Il Genderbending Di Haruhi Suzumiya - La Malinconia di DistantJohn (/viewuser.php?uid=214662)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1, parte 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1, parte 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2, parte 1 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2, parte 2 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Alcune volte, le persone mi chiedono quando ho smesso di credere a
Babbo Natale. Sinceramente, questa domanda sciocca, non ha alcuna
importanza per me. In ogni caso, se volevate chiedermi quando ho smesso
di credere se quel vecchio signore che indossava il costume rosso era
Babbo Natale, allora posso tranquillamente dire che non gli ho mai
creduto nemmeno un po'. Ho sempre saputo che il babbo Natale che
arrivava alla festa natalizia del mio asilo, era un falso. Quando
sedevo sulla sua gamba, non sentivo come se quell'anziano signore che
mi guardava fosse diverso o cose del genere. In realtà,
provavo una brutta sensazione nel sedermi sulla gamba di un qualche
anziano a caso per esporre i miei desideri segreti. Ero abbastanza
perspicace da avere forti sospetti riguardo l'esistenza di un uomo che
lavorava solo alla notte di Natale.
Eppure, ho impiegato ben più tempo a capire che alieni,
viaggiatori del tempo, magical girl, demoni ed esper di questi cartoni
e anime pieni di effetti speciali di buoni contro cattivi e malvagie
organizzazioni, in realtà non esistevano. No, un momento,
probabilmente l'ho capito presto, è solo che non volevo
ammetterlo. Dentro il mio cuore volevo veramente che questi alieni,
viaggiatori del tempo, magical girl, demoni, esper e malvagie
organizzazioni esistessero. Confrontando questo mondo con la mia
normalissima vita, queste parole avevano ogni volta la meglio: anche io
volevo vivere in quel mondo! Volevo che la mia vita fosse piena di
queste grandiose avventure!
Volevo ritrovarmi nelle grinfie degli alieni in un baccello
trasparente, volevo vedere il mio salvatore che li avrebbe sconfitti e
mi avrebbe liberato per vivere insieme a me in un castello in un
perfetto finale felice. O, cambiando i generi, volevo essere io a
combattere demoni e mostri, ingaggiare battaglie magiche e salvare il
mio vero amore dal pericolo!
Ma ehi, calmiamoci un attimo. Io nemmeno li possiedo speciali poteri! E
nemmeno le persone che conoscevo nella mia classe!
Allora, che ne dite di questo: un giorno, un misterioso nuovo studente
si trasferisce nella mia classe. Però è un alieno
o viene dal futuro, e possiede
qualche potere occulto. Dopo un po' facciamo amicizia, e i suoi nemici,
per attaccarlo, mi rapiscono improvvisamente. A quel punto lui arriva
per salvarmi, ed io
posso semplicemente sedermi e aspettare. Fantastico, sono proprio un
genio.
Oppure, sentite questa! Un giorno, una forza misteriosa si risveglia in
me, qualcosa come un'abilità psichica o telecinetica. E
scopro che ci sono molte altre persone che hanno poteri simili, e una
sorta di società paranormale mi recluta. I buoni mi si
presentano davanti e mi fanno diventare parte di
quest’organizzazione, ricevo un piccolo animale parlante da
compagnia e proteggo il mondo dai malvagi demoni!
Sfortunatamente, la realtà è sorprendentemente
crudele... Nessun nuovo studente si è trasferito nella mia
classe; non ho mai visto un UFO; il mio cane non ha mai parlato,
nemmeno quando gli ho dato le crocchette a forma di lettere
dell'alfabeto; due ore passate a guardare intensamente la matita
appoggiata sul mio banco non l'ha fatta muovere di un micron, e fissare
insistentemente la testa della compagna davanti a me non è
servito a leggerle nel pensiero. Non ho potuto far altro che deprimermi
pensando a quanto qualsiasi cosa fosse così normale. Ho
iniziato a smettere di scrutare il cielo alla ricerca di UFO e di
prestare attenzione agli anime sulle magical girl, poiché
era ormai chiaro che tutto ciò era impossibile. Ad un certo
punto, provavo addirittura nostalgia per questo tipo di cose.
Dopo le medie, ero completamente fuori da quel mondo di fantasia ed ero
saldamente con i piedi per terra. Nulla è accaduto nel 1999,
anche se ho continuato a sperare, solo un po', che qualcosa accadesse;
anche se l'umanità è riuscita ad andare sulla
Luna non è mai andata oltre. Credo proprio, da come stanno
andando le cose, che non sarò più in vita da
tempo quando si potrà prenotare un viaggio dalla Terra fino
ad Alpha Centauri.
Mentre lasciavo naufragare queste cose in un angolo della mia mente,
sono diventata una semplice studentessa delle superiori. Questo
pensavo, fino a che...
Fino al giorno in cui ho conosciuto Haruki Suzumiya.
N D T
Ehilà! Questo è il prologo de "Haruhi Suzumiya no
Seitenkan", ovvero "Il Genderbending di Haruhi Suzumiya". I ragazzi del
famoso forum "animesuki" hanno lavorato molto per riuscire a riscrivere
il romanzo in versione genderswap, ma ne è valsa la pena: i
personaggi, con un carattere leggermente modificato rispetto
all'originale, funzionano in modo grandioso. E di conseguenza, anche la
storia non è identica... Volete sapere come va avanti? I
capitoli successivi ce li ho già, ma sarebbe carino se mi
diceste cosa ne pensate! Alla prossima!
P.S. Se non lo avete capito, in origine il tutto è stato
scritto in americano, e questa è una traduzione. Se volete
leggere l'originale, non vi resta che cercare l'animesuki. Altra cosa:
gli utenti che lavorano al progetto mi hanno detto che, essendo un
progetto libero a chiunque voglia partecipare, è
perfettamente OK se traduco la loro opera. Ma non mi limito ad una
semplice traduzione: cerco di far funzionare la storia anche a noi del
pubblico italiano, ispirandomi al modo in cui è stato
tradotto in italia il romanzo ufficiale. Ho scelto però di
mantenere i suffissi (-kun, -san, etc.) per puro divertimento.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1, parte 1 ***
Così, entrai nella scuola superiore della mia zona.
A questo punto, iniziai già a mettere in discussione la mia
idea. La mia nuova scuola era in cima a un'alta collina, e, perfino in
tempo di primavera, gli studenti avevano caldo e sudavano solo per
salire la ripida strada. A quanto pare non sarei potuta andare a scuola
con tranquillità come avrei voluto. Ogni volta che questo
pensiero mi tornava in mente, insieme al fatto che avrei dovuto salire
questa collina tutte le mattine per i tre anni successivi, mi sentivo
stanca e depressa, tutta colpa del fatto che ho dormito un po' troppo
stamattina. Iniziai a colpirmi in testa figuratamente per non aver studiato di
più alla scuola media. Se lo avessi fatto, probabilmente mi
sarei ritrovata in una scuola migliore che non era in cima al Monte
Everest. Credo che sia questo il motivo per cui nelle fiction le
persone inventano il teletrasporto.
Pensai che se stavo camminando così velocemente era colpa
del fatto che mi ero svegliata tardi. Perciò, mi sarebbe
bastato svegliarmi anche solo dieci minuti prima per percorrere tutta
questa strada con la massima calma. Poi, realizzai che, come tutti
sanno, gli ultimi dieci minuti di sonno sono sempre i migliori, e non
vi avrei mai rinunciato. Ergo, avrei scalato questa collina ogni volta
con la massima fretta, e questo aumentò a dismisura la mia
depressione. Tutto questo era fin troppo deprimente.
Tutto questo era parte della ragione per cui avevo un'espressione
così cupa durante l'inutile perdita di tempo, qual
è la cerimonia di benvenuto. Chiunque altro nella sala aveva
in viso quell'espressione alla "inizio di un nuovo viaggio"; sapete,
quel singolare sguardo pieno di speranze ma con qualche incertezza
che ogni studente indossa quando arriva in una nuova scuola.
Onestamente, credo che dessero l'idea di essere stupidi a chi li
guardava, con tutto quel luccichio nei loro occhi. Per quanto mi
riguarda, non avevo strane idee - molte delle mie compagne dalla scuola
media decisero per la mia stessa scuola superiore; in più,
anche alcuni dei miei amici erano qui; come risultato, non ero
né estasiata né spaventata come le altre persone,
le amicizie non mi preoccupavano.
I ragazzi indossavano dei blazer, mentre noi, le ragazze, indossavamo
la classica uniforme alla marinaretta, una combinazione piuttosto
bizzarra.
Forse alcuni insegnanti dietro alla parlata terribilmente noiosa del
preside, che li stava inducendo al sonno, avevano qualche tipo di
fissazione per le uniformi alla marinaretta? A questo punto, stavo realmente
desiderando di essere andata a una scuola dove ci avessero dato un
completo invece di un'uniforme. Forse avrei potuto organizzare una
petizione chiedendo alle altre ragazze di firmare per... No, sarebbe
stato fin troppo lavoro.
Mentre pensavo a tutte queste cose inutili, la noiosa cerimonia fu
finalmente terminata, e quindi, assieme ai miei non molto volenterosi
compagni di classe, entrammo nell'aula della quinta sezione.
La nostra coordinatrice di classe, Okabe-sensei, con il suo sorriso
provato per un'ora davanti ad uno specchio, si mise di fronte a noi e
si presentò.
Ha detto come prima cosa che era un'insegnante di educazione fisica, ed
era l'allenatrice della squadra femminile di pallamano, e anche che
aveva vinto il campionato, e questa scuola aveva davvero pochi
giocatori di pallamano, e quindi chiunque fosse entrato nel team
avrebbe avuto garantito un posto da titolare.
Suonava come se fosse disperata. Credo che non ci sia molto aiuto per
la pallamano, qui...
Andò avanti parlando di come la pallamano fosse lo sport
più interessante al mondo e così via. Proprio
mentre pensavo che la sua intorpidente parlata non sarebbe finita mai
più, improvvisamente enfatizzò:
«E ora, presentatevi tutti quanti!»
Questo tipo di cosa era in realtà una norma abbastanza
consueta, non mi colse per niente impreparata.
Uno per uno, le persone a partire da sinistra iniziarono a presentarsi.
Alzavano la mano, annunciavano il loro nome, il nome della scuola
precedente, e altra roba inconsistente, come gli hobby o il cibo
preferito. Qualcuno lo fece sottovoce, altri ebbero un'interessante
presentazione, e altri ancora tentarono la sorte con imbarazzanti
battute che fecero calare il silenzio nell'aula. Quando le persone
della mia fila iniziarono a presentarsi, vedevo il mio turno che si
avvicinava. Iniziai a sentirmi nervosa, non potevo farci nulla. Capite
cosa voglio dire, vero?
Dopo aver attentamente pronunciato il meticolosamente programmato
discorso minimalista senza incepparmi tra le parole, mi sedetti con la
sensazione di liberazione di quando si fa qualcosa di spiacevole ma
necessario.
Non dimenticherò mai il momento successivo a questo,
qualsiasi cosa succeda.
La persona dietro di me si alzò in piedi per presentarsi e
pronunciò le parole che per lungo tempo avrebbero fatto
discutere l'intera scuola.
«Il mio nome è Haruki Suzumiya. Vengo dalla scuola
media Higashi.»
Fin qui, tutto normale. Voltarmi per guardare sarebbe stato
imbarazzante, così continuai a fissare in avanti, ascoltando
quella chiara, profonda voce.
«Non ho alcun interesse per i normali esseri umani. Se tra di
voi ci sono alieni, viaggiatori del tempo, persone di altre dimensioni,
esper, allora venite da me. Che sia la mia sposa. Questo è
tutto.»
Eh?
Cos'è questa roba... Così presto il mattino?
Sentendo una cosa del genere, non c'era modo che io rimanessi
impassibile. Mi voltai a guardare.
Era alto, non troppo, ma risaltava tra gli altri. Aveva lunghi capelli
castani che scendevano oltre il collo. Il suo sguardo angolare faceva
risaltare il suo viso che sfidava altezzoso il resto della classe, la
quale ricambiava fissandolo. La sua serietà e il suo gelo
trasparivano dai freddi occhi e dalle lunghe ciglia. Le sue labbra
erano dolcemente chiuse. Questa è stata la mia prima
impressione su Haruki Suzumiya.
Haruki, con occhi di fuoco ghiacciato, scrutò lentamente
l'aula, si fermo a fissare me (ero letteralmente a bocca aperta), e
infine si sedette a braccia conserte, senza nemmeno un sorriso.
Cercava di essere drammatico? Sembrava più che stesse
sfidando qualcuno a duello... Non è che per caso era un
fanatico di manga shonen?
In quel momento, credo che chiunque avesse la mia stessa domanda in
testa: "Parla seriamente? Dovremmo ridere?". Nessuno sapeva rispondere.
Be', credo che non stesse cercando di essere né drammatico
né divertente, dato che Haruki ha sempre quell'espressione
in volto.
È sempre molto serio.
Mi baso sull'esperienza, posso dirlo con estrema certezza.
Dopo tutto ciò, un silenzio surreale calò nella
stanza per circa trenta secondi, e l'insegnante indicò con
esitazione lo studente successivo,
e fortunatamente l'atmosfera si fece meno tesa.
Fu così che ci incontrammo.
Mi fosse data la scelta, vorrei davvero credere che tutto questo fosse
solo una lunga, strana coincidenza.
Dopo aver strappato l'attenzione di tutti quanti fin dal primo giorno,
Haruki iniziò a comportarsi come un normale studente delle
superiori.
Questa era solo la quiete prima della tempesta. Guardando indietro,
finalmente capisco tutto.
Tutti quanti in questo posto provenivano da una delle quattro scuole
medie della città; persone con voti nella norma. Questo,
ovviamente, includeva la scuola di Haruki. Ciò significava
che tra i miei compagni ci dovrebbe essere stato qualcuno ad aver
frequentato la sua stessa classe, che sapeva cosa l'essere stoico di
Haruki significasse. Sfortunatamente per me, non conoscevo nessuno che
possedesse questi requisiti. Nessuno mi spiegò mai quanto
seria fosse la situazione. Di conseguenza, un paio di giorni dopo
quell'esplosiva presentazione, feci qualcosa che non
dimenticherò mai.
Gli rivolsi la parola prima dell'inizio delle lezioni.
Il mio metaforico domino di sfortunati eventi iniziò ad
abbattersi al suolo, ed ero stata proprio io a spingere la prima
tessera! Tutto per colpa mia!
Perché, vedete, quando Haruki rimane seduto in silenzio,
sembra un bello studente delle superiori. Inoltre, sembrava un tipo
molto interessante, e sedersi di fronte a lui era una ragione
sufficiente per mettercisi a parlare. Ah, sono così ingenua!
Qualcuno, chiunque, vi prego, ficcatemi del buonsenso in testa!
Ovviamente, tentai la conversazione in modo accidentale.
«Ciao!»
Mi voltai con nonchalance con uno spensieratissimo sorriso su tutta la
faccia.
«Riguardo alla roba che hai detto nella presentazione del
primo giorno, fino a che punto eri serio?»
Braccia conserte, labbra serrate. Haruki Suzumiya mantenne la sua
postura e mi fissò negli occhi.
«Quale roba nella presentazione?»
«Quella roba tipo gli alieni e simili.»
«Sei un’aliena?»
«No, ma...»
«"No ma" cosa? Se non sei un’aliena, allora cos'hai
a che fare con me?»
«...n-nulla.»
«E allora non rivolgermi la parola. Sei solo uno spreco di
tempo.»
Il suo tono e il suo sguardo erano così gelidi che chiesi
scusa senza nemmeno rendermene conto. Haruki Suzumiya a quel punto
smise di fissarmi
e rivolse il suo sguardo al soffitto.
Cercai di pensare a qualcos'altro da dire, ma non riuscì a
trovare nulla, specialmente dopo essere stata definita "uno spreco di
tempo".
Fortunatamente, la professoressa entrò nell'aula e mi
salvò dal continuare a pensarci.
Mi voltai verso la cattedra, piena di malinconia, e notai che qualcuno
mi stava fissando incuriosito. Dopo questo, ovviamente, mi
sentì infastidita prima e lievemente imbarazzata dopo. Dopo
averli fissati a mia volta, notai che tutti avevano la stessa
espressione apprensiva, e qualcuno mi sorrise come per commiserarmi.
Come ho detto prima, mi sentii piuttosto irritata. Solo in seguito
scoprii che venivano tutti dalla scuola media Higashi.
Dato che il mio primo incontro con Haruki poteva essere considerato tra
le peggiori conversazioni di sempre, decisi di mantenere le distanze
tra me e lui per il bene della mia salute e della mia
dignità. Con questa precauzione, passò una
settimana.
Ma ci sono sempre state delle persone che volevano avvicinare il torvo,
silenzioso e altezzoso Haruki. Non vorrei essere nei loro panni.
La maggior parte di loro era fissata con gli sport, e avevano un'aria
da delinquenti; credo che avessero visto uno di loro in Haruki. Sarebbe
stato perfetto se anche Haruki fosse appassionato di sport, o fosse
perlomeno un delinquente.
«Ehi, hai visto la partita ieri sera? Quella che per un'ora
intera non ha visto nessun goal?»
«No.»
«Uh, come mai?»
«Non so.»
«Oh, che peccato! Dovresti guardarla, la prossima settimana!
Ho sentito dire che stanno davvero andando-»
«Vattene, mi stai infastidendo!»
È così che andava, più o meno.
Non poteva semplicemente dire di no, facendo finta di nulla? No, doveva
mostrare la sua poca pazienza sia nella voce sia nell'espressione del
viso.
Questo faceva pensare al poveraccio di turno di aver fatto qualcosa di
sbagliato. E alla fine l'unica cosa che potevano dire era "oh, capisco,
allora...",
e poi chiedersi "ma cos'avrò detto di così male?"
e strisciarsene via.
Ehi, non intristirti; non è colpa tua. Il problema sta nel
cervello di Haruki, non nel tuo.
Nonostante pranzare da sola non mi facesse né caldo
né freddo, non volevo che le altre persone pensassero che
fossi una perdente che non piaceva a nessuno mentre tutti gli altri
stavano spensieratamente mangiando il proprio bento assieme. Ecco
perché, seppur non davo importanza alle opinioni altrui, mi
sedevo al tavolo con la mia amica delle medie Kunikida ed una ragazza
proveniente dalla Higashi, Taniguchi, che si sedeva affianco a me.
Una volta parlammo di Haruki.
«Hai cercato di parlare con Suzumiya?» chiese
Taniguchi, con un sospetto sorriso innocente.
Annuii.
«E lui se n'è venuto fuori con quella roba assurda
e tu non sapevi come reagire, vero?»
«Proprio così.»
Taniguchi si portò alla bocca una rondella di uovo sodo e
masticandola disse:
«Credo che lui non potrebbe mai essere interessato a te
comunque, considerando la tua figura. Personalmente, ti dico di non
abbatterti! Nemmeno le ragazze più carine attirano la sua
attenzione.»
Scusami?
Non starai per caso dicendo, "con amiche come queste..."?
«Sono stata nella sua classe per tutti e tre gli anni, so
com'è fatto.»
Usò questa linea come introduzione al suo discorso.
«Fa sempre le cose più bizzarre. Pensavo che si
sarebbe dato una calmata una volta andato alle superiori, ma a quanto
pare non l'ha fatto. Hai sentito la sua presentazione, no?»
«Intendi la roba sugli alieni?»
Kunikida, che stava togliendo con grande cura le lische da una fettina
di pesce arrostito, alzò lo sguardo, intrigata.
«Esatto, quello. Anche ai tempi delle medie, ha sempre detto
e fatto stramberie. Per esempio, c'è quell'episodio degli
scarabocchi a scuola!»
«Cos'è successo?»
«Hai presente quell'attrezzo che si usa per tirare le linee
bianche con la calce? Come si chiama? Beh, non importa. Comunque, si
è intrufolato nella scuola la notte tardi e ha usato
quell'affare, uhm, come si chiama, per disegnare strani geroglifici a
caratteri cubitali nel mezzo del cortile.»
Taniguchi sorrise ironica - probabilmente si stava ricordando i giorni
in cui ciò era successo.
«Era da rimanerci di stucco. Quella mattina sono arrivata
presto, e tutto ciò che vedevo erano grandi cerchi e
triangoli. Non riuscivo a capire cosa dovessero essere, così
sono salita al quarto piano per vedere meglio. Non è
servito: ancora non so cosa quei simboli significassero.»
«Ah, ora ricordo di averlo visto. Non era finito in prima
pagina? Avevano anche una foto aerea! Sembravano pittogrammi di Nazca
mal riusciti», disse Kunikida.
...non ricordo di averne sentito parlare, né di averlo visto.
«Io l'ho visto quell'articolo, l'ho visto. Il titolo era
qualcosa come "Misteriosi scarabocchi disegnati nel cortile
scolastico", giusto? Beh, indovina chi è stato?»
«Era lui, vero?»
«L’ha ammesso lui stesso, quindi non ci sono dubbi.
Ovviamente è stato portato dal preside. C'erano tutti gli
insegnanti, e lo tempestarono di domande.»
«Quindi perché l'ha fatto?»
«Non ne ho idea» disse Taniguchi con la bocca piena
di riso bianco. «Mi hanno detto che ha rifiutato di
rispondere a qualsiasi domanda. Hai visto com'è fatto, non
dice nulla a meno che non crede che sia importante. Qualcuno dice che
l’ha fatto per richiamare gli UFO, altri dicono che erano
simboli magici che servivano per evocare mostri, o che stava cercando
di aprire un portale per un altro mondo, e così via...
C'erano un sacco di voci, ma fino a che Suzumiya non parla, non si
saprà mai se sono vere. Ad oggi, è ancora un
mistero.»
Per qualche ragione, l'immagine di Haruki, con espressione seria, che
disegnava strani simboli nel mezzo del cortile della scuola, venne alla
mia mente. Doveva aver sottratto i sacchi di gesso dal magazzino della
palestra; magari aveva usato una torcia! Sotto la sua debole luce
gialla, Haruki doveva essere carico di tragicità ed eroismo,
con la testa piegata all'indietro, guardando il cielo, aspettando e
aspettando...
No, quella era solo la mia immaginazione che sconfinava in strani nuovi
lidi.
Forse Haruki voleva davvero richiamare un UFO, un mostro, o un portale
dimensionale. Voleva combattere con il qualcosa che ne sarebbe uscito?
Ma dopo tutta quella fatica, il lavoro era stato vano, e lui
è rimasto pieno di noia e malinconia. La pensavo
così.
«E questa non è l'unica cosa che ha
fatto!» Taniguchi aveva quasi finito il suo bento.
«Una mattina, entrando a scuola, ho scoperto che tutti i
banchi erano in corridoio. C'era una stella disegnata sul soffitto,
e... hai presente quegli amuleti che si appiccicano sui cadaveri? Ci
aveva tappezzato i muri della scuola!
Proprio non lo capisco.»
Haruki non era in classe, altrimenti credo che non avremmo avuto questa
conversazione. Ma probabilmente, anche se ci avesse sentito, non se ne
sarebbe importato.
Aveva l'abitudine di andarsene dall'aula dopo la quarta ora, e di
rientrare immediatamente prima dell'inizio della quinta. Non si portava
il bento da casa, quindi presumo andasse alla mensa. Ma non poteva
impiegare un’ora per mangiare, quindi doveva per forza andare
anche da qualche altra parte. Inoltre, non restava mai in aula durante
gli intervalli tra un'ora e l'altra. Dove diavolo se ne andava...?
«Eppure, è molto popolare!» Taniguchi
non aveva finito il discorso. «È atletico,
intelligente ed è anche carino. Seppur strambo, qualche
ragazza dice che questo non fa altro che renderlo più
misterioso e intrigante. E la sua attitudine da lupo solitario aggiunge
un sacco di punti.»
«Come fai a sapere tutto questo?» chiese Kunikida,
che al contrario di Taniguchi non era ancora a metà del suo
bento.
«Beh, per un certo periodo, non ha fatto altro che cambiare
ragazza. Da ciò che ho sentito, la relazione più
lunga è durata una settimana, e la più corta solo
cinque minuti dopo essersi dichiarato! Inoltre, era sempre lui a
scaricarle e come unica motivazione diceva "non ho tempo per
socializzare con i normali esseri umani! Sei solo uno spreco di
tempo!"»
Ancora quella frase? Non ha davvero un minimo di tatto, eh? Se
può essere una consolazione, quei cuori infranti non si
stanno perdendo molto.
Taniguchi sembrava parlare per esperienza. Dopo essersi accorta che la
stavo fissando, arrossì e sembro perdere la calma.
«L'ho solo sentito dire! Dico per davvero! È
s-solo che, iniziò a chiederlo davvero a chiunque! Ma al
terzo anno, tutti quanti avevano capito che era meglio stargli lontano;
e lui non fece più richieste a nessuno. Però, ho
la strana sensazione che la storia si ripeterà qui alle
superiori... Ti avverto adesso, Kyon, stagli lontana! Te lo dice una
che era nella sua stessa classe.»
Di' pure quello che vuoi. Non sono per nulla interessata a lui. E poi,
non ero "non abbastanza di bell'aspetto", secondo te?
Taniguchi ripose la scatola del bento nello zaino e rise tra
sé e sé.
«Dunque, se ci fosse un ragazzo con cui vorrei avere un
appuntamento, sarebbe lui, Ryou Asakura.»
Taniguchi indicò con un cenno della testa un gruppo di
ragazzi che parlavano intorno a un tavolo. Nel mezzo del gruppo, con un
sorriso smagliante, c'era Ryou Asakura.
«Per il mio giudizio, lo metterei nella "Top Ten Ragazzi Hot
del Primo Anno".»
«Hai una lista?» chiesi, incredula.
«Ho raggruppato i ragazzi in voti che vanno dalla A alla D e,
credimi, presto solo attenzione ai ragazzi che hanno una A. Il liceo lo
si fa una volta sola, quindi voglio spassarmela!»
«E quindi ad Asakura hai dato una A?» chiese
Kunikida.
«Un AA+! Andiamo, guardalo in faccia, deve avere un bel
carattere! Ho anche sentito dire che fa parte del kendo club! E poi, ha
anche un bel sedere.»
Davvero non ho bisogno di sentire questo... o meglio, non ho bisogno
che tu me lo dica...
Ma Taniguchi aveva ragione, non si poteva negare che Ryou Asakura era
un tipo di ragazzo diverso da Haruki.
Per prima cosa, era molto carino, e sorrideva sempre. Secondo, il
pronostico di Taniguchi sul suo carattere era probabilmente giusto. In
questi giorni ormai più nessuno rivolgeva la parola ad
Haruki, tranne lo stesso Asakura. Non importava quanto Haruki fosse
scortese, Asakura continuava a tentare un approccio di volta in volta.
Si comportava proprio come se fosse il rappresentante di classe. Terzo,
dal modo in cui rispondeva alle domande degli insegnanti, sembrava
essere davvero intelligente. Ha sempre risposto in modo corretto - agli
occhi degli insegnanti doveva sembrare uno studente modello. E infine,
era popolare anche tra gli altri ragazzi. Il nuovo quadrimestre era
iniziato da appena una settimana, ed era già diventato
l'idolo dei ragazzi, che sembravano pensare a lui come una sorta di
proprietario feudale. Credo che i greci avessero una parola specifica
per quel tipo di adorazione... non riesco a ricordare.
Ryou Asakura era uno dei pochi ragazzi che avessi mai visto sembrare lo
stereotipo del principe azzurro dei cartoni animati che guardavo quando
ero una bambina.
Il sorriso rassicurante, l'aspetto calmo... comparato a lui, Haruki
Suzumiya era solo uno strano tizio ossessionato dai programmi di
fantascienza.
A questo punto credo che fosse una buona cosa non avere dei poteri
magici. Altrimenti, Suzumiya mi avrebbe portata via per essere la sua
sposa...
N D T
Ehilà! La prima parte su due del primo capitolo.
Iniziamo a vedere come stanno le cose, e conosciamo i primi
personaggi. È stato un pezzo abbastanza facile da
tradurre, e ho apportato ben pochi cambiamenti. Riguardo ai nomi, ho
tenuto quelli decisi dall'animesuki; probabilmente "Ryou" non avrebbe
mantenuto la "u" finale in italiano per via della sua lettura, ovvero
più che un "ou" è una "o" allungata.
Sono ben accette critiche sullo stile di scrittura (che purtroppo
è il mio e non quello originale) e sulla grammatica, e su
qualunque altra cosa!
A presto con la seconda parte!
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Capitolo 3 *** Capitolo 1, parte 2 ***
Era Aprile. Suzumiya sembrava essere ancora abbastanza tranquillo.
Significa che rimaneva ancora circa un mese di pace e riposo.
Sfortunatamente, non sapevo ancora che mi rimaneva solo un altro mese
prima che Haruki desse il via a tutto quanto.
Eppure, credo Haruki stesse dando comunque alcuni segnali di
stramberia. Ho avuto modo di osservarne alcuni.
Ecco il primo.
Ogni giorno, arrivava con un'acconciatura diversa. Mi ero
però accorta che c'era una logica nel farlo. Il
lunedì, Haruki aveva i capelli pettinati normalmente.
Il martedì, c'era una punta tenuta su con il gel dietro alla
testa. Il giorno successivo, c'erano due punte, il giorno dopo tre; il
venerdì ne aveva quattro, uno per ogni direzione cardinale
della sua testa. Aveva un significato particolare?
Così lunedì zero, martedì uno,
mercoledì due, e così via.
All'aumentare del giorno della settimana, aumentavano anche le punte;
il lunedì successivo l'intero processo sarebbe iniziato di
nuovo. Non riuscivo a trovarci alcun senso. In questo modo, l'ultimo
giorno avrebbe dovuto portare sei punte.
Mi sarebbe piaciuto vedere la sua acconciatura domenicale.
Probabilmente assomigliava molto ad un personaggio tipico shonen.
Passiamo al secondo segnale.
Per le lezioni di educazione fisica, maschi e femmine venivano
separati, accorpando la quinta sezione alla sesta. Per cambiarci, le
ragazze si spostavano nella classe pari, mentre i ragazzi in quella
dispari. Una volta terminata la lezione precedente, le ragazze della
nostra classe, la quinta, si sarebbero dovute spostare per mettersi la
tuta da ginnastica. Sfortunatamente per la mia sanità
mentale, Haruki ignorava del tutto queste convenzioni e iniziava a
spogliarsi lentamente prima che le ragazze se ne fossero andate. Con il
suo solito sguardo torvo, si toglieva la maglia, prima di levarsi i
pantaloni per iniziare ad indossare la tuta da ginnastica. Ci ignorava
completamente, quasi fossimo state alberi. Molte ragazze erano
semplicemente confuse, mentre le meno timide rimanevano imbambolate a
guardarlo. A questo punto toccava ad Asakura scortare le ragazze, me
inclusa, fuori dall'aula.
Ho sentito dire che gli altri ragazzi, capitanati da Asakura, tentarono
di far ragionare Haruki, ma lui li ignorò. Qualcosa come "il
corpo umano non è una cosa di cui vergognarsi". Ad ogni
lezione di fisica, Haruki ignorava chiunque altro e si toglieva i
vestiti senza fare complimenti. Quindi, per preservare la purezza dei
nostri occhi, noi ragazze iniziammo a lasciare l'aula esattamente al
suono della campanella.
A proposito, Haruki aveva davvero un fisico ben sviluppato... argh, ma
che sto dicendo?
E infine il terzo segnale.
Alla fine di ogni lezione, Haruki scompariva dall'aula. Quando la
campanella suonava, afferrava il suo zaino e correva via. Credevo
andasse direttamente a casa. Non avrei mai immaginato che si fosse
unito a e poi uscito da qualsiasi club. Un giorno lo vedevi fare
canestro al club di basket, e quello dopo lo vedevi intento a cucire
una fodera per cuscini al club del fai-da-te. E poi lo vedevi ancora
prima a spedire in porta il dischetto nel club di hockey e dopo a
smorzare palle in quello di baseball. Ora capisco perché in
molti gli chiedono di unirsi al loro club sportivo... Molti tentarono a
persuaderlo, ma disse a tutti di no. Spesso aggiungeva che "fare le
stesse cose ogni giorno è noioso" e che "ha bisogno di nuove
esperienze". Alla fine, non è entrato in nessun club. Cosa
stava cercando di fare?
Grazie a questo tipo di cose, le speculazioni sullo "strano ragazzo del
primo anno" circolarono volando. Dopo un mese, non c'era una sola
persona a scuola che non conoscesse il nome di Haruki. C'erano persone
che non ricordavano il nome del nostro preside, ma il nome di Haruki
sì.
Mentre accadeva tutto ciò - e con Haruki al centro di tutto
- arrivò il mese di Maggio.
Quando si parla di fato, sono molto più propensa a credere
all'esistenza del mostro del lago di Loch Ness. Al contrario di altre
persone che conosco, non penso che ci sia un filo rosso del destino che
mi lega al mio vero amore, né leggo le mie fortune sulle
riviste. Tuttavia, se il destino stesse davvero influenzando la vita
degli esseri umani, la mia metaforica ruota del fato aveva iniziato a
girare.
...no, questo è solo stupido.
Era il primo giorno dopo la golden week, stavo faticosamente
raggiungendo la scuola, non troppo sicura di che giorno della settimana
fosse. Faceva davvero troppo caldo per essere Maggio, ed ero madida di
sudore - mi ero già fatta una doccia stamattina e
già ne volevo un altra. Questa stupida collina dalla
grandezza del Kilimangiaro rendeva tutto peggiore; sembrava che non
sarebbe finita mai. Perché la Terra mi faceva soffrire
tanto? Non avevamo smesso di sacrificare le giovani fanciulle in nome
delle forze naturali tempo fa?
«Ehi, Kyon!» Qualcuno mi abbracciò alle
spalle. Era Taniguchi. La sua uniforme era come in disordine, e
sembrava non essere stata stirata o lavata da un po' di tempo, e non si
era nemmeno preoccupata di allacciare il bottone del colletto.
«Cos'hai fatto durante la golden week?» chiese con
naturalezza
«Sono andata con il mio fratellino dalla nonna, in
campagna.»
«Che noia!»
«E tu che hai fatto?» ribattei.
«Mi sono trovata un lavoro part-time,»
Probabilmente da qualche parte in un bordello.
«Davvero? Il lavoro non sembra essere una cosa fatta per
te.»
«Kyon, sei alle superiori ora, perché dovresti
andare a trovare la nonna con il tuo fratellino? Dovresti uscire fuori
a divertirti con le amiche o qualcosa così.»
In ogni caso, Kyon è il mio soprannome. Qualche anno fa feci
visita ad uno zio che non vedevo da qualche tempo, e all'improvviso mi
disse "wow, guardati, Kyon-chan, sei tutta cresciuta!". Avrebbe potuto
dire qualcosa di più imbarazzante? Il mio fratellino
pensò che fosse divertente, e iniziò a chiamarmi
Kyon. Dannazione, mi piaceva quando mi chiamava "Onee-chan"!
«È una tradizione di famiglia quella riunirci
tutti alla golden week» risposi indifferente mentre scalavo
il Monte Aconcagua.
Taniguchi, piena di aria calda come al solito, iniziò a
blaterare su quanti bei ragazzi c'erano dove si era trovata il lavoro,
e di come aveva pianificato di usare i soldi ricavati per comprarsi dei
vestiti nuovi per l'estate. Per me, quella roba, insieme al raccontare
i propri sogni e al parlare di quanto siano bravi o carini gli
animaletti da compagnia, è l'argomento più
insignificante possibile in questo mondo.
Mentre stavo sperimentando come si sentiva Haruki quando gli parlano di
calcio, siamo arrivate all'entrata della scuola.
Suzumiya Haruki era già seduto sulla sua sedia, fissando il
soffitto, quando entrai in classe. Due punte si protendevano dai due
lati della testa. Credo significasse che quel giorno era
Mercoledì. Dopo essermi seduta - per qualche incredibilmente
stupida, sconosciuta ragione (l'unica spiegazione è che la
persi) - mi sono ritrovata ancora una volta a parlare con Haruki.
«Le punte sui capelli, sono un qualche modo per contattare
gli alieni?»
Lentamente, quasi meccanicamente, Haruki Suzumiya abbassò la
testa, e mi fissò con quel suo sguardo profondo e
penetrante. Mi faceva un po' paura.
«Quand'è che l'hai notato?»
Mi sono fermata un attimo, cercando di pensare a una risposta
nonostante fossi sotto quello sguardo.
«D-da un po' di tempo, credo.»
«Be'...»
Rimise la sedia a posto, dato che si stava dondolando, e mise le mani
dietro alla testa, dando l'idea di chi è sia annoiato che
infastidito.
«Ogni giorno della settimana suggerisce una diversa
immagine.»
Ma questa non è... non è la prima volta che
stiamo avendo una vera conversazione?
«Lunedì è giallo, Martedì
è rosso, Mercoledì è blu,
Giovedì è verde, Venerdì è
oro, Sabato è marrone e Domenica è
bianco.»
Credo che sto capendo dove sta cercando di arrivare.
«Questo significa, che se usiamo numeri per rappresentare i
colori, Lunedì vale zero e Domenica vale sei,
giusto?»
«Sì.»
«Ma non dovrebbe essere Lunedì a valere
uno?»
«Chi te l'ha chiesto?»
«...oh, giusto, capisco.»
Haruki mi fisso più intensamente del solito. Credo che non
gli piacesse proprio la mia risposta. Io invece, rimasi seduta
immobile, totalmente a disagio, sotto al suo sguardo.
«Ci siamo mai incontrati prima? Molto tempo fa?»
«No, credo di no...»
Dopo questa mia risposta, Okabe-sensei entrò in classe, e la
nostra prima vera conversazione finì.
Certo, la nostra prima conversazione non fu nulla di speciale, ma fu
proprio quello che stavo cercando.
L'unica occasione che avevo per parlare con Haruki era il piccolo
ritaglio di tempo prima della homeroom mattutina, siccome lui non era
mai in classe durante le pause. Ma dal momento che il mio posto era di
fronte al suo, per me era comunque più facile che per altri.
La cosa che più mi colpì fu il fatto che Haruki
rispose alla mia domanda. Ero convinta che mi avrebbe urlato qualcosa
come "Silenzio! Sei uno spreco di tempo!"
Forse mi ritiene abbastanza stramba da potermi rivolgere la parola?
Ecco perché fui piuttosto rattristata nel vedere che il
giorno dopo, invece di avere tre punte, Haruki tornò con i
capelli corti. Anche se ora stava meglio senza quelle curiose punte, li
aveva tagliati subito dopo che gliene avevo parlato! Come dovrei
interpretare questo segno? Quando glielo chiesi, rispose:
«Non c'è un motivo in particolare.»
Lo disse con lo stesso tono annoiato di sempre, ma non sembrava
arrabbiato. Credo che semplicemente non volesse dirmelo. Ma me lo
aspettavo, quindi va bene.
«È vero che ti sei unito a tutti i club?»
Da quel giorno, parlare con Haruki, diventò una
consuetudine. Ma se non ero io la prima a parlare, Haruki avrebbe
soltanto continuato a fissare il soffitto. E ovviamente, se avessi
provato a parlare di cose come il programma televisivo di ieri sera, o
delle condizioni meteorologiche, o altro - cose di cui non gli
importava - mi avrebbe semplicemente ignorata. Tenendo questo in mente,
dovevo scegliere l'argomento con molta cura.
«Hai trovato nessun club interessante? Vorrei un
consiglio.»
«Nessuno.» E aggiunse: «Proprio
nessuno!»
Credo volesse enfatizzarlo per bene. Dopodiché prese un
lungo respiro. O era un sospiro?
«Credevo che in questa scuola avrei trovato qualcosa di
interessante. Ma sembra non ci sia alcuna differenza dalla scuola
dell'obbligo. Non cambia nulla.
Forse ho scelto la scuola sbagliata...»
Esattamente, quale criterio di valutazione avevi in mente quando hai
deciso di unirti a questa scuola?
«Club di sport e club culturali sono esattamente la stessa
cosa. Sono tutti noiosi. Se ci fosse stato qualche club un po'
eccentrico, magari...»
Come faceva a definire se un club era ordinario o eccentrico?
«Silenzio! Un club è eccentrico se lo decido io!
Altrimenti, è solo uno spreco di tempo. Mi pare
ovvio!»
Ma dai? Ovvio?
«Bah!»
Si girò dall'altra parte e la conversazione di quel giorno
finì lì.
Passò qualche giorno...
«Uhm, ho sentito dire delle cose alcuni giorni fa... non
è molto importante, ma... è vero che hai
scaricato tutte le tue fidanzate?»
«Perché dovrebbe interessarti?»
Scostò una ciocca di capelli da davanti agli occhi per
fissarmi con quelle sue pupille nerissime. Quando faceva
così, mi metteva proprio paura.
Ma non ha altre espressioni oltre ad "arrabbiato" e "annoiato"?
«È stata quella ragazza, Taniguchi, vero?
Perché me la ritrovo sempre in classe? Spero non sia una
specie di quelle stalker mentalmente instabili...»
Non credo proprio.
«Non so cosa tu abbia sentito, ma non importa. Probabilmente
è tutto vero, comunque.»
«Quindi non hai mai incontrato una ragazza con cui avresti
voluto avere una relazione seria?»
«Nemmeno una!»
Sembrava respingere qualsiasi cosa.
«Ognuna di loro era sciocca ed infantile! Ognuna si aspettava
di essere portata fuori a pranzo a lume di candela, per poi andare al
cinema a vedere un film romantico. E alla fine della giornata, tutto
ciò che dicevano era un timido "ci vediamo domani" per poi
andarsene!»
Non ci vedevo nulla di male, pensai tra me e me. Ma se Haruki diceva
che non andava bene, allora non andava bene.
«E poi si dichiaravano al telefono! Una cosa così
importante andrebbe detta in faccia!»
Capisco come si devono essere sentite. Fare una tanto - almeno per loro
- importante dichiarazione a qualcuno con una personalità
così forte avrebbe fatto sentire chiunque ansioso.
Probabilmente avrebbero ceduto ai nervi solo per la tua espressione,
Haruki. Spero di non dover mai uscire con un ragazzo del genere.
«Be', hai ragione. Io probabilmente chiederei al ragazzo in
questione di andare sul tetto della scuola e dirglielo
là.»
«Ma chi se ne frega!»
Cosa? Avevo detto qualcosa di sbagliato?
«Ciò che voglio sapere è,
perché le ragazze di questo mondo sono così
noiose e insignificanti? Questa domanda mi tormenta dai tempi delle
medie.»
Ehi, non dimenticarti con chi è che stai parlando!
«Allora che tipo di ragazza troveresti interessante?
Un'aliena?»
«Andrebbe bene un'extraterrestre, come qualsiasi altra cosa
del genere a patto che non sia terrestre, che sia femmina o
maschio.»
Perché è così importante che non sia
umano? Mentre mi rispondeva, Haruki aveva lo sguardo di chi ha a che
fare con un idiota.
«Perché gli essere umani non sono per niente
interessanti!»
A questo punto, non potei dargli torto.
Se fosse venuto fuori che il ragazzo carino appena trasferitosi da
un’altra scuola, è per metà alieno e
metà umano, sarebbe stato davvero fantastico. Se Taniguchi,
che al momento stava origliando, fosse una di quelle ragazze magiche
che combattevano le ombre al fianco di una lucertola parlante, sarebbe
stato molto meglio.
Se Ryou Asakura, che per qualche motivo sorrideva rivolto verso di noi,
era un principe con dei super poteri proveniente da un lontano regno
scomparso, la mia vita scolastica sarebbe stata molto più
divertente.
Ma non c'era modo che questo potesse accadere. No alieni, no
viaggiatori del tempo, no affascinanti principi e no ragazze magiche in
questo mondo.
E se anche fossero esistiti, non apparirebbero di fronte a noi dicendo
"Ehi, ciao, in realtà sono un alieno!"
«Ecco perché!»
Haruki si alzò di scatto spingendo via la sua sedia,
attirando l'attenzione di tutti.
«Questo è il motivo per cui mi do così
tanto da fare!»
«Scusate per il ritardo!»
L'allegra e gioviale professoressa Okabe, che si precipitò
in classe senza fiato, quando vide Haruki che fissava in piedi il
soffitto, con la mano stretta in un pugno, e tutti girati verso di lui,
si fece cogliere alla sprovvista e rimase lì per un po',
confusa.
«Ehm... la homeroom sta... per iniziare...»
Haruki si sedette e fissò l'angolo del suo banco. Grazie a
dio...
Mi sono voltata, e tutta la classe seguì il mio esempio.
Okabe-sensei, vistosamente disorientata dal trambusto, si mise in
fronte alla cattedra e tossì.
«Uhm, mi scuso per essere arrivata in ritardo. Ma ora
iniziamo.»
Dopo essersi ripetuta l'atmosfera tornò quella di sempre, ma
credo fosse proprio quell'atmosfera che Haruki odiava così
tanto.
Ma non è proprio così che la vita è
fatta?
Ad essere onesta, dentro il mio cuore ero abbastanza gelosa
dell'atteggiamento che Haruki aveva nei confronti della vita.
Continuava a mantenere vive quelle speranze che io avevo abbandonato da
tempo immane, la speranza di incontrare qualcuno di magico o di
speciale. E lui ci provava veramente a far avverare i suoi sogni. "Se
sedersi ad aspettare non ci porterà a nulla, allora diamoci
da fare noi!" Ed ecco che lo vedi lì a tracciare simboli sul
terreno e ad appiccicare talismani di carta dappertutto.
Ahh...
Perbacco! (Ma non è una parola in disuso?)
Chissà quand'è che Haruki ha iniziato a fare
stramberie che hanno spinto le persone ad etichettarlo come occultista.
Credo che stesse pensando su come rimanere fermi non portasse a nulla e
a come darsi da fare per trovare ciò che cercava. E alla
fine, nulla successe. Era per questo che Haruki ha sempre
quell'espressione che sembra maledire il mondo intero...?
«Ehi, Kyon!»
Dopo la lezione, Taniguchi cercò di prendermi in un angolo,
con un’espressione severa.
Taniguchi, con quell'espressione in volto sembri davvero stupida.
«Zitta, non è importante questo, ora. Che tipo di
incantesimo hai usato?»
«Incantesimo? Quale incantesimo?»
Una volta ho sentito parlare di come la tecnologia incredibilmente
avanzata non è poi così diversa dalla magia. Me
l'ero ricordato mentre rispondevo. Poi ha indicato con il pollice la
sedia vuota di Haruki.
«Non ho mai visto nessuno parlare con Suzumiya
così a lungo! Cosa vi siete detti?»
Di cosa abbiamo parlato? Beh, mi sembra di avergli fatto solo domande
opportune.
«Non posso crederci!»
Taniguchi assunse un'espressione piena di stupore. Kunikida
spuntò fuori da dietro Taniguchi.
«Non è nulla di nuovo... A Kyon sono sempre
piaciuti i ragazzi strani!»
Ehi, aspetta un minuto; non dire cose che causeranno fraintendimenti!
«Non mi importa se a Kyon piacciono i ragazzi strani.
Ciò che non capisco è perché Suzumiya
vorrebbe parlare con lei! Non riesco a capirlo!»
Qualcuno mi sta ascoltando? Ehi, sono qui!
«Forse perché Kyon è un tipo strambo
quanto sembra?»
Non lo sono! Smettetela di parlare come se non fossi qui!
«Probabilmente. Voglio dire, non puoi aspettarti che una
ragazza con un soprannome come "Kyon" sia normale!»
Kyon, Kyon, Kyon! Basta chiamarmi Kyon! Ma proprio non potete usare il
mio vero nome al posto di quel soprannome? O perlomeno, volevo che
almeno il mio piccolo fratellino mi chiamasse "Onee-chan"!
«In effetti, vorrei saperlo anche io.»
Una spensierata, melodiosa voce uscì fuori dal nulla quando
sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla. Sollevai la testa per
ritrovarmi davanti al viso sorridente di Ryou Asakura.
«Ho provato diverse volte a parlare con Suzumiya, ma non ne
ho mai ricavato nulla. Come hai fatto ad avvicinartici così
facilmente?»
Mi aveva preso alla sprovvista, tant'è che non
riuscì nemmeno a pensare ad una risposta.
«N-non lo so!» Sentendo questo, Asakura sorrise.
«Mi sento sollevato sapendo che dopotutto, Haruki non
rimarrà isolato dai suoi compagni, è fantastico
che tu sia diventata sua amica.»
Se vi state chiedendo perché Asakura si comportava come un
capoclasse, be', è perché lo era. Lo avevano
eletto all'ultima assemblea.
«A-amici, eh?»
Scossi la testa, dubbiosa. Era davvero mio amico? L'unica espressione
che fa quando gli parlo, è quel tremendo sguardo torvo!
«Dovresti aiutare Suzumiya-kun in modo che possa interagire
con il resto di noi. Siamo tutti nella stessa classe, non sarebbe
magnifico andare tutti d'accordo? Conto su di te.»
Anche se dici così, non ho la più minima idea di
cosa dovrei fare!
«Se avrò bisogno di dire qualcosa a Suzumiya-kun,
allora mi rivolgerò a te.>
Fermi un attimo! Non voglio essere la sua segretaria!
«Per favore?» chiese, unendo i palmi delle mani.
Davanti ad una richiesta esposta in quel modo, l'unica cosa che potei
fare era dare vaghe risposte come «ahh... ehm...».
Asakura la prese come una risposta affermativa e mi
ricompensò con un sorriso caloroso e rincuorante, per poi
tornare al suo banco. Dopo aver notato che dopo questo, molte delle
ragazze mi stavano fissando con occhi pieni di rabbia, il mio cuore
cadde sul fondo di un canyon.
«Kyon, noi siamo amici...» mi disse Taniguchi con
sguardo circospetto. Che voleva dire? Persino Kunikida stava annuendo
senza motivo, con le braccia conserte e gli occhi chiusi.
Ero circondata da cretini.
Non si sa bene né chi né quando, ma fu deciso che
gli studenti avrebbero dovuto cambiare posto ogni mese. A tale scopo,
Asakura scrisse su dei bigliettini i numeri dei posti, mise gli stessi
dentro ad una scatola di biscotti e ci lasciò estrarre un
biglietto a testa. Era la mia occasione per separarmi da Suzumiya!
Ottenni il posto in penultima fila attaccato alla finestra che dava sul
cortile. E dietro di me? La stessa persona capace di mantenere lo
sguardo di chi stava soffrendo una carie da tutta la giornata: Haruki
Suzumiya.
La mia solita fortuna.
«Perché qui non accade mai niente di
interessante?» Si sta lamentando di nuovo. «Come
dei bambini delle elementari che scompaiono uno per uno e poi i loro
corpi vengono ritrovati in un fiume, o magari degli insegnanti che
vengono assassinati in uno stanzino chiuso a chiave! Qualcosa del
genere!»
«Smettila di dire cose così macabre, mi fai paura!
E mi fa venire la nausea...»
«Mi sono unito al club dei Misteri Occulti.»
«Oh? E com'era?»
«Terribile! In realtà, quasi tutti i membri erano
solo appassionati di romanzi gialli, e nessuno di loro sembrava un
detective.»
«Non è una cosa normale?»
«Mi aspettavo di più per il gruppo di ricerca sui
fenomeni paranormali.»
«Davvero?»
«Sì, ma go scoperto che erano tutti fanatici
dell'occulto.»
Sembra una cosa fatta proprio per te.
«Ti sembra divertente?»
«Non proprio.»
«Tutto è così noioso! Perché
questa scuola non ha dei club decenti?»
«Be', credo non ci si possa far molto.»
«Credevo di poter trovare club migliori dopo aver passato le
medie! È come se un appassionato di baseball si iscrivesse
alla scuola convinto di poter arrivare al Koshien scoprisse che la
scuola non ha nemmeno un club di baseball!»
Haruki guardò verso il soffitto come se fosse uno spettro
pronto a far visita ad un centinaio monasteri buddisti per lanciarvi
delle maledizioni. Fissò il cielo con disprezzo e si
lasciò sfuggire un sospiro.
Avrei dovuto compatirlo?
Non so quale tipo di club potrebbe piacergli. Forse nemmeno lui
conosceva la risposta. Voleva soltanto fare "qualcosa di interessante".
Allora, cosa era "qualcosa di interessante" per lui? Quel
qualcosa deve involvere un caso d'omicidio? La ricerca di UFO? Magari
addirittura un esorcismo? Non credo proprio che lui lo sappia. Voleva
solo che la sua vita fosse differente.
Conosco molto bene quella sensazione.
«Be', non credo ci si possa far molto,» ripresi a
spiegare. «Gli esseri umani dovrebbero essere soddisfatti di
ciò che possiedono. Quelli che non lo sono, cercheranno di
inventare qualcosa che li porti avanti nella civiltà.
Qualcuno desiderava poter volare, e così inventarono gli
aeroplani. Qualcuno voleva riuscire a viaggiare più
facilmente e allora inventarono treni e automobili. Eppure, tutte
queste cose furono inventate da persone con del talento. Solo un genio
può convertire le immagini nella sua testa in un qualcosa di
concreto. Noi persone normali dovremmo vivere la nostra vita in modo
ordinario. Non è di nostra competenza agire d'impulso solo
perché ci sentiamo annoiati.»
«Silenzio!»
Haruki interruppe in pieno ciò che pensavo essere un gran
bel discorso e si girò dall'altra parte. Sembra essere
parecchio di cattivo umore adesso.
Ma come potevo esserne sicura? Ormai ero abituata a non poter capire
cosa stesse pensando. Ad Haruki importava proprio niente a meno che non
avesse
a che fare con poteri sovrannaturali, che vanno ben oltre la
realtà come la conosciamo. Il nostro mondo non conosce
queste cose. No, dico davvero.
Ho passato davvero molti anni cercandole invano.
Lunga vita alle leggi della fisica! Grazie ad esse possiamo vivere in
pace e tranquillità. Però credo proprio che
Haruki non avrebbe dato loro la sua gratitudine.
Io sono normale, vero?
Qualcosa deve averlo attivato.
Era stata la conversazione precedente?
Perché, personalmente, arrivò proprio
all'improvviso.
Il clima era soleggiato e caldo là fuori, così
tutti in classe si stavano addormentando. Stavo lentamente cadendo sul
banco per poi addormentarmi, quando una forza spaventosa
afferrò la mia coda di cavallo e mi scaraventò
all'indietro. Il dolore mi risvegliò e la riafferrai
istintivamente. Imbarazzata, mi voltai, ancora cercando di recuperarla
dalle sue grinfie. Fece così male che mi uscirono alcune
lacrime.
«Cosa diavolo pensi di fare!?» Credi di essere
ancora alle elementari? Ora lasciami andare!
Dal mio sbieco punto di vista vidi Haruki, che con una mano stava
tenendo i miei capelli, mostrava un sorriso caldo come il sole del
deserto. Era la prima volta che vedevo Haruki sorridere. Se i sorrisi
potessero essere misurati in termini di temperatura, allora il suo era
il deserto del Sahara.
«Ho capito!»
Ehi, non sputacchiare! E mollami!
«Come ho potuto non pensarci prima?»
Gli occhi di Haruki brillavano come la rugiada alle prime luci
dell'alba. Mi stavano fissando intensamente. Più preoccupata
per i miei capelli piuttosto che di quello che Haruki stava dicendo,
glielo chiesi.
«Cos'è che hai finalmente capito?»
«Se non ne esiste uno, allora posso crearlo io!»
«Creare cosa?»
«Un club!»
La mia testa iniziò a far male, ma credo che non avesse
nulla a che fare con il fatto che i miei capelli erano quasi stati
strappati via.
«Davvero? Questa è un'ottima idea. Ora potresti
lasciarmi andare?»
Haruki allentò la presa sulla mia coda ma non sulla sua idea.
«Allora, cos'è questa reazione? Dovresti essere
molto più felice per una cosa del genere.»
«Senti, potremo parlare della tua fantastica idea
più tardi. Ora, vorrei che tu realizzassi dove ci troviamo,
e dopo potrò rendermi della tua gioia. Ma ora datti una
calmata, ci sei?»
«Perché? Cosa intendi dire?»
«La lezione è ancora in corso.»
Haruki lasciò finalmente andare i miei capelli. Tenendomi la
testa dolorante mi voltai lentamente. Notai che l'intera classe ci
fissava attonita, proprio come il neolaureato professore di inglese,
che con ancora il gessetto in mano, sembrava stesse per scoppiare a
piangere.
Dissi ad Haruki di sedersi e invitai il povero insegnante a proseguire
la lezione.
Prego, continui con la lezione.
Haruki borbottò qualcosa e si accasciò
contrariato sul banco. Il professore tornò a scrivere sulla
lavagna...
Creare un nuovo club?
Mmh...
Non sarà che mi abbia già inclusa come membro?
La mia testa dolorante non presagiva nulla di buono.
N D T
Ciao di nuovo! Questo capitolo è decisamente più
lungo del precedente... meglio, no? Oppure i capitoli troppo lunghi non
piacciono? Parte due su due del primo capitolo (immaginate che sia un
romanzo, come quello originale), quindi è completo. Come al solito, avvertitemi riguardo
eventuali errori, forme che credete essere sbagliate e quant'altro!
P.S. Per chi non lo sapesse: "Okabe-sensei" è l'equivalente
di "Professoressa Okabe", mentre "Onee-chan" è come
"Sorellona".
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 2, parte 1 ***
Sembra che le mie orribili premonizioni diventarono realtà.
Dopo le lezioni, Haruki non scomparve come suo solito. Questa volta, mi
sollevò come se non pesassi per nulla, mi sistemò
sopra la sua spalla e mi trasportò oltre i corridoi, sopra
alle scale, per tutta la scuola fino a che non arrivammo di fronte alla
porta che dà sul tetto. Il tutto mentre urlavo e scalciavo.
Di certo non intendevo questo quando dicevo che volevo che un principe
mi portasse via. Non voglio nemmeno pensare a cosa abbia pensato il
resto della classe di fronte a quella visione.
La porta è solitamente chiusa, e in questi giorni le scale
oltre il quarto piano erano utilizzate come magazzino, probabilmente
dal Club di Arte. Tele enormi, cavalletti rotti, statue di dei della
guerra con diverse parti spezzate e un'intera infinità di
cose inutili accatastate quaggiù, rendendo ciò
che dovrebbe essere uno spazio stretto ancora più stretto.
Per qual motivo trascinarmi in un posto come questo? Non sono mica
un'aliena! Mettimi giù!
Lo fece.
«Aiutami.»
...Haruki disse serio, appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle,
guardandomi dritto negli occhi. E sovrastandomi, ovviamente.
Grandioso, ora sto arrossendo.
«Aiutarti con che cosa?»
«Aiutarmi a fondare il mio nuovo club!»
«Perché dovrei aiutarti a farlo?»
«Innanzitutto devo trovare un'aula, e di trovare dei membri.
Invece tu occupati della documentazione per la segreteria.»
Non mi stava nemmeno ascoltando!
Mi divincolai dalla presa di Haruki.
«E cosa dovrebbe fare esattamente questo club?»
«E cosa importa? L'importante è
fondarlo!»
Non credo che la scuola ti lascerà fondare un club senza
nemmeno un obiettivo, Haruki.
«Hai capito? Scopri cosa bisogna fare entro la fine delle
lezioni, io troverò l'aula! Intesi?>
Neanche per sogno, lasciami in pace!
...fu quello che pensai, ma se avessi provato a dirlo ad alta voce, mi
avrebbe probabilmente fatto qualcosa di terribile. Mentre cercavo di
mettere assieme una frase credibile per rifiutare, Haruki stava
già correndo giù per le scale, lasciandomi sola
in piedi in cima ad una scala polverosa.
«...ma non ho ancora accettato...»
Nulla. Spiegare le mie ragioni a un mezzo busto di gesso non sarebbe
servito quindi mi trascinai indietro fino alla mia aula, pensando a
come spiegare tutto questo ai miei curiosi compagni.
Ecco le clausole per la creazione di un "circolo amatoriale".
Devono esserci almeno cinque membri. È necessario designare
un referente all'interno del corpo docenti, un nome per il club, un
responsabile, un programma per le attività,
nonché essere riconosciuti dal comitato direttivo dei club
dell'associazione studentesca. Le attività devono essere
idonee a condurre una vita scolastica creativa ed energica. In base
alle attività e ai conseguimenti raggiunti
dall'inaugurazione, può essere avanzata al comitato
direttivo una proposta di avanzamento a "gruppo di ricerca". Inoltre,
finché rimane un circolo amatoriale, il club non
potrà beneficiare della ripartizione dei fondi scolastici.
Non servì nemmeno cercarli, perché erano scritti
sul retro del libretto scolastico.
La richiesta di membri non era un problema; avremmo potuto prendere
chiunque per formare il numero richiesto. E non sarebbe stato troppo
difficile trovare un docente disposto a sostenerci. Per il nome sarebbe
bastato qualcosa di inoffensivo... E il responsabile? Sicuramente
l'avrebbe fatto Haruki.
Ma avrei potuto scommettere che le nostre attività non
sarebbero rimaste entro le restrizioni del regolamento.
Non che importasse qualcosa. Haruki non era il tipo da preoccuparsi di
cose come "regole".
Come la campanella suonò per segnalare la fine delle
lezioni, Haruki mostrò nuovamente la sua orribile forza da
orco, sollevandomi e appoggiandomi sulla sua spalla per poi portarmi
via di peso. Riuscì a malapena a prendere la mia borsa prima
di uscire.
«Dove diavolo stiamo andando?» gli urlai
nell'orecchio, perché questo è ciò che
avrebbe fatto una persona normale. O perlomeno quello era il primo
motivo, la seconda ragione era dovuta al panico di dover subire un
secondo rapimento nella stessa giornata.
«Nell'aula del club!» fu la sua breve risposta, per
poi spingere via alcuni alunni che camminavano tranquilli e riaffondare
nel silenzio.
Attraversammo il corridoio e scendemmo le scale fino al piano terra,
per poi rientrare in un altro edificio e salire altre scale. Infine
Haruki si fermò nel mezzo di un corridoio male illuminato, e
mi lasciò andare.
Davanti a noi c'era una porta. Club di Letteratura, diceva la placca
sopra la porta.
«Eccoci qua!»
Senza nemmeno bussare, Haruki aprì la porta ed
entrò senza pensarci troppo. Riluttante, lo seguì.
La stanza era sorprendentemente grande, forse perché le
uniche cose al suo interno erano un lungo tavolo, qualche sedia
pieghevole e una libreria. Piccole crepe sul soffitto annunciavano lo
stato di decadimento dell'edificio.
E seduto immobile su una delle sedie di metallo, come se fosse parte
dell'arredamento, c'era uno studente che leggeva un voluminoso libro
cartonato.
«Da questo giorno, la stanza è nostra!»
dichiarò solennemente Haruki con le braccia conserte. Sul
suo viso c'era quel fiero, energetico sorriso. Se solo lo avesse
mostrato un po' più spesso...
Ovviamente, non lo avrei mai detto ad alta voce.
«Aspetta un momento. Dove ci troviamo?»
«Siamo nell'edificio dei club culturali! Sai che il club
delle belle arti e quello musicale hanno una loro aula, no? Bene, i
club che non hanno bisogno di aule speciali trovano spazio qui. Viene
chiamato il Vecchio Edificio. E quest'aula in particolare appartiene al
Club di Letteratura!»
Se l'era imparato tutto a memoria?
«E allora, che mi dici del Club di Letteratura?»
Haruki gesticolò facendo ondeggiare la mano. «Dopo
che tutti gli studenti del terzo anno si sono diplomati, il club non ha
più membri. Se quest'anno non si unisce nessuno, il club
verrà cancellato.»
E quel tizio nell'angolo?
«È l'unico membro iscritto. È del primo
anno, come noi.»
«Quindi il club non è stato ancora
cancellato!»
«Ma è prossimo alla cancellazione, giusto?
Perché con un solo membro è come se non ne
avessero, sai?»
Tu... Stupido! Ora invaderemo le aule delle altre persone?
Guardai verso il neo iscritto a letteratura. Aveva i capelli corti e
portava gli occhiali, e fino ad ora non aveva alzato lo sguardo da quel
libro una sola volta. Oltre all'impercettibile movimento delle dita che
voltavano pagina, rimaneva del tutto fermo, e ci ignorava
completamente. Ecco, un altro tipo strano...
«Che ne sarà di lui?» chiesi sottovoce
ad Haruki.
«Ha detto che gli va bene.»
«Davvero?»
«Gliel'ho chiesto durante la pausa pranzo. Gli ho detto che
dovevo prendere in prestito l'aula, e lui ha detto di fare con comodo,
finché può leggere i suoi libri in pace. Sembra
un po' strano, eh?»
Senti chi parla, Haruki! Diedi un altro sguardo all'aula di letteratura.
Era pallido e inespressivo. Le sue dita avevano movimenti meccanici.
Gli occhiali spessi riflettevano la luce del sole, nascondendo i suoi
occhi. Mi faceva venire voglia di toglierli per guardarlo meglio.
Sembrava davvero una bambola vivente.
Come se avesse notato che lo stavo fissando, sollevò
improvvisamente la testa e si aggiustò gli occhiali con un
dito. I suoi occhi scuri mi fissarono attraverso le pesanti lenti; il
suo viso non mostrava alcuna espressione. Era completamente diverso da
Haruki, il quale indossava le proprie emozioni come un cappotto. Questo
ragazzo invece aveva una faccia da poker permanente.
Faceva un po' paura, in realtà.
«Yuuki Nagato.»
Con quel tono di voce, chiunque avrebbe potuto dimenticarlo nel giro di
tre secondi dopo averlo sentito. Mi guardò per qualche
secondo, poi, come se avesse perso l'interesse, tornò al suo
libro.
«Dimmi, Nagato-kun.» iniziai, esitando.
«Haruki ha intenzione di usare quest'aula per un fantomatico
club. Per te va davvero bene?»
«Sì.»
I suoi occhi non mollarono quel libro nemmeno una volta.
«Ma, uhm, potrebbe causarti dei problemi.»
«Non importa.»
«Potresti addirittura venir cacciato, sai?»
«Come preferite.»
Apprezzai la risposta pronta, ma le sue parole erano totalmente
monocordi. Credo che in ogni caso non gli importasse veramente, fino a
che poteva avere il suo libro.
«Bene, allora è deciso!» Haruki mi
interruppe sorridendo. Sembrava iperattivo; ebbi una brutta sensazione.
Quanto caffè hai bevuto oggi, Haruki?
«Da questo momento in poi, ci incontreremo qui dopo le
lezioni. Vedi di presentarti, altrimenti saranno guai!»
Lo disse con un sorriso abbagliante come la Luna crescente. Riluttante,
annuì.
Non volevo sapere quali piani contorti aveva in serbo per me se non mi
fossi presentata.
Il giorno successivo, dopo scuola, dovetti rifiutare a malincuore la
proposta di Taniguchi e Kunikida di tornare a casa assieme. Se non
altro, potei evitare i commenti maligni di Taniguchi sul mio aspetto.
Mi avviai con passo pesante verso l'aula del club.
Haruki mi aveva già detto «tu vai per
prima!» per poi schizzare fuori dalla stanza con una
velocità che mi ricordò perché i club
desideravano tanto la sua adesione. È così
veloce... Che si fosse messo i razzi ai piedi? Era su di giri
perché stava andando a cercare membri per il gruppo? O
perché ora era un passo più vicino ad incontrare
degli alieni?
Borsa su una spalla, passo lento e sconsolato, sguardo stanco. Mi
diressi verso il Club di Letteratura, ringraziando il cielo che questa
volta non dovetti affrontare un altro rapimento.
Yuuki Nagato era già nella stanza quando entrai. Era nella
stessa posizione del giorno prima, e allo stesso modo, ignorava la mia
presenza, con la testa china sul libro. So che questo è il
club di letteratura, ma non faceva nulla oltre a leggere?
Silenzio.
«...cosa stai leggendo?» chiesi, non potendo
più sopportare quel silenzio. Invece di rispondere, Nagato
alzò il libro in modo che potessi leggere la copertina. Dei
termini in katakana in stile gotico troneggiavano in maniera
soporifera. Sembrava qualche romanzo fantasy, di quelli che legge
sempre mio padre.
«È interessante?»
Si sistemo gli occhiali, e con lo stesso tono monotono rispose:
«Unico.»
«...quale parte?»
«Tutto quanto.»
«...ti piacciono proprio i libri, eh?»
«Relativamente.»
«Davvero...?»
«...»
Silenzio. Di nuovo.
Ora posso andare a casa?
Nel momento in cui appoggiai la borsa sul tavolo e mi presi una sedia,
la porta si spalancò. Mi correggo: era stata aperta a calci.
«Ehilà!» salutò Haruki
sorridendo, marciando oltre la porta e salutando vistosamente me e
Nagato. «Scusate per il ritardo, ma mi ci è voluto
un po' per acciuffarlo!» Con un braccio ci stava salutando,
ma con l'altro teneva stretto il polso di qualcuno. Al posto mio, aveva
rapito qualcun altro!
Clack! Haruki chiuse a chiave la porta, e sentendo quel suono, la
minuta figura tremò di paura.
Era un altro ragazzo.
Ed era anche incredibilmente carino.
Era magro e basso, sembrava più uno studente di scuola media
che si traveste da ragazzo delle superiori. I suoi capelli castani
erano mossi e gli davano un'aria da bimbo, e i suoi grandi occhi da
cucciolo da cane bastonato chiedevano silenziosamente aiuto.
Questo era il candidato scelto da Haruki?
«C-cosa stai facendo?» tremò il
ragazzino. «D-dove mi trovo? Perché mi hai portato
qui? P-perché hai chiuso la porta? Che-»
«Silenzio.»
Il ragazzo si bloccò di scatto, di fronte alla voce
imperante di Haruki. Si lasciò sfuggire qualche flebile
lamento quando Haruki gli si avvicinò e gli
appoggiò amichevolmente il braccio sulle spalle. Con un
raggiante sorriso Haruki esclamò: «Ve lo presento:
il suo nome è Mitsuuru Asahina!»
...
...quella era tutta l'introduzione?
La stanza piombò nuovamente nel silenzio. Haruki aveva la
faccia soddisfatta di chi aveva fatto il suo dovere; Nagato, come al
solito, continuò a leggere come se nulla fosse successo, e
il ragazzo misterioso, Mitsuuru Asahina, sembrava stesse per piangere.
Siccome sembrava che nessuno avrebbe detto nulla, decisi di rompere il
silenzio io stessa.
«Da dove l'hai rapito?»
«Non l'ho rapito! L'ho solo costretto a venire con
me!»
È la stessa cosa!
«L'ho visto bighellonare in un'aula del secondo anno.
Perlustro l'intera scuola durante gli intervalli, lo avevo
già notato prima. È perfetto per i nostri
piani!»
Piani? Quali piani? Aspetta, quindi è questo quello che
facevi tra una lezione e l'altra. Più importante,
però...
«...vuol dire che lui è un anno più
grande!»
Anche se decisamente non lo sembra... ma non sono nella posizione per
parlare.
«...e allora?»
Gli gettai un'occhiata, e vidi la sua incredulità. Non
ditemi che Haruki davvero non ci vedeva nulla di male in ciò
che aveva fatto. Deve essersi nascosto dietro la porta il giorno in cui
distribuirono i cervelli.
«Ahh, non fa niente... uhm, Asahina-senpai, giusto?
Perché avremmo bisogno di lui per il tuo club?»
«Be', guardalo!» Haruki gli diede un colpetto, e
lui inciampò verso di me. Feci d'istinto un passo indietro,
e Asahina-senpai si aggrappò all'angolo del tavolo per non
cadere.
«Vedi quanto è debole?» Haruki
dichiarò. «Vedi come potrebbe essere sconfitto
facilmente? Ha bisogno di un po' di fegato! Fegato e coraggio! Se
possiedi queste caratteristiche, non sarai mai battuto, ma se ti
mancano, non combinerai mai nulla! Non saresti degno di essere chiamato
un uomo!»
Questo è piuttosto crudele, Haruki.
Haruki afferrò l'aria con un pugno.
«Perciò, questa sarà la prima missione
del club! Trasformare questo scarso, debole non-uomo in un uomo
invidiato da tutti! Un uomo tra gli uomini!»
Il mio pensiero, inizialmente, fu che Haruki era andato a tal punto
oltre il fondo che sarebbe riemerso dalla parte opposta. Anche se era
vero che probabilmente Asahina era il ragazzo meno mascolino che avessi
mai visto, avrebbe comunque potuto avere successo con molte ragazze. E
in ogni caso non era completamente fuori di testa come qualcun altro di
cui non faccio il nome.
«Ehi, questo è troppo!»
Asahina era riuscito a rimettersi in piedi, a girarsi e a mettersi di
fronte ad Haruki. «Anche io sono un uomo!» disse
alzando la voce.
«Oh? Davvero?» Haruki appoggiò di nuovo
le mani sulle sue spalle. Sembrava davvero un pericoloso rapitore, in
quel momento. «Quanto uomo sei, veramente?»
I suoi occhi sembravano spaventosi. Oh no, scappa, Asahina-senpai!
Le sue mani si mossero velocemente in basso su Asahina-senpai, verso...
Oh. Oh mio dio.
Non so chi avesse urlato per primo, mi piace pensare che fu Asahina.
Sarebbe stato molto meno imbarazzante per me. Questa volta, Haruki era
davvero andato troppo oltre.
«Fermati subito!» urlai, cercando di separarli.
«Cosa diavolo pensi di fare? Queste sono molestie
sessuali!» Vuoi venire denunciato?
«Bene bene... Chi l'avrebbe detto?» Haruki rise
senza alcuna vergogna. «È davvero un uomo,
dopotutto! Vuoi controllare?»
Divenni all'istante color rosso cremisi. «Cosa? No!»
Haruki lasciò finalmente andare Asahina, il quale cadde a
terra sulle sue ginocchia. E dopo tutto quanto Nagato non si era ancora
mosso.
«Capisci cosa intendo dire, vero? Se riusciamo a trasformare
qualcuno come lui nell'incarnazione dello spirito mascolino, la forza
della nostra causa sarebbe stata provata a tutti! Tutto questo
è, ovviamente, parte del mio piano.»
Questo tuo piano sembra pericoloso, una di quelle cose con le quali una
persona sana di mente non vorrebbe avere nulla a che fare.
«È per questo che l'hai rapito? Per renderlo
più uomo?»
Asahina mi guardò con occhi pieni di lacrime. Spera che io
possa salvarlo?
«Be', in realtà pensavo anche di usarlo per farci
pubblicità. Qualcosa come… Una mascotte! Qualcosa
del genere.»
...è ufficiale. L'idiozia di Haruki ha finalmente sorpassato
l'idiozia di tutti i più stupidi idioti di questo mondo. Ora
può ufficialmente unirsi allo show de "I Più
Pericolosi Idioti di Sempre".
«Mitsuuru-kun! Ti sei già unito ad un
club?» chiese Haruki.
«Uh... Sono nel Club di Economia...»
«Abbandonalo! Non è abbastanza da uomini. E poi,
interferirebbe con le nostre attività.»
Non sei decisamente troppo egoista a questo punto?
Asahina-senpai sembrava una vera vittima. Aveva lo sguardo di un
condannato a morte a cui viene chiesto se, come veleno, preferirebbe
bere cianuro o stricnina. Poi posò nuovamente lo sguardo su
di me, cercando di mettere a fuoco con quei suoi occhioni da cucciolo,
pregandomi di essere salvato. Poi sembrò sorpreso di vedere
Nagato, forse lo aveva notato solo adesso.
«Oh... Capisco...» sussurrò a
sé stesso, con una voce così leggera da sembrare
il canto di una libellula, fissando lo studente seduto nell'angolo.
«Ho capito...»
Uh, cosa hai capito?
«Abbandonerò economia, ed entrerò in
questo club...» continuò, con lo stesso tono.
Eh?
Esitò. «Ma non so tanto bene di cosa si occupa il
Club di Letteratura...
«Oh, non preoccuparti di questo. Non siamo un Club di
Letteratura,» spiegò Haruki, come se fosse la cosa
più ovvia del mondo. Vedendo Asahina-senpai così
confuso, mi intromisi nella conversazione per mettere le cose in chiaro.
«Stiamo solo prendendo in prestito quest'aula per un po'. Il
club nel quale sei appena stato costretto ad unirti è in
realtà un'organizzazione senza nome, con Haruki come
responsabile, che parteciperà ad attività
sconosciute.»
«...cosa?»
«In effetti, quel ragazzo laggiù è
attualmente l'unico membro del vero Club di Letteratura.»
«Oh...»
«Asahina-senpai sbatté le palpebre con stupore,
labbra semiaperte, senza parole. Non potevo biasimarlo.
«Non vi preoccupate!» esordì Haruki, con
l'espressione di chi non doveva preoccuparsi di alcuna
responsabilità. Diede una pacca sulla spalla di
Asahina-senpai. «Ho appena trovato un nome! È la
parte più importante nella formazione di un club!»
Credevo che la parte più importante fosse reclutare
membri... Oh, ma chi se ne importa.
Fissai Haruki.
«Okay,» dissi con il tono di chi si è
arreso, «sentiamolo.»
Non importava cosa avessi detto, perché Haruki ce lo avrebbe
rivelato comunque. Prese un respiro profondo, in preparazione
all'importante momento della rivelazione del suo Grande Ingegno.
Attenzione tutti quanti! Il nome del nostro novello club è
stato deciso. Nessuna modifica è stata effettuata; questo
era puramente frutto della mente deragliata di Haruki.
La Brigata SOS!
La Brigata per Sollazzare Oltremisura il mondo di Haruki Suzumiya. Che
abbreviato diventava Brigata SOS.
Ora potete liberamente ridere.
Io ero rimasta fin troppo di stucco per fare una cosa come ridere.
Probabilmente vi starete chiedendo perché si chiama
"Brigata". Tecnicamente, dovrebbe essere "Circolo Amatoriale per
Sollazzare Oltremisura il mondo di Haruki Suzumiya". Il problema
è che non avevamo ancora raggiunto gli obiettivi minimi per
essere considerati un'associazione, e in ogni caso nessuno sapeva di
cosa ci occupavamo. «E allora chiamiamola semplicemente una
brigata!» disse enigmaticamente Haruki. E così
nacque il magnifico nome del nostro club.
Asahina-senpai non aprì bocca, rassegnato al suo destino.
Nagato era praticamente un estraneo. Io invece non riuscivo a dire
nulla. Per diretta conseguenza, il nome di Haruki passò il
turno con un solo "sì" e tre astenuti.
La Brigata SOS è ufficialmente aperta al pubblico! Che
magnifica notizia!
Oh, che gioia.
Senti, Haruki, fa' quello che vuoi.
N D T
Ecco il il secondo capitolo! Però, data la lunghezza, credo
che dovrò dividerlo in tre parti. Un capitolo dove Kyon
inizia a mostrare qualcosa di simile ad un comportamento tsundere...
Però non mi piace l'assenza di suspence! Non potendoci fare
nulla, vi saluto fino al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 2, parte 2 ***
Dopo averci ordinato di incontrarci qui tutti i giorni dopo scuola,
altrimenti guai, Haruki dichiarò conclusa la riunione, e ci
congedammo. Quando lasciai il Vecchio Edificio, la vista di
Asahina-senpai che si trascinava depresso lungo il corridoio, era
così triste che non potei far finta di nulla. Lo chiamai.
«Senpai!»
«Sì?»
Asahina-senpai mi guardò con la sua faccia innocente.
Davvero non sembrava essere più grande di me.
«Guarda, non devi per forza unirti a questo strambo club, se
non vuoi. Non preoccuparti per Suzumiya; lo affronterò
io.»
«No.»
Si fermò e mi sorrise.
«Va tutto bene. Voglio unirmi.»
«Ma non credo che le cose andranno molto bene, potrebbero
anche peggiorare.»
«Ma ti sei unita anche tu, vero?»
Già... ma non per scelta mia. Perché sono ancora
qui?
«Probabilmente è inevitabile in questo piano
temporale...» disse con gli occhi che spaziavano
all'orizzonte.
«Pardon?»
«Ed è interessante che ci sia anche
Nagato-san...»
«Interessante?»
«Eh? Oh, no, non è nulla.» disse
scuotendo la testa. I suoi capelli si mossero dolcemente per rivelare
il suo sorriso un po' imbarazzato, e poi mi fece un profondo inchino.
«Potrei causare qualche problema, ma per favore sii paziente
con me!»
«Be', se me lo dici così, ma ascolta,
Asahina-senpai...»
«Per favore, chiamami Mitsuuru!»
Sorrise.
È così carino!
Un giorno, io e Haruki facemmo la seguente conversazione.
«Sai di cos'altro abbiamo bisogno?»
«Stupiscimi.»
«Dobbiamo mettere le mani su un misterioso studente appena
trasferito!»
Sospirai. «Definisci "misterioso studente appena
trasferito".»
«Bene, la scuola è già iniziata da due
mesi, giusto? Chiunque si trasferisse a questo punto sarebbe
automaticamente misterioso! Non credi?»
«Magari i genitori hanno avuto un trasferimento, al lavoro, e
si sono portati i figli.»
«No, questo concetto è troppo tirato. Per nulla
normale.»
«Perché non è normale? Di solito
funziona così.»
«Uhm, misterioso studente appena trasferito...
Quand'è che ti farai vedere?»
«Perché non mi ascolti mai?»
Iniziarono a circolare delle voci che accusavano me ed Haruki di
complottare qualcosa.
«Cosa esattamente state cercando di fare, tu ed
Haruki?»
Taniguchi sembrava arrabbiata.
«Non vi sarete...» - respirò
profondamente - «messi insieme, vero?»
Assolutamente no! E se c'è qualcuno che vorrebbe sapere cosa
stiamo facendo, quella sono io!
«Be', vedete di non combinare nulla di troppo stupido, va
bene? Non sei più nella scuola media. Se vandalizzate il
campetto, questa volta possono anche sospendervi.»
Se era solo Haruki a combinare queste follie, allora avrei potuto
semplicemente ignorarlo. Ma ora aveva trascinato con sé
Asahina e Nagato in questa roba. Dovevo assicurarmi che quei due non
restassero coinvolti. Dopo aver pensato questo, mi sentii orgogliosa di
quanto ero responsabile.
Ma c'era un piccolo problema, Haruki era abbastanza forte da prendermi
e trascinarmi ovunque volesse, e dubito che avrei avuto qualche
speranza di fermarlo.
«Voglio un computer!»
Da quando la Brigata SOS era stata fondata, la spartana aula di
letteratura iniziò ad accumulare un sacco di oggetti. Un
appendiabiti portatile figurava in un angolo della stanza; un bollitore
elettrico e delle tazzine erano a portata di mano, assieme ad una
teiera tradizionale, un mini frigorifero, una piastra per riscaldare, e
posate. Un sistema stereo (collegato ad un lettore CD/MD che supportava
la radio) e una PS2 erano sistemati lì vicino. A cosa
serviva tutta quella roba? Voleva viverci, in quell'aula, per caso?
Haruki era seduto su un banco che aveva rubato chissà dove,
braccia accavallate, gambe accavallate, e tutto accavallato in
generale. Di fianco a lui c'era una piccola piramide nera con sopra la
scritta "Comandante della Brigata" in marker dorato.
«È una tragedia! Viviamo nell'era della
tecnologia, e una brigata importante come la mia non possiede nemmeno
un singolo computer!»
Di cosa diavolo stai parlando?
Comunque, eravamo tutti lì. Nagato leggeva silenziosamente
seduto nel suo angolino, un libro su una luna di Saturno che cadeva o
qualcosa del genere. Asahina-senpai, obbediente com'era, era arrivato
nonostante non dovesse per forza esserci, seduto su una delle sedie di
metallo, con aria confusa.
Haruki saltò giù dalla scrivania e si mosse
spedito verso di me con un sorriso molto sinistro.
«Andiamo a scroccarne uno!»
«Scroccarne uno? Un PC? E da dove?» chiesi, con
poco entusiasmo. «Non staremo andando a rapinare un negozio
di elettronica, vero?»
«No, no!» rispose imperiosamente.
«Perché dovremmo se abbiamo a disposizione un
altro posto più a portata di mano?»
Ordinò a me ad Asahina-senpai di seguirlo e corse fuori.
Appena fummo fuori anche noi, lo trovammo due porte più in
là nel corridoio, proprio davanti al Club di Informatica.
Oh, capisco.
«Tieni questa.» Haruki mi diede una fotocamera.
«Ascolta bene, Kyon! Ora ti dirò il mio brillante
piano, e dovrai seguirlo alla lettera, senza eccezioni,
perché avremo una sola occasione!»
Si abbassò per sussurrarmi il suo "brillante piano".
«Cosa? No! Non puoi farlo!»
«Questo è una piccola parte del mio grande piano!
Andrà tutto bene!»
Andava bene per te, forse. «Ma... Asahina-senpai...»
«Silenzio! Nessun "ma"!»
Grandioso. Semplicemente grandioso. Guardai verso un confuso
Asahina-senpai e cercai di stabilire un contatto con gli occhi, per
cercare di avvertirlo della malsana idea di Haruki. Sbattei le palpebre
furiosamente, Asahina-senpai mi guardò sorpreso, e
arrossì. Oh, no, aveva capito male!
Quando mi decisi finalmente di dirglielo a voce, Haruki aveva
già aperto la porta dell'aula senza nemmeno bussare.
«Come va, gente? Siamo venuto a prendere un
computer!»
La stanza era simile a quella del Club di Letteratura, ma sembrava
essere più piccola. Molti monitor e scatole di PC erano
appoggiati in giro. Il rumore delle ventole di raffreddamento risuonava
in tutta la stanza. Le cinque ragazze che stavano sfrenatamente
battendo i tasti delle loro tastiere si voltarono all'unisono verso
l'entrata, dove era appena comparso uno strano ragazzo.
«Chi è il capo qui?» chiese Haruki con
un malvagio ghigno. Una delle ragazze si alzò in piedi.
«Io sono la presidentessa del Club di Informatica. Posso,
ehm, aiutarvi?»
«Devo ripetermi? Dateci un computer!»
Il viso della presidentessa senza nome del Club di Informatica fu
attraversato da un flash di pura confusione, poi si riprese scuotendo
vistosamente la testa. «Assolutamente no! Non riceviamo
abbastanza fondi dalla scuola, quindi questi computer sono stati presi
con i nostri soldi. Non li daremo certo in giro gratis! Ci hai prese
per idioti?»
«Che sarà mai un solo computer? Ne avete
altri!»
«Okay, guarda qui, ascoltami, chi diavolo siete
voi?»
Haruki gonfiò il petto. «Sono ciò che
sono! Haruki Suzumiya, Comandante Supremo della Brigata SOS! E questi
sono i miei subordinati, Numero Uno e Numero Due!»
...subordinati? Da quando saremmo i tuoi subordinati?
«Ve lo comando in nome della Brigata SOS. Dateci un computer,
niente scuse!» Haruki riprese. La presidentessa del Club di
Informatica scosse la testa.
«Non ho idea di chi siate, ma non c'è verso che
voi prendiate uno dei nostri PC. Compratevelo da soli!»
«Ah!» Haruki storse il naso. «Se
è così che la mettete... Be', abbiamo i nostri
modi per assicurarci la cooperazione.»
Gli si illuminarono gli occhi. Ebbi una terribile sensazione su
ciò che stava per accadere.
Haruki iniziò ad analizzare la stanza, con deliberata
lentezza, come un leone che cerca la sua preda. «Ho sentito
alcune voci, riguardo un gruppo di ragazze che conducono
un'attività molto losca...» disse, a voce bassa ma
decisa, prendendo alla sprovvista la presidentessa.
«Addirittura, producono i propri doujinshi per venderli alle
fiere, sfruttando i fondi della scuola! ...o almeno, questo
è ciò che dicono le voci.»
Tutto ad un tratto colpì uno scaffale con un pugno, facendo
cadere uno scatolone, che perse tutto il suo contenuto. Sentii i
brividi non appena vidi le riviste e le pagine cadute raffiguranti
scene per adulti con soli uomini, prima di distogliere lo sguardo.
«Possiamo spiegare!»
La presidentessa protestò a voce alta, ma era oramai
arrossita come una pazza. «Questi sono i nostri, uhm, i
nostri privati, uhm-"
«Silenzio!»
Sembrava che Haruki ne aveva avuto abbastanza.
«Ecco com'è che calerà
tutto.» disse, posizionandosi vicino al viso della
presidentessa. «Ci darete un computer, e io non
dirò a nessuno che state producendo manga porno gay con i
soldi della scuola. Capito?»
«Siete venuti qui solo per ricattarci?» una dei
membri chiese con agitazione.
«No, sono solo venuto a estorcervi un computer.»
Ma è la stessa cosa!
«...no!» disse una flebile voce. Sembrava proprio
che la presidentessa aveva deciso di affrontarci per sé
stessa e per il club.
«Anche se lo direte alla direzione, faremo sparire tutte le
riviste! Non avete prove! Cosa dici di questo?»
Haruki si girò con un sorriso da gatto. «Kyon, mi
faresti un graaande favore, e scattare una foto a queste riviste,
potresti?»
Click!
Premetti l'otturatore. Grandioso, ora sono un utensile da estorsione.
«No!»
Quella era la presidentessa, tremante.
«N-non conta! Quella foto potrebbe essere stata scattata in
qualunque stanza di quest'edificio!»
Ancora sorridente, Haruki si scostò i capelli da davanti il
viso. «Bene, allora, faremo uno scambio. Noi prenderemo il
computer, e voi potrete avere Mitsuuru-kun come vostro maggiordomo
personale. Ho notato che vi piacciono questo tipo di cose...»
La presidentessa arrossì e guardò di traverso
Asahina-senpai
«Il nostro maggiordomo personale...? Perché
vorremmo una cosa del genere?»
«Oh, questa è facile.»
Haruki spinse Asahina-senpai, che era ancora immobile per la sorpresa,
verso la presidentessa, e poi, alla velocità della luce,
prese la sua mano e la infilò nei pantaloni di
Asahina-senpai.
«Aaah!»
«Ah!»
Click!
Con in sottofondo le loro urla, premetti l'otturatore un'altra volta.
Haruki afferrò Asahina-senpai, che stava disperatamente
cercando di scappare, e costrinse la presidentessa sopra di lui.
«Kyon, un altro scatto!»
Premetti ancora. Asahina-senpai, presidentessa senza nome, perdonatemi.
«Cos- cosa diavolo credi di fare?» urlò
la presidentessa.
Riuscì a divincolarsi dalla presa e ad allontanarsi da
Asahina-senpai, ma Haruki puntò il dito verso il suo viso
rosso.
«Ebbene, se le foto dei vostri porno gay non sono abbastanza,
questa dovrebbe essere una prova sufficiente per convincere il preside
a rompere il vostro piccolo "club"!».
«M-ma questo è ridicolo!» la
presidentessa protestò animatamente. Mi sentivo
dispiaciuta per lei persino io. «Mi hai costretto tu! Questa
volta sono totalmente innocente!»
Questa volta?
«Davvero? E quante persone vi crederanno? Tra le voci che
circolano, e le foto scattate, chi prenderà le vostre
difese?».
Guardai verso Asahina-senpai, disteso a terra. Questa volta era rimasto
talmente scioccato da essere rimasto senza energie. Intanto, la
presidentessa senza nome continuò il suo tentativo a
resistere.
«Gl-gli altri membri sono testimoni della mia innocenza! Era
del tutto contro il mio volere!»
Le altre quattro del club che erano rimaste tutto il tempo allibite a
guardare, si ripresero e annuirono.
«È vero!»
«La presidentessa è innocente!»
Se Haruki vi avesse ascoltato, be', non sarebbe stato Haruki.
«Allora dirò che l'intero club progettava di
violentarlo!»
In quel momento, sareste riusciti a sentire il rumore di uno spillo che
cade.
«M-ma questo è assurdo! Delle ragazze non possono
violentare un ragazzo!»
«Davvero? Lasciatemi raccontare una storia. La storia di un
povero, innocente, studente di seconda, che passava casualmente per
questo corridoio, che è incappato in un gruppo di ragazze
depravate.»
«Queste ragazze malvagie, decisero di ingannarlo e attirarlo
nella loro malvagia tana con delle caramelle, e altri dolci. E quando
è entrato, è stato attaccato da queste crudeli
donne, che lo toccarono in ogni posto sensibile! Ma a quel punto io, il
Supremo Comandante della Brigata SOS, arrivai in giusto in tempo, e
ottenni delle prove subito prima di salvarlo! Ed ora sono un
eroe!»
Haruki rise a lungo, rumorosamente.
Credo che fosse più o meno questo, il punto in cui avrei
dovuto sbatterlo dentro ad un manicomio.
«Ma, ma... Suzumiya-san! Q-questo non è quello
c-che-»
Haruki calciò via Asahina-senpai, che nel frattempo si era
trascinato in avanti e si era aggrappato alle sue gambe, e
gonfiò il petto. «Allora? Cosa mi dite? Ci date un
computer... oppure no?»
La faccia della presidentessa diventò prima rossa, poi
ancora blu, e infine bianca come un cadavere. Era stata sconfitta.
«P... p... prendete quello che volete e
andatavene...» dopodiché cadde sfinita su una
sedia. Le altre accorsero per aiutarla.
«Presidentessa!»
«Stai bene?»
«Tra poco finirà tutto!»
La testa della presidentessa era piegata di lato, come quella di una
marionetta a cui vengono tagliate le corde. Sarò anche stata
complice dell'estorsione, ma non riuscivo a sentirmi dispiaciuta per
quella figura distesa su una sedia.
«Qual è il modello più
recente?» Adesso basta! Troppo sangue freddo!
«Perché dovremmo dirtelo?»
Haruki indicò verso di me, o meglio, verso la fotocamera.
L'intero club tremò all'unisono.
«Maledetto! È quello là!»
Dopo aver esaminato nome e numero di modello del PC indicatogli, Haruki
estrasse un pezzettino di carta dalla tasca del blazer.
«Ieri sono andato al negozio di elettronica, e un impiegato
mi ha mostrato tutti i modelli recenti. Questo non è uno di
quelli.»
Fin quanto aveva preparato questa messa in scena? Iniziava a farmi
paura.
Dopo aver esaminato altri computer, esordì:
«Dateci questo.»
La presidentessa sbiancò nuovamente. «F-fermo!
Quello lo abbiamo preso solo il mese scorso!»
«Macchina fotografica.»
«...prendetevelo, ladri!»
Eravamo dei ladri. Non potei negare nemmeno in parte.
La fame di Haruki non conosceva limiti. Dopo aver fatto staccare tutti
i cavi, fece spostare il monitor e tutte le altre cose nell'aula di
letteratura e fatto ricollegare. Ha anche fatto tirare un cavo LAN tra
le due stanze, per farci collegare alla rete dal dominio della
scuola per poter navigare in internet! Non è tanto
migliore di un comune criminale!
«Senpai...»
Siccome ero totalmente senza possibilità di fronte alla
pazzia di Haruki, l'unica cosa che potei fare era aiutare il devastato
Asahina-senpai a rimettersi in piedi. Era rimasto accovacciato a terra,
coprendosi il viso e singhiozzando incontrollatamente.
«Senti... Torniamo indietro, per ora, va bene?»
dissi pacatamente. Tirò su con il naso, poi si
rialzò. Haruki, brutto idiota, hai detto che volevi renderlo
più mascolino, non ridurlo ad un relitto di nervosismo! E
poi, volevo proprio sapere cosa ci avresti fatto con un PC.
Be', l'avrei scoperto presto.
Il lancio del sito ufficiale della Brigata SOS!
...be', questo era ciò che Haruki voleva. E chi è
che avrebbe dovuto crearlo?
«Tu, ovviamente!»
«Io?»
«Hai un sacco di tempo libero, no?»
E tu invece?
«Sono troppo occupato a cercare altri membri!»
Il computer venne piazzato sulla cattedra con la piramide del
"Comandante della Brigata". Haruki, che stava navigando in internet,
aggiunse;
«Vedi di finirlo più o meno entro una giornata.
Non possiamo iniziare nulla finché non avremo una web
page.»
Asahina-senpai era letteralmente disteso sul tavolo, con le spalle
tremanti, mentre Nagato stava come al solito leggendo seduto sulla sua
sedia, ignorando il resto del mondo. Così, l'unica persona
che stava per davvero ascoltando Haruki ero io. Essendo l'unica persona
ad ascoltare i suoi folli ordini, ero anche l'unica che avrebbe potuto
eseguirli. Sono abbastanza sicura che Haruki stesse pensando questo.
«Senti, anche se dici così, non puoi costringermi
a fare quel sito.»
Sospirò velocemente. «E se ti dessi un piccolo
premio?»
...che stesse veramente tentando di essere generoso, per una volta?
«Ti prometto che ti piacerà!»
«...e va bene.» alla fine mi arresi. No, non volevo
prendere ordini da Haruki. Semplicemente, era un sito web. Non ne avevo
mai fatto uno prima, ma sembrava divertente da fare, no?
E così fu deciso. Il giorno seguente, sarebbe iniziata la
mia battaglia personale per creare un sito web.
Detto questo, in realtà non fu molto difficile. Le ragazze
del Club di Informatica avevano già preinstallato tutti i
software necessari, quindi tutto ciò che dovevo fare era un
po' di copia e incolla ed era fatto. Il vero problema, era cosa
inserirci.
Ancora non avevo idea di cosa si occupasse la brigata, quindi non
sapevo cosa scrivere. Dopo aver realizzato un'immagine che diceva
"Benvenuti sul sito ufficiale della Brigata SOS!" e averla incollata in
cima alla pagina, le mie attività si fermarono contro un
muro. Le parole di Haruki («Sbrigati a finirlo,
capito?») tornarono alla mia mente come una maledizione, ed
ecco perché ero su quel PC anche durante la pausa pranzo.
«Nagato-kun, avresti qualche idea su cosa
scrivere?» A quanto pare rimaneva qui anche durante le pause
pranzo.
«...in realtà no.»
Non alzò nemmeno lo sguardo. So che questo esula dai miei
affari, ma prestava attenzione almeno in classe?
Rigirando lo sguardo verso il monitor da diciassette pollici, mi
saltò in testa un pensiero. Cosa sarebbe successo se
avessero scoperto che un ancora sconosciuto studente di una "brigata"
stava sfruttando la rete della scuola per mettere in rete un sito?
«Be', non ti preoccupare! Se ci scoprono, abbandoneremo tutto
il progetto. Chi fa la prima mossa vince!» immaginai la
risposta di Haruki.
Sapete, in un certo senso, ero geloso del modo di Haruki positivo e
ottimista di affrontare la vita.
Aggiunsi un contatore gratis di visite e la nostra mail - è
ancora troppo presto per aggiungere un forum - e caricai il sito, che
consisteva in una pagina senza un vero e proprio contenuto. Ma almeno
lui sarebbe stato contento! Dopo essermi assicurata che la pagina
funzionasse, chiusi tutti i programmi e spensi il PC. Alzai le braccia
per stiracchiarmi un po', per scoprire che Nagato era dietro di me.
Come diavolo aveva fatto a venire fin lì? Non avevo nemmeno
avvertito il rumore dei passi... Quando si era mosso? Il suo viso era
ancora inespressivo come una di quelle maschere bianche veneziane,
mentre mi guardava come una mappa.
«Tieni.»
Protese un libro spesso con copertina rigida. Esitante, lo afferrai.
Era pesante... A giudicare dalla copertina, era lo stesso libro che
stava leggendo alcuni giorni fa.
«Per te.»
Dopo quella breve affermazione, si girò e lasciò
l'aula prima che avessi tempo di rifiutare, o almeno di reagire. Uhm,
perché stai improvvisamente forzando uno dei tuoi libri
nelle mie mani? Per caso è questa la tua idea di una
dichiarazione, o qualcosa del genere?
Quando la campanella suonò a segnare la fine del pranzo, ero
rimasta sola nell'aula vuota. Credo che intorno a me non ci fossero
persone che volessero veramente ascoltare quello che avevo da dire.
Mi portai il libro fino in classe e mi sedetti, solo per sentire uno
strattone alla mia coda di cavallo. «Quindi, il sito
è pronto?»
Haruki stava tenendo l'angolo del suo banco con la mano e mi fissava
con uno sguardo severo. Notai che aveva preso appunti su tutto il
libro; tentai di sembrare naturale per evitare gli sguardi dei miei
compagni.
«È pronto, certo... ma è completamente
insulso.»
«Per ora andrà bene. Abbiamo solo bisogno
dell'indirizzo, adesso.»
Allora perché non ti sei registrato uno di quei siti gratis?
«Non sarebbe andato bene! Potrebbero intasarmi
l'inbox!»
Come potrebbe un account così nuovo venire intasato?
«È un segreto.»
Aveva di nuovo quel sorriso sinistro. Mi faceva accapponare la pelle.
«Non preoccuparti, vedrai dopo scuola! Ma prima di allora,
è informazione classificata.»
Avrei voluto non scoprirlo mai, ad essere onesti.
Haruki rimase assente durante la sesta ora. Avrei voluto sperare che
soltanto andato a casa, ma conoscendo Haruki, questo era impossibile.
Era solo un altro segno di cattivo auspicio.
N D T
Seconda parte su tre del secondo capitolo! Cosa stava facendo Haruki
nella sesta ora? Che libro ha dato Nagato a Kyon? Come ha
fatto Haruki a essere così crudele con delle ragazze? Magaru
lo sapete già, vero? Allora, eccone un'altra: quale
sarà il "regalo" che Haruki ha promesso a Kyon?
Ovviamente mi piacerebbe sapere cosa ne pensate!
P.S: sì, lo so che si chiamano yaoi, ma il testo orginale
diceva così...
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