Astral Wraiths

di Revalis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Polaris ***
Capitolo 2: *** Una Lunga Marcia ***
Capitolo 3: *** La Lacrima dell'Orsa ***



Capitolo 1
*** Polaris ***


Quella notte il cielo era nuvoloso.
Rust cercava di orientarsi per raggiungere il piccolo villaggio di Uminor, situato a Nord, ma in nessun modo riusciva a scorgere il Piccolo Carro, nè qualche altra costellazione che avrebbe potuto aiutarlo a ricostruire una sua mappa mentale.
Rust aveva camminato ancora ed ancora, in attesa che uno squarcio di luce bucasse la coltre impenetrabile delle nubi.
Era la prima volta che si perdeva. Conosceva bene il cielo notturno, e anche in condizioni sfavorevoli riusciva ad orientarsi in modo decente, ma non durante quella notte.
Si era definitivamente smarrito, il cielo lo aveva tradito.
Rust pensò seriamente di fermarsi e proseguire durante il giorno, quando sarebbe stato molto più semplice trovare il nord.
La provviste però scarseggiavano e Rust si trovava in serie difficoltà, tanto più che l'ultimo centro abitato se lo era lasciato ormai a più di due giorni di cammino.
No, doveva assolutamente continuare, doveva trovare il modo di orientarsi.
"In questi casi si fa affidamento alla propria Stella. Peccato non sapere quale sia la mia.."
Rust si sedette a pensare. Se il cielo non lo aiutava, avrebbe chiesto aiuto alla terra, almeno per dargli un po' di appoggio.
"Anche le Stelle, con la loro luce così potente, devono arrendersi alla distanza e ai vapori del tempo, come noi. La loro luce non ci illumina e noi quindi siamo persi, persi in noi stessi, dunque nel nulla più profondo, nel mio caso...abbandonato senza guida celeste e terrena."
Come a voler smentire la miscredenza di Rust, in quel momento un piccolo raggio perforò il grigiore, scoprendo una porzione di cielo nerissimo.
Su quella piccola finestra immediatamente si affacciarono moltissime stelle, e la loro luce liquida inondò ben presto le calme distese erbose su cui giaceva Rust.
Come piccole gocce d'acqua cadute in una coppa nera esse furono bevute avidamente da Rust, che riconobbe subito una delle più luminose, Kochab, l'antagonista di Polaris.
Come riferimento per il Nord era perfetto: Rust si rialzò e fissò con intensità la stella, cercando di entrarci in contatto.
-Oh, stella dormiente, Kochab, ascoltami! Io so che nelle difficoltà la Stella guida di un essere vivente si rivela, perciò rispondi se sei tu la Stella che cerco, o se sei tu che stai cercando me!-
Kochab fu scossa da un fremito, come un impulso, ma Rust non ricevette risposta. Sentì che la stella ancora dormiva, bruciando incessantemente nel suo sogno millenario.
-Ti sbagli, Viandante! Quella non è la tua stella!
Rust, scosso dall'improvviso suono di una voce nel deserto più assoluto, cercò di capire da dove provenisse.
-Non disturbarti a cercarmi, io sono già vicino a te. Chiudi gli occhi e io potrò apparirti.
Per qualche strano motivo Rust obbedì, come guidato da una forza primordiale. Sapeva che avrebbe dovuto farlo.
Quando le sue iridi piombarono nel buio, ecco che Rust visualizzò nella sua mente l'immagine nitida di un uomo alto, avvolto in una veste cromo. Il cappuccio, giallo anch'esso, gli ricopriva il volto, che sembrava irradiare una luce familiare.
-Quella Stella mi è molto cara-esordì-ma non è la mia.
-Tu chi sei?
-Io sono un povero Viandante come te, e come te cerco la strada di casa.
-Sì, ma hai visto anche tu che il cielo, fino a poco fa, mi negava la riuscita di questa ricerca.
-Questo è vero. Ma adesso il cielo è sgombro, puoi andare.
-Io non voglio andare.
L'uomo nella veste sembrò scosso. Non era la risposta che si aspettava, o probabilmente pensava di sentirsi dire lo stesso concetto in modo differente.
-Perchè non vuoi andare, Viandante? Il cielo è aperto, l'ho aperto io per te, che non conosci lo spirito che ti indica la via. Non può sentirti perchè non ti rivolgi a lui.
-È appunto per questo che non voglio andare oltre. Questa volta mi è andata bene, ma quante altre volte potrò essere salvato da...da...cosa sei tu?
-Non sai chi sono, eppure ti sei fidato?
Rust ebbe l'impulso di aprire gli occhi, ma si trattenne.
-Ho...percepito qualcosa di strano, quando ho sentito la tua voce. Come se provenisse davvero dalla stelle. Mi sono sentito...a casa, per la prima volta.
-Tu sei un vero Figlio del Cosmo, ma io non posso fare altro per aiutarti, se non mostrarti la via, come farebbe la tua Stella. Lo faccio perchè apprezzo la tua sensibilità e perchè, nonostante tu voglia farmi credere di essere sfiduciato, riponi grande speranza nel cielo. La tua Stella è sicuramente un astro molto importante...
Rust si strinse alla sua sacca. Se era molto importante, perchè non l'aveva mai trovata? Osservava il cielo ogni notte, raccontava storie sulle costellazioni ovunque andasse per qualche soldo e un posto per dormire, riposava sotto la luce degli astri, parlava con loro, dormiva con loro, bruciava con loro. Perchè non riusciva a capire quale fosse la sua via, nonostante tutto l'impegno che ci impiegava?
-Aiutami a trovarla, ti prego. Io so che tu puoi fare qualcosa.
-Mi dispiace, ma solo un Astromante può rivelarti questa verità.
-Ma...ma tu sei un Astromante, o qualcosa di più, non so...non vuoi aiutarmi per qualche motivo!
-Apri gli occhi, per favore.
Rust si blocco, ma obbedì immediatamente.
Aperti gli occhi si ritrovò davanti una figura simile a quella della sua mente, solo che la veste era color sabbia, quasi grigiastra.
-Guardami, guardami bene. Io non sono un Astromante. Non sono in grado di dirti nulla sulla tua Stella, in queste condizioni. Ma c'è chi può farlo, ovvero l'Astromante di Kochab. È lui che ti sta chiamando, e lo troverai nel villaggio di Uminor. La sua Stella sta brillando molto forte, ma ancora per poco: insieme alla luce della mia Stella riuscirai ad arrivare ad Uminor all'alba, se il tuo impegno sarà saldo. Sappi che non avrai un altro giorno...
L'uomo nella veste alzò l'indice verso il cielo, indicando l'Orsa Minore, ben visibile nel cielo.
-Segui Polaris, passando per Kochab, e la tua strada ti sarà rivelata.
-Certo che sei un bugiardo. Tu non sei un Viandante, non cerchi nessuna via. Tu sei la via, la Stella Polare...come fai ad essere perso se la guida per eccellenza è la tua stella?
-Io? Vedi, quella non è la guida per eccellenza...non quando sono nato io.
-Ma...
-Addio, Rust.
Lo Spirito di Polaris si confuse con la luce della Stella che lo illuminava e sparì.
Rust rimase per una quindicina di minuti, immobile, a pensare a quello che era successo.
Era rimasto senza guida e la Stella Polare in persona gli aveva rivelato la strada; non la via terrena, ma quella celeste, qualcosa di ben più prezioso dell'orientamento.
Un disperso come lui, ecco cos'era stato. Rust aveva capito che si trattava di un antichissimo essere, guidato da Polaris, che aveva perso la sua vita nella ricerca della sua Stella. Per questo diceva di non avere una via: non aveva più una vita da portare a compimento.
-Spirito di Polaris, io ti capisco. La tua Stella probabilmente ti aveva aperto la via dello smarrimento, e migliaia di anni dopo il tuo spirito è stato richiamato, su Ksetra quando Polaris è diventata la nuova guida. Ecco perchè non puoi aiutarmi, ma puoi solo compiere la tua missione: indicare la via a chi l'ha perduta. Grazie.
Il cielo si schiarì definitivamente e la notte, con la sua brillantezza, si stese dolcemente sul paesaggio.
Polaris, come in un sorriso, estese la sua luce nel buio per un istante: Rust decise di partire, correndo verso Nord.
Dal cielo, in un lampo d'oro, cadde un anello che Rust però non vide.
Così come era apparso dal cielo, l'anello si conficcò nella terra e sparì nel silenzio ebano della prateria.

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Capitolo 2
*** Una Lunga Marcia ***


CAPITOLO I
-Una lunga marcia-

 

Prima di giungere al villaggio di Uminor Rust fu costretto a valicare la catena montuosa del Dragone, nelle cue profondità si narrava (o meglio, lui stesso raccontava
ai suoi clienti) che si celassero intricati cunicoli, abitati da asceti che venivano iniziati ai segreti della volta celeste.
Attingere da leggende e saggezza popolare antica era fondamentale per creare delle storie avvincenti; il trucco stava nel colorare un po' l'esposizione. C'era molto da raccontare su un pianeta ricco come Ksetra, e ancor di più sulla luce di cui era imbevuto.
Rust si era soffermato più volte a pensare agli altri pianeti del suo stesso sistema stellare, pensando giustamente che non tutti avevano con sè la benedizione delle stelle.
Ksetra stesso poteva considerarsi un "individuo" fortunato, poichè la sua Stella guida era Kyr, il grande astro del cielo diurno. Forse gli altri pianeti erano protetti da altre guide, ed erano dunque destinati ad altri percorsi di vita.
"Chissa se anche la Stelle hanno una guida...", si chiese Rust, camminando a passo svelto con la testa rivolta al cielo.
I severi monti che si profilavano all'orizzonte la avevano sicuramente. Per arrivare ad Uminor da quella direzione si doveva attraversare il valico di Ed Asich, addentrarsi in una delle famose grotte ed uscire poi dall'altro lato, nella vallata, evitando così una scalata proibitiva.
L'uscita si trovava proprio sotto il picco di Thuban; Rust si ricordava bene della conformazione del terreno e conosceva bene anche le storie ad esso collegate.
Sapeva che proprio sul picco di Thuban aveva avuto dimora l'Astromante del Nord; egli fu, più di tremila anni fa, un famoso Astromante, protetto dalla Stella polare dell'epoca, ovvero Thuban. Vi era ancora un tempio in suo onore, a perpetuo omaggio dell'importanza che lui e i Monti del Dragone ebbero; ancora al tempo odierno Rust non trovava difficoltà nel trovare seguaci dell'antico Culto di Thuban, nonostante la luce di quella Stella non fosse più una guida celeste così importante; però era nozione comune che il nome alla catena venne dato dopo, in tempi più recenti, visto che anticamente la costellazione del Dragone non si chiamava affatto così; il nome originale, purtroppo, era andato perduto.
Quella era una delle tante notizie che nonostante il suo sapere nemmeno Rust aveva; difatti avrebbe desiderato veramente incontrare uno di quegli asceti, magari discendenti dell'Astromante stesso. Anche solo per rendere i suoi racconti un po' più avvincenti e verosimili.
Ma in fondo aveva tempo per pensarci su per conto proprio. Non raccontava mai storie di Astri troppo conosciuti nella zona...era più vantaggioso stimolare la paura e la curiosità per l'ignoto, per il mistero. Uminor, ad esempio, conosceva bene le particolarità del Dragone, del Piccolo Carro di altre stelle considerate circumpolari; Solo che a quelle latitudini non
apparivano alte nel cielo, ma basse all'orizzonte. Uminor si trovava infatti un po' a Nord dell'equatore, fondata in modo che, guardando il Nord dalla piazza principale, si vedesse distintamente il Nord terrestre allineato con il Nord Celeste, grazie alla Costellazione dell'Orsa Minore; questa distanza, per quanto sapeva Rust, era frutto di precisi calcoli astronomici, che però ignorava. Sapeva però che il nome di quella linea immaginaria di congiunzione si chiamava Lacrima dell'Orsa.
A ben pensarci molti luoghi su Ksetra prendevano il nome da una Stella o da una Costellazione. Un astro poteva proteggere sia un luogo, sia una persona; questo fatto era così importante che gli abitanti di una zona tendevano a portare un reverenziale rispetto anche a Stelle avverse alla loro.
Mentre tra una persona e una Stella c'era un rapporto indissolubile, estremamente personale, una moltititudine di persone riunite sotto ad una Stella potevano acquistarne il favore come collettività. Su Ksetra infatti poteva capitare che vi fosse più di una comunità dedita al rispetto per una Stella; ad esempio Rust aveva visitato Uminor Borealis, una grande città nel freddo Nord, illuminata dalla bianca luce di Polaris, che a quelle latitudini si trovava quasi allo Zenith.
"Non ci avevo mai pensato prima. Forse c'è stata una migrazione e alcuni abitanti di questa Uminor, particolarmente attaccati alla Costellazione, hanno fondato la
nuova città..."
Una nuova connessione era stata forse trovata? Rust non lo sapeva con certezza, ma la curiosità lo pizzicava sui fianchi. Magari avrebbe dovuto indagare, dopotutto ogni singola cosa su quel pianeta aveva una storia da raccontare; c'era solo da scoprirle, memorizzarle, apprezzarle...e nel suo caso, riproporle. Quello che apprezzava di più era come quelle fiere sfere di plasma bruciante se ne stavano lì, apparentemente silenzione, ma capaci di intonare una musica che colpiva direttamente il profondo dell'individuo. Non avevano chiesto niente in cambio della vita, e non erano divinità per la popolazione di Ksetra. Tutti facevano parte dello stesso Universo, e tutti lo glorificavano nella sua magnificenza, dal granello di sabbia alla potente stella. Gli Ksetriani non sapevano con certezza se esistevano altri popoli con le loro stesse credenze, con la loro stessa capacità di percepire gli spiriti stellari, ma a loro importava poco.  Quel rapporto di mutuo rispetto nel nome dell'equilibrio del Cosmo era il concetto più alto che si potesse raggiungere su Ksetra. Culti come quello di Thuban o, perchè no, di Uminor, erano tenuti in grande considerazione da chi li conosceva. Chi dedicava la propria vita agli astri, facendoli entrare in sè, aveva l'ammirazione di tutti, poichè lo sforzo necessario
era estremo.
Tutto questo sistema era così ricco e affascinante che Rust non poteva fare a meno, in mancanza di una sua strada, di seguire le innumerevoli scie che tutto l'Universo
lasciava. Quella notte forse seguiva l'ultima scia, quella notte era quella che avrebbe potuto cambiare qualcosa; quella notte, mentre si arrampicava su un altopiano, Rust si rese conto perchè lo Spirito di Polaris gli aveva detto di passare per Kochab, verso il Nord.
Kochab si stava allineando con la Lacrima dell'Orsa, e dunque con Polaris; solo un paio d'orette e sarebbero state perfettamente allineate, esattamente a mezzanotte; ovviamente non si trattava di una casualità.
Il passo si fece improvvisamente più veloce. Doveva mettere più strada possibile davanti a sè nel minor tempo; non poteva assolutamente perdere un'occasione del genere.
Non si trattava solamente di una congiunzione astrale, conoscendo gli usi di Uminor. Una cosa così inusuale doveva per forza essere celebrata in qualche modo.
Ma alla luce di un secondo pensiero, anche quello risultò poco importante. Solo quella era la notte giusta, e per la prima volta anche Rust sentiva di avere una guida, seppure flebile.
Una morsa calda gli strinse il petto. Non era la stessa sensazione di casa che gli aveva trasmesso lo Spirito, eppure era molto simile, quasi un ricordo sfocato.
La forza che aveva sentito in quel momento era la luce diretta di una Stella, quella che lo stringeva adesso era la sua rifrazione, la sua dispersione, una luce molto vecchia...somigliava alla struttura stessa dell'Universo, che contiene in ogni suo diverso punto le infinite immagini del resto dell'universo in altri tempi, la cui luce arriva a colpire quel punto solo in un determinato momento. Lo stesso Universo teso ad aumentare il caos, a bruciare raffreddandosi, nell'eterno riflesso congelato di sè stesso...tutto questo glielo suggerivano quei puntini luminosi nel cielo, eppure questa sensazione benefica non era nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che lo aveva attraversato prima. Al momento non gli era sembrato nulla di che, ma ripensandoci, sentiva di aver perso qualcosa.
Mentre i minuti passavano il cielo, soffocato dalle nubi, respirava solo tramite quell'unica apertura che faceva rilucere le gocce di sudore e preoccupazione di Rust, come se fosse lui stesso un pianeta in folle corsa per allinearsi alle Stelle, sfuggendo ai suoi pensieri e tornandoci continuamente, per nascondersi.
Le stesse, benevole luci che lo condussero oltre le rocce aguzze, contro il vento freddo delle alture, ululante come mille lupi nella tundra e gemente come salici piegati dalla tempesta; lo condussero fin nel buio delle caverne, come se la loro potenza perforasse la solida terra.
Infine, come molti altri prima di lui, uscì nuovamente nel vasto mondo, come rinato; vide che anche la Costellazione del Dragone, appena visibile dietro l'orizzonte, stava rilucendo, strafottente, senza mostrarsi completamente. Proprio le due stelle che davano il nome al passo e al picco sfuggivano alla sua vista, come a volergli evitare un presagio di morte.
Rust realizzò ben presto che sarebbe tornato, un giorno, con la sua guida, sfidando quelle stelle che adesso mostravano compassione, pietà, o forse solo un malcelato senso di superiorità.
Fu con questa certezza che attraversò una piccola area brulla, inerpicandosi su una collinetta malamente arata; fu con grande fatica e stupore che vide danzare più in basso dei fuochi, pronti ad accogliere la Lacrima dell'Orsa.

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Capitolo 3
*** La Lacrima dell'Orsa ***


CAPITOLO II

-La Lacrima dell'Orsa-

 

 

-Come dal nulla primordiale scaturì la luce e l'ombra, noi nella notte accendiamo questo fuoco.

Il cerimonierie passò la torcia al suo assistente, che si avvicinò all'ultimo falò da accendere.

Ci fu una grande vampata, che fece brillare gli occhi di tutti i presenti, insinuandosi nelle profondità della loro mente. Schegge di plasma illuminarono l'aria, desiderose d'arrivare il più in alto possibile.

-Come da quella divisione si creò tutto l'Universo, noi da questo divisione tra la notte e il giorno, tra il freddo e il caldo, tra il fuoco e il buio, traiamo l'essenza stessa dell'Esistenza, che tutto anima; questo fuoco rappresenta per noi il soffio vitale.

Il cerimonierie fece un ampio cerchio in aria con una torcia, e tutti i convitati presero dei particolari fischietti. Per otto minuti essi fischiarono con quegli strumenti, che modulavano il suono in modo del tutto inusuale; esso sembrava infatti un coro di voci di cui non si riusciva ad intuire la tonalità; non era nè maggiore nè minore, non si capiva bene se fosse una voce più maschile o femminile; rappresentava infatti la voce stessa degli astri.

-Come dalla musica del cosmo, perfetta anche senza orchestra, ora noi abbiamo intonato questo canto spettrale, poichè noi stessi adesso non siamo altro che spettri agli occhi dell'Universo.

Dopo quest'ultima frase un anziano signore e un ragazzo si avvicinarono alle fiamme. Il cerimoniere li accolse e fece togliere la veste rituale all'anziano, che rimase dunque nelle sue vesti civili. Il vecchio si aggiustò la camicia, si arrotolò le maniche fino ai gomiti e prese in mano il coltello che il cerimoniere gli stava porgendo a palme aperte, in segno di rispetto.

-Come l'antico si unì all'antico per generare il nuovo, rinunciando ad una sua parte, noi ora presentiamo il frutto di questa unione; padre e figlio senza madre e consorte.

L'anziano, finita la frase, si procurò una ferita nella mano e versò il sangue in una piccola ciotola tenuta dal figlio. L'anziano poi prese la ciotola, vi impresse col sangue le stelle dell'Orsa Minore e la offrì al figlio; egli la prese , bevve il sangue contenuto e, rivolto verso la luce del fuoco, lo sputò tra le fiamme.

-Come alla fine del loro ciclo vitale le Stelle più antiche formarono gli elementi necessari alle Stelle più giovani per continuare la catena della Vita, noi ora effettuiamo questa cessione tra padre e figlio; e il figlio sputa tra le fiamme questo prodotto finale, per perfezionarlo , consumarlo, bruciarlo, alimentarsene.

Il sangue che il ferro delle Stelle ci ha donato, il prodotto ultimo, tramite procedimento inverso viene gettato nelle fiamme prodotte da Ossigeno e Carbonio, doni più antichi ancora.

La cerimonia procedeva nelle sue fasi finali, mentre la mezzanotte si avvicinava.

Rust, immerso nella folla di Uminoriani, osservava estasiato la sacralità del rito che si stava compiendo sotto i suoi occhi, pur volgendo lo sguardo di tanto in tanto al cielo.

Kochab si stava allineando a Polaris, ed improvvisamente tutto ebbe senso nella sua mente.

-Ora invito tutti voi ad osservare particolare concetrazione mentre vi rivolgete alla vostra Stella, cosicchè possano anche loro partecipare alla nostra unione e aiutarci a spazzare via l'innaturale grigiore che copre il cielo, da noi mai conosciuto ad Uminor.

I convitati si prepararono ad entrare in contatto con la loro guida, ognuno a modo suo.

Molti stavano in silenzio, ma c'era chi danzava, chi cantava, chi suonava; chi osservava il cielo, chi chiudeva gli occhi, chi si metteva in una sorta di posa meditativa, chi baciava il proprio compagno, chi accarezzava i figli, chi se ne stava in disparte. Tutti loro avevano una vita differente, ed erano differenti le diverse preghiere che rivolgevano alle Stelle.

Rust ebbe la fortissima impressione che, in realtà, non si stessero rivolgendo alle Stelle, quanto a loro stessi. Le Stelle che li guardavano dalle distanze siderali erano loro stessi, e loro erano le Stelle sperdute nel cosmo.

Si trattava di una pefetta comunione di corpi e spiriti.

"È forse per questo motivo che non ho mai capito chi io sia? Perchè non riesco a capire a pieno i sentimenti che quegli individui provano?

Possibile che le Stelle non indichino nessuna via? Possibile che esse servano ad illuminare ed amplificare l'essenza stessa dell'Esistenza, che pulsa dentro ogni cosa?"

Il cielo si aprì sopra questi pensieri, che aleggiavano sull'anima di Rust. Tutte le stelle dei presenti stavano splendendo magnificamente, dissipando le nuvole; si riusciva a percepire la luce anche delle stelle non visibili nel cielo, che stavano prestando la loro energia alle loro sorelle pur di essere presenti.

-Adesso, quando la mezzanotte sarà giunta, noi spegneremo questi 108 fuochi che abbiamo acceso, queste 108 piccole stelle che brillano su questa terra; la Lacrima dell'Orsa, il simbolo dell'acqua, è ciò che permette a questa energia di non andare sprecata e alla nostra vita di non essere gettata tra le fiamme. L'acqua, il più prezioso di tutti i beni, figlia dell'Idrogeno, il primo dono del cosmo.

Quando il cerimoniere finì si scostò umilmente, tracciando una linea vicino al falò. Lentamente, dalla folla si fece largo un uomo avvolto in una lunga veste arancione, che si posizionò dove era stato tracciato il segno.

-L'Astromante di Kochab adesso spegnerà questo fuoco, e la cerimonia si avvierà alla sua conclusione.

"Ah, quello è un Astromante. Somiglia moltissimo allo Spirito di Polaris. Hanno persino la stessa veste, o comunque è molto simile..."

-Non possiamo.

Tutti i presenti si bloccarono, come se la voce dell'Astromante fosse stata amplificata. Tutti lo sentirono come una forte vibrazione che gli scuoteva il corpo.

Il cerimoniere si accostò all'Astromante, facendosi portavoce involontario del pensiero che passava i testa a tutti.

-Perchè non possiamo?

-Non tutti i presenti hanno convocato la loro Stella.

Il silenzio si trasformò in brusio, poi in sospetto ed infine in certezza.

Doveva per forza essere lo straniero.

"La gente ha la memoria corta, ma al momento delle accuse ricordano fino troppo bene. Chissà perchè, ma ora si ricordano tutti chi sono."

-Ma...non è quel cantastorie?

-Sì, è lui...ma non vorrà per caso boicottare la nostra cerimonia?

-Ma no, che dici...forse non sapeva...

-E se invece lo avesse fatto apposta?

-Io mi fidavo, mi sembrava una brava persona...

-Oh, oh, ma come è possibile che non abbia una stella? Ci avete pensato?

L'Astromante fece cenno di far silenzio.

-Per favore, per favore, non perdiamo la calma. Nonostante questa mancanza, in questo momento tra di noi è presenta una forza differente, che comunque, mi rincresce dirlo, non appartiene a quella persona.

"Sono all'angolo. È chiaro che sta parlando di me. Solo che non lo seguo comunque."

-Perciò -riprese l'Astromante- non possiamo concludere il rito, ma lui sì. Per cui, vieni pure qui davanti al fuoco.

La decisione era stata presa. La folla, comunque restia, non si divise per permettere il passaggio al nuovo cerimoniere, che dovette farsi largo un po' a fatica, nuotando in un senso di repulsione collettivo.

Quando fu davanti all'Astromante si rese conto che la sua voce e il suo fisico non combaciavano. Aveva una voce quasi da bambino, ma era alto almeno un metro e novanta e la larga tunica gli cadeva addosso precisa, non troppo larga.

Rust sentì la mano sinistra dell'Astromante sulla spalla, mentre l'altra tracciava una linea retta dal cielo alla terra.

-Questa notte lo spirito di Polaris è disceso su quest'uomo, conducendolo fin qui. Sta a lui estinguere queste fiamme; in lui noi riponiamo la nostra fiducia.

Le parole dell'Astromante riflettavano la fede che riponeva nella grande coscienza della Natura, quella abnegazione ottenuta con estrema fatica.

La folla, tuttavia, non era affatto contenta. Uno straniero, per di più incapace di richiamare la propria Stella, non poteva assolutamente sostituirsi ad un Astromante, nè a nessun altro Uminoriano; la Lacrima dell'Orsa era faccenda troppo importante per lasciare che tutto finisse così.

L'Astromante ovviamente si accorse che la luce delle Stelle si stava tingendo di un colore di morte.

Imbestialito, tuonò: -VOI NON VOLETE CHE QUEST'UOMO COMPLETI IL RITO!

La voce apparì innaturalmente amplificata, questa volta sul serio.

-Voi non lo volete per una vostra misera PAURA! Voi non immolate voi stessi per l'equilibrio nemmeno in questo piccolo frangente! NON SIETE DEGNI...-pausa- di essere illuminati da quelle Stelle.

L'Astromante cercò ci ricomporsi, ma una piccola scintilla di dubbio ancora c'era.

-Voi volete una prova, non è così? ECCO LA VOSTRA PROVA!-

La veste ondeggiò nell'aria, e un lampo d'argento partì dalla mano dell'Astromante. In una frazione di secondo aveva preso il coltello di mano all'anziano padre e lo aveva puntato al cuore di Rust.

In quello stesso istante la luce di Polaris si fece abbagliante e un sottile raggio perforò l'atmosfera, colpendo in pieno Rust; un fortissimo campo elettromagnetico si sprigionò dal suo corpo, immobilizzando l'Astromante.

Il saggio era in torsione, con il coltello nella mano destra afferrato al contrario. Era completamente scoperto.

Rust lo guardò dritto nell'oscurità del cappuccio. Si sentiva potente come non mai, talmente pieno di energie sconosciute da non riuscire a contenerle; dopo un paio di tentativi di autocontrollo perse il senso di sè, entrando in una specie di follia.

Sentendosi minacciato, spostò tutto il peso del corpo all'indietro, caricò un montante e poi si slanciò contro l'Astromante, facendo perno su un piede. Lo colpiì in pieno stomaco, facendolo volare a terra.

L'Astromante atterrò di schiena e non accennò a rialzarsi per una manciata di secondi, che sembrarono lunghissimi per la folla. Sputò un po' di sangue e si rialzò.

L'aura attorno a Rust si spense e improvvisamente tornò cosciente.

-Vedete? Costui, da voi tanto disprezzato, ha su di sè una protezione molto potente. È giusto che sia lui, stanotte, a riconciliarci con il cielo... e con noi stessi.

L'Astromante era genuinamente impressionato dalla forza sprigionata. Non si aspettava nulla del genere.

I convitati erano ancora più stupiti. Avevano visto chiaramente che lo straniero era rimasto immobile, e che il colpo era stato sferrato dalla sua aura, che aveva assunto la forma di uno spirito; una specie di essere di luce semisolida che, oltre a metter al tappeto l'Astromante aveva abbattuto ogni loro dubbio.

Ristabilito l'ordine fu possibile continuare la cerimonia, anche se Rust continuava a non capirci nulla; spense il falò sotto la supervisione del cerimoniere e dell' Astromante, che nel frattempo sembrava che stesse recitando un qualche mantra.

Spento il primo falò, gli altri seguirono automaticamente, tutti d'un colpo. Tutto piombò nel buio, e dalle ceneri dei falò si levarono piccolissimi frammenti di quello che sembrava cristallo. Erano come piccole lacrime galleggianti, ed ognuna di esse fu attirata verso il cielo, finchè non divennero invisibili, disperse nell'immensità della notte.

Per la prima volta da quando si trovava lì Rust decise di aprire bocca.

-Cosa è successo?

L'Astromante si avvicinò lentamente a Rust, come a volergli far attendere la risposta.

-La Lacrima dell'Orsa si è frammentata; è ascesa alle Stelle di ognuno di questi individui. Così doniamo parte di noi agli astri.

Rust non riusciva a capacitarsi. Lo spettacolo di quelle gocce d'anima che se ne andavano sempre più su lo lasciava completamente atterrito e svuotato.

"Un conto è raccontare le cose. Un conto è viverle...Ma io non sono mai arrivato ad essere così bravo da raccontare qualcosa di così bello. È come...essere circondati da tante piccole Stelle, come se ci trovassimo lassù, nel cielo, in mezzo a quei brillanti incastonati in un panno nero, apparentemente immobili e così piccoli..."

Quando tutto terminò, gli Uminoriani, anche loro svuotati, si diressero verso le loro abitazioni. Molte luci del piccolo villaggio, che illuminato dalla luce artificiale appariva molto meno arretrato di quanto sembrasse, si accesero e si spensero subito dopo.

La città si mise a dormire, colpita da un profondo collasso, una purga spirituale.

Questa processione durò stranamente pochissimo, e in breve tempo tutto fu buio e silenzioso di nuovo.

Solo i respiri di Rust e dell'Astromante spezzavano il silenzio.

I due non si guardavano. Uno se ne stava seduto a gambe incrociate, mentre l'altro, ancora scosso, era in piedi. Stava decidendo se parlare o no con il tizio che riempiva la veste.

"Sì che ci parlo. Ci sono troppe cose che voglio sapere."

L'Astromante girò leggermente la testa verso Rust, che si stava avvicinando, intenzionato a chiedere spiegazioni.

-Hai qualcosa da dirmi, straniero? Perchè sei ancora qui?

-Ecco, appunto. Perchè TU stai qui? Non vai a dormire come gli altri?

-No, io devo restare qui fino all'alba, come intercessore per le lacrime. Quando poi Kyr apparirà sarà lui a condurle fino a destinazione.

-Perchè tutto questo?

L'Astromante si aspettava qualche domanda, però era infastidito lo stesso.Piegò leggermente la testa di lato a destra e a sinistra, e si mise a guardare dritto davanti a lui.

-Perchè questa cerimonia abbia luogo la mia Stella, Kochab, deve trovarsi ad una distanza da Polaris doppia rispetto alla distanza dall'orizzonte. Questo allineamento è chiamato Lacrima dell'Orsa. Il rituale è compiuto, ma io devo restare qui a parlare con la mia stella, perchè invii le lacrime a Polaris e poi a Kyr. Solo che questa volta le Lacrime sono già a Polaris, ma non si sa mai. Resto comunque a controllare e a parlare con la mia stella.

-Le lacrime...sono già a Polaris?

-Sì. Per questo dovevi fare tu il rituale. Se sei stato condotto qui, vuol dire che gli astri avevano altri piani.

-Come...già, lo spirito di Polaris...eppure..Ma come hai fatto?

-Eh? Non vedi che sono un Astromante? Che domanda è? L'ho capito subito.

-Allora sai anche che quella non è la mia Stella.

-Già. Ti è stata garantita temporaneamente la protezione di Polaris. Quello che mi chiedo adesso è se tu effettivamente conosca bene il rituale per convocare la tua Stella...

-Io, veramente...

-Ho capito. Se vuoi posso rivelarti dove si trova, così non dovrai più sperare in un intervento esterno.

L'Astromane si girò verso Rust.

"Non capisco. Non capisco nulla di tutta questa storia, come è possibile che non sia mai riuscito ad ottenere i favori di un Astromante e che adesso me ne trovi uno davanti che si offre di sua spontanea volontà..."

Rust guardò nel cappuccio della Stella di Kochab. Senza saperlo, era la seconda volta che lo faceva, e per la seconda volta fissò il vuoto più tetro.

-Ricordati una cosa, però. Gli Astri influenzano, ma non costringono.

-Non mi importa. Finalmente potrò capire me stesso e il mio posto sia in cielo che in terra.

L'Astromante fu perplesso. Quell'ultima frase gli aveva fatto capire che c'era qualcosa che non andava.

-Un momento. Tu non riesci a sentire la tua stella, o sbaglio?

Lo sguardo che ricevette in risposta fu inequivocabile.

-Ma da dove vieni, tu?

-Io sono nato nella zona del Mare Chiuso, ma ormai sono almeno due anni che vago per Ksetra.

-Dal Mare Chiuso, eh...come ti chiami?

-Rust.

L'Astromante sussultò. Quel nome lo aveva attraversato come una freccia avvelenata.

-Rust del Mare Chiuso, dici?

-Beh, sì, è quello che ho detto.

-Allora tieniti pronti.

L'Astromante si alzò in piedi e improvvisamente una strana energia lo circondò; un'aura bianchissima e fredda si espanse fino ad esplodere, lanciando al contempo un raggio argento che colpì Rust in pieno petto; egli però ne uscì illeso, di nuovo in trance. Si lanciò nuovamente all'attacco dell'Astromante, stavolta con tutto il corpo.

Fu facilmente schivato e prontamente ricevette un colpo sulla nuca, che lo fece piegare in avanti; l'Astromante scavalcò la sua schiena e, atterrato dala lato opposto, lo colpi violentemente con una gomitata sulla spina dorsale.

Rust si piegò dalla parte opposta e cadde in ginocchio, alzando gli occhi al cielo.

-Non guardare in alto, non c'è nessuna stella a brillare per te!

L'Astromante lo colpì con un calcio, poi ancora e ad ancora con colpi vari finchè l'aura del suo avversario non si esaurì.

Rust tornò in sè senza riportare troppi danni. Questa volta, però, era ben cosciente che era stato attaccato. Si alzò e, in segno di sfida, guardò il suo aggressore. Sapeva di non avere possibilità, eppure lo fece lo stesso.

L'aura dell'Astromante diventò gradualmente arancione, vedendo che Rust era ancora in piedi.

-Rust, è inutile! Lo spirito di Polaris ti protegge ancora, ma io sono Kochab, il Guardiano del Nord! Insieme a mio fratello Pherkad proteggiamo la Stella Polare, ma la mia stella, dopo Thuban, è stata a sua volta la Stella Polare. Io sono l'antagonista di Polaris in tutto e per tutto, ed è per questo che ti devo fermare adesso, che sei in possesso di un potere che sono in grado di annientare! Solo adesso capisco che tu non hai nessuna Stella che ti protegge, ed è mio compito impedirti di ottenerne una. Le Stelle non agiscono per capriccio, e se non ti proteggono c'è un motivo! Polaris ti ha condotto fin qui per aiutare quella brava gente e poi morire, adesso mi è chiaro!

"Questo parla troppo, ma su una cosa ha ragione; non ho nessuna Stella. Ma ora che lo so, non posso certo morire qui. Non posso!"

Rust, in preda alla rabbia, cercò l'unica costellazione che poteva aiutarlo, l'unica che poteva esprimere il sentimento di rivalsa contro l'Orsa Minore.

La luce di tutta la costellazione del Dragone si impossessò di lui, unendosi con lo spirito di Polaris. Questa alleanza ossimorica fece splendere in modo estremamente cupo l'aura di Rust, che perse totalmente il controllo. I falò intorno si riaccesero, iniziando a danzare intorno ai due contendenti.

L'Astromante, però, possedeva la lucidità e la conoscenza di sè che a Rust mancava.

Ironicamente creò un campo elettromagnetico simile a quello da cui era stato imprigionato; caricò il medesimo montante che lo aveva atterrato e si preparò a sferrarlo direttamente al mento di Rust.

Kochab, però, non ebbe modo di colpirlo.

Poco prima di abbattersi su di lui, una lacrima era caduta dal volto etereo dello spirito di Polaris, che si era manifestato davanti al volto di Rust.

L'Astromante ritirò il pugno e indietreggiò.

-La Lacrima dell'Orsa...

L'Astromante si bloccò. Si stava per togliere il cappuccio, quando la mano di Rust si alzò per bloccarlo.

-Perchè mi risparmi?

-Rust del Mare Chiuso...lascia la mia mano.

-Io non sono Rust. E non ti lascerò la mano.

Il Guardiano del Nord abbassò il capo. Improvvisamente si spense, e così fece Rust. I fuochi li seguirono.

I due si guardarono. L'Astromante si liberò e mise quattro passi di distanza da Rust.

-Ascoltami bene. Quando Kyr sorgerà, guarda ad Ovest. La costellazione che starà tramontando in quel momento sarà la tua guida per il tuo prossimo viaggio. Viaggia, Rust, viaggia finchè non riuscirai a capire che siamo più di carne e sangue, viaggia finchè non riuscirai a capire perchè soffro, piango, gioisco, temo, amo, vivo...come tutti, eccetto te.

-Ma...la mia stella?

-Solo il cielo potrà dirti se sei meritevole di ottenere la tua guida. Vivi, Rust, non raccontare.

Detto questo, l'Astromante si voltò definitivamente e sparì nella notte.

Rust fu lasciato solo, e in quel momento tutto il peso della sua esistenza lo stava schiacciando. Ciò che era era diventato troppo grande, sarebbe collassato in sè stesso senza carburante da bruciare per espandersi...così come una Stella.

Mai come allora il suo nome gli era pesato tanto.

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