Ti odio perché ti amo

di talinasomerhalder_
(/viewuser.php?uid=263812)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** Spiacevole incontro ***
Capitolo 3: *** Aggredita ***
Capitolo 4: *** Paura ***
Capitolo 5: *** Aiuto ***
Capitolo 6: *** Strange ***
Capitolo 7: *** Alisia ed il Patto con il Diavolo. ***
Capitolo 8: *** You are beautiful. ***
Capitolo 9: *** La verità viene sempre a galla. ***
Capitolo 10: *** I hate you ***
Capitolo 11: *** Anche i buoni si nascondo dietro una maschera. ***
Capitolo 12: *** Baciami. ***
Capitolo 13: *** Niente è per sempre ***
Capitolo 14: *** Friends ***
Capitolo 15: *** E il tuo desiderio qual è? ***
Capitolo 16: *** Dangerous ***
Capitolo 17: *** Happy Birthday! ***
Capitolo 18: *** Dope ***
Capitolo 19: *** Noi non siamo il solito clichè ***



Capitolo 1
*** Primo giorno di scuola ***


Questa è la mia prima storia che pubblico su efp. Seguo il sito da tempo,ma ho deciso di iscrivermi da poco.Prima come lettrice e ora come autrice.
Be',cosa posso dire?! Spero che con il primo capitolo sia riuscita ad attirare la vostra attenzione,e che vi abbia incuriosito abbastanza per seguire la mia storia :)
Ora basta chiacchiere. Vi lascio al capitolo.

Ci leggiamo sotto e buona lettura :D

 CAPITOLO UNO 

Era buio.Ma i suoi occhi...il suo viso,potevi vederli chiaramente.
Piccole venuzze sotto le pozze azzurre che si ritrovava al posto degli occhi,e i suoi denti.Due canini che spuntavano ai lati della bocca.
Il suo viso,faceva paura.
Quelli come lui erano cattivi,erano dei succhia sangue.
Ammaliavano con lo sguardo le loro vittime,e dopo averle dissanguate le uccidevano senza pietà.
Dei mostri;e il mio lavoro era ucciderli.Ucciderli tutti.Per il bene dell'umanità.
Lo vidi avanzare verso di me,nel buio totale.O almeno...per me lo era,lui ci vedeva benissimo.
Ero disarmata,avrei dovuto avere paura.Paura che mi squarciasse la gola,che mi facesse del male.
Ma la cosa strana era che io non ero spaventata;affatto.Non di lui,almeno.
Lo sguardo serio,la bocca semiaperta,il giusto per mettere in mostra le zanne che gli davano un'aria minacciosa.
Ma lui non capiva.Non capiva che io volevo solo aiutarlo.
Quando ormai me lo ritrovai a pochi centimetri di distanza,potei finalmente ammirare il suo volto.La pelle liscia al tocco,gli zigomi alti,i capelli biondi spettinati,e gli occhi di un azzurro intenso.
Poggiai una mano sul suo volto,e lo accarezzai sussurrando un 'Lascia che io ti aiuti.'
Lui scosse il capo e scostò bruscamente la mia mano dal suo viso.
«Sei testarda,ragazzina.Io non ho bisogno di una come te.» Mi ringhiò contro,tentando inutilmente di spaventarmi.
Feci un passo indietro e questa volta fui io a scuotere il capo.
No,non avrei mollato.
Gli presi una mano e me la portai alle labbra,iniziando a versare lacrime salate.
Piccole gocce d'acqua,bagnavano le mie guance.Stavo piangendo.Da quant'era che non lo facevo?
«Perché non capisci che così mi fai star male?Lascia che ti ami,Derek.»



Fu così che mi risvegliai per l'ennesima volta,in preda al panico e tutta impregnata di sudore.
Strinsi i pugni e ringhiai un 'Fottuto sogno',mentre mi alzavo dal letto,inciampando così facendo nei miei stessi piedi.
Erano settimane che questa cosa andava avanti,ed io iniziavo davvero ad esserne stanca.
Stanca di questi incubi,di questa nuova vita,di questa nuova città che non assomigliava neanche lontanamente alla mia Roma,stanca di aver lasciato la mamma sola,e stanca di tutto!
Erano due fottuttissime settimane che me ne restavo chiusa in camera a riflettere sugli ultimi giorni.A riflettere sul fatto che la mia vita da quel giorno era cambiata radicalmente.
Niente sarebbe stato più come prima.
Come vi sareste sentite voi,se da un giorno all'altro,l'uomo che porta il titolo di vostro padre,vi si presentasse dopo tanti anni a casa vostra e vi dicesse 'Ti ricordi di me?Io sono Josh,tuo padre.Devo parlare con tua madre,fammi passare.'
E io che lo guardavo imbambolata,non sapendo se rispondergli con un 'Ma come ti permetti?Ripresentarti dopo tanti anni alla porta come se nulla fosse,ah?Ma con quale coraggio,poi! Non ti voglio vedere,vattene.' o con un 'Entra...' mormorato.
Be',io da stupida ragazzina scelsi la seconda opzione.
Avevo avuto un padre assente anche durante la mia infanzia,quando ancora viveva con noi.Poi,quando all'età di otto anni vidi la mamma in lacrime,sulle scale di casa,odiai quell'uomo con tutta me stessa.
Se ne era andato con una delle sue puttanelle,lasciandoci sole.
Lo odiavo,e lo amavo.
Era possibile?
Restavo sere intere sveglia a chiedermi se mancassi anche a lui...e continuavo a ripetermi che se non era ancora venuto a cercarmi era perchè di me non gli importava proprio nulla.
Tutte le notti passate a piangere,sotto le coperte per non fare rumore,a pregare che lui un giorno tornasse da me e dalla mamma.
Ed infatti era tornato.E avrei tanto voluto che il motivo fossi io,che si fosse finalmente accorto che io per lui contavo qualcosa,che mi amasse.
Cazzate.
Già,cazzate.
Scossi il capo,per non pensarci più,e corsi in bagno per cambiarmi.Feci una doccia e dopo aver indossato dei jeans ed una camicetta bianca,mi pettinai i lunghi capelli ondulati che mi ricadevano morbidi lungo la schiena.
Infine mi passai del correttore sotto gli occhi,per coprire le occhiaie e mi guardai allo specchio.
Nei miei diciasette anni avevo letto spesso storie di tutti i generi.
Amavo leggere,soprattutto libri che trattavano di vampiri.Erano la mia passione.Credo di averla ereditata da mia madre.Lei è una scrittrice,di romanzi horror,per la precisione.
Ero la prima a sognare di poter essere una di quelle ragazze che magari si innamoravano di ragazzi misteriosi,che magari alla fine si scoprivano essere dei succhia sangue o degli umani pelosi che si trasformavano ad ogni Luna Piena...ma ero anche una delle prime ad essere convinta che quelle creature non fossero reali.Ci avrei messo la mano sul fuoco.
O almeno,questo era quello che pensavo prima di essermi trovata Josh davanti alla porta.
Ora mi ritrovavo ad essere la protagonista di quelle storie paranormali che leggevo spesso.
Sì,proprio io. Evangeline Anderson,cacciatrice di vampiri.
Cazzate.
Quando si presentò a casa,e mi spiegò che dovevo andarmene lontano per proteggere l'umanità,gli scoppiai a ridere in faccia.
Ma lui era serio,rigido da far quasi paura.
'Da quanto ti fai,papà?'
Sì,fu così che gli risposi.Perché,avanti!Chi avrebbe mai potuto credere ad un'assurdità del genere? Io,la Salvatrice dell'umanità?!O colei che salva il mondo dal male,come mi definì lui in seguito? Era assolutamente assurdo! Anzi...lo è ancora.
Sbuffai,e dopo essermi caricata in spalle lo zaino scesi di sotto.
In cucina trovai ad aspettarmi Josh e Austin,intenti a consumare la loro colazione.
Quest ultimo scoprii fosse il figlio che la puttana gli lasciò davanti alla porta,prima di scappare.Lo allevò come proprio,per tutti questi anni.
Era un ragazzo della mia stessa età,forse qualche anno più grande,occhi color nocciola molto simili ai miei,e alto...decisamente alto!
Sì,paragonata a lui ero un fungo.
I presenti puntarono gli occhi sulla sottoscritta,mentre io senza degnarli neanche di un'occhiata feci per andarmene via,e di corsa anche.
Esatto,oggi era il primo giorno di scuola.
«Evangeline sei veramente maleducata!Tua madre non ti ha insegnato che non è educazione non salutare?» Sbottò l'uomo
alzandosi dalla sedia.
Addirittura?
Mi girai a guardarlo e facendo spallucce risposi neutra con un «Perché,tu nove anni fa mi salutasti prima di andartene ? Sai che è maleducazione,no?»
Mi lasciai sfuggire sulle labbra un sorriso sghembo,consapevole di essermi comportata da stronza e feci per andarmene soddisfatta.
Lo vidi rimanere perplesso,fermo sul posto mentre se ne stava in silenzio.
Bingo.
«Io...ho fatto un errore.Me ne assumo le responsabilità.Ora non ti sto facendo mancare niente,no?»
«Sei patetico,Josh.Vuoi proprio sapere come la penso? Penso che tu sia un completo imbecille,che è andato con la prima puttana che gli è capitata sotto tiro e ci ha lasciate sole!Noi eravamo la tua famiglia,papà!Ti volevamo bene...ma guardati ora.Sei rimasto solo.Sei soddisfatto,adesso?»
Austin alle sue spalle mi stava guardando malissimo,con la mascella serrata.Mi strinsi nelle spalle e non seppi da dove cominciare per scusarmi.Avevo offeso sua madre,chiamandola puttana.
Lo guardai negli occhi e lo vidi scuotere il capo come per dirmi 'Sta zitta e basta.'
Lui era stato l'unico amico che mi ero fatta da quando ero lì.Ci parlavamo poco,ma ricordo che la prima notte che passai in quel posto,venì a portarmi personalmente della cioccolata calda,rassicurandomi che sarebbe andato tutto bene.
«Sono passate due settimane da quando ti ho detto la verità,quindi spero tu abbia accettato la tua natura.» Cominciò freddo mio padre.
Accettarla?Accettarla?Ma faceva sul serio?
«Quindi ritengo che sia arrivata l'ora che tu inizi con gli allenamenti. Mercoledì sarà qui il tuo maestro,e sappi che non accetto repliche.Lo fai e basta.» ed infine aggiunse, «Austin portala a scuola.»
Mercoledì?!Tra due giorni,cavolo!Era troppo presto!
Rimasi con gli occhi sgranati,mentre lui si defilava in cucina.Scherzava,spero!
«Io non voglio...» Iniziai con l'obiettivo di sfogarmi e dirgli che non avevo nessuna intenzione di fare niente di niente! Ma a tapparmi la bocca fu il ragazzo,che mi trascinò fuori.Mi fece entrare dentro la macchina con la forza e mi richiuse lo sportello,mentre lui andava a mettersi al volante.Mise in moto e schiacciò il piede sull'accelleratore.
Sgranai gli occhi e per poco non mi strozzai con la saliva,che mi era andata di traverso.
«Ma a te la patente chi l'ha data?» Borbottai io,girandomi a guardarlo.
«Ma quanto siamo spiritose,sorellina.» Sogghignò il ragazzo,facendomi accaponare la pelle.
Io e lui,fratelli. Nah!
Gli guardai i tratti del viso perfetti,gli zigomi alti e le labbra carnose e morbide.Quella mattina si era ingellato i capelli mori,alzandoli in una cresta non troppo alta.
A guardarlo meglio era presentabile,sì.
Mi morsi un labbro,quando tornai a guardare la strada.
Dovevo approfittare della situazione per chiedergli delle cose. Perché diamine,Josh continuava a ripetermi 'Quando sarà il momento ti farò sapere tutto il necessario,non voglio che rischi un infarto a soli diciasette anni.' da giorni ormai.
Così,facendomi coraggio mi decisi a parlare.Sì,almeno quello non mi era mai mancato.
«Tu...credi davvero alla storia dei vampiri?Pensi che siano reali? Insomma,Josh non è che si fa di qualcosa,vero?Si droga o che ne so!»
Lo vidi lanciarmi un'occhiata veloce,mentre io,nervosa,mi aggiustavo la chioma bionda nello specchietto.
«Mi sono sempre chiesto come fai ad essere sua figlia.Io l'ho insinuato fin da subito che sei un inutile umana.» Sbuffò lui facendo spallucce.
Alzai un sopracciglio e gli puntai un dito contro.
«Brutto troglodita! Io...» Aveva ragione.Io ero solo un inutile umana,dopotutto,quindi preferii andare a parare su un altro argomento. «Stai insultando la tua razza!Anche tu sei un umano,o sbaglio?»
«No,non sbagli.» Si limitò a dire,senza aggiungere ne più ne meno.
«Parlami di te,ti prego.» Volevo sapere.Volevo sapere come diamine ero finita in questa situazione,e come mai non riuscissi ad uscirne.
Un giorno prima una semplice ragazza con delle amiche,e il giorno dopo una cacciatrice pronta a difendere il mondo dai mostri.
Mostri...
Un brivido mi percorse la schiena,e mi fece chiudere gli occhi.
«Da quando mi dai tanta confidenza?» Feci per ribattere ma mi precedette,di nuovo. Comunque,se proprio ci tieni.Sono nato a Los Angeles nel 1994.Mio padre era un...boh,neanche Jennifer lo sapeva.Infondo mia madre era...come l'hai definita poco fa? Ah sisi. Una puttana.»
Jennifer,la donna che rovinò la mia famiglia.
Sul suo viso si dipinse un sorriso amaro.Mi sentii terribilmente in colpa,ma l'orgoglio non mi fece pronunciare quelle due fortuitissime paroline,quel 'mi dispiace' tanto desiderato.Quelle scuse che invece avrei dovuto porgergli,come minimo.
Sapeva che sua madre lo era,ma dirlo a voce alta faceva sempre uno strano effetto.O almeno io,se avessero anche solo osato offendere una persona a me cara,mi sarei arrabbiata come una bestia.
Parcheggiò l'auto in un cortile,difronte a quello che presuppongo sarebbe stato il mio nuovo liceo.Poi tornò a guardarmi negli occhi e proseguì «So che ha rovinato la vostra famiglia,e che tuo padre ci è cascato come un pesce lesso.Ma Josh amava davvero tua madre,almeno così ho capito.Poi fa come vuoi.»
Fece spallucce,mentre io lo guardavo accigliata con la bocca serrata,presa e toccata dal suo discorso.
Stava forse cercando di difendere Josh?Be' sì,a modo suo ovviamente.
Mi lasciai sfuggire un sorriso.Come potevo odiare quel ragazzo,che non aveva nessuna colpa se la madre aveva rovinato la mia famiglia? Anche lui era una vittima,dopotutto.
«Vuoi davvero bene a Josh,vero?» Mi lasciai sfuggire in un sussurro,mentre posai lo sguardo nei suoi occhi.
«Mi ha accolto in casa sua quando ero ancora un bambino.Gli sono solo debitore.»
Risi,passandomi una mano tra i capelli mentre mi lasciavo ricadere sul sedile sotto lo sguardo curioso di lui.
Sei così buffo,Austin.Questo era un tuo modo di dire che gli vuoi bene,giusto?
«Da quando sono così spiritoso?» Chiese facendo una smorfia con le labbra,probabilmente infastidito.
Non gli risposi,perché ormai la mia attenzione si era spostato sulla folla creatasi intorno a noi:una miriade di spettatori.
Una moltitudine di ragazzi all'incirca della mia età,soprattutto ragazze avevano smesso di fare le loro cose e si erano incantate a guardare nella nostra direzione.
Sentii lo stomaco contorcersi e un groppo in gola,a bloccarmi il respiro.
«...Perché ci stanno fissando,Austin?» Ci misi tutta la forza che mi rimase in corpo per parlare con voce calma,ma avrei giurato di aver sentito questa tremare.
Lo vidi tutto ad un tratto irrigidirsi e mormorare tra i denti 'Vaffanculo. Non ci avevo pensato.'
Scese dalla macchina dopo aver spento il motore,e con passo spedito si precipitò ad aprire la mia portiera.Attirò l'attenzione di tutte le ragazze nel cortile,che lo seguirono con lo sguardo parlottando tra loro,mentre io non sapevo dove andare a nascondermi.
Ma dove sono finita?Fa che sia solo un brutto sogno,ti prego!
Austin mi aprì la portiera e offrendomi la mano,si chinò per arrivare al mio volto.
«Quando entrerai,non dare confidenza a nessuno.Specialmente ai ragazzi o alle ragazze carine che troverai nei corridoi,hai capito? Promettimi che non lo farai,Evangeline.»
Quel nome,pronunciato dalle sue labbra arrivò alle mie orecchie come un dolce suono,piacevole.Un profumo di menta mi invase le narici,era buono.Mi distanziai un po' per poterlo guardare negli occhi e con fatica annuii,senza indugiare su ulteriori spiegazioni.
Gliele avrei chieste una volta a casa,questo sicuro.
Mi prese la mano e mi fece scendere.Mi sistemai la camicetta,e mi passai una mano tra i capelli.
Quando ero nervosa,lo facevo spesso.Si era capito?
«Non essere nervosa,piccola.»
Piccola...non essere nervosa?!Spero tu stia scherzando!
«Tu la fai facile.Io non posso attraversare il giardino con tutta quella gente che ci fissa.Ma perché poi?»
Chiuse la macchina,e dopo essersi dato una controllata ai capelli anche lui,mi si avvicinò e fece l'unica cosa che non mi aspettai.
Mi sentii avvampare quando mi circondò la vita con un braccio e mi avvicinò a se.
In questo momento avrei tanto voluto gridarli di allontanarsi,ma non ne ebbi la forza.
Quando lanciai un'occhiata ai presenti curiosi,vidi i loro volti sorpresi.
Allontanati,troglodita!
Avrei tanto voluto urlargliele quelle parole,ma lui aveva avvicinato i nostri corpi e mi stava sussurrando all'orecchio un 'Rilassati,e cerca di essere credibile. '
Ma credibile di che?Cosa mi stai nascondendo,Austin?
Attraversammo così tutto il cortile,sotto lo sguardo investigatore di tutti.
Sentivo molti mormorii.
«Ma chi è quella?La sua ragazza?» «Austin con una ragazza?» sentii dire addirittura un, «Cazzo,sapevo di aver ragione!Austin non è gay!»
Se lui è gay,io sono Miss America!
Cercai di fare dell'ironia mentre lanciavo loro occhiate per farle zittire.
Una volta aver oltrepassato tutto e tutti,ci ritrovammo difronte all'entrata.Mi alzai in punta di piedi,data l'altezza del ragazzo e gli chiesi «Ora tu mi spieghi tutto,razza di stupido!Le ho sentite le voci in cortile,sai?Pensano sia la tua ragazza,ti rendi conto?» Spiegai incredula,cercando di farmi sentire il meno possibile.
Lo sentii sogghignare sottovoce «Era mia intenzione,appunto.»
«Come scusa?» Chiesi incredula.
«Credimi,è meglio così.Ora non posso spiegarti,qualcuno potrebbe sentirci.» Mi accarezzò una guancia e guardandomi serio continuò «Ora ricordati la promessa che mi hai fatto in macchina,Evangeline.Vai in segreteria e richiedi il foglietto per gli orari e la classe.Io sono in ritardo,quindi devo scappare.Mi fido di te,Evangeline.»
E detto ciò scappò via,tra la marea di studenti,lasciandomi sola all'entrata.
'...qualcuno potrebbe sentirci' Cosa avrà voluto dire?
Non mi feci molti complessi,infondo mi avrebbe spiegato tutto piu' tardi.
Così mi lasciai quella conversazione alle spalle e mi avviai verso la segreteria.
Attraversai i corridoi lanciando alcune occhiate omicide ad alcuni ragazzi che mi stavano facendo l'occhiolino o altri che si limitavano solo a guardarmi attenti dalla testa ai piedi.Per ora potevo limitarmi solo a quello.
Mi ricordai improvvisamente delle parole di Austin,che erano rimaste ben impresse nella mia mente e sbuffai alzando gli occhi al cielo.
Sarebbe stato una giornata infernale,poco ma sicuro.




Ormai erano passati una decina di minuti,ed io ancora non ero riuscita a trovare quella dannatissima segreteria!
La scuola erano enorme.
Al diavolo la promessa ad Austin!
Dovevo chiedere a qualcuno,se no avrei rischiato di arrivare in ritardo il primo giorno di scuola,e io non potevo decisamente permetterlo.
Tutti gli studenti che poco prima riempivano i corridoi con la loro presenza e le loro fastidiosissime chiacchiere ora erano tutti spariti.
Certo.Ora che ho bisogno di qualcuno,sparite tutti!Ah,al diavolo voi e questo posto.
Girai il primo angolo a destra,e con piacere notai un ragazzo indaffarato a mettere i proprio libri nell'armadietto,che mi dava le spalle.
Con un sorriso sulle labbra e per niente intimorita,mi avvicinai a lui.
Non mi preoccupai neanche di spaventarlo,perché andavo di fretta.
«Ehi,scusa se ti disturbo.Ma ecco...io mi chiedevo dove fosse la segreteria.E' facile perdersi in un posto come questo,soprattutto per una che non ha per niente il senso dell'orientamento,non trovi?»
Se prima avevo un sorriso stampato in faccia,ora la bocca a 'o' e i miei occhi,che rischiavano di uscire dalle orbite,erano intenti a contemplare il bel ragazzo che avevo davanti.
Lui si era girato.
E potei giurare di non aver mai visto creatura più bella.
Se avevo visto Austin come un modello,lui era un Dio Greco.
I suoi capelli biondi e le sue pozze azzurre,attirarono la mia attenzione.
Avevo come l'impressione di conoscerlo...
Dove ci siamo già incontrati,ragazzo?
_____________________________________________

Taddà,il capitolo è finito :')
Vorrei avere un vostro parere sulla storia,negativo o positivo che sia.
Ci tengo a sapere se vale la pena continuarla o cancellarla.
Aspetto le vostre recensioni.
Bacione a tutte :3
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Spiacevole incontro ***


Buon pomeriggio gente. Rieccomi qui,con il nuovo capitolo! *-*
Sono tornata da poco da scuola,e sono stanchissima ç-ç Due ore di latino,e due di matematica di seguito sono sempre pesanti!
Mi posso consolare con il fatto che oggi è uscita la puntata di The Vampire Diaries (?) e quindi corro a vederla.
So...sarò veloce.
Questo capitolo è sia dal punto di vista di Evangeline,sia dal punto di vista di Derek.Chi è,vi starete chiedendo? :') Be',una volta letto il capitolo sotto capirete.
Spero vi piaccia l'idea di aver introdotto anche il punto di vista del ragazzo.
Ci sarà anche un nuovo personaggio femminile,che farà amicizia con la nostra protagonista.
Non sottovalutatelo,avrà un ruolo importante nella storia;insieme ad un altro nome che ho accennato di seguito.
Poi volevo ringraziare le tre ragazze che hanno recensito.Mi ha fatto piacere leggere il vostro parere sulla storia :D E sono soprattutto contenta vi sia piaciuta.
Boh...che altro dire!Buona lettura.

CAPITOLO DUE

Continuai a guardarlo immobile,mentre lui aveva già ripreso a mettere a posto i libri come se io non gli avessi chiesto nulla.
Perché io gli avevo chiesto qualcosa,no?
Mi persi a guardare il suo profilo,ormai incantata.
Un ragazzo giovane,dal fisico atletico e dal viso luminoso.I lineamenti del mento pronunciati e un naso che di profilo sembrava a dir poco perfetto.Alcuni ciuffi di capelli biondi e lisci come seta gli ricadevano sulla fronte.
Una camicia azzurra arrotolata alle maniche,e un paio di jeans stretti che gli aderivano perfettamente alle gambe rendevano la sua figura al pari della perfezione.
Alzai un sopracciglio,ed andandoli più vicina potei notare la sua pelle bianca e candida.
«Sai che è maleducazione non rispondere?» Gli chiesi scetticamente,cercando con il mio sguardo il suo.
No,neanche questa volta rispose,da vero maleducato qual era.
Rimase immobile e solo quando non mi vide intenzionata a muovermi da lì,si decise a voltarsi verso di me e guardarmi serio.
«Sei nuova?» Sogghignò questo chiudendo definitivamente l'armadietto.
La tua voce.
La sua voce.
Quelle semplici parole mi fecero accaponare la pelle e chiudere gli occhi per una manciata di secondi.Io conoscevo quella voce.
Dove ti ho già visto,straniero?
Un 'sì' sussurrato uscii dalle mie labbra,avendo quasi paura di aver detto la cosa sbagliata.
«Ecco che si spiega tutto,allora.Vedi,non dovresti avvicinarti così tanto agli estranei,come me.» Puntualizzò usando quella voce,che di dolce non aveva nulla.Era sensuale in tutti i suoi movimenti,ed addirittura quando parlava riusciva ad illuderti che fosse la creatura più bella della Terra.
Quel sorriso sghembo ai lati della bocca,mentre si avvicinava a me mi fece indietreggiare di un passo.
Perché non dovrei?Potrei avere un infarto difronte alla tua bellezza,vorrai dire?Sì,sarebbe tentato omicidio,a pensarci bene.
«Io avevo chiesto solo dove fosse la segreteria...» Mi difesi aggrottando la fronte.
Lo vidi guardarsi intorno,come per controllare se ci fosse qualcuno nei paraggi e quando tornò a guardarmi storse la bocca in una smorfia.
«Resta il fatto che non dovresti essere qui sola.Non ho molto autocontrollo.» Disse serio.Dannatamente serio.
«Tu...vuoi stu-uprarmi?»
Ora mi era davanti.Lo sguardo fisso nel mio,e quelle labbra perfette aperte in un ghigno.
Probabilmente mi stava prendendo per pazza...o semplicemente si stava burlando di me.
«Io cosa?Non per offenderti,sia chiaro.Ma tu non sei il mio tipo.» Rise.Rise di me.
Poi si chinò ,per arrivare alla mia altezza con il capo e puntò lo sguardo nel mio.Vidi le sue pupille dilatarsi e la sua mano vagare sul mio collo,come a volerlo esplorare.La sua mano fredda,a contatto con la mia pelle surriscaldata per la sua presenza mi fece sussultare.Mi sarei voluta ritrarre da quel tocco,ma non ne ebbi nè la forza,nè la volontà.
«Non credo mancherai a qualcuno.Ora non muoverti,e non urlare.Resta ferma.Da brava,così.»Tutto ciò parlando molto lentamente,e scandendo bene le parole,mentre i suoi occhi erano ancora puntati nei miei.Mi ci potei vedere riflessa dentro.
Il cuore prese a battermi velocemente,quando il ragazzo spostò lo sguardo sul mio collo.
Chiusi gli occhi iniziando a sentire un dolore improvviso alla tempia,come se qualcosa stesse andando in fiamme.
Poi iniziai a sentire una vocina dentro la mia testa che continuava a ripetermi di reagire,di allontanarlo via.
Con tutta la forza che mi rimase in corpo,riaprii gli occhi e mi accorsi del ragazzo che era chino sul mio collo.Il suo fiato,alitato su quest'ultimo,mi fece venire la pelle d'oca.
Delle immagini iniziarono a violarmi la mente,come flashback una dietro l'altra.

Mia madre era china sulla sua scrivania nello studio,che tastava velocemente al computer come ormai era abituata a fare da anni.Erano le 2:OO di notte,ed io non ero ancora a letto.Avevo deciso di restare sveglia,almeno per quella sera a vedere la mamma,che si faceva in quattro per raggiungere il suo sogno.Diventare una delle scrittrici horror più famose d'Italia,e magari chissà anche una tra le più brave del mondo,un giorno.
Perché sì,lei era brava.Era fottutamente brava.
Dischiusi leggermente la porta,quel poco che bastava per permettermi di vederla a lavoro.I capelli biondi e lunghi che le ricadevano di lato,ed una vestaglia lunga che le ricadeva invece lungo le gambe magre.
Avevo sempre invidiato la sua bellezza,fin da piccola.Un giorno sarei voluta diventare come lei,bella come lei.
In punta di piedi entrai nella stanza buia,e cercando di non far rumore mi misi alle sue spalle,sulla scrivania piena di cartacce e libri.Feci ciondolare le gambe,e mi sporsi in avanti con il busto cercando di respirare il meno possibile per poterla ammirare da vicino,senza disturbarla.
La mamma metteva passione in cio' che faceva,e mi ripeteva sempre di inseguire il mio sogno.
Al momento la presi per scema.I sogni non posso diventare reali.Ma vedendo il piacere e la costanza con la quale scriveva e pubblicava storie su storie,a costo di rimanere sveglia anche notti intere davanti ad un pc,mi trovai a ricredere su ciò che prima avevo severamente affermato.
Mi guardai intorno,e notai sulla scrivania alcune copertine di vari libri:nere,rosse,grigie e arancioni.Le accarezzai con mano tremante,e potei notare la loro superficie liscia e morbida al tatto.Ne presi uno in mano e cio' che lessi,mi lascio' riflettere non poco : 'E se i vampiri esistessero davvero?'
Iniziai a sfogliarne alcune pagine.
Parlava di esseri in grado di leggere nel pensiero,di entrare nei sogni degli altri e di esseri in grado di ammaliare con lo sguardo e con il loro fascino.
'Quanta immaginazione puoi avere,mamma?'
 

Erano le sette di sera,quando andai ad aprire e mi ritrovai Josh davanti alla porta.
Lo guardai paralizzata e con un sopracciglio inarcato,mentre gli sussurravo di entrare,timidamente.
Lo feci accomodare in salone e dopo aver aspettato anche la mamma inizio' a parlarmi di alcune cose,a parer suo importanti.
«Noi non siamo persone normali.Io e te siamo speciali.Abbiamo una missione.Siamo nati per uno scopo,Evangeline.Siamo nati per proteggere la Terra dal Male.»
«Da quanto ti fai,papà?» Chiesi ironica guardandolo allibita,e anche un po' preoccupata per la sua salute.
«Sono serio.Devi venire con me.E' per il bene di tutti noi.» Mi guardò dritto negli occhi,e così potei notare che realmente non mentiva,e che stava dicendo la verità.
«Tu sei pazzo! Mamma?»
«Ascoltalo... tu sei come loro.» Disse la donna abbassando lo sguardo,come se dirlo ad alta voce le facesse male.Come se fosse un'offesa.
«Ma loro CHI?» Urlai fuori di me,alzandomi in piedi.
«Una di noi.Una cacciatrice di vampiri


 
'Vampiri!Cacciatrice di vampiri!' Quelle parole non mi davan più pace.
Urlando un 'MOSTRO!' ,con tutte le mie forze gli diedi uno spintone facendolo indietreggiare.Il suo volto era ricoperto di tante piccole venuzze che pompavano di vita propria sotto gli occhi,e questi ultimi rossi di desiderio.
La sua espressione interrogativa e sconvolta,come se non se lo sarebbe aspettato,la lessi sul suo viso chiaramente.
Il cuore continuava a battere senza dare segno di volersi fermare, e sentii gli occhi appannarsi quando tutto ad un tratto me lo ritrovai di nuovo davanti che con una mano mi afferrava il braccio e mi sbatteva addosso agli armadietti violentemente.
Cazzo!Perché nessuno non viene ad aiutarmi?Austin,dove sei?
Ansimai ed iniziai a scalciare nel tentativo di allontanarlo e fargli male,inutilmente però. Mi prese con forza i polsi,tanto da farmi male,e me li bloccò con una sola mano sopra la testa.
Aveva una forza incredibile,non riuscivo a levarmelo di dosso in nessun modo.
«Non azzardarti ad urlare,piccola stronza!Come mai non ha funzionato?» Mi ringhiò contro,cercando dentro le tasche dei miei pantaloni qualcosa.
«Cosa cerchi?» Mi ritrovai a chiedere abbassando il tono di voce,timorosa.
'Tanto non serve a un cazzo perdere tempo,Evangeline.Ti squarcerà la gola lo stesso.'
Grazie coscienza,davvero!
«Verbena.Ma non la trovo.Non ce l'hai addosso,a quanto pare.Vuol dire che ne assumi in piccole quantità ogni giorno,e che ora sono nel tuo organismo.Non hai risposto alla mia domanda,ragazzina.Come fai a sapere chi sono?»
Prendendomi di coraggio,tornai a guardarlo negli occhi e potei notare le sue pupille ormai tornate come prima,come quelle di un ragazzo normale.
Ma tu sai che non è normale,Evangeline.
Ma io non gli risposi.Restai muta,zitta. Così aumentò la presa sui miei polsi e dovetti mordermi la lingua per non gemere di dolore.Non volevo dargli questa soddisfazione,non volevo dargliela vinta.
« Rispondi o questa volta giuro che ti farò male sul serio. » Il suo tono era minaccioso,tanto da far paura.
A denti stretti,cercando di fare ancora la dura chiesi «Non ha funzionato cosa?»
«Non fare la finta tonta!Mi stai facendo perdere la pazienza.» Rispose inclinando la testa di lato,facendo così ondeggiare i capelli.
Ti giuro,non so di cosa tu stia parlando.
Poi un altro ricordo.I vampiri sanno ammaliare con lo sguardo.
«No,non può essere vero!I mostri non esistono e questi non sanno ammaliare con lo sguardo.E' assurdo...sto sognando.» E questa volta piansi.Lasciai che le lacrime si versassero sulle mie guance,fino a scendermi lungo il collo.
E' un sogno!Non può essere vero.
Mi morsi un labbro e cercai di nascondere il volto nella spalla,per non mostrarmi debole.
«Si può sapere perchè cazzo piangi?» Borbottò lui alzandomi il mento con un dito.
Incrociai di nuovo il suo sguardo e scossi il capo.Lui non capiva.Lui non esisteva.Magari stavo solo sognando.
«Tu non sei reale!» Urlai,volendo prenderlo a schiaffi.
«Io non sono reale?» Ghignò lui scoppiando in una risata. «Eppure guardami.Sono proprio qui,difronte a te.»
Come può una persona così bella essere un demone?
Tutto ad un tratto si fece serio,e il mio cuore perse un battito.Il mento si contrasse e le sue pupille si dilatarono,di nuovo.Si concentrò sui miei occhi con lo sguardo e lo vidi aggrottare la fronte nel tentativo di fare qualcosa,che a quanto pare non voleva riuscirgli.
Eccolo un'altra volta.Quel dolore lancinante alla testa.Come se ci fosse un muro,una barriera che cercava di essere abbattuta a tutti i costi.E io che lottavo per impedire che ciò accadesse.Strinsi i pugni ed urlai «Smettila!Smettila ho detto!»
Il ragazzo distolse subito lo sguardo,e guardò alla sua destra.
Dei passi...SONO VIVA!
«Non so come tu abbia fatto,ma non farne parola con nessuno.O rimpiangerai che non ti abbia squarciato la gola prima.» Mi sussurrò all'orecchio e un'ondata di freddo mi attraversò la spina dorsale,facendomi rabbrividire.
Fu così che sparì nel giro di pochi secondi,lasciandomi cadere a terra.Rimasi in ginocchio,tenendomi la testa fra le mani.
Fa male,cazzo!
Sentii tutto ad un tratto i passi cessare per un'istante,e poi riprendere a picchiettare sul pavimento fino a raggiungermi.
Qualcuno mi poso' una mano sulla spalla,e io sussultai mugugnando un 'Non farmi del male.'
«Oh,ma io non ti farò del male.Insomma...mi hanno sempre detto che sono adorabile,non sapevo facessi così paura.» Era la voce di una ragazza,una voce dolce.
Alzai la testa e mi ritrovai davanti una figura femminile alta all'incirca quanto me e due occhi da cerbiatta,color cioccolato.Mi strinsi nelle spalle,e facendomi aiutare da lei mi rimisi in piedi.
Forse non avrei dovuto fidarmi neanche di lei,ma ora avevo bisogno di aiuto,indipendentemente da chi fosse.
«Grazie...» Mormorai cercando di sorridere.
«Di nulla.Stai bene?» Mi chiese la ragazza raccogliendomi lo zaino da terra.
No,non sto bene!
« Sì,penso di sì. »
Ma a chi volevo darla a bere?Essere aggredita da un vampiro,il primo giorno di scuola non è una cosa di tutti i giorni.La verità è che avevo paura.Volevo tornare a Roma.Odiavo Chicago.
«Se lo dici tu.Comunque piacere,io sono Chantal Evans.E tu sei...?»
Infondo,sembra simpatica.
Le porsi la mano e dissi «Evangeline Anderson,piacere mio.»
Ora che la guardavo meglio,era una ragazza con dei lunghi capelli castano chiaro e un corpo minuto,con dei grandissimi occhi marroni e la pelle chiara.
Avrà avuto si e no la mia età.
La vidi annuire con il capo e quando mi ricordai di essere in ritardo,mi passai una mano tra i capelli disperata.
«Oh merda!La segreteria,devo trovare la segreteria!Sai dirmi dov'è?» Chiesi caricandomi lo zaino in spalla,sperando di riuscire a reggermi ancora in piedi.
«Oh sisi. E' da quella parte. » Mi indicò un corridoio a sinistra «Lì troverai una porticina rossa,con l'insegna 'segreteria',appunto.Devo dedurre che tu sia nuova,no?»
«Già.» Sorrisi amara. 'Sei nuova.Anche quel ragazzo se ne era accorto.' «Ma ora devo lasciarti.Magari ci si vede in giro,Chantal.E' stato un piacere.» La salutai con la mano,iniziando ad incamminarmi verso quel corridoio,che precedentemente la ragazza mi aveva indicato.
«Il piacere è stato mio,Anderson.Credimi


 
La campanella che ci avvertiva del termine delle lezioni era appena suonata,così mi affrettai ad uscire subito dalla mia classe,la 4B.
Quando finalmente uscii dall'aula di chimica,sperai di non trovare nessuno in corridoio e sgattaiolare via senza essere vista da nessuno.
Ma pregai invano.I corridoi erano...affollati?Nah..!Magari!Di più! Una mandria di ragazzi che si facevano spazio tra di loro per poter passare.
Merda.
Aumentai il passo e a testa bassa camminai tra loro,nella speranza di non essere notata.
Mi guardai e tastai i polsi per vedere in che condizioni fossero.Arrossati di certo,ma non rotti.
Le ultime due ore le avevo passate a pensare a quella mattina,alla mamma.Ai suoi libri horror,che trattavano di vampiri.A quel libro,in particolare.
E' tutto vero mamma,sai?
Ero così immersa nei miei pensieri che non mi accorsi neanche di dove stessi andando a mettere i piedi.Inciampai a causa di uno zaino buttato a cavolo in mezzo al corridoio,e cascai a terra.Poggiai i palmi al suolo,per non danneggiarmi la faccia e mugugnai di dolore.
No,non di nuovo.
«Evangeline?Ma non ti posso lasciare solo neanche un attimo,vero? Avanti,dammi la mano che ti aiuto ad alzarti.» Quella voce.Austin.
Alzai lo sguardo e mi tese la mano,che poi afferrai per potermi rialzare.I ragazzi che brulicavano precedentemente nei corridoi erano diminuiti.Solo alcuni si erano accorti della mia figuraccia,e non potei che gioire dentro me stessa.
Guardai il ragazzo davanti a me negli occhi e notai il suo sguardo serio e severo.Come se fosse arrabbiato con me.
«Austin...» Tentai di dire,ma mi zittì all'istante.
«Cosa sono quei polsi rossi?» Mi attaccò lui,prendendomi questi per esaminarli attentamente.
«Niente!Sono appena caduta,non hai visto?Sarà per quello...»
Mi stavo arrampicando sugli specchi.Lo so,lo so.
«Non avvicinarti mai più a lui,Evangeline.»
Lui chi?Che si riferisse al vampiro di questa mattina?Boh...tentiamo.
«E tu come fai a saperlo,scusa?Mi hai vista in difficoltà e non sei venuto ad aiutarmi?Potevo morire,Austin!» Ero a dir poco incazzata.
Mi prese per un gomito e mi trascinò,senza neanche darmi il tempo di replicare,fuori.Per non farci sentire da nessuno,presumo.
Strattonai il braccio per farmi lasciare andare e mi massaggiai prima i polsi,e poi le tempie.Stava tornando il dolore,dannazione!
«No,non sapevo fossi in difficoltà.Ma ho incontrato lui,e ti ha chiamata 'puttanella'.C'è mancato poco che non gli togliessi dal viso quel sorrisetto che ha dipinto in volto ogni volta.Ma è colpa tua!» Ora era incazzato anche lui.
Certo!ORA E' COLPA MIA!SI,OVVIO!PERCHE' NON DARE LA COLPA ANCHE AL CANE,DATO CHE CI SIAMO!?
«Ma si può sapere di cosa stai parlando,razza di idiota?Colpa mia di che?Stavo rischiando la vita questa mattina,te ne rendi conto?Ti rendi conto di quanta paura abbia avuto?»
«Tu non devi avere paura,stupida.» Ringhiò a denti stretti,avvicinandosi pericolosamente a me «Tu sei nata per uccidere quelli come loro,e non devi provare un cazzo di niente! Ed è colpa tua,e sai perché?Perché ti avevo detto di stare alla larga dai ragazzi carini,e da quelli strani!»
«Non pensavo che intendessi in quel senso con ragazzi carini...E poi cosa sono,ah?Una macchina senza sentimenti che deve proteggere il vostro fottuto culo?Sono umana anche io,cavolo!E sì,come dici tu sono solo una stupida ragazzina di diciasette anni che è venuta a sapere da poco una verità che non riesce ad accettare!Tranquillo,non ho bisogno di nessuno che mi stia accanto.Riesco ad affrontare tutto senza alcun problema,dico davvero.Ma almeno sii uomo da ammettere la verità.Da quando sono arrivata ti sei mai preoccupato per me?Per come mi potessi sentire?No,perchè pensi solo a proteggerti le palle.» Stavamo alzando la voce entrambi,e quasi tutti gli studenti si erano voltati a guardarci incuriositi dalle urla.
Lo guardai seria,mentre lui addolciva i tratti del viso.
«Mi dispiace,ho esagerato.Ma se ti sarebbe successo qualcosa come lo avrei spiegato a Josh,ah?»
Avrei giurato di aver sentito parlare Austin,ma non ne ero sicura.Dietro di lui un gruppo formato da cinque ragazzi,per precisare due ragazze ed il resto ragazzi,che camminavano tranquilli in disparte da tutti,avevano attirato la mia attenzione.
Ma sono bellissimi.
Mi ritrovai a pensare,mentre senza rendermene conto iniziai a tremare.
Tu.Lui.
Il ragazzo-vampiro che la mattina mi aveva aggredita era a capo di quel gruppo,con le mani in tasca,e la sua camminata lenta e sensuale.Accanto a lui una ragazza mora,alta e snella,si muoveva su dei tacchi vertiginosi.Qualsiasi essere umano avrebbe invidiato il suo corpo e la sua bellezza.
I membri dietro erano per lo più maschi,ed il loro sguardo era duro e cupo.Belli anche loro,ma tetri.Il ragazzo moro però era avvinghiato ad un ragazza,e la baciava con trasporto.
Prendetevi una camera.
Mi guardai intorno,e notai quasi tutto il cortile intento ad osservarli con la coda dell'occhio.Nessuno e dico nessuno osava avvicinarsi,si limitavano a guardarli da lontano però.
Come se farlo,fosse considerato un reato.Oppure...avevano solo paura.
Possibile che Chicago sapesse dell'esistenza dei vampiri?Ho così tante domande da farti,Austin.
Ero così immersa nei miei pensieri che non mi accorsi del ragazzo,che sventolandomi una mano davanti al viso mi stava chiamando,ormai spazientito.
«No dico,tranquilla.Mi piace parlare da solo.Non lo sapevi,Evangeline?»



DEREK'S POV
Avevo passato tutta la mattinata a nutrirmi di alcuni ragazzi,che avevo trovato per strada.No,non ero entrato a lezione,perchè arrabbiato com'ero avrei rischiato di squarciare la gola a chiunque mi si fosse presentato davanti.
Perché lei,quella stupida ragazzina mi aveva respinto.
'Com'è possibile?'
Non lo sapevo neanche io.Per quanto mi fossi forzato,non riuscivo ad abbattere il muro per violarle la mente,perchè opponeva resistenza.
C'è da ammettere però che la ragazzina,come la chiami tu,è stata più forte di te,Derek.
Stupida vocina!
Mi pulii la bocca con la maglietta della vittima che ormai giaceva inerme tra le mie braccia,e la lasciai cadere a terra a peso morto.
Guardai il pasticcio che avevo combinato per terra e feci una smorfia con le labbra.Ora mi toccava pulire,per non lasciare tracce.Scavalcai i corpi freddi dei ragazzi e mi aggiustai la giaccia nera di pelle sulle spalle.Presi la benzina ed iniziai a spargerla un po' ovunque.
Poi accesi un fiammifero,che portavo sempre nella tasca dei pantaloni,e lo lasciai cadere al suolo.In pochi minuti,tutto era bruciato
Mi guardai un'ultima volta la camicia per vedere se avessi qualche residuo di sangue,accorgendomi che era perfettamente pulita.Sogghignai ed iniziando a correre raggiunsi i miei compagni,indeciso se dire o meno loro della ragazza che non voleva lasciarsi soggiogare.
Chi sei,bambolina?Perché sei venuta in questa scuola,sapendo che potevamo farti del male? 

«Magari assume della verbena.Prendiamola e poi uccidiamola,semplice.»
«Semplice un cazzo,Brianna.Chissà da dove sia venuta,e soprattutto chi altro sa della nostra esistenza.»
Alla fine raccontai loro tutto,e ora stavano decidendo su cosa farne della ragazza.
Eravamo dietro la scuola,sulle scale a discutere,mentre io a braccia conserte ero appoggiato alla ringhiera.
«Derek,perché non le hai chiesto per quale motivo assume verbena,ah?» Mi chiese Chris venendomi incontro con fare minaccioso «Ti sei fatto scoprire!Bravo,coglione!Complimenti,davvero.Proprio di lei dovevi andarti a nutrire?Avevamo una sola fottuttissima regola,e tu l'hai infranta.Non toccare i ragazzi,almeno a scuola.Alex dovrebbe decapitarti.»
Alzando lo sguardo da terra,lo puntai nei suoi occhi e dissi divertito «Decapitarmi?Mi stai forse minacciando,Chris?»
Tutto ad un tratto i presenti smisero di fiatare,e Brianna,la ragazza di Chris,si avvicinò per dirgli di smetterla.
«Chris...ti prego.» Cercò di farlo indietreggiare,ma lui fece bene intendere che non aveva intenzione di tirarsi indietro.
«Non pensare che mi stia trattenendo perché tu sei il capo tra noi e quindi ti porto rispetto.E' perché me lo sta chiedendo lei.» Ringhiò a denti stretti,facendosi da parte.
Sogghignai e passandomi una mano tra i capelli,spettinandomeli,lo guardai divertito «Oh,andiamo.Dì che non hai mai avuto le palle di affrontarmi.»
«Va' al diavolo! Io non ho paura di te.»
Va' al diavolo!Mhh...dovrò pure andarci un giorno,no?
Storsi la bocca,scrollando le spalle.
Mi avvicinai a lui,per fronteggiarlo e dargli una lezione.Era da anni che continuava a darmi sui nervi,ma ora stavo iniziando ad averne le palle piene.A mettersi in mezzo tra noi due però fu Daphne,che appoggiandomi una mano sul petto cercò di allontanarmi.
«Derek non fare cazzate.» Mi accarezzò il viso con una mano,e si alzò in punta di piedi per lasciarmi un bacio sulle labbra.Aveva una cotta per me da quando era stata trasformata;ma non capiva che era brava solo a letto,e per il resto non mi importava.La scansai prendendola per un polso e le feci capire con lo sguardo che non avevo intenzione di baciarla.
Abbassò lo sguardo amareggiata ed annuì sapendo di non poter farmi cambiare idea.
Adrian che dal canto suo che era stato buono e zitto per tutto il tempo,cercò di far calmare Chris,rendendosi così finalmente utile.
«Ma ora come faremo con la ragazza?Perché se spiffera qualcosa in giro noi siamo fottuti.Dobbiamo farla fuori.»
Daniel,l'ultimo arrivato ed il più piccolo tra noi.L'avevo trasformato su richiesta del nostro capo.Di solito non prendevo ordini da nessuno,ma Alex ci aveva salvati e dato la possibilità di avere una nuova vita.E io gli ero grato per quello.
Se io venivo temuto di miei compagni per la mia forza,Alex riusciva a farti tremare solo guardandoti.
«Non dirà niente.Non è così scema da mettere a rischio di nuovo la sua vita.E no,non le torcerete un capello senza il mio consenso,sono stato chiaro?» Chiesi scendendo con eleganza dalle scale,subito seguito a ruota da Daphne.
Vidi le loro facce rigide e sconvolte.Magari non approvavano la mia scelta,ma non potevano disobbedire ai miei ordini.
«Alex non sarà d'accordo con questa tua decisione,ne sei consapevole,no?»
Girai la testa per guardarlo e dissi «Sì,ne sono consapevole.Voglio solo scoprire per quale fottuttissimo motivo con le è stato diverso.Poi la farò fuori.»
Gli occhi dei miei compagni brillarono alla notizia di poter uccidere la ragazzina un giorno.
Feci cenno loro di andarcene a casa,quando sentì Adrian borbottare 'Tu e il tuo orgoglio.Ci farai ammazzare un giorno,Derek.'
 

Stavamo appena attraversando il cortile,quando la voce di Austin attirò la mia attenzione.Non che mi importasse qualcosa,ma un nome pronunciato dalle sue labbra,riuscì a catturare la mia attenzione.
«No dico,tranquilla.Mi piace parlare da solo.Non lo sapevi,Evangeline
Girai il capo in quella direzione,e rimasi imbambolato per alcuni secondi quando incrociai il suo sguardo.
Allora è così che ti chiami,ragazzina.Evangeline...be',allora sappi che da oggi non ti darò pace.Scoprirò il tuo segreto costi quel che costi.E' una promessa.
______________________________________________________

E' finito:) Cosa ve ne pare?
Come sempre aspetto qualche vostra recensione.
Bacioni ragazze :*
Alla prossima.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Aggredita ***


Buona sera.
Sì,magari è tardi ma ho appena finito di scrivere e controllare il capitolo.
Spero ci sia ancora qualcuno sveglio per leggerlo :')
MI SCUSO PER IL RITARDO ç-ç Seriamente.Pensavo di pubblicarlo prima...ma ho avuto degli impegni anche con la scuola,amici e tutto.
Una vera seccatura.
Ma almeno una cosa positiva c'è.
Il capitolo è bello lungo u.u Mi sa che è pure più lungo rispetto agli altri due.
Questo capitolo è dal punto di vista di Evangeline,Derek e...Chris.Sì,ho messo anche lui xD

Boh,non ho altro da aggiungere.
Vi lascio alla lettura.

CAPITOLO TRE



« A scuola dici?!E' andata bene. »
Mentii,e lo feci per la seconda volta quella giornata.
Eravamo tutti riuniti a tavola,a mangiare degli hamburger accompagnati a delle patatine fritte,il mio accoppiamento preferito.Quando ero a casa,ricordo che pregavo la mamma di darmene un'altra porzione perchè non riuscivo a saziarmi.Ma ora...la fame mi era completamente passata.
Con una mano appoggiata sullo stomaco e l'altra con le dita che stringevano in pugno una forchetta,continuavo a giocare con le patate,sperando che Josh mi lasciasse andare in camera.
« Hai fatto amicizia con qualcuno? » Chiese questa volta l'uomo,cercando con i suoi occhi i miei.Ma io avevo la testa china e debolmente scossi il capo.
Istintivamente alzai lo sguardo per incontrare quello di Austin che mi era difronte.Mi sarei aspettata che avrebbe ribattuto,che mi incolpasse di nuovo come precedentemente aveva fatto...ma nulla.Lo sguardo serio ancora posato sul piatto ormai finito.
« Meglio così,allora.Ma ora mangia,hai bisogno di forze per gli allenamenti.A pensarci bene dovresti anche ingrassare di qualche chilo,non ti farebbe male.Con quel corpo non riusciresti neanche ad abbattere un coniglio. » Sbuffò Josh,facendomi sentire inutile.
« Sono pur sempre una ragazza. » Ringhiai a denti stretti « Si sa che le donne non sono forti quanto gli uomini.Se poi per uomo intendiamo vampiro,pensa tu che io gli faccio un baffo! »
No,non è che avessi scarsa stima di me stessa,ma quella era la pura verità.Come poteva una ragazza battere un vampiro?Era roba da pazzi!
'Io non sono Anita Blake,papà!'
Sentii gli uomini a tavola sogghignare ed istintivamente incrociai le braccia al petto offesa.
« Ti sottovaluti,Evangeline.Se ti ci metti d'impegno e costanza,in pochi giorni potresti riuscire a battere Austin in uno scontro.Vedrai che il tuo maestro ti insegnerà tutto a tempo dovuto. »
« Questo lo vedremo... » Sentii borbottare il ragazzo,sentendosi preso in giro,probabilmente.
« Pesa tipo il doppio di me ed è alto il triplo!Mi prendi in giro? » Chiesi io scetticamente,inarcando un sopracciglio.
« Hai poteri che ancora non sai di avere.Quando il tuo marchio inizierà ad ardere,allora sarai pronta. » Si alzò dal tavolo ed iniziò a sparecchiare,vedendo che non avevo più intenzione di mangiare.Almeno questo lo aveva capito.
'Il marchio?Ma quale marchio?'
« Ma di cosa stai parlando? »
« Presto capirai. »
E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.Strinsi forte i pugni e mi alzai in piedi,stizzita.
« E' da quando sono qui che non fate altro che dirmi che presto capirai!Sto rinchiusa nella mia stanza da giorni e voi non mi avete ancora detto niente di cio' che mi spetta sapere.So solo che la mia vita è cambiata radicalmente da quando sei tornato.Ma è cambiata in peggio.Avevo una vita così piena senza di te,amici,migliori amiche,dei buoni voti a scuola...perché sei tornato?Perché non capisci che così mi fai solo del male? » Lo vidi irrigidirsi e serrare la mascella.Mordendomi la guancia interna,continuai « Sono notti che faccio gli incubi,Josh.Per quanto dovrò andare avanti? »
'Incubi...Derek...'   Sta' zitta,coscienza!
« Sta' zitta! » Tuonò lui.Se sperava di riuscire a farmi zittire usando quel tono,allora si stava sbagliando di grosso.
'Non mi conosci,papà.'
« Sta' zitta un corno!Io non voglio essere come te,perché non lo capisci? »
Stavo urlando,e lo stavo insultando pesantemente.E questo a lui non andava evidentemente bene,perché si alzò dal divano e con sguardo serio me lo ritrovai subito davanti.
Fu tutta questione di pochi secondi.
Lui che alzava la mano,io che rimanevo immobile non capendo cosa volesse fare,e un attimo dopo la mia guancia inizio' a bruciarmi dannatamente forte.Mi portai istintivamente una mano su di essa,mentre l'urlo di Austin echeggiò in tutta casa.
Mi sembrò di tornare al passato,quando ero con la mamma.
Neanche quando mormorò un 'scusa',non mi decisi ad aprire gli occhi.Iniziai a tremare,mentre sentivo le gambe molli.
'Nessuno mi aveva mai picchiata.'
« Ma sei impazzito?Evangeline,fa vedere. » Il ragazzo stava sgridando l'uomo,che non avevo neanche più il coraggio di chiamare padre.Mi poggiò una mano sulla spalla,facendo da parte Josh,ma mi scansai subito.Lo spinsi con una mano lontano da me,ed allora mi decisi a riaprire gli occhi.
Mi ritrovai puntati addosso due occhi color nocciola,che mi scrutavano preoccupati.Rilassai i muscoli delle spalle e sospirai.
'Brucia...ma fai finta di niente.Sopporta in silenzio,tu sei forte.'
Cercai di auto convincermi ascoltando quella vocina interna,che non mi lasciava stare da settimane.
Guardai schifata in faccia l'uomo che aveva osato alzarmi le mani per alcuni secondi e poi presi parola.
« E' così che facevi?Con la mamma..intendo.Quando la trovavo in camera sua a piangere in silenzio,era perché la picchiavi? » Cercai di apparire dura,ma la mia voce mi tradì.
Josh aveva gli occhi sgranati e si guardava la mano come se non fosse stato cosciente quando aveva fatto quel gesto.
Come se non riuscisse a credere di avermi alzato le mani.
Austin invece guardava la scena in silenzio,non sapendo bene cosa fare.
« Io...le dicevo di stare zitta,era lei che non capiva. »
Mi lasciai sfuggire un sorriso amaro.
Avevo amato quell'uomo,ma poteva davvero essere chiamato tale?!
« Lei ti amava,razza di imbecille! » Sbottai inviperita. « Lei...mi parlava sempre bene di te!E tu che le...oh cazzo. » Sgranai tutto ad un tratto gli occhi e mi portai una mano alla bocca.
'...E se l'avesse anche vio-iolentata?'
« ...Tu l'hai anche...cioè...hai fatto altro...insomma... » Stavo balbettando,non riuscivo neanche a parlare.
« No,Evangeline!Non ho fatto nulla contro la sua volontà! » Si affrettò a chiarire lui,guardandomi sbalordito a dir poco.
Scossi il capo,passandomi una mano tra i capelli biondi.Cercai di calmarmi,facendo tornare il battito del cuore regolare e poi ripresi a parlare.
« Parli tanto che dobbiamo liberare il mondo dal male...che i mostri sono loro.Ma tu,ti credi davvero migliore di quelli? »
A quella domanda lo vidi irrigidirsi e ringhiare tra i denti un 'Non paragonarmi a loro.' Ma mi ritrovai a ridere.
« Io non ti sto paragonando a loro,papà.Io ti sto dicendo che sei come loro. »
E detto ciò girai i tacchi e a passo svelto,me ne andai in camera mia.

Entrai di corsa in bagno,chiudendomi la porta alle spalle.Chiusi gli occhi e mi lasciai scivolare sulla porta,strusciando contro essa,fino ad arrivare con il sedere a terra.
Perché dovevano deludermi sempre le persone a cui volevo bene?
Perché a me?
Morsi forte il labbro,ma poi sussultai quando iniziai ad avvertire dolore.Probabilmente avevo un piccolo tagletto su di esso,bah pazienza.
Da sotto riuscivo ancora sentire le loro voci,anzi le loro urla...mi ritrovai a sorridere per non piangere.Avevo messo nei casini anche Austin per colpa mia,ma non era mia intenzione.
Dovevo essere forte e affrontare la realtà.
'Ma è questo il punto,Evangeline.Tu non sei forte.'
Proprio in quel momento sentii qualcuno bussare alla porta del bagno.Sussultai per lo spavento e deglutii sperando non fosse Josh.
 Chi era?
Ma la risposta non tardò a venire.
« Ti prego apri... » La sua voce arrivo' alle mie orecchie come un sussurro,una preghiera,e mi rannicchiai di più su me stessa.
'Ti preoccupi per me,Austin?'
« Vattene! »
« Evangeline,apri questa dannatissima porta. » Il suo tono era calmo,non minaccioso.Chiusi per un momento gli occhi e sospirai cercando di trovare una scusa per non farlo entrare.
« Sono nuda!E...tu non vuoi vedermi nuda,no? » Chiesi alzando un sopracciglio,coprendomi il volto con le mani.Fa che rispondi di no,ti prego.
« 'Sti cazzi,rivestiti.Ti do' cinque secondi poi entro.5...4...3... »
'Stava davvero facendo il conto alla rovescia,non stava scherzando!'
Feci appena in tempo ad alzarmi in piedi che la porta venne spalancata.
Mi rivolse uno sguardo divertito incrociando le braccia al petto.
« Cretino,e se davvero fossi stata nuda?Ma sei impazzito? » Lo rimproverai,iniziando a gesticolare con le mani.
« Be'...in realtà ci speravo. » E di nuovo quel ghigno si impossessò delle sue labbra,facendomi ridere.
Ma subito mi zittii,a causa del labbro dolente.Non avevo neanche visto in che condizioni fosse.
« Fa guardare... » Disse solamente lui tornando serio,mentre mi prendeva il viso tra le mani.Feci per tirarmi indietro,ma niente.Mi trattenne con la forza.
'Sì che io ero testarda...ma lui era irremovibile!'
Mi passò il pollice sul labbro inferiore,mentre esaminava la ferita.
La fronte corrugata e gli occhi puntati sulla mia bocca,la scrutavano curiosi e preoccupati.Restai immobile sotto il suo sguardo,avendo paura di fare qualche passo falso.
« Peccato sia sulle labbra... » Lo sentii mormorare,allontanandosi da me e facendomi segno di andarmi a sedere sul marmo,vicino al lavandino.
« E perché? »
E così feci.Mi andai a sedere lì issandomi,e rimasi ad aspettarlo mentre tornava con del disinfettante e qualcosa simile al cotone bianco.
« Così... » Lo vidi corrugare la fronte mentre si avvicinava piano.
No,la sua risposta non mi convinceva.Ma non riuscivo a ragionare lucidamente con lui così vicino,quindi non gli chiesi alcuna spiegazione.
Si abbassò di poco alla mia altezza e con quel cotone bagnato,iniziò a tamponarmi delicatamente la ferita,come se avesse avuto paura di farmi male,cercando di medicarla.
Ora avevo capito il motivo per il quale mi avesse fatta sedere:non riusciva a raggiungermi.Storsi la bocca in una smorfia,rassegnandomi al fatto che fossi alta 1.69.
Gli osservai i muscoli delle spalle possenti e le braccia muscolose coperte solo da una maglietta nera a mezze maniche.Questo dava da pensare fosse un ragazzo che frequentava spesso la palestra,e si allenava duramente se era riuscito a raggiungere tali risultati.
« Austin...perché tutti a scuola ci,anzi mi correggo ti fissavano? » Chiesi allontandoli la mano di poco,per permettermi di parlare.
« Era così evidente? » Sogghignò lui.
« No guarda!Avevi tutta l'attenzione del cortile addosso...poi il fatto che sia la tua fidanzata,è assurdo.Spiega.... »
« Diciamo che sono il capitano della squadra di basket della scuola e per due anni mi sono divertito con alcune cheerleader. Sai...il periodo dell'adolescenza in cui stai passando tu.Ormoni a palla,i momenti difficili in cui pensi che il mondo ti sia contro e che ce l'abbia con te.Pensi di essere diverso,il tuo corpo non ti piace e tutte quelle cazzate lì.»
« Aspetta...mi vorresti dire che sei il ragazzo più figo della scuola e quindi...sì,tutte fanno le gatta morte con te? » Mi trattenni dallo non scoppiargli a ridere in faccia.
« Una cosa del genere. » Si vantò sorridendomi.
No,questa volta gli scoppiai davvero a ridere in faccia.E non mi importava se la ferita faceva male,non riuscivo a fermarmi.
E io che pensavo ci fosse sotto altro!Che stupida.
« Ha-ha-ha divertente! » Borbottò lui,guardandomi male.
« Ma...sei serio? » Dalla sua espressione potei constatare che sì,era serio. « Ne ho visti di altri carini...nella scuola oggi. » E subito il mio pensiero vagò su di lui.
Lo vidi farsi scuro in volto ed irrigidirsi completamente.
'Cos'ho detto di sbagliato?'
« Intendi dire Wilson ? » Aveva praticamente sputato con tutta la rabbia quel cognome.Mi ritrovai a guardarlo con un'espressione accigliata,non capendo a chi si riferisse.
« Chi è Wilson? »
Lo vidi alzare gli occhi al cielo e passarsi una mano tra quei capelli corvini,con fare nervoso e spazientito.
« Derek,chi se no! Avanti Evangeline,il vampiro che ti ha aggredita! »
'Derek...'

E fu così che una lampadina si accese.
Il suo nome mi fece sussultare.Il vampiro...l'incubo che facevo da tempo...era lui.
Ecco dove avevo già sentito quella voce,dove avevo già visto quegli occhi,quei capelli.
Il mio cuore perse un battito o forse due...o forse anche tre.Lo sentii fermarsi e chinarsi per vedere come stessi.
'Non so come fosse possibile ma potei giurare di non sentirlo più.'
Per un momento rividi davanti ai miei occhi quelle due pozze azzurre che mi tenevano compagnia ogni notte,quegli occhi,quelle labbra che nel sogno tanto bramavo.
Mi sarei potuta immaginare tutto,ma non quello!
Tutto ad un tratto sentii due braccia possenti scuotermi ripetutamente,facendomi così tornare alla realtà.
« Evangeline,Evangeline!Ma che ti è preso? »
Avevo il fiatone,ma la cosa positiva era che il cuore aveva ripreso a battere,come prima.
Mi portai una mano al petto,rallegrandomi nel sentirlo ancora e socchiusi gli occhi,ascoltando quella pulsazione tanto piacevole.Quel tum tum tum continuo...era piacevole.
« Scusa...stavo pensando a...agli allenamenti. » Buttai lì stringendo il mio corpo minuto con le braccia.
Mi sorrise comprensivo e mi accarezzò i capelli.
« All'inizio saranno duri.L'adrenalina,sentirai tutte le parti del corpo dolerti...per un po',almeno fino a quando non ci farai l'abitudine. »
« Cosa intendi dire? »
« Mark sarà un bravo insegnante.Cercherà di risvegliare in te quell'istinto assisino che ti permetterà di uccidere quei mostri;è questo il marchio di cui parlava Josh.I vampiri si stanno moltiplicando in migliaia e tu devi impedirlo,Evangeline.Dovrai impegnarti e diventare brava. »
'Tu la fai facile!'
« Ma...sono solo io ad essere una cacciatrice?Insomma...anche Josh è un cacciatore,perché non può ucciderli lui?Io infondo sono solo una ragazzina. » Dissi non capendo.
« Ma tuo padre è vecchio! » Se ne uscì lui ridacchiando « Sì,altri cacciatori è ovvio ce ne siano...ma sono in altre parti del mondo.Solo che tu sei la più giovane,tutto qui. » Poi aggiunse « I vampiri non minacciano solo Chicago...i vampiri sono tra noi. »
Quel 'noi' mi fece venire la pelle d'oca.
Annuii scendendo dal lavabo,e stiracchiandomi.
'Che si fotta Derek,che si fottano tutti in generale.Io ho una missione ed è mio dovere portarla avanti, e che mi piaccia o no,con o senza l'aiuto di Josh,io sarò all'altezza di portarla avanti.Non ti deluderò,Austin.


'


DEREK'S POV
Iniziai a dischiudere lentamente gli occhi,quel tanto che bastava per farmi vedere che era già mattina.
No,non mi ero svegliato per via dei raggi del sole che illuminavano la stanza,e che davano fastidio ai miei occhi chiari,ma per delle carezza fastidiose sul petto.Proprio lì,sulle cicatrici.
Quelle mani che esperte vagavano sul mio corpo,non mi eccitavano più come una volta.E questo anche lei sembrava averlo capito,ma non demordeva mai.
'Un giorno riuscirò ad avere il tuo cuore,come tu hai rubato il mio.' diceva.
'Bah,cazzate.'
Quale cuore?Io non avevo un cuore,i vampiri non hanno un cuore.
Morti che cammino.Mostri.
Era così che venivamo chiamati dai cacciatori.Luridi bastardi.
A pensarci bene erano anni che non ci veniva più data la caccia.Erano anni che liberi,indisturbati,vagavamo per Chicago manipolando degli stupidi umani.
Loro erano deboli,indifesi e stupidi,sì.
Ma lei non era così.Qualcosa mi diceva che lei non era come gli altri.
Anzi no,forse stupida lo era davvero.Quale altro essere umano mi avrebbe saputo tener testa in quel modo?Quale?
Non aveva urlato di paura,nonostante l'avessi sentita tremare come una foglia.Riuscivo a fiutare la sua paura,ma da orgogliosa ragazzina non aveva gridato aiuto.
Mi lasciai fuggire un sorriso sghembo,ripensando ai suoi occhi da cerbiatta che mi pregavano di smetterla e di andare via.
'Stupida umana.'
Ma qualcosa mi fece irrigidire all'istante.La mano di Daphne stava scendendo verso il basso,fin sotto le coperte.La presi di scatto per il polso e girai la testa di lato,incrontrando il suo sguardo eccitato.
« Tieni le mani apposto. » Le dissi,mentre lei sbuffando ritraeva la mano,offesa.
« Le carezze di ieri notte però ti erano piaciute... »
« Quale parte del 'era solo sesso' non ti è chiara? » Quando pronunciai quelle parole,potei giurare di vedere nei suoi occhi passare qualcosa.
'Rabbia' 'Umiliazione' 'Rifiuto'
Serrò subito i denti e alzandosi dal letto,si abbassò per riprendere i suoi vestiti.Non mi girai a guardarla,non mi importava di averla ferita.
Ma ferita di che,poi?
I vampiri non provano sentimenti.Noi non siamo umani.
« Perché non possiamo essere come Brianna e Chris,eh?Me lo spieghi?Conto così poco per te?Una scopata e...basta? » Ringhiò tra i denti lei,e io non potei fare a meno di sogghignare.
« Sì.Per me è solo una scopata e basta. » Risposi neutro alzandomi anche io dal letto,incurante del suo sguardo che vagava ed ammirava il mio corpo nudo. « Ora esci. »
Le ordinai duro,e in due secondi aveva già abbandonato la camera.

Dopo essermi cambiato scesi di sotto,dove trovai tutti gli altri.Anzi,quasi tutti.
« Dov'è Chris? » Chiesi andando verso l'armadietto degli alcolici per scaricare la tensione che quella mattina avevo accumulato.
Si girarono tutti a guardarmi,ma con una scrollata di spalle fu Adrian a rispondermi « Diceva di avere fame... »
Alzai un sopracciglio.
'Mi prendeva in giro?Ma se eravamo andati a caccia ieri sera!'
« Brianna tu ne sai qualcosa? »
« No.Si sarà alzato molto presto,perché quando mi sono svegliata non l'ho trovato a letto.Magari ieri non si era saziato » Cercò di difenderlo lei,guardando verso la porta nella speranza che il ragazzo entrasse in quel momento stesso.
Storsi la bocca e versai il contenuto della bottiglia di vodka nel bicchiere,poi lo bevvi tutto d'un sorso,mandandolo giù veloce.
« Daniel... » una voce giunse dalle scale alle nostre orecchie.Ah,quanto era irritante. « Ti va di accompagnarmi a scuola oggi? »
Scese con il suo abitino stretto,circondato alla vita da un fiocco rosa che la rendeva un confettino,sensuale,come sempre d'altronde.Aveva un corpo da invidiare e non potei non ammettere che era bellissima.
Aveva usato la voce da gattamorta con Daniel,probabilmente per lanciare un frecciatina a me.Alzai gli occhi al cielo,mentre gli altri stupiti la guardavano.
« ....Io? » Si indicò lui,con sguardo perso nel vuoto,incredulo.
Tutti avevano ormai capito che avesse una cotta per me,ma la cosa che sorprese tutti o quasi fu che quella mattina faceva la spavalda con Daniel,il nuovo arrivato.
« Sì,proprio tu. Qualcun altro in questa stanza ha perso la testa per una ragazzina,e non è contento delle mie attenzioni a letto. » Ammiccò lei,mentre mi passava accanto,sfiorandomi un braccio.
Feci una smorfia con le labbra e sfoggiando un ghigno dissi « Hai mai pensato a prostituirti?Sai,gli uomini che non possono permettersi attenzioni da altre donne,ma solo da puttane pagano bene. »
« Vaffanculo,Wilson! » Mi urlò contro lei,mentre si prendeva il ragazzo sotto braccio e usciva fuori,sbattendo la porta.
'Ouch!'
La risata che prima si era creata nella stanza,cessò subito quando Adrian prese parola « Perché ha detto che hai perso la testa per una ragazzina?Per quella ragazzina? »
'Ah!Non ci sia una volta che apri bocca per dire una cosa sensata,Adrian.'
« La gelosia rende cieche le persone.E aspetta...ti sembro il tipo da perdere la testa per un'umana? » Chiesi portandomi una mano al cuore fingendomi offeso,per avermi 'insultato'.
Rise ed annuì con il capo,dandomi così ragione.
Sarei dovuto andare a scuola,ma la cosa che in quel momento mi preoccupava era Chris.Non era bello vederlo incazzato,e io ieri lo avevo fatto arrabbiare parecchio.
'Idiota.'
« Io vado. » Dissi semplicemente uscendo fuori di casa,con lo zaino in spalla.

Feci una smorfia nel vedere la macchina fuori dal vialetto mancare,avendola già presa Daphne e mi incamminai a piedi.
Avrei potuto correre nel bosco, sicuramente avrei fatto prima.
Ma quell'aria mattutina ed il vento che mi accarezzavano la pelle,era tanto piacevole.Ispirai a pieni polmoni l'aria fresca e sorrisi.Sorrisi dandomi dello stupido,un'altra volta.
Quel gesto era tanto umano.
Tanto umano da farmi schifo.
I ricordi facevano schifo.

1898.Londra.
« Derek ne abbiamo già parlato,figliolo.Tutti i giovani della tua età si arruolano nella leva militare,per difendere la propria patria.Vuoi per caso che tutti mi deridano per colpa tua?E' questo che vuoi? » L'uomo mi guardava serio in volto,come se stesse per esplodere da un momento all'altro..Ma la sua postura era composta e ordinata come sempre.
Io non ero fatto per stare al fronte.Per difendere la patria.Io semplicemente non volevo.
« Mi dispiace,padre.Ma non tornerò più lì...provvedirò a mandare una lettera al tenente con le dovute scuse. » Parlai lentamente,cercando di allentare quella stupida cravatta che avevo dovuto indossare per incontrarlo.
« Tu non capisci!Cosa diranno di me i miei colleghi?Che ho dato al mondo uno...non so neanche come chiamarti!Scansafatiche forse.Sei la vergogna della nostra famiglia,Derek.Tu non puoi essere sangue del mio sangue. » L'uomo sputò quelle parole,che mi arrivarono dritto dritto al cuore.Quel piccolo organo posto alla sinistra del petto,che ora sembrava aver smesso di battere.Avevo deluso mio padre.E con lui tutti gli Wilson.
Scossi il capo,buttando a terra la cravatta,proprio ai suoi piedi.
« Di me non ti è mai importato?Mi hai mai chiesto cosa voglio realmente diventare?Avanti dillo che a te importa solo del tuo fottuttissimo orgoglio,papà.Ma sai cosa ti dico?Che questo scansafatiche non lo vedrai più.Perchè sono io che mi vergogno di stare in una famiglia come questa... »
Lo lasciai solo nell'enorme sala della villa Wilson,dandogli le spalle,correndo così fuori.
Corsi per i corridoi sentendo le serve borbottare tra loro,o altre provavano a rivolgermi la parola preoccupate 'Ma dove va così fretta,signorino?' Ma non ne ascoltai neanche una,non mi fermai per dare nessuna spiegazione.
Mi ero stancato di stare al fronte,di essere comandato a bacchetta da mio padre.Io volevo essere libero.
Corsi lontano,fino a fermarmi in un campo.
Mi fermai avendo il fiatone e guardandomi intorno potei constatare che ero solo.Nessuno mi avrebbe visto.
Tirai un forte pugno al ciliegio che mi ero ritrovato davanti,facendo avanti e indietro e cacciai un forte urlo.
'Un signorino non può assumere un simile atteggiamento.' 'Un signorino deve imparare le buone maniere.E' un nobile,come suo padre.'
Mi appoggiai con la schiena al tronco robusto dell'albero ed iniziai a spogliarmi di quegli abiti scomodi e profumati di lavanda.Sembravo tanto mio padre,conciato in quel modo.
Mi lasciai cullare da quel venticello,e dal dolce rumore delle foglie che cadevano e si posavano al suolo.
'Sei la vergogna della nostra famiglia.'
Umiliazione.
Tradimento.
Vergogna.
Una folata di vento mi accarezzò la pelle e rabbrividii.Chiusi gli occhi perdendomi in quella piacevole sensazione e sorrisi amaro.
Mi dispiace padre.Di non essere stato il primogenito che hai voluto,e di non essere stato all'altezza del futuro che avevi riservato per me.Ma io non voglio un futuro preconfezionato,già scritto.Io voglio poter scoprire il mondo,far quello che voglio.Innamorarmi,avere una famiglia,dei figli.E non morire in guerra.
Volevo solo che tu avessi fiducia in me,padre.Ma credo di aver chiesto troppo.

 


CHRIS'S POV
La ragazza nuova.Non c'era voluto tanto a trovarla.La signora della segreteria era stata tanto gentile da farmi dare un'occhiata veloce all'elenco di tutti i ragazzi registrati dell'istituto.
Sorrisi beffardo,individuando l'ultimo nome alla fine della lista.
'Evangeline Anderson.'
Be',quante ragazze nuove potevano esserci al quarto anno?
Mi feci dare i suoi dati,e potei ammirare la sua fotografia.
Era carina,si.Ma il sorriso che aveva dipinto in volto e gli occhi da cerbiatta che sembravano emanare felicità e amore da tutti i pori mi fecero venire il voltastomaco.
Era decisamente una ragazzina viziata,come le altre umane d'altronde.
Mi feci dare la sua fotografia e dopo averla esaminata per bene,me la misi nella tasca del pantalone.
Decidendo così di farle una visita.
'Tanto per darle il benvenuto.'
Sogghignai al solo pensiero e correndo mi diressi all'indirizzo che la segretaria mi aveva fornito.
Rimasi accigliato ed interdetto quando mi accorsi che quello era l'indirizzo di Anderson.Quel bastardo!
'Quindi sei sua ospite,Anderson. Umh...un motivo in più per toglierti di mezzo,non credi piccolina?'
Se Derek non aveva intenzione di ucciderla ora,allora lo avrei fatto io.
Se sapeva della nostra esistenza,allora non c'era da fidarsi.
Dovevamo eliminarla ed in fretta anche.
Non avrei detto niente a nessuno,avrei agito da solo.
Perché a dirla tutta,sapevo che nessuno dei nostri avrebbe disobbedito agli ordini di Wilson,e questo mi faceva rabbia.
'Femminucce!'
 


EVANGELINE'S POV
Quella mattina mi ero alzata dal letto,con il sorriso sulle labbra.
Non per via di Josh,ma perché me lo sentivo dentro.Sentivo che quella giornata sarebbe stata diversa,e io non sbagliavo mai in previsioni.
Sì,ero tipo una veggente.
'Cacciatrice...veggente...umh...non male!'
Ironizzai passandomi il pettine nei capelli.Tentai inutilmente di lisciargli ma nulla.Non ne volevano sapere di starsene apposto.Sbuffai e prendendo la borsa mi auto-convinsi che non dovevo andare in discoteca,ma a scuola.Quindi non dovevo essere perfetta,no?
Scesi di sotto,accorgendomi però che Austin non fosse presente in cucina.
« E' andato a scuola prima.Aveva il compito di diritto alla prima ora,quindi non poteva permettersi di arrivare in ritardo.Ti avrei prestato la mia macchina,ma non hai la patente.Puoi comunque andare a piedi,ma prima fai colazione. »
Josh mi spuntò alle spalle facendo cenno di accomodarmi a tavola.
'Certo.E' bello far finta che non sia successo nulla,vero?'
Lo guardai male,e con indifferenza gli girai le spalle avviandomi così alla porta.
No,non mi aveva inseguita.Non mi aveva presa per il braccio e chiesto delle scuse.
'Fottuttissimo orgoglio maschile!'

Era ormai da un po' che me la facevo a piedi canticchiando qualche canzone italiana.Mia madre e Roma mi mancavano più di ogni altra cosa.
Un giorno però sarei tornata,e sarei tornata ad avere la mia vita,da normale ragazza romana.
Sì,sarei tornata.Un giorno.
Qualcosa però mi fece distrarre dai miei pensieri.Un rumore alla mia destra.
Girai il capo e mi fermai un attimo.Accorgendomi però che non ci fosse nessuno.Anzi,ero sola su quel marciapiede.
Risi dandomi della stupida,avrei potuto giurare di aver sentito qualcuno chiamarmi da lontano.
'Sto davvero diventando paranoi....'
Non potei finire la mia frase che sentii qualcuno prendermi in braccio.
Urlai,ma questo mi tappò la bocca con la mano.
O almeno pensai fosse un questo,dalle sue mani possenti.
Insomma...reggermi con tanta facilità non era mica facile.
Gli morsi il palmo ma questo non cedette e non tolse la mano.
Fu tutto così veloce...
Ora mi trovavo in un bosco.
 


DEREK'S POV
Stavo guidando,fissando attentamente la strada quando potei giurare di aver sentito una ragazza gridare.
Alzai un sopracciglio dandomi liberatatamente del paranoico,continuando così a guidare.
Ma un secondo grido mi fece inchiodare bruscamente l'auto.
Quella
voce.
La sua voce.
Urlava un vaffanculo.
'Sta zitta stupida!' Riuscii a sentire grazie al mio udito sviluppato una volta sceso dalla macchina.Ma non riuscivo ad associare un volto a quella voce.Le urla provenivano dal bosco.
Feci per raggiungere quelle voci,ma mi fermai sul posto.
Io...perché dovevo andarci?
'A me appunto non importa nulla.'
Strinsi i pugni e mi passai una mano nei capelli nervoso.Aspettai qualche secondo,sperando forse che le urla cessassero.Ma no,lei continuava a dire a qualcuno di lasciarla stare.
Poi mi ricordai improvvisamente di Chris.
Ieri era incazzato perché non l'avessi uccisa,la riteneva pericolosa per la nostra famiglia e questa mattina non c'era.
Tutto coincideva.
Sgranai gli occhi e senza pensarci due volte iniziai a correre verso il bosco. Riuscii a schivare alcuni alberi,sentendo la rabbia ribollirmi in corpo.
 
Arrivai lì appena in tempo per scaraventare Chris a terra;un paio di metri più in la,prima che le azzannasse la gola.
Sentii le vene sotto gli occhi prendere vita e gonfiarsi.Poi i canini spuntare,pronto ad attaccare il mio compagno in caso questo avesse deciso di mettermi le mani addosso.
O il contrario.
Mi girai quel tanto che bastava per vedere il suo viso ed il suo corpo tremare,proprio come una foglia.
Il suo sguardo smarrito si posò nel mio e la vidi sussultare.Si coprì il volto con le mani per non vedermi in faccia e urlò di paura.
'Brutto bastardo.'
« Cosa cazzo hai fatto ah? » Urlai cercando di calmarmi,inutilmente direi.
« Cosa faccio?Quello che tu non hai le palle di fare!Ucciderla,toglierla di mezzo. » Ringhiò lui venendomi incontro.
« Ti avevo detto chiaramente di non farlo. »
« E secondo te io prendo ordini da uno pivello?Ho molti più anni di te,so quello che faccio.Questa ragazzina è un pericolo. »
Risi difronte alla sua affermazione.
« Sei più grande di me,ma non hai le palle di affrontarmi in uno scontro eh,Chris? » Inclinai il capo di lato e sorrisi sghembo « A casa ne riparliamo,ora vattene. » Dissi duro tornando normale.Il volto era tornato umano.
Lui scosse il capo e mi fronteggiò « No,io non me ne vado.La voglio morta. »
« E io invece ti stacco la testa se non te ne vai subito da qui.E' chiaro il concetto o vuoi che ti faccia il disegnino? » Lo fissai negli occhi,ammiccando un sorriso.Era così divertente sfotterlo.
« Io.non.ho.paura.di.te. » Peccato però che nel dirlo la voce lo avesse tradito.Fiutavo la sua paura.E lo avrei preso per il culo ancora un po' se non fosse stato per Evangeline che aveva preso parola.
« Vi prego,smettetela. » sussurrò con voce flebile,quasi in un sussurro.Ma io riuscii a sentirla chiaramente.
Mi girai a guardarla e la vidi quasi accasciata a terra ormai senza forze.
Serrai la mascella e feci per afferrare Chris per il colletto e dargli una lezione,ma mi accorsi lui fosse già sparito.
'MALEDIZIONE!TANTO PRIMA O POI TI BECCO!'
Poi mi ricordai della ragazza e le andai incontro.Ma non mi abbassai ad aiutarla ad alzarsi.
Dovrei aiutarla,forse?
'No,imbecille la lasci lì!'
La mia coscienza riusciva sempre a darmi sui nervi.
Inclinai la testa di lato e le vidi alcuni lividi sulle braccia e sul collo. Deglutii e in qualche modo mi sentii uno schifo,un bastardo.
Era possibile che un vampiro si potesse sentire in colpa?
Nei miei 114 anni avevo ucciso tante di quelle persone,che neanche si potrebbe immaginare,senza provare alcuna pietà verso quelle vittime.
Che poi vittime se lo erano o no,non lo sapeva nessuno.
Tutti gli umani commettono errori e nell'aldilà,nel caso ci fosse stato,avrebbero comunque scontato le loro pene.Sarebbero stati puniti a dovere.
Io infondo,avevo solo anticipato le cose.
Non riuscivo a capire perchè vedere quella ragazza così inerme a terra,mi facesse sentire un verme.Un mostro.
'Stupida ragazzina.'
La guardai attentamente per altri secondi,che a me parvero minuti,e grazie ai miei riflessi altamente sviluppati feci appena in tempo ad afferrarla,prima che cadesse a terra.
Si aggrappò alle mie spalle,mentre io la presi per la vita e mi piegai in ginocchio per arrivare alla sua altezza.
Cercai i suoi occhi,e quando gli incontrai vidi le sue guance avvampare.
Ma si irrigidì subito dopo,quando vide che io ero rimasto lì,immobile a guardarla.
Le passai una mano sul viso,togliendole una ciocca di capelli davanti al viso,e feci una smorfia iniziando a parlarle,sperando mi sentisse.Aveva le palpebre semi-aperte,ma le braccia ancora allacciate forti al mio collo,come se non volesse lasciarmi andare.
« Stupida,nessuno ti ha mai detto che non devi camminare da sola per le strade di Chicago?Sei così indifesa,e stupida Evangeline. » Feci una pausa ma poi continuai addolcendo i tratti del viso di poco.Sembravo farle quasi paura,dato che aveva iniziato a tremare. « Sai,mi piace il tuo caratterino. Mandare a fanculo un vampiro...non è da tutti.I miei complimenti,ragazzina.Hai fegato. » Risi.
Magari non era quello che si aspettava di sentirsi dire,data la sua faccia sbigottita,ma almeno la feci ridere.
Ma quel sorriso che prima aveva preso possesso sulle sue labbra,svanì in un attimo,perché perse i sensi tra le mie braccia dopo aver sussurrato « Derek... »
Derek.
Lei sapeva.
Lei sapeva il mio nome.
Eppure Chris non lo aveva menzionato.
________________________________________
_______________
Oh yep! Ho finito anche questo capitolo.
Mi scuso ancora per il ritardo ç-ç
Ma almeno spero vi sia piaciuto.Ci sentiamo come sempre alla prossima,no?

RINGRAZIAMENTI :

Ringrazio le QUATTRO persone che hanno recensito il capitolo precedente.
Le SEI persone che hanno messo la storia tra le seguite.
Le DUE che l'hanno messa invece tra le preferite.
E per ultimi,ma non meno importanti,le 1OO visualizzazioni al secondo capitolo.Magari siete lettori che non hanno recensito,ma almeno siete passati a dare un'occhiata :')
Ps.Sì,mi piace ricevere le vostre recensioni.Quindi spero di riceverne altre,positive o negative che siano.Dei consigli fanno sempre comodo e piacere ;) ♥
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Paura ***



CAPITOLO QUATTRO
 


«Perché non capisci che così mi fai star male?Lascia che ti ami,Derek

Aprii lentamente gli occhi,stroppicciandomeli come ero abituata a fare dopo una lunga dormita,mentre mi mettevo a sedere.

I capelli mi si scompigliarono per il venticello che tirava,e...no,aspettate.Vento?

Deglutii a fatica,sentendomi la gola secca e solo allora mi accorsi di trovarmi su un prato,vicino ad un lago.Ero seduta a terra,sull'erba verde.

Mi passarono per la mente il ragazzo che mi aveva aggredita nel bosco,e lui,Derek.

Dei brividi mi attraversaro il corpo e delle immagini che avrei preferito non rivedere mi invasero i pensieri.

Mi guardai istintivamente le braccia,ma i lividi erano scomparsi.

Corrugai la fronte attonita,e scossi il capo.

'Maledetti vampiri!'

Avevo letto molti dei romanzi di mamma,e molte volte mi ero ritrovata a sognare ad occhi aperti:Cosa avrei fatto io se mi fossi ritrovata un vampiro,pronto a sbranarmi?A squarciarmi la pelle,per poter bere il mio sangue?Io,giovane ed indifesa ragazzina,cosa avrei fatto?Cosa avrei fatto se da un giorno all'altro fossi venuta a conoscenza di un mondo nascosto al genere umano?

Ma ora...ora era tutto così reale.

I vampiri;i cacciatori.

Dovevo sapere e smettere di fantasticare.

Anche perché se avrei continuato a restare nell'ignoto,sarei finita per essere ammazzata.Oggi ne ho avuto la prova.

Ebbi la morte davanti,e potei giurare di non aver mai avuto così tanta paura in vita mia come quel giorno.

Un attimo prima di morire si dice che la vita ci passi davanti agli occhi, tutta, condensata in un attimo.
Credo di essere difettosa.Anormale.

Io non ho visto la mia di vita.Ma quella di tutte quelle anime innocenti,vittime di tali mostri.

Assassini.

Provavo rabbia,odio e pena per quelle creature,che di umano non avevano nulla.

Uccidevano per il solo gusto di farlo.

'Perché per cibarsi non bisognava per forza uccidere,no?Ti nutri,soggioghi ed è finita.Questo dovrebbe essere il ciclo dei vampiri.'

Ma immersa nei miei pensieri,non mi accorsi che ormai era notte inoltrata.

Ed io odiavo restare sola al buio.

Faceva così da film horror.

Ma a pensarci bene..la mia vita ormai era come un horror.Solo che io vivevo nel mondo reale,dove queste cose di norma erano racchiuse solo nei film o nei libri.

 

Il sole era calato ed intorno a me c'erano soltanto gli alberi,ed il buio della notte a farmi compagnia.

La luna rifletteva sull'acqua limpida,illuminando così il bellissimo paesaggio.

'Ma per quanto tempo ho perso coscienza?Diamine!Devo tornare a casa.'

Mi alzai in piedi e mi guardai intorno.Bene.Non sapevo neanche dove mi trovassi,come potevo pretendere di ritrovare la strada per tornare da Austin?

E solo all'idea di dover riattraversare il bosco sola,mi si accapponò la pelle.

Solo al ricordo di quel giorno passato e dell'esperienza che avevo avuto,mi bastava e ne avevo avuto anche abbastanza.Ma dovevo pur sempre fare qualcosa.

Così feci un passo avanti,ma mi sentii afferrare improvvisamente per un braccio.

E lì sbiancai,cacciando un urlo,da fare invidia ai commercianti che stavano dietro le bancarelle ad attirare più gente possibile al mercato.

'O Angelo benedetto,

mio custode, tutore e maestro,

guida e difesa, sapientissimo consigliere e

fedelissimo mio amico,

al quale io sono raccomandato per la bontà del Signore.

Or dunque, insegnatemi, o Angelo santo,

correggetemi, assistetemi, guidatemi e custoditemi

per il cammino diritto e sicuro alla....'

Iniziai a pregare nella mia mente,mentre inutilmente cercavo di dimenarmi con i calci.

« «Aggressiva la piccola.» Una voce sensuale che non avrei confuso con nessun'altra al mondo,arrivò alle mie orecchie.

Mi girai piano,una volta riaperti gli occhi e scrutai il viso del ragazzo.

Avrei dovuto avere paura?

Probabile...ma essermi ritrovata lui,al posto di qualche altro succhia sangue,mi fece tirare un sospiro di sollievo.

Strattonai il braccio per farmi lasciare andare e feci qualche passo indietro,mantenendo così la distanza tra di noi.

«Mi hai portata tu qui?» Chiesi facendo un mezzo sorriso.Forse...era preoccupato per me e voleva proteggermi da quel vampiro.

«Sì.»

«Grazie,per avermi protetta da...lui,intendo.»

Lo vidi storcere la bocca,contrariato.

«Non l'ho fatto per te,umana.Gli avevo dato un'ordine,e lui ha disobbedito.Non doveva farlo.» La sua voce era così rilassante e parlava con così tanta calma e grazia che dava l'impressione di essere un robot.Non sembrava reale.

'...è morto,Evangeline.'

«Tu lo conoscevi?»

«Sì.»

Ma certo!Ora che ci pensavo meglio,lo avevo già visto nel cortile della scuola,nel gruppo di Derek.Con quella tipa,che si stava baciando.

«E...e...ha avuto paura di te,per questo è scappato?»

«Cazzo,ragazzina.Ma non ti stanchi mai di parlare?» Sbuffò lui,passandosi una mano tra quei capelli biondo ramati,evidentemente annoiato.

In un'altra situazione mi sarei arrabbiata,ma ora l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che avrei pagato oro per poter toccare e intrecciare le mani nei suoi capelli.Davano l'impressione di essere così morbidi al tatto.

Anche se scompigliati,rimaneva sempre impeccabile e bello.

Io al massimo con quei capelli la mattina,sembravo un leone.

Forse questo era il bello dell'eternità.Essere l'eterno Stallone.Essere belli sempre e comunque.

«Scusami.» Dissi ritornando alla realtà,rivolgendogli un sorriso imbarazzato.

Forse non meritava tanta gentilezza,ma io ero fatta così.Anche se non voleva ammetterlo,lui mi aveva salvata,e io gli ero grata.

Rimasi lì ferma,in mezzo al verde,come d'altronde fece anche lui;fermi a guardarci in silenzio.Lui con i tratti del viso rigidi e gli occhi...come poteva una persona non innamorarsi di quegli occhi?Così azzurri,belli e così tristi allo stesso tempo.

«...Vuoi uccidermi anche tu?» Chiesi dopo un po'.Quel silenzio stava diventando imbarazzante,fin troppo per i miei gusti.

«Dammi un motivo per non farlo.» Rispose pacato lui,sorridendomi sghembo,mentre incrociava le braccia al petto.

Quel sorriso gli dava un'area da bastardo,che gli avrei voluto volentieri togliere a voglia di schiaffi.

'Potrei darti solo un motivo per ammazzarmi,Derek.Non per non farlo.Se solo sapessi che sarò la rovina della tua esistenza,non esiteresti a farmi fuori,anche subito.'

«Mi hai salvata,ci sarà un motivo se mi hai voluta viva,no?»

«Ti ho già spiegato che non l'ho fatto per te,ragazzina.» Insistette,scocciato. »

Assottigliai lo sguardo «Smettila di chiamarmi così.» Ribattei stizzita,avvicinandomi a lui.

Il suo sguardo si posò di nuovo su di me e sembrava scrutarmi divertito «  e no cosa fai,ragazzina

Gli arrivai ad un palmo dal viso,mi stavo avvicinando pericolosamente a lui e sapevo che stavo rischiando tanto.Ma volevo fargli capire che io ero all'altezza di poterlo affrontare.

«Potrei piantarti un paletto nel cuore.Proprio qui...» Gli sussurrai poggiando una mano sul suo petto,vicino al cuore.Quel piccolo organo che...con mia sorpresa stava pulsando.Proprio come il mio.

'Com'è possibile?'

Sogghignò vedendo la mia faccia sconvolta e provvedì a rispondermi subito «Il mio corpo finchè assume quantità di sangue,funziona come il vostro.»

Incredibile.

«Tipo The vampire Diaries...» Borbottai tra me e me.

«Tipo che?» Chiese lui,mentre io scoppiavo a ridere per la sua espressione.

«Lascia stare.»

'Ah,se solo sapessi chi fossi,Derek.'

«Evangeline,è così che ti chiami,no?» Sussultai,alzando gli occhi.Lui sapeva, «Cosa nascondi?» Mi alzò il mento con un dito,per potermi guardare meglio.

Deglutii a fatica,mentre il cioccolato si fondeva con l'azzurro del mare,dei suoi occhi.

Come potevo spiegargli ciò che ero? Noi eravamo nemici,a prescindere.

«Come fai a sapere che nascondo qualcosa?»

«Sai dell'esistenza dei vampiri.Non posso soggiogarti e quindi assumi verbena.Pianta rara,nell'ultimo secolo.»

Verbena.

E io ancora non capivo cosa fosse.

«Tu cosa pensi io sia? » Chiesi con voce flebile,avvicinandomi pericolosamente alla sua bocca.

Mi godei la sua espressione interrogativa e attonita allo stesso tempo.

Era così maledettamente divertente e pericoloso!

«Tu sei una stupida ragazzina Ripetè sussurrandolo per la centesima volta in quella giornata,mentre lo vidi rilassare le spalle.

Era normale trovare piacevole quella parola bisbigliata dalle sue labbra?

Era normale trovare quell'essere dannattamente perfetto?

Era normale che non riuscissi ad odiarlo,per il semplice fatto che fosse un vampiro?

Ammirai la sua bellezza,cercando di distrarlo per trovare una via di fuga.Scappare non sarebbe servito.

Continuare a fare un giro di parole,non sarebbe servito comunque a un cazzo.

Mi avrebbe ucciso comunque.

«Posso andare a casa?» Tentai ancora a pochi centimentri dalle sue labbra,che ora erano aperte in un ghigno.

«Dovrei e potrei ucciderti.» Continuò .

«Anche io...» Dissi apporfittando del suo attimo di distrazione,essendosi girato a guardarsi intorno.

Quella risposta lo lasciò interdetto,ma avvenne tutto in pochi secondi.

Non so come,ma trovai la forza di prendergli il braccio e portarglielo dietro alla schiena.Gli puntai un ginocchio dietro essa cercando così di sottometterlo,ma era forte,cazzo!

Ribaltò le posizioni e questa volta fu lui a portarmi il braccio dietro alla schiena,facendomi quasi male.

Tuttavia non metteva pressione,stranamente.

Pregai che non aumentasse la presa,ma invano.Tirò il braccio ancora più dietro ed io gemetti di dolore.

Sentii il fiato caldo di lui sul mio collo,mentre mi sussurrava «Attenta,potrei spezzartelo.»

Mi stupii nel sentire il suo tono divertito e non arrabbiato,come invece mi sarei aspettata d'essere.

Ringhiai e dandogli una gomitata nel fianco con tutte le forze,mi dimenai.

Non so se mi avesse lasciato apposta,ma poco mi importava.

Non ci vidi più dalla rabbia e con un balzo mi ritrovai sopra il ramo di un albero.Lo vidi guardarsi intorno,e sopra di lui cercando di notarmi nel buio.

Assottigliai lo sguardo e quando mi diede le spalle,gli saltai sopra con uno scatto felino,facendolo cadere con la schiena al suolo.

Mi misi a cavalcioni su di lui,mentre gli puntavo addosso,precisamente proprio al cuore, le mie dita a mo' di pistola (?) .

Mi gustai la sua espressione sorpresa,mentre un sorriso divertito si impadronì delle mie labbra.

«Bang.Sei morto.» Dissi vittoriosa,vedendo il suo petto alzarsi e abbassarsi ritmicamente.

Che non se lo aspettava,si era capito.

I capelli tutti scompigliati che gli ricadevano sulla fronte e sull'erba,quegli occhi azzurri che mi scrutavano facendomi sentire in imbarazzo e quelle labbra semi-aperte per l'affanno...erano qualcosa di...oddio,ma a cosa sto pensando!

«Tu...come hai fatto?»

«Che ti ho battuto,dici?» Gli chiesi stronza,facendogli l'occhiolino.

«Guarda che ti ho lasciato fare.Tanto per vedere se ne eri capace.» Disse facendo spallucce,mentre incrociava le mani dietro alla nuca.

Uno spettacolo.

«Sì,certo.» Sbuffai sorridendo,mentre lui alzava gli occhi al cielo.

Mi scrutò per alcuni secondi.Forse stava cercando di capire come fossi riuscita a salire sull'albero o ad atterrarlo,e beh.Se non lo sapevo io,come poteva pretendere di capirlo lui?

Mi persi a contemplare la sua immagine quando una sua battuta sarcastica mi fece ribollire dalla rabbia.

«Non sapevo ti piacesse stare sopra.»  »

'Bastardo!'

Mi sentii avvampare,ma stringendo i pugni mi alzai stizzita.

«Idiota! »



AUSTIN'S POV

«E se l'avessero rapita? O se...no,è impossibile.I vampiri ancora non sanno dell'esistenza di una Anderson cacciatrice.»

Josh era da un'oretta buona che non faceva altro che fare avanti e indietro per la stanza,ripetendo sempre le stesse indentiche cose.

Stava iniziando a darmi sui nervi.

«Sarebbe comunque tutta colpa tua.» Continuò puntandomi il dito contro.

'Come scusa?'

«Mia?»

«Tu non l'hai accompagnata a scuola.E quando non l'hai vista tornare a casa,dovevi andare a cercarla,Austin!» Stava andando su tutte le furie.Erano anni che non lo vedevo così preoccupato per qualcuno.Ed erano anni che non lo vedevo perdere il controllo come ieri.

Aveva picchiato Evangeline,e lei sicuramente non lo avrebbe perdonato facilmente.

«Pensi che io non l'abbia fatto?Che me ne sia stato con le mani in mano?»

«Dobbiamo avvertire i miei compagni.Andremo a caccia stanotte stessa.»

Scossi il capo,non approvando la sua decisione.

«E' troppo pericoloso.Lascia andare me stanotte.Andrò nel bosco.»

«E' luna piena,Austin...non è il caso.»

'Lo sapevo,cazzo!'

Ma io dovevo riportarla a casa.

Quella ragazza aveva qualcosa di speciale.E non solo perché fosse una cacciatrice.

Ma perché era buona e dolce da farti venire il diabete.

Paragone strano,eh?

Ma era semplicemente la verità.Quelle guance rosse che le si coloravano quando si sentiva in imbarazzo e quegli occhi sbarratti o le guance che gonfiava quando era nervosa,le davano un'aria così buffa.

Si cacciava sempre nei guai.

Era come se questi la venissero a cercare.

La maggior parte delle volte sembrava una bambina indifesa,ma io sapevo che non era così.

Aveva fegato e coraggio da vendere.

E se ora non era tornata a casa,io sapevo che era per colpa di quei maledetti succhia sangue.

O un maniaco,era impossibile non riuscire a non notare quel visino perfetto e quel corpo minuto.Ma preferivo escludere questa opzione.

'Davvero preferisci che sia tra le mani di Wilson che nelle mani di un maniaco?'

Sì,penso proprio di sì.

Per quanto odiassi con tutto me stesso quel bastardo,e nonostante fosse il vampiro più temuto di tutta Chicago e non solo,riusciva ancora a pensare lucidamente.

Per quanto poco lo sconoscessi,non credo l'avrebbe uccisa prima di aver scoperto il suo segreto.

O almeno lo speravo.

E io sapevo che Evangeline era piuttosto brava a perdere tempo...ma anche a far perdere la pazienza.

E lui decisamente di pazienza non ne aveva.

«La rivuoi indietro o no?» Ribattei,guardandolo serio.

Abbassò il capo annuendo,quasi in imbarazzo all'idea di averlo ammesso.

Per quanto poco uomo si potesse considerare per quello che aveva fatto ad Elisabeth (ex-moglie) ,ad Evangeline sembrava tenere;almeno un po'.


Correvo come matto,per il bosco perlustrando l'intera zona,anche due volte se necessario.

Ma di lei nessuna traccia.

Annusai l'aria,gli alberi...ma il profumo di vaniglia non arrivava mai alle mie narici,come invece speravo;invano.

Feci leva sulle zampe posteriori,piegandole così da saltare su una roccia.Rivolsi lo sguardo verso l'alto e rimasi a fissare la Luna,che illuminava la notte.

Alzai il muso verso il cielo e ululai.

'Dove sei,Evangeline?'



DEREK'S POV

Mi alzai sui gomiti guardando la figura dell'umana,lì davanti a me;che se ne stava con le braccia conserte in grembo a guardarmi.

Era la seconda volta in due giorni che la sottovalutavo.

Era riuscita a battermi al suolo,con tanta facilità da lasciarmi sorpreso.

Si,ma ovviamento non lo avrei mai ammesso davanti a lei.

«Perché continui a fissarmi?»  »

«Non posso?» Chiesi inarcando un sopracciglio.

«No!»

Quella bambina era così dolce,buona e testarda allo stesso tempo!

Ma così testarda da darmi sui nervi.

Magari era troppo presto per dirlo,ma guardandola negli occhi vedevo quanto aveva sofferto e quanto in realtà avesse paura.

Solo che non voleva darlo a vedere.

Sorrisi tra me e me.

«Mi dai sui nervi.» Se ne uscì lei,battendo un piede per terra,come le bambine capricciose,avete presente?

«Forse avrei dovuto lasciarti fare fuori da Chris.» Commentai storcendo la bocca,annoiato.

'Parla davvero troppo.'

A quelle parole la vidi tremare e stringersi il corpo con le braccia con fare protettivo.

Aveva paura.Il solo ricordo le faceva paura.

Sorrisi compiaciuto a quella visione.Chris infondo,aveva fatto un buon lavoro.

«Tu sei buono.Non lo avresti mai fatto.»

'Buono.'

Io non conoscevo quella parola.

Mi alzai e le arrivai davanti in un batter d'occhio,iniziando a ridere.

«Io non sono buono,Evangeline.Tu non mi conosci.»

«La tua è una maschera.» Sussurrò guardandomi negli occhi.Non capivo.

«Una maschera?E di cosa?»

«Tutti associano le maschere a qualcosa di nascosto,un'identità spesso spiacevole,io credo che le maschere invece siano simbolo di mistero.Qualcosa di nascosto ma non necessariamente di negativo.»

Quella sì che era una ragazzina speciale.

E lo dico io che di anni ne ho vissuti parecchi;anche troppi.

Sotto quello sguardo così innocente,si celava una grande donna.

'..."ma non necessariamente di negativo".Cosa ne sai tu di me,ragazzina?'

La vidi sobbalzare quando la presi per il braccio con forza per non farla scappare.

Qualcosa mi diceva di lasciarla andare via,farla scappare,lasciarla libera.

Un'altra parte di me,invece,voleva farla preda,vittima come tutte le altre.

Era così difficile resistere,al suo profumo.

Alla vena,che proprio lì sul cullo,le pulsava ardentemente.

Strinsi i denti,e aumentai la presa sul suo braccio.

'Perché non la fai finita,Derek?Uccidila!'

Mi guardò in viso impaurita,mentre dalle sue labbra uscì un gemito soffocato.

Il cuore,che probabilmente non avevo,smise di pulsare.Si fermò del tutto.

Anche la mia capacità di pensare e di ragionare lucidamente.

'Quella ragazzina è come la droga,ammettilo.'

Mi avvicinai lentamente,sotto lo sguardo di lei,che non sapeva se restare ferma e urlare,o scapparsene a gambe levate;probabilmente se io fossi stato al suo posto avrei scelto la seconda opzione,ma lei no.

Se solo avesse saputo che io non avrei voluto farle del male,ma solo sentire quelle labbra morbide sulle mie.

Se solo avesse saputo che l'avrei voluta far fuori perchè riusciva a farmi diventare debole,come ora.

Ma le sue labbra io non le toccai mai.



AUSTIN'S POV

Lei era lì.

Lui era lì.

Derek piegato in avanti,con l'intento di morderla.

Sentii la rabbia salire,attraversare il mio corpo e solo Dio sapeva quanta voglia avevo di staccare la testa a quel morto.

Sarà stato per la luna,ma sentivo una forte scarica elettrica che mi diceva di andare lì e staccargli la testa,se no sarebbe stato troppo tardi.

Ringhiai e con un balzo uscii fuori,allo scoperto.

Vidi Evangeline girare il capo in mia direzione,e rimanere sconvolta.

No,non sarei mai riuscita a dimenticare l'espressione del suo volto in quel momento.

Occhi sgranati,bocca a 'o' e le sue mani sul petto di lui,come per aggrapparsi,come se lui fosse l'ancora di salvezza.La sua ancora di salvezza.

'Non sai quanto ti stai sbagliando,Evangeline.'

Derek invece aveva la mascella contratta e gli occhi puntati nei miei.

Scoprii le zanne,e facendo un passo in avanti gli feci intendere che doveva mollare la ragazza.

Ma lei dal canto suo,si aggrappò ancora meglio a lui nascondendo la testa nel suo petto.

Ad essere sorpreso non ero solo io,ma anche il vampiro che aveva le mani ancora distese lungo i fianchi,rigido dalla testa ai piedi,non sapendo bene cosa fare.

Ma la sua faccia,faceva intendere che quel gesto non gli era piaciuto poi molto.

«A me non piacciono questi scambi di effusioni,petite.» Mormorò lui,cercando di allontarla,tirando fuori il suo accento francese.

Beh,non c'era da stupirsi.Con tutti gli anni che aveva trascorso,un giro in Francia se lo sarà anche fatto.

Il suo tono non era minaccioso,anche se serio.

«Oh mio dio...ma è un lupo!» Urlò lei,sbirciando con un'occhio,probabilmente per assicurarsi che non stesse sognando.

'E lui è un morto,cretina!'

Così ringhiai ancor più forte,per marcare che la ragazza era mia.

«Evangeline,allontanati.» Gli ordinò lui,cercando di staccarsela di dosso.

'Perché stai collaborando,succhiasangue?'

Questa si staccò,ma i suoi occhi erano pieni di terrore.Guardava il vampiro,mentre questo stava in silenzio,facendole un cenno nella mia direzione.

Evangeline si girò nuovamente verso di me,facendo brevi respiri cercando di calmarsi,mentre stringeva i pugni.Le nocche le erano diventate così bianche,che mi domandai se non si stesse facendo male.

Cercò di avvicinarsi a me,ma il vampiro la fece inchiodare sul posto.

«Non ti avvicinare.»

'Lurido bastardo!Aspetta solo che lei se ne vada,e te la farò pagare.'

Guardai sul collo di lei,e sui polsi,in cerca di due piccoli fori,ma niente.Era pulita e la pelle liscia come me la ricordavo.

«E' pericoloso?In Italia ho visto lupi solo agli zoo,ma nessuno era così grande.Non posso accarezzarlo?» I suoi occhi erano diventati come quelli di una bambina,che chiedeva se le si potesse comprare un dolce.

'Per chi mi hai preso,Anderson?Per un peluche?'

Derek sogghignò,mentre si aggiustava la giacca in pelle nera sulle spalle « Tutti i licantropi sono pericolosi durante la Luna Piena.Quindi no,petite.Non lo puoi toccare.»

'Io?COSA?Io non ero pericoloso durante la Luna Piena!'

Lo guardai in cagnesco,pronto ad azzannarlo se non fosse stato per la ragazza che mi impediva il cammino verso il vampiro.

«Un licantropo?Oh...intendi i lupi man-nari?» Il suo sguardo era perso nel vuoto mentre parlava e la voce le tremava.

Indietreggiò istintivamente,per mettere distranza tra noi.E io sentii una fitta al cuore.

'Non avere paura di me,ma di lui!'

«Torna a casa,Evangeline.Lui vuole fare quattro chiacchere con me.» Sogghignò il vampiro,rivolgendosi alla ragazza.

Le stava dicendo di tornare a casa.E io non potei che essere d'accordo con lui.

Ma il motivo per la quale lui si comportava così gentilmente,mi era ignoto.

'Magari si sarà divertito con lei prima...'

Affondai gli artigli nel terreno,al solo pensiero.

«Cosa vuole da te?Vi conoscete?»

«Ti ho già detto che fai troppe domande?Sei irritante.»

«Io non voglio andarmene!»

E io avevo mai detto che era una ragazza testarda?

«Invece lo farai,perché lo dico io.Vattene.» Lo sentivo dalla voce,era un'ordine.

'Se solo ora avessi potuto avere la voce.'

«Tu non puoi dirmi cosa fa...»  »

«Non abusare troppo della mia pazienza,non è inesauribile.»  »

In un attimo le si parò davanti e la prese per il braccio portandoglielo così alla schiena.

'Oh cazzo!Glielo rompe!'

Feci alcuni passi in avanti,pronto a conficcargli gli artigli nella carne,ma lui mi fece inchiodare con lo sguardo;chiedendomi di fidarmi.

Ma potevo davvero farlo?

Le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò qualcosa che alle mie orecchie non arrivò mai.

 


EVANGELINE'S POV

«Al mio tre,tu inizia a correre.Non fermarti per niente al mondo.Se inciampi ti rialzi,e riprendi la corsa.Andrai lontano.Devi promettermi che non ti girerai mai a guardare cosa succederà alle tue spalle.E' un'ordine,Evangeline.»

Io non capivo.

Cosa voleva da lui quel licantropo?

E perché non potevo aiutarlo?

«...1...2...»  No!No!Derek,non farlo! «...3...Corri !»

Mollò la presa sul braccio,e mi spinse in avanti intimandomi a correre.

Mi girai a guardarlo negli occhi implorante,ma lui scosse il capo,urlandomi contro di andermene via o mi avrebbe uccisa prima lui,difronte a quel lupo mannaro.

Deglutii e stringendo forte i pugni,mi girai ed iniziai a correre.

Inciampiai tante di quelle volte che ormai avevo perso anche il conto,ma ognuna di quelle volte mi rialzai e continuai la corsa.Proprio come lui mi aveva chiesto.

Alcune urla di animale e altre che la mia mente registrò come quelle di Derek,arrivarono alle mie orecchie,facendomi così inchiodare sul posto.

A lui avevo promesso di non voltarmi a guardare,ma...al diavolo!Io a lui non avevo promesso proprio niente!

Mi voltai lentamente,ma quando da lontano vidi una lotta corpo a corpo tra i due che precendemente avevo lasciato soli...mi si congelò il sangue nelle vene.

Derek era sopra l'animale,mentre questo cercava quasi invano di toglierselo di dosso.

Il vampiro infilò la mano nel manto grigio di questo,e un attimo dopo il 'crack' ,il licantropo gemette cadendo quasi a terra inerme.

'Gli aveva rotto qualcosa!Oh mio dio...Derek!'

Ma vidi l'animale riprendersi alcuni secondi dopo e tornare all'attacco,quasi del tutto guarito.

Si catapultò sul vampiro,buttandolo a terra,facendolo così finire con la schiena al suolo.Gli si mise sopra,e non riuscii più a vedere nulla,perché la vista mi si appannò ed io iniziai a correre.
Lontano,per non vedere.
Queste sono corse che non hanno bisogno di nessuno spostamento.Si può anche stare immobili e finire lontani.Quella era una corsa così.


______________________________________________________

Buon pomeriggio a tutti :)

Iniziamo con la copertina.Non è stupenda?

Ringrazio tantissimo Sofia per averla fatta :3 Mi piace tantissimo.

Questa era per dare un'idea dei volti dei nostri personaggi principali:Derek ed Evangeline.

Il capitolo non so come sia uscito,sinceramente :/ Non mi convince tanto,non so voi.

Ho comunque amato la scena dove Evangeline batte al tappeto Derek,e gli punta addosso quella specie di pistola (?) *-*

E il vampiro troppo orgoglioso,ovviamente,non ammette la sconfitta.Ah,secondo me Evangeline gli darà del filo da torcere u.u

Un grazie alle 4 persone che hanno messo la storia tra le preferite, grazie alle 8 persone che invece l'hanno messa tra le seguite ed un grazie anche alle 3 persone che hanno trovato del tempo per lasciare una recensione nello scorso capitolo.

Mi dileguo in fretta anche perché domani devo essere interrogata a latino e devo studiare bene.

Alla prossima. ♥ 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Aiuto ***


CAPITOLO CINQUE
 

 

Un giorno qualcuno mi disse:

"tu sei l'unica di cui non devo preoccuparmi"

sei la più forte, riesci a superare ogni cosa,

tu non hai bisogno del mio aiuto.

Quel qualcuno ancora oggi, crede che io sia una guerriera,

non si è mai accorta che dietro la mia forza

c'è la paura di fallire e deluderla,

dietro il mio essere dura un animo troppo fragile,

dietro il mio voler combattere a tutti i costi da sola, uno straziante bisogno di aiuto.

 

Solo urla e ululati arrivarono alle mie orecchie,quando io avevo ormai ripreso la mia corsa nel buio della notte.Però nella mia mente erano rimaste ben impresse le immagini del lupo che affondava le zanne nella carne del vampiro.

Avrei voluto urlare,ordinargli di smetterla...ma lui non mi avrebbe ascoltata comunque.

Per quanto mi sforzassi di pensarci,con quel poco di lucidità che mi rimaneva,non riuscivo a capacitarmi di dare una motivazione valida per la quale l'animale avesse attaccato Derek.

'...Lui vuole fare quattro chiacchere con me.'

Questo aveva detto con il suo solito tono tranquillo e pacato,quasi da farti invidia in un momento simile.

Ma io non li avevo trovati a parlare civilmente,ma ad azzuffarsi tra loro.

Rivedere le vene di lui colorarsi di nero sotto gli occhi,e il suo viso da angelo diventare demoniaco,mi aveva fatto tornare in mente quello del ragazzo che mi aveva aggredita nel bosco poche ore prima,il suo amico.

Non saprei spiegarmelo,ma una parte di me riusciva a leggere dentro il suo cuore,percepire le sue emozioni,e io vedevo quanto lui in realtà odiasse la sua natura.

Proprio come me.

Come lui cercasse di tirar fuori quella parte di sè solo per impedire alla gente di leggergli dentro,per impedire di vedere del buono in lui.

La sua è solo una maschera.

Mi potrei anche sbagliare...ma una parte di me crede che lui sia diverso dal ragazzo nel bosco.

Vorrei tanto che questo mi aiutasse a non avere pietà di te,Derek...ma non posso.Tu sei un vampiro e io devo ucciderti.

 

La testa iniziò a dolermi,le tempie premettero forte,ma io continuai a correre,senza sosta.

Caddi per colpa di un rumo buttato a terra che non avevo visto,ma mi rialzai e continuai la mia corsa.

Sentii le gambe che stavano per cedere,ed ero pieni di graffi sulle ginocchia sbuciacchiate per le tante cadute,ma mi promisi di non poter mollare.Non dovevo mollare.

Dopo una decina di minuti mi ritrovai in mezzo alla strada deserta,ed in giro non vidi nessuna macchina;solo alcuni lampioni accesi ad illuminare la notte.

Le urla non si sentirono più,ma questo non mi fece gioire affatto.Non seppi se sentirmi sollevata o essere preoccupata...

Hanno deciso di farla finita e se ne sono andati...o avranno finito per am-mazzarsi?

Scossi il capo,preferendo non prendere in considerazione la seconda ipotesi e mi guardai intorno per cercare di capire dove mi trovassi.

Alla mia destra trovai dei negozi ed improvvisamente ricordai.Lì i primi giorni avevo comprato i vestiti che non ero potuta portarmi dietro dall'Italia.

Devo solo svoltare a sinistra e poi prendere una stradina stretta.Dovrei sapermi orientare...Quegli incubi potrebbero anche essermi d'aiuto dopotutto...

 

Bussai insistentemente alla porta,quasi con disperazione,mentre mi appoggiai allo stipite di questa per non cadere.

Ero stanca.Tanto stanca,quasi da non reggermi più in piedi...ma io dovevo aiutarlo.

«Vi prego,aprite!»

Ero arrivata fino a lì,anche se questo significava dover incontrare quel ragazzo.Ma dovevo farlo,per Derek.

 



DAPHNE'S POV

« Io vi dico che è una cacciatrice! Ha lo stesso cognome di quello là e abitano nella stessa casa.Lei è nuova qui,e Alex ci ha avvertiti che qualcuno sarebbe venuto a porre fine alla nostra esistenza.Poi è venuta pure a Chicago...Fatevi un po' dei conti voi!Due più avanti...non è così dicile.» Ribattè ironico Chris,incrociando le braccia al petto infastidito.

Era tutta la giornata che non faceva altro che maledire Derek per averlo fermato nel tentativo di uccidere la piccola Evangeline;così diceva si chiamasse.

E non che la cosa mi andasse poi tanto a genio.Se Derek aveva salvato la ragazzina,significa che per chissà quale motivo la reputa importante...

Strinsi i pugni e provai l'ardente desiderio di togliere di mezzo questa Evangeline.

Io che per anni ho cercato di attirare l'attenzione di Derek,offrendogli la mia anima ed il mio corpo,ho fallito nel mio tentativo...e ora arrivi tu,ragazzina.Che me lo stai portando via,e neanche te ne accorgi.

Mi guardai intorno e vidi i volti di tutti i miei compagni preoccupati.

Rispettano da sempre Derek,ma ora le parole di Chris li stanno facendo andare nel pallone.

Accavallai le gambe elegantemente e finalmente intervenii «E se anche fosse?!Lo hai detto anche tu.E' solo una stupida ragazzina,che frequenta ancora il liceo.Derek non si farà certo mettere i piedi in testa da una come lei!E voi idioti...» Guardai i miei compagni,che si voltarono meccanicamente «avete così poca fiducia nel vostro capo?»

Li vidi abbassare il capo,quando il primo a prendere parola fu Adrian.

«Ha ragione Daphne.Lui non ci tradirebbe mai...e se venisse a scoprire chè in realtà lei è una cacciatrice,non esiterebbe ad ucciderla.»

«Chiudi quella cazzo di bocca,Evans!» Tuonò allora Chris visibilmente incazzato «Lo difendete solo perchè siete dei poveri idioti che hanno paura di lui,e che non hanno le palle per affrontarlo ed andare contro la sua parola!»

Sentii la rabbia ribbollirmi in corpo,e feci per alzarmi e andargliene a dire quattro ma Adrian fu più veloce di me.

Si alzò velocemente dal divano e gli si parò davanti prendendolo per il colletto della camicia,sbattendolo così violentemente al muro,che caso volle trovarsi proprio alle sue spalle.

«E' diverso coglione! Noi gli portiamo rispetto,a differenza di te che non fai altro che cercare di rubargli il posto.Ma tu la tua possibilità l'hai avuta tanti anni fa,Chris.E sai cosa?Il fallito qui sei tu. Si dia il caso che lui abbia rischiato la sua di vita per salvare le palle a tutti noi,cosa che tu invece non hai proprio fatto. Nonostante sia un prepotente e ammetto che anche io a volte mi sono ritrovato a volere spaccargli la faccia,è l'unico in questa casa che merita di essere rispettato. Quindi...da ora in poi smettila di preoccuparti di fottergli il posto,ma cerca di preoccuparti per la tua famiglia.» Gli ringhiò a denti stretti,lasciandolo andare all'improvviso.

Guardai l'espressione di tutti i presenti in sala,e potei notare le faccie di questi sorprese.

In effetti,erano rare le volte in cui Adrian tirava fuori gli artigli...ma quando lo faceva era sempre un'onore assistervi.

Vidi Brianna al mio fianco annuire debolmente,probabilmente per non farsi notare troppo dal fidanzato.Non bisognava mai far arrabbiare troppo Chris.

Daniel invece dal canto suo,diede una pacca sulla spalla ad Adrian,appoggiandolo.

Che potete hai su di noi,Derek?

Sorrisi appena per non farmi vedere,soddisfatta dei miei amici.

Chris invece era rimasto lì,con le spalle possenti ancora contro il muro e lo sguardo rivolto verso terra.

Completamente umiliato.

Ma credo che anche lui in cuor suo sapesse che Adrian aveva ragione.Una parte di lui capiva che Derek era migliore di lui,perchè aveva messo la famiglia davanti a tutto,da vero uomo,mentre lui non lo aveva fatto...in passato.

 

«Magari sarà andato a divertirsi in qualche pub con quella verginella.Io vado a cercarlo.» Dissi poggiandomi sulle spalle una giacca di pelliccia nera.

Sentii Danel in sottofondo sogghignare «Non riesci proprio a vederlo a letto con altre donne eh?»

No,non era questo il punto.

Negli anni in cui Derek entrò a far parte della nostra famiglia,ogni sera veniva a casa con una ragazza diversa.

Tutte carine,ma a parer mio,nessuna che sia alla sua altezza.

Aveva buon gusto e approfittava della sua bellezza per far cadere tutte quante ai suoi piedi,anche solo guardandole.

Aveva un suo fascino,ecco.

I suoi occhi azzurro mare riescono ad entrarti dentro,a spogliarti...facendoti così rimanere nuda sotto il suo sguardo.

Se la spassava come ogni altro ragazzo normale della sua età,secondo il parere di alcuni,e questo creò in me qualcosa simile alla gelosia,se questo sentimento era possibile attribuirlo ad un vampiro.

All'inizio era solo sesso,e a me andava bene così.Ma quando iniziai a chiedere di più...lui mise le distanze.

Ma lui non capiva.

Non capiva che più si allontanava e io più lo bramavo.

 

Mi appoggiai al suo petto,come ormai ero abituata a fare quasi ogni sera ed iniziai a disegnare cerchi concentrici su esso.

Era così piacevole trovarsi tra le sue braccia,era come se mi sentissi protetta,al sicuro da ogni pericolo.

Non che per un vampiro ce ne fossero di pericoli...ma quella era una sensazione strana che riusciva a darmi solo lui.

Non era un ragazzo dolce,ma il solito ragazzo stronzo da una botta e via,che non cercava amore ma solo divertimento.

Sorrisi baciandogli il petto.

«Perché con te è diverso,Derek?» Chiesi con voce flebile alzando il viso,per accarezzare il suo.

«Con me è diverso cosa?» Allontanò di poco la mia mano dal suo viso per guardarmi negli occhi.

Quando mi guardava in quel modo,mi sentivo la donna più felice del mondo.

Sentivo le farfalle allo stomaco,una sensazione fastidiosa ma piacevole allo stesso tempo.

Strano per un vampiro,dicono.

Noi non proviamo sentimenti,dicono.

«Per me non è più solo sesso...» Mormorai avvicinandomi alla sua bocca,per farla fondere con la mia.Per far giocare le nostre lingue e per farmi sua di nuovo,quella notte.

Ma i miei sogni vennero infranti quando si alzò a sedere,interrompendo così il nostro contatto visivo.

Aveva il volto abbassato,ma riuscivo ad immaginare perfettamente la sua espressione in quel momento.

«Tra noi è solo sesso,Daphne.Tu servi solo per dare piacere al mio corpo,non lo capisci?»

E potei giurare di sentire andare in frantumi il mio cuore.Sentivo questo piccolo organo,che non ero sicura di avere,rompersi pezzo dopo pezzo.

Mi sentivo ferita,umiliata.

Per lui ero come le altre.

«Ma io ti amo...Lascia che ti ami,Derek.Fidati di me.» Gli presi il volto tra le mani,mettendomi in ginocchio per poterlo vedere meglio,per poter rivedere di nuovo l'azzurro dei suoi occhi,ma lui mi allontanò bruscamente.

«Noi non amiamo,cazzo!Siamo solo mostri,macchine che uccidono.Noi non proviamo sentimenti.Io non voglio ferirti,ma se la metti in questo modo allora penso che dovremmo smettere di frequentarci...e tornare ognuno per la sua strada,proprio come prima.Tu non mi ami,Daphne.»

Come poteva lui sapere cosa provavo io?Come poteva lui giudicare la nostra razza?Cosa ne sapeva lui di me?E dei miei sentimenti?

 

Strinsi i pugni a quel ricordo e a testa alta fronteggiai Daniel.

«Non è che non riesco a vedere Derek con altre donne.Ma se per donna intendiamo quella ragazzina,allora no.Non riesco ad accettarlo.Io sono molto più bella di lei,e lo merito sicuramente più di quell'umana.»

Mi sistemai la gonna,pronta per uscire,ma proprio in quel momento sentimmo qualcuno bussare ripetutamente alla porta.

Alzai un sopracciglio,mentre gli altri avevano la mia stessa espressione accigliata dipinta in viso.

Mi incamminai sui tacchi alti alla porta,elegantemente ed infine l'aprì ritrovandomi davanti una ragazza,mia coetanea dall'aspetto giovanile.

Dei lunghi capelli biondi le ricadevano sulle spalle spettinati,che le davano un'area decisamente graziosa,e due occhioni color cioccolato impauriti mi scrutavano dall'alto in basso.

Si sarà persa...mhh...ma che bello spuntino prima di andar via.

«E tu sei,cara » Chiesi sensuale,incrociando le braccia al petto.

«Evangeline.Evangeline Anderson.» Si corresse,con il fiatone.

Sgranai gli occhi fino a farli quasi uscire dalle orbite,mentre la mia bocca si aprì ad 'o'.Sentii i miei compagni alle spalle squadrarla allo stesso modo,sbigottiti.

Come poteva una figura tanto piccola essere una cacciatrice di vampiri?

Come poteva una ragazza umana essere tanto bella?

«E' carina...però.» Sentii Adrian alle mie spalle parlare,ma una mia gomitata nel fianco lo fece subito zittire.

Cazzo sì!Sì che era carina!

«Come hai fatto a trovarci?» Le ringhiai contro,avvicinandomi pericolosamente a lei.

Mocciosa.

La vidi sostenere il mio sguardo,mentre cercava di regolare il respiro.

Aveva il fiatone,probabilmente aveva corso.

Altro che sessanta battiti al minuto,lei arrivava a cento e passa!

Mi soffermai a guardarle del sangue colare poco sulle ginocchia ma mi trattenni,conficcandomi le unghie nei palmi delle mani.

Anni di autocontrollo almeno erano serviti a qualcosa.

«Storia lunga,ora non importa come ho fatto a trovarvi.Derek...Derek è in peric-colo.Penso abbia qualcosa di rotto o cosa ne so!Io...io non lo so.Ma u-un...»

Derek cosa?

«Cosa gli hai fatto eh? Cacciatrice dei miei stivali,ma io ti ammazzo!»

Senza neanche pensarci mi buttai su di lei,facendola rotolare per terra,mentre mi mettevo sopra pronta ad ucciderla.

Ma mi sentii prendere subito per le spalle da qualcuno,che mi tirò indietro,mentre Brianna alzava Evangeline da terra,rimasta a dir poco scandalizzata.

Ma che razza di cacciatrice sei?

«Porca puttana va dentro!Dentro ho detto!» Tuonò Adrian,ordinandomi di tornarmene in casa.

Ma erano tutti impazziti?

Era di Derek che si parlava!Di Derek,idioti!

«No! Dov'è Derek?Cosa gli ha fatto?»



EVANGELINE'S POV

La ragazza che il giorno prima avevo visto baciarsi con il ragazzo che mi aveva aggredito nel bosco,mi stava facendo alzare da terra cercando di allontarmi il più possibile da quella pazza.

Ma cosa le prende?Pensa l'abbia ucciso io!?E poi...come fa a sapere che sono una cacciatrice?Oddio...non dovevo venire!

«I-io non gli ho fatto nulla,lo giuro.»

«Allora lui dov'è?»

«E' nel bosco,vicino ad un lago.Almeno io lì l'ho lasciato.» Dissi una volta in piedi,guardando il ragazzo moro che mi stava davanti.

Lo vidi aggrottare la fronte,mentre faceva cenno alla ragazza che capì si chiamasse Brianna,di portare dentro quella che capì si chiamasse Daphne.

Ero rimasta fuori solo con i due ragazzi,anzi tre ora,perchè vidi arrivare dalla porta Chris,il ragazzo,quel ragazzo.

Strinsi i pugni e serrai la mascella.

«Ma chi si vede.Ti ero mancato così tanto che sei addirittura venuta a farmi visita a casa?» Sogghignò lui,mentre io lo guardavo allibita.

Un bivido mi percorse la schiena ed io scossi il capo infastidita.

«Non è di me che voglio parlare,ma Derek,diamine!Eravamo nel bosco,e...stavamo parlando,quando un lupo è apparso da dietro gli alberi.E lui mi ha detto di scappare...e io,oddio vi prego aiutatelo.»

Ci mancò poco che non scoppiassi a piangere,al solo ricordo di quella lotta fra i due.

Non ero ancora pronta a tutto questo.

Stavo trattando con il nemico.

Se solo ora mi vedessi Austin...non saresti fiero di me.

In un attimo vidi tutti sbiancare alla parola 'lupo',mentre io guardavo le loro faccie serie.

«Perché dovremo fidarci di te?» Chiese il ragazzo moro,Adrian che a parer mio sembrava il più lucido e decisamente più simpatico in confronto agli altri.

«Perché non voglio che il lupo lo uccida.» Ribattei seria,mentre lui mi scrutava con occhi accusatori.

«Ma lui è già morto,Evangeline.»

Mi aveva chiamato per nome.Era bello non sentirsi chiamare più umana.Come se questo fosse un dispreggiativo,un'insulto alla mia razza.

«Sai cosa intendo.»

«E perchè lo vorresti?»

«Perchè io sono fatta così.Sono umana.»

Vidi dipingersi sul suo volto un sorriso,e poi girarsi a guardare i suoi amici dietro che invece fecero spallucce.

« Derek si è fidato di te. E quindi lo faremo anche noi...Ma se ci hai mentito,sarai la prima a cui darò la caccia,hai capito? »

Lo guardai negli occhi,sostenendo il suo sguardo mentre annuivo con il capo.

Chiamò le ragazze dentro,che uscirono come razzi.

Dovetti fare un passo indietro per non andare a sbattere contro la mora,che mi si era parata davanti,nuovamente.

Mi prese per il polso e mi guardò negli occhi seria e minacciosa «Non so se tu stia mentendo o cosa...ma spera che lui sia ancora vivo.Perché se ora è in questa situazione è solo per colpa tua,ragazzina.Dimmi il posto.»

Avete presente quando una persona ti rinfaccia la verità e tu anche se non vuoi ammetterla,sai che ha dannatamente ragione?

Ecco...ora mi trovavo in una situazione del genere.

Annuii con il capo e spiegai loro il posto esatto.O almeno quello che riuscivo a ricordare.

Daphne mi passò vicino,dandomi una spallata tanto forte da farmi cadere a terra.

Merda!Sapevo che le gambe non mi avrebbero retto tanto...

«Senti tu!Puoi dire quello che vuoi,minacciarmi o fare quello che cazzo ti pare.Ma vedi di portarmi rispetto.» Le dissi alzandomi in piedi,sotto lo sguardo curioso di tutti.

Riuscivo ad intravedere solo Adrian sogghignare con la coda dell'occhio.

La vidi fare retromarcia e chiedere attonita «Come prego?»

«Vedi di portarmi rispetto.» Ripetei lentamente,scandendo bene parola per parola.

«Se no cosa fai?Tenterai di uccidermi,cacciatrice?» Chiese lei divertita,mentre poggiava le mani sui fianchi.

«Se mi darai un motivo,sì.Lo farò.» La fronteggiai e sentenziai,mentre questa -ovviamente- mi squadrava da capo a piedi.

Scoppiò a ridere,una di quelle risate malefiche che ti fanno accapponare la pelle.

«Vedi di abbassare la cresta,pulce.Io non ti temo.»

«Ma dovresti.»

«Pidocchio sta' zitta.»

«Stronza,portami rispetto.»

«Biondina,abbassa la cresta.»

«Succhiasangue dei miei stivali.» Ribattei stizzita,mentre mi pulii i pantaloncini che mi accorsi si fossero sporcati per essere caduta con il sedere a terra,prima.

«Umana insignificante!»

«Quei push up invece di usarli per le tette ficcateli nel cranio,così magari si alza il tuo quoziente intellettivo! »

La vidi diventare nera di rabbia,mentre Adrian si mise in mezzo a noi due,per mantenere le distanze.

«Evangeline stava scherzando.» Mi difese lui,cercando di essere convincente.
«No,parlavo seriamente!»

«Ma quanto è stupida?» Sentii dire da qualcuno di sottofondo,probabilmente Chris,mentre io stringevo i pugni serrati.Quando mi puntavo su una cosa era quella.

«Mi ha offesa!» Urlò Daphne,battendo i piedi a terra come una bambina e gonfiando le guance.

«Lo hai fatto anche tu.Siamo pari,no?»

« Finitela! » Tuonò il ragazzo, «Noi dobbiamo aiutare Derek,e voi cosa fate?Vi mettete a litigare? Che qualcuno porti a casa la ragazza,ora.»

Ha ragione.Che stupida.

Vidi Chris avvicinarsi a me,probabilmente offrendosi per portarmi a casa.

Beh sì.La scelta poi sarebbe quella.Non credo voglia fronteggiare Derek tanto presto,infondo.Mica è stupido.

Scossi il capo avvicinandomi ad Adrian,e strattonandolo per un braccio.

«So che è da egoisti ora...ma io con lui non ci torno.Ti prego.»

Solo all'idea di restare sola con lui,mi faceva sentir male e tremare tutta.

«Cazzo quanto la fai lunga.Io vado,Brianna seguimi.»

E detto ciò sparì alla velocità della luce,insieme alla sua compagna,mentre io restai sola con i ragazzi.

«Ti fidi di me?» Mi chiese Adrian,passandosi una mano tra i capelli nervoso.

«No.» Risposi decisa.

«Ma qui puoi fidarti solo di me...»

«Sì,penso di si.» Riflettei,mormorando non poi tanto sicura.

No,la realtà è che non mi fidavo.Ma io volevo andare a casa!

«Quindi voi andate ad aiutare Derek.Io la porta a casa.»

Quando finalmente rimanemmo solo noi due,questo cogliendomi di sopresa,mi prese in braccio ed io istintivamente nascosi la testa nel suo petto.

Sentii solo un rapido spostamento,il vento freddo mi fece gelare il sangue ed io mi aggrappai ancor più alla maglia del ragazzo.

Mettimi a terra!

 

Dopo alcuni infernali minuti,questo mi pose a terra,esaudendo il mio tanto agognato desiderio.Ed io finalmente potei scendere e toccare il suolo con i piedi,sentendomi subito meglio.

«Sai...sei stata coraggiosa ad aver sfidato Daphne.» Se ne uscì lui appoggiandosi al muretto mentre infilava le mani in tasca.

Lo guardai e feci spallucce.

«Mi stava provocando,e quando mi ha fatta finire apposta a terra ne ho avuto la prova.Non mi piacciono questi comportamenti...ha un'area da superiore.Si crede chissà chi.» Spiegai guardandomi intorno.

Sì,effettivamente ero arrivata a casa.

Ma lui come faceva a sapere che quella era casa mia?

«Anche Derek si comporta da superiore,ma tu non lo hai ammazzato comunque.»

«Non avevo un paletto a portata di mano,se no lo avrei fatto.» Scherzai,facendolo ridere.

Sembrava simpatico.

«Mi stupisco anche io che non ti abbia ucciso...»

Deglutii a fatica,sentendomi improvvisamente la testa girare.

«Mi trova...simpatica?» Azzardai.

«...Oppure ancora non sa del fatto che tu sia venuta qui per toglierci di mezzo.Buffy il ritorno.» Scherzò lui,nonostanto io non ci trovassi niente da ridere,o di tanto divertente.

«Mi ucciderebbe?»

«Sì,lo farebbe.»

«E io dovrei avere paura di lui?»

«Sì,dovresti.»

«E' normale che io non ne abbia?»

«No,per niente.»

Sorrisi amaro,abbassando lo sguardo.

«E tu,tu perché non mi uccidi?Ora,qui?» Chiesi guardandolo negli occhi,curiosa.

«Perché non ti reputo un pericolo.»

«Quindi...quando lo diventerò tu mi ucciderai?»

«Decisamente sì.Quindi,guardati le spalle Anderson.» Poi lo vidi chiudere gli occhi e ascolare qualcosa in silenzio.

Ma cosa sta facendo?

«...Ah approposito.Josh sta chiamando la polizia,vedi di non far parola su di noi.E vai a fermarlo se puoi.Magari falli chiamare un'ambulanza...il tuo amico ne avrà bisogno.»

E detto ciò sparì nella notte,senza che io avessi la possibilità di chiedergli per quale motivo avrei dovuto chiamare l'ambulanza per il mio amico.Per quale poi?

Io conoscevo solo Austin.

Ma certo!Devo raccontargli tutto.Lui mi avrebbe capito.

Corsi subito alla porta e bussai insistentemente,fino a farmi aprire da Josh.

 

Quella notte andai a dormire,non raccontando niente nè ad Austin nè a Josh.A quest'ultimo semplicemente per il fatto che ero ancora arrabbiata con lui,e gli avevo detto di non preoccuparsi e che stavo bene...cazzata,come solito;e ad Austin perchè in casa di lui non c'era traccia.

Preferivo non chiedere dove fosse...anche perché non ero ancora tornata a rivolgere la parola all'uomo.

 

Sentii dei rumori provenire dal piano di sotto,che mi fecero rigirare da qualche minuto buono nel letto.

Aprii gli occhi e sbuffando andai a vedere l'ora sulla sveglia.

Le 4:26 del mattino.

Fuori era ancora buio,e Josh sarebbe dovuto essere ancora a letto.Ma allora chi era che faceva così tanta confusione?

Presi velocemente una felpa e dopo averla indossata,mi avvicinai in punta di piedi alla porta.

Gemiti di dolore.

Urla.

Crack.

Mi diedi un pizzicotto per essere certa di non star sognando,mandando però subito dopo in frantumi questa ipotesi.

Ahio!

Aprii lentamente la porta,cercando di non far rumore e sporgendo la testa fuori mi accorsi che la luce di sotto era effettivamente accesa.

Aggrottai la fronte,ed appoggiando una mano sulla ringhiera,scesi lentamente le scale.

«Austin so che fa male,ma resisti.»

Austin?Ma cosa sta succedendo?

Una volta arrivata alla fine delle scale,mi ritrovai a guardare una scena che mi lasciò letteralmente senza parole.

Lui disteso sul divano e con la testa poggiata su un cuscino,tutto sudato mentre un dottore continuava a medicarli e tastarli la spalla.

 

 

AUSTIN'S POV

Crack.

Un altro fottutissimo osso che si sposta,facendomi morire di dolore.

Affondai la testa nel cuscino,cercando di non urlare,ma mi fu impossibile.

Gemetti in preda al panico,mentre il medico continuò a tastarmi la spalla in cerca di qualcos'altro di rotto.

Stavo giusto per mandarlo a quel paese quando la sua voce riuscì a distrarmi dai miei pensieri.

«Ma cosa sta succedendo?Austin cosa hai combinato?»

La vidi precipitarsi dalle scale vicino a me,preoccupata.

Evangeline.

Si inginocchiò e cercò di toccarmi,ma restò con la mano alzata nell'aria indecisa sul dafarsi.

«Lasciateci soli.» Mormorai con le poche forze che mi rimasero in corpo,mentre i due uomini annuirono ed uscirono fuori.

«Ma cosa hai fatto?» La sentì subito chiedermi,mentre si accorse della mia spalla rotta.

«Tra poco passa.Mi rimetto a posto velocemente...» Le spiegai,non sapendo se dirgli la verità o meno.

«Ma è una spalla rotta,Austin! Come te la sei rotta?Sei un pazzo!»

Mi ritrovai a ridere,difronte alla sua uscita in stile 'mamma iperprotettiva'.

«Sì,mamma.Prometto di non fare più a botte.»

«Questo non te lo sei fatto facendo a botte.Non sono mica stupida.» Sussurrò,guardandomi mortificata.

«Cosa ci facevi con Wilson?» Ripresi subito,senza darle più alcuna spiegazione.

«Io...cosa? Tu come fai a saperlo? »

«Ti ho vista.» Risposi sputando quelle parole con odio.

E lo stavi pure abbracciando...stupida!

«Lui mi ha salvata.» Lo giusitificò,intuendo dove sarei andato a parare,a fine discorso.

« Salvata?!Salvata?!Ma sei impazzita?!Ti ha rapita per ucciderti,cretina!»

Stavo cercando di urlare,con quel poco di voce che mi era ancora permesso di tirar fuori.

«Rapita?E tu che ne sai?»

«Evangeline...»

 

 


EVANGELINE'S POV

«No,tu non sai niente!Non parlare solo per dare area alla bocca.Chris,quel suo amico aveva cercato di farmi fuori...ma lui mi ha salvato e lo ha mandato via.» Spiegai cercando di non alzare la voce.

«Ed è per questo che ti sei buttata fra le sue braccia?» Chiese arrogante,facendomi sgranare gli occhi.

Ma cosa ne sapeva lui?

«Pensi io sia una ragazza facile?» Mormorai guardandolo negli occhi seria.

«Non era questo che intendevo,Evangeline.Vi ho visti,abbracciati.O meglio...tu lo hai...»

Ma non lo feci continuare...che lo bloccai poggiandogli un dito sulle labbra.

Magari chiama un'ambulanza...per il tuo amico.

Un licantropo.Mezzo uomo e mezzo lupo.

Lotta.

Spalla slogata.

Mi rimetterò a posto presto.

Lui vuole fare quattro chiacchere con me.

Austin...

Aprii la bocca per parlare,ma in realtà non sapevo neanche cosa dire.

Mi allontanai di poco,dopo essermi alzata in piedi e chiesi con voce tremante «Austin cosa sei?»

«Evangeline non avere paura...non allontanarti.»

«Non allontanarti?!Non avere paura?!Tu...ti ho visto quando affondavi le zanne nella sua cerne,Austin!Smettetela di mentirmi!»

Ero così fuoribonda,così fuori di me che semplicemente riuscii a malapena a trattenere le lacrime.

Piangere infondo non serve a nulla, ti riga solo il viso come se avessi preso il sole dietro le sbarre di una galera.

C'era qualcuno di umano in quella città?

Perché io non riuscivo più a sopportare così tante bugie.

«E lui mi ha rotto una spalla,cretina.»

«Tu non dovevi intrometterti.Non stava facendo niente di male.»

«Niente di male?Se non fossi arrivato io ora saresti morta!» Scandì bene le parole,soprattutto l'ultima parola,dandole più importanza.

«Ma vi divertite così tanto a trattarmi da ragazzina eh?»

«Tu sei una ragazzina.» Sentenziò,offendendomi.

«Ma vaffanculo!»

E detto ciò me ne scappai sopra,chiudendomi la porta a chiave per non fare entrare nessuno.

E' brutto quando le persone ti sottovalutano.

E' brutto quando le persone credono che tu non sia all'altezza di fare qualcosa.

 

 

DEREK'S POV

«Ah.» Gemetti di dolore nascondendo la testa nel cuscino,quasi vergognandomi di quel suono uscito spontaneo dalle mie labbra.

«Derek bevi...»

Daphne mi porse una sacca di sangue,presa probabilmente dall'ospedale,ma io scuotendo il capo l'allontanai.

«Ma cos'è quella roba?» Chiesi disgustato indicando il succo rosso.

Adrian mi si avvicinò e mi poggiò una mano sulla spalla.

«Non abbiamo trovato di meglio.Per strada non abbiamo trovato nessuno.» Si giustificò lui,ma io non gli diedi retta,ormai troppo accecato dalla rabbia.

Austin sei un uomo morto.

L'unica cosa però a cui riuscivo a pensare era Evangeline,che era venuta qui,nonostante sapesse il pericolo che avrebbe incontrato,per dire ai miei di venirmi ad aiutare.

Storsi la bocca in una smorfia e presi quella sacca di sangue,cercando di mandarla giù a tratti.

Non era come il sangue preso direttamente da una vena ma...non mi potevo lamentare.

«Derek noi dobbiamo dirti una cosa...» Iniziò Daniel facendosi avanti a tutti,prendendosi di coraggio.

Alzai gli occhi su di lui e lo incitai a continuare.

«Quella ragazzina...è una Anderson.E sai cosa sono gli Anderson...»

Ci mancò poco che mi strozzai con il sangue quando collegai le sue parole,riuscendo così a recimolare un'informazione.

Anderson.

Cacciatrice.

Scoppiai a ridere,sentendomi stranamente subito meglio.

Io l'avevo detto che quella ragazza nascondeva un segreto,ma non mi ero neanche andato a sognare fosse quello!

Trovavo la cosa così...buffa.

«Perché ridi?» Chiese Daniel offeso,portandosi le braccia incrociate al petto.

«Evangeline cacciatrice?Ha solo 17 anni...»

«Ne abbiamo avuto la conferma Derek! Dobbiamo farla fuori.»

Dobbiamo farla fuori.

Perché suonava così brutto alle mie orecchie?

«Voglio prima esserne sicuro.» Dissi serrando la mascella,mentre sentii le ferite del corpo riemarginarsi velocemente.

«Cosa cambia?Tanto è una semplice umana!Io voglio farla fuori ora.» Intervenne Daphne avvicinandosi a me e guardandomi seria in volto.

«La gelosia fotte la gente.»

«Io non sono gelosa.Lei è solo il tuo nuovo giocattolino.»

«Appunto.» Annuii mettendomi a sedere sul letto.

«Appunto?E' tutto quello che sai dire?»

«Lo hai detto tu stessa che è innoqua.»

La vidi stringere i pugni fino a far diventare le nocche bianche e girare i tacchi,così da darmi le spalle,ferita nel profondo.

Si avviò a passo svelto verso la porta e prima di uscire fuori sussurrò «Tu proprio non capisci...»

 

La mattina seguente ero tornato apposto,quasi come nuovo.Il sangue aveva fatto il suo lavoro e la mia pelle era ritornata intatta come prima.

Sogghignai pensando che il cane oggi non sarebbe venuto a scuola...lui non guariva tanto velocemente come noi.

Entrai nel cortile della scuola in anticipo rispetto agli altri giorni...per incontrare lei,prima che lo facesse Daphne e la sbranasse subito.

Mi sentii tutti gli sguardi degli studenti addosso,come d'altronde ogni mattina da cinque anni a questa parte,mentre camminando raggiungevo il portone dell'entrata principale dell'istituto.

Le ragazze mi guardavano fameliche.Io ero la loro preda.

Se solo avessero saputo che la realtà era un'altra.

Mi guardai intorno cercando di intravedere la sua chioma bionda tra quei tanti studenti;quando la vidi in in un'angolino dell'edificio,sola a leggere un libro.

Il lupetto oggi ti ha lasciata sola,eh Evangeline?

Mi avvicinai a lei con un sorriso divertito sulle labbra,sotto lo sguardo interrogativo di tutte le altre.

'Ma va verso la ragazza nuova?' No,da cosa si è capito?

'Com'è che oggi è solo?' Pettegola.

'Dio quanto è bello!Che dici...se mi avvicino?' Provaci soltanto.

«E allora oggi sei tutta sola eh?» Dissi appoggiandomi al muretto con le mani dentro le tasche dei pantaloni.

Alzò lo sguardo sussultando appena per averla colta di sopresa e tutto ad un tratto la vidi diventare seria mentre chiudeva con forza il libro.

Ouch.

«Cosa vuoi,Derek?»

Nervosa?Nah.

«Sono venuto a salutare la mia cacciatrice preferita.» Dissi divertito,mentre lei sbiancava era dir poco.

Si alzò per andarsene,ma proprio in quel momento sulla porta stava entrando Daphne insieme agli altri.

Merda!

La presi per il braccio e la portai dietro la scuola sbattendola piano al muretto,di mattoni rossi accesi.

Le posai una mano sulla bocca per non farla urlare e la intrappollai al muro con il mio corpo.Si riuscivano ad intravedere soltanto i suoi occhi da cerbiatta impauriti che mi chiedevano di lasciarla andare.

Le feci segno di stare zitta,ma questa continuava a dimenarsi.

Alzai gli occhi al cielo e la bloccai per i polsi,che portai sopra la sua testa e mi avvicinai al suo orecchio per sussurrarle «Sta ferma,petite.»

Tornai a guardarla negli occhi solo quando il battito del suo cuore tornò regolare.

Accorgendomi però che le stavo ferendo i polsi la lasciai andare,continuando a tenerla ferma contro il muro comunque.

«Cos'è?Vuoi uccidermi tu prima degli altri?» Chiese arrogante liberandosi della mia mano che premeva sulla sua bocca.

«Sarebbe un'idea.»

«Potrei metterti al tappeto,proprio come ho fatto ieri.» Mi ricordò lei,guardandomi il petto preoccupata.

Inclinai la testa di lato aggrottando la fronte.Alzò una mano e piano iniziò a tastare la mia pelle delicatamente,come se avesse paura di farmi male.

«Cosa stai facendo?»

La vidi deglutire e poi spostare lo sguardo nei miei occhi.

«Togliti la maglia.» Sussurrò roca,tanto che a malapena la sentì.

Alzai di poco un soppracciglio e sorrisi malizioso «Ho capito che hai gli ormoni a palla,ma farlo qui davanti a tutti non sarebbe poco carino?»

Battè un piede a terra stizzita e sbuffò.

«Non voglio...oh diamine,ma cosa mi fai dire?!Neanche se fossi l'ultimo uomo-vampiro sulla terra non andrei a letto con te!» Borbottò convinta incrociando le braccia al petto,diventando ovviamente subito rossa.

L'avrei sicuramente creduta se non fosse stato per le sue guance che tutto ad un tratto si erano dipinte di un rosso acceso,quasi da far invidia al naso rosso di Rudolf.

Ti imbarazzi per così poco,petite?

Mi ritrovai a ridere divertito per la sua espressione buffa «La piccola cacciatrice è una verginella?»

«E chi ti dice che lo sia?» Assottigliò lo sguardo e si fece avanti per fronteggiarmi.

«Sei acida,nessuno verebbe a letto con te.» Spiegai ovvio facendo spallucce.

«E invece con te tutte vero?!»

«Di solito solo quelle carine.Mi dispiace se non rientri in questa categoria...» Dissi bastardo alzandole il mento con una mano.

Mise il broncio ed increspò le labbra,mentre fece una smorfia buffa con il naso.

«Sei uno stronzo.»

«Lo so.»

«E tu mi consideri una ragazzina...»

«Sì.»

«...brutta.» Continuò guardandomi con quegli occhi accusatori.

La guardai impassibile e ci pensai su prima di rispondere.

Ma a cosa ci penso a fare?La risposta mi sembra così ovvia!

«Sì...»

«Bene.» Disse soltanto iniziando a guardarsi intorno,per non incrociare il mio sguardo.

«Era così importante il mio giudizio?»

«Non sentirti così importante.» Dirignò tra i denti facendo per andarsene.

Ma la presi un'altra volta per il braccio e facendola aderire con la schiena al mio petto,le sussurrai all'orecchio «Non voglio farti fuori subito,mi voglio divertire un altro po'.Ma da oggi in poi guardati le spalle,cacciatrice.»

La sentii fremere a contatto con il mio corpo e così soddisfatto la lasciai andare,mentre a velocità sovrumana la lasciai sola nel cortile.

 


EVANGELINE'S POV

Io ero il suo nuovo giocattolino.

Che i giochi abbino inizio,Derek.

 

Quando pensi di aver detto la verità,

stai solo dicendo una bugia in anticipo.

 

___________________________________________

Buon Natale a tutte ragazze *-*

State passando bene queste feste natalizie? Spero proprio di sì!

Ho appena finito di giocare a tombola e dato che sono già le 22 passate,mi son detta:'Perché non pubblicare il capitolo ora?'

Anche per fare un regalino a Manu (IwantonlymyIan_)

che giovedì parte in crociera.Divertiti e non studiare troppo che poi mi ti si consumi u.u

Questo capitolo mi è servito soprattutto per dare inizio alla storia vera e propria.Diciamo che i capitoli precedenti sono stati piu' di passaggio e mi hanno aiutato a descrivere bene i personaggi ed i luoghi.

Parto con il dire che ho amato quando Evangeline ha saputo tener testa a Daphne.Tra le due non scorre buon sangue...ne vedremo delle belle,sicuramente.

Abbiamo anche visto un piccolo flashback del passato di questa insieme a Derek;dove lui ha iniziato a prendere le distanze e ha messo in chiaro che per lui era solo sesso e cosi' doveva rimaner tale.

In questo capitolo c'è stato solo un momento dove Evangeline e Derek si sono incontrati;davvero poco.Ma come ho già detto solo da ora inizia la storia vera e propria.

Poi ho amato il momento in cui i compagni di Derek hanno preso le sue 'difese'.Nonostante questo si comporti spesso da stronzo e possa sembrare un menefreghista e tutto quello che volete...sembra tener davvero alla sua famiglia.Non è poi così spietato,no? D:

Sul capitolo non ho altro da aggiungere...spero solo vi sia piaciuto:)

Ne approfitto come sempre per ringraziare VOI che con le vostre recensioni e le vostre visite mi fate contentissima.

RINGRAZIO :

Le SEI persone che hanno messo la storia nelle preferite,le DUECENTO e passa visite nei capitoli precedenti,la ragazza che ha messo la storia nelle ricordate ed infine ringrazio tutte le persone che hanno recensito nello scorso capitolo *-*

Buone feste e nel caso non riuscissi ad aggiornare prima del 31....FELICE ANNO NUOVO! ♥
Bacioni.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Strange ***


 CAPITOLO SEI

 

Le persone dolci non sono ingenue né stupide,

né tanto meno indifese.

Anzi, sono così forti da potersi permettere

di non indossare nessuna maschera.

Libere di essere vulnerabili,

di provare emozioni,

di correre il rischio di essere felici

 

« E allora tu sei la famosa Evangeline.Piacere,io sono Mark.»

Un uomo alto e dai bicipiti enormi si presentò in salotto quel pomeriggio del mercoledì,come stabilito,come mio nuovo maestro.

Il viso era abbronzato,con labbra sottili e due intensi occhi verdi smeraldo che mi scrutavano con aria divertita.

Davvero un bell'uomo.

Sarà stata una cosa di Chicago,del luogo...magari tutti erano così carini.

Sorrisi imbarazzata,mentre le gote mi si coloraro di un rosso appena accennato,e porsi la mano per stringere la sua.

«Piacere mio.»

La sua mano strinse piano la mia,e solo allora mi accorsi di quanto questa fosse grande e possente rispetto alla mia.

Se avessi dovuto fare un paragone,quello più appropiato sarebbe stato confrontare me come una formica e lui come...Golia.Sì,magari lui.

Guardai le nostre mani unite e un senso di angoscia mi invase il corpo.Feci una smorfia con le labbra,cercando ovviamente di non farmi notare da lui,ma nonostante ciò Mark si accorse del mio disagio e subito dopo ritirò la mano e mi sorrise rassicurante.

«Riportala a casa per cena.» Ci interuppe Josh,entrando in quel momento in sala.

Riportala?!Perché...dove stiamo andando?

«Sarà fatto.»

Guardai i due uomini con aria interrogativa ed a braccia conserte,battendo un piede sulla moquette,aspettando che qualcuno si decidesse a darmi spiegazioni.

«Dobbiamo...andarcene da qui?

«No,se preferisci puoi sfoderare paletti davanti a tutto il vicinato e dire a tutti che sei una cacciatrice,no? Chissà perché non ci avevamo pensato prima!» Commentò ironica una voce alle mie spalle con fare altezzoso,e a dir poco irritante.

Alzai un sopracciglio e sbuffando lo mandai al diavolo nella mia mente.

Mi girai e a passi svelti mi parai davanti ad Austin,che mi accorsi solo ora avesse un tutore al braccio.

Il cuore mi si strinse in una morsa e fui subito tentata di chiedergli scusa,quando però mi ricordai il motivo per cui fossi arrabbiata con lui.

«Ma che problema hai?»

«Non devo dare spiegazioni a te.»

«Lo ripeto.Che problema hai?»

«Il problema sei tu,okay?» Sputò quelle parole,e io non potei far altro che ritrovarmi a ridere divertita.

Mi alzai in punta di piedi e poggiandogli le mani sulle spalle,facendo attenzione a non fargli male,sussurrai al suo orecchio, «Questa mattina mi sono scontrata con Derek. Sai?! Mi aspettavo di vederlo con qualcosa di rotto,ma lui a differenza di te è tutto intatto. Povero lupacchiotto...come va la spalla?» Chiesi stronza facendo pressione su quest'ultima.

Vidi passare qualcosa nei suoi occhi e serrare tutto ad un tratto la mascella,con fare duro,mentre cercava di non emettere nessun suono. Ma io ero perfettamente consapevole che a lui doleva.

Ma mi aveva provocata abbastanza e io non ce la facevo più.

Tra lui e Derek non sapevo chi mi desse più su i nervi.

Nella stanza cadde un silenzio tombale e il suo 'stronza' echeggiò nell'aria.

L'avevo umiliato...o almeno credevo.Non ero bene a conoscenza di come andassero le cose tra lupi e vampiri,ma l'unica cosa di cui ero certa di sapere era che tra loro non scorreva buon sangue.

Avevo scoperto il suo punto debole e sicuramente lo avrei usato a mio favore,d'ora in poi.

«Evangeline...» Sentii chiamarmi e subito mi distaccai dal suo corpo,voltandomi appena con il capo. Mark mi aveva chiamata, «Dobbiamo sbrigarci,non vorrei che poi ci restasse poco tempo.Devi andare a vestirti.»

Aggrottai la fronte e mi guardai. Non capii cosa non andasse bene nel mio abbigliamento.

«Non credo che i jeans siano adatti per un'allenamento,non credi?» Mi sorrise cortese l'uomo,ed io non potei che dargli ragione.

Vidi con la coda dell'occhio Austin stringere i pugni e distogliere lo sguardo da noi. Ci avrei messo la mano nel fuoco che si era appena morso la lingua per non ribattere con una battuta ironica,come ormai era suo solito.

Non potei che ritrovarmi a gioire dentro e ghignare vittoriosa.

1 - O per te Evangeline.Ben fatto!

 

Dopo una ventina di minuti scesi di sotto con una coda di cavallo alta,con qualche ciocca ribelle che mi ricadeva sul viso,dei pantaloncini corti per non sporcare altri pantaloni,una maglia grigia a bretelle che mi permetteva di muovermi liberamente,ed infine una borsa a tracolla con tutto l'occorrente:acqua,asciugamano ed un cambio per la sera.

Tutti e tre gli uomini erano a parlare attorno al tavolo,di qualcosa a me sconosciuto,quando la mia presenza gli fece voltare a guardarmi.

«Credo di aver preso tutto.» Annunciai scendendo dall'ultimo scalino.

Mark fu il primo ad alzarsi,seguito subito dopo da Austin che con sguardo serio mi scrutava da capo a piedi.

«Bene,andiamo allora. Prima le signore.»   Mark si fece da parte ed aprendomi la porta mi invitò ad uscire,da vero gentiluomo.

Mi ritrovai a sogghignare e pensare che nessuno mi avesse mai trattata con così tanto rispetto.

Alle medie,alle superiori avevo sempre trovato ragazzi che magari non solo non mi lasciavano passare per prima,ma lasciavano anche che la porta si chiudesse,facendomici così andare a finire contro.

Sorpassai così l'uscio di casa senza neanche salutare,tanto ero arrabbiata con i miei due conquilini.

Vidi parcheggiata fuori una macchina grigia,precisamente una Grand Cherokee,in tutta la sua bellezza.

Mi girai e feci per chiedere a Mark se fosse sua,quando invece mi ritrovai Austin ad un palmo dal viso. Sussultai quasi con il cuore in gola,e lo guardai interrogativa.

«E tu cosa fai? Ci segui?»

«Vengo con voi.» Rispose tranquillo,con una semplice alzata di spalle.

«Tu cosa?»

Sopportarmelo anche lì?!E no eh!

«Muoviti ed entra in macchina. Io sto avanti.»

E detto ciò mi sorpassò per entrare nell'auto.

Restai ferma lì,sul vialetto di casa a sentire il vento che mi accarezzava il viso e mi scompigliava i capelli. Chiusi per un attimo,che a me sembrò un'eternità,gli occhi e cercai di pensare lucidamente.

Questa era la mia battaglia.

Da allora la mia vita sarebbe cambiata. Avevo deciso di intraprendere un cammino,che aveva come scopo la salvezza dell'umanità.

Ed io non potevo di certo tirarmi indietro. Non più,ormai.

Non mi sarei lasciata distrarre da uno come lui,non mi sarei lasciata distrarre solo per la sua presenza. In quegli allenamenti avrei dato il massimo,di questo ne ero certa.

Speravo solo di esserne all'altezza.

 

 

La vegetazione era l'unica cosa che si riusciva ad intravedere oltre quella piccola casetta di legno,abbandonata nel nulla,dove Mark aveva deciso di dare inizio ai miei allenamenti.

Mi strinsi nelle spalle e buttai la tracolla nell'erba,iniziando ad ispezionare la zona,passeggiando nei dintorni.

Il prato era ricoperto da foglie cadute dagli alberi,che al solo passarci sopra rendevano il terreno soffice e scricchiolante. Piegai la testa di lato e mi accorsi che dietro la casa si trovava un grande terreno.

Probabilmente era dove mi sarei allenata...l'unica cosa che invece mi sorprese fu il fatto che era completamente spoglio.

Di cosa poi?!

Non lo sapevo neanche io.

«Qui mi allenerò?» Chiesi a Mark,che mi ero appena accorta fosse arrivato al mio fianco,con un'enorme borsone sulla spalla destra.

«Sì,c’è molto spazio a disposizione,non trovi?»

«Sì..è molto spazioso.E’ solo che...non mi aspettavo di ‘lottare’ in un campo così...spoglio,ecco.» Risposi abbassando il capo,quasi vergognandomi di quella osservazione.

Lo vidi scoppiare a ridere tutto ad un tratto e rispondermi divertito ,«Cosa ti aspettavi? Un campo di torture?»

Mi ritrovai a sorridere per le fossette che gli si crearono ai lati della bocca,che gli davano un’area così giovanile. Nonostante la sua stazza robusta,e alcune cicatrici che gli ricoprivano le braccia,lo si potrebbe definire come un’uomo normale...non uno che la sera va a caccia di succhiasangue.

Dovetti resistere alla tentazione di chiedergli quanti anni avesse,mordendomi la lingua,per non sembrare troppo sgarbata e maleducata.

Accompagnai la sua risata mormorando un ‘Già...non lo so neanche io.’

Lo vidi poggiare il borsone a terra,che cadde con un tonfo secco,e posizionarsi in mezzo al terreno,con le braccia lungo i fianchi,totalmente rilassato.

Alzai un sopracciglio confusa,non sapendo bene cosa fare.

Dal borsone non tiri fuori alcun paletto,Mark?

Mi guardai intorno in cerca di supporto,quando intravidi Austin che mi scrutava con sguardo annoiato.

Capendo ciò che invece avessi intuito,come se mi avesse letto nella mente,mi rispose con lo stesso tono di chi ne sa più di tutti.

«Non vorrai mica infilargli un paletto al cuore già da adesso,no?»

Assottigliai lo sguardo e lo guardai male,facendogli capire che dovesse chiudere la bocca.

«Evangeline!» La mia attenzione fu catturata da Mark,che mi faceva segno di avvicinarmi a lui. «Il tuo fidanzato mi ha detto che provi una certa simpatia per quel vampiro...Derek si chiama,no?Spero propio si stia sbagliando.» Continuò serio,guardando in direzione del ragazzo.

Non seppi se la cosa a darmi più fastidio fosse il fatto che aveva insinuato che Austin fosse il mio ragazzo o che io provassi attrazione nei confronti di Derek.

Sbuffai infastidita. «Punto primo:Lui non è il mio ragazzo.Punto secondo:Io non provo simpatia per quello. »

«Non provi simpatia,ma neanche lo odi...cosa che invece dovresti fare.» Si intromise Austin,mettendosi a sedere sugli scalini di legno,poco distanti da noi.

Quando la verità arriva diretta come un treno

all'orecchio di chi la nasconde con tanto entusiasmo brucia,

ma brucia di brutto!

Strinsi forte i pugni,stanca ormai di sentirmi dire cosa fare o non,stanca di ricevere ordini.

«La mia vita.Le mie scelte.I miei errori.Le mie lezioni.Non sono fatti tuoi.» Sibillai a denti stretti.

Diedi le spalle a lui e mi concentrai solamente su Mark;il quale era a braccia conserte ad aspettarmi.

«Possiamo iniziare.» Mormorai sentendo l’adrenalina a mille,e le lacrime in procinto di uscire. Premevano sugli occhi,pregando di uscire. Ma con tutte le forze le ricacciai indietro.

Non solo per evitare di fare la figura della bambina,ma per autoconvincermi che io non ero più tale. Presi un respiro profondo e sorrisi,sicura di me.

Ora. Ero pronta.

 

Mi parai davanti all’uomo,con i piedi ben saldi al terreno pronta ad attaccarlo,sferrandogli un pugno.

Caricai con potenza il braccio e con altrettanta forza cercai di colpirlo in viso. Tentativo vano data la sua rapidità. Mi chiuse il pugno con il suo,e con sguardo serio mi spronò a riprovare.

‘Libera la mente da tutte le preoccupazioni e pensa solo all’obiettivo.Tipo una sacca da box.’ Così mi aveva detto prima di iniziare l’allenamento.

Non sembrava difficile,ma ovviamente cambiai idea subito dopo quando ad ogni mio colpo,lui era sempre pronto a bloccarmi.

Cercai di riprendere fiato,lasciando molli le braccia lungo i fianchi,e riflettei.

Non ci riesco,dannazione!

Mi presi la testa tra le mani,ormai dolente,e mi autoconvinsi che non dovevo abbattermi al primo tentativo.

Avevo le braccia che mi dolevano per i tanti sforzi e le gambe riuscivo a malapena a tenerle ferme e saldate al suolo.

Avevo perso la cognizione del tempo.Erano passati minuti,ore ma io non ero in grado di saperlo.

«Evangeline colpisci!» Mi ordinò Mark con fare duro,scrollandomi per le spalle.

Se fino a poco fa lo avevo ritenuto un uomo calmo e di cui potermi fidare,ora avevo cambiato idea. Ero convinta volesse sterminarmi.

Il problema era che ci stava riuscendo.

Scossi il capo. «No-n ce la fac-cio.» Singhiozzai cercando di allontanarmi. Ma lui non voleva lasciarmi andare. Le sue mani possenti erano ancora sulle mie spalle,e mi scrollava forte;per farmi riprendere,forse.

«Sei giovane,ma non per questo devo tollerare il tuo comportamento.» Iniziò duro, «Tu sei una guerriera. E’ questo che sei. Discuti pure su tutto il resto,ma non discutere sulla tua stessa natura.»

Mi morsi il labbro a sangue,pur di non piangere.

«Lasciami fare una pausa.» Chiesi,quasi supplicandolo.

Ma lui di scuse non ne voleva sapere;infatti rifiutò la mia offerta e mi ordinò di tacere e colpire,di nuovo.

Sono stanca,lo vuoi capire?

«Allora se non vuoi capire,devo passare alle maniere forti.»

E allora sentii le gambe tremare,e subito dopo mi sentii con la schiena contro il suo petto,mentre mi torceva il braccio all’indietro,facendomi così piegare dal dolore.

Rimasi immobile,non curante del dolore atroce,ed istintivamente la mia mente andò al ricordo di ieri sera,con Derek.

Nella mia mente sentii la sua irritante voce che mi diceva ‘Sai fare così poco,petite?’

Strinsi i pugni e mi irrigidii tutto ad un tratto.Odiavo la sua voce e quel suo fottutissimo accento inglese,diamine!

Presa da non so quale furia,gli tirai una gomitata nel fianco ed urlai con tutta me stessa, «Ahhhhh non ce la faccio ti ho detto!» Nel frattempo mi dimenai sotto lo sguardo sorpreso di tutti.

Lo guardai arrabbiata e velocemente,come se non avessi il controllo del mio corpo,ebbi il coraggio e la forza di tirargli un calcio all’altezza del fianco e spingerlo a terra con uno spintone.

Una volta che finì con la schiena a terra,mi misi a cavalcioni su di lui e prendendo un pezzetto di legno,che mi ritrovai vicino nell’erba,glielo puntai al cuore,dove quel piccolo organo non smetteva di battere incessantemente.

Vedevo il suo petto alzarsi ed abbassarsi ritmicamente e qualcuno urlare ‘Evangeline!’ e scuotermi per le spalle.

Solo allora mi resi conto di ciò che avevo fatto.

Mi portai una mano alla bocca e rapidamente,quasi tremante,mi alzai dal corpo del mio maestro,buttando quello stupido pezzo di legno a terra.

«Oddio Mark...mi dispiace così tanto. I-o non so come...scusami.»

Era come se la rabbia avesse preso possesso di me,come se io non avessi più il comando del mio corpo. Come se qualcuno mi usasse come marionetta;muoveva lei tutti i fili e io stavo semplicemente a...guardare.

Possibile?

Questa non sono io!

Io non usavo la violenza...o almeno non fino ad ora.

Feci per scappare,dove non lo sapevo neanche io,ma qualcuno mi prese per le spalle e mi strinse contro il suo petto,facendomi poggiare la testa ad esso.

Austin.

Mi cullò tra le braccia,pregandomi di calmarmi e che non era niente di grave,ma io non gli credevo.

Insomma...una parte di me gioiva per essere stata in un certo senso più brava del maestro,ma un’altra parte di me non voleva accettare questa cruda realtà.

Mi strinsi maggiormente al suo corpo,per trovare quel supporto che mi permettesse di dimenticare ciò che avevo fatto.

Ma di cosa ti lamenti,poi?!Dovrai abituartici!

Vidi Mark con la coda dell’occhio,fare un cenno con il capo al ragazzo e subito dopo questo incamminarsi e io insieme a lui,dentro la casetta.

 

Mi fecero sedere su una poltroncina di pelle marrone lucido,e mi adagiarono sulle spalle una coperta rossa.

Austin mi diede un bacio sulla fronte,cercando di tranquillizzarmi di nuovo e dovetti ammettere che mi sentii molto meglio.Più rilassata,ecco.

Mi guardai intorno mettendo a chiaro dove mi trovassi.

Alla mia sinistra un comodino con sopra poggiata un’abat jour e accanto ad essa un’enorme finestra,che ti permetteva una bella visuale sull’esterno,sul bosco precisamente.

Alcuni divani in pelle,color crema erano alla mia destra e alcuni tappetti di pelli di non so neanche quali animali,e sinceramente non mi interessava piu’ di tanto,erano posti sul pavimento,sul parquet marroncino.

Un camino era posto sulla parete difronte,tenuto ben acceso,per illuminare il posto e riscaldarlo.

Era un posto accogliente. Mi domandai se non fosse la casa di Mark.

Parlando approposito di lui,era appena entrato in sala con una tazza di tè,che in seguito mi porse.

L’afferrai con mano tremante e lo ringrazia a bassa voce.

«Scricciolo!» Mi chiamò lui con quell’appellativo che mi fece rizzare i capelli,ed irritare non poco. «Tremi come una foglia. Non mi hai fatto male,tranquilla.» Mi rassicurò regalandomi un sorriso a trentadue denti.

«Mi dispiace.Non sei arrabbiato con me?»

«Arrabbiato? Dovrei? Mi hai solo colto inpreparato...di sorpresa. Non c’è da nascondere però,che sei stata molto brava. Si vede che sei figlia di Anderson...anche se sei più cocciuta di quanto mi aspettassi.»

Vidi di sfuggita Austin,al mio fianco,sbuffare e lanciargli un’occhiata che di buono non aveva niente. Non gli badai più di tanto,anche perchè ero troppo impegnata a gustarmi il tè al limone,lasciando che quel calore di casa mi cullasse.

 

 

AUSTIN’S POV

«Evangeline tu vai in macchina,io devo parlare un attimo con Mark. Ti raggiungiamo subito.» La liquidai facendole un cenno verso l’uscita.

Stranamente,con una semplice scrollata di spalle ci lasciò soli.

«A me non me la racconti giusta.Spara.» Dissi serio al mio compagno,cosciente che sapesse di cosa stessi parlando.

«Austin non preoccuparti.»

«Non preoccuparmi un cazzo,Mark!Cosa le è preso?»

«E’ normale che si comporti così,o almeno penso. Non ho mai avuto allievi che si comportassero in quel modo,gli occhi le erano diventati dorati...» Lo vidi quasi tremare al ricordo. Poi scuotendo il capo,si riprese. «E la sua spinta è riuscita a farmi crollare al tappeto. Sarà solo una scarica di adrenalina...»

Parlando in quel modo però,sembrava stesse cercando di convincere più lui che me.

«Sì...forse solo una scarica di adrenalina.»

«Già...e poi gli occhi..gli ha marroni,forse con i riflessi del sole,sono diventati dorati.»

Sembravamo due idioti.

Ma forse aveva ragione.

«Se lo dici tu,che hai anni di esperienza,ti credo.»

«Ti chiedo solo di tenermi aggiornato,sui comportamenti di Evangeline,intendo.» Lo sguardo serio e preoccupato che mi rivolse,mi fecero capire che neanche lui era tanto convinto che le cose andassero poi così tanto bene.

«Sarà fatto. Andiamo.»

 

 

EVANGELINE’S POV

Quella mattina mi svegliai con tutte le ossa doloranti,soprattutto quelle delle gambe,e un forte dolore alla testa.

La sera scorsa stanca com’ero avevo avuto solo il tempo di farmi una doccia e buttarmi a letto. Non avevo neanche avuto il tempo di domandare ad Austin per quale motivo avesse chiesto di parlare con Mark. Un sesto senso mi diceva che il succo del discorso ero io...ma non potei esserne sicura.

Nonostante ieri abbia avuto una giornata parecchio movimentata,oggi mi toccava andare a scuola.

Sbuffai e presi dall’armadio dei jeans attillati e una maglia bianca a maniche corte,con sopra un giubbino di pelle nero che mi arrivava a coprire metà schiena.

Mi vestii e dopo essermi data una pettinata ai capelli ed avergli lasciati morbidi e sciolti lungo le spalle,scesi di sotto.

«Buongiorno.» Dissi avvicinandomi ad Austin e scoccandogli un bacio sulla guancia,quasi da lasciarlo sorpreso e con il cornetto a mezz’aria.

Non seppi spiegarmi tutto questo buon umore,nonostante la mia vita fosse un disastro,ma ieri quando mi aveva stretta tra le sue braccia e coccolata,mi resi conto di quanto in realtà gli volessi bene.

Lo avrei potuto considerare come un fratello maggiore.

«Oh...'giorno.» Rispose regalandomi un sorriso,mentre poi tornava ad addentare il suo cornetto alla nutella.

«Evangeline,buongiorno.Come sono andati gli allenamenti?» Mi chiese Josh entrando allora in cucina,facendomi così sobbalzare.

«E’ andata bene...penso.»  Risposi semplicemente,non dandogli poi tanta confidenza.

Quale parte del ‘Lasciami stare’ non gli era chiara?

«Mi dis-spiace per la scorsa volta. » Mormorò abbassando il capo,come se quello che avesse detto lo stesse umiliando.

Austin per poco non si strozzò con il mangiare e io per poco non mi strozzai con la saliva,invece.

«E’ passato.»

«Ma sei ancora arrabbiata con me.»

«Non dovrei? Non è il gesto che mi ha dato fastidio,forse non lo hai capito. Io non perdono,non sono mia madre.» Conclusi sicura di me,prendendomi lo zaino in spalla.

«Non puoi giudicare così in fretta,senza sapere la storia.» Intervenne lui.

«Ma quale storia? Non puoi scusarti sul fatto che ci hai abbandonate!»

«Non sai perché l’ho fatto!»

«Allora un giorno sarai pregato di dirmi la verità. Ora voglio andarmene a scuola. Austin andiamo.»

«Evangeline...» Cercò di avvicinarsi a me,ma non glielo permisi.

«Austin andiamo.» Insistetti fino a quando il ragazzo non prese le chiavi della macchina.

Perché sono cosi maledettamente complicata?

Vorrei che restasse ma gli urlo di andare via, lo amo ma riesco a malapena a dirgli che gli voglio bene, vorrei abbracciarlo forte ma non lo lascio nemmeno avvicinare. Vorrei non essere cosi, ma ho troppa paura per lasciarmi andare.


Austin mi aveva lasciato davanti scuola,dopo avermi dato un bacio sulla guancia sotto lo sguardo invidioso di tutte che sembravano odiarmi,solo per il fatto che ricevessi piu' attenzioni di loro.

Vagai per il cortile,cercando di evitare lo sguardo di tutte le oche,e cercando di evitare soprattutto lui. Se l’altra sera avevo reagito in quel modo con Mark,era solo colpa sua! Irrittante succhiasangue dei miei stivali.

Immersa così tanto dei miei pensieri non mi accorsi di una ragazza che mi stava venendo incontro,chiamando il mio nome.

Assottigliai lo sguardo cercando di ricordare e sorrisi capendo fosse Chantal.

«Bella bionda,è da tanto che non ci si vede!» Mi sorrise salutandomi con un bacio sulla guancia,stranamente contenta di vedermi.

Era sempre così allegra di mattina?! Mh...quasi quasi mi faceva invidia.

«Chantal! Eh già...non abbiamo sempre lezione insieme.»

«In effetti...» Mi diede ragione lei facendo un faccino dispiaciuto. Solo allora mi accorsi quanto fosse graziosa.

«Ma oggi io ho lezione di chimica in laboratorio. E se non sbaglio ce l’hai anche tu.» Riprese tutta euforica.

Alzai un sopracciglio, «Sul serio?! Ah,non lo sapevo. Vedo conosci i miei orari meglio di me.» Sbuffai passandomi una mano tra la chioma bionda,imbarazzata.

«Beh,sono anni che frequento questo liceo.» Si giustificò facendo scoccare la lingua sul palato.

«Già,io devo ancora abituarmici.»

Ebbi appena il tempo di pronunciare quelle parole che una folla di gente,tra ragazzi e ragazze,si recò verso l’istituto urlando di qua e di la ogni tanto un ‘Oddio,ora si menano!’ ‘No,voglio vedere anche io!Fate spazio.’

Guardai Chantal allarmata.

«Cosa sta succedendo?» Chiesi mentre questa mi prendeva per mano e mi portava dentro,facendosi spazio.

Venni calpestata più volte sui piedi,e solo Dio sa quanto in quel momento avrei voluto mandare al diavolo tutti per avermi sporcato le mie adorate Nike bianche.

«Oddio.» La sentì sussurrare,facendo gli occhi quasi a palla.

«Non vedo! Chantal no,dimmi! Cosa succede?»

L’unica cosa che riuscivo a vedere erano le teste degli studenti che messi a cerchio assitevano ad una scena a me ignota. Cercai di saltare varie volte,non che la mia bassa statura mi aiutasse poi molto,per vedere cosa stesse succedendo,ma nada.

«Hai presente il tuo fidanzato? Ecco! Sta litigando con qualcuno.»

Alla parola fidanzato mi si gelò il suangue nelle vene.

Austin.

Sentii la folla intimare Austin a spaccare la faccia al suo ‘avversario’,o altri nominare il suo nome,intimandolo così a spaccare la faccia ad Austin,invece.

Oddio no,no,no!

Tutto ad un tratto lasciai la mano di Chantal,e mi feci spazio tra la folla. Tra spintoni ed insulti vari riuscii ad arrivare quasi in prima fila.

Derek e Austin faccia a faccia,che si guardavano in cagnesco.

Mi guardai intorno per vedere come mai la gente non si facesse avanti per separarli,ma nessuno muoveva un dito. Neanche i compagni del vampiro.

Ma perché?

Fu solo frazione di secondi che vidi Derek alzare una mano a pugno,e lì non potei più stare ferma.

Qualcosa mi diceva di fermalo.

Qualcosa dentro mi diceva di aiutarli. Di separarli.

«Derek!» E solo quell’urlo,uscito fuori dalle mie labbra come supplica,bastò a far zittire tutti i presenti,compresi i diretti interessati.

Feci alcuni passi avanti,sotto lo sguardo biasito di tutti,e mi posi fra i due.

Atto stupido,ma ciò sembrò far ricadere la mano lungo il fianco al vampiro.

Poggiai le mani sul suo petto,cercando di allontanarlo,ma invano.

Austin da dietro mi invitò a spostarmi prendendomi per i fianchi e cercando di farmi da parte,ma lui sapeva che non potevo permettere che si prendessero a calci e pugni,di nuovo.

Sapeva che quando mi imputavo su una cosa era quella.

«Evangeline togliti. Ora.» Mi ordinò lui,con fare duro e serio.

Scossi il capo ancora rivolta con il viso verso Derek. Non riuscii a distogliere lo sguardo dal suo. Quelle pozze azzurre erano come calamite...era possibile perdersi dentro. Un Labirinto.

Mi chiesi se io avrei mai trovato l’uscita,un giorno.

«No.Non vi farete di nuovo del male.Non lo permetterò.»

«E’ una cosa che dobbiamo risolvere io e lui.Spostati,cazzo!»

Delusa per il comportamente di Austin,spinsi con le mani contro il petto di Derek e con gli occhi lo suppliccai di andarsene e di pensare lucidamente anche lui.

«Ti prego...» Sussurrai con voce flebile.

«Non prendo ordini da una come te,petite Mi sorrise sghembo lui,tornando poi a guardare il ragazzo alle mie spalle. «Questa volta do ragione al tuo fidanzato Sputò quelle parole come se fossero bestemmie e non potei che intravidere una nota di disprezzo verso il mio amico,che portava quell’appellattivo.

Il mio fidanzato.

Se solo sapessi quanto ti stai sbagliando,Derek.

Feci per aprire bocca,quando però fui salvata dalle urla della professoressa,che echeggiavano in tutto l’istituto.

Vidi subito i presenti dileguarsi in fretta e Austin imprecare sotto voce.

Derek dal canto suo guardò il mio amico con odio e lo liquidò con un ‘Non finisce qui.’,e poi a passo svelto sparì dietro al corridoio,andando penso verso il bagno dei maschi.

«Sei solo una bambina. Non dovevi intrometterti,Evangeline!» Urlò fuori di sè,sputandomi quelle parole che mi ferirono nel profondo del cuore.

«Io l’ho fatto per te,idiota!»

Lo vidi rimanere zitto per alcuni secondi e poi addolcinare i tratti del viso mentre sussurrava « Sei così stupida che non ti accorgi che tutto questo lo sto facendo per te.» E detto ciò sparì anche lui,lasciandomi con un punto interrogativo in testa.

...lo sto facendo per te.

Picchiarsi con un’altro ragazzo era forse proteggermi? No,non lo sapevo.

Non sapevo cosa stesse passando nella testa di Austin,so solo che nella mia c’era una grande confusione.

Mi guardai intorno alla ricerca della mia amica Chantal,ma lei era sparita.

Sorrisi amara,e mi accorsi di ritrovarmi di nuovo sola,in quei corridoi che avevo imparato ad odiare in così poco tempo.

Ricordo mia madre che quando ero piccola era solita dirmi ‘Quando non ce la fai più fermati e respira.’

Ma come fai a respirare se ti senti scoppiare dentro?

Feci alcuni sospiri profondi ed aggiustandomi i capelli,lisciandoli con la mano,mi diressi,neanche io so il motivo,verso il bagno degli uomini.

Poggiai la mano sulla maniglia,e racchiusi a pugno il pomo,indecisa su cosa fare.

Perché lo stavo facendo?

Perché stavo andando da lui?

Questo non ero in grado di dirlo neanche io. L’unica cosa di cui ero certa,è che sentivo il bisogno di entrare.

Di fare tardi a lezione,non mi importava.

Prendendomi di coraggio entrai e ciò che intravidi avrei preferito non vederlo.

Derek piegato sul lavandino,con i capelli che gli ricadevano morbidi sul viso e la bocca semiaperta,come per cercare aria.

Mi sentii mozzare il fiato e fui subito scossa da un brivido.

Era impossibile che sulla terra esistesse essere così bello ?

Lo avrei considerato quasi una figura angelica,se non fosse stato che sapessi invece fosse tutt'altro.Un diavolo.

«Cosa ci fai qui?» Mormorò non alzando la testa,che era ancora rivolta verso il basso.

Solo dopo alcuni secondi,quando ormai mi fui ripresa,capii che stesse parlando con me.

«Umh..emh..cercavo il bagno delle femmine.» Mentii spudoratamente,mentre vidi le sue labbra piegarsi in un ghigno divertito e la sua risata cristallina arrivare alle mie orecchie,come il suono più bello che avessi sentito.

«Il bagno delle femmine eh?Quanto sei sciocca,petite

Fu allora che lo vidi. Lo vidi in viso.

Alzò il capo e quando posò i suoi occhi nei miei,mi sentii sciogliere. Come un’ondata di calore che ti attraversa tutta.

Ero così strana in sua presenza.

Forse faceva caldo e mancava aria.

«E quindi non hai permesso che mi facesse del male il tuo fidanzatino,eh?» Chiese sorridendo e avvicinandosi a me,ondeggiando i fianchi sensualmente.

«Nah. Ero solo offesa. Io ho il dovere di ucciderti,non lui. Sai...mi sarebbe dispiaciuto se lui ti avesse fatto fuori prima che lo facessi io.» Ribattei spostando lo sguardo da un’altra parte. Era impressionante il modo in cui mentire,in questi ultimi tempi,stesse diventando una cosa così naturale.

Rise di gusto,burlandosi di me,mentre io mano mano sentivo le gote diventare rosso fuoco,quasi da farmi male.

Poi tutto ad un tratto si fece serio e lo vidi alzare la mano in aria.

Un’ondata di paura mi invase e pensando mi stesse per colpire,mi rannicchiai su me stessa e chiusi gli occhi.Ma quello schiaffo non arrivò mai sul mio viso.Al contrario la sua mano si posò sulla mia guancia con delicatezza,cosa non da Derek,e mi sussurrò, «Sei stata coraggiosa,Evangeline Ora nella sua voce non c’era più malizia...

E lì mi sentii morire. Decisamente.

«Dav-v-vero?» Mormorai con quella poca voce che mi era permesso tirar fuori.

«Sì. Avrei potuto darlo a te il pugno. Ti avrei fatto finire in ospedale,te ne rendi conto?» Mi chiese duro,mentre stringeva una mano a pugno.

A me non sfuggii quel suo gesto ed istintivamente mi morsi un labbro,rendendomi conto di quanto fossi stata sciocca.

Ma se lo avevo fatto era perché ero cosciente.

«So quello che ho fatto e non me ne pento.» Sussurrai.

«Bene.»

Restammo in quella situazione per un tempo a me sconosciuto e dopo una domanda mi balenò in testa.

«Derek...» Si voltò e alzò un soppracciglio,segno che mi stava ascoltando. «Per caso eri preoccupato che mi potessi far male? Per questo non mi hai colpita?» Chiesi quasi divertita.

Lo vidi sgranare gli occhi e poi assumere la sua espressione strafottente,che portava di solito,e la sua bocca si aprì in una smorfia.

«Pfft.Non volevo solo rovinare il bel faccino che ti ritrovi.Non ti sentire importante.» E detto ciò sparì anche lui a velocità della luce.

‘...non volevo rovinare il tuo bel faccino.’

Mi toccai con la mano la guancia,dove lui precedentemente aveva poggiata il suo palmo,e mi resi conto quanto in realtà scottasse.

Abbassai il capo imbarazzatta e poi mi ritrovai a ridere da sola per il suo ‘Non ti sentire importante’. La stessa frase che dissi io il giorno prima.

Pensai a quanto buffa fosse la cosa e quanto in realtà fossimo uguali.

Derek aveva dimostrato di avere un lato buono e dolce,forse,oggi.

Se solo non portasse via la vita a molte persone,lo potrei trovare anche interessante...oppure no! No,penso di no.

Con questo stupido pensiero,decisi finalmente di abbandonare il bagno e dirigermi in aula di chimica.

Mi preparai psicologicamente alle due ore che avrei dovuto passare con l’Allocca,e finalmente entrai con un sorriso da ebete in classe.

Sarei dovuta essere triste perché Austin ce l’avesse con me?

Forse.

Ma io ero stranamente felice.

________________________________________________

FELICE ANNO NUOVOOO *----*

Non vi avevo promesso di aggiornare proprio il 31,ma ho fatto il possibile per pubblicarlo oggi.Pensate che oggi mi sono svegliata alle 1O solo per voi u.u Apprezzatelo.

Soprattutto un grazie a...la mia pulce ♥ Giulia (Giuls_99 ) che senza di lei,molto probabilmente,avreste dovuto aspettare ancora un po' per il capitolo...E' da ieri che mi mette fretta XD

Anche perché sono l'unica pazza che si mette a scrivere l'ultimo giorno dell'anno.Io devo ancora prepararmi ma sto qua :'D HAHAHAHA!

Spero il capitolo vi piaccia e ringrazio tutte le persone che hanno trovato del tempo per leggere la storia e per lasciare qualche recensione:e soprattutto a quelle che lo fanno con costanza.Mi spronano a continuare a scrivere...perché se non ci foste voi,non credo troverei la voglia di mettere le mie idee su carta:)

Ringrazio anche quelli che mi hanno messo nelle seguite/preferite/ricordate. ♥

Ora corro a prepararmi che sono in ritardo e.e

Un bacione e ancora...felice anno nuovo ;) 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Alisia ed il Patto con il Diavolo. ***


CAPITOLO SETTE




Ci sono giorni in cui mi chiedo

dove io trovi la forza per fare tutto quello che faccio,

senza mai cedere, ma poi rispondo a me stessa

e dico: siamo nati per "lottare"; arrendersi mai.

Guardai fuori dalla finestra annoiata,con la testa appoggiata sul baccio destro che era disteso sul banco.

La continua parlantina della professoressa stava iniziando a darmi sui nervi.I suoi 'fate silenzio' o i suoi 'Avete capito?Ora interroghiamo!' mi facevano venire il mal di testa.Era come se i miei neuroni stessero andando a fuoco,forse sintomo di febbre.

Le rondini che erano alte in cielo e creavano figure,che io ogni tanto mi divertivo ad indovinare,riuscivo a vederle poco ora.La vista si stava anebbiando e successivamente le voci dei miei compagni diventavano sempre più lontane e poco nitide.

La gola mi si chiuse,non permettendo più all'area di entrare nei polmoni e di conseguenza poter respirare.Era come se mi trovassi in mare,come se qualcuno da sotto mi stesse tirando sempre più verso il basso,verso l'abisso infinito.

Sgranai gli occhi e potei giurare di star diventando di tutti i colori,dal rosso al viola e da questo al verde.

'AIUTO!'

Mi girai allarmata verso la mia amica,in cerca di una mano che mi portasse a galla,in superfice...ma con mia sorpresa ero sola.

Mi portai istintivamente le mani al collo,e potei notare di non star più soffocando.Ispirai a pieni polmoni tutta l'area che prima mi era venuta a mancare,quando una luce bianca,pura e luminosa,mi si proiettò addosso,andandomi a danneggiare gli occhi,che chiusi subito dopo.

'Sono in Paradiso?'

Una mano si andò a posare sul mio capo e mi accarezzò dolcemente.

E non so come,o perchè,ma mi sentii subito meglio.Quella semplice e gentile carezza,era bastata a farmi tornare quiete,tranquilla...leggera.

Come se la paura e il dolore che avessi provato poco fa,fossero spariti.

« Apri gli occhi,Alisia... »

Quella voce calda mi arrivò alle orecchie,come una vampata di calore che ti attraversa tutta.Dalla testa ai piedi.

Quella voce che io non riuscivo ad assocciare a nessuno,però mi sembro conosciuta.

La voce di quella donna non mi era nuova.

Magari era uno dei miei stupidi sogni,o magari ero realmente morta.

Sogno o no,io mi sentivo bene.

Come trasportata da quella melodiosa voce,aprii gli occhi di scatto,ritrovandomi a fissare una sagoma,o figura...non seprei come chiamarla,luminosa che brillava di luce propria.

Era bianca e bella come una dea.Nonostante fosse quasi trasparente,riuscii a vedere le sue forme, la sua pelle candida e gli occhi di un marrrone ramato,quasi simili ai miei.

Era una donna giovane,con dei lunghi capelli che le arrivavano alle ginocchia e che le ricadevano morbidi sulla schiena.Un sorriso smagliante,da farti quasi invidia,e un'espressione serena sul volto.

I vestiti settantacenteschi,costituivano un'ampio gonnone che le ricadeva fino al pavimento,molto gonfio,e molti merletti sparsi quà e là,e soprattutto sul corpetto dello scollo ampio.

« Alisia,mia cara... »

Di nuova quel nome,di nuovo Alisia.

Scossi il capo,riprendendomi subito da quello stato di trance,e fissai negli occhi la donna dal viso angelico.

« Com-me sono arrivata qui? »  Fu tutto quello che riuscii a dire,data la situazione.

La mano di questa si andò a posare sulla mia guancia,e mi sorrise teneramente.

« Non ti ricordi di me,Alisia? »

Corrugai la fronte e mi innervosii quando riprese di nuovo a chiamarmi con quel nome.

E perchè mai avrei dovuto conoscerla?

« Io sono Evangeline,non Elsa o quello che è! » Protestai contrariata che mi chiamasse in quel modo. « E no...non la conosco.Dovrei? »

La luce nel suo corpo,come se le fosse incorporata dentro,prese a brillare più di prima e la sua risata improvvisa echeggiò nell'aria.Iniziò a trotterellare su se stessa,come se sembrasse che la situazione la divertisse parecchio.

Beh,cara.Sono lieta di informarti che io non sono divertita affatto.

Ammirrai la sua bellezza divina e mi ritrovai a pensare che si comportasse come una bambina,nel corpo di una donna.

« So come ti chiami...noi ci conosciamo già.Ma tu in realtà sei Alisia,la mia Alisia è dentro di te. » Mi guardò sorridendo raggiante,con quei denti perfetti ma quello sguardo che ora sembrava quasi farmi paura,tanto che dovetti indietreggiare.

« Tu sei pazza... » Balbettai mettendomi a debita distanza.

« Pazza?Hahahahhaha Non siamo poi tanto diverse,no? »

« Io-o non sono pazza! »

« Ma sei qui...con me. »

Infondo aveva ragione...ora sarei dovuta trovarmi a scuola,ad ascoltare la noiosa lezione di quella vecchia che tanto mi ero ritrovata ad odiare.

« Sto sognando! »

« Mhh...e io invece dico che Alisia ti abbia portato da me. »

Con passi lenti,fluttuando nell'aria si avvicinò a me,inclinando la testa di lato e tracciando con il dito il profilo del mio collo.Rabbrividii involontariamente al contatto con la sua pelle fredda...morta.

« Chi è Alisia? » Chiesi guardandola negli occhi.

« E' la tua piccola creatura.Ti porterà di nuovo da me...ne sono sicura. » Era radiosa e continuava a fare delle giravolte su se stessa,ridendo da sola.

La guardai accigliata,non sapendo cosa dire.Io non ero incinta,ma non credo si riferisse a quel genere di creatura.

« Quindi...non ti ricordi di me,tesoro? »

Scossi il capo e risposi con un secco « No. »

« Uffi,così però mi rendi le cose più difficili! » Si lamentava proprio come una ragazzina in preda ad una crisi isterica.Stavo seriamente prendendo in considerazione che quella donna fosse pazza.

« Chi sei? »

« Hai proprio rimosso tutti i ricordi,Alisia? »

« Io...non mi ricordo di te,mi spiace. »

«   Eri solo una bambina allora,ma eravamo grandi amiche.Direi proprio migliori amiche,invece. »

Sgranai gli occhi ed iniziai a tornare un po' indietro negli anni,giusto per vedere se ricordassi qualcosa.

Ma per quanto mi sforzassi,non riuscii a trovare niente.Io non avevo mai avuto tanti amici,soprattutto migliori amiche.Ero una tipa piuttosto riservata e venivo spesso allontanata dalle mie coetanee per il mio caratterino spostaneo,e senza peli sulla lingua.

La "ragazzina tutta pepe",mi chiamavano a Roma.

Scossi il capo ancora una volta e non feci neanche in tempo a rispondere che mi precedette.

« Non fa niente,cara.Ricorderai a poco a poco...anche con l'aiuto di Alisia.Scommetto diventerete ottime amiche;proprio come lo eravamo noi tempo fa.Ma ora devi andare...torna nel mondo reale,Alisia... »

La voce della donna si allontanò sempre piu',tanto da sentirne solo l'eco di quelle parole.Peccato però ,non feci neanche in tempo a poterle chiedere il nome...che lei era già scomparsa,portando via con sè quella luce abbaggliante.


Un secondo dopo mi ritrovai di nuovo quella sensazione di dolore alla gola,come se mi stessero strangolando e poi nero.

Quando riaprii gli occhi ero a scuola,con Chantal che mi strattonava per il braccio,pensando stessi dormendo.

Sì,mi ero addormentata a lezione...certo.


« Ti sei presa un quattro! »

La voce della mia amica durante il ritorno a casa,non mi dava proprio pace.Diceva che mi fossi addormentata e che la professoressa di letteratura inglese mi avesse chiesto tutto ad un tratto come morisse Romeo.

« E' la terza volta che me lo ripeti,Chantal.Lo so! » Ripresi sbuffando « E' che avevo sonno... »

'Cazzata.'

Vidi la ragazza fermarsi nel bel mezzo del marciapiede e mettendo le mani sui fianchi,si fermo' a guardarmi.

Mi scrutava con fare curioso e sospettoso.

« Che c'è? » Chiesi inarcando un sopracciglio e fermandomi anche io.

« Sei strana... »

« Me lo hanno detto in tanti. » Mi giustificai,non capendo dove volesse andare a parare.

« No,intendo...non parli mai di te.Sei riservata,tipo la ragazza misteriosa.Sei nuova nella scuola,ma già ti conoscono tutti e ... »

« E' per la scenata successa nei corridoi,vero?Cazzo,io a quelli li uccido! » Esclamai,portandomi le mani nei capelli,nervosa.

'E io che preferivo passare innosservata!TENTATIVO FALLITO,IDIOTA.'

« Beh,diciamo di sì.Ma anche che tu sia riuscita a conversare con Derek,è strano.Lui non parla mai con nessuno. »

Il suo tono serio e deciso,mi fecero capire che c'era qualcosa sotto.

Ma non era poi bello giudicare le persone,così senza conoscerle,no?

« Forse la gente si avvicina a lui solo per la bellezza e per un secondo scopo e non per conoscerlo dav... »

Non mi fece continuare che mi interruppe subito.

« Lui fotte e basta,Evangeline.Non sempre c'è del buono nelle persone...non sempre bisogna cercarlo. » Mi sorrise quasi come una madre,che da lezioni di vita alla propria bambina.

Aveva ragione e io ne ero consapevole.

'Non c'è del buono in un criminale...'

Avrei voluto aggiungere,ma mi morsi subito la lingua.Lei non doveva sapere.

« ...Ma tu sei fatta così...giusto? » Chiese e io mi ritrovai a guardarla con sguardo perso,sorpresa perchè era riuscita a cogliere un mio difetto in così poco tempo.

Le sorrisi e la presi per mano. « Ti va di venire a casa mia oggi?Per recuperare letteratura?Mi serve un'insegnante e tu hai otto,quindi...per favore. »

Solo dopo mi accorsi di cosa fosse uscito dalle mie labbra.

'Ops...'

Vidi i suoi occhi brillare,e passarci dentro qualcosa che riuscii a decifrare come 'sorpresa' .

Magari non se lo aspettava...e sinceramente neanche io.Non ero una ragazza così spontanea,ma lei mi era simpatica.

Le sue labbra si incurvarono in un sorriso radiante e la presa sulla mia mano si fece più salda.

« Certo,per me va bene.Oggi alle tre allora? »

Le sorrisi e dopo averle lasciato un bacio sulla guancia,le indicai la mia casa.

« Okay,ora devo scappare.A dopo,Evangeline. »

Quella ragazza mi ispirava fiducia,ed inoltre era una delle poche che ritenevo simpatiche.Nella scuola non avevo legato ancora con nessuno.Forse per il fatto che tutte mi parlavano dietro.E appunto,se continuavano a parlarmi dietro,dietro sarebbero rimaste.

Per un motivo futile,poi.

Ricordo che a Roma erano tutti più aperti.Se eri nuovo ti prendevano a braccetto,e ti facevano unire al gruppo,con loro.

Invece qui rimanevo in disparte con gli occhi dei ragazzi puntati addosso...più che altro sembravo una cavia vivente per i vampiri.

Ogni giorno la mia vita era in pericolo...

'Bella vita,non trovate?'

E con questo stupido pensiero,mi diressi a casa pronta a mangiare un piatto di pasta al ragù.

Pancia mia,fatti capanna.


« Com'è andata a scuola? »

Josh ogni tanto se ne usciva con qualche domanda,giusto per spezzare quel momento imbarazzante che si era creato,dato che io non avevo intenzione di aprire bocca e fare conversazione con lui.

Sinceramente avrei preferito stesse zitto.

« Ho invitato un'amica a casa,oggi. »

No,non gli chiesi neanche il permesso.Il mio non era un 'Posso invitare un'amica oggi a casa?' No..era più che altro un'affermazione,la mia.

« Austin la conosce? »

« Non lo so,e non mi importa. »

« Devi assicurarti che non sia un vam... » Non lo feci continuare che alzai il volume della tv quasi al massimo,per non sentirlo più parlare.

Stava per dire 'Vampiro' ? ECCO!QUELLA PAROLA OGGI ERA VIETATO PRONUNCIARLA,CHIARO? CHIARO.

« Vorrei parlarti,Evangeline. »

Lo vidi con la coda dell'occhio poggiare i gomiti sul tavolo e guardarmi,cercando di attirare la mia attenzione.Mi girai di poco e li feci segno di continuare.

« Non voglio che tu creda che ti abbia abbandonata... »

« No,infatti.Avevamo una relazione a distanza. » Risposi antipatica,sfoggiando un sorriso strafottente,mentre giocavo con la forchetta nel piatto.

La risposta non sembrò piacergli,anche se lo vidi sorridere amaro e abbassare il capo.

« Assomigli molto a tua madre.Quando eravamo giovani,ricordo fosse cocciuta come te.Bella,testarda,intelligente,timida,con tanto coraggio da vendere... »

A quelle parole serrai il pugno sotto il tavolo,e feci finta che quel discorso non mi avesse toccato affatto,tanto che continuai a guardarlo con fare disinteressato.

« ...Ma l'hai comunque abbandonata. »

« Non è come credi. »

« Josh ti prego,risparmiatelo...non te ne uscire con un 'Ti voglio bene,mi dispiace'. Perchè delle tue scuse non me ne faccio niente. »

« Okay,allora non lo farò.Ma voglio solo che tu sappia una cosa.Volevo tornare e giuro che sarei tornato prima se non fosse stato perchè sono un vigliacco. » Spostai lo sguardo nei suoi occhi e lo vidi sorridere debolmente.

« Almeno lo ammetti;lo apprezzo. »

« L'ho fatto per te... »

« Allora dimmi perchè lo hai fatto,diamine! » Urlai alzandomi in piedi,rischiando di far schiantare la sedia per terra,alle mie spalle.

« Non posso...non ora. »

« Bene.Allora la nostra conversazione è finita. » Dissi gelida girando i tacchi,mentre sentivo un '...per Alisia',sussurrato.

Sgranai gli occhi,e sentii il sangue gelarmisi nelle vele.

Ma non seppi se per il fatto che aveva incolpato il mio 'Alisia',che ancora non avevo capito cosa fosse,o per la notizia con la quale il telegiornale ci stava aggiornando.

'Cadaveri dissanguati,trovati a Andersonville ieri alle dieci di sera.Erano due ragazze dell'istituto Robeson,Ashley Watson ed Emily Wood.Sul collo delle vittime,sono stati trovati due fori.Le ferite sono profonde,e il sangue era ancora fresco quando sono andati ad ispezionare i corpi.Non ci sono testimoni,nessuno ha assistito all'omicidio di queste giovani ragazze di soli sedici anni che avevano davanti un futuro.Ci sono ipotesi che pensano si tratti di un'animale.Vi chiediamo di prestare attenzione quando uscite soli la sera a fare una passeggiata.Le forze dell'ordine stanno facendo il possibile per trovare il colpevole.Riposate in pace angeli...'

E poi non sentii più niente,perchè fui troppo impegnata a cercare di placare la rabbia.

Non so l'espressione che in questo momento avessi in volto,ma seppi per certo che preoccupai mio padre.

Mi girai verso di lui,sentendomi tremare tutta,e gli chiesi con sguardo supplicante di dirmi che ciò che avevo sentito non fosse vero.

'Animali...sedici anni...ragazze...'

« ERANO SOLO RAGAZZE,PORCA PUTTANA! » Mi portai una mano alla bocca,iniziando a singhiozzare silenziosamente mentre Josh mi si avvicinava e mi sorreggeva prendendomi per le spalle.

« E' già la seconda volta questa settimana,Evangeline.Per questo devi fare in fretta con gli allenamenti.Non possiamo aspettare oltre.Sono pericolosi... »

In quelle lacrime che continuai a versare per vari minuti,senza spiaccicare parola,era racchiusa tutta la rabbia che avevo dentro.

Tutto l'odio che provavo verso di loro,verso quegli esseri che uccidevano senza pietà.

Non conoscevo quelle ragazze,magari le avevo visto qualche volta nei corridoi di scuola,ma questo non cambiava le cose.Non cambiava che erano delle povere ragazzine che avevano tutta la vita davanti,una famiglia,degli amici,un fidanzato.

Non so se era la rabbia o la delusiona a prevalere.

'Delusa da chi?'

Per quanto mi costasse ammetterlo da Derek.Lui che nonostante fosse un vampiro,avevo cercato di capire e di non vederlo come un nemico.Colui che riusciva sempre a farmi innervosire,ma anche colui che pensavo fosse migliore di cosi'.Migliore di loro.

Ma di cosa mi stupisco?Anche lui è come loro.

Mi stupisco più di me stessa,in verità. Una volta in un libro,avevo letto 'Per essere delusa devi aver voluto bene...'

E io non li volevo bene.Ma neanche lo odiavo,come invece mi era stato detto di fare.

Contorta come cosa,non trovate?

Abbassai il capo ed iniziando a fare brevi sospiri,per riprendermi,mi dissi che quelle ragazze dovevano essere vendicate.

« Li ucciderò...uno a uno. » Dissi guardando in un punto della cucina,come in uno stato di trance mentre mi toglievo le mani di Josh di dosso.

Non gli diedi neanche il tempo di rispondere che avevano già suonato al campanello.

Quel fastidioso rumore,riusci' a farmi risvegliare e a far trasalire.Sbattei velocemente e ripetutamente le palpebre e mi diressi alla porta.

'Di nuovo quella sensazione...che strano.'

« Chantal... » Mormorai ritrovandomela davanti con tutto di libri e cappuccio calato in testa,quasi da non riconoscerla.

Solo allora,guardando l'orologio appeso alla mia destra,mi accorsi che erano le tre.

 

 

« [...] Quindi quando lei ti chiederà come morì Romeo,tu dovrai risponderle...? »

Erano ormai due ore che non facevamo altro che parlare di Shakespeare,Romeo e Giulietta.Ora ero quasi sicura di sapere la lezione a memoria...Chantal era davvero brava.

« Le risponderò "Pensava che Giulietta fosse morta,così non potendo immaginare una vita senza di lei,si uccise a sua volta con un pugnale...ma la realtà si scoprì fosse che la sua amata non era realmente morta,ma aveva preso una pozione che la fece sembrare morta per alcune ore.E poi blah blah blah... » Cantilenai facendole la linguaccia.

Vidi Chantal prendere un cuscino e lanciarmelo addosso,mentre io feci appena in tempo a scostarmi per non ritrovarmelo dritto in piena faccia.

Scoppiai a ridere mentre lei mi guardava a dir poco irritata.

« Mi hai rovinato la scena piu' romantica! »

« Quale?Il 'E così con un bacio io muoio.' ? » Recitai mettendomi in ginocchio,e facendo finta di puntarmi il pugnale al cuore,mentre cercavo di trattenere le risate.

La vidi tutto ad un tratto irrigidirsi dopo il mio gesto,e rimanere impietrita sul letto con uno sguardo perso nel vuoto.

Strinse con le mani le lenzuola di seta del mio letto,e distolse lo sguardo per un attimo.

Mi avvicinai piano a lei e poi le saltai addosso,facendola stendere sul letto.Presi un cuscino ed iniziai a prenderla a cuscinate,scoppiando a ridere come una scema.

« Su Chantal,un pò di vita! »

Mi guardava interrogativa,mentre io iniziavo a sentirmi una scema.

Avevo paura di aver sbagliato qualcosa,perchè infondo io di amiche così intime non ne avevo mai avute.Uscivo il sabato sera con loro,ma la cosa finiva lì.

Smisi di ridere,ed abbassando lo sguardo feci per voltarle le spalle,ma questa mi prese per il polso.Alzai lo sguardo nei suoi occhi e la vidi sorridere complice.

« Com'era?Un pò di vita,no? » Chiese malefica e subito dopo mi ritrovai sotto di lei che mi faceva il solletico.

E risi...risi insieme a lei per,neanche io so quanto.So solo che erano poche,tanto da potersi contare sulle dita delle mani,le volte in cui mi ero divertita così tanto.

Chantal non era poi tanto rigida,doveva solo lasciarsi andare un pò.

 

[Dopo mezz'ora.]

« Okay...basta.Ho il fiatone. » Sorrisi portandomi una mano al cuore,cercando di riprendere a respirare bene.

« Hai ragione.Ma ho vinto io! »

« Solo perchè ti ho fatta vincere... » Peccato però che lei avesse ragione,ed io torto.Cazzo,mi aveva fatta diventare una sacca da box,sul serio.

« Sisi,certo. »

Passarono alcuni minuti imbarazzanti,durante la quale nessuna delle due fiatò,quando però lei si decise a spezzare quel silenzio.

La vidi mettersi a sedere,vicino a me nel letto,ed incrociare le gambe.Insomma,si era messa comoda.

« Iniziamo...fidanzato?Anzi,no.Già lo so!Purtroppo ti sei presa quel bonazzo di Austin... » La ragazza fece una smorfia con le labbra,e io mi ritrovai a ritenerla buffa. « Poi...tuo padre che lavoro fa? »

« Emh... »

'Josh che lavoro fa?Merda!'

« E'...è...un meccan-nico. »

'Un meccanico?Ma seria?'

Mi maledii da sola per quella cazzata,ma lei sembrò crederci e quindi andò avanti,facendomi tirare un sospiro di sollievo.

Pericolo scampato...solo per ora,però.

« Capito.Ma è strano...sai?Tu e Austin non siete fratelli?Dico..io sapevo questa fosse casa sua.Poi se tu mi dici che siete fidanzati...non è incesto? »

Giuro che se avesse ridetto un'altra volta la parola 'fidanzato' l'avrei picchiata.Mi dava sui nervi...non lo capivano?

« INCESTO?!Io...non...non mi va di parlarne,ti prego. » Abbassai il capo imbarazzata.Non sapevo se Austin a casa sapesse che Josh,non era realmente suo padre,quindi preferivo non immischiarmi e restare al mio posto.Avrei evitato un'altro guaio,sicuramente.

Annuii capendomi e continuò.

« E perchè sei qui?Dico...perchè ti sei trasferita? »

Mi scrutò attenta,sporgendosi un'altro pò per avvicinarsi a me,mentre io iniziavo a sentirmi a disagio.Non avevo voglia di parlare della mia vita,non volevo continuare a mentire.

« Ci sono cose che non si possono sapere,e basta. » La liquidai,mentre la vidi diventare improvvisamente seria.

Questa ragazza aveva sbalzi d'umore improvvisi.Aveva la mascella serrata e si vedeva perfettamente che cercava a stento di mantenere la calma.

La riscossi,passandole una mano sul braccio,ma questa si scostò subito,come se l'avessi ferita e mormorò un « Devo andare,sono impegnata.A domani,ciao! »

E detto ciò,prese le sue cose e di corsa scese le scale,senza neanche darmi il tempo di accompagnarla,ed uscire fuori alla svelta.

Mi lasciò lì,sul letto,confusa e preoccupata per la sua rezione improvvisa.

'Magari sono io a far scappare le persone...'

 

 

 

« Ahhhhhhh bastardi! » Urlai con tutta me stessa,riferendomi a quei vampiri,mentre alternavo a schivare i colpi di Mark e a sferrargli dei pugni,che a volte lo sfioravano appena.

Ogni tanto lo vedevo sorridere compiaciuto del lavoro che aveva fatto con me.Imparavo in fretta,diceva.

Chiusi gli occhi,cercando di captare con la mente la sua posizione,solo che mi distrassi a pensare al corpo delle due ragazze coperte da un lenzuolo bianco,distasede lì per terra,senza vita,e così finii per incassarmi un pugno sulla spalla.

Cacciai un urlo,che a stento riuscii a trattenere e mi accasciai a terra,battendo le mani al suolo.

'Non devo pensarci,cazzo!'

« Alzati. » Era un'ordine.

Mi alzai,facendo scrocchiare la spalla rimettendola a posto,e mi avventai su di lui,saltandoli sopra.Lo feci cadere a terra,mentre cercava di invertire le posizioni,e iniziai a sferrargli attacchi che non sempre riusciva a schivare.

Mi aveva imparato ad usare la verbena,pianta che danneggiava la pelle morta dei vampiri,ma quella l'avrei dovuta usare solo in caso di difficoltà.

Mi prese per il polso e cercò di girarlo,cercando di farmi male,ma fui più veloce di lui,e acceccata dalla rabbia come allora,lo presi per la gola e strinsi forte.

'No.Non posso aver perso il controllo di nuovo!No,no,no.'

Sbarrai gli occhi e stizzita mi alzai e a passo svelto rientrai dentro casa,andando a bermi un bicchier d'acqua.

Ero tutta sudata,ma ora sudavo freddo.

Questa era uno dei motivi,per cui in quei giorni di allenamenti che erano passati,odiavo dover lottare con Mark.

Odiavo perdere il controllo,senza neanche sapere il motivo.

Austin,con cui avevo ripreso a parlare perchè a dirla tutta non riuscivo proprio ad essere arrabbiata con lui,mi aveva spiegato che fosse la mia natura di cacciatrice.E io facevo finta di crederci,nonostante mi dicesse fosse normale.

E l'avrei sicuramente creduto,se non fosse stato per quella donna che era riuscita a rovinarmi una giornata,pochi giorni fa.

Poi mio padre che nominava di nuovo quel nome...quel 'Alisia.',aveva contribuito a farmi venire seri dubbi.

 

« Non posso continuare così... » Sussurrai all'uomo che mi era difronte,e che ormai era diventato un mio grande amico.

Mark avevo scoperto fosse una persona di cui poter aver fiducia e molto simpatica.Quando ogni tanto mi vedeva giù,cercava di farmi ridere raccontandomi di come era diventato cacciatore e le sue prime esperienze...che ovviamente si dimostrarono essere un disastro totale.

Ma ora era diventato un maestro...uno dei migliori cacciatori di vampiri in piazza...chi lo avrebbe mai detto,vero?

« Evangeline ancora con questa storia? »

« E se finissi per ucciderti? » Chiesi allarmata,passandomi una mano nei capelli,preoccupata.

« Non lo farai. »

« Beh,certo.Perchè tu prevedi il futuro. » Commentai sarcastica,guardandolo negli occhi con un sorriso sadico.

« Che spiritose che siamo oggi. » Sbuffò lui,incrociando le braccia al petto.« Vuoi la verità?! »

Annuii debolmente e così Mark continuò. « No,non è normale che tu ti comporta in questo modo.Ma non c'è da allarmarsi,per ora.Ti preoccupi troppo e ti stai facendo troppe paranoie,Evangeline.Parlerò con tuo padre...anche perchè sospetto sappia qualcosa. » Mormorò facendomi così rizzare le orecchie.

'...sappia qualcosa?Beh...sì,Alisia,credo.'

Feci per aprire bocca,ma preferii star zitta.All'uomo non sfuggii questo mio gesto e infatti mi chiese se ne sapessi qualcosa.

L'unico errore che feci peròfu scuotere rapidamente il capo e negare,fin troppo velocemente.

Lo vidi alzare gli occhi al cielo in tutta risposta,e venirmi accanto per scompigliarmi i capelli.

« Sei sempre così enigmatica... »

Mi ritrovai a sorridergli,mentre una domanda che volevo farli precedentemnte,ma che non avevo il coraggio di farli,mi venne in mente proprio ora.

« Mark....? » Lo chiamai sottovoce,mentre questo mi spronava a continuare.

« Posso farti una domanda? »

Vidi i suoi occhi brillare e mentre si accomodava sulla poltrona in pelle,annuii facendomi un gesto con la mano.

« Sono pronta per combatterli? »

La domanda sembrò lasciarlo spiazzato,perchè sgranò poco gli occhi e mi guardò sperando che stessi scherzando,forse.

Peccato però,che io fossi seria.

« Abbiamo iniziato solo da cinque giorni.Scherzi spero. »

« Ma ti ho battuto... »

« Battuto?Evangeline,ci sono uomini che si allenano per anni,e nonostante ciò non arrivano ad essere cacciatori di fama. »

« Ma io sono io. »

« Sei proprio debole,scricciolo.Non fare cazzate a scuola,ti prego. »

Questa volta mi ritrovai io a rimanere biasita per la sua supplica.Possibile che avesse capito così in fretta?

« So badare a me stessa. »

« Austin non sarà lì a pararti il culo e neanche io. » Mark ora era diventato serio,e mi guardava con rimprovero.

« Non mi serve il vostro aiuto. »

« Se Derek da l'ordine di ammazzarti,allora sei morta,cazzo.Lo vuoi capire? » Stava alzando la voce,forse per um'improvviso istinto protettivo nei miei confronti.Ma io non ero diventata sorda,quindi doveva abbassare la voce!

« Derek di quà,Derek di là....Chi vuoi che lo ascolti?I suoi compagni non prendono certamente ordini da uno come lui. » Sbottai alzandomi in piedi,arrabbiata.

Tutto ad un tratto però,l'espressione che precedentementa aveva dipinta in volto,seria e composta,si trasformò in una risata sadica tanto da farti accaponare la pelle.

« Pensi questo di Derek?Non hai ancora capito chi è,Evangeline? »

'Sì,che è un'idiota l'ho capito...'

« Il capo? » Provai alzando un sopracciglio,mentre mi torturavo le dita delle mani,non sapendo su chi altro scaricare la mia rabbia.

« Non esattamente...anche se molti cacciatori,studiando il suo comportamento affermino che i componenti del gruppo nutrino un profondo rispetto per il vampiro,tanto da sottoporsi e considerarlo il leader.Ma tutti sanno che non è così...tutti sanno che a muovere i fili non è lui. »

La voce bassa mi accarezzava la pelle,e quelle parole,di cui non riuscivo a capirne il senso,mi crearono un nodo allo stomaco.

« I fi-ili?Cosa intendi? »

Una domanda innocente la mia.

« Possibile che nessuno te lo abbia ancora detto?Hai ancora così tanto da imparare... »

« Allora fallo tu.Insegnami a conoscere il mondo sovrannaturale,insegnami a non essere più una bambina,insegnami a crescere e insegnami a non provare più quel dolore che ogni mattina,da quando sono qui,sento al petto.Mi sento lacierare dentro...e soprattutto mi sento sola.Una ragazza di diciasette anni non dovrebbe avere questa vita,ma se proprio sono destinata a soffrire,allora voglio sapere tutto ciò che mi spetta sapere. » Guardai l'uomo che mi stava dinanzi seria in volto,mentre la sua espressiona mi risultava indecifrabile.

Era sorpreso,forse?

« Mi dispiace che tu soffra,anche perchè so che non è facile affrontare tutto.E hai ragione...devi sapere.Mettiti seduta,però.Ti spiegherò alcune cose. » Mi fece segno di prendere posto accanto a lui,e io obbedi' facendo come mi aveva detto.

« Chi è Derek? »

« Derek è un vampiro trasformato all'età di diciotto anni...precisamente pensiamo attualmente abbia un'età compresa fra i 100 e i 200 anni. » Mi portai una mano alla bocca,sorpresa. « Ho avuto modo di incontrarlo solo una notte,nel bosco.Caccia sempre da solo,ma ancora non ne sappiamo il motivo.Quella volta però mi bastò per capire che mi trovavo un'avversario degno ti tale nome. »

« Cosa intendi? » Chiesi eccittata,sporgendomi di poco in sua direzione.La vita di Derek,stranamente,nonostante lo odiassi con tutta me stessa in quel momento,mi incuriosa e attirava parecchio.

Era più forte di me.

« Intendo che ci stavo per rimanere secco,Evangeline. » Rise amaro,mentre dalle mie labbra usciva un suono simile ad un 'ohh...' di meraviglia. « E' sempre stato un tipo riservato,e da quanto ne ho capito è un'ipocrita,un sadico,privo di sentimenti,freddo e distaccato con tutti.Nonostante ciò però,sembra farsi rispettare non solo dal suo gruppo di amici,ma anche da....altri. »

Rispose in modo vago,facendomi rimanere con un punto interrogativo.

« Altri vampiri conoscono Derek? »

« Sì,Evangeline.Tutti sembrano portarli rispetto,nonostante sia stato trasformato da poco e sembri un ragazzino. »  

'Trasformato da poco?Alla faccia dei 200 anni! '

« Non ne capisco il motivo... »

« Anche noi cacciatori ne sappiamo poco.Te l'ho detto,è un ragazzo che ha grande gloria,ma si fa notare poco. »

« Quindi,è il capo? »

Quella domanda che uscii spontanea dalle mie labbra,sembrò turbarlo parecchio.Contrasse la mascella e vagò con lo sguardo nella stanza,come se stesse pensando a cosa dirmi....come se quello che gli avevo appena chiesto,lo mettesse in difficoltà.

« No...o forse sì.Vedi,è complicato.E' avvenuto uno scontro tempo fa,per la lotta al potere,nel mondo dei vampiri.Volevano prendere il posto di Alex. » A quel nome lo vidi sussultare,e io me ne chiesi il motivo.

« Chi è Alex? »

« Il capo. »

'Il capo non era Derek?'

« E Derek voleva prenderli il posto? »

« Per l'amor di Dio,Evangeline!Aspetta che finisca almeno. »

Mi rimproverò e io mi feci piccola piccola nella poltrona,rannicchiando le gambe al petto,colpevole.

Aveva ragione.Io e la mia stupida boccaccia!

« No,Derek era un dei pochi,se non l'unico,che non aspirava al potere. » A dirlo sembrava essere serpreso anche lui quanto me. « Clan di vampiri vennero a Chicago e scatenarono un vero putiferio.Diavoli mandati da Lucifero per conquistare il mondo.Diavoli mandati per scacciare gli umani,per prendere il posto di Alex.L'unico problema però,che non si aspettarono di trovare appena giunti qui,erano gli unici vampiri rimasti fedeli al loro padre,in questo caso Alex. »

Rimasi incantata a guardarlo mentre muoveva le labbra,come se pendessi da loro,ormai troppo presa dal suo racconto.

Sembrava tutto un film...

« Chi erano? » Chiesi con voce flebile,sperando di non essere ripresa di nuovo da Mark.

« I tuoi compagni di scuola.Il gruppetto di vampiri che conosci...com'è che si chiamano? »

« Derek,Daphne,Chris,Brianna,Adrian e Daniel dici? »

Il mio maestro storse la bocca e fece spallucce. « Daniel credo sia quello nuovo,lui non penso abbia partecipato.E neanche Derek partecipò...con stupore di tutti. »

Sgranai gli occhi e scossi il capo non capendo.Era il capo...doveva proteggere suo 'padre',no?

« Ti starai chiedendo perchè no,immagino. »Mi sorrise comprensivo ed io non potei che essergli grata. « Derek non ha mai riconosciuto Alex,come proprio capo,padre.Lui gli era debitore,per avergli dato una nuova vita,ma non tanto da sacrificarsi a tal punto.Lui è indipendente da tutti,Evangeline.Non ha bisogno di nessuno... »

« Aspetta...ho capito.Ma come andò a finire la storia?Immagino vinsero Chris e gli altri,ma come? »

« E qui entra in gioco Derek... »

Quando pronunciò il suo nome,i miei occhi brillarono,lasciandomi con il fiato mozzato.Volevo sapere,ora.

« Ma... » Quando lo vidi lanciarmi un'occhiata,che di buono non aveva niente,decisi che era più saggio restare zitta. « Okay,continua,scusa. »

« La sua famiglia era in pericolo,stavano perdendo.E nonostante sia uno stronzo e un'orgoglioso di prima categoria,l'amore che nutre per la sua famiglia,per i suoi compagni,è l'unico valore a cui sembra tenere.Poi Chris,credo si chiami così,complottò contro Alex....lasciando tutti contradetti. »

« Ha fatto il doppiogiochista! » Esclamai sorpresa,portandomi una mano tra i capelli,schifata del suo gesto.

« Esatto,proprio così.Ti dicevo però,che entrò in campo anche Derek per proteggere i suoi compagni.Si racconta che nonostante i diavoli gli avessero infilzato lame d'argento e paletti nel corpo,ancora e ancora,lui non mollò mai.Si racconta che lottò con tutte le forze,come un pazzo,pur di aiutare i suoi amici. »

Strinsi con maggiore forza le gambe al petto,nascondendo la testa fra essere,per l'immagine di Derek che veniva assallito da altri simili.

« Sono solo leggende? » Chiesi sperando in una risposta positiva.

« Leggende?No,Evangeline.Le cicatrici che porta sul petto,confermano. »

E quella risposta inaspettata,mi lasciò biasita e a bocca aperta.

Non sapevo che Derek portasse cicatrici di guerra.

« Ma Alex dov'era?Non lottava al loro fianco? »

« Alex? » La sua risata divertita riuscì a farmi trasalire. « Ricorda una cosa,scricciolo.Chi ha il potere,resta dietro le quinte e lascia alle sue marionette fare il lavoro sporco. »

Alex manipolava e muoveva i fili da dietro le quinte...così diceva.Quale malvagia persona lasciava morire i suoi figli,solo per proteggersi il culo?QUALE?

Strinsi i pugni e di nuovo sentii quel senso di rabbia invadermi tutta,proprio come una scarica elettrica.

« Quindi vinsero i 'buoni'? »

« Buoni?Loro non sono buoni... »

« Intendevo Derek e gli altri,hai capito... »

« Sì,avevo capito.Se vinsero questa lotta è solo grazie al giovane vampiro. »

Un sorriso mi spuntò spontaneo sulle labbra,e cercai di nascondermi per non farmi vedere.Quel ragazzo era pieno di sorprese...

« Se Alex è tanto cattivo...perchè non condannò alla decapitazione Chris? »

Vidi Mark scuotere il capo,per dirmi che il motivo lo sapevano solo loro.Ma un'altra domanda,al posto di quella,mi balenò in mente.

« Mark....com'è fatto Alex?Dico...è tanto cattivo?Tu l'hai visto? » Il mio fare da innocentina,sembravò divertirlo parecchio dato che lo vidi ghignare sottovoce.

« Ah Evangeline.In giro si dice sia un'essere spregevole,malvagio,e che se solo volesse ti staccherebbe il cuore dal petto con un solo colpo e che se solo volesse...riuscirebbe a farti a pezzi con due colpi secchi.Se l'ho visto,dici? » Rise. « ...Nessuno lo ha mai visto,scricciolo. »

E con quell'ultima frase sussurrata,la nostra discussione finii lì.Io non chiesi più niente,anche perchè avevo appreso troppe cose in poco tempo,ed ero rimasta a dir poco scioccata.

Se davvero imparassi ad ascoltare i miei silenzi,

le mie pause,i miei respiri-" il rumore "dell'esser fermi, immobili,

allora, forse, riusciresti

a sentire ciò che non hai mai ascoltato: Me!

 

 

 

 

 

DEREK'S POV

" [...] Ci sono ipotesi che pensano si tratti di un'animale.Vi chiediamo di prestare attenzione quando uscite soli la sera a fare una passeggiata.Le forze dell'ordine stanno facendo il possibile per trovare il colpevole.Riposate in pace angeli..."

Ero steso in camera mia,sul letto a guardare il soffitto,mentre solo per sfizio mi ritrovavo a fumare una sigaretta,quando sentii la voce di Philip,il giornalista che dava la notizia di un'attacco animale avvenuto in CENTRO.

Indossai la prima maglia che mi capito' sotto mano e camminando lentamente mi diressi sotto,dai miei compagni pronto a fare il culo a qualcuno.

Non so se fu la mia espressione a fargli rimanere di pietra o per il semplice fatto che avevano intuito avessi sentito il telegiornale da sopra,e sapevano che ero arrabbiato.

Mi passai una mano nei capelli e mi appoggiai al muro guardando tutti i presenti,uno a uno con sguardo serio.

« Allora? » Chiesi con un sorrisino bastardo,picchiettando con le dita sul braccio in attesa che qualcuno parlasse.

Guardai prima Adrian,che alzando le mani al cielo,mi fece intendere che lui non ne sapeva nulla.Poi passai a tutti i membri del gruppo,che ricopiarono il gesto del loro amico...fino ad arrivare a Chris.

Avrei dovuto fargli il culo già prima,ma ora era la prima volta che lo vedevo a casa dopo una settimana.

« Perchè mi guardi? » Come sempre si mise sulla difensiva,facendomi sbuffare.

« Perchè mi piace guardare la faccia da cazzo che hai,contento? » Risposi divertito,mentre camminavo nella sua direzione.Lo presi per il collo e ringhiando lo feci schiantare contro il muro,non usando però tutta la forza.

« CHRIS! » Brianna fece per avvicinarsi al fidanzato,ma velocemente mi parai davanti a lei e la guardai serio,facendole capire che doveva restarne fuori.

Era una cosa tra me e lui.

Il ragazzo si portò una mano alla gola e si rialzò subito,mantenendosi pero' a distanza.

« Non sono stato io. »

« E io dovrei crederti? »

« Fa come vuoi. » Mormorò toccandosi il labbro,che si riemarginò in fretta.Sorrisi sadico e scrollando le spalle risposi con un 'Come vuoi' e mi scaraventai su di lui,prima che potesse trovare una via di fuga,e gli diedi un pugno sullo zigomo destro,facendolo finire di nuovo a terra.

« NON E' STATO LUI,DEREK! »

La vocina stridula di Brianna stava iniziando a darmi sui nervi.Sbuffai e le chiesi « Ah si?Chi ti dice che non abbiano fatto un'orgia con quelle due?Magari ti sei unita anche tu...com'era il banchetto? »

« Io non-n ... »

« Sai?!Siete stati davvero cattivi a non aver invitato i vostri compagni per la cena. » Dissi con voce dispiaciuta,portandomi una mano al cuore,fingendo.

« Eravamo in camera,contento? » Le guance della ragazza si colorarono di rosso,e io trovai ridicolo il suo imbarazzo.Era impressionte il suo senso del pudore.

Cosa c'era di male nel dire che avevano fatto sesso?

Guardai Chris a terra,che mi rivolgeva occhiate di odio.Storsi la bocca in una smorfia.

« Giurami sulla tua testa che la tua ragazza non sta mentendo. »

Sputò a terra un po' di sangue e annuii con il capo,mormorando un 'Lo giuro'.

Non so per quale motivo,ma li credetti entrambi.Magari per le loro faccie distrutte,ma almeno Brianna sapevo fosse fedele.

Mi passai una mano sul viso e buttai la prima cosa che mi capitò sotto tiro a terra,facendo sussultare tutti.

« Vaffanculo! » Sputai con rabbia,dando un pugno al muro.

« Amico,che ti prende? » Adrian mi si avvicinò,poggiandomi una mano sulla spalla.

Lo guardai negli occhi e risposi con un flebile « Abbiamo un nuovo vampiro in città. »

 

 


EVANGELINE'S POV

Il sole era alto,e io la voglia di andare a mangiare fuori non ce l'avevo.Era appena suonata la campanella della ricrazione,e non sapendo come occupare quella ventina di minuti,decisi di fare l'unica cosa che non mi sarei mai aspettata di fare.

Saranno stati Chicago,i vampiri,mio padre,Austin a ridurmi in questo stato,a farmi cambiare,ma io stranamente non avevo paura di affrontare quei stupidi succhiasangue.

Nonostante Mark mi avesse detto che non ce l'avrei fatta,nonostate mi avesse detto che non ero pronta,io dovevo vendicare quelle ragazze...per evitare che questi facessero del male ad altri.

Controllai nelle tasche se fossi munita di verbena,e una volta stata sicura,mi incamminai in mensa,sperando di trovarli tutti riuniti al tavolo,in disparte dagli altri studenti.

Con uno scatto aprii la porta della mensa,rischiando di far sbattere la porta alla parete.Incurante pero' degli sguardi curiosi dei ragazzi,mi incamminai a passo veloce al tavolo che infondo a sinistra avevo individuato come loro.

Non so il motivo,ma quando ormai fui vicina,tanto da permettermi di vedere Derek con il capo chino sul suo piatto,fermo lì senza mangiare,avrei tanto voluto far retromarcia e tornarmene da dove ero venuta.

Poi vedere quella Daphne che faceva la gatta morta con lui ed era quasi seduta in braccio in lui,mi faceva salire il vomito.Il modo in cui si strusciava addosso a lui,e il modo in cui gli allacciava le mani al collo,mi facevano venire il voltastomaco,e la voglia di prenderla per i capelli e sbatterla con la testa al muro fino a farle capire che non facendo la troietta si conquista il cuore dei ragazzi.

'Ma a te cosa importa?Tanto è a lui che deve piacere...'

Stupida vocina,almeno per una volta sta zitta!

Intenta a litigare con quella vocina interna però,non mi accorsi dello sguardo di tutti i vampiri puntati addosso,che mi scrutavano seri e accigliati.Mi sentii avvampare però quando incontrai gli occhi di Derek che a differenza degli altri mi sorrideva,cercando di mettermi in imbarazzo probabilmente.

Gli andai avanti a testa alta,ricordandomi improvvisamente il motivo per la quale ero venuta fino a qui,e battendo una mano con forza sul tavolo,guardai i presenti uno a uno.

« Luridi bastardi. » Iniziai a denti stretti,puntando contro di loro il mio dito.Nonostante stessi cercando di apparrire minacciosa,la loro espressione sul loro volto non era di paura,ma di sorpresa.

« Giorno anche a te,tesoro. » Mi salutò Daphne,prendendomi in giro,sistemandosi meglio tra le gambe del...emh...come chiamarlo?Ragazzo? No,decisamente no.

« Ma non vi vergognate? » Sputai cercando di mantenere la calma.

« Quella che sta cadendo nel ridicolo qua,sei tu.Come hai osato presentarti al nostro tavolo sapendo che potremo farti a pezzi? »

Scoppiai in una risatina isterica « Ma ti senti?Ditemi un pò...vi siete divertiti a cibarvi di quelle povere ragazze?Vi siete divertiti a portare loro via la vita?AVETE LE PALLE DI DIRLO,CAZZO! »

Il silenzio che in quel momento cadde in sala,mi fece ricordare che non ero sola li' dentro,ma insieme a normali essere umani,che del nostro mondo non ne sapevano nulla.

« Ma noi non... » Adrian fece per parlare,ma fu subito zittito da Derek,che per la prima volta prese a parlare,con fare calmo e disinnvolto,come sempre d'altronde.

« E se anche fosse?Vuoi fare la paladina della giustizia ora,umana? »

« Erano solo delle ragazze... » Mormorai,delusa dalla sua o comunque loro non curanza.

Non si sentivano in colpa?Non avevano il rimorso?

Ma mi risposi da sola.Loro avevano un cuore di pietra,sempre ammettendo che ce l'avessero,era ovvio che non provassero sentimenti.

Loro erano solo mostri.

« ...Ragazzine proprio come te. » Ghignò divertito alzandosi in piedi per venirmi incontro,mentre la troietta sbuffava contrariata.

« Brutto bastardo di un va....ma io ti amma... » Le parole mi uscirono spezzate,perchè Derek mi si era avvicinato e mi premeva una mano sulla bocca,per farmi zittire.Mi si mise dietro,continuando però a tenermi la bocca chiusa,e mi circondò un fianco con il braccio.

Cercai di darli una gomitata nel fianco per liberarmi,ma niente.Più cercavo di allontanarlo e più questo mi stringeva a sè.

Per quanto fossi arrabbiata con lui ora,non era comunque un bene essere cosi' vicina al suo corpo.Per niente.

Probabilmente risultai buffa,dato che il gruppetto scoppiò in una fragorosa risata generale,ma io non ci trovavo proprio niente da ridere,invece!

'ASSASSINI!'

« Amico,portala fuori.Vi stanno guardando tutti... »

Questo però scaturò la gelosia di Daphne,che ci mise poco ad essermi davanti e prendermi per il collo,cercando di non farsi vedere da nessuno.

Vidi il vampiro dietro portandomi al suo fianco e guardare in malo modo la ragazza.

« Non toccarla. » Li ringhiò contro lui,mentre io al solo pensiero di aver la sua mano posata sul mio fianco,mi sentivo avvampare e a disagio.Gli spostai la mano schifata e mi avvicinai alla vampira.

Io non dovevo essere protetta da nessuno.

« Azzardati un'altra volta a toccarmi. »

« Se no,cosa fai? La piccola cacciatrice mi uccide? » Abbassò il tono di voce,per non farsi sentire.

« Tu non provocarmi. »

« Pensi davvero di battermi? Hai solo diciasette o quanti cazzo di anni hai. »

Strinsi i pugni e solo Dio sapeva quanto in quel momento mi stessi trattenendo da non tirargli un cazzotto,proprio lì:sul suo nasino perfetto.

Chiusi gli occhi,cercando di placare la rabbia e l'adrenalina che era conservata in corpo e che non chiedeva altro che liberarsi,ma non potevo perdere la calma proprio ora.Davanti a tutti.

'SONO STANCA DI ESSERE PARAGONATA AD UNA RAGAZZINA,CHIARO?!'

Riaprii gli occhi di scatti,puntandoli nei suoi,mentre inclinavo il capo di lato.Rimasi ferma per non so quanto lì a fissarla,o meglio non ero io a fissarla...era un'altra persona,ed io era come se la vedessi attraverso essa.

Daphne si distanziò di poco,andando a sbattere contro il tavolo,impaurita mentre Derek mi guardava immobile,con quello sguardo serio puntato nel mio e quelle pupille che si stavano dilatando per la sorpresa,quasi li stessi facendo paura.

Non parlai e non dissi nulla per alcuni minuti,anche perchè cio' che volevo fare ora non era parlare...ma spaccare la faccia a qualcuno.

L'unica cosa che senti' prima di essere risvegliata dal ragazzo dal mio stato di trance,fu il ringhio che rivolsi alla vampira.

« Vieni con me. »

Mi prese per il braccio,mentre io cercavo quasi inutilmente di liberarmi,e mi portò fuori,praticamente trascinandomi contro la mia volontà.

'Ma perchè ero sempre io che finivo in casini del genere?Dio,perchè?'

 

Mi spinse con poca delicatezza contro il muro,facendomi quasi perdere l'equilibrio per l'urto violento,e mi poggiò le mani ai lati della testa,mentre schiacciava il mio corpo con il suo,e mi alitava praticamente a pochi centrimetri dal collo.

Non so se rabbrividii per la paura di essere morsa o per la sua troppa vicinanza.

Forse entrambe.

« I tuoi occhi... » Sussurrò quelle semplici paroline,guardandomi attentamente. « Non sono quelli di una comune mortale. »

« Cosa hanno i miei oc-cchi? » Chiesi con voce tremolante.

« Erano dorati...e guardavi Daphne in cagnesco,quasi volessi ucciderla.Beh,sì,in realtà vorresti ucciderci tutti,uno ad uno.Ma non eri in te... » Lo guardai scandalizzata,perchè avesse colto proprio come io mi sentivo in certi casi.Quando perdevo il controllo,intendo. « I tuoi occhi sono come quelli di un cucciolo smarrito quando sei calma,poi quando ti guardo abbassi lo sguardo ed arrossisci senza neanche accorgertene...sei così umana,petite. »

La voce seducente con la quale pronunciò quelle parole,mi fecero fremere sotto il suo corpo,e avrei tanto voluto negare,ma avrei solo mentito a me stessa.Perchè lui aveva ragione;fottutamente ragione.

Affondò la testa nell'incavo del mio collo,alitando su esso,invadendomi con il suo profumo...e io mi dimenticai completamente di tutto.Mi dimentai delle ragazze uccise e mi feci travolgere da quel contatto che a me sembrava tanto intimo e piacevole.

La sua mano che era poggiata al muro,la vidi stringersi in pugno e poi vidi lui rialzare la testa di scatto.Mi guardò supplicante,come se volesse chiedermi un favore,solo che non aveva il coraggio di farlo.

Semplicemente il suo orgoglio non glielo permetteva.

« Il tuo sangue,petite... » Quelle semplici paroline sussurrate a bassa voce,cambiarono la situazione.Se prima godevo per quel contatto ravvicinato,ora mi ritrovai a spingerlo via con le poche forze che avevo in corpo.O meglio...con quella poca lucidità che ancora tenevo,e che non mi aveva abbandonata in un momento simile.

« Stammi lontano,assassino. » Non so se quelle parole lo toccarono tanto a fondo,ma si limitò semplicemente a fare una smorfia di dolore,e guardarmi senza staccarmi mai gli occhi di dosso.

Ricambiai lo sguardo,ma ciò che mi immaginai di vedere non mi piacque affatto.

Un Derek con la bocca sporca di sangue,con il corpo di Emily tra le braccia,ormai morta,mentre lui reclinava la testa all'indietro,ansimando per il buon sapore che il sangue della giovane aveva.

Lo guardai disgustata e con uno scatto mi scaraventai su di lui,mandandolo al tappeto.

Poteva anche farmi andare nel pallone,per il semplice fatto che aveva una bellezza fuori dal comune,e quindi era ovvio e palese che fossi atratta da lui,ma la mia vocina interna ancora gridava "VENDETTA".Ed io avevo intenzione di accontentarla.

Volevo farlo soffrire almeno la metà di quanto avessero sofferto quelle povere creature.

Lo colsi di sorpresa,perchè decisamente non se lo aspettava,ma fu più bravo di me a riprendere la situazione in mano e ribaltare le posizioni per prendermi la gola e stringerla tra le sue dita con forza.

Riuscii a lasciarmi senza fiato e l'unica cosa che mi veni' in mente in quel momento per liberarmi fu prendere la verbena in pugno che avevo in tasca e buttargliela addosso.

Lo intossicai,tanto che cadde di fianco e si toccò la faccia,che stava iniziando a bruciare.Mi portai una mano alla bocca,istintivamente.

'Non sapevo facesse questo effetto...Derek!'

Mi avvicinai a lui preoccupata,e mi piegai in ginocchio mentre questo aveva fatto lo stesso e tossiva,sputando sangue.

« Vol-levi uc-ccider-mi. » La sua non era una domanda,era un'affermazione.Si stava strozzando,probabilmente le era andata a finire in bocca e la gola gli bruciava.Mi limitai a guardarlo preoccupata,sentendomi in colpa.

« Io non...non sapevo facesse così male. » Balbettai,sentendo le lacrime pungermi gli occhi,e premere per uscire.

Stavo entrando nel panico,tanto che iniziai a respirare faticosamente.Mi portai le mani sul viso,sentendomi in colpa,ma subito sentii due mani afferrare le mie e scostarle dal volto.

Cercai di nascondere il viso nella spalla,per non farmi vedere in quello stato da lui,ma Derek si limitò a prendermi il mento e girarlo in sua direzione,facendomi incontrare i suoi occhi.

Mi sentii subito meglio quando vidi la sua pelle essere tornata liscia e bella come prima,pura e senza imperfezioni.

« Che cacciatrice sei se piangi per avermi buttato un pò di verbena addosso? » Mi chiese alzando un sopracciglio,e io non potei che trovarlo buffo e scoppiare a ridere.

« Hai ragione... » Sussurrai sentendomi stupida.

« Quando dovrai ucciderci tutti,cosa farai? »

« Non lo so. »  Risposi sincera,mentre lui mi accarezzava una guancia.

« Allora ti darò un consiglio io,petite.Non provare pena per noi immortali,mai.Abbiamo vissuto abbastanza.Guarda il tuo avversario negli occhi,e pensa a quanto male ha fatto ad altre persone,innocenti magari...e poi affondagli quel paletto nel cuore,senza pietà.Perchè neanche lui ne ha avuta,mentre portava via molte vite. »

« M-i stai dicen-do come ucciderti? » Chiesi sorpresa,non sapendo cos'altro dire.

Quale altro essere sano di mente mi avrebbe dato un consiglio del genere,se teneva alle proprie penne?

« Esatto. »

Lo guardai accigliata,non capendo,o forse si.« Aspetta.Perchè me lo stai dicendo? »

« Perchè semplicemente non ti ritengo un pericolo. » Rispose beffardo passandosi una mano nei capelli morbidi,riavviandoseli,tutto convinto di se.

« Ah non mi ritieni pericolosa,eh?Ti faccio vedere io,brutto idiota! »

E fu così che ci ritrovammo di nuovo stesi per terra,intenti in una lotta corpo a corpo,ad azzuffarci proprio come dei bambini.Ma la nostra non era una lotta violenta,ma una lotta scherzosa.

Stavamo giocando a chi finiva prima con le spalle a terra,e io mi trovai a pensare che fosse dannatamente divertente.

La maggior parte delle volte vincevo io,nonostante sapessi che mi stesse lasciando vincere.Ero cosciente che se avesse voluto,mi avrebbe preso per le spalle e tenuta per terra quanto voleva.

Scoppiai a ridere quando per la centesima volta mi ritrovai sopra di lui,esultando vittoriosa.

Quella fu la prima volta che vidi Derek sorridere.Non uno di quei sorrisi che si fanno solo per farti fare cotenta,o uno di quei sorrisi divertiti,sadici,maligni e chi più ne ha piu' ne metta...il suo era un sorriso sincero.

E mi ritrovai purtroppo a pensare,che quelle labbra incurvate sul suo viso,lo facessero sembrare ancora più bello di quanto già non lo fosse.I capelli scompigliati,proprio come la prima volta,e quegli occhi e quelle labbra che ti facevano impazzire...non potevi trovare un difetto fisico a quel ragazzo,e avrei sfidato chiunque a cercarlo,perchè non ci sarebbe riuscito semplicemente.

Gli sorrisi di rimando e spezzai finalmente quel silenzio che stava iniziando a diventare imbarazzante.

« Però non vale. » Mi imbronciai. « Mi lasci vincere... »

« Dici? » Commentò divertito,poggiando le mani sui miei fianchi,mentre io mi ritrovai ad abbassare lo sguardo in imbarazzo per quel suo gesto,forse spontaneo.

« Umh...siìCerca di fare sul serio...cercherò di starti dietro. » Gli promisi e una volta averlo visto fare spallucce,facendomi capire che avrebbe fatto come volevo io,ci volle poco che mi ritrovai stesa sul prato,con lui sopra,in un nano secondo.

La mia bocca assunse l'espressione di una 'o' e gli occhi quasi rischiarono di uscirmi di fuori per la sorpresa.

Mi aveva presa per i polsi e me li aveva portati sopra la testa,bloccandoli al suolo.Si posizionò sul mio bacino,e io deglutii a vuoto.

'Ogni contatto fisico era puramente casuale...certo.'

Mi dimenai mentre lui mi guardava con quell'angolo della bocca leggermente alzato,probabilmente divertito,ma invano.Era più forte di me.

Imprecai sotto voce,e sbuffai.

« Okay,hai vinto.Contento? »

« Eri tu che volevi facessi sul serio. » Si mise sulla difensiva lui,sporgendo di poco il labbruccio inferiore.

Distolsi lo sguardo a quella visione per non saltargli letteramente addosso.

'Erano gli ormoni dell'adolescenza,no?Ecco...se a lui erano passati...Drin Drin Drin...a me NO!'

« Derek... » Lo richiamai dopo un pò,tornando lucida.« Perchè le hai uccise?Quelle ragazze intendo...perchè lo hai fatto?Non ti hanno fatto pena? »

La mia espressione sembrò addolcirlo,dato che mi rivolse un sorriso,rispondendo con tutta la calma possibile.

« Uno:Non provo quasi mai pena ad uccidere le mie vittime,Evangeline. Due: Noi non uccidiamo donne e bambini.Ci nutriamo,ma non togliamo loro la vita. Tre:Non sono stato io. »

« Si vede che qualcuno ha infranto le regole,allora.Se non sei stato tu... sarà stato qualcuno dei tuoi. » Risposi convinta,e tremendamente seria.

« No,nessuno dei miei è stato.Li tengo sotto controllo,e non azzarderebbero mai ad uccidere qualcuno in pubblico,rischiando di lasciare il cadevere per strada poi. » Era tornato serio anche lui,e io lo apprezzai.

« Quindi...c'è un nuovo vampiro? » Chiesi timorosa di sapere la risposta.

« Sì. » Rispose schietto,lasciandomi interdetta.

'...un'altro vampiro.No,non ci credo.'

« Promettimelo. »

« Cosa? »

« Che non siete stati voi.Promettilo su Dio. »

La mia risposa sembrò divertirlo parecchio,perchè scoppiò in una graziosa risata.

« Noi non crediamo in Dio,petite.Noi andiamo all'Inferno. » Le labbra di Derek si distesero in un ulteriore ghigno,e mi spiegò con pazienza la cosa,come se sembrasse ovvio ed effettivamente aveva ragione.

E la cosa non sembrò scandalizzarlo per nulla.Infondo...era una cosa così naturale per loro.

« Tu promettimelo e basta. »

« Te lo prometto. »

« Dovrei crederti? »

« Dovresti. »

« Perchè? »

« Guardami negli occhi e vedi se mento.Avanti,fallo. » Il mio sguardo si andò a posare nel suo,facendo come mi aveva detto.

Gli occhi sono la bocca della verità,dicono.

E io non so neanche per quale motivo,ma gli credetti.Credetti alle sue parole,perchè forse mi fidavo o forse no.

Accade che a risollevarti è la mano

di chi non aspettavi mai di ricevere.

Allungai una mano in direzione del suo volto,dopo che mi ebbe lasciata,e gli accarezzai una guancia,trovandola così liscia e morbida la tatto.Accarezzai gli zigomi alti,con mano tremolante,e ne avverti' le piccole venuzze che durante la fase di trasformazione prendevano a gonfiarsi.

« Cosa fai? » Mi sussurrò dopo una decina di volta che aveva aperto e chiuso la bocca,senza però emettere alcun suono.

Il suo sguardo sembrò perso,vuoto,come se dedicarli simili carezze lo avessero scosso,perchè non era mai stato toccato in quel modo.Li passai le dita sulle labbra,accarezzandole dolcemente e disegnandone i contorni perfetti.

Lo sentii fremere e alzarsi di poco dal mio corpo ansimante,mentre continuava a tenere gli occhi puntati nei miei.

Il mio gesto sembrò averlo turbato parecchio,e come darli torto?Non ero autorizzata a farlo,ma era come se dovessi farlo.Come se fosse stato necessario per la mia sopravvivenza.

Mi misi a sedere anche io,ed abbassando il capo mi scusai con lui imbarazzata.

Nessuno dei due fiatò per alcuni minuti,e questo mi lasciò il tempo necessario per pensare a come mi fossi comportata.

Un minuto prima mi ero ritrovata a volerlo uccidere con le mie stesse mani,ed un minuto dopo ci eravamo ritrovati a rotolarci per terra come due amici.Gli avevo accarezzato le labbra,e solo Dio sa quanto abbia usato tutto l'autocontrollo che possedevo per non premerle contro le mie.Era più forte di me,per quanto mi sforzassi di non cadere nella sua trappola,piu' questa mi attirava.

Solo allora mi accorsi di avere il battito del cuore accellerato.

« Sei una pessima cacciatrice,fattelo dire. »

Il suo tono tornò beffardo come prima,e lo vidi alzarsi con disinvoltura.

Così lo seguii meccanicamente anche io e cercai di sostenere il suo sguardo.

« Mi è già stato detto. » Scrollai le spalle con finta aria indifferente facendolo ridere di gusto.
Era impressionte come poco prima ci fosse stato dell'imbarazzo tra noi due mentre ora la tensione sembrava essere sparita.

« Ma il coraggio non ti manca... »

« Cosi' dicono. »

« Quindi,petite. » Si avvicinò a me e mi prese il mento tra le mani,addolcendo i tratti del viso.« Cosa nascondi? »

« Non te lo dirò. » Risposi sicura,serrando la mascella.

« Mhhh... » Le sue labbra si incresparono in un sorriso sghembo,mentre lentamente si stata avvicinando al mio viso,tenendosi così a poca distanza dalle mie labbra.

« Il tuo...fascino non funziona con me,Derek. » Trovai appena il coraggio di mormorare quella frase nonostante i brividi che mi stavano già accapponando la pelle.
« Menti a te stessa.Nessuno ti ha insegnato che le bugie non si dicono? »   Mi chiese in tono canzonario.

Per una frazione di secondi rimanemmo semplicemente così.
La sua mano ancora a sollevare il mio mento.
E i miei occhi magneticamente legati ai suoi.

« Perchè dovrei dirtelo?Così andrai a spifferrarlo ad Alex? » Sputai con rabbia.

Lo vidi irrigidire i tratti del viso e rimanere un'attimo interdetto.

« Tu...come sai? »

« Sono una cacciatrice,ricordi? »

« Mi sorprendi,petite. »

« Lieta di farlo. » Risposi a tono compiaciuta,sfoggiando un sorriso divertito sulle labbra.

« Scoprirò il tuo segreto,e sarai tu a dirmelo. »

« Com'era?Ah si.La convinzione fotte la gente. » Poggiai le mani sul suo petto per allontanarlo,ma fu piu' veloce di me e mi bloccò il polso con la mano.

Sussultai e lo guardai negli occhi « Perchè sei tanto convinto che io te lo dica un giorno? »

« Semplicemente perchè...ti piaccio. » E di nuovo sul suo viso andò a dipingersi un ghigno,e una risata che iniziava a darmi sui nervi.

'Semplicemente perchè...ti piaccio.'

« Sei patetico. »

« E' patetico che tu ancora non lo abbia capito invece,petite. »

« Ma capito cosa?Sei solo un'idiota. » Sbottai,mentre le mie gote si colorarono di rosso.

'Fa che non mi veda,ti prego.'

« Quindi...se io facessi questo... » Sussurrò con voce roca,portandomi una mano sul fianco « ...e questo » con uno scatto mi attirò a sè,facendo così combaciare i nostri corpi.Sussultai per l'impatto e per la sorpresa. « ......tu diresti che non ti piace? »

E fu questione di secondi durante la quale poggiò le sue calde labbra sul mio collo,in un casto bacio.

Socchiusi gli occhi,trovando piacevole essere tra le sue braccia e mi morsi la lingua,cercando di non emettere alcun suono.

'Non ti darò questa soddisfazione.'

Poggiai le mani sulle sue spalle e con la lucidità che mi rimase lo spinsi via,mormorando un 'vaffanculo'.

Lo sentii ridere di gusto,probabilmente divertito.

« Facciamo un patto,petite. »

« Quale? » Gli ringhiai contro,aggiustandomi la maglia che precedentemente si era alzata,esponendo così al vampiro la mia pelle.

« Se riesco a farmi dire da te il tuo segreto,pretendo un tuo bacio... »

'Cosa?Io non glielo avrei mai detto! '

« E se invece non te lo dicessi? » Tentennai.

« Allora tu avrai tutto il diritto di uccidermi. »

Strabuzzai gli occhi a quella rivelazione,mentre rimasi di sasso a causa del suo tono calmo e pacato con cui lo disse.

Non aveva paura di morire?Sembrava così sicuro di sè...

'E' a tuo vantaggio,Evangeline.APPROFITTANE!'

« E la scadenza quando sarebbe? »

« Quando vuoi. »

« Tra due mesi. » Commentai decisa stringendo le mani in pugno.

« Quindi...ci stai? »

« Ci sto. »

Sogghignò divertito e reclinò il capo all'indietro. « Preparati a perdere. » E detto ciò mi salutò con un gesto della mano e mi diede le spalle,pronto ad andarsene.

Lo guardai accigliata,ricordandomi di una cosa,e quindi lo richiamai. « DEREK! »

Questo si girò con le mani in tasca e una tra i capelli,quasi da farti venire un'infarto,e io ritrovandomi a deglutire a vuoto chiesi « Perchè vuoi...un mio bacio? »

Le sue labbra si piegharono in un sorriso e mordendosi quello inferiore mi rispose.

« Voglio togliermi uno sfizio,petite. »

E detto ciò sparì alla velocità della luce,lasciandomi sola.

'Avevo fatto un patto con il Diavolo...perfetto!'

Sbuffai e con il pensiero che quel ragazzo fosse troppo sicuro di se,presi a rientrare anche io nell'Istituto,cosciente che mi sarebbe aspettata un'ora di educazione fisica che mi avrebbe fatta arrivare sfinita a fine giornata.

Se non conosci il tuo nemico come farai a combatterlo?

Ma potrà succedere che diverrai suo alleato

senza neppure rendertene conto.

______________________________________________________________
Buona sera a tutte ragazze :D
*Si scusa in ginocchio* LO SO,LO SO!SONO IN RITARDO e.e Mi dispiace,ma non solo non ho scritto per 12 giorni per problemi famigliari,ma anche perchè quando mi mettevo al pc ed iniziavo a metter giù le idee...mi bloccavo °-° Tipo il "blocco dello scrittore" avete presente?
PASSIAMO AL CAPITOLO.
Personalmente non mi piace...ecco,l'ho detto! Il contenuto sì...le idee c'erano,e anche molte e forse troppe,ma non so...non mi convince D: Cercherò di rifarmi con il prossimo capitolo,promesso!
Ho deciso di mettere anche un pò del passato di Derek e della sua famiglia,come infatti racconta Mark,e spero di avervi almeno chiarito il motivo per la quale il vampiro ce l'abbia tanto con Chris;appunto che ha fatto il doppio gioco.
Per quanto riguarda ALISIA invece,non so che dirvi XD Sono sicura che nessuno ci abbia capito molto.Già mi immagino le vostre faccie scandalizzate,ma KEEP CALM.Spiegherò tutto a tempo dovuto :3 E con la storia di Alisia anche chi è in realtà questa donna,che come abbiamo capito fa parte del passato di Evangeline.
Infine volevo parlare dei due protagonisti tanto carini *-* Li sto facendo avvicinare piano piano,e adoro il cambiamento di Derek quando è insieme alla ragazza.Questa invece sembra essere veramente attratta da lui...ma per lui sarà lo stesso?Devo dire che in questi ultimi due capitoli ho un po' tralasciato il POV DI DEREK D: Vedrò di farmi perdonare più avanti.
PASSIAMO AI RINGRAZIAMENTI.
Ringrazio le tre persone che mi hanno messo nelle ricordate,le undici che mi hanno messa nelle preferite,le 3O che hanno recensito (MA QUANTO VI AMO?! ),le sedici nelle seguite...ed infine le 3OO e passa visualizzazioni quasi in tutti i capitoli *-----------*
Nonostante abbia poche lettrici,ne vado fiera u.u
E UN'ULTIMA COSA E POI PROMETTO CHE VI LASCIO STARE.
Quando potete...e se volete...mi farebbe piacere se non vi limitaste solo a leggere il capitolo e poi andarvene,cercate di lasciare un segno con una recensione.Anche un 'E' carina.' o un 'Non mi convince molto.' sarebbero apprezzati...
Ora mi dileguo che sto facendo un poema T.T
NOTTE BELLE
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** You are beautiful. ***


CAPITOLO OTTO
 


 


 


« No,no e poi no! »
Avevo passato l'ultima mezz'oretta al telefono con Chantal inutilmente a spiegarle che stasera non avevo la benchè minima intenzione di andare a quella dannatissima festa.
In realtà l'argomento era partito con un 'Scusa se sono scappata in quel modo ieri' ,ed era finito con un 'O ci vieni o ti trascino io con la forza.'
« Ti farai nuovi amici...ti prego. » Chiese supplicante lei dall'altra parte del telefono.
« Ah si?Saranno tutti così ubriachi da non ricordarsi neanche il mio nome domani. » Sbuffai prendendo un boccolo tra le dita,divertendomi così a rigirarlo ancora e ancora tra esse.
« Ma non puoi lasciarmici andare da sola!Pensa a tutti quei bei ragazzi che ci sono...mi farai compagnia. » Continuò divertita lei,sogghignando a bassa voce.
'Stronza di un'amica!'
Alzai gli occhi al cielo e mordendomi quasi a sangue il labbro inferiore,sussurrai un « Sono fidanzata,lo sai. »
Mi costò uno sforzo immenso dirlo,anche perchè a me questa storia non andava giù.
« Tesoro gli occhi sono fatti per guardare...cosa li tieni a fare,se no? »
E quella domanda stupida,ma sensata mi fece scoppiare a ridere.Infondo,aveva ragione.
Non ero abituata ad andare alle feste,soprattutto a quelle che organizzava il liceo,semplicemente per il fatto che le trovavo inutili...amicizia si poteva fare anche a scuola,no?
Ma questa volta era diverso.Non avevo amici,e a scuola non riuscivo proprio a farmi passare per simpatica e poco mi importava,ma se proprio sarei dovuta restare a Chicago per così tanto tempo,tanto valeva fare amicizia con qualcuno.
Forse quella festa mi avrebbe aiutato,non facendomi passare più per l'asociale di turno.Ma il motivo per cui avevo rifiutato l'invito della mia amica era un'altro.
Avevo paura.Paura di riincontrare quegli occhi e quelle labbra che tanto bramavo senza neanche volerlo,e non riuscire a restistere a quel contatto ravvicinato che ogni santissima volta si instaurava.
La maggior parte delle volte era lui che punzecchiava,ma la cosa strana era che quasi sempre,mi ritrovavo a provare piacere quando ero in sua compagnia o quando semplicemente mi guardava e sorrideva.
« Hai ragione.Ma mio padre non mi permetterebbe di uscire...devo...emh...devo...studiare!Sììi,studiare! » Mi inventai sul momento,cercando di ingannarla.
« E cosa,sentiamo? »
« Umh...filosofia? »Inventai lì per lì...era la prima materia che mi fosse venuta in mente.
« Filosofia?Neanche ce l'hai domani.... »
'Oh merda!'
« Oh quindi inglese!Sìsì,devo studiare per inglese. » Continuai convinta che domani avessi quella materia;non da studiare ma ce l'avevo.
« EVANGELINE!Ma te quando ci avvisava che domani entravamo in terza ora perchè lei non c'era,tu dov'eri? » Sbraitò lei,facendomi sentire una stupida.
Era scentificamente provato che le peggiori figure di merda le facessi io.
Ma dove ce l'avevo la testa? Mi saprei saputa rispondere da sola,ma era meglio non farlo...
« Giusto! »
« Quindi non hai niente per domani,perfetto! » Esclamò euforica,contenta di aver risolto il problema.
'Non sai quanto ti stai sbagliando,tesoro.Il problema è sempre lì...'
« Chantal...perchè insisti tanto che io venga? » Chiesi esasperata,mettendomi le mani nei capelli.
« Perchè...perchè non voglio che tu stia sola il venerdì sera. »
Sorrisi istintivamente.Era bello trovare un’amica che si preoccupava di portarti con lei,per non lasciarti sola.
« Posso chiederti una cosa? » Sussurrai sperando mi sentisse.In un certo senso mi vergognavo,perchè pensavo che si facesse strane idee in testa...ma dovevo togliermi quella curiosità,quel chiodo fisso.
« Spara. »
« Ch-hi ci sarà alla fe-sta? »
Ecco,lo avevo detto.Chiusi gli occhi per paura che potesse capire,e la risposta non si fece di certo attendere.
« Con quel 'CHI' intendevi Derek? » Rise di gusto « No,Evangeline.Lui non partecipa mai a questo genere di feste...è un tipo tutto suo. »
Sentii le guancie andare in fiamme e mi vergognai per aver posto quella domanda.
Ero così prevedibile?Merda.
Nonostante ciò però,mi trovai a tirare un sospiro di sollievo.Ora si che il problema era sparito.
« Okay,ci vengo. » Borbottai alzandomi dal letto,durante il quale ero rimasta a poltrire tutto il giorno.
Sarei dovuta andare ad allentamento,ma Mark mi aveva concesso due giorni liberi a settimana per riprendermi dal tanto stress e uno di questi era il venerdì,appunto.
Quindi cosa potevo fare se non rimanere nel mio letto al calduccio?!
Sentii la mia amica dall'altra parte della cornetta tirare un urlo di vittoria,ed io scoppiai a ridere.
Era pazza.Buffa.Intelligente.Testarda.Cosa potevo volere di più?
« Perfetto!Ma mettiti un vestito carino,devi essere bellissima.Un bacio e ah!Un'ultima cosa.Fatti trovare a Villa Watson alle 21:OO,e se vuoi porta anche Austin.Lui sicuramente saprà dove si trova.Ciao,tesoro. »
Non ebbi neanche il tempo di salutarla che lei aveva già attaccato.
Solo dopo mi accorsi che avessi accettato l'invito,ma non me ne pentì.Infondo sarebbe stata una bella festa,dove potevo finalmente svagarmi un pò...giusto per non stare sempre chiusa in casa.
Ora l'unico ostacolo erano Austin e mio padre,che avrei dovuto cercar di convincere.
Un sorriso innocente e due occhioni dolci,erano abbastanza per convincere i due uomini,no?
Peccato mi stessi sbagliando e di grosso anche.

« Io.devo.andarci. . » Scandii lentamente parola per parola puntando i piedi al suolo,trucidando con lo sguardo i presenti.
Austin incrociò le braccia al petto e rispose con un secco « No. . » che mi fece uscire il fumo dalle orecchie.
'Quale parte del "NON CI SONO VAMPIRI ALLA FESTA" non era loro chiaro?'
Mi passai una mano tra i capelli ed accavallai le gambe sulla sedia,offesa.
Loro non capivano che per me era importante.Loro non capivano che a me sarebbe piaciuto svagarmi un pò.
« Che c'è di male se esco? . » Borbottai,vedendo che i due uomini si lanciavano occhiate di intesa,quasi fossero in combutta sul fatto di non farmi uscire.
Poi annuirono entrambi con fare complice e tornarono di nuovo a guardarmi,mentre io attendevo una risposta.
Inarcai un soppracciglio per far capire loro che stavo attentendendo e quindi Josh si affrettò a rispondere subito. « Solo se con te viene Austin. . »
E non ci misi molto a collegare tra le loro le parole e dare un senso logico ad esse.Cos'ero,una bambina?
Mi alzai stizzita e scossi la testa convinta. « No! »
« Allora non ci vai. » Il ragazzo riprese la parola,guardandomi con un ghigno divertito in volto.
Non capivo il motivo del loro comportamento.Era normale che una ragazza della mia età uscisse la sera e si svagasse un pò.Okay,che non fossi una ragazza del tutto normale ma avevo comunque il diritto di portare avanti e vivere la mia vita come meglio volevo e credevo.
Feci per ribattere,ma mio padre intuendo le mie intenzioni,mi precedette. « Ci sono troppi ragazzi... . »
Il tono basso con cui lo disse ed il suo volto serio,non poterono che farmi scoppiare a ridere sotto lo sguardo interrogativo di tutti.
Poggiai una mano sullo stomaco,tenendomi la pancia,che stava iniziando a dolermi per le tante risate e con la poca voce che potei tirar fuori,chiesi « Voi...non mi volete fare uscire perchè ci sono i ragazzi? »
Austin sbuffò alzando gli occhi al cielo e mio padre si limitò a fare spallucce,come se non ne sapesse niente.Era strano da dire ma trovavo la situazione buffa.
« Alcolici,ragazzi...fai un pò tu! . » Commentò ironico mio padre,avvicinandosi e accarezzandomi la guancia con fare protettivo.
Guardai i suoi occhi e rividi in lui l'uomo buono che avevo conosciuto tempo fa.Si era lasciato andare,si era sciolto ed era diventato meno rigido di prima;quasi si fosse accorto che con quell'atteggiamento con me non andava da nessuna parte.
Mi ritrovai a sorridere imbarazzata e scossi il capo. « Vado solo per ballare un pò... »
« Promesso? »
« Promesso. »
Mi sorrise dolcemente,annuendo con il capo.
'Mi stava lasciando andare...o sbaglio?'
« Dovresti essere lì alle 21,no? Sono le 19 e voi donne ci mettete un'enernità a prepararvi...quindi corri,prima che cambi idea! »
Esultai di gioia e lo abbracciai istintivamente,cingendoli il collo con le braccia.Lo colsi di sorpresa,perchè ci mancò poco che lo feci cadere,ma davvero poco mi importava.Era un'idiota,ma pursempre mio padre e nonostante facessi fatica a dirlo e ad ammetterlo,gli volevo bene.
Guardai beffamente Austin,che mi lanciava occhiate come per dirmi 'Questa me la paghi',e facendo la linguaccia a lui e dando un bacio a Josh me ne tornai in camera mia,pronta per le due ore infernali che mi avrebbero aspettato.

Guardai la mia immagine riflessa nello specchio per alcuni minuti,sentendomi ridicola.Era il quinto abito che provavo,e sinceramente stavo iniziando a stancarmi,ma nessuno sembrava fosse fatto per me.Non che non mi stessero bene,anzi.Ma semplicemente mi sembravo un pinguino che cammina.Stretto quasi da farmi mancare il respiro e con un decoltè che lasciava intravedere tutto.
No,decisamente non andava.
Portai i capelli da una spalla all’altra e mettendo le mani tra essi disperata,mi sedetti sul letto in procinto di una crisi isterica.
Se sarei andata avanti di questo passo,alla festa ci sarei andata in pantaloni,fregandomene delle occhiate delle gallinelle che invece erano tanto carine con i loro vestitini che ricadevano perfetti sulle loro curve.
« Tu avresti intenzione di andare “vestita” » Mimò facendo le virgolette con le dita,qualcuno alle mie spalle,facendomi trasalire « in quel modo? » domandò scettico,facendomi sbuffare.Riconobbi fosse Austin.
Aveva ragione,purtroppo.
Con una scrollata di spalle mormorai un « No... »
Mi alzai e mi posizionai di nuovo difronte allo specchio,guardandomici riflessa dentro.Era troppo corto,troppo scollato,troppo stretto.Mi faceva sembrare una sciaquetta di strada;cosa che io assolutamente non ero.
Senza neanche accorgermene,Austin si portò al mio fianco guardandomi attraverso la mia immagine nello specchio.Mi guardò da capo a piedi,soffermandosi ad esaminare ogni particolare del vestito,e quando arrivò al seno lo vidi arrossire.Lo guardai innocente negli occhi imbarazzata e mi morsi il labbro.
« Te le fa...più... » Gesticolava con le mani e indicava la mia scollatura,che mi appiattiva il seno,facendolo così sembrare piu’ grande. « ...grosse. »
In effetti...
Risi innocente,portandomi una mano tra i capelli,impicciata.Sembrò essere a disagio,perchè sembrava stesse trattenendo il respiro.
« Non è troppo corto? » Chiese poi preoccupato.
« Mhh...dici? » Risposi divertita,stuzzicandolo un pò.
« Dico dico.Ma tu così non ci esci. »
« E perchè no? »
« Vuoi davvero saperlo?! » Chiese scettico,guardandomi interrogativo;come se la cosa sembrasse palese.
Sbuffai e scossi il capo,sconfitta.
« Austin? » Lo chiamai,facendolo così voltare verso di me. « Non so che vestito mettere... » Sussurrai guardandolo implorante.
Lo vidi ridere di gusto e prendermi per mano.
« Tu saresti bella anche con un sacco di immondizia addosso. » Mi ritrovai a sorridere timidamente per quel complimento e mi avvolsi le mani intorno al corpo,rischiando così di far abbassare il vestito e quindi scorpirmi tutta.Vidi il ragazzo strabuzzare gli occhi e io non potei che rimproverarmi mentalmente per la mia sbadataggine.
‘Ma chi me li faceva comprare certi vestiti a me?!’
« Quindi mi aiuti? » Chiesi cercando di cambiare argomento,dato che stavo iniziando a sentirmi a disagio.
« Questo sarebbe l’armadio,no? Vediamo... » Detto ciò aprì le ante di questo,inziando a prendere vestiti di quà e di là,facendomi innervosire per come li prendesse e li buttasse a terra,senza il minimo interesse che li potesse piegare o rovinare.Mi conficcai le unghie nei palmi,e cercai di mantenere l’autocontrollo necessario per non prenderlo per i capelli e buttarlo fuori.
‘Il mio povero vestiario...’
Iniziai a raccontagliere con stizza tutti i panni a terra,ripiegandoli e mettendoli in ordine,proprio come piaceva a me.Ma Austin riprese a parlare,facendomi distrarre da quel compito.
« E’ perfetto! » Esclamò facendomi sussultare e di seguito voltare,incuriosita per tutto quell’entusiasmo.
Austin aveva un sorriso smagliante in viso e teneva con una mano,un vestito rosa chiaro,ornato con un fiocco dietro la schiena.A rendere il completino grazioso,erano anche le decorazione sul davanti ,e quel non so di semplice che lo rendeva particolare.Era corto,ma non osceno,non volgare e non molto stretto.Era elegante,insomma.
Non ricordo neanche di averlo mai visto nel mio armadio...e non credo di averlo mai indossato in nessun’occasione.
Sorrisi entusiasta e presi l’abito che teneva sul braccio,ed andai a provarlo in bagno.

Se prima credevo fosse bello e grazioso,ora lo consideravo perfetto.Mi fasciava il corpo,mettendo in evidenza le curve e quel poco seno,che ora sembrava poco poco più prosperoso di prima.Arrivava poco sotto il sedere,ma niente di troppo eccentrico.Poi era senza spalline,proprio come piaceva a me.
Mi guardai allo specchio fiera della mia immagine riflessa dentro,e mi ritrovai a sorridere come una cogliona da sola.Erano passati decisamente secoli,da quando non mettevo qualcosa di carino per uscire fuori.Era un’abbigliamento così inusuale per me...e forse anche scomodo dopotutto.
Ma tanto valeva soffrire per apparrire bella per una serata.
Feci una smorfia quando mi accorsi che l’abito si fosse alzato,lasciandomi quasi libera la coscia.Sbuffai e lo abbassai ,finalmente soddisfatta.Riavviai i boccoli con le mani e con un pò di schiuma e dopo essermi truccata leggera,decisi di essere finalmente pronta.
Uscii fuori a piedi nudi per farmi dare un parere da Austin,che lo ritrovai intento a leggermi i messaggi sul cellulare,bello comodo sul mio letto.
« Sai cosa sia la privacy? » Sbottai acida,andandogli vicina e prendendogli il telefono di mano,così da rimetterlo al suo posto stizzita.
‘Doveva farsi gli affaracci suoi.’
Feci per andare a prendere delle scarpe da abbinare al vestito,quando fui però fermata dal ‘wow.’ di meraviglia,che uscì dalle labbra del ragazzo.
Mi scrutava attento,facendomi quasi la radiografia,con sguardo fiero e divertito.Probabilmente era compiaciuto che l’abito da lui scelto,mi stesse bene e che avevo deciso di metterlo alla festa.
« Ti piace? » Domandai,portandomi una ciocca dei capelli dietro l’orecchio.
I suoi occhi brillarono e come incantato annuì lentamente,tornando a guardarmi.
« Sei bellissima. »
Mormorò riprendendosi subito dopo,sorridendomi sornione.Mi prese per mano e mi fece fare un giro su me stessa ,ammirandomi.
Se fosse stato un’altro ragazzo a guardarmi in “quel” modo,mi sarei sicuramente sentita in imbarazzo.Ma Austin lo vedevo come un fratello,e non come un ragazzo a tutti gli effetti.Una persona con cui confidarmi,con qui condividere le mie gioie e i miei dolori,anche se non sempre era possibile...ed infine una persona a cui voler bene.
A lui volevo bene davvero.Non potevo certo dire che non fosse un bel ragazzo,ma lui era...lui.Lo avrei potuto riempire di baci e stuzzicarlo quanto volessi...perchè io ero sicura che tra noi ci potesse essere solo un’intesa di amicizia,di amore fraterno.
Sorrisi smagliante ringraziandolo,e poi lo abbracciai di slancio.
Un bacio che racchiudeva tutta la gratidune che li dovevo -anche se a volte mi faceva imbestialire,- e tutto il bene che provavo nei suoi confronti.
Una fratello che non avevo mai avuto,ecco.
« Se vuoi puoi venire... » Sussurrai al suo orecchio dopo,alzandomi in punta di piedi.
Lo presi alla sprovvista,perchè mi guardò subito interrogativo,non capendo se stessi scherzando o parlando seriamente.
« Dici sul serio? »
Risi divertita ed annuii convinta. « Certo.Prima non è che non ti volessi portare...ma volevo farvi capire che so cavarmela anche da sola. » Spiegai poggiando le mani sui fianchi,atteggiandomi.
Questo probabilmente lo fece divertire,perchè scoppiò in una risata fragorosa.« Tipo che già mi ti immagino dare uno schiaffo a tutti quelli che ti chiedono un ballo. »
Lo guardai male e gonfiai le guance istintivamente « Non è vero!! »
« Evangeline... » Cantilenò lui,dondolandosi sul posto,con rimprovero.
Così feci per aprire bocca...ma a pensarci bene,mi ricredetti.
« Okay,forse e dico forse,hai ragione.Ma questa volta prometto di fare la brava. » Borbottai abbassando lo sguardo,colpevole.
‘Non è colpa mia se quelli che mi si avvicinano la maggior parte delle volte sono maniaci.’
Scrollai le spalle,e senza dargli il tempo di ribattere lo spinsi fuori,trascinandolo in camera sua.
« Vestiti che mi farai fare tardi!Ti voglio giù tra dieci minuti. »
E detto ciò,dopo averlo lasciato spiazzato per il mio comportamento,me ne andai di nuovo in camera mia.
Ora mi mancava solo la prova scarpe.
‘Merda!’

Più passava il tempo e più mi convinsi che le scarpe nere con il tacco dieci cm,fossero la scelta migliore.
Così senza pensarci ancora e mettendo fine a quella tortura mentale,le infilai e facendo una passerella avanti e indietro,giusto per rendermi conto se ci sapessi ancora andare su quei trampoli,mi resi conto di riuscire a restare in piedi...con mia grande sorpresa.
Mi complimentai mentalmente da sola,e tutta pimpante uscii finalmente dalla mia camera,scendendo al piano di sotto.
Sorrisi quindi,rendendomi conto che Austin e mio padre fossero già lì ad aspettarmi.
Non saprei decifrare l’espressione sulla faccia di mio padre in quel momento,quando scesi le scale,ma ero sicura di averlo stupito.
L’uomo fece un passo avanti in mia direzione,e così porgendoli la mano che afferò con prudenza,mi aiutò a scendere gli ultimi scalini.
« Il...vestito ti sta...bene. » Commentò a tratti,impicciato.Infatti,non era da lui fare complimenti e apprezzamenti su una persona.Se proprio capitava...criticava,ma mai ne parlava bene.Quindi ne fui onorata.
Detto da lui,sì che era un complimento.
« Grazie. »
Solo allora distolsi lo sguardo da Josh e lo posai sul ragazzo,che se ne stava a braccia conserte tranquillo,appogiato al muro con un’espressione corrunciata in volto.
Dischiusi leggermente la bocca,apprezzando ciò che i miei occhi videro.Un’Austin in jeans stretti,e camicia bianca sbottonata al petto;tanto che mi domandai se non avesse freddo.
Beh,parlavo io che ero mezza nuda.
Risi per quel mio stupido pensiero ed abbassai lo sguardo.
Era un bellissimo ragazzo ed aveva un suo fascino,impossibile negarlo.Ma ogni volta che mi ritrovavo a fare un’apprezzamento sulla sua bellezza,mi veniva spontaneo paragonarlo alla bellezza di Derek,invece.
La sua perfezione era tutt’altra cosa però.
Non so se per il fatto che fosse un vampiro,e quindi fosse ancora più bello,ma quel suo modo di fare,quando gesticolava o quando ancheggiava i fianchi con fare sensuale,riuscivano a farti mozzare il fiato.Era bello in tutto ciò che faceva,ed era un ragazzo dannato.
Ti tentava,si faceva desiderare...e poi quando stavi per cedere si tirava indietro,facendoti cadere in un’abisso profondo,in cui ti ritrovavi a non poter fare a meno di lui.Potrebbe venire dall'Inferno stesso,tanto il suo viso e il suo corpo sono tentatori...e poi la sua voce ti stuzzica,ti accarezza ed è calda e bassa.
Derek quindi era unico in tutto e per tutto.
Mentre Austin era tutt’altra cosa.
Bello anche lui,ma una bellezza diversa dal vampiro.Cercava di essere gentile e non sempre alludeva al sesso,dove invece l’altro “avversario” andava sempre a parare,in ogni piccolo gesto che compiva.I tratti del viso erano delicati,e gli zigomi alti davano un’espressione seria al volto,che si notavano maggiormente quando si arrabbiava e tendenva a corrugare la fronte.
Due fascini differenti,insomma.
‘Ma che cazzo di comparazioni fai,Evangeline!Riprenditi,diamine.’
Purtroppo dovetti dare ragione alla mia vocina interiore,e salutando mio padre con un sorriso sulle labbra,presi sottobraccio il ragazzo,che doveva farmi da accompagnatore.
Ovviamente presi un giacchettino,per non sentire freddo e finalmente ci recammo in macchina,pronti per andare a destinazione:Villa Watson.


DEREK’S POV
« Ma vaffanculo!Tu bari!! »
« Dura la sconfitta eh? » Ghignai divertito,prendendomi gioco di Daniel,che era la nona volta che perdeva a Hitman.
Alla fine buttò il joystick sul divano con stizza,imprecando sotto voce.
« Ormai pensavo ci avessi fatto l’abitudine a perdere... » Continuai,burlandomi di lui che in tutta risposta mi mostrò il dito medio,facendomi ridere ancora di più.
Non mi arrabbiai,perchè era normale che si facesse prendere dai nervi,dopo ben NOVE volte che aveva perso.E soprattutto,non me la prendevo per cose così futili.Anzi...la situazione mi divertiva parecchio.Era sempre uno spettacolo vedere il nuovo arrivato,girare per tutta casa parlando da solo,mandandomi le peggior parole possibili e le peggiori disgrazie.
Mi sistemai meglio sul divano,incrociando le braccia dietro la testa,facendo per rilassarmi...ma una voce disturbò la mia ricreazione.
Sbuffai e dischiudendo appena un’occhio,mi accorsi fosse Adrian.
« Cosa hai fatto a Daniel? » Domandò ridendo,mettendosi al tavolino di fronte,per fumare una sigaretta.
« Perchè? » Chiesi facendo il finto tonto,ghignando beffardo però.
« Sta smontando camera sua,perchè dice che vuole la rivincita e... » Si girò appena per vedere la console,collegata alla tv e ci mise poco a fare due più due. « Oddio!No...questa volta quante volte ha perso? »
« Troppe...anche più del solito.Non capisco perchè non si voglia rassegnare quel ragazzo. » Commentai sbuffando,scrollando le spalle.
La conversazione sembrò finita,quando però il mio amico riprese parola,facendomi riflettere un attimo.
« Quindi...alla fine hai dato una lezione alla ragazzina? »
Sapevo che per ragazzina intendeva Evangeline,quindi non c’era bisogno di fingere che non sapessi a cosa si stesse riferendo...perchè era palese non capirlo.
Resta comunque il fatto che non avessi intenzione di rispondere...semplicemente,non volevo.
Lo evitai per un pò,serrando la mascella,quando all’improvviso sentii la serratura della porta scattare e una Daphne tutta pimpante,piena di buste fece capolino in sala.
‘Era andata a fare shopping...ma non si stancava mai?’
Mi fu vicina pochi secondi dopo e mi lasciò un bacio sulle labbra,che questa volta non ricambiai.
Da quando avevo chiesto a petite un bacio,non facevo altro che agognare il momento in cui sarebbe successo.Non perchè mi interessasse più di tanto...ma il desiderio di scoprire che sapore avesse sulle mie labbra,era troppo forte.
Quindi,di conseguenza,ogni bacio di Daphne mi sembrava...uguale a zero,nullo.
Però lei non sembrò accorgersi di questo particolare,e quindi non ne diedi importanza anche io.
« Derek...so che è inutile chiedertelo,ma... » La ragazza tentennò,quando accavallò le lunghe gambe sulla sedia con eleganza,e poi cercando di cercare le parole giuste continuò. «...stasera c’è una festa,e non mi va di andarci da sola.Ormai sono mesi che non ci divertiamo più insieme...mi sento sola.Ti andrebbe di andarci...con me? » Aggiunse infine,sperando in una mia risposta positiva.
In effetti,aveva ragione.Da quando era che non uscivo?Che non mi divertivo come un tempo?
Mi alzai a sedere,e passandomi una mano tra i capelli risposi « Umh...come vuoi .»
La vidi sgranare gli occhi e con lei anche Adrian.
‘Che esagerati...’
« Serio sei? » Domandò lei,alzandosi di scatto e venendomi incontro.
« Quanto la fai lunga...ti sembra stia scherzando? » Chiesi retoricamente,trovando la sua domanda inutile e stupida.
« No.E’ solo che non ci credo...Mi farò bella per te,promesso! Dammi solo il tempo di prepararmi e andiamo... » Parlò così velocemente e sparì così in fretta,quasi avesse paura che da un momento all’altro potessi cambiare idea.
Scossi il capo divertito e facendo un cenno con il capo al ragazzo,me ne andai in camera per cambiarmi.Me la potevo anche prendere comoda,perchè già sapevo che la vampira ci avrebbe impiegato una vita a vestirsi.
Rendersi bella per me,diceva.
Bah,chi le andava a capire le donne.

Mi sistemai un’ultima volta il colletto della camicia che avevo indossato per uscire,e con questo mi riavviai i capelli con un pò di gel.
Mi guardai allo specchio,ritrovandomi a pensare che forse avessi bisogno anche io di un pò di svago.Quella ragazzina mi stava decisamente dando alla testa,e occupava i miei pensieri fin troppo per i miei gusti.
Sarebbe stato una serata sesso-alcool,come sempre.Le ragazze pendevano decisamente dalle mie labbra e non ci voleva molto per farle cadere ai miei piedi.
Ma non saprei spiegarmi il motivo per la quale con lei non funzioni...non che non fosse attratta,che sia chiaro.Ma semplicemente non riuscivo a farla sciogliere,era sempre rigida e raramente tenedeva a lasciarsi andare.
Notavo che non solo con me avesse quell’attagiemento..che era anche da comprendere,per lei ero il nemico,ma anche con il suo fidanzatino,a cui avrei voluto staccare la testa a morsi.
Mi tornò in mente la scommessa e mi ripromisi di doverla vincere a tutti i costi.
‘[...] Giusto per togliermi uno sfizio,petite.’
Sorrisi senza rendermene conto,a quel pensiero e guardandomi un’ultima volta allo specchio,constatai che fossi perfetto,come sempre.
Scesi di sotto e ritrovai così una Daphne in un vestitino microscopico,che dava libera immaginazione agli uomini.Sorrisi sghembo e prendendo le chiavi della macchina,senza farle complimenti sulla sua bellezza,mi avviai in auto;seguito subito dopo da lei.
Guidai quei quindici minuti che precedevano le dieci e mezza,in un silenzio durante il quale nessuno dei due aveva parlato,aperto bocca.
Parcheggiai poco dopo difronte a Villa Watson,e scendendo dal mezzo,affiancato da Daphne...sfoggiai un sorriso sghembo,pronto ad imbucarmi alla festa.
‘Derek Wilson è tornato,ragazze.’


EVANGELINE’S POV
« Austin smetti di bere,per favore. » Borbottai furiosa,togliendogli l’ennesimo bicchiere di liquore di mano.
Mi sorpresi di come facesse a reggersi ancora in piedi,ma forse sopportava molto più dei comuni mortali l’alcool.
Stavo lottando inutilmente per farlo smettere,ma questo si riprese un’altro bicchiere ed iniziò a ballare vicino al bancone a ritmo della canzone che il dj aveva messo.
Mi portai le mani in viso e scoppiai a ridere,trovandolo buffo.Per me lo era,ma non per le altre che se lo stavano mangiando letteralmente con gli occhi,e seguivano ogni sua mossa.
« Susu!Muoviti anche tu,Evangeline.Così,con il bacino. » Mi mostrò lui guardandomi con malizia negli occhi.
« Oddio,l’abbiamo perso! » Riuscii a biasbicare alla mia amica,Chantal,che si era scolata solo un bicchiere ed era ancora tutta intatta.
« Beh,allora cosa aspetti?Ball... »La ragazza non potè neanche finire la frase,che qualcosa alle mie spalle catturò la sua attenziona. «...Oh cazzo. »
Non so a cosa fosse dovuta quella sua affermazione,ma curiosa mi girai e mi sentii subito mozzare il fiato.
Un Derek con tanto di camicia nera,sbottonata al petto ed arrotolata alle maniche,con jeans chiari attillati che aderivano perfettamente alle sue gambe e un sorriso aperto in un ghigno divertito che non poteva di certo mancare per completare l’opera.
‘COSA DIAVOLO CI FA LUI QUI?’
Guardai la mia amica allarmata,ma questa si limitò a fare spallucce,facendomi capire che non ne sapeva nulla.Ora fa l’ingenua lei!Mi aveva detto che non c’era...maledizione!Cercai di placare la rabbia e mi passai una mano tra la chioma bionda,nervosa.
Forse neanche con sorpresa,mi accorsi che tutte le ragazze presenti avessero smesso di ballare e ora osservavano,quasi facendo arrivare la bava a terra,la camminata o meglio la sfilata che fece Derek fino ad arrivare al bancone degli alcolici,proprio accanto a noi.
Non so se si accorse di avere tutti gli sguardi puntati addosso,ma resta comunque il fatto che sembrasse non importargli,e continuava a muoversi incurante di tutta la folla che li si creeò intorno.
Non mi degnò neanche di uno sguardo,nonostante io avessi continuato a tenere gli occhi puntata su di lui,e si scolò un bicchiere tutto d’un fiato.
Austin probabilmente non si accorse neanche della sua presenza,per quanto fosse intento a flirtare con una,e non che la cosa mi desse fastidio,sia chiaro.
Mi accorsi solo ora però,di una figura alta e slanciate al fianco del vampiro.Una figura giovane che io riconobbi proprio come Daphne.Perfetta e calzata a pennello in quel vestitino,che definirlo mini era addirittura un'insulto.
Le fasciava il corpo,schiacciandole i seni,rischiando così di farli uscire fuori...e io mi ritrovai a pensare che fosse davvero oscena,insieme a quei trampoli,sulla quale camminava con disinvoltura.Quando si muoveva,ancheggiava con i fianchi e bilanciava il peso da una gamba all’altra,ritrovandosi così a sculettare.
Erano quel genere di ragazze che piacevano a Derek?
C’era da ammettere però,che fosse davvero bella.Non per niente la sua bellezza era sovrumana...nessuno credo potesse competerle.Addirittura io sembravo una nullità,paragonata a lei.
A distrarmi da questi pensieri fu la mia amica,che strattonandomi per il braccio mi costrinse ad andare in pista con lei.
Questa dal canto suo,portava un vestitino tanto grazioso quanto il mio,con uno spacco sulla schiena lasciata nuda;una pelle liscia e chiara anche la sua...
Mi ritrovai a sentirmi a disagio con tutta quella musica a palla,e tutti quelli sguardi di ragazzi che seduti sulle poltrone erano già ubriachi e ti guardavano famelici,intenti ad escogitare un piano per attirare le loro prede,nella loro tana.Decisamente non era il mio ambiente,ma almeno per una sera decisi che potessi lasciarmi andare.
Non seppi bene come muovermi all’inizio,ma lasciandomi cullare dal ritmo di “I’m Lovin’ You”,ci presi gusto e mi lasciai trasportare dalle note di quella canzone.
Mi dimenticai un attimo anche di Austin,ancora fissato con quella tipa,e Derek che ora avevo perso di vista.
Presi la mano della mia amica e le feci fare una piroette,scoppiando a ridere entrambe,come ubriache.Muovevo i fianchi a ritmo di musica,mi muovevo con disinvoltura senza mai rischiare di cadere su quei tacchi,senza pensare a tutti quelli sguardi che avevo puntati addosso.
Fu questione di attimi che ci raggiunse anche Austin,iniziando così a ballare con noi.Lui sapeva decisamente farci meglio,ma si poteva comprendere...quello era il suo mondo,dopotutto.
Era abituato alle ragazze,alla musica a tutto volume quasi da spaccarti i timpani,all’alcool,a differenza di me.
Passammo così una un'oretta o più,quando decisi finalmente di prendere una pausa.
I miei piedi mi imploravano di lasciarli riposare,e così li accontentai lasciando i due da soli in pista.Io invece mi limitai a starmene in piedi,vicino al bancone,guardandomi intorno,non sapendo bene dove posare lo sguardo.
Solo allora mi accorsi di quanto fosse grande quella “reggia”,perchè non saprei proprio come altro chiamarla.Era immensa e bellissima.Ancora non avevo avuto l’onore di conoscere colui che aveva organizzato la festa...ma poco importava,l’importante era che mi stessi divertendo.
Vagando con lo sguardo un pò dappertutto però,mi accorsi di un piccolo particolare che mi fece accaponare la pelle e far andare il cervello nel pallone.
Una Daphne tutta brilla,attaccata come una cozza ad un Derek sorridente,con una strana luce negli occhi.
Questa gli si muoveva praticamente addosso,e gli si strusciava contro il petto e contro...qualcos’altro.
Una scena penosa da vedere,almeno per me.
Questo invece,aveva le mani poggiate sui suoi fianchi ed accompagnava i movimenti con dei colpi di bacino,muovendoli sinuosamente.Lasciava fare il resto a lei...e non mi ci volle molto per capire come sarebbe andata a finire la serata per loro.
Non so per quale motivo,ma pensare a loro in quel senso mi faceva rabbia.Così abbassai con stizza il vestitino,che si era nuovamente alzato e cercai di distogliere lo sguardo da loro.
Infatti ordinai un bicchiere di Cuba Libre,giusto per distogliermi l’immagine di loro attaccati come sanguisughe.
Bleah.
Mandai giù tutto d’un fiato,e non so perchè ma ordinai anche un secondo e poi un terzo.
Al quarto decisi che forse era meglio smettere,perchè la testa iniziava a girarmi vertiginosamente.Un nodo allo stomaco mi si creò anche però,quando non vidi più Austin in pista.Chantal c’era,ma ballava con un’altro.
‘Ma cosa...?’
Poi spostai lo sguardo verso Derek,ma era ancora in pista con “quella cosa” spiaccicata addosso.
Non so perchè,forse per effetto dell’alcool,ma mi ritrovai a pensare di non poter competere con una simile divinità.Lui non mi avrebbe mai guardata,perchè io per lui ero brutta in tutti i sensi.Un vestito non mi avrebbe di certo aiutato a sembrare più carina ai suoi occhi...perchè poi non so neanche perchè mi importasse!
No...avevo bevuto troppo,o forse no.
Imprecai sotto voce,quando inciampai nei miei stessi piedi nell’intento di andarmene in un luogo più appartato,ma venni presa bruscamente da qualcuno per il polso e fatta voltare.
Un ragazzo,che forse avrà avuto qualche anno più di me,mi sorrise ebete chiedendomi se volessi ballare.Mugunai un ‘no’ sottovoce,che però lui confuse con tutt’altro.
 Mi afferrò saldamente per i fianchi,attirandomi a se,ed iniziò a muoversi trascinando con lui anche il mio corpo.Infondo era carino...non c’era da lamentarsi.
Ma non sarebbe stato mai come...lui.
‘Oddio,perchè mi ritrovo a pensarlo anche ora?!Esci dalla mia testa,non lo vedi che sono ubriaca?Lasciami in pace!’
Il ragazzo mi sussurrò di essere bellissima all’orecchio,e io ne fui compiaciuta...ma quando iniziò a spostare le mani dove non doveva,oppossi,con la pocalucidità e forza che avevo,resistenza.Poggiai le mani sul suo petto e cercai di spingerlo lontano da me.
Peccato questo non volesse sentirne di starmi alla larga,e prese a baciarmi il collo,e poi passando alle labbra...esplorò la mia bocca con la sua lingua,facendomi salire il vomito alla gola.
Mi faceva schifo.
« No,ti prego! » Gridai,sentendo le lacrime punzecchiarmi gli occhi.
E proprio in quel modo,il ragazzo fu allontanato da qualcuno.Da quel qualcuno,che con mia grande gioia mi ritrovai a ringraziare.
« Cazzo vuoi?La ragazza è mia,cercatene un’altra. » A quell’affermazione,vidi il volto di Derek aprirsi in ghigno e dare una spinta al ragazzo,quasi da farlo cadere a terra.
« Cosa sono?Un giocattolo? » Mugugnai riaprendo gli occhi vispi di rabbia,che conservavo per quel ragazzo dentro.
« Un bel giocattolo,però. » Mi fece notare quello,facendo scoppiare a ridere il vampiro.
Certo...lui si divertiva.
«E sai cosa fa questo tuo bel giocattolino ora?Ti rompe i gioielli di famiglia. » E senza neanche dargli il tempo di ragionare sulle mie parole gli diedi un calcio,cercando di non beccarlo con il tacco,alle parti basse e avvicinandomi a lui sussurrai « Le mani ficcatele pure in culo. »
Lo sorpassai con disinvoltura e a testa alta,mentre sentivo lo sguardo di Derek addosso.
Infine mi girai anche verso di lui e lo guardai male. « Tu cazzo ridi?!Bah. »
E detto ciò,iniziai a correre,facendomi spazio tra la folle di ragazzi,verso l’uscita.Precisamente uscii in spiaggia,perchè sentii i piedi affondare nella sabbia fredda.
Tolsi i tacchi ed iniziai a camminare scalza fino a riva.
‘Austin,perchè mi hai lasciata sola?’


DEREK’S POV
Daphne era ormai da un’oretta e mezza che ancora attiva,non faceva altro che spalmarmisi addosso,ed io ovviamente mi ritrovavo ogni volta ad assecondarla.
Infondo,era questo che volevano le donne.
Però,nonostante il mio corpo fosse impegnato a far divertire la vampira,la mia testa era altrove.
L’avevo fissata per tutta la serata e l’avevo vista al bancone degli alcoli,che si scolava bicchierini,senza neanche tener conto di quanti ne buttava giù.
E per quanto avessi affermato più volte che la trovassi brutta...questa sera purtroppo,non potei mentire sul fatto che fosse di una bellezza disarmante.
Quel vestitino troppo corto,che si ritrovava sempre ad abbassare sbuffando imbarazzata,indossato da lei,le stava...bene.
Aveva un viso così dolce.Di una bellezza che quasi ti imbarazza.Al cui cospetto è inevitabile arrossire e di quella dolcezza che ti rasserena.
Le sentivo le voci che giravano in quella stanza,io.Sentivo le loro battutine poco pulite che facevano nei suoi confronti,e sentivo soprattutto cosa volessero fare...
Solo a sapere e immaginare il suo corpicino minuto,in mano a quegli idioti,mi dava rabbia.
Ma non perchè mi importasse qualcosa,sia chiaro.Ma semplicemente perchè lei era una stupida,ed era una preda facile per quegli animali.
Vedevo quando la toccava e palpava o quando la costringeva ad aprire la bocca.Alla fine però,ero intervenuto.Austin l’aveva lasciata sola,e se non fossi arrivato io...ora probabilmente Evangeline avrebbe già perso la verginità.
Sbuffai,e mi passai una mano sul collo inclinandolo di lato.
Quella ragazzina riusciva sempre a sorprendermi.Il modo in cui aveva piegato al tappeto quel ragazzo...mi aveva lasciato a bocca aperta e ne andavo fiero.Se non lo avrebbe fatto lei,probabilmente lo avrei fatto,facendogli leggermente poco più male...ma proprio leggermente.
Immerso nei miei pensieri,non mi accorsi neanche di essermi lasciato andare via la mia petite.
Seguii con lo sguardo,nella direzione in cui era corsa via e mi incamminai verso la spiaggia;ritrovandola proprio stesa lì,sulla sabbia in riva al mare,sola.
Incurante del fatto di lasciar sola Daphne,oltrepassai la porta,e a passi lenti,come un felino cercando di non far rumore mi avvicinai piano.
Ha i capelli sparsi nella sabbia,quasi da confondersi con essa ed è intenta a contare le stelle,impicciandosi con le parole però.
‘E’ proprio ubriaca marcia...’
Mi ritrovai a ghignare divertito,quando mi accorsi che aveva il vestitino alzato di poco.Le gambe erano scoperte,e io ero fermo lì come un’ebete a fissarle la pelle liscia,e la gamba nuda in tutta la sua bellezza.
La figura di Evangeline fu illuminata dalla luna limpida,alta in cielo,e mi maledì da solo per il motivo di star facendo dei complimenti a...lei.
La sua non era una bellezza come le altre.Lei era rara.E nonostante mi dolesse ammetterlo,era bellissima come poche.Anche più’ bella di Daphne,forse.Lei era pura,testarda,con un cuore e semplicemente lei...era umana.


EVANGELINE’S POV
Ero così impegnata a contare le stelle sparse quà e là nel cielo,per dimenticare l’accaduto di prima,che non mi accorsi di una presenza alle mie spalle.
Non mi girai a guardarlo,sapendo ed essendo quasi sicura fosse Austin.
« Austin...perc-chè nessun-o mi vuo-ole?Perchè sono brutta,è per questo?Eppure la mamma mi diceva sempre che ero carina...e che assomigliavo a lei.Cos’ho che non va? » Singhiozzai coprendomi il volto con le mani,sapendo di poter scoppiare in lacrime da un momento all’altro.
« Ma certo che sei proprio stupida tu. »
La spina dorsale fu scossa da un brivido di freddo e trasalii,accorgendomi che quella non fosse la voce di Austin,ma di Derek.
« Cosa ci fai tu qui?Sparisci. » Risposi secca,portandomi a sedere e rannicchiando le gambe al petto,come una bambina.
Questo fece tutt’altro che andarsene,e al contrario si sedette al mio fianco guardando verso il mare,con quegli occhi profondi.
Guardai il suo profilo ammirandolo,in silenzio.
« Se sei venuto qui per uccidermi...fallo subito,prometto non urlerò. » Sussurrai,sapendo mi potesse sentire ugualmente.
« Che proposta allettante... »Squittì lui aprendo le sue labbra in un ghigno.
Non risposi e mi limitai ad alzarmi in piedi e camminare verso l’acqua.
Mi sentivo il suo sguardo addosso,la pelle ardeva sotto i suoi occhi,ma incurante di quel piccolo particolare,trovai il coraggio di non arrossire e immersi i piedi nudi in acqua,sussultando.
Il freddo mi accarezzò la pelle nuda,e non potei trovare sensazione più piacevole in quel momento.
« Quindi,non mi ucciderai? » Chiesi semplicemente,sentendo la sua presenza vicina.
Mi aveva raggiunto.
« Non ora. »
Annuii con il capo,e mossi i piedi nell’acqua,chiudendo gli occhi per gustarmi il momento.
« Perchè sei qui? »
« Mi andava. » Rispose semplicemente,facendomi innervosire ancora di più.
« E Daphne dove l’hai lasciata?Cos’è,avete già scopato per questa notte?La serata non è ancora finita,quindi puoi andare da lei...sono sicura lei non sia ancora sazia. » Sputai acida,non rendendomi conto neanche di quello che dicevo.
Ciò che dissi,lo fece divertire perchè scoppiò in una risata che mi accarezzò la pelle.
« Gelosa,petite? » Mormorò con voce roca,tornando a chiamarmi con quel nomigniolo,e ad usare quella pronuncia francese che tanto gli riusciva bene.
Scrollai le spalle ed iniziai ad avanzare in mare lentamente,non preoccupandomi se mi stessi bagnando il vestito.
« Vaffanculo. »
Questa volta non ricevetti risposta,ma mi sentii solo prendere per il braccio,e questo bastò a fermarmi.
« Cosa stai facendo? » Mi chiese serio,sgranando gli occhi.
Spalancai gli occhi anche io,quando vidi che si fosse bagnato anche lui,solo per venire a fermarmi.
Fu solo un momento di debolezza che cancellai subito,quando mi tornò in mente l’immagine di lui e quella cozza insieme.Lo spinsi via con le mani,ed iniziai a correre a largo fino a quando toccare terra mi fu possibile.
Non ero sicura di ricordar a nuotare,ma poco contava ora.
Forse perchè ero ubriaca,ma non mi importava di poter morire affogata.
« Cazzo fai,stupida? » Derek mi prese appena in tempo,quando mi sentii mancare la sabbia sotto i piedi.Respirai a pieni polmoni l’aria necessaria ed iniziai a dargli pugni al petto,cercando di fargli male.
Ormai non toccavo più,e quindi muovevo velocemente i piedi per tenermi a galla,ma mi era praticamente impossibile dato che non riuscivo neanche a pensare lucidamente.
« Lasciami!Lasciami!Lasciamiii!! » Urlai nel tentativo che mi lasciasse affogare.
« Evangeline porca puttana,non tocchi! » Mi urlò di rimando lui,accecato dalla rabbia.
Ma cosa importava a lui?
Cosa importava a lui se io annegavo?Un peso in meno,no?
Sfuggii per poco alla sua presa e l’acqua mi risucchiò sotto nell’abisso...i polmoni stavano iniziando a sentire il bisogno di far entrare aria,e il mio cervello stava scoppiando per la pressione con l’acqua.Ma fu solo questione di pochi secondi,che a me sembrarono minuti,che una mano afferrò la mia e mi portò sopra,a galla.Mi aggrappai alle spalle possenti di questo,iniziando a tossire tutta l’acqua salata che avevo bevuto.
La gola mi bruciava,faceva male.
Mi accorsi solo allora del suo braccio intorno alla mia vita e delle mie gambe che andavano a cingerli il bacino,per paura di cadere di nuovo in quel buio.
Derek sembrava toccare,e non c’era da meravigliarsi data la differenza di statura...così non mi preoccupai di pesargli troppo.Anche perchè non volevo più staccarmi.
Forse l’acqua mi aveva dato al cervello,e mi aveva rinfrescato la mente...perchè solo ora mi accorsi del mio quasi tentato omicidio.
Iniziai a singhiozzare in braccio a lui,piangendo,non curandomi se mi vedesse in quelle condizioni.
« Shhh...non farlo mai più. » Mi ringhiò contro,accarezzandomi i capelli bagnati.Mi accorsi di star tremando per il freddo e chissà quanti gradi erano a quell’ora di notte in mare.
Ero pazza.
« Io no-n volev-vo,ma nes-suno m-i volev-va e io no-n...scus-a! » Singhiozzai parole anche a me incomprensibili.
« Nessuno ti voleva?E per questo ti butti in mare?Stupida! » Iniziò a rimproverarmi severamente,sollevandomi di peso con facilità,cercando così di portarmi a riva.
Quando ormai fummo fuori dall’acqua,mi adagiò sulla sabbia tenendo ancora lo sguardo nel mio,facendomi così perdere nei suoi occhi.
‘Ora sarei morta...’
Fece per togliersi da sopra di me,ma lo trattenni cingendoli il collo con le braccia,facendogli capire che non volevo se ne andasse.
« Ma cosa... » Non gli lasciai neanche il tempo di dire niente,che lo abbracciai istintivamente,premendolo contro il mio corpo.
« Petite,a me non.... »
«... a te non piacciono questo tipo di effusioni,lo so lo so. » Cantilenai,smettendo di piangere e sorridendo appena.
Si alzò,poggiando le mani nella sabbia,ai lati della mia testa e mi guardò negli occhi intensamente,studiandomi.
« Sei un caso disperato... » Rise scuotendo il capo,facendomi però imbronciare.
« Umh...può essere.Ma avresti dovuto lasciarmi morire. »
« E poi chi lo avrebbe sentito Austin.Credimi,farei a meno di ritrovarmi tuo padre insieme ai suoi sotto casa. » Commentò ridendo lui.
Scoppiai a ridere. « In effetti...Approposito di Austin... » Lo guardai « Lo hai visto,dentro? »
Scosse il capo e mormorai un ‘Ah...’ dispiaciuto.
Che cafone!Lasciarmi tutta la serata libera,mentre lui era in camera con qualche troietta.
« Penso il tuo fidanzato ti abbia tradito,petite. » Disse ghignando,facendomi venire la pelle d’oca.
« No,dico.Che tatto che hai! » Sputai quelle parole,fingendomi offesa.
« Lo so. »
« Cosa sai? » Chiesi accigliata,non capendo.
« Che non sei la sua ragazza...che altro,se no? »
E quell’affermazione,che aveva pronunciato con tanta sicurezza,mi lasciò biasita.Iniziai a tossire,quasi strozzandomi con la saliva,e lo guardai con gli occhi sgranati.
« Tu...perchè lo dici? »
« Avanti...che cazzo di coppia sareste?! » Domandò retorico. « Ti vedo più una ragazza da “niente rapporto,se non è amore” e tu non lo guardi come una persona innamorata... »
« E come si guarda una persona quando si è innamorati? » Chiesi eccitata,sentendo l’aria mancarmi nei polmoni.Il cuore aveva preso a battere veloce...e sembrava quasi volesse uscirmi dal petto.
La domanda sembrò lasciarlo sorpreso,e credo anche perchè non sapesse come rispondere.
« Non lo so...ma sicuramente non quello che li rivolgi tu. »
Abbassai il capo e mi ritrovai a pensare che fosse davvero intelligente.
« E poi,scusa.Che ne sai tu?Mi fissi? » Lo guardai divertita,sapendo di averlo beccato con le mani nel sacco.
Fu questione di pochi secondi che sbiancò in viso,assumendo quasi un’espressione cadaverica,e poi ghignando cambiò argomento,facendomi notare che avessi tutto il vestito appiccicato addosso.
Abbassai lo sguardo e mi accorsi che...cazzo!
« MAIALEEEEEEEEE! » Urlai alzandomi stizzita,ed andando a rincorrerlo per tutta la spiaggia.
Le nostre urla e i nostri “amorevoli” insulti che ci stavamo scambiando,riempirono il silenzio della notte...e mi chiesi se fosse destino che dovessero sempre finire così i nostri incontri.
Mi fermai a prendere fiato e mi lasciai cadere a terra sfinita.Le gambe mi facevano male,e la testa aveva ripreso a farmi male anch’essa.
« Derek...? » Lo chiamai una volta che mi fu vicino.Ignorai totalmente il fatto che fossi con tutto il mascara colato,i capelli arruffati ed il vestito zuppo.Semplicemente ora non mi importava che mi vedesse così.
« Perchè non mi chiedi qual’è il mio segreto? » Continuai con voce flebile.
« Me lo diresti? »
« Probabilmente sì...non riesco a ragionare lucidamente ora. »
Mi sorrise,piegandosi con le ginocchia e una volta arrivato alla mia altezza mi scompigliò i capelli.Un gesto che io trovai...dolce,ecco.
« Allora non te lo chiederò. »
Sgranai gli occhi alla sua rivelazione,non capendo.
« Perc-chè? »
« Perchè sei ubriaca...e appunto dopo ti pentiresti. » Rispose vago,distogliendo lo sguardo dal mio per puntarlo altrove.
Mi prese alla sprovvista e riuscì a sorprendermi.Forse Derek non era così cattivo come dicevano.Anche lui forse aveva un cuore,proprio come il nostro.
« Ti ringrazio. »
« Non farlo.E’ una mia scelta,e so che se mi approfittassi di te in queste situazioni,probabilmente domani mi ritroverò con te davanti alla mia porta con un paletto di legno,pronta ad uccidermi.Tipo assatanata,ti immagini? »
Scherzò facendomi ridere di gusto.Forse i fatti sarebbero andati proprio così.Non riuscì a contenere la mia risata,che non la finii più.
« Okay,hai bevuto troppo...decisamente. » Commentò lui,cercando di farmi alzare per riportarmi dentro.
Opposi resistenza,cercando di spingerlo mentre le mie risate non davano segno di voler finire.Non so neanche per quale motivo,ma trovavo la situazione divertente.
Mi feci improvvisamente seria però,quando posai gli occhi sulle sue labbra.Erano così perfette e piene,che avrei tanto voluto mordicchiarle,e stringerle fra i miei denti.
Mi misi a sedere di scatto e lo guardai seria,sussurrando un ‘Mi trovi carina?’ che uscii spontaneo dalle mie labbra.Non mi imbarazzai,ma continuai a sostenere il suo sguardo stupito.Aveva leggermente corrugato la fronte,e ora mi guardava non sapendo se stessi scherzando o meno.
« No. » Sputò secco dopo un pò,come se la cosa non lo toccasse minimamente.
Qualcosa dentro si frantumò in piccoli pezzi,e io iniziai a sentire le lacrime bagnare le mie guancie.Nonostante ciò non mi scomposi,e rimasi impassibile.
« Tu invece sei cosciente di essere dannatamente sexy,vero? »
Vidi il vampiro ghignare a quella mia domanda,che ovviamente non necessitava di risposta,e passarsi una mano nei capelli,di quel biondo cenere raro.
« Ah,petite...Forse dovresti ubriacarti più spesso,sei più divertente. » Sussurrò con voce roca,piegandosi sul mio viso.Rimasi incantata a guardare i suoi occhi,come se fossero calamite,mentre senza neanche accorgermiene mi ritrovai tra le sue braccia,con le mie mani nei suoi capelli e le sue che mi reggevano una per la coscia e l’altra per la schiena.
Il mio cuore andò in tilt,tanto che non riuscii a far tornare regolare i battiti,e non riuscii più  a pensare lucidamente.La sua vicinanza mi faceva questo effetto,forse.
« Perchè non uccidete le donne? » Mi ritrovai a chiedere spontaneamente,mentre le mie mani erano intrecciate e giocavano con i suoi capelli.
Era così...piacevole.
« Loro danno la vita,Evangeline.Loro procreano,e sono fondamentali. » Mi spiegò con calma.
« Quindi...teoricamente tu non potresti farmi del male. »
« Teoricamente no,ma praticamente potrei fare un’eccezione. » Continuò con voce sensuale,piegandosi sul mio collo.Alitò su questo,e delicatamente poggiò le labbra su esso,iniziando così a dischiuderle pian piano.
Sussultai quando sentii i suoi canini sfiorarmi la pelle,lisciandola per poco.Rabbrividii a quel contatto e piegai la testa all’indietro,lasciandomi sfuggire un lamento.
Ero coscente del fatto che lo stesse facendo solo per farmi paura e per costringermi a scappare a gambe levate.
Ma io non avevo paura...anzi,lo trovavo piacevole.
Le labbra calde assaggiarono la mia pelle,limitandosi a lasciarmi piccoli baci su essa.
« Mi ucciderai? »
« Mi spetta un tuo bacio,non ti ucciderei mai prima di averlo ricevuto,petite. »
Feci per rispondere,ma al posto di ciò che avrei voluto dire,un gemito uscii improvviso,senza che volessi.Derek aveva portato la sua mano ad accarezzarmi la coscia,ed a stringermi maggiormente a sè.
Mi aggrappai alle sue spalle,lasciandomi andare a quel piacere nuovo per me,e lo guardai negli occhi come preoccupata.
Ma cosa mi prendeva?
« E’ normale,petite. »Mi sussurrò all’orecchio con fare rassicurante,anche se sotto sotto lo sentii ghignare. « Sei pursempre una ragazza... »
Appoggiai la guancia sulla sua spalla,iniziando a respirare affanosamente,quando lo sentii fermarsi.Avevo passato una serata movimentata,e la stanchezza iniziava a farsi sentire.E poi quelle carezza che il giovane vampiro mi rivolgeva,non aiutava di certo a farmi calmare e riposare.Ma tutt’altro.
Nonostante fossi ubriaca,sapevo che ciò che stessi facendo non era giusto.Il piacere che stavo provando,non era giusto.
« Per oggi abbiamo finito.Vai a riposarti,petite. »
Mi staccò da sè,e mi rivolse un sorriso prima di prendermi in braccio,e portandomi dentro.La gente era sicuramente di meno,e in un’angolino appartato,riuscii a riconoscere Chantal insieme ad Austin,che stava vomitando lì vicino.
Non proprio una bella visione da vedere,ma gli stava bene.
Il vampiro mi lasciò a pochi metri dai due,riposandomi a terra e lo ringraziai lasciandogli un bacio sulla guancia.Non so,forse stavo sbagliando,ma intravidi Derek arrossire nella penombra,e farmi un cenno con il capo,sussurrando qualcosa a bassa voce ed andarsene subito dopo.

Insomma,la serata finì così.
Austin lo avevo portato a casa che era ubriaco fradicio,scortati ovviamente da Chantal,e lo misi a letto con l’aiuto di Josh,dato che continuava a delirare e dire parole senza senso.
Infine decisi che fosse il tempo di sgattaiolare a dormire anche per me.Sfilai le scarpe ed il vestito,ormai rovinato,e messo il pigiama andai a dormire,cosciente che il giorno dopo non mi sarei ricordata niente di cosa fosse successo alla festa.
Ricodavo a malapena cosa fosse successo ora...figuriamoci tra poco.
Una cosa però me la sarei ricordata,ora,domani,dopodomani,per sempre.
Quel suo “sei bellissima,e neanche te ne accorgi,petite.” detto da lui,mi avevano fatta andare,stranamente,a letto serena e con il sorriso sulle labbra.
‘Mi sorprendi sempre,Derek...Parli tanto di me,ma cosa nascondi tu,invece?Sono sicura un segreto più grande del mio...e io lo scoprirò,te lo prometto.’


« Evangeline,tesoroo!Scendi che è pronto. »
La voce di mia mamma che mi chiamò a mangiare,disturbò me e la mia amica,che eravamo intente a giocare a bambole.
« Vieni a mangiare con noi?La mamma ha fatto le lasagne,e sono buonissime! » Squittii entusiasta,iniziando a saltellare per la stanza.
A differenza della mia giovane età,solo cinque anni,la mia migliore amica era molto più grande,e si poteva considerare ormai una donna.
Una bella donna con degli occhi ramati,i più belli che io avessi mai visto,e dei lunghi capelli che io mi divertivo a pettinare,dopo che aveva fatto il bagno.
Allison si limitò a farmi un cenno affermativo con il capo,ed io prendendola per mano la trascinai contenta con me sulle scale.Erano rare le volte in cui questa usciva dalla mia stanza,e tante erano rare le volte in cui si univa a noi per mangiare.
Raggiunsi mio padre che era seduto a capotavola,e sedendomi così anche io feci cenno alla mia amica di imitarmi e accomodarsi.
Non fece neanche in tempo a fare ciò che le avevo detto che mia madre le prese il posto.
« Mamma!!Stai rubando il posto ad Allison,vai a metterti vicino a papà! » Urlai imbronciandomi,ed accarezzando la mano della mia compagnia che mi guardava imbarazzata.
Un sorriso così dolce non lo avevo mai visto...lei era unica.
Mamma mi guardò accigliata e rivolse un’occhiata confusa al marito,facendo come le avevo detto precedentemente.
« Evangeline...ma quale Allison? »
Guardai male i miei genitori e feci accomodare la ragazza sulla sedia.
« Come quale Allison? Cos’è,ora è invisibile? Ve ne ho già parlato...ricordate? »
La mia voce da bambina innocente,sembrò addolcirli un pò,ma poi ripresero ad essere seri e preoccupati.
La giovane donna mi accarezzò il volto,con fare protettivo.
« Tesoro,lei non è reale.Lei è solo un’amica immaginaria...perchè non vai a giocare con i bambini dell’asilo?Scommetto ti divertirai di più.»
Mio padre sembrò appoggiarla,perchè annuì con il capo dandole ragione.
‘Ma erano pazzi?’
«Immaginaria??? Ma voi siete pazzi!Dirò alla mia maestra che i miei genitori trattano male Allison.Avanti,andiamocene in camera.»Urlai arrabbiata,prendendo la mia amica per mano e correndo in camera piangendo.
L’unica cosa che sentì,prima di addormentarmi tra le braccia di Allison,fu Josh che disse a mia madre “E’ grave,tesoro.Dobbiamo portarla da uno psicologo...le abbiamo provate tutte,ma questa volta,forse...Allison sparirà e lei tornerà ad essere una bambina normale.”

Mi svegliai urlando,in preda al panico e tutta sudata.
Avevo il fiatone,come se avessi appena fatto una corsa ed in effetti l’avevo fatta...ma all’indietro;indietro nel tempo.
Mi passai una mano sul viso,e mi alzai andando a guardarmi allo specchio.Avevo una faccia bianca peggio di un lenzuolo,infatti la cosa mi aveva turbata parecchio.
Avevo ricordato una parte del mio passato,che avevo completamente rimosso.Ma ora era cosìì nitida nella mia mente...e non l’avrei scordata facilmente.
Allison...io ricordo.’
Ricordo di aver avuto una mia amica che io vedevo e gli altri no,ricordo di essere stata portata da uno psicologo ed essere stata definita pazza...e soprattutto ricordo lei.
Rimasi a guardarmi lo specchio come in trance,per interminabili minuti e restai in silenzio.
Il silenzio, il silenzio che non ha un suono, che non ha un volto, che non ha una voce, ma che ha mille ricordi nitidi, ricordi inafferrabili, incancellabili, ricordi che non ti lasceranno mai.
La testa mi fece male,mi girò virtiginosamente ed avrei voluto solo piangere e piangere ancora...Perchè la mia vita è così complicata,ed incasinata.
Decisi che per sentirmi poco meglio ci fosse bisogno di un bagno caldo,per rilassare i muscoli tesi.
Dovevo capire perchè Allison fosse ricomparsa così all’improvviso e chi sia questa Alisia...e avrei chiesto a Josh.
 Sarebbe sicuramente stata una giornata lunga...

___________________________________________________________


Voilà!
Ho finito il capitolo prima del previsto,quindi eccolo appena sfornato :D
Ringrazio come sempre tutti e mi dileguo,perchè non saprei cosa dire su questo capitolo,sinceramente...
Un bacio e buona notte :*






 

  Torna su
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La verità viene sempre a galla. ***


CAPITOLO NOVE


   

Una donna bellissima,stretta in un corsetto che a qualcun'altro avrebbe sicuramente mozzato il fiato,mentre lei riusciva ad apparire naturale e sembrava non pesare sulla cosa,se ne stava seduta educatamente composta su una panchina,poco lontana da me.

I primi aggettivi che mi venivano in mente per descriverla erano:Elegante,posata...e di una bellezza disarmante.

Due bellissimi occhi mi scrutavano divertiti,mentre portava i capelli sinuosamente da una spalla all'altra.La donna mi fece segno con la mano di avvicinarmi e così feci.

« Chi siete voi? » Chiesi sporgendomi per darle un baciamano,come ero abituato a fare al castello con le donne di una certa classe e lei sembrava rientrare in quella categoria.

Le gote di questa si colorarono appena,accennando così su esse un leggero imbarazzo e mi sorrise imbarazzata:come da copione.

« Io so chi siete voi,ma voi non sapete chi sia io,signorino.Non la trovate una cosa...buffa? »Chiese lei,scoppiando in una graziosa risata,una di quelle che ti accarezzano la pelle facendoti rabbrividire.

« Vi ha mandato mio padre? Be',se è così potete anche informarlo che non ho intenzione di tornare a casa. » Sputai con odio quelle parole,dimostrando tutto il disprezzo che portavo per quell uomo.

« Cosa vi fa credere che sia stato vostro padre a mandarmi,Derek? »

Rimasi interdetto quando questa mi chiamò con il mio vero nome.Nome che io non le avevo rivelato prima...ma evidentemente mio padre sì.

« Il duca sa perfettamente che neanche un esercito riuscirebbe a portarmi con la forza a casa,quindi ha deciso di puntare sul mio punto debole.Le donne. » Sorrisi malizioso,sedendomi vicino alla signorina.

Erano passati nove giorni da quando non rincasavo a castello,e nessun nobile si era preso la briga di ospitarmi in casa propria.Mio padre aveva dato loro l'ordine a tutti di non prestarmi aiuto,e loro come marionette obbedivano senza batter ciglio.

Ma io non avevo bisogno del loro aiuto,io non avevo bisogno dell'aiuto di nessuno.

« Sapete? Dal vivo siete ancora più bello di quello che mi è stato detto. »

La sua mano si poggiò sulla mia guancia con delicatezza,ed inizio' a massaggiarla guardandomi teneramente.

Rimasi incantato a guardare figura di tale splendore:quei denti bianchi e perfetti,quelle labbra piene,quei capelli setosi e quelle unghie della mano curate che teneva poggiata in grembo.

« Chi siete voi? »

« Non è stato vostro padre a mandarmi,se è questo che volete sapere. Ma al contrario...ho sentito parlare molto di voi,e quindi sono venuta ad accertarmi di persona che le voci che girano sul suo conto non siano false. » Continuò pacata,facendomi confondere ancora più le idee.

 « Come vi chiamate? »Ritentai a chiedere.

« E' ancora troppo presto per dirlo,Derek. »

Alzai di scatto gli occhi,per puntarli nei suoi e fissarli confuso.

« E allora cosa volete da me? Come sapete chi sono? »

« Mhh...sono venuta a sapere da amici che sei scappato di casa.Un fanciullo di soli diciotto anni che si ribella al padre e affronta il mondo tutto solo ed indifeso.Sei stato molto coraggioso... »

La donna aveva preso a darmi del tu e non più del voi,come se ci conoscessimo e fossimo amici da tempo.

« Mi ha spiato per tutto questo tempo? »

« Non credo quello sia il termine adatto..."Osservato da lontano"sarebbe perfetto,invece. »

Aggiunse in tono beffardo lei,alzandosi in piedi e guardandomi da quei pochi centimetri di differenza che ci dividevano.

« E come mai lo ha fatto? » Chiesi curioso.

« E' un tipo molto interessante,signorino. » Inizio' la donna,incrociando le mani dietro la schiena e sporgendo il petto in avanti.

Era tutto quello che aveva da dire?

Sorrisi sghembo e sistemai i bottoni della camicia,che rinfilai di nuovo dentro i pantaloni,per sembrare più presentabile agli occhi della signora.Se non era qui per conto di mio padre,almeno con il mio fascino sarei riuscito ad ingannarla e portarmela a letto.Nelle locande avevo trovato spesso donne desiderose,in cerca di attenzioni da parte mia,ma non si poteva di certo compararle con "lei".Questa era pursempre una nobile,che mi avrebbe comunque potuto dare alloggio per una notte,in un letto caldo ed accogliente.

« Non è raccomandato girare in un posto lontano da casa vostra,tutta sola,sapete? » Le domandai con fare scettico,alzandomi anche io in piedi per poterla guardare meglio.

« So cavarmela da sola,ormai lo faccio da anni. » Rispose vaga,dandomi le spalle per prendere a camminarmi intorno,ancheggiando i morbidi e sinuosi fianchi,intenta ad osservare attentamente la sua preda.

« E' una bellissima donna... » Commentai azzardandomi a prenderla per il polso,per farla voltare in mia direzione.

« Ah Derek.Pensi davvero che io sia stupida? » Chiese burlandosi di me,scoppiando così in una fragorosa risata.

« In realtà no,sapevo non fosse stata facile conquistare il vostro cuore,ma almeno ho tentato...e posso ancora farlo. » Mi inumidi' le labbra,mentre le mani di questa andarono a posarsi tra i miei capelli,giocando con i nodi ed intrecciando le mani in essi.

« Mhh...avrete tutta l'eternità per farlo,mio signore. » Inarcai un soppracciglio,non capendo e la guardai negli occhi perso.

Ma era così bella che il mio cervello stava andando in tilte,e non era più in grado di ragionare.La sua mano andò a poggiarsi sulla mia guancia,mentre il mio corpo era teso come un pezzo di legno e si piegò sul mio collo lentamente.

« Rilassati,non farà male. » Sussurò dolcemente,accarezzandomi il viso,cercando di farmi calmare e sentire a mio agio.Ora le situazioni sembravano ribaltate...lei era il predatore ed io la sua pedra.

Mi lasciai baciare sul mento e poi sul collo,fino a sentire la pelle di questo essere perforata da qualcosa di appuntito,che affondava sempre più nella carne.Solo allora mi accorsi che gli occhi della donna non erano più "umani",ma rossi sangue,demoniaci.

Non urlai,ma l'allontanai,traballando di poco.Sbattei velocemente le ciglia ed ancora attonito,iniziai ad arrettrare con la mano posata sul mio collo che aveva preso a sanguinare interottamente.

« Mi hai morso!Chi diamine sei,tu? » Urlai fuori di me.

Questa si leccò le labbra e si limito' a fare spallucce,per poi tornare composta,come se quello che avesse fatto le era del tutto normale,e ci fosse abituata.

« Io sono la tua...umh...salvatrice?Si,chiamami così se vuoi. » Gnignò questa facendo una giravolta su se stessa.

'Salvatrice di cosa?Aveva appena tentato alla mia vita.'

« Voi siete pazza!! Andatevene via! »

« Ma Derek!Non eravate voi quello che è finito per strada?Dove andrete? » Mi chiese tornando ad avvicinarsi a me,camminando su quelle scarpe alte,sensualmente.Fui tentato a scostarmi e indietreggiare di nuovo,ma solo allora mi accorsi di non avere più paura di lei.

« Vostro padre vi ha cacciato via e vi ha fatto capire che non vi vuole più in casa.Voi siete la pecora nera della famiglia...mio signore. » In un attimo me la ritrovai vicino,che mi sussurrava all orecchio parole che mi colpirono e ferirono al cuore,come una lama che ti trapassa da una parte all'altra.

Chiusi gli occhi e mio malgrado non potei negare che lei avesse ragione.Maledettamente ragione.

« Avete ragione.Ma voi avete cercato comunque di uccidermi... » Mormorai,guardandola negli occhi.

« Mai sentito parlare di figli e servi della notte? »

Scavai nella mente,nei ricordi passati,ed iniziai a ricordare vagamente di mio padre che parlava con i suoi amici di "affari sporchi/segreti",che a me non era permesso ovviamente sapere.Ma ricordo anche di aver scoperto la verità,una verità che anche io a stento riuscivo a credere.E forse...neanche ora ne ero pienamente certo.

Una notte,nella libreria di papà lessi un libro che parlava di demoni,di demoni della notte.Le pagine erano ingiallite e davano segno di aver sopravissuto a molte guerre.

Guardai negli occhi quella che davanti a me era un...vampiro,con occhi vispi di sorpresa e paura,forse.

« Mi farete del male? »

« Pensavo voi non aveste paura della morte,mio signore. »

« Voi siete un mostro. » Dissi schifato,incurante del fatto che stessi iniziando a tremare.Cercai di tenermi a debita distanza dalla donna,ma questa mi raggiunse immediatamente e senza neanche avere il tempo di scappare dalle sue grinfie me la ritrovai alle spalle con una mano intorno al mio collo che sussurava un flebile :"Un giorno,non molto lontano,mi pregherai di ucciderti,Derek.Non avrai più paura di me e io verrò a cercarti...è una promessa.",prima di andarsene.

Caddi in ginocchio,sbattendo i pugni a terra in preda all'ira del momento,e mi promisi che non mi sarei fatto prendere,non mi sarei lasciato togliere la vita da nessuno e soprattutto sarei scappato lontano senza lasciare alcuna tratta del nobile "Derek Wilson",per sempre.

Ma ben presto capì che il per sempre è un'illusione...e che il futuro puo' sempre cambiare.

 


Apri' di scatto gli occhi e con altrettanta rapidità mi misi a sedere.Ogni tanto mi capitava di ricordare momenti di quando ero ancora umano e la cosa mi dava il voltastomaco.

Odiavo ricordarmi così ingenuo,stupido e così attaccato alla mia vita da non rendermi conto che la non vita era ancora meglio.

Mi passai una mano sul petto ormai umidiccio e poi sul collo,facende flettere tutti gli arti,rilassandomi finalmente.Perchè era da giorni che mi sentivo una strana pressione addosso.

Lanciai di sfuggita un'occhiata alla sedia,su cui avevo praticamente buttato i pantaloni della "Giorgio Armani" completamente fradici...e mi ritrovai a fare una smorfia di disapprovazione,contrariata.

'Erano i miei preferiti...'

E con esso mi tornò in mente anche quell'umana,cui specialità era cacciarsi nei guai.Forse avrei fatto meglio a lasciarla affogare in mare aperto l'altra sera,ma io e lei avevamo un patto...che avevo decisamente intenzione di portare a termine.E poi lasciarla morire in quel modo sarebbe stato troppo...troppo...troppo facile,ecco.

Quell'inutile ragazzina per la quale anche solo per un secondo avevo sentito il bisogno di proteggere,stava iniziando a darmi problemi,a fare confusione nel mio cervello e questo mi irritava ancor di più.

'Forse in fin dei conti,avrei dovuto farla fuori e sbarazzarmene...'

La giornata stava iniziando decisamente con il piede sbagliato.

Assottigliai lo sguardo,quando iniziai a sentire dei passi farsi sempre più vicini alla mia porta e poi questa aprirsi di scatto.Sarà stato il buio della stanza o la poca lucidità che in quel momento avevo,ma non ci pensai due volte prima di prendere questo per il collo e sbatterlo al muro violentemente.

Sbuffai però,quando mi accorsi che i due occhioni verdi spalancati per il terrore,fossero di Adrian.

« Quante cazzo di volte ti ho detto di bussare alla porta prima entrare,razza di idiota? » Gli ringhiai contro,facendolo così sbuffare annoiato.

« Incazzato già di prima mattina? Ma 24 ore su 24,stai così? »

« Si,problemi?! » Chiesi retoricamente e con sfacciataggine,infilandomi una maglia nera.

Questo resto' zitto e di tutta risposta si limitò a fare spallucce e buttarsi subito dopo,a peso morto sul mio letto.

Non ci badai piu' di tanto e lo lasciai fare,posizionandomi a braccia conserte davanti a lui,incitandolo così a parlare.

« Allora? » Domandai impaziente.

« Allora che? »

« Hai fatto quello che ti ho chiesto? »

« Ah!Trovare quel vampiro...quell'intruso,dici? »

« No,intendevo se mi hai pettinato le bambole! » Commenai sarcastico alzando le braccia in cielo,esasperato. « Ma certo che intendevo quello!A volte mi chiedo perchè Alex mi abbia affidato il compito di fare da baby-sitter a cinque idioti come voi. » Borbottai tra me e me,incurante del fatto che mi potesse sentire.Ma invece di arrabbiarsi,questo scoppio' in una fragorosa risata,evidentemente divertito.

« Pensa che se non ci fossimo noi,tu avresti quell'espressione corrucciata sempre in viso.E poi...aspetta!Ieri Daphne è tornata a casa tutta inviperita,cosa le hai fatto? » Domando' curioso,lanciandomi un'occhiata divertita...di chi la sa lunga.

« Adrian... » Iniziai calmo.

« Derek... » Borbottò preoccupato e con quell'espressiona da cane bastonato in volto,sapendo che stavo per mandarlo a fanculo senza mezzi termini.

« Lo vedi? » Chiesi mostrandogli la mazza da baseball che avevo preso in "prestito" da Babe Ruth,personalmente al fine di una partita.

Adrian annuì timoroso ed assumendo una posizione alla George Clooney dissi

« Immagina...puoi! »

La cosa lo fece ridere così tanto,che non si curò minimamento del fatto che io fossi irritato del suo comportamento.Ma questa serietà duro' ben poco,dato che mi lasciai trasportare dala sua risata,subito dopo.

Quando ero con lui,la maggior parte delle volte potevo essere me stesso.Di lui sentivo di potermi fidare,lui era uno dei pochi che mi capiva e nonostante lo tratti come una merda lui è sempre qui.Ci basta uno scambio di sguardi e non abbracci o cazzate varie per renderci conto che c'è qualcosa che ci turba.Eppure a volte mi vergogno.

Mi vergogno perchè ad essere sincero,io non so neanche cosa vuol dire avere un'amico.

All'epoca,quando ancora ero umano si intende,di bambini con cui giocavo e che consideravo "amici" ce ne erano a migliaia...ma solo dopo capi' che era per interessi.Tutta colpa della mia classe nobile.

Tutti falsi.

E poi nel corso degli anni avevo fatto conoscenze,incontrato persone su persone,ma non ho avuto mai il tempo per potermi relazionare con gli altri.Buffo da dire,no?

Io che ho vissuto un secolo e che dico di non aver avuto il tempo necessario...ma la realtà è che il tempo non basta mai,più ne hai e più ne hai bisogno.

O sarà stato anche per il mio carattere.

Io che respingo tutti.

Io che schifo la razza umana.

Si,forse il problema sono io.Ma ne vado fiero,nonostante cio'.

« Tornando seri,Derek.Alex mi ha detto di volerti vedere.Oggi,quando il sole sarà calato. »

Il suo tono è responsabile e grave,ed ha tenuto a sottollineare e a mettere in evidenza il nome "Alex".Mi ricomposi anche io e lo guardai interrogativo.

« Insomma...eri tu quello che mi aveva chiesto di scoprire chi fosse questo nuovo vampiro,no? »

Mi passai una mano sul volto ed imprecai sottovoce.

«Ti ho detto di cercare indizi,non di andare a spifferrare tutto ad Alex,Adrian! » Lo rimproverai poggiandomi sulla scrivania e reclinando il capo all'indietro,fissando la parete bianca in silenzio. « Perchè vuole vedermi? »

« Non lo so,mi ha solo detto di avvertirti e che non accetta un 'no' come risposta;Capisci cosa intendo,vero?" Chiese serio,puntandomi gli occhi accusatori contro.Sbuffai ed annuì annoiato con il capo,semplicemente senza aggiungere nulla.

Ciò che avevo imparato in questi anni,era che Alex quando ti veniva a chiamare non prometteva niente di buono.E nel peggiore dei casi ti strappava il cuore dal petto.Il suo era come un capriccio...Se non fai quello che ti dice di fare,puoi anche dire addio alla tua non vita,perchè ormai non farai piu' ritorno dal mondo dei morti una seconda volta.Una basta e avanza,dice.

Ma era anche vero,che non si metteva molto in mostra.Tutti conoscono il suo nome,ma nessuno ci ha mai parlato di persona:tranne io ed Adrian.Ci usava come burattini e sapevo anche che un giorno ci avrebbe eliminati tutti,ne ero pienamente consapevole.Ma sapevo anche che per ora ero l'unico di cui si poteva fidare...l'unico che sapeva il suo segreto,l'unico che sapeva il suo obbiettivo.

« Però mi ha fatto delle domande...su di te. » Iniziò tentennante,studiando la mia reazione che non tardo' ad arrivare.Odiavo quando qualcuno parlava di me,ed io non ero presente.

« E...? » Chiesi spazientito con un soppracciglio inarcato,in attesa che parlasse.

« E mi ha chiesto se sapevi che Evangeline fosse una cacciatrice... »

Storsi la bocca e mi passai una mano tra i capelli,sapendo fosse prevedibile.

« E tu cosa gli hai detto? »

« Be',si? » Rispose scettico,prendendo una sigaretta dal mio pacchetto ed iniziando a rigirarla tra le dita.

« Dovevo immaginare c'entrasse lei in tutta questa storia.Ma non ne capisco il motivo.Lei non è il primo cacciatore che incontriamo e di sicuro nemmeno l'ultimo." Ammisi non capendo.Era innocua,per ora.

« Continuava a chiedermi che rapporto hai con lei...e mi diceva di una maledizione. » Continuava a parlare gesticolando con le mani,iniziando così a darmi sui nervi.Lui e le supposizioni che si creavano in quel cervello del cazzo.

« Aspetta...continui a parlare come se lei fosse stata qui. » Osservai,guardandolo confuso.

« Ma no!Intendo che ha soggiogato una sua pezza,e mi ha riferito tutto. »

Annui',sentendomi stupido per non averlo capito prima.Sarebbe stato troppo rischioso farsi vedere in pubblico,certo.

« E io che rapporto ho con lei? » Chiesi assottigliando lo sguardo,curioso di sapere come la pensasse.

« Devo essere sincero? » Tentenno',ed una mia occhiata che di buono non aveva nulla,lo fece rimettere in sesto. « Penso che lei con i suoi occhietti dolci ed il suo visino,ti abbia rincoglionito del tutto,amico.Ma non nel senso che ti piace...non so,quella ragazza ha qualcosa di strano.Ha un sangue invitante e ha quell'area da innocentina che sono sicuro dia sui nervi anche a te,ma allo stesso tempo ti attrae.E so anche che questa situazione a te non piace per niente... » Mi guardo' comprensivo,e mio malgrado mi ritrovai a pensare che avesse ragione e che avesse colpito nel segno.

« L'ho vista sorridere,l'ho vista piangere e l'ho vista lottare,Adrian.E credimi se ti dico che non ho mai visto qualcuno muoversi in quel modo,nessuno di umano intendo. »

Il vampiro mi guardo' preoccupato e scosse il capo,come per darmi del pazzo.

« Resta il fatto che se Alex ti dice di ucciderla tu sarai costretto a farlo. »

« Costretto?Dici sul serio? » Chiesi con un sorriso strafottente che prese spazio sul mio viso.

Adrian resto' alcuni secondi in silenzio e poi si lascio' andare in un sonoroso sospiro esasperato.

« Ci rinuncio.Tu vuoi proprio rimetterci le palle,Derek. »

« E' diverso.Se lo voglio fare lo faccio,se no no. » Risposi stufo di affrontare sempre lo stesso discorso ogni dannatissima volta.

« Come vuoi... »

Fece semplicemente,decidendosi a lasciarmi stare,prima di farmi un cenno di scendere per andare a scuola.Una volta rimasto solo mi avvicinai alla finestra e poggiai le mani ai lati di essa e guardai in alto,puntando al cielo.

Se c'era un nuovo vampiro in città era mio compito farlo fuori.Ma il bastardo è bravo a nascondersi,quindi credo farò un giro nel bosco prima di andare a scuola.

« ADRIAN,PREPARATI!Andiamo a caccia... » Conclusi con un sorriso sadico,sentendo il mio istinto animale che ribolliva e non aspettava altro che essere liberato.

 



EVANGELINE'S POV

Feci una coda alta ed indossai velocemente una tuta comoda per stare in casa,avendo già deciso che oggistesso non sarei andata a scuola.Avvertì la mia amica con un messaggio:

"Ciao bella :)

Mi dispiace ma oggi non posso venire...ieri sera sono tornata a casa con un malditesta tremendo e ora ho ancora la nausea.Ti voglio bene,un bacio.

Evangeline."

Inviai il contenuto e prestando attenzione a non inciampare nei miei stessi piedi,corsi a piu' non posso per le scale,impaziente.

Una volta scesa mi accorsi di Josh intento a lavare i piatti in cucina,mentre Austin probabilmente era ancora a dormire.Non mi stupisco,e se ripenso anche alla sbronza di ieri sera gli sta anche bene.

« Buongiorno. » Lo salutai,andandomi a sedere sul lavabo accanto a lui.Ricambio' il saluto facendomi un cenno con il capo,quasi impassibile.

« Io ricordo. » Dissi frettolosa,stringendo le mani in pugno fino a farmi male.Josh si giro' di poco a guardarmi confuso,perchè proprio non capiva.

« Cosa ricordi? »

Mi presi di coraggio e gli domandai seria

« Cos'è successo dopo che sono andata dallo psicologo? »

Non so se sia stata una mia impressiono o no,ma potei quasi giurare di averlo visto cambiare espressione del viso e diventare pallido per un'istante,per un malore improvviso.Sembro' come se li mancasse l'aria,come se avesse dimenticato di respirare.

« Papà? » Lo chiamai,scuotendolo per le spalle.Ma Josh si scosto' bruscamente da me e scosse ripetutamente il capo,mormorando di continuo 'Impossibile.Impossibile.Impossibile.'

Mi sentì come una fitta al cuore a quelle parole perchè pensavo di aver tirato un'argomento che lui con fatica aveva rimosso nel tempo.Ma era giusto che anche io sapessi chi fosse realmente quella donna,perchè è comparsa e poi scomparsa nella mia vita...e per quale fottuto motivo ora era tornata per rendermi la vita così complicata.

« Chi te lo ha detto? »

« Cosa? »

« Di lei... » Sussurro' aggrottando le soppracciglie ed andando a sedersi sul divano e sprofondandoci dentro.

Non mi servivano spiegazioni perchè io già sapevo a chi si riferiva.

Ma ora la cosa che mi turbava era dire o non dire la verità...cosi' mi feci coraggio e parlai.

« Mi è apparsa in sogno,una volta mi ha parlato e l'altra volta durante la quale l'ho vista è stata stanotte in un ricordo...di quando ero piccola. »

L uomo annuì e mi guardo' con compassione,quasi si stesse scusando e si aspettasse che io lo perdonassi.

« Scusami...Evangeline. »

« Per cosa? » Chiesi seria scendendo dal ripiano di marmo su cui ero seduta per avvicinarmi a lui.

« Per averti tenuto nascosto tutto fino ad ora,ma non ne ero sicuro.Cosa ricordi esattamente? »

« Chi sono io? »

« Tesoro... » Non lo feci continuare,che ricominciai a parlare io,arrabbiata.

« Chi sono io? »

« Sei Evangelin... »

Scossi il capo,sentendo di nuovo quella sensazione strana attraversarmi tutta e di nuovo quella scarica elettrica che mi diceva di spaccare tutto.Battei i piedi a terra come una bambina cocciuta e negai.

« NO,NO!IO NON SONO EVANGELINE!IO SONO ALLISIA!! »

Iniziai ad urlare in preda al panico,non sapendo neanche esattamente cio' che stessi dicendo.L'unica cosa di cui ero certa,era di aver detto qualcosa di grave,che spavento' non poco Josh.Anzi,lo fecero scattare subito in piedi e mi prese per il volto,nonostante io cercassi di ribellarmi con tutte le forze.

« No!Tu sei mia figlia! »

Iniziai a tremare e a negare tutto,di nuovo.

« Non voglio sentirti!Bugie.Bugie.Bugie.E ancora Bugie.Ti odio! »

Intravidi Austin per le scale ancora con i pantaloni del pigiama e i capelli arruffati che guardava allarmato la scena,non sapendo se intervenire o no.

« Evangeline,riprenditi! »

Iniziai a tirare calci,cercando di farli male perchè non volevo essere toccata da lui e da nessuno.In preda al panico iniziai ad urlare ma sentii due mani avvolgermi le spalle e portarmi sul divano per calmarmi.

« No,lasciatemi!Lasciatemi ho detto! » Gridai con tutta la voce,non sapendo neanche io perchè mi stessi comportando in quel modo.

« I suoi occhi...che sta succedendo,Josh? » Mormoro' Austin all uomo,che per la prima volta vidi piangere in tutta la mia vita.

« Non lasciarmi anche tu,Evangeline...Combatti,non puoi lasciarmi,ti prego. » Si inginocchio' ai miei piedi ed io rimasi immobile,difronte a quella scena che riuscì a colpirmi e in parte a calmarmi.Portai le mani sul mio viso ed iniziai a piangere,a piangere insieme a lui.

Insieme a quell uomo che per la prima volta lo vedevo piegato in quello stato di supplica,quell uomo che avevo odiato,quell uomo che mi pregava di restare con lui,quell uomo che aveva paura di perdermi.

Josh si alzò in piedi e si sedette accanto a me,ancora con gli occhi umidi ma con il sorriso sulle labbra.Un sorriso che in quel momento gli invidiavo.

« Io non sono Allisia... » Mormorai guardandolo negli occhi,rendendomi conto solo ora di quello che in preda alla furia e alla paura avevo detto.

« Lo so,lo so,Evangeline.Allisia è un mostro...ma la manderemo via,come abbiamo fatto in passato,vedrai. » Mi sussurrò all'orecchio,cullandomi tra le proprie braccia,sotto un'Austin ancora più confuso e spaventato.

« Non ero in me...io...lei mi tormenta,lei mi tormentava anche prima.Dice che quella cosa è dentro di me e che io sono pazza.Io non sono pazza,vero? » Chiesi supplicante con gli occhi gonfi e la voce flebile e spezzata dal pianto.

« Lei ti chiama Allisia? »

« Si...continuava a chiamarmi così. » Risposi come in trance,stringendo il tessuto del divano sotto di me.

« Chi è lei? »

Continuai a guardare con lo sguardo nel vuoto e parlai con calma.

« Allison... »

Josh annuì con il capo e mi accarezzò i capelli,comprensivo.Possibile che la ricordasse anche lui?

« Austin va in camera tua. »

« Come scusa? » Domando' attonito lui,sgranando gli occhi.

« Ora. » Lo ammonii mio padre,con fare serio.Non ammetteva repliche ed infatti il ragazzo lo capi' e salì sopra,non proferendo parola,capendo che la situazione era grave e che non doveva intromettersi.

Mio padre allora si alzò ed uscendo dalla sala per alcuni minuti,rientro' subito dopo con due libri in mano.Libri che quando mi ritrovai in grambo,sembrarono essere vecchi secoli.

Passai le dita incantata,su quelle copertine rigide al tatto e le guardai eccitata.

« Cosa sono? »

« Credo sia meglio iniziare con quello. » Mi indicò il testo marroncino,e io prendendolo tra le mani lo spolverai passandoci una mano sopra,e togliendone i residui che in precendenza non mi permettevano di leggerne il titolo.

« 'Per non dimenticare.' » Mormorai,passando le dita esili su quella scritta in grassetto a caratteri cubitali,che tanto mi incuriosiva.

« Apri la prima pagina,e dimmi chi vedi. » Mi ordinò mio padre ed io non me lo feci ripetere due volte,che eseguii senza batter ciglio.

Un 'oh' soffocato mi morì in gola,lasciandomi stordita.

In prima pagina,sul lato destro del foglio in alto,c'era la foto di Allison Anderson,come scritto nella didascalia,sempre con quel vestito ottocentesco,proprio come la ricordavo io,e con quell'aria felice e spensierata da bambina.

« Ma lei è... »

« Si,è lei,Evangeline. »

Toccai la fotografia ingiallita e ne marcai i contorni con le dita,ammirando la bellezza infinta di quella donna.

« Anderson...ha il nostro stesso cognome. » Notai con meraviglia,guardando Josh che annuiva con il capo.

« Hai ragione.E' una nostra parente...questa foto risale al 1896. »

Spalancai la bocca e lo incintai a parlare,a continuare.

« Si racconta abbia avuto una figlia illegittima,fuori dal matrimonio e che sia poi stata cacciata via dal padre.Una vergogna per la famiglia,insomma.E qui inizia la vera storia...Evangeline.Divento' pazza. » Insinuo',con voce bassa e profonda,in tono cupo e vibrante.

« E perchè? »

« Perchè aveva una malattia,una malattia che potrebbe essere paragonata come la rabbia ai cani.Non riesci a controllarla e nonostante tu ci prova,questa ti indebolirà mentalmente,farà cedere tutte le tue difese e poi ti attaccherà nel profondo...non saprai gestirla e quindi... » Prese una pausa e mi guardo' dispiaciuto. « ...si diventa pazzi. »

Perchè avevo come l'impressione si stesse rivolgendo a me?

Abbassai lo sguardo e mi guardai le mani,che avevano iniziato a tremare incondizionatamente.

« E' per questo che mi perseguita?Perchè pensa che io sia come lei? » Chiesi innocente,mordendomi le labbra.

« Evangeline... »

« Rispondimi. »

« Forse non sei ancora pronta per affrontare tutto ciò. » Mi fece notare,ma io non lo ascoltai.

« Rispondimi,ho detto. »

« Si. »

« Si cosa? » Chiesi esasperata.

« Si,sei come lei. »

« Io non sono pazza! »

« Ma lo sarai. »

E lì,con quella affermazione,sentì il dolore penetrarmi fin dentro le ossa.Odio verso lei.Odio verso me stessa.

Non solo mi ritrovavo a lottare contro una natura che mio malgrado riuscivo ad accettare,ma ora ci si aggiungeva anche una...una...Allisia.

« Cos'è Allisia? » Domandai con voce tremante rannichiandomi nel divano.

L uomo mi prese il libro che tenevo ancora aperto su quella pagina,e lo sfogliò velocemente sotto i miei occhi.

« Vedi... » Mi indico' con il dito una riga precisa,richiamando la mia attenzione. « Non hanno avuto modo di studiarla,perchè Allison fu subito rinchiusa in un manicomio,ma è una malattia. »

« E' curabile? »

« No... » Mi feci subito cupa,e sentii il cuore andarmi in frantumi...e con esso tutti i miei sogni di rifarmi una vita in un futuro prossimo.Probabilmente percepi' il mio disagio,perchè si affretto' a darmi spiegazioni. « Ma puoi combatterla e non lasciare che lei prenda il sopravvento su di te,Evangeline. »

« E COME? » Scoppiai,portandomi le mani sul viso,in una posa di disperazione.Stavo per scoppiare in un pianto isterico,me lo sentivo.

« Jennifer mi disse che non c'è proprio una cura,ma ogni volta che senti di star per perdere il controllo inizia ad urlare e pensa che tu sei piu' forte di Allisia.Tu non ti fai comandare da nessuno,giusto? »

Serrai la mascella ed ebbi un tuffo al cuore.Cristo...

« Jennifer,la tua puttana? » Chiesi sfacciata,alzandomi rapidamente dal divano.

« Non era la mia puttana... »

« Ah no?Ops...te la sei pure sposata?Mh,magari potevi invitarmi al matrimonio,avrei tanto voluto vedere la sua faccia da cazzo. »

« Evangeline!!! » Mi urlo' contro l uomo,facendomi notare che stavo esagerando.Ma a me non importava.

« Che c'è? »

« Quella donna si è spaccata il culo per cercare di aiutarti,secondo te perchè mi sono messo con lei? » Mi ringhio' contro Josh con occhi che trapelavano rabbia.

Spalancai la bocca,non capendo...

« Quindi tu...ti sei messo con lei per scopr... » Non mi fece finire che mi liquido' con un gesto della mano,ordinandomi a stare zitta.

« Devo andare a lavoro. »

« Ma io voglio sapere... »

« Sarà per un'altro giorno.Ciao,Evangeline.E ricordati quello che ti ho detto...autocontrollo. »

E detto cio',Josh prese la giacca e se ne ando',lasciandomi nei dubbi e in una verità ancora peggiore della prima.

Forse sarebbe stato meglio morire...così sarebbe terminato tutto una volta per tutte.

 


ADRIAN'S POV

« Io penso sia qualcuno a scuola...magari un ragazzo che abbiamo trasformato per sbaglio. » Ipotizzai io,lanciando un'occhiata a Derek che era intento a perquisire il bosco.

« Giuro che se lo becco,lo faccio a pezzi. » Ringhio' questo,facendomi ridere.

« E io ti aiuto...ma ora andiamo. » Lo intimai ad andare sfidandolo con lo sguardo.Alle volte,quando eravamo soli ci divertivamo a sfidarci facendo corse per il bosco.Ovviamente bisognava arrivare primi,e lui era piuttosto bravo in questo...

« Non per vantarmi,ma vinco sempre io. » Insinuo' Derek,capendo cosa avevo in mente,aggiustandosi il ciuffo biondo,con nonchalance.

« Ma sentilo!Io non demordo facilmente,lo sai.Questa volta ti battero'. » Dissi sicuro,guardandolo con un sorriso sadico sulle labbra.

« Fino alla strada? »

« Preparati a perdere,Wilson. »

Mi sorrise divertito anche lui,e guardandoci complici capimmo che era il momento di dare il via.

Iniziai a correre mettendoci tutto me stesso,evitando gli alberi che grazie alla mia vista sviluppata riuscivo a vedere in tempo.Sentivo invece,Derek alle mie spalle ghignare divertito per non so quale motivo.

"Ti sto battendo e ridi,coglione?"

Mi accorsi appena di una grande voragine,così piegandomi rapidamente con le ginocchia mi preparai a balzare dall'altra parte.Ci riuscii e gioii dentro quando mi accorsi che la destinazione era vicina ed era davanti ai miei occhi.Peccato pero',che questa gaiezza duro' ben poco.Derek mi aveva già sorpassato dandomi della lumaca e mi stava aspettando a braccia conserte appoggiato ad un albero.

Appena me lo ritrovai davanti,rallentai e gli diedi una spinta facendolo barcollare di poco.

« Ma vaffanculo! » Ce lo mandai io,sbuffando.

'Era alle mie spalle!Dovevo immaginarmi che stava rallentando apposta.Lui e le sue tattiche del cazzo per farmi confondere.'

« Com'è perdere? » Domando' altezzoso,prendendosi gioco di me.

Un cupo e lacero brontolio strusciò fuori la mia gola.

« Andiamo a scuola e smettila di montarti. »

Entrai nel liceo,dopo Derek che attirava l'attenzione di tutte con quella sua camminata da figo,che molte volte invidiato anche io.

Un ragazzo con delle qualità che non aveva bisogno di urlarle ai quattro venti.Venivano fuori piano,se imparavi a conoscerlo.

E nonostante fosse un bastardo di prima categoria alle volte era anche simpatico.

Peccato lo considerassi così solo io.

Mugugnai e brontolai a bassa voce,sentendo l'odore del sangue invadermi le narici.Per quanto mi fossi allenato a mantenere il controllo era sempre difficele mantenere la calma in luogo pubblico.

Una cosa che invidiavo a Derek era proprio questo:L'autocontrollo per le sacche viventi.

Immerso nei miei pensieri pero',non mi accorsi di essere appena andato a sbattere contro una...ragazza.Una figura fragile e con degli occhioni che ti mettevano in soggezione.

Alzai un soppracciglio e mi accorsi che fosse davvero bella.

Impicciata questa si abbasso' a prendere i libri che le erano precedentemente caduti di mano,mentre parlava da sola a bassa voce,mandandomi al diavolo incurante del fatto che io potessi sentirla.

« Sai che sei carina? » Azzardai io,abbozzando un sorriso malizioso che faceva cadere ai piedi tutte le mie vittime e che funzionava sempre.

Non potevo ucciderla,ma almeno farci un pensierino.Era un vero peccato lasciarmela scappare così.

« Tu invece hai il fascino di una lumaca morta. » Ribattè lei,guardandomi scettica.

Ma che problema aveva?

Come se non bastasse,come se non fossi stato umiliato abbastanza,sentii anche Derek scoppiare a ridere come un'imbecille.

Serrai la mascella e presi la ragazza per il polso.

« Sai con chi stai parlando? »

« Umh...te? » Rispose ovvia,facendomi sentire uno stupido.

L'avevo già vista da qualche parte.

« Grazie al cazzo!" Esclamai retoricamente.

« Ma mi lasci?Togliti. » Cerco' di spostarmi per andarsene,ma la trattenni ancora aumentando la presa sul polso.Con l'altra mano libera la presi per il mento e la costrinsi a guardarmi negli occhi.

Avevo già detto che non avevo pazienza?

« Chiedimi scusa,stupida. » Le ordinai,ammaliandola.

« Ma neanche sotto tortura!Mi sei venuto tu addosso e si,Evangeline aveva ragione.Tu ed il tuo amichetto siete davvero antipatici. » Si battè da sola una mano sulla fronte,dandosi dell'ingenua per non aver creduto all'amica.

'Evangeline...ma certo!Ecco dove l'avevo già vista.Era la sua amica..umh...com'è che si chiamava?Chantal,no?'

L'unica cosa che mi preoccupo' pero',fu che il soggiogamente non aveva funzionato.

Ma cosa cazzo...?

Non potei finire di chiederle perchè mai non aveva ubbidito,che Derek mi scosto' da lei e la prese per le spalle violentemente,sbattendola all'armadietto.Gli altri studenti si erano dileguati dato che le ore erano già iniziate,e quindi nei corridoi eravamo soli.

« DEREK! » Lo richiamai prendolo per una spalla,per farlo voltare ma non mi diede retta.

Così ci avrebbe fatti mascherare,dannazione!

« Cosa...volete da me? » Balbetto' Chantal impaurita,facendosi piccola sotto la presa del mio amico.

Derek le si avvicino' al collo ed affondando il naso in questo,inalo' il suo profumo a fondo.Mi guardo' subito dopo come per farmi capire che era umana e se ne ando',voltando le spalle ad entrambi.

La ragazza si strinse nelle braccia ed io sbuffai,sapendo che dovevo porre rimedio al casino che aveva combinato Derek.L'aveva fatta spaventare.

« Insomma...sei pulita. » Iniziai sorridendole sornione,cercando di farla calmare.

« Com-me? »

« Siamo stati assunti dalla preside per controllare che nella scuola non si spacci droga o altro.Non lo sapevi? » Chiesi divertito,appoggiandomi con una mano agli armadietti.

« Oh...non lo sapevo. »

Possibile che fosse così stupida da crederci?

Si,perchè era umana,dopotutto.

La salutai con un cenno del capo e dileguandomi dietro l'angolo raggiunsi il mio amico che di spalle mi stava aspettando.

« Pensavo fosse il nuovo vampiro... » Lo sentii dire,senza neanche averlo interpellato.

« Lo so. » Risposi semplicemente,incrociando le braccia al petto. « Quindi cos'è? »

Sembro' pensarci un po',perchè rimase in silenzio per vari secondi prima di rispondere.

« Probabilmente Evangeline le avrà dato della verbena in qualche bevanda o qualche braccialetto per proteggerla.Non è poi così stupida,dopotutto. » L'ultima frase la sussurro',ma io la sentii bene e come sent questo riuscii anche a percepire il sorriso da ebete che gli si era increspato sulle labbra.

Li diedi una spinta giocosa per farlo riprendere e gli sorrisi.

« Entriamo o veramente iniziero' a pensare che quella ragazzina ti possa piacere. »

Non so neanche perchè lo feci,forse per provocarlo,ma resta il fatto che mi prese per il collo e mi piazzo' al muro,guardandomi minaccioso negli occhi.

« Non dirlo mai piu'. » Annuii,dandogli una spinta per farlo allontanare e finalmente tornai con i piedi per terra.

« 'Hai il fascino di una lumaca morta.' » Cantileno' poi lui,tornando di nuovo di buon umore,canzonandomi. « Ammetti che la ragazzina ti ha spiazzato. »

Scoppio' a ridere,piegandosi in due.

« Ti uccido ora o dopo? » Gli ringhiai contro in cagnesco.

« No,c'è...dovevi vedere la tua fa-c-cia!! » Possibile che non potesse neanche parlare perchè si stesse soffocando?Be',evidentemente sì.

« In effetti...anche io penso che dovresti vedere la tua faccia una volta che ti avro' conciato per bene dopo. » Commentai roteando gli occhi con fare annoiato,iniziando ad incamminarmi verso l'aula di economia.

E così lo lasciai indietro,pensando a quella ragazza che mi aveva messo i piedi in testa,senza che io potessi fare nulla per umiliarla a mia volta.

Avevo dimenticato come fosse brutto e difficile non poter dare ordini e spettarsi che questi vengano esauditi senza alcuna replica.La odiavo per il semplice fatto che fosse riuscita a farmi sentire "nudo" "impotente",possibile?

 


EVANGELINE'S POV

Buttai a terra il grande borsone della Puma rosa,che mi ero portata dall'Italia ed iniziai a cambiarmi velocemente.

Dei pantaloncini corti per essere più sciolta nei movimenti,una maglia nera molto leggera e i guanti a fascie.

Dove ero venuta?

In palestra.Mark non poteva darmi lezione questo pomeriggio per un "contrattempo",che io conoscevo bene.Era per il nuovo vampiro che circolava in città,e lui gli dava la caccia.

E io di certo non potevo aspettare lui.Dovevo sfogare la mia rabbia all'istante o sarei esplosa.Quindi avevo pensato di venire qui,a prendermela con una sacca da box...meglio che prendere a calci in culo qualcuno in carne ed ossa,no?

Mi legai una coda alta ed incurante di quello che gli uomini lì dentro potessero pensare di me,andai nell'angolo della sala senza guardare in faccia nessuno fino a ritrovarmi davanti a quel salsiciotto appeso al muro,penzolante.

Feci un respiro profondo ed aprendo gli occhi di scatto iniziai a colpire la sacca con tutta la forza,alternando i colpi,destro-sinistro-destro-sinistro, scaricando su essa tutta la mia frustazione e preoccupazione.

Da quando ero qui la mia vita era cambiata e avevo capito molte cose,che mi hanno aiutata a maturare.

Ho imparato a dire non fa nulla, altrimenti tutti si preoccupano per me e io non voglio essere causa di tristezza per nessuno. Ho imparato che la vita non dà mai nulla, casomai ti toglie tutto o quel poco che hai. Ho imparato ad ascoltare in un mondo fatto di persone che vogliono solo parlare. Ho imparato che nessuno fà e dà niente per niente. Ho imparato che i dolori fortificano e le delusioni ti uccidono. Ho imparato che non bisogna mai giudicare se non si vuole essere giudicati. Ho imparato ad apprezzare le persone per i sentimenti che ti danno e non per le cose materiali che posseggono.Ho imparato che nella vita c'è sempre e comunque qualcosa da imparare.

Solo allora mi accorsi di quanto forte stessi colpendo la sacca e dei battiti del mio cuore accellerati.

Mi cedettero le ginocchia.Crollai carponi sul pavimento e rimasi lì,ansimante,con la sensazione che la pelle mi si volesse staccare dal corpo e col cuore in gola,incapace di respirare.Tutto aveva una sorta di alone dorato e chiazze di luce mi danzavano davanti agli occhi.

Stavo rischiando di svenire.

« Ti arrendi così subito,petite? »

Quella voce.La sua.

Solo lui mi mancava...

Mi portai una mano al cuore ed alzai lo sguardo per sostenere il suo.Dovevo essere forte.Forte per non crollare,forse per dimostrare che vado avanti.

« Possibile che ti trovo sempre tra i coglioni? » Risposi acida,tornando in piedi ancora un po' dolorante.

Questo alzo' le mani al cielo e scosse il capo.

« Ma guarda che sei tu che mi segui dapertutto!Ora non posso neanche venire in palestra? »

« Non sapevo che i vampiri avessero bisogno di andare in palestra. » Sputai seccata,iniziando a prendere a calci il salsicciotto rosso.

« Infatti non ne hanno.E' semplicemente per scelta personale. »

« Da quando hai bisogno di giustificarti con me? » Chiesi scettica,inarcando un soppracciglio.

« Okay,oggi sei piu' insopportabile del solito.Il tuo fidanzatino ti ha dato buca?Il papà non ha eseguito i capricci della sua piccolina? » Domando' divertito mettendosi dietro la sacca e tenendola ben salda,per vedere quanto fossi forte.

« Ma la vuoi smettere?Vattene!" Dissi supplicante.

« Ieri sera non mi sembrava che volessi che me ne andassi...approposito,passata la voglia suicida? »

Ricordarmi della scorsa notte proprio perchè ero ubriaca e non ricordavo niente,era un colpo basso.Era sleale!

« Ma fottiti. »

« E' un'invito per caso?Preferisci casa mia o tua? » Continuo' a punzecchiarmi,mettendo a dura prova la mia pazienza.

« Derek!Togliti se non vuoi che ti spacchi la faccia. » Lo minacciai dando un colpo secco al salsiciotto.

« Tu dimmi il tuo segreto. »

« Dovrai torturarmi per fartelo dire. » Ringhiai tra i denti,facendomi sempre piu' vicina a lui.

« Sono piuttosto bravo a farlo. »

« Sei bravo anche a fare l'imbecille se è per questo. » Ammisi incrociando le braccia al petto.

« Ma bello batte imbecille,non credi? » Mi alito' a pochi centimetri dal mio viso,sorridendo malizioso per provocarmi.

« Credo che odioso batta bello. » Risposi fredda,mirando con il pugno ben stretto al suo viso...sarebbe sicuramente arrivato sul suo zigomo se non fosse stato che Derek mi blocco' il pugno con la mano,stringendolo prima piano e poi forte...fino a farmi piegare sul pavimento ogni volta che aumentava la presa.

« Cosa stai face-e-ndo? » Biasbicai,pensando fosse matto.

Questo si inginocchio' fino a raggiungere la mia altezza e con tono freddo mi disse

« Sono stato pure fin troppo buono con te,petite.Pensi che mi faccia insultare da te in questo modo?Sei davvero ingenua,ragazzina. » Mi prese violentemente per il braccio e mi sbattè al muro,senza delicatezza.

« Lasciami o mi metto ad urlare. »

« Pensi davvero che 1O uomini bastino a tenermi fermo? » Domando' scettico,facendo ben intendere che la mia minaccia non lo toccava affatto.

'Purtroppo aveva ragione...ma tentar non nuoce.'

« AIUUUUUU........ » Il fiato mi morì in gola,quando la mano di Derek si ando' a posare sulla mia bocca,per farmi stare zitta.Quando capii che avevo intenzione di stare zitta,mi lascio' andare e mi guardo' minaccioso.

Lo fulminai con lo sguardo anche io,ed incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio come una bambina,guardai da un'altra parte.

« Comunque,davvero molto astuta a dare della verbena alla tua amica. » Cambio' argomento lui,cercando i miei occhi.

« Non so di cosa tu stia parlando. » E non lo sapevo davvero.

« Chantal,quella con cui stai sempre.Avanti,petite.Sei stata intelligente,devo ammetterlo. » Continuo' con tono pacato lui,tracciando con il naso i contorni del mio mento.

Deglutì,e con le mani cercai di spingerlo via.

Siamo opposti,come il bianco e il nero,come il mare e le montagne,come il giorno e la notte.

« Ti odio. » Dissi cercando di farlo allontanare.

« La cosa è reciproca allora. » Sussurro' con voce roca al mio orecchio.

« E allora perchè mi stai provocando? »

In tutta risposta Derek scoppio' a ridere e facendomi una carezza sul collo disse

« Mi piace giocare con le mie prede,Evangeline. »

« Lo avevo capito,ma tu mi fai schifo. » Marcai soprattutto l'ultima parola,perchè realmente mi faceva ribrezzo.Pensare alle sue mani,alle sue labbra che avevano tolto la vita a molte vite...era una cosa ripugnante.

Derek aprii la bocca in un ghigno divertito e lascio' scoperte le zanne che mi fecero mozzare il fiato.Lo faceva apposta il bastardo!

« Non mi fai paura. »

« Ah no? » Chiese innocente,poggiandole i delicati canini sul mio collo pallido.

« No-o. »

« Neanche così? » Il vampiro scopri' ancora di piu' le sue fauci e affondo' la punta di queste lentamente nella mia carne,sempre piu' a fondo.Trasportata dal piacere dell'attimo non mi accorsi del dolore,e continuai a tenere gli occhi socchiusi e la bocca semiaperta.Mugugnai pero',quando senti la pelle ardere.

La testa prendermi fuoco,accendersi,infiammarsi e di nuovo quella sensazione strana.

'NO.NO.ALLISIA,NO!'

Cacciai un urlo che non riuscii a trattenere e mi accasciai a terra,incurante del fatto che la mia ferita stesse sanguinando.Battei i pugni a terra ed urlai ancora e ancora.

« Non posso perdere il controllo! »

Cercai di aprire gli occhi per vedere il volto del vampiro,e mi accorsi che fosse ancora in piedi e mi guardava serio,studiando il mio comportamento insolito.

« Petite...? »

« Oddio,ti prego!Ahhhhhhhhh! » Mi stavo contorcendo sul pavimento dal dolore,e solo perchè stavo cercando di cacciare via quella parte di me che tanto odiavo e che prendeva il sopravvento sulle mie emozioni.

« Brutto idiota!E' tutta colpa tua,ahh! » Un'altra fitta,allo stomaco questa volta. « Solo tu mi fai innervosire in questo modo! »

Lui mi guardo' interrogativo e si piego' a terra per prendermi in braccio e portarmi dentro lo spogliatoio,per togliermi dallo sguardo curioso dei presenti che non sapevano se chiamare un'ambulanza o la polizia.

Cercai di opporre resistenza,ma non che fossi nelle mie migliori condizioni...quindi mi feci portare sulla panchina,dove mi sdraiai ed iniziai a tossire ripetutamente.

Derek si piego' sui polpacci e diede per alzarmi la maglia.

Strabuzzai gli occhi e lo colpi' alla mano.

« Ma tu sei pazzo!Cosa stai facendo? » Urlai inviperita.

« Sta zitta e fammi vedere! »

Non seppi cosa volesse fare,ma lo lasciai alzare un lembo della maglia e scorprire il mio ventre piatto.Fui ancora piu' sorpresa pero',quando mi accorsi di uno strano tatuaggio che mi si era andato a formare sul fianco destro,che brillava di luce propria.

« Oh mio dio...lo vedi anche tu? » Chiesi con la voce che mi tremava,sentendomi improvvisamente la gola secca.

« Da quanto ti stai allenando per essere una cacciatrice? »

Lo guardai interrogativo,non sapendo a cosa potesse servirgli quella informazione,ma vedendolo tanto agitato quanto me,decisi di collaborare e non fargli perdere maggiormente la pazienza.

« Da due settimane credo. »

« Solo? » Domando' sorpreso lui,passandosi una mano tra i capelli.

« Perchè?E cos'è quel segno?Oddio...sto morendo! » Balbettai sentendo le lacrime pungere per uscire.Se Allisia avevo deciso di darmi segno per avvisarmi che la mia morte era vicina,io non potevo farci nulla,giusto?

« Ma cosa cazzo dici?!Mi spieghi che cacciatrice sei se non sai cos'è questo? » Inizio' a sgridarmi lui,passando le dita fredde sul tatuaggio e quindi sulla mia pelle calda...Cristo...

« E poi...non ero mai assistito dal vero. » Continuo' eccittato,sorridendo.

« Dal vero?Dovrei sapere cos'è? »

Mi diede un buffetto sulla fronte,facendomi sussultare e continuo' a ripetermi che ero un caso perso.

'Mbe'?'

« E' un marchio.Il tuo marchio. » Mi spiego' continuando ad accarezzarmi quel coso.

« Il marchio?Così presto? » Chiesi decisamente sorpresa.

« In effetti si...mi meraviglio anche io,di solito compare dopo un anno o due,ma solo nei casi fortunati. » Mi guardo' negli occhi. « Cosa nascondi,petite? »

Addolcii i tratti del viso e la voce,cercando di fare il carino,ma con me non attaccava.

Scossi il capo e lo allontanai brusco,andondomi a guardare allo specchio.Alzai la maglia e notai che fossero due frecce messe a croce,con una parola al centro "Justice."

Guardai il mio viso,il mio corpo ma non ero cambiato di una virgola.Ero sempre la stessa.

Intravidi con la coda dell'occhio il vampiro che era intento a portarsi le dita alle labbra.Lo guardai accigliata e mi sporsi meglio per vedere.

Cio' che vidi mi lascio' attonita e disgustata.Il sangue era colato dal mio collo ed ora era sparso sulla panchina e sulle sue labbra.Stava iniziando a prendere le sembianze di vampiro...e non era per niente una cosa buona.

Senza neanche dargli il tempo di venire ad attaccarmi,presi velocemente dalla borsa la Calibro 9,e la puntai contro Derek,impugnandola bene con entrambe le mani.

Quando questo si giro',sorrisi sadica e sparai due colpi, prima che potessi dargli il conto di 'assaggiarmi'.Subito,un proiettile di argento e uno di legno andarono a conficcarsi rispettivamente nello stomaco e sotto il cuore.

'Me la sono cavata bene per essere la prima volta,no?'

« Vaffanculo!Da dove cazzo l'hai presa quella? » Mi tuono' contro,cadendo in ginocchio,e strappandosi la camicia per togliersi i proiettili.

« Sai com'è!Sono una cacciatrice. » Gli sorrisi bastarda e nonostante la visuale dei suoi pettorali ben esposti non mi dispiacesse,dovetti andarmene alla svelta.

« Questa è guerra,petite! » Mi minaccio' lui,mostrandomi le zanne bianche.

« Au revoir, connard." *

Lo salutai in francese,sfoggiando il mio miglior accento,con un cenno della mano e caricando il borsone in spalle,mi avviai a piedi a casa finalmente soddisfatta.

Per quanto riguarda il marchio...dovevo parlarne con Mark.Questa giornata si era dimostrata piena di rivelazioni...e non era ancora finita.

 

 


DEREK'S POV

Ero in macchina con Adrian,da quasi un'oretta per andare da Alex.

Purtroppo pero',non fossi nelle migliori condizioni per trattare insieme.Evangeline mi aveva colto di sorpresa e nonostante mi costi ammetterlo è stata davvero brava.

Quando ha visto che avevo portato il suo sangue dal sapore così dolce ma allo stesso tempo metallico,alle labbra non aveva preso secondo a mettermi fuori gioco.

Solo a ripensarci mi faceva rabbia.

Non so neanche io cosa mi abbia trattenuto dal rincorrerla e farla a pezzi e dissanguarla completamente.Fino all'ultima goccia.

Aveva il sorriso di una donna.Il pianto di una bambina.Ma la forza di un uragano.

E poi la cosa che realmente mi preoccupava era il suo marchio.Per quanto ne so e per quanto mi ha insegnato Alex,quando questo compare è perchè si è pronti.Pronti per combattere,pronti per la successiva fase dell'allenamento:Iniziare con la pratica,far fuori piu' vampiri possibili.Dai piu' deboli ai piu' forti.Uno ad uno.Fino alla sterminazione di essi.

Che forse centrasse con la profezia?

Che forse sia lei la chiave?

Questo non saprei dirlo con certezza,ma sicuramente c'era qualcosa che non quadrava.

Il rumore della macchina basto' a farmi distogliere dai miei pensieri e riportarmi alla realtà.Adrian aveva appena parcheggiato davanti alla villa privata.

« Sei pronto? » Mi chiese il mio amico,togliendo le chiavi dal contatto.

« Muovi il culo e seguimi. » Risposi secco,scendendo dalla macchina per poi incamminarmi nel vialetto buio da solo,senza aspettare il mio compagno.

 

Una volta entrati ci incamminammo lungo la scala di pietra,abbastanza larga perchè potessimo camminare fianco a fianco,anzi lo spazio sarebbe quasi bastato per una terza persona.

In fondo a questa c'era una porta di solido legno scuro,rinforzato che sembrava appartere ad un'epoca antica.Il vampiro che ci aveva accompagnati fino a qui,tiro' fuori una chiave ramata e la giro' nella serratura,cosi' aprendola.

La porta comunicava con il soggiorno di Alex.Il soffitto era invisibile nell'oscurità,le tende di seta cadevano in pieghe bianche e nere a corprire tre pareti,mentre la quarta era di pietra grezza dipinta di bianco,con un caminetto in pietra bianca.

La mensola era di marmo bianco e quattro sedie color nero e argento erano raccolte intorno ad un tavolino di legno e vetro.Poi un quadro appeso sopra il caminetto che raffiguravano Alex con una rosa rossa in mano.

Era da tanto che non entravo qui dentro e l'arredamente era decisamente cambiato nei secoli.Ma restava comunque il fatto che Alex avesse buon gusto.

Mi trattenni dal fare una smorfia quando sentii dei tacchi affondare nella folta moquette nera,farsi sempre piu' vicini.

Mi girai in sincronia con Adrian in quella direzione ed entrambi ne rimanemmo affascinati.Diventava ogni anno piu' bella.

I capelli castani dai ricci perfetti le posavano sulle spalle e le accarezzavano la schiena e un vestito bianco e argenteo,notevolmente scollato le ricadeva a pennello sul busto.

Era di una bellezza disarmante,proprio come la ricordavo.

Il mio amico non si azzardo' a fiatare,vedendo la donna farsi sempre piu' vicina,ancheggiando esageratamente.

Stava trattenendo il respiro,lo sentivo.

Aveva paura,lo fiutavo.

Mio malgrado mi inchinai,anche se avrei preferito farne a meno,e le baciai la mano cordialmente.

« Salut,Alex...è un piacere rivederti. »

 

 

*Arrivederci,coglione.

 

 

___________________________________________

*Fa segnali di fumo per farsi vedere*

D: Lo so...lo so.Mi odierei anche io se fossi al posto vostro!Vi ho fatto aspettare decisamente troppo,ma spero ne sia valsa la pena.

1.Avete finalmente scoperto qualcosa di questO...emh,pardon!QuestA Alex.Già mi immagino le vostre facce scandalizzate :') Tutti vi aspettavate fosse un maschio,vero?Be',dalle recensioni sembrava proprio di si.

2.Abbiamo scoperto finalmente chi è questa ALLISIA e questa ALLISON.

Evangeline in questo capitolo è stato proprio cattiva con il nostro Derek...non credete?Pensate che il vampiro gli ha anche dichiarato guerra,quindi ne vedremo delle belle.

Spero recensiate in molte e mi lasciate un vostro parere,perchè mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate :)

Un bacione e alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** I hate you ***


     CAPITOLO DIECI
 



 

Le lasciai lentamente la mano,continuando a tenere gli occhi puntati nelle sue iridi azzurre che mi scrutavano con del pizzico di malizia,che io non ricambiai.Provavo ribrezzo per i suoi giochetti e mi odiavo per aver ceduto in questi negli anni passati.

«Mi eri mancato,trèsor.»

Una sua mano si insinuò nei miei capelli e languida mi sorrise prima di titarli indietro tanto forte da farmi quasi gemere.Non mi sarei abbassato a questi livelli - non con lei -,quindi continuai ad aver stampato sul viso l'espressione impassibile che avevo da quando ebbi messo piede lì dentro.

«Io non ti sono mancata?» Continuò,con la presa ancora salda sui miei capelli.

Sincero?Non rivederla per altri 500 anni non mi sarebbe certamente dispiaciuto.

Così sfoggiai un sorriso strafottente,uno di quelli che usavo per far innervosire gli altri e con arroganza le risposi

«Ma certo che mi sei mancata!Non vedi,spruzzo gioia da tutti i po ...» ,non potei continuare che Adrian prese parola,per difendermi.

«Non parla seriamente!Scherza.» Alzai gli occhi al cielo e sicuramente quel gesto non passò inosservato ad Alex che infastidita e probabilmente offesa,mi scaraventò contro la parete opposta,facendo tremare i quadri appesi ad esso.

Tossii una volta essermi messo in piedi,giusto per avere il tempo di ritrovarmela davanti agli occhi che con la presa sul mio collo,mi inchiodò al muro.I suoi occhi erano furenti e rossi - stava mutando forma - mentre le mani le tremarono per lo sforzo di non poter togliermi dalla faccia quell'espressione beffarda che ancora avevo,nonostante la situazione.

Questo era l'unico modo per saperle tener testa,anche se sapevo di poterci rimettere le palle,e l'unico modo per farle capire che lei per me non era più nulla.

«Possibile che tu debba sempre farmi arrabbiare?» Dopo alcuni minuti sembrò riaquistare la calma,e la sua voce tornò ad essere dolce ma allo stesso tempo inquietante.ll timbro restava comunque basso e le sue parole ti scivolavano addosso,accarezzando ogni fibra del tuo corpo,lasciandoti spaesato per alcuni secondi.

Era il fascino di essere vampiri,più sei vecchio e più la tua aura è grande da poter avere il controllo su tutto:voce,corpo,viso,occhi;tutto in tutti i sensi.

La presi per le spalle e l'allontanai lentamente dopo essermi accorto che le sue unghie mi accarezzavano il petto,e facevano pressione proprio lì,sulle cicatrici.E non era assolutamente un buon segno.

«Non sono stupida,Adrian.So che venire qui non fa piacere al nostro piccolo Derek.Non è così?» Inclinò il capo di lato e mi guardò invitante,continuando a provocarmi.

«Ma l...» «Hai capito perfettamente.Per questo vediamo di sbrigarci...» Lo interruppi,staccandomi dalla parete e rivolgendo ad Adrian un'occhiata che non prometteva niente di buono,intimandolo così a chiudere quella bocca e smettere di intromettersi.

Alex mi diede immediatamente le spalle e facendoci cenno di seguirla,ordinò alla sua pezza qualcosa in una lingua a me non comprensibile.La seguimmo entrambi in silenzio,coscienti che se l'avremmo fatta arrabbiare ulteriormente ci avrebbe staccato le teste all'istante.

«Accomodatevi.» Ci invitò a sederci su delle poltroncine color panna,una volta raggiunto un'enorme salone,mentre lei andò ad accomodarsi su una graziosa sedia,piena di ricami - ben lavorati - color oro.

Il maggiordomo se ne stava ancora fermo alla porta,con la postura dritta,rigida e lo sguardo puntato sulla sua signora che succesivamente con un gesto della mano gli ordinò di lasciarci soli.

I minuti che seguirono furono silenziosi,durante la quale nessuno osava dire nulla.Io ero seduto sulla poltrona,lasciandomici sprofondare dentro e continuavo a sostenere lo sguardo di Alex che mi esaminava attentamente,per studiare ogni mio singolo movimento.

Invece,per quanto mi era possibile vedere con la coda dell'occhio,Adrian se ne stava seduto posato sulla sedia ,le mani strette a pugno e lo sguardo serio e rigido cercando di non farsi prendere dal panico,forse.Lo capivo,Alex riusciva a metterti in soggezione anche solo guardandoti.

«Avete qualcosa da dirmi?»

La sua voce ruppe il silenzio,facendo rabbrividire il mio amico che si era girato a fissarmi , per spronarmi a dire qualcosa al posto suo.

No,io non avevo niente da dirle.

«Derek?» Mi chiamò lei,fredda da farti congelare il sangue nelle vene.Inclinai il capo di lato ed inarcai un sopracciglio,facendole intendere che non sapevo a cosa si riferisse.

Balle.

«Lei...si chiama Evangeline.» Feci una smorfia con le labbra e mi girai a rallenty a guardare Adrian che aveva appena aperto di nuovo quella boccaccia.Sul viso di Alex si fece largo un sorriso trionfante e mi rivolse subito un'occhiata studiando la mia reazione.Mi limitai soltanto ad alzare gli occhi al cielo,dichiarandomi stupido se davvero avevo pensato di riuscire a farlo stare zitto.Ma com'era?Ah sì.La convinzione fotte la gente.Bene.

«Lei ti piace,trèsor?» Il suo tono era canzonatorio e si divertiva a stuzzicarmi,glielo leggevo negli occhi.Scoppiai in una risata isterica e trovai la discussione davvero stupida ed insignificante.

«Sul serio?Mi hai fatto venire qui per parlare di lei?» Chiesi seccato.

«Ti ho fatto venire qui per parlare di alcune cose,questa era compresa.Ora rispondi.»

«No.»

Potei sentire il sospiro silenzioso che tirò il mio compagno,evidentemente sollevato.Ma la mia risposta non ebbe lo stesso effetto su Alex,che si strinse nelle spalle e scosse il capo contraria.

Di cosa mi stava accusando?

«E' tutto molto strano...»

«Non ti fidi di me?»

«E' della ragazzina che non mi fido.» Ringhiò tra i denti,alzandosi in piedi facendo così cadere la sedia alle sue spalle a terra,con un tonfo secco.Continuai a guardarla e potei notare quanto fosse nervosa e quanto la cosa la turbasse.

Possibile che Evangeline riuscisse a far andare tutti fuori di testa?

«Spiegati.» La spronai a continuare,assottigliando lo sguardo.Ero io il primo a dire che la ragazza non era "normale" e ora sapere che anche lei la pensava al mio stesso modo mi faceva sentire meno stupido.

«La profezia.Pensaci bene,Derek.Il libro lo dice e sai che non mente mai.Tu,l'ultimo degli Wilson e lei l'ultima degli Anderson...non posso rischiar...» Mi alzai in piedi stizzito e le urlai contro di stare zitta.Ero stanco di quelle cazzate,basate su fottutissimi racconti per spaventare la gente.

«Smettila con questa storia.Lei è l'ultima Anderson?No.Soggioghiamo qualcuno e la facciamo mettere incinta.Che la violentino,che facciano quello che gli pare,basta che non mi rompi più il cazzo con il fatto del 'sei innamorato' e blah blah blah.Mi dai sui nervi.» Mostrai i denti,stringendo le mani in pugno.

Quel gesto però,non fece altro che far arrabbiare ancor più Alex,che me la ritrovai difronte in una frazione di secondo,mentre mi artigliava la gola e mi sbatteva a terra con forza.Cercai di liberarmi,ricambiando la stretta che sembrava invece,non farle nè caldo nè freddo.Sapevo di non poter competere con lei e la cosa mi dava rabbia.

Battuto da una donna.

Fanculo!

«Chiedemi scusa,trèsor.» Mormorò furiosa sul mio collo,accarezzandolo con la punta del naso e solleticandolo.Scossi il capo e preferii stare zitto,quando un'ultima volta mi sbattè sulla moquette.Le iridi erano ormai rosse ed il sorrisino da birichina sul viso era accentuato,tanto da darmi sui nervi.

Spostai lo sguardo alla mia sinistra e potei intravedere Adrian in piedi che mi guardava con rimprovero,intimandomi chiaramente a smetterla di fare cazzate.Ma io ero fatto così,cosa ci potevo fare?

Tutto ad un tratto però,sentii la presa sul mio collo cessare e potei di nuovo tornare a respirare regolarmente.Alex mi guardò dall'alto e con un gesto della mano mi ordinò di alzarmi in fretta.

«Credo di essere stata troppo buona con te,Derek.» Mi rialzai da terra,e mi sistemai la giacca scomposta,solo per non guardarla in viso ed evitare di vederle il sorrisino malandrino che aveva in serbo per me.

«Potrai provare sulla tua pelle il dolore.Non sei eccitato all'idea?Io non vedo l'ora!»  I suoi occhi brillavano di uno strano luccichio,che non prometteva niente di buono.Distolsi lo sguardo dal suo e mi schifai da solo,per quella promessa che molti anni fa feci.

Feci per parlare,ma uno schiaffo mi arrivò in pieno viso prima che potessi reagire,e mi ritrovai a sputare sangue sul pavimento,così macchiandolo.

«Non provocarmi mai più,intesi?» Mi sforzai di non mettere la mano sulla guancia lesa,per non mostrare il dolore lancinante che provavo,e sostenni il suo sguardo che ora era privo di emozioni.

Fredda.Brutale.Crudele.Disumana.

Alzò la mano per colpirmi ancora,ma la voce di Adrian bastò anche se per poco a fermarla.

«Ha ancora le cicatrici...» Mormorò questo cercando di farla ragionare,ma io non avevo bisogno della sua compassione.

«Partez!!» Tuonò subito dopo lei,facendo tremare le pareti della stanza.Strinsi i pugni lungo i fianchi e pregai che Adrian portasse il suo culo fuori di qui al più presto.

«Non capisco il francese...» Balbettò lui incurante del fatto che Alex era al limite della sopportazione e gli avrebbe aperto il culo in due da un momento all'altro.

«Ha detto di andartene,cazzo!Vattene!» Gli ordinai ringhiando tra i denti,continuando a non distogliere lo sguardo dalla mia signora.Non durò poi molto prima di sentire la porta sbattere ed una folata di vento entrare in sala,facendomi irrigidire.

Ora eravamo soli.

E lei avrebbe avuto il tempo di torturarmi tutta la notte,come un tempo.

 



ADRIAN'S POV

«Non saresti dovuto venire.» Lo rimproverai,cercando di scostargli la maglia per vedere le ferite che ero sicuro fossero ancora aperte.Derek sembrava non curarsi di quello che Alex gli aveva inflitto,ma io ero consapevole che lo avesse fatto pentire di aver aperto bocca,l'altra sera.

«Vaffanculo.» Mi insultò questo,appoggiandosi sfinito alle mattonelle del bagno,stremato.Sorrisi trovando il suo tentativo di allontanarmi stupido,ed infatti non mi feci intimorire e con uno scatto gli sfilai la maglietta,lasciandolo così a petto nudo.

Mi portai una mano sul petto,tastandolo per vedere se fossi ancora tutto intero,perché il suo decisamente non lo era.

Erano lesioni causate dall'argento,a giudicare dalla profondità delle ferite.Essendo un metallo dannoso per la pelle di un vampiro,il processo di guarigione era più lento;nel peggiore dei casi rimanevano cicatrici che ti portavi dietro per l'eternità.

«Derek...» Lo richiamai,vedendolo con il capo chino che cercava di trattenere una smorfia per il dolore.

«Smettila di frignare,Adrian.Mi irriti.» Borbottò il mio amico,cercando di togliere i residui di argento che erano ancora rimasti incastrati nella carne.Mi avvicinai e cercai di immaginare quanto dolore potesse provare in questo momento.

«Quando sei con lei,perché non le tiri fuori le palle,ah?» Gli urlai contro - incurante delle persone in corridoio che ci avrebbero potuto sentire - trattenendomi dall'istinto di prenderlo e dargli tanti di quelli schiaffi da perdere i sensi.

«Tsk.Non devo di certo darle a te le spiegazioni.»

Sospirai cercando di mantenere la calma,e mi appoggiai al lavandino guardando il corpo mal ridotto di Derek.

Lo ammiravo,perché in momenti come questi solo lui riusciva a mantenere la calma e non dare di matto o ficcarsi un paletto nel cuore per farla finita,e non sentire più quei dolori atroci.L'argento ti penetrava nella pelle,e si andava a conficcare in profondità,iniziando a rovinarti dall'interno,pezzo dopo pezzo.

Storsi la bocca e mi ritrovai a richiedermi di nuovo perché si facesse mettere i piedi in testa da Alex,se non la riteneva suo superiore.

«Con cosa ti ricatta,Derek?»

Lo vidi subito irrigidirsi e staccarsi dalle mattonelle fredde,per affrettarsi ad uscire dal bagno a passo svelto.

Bingo.

Lo presi per le spalle,incurante del dolore che potesse provare e lo sbattei al muro,deciso a farlo parlare.Erano anni che nascondeva un segreto,e dovevo saperlo.Doveva dirmelo o si sarebbe consumato.

«Dimmelo!»

Scosse la testa e mi diede una spinta,tanto forte da farmi arrivare con la schiena contro la parete opposta.Caddi a terra con un tonfo,ma mi rimisi subito in piedi pronto a picchiarlo se necessario.Ma lui era già sparito.

Maledetto!


Lei era lì.

Parlava con l'amichetta che l'altro giorno mi aveva umiliato da farmi sentire uno schifo,e sorrideva malinconica - da quanto ho sentito - a causa di un brutto voto in letteratura inglese.

Quanto la faceva tragica.

La aspettai fuori il cancello, le lezioni erano ormai terminate,a braccia conserte pronto a farci due chiacchere,prima che Daphne la facesse fuori.Da come ne parlava questa,sembrava proprio essere convinta di volerle strappare i capelli,per poi darle fuoco.E vivendo con lei,l'unica cosa che sapevo per certo,era che le promesse le manteneva.Quando diceva una cosa era quella.

Attesi ancora per qualche minuto,e quando la sentii abbastanza vicina da non potermi più sfuggire,uscii allo scoperto ritrovandomela ad un palmo dal naso.Sorrisi beffardo quando la vidi saltare in aria,e per poco non finire a terra per lo spavento.Ma quanto era divertente?

«Ma guarda chi si vede!Che coincidenza,non mi aspettavo di incontrarti.» La salutai fingendomi sorpreso e con una fianta enfasi,aiutandomi anche con un gesto teatrale delle mani.

«Anche io speravo di non incontrarti.Quindi,au revoir!» Si irrigidì e cercando di sorpassarmi,tentò di scappare.Che sciocca ragazzina.

Mi parai però davanti a lei,coprendole così la visuale con il mio corpo che era molto più robusto e formato del suo.Lei era un...un...batuffolo in confronto a me.

Quanto era bassa?

«Adrian...spostati.» Ruggì tra i denti,spintonandomi con -ovviamente - scarsi risultati.Ritentò varie volte,e quando perse la pazienza mormorò un 'Levati dalle palle!' prima di darmi un calcio nel fianco e prendermi per i capelli per strattonarli con forza,decisa a non mollarmi più.

Ma cosa cazz...?

Mi liberai dalla sua presa ansimante,solo dopo alcuni secondi e me la ritrovai davanti composta come prima,come se non avesse fatto il minimo sforzo.

Non mi nutrivo da tanto,era l'unica spiegazione.Mi ero rammollito,sicuro.

«Brutta puttana...» Le ringhiai contro,pronto a darle una lezione,quando mi ricordai improvvisamente del motivo per cui ero venuto.Diedi un pugno al cancello,al lato della sua testa,lisciando quest'ultima per poco,per placare l'arduo desiderio di rovinarle quel grazioso faccino.

«Dov'è Derek?»

Alzai lo sguardo e puntai le mie iridi nelle sue,vedendoci passare preoccupazione,forse.Sbattei velocemente le palpebre e la guardai accigliato.

«Dov'è Derek?» Ripetè seria,mormorando la frase con il capo chino.Provai a toccarla,ma questa mi scostò la mano tanto bruscamente,rischiando di farmi cadere.

«Cosa gli ha fatto?» Urlò iniziando a tremare,probabilmente in procinto di scoppiare in una crisi isterica.Aggrottai la fronte,e mi chiesi come facesse a sapere che gli era stato fatto qualcosa.

«...fa male.» Mormorò guardandomi negli occhi spaesata ancora più confusa di me. «qui...qui...e qui.» Mi indicò lentamente i punti che la dolevano,proprio i punti in cui al mio amico erano state inflitte le ferite:petto,collo e costole.

La profezia...

«Sto diventando pazza...sto diventando pazza...» Continuava a cantilenare,dondolandosi sul posto,stringendosi tra le braccia.Mi allontanai di poco e mi schifai da solo per star provando pena per Evangeline.Se Derek fosse stato al posto mio cosa avrebbe fatto?

«Evangeline.Evangeline.» La richiamai cercando di portarla alla realtà «Smettila!»

Quel mio ultimo grido supplichevole sembrò spaventarla a tal punto di smettere all'istante di parlare e di muoversi.Rilassò le spalle e si guardò intorno attonita,fino a far posare il suo sguardo su di me.

«Gli è successo qualcosa...non è così?» Mormorò sedendosi a terra,portandosi così le ginocchia al petto.Era preoccupazione quello che lasciava trapelare la sua voce?Impossibile.

«Sì...» Mio malgrado mi ritrovai a piegarmi sui polpacci per vederla meglio e per aiutarla a non perdere il controllo di nuovo.Non che mi importasse qualcosa,ma dovevo avvertirla prima che facesse quache cazzata.

«Pensavo che Derek fosse forte...» Continuò a guardarmi con quell'espressione da cucciolo bastonato,che per poco non mi fece rimettere la colazione di quella mattina.Sul serio quegli occhioni funzionavano sul mio amico?

«Anche le persone più forti hanno un limite,Evangeline.Anche loro soffrono,ma sono brave a nasconderlo. » Le spiegai calmo,ricordando il dolore che anche Derek in passato aveva provato.

Si rannicchiò ancora più su se stessa e mi sembrò di vederle spuntare sulle labbra un sorriso,che cercò di nascondere alla mia vista.

«La notte lo sogno.» Mi confessò malinconica,umettandosi le labbra secche.Scossi il capo e la scrutai attentamente in viso per cercare di capire se mentisse;ma i suoi occhi erano così puri e veritieri,quasi da farti invidia.

«Perché lo stai dicendo a me?»

«A chi dovrei dirlo?Austin se lo verrebbe a sapere non mi farebbe più venire a scuola,o sarebbe capace di chiudermi in un convento di monache o in un carcere pur di non farmi più vedere voi.Ergo,non so a chi altro dirlo.»

«Ti dispiacerebbe non vederci più?» Chiesi ghignando,trovando la situazione divertente.

«No!» Si affrettò a dire,e potei vedere le sue gote colorarsi di rosso per un attimo. «Ma voglio continuare gli allenamenti e dare agli altri una vita migliore...senza di voi.»

Sbuffai e scossi il capo,trovandola decisamente troppo buona e altruista.

«Allora quando avrai deciso di piantarci un paletto nel cuore fammi un fischio,okay?»

«Se fosse per me ti ucciderei anche ora.»

«Oh sì,ho visto.» La presi in giro,toccandomi per farle vedere che ero ancora tutto intero. «Comunque,volevo parlarti.» Tornai serio,e la vidi sedersi composta per ascoltarmi.

«Non ti voglio vicino a Derek.E ti dico sinceramente che stai diventando un pericolo,e...»

«...e tu mi dicesti che se lo fossi diventato mi avresti fatto fuori.» Mi precedette lei,roteando gli occhi palesemente annoiata.Pensava stessi scherzando?

«Non...non lo faccio solo per un motivo.»

«Quale?» Mi intimò a parlare lei,curiosa.

«Quando si è vampiri per l'eternità c'è un prezzo da pagare,Evangeline.Le persone che si amano muoiono,e tu soffri perché loro non ci sono più.Tu non invecchierai mai,e ti ritroverai a convivere il resto dei tuoi giorni con questo desiderio di rivedere le persona amate che ti attanaglia il cuore ogni giorno.Non mi fraintendere,ragazzina.Essere vampiro ha anche dei lati fantastici;puoi fare quello che vuoi,sei libero,sei indipendente.Ma vi chiedete mai perché uccidiamo la gente?»

«Per il sangue.»

«Esatto.E vi siete mai chiesti che è per pura sopravvivenza?» Le urlai contro,schifando la sua razza di cacciatrice.

«E voi vi siete mai chiesti che non è giusto quello che fate?» Mi andò contro questa,cercando di sovrastare la mia voce.Dava semplicemente i nervi.Mi chiedo come mai sia ancora viva,dopo che Derek l'abbia vista ed abbia ascoltato la sua continua parlantina.

«Siamo vampiri,Evangeline.Cosa vuoi ce ne freghi?Abbiamo ricevuto violenze e così siamo abituati a dare al prossimo.Non puoi capire perché sei umana,ma noi non siamo come voi.E per quanto vi possa sembrare strano,a noi piace essere così!Guardaci!Cos'altro potremo desiderare?» Chiesi inclinando il capo di lato,sospirando.

«L'amore.»  Sussurrò,stringendosi nelle spalle,facendosi una pallina piccola.Ora capisco perché Derek la definiva tanto fragile.

«Brianna e Chris si amano.Bisogna solo cercare di abbattere il muro che non ci permette di provare sentimenti.Ma l'amore tra un vampiro ed un'umana,devi capire che è impossibile.» Precisai guardandola intensamente negli occhi,per farle capire che non era uno scherzo e che doveva prendermi in parola.

«Ogni riferimento è ovviamente puramente casuale...»

Risi e la trovai davvero buffa.Non era poi tanto stupida come credevo.

«Perché mi stai dicendo queste cose?» Continuò alzandosi in piedi per sgranchirsi le gambe che - credo - avevano iniziato dolerle per averle tenute piegate tutto il tempo.

«Di guerre ce ne sono già state troppe in passato,Evangeline.E credimi se ti dico che insieme ai miei compagni ho passato le pene dell'Inferno.»

«Dove vuoi arrivare a parare?»

«Un giorno capirai e lo capirà anche Derek.Bisogna solo aspettare.» Mi rialzai anche io,e con un gesto della mano la salutai.

«Va da lui,ragazzina.Ha bisogno di te.» Mormorai,sorridendo amaro.La persona che riusciva a farti star bene,era proprio quella che avrebbe voluto ucciderti...strano,no?

«Aspetta!Non hai paura che me ne approfitti dato che è in questo stato?Se lo uccidessi?» Mi urlò dietro,ed io sentii il suo cuore battere più velocemente del solito.Ero sicuro che l'idea di restare sola con Derek,la eccitava parecchio.Ma allo stesso tempo la spaventava.

«Non ti conosco,ma mi fido del mio amico.» E detto ciò la liquidai incamminandomi con le braccia dentro le tasche dei jeans verso casa,ghignando al solo pensiero che la profezia potesse essere vera.

Abbiamo ancora una possibilità.Possiamo porre finalmente fine a tutto questo.

Ora non resta altro che aspettare.

 



DEREK'S POV

Buttai lo zaino a terra,accanto al banco e mi sedetti sulla sedia,ignorando il dolore lancinante al corpo.Alex ci era andata giù pesante,e tanto avrei voluto ribellarmi.Ma ero stato zitto come un'idiota a sopportare senza mai pregarla di smetterla.Non mi sarei abbassato ai suoi giochetti,perchè sapevo che farlo avrebbe reso tutto più interessante e l'avrei fatta divertire ancor più.

«Wilson.»

Alzai lo sguardo e lo posai negli occhi della professoressa di matematica,che mi sorrise - come solito - dolcemente.Stava facendo l'appello,credo.Quella donna aveva un debole per me da sempre,e se ci penso bene non so neanche il motivo per la quale non l'abbia già soggiogata per farla smettere di fare la gatta morta.

Se solo ne avessi le forze lo farei oggi stesso.

Strinsi i denti ed i pugni quando per sbaglio nel raccogliere la penna da terra andai a sbattere allo spigolo del banco.Gemetti sottovoce e mi vergognai anche se nessuno sembrava avermi sentito.

Essere deboli fa schifo,e stare a guardare mentre ti umiliano lo è ancora di più.


«Mi sei sempre piaciuto,trèsor.Ma a volte sei così stupido...»

La sua bocca scendeva a ricoprirmi di baci il petto scoperto - la maglia buttata in qualche angolo buio della sua camera da letto - mentre con le mani mi teneva stretto per i capelli,e mi reclinava il capo con forza all'indietro.

Mi irrigidii,quando me la sentii a cavalcioni sulle mie gambe,e provai l'istinto di scappare come un codardo.Peccato però,fossi legato ad una sedia alle mani con della verbena dietro lo schienale,ergo mi era impedito muovermi.Non avevo via di fuga.

E semplicemente,non sarei scappato in nessun caso.Scappare era da vigliacchi ed io tenevo ancora al mio orgoglio,e non lo avrei tradito a costo di essere picchiato a sangue.

«Hai un'odore così buono...» Sentii la sua lingua risalire verso l'alto,fino ad arrivare al collo dove si soffermò alcuni istanti per individuare il punto esatto dove mordermi.Sapevo che voleva farlo.In passato lo faceva ogni notte,dopo aver fatto sesso.Diceva che era rilassante...ma a me faceva un male cane.

Avere molti anni,vissuti come vampiro potenziava le tue capacità di nutrirti.E quando era lei a prosciugarti del tutto,era la fine.

Dovetti interrompere il mio flusso di pensieri a causa dei suoi canini che mi affondarono nella pelle,in profondità.Fu questione di pochi secondi che mi sentii portare via il sangue,sentendo così le forze mancare.

Non le diedi neanche la soddisfazione di vedermi contorcere dal dolore o dal vedermi urlare,perchè soffrii in silenzio.Aprii di scatto gli occhi quando ebbe finito il "pasto" e la vidi china sul mio viso con la bocca impastata di sangue,anzi,del mio sangue.

Provò a baciarmi ma mi dimenai,beccandomi così un altro schiaffo in pieno viso che mi fece sputare altro sangue.Eravamo arrivati al 45esimo?O al 46esimo?Sinceramene,avevo perso il conto.

Ora mi sentivo solo così...impotente.

«Derek...» soffiò sulle mie labbra,con rabbia. «...così non mi aiuti.Non voglio essere cattiva,lo sai.» Si lamentò e mise il broncio come una bambina viziata,che non otteneva il giocattolo che voleva.

«Tu mi prometti che non ti innamorerai di quella ragazzina,vero?» Cantilenò per la centesima volta,nonostante avesse avuto la mia conferma altrettante volte,facendo scivolare l'argento lungo il mio corpo.Gemetti e mi trattenei dal pregarla di smetterla.

Ancora un po'...un altro po' e poi tutto sarà finito.

«Ti...ho dett..o» ,presi una pausa,per riprendere fiato. «di..no!»

Sembrò non volermi ascoltare,perché continuò ad affligermi punizioni sempre più dolorose.


Mi baciò un'ultima volta e fui quasi certo di star per riperdere i sensi tra qualche minuto.Avevo perso coscenza altre due volte,e pregai di riperderla per non sentire più il dolore che mi stava uccidendo al petto.

Bruciava tutto.Mi sentivo ancora le scheggie di argento nella carne,tutti i muscoli dolermi e la testa in pricinto di esplodere.

«Dì alla tua amica di prepararsi ad una guerra,trèsor.Perché i diavoli sono tornati.»

Quella fu l'unica cosa che sentii,prima di richiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo.

La tortura era finalmente finita.

 


Sussultai al suono della campanella,e mi accorsi di essermi addormentato sul banco.Mi presi lo zaino in spalla,cercando di non poggiarlo sulla ferita e mi incamminai fuori ignorando la prof che mi chiamava,probabilmente per sgridarmi per essermi addormentato nel bel mezzo della lezione.

E 'sti cazzi.

Ora volevo solo un po' di pace.Ma non potrei mai provare vera pace,se i vecchi e antichi ricordi ardono vivi come la brace.

Aumentai il passo non vedendo l'ora di nutrirmi per riprendere le forze,quando però una figura minuta mi si parò davanti cercando così di vietarmi il passaggio.Riconobbi subito la chioma bionda ed il suo profumo e la scostai - non tanto delicatamente - alla mi sinistra per passare.

Ma che era più cocciuta di un mulo lo avevo già detto,no?

«Evangeline spos...» Non feci neanche in tempo ad ordinarle di non rompermi le palle,che mi ritrovai con una guancia rossa,per l'ennesima volta in due giorni.Mi aveva appena schiaffeggiato e anche se non l'avevo sentita,mi dava rabbia.
«Ti stacco la testa a morsi,petite.» Le ringhiai contro,cercando di mantenere il tono della voce basso,a causa della moltitudine di studenti che si erano radunati tutti intorno per guardare la scena.

«In quelle condizioni?» Mi prese in giro,mantendendo però quell'area minacciosa di chi avrebbe preferito farmi fuori. «Fanno male le cicatrici?Verbena,argen...» Le tappai la bocca con la mano prima che potesse parlare,e mi promisi di ucciderla una volta fuori.

La strattonai e la trascinai contro sua voglia,lontano da occhi indiscreti.

«Fammi vedere.»

Inarcai un sopracciglio e le ordinai di stare zitta almeno per un po'.La sua voce in questo momento mi dava fastidio;avevo bisogno di silenzio.

«Per il semplice motivo che ieri mi hai sparato,dovrei ucciderti.» Riflettei massaggiandomi le tempie con le dita,per placare la rabbia e le fitte lancinanti dappertutto.

«Sono io che ti sogno la notte,sono io che sento il dolore che provi,sono io che dovrei ucciderti solo per questo!Smettila,smettila di entrare nella mia testa!Smettila di seguirmi,smettila di fare tutto,dannazione!» Iniziò a borbottare parole senza senso da sola, facendo avanti e dietro.

Mi sogni la notte,Evangeline?

«Sei tu che sei venuta a rompermi le palle.E per il fatto che mi sogni la notte...cosa posso farci se sono bello?» Mi sfuggii un sorriso malizioso,ma durò ben poco perché vidi alcune lacrime solcare le guance di petite.

«Tu non sei cattivo.Tu sei buono.» Sussurrò avvicinandosi a me lentamente,poggiando le mani sul mio petto,facendole scendere verso il basso,fino alle fossette sotto la tartaruga,dove mi irrigidii.

«Smettila di sparare cazzate e togli questa mano.» Gliela presi e con stizza la spostai.

«Posso provare a vedere se posso fare qualcosa...»

«Le ustioni non sono guaribili,contenta?» La guardai in cagnesco,trattenendo l'istinto di morderla solo per farle capire che almeno quello riuscivo ancora a farelo e non ero debole come pensava.

«Fammele vedere ho detto!»

«Non so se uccidere prima te o Adrian per avertelo detto.Siete insopportabili.» Borbottai notando che i cancelli della scuola ormai erano chiusi,e le strade erano deserte.

«Ho.bisogno.di.vedere.» I suoi occhi si ridussero a due piccole fessure e con la mano cercò la mia per stringerla forte.Inclinai la testa di lato e scossi il capo,ancora.

Non era pronta.

«Derek...Adrian parlava di qualcosa prima...e...» La bloccai prima che sparasse qualche cazzata e mi sfilai la maglia,facendola cadere a terra.Lo avevo fatto e basta,senza un perché.

Non saprei descrivere la faccia di Evangeline quando mi vide,ma era qualcosa simile al disgusto.Vidi la sua mano cercare di bloccarmi quando decisi di rivestirmi,perchè non volevo provasse compassione per ciò che stava vedendo.

«Petite...»

«Fatti guardare...» I suoi occhi vagarono sul mio corpo e tremava come una foglia quando delicatamente,con le dita mi accarezzava le cicatrici.E...e mi piaceva.

No,no,cazzo!Non doveva piacermi!

«Ma cosa ti ha fatto.» Mi domandò con voce tremante,e sapendo che sarebbe scoppiata a piangere da un momento all'altro,mi allontanai e mi rivestii in fretta,arrabbiato.

Stupida ragazzina.

Mi guardai intorno e vidi passare a poca distanza da noi un ragazzo,molto più giovane di Evangeline che sembrava avere un'odore invitante.Mi girai e lanciai un'occhiata di sfida a petite,che mi pregò con lo sguardo di non farlo.

Stupida ragazzina.

Aspettai che la preda fosse vicina,e al momento giusto lo presi per il braccio con forza ed affondai i canini nel suo collo,in più punti per sfogare la rabbia.Avrei giurato che se mi fossi trattenuto ancora,Evangeline sarebbe stata il mio banchetto.E tanto avrei voluto.Ma c'era qualcosa che mi doleva ogni volta che facevo un simile pensiero,allo stomaco.Saranno stati i suoi occhioni la causa,ma non potevo morderla.

E se fare ciò che stavo facendo,mi avrebbe aiutato a farmi odiare di più,allora meglio.Così neanche io avrei provato pietà ad ucciderla,quando sarebbe arrivato il momento.

Dissanguai il ragazzo,sotto le urla incessanti di Evangeline che mi pregava di smetterla,goccia dopo goccia,fino a quando non lo sentii abbandonarsi tra le mie braccia ormai quasi in fin di vita.

Vedevo l'orrore negli occhi di lei,e la paura che poche volte le avevo visto provare.Ma era meglio così.

La profezia,vera o no,non doveva avverarsi.A nessun costo.

«Derek...io ti odio.»

E dopo alcuni istanti,perse i sensi cadendo terra inerme,priva di forze per sopportare l'orrore a cui l'avevo sottoposta a vedere.Lasciai cadere a terra il ragazzo,ormai morto,e mi pulii la bocca impregnata di sangue con il braccio.Sporcando così la mia adorata maglia.Peccato.

Non mi guardai indietro,non raccolsi il corpo di lei,ma la lasciai lì a giacere sul marciapiede,mentre con nonchalance,con le mani dentro la tasca del giubotto mi incamminai verso casa.Come se nulla fosse successo.Io non ero buono,e ben presto lo avrebbe capito anche lei.

Ti odio anche io,petite.

 

 

_____________________________________________________

*Si nasconde per non essere colpita dai pomodori*

D: Oddio,è passata una vita da quando non aggiorno!Premetto però,che il capitolo non era stato salvato e quindi metà di questo era andato perso,e mi è toccato riscriverlo.

Come mai ho aggiornato oggi?

Oggi è il compleanno di Manu,un'amica che ho conosciuto attraverso un computer ma alla quale mi ci sono affezionata e alla quale voglio bene.E' schietta,ma sincera.

Il capitolo ho iniziato a scriverlo tre giorni fa,e sono rimasta sveglia tutta la notte scorsa per finirlo e farle una sorpresa.Vedi che non sono stronza e ti penso sempre,Manu? :3

Passando a noi,vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno messo nelle seguite/preferite/ricordate,perché aumentate giorno dopo giorno.

Mi rendo conto che in questo capitolo sono stata troppo cattiva con Derek,ma non è la prima volta che Alex abusa di lui in questo modo,e quindi tenevo a farvi presente di quanto anche lui soffra dentro,ma non lo dice agli altri,perchè semplicemente è fatto così.

Nel prossimo capitolo prometto che farò più chiarezza su questo nuovo "vampiro" e perché Alex abbia detto al nostro vampiro preferito che bisogna prepararsi per una guerra.

Ho parlato anche di una certa profezia...e vi ho lasciati con un punto interrogativo anche qui. *Risata malefica*

Mi scuso per il ritardo bestiale,e mi scuso anche perché per l'anticamera del cervello (?) mi è passato anche in mente di cancellare la storia. *Si fa piccola piccola* Ma come vedete non l'ho fatto,e non lo farò,tranquille :D

Mi dovrete sopportare ancora per un bel pò,insieme alle avventure di Derek ed Evangeline.

E ah!Come avete visto in questo capitolo non ho messo il pov di Evangeline...ma sinceramente preferivo scrivere dal punto di vista di Derek...non so,era come per risarcirlo per averlo fatto soffrire tanto.

Ora vi lascio.Un bacione,alla prossima.

Un ringraziamento speciale

va alla mia complice preferita:Giulia.

E alla mia migliore amica:Mariarosaria. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Anche i buoni si nascondo dietro una maschera. ***


CAPITOLO UNDICI

   Non fidarti   mai   delle persone e delle loro belle parole,
le persone feriscono, deludono, tradiscono, ti usano,
si prendono gioco di te e alla fine vanno via lasciandoti sola
con i tuoi mille perché.

   

« Evangeline...»
Strinsi la mano della mia amica e poggiai la testa sul lenzuolo,posato ordinato sulle sue gambe magre,mentre la paura che questa abbia subito un trauma di qualsiasi tipo iniziava a farsi spazio nella mia mente.
Poche ore prima l'avevo trovata stesa a terra,e avevo chiamato l'ambulanza senza neanche avere la forza di chiamare il padre o Austin per primi.Ci conoscevamo da sí e no un mese,e proprio come aveva detto mio padre,era una ragazza che aveva bisogno di aiuto.
Era la figlia di un cacciatore ed era speciale.
E io glielo avevo dato quell'appoggio di cui aveva bisogno.Le avevo pregato di fidarsi di me,ma non mi aveva dato ascolto.Non voleva o semplicemente,non poteva.Ma io ero sua amica,doveva fidarsi di me,no?
Serrai i pugni,aggrappandomi al candido e bianco lenzuolo,tirando su con il naso.L'ultima volta che avevo messo piede in un'ospedale era qualche anno fa,e ci avevo visto perdere una vita qui dentro.Non avrei sopportato di perderne un'altra.
Era impressionante il modo in cui mi fossi e mi stessi legando ad Evangeline da quando era entrata nella mia vita,ma era più forte di me.Sapeva farsi voler bene,e nonostante non sia stata sincera nei miei riguardi non potevo farne una colpa.
Infondo...come faccio a prendermela con una ragazza attaccata ad un "coso" che continua a fare quel fastidiosissimo Bip.Bip.Bip.Bip.?
E se non le fossi stata accanto abbastanza?
E se avessi fallito come compito di amica?
E se avessi deluso mio padre?
E se avessi deluso mia madre?
No,non posso!
Alzai il viso sperando di ritrovarmi davanti l'Evangeline radiosa di sempre,ma tutto ciò che mi ritrovai difronte fu il viso spento e gli occhi chiusi della mia amica,caduta in un sonno profondo che continuava da ore.
SVEGLIATI,DIAMINE!
La scossi per le spalle,sentendo improvvisamente gli occhi lucidi e le lacrime salate rigarmi il volto,nel tentativo di svegliarla.Non doveva dormire così tanto...era pericoloso.E io lo sapevo meglio di chiunque altro.
Le urlai contro,sbraitando e quasi non riconoscendomi più,quando due braccia possenti mi avvolsero e mi portarono lontano dal corpo della mia amica.Mi dimenai con forza,scalciando nel vano tentativo di liberarmi.

« Shhhh...shhhh....starà bene.» Mi cullò tra le proprie braccia pregandomi di smetterla,e io non potei che dargli ascolto e placare la rabbia per qualche secondo.Mi voltai e mi aggrappai alla sua maglia con le unghie,affondando così il viso nel suo petto,cercando di trovare sostegno.
Austin.
Austin era tornato.

« Evangeline...» Lo sentii mormorare sottovoce il suo nome,e potei giurare di aver sentito la sua voce tremare alla vista della ragazza stesa sul letto,dal viso pallido come mai prima d'allora.
« Perchè i medici non ci dicono nulla,Austin?Perchè Evangeline non si sveglia?Perchè è svenuta?Perchè non fanno nulla per svegliarlaa!! » Urlai in preda al panico,portandomi le mani nei capelli affranta.
Erano passate cinque ore,cazzo!
Avevo chiamato Austin subito dopo averla portata in ospedale ed era arrivato qui di corsa,iniziando a far domande a cui neanche io sapevo rispondere.
Come era successo?
Perchè?
No,non lo sapevo neanche io.E a quanto pare neanche i medici,la quali non riuscivano ancora a trovare una spiegazione plausibile da darci.
Era svenuta,stop.

« Ho paura.Ho paura.» Sussurai aggrappandomi alle sue spalle,cercando conforto.Quel conforto che io non ero riuscita a dare alla mia amica,perchè non si fidava abbastanza di me per fare quel passo avanti.
Mi rifugiai nelle sue braccia,e sentii il collo solleticarmi quando il viso del ragazzo andò a nascondersi nell'incavo di questo,iniziando a respirare affannosamente.Mi lasciai andare ad una serie di singhiozzi,e copiose lacrime,cercando di cancellare dalla mente il ricordo ancora nitido di mia madre e del suo viso ed i suoi occhi rosso fuoco.
Conficcai le unghie nelle carne di Austin e lo sentii irrigidirsi subito dopo,a causa del mio gesto involontario.
Basta.Basta.Basta.Era troppo.

« Anche io ho paura,Chantal.» Dopo un lungo silenzio,forse si sentí in dovere di farmi sentire meglio e mi promise che sarebbe andato tutto bene.
Si,come mi dissero anche l'ultima volta.
Ma davvero crediamo in queste cazzate?Davvero crediamo che andrà tutto bene?No,perchè la vita fa schifo.Se sei felice,tranquilla,non lo sarai a lungo perchè succederà qualcosa.La tua vita fa schifo?Tranquilla,continuerà ad essere così.
Pessimista?No,realista.

Iniziai a saltellare felice all'uscita di scuola,dopo un bel voto in disegno:un dieci e lode,pieno pieno.Aspettai davanti al cancello,con lo zaino ancora in spalla decisamente troppo pesante,mia madre pronta a darle la bella notizia.
Ma i minuti passavano veloci e davanti al mio asilo ancora nessuno si faceva vivo.Mi sedetti a terra,portandomi le gambe al petto e nascosi il viso nelle ginocchia per non far vedere le lacrime che avevano preso a scendere lente e salate.
Si era dimentica di me.
Tirai su con il naso e alcuni minuti dopo mi sentii poggiare una mano sul capo e qualcuno chiedermi cosa ci stessi facendo lì sola,a quell'ora.Fissai i miei occhi in quelli della donna,che riconobbi come la mamma di Joe - il mio migliore amico - e la pregai di portarmi a casa,perchè ero rimasta sola.
‘Mamma,sei cattiva.’

Saltai giù dalla macchina,una volta arrivata,e salutai Anna con la manina,ringraziandola per il passaggio.Una volta aver sentito la macchina ripartire,mi affrettai anche io ad entrare in casa.Misi il broncio quando vidi la porta di casa semiaperta,pensando che la mamma non ci fosse e si sia scordata di chiuderla,e la spinsi lentamente,spiandoci dentro con la testolina.
Solcai con un piedino la soglia di casa e quando mi accorsi che non c'era nessuno,mi fiondai sulle scale alla ricerca di mamma o papà,che mi preparasse il pranzo.
Buttai lo zaino nell'angolino del corridoio e presi una caramella dalla credenza,nonostante sapendo mi fosse proibita prima dei pasti.
Mamma doveva farsi perdonare per non essermi venuta a prendere,e quindi io in cambio volevo porter mangiare una caramellina alla fragola. Giusto,no?
Le tolsi la carta e non feci neanche in tempo a metterla in bocca,che questa mi cadde a terra dalle mani rimaste entrambe a mezz'aria.La porta di mia madre era semiaperta,con sopra una piccola macchiolina di rosso:sangue o colore?Giuro,non ci avevo scritto sopra!
Mi avvicinai di più ad essa,e ci infilai la piccola testolina,cercando di non farmi vedere.
Sapendo che fare la spia era sbagliato,ma ero cur..
Un'uomo alto quanto un albero,era in piedi accanto al letto,con il corpo della mia mamma tra le braccia,che aveva le braccia molli e pendenti verso terra.La bocca di questo era sporca di sangue,proprio come il collo di mia madre.Mi correggo,tutta la stanza era impregnata di quell'odore metallico e disgustoso.
Mamma...
Alzai lo sguardo dal suo corpo,ormai non riuscendo più a trattenere le lacrime,e guardai l'uomo che mi accorsi solo allora mi stesse fissando.
Mi aveva vista.
Aveva gli occhi iniettati di sangue,così rossi e così paradossalmente gelidi,come non aveva mai visto.Non urlai,e l'unica cosa che fui in grado di fare,fu correre di sotto.
La porta era di nuovo aperta,ed un borsone marroncino vi era posato vicino.
Papà era a casa,ma ormai era troppo tardi.


Al ricordo di quell'orrendo giorno mi staccai con il fiatone dal ragazzo e guardai Evangeline,che ancora dormiva.
Bip.
Bip.Bip.
Bip.Bip.Bip.

Sussultai invece,quando la porta si aprì e ne entrò un medico,con tanto di cartella clinica in mano.Un paio di occhiali grandi e rotondi sulla punta del naso,ed una barbetta bianca che stava a testimoniarne l'età avanzata.

« Vi prego di attendere in sala.La paziente ha bisogno di visite.» Ci avvisò,iniziando ad avanzare verso il letto della mia amica,intimandoci così ad andarcene.
Mi sentii trascinare dal braccio verso l'uscita e in un attimo ci ritrovammo in sala d'attesa,con due bicchieri di caffè in mano,per placare la tensione e la preoccupazione.

Un'ora.
Due ore.
Tre ore.
L'attesa è finita.


Sguardo duro,triste,cupo.Il dottore ci raggiunse dopo ben tre ore,durante la quale era rimasto tutto il tempo a medicare Evangeline.
Non prometteva nulla di buono,me lo sentivo.

« Dottore!» Il ragazzo che mi era accanto,si alzò velocemente e andò incontro a questo,spinto dalla voglia di sapere come stesse la sua ragazza.
Poverino.

« Ho bisogno di parlare con un famigliare.» Prese un respiro profondo,e non diede neanche il tempo ad Austin di parlare,che aggiunse « Adulto,intendo,ragazzo.»
Deglutii vedendo la faccia del moro impallidire ed imprecare sottovoce.Sapevo che il padre era a lavoro,insieme al mio e non avevano modo di tornare così presto,essendo fuori città.
« Farò diciotto anni tra alcuni mesi,non vale?» Chiese innocente Austin,iniziando a passarsi le mani tra i capelli nervoso,non sapendo come tirar fuori le parole di bocca al dottore.
Cazzo,è nostra amica! Abbiamo il diritto di sapere cosa ha!

« Parlerò soltanto in presenza di un'adulto.Sono tematiche che lasciano una cicatrice per sempre nel cuore di un'adolescente,ragazzo. Ho bisogno di un famigliare,ora.» Aggiunse preoccupato,continuando a controllare quella fottutissima cartella che si rigirava tra le mani di continuo.
« Il padre non può venire,ma chiamerò il fratello.» Lo informò Austin,prendendomi per un braccio e scortandomi fuori.Essendo senza giacca,e con soltanto 7 gradi fuori,iniziai a tremare sbattendo i denti.
« Dove sarà il suo numero...» Iniziò a borbottare,questo una volta estratto il cellulare dalla tasca destra del jeans.Lo guardai accigliata e mi avvicinai a lui,circondandomi il corpo con le braccia per trasmettermi calore.
« Non sapevo Evangeline avesse un fratello...» Borbottai offesa,ripensando a tutte le bugie e le cose che non mi erano state dette.
« Infatti non ce l'ha.» Rispose pacato questo,iniziando a premere i bottoni sul cellulare,in cerca di un numero di telefono,credo.
« E allora chi diavolo stai chiamando?La tua ragazza è dentro e tu st...» Non mi fece terminare che mi ammoní con lo sguardo ed iniziò a parlare con una voce maschile al telefono,a me momentaneamente sconosciuta.
« Si,è in ospedale.No...umh...no,ancora non si sa.Muoviti.» Lo seguii a tratti,non riuscendo a dare un volto alla voce dall'altra parte del telefono,che però non mi sembrava decisamente quella di un ragazzo,ma di un'uomo.
« Chi era?» Domandai appoggiandomi al muretto,in attesa dell'arrivo di questo lui.
« Un amico.» Restò sul vago,guardandosi intorno.
Era ormai sera inoltrata,e la Luna si era appena alzata in cielo illuminando il paesaggio nel buio. Intravidi Austin con la coda dell'occhio guardare a terra,con un'espressione cupa in viso.Sarebbe stato sicuramente un silenzio imbarazzante,se non fosse stato per quel suo piccolo muscolo,che continuava a battere a ritmo di musica.
Bum.
Bum.Bum.
Bum.Bum.Bum.

Sentivo il battito del suo cuore accellerato,la mani strette a pugno nelle tasche,la bocca semiaperta per prendere enormi quantità di area nei polmoni e sentivo quanto in realtà fosse preoccupato.

« Se non lo provi non te ne accorgi:di quanto male faccia.» Mormorò alcuni attimi dopo,facendomi sussultare.Aggrottai la fronte,non riuscendo a starli dietro e trovarne un senso logico.
« Di cosa parli?»
Alzò il viso e mi mostrò un sorriso triste,di chi si è ormai rassegnato.
« Di lei. »
Evangeline?
Gli accarezzai un braccio,e lo guardai dolcemente,facendomi ormai una tenerezza assurda.In un certo senso,invidiavo la mia amica.Aveva un ragazzo d'oro e forse neanche se ne accorgeva.

« Lei è già tua,Austin.Vi amate e...» Mi bloccò sul nascere,e mi pregò di non andare avanti.Mi prese in silenzio la mano ed iniziò a disegnare sul dorso,con il pollice,alcuni cerchi concentrici,massaggiandola dolcemente.
« Non siamo fidanzati. » Mi spiegò subito dopo,vedendo la mia faccia sbigottita a frastornata.Aspetta,doveva essere un chiarimento?Peccato fossi ancora più confusa di prima.
« Com-me no? »
« E' una farsa dall'inizio,Chantal!Pensavo di proteggerla...pensavo che loro non le si avvicinassero se l'avessero saputa sotto la mia protezione,ed invece... » Abbassò il capo,sconfitto e io iniziai a capire tutto.
Il disagio di Evangeline ogni volta che doveva parlare di Austin come suo ragazzo.
Il perchè Austin la guardasse sempre da lontano,senza farsi vedere da lei durante la ricreazione,senza mai avvicinarsi per non darle fastidio.
Oppure il non averli mai visti neanche una volta baciarsi in pubblico,come tutti i fidanzati.
Sentii il bisogno di abbracciarlo per confortarlo,così mi avvicinai a lo feci.Gli circondai le spalle con le braccia e poggiai la testa sulla sua spalla,cercando di farlo calmare.

« ...ed invece lei si sta avvicinando a Derek,non è così? »Domandai con voce flebile,senza aver realmente bisogno di una risposta.
Lo sentí annuire con il capo ed abbandonare il capo sul mio,esausto.

« Odio la loro razza.» Sputai tra i denti,sentendolo così ghignare sottovoce.
Incurvai i lati della bocca in un sorriso e mi ritrovai a pensare che anche io,come Evangeline,avessi finto per tutto questo tempo.
Ero un pò l'ingenua Chantal che non sapeva del mondo che la circonda,no?
Beh,é completamente sbagliato.
Sentii qualcuno tossire alle mie spalle,così fui costretta ad allontarmi dall'abbraccio di Austin imbarazzata.Trasalì ancora,quando il ragazzo mi sorpassò,sfiorandomi con il braccio,e si diresse dall'uomo appena arrivato,che sembrava avere fretta.
Il presunto "fratello" di Evangeline?

« Mark lei è Chantal.Chantal lui è Mark.Finite le presentazioni,no? Ora muoviamoci.» Non ci diede neanche il tempo di stringerci la mano,che fui di nuovo trascinata per i corridoi,costretta ormai ad aumentare il passo per sostenere quello dei due.
Ci recammo al centralino,dalla segreteria,pregandola di far venire il dottore che precendetemente aveva visitato Evangeline.

« Il dottore in realtà è occupato...» Biasbicò quella,messa in soggezione dai due uomini che esigenti continuavano ad implorarla di farci veder il medico.
« Senta.O lo chiama,o lo chiama.Ora.» Insistetti,iniziando a perdere la pazienza.
Questa sembrò pensarci qualche secondo,ma credo convinta dalle nostre faccie allarmate,si affrettò ad esaudire la nostra supplica,chiamando il dottore.

« Piacere.Lei è il fratello?» Quest'ultimo si rivolse al ragazzo che capii si chiamasse Mark,e gli strinse la mano.
« La ragazza dorme da ore,e non credo sia soltanto a causa di un calo di zuccheri.» Ci spiegò,portandoci nel suo studio e facendoci accomodare su delle sedie in pelle rossa,difronte alla sua scrivania.
« Non posso parlare con lei?Voglio vedere come sta e se si è ripresa.» Mark per la prima volta aprì bocca,agitato.Si muoveva sulla sedia e nei suoi occhi leggevo la preoccupazione per quella ragazza.
« Si è svegliata da qualche minuto,ma ha dormito per nove ore consecutive,ragazzo.Non era semplice sonno il suo.Austin,mi corregga se sbaglio il nome,non le ha detto nulla?» Continuò l'uomo avvolto in quella tunica bianca,rigirandosi tra le dita una matita e controllando dei dati al computer,mentre continuava a tastarci sopra senza metterci al corrente di cosa stesse in realtà facendo. "Nonostante ciò,ora si sta riposando.Ha avuto un'altro crollo e non intendo fisico.» Puntualizzò,serrando la mascella,guardandoci con espressione dura.
A quella rivelazione vidi Mark alzarsi in piedi con furia e prendere per il colletto Austin,che era scattato in piedi subito dopo.Lo guardò arrabbiato negli occhi,sicuramente pronto per prenderlo a schiaffi.Feci per intervenire,con il cuore a mille,ma fui fermata dalla voce dura del presunto "fratello" di Evangeline.

« E questo quando cazzo me lo volevi dire,idiota?Giuro che se appena usciti di qui, Evangeline non si risveglia,ti ammazzo.» Nessun tono canzonatorio o provocatorio nella sua voce.Semplicemente,lo stava minacciando di morte certa.
« Ragazzi,smettetela!Tu,allontanati.» Ringraziai mentalmente il dottore che si affrettò subito a porsi tra i due,così separandoli definitivamente.Nonostante ciò,vidi i due continuare a guardarsi negli occhi,come se ci fosse un'intesa che solo loro due sapevano,facendoci liberatamente intedere che era nostro compito restarne fuori.
« Siamo qui per parlare della ragazza...» Precisò l'uomo sulla sessantina,riposizionandosi sul naso gli occhiali grandi.Entrambi i ragazzi annuirono tornando ai loro posti,e per un attimo smisero di attaccarsi a vicenda come se fossero dei cani.
Senza offesa per Austin,ovviamente.

« Mi scusi.Cosa intende dire con il crollo che non è dovuto a quello fisico?» Rabbrividii e chiusi gli occhi,sperando non fosse ciò a cui tutti lì dentro,incluso colui che aveva posto la domanda,stavamo pensando.
« La ragazza ha subito violenze,abusi,bullismo...» Prese una pausa,vedendo le nostre faccie che erano a dir poco sconvolte,ma poi si decise a riprendere a parlare. « ...o ha avuto un lutto,una malattia,o subito comunque violenze di qualsiasi tipo?»
Le mani di Austin si strinsero a pugno e per poco non vidi la vena che sul collo aveva preso a gonfiarsi,scoppiare.
« Ma cosa dice?Ovvio,che no!La smetta di girarci intorno e lo dica.» La cosa sembrò irritarlo parecchio,perchè non si preoccupò minimamente di star urlando contro una persona molto più grande di lui e quindi a cui avrebbe dovuto portare rispetto.
Il medico però sembrò non curarsene ed andò avanti,
« Come detto in precedenza,qualche minuto fa si è risvegliata.Mi sono precipitato immediatamente lì,sperando si sentisse meglio.Era spaesata ed era normale.Iniziai a chiederle come si sentisse,una volta calmata,ma sembrava non voler contribuire.»
« Si vede che non le sta simpatico.» Sbuffò Austin,interrompendo la versione del medico che sembrò non poco irritato dal comportamente del giovane.
Lo prendo a ceffoni ora o dopo?

« Non ha capito,ragazzo.Non nel senso che non parlava,nel senso che il suo comportamento non era normale.» I nostri occhi si ridussero a due fessure,continuando a non capire. « Ha avuto molti attacchi di panico in pochi minuti ed attacchi di rabbia.Continuava a ripetere di aver fatto un incubo e che voleva essere lasciata in pace...»
Le mani mi tremarono,al ricordo di mia madre impegnata a spiegarmi qualcosa a riguardo sulla medicina,quando ancora era in vita.Alzai lo sguardo e continuai io al posto suo,cercando di prendere i ricordi dal fondo con una fune, « ...ha subito un trauma psicologico.»
Sentii improvvisamente calare nella stanza il silenzio,colmato dai respiri affannati dei due uomini che stringevano le mani attorno ai bracci delle poltrone,non sapendo in che altro modo manifestare la rabbia e la preoccupazione.
« Esatto,signorina.»
« Cos'è un trauma psicologico?» Ringhiò Mark a denti stretti,pronto sicuramente a staccar la testa a quel qualcuno che avrebbe osato rispondergli male o semplicemente sfiorarlo con un solo dito.
« Questo è un danno,che in alcuni casi viene subito dalla psiche a causa di un'esperienza critica vissuta dall'individuo.» Ci spiegò calmo il dottore,guardandoci dispiaciuti.
« Non è la prima volta che si fa prendere da questi attacchi...» Dichiararono insieme Austin e Mark,definitivamente bianchi in volto.Lo sguardo del primo rivolto verso il basso e quello del secondo puntato sulle nocche altrettanto bianche,che aveva chiuso in pugno fino a farsi male.
Fu come una pugnalata al cuore.
Mi sentivo in colpa per non esserle stata accanto e per non essere stata più partecipe nella sua vita.Provavo dolore,proprio al cuore.
Un dolore al petto che aveva il sapore dell'urlo straziante di una belva ferita a morte.Il dolore di chi ha preteso tanto,ma non ha saputo dare in cambio nulla,io per prima.

« Quali sono i disturbi conseguenti?» Biasbicai a tratti,sperando che un giorno Evangeline potesse perdonarmi.
« Insonnia,come ho già detto rabbia e panico,incubi,nel tempo anche esaurimento emotivo e quindi il pensare lucidamente può risultare difficile o persino impossibile.Perdita di autostima...autolesionismo...» Continuò senza mai staccarci gli occhi di dosso,sperando in una nostra reazione,che non tardò ad arrivare.
Io scoppiai in un pianto liberatorio,rannicchiandomi contro la poltrona,Mark si alzò in piedi seguito da Austin che iniziò a braitare contro il medico.

« Quello matto qui è lei!Evangeline non ha proprio un cazzo di niente!E' una ragazza normale come tutte le altre ed avrà avuto un calo di zuccheri.»
Cazzate.
« Non si azzardi più a mancarmi di rispetto!Capisco la situazione delicata,ma cerchi di contenersi.La ragazza ha bisogno di aiuto.»
« Austin smettila!» Lo pregai,prendendolo per le spalle per impedirgli di fare qualche mossa troppo azzardata.
« E' tutta colpa sua!La odia,Chantal.E' tutta colpa sua.» Mormorò infine,abbracciandomi e stringendomi forte.Se prima ero io ad aver bisogno di lui,ora era lui che ne aveva di me.
Era palese il modo in cui si preoccupasse di Evangeline,e ciechi quelli che non vedevano il bene che lui le voleva.
Ed era anche palese che stava dando la colpa a Derek,per averla fatta esaurire tanto.

« Davvero vuoi dare la colpa a lui?Andiamo,Austin!Non siamo noi che abbiamo preteso un pò troppo da lei?» Urlai,incurante del medico e di Mark che ci pregavano di smetterla e di fare meno chiasso.
« Ora lo difendi pure?Ma dico,siete tutti matti?E' un mos...» Mark non li diede il tempo di continuare che lo fece zittire con lo sguardo,prima che spifferasse qualcosa di troppo.
« Sentite." Ci interuppe il dottore. « Non mi interessa dei vostri problemi adolescienziali,sono stato chiaro?Sono preoccupato per la ragazza che in questo momento non è proprio nelle sue piene facoltà mentali.E' inutile ora dare la colpa a chi dovuto,il problema resta lo stesso.»
« E allora ci dica come curarla.» Proseguí Austin,con tono supplichevole.
« Non c'è una cura,ragazzo.Se non quella di farle comprendere che ha un problema e che ha bisogno di essere aiutata.» Ci passò accanto ed una volta che ci ebbe sorpassati si affrettò ad uscire,pregandoci di seguirlo in camera di Evangeline.
Come avrei fatto a guardarla in viso ora? Oh,andiamo Chantal!E' sempre la tua amica,forse anche l'unica.Non è cambiato nulla,non bisogna farla sentire come una malata mentale.


« Signorina Anderson?»
Il reparto di Evangeline non era più lo stesso,ma era stata spostata al terzo piano,e da quanto riuscii a leggere sul cartellino,ne decifrai un:"Reparto Pshichiatrico" a caratteri cubitali.
Deglutii e continuai a guardare il medico,che le poggiò una mano sulla spalla e cercò di svegliarla da quel lungo sonno che sembrava non avere fine.La mia amica sembrò non reagire,e per un attimo mi sembrò di vederla tremare.

« Evangeline!» Urlai esasperata,facendo uscire tutta la voce che possedevo in corpo.Ciò però,riuscì a farle riaprire gli occhi e mettersi a sedere in una postura rigida.Tirai un sospiro di sollievo,insieme a tutti gli altri in sala,e le sorrisi opprimendo l'istinto di andare lì e strozzarla per avermi fatto prendere un bello spavento.
« Come si sente?»
« Quel ragazzo se n'è già andato?» Chiese subito dopo lei,senza dare realmente una risposta al dottore.
Aggrottammo tutti la fronte.

« Dici me?» Si fece avanti Austin sorridendo,indicandosi.
« No,dico Derek.Se n'è già andato?Non volevo realmente cacciarlo...ma li facevo paura,vero?» Mormorò piano,lasciando tutti a bocca aperta.Derek non poteva essere stato lì,l'accesso non era permesso agli estranei.
Austin sembrò perdere la pazienza,perchè lo sentii ringhiare tra i denti sottovoce,
« Smettila di pensare a lui,e cerca di riprenderti.Stai delirando...» Sputò,così offendendola.
Lo guardai male,ma l'occhiata che ricevette da me non fu nulla in confronto a ciò che li riservò Evangeline.

« Allora fammi il piacere di uscire di qui,e lasciare questa pazza che ti ritrovi sempre tra i piedi a meditare sul fatto di quanto sia stata stupida e coraggiosa ad ascoltarti per tutto questo tempo.Ora il culo paratelo pure da solo,perchè una volta uscita di qui,forse non risparmierò neanche te.Oh,e non prenderla come una minaccia...ma come un'avvertimento.» Un sorriso sadico si andò a disegnare sulle sue labbra,mentre le ultime parole le sussurava all'orecchio di lui.Il medico ovviamente non riuscì a sentire nulla,ma io e Mark avevamo capito l'intero discorso alla perfezione.
A differenza di come mi sarei immaginata però,Mark sorrise fiducioso e soddisfatto della rezione della ragazza.

« Non è me che dovresti fare fuori.» La rimproverò il ragazzo,cercando però di mantenere il tono di voce basso.
« Se qualcuno mi sta tra i piedi,e/o come in questo caso,mi da della pazza,allora darò lui un motivo per crederlo davvero.» Continuò lei,facendo irrigidire ancor di più Austin,preso ormai alla sprovvista.
« Dottore,posso pregarla di uscire un attimo?» Mi rivolsi a lui,vedendolo ormai bianco come un lenzuolo,in viso.Evangeline stava assumendo un comportamento strano,ed ero sicura che molto presto,se avremo continuato a provocarla,sarebbe esplosa.
Questo acconsentì e ci lasciò soli,pregandoci di fare subito.

« Perchè ti stai comportando così?» Le andai contro,parandomi difronte alla mia amica che però non riconoscevo piú.
Questa tranquilla si sedette sul letto,accavallando le gambe elegantemente.Si passò una mano tra i capelli setosi,e li fece ricadere subito dopo sulle spalle,facendomi notare che da quando era arrivata le erano cresciuti di qualche centimetro buono.
Forse ora era diventata ancora più bella,se possibile.

« Diciamo che Allison mi ha dato una mano." Rimase sul vago,mettendo in mezzo il nome di una donna - credo - .La guardai interrogativa,insieme agli altri,e mi domandai se davvero non stesse diventando pazza.
« Allison chi?»
« Allison e basta.» E con ciò,chiuse definitivamente il discorso.

****


Caro Diario,
sono passate due settimane ormai,ed Evangeline si impegna duramente negli allenamenti con Mark.Non manca mai ad una lezione,ma con esso non mancano di certo gli attacchi di rabbia improvvisa.Sono andata a vederla molte volte,e vederla prendere il sopravvento è una cosa da mozzare il fiato.
L'ho spiegato a mio padre,ma continua a ripetermi che non sono affari che mi riguardano.Sono sicura chei nostri genitori sappiano qualcosa,e ci tengano all'oscuro di qualcosa di MOLTO grande.
Derek non sembra farsi più sentire nè a scuola e nè fuori da questa.Cosa alquanto strana ed inverosimile.Ovviamente lo si vede nei corridoi o alle lezioni,ma mai si è avvicinato ad Evangeline per stuzzicarla o farle qualche dispetto.Se ne sta con i suoi amici,in disparte come un tempo.
Ripeto,strano.
Per quanto riguarda la mia amicizia con Eva...le cose non vanno una meraviglia.E' ancora arrabbiata per averle mentito per tutto questo tempo,ma lei non è da meno.Testarda lei?Be',lo ero anch'io.
Non le ho ancora spiegato del perchè sappia della sua natura o del perchè mia madre sia morta anni fa,perchè semplicemente non lo vuole sapere.Quella Allison sembra quasi averla trasformata in un'altra persona.Rare sono le volte in cui mi parla e altrettanto rare sono le volte in cui sorride o scherza.
Ogni martedì va in una clinica privata a fare dei controlli.Dicono siano dottori amici di suo padre,ma nessuno sa cosa gli si faccia lì dentro.Sappiamo solo che molte volte ci si è posti la domanda:"Davvero è un trauma psicologico il suo?" Si,non c'è altra spiegazione.
L'orologio appeso alla parete,segna le 2:00 di notte.Credo sia meglio andare a dormire ora...sono decisamente stanca.

Notte,
tua Chantal.



DEREK'S POV
« Devi far del male,Chris.Non puoi pretendere che con quel "pugno"» mimai le virgolette con le dita annoiato « metta a tappeto un diavolo,se altro non fai che una carezza.» Lo rimproverai,continuando a girare intorno ai miei compagni,che da settimane si stavano allenando per prepararsi alla fatidica battaglia.
La cosa lo innervosì non poco,perchè si trattenne appena dal tirarmi un pugno nello zigomo.

« Magari posso far pratica sul tuo viso,non credi?» Mi provocò,interrompendo l'allentamento con Daniel.
« Sei così palloso!Ti prego,ricordami perchè sei ancora vivo...» Feci una smorfia con le labbra e lo pregai di rinfrescarmi la memoria.
Che io e Chris non ci sopportavamo non era una novità,no?
Bene.

« Io invece credo che l'astinenza di Evangeline ti abbia dato letteralmente al cervello.Sappiamo tutti della profezia,ma nessuno qui vuole tirare in ballo l'argomento per non farti arrabbiare.Pensi davvero che l'unico che ogni giorno vive con l'angoscia di morire,sia solo tu?Pensi davvero che tu sia l'unico ad aver paura che la profezione sia vera?Lascia che ti dia un consiglio,Derek.Se stai dalla nostra parte,bene.Se no,lasciaci stare.» Concluse il discorso,dandomi le spalle per tornarsene a casa.
Lo lasciai fare.Non dissi nulla,perchè semplicemente non sapevo cosa dire.
Forse,per la prima volta dopo secoli,qualcuno mi aveva appena fatto rimanere senza parole.Sospirai e guardai i miei compagni,che terrorizzati ricambiarono il mio sguardo,in attesa forse di quella predica,che da me non arrivò mai,però.
Li osservai uno ad uno,leggendo nei loro occhi la paura che fino ad allora non avevo visto,a causa mia.
Era questa la tortura a cui avevo costretto loro a subire?
Davvero il loro destino era nelle mie mani,ed ora ero diventata la pecora nera?Una minaccia?
Corrugai la fronte e scossi semplicemente il capo,quando Adrian cercò di avvicinarmisi per dirmi probabilmente che sarebbe andato tutto bene,ma ormai ne dubitavo.
Non me ne sarebbe dovuto fregare un cazzo dei loro pareri,dei loro pensieri,ma erano comunque la mia famiglia.E se non potevo considerar tale loro,allora chi mi rimaneva?
Nessuno. Suggerì la mia mente,e io non potei che darle ragione.
Forse,a volte ti ritrovi a dar senso a qualcosa che mai ne avrà.
Una famiglia.
Si,l'avevo persa molto tempo fa la mia.
Mi schifai da solo per quei stupidissimi pensieri e sotto lo sguardo dei presenti me ne andai,correndo.
Rapido.Svelto.
Un tutt'uno con la natura.
Inspirai a pieni polmoni e riaprii gli occhi,soltanto quando arrivai su una collina,che mi sembrò il posto giusto per placare la mia rabbia.Mi lasciai andare con il corpo e mi stesi sull'erba alle mie spalle,ammirando il cielo ed il sole splendente in cielo.
Ero stanco.


« Ragazzo,le ore di visita sono finite.» Mi avvisò un'infermiera,che incontrai sul corridoio,prontamente.
« Evangeline Anderson.Una biondina,tappetta,e con una parlantina che se comincia non finisce più,ha presente?
» Chiesi facendo una smorfia,infilando le mani nelle tasche dei pantaloni,sperando che la signora paffutella collaborasse e non mi costringesse a far cose di cui non sempre andavo fiero.
« Non so chi sia.Ora,mi faccia il piacere di uscire,così che non ricorra a farla cacciare fuori dalla sicurezza.
» Risi del suo vano tentativo di cacciarmi,e per la sua ingenuità.Le afferrai il mento con il pollice e mi guardai intorno,in cerca di qualche anima viva - esclusa lei,si intende. -
Probabilmente erano tutti in pausa pranzo,perchè i corridoi dell'ospedale erano vuoti,anche al pian terreno.
Tornai a guardarla negli occhi,passandomi la lingua sulle labbra,alla vista della vena del suo collo pulsare e mi ritrovai a pensare che forse avrei potuto permettermi uno spuntino,prima di andare a far visita alla mia cacciatrice preferita.

« Dov'è la ragazza?
» Chiesi inclinando il capo di lato,senza mai distogliere distogliere i miei occhi dai suoi.
Non tremò,e restò ferma.
Non urlò,e restò ferma.

« Reparto pshichiatrico,al terzo piano.
» Balbettò,forse anche per la mia espressione a dir poco interrogativa.
Stava dicendo la verità,era soggiogata,no?

« Pshichiatrico?E' impossibile.
» Ammisi,aumentando la presa sulle sue spalle,facendole così maggiore pressione,fino a farla gemere di dolore.
Ops.

« Reparto pshichiatrico,al terzo piano.Sicura.
» Ripetè l'infermiera,ormai in trance,senza muovere un muscolo e senza batter ciglio.Mi piegai sul suo collo,e con ferocia le perforai la pelle,iniziando così a cibarmi di quel sangue,tanto dolciasto.
La strinsi a me,continuando quel processo di vitale importanza per me,e mi fermai soltanto quando ne ebbi abbastanza e quando fui consapevole di starle facendo male e ripresi coscienza,per accorgermi appena in tempo di starle quasi togliendo la vita.
Le porsi il fazzoletto che trovai nella sua tasca e la appoggiai su una sedia,pregandola di non dire nulla,a nessuno.
Da brava donna - ovviamente - obbedì,ed io non potei che sorriderne sornione.
Era così divertente giocare con gli umani.
Lasciai quei stupidi pensieri per dopo,e mi concentrai e mi incamminai in cerca della stanza di Evangeline.
Divaricai la porta lentamente,e la vidi.In piedi,che mi dava le spalle e con un camicie bianco addosso,che le arrivava fino a metà coscia.Mi chiusi la porta alle spalle e non ci fu neanche bisogno di parlare,che mi riconobbe.

« Ti manco di già,Wilson?
» Apostrofò lei,senza ancora degnarmi comunque della sua completa attenzione,standomi ancora di spalle.Alzai l angolo della bocca e mi avvicinai,scoprendo in realtà che in quella stanza di finestre non ce ne erano,e che Evangeline stava semplicemente fissando il muro bianco.
« Come ci sei finita qua dentro,petite?
» Risi e mi sedetti sul letto,continuando a guardarla.
« Non devo dirlo a te.
»
Feci una smorfia con le labbra,e mi sporsi di poco per afferrare la cartella clinica posta ai piedi del letto.
« Trauma psicologico:Paranoie,visioni,e blah blah blah...
» Buttai il foglio di carta per terra e mi sdraiai sul materasso per stare comodo.
Cazzate.

« I medici dicono che sei pazza,in pratica..
» Constatai girando la testa di lato,per scoprire che Evangeline non mi dava più le spalle ma si era girato nella mia direzione.
Aveva gli occhi spenti,un'espressione triste in viso e i capelli arruffati,che le davano un'area sbarazzina.

« Tu credi lo sia?
» Domandò scettica,sbilanciando il peso di una gamba dall'una all'altra,incrociando poi le braccia al petto.
« No.
» Risposi sincero,sentendo il materasso abbassarsi sotto ad un peso;il suo.Il camicie gli si alzò,lasciando scoperte le cosce,ed io non potei non abbassare lo sguardo di poco per ammirrarle in tutta la loro lunghezza...o meglio cortezza.
'cortezza...ma si dice?'

« Ma vedo cose non dovrei vedere e sento cose che non dovrei sentire...
» Mi informò,facendomi storcere il naso.Distolsi lo sguardo dalla bella visuale e mi limitai a fare spallucce,indifferente.
« Il tuo allora non è un trauma psicologico,semplice.
»
« Lo so.» Rispose semplicemente,poggiando il gomito sul mio petto,per sdraiarmisi sopra.Corrugai la fronte e subito il suo profumo mi invase le narici,facendomi quasi perdere il controllo.Conficcai le unghie nel lenzuolo e guardai Evangeline in cagnesco,facendole ben intendere di allontanarsi.
« Cosa ti turba,Derek?
»
« Il tuo sangue.» Ringhiai a denti stretti,prendendola per le braccia ed allontanandola,senza ovviamente risultati,perchè poi si rimise alla posizione iniziale.
« Ne vuoi un assaggio?
» Chiese languida,chinandosi sul mio capo,invitante.Inarcai un sopracciglio e la guardai con stupore,iniziando a pensare fosse davvero impazzita.Non nascosi che fui tentato di morderla,ma subito dopo mi ricordai della verbena che le circolava in corpo,e mi fermai appena in tempo.
« Dov'è il trucco?Cosa cerchi di ottenere?
» Chiesi alzandomi a sedere,serio.C'era qualcosa che non andava;doveva esserci.
Lei non mi rispose,ma si limitò a sorridermi divertita e distogliere lo sguardo dal mio,in fretta.

« Forse dovremo smetterla di litigare come cani e gatti e cercare di andare d'accordo,non credi?
» Continuò,stendendosi al mio fianco.
« Non possiamo essere amici.
» Le ricordai,cercando qualsiasi cosa in grado di distrarmi dall'odore del suo sangue,che sembrava chiamarmi,invitarmi a prenderne anche solo un sorso.
« E allora perchè sei qui?
»
« Perchè il branco di Austin è venuto a farmi visita...minacciando me e la mia famiglia di farci fuori.Quindi voleva che dicessi al tuo amico di farsi i cazzi sua,perchè la prossima volta che mi minaccia...lo uccido.» Spiegai calmo,anche se dentro ribollivo dalla rabbia di farlo a pezzi.
« Perchè sono venuti a cercarti?
»
« Perchè pensano che tu stia male per colpa mia.» Sbuffai,trovando la cosa davvero patetica.
« E se davvero fosse così?
» Chiese innocente,posandomi una mano sul petto.
C'era qualcosa che non andava.Ora.In lei.
Sentii improvvisamente il suo respiro farsi più pesante ed i palmi delle mani stringere la mia maglietta,con forza.Continuai a guardarla,insistente,e la vidi in difficoltà.Il petto le si abbassava e alzava rapidamente e le palpebre iniziarono a sbatterle velocemente,come a voler scacciare un brutto pensiero.

« Petite?
»
« Dove si trova Alex?»
Sgranai gli occhi,preso in contropiede per la domanda,e scoppiai a ridere.
« Se pensi che te lo dica,allora non mi conosci,petite. Non sono un traditore.
»
« Mi porteresti da lui?»
« No.»
« Perchè lo proteggi?" Insistette,iniziando a parlare sottovoce,come se parlare le era diventato difficile e faticoso.
« Cosa ti importa?
»
« Come lo si può indebolire?»
Corrugai la fronte e trovai la conversazione davvero stupida.Ovviamente,come la ragazzina,d'altronde.
« LUI,ti sta aspettando.
» Continuò impietrita,sgranando gli occhi terrorizzata.Le mani le sudarono ed una gocciolina di sudore le scivolò sulla tempia,e le scese fin sotto il camicie bianco.
Aprii la bocca per dirle che era pazza,ma mi fermò un'altra volta.

« Nella vita,se vuoi raggiungere uno scopo,devi passare sopra tutto e tutti,non devi guardare in faccia nessuno,non devi avere pietà.Io ti sto aspettando.
» Ripetè recitando confusa le parole dette da qualcuno,di cui neanche lei sapeva l'esistenza.
« Di chi cazzo stai parlando?
» La afferrai per le spalle e presi davvero in considerazione l'idea che stesse iniziando a delirare.
« Non lo so!Non lo so,diamine!Lui è sempre nella mia testa,lui mi dice sempre quello che devo fare!Lui mi tenta...ed io cedo.
» Mi rivelò stringendosi il corpo minuto con le braccia sottili,nascondendo la faccia nel cuscino.
« Digli che lo sto aspettando,allora.
» Mormorai confuso,iniziando a sentirmi ancora più stupido di lei.
« Lui può comunicare con me,ma io non con lui.Anzi,non so neanche perchè te le sto dicendo queste cose...tanto mi considerate una pazza.Vattene da qui.
» Mi ordinò lei,con fare duro e minaccioso.
Aveva bisogno di stare sola.

« Ti consola sapere che io non ti considero tale?
»
« Per me la tua parola non conta.»
Sorrisi e mi alzai dal letto,indossando la giacca che precedentemente avevo lasciata posata sullo schienale della sedia,e mi ritrovai a pensare che non era poi tanto diversa dalla solita Evangeline che conoscevo.
« Bene.Allora...nemici come prima?
»

« Nemici come prima,Derek.» Mi fece un cenno con il capo,titubante e mi invitò ad uscire.
Evangeline era umana?No,non lo sapevo.
Evangeline era malata?No,non lo sapevo.
L'unica cosa di cui ero certo è che nascondeva un segreto,e io volevo scoprirlo.
‘Bonne nuit,petite.’


Se non conosci il tuo nemico come farai a combatterlo?
 Ma potrà succedere che diverrai suo alleato
 senza neppure rendertene conto.


Riaprii gli occhi,dopo minuti o ore di lungo sonno,rendendomi conto che l'oscurità aveva preso il posto del bel cielo azzurro che prima c'era.
Avevo fame.
Mi passai la lingua sui canini,sentendoli dolere e premere per uscire,e non esitai ad accontentarli,sentendo subito l'odore del sangue nell'aria.
Umano.
Presi le sembianze di un vampiro,lasciando che le piccole venuzze ricoprissero il mio viso,e mi nascosi dietro un albero,cercando di udire da dove provenisse il fruscio di foglie.
Da destra.
Seguii con lo sguardo in direzione del mio dito,e lo vidi.Lì,in mezzo al nulla,con un grosso giaccone invernale sulle spalle ed un fucile carico sotto l'ascella,puntato a terra.Buttai un sassolino,facendo rumore appositamente,e vidi l'uomo girarsi dalla parte opposta alla mia,spaventato.
Idiota.
Risi per la sua ingenuità e con un sorriso sadico,decisi di divertirmi un pò. Mi avevano sempre detto - anche da piccolo - che non bisognava giocare con il cibo,ma era così dannatamente divertente!
Mi spostai da un albero all'altro,facendo ancora più rumore di prima e mi divertii a vedere il volto dell uomo spaesato che si guardava intorno,puntando quel fucile in aria,non sapendo probabilmente dove ben prendere la mira.
Avrei tanto voluto urlare un 'Ehi,sono qui.',ma sarebbe stato tutto fin troppo facile.
Una volta averlo fatto urlare per la disperazione,ormai stufo e terrorizzato dal mio comportamento,mi decisi ad uscire fuori a passi lenti,lasciando che la luce della luna,che emergeva da uno spiraglio creatosi tra gli alberi,mi illuminasse e mi rendesse visibile in quella notte.
Delle mie labbra si impossessò un sorriso sadico e non potei far altro che ridere dell'uomo che tirò un sospiro di sollievo,probabilmente rallegrato dal fatto che non fossi un animale.
Oh,no.Io ero molto peggio.
 
« Grazie al cielo,ragazzo!Mi avevi spaventato.» Mi confessò questo,facendo una risata che alle mie orecchie arrivò fin troppo isterica.
« Ha fame?» Chiesi assottigliando lo sguardo,ed inclinando il capo a destra,una volta essergli arrivato vicino.
« No...»
« Beh,io si.Le dispiace se faccio uno spuntino?»
« No,faccia...pre-ego.» Disse titubante ed io non potei non ammettere che forse,se non lo avrei soggiogato sarebbe stato più divertente.Senza neanche darli il tempo di scappare,lo presi per le braccia e mi avventai sul suo collo,così immobilizzandolo.
Urlò,ma non mi fermai.
Pianse,ma non mi fermai.
Mi pregò di smetterla,ma non mi fermai.
Pregò Dio di aiutarlo,ma non mi fermai.
Anzi,trovavo la situazione divertente.Sorrisi sulla sue pelle,beandomi del gusto del suo sangue,e squarciai un'altro strato di pelle,per conficcare i canini più a fondo.
Allontanai il suo corpo,soltanto quando sentii una presenza alle mie spalle ed un paletto,lanciato in mia direzione,che se non mi fossi spostato in tempo mi avrebbe preso alla schiena.
Ma cosa diamine...?
Mi girai nell'oscurità e vidi qualcuno andare in soccorso del cadavere:una donna dai lunghi capelli biondi.Vestiva di nero,per mimetizzarsi nella notte,ai piedi portava degli scarponi pesanti ed addosso,ad avvolgerla dal freddo,una giacca verde.
Soltanto quando ebbe finito di dare dell'acqua all'umano,si alzò in piedi,facendo così ondeggiare i fianchi ed i capelli,e mi mostrò il suo viso,dai lineamenti sottili e delicati.
Evangeline.

« Derek?» Chiese confusa,una volta che mi ebbe riconosciuto,sorpresa forse.
Risi alla vista di lei in stile guerriera.Erano passate settimane da quando non la vedevo ed era radicalmente cambiata.I capelli le erano cresciuti,il viso era piú arrotondato,cosi’come il resto del corpo.Si vedeva avesse messo su’ peso,ma un po’ di carne su quella pelle ed ossa le donava.

« Ti dona il nuovo look.»
« Sparisci dalla mia vista,assassino.» Ringhió tra i denti,minacciandomi con la mano che le era posata sulla cintura,dove – a quanto vedevo – era munita di pistole e paletti.
« Uh si’,ricordo...dovrei avere paura di te,ora.» Dissi poggiandomi una mano al cuore,fingendomi spaventato.Ovviamente,colse subito la mia ironia ed estrasse dalla cintura un pugnale rivestito in argento.
Alzai le mani in segno di arresa e la invitai a riporre l’arma al suo posto.

« Non é ancora venuto nessuno a farti visita,Wilson?» Chiese lei,senza alcuna intenzione di mettere giú il pugnale.Al contrario,inizió a passare le dita sulla lunga lama,lentamente e con cura,cercando di non tagliarsi.
« Se ci penso bene,sí.Ieri sono venute a farmi visita due ragazze...nel mio letto.E sono state anche tanto gentili da promettermi che sarebbero ripassate a trovarmi molto presto,non é fantastico?» Risi,incrociando le braccia al petto e gustandomi la sua espressione accigliata e decisamente infastidita.
« Sei un porco.»
« No,sono un vampiro.» Ribattei ovvio,facendola forse innervosire ancor di piú.
« Assassino!!» Urló tanto forte che nel bosco si sentí il suo eco.Mi accorsi appena in tempo del pugnale che mi aveva lanciato,e mi scostai velocemente,per non ritrovarmelo piazzato nel petto.
« Ah ah,petite.» Alzai l’indice e lo scossi a destra e sinistra davanti al suo viso,arricciando le labbra. « Sei troppo lenta...davvero il tuo maestro ti ha insegnato a fare solo questo? Oppure...ah si,giusto. Trauma psicologico. La perdita di memoria é una conseguenza,no? Perché allora non ti scordi che sei una cacciatrice e non te ne torni da dove sei venuta? Tanto come cacciatrice sei pessima.» Sputai con odio,ad un palmo dal suo viso.Mi meravigliai soltanto quando la vidi sorridere sincera,ottenendo esattamente il contrario della reazione che avrei voluto avesse.Mi aspettai si arrabbiasse,che mi prendesse a pugni,che mi insultasse,invece no.
« Forse sono troppo piccola per capire il mondo dei grandi,e i loro problemi.Ma ti giuro che so quello che voglio.»
« Ah si,giusto. Vuoi sterminare la nostra razza...Evangeline,sei troppo ripetitiva e noiosa.» Sbuffai e la guardai sorridendo sghembo,quando mi diede un pugno al petto.
« Invece tu sei una persona totalmente,globalmente e assolutamente egoista,Derek.» Sussurró e mi diede le spalle,togliendosi cosí la giacca che teneva.Mi sorpresi soltanto,quando la vidi chinarsi per posare questa sul corpo dell’uomo che avevo precedentemente dissanguato.
« Dici per quello?» ed indicai il corpo del quasi-morto. « Oh avanti,é ancora vivo!Non é colpa mia se nonostante le aggressioni degli ultimi tempi in cittá,é pure tanto coglione da aggirarsi in un bosco,in piena notte,da solo.» Protestai,non sapendo neanche io perché le stessi dando spiegazioni.
« Sai che non sono l’unica che ti vuole morto,vero?»
« Mi sono fatto molti nemici,petite.»
« E di Jean-Claude che mi dici?» Chiese lei,mordendosi un labbro,nervosa.
Sussultai senza volerlo ed infilai i pugni nella giacca,stringendo poi forte,fino a farmi diventare le nocche bianche.Questa ragazzina sapeva fin troppo.

« Ti dico che non sono cazzi tuoi. Chi te le dice tutte queste cose?»
« Quale parte del ‘siamo nemici’e del ‘non mi fido di te’,non ti é chiara?» Domandó sciettica,iniziando a tremare per il freddo gelido,e del vento che soffiava.
« Tu non mi consideri un nemico.»
« Ovvio che sí!» Mi scherní lei,rivolgendomi una brutta occhiata.
Mi avvicinai a lei lentamente,e la presi per le spalle,guardandola intensamente negli occhi,forse per la prima volta serio.
« Hai paura di me?»
« No.»
« Vuoi aiutarmi a cambiare,peró. Nonostante sappia che non lo faró mai e che sono fatto cosí.»
« Tutti hanno un brutto passato,Derek.»
« Non ho un tanto tragico passato,petite.» Risi,scoprendo i canini aguzzi. Era impressionante il modo in cui riuscissi a sentirmi a mio agio,in sua presenza.
« Ma Alex ti ha fatto del male...»
« Non voglio essere compatito.» La guardai schifato e mi allontanai. La gente semplicemente non capiva che non volevo la loro comprensione o la loro pietá.
« Non sempre c’é del buono o del giusto in ció che fanno le persone di cui ti fidi.»
« Ora ho anche una ragazzina che mi fa da insegnante di vita! Cavolo,come sono fortunato!» Ironizzai,alzando le mani in cielo.
Mi lanció un’occhiataccia e si alzó in piedi,sgranchiandosi le gambe.

« Perché sei stata ricoverata in un’ospedale per matti?»
« Dove si trova Alex?» Ribatté,iniziando cosí a farmi perdere la pazienza.
« Di te non mi posso fidare,petite.Pensi davvero sia tanto stupido?»
« No,ma pensi che io lo sia...ti darei piú che altro dell’ingenuo,Derek.» Portó le braccia incrociate sotto al seno,e sfoggiando un sorrisino sghembo,che ovviamente non prometteva nulla di buono,mi indicó con un cenno del capo un punto alle sue spalle.
Spostai lo sguardo in quella direzione ed un’uomo dai lapislazzuli azzurri – forse anche piú dei miei – mi guardó con interesse,da debita distanza.
Inarcai un sopracciglio e continuai a spostare lo sguardo da lei a lui,e soltanto quando collegai il tutto,mi resi conto che...petite era una gran stupida e che io ero nella merda.

« Proprio non vuoi dirci dove si trova Alex,eh? Sei un ragazzo cattivo,tuo padre non ti ha educato come si deve,e a quanto pare neanche Alex con le sue maniere “poco” carine non ci é riuscita.»
Riconobbi i suoi occhi,la sua voce ed il suo viso,rimasto ancora nell’ombra.Guardai un’ultima volta Evangeline e forse per la prima volta nella mia mente,pregai – neanche io so chi – che lui non fosse realmente quel bastardo.
Mi imposi di non scappare e continuai a guardare Jean-Claude con puro odio.

« Devi essere sempre un passo davanti al nemico,Derek.Visto come sono brava?» La tappetta si burló di me,ed io non potei constatare,ancora per la centesima volta,che avevo visto soltanto quanto fosse stupida.
« Mi hai preso in giro...tutto questo tempo,sapevo che lui era lí e ci ascoltava!» La guardai ferito forse, negli occhi e mi rimproverai per essere stato tanto ingenuo da fidarmi di lei.
« Vedo che ci sei arrivato anche da solo.» La voce dell’uomo ci interruppe e si avvicinó per circondare con il braccio le spalle di Evangeline. “Non é la miglior complice che esista?»
Schifosi bastardi.
‘...complice che esista?’
‘complice’
Possibile che Evangeline si sia alleata con il nemico? Possibile che – ripeto – sia cosí idiota?
Continuai a spostare lo sguardo dall’uno all’altro,da lei a lui,e non riuscii a distinguerli tra loro.Se solo Evangeline avesse saputo che si era appena alleata con qualcuno di piú terribile di noi,e se solo io non l’avessi trovata diversa e l’avessi considerata di meno.
Mi facevano schifo.Entrambi.

« Vedo che la falsitá é diventata la moda di tanti.» Mugugnai,cercando di non far trapelare la rabbia dalla mia voce.Infondo,lei non meritava di vedere quanto mi avesse deluso,cadendo cosí in basso.
« É piú facile raccontare una bugia a fin di bene...» Parló piano lei,guardando a terra,cercando probabilmente di non far incrociare i nostri sguardi.
« Parli tanto che io sia un falso,un mostro,ma siamo sicuri che tu non sia peggio?» Ringhiai a denti stretti,trattenendomi dall’istinto di non staccarle la testa.Si era appena alleata con il Diavolo,nel vero senso della parola,e davvero volevo credere che non sapesse che lui era molto peggio di noi?
Era ovvio lo sapesse.Ma perché? Ci odiava a tal punto da dare il nostro potere nelle mani di una creatura,sceso e mandato direttamente da Lucifero,che poteva fare molto peggio?
Forse era vero:Il potere logora chi non ce l’ha;é l’invidia ad accecare chi non ce l’ha.

« Ben presto la vostra razza sará estinta...» Evangeline evitó la mia domanda ed inizió a sparare cazzate,come solito.
« Siamo tanti,petite. Io penso che se non farai la brava saranno loro a far estinguere te e tutta la tua razza.» Risi,ma suonó piú una risata isterica,tanto che mi costrinsi a star zitto.
« Inizieremo da Chicago,e poi con gli altri vedremo.Perché ormai,tolto Alex di mezzo non dovrebbe essere difficile,no?» Chiese innocente lei a Jean-Claude,che rispose con un cenno affermativo del capo.
Bastardo!

« Io non vi porteró da lei...quindi la vedo difficile per voi.” Storsi il naso,ed ero sincero.Non ci erano riusciti anni fa,ponendomi sotto tortura,e non ci sarebbero riusciti neanche ora.
« Io invece penso che parlerai.” Rise sadico e mi si geló il sangue nelle vene,quando lo vidi alzare la mano e fare un cenno di farsi avanti,a qualcuno alle mie spalle.
Mi girai,sentendo subito la presenza di non una,ma piú persone e non mi sorpresi nel vedere una decina di Demoni,con delle spalle enormi e da dei bicipiti forse anche piú grandi dei miei,se possibile.
Ed allora capii il motivo per la quale,quella sera,Evangeline mi riempí di domande su come e su dove si trovasse Alex.
E io che mi ero pure “preoccupato” di andarla a trovare.Che schifo.

« Non parleró.» Dissi sicuro,tornando a guardare la traditrice negli occhi.
« Tu non parlare,e ti ritroverai un paletto al cuore,puntato proprio da Evangeline.Ti giuro,che mi assicureró io stesso che non sbagli la mira.»
Strinsi i pugni e guardai con la coda dell’occhio gli uomini che mi circondavano,bloccandomi cosí ogni via d’uscita,o quasi.Ero molto piú veloce di loro e sicuramente sarei riuscito a seminarli.
Comportamento da fifone?
No,puro istinto di sopravvivenza.
Sarei sicuramente riuscito a fuggire,se non fosse stato per un urlo femminile che mi inchiodó al terreno all’istante.Non ci fu neanche bisogno di girarmi a guardare chi fosse,che riconobbi subito la sua voce stridula.

« Ricorda,Derek.Sono sempre stato un passo avanti al nemico.» Scoppió a ridere Jean-Claude,divertito.
Avevano preso Daphne.
Vaffanculo!


__________________________________________________


Vi giuro,ho cercato di aggiornare il prima possibile!
Secondo i miei calcoli avrei dovuto postare il capitolo...umh...il 23 Marzo,ergo,giorno in cui sarei dovuta partire.Ma non avendo fatto in tempo a pubblicare,se no avrei sicuramente perso l’aereo,mi sono copiata il capitolo sulla chiavetta per continuarlo sul pc di mia zia.
Ho giurato peró,che entro oggi l’avrei finito,quindi eccolo qui fresco fresco :D
Iniziamo da Evangeline? Ma sí,dai!
Io penso che questa Alisia le abbia dato al cervello e.e non trovate?Il padre la sta portando in una clinica privata,e le cure,la ragazze – come abbiamo visto – le sugue lí.Ma quali sono i risultati dei controlli?É malata o no? Boh u.u *risata malefica*
Sono passate alcune settimane,ed Evangeline ha seguito degli allenamenti duri ed intensi con Mark...ma forse ha un pó esagerato...Si é alleata con il Diavolo in persona.
E ci tengo a RICORDARE che la scadenza del patto tra petite e Derek,sta per scadere. Non ve lo siete scordato,no? *spera di no*
Il bacino alla fine come ricompensa...ricordate ora,eh? ;) Bene.
Passiamo a Chantal...che é stata tutto il tempo vicino alla nostra protagonista.Vi aspettavate non fosse umana? Pfft,lo é,eccome! Sappiamo solo che ha perso la madre molti anni fa,il padre é un cacciatore (spero abbiate capito il motivo per la quale si é legata ad Evangeline,all’inizio:il padre le aveva ordinato di starle accanto per controllare che Derek ed i suoi compagni le stessero il piú alla larga possibile.) e ha finto per tutto questo tempo. Ormai tutta la cittá ha un segreto da mantenere tale D:
Ed alla fine,passiamo a....a... *rullo di tamburi* Derek! *-*
Anche in questo capitolo l’ho fatto stare una merda...prima la famiglia e ora Evangeline che lo pugnalano alle spalle.Ma vi giuro,che fa tutto parte della trama e non ho messo i fatti a casaccio!Tutto ha uno scopo preciso... *chiude la bocca perché ha detto giá troppo*
Alla fine ho lasciato in sospeso...perché volevo sentire i vostri commenti su cosa fará Derek. Scapperá per mettersi in salvo,oppure soccorrerá Daphne,nonostante sappia che con i Demoni non si scherza e potrebbe davvero morire (questa volta per sempre)?
Vabbé,come sempre vi chiedo di lasciarmi una recensione :3

Ed infine,voglio dedicare questo spazio interamente ai RINGRAZIAMENTI :
Grazie alle 56 recensioni.
Grazie alle 6 persone che hanno messo la storia nelle ricordate.
Grazie alle 27 persone che l’hanno messa nelle preferite.
Grazie alle 3O persone che invece l’hanno messa seguite.
Grazie ai lettori silenziosi,e soprattutto grazie per le 1.OOO e passa visite in quasi tutti i capitoli *-* Mi fate felicissima!
Vorrei ricordare anche l’altra mia storia (che ho lasciato in sospeso,ma che provvediró ad aggiornare presto),e quindi vi sarei grata se la leggeste ♥
Cavolo,sto giá a 8.369,mi sono dilungata anche troppo!
Concludo soltanto con un :” GRAZIE A TUTTI! “

Un bacione,alla prossima. ♥

Sono in anticipo,ma non so se dopo potro farteli dopo gli auguri.
Auguri Giulia :*



Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Baciami. ***


CAPITOLO DODICI
 

Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi e sospirai,ormai rassegnato al fatto che non ci fosse una fottutissima volta in cui non c'era da scegliere tra me e la mia famiglia.Spostai lo sguardo da Jean-Claude a tutti gli altri,fino ad arrivare ad Evangeline che aveva appena estratto la pistola armata di proiettili placati in argento dalla cintura e me la stava puntando contro,e Daphne che continuava a dimenarsi tra le braccia degli uomini,insultandoli con rabbia,uno ad uno.
Stupide donne.
Sfruttai quei pochi secondi di silenzio per riflettere se ne sarebbe davvero valsa la pena di salvarle il culo un'altra volta.
«Cosa hai deciso,Derek?»La voce di Evangeline bastò soltanto a farmi salire un conato di vomito e una rabbia che avrei sicuramente voluto sfogare su di lei,per farle male e per farle capire che era qui da ormai due mesi e non aveva capito proprio un cazzo di nulla.
La ignorai e guardai Daphne negli occhi,che terrorizzata ricambiava,mimandomi con le labbra un "I love you",mentre una lacrima le solcava la curva del labbro.
Sbuffai e mi girai a guardare i miei avversari.
«Allora...chi è il primo?» 
 
 
EVANGELINE'S POV
«Mandate altra gente,maledizione!»Urlai cercando di tenere il bersaglio sempre sotto tira,con la mia arma.Ma Derek continuava a muoversi così velocemente,che mi fu quasi impossibile anche solo vederlo.
Dovevamo immaginare che il vampiro non si sarebbere limitato soltanto a concedersi a noi e rivelarci il nascondiglio di quel Alex,ma che avrebbe cercato a tutti i costi di riprendersi quella stupida puttanella.
«Non posso,sono ancora molto lontani.Dovrebbero arrivare a giorni,sta' zitta e continua a mirare quel figlio di puttana!»Annuii al rimprovero di Jean-Claude che a braccia conserte esaminava i movimenti del vampiro in questione con interesse.A volte si complimentava per la sua agilità,ma quando colpiva uno dei suoi uomini imprecava a bassa voce,stringendo i pugni.
Nella confusione era impossibile distinguervi i volti,ma nonostante ciò riuscii a riconoscere gli occhi rossi di Derek,che con scatti felini buttava al tappeto il nemico e a suon di pugni lo colpiva.Aggrottai la fronte soltanto quando però,un urlo di Daphne fece quasi fermare gli uomini dai combattimenti.
Errore fatale per Derek,che non appena si girò a vedere l'esigenza della ragazza,fu colpito in pieno petto da una pallottola.Guardai la pistola nelle mie mani e mi chiesi se fossi stata io a far partire il colpo,ma fui quasi sicura di non aver mosso un dito.Un altro nome uscì dalla bocca della vampira,che attirò la mia attenzione.
Jean-Claude. Era stato lui a sparare.
Sbattei velocemente le ciglia e ficcandomi le unghie nei palmi,distolsi lo sguardo dal corpo del vampiro che si piegò a terra,su sè stesso,vomitando sangue.Sapevo che la pallottola non lo avesse beccato al cuore,e per ora non c'era pericolo.
«Edward,caricalo in spalla.Rinchiudetelo in una cella,insieme alla ragazza.Legati...non so se mi spiego...»L'uomo annuì e si affrettò a fare come gli era stato ordinato,caricandoselo in spalla senza fatica.
Presto sarebbe tutto finito.
Presto sarei stata libera.
Presto,il Mondo sarebbe stato libero.Una volta per tutte.Per sempre.
 
«Proprio non vogliono parlare,mh?»
«La ragazza dice di non sapere nulla,padre...e a quanto pare neanche il vampiro.»Spiegò un uomo a Jean-Claude,con due paletti in mano macchiati del loro sangue,probabilmente per i tanti tentativi di far parlare i due vampiri.Mi portai una mano alla bocca per non vomitare,e non so come ma ci riuscii.Il disgusto passò subito quando Jean-Claude attirò la mia attenzione,rendendomi partecipe.
«Tu sai come convincerli,Evangeline?»
Ci pensai un attimo,giusto quei dieci secondi per ricordarmi gli insegnamenti di Mark,che non vedevo da qualche giorno,ormai.
«Potreste...provare con l'argento.O comunque penso che la mia catenina possa fare qualcosa...è comunque un simbolo di Dio,che rinnegga e punisce il loro male e la loro natura.»Spiegai,portando le mani dietro al collo per slacciare la catenina,con la croce placata in argento puro.
Annuirono tutti,d'accordo con me,ma quando posai quest'ultima sul tavolo nessuno si decise a farsi avanti e prenderla.
Aggrottai la fronte.
«Dovreste prenderla e andare da loro e vedere se funziona..»Gli intimai incrociando le braccia al petto,confusa nel vedere la loro espressione contraria alla mia proposta.
Non erano d'accordo anche loro alla tortura con quel metallo,forse?
«Potresti prenderla tu e farci vedere se sai essere convincente.La fiducia non si regala,Evangeline...»Feci per aprire bocca,ma ormai era inutile negare su una cosa ovvia.
Loro avevano guadagnato la mia,aiutandomi a catturare i cattivi,ma io cosa avevo fatto per loro?Nulla,dovevo sdebitarmi,infondo.
Ripresi la collanina e la misi in tasca,annuendo con il capo e dirigendomi così in quella camera buia.Attraversai i corridoi,tenendomi sempre vicina al muro per non rischiare di cadere e non sapere dove mettere i piedi,a causa del buio del seminterrato.
Chiusi gli occhi e cercai di ricordare quale porta fosse la loro,così a tentoni presi il pomo e lo girai,entrando nelle stanza "S31".
«Guarda chi abbiamo a farci visita..»Sussultai sul posto,e riaprii gli occhi di scatto,accendendo la luce,per illuminare la stanza che fino ad allora era rimasta nascosta nell'oscurità.
Era stata Daphne a parlare.
Aveva un sorriso tirato sulle labbra,le palpebre semiaperte,ed il viso era completamente privo di espressione,era spento.Poco più lontano da lei,al lato opposto della stanza c'era Derek,che legato anche lui ad una sedia con della verbena,come la sua compagna,continuava a sbuffare,cercando di togliersi la frangetta dagli occhi.
Cercai il suo sguardo,evitando la vampira,ma non mi degnò della minima attenzione.
E come dargli torto.
Sospirai ed andai a prendermi una sedia dall'angolino per sedermi di fronte a loro.Mi sentivo tanto il poliziotto cattivo che ora interrogava i colpevoli,e che presto sarebbe stato disposto a picchiarli per farli confessare...macabra la scena,ma realistica.
«Ho saputo che non volete proprio parlare.E...»Lasciai la frase in sospeso,quando mi accorsi della maglia del vampiro,strappata in molti punti.Erano ben visibili ora,le cicatrici profonde.Erano decisamente molte di più dall'ultima volta,ed iniziai davvero a credere che ci trovasse gusto nell'essere picchiato.
«Smettila di fissarlo,lo irrita quando la gente lo fa.»Girai lo sguardo verso Daphne che aveva appena parlato,e quando lo feci venni ricambiata con odio.Lei lo conosceva,io no.
Così dicesi di darle ascolto e smettere di farlo.
«Cos'è,il gatto ti ha mangiato la lingua?»Chiesi tagliente,rivolta al vampiro che continuava a stare zitto e non alzare lo sguardo.Mi innervosii ancora di più quando non rispose,così mi alzai e fui tentata di mollargli uno schiaffo,quando però mi accorsi che Derek aveva alzato il capo,e mi stava appunto guardando.
Aveva guardato me.
Dischiusi le labbra,quando notai il colore dei suoi occhi,non più azzurro ma tendente al grigio.Quel grigio spento che mi ricordava tanto quello del cielo in tempesta,come quel cielo a cui era stato tolto il sole per lasciare spazio alla pioggia.A quella dannata pioggia che riusciva sempre a togliermi il sorriso,rendendomi triste.
Lo stesso sorriso che ora non avevo,per lo stesso motivo.
Odiavo il grigio.
Non riuscii a decifrare la sua espressione.Non riuscii a leggerci delusione,pena,paura,dolore...nulla.Mi guardava in silenzio,e basta.
«Non ti parlerà,Evangeline.»Un'altra volta fu Daphne a parlare,distogliendomi dai miei pensieri.Deglutii ed annuii,stringendo i pugni,indecisa se andare a sedermi o se correre da lui e prenderlo a pugni fino a quando non mi avrebbe parlato.Che mi insultasse,che mi odiasse,che facesse qualsiasi cosa!
Uccidilo.
No!
Se non lo farai ora,lo farà lui una volta che sarà di nuovo libero.
Non sarà mai libero,te lo prometto.
Fallo!
Ma io..
Fallo,dannazione!
«E' tutto nella tua testa.Le voci,le visioni...tutto questo ti sta consumando,non è così?» Saettai lo sguardo su Derek,che ora invece sorrideva.Un sorriso cattivo,però. «Te lo meriti,dopotutto.»
Mi irrigidii ed indietreggiai,andando a sbattere con la schiena alla parete bianca e mal ridotta.Iniziai a respirare velocemente,facendo profondi respiri,come se mi mancasse l'aria.
Lui sapeva?
Mi ha scoperta...digli che lo amo e che mi manca,ti prego.Allison...
Mi guardai intorno spaventata,e poi incrociai di nuovo lo sguardo del vampiro,che mi guardava soddisfatto.
«Lei ti ama...» Mormorai confusa,portandomi le dita sulle labbra,sorpresa di ciò che avessi appena detto. Per la prima volta gli occhi di Derek brillarono,eccitati.Aggrottai la fronte e cercai di reprimere l'istinto di bere candeggina per danneggiarmi le pareti vocali e non parlare più,una volta per tutte.
No!Non posso averlo detto davvero!
«Invece lei non è più la benvenuta!» Ringhiò Daphne,facendomi rabbrividire.Non ci fu bisogno di riferirlo alla mia amica,che fui quasi certa avesse sentito,dato che mi lasciò finalmente in pace,uscendo dalla mia testa.
Mi toccai il petto e gioii quando sentii il battito del mio cuore regolare,finalmente.
Era tutto finito,ora.
«Come fai a sapere?» Mi staccai dalla parete ed iniziai ad avvicinarmi,molto lentamente a Derek,che aveva di nuovo smesso di guardarmi negli occhi.Allungai una mano per fargli girare il volto,ma quando mi accorsi stesse aprendo la bocca per mordermi,la ritrassi subito,terrorizzata.
Io...pensavo di essere guarita.
Così avevano detto alla clinica.Non ero pazza,ero normale,come tutti.
Sentii la porta alle mie spalle cigolare,così mi misi in difesa,serrando i pugni,ma quando mi girai per vedere chi fosse,tirai un sospiro di sollievo,scoprendo fossero i buoni.
Due cacciatori come me,meno male.
«Hai finito qui?» Mi chiesero ed io scossi il capo,chiedendo loro di darmi un po'  più di tempo.
«Vedi di sbrigarti,non abbiamo molto tempo.»Annuii e diedi di nuovo loro le spalle,sentendoli finalmente andarsene.Guardai nuovamente Derek,ed estrassi la croce dalla tasca,in modo che fosse ben visibile,non soltanto quella,ma anche ciò avevo in mente,ai due vampiri.
«Derek...» Una supplica uscì dalle labbra di Daphne,che iniziò a dimenarsi interrottamente sulla sedia,in preda alla paura.Ma io non miravo lei,no.
«Perché sai di Allison?» Chiesi,piegandomi in avanti per guardarlo meglio in viso.Un viso che ormai non sembrava più quello di un angelo,ma di un demone,proprio come doveva essere.Poche erano le volte che avevo visto il vampiro in quello stato,ma l'unica cosa di cui ero certa,e di cui fui quasi sicura di non poter mai dimenticare,erano la sua bocca ed il suo ringhio.
Non ricevetti risposta,così puntai la croce sul suo petto e la affondai nella carne,così lacerando quest'ultima.La pelle sembrava sciogliersi come burro a contatto con il simbolo religioso,tanto che ne rimasi quasi sorpresa.
Subì in silenzio,stringendo i denti e reclinando il capo all'indietro.
Non sentii più Daphne urlare,ma sentii soltanto la vocina di Allison che mi intimava di ucciderlo.Mi morsi le labbra a sangue e gli diedi un'altra opportunità,urlandogli contro di dirmi dove si trovasse Alex.
«Che Allison ti fotta il cervello una volta per tutte!Ma uccidimi,perché io la verità non te la dirò MAI.»Mi ringhiò contro,lasciando che il sangue tornasse ad incorniciargli gli occhi,ora neri come la pece.Inspirai a pieni polmoni e non riuscendo più a trattenermi gli mollai uno schiaffo in piena guancia,con tutte le forze a mia disposizione.
Incassò il colpo,ma sembrò non avergli fatto male.
«Allison non era sparita?» Intervenne Daphne,forse nel vano tentativo di distrarmi e di evitare di colpire ancora il suo amato.
Non risposi,ma al posto mio lo fece Derek.
«Non se ne è mai andata.»
Rabbrividii e feci un passo indietro,non capendo.
«Hai una coerenza che fa schifo,Anderson.Prima tiri fuori gli artigli e dopo gli cacci indietro,per paura.Questa città non è fatta per te.» Mi sputò contro quelle parole,che riuscirono solo un po' a ferirmi.Perché ora era acceccato dalla rabbia,e voleva farmi solo innervosire...e non ci sarebbe riuscito.
«E di chi dovrei aver paura,Wilson?» Alzai l'angolo della bocca e mi feci più vicina a lui,per fronteggiarlo.
«Di me.» Fece scoccare la lingua sul palato e mi sorrise in un modo strano.Inarcai un soppracciglio,basita.
«Sei legato ad una sedia...e se non ci fossi io,a quest'ora ti avrebbero già fatto fuori.Fai sul serio?»Probabilmente risultai buffa ai suoi occhi,perché si passò la lingua sulle labbra e rise.
«E se ti dicessi che sto per darti un motivo per tenermi ancora in vita?»
«Mi dirai dove si trova Alex?»Chiesi seria.
«No.» Diretto.Sbuffai e scossi il capo,non capendo come volesse pretendere che lo risparmiassimo,se non collaborava.
«Allora non ci sei d'aiuto.»
Alla mia dichiarazione sorrise divertito e con quella faccia da schiaffi lo trovai ancora più bello,se possibile.I vampiri usavano il potere del fascino?No,perché se era così lui ne era esperto.
Bello,ma ridicolo.
Non mi sarei fatta prendere per il culo da lui,soltanto per slegarlo.Avanti,non ero poi così stupida!
Sbuffai e feci per andare da Daphne,per vedere se almeno lei avesse intenzione di collaborare e non farmi usare quella croce anche contro di lei.
«Baciami.»
Come? Mi inchiodai sul posto e mi girai per accertarmi che a parlare fosse stato proprio Derek.Sgranai ancora di più gli occhi,quando lo trovai tranquillo e rilassato,con il solito ghigno,a labbra dischiuse ad aspettarmi.
Era pazzo!
«Io credo proprio che qui quello che si sia fottuto il cervello sia tu,non io!»In effetti la mia teoria era basata anche su fatti realmente probabili.Bastava guardarli il viso per capire che quei graffi,e quei lividi per i tanti pugni presi,gli avevano dato al cervello!
«Mi hai detto che se ti avrei dato un motivo per non ammazzarmi,non lo avresti fatto.» Mi fece osservare,piegandosi con il busto in avanti e facendo così ricadere la sua frangetta bionda sui suoi occhi,che ora erano tornati del loro colore naturale:azzurro intenso.
«No,ti ho detto che se mi avresti detto dove si trovasse Alex,non ti avrei ammazzato.»Ribattei ovvia,poggiando le mani sui fianchi.
Sbuffò «E' lo stesso.Baciami.»
Non farlo!
«Derek non mi sembra il momento di...»Daphne però,fu zittita dallo sguardo severo del diretto interessato.Cosa voleva dimostrare?Che sapeva baciare bene?Dio,non mi sembra un buon motivo per lasciarlo libero,però!
«Ho capito che sono il tuo sogno erotico da mesi,ma non mi sembra il momento.»Cercai di scherzare,ridendo,ma di una risata che probabilmente risultò isterica.
«Se fosse per me ti sputerei in un occhio.»Fine come sempre,non c'è che dire... «...e non credo di avere alternativa.»Il mio cuore prese a battere velocemente,non sapendo bene cosa fare.Se lo avrei baciato avrei provato disgusto e probabilmente mi sarei allontanata subito,ma dall'altra la curiosità mi consumava.Cosa voleva dimostrarmi?
«Dammi un motivo per farlo.»Mi impuntai,testarda.
«Evangeline,chiedi troppi motivi.Ti sembro nella condizione di darli?No!»Si alterò,ma poi sembrò calmarsi immediatamente,così continuado, «Non è che è il tuo primo bacio,vero?Perché se è così non me ne frega un cazzo.»
Schietto come sempre.
«Ti è mai passata per l'anticamera del cervello che possa avere paura che tu mi morda?»
«Io non ti ho assicurato che non ti morderò.»Obbiettò tranquillo,facendomi desiderare ardentemente di prenderlo e sbatterlo con la testa al muro,fino allo sfinimento.
«Derek sto perdendo la pazienza.»
«Non ti morderò,contenta?»Era consolante il fatto che non fossi l'unica che stava decisamente per mandare a puttane tutto,ormai stanca.
«Io sto iniziando a pensare che invece tu ne voglia approfittare...»Forse lo feci arrabbiare ancora di più,perché mi mandò al diavolo,e mi disse di fare come volevo.
Potevo fidarmi?No,ovvio.
La mascella contratta ed il volto serio mi aiutarono a capire che non stesse affatto scherzando.Mi conficcai le unghie nei palmi e con una smorfia mi piegai in avanti lentamente,timorosa.
Cosa stavo facendo? Non lo so,lo giuro.
So solo che me ne sarei pentita.
Rimasi con gli occhi aperti tutto il tempo,anche quando Derek alzò il busto e si sporse in avanti,per premere le mie labbra sulle sue con rabbia,arroganza e prepotenza,come se volesse scaricare su di me e rendermi carico di tutte le colpe.
Un bacio a stampo,fino a quando non decise di...approfondirlo.
Cercai di staccarmi disgustata,quando però qualcosa attirò la mia attenzione,impedendomi così di allontanarmi:immagini.
Chiusi un'altra volta gli occhi e mi concentrai su quegli che pensai fosseroricordi.Non miei,ma di Derek.
 
«Smettila,smettila!»Una ragazza dai bellissimi capelli lunghi,con un volto che non riuscii bene a vedere,continuava a dimenarsi tra le braccia di quel ragazzo,che riconobbi invece come Derek.
Non lo stava supplicando per paura,ma semplicemente lo stava supplicando di smetterle di farle il solletico,così da poter finalmente tornare a respirare.Un sorriso che sul volto del vampiro non avevo mai visto.Il suo sorriso...era quello di un...in-...in-...Diamine,perché era così difficile associare quel sentimento a lui? In-...namorato!Il blu dei suoi occhi,era più chiaro e aveva uno strano luccichio.Guardava la donna e sembrava bramarla solo con lo sguardo.Sgranai gli occhi quando lo vidi piegarsi sul collo di lei e lambirlo di baci caldi,fino alla bocca di lei,dove invece soffermò maggiormente la sua attenzione,assaggiandola.
«Ti amo...»Un sospiro uscì dalle labbra della ragazza,che subito allacciò le braccia al collo di lui.
«Ti amo anch'io,Allison.»
 
«Derek non farlo!»
Un'altra supplica,ma questa volta di disperazione.Leggevo negli occhi di lei,la paura ed il terrore.Ed allora capii.Erano gli occhi di Derek a preoccuparla tanto.Il suo volto,i suoi denti...i suoi occhi.Il suo uomo che ora era un mostro.
«Insieme.Per l'eternità...non era questo che volevate?»La voce tagliente del vampiro,bastò a farmi accapponare la pelle.Era arrabbiato...e non ne capivo il motivo.
«Ti prego,mi dispiace!Io...quell'uomo era ubriaco e io...io forse avevo bevuto un po' troppo.Ti prego,amore...io ti amo.» Gli occhi di Allison iniziarono a lacrimare,e le gambe le iniziarono a tremare.Lei era umana...Derek amava un'umana.
«Amore e Ti amo un corno!»La prese per il gomito e la fece sbattere contro la parete,facendola gemere dal dolore.
«Non uccidermi,ti prego...»Piangeva,e non sembrava voler smettere.Ma questò irritò ancora più il ragazzo,che scoppiò a ridere.No,non l'avrebbe uccisa,Derek non era così cattivo.
Derek non era capace di far del male alle persone che amava.
Il naso di lui andò a sfiorarle il collo,e poi più in basso,lasciando un piccolo bacio sul seno,lasciato poco scoperto dall'esagerata scollatura.Rabbrividii.
«Sei una puttanella,come le altre tue amiche.E sei stata cattiva...» La voce di Derek tremò, «..e io ti amavo,ma ora mi fai schifo.E penso che ti ucciderò.» Alzò il viso e mostrò il volto nero di rabbia ad Allison,che tremò al solo pensiero di cosa avrebbe potuto farle per vendicarsi.
No,Derek non le avrebbe fatto del male.
«Io ti amo ancora,amore.» Inutili però furono le parole della ragazza...
«Proprio perché ti amavo,ti sistemerò in fretta.» Un'altra carezza sulla guancia di lei, «Ti auguro nell'Altro Mondo,sempre ammettendo che ci sia,una vita piena di sofferenze...perché te lo meriti,» Infilò la mano nel petto di lei,afferrandole il cuore ed estraendolo fuori con un colpo secco.Mi portai una mano alle labbra,quando vidi il corpo di Allison cadere a terra,lasciando così che il marciapiede si macchiasse del suo sangue.
Nessun sentimento trapelò dal viso di Derek.Sorrise poco dopo,aggiungendo un «,amore.» che mi lasciò biasita.
 
I ricordi si fermarono,perché Derek mi morse il labbro,intimandomi così di uscire dalla sua testa,ma lo presi appunto per i capelli e feci premere le sue labbra ancora sulle mie.
Volevo sapere di più.
Incurante del labbro sanguinante e delle urla di Daphne,cercai un altro contatto per ripotarmi nella mente del vampiro.
Non so come ma ci riuscii,e le labbra o la lingua di Derek passarono in secondo piano.
 
Ritrovai il corpo di Derek accucciato all'angolo di una cella grigia e tetra,e sembrò essere scosso da un brivido di freddo.La pelle pallida,gli occhi rossi ed i capelli scompigliati,sembrarono chiari segni di insogna,di disperazione,di chi è in procinto di delirare.Gli occhi del giovane si sbarrarono di colpo ed il suo corpo riiniziò a tremare.
«Ti amo,sul serio.»Mi avvicinai lentamente a lui,cosciente che non mi potesse vedere,per accertarmi che a dire quella frase fosse stato proprio lui.
«No,no,no!Smettila di ascoltarla,trèsor!»Uno schiffo partì da una figura di una donna alla sua sinistra,ed andò a scagliarsi contro la sua guancia,facendolo così mugugnare tra i denti.
Ascoltarla...Ascoltare chi?
«Continuerà a perseguitarti se non la fermi ora,Derek.Tu ami me,trèsor,non lei,ok?» Ed un altro schiaffo arrivò diritto sul viso del ragazzo,questa volta più forte,facendolo così perdere i sensi.
 
«Ama,Derek.Perché l'amore è la cura migliore per migliorare se stessi.Ama perché amare significa benessere,sorriso,unione,vita,fiducia..forza.Ama perché soltanto così sarai libero dalla maledizione.Ma soprattutto,ama,perché amare è la cosa più bella che esista a questo mondo.» E questa volta a parlare non fu la donna che gli era accanto,ma una persona che io ormai conoscevo anche fin troppo bene..
Allison.
 
No,impossibile!
Ritornai nelle mie piene - o quasi - facoltà mentali e finalmente mi staccai dal corpo del ragazzo,così tornando a respirare a pieni polmoni. Non so dove presi il coraggio,ma ebbi la forza di guardare Derek negli occhi e di accorgermi di quanto avesse le labbra gonfie,per il mio bacio.
Giusto una frazione di secondi dopo,la porta si spalancò e mi si presentarono davanti agli occhi Jean-Claude e altri quattro uomini dalle spalle robuste e dai volti minacciosi;come se fossero stati pronti da un momento all'altro di farmi saltare e di conseguenza spappolare il cervello.
Li odiavo quei palloni gonfiati.
«Allora?Non ho sentito grida,lamenti,nulla.Si può sapere cosa stai facendo,Anderson?»Mi ringhiò contro il francese con il solito accento del suo paese d'origine,prendendomi per il collo e scaraventandomi a terra,facendomi così finire ai piedi di Derek,di cui però non riuscii a scorgerne il viso.Mi rialzai subito dopo,un po' traballante,ma determinata.
Dovevo credere a ciò che avevo visto?
No,non devi.
 
 
DEREK'S POV
«Diamo loro un’altra settiamana,poi facciamola finita.»La vidi togliersi con stizza i capelli biondi dal viso,e lanciarmi un’occhiata furtiva,probabilmente per vedere la mia reazione a quella rivelazione.
Ero un coglione.
Le avevo appena permesso di accedere ai miei ricordi,mentre non avrei dovuto farlo.Ho ancora un fastidio al cuore..e non riesco a farmelo passare.
E non solo le avevo fatto violare la mia mente,ma le avevo anche riferito che sapevo il suo segreto.
Coglione due volte.
Sì,perché anche se Evangeline aveva appena estratto la pistola dalla cintura che aveva legata intorno alla vita, per dimostrare la sua leatà a Jean-Claude,io mi preoccupavo di ciò che aveva visto.
E so che aveva visto i miei ricordi,perché la sua faccia..i suoi occhi,la sua espressione terrorizzata che quella potesse essere la verità,la spaventava.
«Dimostrami che non ci tradirai.»Il tono severo del diavolo,fece rabbrividire Evangeline.Era stupida,e com’è che dicevano gli umani?
Ha due prosciutti al posto...o no. Agli occhi ha due..salami?O erano salsicce?Ah,chi ssene frega!E’ cieca,comunque.
Non se lo fece ripetere due volte,che alzò il braccio e puntò la pistola in direzione di Daphne,con un’espressione che però non riuscii a decrifrarle.Mi preparai già a sentire le urla della mia compagna,quando però sentii tutt’altro.Qualcuno mi aveva appena schiaffeggiato in volto,facendomi imprecare.
Evangeline.
«Puttana.»Ringhiai tra i denti alla ragazzina,che soddisfatta stese le labbra in un sorriso birichino.Stronza.
«Questo era perché mi hai morsa,prima..»Mi sussurrò all’orecchio e ritirandosi dietro subito dopo,per evitare che la mordessi di nuovo.In effetti,ora che la guardavo meglio,aveva il labbro inferiore leggermente sanguinante.
«Comunque,non devo dimostrare niente a nessuno.Siete obbligati a seguire gli ordini di mio padre,quindi anche i miei.Ho detto un’altra notte.» Aggiunse subito dopo,sfidando Jean-Claude con lo sguardo.Questo diventò nero dalla rabbia e strinse i pugni,probabilmente per trattennersi dal rivelarsi con la sua vera faccia alla ragazza.Possibile che Evangeline non sapessi chi realmente fosse Jean-Claude?
«E se noi non fossimo “normali” cacciatori?»Canzonò il diavolo,facendosi sempre più vicino a lei.
«E allora cosa sei?»
Una risata mi uscì spontanea dalle labbra,non riuscendo più a trattenermi.No,lei non sapeva.
Avrei pagato per vedere la faccia di Evangeline alla rivelazione della vera natura di Jean-Claude,e avrei goduto a vederla venire da me e chiedermi scusa.
Stupida.
«Non ti è bastato lo schiaffo?»Tuonò Evangeline,evidentemente arrabbiata,sentendosi ovviamente presa per i fondelli.Fui costretto a smettere di ridere soltanto quando le corde impregnate di verbena,andarono a sfiorare l’osso del polso,facendomi contorcere dal dolore.
Maledizione!
«Legalo meglio anche per le caviglie,vediamo se ha ancora voglia di scherzare.»E questa volta era stata Evangeline a parlare,e Daphne a pregarla di non farlo.
E quando sentii le corde lacerarmi un altro strato di pelle,mi sentii morire per la seconda volta.
Forse questa era davvero la fine.
 
«Daphne smettila di frignare.» E la mia richieta uscì fuori più come una supplica,perché davvero non ce la facevo più.Erano passati quattro giorni da quando i diavoli non facevano altro che torturarci e infliggerci ferite nella carne,cercando di farci parlare,ed erano appunto quattro giorni che Daphne non faceva altro che piangere.
«Ma...ma..moriremo!Io non ce la faccio più,Derek.Potrei addirittura smettere di nutrirmi per una settimana,se questo comporterebbe a farmi lasciar andare,ma so che non mi libererebbero comunque.E..e..forse preferirei anche morire se significasse che smetterei di soffrire e...»
«Dì ancora una parola e giuro che sarò io stesso ad ucciderti una volta che mi sarò liberato di queste corde.»La minacciai a denti stretti,ed assottigliando lo sguardo.
Se mi sarei liberato,però.
Ero debole.Avevo fame.
Avevo sete.
«Sai,se non ti conoscessi potrei pensare che non vuoi farmi morire,perché ti importa qualcosa di me.»Deglutì e mi sorrise dolce,cercando di mettersi – per quanto potesse – comoda sulla sedia.Mi girai con il capo e le sorrisi anche io,perché anche se nessuno lo sapevo,io le volevo bene.
E non perché era brava a letto,ma perché lei mi amava,e mi sopportava nonostante la trattassi sempre male.
«Derek..perché hai baciato Evangeline?»  La vidi umettarsi le labbra secche con la poca saliva che le rimaneva in gola,in assenza di sangue per cibarsi.
«Potremo morire da un momento all’altro,e tu mi chiedi per quale motivo ho baciato quella ragazzina?»La guardai accigliato e dalle sue labbra uscì una risata,che mi fece sorridere.
«Tu invece se dovessi morire e potessi dirmi un’ultima cosa,quale sarebbe?»
La guardai negli occhi per lungo tempo,ma non le risposi.E non perché non volessi,ma semplicemente perché qualcosa fece scattare l’allarme anti-incendio.Aggrottai la fronte e mi sforzai di usare il mio senso olfattivo ed uditivo,per cercare di capire cosa stesse succedendo.
Si sentiva odore di bruciato,e di uomini che urlavano in preda al panico.E aggrottai ancora più la fronte quando mi ricordai che i diavoli non bruciano nelle fiamme,perché l’Inferno è costituito solo da esse.
E allora cosa diamine..?
«Dereeeek!»
Evangeline.
Entrò come una furia nella stanza,con i vestiti tutti sporchi,facendo così entrare anche una nebbia di fumo che mi fece subito offuscare la vista.Quando la ragazza mi fu vicina,feci appena in tempo a vederle il viso rigato dalle lacrime,che si accostò al mio fianco per slegarmi.Lessi sorpresa anche sulla faccia di Daphne,che quando incontrò i miei occhi sembrò stesse per mettersi a piangere dalla gioia.
«Perché ci stai slegando?»Chiesi con voce dura,voglioso di sapere se c’era sotto qualcosa.
«Io..io..stavo parlando con mia madre al telefono e..e per la prima volta Allison mi aveva lasciata stare,e io..io ero contenta.Poi gli uomini di Jean-Claude hanno iniziato a litigare e..e hanno iniziato a prendere fuoco,tutti!»Si fermò un attimo ed iniziò a tossire,a cause del fumo che ormai aveva preso posto in tutta la stanza,ed impediva di respirare.
Se i Diavoli bruciavano,era soltanto se entrati a contatto con l’Acqua Santa.
«Te lo richiedo!Perché ci stai slegando?»Urlai ancora più forte,una volta che ebbi le mani e le gambe libere.
Ero vivo!
La scansai,facendola finire a terra ed andai a slegare anche Daphne,che la vidi piangere per la gioia.Mi sentii prendere per un braccio,e tirare indietro,verso la porta.Scansai la ragazza che inutilmente cercò di farmi uscire da quella stanza,e alla svelta cercai di sciogliere le corde anche alla mia amica.
«Derek non c’è tempo!»
«Non me fotte un cazzo se non c’è tempo!Tu vattene,a lei ci penso io!»La testa aveva preso a farmi male,ma stringendo i denti continuai a fare il mio lavoro.Cazzo,non ci vedevo nulla!Assottigliai lo sguardo,ma avendo un processo di guarigione lento a causa di scarso sangue nelle vene,non riuscii a sviluppare la mia vista da vampiro.Le mani mi tremavano,ed io iniziavo davvero a perdere le speranze.
Pochi secondi dopo,un paio di mani si affiancarono alle mie e mi aiutarono rapidamente.Non ci volle molto prima che capissi che quella era proprio Evangeline.
Soffriva di bipolarità,sicuro.
«Fatto!Andiamoce-ne!»Parlò a tratti a causa del fumo,ma alla fine riuscimmo a slegare Daphne,che presi di seguito per mano,per sostenerla in piedi.Iniziammo a correre,con la ragazzina alle nostre spalle,facendoci spazio tra tutti i corpi a terra o tutti i corpi che disperati andavano a sbattere contro i muri o a buttarsi e rotolarsi a terra per cercare di spegnere il loro tessuto ormai andato a fiamme,cercando così di raggiungere la porta,in fondo al corridoio stretto.
«Jean-Claude!Jean-Claude!» E questa volta,ad urlare disperata era proprio Evangeline,che saltellando a destra e manca,per scavalcare i corpi ormai morti dei suoi presunti “amici”,cercava invano il diavolo dall’accento francese.
«Smettila di cercarlo e muovi il culo,o ti lascio indietro,stupida!»Mi girai appena in tempo per afferrarla per la mano e trascinarla via,prima che le cadesse addosso una trave.Quando la ebbi al mio fianco,ripresi a correre,con Daphne nella mano destra,un’ultima volta verso la porta.Fu la ragazzina ad aprirla quando ci fummo davanti,e correndo ancora più veloce – a causa delle poche forze,non ci fu permesso di usare la super velocità – cercammo di allontanarci il più possibile.
Petite rischiò di inciampare molte volte,mio malgrado però fui tentato ad alzarla ogni volta da terra.Ci fermammo,coscienti che la casa sarebbe esplosa da un momento all’altro e che non ci era permesso arrivare molto lontano ormai,e avremmo rischiato di finire nel bel mezzo di un’esplosione.
«C’è una scogliera!Quindi sotto c’è..»Non la feci neanche finire di parlare che la riafferrai per la mano,e lanciando un’occhiata a Daphne,riiniziai a correre insieme alle due ragazze in quella direzione.
E proprio un secondo prima di sentire esplodere la casa,mi buttai giù dalla scogliera,portando con me anche Evangeline,che non ebbe nemmeno il fiato per urlare.
Sentii l’impatto alla schiena con l’acqua..e poi buio.
 

EVANGELINE’S POV
Mi trascinai sull’erba con le mani,strusciando e sputando acqua.Mi sentii male,perché ancora non ero tornata a respirare regolarmente.
Nel frattempo sentii una risata,che mi fece irritare non poco.Aprii un’occhio e non mi sorpresi nel vedere quella faccia da schiaffi di Derek.E chi poteva essere se non lui?
«Brutto figlio di puttana..avrei dovuto lasciarti bruciare in quella casa.»E tossii ancora,portandomi a sedere e poi una mano sul petto,dandomi così dei colpetti per riprendermi.Mi piegai di nuovo per rigettare altra acqua,sentendo le lacrime salire.
Mi stavo letteralmente strozzando.
«Non dovevi berla l’acqua..»Mi fece notare ovvio,Derek.
«Ma va?E io che avevo sete!»Lo fulminai con lo sguardo e quasi mi sembrò di vederlo sorridere.Daphne invece al suo fianco,non fiatava e si teneva le gambe al petto,continuando a torturarsi le labbra,nervosa.
«Ho fame..»Mormorò questa,facendomi così mozzare il fiato in gola.Lei aveva sete..io ero umana..io avevo sangue..lei aveva sete.
«Perché ci hai fatti uscire da quella casa?»
«Ho parlato con mia madre,ti ho detto.»Ribattei sdraiandomi stanca sull’erba,affranta che ormai avessi mandato il piano di Jean-Claude a puttane.Chissà se si sarà salvato..perché in casa di lui neanche l’ombra.
«E cosa c’entra tua madre?»
Mamma c’entra perché mi ha aiutata.Mi ha aiutata a farmi dimenticare Allison,anche per un secondo.
Sbuffai,e non li risposi.Semplicemente,mi avvicinai a Daphne e mi piegai anche io sulle ginocchia,per poi porle il braccio,lentamente.
«Farà male?»Chiesi,guardandola negli occhi,e cogliendone così la sorpresa.Cosa stavo facendo?Quello che mi aveva detto mia madre,ovvio.
«Farà ma-ale cos-sa?»Le sue iridi si dilatarono quando mi ferii il polso con le unghie,per farne così uscire qualche goccia di sangue.Distolsi lo sguardo a quell’immagine,ancora non abituata,e strinsi i denti,aspettando che il dolore arrivasse.
Lei non aspettò neanche che le rispondessi,che si avventò sul mio braccio,succhiando avidamente il liquido rosso che continuava ad uscire dalla mia ferita,senza voler fermarsi.Dischiusi le palpebre,inclinando il capo all’indietro,ansimando.
Faceva male.
«Daphne può bastare,ti sei ripresa.»La voce autoritaria di Derek,bastò a farla staccare,e a riprendere possesso del suo corpo.Io invece mi premetti la mano sulla ferita,sperando guarisse.
«Perché lo hai fatto?Continui a cambiare umore di continuo..non si sa da che parte stai.» Una fitta al cuore,che cercai immediatamente di farmi passare.
Non è colpa mia,lo giuro.
«Ha il ciclo.» E invece di gonfiare le guance e rispondere per le rime alla “battuta” di Derek,scoppiai a ridere,tenendomi la pancia.Giuro,che mi ero sempre chiesta se Edward potesse accorgersi di quando Bella avesse il ciclo,e ora sapere che no,non poteva,perché era evidente che Derek non ci avesse azzeccato,mi rincuorava.
«Cosa ti ha detto tua madre,Evangeline?»
Sobbalzai,e mi misi a sedere.
«Le sono arrivati i risultati della clinica privata,che mi segue nei controlli..E mi ha detto che non sono poi tanto negativi,e che io..io sono ancora io,insomma.» Balbettai,abbassando lo sguardo. «E mi ha fatto capire che essere una cacciatrice non significa dover per forza uccidere un vampiro.Io..avanti,io non posso uccidere neanche una zanzara,figuriamoci un..un’essere “umano”!» Daphne fece una smorfia con le labbra,probabilmente per nascondermi che stesse sorridendo,perché effettivamente avevo ragione e lo avevo finalmente ammesso.«E quindi,perché non aiutarli?Insomma,voi uccidete..ma vi nutrite,ed è giusto.E se..evitaste di uccidere?» Azzardai,non molto determinata.
«E’ come se noi chiedessimo a voi di diventare vegetariani!» Sbuffò Daphne,stiracchiandosi una volta in piedi.
«Io invece ho un brutto vizio.Anzi,terribile.»Derek fece una pausa e poi avvicinò il suo viso al mio,«Uccido la gente.» Sinceramente,non so cosa disse.E non perché non fossi stata attenta,ma perché..i suoi capelli umidi appiccicati alla fronte,e i suoi vestiti strappati bagnati,e le labbra umide anch’esse che poco prima avevo baciato,mi avevano distratta.Mi ripresi poi però,quando mi poggiò l’indice sulla fronte e mi spinse indietro,facendomi cadere con la schiena sull’erba,lasciandomi attonita.
«Magari,potrei anche provarci,ma c’è un problema di base che me lo impedisce. Ed è quella stramaledetta voglia di essere sempre e solo me stesso,Evangeline.»Mi spiegò,sedendosi al mio fianco e guardando in alto,la scogliera da cui ci eravamo buttati qualche minuto fa.
«Io è da un po’ invece che non sono più me stessa.»Dissi a bassa voce,abbassando il capo per non guardarlo negli occhi.E no,non avevo cambiato parere su Derek solo perché mia madre ci aveva messo una buona parola,sia chiaro.Ma se devo essere sincera,vedere Derek innamorato..di un’umana..era forse la felicità più grande che avessi potuto avere.Perché questo significava che aveva un cuore,questo significava che era ancora in grado ad amare,e non mi importa se la sua ex – ragazza mi impediva di vivere la mia vita come volevo,un giorno sarei riuscita a togliermela dalla testa,in un modo o nell’altro.
«Non hai ancora capito,petite?»
Alzai lo sguardo e scossi il capo,sincera.
«Cos’hai visto?» Mi domandò ancora,non so se minaccioso.Aveva la mascella e le labbra rilassate,e si era sdraiato anche lui di schiena,poggiandosi sui gomiti.Mi domandai dove fosse Daphne,fin quando non la vidi ferma a riva,con i piedi immersi nell’acqua,tranquilla;così mi calmai immediatamente.
«Ho visto te..e Allison.L’hai uccisa,perché ti ha tradito.Ma l’hai amata,e lei..lei ti è entrata nella testa,proprio come sta facendo con me.Non ho capito se è una maledizione,o una punizione.»Spiegai con voce flebile,per paura che si arrabbiasse.Sarei dovuta essere preoccupata per cosa fosse successo ai miei amici in quella casa,o preoccupata perché avrei dovuto avvisare mio padre o Austin che non sarei tornata a casa quella sera,ma non mi importava.Ora ero qui,e basta.
«E’ tutto?»
«Sì.»Affermai.
«Bugiarda.» Sussultai,quando mi sussurrò mi diede della bugiarda,e lo guardai male.No,non stavo mentendo!
«Io non mento mai!» Mi intestardii,affondando le dita affusolate nel terreno umidiccio.
«A me hai mentito però..e stai mentendo anche sul fatto che non hai sentito cosa mi ha detto Allison,quando ero in quella cella.»E sussultai di nuovo,perché stava giocando sporco,maledizione!
«Se ti ho mentito un motivo c’era..»
«Ma io mi ero fidato di te.»
«Ma ora non sei arrabbiato con me..e non capisco perché.»Gli confessai,togliendogli dai capelli una foglia che ci era rimasta incastrata.Lui sospirò e quando mi girai a guardarlo,vidi il suo enorme petto abbassarsi ed alzarsi a ritmo,e gli occhi chiusi.
Era bello anche bagnato,purtroppo.
«Questa sera hai scoperto che anche io ho un cuore,quindi perché ti stupisci?» Non mi diede realmente una risposta,ma mi accontentai anche di quello,perciò sorrisi e me lo feci bastare.Era inutile chiedere spiegazione a Derek,perché...Derek era Derek,e non te le avrebbe date neanche se gli avessi pianto davanti in greco.
«Quindi..Allison perseguita te,e sei affetta di Alisia?»Mi domandò,con un sorrisino che non mi piacque.
«Sì..» Tentennai,non capendo perché chiedermi conferma se ormai glielo avevo fatto capire.
«Bene,allora posso definitivamente confermarmi il vincitore della scommessa!»Esclamò con enfasi,alzando le braccia al cielo,soddisfatto.E quando mi girai potei giurare di non aver mai visto sorriso più smagliante del suo,in quel momento.
Scommessa?Ma cosa..?
 
«Se riesco a farmi dire da te il tuo segreto,pretendo un tuo bacio..»
«Ci sto.»
 
«Non è vero!Sono passati ormai due mesi,Derek!»Lo accusai,quasi certa che avessi ragione.Perché sì..io dovevo avere ragione.
«Oggi era l’ultimo giorno,petite.»Mi fece notare,ed io,rischiando di fare la figura dell’idiota,iniziai a contare sulle dita i giorni che erano passati dal fatidico giorno della scommessa.
..52..53..53..54..55..56..in effetti..no,no,e poi no!
E prima che potessi parlare,il mio corpo fu sovrastato da quello del vampiro,che infine bloccò il mio respiro con il tocco delle sue labbra.E questa volta non fu come il bacio di poche ore prima;questo era tutt’altra cosa.Portò la sua mano dietro la mia testa e mi avvicinò a lui,cercando maggiore contatto tra i nostri corpi e le nostre labbra.Mi abbandonai alla piacevole sensazione di avere la sua lingua che mi accarezzava il palato,con la banale scusa di aver perso la scommessa e quindi di dovergli un bacio.E ora il mio cuore tremava,e tremavo io,dentro.E sarà che è il mio primo bacio,ma mi chiedo come possa la gente farne a meno di questi baci,se poi sono tutti così belli.
Intrecciò la lingua con la mia,e sentire il suo sapore sul mio palato,mi pervase di brividi.Ero perfettamente cosciente che fosse uno sbaglio,ma si poteva negare ad un bambino il suo cono gelato preferito?
Sentii le labbra di Derek staccarsi dalle mie,ed il suo naso sfiorare il mio.Riaprii gli occhi e forse quella fu la prima volta che ammirai i suoi occhi così da vicino,tanto lucidi da potercisi quasi specchiare dentro.Così belli,così azzurri.Mi passai la lingua sulle labbra,per sentire ancora un’ultima volta il suo sapore e poi le dischiusi leggermente,lasciando così che i nostri respiri si fondessero,tanto eravamo vicini.
«Non fingerò mai di essere quello che non sono. Non lo farò ne per farti un favore, ne tanto meno per piacerti. Io sono ciò che sono,petite.»
E ciò bastò per far aumentare i battiti del mio cuore,che sembrò impazzire.
E quella fu credo,la prima volta che mi accorsi di chi realmente fosse Derek.
Quella,fu la prima volta che guardai Derek Wilson non con gli occhi,ma con il cuore.

_______________________________________________

E dopo DUE MESI sto aggiornando!Non ci credo D:
No,vi giuro,non vi ho dimenticati,come non ho dimenticato la storia!Ma non ho avuto ispirazione..mentre oggi mi sono messa brava brava alla scrivania e ho iniziato a buttare giù idee,ed il capitolo si è scritto da sè! O.o
Ora..sono preoccupata.
Perché?
Perché penso che il capitolo non vi possa piacere.Si sono baciati,il patto lo ha vinto Derek,nonostante in questo capitolo lo abbiamo visto che ne prendeva di santa ragione come ogni volta,ma alla fine ha avuto la sua ricompensa:D  Ed è appunto questo che mi preoccupa! ...Cosa ve ne pare? Ho bisogno di pareri,vi prego!
Davvero non so quante persone nononostante questa pausa di due mesi che ho fatto,mi seguano ancora..ma voglio ringraziarle,perché continuate a sopportarmi.
Spero che il capitolo sia piaciuto,e mi scuso davvero con tutte (non ci sono ragazzi,vero? Hahhaha) per il ritardo.
Non dico “a presto”,perché porta sfiga ormai! D: AHHAAHAHHAHHAHAHAHAH
Alla prossima!




 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Niente è per sempre ***


CAPITOLO TREDICI

 



 

Conficcai le unghie nel terreno,reclinando il capo per il dolore atroce al petto.

Ero rimasta sola,con la schiena appoggiata al tronco dell'albero,seduta a meditare sul senso della mia esistenza. Derek e Daphne se ne erano andati molte ore prima,e io semplicemente li avevo lasciati andare via,così.

Mi alzai la maglia,e guardai un'ultima volta il marchio con attenzione. Lo esaminai attentamente per la millesima volta,ma ancora nulla.

Justice.

Non aveva senso.

Uccidere qualcuno perché aveva fatto lo stesso,era giustizia? No,era vendetta.

Perché non aiutarli?

Sbattei ancora la testa al tronco alle mie spalle,mordendomi a sangue il labbro inferiore.Nel frattempo sentii il telefono vibrare,così lo estrassi dalla tasca,ritrovandomi la ventiduesima chiamata di Austin,e la sedicesima di Chantal.

Battei un pugno a terra,e tirando su con il naso cercai nella rubrica l'unica persona in grado di aiutarmi,in quel momento.

Uno squillo.Due,tre,quattro squilli.Cinque squilli,segreteria telefonica.

Lasciare un messaggio,prego.

«Mamma?» Chiamai a bassa voce,toccandomi con una mano il petto che iniziava a bruciare. «Prima non abbiamo potuto finire il discorso,ma sai..sono successe tante cose da quando ti ho visto l'ultima volta. Prima ti ho detto che la mia vita va alla grande,ti ho persino detto che ho tantissimi amici con cui uscire il sabato sera!»  Sorrisi amaro,con finta enfasi, «Ma sai qual è la verità,mamma? Che ho mentito,era una bugia;ma una di quelle grandi,non le solite bugie sul non aver fatto i compiti o aver marinato a scuola. No,mamma...per la prima volta sento di non potercela fare.»

Guardai il cielo e sospirai,cercando coraggio per andare avanti.

«Io ce l'ho messa tutta,davvero.Ma non è facile,te lo posso assicurare. Forse sono io che penso troppo,forse sono io che sono affetta di Alisia,ma io temo di non sapere più neanche chi sono. Io li ho letti i tuoi libri,ma'!So di cosa parlano..so della profezia,so della cacciatrice che salverà il mondo;so che dovrei essere io. Ma vi siete confusi...tu,il papà,gli antenati o chi cazzo ha previsto la mia nascita. Sto mentendo a tutti,a te,a papà,ad Austin,a Chantal..sono una totale delusione,per voi tutti. Ho appena scoperto di avere dentro la testa una ex che mi tormenta da due mesi a questa parte. Ho scoperto di non voler uccidere un vampiro,anche se so il dolore che ha causato agli altri. Ho capito cosa significa aver realmente paura,e ho scoperto di essere ancora la piccola Evangeline,imprigionata nel corpo di una donna. Ho scoperto che non bisogna fidarsi di nessuno,ma se non ci fidiamo di nessuno...chi ci rimane? Rimaniamo noi,il mondo...Non capisci ma'? Sono sola,perché nessuno può capirmi.

Ma sai cosa,ma'? Che se qualcuno soffrisse la millesima parte di ciò che io soffro,soffrirebbe già le pene dell'Inferno.»  Feci una pausa,sentendo il cuore poco più leggero,fiera di non aver pianto. Stavo facendo progressi.

«Quello che volevo dirti è che...senza te sono persa,ma'.» Deglutii e mi feci coraggio,chiudendo definitivamente la chiamata.

Avevo sempre ammirato ed amato mia madre;una donna così forte che ha dovuto passare tutte le disgrazie da sola,crescendo una figlia con le proprie forze.

Riposai il cellulare in tasca,sperando che Allison non si rifacesse viva nelle prossime ore,per avere finalmente del tempo per rilassarmi.

«Hai appreso tutte queste cose inutili,ma non hai imparato la cosa più importante,in questi due mesi.» Mi girai spaventata,sentendo una voce vicina,anche troppo. Mi ritrovai ad un palmo dal naso di Derek,che come sempre spuntava nei momenti meno opportuni,quando meno te lo aspettavi.

«Da quanto sei qui?» Chiesi forse con la voce troppo acuta,perché sorrise divertito,soddisfatto della mia reazione.

«In realtà non me ne sono mai andato.» Mi fece notare,inarcando un sopracciglio,e tirandosi a sedere accanto a me. Non lo guardai,per non arrossire,ma sospirai rassegnata al desiderio di riuscire a comprendere il vampiro.

«Pensavo mi avessi lasciato sola...»

«Ti ho lasciato crederlo,sì.» Distese le gambe lunghe e lasciò che il vento gli scompigliasse i capelli,facendo così perdere un battito al mio povero cuore,già mal funzionante.

Era schifosamente bello.

«Tua madre sembra essere una persona molto buona...» Continuò,lasciandomi basita. Le sue iridi incontrarono immediatamente le mie,ed io sentii subito il suo bisogno di fare conversazione. Anzi,ora che lo guardavo meglio,aveva i tratti del viso morbidi e rilassati,e l'espressione di uno un po' turbato. Era buffo,perciò sorrisi.

«Già,mi manca.» Ammisi amara,accarezzandomi le coscie per riscaldarmi.

«Lo so,ho sentito ciò che le hai detto.»

Sospirai di nuovo,perché aveva di nuovo violato la mia privacy.Almeno ora eravamo pari,però.

«Non ho ancora ben capito come potresti essere tu pericolosa per noi,sai?» Mi chiese confuso,facendomi ridere. Se solo lo avessi saputo pure io...

Ma prima che potessi parlare,una fitta mi fece piegare in avanti dal dolore.

Basta,dannazione!

Sputai sangue,cercando con tutte le forze di resistere al controllo mentale della mia seconda "personalità",ma con scarsi risultati. Ero troppo debole.

«Continuerà a farti del male se non capisci cosa realmente lei vuole.» Mi fece notare Derek,continuando però a non aiutarmi a stare meglio. Se ne stava lì con le mani in mano,e mi fissava,quasi compiaciuto.

«E cosa vuole,sentiamo? Che mi butti da uno scoglio o da un palazzo,così la farò finita? Cosa vuole?» Gli chiesi disperata,pulendomi la bocca con il dorso della mano,sporcandolo di conseguenza di rosso.

Scosse la testa e si posizionò davanti a me,in ginocchio.Sgranai gli occhi e feci per spingerlo via,quando però mi prese per le spalle e mi appoggiò non poco delicatamente al tronco.Ma ancora prima che potessi ribattere,la sua domanda mi spiazzò.

«Credi nell'amore?»

Mi trattenni quasi dallo scoppiargli a ridere in faccia,nonostante la sua espressione seria.

La domanda più che altro mi pare sia se esiste l'amore romantico e se sia possibile amare davvero in "quel" modo una persona per tanto tempo. Io penso di sì.

Però in realtà non vedo l'utilità di crederci. Perché anche se rientra nell'universo delle cose possibili, non è assolutamente detto che accada. Come la maggior parte delle cose l'amore sottostà alle leggi del caotico universo nel quale viviamo. E quindi, in realtà, crederci o meno non penso cambi poi molto. E' un'opportunità che non si può escludere a priori. Può non succederti anche se ci credi, può capitarti anche se non ci credi. Sicuramente è bello pensare che potrebbe esserci. Ma non vedo perché farsene un cruccio esistenziale.

«No.» Risposi sincera,sentendo un altro conato di sangue in procinto di essere riversato.

«Semplice,ecco il tuo problema,scema.» Mi premette l'indice sulla fronte,e come l'ultima volta mi fece cadere a terra come una pera cotta. Stronzo.

«E tu ci credi?»

«Stavamo parlando di te,non di me.» Mi fece notare ovvio,facendomi fare una smorfia. Se rispondeva così,allora preferivo cambiare argomento.

«Non dovresti,dopo quello che ti è successo.Tu non sei più in grado di amare,tu hai smesso di farlo tempo fa.» Ribattei convinta,spulciando nei ricordi che avevo memorizzato dalla sua mente. Lui l'aveva uccisa..lei lo odiava..lui non ama più.

«Non puoi smettere di farlo,petite.» Rise, «Smettere di amare per paura di soffrire ancora è come fermare l'orologio per non sprecar tempo.»

Mi resi conto solo allora,di quanta esperienza avesse Derek,essendo vissuto molto più di me. C'erano volte in cui mi aveva sorpreso negativamente,e volte in cui mi aveva sorpresa positivamente,come ora stava succedendo.

Proprio come il bacio di poco fa. Al solo ricordo arrossii,ed abbassai lo sguardo,sviando il suo sguardo.

Amare.

«Se non ami non puoi capire,Evangeline.» Mi rimproverò di nuovo,facendomi sussultare.

«E se tu non ti metti nei miei panni,non potrai mai capire.»

«E cosa dovrei capire? Se Allison è nella tua testa,un motivo ci sarà.» Corrugai la fronte,quando quelle parole mi colpirono al cuore,come una pugnalata. Cosa vuole dire? Che la colpa è mia?

«Non ti capisco,Derek. Allison è entrata nella tua testa,e non sono sorpresa. Allison è entrata nella tua testa,ma te ne sei liberato.Cosa vuoi dirmi?» Mi alzai in piedi e lo scansai,avvicinandomi all'acqua limpida che rifletteva la mia immagine,poco presentabile e poco carina:capelli arruffati,occhiaie e vestiti ancora umidicci.Infondo,non mi importava.

Lo sentii sospirare,prima di rispondermi, «Evidentemente non hai ancora avuto modo di realizzare il fatto che io ed Allison ci siamo amati,o una cosa del genere...» Cercò di sviare il discorso,rispondendo così all'altra mia domanda. «Non capisci,è questo il punto. Dai poco peso alle cose,ed è qui che ti fotte Allison;raggiona con il cervello una buona volta.» Sbuffò ed in un certo senso mi offese,ma cercai di non darglielo a vedere,mi fu impossibile però non gonfiare le guance.

«E perché mi staresti aiutando?»

«E tu perché mi avresti salvato?» Rigirò la frittata e giocò sporco,come sempre d'altronde.

«Io il motivo te l'ho detto,non riesco ad ammazzarvi,ok?» Usai appositamente il plurale e forse risultai un po' isterica e buffa,perché si mise a ridere,reclinando il capo all'indietro,facendomi innervosire.

Cosa avevo di tanto divertente,mi spiegate?

«Stai qui da due mesi e non hai ancora ucciso o migliorato la vita di qualcuno. Sei difettosa?» E questa volta anche se non aveva usato un tono serio,mi ferì. Sì,aveva ragione,e faceva male.

Evitai appositamente il suo sguardo per poi sospirare,rassegnata.Derek mi odiava,non c'era altra spiegazione.Lo evitai semplicemente anche quando mi si avvicinò per guardarmi in viso e probabilmente per vedere se mi fossi arrabbiata,ma non ebbi neanche il tempo di dirgli di allontanarsi e lasciarmi sola,che mi ritrovai sott'acqua.

Avevo di nuovo i vestiti bagnati,dannazione!

Riemersi il prima possibile,respirando a pieni polmoni,appena mi fu possibile.Sgranai gli occhi quando notai il volto serio di Derek,a braccia conserte che mi osservava.

«Sei stato tu a spingermi,brutto idiota!» Lo guardai male,iniziando a sbattere i denti per il troppo freddo.L'acqua era ghiacciata,ed il tempo fuori non aiutava di certo.

«E lo farò di nuovo se non capisci qual è il tuo problema.» No,non stava scherzando,glielo leggevo in viso.

Ma non gli diedi neanche retta che iniziai a camminare in punta dei piedi fino a riva,non sapendo nuotare. Mi arrampicai - per quanto mi era permesso - sull'erba,per tirarmi fuori,ma fui di nuovo catapultata qualche metro più in là in acqua.

«Dereeeek!» Urlai furiosa,quando ritornai a galla per la seconda volta. Il vampiro dal canto suo fece spallucce e mi guardò impassibile,come se lui non avesse fatto nulla.

«Sai,ringrazio il buio,perché se ti vedessi ora ti scambierei per uno spaventapasseri.» Assottigliai lo sguardo a quella sua affermazione,e non mi trattenni più.

«Beh,intanto questo spaventapasseri l'hai baciato!»

«

Non baci male...» Vidi le sue iridi farsi sempre più piccole,e la sua mascella serrarsi sempre di più;si stava arrabbiando. Bene,pure io.

«Non bacio male?!Hai approfittato di me,in quelle condizioni!» Sì dai,un po' avevo ragione.Ero stata appena buttata giù da una massima altezza,avevo appena scoperto che Allison era innamorata di Derek e viceversa,ovvio che non ero nelle mie piene facoltà mentali!

«Era il mio premio,era mio diritto prenderlo.»

Prenderlo.

Perché faceva così male detto in quel modo?

Abbassai lo sguardo e sospirai,lasciando che quelle parole mi scivolassero addosso,come acqua.Feci alcuni passi avanti e poi con un flebile 'posso uscire ora?',quasi lo supplicai.Non sentivo più il freddo o l'acqua gelida intorno a me.Nella mia mente risuonava solo quel prenderlo maledetto.

Forse si dimenticò il motivo per la quale voleva lasciarmi in acqua,ma annuì con un semplice cenno del capo,senza pormi però la mano per aiutarmi ad uscire. Mi sembra ovvio..

«Teoricamente ora dovresti ribattere.» Mi fece notare quando mi girai verso di lui appena in tempo per vedere dal vento la camicia che spostata,lasciava intravedere il petto liscio,marcato soltanto da qualche cicatrice. Era guarito,così presto.

«Praticamente non lo sto facendo. Vuoi che mi scriva "cacciatrice di vampiri al contrario" in fronte?» Battuta sarcastica la mia,che però a lui non fece ridere.

«Le tue ferite sono guarite,ti sei nutrito.» Mormorai severa,e delusa.

Rimase in silenzio,non avendo nulla da dire in contrario.Sorrisi amaro.

«...mentre mi avevi detto che eri rimasto qui tutto il tempo.»

Severa perché era un bugiardo.

Delusa e ferita perché aveva ucciso qualche essere vivente,e io di nuovo non avevo impedito che ciò accadesse.

«Ho mentito.» Mi rispose seccato,facendo sì che il mio cuore si frantumasse in piccoli pezzi.Lui era Derek e non sarebbe mai cambiato.Mi avrebbe potuta baciare,mi avrebbe potuta salvare,ma Derek non sarebbe mai cambiato.

Scossi il capo rassegnata e tutto ad un tratto sentii il cellulare vibrare,così lo presi in mano,e mi bastò soltanto vedere sul display il nome "mamma" a tirarmi un po' su il morale.

«Mamma!» Esclamai con gli occhi lucidi,contenta.Il vampiro sembrò sorpreso della mia reazione,ma non proferì alcuna battuta in proposito e restò in silenzio tutto il tempo.

Perché forse lui non capiva,ma la mamma...quella contro cui urliamo ogni volta, quella che davanti ad una torta,dove rimane soltanto una fetta,dichiara di non aver fame anche se mente,è la cosa più importante del mondo.

 

E poi quando si dice che la mamma capisce anche ciò che noi non diciamo,si ha ragione. Avevo passato tutto il tempo a parlare con lei,con Derek al mio fianco che non emetteva nessun suono,nessun movimento,semplicemente se ne restava in silenzio a guardarmi curioso. Non lo avevo visto sorridere,si limitava solo ad ascoltare la voce di mia madre dall'altra parte della cornetta con troppo interesse.

E poi quando mia madre mi aveva aiutato a capire,mi si è accesa la lampadina.

Lei che non era con me aveva capito.

Io no.

Amare.

Questo era il segreto;dovevo amare per cacciare Allison.

Ed è anche questo il problema;io non so amare,io non credo nell'amore.

E quando mi ero girata verso di lui con la gola secca,lui non c'era più,se ne era semplicemente andato.

Ed allora avevo capito:la verità fa sempre male.

Io non so amare,è questo il punto.

Perché io non amavo,io allontanavo.

 



DEREK'S POV

Scappai perché ormai non avevo più motivo di restare. Scappai perché ormai petite aveva sua madre,Elizabeth. Quella stessa donna che io conoscevo,e che riconobbi subito dalla voce. Sua madre era una scrittrice di libri horror,fantasy,che conobbi in Italia,qualche anno fa;quando ormai suo marito se ne era già andato evidentemente.

La incontrai per caso,perché io adoro leggere.

Ero così affascinato da ciò che scriveva,che iniziai a cercarla per tutta Italia,per conoscerla. E lei era diversa,diversa dalle altre autrici;perché lei scriveva di me. La vita dei personaggi dei suoi romanzi era così simile alle mia,che ammetto di aver pensato che mi conoscesse davvero e che mi avesse osservato da lontani per tutti questi anni.

Ma impossibile,perché lei era solo un'umana.

Sbaglio più grande non potevo fare.

Lei sapeva chi ero quando la incontrai,ma io non sapevo chi era lei.

Era buona,gentile e bella,anzi,bellissima. Credo capii chi fossi perché un mio soggiogamento andò male,avendo lei assunto della verbena precedentemente. Ma io da sciocco non me ne accorsi,e lei continuò a fingere anche i giorni successivi,durante i nostri incontri.

Ricordo quanto era disponibile ad insegnarmi,e quanto era brava nello scrivere.

La ricordo ancora,come se fosse ieri.


Lei era lì,davanti a quel computer che digitava con tanta fretta delle parole sulla tastiera,quasi da sembrare surreale.Scriveva tutto ciò che le veniva in mente,con così tanta leggerezza,da far sembrare quei suoi pensieri quasi perfetti.

Ogni tanto mi guardava con la coda dell'occhio ed io ricambiavo,mentre lei mi sorrideva gentile.

«Come fa a scrivere cose del genere sui vampiri?Sono creature della notte,non ha paura a scrivere di loro?» Le chiesi continuando a sfogliare le pagine del libro che avevo trovato sul terzo scaffale,con interesse.

«Tu non hai paura a leggere di loro?» Mi chiese di rimando,venendomi incontro.

«No..Lei riesce quasi a farli sembrare creature umane,con sentimenti.» Spiegai cercando di reprimere la faccia schifata,che invece avrei voluto fare.Insomma,noi non eravamo così buoni.

«Perché preferisco immaginarli così,Derek. Siamo cresciuti in un mondo dove il male ci circonda,dove non solo i vampiri,i licantropi o gli stregoni sono cattivi;ma anche noi uomini per primi.» Mi spiegò sventolando quella penna in aria,che avevo iniziato ad odiare.

«Mhh...» Mormorai non capendo la sua logica,ma prendendo in mano un foglio che lei stessa mi porse,corrugai la fronte. «Cosa vuole faccia?»

«Scrivi.» Mi ordinò,seria.

«Come?»

«Tu vuoi capire come faccio a scrivere e ad inventare romanzi.Bene,te lo spiegherò.Noi scrittori,tutti,ci ispiriamo al nostro passato,a ciò che abbiamo vissuto.Devi soltanto chiudere gli occhi e...» Mi prese la mano,e quasi non ringhiai per quel contatto;non mi piaceva essere toccata da un'umana.Lei sembrò ignorarmi perché la prese comunque e me la portò al cuore, «lo senti?Ricorda,Derek.Scrivi su quel foglio tutto ciò che ti passa per la testa,magari non sarai portato per l'horror,ma scrivere non è tanto difficile,devi solo saper elaborare le idee,e partire da semplici frasi o parole.Prova.» Mi spiegò gentilmente,lasciandomi basito.

Era questo il suo segreto? Scrivere un po' del suo passato? Mettere un po' del suo passato nei suoi racconti? Ma cosa diavolo...? E' stupida!

E sarà stata anche una stupida,una stupida umana,ma resta il fatto che sul foglio scrissi due semplici nomi:dolore,Allison,e avevo tutta una storia da raccontare.


E sarà stata anche una stupida umana,ma alla fine riuscì a farmi fesso.



Forse ora capivo anche da chi aveva preso Evangeline,e al solo pensiero mi venne da ridere. No,forse petite era davvero stupida a differena della madre.

«Sei vivo!Non ci credo,sei vivo!» Sentii l'aria spostarsi quando Adrian scese come un fulmine dalle scale,per venirmi incontro. Aveva lo sguardo severo,ma sapevo che a stento tratteneva un sorriso.

«Non fare quella faccia,so che sei contento che sia vivo.» Sbuffai,scansandolo per andare in camera a farmi una doccia,perché puzzavo tutto. Mi fermai solo quando vidi i miei compagni scendere e rimanere sorpresi della mia presenza.

Vidi il petto di Daphne alzarsi ed abbassarsi per la gioia,e quasi non riscoppiò a piangere.

«Piangi di nuovo e giuro che ti caccio fuori.» La minacciai,e lei sembrò non capire,perché si strinse alla compagnia,Brianna,anche lei con le lacrime agli occhi.

Ma cosa era successo?

Inarcai un sopracciglio e mi chiesi per quale motivo ora avesse appena iniziato a piangere come un'isterica.Mi girai verso Adrian che non mi guardò neanche,mi girai verso Daniel,Daphne,Brianna e poi Chr...no,c'è qualcosa che non va. Dov'era Chris?Perché cazzo non era mai presente?

«Dov'è il rompipalle?» Sbuffai,guardando in viso i miei compagni per una spiegazione.I loro volti cadaverici di certo non aiutarono il mio già malumore,ma peggiorò quando Brianna mi venne incontro iniziando a prendermi a pugni,con tutta la sua forza.

«E' tutta colpaa tua!Solo solo tua!» Urlò continuando a colpirmi,facendomi male alle cicatrici.La presi per il collo e ringhiando,la lanciai a terra,facendola strillare ancora di più.

«Derek no!» Adrian mi si parò davanti,e non mi toccò,sapendo che ora,il contatto fisico era l'ultima cosa che volevo. Mai toccarmi,non era la prima volta che lo dicevo,pensavo lo sapessero.

«Si può sapere perché piange?Mi irrita!»

Ed era forse questo il mio problema. Non ascoltavo i silenzi dei miei compagni,che a volte dicevano più cose delle parole stesse.

Guardavo Daphne e leggevo il dolore nei suoi occhi.

Guardavo Brianna e leggevo che era persa,ferita,delusa.

Guardavo Daniel e leggevo la compassione.

Guardavo Adrian e non leggevo nulla;perché lui era bravo quasi quanto a me a svelare i sentimenti,a non mostrarsi debole. Era per questo che lo stimavo al pari di me stesso.

«Cosa gli è successo?» Chiesi lasciando che una maschera dura si impossessasse del mio volto.Nessuno rispose,di nuovo.

«Cosa è successo a Chris?» Urlai più forte,facendo sussultare tutti. Le pareti tremarono,un lampo illuminò la casa e le luci lampeggiarono.

«E' morto..Alex lo ha portato via,voleva dargli una lezione,perché non siamo stati in grado di cacciare i diavoli.Lo ha portato via,via da me.» Gli occhi di Brianna si riempirono di nuovo di lacrime e gli diventarono subito rossi per la rabbia e l'ira.

Chris era morto.

Di certo non andavamo d'accordo,di certo non mi stava simpatico,ma non era cattivo. Non mi sarei mai immaginato che saperlo morto mi sarebbe dispiaciuto un po'.

Conoscendomi,non avrei ammesso che sgridarlo ed istigarlo mi sarebbe mancato.

Conoscendomi,non avrei versato lacrime per lui.

Conoscendomi,non avrei mai ammesso che mi dispiaceva per la sua morte.

Conoscendomi,non avrei mai ammesso che lo avrei voluto ancora in vita,forse.

«Prima o poi sarebbe morto o per mano mia,o per mano di qualcun'altro.» Le risposi facendole cenno di alzarsi,perché mi stava rigando la moquette di graffi.Lei eseguì,ma strinse i pugni per non venirmi a picchiare.

«Voglio seppellirlo.» La voce di Brianna tremò.

«Dov'è il corpo?» Domandai,cedendo alla sua richiesta.

«Dovrebbe essere nel bosco..sperando che Alex non lo abbia già bruciato.»

 




EVANGELINE'S POV

«Ti ho detto che essere cattivi,non serve a nulla.»

Lo guardai male quando lo vidi alzare di nuovo gli occhi al cielo,non capendo.

Avevo provato a spiegare a papà che non bisognava uccidere i vampiri per rendere migliore il mondo,ma non mi dava ascolto.

Papà non capiva.

Mark non capiva.

E neanche Austin capiva.

Mi girai con il busto in avanti - ormai convinta che parlavo con un mulo - e continuai a camminare nel bosco,saltellando qua e la,per evitare alcuni alberi caduti a terra per il vento.Mi piegai improvvisamente con il busto a sinistra,sentendo qualcosa alle mie spalle muoversi e schiantarsi contro l'albero che mi era difronte.

Un coltellino.

Mi girai con il cuore a mille,e guardai Austin con sguardo omicida.

«Tu sei pazzo!!Pazzo!» Lo sgridai,ringraziando i miei riflessi sviluppati in quegli ultimi mesi.Cosa sarebbe successo se non mi fossi spostata in tempo?

Perché poi colpirmi alle spalle?

«No,quella pazza sei tu. Tua madre si sarà fatta qualche canna quando ti ha detto che non devi ucciderli. Evangeline,nel libro si parla di te! L'ultima degli Anderson,e quella sei tu,cazzo!» Mi puntò il dito contro ed io sussultai,facendo un passo indietro.

Dovetti conficcarmi le unghie nei palmi per calmarmi,perché dovevo mantenere il controllo.

Allison doveva restare buona..sì.

«Se li uccidiamo non è giustizia,Austin. Loro...hanno bisogno di essere aiutati. E se hanno avuto un passato difficile? Se hanno sofferto e per questo si comportano così?»

«Cosa dici?»  Mi chiese basito,quasi come se fosse spaventato. «Hanno ucciso la madre di Chantal,cretina!Come puoi difenderli?»

«Non è giustizia,Austin! Lo vedi?» Alzai la maglia per mostrare il fianco scoperto con il tatuaggio, «Giustizia è equilibro ed obiettività. Uccidere non è giusto.» 

«E' uccidere se sono già morti?»  Mi chiese retoricamente inarcando un sopracciglio,facendo capire che del mio discorso non aveva capito proprio una ceppa.

Alzai le mani al cielo,decisa a mollare il mio intento di fargli cambiare idea,e tornai sui miei passi però,inciampando di nuovo su qualcosa di duro e che emanava un brutto odore. Chiusi gli occhi per la caduta e feci una smorfia,pensando che fossi atterrata su un mucchio di puzzole in decomposizione.

Insomma...proprio oggi dovevo andarmi ad allenare nel bosco?

Soltanto quando Austin gridò il mio nome spaventato,fui decisa ad aprire finalmente gli occhi,specchiandoli così in quelli verdi di qualcun'altro.

Mi alzai sui gomiti velocemente,ed emisi un urlo udibile probabilmente da tutta Chicago. Sentii gli stormi di uscelli volare verso il cielo spaventati dal mio richiamo d'aiuto,e deglutii sentendo un fiotto di bile amara salirmi in gola.

Guardai il corpo del vampiro sotto di me,steso ad occhi aperti nell'erba,che non si muoveva.

I suoi usuali ormai abiti:jeans e maglietta bianca;come sempre. I capelli spettinati e..oh,i lividi al collo,e sulle braccia scoperte.

Non è possibile..

Sentii il cuore martellare nel petto,e una mano alzarmi per un braccio,per portarmi lontano. Guardo,ma non vedo.

Ascolto,ma non sento.

Parlo,ma non dico.

Riuscii a sentire qualcuno che piangev,qualcuno che urlava,qualcuno che si disperava,come se fosse impossessato dal demonio.

Il mondo sembrava essersi fermato.

Sentii qualcuno che mi chiamava,ma io ero intenta a guardarmi le mani sporche di sangue,del sangue di Chris.

Quel Chris.

Solo allora mi resi conto che venni fatta sbattere contro qualcosa di duro come per proteggermi:il petto di Austin. Prima non era stato lui a sollevarmi dal corpo ormai rigido del vampiro,ma Derek.

I suoi compagni erano arrivati lì per le mie urla,e si tenevano a debita distanza dal corpo del loro amico,tranne Brianna che continuava a riempire di baci il suo amato.

Alzai un dito ad indicare il cadavere,

«E'..è morto.» constatai,ancora tremolante.

Derek non si azzardò neanche a fare la sua battuta,per rimproverarmi che fosse ovvio che Chris era morto. Vidi Austin trascinarmi via con la forza,quando il volto dei vampiri si colorò di un rosso sangue,che faceva paura.

Impuntai i piedi nel terreno,e lo fermai.

«Smettila. Hanno bisogno di aiuto...» Fui quasi certa di aver parlato..ma non ne ero sicura.

«E' morto un loro compagno! Penseranno che siamo stati noi,dobbiamo andarcene via al più presto,Evangeline.» Cercò di nuovo di portarmi lontano,ma lo spintonai ed iniziai a correre verso Derek. Mi afferrò per la manica,ma la strappò,perché non avevo intenzione di fermarmi.

Quando fui certa che il mio amico non cercava più di prendermi e se ne restava in disparte,caddi a terra,ai piedi di Derek,sbucciacchiandomi le ginocchia.

Pensai stesse piangendo,ma no.

Il suo volto era rilassato,a differenza di tutti gli altri. Spostò lo sguardo dal suo amico a me,e mi ordinò di alzarmi ed andarmene. Scossi il capo.

Mi girai verso Brianna e la vidi alzare la maglia del suo amato,e poi rimanerne basita.

Guardai meglio anche io,e me ne pentii.

Chris non aveva più gli organi interni,e ora capivo anche perché avesse la bocca macchiata di sangue dappertutto:gli era stato ordinato di mangiare il suo cuore.

E lì non ci vidi più.

Diedi le spalle a tutti ed iniziai a vomitare anche l'anima.

Ripensai alla scena di poco fa e vomitai da star male.

Iniziai a sentire il corpo scosso da brividi e quando Derek mi prese per le spalle per cercare di alzarmi,la scena mi si presentò intatta come quando l'avevo lasciata. Brianna era disperata.

«Chi lo ha fatto?» Sussurrai con voce roca,pulendomi la bocca con la manica destra.

«Alex.» Fu la sua risposta,quando mi lasciò andare.

Mugugnai e mi portai una mano davanti alla bocca,distogliendo lo sguardo.

Alex...come si poteva essere tanto crudeli?

«Brianna,mi dispiace.» Mormorai sperando mi sentisse. Questa si alzò e si asciugò le lacrime,guardandomi con occhi vitrei.

«No,a quelli come te non dispiace. Ma apprezzo che a differenza del cane laggiù,» e fece un cenno con il capo ad Austin,che se ne restava in disparte,ci osservava. «tu ti sia in un certo senso preoccupata. Insomma,sembri quasi simpatica.» Osservò con faccia schifata,ordinando ad Adrian di caricare il corpo in spalla.

Volevano seporlo? Si usava così anche da loro?

«Anche tu.» Osservai aggrottando la fronte.

 

«Posso fare qualcosa per voi?» Domandai,prendendo per il braccio Derek,che se ne stava per andare insieme agli altri.

«Sì.» mi guardò, «Cerca di stare lontano da questa città.»

«No!»

«Hai visto cosa ha fatto Alex a Chris,ah? Vuoi che ti succeda qualcosa,petite?» Mi urlò contro,alzando le braccia a mo' di disperazione.

Potei giurare di aver visto la vena del suo collo prendere a pulsare così forte,da farla sembrare di star per esplodere da un momento all'altro.

«Detto così sembra quasi che ti importi di me.» Forse lo irritai ancora di più,perché fece per andarsene,ma lo bloccai. «Guardami. Non ho paura di Alex...»

Aggrottò la fronte e dischiuse le labbra in una smorfia confusa.

«Ho paura di te. Tu sei imprevedibile,non so mai come reagisci. Sembra che ti importa di Chris,mentre oggi non ho visto neanche il segno di dispiacere sul tuo volto. Un momento prima mi» abbassai la voce «baci,e il momento dopo fai finta che non sia successo. Un momento prima ci sei,e il momento dopo no.»

Vidi un piccolo sorriso incurvare le sue labbra,e ne fui soddisfatta.

Mi sbilanciai un po' a sinistra,quel poco per vedere i suoi compagni farsi sempre più lontani,quasi da non farsi vedere più. Mi persi a guardare con quanta agilità si muovessero,fino a quando Derek non attirò la mia attenzione.

«Non molli mai eh,petite?»

«No.» Risposi decisa,un secondo prima che mi prendesse il mento tra il pollice e l'indice piegato. Mi alzò il viso e mi sussurò un "Sorprendimi" prima di darmi un bacio a fior di labbra. Giurai di sentire il mio cuore arrivare fino in gola,ed il rossore arrivare fino alle orecchie.

Lo allontanai,quando mi accorsi che stava solo giocando.

Impossibile non rimanere attratti da quelle labbra piegate in un sorriso malizioso,dato che a stento riuscivo a trattenermi dal non volere un altro bacio.

Stronzo.

Ripresi a respirare piano e lo fulminai con lo sguardo.

«Scusa,volevo gustarmi l'espressione del tuo amico prima di andarmene.Sai...una piccola vittoria.»

Mi girai velocemente,in tempo per notare Austin borbottare qualcosa e dare un pugno ad un albero,così forte che mi chiesi se non si fosse fatto male.Girai di nuovo il busto,ma senza stupirmi non trovai più Derek.

Se ne era andato.

Dovevo aspettarmelo infondo.

 




DEREK'S POV

Dopo aver sepolto Chris in giardino,in casa sembrava essere tornata la tranquillità;eccetto Brianna che non voleva proprio saperne di uscire dalla loro camera,ovvio.

Non che mi importasse,che restasse pure lì dentro baricata e che non rompesse il cazzo con i suoi pianti isterici.

Fatto sta,che stavo da un'oretta buona a lanciare e far rimbalzare una palla contro il muro difronte al mio letto. Mi ci ero sdraiato per dormire,ma non riuscivo proprio a prendere sonno.

Continuavo a ripetermi come potessi essere stato tanto stupido da averle detto "sorprendimi",perchè dai! Era da idioti!

Ma una cosa di cui certamente non mi pentivo,era il bacio.

Avrei continuato a baciarla ancora per bearmi della faccia di quel cane,ma si era ritirata con le guance che le stavano letteralmente andando in fiamme.

Ero soddisfatto,perché era riuscita a mantenere calma Alisia in un momento del genere.

Mentre invece non me ne sarebbe dovuto importare nulla.

Mi ero fottuto il cervello,questo era sicuro.

E a te che dici che non ti importa nulla,

diverrà tutto ciò di cui ti importerà.

_____________________________________________________

Riesco ad aggiornare prima che scada il mese,wow! *si commuove*

Questo capitolo magari non attira molto,ma secondo me è fondamentale.

Ricordo che in alcune recensioni precedenti che mi avete lasciato,qualcuno mi ha chiesto "E se alla fine ciò che li salverà tutti sarà il loro amore?" E io sapete cosa vi dico?! Di rifletterci,e di pensarci bene.

E se l'amore fosse la chiave di tutto?

Questo capitolo è stato fondamentale anche per quel "sorprendimi",detto da Derek.Il nostro bel vampiro ha sempre quel carattere brusco con Evangeline,ma se notate bene...la sa trattare anche "bene".

Siamo arrivati ad un momento importante della storia...perché dal prossimo capitolo finalmente - direi - Derek ed Evangeline impareranno a conoscersi. Diciamo che la storia si concentrerà maggiormente sul loro rapporto,anche nelle più semplici abitudini quotidiane. Ci sono cose che l'umana insegnerà al vampiro e viceversa.

E' morto anche Chris,ma chissene frega! Uno in meno. :')

Passiamo ai ringraziamenti!

Volevo ringraziare TUTTI perché ci siete sempre e perché avete fatto passare questo storia nelle più POPOLARI del genere soprannaturale-vampiri,con 32 persone che mi hanno messa nelle preferite. Sono al QUINDICESIMO posto su QUARANTA.

Vi amo tutti,uno ad uno *-* Grazie a chi recensisce sempre,grazie perché...perché senza di voi io non sarei qui a pubblicare.

Un bacioneee:*

  

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Friends ***


CAPITOLO QUATTORDICI

 

Continuai a lanciare quella pallina contro il muro,fino a quando questa non mi tornò più indietro. Corrugai la fronte ed alzai lo sguardo,accorgendomi solo ora dell'arrivo di Adrian in camera mia.

«Cosa ti turba,Derek?» scherzò questo,giocando al posto mio con la pallina,in attesa di una risposta.

Sinceramente? Non avevo voglia di rispondergli,così restai zitto.

«Mhh...fammi indovinare.» ci pensò un po' e poi mi guardò divertito. «Inizia per Eva,e finisce per ngeline?» mi prese in giro questo subito dopo,ricevendo in cambio una mia occhiata non tanto gentile.

Sbuffai e lo mandai a 'fanculo.

«Sembrava dispiaciuta per Chris...» ancora non aveva intenzione di stare zitto?

«Perché lo era,forse?» domandai scettico,inarcando un sopracciglio. Certo,forse un po' surreale...ma vero. Dove si era mai visto un cacciatore dispiaciuto per un vampiro? Roba dell'altro mondo!

«Brianna non la smette di piangere...» mi informò sedendosi su una sedia,accanto al mio letto. Lo guardai e feci spallucce,non sapendo come aiutarla.

Per questo non mi affezionavo alle persone;non c'era motivo di soffrire alla loro morte. Alla fine tutti se ne vanno,nessuna eccezione. Buoni o cattivi,tutti fanno la stessa fine.

«Almeno Chris è morto scoprendo la vera identità di Alex;ora sa che è una donna. Vediamo il lato positivo delle cose.» cercai di scherzarci su,facendo un mezzo sorriso,che non contaggiò però anche Adrian.

«Adrian non devi essere dispiaciuto per la sua morte.»

«Ma...» non lo feci continuare che lo bloccai in partenza, «Ricordati chi siamo. Siamo predatori,non femminuccie!» Gli feci presente,facendolo irrigidire.

Vampiri,non umani.

Vampiri,diamine!

«Eppure ho visto come guardavi Evangeline. Non sono cieco,Derek. Sono la persona che ti conosce meglio...e tu non la guardi come un'umana.» mi guardò serio negli occhi,facendo così sbarrare i miei. No,si stava burlando di me!

«Ma cosa dici?»

«Ti piace.»

Sbarrai ancora più gli occhi. E non perché lo consideravo un pazzo per tale affermazione,ma perché avevo così tante cose da dire sul suo conto che non mi piacevano,che il pazzo sembravo addirittura io.

«No,non mi piace.»

Rise, «Dammi un motivo per poterti credere.»

«Odio quando inizia con la sua parlantina e non la finisce più. Odio quanto inizia a toccarsi i capelli frustrata ed arriccia il naso come un maialino. Odio quando fa i capricci,come una bambina. Odio quando alza la voce per sovrastare la mia,e vuole sempre averla vinta lei. Odio il modo in cui mi guarda,in cui mi sorride,odio il modo in cui mi parla,odio il suo viso,odio i suoi occhi e...» Alzai lo sguardo che prima avevo posato sul lenzuolo,e trovai il mio amico con le labbra piegate in un ghigno divertito,che mi ascoltava. Ho forse detto che la odiavo troppe volte?

Non avevo ancora finito di fare l'elenco delle cose che odiavo,quando lui si alzò sotto il mio sguardo e si avviò verso le porta,non prima di avermi dato una pacca sulla spalla.

«Ma odi ancora più il fatto che non riesci ad odiarla.» E detto ciò se ne andò,lasciando che il mio piccolo cuore rincominciasse a battere,senza un perché.

 


EVANGELINE'S POV

«Non succederà più,la prego!»

Era da un'oretta buona che ero seduta sulla sedia in pelle nell'ufficio del preside,per spiegargli - invano,aggiungerei - il mio ennesimo ritardo.

Ma non era colpa mia se gli allenamenti con Mark mi tenevano occupata tutto il pomeriggio e se la sera mi ritrovavo ad affrontare vampiri intenti a compiangere un cadavere,in mezzo al bosco.

«Questa è una scuola di nota serietà,signorina Anderson. Tutti gli studenti sono costretti a rispettare delle determinate regole;ed arrivare in orario alle lezioni è una di queste. Può immaginare quali conseguenze ci saranno,se tutti gli studenti facessero come lei?» con una mano si aggiustò gli occhiali sul naso,e con rimprovero mi guardò negli occhi. Poi continuò, «Capisco che è nuova,ma credo che ora sia giusto avvisare i suoi genitori o darle una punizione.»

E trovai quasi buffo il suo intento di mettermi paura,perché se davvero sperava di riuscirci,allora non sapeva a cosa ero stata sottoposta a vedere da due mesi a questa parte.

Forse riemerse quella parte di Allison un po' bastarda,perché mi scappò un sorriso divertito senza volerlo.

«Non mi manchi di rispetto,signorina!» Battè il palmo sulla scrivania,facendo cadere così le penne a terra. Sentii le mani tremare e un conato di rabbia vibrarmi in corpo.

No,mantieni la calma.

No Allison,ti prego.

Mi portai le mani sulla testa ed a stento non cacciai un urlo. Era una persona,io non lo odiavo.

«Vedo proprio che è una vera maleducata.» Prese in mano la cornetta del telefono e se la portò all'orecchio,per informare la segretaria che voleva urgentemente il numero di mio padre.

Maledetto!

Quando terminò la chiamata,che durò ben poco,continuò a rivolgersi a me, «A pensarci bene,serve una verniciata al muro della scuola. E lei penso che sia disposta a darci una mano o forse sbaglio,Anderson?» La sua domanda retorica bastò a farmi venire la voglia di prenderlo a schiaffi.

Avevo solo fatto qualche ritardo!

«Mi ha presa per un'imbianchina?» Sbottai,alzandomi in piedi. Il volto del preside sbiancò,probabilmente per aver azzardato a rispondergli in quel modo,ed imitandomi indicò con l'indice la porta.

«Inizierà proprio ora! La vernice è nello sgabuzzino,ed ora fuori di qui! Non la voglio più vedere!"

 


DEREK'S POV

Restai ancora appoggiato all'albero per una decina di minuti,a continuare a rigirare quella Marlboro light tra le dita,per poi sentirne il sapore inebriante in bocca.

Erano giorni che non andavo a scuola,ed ero indeciso se entrare o meno. E se ora avevo mille complessi,erano solo per colpa di Adrian,che come sempre non riusciva a tenere la bocca chiusa.

La odiavo,certo che la odiavo.

«Vaffanculo il preside,vaffanculo la scuola e...oh no!» Aggrottai la fronte e voltando la testa a novanta gradi,mi accorsi proprio di petite che era caduta a terra come una pera cotta,macchiandosi tutta di...vernice?

Scoppiai a ridere di gusto,quando mi accorsi che a farla cadere era stato un'insulso sassolino.

Non credo esista persona più impedita di lei.

Scossi il capo divertito,ma il sorriso si spense quando mi accorsi della rabbia che la stava facendo tremare tutta e dei 'maledizione' che sottovoce pronunciava,facendomi così capire che c'era qualcosa che non andava.

Da lontano la vidi prendere il secchio ormai svuotato del tutto del suo contento e lanciarlo a vuoto,come per sfogarsi.

Evidentemente non si accorse della mia presenza,quindi avrei anche potuto lasciarla lì e dimenticarmi di lei in quelle condizioni.

Invece perché non volevo?

Mi calai in testa il cappuccio della felpa e immergendo le mani nelle tasche larghissime della tuta,continuai ad osservarla in silenzio.

Vederla contorcesi dal dolore e dalla rabbia,avanti,non era una delle più belle visioni. Ma solo quando la vidi iniziare a parlare con qualcuno,che in realtà non c'era...i ricordi iniziarono a farsi spazio nella mia mente,e lì fu la fine.

Io che parlavo con una Allison che non c'era più,era sbagliato.

Io contro un albero che mi promettevo che non mi sarei mai più innamorato,era sbagliato.

E vedere petite in quello stato mi ricordava tanto me...

Ringhiai a denti stretti e staccandomi dalla corteccia a cui ero poggiato poco fa,mirai verso la ragazza,così atterrandola.

Nonostante fu colta alla sorpresa,cercò di attaccarmi,facendomi anche un graffio sullo zigomo,che però si riemarginò subito dopo. Le bloccai i polsi e le gambe,ma non ci fu verso di farla calmare.

«Lasciami!» Scossi il capo e continuai a tenerla ferma.

«Lasciami,Derek...» E quello,credo,fu l'unico errore che il quel momento potè fare. Lei che mi supplicava,mi riportò ad Allison prima della sua morte.

Le mie difese calarono in un secondo,il muro che mi ero creato calò quasi del tutto,ed una piccola vocina si insinuò nella mia mente.

Aiutala...

E risentire la sua voce,fu come se l'Inferno ed il Paradiso si fossero scontrati. Iniziai a tremare senza volerlo,e facendo ciò Evangeline ebbe modo di scappare dalla mia presa ed allontarsi impaurita.

Ma non mi importava.

Il mondo che avevo davanti svanì in un attimo e ai miei occhi si mostrò la figura snella di Allison,i suoi capelli,i suoi occhi,le sue labbra...risentii i suoi 'ti amo',i suoi pianti e mi feci di nuovo schifo per star provando pietà.

Rividi tutti gli sforzi che dovetti fare con Alex per dimenticare l'unica umana che avevo amato,e mi vennero quasi le lacrime agli occhi per le energie che sprecai in questo momento per ricacciare indietro Allison.

No,no,no!

«Basta! Basta,è tutto finito!» Mi ritrovai catapultato a terra,a corto di fiato,con le braccia di Evangeline allacciate al collo. Mi stringeva forte e continuava a sussurrarmi che lei non doveva più avere il controllo su di me e che non esisteva.

Riuscii a sentire il suo cuore battere forte,grazie ai nostri petti che combaciavano,e fui quasi certo di averle sentito dire qualcos'altro,forse una supplica.

Mi faceva male il petto.

Aiutala...

Allontanai lentamente Evangeline da me e la guardai negli occhi. Non erano più dorati,ma del suo colore;era tornata quella di sempre.

Forse questo bastò a farmi tranquillizzare,perché smisi di sentire la voce di Allison nella mia testa e fui in grado di rialzare il muro che le permetteva di contattarmi.

Soltanto allora mi accorsi di avere la ragazza in braccio con le guance rosse per l'imbarazzo. Nonostante ciò,ancora probabilmente scioccato per l'accaduto di poco fa,non feci alcuna battuta e lasciai che entrambi riprendessimo fiato.

«Grazie...» Sussurrò con il fiatone,scendendo dalle mie gambe,senza però guardarmi negli occhi.

Non le risposi e continuai a restare in silenzio,troppo arrabbiato con me stesso per averle permesso di entrarmi in testa.

«Derek mi dispiace.» mormorò.

«Sta' zitta.» La liquidai calandomi il cappuccio in testa,di nuovo. Mi vergognavo.

«Pensavo che lei non ti potesse importunare più,pensavo che non provassi più dolore...invece prima tremavi e ho visto che stavi quasi per piangere.» Se avessero dovuto dare un premio per la sensibilità ed il poco tatto,lei avrebbe indubbiamente vinto il primo posto.

«Non mi sarei messo a piangere!» La guardai in cagnesco,e solo quando la vidi sobbalzare mi decisi a cambiare tono di voce,rendendolo meno minaccioso, «Ci sono dolori che non passeranno mai,non importa quanto ci provi,non basta una parola di conforto,un abbraccio di un amico,il dolore è lì,e ti accompagnerà per il resto della tua vita. Puoi accantonarlo,puoi fingere di non pensarci,puoi far di tutto per non pensarci. Ma poi basta un gesto,una parola,ed il dolore riaffiora e allora capisci che quel dolore non passerà mai.»

Annuì ed impicciata iniziò a torturarsi le mani,dispiaciuta.

«Comunque,sei tutta sporca.» Le feci presente ghignando,che era macchiata di verde sui pantaloni bianchi,di giallo sulla maglietta,di verde sui capelli e di rosso sul naso.

Assunse un’espressione buffa con il naso e poi si guardò i vestiti. Così facendo non rischiò quasi un’infarto.

Per quale motivo stavo cambiando argomento? Semplicemente non volevo che si tornasse a parlare di brutti ricordi.

«Pure tu.» Le sue labbra si incurvarono in un sorriso furbo.

Cosa?

Mi guardai meglio e mi accorsi di quanto fossi tutto sporco anche io. Prima...quando mi aveva abbracciato...maledetta!

Assottigliai lo sguardo ed agilmente,mi piegai in avanti - senza neanche darle il tempo di reagire,data la mia velocità - ed afferrando il secchiello con ancora un po' di vernice rossa,gliela lanciai addosso.

«Tu sei più sporca però.» Affermai con un sorriso divertito,dimenticando per un momento Allison ed il suo tentativo di violarmi di nuovo,grazie alla sua risata cristallina.

«Ok,me lo sono meritato. Tregua!» Alzò le mani al cielo e si alzò in piedi,impregnata dappertutto di colore. Era davvero buffa,così.

«Non devi entrare in classe?» Mi chiese riaprendo gli occhi e sbattendo più volte le ciglia per abituarsi alla luce. Quando dicevo che era tutta sporca non scherzavo.

«No.»

«Quindi...ti va di scontare la mia punizione insieme? Sai,questa è una scuola seria,quindi non si ammettono ritardi e se rispondi al preside sei maleducato e se quello inizia a gonfiarsi come un pallone gonfiato sono cazzi,perché poi ti prende per un imbianchino e ...» Alzai la mano in aria per bloccarla,basito. Sul serio...parlava troppo. Mi aveva praticamente raccontato per quale motivo era stata messa in punizione in...due secondi?

Ma come faceva?

Scoppiai a ridere e scossi il capo.

«E' per questo che ti sei fatta prendere dalla rabbia?»

La vidi irrigidirsi ed abbassare lo sguardo:si vergognava.

«Comunque,il muro avrebbe bisogno di una verniciata. Il preside probabilmente non ti conosce,se no non avrebbe dato questo incarico a te.»

Al mio sorriso provocatorio,lei si innervosì e gonfiò le guance,indispettita.

«Mi stai dando dell'imbranata?»

«Uh può essere,ma praticamente sì.»

Mi puntò il pennello davanti al viso e mi minacciò,cercando di assumere quell'aria tenebrosa,che ovviamente non le uscì.

«Vedrai,farò un capolavoro!»

Se fossi nei panni del preside mi preoccuperei...

 


EVANGELINE'S POV

Avevo iniziato a verniciare dal retro della scuola,e devo dire che stava venendo davvero bene.

Mi ci stavo impegnando,davvero.

Peccato però che le critiche che ricevevo sempre da parte del vampiro non aiutavano per nulla. Trovava sempre qualcosa che non andava,e mi irritava.

Mi alzai sulle punte e socchiudendo gli occhi diedi un'ultima pennellata sulla striscia color rosso,per terminare lo stemma della scuola.

Mi allontanai,realizzando finalmente di aver finito.

«E' perfetto!!» Sorrisi radiosa,ammirrando la mia opera,con entusiasmo.

«Se il preside vedesse cosa hai combinato,di certo non ne sarebbe tanto contento.»

Mi girai a fulminare con lo sguardo Derek,e lo mandai a 'fanculo con il dito medio.

Pessima mossa.

Si alzò dall'erba e mi fu vicino in un attimo,così da ritrovarmelo subito dinanzi. Fece uscire fuori i canini,ringhiando.

«Non farlo mai più.» Vedevo quanto si stesse trattenendo,anche nella voce,per non perdere il controllo. Sussultai e mi allontanai un po',senza distogliere lo sguardo dal suo.

«Perché reagisci sempre così?» Strinsi i pugni e serrai i denti.

«E tu perché devi sempre metterti contro di me? Io sono il vampiro e tu solo un'umana. Lo capisci?» Il mio cuore prese a battere forte per il tono di voce che usò e per la paura che Derek mi potesse fare del male.

«Voglio farti capire che nella vita c'è molto meglio che uccidere.» La mia voce tremò.

«Parlare è diventato così facile che certa gente dimenticare che molte persone come me delle chiacchere non sa cosa farsene,soprattutto dopo tante fregature.»

E allora feci l'unica cosa che mi ricordò il suo sorprendimi,e che avevo più paura di fare. Mi feci avanti e cercando di non pensare ai suoi canini appuntiti,gli presi il volto tra le mani,iniziando ad accarezzarlo.

Un altro ruggito spezzò l'aria,ma non mi fermai.

Doveva smetterla.

Doveva smetterla di non farsi volere bene.

«Io sono qui,io non sono Allison. Posso farti capire,posso aiutarti. Ma permittimi di esserti amica,permettimi di insegnarti che essere vivi è migliore che essere morti. Permettimi di esserti amica,Derek. Solo questo...amici.» Le mie mani tremolanti andarono ad accarezzargli gli zigomi,in cui scorrevvano piene di vita quelle vene viola,con movimenti circolari. Doveva fidarsi di me.

Mugugnò a quel contatto e quasi se ne vergognò,perché si ritrasse di scatto dalle mie mani. Ma non mollai e lo pregai di nuovo di rimanere con lo sguardo.

«Sei una cacciatrice...come gli altri,però.»

«No,non lo sono. Voglio aiutarti. Guardami negli occhi,fidati e lascia che io mi fidi di te,e non abbia più paura.»

Il silenzio fu riempito da quelle promesse,da quei sospiri,di cui testimoni eravamo soltanto noi:Derek ed Evangeline,vampiro e cacciatrice,nemici o amici.

Le sue gemme mi guardarono per vari istanti,tra un sospiro ed un altro. Vedevo piano piano i canini ritirarsi,con prudenza e con paura.

«Quando ti dissi 'sorprendimi',non pensavo la prendessi così seriamente.» Scorsi l'affanno nella sua voce,e per poco sorrisi.

Mi allontanai da lui quando ormai fu tornato tranquillo,e girandomi verso il muro lo guardai un'ultima volta.

«E' davvero un disastro?» Chiesi flebile,guardandolo meglio.

«Se non fai caso a quella sbavatura e a quella,e a quella...uh e anche quella...» iniziò ad indicarmi tutti i punti in cui c'erano degli errori,e sembrava non finire più, «quella,quella,quella...e anche quella,no,non è un disastro.» Sembrò essere tornato di buon umore,perché sembrava proprio in vena di scherzare.

Gli diedi una gomitata nel fianco e lui si irrigidii,proprio come feci anche io.

«Scusa...sai,volevo soltanto dirti 'Ehi,guarda che non sono Picasso!',in modo scherzoso,ma cioè,io non ho fatto caso al fatto che il gesto potesse darti fastidio,anche perché,sai,io non ...»

Mi bloccò subito dopo,pregandomi di smetterla di parlare.

«Ricordami la prossima volta di portare uno scotch adesivo. Dammi il pennello,petite.»

Con il dito indicai il posto in cui l'avevo posato sull'erba e lui,andando a raccoglierlo iniziò a correggere i miei errori,cercando di aggiustare anche lo stemma dell'Istituto.

Però,era davvero bravo...non sapevo sapesse disegnare.

Sorrisi.

In fondo,io non sapevo niente di lui.

 

 

DEREK'S POV

Diedi un'ultima pennellata di verde al muro,non concentrandomi del tutto però. Era dall'inizio che mi tormentavo e rimuginavo alle parole di Evangeline,ed ancora non riuscivo a capacitarmi del fatto che avessi quasi accettato la sua proposta.

Io e lei.

Amici.

Io non avevo amici,se non la mia famiglia.

«Perché non lasci mai trapelare nessuna emozione dal tuo volto?» Distolsi lo sguardo dal muro,e mi accorsi solo allora di petite,che accanto a me,inginocchiata,continuava ad esaminarmi con un'espressione corruciata in volto.

Sembrava quasi si stesse impegnando per leggermi dentro.

Sbuffai e le diedi una spinta sulla spalla,per farla cadere. Fu più veloce di me e si aggrappò al mio braccio,per portarmi con lei giù. Grazie ai miei riflessi e alla mia forza continuai a stare fermo sui polpacci,reggengo di conseguenza anche Evangeline.

La sentii tirare un sospiro di sollievo e lanciarmi un'occhiata furba.

Aggrottai la fronte e mi chiesi come facesse la sua testolina ad elaborare tutte quelle domande,inutili tra l'altro.

Immerso nei miei pensieri,non mi accorsi neanche del suo scatto per afferrarmi il pennello,che tenevo ancora in mano. Con altrettanta velocità mi sporcò la guancia di vernice,scoppiando a ridere.

«Evangeline...» cercai di mantenere la calma,quando si alzò di nuovo,per fare chissà quale altra marachella.

«Shh,resta fermo.» Si posizionò in ginocchio davanti a me,e mi posò il dito sulla guancia. Mi ritirai a quel contatto,ma il suo sguardo triste mi bastò a farmi capire che avessi sbagliato.

Iniziò a disegnarci sopra qualcosa,nel frattempo esaminando la mia reazione. Distolsi il mio sguardo dal suo,perché per la prima volta mi sentivo davvero osservato,e mi dava fastidio.

Mi lasciò con un espressione ebete quando mi porse di fronte lo specchio,che aveva tirato fuori dallo zaino,e mi ci osservai riflesso.

«Tu...tu...» le sfuggì un sorriso divertito,un po' birichino.

Invidiavo la sua forza di dimenticare il dolore e cercare di porvi rimedio.

Ritornando al disegno,ora avevo impresso su una guancia un "proviamoci".

Proviamo ad essere amici?

«E se non andrà bene?»

«E se invece andrà bene?» Il suo sguardo si addolcì e un boccolo le ricadde davanti al viso,che lei cercò di spostare con stizza quasi subito.

Io sapevo che non sarebbe andata bene,era questo il punto.

O forse una parte di me non voleva...o forse voleva troppo.

Non ebbi il tempo di risponderle,che udii dei passi pesanti farsi vicini. Evangeline si accorse del mio cambiamento,ma non fece in tempo ad alzarsi e nascondersi - spaventata chissà da cosa - che qualcuno la richiamò,a gran voce:il preside.

«Evangeline ho chiamato suo padre e...» quando il vecchio si accorse anche della mia presenza mi puntò il dito contro e diventò rosso dalla rabbia. «Perché siete così sporchi di vernice? Anderson,ha preso la punizione per un gioco? E lei,signor Wilson? L'anno è iniziato soltanto da due mesi,e mi sorprendo del suo andamento scolastico che sta degenerando,giovanotto. Volete forse che proveda con una sospensione?» le sue urla eceggiarono credo,fin dentro l'Istituto.

Perché la gente,avvicinandosi alla vecchiaia,tendeva sempre ad essere così isterica e noiosa?

Inclinai il capo di lato e guardai meglio il preside,indeciso se metterlo a tacere o no. Ovviamente scelsi la prima,così mi alzai e lentamente mi avvicinai a lui;ma proprio quando fui sul punto di artigliare la sua gola,per soggiogarlo e farlo smettere di balbettare parole che - per me - non avevano senso e contavano meno di zero,petite si mise in mezzo,strattonandomi per il braccio con forza.

«Derek no!» mi pregò e cercò di allontanarmi dal vecchio,capendo ormai le mie intenzioni. Le lanciai un'occhiata per ammonirla,ma un'altra volta mi sorprese abbracciandomi.

Sgranai gli occhi sentendo il suo corpo spiaccicato con paura al mio,ed il suo piccolo cuore battere contro il mio fianco sinistro. Essendo di molto più bassa di me,arrivò a malapena alla mia vita,con le piccole mani che mi artigliavano l'altro fianco.

Sentii la rabbia del suo gesto di disperazione e la stretta ferrea che mi pregava di smetterla.

Non seppi descrivere la faccia del preside,ma momentaneamente neanche mi importava;ero intento a guardare Evangeline negli occhi,quasi spaventato.

Mi stava...abbracciando...da amica.

«Non farlo.» sussurrò piano,per non farsi sentire. «Volevi sentirti vivo? E' questo il bello della vita,Derek. In questo mondo si combinano casini,si finisce nei pasticci. Nella vita,seguendo le regole,si perde tutto il divertimento. Affrontare i problemi,senza il bisogno di soggiogare la gente. Si rischia,Derek...si vive rischiando.»

«Smettetela di parlottare come se io non ci fossi,da veri maleducati! Sospensione quattro giorni per entrambi!»

E forse il vecchio avrà anche parlato. Lo avevo ascoltato,ma realmente non lo avevo sentito.

Il sorriso di Evangeline,nonostante la situazione,mi fece tornare alla realtà.

Petite...come fai?

Sentii il corpo caldo della ragazza staccarsi dal mio,e la voce del preside farsi sempre più lontano. Non lo avevo soggiogato...non era possibile.

«Ah,signorina Anderson!» petite,sentendosi chiamare,si girò annoiata. «Ho chiamato suo padre e mi ha informato di dirle che non la passerà liscia! Soprattutto che domani è il suo compleanno,così mi è stato detto. Buon compleanno,Evangeline.» Il sorriso sadico sul suo volto era quasi rivoltante. Forse avevo fatto male a non avergli artigliato la gola poco prima.

Ma la cosa che mi sorprese non fu il rimprovero del padre.

Domani era il suo compleanno,e sorrisi.

Evangeline mandò a quel paese il vecchio con la mano,nel frattempo borbottando qualcosa a bassa voce;parole in qualche lingua incomprensibile persino per le mie orecchie.

Arabo alla Evangeline,probabilmente.

«Grazie.»

Sembrò essersi ripresa,perché mi ringraziò per qualcosa,che di preciso non seppi. Per essermi controllato? Per non averlo ucciso? Per non averlo soggiogato? Per non averla allontanata quando mi aveva circondato con le sue braccia?

«E quindi fai diciotto anni,eh?» cercai di cambiare argomento,con successo,perché stette al gioco,nonostante fosse palesemente annoiata della domanda.

«Sì...anno in più,anno in meno;i compleanni sono tutti uguali.»

Corrugai la fronte.

«Sei stata bocciata.» affermai,essendo quasi sicuro della mia affermazione. Se avevi diciotto anni dovevi stare in quinto,non in quarto.

«Mi sono fatta bocciare,sì.» Abbassò lo sguardo ed iniziò a fare dei cerchi concentrici con il piede nel terreno,forse per scaricare la tensione in qualche modo.

«Perché?» Chiesi con poco tatto,perché sembrò fulminarmi per una frazione di secondo con lo sguardo. Nonostante ciò sospirò,e sembrò cedere dopo vari secondi.

«Dato che siamo amici...» marcò,per ricordarmelo. Come se io da quando me lo avesse detto non avessi fatto altro che pensare a quello...«Diciamo che non riuscivo a relazionarmi con i compagni;tutti teste di...di poco di buono.» Arrossì e in qualche modo sembrò quasi tenera.

Bleah.

Annuii e mi sdraiai a terra,stranamente contento.

Mi distesi con la testa rivolta verso l'alto,verso il cielo azzurro,e piegai le labbra,quasi in un sorriso.

Domani era il 2 Novembre.

Domani era il diciottesimo compleanno di Evangeline.

Domani...era anche il mio centoquindicesimo compleanno.

 

_______________________________

Sto aggiornando il...O3/O7/2O13,segnatelo sul calendario,gente! *-*

E' da troppo che non aggiorno così presto! Ma in fondo è estate,quindi,tutti abbiamo più tempo libero :D

I capitoli - non se avete notato - ultimamente sono più corti dei precedenti,ma soltanto per questione di tempo ed organizzazione. Così riesco ad aggiornare prima,e credo convenga,no?

Tornando al capitolo;

Derek ed Evangeline amici,ce la possiamo fare u.u Come andranno le cose tra i due? Come vivrà Derek questa "vicinanza" con la cacciatrice?

E' un capitolo dedicato interamente ai nostri due protagonisti,ma OVVIAMENTE non vi dispiace,vero? :') Come abbiamo capito nel prossimo episodio prenderemo parte a DUE compleanni;e chi lo avrebbe mai detto! Derek ed Evangeline nati lo stesso giorno!

Ma soprattutto,il nostro bel vampiro ha appreso il primo passo per vivere:la vita è più divertente se si vive rischiando. Chissà se Evangeline sarà riuscita a farglielo imparare...si vedrà!

...Mi chiedo sempre perché le altre autrici per scrivere nelle note finali ci impieghino due righe e io...troppo! D:

Ma tra poco ho finito,davvero! Ancora un pochino.

Volevo finire,come sempre,per ringraziare TUTTI. Io non so come fate,ma leggendo le vostre recensioni,vedendo i preferiti che salgono,così come le seguite,mi riempite di gioia.

La storia ha scalato la classifica e si è conquistata l'UNDICESIMO posto nelle più popolari del genere e io...io non so davvero cosa dire. Si emozionerebbe pure Derek se lo sapesse u.u

E poi le CENTODUE recensioni. La mia prima storia...mi emoziono,basta!

GRAZIE. GRAZIE. GRAZIE.

Alla prossima :*

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** E il tuo desiderio qual è? ***


[PREMETTO CHE IL CAPITOLO E' STATO RISCRITTO PER BEN DUE VOLTE,A CAUSA DI UNA INIZIALE PERDITA DEL FILE]

E' stato - credo - uno dei capitoli più difficili da scrivere...non solo perché narrare dell'avvicinanza tra Derek ed Evangeline mi costa una gran fatica,ma anche perché quel buon uomo di mio padre ha avuto la GENIALE idea di cancellare TUTTI i file che avevo salvati sul computer;ergo:

ADDIO APPUNTI.

ADDIO INIZIALE CAPITOLO QUINDICI.

ADDIO CITAZIONI CHE SOGNAVO LA NOTTE.

E come si è giustificato alla fine? "Non ho fatto nulla,ho SOLO eliminato qualcosa!",ovviamente. Ora ho avuto IO la geniale idea di dare il nome "NON CANCELLARE QUESTO FILE,TUA FIGLIA" al file muhahahahahhahahah :')

QUINDI,non c'è da stupirsi se ora ho un tic nervoso all'occhio...LO AMMETTO;riscrivere il capitolo per la seconda volta è stato a dir poco straziante.

Vi lascio alla lettura,mi sono dilungata troppo...come al solito.

Spero gradiate:)

CAPITOLO QUINIDICI

 

EVANGELINE'S POV

Dimenticai quasi subito le prese in giro dei compagni e le loro risa,soltanto quando il vampiro si stese sul prato,per rivolgere la sua completa attenzione al cielo oscurato ora da alcune nuvole grigie,impedendo così al mio cervello di pensare lucidamente.

E come se non bastasse,con uno scatto che riuscii a malapena a vedere,il vampiro si sfilò il cappuccio che fino ad allora gli aveva tenuto il capo coperto,facendo così fare capolino alla sua chioma biondo cenere.

Mi chiesi se i ragazzi,passando accanto a Derek,si sentissero inferiori ed impotenti.

Il sangue sembrò riprendere a scorrermi nelle vene soltanto quando un'ondata di fumo mi investì,facendomi così tossire a non finire.

Stava fumando.

«Fumi?»

I suoi occhi si alzarono al cielo e per dispetto mi soffiò in viso,facendo sì che i miei vestiti ed i miei capelli si impregnassero di fumo.

«E perché fumi?» chiesi mostrandomi forte,cercando quindi di non tossire come un'impossessata. Lui roteò di nuovo gli occhi e non mi rispose.

«Posso sapere allora perché Alex ha ucciso Chris? Pensavo che tra pari non ci si facesse del male...è davvero perfido.» Cercai di cambiare argomento,portandomi un dito alle labbra,in una posa di chiaro dubbio esistenziale.

Si alzò a sedere velocemente e sembrò volermi trucidare con lo sguardo. Fece altri due tiri ed una volta finita la sigaretta,la spense strofinandola contro l'erba.

«Non siamo tra "pari",Evangeline.» e soltanto a sentire il mio nome in quel modo,mi fece venire i brividi. «Fai troppe domande che non ti riguardano;poi ti chiedi perché non hai amici?»

I miei occhi si ridussero a due fessure-per cercare di vedere meglio la figura di Derek - ,avendo la vista appannata da alcune lacrime. Fece per parlare di nuovo,ma alzai una mano al cielo,così bloccandolo.

Giocava...sporco.

«Sai che in questo modo mi ferisci...ma non te ne frega niente. Come possiamo essere amici se neanche ci provi?» Mi alzai,sentendo le gambe talmente molli tanto che dovetti appoggiarmi al muro,ed andai a raccogliere il mio zaino per andarmene. Alla fine ero stata sospesa,quindi perché restare?

Un passo,un passo mi divideva dal cancello.

Un passo,un passo divideva il mio corpo da quello di Derek.

Il vampiro si era appena avvicinato e mi aveva afferrato per il braccio,con tanta forza che mi dovetti trattenere dal gemere. Strattonai quest'ultimo,non riuscendo comunque a liberarmi;nonostante ciò non mollai. Non mi sarei girata a guardarlo in viso,non gli avrei dato la soddisfazione di vedere i miei occhi tristi. Anzi,se mi fossi girata ci sarebbe stato il rischio che gli avrei potuto sputare in faccia.

«Lasciami! Lasciami,maledizione!» a quelle parole mi sentii tirare indietro,andando a sbattere così contro qualcosa di duro:il suo petto,probabilmente. Gli diedi una gomitata proprio lì sul fianco,facendolo allentare la presa sul mio braccio.

«Se mi tocchi di nuovo,mi metto ad urlare!» lo minacciai facendo riemergere quel poco coraggio che ancora tenevo.

«Sai che non avresti nemmeno il tempo di fiatare che ti ritroveresti senza testa.»

Rabbrividii, «Lo faresti davvero?»

«No...» sospirò,e forse gli costò parecchio ammetterlo.

Mi rilassai,quasi ormai abituata alle minaccie di Derek,e dimenticai completamente di raggiungere il portone quando una sua mano,seppur tremolante,si andò a poggiare sul mio collo,per spostare i capelli di lato.

Sentii il suo fiato solleticarmi orecchio e collo e rabbrividii per la paura.

«Regola numero uno: mai mostrare ad un vampiro le tue debolezze;perché potrebbe far uso di queste per indebolirti.»

«Non capisco...tra amici non ci si fa del male.» gli ricordai,sentendo di nuovo quel senso di solitudine invadermi il cuore.

Sospirò, «Ma tra amici ci si aiuta,ci si insegna.»

No,ancora non capivo.

«Mi stavi...aiutando a difendermi da altri vampiri?» la mia voce tremò.

«Non mettiamola proprio in questo modo,io...» era imbarazzo il suo,forse?

«Derek rispondi!» non sapevo il perché,ma speravo davvero che il suo fosse un "sì",così che potessi sentirmi più leggera e...serena.

Percepii la disperazione nella sua voce e nel suo gesto imbarazzato,mentre andava a nascondere il viso nell'incavo del mio collo.

«Sì,petite,sì! Odio quando ti arrabbi,non capendo le mie intenzioni. Odio quando vuoi che io ammetta la verità,essendo che devi averla sempre vinta tu! Tu devi smetterla di fare quella cosa con gli occhi quando ti senti ferita,cercando così di nascondere il labbro inferiore tremolante. E guardami quando parlo!» Era arrabbiato e non ne capivo il motivo. Sussultai senza volerlo e dandogli ascolto,mi girai.

Gli occhi stanchi e la mascella rigida. Impeccabile anche ora;mi chiesi se ci fosse qualcosa in Derek che fosse lontano anni luce dalla concezzione di bellezza divina. Ma mi risposi da sola:evidentemente no.

Mi prese fin troppo frettolosamente la mano e me la portò sul suo petto,proprio lì,sul cuore. Con mia sorpresa e anche sua credo,questo stava battendo,anche più forte del mio in quel momento.

«Lo senti? Batte. Ma non deve battere,non deve pulsare per nessun motivo,Evangeline.» Un'altra nota di disperazione,che fece completamente sciogliere il mio di organo,invece.

«Perché batte al-lora?» balbettai.

Sorrise malinconico, «Sono sensi di colpa...e i sensi di colpa ti consumano ogni giorno. E io non posso permettermelo.» Un vampiro senza cuore,dicevano. «Non posso,ma poi ripenso a quello che mi hai detto:la vita si vive rischiando;e mi chiedo per quale motivo non possa rischiare anche io.»

«Io non so più come comportarmi con te...un momento prima mi tratti male ed il momento dopo sei disposto a chiedermi scusa,anche se in un modo contorto.»

«Nessuno è perfetto.» completò con una semplice alzata di spalle.

E detto da lui era proprio buffo;perfetto fuori e confuso dentro. Bella combinazione eh?

Mi decisi a concedergli un sorriso.

«Grazie per esserti sforzato di dire qualcosa di carino...»

E quello forse era un passo,un passo che avrebbe cambiato Derek per sempre. E io avevo speranza.

Perché la speranza è l'ultima a morire,è la molla,la spinta,lo stimolo forte che ti incita a non mollare mai il tuo scopo,fino alla fine.

Semplicemente,la speranza è vita.

Se un minuto prima stavamo parlando - almeno all'apparenza - come due normali adolescenti,ora la nostra conversazione era stata appena interrotta da qualcuno che continuava a fare il mio nome,come per attirrare la mia attenzione.

Se non era Derek,chi era che mi chiamava così disperatamente?

«Evangeline!»

Chantal...

Girai lo sguardo e mi allontanai rapidamente dal vampiro,così incrociando lo sguardo truce della mia amica. Quest'ultima continuava a vagare con lo sguardo da me a Derek,impaziente nella speranza che uno dei due le spiegasse l'apparente "equivoco" di averci trovati così vicini.

«Vieni via di lì,Evangeline.» Il volto inespressivo,ma una voce...una voce che faceva venire i brividi. Scossi il capo,impuntando i piedi nel terreno.

«Non credo siano affari tuoi,puoi anche tornare a fare lezione.» cercai di controllarmi e di apparrire controllata.

«Sei una cacciatrice e lui è il tuo nemico! Mi fa schifo vedervi così...appiccicati. E non credo di essere l'unica ad essersene accorta;Austin e tuo padre sono preoccupati,Evangeline. Ti prego,vieni via con me.» Mi sistemai meglio il maglione che indossavo,e con una scrollata di spalle le negai anche questa volta con il capo.

«Perché dovrei fidarmi di una bugiarda?»

Sussultò, «Smettila con quella storia! Ti ho chiesto perdono così tante di quelle volte,che non so cos'altro fare per convincerti a perdonarmi! Guarda chi hai al tuo fianco:una zanzara.» Sputò quelle parole con odio,facendo così fare una smofia divertita a Derek.

«Vedo che anche tu sia venuta a conoscenza della mia natura,umana.» Mi sorpresi del tono risoluto del ragazzo al mio fianco.

«Quando capirete,luridi succhia sangue,che noi non siamo disposti a donarvi il nostro sangue?» La vidi stringere i pugni e fare per estrarre un pugnale dal cinturino che portava nascosto nel pantalone,alla vita. Scattai in avanti e bloccai il suo tentativo di estrarlo;non volevo che rischiasse la sua vita. Potevo anche essere arrabbiata con lei,ma le volevo comunque bene,tanto da proteggerla.

«Come hai detto che ti chiami?»

Spalancai la bocca per parlare,ma la richiusi,iniziando a pensare a cosa gli servisse sapere il nome della mia amica proprio in quel momento.

«Chantal Evans...» Ringhiò questa,gonfiando il petto,fiera del suo nome.

Il vampiro scoppiò in una risata tanto fragorosa,quanto graziosa. Musica per le nostre orecchie;peccato che non sapessi fosse un risata di pre-vittoria.

«Evans,già sentito...tuo padre non è per caso quel cacciatore che cerca di sfogare il dolore per la perdita di sua moglie,su di noi cercando di ucciderci? C'ero quando è morta tua madre,Chantal.» Pronunciò il suo modo con tale disprezzo,che mi venne da rabbrividire. «E penso che tua madre sia stata una gran troia,perché all'insaputa di tuo padre se la faceva con un vampiro. Era una gran bella donna...»

Gli occhi di Chantal iniziarono ad innumidirsi e poco a poco iniziò a scivolare a terra,ormai completamente schifata dalle parole del vampiro.

«Stai bleffando!» Urlai contro Derek,circondando il collo della mia amica con le braccia,tanto forte da darle tutto l'appoggio possibile di cui aveva bisogno.

«No,non lo sta facendo.» Guardai con occhi meravigliati la ragazza che aveva iniziato a versare lacrime salate in silenzio,scoprendo che non fosse affatto sorpresa dell'insinuazione -più affermazione- dell'altro. «Avevo visto mia madre con altri uomini in passato,ma lo avevo sempre tenuto nascosto a mio padre. Ma in fondo,penso lo sapesse pure lui che la mamma lo tradiva.» Rialzò il capo e puntò le sue iride in quelle del vampiro. Non era sorpresa,solo ferita. «Sei stato tu ad ucciderla,quel giorno?»

Derek scosse il capo, «Ero uno dei tanti amanti di tua madre,ma non l'ho uccisa io. E sai che non sto bleffando,perché il volto che hai visto quel giorno,non era il mio. Riferisci a tuo padre che la moglie a cui ogni sera dava la buona notte,era davvero brava a letto.» Ghignò,facendo scoppiare in una crisi di pianto ancora più isterica Chantal. Mi sentii male anche io,tanto che mi si formò un groppo in gola,al pensiero rivoltante che Derek fosse andando con la madre della mia amica.

Mi girai a fulminarlo con lo sguardo,ma soltanto dopo capii e mi ricordai le sue parole.

Regola numero uno: Mai mostrare ad un vampiro le tue debolezze;perché potrebbe far uso di queste per indebolirti; ormai era questo il suo gioco.

«Regola numero uno per essere un buon amico:Mai ferire le persona a cui l'altro vuole bene,sarebbe disposto a fare di tutto pur di proteggerle. Io non crederò nell'amore,ma sappi che tu sei molto più lontano dalla concezione di "voler bene" a qualcuno. Ti prego,per oggi finiamola qui. Vieni,Chantal.» La presi per il braccio e la soccorsi,fino a farla sollevare da terra. Poi,in silenzio,la scortai fino in infermeria,lontano dalle grinfie del vampiro.

Derek...perché sei così insensibile?


 


 

«Papà davvero,mi dispiace...» Inutili furono le mie suppliche in proposito alla sospensione datami dal preside,perché lui continuava ad avere la sua idea fissata in testa.

Ovvero?

Ritornare a Roma da mia madre e dimenticare questo altro mondo parallelo.

«Stai andando male a scuola,hai una malattia grave che non riesci a gestire,hai così tante crisi al giorno e durante la notte che non so più come fare per calmarti,ed inoltre non hai ancora appreso le tecniche per combattere un vampiro. Non hai imparato niente della miriade di lezioni che ti ha dato Mark! In questi due mesi ti sei soltanto avvicinata a loro...mettendo in rischio la tua,ma anche la nostra di vita,Evangeline. Forse gli altri avevano ragione;sei troppo piccola per prenderti carico di una problema così grande. Il libro si sbagliava,ora non c'è più alcun dubbio in proposito. Torni a Roma,non si discute.»

Indietreggiai fino ad andare a sbattere contro il tavolino posto in mezzo alla sala,e sgranai gli occhi. Non poteva chiedermi di dimenticarmi di lui,dei cacciatori,dei demoni,di Allison,dei vampiri,di Austin,di Chantal e...di Derek!

«Ho avuto fiducia in te,ma hai portato solo guai.» Lo vidi dispiaciuto e non potevo dargli torto,ma non poteva dirmi questo.

«Papà ascolta,ho trovato una soluzione...posso farcela.»

«No,Evangeline,non puoi.»

«Papà abbi fiducia in me,so come aiutare entrambe le nature a convivere pacificamente tra loro,io posso farcela,so di potercela fare,mi serve solo più tempo...e...» Josh mi zittì,sbattendo un pugno contro la parete al suo fianco,facendomi così sussultare.

«Non hai nessuna ragione per rimanere,ma sicuramente hai una ragione in più per andartene.» Furono le sue ultime parole,prima di prendere la giacca ed uscire con un sorriso ferito in faccia,che bastò a far frantumare il mio cuore in mille pezzi.

Perché alla fine le parole feriscono sempre più di un coltello;il coltello ti ferisce di striscio,le parole ti colpiscono al cuore. E mio padre,a parole,era decisamente bravo.

Deglutii e sentii improvvisamente le gambe molli,ma appoggiandomi alla parente riuscii a mantenermi in piedi. Josh non aveva specificato quando sarei dovuta tornare da mia madre,ma supposi mi ci avrebbe mandato molto presto. Purtroppo - o forse no - i miei pensieri furono interrotti da un'abbraccio.

«Austin...» mormorai,riconoscendo il suo profumo. Mi ero completamente dimenticata,e sinceramente perché avrei dovuto ricordarmene dato che era uno dei miei ultimi pensieri,della sua presenza ai piani alti;ne dedussi quindi,che avesse ascoltato la nostra conversazione.

Che merda.

«Vorrei che tu non te ne andassi...» Mi sussurrò all'orecchio,stringendomi ancora più forte se possibile,impregnandomi dalla testa ai piedi del suo odore. Sospirai e mi strinsi anche io a lui,per cercare sollievo.

«Infatti non me ne andrò.»

Non so come,ma percepii i suoi occhi sgranarsi e la bocca spalancarsi. Sorpreso,forse?

Mi girò così da avermi davanti al suo viso ed avere un contatto con i miei occhi,probabilmente per coglierne l'ironia;ma io ero seria. Non me ne sarei andata.

«Ma tuo padre...ti rispedirà a Roma e credo sia stato abbastanza chiaro quando ha detto che non si discute.» Gli accarezzai il viso e gli posai un delicato bacio sulla guancia destra,constatando che ormai fosse diventato come un fratello per me e che sarebbe stato impossibile separarmene,ormai.

«Io un motivo per restare l'ho trovato,è solo che nessuno lo ha ancora capito.» Scrollai le spalle e fu come parlare in arabo,perché sembrava non riuscire a capire il significato delle mie parole.

«E quale sarebbe?»

«Derek.»

Pronunciai il suo nome senza neanche rendermene conto,mentre i brividi iniziarono a pervadermi il corpo;quasi una sensazione di piacere.

«Cosa...cosa dici? Ti ha dato di volta il cervello?»

Non mi meravigliai della sua uscita,perché in fondo un po' me l'aspettavo. Nessuno avrebbe capito,per quanto si fosse sforzato a leggermi dentro...nessuno avrebbe capito la motivazione che mi spingeva a restare.

«Lui può cambiare le cose,lui può portare la pace. E' ferito,fa cose stupide,ma è buono.»

«Ha ucciso tutta quella gente! Ha fatto piangere Chantal,ti ha addirittura rovinato la vita!» Sorrisi della sua ingenuità;ripeto:non avrebbe capito,mai.

«Questo perché non abbiamo provato a fermarlo! Siamo stati cresciuti convinti che la parola "vampiro" abbia bisogno di essere assocciato a qualcosa di cattivo,di oscuro,che fa paura...ma non come una cosa per cui valga la pena indagare,capire,fermare. Siamo abituati a dare la colpa a loro per ogni fottuta morte,mentre siamo noi i primi a volere la loro! L'abitudine è un'eterna anestesia mortale! Mi giro e vedo cacciatori impegnati ad architettare trappole per incastrare Derek e gli altri,ma non vedo cacciatori realmente pronti ad agire. Vampiri ed umani,non c'è dialogo! Non c'è amore,non c'è amicizia,non c'è pietà,non c'è niente! Non li sto difendendo,Austin...ma io davvero penso che non abbiamo fatto abbastanza. Nessuno capisce...nessuno vuole capire.»

«Io conosco Derek,Evangeline.» Ringhiò,ed io scossi il capo ghignando.

«No,tu non lo conosci minimamente. A volte ti fa arrabbiare,fa cose cattive ma di cui dopo si pente,si chiude in un guscio,in un mondo tutto suo,ma che sa voler bene,anche se non ha ancora capito come si fa. Ci hai mai parlato?» Lo fissai seria,sapendo ormai già la sua risposta.

«Sì.»

Risi, «Ma solo per azzannarvi a vicenda;è appunto questo il problema. Se questa rivalità finisse,forse vedreste che siete molto più uguali di quanto non sembri.»

La sua espressione del viso mutò in un secondo,ed i suoi occhi brillarono di uno strano luccichio. Cosa avevo detto da farlo emozionare tanto?

Mi prese delicatamente il volto tra le mani e la sua fronte si appoggiò alla mia,mentre un sospiro silenzioso uscì dalle sue labbra.

«Perché cerchi sempre del buono nelle persone? Perché dovevi cercarlo proprio in Derek,cazzo?» Lessi la disperazione nella sua voce,ed il suo bisogno che io gli dicessi qualcosa,qualcosa che lo facesse stare meglio,perché proprio ora mi sembrava stesse patendo per qualcosa a me sconosciuto,o forse solo fino a quel momento.

«Cosa stai cercando di dirmi,Austin?» chiesi con voce tremante,quasi per paura di sapere la risposta.

Ma soltanto alla fine capii che il famoso detto: non fare una domanda se non sei sicura di voler sapere la risposta,aveva fottutamente ragione.

«Non pensavo di dovertelo dire mai...non ora,non così.» Il suo respiro era accellerrato,così come i battiti del suo cuore,che sentivo benissimo.

«Dimmelo e basta.» E no,se me lo avrebbe detto non sarebbe bastato niente,ma io ancora non potevo saperlo.

«Mi piaci,Evangeline! Possibile che tu non te ne sia ancora accorta? Ho finto di volerti essere soltanto amico,di essere soltanto come un fratello per te,ma più mi sei vicino,più il tuo sapore di vaniglia mi fa andare fuori di testa. Ma non è solo questo,non è solo il profumo alla vaniglia che hai addosso che mi fa questo effetto,ma sei proprio tu a farmi male. Sei troppo buona,sei troppo altruista,sei sempre così bella,sei sempre così impedita,sei sempre così...te stessa,sempre e comunque.» Mi si bloccò il fiato e le pupille mi si dilatarono a tal punto da sembrare avessi indotto qualche sostanza stupefacente;ma la verità era che mi aveva sorpresa,e senza dubbio colta alla sprovvista.

Feci per ribattere,ma la sua bocca era così vicina alla mia e si avvicinava ancora così tanto che temetti il peggio.

Che poi il peggio non era,perché avevo già baciato Derek.

E se con Derek non mi ero tirata indietro,allora perché con Austin continuava ad indietreggiare con il capo,per cercare di sfuggire al suo corpo così vicino?

Poggiai le mani sul petto,per allontanarlo all'istante.

«Austin te ne pentiresti e me ne pentirei anche io. Non voglio,e neanche tu vuoi;mi vuoi soltanto bene,ti prego...non...non farlo.» Le sue labbra erano arrivate a sfiorare le mie,tanto che iniziai a voltare il capo a destra per sfuggirgli. Non volevo,cazzo!

«Evangeline,ne...ne ho bisogno,ti prego.» Nemmeno la sua disperazione mi portò a cedere,mi fece soltanto sentire una nullità ancora più grande.

«Ma io non voglio,è questo che non capisci! Ascoltami,ti voglio bene. Ti voglio bene,davvero. Ma solo questo...se ora mi baciassi,rovineresti il nostro rapporto;non saremo più come prima. Sei come un fratello per me,pensaci Austin...fratelli non di sangue,ma per scelta.» Inutili furono le mie parole,perché la sua bocca si riimpossessò della mia,in un gesto di pura disperazione.

Chiusi gli occhi e mugugnai sulle sue labbra di lasciarmi andare,ma niente. L'unica soluzione che trovai fu di raggiungere il mobile alle mie spalle e coinvorgerlo così tanto da riuscire ad afferrare il pugnale che vi era posato sopra,per poi colpirlo all'improvviso.

Lo afferrai per i capelli,cercando di mostrare che ero coinvolta nel bacio che ne volevo di più,fino a quando non afferrai l'oggetto di argento puro e glielo infilzai allo stomaco,riuscendo così a vedere lentamente il suo corpo raggomitolarsi in preda agli spasmi sul pavimento.

Oh Austin,mi dispiace così tanto!

Alla svelta scavalcai il corpo del mio amico e me ne uscii dalla porta,iniziando una corsa disperata verso chissà dove,per cercare di sopprimere i sensi di colpa che mi avevano assallita,divorandomi dall'interno.

Solo quando mi concessi di tornare nel mondo reale,mi accorsi che stesse piovendo a dirotto,così da bagnarmi dalla testa ai piedi.

Non mi importava,dovevo continuare a correre.

Dove?

Lontano.


 


 

DEREK'S POV

«Domani è il tuo compleanno,non sei eccitato all'idea di compiere centoquindici anni?» Daphne si sedette accanto a me sul divano,accavallando graziosamente le gambe. Mi girai a guardarla e scrollai le spalle,con disinteresse.

Le sue dita affusolate dalle unghie calcate con dello smalto color rosso fuoco,mi graffiarono la guancia,nel disperato bisogno di avvicinarmi al suo volto. Decisi di sciogliere i muscoli precedentemente tesi,soltanto quando mi convinsi a lasciar da parte i sensi di colpa che mi avevano assallito per colpa di...petite.

Mi avventai sulle sue labbra,iniziando a divorarle con impeto,fino a morderle a sangue per cercare di non pensarci più. Lei sembrò prendere il mio gesto come un momento di pura passione e voglia di averla mia al più presto;nulla di più sbagliato,ma nessuno lo avrebbe saputo.

Slacciai i miei pantaloni,facendo poi lo stesso con i suoi,nel tentativo di sfogare la mia rabbia;nessun preliminario,nessun bacio,perché il nostro non era amore. Finimmo così,tra sospiri accellerati e urla,nel fare sesso,di nuovo.

Soltanto...scopamici.


 

Mi sedetti al bordo del divano e finii di allacciarmi l'ultimo bottone dei calzoni,non interessandomi neanche a Daphne che forse stava facendo proprio lo stesso.

«Ti amo e questo amore mi distrugge. Non so perché ultimamente sei con la testa fra le nuvole,ma se vuoi parlarne,io ci sono. Sono qui per te,solo per te.» Le sue mani strinsero con maggiore forza il lenzuolo,quasi fino a strapparlo. Alzai lo sguardo e sospirai,scuotendo il capo.

«Allora non farlo,non amarmi.»

«Come puoi chiedermi di smettere di amarti?» Urlò con la sua voce isterica,quasi in punto di piangere. «Non posso farlo e non voglio,diamine! Non ti ho mai negato niente;ti ho sempre accontentato in tutto,ma a te non è mai fregato niente! No,perché a te interessa solo di lei...sei sempre insieme a lei,e quando siamo lontani e siete a distanza di qualche metro,ti sforzi di non guardarla...e a me fa male. Vorrei che tu mi guardassi come guardi lei.» Una supplica stupida la sua,che proprio non capivo.

«La guardo come se volessi ucciderla da un momento all'altro.» Liquidai il discorso,alzandomi dal divano per andarmi a fare una doccia,dato che ero tutto sudato. Ma io il bagno non ci arrivai mai;era come se avessi dimenticato di camminare. Ero in piedi,ma non riuscivo a muovermi. Istintivamente portai una mano alla gola e mugugnai,sentendomi soffocare.

«Derek...» Il sussurro di Daphne mi fece capire che lo sentiva anche lei:il mio cuore stava battendo così forte,che era udibile persino al suo orecchio. Le mie pupille si dilatarono ed iniziai ad avere paura,senza neanche rendermene conto.

Ma di cosa?

La ragazza mi fu avanti in un secondo ed iniziò a guardarmi preoccupata,non sapendo esattamente cosa fare. Io d'altro canto sentivo un dolore lancinante al petto,ed iniziavo a necessitare di più aria,perché i polmoni stavano iniziando a farsi sempre sempre più piccoli.

«Adrian! Adrian sbrigati! Aiutalo!» Solo allora mi accorsi dei miei compagni che erano appena rientrati da un pasto,a giudicare dalle loro maglie,abbondante. Spostai lo sguardo sul mio amico,quel tanto per vederlo impallidire.

«Cosa gli è successo?»

«Non lo so...si è sentito male all'improvviso. Ed il suo cuore sta battendo...come non ho mai sentito battere a nessuno. Adrian io credo che...» e non udii più nulla,perché davanti ai miei occhi si mostrò una strada. Una strada apparentemente deserta,mentre tutto intorno a sè si estendeva un paesaggio grigio e cupo;in effetti stava diluviando.

Qualcuno stava correndo questa sera. Correva disperato,riuscivo a sentire il suo fiatone.

Poi...un camion.

Quel qualcuno stava piangendo e non si accorse del grande autoveicolo che stava sfrecciando nella sua direzione a gran velocità.

Un lampo.

Il clacson dell'autovettura.

Un altro lampo.

Un grido.

Era buio,e in quella notte vidi gli occhi scuri della ragazza dilatarsi a dismisura,cosciente che sarebbe stato investita da un momento all'altro,perché ormai era inevitabile.

Al suo battito del cuore accellerato si unì il mio,ed ebbi di nuovo paura.

«Evangeline!» Urlai,accorgendomi solo allora di star sudando freddo.

Ero di nuovo circondato dai miei amici,ma riuscivo ancora a sentire sulla pelle il brivido della morte. I presenti sgranarono gli occhi ed ammutilarono.

«E' morta.» Non so perché lo dissi;ma le parole mi uscirono così spontanee dalla bocca,che non riuscii a frenarle. Non so cosa avessi appena visto:non seppi se fosse una visione,una premonizione o altro,ma potei giurare che tutto sembrava così reale.

«Derek non è morta...l'hai vista oggi a scuola. E poi fuori diluvia,il padre non la lascerebbe mai da sola con questo temporale. Tu stai sudando freddo,lascia che ti portiamo di sopra.» E forse aggiunse anche che stavo delirando o qualcosa del genere,ma io non lo stavo ascoltando,perché avevo il terrore che quello che avessi visto potesse essere vero. Ma poi ripensai al giorno che era appena passato...al preside,alla minaccia del padre,e conoscendola,sarebbe scappata alla prima litigata che l'avrebbe ferita.

Fuori tuonava e non poteva essere un caso ciò che avevo visto...

Impallidii,spostando Adrian da parte e facendomi spazio fino alla porta,ancora tutto sudato per la tensione che avevo addosso.

Mi sentii afferrare per una mano, «Derek,cos'hai visto?» Il mio amico sembrò essere preoccupato anche lui.

«Mi prenderesti per pazzo,lasciami andare!» ero disperato,e neanche sapevo perché mi stessi comportando in quel modo. In fondo,a me non sarebbe dovuto importare.

«Cos'hai visto?» insistette.

«Veniva investita da un camion...ma era reale!»

Sospirò,guardando uno ad uno i presenti che ci osservavano sbigottiti,ed io mi chiesi davvero cosa stesse succedendo.

«Derek noi...»

«Voi cosa?» Incalzai,corrugando la fronte.

«Noi...l'abbiamo vista. Poco fa,vicino alla stazione dei treni...insomma,pensavamo stesse andando a caccia,perché sembrava disperata,e pensavamo volesse sfogare la sua rabbia su di noi,quindi l'abbiamo lasciata a terra,quando è caduta ed ha strillato dal dolore,cercando di rialzarsi.» I miei occhi si colorarono del rosso del mio sangue e la vista mi si annebbiò. Lo spintonai,facendolo irrigidire.

«A caccia a quest'ora? Ma vaffanculo,Adrian! Era sola,non uscirebbe sola per andare a caccia con il diluvio universale! La sbranerebbero pure i conigli,imbranata com'è!»

«Mi dispiace. Lascia che venga con te.» Lo spintonai un'ultima volta,ed afferrando la prima maglia e la prima giacca che trovai,mi vestii.

«Hai già fatto abbastanza. Prega quel Dio che la gente crede tanto che esista,che la trovi ancora viva.»


 

Dubbio,orrore,panico,spavento,affanno,angoscia,incertezza,esitazione.

Non seppi dire certamente perché mi stessi preoccupando così tanto se fosse ancora viva o morta,ma mi ero concquistato la sua fiducia con così tanta fatica,che una parte di me non voleva perderla.

Forse perché era il mio nuovo giocattolo.

Forse perché mi sarebbe mancata la sua faccia buffa.

O forse perché una parte di me sapeva e voleva che lei fosse l'unica che mi capisse.

Via RoachFord...

Smisi di correre,una volta arrivato di fronte alla strada che avevo visto nella visione. Stessi alberi,era quello il posto,non c'era alcun dubbio.

E forse era colpa della pioggia che mi impediva la vista,o colpa della tensione,ma io per terra,non vidi alcuna traccia di sangue. Alzai lo sguardo,rivolgendolo al cielo,e lasciai che mi inzuppassi d'acqua,respirando più profondamente.

Il suo corpo non c'era. Cosa significava?

Che fosse morta e di conseguenza portata via,per nascondere le tracce?

Che fosse viva e che fosse scappata?

Ispirai a pieni polmoni,ma il suo profumo di vaniglia non arrivò mai alle mie narici. Il suo profumo era stato cancellato dalla pioggia,e ciò mi fece disperare maggiormente.

Ritornai sulla mia strada,ed attraversai quest'ultima,continuando così a camminare lentamente,in cerca di qualche indizio.

Nel buio,andai a sbattere contro qualcosa. Abbassai gli occhi e...mi si illuminarono,se possibile. Un corpo era steso a terra,tutto accovacciato. Mi piegai e lo presi in braccio,constatando che fosse quello leggero di Evangeline. Gli occhi spenti,così come il viso pallido. Non ci pensai due volte,che sfrecciai sotto pioggia e lampi,in cerca di un riparo sicuro.

Era viva...o era morta? Ancora non lo sapevo.


 

La poggiai per terra,sul pavimento di una casa di legno abbandonata che avevo trovato ad un chilometro da lì,sopra delle coperte che avevo trovato buttate a caso in un angolino buio. Con il fiatone mi piegai sul suo corpo,andando così a poggiare l'orecchio sul suo petto. Aspettai alcuni secondi,e mi concentrai per sentirvi qualcosa muoversi.

Iniziai a sudare ancora,mentre l'adrenalina aumentava ed arrivava alle stelle.

«Evangeline avanti...non puoi morire.» Le toccai una guancia e la trovai fredda,quasi fosse di un cadavere. Ma lei non aveva segni di ruote,di lesioni...dedussi quindi si fosse solo spaventata ed in seguito fosse svenuta.

E dovevo esserne sollevato anche se non sentivo il suo cuore battere?

Mi ripiegai sul suo corpo e mi riconcentrai sul suo organo;il quale iniziò a battere un attimo dopo. Era debole,lo sentivo a mala pena.

«Petite...giuro che se non ti riprendi all'istante,sarò io stesso ad ucciderti.» Mi tolsi la giacca e cercai di mantenere la calma e di ricordare i pochi insegnamenti che avevo appreso dalla stessa madre di Evangeline per rianimare una persona svenuta.

Non che lì dentro facesse caldissimo,ma dovetti toglierle il fulard per impedirle che potesse otturarle le vie respiratorie,ed in seguito la giacca. Mi misi accanto a lei,e le alzai le gambe a 45° per favorirne la circolazione. Durò un'ora,ma lei non aveva ancora intenzione di svegliarsi.

Sospirai,accorgendomi fossero le 22:OO.

Il suo cuore batteva ancora,quindi c'era ancora speranza,no?

Mi passai una mano tra i capelli ancora bagnati,e mi poggiai alla parete con la schiena,accanto a lei,seduto.

Il tempo passava e la mia ansia aumentava.

Avevo provato di tutto: schiaffetti in faccia,testa sollevata insieme alle gambe,le avevo messo dell'acqua fredda sui polsi e sulla fronte;ma nulla aveva funzionato.

Le 22:3O.

Le 23:OO.

Tra qualche minuto,sarebbe scattata la mezzanotte,e sarebbe stato il suo...pardon,il nostro compleanno.

«Sai,realmente non mi importa se tu muoia o no.» e se avevo iniziato a parlare con una persona quasi morta,dovevo star proprio delirando. «O forse mi importa troppo. C'è che ho avvertito una cosa strana quando sei stata teoricamente -praticamente no- investita. Capisci? Tu...eri spaventata,e lo ero anche io. Era come se mi stessero uccidendo per la seconda volta,solo che ora stavo soffrendo per un'altra persona,e non è stato giusto. Sei una strega,perché se no non posso spiegarmelo...mi hai fatto un'incantesimo! Ecco perché mi piace la tua risata...e i tuoi occhi...solo per questo;mi hai stregato,ma con un'incantesimo,che hai dovuto far davvero bene,perché io non mi sarei fatto abbindolare così.» sorrisi,sembrando quasi idiota perfino a me stesso.«Abbiamo trovato una cosa in cui sei brava,e in cui riesci. Non sei contenta?» e forse ci misi un po' troppo finto entusiasmo,ma stavo facendo del sarcasmo...con un mezzo morto.

Un morto...con una mezza morta...che combinazione perfetta...davvero.

Sospirai,mettendomi le mani nei capelli.

«Dove cazzo è Austin quando serve? Perché io non so cosa fare in queste situazioni;io non dovrei essere qui ad occuparmi di te,capito? Quindi vedi di risvegliarti,e quando ti risveglierai,avvisami,così me ne andrò e tu non saprai mai che mi sono preoccupato per te e che sono venuto fin qui solo per questo.» Guardai un'ultima volta il suo corpo,scoprendo che il suo petto stava facendo su e giù un po' più ritmicamente e più frequentamente.

Si stava riprendendo?

Un altro battito si unì al suo,ed era il mio.

«Il mio cuore oggi ha preso a battere per la seconda volta..significa che sto morendo?» scherzai,sperando che lei mi sentisse e si mettesse a ridere da un momento all'altro per la mia battuta,decisamente penosa;perché io sapevo che il mio cuore stava battendo,e solo per speranza.

Sospirai nel buio,stendendomi accanto al corpo di Evangeline.

«Mi sto facendo le paranoie che tu non ti possa svegliare,come un umano,petite. Ti rendi conto di cosa mi stai facendo passare?» Un'altra supplica,che lei non udì.

Misi una mano sotto la testa,e girai il capo verso destra,per guardarla di profilo.

«Sai...somigli molto a tua madre;i lineamenti sono quasi uguali. Solo che quel nasino all'insù l'hai preso da tuo padre. Con ciò non voglio assolutamente dire che tu sia bella da guardare,ma solo...presentabile.» Annuii con il capo,sentendomi per la centoventriteesima volta stupido.

Mancavano pochi minuti allo scoccare della mezzanotte...perché non si svegliava?

Continuai a guardare il nulla,nell'oscurità.

Mantenere la calma,sempre e comunque.

«Pochi giorni fa è morto Chris,e se muori anche tu,che per quanto possa sembrare surreale,poche saranno le persone per cui vorrò ancora lottare. E' il tuo compleanno domani,farai diciotto anni! A diciotto anni sei grande,devi divertirti,fare una festa di compleanno enorme,che ricorderai per tutta la vita! Magari inviterai Austin...e lui si dichiarerà e vi bacierete,perché soltanto un cieco non noterebbe quanto realmente gli piaci. E poi tu sarai al settimo cielo,e ti sembrerà di toccare il cielo con un dito...ed il giorno dopo tornerai ad odiarmi come hai fatto fino ad ora. Ti prometto,che se vorrai,domani non mi avrai tra i piedi e prometterò di non stuzzicarti e di lasciarti festeggiare il diciottessimo compleanno insieme alla tua famiglia;senza che nessuno dei miei vi disturbi.» dopo alcuni secondi di silenzio,continuai «Amici...ricordi?» sorrisi,alzandomi a sedere e guardandola in viso.

Meno cinquanta secondi...meno quaranta...meno trenta...meno venti...

Guardai la Luna splendente,attraverso l'unica finestra in quella stanza.

«Si dice che il giorno del tuo compleanno ti è permesso esprimere un desiderio,no? Quindi,Dio,» marcai e calcai il suo nome con una smorfia, «se davvero esisti,fa che Evangeline si risvegli. Fa che i suoi occhi si riaprano all'istante e che mi insulti per essere uno stupido ed una persona spregievole,come fa sempre.» Stavo pregando qualcuno,di cui nemmeno credevo l'esistenza...come mi ero ridotto?

E soltanto per colpa sua.

Era una strega...magari mandata qui dai diavoli,per rovinare la mia esistenza.

Nonostante ciò sospirai,pronto ad andarmene da un momento all'altro.

Guardai l'orologio e mi accorsi che la mezzanotte fosse passata da cinque secondi esatti. Sorrisi nell'oscurità e mi piegai sulla sua fronte,per lasciarle un bacio.

«Auguri,petite.» Mi alzai,piegandomi sui polpacci e raccattando la mia giacca ancora bagnata da terra. A quanto pare fuori aveva smesso di piovere,quindi era inutile indossarla.

Prima di andarmene però,mi sentii in dovere di dirle un'ultima cosa.

«Comunque,la tua amica si meritava la verità,riguardo alla madre. Solo che...non avrebbe dovuto saperla in quel modo,forse sono stato un pochino troppo sincero e con poco tatto. Mi dispiace,se può farti sentire meglio.» Aggiunsi la fine della frase sottovoce,come per paura che mi potesse sentire. Perché...avanti...stavo appena ammettendo di aver sbagliato.

Feci per aprire la porta ed uscirmene,quando qualcosa mi inchiodò al pavimento.

«Lo so.» e non ero stato io a parlare questa volta.

All'improvviso desiderai tanto che la voce che avessi appena sentito non fosse stata quella di Evangeline,ma sapevo fosse impossibile. Irrigidii le spalle,ma non mi voltai.

«Lo so che ti dispiace;perché dispiace anche a me di averti risposto così.» sentii la sua voce debole,ed i suoi vestiti strusciare contro le coperte.

«Da quanto sei sveglia?» Chiesi,sperando di spostare il discorso su un'argomento che in quel momento mi interessava ancor di più. La sentii ridere sottovoce.

«Abbastanza da averti sentito esprimere il tuo desiderio...davvero oggi è anche il tuo compleanno?» allora fui costretto a girarmi,e le sue iridi si fusero con le mia,in un vortice di sentimenti. Ero contento di vederla viva,forse?

Seppi solo che non esultai,ma mi limitai a sorridere,avvicinandomi a lei.

«Davvero sei così stronza da aver finto fino ad ora che stessi dormendo?» Sì,perché sapere che Evangeline avesse sentito tutto quello che avessi detto,mi infastidiva.

«Ho imparato dal migliore,no?» rispose con un sorrisino divertito,sforzandosi di mettersi a sedere,ma con scarsi risultati;perché gemette.

«Già ritorni a fare la spiritosa? Guarda che potrei ritirare il desiderio e farti morire stecchita,in una...capanno di legno.» Mi guardai intorno e feci una smorfia,disgustato dal posto mal ridotto. Lei rise e contaggiò anche me.

«E dimmi,quanti anni compi?»

La guardai negli occhi e vidi quanto faticasse a tenerli aperti,data la stanchezza e lo shock precedenti.

«Non sei stanca?»

«Quanti anni compi?» Insistette,ed io constatai che fosse tornata la stessa Evangeline di sempre:cocciuta e testarda,alla riscossa!

«Decisamente sono troppo grande per te.» La buttai sul ridere.

«Bleah!» fece una smorfia di puro disgusto, «Mi sembrava pure ovvio. Insomma,guardami,io sono ancora tutta intatta,bella e ho la pelle giovane.» si toccò le guancie,e dovetti darle ragione,perché la pelle era decisamente curata e liscia;ma con ciò?

«Mica io sono rugoso!» dissi forse un po' troppo ad alta voce,perché sobbalzò spaventata.

Sospirai ed alzai gli occhi al cielo.

«Mettiti comoda e non muoverti,se no combini guai.» la sua espressione mutò e forse si addolcì,perché obbedì e si accucciò sopra le coperte,nascondendo la faccia tra i capelli sparsi per terra.

«Senti,è inutile che ci giro intorno. Hai sentito quello che ho detto;ti do un giorno libero. Dammi il cellulare così chiamo tuo padre e ti faccio venire a prendere,così torni a casa e siamo tutti felici.» e non so perché,ma nei suoi occhi lessi la disapprovazione nella mia proposta ed io mi chiesi cosa avessi detto di sbagliato.

«Tu vattene,io però a casa non ci torno. Non devi rimanere qui con me,io so cavarmela da sola. Vai a festeggiare il tuo compleanno,magari con Daphne o con quelle che ti porti a letto tu,così ti diverti. Approposito...buon compleanno,Wilson.» non era di certo la prima che pronunciava il mio cognome,ma detto da lei sembrava più..piacevole udirne il suono.

Sospirai per l'ennesima,fottutissima volta;così cedetti e mi sedetti accanto a lei.

«E' gelosia quella che trapela dalla tua voce?»

«Gelosia di cosa?»

«Delle ragazze che vengono a letto con me. Sai...la categoria in cui non rientri tu.» feci scoccare la lingua sul palato,ma lei non si innervosì.

«Se non ti avessi sentito dire quelle cose prima,giuro che avrei potuto tirarti un cazzotto.» la sua voce si stava spegnendo a poco a poco. Come se si stesse per addormentare..di nuovo.

«Evangeline,non puoi addormentarti,avanti! Resta sveglia.» non per allarmarla,ma chi aveva appena avuto un collasso non avrebbe dovuto richiudere gli occhi subito dopo,se no avrebbe rischiato di non svegliarsi più.

«Mh mh...» mugugnò con la voce impacciata,di una che mi dava ragione senza neanche avermi ascoltato,solo per farmi contento.

«Evangeline?» la richiamai,ma non ricevetti risposta in cambio. La presi per un braccio e la scossi un po',ma non dava ancora nessun segno di voler reagire.

«Vaffanculo Evangeline,ok? Devi tenere gli occhi aperti,perché se no tuo padre mi fa un culo così.» nemmeno il mio tentativo di farla ridere funzionò;perciò mi alzai e mi posizionai alle sue spalle,allargando le gambe. Mi poggiai con la schiena al muro,ed attirrando la ragazza più vicino a me,la feci appoggiare con la testa e la schiena sul mio petto. Iniziai a torturarle i capelli,ma ancora nulla.

Infine decisi di darle uno e più pizzicotti sulla guancia,che sembrarono funzionare.

«Vaffanculo...mi hai fatto male.» risi. Allora era sveglia!

«Prima mi hai detto che non volevi tornare a casa. Perché?» dissi fingendomi interessato,così da farla parlare.

«Mh? Ah sì...» si sistemò meglio tra le mie gambe,facendomi impallidire. Non doveva strusciarsi così ...cosa c'era di così difficile da capire? «Ho litigato con papà...o con Austin...o con entrambi,credo. E Josh vuole rispedirmi in Italia,perché qui non ho fatto altro che procurare casini,e io non voglio.» si morse le labbra ed era così stanca,da sembrare quasi ubriaca.

«Quindi,vuole che tu torni in Italia?»

«Sì...ma non posso far finta che tutto questo non sia successo,capisci?» e da una parte era meglio che se ne andasse,ma dall'altra? Poggiai il mento sulla sua nuca,e storsi il naso.

«Quando vuole rispedirti a Roma?»

«Oggi...» sussurrò,ed io deglutii. Era presto,troppo presto.

«Quindi questa protrebbe essere l'ultima volta che ci vedremo?» chiesi impassibile,iniziando a battere in un continuo tic,le dita sul pavimento di legno.

Davvero volevo che lei se ne andasse?

«Evangeline?» mi piegai in avanti,il giusto per accorgermi che avesse le palpebre chiuse. La scossi di nuovo,ripetutamente,fino a farla risvegliare.

«Lasciami dormire.» mi spinse facendomi andando di schiena al muro,sbuffando. La presi per il polso ed agilmentre la feci finire sotto di me. Le pupille le si dilatarono,soddisfatto quindi di averla spaventata con successo.

Mi piegai ancora su di lei,fino ad arrivare a poggiare i gomiti ai lati della sua testa e fino a far sfiorare i nostri nasi,e a far unire i nostri respiri. Era buio,e la situazione sarebbe potuta apparrire equivoca,ma non lo era affatto.

«E se ti confesso che non voglio che tu te ne vada?» e se proprio eravamo arrivati a confidarci così tanto,perché non scottarsi ancora di più?

«Ti direi che il tuo desiderio,stasera,lo hai già sprecato.» mormorò,confusa. Sorrisi per la sua astuzia;

«Ma ti direi anche che io ne ho ancora uno da esprimere.» mi stupì,facendomi ridere.

«E cosa desideresti,petite?»

Ci stuzzicavamo,ci provocavamo...amici o nemici?

«Se questa sarà proprio l'ultima notte,posso scottarmi?» chiese innocientemente,serrando le labbra. Aggrottai la fronte,ma non risposi.

Stavo davvero iniziando a credere la storia che fosse il compleanno di entrambi,ci stesse portando entrambi a fare e pensare a cose molto più grandi di noi,di cui in seguito non ne avremo più avuto il controllo.

Ma come diceva petite?

Il primo passo per vivere,è rischiare.

«Voglio baciarti,un'ultima volta.» la guardai attentamente e mi chiesi chi dei due stesse delirando per primo. Risi e sospirai sulla sua guancia,socchiudendo le palpebre.

«Non te ne andrai,tranquilla.»

«E tu come lo sai?»

Riaprii gli occhi, «Il tuo posto ormai è qui;se tornerai a casa inizierai a delirare e ciò ti porterà al suicidio. Allison non ti lascerà in pace...Anche se non hai risolto nulla qui,farai peggio andandotene.»

«Sembra quasi che tu voglia che io resti.»

Ed era strano,perché stavamo appena riuscendo a dialogare senza azzannarci a vicenda,come spesso capitava. Avrei tanto voluto ammettere che la mia vita sarebbe tornata monotona,e che se,se ne fosse andata non avrei avuto più gusto la mattina alzarmi senza il pensiero di tormentarla tutto il giorno,ma per orgoglio maschile -probabilmente- non lo feci.

«Però una cosa buona l'ho fatta...» alzò gli occhi e li puntò nei miei. Di tutta risposta inarcai un sopracciglio ed attesi che fosse lei a parlare.

«Non uccidi da tre giorni,quindi...è un passo avanti,no?» chiese con la voce bassa,facendomi irrigidire. Sgranai gli occhi e mi allontanai un po',prendendo ora sul serio in considerazione che fosse una strega o chissà quale altra entità soprannaturale!

«Come lo sai?» ringhiai,come se mi avessero pugnalato al cuore e stessi patendo la morte.

Sorrise malinconica e si tirò a sedere,tornata ormai quasi del tutto lucida.

«Questi ultimi giorni mi sono sentita più debole...e ho notato che per te è lo stesso. E' come se avessi fame,ma tanta fame...Ma poi mangio,mi abbuffo,ma non mi sento sazia. E' come se avessi assunto droghe di vario tipo ed una volta dipendente devi smettere. Poi ne senti il bisogno,e ti senti male al pensiero di non poterti bucare,perché...no,il motivo non lo so. Perché,me lo dici tu?» I miei occhi rischiarono di uscirmi dalle orbite,mentre la visione di poco prima si rimaterializzava davanti ai miei occhi.

Era successa la stessa cosa a me...

«Perché forse ha capito che continuando a drogarsi ha allontanato troppe persone,e vuole cambiare stile di vita?» azzardai confuso,facendola sorridere.

Era contenta della risposta che le avessi dato,forse?

«Penso che così il drogato potrà avere una vita migliore,accanto alle persone che ama.»

Ed era strano parlare della nostra vita a metafore,quasi stupido a pensarci bene. Mi meravigliai però,di quanta volontà di restare ancora sveglia a parlare avesse Evangeline,dato l'attacco di panico avuto poco fa.

«La domanda qui è un'altra,petite. Perché ti senti debole se lo sento io? Ma soprattutto,perché ti ho vista quasi morire su quell'asfalto,mentre avrei dovuto scopare con Daphne?» L'ultima frase la scandalizzò non poco,dato che arricciò le labbra e voltò la testa da un'altra parte,quasi imbarazzata.

Oh avanti,aveva pur sempre diciotto anni,non era una bambina che ancora credeva che i bambini venissero portati dalle cicogne,no?!

«Quindi hai scopato con Daphne.» puntualizzò,con voce severa. «Perché vi ostinate a dire che non siete fidanzati?» era un capriccio il suo?

«Perché non lo siamo. Semplicemente,il sesso quando si è vampiri è più...divertente.» dissi con una smorfia,non tanto contento che avessimo appena spostato l'argomento su una cazzata,di nuovo.

«E com'è stato?»

«Bellissimo,figo,abbiamo fatto scintille! Contenta?» ci misi fin troppo (finto)entusiasmo,infatti se ne accorse e rise divertita.

«So che superi i cento anni...quindi quanti ne hai realmente,Derek?» sviò di nuovo discorso.

«Oggi centoquindici.»

«E sei nato il 2 Novembre,alle sette e venti tre del mattino.» constatò,facendomi sgranare gli occhi. Evangeline sapeva troppe cose...

«Come fai a saperlo?»

«Perché sono nata lo stesso giorno,la stessa ora e lo stesso minuto in cui tua madre ti ha partorito. Il caso eh?» cercò di scherzarci su,sapendo però che sarebbe potuta non essere una coincidenza,ma una disgrazia,per entrambi.

«Temo davvero che la profezia sia vera,Derek. Non è una coincidenza,è il distino,cazzo!» continuò e lessi il tono disperato nella sua voce,e dovetti darle -purtroppo-ragione.

«Promettimi che non ti piacerò mai. Né fisicamente,né caratterialmente.”»

«Lo prometto,ma tu promettimi lo stesso.»

Risi, «Tranquilla,sarebbe impossibile provare attrazione nei tuoi confronti.» e neanche il tempo di difendermi dal pugno,che Evangeline mi beccò in pieno.


 


 

EVANGELINE'S POV

Gonfiai le guance e gli diedi un cazzotto sul braccio destro,con tutta la forza che avevo. Ho capito che non ero il massimo dello splendore,ma neanche un cesso!

«E' il mio compleanno,cerca di essere gentile.» lo sgridai,imbronciandomi come una bambina. Il sonno era passato,e lo shock sembrava quasi essere sparito del tutto. Lo guardavo e sorridevo di nascosto,nonostante fossi arrabbiata,perché dentro ero contenta;contenta che fosse venuto a vedere come stessi e che in un certo senso si sia preoccupato per me,seriamente.

«Ma è anche il mio!» protestò.

«Ma io sono piccola,quindi devi accontentarmi.» sporsi il labbruccio inferiore da vera paraculo qual'ero,e mi sporsi con il busto in avanti,fino a trovarmi ad un palmo dal suo viso. Un sorriso birichino e provocatorio si dipinse sul mio volto,facendolo così divertire.

«Se proprio devo...» e stava mentendo,perché sapevo che non gli dispiacesse affatto:non era scocciato dalla mia proposta,ma curioso fino a dove mi sarei spinta. E se quella sarebbe stata davvero l'ultima sera,e se era davvero il mio diciottesimo compleanno,allora perché non godermelo?

Mi alzai un po' con il busto per arrivare alla sua altezza e scattai in avanti,per catturare le sue labbra in un bacio a stampo. Chiusi gli occhi e mi spinsi ancora in avanti,andando a poggiare le mani sul suo petto,per poi afferrare la maglia e pregarlo di non allontanarsi.

«Ti prego,non allontanarti ora.» lo pregai sottovoce,ma tanto sottovoce che sperai non mi chiedesse di ripeterlo,tanto mi imbarazzava. La mia richiesta lo lasciò basito ed incantato,perché improvvisamente,solo per un'istante esitò se staccarsi o meno dalle mie labbra. Aprii gli occhi e lo invitai ad ascoltarmi,e per un momento pensai che non volesse ricambiare. Ma appena dischiusi le sue labbra con la mia lingua,per arrivare alla sua,sfiorai per sbaglio i canini,che avevano preso a gonfiarsi e diventare aguzzi. Sussultai e lo vidi staccarsi subito,come scottato.

«Non...non preoccuparti,non mi da fastidio.» non capii perché solo ora gli fossero spuntati,a differenza della scorsa volta,ma ora non era questo l'importante. Gli posai una mano sulla guancia ed attirai di nuovo il suo viso al mio,e gli sorrisi rassicurante.

Derek teso...strano eh?

Gli posai un piccolo bacio sul labbro superiore e poi lo accarezzai con le mie,così dolcemente che avrei voluto che lui ricambiasse. Ma Derek e dolcezza,erano incompatibili a prescindere...magari avevano litigato da piccoli e non avevan più fatto pace.

Gli baciai una guancia,l'angolo della bocca,il mento ed infine tornai alla bocca,su cui posai un altro piccolo bacio. Lì le mani del vampiro agirono d'istinto e mi afferrarono per la nuca,spingendomi così verso di lui,fino a farmi premere contro il suo corpo.

Amici...o nemici,cosa eravamo?

Dischiuse le labbra ed approfondì il bacio,facendomi gemere. Peccato però,che il piacere durò poco,a causa del vampiro che si staccò da me con gli occhi aperti e stranamente severi.

Sembrava come se mi stesse rimproverando con lo sguardo. Cosa avevo fatto di sbagliato questa volta? Guardai le sue labbra e le trovai gonfie per i miei baci;cosa c'era che non andava?

«Puzzi!» se ne uscì,facendomi accorgere quindi che anche lui avesse il fiatone. Ciò mi fece sgranare gli occhi ed imbestialire.

«Sai che non è una cosa carina da dire ad una ragazza?» sbottai.

«No,non hai capito,Evangeline. Puzzi di cane!» mi accusò,facendomi impallidire sul posto.

Oh cazzo...Austin!



___________________________________________

Olè! Scrivere questo capitolo è stato come partorire,giuro! ewe

Lo so che vi sareste aspettati forse un po' di più,ma è appena l'inizio del loro compleanno,quindi ci sarà da divertirsi nel prossimo,ve lo assicuro:)

Sapete che io mi faccio dei dubbi esistenziali,quindi aiutatemi.

Non sono convinta di ciò che ho scritto e soprattutto di come sto facendo agire Derek;voglio che non abbia un cambiamento improvviso,ma che mostri a poco a poco quel lato buono che anche lui nel suo profondo ha,ma che è ancora indeciso di tirar fuori. E' difficile gestire il suo personaggio,e non avete idea di quante volte io scriva una cosa un po' smielata per i suoi gusti e la ricorregga,sostituendola con una battuta...perché mi sembra più “adatta” allo stile di Derek.

Lo trovate noioso? Lo trovate lo stesso? Ho davvero bisogno di pareri cwc

Cerco comunque di non cadere nel noioso con lui,e spero di starci almeno un po' riuscendo.

Aspetto le vostre recensioni :3

Alla prossima ragazze!


Ps. ovviamente mi scuso per il ritardo,ma in questo ultimo periodo la mia vita sta andando finalmente per il verso giusto,quindi voglio godermela fino ad un altro danno!

P.p.s. CAMBIATO COPERTINA *-* Esatto! I ragazzi dovrebbero essere Derek ed Evangeline,come li immagino io:) Certo,lei non sarà l'attrice che ho scelto,ma l'immagine mi sembra adattissima. Come vi sembra?

Inoltre vorrei che voi passaste in questa storia,sempre di genere soprannaturale,che è della mia amica e merita davvero :

Who am I?

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Dangerous ***


CAPITOLO SEDICI

 

Mi distaccai immediatamente dal suo corpo ed indietreggiai,andando a sbattere al muro,alle mie spalle. Assottigliai lo sguardo e mi chiesi cosa ci fosse di sbagliato,in fondo.

«Non è come può sembrare...» cercai di chiarire,neanche io sapendo però perché dovessi dargli delle spiegazioni. Chi era lui,alla fine?

Ghignò, «Tirerai fuori la scusa che è stato lui a baciarti,e tu ovviamente l'hai respinto all'istante...un classico. Evangeline,ho visto più film di te e letto molti più libri di quelli che immagini.» E se aveva preso a chiamarmi con il mio nome,un po' infastidito lo era,forse. E davvero non seppi dire se fosse una cosa positiva o negativa...magari entrambe.

«Ti da fastidio che lui lo abbia fatto?» mi costò un grosso sforzo chiederlo,tanto che cercai di non arrossire – e dire che ero diventata così brava,ultimamente – per non mostrare l'ormai evidente imbarazzo. Deglutii invece,quando alzò lo sguardo e lo puntò nel mio,con una smorfia divertita.

«Ti ha presentata al suo branco di amici quindi...e dire che ci ha messo più di due mesi a farsi avanti. E' un po' tardo il cagnolino,non trovi?» Inutile dire che mi innervosii quando usò quel tono da superiore,con il mio...mio...amico. Niente mio,Austin e basta.

«Smettila di parlare di lui così! Anche tu non sei umano e se pensi che ti nutri di sangue,fa schifo solo a pensarci!» lo trucidai con lo sguardo,e poi tornai a parlare. «Il suo...branco? Austin ha un branco di...lupi?» Inarcai un sopracciglio,con aria interrogativa.

«Annusa il culo agli altri e si lecca le palle per lavarsi,proprio come i cani. Questo non fa schifo?» Non c'è che dire...Derek era la finezza in persona. «Non fingere di non saperlo,comunque. I ragazzi che giocano a basket con lui sono tutti licantropi. Oh...quante cose non sai ancora,Evangeline.» Il suo ghignò si aprì in una risata,che mi fece rattristire.

Rimasi delusa dalle continue menzogne del mio amico,e mi chiesi perché non me lo avesse detto;in fondo erano passati due mesi ed era mio diritto saperlo. Sospirai ed abbassai lo sguardo,distrutta.

«Ho 18 anni e mi trattano ancora come una bambina...» mi raggomitolai nelle coperte e mi coprii fino al mento.

«Sei arrabbiata?» La domanda del vampiro mi fece sobbalzare,perché non mi aspettavo me lo chiedesse. Feci spallucce,nella più totale oscurità della camera.

«Sì,questa volta sì. Sono arrabbiata con mio padre perché mi ha abbandonata e ora che siamo di nuovo insieme,vuole rispedirmi indietro perché non li servo più,sono arrabbiata con Austin perché continua a mentirmi,sono arrabbiata con te perché non hai tatto,ma soprattutto...sono arrabbiata con me stessa per essere una totale delusione per tutti...» Conclusi amara,alzando gli occhi dal cuscino umidiccio. Infine puntai le iridi sulla figura di Derek ed invece di ritrovarlo con una smorfia,lo trovai con un sorriso. Un sorriso...ma uno di quelli veri,non so se mi spiego. Avrei dovuto segnarlo sul calendario,appena tornata a casa.

«Non te ne rendi conto eh?»

«Di cosa?» e perché avevo il fiatone,come se avessi appena finito una maratona?

«Sei arrabbiata...ma non hai gli occhi ramati e non ti sei fatta prendere da un attacco...sai che significa?» Potei giurare che i miei occhi raggiunsero la forma di una palla,tanto sentii il cuore martellarmi nel petto. Perché avevo paura di sapere la risposta?

«Mi sto controllando...cosa significa?» E forse risultai anche isterica alle sue orecchie,ma me ne fregai.

«Che stai iniziando a credere di poter aprire e donare il tuo cuore a qualcuno...ma che sei ancora diffidente,o non vuoi perché sai che lui sarà capace di frantumarlo in mille pezzi.» Aggrottò la fronte,stupendosi anche lui stesso di ciò che stava dicendo,probabilmente. Per poco non gli scoppiai a ridere in faccia - nonostante fosse dannatamente serio - ,invece.

«Tu sei tutto matto!» Raccolsi una lacrima,sfuggita al mio controllo. «Stai parlando di un certo lui...a chi ti riferisci,Derek?» E se davvero credevo che non era possibile che mi stessi innamorando di qualcuno,allora perché mi stavo preoccupando tanto?

Il vampiro sospirò e probabilmente,o anzi,sicuramente si stava chiedendo se fossi nata scema o se lo fossi diventata con il tempo. Ma il pazzo chi era tra i due,a questo punto?

«Austin,mi sembra ovvio!» E lo disse con tanta nonchalance,che mi strozzai con la saliva soltanto a sentire il nome di mio...fratello. Mi alzai sui gomiti e lo guardai basita.

«E' mio fratello,scherzi spero!» alzai la voce e serrai la mascella.

«No,e lo sai anche tu che non lo è,petite.» la sua voce risultò pacata e rilassata,come solito. «Josh non è suo padre,Elisabeth non è sua madre,e quindi questo non fa di te sua sorella. Tu sei Anderson,lui è Clark.» Sobbalzai e da un parte dovetti dargli ragione,ma dall'altra proprio no. Non eravamo fratelli di sangue,ma per scelta,dopotutto. E sussultai anche nel sentire il cognome di Austin,non avendolo mai sentito prima...possibile che non me lo fossi mai chiesto? Cretina!

«Derek,come fai a sapere tutte queste cose su di noi?» E la curiosità si impossessò di me e non potei far a meno di chiederglielo.

«Se non conosci il tuo nemico,come fai a combatterlo?» rispose alzando l'angolo della bocca,e per poco non mi fece paura. Mi strinsi nelle spalle e sbuffai sonoramente.

«Resta il fatto che non amo Austin...te lo posso giurare.» sbadigliai e riposai la testa sul cuscino,sentendomi sempre più stanca.

«Devi per forza esserlo,se Alisia è quasi del tutto scomparsa,non credi?» domandò retoricamente,mentre sentii i suoi passi che facevano scricchiolare il pavimento e la sua presenza sempre più vicina.

E non feci neanche in tempo a rispondergli,che un gridolino uscì dalle mie labbra,mentre terrorizzata mi infilavo sotto le coperte,coprendomi fin sopra il capo. I tuoni mi avevano sempre spaventata,fin da bambina;e proprio in quel momento il cielo sembrò aprirsi ed accanirsi contro la Terra,per punire tutto il Male che ne faceva parte.

«Hai paura dei lampi...ti prego,dimmi che stai scherzando.» Il vampiro scoppiò in una risata divertita e talmente rumorosa,che voletti tirargli un pugno in un occhio per farlo zittire all'istante. Ciò non mi fu comunque possibile,perché non avevo la minima intenzione di uscire dal mio “nascondiglio”.

Rabbrividii quando un altro fulmine mi fece attizzare tutti i peli che avevo sul corpo.

Per non parlare del freddo abominevole che sarebbe calato da lì a poco.

«Mi fai spazio? Hai occupato tutto il posto.» Protestò e si lamentò il ragazzo,cercando di spostarmi più in là.

«No,poi stiamo stretti.» Lo allontanai,allargando le gambe,così da occupare seriamente tutto lo spazio. Inutile dire che Derek mi scoprì tutta,togliendomi la coperta,che mi faceva da “scudo”. Mugugnai e facendomi piccola piccola,acconsentii,facendolo stendere al mio fianco.

«Ricoprimi che ho freddo.» Iniziai a tremare impercettibilmente ed un secondo dopo,ebbi tutta la coperta di nuovo addosso. Con la coda dell'occhio sbirciai il vampiro,e mi accorsi stette con le braccia incrociate sotto la testa e lo sguardo rivolto verso il soffitto,in una posa a dir poco pensierosa.

«E per la cronaca...anche tu profumi di Eau d'Hadrien.» Sorrisi maliziosa e mi godei la sua reazione che come di fatti,non tardò ad arrivare. Rimase imbambolato a guardarmi e si chiese probabilmente come facessi a sapere di che profumo si trattasse.

«Come hai fatto?» sorrise divertito anche lui.

«Puzzi di Daphne.» me ne uscii,facendo spallucce e giocando al suo stesso gioco di prima.

Rise,reclinando il capo all'indietro,soltanto come lui sapeva fare.

«E per la cronaca...hai un accento francese impeccabile,petite.» e detto da lui,che il francese era la lingua che sapeva alla perfezione,era un complimento. Arrossii e sussurrai un grazie,impicciata.

«Quindi,tu cosa vorresti per il tuo compleanno?» Decisi di cambiare argomento,rannicchiandomi contro il cuscino e facendomi così piccola piccola. Nonostante ciò non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo dal suo petto,perché sentivo i suoi occhi addosso e guardare poco poco più in alto,ed incontrarli sarebbe stato...fatale.

«Non voglio niente,petite. Ho fatto così tante cose nella mia non-vita,che non desidero più niente.» rispose sospirando,facendomi impuntare così sull'argomento.

«Non ci credo...è impossibile fare tutto.» Nonostante avesse centoquindici anni,mi rifiutavo di crederci.

Rise, «Mettimi alla prova.» mi propose,lanciando così una sfida. Ed io non potevo di certo tirarmi indietro.

«Vorresti dirmi che hai mai bevuto un cocktail a base di ketchup,maionese,cetrioli e patate crude?» chiesi annuendo convinta,sicura che non lo avesse mai fatto...perché insomma,faceva schifo!

La sua espressione mutò all'istante,e se prima era rilassata,ora i muscoli erano contratti,indeciso se ridere o meno.

«Che cazzo di domanda è?» Apostrofò alzando le mani al cielo,mentre un altro lampo,mi fece rannicchiare ancora di più. Uscii con la testa dal piumone e lo intimai a rispondere seriamente.

«No,non l'ho fatto!» e sembrava davvero che la mia domanda lo avesse scandalizzato parecchio.

Tzè,lo sapevo.

Sorrisi divertita e continuai.

«Sei salito sul più alto grattacielo del mondo,che per la precisione si trova a Dubai,negli Emirati Arabi Uniti?»

Annuì e lo invidiai.

«Non ci credo. Sai come si chiama?»

«Burj Khalifa.»

«E quanto è alto?» Lo sfidai con lo sguardo,convinta non lo sapesse.

«828 m.»

«Quanti piani ha?» abbassai il tono di voce,e se mi avrebbe risposto giusto anche a questo,probabilmente mi sarei data per vinta.

«163.» ed era impressionante come facesse a ricordarsi tutte queste cose,perché anche se lo avevo chiesto,giuro su Dio,che non ne avevo la più pallida idea.

«Tu sei un mostro...non puoi sapere tutte queste cose.» inutile dire che rise della mia faccia a dir poco scandalizzata.

«E se vuoi ti dico anche quando è stato costruito.» mi punzecchiò e io lo pregai di restare zitto.

«Sei un secchione.» lo guardai schifata e lui mi tirò i capelli,facendomi male. Lo fulminai con lo sguardo e decisi di pensare alla prossima domanda.

«Umh...ti sei buttato da un elicottero?»

«Sette volte.» rispose annoiato,stendendosi pure lui sul cuscino,al mio fianco. Peccato però,che facendo ciò,occupò davvero tutto il posto,e io non ero stata sfrattata e buttata fuori. Mi misi in ginocchio e gonfiando le guance,iniziai a spostarlo via,ovviamente con scarsi risultati.

«Derek ho sonno,ti prego.»

«Ho sonno pure io,cosa credi?» protestò chiudendo gli occhi,facendomi così rosicare.

«Se...se non ti sposti,dirò a tutta la scuola che sei gay!» e alla mia minaccia,lui scoppiò a ridere,ma così con gusto che era difficile non lasciarsi contagiare. Resta il fatto che non abbassai le difese e lo avrei fatto,se non mi avesse fatto posto all'istante.

«Dillo.» mi provocò,tornando improvvisamente serio. Ringhiai e mi avvicinai al suo viso,decisa a non abbassare la guardia e a non farmi abbindolare così da lui.

Quando però mi ritrovai il suo volto così vicino,da averlo a pochi centimetri dal mio,dire quella parolina mi costò una gran fatica,tanto che iniziai a sudare.

«Dillo.» sussurrò nuovamente,solleticandomi le guance.

Assottigliai lo sguardo e deglutii.

«Ga-gay...» balbettai inconsciamente,sapendo di aver appena sparato la più grande delle cazzate.

«Ora sì che ti lascio dormire all'angolino.» Il vampiro si allontanò immediatamente e si rinfilò sotto le coperte,al calduccio. Feci per raggiungerlo,ma un suo ringhio mi bastò a farmi immobilizzare.

Lo guardai implorante,mostrando il mio solito labbruccio tremolante e i miei soliti occhi da cerbiatta,ma non cedette ed io dovetti accontentarmi – letteralmente – dell'angolino pieno di polvere.

«Derek...»

«Evangeline,sai che la mia pazienza ha un limite. Non ti nascondo che proprio ora ho una voglia matta di prenderti e cibarmi di te...perché ho fame.» la sua voce era così bassa,che riuscivo a malapena a sentirlo. «Ma ho ancora quel poco di lucidità per non staccarti la testa,dato che è il tuo compleanno e da decapitata non avrai di certo modo di godertelo.» E dietro ciò che mi disse,ne colsi al volo la minaccia,così rimasi zitta.

Mi chiesi per la millesima volta che problema avesse il ragazzo per trattarmi sempre in questo modo,e quale fosse il motivo per cui non si lasciasse amare.

Sospirai,sentendo la stanchezza farsi sentire. Chiusi gli occhi e rimasi per alcuni minuti in silenzio, a sentire il dolce respiro di Derek,che spezzava il silenzio nell'aria.

«Derek?» lo chiamai flebilmente,con voce impastata.

«Mh?» E mi meravigliai che non mi rispose bruscamente.

«Ti voglio bene.» gli dissi studiando apposta la sua reazione. Rimase nella stessa posizione,non si mosse,sembrò perfino smettere di respirare per qualche istante. In seguito lo vidi socchiudere gli occhi e liquidarmi con un, «Dormi e sta zitta.»

Era tornato il Derek di sempre,ora lo riconoscevo...perciò sorrisi.

Buonanotte anche a te,vampiro dagli occhi cielo.

 

 

DEREK'S POV

Strinsi i pugni tanto forte,da far diventare le nocche bianche. Inspirai ed espirai così tante volte,che la testa aveva iniziato a farmi male.

Ti voglio bene.

Non poteva semplicemente chiudere quella cazzo di bocca e lasciarmi dormire in pace?

Invece no,doveva sempre rendermi partecipe di tutto quello che pensava e doveva sempre riempirmi la testa di tante di quelle domande,che ne avevo piene le palle.

Inutile dire che neanche i suoi denti che sbattevano di continuo,non aiutavano a farmi fare un sonno tranquillo...quindi la domanda era una. Io cosa cazzo ci facevo ancora qui?

Mi misi a sedere esasperato e mi toccai i capelli,stringendoli fino a mugugnare.

Vaffanculo!

Guardai il piccolo corpo accovacciato di Evangeline e notai che ogni tanto fosse scosso dai lampi,che da quanto avevo capito,le facevano paura. Sospirai,iniziando a prendere in considerazione che forse sarebbe stato meglio che la ragazza se ne andasse per sempre da Chicago.

Per colpa sua avrei passato il giorno del mio compleanno alternativo,dove non avrei potuto sopraffare nella caccia,e tutto a causa sua.

Cosa aveva di sbagliato?

«Perché mai dovrei sapere dove sia Alex?» La voce impastata ma allo stesso tempo spaventata della cacciatrice mi fece distogliere dai miei stessi pensieri. Aggrottai la fronte e notai che avesse ancora gli occhi chiusi;stava probabilmente sognando,ma poi continuò. «No,lasciami! Non mi toccare!»

Iniziò ad agitarsi e a muoversi nel sonno,e se mi fossi avvicinato avrei giurato che avesse iniziato anche a sudare. Quindi mi alzai da terra e le andai incontro,convinto che il suo fosse ormai un incubo.

«Evangeline...svegliati.» Le ordinai alzando la voce per farmi sentire.

Riprese a dimenarsi ferocemente e urlò il suo nome così forte che non ci misi molto a capire cosa stesse realmente succedendo. Mi chiesi solo come fosse possibile...

Senza indugiarci ancora le tirai uno schiaffo,nel tentativo di svegliarla. Continuò a muoversi,però non volendo svegliarsi...o non potendo,forse. Sgranai gli occhi e deglutii,prendendole il viso tra le mani. Con la mia forza fu facile bloccarle il viso,ma altrettanto facile non fu svegliarla.

«Evangeline respingilo!» urlai sperando aprisse gli occhi. Ruggì tra i denti e mi accorsi subito che non fosse stata lei a farlo.

No,non era possibile...

«Petite,ascoltami. Sei forte da respingerlo,non permettergli di entrare nella tua testa. Maledizione,sapevo sarebbero tornati!» Inutile dire che mi stavo preparando al peggio. Se lei aveva realmente pronunciato Lucifer,e se questo stava realmente entrando nella sua testa,sarebbe iniziata la guerra.

«Bastardo,esci dalla sua testa!» Provai il forte impulso di morderlo con i canini,ma così facendo ero cosciente che avrei fatto solo del male a Evangeline – essendo ancora il suo corpo – e non a lui stesso.

Ringhiai e urlai ancora di lasciarla stare.

Stringile la mano,Derek...

Indietreggiai spaventato,prendendomi la testa tra le mani. Avevo di nuovo abbassato la guardia...m era impossibile,ero stato attento.

«Lasciami,maledetta!» Imprecai contro Allison e ringhiai,affinché uscisse dalla mia testa,una volta per tutte.

Fallo,o morirà.

Indietreggiai un'altra volta,finendo a terra per esser inciampato nei miei stessi piedi. Non ci capii più un cazzo,tanto che mi accasciai sul pavimento,deciso a difendere il mio orgoglio fino alla fine. Cercai di ignorare i gemiti soffocati di Evangeline,concentrandomi sulla mia mente,deciso a far uscire da questa Alisia.

Morirà e sarà per colpa tua...sei solo un vigliacco. Come ho fatto ad innamorarmi di una bestia?

Il cuore all'udire quelle parole,si pietrificò lasciando che ai sensi di colpa si sostituisse la rabbia.

«E io come ho fatto ad innamorarmi invece di una puttana?» feci appena in tempo a dirlo,che una forza più potente della mia mi scaraventò a terra,facendomi venire un dolore lancinante alle tempie. Era come se mi stessero ficcando mille aghi nel cranio;come se ci provasse gusto nel farmi soffrire.

«Derek...» il sussurro in certa d'aiuto di Evangeline,mi fece capire che era stanca di lottare. Mugugnai in preda agli spasmi che mi fecero contorcere su me stesso,e quindi non mi permisero di avvicinarmi alla ragazza.

Promettimi che non sarai più così duro con lei...promettimi che la proteggerai.

Continuavo a sentire la voce di Allison in testa e ciò bastò a farmi confondere le idee.

«Lei non è niente per me!” urlai,trovandolo l'unico modo per comunicare con lei.

Guardala e giurami che non ti dispiace vederla soffrire in quel modo. Guardala e giurami che saresti disposto a lasciarla morire...giuramelo,Derek.

Aprii gli occhi e feci come mi disse. Guardai la ragazza e la vidi soffrire,per non permettere al Diavolo di entrarle dentro ed impossessarsi di lei. Aveva ancora gli occhi chiusi,ma riuscivo a sentirla triste perché ormai sicura che sarebbe morta di lì a poco. All'improvviso il dolore alle tempie diminuì e a questo si sostituì un dolore insopportabile al petto.

«Cosa stai facendo?» Strillai,convinto si trattasse di uno dei soliti giochetti di quella pazza.

Io niente,tesoro...Le rimangono pochi secondi di vita,sta a te la scelta.

Scossi il capo,portandomi una mano al cuore. Ero terrorizzato all'idea che la sua morte potesse dispiacermi,perché non doveva assolutamente accadere.

Sentii gli occhi stanchi e chiudersi piano piano,mentre cercavo di raggiungere la porta per scappare via e non vederla più.

Nella mia vita avevo sempre lottato per la mia sopravvivenza. Se dovevo scegliere tra me e qualcun altro,avrei sempre scelto me,prima di tutti.

Ma le cose alle volte non vanno sempre come vogliamo che vadano;la vita è imprevedibile e si finisce per dare sempre le cose per scostato. Ci convinciamo che non ci importa nulla,mentre poi basta uno sguardo per capire che stai facendo la più grande cazzata del mondo,perché lei è l'unica cosa per cui valga la pena aiutare e lottare.

Ci fu bisogno di uno – uno solo - scambio di sguardi,ed i suoi occhi velati di una tristezza che non avevo mai visto mi trapassarono,accusandomi di una colpa che non pensavo di avere.

Uno sguardo che fece abbattere il muro che per tutti quegli anni mi ero costruito.

 

«[...]sei sempre insieme a lei,e quando siamo lontani e siete a distanza di qualche metro,ti sforzi di non guardarla...e a me fa male. Vorrei che tu mi guardassi come guardi lei.»

«Ma odi ancora più il fatto che non riesci ad odiarla.»

O forse perché una parte di me sapeva e voleva che lei fosse l'unica che mi capisse.

«Sai,realmente non mi importa se tu muoia o no...O forse mi importa troppo.»

Amici...ricordi?

 

E forse questi erano tutti piccoli indizi,che stavano permettendo ad Evangeline di entrare nel mio cuore. E allora perché non volevo accettarlo?

Mi sentii morire per la seconda volta quando la vidi implorarmi con lo sguardo di aiutarla. Mugugnai e con quel briciolo di umanità che ancora possedevo,mi buttai ai suoi piedi,afferrandole la mano e stringendola forte.

«Fa vedere a quei bastardi chi sei,petite.» sussurrai,deglutendo.

Fu solo un attimo,quell'attimo in cui ero incosciente del dopo,dove in un primo momento sentii le mie forze mancare,ed un secondo dopo fu come se fosse esplosa una bomba. Il petto della ragazza si gonfiò così tanto,che il suo urlo fece innescare un'aura chiara tutta intorno a lei. Fui costretto a sgranare gli occhi,quando Evangeline strinse ancora più la mia mano,come per trarne energia. Feci per mollarla,ma mi fu praticamente impossibile.

Non lasciarla,lotta con lei.

Ancora più spaventato fui per la richiesta assurda di Allison,che sembrava ancora non volermi lasciare in pace. Riguardai la ragazza e le sue urla echeggiarono in tutta la capanna e probabilmente anche in tutti i dintorni del posto. La fronte le si impregnò di sudore e gli occhi le si aprirono di scatto,quando le afferrai anche l'altra mano,d'istinto. Non so perché lo feci,era da matti ammetterlo,ma era come se lei me lo stesse chiedendo ...

Aprii la bocca per dirle di smetterla,perché stavo iniziando a sentire le forze mancare,e l'idea che non sapessi cosa mi sarebbe successo dopo,non mi allettava neanche un po'.

Si dimenò ancora e con un ultimo urlo,qualcosa che riconobbi come latino,l'aura intorno a lei sembrò svanire a poco a poco.

Entrò un'ondata di vento che fece scompigliare i miei capelli,e mi chiesi da dove venisse,essendo le finestre tutte chiuse. A rallenty mi girai verso Evangeline e mi accorsi mi stesse guardando ad occhi sbarrati,terrorizzata.

Mi allontanai di scatto da lei ed indietreggiai,mentre le gengive iniziavano a gonfiarsi,per dare spazio ai canini.

«Derek!» esclamò allungando una mano tremolante,per toccarmi. Ringhiai e feci per azzannarla,proprio quando però la ritirò a gran velocità.

«Derek...» risussurò,con le lacrime agli occhi. Questi ultimi le erano diventati lucidi e si guardava le mani e si tastava il petto,come per capire come avesse fatto. Ringhiai un'altra volta,pronto a difendermi.

«Come faccio a sapere che non sei Lucifero,che ha preso le tue sembianze?»

I suoi occhi si dilatarono a dismisura, «Devi credermi,non so come ab-bia fatto,ma cre-credo sia tornato da do-ove sia venuto.»

«Peccato che io non possa crederti.» Sputai con rabbia,prendendo un pezzo di legno,rompendo una sedia che era lì vicino. Inutile dire che se dovevo morire in quel modo,avrei lottato fino a quando il cuore non mi sarebbe stato tolto dal petto.

Solo allora sarò morto. Per sempre.

La guardai in cagnesco e quando si alzò dalla poltrona,scattai sul posto e le saltai addosso. Mi ci volle tutta la volontà di questo mondo per non infilzarle il paletto al centro del petto appena l'avessi stesa a terra – nonostante ne avessi avuto la possibilità -,perché una parte di me ancora sperava fosse Evangeline...e se l'avessi uccisa,mentre realmente era lei,allora sì che avrei avuto la coscienza sporca a vita e non me lo sarei perdonato.

Si coprì il volto con le mani,urlando per la paura,quando le fui addosso,così da coprirla per intero. La immobilizzai completamente,diventando improvvisamente freddo.

«Dammi un motivo per crederti.» Le tolsi le mani dal viso,facendole finire violentemente ai lati della sua testa. Mugugnò per il dolore,ma rimase zitta. Se era il Diavolo...era un bravo attore,non c'è che dire.

«Parla,maledizione!» Le puntai il paletto al petto,e lì sbiancò. Sorrisi sadico,facendo più pressione sul cuore. Continuò a rimanere in silenzio,mentre i suoi occhi grondarono di lacrime,che scesero sulle guance,per poi finire sul pavimento. Voltò la testa di lato,per non guardarmi in viso.

«Dimostrami che sei la petite che conosco...dimostrami che sei la bambina che ho conosciuto il primo giorno di scuola,dimostrami che sei la ragazza che oggi compie diciotto anni e che poco fa ha fatto la cosa più incredibile che io abbia mai visto! Fallo,o ti ucciderò.» Le dissi,impugnando meglio il legno,non lasciando trapelare nessun sentimento sul mio viso. Impassibile,come sempre.

Non parlò ed io mi chiesi perché si stesse comportando in quel modo.

«Evangeline voglio che tu reagisca,perché non voglio ucciderti!» urlai,afferrandola per il collo. Smise di piangere,mentre con gli occhi rossi si voltò a guardarmi. Una maschera di freddezza,anche la sua.

Aprì la bocca e con forza si strinse alla mia maglia,quasi strappandola. Sussultai e mi chiesi davvero se quella fosse Evangeline o no.

«Derek non sono pazza...ho avvertito una presenza mentre dormivo,che diceva di volerti morto e mi chiedeva di Alex...» Mi guardò spaventata, «E poi mi hai dato la mano e ho sentito...una forza pervadermi tutta,ma è impossibile,lo sai anche tu.» deglutì. Continuai a non aver intenzione di abbassare la guardia,infatti irrigidii i muscoli e fui pronto a qualsiasi attacco. La ragazza sentì sotto i polpastrelli i muscoli contrarsi e ne colsi lo spavento.

«Non mi credi...» mormorò triste,quasi delusa.

Contrassi la mascella e lasciai che i miei occhi diventassero rossi,avvertendo il pericolo.

«Abbracciami.» le ordinai,sapendo già che in seguito me ne sarei pentito. Tentennò inizialmente quando vide le mie vene sotto gli occhi gonfiarsi,per poi buttarsi a capofitto tra le mie braccia. Si strinse al mio corpo con forza,tirando su con il naso. Chiusi gli occhi e infilai la testa fra i suoi capelli,lasciando che l'odore di vaniglia entrasse nelle mie narici.

Vaniglia...

Solo allora la circondai con le mie enormi braccia,così da coprirla tutta. Scoppiò in una piccola risata,accovacciandosi contro il mio petto. Sentii il suo piccolo organo battere contro il mio,che invece ora restava in silenzio,attento a contemplare il dolce suono dell'altro cuore,che sembrava piacergli.

Cercai di distogliere la mia mente dall'odore del suo sangue e con la mano scesi fino al suo sedere,così palpandolo.

I suoi occhi si dilatarono a dismisura,prima di tirarmi un ceffone che incassai scoppiando a ridere.

«Petite!» Esclamai,non riuscendo a trattenere la gioia di sapere che fosse realmente lei.

«Si può sapere cosa ti salta in mente,maiale?» Mi accorsi solo ora delle lacrime che stavano pian piano scendendo sulle sue guance,silenziose. Reclinai il capo all'indietro e risi,di una risata allegra.

«Meni come una femminuccia!»

Corrugò la fronte,spintonandomi. «Ma che ti è preso? Era questo il tuo modo di renderti conto che realmente ero io?» Sentii il suo cuore accelerare i battiti e risi della sua ignoranza.

«Era necessario sì.» Sospirai,ritirando i canini. «Quando un Diavolo si impossessa di un corpo mortale,questo puzza di putrefatto...mentre tu profumi ancora di vaniglia.» Le spiegai,lasciandola basita.

«E la palpata?» sputò offesa.

«Quella non era necessaria...ma dato che c'ero.» risi e poi continuai, «I Diavoli amano il sesso,quindi non si ritirerebbero mai da certe attenzioni.»

«Ma è di Lucifero che si parla,di un uomo! E tu sei un uomo,è gay?» Mi chiesi davvero come le venissero certe domande,nonostante avesse il cuore in gola per la paura che le potesse risuccedere.

«Sarebbe stato comunque nel corpo di una donna,e avrebbe reagito di fronte ad un esemplare del genere.» Mi indicai,sorridendo malizioso. Mostrò una smorfia di disgusto ed io la spintonai,consigliandole di farsi suora.

«Ma io mi sono ritirata e questo dimostra che tu non sia poi tanto attraente.» sorrise pensando di avere già la vittoria in pugno.

«Vorresti dirmi che non hai le mutandine bagnate?» Le sue guance arrossirono di colpo ed accavallò subito le gambe,imbarazzata. Avevo mai detto che mi divertivo un mondo a metterla in situazioni imbarazzanti?

«Fai schifo!» Subito dopo averlo detto,un tuono smorzò l'atmosfera e questa subito sobbalzò,iniziando a correre come un impossessata verso la sua poltrona. Mi alzai da terra e senza neanche darle il tempo di registrare cosa stesse accadendo,la portai sotto le coperte,al caldo.

Seguirono attimi di silenzio,durante la quale nessuno dei due riuscì a distogliere gli occhi dall'altro.

Io sorpreso del mio gesto tanto...premuroso.

E lei probabilmente per Lucifero,i tuoni,Austin e me tutti messi insieme.

«Mi fai dormire con te?» domandò sottovoce,quando decisi di mettermi accanto a lei.

«Solo se prometti di non stuprarmi durante la notte.» La punzecchiai divertito,ricevendo una gomitata sul fianco di ricambio.

«Posso?» Mi chiese facendomi capire che avrebbe voluto spostarsi più vicina a me,per non stare lontana e di conseguenza essere coperta dalle lenzuola completamente. Non le risposi,ma la lasciai fare,non obbiettando.

«Derek riguardo a quello che è successo prima io...»

«Ne parleremo domani,ora dormi,sei stanca.” Non la guardai in viso,ma giurai che mi stesse sorridendo. Annuì e dandomi di nuovo la buonanotte,cadde tra le braccia di Morfeo.

 

Passarono due ore,tre ed il giorno si faceva sempre più vicino. I temporali erano cessati ed io non ero ancora riuscito a prendere sonno. Ripensavo a ciò che era successo e magari a quello che sarebbe successo dopo. Tutto ciò guardando il soffitto per tutto il tempo,tanto che potei giurare di aver imparato tutte le crepe a memoria.

Neanche a farlo apposta la testa e le braccia di Evangeline si andarono a posare sul mio petto,ormai nudo,facendomi rabbrividire. Nudo perché il mio corpo durante la notte aveva iniziato a riscaldarsi e dovendolo raffreddare,avevo deciso di togliermi la maglia.

Abbassai lo sguardo sul suo volto chino,che dormiva beato,indisturbato ora,mentre le piccole mani bruciavano a contatto con la mia pelle scoperta. Sospirai,iniziando ad agitarmi,ed il motivo lo capii presto;

mi piaceva

E non doveva. Così,schifato,mi allontanai il giusto per non averla più appoggiata a me,anche a costo di non essere più coperto dal lenzuolo.

«Sei sempre il solito.» un sorriso spuntò sulle labbra di Evangeline,e sgranando gli occhi per la sorpresa che fosse sveglia,riuscì a vederla tapparsi la bocca con entrambi le mani,in una posa buffa.

«Oddio...l'ho detto ad alta voce?» feci per aprire bocca e fare una battuta,ma non mi sembrò poi il caso. Scossi il capo però quando realizzai che era sveglia già da un po' e che poco fa mi aveva messo alla prova,volendo vedere probabilmente fino a dove mi sarei spinto.

Mi complimentai mentalmente però per non essere caduto nella trappola.

«Sei sempre la solita.» Ricambiai,sfoggiando un sorriso che la fece arrossire.

«Non riesci a dormire?» mi chiese.

«Potrei farti la stessa domanda,petite.” Risoluto come sempre. Bravo.

Storse la bocca e fece spallucce,nascondendo la faccia nel cuscino. Era quasi...tenera.

Bleah.

«Non riesco a dormire,non faccio altro che pensare a cosa sia successo e non me ne capacito. Cosa abbiamo fatto?» E calcò così tanto quel “abbiamo” che sembrò volermelo far notare apposta.

«Cosa hai fatto,vorrai dire.» specificai.

«No,lo sai bene che siamo stati in due a cacciarlo.»

«Smettila di dire cazzate.» La rimproverai.

«Senti,puoi anche non volerlo ammettere ma sai che è così! Saresti potuto fuggire,ma sei tornato. Perché?» mi guardò negli occhi e non sapeva quante volte me lo ero chiesto anch'io quella notte.

«Mi spaventa ciò che stai pensando.»

«E cosa sto pensando,Derek?»

«Dimmelo tu.» ringhiai.

«Che è destino,che noi due possiamo porvi fine a questa rivalità tra cacciatori e vampiri. Hai visto cosa siamo stati capaci di fare?» E da come ne parlava,sembrava averci riflettuto a lungo sulla cosa.

Risi, «Ti ho stretto la mano,Evangeline. Cosa non vuoi capire? Cacciatori e vampiri saranno nemici fra dieci,cento,mille anni e niente potrà cambiarlo! Ci disprezziamo a vicenda,a chi vogliamo prendere in giro? E' successo quello che è successo perché...sei strana.» terminai,forse poco convinto.

«No,è successo quello che è successo perché tu hai creduto in me.” Addolcì i tratti del viso e io fui costretto a distogliere lo sguardo,per non cedere.

«E' solo una coincidenza...non può essere altrimenti.”

«Non è solo una coincidenza,Derek. Troppe coincidenze ingiustificate,non trovi?» Sospirai e tutte quelle domande mi stavano decisamente fottendo il cervello.

«La profezia non è vera,ora chiudi quella cazzo di bocca.» E come potevo essere più chiaro di così?

Ciò sembrò far tacere definitivamente la ragazza,che seguì alla lettera ciò che le avevo imposto. Restammo in silenzio,ognuno con i suoi dubbi. Ognuno con le sue incertezze per un po'.

«Petite?»

Esasperata,mi rispose,non avendo altra scelta. «Mh?»

«Prima stavo per trasformarmi...ma tu mi hai abbracciato comunque. Perché?» Continuai a tenere gli occhi fissi nei suoi,mentre un sorriso le illuminò il viso.

«Io non ho paura di te.» Cercò di afferrarmi la mano,ma la ritirai,quasi ringhiando. Ci rimase male e mi sentii quasi in colpa,nonostante non lo diedi a vedere. In fine sembrò rassegnarsi,ma cantai vittoria troppo presto.

«Non vuoi accettare che qualcuno non abbia paura di te,vero? Non mi arrenderò,Derek. Ho messo tutta me stessa per cambiare le cose e ho perso tutto. A questo punto agisco mettendomi completamente in gioco e se sto giocando con il fuoco ben venga. Non mi arrenderò,cercherò quel lato umano che ancora ti resta,perché ormai non ho più nulla da perdere.» concluse,guardandomi seria.

Fui incapace di rispondere,tanto mi aveva lasciato basito. Evangeline aveva un'infinità di qualità,e nonostante fosse la persona più impedita della terra,non le importava. Avrebbe lottato puntando sui sentimenti,ma avrebbe solo sprecato forze inutilmente. Io non sarei mai cambiato e lei lo sapeva meglio di me.

«Nella vita o sei stronzo o sei buono, ma se sei stronzo vai sempre sul sicuro.»

«E allora io cercherò di trovare quella parte buona in te!» E ne era proprio convinta a quanto pare.

«Ti odio.» Brontolai passandomi una mano tra i capelli e stringendoli forte per reprimere l'ardente desiderio di sangue,di nutrirmi.

Rise e si mise in ginocchio,accanto a me,fissandomi di sottecchi nel buio. La guardai con la coda dell'occhio anche io e il mio cuore riprese a battere piano,di nuovo. Per quanto mi dolesse ammetterlo,Evangeline era la ragazza più carina che avessi mai visto. Era perfetta nelle sue imperfezioni e non riuscii a capire perché la trovassi ancora più carina di Daphne.

E Daphne di imperfezioni non ne aveva.

«Appunto,mi odi perché non riesci ad odiarmi.» I suoi occhi precedentemente posati sul mio volto,scesero più in basso fino a posarsi sul mio petto;notò questo fare su e giù e me ne vergognai.

Deglutì, «Dicono che sono una ragazzina testarda,quindi al posto tuo avrei paura.» Cercò di scherzare,nonostante la situazione,alleggerendo la tensione che si era creata.

«Come fai ad essere così buona?» Chiesi ritornando sotto le coperte,seguito a ruota da lei.

«Una volta ho augurato ad una ragazza di morire...non sono buona.» Sorrise,ma di un sorriso falso,che non riuscì a nascondere.

«Ti prendeva in giro,per questo le hai augurato la morte?»

«Non credo ti interessi,davvero...non devi sforzarti di essere carino con me. Puoi essere te stesso,non mi offendo mica.» Sentii una fitta,proprio in quel momento. Come un peso sul cuore e subito dopo un'immagine mi si presentò davanti. Un Evangeline più piccola negli spogliatoi della scuola,con un grande livido sul collo. Ci metteva sopra del...come si chiamava quel coso che copriva? Fondo...fondo schiena no. Fondo tonto? No,era fondo tinta!

Sussultai e ritornai nel mio mondo,mentre gli occhi della ragazza mi guardavano preoccupati.

«Ti picchiava?» Inutile dire che le parole mi uscirono di bocca senza che ne avessi il controllo,tanto ero scandalizzato. Da ciò che avevo visto e soprattutto perché lo avevo visto.

Il respiro le si bloccò e la sua piccola mano strinse il lenzuolo,mentre lentamente tornò a sdraiarsi.

«Succede anche a te...non è così?»

«Cosa?» Chiesi frettolosamente,non poi tanto sicuro di voler sapere la risposta.

«Le visioni...le vedi anche tu?» La voce le tremò ed io rimasi senza parole. Forse scherzava.

«Tu hai delle visioni?»

«A meno che non siamo tornati nel 1800 e a meno che tu non abbia un fratello maggiore,credo di sì.» Il mio volto impallidì all'improvviso e la rabbia mi travolse. Quando si accorse di ciò che aveva appena detto,si tappò la bocca mortificata,iniziando a tremare impercettibilmente.

«Io non ho un fratello!» Urlai irritato,alzandomi in piedi. I ricordi riaffiorarono e non riuscii più a contenermi,tanto che presi il mobile di legno ammuffito e lo scaraventai a terra,quasi fosse un peluche. Lisciai per poco il corpo di Evangeline,che mi implorò di smetterla.

«Tu non devi sapere di lui.» Sibillai a pochi centimetri dal suo viso,quasi volessi morderla. E la tentazione era forte,e se l'avessi morsa ora probabilmente non me ne sarebbe importato fino a quando non mi sarei calmato.

Sobbalzò e mi prese per un braccio,cercando di tenermi a bada.

«Derek mi dispiace così tanto,non avrei dovuto ricordartelo,non ne ho potuto fare a meno,perdonami.» Neanche le sue grida disperate riuscirono a placarmi,infatti la scaraventai contro la parete opposta,senza neanche volerlo.

A differenza di prima,ora la sua forza era paragonabile a quella di un bambino.

Mio fratello.

La profezia.

Allison.

Alex.
Lucifer.

Evangeline.

Per cosa ero arrabbiato esattamente?

Un urlo bloccò il flusso dei miei pensieri e tutto si fermò per un attimo. Portai lo sguardo sul mio polso,e solo allora mi accorsi delle mie unghie che con forza premevano sulla mia pelle,come se provocarmi dolore avrebbe aiutato ad eliminare quello che già mi attanagliava il cuore. Guardai la mia mano impregnata di sangue e quasi non ci credetti.

Guardai alla mia destra ed il volto ricoperto di lacrime di Evangeline,mi fece paura. Aveva le mani davanti agli occhi,come se non volesse più vedere quell'orrore...e le diedi ragione. Caddi in ginocchio,incapace di credere al gesto compiuto. Continuai a tenere lo sguardo rivolto verso le mie mani,mentre un panno cercò di mandarci via le croste di sangue che le avevano sporcate. Alzai gli occhi e incontrai il viso sofferente delle cacciatrice,che continuava a sfregare quella stoffa contro la mia pelle così forte,come se volesse cacciarvi via ogni crimine commesso,come se vi volesse cancellar via ogni traccia.

Piangeva silenziosamente,ma non mi guardava mai.

Io d'altro canto restavo in religioso silenzio,ancora attonito.

«Non eri tu...che ti è preso?» mormorò dopo,cercando di trovare una giustificazione per ciò che avevo fatto.

«Perché cerchi di giustificarmi?» Mi guardai intorno e notai di aver mal dirotto quella piccola capanna. Era come se fosse passata una furia,e mi chiesi come avessi fatto a perdere il controllo in quel modo.

«Perché non eri in te!»

«Non mi conosci,non conosci niente di me nonostante quelle fottutissime visioni!» Alzai la voce di nuovo e la spaventai,facendomi sentire ancora più un mostro.

Mostro perché avevo ucciso mio fratello...

«Perché è morto,Derek?» Ebbe il coraggio di chiedermelo,ma questa volta cercai di mantenere la calma. Non risposi ed il silenzio ricalò in quel posto,mentre gli uccelli avevano preso a canticchiare nel cielo,annunciando l'arrivo di un nuovo giorno.

Guardai la ferita che piano piano si stava rimarginando e mi decisi solo in seguito a dirle la verità. Forse perché mi fidavo,forse perché avevo il bisogno di sfogarmi con qualcuno. Forse entrambe.

«Si è ucciso,impiccandosi con una corda all'albero del giardino.»

«Nelle visioni dici spesso di essere stato tu ad ucciderlo...perché?» Iniziò a tremare e temette la mia risposta così tanto che mi strinse la mano,quella ancora intatta.

«Quando sono scappato di casa papà ha fatto diffondere la voce che fossi morto. David soffrì così tanto la mia mancanza,che decise di porvi fine alle sue lacune. In pratica,l'ho ucciso io.» E potei giurare che in 115 anni di vita,lei era la prima a cui lo avessi confidato. Fu come togliersi un macigno dal cuore,ma il dolore restava ancora lì.

I sensi di colpa mi terminavano dall'interno. Pensavo di averlo dimenticato...ma ricordarlo ha riacceso quella ira,quel dolore per quella perdita che pensavo di aver scordato.

Un secondo dopo mi ritrovai le braccia di Evangeline al collo,mentre il suo corpo iniziò ad essere scosso da vari singhiozzi. Mi strinse forte,come per darmi sostegno.

«Non sei stato tu ad ucciderlo,Derek. Non dirlo neanche per scherzo!» Balbettava e si aggrappava alle mie spalle,forse pentendosi di avermelo chiesto.

Sorrisi,perché sapevo che in realtà avevo ragione,nonostante mi stesse rassicurando.

Mi abbracciò ancora più forte di prima e quel “ti voglio bene lo stesso»,fece calare completamente il mio muro. Posai le mani sulla sua schiena e ricambiai l'abbraccio.

A quel contatto smise di piangere e rise contro la mia spalla. E non ebbi neanche la forza di allontanarla,in quel momento.

Sentivo un calore pervadermi il petto.

Bruciava,ma era piacevole.

Piegai le labbra in un sorriso anche io senza farmi vedere e mi domandai seriamente quanto tempo era passato da quando avevo abbracciato una persona in quel modo.

Mi piaceva stringerla tra le braccia,mi piaceva sentirla fremere dal terrore contro la mia pelle,ma odiavo che riuscisse ad avere questo potere calmante su di me.

E fu in quel momento che mi accorsi che avrei fatto di tutto per farla sentire meglio. Da quando era così? Da quando aveva iniziato a starmi così a cuore?

Io non m'interessavo alle persone,non era nella mia natura e lei non sarebbe dovuta essere un'eccezione.

La strinsi ancora,più forte,perché ne avevamo bisogno entrambi.

«Mio fratello era il minore degli Wilson...sarebbe spettato a lui averti,petite.»

Deglutì,e per un momento giurai che smise di respirare.

Forse non avrei dovuto dirglielo,cazzo!

 

Bisticciavano,litigavano,si odiavano,urlavano,

si offendevano,ma c'era sempre qualcosa che li teneva uniti.

_________________________

 

Io non so davvero come voi facciate a sopportarmi ancora,dopo tutti questi innumerevoli ritardi!

Sono passati ormai due mesi da quando non aggiorno e tra poco la storia farà un anno e non sono ancora riuscita a portarla a termine!

E ciò non mi dispiace,perché ormai Derek ed Evangeline mi sono entrati dentro e non riesco più a farne a meno...ma mi rendo conto che mi sto anche dilungando troppo.

Vi avevo promesso un capitolo pieno di sorprese,mentre ne avete trovato uno...di passaggio,credo.

Ragazze mi dispiace! Ma qui abbiamo scoperto ancora un altro pezzetto del passato del nostro bel vampiro,abbiamo scoperto un po' del passato della nostra cacciatrice e abbiamo anche imparato qualcosa sui Diavoli. Oh,e poi non dimentichiamo il fatto che Derek si è lasciato andare con Evangeline e l'ha abbracciata di sua spontanea volontà!! *-* E poi David? Mhhh...

Mi sono divertita a scrivere questo capitolo e spero sia stato così anche per voi che lo avete letto,ma se non è stato di vostro gradimento sapete che ovviamente potete farmelo presente,che io non mi offendo:)

E' più corto degli altri...ma il loro compleanno ho preferito dividerlo in due parti.

Ringrazio chi continua a seguirmi,le persone che recensiscono,le persone che mi mettono nelle seguite/preferite/ricordate,grazie ancora di cuore :3

Forse succede solo a me...ma a distanza di un anno sono ancora agitata prima della pubblicazione di un capitolo,perché temo sempre che non possa piacervi...Ditemi che non sono l'unica :')

Comunque...aspetto le vostre recensioni (vi prego fatevi sentire lettrici silenziose!),

un bacione

 

ps. Buon inizio scolastico a tutte!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Happy Birthday! ***


CAPITOLO DICIASETTE

 




Mi allontanai da lei e serrai la mascella,quando la trovai con il capo chino ed i pugni serrati.

« Io non sono e non sarò mai di nessuno. Appartengo solo a me stessa. » Il mio ciglio si inarcò impercettibilmente e fui sul punto di parlare, quando capii il motivo di tale suo disagio.

Non me ne resi conto, ma avevo appena affermato che la profezia fosse vera e che l'ultimo degli Wilson dovesse legarsi all'ultimo degli Anderson. Evidentemente la cosa la imbarazzava a tal punto da non volerne proprio parlare.

Si posizionò avanti a me a gambe incrociate e si portò i capelli sulla spalla sinistra.

« Ti va di parlarmi di David? » I suoi occhi brillarono come quelli di una bambina in attesa della sua caramella preferita, e mi ritrovai ad amare quel sorriso timido, ma amarlo così tanto da... odiarlo.

Il mio volto tornò scuro e la mia maschera di indifferenza tornò ad impossessarsi di me, inevitabilmente.

Non avrei permesso a nessuno di entrarmi dentro, non di nuovo.

« Che vuoi che ti dica? E' morto suicida. » Il suo sorriso svanì piano piano e sospirando, annuì.

« Io invece me lo immagino bello, alto, pieno di muscoli, un figo da paura! Cioè l'opposto di te,voglio dire. » Rise e continuò a stuzzicarmi, cercando di far ridere anche me... e cercando di farmi reagire in qualche modo. Perché anche se non volevo ammetterlo, Evangeline aveva imparato a conoscermi così bene e mi era entrata dentro così tanto... che lei sapeva, conosceva anche la parte più oscura di me, che cercavo di celare nel più profondo del cuore. Quella parte ancora umana, quella parte che tanto mi vergognavo di avere...

« Poi me lo immagino dolce, buono... poi era più piccolo di te, doveva essere probabilmente anche coccoloso. Sai cosa è una cosa coccolosa? Voglio dire...chi non sa cos'è una cosa coccolosa? » La sua bocca assunse la forma di una 'o'. Mi presi la testa fra le mani e mi chiesi cosa non andasse a lei.

Faceva discorsi senza senso!

« E perché di grazia sarebbe dovuto essere coccoloso? » Dissi esasperato, tornando a guardarla.

« Me lo sento e oh... » Si rabbuiò e portò una mano alla bocca. « Mi dispiace...sono una cretina. »

« Questo si sapeva. » Scrollai le spalle.

« Ti sei rabbuiato di nuovo e stai male. Non so la tua storia e non ho il permesso di giudicare tuo fratello, che per giunta non conosco. » Si morse un labbro ed indietreggiò, portandosi le ginocchia al petto. Ebbe una reazione fin troppo esagerata e mi chiesi il perché. Perché per una volta che non l'avevo rimproverata... trattata male, reagiva in quel modo? « Vedi? Sono sempre troppo impulsiva, faccio sempre di testa mia, quando dico le cose dovrei contare fino a dieci, e se parlo ferisco sempre la gente. Vedi? Io allontano tutti, non dovrei stupirmi se ora non ho amici. »

Aggrottai la fronte. « Smettila di dire cazzate. »

« No,no,no! Mio padre non mi ha voluta perché ero aka sono pazza, a scuola venivo allontanata perché troppo diversa da loro, sto allontanando Austin perché non ricambio ciò che prova, sto allontanando Chantal perché mi ha mentito, e tu vuoi allontanarti da me perché sono un continuo problema che ti devi portare dietro ogni volta! Se non fossi venuto tu, sarei morta! Mi salvi anche se non vuoi, capisco se vuoi allontanarti, lo farei anche io, davvero. Anche io se potessi fuggirei da me stessa, perché sono solo una palla al piede per tutti. E io vorrei cambiare, davvero, ma non ci riesco... sono così. Completamente sbagliata, completamente diversa da tutti. Ora che ci penso, forse anche David se mi avesse conosciuto se ne sarebbe scappato da me a gambe levate... » Non la feci continuare che le afferrai con forza il mento,tanto da farle male. Forse le sarebbero rimasti anche due lividi ai lati della mascella, ma poco mi importava in quel momento. Accecato dalla rabbia, la spinsi contro la parete opposta. Avvicinai il mio viso al suo e ringhiando, strinsi ancora di più la stretta sul suo mento, facendola gemere.

« Se io dovessi allontanarmi da te sarebbe solo perché ho paura di te, Evangeline. Se dovessi scegliere di allontanarmi da te sarebbe solo per la mia salute mentale, non perché sei una stupida ragazzina che prima di parlare dovrebbe contare fino a dieci. Perché è proprio questa Evangeline che io inizio a stimare. Quella Evangeline pura e sincera, che non ha paura di dire in faccia ciò che pensa. Quella Evangeline che ha avuto le palle di sfidarmi. Quella insulsa umana che ha avuto il coraggio di tenermi testa. Quella Evangeline che è un impedita in tutto, che sarebbe capace di inciampare anche nei suoi stessi piedi. Da quella Evangeline voglio scappare. E.. sai perché mi fa paura questa parte di te? Perché mi istighi, mi dai fastidio, mi dai rabbia, così tanta da volerti staccare sempre la testa. Ma non ci riesco. E questo tuo modo di essere mi sta mandando a puttane il cervello. E continuo a incolpare quella stupida profezia che forse non è neanche vera, ma la verità è che sto iniziando ad accettarti per i tuoi mille difetti, e la sola idea che io possa volerti anche solo bene mi terrorizza. Se la gente si allontana da te è solo perché non è abbastanza e non ha capito che persona fantastica tu sia. Ti sto facendo del male... e sei cosciente che se continuassi a fare pressione potrei ammazzarti proprio ora... ma nonostante questo sembri non avere paura, perché ti fidi di me. E penso che se mio fratello fosse qui e ti vedesse in questo preciso istante... si innamorerebbe di te. » Lasciai la presa e la ragazza cadde a terra, priva di aria. L'ossigeno sembrava non esserle più andato al cervello, e mi chiesi seriamente se avesse sentito per filo e per segno cosa avessi detto, o se una volta smesso di respirare avesse anche smesso di sentirmi.

Il volto viola, cadaverico e gli occhi pieni di lacrime, forse per la paura, forse per la gioia di quel momento. Ma gioia di cosa poi?

Mi alzai in piedi guardandomi i polsi; completamente intatti.

I piedi di Evangeline alle mie spalle presero a picchiettare sul pavimento, lentamente, a fatica, quasi strusciando. Un sussurro e poi cadde a terra, stremata.

Un fottiti, e un tonfo.

Si era addormentata.

 

 

EVANGELINE'S POV

Il dolce soffio del vento e i raggi di sole mi accarezzarono il viso, facendomi stiracchiare. Aprii prima un occhio e poi lentamente l'altro, facendo mente locale di dove mi trovassi. Il camion e poi Derek. Il sogno, suo fratello...

Mi leccai le labbra ormai secche e realizzando che fosse il mio compleanno, mi alzai nel vano tentativo di trovare uno specchio. Del vampiro nessuna traccia e i dubbi che mi fossi salvata da sola dal fatale incidente iniziarono a farsi spazio nella mia testa. Forse era stato tutto un sogno, forse .. avevo iniziato a perdere davvero il senno della ragione.

Mugugnai quando accecata dal sole andai a sbattere contro un qualcosa di rotto, vetro al tatto. Quando ormai i miei occhi si riabituarono alla luce, mi accorsi del reale specchio in murato antico, del secolo scorso probabilmente. Con timore, mi ci posizionai davanti e guardai la mia immagine riflessa dentro. Accarezzai i miei capelli – secchi come paglia -, ed il mio viso, scavato da delle profonde occhiaie e scavato negli zigomi, delle labbra dalle infinite crepe – dovute alla mia scarse ormai abitudini alimentari - , il mio collo, il mio seno quasi inesistente, la mia pancia. Con disgusto allontanai la mano e distolsi lo sguardo. Una pancia piatta da far schifo. Forse, un fisico troppo minuto per reggere tutta quella tensione e quello sforzo a cui ero sottoposta ogni giorno.

Delle gambe snelle, anche esagerate.

Avevo passato l'ultimo mese a lavorare sul mio corpo, riuscendo anche a mettere su qualche chilo e qualche muscolo, e mi era bastato qualche giorno per ricadere nel più totale orrore.

18 anni e non sentirli.

Sussultai quando nello specchio mi accorsi vi fosse Derek, che con la mascella serrata fissava il mio riflesso, probabilmente leggendomi nel pensiero. Me ne vergognai a tal punto da abbassare lo sguardo e pregare che non provasse lo stesso disgusto.

Un secondo dopo, un tonfo e tanti piccoli pezzi di vetro scheggiato caddero sul pavimento, facendomi impallidire. Per poco pensai fossero i pezzi del mio cuore, ormai deciso a darsi al suicidio.

« Cosa hai fatto? » Sussurrai, fissando le nocchie sporche di sangue del vampiro, che si emarginavano decisamente più lentamente del solito. Si era tagliato dando un pugno allo specchio, ora frantumato a terra e davvero non riuscivo a capacitarmi del motivo.

« Gli specchi dovrebbero riflettere un pochino, prima di riflettere le persone. » Fu il suo commento, prima di afferrarmi per il polso brutalmente. « Non sei la ragazza debole che pensi di essere. Dì al tuo cervello di prendere una pausa, » avvicinò le sue labbra al mio orecchio,solleticandolo. « e smettila di pensare che sei orribile, petite, non mi piacciono le persone bugiarde. »

Sorrise, lasciandomi andare la mano e, prendendo un panno da terra, iniziò a tamponare le tracce di sangue sul suo pugno. Mi sorrise il cuore, per quel complimento che certamente non meritavo. A Natale si era tutti più buoni e di certo ora non era Natale. Allora perché comportarsi così premurosamente?

Forte, autoritario, sarcastico, spesso crudele, cinico. Egocentrico, magnetico, affascinante, scontroso, a cui piace sfidare, è forte e ama mostrarlo al pubblico, tende a rinchiudere le sue emozioni, a meno che non siano malvagie. Non ama, ma si affeziona alle persone di nascosto.

In poche parole... Derek, un vero mistero.

« Immagino tu abbia fame, sento il tuo stomaco che brontola. » Mi portai una mano allo stomaco ed annuii a disagio. Il vampiro buttò la pezza a terra e mi fece cenno di coprirmi bene a causa del tempo ancora un po' mite.

Mi chiesi dove volesse portarmi... alle nove di mattina poi.

« Derek, dove vuoi andare? » Cercai inutilmente di accelerare il passo per raggiungerlo, ma invano essendo un passo suo tre miei. Mi piegai allora, per racimolare un sasso da terra e una volta presa la mira, glielo scagliai contro. Mira perfetta; peccato che non calcolai la sua rapidità nello schivarlo.

Alzai gli occhi al cielo, mentre le sue labbra giurai si stessero piegando in un sorriso.

« Vuoi aspettarmi? » Gridai, raggiungendolo. Gli afferrai la mano e quasi lo feci spaventare. Era evidente che quel contatto lo infastidiva e mi chiesi il motivo per la quale non si fosse ritirato in tempo, prima, essendo i suoi sensi altamente sviluppati.

Immediatamente si fece spazio una sensazione di... mancanza.

Mi bastò abbassare lo sguardo per vedere le sue nocchie ancora ferite di sangue. Ci misi un attimo a collegare tutto.

« Tu non ti sei nutrito, idiota. »

Si scostò come scottato e riprese a camminare, lasciandomi di nuovo indietro. Lo rincorsi e fui quasi sul punto di rimproverarlo quando fu lui ad anticiparmi.

« Non avevi fame tu? »

« Da quando sono diventa la tua priorità? » Lo provocai, beccandomi un'occhiataccia.

Per tener testa al vampiro bisognava imparare a giocare le sue stesse carte, e come se non puntare sui suoi punti deboli?

« Chi ti dice che non ti stia portando a fare un'orgia con gli altri? » Gli diedi uno spintone e se non lo conoscessi, ci avrei di certo creduto.

« Io posso aspettare. Possiamo andare a caccia di un cerbiatto, se ti va. » Fece una faccia schifata e forse mangiare « vegetariano » il giorno del proprio compleanno non era il massimo, ma non avrei permesso che si cibasse di un umano e gli portasse via la vita.

E così, senza accennare a volermi con lui lo seguii fregandomene di quello che gli andasse comodo o no. Un « ragazzina testarda » uscì dalle sue labbra, facendomi sorridere. Ormai avevo imparato a studiare bene il suo timbro di voce e quello di ora era decisamente affettivo.

« Qui c'è un impronta! E' un cervo, maschio sicuramente. Guarda quanto è grande. » Dissi trattenendomi dal battere le mani, probabilmente per avergli facilitato lo spuntino e per aver sfoggiato la mia -non- cultura, dato che di biologia non capivo una mazza. Il vampiro mi passò vicino e scuotendo più volte il capo, si precipitò a correggermi.

« E' un'esemplare femmina adulto. L'impronta enorme indica la sua maturità e il sesso si capisce dalle impronte accanto, che sono decisamente quelle di un cerbiatto. Sono anche fresche, riesco a sentirne l'odore. »

Lo guardai sorpresa, con gli occhi di una bambina che in confronto al papà si sentiva piccola ed inesperta alla vita. Riusciva a sentirne l'odore, mentre io riuscivo a malapena a sentire la puzza di merda che avevo probabilmente sotto la suola di una scarpa. Che schifo.

In un attimo Derek non fu più al mio fianco e un secondo dopo il bramito del cervo mi gelò il sangue nelle vene. Pochi passi mi ci vollero per raggiungere l'animale, che giaceva a terra, quasi ormai privo di vita. Assottigliando lo sguardo riuscii a vedere le gambe del cucciolo che correvano senza sosta, per sottrarsi al pericolo.

L'ombra di Derek, piegata su se stessa, iniziava a cibarsi della creatura dal collo spezzato. Il cappuccio ricadde sul capo del mio « amico », oscurandomi così la visuale di quell'orrenda scena. Iniziai a prendere a calci i sassolini che trovavo per terra, cercando di occupare il tempo. Accarezzai la corteccia di un albero lì vicino, passandoci delicatamente sopra le dita, quasi potesse rompersi sotto il mio tocco. Proprio come il collo di quel povero cervo, che per fare tale fine colpa non ne aveva.

Sospirai, ormai rassegnata al fatto di avere una vita normale. Niente di ciò che dico, di ciò che faccio o ciò che sono è normale.

Inizi a pensare a ciò che sei diventato e non ti piace per nulla. Pensi a quanto sia ingiusto il mondo, ad averti riservato un tale destino. Perché Dio ce l'ha proprio con te? Ti chiedi.

Ma forse un giorno andrà meglio, dimenticheremo tutto questo e le cose cambieranno, cerchi di incoraggiarti.

Niente vampiri, niente pregiudizi, niente dolore.

Speri che sia così... ma tutte cazzate.

Il dolore è dentro di te e non puoi scappare da esso, puoi solo conviverci.

Davvero credete che le persone sopravvissute ai campi di concentramento ora non piangano ancora ogni notte? Davvero pensate che le persone che sorridono sono sempre le più felici? Davvero credete che la ragazza che voi considerate diversa non soffra?

La verità è che niente è come sembra. Giudico tanto Derek, che porta una maschera e non mostra ciò che è, ma noi non facciamo lo stesso?

Niente in questo mondo è come sembra. Una persona normale, in realtà ha il 5O% di probabilità che sia un vampiro. La ragazza che sorride sempre è la più triste, i sopravvissuti ai campi di sterminio hanno ancora gli incubi, la ragazza che tu prendi in giro piange ogni sera.

Il mio corpo ha 18 anni.

La mia anima ne ha 5O.

Niente è come sembra.

E potrei farne migliaia di esempi, ma davvero non finirei più... e la cosa che fa più male, è che in base alle scelte che noi facciamo, qualcuno, ogni giorno, in ogni fottutissimo angolo del pianeta, muore. Muore a causa nostra, ma non solo fisicamente.

Moralmente, dentro, cade a pezzi giorno dopo giorno; alcuni si salvano, altri no.

Non è ingiusto questo mondo?

Non è giusto che ci svegliamo e cambiamo il mondo?

Io ho cercato di farlo, vampiri ed umani... ho cercato quell'equilibro, fallendo completamente, o quasi. Non prendetemi come esempio, non fate come me. Ma alzate il vostro culo e cambiate il destino di ognuno di noi.

E pensando a ciò, un sorriso spuntò sulle mie labbra. Il mio pensiero andò subito a Derek, che anche lui, oggi, nel suo piccolo, aveva salvato una vita. Era già un inizio.

A proposito del vampiro, proprio ora mi stava chiedendo un fazzoletto, facendomi così svegliare dalla mia trance.

Lo guardai e quasi i suoi occhi capirono i miei pensieri più profondi, perché noi, avevamo imparato a capirci con uno sguardo.

« No... proviamo a chiedere a uno scoiattolo però. » cercai di scherzarci su, ridendo. Le sue gemme però sembrarono cogliere il mio tentativo di sfuggire al suo « come stai? », ma non indagò oltre. Stranamente rise anche lui e quindi non gli restò altro che pulirsi con la sua adoratissima felpa. Il sapore metallico, forse rame, del sangue mi invase le narici, facendomi coprire la bocca e tappare il naso. Fui quasi tentata di dirgli di andare a chiedere del disinfettante allo scoiattolo, ma me la risparmiai.

« Che schizzinosa. » Roteò gli occhi e io non lo trovai divertente.

« Lavati la bocca! Io con te non ci vado in giro, così. »

« Non stai morendo di fame? Ieri notte hai sprecato molte energie. » e nessuna malizia trapelò dalla sua voce.

Scossi il capo, « E' tutto okay. Sto bene. Posso aspettare. »

Acconsentì, forse lo avevo davvero deciso a darsi una pulita alla bocca, quando mi resi conto che anche i suoi vestiti non erano messi poi tanto bene. Impregnati di sangue anche loro... non potevamo andare in giro così, assolutamente.

« C'è un lago qui vicino, riesci a camminare un altro po'? »

Inutile dire che i miei occhi luccicarono a quella domanda. Possibile che si preoccupasse di me?

« Certo, non preoccuparti! » Ci misi davvero troppa enfasi, alla fine.

Annuì impassibile e continuò per la sua strada, non facendo quasi caso della mia presenza costante al suo fianco.

O forse pensavo solo troppo, io.

Stupida.

 

Una volta arrivati in prossimità della fonte d'acqua, inutile dire che mi buttai a terra, sfinita. Giurai quasi che se avessimo camminato di più, sarei crollata, spossata.

Avevo esaurito tutte le mie energie.

Durante il viaggio, Derek non aveva proferito parole. Neanche mi aveva guardata.

Ma io lo sapevo che c'era qualcosa che lo turbava. Lo conoscevo troppo bene.

Lo avevo osservato, attentamente, ma nonostante ciò, non capivo.

Ma lo avrei scoperto molto presto... molto prima di quanto immaginassi.

Mi alzai sui gomiti e guardai il vampiro piegarsi sull'acqua a bere e strofinarsi la bocca con le mani, per eliminare il sangue incrostato.

Seguii tutti i suoi movimenti, agili ed eleganti come sempre, ma la sentivo. Sentivo la sua turbazione. Mi scorreva in corpo, come se fossimo legati.

« Petite? »

Scattai subito, sentendo il mio nome. Mi alzai in piedi, guardandolo.

« Potresti girarti? Devo lavare la felpa, è sporca. »

Inarcai un sopracciglio, indecisa se ridere o meno.

« Da quando in qua ti vergogni a farti vedere a petto nudo? Ho 18 anni, non mi scandalizzo, tranquillo. » Fui quasi maliziosa, di una malizia che sparì, quando i suoi occhi diventarono grigi e non più del colore che io tanto amavo.

« Evangeline, vattene. »

« No. » Dissi decisa; mi sarei potuta perdere.

« Perché non fai mai come ti dico? Vai a farti una passeggiata. » Mi fece un cenno con la mano, ma non lo ascoltai minimamente. Alzai la testa e con lo sguardo, lo sfidai.

E poi, nell'esatto istante in cui alzò il lembo della felpa, capii e avrei voluto prendermi a schiaffi da sola. Era di spalle e con uno scatto, si ritrovò a torso nudo.

Avrei tanto voluto correrlo ad abbracciarlo, ma mi trattenni.

Si incurvò sull'acqua e contraendo i muscoli – per il freddo, o per il mio sguardo che sapeva avere su di sé, che lo metteva a disagio - , iniziò a lavare quell'indumento, che usava come scudo.

Come se una maglia, una felpa, o quel che sia, potessero rendere invisibile ciò che realmente era.

Un corpo pieno di cicatrici.

Capii quanto farsi vedere nudo, per lui, fosse così intimo.

Al posto suo mi sarei odiata.

Lo avevo già visto altre volte, le avevo già viste altre volte, ma ogni volta era un tonfo al cuore.

Erano tante, troppe. Un corpo così perfetto come il suo, marcato da tali orrori... che poi orrori non erano.

« La smetti di guardarmi, porca puttana? »

« La tua schiena... » Fui solo in grado di dire, forse in procinto di piangere.

Basta una frase, un momento per rivivere

ciò che ci ha tolto il respiro,

e basta un attimo per avere di nuovo paura.

« Vaffanculo, okay? »

Neanche capii cosa mi avesse detto, non fiatai piuttosto.

Non ero spaventata... lo giuro.

Quando il ragazzo finì di lavare la sua maglia, la poggiò sul ramo di un albero per farla asciugare in fretta, il prima possibile immaginai.

« Non devi nasconderti. » Non so neanche io dove trovai il coraggio per parlare.

« Cosa hai detto? » La sua voce si abbassò di un ottava e ciò lo portò ad esporsi con il busto in mia direzione. Qualche metro a dividerci.

Il suo petto... indescrivibile.

« Non nasconderti.. ti prego. »

Una risatina smorzò l'aria.

Aprì le braccia, in un gesto quasi provocatorio. « Tu dici? Cosa penserebbe la gente se vedesse questo? La gente si schiferebbe, voi umani siete così... sensibili. »

Mi indignai, quasi. Ma mi convinsi che era la rabbia a farlo parlare.

« Intendevo me, Derek. Io non sono la gente... a me non fai schifo. A me piaci così come sei. » Fu vano il mio tentativo di toccarlo, si ritrasse immediatamente.

Un'altra risata da parte sua, « Cosa credi, che non abbia visto il tuo volto quando mi hai guardato? Ora... forse, non lo vedo come mi stai guardando? Quello che tutti credono un Dio della bellezza, in realtà non lo è. »

Buffo da dire, perché lui era davvero perfetto. Bello anche così, con le sue imperfezioni.

Bello così, con le sue cicatrici.

Bello così, con questo carattere del cazzo che si ritrova.

« Non hai capito proprio niente. » Un passo. « Quelle cose... mi danno solo rabbia, non mi fanno schifo. Schifo mi fanno le persone che ti hanno fatto questo! » Un altro passo.

« E cosa ne sai tu chi mi ha fatto questo? » Una sfida, la sua.

« Quando hai lottato per difendere Alex, cosa credi, che non lo sappia? »

« Come non detto, non sai proprio un cazzo. » E mi diede le spalle, lasciandomi a bocca aperta.

Lo rincorsi e lo strattonai per un braccio, ritrovando un secondo dopo con il suo petto ad un palmo dal viso.

Mi mancò il respiro.

« Cosa vuoi dire? »

« Lasciami il braccio. » Sillabò, ringhiando. Feci un passo indietro e strinsi i pugni. « Non credo sia arrivato il giorno delle dichiarazioni. » Continuò, vagando con lo sguardo nel vuoto.

E senza volerlo, il mio sguardo si abbassò e andò a posarsi proprio lì, lì dove lui considerava i suoi punti deboli. Deglutii, ma sul mio volto non apparve mai un'espressione di disgusto.

Non lo avrei mai fatto, non lo avrei mai più fatto sentire diverso.

« Petite... » quasi una preghiera la sua.

« Non voglio costringerti a dirmi come te le sei fatte... quando sarai pronto lo farai, voglio solo che tu sappia che puoi fidarti di me. Non ti consegnerò mai ai cacciatori, anche perché credo tu sia troppo furbo per essere sopravvissuto così a lungo. Non ti giudicherò più, puoi giurarlo.

E oh, hai un fisico mozzafiato nonostante tutto, bro. » Scherzosamente gli tirai un pugno sulla spalla, come si fa tra uomini e me la svignai subito, pentendomene già.

Come diavolo mi era uscita quella cosa? Bro?

Ma cosa è poi?

 

 

DEREK'S POV

Impossibile dire che rimasi allibito per tutto il tempo al suo discorso, anzi, avevo quei cazzo di muscoli del corpo tesi come le corde di un violino.

Quella ragazza continuava a sorprendermi ogni giorno sempre di più e io non sapevo più come comportarmi.

Quando sarai pronto lo farai.

Cazzate.

Perché, come potevo dirle che sono stato una vittima dei giochi erotici di Alex? Come potevo dirle che amava il sadomaso, che amava farmi del male e per questo ora ho queste cicatrici?

Con quale coraggio mi avrebbe guardato più in faccia?

Mi avrebbe deriso... anche se non era nel carattere di petite.

Sospirando, andai a recuperare la mia maglietta, testando fosse completamente asciutta.

Guardandomi intorno, non riuscii a scorgere la figura della ragazza. Un bosco... ci trovavamo in un bosco. Un'imbranata come lei si sarebbe già sicuramente persa.

« Evangeline! » La chiamai, a gran voce.

Niente.

Riprovai una seconda, terza e quarta volta.

Iniziai ad allarmarmi e fui quasi sul punto di giurare di picchiarla una volta ritrovata, quando una chioma bionda spuntò da dietro un albero.

La guardai molto male, ma quando la vidi avanzare a passo lento, riuscii a scorgere il suo volto rosso come un peperone, il fiatone e le maniche della giacca strappata in alcuni punti, e mi fu impossibile trattenere una risata che uscì dal profondo del cuore.

Non riuscii a farne a meno.

A vederla meglio, ora che mi era vicina, aveva anche delle foglioline in testa che non fecero altro che aumentare la mia risata.

« Smettila, scemo! »

« Cosa h-hai f-fatto? » Riuscii a malapena a dire, perché era davvero buffa conciata in quel modo. Sembrava avesse fatto a botte con qualcuno.

« Se te lo dico scoppi a ridere... meglio di no. »

« No,no! Dai, davvero! »

« Okay... ma tu non ridere eh! »

Annuii e aspettai in silenzio, conscio che sarei morto soffocato dalle risate a venire.

« Mi ha... mi ha rincorsa un cinghiale. Mi ero persa e dovevo fare pipì assolutamente. Ma nel cercare il posto ho disturbato una famiglia di cinghiali. Ho corso tantissimo, sono riuscita a seminarne quattro, ma uno continuava a starmi dietro e.. e sono caduta. E ora sono così! » Gesticolava, impicciata, vergognandosi, e io non mi divertivo così da parecchio. Mi era capitato di ridere così poche volte e questa fu una vera liberazione.

Era più forte di me, non riuscivo a smetterla.

« Avevi promesso di non ridere, Derek... » Si imbronciò, incrociando le braccia al petto.

Una decina di minuti dopo essermi immaginato la sua totale figura di merda, con i pantaloni e le mutandine abbassate che correva rincorsa da cinque cinghiali, la smisi. Ma dai, non si era mai sentito!

« Il giorno del proprio compleanno essere rincorsi da una famiglia incallita di belve in pieno bosco non è il massimo... » Borbottò, lamentandosi.

« Vieni qui, non ti ci porto in città conciata così. Sembri una barbona. » La feci avvicinare e foglia dopo foglia, iniziai a liberarle la testa.

La sentivo tremare, forse per la paura o forse per il freddo.

« Mi dispiace... » Mormorò, giocherellando con le dita, mentre io ero ancora impegnato a toglierle quella roba dai capelli.

« Non puoi scusarti perché sei testarda, Evangeline. »

« Sì, invece. Devo smetterla di invadere la tua privacy, non lo farò più. » Mi regalò un sorriso, un sorriso che mi rallegrò a tal punto da ricambiare.

E fu allora che capii che non sarebbe passato giorno che quella ragazzina non mi sarebbe mancata.

 

 

EVANGELINE'S POV

« Mi hai portata al Mc? »

Inutile nascondere il mio stupore, alla vista del fast food che mi si presentava dinanzi.

« Sono le unidici del mattino, pretendi pure il ristorante? » Inarcò un sopracciglio, retorico, spingendomi dentro il McDonald's con una mano.

Impossibile spiegare la forza che aveva.

« Mica ho detto che non voglio entrarci! » Abbassai lo sguardo quando mi accorsi di aver parlato troppo forte e di aver attirato l'attenzione di tutti i presenti, pochi ma comunque presenti.

Una volta arrivata alla cassa, mi brillarono gli occhi.

« Oh mio dio! Io ti adoro. »

« Eh? »

« Mi mancava mangiare qui! Come facevi a sapere che era il mio posto preferito? Oddio, mio padre mi ha proibito completamente di mangiare schifezze, pensa che in questi mesi ho seguito una dieta a base di minestre, verdura, frutta, verdure, frutta e vabbe' hai capito! Mangerò del vero cibo, non sano, ma buono. Il mio compleanno al Mc, come ai vecchi tempi. Un sogno! » mi avviai subito ad ordinare « Io vorrei un BigMac, poi un tost e oh delle crocchette di pollo con del ketchup e la maionese. Poi anche dell'insalata, così non deludo papà. Oh ma al diavolo lui! L'insalata non me la faccia. »

E iniziai a blaterare cose senza senso, spaventando così il cassiere, che ad una certa si mise le mani nei capelli, chiedendomi di smetterla.

« Ops... l'ho fatta confondere? » Ora ero un'idiota a tutti gli effetti. L'Oscar delle figure di merda dovevano assegnarmi.

« Pure qui ti fai riconoscere... non posso portarti proprio da nessuna parte. »

« Esagerato! » Gli diedi una spinta, gonfiando le guance, doppiamente offesa.

Alcuni istanti dopo mi ritrovai al tavolo. Da aggiungere che Derek mi ci aveva praticamente costretta a sedermi per non dare più fastidio a quel povero ragazzo che di ascoltarmi ancora non ne voleva sentire.

« Sei un pericolo pubblico. » Scherzò il vampiro, che mi si sedette di fronte, mettendosi in una posa decisamente scomposta sulla sedia. Inutile dire che attirò l'attenzione di tutte le ragazze nella sala.

Roteai gli occhi al cielo, « Esibizionista. » borbottai.

« Che ho fatto? » Sfoggiò un sorriso malizioso, facendomi sorridere.

Sei bello, ecco qual è il tuo peccato. Ma non lo dissi mai, perché ciò significava abbassarsi ai suoi livelli. E per una volta, aveva bisogno di qualcuno che gli tenesse testa.

 

« Ho mangiato come una maiala! » Mi toccai la pancia e sembrò così grande che ci sarebbe entrato anche un bambino.

« In tutti i sensi... non ho mai visto una ragazza mangiare con così tanta grazia e compostezza come te. » Scherzava, ovviamente, ma nonostante ciò non lo disse con cattiveria.

Risi, « Vado a darmi un'occhiata in bagno, avrò un aspetto orribile. »

Una volta arrivata nella toilette del Mc, dovetti ricorrere a tutta la forza che avevo in corpo per non urlare. Forse ero ancora peggio di quando mi ero specchiata nello specchio, questa mattina.

Ero orribile, letteralmente.

Sembrava avessi fatto a pugni con un canguro.

« Resterò zitella a vita, povera me. »

Mi sciacquai più volte la faccia e risciacquai la bocca per togliermi tutto quel sapore di cibo preconfezionato che avevo appena mangiato. Una cosa disgustosa, ma il pasto era stato ben gradito.

Non mangiavo così da troppo.

Guardai ancora la mia immagine riflessa nello specchio ed iniziai per quanto potesse essere possibile, a sistemare quei boccoli ribelli fuggiti in tutte le direzioni possibili.

Incondizionatamente, un pensiero si fece spazio nella mie mente. Un pensiero che neanche a volerlo, mi faceva arrabbiare.

Il fatto che Derek mi avesse vista così mi dava rabbia.

Perché mi sarebbe dovuto importare? Perché gli sarei dovuta piacere?

Io non piacevo a nessuno.

Piaci ad Austin, ma lo hai respinto.

« No,no,no! Allisia, no! » I miei occhi diventarono improvvisamente tristi e la mia mente fu violata da quella anima psicopatica, che ancora una volta mi mostrò la sua presenza, come a volermi ricordare che lei non se ne sarebbe mai andata e che mi avrebbe tormentata per il resto dei miei giorni.

« Ti prego lasciami... ti prego, è il mio compleanno. » Mi afferrai la testa tra le mani e appoggiai la schiena al muro e lentamente mi lasciai cadere a terra, lungo il muro.

Sei tu che mi costringi a farti visita, cara.

No,no,no.

« Io non ti voglio. Tu non esisti, me lo hanno detto i medici che mi aiutano nella terapia. Mi credono matta per colpa tua... mi stai rovinando la vita. »

Se tu non fossi nata tutto questo non sarebbe successo, Evangeline.

« No, io sono nata per salvare il mondo. »

Non stai facendo solo del bene...

« Cosa stai dicendo? » Non bastano solo i miei mille complessi, ora ci si metteva anche lei.

Sei troppo potente, tesoro. Ciò porta a delle conseguenze.

« Io non sono forte... non mi vedi? Non riesco a fare nulla, non so usare le armi, non so tirare neanche un pugno. » Ringhiai tra i denti.

Hai fatto una cosa incredibile ieri... hai cacciato una creatura che non appartiene a questo Mondo.

« Non l'ho fatto io, diamine! »

Ma non è stato neanche Derek, siete stati voi. Possibile che tu non te ne renda conto?

« Non mi renda conto di cosa? » Cercai di controllare la voce e mantenerla bassa, per evitare che qualcuno origliasse alla porta e potesse sentirmi.

Non posso dirtelo io, Evangeline. Lo sai, ma non vuoi accettarlo.

« Cosa? Cosa? Se sono davvero... quella cosa che pensi... perché non mi lasci stare? » Non avrei mai provato un simile sentimento per Derek, insomma, non ci piacciamo, litighiamo sempre... neanche riesco a pronunciarla quella parola.

Ti rifiuti di crederci anche per un secondo!

« Vaffanculo, Allison! » Imprecai sotto voce.

Rise, Mi piaci proprio, ma devi fare uno sforzo in più, perché così mi rendi il gioco troppo facile.

« Sei matta... sei solo una ragazza che convive con i sensi di colpa e che ancora non si decide a lasciare questo diavolo di inferno terrestre. Derek ti ha lasciata tesoro, devi andartene. Lui non ti vuole più. » Diedi un calcio al secchio rosso lì vicino e rovescia l'intera acqua a terra.

Sei tu che sente le voci, non io... se lo dicessi a qualcuno non ti crederebbe.

A quanto pare, il mio discorso non l'aveva toccata minimamente. Beh, detto così, sembrava fossi davvero gelosa. « Derek sì... lui mi crede. »

Vedi? Il tuo pensiero va sempre a lui. Sarà la tua rovina, non ne potrai più fare a meno.

« Allora lascia che rischi! » Mi alzai in piedi e strinsi i pugni, guardando nello specchio la mia immagine riflessa, sperando di ritrovarci Allison, ma nulla. « Lascia che mi faccia del male, ho sempre amato giocare con il fuoco. Ma non mi farò rovinare da te, preferisco che sia lui a farlo al posto tuo. »

Il tempo intorno a me sembrò fermarsi.

« Allison? » La chiamai più volte, per essere sicura che fosse uscita dalla mia testa. Ero riuscita a controllarmi senza spaccare nulla... « Sei riuscita a farmi dire quelle cose... era questo il tuo obiettivo. Fin dall'inizio, mi hai provocata per questo. Sei una puttana. » Mi uscì una risatina nervosa, mentre una mano mi scorreva tra i capelli furiosa, come a volerli strappare.

Restai lì ancora un po', fino a riprendermi, fino a tornare del mio colorito normale. Mi precipitai verso la porta e quando la aprì, mi si mostrò un corpo robusto davanti, che mi fece da copri visuale. Alzai lo sguardo e non mi sorpresi nel vedere il ragazzo che avrebbe dovuto invece aspettarmi a tavola.

« Non riesci a stare proprio senza di me eh... » scherzai.

« In realtà volevo andare in bagno. » Il suo solito sopracciglio inarcato, come se la cosa fosse palese.

« Nel bagno delle donne? »

« Tu invece cosa ci facevi nel bagno degli uomini tempo fa, invece? Non avevi forse sbagliato porta pure tu? »

Mi morsi il labbro, « Touché! »

Non sapevo perché, ma non ero arrabbiata con lui, in fondo, non era colpa sua per l'accaduto di prima.

« E ora dove andiamo? » Gli salvai il culo dalla figura di merda e sorridendo, iniziai ad incamminarmi verso l'uscita.

« Dove vuoi tu. Puoi scegliere, tanto non ho niente da fare. »

I miei occhi brillarono, « Possiamo andare da qualsiasi parte? E possiamo mangiare ciò che vogliamo? »

Si spaventò del mio entusiasmo, ma annuì soltanto, forse un po' timoroso, un po' preoccupato per i pensieri che la mia mente contorta riusciva ad elaborare in così pochi istanti.

« Mhh.. potremmo andare al cinema! »

« E' chiuso, è mezzogiorno, petite. » Mi spiegò con calma, accendendosi una sigaretta e ispirando a pieni polmoni.

« Oh... ho un'idea! Magari potremmo andare in biblioteca e poi andare in spiaggia, a leggere il libro. Con il rumore delle onde, con la sabbia sotto i piedi, il vento che ti scompiglia i capelli e... magari potremmo comprarci anche un gelato. O uno zucchero filato, o i pop corn, o quello che vuoi tu, a me va bene tutto! Oppure puoi semplicemente andartene a casa... e festeggiare per la centocinquantesima volta i tuoi diciotto anni con i tuoi amici. » Io non costringevo nessuno a restare e mi sarebbe dispiaciuto se lui l'avesse pensata in questo modo.

Io avrei voluto che restasse con me solo perché lo voleva, non per altro.

« E se invece decidessi di farti compagnia? »

« Allora sarebbe la prima volta che festeggio il mio compleanno in compagnia. » Sorrisi calorosamente, iniziando a camminare in direzione della biblioteca, da cui già da tempo andavo a prendere libri quando ero triste.

Mi girai a guardarlo e un'occhiata bastò a capirlo. Fremeva dalla voglia di chiedermi spiegazioni, il suo sguardo cercava di entrarmi dentro e violarmi nella mente e io lo lasciai solo fare.

Feci qualche passo in sua direzione, come se fossi attratta da una forza a me sconosciuta e gli permisi di avere le sue risposte.

Bullismo, dolore, perdite.

Le sue pupille si dilatarono e la sua mascella si irrigidì. Rimase nella stessa posizione, intento a leggermi degli occhi, senza tralasciare alcun dettaglio.

Quando decisi che aveva visto troppo, alzai un muro.

« Non sei l'unico che ha sofferto, Derek. Magari ora sai che puoi fidarti di me. » Avrei tanto voluto prendergli la mano dalla gioia improvvisa che mi aveva pervasa, ma seppi che nell'esatto momento in cui l'avessi fatto, si sarebbe ritratto disgustato.

Era così sollevante rivelare i tuoi segreti a qualcuno di cui sapevi di poterti fidare.

Tra noi era come un portale. Un portale di cui avevamo entrambi la chiave.

« E non ho voluto farti vedere quelle cose perché voglio essere compatita... ma per farti vedere che tutti nascondono un lato cattivo. Ora mi sento tanto la vecchia saggia che sa tutto, mentre è il contrario, ma sembra che tu non faccia caso a questo particolare... credi che tutti ti odino, ma non è così. Se solo aprissi gli occhi, capiresti che tutti ti amano. » Un mezzo sorriso e poi presi a calci un sassolino. Assurdo come potessi trovare in quel momento interessanti le mie scarpe.

« Quindi anche tu mi ami? » Di nuovo malizioso, tornò all'attacco. Mi stavo proprio chiedendo quando sarebbe tornato il solito Derek; peccato.

Le mani iniziarono a sudarmi, forse per le parole di Allison che riaffiorarono a poco a poco. « E se anche fosse? »

« Il tuo cuore non reggerebbe il rifiuto, moriresti dopo poco. » Si passò una mano tra i capelli e mi chiesi quanta sicurezza avesse quel ragazzo.

« Morire per te? Non sei mica il centro del mondo! »

« Ma del tuo, sì. »

Mi lasciò a bocca aperta, è dir poco. « Fottiti, Wilson! Fanculo anche al discorso che ti ho fatto, non te lo meriti. » E pensare che mi ero pure aperta con lui... non meritava proprio niente.

« Evangeline? » Fece per afferrarmi per una mano, ma me ne fregai delle persone che avrebbero potuto esserci – per mia fortuna eravamo soli – e gli ficcai il coltellino che tenevo sempre ben custodito nella manica, nel petto.

Con mio grande sollievo non lo beccai al cuore, mi accorsi di ciò che avevo fatto solo in un secondo momento e me ne pentii.

In un attimo si rimise in forze e prendendomi per i capelli, mi buttò a terra. Mi sovrastò con il suo corpo, impedendomi così ogni movimento. Ringhiai, immobile.

« Sei impazzita? »

« Vaffanculo, ti ho permesso di sapere il mio passato e tu mi ripaghi così! Sei solo un mostro! Vaffanculo! »

Mi beccai uno schiaffo in pieno viso e rimasi senza respiro. L'aria non entrò più nei polmoni, ed iniziai a tremare. Mi trattenni dallo sputarlo in faccia.

« Possibile che dobbiamo sempre litigare? » Mi urlò, però cercando di mantenere la calma.

« Possibile che devi sempre rompermi i coglioni? »

« Non sei tu a parlare... » Mi prese i polsi e li fece sbattere contro il suolo, così forte da volerlo strozzare. Forse aveva ragione, ma in quel momento non riuscivo a lasciar spazio all'amore... l'odio che avevo si stava riversando tutto su di lui.

« Ti odio, non ti voglio qui! »

« Andrei volentieri a scoparmi Daphne se non fossi incastrato qui! » Era diventata una sfida a chi alzava di più la voce, a chi feriva prima l'altro. Era orribile, ma non riuscivo a fermarmi.

Così feci l'unica cosa che fui in grado di pensare; lo morsi con tutta la forza.

Quando mollai la presa, gli lasciai il segno. Il segno dei miei canini nella sua pelle, il mio marchio sulla sua pelle.

Si alzò immediatamente dal mio corpo e si scrollò le spalle, non mostrando nessun astio nei miei confronti. Io, semplicemente, restai lì stesa a terra, a guardarlo mentre si allontanava a passo spedito.

Un secondo dopo, scomparve nel fitto bosco.

Avevo sbagliato, di nuovo.

Prima o poi, mi sarei ammazzata. Papà aveva ragione... Alisia mi avrebbe portato al suicidio. E forse, io aspettavo solo che quel giorno arrivasse presto.

 

 

« Uno zucchero filato, grazie. »

Ora mi ero calmata, ma Derek non era ancora tornato e io ero stata costretta a mangiare quel coso rosa da sola, il giorno del mio compleanno. Alla fine avevo deciso di optare per lo zucchero filato e abbandonare l'idea di leggere un libro, alla fine, la strada che portava alla biblioteca neanche la sapevo.

Tornando al vampiro, l'idea che fosse andato davvero da Dapne mi tormentava.

« Evangeline? » Una voce femminile mi chiamò e io mi girai immediatamente.

« Mh? » Inizialmente non capii chi mi stesse chiamando, tanta era la gente che passeggiava nella piazza della città il sabato pomeriggio. Poi intravidi un gruppo di cinque ragazze, che con un cenno della mano mi chiesero di avvicinarmi.

Mi indicai, quasi non credendo stessero chiamando proprio me.

« Ciao cara! »

Le cinque ragazze mi salutarono in coro, quasi in sincronia una con l'altra.

Avevano tutte dei graziosi abitini in tema primaverili, con delle calze color carne che rendevano lucide le loro gambe già perfette così. Capelli lunghi e lisci, visino dolce, sembravano sorelle.

« Ci conosciamo? » chiesi a disagio, sentendomi fuori luogo in mezzo a loro. Loro così carine e io così... così io.

« Frequentiamo la stessa scuola! »

« Certo... immaginavo, è l'unica scuola del quartiere. » Cercai di non sembrare troppo scorbutica, in fondo, sembravano gentili.

« Sei simpatica! » Rise, ma fingeva palesemente. « Noi siamo Candy, Julie, Barbie, Jessie e Anastasia. Frequentiamo insieme il corso di teatro, matematica e lingue straniere! »

« Ah... » mi limitai a dire, cercando di tenere a mente i loro nomi.

« Non sentirti a disagio, volevamo solo fare conoscenza con la nuova arrivata. »

C'era qualcosa sotto... ragazze come loro non potevano essere interessate a ragazze come me.

« Ti va di andarci a prendere un gelato? » Esordì un'altra, che capii fosse Barbie. Mi prese a braccetto e rise, insieme alle altre. Sinceramente non ne capii il motivo, ma loro risata era così... irritante.

Da oche.

« In realtà sto mangiando lo zucchero filato... » Lo alzai in aria, in caso non lo avessero visto, magari la cecità le aveva colpite tutte e cinque.

« Lo zucchero filato ha più calorie del gelato, guarda che ingrassa. Secondo te noi come facciamo ad avere un fisico perfetto? » Si indicò Julie, mostrando anche il decolté, che avrebbe attirato lo sguardo di tutti i maschi. Penoso.

« In realtà io... »

« Tesoro, raccontaci, come va con Austin, il tuo ragazzo? E' davvero un bel tipo... sai, tutta la scuola pensava fosse gay prima che arrivassi tu! » Squittì un'altra biondina, continuando a torturarsi quei maledettissimi capelli platino.

« Oh figo... » Risi a disagio, istericamente. Ma nessuna di loro se ne accorse... per fortuna.

Grazie all'udito che ero riuscita a sviluppare durante gli allenamenti, sentii dire anche un « Ma guarda com'è conciata... » che mi fece rabbrividire.

Aveva ragione.

« Sentite, io in realtà dovrei andare... mi dispiace. » Mi mostrai mortificata, ma loro proprio non ne volevano sapere.

Mi tirarono tutte per la mano e mi costrinsero a fare una passeggiata con loro. Inutile dire che attirammo lo sguardo di tutta la gente, che probabilmente, molto probabilmente, si chiedeva cosa ci facessi io in mezzo a loro... semplicemente, stonavo.

« Tu e Austin si dice viviate insieme. »

Stupide e anche ficcanaso.

« Così dicono. »

« E invece di Derek, che ci dici? »

Si tese ogni muscolo, ogni particella del mio corpo.

« Niente... »

Barbie mi strattonò dal braccio e se non avessi preso tutte quelle botte, ora mi avrebbe fatto male.

« Non vogliamo che tu rubi i nostri ragazzi, Evangeline. » Lo disse con così tanta cattiveria, che il viso neanche sembrò più il suo. Sgranai gli occhi ed indietreggiai, staccando da tutte.

Facevano paura.

« Io non vi ho rubato proprio nessuno! » Inevitabilmente mi venne il pensiero di appiccicare lo zucchero filato nei loro bellissimi stupendissimi e tutti issimi capelli per dispetto, ma mi trattenni.

« Tutte ci invidiano, tutti ci notano, ma tu sembri ancora non aver fatto caso alla nostra presenza all'interno della scuola. » Mi si avvicinò Anastasia, facendo spostare il vestito a balze rosa.

« Se siete qui allora temete che io sia d'intralcio e che avete paura di me. » Mi scappò una risata; mi chiesi anche io da dove venisse tutto quel coraggio.

« Noi non abbiamo nulla da invidiarti. »

« A me piacciono i suoi capelli! » Esordì la più stupida di loro, che poi si zittì quando capì di aver sparato una gran cazzata, oltre tutto fuori luogo.

« Il mondo non gira intorno a Derek, ragazze! »

« Noi siamo più belle di te, tesoro. E' ovvio che Austin sta con te solo per compassione... e Derek solo perché sei il giocattolo nuovo. Non credi? Mi dispiace così tanto per te, povera piccola. » Provò ad avvicinarsi e accarezzarmi il capo, ma mi allontanai disgustata.

« Dovreste vergognarvi, anni a battersi per il diritto delle donne e poi ci sono quelle come voi che mandano a puttane tutto … non mi meraviglio di chi dice che la nostra generazione ha perso tutti i valori di un tempo. » Dubitai anche che avessero capito una sola parola di cosa avessi detto.

« Vedi? Hai anche un caratteraccio, non ti prenderà mai nessuno così. »

« Poi guardati come sei vestita. » Mi guardò disgustata la bionda platino, come se già non lo sapessi.

« E diciamocelo, Derek... non potrebbe mai interessarsi ad una come te. » Una fitta al cuore.

Sapevo già anche questo.

« Siete delle puttane. »

« Noi? Sei tu che ti scopi Austin e Derek contemporaneamente. »

Deglutii... loro non sapevano niente. Nonostante ciò, non riuscii a ribattere.

Cosa mi succedeva?

« Poi guarda quanto sei magra! Ti si vedono le ossa! »

« E poi guarda il petto... non ha tette. Avrà una seconda, che orrore. » Mi coprii il petto con le braccia, completamente umiliata. Avevo l'autostima a terra, inesistente.

Si erano disposte tutte a cerchio, intorno a me, mentre io non avevo mosso un dito per evitare che ciò accadesse.

Avevo promesso di non ricadere nello stesso errore... invece ora eccomi qui, umiliata di nuovo dalle mie stesse coetanee.

« Tua madre invece a voglia di palpargli il seno gli è scoppiata la protesi. Tua madre ha la vagina così dilatata, che non trovavo più l'uscita. Tua madre ha le labbra a canotto e non sai quanto è brava ad usarle. Le vostre due invece sono così racchie che non mi si è drizzato. » Alla vista di Derek si scansarono tutte, con delle facce a dir poco scandalose. Mentre parlava indicava una ad una le ragazze, che stentarono a crederci. Il mio stomaco iniziò a far scoppiettare pop corn, completamente in subbiglio.

Lasciò senza parole anche me... mi aveva salvata, come sempre.

Nonostante lo avessi ferito, nonostante gli avessi detto che lo odiavo, nonostante tutto, lui era tornato.

« Derek... ma noi scherzavamo. » Gracchiò una accarezzandogli il braccio, facendo la classica faccia da gatta in calore. Se la scrollò di dosso subito e con un cenno del capo mi intimò ad andarcene.

Era incazzato, bene.

« Amoooree! » Continuò una, che Derek quasi si trattenne dal buttare a terra con tutta la rabbia e l'adrenalina che gli passava in corpo.

« Muovi il culo tu o ti prendo a schiaffi. » Sapendo lo avesse fatto mi affrettai a sorpassarlo e ad incamminarmi a passo svelto, non so dove: lontano da loro mi andava bene.

Accelerai il passo e seminai gli altri, con il battito cardiaco a palla. Mi appoggiai ad un albero con il fiatone e in un batter d'occhio, il vampiro mi fu più vicino di quanto aspettassi.

« Davvero ti sei scopato le mamme? » Fu la prima cosa che gli chiesi; ero proprio una stupida, ma questo lui lo sapeva già.

« Spiegami perché ti sei avvicinata a loro. » Parlò con tutta la calma di questo mondo.

« Sono loro che mi hanno accerchiata... avresti dovuto vederle, sono delle vipere. »

« Avrebbero potuto picchiarti. »

« E a te sarebbe importato? » Alzai gli occhi ed il cuore mi balenò in gola. Il mio viso era esattamente vicino al suo petto e mi bastò sollevare il capo per vedere i suoi occhi cambiare colore; quel grigio che ricordava tanto una tempesta con tanto di saette lasciò spazio all'azzurro del cielo sereno, un azzurro liquido che annunciava bel tempo.

Mi scrollò per le spalle, « Si può sapere perché tutti ti odiano tanto? »

« Dimmelo tu. » Incrociai le braccia al petto, per quanto mi fu possibile.

Mi colpì con l'indice la fronte facendomi quasi cadere.

« Hai ancora le mie dita sulla guancia... » Fui quasi sul punto di giurare che stesse tremando, ma non ne fui sicura. Accarezzò dove mi aveva schiaffeggiata ed inorridì. Poggiai la mano sulla sua, sperando non si scostasse.

Chiusi gli occhi, contenta di quel contatto.

Lui era lì, era questo che contava.

« Fa niente, dispiace anche a me. »

« Lo so. » E si lasciò andare ad un gesto, che mai come prima d'allora avevo trovato così intimo. Poggiò la fronte sulla mia e chiuse gli occhi, mentre io li aprì. Restammo così secondi interminabili, quasi non sapessimo entrambi cosa dire.

Ma da dire, in quel momento, non c'era niente.

Ci eravamo capiti, nel nostro piccolo.

« E' ancora valido l'invito di andare a leggere un libro in spiaggia? » Mi domandò, allontanandosi e lasciando che la sottoscritta facesse salti di gioia, non letteralmente, che sia chiaro.

« Ma certo! » Mi ricomposi subito, tappandomi la bocca. « Volevo dire, se a te va sì. » Inutile dire che le mie guance si colorarono di un rosso porpora e fu inevitabile. Non sorrise e ciò mi rattristì, ma alla fine cosa pretendevo? Che mi perdonasse così, da un momento all'altro?

Sospirai, iniziando a seguirlo e restando in silenzio per tutto il tragitto, come sempre.

 

 

 

« Lui le afferrò la mano e la tirò a sé, facendola sbattere contro il proprio petto. Una mano di Josh si insinuò sotto il corto vestito di Katie, che sussultò pervasa da un piacere che non aveva mai provato. Lei lo amava e si chiese se fosse lo stesso per lui. Lui... che baciandole il collo, aprì la bocca e la prese, con una forza sovrumana, mordendole l'esile collo. » Continuai a leggere a voce alta, in modo che potesse sentire pure Derek.

Ci eravamo stesi su un asciugamano, in spiaggia, con il vento che ci scompigliava i capelli e il suono delle onde come sottofondo, proprio come immaginavo. E stavamo proprio leggendo un libro in accordato silenzio, senza azzannarci, chi lo avrebbe mai detto!

Inutile dire però che sentivo perennemente lo sguardo del ragazzo addosso, come se non riuscisse a fare altro. Non dico che mi avesse guardata per tutte e due le ore, ma il fatto che la pelle mi bruciasse anche se fuori caldo non faceva, ne era la prova.

« E poi? » Mi esortò a continuare, attento evidentemente alla lettura.

Questo libro che parlava un po' di questa comune mortale che innamorata di questo vampiro, si era concessa a lui, fidandosi ciecamente.

Chiusi il libro con rabbia, quando lessi le ultime righe, che facevano finire la storia così.

Che schifo!

« E lei muore! L'ammazza! Ma che storia è? » Borbottai, imbronciandomi seriamente. Insomma, tutto ma non questo. E il romanticismo di un tempo che fine aveva fatto?

Rise, trovandosi d'accordo con me.

« Ci sarà sicuramente un seguito del libro, non disperare. E poi se avessi letto attentamente avresti capito che lei stava sognando, a cosa pensavi, petite? » Gli occhi caddero istintivamente sulle sue labbra, che riuscii a malapena a capire cosa avesse appena detto... avevo forse dimenticato come si parlava.

Mi diedi un pizzicotto e mi dissi che era impossibile.

Le situazioni si erano capovolte, perché era lui che dava l'impressione di non star seguendo, non io!

Aprii precipitosamente il libro e rilessi le righe precedenti, e quando arrivai al pezzo di lei che portava questo vestito deliziosamente grazioso, la mie mente senza volerlo andò al ricordo di quelle cinque ragazze che Derek aveva conciato bene per le feste.

Erano così belle... il solo pensiero che lui fosse andato a letto con loro mi dava rabbia.

Mi chiese perché avesse deciso di difendere me, invece che stare dalla loro parte... chi mai le avrebbe rifiutate? Solo un pazzo come Derek.

Mi immaginai con quel vestito addosso e arrossii, abbassando la testa.

E tanto ero presa da questa storia dell'abito, che avevo completamente dimenticato di controllare se effettivamente quello della protagonista del libro si trattasse di un sogno o no.

« A cosa stai pensando? » La voce maliziosa del vampiro, mi fece trasalire.

Dovevo smetterla, non sarei mai stata così carina.

« Emh... mi chiedevo... ecco sì, probabilmente me ne mentirò ma devo chiedertelo, ti sei mai innamorato? A parte Allison, dico. » Mi sdraiai a pancia in su, ed iniziai a pensare che quell'asciugamano fosse fin troppo piccolo per entrambi. Mi imitò e scosse la testa, con lo sguardo rivolto verso il cielo.

« E quelle cinque? Neanche di una di loro? » Mi morsi la lingua, ma ero troppo curiosa.

« No, nessuna. Petite, una donna è bella da vivere, non da scopare. Anche di quello eh, ma scoprire qualcuno giorno dopo giorno, scherzarci insieme, guardare i suoi occhi senza mai stancarti e non trovare cosa più bella di lei, non c'è paragone. » Non potevo vederlo e neanche avevo intenzione di spostare lo sguardo, ma avrei scommesso tutto l'oro del mondo che gli stessero brillando gli occhi.

« Con Allison era così? » Doveva essere bello l'amore...

Sospirò, quasi mugugnando. « Sì, Evangeline. Con lei era questo e molto di più. »

« In che senso? » Mi alzai e mi appoggiai sui gomiti, ormai non riuscendo più a tenere a freno la lingua.

« Nel senso che... che il mondo si annullava quando c'era lei nei paraggi. A tavola era sempre composta, quando camminava teneva il busto diritto ed era sempre così ordinata e così graziosa che... pensai fosse un Angelo venuto a salvarmi. Brillava, ai miei occhi brillava. Parlava poco, ma aveva un sorriso, degli occhi e delle labbra... ricordo ancora quel corpo, quelle gambe, quel seno. L'ho cercata in tutte le donne, ma nessuna è riuscita mai a soddisfarmi come faceva lei. Non dico solo in senso fisico, riusciva ad annullare ogni mia preoccupazione, ogni mia paura. Mi faceva sentire bene, mi faceva sentire vivo. Ed era umana, sotto di me pulsava e... semplicemente, la amavo e non vedevo che lei amava un altro... sono stato così cieco. Ma l'amore ci rende ciechi, a volte anche stupidi. »

Mi vennero i brividi e invidiai così tanto Allison, che mi chiesi come avesse potuto tradire qualcuno che le voleva così bene a tal punto da fare di tutto per lei.

« Gli hai dato il tuo cuore... ed è riuscita a frantumarlo. »

« Non è vero... l'Amore ci rende migliori, Evangeline. Perché non lo capisci? »

« Perché i miei non si sono mai amati! I giovani d'oggi non riescono ad avere una storia seria e io, in primis, non ho mai provato niente per nessuno, quindi spiegami perché dovrei credere il contrario? » Spiegai dolcemente, guardandolo.

Si alzò anche lui, ma si mise seduto.

« Tua madre era molto innamorata... glielo si leggeva negli occhi. Tuo padre, vedo così tanto astio represso in quell'uomo. » Fece una faccia schifata e beh, come dargli torto. « Hai ancora una vita davanti, devi solo trovare quello giusto. »

« E magari finirò come te? Che in cento e passa anni non ti sei più innamorato? »

« Ouch. Vedi... tu non capisci. Essere innamorati non significa amare solo una persona da volerla in tutti i sensi... ma amare significa anche amare qualcuno a tal punto da fare tutto di lui. »

« Lo so. »

« No, non lo sai... » Mi accarezzò il viso e pregai restassimo così per sempre.

« Quindi significa che hai amato qualcuno così tanto da fare di tutto per lui? »

Chiuse gli occhi e annuì, quasi non volesse ricordare.

Ma io lo sapevo... lo sapevo che non voleva parlare di questo, perché era proprio questo che mi teneva nascosto.

Così decisi di spostare la cosa su di me, glielo dovevo.

« Anche io spero un giorno di innamorarmi. Follemente, da toccare il cielo con un dito. Cosa difficile dato che non ci credo, ma se dovesse succedere, vorrei succedesse con qualcuno che ami i libri, come me! Con qualcuno che ami cucinare, che ami gli animali, che sia buono, con gli occhi verdi e oh, deve essere bellissimo! Gentile, premuroso, dolce e... »

« Ehy ehy, frena. Non ti sembra un po' tutto troppo perfetto? Siamo nel mondo reale, dove i principi azzurri non esistono. » Rise, senza perdere occasione per rimbeccarmi.

« Allora potrei fare delle eccezioni... » Mi misi un dito sul mento, in una posa pensierosa e decisamente buffa.

« Austin lo hai più sentito? » Mi irrigidii.

« No. »

« E' stato a cercarti tutta la notte, si sente la sua puzza in tutta la foresta. Digli di lavarsi, la prossima volta. » Alzai un angolo della bocca, in una smorfia o un sorriso, non lo so.

Per sfuggire ad altre domande quindi, decisi di alzarmi e togliere scarpe e calzini, per gustarmi la sensazione della sabbia sotto i piedi e ovviamente per allontararmi da lui.

Sentivo il suo sguardo addosso, ma cercai di togliermi dalla mente quei capelli biondo cenere e quegli occhi penetranti che sembravano volermi far cedere a qualsiasi costo. E purtroppo ci stava riuscendo.

« Ti va di farti un bagno? » Chiesi, imbarazzandomi un po' all'idea di dover entrare in acqua vestita, per paura di mostrare il mio corpo esile. Era Novembre ed anche se il tempo non era dei migliori, il bagno in mare non me lo avrebbe tolto nessuno.

Scosse la testa e senza pregarlo ancora, mi diressi in mare tuffandomi ad acqua alta.

 

Ero così intelligente che non mi ero neanche posta il problema di come avessi fatto a presentarmi tutta bagnata agli occhi di Derek, con i capelli bagnati, senza un filo di trucco, tutta infreddolita e con tutti i vestiti appiccicati addosso. Come se non si fossero già viste le costole ed i fianchi stretti sotto la maglia... In fondo, non c'era niente che lui non avesse già visto, quindi non ci sarebbe dovuto essere alcun problema.

Facendomi coraggio uscii dall'acqua, cercando di non far capire di essere a disagio e mi sdraiai sulla sabbia, consapevole di starmi per sporcare di nuovo tutta.

Ma com'è che si dice in questi casi? 'Sti cazzi.

Alcuni secondi dopo, il vampiro mi raggiunse, restando in piedi, al mio fianco.

Mi guardava strano e i suoi occhi brillavano di una luce diversa. Perlustrò ogni centimetro del mio corpo con lo sguardo e mi coprii il volto, impaurita non so neanche io di cosa.

Del suo giudizio forse, ma quest'ultimo lo sapevo già.

Cosa temevo potesse dire allora?

« Smettila di essere così, petite. » Mugugnò, quasi lo stessero torturando per farlo parlare.

« Così come? » Mormorai, aprendo le dita in cerca di uno spiraglio di luce, per vedere il suo volto. Ma giusto uno spazietto, per rimanere ancora nascosta.

Tipo gli struzzi... quanto sono deficiente. Gli struzzi... ora... chi penserebbe agli struzzi in un momento come questo? La sottoscritta, ovviamente.

« Così pura, così ingenua. » Si sdraiò al mio fianco, decidendo appositamente di lasciare qualche spazio tra noi, come una linea immaginaria di sicurezza. Per precauzione, ma di cosa poi?

Non seppi cosa dire, così decisi di rimanere in religioso silenzio.

« Quindi... hai baciato il cane? »

« Immagino che con il cane tu ti riferisca ad Austin, quindi no, non l'ho baciato, Derek. » Mi passai una mano sui jeans fradici e la maglietta, ora diventata completamente aderente, tutta impregnata d'acqua che ci avrebbe messo una vita ad asciugare.

« Ti aveva marchiata. »

« Cosa? »

« Quando hai il suo profumo addosso, significa che un cane ti marchia. Tipo quando devono fare la pipì addosso ad un albero, marchiano il territorio. E ha esplicitamente detto che tu sei di sua proprietà. » Rise e con lui anche io.

« Io non sono di sua proprietà! » Austin a volte avrei proprio voluto ammazzarlo, prendersi tante libertà e prendere decisioni di cui io non sono stata messa al corrente.

« E di chi sei? »

« Mia, mia e basta. »

Si girò su un fianco, avvicinandosi un po' di più, o forse era solo una mia impressione.

« Ma lui non la pensa così. » Commentò, sottovoce.

Era il tempo, oppure ero io che avevo iniziato improvvisamente a sentire troppo caldo?

Sentii il mio cuore iniziare a battere così forte, che forse rischiò di uscire dalla gabbia toracica, anche quando aprii la bocca e dissi la prima cosa di cui forse mi sarei pentita... o forse no.

« E allora non facciamoglielo pensare. » Sussurrai, sicura però che lui mi avesse sentito.

E inutile dire che ebbi appena il tempo di girare le testa, che reagì come un bottone che doveva solo essere premuto per far scattare la scintilla. E io penso di averlo appena fatto... Si avventò sulle mie labbra salate, mordicchiandomele appena.

Ebbe quasi paura di sovrastarmi con il suo corpo, per paura di spaccarmi, ma non ero debole come lui pensava. Mi sarei probabilmente incazzata, ma in quella situazione tutto riuscivo a fare meno che pensare anche a quello.

Restò il fatto per mi prese per una coscia, facendomi divaricare le gambe – giuro, non avevo più il controllo del mio corpo – in modo che potesse mettere la sua fra le mie; una vampata di calore mi attraversò dal basso ventre al seno, qualcosa che non avevo mai provato prima.

Ripeto, in un altro momento avrei provato a fare un paragone con la ragazza della storia del libro che avevamo letto prima, ma in quel momento non riuscii proprio a pensare ad altro se non al fatto che avevo la sua lingua che assaggiava la mia e la sua mano che stringeva il mio fianco. Per non parlare della sua gamba e di quel contatto che non era mai stato così forte prima.

Avevo freddo, ora bruciavo.

Lo odiavo, ora lo volevo.

E una parte di me avrebbe voluto che anche lui provasse quello che stessi provando io in quel momento, ma era Derek... e se anche così fosse stato, non lo avrebbe mai ammesso.

Gli afferrai i capelli e lo strinsi a me, mentre con una mano portava la mia coscia destra a risalirgli lungo il fianco, per poi afferrarlo per il bacino, saldamente.

Non avrei più voluto lasciarlo andare, ma presto, molto presto, avrei dovuto farlo.

Annullai la mente, come in quel momento stava facendo anche lui, se no non saremmo mai arrivati così in fondo.

Non mi lasciò un momento per respirare e tanto avrei voluto che quella passione fosse reale.

Erano le cinque e sei secondi e noi eravamo appena nati.

Mi gustai un'ultima volta il suo sapore di menta e lo allontanai, rannicchiandomi nel mio esile corpo. Cadde seduto, attonito, incosciente, ignaro di cosa l'avesse appena portato a desiderarmi tanto.

Era tutto frutto della nostra immaginazione.

Non so cosa ci fosse scritto in quel maledettissimo libro, ma avrei giurato che nella stessa ora, minuto e secondo in cui eravamo nati, sarebbe accaduto qualcosa. Qualcosa che ci avrebbe segnati nel profondo e che difficilmente avremmo dimenticato.

Con quel poco di voce che mi rimase, parlai. « La Profezia... »

« Smettila di incolpare la Profezia, maledizione! » Si passò una mano nei capelli, nervoso, come poche volte lo avevo visto. Lui, che non perdeva quasi mai il controllo.

« Quello che abbiamo fatto è sbagliato. » Mormorai, con un filo di voce, in procinto di piangere.

« Ma ti è piaciuto. Cazzo, se ti è piaciuto. E niente è sbagliato se quando l'hai fatto, è perché volevi farlo. » Solo rabbia trapelava dalla voce del ragazzo... che fosse ferito?

« A te è piaciuto? » Mi leccai le labbra e lui fu costretto a distogliere lo sguardo.

« Non farti mandare a fanculo un'altra volta il giorno del tuo compleanno, Evangeline. »

« Rovino sempre tutto, mi disp... » Non mi fece continuare, che disse, « Dillo e giuro che vengo lì e solo io so cosa ti farei. Smettila di essere così ingenua e... buona, cazzo! » Si alzò, non prima di avermi guardata un'ultima volta e con un cenno del capo mi fece segno di seguirlo, perché mi stava riportando a casa.

Forse era la cosa più giusta per entrambi... in quel momento.

Per ciò che avevamo fatto... doveva esserci una ragione e se anche Derek si ostinava a credere che non ci fosse, io me lo sentivo.

Eravamo legati da questa maledizione... e stavo iniziando a credere che niente di tutto ciò che stessi vivendo allora era reale.

 

Il miglior compleanno di tutti i tempi, nonostante tutto.

Nonostante i litigi, le incomprensioni, passare una giornata con Derek, che si era preso cura di me anche se avrebbe preferito stare in millemila posti diversi, era da apprezzare.

Ma non glielo avrei detto, perché avrei dato troppa importanza al suo ego.

E non gli avrei neanche detto che sentire le sue gambe contro le mie mi era piaciuto.

E neanche che avrei voluto baciarlo, perché sarebbe stato da completi idioti, dopo averlo respinto.

Ma forse lui lo sapeva già... chissà.

Mi stava riportando a casa, saranno state le sette, otto di sera, mentre camminavamo di nuovo in un silenzio imbarazzante.

O almeno per me, lui sembrava essere a suo agio come sempre.

Eravamo ormai tornati in città, era abbastanza buio, e fui quasi sul punto di dirgli che gli volevo bene quando andai a sbattere contro la sua schiena dura come una roccia. Sbattei con fronte e naso, che iniziai a tastare, indolenzita.

« Ahia! » Indietreggiai, stizzita. « Ma cosa ti è preso? »

Si era fermato a qualche metro da casa mia, lì, sul marciapiede, incapace di muoversi.

Lo sguardo fisso davanti a sé e non capii fino a quando non voltai anche io lo sguardo nella sua direzione.

Una donna stava in piedi davanti a noi, che sorrideva, dolce, illuminata dalla luna e dai lampioni della città buia.

Sentii le gambe cedere dall'emozione. Lei, bella come ricordavo, bella come l'avevo lasciata.

Il più bel regalo che mi si potesse fare.

« Mamma! »

E dall'espressione di Derek... anche lui l'aveva riconosciuta.
 

Non aveva alcuna difesa il cuore quando incontrandolo per caso,
imciampavo nel suo sguardo.


 

_________________________________________
 

Non avete le allucinazioni, sono davvero qui!

Spero vi ricordiate tutte di me, perché io non vi ho dimenticate ragazze! Anche se può sembrare così, non lo è.

E' passato mezzo anno (o quasi, sinceramente non voglio neanche guardare l'ultimo aggiornamento...) e vi chiedo perdono in ginocchio.

Non ho scusanti, ma l'unica cosa su cui potete stare certe è che non ho dimenticato voi lettrici fantastiche come non ho dimenticato questa storia.

Soltanto pensare che vi ho lasciate così tanto tempo senza darvi mie notizie, mi fa star male.

Spero di farmi perdonare, con questo capitolo e con i prossimi a venire.

Molte di voi vorranno sicuramente sapere il motivo della mia assenza (o no? ^^'), ma sappiate che sto per essere bocciata (Tiè, le corna!!!), che ho avuto vari problemi anche con l'account (Sono peggio di Evangeline, mi dimentico le password!) Sono proprio un caso perso.. e poi per MOOOLTI altri motivi.

Ragazze, non basterebbero tutte le parole del mondo per ringraziarvi di tutto il supporto che mi date e di tutti i messaggi e le recensioni carine che mi lasciate! Vi abbraccerei, bacierei una ad una se solo potessi.

Grazie a voi che vi siete preoccupate di che fine avessi fatto e se stavo bene!

Una parte di me pensava che mi aveste dimenticata, invece... trovare tutti quei messaggi privati, mi hanno riscaldato il cuore.

Sto facendo un poema, ma per chi mi segue sa che è tipico di me.

Ci sono ragazze che mi han detto “Sarò una della tante, ma come stai?”, NON siete assolutamente una delle tante. Ripeto, vi spupazzerei tutte *-*

Quindi, sto bene!! Viva e vegeta!!

Spero ci sia ancora qualcuno che vorrà continuare a seguire la storia, recensendo positivamente, o negativamente, a me importa che ci siate. Che vi facciate sentire, in qualsiasi modo.

I primi capitoli hanno superato le 4.OOO visite e gli altri i 1.OOO... come posso non essere fiera di voi?

Nonostante l'assenza continuo ad essere tra le prime nelle storie preferite del Genere, quindi ancora una volta GRAZIE.

Basta, ora scappo promesso!!!

Un bacione vampirette <3 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Dope ***


CAPITOLO DICIOTTO

Mi sorrise, allargando le braccia ed invitandomi a darle un forte abbraccio.

Non me lo lasciai ripetere due volte che già le fui al collo, lasciandomi avvolgere da quel calore che tanto mi era mancato e quel profumo che sapeva di vaniglia.

«  Tesoro... » Mi sussurrò tra i capelli, lasciandomi qualche bacio sulla tempia e poi sulle guance.

Stavo piangendo, lacrime di gioia, lacrime che avrei lasciato scendere solo se la causa fosse stata la mia mamma.

Avevo molte volte fantasticato su come sarebbe stato rivedere la persona che più amavo al mondo, avevo più volte immaginato le sue carezze, i suoi baci caldi e il suo amore.

Ma mai avevo pensato che rivederla mi avrebbe fatto arrivare alle lacrime, mai avrei pensato che mi potesse mancare così tanto. La mamma che preghiamo sempre di uscire dalla camera perché invade la nostra privacy, la mamma che ti sgrida perché non mangi o mangi troppo, o quella che ti rimprovera per i voti a scuola. Ma la mamma è la mamma, anche se ci fa arrabbiare come pochi, sarà l'unica su cui puoi sempre contare, e che non ti abbandonerà mai, qualsiasi cosa accada.

« Mi sei mancata così tanto, ti prego, non lasciarmi mai più! » La stritolai quasi, tra i singhiozzi.

Nessuna risata ci fu da parte di Derek, che invece avrei pensato potesse ridere della mia infantilità. Semplicemente, se ne rimase lì, in silenzio, sul ciglio della strada, a guardarci.

« Auguri, Evangeline. » Risi, dandomi della stupida per aver solo pensato che si fosse scordata del mio compleanno... un'entrata in scena di questo tipo era tipico di mia madre.

« Grazie... » La lasciai andare, ma continuai a guardarla come se fosse la cosa più preziosa al mondo, come se non esistesse cosa più bella.

Ed era proprio vero quando si diceva che non ci si accorge di quanto sia importante una persona prima di perderla.

In un attimo i suoi occhi saettarono su Derek, il quale ricambiò lo sguardo, irrigidendosi.

« Ciao. » Il vampiro al contrario, rispose con un cenno del capo, limitandosi a quello. Tutto ad un tratto notai la freddezza del ragazzo e la dolcezza negli occhi di Elizabeth, quasi volesse corrergli incontro per abbracciarlo o per riempirlo di schiaffi. Persi il conto degli anni passati dall'ultima volta in cui si videro.

Mi mancò l'aria quando capii che c'era qualcosa che nessuno dei due mi aveva detto; nell'aria si sentiva la tensione che aleggiava.

« Auguri anche a te. » Gli sorrise dolce mia madre, forse neanche sperando di essere ricambiata.

« Sarà meglio che vada. » Il ragazzo scrollò le spalle invece, volendo andarsene il prima possibile da quella situazione imbarazzante o per lasciare me e la donna sole, in modo che potessimo parlare.

Perché se la mamma era venuta fino a Chicago solo per farmi gli auguri, era una balla. C'era qualcosa di molto più importante di cui voleva parlarmi... ma ben presto capii che non volesse parlare solo con me.

Ben presto capii che non si parlava più di me, ma di noi, di me e Derek.

« Ho bisogno di parlare con te, Derek. »

« Io invece non ho alcuna intenzione di parlare con te, Morelli. » Risoluto e freddo, mi fece venire i brividi. Il fatto che si rivolgesse a qualcuno per cognome di per sé era abbastanza inquietante.

« Insisto... Ti prego. »

Ghignò, sfoggiando il suo sorriso strafottente, « Ti consiglio di non insistere, ho chiuso con te anni fa. »

Elizabeth fece un passo avanti, lasciandomi indietro, sorridendogli dolcemente, quel sorriso che solo alla persona che ami puoi regalare. Mi irrigidii così, provando quel pizzico di invidia che mi fece un tantino odiare il vampiro.

Non ci fu bisogno di parlare, gli occhi di lei lo pregarono di restare, gli occhi di lui... erano vuoti. Si era perso, nell'azzurro del suo mare. Vidi passargli nello sguardo mille emozioni, tante parole non dette, tante saette che avrebbero potuto incenerire la donna davanti, tanti insulti che avrebbero potuto rovinare mia madre; ma non lo fece.

Non lo fece perché le voleva bene.

Si vedeva da come la guardava, da come aveva indietreggiato quando lei gli era andata vicino per non toccarla e farle del male, da come si era astenuto dall'offenderla con la sua lingua tagliente per non ferirla.

Non lo fece non perché io glielo avevo chiesto, ma perché lei lo aveva cresciuto. Per quanto un vampiro possa crescere, aveva imparato molto da Elizabeth. E lei lo aveva cresciuto come fosse un secondo figlio.

Lei sapeva il suo segreto, sapeva che avrebbe potuto farle del male, sapeva che avrebbe potuto farmi del male, nonostante ciò si era fidato di lui.

Capii tutto.

« La prima volta che mi hai vista a scuola, ti ho incuriosito. » Parlai molto lentamente, con gli occhi rivolti verso il basso per non guardare nessuno, cosciente però di avere lo sguardo di entrambi puntato addosso.

« Cosa? » Il vampiro parlò e la sua spina dorsale fu attraversata da un brivido strano, lo stesso che attraversò la mia. Fu più spaventato dall'effetto che ci fece guardarci negli occhi, che dalla mia affermazione.

« Quando mi hai vista... quando mi hai conosciuta... per questo mi odiavi. Non perché ero una cacciatrice, ma perché ero figlia di Elizabeth. E le somigliavo così tanto, che ti ricordavo lei. Ma lei ti ha ferito, perché era la moglie di un cacciatore di vampiri, ma non ti disse niente. Le volevi bene e poi spezzò il tuo cuore e la lasciasti sola. E con te la abbandonò anche suo marito, che la tradì con un'altra. » Presi fiato, alzando finalmente le mie iridi, per posarle su quelle del vampiro che mi guardò estere fatto. Non ero poi così stupida, riuscivo ancora a fare due più due. Poi continuai, questa volta rivolgendomi a mia madre, « E tu, invece, mi hai mandata qui senza esitare un momento, senza contrattare con mio padre per farmi restare, solo perché sapevi che c'era Derek ad aspettarmi. Sapevi che mi sarei fidata di lui... perché ti somiglio. »

« Tesoro... »

« No, mamma. Tutte le storie che mi raccontavi, sui vampiri, di quanto sono cattivi... perché? » Strinsi i pugni, non capendo. C'erano ancora alcuni che pezzi che mancavano nel puzzle.

« Perché sei intelligente, Evangeline. Se ti avessi imparato a trattare i vampiri come gli esseri umani, saresti morta il secondo giorno, qui. Invece ho lasciato che fossi diffidente, che dovessi conoscerli nel profondo per capire di che pasta sono fatti, ho lasciato che li amassi per ciò che erano, non per ciò che ti avevo insegnato. » Agitò le mani, con tutta la fronte impregnata di sudore, in procinto di piangere da un momento all'altro. Aveva paura che la potessi odiare per tutte la fandonie che mi aveva raccontato, ma la amavo, al contrario, perché mi aveva resa più forte.

« Grazie. » La ringraziai, sorridendo e poi guardando il vampiro, che dal canto suo, rilassò le spalle continuando però a mantenere la mandibola contratta.

« Derek... » Lo chiamai allungando un braccio per afferrarlo, ma si scostò bruscamente, sentendosi manipolato. Odiava quando qualcuno architettava qualcosa alle sue spalle, soprattutto se nel piano era incluso anche lui. E odiava molto di più il fatto che non se ne fosse accorto prima.

Sogghignò, « Voi umani siete così imprevedibili. E tu Elizabeth... non saresti dovuta venire. » La sfidò con gli occhi e lei quasi ringhiò, parandosi davanti a me. Come se da un momento all'altro Derek mi sarebbe potuto saltare addosso, per aggredirmi.

« Sei molto più furbo di quello che credevo. »

Continuai a distogliere lo sguardo dal ragazzo alla donna, sempre confusa, continuando a non capire. Forse, c'erano ancora tante cose che non sapevo.

« Ti ricordo che il territorio è mio e sono in dovere, se voglio, di cacciare qualsiasi intruso. »

« Stai minacciando mia madre? » Chiesi retoricamente, strabuzzando gli occhi, che per poco non mi uscirono dalle orbite.

« Ti avevo chiesto solo una cosa, avevo riposto in te la speranza di salvarla, invece la stai portando alla morte. La stai consegnando in un piatto d'argento ad Alex! » Urlò mia madre, con tutta la rabbia ed il fiato che aveva in corpo. Ebbi come l'impressione che stesse parlando di me... ma non ne fui sicura.

« Non è questo il luogo per poter parlare. » Il vampiro cercò di mantenere la calma, ma ringhiò, facendomi fare un passo indietro.

« Invece è questo, Derek! » Mi sorprese ancora di più mia madre, che ebbe il coraggio di contraddire il ragazzo, facendomi tremare. L'unica cosa che avevo imparato in questi due mesi era che non bisognava far incazzare Derek, anche se d'altra parte lo istigavo lo stesso. « Non stai facendo niente per impedire che la portino via... »

« Ci sto provando, okay? Lo sto già facendo io, tu non servi, vattene. »

« E' la cosa più cara che ho... non lasciare che Alex le faccia del male, ti prego. » Elizabeth si buttò ai suoi piedi, inginocchiandosi, e pregandolo di proteggere qualcuno... che capii essere io. Una scena al quanto disgustosa, nessuno si sarebbe dovuto abbassare a questi livelli, anche se non conoscevo il motivo della loro discussione, mi affiancai a mia madre e la tirai per un braccio, per farla alzare.

« Mamma, alzati! » Scosse la testa, alzandosi, e guardando con gli occhi lucidi il vampiro, che forse provò un po' di compassione e le raccolse il copri spalle che le era caduto a terra.

Glielo porse e io lo afferrai con rabbia, disgustata dalla scena di poco prima.

« Dovete smetterla di architettare tutto alle mie spalle, da cosa dovrei essere salvata? » Strinsi i pugni e camminai verso Derek, arrabbiata.

« Zitta. »

Sgranai gli occhi, incredula. Nonostante ciò cercai di mantenere la calma, « Invece ora me lo dici, sono stanca di rimanere all'oscuro di tutto! »

« Tu devi solo fare la tua parte e io farò la mia. Il patto era questo, Elizabeth. Tu sei ancora al punto di partenza, perché io dovrei fare il massimo per aiutare Evangeline? » Ancora una volta parlarono di qualcosa che io evidentemente non sapevo, l'unica cosa però che forse avevo imparato era che i vampiri non facevano mai patti con gli umani.

E perché si sarebbe dovuto abbassare ai livelli di mia madre, per qualcosa che voleva, se aveva Alex che poteva dargli tutto?

Perciò capii.

« Alex ha qualcosa che ti appartiene. » Affermai sicura, lasciando il tempo a Derek di formulare ciò che avessi detto, in modo che dopo mi prendesse per il collo e mi guardasse indemoniato.

Bingo!

« Derek, lasciala andare! » Mia madre iniziò a prenderlo a schiaffi e pugni, ma il vampiro ancora non ebbe l'intenzione di posarmi a terra, nonostante io fossi rimasta senza fiato.

« Non sono così stupida come credi, eh? » Sussurrai, con quel poco di voce che ancora riuscivo a tirar fuori. « E sai che aiutando Alex, lui non ti darà ciò che vuoi. Ma ti ha in pugno e tu non puoi disobbedirgli... perciò stai architettando qualcosa alle sue spalle... già da tempo. Ma non capisco... quando hai avuto l'occasione di uccidere Alex non l'hai fatto, quindi perché tradire ora la tua famiglia per qualcosa che hai sempre voluto così tanto? »

Mi lasciò finalmente andare, buttandomi a terra e guardandomi in cagnesco. Sorrisi sornione, non perché gli volevo male, ma perché quel puzzle che prima mancava di così tanti pezzi importanti, ora stava iniziando a completarsi.

« Vedi di farti gli affari tuoi, Evangeline. » Ringhiò, facendola suonare come una minaccia.

« Mi dispiace, non volevo farti arrabbiare. Solo... » Solo cosa? Ero contenta che fossi l'unica che era venuta a conoscenza di un suo segreto? Non avrei potuto dirglielo.

« Avresti dovuto proteggerla, io mi fidavo di te. »

« Mamma, se sono ancora viva è solo grazie a lui! » La rimbeccai, cercando in tutti i modi di farle cambiare idea su Derek. Era rimasto sempre il ragazzo che conosceva, non era cambiato.

Derek era sempre stato così, solo che a volte tendeva a mascherarlo.

« Scusate se mi intrometto, ma non vorrei mai trovarmi in mezzo a queste discussioni tanto... amorose, tra madre e figlia. Preferirei togliermi dai piedi, prima che la cosa degeneri. » Guardò Elizabeth e con un cenno del capo indicò in mia direzione, « E voglio solo che tu sappia che ho fatto tutto il possibile per proteggerla e voglio che tu mantenga fede al nostro patto, perché se non manterrai la promessa... non mi farò scrupoli, con nessuno. » Mi passò accanto e quando ci trovammo spalla contro spalla, si girò verso di me e mi guardò dall'alto, con la fronte aggrottata. Io sorrisi semplicemente e gli sussurrai un ciao, che ricambiò con un ciao petite, che mi fece avvampare.

Sparì e mi trovai a sperare che mia madre non avesse visto quel momento che per quanto possa sembrare futile, era stato per me intimo. Quegli occhi che zampillavano di odio che poi si addolcivano appena incontravano i miei, erano come due innamorati che nelle coperte facevano l'amore solo guardandosi.

Con l'eccezione che noi non eravamo innamorati... e con l'eccezione che noi non ci saremmo mai rotolati nelle coperte per fare l'amore, ma bensì solo per prenderci a pugni e morsi.

 

 

« Evangeline! Dove diavolo sei stata? Sono tutti lì fuori a cercarti! » Josh mi travolse come una furia, appena bussai alla porta di casa. Non si accorse della donna alle mie spalle, fu più preoccupato a chiedermi dove fossi stata per tutte quelle ore.

« Era il mio compleanno, non volevo di certo passarlo a casa. » Mugugnai soltanto, facendolo da parte ed entrando in quella reggia, che dopo tutto questo tempo ancora non sentivo mia.

Fu allora che mio padre imprecò sotto voce, notando mia madre.

« Ciao Josh. » Lo salutò come si salutano gli amici di lunga data, con un bacio sulla guancia e una stretta di mano, non decidendosi però a varcare la soglia di quella casa che era stata sua tempo prima.

« Elizabeth... cosa ci fai in città? » L'uomo stentò a crederci e le fece spazio per farla passare. Non mi sfuggii lo scambio di sguardi tra i due adulti, che fecero attenzione a non sfiorarsi minimamente, quasi ciò potesse innescare una bomba.

Guardai mio padre, con la barba incolta, i capelli bianchi, scorbutico e gli occhi stanchi, di uno che dalla vita non si aspettava più niente.

E poi c'era la mamma, elegante, graziosa, bella, dolce, gentile, ma spenta. Mai quanto allora mi accorsi di quanto fosse spenta. Mai prima di allora mi accorsi di quanto Derek avesse ragione... I miei avevano smesso di vivere, quando ognuno era andato per la sua strada. Elizabeth era il riflesso di Josh, e io non me ne accorsi mai. Troppo piccola e troppo stupida per capire.

Indietreggiai fino ad arrivare con le spalle al muro, sentendomi subito inghiottita da quella verità che non avevo mai voluto accettare.

Lo capii da come mio padre la guardò, come se esistesse solo lei, come se avesse visto la Madonna.

Il cuore mi tremò, se possibile.

Perché lo capii, le anime gemelle si ritroveranno, prima o poi si riconosceranno, e quando lo faranno non potranno più staccarsi.

Il cuore mi tremò.

Lo capii da come lei guardava lui, con quello sguardo da donna rassegnata, che amava ma non era più ricambiata.

Mi chiesi da quando avevo iniziato a comprendere così tanto l'animo delle persone, a leggerle così in fondo, spogliandole di ogni indumento e per sbatter loro in faccia la verità. Ma questa volta non lo feci e mi sedetti comodamente sul divano, sentendomi poco a disagio.

Incrociai le gambe e poggiai il mento sulle ginocchia, sbuffando.

Era una situazione abbastanza patetica, mi ricordò qualche anno fa, quando eravamo ancora una famigliola felice. Yuppii!

Sapere che i miei si amavano, in quel momento, mi provocò ancora più rabbia.

Perché inizi a capire cose che prima ti erano ignote. Capisci dettagli, sfumature; comprendi che non è tutto nero e bianco, e che spesso tra l'uno e l'altro ci sono « sfumature » dovute a tanti comportamenti e a tanti silenzi.

Elizabeth prese posto di fronte a me e a debita distanza Josh, che preferì tenersi lontano da entrambe, per il momento.

Saggia scelta.

« Mi dispiace essere arrivata senza preavviso e soprattutto senza regalo, » mi guardò dispiaciuta, ma io sorrisi per rassicurarla. « ma non era niente di programmato. »

« Non saresti dovuta venire. Evangeline stava per partire giusto domani per Roma. » La voce autoritaria dell'uomo, mi fece assottigliare lo sguardo.

Sogghignai, « Non me ne sarei comunque andata, papà. »

« Perché sarebbe dovuta tornare? » Prese una pausa e poi strabuzzò gli occhi. « Oh tesoro, ma tuo padre ha ragione! Guarda come sei sciupata, guarda le tue braccine e il tuo visino. » La donna si sporse a toccarmi il volto, quasi dispiaciuta. Serrai la mascella e le spostai la mano, stanca di sentirmi dire che non ero all'altezza.

« Io a Roma non ci torno, mamma. »

Ci fu uno scambio di sguardi tra i due, e poi fu mamma a parlare, sospirando. « Josh, cos'ha fatto? »

Sgranai gli occhi e alzai le braccia al cielo, facendo per ribattere. Ma non feci in tempo, che qualcun altro mi prese la parola.

« E' scappata ieri notte, in preda alla tempesta! La stavamo cercando da tutt'oggi, Austin è disperato. Siamo tutti stanchi di starle dietro e cercare di curarla, se lei non si impegna. Le cure costano e noi non possiamo di certo permetterci questo lusso, per nessuna ragione. Sono mesi che è qui e non ha ancora fatto niente di niente, perché dovrebbe restare? » Le parole di mio padre mi toccarono per l'ennesima volta, e mi diedi della stupida per esserci rimasta di nuovo male.

« Josh, non permetterti di parlarle così! » Elizabeth si alzò in piedi, iniziando a gesticolare cose che non riuscivo neanche a capire; l'unica cosa di cui ero certa era che la clinica mi facesse tutt'altro che bene.

Lo sapeva mio padre, cosa mi facevano là dentro?

Decisi di non aprire bocca e di allontanarmi, a pugni serrati. Raggiunsi lentamente la « mia » camera, così buia, spoglia, fredda e immonda di polvere, che sembrava uno scantinato.

C'era il giusto necessario, un armadio ed un letto ad una piazza e mezzo.

Mi sedetti a terra, a gambe incrociate, con i gomiti sulle ginocchia e la testa inclinata a novanta, in una posizione, verrebbe da pensare, scomoda. Resta il fatto che restai così per almeno trenta minuti, cercando di calmare il nervoso, cercando di placare i mille confusi pensieri che mi vorticavano in testa, senza cessare.

Era più o meno così che mi trattavano in clinica.

Era una tortura, incessante, per controllare la mia malattia.

Frequentavo la clinica di riabilitazione, ogni mercoledì, giovedì e sabato, e ci restavo giornate intere, per poi tornare a casa esausta e mancare i giorni successivi a scuola.

Da quel giorno non ebbi più notizie di mia madre, non tornai più a Roma, non sentii più Derek e soprattutto non ricordai cosa successe quella sera del mio compleanno, quando salii in camera.

Immaginai per questo, sotto ordine di Josh, gli esperimenti dei dottori, iniziarono ad essere sempre più intensi, sempre più aggressivi.

Non fui più in possesso di un telefono, che mio padre mi levò appositamente, ed iniziai ad andare in clinica tutti i giorni, per due settimane, frequentando i corsi serali a scuola, così per avere tutto il tempo per riprendermi da ciò che esperimentavano su di me al mattino.

Inizialmente non mi resi conto di quanto fosse grave la situazione, pensai che Josh avesse ragione, pensai che fosse giusto frequentare di più il centro per guarire, mi avevano inculcato così tante cose, che non avevo più la capacità di pensare con la mia testa.

Mi accorsi che tutto fosse un'esagerazione, quando smisi di andare a scuola, quando mi chiusero in laboratorio giorno e notte, per ulteriori esami da accertare.

I professori chiamarono a casa, per informarsi delle mie continue assenze ed innanzitutto delle mie insufficienze gravi, e mio padre fu sempre pronto a dir loro che ero malata ed avevo bisogno di riposo.

Eppure io stavo bene, i letti della mia nuova camera, dopo la prima settimana, iniziai a sentirli anche più comodi e le pasticche, iniziarono a piacermi anche quelle. Forse erano dei tranquillanti, sapevo solo che dovevo prenderne tre al giorni e che mi facevano sentire bene, rilassata.

Josh non veniva mai a farmi visita e neanche Derek.

 

 

Quella nuova casa mi piaceva, mi sentivo a mio agio, mi ero fatta amici i dottori.

Avevo perso la cognizione del tempo già dopo la terza settimana, quindi non ricordai che ore fossero, sapevo solo che Amalia dovesse venirmi a portare la pillola. Ed io, come sempre, l'aspettavo impaziente.

Dondolai le gambe sul letto ancora un po', giocai con il camicie bianco che mi facevano indossare e poi la donna entrò, sorridendo, o forse no.

« Buongiorno, Evangeline. Oggi come va? » Me lo ripeteva ogni giorno e non mi soffermai neanche a pensare quanto fosse tenera a preoccuparsi delle mie condizioni, e quindi a preoccuparsi per me, che presi il tranquillante accompagnandolo con l'acqua. Reclinai il capo all'indietro e ricaddi sul letto a braccia aperte e chiusi gli occhi.

Non stavo dormendo... stavo facendo qualcos'altro. Stavo evadendo dalla realtà che provoca dolore e senso di inadeguatezza; mi sentivo bene.

Da quando prendevo quelle pasticche, mi sentivo bella. La mia autostima era cresciuta in così poco tempo, che non me ne resi neanche conto.

Ogni volta che mi guardavo allo specchio, guardavo il mio fisico, che anche con i lividi, mi chiesi come non potesse piacermi prima. Risi da sola, ad occhi chiusi, fino alle lacrime.

Ogni tanto, quelle cose, smettevano di darmele per qualche giorno, tornavo alla realtà e tutto ciò era devastante. Quando non prendevo i calmanti, iniziavo a pensare a Derek e giurai di poterne sentire la mancanza. Pensavo che non gliene fregasse niente di me, pensavo che mi odiasse, pensavo che il mondo intero mi odiasse.

In quei momenti mi mettevo in ginocchio ed iniziavo a graffiare il tappeto, presa dalla rabbia e forse anche dalla schizofrenia. Piangevo per il dolore ed imprecavo, pregando i medici di darmi un'altra dose.

Non mi ascoltavano e mi lasciavano lì, nella mia agonia, sola, come ero sempre stata.

Nel buio, perché era lì che meritavo di essere.

A volte, nei pochi momenti di lucidità, prendevo in considerazione l'idea che cercassero in qualche modo di annullarmi, ma lo negai a me stessa, perché non pensavo potessero esistere persone così cattive a questo mondo.

 

 

Un mese dopo, smisi di mangiare e ogni volta che ingerivo la pasticca, vomitavo anima e corpo. Ero sottopeso di quasi otto chili.

Non avevo più la forza di formulare una frase o ancor meno, un pensiero, o un ragionamento.

Parlavo piano, trascinavo le parole e la pelle mi prudeva. Avevo sempre la sensazione che mi cadessero i capelli e che sarei diventata pelata.

Mi stavano mangiando viva. Avevano preso anche la mia anima, ed io glielo avevo permesso così facilmente.

Il culmine arrivò quando, un venerdì pomeriggio, mi bucarono venti volte, per prelevare un po' del mio sangue. Non proferii parola e li lasciai fare, come avevo sempre fatto.

Mi misero su una carrozzina, essendo le mie gambe troppo deboli per reggere il mio corpo, e poi mi trasferirono su un'altra sedia e mi ci legarono, con dei cinturini strani ai polsi, al busto e alle caviglie.

Cosa mi ci legavano a fare lì, se ero solo ossa?

Mi cadde la testa di lato, senza volerlo, e non riuscii a rialzarla.

Fecero partire uno strano aggeggio sotto di me e sentii subito delle scariche elettriche percorrermi il corpo. Strabuzzai gli occhi e gonfiai il petto, attraversata da una scarica di 20.000 volt. Urlai, mentre i medici estasiati, rimasero estere fatti dalla mia resistenza.

Qualsiasi altra persona sarebbe morta, mi dissero.

Ma io ero già morta. Ed ero morta dentro, che era peggio.

E con me era morta anche Allison, che non si manifestò più, grazie a quei farmaci che mi prescrivevano.

Mi chiesi se la mia vita avesse senso, ormai.

 

POV DEREK

« Ancora non vuoi dirmi cosa ti succede? » Adrian si buttò a catapulta sul mio letto, non volendo arrendersi ancora al mio silenzio.

Guardai il soffitto, chiudendo gli occhi.

« Hai la mascella contratta, i tuoi lineamenti sono più marcati e... non parli con nessuno, da settimane ormai. Vuoi dirmi che... il fatto che Evangeline non sia più in città, sia solo una coincidenza? »

« Tu credi davvero che lei se ne sia andata? » Chiesi retoricamente, girandomi a guardarlo.

Si passò la lingua sui canini, « Io dico proprio di sì. Se ne è andata, nessuno l'ha più vista. »

« Io so che è qui. Non so dove, ma è qui. »

Da quando la piccola cacciatrice era sparita senza lasciare più tracce di sé, ero diventato... qualunque cosa di più simile a un morto. I miei nervi erano tesi la maggior parte del tempo, ed inoltre mi sentivo... sballato, in tutti i sensi. Mi nutrivo una volta al giorno e la voglia di uscire di casa si esauriva a poco a poco. Il mio volto era pallido e le cicatrici più marcate.

Ogni giorno che passava era sempre peggio.

E ciò non era dovuto alla mancanza di Evangeline, ne ero sicuro, c'era qualcos'altro.

« Sembri così sicuro... non sei contento che se ne sia andata, vero? »

« Smettila di parlarmi come se fossi un umano, Adrian. » Ringhiai.

« Hai solo dei sentimenti, Derek. »

« E quali sarebbero? »

Il vampiro scese dal letto lentamente ed intimorito probabilmente dal mio sguardo, alzò le mani al cielo, tacendo. Ma non scappò.

Mi ero sempre chiesto per quale motivo Adrian non mi avesse mai fronteggiato... sapendo che non gli avrei potuto mai torcere un capello, per il semplice fatto perché non avesse paura di me, lo rispettavo.

« Lei ti ama. »

Il mio sguardo saettò sul vampiro, mentre scossi il capo.

« Lei mi odia. » Scoppiai a ridere, sentendo la gola secca. Mi resi conto solo all'ora di quanto fossi diventato debole.

« Il contrario dell'amore non è l'odio, ma l'indifferenza. Odiare significare provare qualcosa. »

« E non pensi che lei lo faccia già? »

Sorrise, mettendo a dura prova la mia calma. « La conosci meglio di me, sai che non è così. »

« Cos'è? Pensi che l'abbiano rapita? Josh a me sembra tanto tranquillo, senza sua figlia. » Tossii, mentre un giramento di testa mi annebbiò la vista. L'essere vampiro non comportava i comuni sintomi da essere umani, quindi non capii cosa mi stesse succedendo.

« Devi nutrirti, Derek. »

« Vattene. »

« Derek... » Si avvicinò per cercare di poggiarmi una mano sulla spalla, ma per poco non gliela azzannai.

Questa era tutta colpa di Evangeline.

Quella ragazzina era come una droga.

 

 

« Petite! »

Mi resi quasi ridicolo davanti a tutta la scuola, quando a passo accelerato, la raggiunsi nel cortile, quel lunedì mattina. Mascherai la sorpresa, e quasi non ci credetti, a guardarla, neanche si riconosceva più.

Era in sottopeso, la pelle era bianca e gli occhi stanchi.

Si girò, perdendo l'equilibrio e cadendo a terra, rischiando di battere la testa sugli scalini dell'entrata. Non c'era bisogno che sbattesse per rintontirla ancora di più.

Non l'aiutai ad alzarsi, me ne restai lì, a spalle dritte, a guardarla rendersi ridicola davanti a tutti gli studenti. Sentivo le voci, alcuni dicevano che era ubriaca.

Le volevo così male, che la lasciai a terra per molto, perché non dava segni di volersi rialzare.

O almeno ci provava, ma non ci riusciva.

Inarcai un sopracciglio, « Mi prendi in giro? » le chiesi.

Mi sorrise ebete, biasbicando in non so quale lingua un 'ciao'.

« Alzati. »

« Non ci riesco. » Reclinò la testa indietro, sul punto di scoppiare a ridere da un momento all'altro.

Le porsi una mano, giusto perché mi faceva pena, e la feci alzare. Non riuscì a reggersi in piedi, così mi strinse il bracco, ficcandoci le unghia dentro. Qualunque altro umano avrebbe sussultato da così tanta potenza.

« Lo sapevo che non te ne eri andata. » Le sussurrai all'orecchio, facendola rabbrividire.

« Lasciala, Derek. » Austin ci raggiunse e ringhiò, cercando di togliermi la ragazza dalle mani. Lo guardai in cagnesco, dando spettacolo a tutti gli studenti. Ma sinceramente, non me ne fotteva un cazzo.

« E tu, se ti dico di starmi vicino, non devi allontanarti per nessun motivo. » Questa volta si riferì ad Evangeline ed il tono che usò non mi piacque per niente. Mi chiesi da quando in qua il cane dasse ordini a petite, e mi sorpresi ancora di più quando quest'ultima annuì, sorridendo ebete.

Continuai a non lasciare la presa sul braccio esile di Evangeline, anzi, strinsi di più, facendola mugugnare.

« Devi lasciarla, o non risponderò delle mie azioni. »

Ghignai, reclinando il capo di lato.

« Pensi che abbia paura di te, lupo? Non minacciarmi, la ragazza ora sta con me. »

In un attimo spostò la ragazza e si aggrappò con entrambe le mani sul mio giubbotto in pelle, avvicinandomi al suo volto. Scattai, e gli afferrai la spalla con la mano, scollandomelo di dosso. Non mollai la presa, fino a quando non gli tirai un pugno sul naso. Scostò il capo, ma non barcollò. Guardò a terra e quasi giurai vedergli spuntare i canini. Si stava trasformando.

Non ricordai avessero così poco controllo sul loro corpo, da farsi scoprire così facilmente in un luogo affollato.

« Io ti ammazzo. » Sussurrò, in modo che lo sentissi soltanto io, cercando di mantenere il controllo.

« Tu non provocarmi, testa di cazzo. » Risposi, serrando la mascella.

« Cos'è? Ti importa così tanto di Evangeline perché ti sei stancato di scoparti quella bionda, e ora vuoi lei? »

Mi sarebbe bastato fare uno scatto per raggiungerlo, e staccargli il collo a morsi.

Ma non lo feci, non ora.

« Ma non la vedi? Solo se le metti una mano addosso, si rompe. Ma un pensierino, potrei anche farlo. » Lo provocai, sorridendo sghembo. 

Quando si calmò ed ebbe il controllo sul suo corpo, si pulì il naso e rialzò il capo, incenerendomi con lo sguardo.

Sputò a terra e sorrise furbo, « Ora capisco perché David ti odia tanto e non vuole farsi trovare... nessuno ti ama, neanche tuo fratello. »

Mi si annebbiò la vista, i pensieri si annullarono e non ci vidi più.

Scattai in avanti e non gli diedi neanche il tempo di prepararsi al colpo, che lo buttai a terra, iniziando a prenderlo a pugni e calci. Gli sferrai un colpo alla costola e lo beccai più volte in viso, e continuai a picchiarlo, senza dargli l'opportunità di respirare. Gli inferii colpi sempre più potenti, ed il solo pensiero che poi le ferite si sarebbero rie marginate, mi dava ancora più rabbia.

« Figlio di puttana, lui non lo devi neanche nominare! » Mi macchiai il pugno di sangue, ma non mi fermai. Continuai, mentre nella mia mente c'era spazio solo per quel « nessuno ti ama, neanche tuo fratello », che mi stava facendo perdere il controllo.

Mi ero lasciato il passato alle spalle, ma ora ne sentivo ancora l'odore.

Quel profumo che sa di occasioni mancate, tempo forse sprecato, di attimi oramai perduti. Quel profumo che ha la nostalgica fragranza di ricordai ormai perduti, ricordi che riescono ancora a stringerti il cuore.

« Tu non devi neanche nominarlo! » Ripetei con più forza, che qualcuno o forse erano anche di più, mi staccarono dal corpo del lupo, cercando di farmi stare fermo.

« Derek, calmati! » Continuarono a tenermi per le spalle e se avessi voluto, mi sarei liberato, ma mi bastò guardare Evangeline per arrestarmi sul colpo.

Non mi accorsi dei professori che si coprirono con le mani il viso per non vedere quell'orrore, non mi accorsi del branco di Austin che lo aiutarono a rialzarsi, non mi accorsi di Brianna, né di Adrian, né di qualunque altro.

Si annullarono le voci intorno a me, e si annullò anche lei.

Non gridava, non era spaventata, non si era intromessa a separarci o a gridare, si era eclissata a tal punto che mi chiesi se avesse assistito alla scena. Stava sognando ad occhi aperti, con lo sguardo nel vuoto, quasi a non voler sentir nessuno, quasi non le importasse più di niente.

Guardami, dannazione.

Non glielo dissi, ma lo pensai.

E lei, come se mi avesse sentito, mi guardò, sussultando.

Qualcosa in lei si era rotto, come un vaso di cristallo che butti a terra e dopo non potrà mai diventare come prima.

Poi distolsi lo sguardo, sentendomi minacciare dal branco di lupi. Assottigliai lo sguardo, mentre la mia famiglia si parò davanti a me, con il petto in fuori. Si fronteggiarono, minacciandosi solo con lo sguardo.

Non dovevamo infastidirci, questo era il patto.

Ed io avevo appena violato il patto, rischiando di uccidere l'alfa. Risi, cercando di non saltare pure addosso alla preside che mi sbraiatava parole di difficile comprendonio, e scoccando la lingua sul palato, guardai Austin, « Un giorno morirai per mano mia, è una promessa. »

 

 

 

 

In casa non parlammo più dell'accaduto, i presenti di quel giorno furono soggiogati ed il branco di lupi iniziò a darmi la caccia.

I cacciatori si stavano preparando alla battaglia, li vedevamo allenarsi nel bosco, avventarsi furtivi sui compagni, che fingevano di essere il nemico, noi.

Sentivamo le loro urla, sentivamo gli ululati e soltanto in seguito scoprii della loro alleanza.

Avevano invaso il nostro territorio, per sfidarci.

Cibarsi, in quelle condizioni, era diventato quasi impossibile. C'era il rischio di beccarsi un paletto al petto, in qualsiasi momento.

Ma allo stesso tempo, non ci ammazzavano.

Aspettavano.

Ci osservavano.

E sapere che i ruoli si erano invertiti, era del tutto inaccettabile. Loro erano le nostre prede, non il contrario.

« Perché non li uccidiamo? » Brianna si intromise, alzandosi in piedi, barcollando.

Ma doveva voleva andare, proprio lei? Proprio lei che da quando era morto Chris, aveva smesso di esistere?

« Non l'hai ancora capito che stiamo aspettando ordini da Alex? » Le si rivolse il più giovane, guardando fuori dalla finestra. Ciò non fece che infuriare ancora di più la donna.

« Quello per me non è più nessuno, anzi, lo ucciderò io stessa, con le mie mani. » Ringhiò.

« Qui dentro abbiamo la spia, attenta a quello che dici, Brianna. »

Evitarono tutti i miei occhi, appositamente. Daphne, con i suoi riferimenti, non mi toccava minimamente.

Sperai anzi, iniziasse a nutrire un odio nei miei confronti, come tutti avrebbero dovuto odiarmi e come i miei compagni non stavano facendo.

Perché l'odio lo vedi, lo percepisci.

L'odio lo vedevo in Chris.

L'odio che è molto diverso dall'indifferenza.

Significa provare qualcosa, qualcosa di grande, di percepibile, di qualcosa di simile all'amore, ma che amore non era.

L'odio è quell'emozione che ti cresce nel petto e che puoi sfogare solo su qualcuno che ami, con tutto stesso. Perché amare con il cuore, con i polmoni, con il fegato e con il corpo, è più straziante di qualsiasi altra cosa; e per questo odi qualcuno.

Odi perché ami.

Inizia tutto per gioco, per uno scambio di sguardi, oppure inizi ad odiare da subito.

L'odio è una prima forma di amore.

Alzai il capo, e per la prima volta parlai, « Stiamo aspettando i rinforzi. » e tutti ammutolirono.


___________________________________________________

 

Ciao bellezze!

E' quasi un anno che non pubblicavo, ma questa volta non voglio giustificarmi.

Detta sinceramente, non mi andava di scrivere, la storia era passata in secondo piano.

Ma oggi... oggi se sono qui a pubblicare, è solo grazie ad un ragazzo. Lui non lo sa, ma mi ha aiutata e mi ha fatto capire che non tutto è bianco e nero, ma ci sono così tante sfumature che non possiamo e non vogliamo capire.

Evangeline, non per sua scelta, è stata costretta e continuerà ancora per non so quanto, a prendere delle pasticche, che come penso abbiate capito, non sono assolutamente antidolorifici.

Mi sentivo incapace di scrivere questo capitolo, perché non riuscivo a spiegare i sintomi, il punto di vista del “drogato”. Ma oggi ho conosciuto Sasha, un tossico cocainomane di diciannove anni, al parere di molti. I buchi sulle sue braccia, hanno portato anche me a pensarlo, a primo impatto. Il classico ragazzo da evitare, da nemmeno guardare, avete presente?

In viso era pallido, pieno di ematomi sugli zigomi e sulla mascella. La cocaina lo sta mangiando vivo. Mi ha offerto un panino e un succo di frutta, anche se di soldi non ne ha.

Abbiamo parlato, molto, e non ha mai smesso di sorridere.

Mi ha confidato che era contento di avermi offerto qualcosa e di aver finito i soldi, così non poteva comprarsi altra “roba”, perché anche lui ricorda quando era giovane come me e quanto era bella la sua vita prima.

E alla domanda “Perché lo fai?”, lui ha risposto “Dovevo, non ho deciso io, nessuno mi ha aiutato.”

E ho pensato subito a Evangeline...

Questo per dirvi, che lui non è un drogato, è un sopravvissuto.

 

Perciò questo capitolo lo dedico a questo ragazzo... grazie Sasha!

A voi i commenti sul capitolo, sperando che ancora qualcuna aspetti di leggere la mia storia!

Bacioni splendide:*

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Noi non siamo il solito clichè ***


CAPITOLO DICIANNOVE

 

E' che avrei dovuto dirtelo più spesso,

avrei dovuto dimostrartelo più spesso.
POV EVANGELINE
« Cosa ti fanno lì dentro, Eva? »  Potei giurare che fosse la quinta volta che la mia amica Chantal mi avesse rivolto la stessa domanda. E mai come all'ora la trovai più fastidiosa... era peggio dei ronzii della mosca, o peggio di Austin. E pensare che Austin lo consideravo così appiccicoso, che mi portava ai limiti della sopportabilità.
Mi chiesi da quando avessi iniziato a giudicare così cattivamente le persone a me care, con così tanto menefreghismo poi. Ma immediatamente dopo smisi completamente di pensarci, in quanto non capace di continuare pensieri così elaborati.
La testa mi doleva ed impercettibilmente iniziai a tremare.
Volevo una pasticca.
« Signorina Anderson, lei vuole davvero perdere l'anno? »  La voce al quanto irritante della professoressa Turner richiamò la mia attenzione, insieme alla gomitata della mia amica, probabilmente desiderando che smettessi di tremare.
Alzai lentamente gli occhi, avendo prima lo sguardo posato sui disegni interessanti sul mio banco e la guardai cercando di non sputarle sugli occhiali.
Continuai a fissarla, mentre iniziai a grondare dal sudore.
Piccole goccioline d'acqua mi scesero lungo le tempie e poi dentro la maglietta; rabbrividii.
« Sta diventando pallida... si sente bene? »  Mi scostai bruscamente dalla carezza della prof, che io soltanto immaginai e caddi dalla sedia, senza volerlo.
« Non mi deve toccare. »  Balbettai, muovendo le mani come a voler scacciare tutti i brusii dalla mia mente.
« Nessuno la sta toccando. »  Rispose spaventata la donna, cercando di allontanare i miei compagni dalla sottoscritta.
Fui sul punto di perdere i sensi, ma li vidi. Gli occhi dei miei amici, gli occhi della mia migliore amica, puntati addosso come se fossi un mostro o come se fossi affetta da una malattia inguaribile.
E fu solo per quello che trovai la forza di alzarmi da terra e scappare dall'aula.

DEREK'S POV
« Ora vi siete infiltrati pure nelle scuole, cacciatori del cazzo. »  Continuai a scuotere l'uomo, che pochi istanti prima si era spacciato per il mio insegnate, addosso all'armadietto. Se solo avessi voluto, avrei potuto prendere la siringa finita ai nostri piedi, con cui poco prima aveva avuto intenzione di sedarmi e ficcargliela su per il culo.
« Vi uccideremo tutti. »  Sussurrò e subito dopo estrasse il pugnale che teneva stretto in cintura e me lo infilzò nel braccio, facendomi dirignare i denti.
Indietreggiai di due passi, giusto per dargli il tempo di iniziare a fuggire, giusto per dargli la speranza di riuscire a mettersi in salvo.
« Devo ammetterlo, sei bravo... sei riuscito a colpirmi. Ma avresti almeno potuto imbevere il coltello nella verbena, coglione. »  Mugugnai un attimo quando tolsi il pugnale dalla carne e poi sfoggiai il mio miglior sorriso sadico e aggiunsi, « E questo me lo tengo io, ho intenzione di giocare un po' con te. »

« Sei così palloso... perché ti rifiuti di giocare a tris con me? »
Mi rivolsi al cacciatore, con fare quasi dispiaciuto. Lo avevo trascinato di peso in bagno e mentirei se dicessi che sia stato elementare... loro ultimamente si erano allenati così tanto, che erano diventati quasi più forti di prima.
« Mi verranno a cercare. »  Sibillò a denti stretti.
Risi, « E tu pensi di essere ancora vivo per molto? »  Non feci neanche in tempo a dirlo, che mi colpì con il pugno, spostandomi di poco la mascella.
Risi di nuovo, facendo sentire appositamento alla vittima, le mie ossa che facevano rumore e che si sfregavano fra di loro, per rimettere la mandibola al suo posto.
« Se avevo intenzione di giocare con te, sappi che ora mi è totalmente passata la voglia. »  Ringhiai, prendendolo per la testa e spaccandogliela contro il marmo del lavandino.
Urlò, per il dolore e mi sentii subito meglio. Mi eccitai, alla vista di tutto quel sangue. Del suo sangue.
Luridi bastardi.
Staccai i suoi denti, uno ad uno ed infine cavai i suoi occhi, con lo stesso pugnale con cui mi aveva ferito istanti prima.
Sputai sopra il corpo, buttato lì, in mezzo a quel bagno che puzzava di quel piscio sui muri che i bidelli non pulivano mai. Pensai a quanti secondi ci sarebbero voluti prima che qualcuno sarebbe venuto a controllare, spaventato dalle grida. E l'idea che quest ultimo si spaventi ancora di più alla vista del corpo, mi mise di buon umore. Buon umore fino a quando non mi girai a causa di alcuni passi, che tamburellavano svelti sul pavento.
Cadde, inciampando proprio sul corpo del cacciatore.
Evangeline.
Non urlò, non pianse e neanche si rialzò.
Tremava, la sentivo tremare come una foglia.
Aspettai un semplice gesto, uno scarno messaggio, aspettai di leggere in quel paio di occhi scuri il terrore...
« Sei stato tu? »  Mi chiese, semplicemente.
« Se credi che mi possa sentire in colpa, ti sbagli di grosso. Sono un mostro, ricordi? »
Fu scossa da un brivido e si alzò in piedi, reggendosi alla porta.
« Anche io... »  sospirò.
« Anche tu cosa? »
« Niente, Derek. »  Guardò il corpo del suo "compagno"  e si mise una mano alla bocca.
Una lacrima.
« Petite... »  la chiamai, vedendo che iniziava a rendersi conto di ciò che avevo fatto.
Indietreggiò, « Cosa gli hai fatto? »
Lo disse con quel tono... e i suoi occhi, e le mani  le tremarono...
A quel punto indietreggiai anche io, quasi più spaventato di lei.
Ma cosa mi stava succedendo?
Mi ricomposi, o almeno ci provai, « Quello che potrei fare a te, se non te ne vai in questo preciso istante. »  Ringhiai, ma di un ringhio che sembrò tutt'altro. La ragazza aprì la bocca e poi lentamente la richiuse. Cercò di scacciare con la mano neanche io so cosa, nell'aria, e poi annuì.
« Tu vorresti fare questo a me... »
« Scappa Evangeline, scappa. »  La mia fu quasi una supplica.
Annuì di nuovo e questa volta se ne andò davvero.
Mi guardai le mani e i vestiti impregnati di sangue e la rabbia mi invase di nuovo il corpo.
Se ne era andata... perché se ne era andata via da me.
A quel punto iniziai a correre.
Volevo ammazzarla.
Raggiunsi il cancello della scuola e la vidi correre oltre, in un parco oltre la strada.
Mi si iniettarono gli occhi di sangue.
Dovevo ammazzarla.
Non urlò quando una volta che le fui dietro, la buttai a terra. Cadde con le ginocchia sul prato, rovinandosi per la seconda volta in quel giorno, quei maledetti jeans troppo larghi per le sue gambe magre.
La tirai per i capelli e la feci girare.
I nostri occhi si incontrarono e qualcosa dentro di me iniziò a battere.
Non tremò quando le diedi il primo schiaffo e neanche quando le diedi il secondo.
Sudava, sudava tanto. E sembrava che quel dolore le piacesse.
La sua guancia si gonfiò, ma non bastò a fermarmi.
La odiavo.
La odiavo con tutto il cuore.
Risi, perché io un cuore neanche lo avevo.
« Fermami petite, perché se no ti ammazzo. »  La presi in una forte presa per le spalle e dirignai i denti.
Non ero lucido.
O quella lucida non era lei.
Non reagì neanche questa volta e fui costretto a tirarle altri schiaffi fino a farle sputare sangue. Tremavo, tanta era la voglia di ucciderla.
Rise, « Non ho motivo per vivere, Derek. Non senza quelle pasticche, a me servono. Capisci? »  Non riuscii a capire.
« Cosa hai detto? »
Mi fermai, in procinto di tirarla per i capelli e sbatterla a terra un'altra volta, e sembrò quasi che quello che le aveva appena prese fossi io.
Ero distrutto.
Ed era tutta colpa sua.
Non mi guardò e parlò piano, « Hai la mente pericolosa di chi ha odiato allo sfinimento se stesso... Per questo mi picchi? »
Mi ritrovai a sbattere le palpebre.
« Quella che si è sempre odiata sei tu, Evangeline. Quella che non riesce ad amare sei tu, Evangeline. »  Sibillai apposta il suo nome, « Devo ricordati il giorno del tuo compleanno, o quando... »  Non mi fece continuare, perché prese lei la parola.
« O devo ricordarti io, che tu ogni volta te la prendi con me, perché non hai le palle di ammettere che il vero mostro sei tu? » Sputò sangue un'altra volta, « Io a differenza tua ho scoperto una cosa... E non sono debole come tu pensi. Per questo le tue parole non mi fanno più male... Sono sparita per diventare più forte. »  E nel frattempo non riuscì a mettersi a sedere, sembrava come se le facessero male tutte le ossa. Eppure io l'avevo colpita solo in viso.
« Per diventare più forte, dici davvero? A me sembri drogata. »  Sputai quelle parole, con tutto lo schifo che provavo per lei e per la sua razza.
« Sono delle pasticche, dei tranquillanti che mi fanno essere forte. Non sono drogata. »  E parlava strano, trascinava le parole e ogni tanto perdeva l'equilibrio e cadeva all'indietro.
Non la raccolsi mai da terra.
Ogni volta che ricadeva indietro, la lasciavo lì eppure... no, non volevo prenderla prima di cadere per stringerla fra le mie braccia.
« Ti credi bella ora? »  Le chiesi, sottovoce.
« Sì... per te non sono bella? »
« Ti serve un'altra pasticca? »
« Sì... ne ho bisogno. »  Aveva il respiro affannato, come dopo una corsa.
« Sai in che mese siamo? »
« No... in realtà non ci penso da tanto. Però so che è giovedì e ogni giovedì alle quattro, mi danno una dose. Ora me le hanno dimezzate... sono cattivi quando fanno così. »  
Deglutii, indietreggiando.
Il padre sapeva, il padre ce l'aveva rinchiusa là dentro.
« Mi dispiace di averti picchiata. Ma te lo meriti. »
Sorrise, « Tu sei un mostro, posso capire. »
« Anche tu lo sei, stai facendo del male a te stessa. »  
Non mi rispose più e si richiuse un'altra volta nel suo mondo.
Era una tossica.
Lo capii quella mattina stessa. Ed è strano, ma c'è qualcosa in lei, che è collegato a qualcosa che io ho nel petto.
Un legame, un filo invisibile che ci lega.
Come due persone che si rincorrono, ma che lo fanno all'infinito... perché appena si incontrano, scappano di nuovo, respingendosi ogni volta.
« Mi dispiace non essere come tu vorresti e non esserci come tu vorresti... E so che ora non stai capendo una beata mazza di quello che sto dicendo, ma io ho fatto una promessa. E non riesco ancora a capire se sto usando questo patto come scusa... per nascondere effettivamente che di te almeno un po' mi importa o cosa. E so che tu hai tanti pensieri per la testa, ma che sto dicendo! Pensi solo a quella pasticca... ma so che hai smesso di combattere con Alison e non è per le pasticche che prendi, quelle non c'entrano niente. Ma perché, se tu una persona da amare ancora non l'hai trovata? E la verità sai qual è, Evangeline? Che io non voglio che la trovi. »  Diedi un cazzotto al prato, aprendomi un'altra volta le nocche.
 Non ricordavo che la verità facesse così male.
« E la cosa che mi riduce in questo stato, è il fatto che non voglio aiutarti. Non ci riesco, capisci? Anche se volessi. Io non sono il buono in questa storia, petite, e tu non sei la lei che salva il cattivo. »
Quando alzai gli occhi, i suoi brillarono.
« Perché dovrebbe essere il solito clichè... perché per una volta non può essere il cattivo che salva il buono? »


__________________________________





 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1430602