She will be mine!

di Braina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Rose rosse per te ***
Capitolo 3: *** La beffa ***
Capitolo 4: *** L'ira funesta ***
Capitolo 5: *** En Garde! ***
Capitolo 6: *** Love is in the air ***
Capitolo 7: *** La grande fuga ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


Fu alla cena d’inizio anno che la vide per la prima volta.
Quella sera, Silente lo presentò alla scuola, e Allock si alzò  con un gesto atletico, iniziando a salutare gli studenti con fare teatrale. Senza dimenticare di passare una mano tra i folti capelli biondi con studiata noncuranza, ovviamente.
I ragazzi lo osservarono con interesse (nel caso delle ragazze, con vivissimo interesse), i professori accanto a lui lo squadrarono con diffidenza.
Tutti gli occhi, quella sera, erano su di lui. Tutti, tranne i suoi.
Quella strana donna, all’altro capo del tavolo, non mostrava  alcun segno di interesse per il famoso scrittore: se ne stava lì, lo sguardo posato sui suoi Tarocchi, mormorando qualcosa tra sé e sé.
La prima cosa che provò, li per li, fu irritazione: nessuno poteva ignorarlo in maniera così ostentata, o perlomeno nessuno l’aveva mai fatto, e la cosa lo turbava.
“Scusate, caro collega, posso farvi una domanda?” chiese, una volta sedutosi, all’uomo a fianco a lui.
Severus Piton lo guardò di traverso senza pronunciare una parola; disgraziatamente, Allock prese questo silenzio come un assenso.
“Posso chiedervi come si chiama quella graziosa creatura seduta là in fondo? Non ho avuto il piacere di presentarmi” insistette, indicando la Cooman con l’indice della mano destra, adornato di anelli.
Piton continuò a guardarlo con malcelato disprezzo per qualche secondo, poi voltò la testa nella direzione indicatagli. Quando si rese conto a chi si riferisse il termine “graziosa creatura”, la sua bocca si increspò in un’espressione di disgusto misto a incredulità.
“Quella è la professoressa Sibilla Cooman, insegna Divinazione” rispose, fissando il suo piatto. “Non credo che la rivedrete tanto presto, esce raramente dalla sua Torre. E’ molto attenta a non compromettere la pulizia del suo Occhio Interiore camminando tra noi comuni mortali” concluse, con una nota sarcastica nella voce, la quale ovviamente non fu colta da Allock, intento com’era a fissare la collega all’altro capo del tavolo.
“Sibilla, eh? E, che lei sappia, le piacciono i fiori?”
“L’unica cosa che sono certo le piaccia, è predire la morte altrui. Non sprecherei il mio tempo, Allock” sibilò Piton, che iniziava ad averne abbastanza.
“Oh… sta cercando di dirmi che è impegnata?”
“No, sto cercando di dirle che è totalmente pazza” Piton si voltò, i suoi occhi mandavano fiamme. Più tardi, si disse, avrebbe fatto due chiacchiere con Silente, per chiedergli perché diamine aveva assunto un tale idiota.
Allock, dal canto suo, arrivò alle conclusioni sbagliate, com’era solito fare: nel suo ego smisurato, si convinse che il collega stesse cercando di mandarlo fuori strada per avere via libera con Sibilla.
Pazza eh? Si, come no pensò, tamburellando con le dita sul tavolo e continuando a conversare amabilmente con Piton, il quale accarezzava la bacchetta, cercando un motivo valido per Schiantarlo, caro Severus, non mi inganni! Vuoi la guerra? Vediamo chi l’avrà vinta!
Gilderoy si sentiva come un cavaliere sul suo bianco destriero, in missione per conquistare la mano della gentil pulzella. Congedandosi da Piton, il quale fu molto sollevato della cosa, si alzò e si diresse verso la donna.
Fu così che ebbe inizio la sfida.


 


Mini-spazio "autrice"

Dunque, questa è la prima storia a capitoli che scrivo, quindi siate clementi ^_^"
Ammetto che se non fosse stato per il contest "Il triangolo no, non l'avevo considerato.." di BessieB non mi sarebbe mai venuto in mente di scrivere una FF su un trio impbrobabile come Piton/Cooman/Allock, non ho tanta immaginazione purtroppo, ma devo dire che è molto divertente XD

Mi raccomando recensite, altrimenti non vi pubblico il prossimo capitolo u.u (e dalla platea si levò un coro di "ma chi se ne frega!")

Baci e a presto :)

Braina 


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Capitolo 2
*** Rose rosse per te ***


Sibilla Cooman era una donna che da tempo non era più abituata alle attenzioni maschili: chiusa nella sua Torre, in quei lunghi anni ad Hogwarts, si era dedicata esclusivamente alla Divinazione, e sosteneva con convinzione che certe banalità terrene come l’amore compromettessero la Vista.
In realtà, la vera ragione per la quale Sibilla si ritrovava ad essere una trentacinquenne single era semplicemente che non aveva più avuto un solo spasimante dall’età di vent’anni.
Pertanto, quando una settimana prima, durante la cena d’inizio anno, il nuovo professore di Difesa Contro Le Arti Oscure le si era avvicinato e con voce suadente le aveva offerto di fargli compagnia durante una cena in onore dell’uscita del suo ultimo libro, lei non aveva avuto altra reazione se non quella di rispondergli che quella settimana gli astri le avevano consigliato di restare al Castello, perché certamente ci sarebbe stato un uragano.
Dal canto suo, Allock non era parso infastidito o interdetto da tale risposta: si era limitato ad ammiccare e a prometterle che non avrebbe demorso.
Come per ricordarle tale promessa, quella mattina Sibilla si era ritrovata davanti alla botola della sua aula un mazzo di fiori: li aveva osservati per circa dieci minuti, senza sfiorarli, giocherellando con i suoi numerosi bracciali, tentando di decidere se osare raccoglierli o meno. Alla fine, era arrivata alla conclusione che non potevano essere un cattivo presagio, e li aveva presi.
Camminando nei corridoi del Castello, diretta alle cucine, Sibilla ripensò a quei fiori: il bigliettino, che riportava una frase sdolcinata e la firma di Allock, giaceva nella tasca del suo golf tarlato, mentre il mazzo di peonie e gigli tigrati la aspettava nelle sue stanze, riposto in un vaso.
L’ora era tarda, e gli studenti erano stati richiamati nei loro dormitori già da tempo: il momento ideale per andare a far visita ai suoi amici elfi domestici, che le riservavano sempre un paio di bottiglie di brandy, utilissimo, così diceva lei, per il suo Occhio Interiore.
“Buonasera Sibilla”
La professoressa sobbalzò vistosamente, voltandosi di scatto, per ritrovarsi di fronte a Piton.
“Oh, Severus, ancora in piedi?”  sussurrò, cercando di non far trasparire, almeno dalla voce, il proprio spavento.
“Purtroppo si. Gazza è venuto a chiamarmi, dice che ci sono degli studenti nei corridoi, sto controllando” rispose Piton, con tono monocorde. Non che avesse intenzione di intavolare una discussione con la Cooman, ma quando l’aveva vista da lontano, persa nel suo mondo come sempre, non aveva resistito alla tentazione di spaventarla arrivandole alle spalle di soppiatto.
“Capisco, capisco..” Sibilla iniziò a strofinarsi le mani nervosamente, impaziente di raggiungere le cucine. Piton la metteva a disagio: il suo sguardo sembrava attraversare tutto ciò che gli si parava davanti, carpendone i segreti; non che avesse fatto amicizia con anche solo uno dei professori della scuola, ma quell’uomo non rientrava decisamente nei suoi preferiti.
“Sibilla cara!” cantilenò una voce in fondo al corridoio. Gilderoy Allock arrivò a passo svelto, quasi saltellando , verso di loro; se non fosse stato per la poca luce, forse qualcuno dei presenti avrebbe potuto notare l’increspatura che subì il suo sorriso alla vista di Piton.“Sibilla, hai ricevuto i miei fiori?” continuò, afferrando le mani ricolme di anelli  della donna; lei balbettò un sì, confusa da quel contatto fisico non richiesto, mentre Piton si voltò dall’altra parte con un’espressione disgustata, che Allock interpretò come rabbia.
“Beh io, io ecco.. devo andare..” balbettò la Cooman, ritirando le mani dalla presa dell’uomo e osservando entrambi con uno sguardo a metà tra il terrorizzato e lo sconcertato. Si girò a destra e a sinistra come se non sapesse dove andare, poi partì in quarta verso la sua agognata bottiglia di  brandy.
“Severus, Severus..” mormorò Allock, appena la donna fu abbastanza lontana. Si avvicinò al collega, che ebbe l’istinto di sferrargli un pugno. “Non hai alcuna speranza, non puoi battere l’uomo cinque volte vincitore del premio Sorriso più Seducente del Settimanale delle Streghe”.
Si allontanò ridacchiando; Piton lo osservò finchè non scomparve alla vista, sconcertato, scuotendo la testa: ma di che diavolo stava parlando?




Eccoci qui con il secondo capitolo!
Se ve lo state chiedendo si, la storia è tutta incentrata sull'ottusità del nostro amico Allock XD  Non so voi, ma io mi sto divertendo un sacco a immaginarmi le espressioni di Piton davanti ai suoi assurdi comportamenti *_*
Comunque, spero che vi sia piaciuto; mi raccomando recensite e fatemi notare gli eventuali errori^^

Ringrazio quanti hanno recensito il primo capitolo! A Presto!

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Capitolo 3
*** La beffa ***


Severus Piton era un uomo notoriamente solitario, ma erano in pochi a conoscerne la vera ragione.
Il suo passato doloroso, sconosciuto ai più, lo aveva portato a frequentare altre persone il meno possibile, il che lo rendeva non troppo simpatico alla maggior parte dei suoi colleghi.
Se vogliamo aggiungere, poi, che il sopracitato solitario professore fosse un ex Mangiamorte, la frittata era fatta.
Ma a lui stava bene così: chiuso nel suo studio, passava le giornate tra le lezioni, la lettura e le pozioni… e pensando a scuse valide per punire Potter.
Ultimamente, a dire la verità, questa ultima sua occupazione sarebbe andata a gonfie vele, se non fosse stato per il Preside: Harry era stato trovato, in compagnia dei suoi fidati amici, sul “luogo del delitto” di Mrs Purr, la gatta di Gazza, rinvenuta pietrificata nei corridoi.
“Albus, concordo che il ragazzo non sia in grado di compiere un incantesimo come quello che ha colpito Mrs Purr, non è abbastanza brillante” sibilò, seduto nell’ufficio circolare del Preside. “Ma potrebbe essere responsabile almeno dell’allagamento del corridoio”.
“Severus, Harry non è James, quando lo capirai?” rispose Silente con tono pacato, le mani giunte sopra la scrivania. “Si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, tutto qui”.
“Quel ragazzo è SEMPRE al posto sbagliato nel momento sbagliato, Albus”.
Piton si alzò e iniziò a camminare su e giù per la stanza, insofferente. Silente lo osservò attraverso gli occhiali a mezzaluna, divertito.
“C’è qualcos’altro che vuoi dirmi, Severus? Mi sembri piuttosto irritato” disse infine con un lieve sorriso.
Piton si fermò, gli occhi scuri fissi sull’uomo: irritato? No, lui avrebbe solo voluto uscire di lì e avere una buona scusa per Pietrificare una certa persona.
“Mi vuole spiegare perché ha assunto quell’idiota?!” sbottò, con un tono un po’ più alto del dovuto.
“E’ l’unico che si è presentato, che altro potevo fare?” rispose il Preside, capendo subito di chi stesse parlando.
“Dare a me la materia! Avete sentito cosa ha detto quando abbiamo trovato la gatta? Inconcepibile, inconcepibile..” replicò, ricominciando a camminare senza meta lungo il perimetro della stanza.
“Severus, sei troppo duro. Il Professor Allock è un po’ pieno di sé, certo, ma dopotutto..”
“E’ un incompetente! Un totale incapace!” urlò lui, gesticolando nervosamente.
“C’è qualcosa che non mi hai raccontato, Severus?”
“L’altra sera l’ho visto fare il pavone con Sibilla” mormorò, mentre gli angoli della bocca scendevano verso il basso in un’espressione disgustata. “Una scena raccapricciante”.
Albus non potè trattenere una risatina divertita; scuotendo la testa si alzò dalla sua scrivania e raggiunse il professore, per poi posargli una mano sulla spalla. Piton lo fissò, furente.
“E cosa c’è di male? Lei è una donna adulta e libera, lui anche, non capisco perché tu te la prenda tanto”.
“Perché lui si comporta come un quindicenne alla sua prima cotta, quando in realtà ha messo su questa messinscena per provare a sé stesso quanto sia irresistibile” l’ultima parola fu pronunciata da Piton come se stesse per vomitare. “E sappiamo com’è Sibilla… Mi sembra già abbastanza instabile così com’è, non abbiamo bisogno di trovarla di nuovo mentre vaga ubriaca perché il suo  grande amore l’ha piantata in asso”.
“Sono commosso dal tuo pensare sempre a cosa è meglio per le giovani menti dei nostri studenti, Severus, ma penso che nessuno di loro rimarrà particolarmente scioccato nel trovarsi davanti la professoressa Cooman in stato d’ebrezza”
“C’è dell’altro” continuò Piton, il quale iniziava ad averne abbastanza del sorrisetto accondiscendente del Preside. “Io… credo che Allock si sia convinto che io sia infatuato di Sibilla. Ha borbottato qualcosa sul fatto che non ho speranze, l’altra sera, e..”
La frase fu interrotta da una fragorosa risata di Silente; si portò una mano al ventre e, continuando a ridere di gusto, se ne tornò alla sua scrivania, senza cessare il suo scoppio di ilarità.
Piton lo guardò costernato, la bocca aperta per lo stupore; poi girò su se stesso, furente, e uscì dall’ufficio, lasciando Silente al suo divertimento.

 


Bene, eccoci al terzo capitolo! 
Povero Piton, chissà quanto resisterà prima di Cruciare qualcuno (e con qualcuno ovviamente intendo Allock).
Come al solito, fatemi notare eventuali errori e tiratemi pure pomodori e uova marce se proprio non vi piace ^_^"
Il prossimo capitolo arriverà a breve, e con esso inzierà finalmente la guerra aperta tra i due "contendeti"!

Baci e a presto! ^^

o
 
 

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Capitolo 4
*** L'ira funesta ***


“Dico sul serio Sibilla, se non fosse stato per quello sherpa  non avrei mai trovato il rifugio dello Yeti, e ovviamente non avrei mai scritto quel libro! Oh, siamo ancora in contatto sai? Ogni anno per Natale gli mando un gufo..”
Sibilla era affascinata: i gomiti poggiati sul tavolo, le mani giunte, ascoltava rapita le parole di Allock, che discorreva senza interruzione da più di mezzora sulle sue avventure.
La donna, nelle ultime settimane, aveva cambiato atteggiamento: aveva ceduto al corteggiamento del collega dopo che, una mattina come tante, leggendo le foglie nel fondo della sua tazza di the, anziché trovarvi il solito presagio di sventura imminente vi aveva scorto una farfalla, simbolo di una imminente avventura amorosa.
Tanto era bastato a ricordarle che lei era una donna sola, che non stava certo ringiovanendo, e Allock un famoso scrittore affascinante quanto bastava: perché dunque ignorare le sue attenzioni?
Da quel momento, sembrava essere diventata un’altra persona: i capelli erano raccolti in una lunga treccia, non più spettinati e fuori controllo, e i golf tarlati avevano lasciato il posto a vistosi abiti multicolore, che erano rimasti chiusi nel suo armadio da oltre dieci anni, ossia da quando aveva smesso di leggere le carte nei bar di Hogsmeade e aveva iniziato la sua carriera da professoressa.
La MgGranitt, seduta accanto ai due piccioncini al tavolo degli insegnanti, iniziava ad essere stufa del loro tubare incessante: tossicchiava  tra un boccone e l’altro per esprimere la sua irritazione, ma la cosa non sembrava sortire alcun effetto.
Alla sua sinistra, Silente sorrideva divertito e, un posto più in là, Piton sfogava la sua rabbia su di una povera fetta di arrosto.
“Davvero Severus, non capisco perché tu te la prenda tanto” sussurrò il Preside, senza alzare lo sguardo dal suo pasticcio.
“Mi danno il voltastomaco” rispose Piton, a voce molto più alta del necessario.
Allock, ovviamente, lo sentì.
“Severus, vecchio mio, non prendertela! Ti avevo avvisato che non avevi speranze… non è certo colpa mia se i tuoi metodi di corteggiamento sono inadeguati e..”
“Gilderoy, per l’ultima volta” Piton si voltò verso l’uomo, sporgendosi in avanti in modo da poterlo guardare negli occhi. “Non so perché quel tuo cervello invaso di Vermicoli sia arrivato a una conclusione tanto stupida, e nemmeno mi interessa”.
A quel punto si alzò, il volto rosso di rabbia: ne aveva abbastanza, decisamente. Si avvicinò ad Allock e si abbassò verso di lui, in modo da ritrovarsi a non più di cinque centimetri dalla sua faccia.
“Ma” continuò, sussurrando. “Io non sono interessato né a Sibilla, né a te, né tantomeno a quello che fate insieme”.
Nella Sala calò il silenzio: gli studenti più vicini, i quali aveva sentito parte del discorso, osservarono i due professori con il fiato sospeso, mentre quelli più lontani tentarono di sporgersi in avanti per vedere meglio, sussurrando richieste di spiegazione ai compagni.
La McGranitt, sconcertata, fece correre lo sguardo dai due uomini al Preside, sperando che intervenisse, ma Silente sembrava più interessato alla sua cena, con grande disappunto della professoressa.
Piton e Allock si  fissarono per quasi due minuti, in silenzio, l’uno con lo sguardo di chi si sta preparando per un omicidio, l’altro con il solito sorriso smagliante.
“L’orgoglio ferito fa dire cose che non si pensano, Severus, lo so. Quando ti calmerai, sono certo che torneremo ad essere ottimi amici”.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso: prima che la ragione avesse il tempo di fermarlo, Piton sfoderò la bacchetta e gridò un incantesimo; se non ci fossero stati studenti presenti, il Capocasata dei Serpeverde non avrebbe esitato a Cruciarlo, ma, visto il folto pubblico, si limitò a Pietrificarlo.
Allock, una volta tanto, perse la sua bonaria espressione: irrigidito all’improvviso, cadde dalla sedia con un tonfo sordo, gli occhi sbarrati dallo stupore. Sibilla lanciò un grido, alzandosi di scatto come se fosse stata attraversata da una scarica elettrica.
Piton si inginocchiò, avvicinandosi all’orecchio dell’uomo. “Vedi di starmi lontano, Gilderoy, o la prossima volta non sarò così clemente” sussurrò, per poi rialzarsi e andarsene via a passo svelto, tra lo sconcerto generale, accompagnato solo dal frusciare del suo nero mantello.
Un silenziò di tomba calò sulla Sala Grande, opprimendo i presenti per qualche minuto; fu coraggiosamente rotto da Minerva, appena ebbe ritrovato l’uso della voce.
“Albus, vuoi smetterla di mangiare e fare qualcosa, di grazia?”




Eccoci al quarto capitolo! 
Eh si, Piton ha perso la pazienza.. ma era prevedibile, no? Nessuno può sopportare troppo a lungo Allock -.-"
Quale sarà la reazione del nostro impavido cavaliere senza macchia e senza paura? Lo scoprirete nel prossimo capitolo ^^
Grazie a quanti hanno avuto la pazienza di recensire questa assurda FF ^^

A presto!

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Capitolo 5
*** En Garde! ***


Gilderoy Allock camminava come una furia, diretto nei sotterranei.
Aveva passato una settimana in infermeria a farsi coccolare da Sibilla; non che ne avesse bisogno, ovviamente, ma dopo che Silente lo aveva liberato dal fastidioso incantesimo di Piton, Allock aveva pensato bene di mettere in atto le sue innate doti di attore, con gran disappunto di Madama Chips, che si era vista occupare un posto letto senza poter dire o fare niente.
Ora, finita la recita, era giunto il momento della resa dei conti.
Allock aprì la porta dell’aula di Pozioni, dimentico di ogni regola della buona educazione, e si fiondò nella stanza: una ventina di studenti lo osservarono mentre si avvicinava alla cattedra, e trattennero vistosamente il fiato quando schiaffeggiò con un guanto di raso bianco la guancia di Piton.
“En garde!” ululò, posando le mani sui fianchi e trafiggendo il collega con lo sguardo.
Per un lungo minuto, Severus rimase muto, mentre dei terrorizzati studenti del primo anno, dietro ai loro borbottanti calderoni, cercavano di decidere se scappare o meno.
“La lezione è finita” sibilò infine il professore, tenendo gli occhi chiusi; i ragazzi non se lo fecero ripetere due volte: afferrati i libri in fretta e furia, sparirono come dei Diricawl di fronte a un predatore.
Appena la porta dell’aula si fu chiusa dietro l’ultima tremante matricola, Piton si alzò con innaturale lentezza.
“Ti conviene levarti dai piedi, Gilderoy” mormorò, guardando fisso di fronte a sé:  levò la bacchetta con un gesto fluido, e il contenuto dei calderoni sparì.
“Il tuo è stato un colpo basso, Severus!” esclamò Allock, sventolando la mano, che stringeva ancora il guanto bianco, di fronte a sé. “Mi hai preso alla sprovvista, ero disarmato. Esigo un duello ad armi pari!”.
Sospirando, Piton si voltò, fissando Allock con uno sguardo che avrebbe fatto scappare chiunque, o almeno chiunque avesse abbastanza cervello per scorgere il vago istinto omicida che aleggiava in fondo alle pupille dell’uomo.
“Ascoltami bene, sottospecie di prestigiatore da quattro soldi” il volto giallognolo di Piton ormai era a pochi centimetri da quello di Allock. “Se vuoi essere rispedito a casa in una tabacchiera, non chiedo di meglio che accontentarti, ma fossi in te ci penserei due volte”.
Il cipiglio di Allock iniziò a traballare di fronte all’espressione truce del collega, e una goccia di sudore gli imperlò la fronte incipriata; sostenne il suo sguardo finché poté, poi si voltò di scatto facendo roteare il suo lungo mantello azzurro, perfettamente intonato ai suoi occhi, e mosse un paio di passi verso la porta.
“E’ chiaro che non hai letto i miei libri, Severus, altrimenti sapresti che non è una buona idea sfidare Gilderoy Allock!” con lo sguardo rivolto alla porta era molto più facile mantenere salda la voce.
“E’ chiaro che nessuno ti ha parlato della mia precedente occupazione, Gilderoy”.
Lo scrittore fece per controbattere, ma qualcosa nel tono di Piton lo fece desistere; uscì dall’aula in fretta e furia, in quella che sembrò in tutto e per tutto una fuga.
 
                                                                                         ******************************************
 
Ancora dolorante per la botta ricevuta giorni prima, Gilderoy cercava di fare lo spavaldo con Sibilla, la quale oramai era tutta presa dal suo nuovo ruolo di amante; i due erano intenti a tubare in uno dei corridoi più trafficati del Castello.
Decisamente non era stata una buona idea usare la scusa del Club dei Duellanti per rifarsi su Piton senza subire ripercussioni, visto com’era andata a finire. In ogni caso, Sibilla sembrava non aver dato peso a quel riprovevole incidente, dal momento che continuava a pendere dalle sue labbra.
“Vedi cara, era ovvio ciò che avrebbe fatto, ma non potevo metterlo in imbarazzo davanti ai suoi studenti, dopotutto io sono l’ultimo arrivato, sarebbe stato un atto molto scortese” cantilenò Allock, reggendosi con la mano alla parete, in una posa degna della prima pagina del “Settimanale delle Streghe”.
Sibilla lo guardava adorante, appoggiata con la schiena alla stessa parete: gli occhi sgranati sembravano ancora più grandi dietro le spesse lenti dei suoi occhiali.
“L’importante è che tu stia bene Gil. Non capisco proprio perchè Severus ce l’abbia tanto con te”.
“Oh, Sibilla, la tua ingenuità è adorabile” Allock le accarezzò una guancia, e la donna ebbe un fremito. “Il nostro torvo collega è geloso di noi due, mia cara”.
“Severus geloso?” lo sguardo della Cooman si corrucciò leggermente. “Gil, io non credo, sai, io e lui non siamo mai andati molto d’accordo e..”
La cristallina risata di Allock interruppe la frase della donna. “Tu non conosci il tuo fascino, Silly”.
Una fiumara di studenti si riversò nel corridoio per il cambio dell’ora, e furono in molti quelli che diedero più di una rapida occhiata ai due piccioncini, correndo poi via per spettegolare con gli amici lungo il tragitto verso la loro aula.
La professoressa McGranitt uscì dalla sua aula insieme ai ragazzi, desiderosa di  approfittare dell’ora di pausa che le si prospettava per godersi una bella tazza di the; non fu molto soddisfatta della scena che le si parò innanzi. Emise un paio di colpi di tosse infastiditi, ma, benché i due innamorati si trovassero a non più di un paio di metri da lei, non diedero segno di averla notata.
Roteò gli occhi al cielo, si sistemò il cappello a punta sulla testa e cercò di assumere un’aria severa, il che non fu affatto difficile. “Buon pomeriggio Sibilla” disse, con un tono che non faceva presagire nulla di buono. La professoressa di Divinazione si voltò, gli occhi ancora sgranati come quelli di un gufo, ma non fece in tempo ad aprire bocca.
“Minerva! Qual buon vento?” rispose Allock, sfoderando il suo più bel sorriso e sbattendo le palpebre orlate di ciglia bionde come un cerbiatto in amore.
“E’ la mia aula” sibilò la McGranitt, indicando la porta poco distante da loro. “In tutta onestà, Gilderoy, io non credo sia opportuno farsi sorprendere dagli studenti in certe.. situazioni” l’ultima parola fu pronunciata con malcelato disgusto. “Noi siamo un modello per questi ragazzi e..”.
“Minerva, Minerva, Minerva” Allock scosse la testa con un sorrisetto accattivante: spostò la mano che lo reggeva al muro e la posò sulla spalla della McGranitt. “Quale migliore esempio possiamo dare agli studenti se non l’amore? Lasciati andare!”.
La professoressa sembrò congelarsi: gli occhi ridotti a due fessure, guardò prima la mano sulla sua spalla come fosse qualcosa di viscido e maleodorante, poi il collega.
“Bene.. se volete scusarmi allora, io vado” l’istinto di dirne quattro a quel damerino insolente era forte, ma Minerva dubitava servisse a qualcosa: si scostò dalla presa di Allock, per poi filare via con passo svelto.
Furibonda, borbottando imprecazioni molto poco adatte al suo ruolo, la professoressa andò letteralmente a sbattere contro Piton mentre scendeva le scale, diretta alla sala degli insegnanti.
“Oh, Severus, perdonami” mormorò, piegandosi per afferrare il cappello che nello scontro era sfuggito dalla sua sede, rovinando per terra; Piton, però, fu più veloce: con un gesto fluido si chinò e lo raccolse, per poi dargli qualche colpetto con l’altra mano come a voler spazzare via eventuali tracce di polvere.
“Qualcosa non va Minerva?” disse, con tono monocorde, porgendole il copricapo.
“Niente, niente, è solo.. Allock!” esclamò lei, afferrando il povero cappello e torcendolo in un improvviso scatto d’ira.
Gli occhi scuri di Piton si illuminarono di una luce maligna, mentre gli angoli della bocca si piegarono in un sorrisetto che non lasciava presagire nulla di buono.
“Verrà il suo momento, Minerva, verrà il suo momento”.




Buondì!
Insomma, Allock per ora è scampato alle maledizioni di Piton.. Chissà quanto durerà il tetro professore prima di impazzire XD
Certo non è una buona idea schiaffeggiare un ex Mangiamorte, no no u.u
Al solito, spero vi sia piaciuto, e se ci sono errori fatemelo notare ^^

Sinceramente non so quando arriverà il prossimo capitolo, perchè gli esami si avvicinano a grandi passi e io.. ehm.. dovrei studiare, ipoteticamente -.-" 

A presto!

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Capitolo 6
*** Love is in the air ***


Allock si sedette sorridente, soddisfatto del suo piccolo discorso e del suo duro lavoro: non era certo stato uno scherzo organizzare decorazioni, nani e quant’altro senza farlo sapere a nessuno.
Sistemandosi il fondo del vestito rosa acceso, Gilderoy si sporse verso Sibilla, in modo che solo lei potesse udire quello che stava per dire.
“Non aspettarti nessun nano, cara, è troppo banale per te” miagolò, guardandola fissa. “Pazienta fino a stasera ed avrai una magnifica sorpresa”.
Sibilla sospirò, perdendosi per un attimo nei cerulei occhi dell’uomo, poi tornò a leggere le carte disposte in fila davanti a sé.
“Questa” disse, indicandone una. “Mi dice che la sorpresa sarà bellissima. Ma questa..”
Il dito della Cooman si posò tremante su una carta poco distante dalla precedente, mentre il sorriso spariva dal suo volto: non era un buon presagio, affatto.
“Silly, non preoccuparti e fai riposare il tuo Occhio almeno per oggi” esclamò Allock, afferrando le mani della donna prima che potesse elargire una delle sue mortali predizioni. “Sarà tutto perfetto, ti fidi di me, vero?”.
Sibilla sembrò titubare per un momento: fece correre lo sguardo tra i suoi adorati Tarocchi e l’uomo per un paio di volte, poi si decise a lasciar perdere e annuì sorridente.
Poco distante da loro, Piton aveva perso l’appetito: il suo arrosto era ricoperto di coriandoli a forma di cuore, come tutto del resto. Gli occhi neri del professore scrutarono la Sala con un certo disgusto, soffermandosi sugli orribili fiori rosa che intasavano le pareti; in quel momento, l’unico suo desiderio era tornarsene il più in fretta possibile nel suo Sotterraneo.
“Tu eri a conoscenza di questa pagliacciata, Albus?” mormorò, voltandosi verso il Preside: in quel momento la McGranitt entrò nel suo campo visivo, e Piton non fu affatto sorpreso di constatare quanto fosse stizzita.
“Mi duole ammetterlo, ma no, non lo sapevo” rispose Silente, mentre con un colpo di bacchetta faceva sparire i coriandoli dal suo piatto. “Trovo sia stata una grande mancanza da parte mia essermi perso un’informazione tanto succulenta, non pensi?” concluse poi con un sorrisetto, fissando Piton da sopra gli occhialetti a mezzaluna.
In quel momento Allock si voltò verso la McGranitt, elargendole un candido sorriso.
“Cosa ti dicevo Minerva? Ci voleva un po’ di amore di questi tempi, guarda che faccette felici!” disse, indicando con un ampio gesto della mano gli studenti di fronte a loro.
La professoressa osservò la scena che le si parava davanti agli occhi: i ragazzi cercavano di coprire i piatti dagli innumerevoli coriandoli che piovevano dal soffitto, mentre alcuni nani iniziavano già a recitare versi d’amore a poveri malcapitati dal colorito rosso acceso.
Il sopracciglio destro della McGranitt si sollevo in segno di disappunto, e un verso non ben definito fu l’unica risposta che diede al fastidioso collega.
Piton, quel giorno, rischiò di uscire di senno: i nani muniti ali dorate e arpe fecero irruzione più volte nella sua aula, interrompendo le lezioni, fin quando il professore decise che ne aveva abbastanza e sigillò la porta con un incantesimo che scagliava potenti scosse elettriche contro chiunque osasse avvicinarsi.
La campanella che concludeva la giornata fu un suono più soave del solito per le orecchie del professore: eliminò l’incantesimo dalla porta, e fu solo quando tutti gli studenti furono usciti che notò la figura vestita di rosa appoggiata al muro.
“Buonasera Gilderoy”.
Allock non aveva una bella cera: i fluenti capelli biondi erano dritti sulla testa, pieni di elettricità statica, mentre le sue curatissime mani sembravano in preda a strane convulsioni.
“S-Severus! Q-q-questo è u-un altro c-colpo basso!” balbettò l’uomo, muovendosi a scatti verso il collega. A quella vista, Piton non potè trattenere un sorrisetto maligno.
“Sono mortificato”.
I due si evitavano dal disgraziato “incidente” al Club dei Duellanti; in realtà era Allock che faceva di tutto per non incontrare Piton, ma di certo a quest’ultimo la cosa non dispiaceva.
“Questo è sabotaggio!” gridò Allock, riprendendosi finalmente dalla scossa ricevuta. “Volevi mettermi fuori gioco prima di stasera, non è così?”.
“Non so di cosa stai parlando Gilderoy”
“Baggianate! Non ti sei ancora rassegnato con Sibilla, e sai che stasera ho in programma grandi cose! Volevi avere campo libero! E dire che io ero venuto per seppellire l’ascia di guerra” Allock inspirò profondamente, cercando di assumere un’espressione quanto più teatralmente dispiaciuta potesse riuscirgli.
Piton chiuse gli occhi per un istante, sospirando: negli ultimi mesi aveva cercato di non farsi più provocare da quel mago da strapazzo, sapeva che non ne valeva la pena, e Gilderoy l’aveva notevolmente aiutato stando fuori dai piedi, quindi raccolse tutte le sue forze per cercare di non Schiantarlo prima che potesse dire altre scempiaggini.
“Se non la smetti con questa storia, sarò io a seppellire te” sibilò, sorpassandolo a passo svelto, non senza avergli dato una spallata. Beh, si era trattenuto, no? Albus non avrebbe avuto nulla da ridire, nessuna bacchetta era stata sfoderata; una piccola minaccia di morte non poteva certo nuocere.
 
                                                                             ***************************************
 
“Severus, io credo che questa sia una bambinata, è bene che tu lo sappia” affermò la McGranitt, mentre seguiva a passo svelto il collega lungo gli scalini che portavano alla botola dell’aula di Divinazione. “E’ un genere di comportamento che meriterebbe una punizione, se venisse da uno studente”.
“Mi sembravi molto d’accordo un’ora fa”
“Si, beh, non sono più così convinta. A che pro fare una cosa del genere? E poi non mi hai ancora detto come fai ad avere questa informazione”.
Severus sbuffò, continuando a camminare: di certo non poteva ammettere di aver “accidentalmente” letto nella mente di Allock, sapeva che reazione avrebbe potuto avere la collega.
“Minerva, mi sembrava di aver capito che anche tu ne avessi abbastanza di questa storia, o mi sbaglio?”.
“Certo, certo” borbottò la donna, tenendo alta la bacchetta accesa di fronte a sé. L’ora era tarda, gli studenti erano già stati mandati nel loro dormitorio per il coprifuoco imposto dopo gli attentati, e i due professori erano “sfuggiti” alla normale ronda per deviare verso l’aula della Cooman, con intenzioni poco amichevoli.
Minerva non poteva credere di essersi lasciata coinvolgere: quel pomeriggio, irritata da tutto quel via vai di messaggi amorosi, non era riuscita a resistere alla proposta del collega, il quale, sedutosi vicino a lei a cena, le aveva rivelato le sue scoperte. No, non era da lei un comportamento del genere, ma non sopportava più Allock e il suo incessante tubare, e la sua trovata per San Valentino era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: le aveva fatto ricordare quanto si sentisse sola senza Elphinstone. Essendo emotivamente scossa, la proposta di Piton le era sembrata fantastica, ma ora iniziava a rinsavire.
Severus si fermò talmente all’improvviso che Minerva gli finì quasi addosso; con un gesto fluido della bacchetta, il professore aprì la botola senza fare alcun rumore, e subito si iniziarono a sentire delle voci all’interno.
“Gil, davvero, non avresti dovuto”
“Cara, per te questo ed altro. Garçon, un’altra bottiglia!” si sentì esclamare Allock; la frase fu seguita da uno schioccare di dita e dal rumore di passetti svelti, appartenenti probabilmente ad un elfo domestico.
“Cosa ti avevo detto?” sussurrò Piton con tono disgustato. “Ora dobbiamo solo aspettare il momento giusto”.
Minerva ebbe un brivido: davvero stava per fare una cosa tanto infantile, spinta da un uomo che non le era mai stato nemmeno troppo simpatico, il Capo della Casa dei  Serpeverde? Si voltò, guardando dietro di sé, dove una decina di nani muniti di ali dorate aspettavano solo un suo cenno per entrare in azione; non era stato difficile convincerli, Allock li aveva fatti lavorare tutto il giorno per una miseria.
Le voci provenienti dalla botola continuarono a pronunciare sdolcinate frasi fatte ancora per una decina di minuti, poi, finalmente, Allock si schiarì la voce.
“Sibilla, ormai sono mesi che ci frequentiamo, penso sia chiaro quello che provo per te” lo sentirono dire. “Ma è giunto il momento che tutto il mondo sappia che sei mia”.
Si udì una sedia spostarsi, un paio di passi ed un tonfo sordo sul pavimento; un paio di secondi di silenzio furono seguiti da un gridolino eccitato di Sibilla.
Piton capì che era giunto il momento: ad un gesto della sua mano, i nani alle sue spalle iniziarono a trottare in fila indiana su per la botola, sotto l’occhio incerto della McGranitt.
“Sibilla Cooman, vuoi sposarmi?” sentirono appena sopra il rumore dei passi degli improvvisati Cupidi.
I nani fecero irruzione nella stanza prima che la donna potesse rispondere, iniziando a gridare scompostamente “Un messaggio per il professor Allock!”.
Senza aspettare una conferma, cominciarono a ululare insieme diverse poesie amorose, creando non poca confusione; i due innamorati non riuscirono a carpire interamente i componimenti, visto che i nani parlavano gli uni sopra agli altri, ma Sibilla udì moltissimi riferimenti assai espliciti ad ipotetiche avventure amorose del suo quasi-fidanzato.
Dopo cinque minuti buoni di frastuono, durante i quali Piton e Minerva carpirono alcuni balbettii confusi di Allock, i Cupidi trottarono via, sotto gli occhi soddisfatti dei due congiurati.
“Gil, io.. non posso credere.. e dire che le carte mi dicevano di fidarmi..” sentirono dire a Sibilla, con il tono di chi sta per iniziare a piangere.
I due professore ascoltarono Allock cercare di giustificarsi, ma il rumore di una porta che sbatteva lo interruppe presto.
“E con questo abbiamo risolto il problema” mormorò Piton soddisfatto, avviandosi verso le sue stanze prima che il collega potesse scoprirli, seguito da una McGranitt ancora incredula del suo stesso comportamento.



Buonsalve!
Eccoci arrivati al sesto capitolo della sagra della stupidità di Allock!
Bene, il nostro povero amico ha infastidito le persone sbagliate a quanto pare, grosso sbaglio u.u 
La cara Minerva non era molto in sè, poverina, capitela: San Valentino, nani vestiti in maniera discutibile che scorrazzano per il castello portando messaggi amorosi, robaccia rosa ovunque.. è una vedova, che diamine, non c'è più rispetto!
Comunque non si farà coinvolgere una seconda volta da Piton (credo).
Se tutto va bene, dovrei pubblicare qualcosa prima del 30 dicembre e poi dopo il 2 gennaio (vado in vacanza uhuhuh), in ogni caso la storia terminerà entro l'8 gennaio (scadenza del contest a cui partecipa).
Grazie a chi ha recensito finora (15), a chi ha messo la storia tra le preferite (2), a chi l'ha messa tra le seguite (9) e a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere sinora anche se sono rimasti in silenzio ^^

A presto!

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Capitolo 7
*** La grande fuga ***


C’era voluto del bello e del buono per convincere Sibilla che quel disgraziato incidente con i nani era stato solo un pessimo scherzo architettato da chissà chi.
Alla fine, la chiromante aveva ceduto alle suppliche e alle spiegazioni di Allock, e i due si erano riappacificati.
Gilderoy era convinto di sapere chi fosse l’artefice di quella trovata, ma non aveva modo di dimostrarlo: i nani erano rimasti muti come pesci e non c’era alcuna prova che desse modo allo scrittore di muovere accuse contro Piton.
“Non so se hai notato, Gilderoy, ma c’è qualcosa o qualcuno che se ne va in giro a pietrificare studenti da inizio anno. Non credi che io abbia di meglio da fare che occuparmi di te?” tale era stata la risposta che aveva ricevuto dal tenebroso collega quasi tre mesi prima, quando lo scrittore era andato a reclamare per l’accaduto, la mattina dopo il fattaccio.
Quel giorno, solo l’amore per la preziosa pozione che stava preparando e che richiedeva l’uso di entrambe le mani aveva dissuaso Piton dallo scagliare finalmente una Maledizione contro Allock.
Le giornate si erano ormai fatte calde: Gilderoy e Sibilla sedevano nel grande Parco di Hogwarts, in riva al Lago, in un atteggiamento talmente languido che avrebbe fatto venire il voltastomaco anche a Cupido in persona.
La Cooman sembrava ringiovanita di dieci anni: vestiti nuovi, capelli ben pettinati, viso disteso, anche se truccato molto pesantemente; al dito della mano sinistra, un anello d’oro bianco ornato da un enorme rubino faceva mostra di sè al posto della solita bigiotteria.
“Hai finalmente deciso la data Silly? Non posso più aspettare” tubò Allock, accarezzando i capelli della donna con sguardo rapito. Non poteva credere che dopo tutto quello che era successo Sibilla avesse comunque accettato la sua proposta.
La professoressa mugolò, voltando la testa per guardare negli occhi il fidanzato.
“Le carte hanno finalmente risposto alle mie domande” disse con un sorriso alquanto ebete. “Dicono che è meglio aspettare la fine dell’anno scolastico”.
“Ma… Mancano settimane!” si lamentò Allock, alzando le sopracciglia in segno di disappunto.
“Oh, Gil, non preoccuparti, che può mai accadere nel frattempo?” rispose lei, osservando con gioia il suo sgargiante anello. Forse quella fu l’unica volta, in tutta la sua vita, che Sibilla Cooman fece un commento ottimista sul Futuro. Ovviamente, si sbagliava.
 
 
“Lasciamo la cosa nelle tue mani, Gilderoy” disse la professoressa MgGranitt. “Stanotte sarà il momento ideale per intervenire. Provvederemo a che nessuno ti intralci. Potrai affrontare il mostro tutto da solo. Carta bianca, finalmente!”
Allock volse attorno a sé uno sguardo disperato, ma nessuno gli venne in aiuto. Delle sue belle sembianze non restava che un’ombra stravolta. Gli tremavano le labbra, e senza il suo solito sorriso tutto denti sembrava smunto e sparuto.
“Mo-molto bene” disse. “Va-vado nel mio studio a… a pre-e-pararmi”.
E uscì dalla stanza.
“Bene” disse la McGranitt con le narici frementi. “E con questo ce lo siamo levato dai piedi”.
Gilderoy camminava a passo svelto nel corridoio lastricato di pietra, bianco come un cencio, la messa in piega pericolosamente traballante per l’agitazione.
Cosa doveva fare? Lui non aveva la benchè minima idea di dove si trovasse la Camera dei Segreti, né tantomeno quale orribile mostro nascondesse.
Arrivato al suo ufficio, vi si chiuse dentro a doppia mandata, lasciandosi poi cadere sulla comoda sedia di pelle imbottita della sua scrivania, le mani tra i capelli: non c’era altra soluzione, doveva andarsene, e di corsa, altrimenti avrebbe perso la faccia, la fama, la sua bella vita… No, era troppo da sopportare.
E Sibilla?
Il nome della donna a cui aveva promesso amore eterno gli cadde addosso pesante come un macigno, mentre inscatolava le foto incorniciate che lo ritraevano sempre sorridente e curato. In quello stesso momento, si rese conto che non aveva nemmeno una foto di lui e Sibilla insieme.
Fu come se una lampadina si riaccendesse nel cervello di Allock, ricordandogli quale fosse il suo vero Io.
Per la miseria, lui era il famoso Gilderoy Allock! L’uomo più amato, invidiato e letto del mondo magico, l’idolo delle casalinghe e delle studentesse! Davvero sarebbe riuscito a privarsi delle avance delle sue lettrici più accanite solo per averla vinta su quel pipistrello di Piton? Era stato talmente preso dalla sfida da smarrire il vero obbiettivo?
Sotto quella luce, Gilderoy vide l’enorme sbaglio che stava per fare, e si rese conto dell’immensa fortuna di avere una scusa valida per fuggire via dal suo impegno.
Corse allo specchio e si sistemò i capelli, stampandosi poi in volto un sorriso smagliante degno dei flash dei paparazzi: Gilderoy Allock era tornato, ma doveva fare un’ultima cosa prima della grande fuga.
Uscì di fretta dal suo ufficio e si diresse a grandi passi verso i Sotterranei, sperando che Piton non fosse già scappato chissà dove per fare le sue inutili ronde anti-mostro.
La fortuna gli sorrise: quandò entrò nell’ufficio del collega (ovviamente senza bussare), Severus era intento a travasare in minuscole boccette una pozione dall’aspetto poco rassicurante.
“Caro collega!” esclamò Allock, facendo finta di non notare l’espressione gelida dell’uomo e lanciandosi in avanti. Una mano fresca di manicure si andò a posare sulla spalla di Piton, che trasalì vistosamente.
“Devo dartene atto, hai combattuto con onore” disse lo scrittore, con cenni d’assenso del capo. “E per un momento ho davvero pensato che saresti riuscito a battermi” aggiunse poi, facendogli l’occhiolino.
Il volto di Severus passò dal suo solito colorito giallognolo ad un acceso arancione, mentre gli occhi erano talmente fissi sull’irritante individuo che qualcuno avrebbe potuto pensare che stesse tentando di fargli il Malocchio.
“Ma come tu ben sai, Sibilla ha acconsentito a sposarmi, nonostante i tuoi loschi stratagemmi” riprese, senza spostare la mano dalla spalla del collega.
“Te lo ripeto per l’ultima volta, Gilderoy, non so di cosa tu stia parlando” sibilò Piton.
“Certo, certo” ridacchiò lui, scuotendo la testa con fare teatrale. “In ogni caso, ho appena ricevuto un gufo molto urgente, e sono costretto a partire”.
La bocca di Piton si increspò in una parvenza di sorriso.
“E il mostro di Serpeverde? La ragazzina?”
“Desolato, Severus, ma c’è un intero villaggio a sud dell’Alaska che sta venendo decimato da un’orrida creatura sconosciuta, capirai, spero, che si tratta di molte vite da salvare. Nessuno è più dispiaciuto di me per quella povera bambina”.
“In questo caso, allora, se vuoi scusarmi, mi stavo preparando per andare a cercare di fare il TUO lavoro” disse Piton, in tono molto poco amichevole.
“Ancora una cosa, se non ti dispiace” continuò lui, incurante del fatto che, evidentemente, a Piton dispiaceva eccome. “E’ una missione molto, molto pericolosa, Severus, e potrei non tornare. Comprenderai, certo, che in questa situazione non posso rischiare di lasciare una vedova, né tantomeno una fidanzata affranta, dunque..” il tono di Allock era adornato di una nota malinconica, come se stesse per rivelare al collega la morte di un suo caro. “Mi vedo costretto a cedertela, Severus. So che ne avrai cura più di quanto possa fare io. Avrei dovuto sapere che il mio rischioso lavoro mi avrebbe portato ad una tale scelta, eppure speravo…” un finto singhiozzo, ed ecco qui, la scusa perfetta: non c’erano né vincitori né vinti.
Riuscì persino a farsi scendere una lacrima, mentre fissava gli occhi sbalorditi (e inorriditi) del collega: quando sembrava non poter andare peggio, Allock tirò a sé Piton, e lo abbracciò brevemente, poi fuggì via alla volta del suo ufficio, soddisfatto che la recita fosse andata a buon fine.
I quadri, che osservarono la disgustosa sceneggiata di quel pomeriggio dalle pareti dello studio sotterraneo del professore di Pozioni, amano ancora spettegolare sull’accaduto: nessuno di loro riesce ancora a spiegarsi quale arcana forza abbia impedito a Piton di uccidere quel povero idiota.
Gilderoy era già nel suo studio, intento a discorrere con Potter e Weasley, quando Severus riprese il controllo di sé stesso e del nervo che incessante pulsava sulla sua fronte e riuscì a muoversi: per dieci minuti buoni, fu indeciso se bruciare o meno i vestiti che aveva indosso.
 
 
“Era il mio fidanzato, capite? Non è che l’avete visto?”
Sibilla era tornata sé stessa: i capelli scarmigliati, completamente ubriaca, stava molestando alcune ragazzine del primo anno appena uscite dalla Sala Grande dopo i festeggiamenti di fine anno. Sventolava incessantemente davanti a loro la mano che ancora portava il grosso anello di fidanzamento, mentre la sinistra reggeva una bottiglia quasi vuota di brandy.
Le ragazzine, tremanti, scossero la testa e scapparono verso i loro Dormitori, voltando la testa di tanto in tanto per controllare di non essere seguite.
“Non può essersi dimenticato di me! Lui mi amava!” gridò loro la Cooman, barcollando pericolosamente vicino ad uno scalino.
Di fronte al portone d’ingresso, Piton e Silente la osservavano: il primo faceva correre lo sguardo tra lei e il Preside, con un’espressione vistosamente irritata, mentre il secondo teneva gli occhi fissi sulla professoressa, senza dar segno di alcuna emozione.
“Io te l’avevo detto, Albus, o sbaglio?”
“Si, Severus, ricordo”
“E tu non hai fatto niente… Ma non ricorda proprio nulla?”
“Non sa nemmeno di essere un Mago, se ne sta occupando il San Mungo, ma dubito che riusciranno a risolvere qualcosa, era un incantesimo potente”
“Che razza di idiota”
“Io non avrei usato queste esatte parole, Severus, ma non posso che concordare. Ti dispiace condurre la professoressa Cooman lontano dai poveri studenti prima che possa terrorizzarli ulteriormente?”
Piton scosse la testa, irritato: percorse a grandi passi la distanza che lo separava dalla donna, e le comparve a fianco prima che lei se ne potesse accorgere.
“Andiamo Sibilla, adesso basta. Vieni, ti accompagno” disse, cercando di mantenere un tono il più possibile gentile, per quanto ne fosse in grado. La afferrò per il braccio, senza ascoltare le sue proteste, e insieme si avviarono verso la Torre.
Dopotutto, pensò Piton per un orribile, vomitevole istante, stava facendo proprio quello che Allock gli aveva chiesto.
 
 




Ed eccoci giunti alla fine!
Beh, direi che era palese che il matrimonio non sarebbe andato in porto... o no?
Mi scuso immensamente per il ritardo nella pubblicazione, ma gli esami mi assalgono da più fronti come orde di Orchetti sotto i cancelli di Mordor (?), ho fatto più in fretta che ho potuto ^_^"
La parte in corsivo nel testo è una citazione dal secondo libro di Harry Potter (anche se so che siete attenti e ve ne siete accorti, am è necessario precisarlo xD)
Che dire, spero che vi sia piaciuta, grazie mille a quanti hanno recensito (25), a chi ha inserito la storia tra le seguite (11) e tra le preferite (5), e scusate se non rispondo alle vostre recensioni, ma rimando, rimadno e poi.. diventa irreparabilmente tardi -.-"

A presto con nuove storie, e grazie a tutti!

Braina

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