In dieci sulla Sunny

di bic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A new Mugiwara ***
Capitolo 2: *** Letters ***
Capitolo 3: *** Planning a Wedding ***
Capitolo 4: *** The wedding ***



Capitolo 1
*** A new Mugiwara ***


La giovane donna accarezzava lentamente la testolina appoggiata al cuscino, sembrava impossibile che una bimba così piccola potesse correre così tanto da risultare esausta e crollare al suolo come svenuta addormentandosi all’istante; quando la osservava dormire provava una tenerezza infinita.
Nojiko la distolse dai suoi pensieri: - Hai deciso cosa fare?
- Non posso e non voglio lasciarla, e devo ripartire con loro. Sono la mia famiglia e anche la sua.
- Anche io sono la tua famiglia. – Rispose la sorella contrariata.
Nami incrociò le braccia ed osservò la sorella maggiore, poi riprese: - Ti voglio bene e ti ringrazio per essermi stata vicina quando più avevo bisogno di te, ma ora è necessario che torni a navigare.
- Sai meglio di chiunque altro che quella non è certo la vita adatta per una bambina: sempre in mezzo a pericoli di ogni tipo.
- Sono diventata molto fatalista perché mi sono resa conto che tanto i guai, se sono destinati a te, ti inseguono ovunque tu fugga. Guarda noi: vivevamo al sicuro con nostra madre, su una pacifica isoletta e poi Arlong ha distrutto tutto. Preferisco che la mia bambina stia con me e con i miei Nakama, non c’è posto al mondo in cui sarebbe più al sicuro.
Nojiko sbuffò, sua sorella era testarda e sapeva che non sarebbe riuscita a farle cambiare idea.
- Come pensi di dirglielo?
- Oggi andrò alla Sunny con la piccola Bellmer e la presenterò a tutti, ovviamente farò in modo che tenga la bandana sulla testa almeno finché non avrò parlato con lui.
Nojiko sorrise guardando la piccola che dormiva con un’espressione seria e concentrata sul viso, le braccia dietro la testa e le gambe incrociate.
- Perché, credi che se qualcuno la vedesse dormire così non si renderebbe immediatamente conto di chi è il padre, anche senza vedere immediatamente la sua zazzera?
Nami sorrise, era cambiata da quando Bellmer era nata, era diventata più dolce, ma se possibile anche più combattiva. La sorella si alzò e si diresse verso la porta della piccola stanza che avevano condiviso in quei pochi giorni da quando erano arrivate alle isole Sabadoy, si voltò e tentò ancora una volta:
- Non c’è modo di farti cambiare idea, vero? Sai che la tratterei come se fosse figlia mia e vivrebbe in un’isola tranquilla.
La navigatrice scosse il capo e strinse la sorella in un abbraccio: - Grazie Nojiko, ti voglio bene.
Appena la bimba si svegliò Nami si preparò per partire, vestì la piccola con una magliettina bianca e una gonnellina nera, le legò i capelli in due buffe codine e le posò sul capo una bandana bianca a stelline nere, ne aveva una collezione tutte abbinabili con i vari indumenti che solitamente metteva alla piccola.
Sistemò in un capiente zaino tutto ciò che aveva portato con sé e, con la piccola Bellmer in braccio, si avviò verso la Sunny.
I suoi Nakama erano cambiati tutti, tranne Brook ovviamente, la nuova acconciatura donava moto a Robin, Chopper era ancora più morbido e tenero di come lo ricordava, Usopp da ragazzino che era, aveva finalmente assunto le fattezze di un uomo e Franky era beh, Franky era Franky.
Il capitano, il cuoco e lo spadaccino arrivarono in groppa ad uno strano uccello, quando tutti furono giunti sulla nave Nami posò sul ponte la piccola Bellmer, che nel frattempo si era riaddormenta e nuovamente svegliata, e la presentò ai ragazzi: - Ciurma lei è il decimo membro del nostro equipaggio, si chiama Bellmer.
I ragazzi rimasero tutti basiti: cosa diamine ci faceva Nami con una bimba di poco più di un anno?
Ovviamente il primo a riprendersi fu Rufy: - Com’è carina, da dove arriva?
Agli altri Mugiwara apparve un enorme gocciolone dietro la testa, ma Nami per togliere ogni dubbio a chiunque rispose: - Lei è mia figlia, è nata quando ero su Weatheria.
Zoro sbuffò e si voltò di spalle facendo per andarsene, ma Nami, prendendo in braccio la piccola lo raggiunse. Si spostò davanti a lui in modo che i compagni non li vedessero e sfilò la bandana dalla testa della piccola: ne schizzò fuori una testolina verde che lasciò lo spadaccino a bocca aperta.
- Volevo che fossi il primo a saperlo, ma non sapevo come farlo in modo che gli altri non lo scoprissero.-Sussurrò – Mi spiace di metterti davanti al fatto compiuto, sei ancora in tempo a scendere dalla nave se non ti va più di vedermi, se decidi di restare, invece, non sei tenuto a fare nulla per lei, è sufficiente che la tratti come una Nakama.
Zoro era travolto da mille pensieri che doveva riordinare, guardò Nami negli occhi e poi guardò la piccola che lo osservava attenta e che aveva gli splendidi occhioni da cerbiatto della mamma, non sapeva cosa rispondere e si diresse a passo deciso verso le piante di mandarino buttandocisi sotto e cominciando a riflettere: tutte le sue priorità erano andate a farsi fottere nel momento esatto in cui aveva posato gli occhi sul capino verde della piccola.    
Nami era rimasta ferma, si aspettava quella reazione, anche se sperava in qualcosa di meglio. Sanji, non appena vide la bimba senza bandana ringhiò un – Marimo di merda.
E si accese una cicca dirigendosi verso la cucina e ovviamente Rufy saltò su con una delle sue tipiche frasi ingenue: - Oh, guardate, ha i capelli di Zoro!
Il secondo gocciolone apparve dietro le teste dei presenti che erano rimasti del tutto senza parole.
Nami, posando la piccola Belle sul ponte, fornì le indicazioni per la partenza. Ovviamente la piccolina fu immediatamente attratta da Chopper, gli si avvicinò e lo agguantò cominciando a coccolarlo come se fosse un peluche, senza degnare di un solo sguardo gli altri componenti della ciurma.
Quando si riunirono a tavola per il pranzo l’unico a mancare era Zoro, ma nessuno si azzardò a disturbarlo. Bellmer mangiò come un piccolo bufalo lasciando non poco stupiti i pirati poi si posizionò con le mani dietro la testa e le gambe incrociate e si addormentò di botto.
Nami scosse la testa e, proprio in quel momento, dalla porta della cucina entrò Zoro che, vedendo la piccola in quella posizione, non poté fare a meno di sorridere. Prima che lo facesse chiunque altro la prese in braccio e la portò nella cabina della navigatrice adagiandola delicatamente sul letto, rimase ad osservarla attento finché non si accorse che Nami si trovava dietro di lui, appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate.
- Non  permetto a nessuno di prenderla in braccio a meno che non gli abbia dato esplicitamente il permesso, ma vista la situazione farò un’eccezione.
- Senti mocc… , no, cavolo, mica posso continuare a chiamarti mocciosa, ora che abbiamo una bambina.
Quelle parole fecero accendere una piccola scintilla di speranza nella ragazza. Nami tirò fuori dal suo zaino un pacchetto e lo mise nelle mani di Zoro: - Qui ci sono i due anni che sono passati, da quando ho scoperto di aspettare Bellmer fino all’altro ieri, ti ho scritto una lettera ogni giorno, l’ho imbustata ed ho anche inserito fotografie, ricordi, tutto ciò che poteva aiutarti a recuperare questi due anni che ti sei perso della nostra vita, non è un obbligo, è un’opportunità.
- Sai a cosa ho pensato in questi due anni, quasi costantemente? – Si avvicinò con fare suadente lo spadaccino, le baciò delicatamente le labbra e stava per approfondire il bacio quando un gorgoglio lo distolse dall’attività che aveva appena intrapreso.
- Vai a mangiare prima che Sanji sparecchi e ti neghi il pasto, sto io con Belle.
Con delicatezza si coricò accanto alla piccola e la abbracciò per evitare che rotolasse giù dal letto. Zoro rimase un attimo sulla porta a guardare le sue ragazze e poi si lanciò in cucina.
Lì nessuno parlava, non avevano idea di come comportarsi, né di cosa dire a parte il cuoco che continuava a spignattare accompagnando il suo lavoro con una litania di imprecazioni in cui spiccavano, tra le altre, parole come: marimo del cavolo, testa di lattuga dei miei stivali, spadaccino disgraziato.

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Capitolo 2
*** Letters ***


Letters
 
Robin prese posto vicino a Zoro, che aveva finalmente iniziato a mangiare e, con le braccia incrociate sul petto, cominciò a squadrarlo. Lo spadaccino la ignorò.
Finito il pasto Zoro aveva finalmente preso una decisione e si rivolse al carpentiere di bordo: -  Franky, quanto pensi che ti ci voglia per costruire un lettino per Bellmer? Dal lettone di Nami rischia di cadere.
L’atmosfera che fino ad un attimo prima era apparsa pesante si sciolse subito e ovviamente fu Brook che commentò la richiesta di Zoro: - Ammettilo, fratello, è che se c’è la piccola in mezzo tu e Nami non potete …
Non gli fu possibile concludere la frase perché un calcio di Sanji l’aveva spedito direttamente di vedetta.
- Non. Voglio. Sentire. Questi. Discorsi.
Scandì il cuoco che uscì dalla cucina sbuffando.
Zoro tornò nella sua cabina e sciolse il fiocco che teneva legato il pacchetto. Le buste erano in ordine cronologico, aprì la prima e lesse:
 
Ciao Zoro,
sono finita su Weatheria, ma ci sono altre novità. Ti ricordi la notte prima che raggiungessimo Sabadoy Park? L’hai focalizzata bene? Hai ben presente cosa è successo? (Eccome se se la ricordava quella notte, era stata l’ultima che avevano passato insieme ed aveva mantenuto vivo il ricordo nelle fredde notti passate a Kuraigana)Bene, brutta testa di verza condita di muffa stantia, sei stato in grado di mettermi incinta!
Scusa il piccolo sfogo, ma sono ancora un po’ sconvolta. Lo so che non è tutta colpa tua, ma cavolo, pensavo ci fossi stato attento! Comunque, ora la frittata è fatta, mancano sette mesi e due settimane e diventerò mamma, altro che mocciosa!
Ciao Nami
 
Zoro aprì la seconda lettera, non c’erano scritte che poche righe in cui Nami gli raccontava di nausee, capogiri e di tutti i malesseri causati dalla gravidanza. Le lettere seguenti raccontavano momenti della vita di Nami, come procedevano le sue ricerche, i suoi studi, poi ne aprì una:
 
Ciao Zoro,
E’ pazzesco! Si è mosso, l’ho sentito muoversi nella mia pancia, è come il battito d’ali di una farfalla, mi sono dovuta fermare perché stavo facendo una complicata misurazione e l’ho sentito, che emozione!
Vorrei tanto che fossi qui.
Ciao Nami
 
Zoro si passò una mano sul viso, l’aveva lasciata sola, lei aveva affrontato tutto da sola a testa alta, senza fermarsi, si meritava davvero una donna così? Probabilmente no.
 
Ciao Zoro,
per fortuna ci sono riuscita! Ho convinto questi splendidi vecchietti che mi ospitano a dirigerci verso l’arcipelago Konomi, li ho talmente spaventati con storie assurde sul parto che mi sono spaventata un po’ anche io, almeno avrò Nojiko accanto a me. Oggi stavo pensando ai nomi, se sarà un maschietto lo chiamerò Rufy, sono sicura che sarai d’accordo con me: senza Rufy nessuno di noi due ora sarebbe qui e sicuramente non ci sarebbe nemmeno questo frugoletto.
Se fosse una femminuccia, invece potrei chiamarla Kuina, solo che non so se ti farebbe piacere, non vorrei che la cosa ti facesse sentire in obbligo nei nostri confronti, la scelta di avere un bambino è stata mia e mia soltanto, perciò penso che se sarà una bimba la chiamerò come mia madre: Bellmer, così soffio il nome a mia sorella, ahahah.
Ciao, Nami
 
“Mocciosa” pensò Zoro, “ma davvero pensi che ti avrei abbandonato? Se solo lo avessi saputo prima avrei mollato quell’isola di merda e mi sarei fiondato da te.”
Aprì una nuova lettera.
 
Brutto Marimo di merda,
guarda in che cavolo di casino mi trovo per colpa tua: sembro una mongolfiera, ho le caviglie delle dimensioni delle zampe di un pachiderma, non riesco nemmeno più ad allacciarmi i sandali, figurati le mie splendide gonnelline! Giuro che se mi rimane una smagliatura appena ti becco ti massacro i testicoli con il mio nuovo Sorcery Clima Takt.
Nami.
 
La gravidanza certo non aveva addolcito il caratterino di Nami ed ora ringraziava di non essersi trovato nei paraggi in quei momenti, ma forse lei non sarebbe stata così frustrata se lui ci fosse stato.
Continuò a leggere le lettere scritte dalla Navigatrice fino all’ora di cena e, se lei non lo avesse chiamato, sarebbe andato avanti ad oltranza.
Quando Nami lo raggiunse stava stringendo in mano una fotografia di Bellmer che tentava i suoi primi passi e, sparsi ovunque sul letto dello spadaccino, si trovavano fogli, biglietti, fotografie.
- Ehi, è pronto in tavola, vieni a sederti prima che Rufy finisca tutto.
Zoro sollevò il viso e Nami notò che l’unico occhio sano rimasto allo spadaccino era parecchio arrossato.
- Ma sei scemo? Hai letto senza accenderti la luce per tutto questo tempo? Già t’è rimasto un solo occhio sano, vuoi perdere anche quello?
Zoro si riscosse e guardò la navigatrice con occhio critico, poi sogghignando rispose: - Il fatto che tu non mi abbia arrostito i testicoli quando mi hai rivisto dopo due anni significa che di smagliature non te ne sono rimaste? Non è che più tardi posso controllare?
Nami sollevò le sopracciglia: - Dipende, potresti anche fare di me una donna onesta, prima.
- Tu? Una donna onesta? Mission Impossible.
Nami lo fulminò con lo sguardo: - E io che pensavo fossi cambiato Brutto Babbuino Buzzurro che nel cervello ha solo un neurone funzionante. Un povero neurone isolato che a forza di sbattere contro le nude pareti della tua scatola cranica si è ormai disintegrato.
Ed uscì sbattendo la porta.      
Zoro non capiva perché la mocc… perché la mammina se l’era presa tanto, lo sapeva pure lei di essere la persona più disonesta sulla faccia della terra.
Poi, molto lentamente, un pensiero si affacciò alla sua mente e collegò l’affermazione donna onesta con una sentita molto tempo fa, nei discorsi tra Kuina e suo padre in merito al fatto che una loro vicina di, per così dire, facili costumi, si era finalmente accasata.
Zoro si spiaccicò una mano sulla fronte e la trascinò trasformando il suo viso in una strana smorfia.
Quando raggiunse i Nakama a tavola fu colpito dall’appetito della piccola Bellmer che, non appena alzò i suoi grandi occhioni nocciola su di lui lo indicò e disse con decisione: - Papà!
Calò un silenzio imbarazzante tra i pirati di cappello di paglia, Zoro divenne rosso fino alla punta dei capelli, poi si sedette di fronte alla piccola e le piantò l’unico occhio buono addosso rispondendo: - Sì, e ora mangia altrimenti Rufy ti prende tutto quello che hai nel piatto.
La piccola spostò la sua attenzione verso il ragazzo con il cappello di paglia, abbracciò il suo piattino, e disse: - NO!
Tutti scoppiarono a ridere.
Dopo la cena, Bellemer cominciò a scorrazzare sul ponte erboso della Sunny prima rincorrendo Chopper e poi cavalcando la piccola renna come se fosse un pony, il medico probabilmente si divertiva più della bimba. Continuarono così finché la piccola si fermò improvvisamente, si sedette per terra con la schiena appoggiata all’albero maestro, le mani dietro la testa e cominciò a ronfare.
Nami la prese in braccio e si diresse verso la propria cabina, ma fu fermata da Franky: - Ehi, sorella, Zoro oggi mi ha chiesto di costruire un lettino per la piccola, io e Usopp te lo porteremo domani sera in camera, d’accordo?
Nami si voltò verso lo spadaccino e gli regalò un sorriso straordinario, qualcosa che nemmeno lui aveva mai visto e a cui rispose con un semplice cenno del capo.
- Perché non vai con lei? – domandò Robin.
- Perché come al solito ho fatto un casino.
- Cioè? – Robin era curiosa di capire come aveva fatto Zoro a far infuriare la Navigatrice in appena mezza giornata.
- Lei mi ha proposto di trasformarla in una donna onesta e io le ho risposto che era una missione impossibile, ma non avevo capito cosa intendeva dire!
Robin era indecisa se scoppiare a ridere o prendere quell’emerito deficiente per le palle e dargli una bella lezione. Optò per una terza ipotesi e decise di parlargli come se fosse uno scolaretto: - Zoro, tu cosa vorresti fare?
- Io sono un uomo d’onore e gli uomini d’onore si prendono sempre le loro responsabilità.
L’archeologa emise un sospiro di disappunto: - Zoro, non mi interessa sapere cosa ti senti in dovere di fare, io voglio sapere cosa desideri fare.
Lo spadaccino ripensò alle lettere che aveva letto e a quanto si era sentito inutile sapendo di non essere lì per lei, per loro quando ne avevano bisogno: quando era nata Bellmer, quando le era venuta la febbre alta e Nami non sapeva come fare, quando aveva mosso i suoi primi passi alla tenera età di dieci mesi, quando aveva detto per la prima volta papà.
- Io voglio esserci, da ora in avanti voglio esserci sempre per loro.
- E allora perché non la sposi?
- E dove diavolo lo trovo qualcuno che ci sposi?
- Viviamo su una nave, abbiamo un capitano, i capitani hanno potere di suggellare il vincolo matrimoniale se si trovano sulla propria nave, non mi sembra così complicato.
- Ma lei non preferirebbe qualcosa di più tradizionale?
- Lei vuole te, del resto non le importa.
- Io non ne so niente di matrimoni.
L’archeologa si appoggiò le dita alla base del naso e cominciò a pensare, poi si recò in biblioteca, ne riemerse dopo un paio d’ore con un serafico sorriso stampato sul viso. E sì, si sarebbe apprestata ad organizzare uno splendido matrimonio.

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Capitolo 3
*** Planning a Wedding ***


Il mattino seguente Robin si mise immediatamente all’opera. Reclutò Franky e Usopp e chiese loro di allestire un piccolo gazebo accanto al giardino di mandarini di Nami, spedì Chopper nella stanza del tesoro a cercare due anelli adatti all’occasione, chiese gentilmente a Sanji di preparare una torta a tre piani glassata di bianco e, allo sguardo interrogativo del cuoco rispose: - Speravo che avessi voglia di prepararmi qualcosa di un po’ speciale, lo faresti per me? – Poi gli accarezzò la fronte spostandogli lievemente la frangia con fare seducente provocando nel giovane uomo un’immediata epistassi e decine di cuoricini svolazzanti.
Sistemati i compagni si recò dalla navigatrice che stava lottando con la piccola Bellmer per infilarle un vestitino: - Perché tu e Bellmer non andate a farvi una nuotata nella piscina?
- Sicura che non ci sia bisogno di controllare la rotta?
- Tranquilla Nami, non ci saranno problemi. Rilassati e goditi la tua giornata con la piccola Bellmer
Nami annuì e cercò di infilare alla cocciuta bambina un bel costumino rosa intero, ma alla fine optò per metterle quello coordianto al suo che aveva acquistato qualche giorno addietro. La bimba soddisfatta si lasciò prendere in braccio e, non appena la mamma la posizionò in acqua cominciò a giocare felice nel suo salvagente nuovo fiammante.
Sistemata l’ignara sposa Robin acciuffò il capitano e gli spiegò in quattro e quattr’otto cosa sarebbe successo di lì a poche ore lasciandolo non poco stupito.
- In realtà non devi fare molto, se non ripetere questa formula: << Come Capitano di questa nave con il potere conferitomi dai Quattro mari e dalla Rotta Maggiore io vi dichiaro ufficialmente Marito e Moglie.>> Mi raccomando, impara a memoria la formula.
Il gommoso capitano annuì.
Robin si diresse poi nella cabina dei suoi compagni recuperando tra tutti quelli che possedevano gli abiti più eleganti e posandoglieli sui letti con un biglietto sopra.
Si recò poi nella stanza che condivideva con Nami e recuperò un semplice abito bianco, era corto al ginocchio, aveva le maniche scampanate ed era tagliato sotto il seno in stile impero. Lei non era una maniaca dello shopping, ma quello aveva dovuto comprarlo. Era in quell’armadio dalla loro prima visita all’arcipelago Sabadoy.
Chopper raggiunse l’archeologa mentre osservava il vestito e disse: - Ho trovato gli anelli, vanno bene?
Le porse un sacchetto in cui c’era davvero ogni tipo di anello, da quelli più pacchiani con enormi pietre preziose a quelli più semplici. Ne prese due simili, e la cui grandezza potesse andare, poi domandò un altro piacere a Chopper che subito trotterellando si recò nuovamente nella stanza dei tesori.
Sanji chiamò tutti per il pranzo e l’archeologa tirò un sospiro: le erano rimaste ben poche cose da fare prima del tramonto.
A pranzo Franky e Usopp le dissero: - Missione compiuta.
Lei annuì sorridendo.
Chopper le strizzò un occhio e così capì che anche la seconda commissione affidatagli era stata portata a termine.
Nami si rendeva conto che c’era qualcosa di strano, ma era troppo presa da Bellmer che, stanca per essere stata in acqua tutta la mattina invece di mangiare ciondolava sul piatto, così la portò in camera a dormire. Quando il campo fu sgombro Robin bloccò i suoi Nakama che si stavano strafogando e disse: - Ragazzi, il nostro caro Zoro ha deciso di fare il grande passo.
Mentre Sanji finalmente capiva a cosa serviva la torta che faceva bella mostra di sé in frigorifero e cominciava a disperarsi, lo spadaccino la guardò allibito senza capire esattamente a cosa si riferisse la piratessa.
Robin continuò: - Al tramonto si terrà il primo matrimonio su questa nave e tutto deve essere perfetto se non desiderate ricevere lo stesso trattamento con cui ho convinto Franky ad entrare a far parte della ciurma.
Tutti i Mugiwara deglutirono a vuoto ed annuirono, anche un riluttante Zoro: si era veramente cacciato nei pasticci, non è che non volesse stare con la mocciosa, è che l’idea dei vincoli gli era sempre andata un po’ stretta.
Robin fischiettava (!) allegramente mentre ornava il gazebo con complicati origami a forma di fiore elaborati con le sue multiple mani.
Completata l’opera chiamò i compagni a rapporto: - Allora, Io sarò la damigella nonché testimone di Nami, Franky tu la accompagnerai all’altare, Brook a te toccherà suonare la marcia, Chopper aiuterai la piccola Bellmer a portare le fedi, Usopp e Sanji sarete i testimoni dello sposo … - Sanji stava per ribellarsi, ma Nico Robin lo fece desistere con uno sguardo omicida. - Bene, non appena la piccola Bellmer si sveglierà farete a turno per occuparvi di lei e nel frattempo andrete ad indossare gli abiti che vi ho preparato, d’accordo?
tutta la ciurma sull’attenti rispose: - Signorsì, signora!
- Ancora una cosa, Zoro, hai scritto le tue promesse, vero?
Lo spadaccino emise un flebile suono di diniego, ma prima che Nico Robin lo rendesse inabile a procreare un fratellino alla piccola Bellmer, Sanji lo trascinò in cucina.
- Bene, testa d’alga marcia, non so cosa ci trovi quella splendida dea in un ricettacolo di cicatrici come te, comunque non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace. Visto che mio malgrado devo essere tuo testimone mi tocca aiutarti con le promesse. In generale si usa una formula molto semplice: <>. Questa formula può essere modificata in base alla creatività degli sposi, ma se ti attieni alla tradizione sicuramente renderai felice la mia dolce Nami.
Lo spadaccino lo fulminò con lo sguardo portando una mano alle sue Katane.
Nami arrivò in cucina con in braccio la piccola belle che si era appena svegliata e per poco non le venne un infarto vedendo il cuoco che teneva la mano del padre della sua creatura come se si stesse dichiarando.
Zoro divenne bordeaux e fu soccorso da Rufy che lo chiamava, la navigatrice piazzò la bambina in braccio al cuoco e gli comandò perentoriamente di darle qualcosa da mangiare per merenda, poi, a passo di carica si diresse nella direzione presa da Zoro, tuttavia fu intercettata da Robin che la prese sotto braccio e la portò nella loro cabina.
- Ascolta Nami, ci siamo fatti tutti in quattro per farti una sorpresa, ora però devi venire con me.
La navigatrice era scettica:- Una sorpresa? Per me? Perché?
- Semplice, per dimostrarti quanto teniamo a te e quanto ti siamo debitori per averci sempre guidato nel miglior modo possibile durante le nostre avventure! – Mentì spudoratamente Robin, poi aggiunse: - Ora, ti tapperò gli occhi con le mani finché la sorpresa non sarà del tutto pronta, d’accordo? Un’altra cosa, ti vestirò, ti pettinerò e per la prossima ora tu sarai la mia bambola, posso, vero?
Nami non aveva mai visto Robin con occhi tanto speranzosi (e cucciolosi, sembrava quasi l’espressione di Chopper) e non poté resistere: - E va bene. – Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle mani esperte dell’archeologa. Dopo un’ora esatta l’opera d’arte era completa.

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Capitolo 4
*** The wedding ***


Finalmente siamo giunti alla fine di questa avventura, spero che vi siate divertiti almeno quanto mi sono divertita io a scriverla.
per i ringraziamenti rimando a fine capitolo
 
Robin prese sotto braccio Nami sempre tenendole un paio di mani aggiuntive sugli occhi e la guidò sul ponte; improvvisamente al braccio di Robin se ne sostituì uno molto più grande e freddo, quello metallico di Franky.
Robin le liberò la vista e proprio lì, accanto ai suoi amati mandarini i suoi amici la stavano guardando emozionati. Robin le porse un mazzolino di fiori, Brook iniziò a suonare la marcia nuziale e a lei si piegarono le ginocchia.
Davanti a lei trotterellava per mano a Chopper la piccola Bellmer che, nell’altra mano, faceva dondolare un cuscino a cui erano legati due cerchietti d’oro. Nami sollevò il capo: il capitano, mai visto così elegante, con una camicia azzurra, probabilmente l’unica che aveva, abbottonata fino al collo ed un paio di jeans ovviamente tagliati al ginocchio, ma un po’ meno vecchi e sdruciti degli altri, il cappello di paglia calato sul capo, le sorrideva.
Si voltò a sinistra e finalmente lo vide: camicia bianca, pantaloni neri e… una cravatta? Sicuramente anche a lui l’aveva imprestata Sanji il quale stava versando calde lacrime sulla spalla di Usopp. Dal canto suo il cecchino non poteva far altro che dargli lievi colpi sulla spalla per consolarlo. Franky accompagnò Nami al cospetto di Zoro e pose la delicata mano della navigatrice in quella grande e callosa dello spadaccino.
- Allora, ragazzi, oggi siamo qui perché questi due vogliono sposarsi – Esordì allegramente Rufy.
Una mano di Robin gli diede uno scappellotto dietro la nuca e con le labbra formulò la parola “Promesse!”
- Ahi! Ah, già, sì, giusto ora dovete scambiarvi le vostre promesse, datevi la mano, uh, ve la state già dando? Allora chi comincia?
Dietro la testa di tutti i Mugiwara si formò un gocciolone finché Zoro si riprese e cominciò: - Io Roronoa Zoro prometto di affettare chiunque tenterà di avvicinarsi a te con intenzioni lascive (affermazione da intendersi come, prometto di proteggerti sempre), prometto di litigare con te finché avrò fiato in corpo (frase la cui conclusione taciuta è: per poter fare pace nel modo migliore del mondo). Prometto di guardarti le spalle in battaglia e non solo. Prometto di non cambiare di una virgola e di non cercare di cambiare quel bisbetico carattere da strega che ti ritrovi.
Più che una promessa sembrava una minaccia e ovviamente Nami non si lasciò impressionare: - Io, Nami Mikan, prometto di non estinguere mai il tuo debito nei miei confronti (affermazione da intendersi come, prometto tenerti sempre al mio fianco) prometto di provocarti e arrabbiarmi con te ogni qual volta me ne darai l’occasione (frase la cui conclusione taciuta è, come sopra,: per poter fare pace nel modo migliore del mondo). Prometto di guardarti le spalle in battaglia e non solo. Prometto di non cambiare di una virgola e di non cercare di cambiare il tuo assurdo carattere da buzzurro.
I Nakama erano rimasti a bocca aperta, ma come si faceva a scambiarsi dei voti così? Rufy prese il cuscino con gli anelli dalla mano di Bellmer che ormai aveva cominciato a strattonare la piccola renna per farsi una cavalcata e li porse a Zoro che disse serio guardando Nami negli occhi: - Questo anello è il simbolo della promessa che ti ho fatto e di ciò che provo per te.
La navigatrice prese il suo anello e ripeté la medesima frase.
Rufy finalmente poté dire la frase che aveva ripetuto tutto il giorno per non fare brutta figura davanti a Robin: - Come Capitano di questa nave, con il potere conferitomi dai Quattro mari e dalla Rotta Maggiore io vi dichiaro ufficialmente Marito e Moglie. Puoi baciare la sposa. – E Zoro non se lo fece certo ripetere. Tutti i pirati di cappello di paglia si strinsero in un abbraccio e finalmente Nami fu in grado di osservare come l’aveva agghindata Robin: uno splendido abito bianco, una finissima tiara sui capelli preziosamente intrecciati con fiori bianchi ed un paio di sandali anch’essi bianchi. Semplice, elegante, perfetto.
Nami abbracciò Robin commossa: - Sei riuscita a rendere elegante questa accozzaglia di piratastri da quattro soldi, hai trovato le fedi, sei riuscita a far imparare la formula al capitano e tutto in un solo giorno? Sei impagabile sorellona, è il giorno più bello della mia vita e lo devo solo a te. Grazie.
Finalmente Bellmer aveva deciso di lasciare in pace Chopper e si era avvicinata agli sposi. Aveva strattonato i pantaloni di Zoro finché lui non aveva abbassato lo sguardo, una volta attirata la sua attenzione aveva allungato le braccia verso di lui per farsi prendere: - Papà! – aveva detto con decisione e, ovviamente, lo spadaccino si era sciolto e l’aveva agguantata per il vestitino portandosela su una spalla: - Allora Belle, andiamo a mangiare la torta che ha preparato zio Sanji?
Il cuoco, sentendosi chiamare zio andò in brodo di giuggiole e, fluttuando sulle punte dei piedi, spandendo cuoricini a destra e a manca, estrasse la torta dal frigo e la portò sul ponte dove aveva allestito un tavolo con un ricco buffet.
Il capitano si lanciò sulle pietanze mentre gli sposi, come tradizione, tagliavano la torta. Robin, radiosa,  osservava la festa: sì, c’era riuscita, aveva reso felice la sua sorellina.
Non appena Rufy ebbe spolverato tutte le leccornie che gli capitavano a tiro, si avvicinò a Robin che continuava ad osservare Nami e Zoro che un po’ ridevano, un po’ litigavano e un po’ si baciavano.
- Senti, Robn, sono stato bravo, oggi?
L’archeologa annuì. E il capitano riprese: - Allora, se un giorno incrociamo il sottomarino di Law o la nave di Shanks, di Hawkins o di Kidd, ti piacerebbe prendere il posto di Nami?
Robin rimase interdetta: - Perché dovrei aspettare fino ad incontrare un’altra nave pirata?
- Perché come farei a sposare me stesso con te essendo il capitano? Ho bisogno di un altro comandante che dica la frase che mi hai fatto imparare.
Le labbra di Robin si allargarono in un immenso sorriso e rispose: - Sì, mio capitano, allora aspetterò.
E delicatamente gli posò un bacio sulla guancia. Rufy la prese per la vita e l’abbracciò, le diede un bacio leggero sulle labbra, poi si scostò: - E’ una promessa?
Domandò allegramente. La risposta fu un lieve sussurro all’orecchio del capitano:
- E’ una promessa.        

Ebbene sìc'è anche una traccia di RuRobin, non ve lo aspettavate, vero?

Allora, grazie di cuore a
Kiko90
Kevinko
Zomi
Farshid
Smilegivemefive
Che hanno recensito
A coloro che hanno letto ed inserito la storia tra le seguite, preferite, ricordate.
A presto
bic

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