La Grande Gara di Coppia di Fiore di StelladelLeone (/viewuser.php?uid=274359)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cenere e Accoppiaggio_Prologo ***
Capitolo 2: *** Donne e Sedie ***
Capitolo 3: *** Nauesea e Sopravvivenza ***
Capitolo 4: *** primo giorno: cosa mi sta succedendo? (parte 1) ***
Capitolo 5: *** Primo giorno: cosa mi sta succedendo? (Ho voglia di procione!) ***
Capitolo 6: *** Secondo giorno pt 1: in cima ad un albero (ho bisogno di un piano!) ***
Capitolo 7: *** Secondo giorno pt. 2: sott'acqua o sotto terra (Per la prima volta tra le tue braccia) ***
Capitolo 8: *** Terzo giorno: Alleanza pt. 1 (Un abbraccio che sa di te) ***
Capitolo 9: *** Terzo giorno: Alleanze pt. 2 (Confessioni imbarazzanti e piani pericolosi: mai unire un Raijinshuu ad uno Strauss!) ***
Capitolo 10: *** Terzo giorno: Alleanze pt.3 ( Le belle addormentate nel bosco) ***
Capitolo 11: *** Quarto giorno: Trovato! (Paura...) ***
Capitolo 1 *** Cenere e Accoppiaggio_Prologo ***
YO,
minna!!! Buongiorno
a tutti! Questa è la mia prima fanfiction. Una novellina che
parte con una
long?! Direte tutti… esatto!! Vorrei diventare una
scrittrice e quindi vi
propongo alcune storie che vorrei che voi recensiste nel modo
più critico così
che io possa migliorare.
Ora,
passando alla
storia, questa è una long ambientata in un tempo imprecisato
dopo il torneo; io
non ho letto il manga e non ho visto oltre la 155sima puntata quindi,
tutti i
riferimenti riguardo a quei periodi NON SONO SPOILEREr!!spero di
non cadere nell’OOC, nel caso vi prego di
avvisarmi. Ed ora vi auguro una buona lettura, minna!!
Cenere
e Accoppiaggio _Prologo
Ero in
piedi, di fronte a Natsu. Un Natsu leggermente più bello di
quello che
conoscevo io. Lui mi guardava intensamente, mi prese le mani, si
avvicinò a me
mentre il mio cuore batteva all’impazzata e…
“LUCYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!
Perché l’hai fatto?!?!?!” esplose di
colpo spaventandomi a morte e
risvegliandomi da quello stranissimo sogno.
Mi tirai su
a sedere e accesi la luce; nonostante la luce, però, non vidi niente,
perché in mezzo alla
stanza volteggiava una gigantesca nube di fuliggine nera, in cui
tossivano Natsu e Happy. Strinsi i pugni cercando di rimanere calma e
non
mettermi ad urlare in mezzo alla notte come una pazza.
“Natsu…Happy…avete
dieci secondi per spiegarmi cosa sta succedendo prima che io vi cacci a
calci!”
I due
interpellati sfoderarono la loro migliore faccia da cucciolo ferito e
mi si
avvicinarono.
“Non
riuscivo a dormire senza il tuo profumo, ma quando sono arrivato a casa
tua non
riuscivo ad aprire né la finestra né la porta e
quindi siamo passati dal
camino…”
Mi stavano
per saltare i nervi…avevo speso i miei ultimi soldi per
rafforzare la chiusura
delle finestre e delle porte apposta per dormire indisturbata e lui
cosa
faceva? Passava dal camino che avevo appena fatto installare!!
“Natsu…!”
dissi avvicinandomi minacciosa. Lui arretrò spaventato.
“Ne
Lucy non
è che possiamo usare il tuo bagno per ripulirci?”
disse tentando di confondermi
con una mossa a sorpresa; solo in quel momento notai lo stato della
stanza e il
loro: era tutto coperto interamente di fuliggine. La stanza linda era
diventata lercia ma sopratutto, nera!
Con un dito
indicai la porta del bagno sempre più arrabbiata.”
Dentro. Ora.”
“Aye,
s-sir!” e i due vigliacchi corsero a rifugiarsi in bagno.
Guardai sconsolata la
mia bella casetta e presi scopa e straccio per iniziare a pulire.
Dopotutto era
colpa mia: da quando ero arrivata a Fairy Tail non c’era
stata una notte che
non mi fossi svegliata con Natsu in casa mia, per la precisione nel mio
letto;
era ovvio che non si sarebbe fermato per così poco.
Dopo circa
due ore i due erano puliti e profumati come la mia casa, ma soprattutto
rifocillati con l’intero contenuto del mio frigo; guardai
l’ora sconsolata:
7.30. Tanto valeva incamminarsi subito verso la gilda.
“Natsu,
Happy. Andiamo?” dissi girandomi per ritrovarli seduti sul
pavimento che mi
fissavano con gli occhi stralunati.
“N-Natsu
che
c’è ora?”
“Dovevo
dirle…dovevo dirle qualcosa di importante…ma
cosa? Importante…oggi…” disse
parlando o a stesso o a Happy che gli girava attorno.
“Aye…pesci…Lucy…strana…strana
Lucy…pesce…pesce!”
“Ohi,
gattaccio! Smetti di dire che sono strana!” dissi
lanciandogli un piatto
trovato sul tavolo.
“Natsuuu!
Lucy è crudele!!!”
Prima di
fare atti di cui avrei potuto pentirmi li scaraventai fuori da casa mia
e mi
diressi a passo spedito verso la gilda.
Mi accorsi
subito che c’era qualcosa che non andava quando Mirajane ci
venne incontro con
un sorriso diabolico da metter voglia a chiunque di scappare via;
rifuggendo
questo istinto, mentre Natsu mi usava come scudo, alla faccia della
galanteria,
la raggiunsi sorridendo.
“Buongiorno
Mira-chan! Come mai così di buon umore?” chiesi
reprimendo un brivido.
Mirajane
fece una sorriso malizioso e rimproverò Natsu con lo stesso
tono che si usa con
un bambino di tre anni: “Ma come Natsu?! Non l’hai
ancora detto a Lu-chan?!
Oggi inizia la parte migliore, la fase preliminare:
l’ACCOPPIAGGIO!”
Io la
guardai come fosse ubriaca mentre Natsu mi saltellava intorno urlando:
“Ecco!
Era quello! Era quello che dovevo dirti!!” io dopo averlo
calciato
lontano presso il tavolo di Gray ed Elfman, lo ignorai e tornai a Mira.
“Scusa
Mira,
ma la fase preliminare di cosa?”
“Ma
è ovvio!
Della Grande Gara di Coppia di Fiore!!” disse lei entusiasta.
Nel mio cervello
si accese un gigantesco punto di domanda al neon.
Fairy
Chat
Natsu: Lucyyyyy sei crudeleeee!!!
Lucy:
zitto Natsu! Autrice perché dovrei installare un camino se
ho già una stufa?!
Autrice:
Perché Natsu non ci passava dalla stufa. *sogghigna*
Gray:
bella scena il calcio di Lucy, stupido fiammifero!
Tutti: e a
te chi ti ha chiesto qualcosa!!!!!
Gray:
* si azzuffa con Natsu*
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Capitolo 2 *** Donne e Sedie ***
YO, minna!! Sono ammalata e quindi eccomi di nuovo qua con il secondo capitolo! Ringrazio tutti i recensori per i consigli e gli incoraggiamenti, cercherò di fare del mio meglio!!! Spero di non deludervi/annoiarvi con questo nuovo capitolo che, tra l’altro, mi è venuto un po’ più lungo del dovuto ma non ho avuto il coraggio di tagliarlo. Ho avuto qualche problema nello scrivere bene le successioni di azioni molto veloci, se qualcuno avesse qualche idea per renderle meglio sarei felice di saperla.
Ora, se non mi sbaglio, avevamo lasciato Natsu stordito con Elfman e Gray, e la povera Lucy tra le grinfie di Mira…
Donne e sedie
Incuriosita dalle parole di Mirajane, la seguii al bancone dove, mentre puliva il suo solito bicchiere con quel sorriso terrificante scintillante sul volto, mi spiegò in cosa consisteva questa fantomatica gara di coppia…
“Vedi Lucy, ogni tre anni si svolge la Grande Gara di Coppia di Fiore; questa è una gara che consiste in tre prove, che variano ogni volta, in cui partecipano delle coppie formate da un ragazzo e una ragazza. Il bello di questa gara...” continuò mentre il sorriso si allargava, se possibile, ancora di più “…è che le coppie possono essere formate da componenti di diverse gilde!! Dalle sette di questa mattina a mezzanotte di oggi, tutti i maghi che vogliono partecipare devono cercarsi una compagna, per poi farsi segnare come partecipanti dal master della gilda di lei, e già da domani dovranno impegnarsi al massimo per vincere 60.000 jewels più un premio speciale; qui a Fairy Tail giungono sempre tantissimi ragazzi! È divertentissimo!” concluse lei facendo una giravolta su se stessa.
Ora capivo l’entusiasmo di Mirajane, per una pettegola come lei questa era un’occasione d’oro; in realtà ero curiosa anch’io di sapere chi avrebbe fatto coppia con chi e avevo già qualche idea su due o tre possibili coppie. Mi chiesi se qualcuno avrebbe avuto il coraggio di chiederlo a me, così avrei potuto pagare l’affitto, magari…
“Né, Lucy…” Disse Mira saltellando verso di me con gli occhi a forma di cuore, interrompendomi prima che potessi fare pensieri di cui avrei potuto pentirmi “…dimmi la verità…tu parteciperai con...”
La porta del gilda sbatte con fragore assordante, ma non feci in tempo a pensare di essermi salvata dal demone per un pelo, che mi si prospettò qualcosa di molto peggio della curiosità di Mirajane….
Contro la luce che entrava dalla porta si stagliava il quartetto di Blue Pegasus, i “Forever Trimens”.
Dalla parte maschile della nostra gilda si alzarono grugniti, ringhi e insulti vari, in particolare verso il plurivincitore del concorso “Il fidanzato ideale” Hibiki, che ovviamente era rimasto lo stesso affascinantissimo ragazzo di sette anni fa; mentre da quella femminile sospiri e gridolini di gioia.
Gentilmente mi alzai per andarli a salutare, visto che avevo conservato un buon rapporto con loro, ma non feci in tempo a fare quattro passi, che Hibiki mi raggiunse e si inginocchiò davanti a me.
“Lucy, la tua bellezza è abbagliante più che mai!”
“C-ciao, Hibiki” gli riposi forzando un sorriso mentre in realtà avrei voluto sprofondare: gli occhi di tutta la gilda erano fissi su di me. Con mia grande gioia non aveva perso la sua abitudine di provare a incantarmi tutte le volte che ci vedevamo. Sospirai affranta.
“Lucy, splendida Lucy, vorresti fare cop…”
“GIÙ LE MANI!” purtroppo non riuscii a scoprire cosa voleva che facessi, anche se lo potevo immaginare, perché un calcio ben assestato lo scaraventò cinque metri più in là; subito venni circondata in modo protettivo da due forti braccia.
“Lucy…ho giurato che ti avrei protetta e non intendo venir meno alla mia promessa…”
“LO-LOKE?! cosa ci fai qui?! Io non ti ho evocato!”
“Lo so Lucy, ma la forza del nostro amore è più forte di qualsiasi barriera: quando ho visto quel lurido essere toccarti con le sue mani in modo così lascivo… non ho potuto trattenermi! Dopotutto sono ancora un membro di questa gilda!”
Mi ero assolutamente dimenticata che l’unico che teneva testa a Hibiki in concorsi vinti del genere “ il fidanzato ideale” o “il ragazzo perfetto” e in tentativi di conquistarmi, era Loke, che tra l’altro era piuttosto geloso; mi passai disperata una mano sulla fronte: di questo passo non sarei sopravvissuta.
Assicuratosi che il suo rivale non si stesse rialzando, Loke mi fece voltare verso di lui, mi prese il mento tra le mani e…
SBAM!!!
La porta sbattè in modo ancora più assordante di prima, ma questa volta era stato uno solo ragazzo ad aprirla…
“Ti prego fa che non venga da me! Ti prego fa che non venga da me! Ti prego fa che non venga da me!” pensavo con così tanta forza che il cervello mi stava per scoppiare, mentre Stig, uno dei due Draghi Gemelli che avevamo incontrato durante il Torneo, che si era preso una cotta per me, avanzava inesorabile nel silenzio più assoluto. Tutta Fairy Tail stava trattenendo il fiato per vedere da chi sarebbe andato.
Quando si fermò davanti a me avrei voluto che la terra si aprisse sotto i miei piedi. Perchè stava accadendo tutto a me?!
“Ciao Lucy” disse sfoderando quel sorriso da cacciatore che mi faceva venire i brividi.
Con uno spintone staccò Loke da me e mi mise le mani sulle spalle.
“Lucy volevo chiederti se t…”
“ORA BASTAAA!!!!!” urlò Natsu sbattendo un pugno contro il tavolo.
Mi girai verso di lui spaventata, solo per accorgermi che lui mi aveva già raggiunta; a questo punto mi prese in braccio, facendomi diventare di un colore indefinibile tra il bordeaux e il viola, saltò in piedi al tavolo e sputò una fiammata.
“LUCY È LA MIA NAKAMA!!! E SARÀ LA MIA COMPAGNA NELL GRANDE GARA DI COPPIA, CHIARO?!!!” a questo punto eruttò un’altra fiammata, mi mise giù e, facendomi il suo sorriso più bello, mi chiese
“Né Lu?”
Io lo guardai imbarazzata e commossa.
“Natsu io…” iniziai con voce flebile “…BAKA!!!! MI HAI DATO FUOCO AI CAPELLI!!! IDIOTA!!!”
Irata presi la prima cosa che mi capitava sottomano e gliela lanciai addosso; lui e la sedia volarono a schiantarsi contro la parete della gilda, ma io non feci in tempo a spegnermi i capelli che Stig mi tiro giù dal tavolo tra le sue braccia.
“Lucy io…”
“STALLE LONTANO STUPIDO DRAGO!!” Hibiki con un pugno assestato lo fece volare sul tavolo di alcuni maghi di Fairy Tail, che iniziarono un rissa.
A questo punto, soddisfatto, Hibiki ebbe il coraggio di prendermi in braccio, neanche fossi diventata il giocattolo di turno.
“Lucy sposiamoc…”
“PLAYBOY DI SECONDA CATEGORIA MOLLALA!!” Con mia grande fortuna Loke mise al tappeto Hibiki con un calcio alla testa, lasciandomi però cadere per terra. Per la sorpresa, e il dolore, rimasi sdraiata.
Sorrisi a Loke e feci per ringraziarlo quando lui, invece di aiutarmi ad alzarmi e salvarmi da questi pazzi maniaci come un bravo Spirito Stellare, mi si mise sopra per farmi le sue dichiarazioni.
“Lucy-chan, ti ho sempre amat...”
“NATSUUU! “Esplosi. Ci mancava solo questa!
“LOKE! RAZZA DI PERVERTITO! SCROSTATI DA LUCY!!” Non avevo ancora finito di invocare aiuto che Natsu prese Loke per la giacca e lo scaraventò addosso a Stig che stava tornando all’attacco.
“Mi avevi chiamato?” chiese, allora, sorridendomi. Ancora prima che potessi dirgli che non ne potevo più di questa storia, lui mi prese in braccio (DI NUOVO! ARGH!) e cominciò a correre, inseguito dagli altri tre.
“NATSUU! MOLLA LA RAGAZZA!!”
“LEI È MIA!! STATELE LONTANI!!”
“NATSUUU!! SMETTILA DI SPUTARE FUOCO: MI STAI BRUCIANDO I CAPELLI!!!!”
*************
Levy guardò sorridente il caos che Lucy e Natsu erano riusciti a creare: in quella gilda non si riusciva a stare un attimo in pace. A dir la verità era un po’ gelosa della sua amica e avrebbe voluto che qualcuno, nonostante fossa piccola e debole, le chiedesse di fare coppia con lei. Qualcuno che non fosse…
“LEVY-CHAN!! DOV’ERI FINITA? NE, LEVY-CHAN? PER FAVORE LEVY-CHAN FAI COPPIA CON ME!!!!” Argh! L’avevano trovata di nuovo! Era da quella mattina che Jet e Droy non la smettevano un attimo di inseguirla; il motivo per cui non diceva di sì a uno o all’altro era che, primo se avesse detto di sì a uno l’altro le avrebbe fatto una scenata isterica, secondo, dubitava che insieme a uno di loro sarebbe sopravvissuta più di dieci secondi nella prima prova della Gara. Sospirò e, veloce, Levy sgattaiolò dal suo nascondiglio sotto il tavolo a dietro un colonna, dove però andò a sbattere contro qualcuno.
“S-scusa…non stavo guardando dove andavo...”
“Figurati” disse il giovane mago biondo della gilda Blue Pegasus, Eve Thylm, aiutandola gentilmente a rialzarsi mentre lei arrossiva.
“Tu sei la bella maga Levy McGarden, giusto?” le chiese facendola arrossire con un sorriso abbagliante. “Stavo proprio cercando te…” detto questo le si inginocchio davanti (era proprio una mania la loro).
“Avrei voluto donarti una rosa rossa, segno del mio amore, ma ho pensato che questo si sarebbe adattato di più ai tuoi gusti, o dolce fata dei libri” disse porgendogli un enorme libro con dipinta sopra una bellissima rosa rossa.
Levy lo guardò con gli occhi che le scintillavano: era un’edizione rarissima del suo libro preferito. Se lo portò al petto e fece per ringraziarlo, commossa, quando dall’alto calò sul poveretto una gigantesca botte di sakè vuota senza fondo. A questo punto Gajil rigirò la botte con dentro Eve e rimise il fondo al suo posto, sigillandola con dei chiodi, per poi lanciarla lontano con un calcio, per la precisione addosso al compagno Hibiki che si stava azzuffando con Stig.
“BAKA GAJIL!!!!COSA TI È SALTATO IN MENTE?! IDIOTA!!” urlò Levy afferrando la sedia accanto a lei e incominciando a picchiarla con forza contro il Dragon Slayer di Ferro, spaventato per un attimo dalla reazione della dolce fatina.
Ma già al quarto colpo Gajil spezzò a metà la sedia e afferrò Levy per il vestito alzandola all’altezza dei suoi occhi.
“Stammi a sentire nanerottola: quell’idiota o quei due vermi” disse lanciando un’occhiata sprezzante a Jet e Droy, “non sono in grado di proteggerti durante la Gara; sarò io a farlo!” Levy rimase senza parole: Gajil voleva…proteggerla?! Lo guardò un attimo e poi annuì sorridente.
A questo punto Gajil si girò e urlò: “CANA GRAZIE PER LA BOTTE!! E, MIRAJANE, SEGNA ME E IL GAMEBERETTO COME COPPIA!!” Mirajane annuì sorridente mentre Cana continuava a bere sakè.
Gajil, allora, si mise Levy in spalla come un sacco di patate e si diresse verso la porta.
“GAJIL! METTIMI SUBITO GIÙ!! BAKAAA!!” si mise a urlare Levy prendendolo a pugni sulla schiena; ma il Dragon Slayer non la degnò minimamente e sghignazzò
“MINNA…NOI ANDIAMO AD ALLENARCI!! CI SI VEDE DOMANI ALLA GARA!!!”
***********
Mirajane segnò la coppia che era appena uscita e tornò a pulire il suo bicchiere.
“Gray,” disse rimproverando il mago che giocava con i ghiaccioli messi nel suo bicchiere d’acqua, “dovresti andare da Lluvia a chiederle di partecipare con te alla Gara!”
Gray non rispose e si limitò a grugnire, girandosi, però, a guardare la maga della pioggia che sedeva tutta sola in un angolo e che gli lanciava delle occhiate fugaci, arrossendo ogni volta.
“Sai,” continuò imperterrita Mira, “mi ricorda molto te, quando arrivasti in gilda; ha lo stesso sguardo di chi porta dentro un grande dolore, una grande…oscurità.”
Prima che potesse impedirselo a Gray apparve il volto di Ur “Io sigillerò la tua oscurità.”
Scuotendo la testa per scacciare quei ricordi, si alzò controvoglia, dopo aver lanciato la sua giacca addosso a Mira, per andare da Lluvia. A metà del suo striptease della sua strada, la porta si spalancò di colpo per permettere l’entrata di Leon e Sherry, di Lamia Scale.
I due si guardarono un attimo negli occhi, poi guardarono Lluvia e si lanciarono verso di lei.
Gray lanciò via la camicia.
Leon si tolse calze e scarpe.
Gray buttò lontano la maglietta.
Leon si spogliò della camicia.
Gray si tolse i pantaloni (che finirono in faccia a Lucy che passava di lì in braccio a Natsu)
Leon lanciò via i jeans (che finirono in faccia Ren, di Blue Pegasus, che civettava con Sherry)
Entrambi arrivarono nello stesso istante davanti a Lluvia.
Entrambi lanciarono via i boxer
Lluvia tirò addosso ai due depravati due sedie e svenne.
“RAZZA DI SPOGLIARELLISTA RIVESTITI!!” si urlarono addosso.
“PENSA PER TE MANIACO DEPRAVATO!!”
Entrambi guardarono in basso.
Entrambi urlarono “I miei vestiti!”.
Entrambi corsero a rimettersi i boxer.
Entrambi ritornarono da Lluvia e ricominciarono a litigare. (Risparmio i vari insulti)
Ad un certo punto Gray sospirò. “Leon, smettiamo di litigare un attimo e concentriamoci su Lluvia; tu vai da Mirajane a chiederle un bicchiere d’acqua, mentre io cerco di farla rinvenire”
Leon lo guardò un attimo sospettoso, poi annuì e corse da Mira.
Appena questo si fu girato, Gray sghignazzò “Baka!”; prese Lluvia in spalla e cominciò a correre verso la porta.
“FERMATI GRAY!! VIGLIACCO!!” urlò Leon lanciandosi all’inseguimento, poiché girandosi aveva visto la scena e aveva finalmente capito di esser stato fregato.
*********
Erza guardò la città di Magnolia alla pigra luce rossastra del tramonto e si infilò in bocca l’ennesima cucchiaiata di torte alle fragole. Era da quella mattina che scappava ovunque per nascondersi da Ichyia, alla fine aveva optato per il balcone, e allo stesso tempo si crogiolava nella speranza che venisse qualcun altro…
Ed ecco che sentì dei passi dietro di lei, si girò con gli occhi pieni di speranza e…
“Parfume, parfume! Come al solito il tuo è un’eccellente parfume, Erza-chan!”
Erza strinse forti i pugni per scacciare i brividi di sudore freddo che le scendevano lungo la schiena e, amareggiata, scagliò con un pugno Ichyia giù dal balcone.
Si chiese se non dovesse cambiare nascondiglio; ma no, si disse, per un po’ di tempo non riuscirà a rialzarsi, posso prendermela con calma e gustarmi qualche altra fetta di torta.
Solo sette fette dopo, sentì dei passi dietro di lei. Strinse nuovamente i pugni: aveva sottovalutato quel pervertito.
Afferrò la sedia di fianco a lei.
Aspettò che i passi si fermassero.
Ruotò su se stessa con la sedia in mano più forte che poteva.
Colpì il bersaglio.
Gerard cadde a terra sanguinante.
“G-Gerard?! C-cosa ci fai qui?! Io-io credevo…tu…cosa…Ichyia…” cominciò a balbettare guardando il ragazzo che aspettava segretamente da tutta la mattina, cercare di rialzarsi da terra con un brutto taglio alla tempia.
Capendo l’errore si precipitò a inginocchiarsi presso Gerard.
“Scusa Gerard! Scusa! Pensavo fossi un altro…” disse con le lacrime agli occhi e prendendogli la testa per portarsela al petto, con, come conseguenza, un inevitabile contusione e livido da parte di Gerard.
“Ciao Erza. Son contento di vederti. Stai tranquilla, va tutto bene mi hai solo preso alla sprovvista.” Disse sorridendole dolcemente e staccandosi da lei.
“Ero venuto per chiederti se avresti fatto coppia con me nella Gara di domani…” lei lo guardò stupita, era come un sogno che si avverava, ma…
“Gerard tu sei ricercato! Non posso permetterti di correre questo rischio.” disse categorica, ma lui sorrise.
“Ne ho già parlato con il tuo Master: mi travestirò da Mistgun” lei lo guardò: l’idea era allettante, era tutta la mattina che sperava in un miracolo del genere…
“Nessuno lo verrà a sapere e nel caso io scapperò via e voi direte che non ne sapevate niente…ok?”
Lei lo guardò e sorrise annuendo; poi si ricordò delle contusioni da lei causate al povero Gerard.
“Stai fermo lì Gerard!” disse alzandosi in piedi e preparandosi,
“RIEQUIP”
Erza venne avvolta dalla luce per poi apparire nella sua divisa da INFERMIERA
A Gerard uscì parecchio sangue da naso e svenne.
“Scusa Gerard” disse Erza portandosi una mano al cuore, “ti ho colpito tanto forte da farti svenire…perdonami.”
******
Mirajane riprese a strofinare con foga il bicchiere. Com’era possibile che nessuno le avesse ancora chiesto di partecipare alla Gara?! Oh ma l’avrebbe trovato qualcuno, di sicuro…!
Si guardò intorno ma nessuno sembrava intenzionato a venire da lei, anzi sembrava la stessero evitando. Ma perché…
“S-scusa Mirajane io…” Mira si girò a guardare colui che aveva osato interrompere i suoi pensieri e si trovò davanti Freed; Freed, che solo in quel momento si accorse della nube nera che avvolgeva la dolce Mira, dello scintillio nei suoi occhi e del sorriso terrificante che aveva dipinto sul volto.
“A-ah…e…io …io v-volevo solo chiederti…”
“Tu volevi solo chiedermi di partecipare con te alla gara di domani, vero Freed?!” lo interruppe Mirajane, il demone, con uno scintillio rossastro negli occhi mentre accarezzava una sedia.
Freed deglutì a vuoto.
Si asciugò il sudore dalla fronte.
Si inchinò e disse “Sarà un onore averti al mio fianco”
L’aura malefica intorno a Mira si dissolse, lei sorrise e corse via saltellando contenta per segnare i loro nomi.
Freed appoggiò la testa al bancone e sospirò affranto; Bixlow gli si avvicinò,
“Amico, ora come glielo dici che tu volevi solo un bicchiere di succo di frutta?”
******
Laxus entrò nella gilda, camminando lentamente e chiedendosi chi avrebbe potuto essere la sua compagna quest’anno; sempre che qualcuna lo volesse visto l’episodio di Phantasia.
“Bentornato Laxus!” lui si girò verso la piccola albina che l’aveva salutato.
“Mph…Ciao Lisanna.”
“Anche io sono felice di vederti Laxus! A proposito tu hai già trovato una compagna per domani?” lui fece un grugnito e un cenno di diniego prima di chiederle,
“Tu immagino andrai con Natsu, giusto?”
Lei si voltò con sguardo rattristato e lui seguì i so occhi: Natsu stava correndo per la sala con in braccio la ragazza nuova, inseguito da tre tizi, urlando che era sua mentre lei lo prendeva a pugni.
“No Laxus…credo che non parteciperò con lui…” gli rispose rivolgendogli un sorriso mesto; lui sentì qualcosa che gli si smuoveva all’altezza del cuore.
“Tsk…meglio. Sarò io il tuo partner.”
Detto questo, senza neanche guardarla, si incamminò verso Freed che stava prendendo a testate il muro; ma fatti pochi passi senti una piccola mano che lo afferrava e, giratosi, si trovò faccia a faccia con due grandi occhi azzurri.
“Grazie Laxus”
*******
Erano ormai le undici e quarantacinque e lui non aveva ancora deciso cosa fare; alla fine aveva vinto quello stupido Gray e la sua amata Lluvia sarebbe stata la sua partner. Sospirò e guardo il bicchiere vuoto; alla gilda non era rimasto nessuno, perfino Mirajane era andata a casa con sua sorella e suo fratello, che non faceva altro che balbettare ”Ever…Ever fa paura!”. Non gli restava altro che ritornarsene alla locanda. Si alzò lentamente e si incamminò verso l’uscita della gilda, quando il suo piede inciampò contro qualcosa mandandolo dritto disteso a terra.
“Ma che…” si interruppe a metà imprecazione, accorgendosi che ciò contro cui aveva urtato era una ragazza; carina anche (ma non quanto la sua adorata Lluvia). Le si avvicinò piano e la scosse: lei emise un grugnito e aprì gli occhi: per fortuna era viva.
“Tu…tu chi sei?” biascicò. Leon si guardò intorno: la ragazza era attorniata da gigantesche botti di sakè vuoto: era ubriaca fradicia. Sospirò: ci mancava solo questa.
“Io sono Leon, di Lamia Scale; e tu?” provò a chiedergli, ma lei non lo ascoltò minimamente.
“Nessuno…nessuno mi vuole…sono sola…” cominciò a piangere lei, mandando il povero mago del ghiaccio nel panico” domani sarò l’unica ragazza che non ci va…sono solaaa…nessuno mi vuole perché sono brutta e incapace…sakè…dammi altro sakè…sono sola…neanche tu mi vuoi…”
Leon ci pensò un attimo, a quanto pareva la ragazza era disperata perché non aveva trovato un partner e anche lui era senza, magari potevano aiutarsi a vicenda (e così lui sarebbe stato vicino alla sua Lluvia…)
“No, mi dispiace ma il sakè non mi sembra una buona idea; però potrei essere io il tuo partner per domani, che ne dici? Ti va?” Provò a dirle sorridendo e scacciando l’idea che parlare ad un’ubriaca era come parlare a una pazza; lei lo guardò confusa, poi sembrò capire le sue parole e gli gettò le braccia al collo.
“Grazie, grazie…non sono più sola…mi vuole qualcuno…sakè…sakè…”
Leon provò a farla alzare, ma risultò impossibile, infatti non riusciva a reggersi in piedi; quindi se la mise in spalla mentre lei cominciava a cantare canzoni riguardò al sakè, per poi andare a scrivere i loro nomi sul foglio appeso da Mira al bancone.
“Ehi tu, ragazza, come ti chiami?” Le chiese scandendo bene le parole perché capisse.
“Io…io sono Cana Alberona, la più grande bevitrice di sakè di Fairy Tail” disse scoppiando in una risatina isterica.
Leon scrisse i loro nomi, evitando di aggiungere l’epiteto che lei stessa gli aveva illustrato, e poi tornò a rivolgersi a lei.
“Cana, Cana dimmi dove abiti? Capito? Dove abiti?”
Gli rispose un leggero russare.
Merda! Adesso si era pure addormentata! Cosa poteva fare? Per un attimo pensò di lasciarla su una panca ed andarsene, ma la gilda rimaneva aperta e lasciare sola una ragazza, ubriaca, di notte, non gli pareva un’idea geniale; avrebbe potuto chiedere a qualcuno: già, ma a chi? Non era rimasto nessuno. Sospirò: non aveva scelta l’avrebbe portata in locanda con sé.
“Speriamo non pensi male al suo risveglio.” Pregò mentalmente mentre lei canticchiava nel sonno qualcosa riguardo al sakè.
Fairy Chat
Natsu: LUCY È MIA CAPITO?!
Lucy: sì, Natsu abbiamo capito! Ora mettimi giù e… SMETTILA DI SPUTARE FUOCO; BAKA!!
Levy: GAJIL METTIMI GIÙ!!!!!!!IO NON MI ALLENO CON TE!!
Gajil: *ghigna e continua a camminare*
Lluvia: Gray-sama ha scelto Lluvia…l’ha rapita perché vuole stare con lei per sempre…
Gray: ohi, non farti strane idee *scappa da Lluvia*
Gerard: Erza, ti prego, cambiati…
Erza: non capisco che problemi hai con questa divisa* mette il broncio*
Freed: *prende il muro a testate*
Laxus: *consola Freed*
Mirajane&Lisanna: *saltellano felici*
Cana: PERVERTITO STAMMI LONTANO!!
Leon: ehi! Io ti stavo solo cercando di aiutare! *schiva la sedia lanciata da Cana*
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Capitolo 3 *** Nauesea e Sopravvivenza ***
YO MINNAAAA!!! (Perdonatemi il giapponesismo, ma questo è il mio poco originale marchio di fabbrica e lo continuerò a usare) Allora *si mette a strisciare sui ceci* scusateeeeeee!! Sono davvero in ritardo ma questo capitolo è la cosa peggiore che mi sia mai capitato di scrivere, il tipico capitolo di passaggio che vorremo trovare già pronto sui nostri desktop ma che non c’è mai. E tutto questo per dire che non mi soddisfa ancora ciò che ho scritto, anzi, ma non riesco a fare di meglio, quindi abbiate un po’ di pietà e datemi fiducia per il prossimo capitolo con cui cercherò di rimediare.
Alcune cosa prima di iniziare: 1) ho tolto quasi tutti i giapponesismi come mi era stato consigliato ma ho deciso di non togliere i titoli per alcune persone che caratterizzano alcuni personaggi-rapporti (vd. Gray-sama) e i nomi degli attacchi o cose particolari che non saprei come tradurre. 2) mi scuso se in questo capitolo ho dato poco spazio ad alcune coppie ma come ho già detto era un capitolo di PASSAGGIO, quindi non avrei saputo come infilarcele dentro senza rovinarle e scusate se ho un po’ abbandonato la mia solita ironia. 3) mi farebbe molto piacere che tutti quelli che avessero consigli sulla gestione di alcune coppie o su come non scadere nell’OOC (nel caso succeda), me li mandino, se non se la sentono di fare una recensione, come messaggio personale.
Ora vi lascio alla nostra storia, dopo la quale vi do il diritto di esorcizzarmi/mettermi al rogo insieme a questo capitolo : D…
Nausea e Sopravvivenza
Guardai il paesaggio che si vedeva dall’oblò: un’immensa distesa verdeggiante e selvaggia. Più il tempo passava, più ero curiosa (oltre che un po’ spaventata) di scoprire cosa mi aspettava in quel luogo disabitato e impervio, nonché affascinante e misterioso
“L-Lucy…bleurghbleeorghh”
Sospirai affranta: era da quando eravamo saliti sull’aeronave, che ci avrebbe portato al luogo della prima prova della Grande Gara di Coppia di Fiore, che Natsu strisciava come un cadavere e si esprimeva a gorgoglii; ma dopo tre ore a bordo di una balena gigantesca in acciaio, piena di gente che scalpita e si allena per prepararsi alla prima sfida di cui ancora non sapevamo niente tranne che sarebbe stata massacrante e sarebbe durata cinque giorni, avevo imparato a tradurre il linguaggio del mio compagno, che tutti gli altri miei, cosiddetti, amici mi avevano “’affidato’”.
“No, Natsu non so quanto manca, per la quindicesima volta non lo so.”
“Blorgh…blerurghh…blorghrgrobleurgh…”
“Sì Natsu, ho capito che stai male; me l’hai già detto e me ne sono decisamente accorta quando mi hai vomitato sulle scarpe” dissi stringendo convulsamente i bordi della panca su cui ero seduta. Calma Lucy, calma.
“Blo…bleurgh…blurghh…” Lo guardai e la mia irritazione si spense (quasi): faceva proprio tenerezza; mi piegai verso di lui, che si contorceva per terra sbavando come una piccola lumachina, e gli scompiglia i capelli.
“Lo so che ti dispiace Natsu” lo confortai reprimendo, per pietà, l’istinto di urlargli addosso che gliel’avrei fatta pagare,” Hai provato a chiedere a Wendy di lanciarti Troia?”
“Bleourgh…blorgh…belurghbol...blorghh…”
“Ah, già è vero; avevi sviluppato una specie di difesa contro il suo incantesimo, giusto? Però…da dopo l’allenamento per il torneo è diventata più forte, magari è più forte anche l’incantesimo, no?” nei suoi occhi brillò per un attimo la luce sfavillante della speranza che però si spense in fretta.
“Bolorgh...blor…bolorgh...blor…”
“Oh no, invece è qui eccome; l’abbiamo scoperto stamattina…”
Mi guardai attorno: eravamo tutti radunati intorno all’aeronave, atterrata con nostro sgomento in centro a Magnolia, ma di Natsu non c’era l’ombra. Vidi Levy e feci per andare da lei, ma poi mi accorsi che stava litigando con Gajil (un’altra volta?! Era la sesta! Prima per chi si procurava l’equipaggiamento in caso di emergenza, poi per chi avrebbe portato il kit di sopravvivenza, poi per chi portava i sedici libri di Levy, poi per chi portava il ferro da spuntino di Gajil…Erano fatti l’uno per l’altra…) e decisi di non rovinare l’idilliaco momento.
“Ohi, Lucy! Natsu non è ancora arrivato?”
Feci un cenno di diniego a Gray, che mi raggiunse seguito da Lluvia che borbottava qualcosa riguardo ad una “rivale in amore”.
“Tsk! Quell’idiota si sarà spaventato all’idea di salire su sto’ coso ed è fuggito a gambe levate”
Reprimetti un brivido: purtroppo era estremamente possibile che fosse fuggito; davanti a cento nemici non faceva una piega ma bastava mostrargli la foto di un mezzo di trasporto che si metteva a vomitare
ovunque. Sigh…
“Lluvia-chan!” ci interruppe Leon correndo ad abbracciare Lluvia, viola per l’imbarazzo.
“L-Leon…” fece Gray indicandolo, mentre Lluvia scrostava la cozza Leon da sé e correva a nascondersi dietro Gray, “…Perché hai un occhio nero?”
“Beh…ecco…uhm…è una lunga storia…” incominciò lui, scompigliandosi i capelli e…sbaglio o stava arrossendo?
“Perché è un maniaco depravato, ecco perché!” sopraggiunse Cana tirando un pugno in testa al povero Leon.
“Questa mattina…” disse lei stringendo i pugni e lanciando occhiate assassine a Leon, “questa mattina mi sono svegliata nel letto di una locanda a me sconosciuta, e di fianco a me russava questo essere COMPLETAMENTE SVESTITO!!!”
Gray scoppiò in una fragorosa risata e io lo guardai scioccata.
“Questo da te Leon non me l’aspettavo…” lo accusai, scostandomi da lui di qualche centimetro.
“Aspettate un attimo” disse il colpevole piccato “io l’ho fatto solo per aiutarla! Ieri sera l’ho trovata ubriaca che piangeva perché nessuno le aveva chiesto di essere il suo partner; a questo punto mi sono offerto di
esserlo io e lei ha accettato.
“Ma ero ubriaca! E poi non piangevo!”
“Sì che piangevi!” le urlò contro Leon spogliandosi nuovamente.
“No!”
“Sì!”
“Beh, si dice che gli ubriachi dicano la verità…” intervenne Lluvia, tra i due furenti litiganti, beccandosi un’occhiataccia da Cana.
“POI...” enfatizzo lui per riconquistare la nostra attenzione, “prima che potessi chiederle dove abitava, lei si è addormentata e ha cominciato a russare mentre canticchiava canzoni sul sakè! Cosa potevo fare io?!
L’ho portata alla locanda e io ho dormito sul divano per lasciare a lei il letto, per essere poi, stamattina, svegliato da un suo urlo isterico e un sedia in piena faccia!” concluse incrociando le braccia e voltandosi a
guardare da un’altra parte. Io trovavo che, a modo suo fosse stato un gesto dolce…non come qualcun altro che si infilava nel letto altrui con chissà quali intenzioni…
“ERI NUDO!” urlò Cana, che evidentemente non la pensava come me.
“MA POI MI SONO RIVESTITO!”
“Sì, MA DOPO!”
“GUARDA CHE IO NON TI HO NEMMENO TOCCATA! IL MIO CUORE È SOLO DI LLUVIA!” disse lui prendendo la suddetta tra le braccia (di nuovo).
“RAZZA DI…” Cana si fermò a metà insulto, fissando spiritata qualcuno alle nostre spalle. Tutti noi ci girammo e rimanemmo paralizzati.
“W-WENDY?!?!”
“Cosa ci fai qui?” le chiesi scioccata.
“Partecipo alla Gara” disse tutta sorridente. Ok, non era una regola scritta, ma questa mi sembrava una gara per maghi maggiorenni!
“Chi è il maniaco che ti ha…” partì indignato Gray, spogliandosi, prima di essere fermato dall’entrata di Romeo che, come se nulla fosse, raggiunse Wendy.
“Ben arrivata Wendy! Pronta per la gara?”
“Ciao Romeo! Prontissima!”
Detto questo i due ragazzini ci salutarono e ci superarono tranquillamente.
“Fiuu…” fischiò Gray scioccato, “certo che il ragazzino si dà da fare…”
“Eh, già…”
Dopo aver affidato il povero Natsu a Gray e Leon, cominciai a cercare Wendy; l’impresa non si presentava facile, visto che tutte le coppie con un membro di Fairy Tail, Lamia Scale e Blue Pegasus erano su questa aeronave; c’era chi litigava, chi civettava, chi si picchiava (dopotutto molti erano maghi di Fairy Tail) chi…beh, preferivo non pensarci. A un certo punto distinsi nella folla dei capelli verdi.
“Freed! Freed!” chiamai raggiungendolo e tirandolo per una manica. C’era la vaga speranza che avesse visto la ragazzina
“Freed, hai vist…AAAH!” urlai spaventata, facendo un salto all’indietro. Freed fece una faccia depressa, o almeno lo presupponevo, visto che gli occhi neri, i lividi e i graffi che aveva sulla faccia rendevano difficile
l’interpretazione.
“F-Freed, c-cosa ti è successo?”
Laxus ci raggiunse sghignazzando e diede qualche pacca al povero Freed.
“Freed ieri sera ha avuto il coraggio di dire a Mirajane che lui in realtà non aveva nessuna intenzione di partecipare alla Gara.”
Ah.
“Il problema,” continuò Laxus ridacchiando, ”è che Mira, dopo aver punito personalmente Freed, è andata a piangere da Erza; la quale è venuta a insegnare a Freed ‘“Come si tratta una ragazza!”’”
Doppio Ah.
Facendogli un sorriso comprensivo cercai di consolarlo, mentre l’ombra nera che lo avvolgeva si allargava e Laxus si teneva la pancia dalle risate. Nemmeno lui era tanto stupido da cercare lo scontro con Mira ed
Erza contemporaneamente.
“Laxus!!” urlò Lisanna, spuntata dal nulla, puntando un dito contro la faccia stupita del chiamato in causa, “Dovresti smetterla di ridere! Mira-nee era disperata ieri sera! Sei proprio privo di tatto!”
A questo punto lo superò indignata per correre dalla sorella che si stava sfogando con Cana. Laxus era paralizzato, era la prima volta che lo vedevo così scioccato, e mi dispiacque per lui: Lisanna non aveva nulla
da invidiare alla sorella Mirajane, il demone.
Scappando dai due Raijinshuu, per evitare di finire coinvolta in un doppio litigio di coppia, corsi a cercare qualcun altro che potesse aiutarmi.
Per fortuna, dopo un’indicazione di Sherry, piena di amore, capii dove si trovavano i due ragazzini. Quando li vidi rimasi un attimo a bocca aperta: Romeo teneva la mano sopra quella di Wendy e ridacchiavano incuranti di tutto il resto. Sorrisi: erano dolcissimi.
“L-Lucy…c-cosa c’è?” appena si accorse della mia presenza spostò la mano da quella di Romeo e mi fece un sorriso imbarazzato. Ma le scintillavano gli occhi.
“Scusate se vi interrompo, ma Wendy? Potresti riprovare a lanciare Troia su Natsu? È davvero conciato male…”
“Sì, certo! Romeo vieni?” disse lei alzandosi volenterosa.
“Ok!” e dal suo sguardo si capiva che non aveva intenzione di stargli troppo lontano.
Al terzo tentativo, grazie all’olfatto sviluppato di Wendy, riuscii a ritrovare Natsu, che, se possibile, era peggiorato.
“Ohi, Lucy! Finalmente sei arrivata!” mi disse Gray, vedendomi arrivare seguita dai due ragazzini.
“Comunque è incredibile,” intervenne Leon, “da quando te ne sei andata Natsu è visibilmente peggiorato…hai una strana influenza su di lui…guarda! Al solo vederti sta già passando dal colorito bianchiccio cadavere al verde melma!” concluse prendendo a piccoli calci il corpo di Natsu con grande interesse. Arrossendo per le parole che Leon aveva pronunciato (e chiedendomi se davvero quel passaggio di colore si potesse considerare un cambiamento positivo) guardai speranzosa Wendy che si metteva all’opera.
“TROIA”
“Natsu…Natsu? Come ti senti?”
Inizialmente non notammo cambiamenti, ma poi il suo colorito diventò normale, lui si tirò in piedi e con un pugno infiammato schiantò Gray e Leon, colti a sorpresa, contro il muro ferreo. Dopo di che fece qualche passò per accertarsi che la sparizione della nausea non fosse tutta una finta e guardò me e Wendy per un lungo istante, poi sorrise.
“Grazie Wendy! GRAZIE!” urlò abbracciandola e travolgendola entusiasta, per poi correre verso di me.
“Grazie Lu! Sei fantastica!” Mi urlò nell’orecchio mentre mi abbracciava e, sollevandomi da terra, mi faceva girare.
“N-Natsu mollami! A-altrimenti sarò io a stare male!” dissi cercando di sembrare decisa e convincente, ma non mi venne molto bene. L’imbarazzo e le sue braccia (nonché i molteplici giri) mi impedivano di
pensare coerentemente. Quando finalmente mi mise a terra mi rivolse il suo “sorriso speciale”. Dentro di me cominciai a sciogliermi…
“OHI; NATSU! NON CREDERE DI PASSARLA LISCIA QUESTA VOLTA!”
“DANNATO DRAGO! ADESSO TI FACCIO PASSARE LA VOGLIA DI LANCIARE LA GENTE CONTRO IL MURO!”
Urlarono i due maghi del ghiaccio mettendosi in posizione di combattimento e spogliandosi dei vestiti.
Come rovinare un bel momento.
“SONO TUTTO UN FUOCO! VENITE ANCHE INSIEME, GHIACCIOLI SPOGLIARELLISTI!!!” Urlò Natsu di rimando accettando la sfida e, per solidarietà, togliendosi il gilet per poi lanciarmelo addosso.
“ICE MAKE…”
“ICE MAKE…”
“KARYUU NO…”
“FIRE…”
“Romeo anche tu no!”
“FAIRY TAIL!”
L’urlo del Master congelò all’istante i quattro ragazzi pronti alla solita zuffa.
“VENITE QUI! FAIRY TAIL!”
Tutti ci dirigemmo verso il Master, in piedi su una panca; lanciai a Natsu il suo gilet mentre lui si spintonava con Gray. Con la coda dell’occhio notai Cana che, rossa, afferrava Leon, che era indeciso su cosa fare,
per il polso e lo trascinava tra le Fate.
“Ragazzi! Non sapete quanto sono orgoglioso di voi per aver accettato questa sfida; anche di coloro che hanno scelto una delle mie Fate come partner, che fino alla fine della gara saranno considerati membri di Fairy Tail, e che hanno il compito quindi di proteggerle…” Leon, unico esterno alla nostra gilda, arrossì sentendosi chiamato in causa e lanciando occhiata di sottecchi a Cana, per poi ritrovare la sua maschera di ghiaccio, uguale a quella di Gray, e annuire serio al Master.
“Ma non è per questo che vi ho chiamato qui…Grazie all’aiuto dei membri della Crime Sorciere,” alcuni lanciarono delle occhiate a Gerard Mistgun, che si trovava al fianco di Erza, visibilmente imbarazzata da
quelle occhiate, “ci siamo accorti che in quest’edizione della Gara c’è qualcosa che non va…sono solo sospetti ma vi raccomando la massima attenzione. Evitate pericoli inutili. Mettete da parte l’orgoglio nei
momenti che lo necessitano e chiedete aiuto alle altre coppie. Ma soprattutto…fate sempre ciò che il vostro cuore ritiene giusto!”
“AYE!!!!” urlammo tutti in coro, mentre ognuno si scambiava un sorriso e uno sguardo pieno di decisione con il compagno.
Mentre cominciavamo a scaldarci e scambiarci opinioni su questa fantomatica minaccia, la piccola Levy fece una domanda che attirò la nostra attenzione.
“Master…perché è legato?” tutti ci girammo, contemporaneamente, a guardare il cavo in acciaio che cingeva i fianchi del Master assicurandolo alla parete dell’aeronave.
“Uhm…beh…ecco…diciamo che…vi consiglio, quando il presentatore finirà di parlare, di stringervi alla vostra compagna ragazzi.” Non appena facemmo per accerchiarlo per estorcergli altre informazioni, una voce fece vibrare gli altoparlanti.
“BENVENUTI A TUTTI, GIOVANI PARTECIPANTI DELLA GRANDE GARA DI COPPIA DI FIORE! QUESTA è LA CINQUANTESIMA EDIZIONE E QUINDI SARÀ UN PO’ DIVERSA DALLE ALTRE…MA PARTIAMO DALLA PRIMA DELLE TRE PROVE DI QUEST’ANNO: LA SOPRAVVIVENZA! PER PRIMA COSA, TUTTE LE COPPIE SARANNO OBBLIGATE, NELL’IMMEDIATO A LASCIARE QUALSIASI OGGETTO CHE NON SIA NECESSARIO PER UTILIZZARE LA MAGIA E I VESTITI CHE PORTANO ATTUALMENTE.”
I master cominciarono a girare fra i ragazzi per prendere tutti gli oggetti in più: Natsu dovette abbandonare il suo amato zaino e io la mia frusta in cuoio, Cana la sua botte di sakè di scorta, Leon e Gray cercarono di consegnare anche i vestiti ma furono obbligati dalle loro compagne a rimetterli, e i poveri Gajil e Levy dovettero abbandonare il loro gigantesco equipaggiamento, che alla fine portava tutto in spalla dal dragon Slayer, che teneva a testa a quello di Erza per cui quest’ultima stava litigando con Gerard per non farselo portare via, e arrendersi all’evidenza che avevano sprecato sei ore a litigare per niente.
“BENE, ORA VI SPIEGHERÒ LE REGOLE DI QUESTA PROVA:
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L’OBBIETTIVO E SOPRAVVIVERE PER CINQUE GIORNI E RECUPERARE L’OGGETTO SCRITTO SULLA PERGAMENA CHE VI VERRÀ CONSEGNATA ORA E CHE SARÀ POSSIBILE APRIRE SOLO UNA VOLTA GIUNTI A DESTINAZIONE.
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OGNI COPPIA HA LA POSSIBILITÀ DI STIPULARE DUE ALLENAZE CON ALTRE DUE COPPIE AL FINE DI AIUTARSI NELLA MISSIONE E NELLA SOPRAVVIVENZA. LE ALLEANZA ANDRANNO FIRMATE SULLA SECONDA PERGAMENA CHE VI VERRÀ DATA CHE TRASMETTERÀ LE ALLEANZE AI GIUDICI.
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IL QUINTO GIORNO BISOGNERÀ GIUNGERE AL LUOGO SEGNALATO DAI FUOCHI D’ARTIFICIO ENTRO VENTIQUATTR’ORE A PARTIRE DAL LANCIO DI QUESTI.
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AL LUOGO DEVONO GIUNGERE TUTTI E DUE I MEMBRI DELLA COPPIA, O I SEI MEMBRI DELL’ALLEANZA, CON UNA DISTANZA TEMPORALE TRA LORO AL MASSIMO DI UN’ORA
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SE SI INCONTRA UN’ALTRA COPPIA CON CUI NON SI VUOLE STIPULARE UN’ALLEANZA SI PUÒ SCEGLIERE DI COMBATTERE.
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LE SFIDE SONO ALL’ULTIMO SANGUE
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IL PERIMETRO È CIRCONDATO DA ALCUNE RUNE CHE IMPEDIRANNO AI PARTECIPANTI DI SCAPPARE. SE CI TENETE ALLA VITA NON OLTREPASATELE.
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BUONA GARA A TUTTI!
Ancora prima che potessi pensare a quanto fossero crudeli le regole e la Gara, il pavimento dell’aeronave si aprì sotto i nostri piedi lasciandoci cadere nel vuoto a duemila piedi d’altezza.
Urlai terrorizzata mentre le braccia calde di Natsu mi stringevano al suo petto.
FAIRY CHAT
Cana: Razza di pervertito! E molla la mia bottiglia di sakè!
Leon: Il concetto di “state attenti! Pericolo!” non ti entra in testa eh?! Se bevi non sarai lucida e vorrei evitare di portarti in giro in braccio! *strappa di mano la bottiglia di sakè a Cana*
Cana: *metamorfosi Cana-Erza* *fulmina con la carta della torre, invoca la carta della sorgente del desiderio e il combo flashing light(?!) contro il povero Leon* Tch! * riprende la bottiglia di sakè e ne tracanna una
grande quantità*
Leon: *congela Cana e ri-riprende la bottiglia di sakè* Questo dovrebbe tenerti tranquilla fino alla prossima puntata! *se ne va bevendo il sakè di Cana e ridacchiando da solo*
Natsu: Ehi ghiacciolo, il tuo amico dovrebbe darsi una calmata…
Gray: Non è un mio amico, fiammifero, è il mio rivale! *Argh! metamorfosi Gray-Lluvia*
Lluvia: Gray-sama ha sempre ragione…qualsiasi rivale di Gray-sama è anche rivale di Lluvia!
Gray: *-.-* Come al solito non stavi seguendo la conversazione…*-.-*
Lucy: NATSU STUPIDO! Se non lavi le mie scarpe te le faccio pulire con la lingua! E METTIMI GIÙ!
Natsu: *ridacchia e lancia Lucy in aria per poi riprenderla al volo* Daaaai, Luuu! Prima avevi detto che mi perdonavi…*sorride*
Lucy: *sbava e si scioglie*
Lucy: *si pente per la sua mancanza di volontà ferrea*
Autrice: *sbava*
Lucy: *colpisce autrice che scappa dietro la statua di ghiaccio di Cana*
Freed: *cerca di forzare gli oblò dell’aeronave per scappare*
Laxus: *da una mano a Freed per farsi portare con lui*
Mirajane&Lisanna: *fulminano i due che tentavano di evadere e gli insegnano “come comportarsi con una ragazza” *
Evergreen: *insegue Elfman pestandogli sulla testa il ventaglio*
Elfman: *scappa dai Raijinshuu maschi per organizzare un piano di fuga*
Erza&Gerard: *discutono piani d’attacco…*
Wendy: *trattiene Romeo che vuole gettarsi nella zuffa Natsu-Gray appena scoppiata*
Mirajane&Lisanna&Evergreen: * attaccano a sorpresa e legano ad una panca i tre fuggitivi*
Autrice: *si sbellica dalle risate alla vista della danza tribale che le tre inscenano intorno ai tre dastinati al sacrificio, per venir poi iseguita e legata insieme a quei tre : S*
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Capitolo 4 *** primo giorno: cosa mi sta succedendo? (parte 1) ***
Yo
minnaaa!!! Sono
tornata!! A tutti quelli che mi vorrebbero strangolare per il ritardo
dico, a
mia discolpa, che sono stata vittima di tentati omicidi da parte di:
verifiche
temibili, cenoni e pranzi coi parenti in rapida sequenza e un
panetton4e
farcito che mia nonna (non ci si può più fidare
di nessuno a questo mondo) ha
tentato di farmi ingollare interamente. Ripensandoci, è un
miracolo che io sia
sopravvissuta…ma lo sono! Ta-daaaa! Quindi vi impongo questa
parte di
capitolo, prima parte perché, accorgendomi che stava venendo
un poema ma non
volendo togliere spazio a nessuno, l’ho tagliato. Spero come
al solito che vi
piaccia e di non essere scaduta nell’OOC, nel caso ditemelo,
vi prego!
Buona
lettura!
Primo
giorno: cosa mi
sta succedendo? (Parte 1)
Il vento mi sferzava i capelli in
modo violento e il terrore
mi attanagliava lo stomaco; l’unico punto positivo
è che non avevo freddo, o
meglio, era impossibile che avessi freddo così raggomitolata
al petto di un
Dragon Slayer di Fuoco.
“Natsu! Fai qualcosa o
finiremo per sfracellarci!” urlai
nella speranza che, almeno lui, avesse uno straccio di idea su come
fare a
fermare la nostra caduta senza ossa rotte o menomazioni. Giurai che se
avessi
incontrato per strada l’organizzatore della Gara
l’avrei riempito di calci fino
a fargli implorare pietà.
“Le mie fiamme si spengono!
Non riesco a rallentarci!!”
Ora sì che eravamo messi
male: le fiamme che avvolgevano le
gambe di Natsu non riuscivano a rallentarci a causa della gigantesca
altezza da
cui l’aeronave ci aveva lasciato cadere.
Dovevo fare qualcosa.
Ma cosa?
Poi un’idea mi
illuminò.
“Natsu!” urlai
sfidando il vento mentre estraevo la chiave,
“Appena apparirà, prendila al volo!”
Natsu mi guardò
interrogativo, ma non ebbi tempo di
spiegargli il mio strampalato piano, troppo occupata a calmarmi e a
concentrarmi in una condizione così disperata.
“APRITI, PORTALE
DELL’ARIETE! ARIES!”
Aries apparì al nostro
fianco e Natsu, fulmineo, staccò il
braccio destro con cui mi cingeva la vita e prese Aries.
“Aries, per favore, crea
della lana che possiamo usare come
paracadute!” le urlai riponendo la chiave in tasca.
“Mi dispiace!”
disse lei facendo scaturire dalle mani
un’ondata di lana; io ne afferrai un estremità
mentre lei teneva l’altra.
“Funziona!”
urlò Natsu; ed era vero: il vento aveva gonfiato
il nostro rudimentale paracadute e ora stavamo planando dolcemente
verso terra.
“Lu, sei un
genio!”
Io arrossii, stupita che la mia idea
avesse funzionato; ma,
dopotutto, non potevo certo svelargli che avevamo avuto due
possibilità su cento
che funzionasse.
Preoccupata mi guardai intorno per
vedere gli altri come se
la cavavano e ci misi un po’ più del previsto a
localizzarli: oltre alla nostra
aeronave ce ne erano altre cinque che avevano lanciato i partecipanti
giù.
Finalmente vidi che Mirajane aveva
eseguito il Take Over,
Freed aveva fatto apparire le sue ali e insieme si allontanavano sempre
di più
verso terra, mentre la povera Evergreen stava tentando in tutti i modi
di
reggere Elfman con le sue piccole ali cercando di raggiungere anche lei
terra
più velocemente possibile; ma, a venti metri da terra,
Elfman dovette dire
qualcosa di sbagliato perché, la dolce fata, lo
lasciò cadere all’improvviso
tra le fronde di un grosso albero.
Di Laxus e Lisanna non
c’era traccia ma, probabilmente, il
Dio del Tuono aveva usato i suoi poteri per
“’teletrasportarsi’” con lei
lontano e al sicuro.
Scoppiai a ridere, seguita da Natsu,
quando vidi come la
coppia Erza-Gerard aveva risolto il problema: Erza nella sua
scintillante
armatura alata del Purgatorio, temibile e provocante come una dea
oscura,
planava dolcemente con Gerard in braccio, come se fosse lui la
damigella da
soccorrere, che arrossendo cercava di convincere Erza a metterlo
giù.
Al nostro fianco, Gray e Leon avevano
evocato uno, una specie
di gigantesco areoplanino di carta, ma fatto di ghiaccio e
l’altro una
gigantesca rondine di ghiaccio. Lluvia si teneva stretta, molto
stretta, a
Gray, visibilmente imbarazzato; mentre sulla rondine la faccenda era
più
complicata.
****
Cana si spostò il
più lontano possibile da Leon: quando poco
prima lui l’aveva afferrata, stringendola a sé,
prima di evocare la rondine,
Cana aveva sentito uno strano calore e una scossa alla bocca dello
stomaco. Una
sensazione che da tempo non sentiva più l’aveva
afferrata con forza e lei,
spaventata, stava cercando con tutte le sue forze di allontanarla.
Strisciò ancora un
po’ più lontano dal ragazzo, ma la
rondine, disturbata dai suoi spostamenti, si inclinò
bruscamente facendole
perdere l’equilibrio. In un attimo il mondo si capovolse e
lei si trovò a
guardare il cielo, prima che la gravità la trascinasse verso
terra
Cana tirò un urlo e
tentò di aggrapparsi al bordo
dell’evocazione disperatamente, ma il ghiaccio era troppo
scivoloso e le sue
dita mancarono la presa.
“CANA!”
Una mano prese al volo il suo polso e
la tirò su, salvandola
dallo spiattellamento a frittella sulla superfice terrestre.
“Si può sapere
cosa stavi facendo?! Ancora un attimo e ti
saresti sfracellata!” urlò Leon tenendola
strettamente per le braccia. Era
furente, non l’aveva mai visto così. I suoi occhi
lampeggiavano e intorno al
suo corpo aleggiava della brina, come poco prima di un incantesimo.
“Sono solo scivolata! Non
è colpa mia se questo coso è
instabile!” ribatté Cana, cercando di smettere di
tremare e frustrata dal fatto
che ancora una volta si era lasciata tirare fuori dai guai da lui, come
se
fosse una qualunque damigella in pericolo; non sapeva, poi, se le dava
più
fastidio il fatto che la stava sgridando o il fatto che lei stessa
stava arrossendo.
Un’altra forte folata di
vento sballottò l’evocazione di
ghiaccio e Leon, per evitare che cadesse nuovamente, strinse forte al
suo petto
Cana. Lui, quella ragazza proprio non riusciva a capirla: aveva visto
chiaramente che stava indietreggiando e quando l’aveva
salvata non lo aveva
nemmeno ringraziato anzi, sembrava arrabbiata proprio perché
l’aveva fatto! Ah,
perché non era finito in coppia con Lluvia?!
“Mollami, brutto
pervertito!” urlo Cana cercando di
allontanarsi e interrompendo i suoi romantici pensieri sulla maga della
pioggia,
nonché il suo striptease.
Ma Leon le rivolse
un’occhiata di agghiacciante rimprovero
che la immobilizzò, era la prima volta che un ragazzo
riusciva a metterla a
tacere così, tanto da non farle notare che si era tolto la
camicia. Rassegnata
si appoggiò al suo petto con un’espressione
imbronciata da bambina che fece
sorridere sotto i baffi il mago del ghiaccio.
****
“Ehi Lucy, guarda! Ci hanno
copiato!”
Seguii lo sguardo di Natsu e vidi uno
spettacolo misto fra
il buffo e il romantico: la piccola maga dai capelli blu, con il volto
in
fiamme, aggrappata alla forti spalle di Gajil, a cui la cosa sembrava
far
piacere, mentre lui teneva i due lembi di una gigantesca parola rosa,
scritta
dalla magia Solid Script di Levy, per creare un paracadute simile al
nostro.
“Maledetto Gajil! E magari
pretende di avercela avuta lui
l’idea!”
Sospirai: possibile che volesse
litigare anche in una
situazione come quella?
“Natsu, è una
fortuna che anche a Levy sia venuta questa
idea; altrimenti si sarebbero potuti fare davvero male!” lo
rimproverai.
Lui si voltò verso di me.
“Lucy: non schierarti dalla
loro parte! Questa è una gara e
io voglio vincere!” mi disse mettendo il broncio. Io neanche
lo ascoltai troppo
presa ad accorgermi quanto il suo volto, così tenero con
quella espressione,
fosse vicino al mio, troppo vicino; mi mancò un battito al
cuore mentre il le
mie guance prendevano fuoco. Era la prima volta che mi accorgevo del
suo
profumo: dolce e speziato, ma intenso come quello della legna di pino
che
brucia nel camino. Il mio braccio destro era fortemente ancorato al suo
collo
mentre lui mi teneva saldamente per la vita, mentre con le altre mani
tenevamo
io, un lembo del paracadute, e lui, Aries con l’altro lembo.
“Lu? Tutto bene
Lu?”
Cascai direttamente dalle nuvole e lo
trovai che mi scrutava
con la fronte increspata da una ruga di preoccupazione.
“Uh? ... Ah…eh
sì…tutto a posto…” e in quel
momento, mentre
cercavo un appiglio per cambiare discorso, venni fulminata da una
terribile
pensiero,” WENDY!”
“Natsu, vedi Wendy e
Romeo?” esclamai agitata.
Anche nei suoi occhi passò
un lampo di preoccupazione: se
dei maghi adulti/adolescenti come noi erano stati in
difficoltà, cosa poteva
essere successo a due ragazzini?!
“LA’!”
urlò Natsu; ma prima che potessi scorgere Wendy che,
tenendosi stretta al petto di Romeo, usava il suo Ruggito del Drago
Celeste per
rallentare la loro caduta, Natsu mi indicò dove si trovavano.
Peccato
che facendolo
lasciò andare Aries, che sparì insieme alla lana.
Ci guardammo un attimo negli occhi
prima di precipitare.
“NATSU!
STUPIDOOOOOO!!!!”
La prima cosa che vidi quando riaprii
gli occhi fu il cielo
azzurro. Cosa ci faceva il cielo azzurro in camera mia?
Poi ricordai tutto:
quell’idiota di Natsu ci aveva fatti precipitare
da quaranta metri d’altezza in un pino frondoso prima che ci
schiantassimo al
suolo, con consequenziale perdita di coscienza.
Sentivo in alcuni punti delle braccia
e delle gambe un forte
bruciare e il colare di qualcosa di caldo: mi dovevo essere tagliata
con gli
aghi del pino; tutto questo oltre a un grande indolenzimento di tutti i
muscoli. Improvvisamente mi resi conto del calore che mi circondava:
Natsu!
Dolorante tentai di rialzarmi o
almeno di spostarmi dal suo
petto, visto che, a quanto pareva, la mia caviglia si era slogata;
piano piano
riuscii a sedermi sulla terra polverosa e a guardare Natsu in faccia:
era
sdraiato, incosciente, e gli colava del sangue da un brutto taglio alla
testa;
inoltre aveva innumerevoli graffi, lividi e tagli su braccia e gambe.
Lo scossi dolcemente prendendolo per
la sciarpa.
“N-Natsu…N-Natsu,
per favore svegliati!”
…
“Natsu?! NATSU!”
Niente. Per quanto lo chiamassi
rimaneva incosciente. Ma
perché? Era più forte di me, eppure mi ero
svegliata prima io…
Finalmente capii: Natsu mi aveva
fatto da scudo con il suo
corpo, proteggendomi dai rami dell’albero e assorbendo
interamente l’impatto
con il terreno!
Due lacrime mi sgorgarono dagli
occhi. Tentai di
trattenerle, dicendomi che non era il momento, ma niente: continuavano
a
scendere, seguite da molte altre. Ma perché quello stupido
doveva sempre fare
gesti così dolci e avventati?! Non si rendeva conto del
dolore che mi avrebbe
provocato se fosse…se fosse…
“NATSU!!!! TI PREGO
SVEGLIATI!! NON LASCIARMI SOLA!!!”
scoppiai seppellendo il viso nell’incavo del suo collo.
Quando ormai avevo perso la speranza,
sentii una mano che mi
accarezzava i capelli.
“L-Lucy…mi…stai…soffocando…per
favore…spostati…”
“N-Natsu?!”
Veloce mi scostai da lui e mi
asciugai le lacrime perché non
vedesse che stavo piangendo. Lui si rialzò gemendo e
sputando sangue per terra.
Io cercai di darmi una sistemata ai capelli, spolverare i vestiti e
cancellare
le tracce di lacrime.
“H-Happy ha
ragione… pesi Lucyyy!” io lo guardai scioccata e
gli mollai, per abitudine, un pugno dritto sulla testa che lo fece
rinsavire,
per poi ricordarmi che era ferito gravemente.
“C-cosa è
successo?” mi chiese guardandomi mezzo intontito.
Notai con mio grande sollievo che le ferite non erano gravi come
pensavo visto che
riusciva già ad alzarsi.
Sogghignai.
Ora che
stava ‘” bene’” potevo sfogare
tutta la mia rabbia.
“PER COLPA TUA E DELLA TUA
STUPIDITÀ SIAMO PRECIPITATI, CI
SIAMO FERITI E ABBIAMO PERSO CONOSCENZA PER NON SO QUANTO! STUPIDO!
PERCHÉ HAI
LASCIATO ANDARE ARIES?! STUPIDOOO!!!”
Soddisfatta, dal mio sfogo, e
indignata, dalla sua
stupidità, mi rialzai in piedi, gli voltai le spalle e
cominciai a camminare
zoppicare in una direzione a caso, mentre cercavo di aprire la cassetta
di
metallo che mi avevano legato in vita prima di scaraventarci nel vuoto.
Quando, dopo averla sbattuta con
forza contro un tronco
sotto lo sguardo scandalizzato di Natsu, riuscii ad aprirla, rimasi
sorpresa
dal suo contenuto: un razzo segnalatore con il bigliettino “per ritirarsi dalla gara”
due fischietti in metallo dorato con il
cartellino “uno a testa per
ritirarsi
dalla gara”, una pergamena, una fiaschetta
d’acqua, quattro barrette
energetiche tre garze e sei cerotti.
Mi cominciarono a tremare le mani e,
mentre Natsu teneva di
chiedermi cosa c’era dentro, io lasciai fuoriuscire tutta la
mia rabbia.
“E QUESTO SAREBBE UN KIT DI
SOPRAVVIVENZA?! MA SIETE
IMPAZZITI?!” urlai zoppicando qua e là mentre
agitavo i pugni verso le varie
aeronavi che scappavano il più lontano possibile da noi.
“L-Lucy…forse
dovresti calmarti…” disse piano cercando di
avvicinarsi a me con le mani alzate in segno di resa, prima che io lo
aggredissi.
“NO CHE NON MI CALMO!!
SIAMO FERITI PEGGIO CHE DOPO UN
TERREMTO E ABBIAMO UN KIT DI PRONTO SOCCORSO CHE NON SERVIREBBE NEMMENO
A
HAPPY! E TU STA’ ZITTO E SEGUIMI! PER OGGI HAI GIÀ
FATTO ABBASTANZA DANNI!!”
detto questo partii nuovamente a passo di marcia (sempre zoppicando)
verso una
direzione a caso; ma dopo pochi passi Natsu mi si parò
davanti.
“YO Lucy, ora fermati!
Calmati.”
“IO NON...”
inizia, ma lui mi mise una mano sulla bocca per
farmi tacere.
“Basta Lucy.”
Disse serio.
Era
la prima volta che
mi rivolgeva quello sguardo serio, deciso a non lasciarsi smuovere e di
leggero
rimprovero: fu una specie di shock e rimasi in silenzio.
“Per prima cosa: sei ferita
e cammini da schifo…”
“Sto bene! Dobbiamo
allontanarci prima che altre coppie, più
in forma di noi, se ne approfittino; inoltre non abbiamo i medicamenti
adatti
per curarci: dovrò cercare qualche erba medicinale tentando
di ricordarmi ciò
che mi aveva insegnato la mia tata quando ancora vivevo con i miei
genitori…”
dissi battendo il mio record personale dei cinque secondi di silenzio
di tre
secondi in più.
“Va bene, allora ci
medicheremo quando ci accamperemo per la
notte. Comunque io volevo scontrarmi con…” alla
mia occhiataccia si zittì
temendo di farmi esplodere di nuovo.
“Bene Natsu, ora possiamo
and…”
“Secondo!”
esclamò placcandomi nuovamente, “non dovresti
guardare dove dobbiamo andare sulla mappa, così da non
girare a casa per questa
selva?! Abbiamo solo cinque giorni per recuperare l’oggetto
richiesto.”
Rimasi a bocca aperta:
com’era possibile che io non ci
avessi pensato mentre Natsu sì?! Da
quand’è che era lui a prendersi cura di me
e a guidarmi, e non io con lui?! Cosa mi stava succedendo?
Arrossendo borbottai che lo stavo
giusto per fare, sotto il
suo sguardo divertito e presi la pergamena che c’era nella
scatoletta di
metallo.
Quando la apersi mi trovai davanti
una mappa stilizzata,
peggio che il disegno di un bambino: sulla sinistra del centro del
foglio, in
mezzo a quelli che pensavo fossero alberi e che ricoprivano tutta la
mappa,
c’era una linea curva verso il basso con scritto “Collina
dei Fiori da
Sogno” , al centro della mappa c’erano
delle cascate di discutibile
interpretazione con la scritta “Il
paradiso onirico del sakè”, a
sinistra, sempre in linea d’aria con gli altri due, era
disegnato un ammasso di
cerchi con la targhetta “La
Valle dei Sassi d’oro” .
“Mph,
utile…” mugugno sarcastico Natsu comparendomi alle
spalle, “E noi cosa dovremmo cercare?”
Non appena lo disse, sulla mappa
comparve una scritta in
rosso sangue, lo stesso macabro rosso usato per le altre scritte, “Il
Sakè di Orfeo”.
“Beh, almeno non
è difficile capire dove andarlo a
cercare…”
“Certo, se capissimo dove
siamo.”
Alle mie parole comparve una seconda
scritta rossa “Voi
siete qui”
con un puntino nella parte
più alta del foglio, rasente al bordo, al centro.
“Siamo davvero
lontani!” si lamentò Natsu
“Questo non possiamo
saperlo.”
Lui mi guardò
interrogativo.
“Questa cartina
è a dir poco approssimativa e di sicuro non
rispetta le reali misure e distanze; ciò significa che
potrebbe essere a
chilometri da qui ma anche a pochi metri!”
“Beh, allora non ci resta
che metterci in cammino!” disse
sorridendo smagliante.
“Esattamente quello che
stavo facendo prima che tu mi
fermassi!” ribattei piccata incamminandomi mentre cercavo,
con la coda
dell’occhio, di sbirciare la cartina per essere sicura che il
puntino si muovesse
dalla parte giusta questa volta.
“Dai Lucy…non
essere acida.” Mi rimproverò bonario Natsu
sorpassandomi e incrociando le mani dietro la testa,
“Dopotutto ti preferivo
quando mi abbracciavi forte, piangendo e pregandomi di non lasciarti
sola…”
disse facendo un sorriso malizioso.
Io rimasi scioccata, mente lui mi
dava le spalle e
fischiettando camminava davanti a me: Natsu…malizioso?!
Impossibile! Erano due
parole che non avevano niente a che fare l’una con
l’altra! Era come dire
Erza-damigella in pericolo, o Cana-astemia o Gajil/Laxus-ragazzo dolce
e
gentile! Com’era possibile?! E se Natsu non fosse lo stupido
che tutti
pensavano? Dopotutto quando per la prima volta gli avevo chiesto
perché mi
aveva scelto come sua compagna di team aveva risposto che era
perché ero carina
e io non ci avevo badato, iniziando a vedere Natsu come tutti lo
vedevano in
gilda. E se non fosse il ragazzo tonto e ingenuo, innocente e stupido
che tutti
noi credevamo?! E se fosse…?
“LUCYYY!” per
poco non presi un infarto.
“Lucy guarda,
guarda!” disse indicando il fiume alle sue
spalle, “Un fiume! Ho fame, Lucy! Ti prego fermiamoci a
pescare! Ti
pregotipregotipregotiprego!” incominciò a
piagnucolare saltellando davanti a me
con le mani giunte e gli occhi a forma di pesce che gli scintillavano.
Sospirai: no, Natsu era davvero il
bambino stupido e ingenuo
che tutti credevano.
****
Levy sbuffò rumorosamente.
Non ne poteva davvero più!
Guardò Gajil che camminava
marciava davanti a lei
senza degnarla di uno sguardo con la mappa in mano e il naso per aria a
fiutare
ogni singola traccia di una coppia avversaria. Era stata una mattinata
da
incubo: inizialmente erano riusciti a evitare una caduta rovinosa
grazie all’idea
di Lucy e alla sua stessa magia, ma lui aveva avuto da ridire sul fatto
che non
voleva usare le stesse idee di Natsu; una volta atterrati, senza
nemmeno
chiederle un parere, aveva preso la cartina, aveva guardato il loro
obbiettivo
e si era incamminato con lei che gli trotterellava dietro. E questo
ancora
poteva sopportarlo poiché era abituata al carattere ombroso
e scorbutico di
quel ragazzo, nonostante fosse già abbastanza tesa dalle
liti del mattino e
delusa dal fatto che lui le prestasse così poca attenzione,
ma ciò che più la
frustrava era che ogni singola volta che percepiva coi suoi finissimi
sensi una
coppia nelle vicinanze, di colpo, la afferrava e se la metteva in
spalla come
un sacco di patate, correva per affrontare la coppia, una volta
arrivati la
scaricava per terra, sterminava la coppia mentre lei gli copriva le
spalle e
poi pretendeva che lei scrivesse “IRON” per farlo
ritornare in forze! Era ormai
pomeriggio inoltrato e avevano sconfitto quindici coppie e diciotto
bestie
feroci giganti che lo avevano, a quanto diceva lui, istigato, e neanche
una
volta lui si era premurato di chiederle come stava, se aveva fame (lei
non
aveva ancora mangiato niente se non una barretta energetica di dubbio
gusto) o
se le ferite riportate in battaglia le facessero male. Stupido! Stupido
Dragon
Slayer!
“Ehi,
nanerottola!” la apostrofò lui interrompendo i
suoi
pensieri neri. Lei lo guardò senza riuscire a soffocare la
speranza che si
preoccupasse un attimo per lei. Aveva davvero raggiunto il fondo.
Gajil le si avvicinò e la
guardò intenso con i suoi occhi
neri come la brace, Levy sentì il cuore accelerare e la
mente incepparsi e…
“Ho fame, gamberetto!!
Scrivi IRON che ho sto morendo di
fame!” si lamentò lui lasciandosi cadere a terra.
A Levy cadde la mascella per lo shock.
Non era possibile…! Non
poteva averlo detto veramente…!
“E PERCHÉ DOVREI
FARLO?! SPIEGAMELO SE HAI IL CORAGGIO! È
TUTTO IL GIORNO CHE MI STRAPAZZI E TE NE FREGHI DI ME, NON HO NEMMENO
MANGIATO
PER COLPA TUA, MA TU TI PREOCCUPI SOLO DI TE STESSO!!”
scoppiò Levy tremante di
rabbia mentre si sforzava di non piangere.
“Come fai ad avere fame
nanerottola?! Sei uno scricciolo e
non hai fatto niente tutto il giorno, ti ho dovuta portare in spalla
tutto il
tempo nonché impedire che ti ammazzassero innumerevoli
volte…” disse Gajil
alzandosi, piazzandosi davanti a lei e sovrastandola,
“…ovvio, io sono
abbastanza forte per tutti e due e non mi pesa salvarti, ma tu potresti
impegnarti un attimo gamberetto!” concluse con lieve sguardo
di rimprovero
dandole dei colpetti sulla testa.
Levy lo guardò scioccata:
lo stava facendo di nuovo, come
quella volta a Tenroujima, la stava sottovalutando, le stava dicendo
che non
era alla sua altezza; strinse i pugni per la rabbia: stavolta non
sarebbe
finita così, gli avrebbe dimostrato che era forte quanto lui
e che se la sapeva
cavare da sola.
Uno strano sguardo dovette passare
sul suo volto perché
Gajil corrugò le sopracciglia, preoccupato,
“Gamberetto cosa… “
“MARBLE”
Una gigantesca scritta di marmo
precipitò su Gajil, incredulo
e lo atterrò; veloce Levy gli strappò di mano la
cassetta argentata, prese la
mappa e gli lanciò uno dei due fischietti.
“Che cosa stai facendo
Levy’! toglimelo subito! FERMATI
DANNAZIONE!” Tentò
di urlare Gajil
mentre Levy cominciava a correre, inoltrandosi tra gli alberi.
“STUPIDO GAJIL!! VEDO A
RECUPERARE IL SAKÈ DA SOLA! VEDI
FARTI TROVARE TRA CINQUE GIORNI AL PUNTO DI RITROVO,
STUPIDO!!” gli urlò lei di
rimando senza fermarsi.
Levy corse, corse a perdifiato
piangendo tutte le lacrime
che aveva trattenuto finora. Stupido, stupido Gajil!
Quando
finalmente si
fermò, il panico la prese: cosa le era saltato in mente?!
Non solo Gajil
sarebbe riuscito a trovarla in breve tempo, sempre che lei non morisse
prima,
ma l’avrebbe odiata con tutto se stesso!
Le lacrime ricominciarono a scendere:
no, non poteva tornare
indietro! Doveva andare avanti e dimostrargli quanto valeva in
realtà, così lui
magari si sarebbe accorto di lei…Questo pensiero la fece
arrossire, ma era la
verità: lei provava qualcosa per Gajil, qualcosa di
più profondo della semplice
amicizia, soprattutto da dopo Tenroujima; fin da quando lui
l’aveva scelta come
sua partner lei si era illusa che Gajil provasse qualcosa per lei,
senza
accorgersi che lui la voleva solo per la sua capacità di far
comparire del
ferro. Era stata una stupida, ma ora l’avrebbe lasciato
stupito e avrebbe
lottato per conquistarlo. E chissà magari lui…
Scosse
la testa, cosa
le stava succedendo? non era il momento giusto per crisi o
speculazioni, e si
asciugò le lacrime, decisa come non maie preparandosi ad
affrontare il primo
problema: come depistare il Dragon Slayer di Ferro.
Mentre rimuginava su questo problema
le venne in mente
quando Freed le aveva insegnato quella magia delle rune insieme a
Reedus,
tornati dal torneo; illuminata corse a prendere quattro gigantesche
foglie e
cominciò a tracciare le rune che le occorrevano sopra di
esse. Quando
finalmente ebbe finito, si materializzarono dalle foglie quattro Levy,
identiche in tutto a lei, anche nel profumo; ora non le restava che
pronunciare
i comandi.
“Voglio che corriate in
quattro direzioni diverse dalla mia,
senza fermarvi e senza farvi raggiungere dal Gajil, chiaro?”
I quattro cloni annuirono e si
lanciarono via nella
boscaglia. Levy sorrise soddisfatta: questo avrebbe messo in crisi
quello
stupido!
Dopodiché, a malincuore,
si rotolò per terra nel tentativo
di mascherare il suo odore e si incamminò, da sola, verso
“Il paradiso onirico
del sakè”.
Gajil cominciò a lanciare
maledizione di ogni sorta contro
la maledetta maga dai capelli blu che l’aveva intrappolato
lì. Con uno sforzo
sovrumano e dopo molteplici tentativi riuscì a sollevare
quella gigantesca e
pesantissima scritta; con suo grande scorno era passata almeno
mezz’ora e la
piccoletta avrebbe potuto essersi cacciata in ogni sorta di pericolo.
Grugnì infastidito; sapeva
di essersi comportato male, a dir
poco, con lei e avrebbe dovuto aspettarselo che avrebbe reagito, anche
se non
proprio così drasticamente, ma il problema è che
era imbarazzato. Non sapeva
assolutamente come comportarsi, essendo da solo con quella piccoletta
tanto
carina per la prima volta cosciente di quanto
fosse…attratto? Infatuato?
Innamorato di lei?, e, per evitare troppi contatti o pensieri
fuorvianti, si
era lanciato nella cosa che sapeva fare meglio: combattere. E con che
gran bel
risultato, sospirò.
“Ma lei doveva proprio
reagire così?!” Urlò al cielo
lasciando fuoriuscire in un colpo tutta la frustrazione e la rabbia.
L’ultima
volta l’aveva salvata per un pelo, doveva assolutamente
trovarla prima che le
accadesse qualcosa. Quella stupida si sapeva difendere a malapena e
decideva di
intraprendere un’impresa del genere tutta da sola! Che razza
d ‘idiota! Però
doveva ammettere che la sua audacia l’aveva
stupito…Era un lato di lei che non
conosceva…
Si concentrò, togliendosi
dalla mente certi pensieri, sugli
odori che lo circondavano e…sbarrò gli occhi
scioccato: sentiva quattro scie
diverse, uguali a quelle di Levy, correre in quattro direzioni diverse.
Cosa
diavolo stava architettando quella dannatissima maga?!
Sospirò frustrato: non
aveva scelta doveva cacciarle una a
una per trovarla.
Imprecando si lanciò
all’inseguimento della prima.
***
Gray sospirò spazientito
mentre scostava delle fronde per
permettere il passaggio alla sua compagna: era tutto il giorno, e ormai
era
pomeriggio inoltrato, che Lluvia si comportava in modo strano; non gli
rivolgeva quasi mai la parola, a parte qualche
“G-g-g-Gray-sama” balbettato,
stava attenta a non avvicinarglisi troppo e se lui le parlava o
sorrideva (o se
si spogliava) lei andava in iperventilazione, la pelle prendeva un
colorito
rosato e gli occhi le luccicavano. Cosa le stava succedendo?
Un idea lo folgorò.
Come aveva fatto a non accorgersene
prima?!
Si diede dello stupido per non averlo
capito prima. Era
davvero più stupido di Natsu.
Si fermò di botto sotto lo
sguardo scandalizzato della
povera Lluvia.
Si girò e le
andò incontro.
Si fermò a pochi
millimetri dalla sua faccia.
Lluvia sentì il sangue
affluirle alle guance, il cuore perdere
dei battiti e un sorriso involontario e speranzoso nascergli sul volto.
“Lluvia ti senti
male?!” le chiese preoccupato Gray
mettendole una mano sulla fronte.
Lluvia lo guardò scioccata
prima di allontanarsi da lui e
incominciare a balbettare.
“N-no,
no…L-Lluvia sta bene, Gray-sama, …s-sta
b-bene…davvero…”
Gray la scrutò con sguardo
inquisitore. Proprio non capiva
cosa potesse avere Lluvia.
“Allora qual è
il problema?” chiese diretto. La diplomazia
non era mai stata il suo forte.
“N-niente,
davvero…” disse lei agitando le mani e la testa.
Lui la fissò dubbioso, non
era convinto; ma, dopotutto, se
lei non voleva dirglielo, lui non poteva certo obbligarla.
“Ok,” ripose
infine per poi rivolgere lo sguardo al cielo,
“nonostante siano pressappoco le cinque, si sta
già facendo buio…sarà meglio
accamparsi per la notte.”
Il viso della maga della pioggia si
imporporò ancora di più,
ma fece un cenno di assenso.
Dopo un quarto d’ora di
silenzio imbarazzato giunsero a una
piccola radura dove decisero di fermarsi. Gray utilizzo la sua magia
per
tagliare due ceppi da un povero albero, che dispose intorno a un
cerchio di
pietre che Lluvia stava componendo.
“Ohi Lluvia, vado a cercare
della legna secca da ardere, non
ti allontanare!” disse, sempre perso su speculazioni riguardo
la giovane
compagna, mentre la maga della pioggia si accomodava su un ceppo.
“S-sì, va bene,
Lluvia aspetterà qui Gray-sama” rispose lei
seria, decisa a fare che ciò che Gray-sama le aveva chiesto.
Gray annuì e si
avviò nelle boscaglia, sentendosi stranamente
inquieto. Si fermò per ascoltare i rumori intorno a
sé ma non percepì nulla e
si chiese se fosse stato saggio lasciare Lluvia da sola, dopotutto era
una
ragazza e una ragazza, sola, di notte, era un facile bersaglio.
Inoltre era probabilmente malata.
Lluvia sospirò afflitta:
Gray-sama le aveva chiesto se era
malata; certo che lo era: malata d’amore. Com’era
possibile che lui non si
sentisse minimamente imbarazzata stare da sola con lei?! E avrebbero
perfino
dovuto passare la notte vicini! Forse, si disse, è
perché non prova
assolutamente nulla per Lluvia…dopotutto lui è
così bello, forte perfetto…
“Ah, Gray-sama non
c’è proprio speranza che tu ti innamori
di Lluvia?...” Chiese all’oscurità.
Un brivido gelato le percorse la
schiena e ripianse di non
aver seguito il suo compagno, ma non voleva essere un peso o un
fastidio.
Non
le piaceva
rimanere lì da sola e al buio.
Un fruscio inaspettato
attirò la sua attenzione.
Dei passi fecero scricchiolare alcune
foglie secche.
“G-Gray-sama?”
Nessuna risposta
“Gray-sama?!”
riprovò, alzandosi in piedi in pronta a
combattere ma con la voce resa acuta dalla paura.
Due enormi mani la afferrarono per le
spalle.
“Sta’ calma
bambolina!”
Un urlo riecheggiò nella
foresta.
Gray si voltò di scatto
riconoscendo la voce della sua
compagna.
Mollo tutta la legna che era riuscito
a raccogliere e il
procione che aveva cacciato per cena.
Scattò come una lepre
verso dove l’aveva lasciata.
Dannazione!
Quanto non era stato stupido ad
abbandonarla là, indifesa?!
Non sapeva rispondersi.
E se le fosse successo qualcosa?! Una fitta di
preoccupazione e di
qualcos’altro che non sapeva definire incrinò la
sua armatura di ghiaccio,
mentre nella sua mente appariva l’immagine di Lluvia che gli
sorrideva come una
bambina. Uno strano calore gli sciolsero la bocca dello stomaco.
Prima che potesse interrogarsi su
queste sensazioni, giunse
alla radura: Luvia stava tentando di liberarsi dalla presa di un
energumeno
butterato che da dietro le stringeva i polsi con tanta forza da farla
urlare,
mentre il suo compagno si stava rialzando proprio in quel momento,
tenendosi la
testa con le mani e mugugnando per il dolore. Aveva diversi tagli sulle
braccia: Lluvia non si era lasciata sopraffare senza lottare. Era una
vera maga
di Fairy Tail!
Il sollievo che gli aveva procurato
il sapere di esser
arrivato in tempo venne presto sostituito dal fastidio e della rabbia
di quelle
mani rozze e volgari sul delicato corpo di lei.
Stupito dai suoi stessi pensieri, ma
sempre nero di rabbia,
decise che era giunto il momento di farsi notare.
“Ehi, voi! Mollate subito
Lluvia!”
“Gray-sama!”
esclamò Lluvia con gli occhi a cuore, commossa
e sollevata che fosse giunto per salvarla.
“Uh...guarda chi si
vede…preoccupato per la maghetta,
moscerino?!” chiese l’energumeno sghignazzando,
mentre strattonava di qua e di
là Lluvia, che emise un gemito di dolore.
Gray ringhiò, calcolando
freddamente chi avrebbe dovuto
attaccare prima.
Si tolse la camicia.
“Oh… il maghetto
si sta arrabbiando! Ma non è colpa nostra
se tu lasci la tua roba in giro!” sghignazzarono i due.
Gray rimase ghiacciato: Lluvia per
loro era “’roba”’.
Il senso di colpa, però,
lo raggiunse irruente. In fin dei
conti avevano ragione: era tutta colpa sua; se lui non
l’avesse lasciata lì, se
non si fosse perso via nei suoi pensieri, …
“GRAY NON HA ABBANDONATO
LLUVIA!!” urlò lei difendendolo e
risvegliandolo dai suoi cupi pensieri.
“Zitta tu!”
urlò il secondo tizio colpendola in pieno viso.
Lluvia sputò del sangue a
terra.
A Gray il mondo parve cristallizzarsi
per un attimo; poi, la
sua rabbia esplose come un fiume in piena.
“MALEDETTI!!”
urlò scagliandosi contro di loro.
I
due tizi erano
maghi del fuoco, ma per uno come lui, che faceva a botte tutti i giorni
con un
Dragon Slayer del Fuoco, erano niente.
In pochi attimi tutto fu finito:
quello che aveva colpito
Lluvia era immobilizzato in un gigantesco blocco di ghiaccio
l’altro, che
l’aveva insultata, giaceva a terra in una pozza di sangue
causate dagli
innumerevoli tagli che le sue lame di ghiaccio gli avevano inflitto. Ma
respirava. Gray l’avrebbe anche ucciso, ma aveva avuto paura
di traumatizzare
Lluvia. Dopodiché Gray sparò il razzo segnalatore
di quei due e in trenta
secondi apparve una piccola aeronave che li agganciò con un
gigantesco artiglio
per poi inghiottirli.
A questo punto Gray si
avvicinò a Lluvia, che tremante,
stava seduta a guardarlo con gli occhioni blu sgranati.
“È-è
tutta colpa di Lluvia! Mi dispiace Gray-sama! Se non si
fosse distratta…se fosse stata più
forte…” incominciò a piagnucolare lei,
mentre lacrime sgorgavano irrefrenabili dai suoi occhi.
Dopo i primi attimi di sconcerto,
Gray alzò gli occhi al
cielo.
“Non è colpa di
Lluvia e non sono arrabbiato con lei; è
colpa mia che ti ho lasciato da sola e ti chiedo
scus…” tentò di dire lui
reprimendo la voglia di ridere alla vista dell’espressione
incredula di Lluvia,
come quella dei bambini quando gli sveli che ciò che
credevano essere un sogno
è vero.
“N-non è colpa d
Gray-sama…è colpa di...”
ripartì lei
all’attaccò.
Gray alzò nuovamente gli
occhi al cielo, sconcertato dalla
sua testardaggine.
“E se lasciassimo perdere?!
Piuttosto fammi federe i polsi e
il viso.” disse perentorio mentre prendeva le bende dalla
cassetta argentea e
incominciava a fasciarla.
Gray sia accorse con suo stupore che
la sua pelle era calda
e morbida; arrossì.
“Gray-sama?” lo
richiamò lei sbattendo gli occhioni incuriosita.
Lui si ricompose, scacciando le nuove
sensazioni che gli
vorticavano in testa e gli mise un cerotto sul lieve graffio che aveva
sul
volto, non avendo del ghiaccio a disposizione.
Questa volta fu Lluvia ad andare in
iperventilazione.
Gray, finito di medicarla, fece per
alzarsi, ma Lluvia, prendendo
coraggio, lo trattene per una mano.
“G-grazie
Gray-sama!” disse arrossendo e tremando, ma
guardandolo dritto negli occhi con un sorriso dolce e brillante.
“N-niente…”
mormorò lui allontanandosi da lei, rosso in
volto, per prendere il suo ceppo e dargli fuoco, poiché non
aveva nessuna
intenzioni di lasciarla lì di nuovo per andare a prendere la
legna.
Poi tornò a sedersi di
fianco a lei, porgendogli un'altra di
quelle schifose barrette, che lei prese con una smorfia di disgusto.
“Lluvia ha più
paura degli ingredienti di questa cosa che
dei due maghi di prima…” borbottò
rigirandosela fra le mani e guardandola
ostile.
Gray scoppiò a ridere,
seguito dalla risata timida di
Lluvia.
Per qualche attimo entrambi lottarono
in silenzio per
ingollare la loro unica fonte di nutrimento.
“Ora però devi
dirmi cos’avevi oggi…!” disse con tono
deciso
Gray ad un certo punto, mente lei arrossiva e sfuggiva il suo sguardo.
“N-no…è
imbarazzante…Lluvia non…” un suo
sguardo torvo la fece
oscillare. Non dirlo conservando la sua dignità ma perdendo
il favore del suo
amato, o dirglielo per poi vergognarsene finché avrebbe
vissuto ma facendo
felice Gray-sama? questo è il dilemma!
“Lluvia…Lluvia…”
iniziò a mormorare lei con il sangue che danzava
nelle sue guance e la voce più simile a un mormorio,
“Lluvia era…era…” Gray si
avvicinò per sentirla e per prenderla nel caso, a furia di
tirarsi indietro,
fosse caduta dal ceppo.
“…LLUVIA ERA
IMBARAZZATA DAL PASSARE CINQUE GIORNI CON
GRAY-SAMA DA SOLA!!” esplose lei, desiderando che la terra si
aprisse per
inghiottirla.
Ah.
Questa era l’ultima cosa
che Gray si sarebbe aspettato.
Doppio ah.
Lui si alzò, rigido come
un pezzo di ghiaccio. Ora sì che
non sapeva come comportarsi.
Si sforzò di sorridere a
Lluvia, ma non gli venne tanto bene
visto l’espressione sconsolata che fece lei, mente cercava di
riprendere fiato
e di non svenire.
“È tardi
…forse è meglio che andiamo a dormire... aspetta
no! Non in quel…! Intendevo…hai
capito…io…vado…primo turno di
guardia…se ti va
bene…oppure” disse iniziando a straparlare per il
disagio, mentre Lluvia che di
nuovo andava a fuoco, annuì e si distese appoggiando la
testa al ceppo.
Gray sospirò: sarebbe
stata una luuunga Gara.
Ma guardando la piccola maga che
sorrideva nel sonno, tenera
come una bambina, sentì gli angoli della bocca incurvarsi in
un, per lui
inspiegabile, sorriso.
Fairy chat
Natsu:
Lucyyyyy non sai pescare!!!
Io ho fame!!
Lucy: non mi sembra che tu
abbia
preso qualcosa!
Natsu:
Lucy sei cattiva…se peschi
qualcosa lo mangio io così tu magari
dimagri…*Natsu viene colpito in piena
faccia dal tacco di Lucy, per finire dritto nel fiume*
Lucy: Natsu? Natsu!!!
Natsu:
blorlboblb…*preso dal mal di
mare si lascia trascinare dalla corrente*
Lucy: *si lancia
all’inseguimento*
Gajil:
Stupida…pazza…bellissima…nanerottola…se
ti prendo!
Levy: *addenta una barretta
schifosa* stupido
Gajil…scimmione…rozzo…forte…ti
farò vedere io!
Lluvia: *sogna Gray-sama
con un sorriso gigante sul volto*
Gray:
*si gira e rigira sospirando
come un dodicenne in piena crisi adolescenziale*
Gray:
*colpisce l’autrice con
mooolta forza per poi congelarla (sigh!) *
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Capitolo 5 *** Primo giorno: cosa mi sta succedendo? (Ho voglia di procione!) ***
YOOO MINNAAAA!!!! Eccomi qua! Per la prima volta puntuale (fa partire standing ovation registrata). Finalmente mi si sono scongelate le dita (chi se lo aspettava che facesse così freddo in Svizzera?!) e ho potuto aggiornare! Yuppiiiii! Che dire di questo capitolo?! Beh di sicuro si noterà la mia ossessione per Leon e Laxus, ma cosa ci posso fare io se sono così aadabsafkjfdskj?! Niente, appunto quindi vi tocca subire muhahahaha. Ho avuto invece qualche problema con la coppia ElfmanxEver, non sapevo assolutamente cosa scrivere, e quindi è stato il mio lato demenziale a scrivere (tranquilli, lo noterete anche da soli) mentre anche nella coppia Gerza ho puntato di più sul lato comico che quello serio/romantico *sogghigna*. Se avete qualche idea per gestire meglio le coppie vorrei davvero sapere perché credo che altrimenti impazzirò!!!! Vi avviso già che il prossimo aggiornamento sarà tra un po’ poiché nei primi dodici giorni di scuola avrò ventiquattro verifiche e non ho ancora fatto un tubo, ma ABBIATE PIETÀ!!
Ok, ho finito di sclerare; un ultima cosa (tanto non potete uccidermi perché altrimenti non saprete come finisce la storia XD): RE-CEN-SI-TE!!!!
Buona lettura!!
Primo giorno (pt. 2): cosa mi sta succedendo? (Ho voglia di un procione!)
Lisanna guardava crucciata il mago biondo seduto davanti a lei: era stata così contenta quando lui le aveva chiesto di essere la sua partner, anche se era stato più simile ad un imposizione, ma da quando l’aveva trasportata con la sua magia a terra, si era limitato a parlarle a grugniti e bofonchi. “Possibile che non sapesse intrattenere una conversazione decente o almeno sorridere?!” si chiese irritata la giovane maga. “Forse è timido? O magari non è abituato a stare in compagnia? Oppure pensa che io abbia paura di lui per quello che ha fatto alla gilda? Ma io non c’ero nemmeno e sono convinta che sia cambiato, che sia un bravo ragazzo! Come Natsu…chissà cosa sta facendo…ma è con Lucy…non devo preoccuparmi…meglio non pensarci! Chissà se anche Laxus ha una ragazza… oh cavolo sto diventando come mia sorella! ... però se non ce l’avesse…ma no! Cosa vado a pensare...eppure è stato così dolce quando mi ha abbracciato per non lasciarmi spiaccicare a terra…”
Laxus guardava sempre più perplesso la bella maga albina davanti a lui, che per tutto il giorno lo aveva seguito fiduciosa, sorridendogli e parlando del più e del meno, nonostante lui rispondesse a monosillabi, senza mai lamentarsi o arrabbiarsi, tranne quando lui si era rifiutato di mangiare quelle schifose barrette, poiché riteneva che saltare i pasti facesse male, specialmente ai ragazzi. Infatti dopo che si erano fermati per fare una pausa, lei lo aveva scrutato a lungo con sguardo torvo, poi si era alzata di scatto con espressione esasperata e infine aveva cominciato a camminare in cerchio tenendosi il mento con una mano e scavando un solco nel terreno, come persa in chissà quale ragionamento complesso. Di punto in bianco si era illuminata e aveva battuto un pugno sulla mano aperta, evidentemente era giunta ad una conclusione soddisfacente, ma poi si era lasciata cadere seduta sul sasso con espressione afflitta, tenendosi la testa fra le mani. A questo punto aveva scosso la testa e, per un attimo, il suo sguardo si era perso nel vuoto, finché la sua mano era passata sul suo viso che aveva assunto un’espressione esasperata. Infine era diventata di un colore indefinito tra il viola e il bordeaux e si era presa il volto tra le mani, come se fosse imbarazzata.
Che stesse male? Oppure era a disagio nel trovarsi con lui? Dopotutto lei sapeva cosa aveva fatto alla gilda…però aveva accettato comunque di partecipare alla gara con lui!
Sbuffando Laxus si alzò dalla sua postazione, non era fatto per ragionamenti complessi, e raggiunse la maga, accucciandosi di colpo davanti a lei.
“Che hai?”
“AAAHH!” urlò Lisanna presa alla sprovvista, cadendo all’indietro dal sasso.
Per un attimo si scrutarono a vicenda: lui indagatore e piuttosto perplesso, lei, dal basso della sua posizione, con i suoi grandi occhi azzurri sgranati per lo spavento appena preso, il fiatone e le guance ancora arrossate.
“LAXUS! Non comparirmi davanti così all’improvviso! Mi hai spaventata!” lo rimproverò lei risiedendosi sul sasso con una mano sul cuore, come a calmarne i battiti.
“Non hai risposto.”
Lei lo guardò un attimo, arrossendo, ma poi il suo sguardo si fece deciso e i suoi occhi lo incatenarono.
“LAXUS DREHER! SORRIDI!”
“Eh?” fece lui preso alla sprovvista.
“Ti ho chiesto di sorridere! Fa male non sorridere mai e devi imparare a rapportarti con le altre persone, a intrattenere discorsi!” fece lei ammonendolo con un dito.
“TCH!” rispose lui girandosi dalla parte opposta. Ma che le è preso?! È pazza a dare ordini ad uno a cui arriva a malapena alla vita?! Forse sta davvero male…
“LAXUS!”
Prima che lui si potesse rendersi conto del pericolo, la piccoletta tese le mani e afferrò il suo viso; a questo punto con i pollici cercò di sollevare gli angoli della sua bocca, in un tentativo di sorriso.
“Visto?! Non è difficile!” fece lei sorridendo.
“Ma che cosa stai facendo?! Sei diventata pazza?!” Fece lui scioccato afferrandola per i polsi nel tentativo di levarsela di dosso; ma Lisanna era più tenace di quanto si potesse immaginare.
“TOGLITI!”
“SOLO SE TU SORRIDI!”
“NO!!”
“FALLO!”
“NO!”
“Sì!”
“NO!”
“Sì!”
A questo punto della lotta entrambi persero l’equilibrio, col risultato che Laxus cadde all’indietro portandosi con se la piccola albina.
Per un attimo il tempo parve congelarsi.
Lei, appoggiata al suo petto, lo guardava con occhi stupiti e le guance in fiamme, mentre lui la teneva ancora stretta nella sua morsa ferrea, disorientato da quell’insolito contatto, da quell’insolito calore.
Poi il momento magico si ruppe: lui si tirò su di scatto e per l’onda d’urto Lisanna si trovò anch’essa seduta tra le sue braccia; l’imbarazzo prese entrambi e, mentre cercavano di districarsi, Lisanna non faceva che chiedergli scusa e Laxus continuava grugnire e bofonchiare in risposta, scandalizzato da se stesso.
Quando finalmente riuscirono a separarsi, si trovarono in ginocchio a venti centimetri di distanza l’uno dall’altra.
Si guardarono a lungo, entrambi cercando di domare il rossore.
“Non l’hai fatto!” disse improvvisamente Lisanna mettendo il broncio e incrociando le braccia, “non hai sorriso!”
Il povero mago biondo, alla vista di quell’espressione così tenera, non poté fare a meno di sentire gli angoli della sua bocca incurvarsi in un sorriso.
Lisanna sgranò gli occhi per la sorpresa.
Laxus stava sorridendo.
E aveva un bellissimo sorriso.
Rimasero così, come se il tempo avesse smesso di scorrere, finché…
“Guarda, guarda cosa abbiamo qui …due bei piccioncini!” un uomo grasso e dall’aspetto volgare, pieno di anelli e collane pacchiane, avanzava verso di loro seguito da una donna alta, smunta, con i capelli biondo platino evidentemente appena tinti, vestita in modo imbarazzante così da mettere in risalto le sue curve, che stonavano con la magrezza del corpo.
“Caro, guarda com’è carino il ragazzo biondo…sarebbe un peccato venderlo al mercato degli schiavi!” disse la tizia con al collo la pelliccia di un povero procione, che avrà avuto almeno sessant’anni per gamba a
giudicare dalle rughe sulla faccia.
“Già, anche la ragazzina non è male…potrei tenermela per me…” disse l’altro avvicinandosi sempre più e sghignazzando in modo volgare.
Lisanna si alzò in piedi di scatto, mettendosi in posizione di difesa. Un brivido di disgusto e paura l’attraverso, ma la sua determinazione ebbe la meglio. Se avessero fatto un altro passo e si sarebbe trasformata.
Laxus li guardò un attimo, pieno di sprezzante disgusto.
Alle parole contro Lisanna il suo viso si incupì.
Poi si alzò lentamente in piedi.
Si mise il giubbetto in spalla
Si frappose fra Lisanna e la coppia avversaria.
“Laxus cosa…”
Laxus corrugò leggermente la fronte.
L’aria cominciò a crepitare.
Un tuono squarciò il cielo
Due fulmini caddero dal cielo sopra i due malcapitati.
I corpi abbrustoliti, ma ancora viventi, caddero a terra a peso morto.
Il bellissimo mago biondo si diresse tranquillo verso i corpi e sparò in cielo il loro raggio segnalatore; dopodiché prese la loro cassetta con il cibo e il kit di pronto soccorso e se la mise in vita, per poi ritornare da
Lisanna, che lo guardava scioccata. Ma non impaurita, come si aspettava Laxus.
“Andiamo” disse passandole di fianco.
Lei lo seguì.
“Il loro marchio. Era di una gilda oscura: gli Slaveholders.” Disse mentre lei lo ascoltava attentamente, “il vecchio aveva ragione: c’è qualcosa che non va in questa gara…”
Lisanna assunse un’espressione preoccupata, mentre un brivido freddo le scorreva nuovamente lungo la schiena. Improvvisamente la foresta che il mattino le era sembrata tanto bella e rigogliosa, ora, mentre le ombre cominciavano ad allungarsi, le sembrava piena di insidie e pericoli.
Laxus se ne accorse e la guardò, indeciso su cosa potesse fare o dire.
“È pericoloso. Stammi vicino.” Disse poi guardando davanti a sé.
Lei arrossì un poco, ma poi sorrise, rassicurata, e gli si avvicinò.
******
“Freeed?!” il mago dai capelli verdi sobbalzò al sentire la dolce voce di Mirajane chiamare il suo nome.
“Freed è pronto! Vieni a mangiare e dimmi com’è.” Disse lei sorridendo allegra.
Lui si alzò dal tronco su cui si era seduto a pensare e si avvicinò alla maga; mentre faceva ciò, già sentiva le guance colorirsi di rosso: ma perché cavolo Mirajane aveva deciso di vestirsi così?
Sospirando ripensò alla “’sorpresa’” che aveva avuto quel mattino…
Freed e Mirajane atterrarono con grazia sul terreno mentre gli altri loro compagni precipitavano ancora dal cielo.
“Sono preoccupata per i ragazzi…Freed dici che ce la faranno ad arrivare alla fine della Gara tutti interi?”
Freed le sorrise, reprimendo la voglia di sottolineare che finché non incontravano lei avevano qualche possibilità di sopravvivenza.
“Sono sicuro che arriveranno quasi incolumi.” La rassicurò.
Lei guardò dubbiosa il cielo ancora per qualche secondo poi sospirò e sorrise con un’espressione decisa sul volto.
“Bene! È ora di darsi da fare! Per prima cosa eliminiamo questi vestiti!” disse allegra.
Freed spalancò gli occhi: aveva di sicuro capito male…Mirajane non avrebbe davvero fatto quello che lui…
Mira iniziò a slacciarsi il fiocco che legava il vestito dietro al collo.
“M-Mirajane f-fermati! C-cosa stai facendo?” tentò di fermarla il povero mago delle rune coprendosi gli occhi con una mano e voltandosi dall’altra parte con il viso in fiamme.
Sentì il fruscio della stoffa che cadeva a terra e il respiro di soddisfazione di Mirajane.
Il sangue cominciò a scorrergli copioso dal naso.
“Freed? Perché non ti giri?” chiese l’angelica voce del demone.
“N-no, penso sia meglio di no!” ma che cosa era preso a Mirajane ?! Che lei fosse innam…?!
“Freed…girati…” lui rabbrividì, riconoscendo la voce di Satan Soul accarezzarlo.
Lentamente inizio a girarsi.
“Ora Freed, apri gli occhi…”
Piano il mago tolse le mani dal viso, aprì gli occhi e…
Gli cadde la mascella!
“Allora? Come sto?” disse esultante Mira facendo un giro su se stessa.
Freed perse nuovamente un’abbondante quantità di sangue dal naso.
La maga albina indossava dei corti shorts di jeans, degli stivali neri fino al polpaccio e un top nero senza spalline molto corto; i capelli erano raccolti in una coda alta, che però lasciava scappare alcuni ciuffi che le
incorniciavano il volto, mentre al collo aveva una specie di “’collare’” nero con le borchie.
“Tu-tu-n-non sei n-n…”
“Hai visto?! Non lo metto da dieci anni ma mi calza ancora a pennello: è come se non fossi mai cresciuta!” disse esaltata mentre continuava a saltellargli intorno.
Freed avrebbe voluto rispondere che no, una parte di lei era cresciuta eccome e il corpetto lo rendeva evidente, ma, conoscendo l’ira della maga e avendo saldi principi morali, si sforzò di distogliere lo sguardo e
si limitò a farle un debole sorriso dicendole che gli donava molto.
“Forza Freed! Non stare lì impalato! Abbiamo un sacco di strada da fare! Dobbiamo andare sulla Collina dei fiori da sogno a recuperare il Fiore di Ipno. In marcia!” disse lei che aveva già estratto la mappa e aveva già incominciato a camminare.
Freed sospirò: Mirajane, il demone, era tornata.
La stessa Mirajane gli tese una noce di cocco riempita di un liquido fumante, distogliendolo dai suoi ricordi; poi si sedette davanti a lui, con le mani in grembo, impaziente di sapere cosa ne pensava. Lui prese un piccolo sorso e deglutì a forza: assomigliava al sapore dei pesci volanti. Era terribile.
Allora alzò il viso, incontrando così due giganteschi occhi azzurri pieni di aspettativa e speranza, prese un grosso respiro, dopotutto era un uomo e aveva il dovere di dire e fare certe cose, e…
“È la zuppa di procione più buona che io abbia mai mangiato!” disse sorridendole.
Mira lanciò un urletto deliziato e gli saltò addosso, buttandogli le braccia al collo.
Freed si paralizzò e, ancora prima che potesse rispondere al suo gesto, lei si staccò da lui per incominciare a saltellargli intorno.
“Oh sono così contenta che ti piaccia! È la prima volta che cucino un procione e aveva paura che l’avresti trovata disgustosa…mi riempie così tanto di soddisfazione…sta tranquillo, se anche domani riesci a cacciarmi un procione come hai fatto oggi, potremo evitare di mangiare quelle disgustose barrette e assaporare la mia deliziosa zuppa!”
Freed sorrise ritenendo che l’abbraccio e il vederla così felice erano una ricompensa più che sufficiente per il suo sacrificio.
“Freed? Non finisci la zuppa?!”
Forse.
****
Il ventaglio viola batté nuovamente sulla sua testa.
“Ti vuoi muovere?! Non ho mai visto una persona più lenta di te! E dici di essere un uomo?! Tch!” Elfman represse l’istinto di lanciare la dolce fata Evergreen in un cespuglio di rovi, sapendo bene che la sua vendetta sarebbe stata terribile; si astenne anche dal commentare il peso della suddetta fata, come già aveva fatto quel mattino per poi esser lasciato cadere in un pino; fortunatamente, in uno slancio di dolcezza, la fatina aveva deciso di andarlo a riprendere ma, così facendo, aveva urtato contro un ramo con la sua caviglia fatata, slogandosela, e ora toccava a lui portare in spalla il fatato fondoschiena di quest’ultima.
“Io sono un vero uomo!”
“Oh certo come no! Infatti non sei riuscito a procuraci niente per pranzo!”
“E il procione che ho catturato?!”
“Ti aspetti che mi metta a spellare una bestiolina indifesa?!”
“Ho in mente il tuo amore per le bestioline indifese, Ever: per il tuo amore verso di loro hai pietrificato il procione e quindi il nostro pranzo!”
“Mph! Primo: non mi chiamare mai più Ever se non vuoi finire nella mia collezione privata di statue in marmo, solo Laxus può farlo. Secondo: cosa staresti insinuando con questa accuse?!” disse lei punta sul vivo
cominciando a picchiarlo con il ventaglio.
“Sto insinuando che non sei un vero uomo!”
“Infatti sono una donna! Una fata!”
“Allora combatti da uomo!”
“Ma cosa c’entra?! In compenso non vedi qualche cespuglio di frutti o qualcos’altro da mangiare”
“Hai ancora fame?! Nonostante tu ti sia mangiata anche la mia razione di cibo?!”
Gli occhi della fata scintillarono minacciosi.
“IO sono ferita e ho bisogno di rimettermi in forze.” Disse gelida.
“Certo! Se avessi fatto qualcosa! Invece sono io a fare tutta la fatica!”
“Tu sei un uomo!”
“Certo che sono un uomo!”
“Quindi non dovrebbe darti fastidio portare il mio fatato corpicino, giusto?”
“Giusto! È da uomo!”
Evergreen sorrise soddisfatta: aveva vinto ancora una volta.
****
Wendy saltò in aria quando uno scricchiolare sinistro rimbombò nell’aria. Durante tutta la giornata non avevano incontrato nemici e si erano goduti la bella giornata, come se fossero in gita, ma, ora che le tenebre stavano calando e un vento freddo che sapeva di mistero, paura e solitudine faceva frusciare alberi e foglie, la piccola Dragon Slayer si sentiva sempre più inquieta.
Romeo si girò a guardarla e vedendola spaventata le fece un caloroso sorriso.
“Hai paura Wendy?”
“Un pochino Romeo…” disse lei titubante e vergognandosene un po’.
Il sorriso di Romeo si allargò ancora di più: era il suo momento!
Il giovane mago del fuoco le si avvicinò e la prese per mano.
“Non avere paura Wendy: ci sono qua io a proteggerti!”
Wendy arrossì e gli sorrise dolcemente, felice di non essere sola.
“Grazie Romeo.”
Lui le sorrise ancora e incominciarono a camminare, stretti l’uno accanto all’altra.
Dopo pochi minuti, mentre l’oscurità si faceva sempre più fitta e i due ragazzini erano alla disperata ricerca di un posto dove dormire, un rumore di passi si avvicinò a loro.
Passi umani.
La luce di una torcia illuminò i loro volti.
“Ehi James! Sono due bambini!” disse la voce acuta di una ragazza con i capelli rossi, corti e due occhi dilatati che le davano un aria da pazza.
“Dici sul serio Jude?! Beh…questo non cambia le cose…per vincere la gara dobbiamo eliminare le altre coppie quindi…” disse un ragazzo con lunghi capelli neri e gli stessi occhi di lei, raggiungendo la sua partner.
Romeo si frappose fra loro due e Wendy.
“Sono tutto infiammato” urlò il ragazzino facendo apparire nelle mani due fiamme violacee.
“Sta’ attento Romeo!”
“Uh! il ragazzino vuole giocar…” una sfera di fuoco colpì in pieno la faccia della donna, carbonizzando le sue sopracciglia.
Romeo sorrise vittorioso, ma così facendo si distrasse e l’uomo, dilatando il suo braccio all’inverosimile, lo colpì mandandolo a sbattere contro un albero.
“ROMEOOO!!” urlò Wendy precipitandosi di fianco al suo compagno, che provò a rimettersi in piedi senza però riuscirci.
“Che c’è ragazzina?! Preoccupata per il tuo amichetto?! Hahahahah” disse l’uomo avvicinandosi mentre la donna lo seguiva esibendo un sorriso da mettere i brividi.
Wendy guardò prima Romeo, poi i suoi nemici.
Si alzò in piedi e si mise davanti a Romeo.
“Wendy non fare stupidate!” urlò Romeo preoccupato: doveva proteggerla! Era suo compito e dovere proteggerla! E lui…
“TENRYOU NO HOKOU!!”
Romeo guardò scioccato i due nemici volare a schiantarsi contro un albero.
I due provarono a rialzarsi sotto gli occhi sempre più increduli di Romeo ma…
“TENRYOU NO HOKOU!!” Wendy ripeté senza pietà l’incantesimo, per poi correre accanto ai corpi dei due nemici, storditi, e sparare il raggio segnalatore.
In pochi secondi fu come se nulla fosse successo.
Wendy corse veloce verso Romeo, inciampando in una radice.
“Romeo stai fermo un attimo: devo guarire le tue ferite!” disse ponendo le mani sopra il suo petto.
L’avvertimento era piuttosto inutile visto che lo shock subito impediva al mago del fuoco di proferire parola o di muoversi.
Uno strano calore lo invase e inghiottì il suo dolore.
Appoggiandosi a Wendy riuscì a rialzarsi.
“Romeo? ...” lo chiamò timida Wendy.
“Sì?” rispose imbarazzato; probabilmente lei voleva dirgli che era stato completamente inutile dato che lei stessa era più che sufficiente per proteggersi.
“Grazie per avermi protetta.”
Eh?
Romeo la guardò scioccato mentre lei gli rivolgeva uno dei suoi sorrisi più belli.
“D-di n-niente…” rispose lui confuso e sentendosi davvero uguale a Natsu.
“Bene! Ora andiamo a cercare un posto dove fermarci per la notte e magari anche qualcosa da mangiare” disse lei intrecciando nuovamente le sue di dita con quelle del ragazzo.
“Okay” disse lui sorridendo a sua volta, nonostante non avesse ancora capito bene cosa fosse successo, e seguendola nella boscaglia.
“Chissà magari riusciamo a catturare un procione…”
“Potremmo farlo allo spiedo…”
“Oppure in brodo…”
****
Gerard guardò la giovane e severa maga dai capelli rossi finalmente sedersi e riposarsi. Per tutta la giornata avevano camminato senza fermarsi, mangiando in marcia, parlando del più e del meno. Godendo della compagnia dell’altro, del suo silenzio, della sua voce, della sua vicinanza.
“Gerard?” lo chiamò la maga con l’armatura vedendolo assorto in chissà quali pensieri.
“Gerard, io avrei…”
BUORPPPP!
Lo stomaco di Erza si ribellò al potere della sua padrona, che diventò di un colorito bordeaux.
Inizialmente il mago dai capelli blu cercò di trattenere le risate ma, alla vista della faccia scandalizzata di Erza, scoppiò a ridere senza ritegno, finché…
BUUUUORPP”
Lo stomaco di Gerard, sentendosi in sintonia con quello di Erza, aveva espresso anche lui il suo malumore, facendo anche lui arrossire il suo proprietario.
Anche Erza scoppiò a ridere tenendosi la pancia.
Quando finalmente si calmò si trovò davanti la faccia di Gerard che esprimeva una dolcezza infinita.
I due rimasero incatenati l’uno nello sguardo dell’altra.
Poi si resero conto della situazione e si alzarono in piedi di scatto, rossi come non mai.
“Va-vado a c-cercare qualcosa da mangiare…un Gerar...nonono volevo dire un procione! Sì un procione!”
“A-allora io vado a baciar…cioè no-no…a cercare! Sì a cercare un procione!”
Balbettando i due si allontanarono in due direzioni diverse, cercando di domare i loro pensieri che correvano liberi come procioni cavalli impazziti.
Dopo dieci minuti Gerard ritornò soddisfatto al punto di ritrovo con un grosso procione in mano e accese un bel falò per cucinarlo.
“Gerard?!” la voce di Erza richiamò la sua attenzione: trasudava soddisfazione.
“Erza ho catturato un procio…” a Gerard cadde il povero procione di mano per lo shock.
Davanti a lui c’era Erza con in braccio, a occhio, una quindicina di procioni morti stecchiti.
“E-Erza…n-non credi di aver esagerato…?”
Erza mise il broncio.
“Lo so che ho un po’ esagerato, però volevo provare a cucinarti una cenetta come si deve…” spiegò arrossendo.
Gerard sorrise intenerito.
“Va benissimo: non vedo l’ora di assaggiarla!”
Erza si illuminò, “Mi metto subito al lavoro!”
“RIEQUIP!”
Erza venne avvolta da una luce scintillante finché non apparve…
Nella sua divisa da cuoca!
Gerard divenne arrossì di colpo, sputando l’acqua che aveva provato a bere. “Possibile che quella ragazza non avesse abiti normali?! Perché poi erano tutti così corti e scollati?! E quei due enormi coltelli e tutti quegli utensili da cucina appesi alla cintura?! Era legale?!” Gerard si perse scioccato e accaldato in questi pensieri mentre Erza, concentrata al massimo, cucinava i procioni il più velocemente possibile.
Dopo soli dieci minuti Erza lo richiamò.
“Ho finito!” annunciò entusiasta e fece per dire qualcosa, ma guardando i suoi abiti, evidentemente cambiò idea.
“RIEQUIP”
Una luce abbagliante avvolse nuovamente Erza e quando svanì svelò ad un terrorizzato Gerard la bella e forte maga dai capelli rosso fuoco… nella sua divisa da cameriera!
Il sangue che uscì dal naso di Gerard innaffiò abbondantemente il terreno.
“Non è possibile…non è possibile…” Pensò traumatizzato, “prima la divisa da infermiera, poi l’armatura alata del purgatorio, poi la divisa da cuoca e ora pure quella da cameriera!! Mi vuole sicuramente uccidere!”
Erza, senza accorgersi minimamente dell’effetto che il suo cambio d’abito aveva inflitto al suo povero partner, si mise ad elencare le pietanze che aveva cucinato.
“Antipasti di procione, zuppa di procione in brodo, procione all’arancia, procione arrosto e allo spiedo, insalata di procione, budino di procione e torta panna e fragole con procione!” disse entusiasta.
Un po’ meno lo era Gerard che aveva la nausea al solo pensiero. E la perdita di sangue non aiutava affatto.
TRE ORE DOPO
“D-davvero Erza e-era tutto delizioso, ma non ce la faccio proprio a prendere un bis di dolce al procione…” disse Gerard supplicando con gli occhi la sua amica che, dopo essersi assicurata che non fosse avanzato nient’altro del suo banchetto, decise di risparmiarlo.
“Va bene! Allora andiamo a letto…no, no …volevo dire io vado a letto di qui e tu…tu di là! Dobbiamo svegliarci presto domani!” balbettò confusa e imbarazzata Erza
Gerard fece un sospiro di sollievo: finalmente Erza si sarebbe massa in pigiama e lui non avrebbe più dovuto sforzarsi di mantenere il controllo del suo viso, che aveva preso la simpatica decisone di diventare di
un bel rosso scarlatto appena lei si avvicinava a più di due metri da lui, e dei suoi pensieri.
Erza preparò il suo giaciglio (un masso ricoperto di pelli di procione come cuscino e delle foglie come materasso) mentre Gerard faceva lo stesso, per poi compiere il tanto atteso Riequip.
“RIEQUIP!”
Gerard sospirò di sollievo mentre la luce avvolgeva Erza, coprendola alla sua vista, per poi mostrarla…
…in canottiera e pantaloncini corti, molto corti, di pizzo bianco con delle spade ricamate sopra!!
……….!!!!!!
Erza guardò dolcemente il suo compagno: doveva essere proprio stanco per crollare addormentato da in piedi!
*****
Leon guardò il viso di Cana illuminato alla luce del fuoco, che danzava all’interno del cerchio di pietre che avevano appositamente preparato. Durante tutta la giornata era stato sempre più confuso: lei non gli aveva mai rivolto la parola, rispondendo a monosillabi, ma quando a pranzo aveva assistito alla sua lotta con un procione, che poi si erano mangiati, si era lasciata andare ridendo e chiacchierando per tutto il pranzo, per poi richiudersi una volta che avevano ripreso a camminare. Il mago del ghiaccio sperava che la magia accaduta a pranzo riaccadesse ora, a cena, poiché aveva scoperto che la sua compagnia gli piaceva molto e la sua risata altrettanto…
Scosse la testa per scacciare questi pensieri. Che cosa gli succedeva?!
Non riuscì a rispondersi, ma, nuovamente, si ritrovò a guardare la maga dei tarocchi.
Cana contò fino a dieci.
Fino a venti.
Fino a trenta.
“ORA BASTA!!!!!” esplose facendo prendere un infarto al povero Leon.
“NON NE POSSO PIÙ!!! AL DIAVOLO LE REGOLE!! IO FACCIO QUEL CHE MI PARE!” sotto lo sguardo confuso di Leon cominciò a rovistare in quella piccola borsetta azzurra che, a suo dire, conteneva le sue
carte.
“C-Cana va tutto ben?” chiese cauto e preoccupato che combinasse qualche altro guaio.
“Tra cinque minuti starò meglio!” disse con la testa infilata nella borsetta.
“Eccola!” urlò esultante uscendo dalla borsa insieme ad una fiaschetta, che teneva in mano come se fosse un tesoro.
“Cana! È vietato portare con sé oggetti personali che non servano per fare incantesimi!” disse lui, scandalizzato, alla maga che non gli prestava un minimo di attenzione e che stava assaporando la bevanda, facile immaginare cosa fosse, contenuta nella fiaschetta a piccoli sorsi.
Leon si alzò di scatto, raggiunse la bella maga e le strappò di mano la fiaschetta.
Lei lo guardò scioccata, incontrando il suo sguardo severo.
“RIDAMMELA!!!” sibilò lei furiosa.
“No.” Rispose lui, assumendo un’espressione impassabile.
La maga si accucciò prima di scagliarsi contro di lui nel tentativo di riprendersi il suo tesssoro tesoro, ma Leon fu più veloce e si tolse dalla sua portata cosicché lei atterrò invece che su di lui per terra. Subito dopo il mago del ghiaccio congelò la fiaschetta in un cubo di ghiaccio perfetto che rilanciò a Cana.
“Tieni. Ora puoi riprenderla.” Disse lui tornando a sedersi tranquillo mentre lei lo guardava paralizzata.
Quando realizzò cosa aveva fatto tirò fuori i suoi tarocchi e incominciò a lanciare ogni genere di incantesimo sul ghiacciolo al sakè: fulmini, acqua, fuoco, terra…niente.
“Non si scioglierà.” la informò ridendo sotto i baffi per quella scena Leon: com’era possibile essere così tanto dipendenti dal sakè?! E com’era possibile avere un’espressione tanto buffa?!
Cana si alzò in piedi con uno sguardo che avrebbe fatto rabbrividire Erza, ma che provocò solo un leggero brivido e una sensazione di pericolo imminente all’impassabile mago del ghiaccio.
“Allora scioglierò te.” Disse lei glaciale.
Per miracolo Leon riuscì ad evitare il primo fulmine e, veloce, si lanciò al contrattacco; nel vero senso della parola visto che saltò addosso a Cana, disorientandola, per poi creare delle manette di ghiaccio che le immobilizzarono i polsi.
Col fiatone si rimise in piedi, mentre Cana lo guardava seduta a terra, nella speranza di carbonizzarlo con lo sguardo.
Vedendo che non aveva intenzione di muoversi, Leon si risedette davanti a lei.
“Possibile che non ti rendi conto di quanto sia pericoloso bere in missione?! Quando sei ubriaca, sei completamente incapace di difenderti o pensare lucidamente, un giorno o l’altro finirai per essere ferita gravemente o addirittura ammazzata!” le disse serio, contenendo a malapena la sua rabbia e la sua preoccupazione.
Lei lo guardò stupita, abbandonando ogni aria arcigna: si stava preoccupando per lei?! Com’era possibile che l’unica cosa che gli interessasse fosse che lei non bevesse così da potersi difendere?! La conosceva da tre giorni! Facciamo due perché quand’era ubriaca non valeva!
Cana era sempre più perplessa e…colpita dalle sue parole. Nessuno si era mai preoccupato per lei così, nemmeno in gilda.
Si guardarono ancora per un po’, alla luce del fuoco, ognuno assorto nei suoi pensieri.
“Dimmi perché hai iniziato a bere.” Disse ad un certo punto Leon.
Lei spalancò gli occhi sbalordita: nessuno, nemmeno suo padre, in tutta la sua vita le aveva chiesto perché aveva iniziato a bere. E ora, un ragazzo dal carattere indefinibile e una bellezza fuori dal comune, un ragazzo che non aveva mai visto, riusciva a smuovere qualcosa nel suo cuore, con poche semplici parole riusciva a risvegliare un cuore che non avrebbe mai più immaginato di poter provare quel tipo di amore.
Lei si alzò di scatto e si allontanò da lui per andare a sdraiarsi, sempre ammanettata e senza sakè, per la notte.
“N-no sono affari tuoi…” gli mugugnò mentre un dolore che pensava di aver superato tornava ad agguantarla con le sue mani nere.
“e per tua informazione: quando tornerò a casa racconterò tutto a mio padre!”
Leon ebbe uno strano presentimento.
“Chi è tuo padre?”
“Gildarts!” rispose sogghignando prima di girarsi di spalle.
Leon sbiancò come se avesse visto un fantasma: anche lui conosceva la fama di Gildarts.
Era davvero morto!
Infine sospirò dicendosi che non c’era nient’altro da fare se non ricordarsi, una volta tornato alla gilda di Fairy Tail, discappare via il più velocemente possibile.
Leon tornò a guardare nuovamente Cana, domandandosi cos’era quell’oscurità e quel dolore che aveva visto negli occhi di quella bella maga, fino a che non sentì il suo respiro farsi più pesante; a questo punto le si avvicinò per osservarla mentre dormiva: il suo sonno era agitato.
Un refolo d’aria fredda fece rabbrividire Cana e Leon, mostrando il suo lato cavaliere e sorridendo dolcemente, si tolse la giacca per coprire la sua compagna; dopotutto lui ne faceva anche a meno.
Poi si diresse verso l’altro masso e, dopo essersi tolto tutti gli altri vestiti meno l’intimo, si distese anche lui, con un inspiegabile felicità nel cuore.
Fairy Chat
Autrice: ragazzi…? Ragazzi dove siete finiti tutti?
…
Tutti: PERCHÉ DOVREMMO MAI MANGIARE UN PROCIONE?!?!
Autrice: licenza poetica! *sogghigna*
Laxus: tch!
Lisanna: Laxus! Cosa ti ho detto?! Sorridi! Subito! *trasformazione in Mirajane il demone*
Laxus: *scappa da Freed*
Mirajane: FREEED! Come mi sta questo vestito? Vuoi assaggiare ancora un po’ di zuppa al procione? Ne ho fatta tanta visto che ti piace!
Freed: *scappa da Laxus*
Evergreen: se sei un uomo cacciami un altro procione!
Elfman: ma poi non lo mangi!
Evergreen: fai quello che ti dico o ti trasformo in un vaso da giardino!
Elfman: *scappa da Freed e Laxus*
Laxus&Freed&Elfman: *scappano a nascondersi dietro all’autrice*
Autrice: Tsk! Vigliacchi!
Laxus&Freed&Elfman: vorremmo vedere te!!!
Autrice: *sogghigna*
Wendy: aaaahh!!. Un ragno!!!
Romeo: Wendy!! Ti proteggo io!!
Wendy: TENRIOU NO HOKOU!!
Romeo: *vola lontano nel cielo, per colpa di Wendy (hahaha)*
Erza: *dorme beatamente*
Gerard: *basta cibo…digestivo…no Erza versione infermiera no! AIUTOOOO! * poverino, ha un brutto incubo*
Cana: *sogna mari di sakè e di strozzare Leon*
Leon: *sogna Cana, no Lluvia, no Cana…Lluvana!*
Leon: ARGGGGH!!!
Autrice: *si rotola per terra dalle risate*
Leon: *congela anche lui l’autrice (SIGH!) e torna a dormire*
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Capitolo 6 *** Secondo giorno pt 1: in cima ad un albero (ho bisogno di un piano!) ***
YOOOO MINNAAAA! Sono in mega super ritardo, anche più di quanto avevo anticipato: perdonooo!!! *si prostra strisciando ai piedi dei lettori* Hanno cercato di eliminarmi in tutti i modi possibili e più volte ho pensato di scappare in Antartide, ma sono riuscita ad arrivare viva e vegeta alla fine di queste settimane da incubo ( sempre che voi non decidiate di lanciarmi in testa quelle pietre e oggetti vari che tenete in mano). Pensate che quando finalmente ero pronta a pubblicare, dopo malattie e verifiche, mi è scaduta la connessione e la DSL nuova mi è arrivata mentre il mio adorabile padre si trovava a Londra e io, dopo esser riuscita quasi ad impiccarmi con il cavo, ho deciso che non era un idea geniale montarla da sola.
Prometto solennemente che da ora e in poi aggiornerò al massimo ogni due settimane, ma spero di riuscire ad anticipare i tempi *si massaggia la testa dove è stata colpita da un pomodoro-volante lanciato da uno dei recensori alla parola promessa. Quanta fiducia -.-‘’*
Passando al capitolo, essendo io più tonta di Natsu mi sono resa conto che avevo un giorno della gara vuoto, in cui non sapevo cosa sarebbe successo, quindi ho deciso di provare a fare un esperimento che mi ispirava da un po’: ho immaginato una situazione generale ( in cima ad un albero per questa prima parte del capitolo) in cui tutte le coppie trattate dovevano trovarsi durante la giornata e mi sono sbizzarrita su come farle giungere in questa situazione; il risultato sta a voi decidere se è positivo o meno ( magari con una bella recensioncina…), io mi sono divertita molto a scriverlo!
Avviso che: la parte Nalu mi è venuta super-dolciottosa (mi dispiace per che non ama questa coppia ma io la adoro e sarete costretti a sopportarmi);
La Gale è forse un po’ confusa, ma è perché i due protagonisti, in particolar modo Levy, sono confusi.
La Gruvia spero di non essere scaduta nell’OOC ma ho pensato che Gray, il ragazzo-ghiacciolo, dovrebbe trovarsi piuttosto confuso e in difficoltà davanti al suo primo amore, nonchè completamente imbranato, no?! Lluvia invece è adorabile e coraggiosa, per Gray farebbe di tutto, come al solito.
Secondo voi devo metter l’avvertimento OOC? Spero di no, me se è così: ditemelo!!
Buona lettura a tutti!
Secondo giorno: in cima ad un albero (ho bisogno di un piano!)
Un refolo d’aria fresca fece ondeggiare i miei capelli sul viso e li sentivo accarezzarmi nel tentativo di farmi il solletico: con un sospiro cercai di muovere il braccio per spostarli e riprendere a dormire ma, con perplessità e stupore, scoprii che non ci riuscivo: qualcosa di grosso mi teneva le braccia immobilizzate al petto, qualcosa di forte. Qualcosa di caldo.
“NATSUUUUUUUUUU!!!!”
Con un calcio degno di una karateka riuscii a staccarmi da Natsu e a farlo volare a schiantarsi contro uno strano albero con le foglie viola a quindici metri di distanza da noi. Avevo il fiatone e le guance probabilmente erano dello stesso colore dei suoi capelli: se si fosse avvicinato a me in quel momento avrei potuto staccargli la testa a morsi.
“YAHWN…Ben svegliata Lucy…perché mi hai colpito?” disse lui sfregandosi gli occhi come un cucciolo e tirandosi a sedere tranquillamente mentre si massaggiava la botta.
Queste erano due delle cose che più mi facevano imbestialire: per prima cosa, il fatto che non si rendesse conto che dormire abbracciato a una ragazza che non sia la propria ragazza è sconveniente e illusorio imbarazzante, soprattutto per la ragazza in questione; secondo, il fatto che nonostante lo calciassi, lanciassi, schiaffeggiassi, colpissi in tutti i modi possibili ed inimmaginabili, lui si rialzasse sempre come se gli avessi dato un buffetto, mi chiedesse tranquillamente e un po’ stupito perché l’avessi fatto, per poi sorridermi, perdonarmi angelicamente e ricommettere l’orrido crimine il giorno seguente.
“Natsu. Perché. Eri. Di. Nuovo. Abbracciato. A. Me. Mentre. Dormivo?!” la rabbia bruciante aveva lasciato il posto ad una fredda e glaciale ira omicida. Di solito quando me lo trovavo appiccicato la mattina c’era Happy a sdrammatizzare e a rendere tutto meno imbarazzante, ma ora eravamo soli! Se entro trenta secondi non mi avesse risposto avrei dato inizio al massacro.
A quanto pare anche lui si accorse delle mie intenzioni e cominciò ad indietreggiare velocemente, col viso contratto in una smorfia di concentrazione per il tentativo di darmi una risposta decente.
“Ehm...a-aspetta Lu…”
Cominciai ad avanzare verso di lui.
“N-A-T-S-U?!”
“L-lasciami concentrare…”
Io avanzai nuovamente, pregustando la gioia selvaggia di poterlo vedere implorare pietà mentre lo torturavo sadicamente, mentre l’espressione di Natsu si illuminava e lui smetteva di indietreggiare, rilassando le spalle.
“Perché me l’hai chiesto tu, Lucy.”
Eh?
Per lo shock mi bloccai e le mie divagazioni demenziali su possibili torture si spensero in un soffio.
Quando si accorse che lo stavo guardando come se fosse pazzo decise di ribadire il concetto.
“Me l’hai chiesto tu ieri sera Lucy, non è stata un’idea mia!” mi spiegò sorridendo come un bambino che ha capito che riuscirà ad evitare la sua punizione.
Okay. Tralasciando il fatto che probabilmente anche se non gliel’avessi chiesto io sarebbe stato comunque attaccato a me questa mattina, c’era qualcosa che non andava. Com’era possibile che avessi avuto il coraggio di chiedere a Natsu una cosa del genere?! Era ovvio che stava mentendo…ma Natsu non è capace di mentire e di sicuro non mentirebbe a me (gongolai un attimo prima di riprendere il mio ragionamento). Che avesse sognato tutto? Come mai stava sognando me? No, quando dorme di solito mormora di combattimenti e cibo…
Con la mente iniziai a ripercorrere il giorno precedente:
Dopo aver capito come usare la mappa ci eravamo fermati a pescare, sotto insistenze di Natsu, ma non avevamo preso niente; ad un certo punto lui aveva fatto un commento poco carino sul mio pessimo talento da pescatrice e io lo avevo calciato nel fiume.
Fin qui tutto normale.
Purtroppo la corrente non gli aveva permesso di tornare a riva e lo avevo dovuto rincorrere, zoppicando, per un tempo infinito, fin quando non era andato a sbattere contro un gigantesco masso in mezzo al fiume e da lì era riuscito saltare a riva. Peccato che fosse
finito addosso a me, uccidendo definitivamente la mia caviglia.
Ma neanche in quel momento gli avevo chiesto di dormire con me.
Per il resto della giornata Natsu mi aveva portato in braccio senza che potessi opporre resistenze e fermandoci ogni venti metri per prendere le erbe di cui avevo bisogno per i medicamenti. Scesa la notte ci eravamo accampati e Natsu aveva acceso un bel fuoco riscaldante, visto che la temperatura aveva cominciato a scendere precipitosamente; dopo aver mandato giù le disgustose barrette eravamo andati a dormire. Punto. Niente domande o discorsi strani.
Ero sempre più preoccupata e turbata: non riuscivo a decidermi se fosse Natsu a mentirmi o ad essersi sognato tutto o invece se ero io che ero ammattita e soffrivo di Alzaimer. Evidentemente me lo si leggeva in faccia.
“Tutto bene Lu?” Mi chiese interrogativo.
Quando mi accorsi che la sua faccia era a dieci centimetri dalla mia feci un balzo all’indietro, urlando come una ragazzina in piena crisi isterica, per poi appoggiare il mio leggiadro corpo sulla caviglia maltrattata che, con un gemito raccapricciante, mi lasciò cadere
a terra.
Natsu piegò la testa di lato guardandomi stranito.
“Lu?!”
“Natsu quand’è che ti ho chiesto di…di…” non riuscivo nemmeno a dirlo: mi imbarazzava troppo. Fantastico. Probabilmente nella sua testa la mia intelligenza stava a metà fra un polpo e Gray. E non era un complimento.
“Di dormire con te, intendi?” io presi letteralmente fuoco mentre lui ne parlava come se stesse commentando il tempo, “Eravamo andati a dormire da un po’ e le temperature erano scese vicino ai sei, sette gradi al massimo, quando, mentre riattizzavo il fuoco, hai cominciato a battere i denti e a balbettare strane parole.”
Sbiancai di colpo: stavo quindi parlando nel sonno! Cosa potevo mai aver detto?! E come aveva potuto lui prendere in considerazione le parole di una sonnambula?! Cercai in preda alla disperazione di ricordare cos’avevo sognato quella notte; fu una cattiva mossa e la mia pelle divenne verdastra cadavere: avevo fatto lo stesso sogno che facevo ormai tutti i giorni da qualche mese.
Su Natsu. Precisamente sognavo la nostra prima avventura al monte Hakobe, soltanto che… cambiavo un po’ le vicende, soprattutto il finale.
“Quando mi sono accorto che tremavi,” riprese lui tranquillo venendo a sedersi davanti a me, “Ho provato a metterti il mio gilet, ma continuavi ad avere freddo.” Natsu mi mostrò un’espressione ferita, come fosse molto dispiaciuto di non essere riuscito a riscaldarmi subito. Solo in quel momento notai che Natsu era, effettivamente a petto nudo (come aveva fatto a sfuggirmi?!); quando abbassai lo sguardo notai, invece, che indossavo davvero il gilet. Quindi non stava mentendo. Era tutto vero. Povera me.
“Davvero, Lu, non sapevo cosa fare! Poi però tu hai cominciato a balbettare il mio nome e la parola ‘caldo’ e ho capito che avrei potuto riscaldarti abbracciandoti.” Sorrise orgoglioso di sé mentre io cercavo una pala per seppellirmi da sola.
Non. Potevo. Credere. D’averlo. Fatto!!!
Chissà cosa pensava in realtà di me Natsu! E se avesse capito che io…
Lo guardai per studiare meglio la sua espressione: mi sorrideva smagliante, tanto da sciogliermi il cuore, mentre i suoi occhi brillavano vivi e orgogliosi di ciò cha avevano compiuto. Sospirai di sollievo e, forse, un po’ di delusione: era ovvio che Natsu non vedesse nulla di strano nell’aiutare un’amica in difficoltà. Seppur in quel modo.
Forse avevo bisogno lo stesso di una pala, tanto ero patetica.
Barcollante mi rialzai e dopo avergli lanciato il gilet, gli feci uno dei miei sorrisi migliori, mentre incrociavo le braccia dietro la schiena.
“Grazie Natsu. Mi dispiace per il calcio” questa volta ero sinceramente dispiaciuta di averlo colpito, una volta tanto che era in buona fede, “Ora è meglio che ci incamminiamo per cercare qualcosa da mangiare, che ne dici?”
“Ehm…Lucy?” Io lo guardai perplessa. C’era qualche problema?
“Po-potresti ridarmi la sciarpa di Igneel?” mi chiesi in tono titubante.
Io spalancai gli occhi accorgendomi per la prima volta che la sua preziosissima sciarpa era legata al mio collo. Rimasi imbambolata a guardarla, stringendola fra la mani, che incominciarono a tremare: Natsu non aveva mai, mai permesso a nessuno di indossare la sua sciarpa. E a me sì. Senza che glielo chiedessi me l’aveva avvolta intorno al collo. Per tenermi al caldo.
Quale ragazzina in età adolescenziale soggetta a cambiamenti repentini d’umore che sono, sentii gli occhi che mi si riempivano di lacrimoni di commozione.
“L-Lucy…?” Natsu si avvicinò incerto e scioccato dalle mie lacrime, che io asciugai veloce con la mano mentre mi toglievo la sciarpe e gliela tendevo.
“Grazie.”
“Di niente!” lui afferrò il prezioso ricordo del drago e la indossò contento, prima di tentare ancora una un’altra volta di farmi venire un infarto semplicemente sorridendomi.
Infine ci incamminammo, io zoppicavo ancora, tranquilli alla ricerca di qualche frutto da mangiare per tenerci in forze.
Forse ero solo io a immaginarlo, ma nell’aria aleggiava una strana sensazione di…imbarazzo?!
“Lucy! Lucy! Sento odore di more! More!” mi disse strattonandomi e indicando un punto nella boscaglia, prima di scattare, abbandonandomi lì da sola. Quando c’era in gioco del cibo Natsu avrebbe sacrificato chiunque.
Più lentamente cercai di raggiungerlo, seguendo le sue grida estasiate.
Dopo qualche minuto di lotta accanita con le radici che spuntavano dal terreno e che minavano il mio precario equilibrio, sbucai in una radura circolare, circondata da giganteschi cespugli di more, con Natsu infilato in uno di questi ad abboffarsi senza ritegno.
“Ohi Natsu! Vedi di lasciarmene qualcuna!” lui grugnii qualcosa in risposta che io presi come un segno affermativo.
Senza farmi troppi problemi mi lanciai anche io all’attacco.
Dopo dieci minuti la mia pancia urlava pietà tanto era piena; non volevo sapere cosa gridasse quella di Natsu che ne aveva ingollate il triplo delle mie.
Finalmente lo vedi cadere all’indietro, sazio, e scoppiai a ridere: aveva una specie di maschera violacea su tutta la mascella e il naso: solo la fronte si era salvata.
Lui mi guardò interrogativo mentre mi rotolavo per terra dalle risate.
Infine, asciugandomi le lacrime e cercando di frenare i singulti causati dalle risate, andai ad inginocchiarmi davanti al lui.
“Sei tutto sporco di succo di more!” ridacchiai estraendo un fazzoletto e incominciando a pulirgli delicatamente il volto. Solo quando
avevo ormai finito mi accorsi che Natsu mi stava guardando dritto negli occhi, con un’espressione che non gli avevo mai visto; ma
appena incrocia il suo sguardo, incuriosita, lui arrossì imbarazzato, ritraendosi e lasciandomi di stucco.
“Su, Lucy! Andiamo prima che qualcuno arriva alla casata del sakè prima di noi!” mi disse saltando in piedi, balbettando un po’e non guardando me, ma guardando il terreno alla mia destra.
Io mi alzai in piedi un po’ confusa: cos’era successo?! Natsu sembrava quasi…imbarazzato.
Quella mattina vedevo imbarazzi e situazioni imbarazzanti ovunque.
Prima che la mia immaginazione partisse per la tangente, mi ricordai cos’era successo l’ultima volta che avevo pensato che Natsu fosse imbarazzato: quando avevo scoperto che la ragazza di cui parlava era Virgo, avrei voluto buttarmi nel fiume!
Sospirai sorridendo malinconicamente: di sicuro era stato per una cosa del genere.
Mentre mi alzavo in piedi nel cielo cominciarono a esplodere dei fuochi d’artificio rossi: i fuochi di segnalazione. Il giorno prima ne avevamo visti un po’, ma adesso non accennavano a smettere! I minuti passavano e a breve distanza fra di loro il cielo continuava a
decorarsi con fiori rossi.
“Natsu, ti sembra normale?”
“Cosa Lu?”
Immaginavo avrebbe risposto così.
“Non pensi sia strano che vengano sparati così tanti fuochi? È matematicamente impossibile!”
Lui fece le spallucce.
“Si vede che un sacco di codardi hanno deciso di abbandonare la gara.”
Mmh… la cosa non mi convinceva: le parole del Maser ancora risuonavano nella mia testa.
“Tutti nello stesso momento?!”
Natsu aggrottò le sopracciglia, impensierito, ma finì per scuotere le spalle nuovamente.
“Meglio per noi, no?! Così c’è meno concorrenza!” ecco un altro sorriso da premio Oscar. Forse avrei dovuto imbavagliarlo.
“Allora Lu? Andiamo?” mi riprese impaziente, ma io scossi la testa.
“Resta ancora un po’ qui mentre io vado a cercare alcune erbe medicinali che ho visto poco fa.”
“Sei sicura di voler andare dal sola?”
Io feci tintinnare le mie Chiavi.
“Sono o non sono una maga degli Spiriti Stellari?!” lo presi in giro.
Lui sorrise e si sdraiò per terra con le mani incrociate dietro la nuca. Il relax fatto a persona.
“Ok, Lu! Ci vediamo dopo!”
Tranquilla mi incamminai nella boscaglia, cercando di ricordare dove le avessi viste; non avevo nemmeno la preoccupazione di
perdermi: se l’avessi chiamato, Natsu mi sarebbe venuto a riprendere in meno di trenta secondi.
Ad un certo punto trovai un’altra enorme radura con le erbe che cercavo; sorrise deliziata mentre mi inginocchiavo per raccoglierle:
entro la sera seguente la pomata sarebbe stata pronta e avremmo potuto usarla.
Cominciai a canticchiare una canzoncina dato che il silenzio completo mi inquietava un po’.
Un gigantesca ombra cadde su di me.
Natsu prese a camminare nervoso in cerchio: non avrebbe dovuto lasciarla andare da sola, era anche ferita! Ogni due passi si fermava a tendere le orecchie nel caso Lucy lo chiamasse. Non se lo sarebbe perdonato se le fosse successo qualcosa.
A metà del venticinquesimo girò un urlo terrorizzato gli forò i timpani.
“LUCY!!!” come un razzo Natsu si lanciò all’inseguimento del suo odore. I suoi sensi animaleschi tesi a percepire qualsiasi cosa.
Finalmente sbucò in una radura dove l’odore della sua Lucy era più forte, ma non trovo niente.
“NATSUUU!!!” Il suddetto Dragon Slayer alzò perplesso lo sguardo al cielo per poi sbarrare gli occhi per la sorpresa: un gigantesco
uccello bianco e rosa aveva afferrato Lucy e se la stava portando via.
“Happy, forza! Inseguiamolo!” urlò saltando verso il cielo per poi schiantarsi a terra di testa e ricordarsi che Happy non c’era.
Dopo questa delusione decisi di lanciarsi all’inseguimento per la via ordinaria: a piedi.
“Dannato pollo extralarge!”
Quando finalmente riaprii gli occhi la luce accecante del sole mi costrinse a coprirmi con una mano.
Dov’ero?
Stordita mi tirai a sedere.
“COOWWWT!!!!”
“AAAAHHH!!!!” urlando come una pazza cercai di gattonare lontano da quell’enorme uccello bianco e rosa che mi scrutava incuriosito. Almeno, speravo fosse uno sguardo incuriosito, perché se fosse stato affamato avrei avuto qualche problema.
L’enorme piccione candido saltellò verso di me e io mi accucciai in posizione fetale, terrorizzata.
“COOWWWT? COWT COWT!” quando osai togliere le mani dal volto vidi che mi porgeva con il becco un enorme verme rosa, viscido e che ancora si dibatteva. Per non offenderlo e pensando cosa cavolo avessero mangiato tutti quegli animali per essere così
grandi, presi il verme e lo abbracciai.
“COW COWWT”
“Ehm…g-grazie…” balbettai stringendomi al petto il verme e tentando perfino di sorridere: una vera eroina. In realtà il mio terrore era che si aspettasse che lo azzannassi davanti a lui.
Il mio amico volatile, invece, soddisfatto, ballonzolò fino al bordo di quell’enorme nido in cui mi trovavo e si lanciò in aria, abbandonandomi al mio destino.
Crudele pennuto!
Quando finalmente lo vidi scomparire all’orizzonte, per prima cosa lanciai il verme giù dal nido, trattenendo un conato di vomito, e provai ad analizzare la questione a sangue freddo: mi trovavo nel nido di un uccello gigante che mi aveva scambiato per il suo cucciolo, su un albero a quasi quarantacinque metri d’altezza e con troppo pochi rami perché potessi calarmi giù.
In poche parole ero fregata.
Mi sedetti con la schiena appoggiata al nido cercando di trattener le ondate di disperazione che mi cercavano di affogare. Cosa potevo fare?
Da sola di sicuro niente. Ma tra quanto sarebbe arrivato Natsu? Sempre che avesse deciso di venirmi a salvare, conoscendolo potrebbe aver benissimo pensato che il pollo era un mio amico con cui stavo giocando o che mi ero fatta catturare apposta per arrivare al sakè più velocemente! Un po’ mi sentii in colpa per la scarsa fiducia che nutrivo nel mio compagno ma poi mi venne in mente tutte quelle volte che aveva frainteso la situazione e mi lasciai ricadere nella depressione, continuando a pensare ipotesi terrificanti. E se il pennuto cambiasse idea e mi trasformasse nel suo spuntino? O se fosse semplicemente andato a prendere i suoi piccoli per partecipare al banchetto in cui io sarei stata la portata principale?!
Una lampadina si accese abbagliante nell’oscurità più completa che regnava nella mia testa.
“APRITI! PORTALE DEL LEONE, LEO!!”
In una nuvola d’oro apparve il mio Spirito Stellare più forte, il leader degli Spiriti Stellari.
“Lucy…il tempo in cui sono lontano da te passa sempre troppo lentamente…quello che invece ho a disposizione per manifestarti tutto il mio immenso amore troppo lentamente…”
Ecco a voi, signore e signori, il più grande playboy di tutti i mondi: LOKE!!!
Imbarazzata, cercai di togliere le mie mani dalle sue, che mi tenevano intrappolata e troppo vicino a lui.
“Ehm…ciao Loke, anche io sono contenta di vederti!”
Lui mi lasciò andare e sorrise.
In quei momenti in cui non provava continuamente a sedurmi era davvero un bravo amico, nonché indiscutibilmente un bel ragazzo.
“Ciao Lucy! Immagino che tu non mi abbia evocato per una visita di cortesia.”
“Come se tu non lo sapessi! Guardate che lo so che mi tenete d’occhio dal vostro mondo!” dissi alzando gli occhi al cielo, facendolo così ridacchiare.
“Già…però era più divertente quando ancora non avevi chiesto ad Aries e a Capricorn di impedirmi di sbirciarti mentre facevi il bagno!” commentò mettendo il broncio.
Al ricordo di quando lo avevo scoperto strinsi i pugni e lo incenerii con lo sguardo, mentre lui indietreggiava tremante.
“C-comunque di cosa avevi bisogno?”
Io feci un respiro profondo, cercando di concentrarmi su ciò che mi premeva. Avrei fatto i conti dopo con lui.
“Sono bloccato quassù e c’è la possibilità che un grosso uccello mi usi come snack pomeridiano, non è che ha qualche idea per scendere?” sintetizzai seria. Avevo una pressante fretta di andarmene da lì.
Lui si avvicinò al bordo per guardare giù.
“Mmh… potrei prenderti in braccio e saltare da un ramo all’altro fino a portarti a terra sana e salva senza lasciare che nessuno ti
mangi…”
Mi illuminai per la gioia: era stata un’idea geniale chiamare Loke! Era ovvio che per lui non sarebbe stato un problema nemmeno una situazione di questo genere.
“…ma non lo farò!”
Eh?!
“Scusa Loke…non ho capito bene quello che hai detto…” lo shock mi impediva di ragionare. Di nuovo. Quella mattina il mio cervello
si era inceppato più volte che nel resto della mia vita.
Lui fece un sospiro, sistemando meglio gli occhiali sul naso.
“Ho detto che non ti porterò giù da questo albero, Lucy!”
“COME NON MI PORTERAI GIÙ?!?!”
“Lu, tu hai scelto Natsu per questa gara, giusto? Non me.” Spiegò serio.
“Mi stai dicendo che ti stai vendicando?! Ma sei pazzo?!” urlai fuori di me; come poteva pensare di vendicarsi in un momento del genere?!
Lui alzò gli occhi la cielo.
“No Lucy! Ti sto cercando di aiutare.”
“Non vedo come lasciarmi quassù potrebbe aiutarmi!” ribattei cercando di invocare un fulmine che lo prendesse in pieno.
“Se non ti porto giù io verrà Natsu.”
Io lo guardai perplessa, senza però smettere di lanciargli occhiate assassine. La nebbia vagava nella mia testa.
“Lucy sei cento volte più bella, affascinante, intelligente e furba di Natsu, ma da questo punto di vista siete uguali!” disse spazientito alzando nuovamente gli occhi al cielo.
Senza motivo sentii le guance colorarsi, mentre cercavo di decidere se fosse un complimento o meno. Vista l’alta considerazione di
Loke per Natsu, dubitavo.
“Lucy,” mi disse prendendomi per le spalle e obbligandomi a guardarlo negli occhi, dove vidi una leggerissima vena di dolore e
indecisione nei suoi occhi “Vuoi sì o no che Natsu diventi il tuo ragazzo?”
Io spalancai la bocca per la sorpresa: di sicuro non mi aspettavo una domanda del genere in un momento del genere. Di tutte le risposte ironiche, seccate, spontanee, brillanti e indiscutibili che avrei potuto dirgli non me ne ricordavo neanche una. Rimasi lì, senza parole e basta.
“Immagino che debba prenderlo come un sì” ridacchiò allontanandosi e mettendosi le mani in tasca, per poi farmi un sorriso malinconico. Per qualche strano motivo mi sentii in colpa.
“N-no io…N-Natsu è…solo…noi…non credo…lui…” con mia grande delusione il tentativo che feci di sconfessare ciò che aveva brillantemente dedotto si trasformò in una sua stessa conferma.
Lui annuì come se gli avessi appena dato pienamente ragione. Il tempo si cristallizzò per un secondo mentre Loke si crogiolava nell’indecisione del dirmi o meno quello che stava pensando, come se stesse prendendo una decisione per lui importantissima, come se da quelle parole dipendesse il suo futuro; poi sospirò profondamente.
“Ho intenzione di fare tutto ciò che è in mio potere per aiutarti, Lucy, ma Natsu è un osso duro con il cervello vuoto quindi abbiamo bisogno di un piano semplice ed efficace: ti farai venire a salvare, modello fiaba della principessa in pericolo, e lo ricompenserai con un bacio! Solo un idiota a quel punto non capirebbe!”
“TE LO PUOI SCORDARE LOKE!!!!” sbraitai prima di passare al mio piano B.
“Loke, puoi anche tornare indietro, chiamerò qualcun altro a farmi salvare!”
“Non servirà a niente, sono tutti d’accordo con me e mi sostengono.” Disse sicuro di sé.
“Anche Aquarius?”
“Anche lei!”
La cosa si faceva grave.
“I-io t-te…”
“Cosa Lucy?! Me lo vuoi ordinare?!”
Io mi ritrassi addolorata.
“Questo è un colpo basso Loke.”
“Lo so. Mi dispiace, ma è per il tuo bene” disse addolcendo il tono e tornando ad avere quell’espressione malinconica, “Ora sdraiati
pure a fare un pisolino Lucy, farò io la guardia.”
Scossi la testa.
“Figurati, ti faccio compagnia.” In silenzio mi sedetti accanto a lui. Lo avevo già perdonato.
Le ora passarono e il cielo si cominciò a tingere di rosso.
“Ci sta mettendo tanto Loke…dici che verrà?” il dubbio aveva cominciato a rodermi e nonostante adesso sentissi il desiderio di
lanciarmi giù dall’albero per l’imbarazzo, avevo avuto il pressante bisogno di esternargli i miei timori.
“Certo Lucy! Solo che quello stupido uccello ti ha portato molto lontano da dov’eravate voi…” incominciò mentre quella dolce tristezza tornava nei suoi occhi.
“LUUUUUUUUUUCYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Per poco non caddi all’indietro per lo spavento: Natsu!
“Bene Lucy, sembra che il mio compito qui sia finito…”
“No aspetta Loke! Cosa faccio ora? E se mi chiede perché non ti ho evocato?” sembravo una quattordicenne in piena crisi al suo primo appuntamento.
“Mmh…digli che soffro di vertigini.” mi disse sorridendo.
“Non ha senso!!”
“Non hai più bisogno di me ora. Buona fortuna Lucy…” mi mormorò sorridendo malinconico mentre svaniva in una nuvola dorata. Ma non c’era rimpianto nei suoi occhi: come quando prendi una scelta difficile e, anche se non avresti voluto doverla prendere, sai che è quella giusta.
“LUCY!!!!!!”
Per un attimo rimasi a guardare il vuoto con la sensazione che fosse avvenuto un cambiamento tra me e Loke così importante da essere impercettibile, poi presi un grande respiro e mi affacciai a guardare giù dal nido.
“NASTUUUU!!” urlai mentre al solo vederlo mi si sollevavano gli angoli della bocca.
“OHII! LU, TUTTO BENE?! FORZA: SALTA GIÙ?!” mi invitò spalancando le braccia con un sorriso gigante che potevo vedere perfino da lì.
“MA SEI IMPAZZITO!!!!”
“DAI LUCY!!! L’HAI GIÀ FATTO!!!”
“ERA DIVERSO!!”
Vidi le sue braccia abbassarsi e potevo scommettere qualsiasi cosa che stava sospirando frustrato cercando di capire come risolvere il problema; ma non avrei ceduto: l’altra volta ero tra un salto nel vuoto e una vita di schiavitù, invece in quel momento al massimo rischiavo di venir mangiata. Non che non credessi che Natsu non mi avrebbe preso, ma temevo, lo sapevo che era stupido, che il mio peso combinato alla forza di gravità lo potesse spiaccicare o come minimo lo avrebbe fatto lamentare di quanto fossi pesante. Credo che a quel punto avrei preferito che mi avesse lasciata cadere.
“Ehi Lu! Dov’è il pollo?” il mio naso sfiorò quello di Natsu.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!” saltai all’indietro cadendo rovinosamente.
“Si può sapere perché tutte le volte che mi avvicino hai questa reazione, Lucy?! Potrei anche offendermi!” si lamentò saltando all’interno del nido.
“Perché tu mi compari davanti all’improvviso e mi fai prendere un infarto!”
“Pfui! Esagerata!” mi rimproverò sedendosi mentre io riprendevo fiato, “Comunque sono felice di vederti ancora viva e vegeta, pensavo che avrei trovato solo le ossa.” Osservò quasi a rimproverarmi che fossi viva.
“Grazie Natsu.”
“Tu stai bene? Il pollo dov’è?” il suo solito tatto mi fece sorridere.
Intuendo che il pollo fosse il mio amico volatile lo rassicurai e gli sintetizzai l’accaduto.
“Io sono tutta intera e illesa, lui invece se ne è andato qualche ora fa dopo avermi trattata come se fossi il suo pulcino.” Dissi tranquilla, magari non mi avrebbe posto la fatidica domanda.
“Come mai non hai chiamato quel playboy di Loke?! Lui ti avrebbe portato giù e io mi sarei risparmiato di venire fin quassù e magari in questo momento avremmo potuto essere a prendere il sakè!” Appunto.
“L-l’ho chiamato ma aveva…l-le vertigini!!” non se la sarebbe mai bevuta. Non poteva essere così stupido.
Lui mi guardò per un istante infinito soppesando le mie parole, mentre io aspettavo la mia punizione divina per aver dato retta a Loke.
“Non lo sapevo, poverino! Dovrebbe chieder a Wendy se conosce un incantesimo per farle passare.”
Mi cadde la mascella per lo shock.
“Comunque, Lucy, si sta facendo buio, è meglio se rimaniamo qui stanotte; anche perché non vedo l’ora che ritorni quel pollo per dargli una lezione! Sono tutto un fuoco!” disse mentre la mano stretta a pugno che aveva alzato mentre parlava prendeva fuoco.
Se prima ero scioccata dalla sua stupidità, ora sorridevo dolcemente, avendo capito che la sua non era stupidità ma un quasi pressoché totale incapacità di dubitare dei suoi amici.
“Va bene!”
BUORGHLLLL!
“Ehm...Lucy non avresti qualcosa da mangiare?”
“Mi dispiace Natsu” dissi tenendomi la pancia con le mani, “non ho niente; forse da qualche parte ai piedi dell’albero c’è un verme gigante che si dibatte.”
Rabbrividii quando vidi Natsu prendere in considerazione la cosa, ma alla fine parve rinunciare.
“Okay!! Allora sarà meglio andare a dormire.” Detto questo spalancò le braccia verso di me.
Io impietrii e lo guardai perplessa con uno strano presentimento.
“Forza Lu, vieni! Non posso nemmeno accendere il fuoco o rischio di mandare tutto in cenere e le temperature stanno già
scendendo!”
Sentii la mia faccia liquefarsi: mi sembrava che invece del sangue nelle guance mi scorresse della lava.
“Lu?”
L’ibernamento a quel punto non mi sembrava più una cattiva idea.
Ma quando lo guardai, capii che non avevo scelta.
O meglio, nessuna scelta a parte svelargli che avevo problemi a dormire attaccata a lui perché ero totalmente ed incondizionatamente innamorata di lui. Ma questo non rientrava nei miei piani imminenti quanto quello di tentare il suicidio. Inoltre avevo il sospetto che Loke mi avrebbe uccisa se non avessi sfruttato qust'occasione.
Un passo dopo l’altro, rigida come un pezzo di ghiaccio, mi avvicinai alla mia personale stufa umana: quando fui a pochi centimetri da lui, sentii le sue braccia che mi stringevano mentre mi prendeva in braccio prima di sedersi e appoggiarsi al bordo del nido.
“Hai ancora freddo Lu?” chiese con voce dolce.
Con uno sforzo enorme alzai lo sguardo verso di lui scuotendo la testa: sbaglio o era arrossito?! Prima di farmi venire qualche strana idea come al mio solito, riabbassai il capo sul suo petto stringendomi al gilet che quella mattina, secoli fa, mi ero trovata addosso.
Senza che potessi farci nulla inizia a rilassarmi a contatto con il suo petto che si alzava e abbassava a ritmi regolari mentre il suo cuore batteva leggermente più veloce del mio, come se fossi fatta per stare tra le sue braccia.
Dopotutto che male c’era? pensai sistemandomi meglio, nessuno poteva vederci. Certo il mattino dopo, quando avrebbe continuato a trattarmi come la sua migliore amica, avrei cercato di affogarmi in un fiume o scavare un buca per seppellirmici, con il cuore che gridava pietà un’altra volta e il mio cervello che si liquefaceva alla sua vista e al ricordo di questo momento ma…cosa potevo farci se lo amavo?
Mi accoccolai stretta lui e annusai il suo profumo sorridendo come una sciocca.
Alzando lo sguardo verso il cielo notturno vidi le stelle splendenti ridere.
*****
Con uno scatto silenzioso si portò alla spalle della maga con i capelli blu; i suoi stivali si mossero lentamente sul terreno per non fare rumore, i muscoli tesi e la mente concentrata su ogni suo singolo movimento, ma un bastoncino spezzato svelò la sua presenza. La maga si girò terrorizzata spalancando gli occhioni, ma lui non si lasciò intenerire e si lancio su di lei facendola finire a terra con la ferocia di un animale.
Le bloccò i polsi nella sua presa ferrea in modo che non potesse usare la sua penna e con il suo corpo impedì che si divincolasse. Il suo odore raggiunse le sue narici, penetrante e dolce come nessun’altro.
“Presa!” un ghigno si allargò sul volto pieno di piercing del Drago di Ferro.
La piccoletta sotto di lui si divincolò con espressione spaventata, poi alzò lo sguardo per incrociare i suoi occhi neri come il carbone e fece un ghigno divertito.
PUFF!
Gajil si ritrovò il vuoto tra le dita.
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Il suo urlo, misto fra rabbia omicida e disperazione nera, riecheggiò in tutta la foresta.
Era dal giorno prima che il povero Gajil inseguiva le scie dell’odore del gamberetto correndo come un dannato, senza però mai concludere niente visto che, presa la ragazzina, questa scompariva fra le sue mani; già alla seconda aveva capito il trucco delle copie, non era stupido come tutti pensavano, e aveva capito che non poteva fare altro che inseguirle tutte fino a trovare quella vera. Aveva dormito cinque ore quella notte, per il terrore di perdere le sue tracce, e finalmente il mattino si era convinto di aver trovato quella vera, ma non era stato così: era un'altra stupida copia!
Stava per impazzire: non sentiva più l’odore di Levy e sapeva che in quella foresta avrebbe potuto capitarle di tutto. L’unica cosa che sapeva è che non si era ritirata e che non era stata sconfitta da qualche altra coppia dato che lui era ancora lì. Ma se fosse morta o ferita gravemente per mano di una bestia sanguinaria, qualcuno la sarebbe andata a prendere? Qualcuno avrebbe interrotto la gara?
“Spero che non sia morta, perché voglio ripagarla con le mie mani per questo scherzetto delle copie.” Si disse ringhiando e tirandosi in piedi mentre si toglieva la terra di dosso.
Alzò il naso all’aria nella speranza di notare una scia che non avesse precedentemente notato.
Infine, frustrato tirò un pugno all’albero più vicino, abbattendolo, e sospirò: in realtà, e questo era ciò che lo infastidiva di più, era davvero preoccupato che le fosse accaduto qualcosa per colpa sua e non sapeva più cosa poteva fare. Avrebbe voluto che Lily fosse lì con lui, quello stupido gatto avrebbe saputo cosa fare. Ma invece non c’era e toccava a lui sbrogliare quel casino da solo, casino che aveva creato lui, con suo grande scorno. Ma cosa ci poteva fare se non sapeva come comportarsi con una nanerottola pazza che nonostante lui l’avesse maltratta, insultata e trattata come una bambina, continuava a sorridergli e a considerarlo ancora un suo compagno come nessun’altro?!
Quel gamberetto avrebbe finito per mandarlo al manicomio.
Si concentrò per un attimo tentando di mettere ordine i suoi pensieri, sapendo che pensare non era il suo forte e che aveva bisogno di un piano d’azione semplice: per prima cosa doveva trovare la piccoletta e al più presto visto che le possibilità che si facesse male, anche da sola, erano elevate, convincerla che non era un idea geniale andarsene in giro da sole, assicurarsi che non fosse ferita o traumatizzata psicologicamente e poi… poi avrebbe potuto vendicarsi.
“Ghi hi hi”
Soddisfatto del suo efficace piano, tornò a cercare una traccia di lei.
Ad un certo punto un lievissimo sentore di libri vecchi, burro cacao alla fragola e crema alla vaniglia raggiunse il suo sensibile naso: era misto a terra, erba, sudore e sangue, ma era quello che cercava, era lei!
Un ghigno si dipinse sul volto del dragon Slayer prima che si lanciasse all’inseguimento.
Levy sentì qualcosa di bagnato gocciolargli sulla fronte; infastidita, si costrinse a sollevare la palpebre. Il sole filtrava tra le grandi foglie verde smeraldo dell’albero sotto cui si era rifugiata, accecandola momentaneamente, e una goccia di brina mattutina scivolava da una di queste sulla sua faccia.
Sbadigliando si strofinò gli occhi e ringraziò che quella fastidiosa goccia l’avesse svegliata: non aveva tempo per dormire, doveva mettersi in marcia.
“Sveglia Levy…awnnnn…sveglia Levy!”
Sgranchendosi le articolazioni doloranti, si tirò in piedi barcollante e cercò di riprendere lucidità. Il dolore bruciante alla spalla destra
ebbe il potere di riportarla alla realtà; titubante si scrutò la ferita notando che si era leggermente infettata e riaperta durante la notte.
Il giorno prima si era scontrata con due coppie distinte e con sua somma soddisfazione aveva avuto la meglio in entrambe le battaglie; certo, erano davvero deboli e imbranati e la sua rabbia contro Gajil aveva fatto piazza pulita della sua stessa paura trasformandola in un mostro assetato di vendetta, ma era pur sempre la prima vittoria senza l’aiuto di qualcuno, completamente sua! Purtroppo durante la gara uno dei suoi nemici l’aveva sfregiata sulla spalle con un ramo di rovi, era un mago come Droy, e lei, essendosi dimenticata di prendere oltre alle barrette e alla mappa anche qualche garza e dei cerotti, non aveva potuto medicarsi e per la stanchezza era piombata in un sonno profondissimo appena aveva appoggiato la testa al trono per “riposare un attimo gli occhi”.
“Dannazione! Ferita e intontita: partiamo bene Levy!”
Chiedendosi perché non l’avesse fatto prima, si slegò il nastro per capelli che portava sempre e lo usò come rudimentale e sporca benda. Da una parte era arrabbiata perché addormentandosi aveva perso tempo, dall’altra era convinta che a mente riposata si pensasse meglio.
Con uno sbuffò per i brontolii dello stomaco si incamminò mugugnando involontariamente che probabilmente Gajil era riuscito a procacciarsi la colazione da un pezzo.
Al pensiero di Gajil un brivido le corse lungo la schiena: era sicura che Gajil avesse capito il trucco delle copie ma, seguendo la sua logica semplice ed ingenua (N.d.A.: traduzione per persone meno delicate di Levy: stupida), avesse risolto di cacciarle ad una ad una. Il problema era quanto ci avrebbe messo a cacciarle tutte e se dopo sarebbe riuscito ad individuare la sua scia. Se l’avesse trovata prima che lei potesse portare a termine il suo brillante piano di conquista, dopo averlo fatto correre in giro come un idiota per tutto il tempo, la sua vendetta sarebbe stata terribile e non le avrebbe mai più rivolto la parola: altro che fidanzati!
“Probabilmente non vedrei mai più la gilda…ma se invece io portassi a termine la missione…”
A questo punto si lanciò in una serie di imbarazzanti e malsani pensieri, che mai avrebbe fatto in presenza di altri visto il colore che il suo viso assumeva, di lei e Gajil fidanzati, che avrebbero fatto venire un attacco apoplettico a Jet e Droy.
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Levy si paralizzò mentre il sangue le si ghiacciava nelle vene.
C’era una sola bestia capace di emettere un simile ruggito: un drago.
Di ferro per la precisione.
Molto arrabbiato e frustrato.
E molto, molto vicino.
Come spiritata, girò la testa per guardarsi alle spalle.
Poi incominciò a correre all’impazzata.
Aveva sbagliato tutti i calcoli: Gajil era stato molto più veloce di quanto lei pensasse e le copie si erano spinte troppo vicine a lei.
Con il cuore in gola e le gambe dolenti e affaticate, si chiese lapidale quanto ci avrebbe messo a trovare la sua scia e ad inseguirla.
Quanto sarebbe durata? Trenta, quaranta secondi di corsa prima della tragica fine?!
“Non credi di essere troppo melodrammatica Levy?! Forse ai letto troppi libri drammatici…”
Il rumore assordante di qualcosa che veniva sradicato in lontananza mise a tacere la sua vocina, che si era quasi convinta che
effettivamente Gajil non avrebbe avuto molto pietà di lei, e la spronò a correre.
Dopo neanche un minuto iniziarono a sentirsi i rumori di una sistematica devastazione della foresta che le si avvicinava.
Il respiro cominciò a farsi boccheggiante e le lacrime a bagnarle gli occhi. Non poteva arrendersi! Non così!
“Di implorare la sua pietà neanche a parlarsene, vero?! Effettivamente è molto meglio morire con onore che vivere senza…” Levy fece finta di non sentire il sarcasmo nel tono della vocina.
I rumori si facevano sempre più vicini quando lei vide la sua salvezza: un albero bianco con le foglie viola, alto almeno quindici metri e con i rami sottili; capaci di reggere lei ma di sicuro non Gajil!
Come un naufrago si lancia su una scialuppa di salvataggio, salvezza nella sua disperazione, Levy si gettò ad abbracciare il tronco dell’albero per poi, con insolita agilità, cominciare ad arrampicarsi verso la cima. Ringraziò mentalmente Droy che le aveva insegnato ad arrampicarsi sugli alberi.
Arrivata in cima si dispose all’attesa del momento cruciale.
Vide dall’alto della sua postazione alcuni alberi venire abbattuti brutalmente.
Le sue mani si strinsero convulsamente ai rami: era arrabbiato e l’albero non aveva abbastanza foglie e rami per nasconderla.
“Tanto ti avrebbe fiutato, genio!”
Alle sue orecchie giunsero il respiro affannato di una persona che ha corso per chilometri e chilometri e delle imprecazioni che una ragazza non dovrebbe mai e poi mai sentire.
Un groppo le si formò in gola.
L’albero a pochi metri da lei si schiantò al suolo.
Lei cominciò a tremare.
Dalle polveri innalzate dalla sua distruzione comparve il Dragon Slayer di Ferro.
E Levy gli sorrise.
Era un riflesso assolutamente incondizionato sorridergli per lei, ormai; qualcosa di cui non si può fare a meno e di cui non si vuole fare a meno. Subito si rese conto di quanto fosse stata stupida, anche grazie a un rumoroso sospiro nella sua testa di profonda disperazione per la sua situazione mentale, e, arrossendo, le labbra ricominciarono a tremarle, piegate in una smorfia di paura e ostentata (e falsa) sicurezza.
“Guarda il lato positivo” si disse “almeno non può venirti a prendere! A meno che non voglia abbattere l’albero e recuperare dopo i miei resti…o magari mi prenderà per fame…o aspetterà che io mi addormenti e cada giù, lasciando che mi spiaccichi, per poi scrostarmi dal terreno e riportarmi in una bottiglietta a Jet e Droy…oppure…”
“LEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEVYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Alla chiamata in causa il cuore fece un balzo nel petto: non solo il tono era quello di chi avrebbe voluto sbranare la sua preda e ballare intorno alle sue ossa mentre la digerisce, ma aveva detto il suo nome. Per la prima volta in assoluto Gajil aveva detto il suo nome.
Rimase un po’ delusa poiché, da brava lettrice di romanzi rosa, nelle sue fantasie più dolci aveva sperato che la prima volta fosse quando le avrebbe dichiarato il suo amore in una situazione molto più romantica. Inoltre sapeva benissimo che in quel momento significava, non che l’amava, ma che l’aveva portato all’esaurimento nervoso.
Gajil la scrutò per un attimo valutando l’efficacia della strategia della nanerottola e cercando di incenerirla con uno sguardo.
“TU!” sbraitò puntandole contro un dito accusatorio, “Cosa ti è saltato in mente?! Hai idea della fatica che ho fatto per ritrovarti, stupido e permaloso gamberetto?! Grande idea quella delle copie, davvero!! Ancora un po’ e pensavo di soffrire di allucinazioni!”
Levy lo scrutava arrossendo a ogni parola pronunciata dal ragazzo che gesticolava come uno schizofrenico in preda ad una crisi isterica, ma dentro di sé si chiedeva come mai non avesse già tentato di colpirla con il suo braccio di ferro.
“Guarda che è tutta colpa tua e della tua arroganza! Se mi avessi trattato con un minimo di gentilezza e rispetto in più…” intervenne alla fine la Scripter decidendo che ne aveva abbastanza di essere trattata come un bambina disubbidiente e che, se tanto doveva morire, voleva almeno meritarselo ed aver difeso la sua posizione con le unghie e con i denti.
“MA QUALE GENTILEZZA?! Hai accettato di venir con me consapevole del mio carattere, se tu sei permalosa non è colpa mia!!!”
“PERMALOSA?! Mi hai trattato come se fossi la persona più inutile del pianeta, come se il mio unico uso fosse quello di procurarti del ferro!” inveì la piccoletta punta nel vivo.
“Scusa tanto se cercavo di farti combattere il meno possibile per evitare che ti facessi male!”
“So cavarmela anche da sola!” urlò lei di rimando, anche se in realtà quelle parole l’avevano turbata: Gajil si preoccupava per lei?
La vocina le suggerì che anche a Tenrou si era preoccupato di venirla a salvare.
“Certo! Vedo! Ti lascio sola nemmeno ventiquattr’ore e sei già ferita!” Gajil aveva fiutato il suo sangue e aveva notato la primitiva benda.
Levy non poté fare a meno di portarsi la mano alla ferita, colpevole, ed arrossire.
“Me la sono fatta sconfiggendo due coppie! DA SOLA!”
Questa volta fu il ragazzo a rimanere turbato: la piccoletta aveva sconfitto da sola due coppie?! Impossibile!
Levy vedendo il dubbio sul suo volto, ghignò soddisfatta.
“Le ho sconfitte da sola! Senza l’aiuto di nessuno!” ribadì.
Gajil parve pensarci un attimo.
“Probabilmente erano delle schiappe assurde!” concluse Gajil
“COSA INTENDI DIRE?!” l’istinto battagliero di Levy le consiglio di prender una pigna che pendeva dall’albero e mandarla a schiantare sulla testa d’acciaio di quell’animale che stava ferendo il suo orgoglio.
Sbonk!
“MALEDETTO GAMBERETTO!!” Gajil improvvisò una danza incredibilmente buffa per il dolore alla testa che scatenò le risate di Levy.
“ADESSO MI SONO ROTTO! SCENDI SUBITO!”
“TE LO PUOI SCORDARE!”
Sbonk!
“E SMETTILA CON QUESTE PIGNE!”
Sbonk!
Gajil si spostò dalla sua traiettoria e cominciò a rimuginare, dopotutto il comportamento del tappo se lo aspettava: se quella nanetta aveva avuto il coraggio di intrappolarlo, scappare, combattere da sola e arrampicarsi su un albero, di sicuro non si sarebbe fatta tirar giù facilmente.
“Allora vengo su io!”
L’espressione di Levy si fece un attimo preoccupata: non perché, come pensava Gajil, aveva paura che il drago la raggiungesse, ma perché aveva il timore che il sopracitato drago, cadendo, si facesse troppo male; dopotutto, per quanto fosse arrabbiata, era sempre la solita dolce Levy.
A confermare le sue tesi, con un salto degno di un animale Gajil riuscì a scalare ben due rami, prima che questi cedessero lasciandolo cadere pesantemente a terra.
“GAJIL!” la preoccupazione ebbe la meglio sulla rabbia.
“Mph!”
Il drago si tirò a sedere pensando alla prossima tattica: non bisognava essere un genio per capire che non sarebbe mai riuscito a salire da lei!
Una parte di lui suggerì di prenderla a sassate per farla cadere giù, ma poi si ricordò che stava parlando pur sempre di Levy e preferì passare ad un piano più delicato. Secondo lui.
Con un ghigno sulle labbra trasformò la sua mano in ferro e sferrò un pugno all’albero, che traballò pericolosamente.
Con un urletto spaventato Levy si aggrappò al tronco e, dopo essersi stupita che avesse trovato una soluzione intelligente in così poco tempo, pensò che alla fine Gajil avesse deciso di recuperare i suoi rimasugli una volta precipitata a terra.
Un colpo. Due colpi. Tre colpi
Gajil grugnì lanciando occhiate preoccupate a Levy: se avesse abbattuto l’albero prima che Levy fosse precipitata scesa, non era sicuro che sarebbe riuscito a salvarla. Doveva trovare un modo per farle mollare la presa: purtroppo l’unico che la sua coscienza a forma di Lily gli suggerì era l’unico consiglio che non avrebbe mai voluto mettere in pratica.
“SCENDI!”
“NO!” Levy aveva le lacrime agli occhi: sapeva che se fosse scesa il Dragon Slayer non le avrebbe più rivolto la parola e lei era l’ultima cosa che voleva…forse poteva implorare il suo perdono e…ma così si sarebbe umiliata e non avrebbe risolto niente: doveva dimostrargli di che pasta era fatta!
Il suo orgoglio e il suo senso dell’onore ebbero la meglio.
Sbonk!
Un altro colpo.
Il legno del tronco scricchiolò
Gajil guardò la piccoletta abbracciata all’albero come un koala ma con un’espressione risoluta e un sacco di pigne a disposizione per manifestare la sua opinione e, al pensiero di ciò che stava per fare, gli si tinsero le guance di un rosso scarlatto.
Maledetto Lily-coscienza! L’avrebbe pagata cara al suo ritorno per questo piano.
….
Sbonk!
…..
…..
Sbonk!
…..
“MI DISPIACE!” urlò infine al cielo.
Levy lo guardò scioccata in preda alla confusione con ancora una pigna in mano.
Gajil capì che stava funzionando.
“MI DISPIACE DI AVERTI TRATTATO MALE, OK? MA NON MI SEMBRA CHE TU ABBIA MIGLIORATO LE COSE ANDANDOTENE COSÌ! QUINDI VEDI DI SCENDERE E CONTINUARE CON ME QUESTA STUPIDA GARA!!!” l’orgoglio di Gajil stava raggiungendo il centro della terra: se Levy lo avesse mandato a quel paese, se lo sarebbe meritato, ma il suo cuore ferro indistruttibile si sarebbe incrinato.
La bocca di Levy si aprì in un ovale di stupore: Gajil stava…chiedendo scusa?! A lei?! Non sarebbe dovuto essere il contrario?! Ma questo significava che lui ci teneva a lei! Non pensava che fosse inutile! Certo, poteva essere una trappola, ma perché abbassarsi a tanto per lei?!
Una vocina insistente cominciò a martellarle in testa: “Certo che si preoccupa per te: non lo aveva fatto anche quando ti aveva protetta da Laxus o all’isola Tenrou? E non si era forse premurato di stare sempre in coppia con te per difenderti? Qui mi sa che la stupida sei tu, mia cara Levy! Cosa ti è saltato in mente di andartene così e ficcarti in questo guaio? Probabilmente sarebbe bastato spiegargli come stavano le cose e lui avrebbe capito! Stupidastupidastupidastupidastupida! Forse hai ancora qualche speranza…”
La tristezza che l’aveva ancorata a terra in quei due giorni lasciò il posto alla felicità più sfavillante un sorriso gli illuminò il viso.
Gajil vibrò un altro colpo, senza osar guardare in alto nella paura di vedere uno sprezzante sdegno negli occhi di lei quando…
“AAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!”
Gajil confuso e atterrito guardò in alto e vide Levy, che aveva perso la presa sul tronco, precipitare a terra strillando, appallottolata su
se stessa; ringraziando i suoi riflessi da drago si slanciò verso di lei per afferrarla un attimo prima che potesse diventare una macabra decorazione sul terreno.
Levy, sentendo al posto dell’impatto col terreno due fredde e possenti braccia cingerla in un protettivo abbraccio, si fece coraggio e aprì gli occhi. Forse non era morta. Oppure era in paradiso.
La sagoma in controluce che la sovrastava si rivelò essere un Gajil molto vivo e poco angelico, con il suo solito ghigno stampato in faccia.
“Ghi hi hi…presa!”
Levy deglutì a vuoto cercando invano di sorridere: quell’espressione non prometteva niente di buono.
*******
Gray scostò l’ennesimo stupidissimo ramo di quella mattinata e fece passare cavallerescamente la sua compagna, che sorrideva come se le avessero fatto il regalo più bello del mondo; ancora non capiva cosa le stava succedendo: Gray si comportava in maniera piuttosto gentile con lei, invece che cercare di staccarsela di dosso come al solito.
Lluvia non poteva sapere che Gray, oltre a provare dei ben nascosti sensi di colpa per la sera prima, quando gli era stato svelato finalmente perché Lluvia arrossiva in continuazione stando vicino a lui, aveva fatto la scoperta del secolo: Lluvia era una ragazza; e carina anche!
Si sentiva un emerito Natsu idiota a non essersene accorto prima, ma aveva l’attenuante che era stato piuttosto occupato a salvare il mondo in questi ultimi anni, no?
Per tutta la mattina aveva rimuginato, visto che non aveva la minima intenzione di prendere in considerazione l’idea di capire cosa lui provava e pensava per non finire immerso in ragionamenti imbarazzanti, su che collegamento ci fosse tra il fatto che Lluvia fosse una ragazza e che gli stava sempre appiccicata, cosa che a volte era piuttosto fastidiosa, mentre altre estremamente piacevole. Era dannatamente sicuro che centrasse qualcosa ma nonostante si stesse spremendo le meningi non riusciva a capire…
Inoltre, sempre grazie alla sua compagna, aveva riscoperto la gioia di arrossire: ora che aveva capito tute le implicazioni delle parole “ragazzo e ragazza” “soli” “insieme” “foresta” “notte” in una stessa frase, aveva dei seri problemi a non imbarazzarsi per ogni singolo gesto che avrebbe potuto sembrare ambiguo; anche perché non riusciva neanche lontanamente a capire che idea voleva dare del loro rapporto alla ragazza in questione: fino a quindici ore prime era un semplice e lineare compagno-compagna e ora invece non capiva più niente!!!
Lui era fatto per combattere e litigare con Natsu: queste romanticherie erano fatte per Loke!
Però non gli sarebbe dispiaciuto aver qualcuno accanto a sé che non fosse una semplice amica o compagna…
Cercando di trovare il suo solito glaciale equilibrio emozionale, col cervello completamente staccato dalla realtà, creò un ponte di ghiaccio per oltrepassare il largo fiume che avevano incontrato mentre camminavano, prese Lluvia per mano e la trascinò sull’altra
riva.
“D’ora e in poi dovrò stare attento!” si disse serio.
Tranquillamente perso nei suoi pensieri, prese tra le braccia la ragazza e l’aiuto ad oltrepassare un gigantesco tronco caduto che bloccava loro la strada.
“Non dovrò fare nessun gesto fraintendibile…” continuò fra sé e sé.
Senza neanche accorgersene, arrivati davanti ad un baratro, afferrò una liana, abbracciò stretto a sé Lluvia e si lancio sulla sponda opposta.
“Non vorrei mai metterla in imbarazzo…”
Sempre perso nel suo mondo, arrivato davanti ad una parete rocciosa, si mise Lluvia in spalletta e si diede alla scalata.
“Così lei non si farà strane idee prima che io abbia capito cosa fare e così riuscirò ad arrivare indenne alla fine della gara!” concluse soddisfatto con un sorrisetto sulle labbra, una volta arrivato in cima.
Tranquillo si guardò intorno cercando di capire dove si trovavano, ma la vegetazione non gli disse nulla.
“Lluvia forse dovremmo guardare la mappa…Lluvia?”
“G-g-g-g-g…gggggg….” Lluvia era accasciata a terra con il viso dello stesso colore di un pomodoro maturo e gli occhi lucidi spalancati.
“Lluvia? Stai bene?” chiese il mago del ghiaccio scioccato: non aveva fatto assolutamente niente di male! Perché sembrava aver
avuto un collasso?!
Lei si sedette come un fulmine, sempre rossa fuoco, incominciando a muovere freneticamente la mani davanti al viso.
“Lluvia sta bene! Gray-sama non si deve preoccupare! Lluvia sta bene! Sta bene!”
Gray pensava che non stesse per niente bene, ma se lo diceva lei…non gli pareva educato insistere se lei non voleva. Erza gli aveva ben spiegato che alle ragazze non piacciono gli impiccioni.
“Va bene, Lluvia. Ti avevo chiesto se mi potevi far vedere la mappa.” Chiese scrutandola preoccupato: la ragazza non sembrava in possesso delle sue piene facoltà mentali.
“La mappa? Lluvia la prende subito, Gray-sama!”
Gray fece un sorriso sghembo davanti alla prontezza della maga.
La maga della pioggia aprì la cassetta argento e cominciò a tirarne fuori: una giacca, una camicia, dei pantaloni molto famigliari, delle scarpe, delle calze…
“L-Lluvia? Perché hai dei miei vestiti lì dentro?”
La presunta ladra di vestiti assunse un colore violaceo.
“Ll-Lluvia n-non voleva ma…ma G-Gray-sama non smetteva d-di togliersi i vestiti e n-non la a-ascoltava e q-quindi Lluvia li ha
raccolti…” la sua voce si spense in un sussurro, mentre Gray, guardandosi, si accorse di essere rimasto nuovamente in boxer.
“Dannazione!” borbottò arrossendo mentre, si rinfilava in vestiti che la compagna gli porgeva. Possibile che non se ne accorgesse nemmeno?! Stava cominciando a diventare un problema: cosa avrebbe pensato qualcuno nel vederlo in una foresta da solo con una ragazza, praticamente nudo, mentre questa lo guardava terrorizzata?!
Preferì non rispondersi.
Happy svolazzò nella sua testa sibilando: “Mmmmaniaco!”
“G-Gray-sama?”
Gray la guardò: cosa aveva combinato stavolta?
Lluvia lo guardava con le lacrime agli occhi poi si buttò ai suoi piedi abbracciandogli le gambe.
“Lluvia non voleeeeevaaaa…Lluviaaa è imperdonabileeee…Gray-samaaaaaa…non odiare Lluviaaa…”
Gray, nel tentativo di districarsi da lei, finì lungo disteso a terra.
“Lluvia mollami…si può sapere cose è successo?” dopo aver lanciato qualche altro lamento Lluvia lo liberò dalla sua stretta mortale, tirandosi a sedere.
“I-i t-tizi c-che hanno p-preso Lluvia l-le hanno r-rubato la m-mappa e-e lei n-non se ne è accortaaaaaa…” a questo punto scoppiò
nuovamente in lacrime mentre Gray impietriva per lo shock.
Senza mappa era davvero un problema.
Strinse le nocche facendole sbiancare e digrignò i denti.
Non sapeva quanto mancava a quello stupido sakè e ora non aveva nemmeno più la mappa!
Intorno a lui cominciò a volteggiare un inquietante brina.
Come aveva fatto Lluvia a non accorgersene prima?!
Con un pugno spezzò il tronco dell’albero a fianco a lui.
Lanciò un’occhiataccia assassina alla presunta colpevole, che fece scoppiare in lacrime la maga nuovamente.
Poi fortunatamente si ricordò che Lluvia era una ragazza, se Mira veniva a sapere che l’aveva fatta piangere sarebbero stati dolori, che non era carino da parte sua trattarla così, visto i sensi di colpa che quelle lacrime gli procuravano, e che in realtà era tutta colpa sua; quindi sospirò rassegnato.
Con uno sforzo immane cercò di ritrovare la calma e, quando riaprì gli occhi, la sua solita espressione glaciale-misteriosa-menefreghista-affascinante era tornata e la brina aveva smesso di avvolgerlo nelle sue spire.
“Non...non fa niente Lluvia: è tutta colpa mia. Ora smetti di piangere che cerchiamo di pensare ad una strategia.”
Lluvia, ansiosa di rendere felice il suo Gray-sama e riparare al danno fatto, si alzò in piedi e si asciugò le lacrime.
“Lluvia è pronta, Gray-sama. Farà tutto quello che le chiederai!”
Gray annuii serio e per un po’ i due stettero in silenzio, persi nei loro possibili piani.
“G-Gray-sama? E se trovassimo un luogo come una collina per poter guardare dall’alto dove siamo? Dopotutto stiamo cercando delle cascate: saranno visibili, no?” propose infine la timida ragazza.
Gray si illuminò, facendo perdere la testa alla maga.
“È un’idea geniale Lluvia! Dobbiamo salire su un albero e cercare dall’alto!” concluse modificando ciò che lei aveva proposto
Lluvia sbiancò un poco ma non contraddisse il suo amato.
Con passo deciso Gray si diresse verso un’enorme albero dalla corteccia rugosa e i rami possenti.
“Questo è perfetto: per salire mi basta creare una lunga torre di ghiaccio e…”
“Gray-sama?” lo interruppe la compagna, “Ma così non ci renderemo visibili alle altre coppie?”
L’altro rimase allibito da questa geniale osservazione e prese ad osservare cupo il suo nuovo ostacolo.
“Bene! Lo scaleremo alla maniera tradizionale!” disse deciso, da vero mago di Fairy Tail.
“Lluvia vai pri…” le parole gli morirono in gola quando si accorse che la ragazza portava la gonna: forse non era un’idea geniale mandare prima lei.
“N-no…no, forse è meglio che vado prima io…” ritrattò imbarazzato dandole le spalle e afferrando il primo ramo.
“Ll-Luvia rimane qui!” urlò la ragazza terrorizzata.
Gray si girò severo a guardarla: questa volta l’avrebbe protetta come si doveva.
“No Lluvia: vieni anche tu! Se ti lascio ancora qui da sola, chissà cosa potrebbe succederti.” Gli intimo e riprese a scalare l’albero, senza lasciarle possibilità di ribattere.
Lei lottava nell’indecisione di rivelare il suo segreto e subire il suo disprezzo o accontentarlo e sentirsi lusingata dal fatto che lui la voleva proteggere. Alla fine il suo animo innamorato prevalse e con passo tremante ma deciso si avvicinò al suo peggior nemico: dopo aver preso un respiro profondo, afferrò il primo ramo e si issò.
Ramo dopo ramo, sempre più incerta e spaventata, incominciò a seguire il suo amato sopra quella spaventosa scala vegetale che sembrava non avere mai fine.
Il momento peggiore di quella scalata verso l’ignoto fu quando Gray, che procedeva come uno scoiattolo, si impegnò in un nuovo strip-tease e lasciò cadere la sua camicia in faccia a Lluvia.
La poveretta assunse un colorito cadaverico e sarebbe svenuta, accorgendosi di essere accecata, se non si fosse ricordata che era a trenta metri da terra, senza corde ad assicurarla, e che Gray-sama la aspettava e aveva fiducia in lei. Ripetendosi che amava il sopracitato mago più di qualsiasi cosa e che per lui avrebbe fatto tutto, con lentezza esasperante staccò una mano dal ramo, nella speranza che il suo tremare terrorizzato non spezzasse il ramo facendola precipitare, e si tolse la camicia bianca dal viso per poi lanciarla giù; in qualunque altro momento sarebbe stata un quarto d’ora in adorazione del fisico scolpito di Gray, che dall’alto la precedeva, e avrebbe linciato e sterminato senza pietà chiunque avesse provato a lanciare via un suo vestito, ma quella situazione riorganizzava la lista delle sue priorità e quindi, con un coraggio che solo i membri di Fairy Tail posseggono, ricominciò a seguire l’unica persona che avesse mai portato il sole nella sua vita.
Finalmente, giunto abbastanza in alto, a sessanta metri da terra su un ramo gigantesco largo due metri e mezzo, Gray sorrise soddisfatto ammirando il paesaggio che lo circondava: un mare verde, viola e marrone che ondeggiava seguendo le parole che il vento mormorava, da cui uccelli multicolori spiccavano il volo verso il sole rossastro della sera, da cui centinaia di fuochi rossi andavano a stagliarsi sulla volta del cielo.
Alla vista di tutte quelle segnalazioni che per tutto il giorno erano apparse in cielo, si incupì: qualcosa decisamente non andava, il Master aveva ragione, e da ora e in poi avrebbero dovuto prestare più attenzione.
“G-Gray-sama…” un mugolio indistinto costrinse Gray a voltarsi.
“Lluvia!” stupito si affrettò a tirare su la compagna appesa al ramo, la quale aveva una faccia tanto pallida che sembrava avesse visto il suo peggiore incubo. Non sapeva perché, ma a Gray ricordò molto Natsu su una carrozza: emetteva lo stesso gorgoglio e aveva negli occhi la stessa disperazione. Solo che lei gli scatenava una strana sensazione di calore nello stomaco che metteva in discussione la sua fama di ragazzo-ghiacciolo: era assolutamente la cosa più tenera che avesse mai visto.
“Tutto bene Lluvia?” osò infine chiedere alla maga che si erra accucciata ai suoi piedi in posizione fetale.
“L-L-Lluvia s-sta b-benissimo G-Gray-sama…n-n-non p-preoccuparti…h-hai t-trovato i-il s-sakè?” chiese tremante cercando con
coraggio di sorridergli.
Gray, che fino a pochi momenti fa si era dimenticato perché era salito, cominciò a scrutare l’orizzonte; stava per darsi per vinto quando vide, su una collina in lontananza, un nastro argento che rifletteva i raggi del sole, accecandolo. Avrebbe potuto non essere quello che cercavano, ma era l’unica loro speranza.
“Lluvia, forse l’ho trovata: potrebbe non essere quello che cerchiamo ma tanto vale provare…forza, scendiamo da qui prima che
faccia buio!” la informò infine scrutando il cielo
…
“Lluvia?”
Il mago si accorse solo in quel momento che la sua compagna aveva cambiato posizione e ora era avvinghiata al ramo, con la faccia appoggiata alla corteccia.
“Lluvia? Cos’hai? Stai male?” chiese preoccupato inginocchiandosi di fronte a lei; con delicatezza cercò di staccarla dal ramo, ma lei serrò ancora di più la presa ed incominciò a scuotere la testa in segno di diniego.
“Lluvia, mi vuoi dire che cosa c’è? Perché non lasci andare questo stupido ramo?!” chiese scrollandola ancora e ottenendo che lei conficcasse le unghie nel povero vegetale.
Gray la guardò confuso, tenendola per il mento.
Negli occhi di Lluvia passò l’indecisione.
Lui la guardò con gli occhi blu scuro che penetravano nei suoi azzurri.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre il respiro si trasformava in una serie di singulti terrorizzati e le guance le si arrossavano.
Gray sfruttò quello che Mira chiamava “sguardo sensuale-conquistatore” e che mai prima d’ora s’era azzardato a usare.
Le labbra di Lluvia tremarono.
“Lluvia, cosa c’è?” pronunciò il suo nome con intensità.
…
…
…
“LLUVIA SOFFRE DI VERTIGINIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
****
Pubblicità: salva la rara StelladelLeone in estinzione! Con una piccola recensione puoi fare molto! In regalo otterrai anche un nuovo capitolo della fanfiction!
*****
Fairy Chat
Loke: *si dispera in un angolo per la difficile scelta fatta e sbircia come si comporta Natsu, tenendosi pronto ad intervenire nel caso
tornasse il solito stupido cafone (n.d.a a suo dire) *
Lucy: *sospira dolcemente accoccolata tra le braccia di Natsu*
Natsu: *russa sonoramente tenendosi stretto la sua Lucy*
Gajil: Ghi hi hi *ghigna malignamente mentre impone a Levy la sua punizione*
Levy: *prende a pignate Gajil tentando di scappare*
Gray: *cerca di scrostare con la forza Lluvia dall’albero*
Lluvia: *si artiglia anche con i denti al ramo*
Autrice: *si sbellica dalle risate*
Gray: *congela nuovamente l’autrice, prima di passare alle maniere forti con Lluvia: il solletico*
Erza&Mira: *insegnano a Gray come ci si comporta con una ragazza e si dimenticano di scongelare la vittima in questione*
Autrice: * dal suo blocco di ghiaccio pensa: e te pareva! *
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Capitolo 7 *** Secondo giorno pt. 2: sott'acqua o sotto terra (Per la prima volta tra le tue braccia) ***
YOOOO
MINNAAA! Sono a
dir poco commossa dalle vostre recensioni! *si asciuga lacrimuccia*
Per
ricompensarvi mi sono
impegnata a pubblicare, nonostante avessi anche un'altra logn in corso
(se siete fan di Harry Potter venite a dare un'occhiata *.*) precisa
allo scadere delle tre settimane, cioè oggi! Contenti?
Bene! Io non molto, perché non sono affatto convinta di
questo capitolo, ma
come al solito mi rimetto al vostro giudizio. *si va deprimere in un
angolo per
la sua totale incapacità*
Comunque
prima di lasciarvi
leggere vorrei ringraziare la fantastica Tallahassee che recensisce
sempre e
mi supporta nella mia crociata contro il Male (vedi: professori,
genitori,
fratelli, parenti, nonne, panettoni, barattoli di pesto, DSL, tizi
della
Vodafone, della 3, della Tim e di tutti gli altri che impediscono a
fanfiction's
writers di scrivere)
Buona
lettura e
RECENSITE!! (Altrimenti vi scateno contro Mirajane)
Secondo
giorno:
sott’acqua e sotto terra. (Tra le tue braccia per la prima
volta) pt. 2
Leon schivò impassabile
l’ennesimo attacco, la prese per il
polso e l’atterrò per la tredicesima volta in
dieci minuti.
“Hai intenzione di
continuare per molto?” chiese scrutandola
torvo, iniziando a sentirsi leggermente stanco, mentre la maga, seduta
per
terra, cercava di fulminarlo con lo sguardo.
“Dipende: tra quanto tempo
hai intenzione di arrenderti?”
chiese lei riprendendo fiato.
“Mai.”
“Perfetto.”
Il mago del ghiaccio balzò
all’indietro per evitare il
calcio della ragazza che, sperando di prenderlo alla sprovvista, aveva
agito il
più tempestivamente possibile; ma dopo una mattinata intera
occupata ad evitare
i suoi attacchi, Leon si era fatto un’idea precisa del suo
modo di combattere.
In una serie veloce di parate e
affondi i due procedevano
disegnando un cerchio nella stessa radura in cui la sera prima si erano
addormentati, lei maledicendo e invocando il sakè, lui
cercando di elaborare
una strategia di fuga a prova di Gildarts.
Leon sbuffò spazientito
ripensando alla mattinata che
stavano sprecando…
Leon sorrise
dolcemente mentre Lluvia, in abito bianco, gli dichiarava eterno amore,
Gray
piangeva e si disperava in un angolo e Ur gli concedeva la sua
benedizione;
ecco il momento migliore di quelle nozze, lui sollevava il velo dal
viso della
ragazza, le prendeva il volto e si avvicinava al suo viso, alla
distanza di un
soffio e…
KYAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!
Un colpo di
potenza
inaudita si abbatté sul suo stomaco, strappandolo
crudelmente e improvvisamente
da quella magnifica visione e facendogli sputare la cena del giorno
prima.
KYAAAAAAAA!!!!!!
Grazie a
tutti gli
allenamenti fatti in quegli anni ed a uno sviluppatissimo senso di
autoconservazione, alzò le mani per proteggere il viso e
afferrò deciso la
caviglia che stava per sfigurarlo per sempre.
La bella
maga dei
tarocchi lo fulminò, prima di spalancare gli occhi per la
sorpresa mentre Leon
si tirava a sedere spingendola a terra grazie alla presa sulla sua
gamba.
“PERVERTITOOOOOO!!!!”
Lui la
guardò
scioccato: lui stava beatamente dormendo, incurante di tutto e di tuti,
e lei,
che osava criticarlo, aveva appena tentato di ucciderlo nel sonno!!!
“RIVESTITIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!”
Leon
guardò in basso e
vide con grande orgoglio che aveva indosso i suoi boxer portafortuna,
quelli
azzurri con disegnati sopra tanti pinguini.
Poi si rese
conto che
non avrebbe dovuto vederli, in teoria.
“Dannazione!!”
urlò
balzando in piedi alla ricerca dei suoi vestiti; purtroppo, nella
fretta, si
era dimenticato di Cana, che era a terra davanti a lui, e i suoi piedi
si
scontrarono con un ostacolo che non avevano previsto, facendolo
rovinare sopra
la suddetta ragazza.
I due, Leon
mezzo-nudo
(n.d. Cana: solo mezzo?!?!) che teneva schiacciata a terra con il suo
fisico
scolpito la maga, impedendole di muoversi, e Cana, dello stesso colore
delle
fiamme di Natsu, sotto il mago, che non sapeva che altro fare se non
guardarlo
dritto negli occhi azzurro ghiaccio, si immobilizzarono.
…
“TOGLITIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
PERVEEEEEEEEEEERTITOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”
L’urlo
imbarazzato,
arrabbiato, frustrato di Cana risvegliò l’altro
che, arrossendo come uno
scolaretto alla sua prima cotta, si alzò di scatto, facendo
leva sui gomiti, e si
allontanò da Cana, che aveva la stessa espressione di una
pazza omicida con
problemi di isterismo.
“Scappa
Leon! Scappa!”
il suo istinto di sopravvivenza (insieme ai pinguini dei suoi boxer) lo
spronava a correre molto, molto lontano.
Cana fece un
ghigno
che avrebbe traumatizzato una gilda oscura e si lanciò come
una bestia
assatanata sopra Leon, che era ancora vestito solamente con i suoi
amati boxer
portafortuna.
L’ultimo
calcio
roteante di Cana andò molto vicino alla sua faccia e Leon,
per un attimo solo,
ebbe la seria intenzione di creare un gigantesco martello di ghiaccio e
tirarglielo in testa. Lo stava seriamente esasperando
“RIDAMMI. LA. MIA.
BORSA!!!” urlò lei mentre si fermava a
riprendere fiato puntandogli un dito accusatore contro.
Leon si allontanò di un
passo, proteggendo la borsa della
ragazza che portava a tracolla insieme alla fiaschetta del
sakè: quando quel
mattino aveva capito che Cana aveva intenzione di riprendersi il
suddetto sakè
con le maniere forti, l’aveva disarmata rubandole la borsa
coi tarocchi;
ovviamente, visto che lei non poteva usare la magia, anche lui si era
astenuto,
da vero cavaliere, ma ora cominciava a pentirsi della sua scelta.
“Solo se la smetti di
tentare di uccidermi mentre dormo e
magari se la smetti di chiamarmi ininterrottamente
‘pervertito’” propose infine
il mago, sapendo che non potevano continuare tutto il giorno
così e
accorgendosi che avessero combattuto ancora per molto Cana sarebbe
svenuta
probabilmente entro un quarto d’ora.
Cana lo scrutò risentita e
calcolatrice, per poi annuire
cautamente ed abbandonare la posizione di difesa che aveva assunto. Non
ce la
faceva davvero più.
Per un solo attimo Leon
pensò di aver visto balneare nei
suoi occhi una scintilla sadicamente divertita, ma poi si auto-convinse
che era
solo la sua immaginazione.
Cautamente porse la borsa alla sua
proprietaria che
l’afferrò prima di balzare indietro, lontano dalla
sua portata, come un animale
che, spaventato, dopo aver assaggiato il cibo dalla mano di un uomo si
ritrae
sospettoso.
Leon alzò gli occhi al
cielo, anche se a quella vista un
piccolo sorriso divertito gli incurvava le labbra.
“Se avessi voluto farti del
male o tenermi la borsa, avrei
potuto farlo in qualsiasi momento; non credi?!”
dopodiché scosse la testa e
andò a prendere i suoi abiti per rivestirsi, lasciandola a
guardarlo stupita e
confusa su come reagire.
Dopo aver ingollato le barrette,
preparato l’equipaggiamento
e consultato la mappa, tutto in completo silenzio, si incamminarono
alla ricerca
della Valle dei Sassi d’oro.
Cana camminava torturando agitata e
confusa la cinghia della
sua borsa: era in astinenza da sakè e ciò, non
solo le impediva, secondo lei,
di combattere al meglio, ma la rendeva di umore instabile; non aveva
forse
cercato di ammazzare nel sonno il suo compagno?! Se il Master fosse
venuto a
conoscenza di questo “incidente”
l’avrebbe strigliata a dovere. Ma anche lui
non poteva ridarle la sua fiaschetta?! Cosa gliene importava se era
ubriaca o
meno?! Saranno stati affaracci suoi no?!
Poi Cana si ricordò il
discorso della sera prima e arrossì
furiosamente: fantastico! Ora si sentiva anche in colpa!
Alzò gli occhi al cielo
disperata prima di sbattersi una
mano in fronte.
Leon intento le lanciava occhiatine
preoccupate: Cana
sembrava impegnata in una difficile battaglia interiore che
l’aveva portata
prima ad auto-commiserarsi, poi ad arrabbiarsi, lo aveva capito dallo
sguardo
inceneritore che lanciava ai suoi piedi, poi era arrossita assumendo
una faccia
di dispiaciuta e alla fine si era battuta una mano in fronte, come
esasperata.
Si chiese se l’astinenza da sakè comportasse
scompensi morali e sperò
ardentemente che non fosse così, altrimenti era fregato.
Mentre stavano camminando lungo il
corso di un fiume, che
scorreva placido, una mano afferrò il polso del nostro mago
del ghiaccio,
obbligandolo a fermarsi.
“Cana…?”
disse un po’ sorpreso.
Lei si voltò a guardare il
fiume e arrossì visibilmente, non
capacitandosi di ciò che stava per dire.
“M-Mi…mi
dispiace di averti attaccato nel sonno stamattina!”
esplose infine.
Lui la guardò sorpreso per
qualche secondo, mentre lei
preoccupata si azzardava a lanciargli delle occhiatine fugaci.
“Oh. Tranquilla, non fa
niente.” Disse lui infine mandando
giù tutta la voglia di ghiacciarla per sempre, dopo quella
mattinata da incubo.
Lei sorrise.
“Però ti avviso
che non ho nessuna intenzione di cederti il
sakè”
Lei ghignò malvagiamente.
“E io non ho nessuna
intenzione di arrendermi!”
Con mossa improvvisa si
lanciò addosso al ragazzo nella
speranza di strappargli il fiasco che portava al collo, con uno sguardo
da
pazzoide che fece mentalmente imprecare Leon, che però,
grazie a dei riflessi
straordinari, riuscì a portarlo fuori dalla sua portata.
Cana abbatté letteralmente
Leon buttandolo a terra, ma, così
facendo, la cinghia che teneva il fiaschetto assicurato al collo del
mago si
ruppe e il prezioso tesoro di Cana gli scivolo dalla mani a causa del
ghiaccio,
cadendo nel corso del fiume.
“NOOOOOOOOOOOOOOOOO!”
Cana si rialzò in piedi con un ruggito
di tragica disperazione, calpestando il povero Leon, che si trovava
ancora a
terra con gli stivale della ragazza piantati nel petto.
“CANA
TOGLI…!” la preghiera del ragazzo fu interrotta
dallo
stivale della ragazza, dolcemente calcato sulla sua faccia, che si
precipitò
sul riva del fiume per poi saltare, completamente vestita, in acqua per
cercare
il suo tesoro.
“CANA!!!” Leone
balzò in piedi più velocemente che poteva
(massaggiandosi la faccia) e corse a vedere dov’era finita
l’origine di tutti i
suoi mali.
Dopo qualche secondo di disperazione
(se fosse successo
qualcosa a Cana il Master e Gildarts lo avrebbero polverizzato), vide
qualche
metro più in là la chioma di Cana volteggiare
nell’acqua.
“CANA!”
urlò nuovamente precipitandosi verso di lei.
La bella maga riemerse, con gli occhi
pieni di lacrime.
“NON LO
TROVOOOOO!” e si reimmerse ancora, senza badare al
povero mago che ormai stava imprecando in tutte le lingue che
conosceva. Quella
stupida maga nemmeno si era accorta che la corrente, sempre
più forte, la stava
trascinando via!
“Dannazione!”
Dopo essersi svestito, finalmente per un buon
motivo, si lanciò nel fiume.
La prima cosa che pensò,
fu: è gelida!
E se lo pensava lui che era un mago
del ghiaccio, non voleva
sapere come stava Cana! Dopo poche bracciata riuscii a raggiungerla.
“Cana basta! Non lo
troverai mai! Dobbiamo uscire!” le urlò
afferrandola per impedire che si immergesse nuovamente.
Lei lo fulminò cercando di
liberarsi.
“E’ tutta colpa
tua!! Lasciami andare!”
Leon si accorse disperato che la
ragazza aveva già le labbra
viola e la carnagione pallida, mentre la corrente era sempre
più forte.
“CANA! DOBBIAMO
USCIRE!” lo sguardò del ragazzo fece tremare
di paura Cana, che finalmente smise di divincolarsi e si
lasciò abbracciare,
mentre lui cercava di avvicinarsi alla riva.
“Dannazione!”
La ragazza lo guardò
preoccupata.
“La corrente è
troppo forte. C’è una cascata!” il rombo
ormai giungeva alle loro orecchie e Cana sbiancò ancora di
più, impaurita.
“Stringiti a me e non
lasciarmi andare per nessun motivo!”
le ordinò Leon mentre una nebbia azzurrina si innalzava
intorno a lui.
Can non se lo fece ripetere due volte
e si accoccolò,
terrorizzata di morire spiaccicata sul fondo di un fiume, al petto del
ragazzo,
nascondendo il volto contro la sua spalla.
Fu un attimo.
Improvvisamente il rumore della
cascate coperse qualsiasi
altro rumore.
Improvvisamente non sentì
più l’acqua lambirle e circondarle
il corpo.
Improvvisamente l’aria
sferzò il suo volto, facendola
tremare ancora di più per il freddo.
Cana si ritrovò a pensare,
mentre aspettava il duro impatto,
che era stata un idiota a lanciarsi nel fiume per un semplice
fiaschetta di
sakè; anche perché ora non avrebbe pagato solo
lei per la sua pazzia, ma anche
il suo compagno. Uno strano dolore all’altezza dello stomaco
le fece pizzicare
gli occhi.
Ma l’impatto non
arrivò.
“Insomma,”
pensò Cana stizzita, “Quanto è alta
questa
stupida cascata?! Non potremmo farla finita velocemente?!”
Stufa di aspettare aprì
prima un occhio e poi l’altro,
trovandosi così ad ammirare il volto concentrato del mago
del ghiaccio.
Si guardò intorno spaesata
e scoprì che il suo compagno
aveva evocato la sua rondine di ghiaccio durante la caduta, e ora
stavano
dolcemente planando su quella nel cielo azzurro costellato da fiori
rossi.
Sbarrò gli occhi per lo
stupore: l’aveva salvata un’altra
volta. Stava diventando un’abitudine.
Poi si accorse che era ancora tra
le braccia del mago,
avvinghiata al suo collo e cercò di liberarsi, rossa come il
fuoco.
“Sta ferma.” La
voce del ragazzo era una lama di ghiaccio.
Effettivamente, ripensandoci bene, forse lo sguardo del mago non era
concentrato, ma semplicemente incavolato nero.
Lei si immobilizzò
immediatamente, anche perché sentiva le
forze venirgli meno.
“M-mi
dispiace…Leon…” mormorò
prima che una coltre nera le
velasse lo sguardo e lei cadesse nell’incoscienza.
Leon guardò stupito la
bella ragazza tra le sue braccia
rendendosi conto che per la prima volta aveva detto
il suo nome.
*****
Gerard, per la trentacinquesima volta
in tre minuti
sbadigliò. Per tutta la notte aveva avuto incubi su Erza che
lo inseguiva con
divise oscene, rovinandogli il sonno, e la mattina seguente, sempre la
dolce
Erza, lo aveva svegliato all’alba per mettersi in cammino.
Ancora si chiedeva
come facesse a camminare senza addormentarsi.
“GERARD!” la voce
della ragazza giunse troppo tardi.
Sbonk!
Gerard cadde a terra imprecando
contro tutti gli alberi di
questo mondo.
“Gerard va tutti
bene?” Erza si precipitò premurosa al suo
fianco.
“Sì,
sì, va tutto bene Erza. Non ti preoccupare.” Disse
lui rialzandosi
di colpo: ci mancava solo che Erza si mettesse di nuovo la sua divisa
da
infermiera e avrebbero dovuto portarlo di corsa all’ospedale.
“Gerard…scusa se
to li dico, ma hai sbattuto contro tre
massi e quattro alberi, sei inciampato in otto buche e sei caduto in
cinque
fossi. Sei davvero sicuro di star bene?” la scetticismo nella
voce della rossa
era palpabile.
Gerard arrossì: possibile
che ogni volta che incontrava Erza
riuscisse si mostrasse ridicolo?! Avrebbe dovuto essere lui il
cavaliere della
situazione, non lei!
“Tranquilla Erza ero
solo…distratto!” disse sorridendo. Il
ragazzo si congratulò con se stesso per la scusa geniale che
aveva ideato.
“E da cosa?”
chiese lei innocente.
Effettivamente forse non era
un’idea così geniale.
“Da…da…da
te!” rispose di getto, per poi capire cosa aveva
appena detto e diventare dello stesso colore dei capelli della ragazza.
Erza si concentrò per un
attimo cercando di capire cosa
significasse quella frase, poi ricordandosi un discorso fatto tempo fa
con
Mira, capì e arrossì anche lei.
I
due rimasero a
balbettare qualche scusa assurda per alcuni secondi, mentre le loro
facce si
liquefacevano e infine Erza, per nascondersi agli occhi di Gerard
aprì la mappa
con la scusa di controllare la strada e se la portò davanti
al viso.
Stava già per dire che
erano sulla strada giusta, quado una
specie di galleria apparve di fianco al loro puntino sulla cartina, con
la
scritta: “Scorciatoia”
“Gerard guarda!”
esclamò la maga, mentre l’altro le si
avvicinava alle spalle.
“Scorciatoia…è
apparsa adesso?”
“Sì”
“Potrebbe essere una
trappola...” mormorò il mago dai
capelli blu, pensieroso.
“Oppure un
prova.” Propose la maga dai capelli rossi.
Gerard la guardò perplesso.
“Nel senso che è
davvero una scorciatoia, ma per guadagnarti
il diritto di usarla dovrai sconfiggere il guardiano o una cosa del
genere.”
Spiegò.
Lui annuì, sfiorando
involontariamente con il braccio quello
della maga, che arrossì parecchio, immobilizzandosi.
“E’ probabile. Ma
il problema è: prenderla o non prenderla?”
incurante delle razione della sua campagna al suo tocco continuava
imperterrito
a seguire il complicato filo dei suoi pensieri.
Erza chiuse la mappa e si
allontanò di scatto, cercando di
recuperare la sua dignità
“Io dico che dovremmo
prenderla: dopotutto questa è una
gara, seguire quello che dice la mappa potrebbe darci punti
bonus.” Disse
aspettando il parere di Gerard.
“Va bene. Ma
sarà meglio fare attenzione…” disse
sorridendole dolce e mandandola in iperventilazione.
“B-bene!” la maga
si incamminò a passo di marcia, seguita da
un perplesso ragazzo che non capiva dove avesse sbagliato.
Dopo alcuni minuti i due si fermarono
guardandosi intorno.
“Dovrebbe essere qui la
scorciatoia…” Erza si guardava
intorno perplessa, mentre Gerard tendeva i muscoli, pronto in caso di
attacco a
sorpresa.
Nel momento esatto in cui disse la
parola “scorciatoia”, una
piccola scossa di terremoto fece tremare il terreno e davanti ai sui
piedi si
creò una scala che portava sottoterra verso un piccolo e
stretto cunicolo.
Erza impallidì
notevolmente.
Gerard, senza accorgersi della
reazione della compagnia, si
diresse deciso verso le scale e iniziò a scendere.
Arrivato davanti
all’entrata del cunicolo, fece apparire
nella sua mano una piccola stella luminescente, che avrebbe illuminato
il
sentiero sotterraneo.
“Sembra non ci sia nessuno,
Erza, ma sarà meglio procedere
con cautela; ripeto: potrebbe essere una
trappola…” mormorò incamminandosi,
dopo tre passi, però, si rese che non solo non sentiva i
passi della compagna,
ma che non gli aveva nemmeno risposto.
“Erza?!”
esclamò preoccupato, girandosi a cercare i suoi
capelli scarlatti.
Sbonk!
La mascella di Gerard cadde sul
terreno.
“E-ERZA?!”
esclamò sbalordito indicando davanti a lui quella
che presupponeva fosse Erza; supponeva perché davanti a lui
c’era un gigantesco
scafandro rosso che annuiva impacciato.
“E-Erza c-cosa ci fai in
uno scafandro?” Gerard sembrava non
volersi riprendere dallo shock: non l’aveva nemmeno sentita
farlo, il Riequip!!
Lei abbassò il capo,
imbarazzata; o questo è ciò che
interpretò Gerard.
“V-va tutto
bene?” chiese avvicinandosi piano a lei.
Lei annuì nuovamente e
incominciò a camminare goffamente e
tremando in avanti, dritta nell’oscurità.
Sempre sotto shock Gerard la
seguì, in silenzio, cercando di
capire le intenzione della sua compagna.
Dopo una decina di minuti, per quel
che capivano dalla mappa
erano a metà del cunicolo, il Riequip di Erza
terminò; di solito non
terminavano, ma evidentemente l’agitazione e la pressione a
cui era sottoposta
la maga le impediva di mantenere la sua magia a lungo.
Erza, sotto lo sguardo perplesso di
Gerard, si guardò
intorno disperata, come un animale alla ricerca di una via di fuga, poi
gli
occhi gli si riempirono di lacrime e si accucciò in un
angolo tremante.
Gerard accorse subito ad
inginocchiarsi di fianco a lei,
preoccupato all’ennesima potenza.
“Erza cosa
c’è? Per favore dimmi se stai male!” il
panico
nella sua voce era più che evidente.
“G-Gerard…”
lo invocò lei tendendogli, mentre arrossiva, la
mano; lui ovviamente le strinse la mano e abbracciò,
stringendosela al petto,
la maga dai capelli scarlatti.
“G-Gerard…i-io
soffro d-di u-una l-leggera f-forma di
c-claustrofobia…” disse singhiozzando mentre
premeva il volto contro la spalla
del mago.
Gerard la guardò
sbalordito.
“Ma perché non
me l’hai detto?” Ora almeno capiva la scelta
dello scafandro.
“M-mi
v-vergognavo…” spiegò lei a questo
punto, senza
guardarlo negli occhi.
“Non avresti dovuto
vergognati di una cosa del genere Erza:
tutti hanno le loro debolezze! Una debolezza è
ciò che ci rende umani.” La
rimproverò intenerito accarezzandole i capelli. Era la
prima volta che
vedeva Erza così inerme e spaventata.
“Forza! Adesso ti porto
fuori da qui!” Senza troppo sforzo
Gerard prese in braccio la maga, che si avvinghiò al suo
collo e si rilassò
leggermente tra le sue braccia, e si diresse verso
la fine di quel
tunnel dell’orrore.
“Finalmente: era da quando
ci siamo lanciati dall’aeronave
che volevo prenderla in braccio!” pensò
soddisfatto di potersi comportare
almeno volta da cavaliere e proteggere la ragazza che amava.
****
“Romeo sei sicuro che sia
la strada giusta?” chiese
dolcemente Wendy, camminando al suo fianco.
“Sì, secondo la
mappa questa strada è quella che ci porterà
alla Valle dei!” disse lui sicuro mostrando alla sua compagna
la mappa.
“Sembra molto
lontano…” mormorò lei dubbiosa.
Romeo la guardò aggrottare
le sopracciglia e pensò
innocentemente che era davvero dolce e buffa con quella espressione.
“Sei stanca
Wendy?” le chiese premuroso e desideroso di
rendersi utile e forte ai suoi occhi. “Posso portarti io se
vuoi…”
Lei sorrise facendo balzare in petto
il cuore del ragazzino
e fece un cenno di diniego.
“Grazie, ma per ora sono in
perfetta forma!” lo rassicurò
flettendo il muscolo e scoppiando a ridere, seguita da Romeo.
I due si rimisero in cammino ridendo
del più e del meno,
finché non arrivarono a quella che presupponevano fosse una
collina, visto che
il terreno iniziava a diventare irto, ma i grandi alberi rendevano
difficile la
vista.
A questo punto la concentrazione e il
silenzio furono
necessari per arrampicarsi sul pendio, oltre che ad un grande sforzo.
“Rome…AAAAHHH!”
Romeo si girò preoccupato per poi vedere la
sua compagna spiaccicata con la faccia a terra.
Veloce accorse da lei, trattenendo a
stento le risate: anche
a lui era a conoscenza della sua straordinaria abilità di
inciampare ovunque.
“Wendy come stai? Ti sei
fatta male?” chiese aiutandola a
rialzarsi, mentre lei, rossa in viso, si scusava per averlo fatto
preoccupare.
Senza rispondergli tese le mani sulla
sua caviglia e una
luce azzurra la avvolse, portando sollievo al posto del dolore sordo
che
provava a causa della caduta.
“Ora sto bene Romeo, grazie
mille!” disse sorridendo
gentile, sotto il suo sguardo ansioso che la scrutava per cercare segni
di
malori o ferite. Quando non trovò niente di grave a parte un
graffietto sul
viso, che si premurò di curare con un cerotto,
incominciarono nuovamente la
loro scalata.
Purtroppo però le cose non
andarono tanto bene per i due:
Wendy, infatti, inciampava due passi sì e tre no.
Alla trentesima caduta
iniziò a sentirsi debole e
l’incantesimo di guarigione non operò il suo
effetto al meglio.
“È la mia
occasione!” pensò allora Romeo sorridendo e
accucciandosi di fianco a Wendy, che boccheggiava stremata.
“Wendy non sforzarti
così o starai male: ti porto io!” disse
premuroso.
“No Romeo! Così
ti stancheresti tu!” provo a ribattere la
ragazzina, ma il mago l’aveva già presa in
spalletta e aveva già ricominciato a
salire.
Per la prima volta da
quando erano partiti si
dimostrava utile a Wendy, portandola tra le sue braccia:
la
soddisfazione stava per farlo scoppiare.
Spinto, quindi, dal pensiero che
Wendy contava su di lui e non poteva
deluderla, lentamente e faticosamente riuscì ad arrivare in
cima, dove
improvvisamente gli alberi si diradavano e lasciavano lo sguardo libero
di
vagare lungo un enorme distesa di erba alta e verde, colorata da grandi
papaveri.
La ragazza emise un gridolino
estasiato e Romeo la mise a
terra, sedendosi di fianco a lei.
“Romeo mi dispiace
tantissimo che tu mi abbia dovuto
portare! Sei tanto stanco?” chiese ansiosa Wendy sentendosi
in colpa.
Il mago sorrise e scosse la testa.
“Niente di troppo difficile
per me Wendy, sei davvero
leggera! Dammi cinque minuti e sono pronto a ripartire!”
disse lui cercando di
mostrarsi forte, come gli avevano insegnato sulla aeronave i suoi
compagi più
grandi, quando aveva chiesto loro come conquistare la ragazza: Natsu
gli aveva
detto di proteggerla, Gray e Leon di stare attento alle sue esigenze,
Gajil e
Laxus di mostrarsi forte, Freed e Gerard di essere gentile e Elfman di
essere
uomo. In realtà inizialmente aveva avuto un po’ di
dubbi se fidarsi o meno,
visto che dopo trenta secondi: Lucy aveva calciato Natsu, Gray si era
ritrovato
atterrato da Lluvia e Leon fulminato da Cana, Laxus e Gajil ad
ascoltare un
infinita ramanzina con sguardo disperato da Levy e Lisanna, Freed
massacrato da
Mirajane e Gerard sommerso
dal bagaglio di Erza, mentre Elfman veniva picchiato a morte con il
ventaglio
da Evergreen; ma successivamente si era detto che la Gilda di Fairy
Tail si
basava sulla fiducia e quindi aveva deciso di ascoltare i loro
consigli, che,
stranamente, sembravano funzionare.
La maga lo scrutò per un
attimo e poi, rasserenata, si alzò
e andò a raccogliere alcuni papaveri, per poi infilarseli
tra i capelli blu.
La faccia di Romeo diceva tutto
ciò che pensava sulla maga.
“Come sto Romeo?”
chiese lei facendo un giro su se stessa.
“S-stai benissimo
W-Wendy…” disse lui arrossendo e
alzandosi, pronto a partire.
La ragazza gli sorrise, con gli occhi
luccicanti per la
contentezza e lo seguì nel campo.
Cinque metri.
Dieci metri.
Venti metri.
Trenta metri.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!”
Sotto i piedi dei due ragazzi il
terreno franò, facendoli
precipitare in una profondissima buca.
“Ahiahaiahiah…che
dolore!” si lamentò Romeo tirandosi a
sedere e massaggiandosi vari lividi.
“Che botta!”
concordò Wendy mentre cercava di togliersi un
po’ di terra dai vestiti.
Finalmente i due si guardarono
intorno: erano sul fondo di
una buca profonda come minimo quaranta metri.
“Oh no! Siamo
bloccati!” Capì la ragazza.
“Forse potrei usare il mio
fuoco violaceo per…no, non
riuscirei a portare su anche te Wendy…” Romeo
cominciò a cercare una soluzione.
“Potresti continuare la
sfida da solo o andare a cercare
aiuto…” propose timidamente.
“Non se ne parla nemmeno!
Io non ti lascio qui da sola!” e
detto questo andò a sedersi, rosso e impacciato, di fianco
alla bella e
lusingata Dragon Slayer del Cielo.
****
“Ever…?”
“NON. CHIAMARMI.
EVER!” urlò la maga, gelida, per la
sedicesima volta.
Elfman sbuffò sconsolato:
con quella donna non si poteva
proprio parlare! Era tutta la mattina che ce l’aveva con lui
perché durante la
notte non aveva fatto altro che parlare nel sonno ripetendo
“UOMO!” e
impedendole di dormire; ma cosa ci poteva fare lui se parlare nel sonno
di cose
da uomini era una cosa da uomo?! Ma lei non lo capiva. E la stanchezza
la
rendeva ancora più irritabile.
“Evergreen?”
riprovò.
“Mph!” lui lo
prese come un invito a continuare.
“Credo che dovremmo trovare
un riparo…”
“E perché? Fino
a cinque minuti fa c’era un sole splendente
e…” disse lei guardandolo un po’ stupita.
Una grossa goccia cadde sul naso
della fata.
Seguita da un'altra.
E da un'altra ancora.
Un acquazzone tropicale si abbatte
sui due poveretti.
“DANNAZIONE! I MIEI
CAPELLI!” urlò la dolce fata.
I due si guardarono per qualche
secondo, poi Elfman, senza
aspettare un cenno di assenso, si caricò la fata in spalla
come un sacco di
patate e partì di corsa alla ricerca di un posto asciutto
per evitare di
annegare.
Per la prima volta in assoluto, la
ragazza tra le sue
braccia, non iniziò a colpirlo con il ventaglio urlandogli
di metterla a terra
e divincolandosi, ma rimase zitta e concentrata nel tentativo di
salvare i suoi
capelli fatati, la cosa che riteneva più importante in quel
momento.
“SONO UN UOMO!”
urlò Elfman eccitato da quel risultato
straordinario che mai avrebbe sperato di ottenere.
“HO CAPITO, MA MUOVITI A
TROVARE UN RIPARO!!!” urlò lei
allora colpendolo con il ventaglio.
Dopo venti minuti di corsa pazza
sotto l’acqua i due
avvistarono una grotta e ci si lanciarono dentro.
La fata, una volta a terra,
iniziò a strizzarsi i capelli e
a controllare le condizioni delle sue ali, mentre Elfman scuoteva la
testa come
un cane per eliminare l’acqua, con lo splendido risultato di
bagnare ancor di più
Evergreen.
“ELFMAAAAN! RAZZA DI
STUPIDO SMETTILA DI BAGNARMIIII!” urlò
lei nell’orecchio del gigantesco ragazzo, che per sfuggire
alla sua ira corse a
sedersi in un angolo della grotta.
Finalmente Evergreen finì
di strizzarsi e andò a sedersi di
fianco al suo compagno.
“Comunque,”
iniziò a dire, fredda tanto da far deglutire a
vuoto il poveretto, volgendo lo sguardo da un'altra parte,
“…ti ringrazio per
avermi portato in spalla in un posto all’asciutto. Sei un
vero uomo.”
Il ragazzo spalancò la
bocca per lo shock mentre lei,
arrossita, cercava di nascondersi alla sua visuale.
“Sì!”
urlò allora Elfman ebbro di gioia saltando in piedi,
“SONO UN VERO UOMO!!!!!!”
Sotto lo sguardo esasperato di Ever
tirò un pugno, come
dimostrazione della sua forza, alla parete della grotta.
BRRRRRRROOOOOOOOOOUUUUUM!
Le pareti della grotta incominciarono
a tremare e dopo venti
secondi di puro terrore una cascata di rocce chiuse l’uscita
della grotta,
lasciandoli nel buoi più completo.
…
“IDIOTAAAAA!!”
Ever tirò una ventagliata da record a Elfman,
poi fece apparire nelle sue mani un piccolo globo luminescente fatato,
che
illuminò il viso incavolato nero della fata.
…
“Comunque è una
luce molto bella…” disse Elfman guardando
incantato il globo, nella speranza di farsi perdonare.
“Mph!” Ever si
voltò da un’altra parte, ma in realtà
era
arrossita.
****
“Eccola Freed!”
trillò entusiasta Mirajane.
Freed guardò dubbioso la
piccola barca a remi in legno sul
bagnasciuga davanti ad un piccolo lago con al centro un isoletta
verdeggiante
con un altura frastagliata al centro che la percorreva da una
estremità
all’altra*(N.d.A.: ho messo un’immagine alla fine
del cap. andate a vedere così
capite :D); da quando quella mattina era apparsa sulla mappa la scritta
“Scorciatoia” e il disegno di un cerchio con un
punto in mezzo e una barca che
Mirajane era su di giri, perché era convinta che fosse un
bonus che avrebbe
permesso loro di vincere e non aveva voluto senti ragioni quando lui le
aveva
spiegato che poteva essere una trappola.
“Forza Freed cosa
aspettiamo? Andiamo!” disse l’albina
esagitata saltando sulla barca.
Il mago sospirò esasperato
e la seguì mettendosi ai remi e
iniziando a vogare sulle acque cristalline del lago. Già
alla quarta vogata il
nostro forte e impavido mago scrisse delle rune sui remi in modo che si
muovessero da soli.
“Ah,
com’è romantico!” sospirò
Mirajane con le mani
intrecciate al cuore, lanciando un’occhiata tra il seducente
e l’innocente,
facendo perdere molto sangue a Freed, che divenne dello stesso colore
della sua
giacca.
“G-g-già…”
Nell' imbarazzo del momento Freed aveva perso la
sua brillante capacità oratoria: possibile che una semplice
(mica tanto)
ragazza riuscisse a ridurlo così?!
“Ci fermiamo a fare
colazione sull’isola Freed?”
“S-sì…”
“Grazie Freed!”
rispose lei battendo le mani alla
prospettiva di un pic-nic sulla spiaggia, mentre i remi, guidati dalla
magia
del ragazzo, portavano la barca a riva.
Una volta scesi la maga
cominciò a saltellare in giro,
fermandosi ad annusare un fiore, guardando una conchiglia, sospirando
su quanto
fosse romantico, mentre Freed la seguiva intenerito (e forse un
po’
imbarazzato) nel caso fosse davvero
una trappola.
Mentre stava guardando il paesaggio,
sentì la voce cristallina di
Mirajane esclamare: “Ora, vediamo cosa possiamo mangiare per
colazione!”.
Il terrore e la disperazione si
impossessarono di lui.
“Ti prego, tutto ma non
un’altra zuppa di procione, anzi, il
procione in generale. Ti prego!” sibilò guardando
il cielo in attesa di
salvezza.
“Cos’hai detto
Freed?” la voce gelida di Satan Soul giunse
alle orecchie del ragazzo, i cui capelli verdi si drizzarono sulla
testa.
Lentamente si girò a
guardare la sua condanna.
“M-Mirajane…i-io…”
I capelli perlati della ragazza le
volteggiavano intorno con
fare minaccioso.
“Quindi non ti piace la mia
zuppa?!” chiese ancora,
pronunciando ogni parola come se fosse una lama di ghiaccio.
“N-non v-volevo
d-dire…s-solo…f-forse...è…”
provò a spiegare
Freed indietreggiando.
“MI HAI MENTITO!”
strillò lei punta nell’orgoglio: si era
così impegnata per cucinargli qualcosa!
“N-no…t-ti
assicurò che…e-era s-solo u po’
pesante…” si
difese infine il ragazzo.
“PESANTE?”
PESANTE?!” Freed si annotò mentalmente, che se
mai fosse sopravvissuto non avrebbe mai più dovuto criticare
la cucina di
Mirajane, anche a costo di morire intossicato.
Satan Soul si chinò a
terra e sollevò in aria quello che, a
prima vista, sembra un gigantesco masso piatto, come una scaglia, per
poi
lanciarlo contro Freed.
Il ragazzo lo evitò per un
pelo, chinandosi all’ultimo
momento, e incominciò a indietreggiare precipitosamente.
“M-Mira…p-per
favore c-calmati!” cercò di acquietarla il
mago.
Purtroppo, mentre indietreggiava,
scivolò su una pozzanghera
di fango e schizzo in volto il demone, che lo prese come un affronto
personale.
“FREEEEEEEED” il
masso che sollevò questa volta da terra
aveva dimensioni mostruose e il malcapitato pensò che fosse
giunta la sua fine,
quando…
BROUUUUUUUUUUUOOOOOOOOOOOOOORRRRRR!!
La terra incominciò a
tremare in modo spaventoso e il
terreno dov’era Freed si aprì in due lasciandolo
cadere su un qualcosa di
gelatinoso.
Il ragazzo si guardò
intorno spaesato, prima di accorgersi
di essere su un occhio gigantesco!!
Il quale, per giunta, sembrava
guardare con particolare insistenza
Mirajane.
La mente fredda del ragazzo lo
portò a capire cosa stava
succedendo in pochi secondi e incominciò a elaborare una via
di fuga per
evitare di fare una brutta fine.
“Mira posalo
piano…per favore Mira, posalo…” disse
parlando
lentamente e facendo movimenti cauti mentre indicava la squama che la
ragazza
teneva sollevata sopra la testa (e cercando di non cadere di faccia
sull’occhio).
La ragazza fece come gli aveva detto
e piano piano lo poggiò
a terra.
“Freed…?”
“Questa non è
un’isola, è un enorme mostro marino. Parecchio
incavolato per esser stato vittima di vandalismo.”
Spiegò lui alludendo ai suoi
gesti, sempre concentrato sulla ricerca di una tattica per andare via
di lì
senza farsi mangiare.
Mirajane sbarrò gli occhi
per l’orrore.
Un’altra scossa: delle
parti di isola si incominciarono a
muovere e Freed riconobbe in esse le pinne.
Freed si camminò
sull’occhio per giungere da lei
(trattenendo un conato di vomito), sulle squame ma, prima che potesse
pensare
a qualcosa, una nuova scossa gli fece capire che il peggio era arrivato
“REGGITI!”
urlò aggrappandosi insieme a lei ad un albero lì
di fianco.
Dopo meno di due secondi la bestia si
immerse nell’acqua
gelida del lago, portando con se i due maghi.
Nuotò sott’acqua
per un tempo che ai due parve infinito,
mentre l’aria diventava un bisogno sempre più
impellente, finché non saltò, letteralmente,
in alto nel cielo azzurrino.
Freed allora, capendo che era la loro
unica occasiona, aprì
le ali e afferrò Mira, prendendola in braccio
e cercando di volare il
più veloce possibile lontano dal mostro, che invece
iniziò a inseguirli.
“FREED! CI STA
SEGUENDO!” urlò Mira terrorizzata; ovviamente
avrebbe potuto trasformarsi, ma una parte egoista di lei la spingeva a
rimanere
inerme e a comportarsi per la prima volta da
fanciulla in pericolo
facendosi salvare dal suo amato cavaliere.
Il mago, pensando che la ragazza
fosse troppo spaventata per
trasformarsi, si girò e di tre quarti e, continuando a
volare, cercò di
rallentare il mostro con vari incantesimi. Non poteva assolutamente
permettere
che Mirajane venisse mangiata da un tale mostro.
“DARK
ECRITURÈ!”
Dopo dieci minuti di volo finalmente
Freed riuscì a
lanciarsi nella foresta sull’altra sponda, lontano dal lago e
dal mostro, dove
mise finalmente a terra Mirajane.
“Freed…”
il magò sbiancò pensando che la ragazza avrebbe
ripreso a cercare di ucciderlo per la questione della zuppa (o ancora
peggio,
lo avrebbe obbligato a mangiarne un'altra pentola).
“…Grazie!” Mirajane
saltò al collo del mago e gli stampò un bacio
sulla guancia, felice come non
mai.
Poi si staccò e si
incamminò alla ricerca di un buon posto
per accendere un fuoco e asciugarsi, lasciando un Freed imbambolato e
col
cervello in pappa a cercare di capire cosa fosse successo.
***
“Dai Laxus!
Tipregotipregotiprego!” la piccola albina sbatte
le ciglia davanti al volto indeciso ed imbarazzato del dio dei fulmini
per la
terza volta.
“Perderemo un sacco di
tempo…” la rimproverò guardandola
torvo.
“Giuro che in un'oretta ho
finito!” provò ancora lei.
“Tsk!” Laxus si
passò una mano tra i capelli esasperato.
Quella nanerottola lo stava tirando pazzo: Mirajane, il demone, era
niente al
confronto; anche se era felice che lei non lo temesse come altri membri
della
gilda, il fatto che non bastasse dire di “no” una
volta per farla desistere, come con i Raijinshuu, lo
metteva in difficoltà.
“Ti prego Laxus!”
questa volta intrecciò le mani in gesto di
supplica e si fece venire gli occhioni lucidi.
Laxus maledì mentalmente
gli occhi azzurri, il genere
femminile in generale e le loro stupide manie.
“E va bene! Vai a farti
questo stupido bagno! Io ti aspetto
qui!”
“Grazie Laxus!”
trillò lei, senza più traccia di lacrime
negli occhi, correndo verso la polla d’acqua calda naturale
che avevano
incontrato dieci minuti prima, quando si erano fermati per il pranzo.
La ragazza si era fissata di essere
sporca e aveva deciso
che a tutti i costi doveva approfittarne per darsi una ripulita,
iniziando così
a tartassarlo di suppliche per convincerlo a fermarsi un altro
po’ mentre lei
si dedicava alle sue fisse maniacali femminili. Non
capiva proprio quale problema mentale
spingesse una ragazza a lavarsi ogni dieci minuti, un ragazzo ne poteva
fare a
meno anche per gior…
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH”
la voce di
Lisanna allarmò Laxus, che si alzò preoccupato e
iniziò a correre verso la
polla, maledicendo nuovamente l’idiozia femminile.
“LISANNA!”
urlò entrando nella radura.
Lo shock lo paralizzò.
In mezzo alla polla su un masso
c’era un piccolo gatto
bianco tigrato con gli occhi azzurri, che lui riconobbe come Lisanna,
che
guardava terrorizzato e con i peli ritti sulla schiena
l’acqua intorno a lui, dove tanti pesci
zannuti lo osservavano affamati.
“Non ci posso
credere…” mormorò passandosi una mano
sul
viso, “...Sono solo dei piranha!”
Il gatto gli soffiò contro
minaccioso e alzò gli occhi al
cielo.
“Dovrei lasciarti
lì per avermi fatto prendere un infarto e
per aver insistito a farti un bagno, ma poi il nonnetto e tuo fratello
mi
darebbero noia per i prossimi sei mesi…”
Un fulmine scese dal cielo seguito da
un tuono roboante, per
abbattersi sul laghetto.
L’acqua crepitò
sinistramente intorno alla gattina,
parecchio spaventata.
Dei pesci affumicati salirono a
galla, stecchiti.
“Ecco
la cena!”
commentò sarcastico Laxus aspettando che il gatto scendesse
dalla pietra e
tornasse a riva.
“MEOWWWW!” il
gatto/Lisanna richiamò la sua attenzione.
“Cosa
c’è ora?” chiese Laxus perplesso, mentre
pensava che
vedere un gatto alzare gli occhi al cielo, come stava appunto facendo
lei,
fosse inquietante.
La gatta ringhiò contro
l’acqua che ancora crepitava e poi
gli lanciò un occhiataccia.
Effettivamente, riconobbe Laxus, se
fosse entrata in quel momento
sarebbe diventata anche lei arrosto di gatto.
“Non puoi trasformarti in
un uccello o un'altra cosa che
voli?” chiese quindi alla sua miagolante compagna; ma non
fece in tempo a
finire la frase che delle rafiche fortissime di vento iniziarono a
soffiare, così forte che il
povero gatto si dovette aggrappare con le unghie al masso per non
volare via.
“Dev’esser questo
che intendeva Freed con Rune della
manipolazione del tempo…” mormorò il
biondo capendo che anche l’idea di
trasformarla in un volatile sfumava. Per un secondo pensò
che se si fosse
trasformata in una donna alata forse sarebbe stata abbastanza pesante,
ma poi si
ricordò che era nuda e di sicuro lei non avrebbe apprezzato
questa idea.
“Dannazione!”
mormorò infine iniziando a spogliarsi per
rimanere solo in boxer: a lui entrare nell’acqua elettrica
non faceva problema.
La povera gattina riuscì a
diventare di un bordeaux acceso
da far invidia: il fisico di Laxus era a dir poco impressionante. Se ci
fosse
stata lì Mira le avrebbe dato un fazzolettino per pulirsi la
bava,
probabilmente.
Il problema è che non
riusciva a distogliere lo sguardo: si
sentiva una depravata! Con un grande sforzo riuscì ad
abbassare lo sguardo sulle sue zampe ma dopo pochi secondi cedette alla
tentazione e si perse nella contemplazione della sua fissazione in
boxer secondo quella che lei chiamava 'depravaggine' e sua sorella
'istinto femminile sviluppato'.
Laxus, intanto, ignaro di
ciò che il suo necessario
spogliarello aveva scatenato nella ragazza, incominciò ad
entrare in acqua e ad
andare incontro alla gattina; quando finalmente arrivò di
fronte al masso, l’acqua
gli arrivava al naso. Il più delicatamente che poteva
afferrò Lisanna e la
sollevo sopra la testa, per evitare che si fulminasse.
Lisanna tremava tanto era il terrore
di cadere in acqua e
Laxus, mentre cercava di tornare a riva, sentì uno strano
calore alla bocca
dello stomaco.
"E' la prima volta
che mi trovo a dover salvare un gatto." pensò
sentendo la palla di pelo tra le sue mani avvinghiarsi alle sue
braccia "Nemmeno quando ero in gilda da piccolo ho mai
fatto incarichi troppo ordinari o di gavetta..."
Finalmente riuscì a uscire
da quel maledetto laghetto e a
poggiare la gatta in terra; dopo essersi tolto più acqua di
dosso si rivestì.
“Allora?” chiese
guardando l’animale.
Lei alzò un sopracciglio e
si sedette sui suoi vestiti.
“Ah,
già” questa volta fu il turno di Laxus per
arrossire.
“Io torno
dov’eravamo prima e accendo il fuoco, tu vestiti e
poi vieni subito da me!” le intimò preoccupato che
riuscisse a cacciarsi in un altro guaio ce avesse distolto lo sguardo
da lei.
Detto questo si allontanò
per accendere un fuoco al riparo
di un grosso pino che li riscaldasse nonostante il vento furibondo.
Dopo pochi attimi sentì
dei passi dietro di sé e Lisanna,
stavolta in versione umana, lo raggiunse e si sedette accanto a lui,
tendendo
in silenzio le mani alle fiamme danzanti del fuoco.
"Grazie Laxus..."
"Mph!"
"D-Di niente." rispose infine a
parole dopo l'occhiataccia della ragazza, che il giorno precedente gli
aveva intimato dinon rispondere più a mugugni o monosillabi.
“È sicuro
metterci sotto un pino durante un temporale?
Potrebbe attirare i fulmini.”
Laxus alzò un
sopracciglio, scettico.
“Credi mi chiamino Dio dei
Fulmini solo perché ho una
cicatrice con quella forma?!” disse sarcastico.
Lei mise il broncio.
“Io chiedevo! Solo per
sicurezza!”
Laxus ridacchiò scuotendo
la testa.
“Hai freddo?”
chiese dopo aver scrutato il corpo di lei
scosso dai brividi: era evidente che uscire dall’acqua per
esporsi al vento
gelido non le stava giovando.
“No, no sto bene! Non ti
preocc…” ancora prima che potesse
finire la frase lui le aveva già messo il suo giubbetto
sulle spalle.
“Laxus Dreher dovresti
ascoltare una ragazza quando ti
parla!” nonostante il rimprovero, però, si strinse
nella giacca, scoprendo così
che aveva anche un buon odore.
“Ci manca solo che ti viene
la febbre! Quindi vedi di
tenertelo addosso o te lo metterò con la forza!”
la minacciò lui con il dito,
facendola scoppiare a ridere.
“Ha cominciato anche a
piovere…sarà meglio aspettare qui
finché
il tempo non torna tranquillo…” disse Laxus
scrutando il cielo.
Ma poi si accorse che stava parlando
da solo, perché la
ragazza si era già addormentata contro la sua spalla con un
sorriso accennato sulle labbra.
Fairy Chat
Cana:
Sakè…sakè…il mio amato
sakè…*Piange sulla tomba del sakè in
ghiaccio fatta da Leon sotto tortura*
Leon:
Maledetta…cartomante
bevitrice…pazza…di
sakè… *Cerca di slegarsi dal masso a cui Cana lo
ha incatenato per farsi fare
la tomba*
Erza:
GerardGerardGerardGerardGerardGerardGerardGerard…* si
attacca come un koala
sulla sua schiena avvinghiandosi al collo del povero mago terrorizzata
per
colpa della claustrofobia*
Gerard:
E-Erza…n-non…r-respiro…*muore
soffocato tra indicibile sofferenze, MA tra le braccia della sua bella*
Wendy: Romeo…ci
troverà mai
qualcuno?
Romeo: Certo, certo,
certo,
certo…*cerca di autoconvincersi con scarsi risultati*
Elfman: Che bello!! *non
sapendo
cosa fare giochicchia con il globo fatato come un gatto col gomitolo*
Evergreen: smettila di
giocare
con le mie magieeee!!! *lo sventaglia a morte*
Freed:
blblblblllllblblbblblbllb
*non riesce ancora a connettere bene*
Mirajane: FREEEEEED VIENI A
MANGIARE LA ZUPPA!!! *lo carica brandendo un mestolo*
Freed: NOOOOOOOO! *si alza
e
scappa a gambe levate*
Autrice: Ah, l’istinto di
sopravvivenza: che cosa utile!
Freed: *fulmina
l’Autrice e gli
cerca di lanciare addosso la zuppa che Mira lancia addosso a lui;
purtroppo ha
una bella mira D: *
Lisanna:
meow…*sogna beatamente
abbracciata a Laxus, probabilmente non si è ancora ripresa
dalla trasformazione*
Laxus: *vede
l’Autrice che si
incammina verso di loro con un sorriso a trentadue denti* Se la svegli
ti
faccio arrosto*
Autrice:
*scappa a gambe levate dalla versione bionda di Harry Potter e finisce
tra Leon e Cana*
Autrice:
*Viene congelata per sbaglio da Leon…sigh…*
Autrice: *viene anche fulminata da
Luxus (sigh) che non ha gradito il paragone con Potter: probabilmente
è un Serpeverde*
Se volete capire meglio, la scena da
cui ho preso
ispirazione, andate a vedere: http://www.youtube.com/watch?v=1KCX0pFPRwk
a 0:53
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Capitolo 8 *** Terzo giorno: Alleanza pt. 1 (Un abbraccio che sa di te) ***
terzo giorno alleanza nvu pt 1
YOOOOOOO
MINNAAAAAAAAA!
…
*si guarda
intorno e
si accorge che non c’è più nessuno*
Ok, lo so, mi
detestate tutti per il ritardo colossale; vi capisco, mi detesto anche
io. A
mia discolpa via assicuro che ho delle ottime ragioni (per cui:
Tallahassee
abbassa quel barattolo di pesto, da brava; taichi90 ti prego abbassa
quella
spara pomodori e anche tutti gli altri gettino a terra; forconi, sassi,
padelle
e altri oggetti contundenti.) :
-doppie
interrogazione
di greco-latino-inglese-storia
-verifiche di
latino-greco
(ma perché ho scelto il classico?!) -inglese
-le
ripetizioni di
latino (sono io a darle)
-la morte di
mia zia
-sta nascendo
la mia
sorellina Anna e mia madre si è trasformata in una tonda e
pigra schiavista
Come vedete
sono
ottime ragione, per cui stavolta imploro il vostro perdono e le vostre
recensioni, sempre bellissime.
Mi sono
impegnata
tantissimo per questo capitolo e, se la prima parte non mi convince,
invece
adoro la seconda; spero non mi considererete troppo melense, ma secondo
me ci
voleva un momento di tenerezza XD
Ringrazio
inoltre la
mia Beta ShiningCrow, che ha accettato di revisionare questo capitolo,
e vi
invito ad andare a leggere la ff su HP che sta per pubblicare.
Avviso che il
secondo
aggiornamento avverrà durante le vacanze di Pasqua :D
Grazie e
scusa ancora
a tutti.
Buona lettura!
Terzo giorno:
Alleanze
pt.1 (Un abbraccio che sa di te)
Un calore dolce ed intenso mi
circondava, mentre sulle mie
labbra si disegnava inconsciamente un dolce sorriso; se non fosse stato
per
quelle improvvise ventate di aria gelida che mi frustavano violente,
avrei
continuato a dormire per sempre. Per sempre tra le braccia di Natsu. Un
sogno
che si avverava.
…
EEEEEEEEEHHHHH?!?!?!?!?!
Di colpo tutto il sonno che prima mi
teneva imprigionata tra
le sue grinfie mi lasciò libera e io potei spalancare gli
occhi. Il volto di
Natsu in controluce, inconfondibile, era concentrato mentre guardava
davanti a
sé. Per un millesimo di secondo mi persi a guardarlo con gli
occhi sgranati e
la bocca semichiusa, poi abbassai in fretta lo sguardo prima che mi
vedesse.
Cosa dovevo fare?! Calciarlo via come al solito?! Oppure sorridere
semplicemente e liberarmi dalle sue braccia?! Ma così si
sarebbe capito che mi
piaceva! Non che mi piacesse! Solo
che…sì…ecco…Comunque non
potevo nemmeno
picchiarlo! La sera prima ero stata io a dirgli che mi poteva
riscaldare con il
suo corpo mentre dormivo, sarebbe stato un controsenso!
“E ora cosa
faccio?!” pensai affranta; dire che ero: confusa,
imbarazzata, impacciata, imbranata, scioccata, perplessa, irritata,
arrabbiata,
intenerita e innamorata, era un eufemismo.
“Lucy? Si può
sapere cosa stai facendo?”
Eh?!
Persa nel mio monologo interiore non
mi ero nemmeno accorta
che Natsu mi stava scrutando da un pezzo.
“Sono quasi cinque minuti
che sei sveglia e non hai ancora
detto una parola! E poi lo sai che sei tutta rossa?”
“Ah…eh…io…c-ciao
N-Natsu…” la mia risposta brillante gli
suscitò un sorriso da Nobel; stavo per sorridergli a mia
volta (come avrei
potuto resistere?) ma improvvisamente un’altra ventata gelida
mi sferzò il
viso. Una ventata gelida? E perché non sentivo niente sotto
la mia schiena?
Perché Natsu aveva il respiro accelerato? E
perché le sue braccia mi
stringevano così forte? Perché il sole si
spostava?
…
“NATSUUUUUUUUUUUUUU!!!”
il mio urlo probabilmente forò il
sensibile timpano del Dragon Slayer.
“Cosa stai
facendo?!” ero sull’orlo dell’isteria.
Possibile
che quel ragazzo avesse una coscia di pollo al posto del cervello?!
“Come cosa sto facendo, Lu?!
TI porto giù dall’albero, no?!
Avrai fame, è meglio se cerchiamo la colazione! È
da ieri sera che non mangio:
non ce la faccio più!”
Se non fosse stato che mi trovavo a
metà di un albero di una
quarantina di metri, in braccio a Natsu che saltava da un ramo
all’altro come
un animale per scendere perché aveva fame, con
l’alta possibilità di morire
spiaccicata al suolo, lo avrei picchiato a sangue.
Contro ogni aspettativa del mio
compagno, che dal suo sguardo
si capiva benissimo come si aspettasse di morire tra atroci sofferenze,
incrociai
le braccia al petto e guardai fissa davanti a me, gelida, aspettando di
morire
tragicamente. Se invece fossi sopravvissuta, quello a morire
tragicamente
sarebbe stato un altro…
Dopo dieci minuti di puro terrore, dal
mio punto di vista,
Natsu saltò dal ramo più basso a terra,
accucciandosi a terra per assorbire
l’impatto; prima che potessi fare qualunque cosa, lui si
tirò in piedi, mi mise
giù con delicatezza per poi balzare cinque metri
più in là, preoccupato.
Evidentemente il suo istinto animale lo stava mettono in guardia dalla
minaccia
attuale. Io.
“L-Lucy…p-potresti
non fare q-quella espressione? M-mi
inquieti un po’…” balbettò
incominciando a indietreggiare.
Sentii le mie labbra stirarsi in un
sorriso malvagio, nei
miei occhi scintillò la luce della vendetta.
“Natsu?” chiesi
sorridendo innocente mentre gli facevo segno
di avvicinarsi; lui si rilassò un poco venendo verso di me.
Il suo sorriso non
lo avrebbe salvato, questa volta, dalla punizione divina.
“Quali sono i tuoi ultimi
desideri?” chiesi mentre il sorriso
diventava nuovamente il ghigno.
La trappola era scattata.
“Apriti!
Portale
del Toro d’oro! Taurus!”
“Muhuuuuuu!
Lucy’s nice body! Nice body!”
“Taurus, per favore,
prestami la tua ascia” dissi allo
Spirito Stellare pervertito (possibile che non ne avessi neanche uno
normale?!)
tendendo una mano mentre Natsu cercava di scappare terrorizzato.
“Tutto per il tuo nice
body!” io agguantai la sua gigantesca
ascia bipenne e mi girai con sguardo allucinato.
“Ora, Natsu, tocca a
te!”
“L-Lucy t-ti prego
calmati…t-ti giuro che non…”
“Che non cosa Natsu?! Che
non mi avresti lasciato cadere?!
Che non ti saresti fatto del male?! Che non ci saremmo sfrittellati?!
Che non
saremmo caduti andandoci ad infilzare su un ramo appuntito?! Certo, ma
avremmo
potuto! Stupido!” urlai irata mentre lo inseguivo, per poi
lanciare con
precisione l’ascia, mandandola a conficcarsi nel tronco a cui
il Dragon Slayer
si era appoggiato durante la sua ritirata strategica e la mia avanzata
demoniaca, sfiorandogli l’orecchio.
Vidi Natsu deglutire sonoramente
mentre alzava le mani in
segno di resa.
Io gli presi i polsi e lo intrappolai
tra l’albero e il mio
corpo. Questa volta mi avrebbe ascoltato: non lo avrei lasciato
scappare!
Intanto l’ascia
svanì insieme a Taurus, che aveva saggiamente
deciso di fuggire dalla mia ira funesta.
“Quante volte ti ho detto di
non fare cosa stupide e di
pensare prima di agire?! Possibile che solo perché hai fame
ti dimentichi di
tutto il resto!? Avremmo potuto farci davvero male, o anche morire!
Avresti
dovuto aspettare che anche io mi svegliassi così che avremmo
pensato un piano
per scendere insieme! Senza farci male!” possibile che non
capisse quanto
avevamo rischiato?! Pensavo che saremmo morti!
“Lucy, mi puoi
lasciar...” io lo fulminai.
Natsu sospirò, poi si
liberò delicatamente dalla mia presa e
mi spinse a sedere, per poi accucciarsi davanti a me.
“Mi dispiace averti fatto
preoccupare Lu, ma quando ho visto
che avevi paura di scendere ho pensato che fosse meglio se ti avessi
trasportato giù senza che tu te ne accorgessi; dormivi
così profondamente che sarebbe
stato un peccato svegliarti!” io lo stavo ancora guardando
scioccata, quando
lui iniziò a parlare facendo un’espressione di
serio dispiacere,
scompigliandosi i capelli.
“Ah…eh…s-scusa
Natsu…i-io n-non lo sapevo…n-non volevo
aggredirti… però è stato
avventato…mi sono spaventata…non volevo lanciare
l’ascia…” Fantastico: ora mi sentivo
perfino in colpa come se avessi commesso
il peggiore dei crimini! Cosa mi stava succedendo? Forse stavo ancora
sognando!
“Lu? Va tutto
bene?” Natsu ora mi guardava confuso mentre io
mi prendevo a pizzicotti. Qualcosa mi disse che era la
realtà.
“N-Niente Natsu, va tutto
bene!” arrossendo, cercai di
distrarlo dalla mia pazzia.
Lui sembrò pensarci un
attimo, guardandomi concentrato.
“Oh, ok! Andiamo!”
disse infine sorridendo smagliante mentre,
dopo essersi alzato, mi tendeva una mano.
Io la presi, sorridendo a mia volta.
Lui mi osservò un attimo e
poi scoppiò a ridere.
“Cosa
c’è Natsu?” chiese incuriosita.
“Meglio che andiamo a
cercare la colazione Lu, prima che
qualcuno senta il tuo stomaco brontolare e decida di
attaccarci.”
Io divenni rossa come un pomodoro.
“Io non ho
fam…!”
BUORGHHL!
Lui scoppiò a ridere ancora
più sonoramente.
“Dannato udito Dragon
Slayer!” pensai stizzita, ma in realtà
stavo incominciando a ridere anche io, contagiata dal suo buonumore.
“Effettivamente è
meglio se andiamo a cercare qualcosa!”
conclusi iniziando a camminare al suo fianco, mentre lui canticchiava
qualcosa.
(N.d.A.: canticchia la sigla di FT)
“AYE, sir!”
Le nostre risate riecheggiarono nella
foresta.
*****
La maga si guardò intorno
circospetta, analizzando ogni
singolo dettaglio: “quella pietra era abbastanza appuntita? O
forse era meglio
quel rametto affilato? Dannazione! Non c’era neanche un
maledettissimo pezzo di
vetro?!”
Levy si vergognò subito
della sua poca finezza, ma dopotutto
la faccenda la stava letteralmente esasperando. Solo un giorno in mezzo
in
quella situazione e già non ce la faceva più: era
certa che sarebbe impazzita.
O per la vergogna o per la rabbia.
Mentre ancora ribolliva di sdegno la
sua attenzione fu
catalizzata da una pietra, poco lontano da lei, piatta e affilata.
Era perfetta.
Lentamente e con circospezione si
spostò di qualche passo
verso il suo obbiettivo.
Altri tre passi.
Si guardò intorno allarmata.
Si chinò leggermente.
Strinse le dita attorno alla pietra.
Alcune gocce di sangue bagnarono il
terreno.
Un sorriso di gioia selvaggia la
illuminò.
Un mano gigantesca le calò
sulla schiena, afferrandole il
bordo del vestito.
“Cosa stai facendo adesso
gamberetto?” il Dragon Slayer del
ferro portò Levy all’altezza del suo viso,
lanciandogli occhiatacce di
rimprovero.
“Non sono affari tuoi
Gajil!” ribatté lei arrossendo e
cercando di nascondere il suo tesoro dietro la schiena.
Lui la mise a terra, scettico, per poi
afferrale il polso
destro e obbligarla a mostrarle cosa teneva in mano.
“Tsk! Certo che sei proprio
una scocciatura, nanerottola!” si
lamentò lanciando lontano la pietra.
“IO UNA SCOCCIATURA?! Non
è certo colpa mia se mi trovo in
questa situazione! Stupido Gajil!” urlò furibonda
di rimando mentre lui le
fasciava la mano ferita, dopo essersi accucciato a terra per poterla
guardare
negli occhi.
“Ghi ghi! È la
tua punizione per esserti comportata da
idiota.” Ghignò lui; finito il compito di
crocerossina si rialzò e incominciò a
camminare nuovamente, trascinandosela dietro.
“È
imbarazzante!” sbottò lei zampettandogli dietro.
“Ghi ghi!”
sghignazzò ancora il ragazzo coi piercing.
“E smettila di ridere! Ti
sembra normale mettere al
guinzaglio una ragazza!?” urlò ancora
più arrabbiata indicando la grossa liana
che aveva legata in vita, con un nodo così stretto e grande
che non sarebbe mai
riuscita scioglierlo.
“Così sono sicuro
che non scapperai più.” rispose lui alzando
le spalle, “La mia prima idea era quella di farti mangiare
tutte le pigne che
mi avevi tirato in testa, ma poi ho pensato che sarebbe stato troppo
violento
per un gamberetto come te.”
Un brivido attraverso la schiena di
Levy, ma ciò non bastò a
zittirla.
“Effettivamente questa idea
è molto meno pericolosa: ha
semplicemente rischiato di strozzarmi!” disse lei ironica
incrociando le
braccia e mettendo il broncio.
Gajil arrossì imbarazzato.
“È stato un
errore! Non avevo pensato che legando la liana
intorno al collo avrei potuto farti male!” si difese lui
mentre un gocciolone
compariva sulla fronte della compagna.
Levy sospirò: era proprio
impossibile ragionare con lui.
Anche se non voleva ammetterlo, Levy
si sentiva sollevata e
felice di essere al suo fianco; fino a che non le aveva messo il
“guinzaglio”
aveva temuto che avesse deciso di cambiare partner o rinunciare o
ancora
ucciderla. Invece si era ritrovata a continuare la Gara con lui, mentre
il suo
cuore faceva i salti di gioia. L’unica cosa che non capiva
era perché non si
fidasse di lei: gli aveva già promesso e ripromesso che non
sarebbe più
scappata, ma lui la continuava a tenere legata.
Decise di fare un ultimo tentativo.
“Gajil, ti ho già
promesso che non scapperò di nuovo; non
puoi lasciarmi andare?” chiese guardando l’altro
capo della lunga liana, legata
al suo polso.
“No” disse duro.
Levy chinò il capo triste.
“Serve anche a impedire che
qualche nemico o avversario ti
rapisca.”
Levy alzò la testa di
scatto per guardarlo, ma lui,
imbarazzato, fissava dritto la strada innanzi a se.
LA maga dei capelli blu sorrise e
saltellò al suo fianco.
“Gajil, hai qualcosa da
leggere?”
“Non possiamo portare niente
con noi e poi ti sembra che io
porterei mai un libro con me?!”
“Sono tre giorni che non
leggo niente.”
“L’astinenza ti fa
un brutto effetto.”
“In che senso?”
“Per chiedermi se ho portato
dei libri con me, devi aver
subito per forza un brutto trauma o avere come minimo un qualche
problema
cerebrale.”
La risata di Levy risuonò
leggera nella foresta, sotto lo
sguardo compiaciuto del Dragon Slayer.
****
Gray e Lluvia camminavano fianco a
fianco, in silenzio.
Il mago di ghiaccio le
lanciò l’ennesima occhiata di
sottecchi.
Strinse le nocche fino a farle
sbiancare.
Si parò di fronte alla
ragazza di colpo.
Inspirò profondamente.
Arrossì.
“Lluvia, mi
dispiace!” urlò guardandosi i piedi.
La ragazza divenne bordeaux in un
istante, mentre cominciava
ad agitare le mani davanti al viso e a scuotere la testa.
“Gray-sama per favore! Ne
abbiamo già parlato! Gray-sama non
deve sentirsi in colpa per Lluvia! Lluvia sta bene! Non le è
successo niente!
Anzi, Lluvia ringrazia Gray-sama per la sua gentilezza!”
Gray si passò una mano sul
viso: era la quarta volta che
ripetevano la stessa identica scena! Ogni volta che provava a scusarsi
per la
sera prima, la ragazza cercava di impedirglielo e lo ringraziava,
facendolo
sentire ancora più in colpa. Un circolo senza fine.
“Gray-sama?” la
maga si era avvicinata al compagno e lo
scrutava, preoccupata ma sorridente.
“Gray-sama deve ascoltare
Lluvia: non c’è bisogno che
Gray-sama si senta in colpa o che si scusi, se ieri sera non avesse
congelato
Lluvia e non l’avesse portata giù
dall’albero così, non sarebbe mai riuscita a
staccarsi. Quindi, grazie!”
Gray davanti a quel sorriso non
poté far altro che arrossire,
mentre si passava una mano tra i capelli. La sera prima, essendo che
Lluvia si
rifiutava di staccarsi dall’albero, si era visto costretto a
congelarla,
scrostarla con la forza, caricarla sul suo aeroplanino di carta in
ghiaccio e
portarla a terra, per poi scongelarla al calore del fuoco. Era
praticamente un
miracolo che non si fosse ammalata.
“Non avrei dovuto comunque
congelarti e ancor prima
obbligarti a salire. Sono io che devo scusarmi, tu non devi
ringraziarmi,
Lluvia…”
A questo punto, per la prima volta da
quando lui la
conosceva, Lluvia alzò gli occhi al cielo.
“E se lasciassimo perdere,
Gray-sama?” disse ripetendo
esattamente le stesse parole che le aveva detto lui due sere prime,
“Gray-sama
si è scusato abbastanza e Lluvia lo ha ringraziato, quindi
è tutto a posto,
no?” concluse esasperata.
Quando finalmente si accorse di quello
che aveva detto e di
come la guardava il mago del ghiaccio, il viso le andò in
fiamme; stava già per
scusarsi, quando Gray sorrise.
“Hai ragione Lluvia,
lasciamo perdere.” Concordò con suo
sommo stupore, per poi girarsi e incominciare a camminare, incitandola
a
seguirlo.
“Che Erza avesse
ragione?!” si chiese la donna della pioggia
ricordandosi di quando l’amica le avesse spiegato che per
quanto amasse
Gray-sama, non poteva sempre essere dolce e accondiscendente, anzi
prima o poi
avrebbe dovuto dargli una svegliata.
“Ci sei Lluvia? Dobbiamo
muoverci: non voglio assolutamente
che vinca Natsu!”
“Sì”
esclamo sorridendo e inseguendolo mentre pensava a come
sarebbe stato il loro matrimonio.
Se solo si fosse concentrata un
po’ di più sul presente,
forse avrebbe potuto fermare prima che fosse troppo tardi il supremo
orrore che
si stava compiendo.
“Gray-sama?”
chiese dopo qualche minuto con voce tremula, la
povera ragazza.
Lui si girò tranquillo e
vide la maga rossa come un pomodoro
che si copriva gli occhi con una mano.
“Cosa
c’è Lluvia?”
Lei lo indicò tremante.
“I-i
v-vestiti…”
Lui guardò in basso e vide ciò che mai avrebbe dovuto vedere.
“I VESTITI!!”
urlò correndo a ritroso nella speranza di
ritrovarli, abbandonando la maga sotto shock al suo destino.
Gray era nel panico.
Come avrebbe fatto senza i suoi boxer
portafortuna?!
****
“Natsu, dovremmo iniziare a
cercare un posto dove fermarci
per la notte” mi lamentai per la terza volta; avevo i piedi
doloranti e volevo
assolutamente trovare un posto dove dormire prima che diventasse
completamente
buio.
“Lucy, sei proprio
debol…” la faccia di Natsu andò a
schiantarsi contro il tronco viola dell’albero di fronte a
lui.
“FER.MIA.MO.CI.”
“O-ok…”
Natsu
annusò l’aria
per cercare qualche caverna, dall’odore umido e stantio,
oppure una radura con
qualche albero da frutto per cena.
“Trovati Lucy! Per di
qua!” disse entusiasta prendendomi per
il polso e trascinandomi i avanti. Visto il sorriso ebete e gli occhi
scintillanti stava sicuramente parlando di cibo.
“Ehi Natsu! Fai
pian…” improvvisamente andai a sbattere
contro la schiena del mio compagno, che si era fermato senza avvisare.
Io lo guardai interrogativa.
“C’è
qualcuno.”
Le sue mani presero fuoco.
Io mi misi al suo fianco, estraendo la
chiave di Cancer.
****
Se non fosse stato che era troppo
orgogliosa e timida per
farlo, Levy avrebbe chiesto, anzi supplicato, Gajil di portarla in
braccio: non
si erano fermati un attimo per tutta la giornata, avevano perfino
mangiato
camminando! Non ce la faceva più! Inoltre il giorno prima
non aveva
praticamente dormito e ora le palpebre lottavano contro il suo volere
per
abbassarsi.
Ma dopotutto…che male
c’era…se chiudeva un attimo gli occhi….
“GAMBERETTO!”
Nell’esatto momento in cui
aprì gli occhi, si spiattellò di
faccia sul terreno. La mano di Gajil l’afferrò per
il colletto, portandosela
davanti al viso.
“Gamberetto, lo sai che
stavi camminando con gli occhi
chiusi?!”
Levy arrossì di botto.
“N-no t-ti devi essere
sbagliato…”
Lui alzò gli occhi al cielo
e se la mise in spalla.
“Se eri stanca bastava
dirlo! Ora cerchiamo un buon posto
dove fermarci.” La sgridò riprendendo a camminare
con la ragazza che per la
prima volta non si dimenava.
“Grazie Gajil”
disse lei sincera con un sorrisino sulle
labbra.
“Tsk! Sei proprio
st…!” Gajil si bloccò di colpo.
Mise a terra la ragazza.
“Gajil
cosa…?”
“C’è
qualcuno. Aspetta qui.”
“Posso combattere!”
“Certo!”, disse
lui alzando gli occhi al cielo, “sconfiggerai
il nemico a ronfate! Non metto in dubbio il tuo
‘valore’ gamberetto, ma questa
volta è meglio se rimane dietro.”
Levy si vide costretta a capitolare.
Meditando vendetta.
*****
“Gray-sama?”
Gray si voltò e,
istantaneamente, divenne rosso: il pensiero
della figuraccia che aveva fatto in mattinata lo perseguitava.
Mentre lei lo guardava curiosa, lui
riprese il suo
self-control di ghiaccio e si impose la sua solita maschera.
“Cosa
c’è Lluvia?”
“Lluvia voleva chiedere a
Gray-sama se era stanco e se si
voleva fermare.”
“Io
non…” Gray si fermò a metà
della frase: nonostante Lluvia
gli avesse fatto quella domanda, era lei quella che sembrava non
reggersi in
piedi dalla stanchezza. Ma perché allora non aveva
semplicemente detto di
volersi fermare?! Poi ricordò come tutte le volte Lluvia si
impegnava a dare il
massimo, nascondendo le sue paure o debolezze quando glielo chiedeva,
lottando
contro di esse e comportandosi da vera maga di Fairy Tail. Un sorriso
di
tenerezza comparve sul suo volto.
“A dire il vero sarei un
po’ stanco, Lluvia, se non è un
problema vorrei fermarmi”
Alla maga sfavillarono gli occhi per
la gioia.
“A Lluvia va benissimo,
Gray-sama!”
A vedere come lo guardava sembrava che
le avesse detto chissà
che cosa.
“Questa ragazza è
proprio strana!” pensò scoppiando a ridere.
“Gray-sama, cosa
c’è?”
Il ragazzo stava per risponderle
quando si paralizzò.
Istintivamente si mise fra Lluvia e lo
spazio di foresta
davanti a lui.
Una brina azzurra
incominciò ad avvolgerlo.
“C’è
qualcuno.”
****
Nella piccola e accogliente radura
circolare, illuminata
dalla luce rossastra del tramonto, aleggiava in un silenzio irreale.
Le foglie frusciavano senza rumore
sotto le gentili parole
del vento.
Nessun animale cercava di attirare
l’attenzione o
semplicemente di esprimersi.
Uno scoiattolo cercava tranquillo
delle noci.
Dei pettirossi si lisciavano le piume.
Una piccolo coniglietto bianco e
morbidoso saltellava nel
prato.
….
“KARYOUUUUUU
NOOOOO…!”
“TETSURYUUUUU
NOOOO…!”
“ICE
MAKE…!”
Tre ragazzi saltarono
all’improvviso nella radura urlando
come assatanati.
Lo scoiattolo ingoiò la
ghianda per lo spavento.
I pettirossi caddero dal nido.
Il coniglio morì
d’infarto.
I tre si guardarono in faccia.
Si resero conto di chi stavano
fronteggiando.
Il silenzio calò tra loro.
…
“KARYOUUUUUU
NOOOOO…!”
“TETSURYUUUUU
NOOOO…!”
“ICE
MAKE…!”
“RAGAZZEEEEEEEEE!”
Tre
ragazze superarono
di corsa i compagni dietro cui erano nascoste e si lanciarono
l’una addosso
all’altra in un abbraccio mozza-fiato al centro della radura,
sotto gli sguardi
scioccati dei tre maghi di Fairy Tail.
“Quanto mi siete mancate,
Lucy, Lluvia!”
“Oh Levy non sai quanto sono
contenta di vederti! Anche tu
Lluvia!”
“Lluvia è
felicissima di vedervi! Ha un sacco di cosa da
raccontare!”
“Anche io!”
“Io pure!”
“Lucy! Non fraternizzare col
nemico!”
“Gamberetto torna subito
indietro dove ti avevo lasciata!”
“Lluvia non abbracciare
l’avversario!”
“SILENZIO!”
“S-sì…”
fecero i tre guardandosi sconsolati.
Sotto gli occhi esasperati e confusi
(nonché terrorizzati)
dei tre maghi, le ragazze sedevano in cerchio parlando e scherzando.
“Comunque non crederete mai
a cosa mi è successo in questi in
giorni!”
“Lluvia dubita che la
possiate battere in fatto di figuracce
o simili.”
“Se non avete notato io sono
al guinzaglio.”Osservò
con voce atona la Scripter.
“Gajil sta diventando troppo
possessivo, Levy”
la Scripter divenne rossa come un pomodoro
e stava già iniziando a raccontare degli ultimi giorni,
quando Lucy, che
intanto le stava ridonando la libertà,
l’interruppe con una domanda cruciale.
“Ragazze, qual è
il vostro obbiettivo? Cosa dovete cercare?”
“Io e Gajil stiamo cercando
Il paradiso onirico del Sakè!”
“Anche Lluvia e
Gray-sama!” disse Lluvia guardando Levy
stupita.
“Anche noi!”
confermò Lucy con gioia per poi lanciarsi sopra
le altre due in un abbraccio stritolatore.
“Lo sapete cosa
significa?” disse incrociando le mani con gli
occhi che le scintillavano.
“Che potremmo non continuare
più il viaggio da sole?” chiese
timida Lluvia.
“Significa niente
più figure imbarazzanti coi ragazzi?”
“Significa
ALLEANZA!” riassunse Lucy con la voglia di
saltellare. Certo, viaggiare da sola con Natsu le regalava quella
segreta speranza
che lui si dichiarasse e quella speciale intimità e
complicità che le sembrava
si creasse tra loro, ma la possibilità di parlare e far
chiarezza con Levy e
Lluvia della sua confusione, delle sue paure, delle sue intuizioni, era
qualcosa di irrinunciabile. Gli stessi pensieri erano condivisi dalle
altre
due.
L’unica che
all’inizio non aveva provato tutto questo
entusiasmo era stata Lluvia, sia al pensiero di non compiere
più il viaggio da
sola con il suo Gray-sama sia nel terrore che le sue amiche fossero le
sue
rivali d’amore, ma dopo aver ripensato all’accaduto
della mattinata e aver
visto come le sue compagne guardavano i due maghi che le
accompagnavano, si era
lasciata prendere dall’entusiasmo generale.
“È un idea
geniale Lucy!”
“Anche Lluvia vuole
partecipare!
“Sarà
divertentissimo! Ora non ci resta che far firmare
l’alleanza a…”
“KARYOUUUUUU
NOOOOO TEKKEN!”
“TETSURYUUUUU
NOOOO TEKKEN!”
“ICE
MAKE LANCE!”
Le tre rimasero pietrificate nel
vedere i loro compagni,
altamente entusiasti dell’incontro, che mostravano la loro
gioia con
incantesimi mortali ed esprimevano i loro affetto l’uno per
l’altro con
vocaboli degni di censura.
Un’improvvisa fiammata
nerastra avvolse le delicate
fanciulle.
“Oh no! Questa volta Natsu
non rovinerà tutto…!”
mormorò Lucy
come spiritata.
“Non ho la minima intenzione
di stare un altro giorno al
guinzaglio di quello stupido!”
“Lluvia non vuole che
Gray-sama si faccia male, deve
assolutamente fargli firmare l’alleanza! Abbiamo anche
bisogno della mappa!”
I tre demoni si lanciarono uno sguardo
d’intesa, ghignando.
“Io mi occupo di
Gajil…” si prenotò Lucy estraendo una
chiave
dorata.
“Lluvia prende
Natsu!”
“Io Gray!”
Se i ragazzi avessero avuto un minimo
di intelligenza o senso
dell’autoconservazione, si sarebbero accorti
dell’aura nera che avvolgeva le
tre piccole demoniache ragazze che venivano loro incontro e si
sarebbero
coalizzati per riuscire a scappare a gambe levate; ma come al solito se
ne
accorsero quando ormai era troppo tardi.
Uno strano gelo scese sulla radura,
quando i maghi si
immobilizzarono e si voltarono lentamente a scrutare le loro compagne.
Un
brivido di terrore strisciò lungo le loro schiene.
“L-Lucy…t-ti
senti b-bene?” chiese esitante Natsu mentre
indietreggiava, tentando di rabbonirla con il suo sorriso speciale.
“L-Lluvia…c-c
’è q-qualcosa che non va…?”
Gray scoprì, con
suo grande scorno, che il suo sguardo ammaliatore non faceva effetto su
Lluvia-zombie.
“G-Gamberetto q-qualsiasi
opera malvagia tu stia pensando di
compiere, non farla …!” il povero Gajil
indietreggiava velocemente, soprattutto
dopo essersi accorto che la liana che teneva legata a sé la
psicotica che si
stava avvicinando, era stata recisa dalla coniglietta.
Un ghigno terrificante si
allargò sui loro volti.
“APRITI
PORTALE DELL’ARIETE! ARIES!”
“SOLID
SCRIPT! MURBLE!”
“WATER
LOCK!”
Dopo dieci secondi di lotta accanita,
i ragazzi erano in
“onorevole” svantaggio: Natsu galleggiava
prigioniero in una bolla d’acqua
gigante, Gajil si trovava bloccato in una morbida ed enorme nuvola di
lana rosa
e Gray si trovava spiaccicato sotto una gigantesca scritta color pesca
di
marmo.
“ORA VOI STATE ZITTI E
ASCOLTATE, CHIARO?!” chiesero le tre streghe
maghe unanimemente disponendosi l’una accanto
all’altra con le braccia
incrociate, “NON CI INTERESSA SE VOI AVETE PROBLEMI DI AUTO
CONTROLLO O SE NON
VI SOPPORTATE, VOI STIPULERETE L’ALLEANZA E PROSEGUIRETE LA GARA ASSIEME!
Altrimenti noi non vi lasciamo andare!”
O per la condizione svantaggiosa e per
le fiamme nerastre che
avvolgevano le ragazze o perché erano innamorati, i
malcapitati si ritrovarono
ad acconsentire.
Appena annuirono, le maghe sciolsero i
loro incantesimi e,
raggianti, saltellarono a fianco del loro compagno per medicare le
ferite
provocate dallo scontro e per fargli firmare la pergamena.
*****
Lucy prese bende, cerotti e la
pergamena e mi si sedette
davanti. Aveva il suo solito e adorabile broncio, quello per cui le
guance le
si gonfiavano, che la faceva assomigliare ad una bambina piccola e mi
scatenava
dentro un’incontenibile voglia di ridere.
Sospirai mentre lei tagliava senza
pietà delle bende.
Purtroppo, in realtà,
significava che era davvero arrabbiata
con me e non mi avrebbe perdonato tanto facilmente. Ovviamente era
tutta colpa
del ghiacciolo e del bullone ambulante, che avevano attaccato briga; io mi ero
solo difeso e se poi
avevo cercato anche io di abbatterli era solo perché non
avevo intenzione di
perdere la Gara e volevo eliminare più avversari possibili.
Cosa ne potevo
sapere che lei voleva fare un’alleanza con loro?! Comunque
non avevo intenzione
di lasciare tutta la gloria a quei palloni gonfiati: anche se alleati,
io e
Lucy avremmo dovuto trovare il sakè per primi,
così che il nudista avrebbe
dovuto riconoscere il mio nostro valore e lodarci.
Un ghigno involontario di dipinse sul
mio volto all’immagine
di Gray che si prostrava davanti me; purtroppo sparì non
appena vidi l’occhiata
assassina che Lucy mi stava rivolgendo.
“Siediti, Natsu!”
mi intimò gelida.
Io sospirai di nuovo e mi sedetti a
gambe incrociate.
Non appena Lucy mi si
avvicinò e potei sentire il suo odore,
una fragranza di inchiostro fresco, cioccolato e cannella, sentii un
incendio
caldissimo accendersi nel mio stomaco e propagarsi in tutto il mio
corpo; il
suo tocco era delicato, mentre mi metteva con cura i cerotti sopra i
vari
tagli, e i suoi occhi erano crucciati per la concentrazione; sentii le
fiamme
divorarmi il volto mentre pensavo a quanto fosse vicina, in particolare
le
guance. In particolare dove lei mi stava sfiorando.
“Natsu voglio che tu
fi…AHI!” di colpo Lucy ritirò la mano e
si allontano con uno scatto.
Io le rivolsi uno sguardo
interrogativo mentre lei si
esaminava le dita. Poi mi scrutò attenta, inclinando
leggermente la testa, come
un’animale incerto.
Con
cautela si
riavvicinò, inginocchiandosi davanti a me in modo che le
nostre ginocchia si
sfiorassero, mi posò nuovamente una mano sulla guancia e
l’accarezzò.
“Strano…”
mormorò inclinando la testa, con la voce così
bassa
che non riuscivo a capire se stesse parlando con me o con se stessa,
“Per un
attimo mi è sembrato come di essermi
scottata…”
Io arrossì di colpo e mi
ritrassi senza che se ne accorgesse
dal suo tocco: non mi aspettavo che la mia temperatura interna
influisse su
quella esterna; da ora e in poi sarei dovuto stare attento se non
volevo darle
fuoco per sbaglio.
“Comunque,
Natsu!”, riprese battagliera puntandomi un dito al
petto mentre io cercavo di non ridere davanti alla sua espressione
improvvisamente feroce, “Devi assolutamente
firmare!”
Io sorrisi smagliante.
“Va bene Lu! Ma solo
finché non finiamo la prima sfida, ok?”
le dissi.
Lei mi guardò per un attimo
sorpresa dalla mia resa al suo
primo attacco, come una bambina a cui hanno appena fatto un regalo
inaspettato;
poi mi buttò le braccia al collo, entusiasta.
“Grazie Natsu!” mi
disse nell’orecchio stringendomi con
forza.
Prima ancora che potessi riavermi
dalla sorpresa e ricambiare
l’abbraccio (senza abbrustolirla), lei mi aveva
già lasciato e fatto firmare il
foglio.
Sorridendo la guardai correre incontro
a Levy per darle la
buona notizia.
****
La nanerottola armeggiò per
tre minuti con la scatoletta in metallo, mentre io la scrutavo torvo,
appoggiato all’albero con le braccia conserte. Finalmente
riuscì ad aprirla e
un sorriso di gioia e soddisfazione le illuminò il volto.
“Vieni Gajil, che ti curo le
ferite!” mi chiese tranquilla
mentre mi si avvicinava, armata di bende e cerotti.
Io grugnii in risposta, senza muovermi
di un solo passo.
“Non ho intenzione di
firmare la tua stupida alleanza,
gamberetto. È una Gara e l’obbiettivo è
sconfiggere gli avversari, quindi non
c’è bisogno di allearsi, tanto più se
con il nudista e il fiammifero; noi
continuiamo da soli, chiaro?!” le intimai minaccioso mentre
lei, in punta di
piedi davanti a me, cercava di appiccicarmi uno di quei cosi sul taglio
che
avevo sulla guancia destra. Io voltai la faccia per impedirglielo; non
che ce
ne fosse bisogno: nemmeno quando si alzava in punta di piedi riusciva a
guardarmi negli occhi.
Ghignai senza ritegno quando la vidi
saltellare nel
tentativo, per poi fermarsi e guardarsi intorno alla ricerca di una
soluzione.
“Gajil…”
iniziò mentre si arrampicava su un masso a fianco
dell’albero, grande il doppio di lei, “noi ci
alleeremo con loro! Non accetto
obiezioni! Lucy e Lluvia sono due mie grandissime
amiche…” continuando a
parlare imperterrita, una volta salita sul masso, si tese verso di me
con quei
maledetti arnesi, ma io mi ritirai, indietreggiando;
“…e il loro aiuto ci potrà
essere prezioso! Non dico per sempre, solo per questi ultimi due
giorni! Poi
saremo avversari come prima!”
Essendosi tesa troppo, il gamberetto
cadde a terra di faccia
e dovetti andarla a recuperare; in realtà la sua stupida
risposta mi aveva
infastidito. Perché ci teneva così tanto a
continuare il viaggio con quei
pagliacci? Possibile che fosse solo per la coniglietta e Lluvia?! Uno
strano
bruciore aveva iniziato a torturarmi all’altezza del cuore.
“Cosa
c’è gamberetto?! Improvvisamente hai paura di
stare da
sola con me?!” la voce mi uscì più
amara e sarcastica di quanto volessi.
Lei, che stava osservando
l’albero a cui mi ero
ri-appoggiato, probabilmente pensando di scalarlo per mettermi quei
cosi in
faccia, prima mi guardò stupita, poi abbassò lo
sguardo ferita.
“Gajil…io non ho
paura di stare da sola con te! Altrimenti
non avrei accettato che tu fossi il mio partner…”
parlava così a bassa voce che
facevo fatica a sentirla, ma il rossore che si diffuse improvvisamente
sulle
sue guance lo notai immediatamente; “…solo che mi
imbarazza passere la notte da
sola con un ragazzo e con Lucy e Lluvia mi sentirei più a
mio agio…”
Fantastico! Ora ero arrossito anche
io! Dannato gamberetto!
La nanerottola, improvvisamente,
alzò la testa verso di me,
con gli occhi fermi e decisi; poi mi raggiunse a passo di marcia fino a
fermarsi a due spanne dal mio corpo e iniziò a scrutarmi dal
basso della sua
posizione.
“Io ti ho già
perdonato, Gajil, e non ho paura di stare con
te, lo ripeto; ma tu quando hai intenzione di perdonarti?” mi
sfidò guardandomi
dritto negli occhi.
Indietreggiai di un passo per il forza
delle sue parole;
incredibile come quello sputo di ragazza riuscisse sempre a colpire nel
segno,
quasi mi leggesse dentro.
Lei tremava leggermente davanti a me,
in attesa della mia
reazione, ma non abbassava lo sguardo.
Io sospirai e andai ad accucciarmi
davanti a lei. Nemmeno io
riuscivo più a capire me stesso.
“Muoviti ad appiccicarmi
quei cosi! Non devo firmare
un’alleanza?!”
I suoi occhi si sgranarono per lo
stupore e io arrossii
impercettibilmente.
“Grazie Gajil!”
urlò sorridendo smagliante, per poi buttarmi
le braccia al collo.
Il suo odore mi investì in
pieno con la forza di un pungo
nello stomaco e senza neanche accorgermene strinsi fra le mie braccia
quello
scricciolo, con il terrore di farle male e il cervello inceppato.
Troppo presto, la nanerottola si
staccò da me, con le guance
arrossate, e mi sorrise, mentre incominciava a medicarmi coi suoi
dannatissimo
cerotti.
In realtà, se quello era il
premio per farsi medicare, ero
disposto a farmi male più spesso.
******
“A Lluvia dispiace
moltissimo, Gray-sama…ma Lluvia doveva
farlo!”
Sospirai scompigliandomi i capelli.
Possibile che in tutte le nostre
conversazioni, uno dei due
si dovesse scusare?! Proprio non capivo cosa spingesse quella ragazza a
scusarsi con me continuamente, anche per cose che non aveva fatto o che
non
necessitavano scuse, perché cercasse sempre la mia
approvazione o quella degli
altri membri della Gilda, come una bambina che ha paura di essere
rifiutata o
perché bastasse una mia parola o cenno, per farla o
precipitare in un baratro
di disperazione o salire in paradiso…Qualcosa mi
suggerì che la risposta si incatenava
al motivo per cui arrossiva in mia presenza e io mi comportavo
stranamente…
Guardai nuovamente la ragazza che mi
stava di fronte, con
grandi occhi azzurri pieni di lacrime, e istintivamente feci un
sorriso: in
quei momenti assomigliava davvero tantissimo ad una bambina e mi veniva
una
voglia incredibile di abbracciarla e rassicurarla.
“Probabilmente sono
malato… o stregato.” Pensai, confuso da
me stesso.
“Lluvia, non
c’è bisogno che ti scusi, non sono arrabbiato e
hai fatto bene a chiedere a Levy di fermarmi” le dissi
posandole una mano sul
capo e scompigliandole i capelli, leggermente imbarazzato
“Non abbiamo nemmeno
la mappa e ci farebbe comodo stringere alleanza con loro. Inoltre hai
evitato
che mi ferissi troppo gravemente contro il fiammifero e
Gajil…”
“…anche se Levy
mi ha fatto molto più male!” conclusi
mentalmente.
Le lacrime sparirono dai suoi occhi,
sostituite da una luce
scintillante, mentre mi sorrideva smagliante.
“Va bene, Gray-sama! Lluvia
non si scusa più!” mi rassicurò
mentre prendeva la valigetta in metallo e si armava di garze e cerotti.
“Ora, Gray-sama, Lluvia
dovrebbe medicarti le ferite; puoi
sederti su quel masso?”
Io sorrisi e mi accomodai, mentre lei
si inginocchiava
davanti a me.
Con delicatezza sentii le sue dita
sfiorarmi dov’ero ferito e
applicare i cerotti; il suo tocco fresco mi scatenò un
brivido lungo la schiena
e mi rese cosciente di quanto fosse vicina in quel momento. Gli occhi
che
brillavano, ma concentrati, le guance arrossate, le labbra tremanti, i
capelli
che ondeggiavano al vento intorno alla sua testa…tutto
troppo vicino. La
fissavo imbambolato, mentre lo sconosciuto ma allo stesso tempo
famigliare
calore mi invadeva lo stomaco. In teoria il ghiaccio non potrebbe
bruciare,
no?! Forse ero davvero ammalato…
“Gray-sama?” mi
chiamò esitante, “Perché sei
arrossito?”
Per un attimo la sua innocenza mi
lasciò senza parole, poi
andai letteralmente a fuoco.
“E perché ti stai
spogliando di nuovo?”
“Dannazione!”
veloce mi rinfilai la camicia che stavo
gettando a terra.
Il calore mi faceva un brutto effetto.
Lluvia riiniziò a curarmi e
io mi persi nuovamente nei mie
pensieri.
Un odore delicato improvvisamente mi
distrasse. Non riuscivo
a capire da dove venisse.
Senza accorgermi mi tesi verso di lei.
Vidi i suoi occhi sgranarsi per la
sorpresa.
Sentii il mio corpo perdere equilibrio.
Come un babbeo caddi addosso a lei.
Ci fu un momento di silenzio e
immobilità imbarazzante,
mentre io la abbracciavo tenendola schiacciata a terra. Il profumo che
avevo
sentito veniva da lei; sapeva di sapone, fiori freschi e vento
autunnale.
Poi mi rialzai balbettando scuse e mi
allontanai di qualche
passo da lei, per lasciarla respirare.
Lei aveva la faccia dello stesso
colore delle fiamme di Natsu
e non faceva che emettere strani gorgoglii.
Preoccupato mi chiesi se non avessi
compromesso la sua sanità
mentale, finché, con mio sollievo, si rialzò in
piedi e ritornò del suo colore
normale.
“Lluvia mi
dispiac…”
Lei sorrise incrociando le braccia
dietro la schiena.
“Non
c’è nessun problema Gray-sama, è stato
un’incidente…Lluvia ha finito di medicarti, firma
l’alleanza che Lluvia la
porta a Lucy” io annuii e firmai la pergamena.
Lei guardò per qualche
secondo, incantata, le nostre firme
vicine, poi sorrise.
“Lluvia è felice
di essere la compagna di Gray-sama…”
mormorò
a bassa voce, prima di saltellare da Lucy, lasciandomi lì,
congelato e con un
sorriso stupefatto stampato in faccia.
****
Sei maghi sedevano intorno alla calda
luce del fuoco, i
maschi da un lato e le ragazze dall’altro, chiacchierando e
raccontandosi a
bassa voce degli ultimi tre giorni.
“Bene!”
esclamò Lucy attirando l’attenzione degli altri e
ponendo vicini i tre fogli di pergamena,
“l’Alleanza è stretta!”
Le firme brillarono di una luce
rossastra, come il sangue,
per poi spegnersi tra le grida di gioia delle ragazze e lo sguardo
mesto dei
ragazzi, che però si trovarono costretti a sorridere,
guardando i volti
entusiasti e sorridenti delle loro compagne.
A chilometri e chilometri di distanza,
nella Gilda più forte
di Fiore, un vecchietto con un boccale di birra e uno strano bastone,
esplose
in una gigantesca e gioiosa risata, insieme a tanti altri giovani e
anziani
maghi che lo chiamavano “Master”, davanti alla
Lacrima che mostrava i loro
compagni stringere l’Alleanza, benedicendo la forza e la
furbizia delle sue
figlie.
Fairy chat
Nastu&Gajil&Gray:
*si azzuffano senza ritegno*
Lucy&Lluvia&Levy:
*si innervosiscono “leggermente” * ORA BASTA! A
LETTO! OPPURE…
Nastu&Gajil&Gray:
SISSIGONRE!! *in trenta secondi gli impavidi maghi sono a letto in
pigiama*
Natsu:
iononledaròfuocoiononledaròfuocoiononledaròfuoco…
*non riesce a dormire a causa
dei suoi problemi d’amore (e dell’ennesima cena a
base di barrette) *
Autrice:
*si avvicina a Natsu e gli sussurra all’orecchio* la tua
Lucy…tra le tue
braccia…il suo odore…vicina…sempre
più vicina…i suoi occhi cioccolato…il
suo
sorriso spontaneo...la sua pelle liscia e morbida…
Natsu:
BASTAAAAAAAAA!!!!!!! KARYOUUUU NOOOO TEKKEEEN!
Autrice:
*vola via*
Gajil:
iosonofattodiferroiosonofattodiferroiononmilasciofregaredaungamberettoiononmilasciofregare
daungamberettoiononmilasciofregaredaungamberetto *si gira e rigira in
preda a
problemi esistenziali riguardanti una certa maghetta con i capelli blu
(non
Lluvia, lei ce li ha azzurri -.-‘’)*
Autrice:
*corre a prendere Levy che sta giocando a carte con Lucy e la lancia
sopra
Gajil*
Levy:
STUPIDO MANIACO!!” *Fa un occhio nero a Gajil*
Gajil:
*fa un occhio nero all’Autrice*
Autrice:
*se ne va a cercare del ghiaccio pensando che il lavoro da Agenzia
Matrimoniale
non fa per lei, troppo violento*
Gray:
iosonol’uomoghiaccioloiosonol’uomoghiaccioloiosonol’uomoghiacciolo…*anche
lui
si gira e rigira senza sosta in preda a problemi adolescenziali di
massima
importanza*
Lluvia:
* osserva preoccupata il suo Gray-sama cercando di capire cosa gli sta
succedendo*
Autrice:
*si avvicina con un sorriso a trenta due denti a Lluvia*
Lluviaaaaaa…se vuoi te
lo dico io che cos’ha Gray…
Gray: NOOOOOOOOOOOO! ICE MAKE SNOWSTORM!
Autrice:
*si dà dell’idiota per non aver prima stordito
Gray e si chiede come farà a
dissotterrarsi da quell’abnorme ammasso di neve*
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Capitolo 9 *** Terzo giorno: Alleanze pt. 2 (Confessioni imbarazzanti e piani pericolosi: mai unire un Raijinshuu ad uno Strauss!) ***
Yoooooo
minnaaa! SONO VIVAAAAAAAAA!
*la
gente comincia ad armarsi di pomodori, sassi, frigoriferi, accette,
elefanti, Mira…NO MIRA NO!*
Chiedo
umilmente perdono a tutti per l’abnorme ritardo, sono
imperdonabile, soprattutto a Tallahassee, Andry_94_thehell e tutti
quelli a cui
avevo promesso che avrei pubblicato domenica scorsa: gomenasai! D:
Il
motivo del ritardo è semplice: è nata la mia
sorellina Anna, una
piccola banshee demoniaca che mi ha tenuto, insieme alla scuola,
piuttosto
occupata.
Ora
lasciando perdere i miei sproloqui, ho deciso di dividere il terzo
giorno in tre parti, soprattutto dopo che Satan Soul si è
venuta a lamentarsi perché
aveva poco spazio.
In
questo capitolo vedremo Strauss e Raijinshuu all’opera; come
al
solito maltratterò il povero Freed *ride malvagiamente* e
Mira ne combinerà una
peggio dell’altra. Lisanna farà impazzire il mio
amato Laxus e Ever e Elfman,
bisticceranno come due vecchie suocere. Anche qui
privilegerò il punto di vista
maschile, se cado nell’OOC, vi prego ditemelo (sempre che sia
rimasto qualcuno
a leggere).
Ho
avuto qualche problema con la Elf/Ever e se qualcuno volesse
aiutarmi… :D Nel caso uno di voi ci tenesse a veder inserita
una gag, un momento
romantico, un’azione o ha dei suggerimenti per far procedere
una coppia, siate
liberi di mandarmeli che vedrò se posso inserirli,
perché molte volte ho dei
cali d‘immaginazione paurosi e vado a sbattere la testa
contro un muro! XD
Infine
un grazie speciale ai miei due fratellini, che mi sopportano quando
vado in giro per casa urlando che non ho ispirazione, quando finisco
scatole e
scatole di ghiaccioli perché senza ghiacciolo non riesco a
scrivere e che ogni
santa volta obbligo a leggere il capitolo per dirmi
com’è.
Detto
questo, recensite e…
Buona
lettura!
Terzo giorno: Alleanze pt. 2 (Confessioni imbarazzanti e piani pericolosi: mai unire un Raijinshuu ad uno Strauss!)
Lisanna si
voltò
indietro e sgranò i grandi occhi azzurri per il terrore. Un
urlo disumano
squarciò l’oscurità che la
circondava e due occhi rossi la fissarono famelici, paralizzandola.
Spaventata
da un altro profondo e tenebroso ruggito e dall’avanzare di
quelle due fiamme
demoniache, ricominciò a correre. Ma la disperazione
sembrava le si fosse
incollata al corpo.
“Sono
una maga! Sono una
maga. Sono una maga… sono una maga di…Di
cosa?!” continuava a ripetersi nella
mente, ma non riusciva a ricordare niente. Né il passato,
né il presente.
All’improvviso
cadde in
avanti, nel nulla, e il fiato caldo della bestia le
accarezzò il collo. Chiamando
aiuto cominciò a piangere disperata, finché una
luce abbagliante spazzò via le
tenebre intorno a lei.
Stupita e con
le
lacrime che ancora le rigavano le guance, alzò la testa per
guardare da dove
provenisse questo chiarore.
“N-Natsu…?”
chiamò
debole.
No, questa
volta non
era Natsu.
Il biondo sbuffò per
l’ennesima volta.
“Possibile che non stia
ferma nemmeno mentre dorme?!” pensò
esasperato. Passandosi una mano sul volto.
Tanto per dargli ragione, Lisanna gli
strinse ulteriormente
le braccia al collo e cominciò ad agitarsi, rendendo
difficile a Laxus portarla
in spalla e respirare contemporaneamente.
“Prima o poi si
dovrà pur svegliare…è
mezzogiorno!” mormorò
stringendo di più la presa e impedendole di ucciderlo o
buttarsi giù dalla sua
schiena.
Dopotutto, però, in parte
era colpa sua: se il giorno prima
non l’avesse obbligata a marciare ininterrottamente per
recuperare il tempo
perso durante il suo bagno e la tempesta, durante la quale aveva
dormito
appoggiata a lui, ricordò arrossendo, forse non sarebbe
stata così stanca.
Un sorriso increspò le
labbra del Dio dei Fulmini: a quanto
pare anche quell’albino concentrato di energia si poteva
scaricare.
“STAI SORRIDENDO!”
I capelli di Laxus si drizzarono per
lo spavento.
“Ma
che…?!” girando il volto si trovò a
fronteggiare gli
occhioni azzurri di Lisanna, più vispi che mai.
“Stavi sorridendo! Ti ho
visto! Finalmente cominci a
rilassarti! A che cosa pensavi?” chiese entusiasta che il suo
piano ‘Rendiamo
Laxus una persona felice’ funzionasse.
Il ragazzo si trovò in
difficoltà ed era parecchio
imbarazzato all’idea di raccontare su cosa stava rimuginando
al tornado; quindi
decise di cambiare discorso con abilità.
“E tu perché
stavi piangendo?” chiese con nonchalance.
Stupita, Lisanna si
accarezzò le guance, scoprendo così
tracce salate.
“Oh…ho pianto
davvero…ancora…” disse mentre guardava
imbambolata le sue dita, poi veloce cancellò ogni traccia
delle sue lacrime.
“Niente di
particolare!” rispose sorridente, minimizzando
quello che invece era il suo peggior incubo da quando era tornata alla
sua
Fairy Tail “Ho fatto un incubo orribile e spaventoso, forse
per la stanchezza!
Ma il finale questa volta era diverso! Era quello di un sogno
perché…”
Sotto lo sguardo stranito e
incuriosito di Laxus, le guance
di Lisanna presero fuoco, mentre con lo sguardo trapassava il ragazzo,
incredulo.
“Oh…!”
mormorò, per poi, ormai rossa fino alla radice dei
capelli, immergere il volto tra il suo braccio e il collo di Laxus nel
più
completo imbarazzo e balbettando farsi sconnesse tra cui “Non
è possibile…” o
“Com’è potuto accadere?!” o
ancora “Mira non lo deve scoprire!”.
Il biondo, distogliendosi dal cercare
di capire cosa le fosse
preso, si irrigidì di colpo e arrossì anche lui
al sentire il respiro caldo
della ragazza solleticargli la pelle. Notò che respirava
affannosamente.
“Laxus…”
mormorò improvvisamente l’albina alzando lo
sguardo,
ancora più rossa e più scioccata, se possibile
“Laxus… COSA CI FACCIO SULLE TUE
SPALLE?!?!?!?!”
Per la seconda volta in dieci minuti,
il fine udito del Dragon
Slayer venne messo a dura prova dalla voce cristallina e
‘squillante’ della
ragazza.
Sollevato da quella domanda abbastanza
normale e liberato
dall’imbarazzo, alzò le spalle.
“Quando stamattina ho
provato a svegliarti, ti sei girata
dall’altra parte e hai continuato a
russare…”
“IO NON RUSSO!”
ribatté piccata Lisanna, tirando un pugno
‘leggiadro’ sulla testa dello sventurato mulo
da soma ragazzo.
“Stavo dicendo
…ti sei girata dall’altra parte e hai
continuato a dormire; ho provato di
tutto: ti ho perfino ruggito nell’orecchio, ma tu niente!
Quindi ti ho caricato
in spalla e mi sono incamminato. Vorrei riuscire a vincere la Gara,
sai.”
Concluse massaggiandosi il bernoccolo e maledicendo la
permalosità femminile.
“Oh…m-mi dispiace
tantissimo Laxus! Davvero, chissà che
fatica hai fatto! Non avresti dovuto farlo!”
cominciò a scusarsi la ragazza in
preda ai sensi di colpa e a ringraziarlo. Lui era stato così
gentile e lei lo
aveva anche colpito! Le si sciolse il cuore nello scoprire il lato
dolce di
quel ragazzo che tutti pensavano fosse fatto di pietra.
“Tranquilla, non
è stato un problema.” Borbottò,
imbarazzato
da tutti quei ringraziamenti.
Lisanna si zittì, capendo
il suo disagio.
Ci fu un momento di silenzio
interrotto solo dal vento freddo
che scompigliava i capelli della ragazza.
“Ma…ora non
è che mi dovresti mettere giù?” chiese
titubante
con le gote arrossate.
Laxus si irrigidì e, dopo
essersi fermato, la mise
delicatamente a terra.
Con molta grazia,
femminilità, leggiadria e sinuosità,
Lisanna cadde a terra atterrando sul fondoschiena.
Alla vista dell’accaduto e
dello sguardo spaesato della
ragazza, con gli occhi azzurri pieni di stupore, che si guardava
intorno per
capire come ci fosse arrivata, e la bocca distorta in una smorfia di
dolore,
Laxus scoppiò a ridere. La prima vera risata da quando erano
lì.
Lisanna lo ascoltò
incantata e sorrise con fare estatico.
Quando se ne accorse, velocemente si
ricompose e si tirò in
piedi grazie alla mano che il biondo le offriva.
“Laxus! Non è
carino ridere degli altri!” lo rimproverò
mettendo il broncio.
“Avresti dovuto vedere la
tua faccia!” ribatté lui ghignando
per poi raccogliere da terra il giubbetto, che fino ad ora era stato
sulle
spalle della ragazza per proteggerla del freddo, metterselo in spalla
ed incominciare
a camminare, di nuovo serio.
Senza saper cosa ribattere e con la
paura di rimanere
indietro, Lisanna lo affiancò.
“Devi ridere più
spesso Laxus!” gli disse come una mamma che
ricorda al proprio bambino le buone maniere.
“Me l’hai
già detto. Stai diventando ripetitiva. Quasi ti
preferisco quando russi…” Rispose esasperato, ma
appena la maga si voltò
mettendo il broncio e mugugnando qualcosa riguardo al fatto che lei non
russava, l’ombra di un sorriso comparve sulle sue labbra.
****
“Mirajaneeeeeeeeeeeeeeeeee!”
…
“Mirajaneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”
…
“MIRAJANEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE”
Se Freed avesse continuato ad urlare
così girovagando per la
foresta, avrebbe finito per consumare le corde vocali. Il panico stava
cominciando
ad assalirlo. Sia al pensiero di non ritrovare Mirajane, sia all'idea
di
ritrovarla. Nel primo caso i fratelli, Erza e il Master lo avrebbero
scuoiato
vivo, nel secondo sarebbe stato il Demone in persona a farlo.
Deglutì a vuoto
ricordandosi che era un gentiluomo e non
poteva lasciare una donna indifesa (più o meno) da sola
nella foresta.
Tutto il problema era nato quando,
quella mattina, nel
momento esatto in cui Mira gli aveva posto tra le mani una ciotola
fumante di
latte di procione, lui l’aveva buttata in aria ed era
scappato via urlando che
non ne poteva più di mangiare procioni e annessi; quando poi
era ritornato,
Mira non c’era più.
All’inizio era rimasto
spaesato, ma ben presto si era messo a
cercarla, chiamandola per nome e vagando nella boscaglia.
Dubitava fortemente fosse stata rapita
poiché non c’erano
segni di lotta, né del sangue che Satan Soul avrebbe fatto
schizzare in giro in
caso di attacco, quindi l’unica risposta plausibile era che
la sua compagna,
offesa, era scappata via abbandonandolo lì come un babbeo.
Un
improvviso
movimento tra gli alberi lo mise in allarme, con cautela estrasse da
fodero la
sua spada e cercò di localizzare la fonte del rumore; poi,
adagio e puntando la
spada pronta in caso di attacco, avanzò passo per passo.
Teso a percepire ogni singolo
dettaglio, con una mano scostò
dei rami.
“NO!” giusto il
tempo di urlare e la ragazza albina
dall'abbigliamento succinto scappò a gambe levate, dandogli
le spalle.
“Mirajane! Ti prego fermati!
Mi dispiace per stamattina!” Freed
si lanciò all’inseguimento, chiedendosi se non
avesse fatto prima a tracciare
le rune per le ali; fortunatamente non ne ebbe bisogno,
perché dopo cinquanta
metri Mira inciampò in una radice e cadde a terra, stampando
l’immagine della
sua faccia nel terreno.
“Mirajane!”
accorse preoccupato il ragazzo coi capelli verdi.
In realtà aveva una gran voglia di ridere, ma ci teneva alla
pelle.
Lei non rispose, mettendosi a sedere e
massaggiandosi il
volto.
“M-Mira…”
Freed iniziò a tremare. Sarebbe morto. DI sicuro. E
in modo doloroso. Molto doloroso. Dolorosissimo.
“Freed…”
Piano piano la ragazza
iniziò a voltarsi e lui, non avendo
abbastanza coraggio per fronteggiare la morte faccia a faccia, chiuse
gli occhi
aspettando la punizione divina.
Punizione che non arrivò.
Passarono i secondi ma non accadde
niente.
Il povero illuso pensò che
forse aveva inteso male la
situazione o che la ragazza lo avesse perdonato; non poteva nemmeno
immaginare
che ciò che lo aspettava era molto, molto peggio.
Fiducioso e ignaro della propria sorte
sventurata, aprì gli
occhi.
Il respiro gli si mozzò in
gola.
Davanti a lui Mirajane guardava a
terra con gli occhi pieni
di lacrime e si abbracciava forte con le braccia tremanti, come per
proteggersi
dal freddo e dalla malvagità del mondo; le gote leggermente
arrossate per la
corsa, i graffi sul viso e sulle ginocchia per la caduta e le labbra
schiuse in
un respiro affannato, fecero perdere un battito al mago delle Rune.
Un solo pensiero nella sua testa.
“CHE CARINAAAAAA!”
Successivamente gliene vennero in
mente altri, ma per non
impressionare il pubblico minorenne li lasceremo passare inosservati.
“M-mi dispiace
Freed…è tutta colpa mia…”
iniziò a balbettare
il piccolo cucciolo di demone indifeso, staccando un braccio dalla vita
per
andare a stringere la mano del ragazzo. Ragazzo che divenne dello
stesso colore
della sua giacca.
“N-no
Mirajane…c-cosa dici, è colpa mia
che…!”
“No Freed!” lo
interruppe l’albina mettendosi di colpo in
ginocchio e prendendogli entrambi le mani, con una luce decisa ma
triste negli
occhi.
“No Freed, è
colpa mia! Sono io che ti ho costretto a
partecipare alla Gara, solo perché avevo paura di rimanere
sola alla gilda;
sono io che ti ho costretto a portarmi sull’isola,
perché il mio sogno segreto
è sempre stato quello di fare un pic-nic con te; sono io che
ti ho costretto a
mangiare procione fino allo sfinimento, semplicemente perché
desideravo che
capissi quanto amore ci mettessi nel cucinare per te, quanto non
volessi farti
mancare niente” Il suo discorso era talmente appassionato che
le lacrime le
rigarono le guance.
I sensi di colpa saltarono addosso a
Freed e lo soffocarono;
non si era mai sentito tanto verme in vita sua. Laxus lo avrebbe
disprezzato.
Abbassò lo sguardo ferito,
imbarazzato e vergognoso del suo
comportamento rozzo, freddo e insensibile.
E quello fu il suo più
grande errore.
Già, fu l’azione
che rimpianse per il resto della sua vita.
Se non avesse rivolto gli occhi a
terra, infatti, avrebbe
visto quella scintilla maligna negli occhi del demone e quel ghigno
malvagio
dipingersi sulle sue labbra.
“Mirajane
io…!” riprovò a dire, guardandola negli
occhi,
nuovamente pieni di lacrime e dolore.
“Non dire niente! Ci
ritiriamo! Non voglio più vederti
soffrire a causa mia!” disse avvicinando le mani alla
cassetta in metallo, ma
Freed, fulmineo, le bloccò il polso.
“Non ce
n’è bisogno, Mira.” Disse deciso, ma
sorridendole
dolcemente, “Io desidero continuare questa gara con te e mi
scuso profondamente
per la mia reazione incivile di questa mattina; ti prego di
perdonarmi.”
Il mago si alzò in piedi e
le porse cavallerescamente una
mano, in trepida attesa della sua risposta.
Lei lo guardò piena di
stupore, per poi afferrare la sua mano
e lanciarsi tra le sue braccia, scoccandogli un bacio sulla guancia.
Il ragazzo perse ogni connessione con
la realtà.
E il Demone lo sapeva.
Eccome se lo sapeva.
“Oh Freed, come sono
contenta!” cominciò a dire estasiata, ma
poi si bloccò, ritornando di colpo triste e ferita,
“Ovviamente immagino che tu
non voglia più che io cucini per te…”
Gli occhi le si inumidirono di nuovo.
Senza nemmeno pensarci, sconsiderata
reazione, Freed le
sorrise.
“Tranquilla Mira, cucina
tutto quello che vuoi, anche
procioni; non ti darò più delusioni come questa
mattina! Una donna che si
impegna con così tanto amore in una così nobile e
faticosa arte merita un
cavaliere che la sappia valorizzare.”
“Lo prometti
solennemente?”
Il volto di Mira era a trenta
millimetri dal suo.
“Sì.
“Perfetto!” Mira,
allontanò di botto il viso di Freed e
abbandonò le sue braccia, “Andiamo Freed,
è già tardi e dobbiamo ancora trovare
un procione da mangiare.” lo informò Mira
tranquilla e decisa, senza più ombra
di lacrime o tristezza, incamminandosi canticchiando nella foresta.
E in quel momento Freed
capì.
Capì il grande errore che
aveva commesso.
Il mostruoso
errore
che aveva commesso.
“Sono stato
fregato!” mormorò disperato prima di accasciarsi
a terra privo di sensi.
Il Demone aveva vinto di nuovo.
***
Nella caverna buia un piccolo globo
lucente, danzava sinuoso,
illuminando a tratti il volto crucciato di una fata.
“1”
“2”
“3”
“Conta Ever, devi solo
contare!”
“4”
“5”
“6”
“Ce la puoi fare!
È così che si comporta una fata!”
“7”
“8”
“9…”
RRRRRRRRROOOOOOOOOOOOOOUUUUUNNFFFFFF!
Evergreen chiuse gli occhi, tremando
per la rabbia.
NON. ERA. POSSIBILE.
“1”
“2”
ROUNFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFF!
“ARGHHHHHHHHHHHHHHHHH!”
la fata esplose in un urlo disumano,
picchiando con forza il suo ventaglietto sulla testa
dell’enorme ragazzo
uomo che dormiva, russando sonoramente, in un angolo della caverna.
“E-Ever…?”
chiese quello confuso e stordito, tirandosi a
sedere e guardando la fata imbizzarrita che gli si accaniva contro.
“TU!” lo
accusò lei puntandogli un dito contro, “TU, HAI
RUSSATO TUTTA NOTTE! E NELLA CAVERNA C’E’
L’ECO! Sai cosa significa non dormire
per una fata?! Rughe, stanchezza, irritazione, VECCHIAIA! MA NO! TU
NIENTE! TI
HO SVEGLIATO QUINDICI VOLTE CHIEDENDOTI GENTILMENTE DI LASCIARMI
DORMIRE E TU
NON MI HAI NEMMENO ASCOLTATO! SEI PEGGIO CHE UN ANIMALE!”
“Ehm…Uomo?”
rispose l’incauto addormentato, avendo capito sì
e no due parole di quello che la compagna gli urlava contro.
“Sei impossibile!”
urlò lei al massimo dell’esasperazione
andandosi ad accucciare in un angolo.
Cominciando a riacquistare
lucidità, Elfman notò che i
capelli della ragazza assomigliavano ad una balla di fieno, che aveva
delle
occhiaie terrificanti e uno sguardo da psicopatica capace di
paralizzarti anche
se teneva indosso gli occhiali. Piano piano i sensi di colpa (e il
terrore)
iniziarono ad insinuarsi in lui.
“E-Ever…m-mi
dispiace…i-io…UOMO…e-ero stanco
e…UOMO!” iniziò
a scusarsi lui parlando con la schiena della ragazza, pardon, fata.
Lei si strinse il labbro con forza tra
i denti per non
rispondergli. Il giorno prima Elfman aveva lavorato tutto il giorno,
alla luce
della sua magia, per togliere i massi e creare una via
d’uscita, ma era
riuscito a toglierne solo un quarto e lei si era sentita davvero in
colpa per
non averlo aiutato, perché, secondo lui, far lavorare una
fata non era da UOMO!
E quindi il ragazzo aveva lavorato il doppio fino a tarda notte. Per
questo
poi, quando si erano coricati e lui aveva iniziato a russare, Evergreen
aveva
cercato di ricorre alla sua famosa pazienza e sopportare. Ma
c’era un limite a
tutto. E il suo limite era molto più basso che altri ed era
perciò esplosa,
dopo una notte da incubo, con fatate espressioni contro il compagno.
Ora, stavo combattendo accanitamente
con se stessa per non
massacrarlo e comportarsi da vera fata.
Elfman, grazie al suo sviluppato
istinto di sopravvivenza maschile,
capì che sarebbe stato meglio se avesse riiniziato a
spostare i massi, sia
perché dovevano continuare la Gara sia perché non
sapeva quanto avrebbe
resistito la fata senza ucciderlo.
Passarono una decina di minuti in cui
l’uomo lavorava in
silenzio e la fata lottava con se stessa in angolo.
Infine una mano con delle unghie
perfettamente curate,
picchiettò sulla spalla di Elfman che tremante si
girò per poi ritrovarsi
faccia a faccia con una fata ancora leggermente incavolata, ma almeno
senza
istinti omicidi negli occhi.
“Cosa posso fare per
aiutarti?” chiese guardando a terra,
imbarazzata.
“Ehm…”
Il mago balbettò dei suoni incomprensibili spiazzato
da una domanda così innocente e senza scopi oscuri che
riguardavano ventagli in
testa o torture abominevoli.
“Ho chiesto. Cosa. Posso.
Fare.”
“Urla!” rispose
prima di far perdere quella poca pazienza che
Ever sembrava aver recuperato.
Lei lo guardò perplessa.
“Urla per chiamare aiuto!
E’ una cosa da uomini!” le spiegò
un po’ più sicuro di sé, “Se
qualcuno passa e sente la tua voce, potrebbe
aiutarci ad uscire”
“Primo, sono una fata.
Secondo cosa facciamo se a sentirci è
un nemico?” chiese sistemandosi gli occhiali sul naso.
“Toglierà i massi
per farci uscire e poi sconfiggerci, ma in
realtà dopo che avrà tolto i sassi si
troverà davanti…”
“Il mio bellissimo e fatato
sguardo pietrificante” ghignò
Evergreen.
“UOMO!”
assentì Elfman meritandosi così una ventagliata
in
testa.
Dopodiché lui
ricominciò, trasformatosi in Beast Soul, a
spostare i massi e lei ad urlare “AIUTO” con la sua
voce fatata.
****
“Laxus?”
“Mph?”
“Ho fame.”
“…”
“Molta fame.”
“…”
“Laxus?”
Il biondino si passò una
mano sul viso, esasperato.
“Lisanna, hai fatto
colazione un’ora fa. Dobbiamo camminare
altrimenti non arriveremo mai a destinazione.” Disse serio
guardando male
l’albina, che dopo aver parlato tutta mattina, riuscendo
perfino a farlo
sorridere o addirittura ridere, ad un certo punto si era
improvvisamente
zittita facendogli pensare, o che finalmente non avesse più
voce, oppure che stesse
male.
Invece aveva fame. Solo fame.
La ragazza in questione,
soppesò l’espressione allibita del
compagno che si stava chiedendo quanto mangiasse quello scricciolo, poi
gli si
parò davanti di colpo e mise a frutto anni e anni di
convivenza con il Demone.
“Laxus…ti
pregooooooooo!”
Il biondo, preso alla sprovvista,
arrossì: davanti a se aveva
un piccolo angelo con i capelli bianchi leggermente scompigliati per il
vento
sempre più freddo, gli occhi azzurri pieni di lacrime, le
guance rosse, le
labbra tremanti e le mani incrociate sotto il mento, segno di muta
preghiera.
“I-io…mph!”
infine si volse a guardare altrove, mentre
Lisanna ghignava interiormente soddisfatta.
“Laxus?” chiese
ancora timida, avvicinandosi a lui.
“E va bene! Ancora dieci
minuti e ci fermiamo!” disse infine
esasperato, riiniziando a camminare.
“Grazie!”
trillò contenta correndogli dietro.
Essendo distratta (stava
romanticamente pensando ad un
cosciotto di procione), non si accorse che il suo compagno si era
fermato e
sbatte contro la sua schiena.
“Laxus
cos…?”
“Aspetta.” Le
disse, concentrandosi suoi rumori circostanti.
Era sicuro, sicurissimo di aver sentito una voce.
Eccola!
Senza pensarci afferrò
Lisanna per un polso, che arrossì, e
cominciò a correre verso l’origine
dell’urlo.
Finalmente sbucò in una
radura e spalancò gli occhi.
****
“Freed?”
“Sì,
Mira?” chiese lui educatamente mentre pregava che non
gli chiedesse cose strane o che non stesse meditando vendetta per
qualcosa che
lui non si era nemmeno reso conto di fare.
Lei gli sorrise rassicurante e per una
volta senza doppi
fini. Dopo la vittoria del mattino, si era sentita leggermente in colpa
per
aver abusato della cavalleria del suo compagno e aveva deciso di
rimediare
cercando di essere più gentile; in fondo Freed era stato
così carino con lei…
Mirajane scosse la testa per liberarsi
di quei pensieri: a
furia di fare da cupido agli altri iniziava a vedere storie romantiche
anche
nella sua di vita. Non che le sarebbe dispiaciuto una storia
d’amore con un
certo ragazzo dai capelli verdi…
“Mira?”
La ragazza assunse mille
tonalità di rosso diverse e iniziò a
muovere le mani freneticamente davanti al viso, cercando di ricordarsi
la
domanda che voleva fare al ragazzo.
“Ah! Scusa Freed, mi ero un
attimo persa!” lui le sorrise
cortese, mentre lei per la prima volta notava che aveva un sorriso
molto dolce.
“Volevo chiederti cosa
preferissi mangiare.” Disse infine
ricomponendosi.
Freed si congelò, cercando
di capire se fosse un trabocchetto
o una domanda sincera, ma la ragazza davanti a lui continuava a
sorridere
angelica.
“Allora?” chiese
speranzosa e desiderosa di dimostrarsi una
buona compagna.
“Uhm…beh…”
doveva trovare qualcosa da dire prima che
l’angelica Mira si trasformasse nella diabolica Mirajane.
“Coniglio!”
esclamò infine pensando all’ultimo piatto che
aveva mangiato con il suo adorato Laxus.
Lei lo guardò scioccata,
poi, gli occhi le si riempirono di
lacrime.
“T-Tu vuoi…c-che
io uccida e scuoi un povero, piccolo e
morbido coniglietto indifeso?!”
“Oh dannazione!”
pensò il ragazzo precipitandosi a
tranquillizzare la ragazza in piena crisi istrica.
“N-No! Mira non volevo dire
quello! Non ti chiedere mai una
cosa del genere! Davvero! Semplicemente mi era sembrato di vedere un
coniglio
saltellare dietro di te; ma era solo un cespuglio! In realtà
preferire una
delle tue famose zuppe! Mi farebbe molto piacere
assaggiarle!”
“Davvero?” disse
lei guardandolo incredula.
“Certo.” Le
rispose lui sicuro.
In un secondo le lacrime sparirono dai
suoi occhi.
“Perfetto! TI
preparerò la miglior zuppa alle erbe che tu
abbia mai assaggiato! Forza, aiutami a cercare gli
ingredienti!” gli disse
entusiasta e combattiva, pronta a vincere la sua missione.
Freed sospirò di sollievo e
la guardò correre avanti
sorridente con uno strano calore nel cuore.
Dopotutto non era così
difficile farla contenta.
“Freeeeeed!”
Poiché lo chiamava
insistente affinché lo seguisse, le corse
dietro fino a giungere in una piccola radura, da cui provenivano urla
ben note
e dove entrambi spalancarono gli occhi stupefatti.
*****
Ci fu un lungo momento di silenzio
incredulo e stupefatto,
poi urla di giubilo speranzoso si innalzarono nella piccola radura.
“LAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAXUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUSSSSSSSSSSSSSS!!!!”
Freed, con le lacrime agli occhi per
la commozione, si lancio
addosso al biondo, atterrandolo, e gli abbraccio le gambe, mentre
ripeteva il
suo nome ad oltranza.
“Ecco cosa possono fare tre
giorni di convivenza con
Mirajane, il Demone…” questo fu il primo pensiero
di Laxus.
Il secondo fu:
“Perché le donne (tra cui anche Freed) devono
sempre urlare?!”
“MIRA-NEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE”
“LISANNAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”
Le due sorelle albine si strinsero
anche loro in un
commovente abbraccio.
“Non hai idea di quante cose
devo raccontarti!” gioirono
nello stesso istante, intrecciando le mani e saltellando.
Poi entrambe scoppiarono a ridere.
“Ma Mira…come ti
sei vestita?!” chiese, una volta calmatesi,
la minore delle Strauss.
“Hai visto? E’
quello che mettevo ai vecchi tempi! Non mi sta
benissimo?” chiese Mira facendo un giro su se stessa.
“S-sì…
b-benissimo…” mentì spudoratamente la
sorella, mentre
guardava impietosita Freed, ancora in stato in shock, mentre Laxus
cercava di
calmarlo e scrostarselo dai pantaloni.
“RAGAZZIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!”
I quattro nella radura si voltarono a
guardare la grotta
bloccata dai massi, a bocca aperta.
“Ever?” chiesero i
due Raijinshuu.
“Elf nii-chan?”
“Siamo bloccati qui dentro
per colpa di questo babbeo!” urlò
Evergreen, prendendo a ventagliate il suddetto babbeo.
Laxus e Freed soffocarono una
risatina, mentre le due Strauss
si passavano una mano sul viso, esasperate.
“Cielo…”
sospirò Mirajane scuotendo la testa.
“Laxus! Ti prego tiraci
fuori!”
Il ragazzo biondo guardò
tra il seccato e il divertito la
grotta, mentre l’aria iniziava a sfrigolare, scintille a
circondarlo, e nel
cielo già si sentiva tuonare, quando Lisanna gli si mise
davanti terrorizzata.
“Laxus! Non puoi fulminare
la grotta! I massi li
seppellirebbero, Elf-nichan cosa ti è venuto in
mente?!” Rimproverò
il fratello.
“S-scusa…”
mormorò l’altro, ricevendo una ventagliata da
Ever.
“Ha ragione Laxus,
è meglio pensare ad un altro modo…”
l’appoggio Freed, sotto lo sguardo grato di Mira.
Il biondo parve pensarci un attimo ma
poi annuì, incrociando
le braccia al petto.
“Potremmo fare
così,” propose infine Freed, attirando
l’attenzione degli altri, mentre si teneva il mento con la
mano, “Io scriverò
alcune rune esplosive intorno ai massi e Laxus le attiverà
con un fulmine; a
quel punto i sassi che bloccano la grotta salteranno in aria,
polverizzati. C’è
la possibilità che alcune schegge più grosse
volino in giro, quindi è il caso
di prestare attenzione, ma per il resto dovrebbe funzionare senza
grandi
danni.”
“Va bene” i tre
approvarono il piano.
“Elf nii-chan, Ever, avete
sentito?”
“Sì, procedete
pure!”
“Non ne posso più
di stare qui dentro, i miei capelli stanno
implorando pietà!”
Davanti a questa richiesta di urgente
aiuto da pare di
Evergreen, Freed si mise subito in azione.
“DARK
ECRITURE’: EXPLOSION” una lunghe serie
di
rune iniziò a tracciarsi davanti all’imboccatura
bloccata della caverna,
seguendo i movimenti sinuosi della spada del mago delle rune.
“Elf nii-chan,
Ever?” chiamò Mira angelica, “tenetevi
pronti!”
“Laxus?” Lisanna
gli fece cenno di partire.
“Tch.”
Laxus si spostò davanti a
Lisanna, coprendola con il suo
corpo.
Mirajane notò la scena con
gli occhi scintillanti.
Freed traccio delle rune di protezione
intorno a sé e Mira.
Lisanna notò la scena con
gli occhi scintillanti.
Il biondo socchiuse gli occhi,
concentrandosi.
L’aria crepitò di
energia.
Il cielo tuonò.
Un fulmine si schiantò
sulle rune viola dello Scripter, con
uno schianto assordante.
I massi esplosero, con un boato, in
mille schegge che
volarono tutti intorno.
Una nuvola di polvere si
alzò, provocando attacchi di tosse
nei maghi di Fairy Tail.
Pian piano la nuvola si dissolse e
svelò Elfman, trasformato
in
LIZARDMAN, che con il
suo corpo proteggeva Ever, accucciata sotto di lui.
Lisanna e Mirajane notarono la scena
con gli occhi
scintillanti.
“Lisanna!
Onee-chan!” Elfman, con la sua mole leggiadra, si
lancio ad abbracciare le due sorelle albine.
“E-Elf nii-chan!”
rantolò Lisanna cercando salvezza, ma il
mastodontico ragazzo, ancora sotto forma di lucertola, aveva iniziato
anche a
piangere e non sembrava voler smettere.
Intanto Ever era corsa, piangendo e
lamentandosi della
stressante convivenza con “Quell’UOMO!”,
anche lei a soffocare Laxus e Freed,
che ridacchiavano al pensiero che in fondo, la vittima vera, era il
povero
Elfman.
****
“Ancora non ho capito come
hai fatto a convincermi.” Brontolò
per l’ennesima volta Laxus, squadrando male
l’albina che canticchiava
allegramente, mentre firmava anche lei i fogli per stringere una
alleanza con
le altre due coppie. Si era sbagliato su di lei, non era assolutamente
vero che
non assomigliava alla sorella: aveva gli stessi istinti demoniaci di
Mira, solo
che li nascondeva meglio.
“Laxus! Sono i tuoi compagni
di team! Dovresti essere
contento di allearti con loro: mostra un sorriso!” lo
rimproverò lei, non trattenendosi
dal ridere alla sua faccia esasperata e scioccata.
“Non intendevo
in…”
“Forse Laxus voleva passare
un po’ di tempo da solo con la
mia sorellina, o sbaglio?! Tutto solo, soletto con
lei…”
Per la seconda volta nella giornata
Laxus rischiò di morire d’infarto,
ma chiunque avrebbe rischiato la morte se un demone con gli occhioni a
cuore
gli fosse apparso alle spalle ghignando maliziosamente. Se a
ciò aggiungiamo
che stava bevendo e, una volta intese le parole del Cupido Satanico,
sputò
tutta l’acqua in faccia a Freed, che ovviamente seguiva Mira,
potremmo dire che
fu in quel giorno che la sua dignità di duro subì
un drastico calo.
“M-Mira-nee…c-cosa
s-stai dicendo…?!” Lisanna era entrata in
stato di shock: il viso paonazzo, il fumo che le usciva dalle orecchie,
i
movimenti scoordinati e le parole balbettate e confuse, lo
testimoniavano. Nel
suo cervello un solo pensiero rimbombava; come ha fato ha sapere del
sogno?!
Sì, perché secondo lei solo quello avrebbe potuto
dare la possibilità a
Mirajane di scatenarsi. Povera illusa.
Invece di replicare il biondo, troppo
imbarazzato, prese per
il colletto della giacca l’innocente Freed, e lo
trascinò a sedersi su un masso
lontano dalle Strauss.
I due rimasero in silenzio e a loro si
aggiunse Elfman: dopo
un attacco a sorpresa delle due sorelle sataniche contro lui ed Ever,
era
mascolinamente scappato lasciando la compagna a sbrogliarsela da sola.
Ognuno di loro pensava alla catastrofe
in cui era incorso.
****
Guardai
Lisanna che
rideva insieme alla sorella, mentre preparavano il pranzo, una zuppa
alle erbe
dall’odore poco invitante. Forse a causa delle piante
bizzarre. Oppure per
l’aggiunta di carne di procione. O semplicemente per le
abilità particolari di
cuoca di Mira. Zuppa, scelta per non so quale motivo da Freed, ma non
avevo
avuto il coraggio di chiederglielo, vista l’espressione
affranta mentre
guardava anche lui la sua compagna.
Senza che
nemmeno me ne
accorgessi, Lisanna mi era comparsa davanti e mi scrutava stranita con
quei
suoi occhi azzurri che sembravano conoscere molto più di
quello che diceva.
Aveva una strana luce negli occhi. Una luce che avevo già
visto, ma non
ricordavo dove.
“Laxus,
potremmo
parlare un attimo in privato?” mi chiese guardandosi intorno
circospetta.
Io
annuì e ci
allontanammo ai bordi della radura; mi appoggiai a braccia incrociate
ad uno
strano albero dalle foglie arancioni e guardai la mia compagna in
attesa che
parlasse.
Non so
perché, ma
vederla stropicciarsi le mani, guardarsi intorno quasi imbarazzata e
scervellarsi per trovare le parole adatte, mi fece sorridere; era
più fragile
di quanto mostrasse. Era…tenera.
Per poco non
mi
strozzai con la mia stessa saliva a quel pensiero e cominciai a
tossire, mentre
sentivo il calore bruciarmi le guance.
“Laxus!
Tutto bene?” mi
chiese preoccupata, appoggiandomi una mano sul braccio.
Io guardai
ovunque
tranne che il suo viso e annuii.
“Allora,
cosa c’è?”
chiesi impaziente e leggermente preoccupato. Perché parlarmi
in privato?
“Ehm...ecco
vedi
Laxus…h-ho bisogno del tuo aiuto!” disse
puntandomi gli occhi in volto.
Io la
osservai
perplesso.
Ed ecco, che
all’improvviso ricomparve quella luce, ma cento volte
più accesa. E capii.
Capii dove l’avevo già vista.
“Tu
devi assolutamente
aiutarmi nel mio piano Laxus! Ho osservato come si comportano Mira con
Freed ed
Elfman con Ever, è chiaro, lampante, limpido che si stanno
innamorando! E noi
dobbiamo assolutamente aiutarli!”
Era la stessa
luce
maniacale che aveva Mira negli occhi quando tentava di accoppiare due
della
gilda. In una parola: terrificante.
Io la guardai
male.
“Abbiamo
una gara da
vincere. Non c’è tempo per queste cose.”
Lei
gonfiò le guance,
mettendomi il broncio.
“Laxus!
Stai
ostacolando i desideri di felicità dei tuo amici! Non
vorresti vedere Freed
sorridere felice, mano nella mano con Mira?!” mi chiese
recitando perfettamente
la parte della brava ragazza ostacolata dal duro senza cuore (io). Solo
per
gentilezza non le feci notare che dopo soli tre giorni con Mira, Freed
sembrava
sull’orlo di una crisi isterica.
“Non
vorresti vedere Evergreen
con gli occhi scintillanti di gioia, tra le forti braccia di mio
fratello?!”
continuò lei. Anche questa volta non le feci notare come
fosse una miracolo che
Elfman fosse sopravvissuto con Ever per tutto questo tempo.
“Guardali,
Laxus!”
concluse con gli occhi pieni di lacrime (che sospettavo fossero finte).
Per
farla contenta, sospirando mi voltai ad osservare i fantomatici
innamorati.
E dovetti
ricredermi:
forse aveva davvero ragione.
In quel
preciso
momento, Freed stava ridendo con Mira, mentre le portava tra le braccia
alcune
erbe per la zuppa che lei, di tanto in tanto, si fermava a cogliere. Ad
un
certo punto, sorprendendo sia me che Mira, colse un bellissimo fiore
viola e,
con un inchino, lo porse, imbarazzato, alla ragazza che
arrossì vistosamente.
Mira, sotto lo sguardo compiaciuto del mio amico, se lo infilo dietro
un
orecchio, tra i capelli perlacei.
Poco
più in là,
Evergreen stava medicando con cura alcune ferite di Elfman, che si era
procurato mentre era LIZARDMAN; erano
entrambi
rossi in viso, ma Elfman continuava a parlarle e ridere come se tutto
fosse
normale, mentre lei sorrideva, stando attenta a non guardarlo, e ogni
tanto
aggiungeva qualche frase, oppure lo prendeva a ventagliate ma senza
troppa
violenza. Non aveva mai visto Ever imbarazzata o intimidita davanti a
qualcuno
che non fossi io.
“Allora?”
chiese
speranzoso il piccolo demone al mio fianco.
“Potresti
anche aver
ragione, ma non sono comunque affari nostri.”
Lei sorrise
maliziosa.
“Ma
non dobbiamo
proprio immischiarci, solo dargli un po’ di spinta verso la
giusta via. Per
favore Laxus.” Mi implorò nella stessa identica
maniera che aveva usato per
convincermi a fermarci a mangiare. Avrebbero dovuto rendere certe
espressioni
illegali.
“Ti
prego Laxus,”
continuò avvicinando il suo viso al mio e vedendo che non
davo risposta, oppure
accorgendosi che stavo cedendo leggermente, “Non dovrai fare
niente, te lo
prometto! Farò tutto io! Dovrai solo aiutarmi di tanto in
tanto, parlare con
Freed ed Elfman…non sarà difficile e ci
concentreremo al massimo anche sulla
missione! Ti pregooooo!”
Sospirai e
annuii; mi
sentivo incolpa ogni volta che tentavo di dissuaderla dal fare qualcosa
di
innocuo (per me) e lei sapeva sfruttare bene il senso di imbarazzo e
disagio
che mi suscitavano la sua vicinanza e i suoi occhi pieni di lacrime. E
le
guance arrossate. E i capelli scompigliati. E il broncio che metteva
ogni volta
che le dicevo di no.
Okay, forse
era proprio
solo la sua presenza, per intera, a mettermi in
un’inspiegabile situazione di
disagio e imbarazzo.
“Grazie
Laxus!” trillò
entusiasta, buttandomi le braccia al collo.
Io mi
irrigidii nel
sentire il calore del suo corpo avvolgermi dolcemente.
Ma prima
ancora che
potessi anche solo pensare a come reagire, lei si staccò, mi
fece l’occhiolino
e corse da sua sorella.
Ancora non
sapevo in
che guaio mi ero cacciato.
*****
Sapevo di
aver un
sorriso alquanto beota stampato in faccia, ma non potevo farci niente.
Non solo
Mira aveva accettato il mio dono, ma era anche arrossita in modo molto
dolce.
Inoltre quel fiore viola tra i suoi capelli bianchi, le stava
d’incanto.
La osservai,
rilassato
e felice, mentre raccoglieva l’ennesima erba. Forse avrei
dovuto preoccuparmi
del fatto che non avesse mai usato quelle erbe prima d’ora e
avrebbe anche
potuto avvelenarmi, ma dopo tutto quello che avevo subito per farla
sorridere
ed essere soddisfatta di me, nonché per sopravvivere, mai e
poi mai le avrei
fatto notare quel particolare.
Senza che
nemmeno me ne
accorgessi, urtai contro Mirajane, che si era fermata mentre ero
distratto.
“Freed,”
iniziò a dire
seria, scrutandomi con i suoi occhi blu mare, “Tu vuoi bene a
Laxus?” mi
chiese.
“Certo!”
risposi senza
nemmeno pensarci, gonfiando il petto. Laxus era la persona che stimavo
di più
al mondo.
“E a
Ever?”
“Anche.”
Un ghigno
malizioso,
che mi fece salire il sangue alle guance, si dipinse sul suo volto.
“Allora
vorrai
partecipare anche tu al mio piano per rendere i nostri amici felici
oltre ogni
immaginazione, vero?”
Rendere Laxus
ed Ever
felici? Nella mia testa si materializzò l’immagine
di un sorridente dio del
tuono che mi si inginocchiava davanti dicendo: “Grazie Freed!
Sei un vero
amico! Se non fosse stato per te non avrei trovato la vera
felicità!”; mentre
Ever lo abbracciava con gli occhi colmi di lacrime di riconoscenza e
adulava la
sua nobiltà d’animo.
“Eh,
già…” mormorò
Mira, come se avesse letto i miei pensieri, sorridendo maliziosamente.
“Solo
una cosa può
rendere una persona veramente felice…” aggiunse
sognante, con una scintilla
diabolica negli occhi.
Io la guardai
perplesso, mentre lei si avvicinò pericolosamente al mio
viso.
“L’AMOREEEEE!”
mi
strillò improvvisamente nell’orecchio e
cominciando a saltellarmi intorno con
gli occhi a forma di cuori pulsanti.
Io sentii il
sangue
bruciarmi nelle guance mentre una sola parole rimbombava nella mia
testa:
“A-M-O-R-E!”, con tanto di cupidi svolazzanti
attorno.
“Guarda
Freed. Guarda!”
mi incitò dolcemente tirandomi per una manica.
Io guardai e
vidi il
mio adorato Laxus venire abbracciato dalla piccola Lisanna e divenire
di un bel
rosso scarlatto; poco più in là Elfman
scompigliava i capelli ad Ever mentre
lei si limitava solamente a tirargli un ventaglio sul braccio, quando
io
probabilmente sarei stato torturato a morte per settimane.
Osservai
ancora un po’
lo sguardo perso di Laxus e il rossore di Ever.
Dovevo fare
qualcosa.
Era mio
dovere di amico
e compagno lottare per la loro felicità contro chiunque.
Anche contro loro
stessi.
“Cosa
dobbiamo fare?”
chiese deciso guardando la mia compagna.
“Per
stasera limitiamoci
ad osservare e magari a fare qualche piccola insinuazione; domani
congegneremo un
piano migliore.” Mi informò improvvisamente seria.
Io
annuì, preso nel mio
ruolo di aiutante di cupido.
“Nee-chan!”
Mira si
girò, con in
volto il solito sorriso tranquillo che mostrava in gilda.
“Arrivo,
Lisanna!”
disse tutta calma e angelica, incamminandosi verso la sorella.
“Ah,
Freed…?” mi chiamò
voltandosi indietro.
Io la guardai
pronto a
qualche strana richiesta, ma lei si limitò a portarsi un
dito alle labbra e
farmi l’occhiolino. Un’espressione che dovrebbe
essere ritenuta illegale.
Da qualche
parte nel
mio cervello sentii i neuroni residui svenire.
****
Da quando
Ever mi aveva
intimato di stare in silenzio se non avessi voluto trovarmi il suo
ventaglio in
un posto…fatato, non avevo fatto altro che osservare come
quei due Raijinshuu
stessero adulando le mie sorelline.
“Ever…”
la chiamai
sperando che non mi uccidesse in maniera dolorosa.
Lei mi
fulminò con lo
sguardo e mi tirò il ventaglio sulla testa.
“Quante
volte ti devo
dire che solo i Raijinshuu possono chiamarmi Ever?!” poi
sospirò guardandomi
come sconfitta, mentre io aspettavo in silenzio che mi chiedesse cosa
c’era che
non andava.
“Allora
Elfman, qual è
il problema?” chiese infine sedendosi inginocchio davanti a
me.
Io repressi a
stento un
ghigno.
“i
tuoi compagni,”
iniziai poi diventando serio di colpo, “stanno adulando e
toccando più del
previsto le mie sorelline.”
Ever mi
guardò
scettica, poi si voltò a scrutare i suoi compagni e la sua
bocca formò un “o” perfetta.
Dopo di che
si girò con
un sorriso malizioso e una luce demoniaca negli occhi.
“Smettila
di fare il
geloso, Elfman! Le tue sorelle sono in grado di difendersi da sole,
anzi tu
saresti solo d’impiccio!” disse con la sua solita
gentilezza fatata, probabilmente
pensando a Mira, visto il brivido che la scosse.
“Non
se ne parla
nemmeno! Sono un vero uomo ed è mio dovere impedire che dei
maniaci si
approprino delle mie sorelline!” ribadii. Nessuno poteva
portarmele via!
Negli occhi
della mia
compagna brillò una luce pericolosa.
“Non
starai per caso
dando a Freed e a Laxus dei ‘pervertiti’,
vero?!” se non fosse stato per il mio
istinto di sopravvivenza bestiale, avrei risposto di sì; ma
ancora ci tenevo
alle mie braccia.
“N-no…è-è
c-che sono
preoccupato…” cercai di spiegarmi, intimorito
dalla strana aura nerastra che le
volteggiava intorno.
Alle mie
parole, di
colpo l’aura sparì e il suo sguardo si
addolcì (per quanto potesse addolcirsi
Ever) e mi batté lievemente sulla testa il suo ventaglio.
“Sei
proprio uno
stupido Elfman. I miei compagni non farebbero mai niente di male a
delle
ragazze, soprattutto a due compagne di Gilda: Laxus è
completamente imbranato e
Freed è un gentiluomo.”
Io la guardai
contrariato: non mi andava comunque che qualcuno toccasse le mie
sorelline.
Lei
sbuffò
“Inoltre
pensa, magari
anche loro sono innamorate e sarebbero molto felici di fidanzarsi con i
miei
compagni, no?” disse con lo stesso tono che si usa per
spiegare ad un bambino
un concetto elementare.
Io feci un
smorfia di
disgusto e mi preparai a ribattere, ma, dopo aver dato
un’occhiata ai quattro
in questione, mi rimangiai tutto e la guardai disperato. Se le mie
sorelle
davvero amavano quei due, avrei dovuto aiutarle, ma se non era vero non
volevo
perderle o lasciare che si trovassero in situazioni imbarazzanti.
“Tranquillo
Elfman, so
io cosa fare!” io la guardai come si guarda la propria
salvezza, “Come hai
notato ci sono alte possibilità che quei quattro siano cotti
l’uno dell’altro,
quindi io te abbiamo il dovere, da compagna e fratello, di aiutarli a
rendersene conto. Tu devi estorcere a Laxus e Freed la
verità, io a Mira e
Lisanna; dopodiché passeremo all’azione in base
alla risposta. Sia chiaro non
accetto fallimenti.” Mi disse con aria omicida negli occhi,
per poi voltarmi le
spalle e andare a parlare con le mie sorelle.
Quasi mi
venne da
piangere. Laxus mi avrebbe ucciso di sicuro.
Pensai un
attimo alla
mia imminente morte, ma poi mi ricordai chi ero e alzai un pugno al
cielo
urlando: “UOMO!”
Da lontano
vidi Ever
sorridermi e annuire.
****
I tre uomini sospirano in
contemporanea, guardando le loro
compagne: nessuno di loro aveva ancora avuto il coraggio di chiedere
agli altri
due ciò che dovevano e temevano una vendetta femminile
piuttosto dura.
Alla fine, Laxus, si
dimostrò il più audace nonché privo di
tatto.
“Freed ti piace
Mira?” chiese incrociando le braccia al petto
e alzandosi in piedi per fronteggiare il mago delle rune, che si stava
progressivamente strozzando con la sua saliva.
Il suo sguardo non ammetteva repliche.
Il povero Freed prese in
considerazione l’idea di scappare,
ma sapeva che il suo capo l’avrebbe fulminato dopo tre passi;
di mentire non
c’era possibilità, Laxus se ne sarebbe accorto di
sicuro. L’unica era dire la
realtà, ma ciò comportava lo scuoiamento da parte
dell’iperprotettivo fratello.
Diede di sottecchi
un’occhiata ad Elfman, che lo guardava
incuriosito mentre benediceva Laxus, che invece alzava gli occhi al
cielo.
“I-io…e-ecco…”
iniziò il povero Freed, mentre Laxus cercava
di non ridere alla vista delle sua faccia color pomodoro.
“SI’!”
urlò infine tanto forte da svenire, sotto lo sguardo
incredulo degli altri due.
Quando si fu ripreso,
arrossì di botto cercando
un’approvazione negli sguardi dei due.
“Sei coraggioso,”
gli disse Laxus dandogli una pacca sulla
spalla, “Non so come hai fatto a sopravvivere a Mira per tre
giorni,
soprattutto vestita così”
Il biondo trasudava pietà
da tutti i pori, mentre Freed lo
guardava con gli occhi colmi di lacrime di commozione per la sua
approvazione.
“Ehi, cosa intendi
dire?!” urlò Elfman alzandosi in piedi e
scrutandoli minaccioso.
Laxus alzò un sopracciglio,
scettico, e gli fece cenno di
guardare sua sorella.
“Pensa se Ever fosse vestita
così…” insinuò.
Elfman, sconfitto, si risedette di
colpo con le guance in
fiamme e balbettando frasi senza sesso, mentre la sua immaginazione gli
tirava
brutti scherzi. Certe immagini dovrebbero essere rese illegali,
pensò.
Laxus sorrise, tornando a sedersi
anche lui, con le braccia incrociate
dietro la testa.
“Immagino che questa
reazione risponda alla mia prossima domanda.”
Si rilassò, soddisfatto: Lisanna sarebbe stata entusiasta e
lo avrebbe
sicuramente ricompensato con un sorriso o un abbraccio…
A questi pensieri inconsapevoli
arrossì sotto lo sguardo
indagatore del mago dai capelli verdi.
“E tu Laxus, con
Lisanna…?” buttò lì,
prendendo alla
sprovvista il biondo che non poté evitarsi di arrossire.
Ritrovando la sua compostezza,
lanciò a Freed, che ormai ghignava,
uno sguardo scettico.
“Beh, immagini che il tuo
rossore basti come risposta…”
“Non ho detto che mi
piace!” disse, ma quando notò gli sguardi
scettici degli altri due, aggiunse “Forse.”
E in quel momento divenne di uno
splendido magenta.
“Cosa intendi con
forse?!” gli chiese attento e pronto a
difendere la sorellina, Elfman; ma ormai il biondo si era chiuso in se
stesso e
non c’era niente da fare.
In pochi secondi tutto torno come poco
prima, tre uomini in
silenzio che meditavano la loro triste sorte guardando le artefici di
questa
scherzare tra loro.
“Dobbiamo fare dei turni di
guardia.” Disse improvvisamente Laxus
senza smettere di guardare Lisanna.
“Cosa?” rispose
Elfman, fattosi attento.
“Dobbiamo fare dei turni di
guardia. Io e Lisanna abbiamo
incontrato un coppia di una gilda oscura; non dovrebbe essere permesso
a queste
gilde di partecipare.”
Freed annuì.
“Il Master aveva ragione. In
questa edizione c’è qualcosa che
non va…avete visto quanti razzi di segnalazione?! Non credo
di sbagliarmi
dicendo che ormai saranno rimaste una cinquantina di coppia, se non
meno.
Dobbiamo stare attenti.”
“Uomo!”
“Le ragazze non devono
saperne niente.” Aggiunse Laxus; se
già Lisanna si agitava nel sonno e dormiva male, farle fare
dei turni di
guardia non le avrebbe giovato.
Gli altri due annuirono, mentre le
ragazze lì vicino, ignare
del pericolo in agguato, ridevano raccontandosi gli avvenimenti degli
ultimi
giorni.
*****
“Complimenti Mira, questa
zuppa è davvero buonissima!” disse
Freed, bevendone un altro sorso. Tutti gli altri, tranne Mira, lo
guardavano aspettando
di capire se fosse sicuro assaggiare la zuppa o meno. Se non fosse
caduto a terra
rantolando entro trenta secondi si sarebbero abbuffati.
Con grande stupore di Laxus, non
successe niente e poterono
assaggiare quella strana zuppa, che, nonostante l’odore
insolito era davvero
buona.
Lisanna, ignara che a distanza di
qualche chilometro tra
poche ore una sua amica bionda avrebbe compiuto lo stesso gesto, si
alzò in
piedi con fare solenne e disse:
“L’Alleanza
è stretta!”
I fogli di pergamena emanarono una
luce rossastra, che le
ragazze trovarono inquietante, per poi spegnersi tra gli sguardi
soddisfatti di
quest’ultime.
I ragazzi, dopo essersi scambiati uno
sguardo d’intesa, si alzarono
in piedi e si preparano a continuare la marcia, pronti ad affrontare
ogni sorta
di pericolo. Nessuno di loro avrebbe permesso a chiunque o qualunque
cosa di
toccare le loro compagne.
A chilometri e chilometri di distanza,
il Master Makarov
discuteva preoccupato con Gildarts, appena tornato e ripresosi dalla
shock
della partecipazione della sua adorata figlioletta, riguardo alle
anomalie
della Gara, mentre mentalmente ringraziava suo nipote di aver
partecipato con
la sua figlia appena ritrovata e di essersi alleato per proteggere
anche le
altre.
La Gara era appena iniziata e
già un’ombra incombeva sui
giovani di Fairy Tail.
Fairy Chat
Lisanna: *disegna
freneticamente,
inginocchiata per terra, con un bastoncino* Allora, per prima cosa
dobbiamo
tendergli una trappola qui, passare poi all’attacco, alla
difesa, attuare il
piano Love, il Cupido e ritornare a contrattaccare; ed ecco che abbiamo
completato
la missione!
Laxus: *guarda stralunato
il complicato
disegno di Lisanna, intitolato “Piano
d’Amore”, non capendo una virgola di ciò
che il piccolo cupido sclerotico sta dicendo*
Autrice:
*va da Lisanna* Guarda che
il biondo non sta capendo niente nemmeno con il supporto visivo, ti
consiglio
di mostrargli fisicamente il tuo piano, usandolo come cavia…
Laxus: RAGING
BOLT!
*fulmina Autrice e guarda impensierito
Lisanna, che sembra prendere in considerazione la proposta* Non
ascoltarla ho
capito benissimo, tch!
Lisanna: *lo abbraccia
entusiasta, mandandolo all’al di là, e si lancia
nella spiegazione del Piano B*
Laxus: *rimane svenuto e
Lisanna
continua a parlare da sola*
Autrice:
*torna da Mira e Freed*
Generale, il piano è fallito.
Satan Soul: Tsk, inutile
essere…DARKNESS
STREAM!
Autrice:
*censura*
Freed:
cerca un luogo per
nascondersi.
Satan Soul/ Mira:
Freed…il tuo è
un ottimo lavoro! *salta al collo di Freed in versione demoniaca*
Freed:
*sviene*
Ever:
*tenuta in spalletta da Elfman,
con in mano un binocolo* Mmh…le cose procedono
bene…
Elfman:
E-Ever…p-pesi…* sta
morendo sotto il peso di Ever*
Ever:
CHE COSAA?! RAZZA DI BESTIA!
IO SONO UNA FATA LEGGIADRA! *infila il ventaglio in bocca ad Elfman*
FAIRY
MACHINE GUN LEPRECHAUN!
Elfman: *censura*
|
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Capitolo 10 *** Terzo giorno: Alleanze pt.3 ( Le belle addormentate nel bosco) ***
Yoooo
minnaaa!!! Si,
sono ancora viva! Incredibile eh?! xD no, seriamente, mi scuso con
tutti quello a cui avevo promesso un aggiornamento veloce: sono
un’autrice terribile. Ad
aggiungersi alla mia lentezza generale, bisogna ammettere che
ultimamaente Mashima
non ci regala abbastanza fluff, cosi che questo capitolo orribile
è risultato
un parto gemellare XD Mashima, inizia a correre, perché se
pensi che Erza o
Mira siano spaventose non mi hai ancora visto in versione Berserk
*ghigno
assassino* MA COSA PENSA QUANDO SCRIVE?!?! Basta, ho deciso io parto
per il
Giappone, prendo a calci Mashima giù dalla sua sedia e mi
metto io a scrivere
la trama: Natsu si sposa con Lucy, Levi con Gajil, Lisanna con Laxus,
Erza con
Gerard, Freed con Mira, Wendy con Romeo e LLUVIA CON GRAY e tutti
faranno tanti
bambini, che Ultear e Meredy, rispettivamente fidanzate con due gran
fighi,
accudiranno come due brave zie!!!
*ride
come una pazza assatanata e prenota un volo per il Giappone* comunque
vi
chiedo, come regalo di compleanno (dal sedici sono sedicenne ad
honorem) di
perdonarmi e leggere questo obbrobrio senza lanciarmi niente che superi
in peso
e dimensioni un frigorifero
Un
piccolo avviso sulla
storia: la storia del passato di Cana per cui ha iniziato a bere, me la
sono
inventata di sana pianta, senza nessun spunto dal manga, per aggiungere
un po’
di drammaticità alla storia e complicare le cose a Leon. Nel
caso qualcuno non
gradisca mi scuso già. Inoltre ho rotto il computer
portatile e sto usando un
tablet che non ha la “i” accentata, quindi se non
sono riuscita a correggerle
in alcuni punti: gomene!
Questo
capitolo è
dedicato ai tredici pazzi che mi hanno inserito tra autori preferiti XD
Buona
lettura!
Ps:
per i maschi che
andranno a vedere le immagini di cui ho allegato i link, sono a
disposizione
sacche di sangue per le trasfusioni e ciotole per la bava XD
Terzo
giorno: Alleanze
pt. 3 (Le belle addormentate nel bosco)
Cana
indietreggiò
spaventata: non poteva essere davvero lì! Quegli occhi rossi
che tante volte l’avevano
incantata non smettevano di guardarla, ma ora lei aveva solo paura.
Cercò di
scappare, ma il suo corpo non rispondeva ai suoi ordini e presto
inciampò
all’indietro trovandosi ad osservare dal basso il suo nemico.
Un’onda
di terrore le
tolse il respiro.
“Ciao
Cana, era da
tempo che non ci vedevamo…” disse con voce
suadente, con quella voce che usava
per ammaliare e intrappolare milioni di ragazze, con quella voce che
aveva
usato per adescare lei.
Un’onda
di terrore la
fece tremare fino nelle ossa.
“Vattene!”
invece
dell’urlo deciso che avrebbe voluto, dalla sua bocca
uscì solo un rantolo
spaventato.
Il ragazzo
scoppiò a
ridere, scompigliandosi i capelli neri in quel modo per cui una volta
il suo
cuore perdeva un battito.
Raggiungendola
si
inginocchiò davanti a lei e le prese il mento tra le dita.
Un’onda
di terrore le
fece dimenticare chi era. Chi era diventata.
“Sei
scappata per
molto tempo, ma è ora di riprendere il nostro
rapporto…” le soffiò in un
orecchio mentre il ghigno del predatore che ha finalmente messo alle
strette la
sua preda gli compariva sul volto.
Cana non
riusciva
nemmeno a muoversi. Un solo pensiero nella sua testa, mentre lacrime di
terrore
gli rigavano il volto.
“Qualcuno
mi salvi…”
Una rondine viola cantò
con voce melodiosa nel cielo,
guardando stupita un ragazzo dai capelli bianchi parlare.
Era ormai dall’alba che
Leon camminava in cerchio, indeciso
sul da farsi; a volte maldiceva la maga dei tarocchi, a volte se stesso
e altre
ancora il sakè. Davvero non sapeva cosa fare.
Il giorno precedente, dopo aver
salvato Cana, lei era
svenuta e non si era più ripresa: la sua fronte era
diventata incandescente e
il suo respiro si era fatto pesante. Evidentemente l’acqua
era ancora più
fredda di quel che pensava. Perché diavolo aveva dovuto
buttarsi per seguire
dello stupido sakè?! Ma non gliela avrebbe fatta passare
liscia, avrebbe
scoperto perché beveva, anche con la forza se era
necessario, e l’avrebbe
disintossicata.
Maledicendola schiantò un
pugno contro la parete di roccia.
Ovviamente dopo aver capito la
situazione della ragazza,
Leon si era fermato in una grotta nella speranza che la ragazza si
svegliasse,
ma ormai era la mattina del terzo giorno e lei non dava segni di
ripresa, anzi.
Sospirando si sedette accanto a lei e
la osservò in
silenzio: il sudore le aveva appiccicato i capelli al volto e a tratti
si
muoveva agitata, come se stessa facendo un incubo. Istintivamente le
scostò i
capelli dalle guance arrossate, accarezzandola leggermente, mentre lo
sguardo
gli si addolciva. Quando si rese conto di ciò che stava
facendo, si alzò di
scatto e si allontanò mentre la sua faccia diventava di un
bel bordeaux. C’era
la possibilità che Gildarts stesse guardando proprio in quel
momento la gara e
lui non ci teneva a diventare polvere! Anche se probabilmente lo
sarebbe
diventato comunque…doveva ideare un piano di fuga e
sopravvivenza…forse era
meglio sparire per un po’…qualche
decennio…niente di esagerato…
Un
gemito di dolore
della ragazza lo riportò coi piedi per terra, mentre
recuperava il suo freddo
autocontrollo: non c’era tempo per le paturnie mentali, era
evidente che Cana
stesse sempre peggio.
“Sembra stia
soffrendo…” pensò con
un’insolita stretta al
cuore.
Purtroppo lui non conosceva erbe
mediche per alleviarle il
dolore o guarirla e nel kit di sopravvivenza non c’era niente
che potesse
essergli utile; la preoccupazione iniziava di soffocarlo. Non poteva
assolutamente permettere che la ragazza morisse, ma non voleva nemmeno
abbandonare la Gara…
“Dannazione!!”
pensò colpendo per l’ennesima volta la roccia
e crepandola, “Se solo ci fosse Cherie con
me…”
Una luce si accese nel suo cervello.
L’oscurità che
annebbiava i suoi ragionamenti scomparve permettendogli di vedere la
soluzione
a tutti i suoi problemi.
Per la precisione gli permise di
vedere una chioma blu e un
sorriso gentile.
Sollevato iniziò a ridere
e a spogliarsi, dopodiché veloce
prese Cana in braccio, guardandola speranzoso.
“Sta tranquilla Cana, ti
salverò” mormorò alla ragazza tra
le sue braccia, che istintivamente, mentre ansimava
nell’oscurità rivivendo il
suo peggiore incubo, gli strinse le braccia al collo.
Una nebbia azzurrina
iniziò a circondarli, mentre Leon a
fatica tratteneva un sorriso: era ora di scoprire se quel nuovo
incantesimo
funzionava.
“ICE MAKE:
WOLF!” la sua
voce risuonò decisa e forte nell’area circostante.
Dalla sua mano scaturì un
valanga di neve che prese a
vorticare freneticamente finché gigantesco lupo di ghiaccio
comparve davanti ai
suoi occhi e subito lui gli appoggiò una mano sul muso.
“Trova la Dragon Slayer del
Cielo, Wendy, e portaci da lei!”
gli disse in tono perentorio e distaccato mentre sulla testa del lupo
compariva
un cerchio magico azzurrino.
Il lupo si inchinò e
ululò al cielo; dopo aver annusato
l’aria, iniziò a correre nella foresta, seguito da
un mago di ghiaccio il cui
unico pensiero in quel momento era salvare quella bella e pazza
ubriacona che
il destino aveva voluto fosse sua compagna.
****
“G-Gerard…”
una voce flebile e piena di desiderio turbò il
silenzio di quella mattina assolata.
Un mago dai capelli blu corse veloce
tra gli alberi fino a
giungere nella piccola radura in cui giaceva una maga dai capelli
scarlatti.
Imponendosi l’autocontrollo e cercando di domare il rossore
sulle guance,
avanzò verso di lei e le si inginocchiò a fianco.
Il giorno precedente, per
attraversare quel cunicolo
infinito gli ci erano volute sei ore, durante le quali Erza era stata
sempre
peggio, finché infine non aveva perso i sensi. Il fatto che
in quella dannata
galleria ci fosse poca aria e malsana, non aveva aiutato. E ora Erza
aveva la
febbre: o dormiva o delirava.
Aveva perso il conto ormai di quante
volta la maga l’avesse
chiamato piangente per poi supplicarlo di non lasciarla sola, oppure
parlando
come se fossero ancora sulla Torre del Paradiso, oppure pensando che
lui fosse
uno degli altri membri della gilda.
E ogni volta Gerard aveva una stretta
al cuore.
La ragazza che amava più
della sua stessa vita stava male,
ma lui non sapeva cosa fare, se non starle accanto tenendole la mano e
parlandole,
raccontandole dei loro momenti più belli o rincuorandola che
non l’avrebbe mai
più abbandonata, nonostante sapesse che non sarebbe andata
così.
La prima regola della Crime Sorciere
era di non innamorarsi
di nessuno che cammini nella luce. Il suo codice era
“punizione”.
Se non poteva impedirsi da amare con
tutto se stesso quella
ragazza, almeno avrebbe fatto in modo che lei non cadesse nelle ombre
per lui.
L’avrebbe protetta ogni singola volta che ce ne fosse stato
bisogno, come in
quell’occasione, e poi sarebbe scomparso.
“G-Gerard…” Mormorò
nuovamente Erza, tendendo una mano verso di lui, con le guance
arrossate e gli
occhi lucidi.
Sforzandosi di sorridere Gerard le
strinse la mano e le
scostò i capelli dal volto.
“Cosa
c’è Erza? Sono qui.” Disse con tono
rassicurante.
“G-Gerard…non te
ne andare…” Gerard sospirò
profondamente,
mentre un’ombra di dolore gli offuscava gli occhi: era la
quinta volta che
ripeteva quella frase facendogli scoppiare il cuore e facendolo sentire
un
verme, per poi addormentarsi.
Ma questa volta Erza aveva tutta
l’intenzione di continuare.
“N-non voglio rimanere
sola…” singhiozzò iniziando a
piangere sotto lo sguardo stupito di Gerard, “non sono
felice…se non ci
sei…voglio che rimani con me…per
sempre…”
Le braccia di Gerard
l’avvolsero d’istinto, mente lui
affondava il volto nei suoi capelli scarlatti e si chiedeva
perché il destino
dovesse essere così crudele.
“Non
è il destino ad
essere crudele, ma tu ad essere stupido!” gli
sembrava quasi di sentire la
voce di Ultear ripetergli quelle parole fino allo sfinimento, quelle
parole che
lo tentavano e che temeva allo stesso tempo, “Se
vuoi davvero che sia felice, dovresti stare con lei! Come fai a non
capirlo? Vi amate! Negandoti questa felicità non fai altro
che negarla anche a
lei! Sei proprio un idiota, Gerard!”
Istintivamente Gerard
ridacchiò piano al pensiero di lei che
lo colpiva esasperata, per poi architettare un piano assurdo con Meredy
per
farlo dichiarare. A volte quelle due lo spaventavano.
In
realtà avrebbe
voluto con tutte le sue forze che fosse davvero così, ma
aveva un terrore
divorante di farla soffrire ancora. Al pensiero delle sue lacrime
sentiva come
se gli venisse corrosa l’anima.
Gerard avrebbe continuato a macerarsi
nei suoi dubbi per
ore, se improvvisamente le condizioni di Erza non si fossero aggravate.
Infatti improvvisamente il suo corpo
cominciò a divenire
sempre più caldo e il suo respiro accelerato.
Gerard preoccupato si
staccò da lei, per cercare di capire
che cosa stesse accadendo.
Improvvisamente una luce dorata
avvolse il corpo della
ragazza e Gerard dovette proteggersi gli occhi con una mano, tanto la
luce di
Erza era abbagliante.
Quando finalmente riaprì
gli occhi, una copiosa cascata di
sangue fuoriuscì dal suo naso.
“Perchè diamine
Erza ha un Riequip da gattina?!?!” urlò
esasperato alla foresta indietreggiando il più lontano
possibile da quel
succinto abito tentatore. (http://images2.wikia.nocookie.net/__cb20120228085637/fairytail/images/thumb/3/3a/Erza_in_Kitty_Suit_meets_Young_Erza.jpg/671px-Erza_in_Kitty_Suit_meets_Young_Erza.jpg)
Non fece nemmeno in tempo a
riprendersi che nuovamente il
corpo di Erza si illuminò, sotto il suo sguardo agonizzante,
per svelare poi la
ragazza in versione cameriera. (http://s270.photobucket.com/user/clouds_wifey_forever/media/anime%20girls/Erza_Scarlet.jpg.html)
Gerard prese a sbattere la testa
contro un albero. Non era
possibile che il suo dannato autocontrollo andasse a farsi un giro
appena Erza
mostrava anche una minima parte del suo corpo!! Perché gli
veniva fatto ciò?!
Non era una punizione esagerata per i suoi crimini?! Che so,
l’inferno o la
tortura eterna potevano essere adatti, ma qui lo si voleva portare al
suicidio!
“Gerard…non te
ne andare…” Il mago coi capelli blu, dopo
aver inspirato profondamente, si voltò, psicologicamente
preparato ad
affrontare Erza-cameriera.
Peccato che Erza si fosse
riequipaggiata in versione
infermierina e proprio in quel momento stesse tendendo una mano verso
di lui
sussurrando il suo nome, in maniera che tutti avrebbero potuto definire
sensuale. (http://www.anime-evo.net/wp-content/uploads/2012/03/fairytail-120-f2.png)
“No, no, NO! Devo
assolutamente fare qualcosa! Devo…no, non
a lei! Intendevo…! Non voglio…! Aiutarla!
...Non…” il povero Gerard, preda di
viaggi mentali tipicamente maschili e imbarazzo aggravato,
iniziò a balbettare
frasi a caso mentre il sangue fuoriusciva copioso dal suo naso.
Mentre ancora tentava di trovare
un’ancora di salvezza, Erza
indossando il suo costume da coniglietta si mise in ginocchio e
cercò di andare
da lui a gattoni.(http://images3.wikia.nocookie.net/__cb20101011182050/fairytail/images/c/c3/Erza_bunny_suit.png )
Probabilmente il mago avrebbe avuto
bisogno di una
trasfusione di sangue.
“Vi prego, qualcuno mi
fulmini!” pensò mentre Erza si faceva
sempre più vicina.
Improvvisamente un’idea dai
capelli blu, il sorriso gentile
e uno sguardo puro, saltellò nella sua testa. Una specie di
miracolo.
Avrebbe pianto, Gerard, per quella
benedizione di nome
Wendy!
Ora doveva solo trovarla.
Ma per lui, in un momento di estremo
pericolo come quello,
era un problema da niente. Avrebbe fatto di tutto per uscire da quella
situazione.
Veloce come il naufrago che teme che
la barca che ha visto
all’orizzonte possa scomparire, prese in spalla la ragazza
che ora sfoggiava il
suo look da lolita gotica (altra perdita di sangue), cercando di non
guardarla.
(http://images4.fanpop.com/image/photos/16700000/erza-in-armour-titania-erza-16776347-337-500.jpg)
“Per
le grandi stelle del cielo divino: GUIDAMI NORTH
STAR!”
Di colpo il cielo si
oscurò e tra le nuvole apparve una
grande stella luminosissima. Dopo pochi attimi la stella
iniziò a precipitare
dal cielo, esattamente dove avrebbe dovuto trovarsi la Dragon Slayer
del Cielo,
Wendy.
Gerard si lanciò
all’inseguimento della stella più veloce
che poteva. Ne andava della sua salute mentale.
***
Il vento frusciava tra i papaveri,
rinfrescando l’ambiente
dopo una notte di calura spietata; con dolcezza andò ad
accarezzare i capelli
blu di una ragazzina in fondo ad una buca.
Wendy dormiva beatamente, un
po’ ammaccata ma serena.
Romeo faceva la guardia, concentrato.
Dovevano trovare un modo per uscire
da quella maledetta
buca, lo sapeva, ma finora i loro sforzi erano andati tutti a vuoto.
Il giorno precedente e quella stessa
mattina avevano provato
ad usare i poteri suoi e di Wendy un’infinità di
volte, ma la buca era troppo
profonda: il suo fuoco non era abbastanza potente per portare su
entrambi e lui
era troppo pesante per il delicato vento della ragazza. Infine Wendy
era caduta
a terra priva di sensi, spaventando a morte il povero Romeo. Per
fortuna era
semplicemente stanca e lui aveva potuto riprendere a respirare.
Da allora si scervellava su un modo
per uscire da lì: era
lui l’uomo della situazione, non poteva far pesare tutto su
Wendy! Inoltre se
fosse riuscito a trovare un modo probabilmente l’avrebbe
stupita e l’avrebbe
ammirato per questo…magari poi l’avrebbe anche
ringraziato con un bacio, come
quelli delle fiabe…
Le guance dal ragazzino diventarono
di un bel rosso
scarlatto, mentre la passione e il desiderio lo accendevano.
“SONO TUTTO UN
FUOCO!” urlò al cielo dando fuoco ai pugni
come faceva sempre Natsu. Sarebbe riuscito a conquistare Wendy a tutti
i costi!
Intanto la ragazza
sospirò, rigirandosi due o tre volte.
Allora Romeo, preoccupato di averla
svegliata, le andò
accanto pronta a confortarla e a darle il buongiorno, ma rimase
incantato nel
vederla dormire profondamente. Sembrava un piccolo angelo.
Il ragazzino sospirò
ritornando poi per l’ennesima volta ad
esaminare la parete di roccia della buca, rimuginando su cosa potesse
fare.
Fu un attimo.
Un attimo di puro terrore per il
povero Romeo, a cui per un
secondo il cuore smise di battere.
Il cielo si oscurò di
colpo.
Un ululato straziante
squarciò il silenzio.
Fu un attimo.
E un gigantesco lupo di ghiaccio si
lanciò nella buca
atterrando davanti a Romeo.
Fu un attimo.
E una gigantesca stella si abbatte
nella buca davanti a
Romeo.
Fu un attimo.
E Romeo svenne.
****
Un stella cadente si
abbatté su un lupo di ghiaccio.
Due ragazzi con due belle ragazze
addormentate piombarono
nella radura.
I due ragazzi si scontrarono con un
gemito di dolore.
“Ma che
cos…”
“Che
diamine…”
Esordirono
i due
massaggiandosi la testa per il colpo subito, poi si resero conto di
quello che
era successo e si misero in posizione di difesa. Per un secondo si
scrutarono
come si osservano due lupi di tribù sconosciute, indecisi se
attaccare o meno,
valutando la forza dell’avversario.
“Chi sei?”
ringhiò infine Leon. Quei capelli blu e quel
tatuaggio sul viso gli ricordavano qualcosa ma non riusciva ad
afferrarlo.
Gerard non rispose, osservando ora la
ragazza ancora tra le
braccia del mago dai capelli bianchi davanti a lui.
“E’
Cana.” Sentenziò infine stupito, riconoscendo
l’amica di
Erza e membro del suo team nei Grandi Giochi della Magia e rilassandosi
leggermente.
Leon sbarrò leggermente
gli occhi sorpreso, notando
finalmente la maga dai capelli scarlatti sulle spalle del mago e
abbandonando
anche lui la posizione di difesa.
“Erza!”
esclamò, “Sei di Fairy Tail?” chiese
leggermente
incredulo: non l’aveva mai visto in gilda.
“Tu sei di Lamia
Scale.” Ribatté invece Gerard indeciso se
fidarsi o meno, osservando il marchio sul petto del ragazzo che era
riuscito a
spogliarsi nonostante la situazione e la ragazza in braccio.
Leon annuì.
“Per una serie di assurde
circostanze sono in team con Cana.
Ma tu non mi hai ancora risposto.” Indagò ancora
una volta Leon, sospettoso,
mentre in Gerard avveniva una dura battaglia tra il decidere di fidarsi
o
mantenere la sua identità sconosciuta. Nella sua mente
continuava a vorticare
una sola domanda: quante possibilità c’erano che
proprio in quel momento lo
stessero riprendendo? Poteva rischiare?
Si guardò intorno
frettoloso: non vedeva nessuna telecamera,
come invece le aveva notate nei giorni precedenti.
“Sono Gerard. Ma chiamami
Mistgun, per favore.” Si buttò
infine il ragazzo, rischiando il tutto per tutto: Fairy Tail non
sbagliava mai
nel giudicare amici e nemici. Se Makarov aveva permesso a quel ragazzo
di fare
coppia con Cana ci si poteva fidare e al momento non sembrava che
qualcuno li
stesse riprendendo.
Per un secondo Leon parve stupito, ma
ricompose presto la
sua gelida compostezza. Master Makarov gli aveva accennato alle
condizioni di
Gerard, al suo passato e alla sua copertura, ma non aveva collegato il
viso
all’informazione.
“Piacere, Leon.”
Disse accennando un sorriso e tendendogli
una mano.
“Sai chi sono?”
chiese stupito e incredulo, che un mago che
non fosse di Fairy Tail non lo trattasse come un criminale.
“Il passato di una persona
non è importante quanto il
presente. Le persone cambiano e io ne sono una
dimostrazione.” Asserì sicuro
senza smettere di porgergli la mano.
Gerard sorrise e accettò
la sua offerta di amicizia, stando
attento a non lasciar cadere Erza.
“Cosa è successo
a Cana?” chiese infine Gerard preoccupato e
perplesso guardando la ragazza
“Dannazione!”
esordì Leon, che fino a cinque secondi prima
si era completamente dimenticato del motivo per cui stava correndo come
un
pazzo, “Cana! Per una serie di circostanze assurde che poi ti
spiegherò si è
ammalata e stavo cercando Wendy!” spiegò iniziando
a correre verso la buca.
“Vedo che siamo nella
stessa situazione: anche Erza sta male
e io sto cercando la ragazzina!” ridacchiò Gerard
seguendolo, incredulo della
situazione che stava vivendo.
Quando finalmente si affacciarono dai
bordi della buca
rimasero a dir poco stupiti: in un angolo dormiva angelicamente Wendy
nell’altro giaceva svenuto e con un colorito cadaverico
Romeo, davanti ad un
lupo di ghiaccio fulminato.
“E’…svenuto?”
chiese infine Leon perplesso.
“Credo di
sì…penso sia colpa nostra…”
continuò Gerard
sentendosi leggermente in colpa.
“Non ha avuto un infarto
vero?” chiese ancora Leon, sempre
più preoccupato.
“Spero di
no…”
Leon sospirò: rimanere
lì fermi non avrebbe portato a nulla.
Meglio pensare a come tirarli fuori.
“Certo che sono sempre
più stupito…” borbottò a
Gerard
mentre calcolava quanto fosse profonda la buca.
“Cosa?”
“Sinceramente non pensavo
che questi due ragazzini sarebbero
sopravvissuti.”
“Mai sottovalutare i membri
di Fairy Tail.” Sorrise Gerard.
“Tu hai una
corda?” continuò, subito dopo aver sorriso,
Leon.
“No.”
“Una liana?”
“No.”
“Un’idea?”
“…”
Nella radura ci fu un momento di
silenzio.
“Tu non puoi crearne
una?” chiese infine Gerard, dopo aver
disteso Erza nell’erba.
“No. La mia magia della
creazione riguarda animali, non
oggetti come quella di Gray.” rispose Leon imitando Gerard e
accomodando Cana
tra i papaveri.
“Mmh…immagino
che dovremo allora utilizzare una delle tue creature,
nella speranze che nessuno dei due si svegli e muoia per lo
spavento.” Suggerì
infine il mago dai capelli blu, mentre l’altro annuiva.
“ICE MAKE:
APE!”
Una gigantesco orango di ghiaccio
incominciò a battersi il
petto davanti agli occhi dei due ragazzi. Ad un movimento della mano di
Leon
l’orango saltò nella buca, atterrando tra i
ragazzi, li afferrò con una mano
sola e iniziò a risalire verso il suo padrone.
“Impressionante…”
mormorò Gerard nonostante avesse già avuto
modo di osservare quella magia.
Infine l’animale pose i
ragazzini a terra davanti a loro.
Il risveglio di Romeo fu a dir poco
traumatico: la prima
cosa che videro i suoi occhi innocenti fu un gigantesco orango di
ghiaccio.
“AAAAAAAAAAAAAAAAHHHH”
un urlo agghiacciante uscì dalla gola
del poveretto, che nello stesso tempo fece scaturire una vampata di
fuoco che
diede fuoco ai capelli dei suoi due salvatori.
“Dannazione!!”
urlarono i due cercando di domare il piccolo
incendio sulla loro testa: Leon si congelò mentre il povero
Gerard usò il suo
mantello per spegnerlo, con risultati disastrosi.
“Gerard! Leon!”
esclamò poi il piccolo piromane riconoscendo
le sue vittime, “Dove sono?” si chiese disorientato
guardandosi intorno.
“Wendy!” senza
nemmeno aspettare una risposta si lanciò al
fianco della ragazza che dormiva beatamente. Accertatosi delle sue
condizioni,
sospirò sollevato e si rivolse ai due poveretti affumicati.
“Grazie per averci tirati
fuori di lì; non so come avremmo
fatto senza di voi.” Sorrise e ringraziò Romeo.
“E’ stato un
piacere,” esordì Gerard, “anche
perché in
realtà siamo noi ad aver bisogno del vostro aiuto, anzi di
quello di Wendy”
“Cana e Erza sono ammalate
e le loro condizioni peggiorano
sempre più.” Leon lanciò una breve
occhiata al suo compagno di disavventure
prima di continuare, “e credo di parlare a nome di entrambi
dicendo che
offriamo la nostra alleanza in cambio della guarigione delle nostre
compagne.”
Il sorriso di Romeo si fece
gigantesco: con due maghi così
potenti al loro fianco avrebbero potuto tranquillamente vincere la gara!
“Va benissimo, ora sveglio
Wendy e l’avviso!” disse correndo
dalla ragazzina.
“Wendy?” la
scosse dolcemente, “Wendy…svegliati per favore,
siamo salvi! Ma abbiamo bisogno di te!” la ragazzina
mugolò infastidita, prima
di girarsi dall’altra parte e riprendere a dormire.
Romeo rimase a bocca aperta:
più provava a svegliarla, più
il suo sonno si faceva profondo.
“Mi dispiace ragazzi:
niente da fare. Dobbiamo aspettare che
si risvegli…” disse dispiaciuto sedendosi davanti
ai due, che avevano appena
controllato la situazione delle loro compagne.
“Non
c’è problema Romeo, le condizioni sembrano stabili
per
ora…” mormorò Gerard lanciando occhiate
preoccupate a Erza.
Leon annuì.
“Però non sapevo
che i draghi avessero il sonno così
pesante…” aggiunse poi facendo scappare a tutti e
tre una risata.
Fu un attimo e la pace creata
svanì.
Una luce abbagliante
rischiarò la radura.
“No…”
un rantolo disperato si udì nell’aria.
“Ma
cos…?”
Due maghi incauti dai capelli blu e
azzurri si girarono a
cercare l’origine della luce.
Due maghi incauti svennero perdendo
sangue in maniera
copiosa.
La grande Titania nella sua Armatura
della Seduzione compiva
stragi anche mentre dormiva. (http://media.animevice.com/uploads/1/18983/416138-erza_seduction_armor_by_ornav_d3hr7au_super.jpg
)
****
La prima cosa che videro Leon e
Gerard quando aprirono gli
occhi furono tanti e lunghi capelli blu che si stagliavano contro il
cielo rosato della sera. Poi si resero conto che i capelli
dovevano appartenere ad una persona e finalmente si ritrovarono faccia
a faccia
con Wendy, sorridente e in perfetta forma.
“Ben svegliati, Gerard,
Leon!” disse sorridendo.
“Cos…?”
tentarono di dire i due, storditi come non si erano
mai sentiti.
“Sto già
guarendo Erza e Cana, non dovete preoccuparvi!”
disse ancora tornano poi ad occuparsi delle due belle addormentate.
Al nome Erza, Leon si tinse di
quindici sfumature di rosso e
Gerard perse altri sei litri di sangue.
“Ohi…ricordo…”
balbettarono.
“Gerard?”
sussurrò ad un certo punto il mago del ghiaccio.
“Sì?”
rispose l’altro cercando di fermare l’emorragia.
“Secondo te è
ancora vestita così?”
Altra cascata di sangue.
“Chi controlla?”
“…”
“Ehm…W-Wendy?”
chiamò infine Gerard.
“Sì?”
di distrasse un secondo la maga che in quel momento
stava guarendo Cana.
“C-Com’è
vestita Erza?” chiese titubante e terrorizzato
dalla risposta.
“Con il suo pigiama
Gerard.” Disse lei tranquilla tornando
al suo lavoro.
“Oh, bene!”
sospirò Leon pronto a voltarsi.
“Fermo!” lo
ghiacciò Gerard con gli occhi spiritati, “Tu
credi che i pigiami della grande Titania siano normali
pigiami?!”
Leon rabbrividì, ma poi,
ricordandosi del suo orgoglio, si
voltò: pronto ad affrontare qualsiasi cosa.
“Gerard puoi
girarti!” disse infine profondamente sollevato;
il ragazzo fece come gli era stato detto e poté constatare
che vestiva un
pigiama a maniche lunghe con ricamate delle spade. Una cosa innocente.
Gerard sospirò e
finalmente poté lanciarsi senza timore al
fianco della maga, per controllare come stava. Erza non aveva
più la febbre e
la sua pelle era di nuovo rosea, dormiva tranquilla nel suo mondo
onirico pieno
di torte alla panna e fragole e Gerard.
Sollevato tornò a sedersi
a fianco di Romeo e Leon, a cui il
ragazzino stava spiegando di aver svegliato Wendy sventolandole davanti
al naso
una di quelle schifose barrette.
“Ah, Romeo,”
disse ad un certo punto Leon abbassando la
voce, “come stanno andando le cose tra te e Wendy? Mi ricordo
che ci avevi
chiesto dei consigli sull’aeronave.”
Gerard annuì, curioso.
Il ragazzino si illuminò.
“Benissimo. L-lei
è sempre bella e g-gentile, a-andiamo
sempre d’accordo. Inoltre mi ha ringraziato più
volte per averla protetta e
portata in spalla!” concluse orgoglioso superato
l’imbarazzo iniziale,
guardando la suddetta maga concentrata sugli incantesimi di guarigione.
“Vorrei tanto che entro la
fine della gara diventasse la
m-mia r-ragazza…” balbettò arrossendo
fino alle orecchie, “e…ragazzi?” chiese
poi perplesso vedendo i due maghi avvolti in una nube nera.
“Com’è
possibile…”
“…che un
ragazzino…”
“…sia
così avanti…”
“…rispetto a
noi…?!?” conclusero i due cadendo nella
depressione più cupa, sotto lo sguardo leggermente scioccato
di Romeo.
Stava per confortarli quando un
fruscio sospetto attrasse la
loro attenzione. Tutti si girarono a guardare il limitare della radura,
dal cui
fitto bosco uscirono due maghi raccapriccianti. Uno assomigliava
terribilmente
ad un troll di montagna, con la faccia deformata da cicatrici e le dita
delle
mani ingioiellate, mentre l’altro ricordava un ratto
disgustoso e lascivo.
I due subito si interessarono alle
ragazze qualche metro
davanti a loro.
“Cos’abbiamo qui?
Merce rara! Sì, sì, sì!”
disse il ratto stropicciandosi
le mani. Il troll muggì, mentre gli occhi brillavano di una
luce avida.
Wendy fece per pararsi davanti alle
due ragazze ma Romeo
l’afferrò per un braccio e la tirò
dietro di sé.
“Stai dietro di me Wendy!
Ti proteggo io! Sono tutto un
fuoco!!” disse mentre fiamme violacee ardevano sulle sue mano.
“Non ce
n’è bisogno ragazzi…ci pensiamo
noi…” una voce
gelida e assetata di sangue paralizzò i due ragazzini, che
lentamente si
voltarono.
“Hanno scelto decisamente
il momento sbagliato per cercare
di rapire le ragazze…” mormorò Gerard
con un sorriso folle in volto mentre Leon
annuiva scrocchiandosi le nocchie; delle fiamme nere si avvolgevano a
spire
intorno a loro.
Mai disturbare un mago depresso e
complessato per amore,
tanto più se per toccare la ragazza del suo cuore.
“Cosa credete di fare
mocciosi?! Siamo maghi di
Slaveholders: non avete possibilità.”
Sghignazzò il ratto, illuso.
“Il troll è mio! ICE MAKE:
DRAGON!!” avvisò Leon mentre un vento
gelido si scatenava intorno a lui,
ruggendo la sua furia, e schegge di ghiaccio affilato gli volteggiavano
intorno
come impazzite chiedendo sangue a gran voce.
“Io mi prendo il topo!
Gran
Cheriot!”
confermò Gerard mentre il cielo si
oscurava e una dopo l’altra si accendevano le stelle della
costellazione
invocata, come Menadi impazzite ad un banchetto di Bacco.
Ci sono maghi ben più
spaventosi di quelli di una Gilda
Oscura.
Dieci minuti più tardi due
ammassi violetti di carne,
carbonizzati e congelati, giacevano poco lontano dai maghi che
rilassati si
scambiavano un cinque con un sorriso sul volto.
“Adesso sì che
capisco quei pazzi di Fairy Tail!” commentò
Gerard spazzolandosi i vestiti.
“A chi lo dici! A volte una
bella rissa può risollevare gli
animi!” concordò Leon, sgranchendosi le mani con
soddisfazione.
Improvvisamente un sibilo
attirò la loro attenzione.
Un sibilo mortifero come
già ne avevano sentiti; ma era
troppo tardi
Non fecero in tempo a voltarsi che la
freccia scagliata da
un albero fronduto, fendette l’aria della radura.
Diretta
contro
Gerard.
Il ragazzo fece appena in tempo a
portarsi le braccia
davanti al volto, mentre nella mente vedeva una bambina dai capelli
rossi
sorridergli.
“Erza…”
Ma la freccia non lo colpì.
Tintinnando si scontrò
contro uno scudo, mentre una spada
veniva scagliata con forza contro l’assalitore, che colpito
in fronte
dall’elsa, cadde a terra svenuto dall’albero. Anche
lui aveva il marchio di
Slaveholders.
Gerard spalancò gli occhi
vedendo una cascata di capelli
scarlatti frusciare davanti a lui, prima che lo scudo cadesse a terra
con un
tonfo e la grande Titania crollasse in ginocchio.
“Erza!” Gerard si
precipitò al fianco della ragazza, che
sudata ansimava per lo scatto repentino appena compiuto.
“Erza non fare sforzi, ti
prego!” sopraggiunse Wendy
avvicinandosi e poggiandole una mano sulla fronte, “Sei
ancora debole, devi
rimanere sdraiata!” la implorò preoccupata.
“Grazie Wendy, ma sto bene;
mi basterà sedermi un attimo!”
la rassicurò con un sorriso mentre lasciava che il mago
l’aiutasse a sedersi.
“Come ti senti,
Erza?” le chiese con ansia Gerard,
scrutandola a fondo. Lei arrossì impercettibilmente e si
scostò dal ragazzo,
ricordando ancora alcuni sogni appena fatti.
“Benissimo!”
finse spudoratamente agitando le mani davanti
al viso, “Solo un po’ stanca! Mi dispiace Gerard di
essere stata così debole…”
disse poi guardando con insistenza un papavero lontano dal viso del
mago.
“Non scusarti, sono qui per
questo…” mormorò lui
accarezzandole dolcemente i capelli, con nostalgia, “inoltre
io non ho fatto
niente di speciale: è stata Wendy a guarirti!”
aggiunse poi ricadendo preda
dell’imbarazzo e allontanandosi da lei.
“Grazie ancora Wendy! Spero
che la nostra alleanza basti per
ricambiare il favore”!” disse Erza riconoscente
sorridendo nuovamente alla ragazza.
“Non
c’è motivo di preoccuparsi Erza!
È-è stato un piacere aiutarti
e il fatto che mi vogliate come alleata basta e avanza”
rispose la Dragon
Slayer imbarazzata gesticolando.
“Anche noi ti siamo
debitori!” La
voce di Cana risuonò nell’aria e tutti si
voltarono
per trovarsi a guardare con sollievo la ragazza pallida seduta accanto
a Leon,
che d’altro canto era circondato da una strana aura violacea.
“Cana…”
iniziò con voce gelida, “CHE COSA TI È
SALTATO IN
MENTE DI RINCORRERE IL SAKE?!HAI QUASI RISCHIATO LA VITA!! SEI
IMPAZZITA?! SE
NON FOSSE STATO PER WENDY CI SAREMMO DOVUTI RITIRARE!!”
urlò a pieni polmoni
balzando in piedi e piantandogli contro un dito accusatore, incollerito.
Cana arrossì indispettita
e stava già per ribattere sarcastica
che era tutta colpa sua per averle portato via il sakè, che
il ragazzo si
lasciò cadere al suo fianco.
“È una specie di
miracolo che tu sia viva” mugugnò
massaggiandosi il volto con aria stanca “Mi hai fatto
prendere un infarto! Ora
come ti senti? E non provare a dire che vuoi del sakè
perché ti congelo e ti
lascio nel ghiaccio fino alla fine della gara!” la
minacciò con
un’occhiataccia.
La maga dei tarocchi
sgranò gli occhi cioccolato stupita
mentre il sangue le saliva alle guance e senza guardarlo si strinse le
ginocchia
al petto.
“Si. Grazie e…mi
dispiace.” Mormorò confusa.
Leon fece un cenno di assenso e
sospirò: quella maga proprio
non l’avrebbe mai capita.
“Leon…”
Il ragazzo si girò a
guardarla, perplesso.
“RIVESTITIIIIIIII!! NON NE
POSSO PIÙ DEI TUOI STUPIDI BOXER
A PINGUINI!!! MI FANNO VENIRE GLI INCUBI!!” urlò
esasperata lanciandogli
addosso un masso di dimensioni incredibili.
Davanti a Leon che difendeva la
dignità dei suoi pinguini e
si rivestiva mentre Cana lo insultava l’intero gruppo
scoppiò a ridere.
“Gerard…Leon…”
richiamò poi Erza l’attenzione con fare
perplesso, “Cosa avete fatto ai capelli??”
I due si guardarono tra loro e per la
prima volta da quel
pomeriggio, finalmente liberi da preoccupazioni, si accorsero dello
stato dei
propri capelli.
In contemporanea, con lentezza si
girarono a guardare Romeo
in cagnesco.
“Oh-oh…”
VIENI QUI POCCOLO
PIROMANEEEE!” i due si lanciarono
all’inseguimento del piccoletto che scappava terrorizzato,
seguiti dalle risate
fragorose delle ragazze.
E mentre finalmente il buon umore
aleggiava nell’aria
notturna ormai pacifica, i maghi strinsero la loro alleanza, incitati
una
previsione fortuita di Cana sulla formazione del team.
C’erano pensieri
inquietanti che turbavano segretamente i
maghi, come la presenza di una Gilda Oscura mal camuffata, o un passato
tormentato e segreto, o ancora un sentimento nuovo e appena sbocciato;
ma per
quella serata, dopo una giornata particolarmente estenuante, avevano
deciso con
tacito accordo di godersi la compagni reciproca attorno al fuoco.
Era ormai notte inoltrata quando
finalmente caddero tutti
tra le braccia di Morfeo.
A chilometri e chilometri di
distanza, nella Gilda più forte
di Fiore, improvvisamente la lacrima-vision perse il collegamento con
il
torneo, facendo calare un attimo di silenzio tra i membri restanti.
Poi, il
panico dilago.
Il Master continuò a
fissare lo schermo spento, maledicendo
la previsione corretta di Gerard e affidando tutto nelle mani dei suoi
figli,
sperando che non accadesse loro nulla di male.
Fairy
Chat
Erza: autriceeeeeeeeee!
*indossa
Armatura del purgatorio* come hai osato farmi fare una cosa tanto
imbarazzante
davanti a Gerard?!?!
Autrice:
ehm…io…*indietreggia e si arrovella per non
finire uccisa brutalmente* io…io
l’ho fatto per te!! Per convincere Gerard a rimanere! Non mi
uccidere *mode occhi
da cucciolo on* e poi è stato il mio compleanno da poco. E
andry mi ha
sconfitto (di mezzo punto) nella gara di one-shot…
Erza: * si commuove e
abbraccia
la povera autrice che subisce una trauma cranico* in questo caso hai
tutta la
mia compassione, sappi che nella prossima sfida avrai tutto il mio
appoggio.
Anzi iniziamo subito ad allenarci!! *una strana aurea avvolge Erza*
Autrice:
a-allenarci?! Glom…
Erza: iniziamo con un
po’ di
corsa, sedici chilometri!! UN-DUE UN-DUE! FORZA IN MARCIA!
Autrice:
ma
io veramente…
Erza: tu
cosa…*indossa Armatura
dell’Imperatrice di Fuoco*
Autrice:
io
non vedo l’ora di correre! *finge spudoratamente per non
morire*
Erza: perfetto! UN-DUE UN
DUE!
*le due si allontano correndo a 190 km/h*
Gerard: questo se lo
merita…*ghigna sadico all’indirizzo
dell’autrice*
Leon: dici che la rivedremo?
Gerard: non credo *gongola*.
Leon: che fortuna
inaspettata
*sorride come se avesse vinto all’enalotto il bastardo
caro mago* per un
po’ la potremo smettere con questo strazio.
Autrice:
*un
ghigno sadico le si dipinge sulle labbra mentre gli occhi mandano una
luce
folle* Erza…hai sentito? Gerard e Leon non vedono
l’ora di unirsi a noi!
Erza: COSA ASPETTATE?!
CORRETE
SE NON VOLETE ASSAGGIARE LA MIA IRA! *si riequipaggia con un top e dei
pantaloncini mooolto corti che causano a Gerard l’ennesima
perdita di sangue*
Gerard&Leon: Aye
sir!
*terrorizzati iniziano a correre con autrice dietro a Hitler
Erza*
Wendy: povera
autrice…di questo passo
morirà…
Romeo: la uccideranno
prima Leon
e Gerard…
Wendy: forse
dovrei…
Romeo:
naaahhh…ti va un gelato?
Wendy: *cade nella trappola
del
cibo* Aye sir! *scodinzola seguendo Romeo che ride come uno psicopatico*
Cana:*si agita nel sonno in
preda al peggiore degli incubi mai avuti* no…statemi
lontani…MALEDETTI
PINGUINIIIII!!!
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Capitolo 11 *** Quarto giorno: Trovato! (Paura...) ***
Quarto Giorno: Trovato (Paura...)
YOOOOOOO
MINNAAAAA! SONO
VIVAAAAAAAAA! *arranca verso di loro* Lo so che non ci credevate
più ormai, ma
sono sopravvissuta :D Mi scuso tantissimo con tutti per il ritardo
indecente ma
tra scuola e ff il tempo è volato; spero che queste 43
PAGINE di capitolo siano
sufficienti come scusa (Andry: ti ho schiacciato, arrenditi XD) e che
siano di
vostro gradimento! Passando al capitolo, ci eravamo lasciati con le
alleanze:
come andrà il penultimo giorno della prima Gara? Inoltre in
questo capitolo
avremo…la prima coppia! TA-DAAAA! Ora, pensate un attimo
secondo voi di chi
parlo, leggete e poi nella recensione scrivetemi se avevate indovinato
o chi
avevate pensato: mi serve per un sondaggio ;D
Detto questo,
buona lettura!
Quarto
giorno: trovato! (Paura…)
Uno strano
uccello, un incrocio tra un tucano e un piccione, dai colori sgargianti
quali
arancio e viola, cantò con forza, emettendo le stesse note
che si erano udite
solo al concerto del feroce Dragon Slayer del ferro che ora dormiva
rumorosamente nella radura sotto di lui.
Un brusio
di lamentela si alzò dall’ammasso di corpi
sdraiati attorno alle braci spente
della sera prima, ma l’impavida palla di piume
continuò a cantare a
squarciagola finché una fiammata lo abbrustolì a
puntino e un palo di ferro lo
trapassò a mo’ di spiedino.
La
colazione era pronta.
“Natsu…”
mormorò Lucy, ormai sveglia, al ragazzo già
ricaduto tra le braccia di Morfeo.
Con un
sospiro esasperato cercò di liberarsi, dalla prigione che
l’avvolgeva ma era
un’impresa impossibile e quella volta non poteva certo
calciarlo via! La sera
prima le temperature erano scese intorno ai quattro gradi e questo
spiegava
perché i ragazzi dormissero tutti vicini, Lucy fosse tra le
braccia della stufa
umana, Levy fosse coperta dalla giacca di Gajil lasciato a petto nudo
come Gray
che, unico immune al gelo della notte, aveva usato tutti i suoi
vestiti, tranne
i boxer sotto gentile consiglio dei dragon slayer, per coprire Lluvia.
Guardando
verso Levy si consolò di non essere l’unica in
quella scomoda posizione, anzi,
per Levy era anche peggio: lei non sarebbe mai riuscita a lanciare via
Gajil.
“Ohi…non
cambiano mai…”
“Gray!”
esclamò stupita la ragazza vedendo il mago del ghiaccio
mettersi a sedere e
scompigliarsi i capelli sbadigliando.
“Aiuto…”
pregò Levy in un rantolo tendendo l’unica mano che
riusciva a muovere con gli
occhi che supplicavano un intervento del mago.
Un ghigno
sadico si dipinse sul volto di Gray.
“Ice
make: Cannon!”
Due
proiettile di ghiaccio formato gigante colpirono gli ignari figli dei
draghi,
scaraventandoli tre metri più in là.
“Ghiacciolo!!!”
urlò Natsu alzandosi di colpo e dandosi fuoco: avrebbe
riconosciuto quel
ghiaccio ovunque.
“Dannato
spogliarellista!” ringhiò Gajil mentre con aria
spiritata trasformava la sua
mano in una grossa lama in ferro.
“Grazie
Gray!” cinguettarono invece felici le ragazze circondandolo,
mentre lui si
scherniva con una mano.
Una grossa
vena iniziò a pulsare sulla tempia dei Dragon Slayer.
Uno sguardo
complice, e ben presto un tubo in ferro arroventato si
abbatté sulla testa del
mago del ghiaccio.
“Volete
la
guerra…” sibilò lui con sorriso folle
prima di lanciare via i boxer e gettarsi
in combattimento.
“Gray-sama!
Lluvia
tifa per te! Resisti!” urlò la ragazza appena
svegliatasi con gli occhi a cuore
prima di tentare di iniziarsi a spogliare. Per sua fortuna un gomito di
Natsu,
o Gajil, non si capiva bene cosa appartenesse a chi, la
mandò a k.o.
Levy e Lucy
guardarono quello spettacolo afflitte.
“Di’
la
verità Levy…faranno così per tutto il
giorno vero?” chiese la bionda con un
brivido.
La Scripter
sospirò rassegnata, sarebbe stata una luuuuunga alleanza.
***
“Che
rottura.” Sibilò scocciato il Dio dei Tuoni a
braccia incrociate mentre intorno
a lui scrosciava una cascata di fulmini.
“Non
dire
così Laxus! Non è da UOMO!!”
urlò un albino con un gigantesco braccio roccioso
schiantando al suolo l’ennesimo mago.
“La
vuoi
piantare con questa storia dell’uomo?!”
sbraitò irritata una fata lanciando
occhiate pietrificanti agli avversari.
“Ever
concentrati!!” la rimproverò con calma un
cavaliere dai capelli verdi
abbattendo nuovamente con la sua spada il nemico.
“Lasciala
sfogare Freed, non c’è problema.” Lo
tranquillizzò sorridente un enorme demone
dai capelli argenti schiacciando a terra il volto di un povero nemico
di
passaggio e frustando con la sua coda squamata tutti gli altri.
“Sorellina,
vacci piano! “ la rimproverò ridacchiando una
ragazza tigre sfigurando i suoi
avversari.
Laxus
sospirò nuovamente mentre intorno a lui i nemici cadevano
come foglie
autunnali: possibile che fosse l’unico scocciato?! Gli altri
sembravano
divertirsi un mondo a schiantare teste qua e là, presi dei
loro combattimenti,
mentre lui avrebbe solo voluto dormire.
E invece
no! Quella mattina una cinquantina di maghi oscuri aveva dovuto tender
loro un
agguato nel sonno e se non fosse stato per le rune di Freed e il suo
sesto
senso da Dragon Slayer ci sarebbero rimasti tutti secchi, dato che era
lui di guardia.
E così adesso, alle sei di mattina, loro stavano
combattendo. E lui non aveva
potuto riposare.
Un nemico
cadde a terra esanime e carbonizzato.
La cosa
più
preoccupante era che, a parte Freed, nessuno degli altri pareva essersi
accorto
del fatto che la presenza di maghi oscuri in una Gara organizzata dal
Concilio
avrebbe dovuto essere vietata, e invece ce ne era un intero esercito.
“Kyaaaa”
Lisanna venne sfiorata da un incantesimo di fuoco alle spalle e per
salvarsi si
gettò a terra; già il mago le era addosso per
darle il colpo definitivo che una
gigantesca mano lo afferrò per una spalla, sollevandolo da
terra.
E il povero
mago si trovò a faccia a faccia con il suo peggiore incubo.
“Hai
scelto
il giorno sbagliato per farmi arrabbiare” Gli disse con gli
occhi i bianchi per
i lampi, poi lo lanciò in aria.
“RAGING…”
iniziò dire mentre l’aria crepitava intorno al
dragone, per poi completare
l’incantesimo quando il mago fu a portata di mira,
“…BOLT!”
Un cono di
fulmini e saette si abbatte su colui che aveva osata sfiorare Lisanna,
che con
gli occhi sbarrati ammirava la potenza del Dio del Tuono.
Poco
più in
là, Ever, danzando tra statue in marmo, vide la scena e
sogghignò: era la sua
occasione!
Con un
calcio in pancia colpì un nemico, che sputò
l’anima, e lo fece volare a
sbattere contro Laxus, il quale, preso alla sprovvista, perse
l’equilibrio e
cadde sopra la ragazza ancora a terra.
I loro nasi
si sfiorarono pericolosamente, le guance di entrambi, perfino del
solitamente
impassibile ragazzo, si tinsero di uno scarlatto intenso e i corpi dei
due
aderirono perfettamente l’uno all’altro, nonostante
Laxus cercasse di non
schiacciare Lisanna.
“S-scusa…”
iniziò a balbettare imbarazzato cercando di tirarsi in
piedi, non accorgendosi
che la ragazza era in tilt, ma un fischio lo distrasse e
d’istinto afferrò la
ragazza racchiudendola in una morsa contro il suo petto, fece una
capriola in
avanti e si voltò a ringhiare contro il nemico sempre
tenendo Lisanna tra le
braccia, mentre la falce che aveva rischiato di colpirli tornava tra le
mani
della sua proprietaria.
La donna,
dai lunghi capelli neri come il carbone e gli occhi di due colori
diversi, uno
rosso e uno nero, scoppiò a ridere sadicamente, prima di
trasformare la falce
in un alabarda.
“Ma
come
siete carini! Ma sei sicuro bel biondo di non preferire bellezze
più mature?!”
sghignazzò prima i palleggiare l’arma tra le mani,
alludendo al suo corpo
formosa stretto in un vestito nero dall’ampio scollo e audace
spacco.
Laxus
appoggiò delicatamente Lisanna a terra, ancora sotto shock,
e si alzò per
fronteggiare la nemica.
“Bellezze
più mature?! Non so a chi ti riferisca! Davanti a me vedo
solo una racchia
vigliacca e incapace.” ribattè sornione ghignando,
mentre il volto della donna
si deformava in una smorfia irata.
“Questa
me
la paghi…” sibilò scagliando
l’arma che Laxus evitò con estrema
facilità; la
donna stava già ghignando nel vedere l’arma
ruotare su se stessa e tornare per
colpire alle spalle il suo nemico, quando Laxus, senza nemmeno
voltarsi,
l’afferrò al volo.
“Tutto
qua?” chiese spezzando la lancia, “Adesso ti mostro
io cosa significa essere
maghi…” mormorò avvicinandosi con passo
calmo all’avversaria che
indietreggiando spaventata inciampò a terra e
cercò di evocare uno scudo.
“Lightening’s
Dragon Roar!!” dalla bocca del biondo scaturì un
gigantesco cono di elettricità
che distrusse lo scudo della donna e carbonizzò il suo
corpo, che cadde
riverso.
“Pfft!
Non
eri un granché…” commentò
con sguardo disgustato prima di ritornare dalla sua
campagna e aiutarla ad alzarsi, mentre lei lo ringraziava,
imbarazzandolo ancor
di più.
Intanto
Evergreen procedeva con i suoi piani di conquista contro
l’altra coppia, delusa
che quella maledetta maga da strapazzo avesse interrotto Laxus e
Lisanna.
All’inizio
aveva avuto dei problemi a trovare l’occasione giusta, ma
questa si era
presentata da sola quando Freed e Mirajane si erano ritrovati a
combattere
schiena contro schiena.
Ora doveva
soltanto distrarre il demone…
Con un
ghigno che avrebbe messo paura ad Erza, la delicata fata
afferrò uno dei nemici
stesi a terra sotto i suoi piedi, lo sollevò sulla sua
testa, e lo lanciò
contro la testa di Elfman, che con un gemito cadde a terra.
Mirajane,
sentendo l’urlo di dolore del fratello, si voltò
di scatto, distogliendo lo
sguardo dal nemico, che ne approfittò per scagliare una
gigantesca incudine
sulla testa della ragazza che cadde a terra semi svenuta.
Preoccupato
Freed si precipitò al suo fianco e la prese tra le braccia
iniziando a chiamare
il suo nome con sempre più ansia, scuotendola per le spalle.
Era il
momento perfetto per un risveglio in stile fiabesco.
O almeno lo
sarebbe stato, se Evergreen non si fosse dimenticata di calcolare i
soprannomi dei
suoi compagni: The Dark Knight e Il Demone.
Satan Soul
spalancò gli occhi rossi per la rabbia e circondata da un
aura omicida.
“Sitri
Soul!” mormorò con sguardo folle sorridendo
sadicamente, mentre il suo corpo
subiva la metamorfosi.
Freed nero
per la rabbia l’affiancò.
“Dark
Ecrituré: The Knight!”
Un silenzio
di puro terrore ghiacciò i nemici.
“Sorellina!
Hai esagerato!” rimproverò Lisanna dieci minuti
dopo, coperta di fuliggine da
capo a piedi, la sorella.
“Freed,
quante volte ti ho detto di imparare a trattenerti?!”
ringhiò Laxus, anche lui
completamente del colore del carbone, come Evergreen ed Elfman.
Mirajane li
guardò facendo gli occhioni da cucciolo, profondamente
pentita sentendosi in
colpa, mentre Freed piangeva prostrato a terra implorando il perdono
del suo
amato Laxus.
Lisanna
sospirò.
“Fa
niente…
Meglio muoverci, dobbiamo assolutamente trovare un posto dove fare il
bagno!”
disse come parlando di una questione di massima importanza e facendo
così
alzare gli occhi al cielo al biondo.
“Va
bene!”
acconsentì Mirajane, già tornata di buon umore,
mentre tutti si alzavano e si
incamminavano diretti alla ricerca di una polla d’acqua,
possibilmente termale,
visto il vento freddo che si stava alzando.
Della
radura e dei nemici era rimasto solo un gigantesco cratere vuoto.
***
Era
Mezzogiorno.
Era il
quarto giorno.
Erano
quindi quattro giorni che Erza non mangiava torta alle fragole e panna.
Erza aveva
fame.
Gerard
invece aveva paura.
Era
mezzogiorno.
Era il
quarto giorno.
Erano
quindi quattro giorni che Cana non beveva sakè.
Cana aveva
sete.
Lyon invece
aveva paura.
“A
volte
sono proprio infantili…” sospirò Romeo
che, superato l’imbarazzo iniziale,
camminava mano nella mano con Wendy, guardando le due donne a destra
avvolte da
un aurea nera e i due ragazzi a sinistra con gli occhi sbarrati e
l’espressione
di due animali in trappola.
Wendy
ridacchiò coprendosi la bocca con una mano.
“Io
penso
che facciano solo fatica a capirsi…”
mormorò divertita.
“Gli
adulti…” sospirò esasperato il
ragazzino alzando le spalle.
E poi
scoppiò.
Non che
potesse durare ancora per molto, nonostante i nostri impavidi giovani
lo
sperassero ardentemente.
“LYONNNN!”
con un urlo belluino Cana si lanciò sopra il ragazzo, che
cadde a terra
schiacciato dalle forme abbondanti della maga.
“Voglio
del
sakè! Ti prego portami del sakè!”
iniziò a pregarlo stringendogli le braccia al
collo soffocandolo. Non che ce ne fosse chissà quale
bisogno, visto che il
poveretto era già svenuto per l’imbarazzo.
Nello
stesso momento, Erza si lasciò cadere in ginocchio sconfitta.
“N-non
ce
la faccio più… non lo posso
sopportare…” svelò tremante con sguardo
allucinato
tendendo una mano implorante verso Gerard.
“Torta…”
mormorò; il ragazzo si guardò intorno: via
d’uscita! Aveva bisogno di una via
d’uscita!!
“E-ehm
io…”
il ragazzo cominciò a sudare freddo.
Lyon
continuava a fingere di non essersi ripreso.
“Cana,
Erza…” la voce gentile di Wendy
richiamò le due disperate, “Non credete che
prima troviamo il nostro obiettivo, prima finiremo la sfida e potrete
bere e
mangiare quel che volete nella pausa?” fece loro notare con
la sua solita
dolcezza.
Le due si
guardarono per un attimo, poi saltarono in piedi alzando un pugno al
cielo.
“Andiamo!”
urlarono con una spaventosa luce di determinazione negli occhi,
iniziando a
correre nella direzione che la mappa le indicava.
“Muovetevi!”
ringhiò Erza agli altri, che terrorizzati iniziarono a
correre loro dietro.
Leon e
Gerard andarono commossi ad abbracciare, sotto lo sguardo scontento di
Romeo,
Wendy.
“Ci
hai salvato
un'altra volta…” iniziarono a ripetere in lacrime,
mentre Wendy cercava di
schernirsi imbarazzata.
Sarebbe
stata una lunga giornata anche per loro.
***
“Luuuuu”
l’ennesimo accorato lamento martoriò le povere
orecchie della maga degli
spiriti stellari, “Quand’è che siamo
arrivati?” chiese per forse la centesima
volta con tono sofferente Natsu, camminando con la sua andatura
rilassata e le
braccia incrociate dietro la nuca.
“Non
ne ho
la più pallida idea Natsu, per l’ennesima
volta!” ribatté Lucy stringendo i
bordi della mappa in uno scatto nervoso mentre le sue tempie pulsavano
all’inverosimile. Ma cosa aveva fatto di male per meritarsi
un bambino del
genere!?!
“Dai
Lucy,
non ti abbattere!” cercò di consolarla divertita
Levy, accarezzandole gentilmente
una spalla.
“Ghihi!
Sei
proprio insopportabile, Fiammifero!” commentò
Gajil che camminava al fianco
della piccola Scripter, con il suo solito ghigno.
“Cos’hai
detto Ferraglia?!” rispose il mago girandosi irritato mentre
i pugni prendevano
fuoco.
“Che
sei
irritante!” intervenne Gray che camminava serafico tra Lucy e
Lluvia con
sguardo apatico, per poi concedersi un sorrisino di scherno.
“Volete
farvi sotto?!” chiese allora infiammato Natsu facendogli
cenno di farsi avanti;
e già Gajil e Gray si stavano lanciando contro di lui quando
Lluvia si lanciò
in mezzo a braccia aperte.
“Ora
basta!
Non potete litigare!” esclamò seria e, vedendo gli
sguardi scettici dei
ragazzi, in particolare dell’amato Gray-sama, aggiunse
“Altrimenti non
arriveremo mai e perderemo la sfida!”
Dopo un
secondo di silenzio, i tre scattarono avanti in una corsa forsennata.
“VINCEREMOOOOO!”
il loro urlo spaventò gli uccelli posati sugli alberi
intorno a loro.
Lucy
sospirò sollevata. “Grazie Lluvia, non credo avrei
potuto sopportare un’altra
rissa di quegli idioti!”
“Già”
concordò Levy con un sorriso, “Mentre adesso
correranno fino allo sfinimento,
poi si accasceranno ansanti sul sentiero e aspetteranno che
arriviamo”
ridacchiò immaginandosi la scena.
Rilassate
continuarono a camminare chiacchierando degli ultimi giorni,
finché degli urli
belluini non richiamarono la loro attenzione.
Natsu stava
correndo come una dannato per superare i suoi avversari, quando un
pensiero lo
fece bloccare di colpo e i due gli finirono addosso
“CHE
COSA
STAI FACENDO RAZZA DI UN FIAMMIFERO?!” iniziarono a sbraitare
i due irritati,
ma le urla gli si bloccarono in gola quando videro la testa calda
girarsi con
un sguardo così serio da far loro paura.
“Ho
bisogno
di chiedervi una mano…” mormorò con
voce triste abbassando lo sguardo, mentre
Gajil e Gray si guardavano stupiti.
“Allora?”
gli chiese Gray dopo che ebbero riiniziato a camminare, “Si
può sapere
cos’hai?”
“Sto
male.”
“Male?”
chiese perplesso Gajil e Natsu annuì con forza.
“Si!
Ogni
volta che sono troppo vicino a Lucy il mio corpo si scalda, ma non
delle solite
fiamme: queste sono talmente calde che ho il terrore di scottarmi io
stesso;
per non parlare di Lucy: non voglio fale del male, ma non riesco a
controllarmi,
è più forte di me!” spiegò
con la voce che lasciava trasparire il panico.
“Cosa
devo
fare?! Non puoi congelarmi?!” chiese scuotendo Gray per un
braccio.
Gray e
Gajil arrossirono e dopo essersi scambiati un’occhiata
disperata sospirarono.
Ma quanto era stupido?!
“Ti
congelerei anche volentieri fiammifero, ma non risolverebbe il tuo
problema!”
“Perché?”
“Non
è una
malattia la tua…o non proprio…”
borbottò a disagio.
“E
cos’è?”
chiese Natsu completamente perso. Non era una malattia?!
“Ecco…
uhm…” temporeggiò Gray, incredulo
dell’imbarazzante situazione in cui era
finito, “Ecco…chiedilo a Gajil!”
urlò puntando il dragone di ferro.
“Eh?!
Non
scaricare queste cose su di me ghiacciolo!” urlò
arrossendo: col cavolo che
glielo spiegava lui!
“Allora?”
insistette Natsu innocente.
“Ehm…”
balbettarono i due cercando una via di fuga.
E
stranamente la trovarono.
“TROVATOOOOOOO!”
Lucy diedi
una breve scorsa alla mappa e notò che effettivamente i due
punti coincidevano,
quindi con un sorriso speranzoso incitò le altre a correre.
“Ci
siamo!”
“C’è
l’abbiamo fatta!”
In pochi
secondi le tre ragazze raggiunsero i compagni: si trovavano sulle rive
erbose
di un piccolo lago limpidi al cui centro emergeva un’isola
erbosa con imponenti
massi e un grosso baule in legno scrostato.
Natsu
travolse letteralmente Lucy in un abbraccio entusiasta.
“Ce
l’abbiamo fatta Lu! Possiamo vincere!” le
urlò sollevandola da terra con un
sorriso capace di illuminare la notte a giorno, mentre la ragazza non
riusciva
a trattenersi dal sorridergli di rimando scarlatta.
“Tsk!
Non
ti esaltare fiammifero! Questa sfida la vinciamo tutti e sei, poi si
vedrà!”
gli ricordò Gajil ghignando, per poi afferrare Levy per una
spalla e stringersela
contro, “Vedremo se riuscirete a battere me e il gamberetto!
Ghihi!” Le guance
di Levy si imporporarono e lei sentì un moto
d’orgoglio invaderla
(soprassedendo sul “gamberetto”).
“Parlate
grosso ma saremo io e Lluvia a vincere!” si intromise
immancabilmente Gray,
prendendo per mano Lluvia e portandosela al fianco, mentre nello stesso
tempo
lanciava via la camicia; questo gesto quasi fermò il cuore
della ragazza.
I tre
ragazzi si guardarono per qualche secondo ringhiando, poi si puntarono
un dito
contro e urlarono: “CHI ARRIVA ALL’ISOLA PER PRIMO
È IL MIGLIORE!”
E
già
dimentichi delle loro compagne, con il grande tatto e la squisita
eleganza che
li contraddistingue, si spogliarono di tutto fino a rimanere in boxer
(Gray
neanche quelli) lanciando gli abiti addosso alle ragazze scioccate per
poi
saltare in acqua.
“Voi…”
esordì Lucy iniziando a tremare per la rabbia e
l’imbarazzo, “SIETE DEGLI
SCOSTUMATI! MA VI SEMBRA NORMALE DENUDARSI COSÌ DAVANTI A
NOI?!” urlò con tutto
il fiato che aveva in gola buttando a terra i vestiti del ragazzo che
trenta
secondi prima avrebbe volentieri baciato.
Levy
sembrava essere andata sotto shock e, liberatasi dei giganteschi
vestiti di
Gajil, cercava di guardare ovunque tranne che verso il laghetto.
Ma Lluvia
era in assoluto quella messa peggio: dopo aver tolto dalla faccia i
boxer del
suo amato, con un gemito strozzato si sciolse in una pozza
d’acqua bollente e
gorgogliante.
“Li
ucciderò, li sventrerò, li…”
Lucy stava già pianificando una diabolica
vendetta, avvolta da un aura malvagia e ghignando psicopaticamente,
quando le
cose iniziarono a farsi strane.
I ragazzi
avevano man mano iniziato a rallentare le bracciate e approdati
sull’isola
facevano fatica a issarsi sulla riva, come se i loro muscoli non
reggessero lo
sforzo.
“Va
tutto
bene?” urlò Levy titubante alzando un sopracciglio
perplessa e cercando di non
soffermare lo sguardo troppo a lungo sulla schiena muscolosa di Gajil.
“Gray-sama!”
chiamò Lluvia alzandosi da terra all’improvviso,
stringendo tra le braccia gli
indumenti del suo amato come se fossero un tesoro.
I tre
ragazzi non risposero ma si alzarono con andatura barcollante; poi
Natsu
inciampo nei suoi stessi piedi e rovinò addosso a Gray,
iniziando a ridere in
maniera folle. Gray subito ghiacciò qualsiasi cosa nel
raggio di dieci metri e
iniziò a sbraitare e gesticolare, strascicando le parole,
mentre Gajil
continuava a cadere e rialzarsi in piedi stordito.
“Che
cosa
sta succedendo?” chiese Lucy preoccupata dando
un’occhiata alle sue compagne,
inquiete quanto lei.
“Gray-sama!”
urlò Lluvia con gli occhi lucidi “Lluvia arriva a
salvarti!” e già stava per
lanciarsi nel lago vestita e nuotare dal mago, quando Levy la trattenne
per un
braccio.
“Non
farlo
Lluvia! C’è qualcosa che non va
nell’acqua…” mormorò
inginocchiandosi sulle
sponde del laghetto.
“Nell’acqua?”
chiese Lucy perplessa, osservando l’innocente e limpida acqua
sciabordare
lentamente.
“Si.”
Affermò sicura Levy, “È
l’unica cosa che è entrata in contatto con i
ragazzi…
Lucy, potresti evocare Aquarius per favore? Ma sta pronta a effettuare
una
chiusura forzata del portale. Lluvia allontanati, se è quel
che penso tu più di
tutte non devi toccarla.”
Lucy estrasse
subito la chiave dorata e sicura la immerse nell’acqua,
attenta però a non
sfiorarla con le mani.
“Apriti
portale della Portatrice d’acqua: Aquarius!”
evocò recidendo il confine tra i
due mondi con la chiave e all’istante apparve scuotendo la
chioma azzurra lo
Spirito Stellare.
“Aq…”
stava
già per chiamarla Lucy, quando la sirena si girò
verso di lei con un occhiata
folle e le guance rosse.
“FIDANZATO!
IO HO UN FIDANZATO! E TU NO! !” si mise a ridacchiare con le
guance arrossate
indicando alternativamente le tre ragazze, gli occhi lucidi.
Le mascelle
delle tre ragazze caddero a terra per lo shock.
Poi
improvvisamente intorno alla sirena cadde una pesante aura nera e il
suo volto
divenne livido di furore folle.
“Io
ho un
fidanzato…perché mi hai
evocato…perché… PERCHÉ?!?
MUORIII!”
urlò indemoniata
prendendo la sua anfora e scagliando un maremoto contro la bionda;
stranamente
il colpo non andò a segno, radendo al suolo gli alberi alla
destra di Lucy.
Aquarius
stava già per riprovare quando Lucy chiuse forzatamente il
portale.
“Ma
che….
COSA STA SUCCEDENDO?!” Urlò la bionda che per un
secondo aveva visto passarsi
la vita davanti, scioccata e confusa; va bene che era pazza Aquarius e
che la
odiava, ma così si esagerava!
“E’
l’acqua.” Intervenne Levy, riprendendosi
dall’attacco di depressione che l’aveva
colpita al ricordare che lei non aveva un ragazzo, “O meglio
quella che
dovrebbe essere acqua.”
“In
che
senso dovrebbe? Lluvia non capisce….”
Mormorò la maga, mentre con un occhio
teneva sotto controllo il suo mago.
“È
sakè.
Per essere precisi Daiginjō-shu, la qualità più
pregiata ed alcolica; e a
occhio e croce è sotto incantesimo, di modo che chiunque ne
entri in contatto
si ubriachi pesantemente.”
“Vuoi
dire…” iniziò a Lucy mentre un brivido
freddo le scendeva lungo la schiena.
“…CHE
GRAY-SAMA È UBRIACO?!” urlò Lluvia le
mani strette al cuore palpitante, mentre
già si immaginava una scottante dichiarazione
d’amore dal mago in preda
all’effetto dell’alcol.
“Oh
mamma…”
sospirò invece affranta Lucy, guardando Natsu combattere in
modo sconclusionato
e ondeggiante con gli altri due.
“Esatto
Lucy…” le appoggiò un mano sulla spalla
Levy e, dopo essersi crogiolata qualche
secondo in pensieri di vendetta verso i due Dragon slayer che non se ne
erano
accorti nonostante il fiuto fine, prese in mano la situazione.
“Basta
perdersi via ragazze! Andiamo a recuperare quegli idioti prima che
combinano
qualche danno!” esordì battendosi il pugno sulla
mano aperta, per poi prendere
la sua amata penna magica.
“PUMICE
STONE” scrisse nell’aria e una gigantesca scritta
in roccia cadde con un tonfo
nel sakè, che fortunatamente non schizzo le ragazze.
“Pietra
pomice… Grande Levy!” si complimentò
Lucy battendo un cinque all’azzurra,
mentre Lluvia la guadava stupita.
“Galleggia!”
affermò con stupore infantile, indicando la scritta.
“Esatto!
La
pietra pomice è una roccia porosa e quinci
nell’acqua galleggia, la potremo
usare come ponte. Ma state attente che non è
stabile!” le avvisò Levy prendendo
tra le braccia i vestiti di Gajil, mentre Lluvia la guardava ammirata,
per poi
mettere cautamente un piede sulle “P”. La lettera
ondeggiò e già le amiche si
stavano lanciando a prenderla prima che cadesse, ma poi si
fermò e Levy poté
salirci sopra tranquilla, un braccio steso all’infuori per
tenersi in
equilibrio.
E allora
anche le altre due iniziarono quella lunga traversata con le braccia
cariche di
indumenti, che costò a Levy altre dieci parole in pietra
pomice. Più volte
avevano rischiato di cadere e a metà strada avevano temuto
di non arrivare mai,
ma una lunga ora e mezza dopo finalmente toccarono la sabbia dorata
dell’isoletta. I tre maghi stavano ancora combattendo,
alternando momenti di rabbia
assassina a risate incontrollate, lacrime a pugni. Un delirio.
La prima a
riprendersi fu Lucy, che a passo di marcia raggiunse Natsu e lo prese
per un
orecchio.
“Natsu!”
urlò con fare materno, mentre il ragazzo ridendo si
accasciava a terra, per poi
pigolare con tono lamentoso perché lo lasciasse andare,
“Cosa stai combinando?!
Guarda come sei ridotto! Adesso ti sdrai e non ti muovi
finché non te lo dico
io, chiaro?!” continuò trascinando il ragazzo per
mano lontano dagli altri due
ancora in rissa.
Mentre
ancora camminava, Lucy percepì Natsu fare meno resistenza e
pian piano la presa
intorno alla sua mano farsi più stretta.
“Natsu…?”
chiese Lucy preoccupata, voltandosi verso il compagno.
I vestiti
che teneva con l’altra mano caddero a terra in un fruscio.
Il cuore di
Lucy perse un colpo.
Calde
lacrime sgorgavano dagli occhi di Natsu che la guardava tremante con le
guance
arrossate.
“Lashiami
andare Lushi, ti farò male….” Disse con
voce affranta e strascicata per
l’alcol, prima di sfuggire alla sua presa e correre,
barcollante, a nascondersi
dietro un masso.
Lei rimase
per un attimo bloccata, poi gli corse dietro.
“Cosa
stai
dicendo Natsu? Vieni qui!” gli urlò cercando di
prenderlo, ma il ragazzo scappò
ancora dietro un altro masso, biascicando avvertimenti sconclusionati.
La scena
si ripete per altre quattro volte: ricordava l’animalista che
cerca di
avvicinare il cucciolo diffidente e spaventato, che puntualmente si
ritrae.
La
preoccupazione in lei si sostituì a irritazione: come osava
farla preoccupare
così e poi scappare?!?!
Con uno
scatto Lucy, avvolta da un aura demoniaca, corse incontro a Natsu,
terrorizzato, e gli saltò letteralmente addosso, come una
leonessa predatrice
sulla sua cena. Il ragazzo perse l’equilibrio e i due
rotolarono a terra nella
polvere.
“Lushiii…”
iniziò a piangere nuovamente Natsu cercando di scostare la
ragazza da sopra di
se, che invece si mise a cavalcioni sopra di lui e gli puntò
contro un dito,
decisa.
“Ora
basta
Natsu! Spiegami cosa stai dicendo!” gli ordinò
costringendo se stessa a non
abbracciarlo come si fa coi cuccioli sperduti.
La calda
mano del ragazzo afferrò quella piccola e fresca di Lucy,
per poi portarla alla
sua guancia.
“Shenti?!”
le disse febbricitante, “Sono malato Luuuu!”
Lucy lo
guardò senza capire: certo la sua guancia era più
calda del normale ma…
“Ogni
volta… ogni volta che scei vicina io inizio a brusciare
dentro Lu!” continuò
lui a spiegarle spaventato, “Non voglio brusciarti Lu! Non
voglio farti male!
Non mi devi shtare viscina! She ti fascio male…. Anche tu mi
lascerai solo, mi abbandonerai,
non mi shorriderai più… come Igneel, come
Liscianna…Non voglio tornare solo…”
Nuove
lacrime.
Dagli occhi
da Lucy.
“Natsu…”
sussurrò senza smettere di piangere, mentre quelle gocce
salate cadevano sulle
guance di Natsu che la guardava smarrito e con gli occhi spalancati.
“NON
TI
LASCERÒ! NON TI ABBANDONERÒ MAI NATSU!”
urlò Lucy buttandogli le braccia al
collo e stringendoselo a sé, il cuore che urlava di gioia,
amore e sofferenza,
quella di Natsu. “Dovessi bruciare, non ti lascerò
solo!”
Natsu
avvolse le braccia intorno alla ragazza e se la strinse al petto, come
il suo
tesoro, le braccia tremanti e gli occhi ancora lucidi.
“Hai
capito
idiota? Non pensare mai più una cosa del genere!”
lo rimbrottò Lucy cercando di
darsi contegno e alzando la testa per guardarlo in volto.
La ragazza
spalancò la bocca stupita: dormiva. Come un angelo dai
capelli rosati.
Poi si rese
conto che lei era intrappolata tra le sue braccia, ma non se la
sentì di tentare
la fuga: anche quello faceva parte del non abbandonarlo no? E poi gli
altri
probabilmente erano nelle stesse condizioni e non avrebbero potuto fare
niente
finché tutti non si fossero ripresi.
“Stupido
Natsu…” mormorò rilassandosi con
sorrisino sulle labbra.
Levy non ci
poteva credere: quanto poteva essere stupido quel drago!?!?
“TORNA
QUI!” urlò con tutta la forza che aveva
continuando a correrà a perdifiato, con
tra le braccia i pesanti vestiti di Gajil, che ridendo come un matto
scappava
barcollante ma veloce davanti a lei.
“Non
mi
prenderaaaaai gamberetto! Shoooooobyyyy do booooop!” cantava
con le guance
rubizze, mentre la povera Levy impazziva, “I vestiti non li
rimetto! Non li
voglio! Non li voglio!”
“ECCOME
SE
LÌ METTERAI, PERVERTITO DI UN DRAGO!”
sbraitò lei, raggiungendo il limite consentitole
dalla sua pazienza e lanciandogli uno stivale dritto sul testa.
Gajil cadde
a terra stordito per il colpo.
“Ahiaaaaa….”
Iniziò a mugolare massaggiandosi la testa, mentre Levy lo
raggiungeva
esasperata.
“Sei
peggio
di un bambino!” lo rimproverò mettendogli in
grembo i vestiti, “E ora
rivestiti!” gli ordinò cercando di non guardare il
suo corpo.
“Noo!”
biascicò lui incrociando le braccia.
“Si!”
“No!”
“Si!”
“No!”
“METITI
SUBITO QUEI VESTITI O TI FARÒ LEGGERE LIBRI SUL BONTON PER
IL RESTO DELLA TUA
MISERA VITA!” sbraitò Levy così forte
che tutta Fiore riuscì a sentirla.
Gajil la
guardò terrorizzato, lentamente prese i pantaloni e se li
infilò goffamente.
“Il
gamberetto è cattiiivo….”
Mormorò poi mettendo il broncio e tentando di
infilare la giacca. Quando per la terza volta infilò la
testa nel buco della
manica, Levy gliela tolse dalle mani.
“Apri
le
braccia” gli intimo cercando di non avere un altro attacco di
isteria.
“Ma…”
“Gajil!”
Il ragazzo
apri le braccia imbronciandosi ancora di più, mentre Levy
con delicatezza gli
rinfilava la sua giacca. Le sue dita fredde sfioravano la pelle del
drago
d’acciaio, che grazie all’alcol non si rendeva
conto neanche di come si
chiamava, figurarsi di quel che faceva.
“Levyyy…”
mugolò come un cucciolo, prima di lasciarsi cadere
all’indietro.
Peccato che
Levy fosse ancora dietro la sua schiena e cadde a sedere con la testa
del drago
in grembo.
“G-Gajil!”
esclamò imbarazzata, ma il ragazzo si girò di
lato e si sistemò più comodamente
appoggiato alle sue gambe.
“Sono
comodo…E hai un profumo così
dolce…” borbottò con un sorrisino,
prima di
addormentarsi sulle sue ginocchia.
Per qualche
secondo Levy non si ricordò nemmeno come si facesse a
respirare, ma
fortunatamente il suo corpo agì in maniera corretta
nonostante il
malfunzionamento del cervello e non morì soffocata; poi
timidamente iniziò ad
accarezzargli i capelli, scoprendoli più morbidi di quel che
si aspettava.
Allora con
un sorriso da bambina iniziò a passarci le dita senza
timore, pettinandoli e
togliendo i nodi: era de secoli che sperava di poterlo fare e non
avrebbe
smesso più.
Lluvia era
quella
messa peggio di tutte.
Terribilmente
peggio.
Tanto
peggio da non potersi concentrare sulle sue fantasie amorose.
Almeno,
infatti, Natsu e Gajil avevano i boxer.
“G-Gray-sama…per
favore rivestiti!” mugolò avvicinandosi
imbarazzata al ragazzo che combatteva
contro un nemico invisibile, e tendendogli i vestiti.
“Lluvia!
Facciamo il bagno assieme!” urlò invece Gray
appena la vide, entusiasta e vivo
come non mai, prendendo Lluvia per un polso e cercando di trascinarla
verso il
lago di sakè.
“Gray-sama
fermati! È sakè! Non devi!”
iniziò a urlare lei dimenandosi e cercando di
fermarlo, mentre lasciava cadere i vestiti e si aggrappata al suo
braccio con
entrambe le mani puntando i piedi. Il suo cuore piangeva disperato per
quel
rifiuto. Gray-sama l’avrebbe odiata, ma lei doveva salvarlo!
Il mago si
paralizza all’istante e, giratosi, le lanciò uno
sguardo tradito che fermò il
cuore della maga. Poi, con una faccia cadaverica lasciò la
mano di Lluvia e
riprese i suoi vestiti, per poi rinfilarseli tutti.
Perfino calze e scarpe.
“Gray-sama?”
chiese la ragazza titubante vedendo il mago accucciarsi su se stesso
lontano da
lei, e avvicinatasi a lui gli poggiò una mano sulla spalla.
“Lluvia,
preferisci...
preferisci fare il bagno con quel bastardo di
Leon…” mugugnò lui mentre
un’aura
nera lo avvolgeva.
“N-No!
Lluvia non vuole Leon! Vuole Gray-sama!” iniziò a
tentare di tranquillizzarlo
lei, nel panico: i suoi peggiori timori si avveravano!,
“Davvero Gray-sama! Ma
l’acqua è sakè! Non puoi
entrare!”
“Q-quindi
non vuoi Leeeon? Vuoi Gray?” chiese lui diffidente
voltandosi, per poi
afferrarla per un polso e trascinarla a terra, seduta davanti a lui.
“Lluvia
non
vuole Leon!” ribattè leggermente scioccata dal
fatto che parlasse in terza
persona. Come lei.
“Gray
non
ci crede!” sbottò lui infantilmente incrociando le
braccia.
Lluvia lo
guardò incredula e poi strinse i pugni con forza abbassando
lo sguardo: come
poteva pensare una cosa del genere?! Come poteva non capire?!
“LLUVIA
AMA
SOLO GRAY SAMA!” urlò diventando bordeaux e senza
osare guardarlo in faccia,
“MA GRAY SAMA NON LO CAPISCE!” continuò
con le lacrime che scendevano.
Con orrore
si rese conto di ciò che aveva detto e si portò
una mano sulla bocca.
Stava per
scappare via, quando due dita fredde le accarezzarono la guancia.
“Gray
ha
fatto piangere Lluvia…. Gray non
voleva…” mormorò il ragazzo, gli occhi
annebbiati dal sakè, “A Gray non piace che Lluvia
piange, preferisce Lluvia che
ride.”
Lluvia
sgranò gli occhi, sorpresa da quel gesto, da quelle parole.
“Gray
non
vuole ferire Lluvia, ma non sa come fare…” disse
appoggiando la testa sulla
spalla di lei, il suo respiro fresco che le accarezzava la pelle
dandole mille
brividi.
“A
Lluvia
non importa…” mormorò la ragazza, prima
di accorgersi che il mago si era già
addormentato; allora lentamente si sdraio per terra con lui ancora
appoggiato
alla sua spalla. Un sorriso melanconico sul suo volto: una volta
svegliato non
avrebbe ricordato niente, ma a lei andava bene così. Ora
sapeva che in fondo in
fondo anche Gray-sama teneva a Lluvia e questo le bastava.
****
Un’idea.
Una
semplice ma efficace idea.
Solo
un’idea era ciò che cercava Mirajane il Demone,
camminando pensierosa accanto a
Freed; per la precisione un idea che le permettesse di accoppiare sua
sorella e
suo fratello a Laxus e Ever. Era una cosa di vitale importanza, la loro
felicità gravava sulle sue spalle.
“È
troppo
calma…” pensò Freed con un brivido
freddo accanto a lei, lanciandole alcune
occhiate indagatrici di sfuggita.
Poi Mira
ricordò. Ricordò l’imbarazzante
racconto della sorella e i suoi occhi si
illuminarono di luce malvagia mentre le crescevano coda e corna. Aveva
trovato
la sua idea!
“Freed…
dobbiamo trovare una polla termale…”
esordì girandosi a guardare con un sorriso
folle, folle d’amore, Freed, per poi continuare a camminare
accanto a lui.
Il ragazzo
per un attimo si gelò, ma poi annuì capendo che
ciò era per il bene del loro
piano, che avrebbe portato immensa felicità ai loro amici!
Doveva farlo!
“Certo
Mira!” la rassicurò porgendole il braccio galante,
che lei accettò arrossendo,
e accelerando leggermente l’andatura per distanziare gli
altri, entrambi
avvolti da una aura demoniaca.
I loro
compagni, che si tenevano a debita distanza dai due diavoli dalla
faccia d’angeli,
percepirono il pericolo e li lasciarono andare.
Il mago del
fulmine camminava a pochi centimetri dalla sua compagna, ascoltando le
sue
parole e annuendo o sorridendo di tanto in tanto, addirittura capitava
che
ridesse.
“Laxus?”
lo
chiamò Lisanna all’improvviso strattonandolo per
un braccio con delicatezza,
“Hai qualche idea?” chiese seria osservando i suoi
bersagli. Era tutta la
mattina che ci pensava, ma non riusciva a pensare a niente di decente!
Inoltre
non voleva perdere di vista il suo obbiettivo per Laxus! Laxus! Dopo
quella
mattina si sentiva in continua agitazione al suo fianco e aveva paura
che il
drago sentisse il battito del suo cuore.
Il biondo
alzò gli occhi al cielo.
“Ma
non
avresti ideato tutto tu?” le chiese scettico guardandola
dall’alto mentre lei
esibiva un bel broncio.
“Lo
so, lo
so! Ma dato che sei il mio partner volevo renderti
partecipe!” mormorò
accusatoria incrociando le braccia sotto il seno, senza accorgersi del
rossore
del compagno alle parole “mio partner” e senza
sapere i sensi di colpa che
aveva scatenato in lui.
“Va
bene,
va bene nana! Ti darò una mano….se mi viene in
mente qualcosa!” le concesse con
un sospiro esasperato: maledetto demone in miniatura!
“Io
non
sono nana!” ribatte lei cercando di fingersi irritata, ma la
contentezza per
averlo coinvolto le impediva di non sorridere.
“Sì
che lo
sei.” Affermò lui poggiandogli una mano sul capo e
facendole notare con un
occhiata che gli arrivava al petto, “Ma è meglio
così…” si lasciò scappare
con
grande stupore dell’albina; arrossendo accelerò il
passo, ma la ragazza
ridacchiando gli corse dietro per poi coinvolgerlo in una nuova
conversazione.
“Non
posso
crederci… non ha funzionato… era così
fatato…” balbettava invece Ever depressa,
tentando di rimettersi a posto i capelli bruciacchiati. Le era sembrato
una
piano geniale!
“Non
era da
uomo!” protestò Elfman, ancora offeso per esser
stato usato come palla da
bowling.
“Sta
zitto!
Era perfetto!” ribatté lei piccata minacciandolo
con il ventaglio.
“Ma
se alla
fine siamo finiti massacrati da quei due!?” esplose lui
sovrastandola scioccato
con la sua mole.
“Non
avevo
calcolato la loro parte demoniaca!” si difese lei alzando la
voce di alcune
ottave.
“E ti
sembra poco?! Uomo!” urlò lui esasperato.
Ever
l’avrebbe pietrificato se la voce di Mira non
l’avesse distratta; girandosi
perplessi videro il demone correre a parlare con Lisanna e Laxus, una
quindicina di metri davanti a loro, mentre Freed li raggiungeva.
“Cosa
c’è
Freed?” chiese Ever, dopo aver lanciato un occhiata alla
“io-e-te-continuiamo-dopo-“ a Elfman.
Freed
sorrise angelico.
“Mira
ha
trovato un posto perfetto per fermarci a lavarsi! In fondo al sentiero
ci sono quattro
diramazioni e tutte portano a quattro polle d’acqua termale!
Abbiamo deciso che
la prima a destra sarà riservata ai ragazzi e la seconda
destra alle ragazze;
così eviteremo momenti imbarazzanti ma saremo abbastanza
vicini da poterci
riunire in caso di pericolo” Spiegò sorridendo a
Ever, i cui occhi si
illuminarono di immenso.
“BAGNOOOOO!”
urlò prima di scagliarsi verso la salvezza, senza prestare
attenzione a
Lisanna. Grosso errore.
Elfman
guardò spaesato la sua compagna correre come una furia verso
l’acqua e sospirò
pesantemente.
“Elfman?”
lo chiamò Freed, “prima potresti aiutarmi un
attimo a prendere delle erbe per
Mira?” gli chiese educato e mostrando
un’espressione comprensiva.
“Uomo!”
affermò battendosi un pugno sul cuore, tutto per sua
sorella, prima di avviarsi
con Freed nel boschetto.
Poco
lontano da loro, Mira continuò a parlare per un decina di
minuti con Laxus,
dato che Lisanna era già corsa via, prima di incamminarsi
nei boschi e
lasciarlo libero di raggiungere la polla.
Laxus
camminando mentre guardava il cielo era crucciato: non si aspettava che
Mira
gli avrebbe detto quelle cose sulla sorella. Anche se ora era tutto
più chiaro…
“Laxus”
aveva iniziato l’albina
guardandolo preoccupata, “Vorrei chiederti un favore:
potresti stare vicino a
mia sorella? E’ da quando è tornata da Edoras che
fa terribili incubi e non
riesce a liberarsene, ma non vuole dirci riguardo a cosa…
magari tu riesci ad
aiutarla!” aveva terminato con un sorriso grato.
Aiutarla?!
E come?! Non sapeva davvero da che parte cominciare con quel tappo! Ma
non
poteva certo lasciare le cose come stavano, o Mira lo avrebbe ucciso.
Inoltre
era infastidito al pensiero che Lisanna
soffrisse…enormemente infastidito, per
non dire turbato.
Il volto
sorridente della ragazza gli comparve davanti.
Con un
gesto scocciato si passo una mano tra i capelli biondi pieni di cenere
e
accelerò il passo imboccando il secondo sentiero a sinistra;
un bagno era
quello che gli ci voleva…maledetto Freed! Lui e il suo
autocontrollo, che
andava a farsi benedire quando si trattava della diavolessa!
Borbottando
contro i suoi compagni di team raggiunse la polla: una tranquilla pozza
d’acqua
calda fra grossi massi, avvolta da grandi volute di vapori caldi, tanto
che non
si vedeva l’altra sponda, e abbracciata da ogni lato dagli
alberi. Con calma si
spogliò dei vestiti ed entrò nell’acqua
con un leggero sciabordio.
Già
si
stava rilassando, quando sentì qualcosa cadere in acqua con
un tonfo. Poi il
silenzio.
Laxus si
irrigidì e si mise all’erta, poi iniziò
ad addentrarsi verso il centro della
polla; con sospetto vide delle increspature dell’acqua
arrivare dalla parte
opposta alla sua e scontrarsi con quelle che creava lui. Chiunque fosse
si
stava avvicinando.
Un ombra
nel vapore.
Un secondo
di silenzio.
“Chi
sei?!”
esplosero due voci in contemporanea.
“Laxus?!”
“Lisanna?!”
Per un
attimo i due si guardarono increduli, poi lo sguardo scese dal volto al
corpo
dell’altro.
“Kyaaa!”
Lisanna si voltò coprendosi con le braccia mentre Laxus si
girava perdendo
sangue dal naso.
“H-hai
visto?” gli chiese titubante lei.
“N-no!”
rispose lui. Certo, come no….
“Ma
cosa ci
fai qui?!” esplosero entrambi increduli.
“No!
Tu
cosa ci fai qui! Io ho preso la prima a sinistra!” ribatte
Lisanna.
“E io
la
seconda a sinistra!” si difese Laxus, “Non ho certo
fatto apposta!”
“Ma
è
impossibile!” continuò lei.
Per un
attimo regnò il silenzio.
“Le
due
strade… dovevano portare alla stessa
polla…” ragionò Laxus dopo qualche
secondo.
“Già…”
“Mira
e
Freed non devono essersene accorti…” Non ci poteva
credere, era finito ancora
nella stessa situazione! Anzi peggio!
Laxus
dovette trattenersi dal fulminare qualsiasi cose nel raggio tre
chilometri.
“Già…”
Entrambi
nella loro testa avevano capito che i due demoni avevano architettato
la stessa
idea che avevano avuto loro sulle coppie, ma ammetterlo ad alta voce
era troppo
imbarazzante. Sarebbe stato come ammettere che erano una coppia.
“Ehm…
tu
hai finito di lavarti?” chiese Laxus, non capendo
perché la ragazza non fosse
ancora scappata via.
“Sì
ma…i
miei vestiti sono spariti! Quando sono arrivata c’erano delle
strane scimmiette
che giocavano sulle rive… devono essere state
loro… Quando ho sentito qualcuno
entrare in acqua ho cercato di uscire e mi sono accorta che non
c’erano, quindi
sono rientrata…è rimasto solo
l’intimo…” spiegò
immergendosi fino al naso
nell’acqua per l’imbarazzo.
Laxus
sospirò e poi strinse i pugni furente: scimmie! Certo! Dal
pelo bianco e verde!
Le avrebbe fulminate vive quelle scimmiette!
“Aspetta
che
mi finisco di lavare e non ti girare!” le disse prima di
immergersi
completamente nell’acqua e iniziare a sfregarsi con forza i
capelli.
“C-certo…”
rispose lei febbrilmente, il cuore che sembrava volerle schizzare fuori
dalla
gola. Lo sentiva, per quanto potesse esserci l’acqua tra di
loro, sentiva Laxus
vicino come non mai. E, sarà stato perché era il
Dio dei Fulmini, ma si sentiva
pervasa da scosse elettriche in tutto il corpo.
Avrebbe
ucciso Mira per questo. L’avrebbe scuoiata viva. Anzi,
meglio! L’avrebbe messa
in una situazione cento volte più imbarazzante!
Il biondo
riemerse dall’acqua e scosse i capelli, poi
ritornò a riva il più velocemente
possibile e si rivestì con tutto tranne che la maglietta.
“Puoi
uscire.” Le disse imbarazzato girandosi a guardare il
boschetto. Ma se i suoi
occhi non la vedevano, le sue orecchie udivano ogni suo respiro. La
sentì
nuotare verso la riva, la sentì issarsi fuori
dall’acqua, la sentì rinfilarsi
il suo intimo (con consequenziale perdita di sangue), sentì
i suoi passi
leggeri nell’erba che facevano tutto il giro della polla fino
ad arrivare
dietro di lui e la sentì infilarsi la sua maglietta in un
fruscio.
“Fatto.
G-grazie Laxus…” mormorò
l’albina che non riusciva a distogliere gli occhi dal
ragazzo. Non ci poteva credere! Era diventata davvero peggio di sua
sorella!
Cercava di ripetersi che l’altra volta l’aveva
visto in boxer e che non poteva
rimanere così imbambolati come un idiota, ma era
più forte di lei! O no! Adesso
le veniva in mente anche il suo sogno! Fantastico! Davvero fantastico!
Se
continuava a guardarlo cosi avrebbe capito anche lui cosa pensava e che
era una
maniaca! Che vergogna!
Laxus si
girò con l’intento di dirle che non
c’era problema, ma la vista di lei nella
sua maglietta rossa che lasciava poco all’immaginazione
riguardo al suo corpo
cosparso di piccole gocce d’acqua nonostante le arrivasse a
metà coscia, lo
zittì stupito. Non si senti mai così in
difficoltà nel riprendere la sua
espressione indifferente quanto in quel momento.
“N-Niente”
mormorò scompigliandosi i capelli bagnati, “Ora
sarà meglio tornare indietro…”
suggerì poi, tralasciando che il suo obbiettivo era un
omicidio, e fece per
partire spedito, quando si accorse che la ragazza era senza scarpe. Una
parte
di lui avrebbe voluto fregarsene e allontanarsi il più
possibile da lei, così
“vestita”, ma poi ragionò che avrebbero
dovuto camminare in un sentiero pieno
di rocce e aghi, quindi si rese conto che avrebbe finito per farsi male
Con un sospiro
si inginocchio a terra dandole le spalle.
“Sali
in
spalla tappo!” le ordinò maledicendo in tutte le
lingue del mondo Freed e Mira.
“L-Laxus…”
mormorò lei diventando bordeaux, “Non credo sia il
caso…” aggiunse indicando
com’era vestita.
Il biondo
ci mise qualche secondo a capire le implicazioni e quando lo fece,
sperò ardentemente
che la terra lo risucchiasse. Dato che non successe, raggiunse
l’albina con una
falcata e la prese in braccio in stile cavalleresco, mentre lei
emetteva un
gridolino sorpresa.
“Solo
per
stavolta!” la avviso guardando dritto davanti a
s’è.
“Va
bene…”
rispose lei, mentre un grosso sorriso le nasceva sulle labbra,
accoccolandosi
contro il suo petto e nascondendo il viso in modo che non potesse
vederla.
Ma anche se non poteva
vederla, Laxus poteva
sentire il battito forsennato del suo cuore e non riuscì a
trattenere un ghigno
contento.
Sfortunatamente
Laxus e Lisanna non erano stati gli unici a cadere vittima della
diabolica
coppia.
Elfman era
appena
entrato nella polla urlando uomo, quando un urlo fatato aveva
squarciato il
silenzio della sera.
“ELFMAAAAAN!
DEPRAVATOOOOO!” urlò Ever vedendo il suo compagno
attraverso la coltre di
vapore.
“C-cosa?!
Io… no… uomo!” iniziò a
balbettare lui indietreggiando e cercando di fermare
l’emorragia nasale alla vista del corpo della fata che veniva
verso di lui a
passo di marcia.
“COME
HAI
POTUTO SBAGLIARE?! E SMETTILA DI GUARDARE!” urlò
raggiungendo il culmine
dell’imbarazzo e della rabbia, prima di prendere un
gigantesco masso dall’acqua
e scagliarla sulla testa di Elfman.
Con un
sonoro tonfo, il ragazzo affondò svenuto.
“E
NON FARE
FINTA DI ESSERE SVENUTO!” urlò la banshee
coprendosi con un braccio mentre con
l’altro lo additava accusatoria.
Elfman non
riemerse.
Ever
guardò
per alcuni secondi il punto in cui era sparito perplessa, poi
tirò un urletto.
“NON
VOLEVO!” strillò raggiungendolo e immergendosi
così da afferrarlo per i capelli
e tirare la testa fuori dall’acqua con uno sforzo enorme,
“SVEGLIATI IDIOTA!”
gli strepitò nelle orecchie non ottenendo alcun risultato.
A quel punto
iniziò a prenderlo a sberle.
“SVEGLIAAAAAA!!”
Ancora
niente.
Nel panico
più totale lo afferrò con entrambe le mani per i
capelli e tentò di tirarlo a
riva; ricordandosi che era completamente nudo, imbarazzata lo
tirò fuori solo
per metà appoggiandolo su dei sassi, ringraziando che il
vapore le impedisse
spiacevoli visioni.
Poi riprese
a schiaffeggiarlo.
“E tu
saresti un uomo?!? Era un sassolino! Non puoi essere affogato per
così poco!”
continuava a ripetergli.
Infine dovette
arrendersi che la soluzione era una sola.
“Solo
per
questa volta! E non fraintendere!” gli sibilo irritata prima
di tappargli il
naso e poggiare le labbra su quelle dell’uomo.
Dopo alcuni
secondi la respirazione bocca a bocca suscitò il suo effetto
ed Elfman si contorse
sputacchiando acqua.
“Che
cos…?”
mormorò raddrizzandosi per poi trovarsi davanti Ever,
bordeaux, che si sfregava
le labbra con gli occhi umidi!
“Non
farmi
più spaventare così idiota!” gli
ringhiò contro, voltando la testa di lato.
“Scusa
Ever…” le disse lui poggiandogli la grossa mano
sul capo.
Lei
annuì,
poi si girò imbarazzata.
“Chiudi
gli
occhi! Devo andare a rivestirmi!” si ricompose colpendo
Elfman che, tornando al
presente, si voltò imbarazzato e sanguinante.
“U-uomo…”
“Fata,
idiota!” ribatte lei uscendo sulla riva opposta e
rimettendosi i vestiti.
Elfman
intanto si sfiorava le labbra con un dito: perché sentiva
sulle sue labbra
sapore di lampone?!?
Le sue
guance si tinsero di rosso mentre si rivestiva anche lui e attendeva il
ritorno
della sua compagna.
Le quattro
sfortunate vittime dei demoni dell’amore si incontrarono a
metà strada; Elfman
avrebbe voluto uccidere Laxus, convinto che avesse fatto
chissà che cosa a sua
sorella, ma l’occhiata assassina che gli lanciò il
sopracitato biondo e la
gomitata nelle costole che gli diede Ever lo zittirono.
“Non
è
colpa sua…” mormorò la fata, arrivando
alla conclusione a cui erano arrivati
Laxus e Lisanna, che era tanto rossa da assomigliare a un gambero cotto
al
vapore.
“Sono
di
qua…” mormorò invece Laxus dopo aver
annusato l’aria, con un ghigno assassino
sul volto. E li avrebbe davvero fulminati, se quando non fosse arrivato
nella
piccola radura dove si erano accampati non avessero visto quella scena.
Freed era
addormentato contro il tronco di uno strano albero violaceo e
appoggiata alla
sua spalla c’era Mira, anche lei nel mondo dei sogni, che
sorrideva nel sonno
stringendo la mano del compagno nella sua.
L’imbarazzo
si sostituì all’ira nei quattro e Laxus si
limitò a fare tuonare il cielo.
“Che
cos…?!” chiese stordito Freed svegliandosi di
soprassalto insieme a Mira, ma le
parole gli morirono in gola quando vide Laxus e lesse, lesse nei suoi
occhi che
aveva capito tutto e che si sarebbe vendicato.
“Muoviamoci!”
ordinò con un ringhiò prima di dar loro le spalle
e incamminarsi seguendo le
indicazioni che gli dava Lisanna, mano alla mappa.
La vendetta
era un piatto che si serviva freddo.
***
Nonostante
quella mattina Leon e Gerard avrebbero definito Romeo e Wendy i loro
salvatori,
in quel momento avrebbero ucciso volentieri il ragazzo. Non che questo
avesse
fatto alcunché di male a loro o in generale, ma la gelosia
è una bestia
assassina. E vedere il suddetto ragazzino camminare mano nella mano
alcuni
metri con la ragazza che evidentemente amava, sostenendo che era merito
dei
loro insegnamenti, dietro cui venivano le due ragazze che loro amavano
ma su
cui i loro insegnamenti non avevano funzionato e che spettegolavano su
quanto
fosse dolce e carino il ragazzo, aveva mandato i buoni propositi dei
due
“adulti” al diavolo.
Per questo
camminavano avvolti da un aura nera meditando vendetta per
riconquistare le
loro belle, Gerard consapevole e Leon per istinto.
“Ti
sembra
possibile che quelle due non facciano che discutere di quanto sia stia
comportando fidanzato perfetto?!” ringhiò Gerard
vedendo Erza fare un sorriso
dolce verso la coppia.
“Ed
è solo
un ragazzino! Perché lui ha praticamente conquistato Wendy?!
E noi siamo
ridotti così?!” chiese Leon affranto lanciando un
occhiata a Cana che annuiva a
Erza. Ma no! A lui piaceva… Lluvia?
“Potremmo
stordirlo accidentalmente…”
“O
congelarlo…”
“O…”
“RAGAZZI!”
“AYE?!”
Saltarono sui due sorridendo nel modo più finto possibile al
richiamò di Erza,
convinti di esser stati colti con le mani nel sacco.
“Tutto
bene?” chiese Cana perplessa nel vederli abbracciati e
pietrificati con un
sorriso inquietante.
“S-sì…”
dissero i due separandosi e guardando imbarazzati da un'altra parte.
“Comunque,”
riprese Erza dopo aver scosso la testa, “Abbiamo un problema:
ci muoviamo
troppo lentamente! Di questo passo non arriveremo mai e siamo ancora
troppo
lontani…e se non arriviamo…”
Un ombra
circondò lei e Cana.
“NON
AVREMO
TORTA!”
“Né
SAKÈ!”
I due
deglutirono, mentre Romeno e Wendy ridacchiavano.
Poi un idea
colpì Leon.
“Non
c’è
nessun problema per me, lasciatemi fare fate.” disse con un
sorriso orgoglioso.
Poi si
rivolse a Wendy.
“Qual
è il
tuo animale preferito?” chiese gentile con un sorrisetto.
“Uhm…gatto?”
disse titubante pensando alla sua inseparabile exceed.
Leon
sorrise poi batte il pugno sull’altra mano aperta.
“ICE
MAKE:
CAT!” in un turbine di ghiaccio nacque un maestoso gatto,
grande quanto una
piccola tigre.
“Ecco
la
vostra cavalcatura!” disse con orgoglio ai due ragazzini
mentre il gatto si
accucciava di fronte a loro.
“Waaaa…”
Wendy aveva gli occhi a stelline mentre saliva e lo stesso Romeo mentre
la
abbracciava da dietro.
“Erza?”
chiese poi alla ragazza che lo guardava con gli occhi brillanti.
“Torta!”
rispose con shock del mago, ma per fortuna intervenne Gerard.
“Ehm
Erza…
non credo che possa creare torte che si muovono…inoltre
sarebbe di ghiaccio e
non la potresti mangiare…” le fece notare
poggiandogli una mano sulla spalla.
“Oh…”
disse
deprimendosi come una bambina a cui hanno rifiutato il dolcetto,
“Allora una
coniglio.” Disse con il broncio.
Dopo i
primi attimi di sconcerto, Leon creò un grosso coniglio e
fece loro cenno di
salirgli in groppa. Gerard lo ringraziò con lo sguardo
mentre si stringeva alla
sua rossa.
“E tu
Cana?
Prova a rispondere sakè, che ti congelo.” La
minacciò avvolto da una brina
incessante.
“Ah…uhm…lupo.”
Rispose imbarazzata. Da quando trovava che Leon fosse figo?! Eppure
avvolto
dalla luce azzurrina e con la neve che lo accarezzava non era riuscita
a
pensare ad altro! Le cose si stavano mettendo male per lei! Non doveva
pensarci!
“Come
vuoi.” Ripose lui sollevato prima di evocare un grosso lupo,
poi la aiutò a
salire cavallerescamente e si sedette dietro di lei, cingendole i
fianchi.
“Come
mai i
lupi?” le chiese sfiorandole l’orecchio,
involontariamente, dandole dei piccoli
brividi, mentre il lupo iniziava la sua corsa verso
l’obiettivo.
“Da
piccola
avevo un cane lupo” ripose lei con un sorrisino,
“E’ morto alcuni hanno dopo
che ero entrata a Fairy Tail, ma me lo ricordo ancora! Lo
adoravo!”
Leon
sorrise intenerito, poi arrossi e recuperò il suo contegno.
Intanto
Gerard stringeva protettivo Erza a cavallo del prode coniglio, che
cercava di
calmare il fuoco che brillava nelle sue guance.
“Gerard,
tornando
a quello che è successo ieri sera… era un gilda
oscura.” Mormorò lei voltandosi
verso il compagno e scoprendo che si trovava molto più
vicino al suo viso di
quanto pensasse.
“Già,
era
quello che temevo. Ma ciò che mi stupisce è il
fatto che la loro partecipazione
non fosse nascosta o nemmeno abbiano fatto un tentativo per farla
passare
inosservata…” osservò aggrottando la
fronte.
“Non
credo
sai? Ho notato che non c’era nessuna telecamera durante
l’attacco...” Contesto
lei, crucciandosi, “Ma potrebbe essere solo una
coincidenza.”
“Già
ma
sarebbero davvero troppe per essere solo coincidenze, sono convinto che
ci sia
dietro qualcosa.” Asserì lui incupendosi e
stringendo istintivamente Erza.
“È
probabile, e il fatto che non abbiamo incontrato nessun’altro
concorrente se
non di Gilde Oscure mi preoccupa ancora di più. Ci
converrà stare in guardia.”
“Stai
tranquilla, impedirò che anche solo ti
sfiorino…” sussurrò stringendola a
sé e
affondando il viso nei suoi capelli. Sapeva di non poter averla, di non
poter
amarla alla luce del sole…perché lui era un
vendicatore della notte e lei una
fata della luce, non voleva macchiarla, non voleva trascinarla
nell’oblio con
se.
Le mani di
Erza si strinsero intorno alle braccia di Gerard.
“E io
proteggerò te” asserì con un tono che
non ammetteva repliche, “Si può essere i
cavalieri in due in una storia… Ti trascinerò con
me nella luce, tieniti
pronto!” mormorò mentre Gerard spalancava gli
occhi. L’amava. Più di stesso e
di chiunque altro. Ma aveva paura.
Romeo e
Wendy, in testa al gruppo, si ritirarono dopo aver dato un occhiata ai
compagni
si rigirarono l’uno con un’espressione esasperata,
l’altra ridacchiando.
“Sembra
che
vadano d’accordo!” commentò lei felice.
“Quasi
due
sono ritardati peggio di Natsu…”
mormorò invece Romeo scandalizzato: non
pensava fossero messi così male! Eppure i consigli che gli
avevano dato
funzionavano, perché non li usavano anche loro?!
“Non
essere
cattivo Romeo! Non sanno cosa fare! E poi sono in situazioni
difficili.” Gli
spiegò paziente, anche se lei stessa si sentiva in pensiero
per le sue
compagne: le vedeva così felici con Gerard e Leon, ma poi
un’ombra sembrava
tornare sempre a oscurarle…avrebbe voluto aiutarle ma non
sapeva come fare.
“A-a
proposito…” mormorò Romeo arrossendo
improvvisamente.
“Si?”
chiese lei ingenua sorridendogli come un piccolo angelo.
“S-se
riusciamo a vincere la prima prova… allora vorrò
parlarti in privato…” balbettò
senza guardarla negli occhi. Se lo era ripromesso, se avessero finito
la prova,
si sarebbe confessato.
“Va
bene.”
Rispose lei imbarazzandosi, mentre una certezza la invadeva: dovevano
vincere
la prima prova a qualsiasi costo!
Leon
iniziava a trovare quel silenzio prolungato fastidioso: dopo le prima
chiacchiere avevano continuato a viaggiare in silenzio e ormai saranno
state
due ore che ognuno rimaneva perso nei suoi pensieri. Dopo qualche
titubanza
decise di approfittare di quel momento per ritentare di svelare
l’enigma di
nome Cana.
“Cana,”
esordì con tono calmo, ma lei si irrigidì lo
stesso, “A proposito del
sakè…”
cercò di chiedere ma la ragazza si voltò a
fulminarlo.
“Ti
ho già
detto che non sono affari tuoi!” il suo cuore si chiuse a
riccio, ma Leon lo
intuì e fece un passo indietro prima che fosse troppo tardi:
alzò le mani in
segno di resa e scosse la testa.
“Lo
so, non
c’è bisogno di perdere la calma,” disse
mentre si lei rilassava rimanendo
comunque sulla difensiva, “Ma volevo sapere almeno
perché…perché sei così
restia a parlarne.” Gli chiese. Senza neanche accorgersene
aveva già deciso:
l’avrebbe aperta a qualsiasi costo, ma ci avrebbe provato
passo a passo.
“Io…”
la
domanda sembrò prendere in contropiede Cana che si
rigirò abbassando gli occhi,
“Perché è stato un mio errore
impagabile, a causa mia la mia famiglia ha
sofferto immensamente…” mormorò
stringendosi le braccia al petto e così facendo
chiudendo intorno a se quelle del ragazzo.
“Ti
ricordo
che io ho scatenato uno dei demoni di Zeref per cui la mia insegnate
aveva dato
la vita, uccidendola di nuovo.” Disse lui freddo, ma senza
cattiveria. Con…
rimpianto, amarezza.
Guardava
davanti a se, quando Cana si girò stupita: aveva dimenticato
quel lato di Leon,
quel frammento del suo passato. Ma lui subito si rigirò a
guardarla e le fece
un sorriso triste, di chi capiva.
“Scusa…”
Mormorò
lei abbassando gli occhi e lui stava già per dirle di non
scusarsi, quando la vide
impallidire e poi diventare viola.
“I
VESTITI!
MANIACO! COME HAI FATTO?!” gli urlò tirandogli uno
scappellotto, ma Leon riuscì
a fermarla.
“Ma
ho
tolto solo la camicia!” ribatté scioccato
facendole venire una crisi di nervi.
“Solo?!”
“Solo!”
le
rispose lui convinto, “Anche tu sei in reggiseno! E io non
faccio tutte queste
scene!” sbottò esasperato, ciò che gli
girava in testa da un po’: Cana non
poteva dirgli niente! Vestiva una giacca aperta con sotto un reggiseno!
Cana
arrossì.
“E’
UN TOP!”
“Certo!
Può
essere quel che vuoi ma il risultato è lo stesso!
Perché io dovrei rimanere
vestito se tu non lo sei?!”
“Perfetto!”
urlò allora lei togliendosi la giacca e gettandola via,
rimanendo così con il
suo ‘“top”’, “Ora
siamo pari!”
Leon non
fece una piega, limitandosi ad alzare un sopracciglio scettico, il
ghiaccio in
persona.
“Perfetto.”
Osservò con una scrollata di spalle, prima di tornare ad
avvolgerla tra le sue
braccia; Cana guardò imbarazzata davanti a sé,
cercando di fare in modo che si
notasse il meno possibile il suo disagio.
Appena lei
distolse lo sguardo le guance di Leon si tinsero di scarlatto mentre
lui la
malediceva in mille modi.
E fu in
quel momento che ai ragazzi apparve davanti il loro obiettivo: una
gigantesca
distesa di rocce che andavano ad ammassarsi fino a formare una grossa
collina
al centro, sulla cui cima stavano tre giganteschi massi dorati.
Gli animali
di ghiaccio si fermarono al confine di quella distesa e scomparirono.
“Secondo
la
mappa siamo arrivati…” osservò Erza
dubbiosa guardando i sassi dorati,
“Presuppongo siano quelli i nostri
obbiettivi…”
Per un
attimo il silenzio aleggiò tra i ragazzi.
“E
ora…”
iniziò Cana depressa.
“COME
LI
PRENDIAMO?!” esplosero tutti cadendo all’indietro.
***
Gli ultimi
raggi di sole accarezzavano le rive sabbiose dell'isola del
sakè, danzavano sui
visi addormentati dei giovani inconsapevolmente innamorati.
Sulla
fronte del ragazzo dai capelli rosati si crearono delle piccole
increspature e
la sua bocca si contrasse in una smorfia infastidita. Mugugnando
qualcosa si
sfregò gli occhi con la mano sinistra mentre la destra,
accarezzava dei
setosi...capelli?!
Natsu
spalancò gli occhi confuso e si guardò intorno,
incontrando così il volto
dormiente di Lucy, che beata sonnecchiava appoggiata al suo petto.
Per qualche
istante rimase perso in contemplazione, poi sbiancò mentre
un orrenda deduzione
si affacciava alla sua mente: aveva abbracciato di nuovo Lucy mentre
dormivano!
L'avrebbe ucciso, scuoiato, eliminato dalla faccia della terra! Quante
volte
gli aveva ripetuto che non doveva farlo?! E che se l'avesse fatto senza
permesso lui...Un momento...come ci erano finiti in quella situazione?!
Si chiese
perplesso guardando il tramonto sopra di lui.
L'ultima
cosa che ricordava era la gara che lui e gli altri due idioti avevano
iniziato
e poi...poi tutto si confondeva, i contorni delle immagini diventavano
sfocate,
le voci distorte...
Guardò
ancora Lucy, che dormiva sorridente tra le sue braccia, alzando
leggermente il
busto senza svegliarla, e un immagine si sovrappose.
Lucy che
piangeva sopra di lui. Per lui.
Natsu si
scompiglio i capelli massaggiandosi la fronte, mentre un cascata di
ricordi lo
travolgeva
“NON
TI
LASCERÒ! NON TI ABBANDONERÒ MAI NATSU!”
urlò Lucy buttandogli le braccia al
collo e stringendoselo a se, il cuore che urlava di gioia, amore e
sofferenza,
quella di Natsu. “Dovessi bruciare, non ti lascerò
solo!”
"Lu..."
mormorò incredulo, di ciò che lui stesso aveva
detto ma soprattutto di quello
che lei gli aveva risposto. Il fuoco nel suo petto sembrava voler
ardere fino a
consumarlo, fino a renderlo pura fiamma. Ma non aveva più
paura di tenerla
accanto a sé, la paura sembrava evaporata; avrebbe dovuto
saperlo che Lucy non
lo avrebbe mai abbandonata. Le stelle cadono una volta sola e lei era
caduta
tra le sue braccia.
"Grazie
Lu!" sorrise mettendo in mostra i canini, prima di depositare,
istintivamente, un bacio sulla fronte.
Poi, senza
riuscire a smettere di sorridere, l’adagiò
sull’erba e si tirò in piedi.
"Sono
tutto un fuoco!" ridacchiò prima di prenderla in braccio
senza sforzo, ma
cercando di non strapparla dal mondo di morfeo.
"E ora
dove saranno quei due idioti?" le borbottò irritato
guardandosi intorno,
"Mai che ci siano quando servono! Tranquilla Lu, li ritroveremo a breve
con il mio fiuto!" la confortò prima di annusare l'aria e
camminare
deciso.
Gajil
avrebbe continuato a dormire all'infinito. Non era mai stato
così comodo in
vita sua! La luce del sole che lo scaldava, l'aria fresca che lo
accarezzava,
l'erba che gli faceva il solletico e una mano che gli accarezzava i
capelli…
ERBA?! UNA MANO?!
Scioccato
il Dragon Slayer sgranò gli occhi: in casa sua non c'era
erba! E tantomeno Lily
gli accarezzava i capelli! Con un movimento repentino voltò
la testa e si
ritrovo con il naso che sfiorava quello piccolo di Levy. A testa in
giù.
Non capendo
più niente e convinto di essere impazzito, anche a causa del
mal di testa
assassino, cercò di tirarsi dritto, ma qualcosa lo trattenne
per i capelli. La
piccola mano di Levy sembrava non voler lasciare le ciocche ora prive
di nodi
del ragazzo, che non riusciva a ricostruire gli avvenimenti.
Con
insolita delicatezza le aprì le dita della mano e si
alzò: la ragazza era
rannicchiata dove poco prima c'era la sua testa, anzi probabilmente la
sua
testa era appoggiata al ventre di lei, che si doveva esser addormentata
mentre
lo pettinava e scivolando così di lato, nella stessa
posizione di un gattino acciambellato.
O un gamberetto.
Le guance
di Gajil andarono a fuoco mentre passandosi le mani tra i capelli si
rendeva conto
che le sue ipotesi al novanta per cento erano esatte.
Ma cosa era
successo?!
“Levyyy…”
mugolò come un cucciolo,
prima di lasciarsi cadere all’indietro.
Peccato che
Levy fosse ancora dietro
la sua schiena e cadde a sedere con la testa del drago in grembo.
“G-Gajil!”
esclamò imbarazzata, ma
il ragazzo si girò di lato e si sistemò
più comodamente appoggiato alle sue
gambe.
“Sono
comodo…E hai un profumo così
dolce…” borbottò con un sorrisino,
prima di addormentarsi sulle sue ginocchia.
...Era
amabilmente fottuto.
La sua
dignità, virilità, la sua immagine da
duro… tutto fottuto.
Come aveva
potuto comportarsi così?! Si era fatto rivestire da lei! Sembrava un gatto, non un
drago! E da dove
gli era uscita la questione del suo profumo?! Non che non fosse vero
ma...
Avrebbe voluto morire dall'imbarazzo e...
Il suo
sguardo si posò sulle labbra increspate in un sorrisino di
lei e il suo
cervello si spense.
Dannato
gamberetto! Lo avrebbe ucciso di questo passo!
Esasperato
la prese in braccio, tentando di essere il più delicato
possibile, e iniziò a fiutare
l’aria intorno a lui. Subito percepì la scia del
fiammifero e della coniglietta
poco lontani da lui e si incamminò, borbottando contro il
mal di testa, se
stesso e Levy.
La testa di
Gray pulsava così forte che gli sembrava che quello stupido
fiammifero gli
stesse ballando sulle tempie!
Con un
mugugnò irritato e lamentoso aprì gli occhi e si
ritrovò con il naso che
sfiorava la guancia candida di Lluvia.
“Ma
cos…?!”
sbottò prima di tapparsi con una mano la bocca, per non
svegliarla; guardandosi
intorno si rese conto che la situazione era peggiore di quanto
immaginasse:
Lluvia era addormentata nell’erba e con un braccio che gli
circondava le spalle
e la mano che gli accarezzava il collo e lui, lui stringeva Lluvia, con
il
braccio che le circondava la vita, a sé ossessivamente.
Scioccato
cercò di sfilare il braccio, fermandosi ogni volta che lei
si lamentava nel
sonno o pronunciava il suo nome.
Se avesse
dovuto fare un classifica, Gray l’avrebbe messa sicuramente
al primo posto
nella lista: “Situazioni in cui non si voleva assolutamente
trovare!”
E per
questo non si capacitava di come invece ci fosse finito.
Quando
riuscì finalmente a mettersi a sedere, si prese qualche
istante per osservare
la ragazza: aveva sulle guance delle tracce di lacrime.
Aveva
pianto?
“LLUVIA
AMA SOLO GRAY SAMA!” urlò
diventando bordeaux e senza osare guardarlo in faccia, “MA
GRAY SAMA NON LO
CAPISCE!” continuò con le lacrime che scendevano.
Con orrore si
rese conto di ciò che
aveva detto e si portò una mano sulla bocca.
Stava per
scappare via, quando due
dita fredde le accarezzarono la guancia.
“Gray
ha fatto piangere Lluvia….
Gray non voleva…” mormorò il ragazzo,
gli occhi annebbiati dal sakè, “A Gray
non piace che Lluvia piange, preferisce Lluvia che ride.”
Lluvia
sgranò gli occhi, sorpresa da
quel gesto, da quelle parole.
“Gray
non vuole ferire Lluvia, ma
non sa come fare…” disse appoggiando la testa
sulla spalla di lei, il suo
respiro fresco che le accarezzava la pelle dandole mille brividi.
Gray
colpì
con un pugno il terreno, l’altra mano a coprire gli occhi.
No.
Non doveva
andare così.
Non avrebbe
dovuto dirle quelle cose.
Anche se
sapeva che erano vere.
Non voleva
amare un’altra donna… la sua insegnante era morta
per lui…Ultear aveva ceduto
la sua intera giovinezza…
Non era
fatto per amare, era evidente.
L’avrebbe
solo fatta soffrire.
Maledisse
Mira: lui doveva salvarla dalla sua oscurità? Come faceva se
non riusciva a salvare
nemmeno se stesso?! L’avrebbe semplicemente trascinata in un
baratro più
profondo….
Eppure si
sentiva prossimo a cedere
Con il corpo
che tremava di rabbia verso sé stesso, di confusione e di
terrore verso di lei
e quello che lei portava, un’altra possibilità di
tornare ad amare, la prese
tra le braccia e iniziò a vagare alla ceca alla ricerca dei
suoi compagni.
Gray e
Gajil arrivarono in contemporanea al centro dell’isola, dove
trovarono Natsu
appoggiato al grosso baule aperto con Lucy addormentata e stesa poco
più in là
al sole.
“Oi
fiammifero!” sussurrò Gray adagiando Lluvia
accanto a Lucy, mentre la ferraglia
faceva lo stesso con Levy, “Da quanto sei qui?” gli
chiese sedendosi accanto a
lui.
“Un’oretta
più o meno.” Rispose lui con un sorriso
incrociando le mani dietro la nuca.
“E si
può
sapere perché non ci hai cercati?!”
osservò Gajil piccato massaggiandosi le
tempie.
Natsu
scrollò le spalle con un sorrisino che risultava nuovo ai
due ragazzi e che non
piacque loro. Per niente.
“L’ho
fatto, ma dormivate così profondamente abbracciati a Levy e
Lluvia che non ho avuto
il coraggio di svegliarvi.” Rispose, il sorrisino che si
allargava.
Le mascelle
dei due caddero a terra, mentre le loro guance diventavano bordeaux:
aveva
fatto una battuta maliziosa! Natsu! Malizioso!
“H-Hai
visto…?”
balbettò Gray.
“Si!”
assentì ridacchiando, ma fortunatamente poi sorrise nel suo
solito modo
innocente, “Ma non ci vedo niente di male: io abbraccio
sempre Lucy quando
dorme!” cercò di tranquillizzarli, con il solo
risultato di farli cadere
all’indietro dallo shock.
“Comunque…”
si riprese Gajil, “Che cosa è successo? Ho un mal
di testa terribile…” chiese
guardando gli altri due confuso.
“Era
sakè.
L’acqua del lago era sakè: me l’ha detto
Lucy!” spiegò orgoglioso dando un occhiata
alla bionda.
“Ecco
spiegato
tutto…” borbottò Gray, per poi lanciare
un occhiata assassina a Natsu,
“Fortunato di un fiammifero!”
“Perché?”
indagò Gajil mentre si riprometteva di non toccare
più una goccia di sakè in
vita sua.
“A
questa
torcia ambulante l’alcool non fa assolutamente niente! Lo
brucia
letteralmente!”
“Non
vale!”
lo accusò geloso Gajil.
“Invece
stavolta si…è stato strano essere
ubriaco” mormorò Natsu poggiandosi una mano
al mento, “Doveva essere incantato… ma almeno non
ho mal di testa!” sorrise
infine, mentre i due lo fulminavano ringhiando.
“Una
cosa”
intervenne Gray calmandosi all’improvviso,
“Voi…. Ricordate?”
“Si”
risposero gli altri due dopo qualche titubanza, mentre Gray annuiva per
far
capire che anche lui ricordava.
“Se
Lluvia
ve lo chiede, io ho scordato tutto okay?” li
minacciò avvolto da brina.
“Se
voi non
dite niente a Levy…” pose come condizione Gajil
incrociando le braccia.
“Va
bene!
Io a Lucy lo dico!” sorrise Natsu.
“COSA?!”
esplosero i due, prima di tapparsi la bocca a vicenda lanciando
occhiate
allarmate alle ragazze.
“Non
mi
piace mentire a Lucy e poi ora ci siamo chiariti: ha detto che non ha
paura di
me, anche se potrei bruciarla!” svelò loro
sprizzando entusiasmo da tutti i
pori, mentre guardava Lucy con uno sguardo che solo lui poteva non
capire fosse
da innamorato.
Una punta
di gelosia punzecchiò i cuori dei suoi amici, che
l’imbarazzo tratteneva dal
comportarsi come Natsu faceva con Lucy; poi la gelosia si
tramutò in compatimento
verso la biondina: si era scelta il ragazzo più idiota di
tutti…
“Allora…”
interruppe il silenzio creatosi Gray, “Cosa c’era
nel baule?”
“Queste!”
rispose Natsu lanciando loro delle borracce, “Le ho
già riempite con il sakè
del lago: domani possiamo tornare alla base!”
“AYE!”
urlarono i tre alzandole al cielo blu notte.
****
Laxus
camminava con in spalla Lisanna, nonostante l’imbarazzo,
seguito dalle altre
due coppie che si tenevano a debita distanza: i due erano avvolti da
un’aura
nera e avevano gli occhi iniettati di sangue.
“Dobbiamo
vendicarci…” mormorò Laxus mentre il
cielo tuonava.
“Alla
prima
occasione…” ghignò Lisanna; avrebbe
dimostrato a sua sorella che non era
l’unica capace di giocare a Cupido… oh
no…
“Mi
spaventano…” Mormorò Elfman
abbassandosi all’orecchio di Evergreen che annuì
con un brivido; decisamente non era la giornata giusta per continuare a
giocare
alla fata dell’amore. Rischiava di venir fulminata.
“Teniamoci
a debita distanza…” gli sussurrò di
rimando coprendosi la bocca con il
ventaglio.
“È
da
uomo!” annuì lui.
Freed
camminava il più vicino possibile a Mirajane: per difenderla
da attacchi nemici
e farsi difendere da Laxus. Perchè sapeva che lo voleva
ucciderlo, glielo
leggeva in faccia. Lo conosceva da anni e sapeva quando Laxus era tanto
arrabbiato da essere sul punto di una crisi omicida, e, quando si era
svegliato, era stata esattamente quell’espressione che gli
aveva visto dipinta
sul volto.
“Mira…”
sospirò tentando di richiamare l’attenzione della
ragazza, ma questa si
aggrappò al suo braccio tirandolo per una manica.
“Guarda
Freed! Guarda!” cinguettò indicando Laxus e sua
sorella, “Non sono carinissimi?
Siamo stati bravi! Sono così vicini e si vede lontano un
miglio che i loro
pensieri sono allineati” gli fece notare commossa e
orgogliosa.
Certo,
sospirò Freed, entrambi erano d’accordo sul fatto
che loro avrebbero dovuto
morire in modo doloroso.
“Freed?”
lo
richiamò dai suoi tristi pensieri di morte atroce,
“Grazie!” gli sussurrò con
un sorriso e gli occhi che le brillavano, prima di alzarsi in punta di
piedi e
depositargli un leggero bacio sulla guancia.
Freed
arrossì all’inverosimile ma questa volta
riuscì a mantenersi cosciente e, ricambiando
il sorriso le scoccò un bacio sulla fronte.
“Ai
tuoi
ordini.” Le rispose a voce bassa.
Le guance
di Mira si imporporano mentre incredula si sfiorava la fronte come a
cercare un
segno che non fosse stato un sogno.
Non
riuscendo a trattenere una risatina alla vista della sua imbarazzata
confusione, la prese sottobraccio e continuò a camminare
orgoglioso di sé.
I due
demoni poco più avanti si scambiarono un occhiata complice
sogghignando:
sarebbe stato molto più facile del previsto.
Il sole era
ormai calato quando i puntini sulla mappa vennero a coincidere: era un
ampia
collina piena di giganteschi fiori dai boccioli scarlatti, alti
più di Laxus
con Lisanna in piedi sulle sue spalle, i fusti bitorzoluti e con delle
grosse spine
a proteggerli erano di un bel verde scuro.
“Ce
l’abbiamo fatta finalmente!” esplose in un sospiro
Laxus, poggiando Lisanna
sull’erba morbida.
“Grazie
Laxus!” lo ringraziò lei sentendosi in colpa per
essersi fatta portare in
spalletta tutto il tempo, ma lui le poggiò una mano sulla
testa.
“Nessun
problema.”
“Abbiamo
fatto un ottimo lavoro!” trillò Mira ammirando
entusiasta la loro destinazione
insieme a Freed, che non lasciava andare la sua mano.
“Questi
fiori sono così fatati! Davvero meravigliosi!” la
più entusiasta era Evergreen
che saltellava in mezzo a tutti a quei fiori con gli occhi a cuore.
Fu un nano
secondo.
Un
gigantesco bocciolo si spalancò di colpo inclinandosi e
mostrando i suoi
bellissimi petali scarlatti screziato di bianco.
Ma al
centro, al posto dei pistilli, c’era una grossa voragine.
Con una
velocità impressionante il fiore si chiuse attorno a
Evergreen e si raddrizzò
nuovamente.
“AAAAAIUTOOO!”
iniziò a urlare la fata battendo contro i petali chiusi del
bocciolo: l’aveva imprigionata!
E anche se non sembrava intenzionato a inghiottirla ma solo a tenerla
rinchiusa
e nonostante fosse spaziosa e comoda quella cella…. ERA PUR
SEMPRE PRIGIONIERA
DI UNO STUPIDO FIORE!
“Ever!”
Elfman si scagliò contro il fiore ma quello con dei secchi
movimenti delle
foglie lo spazzò via.
“Si
sta
difendendo?” osservò stranito Freed e stava
già per estrarre la spada quando
dietro di se sentì un’improvvisa pressione.
“Questo
è
per stamattina…” mormorò Laxus
sogghignando, prima che un gigantesco fulmine
cadesse dal cielo sul fiore carbonizzandolo. Se Ever sperava di poter
fare
qualcosa alla sua insaputa era un’illusa…
Tutti
caddero sotto shock, mentre il ragazzo avanza tranquillamente verso i
resti
carbonizzati e ne tirava fuori una Evergreen traumatizzata ma
stranamente
illesa.
“POTEVI
UCCIDERMI!!” esplose dopo qualche secondo, saltando in piedi
e accusandolo con
un dito.
“Tsk!”
la
guardò male il ragazzo prima di afferrare Lisanna per un
braccio e incamminarsi
nella boscaglia.
“Torniamo
subito!” urlò agli altri, per poi sussurrare a
Lisanna, “Ho un idea.”
“Anche
io…”
sogghignò lei seguendolo.
Quando i
due ritornarono, gli altri si erano seduti a debita distanza dai fiori
in
cerchio.
“Tutto
bene?” chiese Mira scodinzolante.
“Si.”
La
gelò Laxus sedendosi.
“Mentre
non
c’eravate è apparso un messaggio sulla mappa, non
so se l’avete notato: dice
che dobbiamo riportare il fiore vivo alla base.”
“Che
seccatura!” mugugnò Laxus scuotendo la testa poi
si alzò e lanciò tutt’intorno
un’occhiata da mettere i brividi, “Allora,
organizziamoci in questo modo: Freed
e Mira vadano a scegliere un fiore e inizino a scavare intorno le
radici per
estrarlo, Ever e Elfman invece vadano a raccogliere della legna per
costruire
un grosso vaso in cui metterlo successivamente, mentre io e Lisanna
cercheremo
del liane per imbavagliare quel maledetto coso ed evitare di finire
mangiati!”
“Ma…è
già
sera Laxus…” fece notare Freed prima che il cielo
tuonasse e in uno scatto il
mago delle rune afferrasse Mira, si inchinasse e schizzasse via verso i
fiori,
mentre l’altra coppia scattava nella direzione opposta. Mai
sfidare la pazienza
del Dio del Tuono più di una volta al giorno.
“Ottimo
lavoro Laxus!” ridacchiò Lisanna alzandosi in
punta di piedi e scompigliando i
capelli biondi al ragazzo, che arrossì. “E ora
prepariamoci alla seconda parte
del piano!”
“Sei
sicura
che non c’è bisogno di fare niente per Elfman e
Ever?” gli chiese il ragazzo dubbioso
e ormai inconsapevolmente entrato nell’ottica del cupido.
“Tranquillo,
quei due sono cotti l’uno dell’altra da tempo e lo
sanno benissimo; il loro
unico problema è l’orgoglio ma per quello non
possiamo fare niente!” spiegò lei
sconsolata a Laxus, per poi scuotere la testa decisa. “Ma ora
basta! Diamoci da
fare!” ordinò e il biondo annuì
convinto ghignando: era giunto il momento di
prendersi una piccola vendetta.
Insieme e
in silenzio si diressero verso la collina dei fiori e si acquattarono
tra i cespugli:
Mira e Freed stavano analizzando da lontano i fiori, passeggiando
l’uno accanto
all’altra e discutendo di quale sarebbe stato più
facile da portare.
“Dannazione
si continuano a spostare…e stanno troppo lontani!”
bisbigliò Lisanna a Laxus
irritata: il suo piano geniale non poteva fallire così. Ma
una volta tanto la
sorte diede loro una mano e le due vittime si fermarono davanti a un
fiore,
discutendo che finora quello era il più pratico.
“Perfetto
e
ora dobbiamo solo farli avvicinare insieme…”
continuò a parlare tra sé e sé,
elaborando al momento strategie improbabili, “Potremmo tirare
qualcosa per
attirare la loro attenzione…o urlare e
spaventarli…oppure suggerirgli di
avvicinarsi per controllare che il fiore non sia malato
e…”
Laxus
alzò
gli occhi al cielo.
Un fulmine
cadde dal cielo con un boato dietro la coppia, che fece un salto in
avanti
spaventata. All’istante il fiore s’aprì
e catturò le due vittime.
Lisanna
guardò ammutolita la scena.
“E
che ci
voleva…” borbottò irritato ma
soddisfatto Laxus. Lisanna si girò a guardarlo a
bocca spalancata.
“Sei
un
genio!” urlò improvvisamente riprendendosi e
buttandogli le braccia al collo e,
nello slancio, stampandogli un bacio sulla guancia.
Il volto di
Laxus diventò rosso come il tramonto e quello di Lisanna
anche, non appena si
rese conto del suo stesso gesto.
“Oh…ehm…i-io…”
iniziò a balbettare non vedendo Laxus reagire, imbarazzata,
“V-vado a v-vedere
come se la cava mio fratello…” usò come
scusa, la prima venutale in mente, per
scappare via.
Che
imbarazzo. Che imbarazzo. Che imbarazzo.
Come aveva
potuto fare una cosa del genere?! Argh!
Gli stessi
pensieri, più o meno, giravano vorticosi nella testa di
Mirajane che al momento
si trovava chiusa in un fiore così piccolo che per forza di
cose si era
ritrovata inginocchiata tra le braccia di Freed. Ringraziò
mentalmente il fatto
che essendosi appoggiata alla sua spalla non riusciva a vederlo in
faccia o
sarebbe morta d’imbarazzo. Avrebbe riso, se la situazione non
fosse stata così
delicata: lei, il grande e diabolico cupido dell’amore, era
caduta vittima del
tranello amoroso della sorella, perché solo lei poteva
convincere Laxus a
partecipare e solo Laxus poteva far cadere un fulmine da un cielo
terso. Mai fu
più vero il detto: chi la fa, l’aspetti. E ora
cosa faceva? Doveva dire
qualcosa? E che cosa? Stare in silenzio? E se pensava che era
arrabbiata?!
Aveva una paura matta! Incredibile ma vero. Aveva paura che capisse
cosa
albergava nel suo cuore per lui, paura che non lo capisse, paura che lo
rifiutasse, paura che lo accettasse…
Il cuore le
batteva così forte che non riusciva a sentire i suoi stessi
pensieri.
Così
forte
che Freed, nel più completo imbarazzo, riusciva a sentirlo.
E la cosa gli stava
facendo scorrere il sangue nelle vene a mille. Volevo dirlo. Voleva
dire a Mira
quello che aveva scoperto di provare per lei. Non voleva rimandare. Non
voleva,
una volta tornato in gilda, tornare a guardarla da lontano quelle poche
volte
che non era in missione con Laxus e poi pensarla quando era via. Era
egoista forse,
ma voleva sapere che lei era sua. Sia la principessa che il demone.
Ogni parte
di lei.
“Mira…”
la
chiamò con la voce leggermente tremante, stringendo le
braccia intorno alla sua
vita esile; lei si irrigidì, il respiro che cominciava a
farsi affannato e
istintivamente strinse le braccia intorno alla sua schiena.
“Mira…
lo
so che il momento non è particolarmente adatto e avrei
voluto fosse un momento
più romantico ma a quanto pare non riesco più a
trattenermi…” le disse mentre
le parole scivolavano fuori direttamente dal cuore.
“Ti
amo
Mira, e voglio che tu sia la mia fidanzata.”
Rivelò infine, carico di attesa.
Attesa di
una parola che avrebbe cambiato il suo mondo, per sempre probabilmente.
Dagli occhi
azzurri della ragazza iniziarono a scendere calde lacrime di
felicità.
“I-io…”
balbettò
incredula allontanandosi in modo da poterlo guardare negli occhi, Anche
io ti
amo Freed…” singhiozzò piangendo e
sorridendo nello stesso tempo. E Freed la
trovò più bella che mai.
Con uno
slancio improvviso la baciò, prima dolcemente e poi con
tutta la passione che
aveva, e Mira ricambiò felice, convinta che mai nella vita
avrebbe potuto
sentirsi meglio.
Da fuori
Laxus ghignò soddisfatto nell’udire la
dichiarazione, ma quando passarono al
bacio si imbarazzò e si tappò le orecchie: ma
ormai era troppo tardi, il
ricordo del piccolo baciato lasciato sulla sua guancia da una certa
albina non
smetteva di bruciare.
****
Il gruppo
di Erza intanto dopo lunghe discussioni era riuscito a spostare, grazie
alle
creazioni di Leon, uno dei tre giganteschi massi dorati al limitare
della
collina petrosa e lì si preparava a passare la notte.
“Gerard…”
mormorò Leon seduto accanto al ricercato davanti al fuoco
mentre le ragazze
cucinavano, “Non mi piace questo posto…”
gli disse assottigliando gli occhi.
Era un presentimento che aveva iniziato a farsi strada in lui mentre
spostava
il masso tra le rocce e più passava il tempo più
si acuiva.
“Neanche
a
me, ma è pericoloso continuare a muoversi al buio sapendo
che ci sono maghi
oscuri in agguato, preferisco evitare rischi inutili.”
Spiegò guardandosi
intorno.
“Speriamo
di non correrne di più rimanendo qui…”
commentò l’altro a bassa voce prima che
Romeo li interrompesse.
“Ragazzi
ci
hanno chiesto se possiamo andare a prendere altra legna per il fuoco e
magari vedere
se riusciamo a cacciare qualcosa” spiegò con un
sorriso indicando le ragazze
poco distanti.
I due si
alzarono e Gerard le guardò dubbioso.
“Siete
sicure di voler rimanere qua da sole?” chiese
cavallerescamente, ma Erza gli
lanciò un occhiata scettica e Cana scoppiò a
ridere mentre Wendy lo
ringraziava.
“Okay
come
non detto…” commentò deluso sospirando.
“Ci
hai
provato…” disse Leon accennando un ghigno e
dandogli delle piccole pacche sulla
spalla, “Forza, prima andiamo prima torniamo!”
Appena le
ragazze rimasero da sole, Cana sorrise maliziosa e si
avvicinò a Erza.
“Allora
Erza…” iniziò ridacchiando dentro di
sé nel vedere le guance di Erza, che si
fingeva indifferente, già tingersi di rosso,
“…come va con Gerard?” le chiese
con gli occhi scintillanti.
“Abbiamo
riallacciato i rapporti, come ai vecchi tempi…”
disse lei, senza accorgersi che
la spada che poco prima stava usando per affettare delle erbe, ora
affettava la
pietra, “Siamo amici…”
“Ceeeerto…molto,
molto, molto amici.” Commentò Cana ridacchiando
mentre vedeva Erza cadere
sempre di più nell’imbarazzante baratro del caos
amoroso.
“Erza,”
la
chiamò gentilmente Wendy fermando la sua mano e facendole
notare con l’altra
cosa stava facendo, “Io penso che Gerard sia davvero
innamorato di te.” Disse
candida con un sorriso.
“C-cosa?
Gerard… noi… no…
impossibile… non possiamo…
lui…” iniziò a balbettare la
ragazza ormai perduta mentre Cana rideva per poi abbracciarla.
“Non
fare
così Erza! È una cosa bella e lo sappiamo tutti
che siete cotti l’uno
dell’altra: dovete smetterla di perdere tempo! Ne avete perso
fin troppo.”
Commentò poi poggiandogli una mano sulla testa.
“È
difficile…” mormorò lei in risposta con
tristezza, ma Wendy la prese per mano.
“È
molto
più difficile non parlarne che farlo, fidati
Erza.” Le disse dimostrandosi più
saggia lei delle due al suo fianco.
“Lui
è
convinto di non meritarmi, è convinto che il suo posto sia
lontano da me
nell’oscurità del peccato e del rimorso e non
capisce che lo vorrei solo con
me; come si salva la persona che si ama se il suo nemico è
proprio lei stessa?”
chiese con un sorriso triste, lasciando scorgere ciò che
c’era dietro la sua
armatura: paura. Paura di perdere quella sfida.
Cana e
Wendy si scambiarono un’occhiata e poi abbracciarono la loro
amica: un gesto
che valeva più di mille parole.
“E tu
Cana?” chiese Erza dopo qualche secondo sciogliendosi dal
loro presa, “Non
vorrei impicciarmi ma mi sembra che tra te e Leon…”
“Non
c’è
niente.” La gelò la cartomante mentre il suo
sorriso si incrinava.
“Cana…”
“Lui
è
pazzo di Lluvia.” Commentò lei voltandosi.
“Davvero?”
chiese perplessa Wendy, “Da quando l’ho incontrato
non l’ha citata nemmeno una
volta…. Io sinceramente credo che a Leon inizi a piacere tu.
E la stessa cosa
vale per te, giusto? Lo guardi in modo diverso…”
Colpita e
affondata.
Wendy
avrebbe potuto essere una sorella Strauss.
“Io…
non
posso.” Mormorò Cana coprendosi gli occhi con una
mano, “Non dopo quello che
successe a causa mia…”
Erza si
alzò in piedi di scatto irritata.
“Basta
Cana! Per quanto ti porterai dietro questa storia?! Leon non
è lui, è un amico
e compagno; è un ragazzo che si è preso cura di
te durante tutta questa gara e
ti ha salvato più di una volta. Smettila di scappare: stai
facendo lo stesso
errore di Gerard! Come potete non capire che questo non fa che ferire
l’altro?!”
“Forse
sei
tu che non capisci il peso che portiamo Erza!”
ribatté Cana perdendo la sua
compostezza e affrontando Erza senza un briciolo di paura.
“VOGLIAMO
AIUTARVI!” urlò Erza evocando la spada
dell’armatura del purgatorio.
“NON
POTETE
FARLO!” ribatte Cana estraendo le carte.
“TU…”
esplosero entrambe pronte ad attaccare
“ORA
BASTA!” si intromise Wendy esasperata e con due brezze del
nord bloccò le
ragazze, “Per favore smettetela di litigare: siamo una
squadra ed entrambe
avete ragione. Per favore…” le supplicò
con gli lucidi.
Le due si
calmarono all’istante e Wendy dopo qualche istante le
liberò.
“Scusa
Erza…” mormorò Cana stringendosi un
braccio e sentendosi in colpa.
“No
scusami
tu Cana, sono stata imperdonabile… se vuoi
colpirmi” le disse la rossa divorata
dai sensi di colpa.
“Ehm…
credo
che ti abbraccerò invece.” rise Cana gettandosi
sull’amica, le liti e le
tensioni portate via dal vento.
Erano
già
tornate a chiacchierare dei momenti più allegri di quei
giorni che un fruscio
richiamò la loro attenzione.
“Ehi
ragazzi siete già torna…” le parole
morirono in bocca a Cana.
Dai
cespugli uscì Leon, ma era diverso dal Leon che conosceva:
negli occhi aveva
una luce sinistra e il ghigno non prometteva niente di buono. Follia?
La…spaventava.
“Ehi
ubriacona, qualcosa non va?” le chiese sprezzante mentre
intorno a lui
vorticava la brina, “Cosa c’è?
Paura?”
Cana
ammutolì.
“Leon!
Che
cosa stai dicendo?” si intromise Erza avvicinandosi, ma una
voce li interruppe.
“Lasciali
stare Scarlett e occupiamoci delle nostre
faccende…dov’eravamo rimasti? Ah sì,
al tuo vano tentativo di liberarmi da Zeref e impedirmi di costruire la
Torre
del Paradiso…”
Come
congelata Erza guardò Gerard venire incontro con un sorriso
folle e il mantello
che lo avvolgeva.
“Wendy,
vuoi giocare?” chiese Romeo sbucando dai cespugli e correndo
verso la ragazza
con le mani ricoperte di fuoco.
“Romeo…”
Le tre
ragazze istintivamente si avvicinarono le une alle altre, prese in
contropiede,
ma poi Erza prese in mano la situazione.
“Ragazze
non fatevi impressionare! È impossibile che siano loro,
mantenete la calma! Non
direbbero mai cose simili! Se fosse una maledizione ne avremmo
risentito anche
noi, devono essere nemici capaci di mutare forma o
illusioni!” le spronò
evocando l’armatura dell’Imperatrice di Fuoco e
lanciandosi contro Gerard.
“Erza
ha
ragione…” ringhiò Cana estraendo le
carte e preparandosi a combattere Leon,
“Quell’idiota non rimarrebbe mai vestito
così a lungo!”
“G-Giusto!”
balbettò Wendy riempiendosi la bocca di aria.
In
contemporanea attaccarono.
Erza
tranciò Gerard in una fiammata.
Cana
evocò
un fulmine che colpì Leon.
Wendy
ruggì
contro Romeo.
Tre corpi
caddero a terra.
“Che
cosa…”
mormorò Erza vedendo i corpi mutare.
Tre urla
straziarono la quiete della notte.
Qualche
centinaio di metri più in là, Gerard, Leon e
Romeo stavano raccogliendo la legna
e dando la caccia a un procione.
“Che
cosa è
stato?” chiese il ragazzino alzando la testa spaventato.
“Le
ragazze!” esclamarono i due maghi dopo essersi scambiati un
occhiata, lasciando
cadere la legname e iniziando a correre come dei matti.
“Erza!”
“Cana!”
In pochi
minuti arrivarono nella radura e si trovarono davanti una scena
pressoché
assurda quanto inconcepibile: Erza era prostrata e appoggiava la testa
al
vuoto, piangendo disperata e invocando il nome di Gerard, Cana poco
più in là
teneva qualcosa di invisibile in grembo e piangendo chiedeva scusa a
Leon e
infine Wendy abbracciava un essere altrettanto invisibile vicino a un
albero
chiamandolo Romeo.
“Erza
cosa
succede? Sono qui!” urlò Gerard raggiungendo la
ragazza, ma quella non sembrava
né vederlo né sentirlo e continuava a piangere
straziata.
“Cana!
Cana
guardami!” la chiamava invano Leon sventolandole davanti una
mano, ma senza
alcun risultato.
“Wendy!
Wendy sto bene per favore non piangere!” si disperava Romeo
scuotendola.
Ma niente,
nessuna delle ragazze sembrava vederli o anche solo sentirli.
“Che
cosa
gli prende dannazione?” esclamò Leon non sapendo
più cosa fare.
“Devono
essere in trance o sotto incantesimo.” Mormorò
Gerard, ma più cercava una
soluzione più non trovava vie d’uscita ed Erza
stava peggiorando:
improvvisamente fece apparire una delle sue spade e con mano tremante
iniziò a
puntarsela al petto.
“Erza
no!”
urlò il ragazzo bloccandola.
Infine
disperato Gerard fece l’unica cosa possibile.
“Scusa
Erza…” con un colpo di taglio colpì
Erza alla base del collo e la ragazza
svenne.
Romeo con
le lacrime agli occhi fece la stessa cosa.
Leon
invece, dimostrandosi al pari in tatto e delicatezza solo a Gray,
ritrovando la
sua freddezza iniziò a schiaffeggiarla urlando:
“SVEGLIATI
CANA! GILDARTS MI AMMAZZA SE NON TI RIPRENDI!”
Al decimo
ceffone Cana gli tirò un pugno sul naso e saltò
in piedi.
“MA
COSA
STAI…?” iniziò a urlare ma le parole le
si bloccarono a metà vedendo finalmente
Leon.
“L-Leon…?”
lo chiamo con voce tremante e le lacrime a riempire gli occhi,
“Sei tu…?”
“S-sì…”
mormorò lui convinto che lo avrebbe ucciso. E dopo lo
avrebbe resuscitato per
farlo disintegrare dal padre.
“Leon!”
urlò Cana e con uno slancio gli buttò le braccia
al collo.
“Cana?”
chiese lui stupito sentendo le braccia della ragazza stringersi intorno
a lui
tremanti e lei singhiozzare sulla sua spalla.
“Credevo….
Credevo
di averti ucciso...” Balbettò lei.
“Sono
qui.”
La tranquillizzò lui lasciandola sfogare per qualche minuto;
poi la ragazza
sembrò calmarsi e, mettendosi a sedere ma tenendo sempre
sotto controllo il
ragazzo, terrorizzata che scomparisse, iniziò a raccontargli
quel che era
successo.
“Stavamo
cucinando, quando all’improvviso dai boschi siete
usciti… voi tre. Ma eravate
diversi: malvagi, corrotti, folli…. Erza ci ha incitato a
combattere sostenendo
che non foste davvero voi e allora vi abbiamo colpito. Appena ti ho
fulminato il
corpo è caduto a terra e si è trasformato nel
solito te e piangendo mi hai
detto ‘Come hai potuto…?’; a quel punto
hai chiuso gli occhi e non li hai più
riaperti…” mormorò lei rabbrividendo,
ma aveva omesso una parte: l’illusione
non aveva mormorato solo quello ma aveva aggiunto “Credevo
che mi amassi….” Ma
di certo questo non poteva dirlo a Leon.
“Questo
è
stato un trucco bastardo…” mugugnò Leon
ragionando su cosa potesse aver
prodotto delle illusioni tanto potenti: lì in giro non
c’era nessuno, se ci fosse
stato le avrebbe attaccate prima che arrivassero, ma non sembrava
esserci n’è
piante ne strani vapori che potrebbero indurre allucinazioni.
Forse…
“Comunque
puoi stare tranquilla: sono sano e salvo!” le disse dopo
qualche attimo con un
sorrisino.
“Lo
so… se
non stessi bene non ti saresti spogliato di nuovo.”
Commentò lei arrossendo e
distogliendo lo sguardo: non se la sentiva di picchiarlo in quel
momento, ma da
lì ad accettare che rimanesse ancora in boxer senza una
piega…
“I
VESTITI!” urlò quello scioccato, “COME
HO FATTO?!” si chiese disperato prima di
iniziare a vagare per la zona recuperandoli sotto lo sguardo esasperato
della
ragazza.
Poco
più in
là Wendy si era appena risvegliata a piangendo raccontava a
Romeo, scusandosi
mille volte per averlo colpito, quello che era accaduto e il ragazzino,
sollevato, le mise un braccio intorno alle spalle lasciandola sfogare.
Ovviamente aveva già nascosto ogni traccia di lacrime: non
poteva mostrarsi
debole davanti a Wendy!
Erza fu
l’ultima ad aprire gli occhi piano piano e la prima cosa che
vide furono gli
occhi pieni di preoccupazione di Gerard sopra di lei. Immediatamente
iniziò a
piangere come una bambina, l’armatura si era spezzata quando
aveva visto il
corpo di quello che pensava nemico diventare il suo Gerard.
“Erza
non piangere
sono qui!” la rassicurò lui stringendosela tra le
braccia e cullandola con
dolcezza.
“Ti
avevo
ucciso! Ti avevo ucciso! E tu…e tu… Non ci
pensare neanche Gerard! Capito?!
Morire non espierà nessun peccato e tanto meno mi
renderà felice! Non ti potrei
mai dimenticare!” gli urlò aggrappandosi a lui
come se fosse l’ultima sua
ancora per sopravvivere.
Lui la
guardò stupito. Cosa le aveva detto la sua illusione?
Avrebbe voluto
chiederglielo ma si rese conto che non era il momento più
adatto e si limitò a
tenersela vicino.
“Non
farei
mai una cosa del genere Erza, l’ho capito grazie a te molto
tempo fa. La morte
è una scelta troppo facile, vivere rimediando ai miei errori
più difficile ma
almeno non è una via di fuga. Non ti
abbandonerò.”
Le disse certo e sicuro.
La ragazza
sgranò gli occhi e asciugandosi le lacrime gli sorrise.
“Scusa
Gerard,
ora sto bene.” Lo rassicurò scostandosi
leggermente da lui.
“Di
cosa ti
scusi?” le chiese lui con un sorriso tra
l’esasperato e il dolce.
Erza
arrossì.
“Beh…
non è
da me comportarmi così…”
borbottò guardando il terreno.
“A me
piace
anche questa parte di te! Mi fa sentire utile di tanto in
tanto” le rispose
imbarazzato con una risata, “Fa bene togliere
l’armatura di tanto in tanto” le
ricordò alzandosi in piedi e tendendogli la mano.
Erza
l’afferrò stupita e si issò al suo
fianco: togliere la sua armatura…?
Quella sera
quando andarono a dormire lontano dal sasso che secondo Leon aveva dato
origine
alle illusioni, o almeno così finsero i ragazzi per non
preoccupare le loro
compagne e impedir loro di fare la ronda, soprattutto dopo una giornata
così
pesante, Wendy dopo qualche secondo di imbarazzo si caricò
accanto a Romeo e
appoggiò la testa alla sua spalla: aveva il terrore di
perderlo ancora.
Cana invece
inizialmente si sdraiò lontano ma appena si fu assicurata
che Leon stesse
dormendo, ignorando la recita, si spostò piano piano fino a
sfiorare con la
schiena quella di lui.
Erza infine
era indecisa: da una parte moriva dal desiderio per una sera di dormire
al suo
fianco, dall’altra sapeva che più illusioni si
concedeva più sarebbe stato
difficile quando lui sarebbe ripartito. Eppure le sue parole non
smettevano di
risuonare nella testa: poteva davvero permettersi di togliere
l’armatura? Anche
solo per una sera?
E alla
fine, con un sorriso imbarazzato, convinta che dormisse si
appoggiò con la
testa al suo petto e chiuse gli occhi: solo per una sera. Solo per una
sera
avrebbe tolto l’armatura. Solo per una sera avrebbe creduto
che il suo sogno
potesse diventare vero. Solo per una sera avrebbe accantonato le
preoccupazioni
e il pensiero della sua futura partenza.
****
Nello
stesso momento, nella Gilda di Fairy Tail, si erano riuniti tutti i
maghi delle
altre Gilda alleate, compresi tutti gli avversari eliminati e il Master
si
accorse con grande orrore che gli unici partecipanti rimasti erano i
suoi
figli. E la locazione della sfida era sconosciuta. Pregando che niente
accadesse loro, organizzarono delle squadre di ricerca e partirono
quella
stessa notte.
Fairy
Chat
Lucy:
*si
sveglia stiracchiandosi* Natsu…?
Natsu:
LUCYYYYYYYY! *si getta sulla ragazza e la fa girare tra le sue braccia*
Sono
così contento di quello che hai detto! Avevo paura che non
saremmo più stati un
team o che saresti scappata! Sei la migliore Lu!
Lucy:
*arrossisce*
D-di niente Natsu… non ti abbandonarei mai per una cosa
così stupida…*balbetta*
Autrice:
Natsu… cogli il messaggio subliminale! Lei ti…*
appare Loke che
le tappa la bocca e le lancia un’occhiata alla
‘tu-non-vuoi-morire-ora-vero?!’*
Lluvia:
*si
sveglia e vede il suo Gray-sama accanto a lei* GRAY SAMAAAAAAA! *si
lancia
addosso a Gray* Ti ricordi? Ti ricordi?
Gray:
*arrossisce e scuote la testa* Ho solo un grande mal di
testa…
Lluvia:*dubbiosa*
ma Natsu ricorda…
Levy:
*si
sveglia e vede Gajil che la osserva* Gajil! *arrossisce*
R-ricordi…?
Gajil:
*scuote la testa e ringhia* no.
Levy:
*dubbiosa* ma Natsu ricorda…
Gajil&Gray:
MALEDETTO FIAMMIFERO È TUTTA COLPA TUA! *si lanciano contro
Natsu e fanno
doppiare l’ennesima lite*
Levy:
Ma
alla fine…
Lluvia:…
ricordano o no?!
Lucy:
*cervello in pappa per i ricevuti abbracci + viso che va a fuoco*
Mira:
F-Freed…ti dispiace se dormo accanto a te stanotte?
*arrossisce*
Freed:
*diventa viola dall’imbarazzo? A-assolutamente…
Autrice:
Tra rose e fior, nasce l’amor: Mira e Freed si voglion
sposar!
…
Mira:
*fulmina
autrice in versione Satan Soul*
Autrice:
Come non detto…* se la fila*
Laxus:
*lancia occhiate imbarazzate a Lisanna*
Lisanna:
*lancia occhiate imbarazzate a Laxus*
Autrice:
Ma io cosa devo fare con voi due imbranati? Più che ficcarvi
in
una vasca nudi io…
Laxus:
*fulmina autrice. Letteralmente. *
Autrice:
*stramazza al suolo bruciacchiata* scherzavo…
Ever:
*sospira*
Elfman:
*continua a pensare alla questione del rossetto al lampone*
Autrice:
Come non detto
Laxus, Lisanna…questi sono ancora peggio di voi…
Wendy:
*Dorme accoccolata vicino a Romeo che sorridente se la stringe al petto*
Romeo:
Dovrebbero finire in pericolo più spesso…
Gerard:
Non
posso darti torto…*gongola stringendo Erza*
Erza:
*sorride nel sonno*
Leon:
*guarda alternativamente Cana e il fuoco* Sigh…*i problemi
adolescenziali lo
colpiscono ancora*
Autrice:
LEON!
Leon:
*le
tappa la bocca e la guarda malissimo* Se le svegli…
Cana:
*si agita un attimo nel sonno, poi si volta e afferra per la
maglietta Leon, facendolo arrossire*
Autrice:
*suda freddo*
N-non ti preoccupare…*Abbassa la voce* Volevo sapere se ti
serviva una
consulenza! Perché ormai lo sappiamo tutti che sei cotto di
Cana! A parte te…e
Cana probabilmente! Ma ho due o tre piano che riguardano voi nudi in
una polla
termale e che ho già sperimentato! Funzionano!
Leon:
*si
imbarazza e poi si irrita; quindi la congela. Ma orma il tarlo
è stato
impiantato…*
Autrice:
*ghigna*
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