento della ragazza.
-Voglio dire- continuò il cinese –è
possibile recitare una farsa e fingere di non essere se stessi per così tanto
tempo quasi ventiquattr’ ore al giorno?-
Il capitano ripensò ai mesi trascorsi,
nel modo di fare della brunetta non aveva mai notato nulla di sospetto, ritornò
con la mente alle numerose litigate che aveva avuto con lei, non voleva
ammetterlo, ma sotto sotto si divertiva quando accadeva, era un modo come un
altro per dimostrargli che gli voleva bene. Sorrise inconsciamente.
-Cos’ hai da sorridere?- Max sembrava
alquanto sorpreso della reazione dell’amico.
-Stavo ripensando a quando
litigavamo…non gli andava mai bene niente di quello che facevo. Le volte che
aveva torto lei, per rifare pace, mi portava sempre i miei dolcetti preferiti
con un sorrisino innocente stampato sul viso. Nemmeno io riuscivo a restare
arrabbiato con Hilary troppo a lungo-
-Era proprio questo che intendevo-
spiegò Rei –Possibile che anche allora stesse fingendo?-
Takao guardò il sedicenne negli occhi
ambrati. Sospirò. No, non era possibile…
TO BE
CONTINUED…
Devo ammettere che quando Hilary rivela la verità a Kai mi
stavo per mettere a piangere!!! Che storia triste…va bè, cmq volevo un
consiglio: questa fic è incentrata soprattutto su Kai e Hilary, e continuerà ad
essere incentrata su di loro, però nel corso della storia vorrei far nascere
altre coppie, ma mi servono altre ragazze, voi che dite:
- metto quelle della serie (se si ditemi chie con chi);
- metto ragazze nuove che invento
io;
- tutte e due le cose;
Avete tutto il tempo di pensarci perché le inserirò nella
fic tra un bel po’ di cap, quindi…fatemi sapere! Bacini!!!!!!!! Ciao!!!!!!!
Un nuovo e appassionate (eeeeeeee nd.tutti) cap. appena
sfornato!!!!! La situazione si intriga ancora di più…prima volevo ringraziare
tutti quelli che hanno commentato e che mi hanno suggerito un’idea per le
coppie. Per ora posso dire solo che la coppia Max-Mariam si farà, ma per le
altre devo ancora pensarci! Se vi viene in mente qualche altra cosa proponete,
proponete!!! Per quanto riguarda l’altra fic, l’idea di Kayx mi piace, per
rispondere a Lelli invece dico solo che scoprirai il perché è morta nel seguito!
Anche se non so quando sarà!!! Al momento questa fic mi tiene molto
impegnata!!!!
Su la soglia di Zeus due giare son poste,
piene l’una di sorti felici, l’altra d’infelici(Repubblica II)
Erano trascorsi già tre giorni da quando Kai era tornato
con la Borg, i pesanti allenamenti a cui venivano sottoposti i bladers li
sfinivano, e non gli lasciavano un attimo di respiro. Si esercitavano senza
sosta per varie ore della giornata e Vorkov sembrava soddisfatto del loro
rendimento. Li teneva sotto controllo con le telecamere, li osservava spossarsi
seduto comodamente sulla sua poltrona provando un sadico senso di piacere. Ogni
tanto capitava che andava a fargli visita di persona, come quella volta;
comparve sulla soglia dell’enorme stanza con uno strano sorriso soddisfatto
sulla bocca, immobile assisteva all’addestramento dei cinque Black Killer. Ogni
membro era impegnato a disputare un combattimento con le potentissime macchine
costruite appositamente per loro. Spostò poi l’attenzione su Hilary. Era visibilmente
stanca, respirava a fatica, il sudore le bagnava la fronte e i capelli, sebbene
fuori la temperatura non superasse i venti gradi quella sala le sembrava un
forno, ma non aveva nessuna intenzione di arrendersi, doveva dare l’impressione
che tutto procedesse per il meglio, senza far insospettire nessuno, come le
aveva detto Kai. Era anche per il fatto che lui si trovava alla Borg che
cercava di tenere duro, le dava la forza per andare avanti, e dal momento che
conosceva la verità su di lei si sentiva più tranquilla e al sicuro. Sapeva che
non l’avrebbe abbandonata.
Vorkov puntò i suoi occhi, coperti dalla maschera, sul
profilo della ragazza, nonostante fosse ancora giovane aveva un corpo perfetto.
Non sopportava il carattere troppo ribelle che mostrava nei suoi confronti ma
doveva riconoscere che fisicamente lo attraeva molto (scusate…vado, vomito e
torno! nd.me).
Si avvicinò alla squadra, richiamando l’attenzione su di
sé, aveva delle importanti novità da comunicargli –Ragazzi vi annuncio con
piacere che la prossima settimana affronterete i Bladebreakers-
Hilary trasalì a quella notizia, non si aspettava che
l’incontro sarebbe avvenuto così presto. Sentì qualcuno sfiorarle la mano, si
voltò verso di lui, era Kai che per rassicurarla le disse sottovoce –Stasera
alle undici davanti alla mia camera, dobbiamo metterci in contatto con il
professore-
La quindicenne annuì, non sapeva cosa avesse in mente, ma
si fidava. Continuarono gli allenamenti, finchè non venne l’ora di ritirarsi
nelle proprie stanze.
Si fece una doccia e attese pazientemente le undici. Uscì
dalla camera e si diresse verso quella del russo, che si trovava nel corridoio
parallelo al suo –
Sembra di essere in un carcere, solo che lì ti trattano
meglio! Hai sentito che ha detto Vorkov prima di andarsene? “Questa sera avete
il permesso di uscire”- ricordò imitando l’odioso tono di voce di quell’uomo
–Avete il permesso?! Che dovremo fare, ringraziarlo di questa concessione
forse?-
Il russo la guardò divertito –Forse lui crede di si-
-Quanto non lo sopporto- annunciò sconsolata
interessandosi al numero sulla porta della stanza del blader.
-Diciasette…è un numero affascinante non trovi? Fortuna
che non sono superstizioso, scommetto che Vorkov l’ha fatto apposta a
sistemarmi qui!-
-Stavi cercando di fare una battuta di spirito?- domandò
la brunetta col sorriso sulle labbra. Era contenta di averlo accanto.
-Ci ho provato-
-La prossima volta andrà meglio!- scherzò trattenendo a
stento una risata.
-E’ bello vederti ridere- si stupì lui stesso di quelle parole,
gli erano nate dal profondo del cuore e non aveva potuto reprimerle. Ma era la
verità, finalmente la vedeva di nuovo allegra.
-Si…era da tanto che non lo facevo- alzò lo sguardo sul
sedicenne e incrociò i suoi occhi. Il cuore le batteva così forte che temeva
che anche Kai lo potesse sentire. Non riuscì a frenare l’imbarazzo e le sue
gote si colorarono di un vivace rossore. Si voltò dall’altra parte dandogli le
spalle –Senti ma…se questa sera abbiamo il permesso di uscire non è meglio se
andiamo direttamente da loro?- domandò cercando di cambiare discorso.
-Non sarebbe prudente, non si fidano di me e mi tengono
d’occhio, sono sicuro che se uscissimo ci farebbero seguire-
La blader annuì, forse non aveva tutti i torti. Si
avviarono silenziosamente verso l’ufficio di Vorkov, ma prima che potessero
avvicinarsi oltre furono bloccati da un pesante rumore di passi che andava via
via crescendo. Se li avessero scoperti sarebbe stata la fine. Il russo si
guardò intorno in cerca di un luogo dove nascondersi –Vieni- prese l’amica per
un polso trascinandola dentro ad una specie di sgabuzzino e attendendo che il
pericolo passasse.
-Non sapevo che qui alla Borg ci fosse un ripostiglio-
-Non è un ripostiglio- affermò la brunetta accendendo la
luce. Il bagliore della lampadina illuminò una rampa di scale che si estendeva
davanti agli occhi dei due ragazzi. Esitò prima di mettere piede sul primo
gradino.
-Aspetta Hilary, dove vai?-
Continuò a scendere imperterrita facendo scorrere la sua
mano sulla ringhiera della gradinata, seguita da Kai –Strano- commentò –Non c’è
un granello di polvere su questo corrimano- solitamente gli stanzini non
venivano puliti tanto spesso.
Quando arrivarono in fondo si ritrovarono in una stanza
dalle dimensioni notevoli dove al centro era parcheggiata una Suzuki bianca,
abbozzata sulla parte destra del cofano –Cosa ci fa una macchina qui?-
Colpito dall’insolito silenzio della ragazza spostò
l’attenzione su di lei. Era rimasta immobile, quasi paralizzata, con lo sguardo
fisso sull’automobile, sembrava caduta in uno stato di trance. Mosse qualche
passo in direzione delveicolo, ci girò
intorno senza mai staccargli gli occhi di dosso, lasciando il sedicenne
incapace di comprendere quella sua strana reazione.
-Questa…- disse –questa era la macchina dei miei
genitori-
-Cosa?!-
-Si…-
-Ma mi avevi detto che era finita in un burrone e che
aveva preso fuoco- dichiarò ricordando ciò che gli aveva raccontato.
-Infatti…non dovrebbe esserci rimasto niente. E poi cosa
ci fa qui?-
-Sei sicura che era la loro? Magari le somiglia-
-La targa…- si accucciò vicino alla placca di metallo
posta sul retro della vettura, su cui erano incisi dei numeri e delle lettere
–E’ la stessa di quella della loro macchina…questa era la loro macchina!- si
alzò in piedi di scatto.
-Ma non ha senso-
-Lo so…ma è così- si portò le mano tra i capelli castani.
Dopo un breve silenzio si pronunciò –Kai puoi dire al professore di raccogliere
più informazioni possibili sull’incidente del 16 agosto 1999? Questa storia non
mi convince per niente-
Il russo scosse la testa in segno di affermazione
–D’accordo-
-Un’ e-mail!- il professor K urlò a squarciagola,
interrompendo la quiete che si poteva respirare in casa sua. Scese di corsa le
scale, infilò le scarpe e attraversò come un razzo il ristorante sotto la sua
abitazione -Ciao, ci vediamo domani!-
-Come sarebbe a dire ci vediamo domani? Dove vai? Sono le
undici passate!-
-Non preoccuparti mamma, vado da Takao, è una cosa
importante!- spalancò la porta e senza voltarsi indietro si precipitò a villa
Kinomiya. La temperatura era scesa a quindici gradi, i grigi nuvoloni di
gennaio coprivano il cielo rendendo la luna e le stelle invisibili. In cinque
minuti raggiunse la sua meta.
–Ragazzi!- entrò in palestra accedendo la luce.
-Professore, ma dico, sei completamente impazzito?-
-E perché?- domandò ingenuamente.
-Ti scapicolli a casa mia alle undici e mezza di notte
senza che nessuno ti abbia invitato, interrompi il mio bellissimo sogno, e mi
chiedi perché?-
-Perché, cosa stavi sognando?- chiese Max sbadigliando
seguito da un assonnato Rei.
-Stavo sognando che mi risvegliavo in uno splendido
albergo delle Hawaii e che una cameriera mi portava la colazione a letto…-
-E questo per te è un bellissimo sogno?- Rei sembrava
alquanto stupito.
-Si se calcoli che la cameriera era Jennifer Lopez-
-Ah…- fecero i due bladers in coro, ormai completamente
svegli.
-Allora prof. cosa c’è di tanto importante?-
L’amico aprì il suo computer portatile –E’ arrivata un’
e-mail da Kai!-
-E non potevi aspettare domani mattina?-
-No Takao- mostrò il messaggio ai compagni. Era rimasto
piuttosto sorpreso dell’insolita richiesta del russo, non capiva il perchè
dovesse raccogliere informazioni su quell’incidente, nell’ e-mail non veniva
spiegato il motivo –Pensavo che a voi questa data dicesse qualcosa-
Camminava silenziosamente tra i corridoi della Borg, era
chiaro che ciò che aveva visto l’aveva scossa. Non gli piaceva percepirla in
quella condizione, nei giorni che era stato all’organizzazione aveva visto fin
troppe volte quel visino triste e a lui, anche se non conosceva il motivo, dava
un gran dispiacere. L’accompagnò fino alla porta della sua camera –Domani
controlleremo le informazioni che ci darà K-
-Bene- dichiarò con scarso entusiasmo.
-Sicura che non ti serve niente?-
-Si…scusa Kai ma vorrei rimanere da sola- disse entrando
nella sua stanza.
-Ehi piccola…- Hilary si voltò attendendo che continuasse
–buonanotte-
-Buonanotte- gli sorrise timidamente.
Aspettò qualche secondo prima di andarsene. Quella
situazione lo stava coinvolgendo più di quanto immaginasse e cominciava a
sentirsi preoccupato. Non aveva la minima idea di come avrebbe fatto a
risolvere la situazione che si era venuta a creare, ma intendeva mantenere la
promessa che aveva fatto all’amica, non l’avrebbe abbandonata per nulla al
mondo, non l’avrebbe lasciata combattere da sola, lui le sarebbe rimasto
accanto. Non voleva più vederla triste…e ogni giorno che passava si rendeva
conto di provare un sentimento sempre più forte per quella ragazza, di
protezione, di serenità, nemmeno lui era in grado di descriverlo e non sapeva
dargli un nome.
-In piedi fino a tardi?- Takeshi gli comparve davanti
–Sei stato con Hilary?-
-E allora?-
-Non è che te ne sei innamorato?-
Il russo lo guardò dritto negli occhi –Non sono affari
che ti riguardano- pronunciò freddo passandogli accanto.
-Invece si-
Il blader dell’Aquila Rossa si fermò dando le spalle a
colui che purtroppo era un suo compagno di squadra. Che intendeva dire?
-Non mi fido per niente di te Hiwatari, ti tengo
d’occhio; fai un solo passo falso e sei finito- suonava come una minaccia. Il
capitano dei Black Killer incrociò le braccia al petto prima di continuare
–Comunque se ancora non lo hai capito Vorkov ha una certa predilezione per
Hilary…appartiene a lui e può farci quello che vuole- si sentì afferrare per il
colletto della maglietta e venne sbattuto contro il muro –Parla ancora di lei
in questo modo e giuro che ti ritroverai a fare il capitano da un letto
d’ospedale, sono stato chiaro?- il suo tono di voce era a dir poco furioso.
-Toglimi le mani di dosso!- si divincolò dalla sua
stretta. Kai gli lanciò uno sguardo gelido prima di andarsene. Takeshi lo vide
scomparire nel buio del corridoio. Si passò una mano dietro al collo –Povero
idiota-
Aveva agito d’impulso lo sapeva; sentir parlare di Hilary
a quella maniera gli aveva fatto perdere la testa. Ripensò alle parole del
giapponese, su una cosa non aveva tutti i torti “Vorkov ha una certa
predilezione per Hilary…” nemmeno a lui era sfuggito il modo in cui quell’uomo
la guardava…come posava i suoi occhi su di lei, adoranti ma anche maligni. Le
sue intenzioni erano facilmente intuibili anche attraverso la maschera. Non
avrebbe permesso a nessuno di farle del male…ma un altra frase gli attraversò
la mente “Non è che te ne sei innamorato?”. Innamorato? Quei sentimenti di
protezione, di felicità nel vederla contenta, possibile che…scosse la testa.
Era molto confuso. Non sapeva cosa fosse l’amore, da piccolo non ne aveva
ricevuto, sua madre era scomparsa prima che lui potesse imparare a conoscerla,
con suo padre non era in buoni rapporti, per non parlare di suo nonno, che
l’aveva ingannato così meschinamente. Solo quando incontrò i Bladebreakers
cominciò a capire quanto fossero importanti l’affetto e l’amicizia, a battersi
per valori per cui prima non si era mai battuto, poi due anni fa arrivò lei…e
qualcosa cominciò a cambiare in modo molto più radicale…
Il sole era alto nel cielo e non faceva neanche tanto
freddo. Mentre il professore se ne stava seduto sul portico del giardino di casa
Kinomiya, a ticchettare sul suo computer, immerso nelle ricerche che Kai gli
aveva chiesto di svolgere, gli altri Bladebreakers occupavano il loro tempo
allenandosi. Non potevano permettersi di farsi trovare impreparati, la Borg
sarebbe presto venuta a cercare di strappargli i bit-power. Takao richiamò
Dragoon e si sedette a riposare accanto al suo amico che incredibilmente quella
volta non si era preoccupato di raccogliere dati sui loro beyblade per cercare
di migliorarli, preso da altro; lasciava scorrere lo sguardo sulle numerose
pagine che aveva trovato su Internet riguardanti l’incidente, le salvò nella
sua cartella e cominciò a leggerne qualcuna.
-O mio dio…-
-Che c’è prof?- domandò il capitano osservando la faccia
sconvolta dello studioso.
-Takao, ragazzi…Hilary di cognome fa Tachibana, giusto?-
-Si, perché?-
-Leggete qui- disse serio. Il capitano si avvicinò al
monitor del portatile –Il 16 agosto del 1999…incidente sull’autostrada
Tokyo-Kawasaki…in un burrone…persero la vita…- smise improvvisamente di
parlare.
-Che succede Takao?- chiese Max, non capendo il motivo di
quell’interruzione. Il blader guardò negli occhi l’americano poi passò a Rei
–Persero la vita i coniugi Ran e Hiroyuki Tachibana…-
Accese il computer di Vorkov, come ormai era solito fare
da giorni a quell’ora. Aprì la sua cassetta di posta elettronica, c’era un
nuovo messaggio da leggere. Ci cliccò due volte sopra con il puntatore del
mouse e pagine fitte di parole comparvero sotto i suoi occhi.
-Il prof. ha fatto un ottimo lavoro, come sempre- spostò
lo schermo verso Hilary per permetterle di leggere. La ragazza si avvicinò al
computer e cominciò a scorrere con lo sguardo le prime righe degli scritti. Le
sue iridi castane si spostavano velocemente da sinistra a destra scendendo ogni
volta più in basso, finchè non si soffermarono su una frase –C’è qualcosa che
non va-
-Cosa?-
-Qui c’è scritto che l’auto sulla quale viaggiavano i
miei genitori e che prese fuoco nel violento impatto era una BMW nera targata
BC648KG (ho messo una possibile targa italiana, non so se anche in Giappone si
usa così! nd.me)…non era la loro macchina e di certo non potevano permettersene
una così-
C’era qualcosa che a Kai suonava stranamente familiare
–Scusa, puoi ripetere la targa?-
-BC648KG, perché?-
-Non è possibile…quella era la macchina di mio nonno-
La brunetta lo guardò sconcertata –Sicuro? E che ci
facevano i miei genitori sulla macchina di tuo nonno?-
-E’ strano…mio nonno era tremendamente geloso di quella
macchina, mi ricordo che non la lasciava guidare a nessuno, nemmeno al suo
autista- guardò Hilary negli occhi –Deve esserci stato un motivo più che valido
perché l’abbia prestata ai tuoi genitori…non l’avrebbe mai fatto altrimenti,
non è di certo una persona generosa lui-
TO BE
CONTINUED...
Mi sto impiccando con le mie mani…questa fic sta
diventando un giallo!! Non preoccupatevi, nel prossimo cap. si capirà meglio la
situazione (beh…l’importante è crederci, no? nd. me). Passando ad altro…secondo
voi alla fine della fic Takeshi e gli altri li faccio “convertire” al bene…o
no?? Voi che dite?? Sono molto indecisa…
La situazione andava a farsi sempre più complicata e sembrava assumere
le caratteristiche di un giallo difficile da risolvere
Parte la musica. In questo numero: vedremo come Hilary
(ehi! Non stiamo mica a SuperQuark! nd.tutti) (ah, già, scusate! nd.me)
(^________^ nd.tutti) dicevo: se volete sapere che c’è scritto leggete!! (va
bene cosi? nd.me) (si si va bene va bene nd.tutti con entusiasmo nullo). Ah!
Prima che mi dimentico!!! Ho deciso che Rei lo metterò con una ragazza che
invento. Beh…poi più in là scoprirete!! (scoprirete che? nd.tutti) (scoprirete
che, che cosa? nd.me) (scoprirete che…manca il complemento oggetto nd.tutti) (scoprirete
che manca il complemento oggetto?! nd.me) (No, non scoprirete che manca il
complemento oggetto!!!!! Manca il complemento oggetto dopo…va beh lasciamo sta
se no facciamo notte!!!! nd.tutti)…
Getta le reti
dalle rive del tuo cuore(anonimo)
La situazione andava a farsi sempre più complicata e
sembrava assumere le caratteristiche di un giallo difficile da risolvere. Aveva
sempre cercato di buttarsi il passato dietro le spalle e guardare avanti. Quel
che è stato è stato e per brutto o bello che sia non può più tornare; almeno
così la pensava. L’infanzia di Hilary non era di certo stata tutta rosa e
fiori, i suoi genitori non li vedeva mai, salvo rare eccezioni, e lei
trascorreva il tempo con il suo fratellino, si occupava di lui e gli voleva molto
bene. Ma è difficile guardare al futuro quando brutti ricordi riaffiorano nel
presente…l’unica persona che in quel momento poteva comprendere quello che
stava provando era Kai perché poco più di due anni prima anche lui era passato
in una simile circostanza.
Stavano per rientrare nelle loro camere ma qualcosa attirò
la loro attenzione; un parlare soffuso proveniente da uno dei tanti uffici
della Borg, quelle voci, due per la precisione, gli sembravano familiari. Con
il minimo rumore si avvicinarono alla porta, leggermente accostata, dalla quale
proveniva uno spiraglio di luce che permetteva di vedere cosa stessero facendo
le persone all’interno della stanza.
Vorkov era in piedi di fronte alla scrivania sulla quale
sedeva Hito Hiwatari –Allora, a che punto siamo?-
-I ragazzi sono perfettamente in grado di affrontare i
Bladebreakers-
-Bene…e che mi dici di mio nipote?-
-Mi rimane difficile fidarmi di lui- l’uomo con la
mascherina cominciò a camminare avanti e indietro per l’ufficio, simbolo di
chiaro nervosismo –Dopo ciò che è successo due anni fa…e poi passa parecchio
tempo con Hilary-
Il presidente della Borg si alzò dalla sedia, incrociando
le mani dietro la schiena. Quella ragazzina era troppo importante per loro, con
lei sarebbero sicuramente riusciti a raggiungere lo scopo di catturare i
bit-power dei Bladebreakers, ne era certo –Dobbiamo stare attenti che non
scopra mai la verità-
-Si riferisce all’incidente dei suoi genitori?-
-Esatto- il vecchio si diresse alla finestra. Il panorama
che si poteva contemplare non era nient’altro che una landa di terra incolta e
desolata. La sede dell’organizzazione si trovava appena fuori Tokyo, nella
campagna circostante, a pochi chilometri dalla capitale –Cinque anni fa era
ancora una bambina, non è stato difficile convincerla a fare quello che
volevamo-
Sul volto di Vorkov comparve un ghigno perfido –Già…ha
creduto subito alla balla che le abbiamo raccontato. Non sa che in realtà i
suoi genitori ci volevano mettere i bastoni fra le ruote e che noi abbiamo
pensato bene di farli sparire…- si fermò in mezzo alla stanza –La macchina di
quei due infiltrati è ancora qui, vero?-
-Si, è in uno dei seminterrati, è rimasta come allora-
-Fingere il tamponamento per poi prestargli la sua BMW…un
piano perfetto. Non potevano immaginare che quell’auto era stata manomessa,
superando i novanta chilometri orari i freni avrebbero subito in piccolo
disguido tecnico- entrambi scoppiarono in una sadica risata –Prendere una curva
a cento chilometri all’ora in autostrada può essere fatale…la macchina è finita
in un burrone e ha preso fuoco insieme ai due passeggeri, senza lasciare
tracce. E poi dicono che il delitto perfetto non esiste!-
-Mi dispiace quasi…per l’auto ovviamente, mi era costata
un occhio della testa!- di nuovo un’irritante, malvagia, risata si sollevò
nell’aria.
Cosa c’è di più brutto che la crudele verità schiaffata in
faccia? In un attimo può distruggere le tue sicurezze, può bruciare le cose in
cui hai sempre creduto, può lasciarti shockato, può infliggerti una ferita
difficile da cicatrizzare. Hilary indietreggiò di qualche passo, non poteva
credere, non voleva credere, a quello che aveva sentito. L’avevano ingannata
per tutto il tempo…in fondo doveva aspettarselo dalla Borg, un’organizzazione
criminale senza scrupoli. Si voltò e cominciò a correre per dove non lo sapeva
nemmeno lei.
-Hilary!- Kai le andò dietro cercando di calmarla, mentre
dentro di sé sentiva crescere una rabbia immensa verso quelle persone, una
delle quali era suo nonno. La stavano facendo ancora soffrire…
-Cosa è stato?- Vorkov si precipitò alla porta,
spalancandola e scorgendo il blader sparire dietro l’angolo di uno dei corridoi
–Signore…credo che abbiamo un problema-
Hito guardò l’uomo con severità –Metti in funzione le
telecamere, e attiva l’audio-
-Hilary!- riuscì a raggiungere la ragazza e l’afferrò per
un polso. Si voltò verso di lui, le lacrime scendevano a fiumi dai suoi occhi
–Mi hanno ingannata! Volevano fermare la Borg e loro li hanno uccisi- era
chiaramente sconvolta –Dio, mi sento così in colpa…-
-Ma tu non centri niente! Non devi sentirti in colpa-
-Tu non capisci Kai…io ho odiato i miei genitori per
quello che pensavo avessero fatto, io ho creduto alle balle di quei due invece
di credere in loro…- incrociò lo sguardo del sedicenne –Potevamo avere una vita
normale, invece ora non è più possibile- le sue parole erano spezzate dai
singhiozzi –Non ce la faccio a sopportare tutto questo da sola…-
Non poteva vederla in quello stato, stava male anche lui
sapendo che lei stava soffrendo. Le si avvicinò e la abbracciò dolcemente.
Voleva proteggerla, rassicurarla, farle capire che le era vicino –Non sei da
sola…ci sono io- disse infine. Hilary chiuse gli occhi smarrendosi nel calore
che le trasmetteva Kai, in quelle parole così dolci…
-Troveremo un modo per fermarli-
-E come?-
-Non lo so…ma ci serve aiuto. Dobbiamo andar via di qui,
dobbiamo tornare dagli altri-
-E’ una pazzia! Se ci scoprono sono capacissimi di
toglierci di mezzo come hanno fatto con i miei genitori-
-Lo so ma dobbiamo tentare. Se combattiamo tutti insieme
ce la possiamo fare, credimi-
-Ti credo- gli cinse il collo con le braccia –Ti amo
Kai…ti amo da morire…-
-Spegni, ho sentito abbastanza- nonostante quello che
stava succedendo Hito aveva un tono piuttosto calmo.
-Dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi- Vorkov si
precipitò verso la porta dell’ufficio ma venne bloccato dalle parole del
presidente della Borg –Fermo! Agiremo domani, per il momento lasciamoli credere
che non siamo a conoscenza dei loro piani, si penseranno al sicuro e potremo
cogliergli di sorpresa-
L’uomo dai capelli violacei acconsentì, non poteva di
certo disubbidire agli ordini del suo superiore, e mentre tornava al suo studio
già un piano diabolico si fece spazio nella sua mente malvagia…
Bussò alla porta della sua camera, ma non ottenne
risposta. Girò la maniglia ed entrò, evidentemente l’aveva dimenticata aperta.
La luce del sole filtrava dalla finestra accostata, e batteva delicatamente sul
suo letto. Kai si avvicinò senza far rumore e si sedette su di esso, accanto ad
Hilary, ancora immersa nel mondo dei sogni. Il suo viso sembrava più
tranquillo, era contento che fosse riuscita a riposare, dopo quello che aveva
scoperto il giorno prima ne aveva bisogno. I capelli castani ricadevano morbidi
sul cuscino, il suo respiro era calmo e regolare, le labbra leggermente
schiuse, la carnagione chiara, pensò che fosse davvero molto bella. Le
accarezzò dolcemente una guancia, per cercare di svegliarla, cosa che non
avvenne. Continuava a dormire tranquilla, senza accorgersi di nulla. Sorrise,
sembrava una bambina. Si alzò e si diresse alla finestra, spalancò i vetri
facendo entrare un po’ d’aria fresca.
-Mmmh…- aprì gli occhi, sbattendoli un paio di volte, si
portò una mano alla bocca sbadigliando sonoramente. Non si accorse della
presenza dell’amico finchè non si voltò verso di lui –Kai…cosa ci fai qui?-
-Ero venuto a chiamarti e ho trovato la porta aperta. Devi
ricordarti sempre di chiuderla, potrebbe entrare qualcuno-
-Tipo te?- domandò sorridendo.
-Si…ma io intendevo qualcuno che non ha buone intenzioni-
-Quindi tu hai buone intenzioni?-
-Ma certo…io non…- farfugliò imbarazzato.
-Rilassati, stavo scherzando!- si alzò dal letto.
Indossava solo una maglietta a maniche lunghe che però le arrivava fino a metà
coscia e un paio di calzini di lana con risvolto –Ora però dovrei vestirmi-
disse rivolta al russo.
-Ah, certo…esco subito-
Stava per uscire ma venne fermato dalle parole di Hilary
–No, resta- il sedicenne la guardò perplesso.
-Voglio dire…puoi rimanere qui se vuoi, tanto io mi vesto
in bagno di solito-
-Ah…ok-
La ragazza prese i vestiti ed entrò in bagno. Chiuse la
porta a chiave e cominciò a spogliarsi. Fece una breve doccia e indossò gli
abiti che usava il giorno. Si stava lavando i denti quando l’assalì la strana
sensazione di aver fatto qualcosa che non doveva fare, ma non riusciva a capire
cosa. Ripensò alla sera precedente, aveva scoperto la verità sui suoi genitori
e insieme a Kai aveva deciso di scappare per raggiungere gli altri…Kai…si
bloccò di colpo, con lo spazzolino ancora in bocca e si guardò al piccolo
specchio sopra al lavandino. Ripose a posto il setolino senza staccare gli
occhi dalla sua immagine riflessa, come in trance –No…non è possibile…- scosse
la testa –Non posso avergli detto quelle parole- stentava a crederci. Era
talmente sconvolta che gli aveva rivelato i sentimenti che provava, senza
pensare alle conseguenze di quel gesto. Non aveva saputo reprimerli ancora
dentro di sé. E non ne era nemmeno sicura di averlo fatto, aveva un ricordo
sfocato dell’accaduto, confusa per ciò che aveva sentito. Come avrebbe fatto
per saperlo con certezza? Non poteva mica andare da lui e domandarglielo
direttamente, e poi che gli avrebbe detto? Che si era sbagliata? Continuava a
rimuginarci sopra senza giungere ad una conclusione, ma non poteva immaginare
che non era l’unica a pensarci…
Doveva ammetterlo, era venuto per un motivo in
particolare, la sera precedente non aveva avuto il coraggio di chiederglielo,
in fondo era sconvolta. Gli sembrava così strano…in un momento di totale
confusione per entrambi lei gli aveva detto che lo amava…perché si sentiva
così? Perché gli interessava così tanto sapere se quella era la verità? Ma
soprattutto, perché sperava che fosse vero?
Si era limitato a stringerla ancora più forte a sé senza
aggiungere niente, quella rivelazione improvvisa lo aveva lasciato senza
parole. Si sedette sul letto e perlustrò con gli occhi tutta la stanza. Non era
diversa dalla sua, la stessa disposizione dei mobili, lo stesso colore slavato
delle pareti, la stessa grandezza…il rumore dello scatto della serratura della
porta del bagno lo fece tornare alla realtà. Hilary ne uscì con indosso i
vestiti che metteva quando era alla Borg –Scusa…ti ho fatto aspettare molto?-
domandò, ancora non era sicura di essersi ripresa del tutto da quello che aveva
ricordato.
-No…- le rispose alzandosi e avvicinandosi a lei. Uscirono
dalla camera in silenzio. La brunetta chiuse la porta e si voltò verso Kai. Si
trovavano faccia a faccia in un corridoio caratterizzato da una quieta quasi
sovrannaturale.
-Senti Kai…- esordì mentre il ragazzo contemporaneamente
proferiva –Senti Hilary…-
Si guardarono negli occhi –Prima tu- dissero entrambi.
Scoppiarono in una nervosa risata, se non fosse stato così imbarazzante sarebbe
stato perfino comico.
-Ecco io…- infine fu la blader a parlare per prima –volevo
sapere se io…cioè se tu…insomma…quando hai intenzione di andare dagli altri?-
niente, non riusciva a chiederglielo. In fondo che cosa aveva da perdere?
Ormai…era quasi sicura di avergli rivelato sul serio quello che provava,
quindi…il danno era fatto, come si suol dire.
-Non lo so, il più presto possibile credo-
-Ah…-
-Mi ha fatto chiamare?-
-Si, vieni pure Takeshi- il sedicenne si avvicinò alla
scrivania di Vorkov. Lo aveva convocato per riferirgli una cosa di vitale
importanza, per lui. Non potevano lasciare altro tempo a quei due ragazzini,
non potevano permettergli di mandare di nuovo a monte i piani di conquista
della Borg.
–A quanto pare i nostri sospetti erano fondati. Kai…e
Hilary- pronunciò il suo nome con un insolita rabbia –Vogliono scappare da qui
e raggiungere gli altri Bladebreakers per metterci i bastoni tra le ruote- il
capitano dei Black Killer ascoltava in silenzio ogni singola parola di
quell’uomo. Sapeva che non c’era da fidarsi di quei due.
-Noi questo dobbiamo impedire che accada…sistemati loro
sarete tu, Carlos e Jeremy a prendere in mano le retini della situazione. Vi
allenerete senza sosta, finchè non sarete perfettamente in grado di annientare
i Bladebreakers. Potenzieremo i vostri bit-power e una volta imparati a
controllarli avrete la vittoria in pugno- ostentava sicurezza da tutti i pori.
-Bene. Cosa devo fare?-
-Per il momento dovrai solo mandarmi Hilary qui…voglio
scambiare “due chiacchiere” con lei-
-C’è altro?-
-Si…nel frattempo tieni lontano Romeo dalla sua
Giulietta…non so se sono stato chiaro-
-Chiarissimo- rispose mentre un ghigno si faceva spazio
sulla sua faccia, poi senza aspettare altro tempo uscì dall’ufficio richiudendo
la porta alle sue spalle.
Vorkov si rilassò sulla sua poltrona –E’ finalmente giunto
il momento della resa dei conti signorina…- disse scoppiano in una cinica
risata.
-Tu invece…cosa volevi dirmi?-
-Beh…non era poi così importante- forse era meglio
aspettare che questa brutta storia fosse finita, anche se ciò significava
attendere ancora per molto, date le circostanze.
-Hilary- Takeshi si intromise nella loro conversazione
–Vorkov ti vuole nel suo ufficio- spostò gli occhi sul russo, squadrandolo
dalla testa ai piedi –Da sola…- aggiunse glaciale. Hilary guardò il ragazzo che
le stava accanto, una sensazione di paura si impossessò di lei. Cosa voleva
ancora quell’uomo? La stessa sensazione che colpì anche Kai. Non voleva più
vederla soffrire…
La brunetta si fece coraggio e andò, lasciando i due
ragazzi da soli.
TO BE CONTINUED…
Vi lascio sulle spine (ih ih ih quanto
sono cattiva! nd.me) (vantatene! nd.tutti) che succederà nel prossimo
capitolo?? Voi che dite?? Io vi dico solo cha dal prossimo chappy in poi la fic
comincerà a diventare stracarica di emozioni, UN INTRIGO DI SENTIMENTI,
RELAZIONI, AMORE, ODIO, AMICIZIA, RABBIA, ANGOSCIA, VENDETTA, E POI ANCORA…
(chiamate il 118 e ditegli di mandare un’ambulanza con la camicia di forza,
questa è andata!!!! nd.tutti) si si si!!!
(Vuoi dire ancora qualcosa? nd.tutti)
(si, leggete e commentate in tanti! nd.me) (bene, ora portatela via!! nd.tutti)
Ottavo cap!!! Iniziamo subito!!! (veramente io avrei una
cosa da dire nd.Hilary) (sarebbe? nd.me) (ho letto il cap, si può sapere perché
io vengo quasi…nd.Hilary con la bocca tappata dalla mano dell’autrice) (zitta!
Non puoi rivelare i fatti in anteprima e tanto meno criticarli!! nd.me) (si
ma…nd.Hilary) (niente ma!!!!! nd.me che si comincia a surriscaldare) (scusa, ma
devi dare la possibilità di ribattere nd.Kai) (e figurati se non eri d’accordo
con lei! nd.me) (che vuoi dire?? nd.Kai) (andiamo! Secondo te non si è capito
che sei innamorato cotto di Hilary??? nd.me) (ma…ma…^/////^ nd.Kai e Hilary)
(anche io ho qualcosa da ridire: perché nel cap. precedente io non compaio?
nd.Takao) (e nemmeno noi, non è giusto!!!!!! nd.Max, Rei e il prof.) (BASTA!!!! ZITTI TUTTI!!!!!! QUI IL CAPO
SONO IO E COMANDO IO!!!!!CHIARO?????!!!!! COSì è SCRITTO E COSì SARà!!!! nd.me)
(ok ok…nd.Takao, Max, Rei, Kai, Hilary e il prof. molto molto spaventati).
Solo due cose sono infinite:
l’universo e la stupidità umana
e non sono nemmeno sicuro del primo (Einstein)
-Cosa vuole Vorkov da Hilary?-
Alzò le spalle –Ma…non saprei- irritando molto il ragazzo
che gli stava di fronte. Il russo guardò il capitano dei Black Killer dritto
negli occhi –Io credo di si-
-Vuole scambiarci solo due chiacchiere…magari riguardo ad
un certo vostro progetto di fuggire da qui per raggiungere i vostri cari
amichetti a cui chiedere aiuto-
-Come lo sai?-
-La domanda esatta sarebbe: come lo sa Vorkov? Semplice…ti
sei forse dimenticato che qui alla Borg ci sono telecamere piazzate ovunque?-
Il blader abbassò lo sguardo –Accidenti- sibilò tra i
denti.
-Cose che capitano quando si è troppo presi da altro-
disse provocandolo con tono allusivo.
-In ogni modo- continuò –non vorrei essere nei panni di
Hilary in questo momento- le sue parole fecero trasalire Kai, colto da una
spiacevole sensazione. Non poteva lasciarla da sola con quell’uomo. Si mosse
verso l’ufficio ma fu bloccato da Takeshi che gli si piazzò davanti –No, no,
no. Tu non vai da nessuna parte amico!-
-Lasciami passare!-
Estrasse dalla tasca un beyblade nero come la notte e lo
caricò nel dispositivo di lancio, puntandolo verso l’avversario in segno di
sfida –Solo se riuscirai a battermi!-
Si fermò davanti all’ufficio. Cosa voleva ancora
quell’uomo? Kai non era accanto a lei, si sentiva da sola e aveva paura, come
ogni volta che si era trovata in una simile circostanza, del resto. Eppure
quella volta era diverso, sentiva che c’era qualcosa che non andava, qualcosa
di brutto, una sensazione spiacevole attraversava il suo corpo, come un brivido
gelido, e il suo istinto raramente sbagliava. Il suo sesto senso non l’aveva
mai tradita…già, allora come aveva fatto a non accorgersi, cinque anni prima,
della balla che gli avevano raccontato sui suoi genitori? Più ci pensava e più
si rendeva conto che avrebbe dovuto leggerglielo negli occhi che mentivano. Si
vedeva lontano un miglio…ma allora era solo una bambina. Un giorno si sarebbe
vendicata di tutto il male che gli avevano procurato, si sarebbe vendicata per averle
distrutto la sua famiglia, per averle rovinato la sua infanzia, e insieme a suo
fratello sarebbe tornata ad essere felice.
Inspirò profondamente, raccogliendo il coraggio per andare
avanti. Era vero, Kai non si trovava con lei in quel momento, ma si fidava di
lui, lo amava, e gli credeva quando diceva che avrebbero posto fine a quella
drammatica storia. Varcò la soglia della stanza, con il cuore in gola. Vorkov
era seduto come suo solito su quell’odiosa poltrona, immerso in un inconsueto
silenzio. Sollevò lo sguardo sulla ragazza e si tolse la maschera che aveva
sugli occhi, posandola sulla scrivania. Si alzò, lentamente, avvicinandosi alla
blader, squadrandola dalla testa ai piedi, come fosse la prima volta che la
vedeva. Hilary si sentiva terribilmente in soggezione, avrebbe tanto voluto
fuggire, ma allora perché non lo faceva? Le sue gambe erano come paralizzate,
quasi non riusciva a muoversi. L’uomo cominciò a parlare, girandole intorno –Mi
sono giunte notizie allarmanti sul tuo conto e che non mi piacciono per niente-
le poggiò le mani sulle spalle –Il problema è che queste notizie sono arrivate
direttamente dalla fonte, quindi possono essere solo che vere- strinse ancora
di più la presa, facendole male di proposito e avvicinandosi al suo orecchio. Sentiva
il fiato di Vorkov sul collo. Chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore,
pregando che quello fosse solo un brutto sogno –E così tu e il signorino
Hiwatari volete andare vai da qui per chiedere aiuto ai vostri patetici
amichetti…-
La quindicenne si liberò dalla presa voltandosi verso
quell’uomo –Come lo sa?- riuscì a dire in preda al panico.
-Telecamere, ricordi?- fece ironico. Gli piaceva leggere
la paura negli occhi delle persone e in quelli di Hilary ce n’era decisamente
tanta. Avanzò verso la ragazza laddove lei indietreggiava cercando di mantenere
le distanze, ma andò a sbattere contro il muro. Trasalì, era in trappola.
Vorkov l’afferrò per le braccia, impedendole di muoversi –Questo non me lo
sarei mai aspettato da te…ma in fondo non mi stupisce più di tanto dato le
compagnie che frequenti!- si stava ovviamente riferendo a Kai.
-Mi dispiace, ma meriti una punizione per questo- le
accarezzò la guancia mentre sul suo viso compariva un sorriso perverso. Voltò
la testa dall’altra parte tentando di divincolarsi dalla stretta ma senza
risultati –Che vuoi fare?-
-Te l’ho detto, credo proprio che ti sbatterò nelle
prigioni, ma prima…voglio divertirmi un po’ con te- prese una ciocca di capelli
castani tra le dita portandosela al naso e annusandone il profumo. Poi si
avvicinò al suo collo cominciando a baciarglielo mentre Hilary cercava in tutti
i modi di liberarsi da quell’incubo –Fermo, lasciami!- urlò. Ma L’uomo non la
ascoltava, continuava imperterrito –Su, non fare la difficile…fai la puttana
con il tuo amichetto, e non puoi farla anche con me?- (scusate la volgarità di
questa frase nd.me) disse mentre insinuava la sua mano sotto la maglietta della
ragazza.
-Mollami, lasciami! Mi fai schifo!- lo spintonò lontano da
lei. Non aveva la forza sufficiente per reagire, l’uomo la sovrastava sia in
peso che in altezza. Si sentiva terribilmente spaventata, non sapeva che fare.
-Ma come? Credevo che noi due fossimo amici! Queste tue
parole mi feriscono- amici? Come si può essere amici di un essere così malvagio
e ripugnante? Rimase in silenzio, aveva paura di aggravare ancora di più la
situazione.
-Se la metti così…- si avvicinò alla scrivania, aprendo
uno dei due cassetti e cercando furiosamente qualcosa al suo interno. Hilary si
guardò intorno, e la sua attenzione si posò sulla porta. Approfittando della
situazione corse verso di essa cercando di aprirla. Provò a forzare la
maniglia, ma con scarsi risultati –Mi spiace, ma è chiusa- tornò a voltarsi
verso Vorkov –L’ho bloccata appena sei entrata. Non ti lascio scappare così
facilmente- estrasse dal cassetto quello che cercava e si avvicinò alla blader.
-Cos’è?- chiese spaventata vedendo che teneva in mano una
siringa con dentro un liquido semitrasparente.
-Solo una cosa per renderti un pochino più docile, mia piccola
e dolce Hilary…-
Era in trappola, questa volta non se la sarebbe cavata.
Rimase paralizzata davanti a ciò che le stava accadendo, mentre quell’uomo le
si avvicinava sempre di più –Kai!-
Una strana sensazione s’impossessò di lui. Hilary era in
pericolo, lo sentiva. Non poteva perdere altro tempo, doveva andare da lei e
portarla via da lì. Non poteva permettere che qualcuno le facesse del male, lei
era tutto per lui…era troppo importante. Alzò lo sguardo sul suo avversario,
doveva mettere termine al più presto all’incontro –Dranzer finiscilo!- urlò
invocando la potenza del suo bit-power. Takeshi non ebbe nemmeno il tempo di
chiamare in campo il suo animale sacro che già il beyblade nero venne
scaraventato addosso al muro e si fermò scivolando a terra. Il capitano dei
Black Killer rimase letteralmente di sasso, il blader avversario aveva tirato
fuori una forza enorme all’improvviso, sorprendendolo.
Il russo riprese Dranzer e corse verso l’ufficio di
Vorkov, lasciando il giapponese immobile, al centro del corridoio, senza
proferire parola, ancora incredulo per l’accaduto.
Kai raggiunse l’enorme porta di ferro e provò ad aprirla,
ma era bloccata, chiusa con la combinazione che lui fortunatamente conosceva
fin troppo bene. Digitò il codice sulla tastiera e varcò l’entrata della
stanza. Vorkov teneva Hilary per un braccio impedendole di muoversi.
-Lasciala andare!- si precipitò sull’uomo sferrandogli un
pugno in piena faccia e facendolo cadere a terra (si, picchialo, uccidilo!!!!
Ehm…scusate, mi sono fatta trasportare! nd.me).
-Tutto a posto?- le domandò preoccupato.
-Si…adesso si- rispose tremante, ancora scossa per la
brutta esperienza.
-Moccioso! Come osi intrometterti?- Vorkov si tastò il
naso con la mano destra, poi se la portò sotto gli occhi, era sporca di sangue.
-Non devi azzardarti a toccarla!-
-Altrimenti che fai?- pigiò un pulsante rosso sotto la sua
scrivania, quello per le emergenze. Un suono acuto a intermittenza si diffuse
nell’aria, spaccando quasi i timpani dei due ragazzi.
-L’allarme! Dobbiamo sbrigarci!- prese Hilary per mano
trascinandola fuori dall’ufficio.
-Che facciamo adesso? Ci prenderanno!-
Kai si fermò a pensare, anche se doveva farlo in fretta,
non c’era più molto tempo –Vieni con me- si diressero verso una piccola porta
in legno ed entrarono.
-Ma questo non è…-
-Si, è dove tengono la macchina che era dei tuoi genitori-
scesero di corsa le scale –Di certo non l’hanno fatta passare dalla porta
quindi deve esserci un’altra via per l’esterno- infatti c’era. Un grande
cancello di metallo ad apertura automatica; l’unico problema era che non
avevano la minima idea di come aprirlo –Vorrà dire che lo sfonderemo. Presto,
monta in macchina-
-Che vuoi fare?- chiese sempre più confusa.
-Non c’è tempo per le spiegazioni! Sbrigati!-
Hilary aprì la portiera e si sedette sul sedile anteriore
senza discutere, mentre Kai prese posto accanto a lei.
-E ora che facciamo?-
-Pregare che ci sia ancora la benzina- smontò una parte
del cruscotto e prese in mano due fili dal suo interno, uno giallo e uno blu.
Tolse a ciascuno una parte del rivestimento in gomma, facendo fuoriuscire dei
sottili filamenti in rame che collegò tra loro con qualche scintilla.
Incredibilmente riuscì a far mettere in moto la macchina.
-Ma come hai fatto?-
-Sai, a vivere per anni con un criminale, si imparano un
sacco di cose utili- era chiaro che si stava riferendo a suo nonno. Premette il
piede sulla frizione, ingranando la prima.
-Scusa Kai…ma tu sai guidare?-
-No ma…non deve essere poi così difficile- posò le mani
sul volante. In fondo una volta usciti dalla Borg intorno a loro avrebbero
trovato solo aperta campagna per chilometri e chilometri.
-Aspetta…- lo bloccò prima che partisse –Kai, mio
fratello? Non posso lasciarlo qui!-
Il russo guardò Hilary negli occhi –Se lo andiamo a
prendere adesso ci prenderanno di sicuro. Torneremo in seguito con l’aiuto
degli altri-
-Ma…-
-Hilary…non gli faranno niente, perché possono utilizzarlo
come ricatto per farti tornare dalla loro parte. E’ troppo importante per loro
per fargli del male- cercò di rassicurarla –Ti prometto che lo tireremo fuori
di lì, costi quel che costi. Ti fidi di me?-
Lui aveva sempre creduto in lei, l’aveva salvata da Vorkov
quando pensava di essere in trappola. Non l’aveva abbandonata. Certo che si
fidava –Si-
Le sorrise e partì; premette sull’acceleratore –Tieniti
forte- andò a tutta velocità verso il cancello sfondandolo con l’auto e
accartocciando il cofano ulteriormente ma senza causare danni al motore della
vettura che ripresasi dall’urto sparì lasciansi dietro solo una nuvola di denso
fumo grigio.
Era più di mezz’ora che viaggiavano su quella macchina, ed
entrambi non avevano ancora proferito parola, ma erano molto più rilassati.
Hilary teneva la testa poggiata al finestrino, cominciava a farle molto male,
forse per lo spavento presasi alla Borg. Guardava il cielo cupo e minaccioso,
si stava preparando a piovere. Odiava l’inverno, portava con sé nient’altro che
freddo e pioggia. Oltre il vetro si ammiravano solo campagna e desolazione, la
città si poteva scorgere in lontananza, con le sue prime case, sulla linea
dell’orizzonte. Stavano procedendo verso Tokyo quando la macchina si fermò in
mezzo ad una strada poco frequentata.
-Perché ti sei fermato?-
-Non mi sono fermato io…è finita la benzina- si guardò
intorno –E di certo qui non troveremo un luogo dove fare rifornimento-
Aprì la portiere a scese dall’auto –Dobbiamo proseguire a
piedi, ormai non manca molto alla casa di Takao, e poi ci siamo distanziati
parecchio dalla Borg, non ci troveranno-
Anche Hilary mise piede sull’asfalto, e un brivido di
freddo le percorse la schiena quando entrò in contatto con la temperatura
esterna che probabilmente si aggirava intorno ai dieci gradi. Si appoggiò alla
vettura con l’intenzione di sostenersi, non era nelle sue condizioni fisiche migliori.
La testa le girava e le si cominciava anche ad appannare la vista.
-Che ti succede?- le domandò il blader avvicinandosi alla
ragazza. Si portò una mano alla fronte –Non mi sento molto bene- disse tremando
e circondando il corpo con le braccia, il freddo era davvero pungente. Kai si
levò la giacca e la poggiò sulle spalle della quindicenne –Va meglio?- la
brunetta lo guardò negli occhi –Si…grazie-
Il russo le prese la mano, e insieme cominciarono ad
incamminarsi verso la villa del loro amico. Percorsero un paio di chilometri,
tra gelo e tuoni che sembravano avvicinarsi sempre di più. In breve tempo un
acquazzone coi fiocchi si sarebbe riversato su di loro. Hilary lasciò la mano
di Kai, era davvero sfinita e si sentiva sempre peggio.
-Va tutto bene?-
Strinse gli occhi e si portò le dita alle tempie –Mi
scoppia la testa- non riusciva più a reggersi in piedi.
-Manca poco ormai. Tra poco potrai riposarti-
-E se…se non mi vogliono con loro?-
-Chi?-
-Takao e gli altri…dopo quello che ho fatto-
-Ma che dici? Certo che ti vogliono con loro! Gli
spiegheremo la situazione e vedrai che ci aiuteranno-
Le parole dell’amico le arrivavano così lontane alle
orecchie, e così sfocate. Sbattè gli occhi un paio di volte ma continuava a
vedere sempre più scuro, poi perse i sensi.
-Hilary!- la recuperò prima che potesse finire a terra. Le
scansò dolcemente i capelli dal viso. Doveva immediatamente portarla al caldo.
La prese in braccio e s’incamminò verso casa Kinomiya mentre l’acqua cominciava
a scendere fitta dal cielo.
Varcò il cancello della villa, bagnato fradicio dalla
testa ai piedi. Si diresse in palestra, era sicuro di trovarci radunati i
Bladebreakers. Spalancò la porta –Ragazzi- cominciava anche lui ad essere
stanco.
-Kai!- si precipitarono tutti e quattro verso l’amico –Che
ci fai qui? E…- Takao spostò l’attenzione su Hilary, ancora svenuta tra le
braccia del russo –Hilary? Che le è successo?-
-Rimandiamo a dopo le spiegazioni. Rei scusa…prendila tu-
disse passando la ragazza all’amico cinese. Aveva le spalle indolenzite,
dopotutto aveva dovuto trasportare un’altra persona oltre a lui per parecchia
strada.
-Portala in camera mia- il capitano fece strada al blader
fino alla sua stanza. Rei la posò sul letto, poi si rivolse a Kai –Che ha?-
-Non lo so…eravamo scesi dalla macchina e…-
-Dalla macchina?-
-Si…e poi è svenuta-
Il professore si avvicinò alla quindicenne –Cos’è questo?-
chiese notando un piccolo livido sul suo braccio sinistro. Non lo aveva visto
prima. Si ricordò di quando era entrato nell’ufficio di Vorkov, se non si
sbagliava, quell’uomo teneva qualcosa in mano, una siringa per la
precisione…adesso capiva tutto –Bastardo!- sbattè con violenza un pugno contro
il muro per sfogare la sua rabbia, sotto gli sguardi stupiti dei compagni; non
era lui avere simili scatti d’ira.
-Le ha somministrato qualcosa…non so che-
-Chi?- Max sembrava sempre più confuso ma anche gli altri
non erano da meno.
-Vorkov- si sedette sul pavimento, esausto, passandosi una
mano tra i capelli bagnati.
-Beh…qualunque cosa sia ora Hilary sta dormendo. Si
riprenderà- K si alzò dal letto sul quale si era seduto prima –Sei stanco,
dovresti riposare anche tu Kai-
-No, non finchè non si sveglia Hilary…-
-Ma stare alzato non servirà certo a…- non concluse la
frase perché interrotto bruscamente dal blader dell’Aquila Rossa –Ho deciso
così- proferì freddo.
-Va-va bene…-
-Perché non ci dici che è successo intanto?- Takao tese
una mano all’amico, aiutandolo ad alzarsi. Il sedicenne passò in rassegna con
lo sguardo i suoi compagni –Si…- fu tutto quello che riuscì a dire –Andiamo in
salotto- sentiva un gran bisogno di mettersi seduto, non ce la faceva più, la
fatica fisica e mentale lo stavano distruggendo. Cercò di rilassarsi affondando
nella poltrona, asciugandosi le testa con un asciugamano e cominciò a
raccontare…
TO BE CONTINUED...
Che fatica questo capitolo!!!! E’ stato
molto impegnativo!!! Spero vi sia piaciuto!!!! E ancora devono succedere tante
tante tante cose! (per il momento così basta e avanza! nd.tutti). Ringrazio
quelli che leggono e chi ha commentato lo scorso cap. come: Jaly Chan, Lelli91,
Chibichan, Kaix_chan01. Un bacio e a presto!!!!!!!! Dal prossimo chappy
comincerò a inserire gli altri personaggi! Ciaooooooooo!!
La pioggia aveva finalmente cessato di cadere, e nell’aria
si poteva ancora respirare un forte odore di terra bagnata, sollevata dal freddo
vento di gennaio. Aveva raccontato ai suoi compagni quello che era successo
alla Borg, quello che volevano fare, quello che gli aveva riferito Hilary
riguardo ai suoi genitori. Dormiva da molte ore ormai, invece Kai non era
riuscito a riposare nemmeno un momento, troppo preoccupato per lei. Non sapeva
da quanto tempo era seduto su quel portico, in totale silenzio mentre con la
mente ripercorreva gli episodi di quegli ultimi giorni. Perchè suo nonno non
rinunciava al suo folle piano di conquista? Perché non lo sbattevano in galera
una volte per tutte, di modo da poter chiudere per sempre con lui? Non aveva
fatto altro che causargli sofferenze, fin da quando era piccolo. Quando andava
all’asilo si ricordava che lui era l’unico bambino che tornava a casa da solo,
tutti gli altri li venivano a prendere i loro genitori o i loro nonni. La madre
di Kai era morta prematuramente, il padre era spesso in viaggio per lavoro, non
lo vedeva mai, e le rare volte che si ripresentava a casa litigavano, e suo
nonno lo aveva sempre e solo usato. Crescendo aveva imparato a fare a meno
degli altri, a non fidarsi più delle persone che lo circondavano convinto che
se lo avesse fatto presto o tardi lo avrebbero tradito. Ma quando aveva
incontrato quelli che sarebbero diventati i futuri Bladebreakers qualcosa in
lui era cambiato. Loro non gli avevano voltato le spalle, non gli avevano mai
negato il loro aiuto, erano suoi amici…poi, pochi mesi dopo il torneo in Russia
era tornato da Takao e aveva conosciuto Hilary. Caratterialmente simile al
capitano, per questo litigavano sempre, era il suo opposto, vivace, estroversa,
aperta con tutti, forse se avesse vissuto un’infanzia diversa, normale, sarebbe
diventato anche lui così…sentì una mano posarsi sulla sua spalla –Va tutto
bene?- Rei si sedette accanto al russo.
-Non lo so- gli rispose continuando a fissare un punto
indefinito del giardino. Sollevò lo sguardo al cielo, il sole cominciava a
tramontare –E’ strano…-
-Cosa?- il cinese voltò la testa verso l’amico lasciando
che ciocche di capelli brune gli ricadessero sulla fronte.
-Sai Rei…non riesco a capire quello che provo per Hilary…-
il blader dalle iridi ambrate abbozzò un sorriso; era strano sentir parlare Kai
in quel modo.
-So solo che ho avuto…paura…paura di perderla. Nei pochi giorni
che ho trascorso alla Borg, non ho fatto altro che pensarci- puntò i suoi occhi
in quelli del compagno –Mi imbarazza dirlo ma…per me è una persona molto
importante-
-L’avevo capito-
-Come scusa?-
-L’aveva capito…altrimenti perché avresti messo in pericolo
te stesso facendo finta di tornare dalla parte della Borg?-
C’era un fondo di verità in ciò che diceva. Kai si
riscontrava in ogni sua parola, all’inizio non aveva capito che il motivo che
l’aveva spinto ad agire così fosse legato solamente ad Hilary.
-Si, forse hai ragione-
-E…- lo incitò a continuare. Il russo non capiva dove
voleva arrivare –E…cosa?-
-Quando glielo dirai?-
-Non ho intenzione di dirglielo!- arrossì non poco. Aveva
già fatto un enorme fatica a rivelare ciò che provava al suo migliore amico,
figuriamoci a lei.
-Perché no?-
-Perché…se poi mi ride in faccia?-
-Ma non lo farebbe mai! E poi…- gli diede una pacca sulla
spalla “Hilary è innamorata persa di te amico, e tu sei l’unico che ancora non
se n’è accorto!” cercò di trattenere una risata ma i suoi sforzi furono vani.
Si portò una mano alla bocca con l’intenzione di tornare serio.
-Perché ridi?-
-No, niente-
-Non si scoppia a ridere per niente!-
-Ai normali esseri umani qualche volta capita!-
-Con questo vorresti dire che io non sono normale?-
strinse un braccio intorno al collo dell’amico mentre portava il pugno della
mano libera minacciosamente vicino alla faccia di Rei.
-No…non mi permetterei mai di dire una cosa del genere!-
pronunciò ironicamente –E dai, mollami!-
Aprì gli occhi mettendosi a sedere e si guardò intorno
confusa. Dove si trovava? Eppure quella stanza le sembrava molto familiare. Si
tirò via le coperte e si alzò. La testa non le faceva più male e anche la sua
vista non era più appannata; scorse sulla scrivania un beyblade, lo prese in
mano –Ma questo è Dragoon, allora…- disse mentre lo riposava sul tavolo –sono a
casa di Takao-
Aprì la porta della camera facendo il minimo rumore
possibile e uscì sul portico in legno che circondava quasi tutta la villa.
Indossava ancora la giacca che le aveva prestato Kai…ora cominciava a ricordare
quello che era successo, doveva essere svenuta poco prima di arrivare e l’amico
l’aveva portata in braccio fino a casa Kinomiya. Sorrise “Peccato che ero senza
sensi…sarebbe stato bello stare tra le sue braccia da sveglia”. Stava per
entrare in salotto ma due voci richiamarono la sua attenzione.
Si avvicinò ai due ragazzi –Ciao…-
-Ehi, ti sei svegliata! Come ti senti?- le chiese
sorridente Rei guardando oltre la spalla del russo.
-Meglio- anche il blader dell’Aquila Rossa si voltò verso
di lei. Era contento di vederla finalmente in piedi. La guardò negli occhi in
silenzio, come se in quel momento non esistesse altro intorno a lui.
-Ecco questa…- esordì porgendogli un indumento di pelle
nera –è tua-
Il sedicenne se la infilò continuando a tenere il suo
sguardo in quello della brunetta.
-Beh, io vado dentro, qui fuori fa freddo!- sentendosi di
troppo sorpassò i due giovani e si diresse verso la cucina –Più tardi passa in
cucina…ti ho preparato la cioccolata calda come piace a te-
Hilary annuì –Grazie- aveva sempre considerato Rei come
una sorta di fratello maggiore, era sicura che sarebbe piaciuto anche ad Alex,
così come tutti gli altri suoi amici. Pensarlo rinchiuso nella prigione la
rendeva molto triste anche in un momento di felicità come quello. Era scappata
dalla Borg, si sentiva finalmente…a casa sua.
-Ecco io…volevo ringraziarti per tutto quello che hai
fatto per me- era entrato all’interno dell’organizzazione per portarla via da
quel posto, perché credeva in lei, e c’era riuscito. Kai si avvicinò alla
ragazza e la sorprese abbracciandola, stringendola a lui più forte che poteva.
Le accarezzò i capelli sussurrandole all’orecchio –Sono contento che tu ora
stia bene; se ti fosse successo qualcosa di brutto avrei perso la testa-
Le guance della blader si colorarono di un bel rosso
acceso, ma si lasciò cullare dalla dolcezza del russo, dal calore che le
trasmetteva. Poteva sentire il battito rilassante del suo cuore. Chiuse gli
occhi smarrendosi in quella bellissima sensazione, avrebbe voluto durasse per
sempre. Gli circondò la vita con le braccia –Kai…- non potette far niente per
impedire a due enormi goccioloni blu di rigarle il viso.
-Cosa c’è?- le chiese teneramente guardandola nelle sue
iridi castane.
-Vorrei che anche mio fratello fosse qui- disse con la
voce ormai incrinata. Le asciugò le lacrime e le prese il viso tra le mani
–Presto lo tireremo fuori da lì…te lo prometto, ma tu devi stare tranquilla,
ok?-
Scosse la testa in segno di affermazione e abbozzò un
timido sorriso. Sembrava così fragile in quel momento, così diversa dalla
ragazza forte che era sempre stata, quella che incitava gli altri, li spronava,
li convinceva a fare ciò che voleva…le sfiorò le labbra con le sue che si
fusero in un dolcissimo bacio. Dopo un primo impaccio e imbarazzo iniziale si
abbandonarono alla piacevole sensazione che avvolse i loro cuori, ai sentimenti
che sentivano crescere l’uno per l’altra, si lasciarono guidare solo
dall’amore. Hilary affondò le mani tra i capelli del ragazzo,
accarezzandoglieli, scendendo fino alla nuca e provocandogli incredibili
sensazioni di piacere, non ricordava da quanto tempo non fosse così felice,
forse perché non lo era mai stato come in quel momento. Dopo poco si
separarono, entrambi sorridenti –Credo di avere un grosso problema…-
-Sarebbe?- chiese curiosa.
-Credo proprio di essermi innamorato di te- le sussurrò
all’orecchio.
-E io allora che dovrei dire che lo sono di te da quasi
due anni?-
-Ragazzi! Venite qui!- Rei invitò con un gesto della mano
i suoi compagni ad avvicinarsi alla finestra del salotto –So che non è bello
spiare ma…-
Max, Takao e il professore si appostarono davanti al vetro
–Oh, ma come sono carini…- commentò il biondino assistendo alla tenera scena.
-Ce ne hanno messo di tempo! Pensavo avremmo dovuto
aspettare altri due anni!-
-Per cosa avreste dovuto aspettare altri due anni?- Hilary
irruppe sulla scena spaventando i suoi amici, seguita da Kai.
-Per vedervi insieme, piccioncini!- scherzò il capitano
per prenderli in giro.
-Possibile che non si possa fare una cosa senza che tutti
lo sappiano? Non conoscete la parola privacy?- si lamentò il russo scocciato.
-Colpa vostra che vi mettete davanti alle finestre!-
-Si ma voi non dovreste spiare la gente, lo sapete?-
-Ma è stato Rei…- disse con l’aria da bimbo dispiaciuto e
innocente.
–Rei!-
-Eravate così carini…-
Le era mancata molto quell’aria allegra che si poteva
respirare quando era in loro compagnia, quel loro stuzzicarsi e incitarsi a
vicenda anche nelle situazioni più difficili, avrebbe voluto che momenti come
quello durassero in eterno…perché c’era sempre qualcuno che in un modo o
nell’altro mirava a distruggerli moralmente, oltre che fisicamente? Perché
volevano i loro bit-power? Perché ognuno non se ne stava fermo al suo posto
senza recare danni agli altri? Ma le risposte non si trovavano mai.
-Ragazzi io…- esordì la brunetta in tono sommesso facendo
calare un silenzio teso nella stanza –devo scusarmi con voi per quello che ho
fatto-
-Ma non è stata colpa tua! Kai ci ha raccontato tutto!-
-Il prof. ha ragione, semmai siamo noi che ci dobbiamo
scusare con te…soprattutto io- la quindicenne guardò Takao come a chiedersi che
cosa intendesse dire –Vedi- continuò –quando sei venuta sulla spiaggia a dirci
che tu facevi parte della Borg io ci ho creduto-
-La mia intenzione era proprio fartelo credere-
-Si, ma avrei dovuto capire che tu non avresti mai potuto
tradirci così…io invece mi sono arrabbiato e ti ho considerato una mia
avversaria-
Scosse la testa –Non è colpa tua, anch’io al tuo posto
avrei fatto lo stesso-
-Sono contento che tu stia di nuovo con noi-
-Anche io- abbracciò il ragazzo, era molto contenta di non
stare più rinchiusa alla Borg.
-Si, ma adesso è meglio se ci separiamo…non mi piace per
niente lo sguardo che mi sta lanciando Kai!-
Il russo voltò la testa dall’altra parte, incrociando le
braccia la petto –Tsk!- provocando un sorriso sul volto dei suoi compagni.
-Ah Hilary…-
-Dimmi prof.-
-Potrei vedere il tuo beyblade? Vorrei analizzarlo se non
ti dispiace-
-Certo- gli disse porgendogli il piccolo oggetto viola non
più grande di un palmo di una mano.
-Com’ è che si chiama?-
-Ixion- la sua velocità e potenza erano davvero notevoli,
tanto che il professore impiegò parecchio tempo per raccogliere i dati necessari.
Lavorò sul suo computer fino alla sera tardi quando lo riconsegnò alla sua
legittima proprietaria.
-Bene, allora io vado-
-Dove vai?-
-A casa-
-Non rimani qui?-
-No, preferisco andare a casa mia, ci vediamo domani-
-Non mi piace l’idea di pensarti da sola- le spiegò
preoccupato. Lo credeva altamente improbabile che la Borg si sarebbe potuta
spingere a cercarla fino a casa sua, ma la prudenza non era mai troppa.
-Potresti andare a farle compagnia…- propose in tono
allusivo.
-Ora lo uccido- sibilò tra i denti cercando di frenare
l’istinto omicida che sentiva crescere dentro di sé ad ogni battuta del
capitano.
-Ti lascio alla tua opera- gli
diede un bacio sulla guancia e scappò via di corsa. Takao si avvicinò a Kai
circondandogli amichevolmente il collo con un braccio –Sembri una madre che
guarda preoccupata suo figlio che sta partendo per la guerra!- sospirò –Chi
l’avrebbe mai detto? Kai l’asociale innamorato! Si vede che stai crescendo!-
fece in finto tono nostalgico.
-Sfotti sfotti…un giorno sarò io
a sfottere te e allora vedremo-
-Non ci contare troppo amico!-
Camminava per le strade buie di
Tokyo, era andato a telefonare a sua madre, in America, da una cabina, erano
mesi ormai che non la sentiva. Sembrava procedere tutto per il meglio laggiù.
Non gli aveva detto niente riguardo al ritorno della Borg e al fatto che
tentasse nuovamente di catturare i loro bit-power, era una storia troppo lunga
da spiegare al telefono e inoltre non voleva che si preoccupasse per lui. Stava
tornando a casa dell’amico, faceva piuttosto freddo nonostante il cielo fosse
insolitamente limpido per quella stagione. Alzò gli occhi verso l’immensa
distesa blu scuro che si estendeva sopra di lui dove si potevano scorgere le
stelle brillare con la massima intensità. Mise le mani nelle tasche e tornò a
guardare a terra. Non voleva ammetterlo ma era piuttosto preoccupato per la
Borg, non voleva che gli portasse via la sua Tartaruga Nera. L’anno precedente
l’aveva persa per ben due volte, la prima a causa dello psico-team, la seconda gli
era stata presa da Zeo, fortunatamente era sempre riuscito a recuperarla, ma se
quella volta fosse andata diversamente? Scosse la testa, smovendo i suoi
capelli biondi che ricaddero sopra gli occhi cerulei. Non voleva pensarci.
Svoltò l’angolo quando fu
bloccato da una voce che gli suonava familiare –Ciao!-
Si girò, dietro di lui due iridi
color smeraldo risaltavano nel buio. La misteriosa figura avanzò verso Max,
fermandosi sotto la luce di un lampione che permise al ragazzo di riconoscerla
–Mariam!- era alquanto stupito di trovarla là.
-Come va?-
-Che ci fai qui?-
-Siamo venuti per vedere come
stanno i bit-power-
-Siamo?-
-Si, mio fratello e Ozuma
(sarebbe Mister X, ma mi piaceva di più il nome originale nd.me) sono al
magazzino, mentre quello scimmione di Dunga non so dove sia in questo momento e
non mi interessa!-
-Ah…-
-Qualcosa non va?- chiese
vedendo la faccia preoccupata dell’americano. Il blader si riprese –No…si…cioè
non…è una storia lunga-
-Così lunga da non potermela
raccontare?- si portò le mani sui fianchi attendendo una risposta.
-E va bene…ma non qui. Vieni, ti
offro un caffè-
TO BE CONTINUED…
Allora, che ne pensate dell’entrata in scena di Mariam??
Piano piano comincerò a inserire gli altri personaggi. Sarà una cosa piuttosto
complicata per me far coincidere tutti gli avvenimenti ma ci proverò!!!!! (per te è difficile pure fare due più due
nd.tutti) (farò finta di non aver sentito e andrò avanti…nd.me) cmq…un bacio a
chi ha avuto il coraggio di leggere fino a quì!!!!!!!!! Come Lelli91, Chibichan,
Kayx_chan01 (non avrai esagerato con i complimenti????? Sono commossa!!!!),
Cassie_chan (che bello un’altra che legge la mia fic!!!).Alla prossima!!!!
Già ho scritto dieci capitoli!!!!!!! La faccenda si
complica…vedremo che succederà, per ora non ho ancora un’idea precisa, in testa
ho una specie di puzzle che sto cercando di ricomporre (ma che razza di esempio
è?????? nd.tutti)….ma prima volevo ringraziare come al solito chi ha commentato
lo scorso chappy: Lelli91; Cassie_chan; Jaly Chan; Chibichan; Kayx_Chan01,
l’idea della sorella di Kai mi piace e ti confesso che avevo un’idea simile in
testa, però non la metto come fidanzata di Takao, per lui ho pensato un’altra
cosa, se no mi si sconvolge la fic!!! Cmq la inserirò in seguito e se ti fa
piacere la chiamo Kayx, scoprirai il suo ruolo molto più in la!!! Spero che
l’idea ti piaccia lo stesso!!!!
Ora posso cominciare…
Quando l’amore vi chiama seguitelo,
sebbene le sue vie siano difficili ed erte.
E quando vi avvolge con le sue ali, cedetegli,
sebbene la sua voce possa frantumare i vostri sogni
così come il vento del nord arreca scompiglio al giardino
(Kahlil Gibran)
-Ehi frena, fammi capire…Hilary ha un beyblade e anche un
bit-power?- Mariam rimase incredula alle parole di Max.
-Si, hai capito bene- disse mentre continuava a girare il
cucchiaino nel liquido scuro fumante che un cameriere gli aveva servito al
tavolo.
La ragazza prese il bicchiere tra le mani intorpidite dal
freddo rilassandosi nel calore che gli trasmetteva il caffè attraverso la tazza
–Questa organizzazione…-
-La Borg?-
-Si…mi hai detto che già due anni fa aveva tentato di
sottrarvi i bit-power-
-E’ così- affermò sconsolato. Era tornata più forte di
prima per portare a termine l’opera dal momento che in Russia le era andata
male. Questa volta però la posta in gioco era più alta, tenevano in ostaggio il
fratellino della sua amica e sarebbero ricorsi ad ogni mezzo per ottenere ciò
che volevano. Con l’energia delle creature sacre avrebbero potuto dominare il
mondo, controllare qualsiasi cosa facesse comodo ai loro scopi malvagi.
-Vi aiuteremo- dichiarò decisa. Il biondino alzò gli occhi
dal suo caffè guardando interrogativo la blader che gli sedeva di fronte.
-In fondo siamo tornati apposta per controllare come
stavano i bit-power. Non possiamo lasciarli cadere nelle mani sbagliate-
-Ci sarà utile il vostro aiuto- sorrise vedendo la
determinazione che metteva in ogni cosa che diceva. Era sempre stata sicura di
sé, a volte anche troppo, e determinata a vincere. Gli tornò in mente la loro
ultima sfida, quasi un anno prima in quel vecchio luna park abbandonato. Era
stato un combattimento davvero emozionante.
-E’ tardi, devo andare- si alzò dal tavolo gettando
un’occhiata all’orologio appeso al muro del locale, sopra al bancone –Grazie
per il caffè, ci vediamo presto- urlò mentre varcava la soglia della porta
della caffetteria. La vide allontanarsi attraverso la grande vetrata colorata
del bar.
-Lo spero- infilò la sua giacca, pagò il conto e si
inoltrò per le buie strade di Tokyo verso la casa dell’amico che l’ospitava.
Quando rientrò cercò di fare il minimo rumore possibile, i
suoi compagni dormivano già, in fondo era molto tardi. Si sdraiò nel suo futon
ripensando alle parole di Mariam e si addormentò sperando che tutto sarebbe
andato nel migliore dei modi.
-Si può sapere dove sei stata fino a quest’ora? E’
mezzanotte passata- suo fratello era stato in pensiero per lei.
-Sono stata con Max- rispose risoluta.
-Ah, ti sei data alle bella vita?-
La blader lanciò un’occhiataccia a Dunga che servì ad
impedirgli di continuare a fare stupide battute.
-Abbiamo un problema…- disse rivolta a Ozuma. Il ragazzo
alzò lo sguardo sulla sua compagna aspettando che continuasse il discorso.
-Professore…ma che ci fai già qui?- il capitano uscì in
giardino sbadigliando, non erano neanche le otto, quella mattina si era alzato
incredibilmente presto e aveva scoperto l’amico seduto sul portico della sua
villa immerso nei soliti calcoli e diagrammi.
-Professore?- sembrava non essersi accorto della presenza
di Takao, continuava imperterrito a ticchettare sui tasti della tastiera del
portatile estraniato dal mondo circostante. Sul monitor dell’elaboratore
elettronico comparivano uno dopo l’altra le immagini dei beyblade dei
Bladebreakers accompagnati da una serie di dati incomprensibili a chi non era
un esperto di certe cose. Il blader accanto a lui lo osservava curioso, non
capiva che cosa stava facendo, gli si sedette accanto in silenzio, attendendo
che concludesse.
K si alzò in piedi chiudendo il computer –Forza Takao
cominciamo-
-Cominciamo a far cosa?-
-Gli allenamenti, no? Ti sei forse dimenticato che c’è una
pericolosa organizzazione criminale che vuole appropriarsi dei nostri bit-power
per dominare il mondo?-
-Anche se me lo era dimenticato ci sei tu che me lo hai
ricordato!-
Il ragazzino si diresse verso il piccolo stagno
trascinandosi dietro il quindicenne ancora incapace di capire quello che aveva
in mente il compagno.
-Non aspettiamo che si sveglino gli altri?-
-Intanto inizia tu-
Si rassegnò ed estrasse dalla tasca Dragoon, cariandolo
nel dispositivo di lancio –Che dovrei fare?-
-Semplice, devi far correre Dragoon sull’acqua-
Il capitano guardò il professore con l’espressione di chi
avrebbe dovuto raggiungere la Luna e tornare indietro in meno di un minuto.
-Cosa c’è nella frase “devi far correre Dragoon
sull’acqua” che non hai capito?- gli domandò piuttosto spazientito osservando
la faccia molto perplessa dell’amico.
-Ehm…devi far correre Dragoon sull’acqua?- si portò le
mani sui fianchi –I beyblade sono fatti di metallo e altri materiali pesanti,
per cui se lo lanciassi sull’acqua andrebbe sicuramente a fondo!-
-No se sarai molto veloce. Questo esercizio permette di aumentare
la velocità del beyblade, dai prova!-
-E va bene- prese la sua trottola e si mise in posizione
–3, 2, 1…lancio!- scagliò Dragoon verso lo stagno cercando di imprimere più
potenza possibile, ma nel bel mezzo del piccolo laghetto la sua velocità di
rotazione cominciò a calare fino a fermarsi del tutto, e il peso lo trascinò
sul fondo.
-Non ci siamo, devi essere più veloce-
-Grazie tante, questo lo sapevo anch’io! Mi spieghi come
faccio ora a riprenderlo?-
-Ti tuffi e lo recuperi, sono sicuro che in questo modo
sbaglierai di meno-
-Cosa?!- era inverno e di certo l’acqua sarebbe stata
gelida.
-Che problema c’è? Non sai nuotare?-
-Certo che so nuotare ma…-
-Ehi ragazzi! Non venite a fare colazione?- Max interruppe
la loro conversazione seguito da Rei e Kai.
-Non ora! Il prof. è chiaramente impazzito!-
-Chi è che sarebbe impazzito?!-
-Buoni voi due! Che cosa è successo?-
K gli raccontò del suo nuovo progetto di allenamento e
dopo aver convinto, con non poca fatica, che la sua idea non era poi tanto
malvagia, i ragazzi si rassegnarono a fare come diceva, in fondo non avevano
molta scelta. Inutile dire che tutti e quattro i bladers si ridussero bagnati
fradici, avevano provato varie volte, ma sempre con lo stesso risultato,
arrivati al centro dello stagno i loro beyblade si fermavano e andavano a
fondo.
-Accidenti!- Takao, dopo l’ennesimo tuffo, cominciava a
lamentarsi, ne aveva abbastanza di finire in acqua, se continuava così si
sarebbe beccato un raffreddore coi fiocchi. Si guardò intorno –Senti un po’…- chiese
rivolto al russo mentre si strizzava la maglietta con le mani –come mai la tua
ragazza non è ancora arrivata?-
-Fino a prova contraria ha un nome…che mi pare tu conosca
molto bene- non comprese se il suo fosse un tono di stizza, presa in giro, o
gelosia.
-D’accordo…come mai Hilary non è ancora arrivata?- marcò
con la voce il nome dell’amica in modo da far surriscaldare volontariamente il
compagno.
Non voleva ammetterlo ma era un po’ geloso di loro due,
non perché voleva trovarsi al posto di Kai, Hilary gli piaceva solo come amica,
ma perché da quel momento in poi lei avrebbe riversato le sue attenzioni più
sul suo ragazzo che sugli altri, su lui; e questo gli sarebbe mancato.
-Non sono ancora arrivata perché ho fatto tardi, scusate!-
-Hilary!-
-E’ stata solo colpa mia e…- spostò l’attenzione sui suoi
amici –ma che vi è successo? Perché siete tutti bagnati?- domandò incuriosita.
-Sai com’è, avevamo voglia di un bagno fuori stagione…-
fece il capitano ironico.
-Molto divertente- ribattè a tono.
-Secondo te ci siamo buttati in acqua per divertirci?-
-E io che ne so! Ve lo sto chiedendo apposta!-
Il giapponese sorrise inconsciamente, stavano litigando
proprio come ai vecchi tempi. Forse non sarebbe cambiato molto tra loro…
-Si può sapere perché sorridi adesso?-
-No, niente…-
–Comunque ancora non ho capito perché siete bagnati dalla
testa ai piedi-
-Allenamento-
Si voltò, a parlare era stato Kai. Si avvicinò ad Hilary
–Il prof. ha pensato ad un allenamento speciale per aumentare la velocità dei
bey-
Anche lui era zuppo, la maglietta umida gli aderiva
perfettamente al corpo, i capelli grondanti d’acqua appiccicati al collo e alla
fronte, era davvero carino. Arrossì debolmente –Ciao- disse quasi sussurrando.
-Ciao-
-Ehm…allora…in cosa consiste questo allenamento?- chiese
cercando di riprendersi dall’imbarazzo.
-Devono far correre i loro beyblade sull’acqua. Se saranno
abbastanza veloci non andranno a fondo-
-E se ci andranno dobbiamo tuffarci a riprenderli…ma in
fondo fa caldo, che problema c’è?- fece rivolto al genio a cui era venuta in
mente quell’idea.
-Invece di lamentarti riprendi ad allenarti Takao!-
Si avvicinò di nuovo al laghetto mettendosi in posizione
per lanciare Dragoon, ma fu bloccato dalle parole di Hilary –Prima che riprendi
ad allenarti posso chiederti una cosa Takao?-
-Sarebbe?-
-Dragoon è sempre andato a fondo tutte le volte che hai
provato a farlo arrivare dall’altra parte?-
-Si- rispose sconsolato.
-E hai sempre lanciato così?-
-Si…- non capiva dove volesse arrivare. La brunetta si
avvicinò al blader –Allora è logico che sia andato sempre a fondo- il capitano
non fu l’unico ad assumere un’espressione perplessa –Che vuoi dire scusa?-
-Tieni le braccia troppo basse mentre lanci. Le devi
portare parallele alla superficie dell’acqua e non devono essere né troppo
rigide, né troppo morbide- gli faceva uno strano effetto sentirla dare consigli
per migliorare le prestazioni del beyblade.
-E tu dici che questo basti a far arrivare Dragoon
dall’altra parte senza che vada a fondo?-
-Sicuramente aiuta…ti vedo perplesso o sbaglio?-
-Non sbagli…-
Tutto sommato era comprensibile, per la prima volta poteva
parlare apertamente con loro, poteva dimostrargli chi era veramente, non si era
mai sentita così libera. Estrasse Ixion dalla tasca e lo sistemò nel caricatore
sotto gli sguardi curiosi dei suoi amici. Si mise in posizione e lanciò il
beyblabe sull’acqua che con una velocità impressionante corse sulla sua
superficie sollevando schizzi argentei e lasciando al suo passaggio una scia di
schiuma bianca. Ixion giunse dall’altra parte senza difficoltà e raggiunta di
nuovo terra continuò a girare senza fermarsi, sembrava che l’acqua non avesse
fatto attrito sulla trottola, e non aveva diminuito la velocità del bey.
-Incredibile- fu tutto quello che riuscì a dire Rei rompendo
il silenzio stupito dei Bladebreakers.
-Prova tu, ora-
Takao fece come gli aveva detto, quasi ipnotizzato dalle
sue parole. Lanciò Dragoon nello stagno nel modo in cui gli aveva suggerito
Hilary e esso percorse qualche metro più del solito prima di andare a fondo.
-E’ migliorato tantissimo!- il professore quasi non
riusciva a credere ai dati sul suo computer. Inutile dire che tutti gli sguardi
furono sulla ragazza, sapevano che era brava ma non immaginavano così tanto.
-Perché non continuiamo ad allenarci al parco? Credo che
per oggi ne abbiate abbastanza con l’acqua!- propose imbarazzata per sviare
l’attenzione da lei.
-Che stanno facendo?-
-Si allenano, non vedi?- fece con stizza rivolto al
compagno.
-Tanto non servirà a niente…tra poco il programma per
potenziare i nostri bit-power sarà ultimato e loro non avranno scampo- Carlos
si stava riferendo al piano di Vorkov. Avrebbe aumentato il potere delle loro
creature sacre di ben dieci volte.
-Già…- Takeshi ridusse gli occhi a due fessure puntandoli
su Hilary –Mi prenderò la rivincita con te- sibilò tra i denti, ancora non gli
era andata giù la sconfitta che aveva subito la prima volta che si erano
incontrati.
Jeremy intrecciò le mani dietro la nuca annoiato –Dobbiamo
riferire a Vorkov che stanno facendo?-
-Ci ha mandato qui apposta- disse mentre tutti e tre
sparivano tra gli alberi del parco.
Il sole splendeva forte per quella stagione e regalava al
mare luccichii dorati, in mezzo ai quali giocavano i gabbiani tra di loro.
Alcuni si libravano nell’aria leggeri come piume, altri si riposavano sulle boe
attendendo che guizzasse fuori qualche pesciolino da prendere al volo. Sembrava
un paesaggio incantato. Aveva quasi dimenticato quanto potesse essere
meraviglioso un semplice spettacolo come quello che si ammirava dal belvedere
del parco. Si osservava gran parte della città e l’immensa distesa d’acqua
marina estendersi alle spalle di essa. Uno spettacolo bellissimo eppure così
malinconico…strinse forte la ringhiera e chiuse gli occhi. Non riusciva a non
pensare a suo fratello, lei ora era libera, insieme ai suoi amici, mentre lui
era solo rinchiuso in una stanza buia. Sperava che stesse bene, che non gli
avessero fatto del male, o non se lo sarebbe mai perdonata. Ricordò i cinque
anni che aveva trascorso dalla parte della Borg, anni tremendi, lunghi, pieni
di bugie, ricordò i duri allenamenti a cui era stata sottoposta, era vero, ora
era diventata abilissima con il beyblade, ma se pensava a tutte le umiliazioni
che aveva subito, alla paura che aveva provato ad ogni passo che
muoveva…brividi gelidi le attraversarono la schiena come lame taglienti che la
trapassavano da una parte ad un’altra,e poi…
Qualcosa la riscaldò, due forti braccia le cinsero il
ventre, da dietro, e due labbra si posarono sul suo orecchio –Cosa passa per
questa tua testolina?-
-Tante cose- si appoggiò al ragazzo, lasciandosi cullare
dal suo corpo accogliente –Pensavo che questa volta potremmo anche non farcela-
-Perché dici così?-
-Perché…perché ho scoperto troppe cose che mi hanno sconvolto,
ecco perché!- sentì gli occhi inumidirsi –In questi ultimi cinque anni di vita
ho vissuto sempre e solo nella menzogna, non ho fatto altro- una lacrima corse
sul suo viso –Se poi penso che sono stati loro a rovinarmi così la vita, che
hanno distrutto la mia famiglia, che hanno rinchiuso Alex in prigione, che mi
hanno fatto mentire anche a voi per tutto quel tempo…io sento crescere dentro
di me un rancore così profondo, così immenso che…- non riuscì a terminare la
frase.
-Capisco come ti senti- anche lui aveva provato, e provava
tutt’ora una forte rabbia verso le persone che lo avevano fatto soffrire e che
ora stavano facendo soffrire lei…
-Ma non voglio provare questi sentimenti, l’odio porta
solo ad altro odio, e nient’altro. Non si possono risolvere i problemi
distruggendoli-
-E allora tu pensa che lo fai per salvare tuo fratello,
per salvare il mondo dalla minaccia dei piani di conquista della Borg. Questo è
un gesto altruistico e non c’è nulla di distruttivo nel voler proteggere le
persone a cui si tiene-
-Si, ma è così difficile…- disse tra i singhiozzi.
-Lo so piccola, lo so- la fece voltare verso di lui –Ma
sono sicuro che ci riuscirai come sono sicuro che vinceremo anche questa
battaglia; e sai perché vinceremo? Perché siamo i Bladebreakers, e nessuno può
batterci!-
-Forse hai ragione- abbozzò un sorriso e si asciugò le
lacrime. Kai l’abbracciò accarezzandole i capelli –Non voglio più vederti
piangere, non voglio vederti soffrire a causa loro…a causa sua- si stava
riferendo a suo nonno. Non voleva vedere di nuovo soffrire le persone a cui
teneva.
-Ci proverò, ma non so se ci riuscirò…non sono così forte
come credi-
-Si che lo sei…hai sopportato in silenzio per cinque anni
questa tortura…eccome se lo sei, chi altro avrebbe saputo farlo?-
Si sentiva così bene tra le sue braccia, così al sicuro,
protetta, consolata. Amava quel ragazzo più di ogni altra cosa al mondo –Ti
voglio bene Kai-
-Anch’io te ne voglio piccola-
Si separò da lui e spostò lo sguardo sugli altri ragazzi.
Si stavano allenando seriamente e senza sosta, ce la stavano mettendo tutta,
eppure sembravano così tranquilli, allegri…
-Come fanno a non essere preoccupati? Vorrei avere un po’
del loro coraggio-
-Non farti ingannare dalle apparenze, sono preoccupati
anche loro, lo siamo tutti. Solo che non lo danno a vedere, non vogliono
fartelo pesare troppo-
Sorrise, era davvero fortunata ad avere degli amici come
loro.
-Ah ragazzi!- disse quando Hilary e Kai tornarono al
gruppetto –Mi sono dimenticato di dirvi una cosa importante!-
-Cosa, Max?- domandò il capitano curioso.
-Ieri sera ho incontrato chi ci può aiutare con la Borg-
-Dici sul serio? E chi?-
-Noi!- una voce dietro di loro li fece voltare in
contemporanea.
-Ozuma?!- il capitano non credeva ai suoi occhi –Che ci
fai qui? Anzi, che ci fate qui? La squadra degli Scudi Sacri al completo!-
-Come stavo dicendo, ieri sera ho incontrato Mariam…-
continuò il biondino.
-E mi ha raccontato la brutta faccenda della Borg- tagliò
corto concludendo la frase per lui –Eravamo tornati per vedere come stavano i
bit-power ma a quanto pare sono di nuovo in pericolo-
-E perciò è anche nostro il compito di impedire che cadano
nella mani sbagliate- questa volta fu Jessi a prendere la parola.
-Ma è grandioso! Con un sacco di alleati vinceremo di
sicuro!- il capitano era fuori di sé dalla gioia.
-Intanto stavamo pensando di andare a spiare le mosse dei
nostri nemici-
-Ma è pericoloso, da quando sono scappata hanno aumentato
la sorveglianza, non sarà facile non farvi scoprire- disse rivolta alla squadra
amica.
-Di questo non devi preoccuparti. Per noi sarà un
giochetto, giusto ragazzi?-
TO BE CONTINUED...
Che dire? Io
quello che volevo dire l’ho già scritto sopra…ora tocca a voi!!!!!!! Baci e
alla prossima!!!!!!!!!
Salve!!!!! Eccomi di ritorno!!!!!! (che palle!!!!! Una
lezione di uzbeco arcaico è più interessante nd.tutti) (che cavolo di lingua è
l’uzbeco????? nd.me) (e noi che cavolo ne sappiamo?????
nd.tutti)………….dicevo….sono tornata con un nuovo cap!!!! E come al solito
ringrazio: Jaly Chan; Lelli91, Chibichan, Kayx_chan01: siete mitiche!! Per
Kayx: farò il seguito per l’altra fic ma non ne ho idea quando!! Probabilmente
tra qualche mese, conoscendomi!!! Comunque…per quanto riguarda l’idea di fare
una fic insieme, mi piacerebbe molto!!! Sarà divertente!!! Fammi sapere tu!!!
Getta le reti
dalle rive del tuo cuore (anonimo)
-In questo momento il presidente Daitenji è occupato.
Potete attenderlo nella sala d’aspetto nel frattempo, non impiegherà più di
venti minuti a liberarsi- la segretaria della reception della sede della BBA
sorrise gentilmente ai Bladebreakers invitandoli ad accomodarsi nel salottino
alle sue spalle. Unanimi avevano preso la decisione di riferire al presidente
le losche macchinazioni della Borg sperando che lui li potesse aiutare in
qualche modo. Presero posto sui tre divanetti giallo limone sistemati a ferro
di cavallo al centro della hall. Un leggero venticello entrava dalle finestre
aperte a libretto scostando di tanto in tanto le candide tende che le
coprivano. Alle pareti erano appese foto e locandine di tornei di beyblade e di
bladers, ce ne era anche una che li ritraeva tutti insieme alla fine
dell’ultimo campionato mondiale. Era già passato un anno da allora…
-Qualcosa non va?- chiese vedendo l’espressione cupa della
sua ragazza. Teneva lo sguardo basso, fisso al pavimento, lasciando che ciocche
di capelli brune le coprissero la parte superiore del viso, le labbra erano
serrate in un’insolita serietà, impassibili.
-Stavo provando ad immaginare come prenderà la notizia-
-Daitenji?-
-Già…-
-E come dovrebbe prenderla scusa?- Takao affondò tra i
morbidi cuscini del sofà, intrecciando la mani dietro la nuca.
-Non lo so- rialzò la testa –Neanche lui sapeva che io
sono una blader-
-Se è per questo non lo sapeva nessuno!-
-Takao!- Max tirò una gomitata in pieno stomaco all’amico,
cercando di riprenderlo.
-Che c’è? Ho detto la verità!- si giustificò
massaggiandosi il torace, nel punto in cui l’aveva colpito l’americano.
-Si…ma un po’ più di delicatezza nel dire le cose, no?-
Il giapponese sbuffò facendo sorridere Hilary –Non fa
niente Max! In fondo ha ragione- incrociò le braccia al petto e si appoggiò
allo schienale del divano –Non lo sapeva nessuno- abbassò il tono di voce nel
pronunciare questa frase.
-Non è stata colpa tua- Kai cercò di rassicurarla
accarezzandole una guancia mentre la brunetta lo ricambiava con uno sguardo di
pura e sincera gratitudine.
-Allora, cosa diremo al presidente?-
-Cosa vuoi dirgli prof?-
-Di certo non possiamo presentarci da lui dicendo
“Passavamo di qui per caso e abbiamo pensato di farle una visita. A proposito
sa che la Borg è tornata all’attacco e vuole i nostri bit-power?”-
-E perché no?-
Il ragazzino si portò una mano alla fronte sospirando
sonoramente, possibile che il capitano della loro squadra non riusciva ad
essere serio anche in un simile momento di allarme?
-Quello che volevo dire era se dovevamo raccontargli
tutto, compreso di Hilary e…dei suoi genitori-
-Credo che questo non spetti a noi deciderlo- Rei guardò
la ragazza. Solo lei aveva il diritto di deciderlo. Hilary si alzò dal canapè
–Gli dirò tutto, non voglio più nascondere la verità- si avvicinò alla finestra
appoggiando i gomiti al davanzale, e posò la fronte al liscio e trasparente
vetro oltre al quale si poteva scorgere una delle strade principali di Tokyo.
-Ragazzi, il presidente Daitenji può ricevervi ora. La
strada la conoscete- la segretaria li accompagnò fino all’ascensore che
lentamente li portò al quinto piano. Le porte scorrevoli dell’elevatore si
aprirono con un sonoro “beep” da cui uscirono i Bladebreakers uno dopo l’altro.
-Buon giorno ragazzi! Qual buon vento vi porta qui?-
l’anziano signore li ricevette nel suo ufficio facendoli accomodare sulle
poltrone.
-Purtroppo non buono- esordì il professore.
Daitenji contrasse la fronte in una smorfia stupita,
rendendo ancora più evidente le rughe del suo viso.
-Se non vi dispiace vorrei spiegargli io la situazione…-
fece rivolta ai suoi compagni che annuirono accondiscendenti.
Ascoltò in silenzio ciò che aveva da dirgli la ragazza,
era evidente che quello che gli raccontava lo lasciava sempre più perplesso e
anche preoccupato, non poteva credere che la Borg fosse tornata di nuovo sulla
scena e, a quanto pareva, più agguerrita di prima.
Si portò una mano sotto al mento, valutando attentamente
la situazione –La faccenda è complicata- disse –La Borg vuole di nuovo provare
a catturare i vostri bit-power, e sarà anche sicura di riuscirci, altrimenti
non avrebbe più tentato un simile piano visto quello che le è capitato in
Russia…-
-Si, ma c’è un fatto che non potevano prevedere, e cioè
l’abbandono di Hilary dall’organizzazione. Contavano su di lei e invece…-
-Questo è vero Rei ma avendo già visto fallire i propri
progetti una volta avranno sicuramente architettato un piano di riserva-
-Il presidente ha ragione, non sono così stupidi- Hilary
tirò un sospiro rassegnato.
-E’ incredibile, chi l’avrebbe mai detto che tu fossi una
blader! E immagino sarai anche brava se la Borg puntava soprattutto su di te-
-Beh, me la cavo…- arrossì imbarazzata.
-Non fare la modesta, sei brava, altrimenti non saresti
mai riuscita a battermi quella volta sulla spiaggia- vedendo Dragoon fermo ai
suoi piedi era rimasto letteralmente di stucco, non avrebbe mai potuto
immaginare le potenzialità e l’abilità dell’amica con il beyblade. Ricordando
quell’episodio sentiva ancora bruciargli la guancia destra, quella colpita,
sebbene la ferita si fosse rimarginata ora.
-Cercherò di aiutarvi ragazzi, ma non posso assicuravi
niente purtroppo-
-Non si preoccupi, in un modo o nell’altro ce la caveremo,
come abbiamo sempre fatto- con quella frase il professore cercava più di
convincere se stesso che Daitenji. Avevano anche l’aiuto della squadra degli
Scudi Sacri, ma non sapevano come agire, bisognava prima conoscere le prossime
mosse della Borg e poi regolarsi di conseguenza.
-In un modo o nell’altro ce la caveremo…di un po’ prof.
hai già un’idea in mente?- domandò il capitano uscendo dall’imponente edificio.
-No-
-Lo immaginavo- sussurrò sconsolato. Loro erano i
Bladebreakers, i campioni mondiali di beyblade, erano sempre riusciti a
cavarsela anche nelle situazioni in cui non sembrava esserci soluzione…sarebbe
stato così anche quella volta? O avrebbero dovuto rinunciare ai propri
bit-power per sempre? Il giapponese scosse la testa per scacciare simili
pensieri, per nessun motivo si sarebbe mai separato dal suo Drago Azzurro,
avrebbe lottato fino all’ultimo per difenderlo.
Hilary e Kai erano rimasti indietro rispetto ai loro
compagni, volevano starsene un po’ da soli.
-Come stai?-
-Ad essere sincera pensavo che sarei stata peggio a
raccontare la mia triste storia…- disse in modo quasi ironico –invece mi
sento…stranamente tranquilla, non so spiegarlo. Voglio dire, sono preoccupata
per Alex, per i bit-power, per questa situazione in generale, ma…hai ragione
tu, ce la caveremo anche questa volta- gli sorrise –E poi ci sei tu al mio
fianco, mi sento sicura, protetta- lo guardò negli occhi e un innocente rossore
colorò il suo viso. Il russo si fermò e le riavviò dietro l’orecchio una ciocca
di capelli castani. Pensò che in fondo un lato positivo in tutta quella brutta
storia c’era, aveva finalmente capito ciò che provava verso di lei, verso
quella ragazza che ora gli sorrideva timidamente. Si avvicinò al suo viso e la
baciò sulle labbra. Hilary cinse con le braccia il collo del ragazzo mentre lui
la teneva stretta a sé per la vita…il loro secondo bacio, così diverso dal
primo, più profondo, più passionale, più emozionante…forse perché ormai erano
consapevoli del sentimento che li legava, dell’amore che riempiva i loro cuori
e che niente e nessuno sarebbe mai riuscito a spezzare.
-Te li sei lasciati scappare, incapace!- Hito Hiwatari
sbatté i pugni con violenza sulla scrivania alzandosi di scatto, spaventando
non poco l’uomo che gli era di fronte.
-Io non direi proprio che me li sono lasciati scappare, in
fondo sappiamo che si trovano a casa di Takao-
-Silenzio! Non è questo il punto! Quei due ci si
rivolteranno contro, non fanno più parte della Borg! Specialmente mio
nipote…dovevo immaginarmelo- si risedette sulla sua poltrona –E’ venuto qui
solo per trascinare la ragazza dalla parte dei Bladebreakers-
-Questo non mi sorprende-
-Che intendi Vorkov?-
-Ecco signore…ho notato che tra suo nipote ed Hilary c’è
un certo feeling…-
-Un certo feeling?- domandò come se non avesse mai sentito
quella parola prima d’allora, probabilmente era così, come poteva un uomo tanto
spregevole conoscere il suo significato.
-Si…amore o come preferisce chiamarlo- rispose disgustato.
Il presidente della Borg scoppiò in un’irritante risata
che investì tutta la stanza riecheggiando tra quelle quattro gelide pareti
–Amore? Kai si è proprio rammollito, si è lasciato troppo influenzare dai suoi
amichetti, anche se…- un sorriso soddisfatto comparve sul suo volto –anche se
questo costituisce un punto a nostro favore-
-Vedi- continuò –La debolezza degli uomini risiede nei
loro sentimenti, ed è proprio lì che lo colpiremo…ma prima dobbiamo ultimare il
progetto, a che punto siamo?- chiese guardando Vorkov negli occhi attraverso la
mascherina.
-Buono signore, tra non molto sarà pronto e potremo
potenziare i bit-power dei ragazzi-
Intrecciò le mani sotto al mento poggiando i gomiti sul
tavolo –Bene, molto bene…-
-Ciao!- una voce femminile lo risvegliò dai suoi pensieri.
Alzò i suoi occhi azzurri in quelli smeraldo della ragazza.
-Mariam! Che ci fai qui?-
La blader si sedette accanto a lui, sul portico in legno
della casa –Passavo di qui e ho pensato di venirti a fare un saluto- in realtà
era andata da Max di proposito, non sapeva nemmeno lei il motivo, voleva solo
vedere come stava. Le era parso un po’ scosso per la storia della Borg
nonostante cercasse di nasconderlo. Però…perché le interessava? L’unica cosa
importante a cui doveva pensare era che i bit-power non cadessero nelle mani
sbagliate, quella era la sua missione. Insieme con la squadra era tornata a
Tokyo apposta; ma non era forse vero che aveva insistito lei per venirci? Aveva
convinto i suoi compagni con quella scusa, si perché in fondo per Mariam era
solo una scusa…per rivedere lui. Le era mancato, era sciocco non ammetterlo a
se stessa. Le erano mancati la sua allegria, il suo ottimismo, il suo sorriso
così sincero.
-Come va?- chiese dopo un breve silenzio.
-Sono un po’ preoccupato. Lo scorso anno ho perso più
volte la Tartaruga Nera e non voglio che ciò si ripeta ancora-
Era strano, riusciva a comprendere pienamente quello che
stava provando, anche lei avrebbe sofferto molto se qualcuno avesse tentato di
potarle via il suo Squalo.
-Domani abbiamo in programma di intrufolarci alla Borg-
-Davvero?-
La ragazza annuì –Si-
-Stai attenta- si stava forse preoccupando per lei? Tutto
sommato non era una cosa semplice e poteva correre un grave pericolo. Guardò il
profilo di Mariam, non sembrava per nulla tesa o preoccupata, pareva così
rilassata. Due ciuffi di capelli le scendevano lungo il viso, tenuti in ordine
dalla fascia rosso fuoco che indossava sempre e che a lui piaceva molto.
-Max, sei qui!- si voltò verso Takao uscito anche lui in
giardino.
-Oh, ci sei anche tu!- fece rivolta alla blader.
-Scusate, forse non mi sarei dovuta introdurre in casa
d’altri senza essere invitata- disse alzandosi.
-Ma no figurati! La mia casa è aperta a tutti!- scherzò.
-Noto un tono allusivo nella tua voce- gli rispose il
biondino.
-Assolutamente! Solo perché le persone che sono ospiti qui
vanno e vengono come gli pare?-
-Takao, lo sai che Kai è uscito con Hilary!-
-Lo so, lo so- pronunciò annoiato –Ultimamente non fanno
altro-
-Beh, si allenano tutto il giorno insieme a noi, è logico
che vogliono restare un po’ da soli!-
-Aspettate un momento- la ragazza accanto a loro non
riusciva a capire di cosa stessero parlando i due blader –Kai e Hilary stanno
insieme?-
-Eh già-
-Mi state prendendo in giro?- chiese incredula.
-No, è la verità!-
-Chi se lo sarebbe mai aspettato! Non me lo avevi detto
l’altra sera al bar- guardò l’orologio –Accidenti, si è fatto tardi! Ci
vediamo!- salutò i due ragazzi e sparì oltre il cancello della villa.
-Oh, e così siete andati al bar, soli soletti, a bere un
caffè bollente per scaldarsi dal freddo della notte gelida…-
-Piantala Takao!- ribatté arrossendo non poco.
Nel frattempo a Limerik, in Irlanda, nella base della
MITHRIL il tempo scorreva incessante. Persone altamente qualificate e di ogni
grado, appartenenti all’organizzazione, si trovavano impegnate in importanti
ricerche più o meno collegate tra loro. Uomini e donne in camice o in divisa
entravano e uscivano nei numerosi laboratori di quell’edificio sotterraneo
creando un via vai di gente molto più movimentato del solito.
Una giovane sui sedici anni, biondina, con i capelli che
le arrivavano appena sotto le orecchie, leggermente ondulati, e due grandi
occhi azzurri, fissava impaziente lo schermo del computer a cui stava lavorando
attendendo che rispondesse alle indicazioni che gli aveva chiesto. Battè due
volte con il palmo della mano sopra il monitor –Ma quando si decideranno a
cambiare questo rottame? E’ vecchio quanto il mondo!-
-Fai come me, rilassati! Non c’è alcuna fretta-
-In pratica mi stai dicendo che dovrei dormire?- fece
ironica.
-Molto spiritosa Federica, davvero molto spiritosa- chi
aveva parlato era una ragazza alta, di quindici anni, con dei lunghi e lisci
capelli ramati, occhi dello stesso colore in cui si distinguevano al loro
interno delle piccole pagliuzze dorate, davvero molto carina.
-Dai Liz, scherzavo!-
La rossa sbuffò scocciata. Federica era la sua migliore
amica ma a volte sapeva rendersi davvero insopportabile. Entrambe indossavano
un’informe provvista di una maglietta aderente verde militare e un paio di
pantaloni mimetici con tanto di anfibi. La ragazza più grande era italiana,
mentre quella più giovane tedesca.
-Tornando alle cose serie- disse rimettendosi composta
sulla sua sedia –Ci sono novità?-
-Macchè! Se almeno questo aggeggio elettronico giurassico
si desse una mossa potrei…oh!-
-Perché quest’esclamazione?-
-Perché il Giappone è così lontano da qui…-
-Se è per questo anche l’ Australia e l’America. Si può
sapere che centra?-
-Guarda qui!- indicò lo schermo del computer invitando Liz
ad avvicinarsi –Non posso crederci- commentò posando una mano sulla spalla
dell’amica. Si guardarono tra loro perplesse quando una voce metallica
proveniente da uno degli altoparlanti risuonò per tutta l’immensa stanza
–L’agente Elizabeth Finn e l’agente Federica Ducci sono pregate di recarsi
immediatamente dal comandante Kyle-
-Che vorrà il gran capo da noi?- domandò stupita la
biondina alla sua compagna.
-Non ne ho idea-
Fatto sta che non potevano disubbidire agli ordini del
comandante. Si diressero verso il suo ufficio continuando a chiedersi il motivo
di quella convocazione così improvvisa. Un’enorme porta di metallo si aprì
automaticamente permettendo alle due ragazze di entrare nella stanza. Quel
locale era il più moderno e nuovo di tutta la base. Si guardarono intorno,
lungo le pareti correvano grandi tavoli sui quali erano poggiati nuovissimi e
tecnologici computer a cui stavano lavorando membri qualificati appartenenti
alla MITHRIL. Si avvicinarono ad un uomo sulla cinquantina, capelli grigi,
occhi chiari, un signore distinto dall’aspetto severo, imposto anche dal ruolo
che ricopriva all’interno dell’organizzazione.
-Ci ha fatto chiamare comandante?-
-Si…a che punto sono le ricerche?-
-A dire la verità abbiamo appena scoperto qualcosa che
ritengo possa essere importante-
-Bene, mi dica agente Ducci- disse incitandola a
raccontare.
-I nostri sospetti erano fondati, la Borg non ha più sede
in Russia, si è spostata in Giappone, nei pressi della capitale-
-Che simpatica coincidenza-
-Coincidenza?-
-Ho appena ricevuto una telefonata proprio da Tokyo da
parte del presidente della BBA, il signor Daitenji-
-Daitenji? E chi sarebbe?-
-Non si preoccupi agente Finn ora le spiegherò tutto. Così
saprete anche il motivo per cui vi ho convocate-
TO BE CONTINUED...
Vi faccio aspettare ancora un capitolo
prima di chiarirvi la situazione!!! Anche se forse qualcuna di voi avrà già
capito cosa potrebbe succedere…che dite??? Bah…io per ora ho la bocca sigillata
su questo!!! Baci baci!!!!! Ciao!!!!!!!!!!!!
Dodici, dodici, dodici,
dodici, dodici (abbiamo capito!!!!!! nd.tutti) capitoli. Inizio subito ma
prima, very very thank’s a : Jaly Chan, non mi dimentico del patriottismo!!!;
Kaix, sinceramente non mi ricordo esattamente il processo…hai provato a vedere
su AIUTO? Fammi sapere; Chibichan, si il nome MITHRIL l’ho preso da lì, mi
piaceva e poi per i nomi io sono negata!!! Ho impiegato mezz’ora solo per
scegliere quelli per le due nuove ragazze!!!
L'amore è breve
dimenticare è lungo (Pablo
Neruda)
Il
comandante si schiarì la voce prima di cominciare a parlare -Dunque…come vi
dicevo ho ricevuto poco fa una telefonata dal signor Daitenji, il presidente
della BBA-
-La
BBA non è quell’associazione che si occupa dei tornei di beyblade?- domandò Liz
a cui quel nome non suonava nuovo.
-Esatto.
Sono infatti venuto a conoscenza che la misteriosa organizzazione a cui noi
diamo la caccia da ben due anni, nota come la Borg, si è rifatta viva con i
Bladebreakers e il presidente ha chiesto il nostro aiuto-
-Bladebreakers?
I campioni mondiali di beyblade?-
-Proprio
loro agente Ducci. Ora…- incrociò le braccia dietro la schiena -non ho potuto
raccogliere molte notizie solo con una telefonata perciò occorrerà che qualcuno
vada ad informarsi di persona su quello che sta accadendo in Giappone. Il
compito della MITHRIL è quello di garantire la sicurezza ai paesi di tutto il
mondo-
Le
due ragazze annuirono accondiscendenti.
-E
dal momento che voi- continuò -nonostante la vostra giovane età siete due tra i
più promettenti elementi della MITHRIL ho pensato di assegnarvi questo delicato
incarico, se non sbaglio sarà la vostra prima missione fuori dal territorio
nazionale-
La
rossa e la bionda rimasero senza parole. Kyle avrebbe mandato in missione
solamente loro due in Giappone.
-Inoltre
due giovani come voi non desterebbero troppi sospetti, la Borg non potrebbe
immaginare di avere alle costole dei membri della nostra organizzazione e
potrete agire indisturbate-
-Quale
sarà esattamente il nostro compito?-
-Per
il momento vi limiterete a raccogliere informazioni e a comunicarmele- spiegò
in tutta calma -Il resto vi verrà detto in seguito. Partirete domani stesso, vi
ho già prenotato i biglietti per il volo di domani sera. Il presidente Daitenji
vi verrà ad accogliere all’aeroporto di Tokyo-
Non
potevano credere alle loro orecchie, fino al giorno prima si lamentavano della
vita troppo monotona che conducevano, e ora il comandante le convocava nel suo
ufficio e come un fulmine a ciel sereno gli affidava un incarico così
importante, lontano dall’Irlanda.
-Beh…cosa
state aspettando?- chiese osservando i volti ancora stupiti delle ragazze
-Andate subito a preparare i bagagli, indossate abiti da civili, non dovrete
dare nell’occhio in Giappone-
-Signorsì!-
dissero congedandosi dal comandante con il saluto tipico dei militari.
Seduta
sulla sponda del fiume che attraversava la città, nei pressi del ponte che
collegava le due rive opposte, osservava l’acqua scorrere limpida e silenziosa
(mai avuto la fortuna di vedere un fiume con l’acqua limpida!!!! Qui da noi fa
schifo!!!! nd.me). Quel movimento continuo e rilassante le infondeva una
serenità senza pari. Si sdraiò sull’erba lasciando che i delicati raggi di sole
invernale le accarezzassero il viso e portò una mano dietro la testa, mentre
con l’altra prese dalla tasca il suo beyblade. Lo portò davanti agli occhi, il
colore viola acceso era in contrasto con il pallore del bit, nel quale si
poteva osservare il disegno di un bellissimo unicorno alato; lo guardò
intensamente come fosse la prima volta che lo vedesse e le tornarono alla mente
tanti ricordi ad esso correlati, per la maggior parte non belli. Sospirò
sonoramente continuando a tenere stretta nel pungo la sua trottola.
D’un
tratto sentì qualcosa di freddo, quasi ghiacciato, posarsi sulla sua guancia
sinistra. Spaventata si levò a sedere di scatto voltandosi, per comprendere la
situazione -Kai! Mi hai spaventata!-
Il
russo le sorrise sedendosi accanto a lei. Teneva qualcosa tra le mani che
assomigliava molto ad una lattina di Coca Cola.
Hilary
guardò incuriosita il barattolo d’alluminio -Tu bevi Coca Cola ghiacciata in
pieno inverno?- domandò stupita.
-Si,
così sento meno freddo-
-Ma
quello non è l’effetto che provoca una bevanda calda, casomai?-
-Beh,
dovresti saperlo che io faccio tutto il contrario della normalità, no?-
La
brunetta lo guardò scettica -Sai Kai…a volte mi domando come tu possa piacermi-
-E
hai trovato la risposta?-
-No…-
poggiò la testa sulla spalla del ragazzo. Era vero, non capiva cosa
precisamente l’attirasse in lui, forse perché non c’era una cosa in
particolare…le piaceva tutto di Kai, a cominciare dal suo carattere introverso
a volte freddo, distaccato e impassibile, il suo fisico perfetto, il suo viso,
dai lineamenti rigidi eppure allo stesso tempo così dolci, i suoi occhi così
belli e profondi…
-Perché
tieni Ixion in mano?-
La
blader tornò a guardare il suo beyblade -E’ strano-
-Cosa?-
-Questo
beyblade mi è stato dato dalla Borg insieme al suo bit-power…eppure sento che
non potrei mai separarmi da lui-
-Ma è
logico-
-No
invece, perché me lo hanno dato loro, capisci? Per utilizzarlo per fini
malvagi-
-Si,
ma ora tu lo utilizzerai contro la Borg, ricordi?-
Pensò
che non aveva tutti i torti -Quando credi che la affronteremo?-
-Non
ne ho idea-
-Tu
credi…credi davvero che io possa farcela a batterli?-
-Ne
sono sicuro. E poi ricordati che non sei da sola, ci siamo noi con te…ci sono
io- disse quasi sussurrando. Hilary si sentì rassicurata da quelle parole tanto
dolci, Kai non era di certo il tipo che manifestava così apertamente i propri
sentimenti.
-Grazie…-
sentiva il suo cuore riempirsi di una gioia puerile, una felicità innocente,
come quando un bambino è contento per un nuovo giocattolo che gli hanno
regalato.
-Però
io non credo sia giusto-
-Cosa
non credi sia giusto?-
-Mi
sento in colpa sapendo che mio fratello è richiuso in una prigione stretta e
buia mentre io sono qui con te così…serena-
-Sei
una ragazza molto sensibile- si alzò in piedi -Nessuno lo direbbe mai!-
-Che
intendi, scusa?-
-Che
a prima vista sembri una ragazzina isterica e presuntuosa-
-Cosa?!
Io una ragazzina isterica e presuntuosa?!- scattò accanto a lui -Non ti
permettere!- gli diede le spalle e incrociò le braccia al petto fingendosi
offesa -Beh, sappi che anche tu a prima vista sembri un asociale scontroso…anzi
scusa, tu lo sei-
Il
russo le si avvicinò scompigliandole affettuosamente i capelli -E così io sarei
un asociale scontroso?-
-Almeno
quanto io sono isterica e presuntuosa- ribattè a tono.
-Allora
stiamo a posto!- fece ironico. La brunetta gli lanciò uno sguardo truce.
-Ti
va una sfida a bey?-
-Che
fai, cambi discorso?-
-No,
parlo sul serio-
-Allora
dovremmo chiamare il professor K, così potrà ripararti immediatamente Dranzer!-
-Lo
vedi che sei presuntuosa?-
-Sai
Kai…oggi chiacchieri perfino troppo per i miei gusti- caricò Ixion nel
dispositivo di lancio e gli rivolse un sorriso di sfida. Un sorriso molto
seducente, pensò mentre prendeva Dranzer dalla tasca. Stavano per lanciare i
loro beyblade e iniziare l’allenamento ma qualcosa li bloccò -Fermi tutti!-
Takao arrivò correndo seguito dal resto dei Bladebreakers. Poggiò le mani sulle
ginocchia piegandosi leggermente per riprendere fiato. Si sistemò il cappello e
disse rivolto al sedicenne -Pensi di avere l’esclusiva solo perché è la tua
ragazza?-
-………………-
(traduzione: ma che cavolo vai blaterando? nd.Kai)
-Se
Hilary vuole battersi con uno di noi il primo con cui deve farlo sono io-
annunciò solenne.
-Perché
scusa?-
-Semplice…perché
devo prendermi la rivincita! L’ultima volta mi hai battuto-
-Questo
vuol dire che vuoi essere sconfitto di nuovo?-
-Non
darti tante arie, sono molto migliorato da allora! Sono anche riuscito a far
correre Dragoon sull’acqua! Diglielo anche tu prof!- fece rivolto al piccolo
amico.
-Si,
si, è vero- confermò con scarso entusiasmo.
Vorkov
entrò nel laboratorio segreto della base per informarsi sugli sviluppi del
progetto. Nell'enorme stanza molte persone lavoravano incessantemente, chini
sui loro computer attenti ad ogni particolare. Su una delle pareti laterali
c'erano tre grandi tubi trasparenti, lunghi e stretti, in cui all'interno di
ognuno si potevano osservare tre diverse specie di creature, o più precisamente
bit-power. Si soffermò con lo sguardo su ognuno di loro e cominciò ad
assaporare, immaginando nella sua mente, il momento della vittoria schiacciante
che secondo lui avrebbe sicuramente avuto sui Bladebreakers quando il piano
sarebbe stato ultimato. Già vedeva davanti ai suoi occhi le facce spaventate e
sconvolte di quei ragazzini, senza più bit-power, che ormai non avrebbero più
potuto fermare la Borg, e poi lei...avrebbe tenuto a bada Kai, così avrebbe
potuto riprendersi Hilary, sarebbe stata finalmente sua. Un ghigno soddisfatto
comparve sul suo volto.
-Allora,
a che punto siamo?-
-Abbiamo
finalmente terminato il progetto di potenziamento per il bit-power di Carlos-
-Bene,
molto bene, procedete- ordinò avvicinandosi al tubo centrale, in cui era tenuta
rinchiusa una creatura acquatica, molto simile ad un tricheco, ma più grande e
minacciosa, con due grosse zanne che sporgevano dalla bocca, per la precisione
un leone marino, immersa in uno strano liquido verdastro.
Uno
degli scienziati presenti nella stanza digitò qualcosa sul computer mentre sul
monitor dell'elaboratore elettronico compariva l'avvertimento
"Potenziamento in corso" accanto ad un numero in percentuale che
informava quanto mancasse al termine del processo. Occorsero alcuni minuti
perchè questo numero arrivasse al 97%...98%...99%...100%. Un'intensa luce
provenne dal grande contenitore del leone marino accompagnata da una potenza
schiacciante. Vorkov si portò un braccio davanti agli occhi per proteggersi dal
bagliore improvviso ma venne scaraventato addosso al muro opposto, come spinto
da una forza misteriosa.
Si
rimise in piedi e raccolse da terra la mascherina color pece che nell'urto era
scivolata via dalla sua faccia. Osservò il bit-power appena sottoposto al
trattamento, sembrava molto più agitato, sbatteva la sua coda contro il vetro
che lo teneva prigioniero, quasi a volersi liberare, ma il materiale con cui
era fatta quella specie di gabbia era infrangibile.
-Signore,
la potenza del leone marino è aumentata notevolmente, è quasi decuplicata!-
A
quelle parole Vorkov cominciò a ridere, dapprima il suo era solo un ghigno che
poi si trasformò in una sonora e sadica risata -Ottimo! Continuate a lavorare
sugli altri due bit-power e poi penseremo a darli ai ragazzi in modo che
impareranno a contollarli-
-Sono
molto potenti, è sicuro che ci riusciranno?-
-Oh
si...certo, ci devono riuscire...- il suo tono di voce assomigliava molto ad
una minaccia.
Intanto
sopra di lui, attraverso la grata del condotto di areazione, quattro figure
avevano assistito all'intera scena.
-Dobbiamo
avvertire Takao e gli altri- proferì Ozuma sottovoce ai suoi compagni, che con
un cenno del capo gli fecero capire che si trovavano d'accordo con lui.
-La
prossima volta ci riuscirò a batterti!-
-Cosa
te lo fa credere Takao?-
-Oggi
ho pareggiato quindi la prossima volta...- Hilary non gli concesse di terminare
la frase -La prossima volta, se ti andrà bene, pareggerai di nuovo!-
-Uffa!-
incrociò la braccia al petto e mise il broncio scatenando le risate dei suoi
compagni di squadra. Era sera ormai e i ragazzi stavano rientrando alla villa
del capitano. Varcarono il cancello del giardino quando nonno J gli venne
incontro -Ragazzi c'è una visita per voi di là-
-Una
visità?- domandò il nipote stupito.
-Già,
è venuto il presidente Daitenji dicendo che aveva delle importanti novità da
comunicarvi-
I
blader si guardarono tra loro, sicuramente riguardavano la Borg, bisognava
vedere se buone o cattive. L'unica ragazza del gruppo mutò completamente
espressione, abbassò gli occhi a terra, silenziosa, si era dimenticata di
quella minaccia. Ma come aveva potuto? Il pomeriggio lo aveva trascorso in
tranquillità e allegria che per qualche ora si era illusa che tutto andasse per
il meglio, che non ci potesse essere niente in grado di turbare la sua
felicità. Si chiese se davvero un giorno sarebbe stato così...sentì una mano
stringerle la sua. Alzò lo sguardo sul ragazzo che le stava accanto, le
sorrideva rassicurante, era come se Kai avesse avvertito il suo disagio.
Sorrise anche lei...
Entrarono
nel salone dove Daitenji li stava aspettando -Ragazzi, sono venuto a dirvi che
ho contattato la MITHRIL-
-MITHRIL?
Questo nome non mi è nuovo- il professore si portò una mano al mento pensando
in quale occasione lo avesse già sentito.
-Non
è l'organizzazione per la sicurezza internazionale? Quella che ha sede in
Irlanda?-
-Esatto
Rei, proprio quella-
Un'ondata
di stupore colse le facce dei sei ragazzi. Un'organizzazione a livello
internazionale così importante, forse la più importante del mondo; che
relazione aveva con loro?
-Anche
la MITHRIL sta dando la caccia alla Borg- continuò -Perciò, vista la situazione,
collaborarà con noi e ci aiuterà a mettere fine ai loschi piani della Borg una
volta per tutte-
-Questa
è una bella notizia, ma non vedo come possa fare dal momento che la sede è in
Irlanda-
-Hai
ragione Takao, ma questo non è problema, infatti dopodomani mattina due agenti
della MITHRIL verranno qui a Tokyo. Li aspetteremo all'aeroporto-
-Cavolo...questa
storia sta prendendo una piega inaspettata!-
Intorno
a lui solo buio. Sbattè gli occhi un paio di volte. Niente, solo oscurità. D’improvviso
una luce, una luce lontana, fioca, incantatrice. Si avvicinò ad essa, le sue
gambe erano come mosse da una forza sconosciuta, che lo spingeva ad andare
avanti, una voce nella testa gli sussurrava di raggiungere quel chiarore. Vi
arrivò, un bagliore accecante l’avvolse, e magicamente comparvero le pareti di
una stanza, una stanza che conosceva, glielo diceva l’istinto, ma lui non
riusciva a comprendere dove si trovasse. Si voltò. Vide una figura nascosta
nell’ombra. Mosse qualche passo verso di lei, era Hilary. Cosa ci faceva in
quel posto? Guardò il suo viso, le lacrime rigavano il suo volto, perché stava
piangendo? Fece scorrere gli occhi sul suo corpo, aveva i polsi e le caviglie
incatenati, non poteva muoversi. Allungò una mano -Hilary…- un rumore dietro di
lui richiamò la sua attenzione, si girò. Un uomo alto e robusto apparve dal
nulla. Vorkov. Ce lo aveva davanti eppure non sembrava aver notato la presenza
del ragazzo. S’incamminò, lo raggiunse, lo sorpassò senza rivolgergli nemmeno
uno sguardo. Si avvicinò alla ragazza, guardò il suo fisico avidamente mentre
compariva sul volto di quel criminale un ghigno agghiacciante. Cosa voleva
farle? -Che vuoi farle- si ritrovò a sibilare tra i denti. L’uomo accarezzò la
guancia bagnata di lacrime della fanciulla, passò le dita sulle sue labbra
rosee, poi scese fino al collo -Sei una bella bambina…- diceva -Si, una bella e
brava bambina…- basta, non poteva più assistere impotente a quella scena -Non
la toccare! Non ti azzardare a toccarla!- cercò di buttarsi su di lui ma qualcosa
glielo impedì. Mise le mani in avanti. Un muro, un muro trasparente, liscio,
gelido. Provò a sferrargli contro un pugno, niente. Non lo aveva neanche
graffiato. Provò di nuovo, lo stesso risultato. Un dolore lancinante partì
dalle dita delle mani e percorse tutto il suo braccio.
-Hilary!-
urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, ma lei niente, non lo sentiva, non
lo vedeva; e intanto Vorkov continuava imperterrito, affondava il naso tra i
suoi capelli castani continuando a ripetere -Sei una bella bambina…-
Dranzer.
Avrebbe frantumato quel muro di vetro con Dranzer. Cercò nelle tasche, prima la
destra, poi la sinistra, non c’era da nessuna parte. Dov’era il suo beyblade?
La sua Aquila Rossa? Che fine aveva fatto? Sollevò gli occhi, Vorkov era ancora
lì. Teneva ferma Hilary per i polsi e lei non aveva la forza per reagire.
-Hilary!-
uno strano senso di paura lo pervase, il suo corpo cominciò a tremare
indipendentemente dalla sua volontà. Iniziò anche a battere i denti, un vento
gelido soffiava sulla sua pelle, eppure sudava. Il respirò si fece sempre più
affannato quando…
Si
svegliò di soprassalto e si mise a sedere. Respirava a fatica, i capelli erano
imperlati di sudore, si accorse che stava tremando. Mise una mano in tasca e ne
estrasse una trottola azzurra, Dranzer. Guardò il beyblade, l’Aquila Rossa era
sempre lì, al centro del suo bit, fiera e maestosa. Lo strinse forte nel pugno
portandoselo al torace, dove il cuore batteva forte, quasi volesse uscire fuori
dal suo petto.
-Hilary…-
sussurrò. Si ricordò quelle immagini che poco prima avevano affollato la sua
mente.
-Era
solo un sogno- disse -Un incubo…-
TO BE CONTINUED...
Questo capitolo è un pò di
transito...il prossimo sarà un pò più romantico...poi vedrò se fare arrivare
Liz e Federica nel prossimo cap o in quello dopo ancora!!! Ci devo pensare!!!!
Va buono...a presto!!!!! (non ti scapicolare, noi stiamo benissimo lo stesso!!!!!
nd.tutti) Ah! Vi è piaciuto l'incubo? (come fa un incubo a piacere?????
nd.tutti), diciamo che avrà delle conseguenze nel prossimo cap (non intendo
dire che si avvera, ma... nd.me)... Saluti dalla vostra Lenn Chan!!!! (guarda
che non è mica una cartolina!!! nd.tutti) (beh, almeno mi alleno per quando le
dovrò spedire davvero, no? nd.tutti) (^_________^ nd.tutti)
Come avevo annunciato questo cap. sarà più romantico!!!
Nel prossimo prometto un po’ più d’azione!! Beh, stavolta i ringraziamenti l’ho
messi alla fine…
I sogni sono imperfetti,
diventano veri, perdono libertà (anonimo)
-Ragazzi, avete per caso visto Kai?- Rei lo aveva cercato
per tutta la casa ma non lo aveva trovato da nessuna parte.
-Il nonno mi ha detto che è uscito questa mattina
all’alba-
-All’alba? E dove è andato?-
Il capitano alzò le spalle –Fai fom’è fatto, fe non fuole
farsi trofare non lo fice- farfugliò ingurgitando un’enorme brioche alla
marmellata.
-Che?!-
-Sai com’è fatto, se non vuole farsi trovare non lo dice-
ripetè, stavolta con più chiarezza. Il cinese si sedette vicino all’amico
cominciando a mangiare la propria colazione.
-A che ora dobbiamo stare all’aeroporto domani?-
-Alle otto- rispose il professore senza alzare gli occhi
dal suo portatile. Takao per poco non si strozzò con il cornetto –Alle otto?!
Ma è prestissimo! Calcolando che da qui si impiega circa mezz’ora per arrivare,
dovrò alzarmi alle sette!- il solo pensiero di levarsiquando il sole non era ancora sorto (secondo
lui nd.me) lo faceva stare male –Vorrei sapere a chi è venuto di mente di
mettere dei voli così presto- sbuffò.
-Casomai così tardi- Takao guardò Max con aria
interrogativa –Quei due agenti- spiegò in tutta calma il biondino –prenderanno
l’aereo per Tokyo intorno alle undici di questa sera, viaggeranno di notte-
-Sono proprio curioso di conoscerli- dichiarò il blader
della Tigre Bianca prendendo la sua tazza di caffè tra le mani.
-Ho chiesto al presidente Daitenji se li conosceva e mi ha
risposto che sa solamente che hanno la nostra età-
-Davvero?-
L’americano annuì –Pare che pur essendo giovani siano due
promettenti elementi della MITHRIL-
-Questo costituisce un vantaggio-
-Perché?- chiese il capitano che aveva ascoltato solo
l’ultima parte della conversazione, troppo preso a distrarsi con il cibo.
-Perché chi mai sospetterebbe di due adolescenti?-
-Rei ha ragione- disse alzando i suoi occhi blu oltremare
sulla porta di servizio della cucina –Oh, sta tornando Kai-
Il russo entrò mugugnando un –Ciao- senza guardare in
faccia i suoi compagni, attraversò veloce la stanza e si accinse a salire le
scale.
-Non fai colazione?- una voce lo raggiunse prima che
potesse sparire al piano superiore.
-Non ho fame-
I ragazzi non fecero troppo caso al suo comportamento,
ormai ci erano abituati. Continuarono la loro colazione parlando del più e del
meno, mentre qualcun’altro rifletteva in solitudine…
Era solo un sogno, un incubo, lo sapeva, ma l’aveva
turbato molto. Da quando si era svegliato non era più riuscito a riprendere
sonno, aveva paura di tornare a vedere quelle immagini. Si era quindi alzato
all’alba per andare a distendersi i nervi con una passeggiata sulla spiaggia, completamente
deserta a causa del freddo. Perché quel sogno? Che cosa stava a significare?
Probabilmente niente, solo una proiezione delle sue paure, delle sue angosce;
Hilary ridotta in quello stato, Dranzer che non trovava più…si avvicinò alla
finestra poggiando la fronte al vetro gelido e appannato. Il cielo era cupo
come sempre, si era stancato dell’inverno, quella stagione fredda lo opprimeva
ancora di più, in un simile scenario non c’era da meravigliarsi di immaginarsi
il peggio. Gettò un’occhiata al cortile, non si era accorto che nel frattempo
era venuta in visita la squadra degli Scudi Sacri. C’era anche Hilary con loro,
probabilmente li aveva incontrati per strada ed erano venuti insieme. Poi si
ricordò che il giorno prima avevano detto che sarebbero andati a cercare di
raccogliere informazioni alla Borg, sui loro diabolici piani, forse quella non
era solo una visita di cortesia, venivano per fargli un breve resoconto della
situazione. Pensò di scendere anche lui e raggiungerli, voleva sapere che cosa avevano
scoperto. Scosse la testa provando a togliersi dalla mente l’incubo della notte
e si passò una mano tra i capelli sbadigliando. Per colpa di quel brutto sogno
aveva dormito solo poche ore. Arrivò nel bel mezzo del loro discorso.
-Cosa? Hanno potenziato uno dei tre bit-power avversari di
dieci volte?- Kai spostò l’attenzione su Takao che pareva sconvolto.
-Già…ben presto faranno lo stesso per gli altri due-
precisò il capitano della squadra amica.
-E’ un bel problema…- e già il professore stava valutando
sul suo computer i possibili esiti di una sfida tra un membro dei Bladebreakers
e uno dei Black Killer, e come poteva immaginare non erano di certo buoni.
Avrebbero dovuto allenarsi ancora se volevano riuscire a batterli.
-Credo che ci vorrà ancora del tempo prima che quei pazzi
riescano a ultimare il progetto, quindi il mio consiglio è quello di non
perdere la calma-
-Ozuma ha ragione ragazzi! Non ci scoraggiamo per così
poco. Sono sicuro che li batteremo!- esclamò con la sua solita euforia.
-Bene, se dovessimo venire a sapere altro ve lo
comunicheremo- salutò con un cenno della mano.
-E se avrete bisogno di una mano noi vi aiuteremo. Non
permetteremo che i vostri bit-power finiscano nella mani sbagliate-
-Grazie- Max incrociò lo sguardo magnetico di Mariam, che
lo distolse immediatamente, arrossendo. Perché gli faceva quello strano
effetto? –Beh…ci vediamo- disse imbarazzata mentre raggiungeva i suoi compagni,
diretti per chissà dove. Il biondino la guardò andarsene sorridendo ma subito
la sua attenzione fu richiamata dalla voce di Rei.
-Tutto a posto Kai?- il cinese sembrava sinceramente
preoccupato, il russo per tutta la durata della conversazione non aveva aperto
bocca, si era limitato ad incrociare le braccia al petto tenendo gli occhi
bassi. In questo non c’era niente di diverso dal solito, si comportava sempre
in quel modo, ma c’eraqualcosa nella
sua espressione che non convinceva l’amico.
-Si, è tutto a posto- disse anche se era piuttosto
evidente che mentiva.
-Sentite ragazzi- esordì K interrompendo quel clima di
tensione che si era creato –Se è vero ciò che ha detto Ozuma dovrò pensare ad
un allenamento speciale. Datemi un giorno per prepararlo-
-Non c’è problema prof! Tu progetti e noi eseguiamo!-
-Una volta tanto sono d’accordo con Takao! Riusciremo a
far fallire i loschi piani della Borg. Non le daremo modo di riprovarci ancora
in futuro! Senza contare che io ho un conto in sospeso con loro…- aggiunse a
voce bassa.
Takao le posò una mano sulla spalla –Libereremo tuo
fratello e chiuderemo definitivamente questa storia- affermò sorridendo.
La brunetta annuì. Si, sarebbe andata così…doveva andare
così…Kai guardò la sua ragazza. La scena di quell’incubo gli apparve di nuovo
davanti agli occhi, veloce, frammentaria, terrificante. Un brivido gelido gli
percorse la schiena. Non poteva permettere che accadesse una cosa del genere.
Si avvicinò ad Hilary –Devo parlarti-
-Ah…va bene-
Il russo si voltò verso i suoi compagni di squadra,
rivolgendogli un’occhiata che si spiegava da sola.
-Ehm…sarà meglio se noi rientriamo- sentenziò Rei
incitando i suoi tre amici a dirigersi in palestra. Era chiaro che quella tra
lui ed Hilary doveva essere una conversazione privata.
-Cosa dovevi dirmi?-
-Hai intenzione di combattere anche tu contro i Black
Killer quando sarà il momento?- domandò a bruciapelo.
-Si, certo…- non capiva il perché di quella domanda.
-Non devi farlo- le passò accanto e la sorpassò, dandole
le spalle.
-Come?-
-Non devi farlo, ci pensiamo noi a combattere- ribadì
serio. Perché si comportava in quel modo? Non riusciva a comprendere cosa gli
passasse per la testa, sembrava essere tornato il solito e freddo Kai di sempre
-Perché?- fu tutto quello che fu capace di chiedere, stupita.
-Perché si-
La quindicenne gli si piazzò davanti –No! Tu adesso mi
spieghi il motivo!-
-Non c’è nessun motivo! E’ così e basta!- stavano
cominciando ad alzare la voce entrambi.
-E’ così e basta?- ripetè irritata –Che cavolo vuol dire
che è così e basta?-
-Quello che ho detto-
-Non capisco! Fino a ieri era tutto a posto, mi dicevi che
sicuramente ce l’avrei fatta a batterli, e ora mi dici questo?-
-E allora? Non si può cambiare idea?-
-Si che si può…ma se una persona cambia idea così
all’improvviso ci deve essere un motivo!-
-E io non ce l’ho! Va bene?- quell’uscita gli costò uno
schiaffo da parte della ragazza. Kai si portò una mano sulla guancia dolorante,
un po’ arrossata. Abbassò il braccio, che teneva ancora vicino alla sua gota,
lasciandolo andare lungo il fianco -Non usare quel tono con me!-
-Non dirmi quello che devo o non devo fare!- ridusse gli
occhi a due fessure lanciando uno sguardo gelido ad Hilary.
-Se io non posso dirti quello che devi o non devi fare
allora non puoi farlo neanche tu!-
-Che centra! E’ diverso!-
-Invece non è diverso manco per niente!- era la prima volta
che litigavano da quando stavano insieme, anzi la prima che litigavano in
assoluto da quando si conoscevano, almeno in modo così violento. Perché?
-Mi dispiace che tu sia contrario ma non puoi obbligarmi a
non combattere!-
-Si che posso!-
-No invece! Si tratta della mia vita, voglio fare qualcosa
per liberare mio fratello e per vedere finalmente sbattute in galera le persone
che mi hanno rovinato l’infanzia! Capito, si tratta della mia vita!- marcò con
la voce le ultime due parole. Come poteva chiederle una cosa del genere?
-Ma si tratta anche della mia vita!- abbassò lo sguardo
–E’ vero, sarà pure la tua vita…ma tu ora sei entrata a far parte anche della
mia…-
Un lungo silenzio calò tra i due ragazzi. Forse nessuno
dei due aveva torto e nessuno dei due aveva ragione…
-Di la verità…non ti fidi di me?- domandò infine.
-Certo che mi fido di te-
-Non credi nelle mie capacità- continuò come se non lo
avesse sentito –Altrimenti ora non mi staresti dicendo tutto questo-
-Hilary tu sei una blader in gamba, e io credo nelle tua
capacità-
-Allora perché Kai? Perché non vuoi che io combatta contro
di loro?-
Già perché? Per quell’incubo? Allora perché non glielo
diceva…forse nel suo inconscio sapeva che era una stupidaggine o forse no…si
sentiva tremendamente confuso, la testa gli scoppiava. -Perché…- non completò
la frase.
-Perché non ti fidi di me! Avanti! Almeno abbi il coraggio
di dirmelo in faccia!- aveva ricominciato a urlare.
-Non è per questo…-
-Io non capisco! Per quale motivo allora?-
-Non capisci? Perché ti amo, ecco perché!-
Hilary sussultò a quelle parole. Non glielo aveva mai
detto di…amarla. Almeno non così espressamente. Il suo cuore prese a battere
ancora più forte. Anche lei lo amava, e tanto, ma non poteva fare quello che le
chiedeva, non poteva. Chiuse gli occhi –Se è vero ciò che hai detto, allora
devi lasciarmi combattere…-
-Non posso- ribattè convinto, non voleva che le accadesse
qualcosa di male.
-Mi dispiace Kai, ma io combatterò lo stesso, non posso
permettere a nessuno di impedirmelo…nemmeno a te- gli diede le spalle e si
avviò verso la palestra.
-Stammi bene a sentire, te lo impedirò! Hai capito?- le
urlò dietro.
La blader gli fece segno con la mano di stare zitto senza
neanche voltarsi, mentre continuava a camminare. Entrò in palestra e richiuse
la porta dietro di sé sbattendola con forza.
-Che è successo?- domandò preoccupato Rei che, come gli
altri tre ragazzi, aveva sentito urlare.
-Ah, non lo so, chiedilo a Kai!- rispose aspra mentre si
andava ad accovacciare in un angolo della grande sala.
-Mi passi quella maglietta?- Liz indicò l’indumentoposato sul suo letto. La bionda glielo porse
e restò a guardare come la sua amica finiva di sistemare le ultime cose in
valigia. Ancora non riusciva a crederci, poche ore e sarebbero salite su un
aereo diretto a Tokyo. Era da un anno che le due ragazze erano entrate
ufficialmente nella MITHRIL, ciò significava che era da un anno che non
uscivano fuori dall’Irlanda e entrambe pensavano che sarebbero rimaste in
quella condizione ancora a lungo. E’ buffo come in un solo giorno la vita possa
cambiare così drasticamente.
-Liz…a te manca la Germania?- Federica si sdraiò sul letto
intrecciando le mani dietro la testa- La rossa restò sorpresa dalla domanda
dell’amica, nonché collega di lavoro.
-Non tanto- si limitò a rispondere.
-A me manca molto l’Italia-
-Tu hai la fortuna di avere una famiglia unita…mio padre
invece è sempre impegnato col suo lavoro, passa più tempo in tribunale che a
casa, e per quanto riguarda mia madre so solo che dopo il divorzio si è
risposata-
La sedicenne si morse il labbro inferiore –Scusa…l’avevo
dimenticato- sussurrò mortificata.
-Non preoccuparti! Non mi da fastidio parlarne- disse
chiudendo con non poca fatica la lampo della sua borsa da viaggio –Comunque
finita questa missione il comandante ci ha promesso una licenza quindi potrai
tornare qualche settimana a casa tua-
-E tu che farai?-
-Ovvio, tornerò in Germania. Anche se non lo vedrò spesso
sarò comunque contenta di riabbracciare mio padre- sorrise e si sedette accanto
a Federica.
-E così stasera si parte?-
-Io ancora non ci credo-
-Infatti non ti sei ancora preparata! Mancano poche ore
ormai, non vorrai ridurti all’ultimo minuto!-
La biondina si alzò avviandosi verso il grande specchio
della camera. Osservò la sua immagine riflessa, aveva ancora indosso le divisa
militare e i suoi occhi azzurro oceano risaltavano come non mai. Cominciò a
sfilarsi la maglietta rimanendo in reggiseno –Secondo te che dovrei mettermi?-
-Prova la maglietta azzurra, quella con la scollatura a V.
Si abbina ai tuoi occhi. Poi dovresti metterti una gonna, tu te la puoi
permettere-
-Perché tu no?-
-Ma vuoi scherzare? Io ho i fianchi larghi-
-Nella tua testa hai i fianchi larghi- fece puntandosi un
dito alla tempia –Sei perfetta! Sei un grissino!-
-Beh, comunque non sono abituata con la gonna. Preferisco
i pantaloni- infatti indossava un paio di jeans morbidi e una camicetta bianca
che risaltava la sua carnagione ambrata. Non aveva praticamente nulla delle
tipiche caratteristiche della gente del nord, la sua fisionomia l’aveva eredita
da sua madre che era Brasiliana.
-Hai ragione! Qui siamo abituate in divisa…metterò anch’io
i pantaloni-
Due occhi verde opaco fissavano la porta in legno che
avevano davanti. Dietro di essa c’era una camera, uguale a tutte le altre là
dentro, ma Takeshi sapeva che quella stanza era vuota, deserta, ormai da
parecchi giorni. Era riuscita a scappare, nessuno ci aveva mai provato prima ma
lei si, e aveva anche raggiunto il suo scopo. Era tornata dai suoi amichetti a
chiedere aiuto…patetico. Se non fosse stato per lui, per il signorino Kai
Hiwatari, probabilmente Hilary sarebbe stata ancora alla Borg e per la testa
non le sarebbe mai passata la folle idea di mettersi contro l’organizzazione.
Il blader prese tra le mani il suo beyblade, una trottola nera, lucente, un
risucchio di colori. Al centro il bit era vuoto, la sua creatura sacra era
rinchiusa in uno di quegli strani tubi trasparenti in attesa di essere
potenziata. Presto sarebbe diventato imbattibile, lo sapeva, avrebbe finalmente
potuto prendersi la rivincita con lei, solo quello gli importava, tutto il
resto passava in secondo piano. La sconfitta subita all’inizio ancora gli
bruciava, quella ragazzina lo aveva umiliato, lo aveva fatto sentire un
perdente, e lui odiava sentirsi tale.
-La resa dei conti è vicina- sibilò tra i denti mentre un
sorrisino perfido compariva sul suo volto. Quando se la sarebbe trovata davanti
per combattere non avrebbe avuto pietà, non l’avrebbe risparmiata neanche se
glielo avesse chiesto in ginocchio. Poi avrebbe pensato a sistemare anche il
russo, nessuno l’avrebbe spuntata –Preparatevi Bladebreakers- e con queste
parole sparì nell’ombra di uno dei tanti corridoi dell’immenso edificio.
Era il tramonto. Una palla di fuoco rosso acceso calava
lentamente sotto la linea dell’orizzonte. Il mare era calmo, la spiaggia
deserta, fatta eccezione per una persona, un ragazzo intento a contemplare
l’oceano, con uno sguardo tremendamente malinconico eppure così profondo. Gli
arrivò alle spalle, sapeva di trovarlo lì. Gli si avvicinò e gli cinse il
torace con le braccia, da dietro, mentre poggiava la sua testa castana sulla
sua schiena. Kai dal canto suo la aspettava, non sapeva perché, ma era sicuro
che sarebbe venuta. Sorrise, continuando a fissare un punto indefinito davanti
a sé. Hilary ascoltava il respiro regolare del suo ragazzo, in silenzio,
smarrendosi in quel ritmo rilassante e piacevole. Le dispiaceva aver litigato
con lui quella mattina, per tutta la giornata non si erano più parlati, anche perché
il russo era sparito dalla circolazione, non era rientrato a casa neanche per
pranzo. Ma ora voleva rifarci la pace, le
mancava troppo, voleva sentirlo ancora vicino a lei, non
riusciva a stargli lontana…si separò da lui poggiandogli le mani sulle spalle,
poi di nuovo gli circondò il collo con le braccia e avvicinò le sua bocca
all’orecchio del ragazzo –Ascolta…sei ancora arrabbiato?- chiese
innocentemente. Kai non le rispose né si mosse, continuava a guardare il mare.
-Mi dispiace- continuò –non avrei dovuto darti quello
schiaffo, e neanche urlare in quel modo- gli diede un dolce bacio sulla guancia
con l’intenzione di scioglierlo un po’. Gli piaceva il contatto delle sue
labbra con la sua pelle, lo faceva sentire vivo, energico, avrebbe potuto fare qualsiasi
cosa in quel momento. Il primo impulso fu quello di voltarsi, attirare a sé la
ragazza, abbracciarla, baciarla…ma non lo fece, non fece niente di tutto
questo, rimase lì immobile, non voleva cedere subito.
-Ti do fastidio?- chiese con una certa reticenza. Kai si
limitò a socchiudere gli occhi e a sospirare.
-Di solito chi tace acconsente ma nel tuo caso lo prenderò
come un no- disse –Altrimenti te ne saresti già andato, giusto?- lo conosceva
fin troppo bene. Si separò nuovamente da lui e gli si mise davanti, incrociando
le sue iridi plumbee che la fissavano con una certa severità. Doveva ammettere
che quel suo sguardo la faceva sentire un po’ in soggezione ma gli parlò
ugualmente –Sai, ho pensato a quello che mi hai detto- esordì senza esitare –Al
tuo posto credo che anch’io avrei reagito in quel modo- gli sussurrò
avvicinandosi al suo viso –Non voglio che ti accada qualcosa di male- lo baciò
sulle labbra, un bacio dolcissimo. Neanche per uno bravo come lui era facile
non lasciarsi andare in un momento come quello, ma resistette ancora. Si
allontanò da lei, senza dire una parola, non sapeva nemmeno lui perché lo stava
facendo, aveva voglia di giocare a fare il duro. Probabilmente anche Hilary lo
sapeva, anzi sicuramente lo sapeva, infatti non si scoraggiò, si alzò di nuovo
in punta dei piedi e lo baciò ancora. Gli passò le mani tra i capelli e gli
accarezzò dolcemente la nuca. Brividi di piacere corsero per la schiena del
russo che finalmente si lasciò andare, aumentando la passione di quel bacio.
Quando si separarono le sorrise, un sorriso che venne ricambiato, poi l’attirò
a sé, stringendola al suo petto –Scusami…la colpa è anche mia. Io devo
spiegarti-
-Non pensiamoci più- ormai si era completamente persa nel
calore del suo abbraccio.
-No invece, è importante- sospirò profondamente prima di
ricominciare a parlare –Questa notte ho avuto un incubo. Un incubo orrendo. Ho
sognato che non avevo più Dranzer e l’Aquila Rossa e che tu…che tu eri
prigioniera nelle mani di Vorkov, è stato orribile. Ho avuto paura che…-
-Che potesse succedere per davvero- completò la frase al
suo posto.
-Già-
-Ma Kai…era solo un brutto sogno-
-Lo so, lo so. Ma io ho avuto lo stesso paura che ti
potesse accadere qualcosa di male- rimase un minuto in silenzio prima di
aggiungere –Ma hai ragione tu. E’ giusto che tu faccia qualcosa per salvare tuo
fratello e per mettere fine a questa storia che ti ha fatto tanto soffrire-
-Stai dicendo…-
-Si, che puoi combattere se vuoi- la guardò negli occhi
–Io ti starò accanto, qualsiasi cosa tu decida di fare-
-Grazie…Kai- sorrise –Ti amo-
-Anch’io ti amo- le accarezzò una guancia, poi senza alcun
preavviso la prese in braccio.
-Ehi, che fai?- domandò imbarazzata.
-Solo una piccola vendetta per lo schiaffo che mi hai
mollato, mi fa ancora male, sai?- si avvicinò all’acqua, vi entrò bagnandosi
fino a poco sopra le ginocchia.
-Kai, non vorrai…-
Non le diede il tempo di concludere la frase che si
ritrovò bagnata dalla testa ai piedi. Quando riemerse per riprendere fiato, si
alzò in piedi e scrollò l’acqua che aveva addosso –Sei improvvisamente
impazzito?! E’ gelata!- essendo gennaio non aveva tutti i torti.
-Ora siamo pari- disse in tono calmo e incrociando le
braccia al petto –E poi sei così carina- indicò la sua maglietta con un cenno
del capo. Hilary abbassò gli occhi su di sé e arrossì vistosamente. La
maglietta, completamente zuppa, lasciava intravedere i contorni del reggiseno
nero che indossava sotto ad essa –Maniaco!- si girò di spalle, mentre Kai se la
rideva come non aveva mai fatto prima d’allora.
TO BE CONTINUED…
In poco spero di pubblicare anche il nuovo cap. in cui
finalmente entreranno in scena Liz e Federica. Come al solito ringrazio Jaly,
Kaix, (mi fanno tanto contenta i vostri commy!)facciamo così, io ho la tua e-mail quindi appena mi ricordo come
si fa a registrarsi ti spedisco il procedimento per e-mail, va bene? Sai che
leggendo il tuo consiglio sulla sorella di Kai mi è venuta in mente un’idea
formidabile (modesta come sempre!!!! nd. tutti) su come cominciarla ad
accennare già dal prossimo cap????? E ringrazio anche chi legge e basta, ma
fatevi sentire, per sapere anche altri pareri (va bene pure mezza parola!)
bacini!!!! Ciao!!!!!!!!
Raggiunsero l’androne principale dell’aeroporto, erano da poco passate
le otto, la giornata era incredibilmente soleggiata
Il cammino per la felicità
è molto lungo(anonimo)
Raggiunsero l’androne principale dell’aeroporto, erano da
poco passate le otto, la giornata era incredibilmente soleggiata. Si guardarono
intorno, spaesate. C’era moltissima gente, un via vai di persone scorreva più o
meno velocemente davanti ai loro occhi. Liz si portò una mano al collo
lamentandosi che le faceva male, i sedili di un aereo di certo non erano il
massimo per dormire. Ma subito la sua attenzione fu catturata dai numerosi
manifesti e cartelloni che coloravano l’atmosfera. L’aeroporto di Limerik al
suo confronto era un deserto sbiadito, sicuramente più piccolo e anche meno
vivace (non so se a Limerik c’è davvero un aeroporto, probabilmente no, ma se
c’è me lo immagino così in confronto a quello di Tokyo nd.me). La rossa adorava
le novità, riusciva ad abituarsi subito a tutto, contrariamente a Federica che
invece si sentiva come un pesce fuor d’acqua. Probabilmente questa capacità era
data anche dal suo carattere, estroverso, allegro, spiritoso al contrario della
sua amica, che era sempre stata un po’ timida, soprattutto con le persone che
non conosceva.
-Scusa Fede, ma come facciamo a riconoscere quel
presidente non ricordo il nome e i Bladebreakers?-
-Daitenji, il presidente Daitenji…beh, non lo so. Io direi
di aspettare qua- ma già quella proposta si rivelò vana dal momento che la sua
collega era partita in quarta a fare il giro dell’aeroporto. “Sempre la solita”
si disse mentre si rassegnava a seguirla.
Liz era a dir poco entusiasta di essere arrivata in
Giappone, era tutto nuovo per lei, l’ambiente, le persone, il clima, insomma
tutto. Nell’euforia del momento non si accorse di dove metteva i piedi e andò a
sbattere contro qualcuno –Mi dispiace, non ti avevo visto!- fece mortificata
allo sconosciuto.
-Non ti preoccupare, non è successo niente- un ragazzo con
in testa un cappellino rosso e blu incrociò il suo sguardo e rimase quasi
incantato dalla bellezza dei suoi occhi. Non seppe aggiungere altro.
-Mi dispiace! Il fatto è che io e la mia amica siamo
appena arrivate e stiamo cercando delle persone- sfoderò uno dei suoi migliori
sorrisi –Forse li conosci, sono i Bladebreakers! Non è che li hai visti qui in
giro?- domandò ignara che il ragazzo che si trovava di fronte fosse il capitano
della squadra che cercava.
-I Bladebreakers?-
-Si, li hai visti?-
-Beh…sono io, cioè siamo noi- disse accennando con un
gesto della mano ai suoi amici. La quindicenne scorse con lo sguardo il resto
del gruppo, prima di voltarsi per cercare l’amica con cui era venuta. Federica
la raggiunse –Si può sapere che stai facendo qua?-
-Lavoro, no? Loro sono i Bladebreakers-
-Posso sapete perché li cercate?- domandò un anziano
signore avvicinandosi alle due fanciulle.
-Il presidente Daitenji, immagino- fece l’italiana
tendendogli la mano. Daitenji ricambiò il saluto anche se ancora non riusciva a
comprendere cosa potessero volere quelle ragazze.
-Ha chiamato lei alla MITHRIL, giusto?-
-Aspettate un momento…voi sareste i due agenti che
dovrebbero aiutarci con la Borg?-
-In persona-
-Davvero?!- chiesero non nascondendo un certo stupore.
Sapevano che dovevano avere all’incirca la loro età, ma non pensavano di
trovare delle ragazze.
-Non sembra però!-
-Takao!- Max tirò una gomitata al compagno con
l’intenzione di metterlo a tacere, nonostante quella fosse un’impresa quasi
impossibile.
-Non preoccuparti, in molti restano scettici quando gli
diciamo chi siamo veramente…ehm…come ti chiami?-
-Max, piacere!- rispose allegro il biondino –Loro invece
sono Rei, il professor K, Kai, Hilary e Takao- disse continuando le
presentazioni.
-Io invece sono Federica mentre lei…-
-Elizabeth- concluse la frase bruciandola sul tempo –Ma
chiamatemi Liz!-
-Cosa fate esattamente alla MITHRIL?-
-Cosa facciamo esattamente è un po’ complicato da
spiegare, giusto Fede?- la bionda annuì. La MITHRIL era un’organizzazione con
il compito di salvaguardare la sicurezza del popolo mondiale, un’associazione
di vitale importanza che oltre alla sede centrale, in Irlanda, contava numerose
succursali in svariate parti del mondo. Federica si rilassò sulla comoda sedia
del bar. Conosceva quei ragazzi solo da poche ore eppure non si sentiva per
niente a disagio, si trovava bene in loro compagnia. Un cameriere le portò il
the al limone che aveva ordinato. Strinse tra le mani il bicchiere bollente,
sicuramente il clima era molto meno freddo che in Irlanda, ma la temperatura
non perdonava comunque.
-La MITHRIL è suddivisa in vari settori, ognuno che si
occupa di un determinato caso. Il settore dove lavoriamo noi ad esempio,
chiamato A17, è sulle tracce appunto della Borg. Due anni fa
quest’organizzazione aveva sede in Russia, ma solo pochi giorni fa abbiamo
scoperto che si è trasferita in Giappone, per la precisione lo stesso giorno in
cui il presidente Daitenji si è messo in contatto con il nostro comandante-
spiegò, cercando di essere il più chiaro possibile.
-Provvidenziale, direi- Rei le sorrise guardandola nei
suoi occhi azzurri. La ragazza arrossì imbarazzata e abbassò lo sguardo –Già…-
-E dove alloggerete nel periodo di permanenza qui?-
-In una vecchia casa in periferia, non ci abita più
nessuno da tempo, ce l’ha indicata Kyle-
-Kyle?- domandò Hilary incuriosita.
-Si, il nostro comandante-
-E come ha fatto a sapere di questa vecchia casa
dall’Irlanda?-
-Se c’è una cosa che si impara alla MITHRIL è che il
nostro comandante è onnipotente!- scherzò Liz facendo ridere i suoi
interlocutori.
-Prima di incontrarci in questo bar siamo andate a
sistemare i bagagli a questa villa che dicevamo, è davvero molto bella, oltre
che enorme, chissà com’è che è stata abbandonata-
-Quindi adesso state lì tutte sole?- incredibilmente il
professore aveva staccato gli occhi dal suo inseparabile computer
interessandosi a quello che dicevano le due nuove arrivate. Era molto entusiasta
di poter parlare con dei membri di un’associazione così importante, poteva
finalmente sapere tutto sulla sua modernissima tecnologia, il mondo dei suoi
sogni in pratica.
-Già…ehi, mi è venuta un’idea!-
-Chissà perché ho sempre paura delle tue idee- disse
portandosi una mano alla fronte, in tono rassegnato.
-Sono sicura che questa piacerà anche te! Perché non
venite a stare da noi?- fece rivolta ai Bladebreakers. I bladers fissavano
stupiti la rossa, li conosceva da pochissimo tempo e già si fidava ad invitarli
da lei. In fondo non conosceva nulla di loro, di quello che facevano, di come
erano.
-Stai parlando seriamente?-
-Ma certo Takao! Pensateci, dovremo lavorare insieme per
parecchio tempo e inoltre, dal momento che la nostra villa si trova in
periferia, potreste allenarvi a beyblade tranquillamente, lontano
dall’opprimente traffico della metropoli. Intorno c’è tutta campagna! Non sei
d’accordo anche tu Fede?-
-Questa volta devo dire che hai avuto davvero un’ottima
idea! La villa è grande e noi non ci sentiremmo troppo sole!-
-Una villa in periferia dove allenarci, sarebbe
fantastico!- già il capitano si era lasciato trasportare dall’entusiasmo.
-Questo è un si?- chiese Liz speranzosa.
I ragazzi si guardarono tra loro e con un gesto del capo
si accordarono su quella proposta –Ma certo!-
-Ottimo! Allora questo è l’indirizzo- disse mentre
scarabocchiava su un tovagliolino l’indirizzo della loro residenza –Vi
aspettiamo per questo pomeriggio-
Il fiume poco distante da loro rifletteva la luce dorata
del freddo sole di gennaio, gli alberi intorno coprivano in parte la
costruzione in muratura che si scorgeva al loro interno, le altre case
sembravano così lontane, quasi non esistessero. Sul giardino esterno,
caratterizzato da erba bassissima e verdissima, seppur incolta, si apriva un
vialetto delineato da pietre di varie dimensioni che ne tracciavano il
contorno. Sul muro della villa correva ogni tanto qualche pianta rampicante
senza fiori né boccioli, che non sarebbero sopravvissuti al clima invernale e
la sua bassa temperatura. Scesero dai due taxi che li avevano condotti sul
posto e si guardarono intorno, curiosi di vedere il luogo dove sarebbe stati
per un po’ tempo.
-Uau! Questa villa è stupenda!-
-Hai ragione Takao! Non credevo che in periferia ci
fossero della case così belle!- Max sembrava d’accordo con l’amico. Nonostante
quella fosse una villa abbandonata era in ottime condizioni e sorgeva imponente
in una zona tranquilla e dove si poteva respirare aria pulita, lontana dal
centro caotico della città.
-Federica e Liz avevano ragione a dire che qui c’era posto
per tutti- fece notare Rei prendendo la sua borsa dal portabagagli della
macchina che li aveva condotti presso quell’indirizzo. Hilary intanto aveva
qualche problema con la sua valigia, era piuttosto pesante e riusciva a
malapena a trasportarla –Dai a me- le disse dolcemente Kai prendendole dalla
mano il bagaglio e mettendoselo in spalla.
-Grazie- gli sorrise timidamente , le piaceva quando il
suo ragazzo era gentile con lei, ma ciò la metteva in imbarazzo, specialmente
davanti agli altri. Le sue gote si coloravano di rosso, un rosso che le donava
molto, secondo il russo. Rispose al sorriso prima di voltarsi a guardare la
villa. Socchiuse leggermente gli occhi e studiò la casa con molta attenzione.
Una strana sensazione s’impossessò di lui, era come se…come se in quel posto ci
fosse già stato, lo trovava stranamente familiare. Eppure non era possibile, lo
sapeva.
-Che hai?-
-No…niente- la brunetta non sembrava molto convinta della
sua risposta –Sicuro?-
-Si- le cinse la vita con un braccio –Andiamo, gli altri
sono già avanti-
Il capitano si fermò davanti alla porta e suonò il
campanello in attesa di qualcuno che venisse ad aprirgli. Fu Liz ad
accogliergli –Ciao! Sono contenta che siate venuti. Federica è in cucina a
preparare la cena, io intanto vi mostrerò le vostre stanze-
Dopo una breve visita di tutta la villa lasciò i ragazzi
da soli, nelle loro rispettive camere, dandogli il tempo per sistemarsi al
meglio.
Kai si avvicinò alla finestra, si poteva ammirare un
bellissimo panorama, immense distese d’erba si aprivano davanti ai suoi occhi.
Posò una mano sul vetro avvicinandosi sempre di più ad esso fino a poggiarci
sopra la fronte. Di nuovo quella strana sensazione…gli pareva di aver già fatto
altre volte quel gesto, perché? Diede una rapida occhiata alle pareti della
stanza, erano scolorite e spoglie, ma era normale dal momento che l’abitazione
era stata abbandonata da tempo. Tornò a sedersi sul suo letto interessandosi a
quello che faceva il suo compagno di stanza. Rei rigirava tra le mani uno
strano peluche, dalla forma assomigliava ad un orsacchiotto di colore marrone
scuro, un po’ impolverato e consumato.
-Non dirmi che dormi ancora con i pupazzi- proferì d’un
tratto spaventando quasi l’amico. Il cinese alzò gli occhi su di lui –Certo che
no! L’ho trovato sotto il mio letto. Probabilmente apparteneva ai vecchi
proprietari della villa- lanciò il finto animaletto al russo che lo prese al
volo. Lo guardò attentamente, aveva degli occhi particolari fatti con due
bottoni di camicia, scuri, mentre una delle due orecchie aveva un piccolo
taglio da cui fuoriusciva un fiocco di imbottitura bianca.
All’improvviso un’immagine gli attraversò la mente, fu un
flash, come un sogno dai contorni incerti, una sequenza di un vecchio film. Una
bambina stringe tra le braccia l’orsacchiotto perfettamente integro e pulito,
avrà si e no sette anni. Gioca e ride allegra, corre da una parte all’altra,
senza fermarsi, è molto irrequieta. Si avvicina a lui, chiamandolo per nome e
gli prende la mano. Chi è quella bambina? E perché lo conosce? Lui non l’aveva
mai vista prima. Gli porge il peluche, sempre sorridendo, e lo fissa con i suoi
occhi grigio scuro, plumbei, identici ai suoi.
-Kai, va tutto bene?- la domanda di Rei riportò il blader
alla realtà, svegliandolo dallo stato di trance in cui era assorto. Contemplò
l’orsacchiotto poi il sedicenne che lo fissava dall’altro lato della stanza con
un’espressione preoccupata dipinta sul volto. Si alzò, posando il pupazzo sul
davanzale della finestra. Perché quella visione? Che stava a significare? Chi
era quella bambina? Scosse la testa, portandosi una mano alla fronte e
massaggiandosi le tempie –Si…ho solo un po’ di mal di testa-
-Allora scendiamo a cenare, probabilmente hai fame- disse,
e già si avviava verso la porta. Kai lo seguì in silenzio, gettò un’ultima
occhiata all’orsacchiotto, stava lì, immobile, privo di vita, afflosciato.
Sospirò e sparì scendendo le scale che portavano al piano inferiore,
direttamente nella sala da pranzo.
In piedi, davanti al presidente della Borg, sicuro di ciò
che stava dicendo. L’avrebbe riportata dalla sua parte, ne era certo. Avrebbe
dovuto pensarci prima, aveva la soluzione sotto agli occhi ma non aveva saputo
coglierla.
-Sarebbe un tentativo da fare- anche Hito lo incoraggiava
con quell’iniziativa. Le avrebbero concesso di scegliere, ma la posta in gioco
sarebbe stata troppo alta per rischiare, e lei non avrebbe mai permesso che gli
venisse fatto del male. Sarebbe tornata a fare tutto quello che le dicevano.
-Bene- e già sul volto di Vorkov compariva un ghigno
maligno, di chi ha la certezza di avere la vittoria in tasca ancora prima di
essere sceso in campo. Lei sarebbe stata di nuovo sotto il suo completo
controllo finalmente, avrebbe potenziato i bit-power dei Black Killer…e quelli
dei Bladebreakers sarebbero stati loro.
Si fermò sulla soglia della porta, era aperta ma bussò
comunque prima di entrare. Kai era alla finestra, come quel pomeriggio
contemplava il panorama. Si voltò verso di lei. Hilary gli si avvicinò, lo
aveva visto strano a cena, si era tenuto più in disparte del solito, con
un’espressione persa nel vuoto che l’aveva finita per preoccupare. Gli mise una
mano dietro la testa e si alzò in punta dei piedi dandogli un bacio sulla
fronte –Cosa c’è che non va?- gli chiese dolcemente guardandolo negli occhi.
Sapeva che c’era qualcosa che lo turbava, lo conosceva bene ormai.
-Niente di particolare- rispose schivo. La brunetta intuì
che non aveva voglia di parlarne e preferì far terminare lì quel discorso,
costringerlo a raccontare non sarebbe servito a nulla, se non a farlo
arrabbiare.
-Va bene…ma quando vuoi parlarne io ci sono sempre-
-Lo so- le sorrise. Un sorriso che la fece sciogliere, era
così tremendamente dolce e irresistibile. Si separò dalla ragazza andandosi a
sedere sul letto e sdraiandosi pesantemente sopra di esso. Non sapeva come mai
ma si sentiva stanco.
-Beh…allora io vado- stava per fare quello che aveva detto
ma qualcosa l’afferrò per un polso. Era la mano di Kai –Aspetta…- non voleva
che se ne andava, voleva che rimaneva ancora con lui. Non voleva rimanere da
solo…si stupì lui stesso di pensarlo, di solito quando era confuso si
allontanava dagli altri per stare da solo, ma quella volta era diverso. Sperava
che la sua ragazza avesse intuito il suo stato d’animo, d’altra parte lui non
era molto portato nell’esprimere i propri sentimenti a parole. La blader si
sdraiò accanto a lui poggiando la testa sul suo petto, ascoltando il battito
regolare del suo cuore mentre Kai prese in contemporanea ad accarezzarle i
capelli. Non parlarono, restarono in silenzio per chissà quanto tempo fin
quando entrambi si rilassarono e il sonno li accolse tra le braccia.
Erano quasi le undici, la villa era sprofondata nel
silenzio e nel buio, tranne una stanza, ancora con la luce accesa. Rei entrò
nella sua camera, che condivideva con l’amico russo. Si avvicinò al letto di
Kai e non potette nascondere un sorriso vedendo che Hilary gli si era
addormentata accanto, erano proprio carini insieme. Non voleva svegliare la
ragazza così spense la luce e uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle
spalle.
-Ancora in piedi?- una voce dietro di lui lo spaventò,
credeva che fossero andati tutti quanti a dormire.
-Federica, mi hai messo paura- disse portandosi una mano
sul torace.
-Scusami, non volevo…ma non mi hai ancora risposto-
-A dire la verità speravo di trovarti ancora in piedi-
-Davvero?- arrossì imbarazzata, non sapeva nemmeno lei
perché, ma fortunatamente Rei non se ne rese conto, la luce del corridoio era
troppo fioca per accorgersi di questi particolari.
-Si…volevo dirti che credo proprio che Hilary questa notte
non verrà a dormire con te e Liz- la biondina lo guardò interrogativa.
-Sta dormendo beatamente vicino a Kai, e non ho il
coraggio di svegliarla- disse sorridendo.
-Non li conosco molto bene, ma li vedo bene insieme quei
due-
-Già…si vogliono molto bene- incrociò gli occhi
azzurrissimi dell’italiana –Ti va una tazza di latte bollente? Di solito a me
concilia il sonno-
-Volentieri-
-Posso farti una domanda?- chiese mentre trafficava ai
fornelli con un pentolino in alluminio.
-D’accordo-
-Per quale motivo hai deciso di entrare alla MITHRIL?- si
sedette accanto a Federica, aspettando che il latte cominciasse a scaldarsi. La
ragazza fu pervasa da una strana sensazione, era la prima volta che qualcuno, a
parte Liz, le faceva quella domanda. Purtroppo la risposta era legata ad un
fatto accaduto in passato che lei avrebbe volentieri cancellato. Abbassò lo
sguardo prima di cominciare a parlare.
-Non sei obbligata a rispondermi- si affrettò ad
aggiungere il sedicenne accortosi del disagio dell’amica, ma questa scosse la
testa –No, credo che mi faccia bene parlarne- prese fiato prima di cominciare
–Mio padre è un importante imprenditore in Italia e posso dire che la mia
famiglia è benestante. Vedi…per questo tre anni fa subii un tentativo di
sequestro. Dico un tentativo perché il mio rapitore fu subito preso e catturato
dalla polizia, ovviamente non era un professionista per mia fortuna, altrimenti
non so come sarebbe andata a finire- sospirò sonoramente, non era per niente
facile raccontare quella brutta esperienza –Ricordo solo che ho avuto
moltissima paura e presi la decisione di non volermi mai più sentire così. Per
questo volevo entrare in qualche corpo speciale, per imparare a difendermi ma
anche per difendere le persone che avrebbero potuto subire ciò che avevo subito
io-
-Ed è così che sei entrata alla MITHRIL. La più importante
organizzazione mondiale per la salvaguardia del mondo- concluse il suo
interlocutore ammirando il coraggio che aveva dimostrato di avere Federica, non
solo per avergli raccontato quella storia ma anche per aver avuto la forza per
reagire –Molte altre persone avrebbero potuto non riprendersi del tutto dopo un
simile accaduto. Sei stata davvero molto forte-
-Grazie- era strano ma non aveva esitato a raccontare a
Rei il suo passato, eppure lo aveva visto per la prima volta quella stessa
mattina; proprio lei che di solito era piuttosto diffidente nei confronti delle
persone che non conosceva. Chissà perché con quel ragazzo si sentiva
perfettamente a suo agio. Alzò gli occhi sul cinese incontrando i suoi ambrati.
-Il latte!- il blader si alzò di scatto precipitandosi ai
fornelli. Spense il gas e versò il latte in due bicchieri –Tu lo prendi con lo
zucchero?- domandò servendo una tazza alla ragazza.
-No, dopo diventa troppo dolce-
-Nemmeno io- confermò prendendo il suo bicchiere tra le
mani. Finirono di bere e parlare che mancava poco a mezzanotte –Beh, è ora di
andare a nanna-
-Hai ragione- salutò Rei augurandogli la buonanotte e salì
di corsa le scale dirigendosi verso la propria camera. Cercò di fare il minimo
rumore possibile per non svegliare Liz, si svestì e infilò il pigiama poi si
mise immediatamente sotto le coperte. Le aveva fatto molto piacere parlare con
Rei, si trovava bene in sua compagnia. Sorrise nel buio e in poco tempo si
addormentò tranquilla.
La mattina non tardò ad arrivare, un ragazzo biondo uscì
dal bagno, sbadigliando, erano da poco passate le sette e lui era stato il
primo ad alzarsi. Si era svegliato già da un quarto d’ora buono e non aveva
nemmeno provato a riaddormentarsi sicuro che non ci sarebbe riuscito dal
momento che divideva la camera con Takao che ronfava alla grande e il professor
K che ogni tanto blaterava nel sonno termini del linguaggio elettronico
incomprensibili per lui (o mamma mia! Questo è un vero fissato! nd.me). Scese
in cucina aprendo la dispensa e affogandosi nel pacco dei biscotti, seppur
ancora assonnato. Si stava spaparanzando sulla sedia quando qualcuno bussò alla
porta d’ingresso. Guardò l’orologio appeso al muro, chi poteva essere a
quell’ora? Andò aprire e per poco non si strozzò con il biscotto che aveva in
bocca –Mariam?!- disse tossendo un paio di volte per riprendere fiato.
-Cosa ci fai qui? E a quest’ora poi?- si passò una mano
tra i capelli scompigliati dal sonno, sembravano oro colato ora.
-Sono passata a casa di Takao ma suo nonno mi ha detto che
per un po’ di tempo starete qui-
-Si, infatti- la invitò ad entrare sorridendo, quella
poteva considerarsi una visita davvero inaspettata.
-Com’è sei venuta?-
-Nessun motivo in particolare- disse sedendosi sulla sedia
mentre Max prendeva posto di fronte a lei –Visita di cortesia. Ma coma mai ora
abitate qui?-
-Ieri sono arrivate le due agenti di cui ti ho parlato, ti
ricordi?-
-Si…della MITHRIL, giusto?-
-Esatto e…beh, è una storia lunga, poi te la racconterò-
disse smarrendosi nei suoi occhi magnetici.
-Ah…e con la Borg? Novità? Voglio dire, i bit-power sono
al sicuro ancora giusto?- perché si sentiva così nervosa?
-Per il momento si, non preoccuparti-
-Bene. E tu?-
-Io cosa?-
-Come stai?-
-Ah! Bene, certo. Finchè starà bene la mia tartaruga starò
bene anch’io- involontariamente (si, come no! nd.me) (ehi! Nd.Max) posò la sua
mano sopra a quella della ragazza –Sono contento che tu sia qui-
Mariam arrossì e distolse lo sguardo dai quegli occhi
cerulei in cui spesso ci si smarriva, come rapita da quell’intenso colore che
ricordava l’oceano.
Spezzò quel contatto, e mise la mano in tasca, da cui ne
estrasse un busta da lettere bianca –Sono venuta anche per un altro motivo…-
disse –Il nonno di Takao mi ha dato questa. Ha detto che è arrivata stamattina
per posta. E’ per Hilary-
-Hilary?- chiese il biondino stupito.
-Già…Per Hilary Tachibana- lesse la scritta sopra la busta
–Non c’è il mittente, chissà chi la manda-
TO BE CONTINUED…
E come al solito vi lascio col fiato
sospeso (la solita cattiva nd.tutti)!!!! Siete curiosi??? Probabilmente
qualcuno ha già capito chi ha mandato la lettera…che dite???? Beh io intanto
ringrazio Jaly Chan; Chibichan; Cassie Chan; Seiryudoragun; Kaix_Chan: ti ho
mandato l’e-mail, l’hai letta???? Lelli91: non preoccuparti, vorrà dire che ti
rifarai con gli altri cap. giusto???
Eccomi tornata all’attacco!!! Ringrazio
Jaly, Kayx e Isy, a proposito vi ho mandato un’e-mail, Marco_kun, sono contenta
che ti piaccia la fic!!!,per aver
commentato l’ultimo chappy, e inizio subito. Per Kayx: sono contenta che ti sia
riuscita ad iscrivere!!!! Per la fic, certo che ne facciamo una insieme, però
se ne riparla a settembre perché la prossima settimana parto! Alla fine è
spiegato meglio! Intanto potresti cominciare a farne una tu, poi quando torno
ci mettiamo d’accordo per scriverne una insieme!!! Fammi sapere!!!
Il deserto è stato creato
affinché il viaggiatore incontri la propria anima
(anonimo)
Quel giorno il sole era coperto dalle nuvole, il cielo
cupo, quasi annunciasse l’imminente arrivo di una tragedia. Kai si sedette sul
muretto impolverato che circondava la villa. Da lì era possibile osservare
l’intera facciata della casa in tutta la sua imponenza. L’abitazione era in
buone condizioni, sia all’esterno che all’interno, nonostante fosse stata
abbandonata da anni probabilmente. Si soffermò con lo sguardo sul portico
dell’entrata principale, ai lati della porta si erigevano due colonne decorante
in stile barocco (è altamente improbabile che il barocco si sia diffuso anche
in Giappone, ma sapete com’è…niente è impossibile! nd.me), mentre delle grandi
vetrate caratterizzavano tutto il piano terra del lato frontale della villa.
Qualcosa attirò l’attenzione del russo, una di queste enormi finestre era
leggermente abbozzata, e da questa piccola concavità si diramavano sottili
scheggiature, come se un oggetto di modeste dimensione le avesse urtato contro
in modo più o meno violento. Una strana sensazione lo pervase, intorno a lui
tutto si fece confuso, indefinito, e di nuovo fu catapultato, come il giorno
prima, dentro una sequenza di immagini che era sicuro di non aver mai vissuto
eppure le avvertiva così familiari. Dal nulla comparvero davanti ai suoi occhi
due bambini, un maschio e una femmina, intenti a giocare a beyblade. La bimba
comanda un bey rosso fuoco che lotta contro uno azzurro, terribilmente simile
al suo Dranzer…forse perché è il suo Dranzer e quel bambino…è lui. Com’è
possibile? E chi è la bambina che gli sta di fronte? La stessa
dell’orsacchiotto, la stessa che aveva già visto in quella visione il
pomeriggio precedente. Improvvisamente i due bit si illuminano lasciando uscire
allo scoperto dei bit-power. Dalla trottola azzurra si libera ovviamente
l’Aquila Rossa, e dalla trottola rossa un’Aquila Blu. I due animali combattono
tra loro, ma non con rabbia, quasi con…gioia. Neanche il tempo di rendersi
conto di ciò che sta accadendo che i due beyblade si spazzano via l’un l’altro.
Dranzer finisce ai piedi del piccolo Kai, mentre l’altro va a sbattere contro
una delle tante vetrate provocando una piccola crepa. E di punto in bianco il russo
si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto e si guardò intorno,
spaventato. La villa, il giardino, sembrava tornato tutto come prima. Era
successo di nuovo, perché? Sentì salirgli un terribile mal di testa, si portò
le mani alle tempie e poi sugli occhi. Alzò di nuovo lo sguardo, il dolore al
capo sembrava essere improvvisamente scomparso. Non ebbe tempo di riflettere
sull’accaduto perché vide la sua ragazza avvicinarsi a lui, teneva in una mano
un foglio, assomigliava ad una lettera, la stringeva forte nel pugno. Si fermò
davanti al blader, immobile, senza proferire parola.
-Hilary…- le disse andandole vicino –Che è successo? E
cos’è quella lettera?- le chiese preoccupato del suo strano silenzio. Le fece
alzare il viso costringendola a guardarlo negli occhi.
-Ma tu stai piangendo…- una lacrima rigò il volto della
brunetta. Kai gliela asciugò dolcemente –Raccontami che è successo-
-Kai…- sussurrò il suo nome tra i singhiozzi. Gli porse la
lettera che le aveva portato Mariam quella mattina –Me la mandano Vorkov e tuo
nonno, dicono che se non torno dalla loro parte faranno del male ad Alex!- si
gettò tra le braccia del russo scoppiando a piangere come una bambina. Il
blader la strinse forte a sé. Questa era una cosa da veri vigliacchi, un
ricatto impensabile, da codardi. Sentiva crescere una rabbia immensa dentro di
lui, che maturava sempre di più fino ad esplodere. Avrebbe tanto voluto vedere
morte quelle persone che lo stavano facendo soffrire, ma che soprattutto
stavano facendo soffrire la persona di cui, ora ne era più che consapevole, si
era follemente innamorato.
-Adesso devo tornare con loro, non ho scelta-
-Tu non tornerai con loro!- si separò da lei afferrandola
per le braccia. Non avrebbe permesso una cosa simile, non le avrebbe mai
permesso di rimettere piede là dentro.
-Ma Kai, se non lo faccio mio fratello sarà in pericolo-
-Troveremo un altro modo, ma tu non tornerai alla Borg…-
affondò il naso tra i suoi capelli –non devi…-
-E come?- anche a lei l’idea di passare di nuovo dalla
parte dei loro più acerrimi nemici non le piaceva per niente, la spaventava
troppo.
-Parliamone anche con gli altri, forse Liz e Federica
sapranno che fare- la guardò negli occhi color nocciola, ora umidi e lucidi
–Sono sicuro che ce la caveremo, vedrai-
-Non mi lasciare Kai…- tornò a stringersi al suo petto,
adesso più che mai sentiva il bisogno di avere qualcuno accanto che la aiutasse
a superare quei brutti momenti.
-Non lo farò piccola, non lo farò- le sussurrò, poi la
baciò dolcemente sulle labbra ma avvertì un sapore salato, causato forse dalle
lacrime che fino a poco prima scorrevano senza freno lungo le sue guance.
-La situazione è molto più delicata del previsto- i
ragazzi erano riuniti nel salone principale, quella brutta notizia arrivava al
momento meno opportuno. Liz e Federica non avevano ancora avuto il tempo di
raccogliere informazioni sufficienti riguardo alla Borg, essendo arrivate da
poco più di un giorno.
-E’ un ricatto! Una cosa da vigliacchi!- anche se non lo
dicevano espressamente erano tutti d’accordo con il capitano.
-Che cosa hai intenzione di fare?- domandò Max ad Hilary.
La brunetta abbassò lo sguardo, nonne
aveva la minima idea.
-E’ logico che non tornerà con loro- pronunciò Kai al suo
posto.
-Non potrebbe far finta, come ha già fatto?-
-Sei impazzito?! Sarebbe un suicidio!- il russo si alzò di
scatto dal divano, urlando contro il professore, spaventandolo con quel suo
improvviso attacco d’ira. Non avrebbe permesso per nessun motivo alla sua
ragazza di rimettere piede nell’organizzazione, sia per finta che per davvero.
Gli sguardi dei suoi amici erano tutti puntati su di lui, forse aveva
esagerato. Ma non riusciva a restare tranquillo, la tensione gli stava facendo
saltare i nervi.
-Kai ha ragione…- esordì Federica –stando a quello che ci avete
raccontato se Hilary dovesse tornare dalla parte della Borg non si fiderebbero
più di lei e la terrebbero sotto osservazione. Se dovesse compiere anche un
solo passo falso sarebbe la fine, è troppo rischioso-
La sua collega intanto, seduta su uno dei braccioli della
grande poltrona al centro della stanza, con le braccia incrociate al petto
rifletteva in silenzio su una possibile soluzione –Ci vorrebbe un piano- disse
d’un tratto interrompendo il silenzio che era sceso nella sala.
-Ne hai già in mente uno, vero agente Finn?- la biondina
conosceva ormai fin troppo bene la sua espressione, sapeva che il cervellino
dell’amica stava macchinando qualcosa, in fondo, alla MITRHIL spiccava proprio
per la sua capacità di elaborare in pochissimo tempo piani d’emergenza.
-Forse- rispose –Ma ho bisogno di saperne di più prima-
sapeva che l’italiana avrebbe recepito al volo il messaggio.
-Sai che prima dovremmo chiedere il permesso a Kyle-
-Secondo te ce lo darebbe?- no, di sicuro non glielo
avrebbe concesso, giudicandola come una decisione troppo affrettata. Gli
avrebbe suggerito di rifletterci sopra prima di agire, ma per riflettere
sarebbe occorso altro tempo e loro non ne avevano molto a disposizione. La
sedicenne pensò che in fondo Liz non aveva tutti i torti. Si rivolse al
professore –Prof. puoi prestarmi il computer?-
-Certo…che hai intenzione di fare?- domandò titubante.
-Ora vedrai- collegò il cavo per la connessione ad
Internet alla presa del telefono e si allacciò con la rete. I Bladebreakers più
Mariam osservavano in silenzio ogni mossa della biondina, che in silenzio
batteva velocemente sui tasti della testiera del portatile non staccando mai
gli occhi dallo schermo.
-Che sta facendo?- Rei era molto incuriosito dal lavoro
della ragazza, come tutti del resto. Non avevano la minima idea di quello che
le passava per la mente.
-Si sta collegando con il computer centrale della Borg. Da
lì potrà accedere a qualsiasi tipo di informazione richiesta-
-Ma non è pericoloso che la scoprano?-
-Questo è altamente improbabile, Federica è un genio del
computer-
-Ecco- proferì la diretta interessata rilassandosi sulla
sedia. Era riuscita ad avere ciò che cercava –Liz, per favore, passami il
proiettore-
La rossa ubbidì e gli porse un piccolo aggeggio
elettronico molto simile ad una scatolina, di colore nero. Collegò l’oggetto al
computer e sul muro della stanza comparve chiaramente e molto più grande,
quello che si poteva vedere sul monitor del portatile.
-Cos’è?- chiese ingenuamente Takao.
-Sembra la piantina di un qualche edificio-
-Esatto Max, questa è la pianta della Borg, in tutti i
suoi tre livelli, sotterraneo compreso- spiegò. I ragazzi fissavano stupidi la
proiezione sul muro, in pochissimi minuti Federica era riuscita a compiere una
simile magia, se così si poteva definire. L’altra agente della MITHRIL intanto
studiava attentamente la mappa mentre montagne di idee si accumulavano nella
sua testa. Appoggiò una mano al muro e guardò i suoi compagni –Adesso statemi
bene a sentire. Ecco quello che faremo, ci intrufoleremo alla Borg e porteremo
in salvo il fratellino di Hilary- la schiettezza di quella proposta colse
tutti, eccetto Federica, alla sprovvista –Cosa?!- non potevano credere alle
loro orecchie. Era una mossa estremamente avventata –Ma chissà perché non ci
abbiamo pensato noi! Oh si, perché ci uccideranno appena metteremo piede là
dentro!-
-Ascolta Takao, siamo in guerra, giusto?-
-Beh…si…- non capiva dove voleva portarlo.
-E in guerra tutto è concesso, giusto?- continuò
imperterrita.
-Giusto…- rispose sempre più esitante.
-Qualsiasi cosa faremo correremo un certo rischio, tanto
vale correre questo rischio per raggiungere una soluzione che ci avvicinerà
alla vittoria finale-
-Non preoccupatevi ragazzi, Liz sa quello che fa, posso
assicurarvelo- disse provando a convincerli.
-Beh…in fondo le agenti della MITHRIL siete voi…-
-Grazie Takao. Prestatemi un attimo di attenzione, il
tempo di spiegarvi cosa ho in mente, ma prima ho bisogno di altre informazioni,
che dovreste fornirmi voi…- fece rivolta a Kai ed Hilary.
-Noi?-
-Si…ad esempio, dove tengono rinchiuso Alex?-
-Nelle prigioni, che dovrebbero essere…queste- disse
Hilary indicando con il dito una numerosa serie di piccoli ambienti
rettangolari adiacenti.
-Quindi sono nei sotterranei. Sapete se c’è un’altra
entrata oltre a quella principale?- domandò con grande professionalità.
I due ragazzi si guardarono tra loro –Beh…c’è quella
specie di garage che abbiamo usato per scappare…- le spiegò della macchina che
tenevano nascosta al suo interno e di come quel posto assomigliasse ad un
ripostiglio.
-Quindi tu sai guidare?- fece rivolta a Kai.
-Diciamo di si-
-Bene- Liz guardò la sua collega che capì al volo cosa
avesse in mente. Si alzò dalla sedia dirigendosi verso il telefono nell’altra
stanza.
-Dove va?-
-A chiedere due auto in prestito Max-
-Due auto?-
La quindicenne annuì –Ci recheremo sul posto con due
macchine, in modo da avere la possibilità di uscire di scena molto più
velocemente. Se riusciamo a liberare il fratello di Hilary e tornare alle
vetture in tempo sarà difficile che riescano ancora a beccarci- si portò una
mano al mento prima di aggiungere –C’è una zona alberata nelle vicinanze? O
almeno un luogo dove poter nascondere le macchine-
-Intorno alla Borg ci sono moltissimi alberi ma basta
allontanarsi per circa mezzo chilometro per incontrare la campagna aperta-
-Può andar bene. Sentite che faremo- si sedette sul divano
–Federica sarà alla guida di una delle due macchina, e Kai a quella dell’altra.
Le nasconderemo nei pressi di quel garage da cui sono scappati Kai e Hilary,
dopodiché entreremo dall’entrata principale. Fin qui tutto chiaro?-
-Perché da quella principale? Non si può usare quella del
garage?- Takao sedeva accanto a Liz e ascoltava attentamente ogni sua parola.
-La useremo solo per uscire, in questo modo potremmo
confondere la sorveglianza-
-Non credi che avranno riparato il danno alla porta del
garage? Potremmo trovarla chiusa e a quel punto saremmo in trappola-
-No prof. per il semplice fatto che tu proverai ad aprirla
dall’esterno nel frattempo che noi saremo dentro-
-Io?- domandò titubante.
-Te la senti?-
-Se non hai nulla in contrario potrei aiutarlo, in due ci
riusciremo sicuramente- propose Max con il suo solito ottimismo.
-Si…se siete sicuri voi-
-Ce la faremo!- esclamarono in coro i due ragazzi. Ognuno
giocava una parte essenziale nel piano, e non poteva permettersi di sbagliare,
lo sapevano. Avrebbero fatto il possibile per riuscire nell’intento, e una
volta liberato il fratellino di Hilary finalmente avrebbero potuto dedicarsi
agli allenamenti più intensamente, preparandosi con lo scontro finale contro i
Black Killer.
-Bene. Ricapitoliamo: Kai e Federica ci aspetteranno alla
guida delle due macchine pronti a partire appena rimonteremo in auto; Max e il
professore ci apriranno la porta del garage mentre io, Hilary, Takao e Rei
andremo a liberare il bambino- Liz era sempre stata una ragazza amante
dell’azione.
-Non sarebbe meglio se io venissi con voi e Hilary
rimarrebbe in macchina ad aspettarci?- non gli piaceva per niente l’idea di
pensarla ad intrufolarsi all’interno di quell’edificio, se lui aspettava fuori
in caso di pericolo non avrebbe potuto far niente per aiutarla. Ripensò
all’incubo di qualche notte prima. Brividi gelidi gli percorsero la schiena.
-Capisco che sei preoccupato Kai, ma tu oltre a Federica
sei l’unico capace di guidare, è necessario che tu ci aspetti in macchina
pronto a partire appena torneremo, altrimenti rischieremmo di essere presi-
spiegò in tutta calma –E Hilary conosce il posto, sarà molto più attendibile
della piantina-
-Senza contare che Alex è mio fratello, io devo aiutarlo,
non posso infrangere la promessa- Kai contemplò gli occhi color nocciola della
sua ragazza. Probabilmente anche lui avrebbe fatto lo stesso se fosse stato al
suo posto.
-Va bene- disse tirando un sospiro rassegnato, in fondo
non gli rimaneva molta scelta.
-Rimane solo un problema- le parole di Liz richiamarono
l’attenzione di tutti –Le telecamere, bisogna riuscire a farle saltare.
Federica potrebbe provarci con il computer-
-E’impossibile, possono essere disattivate solo
manualmente, l’interruttore principale si trova nella sala computer- di questo
ne era più che certa.
-Questo è un problema, servirebbe qualcuno che riuscisse a
disattivarle almeno per un po’, in modo da permetterci di entrare-
-Possiamo pensarci noi- Mariam, che fino a quel momento
era rimasta in silenzio ad ascoltare, decise che era il momento di intervenire
–Quando ci siamo introdotti al Borg per raccogliere informazioni su i loro
piani siamo passati per i condotti di aerazione, potremmo entrare nella sala
computer con lo stesso mezzo-
La rossa si fermò un istante a riflettere, avrebbe potuto
funzionare –Fede- l’amica recepì al volo il messaggio, a quelle due ragazze per
comunicare bastava uno sguardo.
-Ho capito- digitò qualcosa sul computer e come per magia
sulla proiezione sul muro apparvero delle strisce più scure.
-Quelli sono i condotti di aerazione…- disse seguendo
attentamente il loro percorso. Fortunatamente sbucavano anche nella sala
computer –Arrivano anche nella sala computer. Siete sicuri di farcela?- domandò
alla ragazza.
-Sarà uno scherzo- rispose lei senza esitare.
-Quindi appena gli Scudi Sacri disattiveranno le
telecamere noi potremmo entrare. Ovviamente all’interno dell’organizzazione si
accorgeranno subito del guasto e non tarderanno a precipitarsi per sistemare la
situazione…appena le disattiverete dovrete scappare subito- ordinò.
-Certo, non preoccuparti, ce le caveremo-
-Bene- si alzò dal divano avvicinandosi alla finestra.
Scostò la candida tenda che copriva il vetro e guardò fuori in giardino
–Occupati con le telecamere non si accorgeranno di noi, ma dovremo fare in
fretta, non credo che impiegheranno molto a rimetterle in funzione- proferì
continuando a fissare un punto indefinito davanti a lei –Diciamo sette minuti
come minimo. Non possiamo impiegarci di più-
-Sette minuti soli?- domandò Takao cominciando a
demoralizzarsi.
-Già…- Liz lesse l’orologio che portava al polso
–Discuteremo gli ultimi preparativi dopo pranzo, comincio ad avere fame-
-Quando agiremo?-
-Questa notte stessa, il buio ci aiuterà- sembrava sicura
di quello che diceva, poteva vantarsi di non aver mai visto un suo piano
fallire, ed era sicura che anche quello sarebbe andato in porto. Era un agente
della MITHRIL, non avrebbe sbagliato, doveva dimostrare di essere degna di far
parte di una simile organizzazione, come già aveva fatto in passato.
-Accidenti, questa notte!- esclamò il professore, non
poteva nascondere che la situazione che si era creata lo rendeva parecchio
nervoso.
-Si, non possiamo perdere troppo tempo-
-Io vado a preparare il pranzo- Federica ridiede il
computer a K, ringraziandolo di averglielo prestato e cercando di smorzare la
pressione che sentiva calare nella sala. Anche il cinese si alzò –Ti do una
mano- proferì seguendo la biondina in cucina.
-Tu rimani a mangiare con noi?-
-No, devo avvertire gli altri di questa storia-
-Non credi che si arrabbieranno? Hai preso tu la decisione
di aiutarci senza consultarli- azzardò contemplando i suoi meravigliosi occhi
smeraldo.
-Forse Dunga, tanto per cambiare, ma sinceramente non me
ne importa, alla fine cede- si diresse verso la porta –Ci vediamo più tardi-
-Ciao- rispose al saluto con un sorriso. Non sapeva il
motivo ma era contento che avrebbe partecipato anche lei a quella missione. Finalmente
la vedeva schierata dalla sua parte per difendere i bit-power e non per
impedire che cadessero nelle mani sbagliate per poi portarglieli via –Andiamo
prof. aiutami ad apparecchiare- propose mentre lasciava la stanza.
-Arrivo- chiuse il suo computer e seguì l’amico.
Kai si sedette accanto ad Hilary –Sono sicuro che
riusciremo a liberare Alex- la rassicurò prendendole la mano. La brunetta gli
rispose con un sorriso pieno di gratitudine, poi si rivolse al capitano –Takao
scusa, una volta liberato Alex posso lasciarlo da tuo nonno?-
-Ma certo, non preoccuparti-
-Grazie- poggiò la testa sulla spalla del suo ragazzo e
chiuse gli occhi provando a rilassarsi.Liz si avvicinò a Takao –Vieni, lasciamoli soli- gli sussurrò
all’orecchio. Il giapponese annuì e seguì la tedesca in giardino. La differenza
di temperatura tra dentro e fuori era notevole. Un’ondata di freddo avvolse i
due ragazzi che rabbrividirono a quel vento gelido che penetrava fino alle
ossa.
-Devo farti i miei complimenti- disse d’un tratto.
-Per cosa?-
-Beh…per il tuo piano-
-Non cantare vittoria troppo presto, ancora non so se
riuscirà-
-Sono sicuro di si-
-Davvero?- chiese mentre si riavviava i capelli dietro le
orecchie. Doveva ammettere che trovava simpatico quel ragazzo, era strano, lo conosceva
da poco più di un giorno ma aveva una strana sensazione…come se gli fosse amica
da molto più tempo.
-Sei preoccupata?- le domandò dolcemente accarezzandole
una guancia con il dorso della mano. Hilary si sciolse a quella carezza,
riusciva a sentire tutto l’affetto che il russo provava per lei, verso quella
ragazzina che era riuscita a scaldargli il cuore, molto più di quanto lui
avesse mai immaginato. Un amore talmente bello, talmente coinvolgente, con
nessuno prima di incontrarla si era sentito così.
-Non posso non esserlo…ma cerco di stare tranquilla, anche
se non mi riesce molto bene-
-Mi dispiace non poter venire con te fin dentro la Borg-
-Non preoccuparti, in fondo non sarò sola. Liz, Takao e
Rei saranno con me e se dovesse succedere qualcosa abbiamo i beyblade-
-Ci siamo scambiati i ruoli-
-Come?-
-Dovrei essere io quello che consola, invece ora lo stai
facendo tu-
La quindicenne rise e circondò con le braccia il collo del
ragazzo affondando il viso nell’incavo della sua spalla –Ti amo- sussurrò
arrossendo.
-Anch’io- disse mentre sentiva il proprio cuore battere
sempre più forte. Quella ragazza gli faceva un effetto incredibile, non
riusciva a spiegare perché si sentisse così in sua compagnia. Sapeva solo che
quella sensazione lo rendeva felice, e in fondo non gli interessava
nient’altro. Fino a poco tempo prima non avrebbe mai creduto che un giorno si
sarebbe potuto innamorare di qualcuno in un modo così incondizionato, così
bello. Non conosceva cosa significasse amare e ancora meno essere amato. Al
monastero in Russia gli avevano insegnato l’esatto opposto, ad odiare
solamente. Quando avrebbero sconfitto la Borg una volta per tutte, perché era
sicuro che sarebbe successo, avrebbe finalmente potuto mettere una pietra sul
passato e cominciare a vivere a pieno il presente, accanto alle persone a cui
voleva bene. L’incubo sarebbe finalmente finito…anche se molte cose non
riusciva a spiegarsele, ad esempio quelle strane visioni, di quella bambina, di
lui da piccolo…che significavano?
Per il momento preferì non parlarne, bisognava risolvere
una cosa alla volta. Quella notte sarebbero andati a liberare il fratellino di
Hilary…
Si sciolse dall’abbraccio e incrociò lo sguardo della sua
ragazza. Le scostò i capelli dal volto e le sorrise. Avvicinò il suo fino a
quello della blader per baciarla.
-Ragazzi il pranzo è quasi pronto!- Takao fece irruzione
nella stanza interrompendo il momento magico tra i due ragazzi.
-Ehm…ho interrotto qualcosa?-
-Nooooo- fecero ironici.
-Ah, meno male- disse non capendo il sarcasmo dei suoi
amici. Hilary e Kai sospirano rassegnati, era difficile avere un po’ di
intimità in una casa dove vivevano otto persone. Il capitano uscì dal salone
lasciando di nuovo soli i due fidanzati. Ma questa situazione non durò a lungo
perché Rei si affacciò alla porta –Ragazzi…-
-Fammi indovinare, il pranzo è pronto?-
-Si…come facevi a saperlo Kai?-
-Mah…- si alzò dal divano –Sai com’è, prevedo il futuro-
rispose facendo ridere Hilary e lasciando l’amico sorpreso. Il cinesino sbattè
gli occhi un paio di volte prima di tornare in sala da pranzo ancora scettico.
Il blader prese per mano la ragazza dirigendosi a mangiare.
-Era ora! Stavo morendo!- si lamentò Takao appena misero
piede nella stanza. Il russo gli lanciò uno sguardo truce a cui però il capitano
sembrò non farci caso, e anzi continuò –Sempre insieme voi due! Vedete di
evitare di amoreggiare davanti a noi!-
-Non mi pare che l’abbiamo mai fatto!- ribattè mentre le
sue gote si tingevano di un bel rosso accesso in contrasto con il colore scuro
dei suoi capelli. Ovviamente la battuta provocò le risa dell’intera combriccola
aumentando l’imbarazzo delle due povere vittime, che si sedettero a tavola
ancora rossi in viso.
TO BE
CONTINUED...
Pure questo è fatto!!!! Siccome il 15
parto e ritorno a fine mese la prossima settimana sarà impegnata con i
preparati perciò aggiornerò molto più lentamente e poi dopo il 15 fino al 31
non ci sarò…(ma quanto ci dispiace…si!!! Facciamo festa!!! Vai con lo
spumante!!! nd.tutti) ma ritornerò pronta con i nuovi cap. a settembre!!! Voi
mi aspetterete vero???? (come no!!!! nd.tutti) Alla prossima!!! Baci!!! E
commentate!!!!
Ecco un nuovo capitoletto fresco
fresco!! E’ corto e non c’è molta azione, l’assalto alla Borg vero e proprio ci
sarà nel prossimo cap. che pubblicherò a settembre dato che tra qualche giorno
parto! (evvai!!!! nd.tutti). Ringrazio Jaly, Kaiyx (per tuo cugino digli che
glielo faccio sapere a settembre quando torno, mi prendo tempo per pensarci!!),
Seiko e Seiryudoragun. Grazie!!!!!!!
La pace non è il silenzio
dopo la guerra,
ma il senso della fraternità
che impedisce
che la guerra scoppi(anonimo)
Entrò nella camera delle ragazze, si avvicinò ad uno dei
tre letti, quello vicino alla finestra. Si sedette accanto ad Hilary che si era
addormentata beatamente, cullata dal soffice materasso. Entro poche ore si
sarebbero dovuti introdurre di nascosto alla Borg per portare in salvo il
fratellino della brunetta; dopo pranzo avevano discusso sugli ultimi
preparativi e chiarito ogni dubbio. Le scostò i capelli dal viso. Pareva
rilassata, il respiro regolare, tranquillo, gli occhi chiusi, con delicatezza,
le labbra leggermente dischiuse, sembrava che nulla potesse turbarla, erano
varie ore che era salita nella sua stanza a riposarsi, voleva essere in
perfetta forma per quella notte, per liberare finalmente Alex da quegli uomini
spregevoli e senza scrupoli, avevano utilizzato un bambino come ricatto…c’era
da vergognarsi per certe azioni, ma a loro ovviamente non importava, l’unica
cosa che gli interessava erano i bit-power, necessari per conquistare il mondo.
Ma i Bladebreakers non glielo avrebbero permesso, di nuovo si sarebbero opposti
e avrebbero lottato con tutte le proprie forze per mandare all’aria quei folli
piani. Guardò l’orologio, segnava le otto, Liz aveva programmato di entrare
nell’edificio intorno alle undici, e neanche dieci minuti dopo sarebbero dovuti
già ripartire…ce l’avrebbero fatta? Di certo non sarebbe stato semplice…
-Hilary- la chiamò dolcemente per cercare di svegliarla.
La ragazza si mosse e aprì gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte.
Si mise a sedere e sbadigliò –Kai…che ci fai qui?-
-Sono venuto a chiamarti-
-Ma sono le otto, non dobbiamo andare alle undici?-
domandò osservando il display digitale della sveglia sopra il suo comodino.
-Credevo impiegassi di più a svegliarti-
-Per chi mi hai preso? Non sono mica una scansafatiche
come Takao che per farlo alzare dal letto non basta neanche urlargli nelle
orecchie! Tutte le volte mi tocca svegliarlo dandogli in testa la spada da
kendo di nonno J!-
-Tutte le volte?- c’era un leggero tono di stizza in
quelle parole.
-Si…- il suo ragazzo la stava guardando in un modo strano
–Si può sapere che hai capito? Per tutte le volte, intendo quelle mattine in
cui io arrivo presto e lo trovo ancora a letto- spiegò. Possibile che Kai, il
russo impassibile, dal carattere glaciale, fosse geloso? D’altro canto il
blader si faceva la stessa domanda; lui era il ragazzo freddo, distaccato,
quello che restava calmo in ogni situazione, e adesso? Prima aveva conosciuto i
Bladebreakers, e già allora qualcosa dentro di lui era cambiata, aveva imparato
a concedere agli altri la sua fiducia, la sua amicizia, poi…era arrivata lei,
non sapeva come riusciva a farlo sentire così, a fargli provare fortissime
emozioni, bellissime sensazioni…che aveva Hilary di tanto speciale? “Niente”
pensava “Lei non ha qualcosa di speciale…lei è speciale, per me”.
-Sei pronta?- si stava riferendo alla missione che
avrebbero dovuto compiere.
-Si- rispose senza esitare, doveva essere sicura di
farcela, aveva accanto i suoi amici e in breve anche suo fratello sarebbe stato
con lei, al sicuro, lontano da quelle maledette prigioni, lontano dalla Borg.
Sorrise al suo ragazzo –Sono sicura che filerà tutto liscio-
Kai avvicinò le sue labbra a quelle della giapponese
fermandosi a pochi centimetri –Lo penso anch’io- sussurrò prima di azzerare le
distanze e perdersi in un bacio dolcissimo. Hilary gli cinse il collo con un
braccio, non voleva farlo allontanare, voleva sentirlo ancora così vicino, ogni
volta che entrava in contatto con lui il cuore cominciava a batterle
all’impazzata, come quelle volte in cui non stavano ancora insieme, lo amava
tantissimo…probabilmente non avrebbe mai smesso di amarlo, qualunque cosa fosse
successa.
-Ehi ragazzi!- Liz li stava chiamando dal giardino. I due
si avvicinarono alla finestra e si affacciarono.
-Vi piacciono questi gioiellini?- domandò indicando due
spaziose automobili dietro di lei. Erano arrivate le macchine che avrebbero
utilizzato quella notte, entrambe sul blu scuro metallizzato, in modo da
confondersi con il buio delle ore tarde.
-Non è che le possiamo tenere?-
-Ehm…purtroppo no…è stato già abbastanza difficile
procurarle. Dopo dobbiamo restituirle- spiegò alla brunetta.
-Peccato, avresti potuto portarmi in qualche bel posto con
una di quelle- disse rivolta al sedicenne.
-Non credo…è vero, so guidare, ma in teoria non potrei dal
momento che non ho la patente. Come minimo mi farebbero una bella multa-
-Kai…come sei noioso! Almeno lasciami sognare, no?-
protestò mentre varcava la soglia della stanza.
-Noioso?-
-Che forza! Sono queste le macchine?- Takao girò intorno
alle due automobili, quasi non riuscisse a credere ai suoi occhi –Ma come le
hai prese?-
-Le abbiamo chieste alla succursale della MITHRIL di
Kyoto-
-C’è una succursale a Kyoto?-
-Già…la MITHRIL conta moltissime sedi distaccate da quella
centrale, in tutto il mondo, e una di queste è appunto quella di Kyoto- spiegò
la rossa al capitano che già si era comodamente sistemato su uno dei sedili
anteriori, osservando con interesse tutti gli accessori che disponeva la
vettura, identica alla sua compagna, parcheggiata al suo fianco.
-C’è anche il computer di bordo! Avete delle attrezzature
proprio avanzate alla MITHRIL!-
-Beh è logico- fece vantandosi non poco. Aprì la portiera
e si sedette accanto al giapponese –Ti piace?-
-Molto…- rispose quasi in trance, incantato dal profilo
perfetto della giovane tedesca.
-Stavi…stavi parlando della macchina, vero?- chiese in un
improvviso stato di confusione mentale.
-Certo! Di che se no?- puntò i suoi bellissimi occhi color
rame in quelli scuri del blader, che arrossì timidamente.
-Nulla, nulla!- si affrettò a dire passandosi un braccio
nervosamente intorno al collo. Era strano, si sentiva bene in compagnia di
quella ragazza ma allo stesso tempo gli metteva addosso un certo disagio, non
riusciva a comprenderne il motivo. Per certi aspetti la trovava simile a lui,
era estroversa, espansiva, spiritosa,ma per altri…ammirava il suo saper
mantenere il sangue freddo anche nelle situazioni più difficili, la sua
intelligenza (non ci vuole molto ad essere più intelligenti di Takao!!!! nd.me) (ehi!!!! nd.Takao)…
-Posso farti una domanda?-
-Dimmi-
-Cosa ti ha spinto ad entrare alla MITHRIL?- Liz non si
aspettava una simile domanda, doveva ammettere che rimase spiazzata. Abbassò lo
sguardo, spostando l’attenzione dal ragazzo che le sedeva accanto al cruscotto
della macchina. Si appoggiò allo schienale del sedile sospirando –Beh…- esordì
–Questa decisione è legata alla mia infanzia, che di certo non è stata molto
piacevole-
-Scusa, non avrei dovuto impicciarmi- fece mortificato.
-Non fa niente- scosse la testa –Vedi…quando ero piccola i
miei genitori hanno divorziato, mia madre è tornata in Brasile…-
-Quindi tu sei per metà tedesca e per metà brasiliana?-
adesso cominciava a capire la sua fisionomia. Era una ragazza davvero molto
bella, e aveva ben poco delle tipiche caratteristiche del nord Europa.
-Già…mia madre è tornata alla sua terra d’origine e io
sono rimasta con mio padre in Germania. Lui è un importante avvocato e passa
moltissimo tempo in tribunale, perciò non ha mai avuto molto tempo per stare
con me…anche se so che mi vuole molto bene- guardò fuori dal finestrino, stava
cominciando a sentire gli occhi inumidirsi e pizzicare, era strano perché
quando ne parlava con Federica non le veniva mai da piangere.
-Ovviamente papà porta a casa un sacco di soldi, viviamo
in una splendida villa appena fuori Berlino, con un giardino enorme, abbiamo
anche i cavalli- sorrise ripensando al suo dodicesimo compleanno quando il
padre si prese un giorno lontano dal lavoro e la portò a scegliersi nella
scuderia più distinta della regione il cavallo che le regalò per quella
ricorrenza. Fu l’unica volta in cui trascorse un’ intera giornata con il padre,
dopodiché tornò alla solita vita di solitudine di sempre -Così tutti mi hanno
sempre considerata come la figlia del grande avvocato Finn, quella che può
avere tutto, che ha la vita facile…non sanno quello ho passato- continuò
avvilita –Un’infanzia senza la madre e praticamente senza padre…non è di certo
la vita migliore a cui una persona aspira…così ho deciso di entrare a far parte
della MITHRIL, volevo dimostrare a tutti quanto potevo valere…-
-Ti capisco sai…- disse abbassando lo sguardo –Mia madre è
morta quando io ero piccolo, mentre mio padre è sempre in giro per il mondo per
le sue ricerche-
-Mi dispiace, non lo sapevo-
Il moretto scosse la testa –Non preoccuparti! In fondo io
vivo con mio nonno, a volte è un po’ rompiscatole ma se ci si fa l’abitudine si
sta bene con lui!-
-Sei un tipo divertente, sai?-
-Sul serio?- domandò imbarazzato dalla risata sincera
della ragazza. Si passò una mano tra i capelli scompigliandoseli ancora di più
–Beh…lo prendo come un complimento-
-E’ un complimento!-
-Ragazzi, cosa state facendo dentro la macchina?-
-Oh, prof…stavamo parlando-
-Parlando di che? Ehi! Forte, questa macchina ha anche il
computer di bordo?- chiese con occhi sognanti, vedendo il piccolo elaboratore
elettronico sul cruscotto. Liz uscì fuori dalla vettura –Prego!- fece all’amico
invitandolo ad entrare nell’abitacolo con un gesto della mano.
-Davvero posso?-
-Certo!-
-Preoccupata?- Rei si avvicinò alla biondina, che assorta
nei suoi pensieri teneva la testa poggiata alla mano, fissando un punto
indefinito davanti a lei. Federica si riscosse, e guardò il blader che si
sedette di fronte a lei.
-Pensavo- proferì.
-All’assalto alla Borg?-
-Anche- sospirò, a dire la verità c’erano altri pensieri
che le affollavano la mente, uno dei quali era proprio quel ragazzo che ora la
studiava con quei suoi bellissimi occhi ambrati. Si trovava bene in sua
compagnia, doveva ammetterlo, con lui riusciva a parlare liberamente, ed era
strano, poche erano le persone con le quali riusciva ad esprimersi
sinceramente, solitamente non era un tipo troppo espansivo, al contrario della
sua collega.
-Credi che funzionerà il piano di Liz?-
-Io credo di si…è vero non abbiamo mai agito fuori dal
territorio Irlandese ma i piani di Liz non sono mai falliti, e sento che anche
questo andrà a gonfie vele-
-Lo spero…- fece una breve pausa –Anche se penso che una
volta liberato il fratellino di Hilary la Borg si darà molto più da fare di
prima-
-E’ probabile- purtroppo ne era quasi certa, simili
organizzazioni non si arrendevano mai, continuavano imperterrite fino a quando
non avevano raggiunto i loro scopi. Ma non potevano permettere alla Borg di
arrivare fino in fondo, non le avrebbero permesso di catturare i bit-power dei
Bladebreakers per conquistare il mondo, c’era in gioco non solo il nome della
MITHRIL ma anche la salvezza della popolazione della terra.
-Credo che presto ci troveremo faccia a faccia con i Black
Killer in un incontro di beyblade-
-I Black Killer sono la squadra di beyblade della Borg,
esatto?-
-Già…-
Il suono del campanello della porta risvegliò entrambi i
ragazzi dalle loro non proprio buone previsioni.
-Vado io!- Max attraversò correndo il corridoio –Ciao!-
salutò i quattro ragazzi con un sorriso a trentadue denti.
-Visto che sono riuscita a convincerli?- fece Mariam
all’americano.
-Avreste almeno potuto avvertirci prima!- si lamentò
scocciato il solito Dunga, incrociando stancamente le braccia al petto.
-Chiudi il becco scimmione senza cervello! Hanno deciso di
agire questa mattina stessa-
-Scimmione senza cervello a chi? Attenta a come parli
ragazzina o…-
-O cosa? Avresti il coraggio di fare qualcosa?- ribattè
sarcastica.
-Io ti…-
-Buoni voi due! Calmati sorellona!- Jessi cercò di far
terminare la disputa tra i due, non avevano fatto altro che litigare durante
tutto il tragitto dal loro rifugio alla casa dei ragazzi.
-Ozuma!- Takao si avvicinò al gruppetto –Allora ci aiuterete?-
-Non possiamo permettere che i bit-power cadano nelle mani
sbagliate-
-Benissimo! Più siamo e meglio è!-
-Guarda che non è mica una festa!- lo rimproverò il
biondino portandosi una mano alla fronte esasperato dal comportamento
dell’amico.
-Lo so! Io intendevo che più siamo e più probabilità di
riuscita abbiamo, no?-
-Ragazzi, chiamate gli altri, adunata in giardino-
pronunciò Liz professionalmente.
-E’ arrivata l’ora di agire?-
-Già…-
Erano quasi le dieci, il cielo, buio già da un pezzo,
lasciava intravedere di tanto in tanto le stelle più splendenti, e la luna
piena illuminava fievole il giardino della villa in cui ora erano riuniti
dodici ragazzi, pronti per una missione delicata. La vera guerra cominciava
solo adesso.
-Non voglio demoralizzarvi ma vi avverto che se falliremo
sarà la fine per tutti quanti, non avremo altre possibilità- purtroppo Liz
aveva ragione, se non fossero riusciti nell’intento la Borg li avrebbe come
minimo sbattuti nelle prigioni, avrebbe preso i loro bit-power e di certo non
avrebbero esitato a toglierli di mezzo per evitare che potessero metterle i
bastoni tra le ruote nuovamente –Ognuno sa quello che deve fare, se seguiremo
il piano alla lettera sono sicura che filerà tutto liscio- affermò decisa “O
almeno lo spero” non poteva mostrarsi esitante, lei era un agente della
MITRHIL, doveva dimostrare quanto valeva. Guardò Federica che con un cenno del
capo le fece capire che anche lei la pensava allo stesso modo.
-Perciò se non avete niente da dire possiamo dare inizio
al nostro piano!- la bionda effettuò il tipico saluto militare e si diresse
verso una delle due macchine seguita da Max e gli Scudi Sacri, mentre
nell’altra vettura presero posto gli altri ragazzi.
Avviarono i motori e partirono, le due auto procedevano a
velocità media una dietro all’altra. Kai guidava quella davanti, dal momento
che Federica non conosceva la strada per arrivare alla Borg era costretta a
seguire l’amico. Regnava il silenzio tra i ragazzi, tutti sentivano la tensione
aumentare ogni chilometro che il mezzo percorreva, era difficile mantenere la
calma in una simile circostanza. Il russo rivolse lo sguardo ad Hilary, seduta
accanto a lui, teneva gli occhi bassi, aveva la bocca serrata, il suo stato
d’animo era facilmente intuibile. Le mani erano chiuse nei pugni, poggiate
sulle sue gambe, immobili. Il sedicenne staccò una mano dal volante continuando
a guardare la strada davanti a lui, illuminata solo dagli abbaglianti della
macchina, e la poggiò su quella della ragazza. La brunetta si riscosse, spostò
l’attenzione sul blader. Sorrise. Sapeva che lui le sarebbe stato accanto,
qualunque cosa fosse successa.
-Siamo arrivati- proferì d’un tratto Kai.
-Spengiamo gli abbaglianti e parcheggiamoci in un luogo
riparato- Federica parlava attraverso un auricolare, una specie di
ricetrasmittente che quel pomeriggio aveva dato ad ogni ragazzo per tenersi in
contatto tra loro.
Le due macchine si fermarono dietro degli alberi di
altezza media, poco lontane dall’edificio ma erano ben nascoste. Di certo al
buio nessuno le avrebbe notate.
-E’ il momento di dare inizio ai giochi- Liz aprì la
portiera e fece cenno agli altri di scendere. Ognuno sapeva ciò che doveva
fare, ognuno sapeva che non poteva sbagliare e che era necessario affinché
tutto andasse per il verso giusto. Si cominciarono a dividere nei gruppi
stabiliti quella mattina e cominciarono ad avvicinarsi alla sede della Borg.
Kai abbassò il finestrino della macchina dove sarebbe
dovuto stare ad aspettare i suoi compagni –Hilary…- la ragazza si voltò.
-Stai attenta-
-Lo farò- rispose con un cenno del capo mentre si avviava
verso l’edificio. Il russo sospirò, si portò una mano alla fronte e chiuse gli
occhi pregando che tutto sarebbe andato liscio. Avrebbe voluto stare accanto
alla sua ragazza in quel momento, ma sapeva di non poter fare altrimenti.
-Ce la faranno…- disse mettendo convinzione in quelle
parole.
TO BE CONTINUED...
Lasciate i commy!!! Così parto contenta!!! E ci risentiamo
a settembre!!! Baci baci!!!!
Ma eccomi tornata, per la gioia di tutti!!!! (eeeeee
nd.tutti) Dopo più di due settimane d’assenza sono tornata all’attacco, fresca
fresca dopo le vacanze!!! Vi lascio subito al nuovo cap! I ringraziamenti sono
alla fine…
E’ male sciogliere i lacci che Dio volle uniti;
noi saremo sempre i figli dell’erica e del vento;
pur se lontani è sempre per te e per me
che la ginestra si agita bella nelle lande del Nord(R.L.Stevenson)
-Siamo nella sala centrale- una voce femminile arrivò
all’auricolare di Liz, gli Scudi Sacri erano riusciti ad intrufolarsi
all’interno della Borg utilizzando i condotti di aerazione, mentre gli altri
ragazzi aspettavano fuori impazienti il momento in cui avrebbero fatto saltare
le telecamere a circuito chiuso.
-Bene, noi siamo pronti- affermò con grande competenza,
poi rivolta a Max e il professore disse –Voi andate alla porta del garage e
provate ad aprirla-
I due ragazzi le fecero capire che erano d’accordo con un
cenno del capo. Si allontanarono dal resto del gruppo confondendosi nel buio
della notte. Hilary, Takao e Rei si appiattirono contro il muro vicino
all’entrata principale attendendo ordini da Liz che era sempre in allerta,
attenta ad ogni movimento sospetto. Il cuore dei tre bladers batteva
all’impazzata, era la prima volta che partecipavano ad una simile azione, e se
qualcosa fosse andato storto? Non volevano pensarci…
La rossa guardò l’orologio, mancava poco alle undici e
mezza. Come mai ci stavano impiegando così tanto a disattivare le telecamere?
Cominciava a sentire l’agitazione salire, ma non poteva farsi prendere dal
panico, non lei. Era un agente della MITHRIL, doveva riuscire a mantenere il
sangue freddo, quello che stavano per compiere era una missione impegnativa, ed
essere ridotta ad un fascio di nervi non era certo il modo migliore per
affrontarla. Fece un gran respiro per rilassarsi.
-Liz, abbiamo disattivato le telecamere!- Mariam informò
l’amica che non perse tempo –Ottimo, ora uscite subito dall’edificio e tornate
alle macchine, del resto ci occuperemo noi-
-Bene-
La tedesca guardò i tre ragazzi che le stavano accanto –Si
comincia- affermò decisa, e di corsa si precipitò dentro la Borg seguita dai
suoi compagni, dovevano essere veloci, avevano solo sette minuti a disposizione
per compiere l’intera operazione.
-Che cosa succede?- Vorkov si alzò di scatto dalla sua
poltrona, sullo schermo del computer sparirono immediatamente, e senza
apparente motivo, le immagini che trasmettevano le telecamere. Digitò qualcosa
sulla tastiera ma niente, sul monitor continuava a comparire la scritta
“Sistema disattivato”.
-Dannazione!- sbattè con violenza un pugno contro il
tavolo –Sono state disattivate manualmente!- si diresse alla finestra e
spalancò i vetri. Un’ondata d’aria gelida penetrò all’interno della stanza. Si
sporse oltre il davanzale, guardandosi intorno. Niente, nel buio della notte
non riusciva a vedere nulla di sospetto. Si passò una mano sotto al mento
ripensando alla lettera che aveva inviato ad Hilary quella mattina stessa
–Possibile che…- proferì d’un tratto. La sua espressione si fece più dura e di
corsa uscì dall’ufficio sbattendo la porta dietro di sé ed andando ad informare
i suoi sottoposti del guasto.
Intanto quattro figure si muovevano veloci tra i numerosi
corridoi della Borg. Il tempo stringeva, Liz faceva mente locale della piantina
di quell’edificio, l’aveva imparata a memoria, dovevano raggiungere i
sotterranei per liberare il fratellino di Hilary. D’un tratto la rossa si
arrestò, costringendo i suoi compagni a fare lo stesso.
-Che ti prende?- le domandò Takao, non capendo il motivo
per cui si fosse fermata.
-Credo che qualcuno sospetti qualcosa-
-Che cosa vorresti dir…- non fece in tempo a concludere la
frase che le pareti intorno al gruppetto sembravano muoversi, in effetti si
stavano aprendo, lasciando spazio e degli strani aggeggi meccanici molto simili
a quelle macchine che sparano palle, usate spesso nel tennis per allenarsi.
Improvvisamente partirono da esse dei beyblade, che vennero scagliati contro i
ragazzi, costretti a coprirsi gli occhi con le mani per riparasi da
quell’improvvisa pioggia di trottole.
-E adesso che facciamo?- quella era una situazione che non
avevano potuto prevedere. Ma di certo non si sarebbero fatti scoraggiare.
-Takao!- Rei guardò l’amico che afferrò al volo il
messaggio (uau! Facciamo progressi!! nd.me) (uffa! Sempre a prendere in giro!
nd.Takao). Estrasse Dragoon dalla tasca –Vai Dragoon!- urlò lanciando il suo
beyblade contro quelli avversari.
-Vai Driger!- il cinese imitò il quindicenne e insieme
cercarono di fermare l’avanzata di tutti quei beyblade.
-Hilary, tu vai avanti da tuo fratello, io penso a coprire
le spalle a loro- la brunetta annuì alla proposta della tedesca e senza
pensarci troppo cominciò a correre verso i sotterranei della Borg. Scese la
lunga scalinata che conduceva alle prigioni, i gradini sembravano non finire
mai. Si fermò un secondo a riprendere fiato e alzò gli occhi verso l’oscurità
che le si presentava davanti. Non poteva arrendersi proprio ora, Alex credeva
in lei e la stava aspettando. Non l’avrebbe mai deluso. Riprese a correre,
sentiva l’eco dei suoi passi rimbombare tra quelle gelide pareti, il freddo e
l’umidità penetravano fino alle ossa, ma non le importava…sarebbe andata fino
in fondo. Il lungo corridoio stava per terminare per lasciar posto alla lunga
serie di celle rischiarate solo dalla fioca luce delle candele. Stava per
raggiungere la prigione del fratello, ma andò a sbattere contro qualcosa o
qualcuno che le impedì di continuare ad andare avanti.
-Fine della corsa, bambolina!- conosceva fin troppo bene
quella voce. Alzò lo sguardo su di lui, spaventata. Vorkov scoppiò in una
sadica risata, mentre teneva la ragazza stretta per i polsi. Hilary cercò di
divincolarsi dalla sua presa ma invano. L’uomo la sbattè con violenza contro il
muro, un dolore lancinante le partì dalla mano percorrendole tutto il braccio,
ma non si lamentò, non voleva dargliela vinta. Si morse il labbro inferiore,
cercando di non emettere alcun suono.
-Che cosa avevi intenzione di fare?- domandò con il suo
solito ghigno nauseante dipinto sulla faccia.
-Lasciami!- urlò. Provò ancora a liberarsi dalla stretta
del finto monaco, ma non ci riuscì, si sentiva completamente bloccata e in
trappola.
-Questa volta hai davvero superato ogni limite! Provare a
liberare tuo fratello…come potevi pensare che ci saresti riuscita?-
Hilary respirava a fatica, non aveva la forza sufficiente
a ribattere. Che cosa sarebbe successo ora? Non ci voleva pensare, avrebbe
voluto che Kai fosse stato lì con lei.
-Se non sbaglio io e te abbiamo un conto in sospeso…-
disse malignamente. La brunetta rabbrividì a quelle parole. Che cosa le sarebbe
successo? E ad Alex? Sentì le guance bagnarsi, le lacrime cominciarono e
scendere dai suoi occhi, contro la sua volontà. Che cosa stava facendo? Non
doveva piangere! Avrebbe soltanto dato soddisfazione a quell’uomo spregevole…ma
non riusciva a frenare la loro corsa.
-Oh, piccola Hilary, non piangere…- la consolò
asciugandole le lacrime –Vedrai…non sarà poi così brutto!- rise divertito
(maniaco, pedofilo, pervertito! nd.me). La quindicenne strinse i denti, non
poteva sottostargli passivamente -Lasciami andare!-
-Non ci penso nemmeno! E’ due anni che sogno questo
momento…- disse avvicinandosi pericolosamente al viso della ragazza (ripeto:
maniaco, pedofilo, pervertito! nd.me).
-Lasciami ho detto!- urlò con più convinzione, ma Vorkov
le tappò la bocca con una mano, impedendole ancora di gridare.
-Senti questo silenzio?- le chiese ancora con quel ghigno
sulle labbra –Puoi pure urlare quanto vuoi, ma non c’è nessuno nelle
vicinanze…nessuno ti sentirà- continuò –Questa volta non ci sarà il tuo
fidanzatino a salvarti!-
-Ti sbagli Vorkov! Il suo fidanzatino è qui!- una voce
riscosse entrambi.
-Kai!- Hilary era contentissima di vederlo, credeva che
quella volta non ce l’avrebbe fatta a scamparla.
-Cosa ci fai qui, moccioso?- urlò con il massimo
disprezzo. Il giovane russo si avvicinò all’uomo strattonandolo con forza e
spingendolo contro il muro, in modo da permettere a Hilary di liberarsi dalla
sua presa.
-Non dovresti essere in macchina?-
-Non ce la facevo ad aspettare con le mani in mano!- le
spiegò sorridendo. La ragazza ricambiò il sorriso, ma poi tornò subito seria
–Devo prendere Alex!-
-Vai, qui ci penso io-
Annuì, e corse verso la cella del fratellino. Kai la
guardò allontanarsi, poi tornò ad interessarsi al suo nemico. Vorkov si riprese
dalla botta –Tu, ragazzino! Ci hai causato un sacco di problemi!- sbraitò
mentre gli si avvicinava –Tuo nonno non è per niente contento di te!-
-Per quanto mi riguarda, lui non è un mio parente!-
L’uomo tentò di sferrargli un colpo che il blader
abilmente schivò, ma con la mano libera lo afferrò per il colletto della
maglietta, facendolo cadere a terra. Il sedicenne tentò di rialzarsi ma
l’energumeno lo tenne fermo bloccandogli le braccia –Comincio a stufarmi di te-
-Tu invece mi hai già stufato!- gli assestò un calcio ben
piantato nelle stomaco che costrinse Vorkov a piegarsi in due dal dolore.
-E tu chi sei ragazzina?- domandò fissando la ragazza dai
lunghi capelli ramati che in quel momento lo guardava dall’alto in basso.
-Questo non ha importanza, ma ti consiglio di non metterti
contro di me, se non vuoi assaggiare qualche altro colpo di kickboxing…come
stai?- quest’ultima domanda la rivolse all’amico a terra, che rialzandosi
massaggiandosi la testa rispose –Bene…-
Intanto Hilary era arrivata davanti alla prigione in cui
era rinchiuso il fratello –Alex!- si appoggiò alle sbarre, erano gelide.
-Hilary…che ci fai qui?-
-Che domande, sono venuta a liberarti-
-Davvero?- il bambino si alzò dall’angolo della cella dove
era accucciato e si avvicinò alla sorella –E come farai? La porta è chiusa a
chiave- disse abbassando lo sguardo. La giapponese studiò la serratura…senza la
chiave non era possibile aprirla. Mise una mano nella tasca ed estrasse il suo
beyblade.
-Vediamo se resiste anche a questo- proferì mentre
scagliava Ixion contro quell’enorme catenaccio in ferro. La trottola viola
colpì in pieno il lucchetto, ma riuscì solo a scalfirlo. Hilary non demorse e
continuò a lanciare finchè non ruppe quell’odiosa serratura. Finalmente potè
aprire le sbarre, prese Alex per mano –Andiamo-
-Hilary!- Kai e Liz la raggiunsero –Sei riuscita a
liberare tuo fratello! Sbrighiamoci, Vorkov è fuori gioco ma credo non
impiegherà molto a riprendersi- la rossa fece cenno ai due ragazzi di seguirla.
Salirono di corsa le scale che conducevano al piano terra dell’edificio e
attraversarono come dei fulmini i lunghi corridoi della Borg.
-Ragazzi!- Rei e Takao gli vennero incontro, avevano
appena finito di mettere fuori gioco tutti quei beyblade che gli avevano
rivoltato addosso.
-Hanno rimesso in funzione le telecamere, che facciamo?-
-Non preoccuparti Rei, dobbiamo solo uscire dal garage e
saremo in salvo- la tedesca si guardò intorno, cercando di ricordarsi quale direzione
dovessero prendere.
-Da quella parte- fu Hilary ad intervenire indicando una
piccola porta a qualche metro da loro, mentre continuava a tenere il fratellino
per mano. Per loro fortuna Max e il professor K erano riusciti ad aprire il
portone di quella specie di garage, permettendogli di scappare. Appena fuori
furono inghiottiti dall’oscurità della notte, e senza voltarsi indietro
raggiunsero le due macchine parcheggiate, accesero i motori e partirono,
lasciando dietro di loro soltanto enormi nuvole di polvere.
-Come sta?-
-Dorme- Hilary sbadigliò, era molto tardi –Domani lo
porterò dal nonno di Takao, così sarà al sicuro- si sedette sul divano del
salotto e finalmente poté rilassarsi. Non riusciva ancora a crederci…suo
fratello era con lei, nella stessa casa, e non più in quelle gelide prigioni.
-E tu come stai?-
-Bene- gli disse sorridendo –Ora sto bene…certo, dobbiamo
ancora disputare la battaglia finale con la Borg, ma sono sicura che ce la
faremo- si alzò in piedi e guardò il suo ragazzo negli occhi –Devo ancora
ringraziarti-
-Per cosa?-
-Per avermi salvato di nuovo da Vorkov- si strinse a lui
che prese in contemporanea ad accarezzarle i capelli. Non avrebbe potuto
permettere che le accadesse qualcosa di male, non l’avrebbe permesso a nessuno.
Lei era unica, le sensazioni che gli faceva provare erano ogni volta nuove e
bellissime.
-Ah!- si separò da lui, stringendo la mano destra con
quella sinistra, mentre sul suo viso compariva una smorfia di dolore.
-Cos’hai?-
-Mi fa male la mano- disse, e
un’altra fitta le attraversò tutto il braccio. Si guardò prima il dorso e poi
il palmo, non sembravano esserci ferite superficiali…allora perché le faceva
male? Poi si ricordò –Deve essere stato quando Vorkov mi ha…sbattuto contro il
muro- in effetti, anche allora aveva provato un dolore simile. Un moto di
rabbia invase Kai, quando aveva raggiunto i sotterranei ed era arrivato da
Hilary quell’uomo le stava praticamente addosso. Se l’avesse sfiorata anche
solo con un dito gliela avrebbe fatta pagare cara, avrebbe sicuramente perso la
testa…
-Forse dovresti farti vedere-
-No- rispose chiudendo il pugno
-Mi è già passato…-
-Non vai a casa?- la ragazza si
voltò di scatto spaventata. I suoi occhi smeraldo fissavano quelli cerulei del
blader –Max, mi hai fatto paura!- esclamò portandosi una mano al petto.
-Mi dispiace!- si scusò
sorridendo. Un sorriso che venne ricambiato dal suo interlocutore.
-Non mi va di andare a
casa…tanto non ho sonno- alzò lo sguardo al cielo, parzialmente coperto, solo
ogni tanto le nuvole si diradavano e lasciavano intravedere la luna e qualche
stella.
-Siete stati bravi a disattivare
le telecamere-
-E’ stato semplice-
-E’ incredibile…fino ad un’ora
fa eravamo ancora alla Borg e adesso siamo qui, tranquilli e rilassati…più o
meno- abbassò il tono di voce –Lo scontro finale deve ancora avvenire-
-Vincerete anche quello- disse
quasi senza lasciargli il tempo di concludere la frase, involontariamente.
-Lo pensi davvero?-
Mariam annuì mentre al biondino
compariva un dolce sorriso sulle labbra. La ragazza si sentì in imbarazzo –Beh,
insomma…se avete sconfitto noi quella volta al Luna Park, sconfiggerete anche
la squadra della Borg- cercò di recuperare provando a non sembrare troppo
impacciata.
-Grazie-
-Per avervi dato una mano?-
domandò, ma l’americano scosse la testa –Per queste parole…- sussurrò
avvicinandosi.
-Io…io credo sia meglio che vada
ora- si sentiva troppo a disagio sola con lui. Fece per andarsene ma qualcosa
le afferrò il braccio. Era la mano di Max –Aspetta…- la ragazza si fermò e lui
lasciò la presa –Ci rivedremo ancora prima della battaglia finale?- domandò
sorprendendo del tutto Mariam.
-Non lo so…io non…- senza alcun
preavviso Max avvicinò il suo viso a quello della blader e la baciò dolcemente
sulle labbra. Un bacio represso da troppo tempo forse, da quella volta in cui
si erano lasciati in quel luna park…quando si separarono il ragazzo arrossì
–Scusami…io non so cosa mi abbia preso…- si passò una mano tra i capelli, era
evidentemente nervoso…
TO BE CONTINUED...
Beh...non è uno tra i capitoli più
lunghi, però la fine lascia sulle spine, no??? Se volete sapere cosa succederà
non vi resta che aspettare il prossimo cap!!! Grazie a Kaix_chan01, quando
pubblichi le tue fic?? Ci tengo a leggerle!; Jaly Chan, Chibichan, Lelli91,
Kadma32, Kagome13, per aver commentato!!!!! Un bacio a tutti quelli che
leggono!!! Recensite e alla prossima!!!!!
Capitolo diciotto!!!! Capitolo molto
romantico!!!!! Che succederà tra Max e Mariam??? Lo scoprirete all’ultimo
capitolo della fic!!! No, sto scherzando…non sono così cattiva…lo scoprirete
qui…ringrazio Kayx_chan, ti ho mandato un’e-mail, Jaly Chan, Hila92, Kadma 32,
Chibichan, claudia, per aver commentato…
Non chiudere le tue labbra
alla persona a cui hai aperto il tuo cuore (anonimo)
Si guardò intorno, dopo cinque anni non aveva ancora fatto
l’abitudine alla desolazione che regnava in quella casa. D’altra parte da quel
terribile giorno non aveva più vissuto regolarmente in quel posto. Attraversò
di corsa il salone, passando accanto al caminetto ormai vuoto e coperto di
polvere, i suoi passi rimbombavano tra le pareti mentre si accingeva a
raggiungere il livello superiore. Aveva appena portato suo fratello da nonno J,
al sicuro, sapeva di lasciarlo in buone mani, poi quasi involontariamente si
era ritrovata a percorrere il vialetto in cemento di casa sua. Si fermò davanti
alla propria camera, nell’ultimo anno in cui aveva stretto amicizia con i
Bladebreakers spesso era tornata a dormirci eppure non le era parsa così vuota
come in quel momento…forse perché adesso era pienamente consapevole di ciò che
mancava, di ciò che aveva perso…sfiorò la liscia superficie della porta in
legno di noce. Sopra di essa ancora era attaccato un cartello su cui lettere
colorate formavano il suo nome, Hilary. Si ricordava benissimo il giorno in cui
l’aveva fatto, aveva sette anni…posò lo sguardo sulla piccola rampa di scale
appena accanto alla porta della cameretta, portavano alla soffitta, una piccola
mansarda dal tetto ribassato caratterizzata da una grande finestra colorata che
occupava la parete di fronte all’entrata. Era la prima cosa che risaltava
subito agli occhi…si avvicinò ad un piccolo baule poggiato ai piedi di una
colonnina in marmo che sorreggeva il soffitto. Si inginocchiò passando la mano
sopra la vecchia cassa e senza soffermarsi troppo a pensare la aprì. Uno strano
senso di malinconia la pervase; tirò fuori uno dei tanti album che teneva in
ordine rinchiusi in quella scatola. Era un’eternità che non li sfogliava…quelle
foto sembravano appartenere ad un altro tempo, un altro luogo…ne prese una in
mano, c’erano ritratte quattro persone, una donna dai lunghi capelli castani
teneva in braccio un bambino piccolo, di circa tre anni, mentre un uomo con gli
occhiali e i capelli rossicci aveva per mano una bambina più grande, di circa
nove anni, il tutto sullo sfondo di un mare limpido e una spiaggia sassosa.
Lesse la scritta sul retro, l’inchiostro era ancora leggibile: estate 1998.
Esattamente un anno prima di quel tragico incidente. Si ricordava di quando
avevano scattato quella fotografia, erano andati in vacanza su un isola
italiana, la Sicilia. Era stata l’estate più bella di tutta la sua vita, aveva
avuto i suoi genitori vicino per un mese intero –Mamma…- sussurrò –papà…- una
lacrima le scese dagli occhi, andandole a bagnare il viso, ricordando le parole
di Hito Hiwatari e di Vorkov quel giorno alla Borg, quando era venuta a
conoscenza della verità nel modo peggiore che potesse esserci. Si alzò di nuovo
in piedi, asciugandosi la guancia –Mi mancate tanto…- disse rivolta alla loro
immagine, quasi come questa potesse risponderle.
Ne era certa, gliela avrebbe fatta pagare, i loro piani
non sarebbero mai andati in porto, avrebbe portato a termine quello che i suoi
genitori volevano fare prima di lei e per cui avevano perso la vita. Ripose la
fotografia nella tasca e chiuse il baule, ricordandosi che Kai la stava
aspettando al parco.
-Sei un incapace! Hai lasciato che liberassero il
ragazzino!- sbattè i pugni sulla scrivania con violenza ergendosi in tutta la
sua altezza. Hito Hiwatari era a dir poco furioso, quei ragazzini cominciavano
davvero a dargli troppa preoccupazione per i suoi gusti. Tutto sarebbe dovuto
andare secondo i piani, e invece ancora una volta i loro progetti erano andati
in fumo. Vorkov non era da meno, di nuovo quei mocciosi si erano intromessi e
di nuovo avevano avuto la meglio. Pensava questo con una rabbia feroce mentre
continuava a guardare insistentemente il pavimento.
-A che punto siamo con i bit-power?- cercò di ritrovare la
calma, con i nervi a fior di pelle non avrebbero raggiunto niente, dovevano
tornare a sentirsi sicuri.
-E’ stato ultimato il potenziamento del bit-power di
Jeremy- l’animale sacro dell’americano era un imponente falco, dalla vista
acuta e dal piumaggio grigio scuro –Rimane solo quello del capitano da
sistemare e poi avremo finito-
-Bene- il presidente della Borg tornò a sedersi sulla sua
poltrona –E’ l’ultima possibilità che ci rimane, non possiamo permetterci di
sbagliare! Sono stato chiaro?- la sua voce tuonò per tutta la stanza.
-Si, signore-
Appoggiato con la schiena alla ringhiera del belvedere del
parco, le braccia incrociate al petto, ascoltava in silenzio i suoni che la
natura aveva da offrirgli. Aprì gli occhi, il sole, già alto sopra di lui
conferiva alle sue iridi stupendi riflessi violacei, mentre una leggera brezza
gli scostava docilmente i capelli dal viso. La vide avvicinarsi, un’
espressione tremendamente malinconica –Ciao- sussurrò in un soffio. Quel suo
tono di voce sommesso confermò l’ipotesi del russo.
-Ho portato Alex da nonno J, poi sono passata un momento a
casa mia, scusa se ti ho fatto aspettare-
Il blader sospirò –Cos’hai?- quella domanda colse Hilary
impreparata, lei stava bene, o almeno cercava di stare bene; evidentemente non
ci riusciva…
-Niente- disse –Perché?-
Kai la sorpassò dandole le spalle e prese a camminare, in
silenzio, lasciando la sua ragazza perplessa da quella reazione. La brunetta
abbassò lo sguardo, forse non aveva tutti i torti, qualcosa che la tormentava
c’era e lei sapeva anche di cosa si trattava. Si riscosse e lo affiancò
continuando a rivolgere gli occhi alla strada, quasi avesse paura di
sollevarli.
-Abbiamo liberato tuo fratello dalle mani della Borg
eppure tu non sembri felice…- proferì d’un tratto. Quelle parole arrivarono
direttamente al cuore di Hilary, che intendeva dire?
-E’ vero, la battaglia finale deve ancora arrivare, ma mi
pare che fino ad ora le cose siano andate per il verso giusto. Comincio a
stancarmi di questo tuo comportamento- la freddezza con cui pronunciò l’ultima
frase fece rabbrividire la blader. Perché le stava dicendo quelle cose? Si
fermò di colpo –Vuoi dire…- sussurrò –che non ti piaccio più?-
Il sedicenne fece una pausa, troppo lunga per i gusti
della ragazza –Non era questo che intendevo-
Non aveva il diritto di parlarle in quel modo; per lungo
tempo lei aveva odiato i suoi genitori perché erano morti e l’avevano lasciata
da sola nella mani della Borg, credendo che anche loro facessero parte
dell’organizzazione…ma quando scoprì la verità, e cioè che l’unica cosa che
volevano fare suo padre e sua madre era in realtà quella di fermarla e che era
stata proprio la Borg a causare l’incidente, aveva cominciato a pensare a tutto
il tempo che le era stato rubato, al desiderio irrealizzabile di poter tornare
indietro e ricominciare tutto da capo. Non era facile vivere da soli…possibile
che Kai non la capisse?
-Tu sei l’ultima persona che potrebbe farmi un simile
discorso- il russo si voltò verso la ragazza, rivolgendole uno sguardo serio
–Dici di esserti stancato del mio comportamento, che non sembro mai felice…beh,
non mi pare che io mi stia comportando molto diversamente da come fai tu di
solito- ribattè aspramente.
-Tu sei praticamente sempre freddo, serio…riuscire a
strapparti un sorriso è un’impresa- continuò –Questo non è di certo un periodo
facile della mia vita, possibile che tu non riesca a capirlo?- uno strano senso
di rabbia si stava impossessando di lei –Non hai un briciolo di sensibilità…-
Il russo incrociò le braccia al petto –Quindi è questo ciò
che pensi di me?-
No, non lo pensava veramente. Da quando stavano insieme
Kai si era dimostrato molto spesso dolce e gentile nei suoi confronti. Però si
era sentita ferita, proprio da lui, dalla persona che amava.
-Forse hai ragione…- distolse lo sguardo da quello della
giapponese –E’ vero, non mi lascio trasportare troppo dalle emozioni, cerco
sempre di tenere sotto controllo i miei sentimenti. Ma il mio carattere è
questo- sospirò profondamente –Il tuo invece è diverso…riesci sempre a trovare
il lato positivo delle cose, a far sentire agli altri il tuo appoggio, a far
capire a chi ti sta intorno quello che provi. Lo hai dimostrato quando stavi
con noi Bladebreakers, prima che scoprissimo che facevi parte della Borg.
L’affetto che provavi per noi era vero, lo hai detto tu-
Hilary era rimasta ad ascoltare in silenzio, profondamente
sorpresa di sentirlo parlarein quel modo;
il suo tono di voce non era affatto arrabbiato, anzi era quasi…calmo.
-E’ quello il tuo carattere, quello di cui mi sono
innamorato…- si voltò dandole le spalle e riprese a camminare –E ricordati che
non sei l’unica ad avere dei problemi- sussurrò allontanandosi. La ragazza
rimase di sasso. Che intendeva dire con quell’ultima frase? Una cosa era certa,
non poteva lasciarlo andare così. Kai in fondo voleva solo aiutarla a stare
meglio, e lei stupida che non lo aveva capito.
-Aspetta, non te ne andare!- lo raggiunse, afferrandolo
per un braccio e costringendolo a guardarla negli occhi. Calò un lungo silenzio
tra i due che fu rotto dalle parole di Hilary –Scusami…- esordì –non avrei
dovuto dirti quelle cose, anche perchè non le pensavo veramente- estrasse dalla
tasca la fotografia che aveva prelevato dall’album quella mattina stessa a casa
sua e la mostrò al russo –Sono passata a casa…e ho preso questa. E’ una
fotografia dei miei genitori insieme a me e mio fratello, esattamente un anno
prima dell’incidente. Quando l’ho vista mi è venuta nostalgia, ho pensato a
tutto il tempo che ci è stato sottratto ingiustamente e che avrei voluto
trascorrere con loro- la ripose a posto –Così quando mi hai detto quelle cose
mi sono sentita ferita, credevo che tu non mi capissi, invece…stavi solo
cercando di aiutarmi, anche se a modo tuo- Kai abbozzò un sorriso, un sorriso
che si dilagò anche sulle labbra della giapponese.
-Purtroppo i miei genitori appartengono al mio passato, e
non posso fare niente per cambiarlo. Ma tu…tu appartieni al mio presente e al
mio futuro, adesso- le sue gote si tinsero di un leggero colore rosso –E
cercherò di fare il possibile per…essere felice-
Il blader le accarezzò una guancia aumentando l’imbarazzo
di Hilary –Ma…che intendevi quando hai detto che non sono l’unica ad avere dei
problemi?- a quella domanda la invitò a seguirlo con un cenno del capo.
La spiaggia contrariamente all’estate, sempre piena e
intasata di turisti, era deserta. Solo un ombra si rifletteva sulla sabbia
dorata, e quell’ombra apparteneva ad un ragazzo biondo, che in silenzio
osservava il suo beyblade ruotare instancabile davanti ai suoi occhi color
mare, quasi fosse in meditazione, immerso nei suoi pensieri. Non poteva non
tornare con la mente alla sera precedente. L’aveva baciata…ma come aveva potuto
fare una cosa del genere? Così all’improvviso poi? Quando si era separato da
lei, Mariam gli aveva rivolto uno dei suoi soliti sguardi magnetici, prima di
indietreggiare di qualche passo per poi voltarsi e andarsene, alla velocità del
vento. Non aveva detto una parola…
Si passò una mano tra i capelli e scosse la testa prima di
posarsi due dita sulle labbra. Non riusciva a dimenticare quel bacio…emise un
profondo sospiro, recuperò Draciel e fece per tornare a casa di Takao, ma appena
si voltò rimase come paralizzato. Davanti ai suoi occhi c’era lei, il vento tra
i capelli, una mano sul fianco e l’altra abbandonata lungo il corpo, sicura di
sé –Sapevo di trovarti qui- gli si avvicinò. Per tutta la notte non era
riuscita a dormire, Max continuava a tormentarla nella sua testa, e sapeva
anche il perché…per questo aveva deciso di andare da lui, ormai non poteva
tirarsi indietro.
L’americano distolse lo sguardo, indeciso sul da farsi.
Perché era venuta lì? Sentiva una strana morsa allo stomaco –Senti Mariam, se
sei venuta per ieri io davvero non so come scusarmi, non so cosa mi abbia
preso…- la ragazza gli fece cenno di tacere.
-Si, sono venuta per ieri, ma non voglio che ti scusi-
disse tranquillamente –C’è solo una cosa che vorrei chiederti…- fece un
profondo respiro –Quello che hai fatto ieri…lo avresti fatto anche se al mio
posto ci fosse stata un’altra ragazza?-
Doveva ammettere che era stato preso in contropiede. Il
blader non si aspettava di certo una simile domanda. Tanto valeva dirle la
verità –Io credo- esordì –Credo di no- si chiese tra sé se davvero avesse
pronunciato quelle parole.
-Beh, vedi…- continuò –tu mi piaci Mariam, mi piaci come
ragazza, come blader e ho capito che per me eri speciale dalla prima che ti ho
visto- non capiva il perché, ma cominciava a rilassarsi, si sentiva come se si
fosse liberato da un forte peso che l’opprimeva.
La ragazza arrossì debolmente –Allora la cosa è
reciproca…- sussurrò, mentre un sorriso si dipingeva sul suo volto. Il biondino
dopo un attimo di confusione sorrise a sua volta –Ti va di fare una
passeggiata?- le chiese tendendole la mano. Mariam annuì, accettò la mano del
biondino stringendola nella sua e lo affiancò…
-Non sei ancora stanco?- erano ore che Rei si stava
allenando a beyblade nel giardino della villa dove alloggiavano. Il cinese
rivolse un’occhiata a Federica seduta sul muretto della recinzione che lo
guardava sorridendo. Richiamò Driger e si sedette accanto a lei.
-Dobbiamo essere preparati per la battaglia finale-
L’Italiana annuì –Già…- il tono con cui lo pronunciò
lasciò il blader perplesso, sembrava preoccupato, troppo preoccupato. La
ragazza teneva lo sguardo basso lasciando ai capelli color oro di ricaderle
sugli occhi marini.
-Qualcosa non va?-
Scosse la testa –E’ solo che il comandante Kyle non sa
ancora niente di questa storia. Intendo dire della liberazione del fratello di
Hilary e del fatto che ci siamo introdotti di nascosto alla Borg. Non mi piace
mentirgli ma…se gli avessimo detto tutto ci avrebbe sicuramente sospeso dalla
missione. Non è permesso a noi agenti di agire per conto proprio. Ma se
avessimo aspettato i suoi ordini non so come sarebbe potuta andare a finire la
situazione…-
-Non deve essere facile lavorare alla MITHRIL-
-No…però a me piace, perché sento di fare qualcosa di
veramente utile per la gente- la sedicenne si alzò in piedi portando in alto le
braccia per riattivare la circolazione, le si stavano addormentando. Rei guardò
il suo profilo; c’era qualcosa in quella ragazza che lo attirava…
Intanto Liz varcò la soglia del cancello. Attraversò di
corsa il vialetto che conduceva alla porta della casa ma fu bloccata dalle
parole dell’amica –Liz, prima che mi dimentico…quando non c’eri ha squillato il
tuo cellulare e mi sono permessa di rispondere- la rossa la guardò inclinando
leggermente la testa di lato, lasciando ai lunghi capelli color rame di
ricaderle sulla spalla –Chi era?-
-Thomas. Ha detto se lo richiami-
-Ancora? Ma non ha capito che non voglio più avere niente
a che fare con lui?- sbraitò arrabbiata.
-Chiamalo e diglielo-
Entrò in casa mormorando un –Lo faccio subito- non proprio
pieno di entusiasmo. Federica sorrise vedendo l’espressione scocciata della sua
collega.
-Thomas?- domandò vago Rei che aveva ascoltato in silenzio
la loro conversazione.
-Si, è l’ex-ragazzo di Liz che non vuole rassegnarsi ad
essere tanto ex- si rimise a sedere accanto al blader –Una vera palla al piede-
-A quanto pare te ne intendi?- fece in tono provocatorio
il suo interlocutore. La biondina arrossì. Era riuscito a metterla in
imbarazzo. Lei non era il tipo da essere troppo sfacciata, ma doveva trovare un
modo per rovesciare la situazione a suo favore –Beh, non proprio…il mio ultimo
ragazzo risale ai tempi delle elementari-
-Ma alla MITHRIL ci saranno sicuramente molti ragazzi-
-Vero, ma non è concesso avere un rapporto che vada oltre
quello lavorativo, anche se molti non prendono in considerazione questa regola-
-Ma tu sei una che segue le regole…- non c’era che dire,
Rei se la cavava bene con le parole, ma non poteva lasciargliela vinta, forse
Federica era un po’ timida, ma a volte il suo orgoglio vinceva su tutto –Il
fatto che ci siamo introdotti alla Borg senza aspettare ordini dal comandante
dimostra che non sempre seguo le regole…- fece maliziosa. Il volto del cinese si
fece pensiero tanto che bastò alla ragazza a farla sorridere divertita tra sé.
-Vuoi dire che hai avuto un ragazzo alla MITHRIL?- domandò
dopo una lunga pausa.
-Chi può dirlo?- fece lei alzando le spalle e dirigendosi
dentro casa –Forse si…o forse no…-
-E ora ce l’hai il ragazzo?- urlò in modo che potesse
sentirlo, ma si stupì lui stesso per quella domanda, non si spiegava il motivo
per cui fosse tanto curioso.
La biondina si affacciò all’uscio –Forse si…-
-O forse no…- completò la frase per lei. Fece un profondo
sospiro, poi sorrise e tornò a dedicarsi all’allenamento del suo Driger.
Camminavano uno accanto all’altra, in silenzio. Kai doveva
parlarle, dirle di quelle strane visioni che aveva avuto da quando erano andati
ad abitare in quella casa. Ora che il fratellino di Hilary era stato liberato
si poteva avere un po’ più di tranquillità. Si sedettero sulla sponda del fiume
–Allora? Cosa c’è?- fu la ragazza ad interrompere la quiete che si respirava
nell’aria. Il russo si lasciò scappare un profondo sospiro, distese una gamba,
mentre l’altra che teneva piegata la circondò con un braccio.
-Quando siamo venuti ad abitare nella casa di Liz e
Federica ho avuto una strana sensazione, non so spiegarla- esordì –Ma non è
tutto…mi è capitato di avere delle strane visioni-
La blader lo guardò perplessa –Visioni?-
Il ragazzo annuì. Le raccontò cosa aveva visto in quelle
immagini che si erano fatte spazio nella sua mente contro la sua volontà, di
quella bambina con l’orsacchiotto, la stessa che era in possesso di un beyblade
con un bit-power, simile al suo, differente solo per il colore. Ma cosa più
strana era che non sapeva chi fosse quella bambina, non ne aveva la minima
idea.
-Forse non significa niente- disse infine.
-O forse sono ricordi-
-Ricordi?- Kai non ricordava niente del genere. Quella
casa non l’aveva mai vista prima, anche se una strana sensazione lo assaliva a
volte quando percorreva il vialetto del giardino, quando si affacciava alla
finestra a guardare il paesaggio; ma quella bambina…che relazione aveva con
lui?
-Mi hai detto che in una delle due visioni c’eri anche tu,
da piccolo-
-Si…avrò avuto circa otto anni- non gli piaceva provare
quell’insopportabile sensazione di confusione –Ma io non me la ricordo…non ho
mai visto prima quella ragazzina-
-Sei sicuro? Forse non hai riacquistato del tutto la
memoria- prima del campionato in Russia di due anni prima lui ricordava poco e
niente del suo passato, poi dopo l’incontro con Vorkov e con suo nonno molte
cose cominciarono a tornargli chiare…e se Hilary avesse avuto ragione?
-Non lo so-
-Beh…finita la storia con la Borg avremo modo di scoprire
qualcosa di più-
-Noi?-
-Si…- sorrise –noi- poggiò la testa sulla spalla del
blader. Lui l’aveva aiutata molte volte, ora anche lei voleva fare qualcosa per
contraccambiare –Kai?- il ragazzo la guardò negli occhi.
-Riguardo a prima…- disse –Io non penso che tu sia un
ragazzo freddo, senza un minimo di sensibilità…forse lo credevo prima di
conoscerti meglio…ma adesso so che non è così. Il tuo modo di fare può far
pensare questo di te alle persone, ma io so che in fondo tu sei molto più
sensibile di quanto vuoi far credere…e anche molto dolce…- arrossì –Anche se
non vuoi darlo a vedere!- scherzò sorridendo.
-Vieni qui- le sussurrò Kai cingendole le spalle con un
braccio e stringendola a sé. Le accarezzò i capelli castani provocando
un’incredibile sensazione di benessere in Hilary che cominciava a rilassarsi
sotto i gesti affettuosi del suo ragazzo. Infilò una mano nella tasca, e
strinse forte la foto che vi era riposta…i suoi genitori non c’erano più, e le
mancavano molto, era vero…ma almeno ora sapeva la verità su di loro, e sul
fatto che come lei volevano fermare i piani di una folle organizzazione
criminale. Non aveva motivo per non essere felice…suo fratello era finalmente
libero, aveva amici sinceri a cui voleva un gran bene, e stava tra le braccia
del ragazzo che amava.
-Forse anch’io non avrei dovuto pretendere che tu fossi
sempre felice-
–Non pensiamoci più- disse scotendo la testa
-Purchè tu ancora mi…beh, hai capito-
-Ancora cosa?- fece maliziosa. Sapeva come avrebbe
continuato quella frase ma preferiva sentirla direttamente da lui…
-Mi ami- sussurrò imbarazzato. Hilary pensò che fosse
davvero carino quando arrossiva, anche perché non le capitava spesso di vederlo
così. Il suo cuore si gonfiò di gioia –Certo- rispose posando le sue labbra
sull’orecchio del russo –E tanto- aggiunse prima di abbandonarsi ad un lungo e
tenero bacio…
TO BE CONTINUED...
Ho finito pure questo capitolo!!!! Il prossimo spero di
postarlo al più presto, anche se la prossima settimana comincio scuola!!!!!
Ciao!!! E non dimenticate di commentare!!!!
Dopo una lunga assenza eccomi di nuovo
qui!!!!! Credevate di esservi liberati di me, eh??? (più che altro ci
speravamo! nd tutti) Ci ho messo un botto di tempo ad aggiornare perché ho
avuto molto molto da fare!! Prima di tutto ringrazio tutti quelli che hanno
commentato che, per mio grande piacere, sono stati in tanti!!! Grazie!!!!!!
Continuate così!!! Un grazie speciale va anche a tutti quelli che leggono e
basta!!!! Ora vi lascio al cap!
Amare se stessi è l’inizio di un idillio
che dura per tutta la vita(Oscar Wilde)
Una settimana dopo gli ultimi fatti accaduti…
Un ragazzo dai folti capelli bruni fissava il beybalde
nero come la notte che teneva stretto nella mano. I suoi occhi verdi
inespressivi sembravano riflettere la monotonia del paesaggio che si estendeva
silenzioso sotto il suo sguardo e parevano non volersi staccare dal bit al
centro della trottola, su cui era disegnata una fiera e maestosa lince.
Finalmente anche il suo bit-power era stato potenziato, e già riusciva ad avere
su di lui un notevole controllo ma sapeva che non era ancora abbastanza, si
sarebbe dovuto allenare di più. Entro pochi giorni lui e i suoi compagni
sarebbero scesi in capo contro i Bladebreakers…avrebbe finalmente potuto
dimostrare quanto valeva. Negli ultimi tempi non aveva fatto altro che pensare
a quella sfida e a lei…da quando lo aveva sconfitto non riusciva a levarsela
dalla testa, Hilary diventava sempre più spesso l’oggetto dei suoi pensieri;
l’unica cosa che voleva era riuscire a batterla, o almeno era ciò che credeva.
Scosse la testa –Patetico- disse ad alta voce, nonostante non ci fosse nessuno
nelle vicinanze. Appoggiò i gomiti alla ringhiera della terrazza dell’edificio
tenendo lo sguardo rivolto all’orizzonte: nient’altro che campagna. La città
distava qualche chilometro dalla Borg, gennaio stava giungendo al termine, e il
freddo non accennava a calmarsi. Ridusse gli occhi a due fessure e quasi con
rabbia prese il suo dispositivo di lancio caricando il beyblade, si voltò e con
un potente gesto del braccio lo scagliò poco distante da lui. Lo osservò girare
incessantemente su se stesso, mentre a contatto con il terreno gelido produceva
brillanti scintille. D’un tratto un'altra trottola, verde prato, si scontrò
contro quella color pece diminuendone la velocità. Takeshi alzò lo sguardo sul
ragazzo biondo che gli si trovava di fronte ma non proferì parola. Spostò
nuovamente l’attenzione sul suo beyblade che senza alcun preavviso partì
all’attacco di quello avversario facendolo tornare nelle mani del suo
proprietario. Carlos lo riprese al volo –Niente male!- commentò mentre uno
spiraglio di sole si faceva spazio tra le cupi nubi che coprivano in gran parte
il cielo, andandole a diradare.
-Cosa vuoi?- gli chiese quasi con astio il capitano dei
Black Killer.
-Vorkov ci vuole immediatamente nella sala degli
allenamenti-
Cominciava a stancarsi di prendere ordini da quell’uomo,
ma dall’altra parte doveva sottostargli, era un membro della Borg, e sapeva
benissimo che senza l’organizzazione non sarebbe riuscito nel suo scopo. Odiava
sentirsi un burattino nelle mani di qualcun altro ma non poteva fare
altrimenti, o almeno questo era ciò che lui credeva. Aveva passato i suoi primi
sette anni di vita in un orfanotrofio, non sapeva chi fossero i genitori, non
li aveva mai visti, non conosceva il loro nome, il loro lavoro, il luogo in cui
abitavano…e soprattutto non sapeva il motivo per cui lo avevano abbandonato.
Dopo l’orfanotrofio era stato subito accolto dall’organizzazione e lì era
cresciuto diventando un blader abile e capace. A volte gli capitava di fermarsi
a immaginare come sarebbe stato vivere in una vera casa, insieme a delle altre
persone a cui voler bene, ma non aveva la minima idea di cosa fosse il calore e
l’affetto di una famiglia…recuperò il suo beyblade, sospirò profondamente e si
diresse verso la sala degli allenamenti, seguito dal suo compagno.
Si guardò la mano destra, una fascia bianca avvolgeva il
polso e arrivava fino a coprire il palmo e il dorso. Strinse il pungo per poi
riaprirlo –Accidenti, non ci voleva proprio…- disse sospirando. Da più di
cinque giorni ormai era costretta a rinunciare agli allenamenti di beyblade a
causa di quella piccola frattura che Vorkov le aveva procurato quando, durante
l’assalto alla Borg, l’aveva spinta con violenza contro il muro, inizialmente
aveva pensato ad una leggera contusione ma poi il dolore non aveva smesso di
darle tregua. Era stato Kai ad insistere affinché si facesse vedere da un
medico, ed ora si ritrovava con una mano fasciata, e per circa altre due settimane
non avrebbe dovuto fare sforzi. Un bel problema dal momento che la Borg poteva
presentarsi da un momento all’altro per sfidare i Bladebreakers. Appoggiò la
schiena sui cuscini del divano…non sapeva come impiegare il tempo, non le
piaceva non avere nulla da fare; quella mattina era andata a trovare Alex a
casa del nonno di Takao, il fratellino era stato contento di vederla ma si era
molto dispiaciuto per l’incidente capitato alla sorella, credeva che la colpa
fosse stata solo sua perché Hilary si era fatta male per venire a liberarlo, e
ovviamente la brunetta aveva cercato in tutti i modi di convincerlo che lui non
c’entrava, ma non era del tutto sicura di esserci riuscita.
-Cosa fai qui?- la voce del suo ragazzo la riscosse dai
propri pensieri. La blader lo guardò avvicinarsi e sedersi accanto a lei.
-Cosa fai tu qui! Non dovresti stare insieme agli altri ad
allenarti?-
-Il prof. non è ancora rientrato-
-Ah…- lanciò un’occhiata alla finestra –Senti…dal momento
che devo portare questa fascia per almeno quindici giorni non potrò allenarmi
con voi. Ma se la Borg si farà viva durante questo periodo io voglio combattere
lo stesso, non mi importa se poi la mano mi farà ancora più male- probabilmente
lui glielo avrebbe impedito, anzi ne era certa.
-Fa come vuoi- le parole di Kai la colsero di sorpresa.
Che significava “Fa come vuoi”? Stava per chiederglielo ma fu bruciata sul
tempo dal russo che aggiunse –Al tuo posto avrei deciso lo stesso- non avrebbe
di nuovo commesso l’errore di obbligarla a non combattere, era giusto che lei
prendesse le sue decisioni in assoluta libertà; e di una cosa era certo: lui
sarebbe stato in ogni caso dalla sua parte –A proposito…come va la mano,
piccola?-
Incrociò i suoi occhi –Bene…grazie- fu tutto quello che
riuscì a dire. Sospirò e cercò di indirizzare il discorso su un altro
argomento, sicuramente meno pericoloso, che però le stava molto a cuore.
Gennaio stava ormai per terminare ed entro un paio settimane sarebbe stato il
quattordici febbraio, ovvero San Valentino.
-Tra poco più di quindici giorni sarà San Valentino-
esordì arrossendo –Spero che per quella data la faccenda con la Borg sarà
risolta in meglio- prese la mano di Kai e la strinse nella sua. Il russo
abbozzò un sorriso –Ne sono certo…così potremmo passare insieme quel giorno…-
-Allora mi toccherà annullare l’appuntamento che avevo già
preso con un altro…in fondo preferisco stare con te!- cercò di fare il
possibile per non scoppiare a ridere, anche se la faccia seria che assunse d’un
tratto il blader non le facilitava di certo l’impresa.
-Dai, scherzavo!- un largo sorriso si fece spazio sul suo
volto. Si avvicinò all’orecchio del sedicenne sussurrando –Lo sai che mi
interessi solo tu…- la voce della brunetta, innocente e maliziosa nello stesso
tempo provocò incredibili brividi di piacere lungo la schiena di Kai.
-E poi cosa dovrei dire io?- chiese affondando il viso
nell’incavo della spalla del russo, che le poggiò delicatamente una mano sulla
testa.
-Che vuoi dire?-
-Mi sto riferendo a tutte le ragazze che sono innamorate
pazze di te!- fece seria –Ovvero tutte le tue ammiratrici-
–Non farmi ridere!- la rimproverò dolcemente cercando di
reprimere una risata.
-E perché? Sei irresistibile quando lo fai!- (vero!!!!!!
nd.me) disse non nascondendo un certo imbarazzo. Il sedicenne sospirò –Sai che
non sopporto essere preso in giro-
-Ma io non ti sto prendendo in giro! E poi il fatto delle
ammiratrici è vero…-
Kai la scansò da lui sollevandole il viso e costringendola
a incrociare i suoi occhi. Era incredibile l’effetto che gli faceva ogni volta
che la guardava, provava un’emozione nuova e bellissima, un’emozione che in
passato non aveva mai conosciuto e che ora solo lei era in grado di dargli
–Sarà anche vero, ma io voglio solo te…- lentamente sfiorò le labbra della
ragazza in un dolcissimo bacio. Hilary gli passò le mani tra i capelli
lasciandosi completamente andare a quel contatto, tra le sue braccia si sentiva
protetta, al sicuro, stava così bene…ma quando il bacio cominciava a farsi più
appassionato Takao irruppe nella stanza. Tossì un paio di volte imbarazzato per
attirare l’attenzione su di lui costringendo i due a separarsi, rossi in viso
–Cosa c’è Takao?- domandò scostandosi la frangiacastana dagli occhi e cercando di ricomporsi.
-Ecco, io…sapete dov’è Liz?-
-Credo sia in camera-
-Grazie- disse –E scusate per l’interruzione…- fece in
tono allusivo, ma il suo ghigno divertito fu cancellato immediatamente dalle
occhiate minacciose che gli lanciava la quindicenne.
Arrivò sulla soglia della stanza ma non entrò, si appoggiò
allo stipite della porta incrociando le braccia al petto e rimase in silenzio.
Liz era vicino all’armadio e stava parlando al cellulare, sembrava piuttosto
scocciata.
-Non insistere, Thomas!- ormai era quasi una settimana che
la chiamava ogni giorno al cellulare e tutte le volte cercava di convincerla a
farla tornare con lui. Erano stati insieme per qualche mese poi Thomas aveva
perso la testa per un’altra ragazza e si erano lasciati. La rossa si avvicinò
alla finestra, si portò una mano alla fronte per proteggersi dal sole che
improvvisamente aveva cominciato a splendere come in una giornata primaverile,
e intanto ascoltava quelle che lei riteneva un sacco di menzogne e scuse
assurde. Il suo ex-ragazzo le stava dicendo che aveva sbagliato a mettersi con un’altra
e che avrebbe dovuto capire prima l’errore che stava per commettere.
-Hai detto bene, avresti dovuto capirlo prima. Ora è
troppo tardi-
-Liz, dai, ti ho chiesto scusa-
-E credi che questo basti? Pensi di avere il diritto di
lasciarmi e riprendermi come e quando ti pare?- aveva una gran voglia di
chiudere lì quella conversazione, attaccargli il telefono in faccia e non
riascoltare più la sua voce, ma sapeva che se l’avesse fatto Thomas avrebbe
provato a richiamarla. Si voltò e quasi si spaventò vedendo Takao sulla soglia
della porta.
-Scusa- sussurrò –Me ne vado subito…-
-No, anzi vieni- gli disse invitandolo ad entrare nella
stanza.
-Stai parlando con me?- fece la voce all’altro capo del
telefono.
-No, non parlavo con te- con quel tono, freddo e distaccato,
desiderava prendere il più possibile le distanze. Si era stancata di quella
conversazione, avrebbe dovuto fargli capire una volta per tutte che non aveva
nessuna intenzione di rimettersi con lui.
-Liz…per favore…perché non possiamo rimetterci insieme?-
-Perché no- ne aveva davvero abbastanza, ma perché non la
lasciava in pace? Allontanò il portatile dall’orecchio coprendolo con una mano
–Non lo sopporto più- dichiarò innervosita rivolta all’amico.
-Ma chi è?-
-Poi ti spiego- tornò ad occuparsi dello scocciatore,
doveva assolutamente inventarsi qualcosa per impedirgli di continuare ad
infastidirla –E poi io…- e poi lei cosa? Non aveva idea di che raccontargli
–Io…sto con un altro adesso- fu la prima cosa che le passò per la mente. Forse
l’avrebbe finalmente lasciata in pace.
-Cosa? Non ci credo! E come si chiama?- sembrava piuttosto
scettico; in effetti il tono con cui Liz l’aveva detto non era dei più
convincenti.
-Si chiama…si chiama…- il suo sguardo incontrò quello del
capitano dei Bladebreakers –Si chiama Takao!-
Il blader, dalla posizione comoda e pacata che aveva
assunto sdraiandosi sul letto e intrecciando le mani dietro la nuca, si levò
immediatamente a sedere, mentre sentiva il cuore mancargli di un battito. Restò
a fissare la giovane tedesca, impegnata a parlare animatamente al telefono,
come un ebete, ma alle sue orecchie non giunse nemmeno una parola di quello che
i due si stavano dicendo. Era troppo scosso per capire cosa stava succedendo.
Vide Liz chiudere il cellulare e intanto lasciarsi andare ad un sospiro di
sollievo, si riavviò i lunghi capelli ramati dietro le spalle e si rivolse al
capitano –Scusa se ti ho tirato in mezzo…- fece dispiaciuta.
-Eh?- non era del tutto sicuro di ciò che stava
blaterando, in quel momento il suo cervello non era connesso con il resto del
corpo. Scosse la testa cercando di riprendere il controllo e ascoltò quello che
la ragazza aveva da dirgli. Venne quindi a sapere di Thomas e di come aveva
tradito Liz pubblicamente, senza avere nemmeno l’accortezza di tenerlo
nascosto. Anche se forse era stato meglio così, almeno era venuta a conoscere
la verità su di lui.
-E quindi per levarmelo di torno gli ho detto che tu eri
il mio ragazzo…non sei arrabbiato, vero?-
-No, no…anzi-
-Anzi?- ripetè la rossa non capendo il significato di
quella affermazione.
-Anzi…nel senso che mi ha fatto piacere esserti in qualche
modo d’aiuto!- cercò di recupera al pasticcio che aveva combinato. Perché non
rifletteva prima di sparare frasi che non avevano né capo né coda? Per sua
fortuna riusciva ad essere piuttosto naturale nel raccontare frottole, era una
dote che possedeva fin dalla più tenera età…ovviamente ciò non poteva di certo
essere considerato un pregio, ma più volte era riuscito a scamparla proprio
grazie a piccole bugie…a fin di bene, come le chiamava lui.
-Grazie- sussurrò stampandogli un bacio sulla guancia che
lo fece arrossire non poco. Quella ragazza gli piaceva, doveva ammetterlo, il
suo senso dell’umorismo, la sua determinazione, nonché la sua bellezza, lo
avevano attirato fin da subito.
-Figurati- rispose mentre Liz gli sfilava il suo
inseparabile cappellino per provarselo. Si sistemò la visiera all’indietro,
come era solito fare il capitano dei Bladebreakers, prima di chiedergli –Come
mi sta?-
Takao studiò il suo profilo –Sta meglio addosso a me!-
-Ma come siamo modesti!- scherzò alzandosi dal letto e
dirigendosi verso la porta della sua stanza –Comunque se lo rivuoi devi venirlo
a prendere!-
-Puoi scommetterci!-
-Rassegnati Takao, sono troppo veloce per te!- disse
mentre spalancava la porta dell’ingresso principale della casa per correre
fuori in giardino –Non ti ridarò il capello finchè non ammetterai che sta
meglio a me!-
-Mai!- dichiarò fiero cercando di raggiungerla.
-Non so Liz…- sospirò Rei sostenendosi la testa con una
mano –ma Takao è cotto di lei!- il cinese stava assistendo a tutta la scena
comodamente seduto su una delle sedie intorno al tavolo della sala da pranzo.
Le grandi finestre che decoravano il pian terreno lungo tutto il suo perimetro
permettevano di scorgere i due ragazzi intenti a scherzare e divertirsi nel
cortile che precedeva la villa.
-Oh, anche Liz…- fece Federica con solidarietà –è cotta di
Takao!- il suo sorriso mise in risalto i suoi stupendi occhi azzurri –Le sono
sempre piaciuti i tipi che la fanno divertire!-
-E a te invece? Che tipi di ragazzi ti piacciono?-
Quella domanda, che all’apparenza sembrava di pura
curiosità, colse la biondina del tutto impreparata. Improvvisamente si rese
conto di non aver mai avuto un’ideale di ragazzo, nemmeno da bambina quando si
fantastica di incontrare il principe azzurro. Forse a causa del suo carattere,
era sempre stata fin da piccola troppo razionale, con i piedi ben piantati a
terra, non si lasciava mai andare ai sogni, non le piaceva vivere nelle
illusioni. Si passò una mano tra i capelli color oro e cominciò a giocare con i
boccoli appena accennati che le incorniciavano il viso, non sapeva come
rispondere; le guance le si colorarono di un leggero rosso, in contrasto con la
sua carnagione chiara. Incontrò lo sguardo ambrato del blader, Rei le faceva
uno strano effetto, non sapeva spiegarselo, riusciva a metterle addosso una
sensazione di imbarazzo ma al contempo di grande audacia. Decise di giocare
d’astuzia, cosa che con lei aveva sempre esito positivo, e di rispondere con
qualcosa che lo avrebbe sicuramente lasciato spiazzato.
-Beh…- esordì cercando di assumere un atteggiamento
naturale e indifferente –Mi piacciono i tipi come te- dopotutto non era
completamente fuori strada.
Il sedicenne aprì bocca per ribattere, ma non riuscì a
pronunciare nemmeno una parola, non si aspettava una simile risposta, non così
espressamente almeno, Federica di solito era una ragazza piuttosto timida. Lo
stava forse provocando? -Ah…- disse infine, ma non fu in grado di aggiungere
altro.
-Scusate il ritardo, ragazzi- il professore entrò nelle
stanza interrompendo il silenzio che era sceso negli ultimi due minuti.
-Non preoccuparti prof.non c’è fretta- disse comprensiva
all’amico, mentre Rei continuava a fissare la giovane italiana ancora
scombussolato per ciò che aveva sentito poco prima.
-Ascoltatemi bene, ragazzi- Vorkov incrociò le braccia al
petto rivolgendo uno sguardo autoritario ai tre membri della squadra dei Black
Killer. Avevano aspettato abbastanza e non potevano dilungarsi oltre. Bisognava
che imparassero a controllare alla perfezione i bit-power potenziati, nel
termine di qualche giorno sarebbero scesi in campo contro i Bladebreakers,
quella sarebbe stata l’ultima possibilità della Borg di riuscire finalmente a
catturare le loro creature sacre, e non potevano permettersi di sbagliare
ancora.
-A partire da oggi raddoppierete i vostri allenamenti- il
suo tono non ammetteva repliche. Hito Hiwatari era stato chiaro su questo
punto.
-Ma…-
-Ci sono problemi, Jeremy?- pronunciò la frase con tutta
la rabbia possibile.
-No, signore…-
-Bene, siamo d’accordo. Datevi da fare- si diresse verso
la porta della sala e senza proferire altro congedò i ragazzi lasciandoli ai
loro intensi allenamenti.
Da più di un’ora ormai assisteva ai loro allenamenti
seduta su quella panchina. Estrasse Ixion dalla tasca, quanto avrebbe voluto
usarlo anche lei, ma per colpa della frattura alla mano non le era possibile e
non poteva prepararsi insieme ai suoi amici. Sospirò profondamente, doveva
ammettere di stare annoiandosi a morte. Spostò l’attenzione sui suoi compagni,
il professore analizzava attentamente al computer lo stato dei beyblade dando
agli altri preziosi consigli su come migliorare le loro prestazioni, Takao,
Max, Rei e Kai si allenavano senza sosta, mentre Liz e Federica erano rimaste a
casa. Si stava lamentando di non aver nulla da fare quando Mariam si avvicinò
sedendosi accanto alla brunetta.
-Come va la mano?- le domandò aggiustandosi l’inseparabile
fascia rosso fuoco che portava ai capelli.
-Come al solito. Non devo fare sforzi inutili per altre
due settimane-
-Un bel problema-
-Già…- pronunciò sconsolata –e tu come mai sei qui?-
-Sono venuta per Ma…- si bloccò prima di terminare la
frase. Le era venuta naturale come risposta, anche perché era la verità. Hilary
sorrise –Per Max?-
-No…non proprio…e va bene, si-
-Guarda che non c’è niente di male ad ammetterlo! A
proposito…era con te prima, giusto? Quando è uscito ha detto che aveva voglia
di andare a fare quattro passi, ma io non ci credo molto…-
Mariam abbassò lo sguardo imbarazzata, quel gesto bastò a
far capire all’amica di avere ragione.
-Siamo andati a berci qualcosa al bar e poi abbiamo
passeggiato un po’ sulla spiaggia e…- si soffermò a ricordare il momento in cui
si erano scambiati quel dolcissimo bacio sul molo del porto.
-E…-
-Ci siamo baciati…- continuò abbassando il tono di voce.
Hilary scattò in piedi portandosi la mano non fasciata sul petto –Allora state
insieme?-
-Da circa una settimana-
-Sono contenta per voi! Ero sicura che formavate una bella
coppia!- si risedette sulla panchina e spostò l’attenzione sul blader americano
–Si, vi vedo proprio bene insieme!- ribadì.
-E tu invece cosa hai fatto? Oltre a stare appiccicata a
Kai, ovviamente!-
-Io non sto appiccicata a Kai!-
-No?- fece guardandola storto. La quindicenne arrossì,
sicuramente passava molto tempo insieme a lui. Posò gli occhi sul russo, poteva
scorgere la determinazione che traspariva dal suo viso mentre lanciava Dranzer.
Quando si allenava a beyblade oppure disputava un incontro, era incredibilmente
serio. Sorrise –Passiamo molto tempo insieme ma a volte Kai ama starsene da
solo. Pensa che una volta è stato fuori per tutto il pomeriggio ed è rientrato
quando noi avevamo finito di cenare da un pezzo ormai-
-Tipico suo-
-Si…-
-E tu sei cotta di lui- affermò con l’aria di chi la sa
lunga.
-Si di nuovo- disse continuando a guardare il suo ragazzo.
Era vero, le bastava averlo vicino per farle battere il cuore a mille.
-E lui è cotto di te…- cercò di sopprimere una risata –Scusa,
ma non riesco a immaginare Kai innamorato di qualcuno!-
-A volte non riesco a crederlo nemmeno io!- sorrise –Però
so che è così…-
Un beyblade rosso fiammante si scontrò senza alcun
preavviso contro quello azzurro di Kai, interrompendo la tranquillità di quel
momento. Hilary e Mariam si alzarono dalla panchina –Di chi è quel beyblade?-
-Non lo so- fece la brunetta cercando di comprendere
meglio la situazione. Il professore chiuse il suo computer portatile per vedere
con i suoi occhi quello che stava succedendo mentre Max, Rei e Takao si
accingevano a richiamare i loro beyblade. Il blader russo restò impassibile ad
assistere alla scena, lasciando Dranzer in campo sotto i colpi dell’ignoto
avversario, finchè la trottola rossa non lo rispedì nelle mani del suo
proprietario.
-Sei tu Kai, giusto?- a parlare fu una ragazza dai lunghi
e lisci capelli cinerei, e occhi grigio-viola, identici a quelli di Kai.
-E tu chi sei?- domandò alla misteriosa sconosciuta mentre
richiamava il suo beybalde. La giovane si avvicinò a lui di qualche passo
–Finalmente ti ho trovato-
TO BE CONTINUED...
Lascio a voi la parola...io vi dico solo: al prossimo
cap!!!!!!
Sono tornata!!! Rieccomi qui con un nuovo capitolo!!!
Grazie a Chibichan, Jaly, Kadma32, Lelli91, super_sagome, Kayx per aver
commentato!!! A proposito Kayx, dal momento che qui entra in scena il tuo
personaggio questo capitolo lo dedico a te!!!!
Il bacio è un dolce trovarsi
dopo essersi a lungo cercati (anonimo)
Era passato molto tempo, troppo…quanto? Otto anni? Circa
metà della vita di un adolescente. La misteriosa ragazza continuava a guardare
Kai negli occhi, in silenzio, solamente il vento animava quel luogo tranquillo,
adesso colmo di tensione. Lo aveva cercato a lungo e finalmente lo aveva
trovato, anche se stentava a riconoscerlo, in fondo quando si separarono erano
solo dei bambini e il trascorrere del tempo aveva pensato a cambiarli e ad
impolverare i loro ricordi. Ora erano cresciuti, lui era diventato un ragazzo,
un bel ragazzo, e un abile blader. Era stato proprio grazie ai campionati del
mondo che aveva potuto rintracciarlo, il suo nome, insieme a quello dei suoi
compagni, era piuttosto famoso in quasi tutto il mondo. Ma in fondo lei sapeva
che la parte difficile doveva ancora venire, dopo l’incidente in Russia di
qualche anno prima Kai aveva dimenticato il suo passato e anche se la memoria
gli era tornata non l’aveva recuperata del tutto.
-Chi sei?-
-Mi chiamo Kayx…ma forse tu non ti ricordi di me-
Il russo socchiuse gli occhi, squadrando meglio la persona
che gli stava di fronte, e incrociò le braccia al petto attendendo che
continuasse a parlare. Che significava quella frase? Avrebbe forse dovuto
ricordarsi di lei? Eppure era sicuro di non averla mai vista prima…
-Non è così?-
-Dovrei?- le chiese continuando a lanciarle sguardi
gelidi, come solo lui sapeva fare. I suoi compagni assistevano alla scena in
silenzio, nessuno riusciva a comprendere quello che stava succedendo. Hilary
studiò attentamente la ragazza, le ricordava qualcosa, ma non capiva il perché.
I suoi occhi, i suoi capelli…sussultò quasi quando si rese conto che i suoi
lineamenti corrispondevano a quelli della bambina delle visioni che le aveva
raccontato il suo ragazzo. Come era possibile? Forse si trattava solo di una
coincidenza…ma lei aveva imparato a non credere alle coincidenze, dato il suo
passato.
-Non voglio perdere troppo tempo- disse rivolgendosi al
blader –Perciò, visto che non ti ricordi di me spero che almeno ti ricorderai
di questo- dalla tasca dei pantaloni estrasse la mano chiusa nel pugno che aprì
sotto lo sguardo serio del russo. Sul suo palmo teneva una catenina d’argento a
cui era appeso un piccolo ciondolo dello stesso materiale, rappresentava
un’aquila pronta a spiccare il volo che teneva nel becco un sottile ramoscello
di foglie di acanto (non chiedetemi come mi vengono in mente certe cose, perché
non lo so nemmeno io! nd.me). Kai la trovò stranamente familiare; la prese tra
le dita portandosela davanti agli occhi. Ciò che successe dopo lo scioccò non
poco. Una serie di immagini frammentarie, sfocate, come sequenze di un vecchio
film in bianco e nero, gli attraversarono la mente, fu questione di secondi,
secondi che però gli permisero di comprendere il significato di quelle visioni
che aveva avuto. Ora finalmente tutto gli appariva più chiaro…chiuse gli occhi
portandosi una mano alla bocca; come aveva potuto dimenticarsi di lei? Di
quella bambina a cui da piccolo era molto legato e aveva giurato di
proteggere…era bastato un incidente a fargli cancellare i suoi ricordi.
-Kai, che ti succede?- gli domandò Takao preoccupato –Ti
sei ricordato chi è questa ragazza?-
-Lei è…- disse porgendole il ciondolo che anni prima le
aveva regalato prima che si separassero –Lei è…mia sorella-
Seduta su una delle sedie intorno al tavolo della cucina
Hilary aveva passato le ultime due ore a riflettere su quello che era successo
nel pomeriggio. Lo sguardo era sempre fisso verso un punto indefinito davanti a
lei mentre la sua mente ripercorreva senza sosta la scena di quando si era
scoperto che quella ragazza era la sorella di Kai. Non sapeva che il suo
ragazzo avesse una sorella…ma dall’altra parte si poteva dire che non lo sapeva
neppure lui dal momento che non lo ricordava. Si alzò, dirigendosi verso la
credenza, aprì gli sportelli setacciando ogni centimetro all’interno di essi
per trovare ciò che stava cercando. Doveva ammettere di sentirsi piuttosto
preoccupata…la Borg, fratelli prigionieri, altri che tornavano in scena
all’improvviso; sembrava che tutto volesse mettere a dura prova la sua storia
con Kai. Perché non poteva avere una vita tranquilla come la maggior parte
della popolazione mondiale?
-Cosa cerchi?-
-Il caffè- rispose senza neanche voltarsi. Takao le si
avvicinò poggiandole una mano sul braccio –Hilary, non per contraddirti ma…sei
già abbastanza nervosa per bere un caffè, non ti pare?-
La brunetta chiuse gli occhi sospirando –Hai ragione-
disse cercando di calmarsi. Il suo amico non aveva torto, in quel momento più
che un caffè le sarebbe servito un tè bollente o una camomilla. Tornò a sedersi
mentre il capitano riempiva d’acqua il bollitore e lo appoggiava sul fuoco dei
fornelli.
-Sei preoccupata?-
-Già…-
-Beh, lo siamo tutti. Il fatto che poi la Borg potrebbe
farsi viva da un momento all’altro di certo non migliora la situazione-
I suoi occhi color nocciola si fecero tristi. Era
dannatamente vero. Si morse il labbro inferiore –Non so se ce la faremo a
superare tutto questo…-
-Ehi, devo ricordarti che noi siamo i Bladebreakers?
Nessuno può sperare di batterci!- Takao le si sedette accanto con un sorriso
compiaciuto dipinto sulle labbra.
-Veramente io mi stavo riferendo a me e Kai…- pronunciò
tutto d’un fiato. L’espressione del blader si fece immediatamente seria, non
capiva il motivo per cui stava parlando in quel modo. Si appoggiò allo
schienale della sedia attendendo che la sua amica gli desse qualche spiegazione
in più.
-Vedi- continuò –La nostra storia è cominciata in un
periodo di certo non facile per entrambi, la faccenda della Borg, mio fratello,
la sorella di Kai…mi viene da chiedermi se questo non abbia un significato, e
se questo significato non fosse proprio quello che noi due non siamo destinati
a stare…-
-Non pensarlo neanche!- si alzò di scatto sbattendo le
palme delle mani sul tavolo e facendo sussultare Hilary per la sua improvvisa
reazione –Tu e Kai siete fatti l’uno per l’altra! Sapessi come vi invidio per
questo! Voglio dire…non è facile trovare il vero amore…-
-Takao…- la giapponese era rimasta a dir poco sorpresa per
quella affermazione. Era strano sentirlo parlare così, lo considerava spesso un
ragazzo impulsivo e immaturo, forse troppo; e se ne stava rendendo conto solo
adesso.
-Grazie- disse sorridendo, gli era sinceramente grata.
Socchiuse gli occhi ripensando alle sue parole di poco prima e lo squadrò
incrociando le braccia al petto. Non sapeva spiegarlo ma sentiva che c’era
sotto dell’altro –Non è che mentre mi facevi quel discorsetto su quanto è difficile
trovare il vero amore un certo nome vagava nella tua testa?- chiese maliziosa.
-No!- si affrettò a dire -Non stavo pensando a Liz!- si
tappò la bocca con le mani. Come gli succedeva spesso non aveva pensato prima
di parlare.
-Ma io non ho detto che stavi pensando a lei! Ti sei messo
nei guai da solo!- scoppiò in una sonora risata che aumentò l’imbarazzo del
quindicenne andandogli a colorare le guance di un bel rosso acceso.
-Ma io ho nominato lei perché tu solo a lei potevi
pensare!- cercò di recuperare anche se ormai disperava nell’impresa.
-Veramente, escludendo me, avrei potuto pensare anche a
Federica e Mariam…-
-Vuoi la verità?- chiese cercando di assumere
un’espressione che almeno sembrasse seria –In fondo ormai non posso più tenerlo
nascosto…io stavo pensando a te, perché io ti amo Hilary! Sei il mio primo
pensiero al mattino e l’ultimo alla sera!- le disse in tono teatrale
prendendole le mani. La brunetta lo guardò storto, sapeva benissimo che stava
cercando di distrarla per cambiare discorso.
-Accidenti che dichiarazione!-
-Si, dei redditi- fece Hilary ironica al giovane americano
che sorrise allegramente alla sua battuta.
-Max! Non è come credi! Stavo scherzando!-
-Lo so Takao, non ti preoccupare. Un trucchetto vecchio
quanto il mondo per coprire qualcun altro!- gli disse sornione, dal momento che
aveva ascoltato gran parte della conversazione tra i suoi due amici. Il
capitano stava per ribattere quando il rumore dell’acqua che, fuoriuscendo dal
bollitore, andava a cadere sul fuoco richiamò la sua attenzione. Si precipitò
ai fornelli –Ma da quanto bolle?- e spense la fiamma, poi con uno straccio
asciugò dove si era bagnato.
-Come va con Mariam?- proruppe d’un tratto la blader.
-Con Mariam? Perché sai che noi…- farfugliò con un certo
impaccio. La quindicenne annuì –Me lo ha detto lei questa mattina!-
-Cosa mi sono perso?- Takao porse un bicchiere colmo di tè
all’amica che lo prese tra le mani scaldandosi con il calore che trasmetteva.
-Niente!-
-Come niente! Mi prendi per fesso, Max?- (mah…nd.me)
Hilary portò la tazza alla labbra, soffiò sopra il liquido
bollente e gettò un occhiata alle scale che conducevano al primo piano della
villa. Da quando erano tornati a casa Kai si era rifugiato in camera e da
allora non aveva più messo piede fuori dalla sua stanza. Avrebbe voluto andare
a parlarci ma sapeva che lui preferiva rimanere solo e lei rispettava questa
sua decisione. In fondo quel misterioso ragazzo russo lo conosceva bene,
ormai…però avrebbe tanto voluto stargli vicino in un momento delicato come
quello che stava vivendo “Kai…”
Sdraiato sul letto della sua camera, le mani intrecciate
dietro la testa, sembrava stesse dormendo. Aprì gli occhi fissando il soffitto
sopra di lui, mentre la sua mente ripercorreva episodi di un passato che solo
poche ore prima aveva ricordato di avere. In un momento ogni cosa era tornata
al proprio posto, non era mai stata così chiara. Si levò a sedere e il suo
sguardo si posò sul vecchio orsacchiotto di peluche sul davanzale della
finestra. Si avvicinò e prese in mano il pupazzo mentre poggiava la fronte sul
liscio e freddo vetro della finestra, ora sapeva il perché quel paesaggio che
si estendeva oltre quella lastra trasparente gli era familiare…da bambino
trascorreva le ore a guardarlo, da quella stessa stanza in cui si trovava
adesso, da quella stessa casa in cui ora viveva insieme ai suoi compagni…prima
che suo nonno lo portasse alla Borg lui abitava in quella villa, insieme alla
sorella. Se faceva uno sforzo riusciva anche a ricordare come erano disposti i
mobili; ma in fondo a che serviva, ora? Le domande che gli attraversavano la
testa erano altre e a nessuna riusciva a dare una risposta da solo.
Infilò una mano in tasca e ne estrasse un biglietto
spiegazzato su cui era scritto un indirizzo. Glielo aveva lasciato la sorella
come recapito dicendogli che quando avesse voluto sarebbe potuto andare da lei
che gli avrebbe spiegato ogni cosa. Rimise il foglietto al suo posto; aveva
deciso, il giorno successivo sarebbe andato da Kayx, aveva bisogno di
risposte…si sedette sul pavimento, incrociando le gambe e appoggiando la
schiena al muro. L’orologio segnava le sei e il sole già cominciava a calare
affievolendo la luce del giorno…
Hito Hiwatari si alzò in piedi di scatto battendo le mani
sul tavolo della scrivania e facendo cadere in terra le penne che erano
accuratamente sistemate sul banco. La sua espressione era a dir poco allibita,
non riusciva a credere a ciò che gli era appena stato riferito dai suoi
informatori, che quel giorno avevano avuto l’incarico di spiare le mosse dei
Bladebreakers. Possibile che quella ragazzina fosse arrivata fino in Giappone?
E possibile che fosse proprio lei? Poteva benissimo non esserlo…i suoi
sottoposti avevano notato una certa somiglianza tra Kai e quella misteriosa
ragazza…Si portò una mano alla bocca e si risedette sulla sua poltrona cercando
di calmarsi.
-Qualcosa non va, signore?- domandò un uomo sulla
quarantina, uno dei suoi dipendenti che gli aveva riferito quanto aveva visto
quel pomeriggio.
-No, niente- si affrettò a negare con tono restio. Nessuno
alla Borg sapeva che lui, oltre a Kai, avesse anche una nipote, nessuno…
Il suo sguardo vagava per la stanza, la studiava nei
minimi particolari, come quella fosse la prima volta che l’avesse vista. Era
stata la sua camera fino a circa otto anni prima…un rumore veloce e repentino
lo risvegliò dallo stato di trance in cui era assorto da ore ormai. Si alzò dal
letto dirigendosi verso la porta.
-Non sei sceso per la cena così…volevo sapere come stavi…-
la sua ragazza sembrava piuttosto preoccupata. Kai alzò gli occhi all’orologio
appeso al muro, segnava le undici passate. Non si era accorto che fosse già
così tardi. Spostò di nuovo l’attenzione su Hilary ma non proferì parola.
-Comunque se ti viene fame, ti abbiamo messo da parte
qualcosa…- era stata indecisa fino all’ultimo di andare da lui, sapeva che
voleva rimanere da solo e che probabilmente le avrebbe detto di andarsene ma
aveva voluto provarci lo stesso, e poi aveva una cosa che lei riteneva molto
importante da dirgli.
-Senti Kai io…- esordì ma fu interrotta dal russo che le
posò due dita sulla bocca. Poi dolcemente le prese la mano invitandola ad
entrare e la fece sedere sul letto mentre lui si diresse alla finestra.
-Domani andrò da Kayx…- disse d’un tratto. La brunetta
sollevò lo sguardo e sorrise, era contenta di quella decisione, credeva che
fosse la cosa giusta da fare. L’unica cosa che in quel momento aveva bisogno il
suo ragazzo erano risposte, risposte che solo sua sorella era in grado di
dargli. Poteva immaginare come si sentisse, ricordarsi all’improvviso di avere
una sorella, scoprire di avere quindi un passato diverso da quello che aveva
sempre creduto…una storia che lei purtroppo conosceva bene. Si alzò
avvicinandosi al russo –Vuoi che ti accompagni?-
-Preferisco andare da solo- le disse guardandola negli
occhi, era sicuro che avesse capito. Hilary annuì –Va bene, se è questo che
vuoi…- poi continuò –ma sappi che qualunque cosa tu abbia bisogno io ci sono
sempre, per te…ero venuta per dirti questo…ci tenevo che tu lo sapessi…- un
lieve rossore colorò il suo viso. Kai le poggiò una mano sulla guancia
avvicinandosi alle sue labbra e fermandosi a pochi centimetri di distanza –Lo
so…grazie…- le sussurrò prima di baciarla dolcemente. Quando si separarono la
blader gli accarezzò i capelli –Vieni giù a mangiare, fa male andare a letto
senza cena-
-Mi piace quando ti preoccupi per me…- le disse mettendola
in serio imbarazzo. Si riavviò una ciocca castana ribelle dietro le orecchie
–Beh…è normale che io mi preoccupi per te…ti voglio bene- gli sorrise e si
diresse verso la porta –Vado a scaldarti la cena, tra un po’ vieni giù-
La guardò uscire dalla stanza…ancora non riusciva a
credere di essersi innamorato di lei, nessuno prima di allora era stato capace
di entrargli nel cuore come aveva fatto quella ragazza, se le stava vicino si
sentiva in grado di fare qualsiasi cosa, di superare qualsiasi ostacolo.
Abbassò lo sguardo al pavimento, a proposito di ostacoli…il giorno successivo
sarebbe andato da sua sorella. Fece un profondo sospiro, finalmente avrebbe
potuto mettere insieme i pezzi del puzzle che componevano la sua infanzia,
ormai aveva deciso e non sarebbe tornato indietro.
-Ancora in piedi?- il cinese fece la sua comparsa in sala
da pranzo, dove Federica, seduta sul divano, era intenta a leggere un libro.
-Rei! Mi hai fatto paura!- per lo spavento Federica fece
cadere il testo che aveva in mano. Rei lo raccolse e lo porse alla sua
proprietaria –Scusa, non volevo spaventarti-
-Grazie- nel recuperare il volume le loro dita si
sfiorarono facendo arrossire la biondina, anche se il blader sembrava non
essersene accorto.
-Che leggi?- le domandò curioso.
-Un libro di Froid sull’interpretazione dei sogni-
-Ti piacciono le cose complicate?-
-Beh…più che altro mi piace saper interpretare i sogni.
Sono convinta che ognuno di loro ha un significato ben preciso- si alzò in
piedi passandosi una mano tra i capelli color oro; e poi avrebbe tanto voluto
sapere il significato di un suo certo sogno che ultimamente le capitava di fare
spesso. Il blader la guardò nei suoi splendidi occhi azzurri –Allora quando hai
finito di leggerlo potresti analizzare un mio sogno che ultimamente faccio
spesso-
-Anche tu?- chiese sorpresa.
-Come anche tu?-
-Ultimamente anch’io faccio spesso lo stesso sogno…-
-E che cosa sogni?-
-Non posso dirtelo- fece arrossendo. Il blader la guardò
abbozzando un sorriso –Perché?-
-Perché è personale…- si voltò di spalle e si diresse
verso la porta, si stava facendo tardi ormai, ed era ora di andare a dormire.
Stava per varcare la soglia della stanza quando si sentì afferrare per un
polso. Rei la costrinse a girarsi verso di lui e, forse agendo troppo
d’impulso, le prese il viso tra le mani avvicinandosi sempre di più alle labbra
della ragazza fino a quando non le sfiorò con le sue. Federica fu colta
totalmente alla sprovvista, allontanò il blader e indietreggiò di qualche passo
in silenzio. Lo guardò negli occhi ma non riuscì a pronunciare una parola. Gli
diede le spalle e corse su per le scale rifugiandosi in camera sua e sbattendo
la porta dietro di lei.
Il sedicenne si passò una mano tra i capelli –Che mi è
saltato in mente?- si domandò –Sono un idiota…-
TO BE CONTINUED...
Ho finito anchequestocap!!! Non è
molto lungo ma è me è piaciutosacco!!!!! Mi raccomando commentate e alla prossima!!!!! Baci!!!!!!!!!!!
Rieccomi qui!!!!!!! Contenti???
(eh!!! Che non si vede!! nd.tutti) Faccio tanti ringraziamenti a tutti quelli che hanno
recensito lo scorso cap!! Grazie graziegrazie!!! E parto subito con
quello nuovo!!
E’ difficile comprendere una
persona?
Almeno quanto è difficile
comprendere se stessi (anonimo)
Un raggio
di sole filtrava attraverso le tende, andando a toccare dolcemente il viso del blader cinese contratto in un’ espressione
tremendamente pensierosa, i suoi occhi color ambra fissavano insistenti un punto
indefinito davanti a lui, oltre i vetri di una delle enormi finestre della sala
da pranzo; in giardino il terriccio si sollevava leggermente da terra per poi
ricadervi sopra sospinto dal vento freddo di fine gennaio che, spazzando via le
nuvole, aveva portato con sé un cielo limpido e sereno. Serenità che non si
poteva riscontrare nell’animo di Rei che faceva vagare
la sua mente alla sera precedente. Come aveva potuto agire in un modo così
impulsivo? Non era da lui, tuttavia l’aveva fatto. Aveva sentito crescere
dentro di lui una forte emozione che non era riuscito
a controllare, era stata questione di secondi, l’aveva attirata a sé e l’aveva
baciata…sorrise ripensando al contatto delle sue labbra con quelle di Federica,
quel bacio gli era piaciuto molto. Ma di nuovo l’immagine di ciò che accadde
dopo lo fece tornare alla realtà. La ragazza l’aveva
respinto, colta alla sprovvista lo aveva guardato negli occhi
stupita o spaventata, questo non era riuscito a capirlo, e come un
fulmine era salita in camera sua lasciando il sedicenne con addosso la
consapevolezza di aver mosso un passo sbagliato. Eppure pensava di piacerle,
anzi ne era sicuro…possibile che si fosse sbagliato? Avrebbe
dovuto parlarle, già quella mattina ci aveva provato ma invano, quando nel corridoio
i loro sguardi si erano incrociati per pochi ma interminabile
secondi lei aveva ribassato gli occhi passandogli accanto senza
proferire parola.
-Aspetta,
ho bisogno di parlarti- sperava di riuscire ad imbastire una qualche
conversazione ma la biondina lo aveva liquidato con un semplice –Scusa Rei, ora non ho tempo-
Si passò
una mano tra i capelli corvini sospirando sonoramente. L’unica cosa che
desiderava in quel momento era riacquistare la sua amicizia che lui credeva
ormai compromessa.
-Che ti prende?- la voce di Kai lo
risvegliò dai propri pensieri. Distolse l’attenzione dal giardino e la spostò
sull’amico incurvando gli angoli della bocca in un sorriso ironico –Ho
combinato un casino- spiegò lasciandosi sprofondare sui morbidi cuscini del
divano e sospirando per l’ennesima volta in quella giornata. Il russo incrociò
le braccia al petto appoggiandosi con la schiena al muro.
-Ieri
sera…- disse cominciando a giocare con i bordi della sua maglietta –beh, mi
sono lasciato prendere dall’impulso e ho…baciato Federica…- concluse. Il suo
compagno inarcò un sopracciglio –E lei?- chiese.
-Lasciamo
perdere- ribattè sconsolato facendo calare il
silenzio nella stanza. Kai inclinò leggermente la
testa –Scusa se mi permetto ma non ti pare di aver
corso un po’ troppo? In fondo la conosci da nemmeno due settimane-
-Forse
hai ragione- poi guardò l’amico –Ma non volevo ridurmi come qualcuno di mia
conoscenza che ha aspettato due anni prima di ammettere quello che provava-
l’allusione colpì in pieno il diretto interessato, che si irrigidì
all’istante prima di controbattere –Che vorresti dire?-
-Che
se fossi stato al posto di Hilary ti avrei lasciato
perdere da un pezzo!- si alzò dal divano avvicinandosi al blader
–Quella ragazza ti ha aspettato fin troppo- continuò infastidendo non poco il
suo interlocutore.
-Stai cercando di farmi la predica?- replicò aspro.
-Assolutamente
no. Dico solo che perfino Takaoaveva capito che piacevi ad Hilary-
gli battè una mano sulla spalla –Almeno tu sei
corrisposto…- aggiunse senza entusiasmo. Il russo notò l’espressione di Rei,
tornata seria. Non aveva la minima idea di come avrebbe potuto districarsi
dalla delicata situazione in cui si era andato a cacciare. Si allontanò
dall’amico –Credevo di piacerle…ma forse mi sbagliavo. Perché
le donne sono così complicate?-
-Bella
domanda- abbozzò un sorriso accondiscendente.
-Noi non
siamo complicate, siete voi che non riuscite a capirci- Hilary,
sentendosi chiamata in causa si inserì nella
conversazione. Aveva ascoltato solamente l’ultima parte del loro dialogo e non
era stata in grado di dare un freno al suo spirito femminista.
-Dite
sempre così-
-Perché è vero!- la brunetta sorrise incontrando gli sguardi del suo
ragazzo e del suo amico –Di che stavate parlando?- domandò curiosa.
-Non ci
hai spiato abbastanza da averlo sentito?-
-Io non
vi stavo spiando, Kai- fece fingendosi offesa –Ti
stavo cercando e per caso ho ascoltato l’ultima parte della vostra conversazione-
Il russo
la guardò come a chiedersi il motivo per cui lo stesse
cercando –Volevo sapere quando avevi intenzione di andare…da tua sorella- aggiunse
a voce bassa. Il blader lasciò andare le braccia
lungo i fianchi, strinse i pugni per poi riaprirli per scaricare la tensione
mentre lasciava vagare i suoi occhi oltre i vetri della finestra. Una parte di lui gli diceva di andare, era giusto che conoscesse
tutta la verità sul suo passato, ma l’altra aveva paura…ricordarsi di colpo di
avere una sorella, ma non il motivo per cui si era separato da lei. Anche suo
nonno quindi gli aveva sempre tenuto nascosta la verità, non che la cosa lo stupisse più di tanto dopo tutto quello che gli aveva fatto
passare. Si sistemò la sciarpa e fece un profondo respiro poi attraversò la
sala da pranzo dirigendosi verso la porta principale –A dopo- pronunciò impassibile
e già nella sua mano stringeva il foglietto spiegazzato su cui era scritto
l’indirizzo della sorella. Lo rilesse per l’ennesima volta, Kayx
risiedeva dall’altra parte della città, avrebbe impiegato
un’oretta buona per raggiungerla. Dopodiché si lasciò alle spalle la casa.
-Kai…-
sussurrò mentre lo vedeva allontanarsi. Una mano si posò
sulla sua spalla –Non preoccuparti- cercò di rassicurarla. Hilary annuì e sorrise –Ma tu? Qual è il problema?-
-A dire
la verità vorrei chiederti un favore-
-Dimmi-
-Non è
che parleresti con Federica? Sicuramente a te darà ascolto, dal momento che ha
deciso di non rivolgermi più la parola-
-A che
riguardo?-
-Ciao!- esclamò
allegra salutandolo con un bacio sulla guancia che lo fece arrossire non poco.
-Ciao-ribattè imbarazzato. Ultimamente il capitano vedeva
il suo rapporto con Liz diventare sempre più stretto
e profondo, non che la cosa gli dispiacesse
anzi…sperava con tutto il cuore che sarebbero andati oltre il semplice rapporto
di buoni amici, peccato che non riusciva a trovare il coraggio di confessarlo
alla ragazza. La giovane tedesca si appoggiò con i gomiti alla ringhiera del
belvedere del parco, dove Takao si stava allenando a beyblade –Oggi il cielo è limpido
e si può ammirare il panorama! Non è stupendo?-
-Si…- si avvicinò alla quindicenne –SentiLiz…-
-Dimmi-
-Ecco io…cioè tu…insomma noi, voglio dire io e te…- farfugliò tra i
denti. La rossa sorrise notando l’impaccio dell’amico
e lo incitò a continuare –Cosa c’è?-
-Quello
che sto cercando di dirti è che io vorrei…sempre se lo voglia
anche tu, è chiaro, che noi potremmo…- il suono di un messaggio di un cellulare
interruppe il suo discorso senza capo né coda. Sospirò profondamente nel vedere
la quindicenne prendere il telefonino dalla tasca e aprire la cartella degli
SMS. Cosa gli succedeva? Di solito non era un tipo
timido che si faceva prendere dall’imbarazzo, era sempre stato impulsivo, sia a
beyblade che nella vita, a volte anche troppo. “Probabilmente
è quel tipo dell’altra volta, quel Thomas” pensò tra
sé scocciato, forse avrebbe dovuto lasciar perdere, anche perché quando si
trovava in compagnia della ragazza non riusciva a mettere insieme due parole
che avessero un senso.
-E’
Federica!- disse risvegliando Takao dai suoi
pensieri.
-Ah…pensavo
fosse…- ma si interruppe.
-Chi?-
gli domandò curiosa di conoscere il seguito.
-Quello
dall’altra volta, Thomas-
-No, per
fortuna non mi chiama più dopo che gli ho detto che tu sei il mio ragazzo- quell’affermazione provocò una risata nervosa da parte del
capitano che si passò una mano intorno al collo –Beh, quando dovrai ingaggiarmi
di nuovo sono sempre a tua disposizione!-
-Anche
adesso?- chiese con sguardo malizioso.
-Adesso?!-
ripetè –Ma hai detto che era Federica e non Thomas…io…- non concluse la frase perché
Liz si avvicinò a lui e sfiorò le sue labbra in un
breve ma dolce bacio. Quando si separarono la rossa gli
sorrise –Allora?-
-Allora
cosa?- il blader ormai si era perso
nel mondo dei sogni, non riusciva più a connettere il cervello con il
resto del corpo.
-Posso ingaggiarti
come mio ragazzo da oggi a un tempo indeterminato?- gli
prese la mano e gliela strinse nella sua.
-Certo…-
rispose attirandola a sé. Le riavviò una ciocca di capelli ramati dietro
l’orecchio e le circondò la vita con un braccio –Ne sarei
onorato…-
Si fermò
davanti ad un edificio di tre piani circa, un piccolo albergo alla periferia
est della città, non troppo distante dal mare. Due gradini davano l’accesso alla
porta a vetri girevole che faceva da entrata al palazzetto
bianco latte che gli si innalzava davanti. Fece
scorrere il suo sguardo sulla facciata dello stabile, una serie di grandi
finestre era disposta in ordine perfettamente geometrico ognuna a poca distanza
l’una dall’altra e ognuna possedeva un piccolo balcone
semicircolare dalle sbarre color verde prato, mentre una scritta dorata in cima
annunciava il nome dell’hotel: Il Plaza Hotel. Era arrivato, aveva dovuto prendere ben due metropolitane
spendendo poco più di tre quarti d’ora di tempo per giungerci. Attraversò
l’atrio, ormai era troppo tardi per tornare indietro, e si diresse alla reception.
-Posso
esserle utile?- una giovane donna sui venticinque anni gli
sorrise allegramente da dietro il bancone.
-Cerco KayxMatthews-
-Controllo
subito- prese un enorme libro, probabilmente il registro delle persone che
risiedevano nell’albergo sfogliandolo fino a che non trovò il nome che le
interessava. Richiuse il fascicolo –Camera 202-
-Grazie- disse avviandosi verso l’ascensore e premette il pulsante
che lo avrebbe condotto al secondo piano. L’elevatore si aprì con un sonoro
segnale acustico che annunciava l’apertura delle porte automatiche, e Kai si ritrovò la stanza cercata subito sulla destra. Si
fermò davanti alla camera osservando con insistenza il numero inciso sulla
porta poi, senza pensarci troppo, bussò repentinamente sopra di essa. La ragazza gli aprì dopo qualche
secondo –Kai!- sembrava piuttosto sorpresa,
forse non si aspettava una sua visita così presto. Invitò il fratello ad
entrare e lo fece accomodare sul letto, ma lui con un cenno del capo le fece
capire che preferiva rimanere in piedi.
-Allora…-
esordì la ragazza interrompendo il silenzio gelido che si era creato tra i due –Cosa vuoi sapere?- non aveva senso girare intorno al
motivo per il quale Kai era andato da lei, entrambi
sapevano che inutili discorsi di frasi fatte non avrebbero risolto nulla.
-Perché
ci siamo separati?- chiese schietto. Dopo l’incidente
alla Borg in cui aveva perso la memoria aveva
scordato ogni cosa del suo passato, solo con il tempo i
ricordi erano riaffiorati nella sua mente ma parzialmente, ancora adesso
faticava a rimembrare i particolari.
-Davvero
non te lo ricordi?-
Il russo
scosse la testa in segno di negazione. La quindicenne si alzò dirigendosi alla
finestra, scostò le tende dai vetri e puntò il suo sguardo all’orizzonte, dove
era possibile scorgere un tratto di mare –E’ stato per colpa di nostro nonno, HitoHiwatari- pronunciò
sconsolata –Quando morì nostra madre, non c’era nessuno
disposto ad occuparsi di noi, dal momento che nostro padre era sempre in
viaggio per lavoro. Eravamo piccoli e non ancora autosufficienti per badare a
noi stessi. Così il nonno decise di prenderti con lui al monastero mentre i
servizi sociali rinchiusero me in un orfanotrofio-
-Perché Hito non prese con sé anche te?-
si guardava bene dal chiamarlo nonno, quell’essere
per lui non poteva più chiamarsi tale.
-Evidentemente
perché non ero brava quanto te con il beyblade-
estrasse il suo beyblade rosso dalla tasca, Zerdran, il suo nome era l’anagramma di quello del beybladediKai.
Il russo la riconobbe subito, era la trottola delle
visioni. Spostò l’attenzione sulla sorella –E dopo che successe?-
-Fui
adottata da una coppia che non poteva avere figli e andai a vivere con loro a Londra-
-Per questo porti il cognome Matthews?-
-Si,
quello era il cognome del mio padre adottivo-
-Era?-
domandò non comprendendo il motivo per cui avesse
usato il verbo al passato. Kayx abbassò lo sguardo, i suoi occhi grigio-viola si fecero tristi –I
miei genitori adottivi erano entrambi poliziotti e lavoravano nello stesso
distretto, nella sezione investigativa. Due mesi fa, un caso al quale stavano
dietro da tempo, li portò ad esercitare la loro
professione direttamente sul campo ma qualcosa andò storto…rimasero coinvolti
in una sparatoria. Mio padre morì sul colpo, mentre mia madre non resse durante
il trasporto in ospedale…- la sua voce diventava sempre più bassa e incrinata
ad ogni parola che pronunciava; d’altra parte non era trascorso molto tempo da
quel terribile episodio e la ferita non si era ancora rimarginata…si asciugò
una lacrima ribelle con dorso della mano e continuò –Una settimana più tardi mi
arrivò una lettera, scritta da loro, i miei genitori adottivi. C’era scritto
che mi doveva essere consegnata solo nel caso in cui loro non ci fossero più-
Kai
rimase in silenzio ad ascoltare quella triste storia, così come la sua Hilary anche Kayxaveva sofferto molto a causa di Hito
e della Borg. In quel momento giurò a se stesso che
gliela avrebbe fatta pagare…sarebbe riuscito a mandare
all’aria i piani di quella folle organizzazione criminale e avrebbe spedito i
suoi membri in prigione. La quindicenne proseguì il racconto –In quella lettera
mio padre e mia madre mi dicevano che sarei dovuta venire a cercarti, mi
dissero dove ti avrei potuto trovare adesso e di tornare da te per riprendermi
ciò che mi era stato tolto…loro volevano solo la mia felicità. Ed è per questo
che ora sono qui a parlarti…io voglio di nuovo la mia famiglia, io voglio di
nuovo stare con te-
-Purtroppo
Hito sta per mettere a punto
il suo progetto, vuole catturare i nostri bit-power, vuole usarli per dominare
il mondo. Il suo piano non ci permette di vivere una vita tranquilla- a volte
niente può far più male della pura e sincera verità.
-Voglio aiutarti a fermarlo allora- affermò convinta.
-Davvero?-
La
ragazza annuì senza esitare –Voglio riprendermi ciò che mi è stato tolto, come
dicevano i miei genitori…e se l’unico modo è fermare Hito
e la Borg allora lo farò, sempre se lo voglia anche tu- aggiunse.
Il russo
le rivolse un sorriso che parlava da solo. Un sorriso che si
propagò anche sulle labbra della blader. Nonostante non si fossero più visti per molti anni,
nonostante lui avesse perso la memoria e ricordato di avere da poco una
sorella, erano molto legati, lo erano sempre stati, fin da bambini. Kai anche da piccolo aveva un carattere chiuso e introverso
e Kayx era un po’ la sua migliore nonché
unica amica.
-Sai, io
volevo molto bene ai miei genitori adottivi ma non glielo ho mai detto. Sono
morti senza saperlo…è una cosa che rimpiangerò per tutto il resto
la vita e che non riuscirò mai a perdonarmi- disse ricominciando a
piangere. Il sedicenne le si avvicinò –Io credo che lo
sapessero lo stesso-
-Lo pensi
davvero?-
-Si-Kayx si strinse a lui, abbracciandolo, mentre le mani del
fratello le accarezzavano dolcemente i capelli –Grazie Kai…-
Adesso ne era più che certo, avrebbe fermato suo nonno e quella
folle organizzazione criminale a cui stava a capo. La Borg
aveva fatto soffrire troppe persone, prima lui, poi la sua Hilary,
e ora sua sorella, senza contare quello che sarebbe potuto accadere se non le avrebbero messo i bastoni tra le ruote, a quanta gente
ancora avrebbe fatto del male? Era tempo di mettere la parola fine a tutto ciò.
Già…fine…quello era il termine che sentiva crescere nella sua mente, che gli
martellava la testa ma non solo, la conversazione con Kayx
gli aveva lasciato addosso un’altra
consapevolezza…ripensò a ciò che aveva detto riguardo ai suoi genitori
adottivi, del fatto che gli voleva un gran bene ma che non glielo aveva mai
detto, e adesso era troppo tardi per farlo. Scese dalla metropolitana e guardò
l’orologio della stazione, segnava le tre del pomeriggio. Prese il cellulare e
inviò un messaggio a Hilary in cui le diceva di
raggiungerlo sulla spiaggia, le doveva parlare. S’incamminò
verso il mare, da lì non avrebbe impiegato più di venti minuti ad
arrivare. E mentre vedeva comparire davanti ai suoi occhi l’immensa distesa celeste cominciò a rilassarsi, a distendere i nervi…si
soffermò sul bagnasciuga lasciando alla fresca brezza marina di accarezzargli
il viso, di smuovergli i capelli, di respirare profondamente.
Lo vide sulla riva, la stava aspettando. Nel messaggio che
aveva ricevuto c’era scritto che doveva parlarle. L’ultima volta che le aveva
detto così avevano finito per litigare…sperò che quella volta sarebbe andata in
modo differente, forse voleva solo raccontarle di come era
andata con Kayx…ma che motivo c’era di farla venire
fino alla spiaggia? Non poteva farlo a casa? Aveva letto il suo SMS mentre era
impegnata in una conversazione con Federica, come le aveva chiesto di fare per favore Rei…la biondina le aveva detto di non
preoccuparsi e di andare e che avrebbero terminato il discorso in un altro
momento…gli arrivò alle spalle e sorrise…rendendosi conto che con Kai non aveva senso porsi simili domande, lui era così…
Il russo si
voltò verso di lei, incrociando il suo sguardo, i raggi del sole illuminavano
il suo profilo lasciandole in penombra una parte del viso mentre facevano
riflettere i suoi capelli di un castano più chiaro del solito, quasi dorato. Le si avvicinò non proferendo parola ma continuando a tenere
gli occhi fissi in quelli della ragazza.
-Allora…di
cosa devi parlarmi?- gli domandò interrompendo il
momento magico che si era creato tra i due. Il blader
rimase in silenzio per un tempo che a Hilary sembrò
durare un’eternità e che le metteva anche un po’ soggezione, soggezione che si
dissolse quando le accarezzò una guancia con il dorso della mano e la
abbracciò. La brunetta poggiò la testa sul suo petto smarrendosi completamente
nel calore e nella sicurezza che le trasmetteva.
-Ti amo Hilary- le sussurrò dolcemente
all’orecchio –Ho impiegato molto a capirlo ma alla fine l’ho fatto. Mi piace
tutto di te, il modo in cui parli, come ragioni, come sorridi…io sono
innamorato veramente di te- le mise una mano sotto al mento
sollevandole il viso –Volevo che tu lo sapessi…-
Hilary
arrossì. Le aveva detto di venire fino in spiaggia
solo per dirle questo? Lui non era certo il tipo che manifestava così
apertamente i suoi sentimenti –Perché mi stai dicendo questo? Voglio dire…tu di solito non ti esprimi così apertamente…-
biascicò imbarazzata.
-Ho
parlato con Kayx…-le raccontò quello che gli aveva
detto riguardo al modo in cui si erano separati e riguardo ai genitori adottivi
di lei –Lei gli voleva bene ma non glielo aveva mai detto…e ora non può più
farlo…non volevo che succedesse la stessa cosa con te…-
-Kai…-
fu tutto ciò che riuscì a dire. Sentiva il suo cuore battere forte –Ti amo anch’io…tantissimo- posò le labbra su quelle del suo
ragazzo che si fusero in un lungo e dolcissimo bacio…
TO BE CONTINUED…
Come sono romantica!!! (ma sentila! nd.tutti) Che succederà nel prossimo cap???
Vi dico solo che verrà a capo la situazione tra Rei e Federica e succederà
anche una cosetta divertente!! E non solo…commentate e alla prossima!!!
Rieccomi qua!!!!! Pensavate di esservi liberati di me??? Ma io sarò sempre con voi!!! (cos’è, una minaccia???? nd.tutti).
Era un sacco di tempo che non mi facevo sentire così per farmi perdonare ho
scritto questo cap che è parecchio lunghetto!!! Contenti? (noooooooooo!!!!!
nd.tutti)
bene, visto che siete tutti contenti (ma dove??? nd.tutti)
(e che soprattutto non mi interrompete, vero???? nd.me con in mano un mitra che spara mille colpi al secondo) (c-c-c-certond.tutti) passiamo a
ringraziare tutti quelli che hanno commentato il mio scorso cap!
Jaly, Kayx_chan, LightAngel, Kadma32, Lelli91, Elle, Hila92 e tutti gli
altri che leggono, e dedico questo cap a Hiromi91,
spero ti piaccia! Si comincia!
La vita è un pendolo
che oscilla tra il dolore e la noia (Schopenhauer)
-Scusa Liz, hai per caso visto Federi…oh,
scusate, mi dispiace, non sapevo che…- Hilary teneva
ancora la mano sulla maniglia della porta della cucina, che aveva appena spalancato,
cogliendo di sorpresa i due ragazzi che immediatamente si separarono
imbarazzati l’uno dall’altra, costretti a sciogliere il bacio che si stavano
scambiando prima di essere interrotti. Takao tossì un
paio di volte e si sistemò la visiera del cappello, cercando di ricomporsi,
mentre Liz si passò nervosamente una mano tra i
capelli.
-Beh…forse
è meglio se io torno di là- disse sentendosi
particolarmente a disagio. Stava per richiudere la
porta quando la tedesca la chiamò –Aspetta Hilary…-
-Si lo
so, io non ho visto niente…- ribattè ancora prima di
ascoltare il seguito, intuendo già cosa volesse
chiederle l’amica.
-No, non
è questo…il fatto è che io e Takao…ecco, ci siamo
messi insieme- prima o poi sarebbe venuta a saperlo
comunque, quindi perché negarlo? La brunetta guardò prima la
ragazza poi spostò l’attenzione sul blader, stupita,
ricordandosi della conversazione avuta con lui il giorno precedente. Sorrise
–Sono contenta per voi!-
-Grazie. Ma…tu cosa volevi?-
-Ah si,
quasi dimenticavo! Sai dov’è Federica?- aveva un discorso in sospeso con lei, stava
cercando si capire che cosa avesse intenzione di fare
con Rei, come le aveva chiesto l’amico, data la situazione che si era creata
tra loro.
-Veramente
no-
-E’
in giardino- una voce maschile rispose al suo posto –L’ho
vista rincasando- continuò il biondino.
-Grazie
Max! Ciao Mariam!- fece rivolta a quest’ultima
che ricambiò il saluto con un cenno del capo. Da quando stava con Max
trascorreva molto tempo a casa dei suoi amici e spesso restava a mangiare con
loro, facendo preoccupare Jessie che pur essendo più
piccolo rimaneva alzato fino a tardi ad aspettarla, cosa a che a lei dava solo
sui nervi. Era abbastanza grande per decidere da sola
cosa fare e di certo non aveva bisogno di suo fratello minore come balia. Glielo
aveva ripetuto un milione di volte ma quel ragazzino continuava imperterrito a
fare di testa sua. Per questo stava prendendo in considerazione l’ipotesi di
trasferirsi anche lei in quella casa, come le aveva proposto
l’americano. In fondo dove c’era posto per otto, c’era posto anche per nove.
-Bene,
allora vado da lei, devo parlarci-
Si
sedette sul muretto del giardino della villa sospirando profondamente. Alzò gli occhi al cielo, limpido e azzurro, il vento di tramontana
aveva spazzato via tutte le nubi, e portato qualche grado di meno
nell’atmosfera. Si strinse nella giacca, faceva piuttosto freddo ma non voleva
rientrare in casa. Avrebbe corso il rischio di incontrarlo…non sapeva come comportarsi, Rei le piaceva però qualcosa la
frenava…riabbassò lo sguardo e si riavviò dietro le orecchie una ciocca ribelle
di capelli color oro, poi si sfregò le mani, cercando di scaldarle dal freddo
pungente di fine gennaio. Si bloccò di colpo quando le tornò nella mente la
scena della sera precedente, ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che
fosse scappata così dopo quel bacio. Era corsa in camera sua senza dire una
parola, come aveva potuto? Eppure lei conosceva già la
risposta, la paura di rivivere un episodio doloroso del suo passato tornava a
farsi sentire ogni volta che rischiava di innamorarsi di qualcuno…sussultò quasi,
davvero considerava Rei in quel modo? Il corso dei suoi pensieri fu interrotto
dal rumore di un ramoscello che si spezzava, Hilary
nell’avvicinarsi all’amica aveva calpestato uno dei
tanti rami secchi caduti in giardino dagli alberi già da mesi tristemente
spogli.
-Spero di
non averti disturbato- le sussurrò mentre le si sedeva
accanto.
-Oh, ciao Hilary-
-Come
stai?-
-Così-
sentiva combattere dentro di lei sentimenti contrastanti, di cui nessuno
riusciva ad avere il sopravvento e a farle finalmente capire quale fosse la
decisione giusta da prendere. Sempre se fosse stata ancora in tempo, forse se
avesse aspettato ancora a lungo Rei non sarebbe rimasto lì ad aspettarla…in
fondo la colpa di quanto stava succedendo dipendeva
solo da lei.
-Ancora
non hai deciso?- la brunetta guardò l’amica abbassare
lo sguardo, lasciando che i capelli le tenessero nascosta la parte superiore
del viso. Scosse la testa, sconsolata, facendole capire che non aveva la minima
idea di cosa fare.
-Noi ci
conosciamo da poco più di due settimane ma io ti considero già una vera amica
perciò…se posso fare qualcosa per te basta che tu me lo dica-
-Grazie- incurvò gli angoli della bocca in un sorriso pieno di
gratitudine e sollevò lo sguardo verso la ragazza.
-Il fatto
è che…- continuò –Rei a me piace però ho paura-
-Paura?-
domandò sconcertata.
-Fino a
poco meno di due anni fa io avevo un amico…era il mio migliore
amico, ci conoscevamo sin da piccoli, siamo cresciuti insieme. Col tempo oltre
a noi sono maturati anche i nostri sentimenti e entrambi
ci siamo accorti che l’amicizia stava lasciando spazio a qualcosa di più
profondo- si alzò in piedi per sgranchirsi le gambe e ispirò profondamente
prima di continuare –Ci siamo messi insieme, quelli sono stati mesi stupendi, i
più belli di tutta la mia vita probabilmente, ma per una lunga storia che ora
non mi va di raccontare abbiamo finito per lasciarci, e la nostra è stata una
profonda e definitiva rottura, rottura che forse non ci sarebbe stata se non
avessimo cominciato quella storia. In quel periodo sono stata malissimo, quante
lacrime ho versato…Liz
provava a consolarmi, a tirarmi su di morale, ma per lungo tempo non sono
riuscita a rassegnarmi all’idea di aver perso non solo lui, ma anche tutto
quello che c’era stato prima, la nostra amicizia…che solo da poco mi sono resa
conto che non riusciremo mai più a recuperare-
-Quindi
tu hai paura che succeda la stessa cosa con Rei, è così?- le chiese cominciando
finalmente a comprendere il suo comportamento. La biondina annuì
sconsolata, per niente al mondo avrebbe desiderato rivivere tutti quei
dolorosi momenti. Si voltò verso Hilary –Tu che dici?-
-Io?!-
quella domanda, fatta all’improvviso la lasciò incapace di rispondere.
-Si, tu che faresti al mio posto?-
-Beh…-
non era mai passata per una simile esperienza e di conseguenza non poteva
comprendere quello che aveva passato l’amica anche se poteva immaginarselo. Se
lei e Kai si fossero lasciati distruggendo anche i
ricordi dei piacevoli momenti trascorsi insieme le avrebbe
fatto male, troppo. Di questo ne era consapevole.
Scese dal muretto avvicinandosi alla giovane italiana ancora in
attesa di risposta –Io credo che dovresti buttarti-
-Davvero?-
La
brunetta annuì –Purtroppo il rischio che finisca male
come è ti è già capitato in passato c’è…ma c’è anche la possibilità che ciò non
accada, non credi?- il suo sorriso rassicurante si propagò anche sul volto
della biondina. Hilary non aveva tutti i torti, nessuno
poteva assicurarle che quella storia sarebbe andata a finire bene, ma nessuno
poteva assicuragli che sarebbe finita male. In fondo
in amore vince chi ha il coraggio di rischiare…
-Tu vuoi
bene a Rei?- quella domanda riempì i suoi occhi
azzurri di stupore, non tanto per il suo contenuto quanto per la risposta che sentiva
salirle direttamente dal cuore.
-Si, io
credo…di si- abbassò lo sguardo –Anche se non gliel’ho
mai detto-
-Beh,
credo che ora lo sappia- con un gesto del capo indicò
qualcosa dietro di lei. Federica si voltò e rimase come paralizzata. Il blader cinese si trovava a pochi passi da lei e
probabilmente aveva ascoltato gran parte delle conversazione
tra le due ragazze. Che cosa sarebbe successo? Hilary, capendo di essere di troppo, si diresse
in silenzio verso l’ingresso della villa, i suoi amici avevano bisogno
di rimanere un po’ da soli per potersi finalmente chiarire. Sarebbero giunti ad
una conclusione?
-Rei io…-
esordì, ma si bloccò immediatamente dopo non sapendo come continuare- Il
sedicenne le si avvicinò continuando a sostenere il
suo sguardo e dolcemente l’abbracciò. Le parole morirono tutte nella gola di
Federica che si lasciò completamente andare a quella stretta affettuosa ma allo
stesso tempo sicura. Non c’era bisogno che gli spiegasse
il perché del suo comportamento, ora lo aveva capito, aveva capito perché la
sera prima era scappata. La scostò gentilmente da lui
passandole una mano tra i capelli biondissimi –Posso baciarti? Sai…non
vorrei che tu scappassi di nuovo…-
La biondina gli sorrise, un po’ imbarazzata –Questa volta non
lo farò- e aspettò che le sue labbra venissero in contatto con quelle del
ragazzo che le stava di fronte, in un lungo bacio. Forse quella volta sarebbe andato tutto per il meglio, in fondo, bastava
volerlo…
Si abbassò il berretto fino a coprirle le orecchie, a causa del freddo
le era scoppiato un gran mal di testa. Si strinse nella felpa colorata
che le aveva prestatoLiz, e
abbracciò il suo corpo cercando di scaldarsi. Sentiva brividi di freddo
correrle lungo la schiena, sperò che non le venisse la febbre, non poteva
permettersi di ammalarsi in un momento d’allerta come quello, la Borgavrebbe potuto attaccarli da
un momento all’altro. Già le rimaneva abbastanza complicato lanciare il beyblade con la mano destra fasciata, figurarsi se avrebbe
avuto anche l’influenza. Strinse il pugno, le faceva ancora piuttosto male…ma
non si sarebbe arresa, avrebbe fatto qualsiasi cosa
pur di vedere falliti una volta per tutti i loschi piani di quella dannata
organizzazione. Solo così lei e suo fratello sarebbero finalmente riusciti a
condurre una vita normale, a recuperare tutto il tempo che gli era stato
rubato. Chiuse gli occhi, rilassandosi nella semioscurità della stanza cercando
di distendere i nervi e acquietare quel fastidioso mal di testa, fin quando due
mani si posarono dolcemente su di essi. Sorrise, sicura di sapere l’identità della persona che le stava
dietro. Si voltò e sentì due labbra posarsi sulle sue mentre due braccia
la tenevano stretta per la vita. Hilary si lasciò
andare a quel contatto, anche se percepì qualcosa di diverso dal solito,
qualcosa che non riusciva a comprendere…solo quando si separarono riuscì a
capire –Takao?!- esclamò stupita.
-Hilary?!-
-Cosa
cavolo ti è saltato in mente?- fece portandosi due
dita alla bocca e arrossendo per l’imbarazzo.
-Io…io…pensavo
che tu fossi Liz!- ribattè
confuso –Cosa ci fai con addosso una delle sue
magliette?- indicò la felpa che indossava.
-Mi
piaceva e me l’ha prestata. Abbiamo la stessa taglia…ma non cercare di cambiare
discorso! Si può sapere perché mi hai baciato?!- stava
cominciando ad arrabbiarsi.
-Tu eri
di spalle, in penombra, con la maglietta di Liz…te
l’ho detto, pensavo fossi lei! E comunque
non mi sembra che tu ti sia tirata indietro!- e doveva anche ammettere che quel
bacio lo aveva gradito…ma solo perché credeva fosse Liz!
-Certo! Pensavo fossi Kai!- si guardarono
negli occhi, in silenzio, prima di scoppiare entrambi a ridere. Era ovvio che
tra loro c’era stato un vero e proprio scambio di
persona, un equivoco che sarebbe rimasto tra Hilary e
Takao.
-E’
meglio che questa cosa non si venga a sapere in giro…non credo che per Liz ci sarebbero problemi, ma ho paura della reazione che possa avere Kai. Non vorrei finire
all’ospedale!-
-Non ti
sembra di esagerare?-
-Assolutamente.
Lo sai che tu sei l’unica cosa capace di fargli perdere la testa-
-Grazie
tanto per avermi dato della “cosa”!- posò le mani sui fianchi offesa. Il blader le diede le spalle –E dai,
hai capito che intendevo! Non volevo offenderti, questa volta-
-Questa
volta?!-
-Ehm…sarà
meglio che vada da Liz…quella vera!- uscì dalla stanza veloce come un fulmine, non voleva
rischiare di ricevere qualcosa di contundente in testa.
-Scemo!-
gli urlò dietro.
Infilò le mani nelle tasche, indolenzite, il vento freddo e tagliente
gli impediva
quasi di muoverle. Il suo fiato si andava a condensare in piccole nuvolette di
vapore, la temperatura era scesa di parecchi gradi, nonostante il cielo fosse
completamente sgombro e limpido. In strada si incontravano
poche persone, probabilmente la maggior parte della gente aveva pensato bene di
rimanere in casa al calduccio. Chiuse gli occhi per poi
riaprirli immediatamente dopo, forse non avrebbe fatto male a rientrare
anche lui.
Si incamminò
per il vialetto del giardino della villa, come al suo solito non era tornato
per pranzo e non aveva avvertito, dopo che si era separato da Hilary se ne era andato in giro per la città solo con se
stesso, aveva sentito il bisogno di rispolverare le vecchie abitudini; alzò lo
sguardo sui due ragazzi che discorrevano animatamente seduti sul muretto, Rei e
Federica sembravano aver chiarito ogni cosa, il cinese teneva in mano il suo beyblade, Dranzer, e lo stava
mostrando alla biondina, presumibilmente parlandole di tutto quello che aveva
passato con lui. Incurvò gli angoli della bocca in un mezzo sorriso, fino alla mattina il suo amico pareva non saper dove mettere le
mani per rimediare alla situazione che aveva combinato con l’italiana, e adesso
era come se non fosse successo niente. Riusciva a cavarsela in ogni situazione
in un modo o nell’altro. Si tolse la giacca, posandola sull’appendiabiti
all’ingresso e si diresse verso il salone, fermandosi sulla soglia della
stanza. Hilary era accoccolata sul
divano impegnata nella lettura di un giallo. Si appoggiò allo stipite
della porta incrociando le braccia al petto e si incantò
a guardarla, attento ad ogni suo movimento, terminata la pagina velocemente sfogliava
avanti il libro, continuando a leggere, e ogni tanto tirava su con il naso,
probabilmente si stava buscando un bel raffreddore. Alzò gli
occhi su di lui –Takao mi hai fatto paura!-
esclamò spaventata. Immersa nel romanzo non si era accorta della sua presenza.
-Guarda
che non sono Takao-
-Eh? Si,
certo lo so…mi sono sbagliata- in realtà lei lo aveva riconosciuto, sapeva che
era Kai, ma allora perché lo aveva
chiamato con il nome del capitano della squadra? Probabilmente, pensò, il
ricordo del piccolo incidente avuto prima con lui
aveva per un attimo preso il sopravvento, si sentiva in colpa a tenergli
nascosto ciò che era successo…in fondo non era niente di grave, solo uno
scambio di persona, un equivoco. Il russo le si avvicinò,
sedendosi accanto a lei –Come va la mano?-
-Così-
rispose portandosela sotto gli occhi. Aveva cominciato a stancarsi di quella
fasciatura che le impediva la maggior parte dei movimenti, come ad esempio lanciare
il suo beyblade.
-Ce la
fai a combattere contro la Borg in queste condizioni?-
-Certo. Voglio dire…devo almeno provarci. Tu non faresti lo stesso, Takao?- posò il libro sul tavolo passandosi la mano buona
tra i capelli, non facendo caso a ciò che aveva appena
pronunciato. Il russo inarcò le sopracciglia –Ancora?-
-Ancora
cosa?- si voltò verso di lui.
-Mi hai chiamato di nuovo Takao- si alzò
dal divano avvicinandosi a lei, le stava di fronte. La brunetta si morse il
labbro inferiore –No, ti sbagli- cercò di dirottare la
conversazione mentre nella sua mente si domandava come facesse a volte a non
pensare prima di parlare.
-Non mi sono
sbagliato- affermò freddo e non aggiunse altro ma era chiaro che il suo tono di
voce le stava chiedendo una spiegazione.
-Il fatto
è che…- aveva promesso a Takao che non avrebbe detto
nulla circa quel bacio ma non voleva mentire a Kai,
non voleva tenergli nascosto quello che era successo, non ci riusciva…in fondo
una delle basi di una relazione sta proprio nella sincerità –Prima è successo
che Takao, si insomma…lui mi
ha…- alzò lo sguardo incontrando quello serio del suo ragazzo che attendeva
paziente il seguito –Beh…lui mi ha…mi ha baciato- disse tutto d’un fiato.
-Ti ha
baciato?!- si sentì pervadere da un moto di collera e una sensazione che non
aveva mai provato prima si impadronì del suo corpo.
Prima di allora non aveva mai saputo cosa fosse la gelosia.
-Si, ma è
stato solo un equivoco. Lui credeva che io fossi…Kai
dove stai andando?- il blader stava già attraversando
la soglia della stanza con un espressione sul volto
che non prometteva nulla di buono.
-Aspetta Kai! E’ stato un equivoco!- ma ormai parlava al vuoto
–Accidenti, perché non mi dai il tempo di spiegarti?-
Intanto
il russo era fuori di sé dalla rabbia, come aveva potuto quello che lui credeva
un suo amico fargli una cosa del genere? Hilary era
la sua ragazza, la sua ragazza…salì di corsa le scale, dirigendosi in camera
del capitano e spalancò la porta senza bussare.
-Kai, che succede?- chiese, levandosi
a sedere. Non
gli lasciò neanche il tempo di alzarsi dal letto che lo prese per il colletto
della maglietta e lo sbattè con violenza contro il
muro.
-Ehi, che
ti prende! Sei impazzito?!- tentò di liberarsi invano dalla
sua presa, Kai non gli permetteva di muoversi.
-Come ti è saltato in mente di baciare Hilary?- gli
urlò contro.
-Calma, posso spiegare- tossì un paio di volte, la stretta del
sedicenne non perdonava.
-Sarà
meglio per te-
-In
realtà la situazione è semplice…io pensavo che lei fosse Liz-
-Certo!
Perché Hilary e Liz si somigliano molto!- portò un pugno pericolosamente vicino al
volto di Takao –Mi prendi in giro?- stava per fargli
incassare un destro ben piantato, e lo avrebbe fatto, se Hilary
non fosse intervenuta in aiuto del suo amico –Fermati Kai!
Dice la verità!- lo prese per un braccio
allontanandolo dal giapponese che di certo aveva visto momenti migliori.
-Io ero
di spalle, in penombra, avevo il berretto in testa e indossavo la felpa che mi
aveva prestato Liz, questa che ho ora!- il russo
gettò un’occhiata alla sua maglietta…effettivamente l’aveva vista già una volta
addosso alla tedesca.
-Perché
non me lo hai detto prima?- il suo tono di voce era ancora piuttosto brusco.
-Perché
non me ne hai dato il tempo…- i suoi occhi scuri incontrarono
quelli grigio-viola del blader, che spostò il suo
sguardo serio sul capitano, soffermandosi qualche secondo su di lui, prima di
andarsene sbattendo la porta alle sue spalle senza proferire parola.
Fu la
ragazza ad interrompere il silenzio che era sceso in quella camera –Mi dispiaceTakao, non sono riuscita
a fermarlo…e mi dispiace anche di aver infranto la promessa, ma io non potevo
non dirglielo!- si sentiva terribilmente in colpa.
-Non
preoccuparti!- le sorrise euforico come suo solito
–Anche se ho rischiato brutto!- si passò un braccio intorno al collo, se lei
non fosse arrivata in tempo, a quell’ora si sarebbe
sicuramente ritrovato con due palle da biliardo al posto degli occhi.
-Te lo
avevo detto che quando si tratta di te perde completamente la testa!- affermò ironico, ma subito divenne serio. La brunetta aveva
lo sguardo fisso nel punto in cui prima se ne era
andato il russo, e le labbra serrate in un espressione di tristezza.
-Vai da
lui-
-Come?-
disse svegliandosi dallo stato di trance in cui era
caduta.
-Vai da lui- ripetè –Ti sta aspettando-
Lo cercò
per tutta Tokyo non aveva la minima idea di dove potesse
essere andato, era stata in spiaggia, che con sua grande delusione l’aveva
trovata completamente deserta, aveva guardato al parco, ma di lui nessuna traccia,
era perfino passata nelle vicinanza della sede della BBA. Elencò a mente i
luoghi che Kaiera solito
frequentare…una raffica di vento sollevò una grande quantità di polvere che
costrinse Hilary a indietreggiare. Si voltò
dall’altra parte per evitare di finire dentro il piccolo tornado che avevano formato le foglie secche insieme alla terra e chiuse
gli occhi, attendendo che il vento si calmasse; quando li riaprì sollevò lo
sguardo che andò a posarsi sul ponte che collegava le due rive opposte della
città. Il fiume! C’era un posto dove non aveva ancora guardato. Cominciò a
correre, tenendo il cappotto ben saldo sul davanti, la temperatura non
perdonava e sembrava non guardare in faccia nessuno. Si bloccò di colpo vedendolo
seduto sulla sponda, impegnato a fissare l’acqua che scorreva senza tregua nel
suo corso andando a formare una piccola cascata poco più avanti. Gli si
avvicinò di qualche passo, lentamente, quel tanto che bastò per fargli alzare
lo sguardo su di lei, serio come suo solito. La brunetta si strinse nelle
braccia, quel clima era davvero insopportabile –Ti ho cercato dappertutto, non
sapevo più dove trovarti…-
Il russo
non rispose, si limitò solo a spostare gli occhi dalla ragazza all’acqua, non
sembrava intenzionato a cominciare un discorso. Tuttavia la
brunetta non demorse, si sedette accanto a lui –Ascolta…- continuò –sei
ancora arrabbiato?-
-Non sono
arrabbiato- proferì impassibile –Solo che non sopporto che qualcuno si prenda
ciò che è mio-
-Ciò che è tuo?!- non poteva credere alle sue orecchie, la
considerava solo qualcosa che gli apparteneva? E tutto
quello che le aveva detto quella mattina, del fatto che era innamorato di lei, che
l’amava…non aveva più significato? Si alzò in piedi di scatto –Io sarei “ciò
che è tuo”?!-
Il blader stava per ribattere ma fu bruciato sul tempo –Quindi
mi consideri solo come qualcosa che ti appartiene, un oggetto, un diversivo, o
non so, dimmi tu che altro!-
-Non era
questo che intendevo-
-Peccato
invece che io abbia capito questo!- e lei si era anche
presa la preoccupazione di andarlo a cercare con tutto quel freddo…non si
meritava niente. Gli diede le spalle, sentiva gli occhi riempirsi di lacrime;
in fondo avrebbe dovuto aspettarselo…che cosa poteva sperare in uno come Kai? Stava per correre
via quando la voce del ragazzo la bloccò –Non voglio perderti- lo sentì alzarsi
da terra –Io non ti considero affatto come qualcosa che mi appartiene…solo non voglio che qualcuno ti porti via da me. Sarà egoistico da
parte mia ma voglio che tu mi stia vicino, sempre. Tu sei la prima persona che
mi abbia insegnato cosa fosse l’amore e io…non voglio
perderti- ribadì. Hilary si voltò verso di lui e
sorrise tra le lacrime che ormai rigavano il suo volto –Non c’è niente da
fare…non riesco a rimanere arrabbiata con te troppo a lungo!-
Il russo le si avvicinò asciugandole le guance con il dorso della
mano, dolcemente. La ragazza nascose il suo volto nell’incavo della spalla di Kai riscaldandosi con il calore che le trasmetteva il suo
corpo –Ti voglio bene, Kai- gli
sussurrò circondandogli il collo con le braccia. Lui in
risposta le scostò la frangetta ai lati del viso regalandole un dolce bacio
sulla fronte.
-Andiamo…-
le disse allontanandola dolcemente da lui –Gli altri ci staranno aspettando per
gli allenamenti-
-Alla buon ora! Avete finito di farvi i fatti vostri?-
-Takao
ci tieni tanto a ricevere quel pugno che ti ho risparmiato prima?-
-Ehm…no,
no!- indietreggiò di qualche passo, forse non era il caso di sfottere oltre. In
uno scontro a mani nude avrebbe sicuramente vinto Kai,
e lui questo lo sapeva. Il russo scorse con lo sguardo tutti i presenti, Mariam,
Liz e Federica erano sedute su una delle tante
panchine del parco, mentre gli altri gli erano intorno e…non erano da soli. Kayx gli stava di fronte –Ciao!- lo
salutò con un sorriso.
-Ciao-
non ebbe il tempo di chiedere cosa ci facesse anche lei lì perché Rei sembrò
leggere nella sua mente –E’ venuta a cercarti a casa ma tu non c’eri, così le
abbiamo detto se voleva unirsi a noi mentre ti aspettava…abbiamo pensato ti
avrebbe fatto piacere!-
Il russo
rivolse un mezzo sorriso alla sorella, non se lo aspettava ma effettivamente
era contento. Vide la ragazza avvicinarsi adHilary –Tu sei Hilary, giusto?-
le chiese porgendole la mano, il giorno precedente quando lei era piombata nel
bel mezzo dei loro allenamenti non c’era stato il tempo e il modo di
presentarsi.
-Si…piacere-
-Sei la
ragazza di mio fratello, no?-
-Si…-rispose imbarazza. Kai rivolse
un’occhiata ammonitrice ai suoi compagni che in quel momento lo guardavano con
un sorriso ebete dipinto sul volto, a quanto pareva le avevano
raccontato proprio tutto di lui. In effetti
erano stati lontani per otto anni, Kai sapeva cosa
avesse fatto la sorella durante quel lungo periodo, glielo aveva detto quella
stessa mattina, tuttavia non l’aveva aggiornata riguardo a ciò che avesse fatto
lui…una volta tanto avevano fatto la cosa più giusta, pensò.
Ma
come tutte le cose purtroppo anche quel momento di pace e tranquillità era
destinato a finire, qualcuno che tramava più o meno nell’ombra fece il suo
ingresso in scena, la battaglia finale era ormai alle porte…
-Sono davvero addolorato di dover interrompere questo delizioso quadretto- il tono
patetico della sua voce costrinse i ragazzi a voltarsi e a vedere comparire
all’orizzonte una persona di certo non inaspettata, seguita da tre ragazzi.
Hilary
indietreggiò stringendo forte la mano di Kai nella
sua, quell’uomo…il ricordo di ciò che le aveva fatto la fece rabbrividire. Ma non doveva avere più paura,
non era da sola, forse non lo era mai stata, i suoi
amici erano sempre stati con lei.
-Se non
sbaglio abbiamo un conto in sospeso Bladebreakers…-
TO BE CONTINUED…
Curiosi di sapere come va a finire??? Allora vi basta leggere il prossimo cap
che…sarà anche l’ultimo di questa meravigliosa (ma come sono modesta! nd.me) fic! (si!!!! Ragazzi, champagne! nd.tutti) ma non credete che
la cosa finisca qua perché già sto iniziando a scrivere una nuova e
sensazionale ff! (nooooooo!!!nd.tutti)…ma tornando a
questa, il prossimo sarà l’ultimo cap…ho già in mente
un’idea che mi merluzza per la mente (ti merluzza per la mente???!!! Ma non si dice ti balena per la
mente???!!! nd.tutti) (merluzzi, balene, sempre pesci
sono! nd.me)
(per la verità le balene sono dei mammiferi nd. prof.K) (e tu che cavolo vuoi???? nd.me)
(visto che il mio personaggio compare poco e niente nella tua ff mi ci metto da solo! nd.prof
K) (non è colpa mia se quando mi viene l’ispirazione tu non compari mai nella
mia testa! nd.me) (ma non è giusto!!!! Buhuhuhuhuhuhuhuhnd.prof K) (e va bene nel
prossimo cap vedrò di trovarti un buco da qualche
parte!!! (Magari il baratro dell’inferno! Eheheeh)
basta che la pianti con questa lagna! nd.me)
per il finale! Bene ora chiudo qui perché sto impazzendo!!!
Aspetto commy!!! Bye!!!!
Non posso crederci!!!!! Sono arrivata all’ultimo cap!!!!! Mi ero affezionata a questa fic!!!! Ringrazio tutti quelli che hanno commentato e dedico il
cap a tutti quelli che mi hanno seguito fino a qui!!! Grazie!!!!!! Il cap è molto
lungo, ma vi consiglio di leggerlo tutto, anche dopo che vedete la parola Fine,
altrimenti non riuscirete a comprendere il cap!! (perché se leggiamo tutto cambia qualcosa?? nd.tutti).
Quando il battito del cuore
supera le ombra del passato
l’amore potrà trionfare sul destino (“Un segreto nel cuore” di NicholasSparks)
Erano
arrivati, la Borgsi innalzava
imponente davanti ai loro occhi, lo scontro finale era ormai giunto, non poteva
più essere rimandato. Il sole si sollevava lentamente all’orizzonte, l’alba
nascente inaugurava l’inizio di un nuovo giorno; un giorno particolare, un
giorno in cui si sarebbero decise le sorti dell’umanità mentre questa era
ancora ignara di quello che stava succedendo, e avrebbe continuato ad esserlo,
a vivere tranquilla, se solo loro fossero riusciti ad impedire ciò che quella
folle organizzazione aveva a lungo progettato. Dovevano riuscire ad ogni costo a fermare i loro diabolici piani o il mondo
sarebbe stato nelle loro mani. Vorkov il giorno
precedente gli aveva dato appuntamento, come lo chiamava lui, per quella
mattina alla sede della Borg, un campo che di certo
non poteva essere considerato neutrale, ma loro avrebbero comunque
dato il massimo, non potevano permettersi di sbagliare, anche se con tutta
probabilità quell’uomo non avrebbe giocato correttamente.
Quando si era presentato al parco la sua espressione troppo sicura di sé aveva dato da sospettare ai Bladebreakers…
-Bene arrivati! Vedo che siete stati puntuali- il falso monaco in questione li stava aspettando davanti l’entrata principale dell’edificio
per dargli un “caloroso benvenuto”, le braccia incrociate al petto, un sorriso
disgustoso dipinto sul volto. I ragazzi furono in grado di rivolgergli solo occhiate
cariche di odio, senza fiatare. L’uomo li squadrò uno
per uno, i Bladebreakers, Mariam, quelle due mocciose venute da chissà dove che li
avevano aiutati a liberare Alex, il bambino che
avevano tenuto segregato nelle prigioni per anni, e una ragazzina che non aveva
mai visto prima. Notò una certa somiglianza con Kai ma
non si soffermò a lungo su di lei, di certo non gli avrebbe causato problemi, e
a lui di chi fosse non importava minimamente. Per ultimo posò gli occhi su Hilary, se avrebbe vinto, cosa che era certo sarebbe
successa, si sarebbe preso anche lei…avrebbe avuto
tutto quello che desiderava.
La
brunetta sostenne il suo sguardo, non aveva più paura di lui, non doveva
averne, era certa che avrebbero vinto e finalmente quell’incubo
che durava ormai da cinque anni, da troppi anni, sarebbe
finito…
-Come ti senti?- le aveva chiesto il suo ragazzo la sera precedente. Hilary sospirò sedendosi sul divano e si passò una mano tra
i capelli con aria stanca –Bene…-rispose, cercando forse di convincere più se
stessa che il suo interlocutore. Il russo le si inginocchiò
accanto sollevandole il mento con un dito e costringendola a incrociare i suoi
occhi –Sicura?-
La blader lo guardò in silenzio trattenendo a stento le
lacrime prima di gettargli le braccia al collo –No…ho paura Kai-
disse liberandosi di una parte dell’enorme peso che l’opprimeva –Ho paura…- ribadì.
-Ce la
faremo, vinceremo noi, abbiamo già mandato in fumo i piani di Vorkov e mio nonno una volta, lo faremo di nuovo-
-Lo
so…non è questo che mi spaventa- l’occhiata interrogativa del sedicenne la indusse a spiegargli –Io sono certa che li sconfiggeremo-
affermò convinta –Ma quello che mi preoccupa è ciò che succederà dopo. Fermare
la Borgsarà la fine di un incubo…e
l’inizio della vita reale per me- si sciolse dolcemente dal suo
abbraccio, seppur controvoglia. Si diresse alla finestra ammirando lo splendore
del cielo invernale, colmo di stelle –A volte mi domando se riuscirò a buttarmi
il passato alla spalle, a dimenticare tutto quello che
è accaduto, ma soprattutto se riuscirò a spiegare ad Alex
ciò che è successo. Si, ho paura di Alex…ancora è piccolo ma ho paura che quando crescerà un
giorno mi possa rinfacciare quello che ha passato. Morti i miei genitori non
sono stata in grado di dargli un’infanzia normale…è solo colpa mia-
-Ma tu
non ne hai colpa, amore mio!- Kai le prese il volto tra le mani facendo arrossire vivacemente la
ragazza.
-Non mi avevi mai chiamato così- biascicò ancora imbarazzata. Il
russo abbozzò un sorriso, aveva ragione, quella era la prima volta che lo
faceva. Le accarezzò una guancia con il dorso della mano –Tu non ne hai colpa,
gli unici responsabili in questa storia sono Vorkov e
mio nonno-
-Scusate
se interrompo questo dolcissimo momento…- fece Rei affacciandosi alla porta
della stanza con un sorrisetto dipinto sulle labbra –ma
c’è al telefono una persona per te Hilary-
-Per
me?!-
Il
cinesino annuì, porgendole il telefono –E’ da parte di
un certo ragazzo…- le disse facendole l’occhiolino. Hilary
afferrò l’apparecchio e se lo portò all’orecchio –Pronto?-
-Ciao Hilary!- una vocina squillante rispose dall’altro capo.
-Ciao
tesoro!-
Kaisi irrigidì leggermente alla parola “tesoro” e alzò un
sopracciglio fissando la quindicenne che sembrava a dir poco entusiasta per
quella chiamata ricevuta.
-Non
preoccuparti, è Alex- gli sussurrò
l’amico intuendo chiaramente la sua reazione.
-Ah- fu
tutto quello che riuscì a dire prima di lanciare un’occhiata a Rei e continuare
–Si può sapere che hai da sghignazzare?-
-No,
niente…è solo che non sono abituato a vederti geloso- cercò
di sopprimere una risata anche se con scarsi risultati.
-Non sono geloso- ribatté impassibile.
-Strano,
di solito ti riesce bene mentire ma questa volta non inganneresti neanche un
bambino!-
-Volete
farla finita di lanciarvi frecciatine? Siete amici,
no?- li riprese la brunetta quando ebbe terminato la
conversazione con il fratellino. Alex le aveva
telefonato perché era venuto a sapere delle sfida che
avrebbero dovuto disputare il giorno successivo contro la Borg,
era stato il nonno di Takao ad informarlo, e voleva
augurarle buona fortuna. Le aveva fatto molto piacere
sentirlo, erano due giorni che non lo andava a trovare ma appena finita quella
brutta storia avrebbe rimediato immediatamente.
-Io amico
di un simile arrogante?- Kaistava
per ribattere ma la voce di Federica interruppe il loro più o meno scherzoso
discorso.
-Rei,
invece di stare qui a non far nulla, potresti venire in cucina a darmi una mano
con i piatti?-
-Devo proprio?- rispose con scarso entusiasmo alla biondina.
-Si, dai ti aspetto di là cucciolotto-
Rei arrossì visibilmente mentre Kai ed
Hilary si morsero il labbro inferiore per non
scoppiare a ridere.
-Ehm…vi
lascio soli- disse appena si riprese –Così potrete farvi gli affari vostri-
-Non ce
ne sarebbe bisogno, noi andiamo-
-Dove?- domandò la ragazza sorpresa. Il russo le cinse la vita con un
braccio –A fare una passeggiata-
-A quest’ora?-
-Si, il
lungomare è bellissimo la sera e voglio che tu sia rilassata per domani- si
stava preoccupando per lei, e adHilary
piaceva quando si preoccupava per lei. E poi sarebbe
stata con Kai, da sola, a camminare sulla spiaggia
deserta, magari mano nella mano, al chiaro di luna…come poteva rifiutare? Gli sorrise dolcemente e gli regalò un tenero bacio sulla
guancia poi si voltò a salutare l’amico –Ciao Rei, ci vediamo più tardi-
-Si,
ciao…cucciolotto- lo prese in giro il russo divertendosi
ad osservare l’espressione mista tra la rabbia e l’imbarazzo che si dipinse sul
volto del compagno, beccandosi un’occhiata ammonitrice da parte della sua
ragazza.
Era
quella la vita che voleva, la vita che aveva sempre desiderato da quando aveva
cominciato a vivere nell’inferno della Borg, una vita
tranquilla, serena, divertente, lo voleva con tutte le sue forze e ci sarebbe riuscita. Più nessuno glielo avrebbe impedito.
Seguirono
Vorkov all’interno dell’edificio fin quando non
giunsero in un’enorme sala, provvista di un beybladestadium semplice, di dimensioni medie, al suo centro e un
maxi schermo sulla parete opposta a loro. Tre ragazzi
li aspettavano, Takeshi appoggiato al muro in
silenzio, sicuro di sé, Jeremy e Carlos
seduti sul pavimento, tranquilli e quasi impazienti di cominciare sicuri
dell’esito favorevole della sfida.
-A questo
punto non posso che augurarvi buona fortuna Bladebreakers!-
-Risparmiati
i convenevoli Vorkov, non ti si addicono!-
Takao sembrava piuttosto irrequieto, voleva
iniziare subito, avevano aspettato troppo, era ora di finirla.
-Che
impazienza!- ribatté l’uomo con un ghigno perfido dipinto sulle labbra –Piuttosto,
il primo a scendere in campo sarà Takeshi…voi avete
già deciso chi lo affronterà?-
-Sarò
io!-
-Aspetta Takao!- Max poggiò una mano sul braccio del capitano –Non
sarebbe meglio se scendessimo a batterci prima noi?-
-E
perché?-
-Max
ha ragione, tu sei il più forte tra noi, sarebbe
meglio se intervenissi quando la situazione comincerà a farsi più difficile. Se
ti batti adesso dopo sarai troppo stanco per combattere ancora- il capitano
notò che Rei non aveva tutti i torti, probabilmente Vorkov aveva schierato per primo un blader
meno forte per lasciare per ultimo il suo atleta migliore…e in effetti era
questo il suo piano anche se non si sarebbe svolto esattamente nel modo in cui
loro avevano pensato…
-Per
quanto mi riguarda potreste battervi contro di me tutti e tre
insieme, per me non fa differenza- la voce dell’avversario li distolse
dalle loro riflessioni. Takeshiavanzò
verso i tre ragazzi, una strana luce negli occhi verde opaco danzava
pungente.
-Come non
fa differenza?-
-Posso
vincere anche se combattete insieme- ribadì sicuro di
sé.
-Cosa?!
Tu ci stai sottovalutando, noi siamo i campioni del mondo!-
-Lo so perfettamente Takao- la tranquillità
di quelle parole lo lasciò incapace di rispondere. Probabilmente i blader della Borg erano molto
forti, ma addirittura così tanto da riuscire a vincere anche contro tre
campioni come Takao, Max e Rei?
-Ma
non sarebbe corretto-
-Si, dal
momento che sono io a chiedervelo-
-E va
bene!-
-MaTakao…- il biondino provò a fermarlo.
-Se
vuole così peggio per lui Max! Noi dobbiamo solo pensare a vincere!- il cinese
e l’americano si guardarono negli occhi per un attimo,
indecisi sul da farsi, il capitano aveva ragione. Il loro compito era quello di
fermare la Borg e in un modo o nell’altro avrebbero dovuto farcela.
-Siamo con te Takao- dissero infine. Il moretto sorrise, si
calcò in testa il capellino e con in mano il suo
fedele Dragoon si avviò in direzione del campo di
gara seguito dai suoi compagni. Vorkovincrociò le braccia al petto, soddisfatto…tutto stava
procedendo secondo i suoi piani…
Hilary
guardò i suoi amici incamminarsi verso il beybladestadium, non sapeva il perché ma aveva addosso
un brutto presentimento; per il poco tempo che era tornata alla Borg aveva potuto chiaramente constatare che tra i tre
Black Killer, Takeshi, nonché il capitano, era il più
forte a beyblade…ma allora perché schierarlo per
primo e non lasciarlo come asso nella manica? Come avrebbe potuto sperare di
vincere contro tre campioni come i suoi amici? Avrebbe dovuto fermarli, lo
sapeva, ma sapeva anche che non avrebbero rinunciato a
sfidarsi…si morse il labbro inferiore pregando in silenzio di non avere
spiacevoli sorprese.
Takao,
Max e Rei si misero in posizione e lo stesso fece il loro avversario sotto gli
sguardi attenti dei presenti.
-Se
voi siete pronti si può dare inizio a questa competizione- asserì Vorkov solenne.
Intanto
da una poltrona dell’ufficio più grande della Borg, HitoHiwatari osservava l’inizio
dell’ambita sfida, il maxi schermo della sala in cui
stava per svolgersi l’incontro trasferiva le immagini direttamente sul suo
computer grazie al quale poteva assistere comodamente ad ogni sequenza, e
tenere sotto controllo ogni minima mossa.
-TRE,
DUE, UNO…LANCIO!-
I quattro
beyblade schizzarono velocemente all’interno del
campo di gara, cominciando subito ad attaccare. La trottola color nero della
notte si staccò dalle altre tre fermandosi qualche secondo a studiarle. Era in
minoranza numerica ma Takeshi era certo dell’esito
dello scontro, dopo che il suo beyblade era stato
potenziato nessuno era in grado di batterlo. Pensò di terminare in fretta quel
primo match, non erano loro gli avversari con i quali agognava sfidarsi…sollevò
gli occhi oltre i Bladebreakers, incontrando quelli
di Hilary…un sorrisino indecifrabile comparve sul suo volto prima di tornare ad interessarsi al gioco. Partì all’attacco di Draciel, li avrebbe
eliminati uno per uno, tanto per farli soffrire un po’ di più. Aumentò la
rotazione del bey scagliandosi contro quello verde
dell’americano che riuscì ad attutire a malapena il colpo, di una potenza
inaudita. Takeshi stava per buttare fuori Max quando Rei
intervenne in suo aiuto allontanando la trottola avversaria, che colta alla
sprovvista fu costretta ad indietreggiare.
-Tutto a
posto, Max?-
-Si,
grazie Rei-
-Non c’è
di che!-
-Ma che
bella prova di amicizia! Siete
patetici!- sogghignò il giapponese per nulla turbato.
-Chiudi
il becco e non insultare i miei amici!- Takaofece lanciare Dragoon contro il beyblade di Takeshi che con
estrema semplicità riuscì a schivarlo sparendo dal campo di gara.
-Ma
dove è andato?-
-Sopra di
te Takao!- Kai mise in
guardia l’amico giusto in tempo per permettere al suo beyblade
di spostarsi ed evitare così un attacco che se fosse andato a segno gli avrebbe
sicuramente causato parecchi danni.
-Per un
pelo!- esclamò il capitano osservando la spaccatura procurata dal beyblade nero nell’arena per l’urto appena avvenuto.
-Ti è
andata bene- commentò a denti stretti –Ma non ho ancora finito!-
-Nemmeno
noi!- Driger e Draciel
partirono a tutta velocità contro l’avversario, ormai stufo di quella sfida che
stava durando anche troppo per i suoi gusti. Decise di farla finita. Invece di
evitare il colpo ordinò alla sua trottola di restare immobile e di aspettare di
riceverlo…l’impatto tra i beyblade
durò un attimo, provocando un’onda d’urto che si ripercosse per tutta la
stanza, buttando fuori dal campo di gioco i bey di Rei e Max, ormai fermi ai
loro piedi. Un’ondata di stupore attraversò il volto dei Bladebreakers…Takeshi aveva
eliminato senza difficoltà contemporaneamente due dei bladers
più forti al mondo.
-Non…non è possibile- commentò il professore incredulo. Come aveva
fatto? Era riuscito ad attutire il colpo sferratogli e riversarlo contro di
loro aumentandone la potenza.
-Che
vi prende? Siete senza parole per così poco? Sbaglio o avevate detto di essere
i campioni del mondo?-
Takao,
ancora scettico, spostò l’attenzione sul giapponese –Non è
ancora finita- affermò una volta ripresa la sua solita determinazione.
-Hai
ragione…ma la farò finire presto!-
-Takeshi!-
Vorkov richiamò l’attenzione del ragazzo –Sai quello
che devi fare…vedi di non esagerare-
Annuì
sotto lo sguardo interrogativo del capitano dei Bladebreakers…che
intendeva dire con quelle parole? “Vedi di non esagerare”…si stavano giocando
il tutto per tutto, non aveva senso…scosse la testa, non era il momento per simile pensieri, doveva concentrarsi. Lanciò un’occhiata
fugace ai suoi compagni che fino a un minuto prima
avevano combattuto con lui…non poteva deluderli.
-Attacca Dragoon!- obbedendo al suo proprietario il beybladescagliò un attacco contro
l’avversario e a questo ne seguirono molti altri, tutti di notevole potenza.
Nessuno dei due sembrava volesse cedere, fin quando un’azione di Takeshi mise fine al combattimento…senza vincitori, né
vinti. I due beyblade tornarono contemporaneamente nella mani dei due ragazzi. Pareva che il match fosse
terminato in perfetta parità. Il sedicenne voltò le spalle ai Bladebreakers e senza proferire parola si avviò verso Carlos e Jeremy, adesso sarebbe stato il loro turno.
-Aspetta un momento!- le parole di Takao lo
costrinsero a
fermarsi –Non abbiamo ancora finito! L’incontro è terminato in parità-
-Takeshi
disputerà un’altra sfida per ultimo, dopo le altre due. Quindi se vuoi batterlo
dovrai pazientare ancora un po’ Takao-
-Ora ho capito!- dichiarò il professore leggendo fra le righe le
parole di Vorkov.
-Cosa?-
domandarono in coro Liz e Federica, al suo fianco.
-Credo
che Vorkovavesse architettato
tutto fin dall’inizio; ha progettato nei minimi dettagli questa sfida,
immaginando la reazione di Takao, Max e Rei e
prevedendo che avrebbero combattuto insieme-
-E
allora?- chiese Mariam, anche lei interessata.
-In
questo modo ha messo fuori gioco Max e Rei e fatto stancare Takao…il
suo beyblade ha subito dei danni durante l’incontro
mentre quello di Takeshi è perfettamente integro.
Quando combatteranno di nuovo, Takao partirà svantaggiato-
-E’
come ha detto Kai…- sopirò sconsolato lo studioso.
Hilary
chiuse gli occhi respirando profondamente, ora cominciava a capire, e non le piaceva affatto. Non potevano perdere, non
potevano. Strinse i pugni…e non sarebbe successo,
aveva in mente un piano alternativo. Si guardò la mano
destra, avvolta da una fascia bianco candido…era l’unica soluzione.
Vorkov
si avvicinò ai ragazzi –Ottimo lavoro Takeshi-
si congratulò, stava andando tutto come previsto –Ora tocca a te- fece
poi rivolto a Jeremy. Il biondo si alzò giocherellando
con un beyblade arancione scuro, quasi rosso e
avviandosi verso il campo di gara.
-Lo affronto io- affermòKai risoluto,
con Dranzer stretto nel pugno. Si posizionò
di fronte all’americano e caricò il beyblade nel
dispositivo di lancio deciso a vincere. Guardava le due trottole scontrarsi
l’una contro l’altra mentre aumentava in lui la consapevolezza di riuscire a
vincere. Quello era il momento per riscattarsi di tutto ciò che aveva passato,
di quello a cui suo nonno lo aveva costretto…a crescere senza amore, senza
amicizia, a vivere lontano da sua sorella…senza contare quanto aveva fatto
soffrire Hilary…adesso che era innamorato di lei sapeva
che cosa significava star male per qualcun altro.
-Che cos’ha?- chiese Takao non capendo
l’impassibilità dell’amico. Dranzer cercava di evitare gli
attacchi del beyblade avversario senza
contrattaccare, con movimenti estremamente meccanici.
-Sembra
come in trance…- Rei aveva ragione, pareva si fosse estraniato
da ciò che lo circondava, rinchiuso in un mondo tutto suo.
-Kai…-
sussurrò il suo nome così piano che soltanto lei riuscì a sentirlo. Poteva
immaginare che anche lui stesse soffrendo…
Aveva
visto piangere troppe persone a cui era legato, non voleva che succedesse
ancora…
“Sarà la
fine di un incubo…e l’inizio della vita reale per me”
Le parole
della sua ragazza gli attraversarono la mente; forse sarebbe stata la stessa
cosa anche per lui…la fine di un incubo e l’inizio della vita reale. Avrebbe finalmente
potuto buttarsi il passato alle spalle e liberarsene una volta per sempre.
Sollevò
lo sguardo da terra spostando la sua attenzione sul beyblade
di Jeremy, il bit si illuminò
liberando il bit-power contenuto al suo interno sotto le sembianze di un falco.
-Preparati
Kai, adesso ti butto fuori!-
-Questo è da vedere- ribatté impassibile, prima di chiamare in aiuto
l’Aquila Rossa –ATTACCO FIAMMEGGIANTE, VAI!- Dranzer
si lanciò all’attacco dell’avversario con una velocità e potenza spaventose tanto
da far tremare e rimbombare le pareti dell’enorme sala. Il biondino fu
scaraventato a terra, stravolto, mentre il suo bey venne
spazzato via dallo stadio. Kai recuperò Dranzer e tornò dai suoi compagni, silenzioso come suo
solito.
-Sei
stato grande Kai! Anche se devo ammettere che ci hai
fatto preoccupare all’inizio!-
-Takao
ha ragione!- concordò Max –Sembravi fuori dal mondo!-
Hilary
gli si avvicinò e lo abbracciò, cingendogli il collo con le braccia –Ero sicura
che avresti vinto…- gli sussurrò all’orecchio. Sentì il russo poggiarle una
mano sulla testa e stringerla di più a sé.
-Non vi
conviene esultare Bladebreakers, non abbiamo ancora finito- la voce di Vorkov risuonò
terribile per tutta la stanza. Anche quella sfida era
andata secondo i suoi piani…incrociò le braccia al petto, procedeva esattamente
come lui l’aveva pianificata…questo equivaleva a dire che avrebbe vinto, come
da programma. Contro Carlos si sarebbero battuti o Kai o Hilary o Takao. Gli unici rimasti ancora in gioco, o almeno così
pensava lui. La ragazza non era al massimo della forma fisica per via della
lesione alla mano, mentre gli altri due erano già spossati per gli incontri
svolti. Senza contare il match di spareggio con Takeshi…sul
volto dell’uomo comparve un’espressione rilassata e perfida allo stesso tempo,
la vittoria della Borgera
vicina. Ma non aveva calcolato un piccolo particolare…
-Chi di
voi disputerà la gara contro Carlos?- chiese
divertito nel conoscere la risposta.
-Io- una
voce femminile attraversò velocemente la sala. Kayx avanzò di qualche passo stringendo nel pugno il suo beyblade rosso fiammante.
-Sei sicura?- le domandò il fratello.
-Certo,
se voi siete d’accordo- fece rivolgendosi al resto del gruppo che le sorrise
accondiscendente –Fai del tuo meglio!- la incoraggiò
il capitano.
-Puoi
contarci Takao!-
-Un
momento! Si può sapere chi sei ragazzina?- il falso monaco sembrava
essersi piuttosto innervosito. Questo non lo aveva previsto.
-Io? Sono
Kayx, la sorella di Kai-
-Dannazione!-
Hito sbatté con violenza i pugni sulla scrivania. Non
era possibile. Che ci faceva quella ragazzina lì?
Quanti anni erano che non la vedeva…sette, otto? E ora
era tornata, spuntata dal nulla come niente fosse e pronta a combattere a beyblade contro la Borg. Provò a
calmarsi…in fondo cosa avrebbe potuto fare? Non
sarebbe stata lei a mettergli i bastoni tra le ruote…o si? Si alzò dalla
poltrona dirigendosi verso la sala dove stava avvenendo l’incontro, o meglio
dove era avvenuto l’incontro.
Kayx
aveva messo fuori gioco Carlos in pochissimo tempo, anche
se non era stato facile. Il presidente si avvicinò a Vorkov,
quest’ultimo fuori di sé dalla rabbia –La situazione
ci sta sfuggendo di mano-
-Non era
previsto che mia nipote tornasse- disse squadrandola da lontano mentre era
accerchiata dai suoi amici, pronti a congratularsi con lei per la vittoria
appena ottenuta.
-Poco
male…rimane ancora la sfida contro Takeshi…nessuno di
loro sarà in grado di batterlo-
-Sei bravissima!- Takao fu il primo a complimentarsi.
-Si vede
che sei la sorella di Kai!- concordòMax.
-Adesso
non esagerate, mi mettete in imbarazzo! E poi…- aggiunse rigirando il suo beyblade tra le mani –Zerdran è
piuttosto malridotto…-
-Di
questo non devi preoccuparti, ci penserò io a farlo tornare come nuovo!-
-Davvero?
Grazie prof!- gli sorrise radiosa facendolo
visibilmente arrossire.
-Fi-figurati!- (non preoccupatevi, non farò
mettere Kayx insieme al prof! Non sono così cattiva
(con lei ovviamente)!!!!nd.A)
-Mi
dispiace davvero tanto interrompervi- esordìTakeshi che impaziente aspettava il suo prossimo avversario
–Ma dovete ancora battere me! E vi dico subito che non
ci riuscirete!-
Era vero,
mancava l’incontro di spareggio contro il capitano dei Black Killer, era un blader fortissimo, questo dovevano ammetterlo, senza
contare che nonostante lui avesse già combattuto era come se non fosse ancora
sceso in campo, il suo beyblade era in perfette
condizioni, a differenza di quelli dei Bladebreakers.
-Combatto
io contro di lui, ho un conto in sospeso-
-Aspetta Takao…- il ragazzo si voltò verso Hilary.
La brunetta alzò lo sguardo dal pavimento incrociando quello
dell’amico –Voglio combattere io- affermò secca lasciando il moretto
completamente senza parole.
-Hilary…sei
sicura? E la mano?- chiese il professore preoccupato. La
ragazza portò la mano destra sotto gli occhi osservandola per qualche istante,
poi con quella libera cominciò a disfare la fasciatura
lasciando cadere in terra le bende. Nell’atto di aprire e stringere il pugno sentì
una specie di scossa che partendo dal palmo le attraversava tutto il braccio.
-Va bene- disse cercando di essere il più convincente possibile. Non poteva tirarsi
indietro, era l’unica che aveva ancora il beyblade
integro, non avendo ancora combattuto. Era certa che gli altri avrebbero
capito, voleva far parte anche lei della causa della sconfitta della Borg, dopo tutto quello che aveva
passato…doveva fargliela pagare. Cercò con gli occhi l’appoggio dei suoi
compagni e lo trovò…le sorrisero incoraggiandola, certi che ce
l’avrebbe fatta.
Liz e
Federica si scambiarono un’occhiata complice e si
allontanarono dal gruppo con in mano i loro cellulari…solo più tardi si scoprì
che erano andate a chiamare i rinforzi presso la filiale della MITHRIL di
Kawasaki.
Ora le
rimaneva solo una cosa da fare…combattere e vincere…
Sette mesi
più tardi: 16 Agosto 2004
Si inginocchiò
davanti alla lastra di marmo posandole accanto un mazzo di splendidi crisantemi
bianchi. Accarezzò con la punta delle dita quella lapide gelida, così in
contrasto con la temperatura estiva della giornata, sulla quale c’erano incisi
due nomi: HiroyukyTachibana
(1960-1999) e RanTachibana
(1961-1999). Cinque anni, erano passati esattamente cinque anni. Un periodo terribile per lei e per suo fratello, il periodo più
brutto di tutta la sua vita. Un sorriso comparve sul suo volto…un
periodo finalmente finito, e questa volta
definitivamente, per sempre.
Si
sedette sull’erba continuando a guardare la fotografia dei genitori
incorniciata in un piccolo ovale appena sopra i loro nomi. Quante cose erano
cambiate da allora, molte di esse in meglio. Si
soffermò con la mente al giorno di circa sette mesi
prima, quando era riuscita a battere Takeshi. Si
ricordava ogni particolare come fosse accaduto il giorno precedente…le
difficoltà che aveva incontrato per sconfiggerlo, era un blader
abilissimo e le aveva dato del filo da torcere. Per un
momento aveva addirittura creduto di non farcela; quando aveva sfoderato il suo
attacco migliore colpendola in pieno con la forza del suo potente bit-power, la
Lince, era caduta a terra sentendole le forze venirle meno. Sarebbe stata
sconfitta se fosse stata da sola, ma non lo era…Kai si era avvicinato a lei, sembrava arrabbiato –Non
volevi vincere? Non volevi liberarti per sempre di quest’incubo?
Se cederai condannerai non solo te ma anche noi…ed Alex…è questo che vuoi?- le aveva gridato. Ma lui non era
arrabbiato, le aveva detto quelle cose solo per spronarla a dare il meglio…lei
si era rialzata, aveva guardato i suoi amici, che in quel momento riponevano in
lei ogni speranza, non poteva deluderli…si era rigirata, aveva guardato in
faccia il suo avversario concentrando tutte le sue forze in Ixion,
il suo beyblade, aveva liberato
il suo bit-power, l’unicorno alato che scontrandosi con la lince aveva finito
per avere la meglio, con un attacco spettacolare che aveva inondato la sala di
una bellissima luce violetta, aveva scaraventato fuori dal campo la trottola di
Takeshi, aveva distrutto i piani della Borg.
Si passò
una mano tra i capelli ancora sorridendo, non avrebbe più dimenticato
l’espressione sconvolta dipinta sul volto di Vorkov e
Hito alla loro disfatta, quando improvvisamente la
porta della sala si era aperta inondando la stanza di agenti
in divisa con tanto di pistole puntante contro di loro. Erano i rinforzi che
avevano chiamato Liz e Federica…peccato che loro non
si erano potute fermare di più in Giappone, il loro lavoro le richiamava a Limerik, in Irlanda…Rei e Takao volavano laggiù un fine settimana si e uno no per
andarle a trovare. E qualche volta capitava che le due
ragazze ottenessero il permesso per passare un paio di giorni a Tokyo.
Estrasse
dallo zainetto un quaderno, che per lei aveva la funzione di un diario, aveva
cominciato a scrivere tutto quello che le era
capitato, era sicura che un giorno nel rileggerlo avrebbe sorriso. Mentre stava
per scrivere la data del giorno la sua mente tornò
indietro su un altro particolare, sulla squadra dei Black Killer. Ricordava
ancora l’espressione di smarrimento sul viso di Takeshi,
quella quando sei consapevole che tutte le certezze che avevi sono andate
distrutte, la conosceva bene…Hilary gli si era
avvicinata porgendogli la mano. Lui l’aveva afferrata, accettando l’aiuto e lei
gli aveva sorriso –So come ti senti- gli aveva detto
–Ma non lasciare che Vorkov ti rovini la vita, non
lasciare che i ricordi si trasformino in rimorsi. Prima riuscirai a capirlo e
prima potrai ricominciare, credimi-
Il
ragazzo l’aveva abbracciata, senza preavviso –Grazie…- una sola parola, un
secondo dopo lo aveva visto allontanarsi insieme ai
suoi due compagni, e da allora non ne aveva più avuto notizie ma qualcosa le
diceva che stava bene adesso, come si sentiva lei in quel momento.
-Sapevo
di trovarti qui-
-Kai!-
chiuse il quaderno e guardò il suo ragazzo sorridendogli. Si alzò in piedi
spostando l’attenzione sulla lapide ai suoi piedi –Sono passati cinque anni da
allora…-
Il russo le si avvicinò cingendole la vita con le braccia e
scostandole una ciocca di capelli dal viso –Va tutto bene?- le chiese
dolcemente. La brunetta annuì, poggiando la testa sul petto del sedicenne,
lasciandosi cullare dal suo abbraccio rassicurante. Sorrise di
nuovo –Grazie…- sussurrò.
-Di che?-
-Per
tutto quello che hai fatto per me…mi sei stato vicino
nel momento in cui ne avevo bisogno, senza di te probabilmente non sarei
riuscita a superare tutto quello che ho passato- lo guardò negli occhi, la luce
che filtrava attraverso le foglie degli alberi andandogli ad accarezzare il
viso lo faceva sembrare ancora più bello –Ti amo- gli sussurrò a un centimetro
dalla sua bocca.
-Anch’io
ti amo…da morire- concluse azzerando le distanze che li separavano e fondendo
le sue labbra con quelle della ragazza in un breve ma dolcissimo bacio.
E ti amo ancora adesso amore mio, se
ripenso a tutti i momenti che abbiamo passato insieme, quelli belli e quelli
brutti, a quanto mi hai aiutata…hai riacceso in me la
speranza dove qualcun altro l’aveva distrutta, hai riportato i sogni dove prima
c’erano solo incubi, in un istante, in un battito d’ali…come un soffio di
vento.
Fine
Kai
sfogliò il libro al contrario arrivando alla prima pagina, quella precedente al
primo capitolo, una semplice pagina bianca dove a metà con inchiostro nero
c’era una dedica: A Kai, lui sa il perché. Sorrise
leggendola. Chiuse il romanzo e sfiorò con la mano la copertina, in alto era
scritto a lettere dorate il titolo, Come Un Soffio Di Vento, appena sotto c’era
l’immagine di una spiaggia deserta dove si infrangono
le onde sul bagnasciuga, e sotto ancora l’autore o meglio l’autrice del libro, HilaryTachibana.
Posò il
volume sul tavolo non appena cominciò a squillare il telefono, che lo costrinse
ad alzarsi dal divano per rispondere.
-Ciao
amore!- la voce della donna all’altro capo lo fece sorridere –Hilary!-
-Ho
appena finito di leggere il tuo libro…- aggiunse.
-Davvero?
Ti è piaciuto?- chiese radiosa, teneva molto al suo
giudizio.
-Molto…racconta
la tua storia-
-Racconta la nostra storia…- lo corresse lei in tono malizioso.
-Già…-
-Che succede da quelle parti?- Hilary
era momentaneamente a Parigi, un importante editore francese aveva chiesto di
parlarle di persona per commissionargli un nuovo romanzo, ormai era famosa in
quasi tutto il mondo per i suoi libri. Senza contare che era anche la moglie di
un campione di beyblade che ora si dedicava ad
insegnare, come Takao e gli altri, alle giovani promesse
di questo sport.
-Niente
di particolare…a parte Takao e Liz,
sai che si sono rimessi insieme?-
-Sono contenta per loro, mi era dispiaciuto così tanto quando due anni fa si erano
separati. Ma succede tutto sempre quando io non ci
sono?- si lamentò con quel tono da bambina che a Kai
faceva impazzire. Lo trovava tremendamente sensuale.
-ERan?-
Il
ragazzo gettò un occhiata alla bambina che giocava
felicemente con i peluche, si divertiva a lanciarli poco distanti da lei e ad
andarli a riprendere gattonando. Aveva compiuto da poco dieci
mesi, aveva una montagna di capelli castano scuro come la madre, e due
splendidi occhioni viola, come il padre.
-Sta bene- rispose abbozzando un sorriso nel vedere la figlia così
spensierata. Il suono del campanello della porta costrinse Kai
ad interrompere per un minuto la conversazione.
-Aspetta
un attimo, vado ad aprire…sarà la mia amante che è arrivata in anticipo- scherzò. Aprì la porta del delizioso appartamentino in cui
vivevano da quando si erano sposati, circa tre anni ormai.
-Ciao fratellone!- una bellissima donna entrò portandosi dietro
pacchetti e varie buste per la spesa –Ho pensato di
cenare con te stasera, sei contento?-
-Non mi
sembra di averti invitato, ma se proprio devi…-
-Tanto lo
so che ti fa piacere!- gli schioccò un bacio sulla
guancia prima di fiondarsi in cucina a sistemare la
spesa e poi dalla piccola Ran, si era innamorata di
quella bambina.
-Stavi al telefono?- gli domandòKayx vedendo la cornetta
dell’apparecchio poggiata sul tavolo.
-Si, con Hilary-
-Allora porto
di là a giocare mia nipote, così voi potete fare i piccioncini
al telefono in santa pace!- prese in braccio la piccola e fece
l’occhiolino al fratello.
-Chi
era?- domandò quando Kai tornò al telefono.
-Kayx,
stasera si ferma a cena-
-A proposito…Alex, come sta?-
-Credo
bene anche se a casa non lo trovo mai-
-E’
sempre in giro quel ragazzo…-
-Come
tutti i diciannovenni di questo mondo- Hilary si
preoccupava troppo per il fratello, ormai era maggiorenne, ed era un bravo
ragazzo, sapeva badare a se stesso.
-Già…comunque ti ho chiamato per dirti che martedì torno a Tokyo-
-Ti vengo
a prendere all’aeroporto insieme a Ranallora-
-Non vedo
l’ora di riabbracciarla-
-E io non
vedo l’ora di riabbracciare te…ti amo-
-Oh Kai…- nonostante stessero insieme da dieci anni e fossero sposati da tre quel russo riusciva ancora a farla
arrossire e a farle provare le stesse emozioni che le percorrevano il corpo
durante i primi tempi della loro storia.
-Anch’io
ti amo…e tanto-
THE END
Questa è davvero la fine!!!!! Ci ho messo l’intera mattinata per scrivere questo cap!!!! Spero che tutta la fic sia stata di vostro gradimento!!!
Vi prego fatemi sapere se vi è piaciuto il finale…l’idea che quello che avete
letto fino ad ora era in realtà quello che aveva scritto Hilary
nel libro nel raccontare la sua storia mi è venuta in mente di notte…in fondo
la notte è fatta per pensare, no? (veramente sarebbe fatta per dormire! nd.tutti).
Bene, ora posso dedicarmi completamente a “Un richiamo irrevocabile” l’altra fic che ho già cominciato a pubblicare…faccio pubblicità: se
vi è piaciuta questa fic leggete anche quest’altra!! Bacioni!!!!!!