La Grande Gara di Coppia di Fiore

di StelladelLeone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cenere e Accoppiaggio_Prologo ***
Capitolo 2: *** Donne e Sedie ***
Capitolo 3: *** Nauesea e Sopravvivenza ***
Capitolo 4: *** primo giorno: cosa mi sta succedendo? (parte 1) ***
Capitolo 5: *** Primo giorno: cosa mi sta succedendo? (Ho voglia di procione!) ***
Capitolo 6: *** Secondo giorno pt 1: in cima ad un albero (ho bisogno di un piano!) ***
Capitolo 7: *** Secondo giorno pt. 2: sott'acqua o sotto terra (Per la prima volta tra le tue braccia) ***
Capitolo 8: *** Terzo giorno: Alleanza pt. 1 (Un abbraccio che sa di te) ***
Capitolo 9: *** Terzo giorno: Alleanze pt. 2 (Confessioni imbarazzanti e piani pericolosi: mai unire un Raijinshuu ad uno Strauss!) ***
Capitolo 10: *** Terzo giorno: Alleanze pt.3 ( Le belle addormentate nel bosco) ***
Capitolo 11: *** Quarto giorno: Trovato! (Paura...) ***



Capitolo 1
*** Cenere e Accoppiaggio_Prologo ***


YO, minna!!! Buongiorno a tutti! Questa è la mia prima fanfiction. Una novellina che parte con una long?! Direte tutti… esatto!! Vorrei diventare una scrittrice e quindi vi propongo alcune storie che vorrei che voi recensiste nel modo più critico così che io possa migliorare.

Ora, passando alla storia, questa è una long ambientata in un tempo imprecisato dopo il torneo; io non ho letto il manga e non ho visto oltre la 155sima puntata quindi, tutti i riferimenti riguardo a quei periodi NON SONO SPOILEREr!!spero di non cadere nell’OOC, nel caso vi prego di avvisarmi. Ed ora vi auguro una buona lettura, minna!!

 

Cenere e Accoppiaggio _Prologo

Ero in piedi, di fronte a Natsu. Un Natsu leggermente più bello di quello che conoscevo io. Lui mi guardava intensamente, mi prese le mani, si avvicinò a me mentre il mio cuore batteva all’impazzata e…

“LUCYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!! Perché l’hai fatto?!?!?!” esplose di colpo spaventandomi a morte e risvegliandomi da quello stranissimo sogno.

Mi tirai su a sedere e accesi la luce; nonostante la luce, però, non vidi niente, perché in mezzo alla stanza volteggiava una gigantesca nube di fuliggine nera, in cui tossivano Natsu e Happy. Strinsi i pugni cercando di rimanere calma e non mettermi ad urlare in mezzo alla notte come una pazza.

“Natsu…Happy…avete dieci secondi per spiegarmi cosa sta succedendo prima che io vi cacci a calci!”

I due interpellati sfoderarono la loro migliore faccia da cucciolo ferito e mi si avvicinarono.

“Non riuscivo a dormire senza il tuo profumo, ma quando sono arrivato a casa tua non riuscivo ad aprire né la finestra né la porta e quindi siamo passati dal camino…”

Mi stavano per saltare i nervi…avevo speso i miei ultimi soldi per rafforzare la chiusura delle finestre e delle porte apposta per dormire indisturbata e lui cosa faceva? Passava dal camino che avevo appena fatto installare!!

“Natsu…!” dissi avvicinandomi minacciosa. Lui arretrò spaventato.

“Ne Lucy non è che possiamo usare il tuo bagno per ripulirci?” disse tentando di confondermi con una mossa a sorpresa; solo in quel momento notai lo stato della stanza e il loro: era tutto coperto interamente di fuliggine. La stanza linda era diventata lercia ma sopratutto, nera!

Con un dito indicai la porta del bagno sempre più arrabbiata.” Dentro. Ora.”

“Aye, s-sir!” e i due vigliacchi corsero a rifugiarsi in bagno. Guardai sconsolata la mia bella casetta e presi scopa e straccio per iniziare a pulire. Dopotutto era colpa mia: da quando ero arrivata a Fairy Tail non c’era stata una notte che non mi fossi svegliata con Natsu in casa mia, per la precisione nel mio letto; era ovvio che non si sarebbe fermato per così poco.

Dopo circa due ore i due erano puliti e profumati come la mia casa, ma soprattutto rifocillati con l’intero contenuto del mio frigo; guardai l’ora sconsolata: 7.30. Tanto valeva incamminarsi subito verso la gilda.

“Natsu, Happy. Andiamo?” dissi girandomi per ritrovarli seduti sul pavimento che mi fissavano con gli occhi stralunati.

“N-Natsu che c’è ora?”

“Dovevo dirle…dovevo dirle qualcosa di importante…ma cosa? Importante…oggi…” disse parlando o a stesso o a Happy che gli girava attorno.

“Aye…pesci…Lucy…strana…strana Lucy…pesce…pesce!”

“Ohi, gattaccio! Smetti di dire che sono strana!” dissi lanciandogli un piatto trovato sul tavolo.

“Natsuuu! Lucy è crudele!!!”

Prima di fare atti di cui avrei potuto pentirmi li scaraventai fuori da casa mia e mi diressi a passo spedito verso la gilda.

 

 

Mi accorsi subito che c’era qualcosa che non andava quando Mirajane ci venne incontro con un sorriso diabolico da metter voglia a chiunque di scappare via; rifuggendo questo istinto, mentre Natsu mi usava come scudo, alla faccia della galanteria, la raggiunsi sorridendo.

“Buongiorno Mira-chan! Come mai così di buon umore?” chiesi reprimendo un brivido.

Mirajane fece una sorriso malizioso e rimproverò Natsu con lo stesso tono che si usa con un bambino di tre anni: “Ma come Natsu?! Non l’hai ancora detto a Lu-chan?! Oggi inizia la parte migliore, la fase preliminare: l’ACCOPPIAGGIO!”

Io la guardai come fosse ubriaca mentre Natsu mi saltellava intorno urlando: “Ecco! Era quello! Era quello che dovevo dirti!!” io dopo averlo calciato lontano presso il tavolo di Gray ed Elfman, lo ignorai e tornai a Mira.

“Scusa Mira, ma la fase preliminare di cosa?”

“Ma è ovvio! Della Grande Gara di Coppia di Fiore!!” disse lei entusiasta.

Nel mio cervello si accese un gigantesco punto di domanda al neon.

 

 

Fairy Chat

Natsu: Lucyyyyy sei crudeleeee!!!

Lucy: zitto Natsu! Autrice perché dovrei installare un camino se ho già una stufa?!

Autrice: Perché Natsu non ci passava dalla stufa. *sogghigna*

Gray: bella scena il calcio di Lucy, stupido fiammifero!

Tutti: e a te chi ti ha chiesto qualcosa!!!!!

Gray: * si azzuffa con Natsu*

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Capitolo 2
*** Donne e Sedie ***


 YO, minna!!  Sono ammalata e quindi eccomi di nuovo qua con il secondo capitolo! Ringrazio tutti i recensori per i consigli e gli incoraggiamenti, cercherò di fare del mio meglio!!! Spero di non deludervi/annoiarvi con questo nuovo capitolo che, tra l’altro, mi è venuto un po’ più lungo del dovuto ma non ho avuto il coraggio di tagliarlo. Ho avuto qualche problema nello scrivere bene le successioni di azioni molto veloci, se qualcuno avesse qualche idea per renderle meglio sarei felice di saperla.
Ora, se non mi sbaglio, avevamo lasciato Natsu stordito con Elfman e Gray, e la povera Lucy tra le grinfie di Mira…

Donne e sedie
 


Incuriosita dalle parole di Mirajane, la seguii al bancone dove, mentre puliva il suo solito bicchiere con quel sorriso   terrificante scintillante sul volto, mi spiegò in cosa consisteva questa fantomatica gara di coppia…

“Vedi Lucy, ogni tre anni si svolge la Grande Gara di Coppia di Fiore; questa è una gara che consiste in tre prove, che variano ogni volta, in cui partecipano delle coppie formate da un ragazzo e una ragazza. Il bello di questa gara...” continuò mentre il sorriso si allargava, se possibile, ancora di più “…è che le coppie possono essere formate da componenti di diverse gilde!! Dalle sette di questa mattina a mezzanotte di oggi, tutti i maghi che vogliono partecipare devono cercarsi una compagna, per poi farsi segnare come partecipanti dal master della gilda di lei, e già da domani dovranno impegnarsi al massimo per vincere 60.000 jewels più un premio speciale; qui a Fairy Tail giungono sempre tantissimi ragazzi! È divertentissimo!” concluse lei facendo una giravolta su se stessa.

Ora capivo l’entusiasmo di Mirajane, per una pettegola come lei questa era un’occasione d’oro; in realtà ero curiosa anch’io di sapere chi avrebbe fatto coppia con chi e avevo già qualche idea su due o tre possibili coppie. Mi chiesi se qualcuno avrebbe avuto il coraggio di chiederlo a me, così avrei potuto pagare l’affitto, magari…

“Né, Lucy…” Disse Mira saltellando verso di me con gli occhi a forma di cuore, interrompendomi prima che potessi fare pensieri di cui avrei potuto pentirmi “…dimmi la verità…tu parteciperai con...”

La porta del gilda sbatte con fragore assordante, ma non feci in tempo a pensare di essermi salvata dal demone per un pelo, che mi si prospettò qualcosa di molto peggio della curiosità di Mirajane….
Contro la luce che entrava dalla porta si stagliava il quartetto di Blue Pegasus, i “Forever Trimens”.

Dalla parte maschile della nostra gilda si alzarono grugniti, ringhi e insulti vari, in particolare verso il plurivincitore del concorso “Il fidanzato ideale” Hibiki, che ovviamente era rimasto lo stesso affascinantissimo ragazzo di sette anni fa; mentre da quella femminile sospiri e gridolini di gioia.

Gentilmente mi alzai per andarli a salutare, visto che avevo conservato un buon rapporto con loro, ma non feci in tempo a fare quattro passi, che Hibiki mi raggiunse e si inginocchiò davanti a me.
“Lucy, la tua bellezza è abbagliante più che mai!”

“C-ciao, Hibiki” gli riposi forzando un sorriso mentre in realtà avrei voluto sprofondare: gli occhi di tutta la gilda erano fissi su di me. Con mia grande gioia non aveva perso la sua abitudine di provare a incantarmi tutte le volte che ci vedevamo. Sospirai affranta.

“Lucy, splendida Lucy, vorresti fare cop…”

“GIÙ LE MANI!” purtroppo non riuscii a scoprire cosa voleva che facessi, anche se lo potevo immaginare, perché un calcio ben assestato lo scaraventò cinque metri più in là; subito venni circondata in modo protettivo da due forti braccia.

“Lucy…ho giurato che ti avrei protetta e non intendo venir meno alla mia promessa…”

“LO-LOKE?! cosa ci fai qui?! Io non ti ho evocato!”

“Lo so Lucy, ma la forza del nostro amore è più forte di qualsiasi barriera: quando ho visto quel lurido essere toccarti con le sue mani in modo così lascivo… non ho potuto trattenermi! Dopotutto sono ancora un membro di questa gilda!”

 Mi ero assolutamente dimenticata che l’unico che teneva testa a Hibiki in concorsi vinti del genere “ il fidanzato ideale” o “il ragazzo perfetto” e in tentativi di conquistarmi, era Loke, che tra l’altro era piuttosto geloso; mi passai disperata una mano sulla fronte: di questo passo non sarei sopravvissuta.

 Assicuratosi che il suo rivale non si stesse rialzando, Loke mi fece voltare verso di lui, mi prese il mento tra le mani e…

SBAM!!!

La porta sbattè in modo ancora più assordante di prima, ma questa volta era stato uno solo ragazzo ad aprirla…

“Ti prego fa che non venga da me! Ti prego fa che non venga da me! Ti prego fa che non venga da me!” pensavo con così tanta forza che il cervello mi stava per scoppiare, mentre Stig, uno dei due Draghi Gemelli che avevamo incontrato durante il Torneo, che si era preso una cotta per me, avanzava inesorabile nel silenzio più assoluto. Tutta Fairy Tail stava trattenendo il fiato per vedere da chi sarebbe andato.

Quando si fermò davanti a me avrei voluto che la terra si aprisse sotto i miei piedi. Perchè stava accadendo tutto a me?!

“Ciao Lucy” disse sfoderando quel sorriso da cacciatore che mi faceva venire i brividi.

 Con uno spintone staccò Loke da me e mi mise le mani sulle spalle.

“Lucy volevo chiederti se t…”

“ORA BASTAAA!!!!!” urlò Natsu sbattendo un pugno contro il tavolo.

Mi girai verso di lui spaventata, solo per accorgermi che lui mi aveva già raggiunta; a questo punto mi prese in braccio, facendomi diventare di un colore indefinibile tra il bordeaux e il viola, saltò in piedi al tavolo e sputò una fiammata.

“LUCY È LA MIA NAKAMA!!! E SARÀ LA MIA COMPAGNA NELL GRANDE GARA DI COPPIA, CHIARO?!!!” a questo punto eruttò un’altra fiammata, mi mise giù e, facendomi il suo sorriso più bello, mi chiese

“Né Lu?”

Io lo guardai imbarazzata e commossa.

“Natsu io…” iniziai con voce flebile “…BAKA!!!! MI HAI DATO FUOCO AI CAPELLI!!! IDIOTA!!!”

Irata presi la prima cosa che mi capitava sottomano e gliela lanciai addosso; lui e la sedia volarono a schiantarsi contro la parete della gilda, ma io non feci in tempo a spegnermi i capelli che Stig mi tiro giù dal tavolo tra le sue braccia.

“Lucy io…”

“STALLE LONTANO STUPIDO DRAGO!!” Hibiki con un pugno assestato lo fece volare sul tavolo di alcuni maghi di Fairy Tail, che iniziarono un rissa.

A questo punto, soddisfatto, Hibiki ebbe il coraggio di prendermi in braccio, neanche fossi diventata il giocattolo di turno.

“Lucy sposiamoc…”

“PLAYBOY DI SECONDA CATEGORIA MOLLALA!!” Con mia grande fortuna Loke mise al tappeto Hibiki con un calcio alla testa, lasciandomi però cadere per terra. Per la sorpresa, e il dolore, rimasi sdraiata.

Sorrisi a Loke e feci per ringraziarlo quando lui, invece di aiutarmi ad alzarmi e salvarmi da questi pazzi maniaci come un bravo Spirito Stellare, mi si mise sopra per farmi le sue dichiarazioni.

“Lucy-chan, ti ho sempre amat...”

“NATSUUU! “Esplosi. Ci mancava solo questa!

“LOKE! RAZZA DI PERVERTITO! SCROSTATI DA LUCY!!”  Non avevo ancora finito di invocare aiuto che Natsu prese Loke per la giacca e lo scaraventò addosso a Stig che stava tornando all’attacco.

“Mi avevi chiamato?” chiese, allora, sorridendomi. Ancora prima che potessi dirgli che non ne potevo più di questa storia, lui mi prese in braccio (DI NUOVO! ARGH!) e cominciò a correre, inseguito dagli altri tre.

“NATSUU! MOLLA LA RAGAZZA!!” 

“LEI È MIA!! STATELE LONTANI!!”

“NATSUUU!! SMETTILA DI SPUTARE FUOCO: MI STAI BRUCIANDO I CAPELLI!!!!”

*************

 
Levy guardò sorridente il caos che Lucy e Natsu erano riusciti a creare: in quella gilda non si riusciva a stare un attimo in pace. A dir la verità era un po’ gelosa della sua amica e avrebbe voluto che qualcuno, nonostante fossa piccola e debole, le chiedesse di fare coppia con lei. Qualcuno che non fosse…
“LEVY-CHAN!! DOV’ERI FINITA? NE, LEVY-CHAN? PER FAVORE LEVY-CHAN FAI COPPIA CON ME!!!!” Argh! L’avevano trovata di nuovo! Era da quella mattina che Jet e Droy non la smettevano un attimo di inseguirla; il motivo per cui non diceva di sì a uno o all’altro era che, primo se avesse detto di sì a uno l’altro le avrebbe fatto una scenata isterica, secondo, dubitava che insieme a uno di loro sarebbe sopravvissuta più di dieci secondi nella prima prova della Gara. Sospirò e, veloce, Levy sgattaiolò dal suo nascondiglio sotto il tavolo a dietro un colonna, dove però andò a sbattere contro qualcuno.

“S-scusa…non stavo guardando dove andavo...”

“Figurati” disse il giovane mago biondo della gilda Blue Pegasus, Eve Thylm, aiutandola gentilmente a rialzarsi mentre lei arrossiva.

“Tu sei la bella maga Levy McGarden, giusto?” le chiese facendola arrossire con un sorriso abbagliante. “Stavo proprio cercando te…” detto questo le si inginocchio davanti (era proprio una mania la loro).

“Avrei voluto donarti una rosa rossa, segno del mio amore, ma ho pensato che questo si sarebbe adattato di più ai tuoi gusti, o dolce fata dei libri” disse porgendogli un enorme libro con dipinta sopra una bellissima rosa rossa.

Levy lo guardò con gli occhi che le scintillavano: era un’edizione rarissima del suo libro preferito. Se lo portò al petto e fece per ringraziarlo, commossa, quando dall’alto calò sul poveretto una gigantesca botte di sakè vuota senza fondo. A questo punto Gajil rigirò la botte con dentro Eve e rimise il fondo al suo posto, sigillandola con dei chiodi, per poi lanciarla lontano con un calcio, per la precisione addosso al compagno Hibiki che si stava azzuffando con Stig.

“BAKA GAJIL!!!!COSA TI È SALTATO IN MENTE?! IDIOTA!!” urlò Levy afferrando la sedia accanto a lei e incominciando a picchiarla con forza contro il Dragon Slayer di Ferro, spaventato per un attimo dalla reazione della dolce fatina.

Ma già al quarto colpo Gajil spezzò a metà la sedia e afferrò Levy per il vestito alzandola all’altezza dei suoi occhi.

“Stammi a sentire nanerottola: quell’idiota o quei due vermi” disse lanciando un’occhiata sprezzante a Jet e Droy, “non sono in grado di proteggerti durante la Gara; sarò io a farlo!” Levy rimase senza parole: Gajil voleva…proteggerla?! Lo guardò un attimo e poi annuì sorridente.

A questo punto Gajil si girò e urlò: “CANA GRAZIE PER LA BOTTE!! E, MIRAJANE, SEGNA ME E IL GAMEBERETTO COME COPPIA!!” Mirajane annuì sorridente mentre Cana continuava a bere sakè.
Gajil, allora, si mise Levy in spalla come un sacco di patate e si diresse verso la porta.

“GAJIL! METTIMI SUBITO GIÙ!! BAKAAA!!” si mise a urlare Levy prendendolo a pugni sulla schiena; ma il Dragon Slayer non la degnò minimamente e sghignazzò

“MINNA…NOI ANDIAMO AD ALLENARCI!! CI SI VEDE DOMANI ALLA GARA!!!”

***********

Mirajane segnò la coppia che era appena uscita e tornò a pulire il suo bicchiere.

“Gray,” disse rimproverando il mago che giocava con i ghiaccioli messi nel suo bicchiere d’acqua, “dovresti andare da Lluvia a chiederle di partecipare con te alla Gara!”

Gray non rispose e si limitò a grugnire, girandosi, però, a guardare la maga della pioggia che sedeva tutta sola in un angolo e che gli lanciava delle occhiate fugaci, arrossendo ogni volta.

“Sai,” continuò imperterrita Mira, “mi ricorda molto te, quando arrivasti in gilda; ha lo stesso sguardo di chi porta dentro un grande dolore, una grande…oscurità.”

Prima che potesse impedirselo a Gray apparve il volto di Ur “Io sigillerò la tua oscurità.”

Scuotendo la testa per scacciare quei ricordi, si alzò controvoglia, dopo aver lanciato la sua giacca addosso a Mira, per andare da Lluvia. A metà del suo striptease della sua strada, la porta si spalancò di colpo per permettere l’entrata di Leon e Sherry, di Lamia Scale.

I due si guardarono un attimo negli occhi, poi guardarono Lluvia e si lanciarono verso di lei.

Gray lanciò via la camicia.

Leon si tolse calze e scarpe.

Gray buttò lontano la maglietta.

Leon si spogliò della camicia.

Gray si tolse i pantaloni (che finirono in faccia a Lucy che passava di lì in braccio a Natsu)

Leon lanciò via i jeans (che finirono in faccia Ren, di Blue Pegasus, che civettava con Sherry)

Entrambi arrivarono nello stesso istante davanti a Lluvia.

Entrambi lanciarono via i boxer

Lluvia tirò addosso ai due depravati due sedie e svenne.

“RAZZA DI SPOGLIARELLISTA RIVESTITI!!” si urlarono addosso.

“PENSA PER TE MANIACO DEPRAVATO!!”

Entrambi guardarono in basso.

Entrambi urlarono “I miei vestiti!”.

Entrambi corsero a rimettersi i boxer.

Entrambi ritornarono da Lluvia e ricominciarono a litigare. (Risparmio i vari insulti)

Ad un certo punto Gray sospirò. “Leon, smettiamo di litigare un attimo e concentriamoci su Lluvia; tu vai da Mirajane a chiederle un bicchiere d’acqua, mentre io cerco di farla rinvenire”

Leon lo guardò un attimo sospettoso, poi annuì e corse da Mira.

Appena questo si fu girato, Gray sghignazzò “Baka!”; prese Lluvia in spalla e cominciò a correre verso la porta.

“FERMATI GRAY!! VIGLIACCO!!” urlò Leon lanciandosi all’inseguimento, poiché girandosi aveva visto la scena e aveva finalmente capito di esser stato fregato.

*********

Erza guardò la città di Magnolia alla pigra luce rossastra del tramonto e si infilò in bocca l’ennesima cucchiaiata di torte alle fragole. Era da quella mattina che scappava ovunque per nascondersi da Ichyia, alla fine aveva optato per il balcone, e allo stesso tempo si crogiolava nella speranza che venisse qualcun altro…
Ed ecco che sentì dei passi dietro di lei, si girò con gli occhi pieni di speranza e…

“Parfume, parfume! Come al solito il tuo è un’eccellente parfume, Erza-chan!”

Erza strinse forti i pugni per scacciare i brividi di sudore freddo che le scendevano lungo la schiena e, amareggiata, scagliò con un pugno Ichyia giù dal balcone.

Si chiese se non dovesse cambiare nascondiglio; ma no, si disse, per un po’ di tempo non riuscirà a rialzarsi, posso prendermela con calma e gustarmi qualche altra fetta di torta.

Solo sette fette dopo, sentì dei passi dietro di lei. Strinse nuovamente i pugni: aveva sottovalutato quel pervertito.

Afferrò la sedia di fianco a lei.

Aspettò che i passi si fermassero.

Ruotò su se stessa con la sedia in mano più forte che poteva.

 Colpì il bersaglio.

Gerard cadde a terra sanguinante.

“G-Gerard?! C-cosa ci fai qui?! Io-io credevo…tu…cosa…Ichyia…” cominciò a balbettare guardando il ragazzo che aspettava segretamente da tutta la mattina, cercare di rialzarsi da terra con un brutto taglio alla tempia.

Capendo l’errore si precipitò a inginocchiarsi presso Gerard.

“Scusa Gerard! Scusa! Pensavo fossi un altro…” disse con le lacrime agli occhi e prendendogli la testa per portarsela al petto, con, come conseguenza, un inevitabile contusione e livido da parte di Gerard.

“Ciao Erza. Son contento di vederti. Stai tranquilla, va tutto bene mi hai solo preso alla sprovvista.” Disse sorridendole dolcemente e staccandosi da lei.

“Ero venuto per chiederti se avresti fatto coppia con me nella Gara di domani…” lei lo guardò stupita, era come un sogno che si avverava, ma…

“Gerard tu sei ricercato! Non posso permetterti di correre questo rischio.” disse categorica, ma lui sorrise.

“Ne ho già parlato con il tuo Master: mi travestirò da Mistgun” lei lo guardò: l’idea era allettante, era tutta la mattina che sperava in un miracolo del genere…

“Nessuno lo verrà a sapere e nel caso io scapperò via e voi direte che non ne sapevate niente…ok?”

Lei lo guardò e sorrise annuendo; poi si ricordò delle contusioni da lei causate al povero Gerard.

“Stai fermo lì Gerard!” disse alzandosi in piedi e preparandosi,

RIEQUIP”

Erza venne avvolta dalla luce per poi apparire nella sua divisa da INFERMIERA

A Gerard uscì parecchio sangue da naso e svenne.

“Scusa Gerard” disse Erza portandosi una mano al cuore, “ti ho colpito tanto forte da farti svenire…perdonami.”

******

Mirajane riprese a strofinare con foga il bicchiere. Com’era possibile che nessuno le avesse ancora chiesto di partecipare alla Gara?! Oh ma l’avrebbe trovato qualcuno, di sicuro…!

Si guardò intorno ma nessuno sembrava intenzionato a venire da lei, anzi sembrava la stessero evitando. Ma perché…

“S-scusa Mirajane io…” Mira si girò a guardare colui che aveva osato interrompere i suoi pensieri e si trovò davanti Freed; Freed, che solo in quel momento si accorse della nube nera che avvolgeva la dolce Mira, dello scintillio nei suoi occhi e del sorriso terrificante che aveva dipinto sul volto.

“A-ah…e…io …io v-volevo solo chiederti…”

“Tu volevi solo chiedermi di partecipare con te alla gara di domani, vero Freed?!” lo interruppe Mirajane, il demone, con uno scintillio rossastro negli occhi mentre accarezzava una sedia.

Freed deglutì a vuoto.

Si asciugò il sudore dalla fronte.

Si inchinò e disse “Sarà un onore averti al mio fianco”

L’aura malefica intorno a Mira si dissolse, lei sorrise e corse via saltellando contenta per segnare i loro nomi.

Freed appoggiò la testa al bancone e sospirò affranto; Bixlow gli si avvicinò,

“Amico, ora come glielo dici che tu volevi solo un bicchiere di succo di frutta?”

******

Laxus entrò nella gilda, camminando lentamente e chiedendosi chi avrebbe potuto essere la sua compagna quest’anno; sempre che qualcuna lo volesse visto l’episodio di Phantasia.

“Bentornato Laxus!” lui si girò verso la piccola albina che l’aveva salutato.

“Mph…Ciao Lisanna.”

“Anche io sono felice di vederti Laxus! A proposito tu hai già trovato una compagna per domani?” lui fece un grugnito e un cenno di diniego prima di chiederle,

“Tu immagino andrai con Natsu, giusto?”

Lei si voltò con sguardo rattristato e lui seguì i so occhi: Natsu stava correndo per la sala con in braccio la ragazza nuova, inseguito da tre tizi, urlando che era sua mentre lei lo prendeva a pugni.

“No Laxus…credo che non parteciperò con lui…” gli rispose rivolgendogli un sorriso mesto; lui sentì qualcosa che gli si smuoveva all’altezza del cuore.

“Tsk…meglio. Sarò io il tuo partner.”

Detto questo, senza neanche guardarla, si incamminò verso Freed che stava prendendo a testate il muro; ma fatti pochi passi senti una piccola mano che lo afferrava e, giratosi, si trovò faccia a faccia con due grandi occhi azzurri.

“Grazie Laxus”

*******

Erano ormai le undici e quarantacinque e lui non aveva ancora deciso cosa fare; alla fine aveva vinto quello stupido Gray e la sua amata Lluvia sarebbe stata la sua partner. Sospirò e guardo il bicchiere vuoto; alla gilda non era rimasto nessuno, perfino Mirajane era andata a casa con sua sorella e suo fratello, che non faceva altro che balbettare ”Ever…Ever fa paura!”. Non gli restava altro che ritornarsene alla locanda. Si alzò lentamente e si incamminò verso l’uscita della gilda, quando il suo piede inciampò contro qualcosa mandandolo dritto disteso a terra.

“Ma che…” si interruppe a metà imprecazione, accorgendosi che ciò contro cui aveva urtato era una ragazza; carina anche (ma non quanto la sua adorata Lluvia). Le si avvicinò piano e la scosse: lei emise un grugnito e aprì gli occhi: per fortuna era viva.

“Tu…tu chi sei?” biascicò. Leon si guardò intorno: la ragazza era attorniata da gigantesche botti di sakè vuoto: era ubriaca fradicia. Sospirò: ci mancava solo questa.

“Io sono Leon, di Lamia Scale; e tu?” provò a chiedergli, ma lei non lo ascoltò minimamente.

“Nessuno…nessuno mi vuole…sono sola…” cominciò a piangere lei, mandando il povero mago del ghiaccio nel panico” domani sarò l’unica ragazza che non ci va…sono solaaa…nessuno mi vuole perché sono brutta e incapace…sakè…dammi altro sakè…sono sola…neanche tu mi vuoi…”

Leon ci pensò un attimo, a quanto pareva la ragazza era disperata perché non aveva trovato un partner e anche lui era senza, magari potevano aiutarsi a vicenda (e così lui sarebbe stato vicino alla sua Lluvia…)

“No, mi dispiace ma il sakè non mi sembra una buona idea; però potrei essere io il tuo partner per domani, che ne dici? Ti va?”  Provò a dirle sorridendo e scacciando l’idea che parlare ad un’ubriaca era come parlare a una pazza; lei lo guardò confusa, poi sembrò capire le sue parole e gli gettò le braccia al collo.

“Grazie, grazie…non sono più sola…mi vuole qualcuno…sakè…sakè…”

Leon provò a farla alzare, ma risultò impossibile, infatti non riusciva a reggersi in piedi; quindi se la mise in spalla mentre lei cominciava a cantare canzoni riguardò al sakè, per poi andare a scrivere i loro nomi sul foglio appeso da Mira al bancone.

“Ehi tu, ragazza, come ti chiami?”  Le chiese scandendo bene le parole perché capisse.

“Io…io sono Cana Alberona, la più grande bevitrice di sakè di Fairy Tail” disse scoppiando in una risatina isterica.

Leon scrisse i loro nomi, evitando di aggiungere l’epiteto che lei stessa gli aveva illustrato, e poi tornò a rivolgersi a lei.

“Cana, Cana dimmi dove abiti? Capito? Dove abiti?”

Gli rispose un leggero russare.

Merda! Adesso si era pure addormentata! Cosa poteva fare? Per un attimo pensò di lasciarla su una panca ed andarsene, ma la gilda rimaneva aperta e lasciare sola una ragazza, ubriaca, di notte, non gli pareva un’idea geniale; avrebbe potuto chiedere a qualcuno: già, ma a chi? Non era rimasto nessuno. Sospirò: non aveva scelta l’avrebbe portata in locanda con sé.

“Speriamo non pensi male al suo risveglio.” Pregò mentalmente mentre lei canticchiava nel sonno qualcosa riguardo al sakè.

 

Fairy Chat

Natsu: LUCY È MIA CAPITO?!
 

Lucy: sì, Natsu abbiamo capito! Ora mettimi giù e… SMETTILA DI SPUTARE FUOCO; BAKA!!

Levy: GAJIL METTIMI GIÙ!!!!!!!IO NON MI ALLENO CON TE!!
 

Gajil: *ghigna e continua a camminare*
 

Lluvia: Gray-sama ha scelto Lluvia…l’ha rapita perché vuole stare con lei per sempre…
 

Gray: ohi, non farti strane idee *scappa da Lluvia*
 

Gerard: Erza, ti prego, cambiati…
 

Erza: non capisco che problemi hai con questa divisa* mette il broncio*
 

Freed: *prende il muro a testate*
 

Laxus: *consola Freed*
 

Mirajane&Lisanna: *saltellano felici*

Cana: PERVERTITO STAMMI LONTANO!!
 

Leon: ehi! Io ti stavo solo cercando di aiutare! *schiva la sedia lanciata da Cana*
 

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Capitolo 3
*** Nauesea e Sopravvivenza ***


 YO MINNAAAA!!! (Perdonatemi il giapponesismo, ma questo è il mio poco originale marchio di fabbrica e lo continuerò a usare) Allora *si mette a strisciare sui ceci* scusateeeeeee!! Sono davvero in ritardo ma questo capitolo è la cosa peggiore che mi sia mai capitato di scrivere, il tipico capitolo di passaggio che vorremo trovare già pronto sui nostri desktop ma che non c’è mai. E tutto questo per dire che non mi soddisfa ancora ciò che ho scritto, anzi, ma non riesco a fare di meglio, quindi abbiate un po’ di pietà e datemi fiducia per il prossimo capitolo con cui cercherò di rimediare.
Alcune cosa prima di iniziare: 1) ho tolto quasi tutti i giapponesismi come mi era stato consigliato ma ho deciso di non togliere i titoli per alcune persone che caratterizzano alcuni personaggi-rapporti (vd. Gray-sama) e i nomi degli attacchi o cose particolari che non saprei come tradurre. 2) mi scuso se in questo capitolo ho dato poco spazio ad alcune coppie ma come ho già detto era un capitolo di PASSAGGIO, quindi non avrei saputo come infilarcele dentro senza rovinarle e scusate se ho un po’ abbandonato la mia solita ironia. 3) mi farebbe molto piacere che tutti quelli che avessero consigli sulla gestione di alcune coppie o su come non scadere nell’OOC (nel caso succeda), me li mandino, se non se la sentono di fare una recensione, come messaggio personale.

Ora vi lascio alla nostra storia, dopo la quale vi do il diritto di esorcizzarmi/mettermi al rogo insieme a questo capitolo : D…
 
Nausea e Sopravvivenza

Guardai il paesaggio che si vedeva dall’oblò: un’immensa distesa verdeggiante e selvaggia. Più il tempo passava, più ero curiosa (oltre che un po’ spaventata) di scoprire cosa mi aspettava in quel luogo disabitato e impervio, nonché affascinante e misterioso

“L-Lucy…bleurghbleeorghh”

Sospirai affranta: era da quando eravamo saliti sull’aeronave, che ci avrebbe portato al luogo della prima prova della Grande Gara di Coppia di Fiore, che Natsu strisciava come un cadavere e si esprimeva a gorgoglii; ma dopo tre ore a bordo di una balena gigantesca in acciaio, piena di gente che scalpita e si allena per prepararsi alla prima sfida di cui ancora non sapevamo niente tranne che sarebbe stata massacrante e sarebbe durata cinque giorni, avevo imparato a tradurre il linguaggio del mio compagno, che tutti gli altri miei, cosiddetti, amici mi avevano “’affidato’”.

“No, Natsu non so quanto manca, per la quindicesima volta non lo so.”

“Blorgh…blerurghh…blorghrgrobleurgh…”

“Sì Natsu, ho capito che stai male; me l’hai già detto e me ne sono decisamente accorta quando mi hai vomitato sulle scarpe” dissi stringendo convulsamente i bordi della panca su cui ero seduta. Calma Lucy, calma.

“Blo…bleurgh…blurghh…” Lo guardai e la mia irritazione si spense (quasi): faceva proprio tenerezza; mi piegai verso di lui, che si contorceva per terra sbavando come una piccola lumachina, e gli scompiglia i capelli.

“Lo so che ti dispiace Natsu” lo confortai reprimendo, per pietà, l’istinto di urlargli addosso che gliel’avrei fatta pagare,” Hai provato a chiedere a Wendy di lanciarti Troia?”


“Bleourgh…blorgh…belurghbol...blorghh…”

“Ah, già è vero; avevi sviluppato una specie di difesa contro il suo incantesimo, giusto? Però…da dopo l’allenamento per il torneo è diventata più forte, magari è più forte anche l’incantesimo, no?” nei suoi occhi brillò per un attimo la luce sfavillante della speranza che però si spense in fretta.

“Bolorgh...blor…bolorgh...blor…”

“Oh no, invece è qui eccome; l’abbiamo scoperto stamattina…”
 


Mi guardai attorno: eravamo tutti radunati intorno all’aeronave, atterrata con nostro sgomento in centro a Magnolia, ma di Natsu non c’era l’ombra. Vidi Levy e feci per andare da lei, ma poi mi accorsi che stava litigando con Gajil (un’altra volta?! Era la sesta! Prima per chi si procurava l’equipaggiamento in caso di emergenza, poi per chi avrebbe portato il kit di sopravvivenza, poi per chi portava i sedici libri di Levy, poi per chi portava il ferro da spuntino di Gajil…Erano fatti l’uno per l’altra…) e decisi di non rovinare l’idilliaco momento.

“Ohi, Lucy! Natsu non è ancora arrivato?”

Feci un cenno di diniego a Gray, che mi raggiunse seguito da Lluvia che borbottava qualcosa riguardo ad una “rivale in amore”.

“Tsk! Quell’idiota si sarà spaventato all’idea di salire su sto’ coso ed è fuggito a gambe levate”

Reprimetti un brivido: purtroppo era estremamente possibile che fosse fuggito; davanti a cento nemici non faceva una piega ma bastava mostrargli la foto di un mezzo di trasporto che si metteva a vomitare
ovunque. Sigh…


“Lluvia-chan!” ci interruppe Leon correndo ad abbracciare Lluvia, viola per l’imbarazzo.

“L-Leon…” fece Gray indicandolo, mentre Lluvia scrostava la cozza Leon da sé e correva a nascondersi dietro Gray, “…Perché hai un occhio nero?”

“Beh…ecco…uhm…è una lunga storia…” incominciò lui, scompigliandosi i capelli e…sbaglio o stava arrossendo?

“Perché è un maniaco depravato, ecco perché!” sopraggiunse Cana tirando un pugno in testa al povero Leon.

“Questa mattina…” disse lei stringendo i pugni e lanciando occhiate assassine a Leon, “questa mattina mi sono svegliata nel letto di una locanda a me sconosciuta, e di fianco a me russava questo essere COMPLETAMENTE SVESTITO!!!”

Gray scoppiò in una fragorosa risata e io lo guardai scioccata.

“Questo da te Leon non me l’aspettavo…” lo accusai, scostandomi da lui di qualche centimetro.

“Aspettate un attimo” disse il colpevole piccato “io l’ho fatto solo per aiutarla! Ieri sera l’ho trovata ubriaca che piangeva perché nessuno le aveva chiesto di essere il suo partner; a questo punto mi sono offerto di
esserlo io e lei ha accettato.


“Ma ero ubriaca! E poi non piangevo!”

“Sì che piangevi!” le urlò contro Leon spogliandosi nuovamente.

“No!”

“Sì!”

“Beh, si dice che gli ubriachi dicano la verità…” intervenne Lluvia, tra i due furenti litiganti, beccandosi un’occhiataccia da Cana.

“POI...” enfatizzo lui per riconquistare la nostra attenzione, “prima che potessi chiederle dove abitava, lei si è addormentata e ha cominciato a russare mentre canticchiava canzoni sul sakè! Cosa potevo fare io?!
L’ho portata alla locanda e io ho dormito sul divano per lasciare a lei il letto, per essere poi, stamattina, svegliato da un suo urlo isterico e un sedia in piena faccia!” concluse incrociando le braccia e voltandosi a
guardare da un’altra parte. Io trovavo che, a modo suo fosse stato un gesto dolce…non come qualcun altro che si infilava nel letto altrui con chissà quali intenzioni…


“ERI NUDO!” urlò Cana, che evidentemente non la pensava come me.

“MA POI MI SONO RIVESTITO!”  

“Sì, MA DOPO!”

“GUARDA CHE IO NON TI HO NEMMENO TOCCATA! IL MIO CUORE È SOLO DI LLUVIA!” disse lui prendendo la suddetta tra le braccia (di nuovo).

“RAZZA DI…” Cana si fermò a metà insulto, fissando spiritata qualcuno alle nostre spalle. Tutti noi ci girammo e rimanemmo paralizzati.

“W-WENDY?!?!”

“Cosa ci fai qui?” le chiesi scioccata.

“Partecipo alla Gara” disse tutta sorridente. Ok, non era una regola scritta, ma questa mi sembrava una gara per maghi maggiorenni!

“Chi è il maniaco che ti ha…” partì indignato Gray, spogliandosi, prima di essere fermato dall’entrata di Romeo che, come se nulla fosse, raggiunse Wendy.

“Ben arrivata Wendy! Pronta per la gara?”

“Ciao Romeo! Prontissima!”

Detto questo i due ragazzini ci salutarono e ci superarono tranquillamente.

“Fiuu…” fischiò Gray scioccato, “certo che il ragazzino si dà da fare…”

“Eh, già…”   
 
Dopo aver affidato il povero Natsu a Gray e Leon, cominciai a cercare Wendy; l’impresa non si presentava facile, visto che tutte le coppie con un membro di Fairy Tail, Lamia Scale e Blue Pegasus erano su questa aeronave; c’era chi litigava, chi civettava, chi si picchiava (dopotutto molti erano maghi di Fairy Tail) chi…beh, preferivo non pensarci. A un certo punto distinsi nella folla dei capelli verdi.

“Freed! Freed!” chiamai raggiungendolo e tirandolo per una manica. C’era la vaga speranza che avesse visto la ragazzina

“Freed, hai vist…AAAH!” urlai spaventata, facendo un salto all’indietro. Freed fece una faccia depressa, o almeno lo presupponevo, visto che gli occhi neri, i lividi e i graffi che aveva sulla faccia rendevano difficile
l’interpretazione.

“F-Freed, c-cosa ti è successo?”

Laxus ci raggiunse sghignazzando e diede qualche pacca al povero Freed.

“Freed ieri sera ha avuto il coraggio di dire a Mirajane che lui in realtà non aveva nessuna intenzione di partecipare alla Gara.”

Ah.

“Il problema,” continuò Laxus ridacchiando, ”è che Mira, dopo aver punito personalmente Freed, è andata a piangere da Erza; la quale è venuta a insegnare a Freed ‘“Come si tratta una ragazza!”’”

Doppio Ah.

Facendogli un sorriso comprensivo cercai di consolarlo, mentre l’ombra nera che lo avvolgeva si allargava e Laxus si teneva la pancia dalle risate. Nemmeno lui era tanto stupido da cercare lo scontro con Mira ed
Erza contemporaneamente.

“Laxus!!” urlò Lisanna, spuntata dal nulla, puntando un dito contro la faccia stupita del chiamato in causa, “Dovresti smetterla di ridere! Mira-nee era disperata ieri sera! Sei proprio privo di tatto!”

A questo punto lo superò indignata per correre dalla sorella che si stava sfogando con Cana. Laxus era paralizzato, era la prima volta che lo vedevo così scioccato, e mi dispiacque per lui: Lisanna non aveva nulla
da invidiare alla sorella Mirajane, il demone.

Scappando dai due Raijinshuu, per evitare di finire coinvolta in un doppio litigio di coppia, corsi a cercare qualcun altro che potesse aiutarmi.

Per fortuna, dopo un’indicazione di Sherry, piena di amore, capii dove si trovavano i due ragazzini. Quando li vidi rimasi un attimo a bocca aperta: Romeo teneva la mano sopra quella di Wendy e ridacchiavano incuranti di tutto il resto. Sorrisi: erano dolcissimi.

“L-Lucy…c-cosa c’è?” appena si accorse della mia presenza spostò la mano da quella di Romeo e mi fece un sorriso imbarazzato. Ma le scintillavano gli occhi.

“Scusate se vi interrompo, ma Wendy? Potresti riprovare a lanciare Troia su Natsu? È davvero conciato male…”

“Sì, certo! Romeo vieni?” disse lei alzandosi volenterosa.

“Ok!” e dal suo sguardo si capiva che non aveva intenzione di stargli troppo lontano.



Al terzo tentativo, grazie all’olfatto sviluppato di Wendy, riuscii a ritrovare Natsu, che, se possibile, era peggiorato.

“Ohi, Lucy! Finalmente sei arrivata!” mi disse Gray, vedendomi arrivare seguita dai due ragazzini.

“Comunque è incredibile,” intervenne Leon, “da quando te ne sei andata Natsu è visibilmente peggiorato…hai una strana influenza su di lui…guarda! Al solo vederti sta già passando dal colorito bianchiccio cadavere al verde melma!” concluse prendendo a piccoli calci il corpo di Natsu con grande interesse. Arrossendo per le parole che Leon aveva pronunciato (e chiedendomi se davvero quel passaggio di colore si potesse considerare un cambiamento positivo) guardai speranzosa Wendy che si metteva all’opera.

“TROIA”

“Natsu…Natsu? Come ti senti?”

Inizialmente non notammo cambiamenti, ma poi il suo colorito diventò normale, lui si tirò in piedi e con un pugno infiammato schiantò Gray e Leon, colti a sorpresa, contro il muro ferreo. Dopo di che fece qualche passò per accertarsi che la sparizione della nausea non fosse tutta una finta e guardò me e Wendy per un lungo istante, poi sorrise.

“Grazie Wendy! GRAZIE!” urlò abbracciandola e travolgendola entusiasta, per poi correre verso di me.

“Grazie Lu! Sei fantastica!”  Mi urlò nell’orecchio mentre mi abbracciava e, sollevandomi da terra, mi faceva girare.

“N-Natsu mollami! A-altrimenti sarò io a stare male!” dissi cercando di sembrare decisa e convincente, ma non mi venne molto bene. L’imbarazzo e le sue braccia (nonché i molteplici giri) mi impedivano di
pensare coerentemente. Quando finalmente mi mise a terra mi rivolse il suo “sorriso speciale”. Dentro di me cominciai a sciogliermi…

“OHI; NATSU! NON CREDERE DI PASSARLA LISCIA QUESTA VOLTA!”

“DANNATO DRAGO! ADESSO TI FACCIO PASSARE LA VOGLIA DI LANCIARE LA GENTE CONTRO IL MURO!”

Urlarono i due maghi del ghiaccio mettendosi in posizione di combattimento e spogliandosi dei vestiti.

Come rovinare un bel momento.

“SONO TUTTO UN FUOCO! VENITE ANCHE INSIEME, GHIACCIOLI SPOGLIARELLISTI!!!”  Urlò Natsu di rimando accettando la sfida e, per solidarietà, togliendosi il gilet per poi lanciarmelo addosso.

“ICE MAKE…”

“ICE MAKE…”

KARYUU NO…”

“FIRE…”

“Romeo anche tu no!”

“FAIRY TAIL!”

L’urlo del Master congelò all’istante i quattro ragazzi pronti alla solita zuffa.

“VENITE QUI! FAIRY TAIL!”

Tutti ci dirigemmo verso il Master, in piedi su una panca; lanciai a Natsu il suo gilet mentre lui si spintonava con Gray. Con la coda dell’occhio notai Cana che, rossa, afferrava Leon, che era indeciso su cosa fare,
per il polso e lo trascinava tra le Fate.

“Ragazzi! Non sapete quanto sono orgoglioso di voi per aver accettato questa sfida; anche di coloro che hanno scelto una delle mie Fate come partner, che fino alla fine della gara saranno considerati membri di Fairy Tail, e che hanno il compito quindi di proteggerle…” Leon, unico esterno alla nostra gilda, arrossì sentendosi chiamato in causa e lanciando occhiata di sottecchi a Cana, per poi ritrovare la sua maschera di ghiaccio, uguale a quella di Gray, e annuire serio al Master.

“Ma non è per questo che vi ho chiamato qui…Grazie all’aiuto dei membri della Crime Sorciere,” alcuni lanciarono delle occhiate a Gerard Mistgun, che si trovava al fianco di Erza, visibilmente imbarazzata da
quelle occhiate, “ci siamo accorti che in quest’edizione della Gara c’è qualcosa che non va…sono solo sospetti ma vi raccomando la massima attenzione. Evitate pericoli inutili. Mettete da parte l’orgoglio nei
momenti che lo necessitano e chiedete aiuto alle altre coppie. Ma soprattutto…fate sempre ciò che il vostro cuore ritiene giusto!

“AYE!!!!” urlammo tutti in coro, mentre ognuno si scambiava un sorriso e uno sguardo pieno di decisione con il compagno.

Mentre cominciavamo a scaldarci e scambiarci opinioni su questa fantomatica minaccia, la piccola Levy fece una domanda che attirò la nostra attenzione.

“Master…perché è legato?” tutti ci girammo, contemporaneamente, a guardare il cavo in acciaio che cingeva i fianchi del Master assicurandolo alla parete dell’aeronave.

“Uhm…beh…ecco…diciamo che…vi consiglio, quando il presentatore finirà di parlare, di stringervi alla vostra compagna ragazzi.” Non appena facemmo per accerchiarlo per estorcergli altre informazioni, una voce fece vibrare gli altoparlanti.

“BENVENUTI A TUTTI, GIOVANI PARTECIPANTI DELLA GRANDE GARA DI COPPIA DI FIORE! QUESTA è LA CINQUANTESIMA EDIZIONE E QUINDI SARÀ UN PO’ DIVERSA DALLE ALTRE…MA PARTIAMO DALLA PRIMA DELLE TRE PROVE DI QUEST’ANNO: LA SOPRAVVIVENZA! PER PRIMA COSA, TUTTE LE COPPIE SARANNO OBBLIGATE, NELL’IMMEDIATO A LASCIARE QUALSIASI OGGETTO CHE NON SIA NECESSARIO PER UTILIZZARE LA MAGIA E I VESTITI CHE PORTANO ATTUALMENTE.”

I master cominciarono a girare fra i ragazzi per prendere tutti gli oggetti in più: Natsu dovette abbandonare il suo amato zaino e io la mia frusta in cuoio, Cana la sua botte di sakè di scorta, Leon e Gray cercarono di consegnare anche i vestiti ma furono obbligati dalle loro compagne a rimetterli, e i poveri Gajil e Levy dovettero abbandonare il loro gigantesco equipaggiamento, che alla fine portava tutto in spalla dal dragon Slayer, che teneva a testa a quello di Erza per cui quest’ultima stava litigando con Gerard per non farselo portare via, e arrendersi all’evidenza che avevano sprecato sei ore a litigare per niente.

“BENE, ORA VI SPIEGHERÒ LE REGOLE DI QUESTA PROVA:
  • L’OBBIETTIVO E SOPRAVVIVERE PER CINQUE GIORNI E RECUPERARE L’OGGETTO SCRITTO SULLA PERGAMENA CHE VI VERRÀ CONSEGNATA ORA E CHE SARÀ POSSIBILE APRIRE SOLO UNA VOLTA GIUNTI A DESTINAZIONE.
  • OGNI COPPIA HA LA POSSIBILITÀ DI STIPULARE DUE ALLENAZE CON ALTRE DUE COPPIE AL FINE DI AIUTARSI NELLA MISSIONE E NELLA SOPRAVVIVENZA. LE ALLEANZA ANDRANNO FIRMATE SULLA SECONDA PERGAMENA CHE VI VERRÀ DATA CHE TRASMETTERÀ LE ALLEANZE AI GIUDICI.
  • IL QUINTO GIORNO BISOGNERÀ GIUNGERE AL LUOGO SEGNALATO DAI FUOCHI D’ARTIFICIO ENTRO VENTIQUATTR’ORE A PARTIRE DAL LANCIO DI QUESTI.
  • AL LUOGO DEVONO GIUNGERE TUTTI E DUE I MEMBRI DELLA COPPIA, O I SEI MEMBRI DELL’ALLEANZA, CON UNA DISTANZA TEMPORALE TRA LORO AL MASSIMO DI UN’ORA
  • SE SI INCONTRA UN’ALTRA COPPIA CON CUI NON SI VUOLE STIPULARE UN’ALLEANZA SI PUÒ SCEGLIERE DI COMBATTERE.
  • LE SFIDE SONO ALL’ULTIMO SANGUE
  • IL PERIMETRO È CIRCONDATO DA ALCUNE RUNE CHE IMPEDIRANNO AI PARTECIPANTI DI SCAPPARE. SE CI TENETE ALLA VITA NON OLTREPASATELE.
  • BUONA GARA A TUTTI!
Ancora prima che potessi pensare a quanto fossero crudeli le regole e la Gara, il pavimento dell’aeronave si aprì sotto i nostri piedi lasciandoci cadere nel vuoto a duemila piedi d’altezza.

Urlai terrorizzata mentre le braccia calde di Natsu mi stringevano al suo petto.
 
 
 
FAIRY CHAT

Cana: Razza di pervertito! E molla la mia bottiglia di sakè!

Leon: Il concetto di “state attenti! Pericolo!” non ti entra in testa eh?! Se bevi non sarai lucida e vorrei evitare di portarti in giro in braccio! *strappa di mano la bottiglia di sakè a Cana*

Cana: *metamorfosi Cana-Erza* *fulmina con la carta della torre, invoca la carta della sorgente del desiderio e il combo flashing light(?!) contro il povero Leon* Tch! * riprende la bottiglia di sakè e ne tracanna una
grande quantità*


Leon: *congela Cana e ri-riprende la bottiglia di sakè* Questo dovrebbe tenerti tranquilla fino alla prossima puntata! *se ne va bevendo il sakè di Cana e ridacchiando da solo*

Natsu: Ehi ghiacciolo, il tuo amico dovrebbe darsi una calmata…

Gray: Non è un mio amico, fiammifero, è il mio rivale! *Argh! metamorfosi Gray-Lluvia*

Lluvia: Gray-sama ha sempre ragione…qualsiasi rivale di Gray-sama è anche rivale di Lluvia!

Gray: *-.-* Come al solito non stavi seguendo la conversazione…*-.-*

Lucy: NATSU STUPIDO! Se non lavi le mie scarpe te le faccio pulire con la lingua! E METTIMI GIÙ!

Natsu: *ridacchia e lancia Lucy in aria per poi riprenderla al volo* Daaaai, Luuu! Prima avevi detto che mi perdonavi…*sorride*

Lucy: *sbava e si scioglie*

Lucy: *si pente per la sua mancanza di volontà ferrea*


Autrice: *sbava*

Lucy: *colpisce autrice che scappa dietro la statua di ghiaccio di Cana*

Freed: *cerca di forzare gli oblò dell’aeronave per scappare*

Laxus: *da una mano a Freed per farsi portare con lui*

Mirajane&Lisanna: *fulminano i due che tentavano di evadere e gli insegnano “come comportarsi con una ragazza” *

Evergreen: *insegue Elfman pestandogli sulla testa il ventaglio*

Elfman: *scappa dai Raijinshuu maschi per organizzare un piano di fuga*

Erza&Gerard: *discutono piani d’attacco…*

Wendy: *trattiene Romeo che vuole gettarsi nella zuffa Natsu-Gray appena scoppiata*

Mirajane&Lisanna&Evergreen: * attaccano a sorpresa e legano ad una panca i tre fuggitivi*

Autrice: *si sbellica dalle risate alla vista della danza tribale che le tre inscenano intorno ai tre dastinati al sacrificio, per venir poi iseguita e legata insieme a quei tre : S*
 

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** primo giorno: cosa mi sta succedendo? (parte 1) ***


Yo minnaaa!!! Sono tornata!! A tutti quelli che mi vorrebbero strangolare per il ritardo dico, a mia discolpa, che sono stata vittima di tentati omicidi da parte di: verifiche temibili, cenoni e pranzi coi parenti in rapida sequenza e un panetton4e farcito che mia nonna (non ci si può più fidare di nessuno a questo mondo) ha tentato di farmi ingollare interamente. Ripensandoci, è un miracolo che io sia sopravvissuta…ma lo sono! Ta-daaaa! Quindi vi impongo questa parte di capitolo, prima parte perché, accorgendomi che stava venendo un poema ma non volendo togliere spazio a nessuno, l’ho tagliato. Spero come al solito che vi piaccia e di non essere scaduta nell’OOC, nel caso ditemelo, vi prego!

Buona lettura!

 

Primo giorno: cosa mi sta succedendo? (Parte 1)

Il vento mi sferzava i capelli in modo violento e il terrore mi attanagliava lo stomaco; l’unico punto positivo è che non avevo freddo, o meglio, era impossibile che avessi freddo così raggomitolata al petto di un Dragon Slayer di Fuoco.

“Natsu! Fai qualcosa o finiremo per sfracellarci!” urlai nella speranza che, almeno lui, avesse uno straccio di idea su come fare a fermare la nostra caduta senza ossa rotte o menomazioni. Giurai che se avessi incontrato per strada l’organizzatore della Gara l’avrei riempito di calci fino a fargli implorare pietà.

“Le mie fiamme si spengono! Non riesco a rallentarci!!”

Ora sì che eravamo messi male: le fiamme che avvolgevano le gambe di Natsu non riuscivano a rallentarci a causa della gigantesca altezza da cui l’aeronave ci aveva lasciato cadere.

Dovevo fare qualcosa.

Ma cosa?

Poi un’idea mi illuminò.

“Natsu!” urlai sfidando il vento mentre estraevo la chiave, “Appena apparirà, prendila al volo!”

Natsu mi guardò interrogativo, ma non ebbi tempo di spiegargli il mio strampalato piano, troppo occupata a calmarmi e a concentrarmi in una condizione così disperata.

“APRITI, PORTALE DELL’ARIETE! ARIES!”

Aries apparì al nostro fianco e Natsu, fulmineo, staccò il braccio destro con cui mi cingeva la vita e prese Aries.

“Aries, per favore, crea della lana che possiamo usare come paracadute!” le urlai riponendo la chiave in tasca.

“Mi dispiace!” disse lei facendo scaturire dalle mani un’ondata di lana; io ne afferrai un estremità mentre lei teneva l’altra.

“Funziona!” urlò Natsu; ed era vero: il vento aveva gonfiato il nostro rudimentale paracadute e ora stavamo planando dolcemente verso terra.

“Lu, sei un genio!”

Io arrossii, stupita che la mia idea avesse funzionato; ma, dopotutto, non potevo certo svelargli che avevamo avuto due possibilità su cento che funzionasse.

Preoccupata mi guardai intorno per vedere gli altri come se la cavavano e ci misi un po’ più del previsto a localizzarli: oltre alla nostra aeronave ce ne erano altre cinque che avevano lanciato i partecipanti giù.

Finalmente vidi che Mirajane aveva eseguito il Take Over, Freed aveva fatto apparire le sue ali e insieme si allontanavano sempre di più verso terra, mentre la povera Evergreen stava tentando in tutti i modi di reggere Elfman con le sue piccole ali cercando di raggiungere anche lei terra più velocemente possibile; ma, a venti metri da terra, Elfman dovette dire qualcosa di sbagliato perché, la dolce fata, lo lasciò cadere all’improvviso tra le fronde di un grosso albero.

Di Laxus e Lisanna non c’era traccia ma, probabilmente, il Dio del Tuono aveva usato i suoi poteri per “’teletrasportarsi’” con lei lontano e al sicuro.

Scoppiai a ridere, seguita da Natsu, quando vidi come la coppia Erza-Gerard aveva risolto il problema: Erza nella sua scintillante armatura alata del Purgatorio, temibile e provocante come una dea oscura, planava dolcemente con Gerard in braccio, come se fosse lui la damigella da soccorrere, che arrossendo cercava di convincere Erza a metterlo giù.

Al nostro fianco, Gray e Leon avevano evocato uno, una specie di gigantesco areoplanino di carta, ma fatto di ghiaccio e l’altro una gigantesca rondine di ghiaccio. Lluvia si teneva stretta, molto stretta, a Gray, visibilmente imbarazzato; mentre sulla rondine la faccenda era più complicata.

****

Cana si spostò il più lontano possibile da Leon: quando poco prima lui l’aveva afferrata, stringendola a sé, prima di evocare la rondine, Cana aveva sentito uno strano calore e una scossa alla bocca dello stomaco. Una sensazione che da tempo non sentiva più l’aveva afferrata con forza e lei, spaventata, stava cercando con tutte le sue forze di allontanarla.

Strisciò ancora un po’ più lontano dal ragazzo, ma la rondine, disturbata dai suoi spostamenti, si inclinò bruscamente facendole perdere l’equilibrio. In un attimo il mondo si capovolse e lei si trovò a guardare il cielo, prima che la gravità la trascinasse verso terra

Cana tirò un urlo e tentò di aggrapparsi al bordo dell’evocazione disperatamente, ma il ghiaccio era troppo scivoloso e le sue dita mancarono la presa.

“CANA!”

Una mano prese al volo il suo polso e la tirò su, salvandola dallo spiattellamento a frittella sulla superfice terrestre.

“Si può sapere cosa stavi facendo?! Ancora un attimo e ti saresti sfracellata!” urlò Leon tenendola strettamente per le braccia. Era furente, non l’aveva mai visto così. I suoi occhi lampeggiavano e intorno al suo corpo aleggiava della brina, come poco prima di un incantesimo.

“Sono solo scivolata! Non è colpa mia se questo coso è instabile!” ribatté Cana, cercando di smettere di tremare e frustrata dal fatto che ancora una volta si era lasciata tirare fuori dai guai da lui, come se fosse una qualunque damigella in pericolo; non sapeva, poi, se le dava più fastidio il fatto che la stava sgridando o il fatto che lei stessa stava arrossendo.

Un’altra forte folata di vento sballottò l’evocazione di ghiaccio e Leon, per evitare che cadesse nuovamente, strinse forte al suo petto Cana. Lui, quella ragazza proprio non riusciva a capirla: aveva visto chiaramente che stava indietreggiando e quando l’aveva salvata non lo aveva nemmeno ringraziato anzi, sembrava arrabbiata proprio perché l’aveva fatto! Ah, perché non era finito in coppia con Lluvia?!

“Mollami, brutto pervertito!” urlo Cana cercando di allontanarsi e interrompendo i suoi romantici pensieri sulla maga della pioggia, nonché il suo striptease.

Ma Leon le rivolse un’occhiata di agghiacciante rimprovero che la immobilizzò, era la prima volta che un ragazzo riusciva a metterla a tacere così, tanto da non farle notare che si era tolto la camicia. Rassegnata si appoggiò al suo petto con un’espressione imbronciata da bambina che fece sorridere sotto i baffi il mago del ghiaccio.

****

“Ehi Lucy, guarda! Ci hanno copiato!”

Seguii lo sguardo di Natsu e vidi uno spettacolo misto fra il buffo e il romantico: la piccola maga dai capelli blu, con il volto in fiamme, aggrappata alla forti spalle di Gajil, a cui la cosa sembrava far piacere, mentre lui teneva i due lembi di una gigantesca parola rosa, scritta dalla magia Solid Script di Levy, per creare un paracadute simile al nostro.

“Maledetto Gajil! E magari pretende di avercela avuta lui l’idea!”

Sospirai: possibile che volesse litigare anche in una situazione come quella?

“Natsu, è una fortuna che anche a Levy sia venuta questa idea; altrimenti si sarebbero potuti fare davvero male!” lo rimproverai.

Lui si voltò verso di me.

“Lucy: non schierarti dalla loro parte! Questa è una gara e io voglio vincere!” mi disse mettendo il broncio. Io neanche lo ascoltai troppo presa ad accorgermi quanto il suo volto, così tenero con quella espressione, fosse vicino al mio, troppo vicino; mi mancò un battito al cuore mentre il le mie guance prendevano fuoco. Era la prima volta che mi accorgevo del suo profumo: dolce e speziato, ma intenso come quello della legna di pino che brucia nel camino. Il mio braccio destro era fortemente ancorato al suo collo mentre lui mi teneva saldamente per la vita, mentre con le altre mani tenevamo io, un lembo del paracadute, e lui, Aries con l’altro lembo.

“Lu? Tutto bene Lu?”

Cascai direttamente dalle nuvole e lo trovai che mi scrutava con la fronte increspata da una ruga di preoccupazione.

“Uh? ... Ah…eh sì…tutto a posto…” e in quel momento, mentre cercavo un appiglio per cambiare discorso, venni fulminata da una terribile pensiero,” WENDY!”

“Natsu, vedi Wendy e Romeo?” esclamai agitata.

Anche nei suoi occhi passò un lampo di preoccupazione: se dei maghi adulti/adolescenti come noi erano stati in difficoltà, cosa poteva essere successo a due ragazzini?!

“LA’!” urlò Natsu; ma prima che potessi scorgere Wendy che, tenendosi stretta al petto di Romeo, usava il suo Ruggito del Drago Celeste per rallentare la loro caduta, Natsu mi indicò dove si trovavano.

 Peccato che facendolo lasciò andare Aries, che sparì insieme alla lana.

Ci guardammo un attimo negli occhi prima di precipitare.

“NATSU! STUPIDOOOOOO!!!!”

 

 

La prima cosa che vidi quando riaprii gli occhi fu il cielo azzurro. Cosa ci faceva il cielo azzurro in camera mia?

Poi ricordai tutto: quell’idiota di Natsu ci aveva fatti precipitare da quaranta metri d’altezza in un pino frondoso prima che ci schiantassimo al suolo, con consequenziale perdita di coscienza.

Sentivo in alcuni punti delle braccia e delle gambe un forte bruciare e il colare di qualcosa di caldo: mi dovevo essere tagliata con gli aghi del pino; tutto questo oltre a un grande indolenzimento di tutti i muscoli. Improvvisamente mi resi conto del calore che mi circondava: Natsu!

Dolorante tentai di rialzarmi o almeno di spostarmi dal suo petto, visto che, a quanto pareva, la mia caviglia si era slogata; piano piano riuscii a sedermi sulla terra polverosa e a guardare Natsu in faccia: era sdraiato, incosciente, e gli colava del sangue da un brutto taglio alla testa; inoltre aveva innumerevoli graffi, lividi e tagli su braccia e gambe.

Lo scossi dolcemente prendendolo per la sciarpa.

“N-Natsu…N-Natsu, per favore svegliati!”

“Natsu?! NATSU!”

Niente. Per quanto lo chiamassi rimaneva incosciente. Ma perché? Era più forte di me, eppure mi ero svegliata prima io…

Finalmente capii: Natsu mi aveva fatto da scudo con il suo corpo, proteggendomi dai rami dell’albero e assorbendo interamente l’impatto con il terreno!

Due lacrime mi sgorgarono dagli occhi. Tentai di trattenerle, dicendomi che non era il momento, ma niente: continuavano a scendere, seguite da molte altre. Ma perché quello stupido doveva sempre fare gesti così dolci e avventati?! Non si rendeva conto del dolore che mi avrebbe provocato se fosse…se fosse…

“NATSU!!!! TI PREGO SVEGLIATI!! NON LASCIARMI SOLA!!!” scoppiai seppellendo il viso nell’incavo del suo collo.

Quando ormai avevo perso la speranza, sentii una mano che mi accarezzava i capelli.

“L-Lucy…mi…stai…soffocando…per favore…spostati…”

“N-Natsu?!”

Veloce mi scostai da lui e mi asciugai le lacrime perché non vedesse che stavo piangendo. Lui si rialzò gemendo e sputando sangue per terra. Io cercai di darmi una sistemata ai capelli, spolverare i vestiti e cancellare le tracce di lacrime.

“H-Happy ha ragione… pesi Lucyyy!” io lo guardai scioccata e gli mollai, per abitudine, un pugno dritto sulla testa che lo fece rinsavire, per poi ricordarmi che era ferito gravemente.

“C-cosa è successo?” mi chiese guardandomi mezzo intontito. Notai con mio grande sollievo che le ferite non erano gravi come pensavo visto che riusciva già ad alzarsi.

 Sogghignai. Ora che stava ‘” bene’” potevo sfogare tutta la mia rabbia.

“PER COLPA TUA E DELLA TUA STUPIDITÀ SIAMO PRECIPITATI, CI SIAMO FERITI E ABBIAMO PERSO CONOSCENZA PER NON SO QUANTO! STUPIDO! PERCHÉ HAI LASCIATO ANDARE ARIES?! STUPIDOOO!!!”

Soddisfatta, dal mio sfogo, e indignata, dalla sua stupidità, mi rialzai in piedi, gli voltai le spalle e cominciai a camminare zoppicare in una direzione a caso, mentre cercavo di aprire la cassetta di metallo che mi avevano legato in vita prima di scaraventarci nel vuoto. 

Quando, dopo averla sbattuta con forza contro un tronco sotto lo sguardo scandalizzato di Natsu, riuscii ad aprirla, rimasi sorpresa dal suo contenuto: un razzo segnalatore con il bigliettino “per ritirarsi dalla gara” due fischietti in metallo dorato con il cartellino “uno a testa per ritirarsi dalla gara”, una pergamena, una fiaschetta d’acqua, quattro barrette energetiche tre garze e sei cerotti.

Mi cominciarono a tremare le mani e, mentre Natsu teneva di chiedermi cosa c’era dentro, io lasciai fuoriuscire tutta la mia rabbia.

“E QUESTO SAREBBE UN KIT DI SOPRAVVIVENZA?! MA SIETE IMPAZZITI?!” urlai zoppicando qua e là mentre agitavo i pugni verso le varie aeronavi che scappavano il più lontano possibile da noi.

“L-Lucy…forse dovresti calmarti…” disse piano cercando di avvicinarsi a me con le mani alzate in segno di resa, prima che io lo aggredissi.

“NO CHE NON MI CALMO!! SIAMO FERITI PEGGIO CHE DOPO UN TERREMTO E ABBIAMO UN KIT DI PRONTO SOCCORSO CHE NON SERVIREBBE NEMMENO A HAPPY! E TU STA’ ZITTO E SEGUIMI! PER OGGI HAI GIÀ FATTO ABBASTANZA DANNI!!” detto questo partii nuovamente a passo di marcia (sempre zoppicando) verso una direzione a caso; ma dopo pochi passi Natsu mi si parò davanti.

“YO Lucy, ora fermati! Calmati.”

“IO NON...” inizia, ma lui mi mise una mano sulla bocca per farmi tacere.

“Basta Lucy.” Disse serio.

 Era la prima volta che mi rivolgeva quello sguardo serio, deciso a non lasciarsi smuovere e di leggero rimprovero: fu una specie di shock e rimasi in silenzio.

“Per prima cosa: sei ferita e cammini da schifo…”

“Sto bene! Dobbiamo allontanarci prima che altre coppie, più in forma di noi, se ne approfittino; inoltre non abbiamo i medicamenti adatti per curarci: dovrò cercare qualche erba medicinale tentando di ricordarmi ciò che mi aveva insegnato la mia tata quando ancora vivevo con i miei genitori…” dissi battendo il mio record personale dei cinque secondi di silenzio di tre secondi in più.

“Va bene, allora ci medicheremo quando ci accamperemo per la notte. Comunque io volevo scontrarmi con…” alla mia occhiataccia si zittì temendo di farmi esplodere di nuovo.

“Bene Natsu, ora possiamo and…”

“Secondo!” esclamò placcandomi nuovamente, “non dovresti guardare dove dobbiamo andare sulla mappa, così da non girare a casa per questa selva?! Abbiamo solo cinque giorni per recuperare l’oggetto richiesto.”

Rimasi a bocca aperta: com’era possibile che io non ci avessi pensato mentre Natsu sì?! Da quand’è che era lui a prendersi cura di me e a guidarmi, e non io con lui?! Cosa mi stava succedendo?

Arrossendo borbottai che lo stavo giusto per fare, sotto il suo sguardo divertito e presi la pergamena che c’era nella scatoletta di metallo.

Quando la apersi mi trovai davanti una mappa stilizzata, peggio che il disegno di un bambino: sulla sinistra del centro del foglio, in mezzo a quelli che pensavo fossero alberi e che ricoprivano tutta la mappa, c’era una linea curva verso il basso con scritto “Collina dei Fiori da Sogno” , al centro della mappa c’erano delle cascate di discutibile interpretazione con la scritta “Il paradiso onirico del sakè”, a sinistra, sempre in linea d’aria con gli altri due, era disegnato un ammasso di cerchi con la targhetta “La Valle dei Sassi d’oro” .

“Mph, utile…” mugugno sarcastico Natsu comparendomi alle spalle, “E noi cosa dovremmo cercare?”

Non appena lo disse, sulla mappa comparve una scritta in rosso sangue, lo stesso macabro rosso usato per le altre scritte, “Il Sakè di Orfeo”.

“Beh, almeno non è difficile capire dove andarlo a cercare…”

“Certo, se capissimo dove siamo.”

Alle mie parole comparve una seconda scritta rossa “Voi siete qui” con un puntino nella parte più alta del foglio, rasente al bordo, al centro.

“Siamo davvero lontani!” si lamentò Natsu

“Questo non possiamo saperlo.”

Lui mi guardò interrogativo.

“Questa cartina è a dir poco approssimativa e di sicuro non rispetta le reali misure e distanze; ciò significa che potrebbe essere a chilometri da qui ma anche a pochi metri!”

“Beh, allora non ci resta che metterci in cammino!” disse sorridendo smagliante.

“Esattamente quello che stavo facendo prima che tu mi fermassi!” ribattei piccata incamminandomi mentre cercavo, con la coda dell’occhio, di sbirciare la cartina per essere sicura che il puntino si muovesse dalla parte giusta questa volta.

“Dai Lucy…non essere acida.” Mi rimproverò bonario Natsu sorpassandomi e incrociando le mani dietro la testa, “Dopotutto ti preferivo quando mi abbracciavi forte, piangendo e pregandomi di non lasciarti sola…” disse facendo un sorriso malizioso.

Io rimasi scioccata, mente lui mi dava le spalle e fischiettando camminava davanti a me: Natsu…malizioso?! Impossibile! Erano due parole che non avevano niente a che fare l’una con l’altra! Era come dire Erza-damigella in pericolo, o Cana-astemia o Gajil/Laxus-ragazzo dolce e gentile! Com’era possibile?! E se Natsu non fosse lo stupido che tutti pensavano? Dopotutto quando per la prima volta gli avevo chiesto perché mi aveva scelto come sua compagna di team aveva risposto che era perché ero carina e io non ci avevo badato, iniziando a vedere Natsu come tutti lo vedevano in gilda. E se non fosse il ragazzo tonto e ingenuo, innocente e stupido che tutti noi credevamo?! E se fosse…?

“LUCYYY!” per poco non presi un infarto.

“Lucy guarda, guarda!” disse indicando il fiume alle sue spalle, “Un fiume! Ho fame, Lucy! Ti prego fermiamoci a pescare! Ti pregotipregotipregotiprego!” incominciò a piagnucolare saltellando davanti a me con le mani giunte e gli occhi a forma di pesce che gli scintillavano.

Sospirai: no, Natsu era davvero il bambino stupido e ingenuo che tutti credevano.

 

****

Levy sbuffò rumorosamente. Non ne poteva davvero più!

Guardò Gajil che camminava marciava davanti a lei senza degnarla di uno sguardo con la mappa in mano e il naso per aria a fiutare ogni singola traccia di una coppia avversaria. Era stata una mattinata da incubo: inizialmente erano riusciti a evitare una caduta rovinosa grazie all’idea di Lucy e alla sua stessa magia, ma lui aveva avuto da ridire sul fatto che non voleva usare le stesse idee di Natsu; una volta atterrati, senza nemmeno chiederle un parere, aveva preso la cartina, aveva guardato il loro obbiettivo e si era incamminato con lei che gli trotterellava dietro. E questo ancora poteva sopportarlo poiché era abituata al carattere ombroso e scorbutico di quel ragazzo, nonostante fosse già abbastanza tesa dalle liti del mattino e delusa dal fatto che lui le prestasse così poca attenzione, ma ciò che più la frustrava era che ogni singola volta che percepiva coi suoi finissimi sensi una coppia nelle vicinanze, di colpo, la afferrava e se la metteva in spalla come un sacco di patate, correva per affrontare la coppia, una volta arrivati la scaricava per terra, sterminava la coppia mentre lei gli copriva le spalle e poi pretendeva che lei scrivesse “IRON” per farlo ritornare in forze! Era ormai pomeriggio inoltrato e avevano sconfitto quindici coppie e diciotto bestie feroci giganti che lo avevano, a quanto diceva lui, istigato, e neanche una volta lui si era premurato di chiederle come stava, se aveva fame (lei non aveva ancora mangiato niente se non una barretta energetica di dubbio gusto) o se le ferite riportate in battaglia le facessero male. Stupido! Stupido Dragon Slayer!

“Ehi, nanerottola!” la apostrofò lui interrompendo i suoi pensieri neri. Lei lo guardò senza riuscire a soffocare la speranza che si preoccupasse un attimo per lei. Aveva davvero raggiunto il fondo.

Gajil le si avvicinò e la guardò intenso con i suoi occhi neri come la brace, Levy sentì il cuore accelerare e la mente incepparsi e…

“Ho fame, gamberetto!! Scrivi IRON che ho sto morendo di fame!” si lamentò lui lasciandosi cadere a terra.

A Levy cadde la mascella per lo shock.

Non era possibile…! Non poteva averlo detto veramente…!

“E PERCHÉ DOVREI FARLO?! SPIEGAMELO SE HAI IL CORAGGIO! È TUTTO IL GIORNO CHE MI STRAPAZZI E TE NE FREGHI DI ME, NON HO NEMMENO MANGIATO PER COLPA TUA, MA TU TI PREOCCUPI SOLO DI TE STESSO!!” scoppiò Levy tremante di rabbia mentre si sforzava di non piangere.

“Come fai ad avere fame nanerottola?! Sei uno scricciolo e non hai fatto niente tutto il giorno, ti ho dovuta portare in spalla tutto il tempo nonché impedire che ti ammazzassero innumerevoli volte…” disse Gajil alzandosi, piazzandosi davanti a lei e sovrastandola, “…ovvio, io sono abbastanza forte per tutti e due e non mi pesa salvarti, ma tu potresti impegnarti un attimo gamberetto!” concluse con lieve sguardo di rimprovero dandole dei colpetti sulla testa.

Levy lo guardò scioccata: lo stava facendo di nuovo, come quella volta a Tenroujima, la stava sottovalutando, le stava dicendo che non era alla sua altezza; strinse i pugni per la rabbia: stavolta non sarebbe finita così, gli avrebbe dimostrato che era forte quanto lui e che se la sapeva cavare da sola.

Uno strano sguardo dovette passare sul suo volto perché Gajil corrugò le sopracciglia, preoccupato, “Gamberetto cosa… “

“MARBLE” 

Una gigantesca scritta di marmo precipitò su Gajil, incredulo e lo atterrò; veloce Levy gli strappò di mano la cassetta argentata, prese la mappa e gli lanciò uno dei due fischietti.

“Che cosa stai facendo Levy’! toglimelo subito! FERMATI DANNAZIONE!”  Tentò di urlare Gajil mentre Levy cominciava a correre, inoltrandosi tra gli alberi.

“STUPIDO GAJIL!! VEDO A RECUPERARE IL SAKÈ DA SOLA! VEDI FARTI TROVARE TRA CINQUE GIORNI AL PUNTO DI RITROVO, STUPIDO!!” gli urlò lei di rimando senza fermarsi.

 

Levy corse, corse a perdifiato piangendo tutte le lacrime che aveva trattenuto finora. Stupido, stupido Gajil!

 Quando finalmente si fermò, il panico la prese: cosa le era saltato in mente?! Non solo Gajil sarebbe riuscito a trovarla in breve tempo, sempre che lei non morisse prima, ma l’avrebbe odiata con tutto se stesso!

Le lacrime ricominciarono a scendere: no, non poteva tornare indietro! Doveva andare avanti e dimostrargli quanto valeva in realtà, così lui magari si sarebbe accorto di lei…Questo pensiero la fece arrossire, ma era la verità: lei provava qualcosa per Gajil, qualcosa di più profondo della semplice amicizia, soprattutto da dopo Tenroujima; fin da quando lui l’aveva scelta come sua partner lei si era illusa che Gajil provasse qualcosa per lei, senza accorgersi che lui la voleva solo per la sua capacità di far comparire del ferro. Era stata una stupida, ma ora l’avrebbe lasciato stupito e avrebbe lottato per conquistarlo. E chissà magari lui…

 Scosse la testa, cosa le stava succedendo? non era il momento giusto per crisi o speculazioni, e si asciugò le lacrime, decisa come non maie preparandosi ad affrontare il primo problema: come depistare il Dragon Slayer di Ferro.

Mentre rimuginava su questo problema le venne in mente quando Freed le aveva insegnato quella magia delle rune insieme a Reedus, tornati dal torneo; illuminata corse a prendere quattro gigantesche foglie e cominciò a tracciare le rune che le occorrevano sopra di esse. Quando finalmente ebbe finito, si materializzarono dalle foglie quattro Levy, identiche in tutto a lei, anche nel profumo; ora non le restava che pronunciare i comandi.

“Voglio che corriate in quattro direzioni diverse dalla mia, senza fermarvi e senza farvi raggiungere dal Gajil, chiaro?”

I quattro cloni annuirono e si lanciarono via nella boscaglia. Levy sorrise soddisfatta: questo avrebbe messo in crisi quello stupido!

Dopodiché, a malincuore, si rotolò per terra nel tentativo di mascherare il suo odore e si incamminò, da sola, verso “Il paradiso onirico del sakè”.

 

 

Gajil cominciò a lanciare maledizione di ogni sorta contro la maledetta maga dai capelli blu che l’aveva intrappolato lì. Con uno sforzo sovrumano e dopo molteplici tentativi riuscì a sollevare quella gigantesca e pesantissima scritta; con suo grande scorno era passata almeno mezz’ora e la piccoletta avrebbe potuto essersi cacciata in ogni sorta di pericolo.

Grugnì infastidito; sapeva di essersi comportato male, a dir poco, con lei e avrebbe dovuto aspettarselo che avrebbe reagito, anche se non proprio così drasticamente, ma il problema è che era imbarazzato. Non sapeva assolutamente come comportarsi, essendo da solo con quella piccoletta tanto carina per la prima volta cosciente di quanto fosse…attratto? Infatuato? Innamorato di lei?, e, per evitare troppi contatti o pensieri fuorvianti, si era lanciato nella cosa che sapeva fare meglio: combattere. E con che gran bel risultato, sospirò.

“Ma lei doveva proprio reagire così?!” Urlò al cielo lasciando fuoriuscire in un colpo tutta la frustrazione e la rabbia. L’ultima volta l’aveva salvata per un pelo, doveva assolutamente trovarla prima che le accadesse qualcosa. Quella stupida si sapeva difendere a malapena e decideva di intraprendere un’impresa del genere tutta da sola! Che razza d ‘idiota! Però doveva ammettere che la sua audacia l’aveva stupito…Era un lato di lei che non conosceva…

Si concentrò, togliendosi dalla mente certi pensieri, sugli odori che lo circondavano e…sbarrò gli occhi scioccato: sentiva quattro scie diverse, uguali a quelle di Levy, correre in quattro direzioni diverse. Cosa diavolo stava architettando quella dannatissima maga?!

Sospirò frustrato: non aveva scelta doveva cacciarle una a una per trovarla.

Imprecando si lanciò all’inseguimento della prima.

 

***

Gray sospirò spazientito mentre scostava delle fronde per permettere il passaggio alla sua compagna: era tutto il giorno, e ormai era pomeriggio inoltrato, che Lluvia si comportava in modo strano; non gli rivolgeva quasi mai la parola, a parte qualche “G-g-g-Gray-sama” balbettato, stava attenta a non avvicinarglisi troppo e se lui le parlava o sorrideva (o se si spogliava) lei andava in iperventilazione, la pelle prendeva un colorito rosato e gli occhi le luccicavano. Cosa le stava succedendo?

Un idea lo folgorò.

Come aveva fatto a non accorgersene prima?!

Si diede dello stupido per non averlo capito prima. Era davvero più stupido di Natsu.

Si fermò di botto sotto lo sguardo scandalizzato della povera Lluvia.

Si girò e le andò incontro.

Si fermò a pochi millimetri dalla sua faccia.

Lluvia sentì il sangue affluirle alle guance, il cuore perdere dei battiti e un sorriso involontario e speranzoso nascergli sul volto.

“Lluvia ti senti male?!” le chiese preoccupato Gray mettendole una mano sulla fronte.

Lluvia lo guardò scioccata prima di allontanarsi da lui e incominciare a balbettare.

“N-no, no…L-Lluvia sta bene, Gray-sama, …s-sta b-bene…davvero…”

Gray la scrutò con sguardo inquisitore. Proprio non capiva cosa potesse avere Lluvia.

“Allora qual è il problema?” chiese diretto. La diplomazia non era mai stata il suo forte.

“N-niente, davvero…” disse lei agitando le mani e la testa.

Lui la fissò dubbioso, non era convinto; ma, dopotutto, se lei non voleva dirglielo, lui non poteva certo obbligarla.

“Ok,” ripose infine per poi rivolgere lo sguardo al cielo, “nonostante siano pressappoco le cinque, si sta già facendo buio…sarà meglio accamparsi per la notte.”

Il viso della maga della pioggia si imporporò ancora di più, ma fece un cenno di assenso.

Dopo un quarto d’ora di silenzio imbarazzato giunsero a una piccola radura dove decisero di fermarsi. Gray utilizzo la sua magia per tagliare due ceppi da un povero albero, che dispose intorno a un cerchio di pietre che Lluvia stava componendo.

“Ohi Lluvia, vado a cercare della legna secca da ardere, non ti allontanare!” disse, sempre perso su speculazioni riguardo la giovane compagna, mentre la maga della pioggia si accomodava su un ceppo.

“S-sì, va bene, Lluvia aspetterà qui Gray-sama” rispose lei seria, decisa a fare che ciò che Gray-sama le aveva chiesto.

Gray annuì e si avviò nelle boscaglia, sentendosi stranamente inquieto. Si fermò per ascoltare i rumori intorno a sé ma non percepì nulla e si chiese se fosse stato saggio lasciare Lluvia da sola, dopotutto era una ragazza e una ragazza, sola, di notte, era un facile bersaglio.

Inoltre era probabilmente malata.

 

Lluvia sospirò afflitta: Gray-sama le aveva chiesto se era malata; certo che lo era: malata d’amore. Com’era possibile che lui non si sentisse minimamente imbarazzata stare da sola con lei?! E avrebbero perfino dovuto passare la notte vicini! Forse, si disse, è perché non prova assolutamente nulla per Lluvia…dopotutto lui è così bello, forte perfetto…

“Ah, Gray-sama non c’è proprio speranza che tu ti innamori di Lluvia?...” Chiese all’oscurità.

Un brivido gelato le percorse la schiena e ripianse di non aver seguito il suo compagno, ma non voleva essere un peso o un fastidio.

 Non le piaceva rimanere lì da sola e al buio.

Un fruscio inaspettato attirò la sua attenzione.

Dei passi fecero scricchiolare alcune foglie secche.

“G-Gray-sama?”

Nessuna risposta

“Gray-sama?!” riprovò, alzandosi in piedi in pronta a combattere ma con la voce resa acuta dalla paura.

Due enormi mani la afferrarono per le spalle.

“Sta’ calma bambolina!”

 

 

Un urlo riecheggiò nella foresta.

Gray si voltò di scatto riconoscendo la voce della sua compagna.

Mollo tutta la legna che era riuscito a raccogliere e il procione che aveva cacciato per cena.

Scattò come una lepre verso dove l’aveva lasciata.

Dannazione!

Quanto non era stato stupido ad abbandonarla là, indifesa?! Non sapeva rispondersi.

E se le fosse successo qualcosa?!  Una fitta di preoccupazione e di qualcos’altro che non sapeva definire incrinò la sua armatura di ghiaccio, mentre nella sua mente appariva l’immagine di Lluvia che gli sorrideva come una bambina. Uno strano calore gli sciolsero la bocca dello stomaco.

Prima che potesse interrogarsi su queste sensazioni, giunse alla radura: Luvia stava tentando di liberarsi dalla presa di un energumeno butterato che da dietro le stringeva i polsi con tanta forza da farla urlare, mentre il suo compagno si stava rialzando proprio in quel momento, tenendosi la testa con le mani e mugugnando per il dolore. Aveva diversi tagli sulle braccia: Lluvia non si era lasciata sopraffare senza lottare. Era una vera maga di Fairy Tail!

Il sollievo che gli aveva procurato il sapere di esser arrivato in tempo venne presto sostituito dal fastidio e della rabbia di quelle mani rozze e volgari sul delicato corpo di lei.

Stupito dai suoi stessi pensieri, ma sempre nero di rabbia, decise che era giunto il momento di farsi notare.

“Ehi, voi! Mollate subito Lluvia!”

“Gray-sama!” esclamò Lluvia con gli occhi a cuore, commossa e sollevata che fosse giunto per salvarla.

“Uh...guarda chi si vede…preoccupato per la maghetta, moscerino?!” chiese l’energumeno sghignazzando, mentre strattonava di qua e di là Lluvia, che emise un gemito di dolore.

Gray ringhiò, calcolando freddamente chi avrebbe dovuto attaccare prima.

Si tolse la camicia.

“Oh… il maghetto si sta arrabbiando! Ma non è colpa nostra se tu lasci la tua roba in giro!” sghignazzarono i due.

Gray rimase ghiacciato: Lluvia per loro era “’roba”’.

Il senso di colpa, però, lo raggiunse irruente. In fin dei conti avevano ragione: era tutta colpa sua; se lui non l’avesse lasciata lì, se non si fosse perso via nei suoi pensieri, …

“GRAY NON HA ABBANDONATO LLUVIA!!” urlò lei difendendolo e risvegliandolo dai suoi cupi pensieri.

“Zitta tu!” urlò il secondo tizio colpendola in pieno viso.

Lluvia sputò del sangue a terra.

A Gray il mondo parve cristallizzarsi per un attimo; poi, la sua rabbia esplose come un fiume in piena.

“MALEDETTI!!” urlò scagliandosi contro di loro.

 I due tizi erano maghi del fuoco, ma per uno come lui, che faceva a botte tutti i giorni con un Dragon Slayer del Fuoco, erano niente.

In pochi attimi tutto fu finito: quello che aveva colpito Lluvia era immobilizzato in un gigantesco blocco di ghiaccio l’altro, che l’aveva insultata, giaceva a terra in una pozza di sangue causate dagli innumerevoli tagli che le sue lame di ghiaccio gli avevano inflitto. Ma respirava. Gray l’avrebbe anche ucciso, ma aveva avuto paura di traumatizzare Lluvia. Dopodiché Gray sparò il razzo segnalatore di quei due e in trenta secondi apparve una piccola aeronave che li agganciò con un gigantesco artiglio per poi inghiottirli.

A questo punto Gray si avvicinò a Lluvia, che tremante, stava seduta a guardarlo con gli occhioni blu sgranati.

“È-è tutta colpa di Lluvia! Mi dispiace Gray-sama! Se non si fosse distratta…se fosse stata più forte…” incominciò a piagnucolare lei, mentre lacrime sgorgavano irrefrenabili dai suoi occhi.

Dopo i primi attimi di sconcerto, Gray alzò gli occhi al cielo.

“Non è colpa di Lluvia e non sono arrabbiato con lei; è colpa mia che ti ho lasciato da sola e ti chiedo scus…” tentò di dire lui reprimendo la voglia di ridere alla vista dell’espressione incredula di Lluvia, come quella dei bambini quando gli sveli che ciò che credevano essere un sogno è vero.

“N-non è colpa d Gray-sama…è colpa di...” ripartì lei all’attaccò.

Gray alzò nuovamente gli occhi al cielo, sconcertato dalla sua testardaggine.

“E se lasciassimo perdere?! Piuttosto fammi federe i polsi e il viso.” disse perentorio mentre prendeva le bende dalla cassetta argentea e incominciava a fasciarla.

Gray sia accorse con suo stupore che la sua pelle era calda e morbida; arrossì.

“Gray-sama?” lo richiamò lei sbattendo gli occhioni incuriosita.

Lui si ricompose, scacciando le nuove sensazioni che gli vorticavano in testa e gli mise un cerotto sul lieve graffio che aveva sul volto, non avendo del ghiaccio a disposizione.

Questa volta fu Lluvia ad andare in iperventilazione.

Gray, finito di medicarla, fece per alzarsi, ma Lluvia, prendendo coraggio, lo trattene per una mano.

“G-grazie Gray-sama!” disse arrossendo e tremando, ma guardandolo dritto negli occhi con un sorriso dolce e brillante.

“N-niente…” mormorò lui allontanandosi da lei, rosso in volto, per prendere il suo ceppo e dargli fuoco, poiché non aveva nessuna intenzioni di lasciarla lì di nuovo per andare a prendere la legna.

Poi tornò a sedersi di fianco a lei, porgendogli un'altra di quelle schifose barrette, che lei prese con una smorfia di disgusto.

“Lluvia ha più paura degli ingredienti di questa cosa che dei due maghi di prima…” borbottò rigirandosela fra le mani e guardandola ostile.

Gray scoppiò a ridere, seguito dalla risata timida di Lluvia.

Per qualche attimo entrambi lottarono in silenzio per ingollare la loro unica fonte di nutrimento.

“Ora però devi dirmi cos’avevi oggi…!” disse con tono deciso Gray ad un certo punto, mente lei arrossiva e sfuggiva il suo sguardo.

“N-no…è imbarazzante…Lluvia non…” un suo sguardo torvo la fece oscillare. Non dirlo conservando la sua dignità ma perdendo il favore del suo amato, o dirglielo per poi vergognarsene finché avrebbe vissuto ma facendo felice Gray-sama? questo è il dilemma!

“Lluvia…Lluvia…” iniziò a mormorare lei con il sangue che danzava nelle sue guance e la voce più simile a un mormorio, “Lluvia era…era…” Gray si avvicinò per sentirla e per prenderla nel caso, a furia di tirarsi indietro, fosse caduta dal ceppo.

“…LLUVIA ERA IMBARAZZATA DAL PASSARE CINQUE GIORNI CON GRAY-SAMA DA SOLA!!” esplose lei, desiderando che la terra si aprisse per inghiottirla.

Ah.

Questa era l’ultima cosa che Gray si sarebbe aspettato.

Doppio ah.

Lui si alzò, rigido come un pezzo di ghiaccio. Ora sì che non sapeva come comportarsi.

Si sforzò di sorridere a Lluvia, ma non gli venne tanto bene visto l’espressione sconsolata che fece lei, mente cercava di riprendere fiato e di non svenire.

“È tardi …forse è meglio che andiamo a dormire... aspetta no! Non in quel…! Intendevo…hai capito…io…vado…primo turno di guardia…se ti va bene…oppure” disse iniziando a straparlare per il disagio, mentre Lluvia che di nuovo andava a fuoco, annuì e si distese appoggiando la testa al ceppo.

Gray sospirò: sarebbe stata una luuunga Gara.

Ma guardando la piccola maga che sorrideva nel sonno, tenera come una bambina, sentì gli angoli della bocca incurvarsi in un, per lui inspiegabile, sorriso.

 

 

 

 

Fairy chat

Natsu: Lucyyyyy non sai pescare!!! Io ho fame!!

Lucy: non mi sembra che tu abbia preso qualcosa!

Natsu: Lucy sei cattiva…se peschi qualcosa lo mangio io così tu magari dimagri…*Natsu viene colpito in piena faccia dal tacco di Lucy, per finire dritto nel fiume*

Lucy: Natsu? Natsu!!!

Natsu: blorlboblb…*preso dal mal di mare si lascia trascinare dalla corrente*

Lucy: *si lancia all’inseguimento*

Gajil: Stupida…pazza…bellissima…nanerottola…se ti prendo!

Levy: *addenta una barretta schifosa* stupido Gajil…scimmione…rozzo…forte…ti farò vedere io!

Lluvia: *sogna Gray-sama con un sorriso gigante sul volto*

Gray: *si gira e rigira sospirando come un dodicenne in piena crisi adolescenziale*

Gray: *colpisce l’autrice con mooolta forza per poi congelarla (sigh!) *

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Primo giorno: cosa mi sta succedendo? (Ho voglia di procione!) ***


 YOOO MINNAAAA!!!! Eccomi qua! Per la prima volta puntuale (fa partire standing ovation registrata). Finalmente mi si sono scongelate le dita (chi se lo aspettava che facesse così freddo in Svizzera?!) e ho potuto aggiornare! Yuppiiiii! Che dire di questo capitolo?! Beh di sicuro si noterà la mia ossessione per Leon e Laxus, ma cosa ci posso fare io se sono così aadabsafkjfdskj?! Niente, appunto quindi vi tocca subire muhahahaha. Ho avuto invece qualche problema con la coppia ElfmanxEver, non sapevo assolutamente cosa scrivere, e quindi è stato il mio lato demenziale a scrivere (tranquilli, lo noterete anche da soli) mentre anche nella coppia Gerza ho puntato di più sul lato comico che quello serio/romantico *sogghigna*. Se avete qualche idea per gestire meglio le coppie vorrei davvero sapere perché credo che altrimenti impazzirò!!!! Vi avviso già che il prossimo aggiornamento sarà tra un po’ poiché nei primi dodici giorni di scuola avrò ventiquattro verifiche e non ho ancora fatto un tubo, ma ABBIATE PIETÀ!!
Ok, ho finito di sclerare; un ultima cosa (tanto non potete uccidermi perché altrimenti non saprete come finisce la storia XD): RE-CEN-SI-TE!!!!

Buona lettura!! 
 
Primo giorno (pt. 2): cosa mi sta succedendo? (Ho voglia di un procione!)
 
 
Lisanna guardava crucciata il mago biondo seduto davanti a lei: era stata così contenta quando lui le aveva chiesto di essere la sua partner, anche se era stato più simile ad un imposizione, ma da quando l’aveva trasportata con la sua magia a terra, si era limitato a parlarle a grugniti e bofonchi. “Possibile che non sapesse intrattenere una conversazione decente o almeno sorridere?!” si chiese irritata la giovane maga. “Forse è timido? O magari non è abituato a stare in compagnia? Oppure pensa che io abbia paura di lui per quello che ha fatto alla gilda? Ma io non c’ero nemmeno e sono convinta che sia cambiato, che sia un bravo ragazzo! Come Natsu…chissà cosa sta facendo…ma è con Lucy…non devo preoccuparmi…meglio non pensarci! Chissà se anche Laxus ha una ragazza… oh cavolo sto diventando come mia sorella! ... però se non ce l’avesse…ma no! Cosa vado a pensare...eppure è stato così dolce quando mi ha abbracciato per non lasciarmi spiaccicare a terra…”
 
 
Laxus guardava sempre più perplesso la bella maga albina davanti a lui, che per tutto il giorno lo aveva seguito fiduciosa, sorridendogli e parlando del più e del meno, nonostante lui rispondesse a monosillabi, senza mai lamentarsi o arrabbiarsi, tranne quando lui si era rifiutato di mangiare quelle schifose barrette, poiché riteneva che saltare i pasti facesse male, specialmente ai ragazzi. Infatti dopo che si erano fermati per fare una pausa, lei lo aveva scrutato a lungo con sguardo torvo, poi si era alzata di scatto con espressione esasperata e infine aveva cominciato a camminare in cerchio tenendosi il mento con una mano e scavando un solco nel terreno, come persa in chissà quale ragionamento complesso. Di punto in bianco si era illuminata e aveva battuto un pugno sulla mano aperta, evidentemente era giunta ad una conclusione soddisfacente, ma poi si era lasciata cadere seduta sul sasso con espressione afflitta, tenendosi la testa fra le mani. A questo punto aveva scosso la testa e, per un attimo, il suo sguardo si era perso nel vuoto, finché la sua mano era passata sul suo viso che aveva assunto un’espressione esasperata. Infine era diventata di un colore indefinito tra il viola e il bordeaux e si era presa il volto tra le mani, come se fosse imbarazzata.

Che stesse male? Oppure era a disagio nel trovarsi con lui? Dopotutto lei sapeva cosa aveva fatto alla gilda…però aveva accettato comunque di partecipare alla gara con lui!

Sbuffando Laxus si alzò dalla sua postazione, non era fatto per ragionamenti complessi, e raggiunse la maga, accucciandosi di colpo davanti a lei.

“Che hai?”

“AAAHH!” urlò Lisanna presa alla sprovvista, cadendo all’indietro dal sasso.

Per un attimo si scrutarono a vicenda: lui indagatore e piuttosto perplesso, lei, dal basso della sua posizione, con i suoi grandi occhi azzurri sgranati per lo spavento appena preso, il fiatone e le guance ancora arrossate.

“LAXUS! Non comparirmi davanti così all’improvviso! Mi hai spaventata!” lo rimproverò lei risiedendosi sul sasso con una mano sul cuore, come a calmarne i battiti.

“Non hai risposto.”

Lei lo guardò un attimo, arrossendo, ma poi il suo sguardo si fece deciso e i suoi occhi lo incatenarono.

“LAXUS DREHER! SORRIDI!”

“Eh?” fece lui preso alla sprovvista.

“Ti ho chiesto di sorridere! Fa male non sorridere mai e devi imparare a rapportarti con le altre persone, a intrattenere discorsi!” fece lei ammonendolo con un dito.

“TCH!” rispose lui girandosi dalla parte opposta. Ma che le è preso?! È pazza a dare ordini ad uno a cui arriva a malapena alla vita?! Forse sta davvero male…

“LAXUS!”

Prima che lui si potesse rendersi conto del pericolo, la piccoletta tese le mani e afferrò il suo viso; a questo punto con i pollici cercò di sollevare gli angoli della sua bocca, in un tentativo di sorriso.

“Visto?! Non è difficile!” fece lei sorridendo.

“Ma che cosa stai facendo?! Sei diventata pazza?!”  Fece lui scioccato afferrandola per i polsi nel tentativo di levarsela di dosso; ma Lisanna era più tenace di quanto si potesse immaginare.

“TOGLITI!”

“SOLO SE TU SORRIDI!”

“NO!!”

“FALLO!”

“NO!”

“Sì!”

“NO!”

“Sì!”

A questo punto della lotta entrambi persero l’equilibrio, col risultato che Laxus cadde all’indietro portandosi con se la piccola albina.

Per un attimo il tempo parve congelarsi.

Lei, appoggiata al suo petto, lo guardava con occhi stupiti e le guance in fiamme, mentre lui la teneva ancora stretta nella sua morsa ferrea, disorientato da quell’insolito contatto, da quell’insolito calore.

Poi il momento magico si ruppe: lui si tirò su di scatto e per l’onda d’urto Lisanna si trovò anch’essa seduta tra le sue braccia; l’imbarazzo prese entrambi e, mentre cercavano di districarsi, Lisanna non faceva che chiedergli scusa e Laxus continuava grugnire e bofonchiare in risposta, scandalizzato da se stesso.

Quando finalmente riuscirono a separarsi, si trovarono in ginocchio a venti centimetri di distanza l’uno dall’altra.

Si guardarono a lungo, entrambi cercando di domare il rossore.

“Non l’hai fatto!” disse improvvisamente Lisanna mettendo il broncio e incrociando le braccia, “non hai sorriso!”

Il povero mago biondo, alla vista di quell’espressione così tenera, non poté fare a meno di sentire gli angoli della sua bocca incurvarsi in un sorriso.

Lisanna sgranò gli occhi per la sorpresa.

Laxus stava sorridendo.

E aveva un bellissimo sorriso.
 
Rimasero così, come se il tempo avesse smesso di scorrere, finché…

“Guarda, guarda cosa abbiamo qui …due bei piccioncini!” un uomo grasso e dall’aspetto volgare, pieno di anelli e collane pacchiane, avanzava verso di loro seguito da una donna alta, smunta, con i capelli biondo platino evidentemente appena tinti, vestita in modo imbarazzante così da mettere in risalto le sue curve, che stonavano con la magrezza del corpo.

“Caro, guarda com’è carino il ragazzo biondo…sarebbe un peccato venderlo al mercato degli schiavi!” disse la tizia con al collo la pelliccia di un povero procione, che avrà avuto almeno sessant’anni per gamba a
giudicare dalle rughe sulla faccia.

“Già, anche la ragazzina non è male…potrei tenermela per me…” disse l’altro avvicinandosi sempre più e sghignazzando in modo volgare.

Lisanna si alzò in piedi di scatto, mettendosi in posizione di difesa. Un brivido di disgusto e paura l’attraverso, ma la sua determinazione ebbe la meglio. Se avessero fatto un altro passo e si sarebbe trasformata.

Laxus li guardò un attimo, pieno di sprezzante disgusto.

Alle parole contro Lisanna il suo viso si incupì.

Poi si alzò lentamente in piedi.

Si mise il giubbetto in spalla

Si frappose fra Lisanna e la coppia avversaria.

“Laxus cosa…”

Laxus corrugò leggermente la fronte.

L’aria cominciò a crepitare.

Un tuono squarciò il cielo

Due fulmini caddero dal cielo sopra i due malcapitati.

I corpi abbrustoliti, ma ancora viventi, caddero a terra a peso morto.

Il bellissimo mago biondo si diresse tranquillo verso i corpi e sparò in cielo il loro raggio segnalatore; dopodiché prese la loro cassetta con il cibo e il kit di pronto soccorso e se la mise in vita, per poi ritornare da
Lisanna, che lo guardava scioccata. Ma non impaurita, come si aspettava Laxus.

“Andiamo” disse passandole di fianco.

Lei lo seguì.

“Il loro marchio. Era di una gilda oscura: gli Slaveholders.” Disse mentre lei lo ascoltava attentamente, “il vecchio aveva ragione: c’è qualcosa che non va in questa gara…”

Lisanna assunse un’espressione preoccupata, mentre un brivido freddo le scorreva nuovamente lungo la schiena. Improvvisamente la foresta che il mattino le era sembrata tanto bella e rigogliosa, ora, mentre le ombre cominciavano ad allungarsi, le sembrava piena di insidie e pericoli.

Laxus se ne accorse e la guardò, indeciso su cosa potesse fare o dire.

“È pericoloso. Stammi vicino.” Disse poi guardando davanti a sé.

Lei arrossì un poco, ma poi sorrise, rassicurata, e gli si avvicinò.

 

 

******

 
“Freeed?!” il mago dai capelli verdi sobbalzò al sentire la dolce voce di Mirajane chiamare il suo nome.

“Freed è pronto! Vieni a mangiare e dimmi com’è.” Disse lei sorridendo allegra.

Lui si alzò dal tronco su cui si era seduto a pensare e si avvicinò alla maga; mentre faceva ciò, già sentiva le guance colorirsi di rosso: ma perché cavolo Mirajane aveva deciso di vestirsi così?

Sospirando ripensò alla “’sorpresa’” che aveva avuto quel mattino…

Freed e Mirajane atterrarono con grazia sul terreno mentre gli altri loro compagni precipitavano ancora dal cielo.

“Sono preoccupata per i ragazzi…Freed dici che ce la faranno ad arrivare alla fine della Gara tutti interi?”

Freed le sorrise, reprimendo la voglia di sottolineare che finché non incontravano lei avevano qualche possibilità di sopravvivenza.

“Sono sicuro che arriveranno quasi incolumi.” La rassicurò.

Lei guardò dubbiosa il cielo ancora per qualche secondo poi sospirò e sorrise con un’espressione decisa sul volto.

“Bene! È ora di darsi da fare! Per prima cosa eliminiamo questi vestiti!” disse allegra.

Freed spalancò gli occhi: aveva di sicuro capito male…Mirajane non avrebbe davvero fatto quello che lui…

Mira iniziò a slacciarsi il fiocco che legava il vestito dietro al collo.

“M-Mirajane f-fermati! C-cosa stai facendo?” tentò di fermarla il povero mago delle rune coprendosi gli occhi con una mano e voltandosi dall’altra parte con il viso in fiamme.

Sentì il fruscio della stoffa che cadeva a terra e il respiro di soddisfazione di Mirajane.

Il sangue cominciò a scorrergli copioso dal naso.

“Freed? Perché non ti giri?” chiese l’angelica voce del demone.

“N-no, penso sia meglio di no!” ma che cosa era preso a Mirajane ?! Che lei fosse innam…?!

“Freed…girati…” lui rabbrividì, riconoscendo la voce di Satan Soul accarezzarlo.

Lentamente inizio a girarsi.

“Ora Freed, apri gli occhi…”

Piano il mago tolse le mani dal viso, aprì gli occhi e…

Gli cadde la mascella!

“Allora? Come sto?” disse esultante Mira facendo un giro su se stessa.

Freed perse nuovamente un’abbondante quantità di sangue dal naso.

La maga albina indossava dei corti shorts di jeans, degli stivali neri fino al polpaccio e un top nero senza spalline molto corto; i capelli erano raccolti in una coda alta, che però lasciava scappare alcuni ciuffi che le
incorniciavano il volto, mentre al collo aveva una specie di “’collare’” nero con le borchie.


“Tu-tu-n-non sei n-n…”

“Hai visto?! Non lo metto da dieci anni ma mi calza ancora a pennello: è come se non fossi mai cresciuta!” disse esaltata mentre continuava a saltellargli intorno.

Freed avrebbe voluto rispondere che no, una parte di lei era cresciuta eccome e il corpetto lo rendeva evidente, ma, conoscendo l’ira della maga e avendo saldi principi morali, si sforzò di distogliere lo sguardo e
si limitò a farle un debole sorriso dicendole che gli donava molto.

“Forza Freed! Non stare lì impalato! Abbiamo un sacco di strada da fare! Dobbiamo andare sulla Collina dei fiori da sogno a recuperare il Fiore di Ipno. In marcia!” disse lei che aveva già estratto la mappa e aveva già incominciato a camminare.

Freed sospirò: Mirajane, il demone, era tornata.


La stessa Mirajane gli tese una noce di cocco riempita di un liquido fumante, distogliendolo dai suoi ricordi; poi si sedette davanti a lui, con le mani in grembo, impaziente di sapere cosa ne pensava. Lui prese un piccolo sorso e deglutì a forza: assomigliava al sapore dei pesci volanti. Era terribile.

Allora alzò il viso, incontrando così due giganteschi occhi azzurri pieni di aspettativa e speranza, prese un grosso respiro, dopotutto era un uomo e aveva il dovere di dire e fare certe cose, e…

“È la zuppa di procione più buona che io abbia mai mangiato!” disse sorridendole.

Mira lanciò un urletto deliziato e gli saltò addosso, buttandogli le braccia al collo.

Freed si paralizzò e, ancora prima che potesse rispondere al suo gesto, lei si staccò da lui per incominciare a saltellargli intorno.

“Oh sono così contenta che ti piaccia! È la prima volta che cucino un procione e aveva paura che l’avresti trovata disgustosa…mi riempie così tanto di soddisfazione…sta tranquillo, se anche domani riesci a cacciarmi un procione come hai fatto oggi, potremo evitare di mangiare quelle disgustose barrette e assaporare la mia deliziosa zuppa!”

Freed sorrise ritenendo che l’abbraccio e il vederla così felice erano una ricompensa più che sufficiente per il suo sacrificio.

“Freed? Non finisci la zuppa?!”

Forse.

 

                                                                                               ****


Il ventaglio viola batté nuovamente sulla sua testa.

“Ti vuoi muovere?! Non ho mai visto una persona più lenta di te! E dici di essere un uomo?! Tch!” Elfman represse l’istinto di lanciare la dolce fata Evergreen in un cespuglio di rovi, sapendo bene che la sua vendetta sarebbe stata terribile; si astenne anche dal commentare il peso della suddetta fata, come già aveva fatto quel mattino per poi esser lasciato cadere in un pino; fortunatamente, in uno slancio di dolcezza, la fatina aveva deciso di andarlo a riprendere ma, così facendo, aveva urtato contro un ramo con la sua caviglia fatata, slogandosela, e ora toccava a lui portare in spalla il fatato fondoschiena di quest’ultima.

“Io sono un vero uomo!”

“Oh certo come no! Infatti non sei riuscito a procuraci niente per pranzo!”

“E il procione che ho catturato?!”

“Ti aspetti che mi metta a spellare una bestiolina indifesa?!”

“Ho in mente il tuo amore per le bestioline indifese, Ever: per il tuo amore verso di loro hai pietrificato il procione e quindi il nostro pranzo!”

“Mph! Primo: non mi chiamare mai più Ever se non vuoi finire nella mia collezione privata di statue in marmo, solo Laxus può farlo. Secondo: cosa staresti insinuando con questa accuse?!” disse lei punta sul vivo
cominciando a picchiarlo con il ventaglio.

“Sto insinuando che non sei un vero uomo!”

“Infatti sono una donna! Una fata!”

“Allora combatti da uomo!”

“Ma cosa c’entra?! In compenso non vedi qualche cespuglio di frutti o qualcos’altro da mangiare”

“Hai ancora fame?! Nonostante tu ti sia mangiata anche la mia razione di cibo?!”

Gli occhi della fata scintillarono minacciosi.

“IO sono ferita e ho bisogno di rimettermi in forze.” Disse gelida.

“Certo! Se avessi fatto qualcosa!  Invece sono io a fare tutta la fatica!”

“Tu sei un uomo!”

“Certo che sono un uomo!”

“Quindi non dovrebbe darti fastidio portare il mio fatato corpicino, giusto?”

“Giusto! È da uomo!”

Evergreen sorrise soddisfatta: aveva vinto ancora una volta.

 
                                                                                                ****
Wendy saltò in aria quando uno scricchiolare sinistro rimbombò nell’aria. Durante tutta la giornata non avevano incontrato nemici e si erano goduti la bella giornata, come se fossero in gita, ma, ora che le tenebre stavano calando e un vento freddo che sapeva di mistero, paura e solitudine faceva frusciare alberi e foglie, la piccola Dragon Slayer si sentiva sempre più inquieta.

Romeo si girò a guardarla e vedendola spaventata le fece un caloroso sorriso.

“Hai paura Wendy?”

“Un pochino Romeo…” disse lei titubante e vergognandosene un po’.

Il sorriso di Romeo si allargò ancora di più: era il suo momento!

Il giovane mago del fuoco le si avvicinò e la prese per mano.

“Non avere paura Wendy: ci sono qua io a proteggerti!”

Wendy arrossì e gli sorrise dolcemente, felice di non essere sola.

“Grazie Romeo.”

Lui le sorrise ancora e incominciarono a camminare, stretti l’uno accanto all’altra.

Dopo pochi minuti, mentre l’oscurità si faceva sempre più fitta e i due ragazzini erano alla disperata ricerca di un posto dove dormire, un rumore di passi si avvicinò a loro.

Passi umani.

La luce di una torcia illuminò i loro volti.

“Ehi James! Sono due bambini!” disse la voce acuta di una ragazza con i capelli rossi, corti e due occhi dilatati che le davano un aria da pazza.

“Dici sul serio Jude?! Beh…questo non cambia le cose…per vincere la gara dobbiamo eliminare le altre coppie quindi…” disse un ragazzo con lunghi capelli neri e gli stessi occhi di lei, raggiungendo la sua partner.

Romeo si frappose fra loro due e Wendy.

“Sono tutto infiammato” urlò il ragazzino facendo apparire nelle mani due fiamme violacee.

“Sta’ attento Romeo!”

“Uh! il ragazzino vuole giocar…” una sfera di fuoco colpì in pieno la faccia della donna, carbonizzando le sue sopracciglia.

Romeo sorrise vittorioso, ma così facendo si distrasse e l’uomo, dilatando il suo braccio all’inverosimile, lo colpì mandandolo a sbattere contro un albero.

“ROMEOOO!!” urlò Wendy precipitandosi di fianco al suo compagno, che provò a rimettersi in piedi senza però riuscirci.

“Che c’è ragazzina?! Preoccupata per il tuo amichetto?! Hahahahah” disse l’uomo avvicinandosi mentre la donna lo seguiva esibendo un sorriso da mettere i brividi.

Wendy guardò prima Romeo, poi i suoi nemici.

Si alzò in piedi e si mise davanti a Romeo.

“Wendy non fare stupidate!” urlò Romeo preoccupato: doveva proteggerla! Era suo compito e dovere proteggerla! E lui…

“TENRYOU NO HOKOU!!”

Romeo guardò scioccato i due nemici volare a schiantarsi contro un albero.

I due provarono a rialzarsi sotto gli occhi sempre più increduli di Romeo ma…

“TENRYOU NO HOKOU!!” Wendy ripeté senza pietà l’incantesimo, per poi correre accanto ai corpi dei due nemici, storditi, e sparare il raggio segnalatore.

In pochi secondi fu come se nulla fosse successo.

Wendy corse veloce verso Romeo, inciampando in una radice.

“Romeo stai fermo un attimo: devo guarire le tue ferite!” disse ponendo le mani sopra il suo petto.

L’avvertimento era piuttosto inutile visto che lo shock subito impediva al mago del fuoco di proferire parola o di muoversi.

 Uno strano calore lo invase e inghiottì il suo dolore.

Appoggiandosi a Wendy riuscì a rialzarsi.

“Romeo? ...” lo chiamò timida Wendy.

“Sì?” rispose imbarazzato; probabilmente lei voleva dirgli che era stato completamente inutile dato che lei stessa era più che sufficiente per proteggersi.

“Grazie per avermi protetta.”

Eh?

Romeo la guardò scioccato mentre lei gli rivolgeva uno dei suoi sorrisi più belli.

“D-di n-niente…” rispose lui confuso e sentendosi davvero uguale a Natsu.

“Bene! Ora andiamo a cercare un posto dove fermarci per la notte e magari anche qualcosa da mangiare” disse lei intrecciando nuovamente le sue di dita con quelle del ragazzo.

“Okay” disse lui sorridendo a sua volta, nonostante non avesse ancora capito bene cosa fosse successo, e seguendola nella boscaglia.

“Chissà magari riusciamo a catturare un procione…”

“Potremmo farlo allo spiedo…”

“Oppure in brodo…”
 


                                                                                       ****
Gerard guardò la giovane e severa maga dai capelli rossi finalmente sedersi e riposarsi. Per tutta la giornata avevano camminato senza fermarsi, mangiando in marcia, parlando del più e del meno. Godendo della compagnia dell’altro, del suo silenzio, della sua voce, della sua vicinanza.

“Gerard?” lo chiamò la maga con l’armatura vedendolo assorto in chissà quali pensieri.

“Gerard, io avrei…”

BUORPPPP!

Lo stomaco di Erza si ribellò al potere della sua padrona, che diventò di un colorito bordeaux.

Inizialmente il mago dai capelli blu cercò di trattenere le risate ma, alla vista della faccia scandalizzata di Erza, scoppiò a ridere senza ritegno, finché…

BUUUUORPP”

Lo stomaco di Gerard, sentendosi in sintonia con quello di Erza, aveva espresso anche lui il suo malumore, facendo anche lui arrossire il suo proprietario.

Anche Erza scoppiò a ridere tenendosi la pancia.

Quando finalmente si calmò si trovò davanti la faccia di Gerard che esprimeva una dolcezza infinita.

I due rimasero incatenati l’uno nello sguardo dell’altra.

Poi si resero conto della situazione e si alzarono in piedi di scatto, rossi come non mai.

“Va-vado a c-cercare qualcosa da mangiare…un Gerar...nonono volevo dire un procione! Sì un procione!”

“A-allora io vado a baciar…cioè no-no…a cercare! Sì a cercare un procione!”

Balbettando i due si allontanarono in due direzioni diverse, cercando di domare i loro pensieri che correvano liberi come procioni cavalli impazziti.

Dopo dieci minuti Gerard ritornò soddisfatto al punto di ritrovo con un grosso procione in mano e accese un bel falò per cucinarlo.

“Gerard?!” la voce di Erza richiamò la sua attenzione: trasudava soddisfazione.

“Erza ho catturato un procio…” a Gerard cadde il povero procione di mano per lo shock.

Davanti a lui c’era Erza con in braccio, a occhio, una quindicina di procioni morti stecchiti.

“E-Erza…n-non credi di aver esagerato…?”

Erza mise il broncio.

“Lo so che ho un po’ esagerato, però volevo provare a cucinarti una cenetta come si deve…” spiegò arrossendo.

Gerard sorrise intenerito.

“Va benissimo: non vedo l’ora di assaggiarla!”

Erza si illuminò, “Mi metto subito al lavoro!”

“RIEQUIP!”

Erza venne avvolta da una luce scintillante finché non apparve…

Nella sua divisa da cuoca!

Gerard divenne arrossì di colpo, sputando l’acqua che aveva provato a bere. “Possibile che quella ragazza non avesse abiti normali?! Perché poi erano tutti così corti e scollati?! E quei due enormi coltelli e tutti quegli utensili da cucina appesi alla cintura?! Era legale?!” Gerard si perse scioccato e accaldato in questi pensieri mentre Erza, concentrata al massimo, cucinava i procioni il più velocemente possibile.

Dopo soli dieci minuti Erza lo richiamò.

“Ho finito!” annunciò entusiasta e fece per dire qualcosa, ma guardando i suoi abiti, evidentemente cambiò idea.

“RIEQUIP”

Una luce abbagliante avvolse nuovamente Erza e quando svanì svelò ad un terrorizzato Gerard la bella e forte maga dai capelli rosso fuoco… nella sua divisa da cameriera!

Il sangue che uscì dal naso di Gerard innaffiò abbondantemente il terreno.

“Non è possibile…non è possibile…” Pensò traumatizzato, “prima la divisa da infermiera, poi l’armatura alata del purgatorio, poi la divisa da cuoca e ora pure quella da cameriera!! Mi vuole sicuramente uccidere!”

Erza, senza accorgersi minimamente dell’effetto che il suo cambio d’abito aveva inflitto al suo povero partner, si mise ad elencare le pietanze che aveva cucinato.

“Antipasti di procione, zuppa di procione in brodo, procione all’arancia, procione arrosto e allo spiedo, insalata di procione, budino di procione e torta panna e fragole con procione!” disse entusiasta.

Un po’ meno lo era Gerard che aveva la nausea al solo pensiero. E la perdita di sangue non aiutava affatto.
 
 
TRE ORE DOPO
 

“D-davvero Erza e-era tutto delizioso, ma non ce la faccio proprio a prendere un bis di dolce al procione…” disse Gerard supplicando con gli occhi la sua amica che, dopo essersi assicurata che non fosse avanzato nient’altro del suo banchetto, decise di risparmiarlo.

“Va bene! Allora andiamo a letto…no, no …volevo dire io vado a letto di qui e tu…tu di là! Dobbiamo svegliarci presto domani!” balbettò confusa e imbarazzata Erza

Gerard fece un sospiro di sollievo: finalmente Erza si sarebbe massa in pigiama e lui non avrebbe più dovuto sforzarsi di mantenere il controllo del suo viso, che aveva preso la simpatica decisone di diventare di
un bel rosso scarlatto appena lei si avvicinava a più di due metri da lui, e dei suoi pensieri.

Erza preparò il suo giaciglio (un masso ricoperto di pelli di procione come cuscino e delle foglie come materasso) mentre Gerard faceva lo stesso, per poi compiere il tanto atteso Riequip.

“RIEQUIP!”

Gerard sospirò di sollievo mentre la luce avvolgeva Erza, coprendola alla sua vista, per poi mostrarla…

…in canottiera e pantaloncini corti, molto corti, di pizzo bianco con delle spade ricamate sopra!!

……….!!!!!!

Erza guardò dolcemente il suo compagno: doveva essere proprio stanco per crollare addormentato da in piedi!
 
                                                                       

                                                                                   *****

Leon guardò il viso di Cana illuminato alla luce del fuoco, che danzava all’interno del cerchio di pietre che avevano appositamente preparato. Durante tutta la giornata era stato sempre più confuso: lei non gli aveva mai rivolto la parola, rispondendo a monosillabi, ma quando a pranzo aveva assistito alla sua lotta con un procione, che poi si erano mangiati, si era lasciata andare ridendo e chiacchierando per tutto il pranzo, per poi richiudersi una volta che avevano ripreso a camminare. Il mago del ghiaccio sperava che la magia accaduta a pranzo riaccadesse ora, a cena, poiché aveva scoperto che la sua compagnia gli piaceva molto e la sua risata altrettanto…

Scosse la testa per scacciare questi pensieri. Che cosa gli succedeva?!

Non riuscì a rispondersi, ma, nuovamente, si ritrovò a guardare la maga dei tarocchi.
 


Cana contò fino a dieci.

Fino a venti.

Fino a trenta.

“ORA BASTA!!!!!” esplose facendo prendere un infarto al povero Leon.

“NON NE POSSO PIÙ!!! AL DIAVOLO LE REGOLE!! IO FACCIO QUEL CHE MI PARE!” sotto lo sguardo confuso di Leon cominciò a rovistare in quella piccola borsetta azzurra che, a suo dire, conteneva le sue
carte.  

“C-Cana va tutto ben?” chiese cauto e preoccupato che combinasse qualche altro guaio.

“Tra cinque minuti starò meglio!” disse con la testa infilata nella borsetta.

“Eccola!” urlò esultante uscendo dalla borsa insieme ad una fiaschetta, che teneva in mano come se fosse un tesoro.

“Cana! È vietato portare con sé oggetti personali che non servano per fare incantesimi!” disse lui, scandalizzato, alla maga che non gli prestava un minimo di attenzione e che stava assaporando la bevanda, facile immaginare cosa fosse, contenuta nella fiaschetta a piccoli sorsi.

Leon si alzò di scatto, raggiunse la bella maga e le strappò di mano la fiaschetta.

Lei lo guardò scioccata, incontrando il suo sguardo severo.

“RIDAMMELA!!!” sibilò lei furiosa.

“No.” Rispose lui, assumendo un’espressione impassabile.

La maga si accucciò prima di scagliarsi contro di lui nel tentativo di riprendersi il suo tesssoro tesoro, ma Leon fu più veloce e si tolse dalla sua portata cosicché lei atterrò invece che su di lui per terra. Subito dopo il mago del ghiaccio congelò la fiaschetta in un cubo di ghiaccio perfetto che rilanciò a Cana.

“Tieni. Ora puoi riprenderla.” Disse lui tornando a sedersi tranquillo mentre lei lo guardava paralizzata.

Quando realizzò cosa aveva fatto tirò fuori i suoi tarocchi e incominciò a lanciare ogni genere di incantesimo sul ghiacciolo al sakè: fulmini, acqua, fuoco, terra…niente.

“Non si scioglierà.” la informò ridendo sotto i baffi per quella scena Leon: com’era possibile essere così tanto dipendenti dal sakè?! E com’era possibile avere un’espressione tanto buffa?!

Cana si alzò in piedi con uno sguardo che avrebbe fatto rabbrividire Erza, ma che provocò solo un leggero brivido e una sensazione di pericolo imminente all’impassabile mago del ghiaccio.

“Allora scioglierò te.” Disse lei glaciale.

Per miracolo Leon riuscì ad evitare il primo fulmine e, veloce, si lanciò al contrattacco; nel vero senso della parola visto che saltò addosso a Cana, disorientandola, per poi creare delle manette di ghiaccio che le immobilizzarono i polsi.

Col fiatone si rimise in piedi, mentre Cana lo guardava seduta a terra, nella speranza di carbonizzarlo con lo sguardo.

Vedendo che non aveva intenzione di muoversi, Leon si risedette davanti a lei.

“Possibile che non ti rendi conto di quanto sia pericoloso bere in missione?! Quando sei ubriaca, sei completamente incapace di difenderti o pensare lucidamente, un giorno o l’altro finirai per essere ferita gravemente o addirittura ammazzata!” le disse serio, contenendo a malapena la sua rabbia e la sua preoccupazione.

Lei lo guardò stupita, abbandonando ogni aria arcigna: si stava preoccupando per lei?! Com’era possibile che l’unica cosa che gli interessasse fosse che lei non bevesse così da potersi difendere?! La conosceva da tre giorni! Facciamo due perché quand’era ubriaca non valeva!

Cana era sempre più perplessa e…colpita dalle sue parole. Nessuno si era mai preoccupato per lei così, nemmeno in gilda.

Si guardarono ancora per un po’, alla luce del fuoco, ognuno assorto nei suoi pensieri.

“Dimmi perché hai iniziato a bere.” Disse ad un certo punto Leon.

Lei spalancò gli occhi sbalordita: nessuno, nemmeno suo padre, in tutta la sua vita le aveva chiesto perché aveva iniziato a bere. E ora, un ragazzo dal carattere indefinibile e una bellezza fuori dal comune, un ragazzo che non aveva mai visto, riusciva a smuovere qualcosa nel suo cuore, con poche semplici parole riusciva a risvegliare un cuore che non avrebbe mai più immaginato di poter provare quel tipo di amore.

 Lei si alzò di scatto e si allontanò da lui per andare a sdraiarsi, sempre ammanettata e senza sakè, per la notte.

“N-no sono affari tuoi…” gli mugugnò mentre un dolore che pensava di aver superato tornava ad agguantarla con le sue mani nere.

“e per tua informazione: quando tornerò a casa racconterò tutto a mio padre!”

Leon ebbe uno strano presentimento.

“Chi è tuo padre?”

“Gildarts!” rispose sogghignando prima di girarsi di spalle.

Leon sbiancò come se avesse visto un fantasma: anche lui conosceva la fama di Gildarts.

Era davvero morto!

Infine sospirò dicendosi che non c’era nient’altro da fare se non ricordarsi, una volta tornato alla gilda di  Fairy Tail, discappare via il più velocemente possibile.

Leon tornò a guardare nuovamente Cana, domandandosi cos’era quell’oscurità e quel dolore che aveva visto negli occhi di quella bella maga, fino a che non sentì il suo respiro farsi più pesante; a questo punto le si avvicinò per osservarla mentre dormiva: il suo sonno era agitato.

Un refolo d’aria fredda fece rabbrividire Cana e Leon, mostrando il suo lato cavaliere e sorridendo dolcemente, si tolse la giacca per coprire la sua compagna; dopotutto lui ne faceva anche a meno.

Poi si diresse verso l’altro masso e, dopo essersi tolto tutti gli altri vestiti meno l’intimo, si distese anche lui, con un inspiegabile felicità nel cuore.
 
 
 

Fairy Chat

Autrice: ragazzi…? Ragazzi dove siete finiti tutti?



Tutti: PERCHÉ DOVREMMO MAI MANGIARE UN PROCIONE?!?!

Autrice: licenza poetica! *sogghigna*

Laxus: tch!

Lisanna: Laxus! Cosa ti ho detto?! Sorridi! Subito! *trasformazione in Mirajane il demone*

Laxus: *scappa da Freed*

Mirajane: FREEED! Come mi sta questo vestito? Vuoi assaggiare ancora un po’ di zuppa al procione? Ne ho fatta tanta visto che ti piace!

Freed: *scappa da Laxus* 

Evergreen: se sei un uomo cacciami un altro procione!

Elfman: ma poi non lo mangi!

Evergreen: fai quello che ti dico o ti trasformo in un vaso da giardino!

Elfman: *scappa da Freed e Laxus*

Laxus&Freed&Elfman: *scappano a nascondersi dietro all’autrice*

Autrice: Tsk! Vigliacchi!


Laxus&Freed&Elfman: vorremmo vedere te!!!

Autrice: *sogghigna*

Wendy: aaaahh!!. Un ragno!!!

Romeo: Wendy!! Ti proteggo io!!

Wendy: TENRIOU NO HOKOU!!

Romeo: *vola lontano nel cielo, per colpa di Wendy (hahaha)*

Erza: *dorme beatamente*

Gerard: *basta cibo…digestivo…no Erza versione infermiera no! AIUTOOOO! * poverino, ha un brutto incubo*

Cana: *sogna mari di sakè e di strozzare Leon*

Leon: *sogna Cana, no Lluvia, no Cana…Lluvana!*

Leon: ARGGGGH!!!


Autrice: *si rotola per terra dalle risate*

Leon: *congela anche lui l’autrice (SIGH!) e torna a dormire*

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Capitolo 6
*** Secondo giorno pt 1: in cima ad un albero (ho bisogno di un piano!) ***


 YOOOO MINNAAAA! Sono in mega super ritardo, anche più di quanto avevo anticipato: perdonooo!!! *si prostra strisciando ai piedi dei lettori* Hanno cercato di eliminarmi in tutti i modi possibili e più volte ho pensato di scappare in Antartide, ma sono riuscita ad arrivare viva e vegeta alla fine di queste settimane da incubo ( sempre che voi non decidiate di lanciarmi in testa quelle pietre e oggetti vari che tenete in mano). Pensate che quando finalmente ero pronta a pubblicare, dopo malattie e verifiche, mi è scaduta la connessione e la DSL nuova mi è arrivata mentre il mio adorabile padre si trovava a Londra e io, dopo esser riuscita quasi ad impiccarmi con il cavo, ho deciso che non era un idea geniale montarla da sola.

Prometto solennemente che da ora e in poi aggiornerò al massimo ogni due settimane, ma spero di riuscire ad anticipare i tempi *si massaggia la testa dove è stata colpita da un pomodoro-volante lanciato da uno dei recensori alla parola promessa. Quanta fiducia -.-‘’*

Passando al capitolo, essendo io più tonta di Natsu mi sono resa conto che avevo un giorno della gara vuoto, in cui non sapevo cosa sarebbe successo, quindi ho deciso di provare a fare un esperimento che mi ispirava da un po’: ho immaginato una situazione generale ( in cima ad un albero per questa prima parte del capitolo) in cui tutte le coppie trattate dovevano trovarsi durante la giornata e mi sono sbizzarrita su come farle giungere in questa situazione; il risultato sta a voi decidere se è positivo o meno ( magari con una bella recensioncina…), io mi sono divertita molto a scriverlo!

Avviso che: la parte Nalu mi è venuta super-dolciottosa (mi dispiace per che non ama questa coppia ma io la adoro e sarete costretti a sopportarmi);

La Gale è forse un po’ confusa, ma è perché i due protagonisti, in particolar modo Levy, sono confusi.

La Gruvia spero di non essere scaduta nell’OOC ma ho pensato che Gray, il ragazzo-ghiacciolo, dovrebbe trovarsi piuttosto confuso e in difficoltà davanti al suo primo amore, nonchè completamente imbranato, no?! Lluvia invece è adorabile e coraggiosa, per Gray farebbe di tutto, come al solito.

Secondo voi devo metter l’avvertimento OOC? Spero di no, me se è così: ditemelo!!

Buona lettura a tutti!

Secondo giorno: in cima ad un albero (ho bisogno di un piano!)

Un refolo d’aria fresca fece ondeggiare i miei capelli sul viso e li sentivo accarezzarmi nel tentativo di farmi il solletico: con un sospiro cercai di muovere il braccio per spostarli e riprendere a dormire ma, con perplessità e stupore, scoprii che non ci riuscivo: qualcosa di grosso mi teneva le braccia immobilizzate al petto, qualcosa di forte. Qualcosa di caldo.

“NATSUUUUUUUUUU!!!!”

Con un calcio degno di una karateka riuscii a staccarmi da Natsu e a farlo volare a schiantarsi contro uno strano albero con le foglie viola a quindici metri di distanza da noi. Avevo il fiatone e le guance probabilmente erano dello stesso colore dei suoi capelli: se si fosse avvicinato a me in quel momento avrei potuto staccargli la testa a morsi.

“YAHWN…Ben svegliata Lucy…perché mi hai colpito?” disse lui sfregandosi gli occhi come un cucciolo e tirandosi a sedere tranquillamente mentre si massaggiava la botta.

Queste erano due delle cose che più mi facevano imbestialire: per prima cosa, il fatto che non si rendesse conto che dormire abbracciato a una ragazza che non sia la propria ragazza è sconveniente e illusorio imbarazzante, soprattutto per la ragazza in questione; secondo, il fatto che nonostante lo calciassi, lanciassi, schiaffeggiassi, colpissi in tutti i modi possibili ed inimmaginabili, lui si rialzasse sempre come se gli avessi dato un buffetto, mi chiedesse tranquillamente e un po’ stupito perché l’avessi fatto, per poi sorridermi, perdonarmi angelicamente e ricommettere l’orrido crimine il giorno seguente.

“Natsu. Perché. Eri. Di. Nuovo. Abbracciato. A. Me. Mentre. Dormivo?!” la rabbia bruciante aveva lasciato il posto ad una fredda e glaciale ira omicida. Di solito quando me lo trovavo appiccicato la mattina c’era Happy a sdrammatizzare e a rendere tutto meno imbarazzante, ma ora eravamo soli! Se entro trenta secondi non mi avesse risposto avrei dato inizio al massacro.
A quanto pare anche lui si accorse delle mie intenzioni e cominciò ad indietreggiare velocemente, col viso contratto in una smorfia di concentrazione per il tentativo di darmi una risposta decente.

“Ehm...a-aspetta Lu…”

Cominciai ad avanzare verso di lui.

“N-A-T-S-U?!”

“L-lasciami concentrare…”

Io avanzai nuovamente, pregustando la gioia selvaggia di poterlo vedere implorare pietà mentre lo torturavo sadicamente, mentre l’espressione di Natsu si illuminava e lui smetteva di indietreggiare, rilassando le spalle.

“Perché me l’hai chiesto tu, Lucy.”

Eh?

Per lo shock mi bloccai e le mie divagazioni demenziali su possibili torture si spensero in un soffio.

Quando si accorse che lo stavo guardando come se fosse pazzo decise di ribadire il concetto.

“Me l’hai chiesto tu ieri sera Lucy, non è stata un’idea mia!” mi spiegò sorridendo come un bambino che ha capito che riuscirà ad evitare la sua punizione.

Okay. Tralasciando il fatto che probabilmente anche se non gliel’avessi chiesto io sarebbe stato comunque attaccato a me questa mattina, c’era qualcosa che non andava. Com’era possibile che avessi avuto il coraggio di chiedere a Natsu una cosa del genere?! Era ovvio che stava mentendo…ma Natsu non è capace di mentire e di sicuro non mentirebbe a me (gongolai un attimo prima di riprendere il mio ragionamento). Che avesse sognato tutto? Come mai stava sognando me? No, quando dorme di solito mormora di combattimenti e cibo…

Con la mente iniziai a ripercorrere il giorno precedente:

Dopo aver capito come usare la mappa ci eravamo fermati a pescare, sotto insistenze di Natsu, ma non avevamo preso niente; ad un certo punto lui aveva fatto un commento poco carino sul mio pessimo talento da pescatrice e io lo avevo calciato nel fiume.

Fin qui tutto normale.

Purtroppo la corrente non gli aveva permesso di tornare a riva e lo avevo dovuto rincorrere, zoppicando, per un tempo infinito, fin quando non era andato a sbattere contro un gigantesco masso in mezzo al fiume e da lì era riuscito saltare a riva. Peccato che fosse
finito addosso a me, uccidendo definitivamente la mia caviglia.

Ma neanche in quel momento gli avevo chiesto di dormire con me.

Per il resto della giornata Natsu mi aveva portato in braccio senza che potessi opporre resistenze e fermandoci ogni venti metri per prendere le erbe di cui avevo bisogno per i medicamenti. Scesa la notte ci eravamo accampati e Natsu aveva acceso un bel fuoco riscaldante, visto che la temperatura aveva cominciato a scendere precipitosamente; dopo aver mandato giù le disgustose barrette eravamo andati a dormire. Punto. Niente domande o discorsi strani.

Ero sempre più preoccupata e turbata: non riuscivo a decidermi se fosse Natsu a mentirmi o ad essersi sognato tutto o invece se ero io che ero ammattita e soffrivo di Alzaimer. Evidentemente me lo si leggeva in faccia.

“Tutto bene Lu?” Mi chiese interrogativo.

Quando mi accorsi che la sua faccia era a dieci centimetri dalla mia feci un balzo all’indietro, urlando come una ragazzina in piena crisi isterica, per poi appoggiare il mio leggiadro corpo sulla caviglia maltrattata che, con un gemito raccapricciante, mi lasciò cadere
a terra.

Natsu piegò la testa di lato guardandomi stranito.

“Lu?!”

“Natsu quand’è che ti ho chiesto di…di…” non riuscivo nemmeno a dirlo: mi imbarazzava troppo. Fantastico. Probabilmente nella sua testa la mia intelligenza stava a metà fra un polpo e Gray. E non era un complimento.

“Di dormire con te, intendi?” io presi letteralmente fuoco mentre lui ne parlava come se stesse commentando il tempo, “Eravamo andati a dormire da un po’ e le temperature erano scese vicino ai sei, sette gradi al massimo, quando, mentre riattizzavo il fuoco, hai cominciato a battere i denti e a balbettare strane parole.”

Sbiancai di colpo: stavo quindi parlando nel sonno! Cosa potevo mai aver detto?! E come aveva potuto lui prendere in considerazione le parole di una sonnambula?! Cercai in preda alla disperazione di ricordare cos’avevo sognato quella notte; fu una cattiva mossa e la mia pelle divenne verdastra cadavere: avevo fatto lo stesso sogno che facevo ormai tutti i giorni da qualche mese.
Su Natsu. Precisamente sognavo la nostra prima avventura al monte Hakobe, soltanto che… cambiavo un po’ le vicende, soprattutto il finale.

“Quando mi sono accorto che tremavi,” riprese lui tranquillo venendo a sedersi davanti a me, “Ho provato a metterti il mio gilet, ma continuavi ad avere freddo.” Natsu mi mostrò un’espressione ferita, come fosse molto dispiaciuto di non essere riuscito a riscaldarmi subito. Solo in quel momento notai che Natsu era, effettivamente a petto nudo (come aveva fatto a sfuggirmi?!); quando abbassai lo sguardo notai, invece, che indossavo davvero il gilet. Quindi non stava mentendo. Era tutto vero. Povera me.

“Davvero, Lu, non sapevo cosa fare! Poi però tu hai cominciato a balbettare il mio nome e la parola ‘caldo’ e ho capito che avrei potuto riscaldarti abbracciandoti.” Sorrise orgoglioso di sé mentre io cercavo una pala per seppellirmi da sola.

Non. Potevo. Credere. D’averlo. Fatto!!!

Chissà cosa pensava in realtà di me Natsu! E se avesse capito che io…

Lo guardai per studiare meglio la sua espressione: mi sorrideva smagliante, tanto da sciogliermi il cuore, mentre i suoi occhi brillavano vivi e orgogliosi di ciò cha avevano compiuto. Sospirai di sollievo e, forse, un po’ di delusione: era ovvio che Natsu non vedesse nulla di strano nell’aiutare un’amica in difficoltà. Seppur in quel modo.

Forse avevo bisogno lo stesso di una pala, tanto ero patetica.

Barcollante mi rialzai e dopo avergli lanciato il gilet, gli feci uno dei miei sorrisi migliori, mentre incrociavo le braccia dietro la schiena.

“Grazie Natsu. Mi dispiace per il calcio” questa volta ero sinceramente dispiaciuta di averlo colpito, una volta tanto che era in buona fede, “Ora è meglio che ci incamminiamo per cercare qualcosa da mangiare, che ne dici?”

“Ehm…Lucy?” Io lo guardai perplessa. C’era qualche problema?

“Po-potresti ridarmi la sciarpa di Igneel?” mi chiesi in tono titubante.

Io spalancai gli occhi accorgendomi per la prima volta che la sua preziosissima sciarpa era legata al mio collo. Rimasi imbambolata a guardarla, stringendola fra la mani, che incominciarono a tremare: Natsu non aveva mai, mai permesso a nessuno di indossare la sua sciarpa. E a me sì. Senza che glielo chiedessi me l’aveva avvolta intorno al collo. Per tenermi al caldo.
Quale ragazzina in età adolescenziale soggetta a cambiamenti repentini d’umore che sono, sentii gli occhi che mi si riempivano di lacrimoni di commozione.

“L-Lucy…?” Natsu si avvicinò incerto e scioccato dalle mie lacrime, che io asciugai veloce con la mano mentre mi toglievo la sciarpe e gliela tendevo.

“Grazie.”

“Di niente!” lui afferrò il prezioso ricordo del drago e la indossò contento, prima di tentare ancora una un’altra volta di farmi venire un infarto semplicemente sorridendomi.

 Infine ci incamminammo, io zoppicavo ancora, tranquilli alla ricerca di qualche frutto da mangiare per tenerci in forze.

Forse ero solo io a immaginarlo, ma nell’aria aleggiava una strana sensazione di…imbarazzo?!

“Lucy! Lucy! Sento odore di more! More!” mi disse strattonandomi e indicando un punto nella boscaglia, prima di scattare, abbandonandomi lì da sola. Quando c’era in gioco del cibo Natsu avrebbe sacrificato chiunque.

Più lentamente cercai di raggiungerlo, seguendo le sue grida estasiate.


Dopo qualche minuto di lotta accanita con le radici che spuntavano dal terreno e che minavano il mio precario equilibrio, sbucai in una radura circolare, circondata da giganteschi cespugli di more, con Natsu infilato in uno di questi ad abboffarsi senza ritegno.

“Ohi Natsu! Vedi di lasciarmene qualcuna!” lui grugnii qualcosa in risposta che io presi come un segno affermativo.

Senza farmi troppi problemi mi lanciai anche io all’attacco.

 Dopo dieci minuti la mia pancia urlava pietà tanto era piena; non volevo sapere cosa gridasse quella di Natsu che ne aveva ingollate il triplo delle mie.

Finalmente lo vedi cadere all’indietro, sazio, e scoppiai a ridere: aveva una specie di maschera violacea su tutta la mascella e il naso: solo la fronte si era salvata.

Lui mi guardò interrogativo mentre mi rotolavo per terra dalle risate.

Infine, asciugandomi le lacrime e cercando di frenare i singulti causati dalle risate, andai ad inginocchiarmi davanti al lui.

“Sei tutto sporco di succo di more!” ridacchiai estraendo un fazzoletto e incominciando a pulirgli delicatamente il volto. Solo quando
avevo ormai finito mi accorsi che Natsu mi stava guardando dritto negli occhi, con un’espressione che non gli avevo mai visto; ma
appena incrocia il suo sguardo, incuriosita, lui arrossì imbarazzato, ritraendosi e lasciandomi di stucco.

“Su, Lucy! Andiamo prima che qualcuno arriva alla casata del sakè prima di noi!” mi disse saltando in piedi, balbettando un po’e non guardando me, ma guardando il terreno alla mia destra.

Io mi alzai in piedi un po’ confusa: cos’era successo?! Natsu sembrava quasi…imbarazzato.

Quella mattina vedevo imbarazzi e situazioni imbarazzanti ovunque.

Prima che la mia immaginazione partisse per la tangente, mi ricordai cos’era successo l’ultima volta che avevo pensato che Natsu fosse imbarazzato: quando avevo scoperto che la ragazza di cui parlava era Virgo, avrei voluto buttarmi nel fiume!

Sospirai sorridendo malinconicamente: di sicuro era stato per una cosa del genere.

Mentre mi alzavo in piedi nel cielo cominciarono a esplodere dei fuochi d’artificio rossi: i fuochi di segnalazione. Il giorno prima ne avevamo visti un po’, ma adesso non accennavano a smettere! I minuti passavano e a breve distanza fra di loro il cielo continuava a
decorarsi con fiori rossi.

“Natsu, ti sembra normale?”

“Cosa Lu?”

Immaginavo avrebbe risposto così.

“Non pensi sia strano che vengano sparati così tanti fuochi? È matematicamente impossibile!”

Lui fece le spallucce.

“Si vede che un sacco di codardi hanno deciso di abbandonare la gara.”

Mmh… la cosa non mi convinceva: le parole del Maser ancora risuonavano nella mia testa.

“Tutti nello stesso momento?!”

Natsu aggrottò le sopracciglia, impensierito, ma finì per scuotere le spalle nuovamente.

“Meglio per noi, no?! Così c’è meno concorrenza!” ecco un altro sorriso da premio Oscar. Forse avrei dovuto imbavagliarlo.

“Allora Lu? Andiamo?” mi riprese impaziente, ma io scossi la testa.

“Resta ancora un po’ qui mentre io vado a cercare alcune erbe medicinali che ho visto poco fa.”

“Sei sicura di voler andare dal sola?”

Io feci tintinnare le mie Chiavi.

“Sono o non sono una maga degli Spiriti Stellari?!” lo presi in giro.

Lui sorrise e si sdraiò per terra con le mani incrociate dietro la nuca. Il relax fatto a persona.

“Ok, Lu! Ci vediamo dopo!”

Tranquilla mi incamminai nella boscaglia, cercando di ricordare dove le avessi viste; non avevo nemmeno la preoccupazione di
perdermi: se l’avessi chiamato, Natsu mi sarebbe venuto a riprendere in meno di trenta secondi.

Ad un certo punto trovai un’altra enorme radura con le erbe che cercavo; sorrise deliziata mentre mi inginocchiavo per raccoglierle:
entro la sera seguente la pomata sarebbe stata pronta e avremmo potuto usarla.

Cominciai a canticchiare una canzoncina dato che il silenzio completo mi inquietava un po’.

Un gigantesca ombra cadde su di me.


 
 
Natsu prese a camminare nervoso in cerchio: non avrebbe dovuto lasciarla andare da sola, era anche ferita! Ogni due passi si fermava a tendere le orecchie nel caso Lucy lo chiamasse. Non se lo sarebbe perdonato se le fosse successo qualcosa.

A metà del venticinquesimo girò un urlo terrorizzato gli forò i timpani.

“LUCY!!!” come un razzo Natsu si lanciò all’inseguimento del suo odore. I suoi sensi animaleschi tesi a percepire qualsiasi cosa.

Finalmente sbucò in una radura dove l’odore della sua Lucy era più forte, ma non trovo niente.

“NATSUUU!!!” Il suddetto Dragon Slayer alzò perplesso lo sguardo al cielo per poi sbarrare gli occhi per la sorpresa: un gigantesco
uccello bianco e rosa aveva afferrato Lucy e se la stava portando via.

“Happy, forza! Inseguiamolo!” urlò saltando verso il cielo per poi schiantarsi a terra di testa e ricordarsi che Happy non c’era.

 Dopo questa delusione decisi di lanciarsi all’inseguimento per la via ordinaria: a piedi.

“Dannato pollo extralarge!”


 
 
 
Quando finalmente riaprii gli occhi la luce accecante del sole mi costrinse a coprirmi con una mano.

Dov’ero?

Stordita mi tirai a sedere.

“COOWWWT!!!!”

“AAAAHHH!!!!” urlando come una pazza cercai di gattonare lontano da quell’enorme uccello bianco e rosa che mi scrutava incuriosito. Almeno, speravo fosse uno sguardo incuriosito, perché se fosse stato affamato avrei avuto qualche problema.

L’enorme piccione candido saltellò verso di me e io mi accucciai in posizione fetale, terrorizzata.

“COOWWWT? COWT COWT!” quando osai togliere le mani dal volto vidi che mi porgeva con il becco un enorme verme rosa, viscido e che ancora si dibatteva. Per non offenderlo e pensando cosa cavolo avessero mangiato tutti quegli animali per essere così
grandi, presi il verme e lo abbracciai.

“COW COWWT”

“Ehm…g-grazie…” balbettai stringendomi al petto il verme e tentando perfino di sorridere: una vera eroina. In realtà il mio terrore era che si aspettasse che lo azzannassi davanti a lui.

Il mio amico volatile, invece, soddisfatto, ballonzolò fino al bordo di quell’enorme nido in cui mi trovavo e si lanciò in aria, abbandonandomi al mio destino.

Crudele pennuto!

Quando finalmente lo vidi scomparire all’orizzonte, per prima cosa lanciai il verme giù dal nido, trattenendo un conato di vomito, e provai ad analizzare la questione a sangue freddo: mi trovavo nel nido di un uccello gigante che mi aveva scambiato per il suo cucciolo, su un albero a quasi quarantacinque metri d’altezza e con troppo pochi rami perché potessi calarmi giù.

In poche parole ero fregata.

Mi sedetti con la schiena appoggiata al nido cercando di trattener le ondate di disperazione che mi cercavano di affogare. Cosa potevo fare?

Da sola di sicuro niente. Ma tra quanto sarebbe arrivato Natsu? Sempre che avesse deciso di venirmi a salvare, conoscendolo potrebbe aver benissimo pensato che il pollo era un mio amico con cui stavo giocando o che mi ero fatta catturare apposta per arrivare al sakè più velocemente! Un po’ mi sentii in colpa per la scarsa fiducia che nutrivo nel mio compagno ma poi mi venne in mente tutte quelle volte che aveva frainteso la situazione e mi lasciai ricadere nella depressione, continuando a pensare ipotesi terrificanti. E se il pennuto cambiasse idea e mi trasformasse nel suo spuntino? O se fosse semplicemente andato a prendere i suoi piccoli per partecipare al banchetto in cui io sarei stata la portata principale?!

Una lampadina si accese abbagliante nell’oscurità più completa che regnava nella mia testa.

“APRITI! PORTALE DEL LEONE, LEO!!”

In una nuvola d’oro apparve il mio Spirito Stellare più forte, il leader degli Spiriti Stellari.

“Lucy…il tempo in cui sono lontano da te passa sempre troppo lentamente…quello che invece ho a disposizione per manifestarti tutto il mio immenso amore troppo lentamente…”

Ecco a voi, signore e signori, il più grande playboy di tutti i mondi: LOKE!!!

Imbarazzata, cercai di togliere le mie mani dalle sue, che mi tenevano intrappolata e troppo vicino a lui.

“Ehm…ciao Loke, anche io sono contenta di vederti!”

Lui mi lasciò andare e sorrise.

In quei momenti in cui non provava continuamente a sedurmi era davvero un bravo amico, nonché indiscutibilmente un bel ragazzo.

“Ciao Lucy! Immagino che tu non mi abbia evocato per una visita di cortesia.”

“Come se tu non lo sapessi! Guardate che lo so che mi tenete d’occhio dal vostro mondo!” dissi alzando gli occhi al cielo, facendolo così ridacchiare.

“Già…però era più divertente quando ancora non avevi chiesto ad Aries e a Capricorn di impedirmi di sbirciarti mentre facevi il bagno!” commentò mettendo il broncio.

Al ricordo di quando lo avevo scoperto strinsi i pugni e lo incenerii con lo sguardo, mentre lui indietreggiava tremante.

“C-comunque di cosa avevi bisogno?”

Io feci un respiro profondo, cercando di concentrarmi su ciò che mi premeva. Avrei fatto i conti dopo con lui.
“Sono bloccato quassù e c’è la possibilità che un grosso uccello mi usi come snack pomeridiano, non è che ha qualche idea per scendere?” sintetizzai seria. Avevo una pressante fretta di andarmene da lì.

Lui si avvicinò al bordo per guardare giù.

“Mmh… potrei prenderti in braccio e saltare da un ramo all’altro fino a portarti a terra sana e salva senza lasciare che nessuno ti
mangi…”

Mi illuminai per la gioia: era stata un’idea geniale chiamare Loke! Era ovvio che per lui non sarebbe stato un problema nemmeno una situazione di questo genere.

“…ma non lo farò!”

Eh?!

“Scusa Loke…non ho capito bene quello che hai detto…” lo shock mi impediva di ragionare. Di nuovo. Quella mattina il mio cervello
si era inceppato più volte che nel resto della mia vita.

Lui fece un sospiro, sistemando meglio gli occhiali sul naso.

“Ho detto che non ti porterò giù da questo albero, Lucy!”

“COME NON MI PORTERAI GIÙ?!?!”

“Lu, tu hai scelto Natsu per questa gara, giusto? Non me.” Spiegò serio.

“Mi stai dicendo che ti stai vendicando?! Ma sei pazzo?!” urlai fuori di me; come poteva pensare di vendicarsi in un momento del genere?!

Lui alzò gli occhi la cielo.

“No Lucy! Ti sto cercando di aiutare.”

“Non vedo come lasciarmi quassù potrebbe aiutarmi!” ribattei cercando di invocare un fulmine che lo prendesse in pieno.

“Se non ti porto giù io verrà Natsu.”

Io lo guardai perplessa, senza però smettere di lanciargli occhiate assassine. La nebbia vagava nella mia testa.

“Lucy sei cento volte più bella, affascinante, intelligente e furba di Natsu, ma da questo punto di vista siete uguali!” disse spazientito alzando nuovamente gli occhi al cielo.

Senza motivo sentii le guance colorarsi, mentre cercavo di decidere se fosse un complimento o meno. Vista l’alta considerazione di
Loke per Natsu, dubitavo.

“Lucy,” mi disse prendendomi per le spalle e obbligandomi a guardarlo negli occhi, dove vidi una leggerissima vena di dolore e
indecisione nei suoi occhi “Vuoi sì o no che Natsu diventi il tuo ragazzo?”

Io spalancai la bocca per la sorpresa: di sicuro non mi aspettavo una domanda del genere in un momento del genere. Di tutte le risposte ironiche, seccate, spontanee, brillanti e indiscutibili che avrei potuto dirgli non me ne ricordavo neanche una. Rimasi lì, senza parole e basta.

“Immagino che debba prenderlo come un sì” ridacchiò allontanandosi e mettendosi le mani in tasca, per poi farmi un sorriso malinconico. Per qualche strano motivo mi sentii in colpa.

“N-no io…N-Natsu è…solo…noi…non credo…lui…” con mia grande delusione il tentativo che feci di sconfessare ciò che aveva brillantemente dedotto si trasformò in una sua stessa conferma.

Lui annuì come se gli avessi appena dato pienamente ragione. Il tempo si cristallizzò per un secondo mentre Loke si crogiolava nell’indecisione del dirmi o meno quello che stava pensando, come se stesse prendendo una decisione per lui importantissima, come se da quelle parole dipendesse il suo futuro; poi sospirò profondamente.

“Ho intenzione di fare tutto ciò che è in mio potere per aiutarti, Lucy, ma Natsu è un osso duro con il cervello vuoto quindi abbiamo bisogno di un piano semplice ed efficace: ti farai venire a salvare, modello fiaba della principessa in pericolo, e lo ricompenserai con un bacio! Solo un idiota a quel punto non capirebbe!”

“TE LO PUOI SCORDARE LOKE!!!!” sbraitai prima di passare al mio piano B.

“Loke, puoi anche tornare indietro, chiamerò qualcun altro a farmi salvare!”

“Non servirà a niente, sono tutti d’accordo con me e mi sostengono.” Disse sicuro di sé.

“Anche Aquarius?”

“Anche lei!”

La cosa si faceva grave.

“I-io t-te…”

“Cosa Lucy?! Me lo vuoi ordinare?!”

 Io mi ritrassi addolorata.

“Questo è un colpo basso Loke.”

“Lo so. Mi dispiace, ma è per il tuo bene” disse addolcendo il tono e tornando ad avere quell’espressione malinconica, “Ora sdraiati
pure a fare un pisolino Lucy, farò io la guardia.”

Scossi la testa.

“Figurati, ti faccio compagnia.” In silenzio mi sedetti accanto a lui. Lo avevo già perdonato.
 
 


Le ora passarono e il cielo si cominciò a tingere di rosso.

“Ci sta mettendo tanto Loke…dici che verrà?” il dubbio aveva cominciato a rodermi e nonostante adesso sentissi il desiderio di
lanciarmi giù dall’albero per l’imbarazzo, avevo avuto il pressante bisogno di esternargli i miei timori.

“Certo Lucy! Solo che quello stupido uccello ti ha portato molto lontano da dov’eravate voi…” incominciò mentre quella dolce tristezza tornava nei suoi occhi.
 

“LUUUUUUUUUUCYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Per poco non caddi all’indietro per lo spavento: Natsu!

“Bene Lucy, sembra che il mio compito qui sia finito…”

“No aspetta Loke! Cosa faccio ora? E se mi chiede perché non ti ho evocato?” sembravo una quattordicenne in piena crisi al suo primo appuntamento.

“Mmh…digli che soffro di vertigini.” mi disse sorridendo.

“Non ha senso!!”

“Non hai più bisogno di me ora. Buona fortuna Lucy…” mi mormorò sorridendo malinconico mentre svaniva in una nuvola dorata. Ma non c’era rimpianto nei suoi occhi: come quando prendi una scelta difficile e, anche se non avresti voluto doverla prendere, sai che è quella giusta.

“LUCY!!!!!!”

Per un attimo rimasi a guardare il vuoto con la sensazione che fosse avvenuto un cambiamento tra me e Loke così importante da essere impercettibile, poi presi un grande respiro e mi affacciai a guardare giù dal nido.

“NASTUUUU!!” urlai mentre al solo vederlo mi si sollevavano gli angoli della bocca.

“OHII! LU, TUTTO BENE?! FORZA: SALTA GIÙ?!” mi invitò spalancando le braccia con un sorriso gigante che potevo vedere perfino da lì.

“MA SEI IMPAZZITO!!!!”

“DAI LUCY!!! L’HAI GIÀ FATTO!!!”

“ERA DIVERSO!!”

Vidi le sue braccia abbassarsi e potevo scommettere qualsiasi cosa che stava sospirando frustrato cercando di capire come risolvere il problema; ma non avrei ceduto: l’altra volta ero tra un salto nel vuoto e una vita di schiavitù, invece in quel momento al massimo rischiavo di venir mangiata. Non che non credessi che Natsu non mi avrebbe preso, ma temevo, lo sapevo che era stupido, che il mio peso combinato alla forza di gravità lo potesse spiaccicare o come minimo lo avrebbe fatto lamentare di quanto fossi pesante. Credo che a quel punto avrei preferito che mi avesse lasciata cadere.

“Ehi Lu!  Dov’è il pollo?” il mio naso sfiorò quello di Natsu.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!” saltai all’indietro cadendo rovinosamente.

“Si può sapere perché tutte le volte che mi avvicino hai questa reazione, Lucy?! Potrei anche offendermi!” si lamentò saltando all’interno del nido.

“Perché tu mi compari davanti all’improvviso e mi fai prendere un infarto!”

“Pfui! Esagerata!” mi rimproverò sedendosi mentre io riprendevo fiato, “Comunque sono felice di vederti ancora viva e vegeta, pensavo che avrei trovato solo le ossa.” Osservò quasi a rimproverarmi che fossi viva.

“Grazie Natsu.”

“Tu stai bene? Il pollo dov’è?” il suo solito tatto mi fece sorridere.

Intuendo che il pollo fosse il mio amico volatile lo rassicurai e gli sintetizzai l’accaduto.

“Io sono tutta intera e illesa, lui invece se ne è andato qualche ora fa dopo avermi trattata come se fossi il suo pulcino.”  Dissi tranquilla, magari non mi avrebbe posto la fatidica domanda.

“Come mai non hai chiamato quel playboy di Loke?! Lui ti avrebbe portato giù e io mi sarei risparmiato di venire fin quassù e magari in questo momento avremmo potuto essere a prendere il sakè!” Appunto.

“L-l’ho chiamato ma aveva…l-le vertigini!!” non se la sarebbe mai bevuta. Non poteva essere così stupido.

Lui mi guardò per un istante infinito soppesando le mie parole, mentre io aspettavo la mia punizione divina per aver dato retta a Loke.

“Non lo sapevo, poverino! Dovrebbe chieder a Wendy se conosce un incantesimo per farle passare.”


Mi cadde la mascella per lo shock.

“Comunque, Lucy, si sta facendo buio, è meglio se rimaniamo qui stanotte; anche perché non vedo l’ora che ritorni quel pollo per dargli una lezione! Sono tutto un fuoco!” disse mentre la mano stretta a pugno che aveva alzato mentre parlava prendeva fuoco.

Se prima ero scioccata dalla sua stupidità, ora sorridevo dolcemente, avendo capito che la sua non era stupidità ma un quasi pressoché totale incapacità di dubitare dei suoi amici.

“Va bene!”

BUORGHLLLL!

“Ehm...Lucy non avresti qualcosa da mangiare?”

“Mi dispiace Natsu” dissi tenendomi la pancia con le mani, “non ho niente; forse da qualche parte ai piedi dell’albero c’è un verme gigante che si dibatte.”

Rabbrividii quando vidi Natsu prendere in considerazione la cosa, ma alla fine parve rinunciare.

“Okay!! Allora sarà meglio andare a dormire.” Detto questo spalancò le braccia verso di me.

Io impietrii e lo guardai perplessa con uno strano presentimento.

“Forza Lu, vieni! Non posso nemmeno accendere il fuoco o rischio di mandare tutto in cenere e le temperature stanno già
scendendo!”

Sentii la mia faccia liquefarsi: mi sembrava che invece del sangue nelle guance mi scorresse della lava.

“Lu?”

L’ibernamento a quel punto non mi sembrava più una cattiva idea.

Ma quando lo guardai, capii che non avevo scelta.
O meglio, nessuna scelta a parte svelargli che avevo problemi a dormire attaccata a lui perché ero totalmente ed incondizionatamente innamorata di lui. Ma questo non rientrava nei miei piani imminenti quanto quello di tentare il suicidio. Inoltre avevo il sospetto che Loke mi avrebbe uccisa se non avessi sfruttato qust'occasione.

Un passo dopo l’altro, rigida come un pezzo di ghiaccio, mi avvicinai alla mia personale stufa umana: quando fui a pochi centimetri da lui, sentii le sue braccia che mi stringevano mentre mi prendeva in braccio prima di sedersi e appoggiarsi al bordo del nido.

“Hai ancora freddo Lu?” chiese con voce dolce.

Con uno sforzo enorme alzai lo sguardo verso di lui scuotendo la testa: sbaglio o era arrossito?! Prima di farmi venire qualche strana idea come al mio solito, riabbassai il capo sul suo petto stringendomi al gilet che quella mattina, secoli fa, mi ero trovata addosso.

Senza che potessi farci nulla inizia a rilassarmi a contatto con il suo petto che si alzava e abbassava a ritmi regolari mentre il suo cuore batteva leggermente più veloce del mio, come se fossi fatta per stare tra le sue braccia.

Dopotutto che male c’era? pensai sistemandomi meglio, nessuno poteva vederci. Certo il mattino dopo, quando avrebbe continuato a trattarmi come la sua migliore amica, avrei cercato di affogarmi in un fiume o scavare un buca per seppellirmici, con il cuore che gridava pietà un’altra volta e il mio cervello che si liquefaceva alla sua vista e al ricordo di questo momento ma…cosa potevo farci se lo amavo?

Mi accoccolai stretta lui e annusai il suo profumo sorridendo come una sciocca.

Alzando lo sguardo verso il cielo notturno vidi le stelle splendenti ridere.
 
 

*****

 
 
Con uno scatto silenzioso si portò alla spalle della maga con i capelli blu; i suoi stivali si mossero lentamente sul terreno per non fare rumore, i muscoli tesi e la mente concentrata su ogni suo singolo movimento, ma un bastoncino spezzato svelò la sua presenza. La maga si girò terrorizzata spalancando gli occhioni, ma lui non si lasciò intenerire e si lancio su di lei facendola finire a terra con la ferocia di un animale.

Le bloccò i polsi nella sua presa ferrea in modo che non potesse usare la sua penna e con il suo corpo impedì che si divincolasse.  Il suo odore raggiunse le sue narici, penetrante e dolce come nessun’altro.

“Presa!” un ghigno si allargò sul volto pieno di piercing del Drago di Ferro.

La piccoletta sotto di lui si divincolò con espressione spaventata, poi alzò lo sguardo per incrociare i suoi occhi neri come il carbone e fece un ghigno divertito.

PUFF!

Gajil si ritrovò il vuoto tra le dita.


“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 

Il suo urlo, misto fra rabbia omicida e disperazione nera, riecheggiò in tutta la foresta.

Era dal giorno prima che il povero Gajil inseguiva le scie dell’odore del gamberetto correndo come un dannato, senza però mai concludere niente visto che, presa la ragazzina, questa scompariva fra le sue mani; già alla seconda aveva capito il trucco delle copie, non era stupido come tutti pensavano, e aveva capito che non poteva fare altro che inseguirle tutte fino a trovare quella vera. Aveva dormito cinque ore quella notte, per il terrore di perdere le sue tracce, e finalmente il mattino si era convinto di aver trovato quella vera, ma non era stato così: era un'altra stupida copia!

Stava per impazzire: non sentiva più l’odore di Levy e sapeva che in quella foresta avrebbe potuto capitarle di tutto. L’unica cosa che sapeva è che non si era ritirata e che non era stata sconfitta da qualche altra coppia dato che lui era ancora lì. Ma se fosse morta o ferita gravemente per mano di una bestia sanguinaria, qualcuno la sarebbe andata a prendere? Qualcuno avrebbe interrotto la gara?

“Spero che non sia morta, perché voglio ripagarla con le mie mani per questo scherzetto delle copie.” Si disse ringhiando e tirandosi in piedi mentre si toglieva la terra di dosso.

Alzò il naso all’aria nella speranza di notare una scia che non avesse precedentemente notato.

 Infine, frustrato tirò un pugno all’albero più vicino, abbattendolo, e sospirò: in realtà, e questo era ciò che lo infastidiva di più, era davvero preoccupato che le fosse accaduto qualcosa per colpa sua e non sapeva più cosa poteva fare. Avrebbe voluto che Lily fosse lì con lui, quello stupido gatto avrebbe saputo cosa fare. Ma invece non c’era e toccava a lui sbrogliare quel casino da solo, casino che aveva creato lui, con suo grande scorno. Ma cosa ci poteva fare se non sapeva come comportarsi con una nanerottola pazza che nonostante lui l’avesse maltratta, insultata e trattata come una bambina, continuava a sorridergli e a considerarlo ancora un suo compagno come nessun’altro?!

Quel gamberetto avrebbe finito per mandarlo al manicomio.

Si concentrò per un attimo tentando di mettere ordine i suoi pensieri, sapendo che pensare non era il suo forte e che aveva bisogno di un piano d’azione semplice: per prima cosa doveva trovare la piccoletta e al più presto visto che le possibilità che si facesse male, anche da sola, erano elevate, convincerla che non era un idea geniale andarsene in giro da sole, assicurarsi che non fosse ferita o traumatizzata psicologicamente e poi… poi avrebbe potuto vendicarsi.

“Ghi hi hi”

Soddisfatto del suo efficace piano, tornò a cercare una traccia di lei.

Ad un certo punto un lievissimo sentore di libri vecchi, burro cacao alla fragola e crema alla vaniglia raggiunse il suo sensibile naso: era misto a terra, erba, sudore e sangue, ma era quello che cercava, era lei!

Un ghigno si dipinse sul volto del dragon Slayer prima che si lanciasse all’inseguimento.
 
 
Levy sentì qualcosa di bagnato gocciolargli sulla fronte; infastidita, si costrinse a sollevare la palpebre. Il sole filtrava tra le grandi foglie verde smeraldo dell’albero sotto cui si era rifugiata, accecandola momentaneamente, e una goccia di brina mattutina scivolava da una di queste sulla sua faccia.

Sbadigliando si strofinò gli occhi e ringraziò che quella fastidiosa goccia l’avesse svegliata: non aveva tempo per dormire, doveva mettersi in marcia.

“Sveglia Levy…awnnnn…sveglia Levy!”

Sgranchendosi le articolazioni doloranti, si tirò in piedi barcollante e cercò di riprendere lucidità. Il dolore bruciante alla spalla destra
ebbe il potere di riportarla alla realtà; titubante si scrutò la ferita notando che si era leggermente infettata e riaperta durante la notte.

Il giorno prima si era scontrata con due coppie distinte e con sua somma soddisfazione aveva avuto la meglio in entrambe le battaglie; certo, erano davvero deboli e imbranati e la sua rabbia contro Gajil aveva fatto piazza pulita della sua stessa paura trasformandola in un mostro assetato di vendetta, ma era pur sempre la prima vittoria senza l’aiuto di qualcuno, completamente sua! Purtroppo durante la gara uno dei suoi nemici l’aveva sfregiata sulla spalle con un ramo di rovi, era un mago come Droy, e lei, essendosi dimenticata di prendere oltre alle barrette e alla mappa anche qualche garza e dei cerotti, non aveva potuto medicarsi e per la stanchezza era piombata in un sonno profondissimo appena aveva appoggiato la testa al trono per “riposare un attimo gli occhi”.

“Dannazione! Ferita e intontita: partiamo bene Levy!”

Chiedendosi perché non l’avesse fatto prima, si slegò il nastro per capelli che portava sempre e lo usò come rudimentale e sporca benda. Da una parte era arrabbiata perché addormentandosi aveva perso tempo, dall’altra era convinta che a mente riposata si pensasse meglio.

Con uno sbuffò per i brontolii dello stomaco si incamminò mugugnando involontariamente che probabilmente Gajil era riuscito a procacciarsi la colazione da un pezzo.

Al pensiero di Gajil un brivido le corse lungo la schiena: era sicura che Gajil avesse capito il trucco delle copie ma, seguendo la sua logica semplice ed ingenua (N.d.A.: traduzione per persone meno delicate di Levy: stupida), avesse risolto di cacciarle ad una ad una. Il problema era quanto ci avrebbe messo a cacciarle tutte e se dopo sarebbe riuscito ad individuare la sua scia. Se l’avesse trovata prima che lei potesse portare a termine il suo brillante piano di conquista, dopo averlo fatto correre in giro come un idiota per tutto il tempo, la sua vendetta sarebbe stata terribile e non le avrebbe mai più rivolto la parola: altro che fidanzati!

“Probabilmente non vedrei mai più la gilda…ma se invece io portassi a termine la missione…”

A questo punto si lanciò in una serie di imbarazzanti e malsani pensieri, che mai avrebbe fatto in presenza di altri visto il colore che il suo viso assumeva, di lei e Gajil fidanzati, che avrebbero fatto venire un attacco apoplettico a Jet e Droy.

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
 

Levy si paralizzò mentre il sangue le si ghiacciava nelle vene.

C’era una sola bestia capace di emettere un simile ruggito: un drago.

Di ferro per la precisione.

Molto arrabbiato e frustrato.

E molto, molto vicino.

Come spiritata, girò la testa per guardarsi alle spalle.

Poi incominciò a correre all’impazzata.

Aveva sbagliato tutti i calcoli: Gajil era stato molto più veloce di quanto lei pensasse e le copie si erano spinte troppo vicine a lei.

Con il cuore in gola e le gambe dolenti e affaticate, si chiese lapidale quanto ci avrebbe messo a trovare la sua scia e ad inseguirla.
Quanto sarebbe durata? Trenta, quaranta secondi di corsa prima della tragica fine?!

“Non credi di essere troppo melodrammatica Levy?! Forse ai letto troppi libri drammatici…”

Il rumore assordante di qualcosa che veniva sradicato in lontananza mise a tacere la sua vocina, che si era quasi convinta che
effettivamente Gajil non avrebbe avuto molto pietà di lei, e la spronò a correre.

Dopo neanche un minuto iniziarono a sentirsi i rumori di una sistematica devastazione della foresta che le si avvicinava.

Il respiro cominciò a farsi boccheggiante e le lacrime a bagnarle gli occhi. Non poteva arrendersi! Non così!

“Di implorare la sua pietà neanche a parlarsene, vero?! Effettivamente è molto meglio morire con onore che vivere senza…” Levy fece finta di non sentire il sarcasmo nel tono della vocina.

I rumori si facevano sempre più vicini quando lei vide la sua salvezza: un albero bianco con le foglie viola, alto almeno quindici metri e con i rami sottili; capaci di reggere lei ma di sicuro non Gajil!

Come un naufrago si lancia su una scialuppa di salvataggio, salvezza nella sua disperazione, Levy si gettò ad abbracciare il tronco dell’albero per poi, con insolita agilità, cominciare ad arrampicarsi verso la cima. Ringraziò mentalmente Droy che le aveva insegnato ad arrampicarsi sugli alberi.

Arrivata in cima si dispose all’attesa del momento cruciale.

Vide dall’alto della sua postazione alcuni alberi venire abbattuti brutalmente.

Le sue mani si strinsero convulsamente ai rami: era arrabbiato e l’albero non aveva abbastanza foglie e rami per nasconderla.

“Tanto ti avrebbe fiutato, genio!”

Alle sue orecchie giunsero il respiro affannato di una persona che ha corso per chilometri e chilometri e delle imprecazioni che una ragazza non dovrebbe mai e poi mai sentire.

Un groppo le si formò in gola.

L’albero a pochi metri da lei si schiantò al suolo.

Lei cominciò a tremare.

Dalle polveri innalzate dalla sua distruzione comparve il Dragon Slayer di Ferro.

E Levy gli sorrise.

Era un riflesso assolutamente incondizionato sorridergli per lei, ormai; qualcosa di cui non si può fare a meno e di cui non si vuole fare a meno. Subito si rese conto di quanto fosse stata stupida, anche grazie a un rumoroso sospiro nella sua testa di profonda disperazione per la sua situazione mentale, e, arrossendo, le labbra ricominciarono a tremarle, piegate in una smorfia di paura e ostentata (e falsa) sicurezza.
“Guarda il lato positivo” si disse “almeno non può venirti a prendere! A meno che non voglia abbattere l’albero e recuperare dopo i miei resti…o magari mi prenderà per fame…o aspetterà che io mi addormenti e cada giù, lasciando che mi spiaccichi, per poi scrostarmi dal terreno e riportarmi in una bottiglietta a Jet e Droy…oppure…”

“LEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEVYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Alla chiamata in causa il cuore fece un balzo nel petto: non solo il tono era quello di chi avrebbe voluto sbranare la sua preda e ballare intorno alle sue ossa mentre la digerisce, ma aveva detto il suo nome. Per la prima volta in assoluto Gajil aveva detto il suo nome.

Rimase un po’ delusa poiché, da brava lettrice di romanzi rosa, nelle sue fantasie più dolci aveva sperato che la prima volta fosse quando le avrebbe dichiarato il suo amore in una situazione molto più romantica. Inoltre sapeva benissimo che in quel momento significava, non che l’amava, ma che l’aveva portato all’esaurimento nervoso.

Gajil la scrutò per un attimo valutando l’efficacia della strategia della nanerottola e cercando di incenerirla con uno sguardo.

“TU!” sbraitò puntandole contro un dito accusatorio, “Cosa ti è saltato in mente?! Hai idea della fatica che ho fatto per ritrovarti, stupido e permaloso gamberetto?! Grande idea quella delle copie, davvero!! Ancora un po’ e pensavo di soffrire di allucinazioni!”

Levy lo scrutava arrossendo a ogni parola pronunciata dal ragazzo che gesticolava come uno schizofrenico in preda ad una crisi isterica, ma dentro di sé si chiedeva come mai non avesse già tentato di colpirla con il suo braccio di ferro.

“Guarda che è tutta colpa tua e della tua arroganza! Se mi avessi trattato con un minimo di gentilezza e rispetto in più…” intervenne alla fine la Scripter decidendo che ne aveva abbastanza di essere trattata come un bambina disubbidiente e che, se tanto doveva morire, voleva almeno meritarselo ed aver difeso la sua posizione con le unghie e con i denti.

“MA QUALE GENTILEZZA?! Hai accettato di venir con me consapevole del mio carattere, se tu sei permalosa non è colpa mia!!!”

“PERMALOSA?! Mi hai trattato come se fossi la persona più inutile del pianeta, come se il mio unico uso fosse quello di procurarti del ferro!” inveì la piccoletta punta nel vivo.

“Scusa tanto se cercavo di farti combattere il meno possibile per evitare che ti facessi male!”

“So cavarmela anche da sola!” urlò lei di rimando, anche se in realtà quelle parole l’avevano turbata: Gajil si preoccupava per lei?

La vocina le suggerì che anche a Tenrou si era preoccupato di venirla a salvare.

“Certo! Vedo! Ti lascio sola nemmeno ventiquattr’ore e sei già ferita!” Gajil aveva fiutato il suo sangue e aveva notato la primitiva benda.

Levy non poté fare a meno di portarsi la mano alla ferita, colpevole, ed arrossire.

“Me la sono fatta sconfiggendo due coppie! DA SOLA!”

Questa volta fu il ragazzo a rimanere turbato: la piccoletta aveva sconfitto da sola due coppie?! Impossibile!

Levy vedendo il dubbio sul suo volto, ghignò soddisfatta.

“Le ho sconfitte da sola! Senza l’aiuto di nessuno!” ribadì.

Gajil parve pensarci un attimo.

“Probabilmente erano delle schiappe assurde!” concluse Gajil

“COSA INTENDI DIRE?!” l’istinto battagliero di Levy le consiglio di prender una pigna che pendeva dall’albero e mandarla a schiantare sulla testa d’acciaio di quell’animale che stava ferendo il suo orgoglio.

Sbonk!

“MALEDETTO GAMBERETTO!!” Gajil improvvisò una danza incredibilmente buffa per il dolore alla testa che scatenò le risate di Levy.

“ADESSO MI SONO ROTTO! SCENDI SUBITO!”

“TE LO PUOI SCORDARE!”

Sbonk!

“E SMETTILA CON QUESTE PIGNE!”

Sbonk!

Gajil si spostò dalla sua traiettoria e cominciò a rimuginare, dopotutto il comportamento del tappo se lo aspettava: se quella nanetta aveva avuto il coraggio di intrappolarlo, scappare, combattere da sola e arrampicarsi su un albero, di sicuro non si sarebbe fatta tirar giù facilmente.

“Allora vengo su io!”

L’espressione di Levy si fece un attimo preoccupata: non perché, come pensava Gajil, aveva paura che il drago la raggiungesse, ma perché aveva il timore che il sopracitato drago, cadendo, si facesse troppo male; dopotutto, per quanto fosse arrabbiata, era sempre la solita dolce Levy.

 A confermare le sue tesi, con un salto degno di un animale Gajil riuscì a scalare ben due rami, prima che questi cedessero lasciandolo cadere pesantemente a terra.

“GAJIL!” la preoccupazione ebbe la meglio sulla rabbia.

“Mph!”

Il drago si tirò a sedere pensando alla prossima tattica: non bisognava essere un genio per capire che non sarebbe mai riuscito a salire da lei!

Una parte di lui suggerì di prenderla a sassate per farla cadere giù, ma poi si ricordò che stava parlando pur sempre di Levy e preferì passare ad un piano più delicato. Secondo lui.

Con un ghigno sulle labbra trasformò la sua mano in ferro e sferrò un pugno all’albero, che traballò pericolosamente.

Con un urletto spaventato Levy si aggrappò al tronco e, dopo essersi stupita che avesse trovato una soluzione intelligente in così poco tempo, pensò che alla fine Gajil avesse deciso di recuperare i suoi rimasugli una volta precipitata a terra.

Un colpo. Due colpi. Tre colpi

Gajil grugnì lanciando occhiate preoccupate a Levy: se avesse abbattuto l’albero prima che Levy fosse precipitata scesa, non era sicuro che sarebbe riuscito a salvarla. Doveva trovare un modo per farle mollare la presa: purtroppo l’unico che la sua coscienza a forma di Lily gli suggerì era l’unico consiglio che non avrebbe mai voluto mettere in pratica.

“SCENDI!”

“NO!” Levy aveva le lacrime agli occhi: sapeva che se fosse scesa il Dragon Slayer non le avrebbe più rivolto la parola e lei era l’ultima cosa che voleva…forse poteva implorare il suo perdono e…ma così si sarebbe umiliata e non avrebbe risolto niente: doveva dimostrargli di che pasta era fatta!

Il suo orgoglio e il suo senso dell’onore ebbero la meglio.

Sbonk!

Un altro colpo.

Il legno del tronco scricchiolò

Gajil guardò la piccoletta abbracciata all’albero come un koala ma con un’espressione risoluta e un sacco di pigne a disposizione per manifestare la sua opinione e, al pensiero di ciò che stava per fare, gli si tinsero le guance di un rosso scarlatto.

Maledetto Lily-coscienza! L’avrebbe pagata cara al suo ritorno per questo piano.

….

Sbonk!

…..

…..

Sbonk!

…..


“MI DISPIACE!” urlò infine al cielo.

Levy lo guardò scioccata in preda alla confusione con ancora una pigna in mano.

Gajil capì che stava funzionando.
“MI DISPIACE DI AVERTI TRATTATO MALE, OK? MA NON MI SEMBRA CHE TU ABBIA MIGLIORATO LE COSE ANDANDOTENE COSÌ! QUINDI VEDI DI SCENDERE E CONTINUARE CON ME QUESTA STUPIDA GARA!!!” l’orgoglio di Gajil stava raggiungendo il centro della terra: se Levy lo avesse mandato a quel paese, se lo sarebbe meritato, ma il suo cuore ferro indistruttibile si sarebbe incrinato.

La bocca di Levy si aprì in un ovale di stupore: Gajil stava…chiedendo scusa?! A lei?! Non sarebbe dovuto essere il contrario?! Ma questo significava che lui ci teneva a lei! Non pensava che fosse inutile! Certo, poteva essere una trappola, ma perché abbassarsi a tanto per lei?!


Una vocina insistente cominciò a martellarle in testa: “Certo che si preoccupa per te: non lo aveva fatto anche quando ti aveva protetta da Laxus o all’isola Tenrou? E non si era forse premurato di stare sempre in coppia con te per difenderti? Qui mi sa che la stupida sei tu, mia cara Levy! Cosa ti è saltato in mente di andartene così e ficcarti in questo guaio? Probabilmente sarebbe bastato spiegargli come stavano le cose e lui avrebbe capito! Stupidastupidastupidastupidastupida! Forse hai ancora qualche speranza…”

La tristezza che l’aveva ancorata a terra in quei due giorni lasciò il posto alla felicità più sfavillante un sorriso gli illuminò il viso.

Gajil vibrò un altro colpo, senza osar guardare in alto nella paura di vedere uno sprezzante sdegno negli occhi di lei quando…

“AAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!”
Gajil confuso e atterrito guardò in alto e vide Levy, che aveva perso la presa sul tronco, precipitare a terra strillando, appallottolata su
se stessa; ringraziando i suoi riflessi da drago si slanciò verso di lei per afferrarla un attimo prima che potesse diventare una macabra decorazione sul terreno.

Levy, sentendo al posto dell’impatto col terreno due fredde e possenti braccia cingerla in un protettivo abbraccio, si fece coraggio e aprì gli occhi. Forse non era morta. Oppure era in paradiso.

La sagoma in controluce che la sovrastava si rivelò essere un Gajil molto vivo e poco angelico, con il suo solito ghigno stampato in faccia.

“Ghi hi hi…presa!”

Levy deglutì a vuoto cercando invano di sorridere: quell’espressione non prometteva niente di buono.
 
 

*******

 
Gray scostò l’ennesimo stupidissimo ramo di quella mattinata e fece passare cavallerescamente la sua compagna, che sorrideva come se le avessero fatto il regalo più bello del mondo; ancora non capiva cosa le stava succedendo: Gray si comportava in maniera piuttosto gentile con lei, invece che cercare di staccarsela di dosso come al solito.

Lluvia non poteva sapere che Gray, oltre a provare dei ben nascosti sensi di colpa per la sera prima, quando gli era stato svelato finalmente perché Lluvia arrossiva in continuazione stando vicino a lui, aveva fatto la scoperta del secolo: Lluvia era una ragazza; e carina anche!

Si sentiva un emerito Natsu idiota a non essersene accorto prima, ma aveva l’attenuante che era stato piuttosto occupato a salvare il mondo in questi ultimi anni, no?

Per tutta la mattina aveva rimuginato, visto che non aveva la minima intenzione di prendere in considerazione l’idea di capire cosa lui provava e pensava per non finire immerso in ragionamenti imbarazzanti, su che collegamento ci fosse tra il fatto che Lluvia fosse una ragazza e che gli stava sempre appiccicata, cosa che a volte era piuttosto fastidiosa, mentre altre estremamente piacevole. Era dannatamente sicuro che centrasse qualcosa ma nonostante si stesse spremendo le meningi non riusciva a capire…

Inoltre, sempre grazie alla sua compagna, aveva riscoperto la gioia di arrossire: ora che aveva capito tute le implicazioni delle parole “ragazzo e ragazza” “soli” “insieme” “foresta” “notte” in una stessa frase, aveva dei seri problemi a non imbarazzarsi per ogni singolo gesto che avrebbe potuto sembrare ambiguo; anche perché non riusciva neanche lontanamente a capire che idea voleva dare del loro rapporto alla ragazza in questione: fino a quindici ore prime era un semplice e lineare compagno-compagna e ora invece non capiva più niente!!!

Lui era fatto per combattere e litigare con Natsu: queste romanticherie erano fatte per Loke!

Però non gli sarebbe dispiaciuto aver qualcuno accanto a sé che non fosse una semplice amica o compagna…

Cercando di trovare il suo solito glaciale equilibrio emozionale, col cervello completamente staccato dalla realtà, creò un ponte di ghiaccio per oltrepassare il largo fiume che avevano incontrato mentre camminavano, prese Lluvia per mano e la trascinò sull’altra
riva.

 “D’ora e in poi dovrò stare attento!” si disse serio.

Tranquillamente perso nei suoi pensieri, prese tra le braccia la ragazza e l’aiuto ad oltrepassare un gigantesco tronco caduto che bloccava loro la strada.

 “Non dovrò fare nessun gesto fraintendibile…” continuò fra sé e sé.

Senza neanche accorgersene, arrivati davanti ad un baratro, afferrò una liana, abbracciò stretto a sé Lluvia e si lancio sulla sponda opposta.

“Non vorrei mai metterla in imbarazzo…”

Sempre perso nel suo mondo, arrivato davanti ad una parete rocciosa, si mise Lluvia in spalletta e si diede alla scalata.

“Così lei non si farà strane idee prima che io abbia capito cosa fare e così riuscirò ad arrivare indenne alla fine della gara!” concluse soddisfatto con un sorrisetto sulle labbra, una volta arrivato in cima.

Tranquillo si guardò intorno cercando di capire dove si trovavano, ma la vegetazione non gli disse nulla.

“Lluvia forse dovremmo guardare la mappa…Lluvia?”

“G-g-g-g-g…gggggg….” Lluvia era accasciata a terra con il viso dello stesso colore di un pomodoro maturo e gli occhi lucidi spalancati.

“Lluvia? Stai bene?” chiese il mago del ghiaccio scioccato: non aveva fatto assolutamente niente di male! Perché sembrava aver
avuto un collasso?!

Lei si sedette come un fulmine, sempre rossa fuoco, incominciando a muovere freneticamente la mani davanti al viso.

“Lluvia sta bene! Gray-sama non si deve preoccupare! Lluvia sta bene! Sta bene!”

Gray pensava che non stesse per niente bene, ma se lo diceva lei…non gli pareva educato insistere se lei non voleva. Erza gli aveva ben spiegato che alle ragazze non piacciono gli impiccioni.

“Va bene, Lluvia. Ti avevo chiesto se mi potevi far vedere la mappa.” Chiese scrutandola preoccupato: la ragazza non sembrava in possesso delle sue piene facoltà mentali.

“La mappa? Lluvia la prende subito, Gray-sama!”

Gray fece un sorriso sghembo davanti alla prontezza della maga.

La maga della pioggia aprì la cassetta argento e cominciò a tirarne fuori: una giacca, una camicia, dei pantaloni molto famigliari, delle scarpe, delle calze…

“L-Lluvia? Perché hai dei miei vestiti lì dentro?”

La presunta ladra di vestiti assunse un colore violaceo.

“Ll-Lluvia n-non voleva ma…ma G-Gray-sama non smetteva d-di togliersi i vestiti e n-non la a-ascoltava e q-quindi Lluvia li ha
raccolti…” la sua voce si spense in un sussurro, mentre Gray, guardandosi, si accorse di essere rimasto nuovamente in boxer.

“Dannazione!” borbottò arrossendo mentre, si rinfilava in vestiti che la compagna gli porgeva. Possibile che non se ne accorgesse nemmeno?! Stava cominciando a diventare un problema: cosa avrebbe pensato qualcuno nel vederlo in una foresta da solo con una ragazza, praticamente nudo, mentre questa lo guardava terrorizzata?!

Preferì non rispondersi.

Happy svolazzò nella sua testa sibilando: “Mmmmaniaco!”

“G-Gray-sama?”

Gray la guardò: cosa aveva combinato stavolta?

Lluvia lo guardava con le lacrime agli occhi poi si buttò ai suoi piedi abbracciandogli le gambe.

“Lluvia non voleeeeevaaaa…Lluviaaa è imperdonabileeee…Gray-samaaaaaa…non odiare Lluviaaa…”

Gray, nel tentativo di districarsi da lei, finì lungo disteso a terra.

“Lluvia mollami…si può sapere cose è successo?” dopo aver lanciato qualche altro lamento Lluvia lo liberò dalla sua stretta mortale, tirandosi a sedere.

“I-i t-tizi c-che hanno p-preso Lluvia l-le hanno r-rubato la m-mappa e-e lei n-non se ne è accortaaaaaa…” a questo punto scoppiò
nuovamente in lacrime mentre Gray impietriva per lo shock.

Senza mappa era davvero un problema.

Strinse le nocche facendole sbiancare e digrignò i denti.

Non sapeva quanto mancava a quello stupido sakè e ora non aveva nemmeno più la mappa!

Intorno a lui cominciò a volteggiare un inquietante brina.

Come aveva fatto Lluvia a non accorgersene prima?!

Con un pugno spezzò il tronco dell’albero a fianco a lui.
 
Lanciò un’occhiataccia assassina alla presunta colpevole, che fece scoppiare in lacrime la maga nuovamente.

Poi fortunatamente si ricordò che Lluvia era una ragazza, se Mira veniva a sapere che l’aveva fatta piangere sarebbero stati dolori, che non era carino da parte sua trattarla così, visto i sensi di colpa che quelle lacrime gli procuravano, e che in realtà era tutta colpa sua; quindi sospirò rassegnato.

Con uno sforzo immane cercò di ritrovare la calma e, quando riaprì gli occhi, la sua solita espressione glaciale-misteriosa-menefreghista-affascinante era tornata e la brina aveva smesso di avvolgerlo nelle sue spire.

“Non...non fa niente Lluvia: è tutta colpa mia. Ora smetti di piangere che cerchiamo di pensare ad una strategia.”

Lluvia, ansiosa di rendere felice il suo Gray-sama e riparare al danno fatto, si alzò in piedi e si asciugò le lacrime.

“Lluvia è pronta, Gray-sama. Farà tutto quello che le chiederai!”

Gray annuii serio e per un po’ i due stettero in silenzio, persi nei loro possibili piani.

“G-Gray-sama? E se trovassimo un luogo come una collina per poter guardare dall’alto dove siamo? Dopotutto stiamo cercando delle cascate: saranno visibili, no?” propose infine la timida ragazza.

Gray si illuminò, facendo perdere la testa alla maga.

“È un’idea geniale Lluvia! Dobbiamo salire su un albero e cercare dall’alto!” concluse modificando ciò che lei aveva proposto
Lluvia sbiancò un poco ma non contraddisse il suo amato.

Con passo deciso Gray si diresse verso un’enorme albero dalla corteccia rugosa e i rami possenti.

“Questo è perfetto: per salire mi basta creare una lunga torre di ghiaccio e…”

“Gray-sama?” lo interruppe la compagna, “Ma così non ci renderemo visibili alle altre coppie?”

L’altro rimase allibito da questa geniale osservazione e prese ad osservare cupo il suo nuovo ostacolo.

“Bene! Lo scaleremo alla maniera tradizionale!” disse deciso, da vero mago di Fairy Tail.

“Lluvia vai pri…” le parole gli morirono in gola quando si accorse che la ragazza portava la gonna: forse non era un’idea geniale mandare prima lei.

“N-no…no, forse è meglio che vado prima io…” ritrattò imbarazzato dandole le spalle e afferrando il primo ramo.

“Ll-Luvia rimane qui!” urlò la ragazza terrorizzata.

Gray si girò severo a guardarla: questa volta l’avrebbe protetta come si doveva.

“No Lluvia: vieni anche tu! Se ti lascio ancora qui da sola, chissà cosa potrebbe succederti.” Gli intimo e riprese a scalare l’albero, senza lasciarle possibilità di ribattere.

Lei lottava nell’indecisione di rivelare il suo segreto e subire il suo disprezzo o accontentarlo e sentirsi lusingata dal fatto che lui la voleva proteggere. Alla fine il suo animo innamorato prevalse e con passo tremante ma deciso si avvicinò al suo peggior nemico: dopo aver preso un respiro profondo, afferrò il primo ramo e si issò.

Ramo dopo ramo, sempre più incerta e spaventata, incominciò a seguire il suo amato sopra quella spaventosa scala vegetale che sembrava non avere mai fine.

Il momento peggiore di quella scalata verso l’ignoto fu quando Gray, che procedeva come uno scoiattolo, si impegnò in un nuovo strip-tease e lasciò cadere la sua camicia in faccia a Lluvia.

La poveretta assunse un colorito cadaverico e sarebbe svenuta, accorgendosi di essere accecata, se non si fosse ricordata che era a trenta metri da terra, senza corde ad assicurarla, e che Gray-sama la aspettava e aveva fiducia in lei. Ripetendosi che amava il sopracitato mago più di qualsiasi cosa e che per lui avrebbe fatto tutto, con lentezza esasperante staccò una mano dal ramo, nella speranza che il suo tremare terrorizzato non spezzasse il ramo facendola precipitare, e si tolse la camicia bianca dal viso per poi lanciarla giù; in qualunque altro momento sarebbe stata un quarto d’ora in adorazione del fisico scolpito di Gray, che dall’alto la precedeva, e avrebbe linciato e sterminato senza pietà chiunque avesse provato a lanciare via un suo vestito, ma quella situazione riorganizzava la lista delle sue priorità e quindi, con un coraggio che solo i membri di Fairy Tail posseggono, ricominciò a seguire l’unica persona che avesse mai portato il sole nella sua vita.
 



Finalmente, giunto abbastanza in alto, a sessanta metri da terra su un ramo gigantesco largo due metri e mezzo, Gray sorrise soddisfatto ammirando il paesaggio che lo circondava: un mare verde, viola e marrone che ondeggiava seguendo le parole che il vento mormorava, da cui uccelli multicolori spiccavano il volo verso il sole rossastro della sera, da cui centinaia di fuochi rossi andavano a stagliarsi sulla volta del cielo. 

Alla vista di tutte quelle segnalazioni che per tutto il giorno erano apparse in cielo, si incupì: qualcosa decisamente non andava, il Master aveva ragione, e da ora e in poi avrebbero dovuto prestare più attenzione.

“G-Gray-sama…” un mugolio indistinto costrinse Gray a voltarsi.

“Lluvia!” stupito si affrettò a tirare su la compagna appesa al ramo, la quale aveva una faccia tanto pallida che sembrava avesse visto il suo peggiore incubo. Non sapeva perché, ma a Gray ricordò molto Natsu su una carrozza: emetteva lo stesso gorgoglio e aveva negli occhi la stessa disperazione. Solo che lei gli scatenava una strana sensazione di calore nello stomaco che metteva in discussione la sua fama di ragazzo-ghiacciolo: era assolutamente la cosa più tenera che avesse mai visto.

“Tutto bene Lluvia?” osò infine chiedere alla maga che si erra accucciata ai suoi piedi in posizione fetale.

“L-L-Lluvia s-sta b-benissimo G-Gray-sama…n-n-non p-preoccuparti…h-hai t-trovato i-il s-sakè?” chiese tremante cercando con
coraggio di sorridergli.

Gray, che fino a pochi momenti fa si era dimenticato perché era salito, cominciò a scrutare l’orizzonte; stava per darsi per vinto quando vide, su una collina in lontananza, un nastro argento che rifletteva i raggi del sole, accecandolo. Avrebbe potuto non essere quello che cercavano, ma era l’unica loro speranza.
“Lluvia, forse l’ho trovata: potrebbe non essere quello che cerchiamo ma tanto vale provare…forza, scendiamo da qui prima che
faccia buio!” la informò infine scrutando il cielo



“Lluvia?”

Il mago si accorse solo in quel momento che la sua compagna aveva cambiato posizione e ora era avvinghiata al ramo, con la faccia appoggiata alla corteccia.

“Lluvia? Cos’hai? Stai male?” chiese preoccupato inginocchiandosi di fronte a lei; con delicatezza cercò di staccarla dal ramo, ma lei serrò ancora di più la presa ed incominciò a scuotere la testa in segno di diniego.

“Lluvia, mi vuoi dire che cosa c’è? Perché non lasci andare questo stupido ramo?!” chiese scrollandola ancora e ottenendo che lei conficcasse le unghie nel povero vegetale.

Gray la guardò confuso, tenendola per il mento.

Negli occhi di Lluvia passò l’indecisione.

Lui la guardò con gli occhi blu scuro che penetravano nei suoi azzurri.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre il respiro si trasformava in una serie di singulti terrorizzati e le guance le si arrossavano.

Gray sfruttò quello che Mira chiamava “sguardo sensuale-conquistatore” e che mai prima d’ora s’era azzardato a usare.

Le labbra di Lluvia tremarono.

“Lluvia, cosa c’è?” pronunciò il suo nome con intensità.






“LLUVIA SOFFRE DI VERTIGINIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

                                                                                                                                                                             
 

****

 
Pubblicità: salva la rara StelladelLeone in estinzione! Con una piccola recensione puoi fare molto! In regalo otterrai anche un nuovo capitolo della fanfiction!
 

*****

 
 
Fairy Chat

Loke: *si dispera in un angolo per la difficile scelta fatta e sbircia come si comporta Natsu, tenendosi pronto ad intervenire nel caso
tornasse il solito stupido cafone (n.d.a a suo dire) *


Lucy: *sospira dolcemente accoccolata tra le braccia di Natsu*

Natsu: *russa sonoramente tenendosi stretto la sua Lucy*

Gajil: Ghi hi hi *ghigna malignamente mentre impone a Levy la sua punizione*

Levy: *prende a pignate Gajil tentando di scappare*

Gray: *cerca di scrostare con la forza Lluvia dall’albero*

Lluvia: *si artiglia anche con i denti al ramo*

Autrice: *si sbellica dalle risate*

Gray: *congela nuovamente l’autrice, prima di passare alle maniere forti con Lluvia: il solletico*

Erza&Mira: *insegnano a Gray come ci si comporta con una ragazza e si dimenticano di scongelare la vittima in questione*

Autrice: * dal suo blocco di ghiaccio pensa: e te pareva! *

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Capitolo 7
*** Secondo giorno pt. 2: sott'acqua o sotto terra (Per la prima volta tra le tue braccia) ***


YOOOO MINNAAA! Sono a dir poco commossa dalle vostre recensioni! *si asciuga lacrimuccia*

Per ricompensarvi mi sono impegnata a pubblicare, nonostante avessi anche un'altra logn in corso (se siete fan di Harry Potter venite a dare un'occhiata *.*) precisa allo scadere delle tre settimane, cioè oggi! Contenti? Bene! Io non molto, perché non sono affatto convinta di questo capitolo, ma come al solito mi rimetto al vostro giudizio. *si va deprimere in un angolo per la sua totale incapacità*

Comunque prima di lasciarvi leggere vorrei ringraziare la fantastica Tallahassee che recensisce sempre e mi supporta nella mia crociata contro il Male (vedi: professori, genitori, fratelli, parenti, nonne, panettoni, barattoli di pesto, DSL, tizi della Vodafone, della 3, della Tim e di tutti gli altri che impediscono a fanfiction's writers di scrivere)

 

Buona lettura e RECENSITE!! (Altrimenti vi scateno contro Mirajane)

 

Secondo giorno: sott’acqua e sotto terra. (Tra le tue braccia per la prima volta) pt. 2

 

Leon schivò impassabile l’ennesimo attacco, la prese per il polso e l’atterrò per la tredicesima volta in dieci minuti.

“Hai intenzione di continuare per molto?” chiese scrutandola torvo, iniziando a sentirsi leggermente stanco, mentre la maga, seduta per terra, cercava di fulminarlo con lo sguardo.

“Dipende: tra quanto tempo hai intenzione di arrenderti?” chiese lei riprendendo fiato.

“Mai.”

“Perfetto.”

Il mago del ghiaccio balzò all’indietro per evitare il calcio della ragazza che, sperando di prenderlo alla sprovvista, aveva agito il più tempestivamente possibile; ma dopo una mattinata intera occupata ad evitare i suoi attacchi, Leon si era fatto un’idea precisa del suo modo di combattere.

In una serie veloce di parate e affondi i due procedevano disegnando un cerchio nella stessa radura in cui la sera prima si erano addormentati, lei maledicendo e invocando il sakè, lui cercando di elaborare una strategia di fuga a prova di Gildarts.

Leon sbuffò spazientito ripensando alla mattinata che stavano sprecando…

Leon sorrise dolcemente mentre Lluvia, in abito bianco, gli dichiarava eterno amore, Gray piangeva e si disperava in un angolo e Ur gli concedeva la sua benedizione; ecco il momento migliore di quelle nozze, lui sollevava il velo dal viso della ragazza, le prendeva il volto e si avvicinava al suo viso, alla distanza di un soffio e…

KYAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!

Un colpo di potenza inaudita si abbatté sul suo stomaco, strappandolo crudelmente e improvvisamente da quella magnifica visione e facendogli sputare la cena del giorno prima.

KYAAAAAAAA!!!!!!

Grazie a tutti gli allenamenti fatti in quegli anni ed a uno sviluppatissimo senso di autoconservazione, alzò le mani per proteggere il viso e afferrò deciso la caviglia che stava per sfigurarlo per sempre.

La bella maga dei tarocchi lo fulminò, prima di spalancare gli occhi per la sorpresa mentre Leon si tirava a sedere spingendola a terra grazie alla presa sulla sua gamba.

“PERVERTITOOOOOO!!!!”

Lui la guardò scioccato: lui stava beatamente dormendo, incurante di tutto e di tuti, e lei, che osava criticarlo, aveva appena tentato di ucciderlo nel sonno!!!

“RIVESTITIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!”

Leon guardò in basso e vide con grande orgoglio che aveva indosso i suoi boxer portafortuna, quelli azzurri con disegnati sopra tanti pinguini.

Poi si rese conto che non avrebbe dovuto vederli, in teoria.

“Dannazione!!” urlò balzando in piedi alla ricerca dei suoi vestiti; purtroppo, nella fretta, si era dimenticato di Cana, che era a terra davanti a lui, e i suoi piedi si scontrarono con un ostacolo che non avevano previsto, facendolo rovinare sopra la suddetta ragazza.

I due, Leon mezzo-nudo (n.d. Cana: solo mezzo?!?!) che teneva schiacciata a terra con il suo fisico scolpito la maga, impedendole di muoversi, e Cana, dello stesso colore delle fiamme di Natsu, sotto il mago, che non sapeva che altro fare se non guardarlo dritto negli occhi azzurro ghiaccio, si immobilizzarono.

“TOGLITIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII PERVEEEEEEEEEEERTITOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”

L’urlo imbarazzato, arrabbiato, frustrato di Cana risvegliò l’altro che, arrossendo come uno scolaretto alla sua prima cotta, si alzò di scatto, facendo leva sui gomiti, e si allontanò da Cana, che aveva la stessa espressione di una pazza omicida con problemi di isterismo.

“Scappa Leon! Scappa!” il suo istinto di sopravvivenza (insieme ai pinguini dei suoi boxer) lo spronava a correre molto, molto lontano.

Cana fece un ghigno che avrebbe traumatizzato una gilda oscura e si lanciò come una bestia assatanata sopra Leon, che era ancora vestito solamente con i suoi amati boxer portafortuna.

 

 

 L’ultimo calcio roteante di Cana andò molto vicino alla sua faccia e Leon, per un attimo solo, ebbe la seria intenzione di creare un gigantesco martello di ghiaccio e tirarglielo in testa. Lo stava seriamente esasperando

“RIDAMMI. LA. MIA. BORSA!!!” urlò lei mentre si fermava a riprendere fiato puntandogli un dito accusatore contro.

Leon si allontanò di un passo, proteggendo la borsa della ragazza che portava a tracolla insieme alla fiaschetta del sakè: quando quel mattino aveva capito che Cana aveva intenzione di riprendersi il suddetto sakè con le maniere forti, l’aveva disarmata rubandole la borsa coi tarocchi; ovviamente, visto che lei non poteva usare la magia, anche lui si era astenuto, da vero cavaliere, ma ora cominciava a pentirsi della sua scelta.

“Solo se la smetti di tentare di uccidermi mentre dormo e magari se la smetti di chiamarmi ininterrottamente ‘pervertito’” propose infine il mago, sapendo che non potevano continuare tutto il giorno così e accorgendosi che avessero combattuto ancora per molto Cana sarebbe svenuta probabilmente entro un quarto d’ora.

Cana lo scrutò risentita e calcolatrice, per poi annuire cautamente ed abbandonare la posizione di difesa che aveva assunto. Non ce la faceva davvero più.

Per un solo attimo Leon pensò di aver visto balneare nei suoi occhi una scintilla sadicamente divertita, ma poi si auto-convinse che era solo la sua immaginazione.

Cautamente porse la borsa alla sua proprietaria che l’afferrò prima di balzare indietro, lontano dalla sua portata, come un animale che, spaventato, dopo aver assaggiato il cibo dalla mano di un uomo si ritrae sospettoso.

Leon alzò gli occhi al cielo, anche se a quella vista un piccolo sorriso divertito gli incurvava le labbra.

“Se avessi voluto farti del male o tenermi la borsa, avrei potuto farlo in qualsiasi momento; non credi?!” dopodiché scosse la testa e andò a prendere i suoi abiti per rivestirsi, lasciandola a guardarlo stupita e confusa su come reagire.

Dopo aver ingollato le barrette, preparato l’equipaggiamento e consultato la mappa, tutto in completo silenzio, si incamminarono alla ricerca della Valle dei Sassi d’oro.

Cana camminava torturando agitata e confusa la cinghia della sua borsa: era in astinenza da sakè e ciò, non solo le impediva, secondo lei, di combattere al meglio, ma la rendeva di umore instabile; non aveva forse cercato di ammazzare nel sonno il suo compagno?! Se il Master fosse venuto a conoscenza di questo “incidente” l’avrebbe strigliata a dovere. Ma anche lui non poteva ridarle la sua fiaschetta?! Cosa gliene importava se era ubriaca o meno?! Saranno stati affaracci suoi no?!

Poi Cana si ricordò il discorso della sera prima e arrossì furiosamente: fantastico! Ora si sentiva anche in colpa!

Alzò gli occhi al cielo disperata prima di sbattersi una mano in fronte.

 

Leon intento le lanciava occhiatine preoccupate: Cana sembrava impegnata in una difficile battaglia interiore che l’aveva portata prima ad auto-commiserarsi, poi ad arrabbiarsi, lo aveva capito dallo sguardo inceneritore che lanciava ai suoi piedi, poi era arrossita assumendo una faccia di dispiaciuta e alla fine si era battuta una mano in fronte, come esasperata. Si chiese se l’astinenza da sakè comportasse scompensi morali e sperò ardentemente che non fosse così, altrimenti era fregato.

Mentre stavano camminando lungo il corso di un fiume, che scorreva placido, una mano afferrò il polso del nostro mago del ghiaccio, obbligandolo a fermarsi.

“Cana…?” disse un po’ sorpreso.

Lei si voltò a guardare il fiume e arrossì visibilmente, non capacitandosi di ciò che stava per dire.

“M-Mi…mi dispiace di averti attaccato nel sonno stamattina!” esplose infine.

Lui la guardò sorpreso per qualche secondo, mentre lei preoccupata si azzardava a lanciargli delle occhiatine fugaci.

“Oh. Tranquilla, non fa niente.” Disse lui infine mandando giù tutta la voglia di ghiacciarla per sempre, dopo quella mattinata da incubo.

Lei sorrise.

“Però ti avviso che non ho nessuna intenzione di cederti il sakè”

Lei ghignò malvagiamente.

“E io non ho nessuna intenzione di arrendermi!”

Con mossa improvvisa si lanciò addosso al ragazzo nella speranza di strappargli il fiasco che portava al collo, con uno sguardo da pazzoide che fece mentalmente imprecare Leon, che però, grazie a dei riflessi straordinari, riuscì a portarlo fuori dalla sua portata.

Cana abbatté letteralmente Leon buttandolo a terra, ma, così facendo, la cinghia che teneva il fiaschetto assicurato al collo del mago si ruppe e il prezioso tesoro di Cana gli scivolo dalla mani a causa del ghiaccio, cadendo nel corso del fiume.

“NOOOOOOOOOOOOOOOOO!” Cana si rialzò in piedi con un ruggito di tragica disperazione, calpestando il povero Leon, che si trovava ancora a terra con gli stivale della ragazza piantati nel petto.

“CANA TOGLI…!” la preghiera del ragazzo fu interrotta dallo stivale della ragazza, dolcemente calcato sulla sua faccia, che si precipitò sul riva del fiume per poi saltare, completamente vestita, in acqua per cercare il suo tesoro.

“CANA!!!” Leone balzò in piedi più velocemente che poteva (massaggiandosi la faccia) e corse a vedere dov’era finita l’origine di tutti i suoi mali.

Dopo qualche secondo di disperazione (se fosse successo qualcosa a Cana il Master e Gildarts lo avrebbero polverizzato), vide qualche metro più in là la chioma di Cana volteggiare nell’acqua.

“CANA!” urlò nuovamente precipitandosi verso di lei.

La bella maga riemerse, con gli occhi pieni di lacrime.

“NON LO TROVOOOOO!” e si reimmerse ancora, senza badare al povero mago che ormai stava imprecando in tutte le lingue che conosceva. Quella stupida maga nemmeno si era accorta che la corrente, sempre più forte, la stava trascinando via!

“Dannazione!” Dopo essersi svestito, finalmente per un buon motivo, si lanciò nel fiume.

La prima cosa che pensò, fu: è gelida!

E se lo pensava lui che era un mago del ghiaccio, non voleva sapere come stava Cana! Dopo poche bracciata riuscii a raggiungerla.

“Cana basta! Non lo troverai mai! Dobbiamo uscire!” le urlò afferrandola per impedire che si immergesse nuovamente.

Lei lo fulminò cercando di liberarsi.

“E’ tutta colpa tua!! Lasciami andare!”

Leon si accorse disperato che la ragazza aveva già le labbra viola e la carnagione pallida, mentre la corrente era sempre più forte.

“CANA! DOBBIAMO USCIRE!” lo sguardò del ragazzo fece tremare di paura Cana, che finalmente smise di divincolarsi e si lasciò abbracciare, mentre lui cercava di avvicinarsi alla riva.

“Dannazione!”

La ragazza lo guardò preoccupata.

“La corrente è troppo forte. C’è una cascata!” il rombo ormai giungeva alle loro orecchie e Cana sbiancò ancora di più, impaurita.

“Stringiti a me e non lasciarmi andare per nessun motivo!” le ordinò Leon mentre una nebbia azzurrina si innalzava intorno a lui.

Can non se lo fece ripetere due volte e si accoccolò, terrorizzata di morire spiaccicata sul fondo di un fiume, al petto del ragazzo, nascondendo il volto contro la sua spalla.

Fu un attimo.

Improvvisamente il rumore della cascate coperse qualsiasi altro rumore.

Improvvisamente non sentì più l’acqua lambirle e circondarle il corpo.

Improvvisamente l’aria sferzò il suo volto, facendola tremare ancora di più per il freddo.

Cana si ritrovò a pensare, mentre aspettava il duro impatto, che era stata un idiota a lanciarsi nel fiume per un semplice fiaschetta di sakè; anche perché ora non avrebbe pagato solo lei per la sua pazzia, ma anche il suo compagno. Uno strano dolore all’altezza dello stomaco le fece pizzicare gli occhi.

Ma l’impatto non arrivò.

“Insomma,” pensò Cana stizzita, “Quanto è alta questa stupida cascata?! Non potremmo farla finita velocemente?!”

Stufa di aspettare aprì prima un occhio e poi l’altro, trovandosi così ad ammirare il volto concentrato del mago del ghiaccio.

Si guardò intorno spaesata e scoprì che il suo compagno aveva evocato la sua rondine di ghiaccio durante la caduta, e ora stavano dolcemente planando su quella nel cielo azzurro costellato da fiori rossi.

Sbarrò gli occhi per lo stupore: l’aveva salvata un’altra volta. Stava diventando un’abitudine.

Poi si accorse che era ancora tra le braccia del mago, avvinghiata al suo collo e cercò di liberarsi, rossa come il fuoco.

“Sta ferma.” La voce del ragazzo era una lama di ghiaccio. Effettivamente, ripensandoci bene, forse lo sguardo del mago non era concentrato, ma semplicemente incavolato nero.

Lei si immobilizzò immediatamente, anche perché sentiva le forze venirgli meno.

“M-mi dispiace…Leon…” mormorò prima che una coltre nera le velasse lo sguardo e lei cadesse nell’incoscienza.

Leon guardò stupito la bella ragazza tra le sue braccia rendendosi conto che per la prima volta aveva detto il suo nome.

 

 

*****

 

 

Gerard, per la trentacinquesima volta in tre minuti sbadigliò. Per tutta la notte aveva avuto incubi su Erza che lo inseguiva con divise oscene, rovinandogli il sonno, e la mattina seguente, sempre la dolce Erza, lo aveva svegliato all’alba per mettersi in cammino. Ancora si chiedeva come facesse a camminare senza addormentarsi.

“GERARD!” la voce della ragazza giunse troppo tardi.

Sbonk!

Gerard cadde a terra imprecando contro tutti gli alberi di questo mondo.

“Gerard va tutti bene?” Erza si precipitò premurosa al suo fianco.

“Sì, sì, va tutto bene Erza. Non ti preoccupare.” Disse lui rialzandosi di colpo: ci mancava solo che Erza si mettesse di nuovo la sua divisa da infermiera e avrebbero dovuto portarlo di corsa all’ospedale.

“Gerard…scusa se to li dico, ma hai sbattuto contro tre massi e quattro alberi, sei inciampato in otto buche e sei caduto in cinque fossi. Sei davvero sicuro di star bene?” la scetticismo nella voce della rossa era palpabile.

Gerard arrossì: possibile che ogni volta che incontrava Erza riuscisse si mostrasse ridicolo?! Avrebbe dovuto essere lui il cavaliere della situazione, non lei!

“Tranquilla Erza ero solo…distratto!” disse sorridendo. Il ragazzo si congratulò con se stesso per la scusa geniale che aveva ideato.

“E da cosa?” chiese lei innocente.

Effettivamente forse non era un’idea così geniale.

“Da…da…da te!” rispose di getto, per poi capire cosa aveva appena detto e diventare dello stesso colore dei capelli della ragazza.

Erza si concentrò per un attimo cercando di capire cosa significasse quella frase, poi ricordandosi un discorso fatto tempo fa con Mira, capì e arrossì anche lei.

 I due rimasero a balbettare qualche scusa assurda per alcuni secondi, mentre le loro facce si liquefacevano e infine Erza, per nascondersi agli occhi di Gerard aprì la mappa con la scusa di controllare la strada e se la portò davanti al viso.

Stava già per dire che erano sulla strada giusta, quado una specie di galleria apparve di fianco al loro puntino sulla cartina, con la scritta: “Scorciatoia”

“Gerard guarda!” esclamò la maga, mentre l’altro le si avvicinava alle spalle.

“Scorciatoia…è apparsa adesso?”

“Sì”

“Potrebbe essere una trappola...” mormorò il mago dai capelli blu, pensieroso.

“Oppure un prova.” Propose la maga dai capelli rossi.

Gerard la guardò perplesso.

“Nel senso che è davvero una scorciatoia, ma per guadagnarti il diritto di usarla dovrai sconfiggere il guardiano o una cosa del genere.” Spiegò.

Lui annuì, sfiorando involontariamente con il braccio quello della maga, che arrossì parecchio, immobilizzandosi.

“E’ probabile. Ma il problema è: prenderla o non prenderla?” incurante delle razione della sua campagna al suo tocco continuava imperterrito a seguire il complicato filo dei suoi pensieri.

Erza chiuse la mappa e si allontanò di scatto, cercando di recuperare la sua dignità

“Io dico che dovremmo prenderla: dopotutto questa è una gara, seguire quello che dice la mappa potrebbe darci punti bonus.” Disse aspettando il parere di Gerard.

“Va bene. Ma sarà meglio fare attenzione…” disse sorridendole dolce e mandandola in iperventilazione.

“B-bene!” la maga si incamminò a passo di marcia, seguita da un perplesso ragazzo che non capiva dove avesse sbagliato.

Dopo alcuni minuti i due si fermarono guardandosi intorno.

“Dovrebbe essere qui la scorciatoia…” Erza si guardava intorno perplessa, mentre Gerard tendeva i muscoli, pronto in caso di attacco a sorpresa.

Nel momento esatto in cui disse la parola “scorciatoia”, una piccola scossa di terremoto fece tremare il terreno e davanti ai sui piedi si creò una scala che portava sottoterra verso un piccolo e stretto cunicolo.

Erza impallidì notevolmente.

Gerard, senza accorgersi della reazione della compagnia, si diresse deciso verso le scale e iniziò a scendere.

Arrivato davanti all’entrata del cunicolo, fece apparire nella sua mano una piccola stella luminescente, che avrebbe illuminato il sentiero sotterraneo.

“Sembra non ci sia nessuno, Erza, ma sarà meglio procedere con cautela; ripeto: potrebbe essere una trappola…” mormorò incamminandosi, dopo tre passi, però, si rese che non solo non sentiva i passi della compagna, ma che non gli aveva nemmeno risposto.

“Erza?!” esclamò preoccupato, girandosi a cercare i suoi capelli scarlatti.

Sbonk!

La mascella di Gerard cadde sul terreno.

“E-ERZA?!” esclamò sbalordito indicando davanti a lui quella che presupponeva fosse Erza; supponeva perché davanti a lui c’era un gigantesco scafandro rosso che annuiva impacciato.

“E-Erza c-cosa ci fai in uno scafandro?” Gerard sembrava non volersi riprendere dallo shock: non l’aveva nemmeno sentita farlo, il Riequip!!

Lei abbassò il capo, imbarazzata; o questo è ciò che interpretò Gerard.

“V-va tutto bene?” chiese avvicinandosi piano a lei.

Lei annuì nuovamente e incominciò a camminare goffamente e tremando in avanti, dritta nell’oscurità.

Sempre sotto shock Gerard la seguì, in silenzio, cercando di capire le intenzione della sua compagna.

Dopo una decina di minuti, per quel che capivano dalla mappa erano a metà del cunicolo, il Riequip di Erza terminò; di solito non terminavano, ma evidentemente l’agitazione e la pressione a cui era sottoposta la maga le impediva di mantenere la sua magia a lungo.

Erza, sotto lo sguardo perplesso di Gerard, si guardò intorno disperata, come un animale alla ricerca di una via di fuga, poi gli occhi gli si riempirono di lacrime e si accucciò in un angolo tremante.

Gerard accorse subito ad inginocchiarsi di fianco a lei, preoccupato all’ennesima potenza.

“Erza cosa c’è? Per favore dimmi se stai male!” il panico nella sua voce era più che evidente.

“G-Gerard…” lo invocò lei tendendogli, mentre arrossiva, la mano; lui ovviamente le strinse la mano e abbracciò, stringendosela al petto, la maga dai capelli scarlatti.

“G-Gerard…i-io soffro d-di u-una l-leggera f-forma di c-claustrofobia…” disse singhiozzando mentre premeva il volto contro la spalla del mago.

Gerard la guardò sbalordito.

“Ma perché non me l’hai detto?” Ora almeno capiva la scelta dello scafandro.

“M-mi v-vergognavo…” spiegò lei a questo punto, senza guardarlo negli occhi.

“Non avresti dovuto vergognati di una cosa del genere Erza: tutti hanno le loro debolezze! Una debolezza è ciò che ci rende umani.” La rimproverò intenerito accarezzandole i capelli. Era la prima volta che vedeva Erza così inerme e spaventata.

“Forza! Adesso ti porto fuori da qui!” Senza troppo sforzo Gerard prese in braccio la maga, che si avvinghiò al suo collo e si rilassò leggermente tra le sue braccia, e si diresse verso la fine di quel tunnel dell’orrore.

“Finalmente: era da quando ci siamo lanciati dall’aeronave che volevo prenderla in braccio!” pensò soddisfatto di potersi comportare almeno volta da cavaliere e proteggere la ragazza che amava.

 

 

                                                                                ****

 

“Romeo sei sicuro che sia la strada giusta?” chiese dolcemente Wendy, camminando al suo fianco.

“Sì, secondo la mappa questa strada è quella che ci porterà alla Valle dei!” disse lui sicuro mostrando alla sua compagna la mappa.

“Sembra molto lontano…” mormorò lei dubbiosa.

Romeo la guardò aggrottare le sopracciglia e pensò innocentemente che era davvero dolce e buffa con quella espressione.

“Sei stanca Wendy?” le chiese premuroso e desideroso di rendersi utile e forte ai suoi occhi. “Posso portarti io se vuoi…”

Lei sorrise facendo balzare in petto il cuore del ragazzino e fece un cenno di diniego.

“Grazie, ma per ora sono in perfetta forma!” lo rassicurò flettendo il muscolo e scoppiando a ridere, seguita da Romeo.

I due si rimisero in cammino ridendo del più e del meno, finché non arrivarono a quella che presupponevano fosse una collina, visto che il terreno iniziava a diventare irto, ma i grandi alberi rendevano difficile la vista.

A questo punto la concentrazione e il silenzio furono necessari per arrampicarsi sul pendio, oltre che ad un grande sforzo.

“Rome…AAAAHHH!” Romeo si girò preoccupato per poi vedere la sua compagna spiaccicata con la faccia a terra.

Veloce accorse da lei, trattenendo a stento le risate: anche a lui era a conoscenza della sua straordinaria abilità di inciampare ovunque.

“Wendy come stai? Ti sei fatta male?” chiese aiutandola a rialzarsi, mentre lei, rossa in viso, si scusava per averlo fatto preoccupare.

Senza rispondergli tese le mani sulla sua caviglia e una luce azzurra la avvolse, portando sollievo al posto del dolore sordo che provava a causa della caduta.

“Ora sto bene Romeo, grazie mille!” disse sorridendo gentile, sotto il suo sguardo ansioso che la scrutava per cercare segni di malori o ferite. Quando non trovò niente di grave a parte un graffietto sul viso, che si premurò di curare con un cerotto, incominciarono nuovamente la loro scalata.

Purtroppo però le cose non andarono tanto bene per i due: Wendy, infatti, inciampava due passi sì e tre no.

Alla trentesima caduta iniziò a sentirsi debole e l’incantesimo di guarigione non operò il suo effetto al meglio.

“È la mia occasione!” pensò allora Romeo sorridendo e accucciandosi di fianco a Wendy, che boccheggiava stremata.

“Wendy non sforzarti così o starai male: ti porto io!” disse premuroso.

“No Romeo! Così ti stancheresti tu!” provo a ribattere la ragazzina, ma il mago l’aveva già presa in spalletta e aveva già ricominciato a salire.

Per la prima volta da quando erano partiti si dimostrava utile a Wendy, portandola tra le sue braccia: la soddisfazione stava per farlo scoppiare.

Spinto, quindi, dal pensiero che Wendy contava su di lui e non poteva deluderla, lentamente e faticosamente riuscì ad arrivare in cima, dove improvvisamente gli alberi si diradavano e lasciavano lo sguardo libero di vagare lungo un enorme distesa di erba alta e verde, colorata da grandi papaveri.

La ragazza emise un gridolino estasiato e Romeo la mise a terra, sedendosi di fianco a lei.

“Romeo mi dispiace tantissimo che tu mi abbia dovuto portare! Sei tanto stanco?” chiese ansiosa Wendy sentendosi in colpa.

Il mago sorrise e scosse la testa.

“Niente di troppo difficile per me Wendy, sei davvero leggera! Dammi cinque minuti e sono pronto a ripartire!” disse lui cercando di mostrarsi forte, come gli avevano insegnato sulla aeronave i suoi compagi più grandi, quando aveva chiesto loro come conquistare la ragazza: Natsu gli aveva detto di proteggerla, Gray e Leon di stare attento alle sue esigenze, Gajil e Laxus di mostrarsi forte, Freed e Gerard di essere gentile e Elfman di essere uomo. In realtà inizialmente aveva avuto un po’ di dubbi se fidarsi o meno, visto che dopo trenta secondi: Lucy aveva calciato Natsu, Gray si era ritrovato atterrato da Lluvia e Leon fulminato da Cana, Laxus e Gajil ad ascoltare un infinita ramanzina con sguardo disperato da Levy e Lisanna, Freed massacrato  da Mirajane e Gerard sommerso dal bagaglio di Erza, mentre Elfman veniva picchiato a morte con il ventaglio da Evergreen; ma successivamente si era detto che la Gilda di Fairy Tail si basava sulla fiducia e quindi aveva deciso di ascoltare i loro consigli, che, stranamente, sembravano funzionare.

La maga lo scrutò per un attimo e poi, rasserenata, si alzò e andò a raccogliere alcuni papaveri, per poi infilarseli tra i capelli blu.

La faccia di Romeo diceva tutto ciò che pensava sulla maga.

“Come sto Romeo?” chiese lei facendo un giro su se stessa.

“S-stai benissimo W-Wendy…” disse lui arrossendo e alzandosi, pronto a partire.

La ragazza gli sorrise, con gli occhi luccicanti per la contentezza e lo seguì nel campo.

Cinque metri.

Dieci metri.

Venti metri.

Trenta metri.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!”

Sotto i piedi dei due ragazzi il terreno franò, facendoli precipitare in una profondissima buca.

“Ahiahaiahiah…che dolore!” si lamentò Romeo tirandosi a sedere e massaggiandosi vari lividi.

“Che botta!” concordò Wendy mentre cercava di togliersi un po’ di terra dai vestiti.

Finalmente i due si guardarono intorno: erano sul fondo di una buca profonda come minimo quaranta metri.

“Oh no! Siamo bloccati!” Capì la ragazza.

“Forse potrei usare il mio fuoco violaceo per…no, non riuscirei a portare su anche te Wendy…” Romeo cominciò a cercare una soluzione.

“Potresti continuare la sfida da solo o andare a cercare aiuto…” propose timidamente.

“Non se ne parla nemmeno! Io non ti lascio qui da sola!” e detto questo andò a sedersi, rosso e impacciato, di fianco alla bella e lusingata Dragon Slayer del Cielo.

 

                                                                                          ****

“Ever…?”

“NON. CHIAMARMI. EVER!” urlò la maga, gelida, per la sedicesima volta.

Elfman sbuffò sconsolato: con quella donna non si poteva proprio parlare! Era tutta la mattina che ce l’aveva con lui perché durante la notte non aveva fatto altro che parlare nel sonno ripetendo “UOMO!” e impedendole di dormire; ma cosa ci poteva fare lui se parlare nel sonno di cose da uomini era una cosa da uomo?! Ma lei non lo capiva. E la stanchezza la rendeva ancora più irritabile.

“Evergreen?” riprovò.

“Mph!” lui lo prese come un invito a continuare.

“Credo che dovremmo trovare un riparo…”

“E perché? Fino a cinque minuti fa c’era un sole splendente e…” disse lei guardandolo un po’ stupita.

Una grossa goccia cadde sul naso della fata.

Seguita da un'altra.

E da un'altra ancora.

Un acquazzone tropicale si abbatte sui due poveretti.

“DANNAZIONE! I MIEI CAPELLI!” urlò la dolce fata.

I due si guardarono per qualche secondo, poi Elfman, senza aspettare un cenno di assenso, si caricò la fata in spalla come un sacco di patate e partì di corsa alla ricerca di un posto asciutto per evitare di annegare.

Per la prima volta in assoluto, la ragazza tra le sue braccia, non iniziò a colpirlo con il ventaglio urlandogli di metterla a terra e divincolandosi, ma rimase zitta e concentrata nel tentativo di salvare i suoi capelli fatati, la cosa che riteneva più importante in quel momento.

“SONO UN UOMO!” urlò Elfman eccitato da quel risultato straordinario che mai avrebbe sperato di ottenere.

“HO CAPITO, MA MUOVITI A TROVARE UN RIPARO!!!” urlò lei allora colpendolo con il ventaglio.

Dopo venti minuti di corsa pazza sotto l’acqua i due avvistarono una grotta e ci si lanciarono dentro.

La fata, una volta a terra, iniziò a strizzarsi i capelli e a controllare le condizioni delle sue ali, mentre Elfman scuoteva la testa come un cane per eliminare l’acqua, con lo splendido risultato di bagnare ancor di più Evergreen.

“ELFMAAAAN! RAZZA DI STUPIDO SMETTILA DI BAGNARMIIII!” urlò lei nell’orecchio del gigantesco ragazzo, che per sfuggire alla sua ira corse a sedersi in un angolo della grotta.

Finalmente Evergreen finì di strizzarsi e andò a sedersi di fianco al suo compagno.

“Comunque,” iniziò a dire, fredda tanto da far deglutire a vuoto il poveretto, volgendo lo sguardo da un'altra parte, “…ti ringrazio per avermi portato in spalla in un posto all’asciutto. Sei un vero uomo.”

Il ragazzo spalancò la bocca per lo shock mentre lei, arrossita, cercava di nascondersi alla sua visuale.

“Sì!” urlò allora Elfman ebbro di gioia saltando in piedi, “SONO UN VERO UOMO!!!!!!”

Sotto lo sguardo esasperato di Ever tirò un pugno, come dimostrazione della sua forza, alla parete della grotta.

BRRRRRRROOOOOOOOOOUUUUUM!

Le pareti della grotta incominciarono a tremare e dopo venti secondi di puro terrore una cascata di rocce chiuse l’uscita della grotta, lasciandoli nel buoi più completo.

“IDIOTAAAAA!!” Ever tirò una ventagliata da record a Elfman, poi fece apparire nelle sue mani un piccolo globo luminescente fatato, che illuminò il viso incavolato nero della fata.

“Comunque è una luce molto bella…” disse Elfman guardando incantato il globo, nella speranza di farsi perdonare.

“Mph!” Ever si voltò da un’altra parte, ma in realtà era arrossita.

 

****

“Eccola Freed!” trillò entusiasta Mirajane.

Freed guardò dubbioso la piccola barca a remi in legno sul bagnasciuga davanti ad un piccolo lago con al centro un isoletta verdeggiante con un altura frastagliata al centro che la percorreva da una estremità all’altra*(N.d.A.: ho messo un’immagine alla fine del cap. andate a vedere così capite :D); da quando quella mattina era apparsa sulla mappa la scritta “Scorciatoia” e il disegno di un cerchio con un punto in mezzo e una barca che Mirajane era su di giri, perché era convinta che fosse un bonus che avrebbe permesso loro di vincere e non aveva voluto senti ragioni quando lui le aveva spiegato che poteva essere una trappola.

“Forza Freed cosa aspettiamo? Andiamo!” disse l’albina esagitata saltando sulla barca.

Il mago sospirò esasperato e la seguì mettendosi ai remi e iniziando a vogare sulle acque cristalline del lago. Già alla quarta vogata il nostro forte e impavido mago scrisse delle rune sui remi in modo che si muovessero da soli.

“Ah, com’è romantico!” sospirò Mirajane con le mani intrecciate al cuore, lanciando un’occhiata tra il seducente e l’innocente, facendo perdere molto sangue a Freed, che divenne dello stesso colore della sua giacca.

“G-g-già…” Nell' imbarazzo del momento Freed aveva perso la sua brillante capacità oratoria: possibile che una semplice (mica tanto) ragazza riuscisse a ridurlo così?!

“Ci fermiamo a fare colazione sull’isola Freed?”

“S-sì…”

“Grazie Freed!” rispose lei battendo le mani alla prospettiva di un pic-nic sulla spiaggia, mentre i remi, guidati dalla magia del ragazzo, portavano la barca a riva.

Una volta scesi la maga cominciò a saltellare in giro, fermandosi ad annusare un fiore, guardando una conchiglia, sospirando su quanto fosse romantico, mentre Freed la seguiva intenerito (e forse un po’ imbarazzato) nel caso fosse davvero una trappola.

Mentre stava guardando il paesaggio, sentì la voce cristallina di Mirajane esclamare: “Ora, vediamo cosa possiamo mangiare per colazione!”.

Il terrore e la disperazione si impossessarono di lui.

“Ti prego, tutto ma non un’altra zuppa di procione, anzi, il procione in generale. Ti prego!” sibilò guardando il cielo in attesa di salvezza.

“Cos’hai detto Freed?” la voce gelida di Satan Soul giunse alle orecchie del ragazzo, i cui capelli verdi si drizzarono sulla testa.

Lentamente si girò a guardare la sua condanna.

“M-Mirajane…i-io…”

I capelli perlati della ragazza le volteggiavano intorno con fare minaccioso.

“Quindi non ti piace la mia zuppa?!” chiese ancora, pronunciando ogni parola come se fosse una lama di ghiaccio.

“N-non v-volevo d-dire…s-solo…f-forse...è…” provò a spiegare Freed indietreggiando.

“MI HAI MENTITO!” strillò lei punta nell’orgoglio: si era così impegnata per cucinargli qualcosa!

“N-no…t-ti assicurò che…e-era s-solo u po’ pesante…” si difese infine il ragazzo.

“PESANTE?” PESANTE?!” Freed si annotò mentalmente, che se mai fosse sopravvissuto non avrebbe mai più dovuto criticare la cucina di Mirajane, anche a costo di morire intossicato.

Satan Soul si chinò a terra e sollevò in aria quello che, a prima vista, sembra un gigantesco masso piatto, come una scaglia, per poi lanciarlo contro Freed.

Il ragazzo lo evitò per un pelo, chinandosi all’ultimo momento, e incominciò a indietreggiare precipitosamente.

“M-Mira…p-per favore c-calmati!” cercò di acquietarla il mago.

Purtroppo, mentre indietreggiava, scivolò su una pozzanghera di fango e schizzo in volto il demone, che lo prese come un affronto personale.

“FREEEEEEEED” il masso che sollevò questa volta da terra aveva dimensioni mostruose e il malcapitato pensò che fosse giunta la sua fine, quando…

BROUUUUUUUUUUUOOOOOOOOOOOOOORRRRRR!!

La terra incominciò a tremare in modo spaventoso e il terreno dov’era Freed si aprì in due lasciandolo cadere su un qualcosa di gelatinoso.

Il ragazzo si guardò intorno spaesato, prima di accorgersi di essere su un occhio gigantesco!!

Il quale, per giunta, sembrava guardare con particolare insistenza Mirajane.

La mente fredda del ragazzo lo portò a capire cosa stava succedendo in pochi secondi e incominciò a elaborare una via di fuga per evitare di fare una brutta fine.

“Mira posalo piano…per favore Mira, posalo…” disse parlando lentamente e facendo movimenti cauti mentre indicava la squama che la ragazza teneva sollevata sopra la testa (e cercando di non cadere di faccia sull’occhio).

La ragazza fece come gli aveva detto e piano piano lo poggiò a terra.

“Freed…?”

“Questa non è un’isola, è un enorme mostro marino. Parecchio incavolato per esser stato vittima di vandalismo.” Spiegò lui alludendo ai suoi gesti, sempre concentrato sulla ricerca di una tattica per andare via di lì senza farsi mangiare.

Mirajane sbarrò gli occhi per l’orrore.

Un’altra scossa: delle parti di isola si incominciarono a muovere e Freed riconobbe in esse le pinne.

Freed si camminò sull’occhio per giungere da lei (trattenendo un conato di vomito), sulle squame ma, prima che potesse pensare a qualcosa, una nuova scossa gli fece capire che il peggio era arrivato

“REGGITI!” urlò aggrappandosi insieme a lei ad un albero lì di fianco.

Dopo meno di due secondi la bestia si immerse nell’acqua gelida del lago, portando con se i due maghi.

Nuotò sott’acqua per un tempo che ai due parve infinito, mentre l’aria diventava un bisogno sempre più impellente, finché non saltò, letteralmente, in alto nel cielo azzurrino.

Freed allora, capendo che era la loro unica occasiona, aprì le ali e afferrò Mira, prendendola in braccio e cercando di volare il più veloce possibile lontano dal mostro, che invece iniziò a inseguirli.

“FREED! CI STA SEGUENDO!” urlò Mira terrorizzata; ovviamente avrebbe potuto trasformarsi, ma una parte egoista di lei la spingeva a rimanere inerme e a comportarsi per la prima volta da fanciulla in pericolo facendosi salvare dal suo amato cavaliere.

Il mago, pensando che la ragazza fosse troppo spaventata per trasformarsi, si girò e di tre quarti e, continuando a volare, cercò di rallentare il mostro con vari incantesimi. Non poteva assolutamente permettere che Mirajane venisse mangiata da un tale mostro.

“DARK ECRITURÈ!”

Dopo dieci minuti di volo finalmente Freed riuscì a lanciarsi nella foresta sull’altra sponda, lontano dal lago e dal mostro, dove mise finalmente a terra Mirajane.

“Freed…” il magò sbiancò pensando che la ragazza avrebbe ripreso a cercare di ucciderlo per la questione della zuppa (o ancora peggio, lo avrebbe obbligato a mangiarne un'altra pentola).

“…Grazie!”  Mirajane saltò al collo del mago e gli stampò un bacio sulla guancia, felice come non mai.

Poi si staccò e si incamminò alla ricerca di un buon posto per accendere un fuoco e asciugarsi, lasciando un Freed imbambolato e col cervello in pappa a cercare di capire cosa fosse successo.

 

                                                                                     ***

“Dai Laxus! Tipregotipregotiprego!” la piccola albina sbatte le ciglia davanti al volto indeciso ed imbarazzato del dio dei fulmini per la terza volta.

“Perderemo un sacco di tempo…” la rimproverò guardandola torvo.

“Giuro che in un'oretta ho finito!” provò ancora lei.

“Tsk!” Laxus si passò una mano tra i capelli esasperato. Quella nanerottola lo stava tirando pazzo: Mirajane, il demone, era niente al confronto; anche se era felice che lei non lo temesse come altri membri della gilda, il fatto che non bastasse dire di “no” una volta per farla desistere, come con i Raijinshuu,  lo metteva in difficoltà.

“Ti prego Laxus!” questa volta intrecciò le mani in gesto di supplica e si fece venire gli occhioni lucidi.

Laxus maledì mentalmente gli occhi azzurri, il genere femminile in generale e le loro stupide manie.

“E va bene! Vai a farti questo stupido bagno! Io ti aspetto qui!”

“Grazie Laxus!” trillò lei, senza più traccia di lacrime negli occhi, correndo verso la polla d’acqua calda naturale che avevano incontrato dieci minuti prima, quando si erano fermati per il pranzo.

La ragazza si era fissata di essere sporca e aveva deciso che a tutti i costi doveva approfittarne per darsi una ripulita, iniziando così a tartassarlo di suppliche per convincerlo a fermarsi un altro po’ mentre lei si dedicava alle sue fisse maniacali femminili.  Non capiva proprio quale problema mentale spingesse una ragazza a lavarsi ogni dieci minuti, un ragazzo ne poteva fare a meno anche per gior…

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH” la voce di Lisanna allarmò Laxus, che si alzò preoccupato e iniziò a correre verso la polla, maledicendo nuovamente l’idiozia femminile.

“LISANNA!” urlò entrando nella radura.

Lo shock lo paralizzò.

In mezzo alla polla su un masso c’era un piccolo gatto bianco tigrato con gli occhi azzurri, che lui riconobbe come Lisanna, che guardava terrorizzato e con i peli ritti sulla schiena l’acqua intorno a lui, dove tanti pesci zannuti lo osservavano affamati.

“Non ci posso credere…” mormorò passandosi una mano sul viso, “...Sono solo dei piranha!”

Il gatto gli soffiò contro minaccioso e alzò gli occhi al cielo.

“Dovrei lasciarti lì per avermi fatto prendere un infarto e per aver insistito a farti un bagno, ma poi il nonnetto e tuo fratello mi darebbero noia per i prossimi sei mesi…”

Un fulmine scese dal cielo seguito da un tuono roboante, per abbattersi sul laghetto.

L’acqua crepitò sinistramente intorno alla gattina, parecchio spaventata.

Dei pesci affumicati salirono a galla, stecchiti.

 “Ecco la cena!” commentò sarcastico Laxus aspettando che il gatto scendesse dalla pietra e tornasse a riva.

“MEOWWWW!” il gatto/Lisanna richiamò la sua attenzione.

“Cosa c’è ora?” chiese Laxus perplesso, mentre pensava che vedere un gatto alzare gli occhi al cielo, come stava appunto facendo lei, fosse inquietante.

La gatta ringhiò contro l’acqua che ancora crepitava e poi gli lanciò un occhiataccia.

Effettivamente, riconobbe Laxus, se fosse entrata in quel momento sarebbe diventata anche lei arrosto di gatto.

“Non puoi trasformarti in un uccello o un'altra cosa che voli?” chiese quindi alla sua miagolante compagna; ma non fece in tempo a finire la frase che delle rafiche fortissime di vento iniziarono a soffiare, così forte che il povero gatto si dovette aggrappare con le unghie al masso per non volare via.

“Dev’esser questo che intendeva Freed con Rune della manipolazione del tempo…” mormorò il biondo capendo che anche l’idea di trasformarla in un volatile sfumava. Per un secondo pensò che se si fosse trasformata in una donna alata forse sarebbe stata abbastanza pesante, ma poi si ricordò che era nuda e di sicuro lei non avrebbe apprezzato questa idea.

“Dannazione!” mormorò infine iniziando a spogliarsi per rimanere solo in boxer: a lui entrare nell’acqua elettrica non faceva problema.

La povera gattina riuscì a diventare di un bordeaux acceso da far invidia: il fisico di Laxus era a dir poco impressionante. Se ci fosse stata lì Mira le avrebbe dato un fazzolettino per pulirsi la bava, probabilmente.

Il problema è che non riusciva a distogliere lo sguardo: si sentiva una depravata! Con un grande sforzo riuscì ad abbassare lo sguardo sulle sue zampe ma dopo pochi secondi cedette alla tentazione e si perse nella contemplazione della sua fissazione in boxer secondo quella che lei chiamava 'depravaggine' e sua sorella 'istinto femminile sviluppato'.

 

Laxus, intanto, ignaro di ciò che il suo necessario spogliarello aveva scatenato nella ragazza, incominciò ad entrare in acqua e ad andare incontro alla gattina; quando finalmente arrivò di fronte al masso, l’acqua gli arrivava al naso. Il più delicatamente che poteva afferrò Lisanna e la sollevo sopra la testa, per evitare che si fulminasse.

Lisanna tremava tanto era il terrore di cadere in acqua e Laxus, mentre cercava di tornare a riva, sentì uno strano calore alla bocca dello stomaco.

"E' la prima volta che mi trovo a  dover salvare un gatto." pensò sentendo la palla di pelo tra le sue mani avvinghiarsi alle sue braccia "Nemmeno quando ero in gilda da piccolo ho mai fatto incarichi troppo ordinari o di gavetta..."

Finalmente riuscì a uscire da quel maledetto laghetto e a poggiare la gatta in terra; dopo essersi tolto più acqua di dosso si rivestì.

“Allora?” chiese guardando l’animale.

Lei alzò un sopracciglio e si sedette sui suoi vestiti.

“Ah, già” questa volta fu il turno di Laxus per arrossire.

“Io torno dov’eravamo prima e accendo il fuoco, tu vestiti e poi vieni subito da me!” le intimò preoccupato che riuscisse a cacciarsi in un altro guaio ce avesse distolto lo sguardo da lei.

Detto questo si allontanò per accendere un fuoco al riparo di un grosso pino che li riscaldasse nonostante il vento furibondo.

Dopo pochi attimi sentì dei passi dietro di sé e Lisanna, stavolta in versione umana, lo raggiunse e si sedette accanto a lui, tendendo in silenzio le mani alle fiamme danzanti del fuoco.

"Grazie Laxus..."

"Mph!"

"D-Di niente." rispose infine a parole dopo l'occhiataccia della ragazza, che il giorno precedente gli aveva intimato dinon rispondere più a mugugni o monosillabi.

“È sicuro metterci sotto un pino durante un temporale? Potrebbe attirare i fulmini.”

Laxus alzò un sopracciglio, scettico.

“Credi mi chiamino Dio dei Fulmini solo perché ho una cicatrice con quella forma?!” disse sarcastico.

Lei mise il broncio.

“Io chiedevo! Solo per sicurezza!”

Laxus ridacchiò scuotendo la testa.

“Hai freddo?” chiese dopo aver scrutato il corpo di lei scosso dai brividi: era evidente che uscire dall’acqua per esporsi al vento gelido non le stava giovando.

“No, no sto bene! Non ti preocc…” ancora prima che potesse finire la frase lui le aveva già messo il suo giubbetto sulle spalle.

“Laxus Dreher dovresti ascoltare una ragazza quando ti parla!” nonostante il rimprovero, però, si strinse nella giacca, scoprendo così che aveva anche un buon odore.

“Ci manca solo che ti viene la febbre! Quindi vedi di tenertelo addosso o te lo metterò con la forza!” la minacciò lui con il dito, facendola scoppiare a ridere.

“Ha cominciato anche a piovere…sarà meglio aspettare qui finché il tempo non torna tranquillo…” disse Laxus scrutando il cielo.

Ma poi si accorse che stava parlando da solo, perché la ragazza si era già addormentata contro la sua spalla con un sorriso accennato sulle labbra.

 

 

Fairy Chat

 

Cana: Sakè…sakè…il mio amato sakè…*Piange sulla tomba del sakè in ghiaccio fatta da Leon sotto tortura*

Leon: Maledetta…cartomante bevitrice…pazza…di sakè… *Cerca di slegarsi dal masso a cui Cana lo ha incatenato per farsi fare la tomba*

Erza: GerardGerardGerardGerardGerardGerardGerardGerard…* si attacca come un koala sulla sua schiena avvinghiandosi al collo del povero mago terrorizzata per colpa della claustrofobia*

Gerard: E-Erza…n-non…r-respiro…*muore soffocato tra indicibile sofferenze, MA tra le braccia della sua bella*

Wendy: Romeo…ci troverà mai qualcuno?

Romeo: Certo, certo, certo, certo…*cerca di autoconvincersi con scarsi risultati*

Elfman: Che bello!! *non sapendo cosa fare giochicchia con il globo fatato come un gatto col gomitolo*

Evergreen: smettila di giocare con le mie magieeee!!! *lo sventaglia a morte*

Freed: blblblblllllblblbblblbllb *non riesce ancora a connettere bene*

Mirajane: FREEEEEED VIENI A MANGIARE LA ZUPPA!!! *lo carica brandendo un mestolo*

Freed: NOOOOOOOO! *si alza e scappa a gambe levate*

Autrice: Ah, l’istinto di sopravvivenza: che cosa utile!

Freed: *fulmina l’Autrice e gli cerca di lanciare addosso la zuppa che Mira lancia addosso a lui; purtroppo ha una bella mira D: *

Lisanna: meow…*sogna beatamente abbracciata a Laxus, probabilmente non si è ancora ripresa dalla trasformazione*

Laxus: *vede l’Autrice che si incammina verso di loro con un sorriso a trentadue denti* Se la svegli ti faccio arrosto*

Autrice: *scappa a gambe levate dalla versione bionda di Harry Potter e finisce tra Leon e Cana*

Autrice: *Viene congelata per sbaglio da Leon…sigh…*

Autrice: *viene anche fulminata da Luxus (sigh) che non ha gradito il paragone con Potter: probabilmente è un Serpeverde*

 

 

Se volete capire meglio, la scena da cui ho preso ispirazione, andate a vedere: http://www.youtube.com/watch?v=1KCX0pFPRwk a 0:53

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Capitolo 8
*** Terzo giorno: Alleanza pt. 1 (Un abbraccio che sa di te) ***


terzo giorno alleanza nvu pt 1

YOOOOOOO MINNAAAAAAAAA!

*si guarda intorno e si accorge che non c’è più nessuno*

Ok, lo so, mi detestate tutti per il ritardo colossale; vi capisco, mi detesto anche io. A mia discolpa via assicuro che ho delle ottime ragioni (per cui: Tallahassee abbassa quel barattolo di pesto, da brava; taichi90 ti prego abbassa quella spara pomodori e anche tutti gli altri gettino a terra; forconi, sassi, padelle e altri oggetti contundenti.) :

-doppie interrogazione di greco-latino-inglese-storia

-verifiche di latino-greco (ma perché ho scelto il classico?!) -inglese

-le ripetizioni di latino (sono io a darle)

-la morte di mia zia

-sta nascendo la mia sorellina Anna e mia madre si è trasformata in una tonda e pigra schiavista

Come vedete sono ottime ragione, per cui stavolta imploro il vostro perdono e le vostre recensioni, sempre bellissime.

Mi sono impegnata tantissimo per questo capitolo e, se la prima parte non mi convince, invece adoro la seconda; spero non mi considererete troppo melense, ma secondo me ci voleva un momento di tenerezza XD

Ringrazio inoltre la mia Beta ShiningCrow, che ha accettato di revisionare questo capitolo, e vi invito ad andare a leggere la ff su HP che sta per pubblicare.

Avviso che il secondo aggiornamento avverrà durante le vacanze di Pasqua :D

Grazie e scusa ancora a tutti.

Buona lettura!

 

Terzo giorno: Alleanze pt.1 (Un abbraccio che sa di te)

 

 

 

Un calore dolce ed intenso mi circondava, mentre sulle mie labbra si disegnava inconsciamente un dolce sorriso; se non fosse stato per quelle improvvise ventate di aria gelida che mi frustavano violente, avrei continuato a dormire per sempre. Per sempre tra le braccia di Natsu. Un sogno che si avverava.

 

 

EEEEEEEEEHHHHH?!?!?!?!?!

 

Di colpo tutto il sonno che prima mi teneva imprigionata tra le sue grinfie mi lasciò libera e io potei spalancare gli occhi. Il volto di Natsu in controluce, inconfondibile, era concentrato mentre guardava davanti a sé. Per un millesimo di secondo mi persi a guardarlo con gli occhi sgranati e la bocca semichiusa, poi abbassai in fretta lo sguardo prima che mi vedesse. Cosa dovevo fare?! Calciarlo via come al solito?! Oppure sorridere semplicemente e liberarmi dalle sue braccia?! Ma così si sarebbe capito che mi piaceva! Non che mi piacesse! Solo che…sì…ecco…Comunque non potevo nemmeno picchiarlo! La sera prima ero stata io a dirgli che mi poteva riscaldare con il suo corpo mentre dormivo, sarebbe stato un controsenso!

“E ora cosa faccio?!” pensai affranta; dire che ero: confusa, imbarazzata, impacciata, imbranata, scioccata, perplessa, irritata, arrabbiata, intenerita e innamorata, era un eufemismo.

“Lucy? Si può sapere cosa stai facendo?”

Eh?!

Persa nel mio monologo interiore non mi ero nemmeno accorta che Natsu mi stava scrutando da un pezzo.

“Sono quasi cinque minuti che sei sveglia e non hai ancora detto una parola! E poi lo sai che sei tutta rossa?”

“Ah…eh…io…c-ciao N-Natsu…” la mia risposta brillante gli suscitò un sorriso da Nobel; stavo per sorridergli a mia volta (come avrei potuto resistere?) ma improvvisamente un’altra ventata gelida mi sferzò il viso. Una ventata gelida? E perché non sentivo niente sotto la mia schiena? Perché Natsu aveva il respiro accelerato? E perché le sue braccia mi stringevano così forte? Perché il sole si spostava?

 

“NATSUUUUUUUUUUUUUU!!!” il mio urlo probabilmente forò il sensibile timpano del Dragon Slayer.

“Cosa stai facendo?!” ero sull’orlo dell’isteria. Possibile che quel ragazzo avesse una coscia di pollo al posto del cervello?!

“Come cosa sto facendo, Lu?! TI porto giù dall’albero, no?! Avrai fame, è meglio se cerchiamo la colazione! È da ieri sera che non mangio: non ce la faccio più!”

Se non fosse stato che mi trovavo a metà di un albero di una quarantina di metri, in braccio a Natsu che saltava da un ramo all’altro come un animale per scendere perché aveva fame, con l’alta possibilità di morire spiaccicata al suolo, lo avrei picchiato a sangue.

Contro ogni aspettativa del mio compagno, che dal suo sguardo si capiva benissimo come si aspettasse di morire tra atroci sofferenze, incrociai le braccia al petto e guardai fissa davanti a me, gelida, aspettando di morire tragicamente. Se invece fossi sopravvissuta, quello a morire tragicamente sarebbe stato un altro…

Dopo dieci minuti di puro terrore, dal mio punto di vista, Natsu saltò dal ramo più basso a terra, accucciandosi a terra per assorbire l’impatto; prima che potessi fare qualunque cosa, lui si tirò in piedi, mi mise giù con delicatezza per poi balzare cinque metri più in là, preoccupato. Evidentemente il suo istinto animale lo stava mettono in guardia dalla minaccia attuale. Io.

“L-Lucy…p-potresti non fare q-quella espressione? M-mi inquieti un po’…” balbettò incominciando a indietreggiare.

Sentii le mie labbra stirarsi in un sorriso malvagio, nei miei occhi scintillò la luce della vendetta.

“Natsu?” chiesi sorridendo innocente mentre gli facevo segno di avvicinarsi; lui si rilassò un poco venendo verso di me. Il suo sorriso non lo avrebbe salvato, questa volta, dalla punizione divina.

“Quali sono i tuoi ultimi desideri?” chiesi mentre il sorriso diventava nuovamente il ghigno.

La trappola era scattata.

“Apriti! Portale del Toro d’oro! Taurus!”

 

“Muhuuuuuu! Lucy’s nice body! Nice body!”

“Taurus, per favore, prestami la tua ascia” dissi allo Spirito Stellare pervertito (possibile che non ne avessi neanche uno normale?!) tendendo una mano mentre Natsu cercava di scappare terrorizzato.

“Tutto per il tuo nice body!” io agguantai la sua gigantesca ascia bipenne e mi girai con sguardo allucinato.

“Ora, Natsu, tocca a te!”

“L-Lucy t-ti prego calmati…t-ti giuro che non…”

“Che non cosa Natsu?! Che non mi avresti lasciato cadere?! Che non ti saresti fatto del male?! Che non ci saremmo sfrittellati?! Che non saremmo caduti andandoci ad infilzare su un ramo appuntito?! Certo, ma avremmo potuto! Stupido!” urlai irata mentre lo inseguivo, per poi lanciare con precisione l’ascia, mandandola a conficcarsi nel tronco a cui il Dragon Slayer si era appoggiato durante la sua ritirata strategica e la mia avanzata demoniaca, sfiorandogli l’orecchio.

Vidi Natsu deglutire sonoramente mentre alzava le mani in segno di resa.

Io gli presi i polsi e lo intrappolai tra l’albero e il mio corpo. Questa volta mi avrebbe ascoltato: non lo avrei lasciato scappare!

Intanto l’ascia svanì insieme a Taurus, che aveva saggiamente deciso di fuggire dalla mia ira funesta.

“Quante volte ti ho detto di non fare cosa stupide e di pensare prima di agire?! Possibile che solo perché hai fame ti dimentichi di tutto il resto!? Avremmo potuto farci davvero male, o anche morire! Avresti dovuto aspettare che anche io mi svegliassi così che avremmo pensato un piano per scendere insieme! Senza farci male!” possibile che non capisse quanto avevamo rischiato?! Pensavo che saremmo morti!

“Lucy, mi puoi lasciar...” io lo fulminai.

Natsu sospirò, poi si liberò delicatamente dalla mia presa e mi spinse a sedere, per poi accucciarsi davanti a me.

“Mi dispiace averti fatto preoccupare Lu, ma quando ho visto che avevi paura di scendere ho pensato che fosse meglio se ti avessi trasportato giù senza che tu te ne accorgessi; dormivi così profondamente che sarebbe stato un peccato svegliarti!” io lo stavo ancora guardando scioccata, quando lui iniziò a parlare facendo un’espressione di serio dispiacere, scompigliandosi i capelli.

“Ah…eh…s-scusa Natsu…i-io n-non lo sapevo…n-non volevo aggredirti… però è stato avventato…mi sono spaventata…non volevo lanciare l’ascia…” Fantastico: ora mi sentivo perfino in colpa come se avessi commesso il peggiore dei crimini! Cosa mi stava succedendo? Forse stavo ancora sognando!

“Lu? Va tutto bene?” Natsu ora mi guardava confuso mentre io mi prendevo a pizzicotti. Qualcosa mi disse che era la realtà.

“N-Niente Natsu, va tutto bene!” arrossendo, cercai di distrarlo dalla mia pazzia.

Lui sembrò pensarci un attimo, guardandomi concentrato.

“Oh, ok! Andiamo!” disse infine sorridendo smagliante mentre, dopo essersi alzato, mi tendeva una mano.

Io la presi, sorridendo a mia volta.

Lui mi osservò un attimo e poi scoppiò a ridere.

“Cosa c’è Natsu?” chiese incuriosita.

“Meglio che andiamo a cercare la colazione Lu, prima che qualcuno senta il tuo stomaco brontolare e decida di attaccarci.”

Io divenni rossa come un pomodoro.

“Io non ho fam…!”

BUORGHHL!

Lui scoppiò a ridere ancora più sonoramente.

“Dannato udito Dragon Slayer!” pensai stizzita, ma in realtà stavo incominciando a ridere anche io, contagiata dal suo buonumore.

“Effettivamente è meglio se andiamo a cercare qualcosa!” conclusi iniziando a camminare al suo fianco, mentre lui canticchiava qualcosa. (N.d.A.: canticchia la sigla di FT)

“AYE, sir!”

Le nostre risate riecheggiarono nella foresta.

 

 

                                                                                    *****

 

 

La maga si guardò intorno circospetta, analizzando ogni singolo dettaglio: “quella pietra era abbastanza appuntita? O forse era meglio quel rametto affilato? Dannazione! Non c’era neanche un maledettissimo pezzo di vetro?!”

Levy si vergognò subito della sua poca finezza, ma dopotutto la faccenda la stava letteralmente esasperando. Solo un giorno in mezzo in quella situazione e già non ce la faceva più: era certa che sarebbe impazzita. O per la vergogna o per la rabbia.

Mentre ancora ribolliva di sdegno la sua attenzione fu catalizzata da una pietra, poco lontano da lei, piatta e affilata.

Era perfetta.

Lentamente e con circospezione si spostò di qualche passo verso il suo obbiettivo.

Altri tre passi.

Si guardò intorno allarmata.

Si chinò leggermente.

Strinse le dita attorno alla pietra.

Alcune gocce di sangue bagnarono il terreno.

Un sorriso di gioia selvaggia la illuminò.

Un mano gigantesca le calò sulla schiena, afferrandole il bordo del vestito.

“Cosa stai facendo adesso gamberetto?” il Dragon Slayer del ferro portò Levy all’altezza del suo viso, lanciandogli occhiatacce di rimprovero.

“Non sono affari tuoi Gajil!” ribatté lei arrossendo e cercando di nascondere il suo tesoro dietro la schiena.

Lui la mise a terra, scettico, per poi afferrale il polso destro e obbligarla a mostrarle cosa teneva in mano.

“Tsk! Certo che sei proprio una scocciatura, nanerottola!” si lamentò lanciando lontano la pietra.

“IO UNA SCOCCIATURA?! Non è certo colpa mia se mi trovo in questa situazione! Stupido Gajil!” urlò furibonda di rimando mentre lui le fasciava la mano ferita, dopo essersi accucciato a terra per poterla guardare negli occhi.

“Ghi ghi! È la tua punizione per esserti comportata da idiota.” Ghignò lui; finito il compito di crocerossina si rialzò e incominciò a camminare nuovamente, trascinandosela dietro.

“È imbarazzante!” sbottò lei zampettandogli dietro.

“Ghi ghi!” sghignazzò ancora il ragazzo coi piercing.

“E smettila di ridere! Ti sembra normale mettere al guinzaglio una ragazza!?” urlò ancora più arrabbiata indicando la grossa liana che aveva legata in vita, con un nodo così stretto e grande che non sarebbe mai riuscita scioglierlo.

“Così sono sicuro che non scapperai più.” rispose lui alzando le spalle, “La mia prima idea era quella di farti mangiare tutte le pigne che mi avevi tirato in testa, ma poi ho pensato che sarebbe stato troppo violento per un gamberetto come te.”

Un brivido attraverso la schiena di Levy, ma ciò non bastò a zittirla.

“Effettivamente questa idea è molto meno pericolosa: ha semplicemente rischiato di strozzarmi!” disse lei ironica incrociando le braccia e mettendo il broncio.

Gajil arrossì imbarazzato.

“È stato un errore! Non avevo pensato che legando la liana intorno al collo avrei potuto farti male!” si difese lui mentre un gocciolone compariva sulla fronte della compagna.

Levy sospirò: era proprio impossibile ragionare con lui.

Anche se non voleva ammetterlo, Levy si sentiva sollevata e felice di essere al suo fianco; fino a che non le aveva messo il “guinzaglio” aveva temuto che avesse deciso di cambiare partner o rinunciare o ancora ucciderla. Invece si era ritrovata a continuare la Gara con lui, mentre il suo cuore faceva i salti di gioia. L’unica cosa che non capiva era perché non si fidasse di lei: gli aveva già promesso e ripromesso che non sarebbe più scappata, ma lui la continuava a tenere legata.

Decise di fare un ultimo tentativo.

“Gajil, ti ho già promesso che non scapperò di nuovo; non puoi lasciarmi andare?” chiese guardando l’altro capo della lunga liana, legata al suo polso.

“No” disse duro.

Levy chinò il capo triste.

“Serve anche a impedire che qualche nemico o avversario ti rapisca.”

Levy alzò la testa di scatto per guardarlo, ma lui, imbarazzato, fissava dritto la strada innanzi a se.

LA maga dei capelli blu sorrise e saltellò al suo fianco.

“Gajil, hai qualcosa da leggere?”

“Non possiamo portare niente con noi e poi ti sembra che io porterei mai un libro con me?!”

“Sono tre giorni che non leggo niente.”

“L’astinenza ti fa un brutto effetto.”

“In che senso?”

“Per chiedermi se ho portato dei libri con me, devi aver subito per forza un brutto trauma o avere come minimo un qualche problema cerebrale.”

La risata di Levy risuonò leggera nella foresta, sotto lo sguardo compiaciuto del Dragon Slayer.

 

                                                                                        ****

Gray e Lluvia camminavano fianco a fianco, in silenzio.

Il mago di ghiaccio le lanciò l’ennesima occhiata di sottecchi.

Strinse le nocche fino a farle sbiancare.

Si parò di fronte alla ragazza di colpo.

Inspirò profondamente.

Arrossì.

“Lluvia, mi dispiace!” urlò guardandosi i piedi.

La ragazza divenne bordeaux in un istante, mentre cominciava ad agitare le mani davanti al viso e a scuotere la testa.

“Gray-sama per favore! Ne abbiamo già parlato! Gray-sama non deve sentirsi in colpa per Lluvia! Lluvia sta bene! Non le è successo niente! Anzi, Lluvia ringrazia Gray-sama per la sua gentilezza!”

Gray si passò una mano sul viso: era la quarta volta che ripetevano la stessa identica scena! Ogni volta che provava a scusarsi per la sera prima, la ragazza cercava di impedirglielo e lo ringraziava, facendolo sentire ancora più in colpa. Un circolo senza fine.

“Gray-sama?” la maga si era avvicinata al compagno e lo scrutava, preoccupata ma sorridente.

“Gray-sama deve ascoltare Lluvia: non c’è bisogno che Gray-sama si senta in colpa o che si scusi, se ieri sera non avesse congelato Lluvia e non l’avesse portata giù dall’albero così, non sarebbe mai riuscita a staccarsi. Quindi, grazie!”

Gray davanti a quel sorriso non poté far altro che arrossire, mentre si passava una mano tra i capelli. La sera prima, essendo che Lluvia si rifiutava di staccarsi dall’albero, si era visto costretto a congelarla, scrostarla con la forza, caricarla sul suo aeroplanino di carta in ghiaccio e portarla a terra, per poi scongelarla al calore del fuoco. Era praticamente un miracolo che non si fosse ammalata.

“Non avrei dovuto comunque congelarti e ancor prima obbligarti a salire. Sono io che devo scusarmi, tu non devi ringraziarmi, Lluvia…”

A questo punto, per la prima volta da quando lui la conosceva, Lluvia alzò gli occhi al cielo.

“E se lasciassimo perdere, Gray-sama?” disse ripetendo esattamente le stesse parole che le aveva detto lui due sere prime, “Gray-sama si è scusato abbastanza e Lluvia lo ha ringraziato, quindi è tutto a posto, no?” concluse esasperata.

Quando finalmente si accorse di quello che aveva detto e di come la guardava il mago del ghiaccio, il viso le andò in fiamme; stava già per scusarsi, quando Gray sorrise.

“Hai ragione Lluvia, lasciamo perdere.” Concordò con suo sommo stupore, per poi girarsi e incominciare a camminare, incitandola a seguirlo.

“Che Erza avesse ragione?!” si chiese la donna della pioggia ricordandosi di quando l’amica le avesse spiegato che per quanto amasse Gray-sama, non poteva sempre essere dolce e accondiscendente, anzi prima o poi avrebbe dovuto dargli una svegliata.

“Ci sei Lluvia? Dobbiamo muoverci: non voglio assolutamente che vinca Natsu!”

“Sì” esclamo sorridendo e inseguendolo mentre pensava a come sarebbe stato il loro matrimonio.

Se solo si fosse concentrata un po’ di più sul presente, forse avrebbe potuto fermare prima che fosse troppo tardi il supremo orrore che si stava compiendo.

“Gray-sama?” chiese dopo qualche minuto con voce tremula, la povera ragazza.

Lui si girò tranquillo e vide la maga rossa come un pomodoro che si copriva gli occhi con una mano.

“Cosa c’è Lluvia?”

Lei lo indicò tremante.

“I-i v-vestiti…”

Lui guardò in basso e vide ciò che mai avrebbe dovuto vedere.

“I VESTITI!!” urlò correndo a ritroso nella speranza di ritrovarli, abbandonando la maga sotto shock al suo destino.

Gray era nel panico.

Come avrebbe fatto senza i suoi boxer portafortuna?!

 

 

 

                                                                                              ****

 

 

 

“Natsu, dovremmo iniziare a cercare un posto dove fermarci per la notte” mi lamentai per la terza volta; avevo i piedi doloranti e volevo assolutamente trovare un posto dove dormire prima che diventasse completamente buio.

“Lucy, sei proprio debol…” la faccia di Natsu andò a schiantarsi contro il tronco viola dell’albero di fronte a lui.

“FER.MIA.MO.CI.”

“O-ok…”

 Natsu annusò l’aria per cercare qualche caverna, dall’odore umido e stantio, oppure una radura con qualche albero da frutto per cena.

“Trovati Lucy! Per di qua!” disse entusiasta prendendomi per il polso e trascinandomi i avanti. Visto il sorriso ebete e gli occhi scintillanti stava sicuramente parlando di cibo.

“Ehi Natsu! Fai pian…” improvvisamente andai a sbattere contro la schiena del mio compagno, che si era fermato senza avvisare.

Io lo guardai interrogativa.

“C’è qualcuno.”

Le sue mani presero fuoco.

Io mi misi al suo fianco, estraendo la chiave di Cancer.

 

 

                                                                                           ****

 

 

Se non fosse stato che era troppo orgogliosa e timida per farlo, Levy avrebbe chiesto, anzi supplicato, Gajil di portarla in braccio: non si erano fermati un attimo per tutta la giornata, avevano perfino mangiato camminando! Non ce la faceva più! Inoltre il giorno prima non aveva praticamente dormito e ora le palpebre lottavano contro il suo volere per abbassarsi.

Ma dopotutto…che male c’era…se chiudeva un attimo gli occhi….

“GAMBERETTO!”

Nell’esatto momento in cui aprì gli occhi, si spiattellò di faccia sul terreno. La mano di Gajil l’afferrò per il colletto, portandosela davanti al viso.

“Gamberetto, lo sai che stavi camminando con gli occhi chiusi?!”

Levy arrossì di botto.

“N-no t-ti devi essere sbagliato…”

Lui alzò gli occhi al cielo e se la mise in spalla.

“Se eri stanca bastava dirlo! Ora cerchiamo un buon posto dove fermarci.” La sgridò riprendendo a camminare con la ragazza che per la prima volta non si dimenava.

“Grazie Gajil” disse lei sincera con un sorrisino sulle labbra.

“Tsk! Sei proprio st…!” Gajil si bloccò di colpo.

Mise a terra la ragazza.

“Gajil cosa…?”

“C’è qualcuno. Aspetta qui.”

“Posso combattere!”

“Certo!”, disse lui alzando gli occhi al cielo, “sconfiggerai il nemico a ronfate! Non metto in dubbio il tuo ‘valore’ gamberetto, ma questa volta è meglio se rimane dietro.”

Levy si vide costretta a capitolare.

Meditando vendetta.

 

                                                                    *****

 

 

“Gray-sama?”

Gray si voltò e, istantaneamente, divenne rosso: il pensiero della figuraccia che aveva fatto in mattinata lo perseguitava.

Mentre lei lo guardava curiosa, lui riprese il suo self-control di ghiaccio e si impose la sua solita maschera.

“Cosa c’è Lluvia?”

“Lluvia voleva chiedere a Gray-sama se era stanco e se si voleva fermare.”

“Io non…” Gray si fermò a metà della frase: nonostante Lluvia gli avesse fatto quella domanda, era lei quella che sembrava non reggersi in piedi dalla stanchezza. Ma perché allora non aveva semplicemente detto di volersi fermare?! Poi ricordò come tutte le volte Lluvia si impegnava a dare il massimo, nascondendo le sue paure o debolezze quando glielo chiedeva, lottando contro di esse e comportandosi da vera maga di Fairy Tail. Un sorriso di tenerezza comparve sul suo volto.

“A dire il vero sarei un po’ stanco, Lluvia, se non è un problema vorrei fermarmi”

Alla maga sfavillarono gli occhi per la gioia.

“A Lluvia va benissimo, Gray-sama!”

A vedere come lo guardava sembrava che le avesse detto chissà che cosa.

“Questa ragazza è proprio strana!” pensò scoppiando a ridere.

“Gray-sama, cosa c’è?”

Il ragazzo stava per risponderle quando si paralizzò.

Istintivamente si mise fra Lluvia e lo spazio di foresta davanti a lui.

Una brina azzurra incominciò ad avvolgerlo.

“C’è qualcuno.”

 

 

                                                                                            ****

 

 

Nella piccola e accogliente radura circolare, illuminata dalla luce rossastra del tramonto, aleggiava in un silenzio irreale.

Le foglie frusciavano senza rumore sotto le gentili parole del vento.

Nessun animale cercava di attirare l’attenzione o semplicemente di esprimersi.

Uno scoiattolo cercava tranquillo delle noci.

Dei pettirossi si lisciavano le piume.

Una piccolo coniglietto bianco e morbidoso saltellava nel prato.

 

 

….

 


“KARYOUUUUUU NOOOOO…!”

“TETSURYUUUUU NOOOO…!”

“ICE MAKE…!”

 

Tre ragazzi saltarono all’improvviso nella radura urlando come assatanati.

Lo scoiattolo ingoiò la ghianda per lo spavento.

I pettirossi caddero dal nido.

Il coniglio morì d’infarto.

I tre si guardarono in faccia.

Si resero conto di chi stavano fronteggiando.

Il silenzio calò tra loro.

 

 


“KARYOUUUUUU NOOOOO…!”

“TETSURYUUUUU NOOOO…!”

“ICE MAKE…!”

 

“RAGAZZEEEEEEEEE!”

 Tre ragazze superarono di corsa i compagni dietro cui erano nascoste e si lanciarono l’una addosso all’altra in un abbraccio mozza-fiato al centro della radura, sotto gli sguardi scioccati dei tre maghi di Fairy Tail.

“Quanto mi siete mancate, Lucy, Lluvia!”

“Oh Levy non sai quanto sono contenta di vederti! Anche tu Lluvia!”

“Lluvia è felicissima di vedervi! Ha un sacco di cosa da raccontare!”

“Anche io!”

“Io pure!”

“Lucy! Non fraternizzare col nemico!”

“Gamberetto torna subito indietro dove ti avevo lasciata!”

“Lluvia non abbracciare l’avversario!”

“SILENZIO!”

“S-sì…” fecero i tre guardandosi sconsolati.

Sotto gli occhi esasperati e confusi (nonché terrorizzati) dei tre maghi, le ragazze sedevano in cerchio parlando e scherzando.

“Comunque non crederete mai a cosa mi è successo in questi in giorni!”

“Lluvia dubita che la possiate battere in fatto di figuracce o simili.”

“Se non avete notato io sono al guinzaglio.”Osservò con voce atona la Scripter.

“Gajil sta diventando troppo possessivo, Levy” la Scripter divenne rossa come un pomodoro e stava già iniziando a raccontare degli ultimi giorni, quando Lucy, che intanto le stava ridonando la libertà, l’interruppe con una domanda cruciale.

“Ragazze, qual è il vostro obbiettivo? Cosa dovete cercare?”

“Io e Gajil stiamo cercando Il paradiso onirico del Sakè!”

“Anche Lluvia e Gray-sama!” disse Lluvia guardando Levy stupita.

“Anche noi!” confermò Lucy con gioia per poi lanciarsi sopra le altre due in un abbraccio stritolatore.

“Lo sapete cosa significa?” disse incrociando le mani con gli occhi che le scintillavano.

“Che potremmo non continuare più il viaggio da sole?” chiese timida Lluvia.

“Significa niente più figure imbarazzanti coi ragazzi?”

“Significa ALLEANZA!” riassunse Lucy con la voglia di saltellare. Certo, viaggiare da sola con Natsu le regalava quella segreta speranza che lui si dichiarasse e quella speciale intimità e complicità che le sembrava si creasse tra loro, ma la possibilità di parlare e far chiarezza con Levy e Lluvia della sua confusione, delle sue paure, delle sue intuizioni, era qualcosa di irrinunciabile. Gli stessi pensieri erano condivisi dalle altre due.

L’unica che all’inizio non aveva provato tutto questo entusiasmo era stata Lluvia, sia al pensiero di non compiere più il viaggio da sola con il suo Gray-sama sia nel terrore che le sue amiche fossero le sue rivali d’amore, ma dopo aver ripensato all’accaduto della mattinata e aver visto come le sue compagne guardavano i due maghi che le accompagnavano, si era lasciata prendere dall’entusiasmo generale.

“È un idea geniale Lucy!”

“Anche Lluvia vuole partecipare!

“Sarà divertentissimo! Ora non ci resta che far firmare l’alleanza a…”

 

 

 

 

“KARYOUUUUUU NOOOOO TEKKEN!”

“TETSURYUUUUU NOOOO TEKKEN!”

“ICE MAKE LANCE!”

 

Le tre rimasero pietrificate nel vedere i loro compagni, altamente entusiasti dell’incontro, che mostravano la loro gioia con incantesimi mortali ed esprimevano i loro affetto l’uno per l’altro con vocaboli degni di censura.

Un’improvvisa fiammata nerastra avvolse le delicate fanciulle.

“Oh no! Questa volta Natsu non rovinerà tutto…!” mormorò Lucy come spiritata.

“Non ho la minima intenzione di stare un altro giorno al guinzaglio di quello stupido!”

“Lluvia non vuole che Gray-sama si faccia male, deve assolutamente fargli firmare l’alleanza! Abbiamo anche bisogno della mappa!”

I tre demoni si lanciarono uno sguardo d’intesa, ghignando.

“Io mi occupo di Gajil…” si prenotò Lucy estraendo una chiave dorata.

“Lluvia prende Natsu!”

“Io Gray!”

 

Se i ragazzi avessero avuto un minimo di intelligenza o senso dell’autoconservazione, si sarebbero accorti dell’aura nera che avvolgeva le tre piccole demoniache ragazze che venivano loro incontro e si sarebbero coalizzati per riuscire a scappare a gambe levate; ma come al solito se ne accorsero quando ormai era troppo tardi.

Uno strano gelo scese sulla radura, quando i maghi si immobilizzarono e si voltarono lentamente a scrutare le loro compagne. Un brivido di terrore strisciò lungo le loro schiene.

“L-Lucy…t-ti senti b-bene?” chiese esitante Natsu mentre indietreggiava, tentando di rabbonirla con il suo sorriso speciale.

“L-Lluvia…c-c ’è q-qualcosa che non va…?” Gray scoprì, con suo grande scorno, che il suo sguardo ammaliatore non faceva effetto su Lluvia-zombie.

“G-Gamberetto q-qualsiasi opera malvagia tu stia pensando di compiere, non farla …!” il povero Gajil indietreggiava velocemente, soprattutto dopo essersi accorto che la liana che teneva legata a sé la psicotica che si stava avvicinando, era stata recisa dalla coniglietta.

Un ghigno terrificante si allargò sui loro volti.

 

“APRITI PORTALE DELL’ARIETE! ARIES!”

“SOLID SCRIPT! MURBLE!” 

“WATER LOCK!”

 

Dopo dieci secondi di lotta accanita, i ragazzi erano in “onorevole” svantaggio: Natsu galleggiava prigioniero in una bolla d’acqua gigante, Gajil si trovava bloccato in una morbida ed enorme nuvola di lana rosa e Gray si trovava spiaccicato sotto una gigantesca scritta color pesca di marmo.

“ORA VOI STATE ZITTI E ASCOLTATE, CHIARO?!” chiesero le tre streghe maghe unanimemente disponendosi l’una accanto all’altra con le braccia incrociate, “NON CI INTERESSA SE VOI AVETE PROBLEMI DI AUTO CONTROLLO O SE NON VI SOPPORTATE, VOI STIPULERETE L’ALLEANZA E PROSEGUIRETE LA GARA ASSIEME! Altrimenti noi non vi lasciamo andare!”

O per la condizione svantaggiosa e per le fiamme nerastre che avvolgevano le ragazze o perché erano innamorati, i malcapitati si ritrovarono ad acconsentire.

Appena annuirono, le maghe sciolsero i loro incantesimi e, raggianti, saltellarono a fianco del loro compagno per medicare le ferite provocate dallo scontro e per fargli firmare la pergamena.

 

 

*****

 

 

Lucy prese bende, cerotti e la pergamena e mi si sedette davanti. Aveva il suo solito e adorabile broncio, quello per cui le guance le si gonfiavano, che la faceva assomigliare ad una bambina piccola e mi scatenava dentro un’incontenibile voglia di ridere.

Sospirai mentre lei tagliava senza pietà delle bende.

Purtroppo, in realtà, significava che era davvero arrabbiata con me e non mi avrebbe perdonato tanto facilmente. Ovviamente era tutta colpa del ghiacciolo e del bullone ambulante, che avevano attaccato briga; io mi ero solo difeso e se poi avevo cercato anche io di abbatterli era solo perché non avevo intenzione di perdere la Gara e volevo eliminare più avversari possibili. Cosa ne potevo sapere che lei voleva fare un’alleanza con loro?! Comunque non avevo intenzione di lasciare tutta la gloria a quei palloni gonfiati: anche se alleati, io e Lucy avremmo dovuto trovare il sakè per primi, così che il nudista avrebbe dovuto riconoscere il mio nostro valore e lodarci.

Un ghigno involontario di dipinse sul mio volto all’immagine di Gray che si prostrava davanti me; purtroppo sparì non appena vidi l’occhiata assassina che Lucy mi stava rivolgendo.

“Siediti, Natsu!” mi intimò gelida.

Io sospirai di nuovo e mi sedetti a gambe incrociate.

Non appena Lucy mi si avvicinò e potei sentire il suo odore, una fragranza di inchiostro fresco, cioccolato e cannella, sentii un incendio caldissimo accendersi nel mio stomaco e propagarsi in tutto il mio corpo; il suo tocco era delicato, mentre mi metteva con cura i cerotti sopra i vari tagli, e i suoi occhi erano crucciati per la concentrazione; sentii le fiamme divorarmi il volto mentre pensavo a quanto fosse vicina, in particolare le guance. In particolare dove lei mi stava sfiorando.

“Natsu voglio che tu fi…AHI!” di colpo Lucy ritirò la mano e si allontano con uno scatto.

Io le rivolsi uno sguardo interrogativo mentre lei si esaminava le dita. Poi mi scrutò attenta, inclinando leggermente la testa, come un’animale incerto.

 Con cautela si riavvicinò, inginocchiandosi davanti a me in modo che le nostre ginocchia si sfiorassero, mi posò nuovamente una mano sulla guancia e l’accarezzò.

“Strano…” mormorò inclinando la testa, con la voce così bassa che non riuscivo a capire se stesse parlando con me o con se stessa, “Per un attimo mi è sembrato come di essermi scottata…”

Io arrossì di colpo e mi ritrassi senza che se ne accorgesse dal suo tocco: non mi aspettavo che la mia temperatura interna influisse su quella esterna; da ora e in poi sarei dovuto stare attento se non volevo darle fuoco per sbaglio.

“Comunque, Natsu!”, riprese battagliera puntandomi un dito al petto mentre io cercavo di non ridere davanti alla sua espressione improvvisamente feroce, “Devi assolutamente firmare!”

Io sorrisi smagliante.

“Va bene Lu! Ma solo finché non finiamo la prima sfida, ok?” le dissi.

Lei mi guardò per un attimo sorpresa dalla mia resa al suo primo attacco, come una bambina a cui hanno appena fatto un regalo inaspettato; poi mi buttò le braccia al collo, entusiasta.

“Grazie Natsu!” mi disse nell’orecchio stringendomi con forza.

Prima ancora che potessi riavermi dalla sorpresa e ricambiare l’abbraccio (senza abbrustolirla), lei mi aveva già lasciato e fatto firmare il foglio.

Sorridendo la guardai correre incontro a Levy per darle la buona notizia.

 

****

 

La nanerottola armeggiò per tre minuti con la scatoletta in metallo, mentre io la scrutavo torvo, appoggiato all’albero con le braccia conserte. Finalmente riuscì ad aprirla e un sorriso di gioia e soddisfazione le illuminò il volto.

“Vieni Gajil, che ti curo le ferite!” mi chiese tranquilla mentre mi si avvicinava, armata di bende e cerotti.

Io grugnii in risposta, senza muovermi di un solo passo.

“Non ho intenzione di firmare la tua stupida alleanza, gamberetto. È una Gara e l’obbiettivo è sconfiggere gli avversari, quindi non c’è bisogno di allearsi, tanto più se con il nudista e il fiammifero; noi continuiamo da soli, chiaro?!” le intimai minaccioso mentre lei, in punta di piedi davanti a me, cercava di appiccicarmi uno di quei cosi sul taglio che avevo sulla guancia destra. Io voltai la faccia per impedirglielo; non che ce ne fosse bisogno: nemmeno quando si alzava in punta di piedi riusciva a guardarmi negli occhi.

Ghignai senza ritegno quando la vidi saltellare nel tentativo, per poi fermarsi e guardarsi intorno alla ricerca di una soluzione.

“Gajil…” iniziò mentre si arrampicava su un masso a fianco dell’albero, grande il doppio di lei, “noi ci alleeremo con loro! Non accetto obiezioni! Lucy e Lluvia sono due mie grandissime amiche…” continuando a parlare imperterrita, una volta salita sul masso, si tese verso di me con quei maledetti arnesi, ma io mi ritirai, indietreggiando; “…e il loro aiuto ci potrà essere prezioso! Non dico per sempre, solo per questi ultimi due giorni! Poi saremo avversari come prima!”

 

Essendosi tesa troppo, il gamberetto cadde a terra di faccia e dovetti andarla a recuperare; in realtà la sua stupida risposta mi aveva infastidito. Perché ci teneva così tanto a continuare il viaggio con quei pagliacci? Possibile che fosse solo per la coniglietta e Lluvia?! Uno strano bruciore aveva iniziato a torturarmi all’altezza del cuore.

“Cosa c’è gamberetto?! Improvvisamente hai paura di stare da sola con me?!” la voce mi uscì più amara e sarcastica di quanto volessi.

Lei, che stava osservando l’albero a cui mi ero ri-appoggiato, probabilmente pensando di scalarlo per mettermi quei cosi in faccia, prima mi guardò stupita, poi abbassò lo sguardo ferita.

“Gajil…io non ho paura di stare da sola con te! Altrimenti non avrei accettato che tu fossi il mio partner…” parlava così a bassa voce che facevo fatica a sentirla, ma il rossore che si diffuse improvvisamente sulle sue guance lo notai immediatamente; “…solo che mi imbarazza passere la notte da sola con un ragazzo e con Lucy e Lluvia mi sentirei più a mio agio…”

Fantastico! Ora ero arrossito anche io! Dannato gamberetto!

La nanerottola, improvvisamente, alzò la testa verso di me, con gli occhi fermi e decisi; poi mi raggiunse a passo di marcia fino a fermarsi a due spanne dal mio corpo e iniziò a scrutarmi dal basso della sua posizione.

“Io ti ho già perdonato, Gajil, e non ho paura di stare con te, lo ripeto; ma tu quando hai intenzione di perdonarti?” mi sfidò guardandomi dritto negli occhi.

Indietreggiai di un passo per il forza delle sue parole; incredibile come quello sputo di ragazza riuscisse sempre a colpire nel segno, quasi mi leggesse dentro.

Lei tremava leggermente davanti a me, in attesa della mia reazione, ma non abbassava lo sguardo.

Io sospirai e andai ad accucciarmi davanti a lei. Nemmeno io riuscivo più a capire me stesso.

“Muoviti ad appiccicarmi quei cosi! Non devo firmare un’alleanza?!”

I suoi occhi si sgranarono per lo stupore e io arrossii impercettibilmente.

“Grazie Gajil!” urlò sorridendo smagliante, per poi buttarmi le braccia al collo.

Il suo odore mi investì in pieno con la forza di un pungo nello stomaco e senza neanche accorgermene strinsi fra le mie braccia quello scricciolo, con il terrore di farle male e il cervello inceppato.

Troppo presto, la nanerottola si staccò da me, con le guance arrossate, e mi sorrise, mentre incominciava a medicarmi coi suoi dannatissimo cerotti.

In realtà, se quello era il premio per farsi medicare, ero disposto a farmi male più spesso.

 

 

******

 

 

“A Lluvia dispiace moltissimo, Gray-sama…ma Lluvia doveva farlo!”

Sospirai scompigliandomi i capelli.

Possibile che in tutte le nostre conversazioni, uno dei due si dovesse scusare?! Proprio non capivo cosa spingesse quella ragazza a scusarsi con me continuamente, anche per cose che non aveva fatto o che non necessitavano scuse, perché cercasse sempre la mia approvazione o quella degli altri membri della Gilda, come una bambina che ha paura di essere rifiutata o perché bastasse una mia parola o cenno, per farla o precipitare in un baratro di disperazione o salire in paradiso…Qualcosa mi suggerì che la risposta si incatenava al motivo per cui arrossiva in mia presenza e io mi comportavo stranamente…

Guardai nuovamente la ragazza che mi stava di fronte, con grandi occhi azzurri pieni di lacrime, e istintivamente feci un sorriso: in quei momenti assomigliava davvero tantissimo ad una bambina e mi veniva una voglia incredibile di abbracciarla e rassicurarla.

“Probabilmente sono malato… o stregato.” Pensai, confuso da me stesso.

“Lluvia, non c’è bisogno che ti scusi, non sono arrabbiato e hai fatto bene a chiedere a Levy di fermarmi” le dissi posandole una mano sul capo e scompigliandole i capelli, leggermente imbarazzato “Non abbiamo nemmeno la mappa e ci farebbe comodo stringere alleanza con loro. Inoltre hai evitato che mi ferissi troppo gravemente contro il fiammifero e Gajil…”

“…anche se Levy mi ha fatto molto più male!” conclusi mentalmente.

Le lacrime sparirono dai suoi occhi, sostituite da una luce scintillante, mentre mi sorrideva smagliante.

“Va bene, Gray-sama! Lluvia non si scusa più!” mi rassicurò mentre prendeva la valigetta in metallo e si armava di garze e cerotti.

“Ora, Gray-sama, Lluvia dovrebbe medicarti le ferite; puoi sederti su quel masso?”

Io sorrisi e mi accomodai, mentre lei si inginocchiava davanti a me.

Con delicatezza sentii le sue dita sfiorarmi dov’ero ferito e applicare i cerotti; il suo tocco fresco mi scatenò un brivido lungo la schiena e mi rese cosciente di quanto fosse vicina in quel momento. Gli occhi che brillavano, ma concentrati, le guance arrossate, le labbra tremanti, i capelli che ondeggiavano al vento intorno alla sua testa…tutto troppo vicino. La fissavo imbambolato, mentre lo sconosciuto ma allo stesso tempo famigliare calore mi invadeva lo stomaco. In teoria il ghiaccio non potrebbe bruciare, no?! Forse ero davvero ammalato…

“Gray-sama?” mi chiamò esitante, “Perché sei arrossito?”

Per un attimo la sua innocenza mi lasciò senza parole, poi andai letteralmente a fuoco.

“E perché ti stai spogliando di nuovo?”

“Dannazione!” veloce mi rinfilai la camicia che stavo gettando a terra.

Il calore mi faceva un brutto effetto.

Lluvia riiniziò a curarmi e io mi persi nuovamente nei mie pensieri.

Un odore delicato improvvisamente mi distrasse. Non riuscivo a capire da dove venisse.

Senza accorgermi mi tesi verso di lei.

Vidi i suoi occhi sgranarsi per la sorpresa.

Sentii il mio corpo perdere equilibrio.

Come un babbeo caddi addosso a lei.

Ci fu un momento di silenzio e immobilità imbarazzante, mentre io la abbracciavo tenendola schiacciata a terra. Il profumo che avevo sentito veniva da lei; sapeva di sapone, fiori freschi e vento autunnale.

Poi mi rialzai balbettando scuse e mi allontanai di qualche passo da lei, per lasciarla respirare.

Lei aveva la faccia dello stesso colore delle fiamme di Natsu e non faceva che emettere strani gorgoglii.

Preoccupato mi chiesi se non avessi compromesso la sua sanità mentale, finché, con mio sollievo, si rialzò in piedi e ritornò del suo colore normale.

“Lluvia mi dispiac…”

Lei sorrise incrociando le braccia dietro la schiena.

“Non c’è nessun problema Gray-sama, è stato un’incidente…Lluvia ha finito di medicarti, firma l’alleanza che Lluvia la porta a Lucy” io annuii e firmai la pergamena.

Lei guardò per qualche secondo, incantata, le nostre firme vicine, poi sorrise.

“Lluvia è felice di essere la compagna di Gray-sama…” mormorò a bassa voce, prima di saltellare da Lucy, lasciandomi lì, congelato e con un sorriso stupefatto stampato in faccia.

 

 

****

 

Sei maghi sedevano intorno alla calda luce del fuoco, i maschi da un lato e le ragazze dall’altro, chiacchierando e raccontandosi a bassa voce degli ultimi tre giorni.

“Bene!” esclamò Lucy attirando l’attenzione degli altri e ponendo vicini i tre fogli di pergamena, “l’Alleanza è stretta!”

Le firme brillarono di una luce rossastra, come il sangue, per poi spegnersi tra le grida di gioia delle ragazze e lo sguardo mesto dei ragazzi, che però si trovarono costretti a sorridere, guardando i volti entusiasti e sorridenti delle loro compagne.

 

A chilometri e chilometri di distanza, nella Gilda più forte di Fiore, un vecchietto con un boccale di birra e uno strano bastone, esplose in una gigantesca e gioiosa risata, insieme a tanti altri giovani e anziani maghi che lo chiamavano “Master”, davanti alla Lacrima che mostrava i loro compagni stringere l’Alleanza, benedicendo la forza e la furbizia delle sue figlie.

 

 

 

Fairy chat

 

Nastu&Gajil&Gray: *si azzuffano senza ritegno*

Lucy&Lluvia&Levy: *si innervosiscono “leggermente” * ORA BASTA! A LETTO! OPPURE…

Nastu&Gajil&Gray: SISSIGONRE!! *in trenta secondi gli impavidi maghi sono a letto in pigiama*

Natsu: iononledaròfuocoiononledaròfuocoiononledaròfuoco… *non riesce a dormire a causa dei suoi problemi d’amore (e dell’ennesima cena a base di barrette) *

Autrice: *si avvicina a Natsu e gli sussurra all’orecchio* la tua Lucy…tra le tue braccia…il suo odore…vicina…sempre più vicina…i suoi occhi cioccolato…il suo sorriso spontaneo...la sua pelle liscia e morbida…

Natsu: BASTAAAAAAAAA!!!!!!! KARYOUUUU NOOOO TEKKEEEN!

Autrice: *vola via*

Gajil: iosonofattodiferroiosonofattodiferroiononmilasciofregaredaungamberettoiononmilasciofregare daungamberettoiononmilasciofregaredaungamberetto *si gira e rigira in preda a problemi esistenziali riguardanti una certa maghetta con i capelli blu (non Lluvia, lei ce li ha azzurri -.-‘’)*

Autrice: *corre a prendere Levy che sta giocando a carte con Lucy e la lancia sopra Gajil*

Levy: STUPIDO MANIACO!!” *Fa un occhio nero a Gajil*

Gajil: *fa un occhio nero all’Autrice*

Autrice: *se ne va a cercare del ghiaccio pensando che il lavoro da Agenzia Matrimoniale non fa per lei, troppo violento*

Gray: iosonol’uomoghiaccioloiosonol’uomoghiaccioloiosonol’uomoghiacciolo…*anche lui si gira e rigira senza sosta in preda a problemi adolescenziali di massima importanza*

Lluvia: * osserva preoccupata il suo Gray-sama cercando di capire cosa gli sta succedendo*

Autrice: *si avvicina con un sorriso a trenta due denti a Lluvia* Lluviaaaaaa…se vuoi te lo dico io che cos’ha Gray…

Gray: NOOOOOOOOOOOO! ICE MAKE SNOWSTORM!

Autrice: *si dà dell’idiota per non aver prima stordito Gray e si chiede come farà a dissotterrarsi da quell’abnorme ammasso di neve*

 

 

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Capitolo 9
*** Terzo giorno: Alleanze pt. 2 (Confessioni imbarazzanti e piani pericolosi: mai unire un Raijinshuu ad uno Strauss!) ***


Yoooooo minnaaa! SONO VIVAAAAAAAAA!

*la gente comincia ad armarsi di pomodori, sassi, frigoriferi, accette, elefanti, Mira…NO MIRA NO!*

Chiedo umilmente perdono a tutti per l’abnorme ritardo, sono imperdonabile, soprattutto a Tallahassee, Andry_94_thehell e tutti quelli a cui avevo promesso che avrei pubblicato domenica scorsa: gomenasai! D:

Il motivo del ritardo è semplice: è nata la mia sorellina Anna, una piccola banshee demoniaca che mi ha tenuto, insieme alla scuola, piuttosto occupata.

Ora lasciando perdere i miei sproloqui, ho deciso di dividere il terzo giorno in tre parti, soprattutto dopo che Satan Soul si è venuta a lamentarsi perché aveva poco spazio.

In questo capitolo vedremo Strauss e Raijinshuu all’opera; come al solito maltratterò il povero Freed *ride malvagiamente* e Mira ne combinerà una peggio dell’altra. Lisanna farà impazzire il mio amato Laxus e Ever e Elfman, bisticceranno come due vecchie suocere. Anche qui privilegerò il punto di vista maschile, se cado nell’OOC, vi prego ditemelo (sempre che sia rimasto qualcuno a leggere).

Ho avuto qualche problema con la Elf/Ever e se qualcuno volesse aiutarmi… :D Nel caso uno di voi ci tenesse a veder inserita una gag, un momento romantico, un’azione o ha dei suggerimenti per far procedere una coppia, siate liberi di mandarmeli che vedrò se posso inserirli, perché molte volte ho dei cali d‘immaginazione paurosi e vado a sbattere la testa contro un muro! XD

Infine un grazie speciale ai miei due fratellini, che mi sopportano quando vado in giro per casa urlando che non ho ispirazione, quando finisco scatole e scatole di ghiaccioli perché senza ghiacciolo non riesco a scrivere e che ogni santa volta obbligo a leggere il capitolo per dirmi com’è.

Detto questo, recensite e…

Buona lettura!

Terzo giorno: Alleanze pt. 2 (Confessioni imbarazzanti e piani pericolosi: mai unire un Raijinshuu ad uno Strauss!)

Lisanna si voltò indietro e sgranò i grandi occhi azzurri per il terrore. Un urlo disumano squarciò l’oscurità che la circondava e due occhi rossi la fissarono famelici, paralizzandola. Spaventata da un altro profondo e tenebroso ruggito e dall’avanzare di quelle due fiamme demoniache, ricominciò a correre. Ma la disperazione sembrava le si fosse incollata al corpo.

“Sono una maga! Sono una maga. Sono una maga… sono una maga di…Di cosa?!” continuava a ripetersi nella mente, ma non riusciva a ricordare niente. Né il passato, né il presente.

All’improvviso cadde in avanti, nel nulla, e il fiato caldo della bestia le accarezzò il collo. Chiamando aiuto cominciò a piangere disperata, finché una luce abbagliante spazzò via le tenebre intorno a lei.

Stupita e con le lacrime che ancora le rigavano le guance, alzò la testa per guardare da dove provenisse questo chiarore.

“N-Natsu…?” chiamò debole.

No, questa volta non era Natsu.

 

Il biondo sbuffò per l’ennesima volta.

“Possibile che non stia ferma nemmeno mentre dorme?!” pensò esasperato. Passandosi una mano sul volto.

Tanto per dargli ragione, Lisanna gli strinse ulteriormente le braccia al collo e cominciò ad agitarsi, rendendo difficile a Laxus portarla in spalla e respirare contemporaneamente.

“Prima o poi si dovrà pur svegliare…è mezzogiorno!” mormorò stringendo di più la presa e impedendole di ucciderlo o buttarsi giù dalla sua schiena.

Dopotutto, però, in parte era colpa sua: se il giorno prima non l’avesse obbligata a marciare ininterrottamente per recuperare il tempo perso durante il suo bagno e la tempesta, durante la quale aveva dormito appoggiata a lui, ricordò arrossendo, forse non sarebbe stata così stanca.

Un sorriso increspò le labbra del Dio dei Fulmini: a quanto pare anche quell’albino concentrato di energia si poteva scaricare.

“STAI SORRIDENDO!”

I capelli di Laxus si drizzarono per lo spavento.

“Ma che…?!” girando il volto si trovò a fronteggiare gli occhioni azzurri di Lisanna, più vispi che mai.

“Stavi sorridendo! Ti ho visto! Finalmente cominci a rilassarti! A che cosa pensavi?” chiese entusiasta che il suo piano ‘Rendiamo Laxus una persona felice’ funzionasse.

Il ragazzo si trovò in difficoltà ed era parecchio imbarazzato all’idea di raccontare su cosa stava rimuginando al tornado; quindi decise di cambiare discorso con abilità.

“E tu perché stavi piangendo?” chiese con nonchalance.

Stupita, Lisanna si accarezzò le guance, scoprendo così tracce salate.

“Oh…ho pianto davvero…ancora…” disse mentre guardava imbambolata le sue dita, poi veloce cancellò ogni traccia delle sue lacrime.

“Niente di particolare!” rispose sorridente, minimizzando quello che invece era il suo peggior incubo da quando era tornata alla sua Fairy Tail “Ho fatto un incubo orribile e spaventoso, forse per la stanchezza! Ma il finale questa volta era diverso! Era quello di un sogno perché…”

Sotto lo sguardo stranito e incuriosito di Laxus, le guance di Lisanna presero fuoco, mentre con lo sguardo trapassava il ragazzo, incredulo.

“Oh…!” mormorò, per poi, ormai rossa fino alla radice dei capelli, immergere il volto tra il suo braccio e il collo di Laxus nel più completo imbarazzo e balbettando farsi sconnesse tra cui “Non è possibile…” o “Com’è potuto accadere?!” o ancora “Mira non lo deve scoprire!”.

Il biondo, distogliendosi dal cercare di capire cosa le fosse preso, si irrigidì di colpo e arrossì anche lui al sentire il respiro caldo della ragazza solleticargli la pelle. Notò che respirava affannosamente.

“Laxus…” mormorò improvvisamente l’albina alzando lo sguardo, ancora più rossa e più scioccata, se possibile “Laxus… COSA CI FACCIO SULLE TUE SPALLE?!?!?!?!”

Per la seconda volta in dieci minuti, il fine udito del Dragon Slayer venne messo a dura prova dalla voce cristallina e ‘squillante’ della ragazza.

Sollevato da quella domanda abbastanza normale e liberato dall’imbarazzo, alzò le spalle.

“Quando stamattina ho provato a svegliarti, ti sei girata dall’altra parte e hai continuato a russare…”

“IO NON RUSSO!” ribatté piccata Lisanna, tirando un pugno ‘leggiadro’ sulla testa dello sventurato mulo da soma ragazzo.

“Stavo dicendo …ti sei girata dall’altra parte e hai continuato a dormire; ho provato di tutto: ti ho perfino ruggito nell’orecchio, ma tu niente! Quindi ti ho caricato in spalla e mi sono incamminato. Vorrei riuscire a vincere la Gara, sai.” Concluse massaggiandosi il bernoccolo e maledicendo la permalosità femminile.

“Oh…m-mi dispiace tantissimo Laxus! Davvero, chissà che fatica hai fatto! Non avresti dovuto farlo!” cominciò a scusarsi la ragazza in preda ai sensi di colpa e a ringraziarlo. Lui era stato così gentile e lei lo aveva anche colpito! Le si sciolse il cuore nello scoprire il lato dolce di quel ragazzo che tutti pensavano fosse fatto di pietra.

“Tranquilla, non è stato un problema.” Borbottò, imbarazzato da tutti quei ringraziamenti.

Lisanna si zittì, capendo il suo disagio.

Ci fu un momento di silenzio interrotto solo dal vento freddo che scompigliava i capelli della ragazza.

“Ma…ora non è che mi dovresti mettere giù?” chiese titubante con le gote arrossate.

Laxus si irrigidì e, dopo essersi fermato, la mise delicatamente a terra.

Con molta grazia, femminilità, leggiadria e sinuosità, Lisanna cadde a terra atterrando sul fondoschiena.

Alla vista dell’accaduto e dello sguardo spaesato della ragazza, con gli occhi azzurri pieni di stupore, che si guardava intorno per capire come ci fosse arrivata, e la bocca distorta in una smorfia di dolore, Laxus scoppiò a ridere. La prima vera risata da quando erano lì.

Lisanna lo ascoltò incantata e sorrise con fare estatico.

Quando se ne accorse, velocemente si ricompose e si tirò in piedi grazie alla mano che il biondo le offriva.

“Laxus! Non è carino ridere degli altri!” lo rimproverò mettendo il broncio.

“Avresti dovuto vedere la tua faccia!” ribatté lui ghignando per poi raccogliere da terra il giubbetto, che fino ad ora era stato sulle spalle della ragazza per proteggerla del freddo, metterselo in spalla ed incominciare a camminare, di nuovo serio.

Senza saper cosa ribattere e con la paura di rimanere indietro, Lisanna lo affiancò.

“Devi ridere più spesso Laxus!” gli disse come una mamma che ricorda al proprio bambino le buone maniere.

“Me l’hai già detto. Stai diventando ripetitiva. Quasi ti preferisco quando russi…” Rispose esasperato, ma appena la maga si voltò mettendo il broncio e mugugnando qualcosa riguardo al fatto che lei non russava, l’ombra di un sorriso comparve sulle sue labbra.

 

****

 

“Mirajaneeeeeeeeeeeeeeeeee!”

“Mirajaneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”

“MIRAJANEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE”

 

Se Freed avesse continuato ad urlare così girovagando per la foresta, avrebbe finito per consumare le corde vocali. Il panico stava cominciando ad assalirlo. Sia al pensiero di non ritrovare Mirajane, sia all'idea di ritrovarla. Nel primo caso i fratelli, Erza e il Master lo avrebbero scuoiato vivo, nel secondo sarebbe stato il Demone in persona a farlo.

Deglutì a vuoto ricordandosi che era un gentiluomo e non poteva lasciare una donna indifesa (più o meno) da sola nella foresta.

Tutto il problema era nato quando, quella mattina, nel momento esatto in cui Mira gli aveva posto tra le mani una ciotola fumante di latte di procione, lui l’aveva buttata in aria ed era scappato via urlando che non ne poteva più di mangiare procioni e annessi; quando poi era ritornato, Mira non c’era più.

All’inizio era rimasto spaesato, ma ben presto si era messo a cercarla, chiamandola per nome e vagando nella boscaglia.

Dubitava fortemente fosse stata rapita poiché non c’erano segni di lotta, né del sangue che Satan Soul avrebbe fatto schizzare in giro in caso di attacco, quindi l’unica risposta plausibile era che la sua compagna, offesa, era scappata via abbandonandolo lì come un babbeo.

 Un improvviso movimento tra gli alberi lo mise in allarme, con cautela estrasse da fodero la sua spada e cercò di localizzare la fonte del rumore; poi, adagio e puntando la spada pronta in caso di attacco, avanzò passo per passo.

Teso a percepire ogni singolo dettaglio, con una mano scostò dei rami.

“NO!” giusto il tempo di urlare e la ragazza albina dall'abbigliamento succinto scappò a gambe levate, dandogli le spalle.

“Mirajane! Ti prego fermati! Mi dispiace per stamattina!” Freed si lanciò all’inseguimento, chiedendosi se non avesse fatto prima a tracciare le rune per le ali; fortunatamente non ne ebbe bisogno, perché dopo cinquanta metri Mira inciampò in una radice e cadde a terra, stampando l’immagine della sua faccia nel terreno.

 

“Mirajane!” accorse preoccupato il ragazzo coi capelli verdi. In realtà aveva una gran voglia di ridere, ma ci teneva alla pelle.

Lei non rispose, mettendosi a sedere e massaggiandosi il volto.

“M-Mira…” Freed iniziò a tremare. Sarebbe morto. DI sicuro. E in modo doloroso. Molto doloroso. Dolorosissimo.

“Freed…”

Piano piano la ragazza iniziò a voltarsi e lui, non avendo abbastanza coraggio per fronteggiare la morte faccia a faccia, chiuse gli occhi aspettando la punizione divina.

Punizione che non arrivò.

Passarono i secondi ma non accadde niente.

Il povero illuso pensò che forse aveva inteso male la situazione o che la ragazza lo avesse perdonato; non poteva nemmeno immaginare che ciò che lo aspettava era molto, molto peggio.

Fiducioso e ignaro della propria sorte sventurata, aprì gli occhi.

Il respiro gli si mozzò in gola.

Davanti a lui Mirajane guardava a terra con gli occhi pieni di lacrime e si abbracciava forte con le braccia tremanti, come per proteggersi dal freddo e dalla malvagità del mondo; le gote leggermente arrossate per la corsa, i graffi sul viso e sulle ginocchia per la caduta e le labbra schiuse in un respiro affannato, fecero perdere un battito al mago delle Rune.

Un solo pensiero nella sua testa.

“CHE CARINAAAAAA!”

Successivamente gliene vennero in mente altri, ma per non impressionare il pubblico minorenne li lasceremo passare inosservati. 

“M-mi dispiace Freed…è tutta colpa mia…” iniziò a balbettare il piccolo cucciolo di demone indifeso, staccando un braccio dalla vita per andare a stringere la mano del ragazzo. Ragazzo che divenne dello stesso colore della sua giacca.

“N-no Mirajane…c-cosa dici, è colpa mia che…!”

“No Freed!” lo interruppe l’albina mettendosi di colpo in ginocchio e prendendogli entrambi le mani, con una luce decisa ma triste negli occhi.

“No Freed, è colpa mia! Sono io che ti ho costretto a partecipare alla Gara, solo perché avevo paura di rimanere sola alla gilda; sono io che ti ho costretto a portarmi sull’isola, perché il mio sogno segreto è sempre stato quello di fare un pic-nic con te; sono io che ti ho costretto a mangiare procione fino allo sfinimento, semplicemente perché desideravo che capissi quanto amore ci mettessi nel cucinare per te, quanto non volessi farti mancare niente” Il suo discorso era talmente appassionato che le lacrime le rigarono le guance.

I sensi di colpa saltarono addosso a Freed e lo soffocarono; non si era mai sentito tanto verme in vita sua. Laxus lo avrebbe disprezzato.

Abbassò lo sguardo ferito, imbarazzato e vergognoso del suo comportamento rozzo, freddo e insensibile.

E quello fu il suo più grande errore.

Già, fu l’azione che rimpianse per il resto della sua vita.

Se non avesse rivolto gli occhi a terra, infatti, avrebbe visto quella scintilla maligna negli occhi del demone e quel ghigno malvagio dipingersi sulle sue labbra.

“Mirajane io…!” riprovò a dire, guardandola negli occhi, nuovamente pieni di lacrime e dolore.

“Non dire niente! Ci ritiriamo! Non voglio più vederti soffrire a causa mia!” disse avvicinando le mani alla cassetta in metallo, ma Freed, fulmineo, le bloccò il polso.

“Non ce n’è bisogno, Mira.” Disse deciso, ma sorridendole dolcemente, “Io desidero continuare questa gara con te e mi scuso profondamente per la mia reazione incivile di questa mattina; ti prego di perdonarmi.”

Il mago si alzò in piedi e le porse cavallerescamente una mano, in trepida attesa della sua risposta.

Lei lo guardò piena di stupore, per poi afferrare la sua mano e lanciarsi tra le sue braccia, scoccandogli un bacio sulla guancia.

Il ragazzo perse ogni connessione con la realtà.

E il Demone lo sapeva.

Eccome se lo sapeva.

“Oh Freed, come sono contenta!” cominciò a dire estasiata, ma poi si bloccò, ritornando di colpo triste e ferita, “Ovviamente immagino che tu non voglia più che io cucini per te…”

Gli occhi le si inumidirono di nuovo.

Senza nemmeno pensarci, sconsiderata reazione, Freed le sorrise.

“Tranquilla Mira, cucina tutto quello che vuoi, anche procioni; non ti darò più delusioni come questa mattina! Una donna che si impegna con così tanto amore in una così nobile e faticosa arte merita un cavaliere che la sappia valorizzare.”

“Lo prometti solennemente?”

Il volto di Mira era a trenta millimetri dal suo.

“Sì.

 

“Perfetto!” Mira, allontanò di botto il viso di Freed e abbandonò le sue braccia, “Andiamo Freed, è già tardi e dobbiamo ancora trovare un procione da mangiare.” lo informò Mira tranquilla e decisa, senza più ombra di lacrime o tristezza, incamminandosi canticchiando nella foresta.

E in quel momento Freed capì.

Capì il grande errore che aveva commesso.

Il mostruoso errore che aveva commesso.

“Sono stato fregato!” mormorò disperato prima di accasciarsi a terra privo di sensi.

Il Demone aveva vinto di nuovo.

 

***

 

Nella caverna buia un piccolo globo lucente, danzava sinuoso, illuminando a tratti il volto crucciato di una fata.

“1”

“2”

“3”

“Conta Ever, devi solo contare!”

“4”

“5”

“6”

“Ce la puoi fare! È così che si comporta una fata!”

“7”

“8”

“9…”

RRRRRRRRROOOOOOOOOOOOOOUUUUUNNFFFFFF!

Evergreen chiuse gli occhi, tremando per la rabbia.

NON. ERA. POSSIBILE.

“1”

“2”

ROUNFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFF!

“ARGHHHHHHHHHHHHHHHHH!” la fata esplose in un urlo disumano, picchiando con forza il suo ventaglietto sulla testa dell’enorme ragazzo uomo che dormiva, russando sonoramente, in un angolo della caverna.

“E-Ever…?” chiese quello confuso e stordito, tirandosi a sedere e guardando la fata imbizzarrita che gli si accaniva contro.

“TU!” lo accusò lei puntandogli un dito contro, “TU, HAI RUSSATO TUTTA NOTTE! E NELLA CAVERNA C’E’ L’ECO! Sai cosa significa non dormire per una fata?! Rughe, stanchezza, irritazione, VECCHIAIA! MA NO! TU NIENTE! TI HO SVEGLIATO QUINDICI VOLTE CHIEDENDOTI GENTILMENTE DI LASCIARMI DORMIRE E TU NON MI HAI NEMMENO ASCOLTATO! SEI PEGGIO CHE UN ANIMALE!”

“Ehm…Uomo?” rispose l’incauto addormentato, avendo capito sì e no due parole di quello che la compagna gli urlava contro.

“Sei impossibile!” urlò lei al massimo dell’esasperazione andandosi ad accucciare in un angolo.

Cominciando a riacquistare lucidità, Elfman notò che i capelli della ragazza assomigliavano ad una balla di fieno, che aveva delle occhiaie terrificanti e uno sguardo da psicopatica capace di paralizzarti anche se teneva indosso gli occhiali. Piano piano i sensi di colpa (e il terrore) iniziarono ad insinuarsi in lui.

“E-Ever…m-mi dispiace…i-io…UOMO…e-ero stanco e…UOMO!” iniziò a scusarsi lui parlando con la schiena della ragazza, pardon, fata.

Lei si strinse il labbro con forza tra i denti per non rispondergli. Il giorno prima Elfman aveva lavorato tutto il giorno, alla luce della sua magia, per togliere i massi e creare una via d’uscita, ma era riuscito a toglierne solo un quarto e lei si era sentita davvero in colpa per non averlo aiutato, perché, secondo lui, far lavorare una fata non era da UOMO! E quindi il ragazzo aveva lavorato il doppio fino a tarda notte. Per questo poi, quando si erano coricati e lui aveva iniziato a russare, Evergreen aveva cercato di ricorre alla sua famosa pazienza e sopportare. Ma c’era un limite a tutto. E il suo limite era molto più basso che altri ed era perciò esplosa, dopo una notte da incubo, con fatate espressioni contro il compagno.

Ora, stavo combattendo accanitamente con se stessa per non massacrarlo e comportarsi da vera fata.

Elfman, grazie al suo sviluppato istinto di sopravvivenza maschile, capì che sarebbe stato meglio se avesse riiniziato a spostare i massi, sia perché dovevano continuare la Gara sia perché non sapeva quanto avrebbe resistito la fata senza ucciderlo.

Passarono una decina di minuti in cui l’uomo lavorava in silenzio e la fata lottava con se stessa in angolo.

Infine una mano con delle unghie perfettamente curate, picchiettò sulla spalla di Elfman che tremante si girò per poi ritrovarsi faccia a faccia con una fata ancora leggermente incavolata, ma almeno senza istinti omicidi negli occhi.

“Cosa posso fare per aiutarti?” chiese guardando a terra, imbarazzata.

“Ehm…” Il mago balbettò dei suoni incomprensibili spiazzato da una domanda così innocente e senza scopi oscuri che riguardavano ventagli in testa o torture abominevoli.

“Ho chiesto. Cosa. Posso. Fare.”

“Urla!” rispose prima di far perdere quella poca pazienza che Ever sembrava aver recuperato.

Lei lo guardò perplessa.

“Urla per chiamare aiuto! E’ una cosa da uomini!” le spiegò un po’ più sicuro di sé, “Se qualcuno passa e sente la tua voce, potrebbe aiutarci ad uscire”

“Primo, sono una fata. Secondo cosa facciamo se a sentirci è un nemico?” chiese sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Toglierà i massi per farci uscire e poi sconfiggerci, ma in realtà dopo che avrà tolto i sassi si troverà davanti…”

“Il mio bellissimo e fatato sguardo pietrificante” ghignò Evergreen.

“UOMO!” assentì Elfman meritandosi così una ventagliata in testa.

Dopodiché lui ricominciò, trasformatosi in Beast Soul, a spostare i massi e lei ad urlare “AIUTO” con la sua voce fatata.

 

****

“Laxus?”

“Mph?”

“Ho fame.”

“…”

“Molta fame.”

“…”

“Laxus?”

Il biondino si passò una mano sul viso, esasperato.

“Lisanna, hai fatto colazione un’ora fa. Dobbiamo camminare altrimenti non arriveremo mai a destinazione.” Disse serio guardando male l’albina, che dopo aver parlato tutta mattina, riuscendo perfino a farlo sorridere o addirittura ridere, ad un certo punto si era improvvisamente zittita facendogli pensare, o che finalmente non avesse più voce, oppure che stesse male.

Invece aveva fame. Solo fame.

La ragazza in questione, soppesò l’espressione allibita del compagno che si stava chiedendo quanto mangiasse quello scricciolo, poi gli si parò davanti di colpo e mise a frutto anni e anni di convivenza con il Demone.

“Laxus…ti pregooooooooo!”

Il biondo, preso alla sprovvista, arrossì: davanti a se aveva un piccolo angelo con i capelli bianchi leggermente scompigliati per il vento sempre più freddo, gli occhi azzurri pieni di lacrime, le guance rosse, le labbra tremanti e le mani incrociate sotto il mento, segno di muta preghiera.

“I-io…mph!” infine si volse a guardare altrove, mentre Lisanna ghignava interiormente soddisfatta.

“Laxus?” chiese ancora timida, avvicinandosi a lui.

“E va bene! Ancora dieci minuti e ci fermiamo!” disse infine esasperato, riiniziando a camminare.

“Grazie!” trillò contenta correndogli dietro.

Essendo distratta (stava romanticamente pensando ad un cosciotto di procione), non si accorse che il suo compagno si era fermato e sbatte contro la sua schiena.

“Laxus cos…?”

“Aspetta.” Le disse, concentrandosi suoi rumori circostanti. Era sicuro, sicurissimo di aver sentito una voce.

Eccola!

Senza pensarci afferrò Lisanna per un polso, che arrossì, e cominciò a correre verso l’origine dell’urlo.

Finalmente sbucò in una radura e spalancò gli occhi.

****

 

“Freed?”

“Sì, Mira?” chiese lui educatamente mentre pregava che non gli chiedesse cose strane o che non stesse meditando vendetta per qualcosa che lui non si era nemmeno reso conto di fare.

Lei gli sorrise rassicurante e per una volta senza doppi fini. Dopo la vittoria del mattino, si era sentita leggermente in colpa per aver abusato della cavalleria del suo compagno e aveva deciso di rimediare cercando di essere più gentile; in fondo Freed era stato così carino con lei…

Mirajane scosse la testa per liberarsi di quei pensieri: a furia di fare da cupido agli altri iniziava a vedere storie romantiche anche nella sua di vita. Non che le sarebbe dispiaciuto una storia d’amore con un certo ragazzo dai capelli verdi…

“Mira?”

La ragazza assunse mille tonalità di rosso diverse e iniziò a muovere le mani freneticamente davanti al viso, cercando di ricordarsi la domanda che voleva fare al ragazzo.

“Ah! Scusa Freed, mi ero un attimo persa!” lui le sorrise cortese, mentre lei per la prima volta notava che aveva un sorriso molto dolce.

“Volevo chiederti cosa preferissi mangiare.” Disse infine ricomponendosi.

Freed si congelò, cercando di capire se fosse un trabocchetto o una domanda sincera, ma la ragazza davanti a lui continuava a sorridere angelica.

“Allora?” chiese speranzosa e desiderosa di dimostrarsi una buona compagna.

“Uhm…beh…” doveva trovare qualcosa da dire prima che l’angelica Mira si trasformasse nella diabolica Mirajane.

“Coniglio!” esclamò infine pensando all’ultimo piatto che aveva mangiato con il suo adorato Laxus.

Lei lo guardò scioccata, poi, gli occhi le si riempirono di lacrime.

“T-Tu vuoi…c-che io uccida e scuoi un povero, piccolo e morbido coniglietto indifeso?!”

“Oh dannazione!” pensò il ragazzo precipitandosi a tranquillizzare la ragazza in piena crisi istrica.

“N-No! Mira non volevo dire quello! Non ti chiedere mai una cosa del genere! Davvero! Semplicemente mi era sembrato di vedere un coniglio saltellare dietro di te; ma era solo un cespuglio! In realtà preferire una delle tue famose zuppe! Mi farebbe molto piacere assaggiarle!”

“Davvero?” disse lei guardandolo incredula.

“Certo.” Le rispose lui sicuro.

In un secondo le lacrime sparirono dai suoi occhi.

“Perfetto! TI preparerò la miglior zuppa alle erbe che tu abbia mai assaggiato! Forza, aiutami a cercare gli ingredienti!” gli disse entusiasta e combattiva, pronta a vincere la sua missione.

Freed sospirò di sollievo e la guardò correre avanti sorridente con uno strano calore nel cuore.

Dopotutto non era così difficile farla contenta.

“Freeeeeed!”

Poiché lo chiamava insistente affinché lo seguisse, le corse dietro fino a giungere in una piccola radura, da cui provenivano urla ben note e dove entrambi spalancarono gli occhi stupefatti.

 

*****

 

Ci fu un lungo momento di silenzio incredulo e stupefatto, poi urla di giubilo speranzoso si innalzarono nella piccola radura.

“LAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAXUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUSSSSSSSSSSSSSS!!!!”

Freed, con le lacrime agli occhi per la commozione, si lancio addosso al biondo, atterrandolo, e gli abbraccio le gambe, mentre ripeteva il suo nome ad oltranza.

“Ecco cosa possono fare tre giorni di convivenza con Mirajane, il Demone…” questo fu il primo pensiero di Laxus.

Il secondo fu: “Perché le donne (tra cui anche Freed) devono sempre urlare?!”

“MIRA-NEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE”

“LISANNAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”

Le due sorelle albine si strinsero anche loro in un commovente abbraccio.

“Non hai idea di quante cose devo raccontarti!” gioirono nello stesso istante, intrecciando le mani e saltellando.

Poi entrambe scoppiarono a ridere.

“Ma Mira…come ti sei vestita?!” chiese, una volta calmatesi, la minore delle Strauss.

“Hai visto? E’ quello che mettevo ai vecchi tempi! Non mi sta benissimo?” chiese Mira facendo un giro su se stessa.

“S-sì… b-benissimo…” mentì spudoratamente la sorella, mentre guardava impietosita Freed, ancora in stato in shock, mentre Laxus cercava di calmarlo e scrostarselo dai pantaloni.

“RAGAZZIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!”

I quattro nella radura si voltarono a guardare la grotta bloccata dai massi, a bocca aperta.

“Ever?” chiesero i due Raijinshuu.

“Elf nii-chan?”

“Siamo bloccati qui dentro per colpa di questo babbeo!” urlò Evergreen, prendendo a ventagliate il suddetto babbeo.

Laxus e Freed soffocarono una risatina, mentre le due Strauss si passavano una mano sul viso, esasperate.

“Cielo…” sospirò Mirajane scuotendo la testa.

“Laxus! Ti prego tiraci fuori!”

Il ragazzo biondo guardò tra il seccato e il divertito la grotta, mentre l’aria iniziava a sfrigolare, scintille a circondarlo, e nel cielo già si sentiva tuonare, quando Lisanna gli si mise davanti terrorizzata.

“Laxus! Non puoi fulminare la grotta! I massi li seppellirebbero, Elf-nichan cosa ti è venuto in mente?!”  Rimproverò il fratello.

“S-scusa…” mormorò l’altro, ricevendo una ventagliata da Ever.

“Ha ragione Laxus, è meglio pensare ad un altro modo…” l’appoggio Freed, sotto lo sguardo grato di Mira.

Il biondo parve pensarci un attimo ma poi annuì, incrociando le braccia al petto.

“Potremmo fare così,” propose infine Freed, attirando l’attenzione degli altri, mentre si teneva il mento con la mano, “Io scriverò alcune rune esplosive intorno ai massi e Laxus le attiverà con un fulmine; a quel punto i sassi che bloccano la grotta salteranno in aria, polverizzati. C’è la possibilità che alcune schegge più grosse volino in giro, quindi è il caso di prestare attenzione, ma per il resto dovrebbe funzionare senza grandi danni.”

“Va bene” i tre approvarono il piano.

“Elf nii-chan, Ever, avete sentito?”

“Sì, procedete pure!”

“Non ne posso più di stare qui dentro, i miei capelli stanno implorando pietà!”

Davanti a questa richiesta di urgente aiuto da pare di Evergreen, Freed si mise subito in azione.

DARK ECRITURE’: EXPLOSION” una lunghe serie di rune iniziò a tracciarsi davanti all’imboccatura bloccata della caverna, seguendo i movimenti sinuosi della spada del mago delle rune.

“Elf nii-chan, Ever?” chiamò Mira angelica, “tenetevi pronti!”

“Laxus?” Lisanna gli fece cenno di partire.

“Tch.”

Laxus si spostò davanti a Lisanna, coprendola con il suo corpo.

Mirajane notò la scena con gli occhi scintillanti.

Freed traccio delle rune di protezione intorno a sé e Mira.

Lisanna notò la scena con gli occhi scintillanti.

Il biondo socchiuse gli occhi, concentrandosi.

L’aria crepitò di energia.

Il cielo tuonò.

Un fulmine si schiantò sulle rune viola dello Scripter, con uno schianto assordante.

I massi esplosero, con un boato, in mille schegge che volarono tutti intorno.

Una nuvola di polvere si alzò, provocando attacchi di tosse nei maghi di Fairy Tail.

Pian piano la nuvola si dissolse e svelò Elfman, trasformato in LIZARDMAN, che con il suo corpo proteggeva Ever, accucciata sotto di lui.

Lisanna e Mirajane notarono la scena con gli occhi scintillanti.

“Lisanna! Onee-chan!” Elfman, con la sua mole leggiadra, si lancio ad abbracciare le due sorelle albine.

“E-Elf nii-chan!” rantolò Lisanna cercando salvezza, ma il mastodontico ragazzo, ancora sotto forma di lucertola, aveva iniziato anche a piangere e non sembrava voler smettere.

Intanto Ever era corsa, piangendo e lamentandosi della stressante convivenza con “Quell’UOMO!”, anche lei a soffocare Laxus e Freed, che ridacchiavano al pensiero che in fondo, la vittima vera, era il povero Elfman.

 

****

“Ancora non ho capito come hai fatto a convincermi.” Brontolò per l’ennesima volta Laxus, squadrando male l’albina che canticchiava allegramente, mentre firmava anche lei i fogli per stringere una alleanza con le altre due coppie. Si era sbagliato su di lei, non era assolutamente vero che non assomigliava alla sorella: aveva gli stessi istinti demoniaci di Mira, solo che li nascondeva meglio.

“Laxus! Sono i tuoi compagni di team! Dovresti essere contento di allearti con loro: mostra un sorriso!” lo rimproverò lei, non trattenendosi dal ridere alla sua faccia esasperata e scioccata.

“Non intendevo in…”

“Forse Laxus voleva passare un po’ di tempo da solo con la mia sorellina, o sbaglio?! Tutto solo, soletto con lei…”

Per la seconda volta nella giornata Laxus rischiò di morire d’infarto, ma chiunque avrebbe rischiato la morte se un demone con gli occhioni a cuore gli fosse apparso alle spalle ghignando maliziosamente. Se a ciò aggiungiamo che stava bevendo e, una volta intese le parole del Cupido Satanico, sputò tutta l’acqua in faccia a Freed, che ovviamente seguiva Mira, potremmo dire che fu in quel giorno che la sua dignità di duro subì un drastico calo.

“M-Mira-nee…c-cosa s-stai dicendo…?!” Lisanna era entrata in stato di shock: il viso paonazzo, il fumo che le usciva dalle orecchie, i movimenti scoordinati e le parole balbettate e confuse, lo testimoniavano. Nel suo cervello un solo pensiero rimbombava; come ha fato ha sapere del sogno?! Sì, perché secondo lei solo quello avrebbe potuto dare la possibilità a Mirajane di scatenarsi. Povera illusa.

Invece di replicare il biondo, troppo imbarazzato, prese per il colletto della giacca l’innocente Freed, e lo trascinò a sedersi su un masso lontano dalle Strauss.

I due rimasero in silenzio e a loro si aggiunse Elfman: dopo un attacco a sorpresa delle due sorelle sataniche contro lui ed Ever, era mascolinamente scappato lasciando la compagna a sbrogliarsela da sola.

Ognuno di loro pensava alla catastrofe in cui era incorso.

 

****

 

Guardai Lisanna che rideva insieme alla sorella, mentre preparavano il pranzo, una zuppa alle erbe dall’odore poco invitante. Forse a causa delle piante bizzarre. Oppure per l’aggiunta di carne di procione. O semplicemente per le abilità particolari di cuoca di Mira. Zuppa, scelta per non so quale motivo da Freed, ma non avevo avuto il coraggio di chiederglielo, vista l’espressione affranta mentre guardava anche lui la sua compagna.

Senza che nemmeno me ne accorgessi, Lisanna mi era comparsa davanti e mi scrutava stranita con quei suoi occhi azzurri che sembravano conoscere molto più di quello che diceva. Aveva una strana luce negli occhi. Una luce che avevo già visto, ma non ricordavo dove.

“Laxus, potremmo parlare un attimo in privato?” mi chiese guardandosi intorno circospetta.

Io annuì e ci allontanammo ai bordi della radura; mi appoggiai a braccia incrociate ad uno strano albero dalle foglie arancioni e guardai la mia compagna in attesa che parlasse.

Non so perché, ma vederla stropicciarsi le mani, guardarsi intorno quasi imbarazzata e scervellarsi per trovare le parole adatte, mi fece sorridere; era più fragile di quanto mostrasse. Era…tenera.

Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva a quel pensiero e cominciai a tossire, mentre sentivo il calore bruciarmi le guance.

“Laxus! Tutto bene?” mi chiese preoccupata, appoggiandomi una mano sul braccio.

Io guardai ovunque tranne che il suo viso e annuii.

“Allora, cosa c’è?” chiesi impaziente e leggermente preoccupato. Perché parlarmi in privato?

“Ehm...ecco vedi Laxus…h-ho bisogno del tuo aiuto!” disse puntandomi gli occhi in volto.

Io la osservai perplesso.

Ed ecco, che all’improvviso ricomparve quella luce, ma cento volte più accesa. E capii. Capii dove l’avevo già vista.

“Tu devi assolutamente aiutarmi nel mio piano Laxus! Ho osservato come si comportano Mira con Freed ed Elfman con Ever, è chiaro, lampante, limpido che si stanno innamorando! E noi dobbiamo assolutamente aiutarli!”

Era la stessa luce maniacale che aveva Mira negli occhi quando tentava di accoppiare due della gilda. In una parola: terrificante.

Io la guardai male.

“Abbiamo una gara da vincere. Non c’è tempo per queste cose.”

Lei gonfiò le guance, mettendomi il broncio.

“Laxus! Stai ostacolando i desideri di felicità dei tuo amici! Non vorresti vedere Freed sorridere felice, mano nella mano con Mira?!” mi chiese recitando perfettamente la parte della brava ragazza ostacolata dal duro senza cuore (io). Solo per gentilezza non le feci notare che dopo soli tre giorni con Mira, Freed sembrava sull’orlo di una crisi isterica.

“Non vorresti vedere Evergreen con gli occhi scintillanti di gioia, tra le forti braccia di mio fratello?!” continuò lei. Anche questa volta non le feci notare come fosse una miracolo che Elfman fosse sopravvissuto con Ever per tutto questo tempo.

“Guardali, Laxus!” concluse con gli occhi pieni di lacrime (che sospettavo fossero finte). Per farla contenta, sospirando mi voltai ad osservare i fantomatici innamorati.

E dovetti ricredermi: forse aveva davvero ragione.

In quel preciso momento, Freed stava ridendo con Mira, mentre le portava tra le braccia alcune erbe per la zuppa che lei, di tanto in tanto, si fermava a cogliere. Ad un certo punto, sorprendendo sia me che Mira, colse un bellissimo fiore viola e, con un inchino, lo porse, imbarazzato, alla ragazza che arrossì vistosamente. Mira, sotto lo sguardo compiaciuto del mio amico, se lo infilo dietro un orecchio, tra i capelli perlacei.

Poco più in là, Evergreen stava medicando con cura alcune ferite di Elfman, che si era procurato mentre era LIZARDMAN; erano entrambi rossi in viso, ma Elfman continuava a parlarle e ridere come se tutto fosse normale, mentre lei sorrideva, stando attenta a non guardarlo, e ogni tanto aggiungeva qualche frase, oppure lo prendeva a ventagliate ma senza troppa violenza. Non aveva mai visto Ever imbarazzata o intimidita davanti a qualcuno che non fossi io.

“Allora?” chiese speranzoso il piccolo demone al mio fianco.

“Potresti anche aver ragione, ma non sono comunque affari nostri.”

Lei sorrise maliziosa.

“Ma non dobbiamo proprio immischiarci, solo dargli un po’ di spinta verso la giusta via. Per favore Laxus.” Mi implorò nella stessa identica maniera che aveva usato per convincermi a fermarci a mangiare. Avrebbero dovuto rendere certe espressioni illegali.

“Ti prego Laxus,” continuò avvicinando il suo viso al mio e vedendo che non davo risposta, oppure accorgendosi che stavo cedendo leggermente, “Non dovrai fare niente, te lo prometto! Farò tutto io! Dovrai solo aiutarmi di tanto in tanto, parlare con Freed ed Elfman…non sarà difficile e ci concentreremo al massimo anche sulla missione! Ti pregooooo!”

Sospirai e annuii; mi sentivo incolpa ogni volta che tentavo di dissuaderla dal fare qualcosa di innocuo (per me) e lei sapeva sfruttare bene il senso di imbarazzo e disagio che mi suscitavano la sua vicinanza e i suoi occhi pieni di lacrime. E le guance arrossate. E i capelli scompigliati. E il broncio che metteva ogni volta che le dicevo di no.

Okay, forse era proprio solo la sua presenza, per intera, a mettermi in un’inspiegabile situazione di disagio e imbarazzo.

“Grazie Laxus!” trillò entusiasta, buttandomi le braccia al collo.

Io mi irrigidii nel sentire il calore del suo corpo avvolgermi dolcemente.

Ma prima ancora che potessi anche solo pensare a come reagire, lei si staccò, mi fece l’occhiolino e corse da sua sorella.

Ancora non sapevo in che guaio mi ero cacciato.

 

*****

Sapevo di aver un sorriso alquanto beota stampato in faccia, ma non potevo farci niente. Non solo Mira aveva accettato il mio dono, ma era anche arrossita in modo molto dolce. Inoltre quel fiore viola tra i suoi capelli bianchi, le stava d’incanto.

La osservai, rilassato e felice, mentre raccoglieva l’ennesima erba. Forse avrei dovuto preoccuparmi del fatto che non avesse mai usato quelle erbe prima d’ora e avrebbe anche potuto avvelenarmi, ma dopo tutto quello che avevo subito per farla sorridere ed essere soddisfatta di me, nonché per sopravvivere, mai e poi mai le avrei fatto notare quel particolare.

Senza che nemmeno me ne accorgessi, urtai contro Mirajane, che si era fermata mentre ero distratto.

“Freed,” iniziò a dire seria, scrutandomi con i suoi occhi blu mare, “Tu vuoi bene a Laxus?” mi chiese.

“Certo!” risposi senza nemmeno pensarci, gonfiando il petto. Laxus era la persona che stimavo di più al mondo.

 “E a Ever?”

“Anche.”

Un ghigno malizioso, che mi fece salire il sangue alle guance, si dipinse sul suo volto.

“Allora vorrai partecipare anche tu al mio piano per rendere i nostri amici felici oltre ogni immaginazione, vero?”

Rendere Laxus ed Ever felici? Nella mia testa si materializzò l’immagine di un sorridente dio del tuono che mi si inginocchiava davanti dicendo: “Grazie Freed! Sei un vero amico! Se non fosse stato per te non avrei trovato la vera felicità!”; mentre Ever lo abbracciava con gli occhi colmi di lacrime di riconoscenza e adulava la sua nobiltà d’animo.

“Eh, già…” mormorò Mira, come se avesse letto i miei pensieri, sorridendo maliziosamente.

“Solo una cosa può rendere una persona veramente felice…” aggiunse sognante, con una scintilla diabolica negli occhi.

Io la guardai perplesso, mentre lei si avvicinò pericolosamente al mio viso.

“L’AMOREEEEE!” mi strillò improvvisamente nell’orecchio e cominciando a saltellarmi intorno con gli occhi a forma di cuori pulsanti.

Io sentii il sangue bruciarmi nelle guance mentre una sola parole rimbombava nella mia testa: “A-M-O-R-E!”, con tanto di cupidi svolazzanti attorno.

“Guarda Freed. Guarda!” mi incitò dolcemente tirandomi per una manica.

Io guardai e vidi il mio adorato Laxus venire abbracciato dalla piccola Lisanna e divenire di un bel rosso scarlatto; poco più in là Elfman scompigliava i capelli ad Ever mentre lei si limitava solamente a tirargli un ventaglio sul braccio, quando io probabilmente sarei stato torturato a morte per settimane.

Osservai ancora un po’ lo sguardo perso di Laxus e il rossore di Ever.

Dovevo fare qualcosa.

Era mio dovere di amico e compagno lottare per la loro felicità contro chiunque. Anche contro loro stessi.

“Cosa dobbiamo fare?” chiese deciso guardando la mia compagna.

“Per stasera limitiamoci ad osservare e magari a fare qualche piccola insinuazione; domani congegneremo un piano migliore.” Mi informò improvvisamente seria.

Io annuì, preso nel mio ruolo di aiutante di cupido.

“Nee-chan!”

Mira si girò, con in volto il solito sorriso tranquillo che mostrava in gilda.

“Arrivo, Lisanna!” disse tutta calma e angelica, incamminandosi verso la sorella.

“Ah, Freed…?” mi chiamò voltandosi indietro.

Io la guardai pronto a qualche strana richiesta, ma lei si limitò a portarsi un dito alle labbra e farmi l’occhiolino. Un’espressione che dovrebbe essere ritenuta illegale.

Da qualche parte nel mio cervello sentii i neuroni residui svenire.

 

****

 

Da quando Ever mi aveva intimato di stare in silenzio se non avessi voluto trovarmi il suo ventaglio in un posto…fatato, non avevo fatto altro che osservare come quei due Raijinshuu stessero adulando le mie sorelline.

“Ever…” la chiamai sperando che non mi uccidesse in maniera dolorosa.

Lei mi fulminò con lo sguardo e mi tirò il ventaglio sulla testa.

“Quante volte ti devo dire che solo i Raijinshuu possono chiamarmi Ever?!” poi sospirò guardandomi come sconfitta, mentre io aspettavo in silenzio che mi chiedesse cosa c’era che non andava.

“Allora Elfman, qual è il problema?” chiese infine sedendosi inginocchio davanti a me.

Io repressi a stento un ghigno.

“i tuoi compagni,” iniziai poi diventando serio di colpo, “stanno adulando e toccando più del previsto le mie sorelline.”

Ever mi guardò scettica, poi si voltò a scrutare i suoi compagni e la sua bocca formò un “o” perfetta.

Dopo di che si girò con un sorriso malizioso e una luce demoniaca negli occhi.

“Smettila di fare il geloso, Elfman! Le tue sorelle sono in grado di difendersi da sole, anzi tu saresti solo d’impiccio!” disse con la sua solita gentilezza fatata, probabilmente pensando a Mira, visto il brivido che la scosse.

“Non se ne parla nemmeno! Sono un vero uomo ed è mio dovere impedire che dei maniaci si approprino delle mie sorelline!” ribadii. Nessuno poteva portarmele via!

Negli occhi della mia compagna brillò una luce pericolosa.

“Non starai per caso dando a Freed e a Laxus dei ‘pervertiti’, vero?!” se non fosse stato per il mio istinto di sopravvivenza bestiale, avrei risposto di sì; ma ancora ci tenevo alle mie braccia.

“N-no…è-è c-che sono preoccupato…” cercai di spiegarmi, intimorito dalla strana aura nerastra che le volteggiava intorno.

Alle mie parole, di colpo l’aura sparì e il suo sguardo si addolcì (per quanto potesse addolcirsi Ever) e mi batté lievemente sulla testa il suo ventaglio.

“Sei proprio uno stupido Elfman. I miei compagni non farebbero mai niente di male a delle ragazze, soprattutto a due compagne di Gilda: Laxus è completamente imbranato e Freed è un gentiluomo.”

Io la guardai contrariato: non mi andava comunque che qualcuno toccasse le mie sorelline.

Lei sbuffò

“Inoltre pensa, magari anche loro sono innamorate e sarebbero molto felici di fidanzarsi con i miei compagni, no?” disse con lo stesso tono che si usa per spiegare ad un bambino un concetto elementare.

Io feci un smorfia di disgusto e mi preparai a ribattere, ma, dopo aver dato un’occhiata ai quattro in questione, mi rimangiai tutto e la guardai disperato. Se le mie sorelle davvero amavano quei due, avrei dovuto aiutarle, ma se non era vero non volevo perderle o lasciare che si trovassero in situazioni imbarazzanti.

“Tranquillo Elfman, so io cosa fare!” io la guardai come si guarda la propria salvezza, “Come hai notato ci sono alte possibilità che quei quattro siano cotti l’uno dell’altro, quindi io te abbiamo il dovere, da compagna e fratello, di aiutarli a rendersene conto. Tu devi estorcere a Laxus e Freed la verità, io a Mira e Lisanna; dopodiché passeremo all’azione in base alla risposta. Sia chiaro non accetto fallimenti.” Mi disse con aria omicida negli occhi, per poi voltarmi le spalle e andare a parlare con le mie sorelle.

Quasi mi venne da piangere. Laxus mi avrebbe ucciso di sicuro.

Pensai un attimo alla mia imminente morte, ma poi mi ricordai chi ero e alzai un pugno al cielo urlando: “UOMO!”

Da lontano vidi Ever sorridermi e annuire.

 

****

 

I tre uomini sospirano in contemporanea, guardando le loro compagne: nessuno di loro aveva ancora avuto il coraggio di chiedere agli altri due ciò che dovevano e temevano una vendetta femminile piuttosto dura.

Alla fine, Laxus, si dimostrò il più audace nonché privo di tatto.

“Freed ti piace Mira?” chiese incrociando le braccia al petto e alzandosi in piedi per fronteggiare il mago delle rune, che si stava progressivamente strozzando con la sua saliva.

Il suo sguardo non ammetteva repliche.

Il povero Freed prese in considerazione l’idea di scappare, ma sapeva che il suo capo l’avrebbe fulminato dopo tre passi; di mentire non c’era possibilità, Laxus se ne sarebbe accorto di sicuro. L’unica era dire la realtà, ma ciò comportava lo scuoiamento da parte dell’iperprotettivo fratello.

Diede di sottecchi un’occhiata ad Elfman, che lo guardava incuriosito mentre benediceva Laxus, che invece alzava gli occhi al cielo.

“I-io…e-ecco…” iniziò il povero Freed, mentre Laxus cercava di non ridere alla vista delle sua faccia color pomodoro.

“SI’!” urlò infine tanto forte da svenire, sotto lo sguardo incredulo degli altri due.

Quando si fu ripreso, arrossì di botto cercando un’approvazione negli sguardi dei due.

“Sei coraggioso,” gli disse Laxus dandogli una pacca sulla spalla, “Non so come hai fatto a sopravvivere a Mira per tre giorni, soprattutto vestita così”

Il biondo trasudava pietà da tutti i pori, mentre Freed lo guardava con gli occhi colmi di lacrime di commozione per la sua approvazione.

“Ehi, cosa intendi dire?!” urlò Elfman alzandosi in piedi e scrutandoli minaccioso.

Laxus alzò un sopracciglio, scettico, e gli fece cenno di guardare sua sorella.

“Pensa se Ever fosse vestita così…” insinuò.

Elfman, sconfitto, si risedette di colpo con le guance in fiamme e balbettando frasi senza sesso, mentre la sua immaginazione gli tirava brutti scherzi. Certe immagini dovrebbero essere rese illegali, pensò.

Laxus sorrise, tornando a sedersi anche lui, con le braccia incrociate dietro la testa.

“Immagino che questa reazione risponda alla mia prossima domanda.” Si rilassò, soddisfatto: Lisanna sarebbe stata entusiasta e lo avrebbe sicuramente ricompensato con un sorriso o un abbraccio…

A questi pensieri inconsapevoli arrossì sotto lo sguardo indagatore del mago dai capelli verdi.

“E tu Laxus, con Lisanna…?” buttò lì, prendendo alla sprovvista il biondo che non poté evitarsi di arrossire.

Ritrovando la sua compostezza, lanciò a Freed, che ormai ghignava, uno sguardo scettico.

“Beh, immagini che il tuo rossore basti come risposta…”

“Non ho detto che mi piace!” disse, ma quando notò gli sguardi scettici degli altri due, aggiunse “Forse.”

E in quel momento divenne di uno splendido magenta.

“Cosa intendi con forse?!” gli chiese attento e pronto a difendere la sorellina, Elfman; ma ormai il biondo si era chiuso in se stesso e non c’era niente da fare.

In pochi secondi tutto torno come poco prima, tre uomini in silenzio che meditavano la loro triste sorte guardando le artefici di questa scherzare tra loro.

 

“Dobbiamo fare dei turni di guardia.” Disse improvvisamente Laxus senza smettere di guardare Lisanna.

“Cosa?” rispose Elfman, fattosi attento.

“Dobbiamo fare dei turni di guardia. Io e Lisanna abbiamo incontrato un coppia di una gilda oscura; non dovrebbe essere permesso a queste gilde di partecipare.”

Freed annuì.

“Il Master aveva ragione. In questa edizione c’è qualcosa che non va…avete visto quanti razzi di segnalazione?! Non credo di sbagliarmi dicendo che ormai saranno rimaste una cinquantina di coppia, se non meno. Dobbiamo stare attenti.”

“Uomo!”

“Le ragazze non devono saperne niente.” Aggiunse Laxus; se già Lisanna si agitava nel sonno e dormiva male, farle fare dei turni di guardia non le avrebbe giovato.

Gli altri due annuirono, mentre le ragazze lì vicino, ignare del pericolo in agguato, ridevano raccontandosi gli avvenimenti degli ultimi giorni.

*****

 

“Complimenti Mira, questa zuppa è davvero buonissima!” disse Freed, bevendone un altro sorso. Tutti gli altri, tranne Mira, lo guardavano aspettando di capire se fosse sicuro assaggiare la zuppa o meno. Se non fosse caduto a terra rantolando entro trenta secondi si sarebbero abbuffati.

Con grande stupore di Laxus, non successe niente e poterono assaggiare quella strana zuppa, che, nonostante l’odore insolito era davvero buona.

Lisanna, ignara che a distanza di qualche chilometro tra poche ore una sua amica bionda avrebbe compiuto lo stesso gesto, si alzò in piedi con fare solenne e disse:

“L’Alleanza è stretta!”

I fogli di pergamena emanarono una luce rossastra, che le ragazze trovarono inquietante, per poi spegnersi tra gli sguardi soddisfatti di quest’ultime.

I ragazzi, dopo essersi scambiati uno sguardo d’intesa, si alzarono in piedi e si preparano a continuare la marcia, pronti ad affrontare ogni sorta di pericolo. Nessuno di loro avrebbe permesso a chiunque o qualunque cosa di toccare le loro compagne.

 

 

 

A chilometri e chilometri di distanza, il Master Makarov discuteva preoccupato con Gildarts, appena tornato e ripresosi dalla shock della partecipazione della sua adorata figlioletta, riguardo alle anomalie della Gara, mentre mentalmente ringraziava suo nipote di aver partecipato con la sua figlia appena ritrovata e di essersi alleato per proteggere anche le altre.

La Gara era appena iniziata e già un’ombra incombeva sui giovani di Fairy Tail.

 

Fairy Chat

Lisanna: *disegna freneticamente, inginocchiata per terra, con un bastoncino* Allora, per prima cosa dobbiamo tendergli una trappola qui, passare poi all’attacco, alla difesa, attuare il piano Love, il Cupido e ritornare a contrattaccare; ed ecco che abbiamo completato la missione!

Laxus: *guarda stralunato il complicato disegno di Lisanna, intitolato “Piano d’Amore”, non capendo una virgola di ciò che il piccolo cupido sclerotico sta dicendo*

Autrice: *va da Lisanna* Guarda che il biondo non sta capendo niente nemmeno con il supporto visivo, ti consiglio di mostrargli fisicamente il tuo piano, usandolo come cavia…

Laxus: RAGING BOLT! *fulmina Autrice e guarda impensierito Lisanna, che sembra prendere in considerazione la proposta* Non ascoltarla ho capito benissimo, tch!

Lisanna: *lo abbraccia entusiasta, mandandolo all’al di là, e si lancia nella spiegazione del Piano B*

Laxus: *rimane svenuto e Lisanna continua a parlare da sola*

Autrice: *torna da Mira e Freed* Generale, il piano è fallito.

Satan Soul: Tsk, inutile essere…DARKNESS STREAM!

Autrice: *censura*

Freed: cerca un luogo per nascondersi.

Satan Soul/ Mira: Freed…il tuo è un ottimo lavoro! *salta al collo di Freed in versione demoniaca*

Freed: *sviene*

Ever: *tenuta in spalletta da Elfman, con in mano un binocolo* Mmh…le cose procedono bene…

Elfman: E-Ever…p-pesi…* sta morendo sotto il peso di Ever*

Ever: CHE COSAA?! RAZZA DI BESTIA! IO SONO UNA FATA LEGGIADRA! *infila il ventaglio in bocca ad Elfman* FAIRY MACHINE GUN LEPRECHAUN!

Elfman: *censura*

 

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Capitolo 10
*** Terzo giorno: Alleanze pt.3 ( Le belle addormentate nel bosco) ***


Yoooo minnaaa!!! Si, sono ancora viva! Incredibile eh?! xD no, seriamente, mi scuso con tutti quello a cui avevo promesso un aggiornamento veloce: sono un’autrice terribile. Ad aggiungersi alla mia lentezza generale, bisogna ammettere che ultimamaente Mashima non ci regala abbastanza fluff, cosi che questo capitolo orribile è risultato un parto gemellare XD Mashima, inizia a correre, perché se pensi che Erza o Mira siano spaventose non mi hai ancora visto in versione Berserk *ghigno assassino* MA COSA PENSA QUANDO SCRIVE?!?! Basta, ho deciso io parto per il Giappone, prendo a calci Mashima giù dalla sua sedia e mi metto io a scrivere la trama: Natsu si sposa con Lucy, Levi con Gajil, Lisanna con Laxus, Erza con Gerard, Freed con Mira, Wendy con Romeo e LLUVIA CON GRAY e tutti faranno tanti bambini, che Ultear e Meredy, rispettivamente fidanzate con due gran fighi, accudiranno come due brave zie!!!  *ride come una pazza assatanata e prenota un volo per il Giappone* comunque vi chiedo, come regalo di compleanno (dal sedici sono sedicenne ad honorem) di perdonarmi e leggere questo obbrobrio senza lanciarmi niente che superi in peso e dimensioni un frigorifero ��

Un piccolo avviso sulla storia: la storia del passato di Cana per cui ha iniziato a bere, me la sono inventata di sana pianta, senza nessun spunto dal manga, per aggiungere un po’ di drammaticità alla storia e complicare le cose a Leon. Nel caso qualcuno non gradisca mi scuso già. Inoltre ho rotto il computer portatile e sto usando un tablet che non ha la “i” accentata, quindi se non sono riuscita a correggerle in alcuni punti: gomene!

Questo capitolo è dedicato ai tredici pazzi che mi hanno inserito tra autori preferiti XD

Buona lettura!

Ps: per i maschi che andranno a vedere le immagini di cui ho allegato i link, sono a disposizione sacche di sangue per le trasfusioni e ciotole per la bava XD

 

Terzo giorno: Alleanze pt. 3 (Le belle addormentate nel bosco)

 

 

Cana indietreggiò spaventata: non poteva essere davvero lì! Quegli occhi rossi che tante volte l’avevano incantata non smettevano di guardarla, ma ora lei aveva solo paura. Cercò di scappare, ma il suo corpo non rispondeva ai suoi ordini e presto inciampò all’indietro trovandosi ad osservare dal basso il suo nemico.

Un’onda di terrore le tolse il respiro.

“Ciao Cana, era da tempo che non ci vedevamo…” disse con voce suadente, con quella voce che usava per ammaliare e intrappolare milioni di ragazze, con quella voce che aveva usato per adescare lei.

Un’onda di terrore la fece tremare fino nelle ossa.

“Vattene!” invece dell’urlo deciso che avrebbe voluto, dalla sua bocca uscì solo un rantolo spaventato.

Il ragazzo scoppiò a ridere, scompigliandosi i capelli neri in quel modo per cui una volta il suo cuore perdeva un battito.

Raggiungendola si inginocchiò davanti a lei e le prese il mento tra le dita.

Un’onda di terrore le fece dimenticare chi era. Chi era diventata.

“Sei scappata per molto tempo, ma è ora di riprendere il nostro rapporto…” le soffiò in un orecchio mentre il ghigno del predatore che ha finalmente messo alle strette la sua preda gli compariva sul volto.

Cana non riusciva nemmeno a muoversi. Un solo pensiero nella sua testa, mentre lacrime di terrore gli rigavano il volto.

“Qualcuno mi salvi…”

 

Una rondine viola cantò con voce melodiosa nel cielo, guardando stupita un ragazzo dai capelli bianchi parlare.

Era ormai dall’alba che Leon camminava in cerchio, indeciso sul da farsi; a volte maldiceva la maga dei tarocchi, a volte se stesso e altre ancora il sakè. Davvero non sapeva cosa fare.

Il giorno precedente, dopo aver salvato Cana, lei era svenuta e non si era più ripresa: la sua fronte era diventata incandescente e il suo respiro si era fatto pesante. Evidentemente l’acqua era ancora più fredda di quel che pensava. Perché diavolo aveva dovuto buttarsi per seguire dello stupido sakè?! Ma non gliela avrebbe fatta passare liscia, avrebbe scoperto perché beveva, anche con la forza se era necessario, e l’avrebbe disintossicata.  

Maledicendola schiantò un pugno contro la parete di roccia.

Ovviamente dopo aver capito la situazione della ragazza, Leon si era fermato in una grotta nella speranza che la ragazza si svegliasse, ma ormai era la mattina del terzo giorno e lei non dava segni di ripresa, anzi.

Sospirando si sedette accanto a lei e la osservò in silenzio: il sudore le aveva appiccicato i capelli al volto e a tratti si muoveva agitata, come se stessa facendo un incubo. Istintivamente le scostò i capelli dalle guance arrossate, accarezzandola leggermente, mentre lo sguardo gli si addolciva. Quando si rese conto di ciò che stava facendo, si alzò di scatto e si allontanò mentre la sua faccia diventava di un bel bordeaux. C’era la possibilità che Gildarts stesse guardando proprio in quel momento la gara e lui non ci teneva a diventare polvere! Anche se probabilmente lo sarebbe diventato comunque…doveva ideare un piano di fuga e sopravvivenza…forse era meglio sparire per un po’…qualche decennio…niente di esagerato…

 Un gemito di dolore della ragazza lo riportò coi piedi per terra, mentre recuperava il suo freddo autocontrollo: non c’era tempo per le paturnie mentali, era evidente che Cana stesse sempre peggio.

“Sembra stia soffrendo…” pensò con un’insolita stretta al cuore.

Purtroppo lui non conosceva erbe mediche per alleviarle il dolore o guarirla e nel kit di sopravvivenza non c’era niente che potesse essergli utile; la preoccupazione iniziava di soffocarlo. Non poteva assolutamente permettere che la ragazza morisse, ma non voleva nemmeno abbandonare la Gara…

“Dannazione!!” pensò colpendo per l’ennesima volta la roccia e crepandola, “Se solo ci fosse Cherie con me…”

Una luce si accese nel suo cervello. L’oscurità che annebbiava i suoi ragionamenti scomparve permettendogli di vedere la soluzione a tutti i suoi problemi.

Per la precisione gli permise di vedere una chioma blu e un sorriso gentile.

Sollevato iniziò a ridere e a spogliarsi, dopodiché veloce prese Cana in braccio, guardandola speranzoso.

“Sta tranquilla Cana, ti salverò” mormorò alla ragazza tra le sue braccia, che istintivamente, mentre ansimava nell’oscurità rivivendo il suo peggiore incubo, gli strinse le braccia al collo.

Una nebbia azzurrina iniziò a circondarli, mentre Leon a fatica tratteneva un sorriso: era ora di scoprire se quel nuovo incantesimo funzionava.

“ICE MAKE: WOLF!” la sua voce risuonò decisa e forte nell’area circostante.

Dalla sua mano scaturì un valanga di neve che prese a vorticare freneticamente finché gigantesco lupo di ghiaccio comparve davanti ai suoi occhi e subito lui gli appoggiò una mano sul muso.

“Trova la Dragon Slayer del Cielo, Wendy, e portaci da lei!” gli disse in tono perentorio e distaccato mentre sulla testa del lupo compariva un cerchio magico azzurrino.

Il lupo si inchinò e ululò al cielo; dopo aver annusato l’aria, iniziò a correre nella foresta, seguito da un mago di ghiaccio il cui unico pensiero in quel momento era salvare quella bella e pazza ubriacona che il destino aveva voluto fosse sua compagna.

****

 

“G-Gerard…” una voce flebile e piena di desiderio turbò il silenzio di quella mattina assolata.

Un mago dai capelli blu corse veloce tra gli alberi fino a giungere nella piccola radura in cui giaceva una maga dai capelli scarlatti. Imponendosi l’autocontrollo e cercando di domare il rossore sulle guance, avanzò verso di lei e le si inginocchiò a fianco.

Il giorno precedente, per attraversare quel cunicolo infinito gli ci erano volute sei ore, durante le quali Erza era stata sempre peggio, finché infine non aveva perso i sensi. Il fatto che in quella dannata galleria ci fosse poca aria e malsana, non aveva aiutato. E ora Erza aveva la febbre: o dormiva o delirava.

Aveva perso il conto ormai di quante volta la maga l’avesse chiamato piangente per poi supplicarlo di non lasciarla sola, oppure parlando come se fossero ancora sulla Torre del Paradiso, oppure pensando che lui fosse uno degli altri membri della gilda.

E ogni volta Gerard aveva una stretta al cuore.

La ragazza che amava più della sua stessa vita stava male, ma lui non sapeva cosa fare, se non starle accanto tenendole la mano e parlandole, raccontandole dei loro momenti più belli o rincuorandola che non l’avrebbe mai più abbandonata, nonostante sapesse che non sarebbe andata così.

La prima regola della Crime Sorciere era di non innamorarsi di nessuno che cammini nella luce. Il suo codice era “punizione”.

Se non poteva impedirsi da amare con tutto se stesso quella ragazza, almeno avrebbe fatto in modo che lei non cadesse nelle ombre per lui. L’avrebbe protetta ogni singola volta che ce ne fosse stato bisogno, come in quell’occasione, e poi sarebbe scomparso.

“G-Gerard…”  Mormorò nuovamente Erza, tendendo una mano verso di lui, con le guance arrossate e gli occhi lucidi.

Sforzandosi di sorridere Gerard le strinse la mano e le scostò i capelli dal volto.

“Cosa c’è Erza? Sono qui.” Disse con tono rassicurante.

“G-Gerard…non te ne andare…” Gerard sospirò profondamente, mentre un’ombra di dolore gli offuscava gli occhi: era la quinta volta che ripeteva quella frase facendogli scoppiare il cuore e facendolo sentire un verme, per poi addormentarsi.

Ma questa volta Erza aveva tutta l’intenzione di continuare.

“N-non voglio rimanere sola…” singhiozzò iniziando a piangere sotto lo sguardo stupito di Gerard, “non sono felice…se non ci sei…voglio che rimani con me…per sempre…”

Le braccia di Gerard l’avvolsero d’istinto, mente lui affondava il volto nei suoi capelli scarlatti e si chiedeva perché il destino dovesse essere così crudele.

“Non è il destino ad essere crudele, ma tu ad essere stupido!” gli sembrava quasi di sentire la voce di Ultear ripetergli quelle parole fino allo sfinimento, quelle parole che lo tentavano e che temeva allo stesso tempo, “Se vuoi davvero che sia felice, dovresti stare con lei! Come fai a non capirlo? Vi amate! Negandoti questa felicità non fai altro che negarla anche a lei! Sei proprio un idiota, Gerard!”

Istintivamente Gerard ridacchiò piano al pensiero di lei che lo colpiva esasperata, per poi architettare un piano assurdo con Meredy per farlo dichiarare. A volte quelle due lo spaventavano.

 In realtà avrebbe voluto con tutte le sue forze che fosse davvero così, ma aveva un terrore divorante di farla soffrire ancora. Al pensiero delle sue lacrime sentiva come se gli venisse corrosa l’anima.

Gerard avrebbe continuato a macerarsi nei suoi dubbi per ore, se improvvisamente le condizioni di Erza non si fossero aggravate.

Infatti improvvisamente il suo corpo cominciò a divenire sempre più caldo e il suo respiro accelerato.

Gerard preoccupato si staccò da lei, per cercare di capire che cosa stesse accadendo.

Improvvisamente una luce dorata avvolse il corpo della ragazza e Gerard dovette proteggersi gli occhi con una mano, tanto la luce di Erza era abbagliante.

Quando finalmente riaprì gli occhi, una copiosa cascata di sangue fuoriuscì dal suo naso.

“Perchè diamine Erza ha un Riequip da gattina?!?!” urlò esasperato alla foresta indietreggiando il più lontano possibile da quel succinto abito tentatore. (http://images2.wikia.nocookie.net/__cb20120228085637/fairytail/images/thumb/3/3a/Erza_in_Kitty_Suit_meets_Young_Erza.jpg/671px-Erza_in_Kitty_Suit_meets_Young_Erza.jpg)

Non fece nemmeno in tempo a riprendersi che nuovamente il corpo di Erza si illuminò, sotto il suo sguardo agonizzante, per svelare poi la ragazza in versione cameriera. (http://s270.photobucket.com/user/clouds_wifey_forever/media/anime%20girls/Erza_Scarlet.jpg.html)

Gerard prese a sbattere la testa contro un albero. Non era possibile che il suo dannato autocontrollo andasse a farsi un giro appena Erza mostrava anche una minima parte del suo corpo!! Perché gli veniva fatto ciò?! Non era una punizione esagerata per i suoi crimini?! Che so, l’inferno o la tortura eterna potevano essere adatti, ma qui lo si voleva portare al suicidio!

“Gerard…non te ne andare…” Il mago coi capelli blu, dopo aver inspirato profondamente, si voltò, psicologicamente preparato ad affrontare Erza-cameriera.

Peccato che Erza si fosse riequipaggiata in versione infermierina e proprio in quel momento stesse tendendo una mano verso di lui sussurrando il suo nome, in maniera che tutti avrebbero potuto definire sensuale. (http://www.anime-evo.net/wp-content/uploads/2012/03/fairytail-120-f2.png)

“No, no, NO! Devo assolutamente fare qualcosa! Devo…no, non a lei! Intendevo…! Non voglio…! Aiutarla! ...Non…” il povero Gerard, preda di viaggi mentali tipicamente maschili e imbarazzo aggravato, iniziò a balbettare frasi a caso mentre il sangue fuoriusciva copioso dal suo naso.

Mentre ancora tentava di trovare un’ancora di salvezza, Erza indossando il suo costume da coniglietta si mise in ginocchio e cercò di andare da lui a gattoni.(http://images3.wikia.nocookie.net/__cb20101011182050/fairytail/images/c/c3/Erza_bunny_suit.png )

Probabilmente il mago avrebbe avuto bisogno di una trasfusione di sangue.

“Vi prego, qualcuno mi fulmini!” pensò mentre Erza si faceva sempre più vicina.

Improvvisamente un’idea dai capelli blu, il sorriso gentile e uno sguardo puro, saltellò nella sua testa. Una specie di miracolo.

Avrebbe pianto, Gerard, per quella benedizione di nome Wendy!

Ora doveva solo trovarla.

Ma per lui, in un momento di estremo pericolo come quello, era un problema da niente. Avrebbe fatto di tutto per uscire da quella situazione.

Veloce come il naufrago che teme che la barca che ha visto all’orizzonte possa scomparire, prese in spalla la ragazza che ora sfoggiava il suo look da lolita gotica (altra perdita di sangue), cercando di non guardarla. (http://images4.fanpop.com/image/photos/16700000/erza-in-armour-titania-erza-16776347-337-500.jpg)

“Per le grandi stelle del cielo divino: GUIDAMI NORTH STAR!”

Di colpo il cielo si oscurò e tra le nuvole apparve una grande stella luminosissima. Dopo pochi attimi la stella iniziò a precipitare dal cielo, esattamente dove avrebbe dovuto trovarsi la Dragon Slayer del Cielo, Wendy.

Gerard si lanciò all’inseguimento della stella più veloce che poteva. Ne andava della sua salute mentale.

 

***

 

 

Il vento frusciava tra i papaveri, rinfrescando l’ambiente dopo una notte di calura spietata; con dolcezza andò ad accarezzare i capelli blu di una ragazzina in fondo ad una buca.

Wendy dormiva beatamente, un po’ ammaccata ma serena.

Romeo faceva la guardia, concentrato.

Dovevano trovare un modo per uscire da quella maledetta buca, lo sapeva, ma finora i loro sforzi erano andati tutti a vuoto.

Il giorno precedente e quella stessa mattina avevano provato ad usare i poteri suoi e di Wendy un’infinità di volte, ma la buca era troppo profonda: il suo fuoco non era abbastanza potente per portare su entrambi e lui era troppo pesante per il delicato vento della ragazza. Infine Wendy era caduta a terra priva di sensi, spaventando a morte il povero Romeo. Per fortuna era semplicemente stanca e lui aveva potuto riprendere a respirare.

Da allora si scervellava su un modo per uscire da lì: era lui l’uomo della situazione, non poteva far pesare tutto su Wendy! Inoltre se fosse riuscito a trovare un modo probabilmente l’avrebbe stupita e l’avrebbe ammirato per questo…magari poi l’avrebbe anche ringraziato con un bacio, come quelli delle fiabe…

Le guance dal ragazzino diventarono di un bel rosso scarlatto, mentre la passione e il desiderio lo accendevano.

“SONO TUTTO UN FUOCO!” urlò al cielo dando fuoco ai pugni come faceva sempre Natsu. Sarebbe riuscito a conquistare Wendy a tutti i costi!

Intanto la ragazza sospirò, rigirandosi due o tre volte.

Allora Romeo, preoccupato di averla svegliata, le andò accanto pronta a confortarla e a darle il buongiorno, ma rimase incantato nel vederla dormire profondamente. Sembrava un piccolo angelo.

Il ragazzino sospirò ritornando poi per l’ennesima volta ad esaminare la parete di roccia della buca, rimuginando su cosa potesse fare.

Fu un attimo.

Un attimo di puro terrore per il povero Romeo, a cui per un secondo il cuore smise di battere.

Il cielo si oscurò di colpo.

Un ululato straziante squarciò il silenzio.

Fu un attimo.

E un gigantesco lupo di ghiaccio si lanciò nella buca atterrando davanti a Romeo.

Fu un attimo.

E una gigantesca stella si abbatte nella buca davanti a Romeo.

Fu un attimo.

E Romeo svenne.

 

****

Un stella cadente si abbatté su un lupo di ghiaccio.

Due ragazzi con due belle ragazze addormentate piombarono nella radura.

I due ragazzi si scontrarono con un gemito di dolore.

“Ma che cos…”

“Che diamine…”

 Esordirono i due massaggiandosi la testa per il colpo subito, poi si resero conto di quello che era successo e si misero in posizione di difesa. Per un secondo si scrutarono come si osservano due lupi di tribù sconosciute, indecisi se attaccare o meno, valutando la forza dell’avversario.

“Chi sei?” ringhiò infine Leon. Quei capelli blu e quel tatuaggio sul viso gli ricordavano qualcosa ma non riusciva ad afferrarlo.

Gerard non rispose, osservando ora la ragazza ancora tra le braccia del mago dai capelli bianchi davanti a lui.

“E’ Cana.” Sentenziò infine stupito, riconoscendo l’amica di Erza e membro del suo team nei Grandi Giochi della Magia e rilassandosi leggermente.

Leon sbarrò leggermente gli occhi sorpreso, notando finalmente la maga dai capelli scarlatti sulle spalle del mago e abbandonando anche lui la posizione di difesa.

“Erza!” esclamò, “Sei di Fairy Tail?” chiese leggermente incredulo: non l’aveva mai visto in gilda.

“Tu sei di Lamia Scale.” Ribatté invece Gerard indeciso se fidarsi o meno, osservando il marchio sul petto del ragazzo che era riuscito a spogliarsi nonostante la situazione e la ragazza in braccio.

Leon annuì.

“Per una serie di assurde circostanze sono in team con Cana. Ma tu non mi hai ancora risposto.” Indagò ancora una volta Leon, sospettoso, mentre in Gerard avveniva una dura battaglia tra il decidere di fidarsi o mantenere la sua identità sconosciuta. Nella sua mente continuava a vorticare una sola domanda: quante possibilità c’erano che proprio in quel momento lo stessero riprendendo? Poteva rischiare?

Si guardò intorno frettoloso: non vedeva nessuna telecamera, come invece le aveva notate nei giorni precedenti.

“Sono Gerard. Ma chiamami Mistgun, per favore.” Si buttò infine il ragazzo, rischiando il tutto per tutto: Fairy Tail non sbagliava mai nel giudicare amici e nemici. Se Makarov aveva permesso a quel ragazzo di fare coppia con Cana ci si poteva fidare e al momento non sembrava che qualcuno li stesse riprendendo.

Per un secondo Leon parve stupito, ma ricompose presto la sua gelida compostezza. Master Makarov gli aveva accennato alle condizioni di Gerard, al suo passato e alla sua copertura, ma non aveva collegato il viso all’informazione.

“Piacere, Leon.” Disse accennando un sorriso e tendendogli una mano.

“Sai chi sono?” chiese stupito e incredulo, che un mago che non fosse di Fairy Tail non lo trattasse come un criminale.

“Il passato di una persona non è importante quanto il presente. Le persone cambiano e io ne sono una dimostrazione.” Asserì sicuro senza smettere di porgergli la mano.

Gerard sorrise e accettò la sua offerta di amicizia, stando attento a non lasciar cadere Erza.

“Cosa è successo a Cana?” chiese infine Gerard preoccupato e perplesso guardando la ragazza

“Dannazione!” esordì Leon, che fino a cinque secondi prima si era completamente dimenticato del motivo per cui stava correndo come un pazzo, “Cana! Per una serie di circostanze assurde che poi ti spiegherò si è ammalata e stavo cercando Wendy!” spiegò iniziando a correre verso la buca.

“Vedo che siamo nella stessa situazione: anche Erza sta male e io sto cercando la ragazzina!” ridacchiò Gerard seguendolo, incredulo della situazione che stava vivendo.

Quando finalmente si affacciarono dai bordi della buca rimasero a dir poco stupiti: in un angolo dormiva angelicamente Wendy nell’altro giaceva svenuto e con un colorito cadaverico Romeo, davanti ad un lupo di ghiaccio fulminato.

 

“E’…svenuto?” chiese infine Leon perplesso.

“Credo di sì…penso sia colpa nostra…” continuò Gerard sentendosi leggermente in colpa.

“Non ha avuto un infarto vero?” chiese ancora Leon, sempre più preoccupato.

“Spero di no…”

Leon sospirò: rimanere lì fermi non avrebbe portato a nulla. Meglio pensare a come tirarli fuori.

“Certo che sono sempre più stupito…” borbottò a Gerard mentre calcolava quanto fosse profonda la buca.

“Cosa?”

“Sinceramente non pensavo che questi due ragazzini sarebbero sopravvissuti.”

“Mai sottovalutare i membri di Fairy Tail.” Sorrise Gerard.

“Tu hai una corda?” continuò, subito dopo aver sorriso, Leon.

“No.”

“Una liana?”

“No.”

“Un’idea?”

“…”

Nella radura ci fu un momento di silenzio.

“Tu non puoi crearne una?” chiese infine Gerard, dopo aver disteso Erza nell’erba.

“No. La mia magia della creazione riguarda animali, non oggetti come quella di Gray.” rispose Leon imitando Gerard e accomodando Cana tra i papaveri.

“Mmh…immagino che dovremo allora utilizzare una delle tue creature, nella speranze che nessuno dei due si svegli e muoia per lo spavento.” Suggerì infine il mago dai capelli blu, mentre l’altro annuiva.

“ICE MAKE: APE!”

Una gigantesco orango di ghiaccio incominciò a battersi il petto davanti agli occhi dei due ragazzi. Ad un movimento della mano di Leon l’orango saltò nella buca, atterrando tra i ragazzi, li afferrò con una mano sola e iniziò a risalire verso il suo padrone.

“Impressionante…” mormorò Gerard nonostante avesse già avuto modo di osservare quella magia.

Infine l’animale pose i ragazzini a terra davanti a loro.

Il risveglio di Romeo fu a dir poco traumatico: la prima cosa che videro i suoi occhi innocenti fu un gigantesco orango di ghiaccio.

“AAAAAAAAAAAAAAAAHHHH” un urlo agghiacciante uscì dalla gola del poveretto, che nello stesso tempo fece scaturire una vampata di fuoco che diede fuoco ai capelli dei suoi due salvatori.

“Dannazione!!” urlarono i due cercando di domare il piccolo incendio sulla loro testa: Leon si congelò mentre il povero Gerard usò il suo mantello per spegnerlo, con risultati disastrosi.

“Gerard! Leon!” esclamò poi il piccolo piromane riconoscendo le sue vittime, “Dove sono?” si chiese disorientato guardandosi intorno.

“Wendy!” senza nemmeno aspettare una risposta si lanciò al fianco della ragazza che dormiva beatamente. Accertatosi delle sue condizioni, sospirò sollevato e si rivolse ai due poveretti affumicati.

“Grazie per averci tirati fuori di lì; non so come avremmo fatto senza di voi.” Sorrise e ringraziò Romeo.

“E’ stato un piacere,” esordì Gerard, “anche perché in realtà siamo noi ad aver bisogno del vostro aiuto, anzi di quello di Wendy”

“Cana e Erza sono ammalate e le loro condizioni peggiorano sempre più.” Leon lanciò una breve occhiata al suo compagno di disavventure prima di continuare, “e credo di parlare a nome di entrambi dicendo che offriamo la nostra alleanza in cambio della guarigione delle nostre compagne.”

Il sorriso di Romeo si fece gigantesco: con due maghi così potenti al loro fianco avrebbero potuto tranquillamente vincere la gara!

“Va benissimo, ora sveglio Wendy e l’avviso!” disse correndo dalla ragazzina.

“Wendy?” la scosse dolcemente, “Wendy…svegliati per favore, siamo salvi! Ma abbiamo bisogno di te!” la ragazzina mugolò infastidita, prima di girarsi dall’altra parte e riprendere a dormire.

Romeo rimase a bocca aperta: più provava a svegliarla, più il suo sonno si faceva profondo.

“Mi dispiace ragazzi: niente da fare. Dobbiamo aspettare che si risvegli…” disse dispiaciuto sedendosi davanti ai due, che avevano appena controllato la situazione delle loro compagne.

“Non c’è problema Romeo, le condizioni sembrano stabili per ora…” mormorò Gerard lanciando occhiate preoccupate a Erza.

Leon annuì.

“Però non sapevo che i draghi avessero il sonno così pesante…” aggiunse poi facendo scappare a tutti e tre una risata.

Fu un attimo e la pace creata svanì.

Una luce abbagliante rischiarò la radura.

“No…” un rantolo disperato si udì nell’aria.

“Ma cos…?”

Due maghi incauti dai capelli blu e azzurri si girarono a cercare l’origine della luce.

Due maghi incauti svennero perdendo sangue in maniera copiosa.

La grande Titania nella sua Armatura della Seduzione compiva stragi anche mentre dormiva. (http://media.animevice.com/uploads/1/18983/416138-erza_seduction_armor_by_ornav_d3hr7au_super.jpg )

                                       

****

 

La prima cosa che videro Leon e Gerard quando aprirono gli occhi furono tanti e lunghi capelli blu che si stagliavano contro il cielo rosato della sera. Poi si resero conto che i capelli dovevano appartenere ad una persona e finalmente si ritrovarono faccia a faccia con Wendy, sorridente e in perfetta forma.

“Ben svegliati, Gerard, Leon!” disse sorridendo.

“Cos…?” tentarono di dire i due, storditi come non si erano mai sentiti.

“Sto già guarendo Erza e Cana, non dovete preoccuparvi!” disse ancora tornano poi ad occuparsi delle due belle addormentate.

Al nome Erza, Leon si tinse di quindici sfumature di rosso e Gerard perse altri sei litri di sangue.

“Ohi…ricordo…” balbettarono.

“Gerard?” sussurrò ad un certo punto il mago del ghiaccio.

“Sì?” rispose l’altro cercando di fermare l’emorragia.

“Secondo te è ancora vestita così?”

Altra cascata di sangue.

“Chi controlla?”

“…”

“Ehm…W-Wendy?” chiamò infine Gerard.

“Sì?” di distrasse un secondo la maga che in quel momento stava guarendo Cana.

“C-Com’è vestita Erza?” chiese titubante e terrorizzato dalla risposta.

“Con il suo pigiama Gerard.” Disse lei tranquilla tornando al suo lavoro.

“Oh, bene!” sospirò Leon pronto a voltarsi.

“Fermo!” lo ghiacciò Gerard con gli occhi spiritati, “Tu credi che i pigiami della grande Titania siano normali pigiami?!”

Leon rabbrividì, ma poi, ricordandosi del suo orgoglio, si voltò: pronto ad affrontare qualsiasi cosa.

“Gerard puoi girarti!” disse infine profondamente sollevato; il ragazzo fece come gli era stato detto e poté constatare che vestiva un pigiama a maniche lunghe con ricamate delle spade. Una cosa innocente.

Gerard sospirò e finalmente poté lanciarsi senza timore al fianco della maga, per controllare come stava. Erza non aveva più la febbre e la sua pelle era di nuovo rosea, dormiva tranquilla nel suo mondo onirico pieno di torte alla panna e fragole e Gerard.

Sollevato tornò a sedersi a fianco di Romeo e Leon, a cui il ragazzino stava spiegando di aver svegliato Wendy sventolandole davanti al naso una di quelle schifose barrette.

“Ah, Romeo,” disse ad un certo punto Leon abbassando la voce, “come stanno andando le cose tra te e Wendy? Mi ricordo che ci avevi chiesto dei consigli sull’aeronave.”

Gerard annuì, curioso.

Il ragazzino si illuminò.

“Benissimo. L-lei è sempre bella e g-gentile, a-andiamo sempre d’accordo. Inoltre mi ha ringraziato più volte per averla protetta e portata in spalla!” concluse orgoglioso superato l’imbarazzo iniziale, guardando la suddetta maga concentrata sugli incantesimi di guarigione.

“Vorrei tanto che entro la fine della gara diventasse la m-mia r-ragazza…” balbettò arrossendo fino alle orecchie, “e…ragazzi?” chiese poi perplesso vedendo i due maghi avvolti in una nube nera.

“Com’è possibile…”

“…che un ragazzino…”

“…sia così avanti…”

“…rispetto a noi…?!?” conclusero i due cadendo nella depressione più cupa, sotto lo sguardo leggermente scioccato di Romeo.

Stava per confortarli quando un fruscio sospetto attrasse la loro attenzione. Tutti si girarono a guardare il limitare della radura, dal cui fitto bosco uscirono due maghi raccapriccianti. Uno assomigliava terribilmente ad un troll di montagna, con la faccia deformata da cicatrici e le dita delle mani ingioiellate, mentre l’altro ricordava un ratto disgustoso e lascivo.

I due subito si interessarono alle ragazze qualche metro davanti a loro.

“Cos’abbiamo qui? Merce rara! Sì, sì, sì!” disse il ratto stropicciandosi le mani. Il troll muggì, mentre gli occhi brillavano di una luce avida.

Wendy fece per pararsi davanti alle due ragazze ma Romeo l’afferrò per un braccio e la tirò dietro di sé.

“Stai dietro di me Wendy! Ti proteggo io! Sono tutto un fuoco!!” disse mentre fiamme violacee ardevano sulle sue mano.

“Non ce n’è bisogno ragazzi…ci pensiamo noi…” una voce gelida e assetata di sangue paralizzò i due ragazzini, che lentamente si voltarono.

“Hanno scelto decisamente il momento sbagliato per cercare di rapire le ragazze…” mormorò Gerard con un sorriso folle in volto mentre Leon annuiva scrocchiandosi le nocchie; delle fiamme nere si avvolgevano a spire intorno a loro.

Mai disturbare un mago depresso e complessato per amore, tanto più se per toccare la ragazza del suo cuore.

“Cosa credete di fare mocciosi?! Siamo maghi di Slaveholders: non avete possibilità.” Sghignazzò il ratto, illuso.

“Il troll è mio! ICE MAKE: DRAGON!!” avvisò Leon mentre un vento gelido si scatenava intorno a lui, ruggendo la sua furia, e schegge di ghiaccio affilato gli volteggiavano intorno come impazzite chiedendo sangue a gran voce.

“Io mi prendo il topo! Gran Cheriot!” confermò Gerard mentre il cielo si oscurava e una dopo l’altra si accendevano le stelle della costellazione invocata, come Menadi impazzite ad un banchetto di Bacco.

Ci sono maghi ben più spaventosi di quelli di una Gilda Oscura.

 

Dieci minuti più tardi due ammassi violetti di carne, carbonizzati e congelati, giacevano poco lontano dai maghi che rilassati si scambiavano un cinque con un sorriso sul volto.

“Adesso sì che capisco quei pazzi di Fairy Tail!” commentò Gerard spazzolandosi i vestiti.

“A chi lo dici! A volte una bella rissa può risollevare gli animi!” concordò Leon, sgranchendosi le mani con soddisfazione.

Improvvisamente un sibilo attirò la loro attenzione.

Un sibilo mortifero come già ne avevano sentiti; ma era troppo tardi

Non fecero in tempo a voltarsi che la freccia scagliata da un albero fronduto, fendette l’aria della radura.

 Diretta contro Gerard.

Il ragazzo fece appena in tempo a portarsi le braccia davanti al volto, mentre nella mente vedeva una bambina dai capelli rossi sorridergli.

“Erza…”

Ma la freccia non lo colpì.

Tintinnando si scontrò contro uno scudo, mentre una spada veniva scagliata con forza contro l’assalitore, che colpito in fronte dall’elsa, cadde a terra svenuto dall’albero. Anche lui aveva il marchio di Slaveholders.

Gerard spalancò gli occhi vedendo una cascata di capelli scarlatti frusciare davanti a lui, prima che lo scudo cadesse a terra con un tonfo e la grande Titania crollasse in ginocchio.

“Erza!” Gerard si precipitò al fianco della ragazza, che sudata ansimava per lo scatto repentino appena compiuto.

“Erza non fare sforzi, ti prego!” sopraggiunse Wendy avvicinandosi e poggiandole una mano sulla fronte, “Sei ancora debole, devi rimanere sdraiata!” la implorò preoccupata.

“Grazie Wendy, ma sto bene; mi basterà sedermi un attimo!” la rassicurò con un sorriso mentre lasciava che il mago l’aiutasse a sedersi.

“Come ti senti, Erza?” le chiese con ansia Gerard, scrutandola a fondo. Lei arrossì impercettibilmente e si scostò dal ragazzo, ricordando ancora alcuni sogni appena fatti.

“Benissimo!” finse spudoratamente agitando le mani davanti al viso, “Solo un po’ stanca! Mi dispiace Gerard di essere stata così debole…” disse poi guardando con insistenza un papavero lontano dal viso del mago.

“Non scusarti, sono qui per questo…” mormorò lui accarezzandole dolcemente i capelli, con nostalgia, “inoltre io non ho fatto niente di speciale: è stata Wendy a guarirti!” aggiunse poi ricadendo preda dell’imbarazzo e allontanandosi da lei.

“Grazie ancora Wendy! Spero che la nostra alleanza basti per ricambiare il favore”!” disse Erza riconoscente sorridendo nuovamente alla ragazza.

“Non c’è motivo di preoccuparsi Erza! È-è stato un piacere aiutarti e il fatto che mi vogliate come alleata basta e avanza” rispose la Dragon Slayer imbarazzata gesticolando.

“Anche noi ti siamo debitori!”  La voce di Cana risuonò nell’aria e tutti si voltarono per trovarsi a guardare con sollievo la ragazza pallida seduta accanto a Leon, che d’altro canto era circondato da una strana aura violacea.

“Cana…” iniziò con voce gelida, “CHE COSA TI È SALTATO IN MENTE DI RINCORRERE IL SAKE?!HAI QUASI RISCHIATO LA VITA!! SEI IMPAZZITA?! SE NON FOSSE STATO PER WENDY CI SAREMMO DOVUTI RITIRARE!!” urlò a pieni polmoni balzando in piedi e piantandogli contro un dito accusatore, incollerito.

Cana arrossì indispettita e stava già per ribattere sarcastica che era tutta colpa sua per averle portato via il sakè, che il ragazzo si lasciò cadere al suo fianco.

“È una specie di miracolo che tu sia viva” mugugnò massaggiandosi il volto con aria stanca “Mi hai fatto prendere un infarto! Ora come ti senti? E non provare a dire che vuoi del sakè perché ti congelo e ti lascio nel ghiaccio fino alla fine della gara!” la minacciò con un’occhiataccia.

La maga dei tarocchi sgranò gli occhi cioccolato stupita mentre il sangue le saliva alle guance e senza guardarlo si strinse le ginocchia al petto.

“Si. Grazie e…mi dispiace.” Mormorò confusa.

Leon fece un cenno di assenso e sospirò: quella maga proprio non l’avrebbe mai capita.

“Leon…”

Il ragazzo si girò a guardarla, perplesso.

“RIVESTITIIIIIIII!! NON NE POSSO PIÙ DEI TUOI STUPIDI BOXER A PINGUINI!!! MI FANNO VENIRE GLI INCUBI!!” urlò esasperata lanciandogli addosso un masso di dimensioni incredibili.

Davanti a Leon che difendeva la dignità dei suoi pinguini e si rivestiva mentre Cana lo insultava l’intero gruppo scoppiò a ridere.

“Gerard…Leon…” richiamò poi Erza l’attenzione con fare perplesso, “Cosa avete fatto ai capelli??”

I due si guardarono tra loro e per la prima volta da quel pomeriggio, finalmente liberi da preoccupazioni, si accorsero dello stato dei propri capelli.

In contemporanea, con lentezza si girarono a guardare Romeo in cagnesco.

“Oh-oh…”

VIENI QUI POCCOLO PIROMANEEEE!” i due si lanciarono all’inseguimento del piccoletto che scappava terrorizzato, seguiti dalle risate fragorose delle ragazze.

 

 

E mentre finalmente il buon umore aleggiava nell’aria notturna ormai pacifica, i maghi strinsero la loro alleanza, incitati una previsione fortuita di Cana sulla formazione del team.

C’erano pensieri inquietanti che turbavano segretamente i maghi, come la presenza di una Gilda Oscura mal camuffata, o un passato tormentato e segreto, o ancora un sentimento nuovo e appena sbocciato; ma per quella serata, dopo una giornata particolarmente estenuante, avevano deciso con tacito accordo di godersi la compagni reciproca attorno al fuoco.

Era ormai notte inoltrata quando finalmente caddero tutti tra le braccia di Morfeo.

 

 

A chilometri e chilometri di distanza, nella Gilda più forte di Fiore, improvvisamente la lacrima-vision perse il collegamento con il torneo, facendo calare un attimo di silenzio tra i membri restanti. Poi, il panico dilago.

Il Master continuò a fissare lo schermo spento, maledicendo la previsione corretta di Gerard e affidando tutto nelle mani dei suoi figli, sperando che non accadesse loro nulla di male.

 

 

Fairy Chat

 

 

Erza: autriceeeeeeeeee! *indossa Armatura del purgatorio* come hai osato farmi fare una cosa tanto imbarazzante davanti a Gerard?!?!

Autrice: ehm…io…*indietreggia e si arrovella per non finire uccisa brutalmente* io…io l’ho fatto per te!! Per convincere Gerard a rimanere! Non mi uccidere *mode occhi da cucciolo on* e poi è stato il mio compleanno da poco. E andry mi ha sconfitto (di mezzo punto) nella gara di one-shot…

Erza: * si commuove e abbraccia la povera autrice che subisce una trauma cranico* in questo caso hai tutta la mia compassione, sappi che nella prossima sfida avrai tutto il mio appoggio. Anzi iniziamo subito ad allenarci!! *una strana aurea avvolge Erza*

Autrice: a-allenarci?! Glom…

Erza: iniziamo con un po’ di corsa, sedici chilometri!! UN-DUE UN-DUE! FORZA IN MARCIA!

Autrice: ma io veramente…

Erza: tu cosa…*indossa Armatura dell’Imperatrice di Fuoco*

Autrice: io non vedo l’ora di correre! *finge spudoratamente per non morire*

Erza: perfetto! UN-DUE UN DUE! *le due si allontano correndo a 190 km/h*

Gerard: questo se lo merita…*ghigna sadico all’indirizzo dell’autrice*

Leon: dici che la rivedremo?

Gerard: non credo *gongola*.

Leon: che fortuna inaspettata *sorride come se avesse vinto all’enalotto il bastardo caro mago* per un po’ la potremo smettere con questo strazio.

Autrice: *un ghigno sadico le si dipinge sulle labbra mentre gli occhi mandano una luce folle* Erza…hai sentito? Gerard e Leon non vedono l’ora di unirsi a noi!

Erza: COSA ASPETTATE?! CORRETE SE NON VOLETE ASSAGGIARE LA MIA IRA! *si riequipaggia con un top e dei pantaloncini mooolto corti che causano a Gerard l’ennesima perdita di sangue*

Gerard&Leon: Aye sir! *terrorizzati iniziano a correre con autrice dietro a Hitler Erza*

Wendy: povera autrice…di questo passo morirà…

Romeo: la uccideranno prima Leon e Gerard…

Wendy: forse dovrei…

Romeo: naaahhh…ti va un gelato?

Wendy: *cade nella trappola del cibo* Aye sir! *scodinzola seguendo Romeo che ride come uno psicopatico*

Cana:*si agita nel sonno in preda al peggiore degli incubi mai avuti* no…statemi lontani…MALEDETTI PINGUINIIIII!!!

 

 

 

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Capitolo 11
*** Quarto giorno: Trovato! (Paura...) ***


Quarto Giorno: Trovato (Paura...)

YOOOOOOO MINNAAAAA! SONO VIVAAAAAAAAA! *arranca verso di loro* Lo so che non ci credevate più ormai, ma sono sopravvissuta :D Mi scuso tantissimo con tutti per il ritardo indecente ma tra scuola e ff il tempo è volato; spero che queste 43 PAGINE di capitolo siano sufficienti come scusa (Andry: ti ho schiacciato, arrenditi XD) e che siano di vostro gradimento! Passando al capitolo, ci eravamo lasciati con le alleanze: come andrà il penultimo giorno della prima Gara? Inoltre in questo capitolo avremo…la prima coppia! TA-DAAAA! Ora, pensate un attimo secondo voi di chi parlo, leggete e poi nella recensione scrivetemi se avevate indovinato o chi avevate pensato: mi serve per un sondaggio ;D

Detto questo, buona lettura!

 

 

Quarto giorno: trovato! (Paura…)

 

 

 

 

Uno strano uccello, un incrocio tra un tucano e un piccione, dai colori sgargianti quali arancio e viola, cantò con forza, emettendo le stesse note che si erano udite solo al concerto del feroce Dragon Slayer del ferro che ora dormiva rumorosamente nella radura sotto di lui.

Un brusio di lamentela si alzò dall’ammasso di corpi sdraiati attorno alle braci spente della sera prima, ma l’impavida palla di piume continuò a cantare a squarciagola finché una fiammata lo abbrustolì a puntino e un palo di ferro lo trapassò a mo’ di spiedino.

La colazione era pronta.

“Natsu…” mormorò Lucy, ormai sveglia, al ragazzo già ricaduto tra le braccia di Morfeo.

Con un sospiro esasperato cercò di liberarsi, dalla prigione che l’avvolgeva ma era un’impresa impossibile e quella volta non poteva certo calciarlo via! La sera prima le temperature erano scese intorno ai quattro gradi e questo spiegava perché i ragazzi dormissero tutti vicini, Lucy fosse tra le braccia della stufa umana, Levy fosse coperta dalla giacca di Gajil lasciato a petto nudo come Gray che, unico immune al gelo della notte, aveva usato tutti i suoi vestiti, tranne i boxer sotto gentile consiglio dei dragon slayer, per coprire Lluvia.

Guardando verso Levy si consolò di non essere l’unica in quella scomoda posizione, anzi, per Levy era anche peggio: lei non sarebbe mai riuscita a lanciare via Gajil.

“Ohi…non cambiano mai…”

“Gray!” esclamò stupita la ragazza vedendo il mago del ghiaccio mettersi a sedere e scompigliarsi i capelli sbadigliando.

“Aiuto…” pregò Levy in un rantolo tendendo l’unica mano che riusciva a muovere con gli occhi che supplicavano un intervento del mago.

Un ghigno sadico si dipinse sul volto di Gray.

“Ice make: Cannon!”

Due proiettile di ghiaccio formato gigante colpirono gli ignari figli dei draghi, scaraventandoli tre metri più in là.

“Ghiacciolo!!!” urlò Natsu alzandosi di colpo e dandosi fuoco: avrebbe riconosciuto quel ghiaccio ovunque.

“Dannato spogliarellista!” ringhiò Gajil mentre con aria spiritata trasformava la sua mano in una grossa lama in ferro.

“Grazie Gray!” cinguettarono invece felici le ragazze circondandolo, mentre lui si scherniva con una mano.

Una grossa vena iniziò a pulsare sulla tempia dei Dragon Slayer.

Uno sguardo complice, e ben presto un tubo in ferro arroventato si abbatté sulla testa del mago del ghiaccio.

“Volete la guerra…” sibilò lui con sorriso folle prima di lanciare via i boxer e gettarsi in combattimento.

“Gray-sama! Lluvia tifa per te! Resisti!” urlò la ragazza appena svegliatasi con gli occhi a cuore prima di tentare di iniziarsi a spogliare. Per sua fortuna un gomito di Natsu, o Gajil, non si capiva bene cosa appartenesse a chi, la mandò a k.o.

Levy e Lucy guardarono quello spettacolo afflitte.

“Di’ la verità Levy…faranno così per tutto il giorno vero?” chiese la bionda con un brivido.

La Scripter sospirò rassegnata, sarebbe stata una luuuuunga alleanza.

 

***

 

“Che rottura.” Sibilò scocciato il Dio dei Tuoni a braccia incrociate mentre intorno a lui scrosciava una cascata di fulmini.

“Non dire così Laxus! Non è da UOMO!!” urlò un albino con un gigantesco braccio roccioso schiantando al suolo l’ennesimo mago.

“La vuoi piantare con questa storia dell’uomo?!” sbraitò irritata una fata lanciando occhiate pietrificanti agli avversari.

“Ever concentrati!!” la rimproverò con calma un cavaliere dai capelli verdi abbattendo nuovamente con la sua spada il nemico.

“Lasciala sfogare Freed, non c’è problema.” Lo tranquillizzò sorridente un enorme demone dai capelli argenti schiacciando a terra il volto di un povero nemico di passaggio e frustando con la sua coda squamata tutti gli altri.

“Sorellina, vacci piano! “ la rimproverò ridacchiando una ragazza tigre sfigurando i suoi avversari.

Laxus sospirò nuovamente mentre intorno a lui i nemici cadevano come foglie autunnali: possibile che fosse l’unico scocciato?! Gli altri sembravano divertirsi un mondo a schiantare teste qua e là, presi dei loro combattimenti, mentre lui avrebbe solo voluto dormire.

E invece no! Quella mattina una cinquantina di maghi oscuri aveva dovuto tender loro un agguato nel sonno e se non fosse stato per le rune di Freed e il suo sesto senso da Dragon Slayer ci sarebbero rimasti tutti secchi, dato che era lui di guardia. E così adesso, alle sei di mattina, loro stavano combattendo. E lui non aveva potuto riposare.

Un nemico cadde a terra esanime e carbonizzato.

La cosa più preoccupante era che, a parte Freed, nessuno degli altri pareva essersi accorto del fatto che la presenza di maghi oscuri in una Gara organizzata dal Concilio avrebbe dovuto essere vietata, e invece ce ne era un intero esercito.

“Kyaaaa” Lisanna venne sfiorata da un incantesimo di fuoco alle spalle e per salvarsi si gettò a terra; già il mago le era addosso per darle il colpo definitivo che una gigantesca mano lo afferrò per una spalla, sollevandolo da terra.

E il povero mago si trovò a faccia a faccia con il suo peggiore incubo.

“Hai scelto il giorno sbagliato per farmi arrabbiare” Gli disse con gli occhi i bianchi per i lampi, poi lo lanciò in aria.

“RAGING…” iniziò dire mentre l’aria crepitava intorno al dragone, per poi completare l’incantesimo quando il mago fu a portata di mira, “…BOLT!”

Un cono di fulmini e saette si abbatte su colui che aveva osata sfiorare Lisanna, che con gli occhi sbarrati ammirava la potenza del Dio del Tuono.

Poco più in là, Ever, danzando tra statue in marmo, vide la scena e sogghignò: era la sua occasione!

Con un calcio in pancia colpì un nemico, che sputò l’anima, e lo fece volare a sbattere contro Laxus, il quale, preso alla sprovvista, perse l’equilibrio e cadde sopra la ragazza ancora a terra.

I loro nasi si sfiorarono pericolosamente, le guance di entrambi, perfino del solitamente impassibile ragazzo, si tinsero di uno scarlatto intenso e i corpi dei due aderirono perfettamente l’uno all’altro, nonostante Laxus cercasse di non schiacciare Lisanna.

“S-scusa…” iniziò a balbettare imbarazzato cercando di tirarsi in piedi, non accorgendosi che la ragazza era in tilt, ma un fischio lo distrasse e d’istinto afferrò la ragazza racchiudendola in una morsa contro il suo petto, fece una capriola in avanti e si voltò a ringhiare contro il nemico sempre tenendo Lisanna tra le braccia, mentre la falce che aveva rischiato di colpirli tornava tra le mani della sua proprietaria.

La donna, dai lunghi capelli neri come il carbone e gli occhi di due colori diversi, uno rosso e uno nero, scoppiò a ridere sadicamente, prima di trasformare la falce in un alabarda.

“Ma come siete carini! Ma sei sicuro bel biondo di non preferire bellezze più mature?!” sghignazzò prima i palleggiare l’arma tra le mani, alludendo al suo corpo formosa stretto in un vestito nero dall’ampio scollo e audace spacco.

Laxus appoggiò delicatamente Lisanna a terra, ancora sotto shock, e si alzò per fronteggiare la nemica.

“Bellezze più mature?! Non so a chi ti riferisca! Davanti a me vedo solo una racchia vigliacca e incapace.” ribattè sornione ghignando, mentre il volto della donna si deformava in una smorfia irata.

“Questa me la paghi…” sibilò scagliando l’arma che Laxus evitò con estrema facilità; la donna stava già ghignando nel vedere l’arma ruotare su se stessa e tornare per colpire alle spalle il suo nemico, quando Laxus, senza nemmeno voltarsi, l’afferrò al volo.

“Tutto qua?” chiese spezzando la lancia, “Adesso ti mostro io cosa significa essere maghi…” mormorò avvicinandosi con passo calmo all’avversaria che indietreggiando spaventata inciampò a terra e cercò di evocare uno scudo.

“Lightening’s Dragon Roar!!” dalla bocca del biondo scaturì un gigantesco cono di elettricità che distrusse lo scudo della donna e carbonizzò il suo corpo, che cadde riverso.

“Pfft! Non eri un granché…” commentò con sguardo disgustato prima di ritornare dalla sua campagna e aiutarla ad alzarsi, mentre lei lo ringraziava, imbarazzandolo ancor di più.

Intanto Evergreen procedeva con i suoi piani di conquista contro l’altra coppia, delusa che quella maledetta maga da strapazzo avesse interrotto Laxus e Lisanna.

All’inizio aveva avuto dei problemi a trovare l’occasione giusta, ma questa si era presentata da sola quando Freed e Mirajane si erano ritrovati a combattere schiena contro schiena.

Ora doveva soltanto distrarre il demone…

Con un ghigno che avrebbe messo paura ad Erza, la delicata fata afferrò uno dei nemici stesi a terra sotto i suoi piedi, lo sollevò sulla sua testa, e lo lanciò contro la testa di Elfman, che con un gemito cadde a terra.

Mirajane, sentendo l’urlo di dolore del fratello, si voltò di scatto, distogliendo lo sguardo dal nemico, che ne approfittò per scagliare una gigantesca incudine sulla testa della ragazza che cadde a terra semi svenuta.

Preoccupato Freed si precipitò al suo fianco e la prese tra le braccia iniziando a chiamare il suo nome con sempre più ansia, scuotendola per le spalle.

Era il momento perfetto per un risveglio in stile fiabesco.

O almeno lo sarebbe stato, se Evergreen non si fosse dimenticata di calcolare i soprannomi dei suoi compagni: The Dark Knight e Il Demone.

Satan Soul spalancò gli occhi rossi per la rabbia e circondata da un aura omicida.

“Sitri Soul!” mormorò con sguardo folle sorridendo sadicamente, mentre il suo corpo subiva la metamorfosi.

Freed nero per la rabbia l’affiancò.

“Dark Ecrituré: The Knight!”

Un silenzio di puro terrore ghiacciò i nemici.

 

 

“Sorellina! Hai esagerato!” rimproverò Lisanna dieci minuti dopo, coperta di fuliggine da capo a piedi, la sorella.

“Freed, quante volte ti ho detto di imparare a trattenerti?!” ringhiò Laxus, anche lui completamente del colore del carbone, come Evergreen ed Elfman.

Mirajane li guardò facendo gli occhioni da cucciolo, profondamente pentita sentendosi in colpa, mentre Freed piangeva prostrato a terra implorando il perdono del suo amato Laxus.

Lisanna sospirò.

“Fa niente… Meglio muoverci, dobbiamo assolutamente trovare un posto dove fare il bagno!” disse come parlando di una questione di massima importanza e facendo così alzare gli occhi al cielo al biondo.

“Va bene!” acconsentì Mirajane, già tornata di buon umore, mentre tutti si alzavano e si incamminavano diretti alla ricerca di una polla d’acqua, possibilmente termale, visto il vento freddo che si stava alzando.

Della radura e dei nemici era rimasto solo un gigantesco cratere vuoto.

 

 

***

 

Era Mezzogiorno.

Era il quarto giorno.

Erano quindi quattro giorni che Erza non mangiava torta alle fragole e panna.

Erza aveva fame.

Gerard invece aveva paura.

 

Era mezzogiorno.

Era il quarto giorno.

Erano quindi quattro giorni che Cana non beveva sakè.

Cana aveva sete.

Lyon invece aveva paura.

 

“A volte sono proprio infantili…” sospirò Romeo che, superato l’imbarazzo iniziale, camminava mano nella mano con Wendy, guardando le due donne a destra avvolte da un aurea nera e i due ragazzi a sinistra con gli occhi sbarrati e l’espressione di due animali in trappola.

Wendy ridacchiò coprendosi la bocca con una mano.

“Io penso che facciano solo fatica a capirsi…” mormorò divertita.

“Gli adulti…” sospirò esasperato il ragazzino alzando le spalle.

E poi scoppiò.

Non che potesse durare ancora per molto, nonostante i nostri impavidi giovani lo sperassero ardentemente.

“LYONNNN!” con un urlo belluino Cana si lanciò sopra il ragazzo, che cadde a terra schiacciato dalle forme abbondanti della maga.

“Voglio del sakè! Ti prego portami del sakè!” iniziò a pregarlo stringendogli le braccia al collo soffocandolo. Non che ce ne fosse chissà quale bisogno, visto che il poveretto era già svenuto per l’imbarazzo.

Nello stesso momento, Erza si lasciò cadere in ginocchio sconfitta.

“N-non ce la faccio più… non lo posso sopportare…” svelò tremante con sguardo allucinato tendendo una mano implorante verso Gerard.

“Torta…” mormorò; il ragazzo si guardò intorno: via d’uscita! Aveva bisogno di una via d’uscita!!

“E-ehm io…” il ragazzo cominciò a sudare freddo.

Lyon continuava a fingere di non essersi ripreso.

“Cana, Erza…” la voce gentile di Wendy richiamò le due disperate, “Non credete che prima troviamo il nostro obiettivo, prima finiremo la sfida e potrete bere e mangiare quel che volete nella pausa?” fece loro notare con la sua solita dolcezza.

Le due si guardarono per un attimo, poi saltarono in piedi alzando un pugno al cielo.

“Andiamo!” urlarono con una spaventosa luce di determinazione negli occhi, iniziando a correre nella direzione che la mappa le indicava.

“Muovetevi!” ringhiò Erza agli altri, che terrorizzati iniziarono a correre loro dietro.

Leon e Gerard andarono commossi ad abbracciare, sotto lo sguardo scontento di Romeo, Wendy.

“Ci hai salvato un'altra volta…” iniziarono a ripetere in lacrime, mentre Wendy cercava di schernirsi imbarazzata.

Sarebbe stata una lunga giornata anche per loro.

 

***

 

“Luuuuu” l’ennesimo accorato lamento martoriò le povere orecchie della maga degli spiriti stellari, “Quand’è che siamo arrivati?” chiese per forse la centesima volta con tono sofferente Natsu, camminando con la sua andatura rilassata e le braccia incrociate dietro la nuca.

“Non ne ho la più pallida idea Natsu, per l’ennesima volta!” ribatté Lucy stringendo i bordi della mappa in uno scatto nervoso mentre le sue tempie pulsavano all’inverosimile. Ma cosa aveva fatto di male per meritarsi un bambino del genere!?!

“Dai Lucy, non ti abbattere!” cercò di consolarla divertita Levy, accarezzandole gentilmente una spalla.

“Ghihi! Sei proprio insopportabile, Fiammifero!” commentò Gajil che camminava al fianco della piccola Scripter, con il suo solito ghigno.

“Cos’hai detto Ferraglia?!” rispose il mago girandosi irritato mentre i pugni prendevano fuoco.

“Che sei irritante!” intervenne Gray che camminava serafico tra Lucy e Lluvia con sguardo apatico, per poi concedersi un sorrisino di scherno.

“Volete farvi sotto?!” chiese allora infiammato Natsu facendogli cenno di farsi avanti; e già Gajil e Gray si stavano lanciando contro di lui quando Lluvia si lanciò in mezzo a braccia aperte.

“Ora basta! Non potete litigare!” esclamò seria e, vedendo gli sguardi scettici dei ragazzi, in particolare dell’amato Gray-sama, aggiunse “Altrimenti non arriveremo mai e perderemo la sfida!”

Dopo un secondo di silenzio, i tre scattarono avanti in una corsa forsennata.

“VINCEREMOOOOO!” il loro urlo spaventò gli uccelli posati sugli alberi intorno a loro.

Lucy sospirò sollevata. “Grazie Lluvia, non credo avrei potuto sopportare un’altra rissa di quegli idioti!”

“Già” concordò Levy con un sorriso, “Mentre adesso correranno fino allo sfinimento, poi si accasceranno ansanti sul sentiero e aspetteranno che arriviamo” ridacchiò immaginandosi la scena.

Rilassate continuarono a camminare chiacchierando degli ultimi giorni, finché degli urli belluini non richiamarono la loro attenzione.

 

 

 

Natsu stava correndo come una dannato per superare i suoi avversari, quando un pensiero lo fece bloccare di colpo e i due gli finirono addosso

“CHE COSA STAI FACENDO RAZZA DI UN FIAMMIFERO?!” iniziarono a sbraitare i due irritati, ma le urla gli si bloccarono in gola quando videro la testa calda girarsi con un sguardo così serio da far loro paura.

“Ho bisogno di chiedervi una mano…” mormorò con voce triste abbassando lo sguardo, mentre Gajil e Gray si guardavano stupiti.

“Allora?” gli chiese Gray dopo che ebbero riiniziato a camminare, “Si può sapere cos’hai?”

“Sto male.”

“Male?” chiese perplesso Gajil e Natsu annuì con forza.

“Si! Ogni volta che sono troppo vicino a Lucy il mio corpo si scalda, ma non delle solite fiamme: queste sono talmente calde che ho il terrore di scottarmi io stesso; per non parlare di Lucy: non voglio fale del male, ma non riesco a controllarmi, è più forte di me!” spiegò con la voce che lasciava trasparire il panico.

“Cosa devo fare?! Non puoi congelarmi?!” chiese scuotendo Gray per un braccio.

Gray e Gajil arrossirono e dopo essersi scambiati un’occhiata disperata sospirarono. Ma quanto era stupido?!

“Ti congelerei anche volentieri fiammifero, ma non risolverebbe il tuo problema!”

“Perché?”

“Non è una malattia la tua…o non proprio…” borbottò a disagio.

“E cos’è?” chiese Natsu completamente perso. Non era una malattia?!

“Ecco… uhm…” temporeggiò Gray, incredulo dell’imbarazzante situazione in cui era finito, “Ecco…chiedilo a Gajil!” urlò puntando il dragone di ferro.

“Eh?! Non scaricare queste cose su di me ghiacciolo!” urlò arrossendo: col cavolo che glielo spiegava lui!

“Allora?” insistette Natsu innocente.

“Ehm…” balbettarono i due cercando una via di fuga.

E stranamente la trovarono.

 

 

“TROVATOOOOOOO!”

 

 

 

Lucy diedi una breve scorsa alla mappa e notò che effettivamente i due punti coincidevano, quindi con un sorriso speranzoso incitò le altre a correre.

“Ci siamo!”

“C’è l’abbiamo fatta!”

In pochi secondi le tre ragazze raggiunsero i compagni: si trovavano sulle rive erbose di un piccolo lago limpidi al cui centro emergeva un’isola erbosa con imponenti massi e un grosso baule in legno scrostato.

Natsu travolse letteralmente Lucy in un abbraccio entusiasta.

“Ce l’abbiamo fatta Lu! Possiamo vincere!” le urlò sollevandola da terra con un sorriso capace di illuminare la notte a giorno, mentre la ragazza non riusciva a trattenersi dal sorridergli di rimando scarlatta.

“Tsk! Non ti esaltare fiammifero! Questa sfida la vinciamo tutti e sei, poi si vedrà!” gli ricordò Gajil ghignando, per poi afferrare Levy per una spalla e stringersela contro, “Vedremo se riuscirete a battere me e il gamberetto! Ghihi!” Le guance di Levy si imporporarono e lei sentì un moto d’orgoglio invaderla (soprassedendo sul “gamberetto”).

“Parlate grosso ma saremo io e Lluvia a vincere!” si intromise immancabilmente Gray, prendendo per mano Lluvia e portandosela al fianco, mentre nello stesso tempo lanciava via la camicia; questo gesto quasi fermò il cuore della ragazza.

I tre ragazzi si guardarono per qualche secondo ringhiando, poi si puntarono un dito contro e urlarono: “CHI ARRIVA ALL’ISOLA PER PRIMO È IL MIGLIORE!”

E già dimentichi delle loro compagne, con il grande tatto e la squisita eleganza che li contraddistingue, si spogliarono di tutto fino a rimanere in boxer (Gray neanche quelli) lanciando gli abiti addosso alle ragazze scioccate per poi saltare in acqua.

“Voi…” esordì Lucy iniziando a tremare per la rabbia e l’imbarazzo, “SIETE DEGLI SCOSTUMATI! MA VI SEMBRA NORMALE DENUDARSI COSÌ DAVANTI A NOI?!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola buttando a terra i vestiti del ragazzo che trenta secondi prima avrebbe volentieri baciato.

Levy sembrava essere andata sotto shock e, liberatasi dei giganteschi vestiti di Gajil, cercava di guardare ovunque tranne che verso il laghetto.

Ma Lluvia era in assoluto quella messa peggio: dopo aver tolto dalla faccia i boxer del suo amato, con un gemito strozzato si sciolse in una pozza d’acqua bollente e gorgogliante.

“Li ucciderò, li sventrerò, li…” Lucy stava già pianificando una diabolica vendetta, avvolta da un aura malvagia e ghignando psicopaticamente, quando le cose iniziarono a farsi strane.

I ragazzi avevano man mano iniziato a rallentare le bracciate e approdati sull’isola facevano fatica a issarsi sulla riva, come se i loro muscoli non reggessero lo sforzo.

“Va tutto bene?” urlò Levy titubante alzando un sopracciglio perplessa e cercando di non soffermare lo sguardo troppo a lungo sulla schiena muscolosa di Gajil.

“Gray-sama!” chiamò Lluvia alzandosi da terra all’improvviso, stringendo tra le braccia gli indumenti del suo amato come se fossero un tesoro.

I tre ragazzi non risposero ma si alzarono con andatura barcollante; poi Natsu inciampo nei suoi stessi piedi e rovinò addosso a Gray, iniziando a ridere in maniera folle. Gray subito ghiacciò qualsiasi cosa nel raggio di dieci metri e iniziò a sbraitare e gesticolare, strascicando le parole, mentre Gajil continuava a cadere e rialzarsi in piedi stordito.

“Che cosa sta succedendo?” chiese Lucy preoccupata dando un’occhiata alle sue compagne, inquiete quanto lei.

“Gray-sama!” urlò Lluvia con gli occhi lucidi “Lluvia arriva a salvarti!” e già stava per lanciarsi nel lago vestita e nuotare dal mago, quando Levy la trattenne per un braccio.

“Non farlo Lluvia! C’è qualcosa che non va nell’acqua…” mormorò inginocchiandosi sulle sponde del laghetto.

“Nell’acqua?” chiese Lucy perplessa, osservando l’innocente e limpida acqua sciabordare lentamente.

“Si.” Affermò sicura Levy, “È l’unica cosa che è entrata in contatto con i ragazzi… Lucy, potresti evocare Aquarius per favore? Ma sta pronta a effettuare una chiusura forzata del portale. Lluvia allontanati, se è quel che penso tu più di tutte non devi toccarla.”

Lucy estrasse subito la chiave dorata e sicura la immerse nell’acqua, attenta però a non sfiorarla con le mani.

“Apriti portale della Portatrice d’acqua: Aquarius!” evocò recidendo il confine tra i due mondi con la chiave e all’istante apparve scuotendo la chioma azzurra lo Spirito Stellare.

“Aq…” stava già per chiamarla Lucy, quando la sirena si girò verso di lei con un occhiata folle e le guance rosse.

“FIDANZATO! IO HO UN FIDANZATO! E TU NO! !” si mise a ridacchiare con le guance arrossate indicando alternativamente le tre ragazze, gli occhi lucidi.

Le mascelle delle tre ragazze caddero a terra per lo shock.

Poi improvvisamente intorno alla sirena cadde una pesante aura nera e il suo volto divenne livido di furore folle.

“Io ho un fidanzato…perché mi hai evocato…perché… PERCHÉ?!? MUORIII!” urlò indemoniata prendendo la sua anfora e scagliando un maremoto contro la bionda; stranamente il colpo non andò a segno, radendo al suolo gli alberi alla destra di Lucy.

Aquarius stava già per riprovare quando Lucy chiuse forzatamente il portale.

“Ma che…. COSA STA SUCCEDENDO?!” Urlò la bionda che per un secondo aveva visto passarsi la vita davanti, scioccata e confusa; va bene che era pazza Aquarius e che la odiava, ma così si esagerava!

“E’ l’acqua.” Intervenne Levy, riprendendosi dall’attacco di depressione che l’aveva colpita al ricordare che lei non aveva un ragazzo, “O meglio quella che dovrebbe essere acqua.”

“In che senso dovrebbe? Lluvia non capisce….” Mormorò la maga, mentre con un occhio teneva sotto controllo il suo mago.

“È sakè. Per essere precisi Daiginjō-shu, la qualità più pregiata ed alcolica; e a occhio e croce è sotto incantesimo, di modo che chiunque ne entri in contatto si ubriachi pesantemente.”

“Vuoi dire…” iniziò a Lucy mentre un brivido freddo le scendeva lungo la schiena.

“…CHE GRAY-SAMA È UBRIACO?!” urlò Lluvia le mani strette al cuore palpitante, mentre già si immaginava una scottante dichiarazione d’amore dal mago in preda all’effetto dell’alcol.

“Oh mamma…” sospirò invece affranta Lucy, guardando Natsu combattere in modo sconclusionato e ondeggiante con gli altri due.

“Esatto Lucy…” le appoggiò un mano sulla spalla Levy e, dopo essersi crogiolata qualche secondo in pensieri di vendetta verso i due Dragon slayer che non se ne erano accorti nonostante il fiuto fine, prese in mano la situazione.

“Basta perdersi via ragazze! Andiamo a recuperare quegli idioti prima che combinano qualche danno!” esordì battendosi il pugno sulla mano aperta, per poi prendere la sua amata penna magica.

“PUMICE STONE” scrisse nell’aria e una gigantesca scritta in roccia cadde con un tonfo nel sakè, che fortunatamente non schizzo le ragazze.

“Pietra pomice… Grande Levy!” si complimentò Lucy battendo un cinque all’azzurra, mentre Lluvia la guadava stupita.

“Galleggia!” affermò con stupore infantile, indicando la scritta.

“Esatto! La pietra pomice è una roccia porosa e quinci nell’acqua galleggia, la potremo usare come ponte. Ma state attente che non è stabile!” le avvisò Levy prendendo tra le braccia i vestiti di Gajil, mentre Lluvia la guardava ammirata, per poi mettere cautamente un piede sulle “P”. La lettera ondeggiò e già le amiche si stavano lanciando a prenderla prima che cadesse, ma poi si fermò e Levy poté salirci sopra tranquilla, un braccio steso all’infuori per tenersi in equilibrio.

E allora anche le altre due iniziarono quella lunga traversata con le braccia cariche di indumenti, che costò a Levy altre dieci parole in pietra pomice. Più volte avevano rischiato di cadere e a metà strada avevano temuto di non arrivare mai, ma una lunga ora e mezza dopo finalmente toccarono la sabbia dorata dell’isoletta. I tre maghi stavano ancora combattendo, alternando momenti di rabbia assassina a risate incontrollate, lacrime a pugni. Un delirio.

 

La prima a riprendersi fu Lucy, che a passo di marcia raggiunse Natsu e lo prese per un orecchio.

“Natsu!” urlò con fare materno, mentre il ragazzo ridendo si accasciava a terra, per poi pigolare con tono lamentoso perché lo lasciasse andare, “Cosa stai combinando?! Guarda come sei ridotto! Adesso ti sdrai e non ti muovi finché non te lo dico io, chiaro?!” continuò trascinando il ragazzo per mano lontano dagli altri due ancora in rissa.

Mentre ancora camminava, Lucy percepì Natsu fare meno resistenza e pian piano la presa intorno alla sua mano farsi più stretta.

“Natsu…?” chiese Lucy preoccupata, voltandosi verso il compagno.

I vestiti che teneva con l’altra mano caddero a terra in un fruscio.

Il cuore di Lucy perse un colpo.

Calde lacrime sgorgavano dagli occhi di Natsu che la guardava tremante con le guance arrossate.

“Lashiami andare Lushi, ti farò male….” Disse con voce affranta e strascicata per l’alcol, prima di sfuggire alla sua presa e correre, barcollante, a nascondersi dietro un masso.

Lei rimase per un attimo bloccata, poi gli corse dietro.

“Cosa stai dicendo Natsu? Vieni qui!” gli urlò cercando di prenderlo, ma il ragazzo scappò ancora dietro un altro masso, biascicando avvertimenti sconclusionati. La scena si ripete per altre quattro volte: ricordava l’animalista che cerca di avvicinare il cucciolo diffidente e spaventato, che puntualmente si ritrae.

La preoccupazione in lei si sostituì a irritazione: come osava farla preoccupare così e poi scappare?!?!

Con uno scatto Lucy, avvolta da un aura demoniaca, corse incontro a Natsu, terrorizzato, e gli saltò letteralmente addosso, come una leonessa predatrice sulla sua cena. Il ragazzo perse l’equilibrio e i due rotolarono a terra nella polvere.

“Lushiii…” iniziò a piangere nuovamente Natsu cercando di scostare la ragazza da sopra di se, che invece si mise a cavalcioni sopra di lui e gli puntò contro un dito, decisa.

“Ora basta Natsu! Spiegami cosa stai dicendo!” gli ordinò costringendo se stessa a non abbracciarlo come si fa coi cuccioli sperduti.

La calda mano del ragazzo afferrò quella piccola e fresca di Lucy, per poi portarla alla sua guancia.

“Shenti?!” le disse febbricitante, “Sono malato Luuuu!”

Lucy lo guardò senza capire: certo la sua guancia era più calda del normale ma…

“Ogni volta… ogni volta che scei vicina io inizio a brusciare dentro Lu!” continuò lui a spiegarle spaventato, “Non voglio brusciarti Lu! Non voglio farti male! Non mi devi shtare viscina! She ti fascio male…. Anche tu mi lascerai solo, mi abbandonerai, non mi shorriderai più… come Igneel, come Liscianna…Non voglio tornare solo…”

Nuove lacrime.

Dagli occhi da Lucy.

“Natsu…” sussurrò senza smettere di piangere, mentre quelle gocce salate cadevano sulle guance di Natsu che la guardava smarrito e con gli occhi spalancati.

“NON TI LASCERÒ! NON TI ABBANDONERÒ MAI NATSU!” urlò Lucy buttandogli le braccia al collo e stringendoselo a sé, il cuore che urlava di gioia, amore e sofferenza, quella di Natsu. “Dovessi bruciare, non ti lascerò solo!”

Natsu avvolse le braccia intorno alla ragazza e se la strinse al petto, come il suo tesoro, le braccia tremanti e gli occhi ancora lucidi.

“Hai capito idiota? Non pensare mai più una cosa del genere!” lo rimbrottò Lucy cercando di darsi contegno e alzando la testa per guardarlo in volto.

La ragazza spalancò la bocca stupita: dormiva. Come un angelo dai capelli rosati.

Poi si rese conto che lei era intrappolata tra le sue braccia, ma non se la sentì di tentare la fuga: anche quello faceva parte del non abbandonarlo no? E poi gli altri probabilmente erano nelle stesse condizioni e non avrebbero potuto fare niente finché tutti non si fossero ripresi.

“Stupido Natsu…” mormorò rilassandosi con sorrisino sulle labbra.

 

 

Levy non ci poteva credere: quanto poteva essere stupido quel drago!?!?

“TORNA QUI!” urlò con tutta la forza che aveva continuando a correrà a perdifiato, con tra le braccia i pesanti vestiti di Gajil, che ridendo come un matto scappava barcollante ma veloce davanti a lei.

“Non mi prenderaaaaai gamberetto! Shoooooobyyyy do booooop!” cantava con le guance rubizze, mentre la povera Levy impazziva, “I vestiti non li rimetto! Non li voglio! Non li voglio!”

“ECCOME SE LÌ METTERAI, PERVERTITO DI UN DRAGO!” sbraitò lei, raggiungendo il limite consentitole dalla sua pazienza e lanciandogli uno stivale dritto sul testa.

Gajil cadde a terra stordito per il colpo.

“Ahiaaaaa….” Iniziò a mugolare massaggiandosi la testa, mentre Levy lo raggiungeva esasperata.

“Sei peggio di un bambino!” lo rimproverò mettendogli in grembo i vestiti, “E ora rivestiti!” gli ordinò cercando di non guardare il suo corpo.

“Noo!” biascicò lui incrociando le braccia.

“Si!”

“No!”

“Si!”

“No!”

“METITI SUBITO QUEI VESTITI O TI FARÒ LEGGERE LIBRI SUL BONTON PER IL RESTO DELLA TUA MISERA VITA!” sbraitò Levy così forte che tutta Fiore riuscì a sentirla.

Gajil la guardò terrorizzato, lentamente prese i pantaloni e se li infilò goffamente.

“Il gamberetto è cattiiivo….” Mormorò poi mettendo il broncio e tentando di infilare la giacca. Quando per la terza volta infilò la testa nel buco della manica, Levy gliela tolse dalle mani.

“Apri le braccia” gli intimo cercando di non avere un altro attacco di isteria.

“Ma…”

“Gajil!”

Il ragazzo apri le braccia imbronciandosi ancora di più, mentre Levy con delicatezza gli rinfilava la sua giacca. Le sue dita fredde sfioravano la pelle del drago d’acciaio, che grazie all’alcol non si rendeva conto neanche di come si chiamava, figurarsi di quel che faceva.

“Levyyy…” mugolò come un cucciolo, prima di lasciarsi cadere all’indietro.

Peccato che Levy fosse ancora dietro la sua schiena e cadde a sedere con la testa del drago in grembo.

“G-Gajil!” esclamò imbarazzata, ma il ragazzo si girò di lato e si sistemò più comodamente appoggiato alle sue gambe.

“Sono comodo…E hai un profumo così dolce…” borbottò con un sorrisino, prima di addormentarsi sulle sue ginocchia.

Per qualche secondo Levy non si ricordò nemmeno come si facesse a respirare, ma fortunatamente il suo corpo agì in maniera corretta nonostante il malfunzionamento del cervello e non morì soffocata; poi timidamente iniziò ad accarezzargli i capelli, scoprendoli più morbidi di quel che si aspettava.

Allora con un sorriso da bambina iniziò a passarci le dita senza timore, pettinandoli e togliendo i nodi: era de secoli che sperava di poterlo fare e non avrebbe smesso più.

 

 

Lluvia era quella messa peggio di tutte.

Terribilmente peggio.

Tanto peggio da non potersi concentrare sulle sue fantasie amorose.

Almeno, infatti, Natsu e Gajil avevano i boxer.

“G-Gray-sama…per favore rivestiti!” mugolò avvicinandosi imbarazzata al ragazzo che combatteva contro un nemico invisibile, e tendendogli i vestiti.

“Lluvia! Facciamo il bagno assieme!” urlò invece Gray appena la vide, entusiasta e vivo come non mai, prendendo Lluvia per un polso e cercando di trascinarla verso il lago di sakè.

“Gray-sama fermati! È sakè! Non devi!” iniziò a urlare lei dimenandosi e cercando di fermarlo, mentre lasciava cadere i vestiti e si aggrappata al suo braccio con entrambe le mani puntando i piedi. Il suo cuore piangeva disperato per quel rifiuto. Gray-sama l’avrebbe odiata, ma lei doveva salvarlo!

Il mago si paralizza all’istante e, giratosi, le lanciò uno sguardo tradito che fermò il cuore della maga. Poi, con una faccia cadaverica lasciò la mano di Lluvia e riprese i suoi vestiti, per poi rinfilarseli tutti. Perfino calze e scarpe.

“Gray-sama?” chiese la ragazza titubante vedendo il mago accucciarsi su se stesso lontano da lei, e avvicinatasi a lui gli poggiò una mano sulla spalla.

“Lluvia, preferisci... preferisci fare il bagno con quel bastardo di Leon…” mugugnò lui mentre un’aura nera lo avvolgeva.

“N-No! Lluvia non vuole Leon! Vuole Gray-sama!” iniziò a tentare di tranquillizzarlo lei, nel panico: i suoi peggiori timori si avveravano!, “Davvero Gray-sama! Ma l’acqua è sakè! Non puoi entrare!”

“Q-quindi non vuoi Leeeon? Vuoi Gray?” chiese lui diffidente voltandosi, per poi afferrarla per un polso e trascinarla a terra, seduta davanti a lui.

“Lluvia non vuole Leon!” ribattè leggermente scioccata dal fatto che parlasse in terza persona. Come lei.

“Gray non ci crede!” sbottò lui infantilmente incrociando le braccia.

Lluvia lo guardò incredula e poi strinse i pugni con forza abbassando lo sguardo: come poteva pensare una cosa del genere?! Come poteva non capire?!

“LLUVIA AMA SOLO GRAY SAMA!” urlò diventando bordeaux e senza osare guardarlo in faccia, “MA GRAY SAMA NON LO CAPISCE!” continuò con le lacrime che scendevano.

Con orrore si rese conto di ciò che aveva detto e si portò una mano sulla bocca.

Stava per scappare via, quando due dita fredde le accarezzarono la guancia.

“Gray ha fatto piangere Lluvia…. Gray non voleva…” mormorò il ragazzo, gli occhi annebbiati dal sakè, “A Gray non piace che Lluvia piange, preferisce Lluvia che ride.”

Lluvia sgranò gli occhi, sorpresa da quel gesto, da quelle parole.

“Gray non vuole ferire Lluvia, ma non sa come fare…” disse appoggiando la testa sulla spalla di lei, il suo respiro fresco che le accarezzava la pelle dandole mille brividi.

“A Lluvia non importa…” mormorò la ragazza, prima di accorgersi che il mago si era già addormentato; allora lentamente si sdraio per terra con lui ancora appoggiato alla sua spalla. Un sorriso melanconico sul suo volto: una volta svegliato non avrebbe ricordato niente, ma a lei andava bene così. Ora sapeva che in fondo in fondo anche Gray-sama teneva a Lluvia e questo le bastava.

 

****

 

 

Un’idea.

Una semplice ma efficace idea.

Solo un’idea era ciò che cercava Mirajane il Demone, camminando pensierosa accanto a Freed; per la precisione un idea che le permettesse di accoppiare sua sorella e suo fratello a Laxus e Ever. Era una cosa di vitale importanza, la loro felicità gravava sulle sue spalle.

“È troppo calma…” pensò Freed con un brivido freddo accanto a lei, lanciandole alcune occhiate indagatrici di sfuggita.

Poi Mira ricordò. Ricordò l’imbarazzante racconto della sorella e i suoi occhi si illuminarono di luce malvagia mentre le crescevano coda e corna. Aveva trovato la sua idea!

“Freed… dobbiamo trovare una polla termale…” esordì girandosi a guardare con un sorriso folle, folle d’amore, Freed, per poi continuare a camminare accanto a lui.

Il ragazzo per un attimo si gelò, ma poi annuì capendo che ciò era per il bene del loro piano, che avrebbe portato immensa felicità ai loro amici! Doveva farlo!

“Certo Mira!” la rassicurò porgendole il braccio galante, che lei accettò arrossendo, e accelerando leggermente l’andatura per distanziare gli altri, entrambi avvolti da una aura demoniaca.

I loro compagni, che si tenevano a debita distanza dai due diavoli dalla faccia d’angeli, percepirono il pericolo e li lasciarono andare.

Il mago del fulmine camminava a pochi centimetri dalla sua compagna, ascoltando le sue parole e annuendo o sorridendo di tanto in tanto, addirittura capitava che ridesse.

“Laxus?” lo chiamò Lisanna all’improvviso strattonandolo per un braccio con delicatezza, “Hai qualche idea?” chiese seria osservando i suoi bersagli. Era tutta la mattina che ci pensava, ma non riusciva a pensare a niente di decente! Inoltre non voleva perdere di vista il suo obbiettivo per Laxus! Laxus! Dopo quella mattina si sentiva in continua agitazione al suo fianco e aveva paura che il drago sentisse il battito del suo cuore.

Il biondo alzò gli occhi al cielo.

“Ma non avresti ideato tutto tu?” le chiese scettico guardandola dall’alto mentre lei esibiva un bel broncio.

“Lo so, lo so! Ma dato che sei il mio partner volevo renderti partecipe!” mormorò accusatoria incrociando le braccia sotto il seno, senza accorgersi del rossore del compagno alle parole “mio partner” e senza sapere i sensi di colpa che aveva scatenato in lui.

“Va bene, va bene nana! Ti darò una mano….se mi viene in mente qualcosa!” le concesse con un sospiro esasperato: maledetto demone in miniatura!

“Io non sono nana!” ribatte lei cercando di fingersi irritata, ma la contentezza per averlo coinvolto le impediva di non sorridere.

“Sì che lo sei.” Affermò lui poggiandogli una mano sul capo e facendole notare con un occhiata che gli arrivava al petto, “Ma è meglio così…” si lasciò scappare con grande stupore dell’albina; arrossendo accelerò il passo, ma la ragazza ridacchiando gli corse dietro per poi coinvolgerlo in una nuova conversazione.

 

“Non posso crederci… non ha funzionato… era così fatato…” balbettava invece Ever depressa, tentando di rimettersi a posto i capelli bruciacchiati. Le era sembrato una piano geniale!

“Non era da uomo!” protestò Elfman, ancora offeso per esser stato usato come palla da bowling.

“Sta zitto! Era perfetto!” ribatté lei piccata minacciandolo con il ventaglio.

“Ma se alla fine siamo finiti massacrati da quei due!?” esplose lui sovrastandola scioccato con la sua mole.

“Non avevo calcolato la loro parte demoniaca!” si difese lei alzando la voce di alcune ottave.

“E ti sembra poco?! Uomo!” urlò lui esasperato.

Ever l’avrebbe pietrificato se la voce di Mira non l’avesse distratta; girandosi perplessi videro il demone correre a parlare con Lisanna e Laxus, una quindicina di metri davanti a loro, mentre Freed li raggiungeva.

“Cosa c’è Freed?” chiese Ever, dopo aver lanciato un occhiata alla “io-e-te-continuiamo-dopo-“ a Elfman.

Freed sorrise angelico.

“Mira ha trovato un posto perfetto per fermarci a lavarsi! In fondo al sentiero ci sono quattro diramazioni e tutte portano a quattro polle d’acqua termale! Abbiamo deciso che la prima a destra sarà riservata ai ragazzi e la seconda destra alle ragazze; così eviteremo momenti imbarazzanti ma saremo abbastanza vicini da poterci riunire in caso di pericolo” Spiegò sorridendo a Ever, i cui occhi si illuminarono di immenso.

“BAGNOOOOO!” urlò prima di scagliarsi verso la salvezza, senza prestare attenzione a Lisanna. Grosso errore.

Elfman guardò spaesato la sua compagna correre come una furia verso l’acqua e sospirò pesantemente.

“Elfman?” lo chiamò Freed, “prima potresti aiutarmi un attimo a prendere delle erbe per Mira?” gli chiese educato e mostrando un’espressione comprensiva.

“Uomo!” affermò battendosi un pugno sul cuore, tutto per sua sorella, prima di avviarsi con Freed nel boschetto.

 

 

Poco lontano da loro, Mira continuò a parlare per un decina di minuti con Laxus, dato che Lisanna era già corsa via, prima di incamminarsi nei boschi e lasciarlo libero di raggiungere la polla.

 

 

Laxus camminando mentre guardava il cielo era crucciato: non si aspettava che Mira gli avrebbe detto quelle cose sulla sorella. Anche se ora era tutto più chiaro…

“Laxus” aveva iniziato l’albina guardandolo preoccupata, “Vorrei chiederti un favore: potresti stare vicino a mia sorella? E’ da quando è tornata da Edoras che fa terribili incubi e non riesce a liberarsene, ma non vuole dirci riguardo a cosa… magari tu riesci ad aiutarla!” aveva terminato con un sorriso grato.

Aiutarla?! E come?! Non sapeva davvero da che parte cominciare con quel tappo! Ma non poteva certo lasciare le cose come stavano, o Mira lo avrebbe ucciso. Inoltre era infastidito al pensiero che Lisanna soffrisse…enormemente infastidito, per non dire turbato.

Il volto sorridente della ragazza gli comparve davanti.

Con un gesto scocciato si passo una mano tra i capelli biondi pieni di cenere e accelerò il passo imboccando il secondo sentiero a sinistra; un bagno era quello che gli ci voleva…maledetto Freed! Lui e il suo autocontrollo, che andava a farsi benedire quando si trattava della diavolessa!

Borbottando contro i suoi compagni di team raggiunse la polla: una tranquilla pozza d’acqua calda fra grossi massi, avvolta da grandi volute di vapori caldi, tanto che non si vedeva l’altra sponda, e abbracciata da ogni lato dagli alberi. Con calma si spogliò dei vestiti ed entrò nell’acqua con un leggero sciabordio.

Già si stava rilassando, quando sentì qualcosa cadere in acqua con un tonfo. Poi il silenzio.

Laxus si irrigidì e si mise all’erta, poi iniziò ad addentrarsi verso il centro della polla; con sospetto vide delle increspature dell’acqua arrivare dalla parte opposta alla sua e scontrarsi con quelle che creava lui. Chiunque fosse si stava avvicinando.

Un ombra nel vapore.

Un secondo di silenzio.

“Chi sei?!” esplosero due voci in contemporanea.

“Laxus?!”

“Lisanna?!”

Per un attimo i due si guardarono increduli, poi lo sguardo scese dal volto al corpo dell’altro.

“Kyaaa!” Lisanna si voltò coprendosi con le braccia mentre Laxus si girava perdendo sangue dal naso.

“H-hai visto?” gli chiese titubante lei.

“N-no!” rispose lui. Certo, come no….

“Ma cosa ci fai qui?!” esplosero entrambi increduli.

“No! Tu cosa ci fai qui! Io ho preso la prima a sinistra!” ribatte Lisanna.

“E io la seconda a sinistra!” si difese Laxus, “Non ho certo fatto apposta!”

“Ma è impossibile!” continuò lei.

Per un attimo regnò il silenzio.

“Le due strade… dovevano portare alla stessa polla…” ragionò Laxus dopo qualche secondo.

“Già…”

“Mira e Freed non devono essersene accorti…” Non ci poteva credere, era finito ancora nella stessa situazione! Anzi peggio!

Laxus dovette trattenersi dal fulminare qualsiasi cose nel raggio tre chilometri.

“Già…”

Entrambi nella loro testa avevano capito che i due demoni avevano architettato la stessa idea che avevano avuto loro sulle coppie, ma ammetterlo ad alta voce era troppo imbarazzante. Sarebbe stato come ammettere che erano una coppia.

“Ehm… tu hai finito di lavarti?” chiese Laxus, non capendo perché la ragazza non fosse ancora scappata via.

“Sì ma…i miei vestiti sono spariti! Quando sono arrivata c’erano delle strane scimmiette che giocavano sulle rive… devono essere state loro… Quando ho sentito qualcuno entrare in acqua ho cercato di uscire e mi sono accorta che non c’erano, quindi sono rientrata…è rimasto solo l’intimo…” spiegò immergendosi fino al naso nell’acqua per l’imbarazzo.

Laxus sospirò e poi strinse i pugni furente: scimmie! Certo! Dal pelo bianco e verde! Le avrebbe fulminate vive quelle scimmiette!

“Aspetta che mi finisco di lavare e non ti girare!” le disse prima di immergersi completamente nell’acqua e iniziare a sfregarsi con forza i capelli.

“C-certo…” rispose lei febbrilmente, il cuore che sembrava volerle schizzare fuori dalla gola. Lo sentiva, per quanto potesse esserci l’acqua tra di loro, sentiva Laxus vicino come non mai. E, sarà stato perché era il Dio dei Fulmini, ma si sentiva pervasa da scosse elettriche in tutto il corpo.

Avrebbe ucciso Mira per questo. L’avrebbe scuoiata viva. Anzi, meglio! L’avrebbe messa in una situazione cento volte più imbarazzante!

Il biondo riemerse dall’acqua e scosse i capelli, poi ritornò a riva il più velocemente possibile e si rivestì con tutto tranne che la maglietta.

“Puoi uscire.” Le disse imbarazzato girandosi a guardare il boschetto. Ma se i suoi occhi non la vedevano, le sue orecchie udivano ogni suo respiro. La sentì nuotare verso la riva, la sentì issarsi fuori dall’acqua, la sentì rinfilarsi il suo intimo (con consequenziale perdita di sangue), sentì i suoi passi leggeri nell’erba che facevano tutto il giro della polla fino ad arrivare dietro di lui e la sentì infilarsi la sua maglietta in un fruscio.

“Fatto. G-grazie Laxus…” mormorò l’albina che non riusciva a distogliere gli occhi dal ragazzo. Non ci poteva credere! Era diventata davvero peggio di sua sorella! Cercava di ripetersi che l’altra volta l’aveva visto in boxer e che non poteva rimanere così imbambolati come un idiota, ma era più forte di lei! O no! Adesso le veniva in mente anche il suo sogno! Fantastico! Davvero fantastico! Se continuava a guardarlo cosi avrebbe capito anche lui cosa pensava e che era una maniaca! Che vergogna!

Laxus si girò con l’intento di dirle che non c’era problema, ma la vista di lei nella sua maglietta rossa che lasciava poco all’immaginazione riguardo al suo corpo cosparso di piccole gocce d’acqua nonostante le arrivasse a metà coscia, lo zittì stupito. Non si senti mai così in difficoltà nel riprendere la sua espressione indifferente quanto in quel momento.

“N-Niente” mormorò scompigliandosi i capelli bagnati, “Ora sarà meglio tornare indietro…” suggerì poi, tralasciando che il suo obbiettivo era un omicidio, e fece per partire spedito, quando si accorse che la ragazza era senza scarpe. Una parte di lui avrebbe voluto fregarsene e allontanarsi il più possibile da lei, così “vestita”, ma poi ragionò che avrebbero dovuto camminare in un sentiero pieno di rocce e aghi, quindi si rese conto che avrebbe finito per farsi male

Con un sospiro si inginocchio a terra dandole le spalle.

“Sali in spalla tappo!” le ordinò maledicendo in tutte le lingue del mondo Freed e Mira.

“L-Laxus…” mormorò lei diventando bordeaux, “Non credo sia il caso…” aggiunse indicando com’era vestita.

Il biondo ci mise qualche secondo a capire le implicazioni e quando lo fece, sperò ardentemente che la terra lo risucchiasse. Dato che non successe, raggiunse l’albina con una falcata e la prese in braccio in stile cavalleresco, mentre lei emetteva un gridolino sorpresa.

“Solo per stavolta!” la avviso guardando dritto davanti a s’è.

“Va bene…” rispose lei, mentre un grosso sorriso le nasceva sulle labbra, accoccolandosi contro il suo petto e nascondendo il viso in modo che non potesse vederla.

 Ma anche se non poteva vederla, Laxus poteva sentire il battito forsennato del suo cuore e non riuscì a trattenere un ghigno contento.

 

 

 

 

 

 

Sfortunatamente Laxus e Lisanna non erano stati gli unici a cadere vittima della diabolica coppia.

Elfman era appena entrato nella polla urlando uomo, quando un urlo fatato aveva squarciato il silenzio della sera.

“ELFMAAAAAN! DEPRAVATOOOOO!” urlò Ever vedendo il suo compagno attraverso la coltre di vapore.

“C-cosa?! Io… no… uomo!” iniziò a balbettare lui indietreggiando e cercando di fermare l’emorragia nasale alla vista del corpo della fata che veniva verso di lui a passo di marcia.

“COME HAI POTUTO SBAGLIARE?! E SMETTILA DI GUARDARE!” urlò raggiungendo il culmine dell’imbarazzo e della rabbia, prima di prendere un gigantesco masso dall’acqua e scagliarla sulla testa di Elfman.

Con un sonoro tonfo, il ragazzo affondò svenuto.

“E NON FARE FINTA DI ESSERE SVENUTO!” urlò la banshee coprendosi con un braccio mentre con l’altro lo additava accusatoria.

Elfman non riemerse.

Ever guardò per alcuni secondi il punto in cui era sparito perplessa, poi tirò un urletto.

“NON VOLEVO!” strillò raggiungendolo e immergendosi così da afferrarlo per i capelli e tirare la testa fuori dall’acqua con uno sforzo enorme, “SVEGLIATI IDIOTA!” gli strepitò nelle orecchie non ottenendo alcun risultato.

A quel punto iniziò a prenderlo a sberle.

“SVEGLIAAAAAA!!”

Ancora niente.

Nel panico più totale lo afferrò con entrambe le mani per i capelli e tentò di tirarlo a riva; ricordandosi che era completamente nudo, imbarazzata lo tirò fuori solo per metà appoggiandolo su dei sassi, ringraziando che il vapore le impedisse spiacevoli visioni.

Poi riprese a schiaffeggiarlo.

“E tu saresti un uomo?!? Era un sassolino! Non puoi essere affogato per così poco!” continuava a ripetergli.

Infine dovette arrendersi che la soluzione era una sola.

“Solo per questa volta! E non fraintendere!” gli sibilo irritata prima di tappargli il naso e poggiare le labbra su quelle dell’uomo.

Dopo alcuni secondi la respirazione bocca a bocca suscitò il suo effetto ed Elfman si contorse sputacchiando acqua.

“Che cos…?” mormorò raddrizzandosi per poi trovarsi davanti Ever, bordeaux, che si sfregava le labbra con gli occhi umidi!

“Non farmi più spaventare così idiota!” gli ringhiò contro, voltando la testa di lato.

“Scusa Ever…” le disse lui poggiandogli la grossa mano sul capo.

Lei annuì, poi si girò imbarazzata.

“Chiudi gli occhi! Devo andare a rivestirmi!” si ricompose colpendo Elfman che, tornando al presente, si voltò imbarazzato e sanguinante.

“U-uomo…”

“Fata, idiota!” ribatte lei uscendo sulla riva opposta e rimettendosi i vestiti.

Elfman intanto si sfiorava le labbra con un dito: perché sentiva sulle sue labbra sapore di lampone?!?

Le sue guance si tinsero di rosso mentre si rivestiva anche lui e attendeva il ritorno della sua compagna.

 

 

Le quattro sfortunate vittime dei demoni dell’amore si incontrarono a metà strada; Elfman avrebbe voluto uccidere Laxus, convinto che avesse fatto chissà che cosa a sua sorella, ma l’occhiata assassina che gli lanciò il sopracitato biondo e la gomitata nelle costole che gli diede Ever lo zittirono.

“Non è colpa sua…” mormorò la fata, arrivando alla conclusione a cui erano arrivati Laxus e Lisanna, che era tanto rossa da assomigliare a un gambero cotto al vapore.

“Sono di qua…” mormorò invece Laxus dopo aver annusato l’aria, con un ghigno assassino sul volto. E li avrebbe davvero fulminati, se quando non fosse arrivato nella piccola radura dove si erano accampati non avessero visto quella scena.

Freed era addormentato contro il tronco di uno strano albero violaceo e appoggiata alla sua spalla c’era Mira, anche lei nel mondo dei sogni, che sorrideva nel sonno stringendo la mano del compagno nella sua.

L’imbarazzo si sostituì all’ira nei quattro e Laxus si limitò a fare tuonare il cielo.

“Che cos…?!” chiese stordito Freed svegliandosi di soprassalto insieme a Mira, ma le parole gli morirono in gola quando vide Laxus e lesse, lesse nei suoi occhi che aveva capito tutto e che si sarebbe vendicato.

“Muoviamoci!” ordinò con un ringhiò prima di dar loro le spalle e incamminarsi seguendo le indicazioni che gli dava Lisanna, mano alla mappa.

La vendetta era un piatto che si serviva freddo.

 

***

 

 

Nonostante quella mattina Leon e Gerard avrebbero definito Romeo e Wendy i loro salvatori, in quel momento avrebbero ucciso volentieri il ragazzo. Non che questo avesse fatto alcunché di male a loro o in generale, ma la gelosia è una bestia assassina. E vedere il suddetto ragazzino camminare mano nella mano alcuni metri con la ragazza che evidentemente amava, sostenendo che era merito dei loro insegnamenti, dietro cui venivano le due ragazze che loro amavano ma su cui i loro insegnamenti non avevano funzionato e che spettegolavano su quanto fosse dolce e carino il ragazzo, aveva mandato i buoni propositi dei due “adulti” al diavolo.

Per questo camminavano avvolti da un aura nera meditando vendetta per riconquistare le loro belle, Gerard consapevole e Leon per istinto.

“Ti sembra possibile che quelle due non facciano che discutere di quanto sia stia comportando fidanzato perfetto?!” ringhiò Gerard vedendo Erza fare un sorriso dolce verso la coppia.

“Ed è solo un ragazzino! Perché lui ha praticamente conquistato Wendy?! E noi siamo ridotti così?!” chiese Leon affranto lanciando un occhiata a Cana che annuiva a Erza. Ma no! A lui piaceva… Lluvia?

“Potremmo stordirlo accidentalmente…”

“O congelarlo…”

“O…”

“RAGAZZI!”

“AYE?!” Saltarono sui due sorridendo nel modo più finto possibile al richiamò di Erza, convinti di esser stati colti con le mani nel sacco.

“Tutto bene?” chiese Cana perplessa nel vederli abbracciati e pietrificati con un sorriso inquietante.

“S-sì…” dissero i due separandosi e guardando imbarazzati da un'altra parte.

“Comunque,” riprese Erza dopo aver scosso la testa, “Abbiamo un problema: ci muoviamo troppo lentamente! Di questo passo non arriveremo mai e siamo ancora troppo lontani…e se non arriviamo…”

Un ombra circondò lei e Cana.

“NON AVREMO TORTA!”

“Né SAKÈ!”

I due deglutirono, mentre Romeno e Wendy ridacchiavano.

Poi un idea colpì Leon.

“Non c’è nessun problema per me, lasciatemi fare fate.” disse con un sorriso orgoglioso.

Poi si rivolse a Wendy.

“Qual è il tuo animale preferito?” chiese gentile con un sorrisetto.

“Uhm…gatto?” disse titubante pensando alla sua inseparabile exceed.

Leon sorrise poi batte il pugno sull’altra mano aperta.

“ICE MAKE: CAT!” in un turbine di ghiaccio nacque un maestoso gatto, grande quanto una piccola tigre.

“Ecco la vostra cavalcatura!” disse con orgoglio ai due ragazzini mentre il gatto si accucciava di fronte a loro.

“Waaaa…” Wendy aveva gli occhi a stelline mentre saliva e lo stesso Romeo mentre la abbracciava da dietro.

“Erza?” chiese poi alla ragazza che lo guardava con gli occhi brillanti.

“Torta!” rispose con shock del mago, ma per fortuna intervenne Gerard.

“Ehm Erza… non credo che possa creare torte che si muovono…inoltre sarebbe di ghiaccio e non la potresti mangiare…” le fece notare poggiandogli una mano sulla spalla.

“Oh…” disse deprimendosi come una bambina a cui hanno rifiutato il dolcetto, “Allora una coniglio.” Disse con il broncio.

Dopo i primi attimi di sconcerto, Leon creò un grosso coniglio e fece loro cenno di salirgli in groppa. Gerard lo ringraziò con lo sguardo mentre si stringeva alla sua rossa.

“E tu Cana? Prova a rispondere sakè, che ti congelo.” La minacciò avvolto da una brina incessante.

“Ah…uhm…lupo.” Rispose imbarazzata. Da quando trovava che Leon fosse figo?! Eppure avvolto dalla luce azzurrina e con la neve che lo accarezzava non era riuscita a pensare ad altro! Le cose si stavano mettendo male per lei! Non doveva pensarci!

“Come vuoi.” Ripose lui sollevato prima di evocare un grosso lupo, poi la aiutò a salire cavallerescamente e si sedette dietro di lei, cingendole i fianchi.

“Come mai i lupi?” le chiese sfiorandole l’orecchio, involontariamente, dandole dei piccoli brividi, mentre il lupo iniziava la sua corsa verso l’obiettivo.

“Da piccola avevo un cane lupo” ripose lei con un sorrisino, “E’ morto alcuni hanno dopo che ero entrata a Fairy Tail, ma me lo ricordo ancora! Lo adoravo!”

Leon sorrise intenerito, poi arrossi e recuperò il suo contegno.

 

Intanto Gerard stringeva protettivo Erza a cavallo del prode coniglio, che cercava di calmare il fuoco che brillava nelle sue guance.

“Gerard, tornando a quello che è successo ieri sera… era un gilda oscura.” Mormorò lei voltandosi verso il compagno e scoprendo che si trovava molto più vicino al suo viso di quanto pensasse.

“Già, era quello che temevo. Ma ciò che mi stupisce è il fatto che la loro partecipazione non fosse nascosta o nemmeno abbiano fatto un tentativo per farla passare inosservata…” osservò aggrottando la fronte.

“Non credo sai? Ho notato che non c’era nessuna telecamera durante l’attacco...” Contesto lei, crucciandosi, “Ma potrebbe essere solo una coincidenza.”

“Già ma sarebbero davvero troppe per essere solo coincidenze, sono convinto che ci sia dietro qualcosa.” Asserì lui incupendosi e stringendo istintivamente Erza.

“È probabile, e il fatto che non abbiamo incontrato nessun’altro concorrente se non di Gilde Oscure mi preoccupa ancora di più. Ci converrà stare in guardia.”

“Stai tranquilla, impedirò che anche solo ti sfiorino…” sussurrò stringendola a sé e affondando il viso nei suoi capelli. Sapeva di non poter averla, di non poter amarla alla luce del sole…perché lui era un vendicatore della notte e lei una fata della luce, non voleva macchiarla, non voleva trascinarla nell’oblio con se.

Le mani di Erza si strinsero intorno alle braccia di Gerard.

“E io proteggerò te” asserì con un tono che non ammetteva repliche, “Si può essere i cavalieri in due in una storia… Ti trascinerò con me nella luce, tieniti pronto!” mormorò mentre Gerard spalancava gli occhi. L’amava. Più di stesso e di chiunque altro. Ma aveva paura.

 

 

Romeo e Wendy, in testa al gruppo, si ritirarono dopo aver dato un occhiata ai compagni si rigirarono l’uno con un’espressione esasperata, l’altra ridacchiando.

“Sembra che vadano d’accordo!” commentò lei felice.

“Quasi due sono ritardati peggio di Natsu…” mormorò invece Romeo scandalizzato: non pensava fossero messi così male! Eppure i consigli che gli avevano dato funzionavano, perché non li usavano anche loro?!

“Non essere cattivo Romeo! Non sanno cosa fare! E poi sono in situazioni difficili.” Gli spiegò paziente, anche se lei stessa si sentiva in pensiero per le sue compagne: le vedeva così felici con Gerard e Leon, ma poi un’ombra sembrava tornare sempre a oscurarle…avrebbe voluto aiutarle ma non sapeva come fare.

“A-a proposito…” mormorò Romeo arrossendo improvvisamente.

“Si?” chiese lei ingenua sorridendogli come un piccolo angelo.

“S-se riusciamo a vincere la prima prova… allora vorrò parlarti in privato…” balbettò senza guardarla negli occhi. Se lo era ripromesso, se avessero finito la prova, si sarebbe confessato.

“Va bene.” Rispose lei imbarazzandosi, mentre una certezza la invadeva: dovevano vincere la prima prova a qualsiasi costo!

 

 

Leon iniziava a trovare quel silenzio prolungato fastidioso: dopo le prima chiacchiere avevano continuato a viaggiare in silenzio e ormai saranno state due ore che ognuno rimaneva perso nei suoi pensieri. Dopo qualche titubanza decise di approfittare di quel momento per ritentare di svelare l’enigma di nome Cana.

“Cana,” esordì con tono calmo, ma lei si irrigidì lo stesso, “A proposito del sakè…” cercò di chiedere ma la ragazza si voltò a fulminarlo.

“Ti ho già detto che non sono affari tuoi!” il suo cuore si chiuse a riccio, ma Leon lo intuì e fece un passo indietro prima che fosse troppo tardi: alzò le mani in segno di resa e scosse la testa.

“Lo so, non c’è bisogno di perdere la calma,” disse mentre si lei rilassava rimanendo comunque sulla difensiva, “Ma volevo sapere almeno perché…perché sei così restia a parlarne.” Gli chiese. Senza neanche accorgersene aveva già deciso: l’avrebbe aperta a qualsiasi costo, ma ci avrebbe provato passo a passo.

“Io…” la domanda sembrò prendere in contropiede Cana che si rigirò abbassando gli occhi, “Perché è stato un mio errore impagabile, a causa mia la mia famiglia ha sofferto immensamente…” mormorò stringendosi le braccia al petto e così facendo chiudendo intorno a se quelle del ragazzo.

“Ti ricordo che io ho scatenato uno dei demoni di Zeref per cui la mia insegnate aveva dato la vita, uccidendola di nuovo.” Disse lui freddo, ma senza cattiveria. Con… rimpianto, amarezza.

Guardava davanti a se, quando Cana si girò stupita: aveva dimenticato quel lato di Leon, quel frammento del suo passato. Ma lui subito si rigirò a guardarla e le fece un sorriso triste, di chi capiva.

“Scusa…” Mormorò lei abbassando gli occhi e lui stava già per dirle di non scusarsi, quando la vide impallidire e poi diventare viola.

“I VESTITI! MANIACO! COME HAI FATTO?!” gli urlò tirandogli uno scappellotto, ma Leon riuscì a fermarla.

“Ma ho tolto solo la camicia!” ribatté scioccato facendole venire una crisi di nervi.

“Solo?!”

“Solo!” le rispose lui convinto, “Anche tu sei in reggiseno! E io non faccio tutte queste scene!” sbottò esasperato, ciò che gli girava in testa da un po’: Cana non poteva dirgli niente! Vestiva una giacca aperta con sotto un reggiseno!

Cana arrossì.

“E’ UN TOP!”

“Certo! Può essere quel che vuoi ma il risultato è lo stesso! Perché io dovrei rimanere vestito se tu non lo sei?!”

“Perfetto!” urlò allora lei togliendosi la giacca e gettandola via, rimanendo così con il suo ‘“top”’, “Ora siamo pari!”

Leon non fece una piega, limitandosi ad alzare un sopracciglio scettico, il ghiaccio in persona.

“Perfetto.” Osservò con una scrollata di spalle, prima di tornare ad avvolgerla tra le sue braccia; Cana guardò imbarazzata davanti a sé, cercando di fare in modo che si notasse il meno possibile il suo disagio.

Appena lei distolse lo sguardo le guance di Leon si tinsero di scarlatto mentre lui la malediceva in mille modi.

 

E fu in quel momento che ai ragazzi apparve davanti il loro obiettivo: una gigantesca distesa di rocce che andavano ad ammassarsi fino a formare una grossa collina al centro, sulla cui cima stavano tre giganteschi massi dorati.

Gli animali di ghiaccio si fermarono al confine di quella distesa e scomparirono.

“Secondo la mappa siamo arrivati…” osservò Erza dubbiosa guardando i sassi dorati, “Presuppongo siano quelli i nostri obbiettivi…”

Per un attimo il silenzio aleggiò tra i ragazzi.

“E ora…” iniziò Cana depressa.

“COME LI PRENDIAMO?!” esplosero tutti cadendo all’indietro.

 

 

***

 

Gli ultimi raggi di sole accarezzavano le rive sabbiose dell'isola del sakè, danzavano sui visi addormentati dei giovani inconsapevolmente innamorati.

 

Sulla fronte del ragazzo dai capelli rosati si crearono delle piccole increspature e la sua bocca si contrasse in una smorfia infastidita. Mugugnando qualcosa si sfregò gli occhi con la mano sinistra mentre la destra, accarezzava dei setosi...capelli?!

Natsu spalancò gli occhi confuso e si guardò intorno, incontrando così il volto dormiente di Lucy, che beata sonnecchiava appoggiata al suo petto.

Per qualche istante rimase perso in contemplazione, poi sbiancò mentre un orrenda deduzione si affacciava alla sua mente: aveva abbracciato di nuovo Lucy mentre dormivano! L'avrebbe ucciso, scuoiato, eliminato dalla faccia della terra! Quante volte gli aveva ripetuto che non doveva farlo?! E che se l'avesse fatto senza permesso lui...Un momento...come ci erano finiti in quella situazione?! Si chiese perplesso guardando il tramonto sopra di lui.

L'ultima cosa che ricordava era la gara che lui e gli altri due idioti avevano iniziato e poi...poi tutto si confondeva, i contorni delle immagini diventavano sfocate, le voci distorte...

Guardò ancora Lucy, che dormiva sorridente tra le sue braccia, alzando leggermente il busto senza svegliarla, e un immagine si sovrappose.

Lucy che piangeva sopra di lui. Per lui.

Natsu si scompiglio i capelli massaggiandosi la fronte, mentre un cascata di ricordi lo travolgeva

 

 “NON TI LASCERÒ! NON TI ABBANDONERÒ MAI NATSU!” urlò Lucy buttandogli le braccia al collo e stringendoselo a se, il cuore che urlava di gioia, amore e sofferenza, quella di Natsu. “Dovessi bruciare, non ti lascerò solo!”

 

"Lu..." mormorò incredulo, di ciò che lui stesso aveva detto ma soprattutto di quello che lei gli aveva risposto. Il fuoco nel suo petto sembrava voler ardere fino a consumarlo, fino a renderlo pura fiamma. Ma non aveva più paura di tenerla accanto a sé, la paura sembrava evaporata; avrebbe dovuto saperlo che Lucy non lo avrebbe mai abbandonata. Le stelle cadono una volta sola e lei era caduta tra le sue braccia.

"Grazie Lu!" sorrise mettendo in mostra i canini, prima di depositare, istintivamente, un bacio sulla fronte.

Poi, senza riuscire a smettere di sorridere, l’adagiò sull’erba e si tirò in piedi.

"Sono tutto un fuoco!" ridacchiò prima di prenderla in braccio senza sforzo, ma cercando di non strapparla dal mondo di morfeo.

"E ora dove saranno quei due idioti?" le borbottò irritato guardandosi intorno, "Mai che ci siano quando servono! Tranquilla Lu, li ritroveremo a breve con il mio fiuto!" la confortò prima di annusare l'aria e camminare deciso.

 

 

 

Gajil avrebbe continuato a dormire all'infinito. Non era mai stato così comodo in vita sua! La luce del sole che lo scaldava, l'aria fresca che lo accarezzava, l'erba che gli faceva il solletico e una mano che gli accarezzava i capelli… ERBA?! UNA MANO?!

Scioccato il Dragon Slayer sgranò gli occhi: in casa sua non c'era erba! E tantomeno Lily gli accarezzava i capelli! Con un movimento repentino voltò la testa e si ritrovo con il naso che sfiorava quello piccolo di Levy. A testa in giù.

Non capendo più niente e convinto di essere impazzito, anche a causa del mal di testa assassino, cercò di tirarsi dritto, ma qualcosa lo trattenne per i capelli. La piccola mano di Levy sembrava non voler lasciare le ciocche ora prive di nodi del ragazzo, che non riusciva a ricostruire gli avvenimenti.

Con insolita delicatezza le aprì le dita della mano e si alzò: la ragazza era rannicchiata dove poco prima c'era la sua testa, anzi probabilmente la sua testa era appoggiata al ventre di lei, che si doveva esser addormentata mentre lo pettinava e scivolando così di lato, nella stessa posizione di un gattino acciambellato. O un gamberetto.

Le guance di Gajil andarono a fuoco mentre passandosi le mani tra i capelli si rendeva conto che le sue ipotesi al novanta per cento erano esatte.

Ma cosa era successo?!

 

 

“Levyyy…” mugolò come un cucciolo, prima di lasciarsi cadere all’indietro.

Peccato che Levy fosse ancora dietro la sua schiena e cadde a sedere con la testa del drago in grembo.

“G-Gajil!” esclamò imbarazzata, ma il ragazzo si girò di lato e si sistemò più comodamente appoggiato alle sue gambe.

“Sono comodo…E hai un profumo così dolce…” borbottò con un sorrisino, prima di addormentarsi sulle sue ginocchia.

 

...Era amabilmente fottuto.

La sua dignità, virilità, la sua immagine da duro… tutto fottuto.

Come aveva potuto comportarsi così?! Si era fatto rivestire da lei!  Sembrava un gatto, non un drago! E da dove gli era uscita la questione del suo profumo?! Non che non fosse vero ma... Avrebbe voluto morire dall'imbarazzo e...

Il suo sguardo si posò sulle labbra increspate in un sorrisino di lei e il suo cervello si spense.

Dannato gamberetto! Lo avrebbe ucciso di questo passo!

Esasperato la prese in braccio, tentando di essere il più delicato possibile, e iniziò a fiutare l’aria intorno a lui. Subito percepì la scia del fiammifero e della coniglietta poco lontani da lui e si incamminò, borbottando contro il mal di testa, se stesso e Levy.

 

 

 

La testa di Gray pulsava così forte che gli sembrava che quello stupido fiammifero gli stesse ballando sulle tempie!

Con un mugugnò irritato e lamentoso aprì gli occhi e si ritrovò con il naso che sfiorava la guancia candida di Lluvia.

“Ma cos…?!” sbottò prima di tapparsi con una mano la bocca, per non svegliarla; guardandosi intorno si rese conto che la situazione era peggiore di quanto immaginasse: Lluvia era addormentata nell’erba e con un braccio che gli circondava le spalle e la mano che gli accarezzava il collo e lui, lui stringeva Lluvia, con il braccio che le circondava la vita, a sé ossessivamente.

Scioccato cercò di sfilare il braccio, fermandosi ogni volta che lei si lamentava nel sonno o pronunciava il suo nome.

Se avesse dovuto fare un classifica, Gray l’avrebbe messa sicuramente al primo posto nella lista: “Situazioni in cui non si voleva assolutamente trovare!”

E per questo non si capacitava di come invece ci fosse finito.

Quando riuscì finalmente a mettersi a sedere, si prese qualche istante per osservare la ragazza: aveva sulle guance delle tracce di lacrime.

Aveva pianto?

 

“LLUVIA AMA SOLO GRAY SAMA!” urlò diventando bordeaux e senza osare guardarlo in faccia, “MA GRAY SAMA NON LO CAPISCE!” continuò con le lacrime che scendevano.

Con orrore si rese conto di ciò che aveva detto e si portò una mano sulla bocca.

Stava per scappare via, quando due dita fredde le accarezzarono la guancia.

“Gray ha fatto piangere Lluvia…. Gray non voleva…” mormorò il ragazzo, gli occhi annebbiati dal sakè, “A Gray non piace che Lluvia piange, preferisce Lluvia che ride.”

Lluvia sgranò gli occhi, sorpresa da quel gesto, da quelle parole.

“Gray non vuole ferire Lluvia, ma non sa come fare…” disse appoggiando la testa sulla spalla di lei, il suo respiro fresco che le accarezzava la pelle dandole mille brividi.

 

Gray colpì con un pugno il terreno, l’altra mano a coprire gli occhi.

No.

Non doveva andare così.

Non avrebbe dovuto dirle quelle cose.

Anche se sapeva che erano vere.

Non voleva amare un’altra donna… la sua insegnante era morta per lui…Ultear aveva ceduto la sua intera giovinezza…

Non era fatto per amare, era evidente.

L’avrebbe solo fatta soffrire.

Maledisse Mira: lui doveva salvarla dalla sua oscurità? Come faceva se non riusciva a salvare nemmeno se stesso?! L’avrebbe semplicemente trascinata in un baratro più profondo….

Eppure si sentiva prossimo a cedere

Con il corpo che tremava di rabbia verso sé stesso, di confusione e di terrore verso di lei e quello che lei portava, un’altra possibilità di tornare ad amare, la prese tra le braccia e iniziò a vagare alla ceca alla ricerca dei suoi compagni.

 

 

Gray e Gajil arrivarono in contemporanea al centro dell’isola, dove trovarono Natsu appoggiato al grosso baule aperto con Lucy addormentata e stesa poco più in là al sole.

“Oi fiammifero!” sussurrò Gray adagiando Lluvia accanto a Lucy, mentre la ferraglia faceva lo stesso con Levy, “Da quanto sei qui?” gli chiese sedendosi accanto a lui.

“Un’oretta più o meno.” Rispose lui con un sorriso incrociando le mani dietro la nuca.

“E si può sapere perché non ci hai cercati?!” osservò Gajil piccato massaggiandosi le tempie.

Natsu scrollò le spalle con un sorrisino che risultava nuovo ai due ragazzi e che non piacque loro. Per niente.

“L’ho fatto, ma dormivate così profondamente abbracciati a Levy e Lluvia che non ho avuto il coraggio di svegliarvi.” Rispose, il sorrisino che si allargava.

Le mascelle dei due caddero a terra, mentre le loro guance diventavano bordeaux: aveva fatto una battuta maliziosa! Natsu! Malizioso!

“H-Hai visto…?” balbettò Gray.

“Si!” assentì ridacchiando, ma fortunatamente poi sorrise nel suo solito modo innocente, “Ma non ci vedo niente di male: io abbraccio sempre Lucy quando dorme!” cercò di tranquillizzarli, con il solo risultato di farli cadere all’indietro dallo shock.

“Comunque…” si riprese Gajil, “Che cosa è successo? Ho un mal di testa terribile…” chiese guardando gli altri due confuso.

“Era sakè. L’acqua del lago era sakè: me l’ha detto Lucy!” spiegò orgoglioso dando un occhiata alla bionda.

“Ecco spiegato tutto…” borbottò Gray, per poi lanciare un occhiata assassina a Natsu, “Fortunato di un fiammifero!”

“Perché?” indagò Gajil mentre si riprometteva di non toccare più una goccia di sakè in vita sua.

“A questa torcia ambulante l’alcool non fa assolutamente niente! Lo brucia letteralmente!”

“Non vale!” lo accusò geloso Gajil.

“Invece stavolta si…è stato strano essere ubriaco” mormorò Natsu poggiandosi una mano al mento, “Doveva essere incantato… ma almeno non ho mal di testa!” sorrise infine, mentre i due lo fulminavano ringhiando.

“Una cosa” intervenne Gray calmandosi all’improvviso, “Voi…. Ricordate?”

“Si” risposero gli altri due dopo qualche titubanza, mentre Gray annuiva per far capire che anche lui ricordava.

“Se Lluvia ve lo chiede, io ho scordato tutto okay?” li minacciò avvolto da brina.

“Se voi non dite niente a Levy…” pose come condizione Gajil incrociando le braccia.

“Va bene! Io a Lucy lo dico!” sorrise Natsu.

“COSA?!” esplosero i due, prima di tapparsi la bocca a vicenda lanciando occhiate allarmate alle ragazze.

“Non mi piace mentire a Lucy e poi ora ci siamo chiariti: ha detto che non ha paura di me, anche se potrei bruciarla!” svelò loro sprizzando entusiasmo da tutti i pori, mentre guardava Lucy con uno sguardo che solo lui poteva non capire fosse da innamorato.

Una punta di gelosia punzecchiò i cuori dei suoi amici, che l’imbarazzo tratteneva dal comportarsi come Natsu faceva con Lucy; poi la gelosia si tramutò in compatimento verso la biondina: si era scelta il ragazzo più idiota di tutti…

“Allora…” interruppe il silenzio creatosi Gray, “Cosa c’era nel baule?”

“Queste!” rispose Natsu lanciando loro delle borracce, “Le ho già riempite con il sakè del lago: domani possiamo tornare alla base!”

“AYE!” urlarono i tre alzandole al cielo blu notte.

 

 

****

 

Laxus camminava con in spalla Lisanna, nonostante l’imbarazzo, seguito dalle altre due coppie che si tenevano a debita distanza: i due erano avvolti da un’aura nera e avevano gli occhi iniettati di sangue.

“Dobbiamo vendicarci…” mormorò Laxus mentre il cielo tuonava.

“Alla prima occasione…” ghignò Lisanna; avrebbe dimostrato a sua sorella che non era l’unica capace di giocare a Cupido… oh no…

 

“Mi spaventano…” Mormorò Elfman abbassandosi all’orecchio di Evergreen che annuì con un brivido; decisamente non era la giornata giusta per continuare a giocare alla fata dell’amore. Rischiava di venir fulminata.

“Teniamoci a debita distanza…” gli sussurrò di rimando coprendosi la bocca con il ventaglio.

“È da uomo!” annuì lui.

 

Freed camminava il più vicino possibile a Mirajane: per difenderla da attacchi nemici e farsi difendere da Laxus. Perchè sapeva che lo voleva ucciderlo, glielo leggeva in faccia. Lo conosceva da anni e sapeva quando Laxus era tanto arrabbiato da essere sul punto di una crisi omicida, e, quando si era svegliato, era stata esattamente quell’espressione che gli aveva visto dipinta sul volto.

“Mira…” sospirò tentando di richiamare l’attenzione della ragazza, ma questa si aggrappò al suo braccio tirandolo per una manica.

“Guarda Freed! Guarda!” cinguettò indicando Laxus e sua sorella, “Non sono carinissimi? Siamo stati bravi! Sono così vicini e si vede lontano un miglio che i loro pensieri sono allineati” gli fece notare commossa e orgogliosa.

Certo, sospirò Freed, entrambi erano d’accordo sul fatto che loro avrebbero dovuto morire in modo doloroso.

“Freed?” lo richiamò dai suoi tristi pensieri di morte atroce, “Grazie!” gli sussurrò con un sorriso e gli occhi che le brillavano, prima di alzarsi in punta di piedi e depositargli un leggero bacio sulla guancia.

Freed arrossì all’inverosimile ma questa volta riuscì a mantenersi cosciente e, ricambiando il sorriso le scoccò un bacio sulla fronte.

“Ai tuoi ordini.” Le rispose a voce bassa.

Le guance di Mira si imporporano mentre incredula si sfiorava la fronte come a cercare un segno che non fosse stato un sogno.

Non riuscendo a trattenere una risatina alla vista della sua imbarazzata confusione, la prese sottobraccio e continuò a camminare orgoglioso di sé.

 

I due demoni poco più avanti si scambiarono un occhiata complice sogghignando: sarebbe stato molto più facile del previsto.

 

 

Il sole era ormai calato quando i puntini sulla mappa vennero a coincidere: era un ampia collina piena di giganteschi fiori dai boccioli scarlatti, alti più di Laxus con Lisanna in piedi sulle sue spalle, i fusti bitorzoluti e con delle grosse spine a proteggerli erano di un bel verde scuro.

“Ce l’abbiamo fatta finalmente!” esplose in un sospiro Laxus, poggiando Lisanna sull’erba morbida.

“Grazie Laxus!” lo ringraziò lei sentendosi in colpa per essersi fatta portare in spalletta tutto il tempo, ma lui le poggiò una mano sulla testa.

“Nessun problema.”

“Abbiamo fatto un ottimo lavoro!” trillò Mira ammirando entusiasta la loro destinazione insieme a Freed, che non lasciava andare la sua mano.

“Questi fiori sono così fatati! Davvero meravigliosi!” la più entusiasta era Evergreen che saltellava in mezzo a tutti a quei fiori con gli occhi a cuore.

Fu un nano secondo.

Un gigantesco bocciolo si spalancò di colpo inclinandosi e mostrando i suoi bellissimi petali scarlatti screziato di bianco.

Ma al centro, al posto dei pistilli, c’era una grossa voragine.

Con una velocità impressionante il fiore si chiuse attorno a Evergreen e si raddrizzò nuovamente.

“AAAAAIUTOOO!” iniziò a urlare la fata battendo contro i petali chiusi del bocciolo: l’aveva imprigionata! E anche se non sembrava intenzionato a inghiottirla ma solo a tenerla rinchiusa e nonostante fosse spaziosa e comoda quella cella…. ERA PUR SEMPRE PRIGIONIERA DI UNO STUPIDO FIORE!

“Ever!” Elfman si scagliò contro il fiore ma quello con dei secchi movimenti delle foglie lo spazzò via.

“Si sta difendendo?” osservò stranito Freed e stava già per estrarre la spada quando dietro di se sentì un’improvvisa pressione.

“Questo è per stamattina…” mormorò Laxus sogghignando, prima che un gigantesco fulmine cadesse dal cielo sul fiore carbonizzandolo. Se Ever sperava di poter fare qualcosa alla sua insaputa era un’illusa…

Tutti caddero sotto shock, mentre il ragazzo avanza tranquillamente verso i resti carbonizzati e ne tirava fuori una Evergreen traumatizzata ma stranamente illesa.

“POTEVI UCCIDERMI!!” esplose dopo qualche secondo, saltando in piedi e accusandolo con un dito.

“Tsk!” la guardò male il ragazzo prima di afferrare Lisanna per un braccio e incamminarsi nella boscaglia.

“Torniamo subito!” urlò agli altri, per poi sussurrare a Lisanna, “Ho un idea.”

“Anche io…” sogghignò lei seguendolo.

 

 

 

Quando i due ritornarono, gli altri si erano seduti a debita distanza dai fiori in cerchio.

“Tutto bene?” chiese Mira scodinzolante.

“Si.” La gelò Laxus sedendosi.

“Mentre non c’eravate è apparso un messaggio sulla mappa, non so se l’avete notato: dice che dobbiamo riportare il fiore vivo alla base.”

“Che seccatura!” mugugnò Laxus scuotendo la testa poi si alzò e lanciò tutt’intorno un’occhiata da mettere i brividi, “Allora, organizziamoci in questo modo: Freed e Mira vadano a scegliere un fiore e inizino a scavare intorno le radici per estrarlo, Ever e Elfman invece vadano a raccogliere della legna per costruire un grosso vaso in cui metterlo successivamente, mentre io e Lisanna cercheremo del liane per imbavagliare quel maledetto coso ed evitare di finire mangiati!”

“Ma…è già sera Laxus…” fece notare Freed prima che il cielo tuonasse e in uno scatto il mago delle rune afferrasse Mira, si inchinasse e schizzasse via verso i fiori, mentre l’altra coppia scattava nella direzione opposta. Mai sfidare la pazienza del Dio del Tuono più di una volta al giorno.

“Ottimo lavoro Laxus!” ridacchiò Lisanna alzandosi in punta di piedi e scompigliando i capelli biondi al ragazzo, che arrossì. “E ora prepariamoci alla seconda parte del piano!”

“Sei sicura che non c’è bisogno di fare niente per Elfman e Ever?” gli chiese il ragazzo dubbioso e ormai inconsapevolmente entrato nell’ottica del cupido.

“Tranquillo, quei due sono cotti l’uno dell’altra da tempo e lo sanno benissimo; il loro unico problema è l’orgoglio ma per quello non possiamo fare niente!” spiegò lei sconsolata a Laxus, per poi scuotere la testa decisa. “Ma ora basta! Diamoci da fare!” ordinò e il biondo annuì convinto ghignando: era giunto il momento di prendersi una piccola vendetta.

Insieme e in silenzio si diressero verso la collina dei fiori e si acquattarono tra i cespugli: Mira e Freed stavano analizzando da lontano i fiori, passeggiando l’uno accanto all’altra e discutendo di quale sarebbe stato più facile da portare.

“Dannazione si continuano a spostare…e stanno troppo lontani!” bisbigliò Lisanna a Laxus irritata: il suo piano geniale non poteva fallire così. Ma una volta tanto la sorte diede loro una mano e le due vittime si fermarono davanti a un fiore, discutendo che finora quello era il più pratico.

“Perfetto e ora dobbiamo solo farli avvicinare insieme…” continuò a parlare tra sé e sé, elaborando al momento strategie improbabili, “Potremmo tirare qualcosa per attirare la loro attenzione…o urlare e spaventarli…oppure suggerirgli di avvicinarsi per controllare che il fiore non sia malato e…”

Laxus alzò gli occhi al cielo.

Un fulmine cadde dal cielo con un boato dietro la coppia, che fece un salto in avanti spaventata. All’istante il fiore s’aprì e catturò le due vittime.

Lisanna guardò ammutolita la scena.

“E che ci voleva…” borbottò irritato ma soddisfatto Laxus. Lisanna si girò a guardarlo a bocca spalancata.

“Sei un genio!” urlò improvvisamente riprendendosi e buttandogli le braccia al collo e, nello slancio, stampandogli un bacio sulla guancia.

Il volto di Laxus diventò rosso come il tramonto e quello di Lisanna anche, non appena si rese conto del suo stesso gesto.

“Oh…ehm…i-io…” iniziò a balbettare non vedendo Laxus reagire, imbarazzata, “V-vado a v-vedere come se la cava mio fratello…” usò come scusa, la prima venutale in mente, per scappare via.

Che imbarazzo. Che imbarazzo. Che imbarazzo.

Come aveva potuto fare una cosa del genere?! Argh!

 

 

Gli stessi pensieri, più o meno, giravano vorticosi nella testa di Mirajane che al momento si trovava chiusa in un fiore così piccolo che per forza di cose si era ritrovata inginocchiata tra le braccia di Freed. Ringraziò mentalmente il fatto che essendosi appoggiata alla sua spalla non riusciva a vederlo in faccia o sarebbe morta d’imbarazzo. Avrebbe riso, se la situazione non fosse stata così delicata: lei, il grande e diabolico cupido dell’amore, era caduta vittima del tranello amoroso della sorella, perché solo lei poteva convincere Laxus a partecipare e solo Laxus poteva far cadere un fulmine da un cielo terso. Mai fu più vero il detto: chi la fa, l’aspetti. E ora cosa faceva? Doveva dire qualcosa? E che cosa? Stare in silenzio? E se pensava che era arrabbiata?! Aveva una paura matta! Incredibile ma vero. Aveva paura che capisse cosa albergava nel suo cuore per lui, paura che non lo capisse, paura che lo rifiutasse, paura che lo accettasse…

Il cuore le batteva così forte che non riusciva a sentire i suoi stessi pensieri.

Così forte che Freed, nel più completo imbarazzo, riusciva a sentirlo. E la cosa gli stava facendo scorrere il sangue nelle vene a mille. Volevo dirlo. Voleva dire a Mira quello che aveva scoperto di provare per lei. Non voleva rimandare. Non voleva, una volta tornato in gilda, tornare a guardarla da lontano quelle poche volte che non era in missione con Laxus e poi pensarla quando era via. Era egoista forse, ma voleva sapere che lei era sua. Sia la principessa che il demone. Ogni parte di lei.

“Mira…” la chiamò con la voce leggermente tremante, stringendo le braccia intorno alla sua vita esile; lei si irrigidì, il respiro che cominciava a farsi affannato e istintivamente strinse le braccia intorno alla sua schiena.

“Mira… lo so che il momento non è particolarmente adatto e avrei voluto fosse un momento più romantico ma a quanto pare non riesco più a trattenermi…” le disse mentre le parole scivolavano fuori direttamente dal cuore.

“Ti amo Mira, e voglio che tu sia la mia fidanzata.” Rivelò infine, carico di attesa.

Attesa di una parola che avrebbe cambiato il suo mondo, per sempre probabilmente.

Dagli occhi azzurri della ragazza iniziarono a scendere calde lacrime di felicità.

“I-io…” balbettò incredula allontanandosi in modo da poterlo guardare negli occhi, Anche io ti amo Freed…” singhiozzò piangendo e sorridendo nello stesso tempo. E Freed la trovò più bella che mai.

Con uno slancio improvviso la baciò, prima dolcemente e poi con tutta la passione che aveva, e Mira ricambiò felice, convinta che mai nella vita avrebbe potuto sentirsi meglio.

 

 

Da fuori Laxus ghignò soddisfatto nell’udire la dichiarazione, ma quando passarono al bacio si imbarazzò e si tappò le orecchie: ma ormai era troppo tardi, il ricordo del piccolo baciato lasciato sulla sua guancia da una certa albina non smetteva di bruciare.

 

 

****

 

 

Il gruppo di Erza intanto dopo lunghe discussioni era riuscito a spostare, grazie alle creazioni di Leon, uno dei tre giganteschi massi dorati al limitare della collina petrosa e lì si preparava a passare la notte.

“Gerard…” mormorò Leon seduto accanto al ricercato davanti al fuoco mentre le ragazze cucinavano, “Non mi piace questo posto…” gli disse assottigliando gli occhi. Era un presentimento che aveva iniziato a farsi strada in lui mentre spostava il masso tra le rocce e più passava il tempo più si acuiva.

“Neanche a me, ma è pericoloso continuare a muoversi al buio sapendo che ci sono maghi oscuri in agguato, preferisco evitare rischi inutili.” Spiegò guardandosi intorno.

“Speriamo di non correrne di più rimanendo qui…” commentò l’altro a bassa voce prima che Romeo li interrompesse.

“Ragazzi ci hanno chiesto se possiamo andare a prendere altra legna per il fuoco e magari vedere se riusciamo a cacciare qualcosa” spiegò con un sorriso indicando le ragazze poco distanti.

I due si alzarono e Gerard le guardò dubbioso.

“Siete sicure di voler rimanere qua da sole?” chiese cavallerescamente, ma Erza gli lanciò un occhiata scettica e Cana scoppiò a ridere mentre Wendy lo ringraziava.

“Okay come non detto…” commentò deluso sospirando.

“Ci hai provato…” disse Leon accennando un ghigno e dandogli delle piccole pacche sulla spalla, “Forza, prima andiamo prima torniamo!”

 

Appena le ragazze rimasero da sole, Cana sorrise maliziosa e si avvicinò a Erza.

“Allora Erza…” iniziò ridacchiando dentro di sé nel vedere le guance di Erza, che si fingeva indifferente, già tingersi di rosso, “…come va con Gerard?” le chiese con gli occhi scintillanti.

“Abbiamo riallacciato i rapporti, come ai vecchi tempi…” disse lei, senza accorgersi che la spada che poco prima stava usando per affettare delle erbe, ora affettava la pietra, “Siamo amici…”

“Ceeeerto…molto, molto, molto amici.” Commentò Cana ridacchiando mentre vedeva Erza cadere sempre di più nell’imbarazzante baratro del caos amoroso.

“Erza,” la chiamò gentilmente Wendy fermando la sua mano e facendole notare con l’altra cosa stava facendo, “Io penso che Gerard sia davvero innamorato di te.” Disse candida con un sorriso.

“C-cosa? Gerard… noi… no… impossibile… non possiamo… lui…” iniziò a balbettare la ragazza ormai perduta mentre Cana rideva per poi abbracciarla.

“Non fare così Erza! È una cosa bella e lo sappiamo tutti che siete cotti l’uno dell’altra: dovete smetterla di perdere tempo! Ne avete perso fin troppo.” Commentò poi poggiandogli una mano sulla testa.

“È difficile…” mormorò lei in risposta con tristezza, ma Wendy la prese per mano.

“È molto più difficile non parlarne che farlo, fidati Erza.” Le disse dimostrandosi più saggia lei delle due al suo fianco.

“Lui è convinto di non meritarmi, è convinto che il suo posto sia lontano da me nell’oscurità del peccato e del rimorso e non capisce che lo vorrei solo con me; come si salva la persona che si ama se il suo nemico è proprio lei stessa?” chiese con un sorriso triste, lasciando scorgere ciò che c’era dietro la sua armatura: paura. Paura di perdere quella sfida.

Cana e Wendy si scambiarono un’occhiata e poi abbracciarono la loro amica: un gesto che valeva più di mille parole.

“E tu Cana?” chiese Erza dopo qualche secondo sciogliendosi dal loro presa, “Non vorrei impicciarmi ma mi sembra che tra te e Leon…”

“Non c’è niente.” La gelò la cartomante mentre il suo sorriso si incrinava.

“Cana…”

“Lui è pazzo di Lluvia.” Commentò lei voltandosi.

“Davvero?” chiese perplessa Wendy, “Da quando l’ho incontrato non l’ha citata nemmeno una volta…. Io sinceramente credo che a Leon inizi a piacere tu. E la stessa cosa vale per te, giusto? Lo guardi in modo diverso…”

Colpita e affondata.

Wendy avrebbe potuto essere una sorella Strauss.

“Io… non posso.” Mormorò Cana coprendosi gli occhi con una mano, “Non dopo quello che successe a causa mia…”

Erza si alzò in piedi di scatto irritata.

“Basta Cana! Per quanto ti porterai dietro questa storia?! Leon non è lui, è un amico e compagno; è un ragazzo che si è preso cura di te durante tutta questa gara e ti ha salvato più di una volta. Smettila di scappare: stai facendo lo stesso errore di Gerard! Come potete non capire che questo non fa che ferire l’altro?!”

“Forse sei tu che non capisci il peso che portiamo Erza!” ribatté Cana perdendo la sua compostezza e affrontando Erza senza un briciolo di paura.

“VOGLIAMO AIUTARVI!” urlò Erza evocando la spada dell’armatura del purgatorio.

“NON POTETE FARLO!” ribatte Cana estraendo le carte.

“TU…” esplosero entrambe pronte ad attaccare

“ORA BASTA!” si intromise Wendy esasperata e con due brezze del nord bloccò le ragazze, “Per favore smettetela di litigare: siamo una squadra ed entrambe avete ragione. Per favore…” le supplicò con gli lucidi.

Le due si calmarono all’istante e Wendy dopo qualche istante le liberò.

“Scusa Erza…” mormorò Cana stringendosi un braccio e sentendosi in colpa.

“No scusami tu Cana, sono stata imperdonabile… se vuoi colpirmi” le disse la rossa divorata dai sensi di colpa.

“Ehm… credo che ti abbraccerò invece.” rise Cana gettandosi sull’amica, le liti e le tensioni portate via dal vento.

Erano già tornate a chiacchierare dei momenti più allegri di quei giorni che un fruscio richiamò la loro attenzione.

“Ehi ragazzi siete già torna…” le parole morirono in bocca a Cana.

Dai cespugli uscì Leon, ma era diverso dal Leon che conosceva: negli occhi aveva una luce sinistra e il ghigno non prometteva niente di buono. Follia? La…spaventava.

“Ehi ubriacona, qualcosa non va?” le chiese sprezzante mentre intorno a lui vorticava la brina, “Cosa c’è? Paura?”

Cana ammutolì.

“Leon! Che cosa stai dicendo?” si intromise Erza avvicinandosi, ma una voce li interruppe.

“Lasciali stare Scarlett e occupiamoci delle nostre faccende…dov’eravamo rimasti? Ah sì, al tuo vano tentativo di liberarmi da Zeref e impedirmi di costruire la Torre del Paradiso…”

Come congelata Erza guardò Gerard venire incontro con un sorriso folle e il mantello che lo avvolgeva.

“Wendy, vuoi giocare?” chiese Romeo sbucando dai cespugli e correndo verso la ragazza con le mani ricoperte di fuoco.

“Romeo…”

Le tre ragazze istintivamente si avvicinarono le une alle altre, prese in contropiede, ma poi Erza prese in mano la situazione.

“Ragazze non fatevi impressionare! È impossibile che siano loro, mantenete la calma! Non direbbero mai cose simili! Se fosse una maledizione ne avremmo risentito anche noi, devono essere nemici capaci di mutare forma o illusioni!” le spronò evocando l’armatura dell’Imperatrice di Fuoco e lanciandosi contro Gerard.

“Erza ha ragione…” ringhiò Cana estraendo le carte e preparandosi a combattere Leon, “Quell’idiota non rimarrebbe mai vestito così a lungo!”

“G-Giusto!” balbettò Wendy riempiendosi la bocca di aria.

In contemporanea attaccarono.

Erza tranciò Gerard in una fiammata.

Cana evocò un fulmine che colpì Leon.

Wendy ruggì contro Romeo.

Tre corpi caddero a terra.

“Che cosa…” mormorò Erza vedendo i corpi mutare.

Tre urla straziarono la quiete della notte.

 

 

 

 

Qualche centinaio di metri più in là, Gerard, Leon e Romeo stavano raccogliendo la legna e dando la caccia a un procione.

“Che cosa è stato?” chiese il ragazzino alzando la testa spaventato.

“Le ragazze!” esclamarono i due maghi dopo essersi scambiati un occhiata, lasciando cadere la legname e iniziando a correre come dei matti.

“Erza!”

“Cana!”

In pochi minuti arrivarono nella radura e si trovarono davanti una scena pressoché assurda quanto inconcepibile: Erza era prostrata e appoggiava la testa al vuoto, piangendo disperata e invocando il nome di Gerard, Cana poco più in là teneva qualcosa di invisibile in grembo e piangendo chiedeva scusa a Leon e infine Wendy abbracciava un essere altrettanto invisibile vicino a un albero chiamandolo Romeo.

“Erza cosa succede? Sono qui!” urlò Gerard raggiungendo la ragazza, ma quella non sembrava né vederlo né sentirlo e continuava a piangere straziata.

“Cana! Cana guardami!” la chiamava invano Leon sventolandole davanti una mano, ma senza alcun risultato.

“Wendy! Wendy sto bene per favore non piangere!” si disperava Romeo scuotendola.

Ma niente, nessuna delle ragazze sembrava vederli o anche solo sentirli.

“Che cosa gli prende dannazione?” esclamò Leon non sapendo più cosa fare.

“Devono essere in trance o sotto incantesimo.” Mormorò Gerard, ma più cercava una soluzione più non trovava vie d’uscita ed Erza stava peggiorando: improvvisamente fece apparire una delle sue spade e con mano tremante iniziò a puntarsela al petto.

“Erza no!” urlò il ragazzo bloccandola.

Infine disperato Gerard fece l’unica cosa possibile.

“Scusa Erza…” con un colpo di taglio colpì Erza alla base del collo e la ragazza svenne.

Romeo con le lacrime agli occhi fece la stessa cosa.

Leon invece, dimostrandosi al pari in tatto e delicatezza solo a Gray, ritrovando la sua freddezza iniziò a schiaffeggiarla urlando:

“SVEGLIATI CANA! GILDARTS MI AMMAZZA SE NON TI RIPRENDI!”

Al decimo ceffone Cana gli tirò un pugno sul naso e saltò in piedi.

“MA COSA STAI…?” iniziò a urlare ma le parole le si bloccarono a metà vedendo finalmente Leon.

“L-Leon…?” lo chiamo con voce tremante e le lacrime a riempire gli occhi, “Sei tu…?”

“S-sì…” mormorò lui convinto che lo avrebbe ucciso. E dopo lo avrebbe resuscitato per farlo disintegrare dal padre.

“Leon!” urlò Cana e con uno slancio gli buttò le braccia al collo.

“Cana?” chiese lui stupito sentendo le braccia della ragazza stringersi intorno a lui tremanti e lei singhiozzare sulla sua spalla.

“Credevo…. Credevo di averti ucciso...” Balbettò lei.

“Sono qui.” La tranquillizzò lui lasciandola sfogare per qualche minuto; poi la ragazza sembrò calmarsi e, mettendosi a sedere ma tenendo sempre sotto controllo il ragazzo, terrorizzata che scomparisse, iniziò a raccontargli quel che era successo.

“Stavamo cucinando, quando all’improvviso dai boschi siete usciti… voi tre. Ma eravate diversi: malvagi, corrotti, folli…. Erza ci ha incitato a combattere sostenendo che non foste davvero voi e allora vi abbiamo colpito. Appena ti ho fulminato il corpo è caduto a terra e si è trasformato nel solito te e piangendo mi hai detto ‘Come hai potuto…?’; a quel punto hai chiuso gli occhi e non li hai più riaperti…” mormorò lei rabbrividendo, ma aveva omesso una parte: l’illusione non aveva mormorato solo quello ma aveva aggiunto “Credevo che mi amassi….” Ma di certo questo non poteva dirlo a Leon.

“Questo è stato un trucco bastardo…” mugugnò Leon ragionando su cosa potesse aver prodotto delle illusioni tanto potenti: lì in giro non c’era nessuno, se ci fosse stato le avrebbe attaccate prima che arrivassero, ma non sembrava esserci n’è piante ne strani vapori che potrebbero indurre allucinazioni. Forse…

“Comunque puoi stare tranquilla: sono sano e salvo!” le disse dopo qualche attimo con un sorrisino.

“Lo so… se non stessi bene non ti saresti spogliato di nuovo.” Commentò lei arrossendo e distogliendo lo sguardo: non se la sentiva di picchiarlo in quel momento, ma da lì ad accettare che rimanesse ancora in boxer senza una piega…

“I VESTITI!” urlò quello scioccato, “COME HO FATTO?!” si chiese disperato prima di iniziare a vagare per la zona recuperandoli sotto lo sguardo esasperato della ragazza.

 

Poco più in là Wendy si era appena risvegliata a piangendo raccontava a Romeo, scusandosi mille volte per averlo colpito, quello che era accaduto e il ragazzino, sollevato, le mise un braccio intorno alle spalle lasciandola sfogare. Ovviamente aveva già nascosto ogni traccia di lacrime: non poteva mostrarsi debole davanti a Wendy!

 

Erza fu l’ultima ad aprire gli occhi piano piano e la prima cosa che vide furono gli occhi pieni di preoccupazione di Gerard sopra di lei. Immediatamente iniziò a piangere come una bambina, l’armatura si era spezzata quando aveva visto il corpo di quello che pensava nemico diventare il suo Gerard.

“Erza non piangere sono qui!” la rassicurò lui stringendosela tra le braccia e cullandola con dolcezza.

“Ti avevo ucciso! Ti avevo ucciso! E tu…e tu… Non ci pensare neanche Gerard! Capito?! Morire non espierà nessun peccato e tanto meno mi renderà felice! Non ti potrei mai dimenticare!” gli urlò aggrappandosi a lui come se fosse l’ultima sua ancora per sopravvivere.

Lui la guardò stupito. Cosa le aveva detto la sua illusione? Avrebbe voluto chiederglielo ma si rese conto che non era il momento più adatto e si limitò a tenersela vicino.

“Non farei mai una cosa del genere Erza, l’ho capito grazie a te molto tempo fa. La morte è una scelta troppo facile, vivere rimediando ai miei errori più difficile ma almeno non è una via di fuga. Non ti abbandonerò.”  Le disse certo e sicuro.

La ragazza sgranò gli occhi e asciugandosi le lacrime gli sorrise.

“Scusa Gerard, ora sto bene.” Lo rassicurò scostandosi leggermente da lui.

“Di cosa ti scusi?” le chiese lui con un sorriso tra l’esasperato e il dolce.

Erza arrossì.

“Beh… non è da me comportarmi così…” borbottò guardando il terreno.

“A me piace anche questa parte di te! Mi fa sentire utile di tanto in tanto” le rispose imbarazzato con una risata, “Fa bene togliere l’armatura di tanto in tanto” le ricordò alzandosi in piedi e tendendogli la mano.

Erza l’afferrò stupita e si issò al suo fianco: togliere la sua armatura…?

 

 

Quella sera quando andarono a dormire lontano dal sasso che secondo Leon aveva dato origine alle illusioni, o almeno così finsero i ragazzi per non preoccupare le loro compagne e impedir loro di fare la ronda, soprattutto dopo una giornata così pesante, Wendy dopo qualche secondo di imbarazzo si caricò accanto a Romeo e appoggiò la testa alla sua spalla: aveva il terrore di perderlo ancora.

Cana invece inizialmente si sdraiò lontano ma appena si fu assicurata che Leon stesse dormendo, ignorando la recita, si spostò piano piano fino a sfiorare con la schiena quella di lui.

Erza infine era indecisa: da una parte moriva dal desiderio per una sera di dormire al suo fianco, dall’altra sapeva che più illusioni si concedeva più sarebbe stato difficile quando lui sarebbe ripartito. Eppure le sue parole non smettevano di risuonare nella testa: poteva davvero permettersi di togliere l’armatura? Anche solo per una sera?

E alla fine, con un sorriso imbarazzato, convinta che dormisse si appoggiò con la testa al suo petto e chiuse gli occhi: solo per una sera. Solo per una sera avrebbe tolto l’armatura. Solo per una sera avrebbe creduto che il suo sogno potesse diventare vero. Solo per una sera avrebbe accantonato le preoccupazioni e il pensiero della sua futura partenza.

 

 

 

 

****

Nello stesso momento, nella Gilda di Fairy Tail, si erano riuniti tutti i maghi delle altre Gilda alleate, compresi tutti gli avversari eliminati e il Master si accorse con grande orrore che gli unici partecipanti rimasti erano i suoi figli. E la locazione della sfida era sconosciuta. Pregando che niente accadesse loro, organizzarono delle squadre di ricerca e partirono quella stessa notte.

 

 

 

 

 

 

 

Fairy Chat

 

Lucy: *si sveglia stiracchiandosi* Natsu…?

Natsu: LUCYYYYYYYY! *si getta sulla ragazza e la fa girare tra le sue braccia* Sono così contento di quello che hai detto! Avevo paura che non saremmo più stati un team o che saresti scappata! Sei la migliore Lu!

Lucy: *arrossisce* D-di niente Natsu… non ti abbandonarei mai per una cosa così stupida…*balbetta*

Autrice: Natsu… cogli il messaggio subliminale! Lei ti…* appare Loke che le tappa la bocca e le lancia un’occhiata alla ‘tu-non-vuoi-morire-ora-vero?!’*

Lluvia: *si sveglia e vede il suo Gray-sama accanto a lei* GRAY SAMAAAAAAA! *si lancia addosso a Gray* Ti ricordi? Ti ricordi?

Gray: *arrossisce e scuote la testa* Ho solo un grande mal di testa…

Lluvia:*dubbiosa* ma Natsu ricorda…

Levy: *si sveglia e vede Gajil che la osserva* Gajil! *arrossisce* R-ricordi…?

Gajil: *scuote la testa e ringhia* no.

Levy: *dubbiosa* ma Natsu ricorda…

Gajil&Gray: MALEDETTO FIAMMIFERO È TUTTA COLPA TUA! *si lanciano contro Natsu e fanno doppiare l’ennesima lite*

Levy: Ma alla fine…

Lluvia:… ricordano o no?!

Lucy: *cervello in pappa per i ricevuti abbracci + viso che va a fuoco*

 

Mira: F-Freed…ti dispiace se dormo accanto a te stanotte? *arrossisce*

Freed: *diventa viola dall’imbarazzo? A-assolutamente…

Autrice: Tra rose e fior, nasce l’amor: Mira e Freed si voglion sposar! …

Mira: *fulmina autrice in versione Satan Soul*

Autrice: Come non detto…* se la fila*

Laxus: *lancia occhiate imbarazzate a Lisanna*

Lisanna: *lancia occhiate imbarazzate a Laxus*

Autrice: Ma io cosa devo fare con voi due imbranati? Più che ficcarvi in una vasca nudi io…

Laxus: *fulmina autrice. Letteralmente. *

Autrice: *stramazza al suolo bruciacchiata* scherzavo…

Ever: *sospira*

Elfman: *continua a pensare alla questione del rossetto al lampone*

Autrice: Come non detto Laxus, Lisanna…questi sono ancora peggio di voi…

 

Wendy: *Dorme accoccolata vicino a Romeo che sorridente se la stringe al petto*

Romeo: Dovrebbero finire in pericolo più spesso…

Gerard: Non posso darti torto…*gongola stringendo Erza*

Erza: *sorride nel sonno*

Leon: *guarda alternativamente Cana e il fuoco* Sigh…*i problemi adolescenziali lo colpiscono ancora*

Autrice: LEON!

Leon: *le tappa la bocca e la guarda malissimo* Se le svegli…

Cana: *si agita un attimo nel sonno, poi si volta e afferra per la maglietta Leon, facendolo arrossire*

Autrice: *suda freddo* N-non ti preoccupare…*Abbassa la voce* Volevo sapere se ti serviva una consulenza! Perché ormai lo sappiamo tutti che sei cotto di Cana! A parte te…e Cana probabilmente! Ma ho due o tre piano che riguardano voi nudi in una polla termale e che ho già sperimentato! Funzionano!

Leon: *si imbarazza e poi si irrita; quindi la congela. Ma orma il tarlo è stato impiantato…*

Autrice: *ghigna*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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