Better than revenge

di _wallflower13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                Better than revenge

 

Prologo

 

 

Ricordo ancora la prima volta che mi dissero Sei brutta e grassa. Avevo 8 anni, alle scuole elementari non avevo amici, ero un asociale, e i bambini si sa, a quell’età sono cattivi. Ci tenevano sempre a ricordarmi quanto fossi sola e senza amici, quanto i miei capelli corti fossero orribili, e quanto le mie scarpe fossero poco fighe. Era uno strazio continuo, finchè un giorno dopo miliardi di dispetti, dove tra l’altro i professori davano la colpa a me, non si misero tutti in coro a dirmi sei brutta, non vali niente, io ci credevo, tornavo a casa piangendo e mia madre non faceva altro che dirmi lasciali perdere. Ma come poteva capire? Non era certo lei quella che per 9 mesi l’anno veniva insultata, derisa ed esclusa, ero io. Ho cambiato scuola, credevo nelle medie, nel fatto che mi sarei fatta degli amici, che cretina. Ho passato tre anni d’inferno, presa in giro da tutti i maschi e le ragazze ridevano dietro, io nel frattempo ero lì, al centro, rossa in viso con il magone. Scuole superiori, stessa solfa. L’unica persona in cui credo è mio fratello, in tutti questi anni lui è quello che mi ha aiutato. Per tutta la durata delle medie ho intrapreso una strada di cui oggi mi pento, perché nessuno meritava il mio dolore, avevo cominciato a tagliarmi. Lo trovavo un modo per dirmi che ero debole, che non potevo farcela, sono stata in ospedale tre volte, ho rischiato di morire più volte e mio fratello era lì per fortuna, i miei genitori non avevano parole di conforto, dicevano solo Fallo un’altra volta e resterai chiusa in casa per sempre come se io uscissi troppo spesso, oppure Ci hai delusi, sei una disgrazia , come dire, alleviavano le mie sofferenze e aumentavano la mia autostima. Odiavo me stessa, dopo questa orribile esperienza ho perso tantissimi chili e dopo qualche tempo mi sono ripresa,  posso dire che ora fisicamente sto benissimo.

Sono al quarto anno delle superiori, sono ancora “vittima” di insulti e derisioni, ma quando la gente me li rivolge in testa ho un solo pensiero: mi vendicherò. 

 

 

 

 

 

Altra fan fiction, altra storia.

Ditemi se vi piace, così

continuo!:)

xx -g

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Cap.1

When she was just a girl
she expected the world
but it flew away from her reach
so she ran away in her sleep
dreamed of paradise.
Every time she closed her eyes

Paradise. Coldplay 

 

-Tirati su Angy, stamattina si torna a scuola.- grida mia madre entrando in camera. Eh si, dopo una lunga e tranquilla estate devo tornare a scuola, quarto anno del liceo, ogni mattina andando a scuola penso Ma chi me l’ha fatta fare? Apro la porta del bagno e trovo mio fratello a petto nudo davanti allo specchio che contempla amabilmente la sua figura.

-Ed potresti per favore smetterla di essere così narcisista?- domando sorridente sulla soglia della porta

-Io posso permettermelo dolcezza.- risponde sfoggiando un sorriso da Dio

-Esci idiota.- dico prendendolo per un braccio e cacciandolo via dal bagno. Cosa starebbe bene sotto gli occhi verdi e i capelli neri? Niente nel mio caso, mio fratello sta sempre a ripetermi che sono carina in qualunque modo, ma io invece penso di stare male in ogni modo. Metto nella parte inferiore una matita scura e un lucidalabbra, magari aiuteranno la mia pessima figura. Raccolgo i capelli in una treccia laterale e corro in camera mia a vestirmi, non ho intenzione di ascoltare la voce stridula di mia madre che dice “Stai facendo tardi”. Una volta prendevo il bus per andare a scuola, prima di incontrare Jessica naturalmente, prima che cominciasse a prendermi di mira e sottolineare quanto io fossi semplice, da quando ha il motorino mi accompagna mio fratello. Mi vesto in fretta e scendo giù a rubare il cornetto a Ed che appena se ne accorge mi minaccia di morte, il che non è poi una cattiva idea. Saliamo sul motorino e mettiamo il casco e dopo neanche 10 minuti siamo a scuola. In genere all’inizio della scuola tutti i compagni e gli amici si ritrovano, si abbracciano e raccontano la loro estate, io mi limito a guardarli, non ho nessuno da salutare e abbracciare. In fondo vedo Jessica e le sue “amiche” che si salutano e starnazzano come oche in calore, fortuna che ancora non si è accorta della mia presenza. Suona la campana e lascio entrare gli altri, tra meno di cinque minuti finisce tutto, finisce la mia estate, i pomeriggi in spiaggia con mio fratello e le lunghe mattinate alla ricerca di un passatempo utile, cominceranno lunghe mattinate fatte da lezioni con un sottofondo di insulti e lunghi pomeriggi passati a studiare per rimediare un voto alto, questa è la scuola, anzi, la mia scuola. Mi lascio alle spalle il cortile ed entro, i lunghi corridoi della scuola cominciano a svuotarsi, ergo, le classi si riempiono di studenti. Percorro il corridoio che conduce alla mia classe, la porta è ancora aperta e mi affretta ad entrare, come un getto di aria ghiacciata, sento gli occhi dei miei compagni fissarmi e cominciare a parlottare, ogni tanto mi convinco che siano solo frutto della mia immaginazione, ma quando sento le risate di Jessica e i suoi occhiacci addosso, non ho poi tanti dubbi. Mi siedo al mio posto, banco davanti, da sola, poggio sull’altra sedia la borsa, almeno nessuno si ci siederà. Entra la nostra professoressa di storia, è una vecchiaccia con la fissazione per le borse, ogni settimana ne cambia una, poggia il suo iPhone sulla cattedra e dopo averci osservato a lungo comincia a chiamare l’appello.

-Angel Dickens.- chiama il mio nome e dopo una pernacchia da qualcuno (chissà chi!) degli ultimi banchi,  starei per rispondere presente quando la porta si apre sbattendo al muro. Alto, capelli castani con un ciuffo che definirei invidiabile, occhi azzurri, maglia a righe, bretelle e un gran bel sorriso, si guarda intorno e poi entra in classe.

-Buongiorno.- dice sorridente

-Tomlinson, ritardo di 15 minuti, l’anno inizia bene no?- lo schernisce la professoressa Greene.

-Ah beh se lo dice lei.-  risponde lui con fare strafottente

-Ragazzi lui è Louis, viene da un altro istituto.- comincia la Greene

-Diciamo che mi hanno espulso.-  la interrompe lui ridendo

-Ma si Tomlinson , si vanti pure del suo curriculum fatto da 5 espulsioni da 5 istituti diversi, una bocciatura e 7 sospensioni.- dice lei

-Grazie per avermi appena sputtanato.- risponde lui

-NON usiamo certi termini.- grida lei. Lui la guarda ridendo e si dirige verso gli ultimi posti. Lo guardo con aria di curiosità, fisso la sua figura e il suo didietro in particolare, che si potrebbe definire quasi scolpito dagli angeli, cavolo, ha un culo da paura.

-Tomlinson non dietro, davanti! Mettiti vicino a Dickens.- dice lei, oh merda, mi tocca anche lo studente nuovo come compagno di banco.

-E chi cavolo è Dickens?- chiede guardandosi in giro

-La sfigatella lì davanti!- interviene Jessica. Risata generale. Lui resta impassibile, alza un sopracciglio (il che lo rende ancora più sexy) e si avvicina al mio banco. Con fare antipatico prendo la borsa e la metto sulla mia parte di banco, lui sorride e si siede.

-Rhodes, non cominciamo, l’anno è appena iniziato.- dice la Greene

-Comunque avrei dovuto sedermi vicino a te allora, sfigata.- ribatte Louis rivolto verso Jessica

-Oh, che peccato il posto era occupato, ma devi sapere che i novellini non mi piacciono.- risponde a tono lei

-Neanche a me piacciono le troie.- dice Louis, il viso di Jessica prende una bella colorazione color peperone rosso, sembrerebbe aver trovato le parole per replicare quando la Greene comincia a sbraitare.

-È il maledettissimo primo giorno di scuola, se non volete note disciplinari o sospensioni già all’inizio placate i toni!- è una delle poche volte che ho visto la Greene in queste condizioni, aveva il sangue agli occhi, certo che però Louis ne aveva dette delle belle. -Dove eravamo maledizione..ah, Angel Dickens!- chiama di nuovo il mio nome.

-Presente.- dico, altre pernacchie. Direi che il nuovo anno è cominciato in modo meraviglioso.

 

 

 

 

 

 

 

Hope u like it:)

-g

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Cap.2

I've been spending the last 8 months

Thinking all love ever does

Is break and burn and end

But on a Wednesday in a cafe

I watched it begin again

Begin Again. Taylor Swift 

 

 

Dopo un’agognata ora di storia accompagnata da due di chimica, il break è il paradiso. Il concetto oggi è il primo giorno e non si fa un cavolo non è ben visto dai miei insegnanti, che già per il primo giorno hanno cominciato con ripetizioni e spiegazioni, assegnando una relazione che comprendesse un elenco di tutti gli argomenti studiati lo scorso anno, con tanto di breve riassunto per ogni argomento. Il professore ha affidato a me la ripetizione degli argomenti a Louis per aiutarlo con la relazione, il che mi è sembrata una pessima idea.

Scendo giù e dopo aver preso una barretta al cioccolato mi isolo dalla folla andandomene in cortile.

-Allora Angel..- spunta Louis dietro di me

-Angie. – commento io

-Oh scusa, Angie, per quanto hai intenzione di sentire quella racchia prendersi gioco di te?- comincia lui

-Cosa ti frega a te?!- domando stupita io, è appena arrivato e già rompe le scatole.

-No, dico, ti fai prendere in giro e non rispondi nemmeno.- dice

-Ma cosa vuoi saperne tu? Credi di poter venire qui e giudicare la mia vita e quello che faccio e non faccio? Fatti gli affari tuoi.- gli urlo –Oh e per la relazione fatti aiutare da qualcun altro.- concludo. Entro e me ne vado in classe. Sono furiosa, insomma, arriva lui e già al primo giorno comincia a dirmi quello che dovrei fare, sono anni che li sopporto, che sento le loro voci nelle orecchie, saranno fatti miei quello che voglio fare o no. Risuona la campana e tutti quanti rientrano in classe, Louis entra a occhi bassi e prende posto, per tutta la durata delle due ore resta in silenzio senza neanche guardarmi. Un po’ mi sento in colpa, forse non si meritava le mie urla, ma ancora non riesco a dirgli che mi dispiace, e poi che cavolo, neanche lo conosco, magari sotto questa corazza da bravo ragazzo un po’ sbruffone c’è sotto un maniaco, o magari si dimostrerà un effemminato con la passione per Hello Kitty, il che mi mette abbastanza in soggezione. 

Torno a casa a piedi approfittando del bel tempo anche perchè mio fratello esce da scuola nel tardo pomeriggio. Arrivo a casa e mentre bevo qualche sorso di the spunta mia madre.

-Stasera devi preparare la cena.- dice

-Tu non ci sei?- chiedo

-Devo andare da tuo padre a prendere delle cose e non ho il tempo.- risponde, ah già, nota importante, i miei genitori sono separati da circa cinque anni. –Poi anche se ci fossi stata l’avresti fatto lo stesso, cerca di darti una svegliata, non fai mai niente in casa.- eccola che ricominciava, faccio finta di ascoltare le parole seguenti, ma in realtà non me ne frega niente. Salgo in camera e vado a dare la mia relazione, che sembra richiedermi quasi un’ora e mezza. Sto per cadere con la testa sul quaderno dalla stanchezza quando suona il mio cellulare, è un messaggio.

Scusa per oggi, mi aiuteresti per la relazione? Lou

Louis? Come diamine ha avuto il mio numero?

Il mio numero chi te l’ha dato? Rispondo, dopo qualche minuto squilla di nuovo

Archivio scolastico, la mia scaltrezza mi ha permesso di trovare in fretta il tuo numero. Maledetto idiota, brucerò l’archivio scolastico se necessario, questo ragazzo sa già troppo.

Cos’altro hai scoperto Arsenio Lupin dei miei stivali? Chiedo, lasciandomi scappare un sorriso

Genitori separati e un fratello di nome Ed, allora mi aiuti con la relazione?

Fammi la richiesta su facebook, ti faccio una scansione e te la ricopi, e cambia le parole! Mi devi anche un favore.

Subito dopo mi arriva la sua richiesta su facebook, e senza neanche scrivergli qualcosa scansiono la pagina del quaderno e gliela mando. Il che fa di me una pazza furiosa, avrei potuto strozzarlo con le mie mani e non l’ho fatto, anche se avrei voluto vederlo investito da un camion gli sto mandando il mio faticato lavoro. Mi maledico un attimo dopo per poi spegnere il computer.  

Il suono della sveglia del cellulare di Ed mi fa saltare letteralmente dal letto.

-STRONZO ABBASSA QUESTA MALEDETTA!- gli urlo

-SCUSA!CREDEVO FOSSE PIU’ BASSA!- mi urla per tutta risposta. Corro in bagno e cerco di darmi un po’ di contegno, la treccia del giorno prima ha lasciato qualche ricciolo tra i miei capelli lisci e quindi non li pettino moltissimo. Esco e vedo che mio fratello ha un’aria abbattuta.

-Che c’è?- gli chiedo

-Ieri ho litigato con Madison.- risponde. Madison è la sua ragazza, ha la mia età, non le ho mai dato molta importanza, o meglio, non gliela darò finchè non farà star male mio fratello.

-Perché?- chiedo

-Non mi va di parlarne, scusa.- sto per girarmi quando mi parla di nuovo –Oh e dì a Louis che nel pomeriggio gli porto a far vedere la moto.- mi blocco per secondi che sembrano interminabili.

-Tu conosci Louis?- chiedo e lui si limita ad annuire –E perché devi portargli il motorino?-

-Dato che è uguale deve controllare una cosa..hai finito di impicciarti?- domanda spazientito

-E scusa!- dico andando in camera mia, mi vesto e vado a scuola. Come da copione vado a sedermi su un muretto vuoto attendendo il suono della campana. Sento qualcuno dietro di me, e il terrore che possa essere Jessica mi spinge a scendere e guardarmi dietro: Louis.

-Buongiorno!- dice sprizzante di gioia. Cosa c’è di gioioso in un’altra terrificante mattinata scolastica poi me lo deve spiegare.

-Ma non potevi avvisare?- gli dico, razza di idiota. –Mio fratello ha detto che nel pomeriggio ti porta il motorino.- ricordando quello che mi aveva detto stamattina Ed.

-Oh bene..- risponde. Lo guardo negli occhi, blu oceano. Potrei rischiare quasi di caderci dentro a momenti. Distolgo lo sguardo da lui e lo rivolgo alla folla di ragazzi tutti divisi in gruppi, nessuno è da solo, e forse dopo diversi anni, non lo sono nemmeno io. Dopo quasi 12 anni qualcuno viene a cercarmi nel cortile della scuola, credevo non esistesse l’amicizia. Non so ancora se fidarmi di Louis, sembra simpatico, ma ha un nonsochè che mi spinge ad essere acida e distaccata con lui. 

Il professore di chimica sembra non accorgersi del fatto che la relazione di Louis è praticamente uguale alla mia, magari per stavolta lo perdonerà. Al break sto per uscire dalla classe quando la voce di Jessica mi ferma.

-Stamattina non ti sei pettinata sfigata? Ma tanto che differenza fa, resti sempre lo stesso schifo.- dice con la voce acida, si fa una risata con le sue “amiche”. E io come al solito rimango impassibile, quando escono mi volto verso il mio banco e vedo Louis poggiato al tavolo che scuote la testa. Ho le lacrime agli occhi, ma non voglio farmi vedere da nessuno mentre piango. Corro verso il bagno e mi chiudo dentro, mi siedo a terra con la schiena rivolta verso la porta. Altre lacrime, mi dicono di essere forte, ma non ci riesco,  inevitabilmente i miei occhi si posano sulle cicatrici ai miei polsi. Pulsano sempre di più, era il mio modo per dire sono debole, sono inutile. Ogni tanto immaginavo la vita dei miei parenti senza di me, niente preoccupazioni, meno spese e più felicità, mi convincevo di essere di troppo, e questo mi spingeva a togliermi di mezzo. I miei genitori non parlano mai di questa storia, una volta ho sentito mia madre che diceva “è troppo vergognosa una situazione del genere.” Come darle torto, il problema sono sempre io.

Bussano alla porta e riconosco la voce limpida di Louis.

-Vattene via!- gli urlo. Lo sento sbattere sul lavandino per poi sentir muovere qualcosa all’interno della serratura. Mi scanso per riflesso e la porta si apre immediatamente, sono a terra con il volto pieno di lacrime. Lui mi prende per un braccio e stringe attorno al mio polso. Gli scaccio via la mano, le cicatrici fanno ancora più male adesso. 

-Cosa..cosa c’è sul polso? Dimmi che ho capito male.- dice, lo guardo negli occhi e scappo via. Ha capito tutto, o meglio lui spera di sbagliarsi. Cosa lo spinge a starmi così attaccato? A difendermi e preoccuparsi per me? Nessuno, a parte Ed, lo ha mai fatto prima, sono sempre risultata l’elemento di disturbo, l’elemento sbagliato, superfluo. Non ho mai fatto parte della vita di nessuno, e adesso, il far parte di quella di qualcuno, mi terrorizza, mi spinge ad allontanarmi, ad aver paura.

Chiamo mia madre e con la scusa di sentirmi male, mi faccio portare a casa. La scuola mi distruggerà, anzi, lo ha già fatto anni fa.

 

 

 

 

 

 

 

I am feeling one thing, your lips on my lips

There’s a very, merry Christmas!

Sccccuuuusate. Stavo ascoltando Mistletoe 

e mi sono gasata troppo :o 

Spero che il capitolo vi piaccia:))))

-g

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Cap.3

And you’ll say “don’t you worry your pretty little mind,

people throw rocks at things that shine

and life makes love look hard.

Ours. Taylor Swift

 

Passo due giorni a casa con la scusa di un febbrone allucinante e tutti mi credono, come sempre, anche le prime volte che avevo cominciato a tagliarmi, mia madre mi guardava e diceva “E quelle?” ed io semplicemente rispondevo “Oh, è stato un foglio di carta” qualunque scemo lo avrebbe capito, ma lei no, annuiva e tornava alle sue cose. Mio fratello ha cominciato a preoccuparsi seriamente quando avevo cedimenti e svenimenti molto più frequenti, è lui che ha scoperto tutto e che mi ha aiutata in un certo senso, perché tutti in famiglia credono che io sia guarita, ma non è così, il dolore c’è e ci sarà sempre se questa situazione non cambia.

Inevitabilmente però devo tornare a scuola o mia madre comincerà a dar di matto. Arrivo a scuola e incontro Louis vicino al cancello, mi saluta come se niente fosse ed entriamo in classe. Tra la folla scorgo gli occhi di ghiaccio di Jessica, sul suo viso appare un sorriso malizioso, si sente felice ogni volta che riesce a farmi star male. Fingo di ignorarla e mi siedo, ho messo una maglia a maniche lunghe, tengo i lembi delle maniche stretti tra le mani. Louis fissa questi miei movimenti a lungo per tutta la giornata, non parliamo quasi mai, se non per motivi scolastici.

Questa imbarazzante situazione si protrae per tutto il mese di settembre e metà ottobre, finchè una mattina Louis,  stufo viene da me al cancello.

-Per quanto hai intenzione di continuare a fare la mummia?- chiede, mi verrebbe da ridere, ma il discorso è tremendamente serio.

-Scusa.- mi limito a mormorare

-Non basta! Senti ormai è un mese e mezzo che ci conosciamo, siamo compagni di banco, avrò il diritto di sapere quello che ti passa per la testa, no?-

-Io..non sono brava ad aprirmi con le persone.- lui scuote la testa e se ne va, ma gli tiro un braccio e lo trattengo –Ti..ti andrebbe di essere mio amico?- chiedo, sembra una cosa infantile, ma per me è difficile pronunciare quelle poche parole senza balbettare

-Tutto quello che vuoi.- dice sorridendo.

Entriamo in classe e sento la fastidiosa puzza della vernice entrarmi nel naso. È un odore che non sopporto, probabilmente avranno pitturato la classe vicino, ma no, non è così. Mi avvicino al mio banco e mi rendo conto che la puzza viene da lì. Mi giro per leggere meglio e a caratteri cubitali qualcuno si è divertito a lasciarmi dei complimenti: Brutta, Inutile, Cogliona, Puttana.

Le guardo sforzandomi di non piangere, ma è inevitabile. Louis le guarda impassibile, gli rivolgo uno sguardo con gli occhi pieni di lacrime e senza pensarci mi rifugio tra le sue braccia. Mi accarezza i capelli e cerca di calmare il mio fragoroso pianto. Jessica e il suo gruppetto entrano in classe ridendo, Louis scioglie l’abbraccio e si dirige verso di lei, cerco di trattenerlo ma è completamente inutile.

-Non ti metto le mani addosso solo perché sei una femmina, ma ricordati che fai schifo.- gli dice a pochi centimetri dalla sua faccia.

Usciamo dalla scuola, la campana non è ancora suonata e i cancelli sono ancora aperti. Andiamo via in fretta e andiamo verso il parco. Ci sediamo sulla prima panchina e dopo svariati minuti, Louis rompe il silenzio.

-Non credi sia il momento di raccontarmi tutto?- chiede, io alzo lo sguardo e ricaccio via le lacrime, è tempo di aprirmi con qualcuno.

-È cominciato tutto alle elementari, tutti mi prendevano in giro, stessa storia alle medie e ora alle superiori.- racconto

-E quelle?- chiede riferendosi alle cicatrici

-Ero depressa, non vedevo via d’uscita, litigavo continuamente con i miei che prendevano tutto alle leggera, in più in quel periodo si stavano separando e io stavo sempre male, e ho cominciato a tagliarmi.- lui si passa una mano tra i capelli e sospira

-E..i tuoi lo sanno?- io annuisco

-Non si sono mai fregati di niente.- mormoro –Tanto sarà sempre così, non cambierà mai niente.-

-Non cambierà se tu non lo fai cambiare.- dice

-Credi che non ci abbia provato?- sbotto

-No! Tu non ci hai mai provato Angie, mai! Ti sei chiusa in una stanza e ti sei messa a piangere e ad autocompatirti , le cose non cambiano per magia, devi alzare il culo e farle cambiare.-

-Non ci riesco!- urlo, le lacrime riprendono a scendere, sono debole, vorrei potermi stendere sulla panchina e dormire per sempre, lasciarmi andare di nuovo.

-Allora non so cosa fare, voglio aiutarti, ma tu non mi dai modo di farlo.- dice, mi rivolge un ultimo sguardo e se ne va. Resto lì a fissare il nulla, finchè stanca non me ne vado via a casa, mia madre non c’è, e non si accorgerà che non sono stata a scuola.

Il giorno dopo a scuola Louis non mi parla, se ne sta muto a prendere appunti e a seguire la lezione come un bravo scolaro, mentre io faccio scarabocchi sul quaderno. I professori mi richiamano in continuazione, ma proprio non ce la faccio ad ascoltare le loro lezioni, sono abbattuta e depressa.

Sento come se stessi vivendo un flashback, come se stessi cadendo di nuovo, forse più violentemente di prima.

 

 

 

 

 

 

 

Scciaaao belli/e. 

Hope u like it:)

Grazie a tutte le animelle belle (?) che

mi lasciano delle recensioni fantasticose *-*

xx -g

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Cap. 4

 

And that's why I smile. It's been a while

Since everyday and everything has felt this right

And now you turn it all around

And suddenly you're all I need

The reason why,  I smile.

Smile. Avril Lavigne

 

 

Mio fratello parte con la scuola per un mese a Monaco, la notizia mi arriva come una bastonata, senza di lui non vado da nessuna parte, senza di lui è come se perdessi il mio gancio, il mio appiglio quotidiano. E poi un mese, un lungo mese, è già difficile stargli lontano una giornata, figuriamoci un mese. Ogni tanto mi dico che l’attaccamento che ho verso mio fratello sia eccessivo, ma non posso farci niente, lui è l’unico che c’è stato quando stavo male. Parte la prima settimana di Novembre per poi tornare qualche giorno prima di Natale. Doverlo salutare è uno strazio e già appena è andato via mia madre comincia ad urlarmi contro.

-Torna a studiare, ieri la professoressa mi ha chiamato per dirmi che hai avuto un calo, cerca di rimetterti in riga, o finisce male.- io come al solito abbasso la testa e non rispondo. Torno in camera mia e accendo a volume alto il mio iPod, mi isolo dal mondo con le cuffie. È un po’ come una salvezza la musica per quanto mi riguarda, l’appiglio che ogni tanto mi manca, anche se non sempre basta a tirarmi su. Passo il resto del pomeriggio a dormire quando sento sbraitare mia madre, apro la porta di camera mia e ringrazio che non ce l’abbia con me, sta parlando al telefono, e dalle sue parole capisco che sta litigando ancora con mio padre. A lei non è mai andato giù il fatto che ogni fine settimana lo passiamo con lui, nonostante tutto, a volte preferisco andare da mio padre, lontano dalla paranoia creatasi in casa con mia madre. La scuola continua e le interrogazioni, almeno le mie, vanno male, a casa cerco di studiare, ma non riesco ad imparare niente, i professori si meravigliano di me, che in questi quattro anni ho sempre avuto dei voti abbastanza alti, ma come glielo spiego che sono a terra, completamente annullata, un’altra volta. È una fredda e piovosa mattina e dopo essermi sorbita l’ennesima litigata con mia madre, che mi ha praticamente proibito di mettere piede fuori casa il pomeriggio finchè non otterrò dei voti decenti, esco fuori con giubbino super imbottito, cappelli, guanti e sciarpa. A scuola mi faccio largo tra la gente a vado a mettermi all’entrata.

-Cos’è stai facendo concorrenza agli orsi polari?- la vocina di Louis arriva all’improvviso facendomi sobbalzare.

-Ho freddo idiota.-  rispondo acidamente io

-L’avevo notato, non c’è bisogno di essere così acida però eh.- risponde lui sorridendo

-Scusa, ma poi nemmeno tu sei messo bene, hai il raffreddore?- chiedo notando il suo naso rosso, anche lui è incappucciato dalla testa ai piedi.

-Un po’, ma passa in fretta.- dice con il sorriso –Tu piuttosto come va?-

-Me la cavo..o almeno ci provo.- rispondo

-Ci riuscirai, oggi pomeriggio sei libera?-

-Mia madre mi ha proibito di uscire perché ho dei voti che fanno pietà, e finchè non saranno più alti, addio mondo esterno.- mentre parlo vedo la figura slanciata di Jessica farsi avanti con il suo piumino bianco con tanto di sciarpa firmata, viene verso di noi masticando come un ruminante una chewingum e mi da uno strattone. 

-Sta attenta sfigatella.- mi schernisce sorridendo maliziosa. Louis la guarda male e io lo trattengo, si trattiene solo perché lei è una ragazza. Ma poco dopo un ragazzo alto fa lo stesso giochetto di Jessica con lui, dando a Louis un bello spintone. Lo riconosco, è Harvey, il nuovo ragazzo di Jessica, lei li cambia come le mutande i ragazzi, ma diciamoci la verità, stanno con lei solo perché al secondo appuntamento lei gliela da’. Louis si gira fissando Harvey.

-Problemi novellino?- domanda ridendo Harvey

-Credo che tu li abbia, e di molto grossi.- risponde Louis, me lo sento, stanno per prendersi a botte, l’altro gli ride in faccia e prima che succeda qualche casino, tiro via Louis.

-Non dovevi fermarmi.- dice in corridoio

-Oh certo, se volevi trovarti la mascella in pezzi.-  ribatto

-Comunque, potrei aiutarti io a studiare, se vuoi.-

-È un invito?- chiedo

-Casomai sono io che mi sto autoinvitando a casa tua.- dice

-E va bene! Tanto mia madre non c’è.- bene. Quindi ho appena invitato Louis a casa mia per studiare, e dire che un mese fa lo avrei volentieri lasciato morire sotto un camion. La mattinata scolastica trascorre in fretta e ogni tanto scopiazzo dai quaderni di Louis trovandomi indietro con spiegazioni, appunti ed esercizi. Nel pomeriggio attendo che mia madre esca e do’ il via libera a Louis, ne risulta una situazione imbarazzante in cui dall’arrivo di Louis ogni cinque secondi vado a controllare fuori dalla finestra per vedere se mia mamma è tornata. A prima vista Louis sembra uno scapestrato senza voglia di studiare, ma invece è il contrario, i suoi quaderni sono pieni zeppi di riassunti, mappe, esercizi e appunti presi durante le lezioni, guardando i miei, mi rendo conto di essere tremendamente indietro in tutto. Leggere e rileggere chimica, scienze e storia, non è il massimo ma chiedere a Louis un attimo di riposo è come chiedergli dei soldi. Dopo aver imparato a memoria quasi tutta la tavola periodica, muscoli e ossa, e come quel grande intelligente di Hitler si sia messo in testa di cominciare a dar filo da torcere all’umanità sono letteralmente stremata e prego Louis di darmi un attimo di tregua e lui sbuffando accetta. Prendo dei biscotti dalla dispensa e glieli offro con una bottiglia di coca cola.

-Allora, signor secchione, perché sei stato espulso da cinque scuole?-  la mia curiosità è troppa, e poi il vedere Louis tanto studioso mi incita a chiedermi perché abbia questa cattiva reputazione.

-Ho fatto a botte con dei ragazzi, davano fastidio a delle persone a cui tenevo.- risponde pensieroso

-E ora queste persone a cui tenevi dove sono?- chiedo

-Se ne sono andate.- mormora, non so cosa dire. Mi sembra di capire una buona parte del suo comportamento, semplicemente si affeziona alle persone.

-Perché sei così protettivo con me?- lui ride

-Perché tu sei come un cucciolo indifeso.- risponde e io mi metto a ridere –E i cuccioli si sa, sono stupidi.-  faccio una risata acida e gli tiro un quaderno addosso.

Finiamo i nostri biscotti e prima che arrivi mia madre lo mando via e ripulisco casa, cucinando qualcosa di fretta. Quando torna sembra non accorgersi di niente per fortuna e almeno eviterò di subirmi altre ramanzine. Vado a letto presto e ripenso alla ma giornata, Louis che mi difende, ci prova in tutti modi a starmi vicino, e io in ogni modo però, certe volte lo respingo. È come se fossi chiusa in un campo di forza, respingo le persone. Devo trovare il modo di uscire fuori dalla bolla in cui mi sono chiusa, o rischierò di rimanerci ancorata per sempre.

 

 

 

 

 

 

Ormai aggiorno quasi ogni giorno. (gioco di parole) :0

Spero che vi piaccia ^_^ 

Grazie per le recensioni! *-*

-g


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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Cap.5

 

Wake me up inside, wake me up inside

call my name and save me from the dark

bid my blood to run before I come undone

save me from the nothing I've become

Bring me to life. Evanescence

 

 

Dopo lunghi pomeriggi passati a studiare sugli appunti di Louis, sembra proprio che io abbia ripreso i miei vecchi ritmi scolastici e i professori sembrano rallegrarsi, tutti tranne mia madre.

Ho passato un bel fine settimana con mio padre, che mi ha portato a pescare, e dopo aver raccolto due bei pesci, li abbiamo arrostiti e mangiati con delle patatine, certo non erano il massimo, ma vi assicuro che le patatine fritte come le fa mio padre non si mangiano nemmeno al McDonald. Il lunedì mattina mio padre mi accompagna a scuola e dopo una bella mattinata di dolce far niente, mi attende un pomeriggio di duro studio con Louis, che sembra aver preso quella del mio studio, come una questione personale, e si impegna in tutti i modi per riuscire a ficcare nel mio cervello qualcosa di costruttivo, e poi lo ha ammesso lui stesso, viene a casa mia perché gli piacciono i miei biscotti, che ormai divora in quantità industriali.

In più a scuola ci sono state diverse new entry, anche se in classe nostra non è venuto nessuno, non ho nemmeno avuto il tempo di conoscere quelli nuovi, Louis dice che non sono un granchè, ma dopotutto io ero piuttosto incuriosita. Jessica continua a praticare il suo hobby preferito, insultarmi. Prendiamo l’altro giorno, dovevo andare in bagno, ma lei e la sua amica si erano messe davanti le porte.

-Le sfigate non entrano.- ha specificato Jessica, ho cercato di ribellarmi ma mi ha mandato via ridendo, e quando è entrata in classe non ha perso tempo per esprimere i suoi commenti. –Non sai nemmeno difenderti, pff.- aveva sbuffato alla fine, e io me n’ero rimasta in silenzio, come al solito.

È un venerdì, mancano solo 10 giorni al ritorno di Ed e oggi sono riuscita a beccarmi una B all’interrogazione di economia, torno a casa abbastanza pimpante ma alla vista di mia madre furiosa cambio immediatamente umore, sto per dirgli del voto in economia quando comincia a darmi contro.

-Dì un po’, questo di chi è?- chiede brandendo in mano un cellulare, lo riconosco subito, è il Blackberry di Louis, ecco perché a scuola era così preoccupato. –Non è di tuo fratello, quindi non raccontare bugie, dove lo hai preso? Lo hai rubato per caso?- comincia a ipotizzare, e ipotesi così assurde non si erano mai sentite.

-Ma sei matta? Credi che mi sia messa a rubare?-  chiedo furiosa

-Beh non mi meraviglierei!- 

-Credi che sia una delinquente adesso? Ma grazie tante!- sono amareggiata da queste sue stupide supposizioni

-Sei sempre stata una delusione! Non cambierai mai! Non mi hai mai dato una soddisfazione.-  ecco. Aveva ricominciato con i suoi discorsi su quanto mi odiasse e quanto fosse delusa da me, resto con gli occhi umidi a guardare il pavimento e poi trovo il coraggio di parlare.

-Sai, hai ragione, non valgo niente.- sto per andarmene, quando le sbatto in faccia la verità. –Ed il telefono è di un mio compagno che era venuto per aiutarmi a studiare, sai oggi ero riuscita a rimediare un voto alto, ma credo non ti interessi.- dico. Lei non risponde, la lascio nel suo silenzio e salgo in camera mia chiudendomi a chiave. Sento sbattere la porta dell’entrata e la vecchia Ford partire. Fa sempre così, quando litighiamo, scompare per un paio di ore per poi farsi viva in serata, ma non le parlerò questa volta, le sue parole mi hanno ferita, come sempre, non ho un bel ricordo di lei, qualcosa di tenero o materno, niente, solo sgridate.

Delusione.

Quella parola mi rimbomba in testa insieme alla sua voce, a cui si sovrappone quella di Jessica.

Sfigata. Inutile. Schifo. Debole. Asociale. Sola. Brutta.

Si mettono a roteare nel mio cervello provocandomi un enorme pianto accompagnato da orribili singhiozzi. Basta, non ne posso più, non ce la faccio a sopportare tutta questa pressione su di me, sono troppo debole, hanno ragione. Ha ragione Louis quando dice che non sono capace di farmi valere, che mi autocompatisco e basta. Sono un peso, per me, per gli altri e per la società. Ho deciso, tutto questo deve finire, farò in modo di non dare problemi a nessuno. Prendo il cellulare e chiamo mio fratello, squilla per un paio di minuti e poi risponde.

-Scusa Ed, ma io non ce la faccio, scusami.- mormoro quelle poche parole e riattacco, spengo il telefono e vado in bagno. Ho toccato il fondo adesso, sono caduta un’altra volta, più forte di prima, e probabilmente stavolta non mi rialzerò mai più. Quella lametta è sempre rimasta nel doppio fondo del cassetto, tiro via tutto e la prendo, non me ne sono mai liberata e non so perché, era un po’ come un ricordo, un pessimo ricordo, che mi ricordava che è successo. Guardo i miei polsi, quelle cicatrici resteranno sempre lì, sarò costretta a mascherarle con una maglia lunga, con un paio di polsini o degli orologi, ma no; non può continuare così, deve finire una volta per tutte, e la migliore soluzione è chiuderla qui, oggi, con la pioggia che sbatte alle finestre, e il suono del vento che sposta alberi e foglie, con la consapevolezza che non farò mai del male a nessuno, nessuno soffrirà dopo oggi. Premo con la lama ghiacciata sulla pelle, ricominciano a pulsare come le mie tempie, un gran mal di testa, ma finirà subito, appena tutto questo sarà finito. Premo su entrambi i polsi e una goccia calda mi percorre il braccio, facendomi rabbrividire.

Rosso, rosso come il sangue che cola dai miei polsi, rosso come la rabbia che ho covato in tutti questi anni e che non ho mai tirato fuori, rosso come l’amore, l’amore che non ho mai provato, non mi sono mai innamorata di nessuno,  rosso come il tramonto che ogni sera guardavo con mio fratello, rosso come il fuoco che sento adesso in tutto il corpo.

E blu, come l’oceano che ho visto prima di lasciarmi andare.

 

 

 

 

 

Grazie mille a cami_styles, a  meridian80 

e a Lucia Jaymes Tomlinson che mi lasciano 

sempre delle recensioni bellissime!

E' grazie a voi che mi spingo a continuare

e a scrivere sempre meglio le fan fiction!

Grazie davvero:)

Hope u like it!:)

.g

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Cap.6


And the tears come streaming down your face

When you lose something you can't replace

When you love someone but it goes to waste

could it be worse?

Lights will guide you home

and ignite your bones

And I will try to fix you

High up above or down below

when you're too in love to let it go

but If you never try you'll never know

Just what your worth

Fix you. Coldplay

 

 

Una lunga caduta lungo un buco nero, vado sempre più giù, finchè arrivo alla fine, una luce bianca mi acceca bruciandomi gli occhi. Mi fermo e mi guardo intorno, è tutto tremendamente bianco e vuoto, addosso ho una di quelle squallide tutine a pois degli ospedali. In testa non ho niente, se non un enorme vuoto. La stanza comincia ad affollarsi, ma non di persone, di voci, non so di chi possano essere, ma è come se le conoscessi.

È tutta colpa mia.

Non sono arrivato in tempo.

Torna indietro Angie.

Angie? Chi è questa Angie? E chi è che non è arrivato in tempo? Mi rendo conto di non sapere chi sono e cosa mi è successo. So solo che all’improvviso mi sono messa a ruzzolare per un buco nero e poi sono arrivata qui, non so nemmeno il mio nome. Continuo a guardarmi intorno senza risultato, finchè non vedo qualcosa, c’è una stanza infondo a tutto questo candore. La raggiungo, ma quando sto per passare vengo trattenuta, c’è un qualcosa che mi ferma, è trasparente, e mi permette di vedere quello che ho davanti, è come un enorme vetro, batto con la mano al vetro, ma niente, non mi sente nessuno. Davanti a me ci sono quattro persone in piedi e una stesa su un lettino. Mi sembra di conoscere quasi tutti. Una donna è alzata e fissa la finestra, ha un’espressione dura, ma nasconde qualcosa di triste sotto, forse un enorme senso di colpa. Il ragazzo più grande, potrà avere 18-19 anni sta seduto vicino al letto e ha in mano un iPod, le cui cuffie sono collegate alle orecchie della ragazza. Lei ha i capelli scuri e la pelle bianca, le labbra hanno un colorito violaceo. Poi guardo l’altro ragazzo, capelli castani, scuote il ciuffo, che rivela due occhi blu oceano lucidi, sfiora la mano della ragazza, e io ho un brivido. Conosco quel colore, quel blu oceano, è l’ultimo ricordo che ho, l’ultimo prima della mia fragorosa caduta. Poi guardo l’altro, biondo e occhi azzurri, ma è un azzurro diverso, è più cristallino e chiaro, più dolce. Ha una mano sulla spalla del ragazzo castano, e guarda la ragazza con aria triste e abbattuta. Guardare lei è come se mi guardassi in uno specchio. Insieme a quel blu oceano ricordo qualcos’altro, un rosso acceso. Guardo le mie braccia nude, è da lì che proviene il rosso, ho i polsi pieni di sangue, che però non gocciola, resta lì dov’è. Torno a guardare loro, sono così tristi e provati, all’improvviso entra un uomo alto che corre e abbraccia il ragazzo con in mano l’iPod, e poi entra un uomo con un camice bianco, tutti si girano verso di lui. Riesco a sentire le loro voci, chiare e distinte.

-Mi dispiace, ma come sapete è in coma, e..non sappiamo quanto ci vorrà, se ci saranno novità ve lo diremo, oh e tra un’ora finisce l’orario delle visite, mi dispiace- dice con voce abbattuta l’uomo con il camice. La donna libera la sua tensione in un pianto fragoroso, si stringe tra le braccia dell’uomo entrato prima del dottore. Il ragazzo alla destra del lettino, lascia l’iPod sulle lenzuola bianche e si alza, ha uno sguardo rabbioso verso la donna.

-È tutta colpa tua mamma.- dice alla donna sottolineando l’ultima parola. I due genitori se ne vanno e lui, il fratello, torna accanto alla ragazza passandosi una mano tra i capelli scuri.

Il ragazzo biondo si allontana dal lettino e viene verso di me, dall’altra parte della stanza dev’esserci un vetro. Ha gli occhi bassi, mette la mano aperta sul vetro con il palmo rivolto verso di me. Non è una mano molto grande, avvicino la mia, piccola e bianca, e la poggio sulla sua, ci divide solo quell’ampio vetro, sento il calore della sua mano, guardo i suoi occhi cristallini fissare il vuoto in cerca del nulla.

Improvvisamente sento i suoi pensieri.

“Forse dopotutto è anche colpa mia, non l’ho mai difesa quando serviva, ma ora è la, in coma, ed io non posso fare niente, non te ne andare Angie.”

Il vetro scompare e mi ritrovo nella stanza, posso camminare vicino a queste persone. Mi avvicino al ragazzo che tiene stretta la mano della ragazza.

“Fa che si svegli ti prego, lei è l’unica che non mi abbia abbandonato, io senza di lei non sono niente, lei mi ha salvato da me stesso, dal mio essere irascibile e così poco disciplinato, ma io non ho salvato lei. Giuro che non la lascerò mai andare, la proteggerò sempre, sarò come  il suo angelo custode, ma ti prego, non portarcela via.”

Tocco l’altro ragazzo, si direbbe che anche i suoi pensieri piangono.

“Non dovevo lasciarti, sapevo che non ce l’avresti fatta. La prossima volta non ti lascerò mai più sorellina. Ma per favore, svegliati, prometto che non sarò geloso dei tuoi fidanzati, che ogni mattina ti porterò a scuola, ma torna, svegliati.”

Stacco la mano, mi viene da piangere, ma non riesco a tirare fuori lacrime, guardo lei, ha un viso così bello. Tocco la sua fronte ed è come se vivessi dentro la sua testa. Comincio a vedere la sua vita, fin da piccola, la sua nascita non era in programma, è una bimba piccola e vivace, vedo una famiglia felice, un bambino che fa i dispetti alla sorellina piccola, poi la scuola, tutti i bambini che corrono felici, mentre lei se ne sta in disparte a guardare fuori. Poi diventa più grande, ora ci sono quattro persone, due che litigano e un ragazzo che abbraccia sua sorella tenendogli le mani sulle orecchie per non farle ascoltare le urla. La ragazza va a scuola, si direbbe le medie, sono tutti grandicelli, lei è in un angolo a piangere mentre gli altri ridono, e poi c’è un ragazzo biondo, che guarda impassibile tutta la scena, troppo poco considerato per ribellarsi. Le immagini vanno avanti, fino al giorno prima dell’incidente,  una giornata cominciata bene, e finita male. Tutta la stanza scompare e resta il candido bianco di prima.

-Cosa vedi?- mi chiede una voce familiare, mi giro e vedo un vecchio signore, lo riconosco è mio nonno.

-Tanta gente triste, non si può fare niente per loro?- dico

-Oh si che qualcosa si può fare, ma devi volerlo veramente.- risponde

-Quanto tempo è passato?-

-Un mese, hanno passato il Natale più brutto della loro vita.-

-E lei?- chiedo pensando alla ragazza

-E tu, vedi Angie, tu vuoi tornare da loro?-

-Io..si, non voglio vedere tutte quelle lacrime.-  rispondo io

-Devi volerlo davvero, devi davvero desiderare di svegliarti, dovrai apprezzare la vita, Lui- dice indicando l’alto –Non ti darà un’altra possibilità.-

-Come devo fare?- chiedo

-Desideralo e basta, oh e buon viaggio di ritorno Angel.- dice sorridendo.

Desidero fortemente di vedere la luce, di tornare a vivere, di rivedere tutte quelle persone che mi amano, forse non era vero che nessuno mi amava, qualcuno che mi vuole bene su questa Terra c’è, e devo sapermelo tenere stretto, desidero di poter toccare quelle persone e sentire il loro calore, sentirli vivi. Stavolta non sprecherò la mia vita, mi farò valere, non desidererò lasciarmi andare, avevo toccato il fondo, ma mi rialzerò, lo giuro. 

 

 

 

 

 

Capitolo moooolto triste, qui in 

poche parole Angie vede se stessa in

coma e tutti quelli che sono intorno a 

lei. Ma vediamo un po', vi ha mica

incuriosito il ragazzo biondo?

Eheehehe u.u 

-g

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Cap.7          

 

 I don't mind spending everyday

Out on your corner in the pouring rain

Look for the girl with the broken smile

Ask her if she wants to stay awhile

And she will be loved

She will be loved. Maroon 5

 

 

Apro gli occhi, sono completamente offuscata, ho ancora una strana luce bianca negli occhi, e mi sento stanca come se avessi viaggiato a piedi per giorni. La luce bianca lascia il posto al blu delle pareti e finalmente mi guardo intorno con il solo movimento degli occhi, un letto, una sedia, tubi e un grande vetro, proprio di fronte a me. È come un flashback, vedo queste cose per la prima volta, ma è come se le avessi già viste o vissute. E poi il mio nome, ripetuto decine di volte, i suoni sembrano tutti ovattati ma dopo qualche secondo ci sento perfettamente. Un brivido al braccio, è un buon segno, almeno non sono morta e non sto sognando.

-Mamma! Si è svegliata!- urla una voce familiare, un ragazzo alto e castano, ma certo, è mio fratello. Cerco di farfugliare qualcosa di incomprensibile anche per me e appena arriva il medico mi obbliga a stare a riposo e di non alzarmi dal letto. Dopo diverse ore passate a fingere di dormire posso aprire gli occhi e cercare di parlare con qualcuno. Vedo di mettermi seduta sul letto ma è quasi impossibile,mi cadono gli occhi sulle braccia, vedo le fasciature e al solo pensiero i battiti del cuore si fanno più forti. Intorno a me ci sono mia madre, mio fratello e Louis, che è appena arrivato.

-Quanto tempo è passato?- chiedo

-Un mese e mezzo circa..- risponde mio fratello. Mi parlano ancora di quello che è successo in tutto questo tempo, e mentre ascolto i loro racconti e tutto il resto mi viene in mente il ragazzo biondo, oggi non c’è, eppure mi ricordo di lui, di averlo visto e sentito vicino, di aver incontrato i suoi occhi azzurri e di aver sfiorato la sua mano, anche solo per un secondo. La domanda che mi viene in mente ripensandoci è chi è quel ragazzo? Ricordo di non averlo mai visto prima, o almeno credo, sembra che la mia memoria sia piuttosto corta.  Prendo coraggio e chiedo a Louis.

-Lou, chi era quel ragazzo biondo che è venuto?-

-Quale ragazzo biondo?- chiede lui apparentemente meravigliato

-Ma si, c’era un ragazzo biondo con voi, l’ho visto.- dico

-È impossibile che tu lo abbia visto, insomma eri in coma, e poi, non c’era nessun ragazzo oltre a noi.- risponde, incontrando per un attimo lo sguardo di Ed. –Diglielo anche tu..che non c’era nessun ragazzo biondo.-

-Si infatti, nessuno.- tentenna mio fratello. Litighiamo per un’altra mezz’ora sul ragazzo misterioso ma loro restano fermi sulle loro affermazioni, possibile che io lo abbia sognato? Ricordo di aver sentito persino i suoi pensieri, non è possibile che non ci fosse davvero. Resto in ospedale per un’altra settimana e poi finalmente dopo tutti gli esami necessari mi mandano a casa. La vita sembra tornare apparentemente normale, vado a scuola, studio e il fine settimana vado da mio padre. Ho svuotato quel cassetto del bagno, ho tolto quella robaccia con tutto il doppio fondo, mi sono decisa a non cadere mai più, non permetterò a me stessa di toccare di nuovo il fondo, posso solo rialzarmi adesso, e sembra che abbia un paio di persone disposte ad aiutarmi. Jessica non cambia il suo atteggiamento ostile nei miei confronti e appena sono arrivata ha cominciato con le sue battutacce, ma io faccio finta di non sentirla, e per la prima volta non mi deprimono, anzi mi scatenano un attacco di rabbia che scarico facendo scarabocchi sul quaderno o sul banco.

-Ciao feccia.- mi schernisce una mattina

-Ciao stronza, che vuoi?- rispondo a testa alta

-Uuuh, siamo aggressive.- dice ridendo 

-Lasciala stare, è stata un mese in coma, non hai un minimo di rispetto.- interviene Louis, io lo allontano, questo suo atteggiamento di intromissione comincia a darmi sui nervi, me la so cavare da sola, e se proprio non ci riuscirò, imparerò.

-Ah si? In un mese avresti potuto farti una plastica, insomma, sei senza seno, senza fianchi, ti saresti rimessa a posto.- dice, Dio che rabbia.

-Beh, meglio di te che sei senza cervello.- rispondo. Arrossisce di rabbia e sta per alzare un braccio, ma la fermo. Cerca di tirarmi i capelli con l’altra mano, ma le tiro un pugno dritto sul naso. Lei cade a terra e per un attimo sembra priva di sensi, ma dopo un po’ si alza e il bidello viene a prenderla, cola sangue dal naso e dal labbro. Louis mi guarda sconcertato

-Cavolo, che destro.- dice massaggiandosi la mascella, imitando Jessica, io mi limito a sorridere. Il giorno dopo sono in presidenza, il mio gesto non è passato inosservato, e il padre di Jessica, si era messo ad urlare con tutta la scuola per l’accaduto. Chiamano anche mia madre e alle 10 siamo tutte e due in presidenza.

-Allora, vuoi raccontarci com’è andata Angel?- chiede il preside

-Ha cominciato ad insultarmi come al solito, io le ho risposto e lei ha tentato di picchiarmi, e io mi sono difesa.- racconto brevemente

-Sai che le hai rotto il naso ed il labbro?- chiede irritato

-Oh che peccato, se l’è meritato.- dico acida

-Signora Dickens, dovrei sospendere, se non del tutto espellere, sua figlia, ma sono sicuro che non accadrà mai più giusto?- chiede a mia madre

-Oh no, non accadrà mai più, vero Angie?- domanda lei

-Oh no, figuriamoci.- dico fingendomi pentita. Usciamo dalla scuola e mentre sono in macchina con mia madre, temo che cominci a farmi le sue solite ramanzine.

-Allora..perchè lei hai tirato quel pugno?- comincia lei

-Te l’ho detto, mi ha provocato.-

-Ma le hai rotto il naso.- dice lei

-Lo so, sai quando le ho tirato il pugno ho sentito anche il crack delle ossa.- descrivo

-La prossima volta … spaccale la faccia.- dice sorridendo e io mi metto a ridere. Torniamo a casa e trascorro una giornata felice, e con mia madre non succedeva da anni ormai. Il mattino dopo tutta la scuola mi guarda in modo strano, come se fossi una specie di alieno, Louis mi viene incontro e iniziamo a parlare.

-Ieri ho parlato con il padre di Jessica.- comincia lui.

-COSA?- sono altamente sconcertata, Louis che ha contatti con quella gente?

-Dice che ha il naso fuori uso e il labbro dolorante, per di più ha un alone viola sulla guancia.- dice lui

-E perché hai chiamato i Rhodes?- chiedo io

-Uhm beh vedi loro hanno una concessionaria e mio padre ha comprato la macchina da loro due mesi fa.- racconta massaggiandosi il collo-E mio padre mi ha praticamente obbligato a chiamarli.-

-Oh, magari adesso vi mettete anche insieme, tipo quelle cose delle relazioni combinate.- mi metto a scherzare io con un pizzico di acidità

-Che c’è sei gelosa?- chiede, che razza di domande.

-Io? Ma fammi il piacere, per me puoi metterti con chi mi pare, non sono problemi miei, non rompo le palle al mio migliore amico se si mette con certa gente.-

-Hai detto migliore amico?- domanda a bocca aperta

-Si, perché non lo sei?-

-Oh si, scusa! Certo che però non se lo aspettava nessuno che avresti reagito così ad un insulto di Jessica.-

-Oh beh, non me lo aspettavo nemmeno io.- dico sorridendo. 

 

 

 

 

 

Ma questo ragazzo biondo, chi sarà mai?

Ehehehe ci vorrà un po' prima di scoprirlo u.u

Hope u like it:)

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


 Cap.8

 

 Who was that guy?

 

Dopo una lunga settimana di studio compulsivo ho alzato la mia media e recuperato anche la fiducia dei miei professori. Ogni settimana vado a fare dei controlli in ospedale per vedere com’è la situazione, e i medici dicono che sono completamente guarita e sono a posto. È passato un mese dall’ “incidente”  e spesso mi capita di fare dei sogni strani, e in ognuno di essi c’è questo ragazzo biondo. Una volta ho sognato che fosse stato proprio lui a salvarmi quel pomeriggio, ma Ed mi ha detto che è stato Louis, dopo la mia chiamata mio fratello ha telefonato Louis, che è corso a casa mia. Un’altra volta l’ho sognato che mi guardava mentre dormivo, in stile Edward Cullen, mi svegliai di botto controllando che non ci fosse nessuno. Passo da momenti in cui sono convinta della sua esistenza, ad altri in cui credo che sia solo frutto della mia immaginazione. La mia curiosità però va oltre i limiti e dopo ripetute domande a mio fratello e gli altri che continuano a dirmi che non c’era nessuno, decido di indagare per conto mio.

Il mese di Febbraio ci ha regalato una nevicata verso i primi giorni del mese, e ora che siamo a metà non fa altro che piovere di continuo.  Un pomeriggio dopo scuola mi reco in ospedale per cercare un’infermiera, qualcuno deve pure averlo visto. Nel reparto, trovo un’infermiera di cui mi ricordo abbastanza bene e la fermo.

-Senta, lei si occupava di me mentre ero in coma per caso?- le chiedo, lei ci riflette per un po’.

-Si, mi ricordo bene!- afferma alla fine

-E, si ricorda per caso se oltre alla mia famiglia e quel ragazzo castano ci fosse anche un ragazzo biondo con gli occhi azzurri?- lei si mette a fissare il pavimento e dopo qualche secondo sembra illuminarsi

-Oh si! Mi ricordo c’era! Veniva tutti i giorni e andava a casa la sera, parlava molto spesso con quel ragazzo, Louis, solo il giorno in cui si è svegliata non c’era..ma perché me lo sta chiedendo?-

-Vede, io lo sto cercando, non è che sa come si chiamasse?- la speranza di trovarlo sembra accendersi

-Oh no mi dispiace, non chiediamo i nomi di chi entra ed esce, ricordo una cosa, non aveva un accento inglese, era più..come dire, irlandese!- esclama

-Irlanda?- domando sconcertata e lei annuisce. Le lascio il mio numero e le raccomando di chiamarmi se le venisse in mente qualcos’altro. Devo trovare questo ragazzo, ora che sono sicura che esiste davvero, farò di tutto per riuscire a sapere chi è e perché veniva a trovarmi in ospedale, e poi voglio capire anche perché tutti mi nascondono la verità. In serata mia madre è a casa e la trovo intenta a cucinare.

-Mamma, ti ricordi per caso se c’era un ragazzo biondo in ospedale mentre ero in coma?- chiedo mordicchiando una foglia d’insalata

-Ma come? Ancora con questa storia? Non c’era nessuno.- dice lei, io alzo le mani in modo arrendevole e torno in camera, altre bugie, pensavo avessimo finito.

Il mattino dopo a scuola mi viene in mente un’idea, che sembra abbastanza fallimentare, ma almeno ci provo. Vado da Louis e con la scusa di essere senza credito gli prendo il telefono.  Se l’infermiera ha detto che parlavano spesso evidentemente sono amici, cerco tra gli ultimi messaggi e..

Louis ha rinominato il ragazzo senza nome: Biondo. Beh grazie per l’aiuto, tanto per esserne più sicura controllo la chat dei messaggi:

Biondo: Allora Louis, come sta?

Stazionaria, non da segni di vita però :\

Biondo: Speriamo bene amico! Io sto andando in ospedale.

Allora ci troviamo lì, dobbiamo anche andare a scuola!

Biondo:Io devo andare per forza, ci becchiamo in mensa poi?

Si, ci vediamo!

 

Ed è qui che la chat si conclude, possibile che non si siano più sentiti? La cosa mi fa insospettire, per sicurezza segno il numero. Quindi è anche della nostra scuola, nei due giorni seguenti mi metto ad osservare bene gli studenti, uno ad uno, ma non c’è traccia di lui. Prendo il telefono e chiamo con l’anonimo al numero che ho preso dal cellulare di Louis.

-Pronto?- è la risposta di una voce maschile

-Uhm, il signor..Brown?- domando con una voce abbastanza stupida

-Ehm..no..- risponde stupito

-Scusi ho sbagliato, lei è?-

-Mi chiamo Niall Horan, ma perché lo vuole sapere?- prima che possa dire altro riattacco il telefono. Scoperto. Certo è ancora un semi sconosciuto, non so dove si trovi di preciso e così decido di usare lo strumento preferito di Louis, l’archivio scolastico. Quando ci incontriamo a scuola la mattina dopo gli chiedo come entrare senza farmi vedere.

-Beh devi entrare tra le otto e le nove, dopo quell’ora arriva il bidello che sta lì in giro..ma perché ti interessa?-

-Oh niente, ho bisogno di alcune informazioni.- dico sorridendo

-Jessica?- chiede e io annuisco mentendo. Mi toccherà controllare anche il fascicolo di quell’arpia, o non avrò niente da raccontare se mi dovesse chiedere qualcosa. Il mattino dopo compio l’impresa. Mi avvicino alle porte e assicurandomi che non c’è nessuno entro furtiva dentro. Accendo le luci che mi rivelano gli enormi cassettoni strapieni di documenti su tutti noi studenti. Comincio con quello di Jessica e dopo una ricerca molto breve ho in mano il suo fascicolo.  Ci sono diversi documenti, ma quello più allettante è quello di un certo dottor Hopkins, uno psicologo.

 

Il soggetto, Jessica Rhodes, presenta diversi disturbi che vanno da momenti di violenza ad altri in cui è profondamente calma e pacata. Ha atteggiamenti di narcisismo e in più sedute ha espresso il seguente pensiero: “Sono troppo bella per certa feccia di persone, io sarò la moglie del Presidente degli Usa, ci può contare.” È stata vista più volte a scuola guardare dei video con contenuti sessuali forti ed è scappata di casa all’età di 10 anni. Dopo due giorni di ricerca la polizia ha trovato la ragazzina a casa della nonna, l’anziana era stata legata ad una sedia con del nastro adesivo sulla bocca. Presenta inoltre dei cambiamenti di personalità molto frequenti.

Consiglio una terapia semestrale.

 

Dopo la firma del dottore, c’era un altro paragrafo, sempre dello stesso dottore.

 

Dopo la terapia, che si è prolungata di altri sei mesi, il soggetto Jessica Rhodes, sembra essere molto migliorata, consiglio un controllo mensile da parte dello psicologo dell’istituto.

 

Fine delle carte del dottore, in pratica Jessica per diversi anni è stata in cura dallo psicologo per tutti questi problemi, certo che non deve aver avuto un’infanzia coi fiocchi.

La curiosità mi spinge a cercare le carte di Louis, controllo i fascicoli ma sembra non esserci. Vedo poi un cassetto con i nuovi arrivi nella scuola, cerco un po’ e lo trovo.

 

Louis William Tomlinson.

Espulso cinque volte da cinque istituti. Le prime due volte per essere stato coinvolto in risse e le ultime due per aver picchiato due ragazzi in due scuole diverse. La prima volta si è giustificato dicendo: “Avevano guardato il sedere della mia ragazza!” e la seconda:”Quello lì ha dato uno schiaffo ad una mia amica.” Il ragazzo è stato espulso e mandato in altri istituti. I genitori lavorano e ha una sorella, che si trova ancora nelle scuole medie.

Lo psicologo dice che dall’arrivo nella Valley School (la nostra scuola) il ragazzo sembra aver migliorato di molto gli atteggiamenti, consiglia però, un costante controllo.

 

Diciamo che erano cose che già sapevo.

Cerco infine il fascicolo del ragazzo biondo, Niall, e dopo una ricerca quasi sfiancante, lo trovo:

 

Niall James Horan

Città natale: Mullingar, Irlanda.

Residenza attuale: “Nei pressi del parco di S.James” la famiglia non ha fornito informazioni a riguardo.

È stato arrestato per rapina e tentato omicidio, di quest’ultimo però non si hanno certezze. Ha una personalità piuttosto chiusa e ostile verso gli insegnanti, a volte anche instabile. Molti punti del suo passato sono oscuri alla scuola, si sa solo che ha frequentato il liceo di Kirsley e la Austin High School.

Un momento, la Austin High School, era la mia scuola media.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sinceramente non ho idea di come sia venuto questo

capitolo:S

Spero possa piacervi lo stesso, anche se non è 

il massimo. Volevo scrivervi una marea di 

cose ma le ho dimenticate tutte -.-

Bacii

.g

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Cap.9

 

Losing him was blue like I’d never known

Missing him was dark grey all alone

Forgetting him was like trying to

 know somebody you've never met

But loving him was red

Loving him was red

Red. Taylor Swift

 

Esco velocemente dall’archivio, tutte quelle parole mi hanno scosso e messo in testa una marea di domande e supposizioni, tutte abbastanza senza conclusione. Passo la mattinata a ripensare a tutto quello che ho letto nell’archivio, anche le cose apparentemente innocue di Jessica e Louis mi mettono addosso un mucchio di dubbi e perplessità. Comincio a sudare freddo e proprio mentre sembra passarmi tutto qualcuno mi posa una mano sulla spalla e mi fa sobbalzare.

-Louis! Ti dispiacerebbe farti sentire la prossima volta?- domando acida e con la voce tremante.

-Oh scusa, sembra che tu abbia visto un fantasma.- risponde lui alzando le mani, il cuore sembra rallentare i battiti e sembrano passarmi tutte le paure, insomma, conosco Louis da un po’, cosa può succedermi di male?

Torno a casa guardandomi intorno, nonostante i miei stupidi dubbi su Louis siano passati, ho ancora un pallino fisso in testa, Niall. Possibile che quel ragazzo sia stato arrestato per rapina e tentato omicidio addirittura? Ho un vago ricordo di lui, ma ricordo bene i suoi occhi, non è possibile che una persona con quello sguardo e quell’espressione abbia potuto far del male a qualcuno, non ci credo e non voglio crederci. Nel pomeriggio Louis mi telefona per andare a prendere un caffè, anche se non mi va, accetto lo stesso, deve ancora raccontarmi qualcosa. Vado a prenderlo sotto casa sua e andiamo allo Starbucks, quel posto resterà sempre il mio preferito, anche solo per un bicchiere d’acqua, è un locale in cui chiunque si sentirebbe a suo agio. Entriamo e ordiniamo due caffè e intanto ci sediamo, cominciando a chiacchierare.

-Allora, cos’hai scoperto oggi in archivio?- domanda lui

-Uhm, un sacco di cose interessanti.- rispondo giocherellando con una bustina di zucchero che ho preso al bancone.

-E non ti va di raccontarmele?- chiede mentre il cameriere ci porta l’ordinazione, prendo il muffin e comincio a mangiarlo, sporcandomi di cioccolata da tutte le parti. Intanto Louis beve parte del suo caffè e mentre io mi pulisco con il tovagliolo gli racconto parte delle mie scoperte.

-Jessica era scappata di casa?Wow.- commenta esterrefatto

-Già, certe cose dalle persone non te le aspetti.- ribatto io bevendo il mio caffè, è evidente che mi stia riferendo a lui e al fatto che non mi ha raccontato di Niall, o meglio, non ha voluto raccontarmelo, nota il fatto che io lo sto guardando con espressione di rimprovero e smette di bere.

-Per caso ho fatto qualcosa di male e non lo so?- chiede

-Hai anche il coraggio di chiederlo?- continuo alzando di una tacca il tono di voce, lui mi guarda mezzo scioccato –Cominciamo dal fatto che mi hai tenuto nascosto di Niall, del fatto che tu e tutti gli altri mi avete fatto passare per matta dicendomi che lui non c’era. Mh? Vogliamo parlarne? Perché avrei tante cose da dire!- sbraito sbattendo il tovagliolo sul tavolo, mi alzo e prima che lui possa giustificarsi esco dal locale mettendomi sciarpa e cappotto. Sono piena di rabbia, tutti mi hanno tenuto nascosta l’esistenza di questo ragazzo, tutti mi hanno fatto passare per pazza dicendomi che mi stavo fissando inutilmente perché lui non esisteva, tutti mi hanno mentito, e voglio scoprire il perché, ma non posso scoprirlo senza prima parlare con lui, che motivo avevano di nascondermelo?  Scappo al parco, è l’unico posto in cui a volte mi sembra di potermi rifugiare. Mi siedo su una panchina a fissare la città, Londra, tanti darebbero oro pur di poterci venire, e io non so cosa darei per poter fuggire da qui, lasciarmi tutte queste persone alle spalle e vivere di nuovo, da un’altra parte.

-Scusa.- mi sveglia dai miei pensieri una voce, la conosco bene.

-Avresti dovuto dirmelo, per la prima volta mi ero fidata di qualcuno, mi ero fidata di te.- gli dico, incontro per un attimo i suoi occhi azzurri, chiunque ci ha guardato in queste settimane avrebbe giurato che fossimo fidanzati, ma non è così, tra me e Louis c’è un rapporto diverso, non potrei mai vederlo come un futuro ragazzo, è come se fosse il mio secondo fratello, e sapere che mi ha mentito mi uccide, non voglio rimanere delusa dalle persone ora che ho cominciato ad affezionarmi a qualcuno.

-Lo so, e mi dispiace, ma..io te lo avrei detto, Niall mi ha chiesto di tenere la bocca chiusa.- dice, queste parole mi fanno restare di sasso.

-Perché?-  chiedo

-Credo che lui sia convinto che tu abbia un brutto ricordo di lui, delle scuole medie, ma immagino che questo tu lo abbia già letto stamattina.- risponde sorridendo

-Io..si l’ho letto, ma non ricordo quasi niente delle scuole medie, o almeno non lo ricordo adesso, il coma deve aver cancellato un po’ di roba dalla mia testa.- racconto, il che è vero. Dopo il coma è come se il mio cervello si fosse in parte formattato, non ricordo quasi niente delle scuole medie e delle elementari.

-Positivo no?- commenta lui

-Fino ad un certo punto, resta il fatto che ora ho scoperto chi è, non c’è più motivo che si nasconda.- lui annuisce e io lo saluto, devo proprio tornare a casa, ho ancora qualcuno a cui fare una ramanzina. Appena entro trovo mia madre in cucina e mio fratello intento a sgranocchiare delle noccioline salate davanti alla partita di rugby. Gli passo davanti e spengo la tv, lo sento sbraitare e mia madre interviene nella discussione che si è animata tra me ed Ed, cerca di stagliarci e proprio quando sembriamo calmarci, sputo il rospo.

-Grazie mille per avermi tenuto nascosta l’esistenza di Niall, e no, non sono pazza, lui c’è e ne ho la conferma, ma non importa, per stavolta non fuggirò di casa urlandovi contro.- dico, mi congedo e sorridendo vado in camera mia.

Il mattino dopo ho un saporaccio in bocca, causa l’insalata fatta da mio fratello, quel ragazzo non imparerà mai a cucinare e non so perché mia madre si ostina a farglielo fare, è sabato, quindi dopo scuola vado a casa di mio padre.

A scuola trascorro una buona mattinata dopotutto, anche se i continui sorrisi da ebete di Louis cominciano a farmi innervosire verso le ultime ore, quando usciamo sbotto.

-Si può sapere cosa hai da ridere?- gli chiedo irritata

-Oh lo vedrai presto.- risponde, se c’è una cosa che odio è essere tenuta sulle spine. Tipo al compleanno e Natale, odio non sapere cosa mi regalano i miei, comincio ad andare in panne e divento persuasiva e ricattatrice, e nella maggior parte dei casi riesco sempre a scoprire cosa mi aspetta. Mi porta davanti scuola e continuo a guardarmi intorno finchè non ci fermiamo, mi chiede di aspettare e rimango lì come una scema ad aspettare che lui torni. Sto giocherellando con i lacci della mie felpa quando mi chiamano, mi giro e per poco non mi prende un colpo. È come quando vedi un attore o un cantante dal vivo, prima li hai solo visti in foto o in un film, e poi te li ritrovi davanti ad altezza naturale, sembra di essere al cinema e di vederli in 3D, abbastanza scioccante. Lui invece l’ho visto solo nei miei sogni, mentre ero in coma e in una foto, quella della scuola che era attaccata al suo fascicolo. Rimango come una stupida a fissarlo senza spiccare parola e lui fa lo stesso, quando Louis ci sveglia dalla nostra veglia.

-Ehm Angie, lui è Niall.- dice, resto ancora impalata e poi gli stringo la mano, lui sorride, potrei morire adesso. –Ora vi lascio, avrete qualcosa di cui parlare.- ci spinge e comincio a camminare al suo fianco, al fianco dello sconosciuto che mi veniva in sogno, lo guardo mentre fissa il vuoto, potrebbe quasi somigliare ad un angelo.

 

 

 

 

 

 

Non picchiatemi se ho aggiornato 

dopo una settimana, è che la scuola

mi sta succhiando via l'anima come

i Dissennatori di Harry Potter.

Tataaan, finalmente conosciamo

questo famoso biondo che ha

tormentato tante persone :P

Hope u like it :*

.g

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Cap.10

 

 

Maybe I’m in the black, maybe I’m on my knees
Maybe I’m in the gap between the two trapezes
But my heart is beating and my pulses start
Cathedrals in my heart

Every teardrops is a waterfall. Coldplay

 

 

 

Cerco di rimettere in ordine i miei disordinati pensieri e le mille parole che mi sono venute in mente, camminiamo per diversi metri e nessuno dei due ha spiccato parola, c’è un imbarazzo nell’aria che si potrebbe tagliare con un coltello, ma il mio cervello è offline.  Che dico? Che faccio? Aspetto che parli lui o comincio io? A cosa pensa?                                            Mi rendo conto che sto facendo la figura della scema e apro bocca, ma mi pento immediatamente.

-Ehm, io sono Niall e tu..beh..Angie, si..- dice balbettando, si passa una mano tra i capelli e continua a guardare in basso. Se non fossi più imbarazzata di lui mi metterei quasi a ridere, ma l’unica cosa che sento è il mio cuore che batte ad una velocità pericolosa, ad un tratto mi domando se è normale per un essere umano, che il cuore gli batta così.

-Si..ecco io..- comincio a balbettare anche io finchè non ci fermiamo e comincia a fissarmi e a ridere. –Che c’è?- chiedo sorridendo.

-È che sei tremendamente buffa quando arrossisci!- dice lui tra le risate, mi rendo conto che sono molto, forse troppo, accaldata.

-Beh anche tu lo sei!- protesto io, finiamo per ridere l’uno dell’altro. Improvvisamente il cuore riprende a battere normalmente e la smetto di sudare imbarazzo da ogni poro, smettiamo di ridere e cerchiamo di parlare normalmente.

-Mmmh, suppongo che ci siano un sacco di domande che tu voglia farmi, vero?- dice passandosi di nuovo la mano tra i capelli, è evidente che ogni volta che è nervoso fa questo gesto.

-Si, che ci facevi in ospedale? E perché non hai voluto che io scoprissi chi eri?- domando cercando di trattenermi, sto per avere un collasso.

-Ecco, diciamo che non ho voluto che lo sapessi perché non credo che tu abbia un buon ricordo di me.- dice

-Non..non capisco.- balbetto ancora io

-Louis mi ha detto che hai frugato nell’archivio, avrai visto che ero nella tua scuola media, ero anche nella tua classe.- racconta

-Io non me lo ricordo, dopo il coma metà dei miei ricordi è scomparsa.- spiego

-Oh, beh comunque io mi sentivo in colpa, conoscevo Louis da molto e mi ha detto che stavi male e sono venuto in ospedale.-

-Perché mai non avrei un buon ricordo di te?- chiedo, ricomincia a farsi una gran confusione nella mia testa.

-Vedi..mentre gli altri ti prendevano in giro io me ne stavo sempre in disparte a guardare, avevo..avevo paura di loro..ed è vergognoso da dire oggi.- dice sussurrando tra se e se l’ultima frase. Vedo che ricomincia ad essere nervoso e a farfugliare qualche parola incomprensibile.

-Senti, mettiamoci una pietra sopra, ok? Come se ci fossimo conosciuti solo oggi.-dico, lui annuisce. –Bene, allora io sono Angie, tu sei?- scoppia in una risata

-Io sono Niall, piacere!- ci stringiamo la mano e dopo esserci salutati ognuno va per la sua strada.  Cavolo, ho ancora i suoi occhi fissi in mente, azzurro chiaro, mi ci tufferei dentro se potessi.

Casa di mio padre non è molto distante dalla scuola e ci arrivo a piedi dopo neanche venti minuti, mio fratello arriva più tardi, se la prende comoda con la sua ragazza, dopotutto mi piace passare un po’ di tempo da sola con mio padre. Arrivo in casa e metto la borsa sul tavolo.

-Ciao papi.- lo saluto mentre è tutto intento a cucinare, lui ricambia e mentre mi tolgo cappotto e sciarpa gli racconto della mia giornata e intanto arriva Ed.

-Mi hai detto tutto?- chiede mio padre sorseggiando un bicchiere d’acqua, avvampo improvvisamente

-Ehm..ecco..beh..io si.- comincio a balbettare

-Signorina, vorresti per favore inserirmi nelle tue faccende amorose?- chiede

-Papà! Sono cose che non ti riguardano!- sbraito cercando di sembrare seria, invano.

-Sai Angie, papà non vorrebbe trovarsi un ragazzo in casa senza nemmeno sapere come si chiama!- interviene mio fratello

-Sta zitto Ed, o vuoi che dica alla tua ragazza che ti sei tatuato una farfalla sul braccio?!- lo ricatto ricordandogli che la sua ragazza non sa di quell’orribile tatuaggio, alza le mani in segno di resa. Il discorso resta buttato lì senza conclusione, ma sono certa che mio padre lo riprenderà al più presto, oppure tenterà di drogarmi per farmi sputare via tutta la verità.

In serata io e mio fratello siamo davanti alla tv a guardare Mordimi con una bella ciotola piena di pop corn e come al solito non mancano i suoi commenti acidi sul film.

-Orribili questi film di vampiri.- dice sgranocchiando dei pop corn

-Adattati ai tempi, nonno.- lo prendo in giro

-Che simpatica, ora mi dirai che questi qui ti hanno fatto ridere.- commenta

-Ovvio.- rispondo

-Senti, ma seriamente, oggi davvero hai parlato con Niall?- chiede facendosi serio

-Si..perchè?- rispondo

-Così..- fa spallucce

-Avanti, qual è il problema?- chiedo, glielo leggo negli occhi che c’è qualcosa che non va

-È solo che non mi fido, tu non sai tutto su di lui..- dice a occhi bassi

-E invece si, ho consultato l’archivio, so tutto.- sottolineo l’ultima parola

-Sai della rapina e dell’omicidio quindi..-  dice guardandomi

-Si.- affermo –Tu ci credi davvero?-

-Le prove della rapina ci sono, ho indagato un po’ con Madison..- devo ricordare alla sua ragazza di non immischiarsi nelle mie cose, non vorrei che diventasse troppo invadente.

-Ma non quelle dell’omicidio giusto? Senti perché non lasciamo il suo passato alle spalle?- chiedo

- È solo che sapendo quello che ha tentato di fare una volta, ho paura Angie, ho paura a lasciarti da sola con lui.- racconta

-Si ma, ho un certo sesto senso con le persone, sento che non mi succederà niente.- lui si limita ad annuire, e dopo aver finito i pop corn andiamo a dormire.

Mi attende una settimana carica di verifiche e penso di arrivare a sabato tanto stremata da non sapere neanche più il mio nome. Per fortuna i miei pomeriggi sono allietati da Louis e Niall, che ultimamente mi chiedono continuamente di uscire, e mi tocca sorbirmi delle uscite a tre in cui, incredibilmente, l’incomodo sono io. Quei due parlano solo di calcio, rugby e sport, per non parlare di quando aprono l’argomento “ragazze”, roba da manicomio, tanto che una sera Niall per farsi perdonare mi manda una serie di messaggi con scritto Scusa , e io non posso fare a meno di perdonarlo.

Sono in mensa a bere un succo di frutta quando sento degli starnazzi che conosco bene, a quanto pare Jessica ha recuperato l’uso di quella fogna che definisce bocca. Vado a vedere cosa succede e vedo che Jessica è con un bicchiere in mano e di fronte a lei c’è una ragazza riccia in lacrime, con la maglia sporca.

-Sta più attenta la prossima volta, cretina! Ora mi ricomprerai il caffè.- sbraita Jessica rifilando il bicchiere vuoto alla ragazza. Lei continua a piangere a occhi bassi. È troppo anche per me e decido di intervenire.

-Ma non la finirai mai?- le grido contro, le ridò il bicchiere e porto via la ragazza sotto il suo sguardo compiaciuto, stronza.  

La ragazza ha gli occhi castani e i ricci lunghi e scuri, ha un viso pallido e rigato dalle lacrime, penso che sia del mio anno.

-Va tutto bene?- le chiedo e lei tra un singhiozzo e l’altro annuisce. –Come ti chiami?-

-Em..Emma.- risponde singhiozzando

-Io mi chiamo Angel, ma tu chiamami Angie.- lei annuisce di nuovo –E per quanto riguarda quell’oca, lasciala perdere.- le dico

-Ora mi lasci un po’ da sola per favore?- mi chiede, e io senza parlare vado via.

Jessica sembra aver cambiato preda, ma non le permetterò di far del male a questa ragazza, non la butterà giù come ha fatto con me, è il momento di smascherare quella stronza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OCCHI A ME BELLI.

Perdonatemi ancora per i miei rari aggiornamenti >_< 

Grazie a Camilletta che dice di leggere la fan fiction in

ogni angolo recondito del mondo, ad Emmanuelle che 

mi ha lasciato un sacco di recensioni e a martinasannino97

che recensisce sempre:) 

Hope u like it:)

.g

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Cap.11

 

 

Today is gonna be the day

That they're gonna throw it back to you

By now you should've somehow

Realized what you gotta do

Wonderwall. Oasis

 

 

 

Doveva essere primavera già da un pezzo, ma il mese di Marzo ci aveva riservato una serie infinita di temporali e mi ero presa una bella influenza restando a casa per una settimana. Dopo la mia convalescenza, dolente o nolente, mi tocca tornare a scuola. Ogni volta che sono assente da scuola cambia sempre qualcosa e infatti nella nostra classe c’era una new entry, appena entro la riconosco subito, è la ragazza che ho conosciuto prima di ammalarmi, come si chiamava..Emma! Ha i capelli lisci adesso e un filo di matita quasi invisibile sotto gli occhi. Se ne sta per conto suo in un banco singolo, davanti a me e Louis, per tutta l’ora non spicca parola e io e Louis stiamo sempre a farfugliare.

-Jessica l’altro giorno la prendeva in giro..- sussurra Louis cercando di non farsi sentire

-Lo so..lo ha fatto anche mentre non c’ero?- chiedo e lui annuisce, rivolgo uno sguardo a Jessica che guarda Emma come se fosse una pizza.

-Se ne sta sempre per conto suo.- sussurra Louis e la professoressa ci guarda malissimo.

-La signorina Dickens e il suo compagno Tomlinson saranno così gentili da ripetere quello che ho appena detto?- chiede la professoressa di storia, la Greene, guardo il libro sperando in un appiglio, so solo che siamo al capitolo 7. Restiamo muti entrambi a fissare il libro e una mano davanti a noi si alza, è quella di Emma, la professoressa la indica e annuisce.

-Stiamo parlando delle dispute tra Inghilterra e Francia.- risponde lei

-Secchiona..- sussurra Louis e io gli do una gomitata.

-Tomlinson, Dickens..- ci interpella di nuovo la Greene

-Si?- rispondiamo all’unisono

-Due. E fa media, vi consiglio di studiare l’intero programma per poter avere almeno la sufficienza .- dice con un sorriso malizioso lei.

-Stronza.- sussurra Louis, e mi tocca dargli un’altra gomitata a cui però stavolta lui risponde con un Ahi!  E la professoressa comincia a dar di matto, sospendendo la lezione e ricordando a tutta la classe quanto fossimo poco educati.

-Mi sa che ci toccherà studiare tutti i pomeriggi per prendere almeno un 6.- dichiaro prendendo una bibita al distributore, mentre siamo in mensa

-Ma se le buco le gomme della macchina e le brucio l’iPhone forse mi mette anche 8.- risponde lui e io alzo un sopracciglio. –Ok, da domani si studia, afferrato, non fare quella faccia però, ispiri violenza.- continua dando un morso ad una barretta Twix, tanto per ripicca gli rubo l’altra barretta scoppiando a ridere per la sua battuta.

-In ogni caso, la ragazza si chiama Emma Brown.- dice gettando la mia lattina di Coca- Cola vuota

-Archivio?- chiedo e lui annuisce

-L’ho cercata due giorni fa, è americana, si è trasferita qui quest’estate, suo padre è morto cinque anni fa, non dev’essere stato facile, ha una sorella di sei anni e..stop.- racconta

-Sembra proprio..come dire..sola. Mi dispiace vederla così abbandonata, mi ricorda me.- dico

-Ma tu non sei da sola.- mi ricorda Louis facendomi l’occhiolino. Qualcuno mi prende alla sprovvista e  mette le mani davanti agli occhi. Tocco il suo braccio e riconosco l’orologio.

-Giorno Niall.- dico con gli occhi ancora bendati

-Accidenti! Non ho fiatato, come cavolo ha fatto?- chiede lui

-Cambia orologio.- gli suggerisco io.

Parliamo ancora e sentiamo delle urla. Oh no, non di nuovo. Ci dirigiamo alla fonte delle urla e vediamo che sono vicino ai bagni, Jessica è in piedi e sorride mentre a terra c’è Emma, in lacrime. Corro verso di loro, faccio alzare Emma da terra e la trascino via in mensa per farla sedere, mentre Jessica, piena di rabbia ma con un sorrisetto di sfida, ci viene dietro e le persone cominciano a radunarsi per ascoltare.

-Si brava, consolatevi tra sfigate.- dice con un sorriso beffardo lei, indicando me ed Emma, la lascio e vado davanti a Jessica.

-Quand’è che la finirai eh? Dì un po’ non ti fai schifo da sola?- le dico guardandola dritta negli occhi

-Che c’è? Hai problemi sfigata?- domanda cominciando ad innervosirsi

-Quella che ha problemi sei tu. Credi davvero di poter venire qui e insultare chi ti pare? Scarichi i tuoi problemi su di noi. Chi diavolo credi di essere?- sbotto io

-Ah! Vuoi davvero fare un paragone tra me e te? Ma guardati! Quanti amici hai? Due, tre? Nessuno!- dice agitando le mani

-Perché tu quanti ne hai? Tutti quelli che ti stanno intorno, non lo fanno perché sono tuoi amici, ma perché pensano “Oh guarda, quella è popolare, allora le faccio da lecchino!” Nessuno è tuo amico in realtà Jessica! Apri gli occhi! Se tu dovessi star male, dovessi aver bisogno di una persona a cui confidare le tue cose, a cui chiedere un consiglio, con cui sfogarti e piangere, nessuno di loro ci sarà per te.- le dico tutto quello che avrei voluto sputarle in faccia in questi anni, la cruda realtà in cui lei non ha amici, ma solo gente che sta con lei a convenienza, nessuno di loro le vuole bene in realtà. Lei sbianca e resta impassibile.

-Tu..n..non hai il diritto di dire queste cose.- mormora lei con il magone, penso che se si trovasse in una stanza, da sola, si lascerebbe andare e piangerebbe, è un lato di lei che non ho mai visto prima.

-E tu non hai il diritto di far sentire una merda gli altri.- concludo puntandole un dito contro. Tutti gli altri restano in religioso silenzio insieme a Jessica, prendo Emma e la porto via, passando davanti a Niall e Louis che sono letteralmente a bocca aperta. Quando usciamo da scuola decido di andare a pranzo con i ragazzi, Emma compresa.

-Grazie per avermi difeso.- parla per la prima volta nella giornata Emma

-Niente..so come ti senti.- rispondo io

-No..non credo tu possa capire.- dice guardando il marciapiede che stiamo percorrendo per andare a pranzare, oggi cinese, scelto da Niall, non sarà il massimo ma almeno mi adeguo.

-Posso capire più di quanto tu immagini.- rispondo e alzo le maniche della maglia,  lasciando scoperte, per la prima volta volontariamente, le cicatrici sui miei polsi –Non è una bella cosa, ho rischiato di morire, ci sono andata molto vicino, anche troppo. Se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu.-

-Tu..tu eri..- non riesce a finire la frase

-Si, ero un’autolesionista, lo sono stata per molti anni, poi sembrava che fossi guarita, e invece avevo ricominciato.- racconto, lei si limita a tacere, per poi mormorare un Mi dispiace. Ha ragione però, non tutti capiscono quando glielo racconti, quando gli racconti cosa significa sentirsi il niente, sentirsi inutile e di troppo, sentirsi brutta e non accettata, non lo capiscono se non ci sono passati. E ora, in questo momento, io capisco come si sente Emma, capisco le sue emozioni, i suoi tormenti, e lei capisce i miei, mi sento quasi legata a questa ragazza, per quanto io la conosca poco. Entriamo nel ristorante e prendiamo un menù classico, do’ tutto il sushi a Niall e Louis, odio il pesce crudo, mangio il riso e quando usciamo ho ancora lo stomaco che mi brontola. Chiacchieriamo per tutto il pomeriggio con Emma, sembra finalmente aprirsi con noi, e ne sono felice. Ci parla della sua famiglia e del fatto che la sua situazione non è delle migliori, sua madre si è risposata l’anno scorso con un uomo apparentemente gentile e premuroso, che qualche mese fa si è rivelato un violento ubriaco, ci racconta del fatto che spesso picchia sua madre e a volte anche lei, a Emma tocca proteggere la sorellina di sei anni, Lucy, che se ne sta sempre rintanata in camera sua sotto le coperte, per non sentire i due adulti che litigano. Non è una situazione facile, dice che venire a scuola è una specie di liberazione, o lo era prima che conoscesse Jessica, che la ha subito presa di mira, come è nel suo stile.

-Ad un certo punto ho pensato che le avresti strappato tutti i capelli.- dice Louis riferendosi alla mia discussione con Jessica.

-L’ho pensato anche io, ma la violenza non è nel mio stile.- rispondo

-Non la pensavi così quando le hai tirato un pugno sul naso.- ribatte e scoppio a ridere, certo tirarle quel pugno è stata una specie di liberazione, ma come dire..non ne avevo ancora abbastanza, avevo intenzione di umiliarla come lei ha fatto con me in tutti questi anni. Emma abita a pochi isolati da casa mia e quindi mi riaccompagna a casa. Siamo sul cancello di casa mia quando ci fermiamo a parlare ancora un po’.

-Allora..amiche?- le chiedo tendendole la mano,  sentendomi una ragazzina di 8 anni, lei sembra rifletterci un po’.

-Amiche.-  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Look at me babe.

Si ok, sono troppo gasata perchè stamattina

ho preso B in italiano. *riprende fiato*

Grazie a Lucia Jaymes Tomlinson , a cami_styles che in ogni

recensione inserisce una serie infinita di asdfghasgdashd per sottolineare meglio

quanto le sia piaciuto il capitolo e

a Camilletta con le sue recensioni chilometriche

vi lovvo, lol asdfghjk *-*

Hope u like it:*

.g

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Cap.12

 

 

Never felt like this before-ore

Are we friends or are we more?

As I’m walking towards the door

I’m not sure.

Change my mind. One Direction

 

 

 

Dopo la dura settimana di verifiche e pomeriggi passati a studiare tutti gli argomenti fatti durante tutto l’anno, io e Louis siamo riusciti a prendere un 7, non ci salverà del tutto, ma almeno ci abbiamo provato. Io ed Emma passiamo molto tempo insieme diventando molto amiche e vedo anche che lei e Louis vanno molto d’accordo, anche se in genere è difficile avere un brutto rapporto con lui. Intanto tra me e Niall si crea una situazione abbastanza strana, a volte sento di volergli stare sempre intorno e altre non vedo l’ora di stargli lontano, ed è una cosa che mi crea una tale confusione che mi passa anche la voglia di uscire il pomeriggio, è la prima volta che mi succede, ormai siamo amici da un bel po’ eppure quando lo vedo in giro per la scuola e non ci siamo ancora salutati, sento i battiti del cuore accelerare e lo stomaco cominciare ad andare sottosopra, quando ci parlo però sembro sciogliermi e mi passa tutto. Lui non è da meno, a volte quando parliamo balbetta, dimentica quello che deve dire e arrossisce, non so mai cosa fare con lui, ho paura che fare un passo in più possa rovinare tutto. Un pomeriggio Niall invita me, Louis ed Emma a casa sua per “studiare”, in realtà il nostro pomeriggio si tramuterà in qualcosa di completamente contrario allo studio. Emma passa da me a prendermi e insieme andiamo a “scortare” Louis, e tutti e tre andiamo a casa di Niall. La casa da fuori è già uno spettacolo, anche se non c’è un giardino, la prima cosa che colpisce è l’aspetto esterno, è a tre piani e le mura esterne sono di un giallino chiaro su cui risaltano dei mattoncini bianchi, messi qua e là, la porta e le finestre sono rigorosamente bianche. Entriamo in casa e sembra quasi di essere in una di quelle ville enormi e invece siamo nel centro di Londra. La madre di Niall ci fa strada in casa e ci fa sedere sul divano, hanno un camino enorme su cui sono poggiate delle foto, il divano è di stoffa color panna, in un’altra stanza c’è la cucina con al centro un ripiano in marmo, in tutta la casa per terra c’è il parquet e le mura del piano dove c’è la cucina e il salotto sono completamente bianche. Niall ci offre da bere e io prendo un bicchiere di Coca cola, e mentre Emma resta giù a fissare il camino quasi incantata, noi tre saliamo su. C’è una stanza con un letto matrimoniale che dev’essere la camera dei genitori di Niall, poi un corridoio con un bagno alla fine e c’è un’altra stanza che attira la mia curiosità, entro e vedo un paio di chitarre, degli attrezzi da palestra e una scrivania con un computer.

-Si beh, questa è la stanza dello svago.- ci indica Niall. Saliamo su, all’ultimo piano dove ci sono due stanze. Una ha la porta chiusa e l’altra è la camera di Niall, è molto spaziosa e la cosa che risalta subito sono le pareti blu e i mobili bianchi. Ci sono delle scaffalature con un sacco di roba su, e una marea di riproduzioni in miniatura di supereroi, per non parlare dei poster di Batman, Superman, Iron Man e tutti gli altri.

-Ti piacciono i supereroi?- chiedo io osservando i piccoli personaggi disposti sulle scaffalature

-Sono letteralmente fissato direi..- risponde lui

-Wow, hai la Play Station?- chiede Louis

-È nella stanza qui a fianco.- risponde lui sorridendo. Ci porta nell’altra camera che è il paradiso degli amanti dei videogiochi. Un televisore al plasma messo su un mobile non molto alto, un divano a tre posti, una piccola finestra con le tende tirate, e tanti, ma proprio tanti videogiochi per Play station ed x-Box. Louis resta a bocca aperta.

-Amico non ti offendere, ma sei hai una stanza così, vuol dire una sola cosa, sei ricco sfondato.- dice Louis dando delle pacche sulla spalla di Niall, lui si limita a ridere. Dopotutto Louis non ha torto, hanno una casa stupenda e arredata in modo meraviglioso. Chiamiamo Emma che è rimasta giù e rientriamo nella stanza dell’x-Box e della Play Station che Louis ha ribattezzato il Paradiso Terrestre. Mi guardo intorno e guardo tutti i giochi, saranno più di un centinaio, sono messi in ordine di uscita.

-Che si fa?- chiede Louis con un velo di imbarazzo

-Just Dance?- domanda Niall brandendo il cd in mano e tutti annuiamo. Passiamo il pomeriggio a imparare balli e a fare competizioni, finchè alle 18 in punto a Emma viene una strana idea.

-Che dite di andare al cinema?- chiede tutta allegra

-Ma come adesso?- sbraito io

-Vi prego! È da tanto che non mangio i pop-corn made in cinema!- piagnucola lei

-Fate voi!- le rispondo io, e gli altri, pur di non sentire le sue lagne, accettano. Andiamo al cinema più vicino e guardiamo uno di quei film romantici strappalacrime, in cui lei è follemente innamorata di un ragazzo che prima le fa le corna in lungo e in largo e poi torna da lei con il cuore in mano dicendole quanto la ama, e Emma ha il coraggio di piangere per un film del genere. Io e Niall, mentre Emma consuma le sue lacrime e Louis dorme come un bambino, mangiamo tutti i pop corn della ciotola XXL, per poi scolarci due bottiglie di Coca cola ed uscire dal cinema barcollando. Sono le otto di sera e il blu scuro comincia a prevalere sull’azzurro del cielo, compaiono un paio di stelle e sullo sfondo, la luna, che è piena stasera. Decidiamo di restare ancora e di andare a mangiare da qualche parte, niente McDonald o ristoranti di lusso, un semplice chioschetto beccato all’ultimo secondo.

Ci sediamo e prima di prendere da mangiare (anche perché io e Niall avevamo ancora i pop corn sullo stomaco) chiacchieriamo.

-Cosa volete fare dopo la scuola?- chiede Louis

-Guarda che manca ancora un anno per uscire da quel dannato buco.- rispondo io salendo su un muretto

-Mi riferivo a quest’estate o a quando finiremo, non essere sempre così precisina.-  commenta lui stizzito

-Io non ne ho idea..tu?- risponde Emma rivolta verso Louis

-Penso che parteciperò al Jersey Shore.- risponde lui cercando di fare una faccia seria e io e gli altri scoppiamo a ridere

-Devi essere un vero tamarro, tu sei troppo londinese per partecipare.- commento io

-Troppo londinese cosa significherebbe?- chiede lui, sempre più acido nei miei confronti

-Che sei troppo mozzarelloso, fatti una lampada a settimana, steroidi e anabolizzanti, metti su un bel po’ di muscoli, riempiti di tatuaggi, tingiti i capelli di nero e piazzaci su qualche ciuffo biondo all’aria.-

-Che razza di animale è quello che hai descritto?- chiede Niall con gli occhi sgranati

Concludiamo il discorso ridendo e tra le risate vado a prendere due hot dog, pieni di ketchup, quando torno, Louis ed Emma mi rivolgono degli sguardi assassini.

-Era troppo per te chiedere se ne volevamo?- domanda Louis e io gli faccio un sorriso colpevole, lui prende per un braccio Emma e corrono al chiosco. Porgo a Niall l’altro hot dog e cominciamo a mangiare, lui lo finisce in un baleno mentre io sono ancora a metà. Quando sono alla fine mi accorgo che un bel po’ di ketchup mi si è versato sui jeans, prendo un tovagliolo e come una matta cerco di toglierlo via, senza risultato. Niall guardandomi si mette a ridere.

-Ti faccio ridere eh?- chiedo

-Oh si.- commenta lui ridendo, ad un tratto si ferma e mi fissa, Ho qualcosa che non va per caso? Perché mi fissa così?  Avvicina la mano e io mi scosto subito.

-Hai del ketchup proprio qui.- dice indicando la mia guancia, cerco di levarlo via con il tovagliolo ma non tolgo niente. Lui avvicina di nuovo la mano e con il pollice lo toglie. È così serio penso perdendomi nei suoi occhi. È così bello penso ancora, ed è la verità, ha la pelle chiara e un tocco delicato e caldo.

-Tutto bene?- mi chiede guardandomi negli occhi, mi limito ad annuire. –A che pensi?-

-A tutto, guardavo te.- rispondo ammaliata da lui, certo che mi fa un effetto strano.

-Ah si?- dice sorridendo, sembra avvicinarsi a me. Improvvisamente avvampo, comincio ad avere le calorie, ma tutto sembra annullato dal fatto che lui mi poggia una mano sulla schiena, riportandomi a temperatura naturale.

Perché mi sento così strana? Sarà l’aria? Sarà lui?

Mi si avvicina ancora di più, finchè non siamo ad un millimetro l’uno dall’altro. Che stai facendo Angie? Domanda la mia vocina interiore, la ricaccio via. Sento le sue labbra, calde e morbide per un microsecondo. Cacchio, lo stai per baciare sul serio Angie? Domanda ancora, perché non sta mai zitta? E poi il telefono squilla, facendomi sobbalzare e prenderlo di fretta, rispondendo con aria agitata, è solo mia madre che mi incita a tornare a casa. Chiudo la chiamata e lo guardo dritto negli occhi, con un coraggio che non so da dove ho preso. Emma e Louis spuntano dal nulla interrompendo la mia guerra interiore, appena scoppiata tra me e la vocina fastidiosa.

Cosa cavolo è successo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OCCHI A ME FIGLI.

Si vabbè, sono ogni capitolo più sbroccata <3 

Cosa ne pensate di questo capitolo??????????? 

.g

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Cap.13

 

And baby, everything that I have is yours

You will never go cold or hungry

I'll be there when you're insecure

Let you know that you're always lovely

Girl, cuz you are the only thing that I got right now

Chris Brown ft.Justin Bieber. Next 2 you

 

 

 

Sulla strada di casa continuo a riempirmi la testa di domande, certo, non ci siamo baciati sul serio, però ci eravamo andati vicini, passo tutta la notte rigirandomi nel letto e pensando a quel momento, se fossi stata un po’ meno lucida credo che l’avrei baciato di sicuro. Ci siamo avvicinati entrambi quindi credo che la cosa fosse reciproca. Un momento, sto ammettendo di essere innamorata di lui. Ripenso a tutti i momenti passati insieme fatti di farfalle nello stomaco e silenzi causati dall’imbarazzo, le mie palpitazioni ad ogni suo gesto. Sono queste le sensazioni di chi si innamora?  Perché io non le ho mai provate prima, in tutti questi anni non mi sono mai innamorata di nessuno e non ho idea di cosa si potesse provare, ma credo che i sintomi siano proprio questi. E lui? Mi ricambia? Prova quello che provo io, o comincerò a star male perché non mi ricambia? Sono le due di notte e ho bisogno di parlarne con qualcuno, prendo il telefono e chiamo Emma, magari una ragazza riuscirà a capirmi.

-Pronto?- chiede assonnata la voce dall’altra parte

-Em, so che è tardissimo ma devo parlarti..- dico io imbarazzata, sento che dall’altra parte Emma è armata di coltello e vorrebbe farmi a fettine.

-Dimmi..- risponde

-Ok, è alquanto imbarazzante, ma avevo bisogno di parlarti di Niall, stasera mentre mangiavamo..beh..ecco..stavamo per..- perché non riesco ad esprimermi maledizione?

-Per?- domanda ansiosa

-Baciarci!- ecco, l’ho detto.

-Oh- sussulta Emma –Beh..e poi?-

-Niente, siete venuti tu e Louis e..niente.-

-Ma..lui ti piace?- chiede

-Beh, non lo so, è che, ogni volta che lo vedo ho le palpitazioni, comincio ad avvampare e..credo di si, credo di essere innamorata di lui.- all’improvviso cade la linea. Magari si sarà addormentata, meglio parlarle domani di persona. Già, domani, non sarà solo con lei che dovrò parlare mi sa.

Mio fratello mi sveglia di buon ora lanciandomi un cuscino in faccia, lo adoro. Arriviamo subito a scuola e cerco Emma tra la folla, la trovo seduta a chiacchierare con Louis, interrompo il loro amabile discorso e la trascino via.

-Allora, gli hai parlato?- chiede

-Ehm, no.- rispondo e lei con espressione seccata mi porta tra la folla –Ti conviene parlarci dolcezza, non saprai mai se ti ha baciato perché lo vuole.-

-Perché? Forse non lo voleva? E poi non ci siamo baciati.-

-Cosa ne sai, forse è stata una debolezza,ora vai, lui è proprio lì.- mi indica la chioma bionda che si fa strada tra la folla. Prendo coraggio e mi avvio verso di lui, mi vede e sorride, è già un buon segno, quindi non mi odia. Mi avvicino e prima che possa realizzare cosa succede, lui mi prende il viso tra le mani e mi stampa un bacio sulle labbra. Non è come me lo aspettavo, insomma, sinceramente il mio primo bacio me lo aspettavo diversamente, più romantico. Non è come la sera prima, era un’atmosfera diversa, più dolce e armoniosa, ora è tutto così caotico e senza senso. Ad ogni modo, sembra quasi che le parole siano inutili, Niall ha cancellato ogni parola, ogni incertezza, ogni insicurezza con un bacio. Dopo interminabili momenti, ci stacchiamo e lo guardo negli occhi, c’è qualcosa di diverso nel suo sguardo, ma scaccio via le brutte sensazione grazie al suo sorriso, così disarmante. Mi mette una mano sulla schiena ed entriamo nella scuola, quando dobbiamo separarci per entrare nelle rispettive classi, ci salutiamo sulla soglia della porta, un altro lungo bacio e carica di euforia entro e prendo posto. Louis mi guarda in modo strano e incuriosito e mentre sono nel mondo dei sogni a scarabocchiare sul quaderno mi manda un bigliettino in stile scuole elementari.

Va tutto bene? Sembra che tu sia appena scesa dal Paradiso :)

Solito impiccione, non si possono mai avere segreti con lui, gli rivolgo un sorriso e rispondo.

Ti spiego tutto più tardi, prometti però di non dirlo a nessuno.

Appena legge, per tutta risposta fa finta di giurare qualcosa e scrive.

Giuro solennemente..di non avere buone intenzioni! Tranquilla, i tuoi segreti sono in uno scrigno in mezzo all’oceano.

Bella metafora. Rispondo io.

Nell’ora seguente la professoressa manca e quindi gli parlo di quello che è successo e lui è felice e sorridente, e lo sono anch’io, lo abbraccio, è bello vedere qualcuno che è felice per me. All’uscita decido di lasciare Louis ed Emma e andare con Niall, dobbiamo ancora parlare.

-Senti, per quello che è successo stamattina e ieri sera, voglio dirti che..beh, forse ho sbagliato perché non ho chiesto il tuo parere ma..- mi interrompe lui

-Lo so, senti io...mi piaci davvero, quindi per me va bene.- rispondo io balbettando

-Quindi..ecco..stiamo insieme?- lo guardo e scoppio a ridere, gli metto le braccia al collo e lo bacio. –Lo prendo come un si.- mormora tra un bacio e l’altro.

Piena di gioia, saltello come una bambina di cinque anni per tutta la casa, e appena mi sono rintanata in camera mia avverto Louis ed Emma, entrambi contenti, mi sembra anche doveroso avvertire mio fratello, lui mi racconta sempre le sue cose importanti.

-Ed, devo parlarti!- dico sprizzante di felicità

-Fammi indovinare, tu e Louis vi siete messi insieme!- dice allegro, Louis? Perché mai lui?

-No idiota, io e Niall ci siamo messi insieme.- lui diventa subito serio.

-Oh, perfetto.- dice freddo, mi lascia come una cretina in mezzo al salotto ed esce fuori. È così strano, lui dovrebbe essere felice per me, e invece non lo è.

Mi tocca sorbirmi il suo muso lungo per una settimana, mi parla di rado ed è freddo e distante, ogni tentativo di parlargli finisce con lui che si allontana. Non capisco, sul serio, sono tutti contenti per me e lui invece no, non capisco da dove gli venga questo rifiuto verso Niall, è un ragazzo dolcissimo, mi tratta bene e mi ama, me lo dimostra in ogni istante che passiamo insieme. Una mattina arrivo a scuola e trovo sul banco una busta, la apro e leggo il bigliettino, scritto a mano con una penna dorata.

 

 

Non è tutto oro quello che luccica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

Ciauzzzz Bellezze:) 

Allora prima di tutto vi chiedo di passare qui:

 http://efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1408041

è di una mia amica ed è una storia asdfghjk u.u   

Ora torno in sella al mio unicorno rosa.

.g

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Cap.14

 

I wish I was strong enough

to lift not one but both us

Someday I will be strong enough

to lift not one but both of us

B.o.B ft.Taylor Swift. Both of us 

 

 

 

Appena arrivo a casa guardo meglio il bigliettino, a cosa potrà riferirsi? A Niall? O a chi altro? E poi chi è che me l’ha lasciato? Passo il pomeriggio interrogandomi e alla fine prendo un accendino e brucio il biglietto, occhio non vede, cuore non duole.

Un pomeriggio Niall mi chiede di uscire e io sono già in giro con Louis, ma gli dico di si, così io e Louis ci avviamo al McDonald, dove mi aspetta Niall. Appena arrivo corro da lui e gli stampo un bacio, lui alza gli occhi e scorge Louis, che intanto fissa il vuoto quasi imbarazzato.

-Lui che ci fa qui?- sussurra Niall nel mio orecchio per non farsi sentire

-Era da solo, e poi era già con me..non mi andava di dirgli di andarsene..- mormoro io

-Ok, ne riparliamo però.- conclude lui –Ciao Louis!- dice infine sorridendo e salutando Louis che ricambia.

Entriamo nel McDonald e ordiniamo tre menù, a fine giornata mi rendo conto di aver ignorato per tutto il tempo Louis e per cercare di farmi perdonare gli mando un sms:

Sono una pessima amica, lo so, scusa per oggi, so che ti sei sentito tagliato fuori, perdonami :(

Anche dopo svariate ore, non ricevo risposta e comincio a pensare che sia arrabbiato con me. Mando a quel paese compiti e roba varia e vado a dormire, non rispondo nemmeno ai messaggi di Niall, il quale mi ha mandato una serie di sms del tipo: Sei viva?- Ti hanno rapito gli alieni? No perché io il riscatto non lo pago! -Sei mica caduta nella selva oscura?

Leggo i messaggi, dovrebbero lasciarmi un sorriso, e invece non mi fanno alcun effetto così, arrabbiata, cancello tutti i messaggi ricevuti. Louis non ha ancora risposto, mi auguro per lui che venga a scuola ,almeno chiariremo a voce. Mi vesto e corro a scuola, in cortile incontro Niall, che si scusa per non essere passato a prendermi a casa, ed Emma che arriva con un’aria abbattuta, ma non vedo Louis, anche in classe il posto accanto al mio è vuoto. Gli mando una serie di messaggi incazzosi del tipo: DOVE DIAVOLO SEI?                                   Auto -convincendomi che il testo scritto in maiuscolo gli metta terrore e si decida a venire a scuola, ma niente, non c’è ombra di lui, sembra quasi morto e sepolto. Niall mi invita a passare il pomeriggio con lui, ma con la scusa dei compiti rifiuto. Dannazione se non lo vedo entro oggi andrò in paranoia, prendo velocemente le chiavi del motorino di mio fratello e corro via, meta: casa Tomlinson. Mi auguro che Niall non sia in giro o mi toccherà spiegargli perché non sono a casa a studiare, e l’ultima cosa che ho intenzione di fare è litigare con lui, stiamo insieme da due settimane quasi e sembra andare tutto per il verso giusto. Arrivo a casa sua e mentre sto per attraversare quasi non mi investe una macchina, credo che dovrò fare un po’ di pratica in più con questo coso. Suono al campanello e alla porta mi apre una donna alta, slanciata con i capelli chiari e gli occhi blu.

-Uhm, io sono un’amica di Louis, lui è in casa?- chiedo mascherando l’imbarazzo, lei si limita a sorridere e a farmi entrare.

-Tu devi essere Angie, io sono la mamma di Louis.- dice lei tendendomi la mano, gliela stringo e mi guardo un po’ intorno –Vado a chiamarlo.- si sentono dei piedi scendere giù per le scale, mi sporgo e vedo una biondina non molto alta, con degli occhioni azzurri e uno sguardo di chi è ansioso.

-Mamma posso uscire con Erika? Ho finito i compiti..- dice lei tutta felice, e poi guarda me –Tu devi essere la ragazza di Louis, io sono Lottie!- esclama mentre sua madre prende le chiavi della macchina.

-Ehm..beh..io sono solo..la sua migliore amica..comunque, piacere.- rispondo io torturando una ciocca di capelli, perché diavolo tutti mi scambiano per la ragazza di Louis?

-Oh, e tu che ci fai qui?- chiede una voce familiare

-Ti è difficile rispondere ai messaggi? Ho seriamente pensato di chiamare l’F.B.I. – commento io

-Ieri il telefono mi è caduto nella vasca da bagno a causa di quella ragazzina che hai lì vicino, e stamattina sono andato a comprarlo, dovendo anche cambiare scheda e numero.- si giustifica Louis

-Io non centro niente!- protesta Lottie   

-Allora sei perdonato.- affermo io. Il peso che avevo sullo stomaco sembra sciogliersi, mi ero fatta un sacco di paranoie inutili del perché lui non rispondesse, e semplicemente lui non poteva. Cogliona! Cogliona! Esclama la vocina nella mia testa, taci stronza. Lottie prende il suo giubbino e con sua madre escono.

-Cosa volevi dirmi di così importante che sei corsa fino a casa mia..con il motorino di tuo fratello..?- chiede scorgendo il motorino di Ed fuori

-Ecco..in realtà niente, volevo solo sapere se stavi bene.- rispondo io

-E..?-

-E..ecco si..volevo chiederti scusa per l’altro giorno, insomma..non ti ho calcolato per tutto il pomeriggio.-

-Non importa su, avrei dovuto lasciarvi da soli..- dice sorridendo

-A volte ho l’impressione che la cosa ti dia quasi fastidio..-

-Nah, se tu sei felice..lo sono anch’io.- mormora abbracciandomi

-Se non ci fossi tu..dovrebbero inventarti..- sussurro stretta tra le sue braccia, lasciandomi avvolgere dalla caloria che emana il suo corpo

-Lo prendo come un complimento.- dice sorridendo. Chiacchieriamo ancora un po’ e poi torno a casa.

A scuola trascorro delle giornate tranquille, finchè una mattina non sento qualcuno piagnucolare nei bagni del secondo piano.

-Ehi..tutto bene?- chiedo, la ragazza smette di singhiozzare. Vedo una porta aprirsi e con mia grande sorpresa, esce fuori Jessica, con gli occhi rigati di lacrime e il mascara tutto riversato sulle guancie. Resto impassibile a fissarla, immaginando che fra un po’ comincerà a spararmi una serie di insulti, invece si asciuga gli occhi e viene verso di me, si avvicina.

-Non fidarti mai troppo delle persone.- mormora con la bocca impastata dai singhiozzi.  Esce dal bagno ed io resto ancora impalata come un salame. Non capisco se la frase è rivolta a se stessa e al fatto che tutti i suoi “amici” l’hanno piantata in asso insieme al suo ragazzo, o a me.

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE DA STRAPAZZO.

Cominciamo con i ringraziamenti che oggi saranno moooolti di più: 

a Camilletta che recensisce sempre, a cami_styles  con le sue recensioni sempre 

cariche di asdfghjk che rendono meglio il suo giudizio, ad _Anonymous_ che sapendo 

già una parte del finale mi ha scritto delle cose commozionevoli, a Mob_92 la mia puttroccola

che gliene dico sempre quattro a scuola, a CrazyIra che mi ha lasciato una marea di recensioni, 

a coronabis che anche lei mi lascia tutto l'alfabeto nelle recensioni e..stop, credo (spero) di non aver dimenticato nessuno.

Poi, per quanto riguarda il capitolo, si beh, mi piace lasciarvi sempre con un punto interrogativo alla fine

di ogni capitolo :3 #amatemi

And, poi vi consiglio di passare a leggere questa -----> http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1408041&i=1 

Che è letteralmente M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-A.

Mo basta.

Hope u like it:)

.g 


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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Cap.15

 

                              And I don't know what to say

since a twist of fate, when it all broke down

And the story of us looks a lot like a tragedy now

The story of us. Taylor Swift

 

 

 

Vedere Jessica in quello stato è davvero traumatizzante, lei, la regina della scuola, colei che fa quello che vuole di ogni ragazzo, era in bagno a piangere come una fontana. A scuola l’hanno letteralmente abbandonata, sta sempre per conto suo e non parla con nessuno, dovrei quasi sentirmi soddisfatta, e invece non è così, quasi mi dispiace per lei. Emma intanto ha un atteggiamento particolare, passa da momenti in cui sta sempre con me e Niall, ad altri in cui resta seduta da sola a fissarci, non so come interpretare questo suo atteggiamento così particolare. Louis invece è l’amico di sempre, disponibile e aperto. Siamo agli ultimi due mesi di scuola e le verifiche e le interrogazioni spuntano come funghi e i miei pomeriggi  che dovrebbero essere fatti di uscite con amici e con Niall, sono fatti di ripetizioni e compiti. Niall ogni tanto sembra infastidito dal fatto che esco raramente con lui, ma non posso farci niente, mia madre mi proibisce di mettere piede fuori da casa. Anche lei è cambiata, ora ha un rapporto diverso con noi e con papà, ogni volta che si vedono sembrano felici e io cerco di combinare qualche incontro ogni tanto, chissà, magari un giorno torneranno insieme, cosa che continuo a sperare.

Una giornata che sembra cominciata bene mi si rovina per una litigata.

Niall a scuola mi ha chiesto di uscire con lui, ma io avevo già preso appuntamento con Louis, per studiare a casa sua, per cui gli dico di no, dicendo che devo rimanere a casa a studiare, lui fa una smorfia e torna alle sue cose. Torno a casa di corsa, siamo da mio padre e lui intanto è uscito per una breve commissione, mangio un boccone di fretta per poi cominciare a preparare i quaderni nello zaino. Mio fratello è nello studio di papà ad ascoltare la musica con le sue enormi cuffie blu, mi vede in camera e le toglie.

-Mi presti il motorino?- chiedo e lui riluttante mi consegna le chiavi

-Trattalo con dolcezza, non essere manesca come al tuo solito.- dice con un sorriso falso, io gli faccio la linguaccia ed esco dalla sua camera. Prendo un succo di frutta, lo bevo ed esco fuori, l’aria è molto più calda e io, convinta che facesse più freddo, avevo anche messo la giacca, così rientro un momento in casa e la lascio rimanendo con la felpa. Esco di nuovo e lascio il casco sulle scale della porta, non ho intenzione di rovinarmi i capelli con quello stupido coso, salgo sul motorino e vado sul marciapiede e mentre sto per mettere la chiave una mano mi ferma. Il cuore sembra uscirmi dal petto quando vedo che la mano è di Niall.

-Dove vai?-  il suo tono è calmo e pacato

-Uhm..beh..- farfuglio io senza dare risposta

-Non dicevi di dover studiare?- dice fissandomi in modo strano

-Beh si..- E ora che gli dico? Penso

-E perché stai uscendo? Credevo fossi troppo impegnata per mettere piede fuori casa, e per uscire con me.- il suo tono passa da calmo e pacato a serio, troppo serio –Scommetto che stavi andando da Louis.-

-Si, è vero, stavo andando da lui a studiare, e allora?- comincio a sbraitare io

-Pensavo non potessi uscire.-

-Per studiare si.- affermo scocciata io

-Potevi anche venire a studiare da me.-

-Ma qual è il tuo problema con Louis?- sbotto

-Vuoi sapere dov’è il problema? Il problema è che lui è sempre in mezzo tra noi, usciamo e lui è tra i piedi, a scuola c’è lui, stiamo da soli e si parla di Louis!- i toni cominciano a farsi più accesi

-È solo il mio migliore amico! Posso capire che tu sia geloso, ma questo è troppo.- ribatto

-Ma non capisci che se continua così rovinerà la nostra relazione?- chiede cominciando a gridare, io comincio a sudare freddo senza motivo.

-E allora? Trova una soluzione.- dico

-Chiudi i tuoi rapporti con lui.- afferma prendendomi il viso tra le mani e io gliele sposto

-Chiudere i rapporti con il mio migliore amico? No..non se ne parla.- dichiaro

-Ma mi da fastidio che tu continui a vederlo. Ti proibisco di frequentarlo, chiaro?- dice in tono di minaccia, mi metterei quasi a ridere

-Non sono la tua schiava, non farò quello che dici, e io continuerò a frequentarlo e ad essere sua amica, che ti piaccia o no, e se non ti va bene, possiamo anche chiuderla qui.- dico fredda.

Lui gira il viso dall’altra parte e con un gesto veloce, mi tira uno schiaffo, è rapido e lo fa mentre sono quasi distratta. Sento la guancia pulsare e bruciare, metto subito la mano sulla guancia dolente e comincio a sentire gli occhi bruciarmi per le lacrime, ma cerco di ricacciarle via. Lo guardo negli occhi, non è più l’azzurro cristallino in cui tuffarsi dentro, ora è più uno di quei ghiacci artici dove si muore di freddo, è uno sguardo che non conosco, che non ho mai conosciuto prima. Scappo dentro casa e sento che lui mi viene dietro, chiudo la porta dietro di me e comincio a piangere fragorosamente e intanto mio fratello è in cucina e appena mi sente corre da me.

-Cos’è successo?- chiede sorseggiando dell’acqua, io scuoto la testa. Lui guarda un momento fuori dalla finestra e la sua espressione cambia. –Che ti ha fatto?- mi urla

-Niente.- mormoro io con ancora la mano sulla guancia, lui si avvicina e me la sposta. Batte un pugno sul muro ed apre la porta, dire che fosse verde di rabbia è quasi riduttivo. Esce fuori mentre Niall è sul marciapiede a fare avanti e indietro, io resto sulla soglia della porta, cerco di chiamare Ed ma è inutile, è partito. Si avvicina a Niall e lo prende per il colletto mentre lui, colto di sorpresa, è pallido.

-Non azzardarti mai più a tirarle uno schiaffo brutto schifoso!- gli urla Ed

-Perché? Sennò che mi fai?- dice in tono di sfida Niall. Con un gesto altrettanto veloce, Ed gli tira un pugno spaccandogli il labbro, Niall si gira e cerca di colpire mio fratello inutilmente, è difficile per un principiante cogliere di sorpresa chi ha fatto boxe per tre anni. Cominciano a fare a botte, urlano parecchi insulti del tipo stronzo, coglione ecc. Una macchina che si parcheggia interrompe per un momento il loro “battibecco”, è la macchina di mio padre.

-Ehi! Cosa diavolo succede ragazzi?- urla mio padre stagliandoli

-Mi ha tirato un pugno.- si giustifica Niall.

-Perché gli hai tirato un pugno?- domanda mio padre

-Questo stronzo ha tirato uno schiaffo ad Angie.- mi indica mio fratello. Mio padre mi guarda.

-È vero?- mi chiede e io annuisco debolmente, mi fa segno di entrare in casa e per quasi dieci minuti sento mio padre fare la ramanzina sia ad Ed che a Niall. Vado a chiudermi in camera mia e mi butto a corpo morto sul letto. Non ho voglia di parlare e vedere nessuno, vorrei restarmene ancorata qui per sempre. Il mio cellulare vibra sul comodino e con un gesto seccato lo prendo, è Louis.

Sei morta? Finita sotto un camion? Non riuscirò a studiare su quella dannata tavola periodica senza il tuo prezioso aiuto :(

Mi sfugge un sorriso in quel momento così cupo, gli rispondo spiegandogli brevemente la faccenda.

Le domande cominciano ad affollarsi nella testa: Cosa farò ora con Niall? Stiamo ancora insieme o no? Ma soprattutto Voglio stare ancora insieme a lui dopo oggi? Abbiamo passato un sacco di bei momenti insieme, dopo oggi vorrei non averci più niente a che fare, ma da un lato invece sento che ho bisogno di lui, buttare tutto all’aria sarebbe un peccato. Sprofondo nel sonno prima di potermi dare delle risposte.

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE DA QUATTRO SOLDI

Bonjour everyone. #parlareduelingue #perchèiopuò

Ma tipo che ero arrivata a 69 recensioni? 

#nonpensaremale #nonpensaremale 

Bene, cerco di essere seria, grazie a turuturututti per 

le belle e chilometriche recensioni che mi lasciate 

ogni volta *-* Vi lovvo tutti <3

Scappo, devo vomitare arcobaleni. 

baci babesss 

.g

ps: Siamo agli sgoccioli della fan fiction :( 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Cap.16

 

 

Well let me tell you a story

About a girl and a boy

He fell in love for his best friend

When she's around, he feels nothing but joy

Justin Bieber. Fall

 

 

 

Il mattino dopo vado a scuola, ho un peso sul cuore, non so cosa fare quando vedrò Niall. Nel cortile della scuola lo cerco senza trovarlo, alla mensa giro in lungo e in largo la scuola senza trovarlo, senza speranza mi rintano nelle mie cuffie per tutto il giorno. Non sarà venuto a scuola per me? O semplicemente aveva troppo da fare per venire? Nessuna risposta. La notte però, sembra avermi portato consiglio, lasciarmi con Niall per una stupidaggine del genere è una vera cavolata, le cose che si rompono non si buttano, semplicemente si prova ad aggiustarle, ed è questo che voglio fare con lui, cercherò di aggiustare quello che si è rotto. Mentre sono in camera mia a giocherellare con un pezzo di carta sento qualcosa battere sulla mia finestra, credendo che fosse solo uno stupido uccellino torno a torturare la carta, ma il rumore si sente di nuovo.

Dannazione! Penso alzandomi dalla sedia, apro la finestra e per poco non mi sfiora una pietruzza.

-Ma che cazz..?- urlo dalla finestra, e mi blocco prima di scorgere la chioma bionda di Niall, lui è in piedi con una faccia da cucciolo che mi fa segno di scendere, grazie al cielo Ed non c’è, scendo di corsa e apro la porta. Vorrei corrergli incontro ma qualcosa mi trattiene, facciamo le cose con calma, deve ancora farsi perdonare.

-Beh..io..scusa per quello schiaffo, io..ti prometto che non succederà mai più.- balbetta passandosi una mano tra i capelli.

-Non sei del tutto perdonato, ma..per oggi passi.- dico io sorridendo. Non si può essere arrabbiati con una faccia da cucciolo come la sua. Gli stampo un bacio e gli faccio segno di andarsene prima che torni mio fratello.

Prossimo step: dire a mio fratello che ho fatto pace con Niall.                                                  Difficoltà: 10/10

Penso proprio che aspetterò un po’ prima di dirglielo. Mancano solo due settimane alla chiusura della scuola e non sono mai stata ansiosa come quest’anno. È una calda mattina di maggio quando arrivo a scuola e mi fiondo al mio posto prima di poter vedere Emma tutta nervosa sedersi al suo posto.

-Va tutto bene?- le chiedo e lei scuote la testa

-Non potresti capire.- si limita a rispondere. Ultimamente non la capisco proprio. Louis arriva e si siede al suo posto sorridente.

-Giorno.- canticchio io

-Buongiorno a te.- risponde lui.

Seguire la lezione è uno strazio, vorrei implorare i professori di lasciarci in pace, la scuola è praticamente finita per la miseria! Al break vado ai bagni del secondo piano per sfuggire un momento dalle braccia di Niall, che oggi è particolarmente appiccicoso. Apro la porta e vedo Louis attaccato al termosifone che fissa il vuoto.

-Che succede?- chiedo

-Oh, sei qui..niente di che.- risponde pensieroso

-Avanti sputa il rospo.- dico io, lui sbuffa e alza gli occhi al cielo.

-Mia madre mi ha chiesto di trasferirmi in America con mi padre, Lottie resterà qui per finire la scuola.- risponde, io sussulto.

-Ma..anche tu devi finire la scuola..- comincio a sentire una stretta al cuore, doverlo avere a chilometri da me è orribile solo da pensare.

-Lo so..non le ho ancora risposto, mi ha dato tempo fino alla fine della scuola, poi vuole una risposta, se resto qui però devo trovarmi un lavoro.- spiega lui

-E allora? Non è difficile da trovare un lavoro!- dico io sorridendo

-Il fatto è che mio padre ci tiene che io vada con lui, non lo so, è una situazione così complicata.- Io mi avvicino e mi metto vicino a lui al termosifone.

-Allora te ne andrai.- dico fissando il pavimento, lui fa spallucce –Però l’America è bella, io ci andrei, insomma ti farai nuove amicizie.-

-Si, nuovi amici, ragazzi e..ragazze.-

-Già, sicuramente ti troverai una ragazza e ti dimenticherai di me.- affermo io, lui si sposta dal termosifone e si mette davanti a me e mi guarda dritto negli occhi.

-Gelosa?- chiede con un sorriso da definire mozzafiato. Resto a guardarlo mentre lui si avvicina ancora di più a me. Sento un groppo in gola, sono incantata da quello sguardo così profondo. Sembra che l’aria sia più calda, ma in realtà è perché io sto avvampando pericolosamente.

-N..no.- balbetto io, si avvicina ancora di più, ad una distanza pericolosa. Il suo corpo preme sul mio e prima che possa capire cosa sta succedendo mi ritrovo le mie labbra sulle sue.

Oh cielo.

È diverso baciare Louis, è qualcosa che non avrei mai pensato, mi sembrava così..strano. Gli passo una mano tra i capelli attirandolo a me, le due vocine nella mia testa sembrano affrontarsi in duello. Cosa fai brutta scema? Proprio ora che tu e Niall avevate chiarito! Protesta la prima. Se lo stai baciando evidentemente lo vuoi, ragiona Angel. Risponde la seconda. Mentre loro si battono per chi avrà la meglio, io e Louis siamo ancora attaccati come due piovre, prendo aria per un momento e lo guardo dritto negli occhi.

-Penso tu debba rivedere la tua risposta precedente.- mormora lui riferendosi alla domanda di prima. Mi guarda di nuovo e si dirige verso l’uscita del bagno, io lo raggiungo e lo trattengo.

-Non provare a scappare senza dirmi niente.- dico io

-Cosa vuoi che ti dica?-

-La verità, non ci siamo baciati per puro caso Louis, c’è qualcosa che non mi hai detto per tutto questo tempo.-

-Ah già, devo dirti che sono innamorato di te. Si, lo sono da un bel po’.- dice acido lui, come se volesse rinfacciarmelo

-Da quando esattamente?- chiedo io

-Da quando quel pomeriggio tuo fratello mi ha chiamato per dirmi che stava succedendo qualcosa e che dovevo correre da te, da quando ho tentato di salvarti, ti ho vista in un lago di sangue, eri appena svenuta, dopo che ti ho portato in ospedale mi sono chiuso in un bagno a piangere, non sarei mai riuscito a perdonarmelo se tu non ce l’avessi fatta.- racconta lui

-Poi? Perché non mi hai parlato?- chiedo ancora

-Poi? Ti eri impuntata su Niall, volevi sapere chi fosse, perché era lì, vi siete incontrati e ti vedevo così felice insieme a lui, non volevo farti a metà tra me e lui, e ti ho lasciato andare, pazzo di gelosia, ma l’ho fatto.- spiega,altro groppo in gola. –Non ho mai voluto lasciarti andare, ma non volevo rovinare la tua felicità, se eri contenta tu, lo ero anche io, ero pronto a sacrificarmi per te. Fin dal momento in cui ti ho conosciuta sapevo che eri diversa dalle altre, non ti lasciavi andare facilmente, ci ho provato un tutti i modi, e alla fine ho grattato via quel guscio in cui ti sei sempre rifugiata e ti ho fatto venir fuori.-

-Io..- balbetto

-Non aspetto una tua risposta adesso, pensaci tutto il tempo che vuoi, magari resterò qui a Londra.- dice ed esce via dal bagno. Mi lascia nei miei dubbi, nuovamente. Lui è innamorato di me, come ho fatto a non capirlo? Come ho fatto ad essere così cieca per tutto questo tempo? A non vedere che lui avrebbe dato qualunque cosa per me. Domande su domande. Nelle ultime settimane la mia vita sembra fatta di domande. Esco dal bagno e corro in mensa, sono stata via un sacco di tempo e Niall mi starà cercando, viene verso di me quando mi vede.

-Va tutto bene?- mi chiede notando la mia espressione pensierosa.

Io annuisco mordendomi il labbro, sento ancora il sapore del bacio di Louis.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO AUTRICE

Mlmlmlmlmlmlmlm tanti di voi si sono improvvisati Maya e avevano previsto tutto ciò.

Perfect, si beh, devo ammettere che non me lo aspettavo nemmeno io quando ho

cominciato la fan fiction che sarebbe andata così. 

Anyway, CHIEDO SCUSA a tutti quelli che recensiscono dato che io non rispondo mai, 

ma capitemi, ho un lasso di tempo MOLTO ristretto per pubblicare,e non potervi rispondere

mi fa sentire una merdina. Vi ringrazio TUTTI per essere così tanti e per recensire sempre 

con delle parole bellissime *-* 

Hope u like it:)

.g

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Cap.17

 

I hope you think of me. 


 

 

 

La notte dopo quel bacio ho avuto gli incubi, per addormentarmi ho dovuto bere due tazze di camomilla, ero così tormentata dalle sue parole, tutte quelle parole non dette, le ha sempre tenute solo per se, e io intanto, cieca come una talpa, non mi accorgevo di niente, ma come al solito, al peggio non c’è mai fine.

Mi faccio accompagnare a scuola da mia madre, che stamattina è particolarmente loquace e appena arrivata mi siedo su una panchina ad aspettare che suoni la campana. Entro in classe e prendo posto, augurandomi di essere invisibile. Louis arriva e si siede sorridente al banco, non so da dove gli viene tutta questa felicità, ah già, lui non è stato messo di fronte ad una scelta in cui due persone soffriranno sicuramente, la prima sarò io, che qualunque decisione prenderò dovrò lasciar andare qualcuno, e la seconda è la persona che non sceglierò, soffrirà, o almeno credo. E se non scegliessi nessuno? Se restassi da sola in modo da non far soffrire nessuno dei due, magari mi trasferisco in qualche isola sperduta del Pacifico e mi creo una nuova identità. Nah, non ne sarei capace. Al banco Louis non fa parola di quello che è successo il giorno prima, il che non mi aiuta per niente, invece Niall quando mi vede al cambio dell’ora è tutto contento e appiccicoso, mentre nel mio cervello la confusione fa da padrona. Prima che in mensa Niall o Louis possano venire a cercarmi per parlarmi scappo nel bagno del secondo piano, che ormai sembra essere diventato il mio rifugio felice. Sono poggiata al termosifone, e quel contatto mi fa venire un flashback, io e Louis, poggiati li che ci baciamo, lo ricaccio via, non mi servirà a chiarire i miei dubbi.

Ma è stato così bello baciarlo. Aah, maledizione, non mi aiuto così. I miei pensieri vengono interrotti.

-Maledizione!- sbraita Emma entrando in bagno, appena mi vede sobbalza, non doveva avermi notato prima.

-Va tutto bene?- chiedo

-Lascia perdere.- dice acida lei

-Ma si può sapere che problemi hai?- sbotto, è ora di chiarire questa situazione.

-Vuoi davvero sapere qual è il mio problema? Sei tu il mio problema carina.- dice tutto d’un fiato, proprio non capisco.

-Io?- domando perplessa

-Si, tu e i tuoi dannati occhietti dolci che tanto ammaliano Niall.-

-Niall? Cosa centra lui?- altra ondata di perplessità.

-Si, devi sapere che poco fa ho provato a baciarlo, ma lui non c’è stato, è troppo innamorato di te.-

-Cosa? Perché lo hai fatto?- chiedo

-Sei davvero più stupida di quanto pensassi. Non ti sei mai chiesta perché di punto in bianco Jessica si è messa a maltrattare una delle sue migliori amiche? Cioè io?-

-Non me ne sono mai accorta.-

-Già, ho chiesto io a Jessica di umiliarmi in quel modo, mi ero accorta che Niall aveva un debole per le donzelle in pericolo, e ho pensato che magari si sarebbe interessato a me, finchè non sei arrivata tu!- dice agitando le braccia –Non ci arrivi? Quel pomeriggio avevo pensato di andare al cinema proprio per sbaciucchiarmi Niall, ma invece mi avete affidato Louis, poi ho finto di avere un debole per lui, magari Niall avrebbe provato un po’ di gelosia! E invece no, nel frattempo te lo stavi lavorando tu.- le sue parole mi colpiscono come un calcio in pieno stomaco. Che ho fatto di male? Penso

-E..adesso?- dico con un groppo in gola, Emma, che tanto sembrava mia amica, ha escogitato tutta questa roba per poter avere Niall, accidenti, bastava chiedere.

-Adesso è il caso che tu gli dica la verità e che lo lasci.- COSA? Quale verità?

-Quale verità?- chiedo

-Quella in cui tu hai baciato Louis, oh tesoro, se c’è una cosa che ho imparato è che non si possono stringere amicizie nei bagni, ma si può origliare in un modo meraviglioso.- dice girandomi intorno –Louis è innamorato di te, oh, chiunque l’avrebbe capito, non volevo farti a metà tra me e lui- dice ripetendo le parole di Louis –Davvero patetico, ora però, o vai dal tuo ragazzo e gli dici la verità, oppure lo farò io.-

-Ma..- protesto io

-Niente ma, hai tempo fino a domani .-dice divertita, ed esce dal bagno. Ma bene. Ho una vita e degli amici davvero meravigliosi. Emma, che sembrava la ragazza in pericolo, che diceva di essere un’autolesionista come me, ha fatto tutta scena. Mi ha posto anche lei davanti ad una scelta, se glielo dice lei dovrò spiegare tante cose a Niall, se lo faccio io dovrò trovare le parole giuste, ma come faccio a lasciarlo? Scivolo a terra e scoppio a piangere, di nuovo le vecchie sensazioni, quelle di non valere niente, quelle di non essere all’altezza della situazione, perché adesso non lo sono davvero, non so come affrontare tutto questo. Esco dal bagno con gli occhi lucidi e corro in classe, non c’è ancora nessuno, tranne Jessica, chiusa nel suo solito angolo dell’aula, vede i miei occhi bruciare di lacrime e si avvicina, per un momento penso che voglia deridermi, ma prende un fazzoletto e me lo porge.

-Grazie.- mormoro con la bocca impastata, lei annuisce e mi sorride. Se solo l’avessi saputo. Se solo avessi saputo che un bacio avrebbe portato a tutto questo, forse non l’avrei fatto, ma infondo in quel momento ero felice “Non pentirti di aver fatto qualcosa se quando l’hai fatta eri felice” dice qualcuno. Ero davvero felice in quell’istante, come non lo sono mai stata prima, come se finalmente la calamita avesse trovato il suo appiglio. E se una calamita trova due appigli? Cosa fa? Forse cerca l’appiglio che l’attira di più. Il problema è che io non lo so, o almeno non lo so più.

Esco nel cortile di scuola, sebbene non abbia voglia di tornare a casa, la folla di studenti mi trascina fuori e mi ritrovo, senza sapere come, nel vialetto davanti l’istituto. Arrivo a casa e appena entro poggio il telefono sul tavolo e mi dirigo in camera mia buttandomi sul letto, cado in un bel sonno profondo. Quando mi sveglio mi accorgo che c’è un biglietto sulla scrivania.

 

 

 

Non dimenticarti di chi ti ama.

Ho letto una frase su un libro e voglio dedicartela: Ti auguro un giorno senza fine.

Ti amo.

                                                                                                      Louis.

 

 

 

 

Leggo quel biglietto scritto a mano e sono su un baratro, tra le lacrime e la gioia. Scendo giù con il biglietto in mano, e sento il cellulare vibrare, è un messaggio di Niall.

 

 

 

Dobbiamo parlare.

 

 

 

Freddo, quel messaggio non mi fa alcun effetto. Ora ho capito. Corro in giardino a prendere il motorino di mio fratello, salgo su e corro all’impazzata per le buie strade di Londra, ci ho messo così tanto a capire di chi avevo bisogno, che stupida, lui era quello che c’era sempre stato, era come un’ombra, sempre dietro di me disposto a farsi in quattro, e io come una stupida l’ho sempre trattato da amico.

Arrivo nel vialetto di casa Tomlinson e mi arrampico superando il cancello, busso un’infinità di volte al campanello finchè l’espressione abbattuta di Lottie non fa capolino dalla porta.

-Devo parlare con Louis, lo fai scendere?- chiedo ansiosa, lei mi guarda in modo strano.

-Ma come non te l’ha detto? È partito due ore fa.- immediatamente mi crolla il mondo addosso.

 

Se n’è andato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

Ehm, questo è il penultimo capitolo, NON ODIATEMI. 

Grazie a martinasannino97 che mi incita sempre a continuare, 

a cami_styles le cui recensioni sono cariche di asijbfiwebfa e anfibunakjnfaijb 

a Lucia che gliene dico poi quattro su facebook u.u ad _Anonymous_ 

e alle sue recensioni chilometriche, a Mob_92 che ha pubblicato il secondo

capitolo della sua ff da sbawwwwwww *-* 

Ora vi lascio, devo tornare a raccogliere fragole. 

.g

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Cap.18

 

I guess you aren't in New York today

I don’t wanna need you this way

Come back… be here

Come back… be here

Come back..be here. Taylor Swift

 

 

Un anno dopo.

 

 

 

 

 

A: LouisWTomlinson@live.com

Da: AngieD13@live.it

Oggetto: un anno fa - tanti auguri a me

 

ciao louis,

oggi è il mio compleanno (tanti auguri a me, tanti auguri a me!) , è passato quasi un anno da quando te ne sei andato, la scuola è quasi finita e io sto per Ddare gli esami (finalmente). qui le cose sembrano essere tornate indietro nel tempo, io sono tornata la vecchia asociale senza amici, da quando ho piantato niall sonoO rimasta da sola, o quasi. il primo giorno di scuola sono entrata in classe e mi sono fiondata al mio solito primo posto , pensavo di rimanNere da sola, finchè non si è avvicinato qualcuno: jessica. ci trovavamo nella stessa situazione, sole e senza nessuno, mi ha stretto la mano e si è seduta. un gesto ha cambiato tTutto, ora siamo amiche, senza di lei non avrei mai capito le lezioni di fisica, non te lo aspetti da una come lei, che sia una fottuta secchiona. emma invece ha preso il titolo di reginetta stronzetta della scuola, i ragazzi le corrono dietro come cagnolini, tutti meno che niall, che era il suo obiettivo principale. e in più c’è una novità fighissima, edward james dickens, alias mio fratello, si sposa. madison è la ragazza più fortunata della terra, si sposeranno il prossimo autunno, e penso proprio che verrai invitato.

sai.. mi farebbe davvero piacere se tornassi. mi manchi così tanto. è vero quando dicono che capisci il valore di una cosa solo quando la perdi, e io ho dovuto perderti per capire che ti amavo. tua madre ha detto che hai voluto anticipare la partenza per newW york , e so anche il perché, nOon mi era mai capitato di dover scegliere tra due persone, nessuno si era mai interessato a me prima. penso sempre a quel giorno, se solo non mi fossi addormentata, se fossi arrivata pRrima, forse sarei dovuta correre in aeroporto e in un modo o nell’altro ti avrei fatto scendere da quell’aeRreo e ti avrei detto quanto ti amavo, tipo scena da film. Yma adesso è troppo tardi, questa è l’ennesima mail che ti invio, una delle tante che forse leggerai e cestinerai. chissà cosa provi adesso, se mi odi, o magari sono solo un lontano ricordo. vedi, lLa nostra si poteva definire una favola. una favolAa in cui la principessa è rinchiusa in un castello di insicurezze e paure, un giorno un cavaliere coraggiosSo la salva e la porta con se, finchè lei non incontra un bel principe venuto da lontano, catTtura il suo cuore e si innamoOrano. la principessa un giorno si accoRrge che la vita non è tutta rose e fiori, e il suo princiIpe non è come se lo aspettava, e si rifugia dal cavaliere che la ama e protegge, ma lei non se ne accorge. torna dal principe come una scioccAa, ma quando capisce fugge dal cCavaliere dicendogli che lOo ama e così vissero felici e conteNnti.

vedi, a noi manca la parTte in cui iIo corro da te a dirti che ti amo, maNnca il vissero felici e contenti, il lieto fine. non ho idea di cosa fare ora, vivrò la mia vita, e forse ti dimenticherò uUn giorno, anche se non voglio farlo. ovunque tu siAa voglio ricordarti una cosa:  

carpe diemcogli l’attimo.

non lasciare che le cose che ami vadano via da te, non fare l’errore che ho fatto io. ora devo andare, stasera si prospetta una serata in cui mi ingozzerò di pizza e dovrò sentire gli altri che mi diranno “tanti auguri a te, tanti auguuuri a tee!” . augurami buona fortuna. ti amo, mi manchi.

 

ps: il matrimonio sarebbe una buona scusa per tornare.

angie.

 

 

 

 

 

Spengo stanca il computer, devo ancora darmi un contegno per stasera, cercherò di non essere la solita Angie con tuta e adidas, magari sarò Angel, la diciannovenne con un vestitino e un tacco 10. Bello schifo. Starei per addormentarmi sulla sedia quando suona il campanello. Scendo giù di fretta, un giorno cadrò e mi romperò il collo su queste scale! Penso. Apro la porta e mi prende un colpo.         

Mi travolge l’oceano più bello che avessi mai visto.

 

 

                                                                                                                     fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NB: Consiglio a tutte voi cacchine belle di rileggere la mail che Angie invia a Louis, ho lasciato dentro un messaggio segreto che tocca a voi trovare e capire. E in più nell'ultima parte c'è un altro messaggino.

 

 

 

Sono un essere orribile, mettere quel Completata mi spezza

il cuore, i know. Ringrazio TUTTI e dico proprio TUTTI quelli che hanno 

letto e recensito, ogni volta che leggo le vostre recensioni sono 

quasi commossa, siete degli angeli veri, sempre gentili *-*

Mi dispiace che sia finita questa fanfic, mi ci ero affezionata davvero!

Grazie Grazie e ancora Grazie!

.g

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