I'm in love with you.

di Horan_my hero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 'In my memory, all the small things, like daggers in my mind.' ***
Capitolo 2: *** La fuga da Robert. ***
Capitolo 3: *** He saved me. ***



Capitolo 1
*** 'In my memory, all the small things, like daggers in my mind.' ***


"In my memory, all the small things, like daggers in my mind
In my memory, while my head bleeds, the words I'll never find
That I always meant to say to you I can't.."
 
Nella mia vita sono rimasti solo tristi ricordi. Non riesco davvero a ricordare un bel giorno passato con la mia famiglia, o con i miei amici..forse perché non ho mai avuto una vera famiglia, o delle persone che mi volevano realmente bene.
Sono ormai passati sette anni da quando mamma non c'è più..E bhé..mio padre è cambiato in tutto e per tutto. 
Sono Devonne, vivo a Londra da quando avevo cinque anni, sono  una semplice ragazza, ed oramai depressa a causa della vita buia che il Signore mi ha dato. Ho degli occhi verdi, verdi smeraldo..Ma non sono più così belli da quando mamma non c'è più,ora non brillano più. I miei capelli arrivano quasi fino al fondo schiena, e sono castani. Non sono molto alta, e neanche tanto magra..Insomma, amo il mio corpo così com'é, a parte i miei lividi causati da mio...Papà.
E' diventato aggressivo, cattivo, senza cuore. Mi tiene in casa per giorni interi, come se fossi un cane al canile. Ogni giorno trova una scusa per picchiarmi, ed io tengo tutto questo dentro di me, perché, bhè..Non ho amici, non ho una migliore amica con cui sfogarmi.
Ora ho diciassette anni, e mio padre mi permette di uscire soltanto un giorno alla  settimana, per due ore massimo.
In realtà non mi piace neanche più chiamarlo 'papà'.. semplicemente perché lui non mi ama più come un padre ama i suoi figli, perciò lo chiamerò semplicemente..Robert.
L'unica persona che ormai mi è 'accanto' con la sua musica da 2 anni è Justin Bieber. Penso che se non ci fosse stato lui, con la sua musica, avrei già pensato ad una cosa come il suicidio.
Sento bussare forte alla porta della mia camera.
"Svegliati, adesso!" Era pap..ehm, Robert.
Aprii lentamente gli occhi per poi far uscire un filo di voce."Ora mi alzo subito."
Appena alzata, mi preparai i vestiti da mettermi e corsi in bagno per lavarmi.
Misi una felpa larga, blu, con dei pantacollant, e le mie amatissime Nike, bianche.
mi legai i capelli da una parte, facendomi una lunga treccia, e misi un filo di trucco, dopo chi che scesi di sotto per fare colazione.
"Questa è la colazione, che ti piaccia o no."
"Grazie." risposi rigidamente.
La pasta avanzata del giorno prima.. C'è di meglio? Certo che si, ma non potevo lamentarmi.
Mangiai tre o quattro rigatoni, e decisi di uscire un'oretta, a fare una vera colazione.
"Sono piena, non ho fame." dissi.
"Ah, allora quella roba te la mangi a pranzo." rispose seccato.
"Ok, ok..Posso andare a fare un giro?tra un'ora sono a casa.." "Vai via, vai."
Presi il telefono, ci attaccai le cuffie, ed iniziai a camminare verso il bar con il mio amato Justin.
"Cause everything's gonna be alright" continuava a ripetere nella canzone, ma io non riesco davvero a trovare una fuga da quell'uomo, per pensare che tutto dovrà andare bene, un giorno. Dopotutto ci credo ancora, continuo a credere che un giorno sarò felice, con o senza di lui. E' per questo che continuo a credere in me, che continuo ad amare Justin, perché è  lui che mi da speranza.
Arrivata al bar, tolsi le cuffie,mi sedetti, e chiamai il cameriere per ordinare.
"Posso aiutarla?" chiese il signore. "Un cornetto, ed un succo di frutta alla pera, grazie."
"Glielo porto subito."
Presa da ciò che stavo facendo, mi sentii toccare la spalla, mi girai appena, ma mi bastò per vedere chi era.
Era un ragazzo biondino tinto, con dei bellissimi occhi azzurri, come il colore del cielo. Indossava una t-shirt bianca, e dei pantaloni beige con delle comode converse bianche.
"Scusami.."-disse-"Deve essere il tuo telefono questo. L'ho visto cadere dalla tua tasca." sorrise. Non so perché, ma appena lo fece, mi venne un magone allo stomaco incredibile.
"Ah...Grazie." dissi prendendogli il cellulare dalle mani. "Di niente.."rispose.
"Ecco a lei signorina." spuntò il cameriere con il vassoio. "Grazie mille, quanto le devo?"
"3.50 £" "Ecco a lei, tenga il resto."
Presa dalla fame, addentai il mio cornetto senza accorgermi che quel ragazzo biondo continuava a guardarmi, stranamente.
Subito dopo bevvi il succo, e corsi via dal bar, riattaccando le cuffie alle mie orecchie.
Presa dalla musica del mio Justin, non notavo niente di ciò che mi stava attorno, pensavo solo alla vita di merda che avevo, per questo qualcuno mi venne addosso correndo, ed io ovviamente, cascai per terra come un'imbecille.
"Ehi ma che ti prende?" Gli urlai contro togliendo le cuffie che avevo nelle orecchie, e non sapendo ancora chi era.
"Scusami davvero. Non l'ho fatto apposta." Guardai la persona..Era di nuovo quel biondino tanto carino. Cercò di aiutarmi, ma lo respinsi.
"Lasciami stare, non è giornata." gli andai contro. "M-mi dispiace. Devo andare, scusami..di nuovo." Possibile che non notai nessun tono o espressione brusca, sul suo volto, anche dopo avergli urlato contro? Ah già..Non era Robert. Era solo un semplice ragazzo, disposto ad aiutarmi.  Ma ormai me la prendevo con tutti, ce l'avevo con il mondo intero, non sapevo più cosa significasse la parola 'amore' dopo la morte di mia madre. 
Strada facendo iniziai a pensare di nuovo a quel biondino. Perché uno sconosciuto mi  faceva questo effetto? Perché i miei occhi si illuminarono le prime due volte che lo vidi? Insomma, i miei occhi sono così spenti, bui, da quando la mamma se n'è andata.
"Papà..Sono tornata." dissi sbattendo la porta.
"Chi era quello?" Mi urlò. "Quello chi?" chiesi.
"Chi era quel ragazzino che ti ronzava attorno?" Dissi prendendomi per la felpa e sbattendomi al muro. "Io..N-non lo so. Mi ha solo raccolto il cellulare che mi era caduto, ma non lo conosco.." Ecco, di nuovo. Stava per picchiarmi. Sentii di nuovo l'odore della paura, del terrore, non c'era via di scampo. "Gli hai detto qualcosa? Non hai chiamato nessuno, vero? Sono io tuo padre, tu non te ne andrai mai da quà, sia chiaro!" Iniziò a strattonarmi,  a prendermi a calci, ed io ormai ero a terra, piena di dolori, da tutte le parti. Piangevo, ma non mi lamentavo, altrimenti mi avrebbe fatto ancora più male.
"Se continui così, non ti farò uscire mai più, OK?" Continuava a strillare. Così scappai in camera, e di nuovo mi infilai le mie cuffie, accasciandomi sul letto, sotto le lenzuola, ascoltando di nuovo le parole di quella canzone, del mio amato Justin:'Cause everything's gonna be alright..BE ALRIGHT.' pensando realmente che un giorno me ne sarei andata da quel...mostro.
 
Ciaaao a tutti. c:
Questa è la mia prima FF che pubblico. Spero vi piaccia, davvero. Per favore, potreste lasciare un piccolo commento qui sotto? Accetto critiche.(:
 

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Capitolo 2
*** La fuga da Robert. ***


"I always needed time on my own..
I never thought I'd need you there when I cry.
And the days feel like years when I'm alone,
And the bed where you lie is made up on your side."
 
 
Mi manca la mamma..e non riesco a trovare una risposta, per cui papà sia cambiato così velocemente, dopo la sua morte. Perché doveva farmi del male? Perché ci trovava gusto a picchiarmi, a chiudermi in casa per giorni, senza vedere la luce del sole? Per me era come stare in una galera, se non peggio. Non penso di meritarmi tutto questo, eppure..eccomi quà, con dei lividi in ogni parte del corpo, rinchiusa in una misera stanzetta, con pane e acqua.
Papà bussò di nuovo alla porta:
'Hai fame? Vieni a mangiare, sennò ti butto quella merda, e non mangi più niente fino a domani.' urlò.
'Io non ho..non ho fame.' bisbigliai. 'Fai come vuoi.' rispose a suo tono.
Restai sul letto,  per un paio d'ore, girandomi da una parte, o dall'altra, cercando di trovare una buona postazione per rilassarmi, ma poco dopo ripensai che mi era rimasta ancora un'ora per uscire un po' di casa, che non avevo sprecato di mattina.
Andai in salone e chiesi a Robert di poter uscire, fortunatamente non fece storie, così  presi la borsa, il cellulare, e mi diressi al parco.
Come al solito, mi infilai le cuffie nelle orecchie, ed iniziai ad ascoltare Justin, mentre mi dirigevo per il parco.
"I will never say never! I will fight till forever! whenever you knock me down, I will not stay on the ground. Pick it up, Pick it up, Pick it up, Pick it up up up, and never say never."
Justin aveva ragione..Io dovevo combattere, dovevo sconfiggere Robert. Io dovevo cambiare, ma avevo paura che lui potesse riabbattermi in un batter d'occhio.
Dovevo ascoltare quello che diceva Justin nella canzone.. 'whenever you knock me down, I will not stay on the ground.' e proprio per questo dovevo trovare un modo per togliermi di mezzo quel mostro.
Arrivata al parco, mi sedetti su una panchina, e iniziai a pensare ad un modo per scappare, per fuggire da Robert.. e come al solito, qualcuno mi interruppe.
'Ehi.' una voce calda dall'accento irlandese cercò la mia attenzione.
Alzai lo sguardo, e... Oh no, di nuovo lui. 
'Che ci fai qui? vai via, non dovrei stare con te.' temevo che Robert mi avrebbe visto.
'Niente, facevo un giro, e ti ho vista.' -rispose.-'E' successo qualcosa?' continuò.
'N-no, è che...non voglio che tu stia qui.' Mentivo. Non so come, ma provavo attrazione per quel biondino lì, di cui non sapevo neanche il nome.
'Ti ho fatto qualcosa di male?..' mi chiese preoccupato.
'No, ma non voglio stare con te!' mi alzai di scatto dalla panchina, e mi diressi all'uscita del parco, o almeno cercai di uscire, ma lui mi prese delicatamente per il braccio.
'Ehi..ehi, aspetta.'  cercò del contatto visivo con me, ma io ero a testa bassa, e non avevo intenzione di perdermi nei suoi occhi.
'Lasciami stare..per favore.' lo implorai. 'Ti lascio stare, ma resta qui, ti prego. Mi  piacerebbe sapere cosa ti è successo.' 
'Ma neanche ti conosco..Ora lasciami stare, ho da fare.' cercai di liberarmi dalla sua mano, che era attorno al mio braccio. Lui mi tirò verso di lui, e con l'altra mano, alzò il mio viso, su cui cadde una lacrima. Eravamo faccia a faccia, lui mi guardava negli occhi, con i suoi bellissimi fari azzurri, ed io facevo lo stesso. Lui aveva un buon profumo, sembrava  portasse 'Chanel Blu'. Conoscevo benissimo quel profumo, lo metteva Robert quando amava prendersi cura di se stesso, prima che mamma morì. Le sue labbra erano a qualche centimetro dalle mie labbra, e il mio stomaco si stava torcendo come non mi era mai successo in vita mia. Ma come poteva farmi un effetto così, uno biondino che non avevo mai visto in vita mia? Non trovavo risposta.
Restammo a fissarci per qualche secondo, e poi cercò di prendere confidenza.
'Ti brillano gli occhi..' aveva sussurrato.
Subito dopo persi il contatto visivo, e scappai fuori dal parco. Tornai immediatamente a casa, sperando che Robert non avesse visto niente di tutto questo.
'Sono tornata a casa Rob..ehm, papà.' 
'Si può sapere dove sei stata?' come al solito, urlava. 'Mi sono fatta un giretto al parco.'
'E chi c'era con te?' cercava di nuovo un modo per accanirsi contro di me, non ce la facevo più, avevo paura.
'Non c'era nessuno..nessuno.'  risposi. 'FIla in camera tua, non aspettarti del cibo, te la sei cercata.' 'Ok, papà..Buonanotte.'
Andai in camera, mi accasciai vicino al termosifone, sotto la finestra, e pensai a quello che successe oggi con quel biondo. Forse dovevo farmi aiutare, o forse no. 
Dopo due o tre ore mi sdraiai sul letto, per dormire. Avevo tanta fame, ma non potevo mangiare. Così decisi di dormire, per non pensare a niente.
La mattina dopo mi svegliai più tardi del solito. Andai in bagno a lavarmi il viso, ma poi tornai in camera a non fare niente, o meglio, a pensare ad una via d'uscita.
Dovevo fare qualcosa, non potevo continuare a vivere così, a vivere nel terrore.
'Potrei..andare da nonna! Se l'avessi..Oppure..No, non si può fare.' 
Non trovavo soluzione, fino a quando non decisi di scappare definitamente. Non avevo un posto dove restare, non avevo molti soldi nel mio salvadanaio, ma qualunque cosa pur di scappare da Robert.
Era notte fonda, perciò era il momento migliore per preparare le valige in silenzio, e andarsene da quella baracca. 
Così presi una borsa abbastanza grande, ed infilai il necessario per la mia "gita" a Londra...sotto i ponti.
Lo zaino era pronto, mi misi un giubbino con una sciarpa per coprirmi, e portai una coperta.
Aprii piano la porta della camera, la camera dove dormiva Robert era completamente aperta, e lui russava tantissimo. In punta di piedi arrivai alla porta principale.
Tirai fuori le chiavi e pian pian le infilai nella porta, girandole delicatamente fino ad aprirla. Ero fuori, finalmente. Erano le 5.00; mi incamminai in un posto isolato, vicino i  ponti. 
Dopo una ventina di minuti arrivai, preparai la coperta, e mi ci infilai, appoggiando le spalle al muro, e tenendo lo zaino stretto a me.
Si fecero le 9.00, e il telefono che tenevo nel mio zaino squillò. Era Robert. 
 
Saaalve.
Vi è piaciuto il capitolo? Recensite qui sotto, dai! Vi lascio con queste cinque meraviglie.(:

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Capitolo 3
*** He saved me. ***


"Stuck in her daydream
Been this way since 18, but lately her face seems
Slowly sinking, wasting, crumbling like pastries
And they scream, the worst things in life come free to us.."

 
Ed ora? Dovevo rispondere? Certo che no! Tolsi immediatamente la batteria, infilai la coperta nello zaino, e mi incamminai per trovare un lavoro part-time...ma niente di niente.
Cameriera, donna delle pulizie, barista, estetista..niente, nessuno mi voleva. 
Decisi di andare al bar dove avevo incontrato quel biondino, per fare colazione, e farmi venire un idea.
Entrai, dirigendomi al bancone, 'Un caffè, per favore.' 
'Subito, signorina.' rispose un ragazzo gentilissimo.
'Mi scusi, non è che state cercando una ragazza per lavorare?..Mi servirebbe davvero molto.' chiesi. 
'Mi dispiace, al momento non cerchiamo nuove persone.' disse dandomi il caffè.
'Oh, grazie lo stesso.'  Finii il caffé, e mi allontanai dal quel bar vicino casa mia, evitando di passare nei posti più conosciuti, nei posti in cui andavo spesso.
Erano le 11.30, e mi sedetti su una panchina. Davanti a me c'era un negozio di vestiti, entrai per vedere se anche li c'era una possibilità di essere assunta, ma niente.
Girai per il negozio, per vedere qualche straccetto da 5 sterline. C'erano solo vestiti corti, che arrivavano al di sopra delle cosce, maglie scollatissime, pantaloncini 'trasgressivi' inclusa biancheria. Era abbastanza orrido quel negozio, ma è li che ebbi l'ispirazione. Certo, non è stata la migliore idea che abbia mai avuto, ma era l'unico modo per guadagnare delle sterline: Prostituirmi.
Non avrei mai pensato di arrivare a prostituirmi nella mia vita, ma qualcosa dovevo  pur fare. Comprai qualche vestito da pochi soldi, e mi diressi alla cassa per pagare.
'Prendo tutto questo' dissi posando i vestiti sul bancone.
'Sono per te?' chiese una donna dai capelli biondi, e lunghi.
'Mh..Si. Devo fare un piccolo saggio di danza.' Che bugiarda che ero. Non volevo sembrare una brutta persona, non potevo dirle "Si, sono per rimorchiare qualche pedofilo sulla strada in cambio di soldi.'
'Ah, Ok. Sono 12.99 £.'  
'Tenga, grazie mille.' Presi la busta con i vestiti e uscii dal negozio.
Passai il giorno a trovare un posto per nascondermi, e dopo averlo trovato presi la coperta dallo zaino, e feci un pisolino.
Si fecero le 20.00; mi svegliai e presi i vestiti. Non avevo il coraggio di indossarli, ho sempre odiato le persone che fanno questo tipo di lavoro, eppure ora sono parte di loro.
Indossai una minigonna aderente di pelle, un top nero con delle piccole catene cadenti, delle scarpe con dei tacchi alti, e un giacchetto corto, anch'esso di pelle. Mi alzai i capelli a mò di coda, e mi riempii la faccia di trucco.
Oramai era buio, io non potevo tornare indietro, avevo bisogno di soldi, e l'unica cosa per guadagnare era appunto.. prostituirmi. Che schifo, mi sentivo uno schifo..anzi, ero uno schifo.
Alle ore 21.30 arrivai all'autostrada, c'erano molte macchine che passavano in continuazione, e c'erano molte macchine che si fermavano vicino a me, per dirmi cose orrende. 'Dov'è la tua mammina, dolcezza? Vieni con noi, c'è spazio per tutti, siamo cinque uomini, siamo tutti eccitati di vederti' tutti commenti idioti da parte dei venticinquenni.
Stavo realmente facendo tutto questo per guadagnarmi dei schifossissimi soldi, e  costruirmi una vita in questo modo? Si, stavo arrivando a fare pazzie.
Si erano fatte le 23.00, molta gente mi aveva già chiesto di fare l'amore per dei spudoratissimi soldi, ma avevo rifiutato. Non ne avevo il coraggio, ma alla prossima macchina, ci sarei andata.
Mi sedetti su un marciapiede, aspettando qualche stupido uomo che si sarebbe offerto.
Passò una grande macchina bianca, l'uomo aprì il finestrino.
'Quanto ti prendi?' Era un uomo sulla sessantina, che schifo, dio mio. 
Sbuffai, e risposi. 'Minimo 50 sterline..' 
'Perfetto.' disse sorridendo. Che cazzo sorrideva? Stava per 'stuprare' una ragazza di diciassette anni..ma infondo, era colpa mia.
Ad un tratto un enorme ranger rover nera parcheggiò al lato dell'autostrada. Dalla parte del volante scese un ragazzo con dei spettinati riccioli neri. Indossava una maglia bianca, e dei jeans neri, e ai piedi sembrava portasse delle converse bianche.
'Ehi, ragazza,ferma!' Disse correndo verso di me. Subito dopo al lato sinistro scese velocemente dalla macchina un ragazzo biondo, e da lontano sembrava quasi lui, sembrava il biondino tinto dell'altro giorno, il biondino per cui stavo quasi per perdere la testa. 
Cristo, era lui. E al suo fianco c'era il ricciolino.
'Allora bella, andiamo?' mi affrettai, correndo dall'altra parte della macchina, pronta per salire.
Il biondino fece una corsa buttandosi sul cofano.
'Non partire, fermo!' urlò.
'Quanto vuoi? ti darò il doppio di quanto vuole il vecchio.' se ne uscì il riccio.
'Non importa, voglio andare con lui.' risposi. 
'Avete sentito? Ed ora togliti da davanti la mia macchina prima che ti faccia fuori, biondo!' urlò dal finestrino il vecchio.
Si tolse da davanti il cofano, e apri la portiera dalla mia parte, prendendomi per mano, e implorandomi di andare con lui.
'Ti pagherò il doppio, il triplo, di quanto ti paghi lui. Io posso renderti felice. Quel vecchio vuole soltanto toglierti la verginità, ti prego, non farlo.'
Con il suo aiuto scesi dalla macchina, vidi comparire sul suo volto un sorriso. Era riuscito a fermarmi. Ma davvero non capivo che cosa voleva fare, e perché si trovava per strada insieme al suo amichetto.
'Ecco, vattene troia, sei solo una bambina.' esclamò il signore.
'A chi hai dato della troia?' Il biondo stava partirgli di testa, ma lo fermai. 'Non ne vale la pena.'
Così, diede un forte calcio sullo sportello dietro, il vecchio lo vide, e scese dalla macchina.
'Corri, corri!' urlò il riccio. Il biondo mi prese per la mano, e corse fino alla macchina, facendomi entrare. Dopo di che entrò anche lui, e il ricciolino sfrecciò con la macchina allontanandosi velocemente dal sessantenne, che girandomi, lo vidi su tutte le furie, entrando nel suo macchinone.
'Dove stiamo andando?' bisbigliai appena.
'Nel mio appartamento' rispose. 'A che fare?..' chiesi.
'Tranquilla, non faremo nulla, ti porteremo al riparo, e una volta li,se vorrai, mi spiegherai tutto. A proposito, qual'è il tuo nome?'
'Mi chiamo Devonne. E tu?' 'Io sono Niall,  lui è Harry.'
Finalmente sapevo il suo nome. Niall, Dio mio. Il nome più bello che potesse avere.  Gli stava d'incanto.
'Ah, bel nome' gli accennai.
Dopo la corta chiacchierata, per tutto il tragitto ci fu un lungo silenzio imbarazzante.
Arrivati all'appartamento, scendemmo dalla macchina, e salimmo su in casa.
'Ecco, qui è dove vivo io. Harry, è nella stanza accanto' -disse-'Entra pure.'
Entrammo, Harry ci diede la buonanotte,andando nel suo appartamento,  Niall mi fece spazio nella camera degli ospiti. 'Se vuoi, puoi dormire qui.' sorrise.
'Ehm, grazie.' 'Di niente. Ehm, se non hai dei vestiti comodi posso prestarti i miei.'
Aprì l'armadio, e mi diede una felpa, che mi stava due volte, e i pantaloni di una tuta.
'Grazie mille.' bisbigliai. 'Figurati. Ti lascio sola, se hai bisogno,chiama.'
Gli sorrisi. 'Buonanotte.' 'Anche a te.'
Mi misi la sua felpa,dopo di che passai ai pantaloni. Mi tolsi i tacchi, e presi delle ciabatte che avevo trovato vicino all'armadio. Presi quegli orrendi vestiti che indossavo un attimo prima, e andai a buttarli nel secchio.
'Niall?' Lo chiamai, e subito usci dalla camera da letto, a petto nudo. Cercai di non prestare attenzione al suo..ehm.. fisico. 'Dove butto questa roba?'
Mi sorrise, e poi rispose. 'Li è il secchio.' -buttai i vestiti, e poi cercò di parlarmi.-'Vuoi parlarne?'
'Eh,è che..è una lunga storia.' gli risposi. 'Non mi annoi, e sono qui per ascoltarti.'
Presi un bel respiro, e gli spiegai tutto, dalla mia infanzia, ad oggi. Strano, con lui mi sentivo meglio, sentivo che potevo raccontargli tutto, e sapevo che lui non lo avrebbe mai raccontato a nessuno.
'Bhé, facciamo una cosa. Tu puoi restare qui tutto il tempo che vuoi, per un mese, per un anno, per quanti anni vuoi. Io ti sono vicino, anche se ci conosciamo a malapena. Stai tranquilla.'
'No, no. Domani me ne andrò, non voglio disturbarti.' 
'Che dici, sei matta? Tu resti qui, chiaro?' Sfoggiò un mega sorriso.
'Grazie, grazie mille. Davvero. Ora vado a riposarmi, buonanotte.' lo ringraziai con un lieve bacio sulla guancia. Lui arrossì, ed io corsi in camera, poggiandomi sul letto, addormentandomi dopo dieci minuti.

Buonsalve. :3 
Vi è piaciuto? Spero sia stato di vostro gradimento, davvero. Recensite in tanti! Accetto critiche.(:

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