Quando nasce un amore.

di Simply96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It stars. ***
Capitolo 2: *** White dress. ***
Capitolo 3: *** Trip to Australia! ***
Capitolo 4: *** Atlanta. ***
Capitolo 5: *** Thinking of you. ***
Capitolo 6: *** Dobrev's family. ***
Capitolo 7: *** Happy Birthday! ***
Capitolo 8: *** Los Angeles with two angels. ***
Capitolo 9: *** Sleep with me. ***
Capitolo 10: *** I wrong everything. ***
Capitolo 11: *** I'm fine. ***
Capitolo 12: *** I'm a fucking lion! ***
Capitolo 13: *** When I love you a little less. ***
Capitolo 14: *** After. ***
Capitolo 15: *** E i nostri cuori battevano all'usignolo. ***
Capitolo 16: *** Wrap Up Party. ***
Capitolo 17: *** Life in New York. ***
Capitolo 18: *** Terrible Paris ***



Capitolo 1
*** It stars. ***


Quando, per la prima volta, aprii quella lettera, non so quale strana sensazione m’invase.

Certo era gioia, euforia, ma anche nostalgia della vecchia vita che avrei dovuto lasciare e soprattutto la paura di non essere all’altezza di quel doppio ruolo che mi
aspettava.


Fortunatamente alle spalle avevo già qualche anno d’esperienza nel campo del cinema e delle serie tv.

Avevo coperto abbastanza ruoli per non avere timore della camera da presa, ma non sufficientemente per potermi definire un’attrice. 

Avrei dato il volto proprio alla protagonista, Elena Gilbert, ma anche alla vampira Katherine Pierce.

Non avevo mai fatto nulla del genere fino ad allora. 

L’ansia tornò nuovamente ad offuscare la mia mente.

Tirai fuori dalla borsa la lettera di conferma, quella che avrei dovuto mostrare come prova che ero stata scelta per interpretare quel ruolo.

Ero ingenua, nuova, timorosa.

Non conoscevo nessuno fra gli altri attori, possedevo solo una prima parte generale del copione e non avevo la minima idea di cosa sarebbe successo una volta varcata la
porta che mi separava dall’ingresso del mondo del cinema.


Un mondo dove, in futuro, avrei dato tutta me stessa.

Pieno di vittorie che mi avrebbero segnata e resa fiera di quel mestiere.

Pieno di nuove scoperte, di nuove conoscenze.

Kevin e Julie, i creatori, ma anche i cari Candice, Paul, Steven, Katherina, Michael …

Ian. 

Primo Capitolo
It stars.



- Nina sbrigati o farai tardi! -

Lanciai uno sguardo veloce all’orologio della cucina. Frettolosamente finii di bere il caffè, bollente a dir la verità, e mi fiondai fuori dalla porta.

- La borsa! – sentii gracchiare dalla casa.

Tornai nuovamente sui miei passi, roteando gli occhi ed incolpandomi per quella distrazione.

- Grazie. - dissi afferrandola.

Mia madre mi sorrise, mandandomi un bacio con la mano.

- Andrà tutto bene, in fondo hai già lavorato con loro! – mi rassicurò soavemente.

Io tirai un sorriso, agitata.

- Ti metto un po’ in ordine la casa nel frattempo. Tuo padre verrà a prendermi oggi pomeriggio e stasera riprenderemo l’aereo per il Canada. Ci sentiamo dopo! – finì chiudendo la porta.

Sorrisi a mio padre che mi avrebbe accompagnata al lavoro.

Avevo una macchina, sì, ma la usavo solo in casi di estrema necessità.

Preferivo di gran lunga farmi accompagnare e secondo tutti non ero granchè come guidatrice.

- Oggi si ricomincia. – alzò il capo lui, guardandomi.

- Sono quasi tre mesi che non li sento. - mormorai entrando nell’auto.

Mio padre passò quasi tutto il tempo al telefono per motivi di lavoro, e io non feci altro che pensare ai miei colleghi, ai produttori, ai truccatori e a tutto lo staff in generale.

Mi mancavano terribilmente!

Sfortunatamente, dopo un’ultima cena di ricognizione dopo la fine delle riprese della prima stagione, non ci eravamo più visti.

Non vivevamo nella stessa città e ovviamente, dopo quasi sette mesi lontani da casa, ognuno di noi aveva nostalgia dei familiari.

Io, com’ero solita fare già da prima, avevo passato tutti quei mesi divisa fra i miei amici del Canada e i vecchi parenti Bulgari. La mia vita, prima di iniziare la carriera d’attrice,
era già piuttosto movimentata.

Comunque, quasi una volta al mese, io e Candice cercavamo di mantenerci in contatto facendo lunghe telefonate.

Fortunatamente avevo mantenuto buoni rapporti  non solo con lei, poiché mi sentivo spesso anche con Kat e Paul, soprattutto tramite twitter, grazie al quale potevo leggere ciò
che facevano abitualmente quando stavano a casa.

Ma nessun legame era così forte e saldato come quello con Ian.

Io e lui ci sentivamo minimo una volta a settimana, tramite sms, ed una volta ci eravamo anche incontrati per prendere un caffè.

Era diventato il mio grande migliore amico.

Me ne scordavo sempre. Ian aveva dieci anni in più di me, ma sia dentro che fuori era un eterno ventenne.

Mi faceva sempre sentire a mio agio e non stavo più nella pelle nel rivederlo.

Chissà, forse era cambiato?

Le ultime settimane, impegnati ognuno nei preparativi per il ritorno sul set, non ci eravamo più sentiti.

Ogni tanto controllavo su Twitter qualche suo post, ma nulla di più.

Delle volte, passeggiando fra le strade di Toronto, m’imbattevo in qualche sua foto su una copertina di Gossip … con Megan.

Megan.

Era la sua ragazza da parecchio tempo.

Un annetto, due?

L’avevo conosciuta circa un anno fa, era stato proprio Ian a presentarmela. Da molti era vista come una ragazza dolce, solare, dai capelli biondi. Io preferivo non vederla
proprio.

Il ricordo di Megan mi fece incupire.

Smettila.

Non so il perché, ma ogni volta che mi ritrovavo a pensare a quella ragazza il mio umore cadeva di botto.

Non è un problema se è fidanzato, Nina. Smettila!

Altra cosa davvero irritante era questa mia vocina interna.

Scacciai via questi pensieri dalla mia mente.

Vidi la macchina accostare proprio davanti all’ingresso del grande edificio, dove all’interno il produttore ci aveva convocati tutti in un’assemblea generale. Doveva discutere un
po’ sulla serie tv, farci presentare i nuovi attori e i nuovi personaggi e, infine, consegnarci una prima parte generale del copione, per poi spiegare singolarmente ciò che sarebbe
successo in futuro al proprio personaggio.

Inoltre, all’assemblea avrebbe partecipato anche la scrittrice del fantastico romanzo.

Dio, dovevo proprio ringraziare quella donna! Elena mi piaceva un sacco come personaggio e, più o meno, ero affezionata a lei, così come amavo Katherine.

Era così divertente impersonare due figure davvero diverse!

Dipendeva dai giorni, dal mio umore insomma.

Sebbene Elena fosse più umana, sentimentale e fragile, spesso tendeva a cadere troppo sul melodrammatico.

Ripensandoci, non credo di esser riuscita poi tanto bene nelle scene tristi.

Insomma, è quasi impossibile piangere davanti a Stefan che qualche secondo prima è Paul che non fa altro che specchiarsi e preoccuparsi per i capelli.

Oh, i capelli di Paul. 

Sorrisi a tali pensieri. Scoccai un bacio sulla guancia di mio padre ed uscii dalla macchina , entrando nel grande edificio.

Percorsi un lungo corridoio, sorridendo alle varie persone della troupe che mi avevano subito riconosciuta.

Aprii una porta, ritrovandomi in una grande stanza dove al centro vi era un tavolo rotondo e, tutt’intorno, delle sedie con davanti dei fogli.

Più in la, un mucchietto di gente non faceva altro che ridere, scherzare e scambiarsi lunghi abbracci.

Non riuscii a trattenere l’emozione quando Candice si accorse di me e iniziò letteralmente a corrermi incontro.

- Nina! - gridò poi.

Un profumo alla vaniglia inondò le mie narici che l’accolsero piacevolmente. Candice mi strinse talmente forte che per un attimo non riuscii a respirare.

Ci tenemmo strette per un tempo che sembrò infinito.

Mi diede una trentina di baci per ogni guancia e per poco non si commosse.

Non mi trattenni dal ridere felice di vedere come il nostro rapporto non fosse cambiato.

Oh, Candice, quanto mi sei mancata!

La tenni stretta a me ancora per qualche secondo, poi la bionda si staccò lentamente, permettendo anche agli altri di salutarmi.

Il clima era quello di un tempo e sembrava che la distanza di tre mesi non ci avesse fatti allontanare, al contrario, ci aveva uniti più di prima.

C’erano quasi tutti.

Kat iniziò ad aggiornarmi sulle ultime novità e, successivamente, Steven mi fece conoscere i nuovi attori.

Avevo perennemente il sorriso stampato sul viso e gli occhi leggermente inumiditi.

- Oh Nina, fortuna che ridi. Elena non te lo lascerà fare spesso! - scherzò Paul, abbracciandomi.

- E’ più che plausibile che sia triste. Insomma, il suo fidanzato o è un perenne assassino o si ciba di coniglietti. - risposi facendogli la linguaccia.

- Tranquilla, Elena, tanto c’è Damon che ti consolerà. – m’informò poi lui, facendomi l’occhiolino.

C’è Damon che ti consolerà.

- Ma guardate un po’ chi è appena arrivato! – Candice lanciò uno sguardo a qualcuno dietro le mie spalle, sorridendo e facendo ciao con la mano.

-Ahh, vedo che c’è anche Megan - gracchiò poi, mantenendo l’euforia che aveva da quando era arrivata.

Megan. Quella parola esprimeva una grande minaccia.

Sembrava più il nome per un cane che per una persona.

Deglutii, incerta se voltarmi o fare finta di niente.

Optai per la seconda, mentre una massa di biondo andò incontro ad un’altra massa di biondo.

Megan stava simpatica a tutti, più o meno. Essendo la fidanzata di Ian aveva partecipato a molte cene o feste organizzate dallo staff di The Vampire Diaries.

Presi un sorso dalla bottiglietta che tenevo in borsa quando qualcuno mi si fiondò davanti.

- Oh, ecco la star. –

Mi voltai, dimenticandomi completamente di quella bionda.

Ian allargò le braccia ed alzò il mento.

- Ti abbraccio io o inizi tu?. – chiese alzando un sopracciglio.

Risi passandomi una mano fra i capelli e lo strinsi a me, cosa che lui accolse con piacere.

- E’ da un po’ che non ci si vede, come stai? - mi chiese tenendomi ancora stretta.

Mi scostai lentamente da quell’abbraccio che era durato troppo poco, alzando lo sguardo.

- Tutto come sempre. Sono tornata la scorsa settimana dalla Bulgaria. - lo informai. - Non ti sei più fatto sentire però - dissi, fingendo un broncio ed incrociando le braccia.

Ian corrucciò il naso.

- E’ stato un mese abbastanza impegnativo. - si giustificò alzando le spalle.

Poi si passò un dito sul mento e un’espressione sbarazzina gli si stampò sul volto.

Si abbassò all’altezza del mio viso, scostando lentamente una ciocca dei miei capelli.

- Ora che ci penso … ho tutta una stagione per farmi perdonare. - sussurrò, stampandomi un bacio sulla guancia.

Io sciolsi il piccolo broncio, sorridendogli ed inumidendomi le labbra.

No, non era cambiato proprio nulla tra me e lui. 

Ian era sempre sorridente, sbruffone e misterioso per certi versi, ma sapeva sciogliermi il cuore.

Kevin e Julie entrarono nella sala, incitandoci ad iniziare l’assemblea.

Io e Ian ci dirigemmo verso gli altri che lo salutarono. Megan gli si avvicinò prendendolo per mano.

Con questa sensazione nello stomaco mi allontanai, sedendomi al posto che mi era stato assegnato, ovvero quello fra Paul e Candice.

Iniziai a chiacchierare con Michael sul fatto che il suo personaggio si sarebbe trovato di fronte un grande cambiamento.

In realtà, non stavo molto attenta alla nostra conversazione.

Ogni tanto lanciavo delle occhiate a Ian. Occhiate che venivano stroncate non appena incontravo il biondo dannatamente fastidioso di Megan accanto a lui.

L'indomani sarebbero iniziate le riprese e io non stavo più nella pelle.

Avrei nuovamente passato i pomeriggi fra tutte quelle persone che tanto amavo e che tanto mi erano mancate.

Avrei passato le mattine a chiacchierare con Paul, le sere al telefono con Ian.

Ma ancora non sapevo che quella sarebbe stata la stagione da cui tutto sarebbe partito. 



Salve Fandom! :D Dunque, questa è la mia prima Nian, come ho già detto sopra. So che ce ne sono un miliardo ma... ma... come si fa a non amarli? Eddai, è impossibile non scrivere su di loro u.u Comunque, questa Fic mi girava nella testa da un pò. Ripercorrerò  tutte le tappe della loro relazione, postando anche delle foto inerenti :) Allors, ci troviamo agli inizi delle riprese della Seconda Stagione, più precisamente ad Agosto. Ci saranno dei salti temporali all'interno della storia, ma di massimo due/tre settimane :) Nel Prologo, abbiamo Nina che ha appena ricevuto la conferma del suo ruolo e si sta recando nello studio per una riunione. Nel Primo capitolo, inizio della storia vera e propria, Nina si sta recando nello stesso edificio, ma un anno dopo, quando ormai la prima stagione è bella che conclusa e si deve dar inizio alla seconda. Spero recensiate e mi facciate sapere come trovate la storia, se vale la pena di continuarla o meno. Bé, è tutto, alla prossima!

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Capitolo 2
*** White dress. ***


Capitolo secondo.
White dress.

 

Quella sarebbe stata una gran bella giornata, me lo sentivo!

In primis, finalmente iniziavano ad esserci dei guai anche per Katherine e questo era dannatamente divertente.

Per secondo, le lezioni di Yoga mi avevano fatto dimenticare tutto lo stress delle settimane passate, rendendomi la persona più felice del mondo.

Infine, come premio dei miei lavori che venivano apprezzati anche dai produttori, mi ero comprata delle deliziose ciambelle alla crema che aspettavano di esser gustate sopra il tavolo della cucina.

Il sole splendeva in cielo e tutto sembrava filare alla perfezione.

Mi sciacquai il viso con l’acqua fresca che mi svegliò ancora di più.

Solo un istante dopo che mi ero asciugata, qualcuno bussò.

Lanciai uno sguardo curioso alla porta, domandandomi chi potesse essere.

Con ancora il pigiama addosso andai ad aprire, ritrovandomi Ian Somerhalder.

- Che ci fai qui? - chiesi aggrottando la fronte. Ci eravamo accordati di vederci direttamente sul set poiché quel giorno avrei usato la mia macchina.

Odiavo guidare, soprattutto di prima mattina.  Rischiavo sempre di causare grossi incidenti.

- Buongiorno anche a te Miss pigiamino.- commentò maliziosamente squadrandomi.

Io sbuffai lasciandolo entrare, tanto conosceva la casa quanto me.

Era una piccola villetta a schiera con un giardino dietro, una fra le tante del vialetto che le circondava.
Non c’era un ingresso vero e proprio. Subito dopo la porta vi era un unico grande salone con accanto la cucina e, davanti, un corridoio che portava alla mia camera da letto e al bagno.

Era piccola, si, ma era decisamente nel mio stile.

Lasciai Ian nel salotto e andai a vestirmi, per poi dirigermi tutta contenta in cucina.

Quella doveva essere una giornata perfetta.

Ma, proprio sopra il tavolo, vidi l’orrore.

- Ian!- sgranai gli occhi, sconvolta.

Lui mi guardò pulendosi la bocca con un tovagliolo e buttando nel cestino la carta dei dolci.

La carta delle ciambelle alla crema.

- Si? - domandò poi indifferente, fingendo di non capire  perché lo trucidassi con lo sguardo.

- Ma cosa hai fatto… me le hai portate via senza lasciarmene un pezzettino, senza farmele nemmeno assaggiare?! - assottigliai lo sguardo, sempre più sbigottita.

Lui lanciò qualche occhiata in giro.

- Ohh … quelle … - finse di ricordare, mandando un piccolo sguardo alle carte ormai vuote. Poi, corrucciando la bocca, continuò, - Erano veramente squisite. -

Solitamente non ero una tipa violenta. Esuberante, allegra, euforica sì. Ma non aggressiva. Trovavo sempre un modo per chiarire le cose parlandone, come persone mature e
civili.

Ma quando mi si portavano via delle ciambelle era guerra aperta. Bisognava passare ai fatti.

Mi gettai letteralmente sopra di lui, sovrastandolo.

A cavalcioni, presi un cuscino e iniziai a buttarglielo in faccia svariate volte, nel vano tentativo di… che ne so, infastidirlo!

- Nina!? - provò a chiamarmi soffocando una risata.  

Gli impedii di dire altro, continuando a prenderlo a cuscinate.

Poco prima che lanciassi il colpo di grazia, Ian mi afferrò per entrambi i polsi e iniziò a guardarmi serio.

- I miei capelli. - disse secco inarcando un sopracciglio.

- Le mie ciambelle! - proferii in mia difesa corrucciando lo sguardo.

Lui scoppiò a ridere scuotendo leggermente la testa.

- Ma non puoi fare tutto questo per dei dolci! - bofonchiò sorridendomi.

Lo tenni ancora a terra, più seria.

- Oh si che posso. – continuai alzando leggermente il capo con fare autoritario. Questa volta fui io a sorridere beffardamente.

Lui sembrò pensarci su un attimo, roteando gli occhi. Dopo di che fece semplicemente spallucce.

- Dai, non dirò a nessuno di questa tua aggressione per del cibo. Ma, seriamente, te l’hanno mai detto che hai questi strani problemi a relazionarti con le persone? -

Sbuffai, alzandomi.

-  Va bene, hai vinto tu. – decisi scuotendo il capo mentre Ian si tirava su con un’aria soddisfatta.

- Ora sbrighiamoci, ci stanno aspettando. - enunciai prendendo la borsa.

Prima di poter fare un altra mossa me lo ritrovai davanti.

- Oggi, cara mia, sembra che Elena si sia finalmente messa a dormire, Katherine sta progettando un nuovo piano diabolico e il sexy Damon se la spassa con qualcuna. -

Tralasciai lo sguardo ammiccante che fece nel pronunciare sexy Damon ed intervenni.

- E questo che significa? E’ impossibile che ci siano scene senza me o senza te … -

Lui corrucciò il naso.

- La piccola Dobrev che si comporta da diva, scusa se m’intrometto ma il personaggio seducente ed altezzoso lascialo a me. Comunque, dovevano girare delle scene su questo piccolo cambiamento adolescenziale di Michael… -

Non capii, infatti lo guardai inarcando un sopracciglio.

- Ma dai Nina, ci passano tutti i sedicenni prima o poi. Sai com’è: luna piena, ossa che si frantumano, sbranamento del vampiro di turno che ti aiuta … -

Scoppiai in una fragorosa risata che contagiò anche Ian.

Controllai l’agenda ed effettivamente mi ero scordata che quel giorno non sarei dovuta andare sul set.

- Bé, meglio così!. - proferii dopo, raggiante. - Ora mi accompagni a comprare un vestito per questa sera. Ti ricordi no, quella cena … ? -

Senza aspettare una sua risposta lo presi per il braccio ed insieme andammo nella via principale del centro.

Io mi divertivo a scegliere i vestiti, a provarli,  ad abbinarli.

Al contrario, lui sembrava una specie di zombie.

Cioè, non che puzzasse ed avesse un aspetto orripilante, ma mi seguiva strascicando i piedi e guardando ogni tre secondi l’orologio, per poi buttarsi a peso morto sulla prima sedia che trovava.

D’un tratto lo vidi collassare su un piccolo divanetto, utilizzato dalle donne per provarsi le scarpe.

- Avanti su, sono solo dei vestiti - proferii avvicinandomi lentamente.

Per tutta risposta, lui si coprì il gli occhi con una mano.

- Dai, aiutami a scegliere l’abito per stasera! - continuai scuotendolo.

Lui sbuffò.

-  E va bene, lascerò scegliere al Caso se tu mi prometti che questo sarà l’ultimo negozio in cui metterai piede -  mormorò infine.

Annuii convinta, scorgendo il suo solito sorriso ironico da sotto la mano.

Ian alzò lentamente il braccio. Fece ruotare l’indice e puntò dritto dritto verso una massa di abiti.

- Scelgo quello. - affermò sicuro, mantenendo gli occhi chiusi e il braccio disteso davanti a sé.

Sospirai, stringendo le labbra in segno di resa.

- Ian… - lo richiamai, prendendolo per il braccio.

- Si? - domandò, tenendo sempre quella posizione.

- Ti stanno fissando tutti. - continuai scuotendolo.

Finalmente si decise a ricomporsi, guardandosi attorno e sistemandosi la camicia.

- Allora, quale sublime abito ho scelto? -

Gli indicai la tenda del negozio.

Fra 30 vestiti diversi e 10 manichini qua e la per il negozio, lui aveva proprio puntato verso una finestra.

- Il Destino vuole che indosso una tendina? - domandai incrociando le braccia, inarcando un sopracciglio.

Ian si alzò e, da dietro, mi spinse sulla schiena incitandomi ad uscire.

- Ma non ho ancora trovato niente! - contestai alzando le braccia al cielo.

- Evidentemente il Destino non vuole che compri un vestito. -

Appena usciti mi voltai, credendo di avere un’idea.

- A dieci minuti da qui c’è un altro bel negozio e… - 

L’occhiata che mi mandò mi fece zittire all’istante.

Oh, aveva vinto lui.

Di nuovo.

Tornammo a casa dove passammo il pomeriggio a guardare quei documentari che a lui piacevano tanto.

Amavo passare le giornate con Ian ma, ancora di più, amavo passarle sdraiati a guardare la tv o semplicemente a chiacchierare.

Io sulla poltrona e lui sul divano, continuammo a chiacchierare per ore, fin quando non fummo interrotti da una chiamata.

- Pronto? -

Colsi quell’occasione per guardare l’ora. Oh, erano le cinque  e mezza del pomeriggio e dovevamo ancora prepararci tutti e due.

- No, non torno a casa. Ci vediamo dopo. - continuò secco lui al telefono.

Lo guardai incuriosita e con la bocca leggermente aperta. Come sarebbe a dire che non tornava a casa?

- Si, anche io. Ciao. -

Chiuse la chiamata buttando il telefono sul divano ed alzandosi.

- Bé, direi che è ora di farci belli. - proferì sorridendo a trentadue denti.

Farci? Ehm… Ian, sono le cinque e mezza, devo ancora farmi la doccia. -

- Oh che coincidenza, anche io! - m’interruppe guardandomi, fingendo di essersi sorpreso.

Piegai la testa di lato.

- Devo anche vestirmi... -

- Non ne avevo dubbi. - ironizzò scuotendo la testa e alzando il mento.

- Ok, diciamo che per le otto dovrei essere pronta. Tu, invece? - continuai cercando di non notare tutte le sue espressioni sarcastiche.

Lui, per tutta risposta, percorse quel piccolo corridoio dell’ appartamento ed entrò nella mia camera da letto.

Non doveva farlo.

Mi alzai di scatto pure io, correndogli dietro.

- No aspetta!- cercai di urlargli.

Troppo tardi.

Era entrato e sicuramente aveva notato il letto disfatto, quella massa di vestiti sporchi all’angolo e quell’altra  massa di vestiti messi il giorno prima sopra la scrivania.

- Credo di essere un po’ disorientato… - realizzò dopo essersi guardato attorno.

Ad un tratto lo vidi dirigersi verso una piccola struttura in legno piena di ante che tenevo davanti al letto.

Lì, in uno di quei cassetti, ce n’era uno in particolare che avrei veramente preferito che non aprisse.

Lo vidi prendere qualcosa fra le mani ma non riuscii a scorgere bene poiché Ian mi dava le spalle.

- Oh, Nina. - rise girandosi.

Nelle mani teneva una bustina trasparente dove si trovava un mio completo intimo.

E non un completo qualsiasi, ma IL completo, quello che le mie amiche mi avevano regalato per il mio compleanno.

- Dammi qua - sbottai rossa in viso, scattandogli incontro.

- E’ più che normale che una giovane ventunenne abbia qualcosa di … losco e privato, sul serio. Solo che… -

Lo linciai con lo sguardo, implorando mentalmente che non dicesse qualcosa di stupido.

- Pizzo? Nina, è roba vecchia, nemmeno mia nonna porta più certe cose! – constatò serio, guardandomi.

Inutile dire che divenni ancora più rossa di quel che già ero. Basta, aveva visto anche troppo nella mia camera! Cercai invano di farlo uscire ma no, voleva lui stesso scegliere il mio vestito.  Aprì l’armadio, mettendo l’interno subito in disordine.

Alzai gli occhi al celo, lasciandolo fare e sorridendo all’idea di avere Ian Somerhalder nella camera da letto a scegliermi un vestito.

Capendo che ormai si era praticamente calato nei panni di uno stilista, mi diressi verso il bagno. Sotto la doccia mi lasciai andare completamente al flusso caldo dell’acqua e, una volta terminato, volsi un asciugamano intorno al mio corpo e uno intorno ai capelli.

La porta della camera era chiusa, così, senza nemmeno pensarci su, la spalancai ma, al contrario delle mie aspettative, Ian non c’era.

Una leggera ombra di delusione alleggiò sul mio volto ma fu subito scansata dallo stupore.

- Oh … - mormorai sgranando leggermente gli occhi e guardandomi attorno.

E così, riordinata, quella era la mia camera?

Ian aveva chiuso le finestre, messo a lavare i panni sporchi e piegato quelli puliti.

Sul letto, che era stato rifatto, mi aspettava un bel abito bianco ricamato ed accanto ad esso vi era posato un bigliettino con scritto:

 

Mi hai fatto penare 5 ore dentro una marea di negozi, quando in realtà l’abito era già stato scelto, ma tu ancora non lo sapevi. Consideralo come il rimpiazzo per le tue ciambelle alla crema. Ma, devi saperlo, erano seriamente deliziose! Comunque sto andando a casa, mi faccio una doccia veloce, mi preparo e poi vengo a prenderti alle otto. Non farmi aspettare e, mi raccomando, indossa Quel completo, scommetto che ti sta d’incanto!
 
Ian

 
Commossa, sorrisi beatamente più alla lettera che al vestito.

Non ci pensai due volte a mettermelo. Lasciai i capelli sciolti, lisci, ed indossai le mie scarpe più belle.

Dovevo essere stupenda per quel vestito, dovevo essere stupenda per Ian!

Mi osservai allo specchio. Ci aveva azzeccato in pieno con la taglia e con il colore.

Felice aspettai che arrivassero le otto per poterlo rivedere.

Più tardi vidi la sua grande auto scura percorrere il vialetto che separava la mia casa dalla strada principale.

Lo stavo aspettando da quasi un quarto d’ora.

Ian ritardava spesso ma con me cercava sempre di arrivare in orario.

L’auto si fermò a pochi metri dalla mia abitazione. Mi diressi da lui, quasi correndo, troppo entusiasta. Gli avrei dato un forte ed inaspettato abbraccio, per poi baciarlo dolcemente sulla guancia.

Era il minimo che potessi fare per quella splendida sorpresa.

Nonostante questa mia esuberanza, però, notai qualcosa di strano in tutta quell’atmosfera.

Ian era solito, innanzitutto, fermarsi proprio davanti alla porta dell’ingresso.

Poi, pensando che io non lo vedessi, suonava il campanello e correva a nascondersi dietro all’albero del vialetto. Non so se lo facesse perché credeva veramente che io ci cascassi ogni volta, o perché era ormai un’abitudine per noi quel genere di cose, ma fatto sta che io dovevo uscire, guardarmi intorno spaesata, dirigermi verso la strada con passo lento e, infine, spaventarmi non appena lui fosse sbucato da dietro senza preavviso, molto in stile Damon.

Ma questa volta non era successo nulla di simile.

Continuando a sorridere arrivai alla vettura. Non riuscivo a vederlo poiché Ian aveva una macchina con i vetri assai scuri e di notte non lasciavano intravedere nulla.

Leggermente riluttante, aprii lo sportello della macchina pronta a salire ma trovai un muso lungo ed una cattiva sorpresa proprio al mio posto.

- Ciao, Nina. -

Megan aveva sussurrato il mio nome con una certa freddezza.

Accanto a lei, Ian guardava da un’altra parte. Teneva le mani sul volante, non la smettevano di muoversi impacciate. Sembrava agitato.

- Megan… che splendida sorpresa! - dissi falsamente.

Tirammo entrambe un sorriso forzato.

- Ian si era completamente scordato che anche io avevo ricevuto l’invito. Ma non fa niente, vero amore? -

Il bacio mieloso che Megan stampò sulle labbra dell’uomo mi fece venire un conato di vomito.

- Volevamo andare alla cena insieme con la mia macchina, ma Ian si era messo d’accordo con te. Mh, la nostra seratina è andata a puttane. Ha provato a chiamarti per disdire l’impegno ma non rispondevi, così siamo stati obbligati a venire a prenderti. Oh, vabbé, fa niente, ne avremo altre di occasioni per stare insieme, vero? -

Altro bacio, altro disgusto.

- Accomodati pure dietro, Nina. -

Vidi Ian farmi un piccolo cenno ai posti posteriori.

Sbattei la porta, irritata, sedendomi. Sentivo Megan parlare stridulamente a Ian che ogni tanto le sorrideva..

Continuando a guardare fuori dal finestrino mi stupii molto del fatto che Ian mi avesse chiamata per disdire. Sapeva benissimo che, se non mi avesse accompagnata lui, non ci sarei potuta andare.

Sbuffando, innervosita, controllai l’orario del cellulare.

Erano le 20.35, nessuna chiamata ricevuta.

 
- Nina! Oddio, sei stupenda, che bel vestito! -

Seduta sulle comode poltrone della sala, attorno a me le persone non facevano altro che rendere l’atmosfera così fresca ed accogliente. Fra le risate e l’allegria dei miei amici ero riuscita a levarmi di dosso la brutta sensazione provata qualche ora prima in macchina di Ian, che nel frattempo sembrava volermi evitare.

Ogni tanto vedevo Megan lanciarmi delle occhiate ambigue e preferivo far finta di nulla.

La serata passò leggera, calma e tranquilla.

Avevo chiacchierato con tutti gli attori e scherzato con Paul, ma la mia mente mi rimandava sempre ad una persona.

Verso fine serata mi accasciai sulla poltrona con un bicchiere di vino in mano, intenta a giocherellare con il telefonino e aspettando che Paul finisse di parlare con la Plec poiché gli avevo chiesto un passaggio.

Insomma, non mi andava di sorbettarmi nuovamente Megan. Ma sembrava che anche il mio cellulare volesse abbandonarmi.

Batteria scarica.

Drasticamente alzai lo sguardo ed incontrai gli occhi nocciola di Candice venirmi incontro.

- E’ successo qualcosa? - domandò flebilmente sedendosi accanto a me.

Mi guardava tristemente con quegl’occhi così perfetti, così emotivi. Amavo il suo sguardo e quand’era preoccupato diventava qualcosa di estremamente tenero.

Io le sorrisi timidamente, portando una ciocca dietro l’orecchio.

- Niente d’importante. – sussurrai con un’alzata di spalle.

Lei non sembrò convinta. Mi diede una dolce carezza sulla spalla.

Istintivamente lanciai uno sguardo a Megan che mi era passata davanti e strinsi i pugni.

Candice proferì in un sorrisetto furbo.

- Non sai proprio mentire, Dobrev! Io distraggo l’arpia, tu vai dal tuo cavaliere! – disse facendomi l’occhiolino e scattando dalla poltrona.

Prima che io potessi controbattere vidi Candice balzare addosso a Megan e portarsela via al piano superiore.

Mi scappò una risatina. Non le si poteva proprio nascondere nulla!

M’inumidii le labbra, iniziando a cercare Ian con lo sguardo.

Lo trovai accanto a delle bottiglie di Wisky mentre si riempiva l’ennesimo bicchiere, con Michael accanto.

Notandomi, l’amico mi aveva sorriso e aveva proferito un silenzioso “ E’ meglio che vada”.

Ian si voltò. Lo sguardo perso, i capelli arruffati, l’espressione stanca.

- Guarda un po’ chi c’è, la mia piccola Dobrev! - con passo incerto si avvicinò a me, abbracciandomi.

Più che un abbraccio, sembrava un modo per sorreggersi.  Mi staccai duramente. Ian sembrò non capire.

- La mia piccola Dobrev è incazzata. Mh, sento aria di guai… - pensò a voce alta bevendo ancora.

Posai le braccia sui fianchi,  sbuffando amareggiata.

- Avrei preferito non venire piuttosto che sorbirmi la pagliacciata della tua ragazza. - sbottai contro irritata.

Ian appoggiò la schiena al muro, provando a stare serio.

- La mia ragazza, eh? Nina, lo sai che mi dispiace, ma sai anche che odio scusarmi ad alta voce. -

Da ubriaco, Ian era imprevedibile ed assomigliava a Damon in una maniera impressionante.

Ma non potevo tenergli il muso, non quando mi lanciava delle occhiate dolci e serrava le labbra.

Feci no con la testa, accennando ad un sorriso e guardandomi le mani.

- Comunque … ti ringrazio per l’abito. E’ davvero molto bello. Mi piace. – mormorai alzando lo sguardo.

Ian si avvicinò a me. Scostò una ciocca dal mio viso, accarezzandomi una guancia con il soffice polpastrello dell’indice.

- Giuro solennemente di non fregarti più il cibo da casa. -

Gli sorrisi dolcemente, prendendogli la mano con cui mi accarezzava il viso e ripensando al pomeriggio passato insieme.

- Ian… non voglio che ci roviniamo a causa di… - di quell’arpia - di Megan. -

Lui continuava a fissarmi con gli occhi di chi ha bevuto ma che anche di chi sa perfettamente essere padrone della situazione in cui si trova, scrutandomi l’anima con quello sguardo così espressivo, così forte, così chiaro…

Alle sue spalle vidi Candice muovere freneticamente la mano. Mi scansai da lui, lasciandolo perplesso.

- Ora devo andare. Ci vediamo domani sul set. Mi riaccompagna Paul, non preoccuparti. Divertiti con Megan questa sera… - mormorai sforzandomi di sorridergli, ma proprio non mi venne.

Gli occhi erano assenti, leggermente appannati e stava iniziando a farmi male la testa.

Volevo andarmene via da lì, ma allo stesso tempo volevo restare con Ian.

- A domani, Nina. – rispose secco lui, voltandosi verso il bancone e riempiendosi un altro bicchiere di Wisky.

Me ne andai poco prima che Megan sbucasse dall’angolo del bagno.

C’incontrammo ma, facendo finta entrambe di non esserci viste, continuammo per la nostra strada.

Sentivo lo sguardo di Ian sulla mia schiena, ma non potevo tornare da lui.

Non quella sera, non con Megan a controllare ogni sua mossa.


Buonasera a tutti :D
Innanzitutto voglio ringraziare quelle sei gentili e buone anime che hanno recensito. Grazie, infinitamente grazie! =w=
Passo a ringraziare tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le seguite. Veramente, siete bellissimi anche voi *w*
Poi, ma di certo non meno importanti, quelli che l’hanno inserita fra le preferite e le ricordate :D
Infine ringrazio anche i lettori silenziosi che spero continuino a leggere la mia storia :P
Bene, passiamo alla Fic vera e propria. Allora, come vi è sembrata?
In questo capitolo ci sono delle scene che avrei potuto benissimo togliere, tipo il pezzo iniziale basato su delle ciambelle :’D Però mi è servito per farvi vedere il tipo di rapporto di Ian e Nina. Mi sono impegnata davvero molto, spero di non aver deluso nessuno! Oltre ai semplici dialoghi tra i due, c’è anche un pezzo molto importante, quello con Megan. Non so, che ne pensate? Fatevi sentire, fatemi sapere le vostre idee sulla mia storia! :) Spero continuerete ad essere così “attivi” e se c’è qualche piccola incomprensione, qualche problema, vi prego di farmelo notare :P
Con questo finisco qui, sperando di non aver dimenticato nulla da dire.
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Trip to Australia! ***


Capitolo tre

Trip to Australia!

Quella mattina Paul mi venne a prendere sotto casa ed insieme ci dirigemmo al parcheggio creato dietro Casa Salvatore, dove avremmo dovuto girare delle scene.

Come sempre era semivuoto. Riconobbi le auto di Julie, Kevin e altre due macchine a noi sconosciute. Il resto del Cast doveva ancora arrivare.

Era una fortuna per me avere un amico mattiniero come Wes, altrimenti mi sarei ritrovata sola.

- Andiamo a fare colazione?. – domandò Paul chiudendo lo sportello e volgendo lo sguardo al bar di fronte.

- Idea perfetta, se non avessi già fatto colazione - risposi facendo spallucce e accennando ad un sorriso.

Non standomi a sentire, Paul fece un gesto con la mano e, prendendomi sotto braccio, mi condusse al bar.

Mi piaceva quel posto. Era piccolo, accogliente, e soprattutto la mattina era sempre vuoto.

Un odore di dolci appena sfornati mi pizzicarono le narici e cedetti, sedendomi su un tavolino vicino a Paul.

- Sai che se continuerai a farmi fare due colazioni al giorno prima o poi ingrasserò, vero? – sorrisi prendendo una cialda.

Lui soffocò una risata, come se avesse pensato a qualcosa di buffo. Per tutta risposta gli mandai un’occhiata curiosa, scuotendo il capo e pulendomi la bocca.

- Che hai da ridere? – proferii.

Lui strinse le labbra per non ridermi in faccia.

- Preferisco che mangi tanto, almeno sto sicuro che non mi aggredisci per mancanza di dolci… -

Aggredisci per mancanza di dolci.

Perché quella frase la ricollegai immediatamente a ciò che era successo una settimana prima a casa mia?

Subito sgranai gli occhi, battendo leggermente il pugno sul tavolino e arrossendo leggermente.

- Ian. – mormorai a denti stretti, serrando le labbra.

Questa volta, Paul rise di gusto alla mia espressione confusa ed imbarazzata.

- Ad un tratto mi è montata sopra ed ha iniziato a buttarmi il cuscino in faccia. Te lo giuro, non l’ho mai vista così convinta ed incazzata per qualcosa! – lo vidi imitare Ian mentre gli raccontava la vicenda accaduta.

- Vorrei vedere te al mio posto! – esclamai incrociando le braccia e corrucciando la fronte.

- Mh, Ian è uno che tende ad esagerare. Sai, non credo tu sia quel genere di persona che ucciderebbe per un muffin. – sorrise Paul mangiando un po’ della sua cialda.

Io gli feci l’occhiolino, alzando il mento.

- Esattamente… parlando di altro, come va con Torrey? – chiesi poco dopo, poggiando lo sguardo sullo schermo del suo telefono e notando la figura della ragazza.

- Credo di essermi preso una gran bella cotta. – rispose arrossendo leggermente e sorridendomi.

Lui e Torrey erano veramente una gran bella coppia, sempre allegri ed euforici.

Ora che ci penso, non gli ho mai visti litigare pesantemente per qualcosa.

Giusto una volta, ma si era risolto tutto con uno dei loro teneri baci.

- E’ fortunata ad averti. – sorrisi accarezzandogli il dorso della mano.

Imbarazzatissimo, lo vidi arrossire nuovamente dietro la tazza del caffe.

Paul era quel genere di persone che preferiva non parlare dei propri affari d’amore, poiché entrava subito in tilt e deviava il discorso.

- Comunque… tu, tutto bene? –

Appunto.

- Si, va tutto ok… anche se delle volte mi mancano Alex, mia madre e mio padre. – risposi rattristendomi al pensiero della mia famiglia ed abbassando leggermente lo sguardo.

Paul mi accarezzò il braccio, tornando al suo solito colore.

- Manca solo un mese alla pausa invernale della serie Tv, poi potrai passare le vacanze natalizie dai tuoi. Vedrai che voleranno questi giorni! –  soffiò rassicurandomi.

Apprezzai molto quelle parole. Paul era così diverso dal suo personaggio e, nonostante questo, riusciva ad entrare nella parte perfettamente.

Lui amava divertirsi, chiacchierare con tutti ed’era praticamente impossibile litigarci.

Mi piaceva molto il rapporto fra noi due. Ero come la sua sorella minore e lui per me un secondo fratello maggiore. Sapeva consolarmi e dire le cose al momento giusto, abbracciarmi affettuosamente o rimproverarmi quando sbagliavo.

Ero molto legata anche a tutto il resto del cast ma con lui c’era una sorta di affinità diversa, di legame inspiegabile.

E sapevo che la cosa era reciproca.

- Hai sentito Ian? - 

Guardai lo schermo del cellulare ma non c’era nessuna chiamata né messaggio ricevuto.

- No, non lo sento da ieri pomeriggio. – risposi continuando a fissare il telefono.

- Oh, non vi sentite più 300 volte al giorno come un tempo!? Ma che novità è questa? – si finse sorpreso Paul guardandomi con fare melodrammatico.

Io inarcai un sopracciglio e sbuffai.

- Avrà avuto da fare con… Megan. – risposi osservandomi le mani, come se quel nome non provocasse in me nessuna reazione.

- Noto una certa punta di gelosia Dobrev? -  mi prese in giro, sghembo.

Io gli feci la linguaccia, dandogli una piccola botta alla spalla.

Paul, però, si fece improvvisamente serio.

Mi scrutò e vidi la sua espressione allegra diventare di colpo triste e delusa.

- Allora è vero… - mormorò, continuando a fissarmi.

Vidi gli occhi inumidirsi leggermente e una strana scintilla in essi.

Io mi rizzai subito a sedere, sconvolta da tale cambiamento.

- Come? – chiesi preoccupata, allarmandomi.

Lui mi strinse la mano, portandosela al cuore.

- Sapevo quello che stava succedendo tra voi due… - continuò triste.

Io lo fissavo perplessa, con la bocca letteralmente aperta dallo stupore.

- Tra noi due? –

Non capivo minimamente cosa diavolo fosse successo da un momento all’altro.

Paul mi guardò nuovamente, mantenendo quello sguardo malinconico.

- Pensavo amassi me, Elena, e non mio fratello Damon. –

Oh.

Tre. Due. Uno.

- Ahi! – esclamò divertito Paul tastandosi la guancia ed iniziando a ridere.

Io ritirai la mano guardandolo storto.

- Mi sto preoccupando seriamente sulla tua sanità mentale. Sei sicuro che non ti stai Stefanizzando lentamente?! – gli dissi contro, prendendo la borsa ed alzandomi in piedi.

Lui rise ancora più forte, abbassandosi lentamente e reggendosi a me, battendo forte le mani.

 - La tua…. La tua espressione… oddio Nina… dovevi vederla…. – continuava a ripetermi fra una risata e l’altra.

- Molto divertente. – sorrisi sarcasticamente scuotendo il capo ed uscendo dalla caffetteria.

Lui, intanto, si asciugava le lacrime continuando imperterrito.

- Davvero… che hai pensato?. – lo sentii ridere dietro di me.

- Mh niente, che ti fosse andato di volta il cervello e che avrei dovuto piangere la tua morte ed accettare il tuo nuovo alter ego. – continuai sempre più ironica.

- E tu sicura che non ti stai Katherinizzando? - mi prese in giro raggiungendomi ed abbracciandomi da dietro. Io gli accarezzai le braccia lasciandomi coccolare.

- Oh, Elena… – mormorò poi lui dandomi un bacio sul collo.

Io mi staccai nuovamente, visibilmente irritata, ma anche divertita da quel suo improvviso calarsi nella parte.

Continuò a ridere e a prendermi in giro a più non posso.

- Va bene, Stefan, basta! – cedetti alla fine, notando che lui non se la smetteva.

- Non pensavo di esser così bravo nel recitare. Diventerò una star internazionale, me lo sento! – proferì poi riprendendosi e portando una mano al cielo, molto in stile Shakespeariano.

Oh, come se non sapesse di essere una celebrità mondiale.

- Andiamo Star Internazionale, sono quasi le nove e vedo Candice all’entrata. –

Lo presi sottobraccio ed insieme ci dirigemmo sulla scena, iniziando così il lavoro di quella mattina.

 

Tornata a casa, quella sera, non potei far altro che tirare un profondo sospiro di sollievo.

Mi ero divertita moltissimo. Avevo conosciuto Lauren, ovvero Rose, e Trent, ovvero Trevor.

Poi Ian e Paul avevano rischiato di uccidersi letteralmente contro Daniel nella lotta Salvatore vs Elia.

Ed infine Damon aveva finalmente rivelato i suoi sentimenti ad Elena. Io avevo cercato il più possibile di restare seria ma quella dannata scena l’abbiamo dovuta rifare circa una decina di volte!

Con ancora il sorriso stampato in volto andai in camera intenta a mettermi un pigiama per andare subito a dormire.

D’un tratto sentii il telefono squillare. Pensai di lasciarlo suonare a vuoto, prima o poi avrebbe smesso.

E così feci per la prima volta. Poi ce ne fu una seconda. Poi ancora una terza. E così anche una quarta ed una quinta.

Alla sesta uscii di fretta dalla camera per prendere quell’apparecchio che continuava a suonare ininterrottamente.

- Che c’è? - risposi alla fine. Non avevo fatto caso al numero, quindi poteva essere chiunque.

- Oh, ma tu guarda chi si ricorda dell’esistenza del cellulare.-

Era solamente, semplicemente, Ian.

- Scusa ma stavo in camera e ho lasciato il telefono in salotto… - mi giustificai sedendomi.

- Eh no, non puoi scusarti così e basta. Ora puoi considerarmi profondamente offeso e devi farti perdonare. -

Io gli lanciai un’occhiata torva, consapevole del fatto che non potesse vedermi.

- Nina? - proferì lui poco dopo, siccome io non rispondevo.

- Si ci sono. - sorrisi.

Dall’altra parte del telefono lo sentii sospirare.

- Ultimamente sei stressata, ritardataria, hai la testa fra le nuvole e non riesci a stare seria quando io ti rivelo il mio amore. Sai, questa è una cosa molto importante per Damon e vorrei che la rispettassi. – continuò facendo il sentimentale.

- Ma come faccio a stare seria se dietro di te c’è Paul che continua a farmi le smorfie? – esclamai ridendo al pensiero.

Ian sospirò, nervoso.

- Oh, Stefan, sempre in mezzo ai cogl. –

- Ian, ti prego, non iniziare anche te a Damonizzarti. Per favore! – lo bloccai prima che il Damon dentro di lui prendesse il sopravvento.

Lo sentii ridacchiare e sorrisi anche io.

- Ti ci vorrebbe una vacanza. – proferì poi.

- Idea allettante, Smolder. - pensai a voce alta.

Avrei avuto quattro giorni liberi. Tre perché, quella settimana, avremmo dovuto completare delle scene con Kat, quindi si poteva anche fare a meno di me. Il quarto era il mio giorno libero.

- E poi devi farti perdonare, Damon è profondamente ferito! - continuò imperterrito.

Io roteai gli occhi, sospirando.

- E va bene, cos’hai in mente? -

- Tu, io, Paul e Torrey. Questi giorni a rilassarci sulle chiare e romantiche coste dell’Australia. -

Questa volta non mi trattenni dal ridergli in faccia, interrompendolo.

- No, tu sei matto. Dai, cosa volevi dirmi? - chiesi poi.

Lo sentii prendersi un sorso di una qualche bevanda.

- Freddezza la massimo livello eh, Dobrev? Comunque, non sto scherzando. Paul ha organizzato questo viaggio con Torrey. Bé, inizialmente dovevano essere solo loro due però pare ci sia stato un errore di prenotazione. Cioè, così l’ha definito Paul. Comunque, credo che rifiutare sia una mossa da veri maleducati. Io ci vado, a te la scelta.-

La proposta era abbastanza allettante, ma non ne ero del tutto convinta.

- Ah, giusto. Se non ci vieni sappi che non ti parlerò per circa… l’eternità. -

Prima che potessi ribattere lui aveva chiuso la chiamata, lasciandomi a bocca aperta e con ancora il cellulare in mano.

Due giorni dopo mi ritrovai in aeroporto con un trolley accanto e Ian che leggeva una rivista, intenti ad aspettare Paul e Torrey.

Lui aveva insistito così tanto che alla fine avevo accettato, sorridendo all’idea di dover passare quattro giorni con i miei due migliori amici e la fidanzata di uno di essi.

Solo la sera prima della partenza mi ero accorta di un piccolo particolare: uscita a quattro.

O meglio, vacanza a quattro.

Sperai mentalmente che Paul e Torrey non ci lasciassero in certe situazioni soli ed imbarazzati.

Ma con Ian che mi metteva a mio agio quel problema non esisteva. In fondo, quante volte avevo passato delle giornate da sola con lui?

Il nostro volo era alle cinque del pomeriggio e noi dovevamo subito iniziare a portare le valigie al chek in o altrimenti non avremmo fatto in tempo.

- Che ne dici se nel frattempo noi ci prepariamo? - proposi abbassandogli il giornale.

Paul e la compagna non erano ancora arrivati e noi li stavamo aspettando da un po’.

Ian fece si con la testa, ancora assorto nell’articolo che stava leggendo.

Una volta scaricati i bagagli e fatte tutte le altre cose ci ritrovammo nella sala dove di lì a poco sarebbe passata una navetta che ci avrebbe condotti all’aereo.

Non facevo altro che controllare l’orologio guardando lo schermo del cellulare, nervosa.

Perché ci mettevano tanto!?

Subito dopo vidi Ian prendere il suo telefono e comporre il numero di Paul.

- Hei, Mister Ritardo, quand’è che ci delizierai con la tua presenza? - gli chiese alzando un sopracciglio.

Subito dopo lo vidi assumere un’espressione perplessa e arrossire leggermente.

- Che è successo? - domandai scuotendolo per il braccio.

Lui sembrò non sentirmi e, d’un tratto, serrò la mascella.

- E… non hai avuto la brillante idea di avvisarmi?! -

- Che succede? - ripetei, guardandolo curiosa.

Quella chiamata si concluse con Ian che mi prendeva per il braccio e mi trascinava per la fila dell’entrata nella navetta, mentre io continuavo a domandargli cosa diamine fosse successo.

- Sembra che Torrey non si senta troppo bene. - disse infine, passandosi una mano fra i capelli.

Ci scambiammo uno sguardo, per poi abbassarlo entrambi.

- A quanto pare ci hanno regalato una vacanza! - esclamai sorridendogli.

L’uscita a quattro si era tragicamente trasformata in un’ uscita in due.

Anzi, vacanza in due.

Ian sospirò, pensieroso.

- Mh, sbrigati Dobrev, è il nostro turno. -

Una volta imbarcati il volo passò tranquillo. Io mi ero addormentata mentre Ian aveva guardato fuori dal finestrino tutto il tempo.

Appena arrivati, quando ormai era notte, chiamammo un taxi e ci facemmo portare in hotel.

Si trattava di un piccolo ed elegante Hotel di Cairns, una cittadina dell’ Australia Occidentale, che dava proprio su un perfetto mare chiaro dove vi era una parte della barriera corallina.

Le camere erano separate ma grazie ad una porta si creava un collegamento.

Ian mi diede la buonanotte poi, stanco per il viaggio, si chiuse nella sua stanza.

Io feci altrettanto ma prima di addormentarmi ricevetti un sms da Paul:

Divertitevi tu e Ian :) … ah, non l’ho fatto apposta, Torrey sta davvero male!

Nonostante suonasse come una specie di scusa, decisi di credergli, mantenendo un sorriso stampato sul volto e sprofondando la testa nel cuscino.
 

- Sveglia dormigliona! -

Una mano levò le coperte sotto cui stavo, scoprendomi. Per tutta risposta io mi voltai dalla parte opposta della finestra che, intanto, era stata aperta.

- Avanti su, oggi ci aspetta una gran bella giornata piena di giochi, castelli di sabbia, gelati e tanti bei dolci pesciolini rossi. -

Ian continuava a smuovere la mia figura impastata dal sonno.

Poi, dopo l’ennesima scossa, decisi di alzarmi.

- Eccomi, sono sveglia. - brontolai stiracchiandomi e andando verso il bagno.

Ian intanto si era seduto comodamente sulla poltrona, aspettando che io finissi.

Dopo essermi lavata e vestita feci capolino in sala, dove lo trovai intento a guardasi intorno, annoiato. Provai un certo senso d’imbarazzo. Lui mi aveva vista molte volte in costume e lo stesso io, però…

Uscita a due, vacanza a due.

Vacanza di coppia.

Scacciai dalla mente queste due frasi che non facevano altro che sconcertarmi. Mi guardai un’ultima volta allo specchio. Portavo il solito costume blu chiaro e, sopra, mi ero messa un vestitino bianco.

Uscii dal bagno, presi la borsa e mi fermai davanti a Ian.

- Hai messo su qualche chiletto? - mormorò alzando un sopracciglio e piegando la testa di lato, assumendo la tipica espressione da critico di moda.

Perplessa lo fissai, per poi tastarmi la pancia.

- Ma scherzo… sei sempre meravigliosa! - sorrise poi dolcemente alzandosi.

Io gli feci una smorfia prendendolo sotto braccio e insieme ci dirigemmo alla piaggia.

La sabbia era morbida e chiara e, sebbene fosse Novembre inoltrato, l’aria che tirava era calda.

- Mi piace questo posto. - commentò Ian stendendo il telo accanto al mio e guardandosi attorno.

- Si, anche a me. E’ sobrio, tranquillo, ci sono pochissime persone! - confermai.

Passammo la mattina in pace e silenzio, senza dover controllare l’ora o ricevere chiamate di lavoro.

Sembrava il paradiso, e io mi trovavo con un angelo.

D’un tratto, quando era ormai quasi ora di pranzo, Ian mi prese per la mano tirandomi su.

- Dove andiamo? -domandai aggrappandomi al suo braccio, poiché la sabbia stava iniziando a scottare.

- Tu che dici? Siamo in Australia da una decina d’ore e non ci siamo fatti nemmeno un bagno. – sentenziò.

Fui entusiasta dell’idea. In verità, avrei voluto farmi un bel bagno molto tempo prima ma non ero sicura che lui accettasse.

Raggiungemmo la riva. Tastai l’acqua con il piede.

E’ freddina eh…

Non feci tempo a voltarmi che sentii le mani di Ian prendermi per i fianchi e spingermi verso l’acqua più alta.

Il gelido mare m’accolse e sentii un lungo brivido corrermi sulla schiena.

Non appena risalii in superficie vidi Ian accanto a me, tutto bagnato e sorridente.

Ci buttammo l’acqua a vicenda, per poi andare più in profondità, fino a quando non ci arrivò all’altezza del petto.

Ian si rilassò completamente, stendendosi sul pelo dell’acqua e chiudendo gli occhi.

Era proprio il momento giusto per fargli uno scherzo, come quello che mi aveva fatto non appena ero entrata in acqua!

Lui continuava a parlarmi, ignaro del mio piano vendicativo.

Preparati ad esser fregato, Som!

Lo  avrei spinto contro l’acqua e tenuto sotto, malgrado sapessi che la mia forza fosse ineguagliabile alla sua e che sarebbe risalito molto presto.

Però un pizzico di divertimento c’era.

Mi preparai, divaricando leggermente le gambe e stendendo le braccia perpendicolarmente al suo corpo.

- Nina? - domandò lui lentamente, continuando a tenere gli occhi chiusi ed un’espressione rilassata.

Mh, rispondigli e poi attiva il piano.

- Si? - chiesi di rimando.

- Che stai facendo? - ridacchiò curioso.

… Oh.

Lo scaraventai ugualmente contro l’acqua.

Inutile dire che cercai di trattenerlo sotto ma lui tornò a galla subito dopo, prendendomi in braccio.

- Davvero interessanti i tuoi scherzi, Dobrev! La parte più bella è quando t’impegni, ti prepari e poi vieni presa nel sacco prima ancora di aver fatto una mossa. - commentò sarcasticamente, facendomi il solletico.

Continuò a scherzare con me, quando finalmente mi lasciò e tornai dolcemente dentro l’acqua.

Ian posò le sue grandi braccia attorno alla mia vita, fissandomi. Per tutta risposta, io appoggiai le mie mani delicatamente sul suo petto freddo a causa dell’acqua.

Sentivo il suo battito e il respiro.

M’incantai a fissare le piccole goccioline che cadevano dai ciuffi dei capelli corvini, per poi delineare il viso perfetto, fino a staccarsi e cadere sul petto.

Altre volte, invece, scivolavano velocemente sul naso, poi sulla bocca.

Vorresti essere una di quelle goccioline, eh, Nina?

Quel pensiero fece alterare il mio equilibrio interiore e sperai mentalmente di non esser arrossita.

- Oh, suvvia, non dirmi che ti stai emozionando alla vista del mio petto nudo. Almeno, aspetta che mi levi il costume… –  mormorò maliziosamente Ian.

Oh, perfetto, sicuramente ero viola.

Sorrisi nervosamente, abbassando lo sguardo nuovamente sul suo petto.

Ian si abbassò alla mia altezza, obbligandomi così a fissarlo negl’occhi.

Le nostre fronti si toccarono, mentre le sue dita iniziarono a tracciare la linea della mia schiena, soffermandosi appena sopra il sedere.

- Io… - mormorai avvicinandomi.

Non mi bastava vederlo. Non mi bastava sentirlo accanto a me. Era come se volessi di più

Il suo respiro era la miglior brezza che mi avesse colpito e le sue braccia le più grandi coperte che mi avessero mai avvolto.

Ma… come se mi fossi scottata lo spinsi via e mi allontanai velocemente, distogliendo lo sguardo.

Ian ruppe il ghiaccio buttandomi nuovamente nell’acqua ed entrambi facemmo finta di niente, come se dieci secondi prima non stessimo per…

- Che cosa hai detto alla tua ragazza di questo viaggio? - chiesi curiosa mentre passeggiavamo, dopo pranzo, sulla riva.

- Ho detto a Megan che ci sarei andato con Paul e Torrey, non ti ho nominata… sai, ho notato che non scorre una grande simpatia tra voi. -

Megan. Un nome, una botta allo stomaco!

- Quindi. - continuò - Non appena tornerò a casa mi aspetta una bella ramanzina. - cercò di sorridere, ma proprio non ci riuscì. Io mi sentii come sprofondare.

A causa mia la sua relazione era in bilico?

- Non voglio essere il motivo di un eventuale litigio fra voi due. - mormorai infine, alzando lo sguardo.

Lui mi sorrise dolcemente.

- Tranquilla Nina. Megan è facilmente paragonabile ad un Bull Terrier. –

Lo guardai ridacchiando.

- Oh, intendi dire quel piccolo brutto cane che se non vive un’infanzia felice per il resto dei suoi giorni odierà a morte l’universo intero?.– domandai facendo finta di esser seria.

Ian proruppe in una risata, nonostante avessi detto che in pratica Megan era una persona sola ed antipatica.

- Giusta analisi, Dobrev, mi complimento con te e con la tua conoscenza canina. – rise lui, continuando il paragone Megan – Cane.

- Comunque, non intendevo quello. Megan è una che ci mette un po’ a… simpatizzare con le persone, ecco. E, se una persona non gli va a genio, non si sforza nemmeno ad esser gentile con la persona in questione. –

Mi sistemai gli occhiali sopra la testa, alzando lo sguardo.

- E io sarei la persona in questione, non è così? –

Lui fece si con la testa, inumidendosi le labbra.

- Per tenerti sotto controllo si è anche autoinvitata alla cena. Mossa davvero diabolica. – finì con noncuranza.

Io sgranai gli occhi, leggermente perplessa.

- Suvvia, non farmi quel faccino burbero. Davvero pensavi che dopo aver passato una giornata intera insieme ti sarei venuto a prendere con Megan?-  domandò alzando le spalle ed accarezzandomi i capelli.

Ora capii meglio.

Megan era dannatamente, terribilmente ed inevitabilmente gelosa di noi due.

Gelosa di me e di Ian.

Che ridicola.

Comunque, siccome la piccola vacanza stava per finire e l’indomani, dopo pranzo, saremmo dovuti ripartire, non volli più rovinarmi la giornata. Il pomeriggio lo convinsi a fare Snokering con me.

Era uno sport che non avevo mai provato e non mi feci sfuggire la possibilità di immergermi nelle acque e guardare i coralli rossi. Ian ne sapeva molto sulle piante acquatiche ed era meglio di una qualunque guida turistica!

La sera cenammo indisturbati in Hotel e finimmo la serata a vedere un film in tv.

Volevo passare altre giornate così con Ian. Volevo vederlo la mattina, intento a svegliarmi.

Volevo vederlo la sera, intento a darmi la buonanotte.

Ma non dovevo. Non potevo permettermi di fare certi pensieri su noi due.

E se è troppo tardi? E se ti sei già affezionata all’idea di te e Ian … più di semplici amici?





Buona sera a tutte ♥
Da quì, iniziano le tappe vere e proprie.
Ian e Nina, infatti, nel lontano Novembre 2010 sono andati in Australia, più precisamente a Cairns, cittadina dell'Australia Occidentale, a rilassarsi per circa tre/quattro giorni, per poi tornare ad Atlanta e continuare il proprio lavoro. (Ho postato le foto qua sopra :D)
Ed'è proprio dopo quel viaggetto romantico, consumato solo da loro due, che si è iniziato a dubitare delle parole di Nina in quanto continuava a ripetere " Ma siamo solo amici e non voglio mischiare il lavoro con l'amore". Sisi, guarda poi com’è andata a finire u.u
Comunque, voglio ringraziare tutte voi. Davvero siete taaante a seguirmi e non posso far altro che dirvi: GRAZIE ♥. Il prossimo capitolo sarà dedicato a tutte voi, dalla prima all'ultima, soprattutto quelle che sprecano il loro tempo per recensire! Con questo capitolo vorrei chiarire un pò di punti:
- Prima cosa importante: le frasi in corsivo sono i pensieri di Nina, ma questo lo avrete già intuito. Delle volte, però, può capitare che la narrazione sia di secondo grado, con frasi come "Che cosa stai cercando di fare, Nina?" come se si rivolgesse a se stessa. Non prendetela per matta, solo un pò scema ♥, ma è come se la vocina del suo subconscio ogni tanto facesse capolino nella testa della ragazza per dire la sua. Ok,  non so se avete capito, spero di si perchè non so come spiegarmi xD
- Ho voluto evidenziare un pò il rapporto fra Nina e Paul, poichè io li trovo adorabili *-* (come amici, s'intende u.u)
- Nina si è divertita un mondo, ma non è accennata nemmeno la parola amore, quindi ancora niente, però si sta rendendo conto che la linea che divide l'amicizia dall'amore sta vacillando.
Bene con questo finisco quì :) Alla prossima settimana e fatemi sapere che ne pensate!  ♥

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Capitolo 4
*** Atlanta. ***


Capitolo quattro
Atlanta


Mentre risistemavo le valigie, sentii dall’altra parte dell’appartamento vibrare il telefono.

– Pronto? – chiesi stropicciandomi gli occhi. Erano le otto del mattino e, considerando che ieri avevo fatto tardi al lavoro e tutto il cast sicuramente ancora dormiva, non poteva che trattarsi di mia madre.

–Tesoro! –

E infatti, era lei.

–Come stai? – le sorrisi passandomi una mano fra i capelli.

- Qui va tutto bene. Lì, so che state per finire?! – la sentii dire.
Non stavo più nella pelle poichè non vedevo l’ora di riabbracciare lei e gli altri!

- Si, domani finiamo di girare l’ultimo episodio prima della pausa invernale! – esclamai non trattenendo la felicità.

La sentii sorridere.

 - Quando torni? –

Controllai l’agenda e l’orario.

- Più o meno il quindici! – risposi.

Dall’altra parte seguì un profondo silenzio, rotto ogni tanto da un vociferare esterno.

Mi preoccupai leggermente e controllai che non fosse caduta la linea.

- Mamma, è successo qualcosa? – domandai poco dopo, non sentendo risposta.

D’altro canto, mia madre sospirò e la sentii battere qualcosa sul tavolo.

- Il quindici stiamo fuori… mi dispiace, i tuoi zii ci hanno invitato una settimana in Bulgaria proprio l’altro ieri e non sapendo quando tornavi abbiamo accettato… -

Mia madre sospirò triste e io feci lo stesso.

Posai lo sguardo sulle valigie già pronte ma lo distolsi subito, non riuscendo a guardarle.
- Non preoccuparti… alla fine, ci rivedremo solo cinque giorni dopo! – sorrisi falsamente, tentando di rendere la mia voce squillante ed allegra, ma non sono sicura che ebbi questo risultato.

Fortunatamente, mia madre pensò che mi fui ripresa da quella notizia e, scusandosi nuovamente, riattaccò.

Avrei dovuto posticipare il volo, cambiarne l’orario e disfare le valigie.

Un senso di solitudine m’invase ma passò subito dopo, non appena ricevetti nuovamente una chiamata, ma questa volta da parte di Candice.

- Oggi pomeriggio tu e Kat a casa mia. Niente domande. – proferì subito, senza lasciarmi dire nulla.

- Mh, va bene… ma le riprese? – domandai poi, uscendo dall’appartamento.

Sentii Candice schiarirsi la voce e sfogliare qualcosa.

- Io ho il giorno libero, tu e Kat lavorate solo questa mattina, mentre il pomeriggio i produttori hanno una specie di riunione con la scrittrice che supervisionerà il copione dell’episodio di domani. – rispose pronta.

Oh, accettai entusiasta. Ogni idea di Candice era sempre fuori dagli schemi e non potevo perdermi un pomeriggio con lei, non dopo la chiacchierata con mia madre.

- A proposito, com’è andato il viaggetto super romantico con Ian?. – domandò poco dopo curiosa.

Colta alla sprovvista, mi fermai di botto, per poi proseguire lentamente.

Perché, fra tutte le cose che avevamo fatto in Australia, i miei pensieri erano subito ricaduti a ciò che stavamo per fare in acqua?

- Ci vediamo oggi, posso venire direttamente a pranzo? Non ho nulla da fare – deviai il discorso.

Candice sorrise allegramente: - Ma certo! Così avrai tutto il tempo per raccontarmi! –

Dopo avermi salutata riattaccò.

Scuotendo la testa, mi diressi verso la macchina di Paul che mi stava aspettando.

La mattina passò in fretta, fra le varie scene che inquadravano soprattutto Lauren, ovvero Rose, Trent, ovvero Trevor ed infine Daniel, niente meno che Elia.

Verso metà mattinata mi rintanai nella sala della macchinetta del caffè, prendendomi una piccola pausa.

La delusione della chiamata dei miei non aveva fatto altro che intristirmi. Fortunatamente il lavoro mi distraeva e, assieme ad esso, anche le chiacchierate allegre con Paul.

Subito verso la fine delle riprese chiesi a Kat cosa avesse in mente Candice e nemmeno lei ne sapeva nulla.

Mi disse che ci avrebbe raggiunte il pomeriggio verso le quattro, poiché prima doveva fermarsi con Steven da qualche parte.

Nel frattempo, io mi diressi a casa di Candice che si trovava solo a cinque minuti da dove ci trovavamo noi.

Prima ancora di bussare la porta si aprì e una figura in tuta e ciabatte mi piombò sopra, stritolandomi.

- Candice … soffoco … - bofonchiai tra una stretta e l’altra.

-  Mi sei mancata così taaanto! – soffiò dolcemente lei.

- … Ma non ci vediamo solo da una settimana! – sorrisi alzando le braccia e cercando di staccarmela.

Oltre alla piccola vacanza che avevo fatto, ultimamente io e Candice ci trovavamo su set diversi, lei nel bosco assieme a Michael e io in casa Salvatore.

Finalmente, non appena si staccò, mi fece accomodare dentro.
Anche il suo appartamento era piccolo, preso in affitto solo per la durata delle riprese.

Era caldo ed accogliente, arredato secondo i suoi eleganti gusti classici.

Nonostante qualche esagerazione qua e là, non era niente male.

Aveva cucinato e, non appena fu pronto, pranzammo fra le chiacchiere della televisione e le nostre risate.

- Faceva freddo? – domandò ad un certo punto, alzando lo sguardo su di me.

- Ma che domande, certo! – dissi come se fosse la cosa più ovvia del mondo, indicandole la finestra dove quei leggeri fiocchi di neve scendevano lentamente.

- Grazie dell’illuminazione suprema, Nina. Volevo dire: faceva freddo in Australia?. -

Oh.

- No, al contrario! Era abbastanza caldo e ci siamo fatti anche un bagno! - risposi volgendo lo sguardo altrove.

- Mhmh… avete fatto un bagno, eh? - chiese maliziosamente sporgendosi verso di me.

Io le sorrisi, sperando che non iniziasse a fare domande su domande e che chiudessimo presto l’argomento GitainAustralia.

- Quindi avete dormito in Hotel, poi la mattina sotto l’ombrellone lui ti spalma la crema sulla schiena, andate a fare un bagno, tu fai finta di annegare, lui ti salva correndo alla Bay Watch, tu ti risvegli fra le sue braccia, vi date un dolce e pass… -

- Candice. - la interruppi più seccatamente di quanto avevo voluto.

Lei mi guardò con quegl’occhietti spaesati e sorpresi.

- Che c’è? - mi fece alzando le sopracciglia.

- Stai fantasticando un po’ troppo … - risposi alzando gli occhi al cielo e sospirando.

- Ohh quanto sei lagnosa, Dobrev. - affermò facendomi la linguaccia.

Io scossi la testa, continuando a mangiare.

- Quindi, non c’è stato niente? - tornò sull’argomento lei, imperterrita.

- No, niente di niente! - risposi fissandola e passandomi una ciocca dietro l'orecchio.

Delusa, Candice s’apprestò a dare più attenzione  alla tv che a me.

Fui felice di quel gesto. Quell’argomento stava iniziando a soffocarmi e il ricordo delle sue braccia attorno alla mia vita, in acqua …

Kat arrivò non appena noi finimmo di mangiare.

Candice riservò anche a lei il caloroso benvenuto che, da come vidi, riservava a tutti.

Ci condusse in camera da letto e, sedendoci tutte sul comodo materasso del letto matrimoniale, la bionda iniziò a spiegarci la situazione.

- Siccome domani dovremmo girare l’ultimo episodio di questa pausa invernale. - iniziò, riuscendo a metterci sulle spine come sempre. - avevo in mente di organizzare una festa a sorpresa per Julie e Kevin questo fine settimana. - concluse entusiasta alzando le braccia.

Io e Kat ci lanciammo uno sguardo confuso.

Candice sembrò accorgersene, difatti serrò le braccia e fece la sua faccia allami sono offesa tremendamente, voglio fare questa festa!

- Non credi siano tutti un po’ … stanchi?. - chiese pacata Kat, cercando di farla ragionare.

La bionda alzò il mento, continuando ad avere un’espressione oltraggiosa, segno che non voleva darle retta.

Io alzai le spalle, indecisa su cosa fare.

Avremmo potuto organizzare una festa con tutto il resto del cast prima del venti o starcene ognuna a casa sua.

Naa, volevo divertirmi.

- Bé, sentiamo gli altri. - mi arresi abbassando le spalle.

Kat mi lanciò subito uno sguardo, mentre Candice tornò sorridente ed esuberante.

- Si! Ok, tu e Kat chiamate gli altri, invitandoli. Sentite tutti, anche quelli nuovi! Io, intanto, vado a prenotare la sala e il giorno. A dopo!. -

Con ancora la tuta addosso, si diresse verso il telefono ed iniziò a contattare tutti i locali in zona.

Io e la mora ci scambiammo un’occhiata misericordiosa, prendendo i nostri cellulari e contattando gli altri.

A fine giornata avevamo il posto e gli invitati. Candice c’informò che ci saremmo preparate da lei il pomeriggio della sera stabilita, poi saremmo andate al luogo con la sua macchina.

E così, inevitabilmente, fu.


Quel fine settimana, Io e Kat ci ritrovammo nuovamente nella spaziosa camera da letto di Candice.

- Allora, - proferì la padrona di casa aprendo l’armadio - Potete mettervi tutto quello che volete. I vestiti si trovano qui, le scarpe nei cassetti inferiori e i trucchi nel bagno. Se volete farvi la doccia … -

- Candice, abbiamo portato sia i cosmetici, sia i vestiti, sia le scarpe. - la informò Kat.

La mora, volgendo poi lo sguardo verso l’armadio pieno zeppo di roba, nascose la bustina che teneva in mano dietro la schiena.

- Bé, ripensandoci credo di essermi scordata le cose in macchina. - sorrise all’amica.

Candice ci fece l’occhiolino ed andò in bagno mentre io e Kat sceglievamo i vestiti da metterci.

Alla fine, la bionda optò per un vestito sul marrone con delle scarpe color crema da abbinare alla borsa e agli orecchini.

Kat, invece, indossò un abito con varie fantasie ed un’enorme spaccatura a V che non poteva passare inosservata, tant’è che Candice la prese in giro per tutto il pomeriggio, ma poi si complimentò per la sua bellezza.

Io scelsi un abito scuro e tenni i capelli sciolti, un po’ mossi alla fine.

Dopo di che, Candice passò a truccarci tutte e due e, infine, ci dirigemmo al locale scelto.

Era amplio e bello ed una leggera e tenue luce rendeva l’ambiente malizioso e molto intimo.

- Però, gran bella pensata!. -

Michael fu il primo degli invitati ad arrivare e passò un braccio attorno alla spalla di Candice, avvicinandola a se.

Lei sorrise arrossendo leggermente, poiché i suoi complimenti non facevano altro che mandarla in tilt.

Poco dopo arrivarono tutti gli altri.

Entrò Paul seguito da Torrey e Steven con la sua nuova ragazza. Successivamente, fu la volta del fidanzato di Kat ed infine entrarono gli altri, portandosi appresso i propri partner.
Iniziai a sentire un leggero peso allo stomaco.

Se tutti si erano portati i propri fidanzati, mariti o qualunque cosa fossero, allora anche …

L’idea di averla di nuovo fra i piedi mi fece storcere la bocca e serrare i pugni.

Nina, cos’è? Sei per caso gelosa?

D’un tratto, dalla porta, sbucò Ian, tutto sorridente e ben curato con una chiara camicia sbottonata all’altezza del collo, e dietro di lui …

Nessuno. 

Per un momento mi scordai di respirare, poi tornai a guardarlo venire verso di me.

- Nina! - esclamò continuando a tenere in viso stampato il suo solito sorriso.

Ci abbracciammo e lui mi stampò un bacio sulla fronte.

Poco dopo, andò a salutare tutti gli altri e il clima tornò ad essere sereno, nonostante continuassi a tenere d’occhio la porta nella paura di veder comparire Megan da un momento all’altro.

Fortunatamente, Ian disse vagamente che la sua ragazza era partita quella mattina stessa da Atlanta.

Dopo quella notizia, i miei pensieri furono liberi e tornai a sorridere spensieratamente come prima.

Fra le chiacchiere e la musica tenuta a basso volume,  d’un tratto Candice c’intimò a nasconderci tutti dietro i divanetti e a spegnere le luci.

Da fuori dalla porta sentimmo Julie gracchiare:

- Sai perché Candice ci ha chiamati qui? Mh, speriamo non abbia delle brutte notizie ...-

- Naaa, non credo. Sicuramente avrà in mente uno dei suoi tipici scherzi. - commentò con tono pacato Kevin.

Non appena varcarono la soglia tutti noi applaudimmo e gridammo la loro entrata, seguiti poi da Lisa, l’autrice del romanzo vero e proprio.

Fu così che ebbe inizio la festa.

I bicchieri pieni di alcool, la musica che faceva vibrare i vetri, le luci che cambiavano colore o si accendevano e spegnevano rapidamente  rendevano la sala in perfetto stile Discoteca.
Tutti noi continuavamo a ballare, allegri e spensierati, sulle note di canzoni scelte apposta da Candice.

Non potevo negare il fatto che fossero tutte estremamente belle.

Verso metà serata, stanca, mi sedei su un divanetto riprendendo fiato, per poi dirigermi al bagno.

Notai che il trucco era leggermente sceso, per questo ripassai un po’ di matita.

I capelli, fortunatamente, erano apposto, così come il mio vestito.

Continuavo ad avere perennemente un’espressione beata e serena stampata sul viso ed’ero consapevole di aver alzato un po’ il gomito, ma quel poco che bastava per esser felici e non di più.

D’un tratto, sentii che la musica ovattata dalla porta iniziò a calare, fin quando non salì sul palco Candice, dannatamente ubriaca.

- Bene … gente!. - disse al microfono, spostando il peso del corpo da una gamba all’altra poiché si vedeva lontano un miglio la sua instabilità.

Io uscii dal bagno e mi diressi verso il centro della sala, dove tutti si erano fermati e ora la fissavano.

- Voglio ringraziarvi tutti … - iniziò, ma poi dovette riprender fiato per proseguire. - … per essere qui con noi.
Ci rivedremo domani … - guardò l’orologio che teneva al polso, mettendoci un’eternità di tempo prima di capire che ore fossero.

- Ci rivedremo più tardi … perché credo proprio che siano passate le 24.00 - rise alzando le spalle.

Nessuno, però, si preoccupò dell’orario, continuando ad ascoltare le sue parole.

- Questa sarà l’ultima nostra festa insieme … di quest’anno! Dopo domani tutti noi ripartiremo per le nostre famiglie, i nostri amici, le nostre case … ma ci rivedremo a Gennaio, e continueremo questa meravigliosa storia tutti insieme!. -

C’erano persone commosse da tale discorso e altre troppo ubriache per capire veramente ciò che stava succedendo, ma il messaggio di quelle parole era rimasto impresso a tutti.

- Come ultimo ballo … propongo un lento, da passare con la persona che amate, o semplicemente fra amici. Insomma, godetevelo … E un brindisi a tutti noi!. - gridò dopo alzando il drink che teneva in mano e tutti applaudirono e gridarono.

Subito dopo, aiutata da Steven, Candice scese dal palco e la musica ripartì.

Le luci scesero ma non si spensero del tutto e ogni persona della sala si ritrovò abbracciata con il proprio compagno a ballare lentamente sulle note di Cascada, una fra le cantanti preferite di Candice oltretutto.

- Mi scusi, non credo di conoscerla, ma la trovo molto bella. Posso avere l’onore di concederle questo ballo?. -
Sentii qualcuno accanto a me sfiorarmi la spalla. Io mi voltai, sorridendo dopo averlo visto.

Ian aveva fatto un mezzo inchino e, con una mano portata avanti, sembrava mi stesse pregando mentalmente di ballare con lui.

- Non so se accettare o meno, mi hanno sempre detto di non parlare con gli sconosciuti. - risposi mantenendo il gioco.

Lui mi lanciò uno sguardo malandrino, alzandosi ed inumidendosi le labbra.

- Fossi in lei accetterei. Insomma, se potessi farlo ballerei con me stesso. - continuò provocatorio.

Io mi sciolsi, mantenendo il mento alto e  prendendogli la mano.

Delicatamente, posò le sue braccia attorno alla mia schiena, abbracciandomi ed iniziando a muoversi lentamente, seguendo il ritmo della musica lenta.

Io aspirai a pieni polmoni il suo profumo, posando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi, lasciandomi trasportare da lui e da quella sensazione magnifica che m’invase.

Nina, perché ti batte il cuore?

Strinsi le mani sulla sua schiena in due pugni, storcendo la bocca e cercando di tranquillizzare il respiro.

Com’è che dicevano a Yoga?

Uno … due …. Respiro.

Ian nel frattempo con il pollice mi accarezzava impercettibilmente l’arco della schiena, ovvero quella parte di essa che si trovava proprio sopra al sedere …

Restammo così per tutto il tempo della canzone. Lui che continuava a spostarsi da un piede all’altro, morbido e tranquillo, e io che mi stringevo e ogni tanto aprivo gli occhi per vederlo, per vedere il suo profilo così delineato e morbido.
Anche lui aveva socchiuso leggermente gli occhi, rilassato.

L’osservai sicura che lui non potesse accorgersene, ma ad un trattò abbassò leggermente il capo alla mia altezza e mi sorrise. Io arrossii leggermente e mi risistemai fra l’incavo della sua spalla, chiudendo nuovamente gli occhi e lasciandomi trasportare dalla sua essenza.

Prima del termine della canzone lui si staccò un poco. Mi prese per mano, cosa che fece alterare il mio equilibrio interiore e mi condusse sul balcone, coprendomi con la sua giacca.

L’espressione rilassata e serena che prima aleggiava sul suo volto aveva lasciato spazio ad’una più malinconica.

Appoggiò le mani al cornicione poi, prendendo fiato come se stesse per dirmi qualcosa d’importante e delicato, parlò.

- Tra un po’ iniziano le vacanze, eh? -

Sembrava una frase qualunque, ma stava per dare inizio ad una strana conversazione.

Io sorrisi, appoggiandomi con i gomiti al cornicione.

- Si. Parto fra cinque giorni. Prima starò a Toronto e l’ultima settimana mi recherò in Bulgaria!. - lo informai.

Poi, notando che lui non mi rispondeva, cercai di continuare quel dialogo.

- E … tu?.- provai.

Lui sospirò, voltandosi e dando la schiena al balcone, appoggiandosi alla ringhiera.

- Io passerò le vacanze in montagna, dove i cellulari non prendono bene. -

Stai cercando di dirmi che non potremmo sentirci nemmeno per messaggio?

Cercai di non far caso alla punta di tristezza che avevano le sue parole, al contrario … cercai, in un modo o nell’altro, di trovarci quella punta di sarcasmo e ironia che faceva sempre capolino in situazioni come quelle.

Ma sembrava proprio serio, questa volta.

- Ah. - disse poi, battendo la mano sulla fronte come se si fosse scordato di qualche cosa.

- Me ne stavo quasi dimenticando!.- ridacchiò poi, sforzandosi a sorridere.

Appunto.

- Parto adesso, mi stanno venendo a prendere e domani sarò già in Montagna. -

Quelle parole, mormorate lentamente da lui, provocarono in me un senso di tristezza e solitudine. Non solo significava che non avrebbe partecipato alla riunione che si sarebbe tenuta con i produttori, ma significava che non avremmo avuto nessun contatto fino al rientro delle vacanze.

Fino all’otto gennaio, tra circa due settimane.

-  Ian .. - volevo iniziare un discorso. Volevo dire qualcosa di rassicurante, qualcosa che lo facesse sorridere.

Le parole mi morirono in bocca.

Non avevo motivo di essere triste. Non avevamo motivo di essere tristi!

In fondo, cos’erano due stupide settimane?

Un’infinità di tempo, dopo circa cinque mesi passati quasi 24 ore su 24 insieme.

Lui si voltò verso di me, e notai uno sguardo triste che non sembrava il suo.

Mi riportò al primo pomeriggio che ci rincontrammo dopo le vacanze estive, ed’era triste per Megan.

Ora è triste per me, ora è triste per Nina.

- Già. - riuscì a dire lui inarcando le sopracciglia.

- E … allora, tu già sai con chi passerò le vacanze, ma io non so con chi festeggerai te … -

Lo sforzo che facevo a continuare a sorridergli era veramente soprannaturale.

Lui gonfiò le guance, pensieroso, poi mi guardò di sottecchi.
Megan. -

Oh … Avrebbe passato quell’intero periodo con la sua ragazza.

Mi sentii ribollire all’interno.

Ma perché continuavo a provare quella sensazione? Io ero amica con Ian così come ero amica con Paul.

Perché, però, non ero gelosa di Torrey? Perché ero gelosa solo di Megan?

Nina calmati. Entro questa settimana dovrai fare assolutamente un’altra seduta di Yoga.

Sospirai amaramente, coprendomi con la giacca che portava il suo profumo.

Lui iniziò a fischiettare sotto voce, mentre io serravo la mascella ad ogni fischio.

Passarono lenti quei minuti silenziosi, quando ad un certo punto entrambi vidimo in lontananza una macchina percorrere il vialetto che conduceva alla Sala.

Sentii una specie di adrenalina percorrermi nelle vene.

Sta per andarsene. E non lo vedrai fino al rientro ad Atlanta. E non potrete sentirvi per sms. E passerà due settimane, da solo, sotto lo stesso tetto, con Megan.

Ian fece un passo avanti e Io mi levai la giacca ma, appena la presi con la mano, lui mi bloccò.

- No, tienila te. - mi fece poi, piegando la testa di lato.

Io me la rimisi in spalla, poiché faceva veramente freddo e tremavo, ma non volevo rientrare in sala, non prima di aver salutato per bene Ian.

- Bé … allora … ci vediamo l’otto. - mormorai sorridendogli o, almeno, provando a farlo.

Lui non disse niente e si voltò, facendo leggermente un cenno con il capo.

Lo vidi scendere le scalinate e lasciare la sala, notando che non aveva salutato nessuno oltre a me.

Avanti Nina, prima eri tanto entusiasta di partire per rivedere la tua famiglia e adesso che è giunto il momento ti rattristi? Passeranno in fretta, sono solo due settimane, e che sarà mai!?

E allora, perché una lacrima traditrice uscì prima ancora che io potessi fermarla? La levai di fretta dal viso con il dorso della mano.

Non cedetti ad un pianto liberatorio solo per il fatto che avrei dovuto aspettare la fine della festa per andare via e non mi andava minimamente che tutti iniziassero a farmi domande su domande o consolarmi.

Non volevo rovinare la festa a nessuno ma mi accorsi spudoratamente che l’avevo appena fatto a Ian.

Prima di entrare nella sala, rinchiudermi nel bagno ed aspettare Candice, poiché avrei dormito da lei, rividi Lui ripercorrere la scalinata, quasi correndo.

Si guardò intorno con un’aria indaffarata, non curandosi minimamente della gente che non lo lasciava passare, per poi scorgere la mia figura in piedi, ancora sul balcone.

Io fuori, con il gelido attorno a me ma che non avvertivo minimamente.

Lui ancora dentro, che si apprestava a corrermi incontro, mantenendo lo sguardo dritto nei miei occhi.

- Ian ma cosa.. - provai, prima che lui mi afferrasse sbattendomi contro il muro.

Stai zitta. -

Quella fu la prima volta che non feci a tempo per controbattere. Non riuscii a notare il suo sguardo sarcastico, non riuscii a corrucciare il labbro come facevo di solito, non riuscii a fare nulla, perché Ian aveva premuto le sue labbra contro le mie.

Non eravamo Damon ed Elena, ne tanto meno Damon Katherine.

Eravamo Nina e Ian, e questo bastò per rendere quel momento indimenticabile. Le sue labbra si schiusero solo per un attimo, assaporandomi da dentro, per poi richiudersi subito dopo e staccarsi dalle mie, come se si fossero scottate.

Mi lanciò un’occhiata, scuotendo leggermente il capo e se ne andò.

Quello fu l’ultimo gesto che fece prima di andarsene da Atlanta, lasciandosi alle spalle quel momento, lasciandosi alle spalle me.

   




Salve a tutti, Buona Vigilia :D (Che carine Candy e Nina piene di cibo sulla faccia :'D)
Grazie veramente a tutte le dieci anime che hanno sprecato il loro tempo per recensire :) Grazie anche a tutti quelli che hanno messo la mia storia fra le preferite, le ricordate e le seguite, siete veramente in taaaante :) Grazie!
Questo capitolo lo dedico a tutte voi. E’ stato un piacere per me scriverlo e, per la prima volta, mi ritengo soddisfatta del mio lavoro :P Però mi è venuto un po’ lunghetto xD Spero che vi piaccia ugualmente!
Ho voluto approfondire un po’ il rapporto Nina/Candice/Kat. So che è venuto un po’ marginale rispetto al vero centro della storia, ma sappiate che in futuro la metà di un capitolo sarà dedicato a loro e vedremo il ritorno di Kayla, ovvero Vicky! :)
Ebbene, sì. Ian finalmente ha dato un bacio a Nina.
Effettivamente c’è stata una festa prima di Natale nel lontano Dicembre 2010. Oddio, non sapete quanto io abbia dovuto ricercare per trovare l’articolo che ne parlava xD Ormai, a due anni di distanza, non si trova più niente, e sfortunatamente non sono state scattate foto, quindi quella sopra risale ad un altro party :/ ! Comunque non si sa bene cosa sia successo quella sera, ma pare che da lì a poco Ian abbia rotto con la ragazza. Si dice anche che lo abbia fatto per un presunto tradimento ma … questo, lo vedremo in seguito ;D
Ah, infine, i prossimi 2 capitoli saranno di passaggio, dedicati ai pensieri dei due personaggi e alle loro vacanze di Natale. Nel capitolo cinque, finalmente, vedremo il punto di vista di Ian, e per la prima volta ( non so se l’ultima) sapremo cosa ne pensa lui di tutto questo.
Ho finito c: Buona Vigilia a tutte voi, grazie ancora di esserci!

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Capitolo 5
*** Thinking of you. ***


Capitolo Cinque
Thinking of you

 
Ian si stiracchiò fra le calde coperte, sbadigliando rumorosamente e volgendo lo sguardo verso le tendine leggermente scostate, dalle quali usciva un po’ di luce.

Avete presenti quelle mattine? Quelle dove il letto sembra tenerti con forza e tu non puoi far altro che accontentarlo ed accoccolarti sotto le lenzuola fresche, restando sdraiato beatamente tutto il giorno?

Quelle dove ti giri e rigiri e i pensieri volano a mille, ma si soffermano sempre su un unico particolare?

E magari questo particolare è un volto, un paio d’occhi nocciola e un sorriso stupendo?

Ian sbuffò, rendendosi conto che era una di quelle mattine.

Cercava di tenere la mente occupata in qualche cosa, qualunque cosa, ma ogni volta che lasciava un piccolo spiraglio di luce o un momento di pausa i suoi pensieri andavano inevitabilmente a trasformarsi in una solida figura. E, assieme ad essa, un sorriso fuoriusciva dal volto dell’uomo.

Lanciò uno sguardo distratto alla sveglia, che segnava quasi ora di pranzo.

Da quando aveva lasciato il lavoro e stava in vacanza era solito a dormire quasi tutto il giorno, come se fosse andato in letargo.

Si voltò appena e con la coda dell’occhio scorse la figura sdraiata di lato, ancora dormiente, di Megan.

Scosse impercettibilmente la testa, ricordandosi la loro conversazione della sera prima.

Litigavano. E anche pesantemente.

Lei era esasperata e paranoica, mentre Ian si chiudeva in quella maschera d’indifferenza che gli faceva comodo.

C’era qualcosa che non andava. Lui non andava. Lei non andava. La loro relazione non andava.

Ian si accorse che la colpa era la sua.

Paragonava, in ogni minima cosa, Nina a Megan.

Una cosa terribilmente sbagliata ed assurda.

Che senso aveva confrontarle?

Le metteva sullo stesso piano, come se anche Nina facesse parte della relazione che aveva con Megan.

Quando la vedeva era come se non riuscisse più a respirare. E quando incontrava quegl’occhi, quando s’imbatteva in quel sorriso, in quella simpatica risata …

Era qualcosa di preoccupante, e Ian si era già allarmato da parecchio tempo.

Fare certi pensieri su Nina era una cosa non sbagliata, di più.

Era come un errore il solo pensiero di esserci amico.

Sconcertato, Ian si voltò verso Megan.

Il suo primo vero amore, per quel che credeva.

Da quando aveva intrapreso la carrier d’attore, Megan è stata la sua prima ragazza che non aveva niente a che fare con il mondo del cinema.

Era strano gestire la loro relazione.

Lui aveva sempre impegni con il lavoro e doveva allontanarsi da casa per lunghi periodi dell’anno.

E Megan studiava all’Università, ma i suoi doveri erano nettamente minori rispetto a quelli dell’uomo.

Era difficile la loro relazione, lo sapevano benissimo entrambi.

Ma nonostante questo, ci avevano provato e fino a qualche mese prima tutto sembrava andare per il meglio.

Le cose tra loro erano cambiate da quando Ian aveva conosciuto Nina, lo doveva ammettere.

Era come se si fosse aperto uno spiraglio di luce da quel mondo dove esisteva solo Megan.

La sua amica era … era tutto ciò che Ian voleva in una ragazza.

Era solare, vivace, allegra, così femminile e incredibilmente dolce.

E inoltre Ian amava prenderla in giro, perché era una che sapeva divertirsi. Amava le sue espressioni corrucciate, quando fingeva di mettere il broncio.

Amava vederla impacciata e goffa durante le riprese. Amava vederla trasformarsi dall’ Elena timida e dolce alla Katherine spietata e terribilmente sexy.

Già, Katherine …

Gli tornò subito in mente la scena che avevano girato circa due mesi fa, ovvero la puntata iniziale della seconda stagione. Quella, indubbiamente, era stata la sua scena preferita, fino ad allora.

Nina impersonava Katherine, la vampira altezzosa e superba che era riuscita a fregare Damon.

E lui, dal suo canto, si era lasciato sopraffare da quel corpo sinuoso che lo richiamava in continuazione.

Ian aveva preso Nina e l’aveva sbattuta contro la parete, per poi baciarla passionalmente e affondare le sue mani sotto la veste di lei.

Ricorda ancora la sua espressione imbarazzata poiché quello, ovvero Damon che buttava Katherine sopra un mobile e la spogliava, non era scritto sul copione.

A Julie, però, era talmente piaciuta che gliel’aveva fatta rifare un migliaio di volte, così tante che alla fine Ian si era ritrovato con il labbro dolorante poiché era stato morso ripetutamente da Nina.

L’uomo ridacchiò a quel pensiero, avendo un leggero senso di nostalgia verso quei tempi.

Tra cinque giorni sarebbe ripartito per Atlanta e finalmente l’avrebbe rivista.

La sua solita routine era la cosa che gli mancava più al mondo e questo perché ruotava attorno a lei.

Il mattino la trovava intenta a ripassare il copione, concentrata ed indaffarata con tutti quei fogli che spesso si perdeva tra una scena e l’altra. Durante le pause l’osservava mentre era tesa a cercarlo e poi, quando i loro sguardi s’incrociavano, lei gli trotterellava incontro sorridendo e lui non poteva fare altro che abbracciarla delicatamente.

Si, delicatamente, perché Nina era più fragile di quanto si potesse pensare. Aveva sempre un sorriso stampato in volto, ma questo non significava che fosse allegra. Significava solo che non voleva che gli altri si preoccupassero per lei, che la consolassero.

Generalmente fregava tutti e, delle volte, aveva anche ingannato Paul.

Ma mai Ian.

Lui si accorgeva  quando quello sguardo, delle volte, fingesse ad essere euforico. Quando questo succedeva si sentiva in dovere di accompagnarla a casa e non lasciarla un attimo sola, restando nell’appartamento anche fino a sera tardi.

Suo malgrado non era mai restato a dormire, poiché Nina glielo aveva vietato.

Nonostante questo, Ian avrebbe tanto voluto riposare in quelle lenzuola e lanciare qualche occhiata a Nina che dormiva, beata e serena, così come faceva Damon con Elena.

Megan si stiracchiò, scostando leggermente le lenzuola.

La prima cosa che Ian fece fu chiudere immediatamente gli occhi e assumere un’espressione rilassata, come se stesse ancora dormendo.

La donna, credendoci, uscì in punta di piedi dalla stanza.

Oh, adesso siamo arrivati a fare l’attore anche dentro casa?

Si prese in giro da solo e roteò gli occhi.

Sbuffò, non volendo ancora alzarsi.  

Si concesse un ultimo pensiero e l’espressione malandrina restò perenne sul suo viso.

Il bacio alla festa di Candice.

La cosa che lo spaventò di più era il fatto di non trovare assolutamente sbagliato fare certi pensieri e considerazioni su Nina, sulla sua amica.

Ma com’era stata l’espressione della ragazza quella sera?

Oh si, se la ricordava.

Aveva sgranato gli occhi e cercato di scostarlo ma, lui se ne era reso conto, non ci aveva provato minimamente.

Si era subito arresa, lasciandosi andare al suo volere.

Ian già sapeva quali fossero i pensieri della ragazza su questo argomento. Avrebbe sicuramente detto cose senza senso come “ E’ stato un grandissimo sbaglio. Non voglio mischiare l’amore con il lavoro e blablabla”

Molto probabilmente Nina avrebbe trovato una soluzione sull’avvenimento di quella sera.

Avrebbe fatto finta di nulla, come ogni volta che Ian le mostrava qualche segno che andava oltre alla semplice amicizia.

Il bello era che per lui non c’era nulla di sbagliato.

Perché aveva baciato Nina?

Semplice, perché in quel momento aveva avuto una fottutissima voglia di stare con lei. 

Si era reso conto, però, che non gli bastavano più certi avvicinamenti. Voleva altro, voleva spingersi oltre.

E così, dopo averla lasciata sola sul balcone ed aver sceso le scale, aveva avuto un profondo ripensamento.

Vuoi baciarla? Baciala. Nessuno ti vieta di farlo.

Non c’era stata Megan nella sua mente, non c’era stata la loro relazione di due anni. C’erano state solo le dolci e carnose labbra scure di Nina che si schiudevano lentamente al volere di Ian.

Quanto gli sarebbe piaciuto andare oltre.

Ma non poteva.

Nonostante la ragazza non si fosse opposta, Ian aveva sentito una certa rigidità da parte sua e, se entrambi fossero andati oltre, la mattina dopo se ne sarebbero subito pentiti.

Ian riconobbe di essere dannatamente attratto da Nina.

Ma che rapporto era quello? Gli amici non sono attratti gli uni dagli altri!

Insomma, era amico con Kath, con Candice, con Lauren e con tutte le altre donne del Cast!

E allora, perché le sensazioni che loro gli davano non erano minimamente paragonabili a quelle di Nina?

Ian si buttò un cuscino in faccia, sprofondando nella più totale crisi.

Poi, capendo che non era più il momento di rotolarsi sul letto, si alzò di scatto, entrando nel bagno e sciacquandosi il viso più volte. Guardò fuori dalla finestra e scorse di nuovo quei fiocchi di neve che erano caduti incessantemente dal suo arrivo.

La montagna era un gran bel posto. Niente paparazzi, niente lavoro, internet sconnesso e anche cellulare. Fortunatamente, però, non il suo, poiché era così potente che prendeva anche lì, in quel punto sperduto.

Nonostante questo … non aveva spedito nessuno sms a Nina e, ovviamente, non ne aveva ricevuto uno.

Scese le scale ancora in boxer e vi trovò Megan che aveva appena finito di preparare la colazione.

Un profumo di caffè gli pizzicò le narici.

–  Buongiorno.

Ian cercò di sorriderle, ma la donna gli diede le spalle.

No, a quanto pare non le era passata dalla notte precedente. Megan continuava a fargli il muso lungo e Ian si stava veramente stufando di quel comportamento.

– Che c’è? –  sbottò  difatti lui, con ancora la tazzina a mezz’aria.

Megan si fermò tra la cucina e il salotto, posando le braccia sui fianchi per sembrare più autoritaria di quel che già era.

– Assolutamente niente. – rispose alzando un sopracciglio.

Ian serrò la mascella.

Vedeva che qualcosa non andava e odiava quando le donne facevano così.

Perché non dirle subito, le cose? Perché diamine girarci intorno?

Si spazientì.

–  Se è per la storia di ieri falla finita, ok? – l’avvisò alzandosi lentamente dalla sedia e prendendo un maglione.

Megan si irrigidì ancor di più di quel che già era.

- Ah, adesso sarebbe colpa mia? - chiese di rimando con una punta sottile di acidità nella voce.

Ian roteò gli occhi, sbuffando seccato.

- Sai benissimo che il motivo della discussione di ieri è futile e decisamente stupido. D’accordo, ti ho già detto che ti accompagnerò per quella cosa che devi fare, non c’è bisogno di farne un dramma. -

Ian si chiese perché, in ogni cosa che dicesse, c’era sempre quella dannata nota di sarcasmo a far capolino.

Megan gli si fiondò addosso, smaniosa.

- Non me ne frega niente se tu mi accompagni o meno, quello è il minimo! Possibile che non ti rendi conto di come siano cambiate le cose? Cos’è, hai qualche problema? Parlami, invece di startene zitto e chiuso in camera!- gridò rossa in viso, scoppiando.

Ian odiava quel fracasso.

- Ho delle fottutissime ferie una volta l’anno, ti è così difficile non rovinarmele ogni tanto? - sbottò alzando la voce e serrando la mascella.

Voleva stare in pace e riposarsi, senza che lei lo disturbasse.

Aveva anche staccato il telefono a tutti per quanto era stanco!

Oh, di certo Ian non avrebbe sprecato il suo tempo per discutere con lei.

- Non rigirare la cosa. Sai che i litigi sono iniziati prima di queste tue amate ferie. Come se fare l’attore fosse una chissà quale fatica! - alzò il capo lei, molto più dura di quanto volesse essere in verità.

Per Ian quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

- Non hai mai recitato in vita tua, quindi ‘sta zitta e non metter bocca dappertutto. - assottigliò lo sguardo, storcendo la bocca in un’aria disgustata.

Megan continuava a guardarlo con quegl’occhi lucidi per il nervoso, o forse per il pianto che stava per venirne fuori, e rossa dalla rabbia.

–  E’ colpa sua, vero? – sputò schifata serrando i pugni.

Ian fece finta di non capire, volgendo lo sguardo altro.

Oh, che cosa centrava Nina adesso?

- Provi qualcosa per lei, e allora perché non mi lasci? Finiamo questa maledetta pagliacciata, sono giunta al limite. - abbassò poi il tono lei, mentre qualche lacrima rigava già il uo volto.

La maschera dì indifferenza di Ian si ruppe a quella visione.

Megan non poteva piangere, non così…

Si passò una mano fra i capelli, mentre le parole della donna continuavano a rimbombarli per la testa.

Forse… era veramente Nina il motivo dei loro litigi?

Se così era… tutto sarebbe cambiato, per entrambi.

D’un tratto il cellulare, al piano sopra, vibrò.

Ian lanciò uno sguardo a Megan che aveva abbassato il capo e si stava asciugando quelle poche lacrime che erano scese.

Poi, con passo estremamente lento, salì le scale.

Chi gli aveva mandato un sms?

A meno che l’universo intero, quella mattina, non ce l’avesse con lui, poteva essere chiunque.

Ian lo prese delicatamente.

Prima di leggerlo si voltò verso la porta, dov’era arrivata Megan, stretta nella vestaglia, come se quella stoffa leggera potesse proteggerla dalla verità che stava venendo fuori.

Guardò il destinatario e si morse il labbro, lanciando uno sguardo pietoso a Megan.

Già, quella mattina, l’universo intero ce lo aveva con lui.

“Hai ricevuto 1 messaggio da Piccola :)”


Lo aprì, fremendo dopo aver letto quella parola.

“ Ciao Ian! Volevo augurarti buon 2011 :) Non vedo l’ora di rivederti tra qualche giorno … so che leggerai questo sms quando ormai sarai arrivato ad Atlanta, ma mi faceva piacere solo scrivertelo. Mi sei mancato! Verrai a prendermi sotto casa come sempre? E shhh, meglio che non dici niente a quella. :P 
Baci, N."


In un qualunque altro momento, Ian avrebbe fatto i salti dalla gioia e sarebbe subito corso da Nina. Ma non lì, non in quel momento.

Megan tirava su con il naso, il viso contorto in una smorfia di dolore.

–  E’… è Nina… vero? –  mormorò avanzando con un piccolo passo tremante.
Ian non voleva vederla così. Quella figura era distrutta, consumata da un uomo che nemmeno la meritava.

Ma erano mesi che sapeva ciò che stava realmente succedendo, solo che non era mai riuscito a tirar fuori le palle per iniziare una discussione.

Sapeva anche che i suoi sentimenti per Megan erano cambiati radicalmente dopo aver rivisto Nina ad Agosto.

Per scrollarsi di dosso le sensazioni che lei continuava ad infiggerli aveva deciso di distrarsi quelle due settimane con Megan, ma pareva non esser bastato.

I suoi pensieri, alla fine, cadevano insistentemente su quel punto dolente.

Ian capì di non poter più mentire né a se stesso né alla donna che gli stava di fronte.

–  Si, Megan. – abbassò un po’ il capo, prendendo i pantaloni sopra il letto.

La bionda s’inumidì le labbra, mentre un singhiozzo tradiva la sua espressione.

Ian si stava rivestendo e la roba in più che prendeva la schiaffava debolmente dentro una valigia.

Megan aveva capito, era una donna intelligente.

Con lei non c’era bisogno di fare molti giri di parole. Avrebbe capito anche con quei semplici gesti che la loro storia stava finendo.

- Provi qualcosa per lei da molto… molto tempo. Ian, me ne sono accorta. La guardi come se potesse rompersi da un momento all’altro. La guardi… come guardavi me un tempo… - riuscì solo a dire passandosi una mano fra i capelli e sorridendo debolmente.

Ian sentì gli occhi lucidi.

Nonostante tutto, gli dispiaceva…

L’aveva illusa per un tempo che andava oltre a quegli ultimi mesi.

Aveva smesso di amarla, e se n’era reso conto grazie a ciò che provava per Nina.

- Mi dispiace, non volevo finisse così… - scosse il capo lui.

Megan fece no con la testa, sedendosi su un angolo del letto.

- Abbiamo chiarito tutte le nostre discussioni, tutti i nostri litigi. Il motivo era sempre lo stesso, alla fine. - fece lei coprendosi il volto con le mani.

- Ciao, Megan. - riuscì solo a dire lui, prima di uscire definitivamente da quella camera. 

Da quella casa.

Da quella storia.

- Addio, Ian. -

 


Salve genteee :)
Dunque, come vi sembra? E' la prima volta che scrivo dal punto di vista di Ian e per questo potrei sembrarvi un pò ... impacciata :3
Si è lasciato, ma mi dispiace per Megan xD Comunque stando agli scoop di quell'anno, sembrerebbe che i due abbiano rotto subito dopo le vacanze invernali e che sia stato lui a lasciare lei. 
Ho cercato di trasmettervi le emozioni e i pensieri di Ian che sono complicati, ma molto meno contrapposti rispetto a quelli di Nina.
Lui ha voluto baciarla, e l'ha fatto, senza troppi ripensamenti.
Nina la prenderà un pò diversamente questa cosa, e lo vedremo nel prossimo capitolo!
Fatemi sapere! Se la storia non vi piace più, se invece vi sta prendendo maggiormente rispetto all'inizio... vi prego, mi servono le vostre critiche e opinioni su questa storia, altrimenti magari sto sbagliando tutto e non mi dite niente e allora continuo così, che ne so >.<
Detto questo, finisco quì :)
Alla prossima e... grazie a tutte voi. Siete stupende, dalla prima all'ultima!

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Capitolo 6
*** Dobrev's family. ***


Capitolo sei

Dobrev's family

Noia.

E monotonia.

Generalmente odiavo quelle due cose, ma averle nuovamente intorno a me mi fece sorridere ancora di più. Stavo con la mia famiglia, dopo tanto tempo!

Mancavano cinque giorni al ritorno sul set e solo sette al mio ventiduesimo compleanno.

L’anno passato Ian e Kayla mi avevano preparato una festa a sorpresa a dir poco … meravigliosa! Mi avevano chiamata di grand’urgenza nel locale vicino casa dicendomi che dovevano parlarmi di qualcosa di mooolto importante.

Non appena avevo varcato la porta mi ero ritrovata sommersa di palloncini e stelle filanti, con un ammasso di gente che mi veniva incontro ad abbracciarmi e a farmi gli auguri.

Mi ero divertita tantissimo! Era tutto perfetto: la tavolata grande con la mia famiglia, i regali, la grande torta al cioccolato. Inoltre, Candice mi aveva obbligata ad indossare una coroncina d’argento, dicendo che io ero la principessa della serata e accanto a me dovevano sedere due principi.

E, in riservatezza, mi aveva anche sussurrato che dovevo sceglierne uno.

Io l’avevo scansata ridendo, consapevole di aver bevuto un po’ troppo spumante quella sera.

Però, quella sua frase, mi era rimasta impressa nella mente fino a tardi.

Scegli uno dei due principi.

Si trattavano di Ian e … Ben.

Oh, Ben, il mio ex ragazzo/collega.

Ci eravamo conosciuti circa un anno prima ancora sul set di Degrassi. Non solo era simpatico, allegro e dannatamente bello, ma eravamo stati grandi amici e compagni di sventure sia sul lavoro che fuori.

Un po’ come me e Ian adesso.

Ciononostante, avevo trasgredito alla prima fondamentale regola imposta da me:

Mai mischiare l’amore con il lavoro.

E, con Ben, avevo fatto proprio così. La nostra relazione mi era sembrata una cosa bella, semplice ed equilibrata.

Non ci facevamo vedere molto in giro, eravamo riservati entrambi e tutto pareva andare per il meglio.

Poi, a distanza di qualche giorno dal mio compleanno, lui mi aveva mandato un sms, spezzandomi il cuore.

Me lo ricordo ancora, quel bastardo!

Mi aveva detto … anzi, scritto, che non era più come prima, che ero sempre assente, impegnata troppo sul lavoro e non gli davo la giusta attenzione. Lasciata così, dopo una relazione di un anno e mezzo, scaricata con un fottutissimo sms. Una cosa da veri vigliacchi.

Scacciai dalla testa Ben, concentrandomi di più su Twitter.

Erano ore che stavo sdraiata sul divano con il portatile appoggiato alla pancia.

Alex stava seduto sulla poltrona a guardare un film, mamma era intenta a preparare il pranzo e papà era andato al lavoro.

Era strano come giorni normali come quelli, ogni tanto, facessero capolino nella mia nuova vita da attrice.

Sembrava tutto così normale come un tempo!

Comunque, quel Natale mi era piaciuto.

Avevo ricevuto pochi regali ma il più grande era stata la nascita della mia prima nipotina.

O cuginetta. Cioè, la figlia della figlia di mio Zio.

Qualunque fosse il grado di parentela già l’adoravo. Era piccola, brunetta e mi assomigliava in modo incredibile.

Alex la voleva chiamare Katherine, ma io gli avevo dato una gomitata poiché aveva rovinato quel grande momento di tenerezza.

Alla fine avevano deciso di chiamarla Elena, dedicato al personaggio che mi aveva resa celebre in tutto il mondo.

Non nascondo il fatto che ero scoppiata subito in lacrime, commossa da quel profondo gesto d’affetto. Avevo cercato di convincerli che non dovevano farmi un omaggio così, dando il nome Elena a quella

bambina, ma loro erano stati irremovibili.

Nuovamente Alex si era intromesso, decidendo il secondo nome della piccola.

Doppelganger.

Mio fratello era solito a rovinare i momenti dolci di famiglia, quindi era più che normale che ci menassimo almeno tre volte al giorno.

Il “nome” Doppelganger fu scartato, ovviamente, mentre Katherine fu preso in considerazione.

Per i miei parenti Bulgari il fatto che fossi diventata così famosa in così poco tempo era una cosa importantissima. Mi seguivano sempre in tv o sulle riviste dei giornali.

Ero amata da tutti loro ma questo anche prima di raggiungere una certa notorietà.

Comunque, tornando ad Elena, speravo per lei che nella sua vita non trovasse ragazzi come arroganti come Damon.

Ridacchiai sottovoce. Quel pensiero mi riportò subito alla mente Ian. Alla festa ad Atlanta.

Al bacio.

Come ogni volta che c’era qualcosa che non mi andava bene, avrei fatto finta di niente. Fingere era un’arma estremamente comoda.

Inoltre Ian stava un po’ brillo, quindi molto probabilmente lui non si ricordava nulla.

Meglio così, davvero!

E poi … non era stato un bacio vero e proprio. Aveva solo appoggiato e schiuso un po’ le labbra sulle mie, non c’era stata la lingua ne altro.

Stai trovando delle giustificazioni, Nina. Ian non era ubriaco e un bacio non dipende dalla lingua!

Mi convinsi ugualmente del fatto che lui non si ricordava niente.

Anzi, anche io non mi sarei ricordata niente! Appena ci saremmo incontrati di nuovo non si sarebbero creati silenzi imbarazzanti o strani gesti che rimandassero a quella sera.

No, saremmo stati i soliti Ian e Nina.

Determinata a cambiare totalmente la situazione immaginaria che si era creata fra me e lui presi subito il telefono in mano, rischiando di far cadere il computer e decisi di inviare un sms a Ian, nonostante sapessi che non l’avrebbe letto, poiché lì in Montagna dove si trovava lui gli apparecchi elettronici non prendevano bene.

“Nuovo messaggio a: Ian :)
 

 Allora … –  pensai ad alta voce, non avendo la più pallida idea di cosa scrivergli.

“ Buon Anno."
 

Nina, non ti sembra abbastanza scontato, asciutto e di cattivo gusto?

Mh, per la prima volta nella mia vita, la vocina della mia mente aveva ragione.

Era troppo distaccato.

“Buon Anno, Ian.”
 

Gran bella trovata, hai risolto pienamente la situazione eh.

Cancellai del tutto il messaggio, sbuffando.

Decisi che era colpa dell’ambiente: l’odore di carne di mia madre e Alex che sorseggiava una birra davanti a me mi distraevano.

No, mi serviva concentrazione per mandare un maledetto sms che nemmeno sarebbe stato letto.

Scattai dal divano e corsi nella mia stanza, sotto gli occhi allibiti di mio fratello.

Chiusi la porta e mi sedei sul letto con il cellulare fra le mani e il messaggio vuoto.

Per circa cinque minuti fissai invano il piccolo schermo, sperando in un aiuto divino.

Nina, ragiona. Che cosa scriveresti ad un tuo amico dopo le vacanze di Natale e dopo un quasi bacio avvenuto due settimane fa?

 Gli scriverei che è stato tremendamente sbagliato e che deve fare finta di niente!. – sbottai ad alta voce, certa che dalla parte opposta della casa la mia famiglia mi avesse sentita e sicuramente presa per matta.

–  Te l’ho detto, ti serve un  ragazzo, stai diventando scema!. –

 Grazie Alex, anche io ti voglio bene. – risposi a mio fratello, tornando alla questione “sms-non-imbarazzante-per-Ian”

Presi un profondo respiro.  Com’è che si inizia un messaggio? Ah già, salutando il destinatario.

“Ciao Ian”

Mancava qualcosa …

“Ciao Ian!”
 

Perfetto. Un  sorriso trionfante si stampò sul mio volto.

Bene, e la prima parte era andata. Ora mancavano gli auguri.

Non potevo scrivergli semplicemente “Buon Anno”, così di punto in bianco, dopo circa tre giorni passato Capodanno!

Digitai la prima frase che mi venne in mente.

“Volevo augurarti buon 2011” 

Mh, eccellente. Molto bene.

Non sembra che sto scrivendo ad una persona con cui ho avuto un quasi bacio.

Però sentivo di dover sbloccare la tensione...

“Volevo augurarti buon 2011 :)
 

Gli smile salvano ogni situazione. 

Rilessi il messaggio circa quattro volte prima di andare avanti.

Ora, oltre al sorriso, avevo anche un’espressione del tutto tranquilla e serena.

Sapevo di dover aggiungere altro.

Ma cosa?

Dovevo scrivergli quello che sentivo. In fondo si trattava sempre di Ian, no?

“Non vedo l’ora di rivederti tra qualche giorno …”

L’avevo scritto e non avevo nessun’intenzione di cancellare quella frase.

Niente imbarazzi, niente ripensamenti, si va avanti!

Dopo una serie di cambiamenti riuscii a finire.

“… so che leggerai questo sms quando ormai sarai arrivato ad Atlanta, ma mi faceva piacere solo scrivertelo”

E mi manchi, Ian.

“Mi sei mancato…”

Puntini di sospensione? Dopo sembra che ti manca in un altro modo

“Mi sei mancato!”
 

Rilessi il messaggio dall’inizio.

Era venuto bene e sembrava esser scritto subito senza troppi ripensamenti.

Ben fatto!

Raggiante lo completai, chiedendogli se mi potesse venire a prendere come tutte le mattine a casa mia.

Ora, non mancava che salutarlo alla fine.

 “Baci, N." 

Tanto per completare l’opera, decisi di aggiungere una punta d’acidità, dicendogli di non dire nulla a quella.

Inviai subito l’sms, prima che altri dubbi esistenziali mi venissero in mente.

 Oh, ecco fatto . – mormorai lasciandomi andare e stendendomi sul letto, finalmente in pace.

Restai lì, inerme, per un paio di minuti.

Nina, è pronto!.

Mia madre bussò leggermente alla mia porta, aprendo e facendo capolino sulla soglia.

Io feci si con la testa, stiracchiandomi prima di alzarmi. La vidi entrare e sorridermi, per poi sedersi accanto a me sul letto. Mi accarezzò amorevolmente i capelli.

 E’ da un po’ che non facciamo i nostri soliti discorsetti da madre a figlia.  proferì lei, alzando le sopraciglia.

Io sbuffai divertita, incrociando le braccia.

 Di cosa mi vuoi parlare?.  domandai curiosa.

Quando mia madre si metteva in testa un argomento nulla la smuoveva. Inoltre, voleva sempre esser aggiornata in tempo reale sulla mia vita.

 Ragazzi.sorrise maliziosamente dandomi una piccola pacca alla spalla.

Oh no. No ti prego, Nina inventati una scusa ed esci immediatamente dalla tua camera!

Dopo aver sudato sette camicie per scrivere un banalissimo messaggio d’auguri per Ian, mia madre non poteva pretendere che fossi pronta mentalmente per uno di quei discorsetti!

Mamma io …  iniziai cercando di alzarmi, ma lei mi trattenne con sguardo autoritario.

  Ancora nessuno?.  chiese, intuendo la situazione.

Io sospirai inumidendomi le labbra, non volendo dar vita a quella conversazione. Esitai un po’ prima di rispondere, non sapendo effettivamente cosa dirle.

 Sono troppo impegnata al lavoro per pensare a qualche ragazzo. enunciai decisa, scrutandola con lo sguardo. Lei alzò un sopracciglio, proferendo in un’espressione sarcastica.

E dopo Ben non hai avuto nessuna… attenzione?.  domandò poi curiosa.

Ma il suo tono di voce era un altro. Era come se sapesse o fosse convinta che sì, c’era qualcuno che però tenevo nascosto.

Oh, come renderla partecipe dei miei conflitti interiori? Non potevo certamente dirle che avevo dato un quasi bacio al mio collega. Al mio migliore amico. A Ian Somerhalder insomma!

 Nessuna.

Lei proruppe in una risatina, come per farmi vedere che in realtà la sapeva lunga.

Sai, proprio qualche giorno fa ho chiacchierato con Edna!.  disse assottigliando lo sguardo.

Mh? Scossi la testa non capendo.

 Oh, suvvia, come fai a non conoscere la mamma di Ian?.  continuò lei, sempre più sorridente.

Di colpo fu come se una qualche forza divina m’investisse.

Massì, Edna! La massaggiatrice … sisi, ora ricordavo.

Ma, un momento, perché diamine mia madre aveva parlato proprio con lei?

Ah, non sapevo foste amiche.

Andai sul vago, giocando con la zip della mia felpa e cercando di non prestare troppa attenzione all’argomento

 Infatti ci siamo conosciute proprio dopo quella chiacchierata al telefono.  disse raggiante.

Sembrava che Edna le stesse simpatica.

Quale chiamata?.  domandai incuriosita. Era strano pensare che mia madre e quella di Ian avessero qualcosa di cui parlare. Ancora più strano era il motivo della loro “amicizia”, nata da una telefonata.

 Mi ha chiamata lei circa due settimane fa.

Due settimane fa.

Atlanta.

Il bacio.

Merda.

Sbiancai agitandomi. Come … come faceva a sapere Edna? Ian glielo aveva raccontato? Allora se lo ricordava! E io gli avevo scritto quel sms … oddio, e adesso?

 Sai, mi ha detto di una certa cosuccia …

Eccola. Preparati Nina, la ramanzina sta per arrivare.

 … avvenuta proprio nel bel mezzo del lavoro …

Bé non era proprio “nel bel mezzo del lavoro”, comunque stava finendo!

 … e appena lo ha saputo mi ha chiamata all’istante per informarmi …

Oh, che pettegole!

 … ma d’altronde lo avrei scoperto da sola. Sai com’è, si trova su tutti i siti internet! ..

Sbiancai ancor di più, rimanendo perplessa.

Ci avevano fotografato? Ma come …

Scappa Nina. La tua ora è giunta.

 Perché non mi hai detto che sei andata in Australia con Ian?.

Oh … intendeva quello.

Tornai a respirare, chiudendo gli occhi e rilassandomi. Il cuore finalmente riprese a battere e io non potei far altro che tirare un sospiro di sollievo. Non sapeva nulla del quasi bacio. Meglio così, davvero.

 Lui ti piace?.  continuò imperterrita lei, scuotendomi per il braccio.

Io divampai a quella domanda, non sapendo cosa dirle.

 N..no! Assolutamente … no! Io e Ian siamo solo amici … ottimi amici … non c’è niente fra noi due.farfugliai cercando di stare calma.

Perché, improvvisamente, il mio cuore aveva accelerato il suo battito?

Mia madre mi lanciò un’occhiata stizzita.

 Nina, con me puoi stare tranquilla. Non c’è bisogno che menti: se ti piace posso capirlo, è proprio un bell’uomo e …

  No mamma, no. Non mi piace, non provo per niente per lui, non lo penso, non lo sogno e non ci siamo nemmeno baciati ad Atlanta! esclamai tutto d’un fiato.

Mia madre proruppe in una grossa risata, tanto che Alex, prima di andare al bagno, si affacciò alla porta della camera e scosse la testa, prendendoci per matte.

Siccome mia madre non se la smetteva di ridere, imbarazzata al massimo mi alzai ed aprii la finestra.

Stava iniziando a fare davvero caldo, mh.

Presi il grande Puff che stava nell’angolo della mia stanza e mi ci buttai sopra, affondando lentamente.

Mia madre mi guardò dolcemente dal letto, sul quale continuava a sedere.

Facendo la prova al contrario, dal tuo discorso deduco che ti piace, lo pensi, lo sogni e vi siete baciati ad Atlanta.  concluse incrociando le braccia.

Io sospirai abbassando la testa, decisa comunque di controbatterla.

 Non è proprio così … mormorai.

Lei non poteva capire quello che provavo, come mi sentivo.

 E com’è allora? Sono tua madre, ma sono anche una donna e, nel corso della propria vita, ogni donna passa un momento del genere.

Mi passai una mano fra i capelli, cercando di trovare le giuste parole per spiegarle il mio stato d’animo.

 Ian non mi piace, di questo ne sono sicura.  e non mentivo. Ian non mi piaceva in quel modo, era … qualcosa di diverso!

 Lo penso? … Si, lo devo ammettere, anche se mi è difficile dirlo ad alta voce.  arrossii.

Era ovvio che lo pensassi …

 E lo sogni?.  domandò lei incuriosita.

Io ridacchiai.

No, quello era per enfatizzare il momento!.

Bé, una volta lo avevo sognato ma, essendo un sogno alquanto poco casto, preferii tenermelo per me.

 Mh, allora spiegami questo bacio ad Atlanta.

Tasto dolente, mamma.  dissi corrucciando il naso.  Non è stato un vero e proprio bacio … comunque, sono sicura che non l’abbia fatto apposta. Ian molte volte tende a comportarsi più di un semplice amico, ma non perché ci provi, è fatto così di suo. Per questo, un piccolo bacio a stampo non deve aver contato proprio niente.  affermai.

Chiuso il discorso, decisi di andare in cucina a pranzare.

Mia madre, prima che io riuscissi ad uscire dalla mia stanza, mi prese per un braccio.

 Un uomo non fa mai qualcosa a caso, Nina. Se ti ha baciata è perché ha voluto farlo.

Quelle parole avrebbero dovuto farmi saltare dalla gioia, quando invece il mondo sembrò cadermi addosso.

Ian non poteva avermi baciata perché lo ha voluto lui. Si sarà sbagliato, ci avrà visto male, una spiegazione logica ci doveva essere.

  Comunque, se tu dici che non ci ha fatto caso, così sia. In fondo, lo conosci meglio di chiunque altro.

Finito il discorso andammo a mangiare. Per il resto della giornata non toccammo più l’argomento, ma sentivo una paura incontrollabile nello stomaco e un’adrenalina scorrermi dentro.

E questa era tutta colpa di Ian.

Immagine non trovata perchè il mio computer è scemo.

Buona .. Befana (?) a tutti :D O Epifania ... chimatela come vi pare :P
Dunque, sono tornata con il Pov Nina :) Spero che l'abbiate trovato simpatico e non troppo confusionale xD La Dobrev sa quello che Ian ha fatto ma cerca in ogni modo di trovare delle giustificazini alle azioni del ragazzo, ma le sue teorie vengono subito smorzate dalla madre :P In questo capitolo, oltre ai pensieri della ragazza, ho voluto evidenziare il rapporto con la famiglia, precisamente con sua mamma :) La foto postata risale veramente al Natale del 2010 e l'ha messa su twitter ... credo suo fratello, che è quello a destra :) 

Per il resto ... non penso abbia nulla da aggiungere. Ringrazio continuamente tutte voi, specialmente chi recensisce i capitoli
Naturalmente ringrazio anche voi che avete messo la storia fra le preferite/seguite e ricordate, siete in molte e questo è il più bel regalo della Befana di sempre ( ?? D: )
Un bacio a tutte, ci risentiamo spero la prossima settimana <3

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Capitolo 7
*** Happy Birthday! ***


Capitolo sette.
Happy Birthday!


Il rumore della sveglia mi obbligò ad alzarmi dal letto che invece mi supplicava a restare lì con lui.

Era partita con un’allegra musica pimpante dei Black Eyed Peas. Una musica che, nello stato di sonnolenza in cu mi trovavo, avevo spento di botto.

Andai strascicando i piedi nel bagno a pulirmi i denti.

In quegli ultimi giorni il lavoro era veramente intenso. Sebbene fra meno di un mese avremmo mandato in onda le puntate della metà stagione, stavamo girando le scene subito dopo il meadseason.

Praticamente, ci trovavamo nel bel mezzo dei punti clou della serie tv.

E, come se non bastasse, quello era il mese pieno di interviste e servizi fotografici. Oh, che sia chiaro: io adoro fare servizi fotografici. 
Però, tutti questi avvenimenti insieme, mi rendono un pò nevrotica.  

Comunque, con una bella tazza di caffè, con una corsetta al parco e con una settimana di Yoga,  mi sarebbe passato tutto lo stress!

Sorrisi allo specchio e il mio riflesso contraccambiò con piacere, quando d'un tratto sentii bussare frettlosamente alla porta.

Erano le otto del mattino, chi mai poteva essere?

Curiosa trotterellai ad aprire ma non feci 
a tempo a spalancare del tutto la porta che vidi una massa di gente sovrastarmi.

Ah... no… era solo Candice.

La bionda mi strinse forte, così com’era solita fare. Dietro la sua figura notai anche Kat e Paul che mi sorridevano e facevano “ciao” con la mano.

Con ancora il dentifricio spalmato sulla faccia e lo spazzolino nella bocca li feci accomodare gentilmente, supponendo che magari… non si erano accorti della mia faccia.

– Hey Nina, sicura di stare bene? Sai, ti vedo un po’… – iniziò Candice squadrandomi.

Oh, accidenti!

Frettolosamente tornai in bagno lasciandoli di stucco in mezzo alla sala, ma tanto la mia casa era diventata anche la loro quindi si accomodarono da soli.


Anzi, accesero la tv e Paul iniziò addirittura a frugarmi nel frigorifero. E’ incredibile come, per lui e Ian, il mio frigo fosse una specie di paradiso terrestre.

Finii di pettinarmi e tornai da loro.

– Che ci fate qui? …E no Paul, non puoi mangiarti quel panino, è il mio pranzo – alzai le spalle incitandolo a sedersi sul divano con le altre.

Di colpo un dubbiomi allarmò, lasciandomi di stucco sotto gli occhi curiosi dei miei amici.

– Non è che ti sei chiuso di nuovo fuori? Perché se è così… – iniziai lanciando uno sguardo preoccupato a Paul che intanto ridacchiava sonoramente.

Due giorni prima, infatti, Wes si era chiuso fuori di casa e aveva dovuto chiamare i pompieri per entrarci. Però, prima di fare questo, aveva invitato me, Ian e Candice nel bar sotto casa sua e ci aveva fatti restare svegli quasi tutta la notte poiché secondo lui "fare nottata durante il periodo lavorativo" era una di quelle cose che "andavano fatte nel corso della vita".

Paul continuò a sorridermi e si passò una mano fra i capelli.

– No signorina Dobrev, e credo che dovrebbe smetterla di far finta di non sapere che giorno sia. – s’intromise Kat con fare autoritario, alzandosi dal divano e prendendo una cosa nella bustina che aveva portato.

Io non capii, difatti corrucciai il naso.

– Oh andiamo, ti piace proprio farti pregare eh? – rise Candice, prima di alzarsi anche lei e prendere una seconda busta.

Io scossi la testa alzando le braccia.

Paul sbuffò rumorosamente, prendendo un’altra busta e tirando fuori un pacchetto.

Un pacchetto colorato. Decorato. Con un’enorme fiocco.
E un biglietto.

– Tanti auguri, Nina! – esclamarono poco dopo tutti e tre insieme e, uniti come non mai, mi abbracciarono all’usignolo.

Sentii il peso di tre persone sovrastarmi all’istante. La stretta di Candice, unita all’inebriante profumo di Kat e alla robusta corporatura di Paul mi scombussolarono. Risi contraccambiando il grande abbraccio di gruppo.

Poco dopo, giusto per confermare, lanciai uno sguardo distratto al calendario appeso al muro della cucina.

9 Gennaio.

Si, era il mio compleanno, ed io me n’ero completamente dimenticata.

Gli riabbracciai nuovamente uno ad uno, ringraziandoli per la magnifica sorpresa.

Veramente, non pensavo se ne ricordassero. Insomma, avevamo avuto tutti noi altri pensieri per la testa quei giorni, io stessa non me l’ero ricordato!

E invece... Invece loro no. Paul, Kat e Candice si erano ricordati di uno dei miei giorni preferiti dell’anno, dopo il Natale e la festa del Ringraziamento.

Ero commossa da quel gesto che, a parer mio, era a dir poco stupendo e… affettuoso. 
Già, perché lì non c’era tutto il cast, non c’erano i miei genitori o altri. Lì c’erano loro, i miei migliori amici, le persone che più amavo al mondo.

Ma manca Ian, e tu te ne sei accorta subito.

Scacciai quell’ultimo pensiero con una mano e presi il dolce che Kat aveva fatto apposta per l’occasione. 
Facemmo colazione con questa torta e, infine, arrivammo sul set.
 

Inutile dire che a Candice non andava bene solo quella sorpresa mattutina. Voleva esagerare e per questo aveva organizzato una festa a casa mia. 
Senza il mio consenso.

Oh, vabbè, alla fine mi ero arresa all’idea della bionda ed avevo accettato. 

Si sarebbero ritrovati tutti in giardino quella sera stessa alle otto e mezza.

Fortunatamente non le era venuto in mente di fare nulla di… sproporzionato.

La mia casa non poteva ospitare troppa gente!
 Infatti, quella sarebbe stata una festa solo per attori. Non aveva chiamato né la Plec né Kevin che, comunque, non sarebbero potuti venire ugualmente. Aveva invitato il cast completo, con gli attori protagonisti di tutte e due le stagioni, quelli vecchi e quelli nuovi.

Erano le sette e mezza. Portavo un abito azzurro scuro, regalatomi due anni prima dai miei genitori. Era bello e, sinceramente, non credevo mi centrasse ancora.

I capelli li lasciai lisci, così come sempre. Presi la pochette di trucchi ed alzai lo sguardo, iniziando a truccarmi.

Quello, per me, era uno dei momenti in cui la mia mente pensava a tutto. Già, e inevitabilmente il mio primo pensiero fu Ian.


Lo avevo incontrato, dopo quella notte, l’altro ieri, direttamente sul set.

Ci eravamo rivisti, lui mi aveva abbracciata come se nulla fosse. Né un pensiero, né una parola che rimandasse a ciò che era successo ad Atlanta.

Si, alla fine avevo avuto ragione io: Ian si era ubriacato e aveva agito d’impulso.

Pensai che fosse meglio così, anche se una punta di delusione alleggiò per qualche istante nel mio sguardo.

Se sé ne fosse ricordato, che cosa mi avrebbe detto? Avrebbe provato a ribaciarmi o avrebbe confessato che era tutto uno sbaglio e che non contava nulla?

E io?

Non potevo non ricordarmi della strana sensazione che avevo provato non appena le sue labbra avevano toccato le mie. 
Era una sensazione che, in precedenza, avevo già attestato, ma non me n’ero mai resa conto.

Già, per esempio nelle scene hot fra Katherine e Damon. Erano diverse da quelle fatte con Paul.

Sebbene sembrassimo così affiatati, entrambi sapevamo che era finzione. Lui mi baciava e abbracciava, ma sentivo che non c’era un’attrazione da nessuna delle due parti. E questa era una cosa assolutamente giusta.

Invece, le scene con Ian … le scene con Ian erano puro sesso, davvero. In quei momenti eravamo soliti ad improvvisare, ad andare fuori copione. Julie si complimentava sempre con noi e, ne era sicura, quando un giorno Elena e Damon l’avrebbero fatto, io e Ian avremmo vinto un premio.

Comunque, in quei momenti il mio cervello partiva. Era scollegato con le mie azioni e ciò che facevo era frutto del mio istinto …

Tornai a fissarmi nello specchio, iniziando a canticchiare sottovoce una canzoncina da me inventata.
 

Fu proprio in quel momento che m’accorsi di una scura figura riflessa nello specchio.

Sussultai.

– Ian. – bofonchiai regolando il respiro.

Sorrideva guardando il mio viso dallo specchio, mantenendo le spalle appoggiate alla porta.

– Che c’è? Lo sai che mi piacciono queste entrate un po’ mistiche ed ambigue. –

Mi voltai sorridendo e finendo di truccarmi.

– Ti ho fatto un regalo. – disse ad un certo punto, mentre io uscivo dal bagno ed entravo in camera alla ricerca delle scarpe.

Scossi la testa aprendo leggermente la bocca.

– No Ian, lo sai che non voglio niente! – farfugliai alzando gli occhi e mordicchiandomi il labbro.

Non mi lasciò finire, sedendosi accanto a me sul letto.

– Pff, ti ho fatto il regalo di Natale e tu pensi che non ti faccia quello di compleanno? – continuò lui alzando le braccia.

Oh bè questo è un altro discorso ma …

– Regalo? Di cosa stai parlando? – domandai perplessa.

Uh? Cosa intendeva?

Ripensai mentalmente a tutti i doni che avevo ricevuto però no, non c’era quello di Ian. Insomma, nemmeno io gli avevo fatto nulla ed entrambi non eravamo i tipi da farci regali a vicenda per ogni festa, eccetto per appunto i compleanni.

Lui ghignò beffardamente e il suo solito sguardo malandrino mi colpì affondo.

Eccolo, stava per dire qualche cosa di estremamente inadeguato.

– Suvvia Nina, sappiamo entrambi quello che intendo. – iniziò lui, andando sul vago ma sicuramente già sapendo fin dove volesse parare.

Io sbuffai stando al gioco ed incrociai le braccia.

– Io non ricordo nulla e… potresti rinfrescarmi la memoria? – domandai con una punta di sarcasmo, alzando il mento.

Il suo sguardo si fece ancora più provocante e, lentamente, lo vidi avvicinarsi a me.

Le sue labbra sfiorarono il mio orecchio e si dischiusero leggermente.

– Non puoi esserti scordata di aver toccato il paradiso. – mormorò sensualmente, per poi continuare: - Altanta… il balcone… Il bacio… – soffiò.

Oh, cazzo.

Mi alzai di scatto dal letto guardandolo come se fosse un alieno.

Ma allora … si ricordava tutto! E … adesso? Cosa ne sarebbe uscito fuori dopo quella cosa?

Cercai di controllarmi ma proprio non ci riuscii. Iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza, imprecando mentalmente l’accaduto.

Lui, dal canto suo, si gustava la scena continuando a sorridere beffardamente.

– Nina, ma che fai? – mi richiamò dopo poco, poiché non avevo intenzione di fermarmi.

I miei pensieri andavano a mille ed’ero super agitata. Non facevo altro che ripetermi quanto fosse stato sbagliato l’accaduto e domandarmi quanto fosse grave da 1 a 10.

Indubbiamente, 10.

Ian si alzò e mi prese per le spalle, scuotendomi leggermente ed obbligandomi a fissarlo.

– Non dirmi che ti ha shoccato quello che è successo. – disse lui tranquillamente.

Ma come… come faceva a essere così dannatamente tranquillo in una situazione drammatica come quella!?

– No… cioè si… – iniziai incerta abbassando lo sguardo e prestando più attenzione alle mie mani.

Nina, riesci a mettere in fila almeno due parole sensate?

Lui alzò un sopracciglio divertito.

– Ei, non pensavo la prendessi così… sul personale, insomma. –

Io lo guardai strana. Ma perché mi prendeva in giro? Era una cosa seria, quella!

– Ah no? E come avrei dovuto prenderla?– domandai per niente serena, incrociando il suo sguardo malandrino.

– Avresti potuto semplicemente guardarmi e dirmi “Oh grazie Ian, Buon Natale!”. – rispose imitando Babbo Natale.

No, assolutamente no.

Non ero in vena di scherzi, ma lui sembrava non volerlo capire. Possibile che non si sentisse mai… a disagio?

– Ian ti prego, non scherzarci sopra, è una cosa seria. – ripetei cercando di levargli dal viso quel sorrisetto malizioso che teneva.

Lui, però, continuò imperterrito.

– Seria? –


Domanda retorica.

– Insomma, Ian, mi hai baciata. – Ma perché la prendeva sul facile? Oh certo, per lui tutto era un gioco!

Ian ridacchiò, ma poi tornò a fissarmi.

– Quello lo chiami bacio? Dio, Nina, sei proprio all’antica. –

Come scusa?

Dopo l’ennesima presa in giro decisi di scostarmi ma lui mi tenne con più forza.

– Nina ascolta. – iniziò, sfumando il tono di voce e rendendolo più serio. – E’ stato solo un piccolo ed innocuo bacio a stampo. Tutto qui. – mi confortò.

Quelle erano proprio le giuste parole che volevo sentire da lui.

Io mi sciolsi ma non ero del tutto convinta.

– So quello che pensi delle… storie con i colleghi. Non voglio impicciarmi troppo. – lo disse, ma il suo sguardo sembrava affermare il contrario.

Accennai ad un sorriso e mi aggiustai i capelli con la mano, rilassandomi e provando a credergli.

– Quindi, non è nulla di grave. Ma, se vuoi, potrei rifarlo anche ora… –

Si avvicinò paurosamente alle mie labbra, ma riuscii a scansarlo subito. Ian ci scherzava molto su quel genere di cose. Sugli abbracci, sulle carezze, sui momenti d’affetto.

Sui dannati baci a stampo che mi facevano impazzire.

Sciolse la tensione ridendo della mia espressione corrucciata e feci lo stesso anche io.
 O, per lo meno, ci provai.

– Allora… lo vuoi o no? – domandò poco dopo lui allontanandosi un pò da me.

Che il bacio?

Arrossii all’istante, cosa che notò. Scoppiò in una fragorosa risata per poi ricomporsi.

– Intendo dire il regalo di compleanno! – sorrise sarcasticamente mentre io divampavo ancora di più.

Oh, quello.

Risi anche io, poi annuii con la testa, seguendolo con lo sguardo.

Ian prese un piccolo pacchetto che teneva nella tasca dei jeans.

–  Buon compleanno! – esclamò felice, porgendomelo delicatamente.

Lo scartai impazientemente per poi guardarlo sorridente.

- Oh… - riuscii solo a mormorare.

Lo abbracciai di colpo, stringendolo forte a me. Lui contraccambiò, dandomi un dolce bacio sulla nuca.

Era una collana. Una bellissima collana d’argento.

La volli indossare subito e mi feci aiutare da lui a mettermela. Sentii le sue morbide mani all’altezza del collo.
Un brivido mi passò inevitabilmente sulla schiena sotto le sue dita.

Nina …

Scossi un po’ la testa poi, quando vidi che aveva finito, mi voltai.

- Pronta? - chiese sorridendomi.

Risposi di si prendendolo sotto braccio e, infine, uscimmo.
 

Il mio giardino si era trasformato in qualcosa di … eccezionale, davvero.

Se Candice non avesse fatto l’attrice, sicuramente sarebbe stata una di quelle che organizzano feste.

C’erano al massimo una cinquantina di persone, il che era già esagerato. Ma i tavoli con sopra degli stuzzichini e vari boccali di birra non erano nulla in confronto alla grande torta bianca che si trovava proprio al centro.

La serata era passata molto bene. Tutti si erano divertiti e già la loro presenza, per me, era il più bel regalo di compleanno!

Rincontrai Kayla, dopo così tanto tempo! Sfortunatamente non ci vedevamo da circa sei mesi, da quando il suo personaggio era morto. 

Sebbene avessimo avuto una… piccola discussione, quando quella sera ci ritrovammo fu come se fossimo state sempre insieme. Era stata la mia migliore amica un tempo, ma poi per molti motivi fu sostituita da Candice e Kat.

Comunque, avevo una gran voglia di passare del tempo sola con loro. Infatti, finita la festa le invitai a dormire da me. Tutte accettarono, entusiaste all’idea di passare la nottata fra donne.

Nonostante fossimo consapevoli che il giorno dopo avremmo dovuto alzarci presto, anche Kayla che prendeva l’aereo per tornare a casa, volevamo passare diverso tempo fra di noi, da sole, come i vecchi tempi.

Così, poche ore dopo, ci ritrovammo sedute davanti al camino sul grande tappeto centrale della stanza con  una bottiglia di champagne, delle patatine e pop corn avanzati dalla festa.

– Oh, fanculo la dieta. – sbottò Kat prendendo una fetta di torta.

Ah si, c’era anche la torta al cioccolato a farci compagnia.

– Mhh ti preoccupi delle tue curve perché la streghetta Bonnie deve apparire super sexy o perché l’esuberante Kat deve mantenersi per qualche amante? – domandò maliziosamente Kayla non staccandosi dalla sua bottiglia.

Io e Candice ridacchiammo, girandoci verso una Kat pronta a rispondere.

– E tu invece? Bevi per dimenticare o per gustarti una serata fra amiche senza il tuo amante a ronzarti attorno? – rispose a tono alzando un sopracciglio e facendole la linguaccia.

Candice si portò una mano alla bocca, continuando a ridere a come quelle due si punzecchiassero. Mossa sbagliata.

– Oh ma guarda come ride Accola! Tu non pensi né alla dieta né a bere, hai quel gran bel pezzo di Steven accanto a te! – continuò sfrontata Kayla prendendo un generoso sorso dalla bottiglia.

La bionda scosse la testa, rossa sia per lo spumante che per la frase.

– In verità ci siamo lasciati il mese scorso. Insomma, quando lo guardavo rivedevo in lui mi cugino. Siamo troppo amici e non facevamo nulla di ciò che facciamo adesso. – rispose sicura sorridendo e portandosi una ciocca dietro l'orecchio, per poi continuare a bere.

– Oh, quindi non avete smesso di fare sesso selvaggio? – domandò subito Kat rovistando in un sacchetto di patatine e prendendone una manciata.

Continuammo a ridere e a prenderci a spintoni.

Amavo quelle serate. Amavo le mie amiche. Amavo il gruppo che eravamo diventate!

Ridacchiai di gusto all'ennesima battuta abbastanza sconcia di Kayla, poi quest'ultima si soffermò su di me.

Non era mai nulla di buono quando Kayla ti lanciava certi sguardi maliziosi.

– Bé, Dobrev. Abbiamo analizzato le nostre relazioni. Perché non ci parli della tua con Ian? – sussurrò beffardamente gesticolando con le mani.

Le tre ragazze iniziarono a fissarmi insistentemente, mentre io arrossii e continuai a mangiare.

– Relazione? Io e Ian siamo solo amici!- dissi non curante deglutendo sentendo una specie di groppo alla gola.

– Questa è la frase che ripeti da circa… - pensò ad alta voce Kat.


– Da circa un anno. – finì Candice sarcasticamente corrucciando la fronte.

Io sbuffai rumorosamente, passandomi una mano fra i capelli.

– Avanti, sapete che ne penso… –  provai abbassando il tono di voce.

Kayla mi accarezzò un braccio.

– Nina, come fai ad essere così cieca!? C’è del tenero fra voi! – affermò sorridendomi dolcemente.

– Devo ancora capire se sono Team Stefan o Team Damon, ma certamente nella vita reale sono Team Nian! Siete qualcosa di eccezionale, sul serio!– confermò Kat, in modo tenero anche lei.

Candice fece si con la testa, lanciandomi occhiate rincuoranti.

– Non mi piace mischiare due cose. Sapete com’è finita con Ben e ringrazio il cielo che ci siamo messi insieme solo dopo la fine delle riprese! – alzai il tono di voce, non convinta delle parole delle mie amiche.

Ed’era vero. Se mi fossi lasciata con Ben mentre stavamo ancora girando delle scene non so come sarebbe potuta finire. Certamente non sarei stata concentrata sul lavoro e avrei fatto un mucchio di errori. In più, il clima creato in quegl’anni non sarebbe stato più lo stesso. Avrei sicuramente sentito la tensione e l’aria sempre più pesante avvolgermi.

Kat sbattè la mano sul tappeto, scuotendo la testa, leggermente esasperata.

– Ben è diverso! Sai benissimo che con Ian le cose sar… –

– No, non è diverso, e questa è la cosa che mi spaventa di più. Ben è stato uno dei miei amici più cari e, alla fine, dall’amicizia siamo passati all’amore. Una scelta sbagliata e non posso permettermi di correre lo stesso rischio con Ian. – finii sospirando.

Candice scosse la test, andandomi contro.

– Non dire così, Nina. Ian è mille volte più maturo sia di te che di Ben. Tu e lui eravate ancora piccoli … insomma, avevate appena compiuto vent’anni e per entrambi questa era la vostra prima relazione seria. Vi siete incontrati nella vostra prima serie tv e le sensazioni che lui ti ha dato sono state le prime di una lunga catena. – affermò smontando il mio discorso.


– E’ normale che la prima volta sia tutto sbagliato. Ma dammi retta, con Ian non sarà così. Lui è più maturo, sa come gestire questo genere di cose e … Nina, per Dio, possibile non ti accorgi di come si comporta con te? – domandò poi Kat.

– E’ innamorato guasto. – confermò Kayla. – Ti guarda come se stesse per perderti da un momento all’altro. E ha paura che qualche ragazzo possa portarti via, ma non fa la prima mossa perché ti rispetta. Nina, datti una bella svegliata. –

Le loro parole mi compirono a fondo, ma io serrai le labbra.

Allora anche lui provava le mie stesse emozioni?

 – Per ultima cosa, non mettere a confronto Ben e Ian. Smolderholder è appena uscito da una relazione di ben 2 anni, non scordiamocelo! – chiuse il discorso Candice incrociando le braccia.

Io sgranai gli occhi, Kat sputò il cibo e Kayla fece cadere il telefono che aveva in mano.

– CHE COSA? – urlammo come galline tutte e tre.

Candice rise alla nostra espressione.

– Ah, deduco che non lo sapevate. – ridacchiò beffardamente.

Kat mi guardò allegra e mi gettò le braccia al collo.

– E’ il tuo momento piccola Dobrev! Ian è single, tu sei single, è amoreeee. – continuò ad urlare rotolando su di me.

Kayla si aggiunse a quell’abbraccio e Candice si unì ridendo. 
Tutte e quattro rotolammo e gridammo per tutta la sala come vere sceme.

Finalmente, dopo circa dieci minuti di rotolamento ci ricomponemmo


Kat mi chiese nuovamente cosa avessi intenzione di fare.

– State veramente correndo un po’ troppo! – risi scuotendo la testa ed alzandomi. – Però… – iniziai cercando di trovare una buona scusa che smontasse i loro pensieri, ma le mie amiche mi lanciarono un’occhiataccia.

Oh, e va bene. Ammettilo una volta e basta,  falle stare zitte.

Forse anche io provo qualcosa per lui, e di certo non è amicizia. – sospirai sotto i loro occhi inquisitori.


– E… ? – mi obbligò a continuare Candice.

– E forse mi sto lentamente, inconsapevolmente… innamorando. –

Le altre proferirono in un gridolino di gioia e mi promisero di non dire a nessuno quella mia piccola confessione.

Erano le cinque del mattino e decisi che era meglio andare a dormire. Mentre le altre sognavano beate, io non riuscivo a chiudere occhio.

E quindi … Ian è single.

A quell’affermazione per poco il mio cuore non era uscito dal petto e un sorriso mi si era stampato prima che me ne fossi accorta. Ero troppo felice per quell’informazione, talmente tanto che non riuscii a prendere sonno.

Passai la notte in bianco, è vero, ma sul mio viso non c’era traccia di stanchezza.

Ero solamente, indubbiamente, completamente felice.

Ed innamorata.




Fandoom  <3
Duunque, non so quanti di voi si aspettavano chissà cosa fra Ian e Nina. Mi. Dispiace. Tanto. Non voglio correre troppo, dev’essere un passaggio fra amicizia e amore e ci vuole del tempo. Comunque, non disperatevi :3 Il loro rapporto l'ho suddiviso così: 1)conoscenza – 2)amicizia – 3) migliore amicizia – 4) sentimenti cambiano – 5) Non si accettano – 6) Vengono accettati – 7) That’s amoreeee.
Con la storia siamo partiti dalla fase tre e prima di Natale ci trovavamo prima nella quattro e poi nella cinque, ora stiamo verso la sei. Bè, un po’ di pazienza e siamo subito nella sette y.y Godetevi la fase dell’innamoramento che non tornerà più :P
Passando al capitolo, che ne dite? Come vedete, il rapporto Ian-Nina non è molto presente, poiché ho voluto evidenziare il rapporto della Dobrev con le amiche. Vorrei trattare/chiarire un po’ di punti:
1)      Nina ha festeggiato i suoi 22 anni in un locale vicino casa sua e non ha voluto fare nulla di esagerato, ma io ho spostato il party nel suo giardino ahahha
2)      Candy e Kat sono realmente andate la mattina a casa di Nina e le hanno portato un regalo-scherzo, ovvero un Calendario superhot maschile che la Dobrev tiene (o teneva) nel suo camerino. Lo ha detto Nina stessa in un intervista :P
3)      Candice e Steven sono stati insieme. Le loro ultime foto risalgono ad ottobre 2011, quindi siccome lei pochi mesi fa stava con Zach presumo che ormai è un bel pezzo che si sono lasciati.
4)      Si vocifera che Kayla e Nina abbiano avuto una grande litigata. Il motivo? Le due avevano affittato un appartamento insieme. Dopo la morte del personaggio di Kayla, pare che Nina abbia “cacciato” l’amica dicendole che non potevano essere più coinquiline. Bo, io Nina non ce la vedo con una scopa sulla soglia di casa a cacciare via le persone xD Inoltre, ogni tanto scappano fuori loro foto insieme e in più Kayla ha partecipato a tutti i compleanni di Nina, per cui ci credo poco. Comunque hanno vissuto insieme e, come vedete nelle foto, Kayla era presente y.y
5)      La frase che dice Kat, ovvero “Non so ancora se sono Team Delena o Team Stelena, ma nella realtà sono di certo Team Nian. Loro due insieme sono qualcosa di eccezionale!” è stata detta realmente dall’attrice durante un’intervista.

 Bé, chiudo qui, altrimenti divago troppo.
Alla prossima settimana!

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Capitolo 8
*** Los Angeles with two angels. ***


Attenzione: all'interno del capitolo troverete un'intervista. Anzi, l'intero capitolo si basa su un'intervisa. Tengo a precisarvi che le DOMANDE della giornalista e le RISPOSTE degli attori sono REALI. Tutto ciò che dicono è stato RILASCIATO REALMENTE da Ian, Nina e Paul. Bé, il resto lo vedrete e troverete una descrizione di una gaf di Nina. Il video di tale blooper sta nelle note finali. Buona lettura <3
P.s questo capitolo è uno schifo totale, non mi piace per niente e l'ho scritto 5 volte ç_ç

Capitolo otto.
Los Angeles with two angels.


I flash mi stavano letteralmente accecando.

“Nina qui, Nina qua”. I fotografi gridavano eccitati il mio nome, chiedendo di voltarmi e di sorridere per il
giornale per il quale lavoravano.

Li salutavo con la manina, fermandomi qualche secondo, per poi continuare la mia avanzata verso l’edificio che si ergeva alto di fronte a me. Ian e Paul stavano al mio fianco, mentre la giovane donna che ci avrebbe intervistati ci spronava ad avanzare.

Amavo fermarmi e posare per i fotografi se si trattava di qualche minuto. Ero un po’ impacciata, mi muovevo a disagio fra tutte quelle persone che richiamavano il mio nome e francamente non sapevo cosa dovessi fare di preciso.

Poi mi voltavo, e le possenti figure di Ian e Paul mi davano forza. Li vedevo sorridere, calmi davanti agli scatti e gentili con le fan.

Allora anche io provavo a comportarmi nella maniera più naturale possibile e ci riuscivo.

Quel week-end, Io Ian e Paul ci trovavamo a Los Angeles per rilasciare un’intervista sui nostri personaggi, ma anche per rispondere a normali domande inerenti alla nostra vita quotidiana.

Lo scorso giorno avevo posato per la copertina di Febbraio di una rivista, mentre i miei due colleghi erano stati indaffarati a presentare un programma.

Ian mi diede una piccola botticella con la spalla, facendomi tornare alla realtà.

La giornalista ci fece accomodare, una volta entrati nel suo grande studio, su tre sedie. L’intervista si sarebbe vista online quindi un uomo posizionò la grande camera da presa proprio di fronte a noi, accanto alla donna.
Indaffarata, la vidi prendere una cartellina con molti fogli, sui quali stavano scritte le domande che ci avrebbe fatto. Fece un cenno al cameramen che ci avvisò dell’inizio della ripresa.

–  Bene, possiamo cominciare!. – sorrise la giornalista puntandomi gli occhi di dosso.

Oh, avrebbe iniziato con me.

 Nina Dobrev! In questa seconda stagione abbiamo avuto modo di conoscere più a fondo Katherine. Dev’essere stata dura interpretare due ruoli così diversi! Ma, ora che sai più su entrambi, chi preferisci?.

Non tardai a rispondere. In mille mi avevano fatto già quella domanda.

–  Non preferisco una o l’altra. Sono così diverse. Con Elena devo fare molte scene emozionanti, mentre con Katherine … praticamente mi faccio tutti! – risposi ridacchiando, seguita da Paul.

La giornalista mi sorrise, passando al prossimo personaggio e guardando Ian.

–  Invece Damon è sempre lo stesso, sono due stagioni che hai imparato a conoscerlo .Ma … per interpretarlo così bene, peschi qualcosa dentro di te? E poi, quanto è divertente interpretare lo stronzo?

–  E’ il divertimento più grande che abbia mai avuto durante l’intera mia carriera e sembra diventare sempre più divertente ogni giorno di più. –

La giornalista lo guardò allibita, Paul posò una mano sulla fronte e io dovetti trattenere una grossa risata all’espressione mortificata che venne sul viso di Ian.

–  Cioè, non sono un maniaco omicida!. – si affrettò a precisare facendole l’occhiolino. –   Però ho trovato delle somiglianze e cose che ho in comune con Damon. Damon è un ragazzo molto solitario. Lo sappiamo tutti cosa vuol dire sentirsi soli. –

Un alone di tristezza echeggiò sul suo volto e la giornalista lo guardò incuriosita.

Lo scossi per un braccio, non capendo cosa volesse dire con l’ultima frase.

Lui si voltò sorridendomi, passandosi una mano fra i capelli.

–  Ci sono due rapporti che Damon vuole riconquistare, quello con suo fratello e quello con la sua fidanzata.
Io so bene cosa significhi combattere con un fratello e so cosa significhi non avere la mia ragazza. –

Ian mi lanciò uno sguardo di sfida.

Divampai di colpo, torturandomi l’orlo del vestito.

“So cosa significhi non avere la mia ragazza”.

Vidi Paul ridacchiare compiaciuto e la giornalista lanciare delle occhiate ambigue a me e a Ian.

Che diamine aveva voluto dire?

Tossii, nella speranza che la giornalista continuasse con le domande.

Fortunatamente la donna sembrò non volersi soffermare su quell’ultima frase che suonava davvero strana, passando oltre.

 Mh, quindi ci aspettiamo molte scene Delena. Che rapporto c’è fra i due? –

Questa volta la domanda era rivolta sia a me che a lui. Mi affrettai a rispondere, certa che Ian avrebbe detto qualcosa di estremamente inadeguato e a doppio senso.

–  Elena e Damon continuano a passare dall’amicizia a qualcosa di più all’odio. Ci sono alti e bassi, è come stare sulle montagne russe con loro. –

Presi fiato e sorrisi, aspettando che Ian continuasse ma tutto ciò che fece fu una semplice alzata di spalle.

 E che cosa vorresti succedesse tra i due?.

Oh, questa volta si era rivolta proprio a me.

M’inumidii le labbra, deglutendo. In pochi mi avevano fatto quel tipo di domanda e non avevo la più pallida idea di cosa risponderle.

Sapevo che se avessi detto qualcosa, qualunque cosa,  chiunque avrebbe potuto coglierci un doppio senso, e la mia risposta si sarebbe collegata non solo a Damon, ma ad Ian stesso. Però, con la scusa del paragone con il suo personaggio, anche Som aveva detto che gli dispiaceva non avere la ragazza che desiderava.

Lanciai uno sguardo malizioso a Ian che, nel frattempo, non mi staccava gli occhi di dosso, aspettando insistentemente il continuo.

Bé, in fondo avrei detto ciò che pensavo.

–  Diciamo che … mi piacerebbe un avvicinamento tra i due. Penso che gli opposti si attraggano. Elena è un po’ più riservata e leale, la tipica brava ragazza. Damon la emoziona e la porta in luoghi dove non è mai stata prima. Quindi, penso che fra loro ci sia dell’attrazione, e prima o poi dovranno andare oltre ai piccoli quasi baci che si danno. –

Ho … ho detto quasi bacio?

Atlanta.

–  Allo stesso tempo, però, Elena ha bisogno dell’amore costante e della protezione che Stefan le dà. –  mi affrettai a concludere alzando il tono di voce e cercando di controllarmi.

Ecco, avevo appena paragonato me ad Elena e Damon a Ian.

Ecco, avevo appena detto che, FORSE, Elena si sarebbe fatta Damon.

Ecco, Ian mi stava fissando in modo strano.

Scossi la testa. Forse stavo esagerando.

Mi risistemai sulla sedia, incitando la giornalista a continuare, mentre Paul aveva preso un sorso d’acqua.

La donna girò il foglio, lanciandoci uno sguardo.

 Vi vediamo molto a vostro agio nei panni di Elena, Stefan e Damon. Prima abbiamo sentito il parere di Nina, invece per voi due ? Cosa vi piace dei vostri personaggi?

Paul si fece serio.  Amava quel tipo di domande in cui poteva mostrare il suo lato … cattivo.

–   Mi piace quando il mio personaggio è "il ripper". Quando va e uccide la gente. – rispose facendo un sadico sorriso.

Io mi voltai dall’altra parte, pensando a cosa rispondesse questa volta Ian. Già, perché lui amava Damon in tutte le sue forme e dava sempre una risposta diversa a quella domanda.

–  A me piace quando il mio personaggio è... Nudo. –  affermò serio anche lui.

Scoppiammo tutti in una risata generale tranne Ian che si guardò intorno come per direMa che ho detto? Non era una battuta, mi piace davvero quando è nudo!

–  Bé, fai felici molte fan. –  sorrise la giornalista arrossendo.

Mh, per i miei gusti lo stava guardando un po’ troppo. Ian le fece l’occhiolino, ridendo anche lui.

–  Continuiamo?. –  proposi scuotendo per il braccio la donna.

Lei inarcò il sopracciglio, poi mi fissò.

–  Nina, deve essere un duro lavoro baciare un ragazzo così sexy come Paul!– affermò sarcasticamente.

–  Oh, è orribile... – risposi scuotendo la testa e dando una pacca a Paul.

–  Nina e io siamo buoni amici platonici e ci manteniamo a quel livello, ma le nostre scene di baci finiscono per essere lavoro, molto tecnico e ripetitivo. Lei se ne sta stancando – finì lui ridacchiando ed accarezzandomi un braccio.

Bé, era vero. Molto spesso le scene dei baci non iniziavano perché o io o lui scoppiavamo a ridere .. e ridevamo per circa mezz’ora! Era più forte di noi, perché baciarci ci sembrava qualcosa … qualcosa contro natura! E soprattutto quando c’era Torrey sulla scena. Lì iniziavo a vergognarmi e a lanciarle degli sguardi, ma lei ovviamente capiva che quello faceva parte del lavoro del suo fidanzato e mi sorrideva gentilmente.

–  Voi dite che trascorrete molto tempo insieme, non vi stancate mai l'uno dell'altro?.– domandò la giornalista leggendo la domanda dai fogli che teneva sotto braccio.

–  Oh no, questa di oggi, questa è finzione. Noi ci odiamo. – dissi scuotendo la testa, cercando di apparire seria.

Paul rise e Ian lo seguì.

–  Siamo sempre insieme, ci adoriamo. Ian e io interpretiamo dei fratelli, e sebbene i nostri personaggi non vanno d'accordo, al di fuori del set noi abbiamo un rapporto grandioso. Discutiamo sempre. –

–  Ci critichiamo. – lo interruppe Ian alzando le spalle. –  Sai che l'altra notte Paul mi ha chiesto se Notting Hill era a Londra? – confessò alla giornalista, sfidando il suo amico con lo sguardo.

Paul alzò le mano al cielo sbuffando e io risi di gusto alla sua espressione corrucciata.

–  Cosa? Adesso mi sento come un ignorante. Ero sarcastico! – si giustificò imbronciandosi. Ian gli sorrise dandogli una pacca sulla spalla.

–  Così succede sul set, discutiamo. Ci abbracciamo anche comunque!. – informò la giornalista Paul sorridendo.

–  Tu baci, anche. Sulle guance! – m’intromisi ridacchiando.

–  Bé, mi piace pensare che sia un segno di mascolinità! –  finì lui incrociando le braccia e alzando il mento, come per dire io bacio tutti sulle guancie così sembro un vero uomo!

Ancora ridendo mi sistemai un po’ i capelli.

–  Allora vi conoscete tutti e tre molto bene. Quali sono le cose che vi danno fastidio?– ci chiese la donna.

Prima di rispondere ci pensai un po’ su, ma poi scossi la testa. Non c’era nulla che m’infastidiva, Ian e Paul andavano bene così.

Al contrario, i due ragazzi si guardarono in cagnesco.
Capii che Ian aveva deciso di punzecchiare il suo amico per tutta la durata dell’intervista.

–  Paul mastica rumorosamente. –  disse tutto d’un fiato, come fanno i bambini quando spifferano qualcosa che non dovrebbero dire.

–  Ian mangia il suo cibo e sputa. – lo seguì poi Paul, stando al gioco e lanciandogli uno sguardo di sfida.

–  Siete dei mostri. –  ridacchiai punzecchiandoli.
 
–  Siete davvero esilaranti! Scommetto che durante le riprese ci sono state moltegaffes. Abbiamo sentito che tu Paul sei sempre malconcio per i pasticci che combini.

Io e Ian lo guardammo ridendo mentre lui ci fissò spaesato.

– Cosa? Veramente? Ok ragazzi, chi vuole essere messo in imbarazzo? –

Vidi Paul lanciarmi un’occhiata beffarda.

Oh-Oh. Te la farà pagare.

– C’era questa gaffe quando interpretavi Katherine. Ricordi? – domandò maliziosamente puntandomi gli occhi addosso. Accanto a me, sentii Ian piegarsi in due dal ridere.

Io ci pensai un po’ su, poi …

Mi portai una mano alla bocca e risi anche io.

–  Stava cercando di fare la sexy. – iniziò il racconto Paul ridacchiando.

–  Adorabile e sexy. – aggiunse Ian al ricordo.

–   Prima era “Ragazzi, inseguitemi”. – mi imitò Paul facendo la voce squillante come la mia.

– E dopo tipo “Bamm” e tutto quello che potevi vedere erano le mutandine. – continuò l’altro.

Io non smettevo di ridere. Si, era tutto vero! Circa due mesi fa ero caduta sul set impersonando Katherine … era stata una delle mie più grandi figure di merda!

–  Dopo non potevo alzarmi a causa di quel grosso vestito perciò sono rimasta lì seduta, del tipo “Salvatemi.” – mi intromisi io.

–   Noi stavamo ridendo istericamente. E dopo “Stai bene?” –

– Non l’abbiamo neanche aiutata! E’ rimasta lì per circa dieci minuti. – finì Ian posandomi un braccio attorno alle spalle e scuotendomi, mentre Paul si avvicinò e mi diede un piccolo bacio sulla guancia.

La giornalista rise assieme a noi, immaginandosi la scena. 
Stava anche su You Tube, a dirla tutta.
 
 La maggior parte delle scene sono state girate ad Atlanta. Vi piace come città?

– Si. Siamo estremamente isolati. Ma Atlanta è giusta per noi. Non siamo sotto i riflettori tutto il tempo e manteniamo una certa privacy. – rispose per primo Ian.

– Credo che una delle cose migliori di vivere ad Atlanta è che abbiamo solo noi stessi. Non abbiamo quella che si dice una vita sociale e quando usciamo siamo noi tre, cosa che credo crei ancora una alchimia maggiore tra noi sullo schermo. – continuò Paul, mentre l’altro ridacchiò.

– Ancora più alchimia. – ridacchiò Ian.

– Credo che se fossimo stati  in qualche città più grande, con tipo, milioni di amici e distrazioni, sarebbe stato dannoso. – finì Paul.

– Si, siamo nella nostra piccola bolla. Amiamo la nostra bolla. – dissi io facendo con le mani un piccolo cerchio e sorridendo.

– Parliamo l’un con l’altro ai cellulari dopo che abbiamo lasciato il set. – s’intromise Ian. –  Non è normale. – alzò poi un sopracciglio.

Vidi Paul far finta di avere un telefono fra le mani e portarselo all’orecchio.

–  Hei cosa stai facendo? – chiese riferendosi a Ian che stette al gioco, facendo finta di avere anche lui un cellulare.

–  Io sto guidando. Sei tu quello dietro di me? – rispose lui facendo finta di tenere le mani su un volante.

La giornalista rise assieme a noi, complice di quell’improvvisa buffonata messa in scena dai due.
 
 Oh, quindi state sempre insieme! E com’è la vostra giornata?.-

– Mi sembra di lavorare sempre e grazie a Dio perché al contrario, sarei un poveretto. Ho i finesettimana ma in quei giorni di solito ci sono gli incontri con la stampa. Quando non sto lavorando sono al telefono con Ian o Nina. –

– A parlare di lavoro .. – m’intromisi io specificando.

– O dei copioni… –  disse lui alzando le spalle

– O della stampa… - completò il quadro Ian.



E così finimmo la nostra intervista, fra varie risate e un buffè offertoci gratuitamente dalla rivista.

Tutti e tre volevamo tornare ad Atlanta. Eravamo partiti dalla città ieri mattina ma avevamo deciso di tornare subito a casa non appena avessimo finito quella convention.  Inoltre, Paul aveva il pomeriggio libero e quindi poteva stare un po’ con Torrey.

Uscimmo dal retro dell’edificio per sfuggire ai paparazzi che si trovavano all’entrata principale e un taxi ci condusse all’aeroporto.

Dovevamo fare ancora i biglietti di ritorno perché, non sapendo a che ora avremmo terminato l’intervista, avevamo comprato quelli di sola andata.

Fortunatamente avevamo finito prima del previsto. Durante il viaggio in taxi pranzammo con i panini che ci eravamo portati. Stretti, uno affianco all’altro, ci eravamo seduti e lasciati trasportare dal movimento  costante della macchina.

Io avevo appoggiato la testa sulla spalla di Ian mentre lui, trovandosi in mezzo, si era messo ad ascoltare della musica con Paul.

Ian mi aveva circondata con un suo braccio mentre con l’altra mano sceglieva la musica dal suo Ipod. Amavo stare così accoccolata con lui. Sotto la maglietta sentivo il suo cuore battere, e quella era la miglior melodia che mi potesse accompagnare durante un viaggio in macchina. Mi stavo per addormentare. Il suo calore era migliore di qualunque coperta e il profumo era dolce e buono.

Iniziai ad accarezzargli lentamente il petto, arrivando giù fino all’altezza dell’ombelico e risalendo su, fino al suo collo.

Ian mi strinse un po’, apprezzando quel tenero gesto.

Poco prima che mi addormentassi l’auto si fermò e l’atmosfera creata si frantumò.

Ancora mezza assonnata sbadigliai uscendo dall’auto e, non pensando a nulla, portai istintivamente la mano al collo e …

Un momento.

Me lo tastai nuovamente.

Non c’è.

Forse era caduta? L’avevo persa? Me l’avevano fregata?

Scattai verso il taxi e iniziai a frugare freneticamente nei sedili posteriori dell’auto.

–  Ei, Nina? … Se hai ancora fame non c’è bisogno che cerchi le briciole dei panin… Dai, ti comprerò qualcosa direttamente sull’aereo. – alzò un sopracciglio Ian guardandomi da fuori.

Non c’era.

Non lo ascoltai quando mi ripeté molte altre cose che avevano a che fare con i panini.

Ripensai  ad alta voce a ciò che avevo fatto in quei due giorni e a come potevo essermela persa.

–  Ieri mattina ce l’avevo, ok … quindi era con me … poi siamo andati in hotel e … si, ce l’avevo, me lo ricordo. La sera pure … ma dove … –  iniziai a borbottare concentrandomi sugli avvenimenti passati e ripercorrendo le giornate.

Ian e Paul si lanciarono un’occhiata ambigua e perplessa.

–  E’ andata. – mormorò Paul ruotando il dito attorno alla sua tempia.

Li lasciai perdere voltandomi e tornando a pensare.

Ero agitata e nervosa.

No, non potevo essermela persa.

Era qualcosa di davvero importante e, per certi versi, era il mio piccolo nuovo portafortuna!

Mi diedi della stupida e dell’incapace.

Non mi ero mai scordata nulla, ero sempre stata precisa sulle cose a cui tenevo maggiormente e ora una fra queste non ce l’avevo più.

Continuai a parlottare fra me e me, passandomi la mano una decina di volte fra i capelli.

Ian mi aveva preso per le spalle mentre Paul pagava il tassista.

–  Ora torniamo a casa, ci facciamo un bel bagnetto e questo tuo .. strano lato di interagire con i sedili non c’è più.– disse non curante.

Un bel bagnetto.

Di colpo quel pensiero mi riportò a ieri sera. Non ero andata subito a dormire, mi ero fatta la doccia e per non rovinarla l’avevo tolta e … messa sul lavandino.

Quindi, si doveva trovare ancora nel bagno dell’hotel.

Raggiante mi voltai di scatto bloccando Paul.

– No … non farlo, devo tornare indietro! – dissi scostando i soldi del ragazzo e sedendomi nuovamente in macchina.

–  Ci vediamo direttamente domani sul set. Io … mi sono scordata una cosa nell’albergo. Voi partite senza di me, tanto il biglietto lo devo ancora fare. Prenderò il prossimo aereo, non preoccupatevi! A domani! –

Prima che potessero controbattermi alzai il finestrino e incitai l’uomo a tornare indietro.

Avrei pagato io sia l’andata che il ritorno per quel viaggio in più.

Ma non m’importava. Anche se fossi tornata ad Atlanta ed avrei dimenticato il mio ciondolo in un altro paese, sarei subito corsa a prenderlo.

Non perché fosse d’argento o costasse un mucchio di dollari, ma perché era il regalo di Ian e un suo regalo era qualcosa di raro e di prezioso.

Non potevo lasciare il mio ciondolo lì, su un lavandino di un qualunque hotel!

E se qualcuno me lo aveva portato via?

E se una domestica se l’ era intascato?

E se …

No, calmati Nina. Ora vai li e prendi a calci qualche culo se non te lo restituiscono!

Il mio lato aggressivo, ogni tanto, si faceva sentire.

Per non farlo uscire praticavo Yoga e mangiavo tanta, tanta cioccolata.

Ma il mio calmante per eccellenza era Ian.

Guardai non curante il cellulare che non aveva cessato di vibrare.
Smolder mi aveva fatto circa una trentina di chiamate, per questo avevo deciso di spegnere quell’apparecchio.

Finalmente il Taxi arrivò sotto l’hotel. Lo pagai più del necessario e, frettolosamente, entrai.

Varcai l’ ingresso quasi correndo e inciampando sui miei stessi piedi, portandomi appresso il trolley.

–  Mi sono scordata una cosa alla camera 201 questa mattina. Potrei avere le chiavi e controllare?. – chiesi tutto d’un fiato alla reception.

La donna proruppe in una risatina felice, riconoscendomi.

– Ecco a lei. – disse porgendomele con un filo di voce e sorridendomi.

Io la ringraziai e corsi al piano di sopra.

L’attesa per l’ascensore era qualcosa di veramente snervante, fin quando non suonò e mi trovai sul secondo piano. Svoltai l’angolo percorrendo il lungo corridoio.

Camera 201. Entrai.

La stanza era già stata rifatta, le lenzuola cambiate e tutto sembrava pronto per un nuovo cliente.

Ansimante varcai la soglia del bagno e …

Non c’è.

In preda al panico iniziai a spostare saponette, asciugamani, accappatoi, qualunque cosa incontrassi.

Ma non c’era.

Controllai il lavandino una quarantina di volte prima di arrendermi.

Tremante, scivolai sulla parete prendendomi il volto fra le mani.

Non … potevo essermela persa, non quella!

Era veramente importante.

Tirai su con il naso e mi alzai, scostandomi i capelli dal viso. Poco dopo sentii un suono metallico. Abbassai lo sguardo e la collana era lì, per terra.

Caduta dalla mia tasca.

Proruppi in un gridolino di gioia e la indossai, sentendo nuovamente una parte di me al suo posto. Risi anche per la mia distrazione. Insomma, non me l’ero scordata, era sempre stata nei miei jeans.

Con il respiro nuovamente regolare scesi le scale e mi diressi verso le valigie che avevo lasciato accanto alla reception. Diedi le chiavi alla donna e mi voltai, ma il mio occhio cadde sulla figura che mi dava le spalle, seduta sul divanetto della hall.

–  Ian? –  lo chiamai incredula.

Lui si voltò, chiudendo la rivista che stava leggendo.

Accennò ad un sorriso, raggiungendomi con passo lento.

Non appena mi fu davanti il suo sguardo scese sul mio petto. Ian assunse un’aria stupita.

– Sei tornata per quella?. – chiese poi lacerandomi con lo sguardo con quegl’occhi così perfetti.

Io me la toccai e nascosi un sorriso.

–  Si. Non potevo partire senza questa.. – mormorai abbassando lo sguardo.

Lo vidi scuotere la testa e sorridermi in un modo … diverso.

Non era uno dei suoi soliti sorrisetti furbi o altro.

Era un sorriso timido e dannatamente dolce.

Ian mi prese il volto fra le grandi mani e giurai che avesse intenzione di ribaciarmi come l’altra volta. Invece, aveva deviato e posato le sue morbide labbra sulla mia fronte.

A quel contatto così intimo sentii le mie guancie prender fuoco.

Si staccò delicatamente e mi accarezzò i capelli.

–  E’ davvero importante per me. – sorrisi timidamente continuando a fissarlo negl’occhi.

L’uomo sembrò esser stato preso di sprovvista. Sgranò impercettibilmente gli occhi e un’espressione perplessa gli si stampò in volto.

Era davvero tramortito.

Non disse nulla. Mi prese per mano, conducendomi fuori dall’hotel.

Sentivo le sue fredde dita avvolgermi il palmo della mano che strinse un poco.

Amavo quando le persone mi toccavano le mani, rendeva tutto più intimo e tenero.

Non parlò fin quando non arrivò il taxi.

Durante il viaggio Ian mi spiegò che, non appena ero partita dall’aeroporto, lui si era subito dato da fare per venirmi a prendere. Non mi avrebbe mai e poi mai lasciata tornare ad Atlanta da sola. Al contrario, anche Paul avrebbe voluto seguirmi, ma quel pomeriggio aveva promesso a Torrey che sarebbe stata con lei.

Ero veramente contenta del fatto che Ian fosse tornato indietro solo per me.

Delle volte mi chiedevo se questo fosse normale fra … amici.

Di certo, nel corso del tempo, avevo capito una cosa: io e Ian non eravamo solo amici. Eravamo qualcosa di più.

Ed entrambi,  ce ne stavamo accorgendo.



Sera fandom :D
Questa settimana è stata un incubo, ma la prossima sarà peggio che mai ç_ç Verifiche su verificheeeee!
Non penso v’interessi molto ma, semmai non dovessi aggiornare in tempo, sappiate che sarà tutta colpa della scuola.
Allora, io odio questo capitolo.
Davvero, non c’è niente di bello. Non so nemmeno perché l’ho scritto.
Ah si, perché il 24 Gennaio 2011 Ian, Nina e Paul sono stati un week-end a L.A a rilasciare un’intervista e Nina ha fatto un servizio fotografico per Elle mi sembra, dove andrà in copertina a Febbraio. Comunque, non mi piace per niente. E’ un capitolo futile ed inutile!
Comunque, il prossimo sarà spettacolare. Resistete amiche mie, il prossimo non vi deluderà! :)
Avrei un po’ di cose da dire su ciò che è successo il 24 Gennaio a L.A. Paul c’era nell’intervista, ma non era presente quando i Nian hanno preso l’aereo. Quindi, la scomparsa di Wes rimane tutt’ora un mistero xD Comunque, nelle foto sopra, Ian e Nina stanno tornando ad Atlanta :3
Come ho già informato prima del capitolo, l’intervista riportata qui è VERA. Le domande sono state VERAMENTE FATTE e le risposte sono QUELLE. Non le ho toccate minimamente, quindi se ci sono ripetizioni o quant’altro date la colpa alle loro maestre xP Ah, e la gaff di Nina nei panni di Katherine la potete trovare in questo video :’D .. guardate anche gli altri bloopers, sono stupendi! xD
http://www.youtube.com/watch?v=SB7HDZGyGUs al minuto 1.25!!! E quello che ride come una gallina e Paul ahahaha.
Ok, passo a ringraziarvi <3
JenSalvatore, una nuova grande amica che mi lascia delle recensioni a dir poco STUPENDE <3, Missisipi che ogni tanto mi sorprende con qualche sua recensione ahah <3, la fantastica Militerni che c’è dall’inizio e speri rimanga fino alla fine :P,  MissElenaGilbert a cui voglio un bene immenso! <3, Likerosesneedtherain la mia amica dall’immagine del profilo tosta che mi lascia delle recensioni buone e costruttive <3, Big Bad Vampire che da quando ha scoperto questa storia la recensisce, sei davvero un tesoro <3, Ele87nella che mi emoziona con le sue bellissime parole <3, FedeVampire che mi da sempre ottimi consigli <3 e Savemehazza che lascia qua e là delle recensioni che mi fanno sempre molto piacere <3.
Ringrazio chi ha messo la storia fra le seguite, siete immenseee <3 e fra le preferite u.u <3
Un bacione a tutte voi e il prossimo capitolo sarà meglio di questa “cosa” qua sopra, ve lo prometto J
Ah, la foto di Nina per Elle: (un pò inquietante)


 

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Capitolo 9
*** Sleep with me. ***


Capitolo nono.
Sleep with me.


–  Allora, tutti i maschi davanti. Quelli ai lati li voglio in piedi, quelli al centro seduti o per lo meno abbassati. Nina, tu mettiti dietro Ian. –

Mettiti dietro Ian.

Più che un comando lo presi come un suggerimento. Mi fiondai a cavalletta sulla sua schiena e lui per poco non cadde.

– … Non era proprio quello che intendevo ma è venuta bene! Pausa di cinque minuti. –

Ian si alzò di scatto ridacchiando e questa volta per poco fui io a non cadere.

Io, lui, Paul, Matt e Michael, ci trovavamo a posare per Tv Guide. Il proprietario del programma aveva avuto l’idea di fare un servizio fotografico per scopi promozionali solo al cast maschile.

Io ero l’unica eccezione ma non mi turbava affatto, al contrario. Era divertente!

Dovevano essere immagini promozionali quindi su alcune vi erano anche Kevin e Julie.

Eravamo vestiti normalmente e le foto nemmeno sarebbero state ritoccate.

Comunque, passammo l’intera giornata sul set del servizio e finimmo solo a tarda sera.

Guardai le macchine andar via mentre aspettavo Ian, che mi avrebbe riaccompagnata a casa.

Uscì dall’edificio ed insieme arrivammo all’auto, dove mi accomodai.

Mi piacevano i suoi sedili. Erano morbidi e setosi, davvero comodi.

Ian accese la musica, poi mise in moto.

–  Dobrev, che fai domani? –  interruppe i miei pensieri uscendo dal cancello dell’edificio.

Quel mese era quasi più impegnativo del precedente. Oltre agli impegni sul set che richiedevano la stra grande parte del mio tempo, dovevo  posare sulla copertina di Flare. Oh, e fare un paio di altri servizi fotografici.

Controllai l’agenda che avevo sul telefono e nascosi un sorrisetto.

–  Mh... 14 febbraio? Come ogni single che si rispetti, odio questa festa. – enunciai alzando il capo e ridacchiando.

–  Oh si lo so. Ho visto l’intervista che hai rilasciato a Mtv. Fai davvero accapponare la pelle certe volte, sai? –  scosse la testa lui aprendo un po’ il finestrino.

Io gli sorrisi. Già, avevo detto ad Mtv che San Valentino, essendo single, non mi piaceva per niente e preferivo passarlo come un giorno qualunque.

E che era una ricorrenza inutile.

–  Comunque anche io non ho nulla in programma e trovo che sia scadente come festa. Ciononostante… ti andrebbe di venire a cena fuori, con me? –  propose poi lui alzando un sopracciglio e voltandosi dalla mia parte.

Io accavallai le gambe e mi sentii stritolare dalla cintura che mi teneva stretta al sedile.

–  Un appuntamento il giorno di San Valentino eh… non mi convince. –  mormorai scuotendo la testa e lanciandogli qualche occhiata, giusto per vedere la sua reazione.

Ian aveva serrato la mandibola e stretto il volante.

Ecco, si stava innervosendo.

–  Non vuoi passare una giornata con me o non la vuoi passare perché è San Valentino? –  chiese poi, fissandomi.

Non riuscii a reggere il suo sguardo e mi voltai, dando più attenzione a ciò che stava fuori dal mio finestrino.

–  Sai perfettamente che adoro stare con te, ma non domani, non quando tutti i giornali ci vanno appresso. –

Ogni singola volta che uscivo di casa o che rilasciavo un’intervista la gente non faceva altro che mettere accanto al mio nome quello di Ian e della nostra situazione, ovvero entrambi single.

C’erano persone che ci seguivano quando uscivamo per fare una semplice passeggiata o quando lui mi riaccompagnava a casa.

Quasi sicuramente, qualche fotografo indisposto si trovava nei pressi della mia casa a immortalare dei semplici momenti quotidiani fra me e Ian.

Odio tutto questo, perché anche se sono un’attrice ho una mia vita privata e quello che è mio voglio che resti tale.

Qualche domandina nelle interviste ci può stare, posso sempre deviare o non rispondere. Ma quando si tratta di seguirmi e di lasciare dichiarazioni false su me o su Ian, questo mi fa mandare in bestia e mi chiudo in casa.

Quindi, non potevo di certo stare con lui. Non il giorno di San Valentino, almeno.

–  Se uscissimo domani, la gente continuerebbe a pensare che… –

–  Che cosa, Nina? –  ruppe il mio discorso lui, anche se sapeva benissimo quello che volevo dire.

Presi fiato rumorosamente e iniziai a premere dei tasti a caso sul mio telefono, come se volessi far passare l’energia negativa da me a quell’apparecchio.

Non avevamo mai trattato quell’argomento, non ce n’era bisogno.

In fondo, pensavamo le stesse identiche cose e dirle ad alta voce non avrebbe cambiato nulla. Anzi, avrebbe reso la situazione un po’ imbarazzante.

–  La gente è convinta che fra me e te c’è qualcosa. –  proferii, consapevole che anche lui sapesse ciò.

Naturalmente, per Ian sembrava non esserci problema sulla questione. Difatti mi sorrise maliziosamente.

–  Lo so, quando vogliono possono essere degl’ottimi Sherlock Holmes. –

Questo in un certo senso era confortante. Il sapere che lui non dava peso al vociferare della gente mi tranquillizzava.

Alzai lo sguardo dal telefono e notai che Ian mi stava fissando.

–  Som, devi smetterla di guardarmi in continuazione. Rischiamo di fare un bell’incidente stradale. –  sorrisi storcendo la bocca e prendendo la borsa che era caduta dopo una curva.

Lui scosse il capo inumidendosi le labbra e tornando a fissare la strada.

Era un ottimo guidatore, ma preferivo che stesse attento ai limiti e altro.

–  Comunque, tu pensi davvero che se domani restiamo chiusi in casa i paparazzi ci lasceranno perdere? Suvvia, si inventeranno qualche cosa. Diranno che abbiamo passato San Valentino o io a casa tua o tu da me. Sai come sono fatti, meglio non lasciarli vagare troppo con la mente. –  riprovò poi, accelerando un po’.

Io cercai di assorbire il più possibile il suo discorso.

Aveva ragione, ma continuavo a restare dell’idea che era meglio restarsene a casa, e magari chiacchierare in web cam come quando stavamo lontani.

Che cosa squallida, davvero.

Eravamo arrivati. Ian accostò davanti alla mia casa.

–  E poi, non è la festa dei fidanzati, ma degl’innamorati. –  enunciò abbassando il tono di voce. Mi lanciò qualche occhiata, giusto per vedere la mia reazione a quelle sue parole.

Oddio, Ian.

Arrossii e istintivamente portai una ciocca dietro all’orecchio, come se quel gesto potesse cambiare ciò che lui aveva appena mormorato.

Ancora leggermente scossa aprii lo sportello ed uscii dalla macchina con passo claudicante.

Solo allora mi accorsi di quanto fossi stanca. Era proprio vero: stare con lui mi faceva scordare ogni cosa.

Ian abbassò il finestrino e io mi fermai davanti a lui.

Mi strinsi nella felpa che portavo e mi abbassai alla sua altezza.

–  Ci vediamo, Ian. –  sussurrai salutandolo e dandogli un piccolo bacio sulla guancia.

–  Alle otto sarò al ristorante chiamato Parish nella Higlands Virginia. –  informò facendomi l’occhiolino ed alzando il finestrino.

Poco dopo lo vidi sfrecciare verso l’uscita del vialetto.

Non si dava per vinto.

Entrai frettolosamente in casa. Avevo bisogno dell’acqua. Fredda e frizzante acqua.

Mi buttai sul letto, assaporando il profumo delle lenzuola.

Lì, nella mia camera, iniziai a riflettere su cosa fare l’indomani.

Avrei potuto organizzare qualcosa con Candice o con Kat … ma non mi andava proprio. E poi avevano i loro fidanzati.

Cioè, Kat ce lo aveva. Candice sarebbe andata a caccia e sicuramente sarei stata solo un peso da portar dietro in quell’occasione.

Mi voltai, guardando il cellulare e ricontrollando l’agenda. Non avevo molti impegni.

Insomma, mi sarei liberata per le otto.

E poi volevo stare con Ian. Era una settimana che non ci vedevamo a causa delle riprese!

La mattina facevo giusto a tempo di chiacchierare con Paul che arrivava Kevin e ci spronava ad iniziare.

Per non parlare della Plec. 

Sentivo il bisogno di passare del tempo con Ian. E non come quando stavamo al lavoro. Del tempo vero e proprio, senza dover riguardare i copioni e tenere sott’occhio l’orologio.

Anche se questo significava stare sotto i riflettori. Avrei fatto anche questo, la cosa che odiavo di più, pur di stare con lui.

 
Si trattava solo di una normalissima cena, ai confini di Atlanta, con Ian. Non c’era nulla di cui preoccuparsi, no?

E allora perché non entri in questo maledetto ristorante ma te ne stai qui fuori a spiarlo?

L’appuntamento era alle otto e io stavo ritardando di venti minuti.

Mi trovavo proprio all’esterno del ristorante e l’osservavo di nascosto grazie alle grandi vetrate che mi permettevano di vedere l’interno.

Sembravo una quindicenne alla sua prima cotta adolescenziale, timorosa di entrare e di passare una semplice serata con il suo ragazzo.

Vidi Ian alzare la testa di scatto e voltarsi nella mia direzione. Feci giusto in tempo a nascondermi dietro un albero.

O mio Dio, quanto sono caduta in basso.

Sbuffai. Basta, dovevo entrare. Anche se tutti avrebbero iniziato a fissarci. Dovevo farlo.

Aprii la porta e nello stesso momento il mio cellulare vibrò.

Pensai istintivamente a Ian ma non era un suo messaggio.

Era Twitter che mi stava semplicemente avvisando. A quanto pare, un profilo che stavo seguendo aveva appena lasciato un tweet.
 
“ A tutti un felice giorno di San Valentino. Una festa commerciale ed una cospirazione per fioristi e cioccolatai.”
 
Ridacchiai.

Ian era romantico ma quando ci si metteva diventava davvero crudele.

Varcai la soglia del ristorante, mordicchiandomi il labbro.

Molti si girarono, puntando prima il dito su di me e poi guardando lui, che intanto continuava a leggere assorto il menù.

Ian aveva scelto un tavolo lontano dalle luci, all’angolo della stanza che nel frattempo si era riempita di voci e risolini.

Lo raggiunsi con pass veloce e posai la borsa.

–  Ian? –  domandai sedendomi. Nello stesso istante arrivò un cameriere con due piatti fumanti, servendoci.

–  Sai Nina, devi sapere che quando una persona si sofferma venti minuti vicino ad una vetrina di un ristorante pensando di passare inosservata … in realtà si vede perfettamente. –  disse in modo molto discreto alzando lo sguardo ed iniziando a mangiare.

Sbalordita, guardai fuori.

Tutto era visibile a causa del grande lampione che vi era.

Oh.

Risi assieme a lui e passammo la serata normalmente, nonostante ogni tanto qualche coppia nella sala si voltava a spiarci.

Ma, per la prima volta, non m’importava.

–  Dovresti eliminare quel post su Twitter. E’ decisamente anti-romantico. –  farfugliai tra un boccone e l’altro.

Lui corrucciò il naso.

–  Sai, ero un po’ nervoso. Insomma, non capita spesso che tu ritardi e non vederti arrivare mi ha lasciato … perplesso. –  ammise scuotendo la testa.

La serata passò veloce. Anche a lui non piaceva stare così in mezzo alla gente.

Entrambi volevamo stare da soli, senza persone che ci guardavano dopo ogni nostro gesto.

Pagò Ian e mi riportò a casa, poiché prima era stata Candice ad accompagnarmi.

Tecnicamente avevo una macchina anche io ma la utilizzavo qualche volta per andare sul set, se dovevo fare lunghi tragitti o se dovevo andare in centro.

Non ero proprio un mito alla guida.

Una volta giunti a casa feci accomodare Ian in camera, siccome il salotto non era per niente agibile.

Infatti, proprio quella mattina, Candice si era presentata sulla soglia di casa mia con circa quattro buste colme di abiti. Dovevo consigliarle il vestito da indossare e, dato che aveva pochissimo tempo, se li era provati tutti in sala.

La sua roba, per questo, si trovava sparsa sul tappeto o sulla poltrona, mentre la mia stanza era stranamente del tutto intatta.

Ironia della sorte, far accomodare Ian nella tua camera.

–  Mh un tempo mi facevi sedere sul divano, ora sto sul letto. –  mormorò con tono strafottente guardandosi intorno ed alzando le spalle.

Poi però sembrò allarmarsi.

–  Aspetta, stai facendo quella cosa che fate quasi sempre voi donne? Cioè, mi stai mandando dei segnali con questi tuoi strani gesti nella speranza che io li capti e faccia qualcosa? –  domandò corrucciando lo sguardo.

Io gli diedi una piccola spinta sulla spalla, facendolo sdraiare di schiena.

–  Idiota. –  sbuffai seguendolo sul letto.

–  Bé, sarebbe un modo carino per completare il giorno di S. Valentino. –  bofonchiò piegandosi di fianco e appoggiandosi su un gomito, così da potermi vedere meglio.

Un modo carino?

Una vaga idea mi passò per la mente ma preferii non soffermarmici troppo. 
Difatti lui continuò a sorridermi sghembo.

Cercai di ignorarlo il più possibile, cosa che mi risultò difficile.

Anzi, praticamente impossibile.

–  Oh, stavo giusto per dimenticarmene! –  ruppe il silenzio battendosi una mano sulla fronte.

Lo guardai curiosa alzando le sopracciglia.

Ian si alzò di scatto ed uscì frettolosamente dalla mia camera, mentre io lo aspettavo seduta sul letto, interessata su ciò che stava succedendo.

Entrò qualche minuto dopo, con il viso leggermente arrossato per il freddo che c’era fuori.

Aveva scordato qualcosa in macchina?

Ian teneva le mani dietro la schiena e sorrideva. Uno di quei suoi sorrisi stupendi che ti facevano battere forte il cuore e provare un’eccitazione incontenibile.

–  Buon San Valentino, Dobrev. –

Posò proprio sotto il mio naso un mazzo di rose rosse, così belle … così vive e profumate!

Io le presi non sapendo cosa dire, come ringraziarlo.

–  Sono … bellissime …. –  riuscii a sussurrare, posandole delicatamente sul mio comodino e guardando dolcemente Ian.

Che bel gesto!

–  Bé, non è la festa degl’innamorati senza cioccolatini, pupazzetti o cazzatelle varie. – continuò con un’alzata di spalle, lanciandomi un’occhiata di nascosto per vedere la mia reazione a quella risposta.

Oh, divampai.

Ecco, l’aveva detto di nuovo.

Festa degli innamorati.

Quella era la quarta provocazione quella serata.

M’inumidii le labbra, deglutendo e lanciando uno sguardo distratto all’orologio appeso sopra il letto.

Ian fece lo stesso.

–  Oddio, sono quasi le undici. – mormorò con una certa nota di stupore e malinconia.

Il giorno dopo ci saremmo dovuti alzare molto presto, ma non m’importava.

Potevano anche essere le quattro del mattino, per quel che mi riguardava.

– Devo andare. Ciao, Nina. – finì prendendo la giacca.Mi lanciò un’occhiata ed alzò la mano salutandomi.

Come? Se ne stava già andando?

No…

Avevo bisogno di lui, avevo una maledettissima voglia di stare ancora insieme…

La mia mente mi rassicurava dicendomi che era meglio così, che dovevo continuare a fissare le sue spalle che si allontanavano da me e rivederlo solo la mattina dopo.

Ma il mio cuore …

–  Ian! –  gridai, alzandomi di scatto, raggiungendolo all’ingresso.

Lui aveva appena aperto la porta di casa e continuava a darmi la schiena. Si voltò appena, leggermente preoccupato.

–  Che c’è? –  mi chiese.

Io continuavo a fissarlo in silenzio.

Come se potesse darmi una qualche sicurezza appoggiai la schiena contro la parete della cucina.

Lui storse un po’ la bocca e alzò le spalle, non sapendo cosa fare.

Richiuse la porta e si voltò completamente, attendendo una mia risposta.

Abbassai lo sguardo e cercai di calmare il mio cuore che sembrava voler uscire dal petto.

Infilai le mani nelle tasche dei jeans e presi un profondo respiro.

Non sapevo come iniziare il discorso.

–  Io… –  provai incerta.

Ian mi scrutava insistentemente, come se volesse sapere a tutti i costi quello che stavo per dire.

Alzai gli occhi e li tenni fissi su di lui, immortalando la sua espressione nella mente.

Serrai le labbra in una smorfia e mi accorsi di avere la gola secca.

Sospirai, togliendomi una ciocca dal viso.

- Volevo sapere se … se ti andava di … - continuai con la voce tremante.

Il suo sguardo m’implorava. Era uno sguardo desideroso quanto il mio.

Dillo, Nina …

L’avrei detto, ma le parole non mi uscivano dalla bocca.

Come avrebbe preso quella proposta? Cosa ne avrebbe pensato?

Deglutii.

Mi staccai dalla parete avvicinandomi a lui, cercando di non badare al modo irregolare con cui respiravo e alle mani fredde che continuavano a torturare l’orlo della maglietta.

Mi fermai a pochi centimetri dal suo viso che continuava ad esser serio e a non lasciar trasparire niente.

–  Ti andrebbe di restare a dormire da me, stanotte? –

Ecco, lo avevo detto.

Piano, anzi, pianissimo, come se dirlo ad alta voce fosse un peccato.

Ma un peccato terribilmente irresistibile.

Ian mi si fiondò addosso.

Lanciò la busta che aveva in mano e mi strinse forte, tirandomi su.

Io scoppiai in una fragorosa risata stringendomi nel suo abbraccio.

La tensione che si era creata qualche istante prima si era rotta dalla nostra gioia.

Era questo ciò che volevo!

Sentirlo accanto, stretto al mio petto, con le sue mani fra i miei capelli.

–  Quanto avevo sperato che mi chiedessi questo! –  sorrise raggiante, posandomi a terra ma mantenendo l’abbraccio e dandomi un bacio all’altezza del collo.

A quel contatto una marea di brividi mi percossero ma non li trovai sbagliati.

Nulla, in tutto ciò che stava succedendo, era sbagliato.

Perché lo volevo io, perché lo voleva Ian, perché era giusto per noi.

Lui mi lasciò quel che bastava per osservarmi e i nostri occhi s’incontrarono. Nei suoi vi era gioia, euforia e un’indescrivibile dolcezza.

E nei miei si poteva leggere la stessa identica cosa.

Ian mi prese per mano, salda e leggera allo stesso tempo, e mi condusse nella mia camera.

Mi stesi sul letto e nel modo più lento e delicato possibile fece anche lui la stessa cosa, posandosi sopra di me e reggendosi con i gomiti.

Riuscivo a vedergli i contorni del volto così perfetto, a sfiorarli.

Amavo toccargli il viso, accarezzarlo e infondergli un’incontenibile tenerezza.

E quando mi guardava in quel modo, tutto sembrava scomparire.

La realtà era diversa, rarefatta e tutto sembrava offuscato.

Il mio dito scivolò dalle sue palpebre fino al naso, poi delineò le mascella e risalì fino alle labbra.

Nel toccarle, Ian le dischiuse leggermente e il suo respiro caldo accarezzo i miei polpastrelli.

La mia pelle stava andando a fuoco sotto il suo sguardo.

Una voglia improvvisa m’investì il corpo.

Baciami.

Volevo che il suo viso si abbassasse. Volevo le sue labbra contro le mie.

Volevo morderle, possederle, sentirle su ogni singolo centimetro del mio corpo.

Implorai mentalmente quella mossa.

Ero a corto di scene Katherine/Damon. Ero a corto di Damon.

Ero a corto di Ian.

Fu come se lui avesse letto la disperazione e la voglia nei miei occhi.

Prese delicatamente le mie mani, stendendole sopra la mia testa.

Non lasciò mai, nemmeno per un istante, che il mio sguardo si abbassasse o cambiasse direzione.

I nostri occhi sembravano fare l’amore al posto nostro, per la loro immane intensità.

Sentii il suo respiro contro il mio.

Il suo cuore contro il mio.

La sua voglia di fare cose che entrambi pensavamo ma non eravamo mai riusciti a definire.

Dischiusi le labbra, sentendo un calore investirmi il corpo.

Ti prego, baciami.

Ian si passò la lingua fra le labbra ed io istintivamente alzai il mento nella loro direzione.

Stava diventando un’agonia.

Lui teneva la situazione sotto controllo e io non osavo fare una mossa.

Ian Somerhalder, ti prego.

Assaporò quel momento che andava a farsi troppo lungo, poi socchiuse leggermente gli occhi.

Si chinò sul mio viso e il calore della sua pelle provocò in me una marea di brividi che mi percorsero la schiena.

Ian sfiorò il mio collo con quelle labbra carnose e gonfie, troppo perfette per essere di un uomo.

Salì, con una lentezza straziante, fino alla mandibola.

Le sue labbra deviarono verso la guancia.

Strinsi la sua mano che continuava a possedere la mia.

Il cuore mi stava per scoppiare.

Il petto si alzava.

Il tempo mi divorava.

Le sue labbra stavano unirsi alle mie per dare inizio ad un perfetto bacio.

Un perfetto baciò la cui ombra alleggiò per istanti, ma sembrava che l’Universo intero ce l’avesse con me.

Il mio dannato cellulare aveva squillato.

Fu come tornare alla realtà.

Quella dannata musichetta mi rimbombò nelle orecchie.

Ian si bloccò.

Sentii il suo respiro smorzarsi e premere le sue mani contro le mie.

Visibilmente innervosito si alzò.

Si passò una mano fra i capelli mantenendo lo sguardo in avanti, mentre io ero tornata a respirare e mi ero coperta il volto con le mani.

Poco dopo lo sentii entrare nel bagno.

Il telefono non se la smetteva.

Ancora frastornata allungai la mano e afferrai quel dannato apparecchio.

Julie Plec.

Per la prima volta in vita mia avevo voglia di uccidere qualcuno.

Il mio lato Katherine si stava facendo sentire.

–  Pronto? –  risposi con un filo di voce.

Con il freddo contatto del cellulare mi accorsi solo in quel momento di quanto fossi accaldata.

–  Nina! Scusa se ti disturbo e scusa se chiamo a quest’ora. Volevo solo dirti che domani non ci troviamo a Casa Gilbert come solito, bensì a Casa Salvatore, poiché preferisco iniziare con Katherine. –  la sentii dire dall’altro capo.

Feci si con la testa, inumidendomi le labbra.

Notai anche che avevo la gola estremamente secca.

–  D’accordo. Ci vediamo domani. –

Riattaccai spegnendo il cellulare e passandomi una mano fra i capelli.

Io e Ian stavamo davvero per..?

Il mio cuore continuava a battere in una maniera impressionante.

Leggermente agitata presi il mio pigiama, guardandomi le mani.

Ian uscì dal bagno, entrando in camera con passo lento e misurato.

Il volto serio.

Non appena incrociai i suoi occhi li abbassai istintivamente, divampando.

Com’eravamo finiti in quel modo?

Avevamo sbagliato tutto, non avrei mai e poi mai dovuto invitarlo a dormire!

Se non l’avessi fatto ora non ci trovavamo a sentirci come due perfetti estranei.

Mi maledii mentalmente.

E maledii il mio cellulare.

–  Mh, si è fatto tardi. Avanti Dobrev, entra in bagno e cambiati, io ti aspetterò qui. –

Con ancora la testa bassa feci si ed andai a cambiarmi.

Ian riusciva sempre a mettermi a mio agio anche in situazioni estreme come quelle.

Mi guardai allo specchio.

Uno sguardo lussurioso che non mi apparteneva continuava ad alleggiare sul mio volto.

Provavo un po’ di vergogna, ma ero sicura che lui sarebbe riuscito a smorzare la tensione.

E infatti così fu.

Uscita dal bagno mi infilai subito fra le coperte.

Ian mi dava le spalle e stava posando la sua roba su una poltroncina.

Vederlo girato, con la schiena nuda e sotto solo un paio di bozer, provocò in me una reazione inaspettata.

Il contorno del muscolo delle braccia, della schiena... scendeva e scendeva… fino a…

Si voltò, mantenendo lo sguardo sul cellulare.

Stava scrivendo qualcosa.

Poi lo poggiò sul comodino e, finalmente, sentii il suo corpo a pochi centimetri dal mio.

Si voltò per un secondo dalla mia parte, sorridendomi.

Infine chiuse gli occhi, dandomi nuovamente le spalle.

Aspettai qualche minuto, continuando a fissarlo.

Si era già addormentato.

Con cautela presi il mio cellulare ed entrai su Twitter.

Lessi quello che aveva appena scritto Ian, sotto quel Tweet poco romantico.
 
Ad essere onesti, San Valentino serve anche come una buona scusa per diffondere un po’ d’amore. Abbracciate qualcuno e basta.”
 
Sentii gli occhi inumidirsi.

Decisi di rilasciare anche io un Tweet che sicuramente Ian avrebbe letto.

Volevo che in esso fosse racchiusa la mia gratitudine per quella fantastica giornata.
 
Buon San Valentino ;) non c'è giorno migliore di questo, così se vi regala rose rosse, andate avanti.. fatevi mordere."
 

Le persone avrebbero preso quell’ultima frase come un riferimento a TVD, ma in realtà … fatevi mordere stava per concedetevi alla persona che amate.

Spensi il telefono e finalmente chiusi gli occhi.

Passarono lenti i minuti, immobili, e io non feci una mossa.

Non riuscivo a dormire ma comunque non mi muovevo per paura di svegliare Ian che sembrava essersi già addormentato.

D’un tratto, però, lo sentii voltarsi dalla mia parte. Cercando anche lui di non far rumore si avvicinò. Io continuavo a tenere gli occhi chiusi e ad avere un’espressione rilassata sul volto.

Ian si posò sul mio cuscino, prendendomi delicatamente la mano.

- Buona notte, piccola mia. -

(ok, so che non sono queste le foto che vi aspettavate, in fondo il capitolo non gira attorno a Tv Guide, ma sotto vi spiego meglio)



Salve gente <3
Allooora? :3 Essì, il punto 7 si fa sempre più vicino! Se quest’ultimi capitoli sono stati un po’ mosci, ora la situazione si sta facendo più dinamica. Comunque, vorrei ricordarvi che più di tanto non posso inventarmi. Cioè, mi piacerebbe molto inserire degli intrighi o complicare le cose, ma siccome mi baso su fatti reali non posso divagare troppo. Spero che le cose vi vadano bene così.
Molti si chiederanno perché non c’è stato un bacio vero e proprio qui, in questo capitolo, che ci stava benissimo. Bé, naturalmente non so quando se lo sono dati realmenye, ma posso sempre basarmi sulle loro dichiarazioni.  Comunque ciò lo chiariremo in futuro :3
Parlando di questo capitolo… Mi dispiace davvero molto ma non c’è uno straccio di loro foto di San Valentino…
Comunque, tutto ciò di cui ho parlato, è vero.
Nina Dobrev ha rilasciato veramente un’intervista poco carina su San Valentino ad Mtv. Allo stesso modo, ha posato per Flare sia in copertina sia all’interno di essa. Infine, il cast maschile di TVD ha rilasciato immagini promozionali per Tv Guide.
Passando ai Nian :3
Ian e Nina hanno twittato davvero quelle frasi  in due momenti diversi e inoltre sono stati avvistati al ristorante citato nel testo nei pressi di Atlanta.
Poipoipoi… non ho nulla da aggiungere. Un bacione, vi ringrazio ancora per le splendide recensioni che mi lasciate!
Alla prossima <3
Dichiarazione Nina Mtv: (spero sappiate il russo, è sottotitolato in cirillico D:... comunque dice solo che non le piace molto San Valentino perchè è una festa commerciale e cose di questo tipo)
http://www.youtube.com/watch?v=1e1seC2_W3Q
Nina sulla copertina di Flare:

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Capitolo 10
*** I wrong everything. ***


Capitolo 10
I wrong everything


La pausa primaverile era una specie di benedizione dal cielo.

Fra Katherine ed Elena stavo letteralmente impazzendo, per non parlare dell’arrivo di Klaus e di tutti questi scambi di ruolo che stavano venendo fuori.

Avevo una settimana di pace e di relax che avrei passato ad Atlanta. Non potevo di certo permettermi a tornare dai miei, avevo troppo da fare con i copioni.

Lanciai uno sguardo distratto alla lavagnetta che tenevo in cucina.

Pagare Bollette.

Mh, l’avevo fatto la scorsa settimana.

Ritiro riviste.

Oh, quelle mi sarebbero dovute arrivare oggi.

Circa un mese prima avevo rilasciato un servizio fotografico e un’intervista a Teen Vogue.

Ero addirittura in copertina! Non che fosse la prima volta ma mi entusiasmava moltissimo stare in prima pagina.

Finii di bere il mio caffè, lanciando uno sguardo all’orologio.

Avevo chiesto a Ian di aiutarmi a provare un paio di scene.

Da San Valentino non ci siamo più visti molto spesso.

Quell’ultime due settimane erano diventate una cosa tipo: sveglia/lavoro/pranzo/lavoro/cena/lavoro.

Non avevamo tempo per stare insieme e subito dopo le riprese prendevo la mia macchina e me ne andavo subito a dormire.

Dopo San Valentino non eravamo mai stati da soli, nemmeno per dieci secondi.

Quella sarebbe stata la prima volta dopo tanto tempo e la cosa mi metteva un po’ di agitazione.

Dentro di me tutto stava cambiando. Le sensazioni che mi faceva provare, le scene che giravo con lui …

Era tutto così strano, e mi spaventava.

Lo guardavo con occhi diversi e il cuore si apriva non appena stavo con lui.

O sotto di lui.

Il suo copro sopra il mio non era solo un pensiero, ma un ricordo che mi si stampava in mente ogni volta che lo vedevo.

Avevo bisogno di Ian, del suo affetto, della sua magnetica vicinanza.

E sentivo che mi stava entrando nel cuore con una forza distruttiva.

D’un tratto il campanello suonò, riportandomi alla realtà.

– Teen Vogue. –

Ian mi mise fra le mani tre copie della rivista che era arrivata puntuale.

Non appena i nostri occhi si erano ritrovati una marea di brividi mi avevano fatta oscillare per un istante.

Scossi impercettibilmente la testa, portandomi una ciocca dietro l’orecchio.

– Ah, bene! – sorrisi prendendole e cercando di restare lucida.

La mia mente si offuscava sempre in quello strano periodo.

Posai le tre riviste sopra il tavolo. Più tardi le avrei spostate nell’apposito cassetto dove vi mettevo tutti gli articoli riguardanti me, Ian e The Vampire Diaries in generale.

– Allora, iniziamo? – domandai afferrando il copione e dondolandomi sui talloni.

Lui fece si con la testa.

– Non ricordo bene… qual è la scena in questione? – chiese corrucciando la fronte.

M’inumidii le labbra, prendendo lo stereo.

– Quella che dovremo girare fra qualche giorno. Sai, ci ho provato e riprovato da sola ma non riesco a ricordarmi le battute! – storsi la bocca.

Il suo sguardo passò da me allo stereo, per poi accendersi provocatorio.

– Intendi quella in cui Damon ed Elena ballano appassionatamente? – chiese sghembo.

Io inarcai un sopracciglio scegliendo la giusta musica anni ‘60.

– Cosa ci vedi di appassionato in quella danza che dura … due minuti al massimo? –ridacchiai, leggermente tesa.

Ian fece spallucce per poi avvicinarsi a me e posare il suo copione sul tavolo.

– Bè… innanzitutto dura un minuto e mezzo. – precisò alzando un dito con fare autoritario.

Sorrisi, corrucciando il naso e preparandomi per la prova.

Ok Nina. Un minuto e mezzo il tuo copro e quello di Ian staranno svariate volte appiccicati. Puoi farcela.

Gli diedi le spalle, così come dettava la scena.

Aspettai che Ian mi prendesse per un braccio.

Aspettavo. E aspettavo.

– Ian, ti sei per caso addormentato? – risi voltandomi e puntandogli addosso i miei occhi.

Lui stava controllando il copione.

– E’ impossibile da fare senza Paul. – affermò chiudendolo e incrociando le braccia.

Ah.

– Bé, potremmo iniziare dalla prossima? – provai, vergognandomi.

Sul serio non mi ero accorta che quella scena doveva esser fatta da me, Ian e Paul?

Fortunatamente, il moro non sembrò turbato al contrario, mi sorrise prendendomi per mano.

Mi fece fare una piroetta, per poi attirarmi al suo corpo.

Le sue mani accarezzavano le mie, il suo sguardo non mi lasciava.

E il mio cuore accelerava.

Hai un po’ paura, vero? – mormorai, ripetendo la battuta del copione.

Ian mi sorrise allontanandomi un pò, mantenendo comunque le mani sui miei fianchi.

Non vedi come sono calmo e passivo? – domandò di rimando lui, continuando a ballare sul posto.

Io risi, perché così mi era stato detto di fare.

Altrimenti in quella situazione, uno appiccicato all’altro, avrei pensato di fare tutto benché ridere.

Giusto… – dissi corrucciando il naso.

Ian mi prese per mano e mi attirò nuovamente a sé, solo che questa volta non fece completare il giro e la mia schiena si posò sul suo corpo, mentre il braccio libero circondava il mio ventre.

Nonostante cercassi di mantenere la calma i miei pensieri rimandavano perennemente al fiato di Ian che sentivo sull’orecchio.

Le sue labbra erano vicine al mio collo e percepivo un qualcosa che si agitava dentro di me.

Ian mi strinse a sè con più forza.

Te la stai cavando. –sussurrai d’un tratto, ricordandomi che stavamo provando una scena.

Lo sentii sorridere contro il mio collo.

– Era il mio turno… – mormorò lasciando leggermente la presa.

Solo allora mi accorsi di tremare. E di sudare.

– Ah scusa… è vero. – dissi sorridendo e continuando a tenere le mie mani sulle sue.

Ian strinse leggermente la mia mano.

– Riproviamo? – domandò poco dopo facendomi fare un’altra piroetta.

Io scossi la testa, un po’ nervosa.

– No, cambiamo. – mi affrettai a rispondere, certa che quel tipo di scene non andavano fatte quando stavamo soli.

Lui fece spallucce prendendo il copione ed iniziando a sfogliarlo.

Lo guardai di sottecchi mentr’era intento a leggere, concentrato.

Ultimamente non potevo far altro che soffermarmi su alcuni particolari fisici a cui inizialmente non avevo fatto caso.

Come la linea dei muscoli del collo che andava a scomparire sotto la maglietta scura.  Oppure come il profilo perfetto caratterizzato da quell’espressione malandrina perenne. Ma anche i capelli, lasciati così, non troppo curati e sbarazzini.  

E i gesti, le sensazioni, il suo profumo …

Ian, perché mi fai quest’effetto?

– Nina? – mi richiamò lui alzando lo sguardo.

Mi accorsi di esser arrossita e presi subito in mano il mio copione, aprendolo a caso.

– Questa! – dissi puntandola con il dito.

Poco dopo abbassai lo sguardo e m’accorsi quale scena avessi scelto.

– Oh – fece lui  facendo si con la testa. – Mi compiaccio delle tue scelte, davvero. – continuò sempre più strafottente.

Avevo proprio puntato sulla scena di riappacificazione fra Elena e Damon.

Quella in cui lui, in poche parole, diceva che l’avrebbe scelta e salvata in ogni situazione.

Deglutii.

Avevo bisogno di aria e di un bel bicchiere d’acqua ma non feci a tempo di chiedere una pausa che lui mi diede le spalle e così fui costretta ad iniziare.

Questa volta cerca di concentrarti, Nina. Ian è qui per darti un aiuto, sta sprecando il suo tempo libero per te!

Damon… – lo richiamai inumidendomi le labbra ed avanzando.

Lui si voltò, calato nella parte.

Senti Elena, Klaus doveva credere che Bonnie fosse morta e non c’era altra soluzione che… –

Ti capisco, Bonnie è viva. – lo interruppi io, mantenendo il contatto visivo.

Quanto avrei voluto abbassare lo sguardo ma non mi era concesso, non durante quella scena.

Ian alzò le sopracciglia.

Brindiamo all’inganno allora. – fece finta di bere un sorso di Bourbon da un bicchiere inesistente.

Voglio solo chiarire una cosa: Bonnie non morirà. C’è un altro modo, ci dev’essere. – alzai leggermente il tono di voce e tutto ciò che ottenni fu un volume rauco e basso.

Ian si staccò dal tavolo e si avvicinò anche lui.

Prima sembrava lontano diversi metri e invece con pochi passi mi aveva raggiunta.

Alzò una mano, delineando i contorni del mio viso con l’indice.

Questo … questo non c’era nel copione.

Rimase in silenzio, fissandomi.

Toccava a lui.

Ma Ian non fiatò. Continuò a guardarmi e a far scorrere il suo dito dalla mandibola alla guancia fino ad arrivare alle mie labbra leggermente dischiuse, per poi disegnarne perfettamente il contorno.

Sto andando a fuoco.

–  Non… avrei dovuto colpirti. – mormorai tutto d’un fiato, prendendo la parola.

Ian non fece una mossa.  Era serio e concentrato, ma sembrava che della scena che stavamo provando non gl’importasse nulla.

Non pensarci più – soffiò poco dopo – ma voglio essere chiaro io su una cosa: se lo stregone dovesse arrivare a te sceglierò senza intoppi la morte di Bonnie. –

Usava le battute ma sembrava voler dire qualcos’altro che non aveva a che fare con lo show.

Rimasi immobile, incapace di muovermi, stregata dalle sue mani e dal suo sguardo che sembrava richiamarmi.

Ian iniziò ad abbassarsi lentamente, fin quando erano pochi i centimetri a dividere le nostre labbra.

– Sarai sempre la mia scelta, Nina. –

Che cosa? Nina? 

Avrebbe dovuto dire Elena …

Non capivo più nulla. La mia mente era tornata ad offuscarsi e non comprendevo se stavamo ancora lavorando o no.

La risposta giunse poco dopo. 

Ian non si era sbagliato, aveva proprio detto Nina. 

I nostri respiri si fusero in un unico leggero soffio.

Il mio cuore palpitava impazzito, le mani tremavano e sentivo un’attrazione inspiegabile che mi spingeva verso di lui.

Era qualcosa che andava oltre l’immaginabile ed era quasi minimamente paragonabile alla sensazione provata sul mio letto a San Valentino.

I nostri nasi si sfiorarono e le sue mani andarono a posarsi fra i miei capelli.

Non sapevo cosa fare, cosa dire, cosa pensare.

Il mio cervello era completamente impotente di fronte alle mie azioni e la mia vocina interiore era del tutto ammutolita.

Non mi scostai.

Non ne avevo la forza.

E non ne avevo il coraggio, perché tutto ciò che desideravo era quello.

Ian posò le sue labbra sulle mie.

Oh si, l’aveva proprio fatto, e non si era ritirato come ad Atlanta. 

Aveva continuato.

Desideroso e terribilmente bramoso, Ian trovò la mia bocca pronta e leggermente dischiusa, così da permettere l’ingresso alla sua lingua, che diede il via ad un torbido bacio passionale.

Con una mano artigliò la mia spalla spingendomi verso di lui, costringendomi ad aderire al suo corpo.

Si staccò un poco ma non gli permisi di allontanarsi, non ora che la sua bocca si era così tanto avvicinata alla mia. 

Il suo profumo mi elettrizzava l’anima e volevo di più.

Spinta da un'irrefrenabile voglia avanzai, costringendolo ad arretrare.

Le mie mani salirono definendo i muscoli del petto, per poi scendere e percorrere la sua schiena, affamate di quel corpo che tanto avevo desiderato.

Sentii Ian sorprendersi e percepii lo spuntare di un sorrisetto dal suo bacio.

La sua lingua si scontrava e accarezzava la mia, entrando ed uscendo lentamente, saggiandomi le labbra, voluttuosamente e sensualmente.

Gli morsi il labbro inferiore, spinta dall'euforia e l’aria divenne improvvisamente più calda.

La scintilla era scattata e mi stava facendo letteralmente impazzire.

L’avidità con cui premetti il mio corpo contro il suo faceva intendere i miei pensieri e la sua mano salì sulla mia coscia, premendola contro i suoi fianchi.

Il ricordo di una frase, letta tempo fa, mi giunse alla mente.

“ L’unico modo per disfarsi delle voglie è cederne”.

Oh bè, ora capivo cosa significasse.

Ian mi spinse avidamente contro il muro, bloccandomi ogni via d’uscita con il suo corpo. Le sue mani passarono dai fianchi e si infilarono sotto la mia maglietta. I suoi respiri, i suoi gemiti, la sua voglia era quasi palpabile.

Mi morse le labbra, le delineò con la lingua, e i sensi dormienti si risvegliarono in quell’unica mossa.

Si allontanò solo un istante ma le mie mani non lo lasciarono libero e riprendemmo a baciarci avidamente. 

Ian fece scivolare le labbra sulla mia guancia fino ad arrivare all’incavo del collo.

Il calore che sentivo nel basso ventre divampò, mentre lui continuava a marchiarmi la pelle con i suoi baci.

Lasciai ricadere la testa indietro schiudendo leggermente la bocca, dalla quale fuoriuscivano gemiti rantolanti.

Il suo cuore contro il mio.

Lo stesso ritmo.

La stessa voglia.

Le sue labbra poggiate sulla mia pelle mi divoravano e mi facevano fremere ad ogni sua mossa.

E la sensazione mi travolgeva, quella sensazione che provavo e che respingevo.

Lo presi per il colletto della camicia non staccando neanche per un secondo gli occhi dalle sue labbra e reclamai nuovamente un bacio, bramandolo più di ogni altra cosa.

Lo volevo.

Volevo il suo fiato contro il mio e riceverlo era una soddisfazione. Lo desideravo e l’eccitazione non era più sinonimo di peccato.

Le mie gambe scivolarono istintivamente sui suoi fianchi mentre lui si spostò dal muro e mi adagiò delicatamente sul divano lì vicino, per poi sdraiarsi, senza pesarmi, sopra di me. 

A contatto, i nostri bacini sembravano esser stati creati proprio per essere così, uniti, e sospirai eccitata contro le sue labbra arrossate dalla voracità con cui le mordevo. Portai le mie mani sulla sua camicia e iniziai a slacciare disordinatamente i bottoni. Ondate di piacere mi invadevano e volevo di più.

Lui mi tirò leggermente i capelli per tracciare con la punta della lingua una scia umida e calda lungo tutta la linea del collo ed abbassarsi, per poi tornare sul mio viso, bramoso e avido di piacere. 

Ian era affamato. Affamato di me, del mio corpo.

Le fredde mani entrarono prepotentemente sotto la mia maglietta, divorando ogni centimetro della mia pelle.

Ian scese lentamente dalle mie labbra fino all’ombelico, dal quale iniziò una lenta e tormentata salita con la lingua. Inarcai la schiena reclinando la testa, aspettando impaziente nuovamente la sua bocca.

Quando arrivò, fu soddisfacente e al contempo terribilmente eccitante.

Era smanioso, lussureggiante. 

Bruciava.

Mi succhiò provocatoriamente il labbro inferiore, mentre la sua lingua circondava quello superiore.

Socchiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dal calore che emanavamo entrambi.

Scesi a baciargli la mandibola, a mordicchiargli ogni strato di pelle sul suo viso posseduta dal desiderio.

La sua mano scese lentamente sul mio ginocchio ed iniziò poi a salire, piano, verso l’interno coscia.

Più essa saliva, più sentivo la mia eccitazione crescere e più ansimavo.

Ma il sogno si ruppe presto, perchè da poco a poco stavo uscendo da quel mondo rarefatto che si era andato a creare.

Che cosa?  Cosa stavo facendo? 

Osservai attonita Ian sopra di me, mentre la sua mano mi stava slacciando con frenesia i pantaloni e il suo respiro mi rimbombava nelle orecchie.

O mio Dio.

Come eravamo giunti fin lì?

L’ultima cosa che ricordavo era che stavamo provando delle scene, poi è successo tutto e … il tempo si è fermato.

– Ian… – mormorai scuotendo il capo.

Lui sembrò non sentirmi, preso ancora dalla cupidigia e dal momento.

Ma dovevo fermarlo prima di andare avanti.

 – Fermo…. – riprovai più decisa cercando di alzare il tono di voce ma ciò che ne uscì fu solo un gemito di piacere.

– Ian basta! –

Lui alzò la testa di scatto, fissandomi sbigottito.

Lo scostai con un braccio e mi alzai confusa.

Di fronte a me si ergeva uno specchio e non appena vidi riflessa la mia figura sussultai stupita.

Decisamente la persona di fronte a me, non ero io.

La maglietta tirata fino all’orlo del reggiseno, i pantaloni slacciati e leggermente calati sui fianchi, un’espressione lussuriosa ed eccitata.

Il trucco sbavato, i capelli scomposti, le labbra arrossate per i troppi baci di Ian.

Mi voltai di scatto, tremante.

Che cosa mi era successo? 

Perché glielo avevo lasciato fare?

Lui rimaneva ancora seduto sul divano, impietrito.

I capelli più scarmigliati del solito, le gote arrossate dall’eccitazione, un rigonfiamento che non passava inosservato all'altezza dell'inguine e la camicia sbottonata scompostamente.

Ma la cosa peggiore era che sorrideva.

Ian sorrideva, compiaciuto e frastornato, perché finalmente aveva fatto ciò che aveva sempre voluto fare.

E io non glielo avevo impedito. Mi ero lasciata sopraffare da un desiderio troppo grande, da una voglia troppa pericolosa.

Mi faceva male.

– Vattene. – sussurrai flebilmente, scostando dal viso una ciocca di capelli.

Vidi Ian rabbuiarsi pesantemente ed alzarsi di scatto.

– Come? – chiese di rimando, la voce rotta dall'affanno.

Lo stesso affanno che mi aveva toccata più a fondo.

Scossi la testa.

Non riuscivo a reggere la situazione, era troppo grande per me.

– Hai sentito, va via. – ripetei più lentamente non riuscendo a sfidare il suo sguardo deluso.

Ian si stava innervosendo. 

Il mio peggior incubo si stava avverando.

– Prima sembrava volessi il contrario. – sputò con freddezza avvicinandosi. 

Io indietreggiai lentamente, deglutendo intimorita.

– Ian ti prego, non posso. E’ meglio che tu vada, lasciami sola. – risposi cercando di apparire sicura, autoritaria.

La voce era rotta dalle lacrime che uscivano, traditrici della mia figura.

Ian batté un pugno sul muro, livido di nervosismo.

– Non puoi fare come ti pare, Nina. Prima accetti il bacio, ti lasci andare con me e poi ti fai prendere dal flusso di coscienza?! Non funziona così! – continuò alzando il tono di voce.

Ero nervosa, agitata, lo stress in persona.

Volevo piangere, liberarmi di quel peccato che avevo appena commesso, ma prima Ian doveva sparire, perché dovevo respirare.

Mi sentivo prigioniera nella mia stessa casa e gli occhi di Ian erano le mie catene.

– E’ stato uno stupidissimo errore, non so cosa mi sia preso e…. –

– No, non ti azzardare minimamente a dire che è stato un errore, perché io volevo farlo. – disse alzando il mento e le spalle austeramente.

Io lo guardai stupita, pulendomi il viso dalle lacrime che continuavano ad uscire imperterrite.

– Posso continuare ad andare avanti a scherzare, ma ora basta. Sono giunto al limite. Penso che ormai sia chiaro quello che provo per te. –

Mi avvicinai posandogli un dito sulle labbra, ammutolendolo.

Non doveva dirlo, o tutto sarebbe cambiato. 

Sarebbe peggiorato.

Lui scansò la mia mano con un gesto secco e stizzito e mi puntò gli occhi sul viso.

Volevo abbassare lo sguardo ma sapevo che non sarei riuscita a farlo.

– C’è, e non posso farci niente. Sono anni che vado avanti a sorriderti e a pensare "Ei che bella migliore amica che ho." No Nina, non sei la mia migliore amica. Sei molto di più. – dichiarò solennemente.

– Stiamo sbagliando tutto. – provai, ma ricevetti solo una reazione più nervosa.

– Io non sto sbagliando un bel niente, Nina. C’è attrazione fra noi due e quello che è successo oggi ne è la prova. Affronta la realtà, non scappare! –

Ancora più agitato, ancora più nervoso, ancora più incazzato.

Continuai a singhiozzare in silenzio e non ricevetti nulla da lui, solo rabbia.

Il mio rifiuto ci stava distruggendo.

Non ricevendo una mia risposta, Ian prese la giacca e il copione.

– Mi sto innamorando di te, Nina. Fattene una ragione. –

Uscì sbattendo la porta con rabbia.

Io mi lasciai andare ad un pianto liberatorio senza sosta, che durò per ore.

Lì, accasciata in un angolino, sentivo la mia mente condannarmi a quella vita di solitudine e paure.

Il mio cuore, al contrario, mi ripeteva che dovevo rincorrerlo e accettare l’idea.

Mi vennero i brividi al solo pensiero. 

Ripensai alle parole di Candice, di Paul, di tutti. 

Ian era innamorato di me.

E io di lui.

Ma continuavo quella lotta inesistente dove l’unica a perdere sarei stata io.

Lo avevo accettato, ma poi avevo avuto paura.

Non potevo rischiare di perdere quella grande amicizia per… per cosa, dopotutto?

Per un amore che magari sarebbe morto prima ancora di iniziare?

Mi coprii il viso con le mani, sentendomi in colpa per l’accaduto.

All’inizio era stato Megan il problema. Poi è diventato il lavoro, l’età, la stampa …

Ma sapevo che queste erano tutte inutili giustificazioni.

La verità è che provavo qualcosa per Ian, ma non avevo il coraggio per dirglielo e iniziare un qualcosa con lui. 

Perché era tutto così diverso, quell’anno?

Lo conoscevo già dalla prima stagione e mai era successa una cosa del genere.

La complicità, il desiderio e le sensazioni che Ian mi faceva provare …

Non potevo permettermi di perderlo, ma capii che ormai era troppo tardi.

Ian era stato esplicito, o magari era stata la rabbia a prevalere sulla ragione.

Lo avevo accolto, poi respinto, e si sentiva terribilmente usato e confuso.

Un'altra lacrima scese.

Il giorno dopo lo avrei rivisto al lavoro.

Che cosa avrei fatto?



Fandommmm <3
Ehm… si insomma, ecco tutto. Prima che possiate dire/pensare qualunque cosa, vi freno: ho deciso di lasciare il Raiting Arancione, quindi leggibile da tutti, ma con l'avvertimento Lime. Bé, non credo che queste scene siano state chissà cosa. Leggendo il regolamento posso descrivere i baci o altre cose come mi pare e piace, rispettando le norme, senza che essi degenerino in un atto sessuale.
Lo dico perchè in una mia precedente storia avevo descritto una scena più o meno come questa e qualcuno mi ha criticato perchè ho trattato un tema a Raiting Rosso. Chiedo scusa a chi magari si è sentito un  pò in imbarazzo nel leggere questo capitolo ma... io non ci ho trovato niente di così sconcio :P
Avevo parecchie cose da dire sul capitolo ma ora non me ne viene in mente nessuna ahaha… 
Ci troviamo verso metà Marzo, quindi c'è stato un salto temporale da San Valentino, quasi un mese! In questo periodo, come ci dice Nina, il lavoro è stato così intenso da non poter stare sola con Ian. Effettivamente, le riprese che vanno da Febbraio a Marzo sono tra le più importanti della stagione, come quelle che stanno girando adesso. E poi, oltre alle vacanze natalizie gli attori di TVD hanno anche quelle Primaverili, e per questo anche la quarta stagione avrà una pausa da Marzo ai primi di Aprile (mi sembra). 
Passando al capitolo.
Innanzitutto vorrei chiarire il “Mi sto innamorando di te” che ha detto Ian. Voi sapete quanto a me piace fare le cose leeeente e per arrivare a questo punto, i signorini ci hanno messo ben 9 capitoli!
Io credo che sarebbe stato un po’ avventato se Ian avesse detto “Ti amo”. Cioè, bo, magari nella realtà l’avrà detto sul serio subito ma penso che non sia così stupido da affrettare le cose in questo modo. In fondo si sono solo dati un bacio e dietro c’è una lunga e grande amicizia. Forse sarò all’antica, ma io credo che il “ti amo” deve esser detto quando si è sicuri di amare veramente una persona.
Ovviamente, il “mi sto innamorando di te” non da lo stesso effetto, ma arriveremo anche al “ti amo”!
Altra cosuccia: perché farli baciare/ stravolgere tutto proprio ora, a Marzo.
Fino ad ora, Nina ha sempre solennemente smentito una possibile relazione con Ian. Sebbene abbia passato San Valentino con lui, non ci sono foto né testimonianze di certi “avvicinamenti” o sguardi ambigui :3. Per gli avvistamenti precedenti, invece, resta il fatto che Ian era ancora impegnato con Megan.
Nonostante la smentita di Nina nella rivista Teen Vogue (dove posterò le foto qui sotto e approfondirò le dichiarazioni nel prossimo capitolo), circa 2 settimane dopo i Nian vengono avvistati al festival Coachella e… e le avete viste le foto? *_*
Sono le prime foto in cui stanno insieme, fuori dal set, in atteggiamenti che rimandano tutto ad una possibile relazione. Hanno passato due giornate insieme completamente da soli (sono gli unici del cast di TVD ad esserci andati) e sembra siano stati in compagnia di un’altra coppia molto famosa. Ma la questone Coachella la chiarirò in futuro :3
Secondo motivo: da Marzo, Nina non ha più smentito le voci su lei e Ian. Ovviamente non ha mai detto nulla del tipo “ei, sono fidanzata con Somerhalder!”, ma non ha più dato risposte negative.
Mhh, per me sono validi indizi u.u
Dunque, Nina ha fatto un bel casotto e Ian non la perdonerà tanto facilmente per averlo accolto e poi rifiutato così, in quel modo :3 Io sto dalla sua parte perché diciamo che questi tira e molla non mi vanno tanto a genio ahaha
Comunque, spero vi sia piaciuto questo capitolo tanto atteso e che sia riuscita a trasmettervi le giuste sensazioni. Spero anche che non critichiate troppo l'atteggiamento impulsivo di Ian e il ripensamento di Nina, sono fattori inportanti per il seguito...
Un ringraziamento speciale va a Fedamon88 che mi ha aiutata!
Ringrazio naturalmente anche “Sempre con te” che ha recensito lo scorso capitolo, insieme a CostantinovaSmolder, Nicletta91 e Miss_Scarsgard, grazie mille per tutto! Poi passo a ringraziare Jen (anche se hai cambiato nick posso continuare a chiamarti così? :P ), Likerosesneedtherain che finalmente ho imparato il tuo nome senza intoppi ahaha, Ele87nella che, te lo prometto, recensirò l’ultimo capitolo della tua storia quando troverò tempo u.u, FedeVampire, giuro anche a te che recensirò il capitolo 30 >.<, MissElenaGilbert che grazie alle sue super-recensioni approfondite mi da giusti consigli, Missisippi, anche le tue recensioni mi fanno molto piacere e sorridere, Militerni <3 che ormai recensisce tutti i capitoli, grazie!!, la simpaticissima VampiresHeart,  e in generale tutte le altre che hanno inserito la storia fra le ricordate/seguite e preferite. Grazie, grazie davvero, mi fate andare avanti!
Un bacione a tutte e ci rivediamo la prossima settimana con il seguito! <3

Le foto di Nina per Teen Vogue:

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Capitolo 11
*** I'm fine. ***


Capitolo undici.
I'm fine.


La sveglia aveva suonato ma tutto ciò che sentivo era solo la sua ridicola musichetta pimpante che  mi trapanava le orecchie.

Tirai le lenzuola fin sopra il naso pur di rinchiudermi nel letto, che era diventato il mio migliore amico. 

La luce faceva timidamente capolino dalle tende della finestra mentre da fuori sentivo le macchine sfrecciare per la strada.

Era così poco analogo il mondo rispetto alla realtà che mi ero creata.

Esternamente ero sempre la stessa. Sorridente, euforica, allegra.

Dentro stavo morendo.

Guardai per la decima volta da quando mi ero svegliata il cellulare.

Nessuna chiamata, nessun messaggio.

Ian non si era fatto sentire e non mi aspettavo diversamente.

Deglutii, mentre il mio cuore tremava per quanto stavo crollando.

Affondai la testa nel cuscino, stringendo le lenzuola e soffocando un singhiozzo.

Non avevo smesso di piangere da quando se n’era andato via in quel modo così brusco.

Non avevo cenato, nemmeno mi ero  tolta i vestiti.

Ero semplicemente sprofondata nel letto, cercando in esso un qualche conforto al mio stato d’animo.

Niente.

Capisci di amare una persona solo quando la perdi.

E io l’avevo perso.

Ero stata una stupida. Perché mi ero fermata? Perché non avevo ceduto a quella dannata voglia che mi aveva trascinata nel turbine della passione?

Era chiaro che capissi i miei sentimenti per lui ma d’altra parte era strano per me accettarli.

Il nostro rapporto era sempre filato liscio e sembrava solo ieri quando aveva puntato per la prima volta gli occhi sul mio viso e stretto la mia mano, forte e deciso, presentandosi come Ian Somerhalder, ovvero Dmon Salvatore.

Mi voltai lentamente, asciugando il viso bagnato dalle lacrime.

Fissai il vuoto che mi si era posto davanti.

Un vuoto che, giusto il mese prima, era stato colmato dal candido corpo di Ian.

Quanto avrei voluto che si fosse fermato il giorno dopo San Valentino, il giorno dopo ancora e anche il successivo.

Ma ero stata zitta. Era come se avessi piantato attorno a me dei limiti che non dovevano esser violati.

Avevo deciso di non intraprendere nessuna relazione con un collega? E così era stato.

Avevo deciso che mi sarei concentrata perennemente sul lavoro? E così era stato.

Avevo deciso di tenere le distanze con chiunque mi si rivolgesse troppo intimamente?

E così non era stato.

Ian aveva violato i miei limiti troppo velocemente, e non avevo fatto a tempo a bloccarlo prima che entrambi ci facessimo del male.

Oh, ma che senso aveva rifletterci proprio in quel momento?

Era inutile ripensarci sopra. Ormai mi aveva detto ben chiaro i suoi sentimenti e dovevo accettarli ed andare avanti, in un modo o nell’altro.

Tirai su con il naso, scostando le coperte ed alzandomi.

La testa mi pulsava e sembravo uno zombie. Mi specchiai e istintivamente la mia mente mi riportò al riflesso della ragazza della sera prima. Quella ragazza mezza svestita e con quell’espressione lussuriosa stampata in viso.

Ora invece avevo i capelli piatti sulla faccia, un’espressione fredda sul volto e gli occhi rossi, tremendamente rossi dal pianto.

Provai a sorridere, ad essere raggiante, visto che Elena si sarebbe divertita in quella puntata.

Proprio no, non andava.

E non mi andava nemmeno di fare colazione o altro.

Era come se tutto il mondo avesse smesso di girare, come se la mia vita fosse finita dopo che lui era uscito sbattendo la porta.

Ma dovevo pensare al lavoro e alle mie responsabilità. Ero sopra i venti anni, non più una ragazzina che piangeva per una cotta adolescenziale.

Presi i primi vestiti che mi capitarono sotto mano, tanto poi mi sarei dovuta cambiare, levandomi quelli sporchi della sera prima.

Uscii di casa, mentre provavo una certa invidia per quel sole raggiante che illuminava il mondo intero,  eccetto la mia anima che continuava ad essere oscura.

Entrai in macchina, la mia macchina, e un’ansia repentina mi si fiondò addosso prepotentemente.

Di lì a cinque minuti mi sarei ritrovata sul set insieme a tutti gli altri.

Poi avremmo iniziato a girare e una delle scene era con Ian.

Come si sarebbe comportato?

Avrebbe fatto finta di niente, ci avrebbe riso sopra e sarebbe tornato tutto come prima?

Questo era ciò che desideravo ma la rabbia con cui aveva sbattuto la porta il giorno prima continuava ad alleggiare nella mia mente.

Presi un profondo respiro cercando di calmarmi e, stringendo il volante, misi in moto.

Io sono Nina Dobrev. Sto andando a lavorare. Qualunque cosa succeda non crollerò e sarò sempre la stessa. Nessuno farà caso al mio umore, né a me ed Ian.
 
Non  appena ero entrata a Casa Salvatore un brivido mi aveva scosso.

Ian era voltato di spalle, intento a bersi un caffè e a ripassare il copione.

Paul stava al di fuori dei riflettori, seduto sulla sedia a parlare al telefono.

Invece Candice, Kat, Michael e Steven non c’erano.

Capii subito che quella mattina sul set di casa Salvatore c’eravamo solo noi tre, più Kevin e i vari membri della troupe.

Un successone, insomma.

Cercai di regolare il temporale di emozioni che mi frastornava la mente.

Non sapevo cosa fare, sentendomi per la prima volta inadeguata in quel posto che ormai era diventata la mia seconda casa.

Posai debolmente la borsa accanto ad una sedia libera, sedendomi, mentre la troupe iniziò a prepararmi.

Una donna continuava a passarmi la piastra e sistemarmi il trucco, mentre io cercavo di non vacillare e di comportarmi nella maniera più naturale possibile. Salutavo con un cenno chi mi passava di fronte, leggevo una rivista, mi guardavo un po’ attorno.

Tutto, pur di non pensare a lui.

Ian non si era ancora accorto della mia presenza.

Credo.

Stava girato prima ancora che io entrassi.

Nessuno sembrava guardarmi con occhio diverso, come se sapesse qualcosa.

Bene, a quanto pare Ian non ne aveva fatto parola con nessuno.

In un certo senso questo fatto mi tranquillizzò. Almeno non avrei dovuto coprirmi da occhiate indiscrete e domande fuori luogo.

Ma chissenefrega del parere degl’altri, almeno in questo caso.

Qui il vero dramma è Ian.

– Iniziamo. –

Kevin era sbucato dalla camera da presa battendo entusiasta le mani, incitandomi a prender posizione.

Deglutii.

Mi alzai lentamente dalla sedia, posizionandomi in mezzo alla camera da letto di Damon, titubante.

Ian si voltò un poco, ma solo per nascondere i fogli e prendersi un bicchiere di Burbon.

Ironia della sorte, dovevamo proprio girare la scena che avevamo provato il giorno prima.

Quella dopo il quale era avvenuto il bacio.

Destino crudele.

Scossi la testa cercando di far luce alla mia mente, concentrandomi.

M’inumidii le labbra, presi una boccata d’aria e pregai me stessa di non crollare davanti a tutti.

– Azione! –

Il mio corpo s’irrigidì tutto d’un botto, come se d’un tratto una vampata gelida mi avesse colpito.

Ian si voltò, e i suoi occhi mi colpirono l’animo.

Freddi.

Distaccati, lontani.

Era come se la figura davanti a me non fosse il mio Ian, ma una qualunque persona che non avevo mai visto.

La cosa mi fece un certo effetto e un groppo alla gola m’impedì di parlare, mentre le mie gambe cercarono di reggermi invano.

– Elena. –

Il tono di voce era calmo, gentile, contrapposto da come si presentava esternamente.

Lui era Damon, calato perfettamente nei panni.

Io ero Nina, e continuavo ad esserlo nonostante Kevin mi trucidasse con lo sguardo.

Ian continuava a fissarmi, terribilmente indifferente e secco.

Poco dopo socchiuse leggermente gli occhi e un alone di nervosismo alleggiò sul suo volto.

Un momento, era il mio turno?

Come se fino a quel momento mi fossi scordata di farlo, iniziai a respirare e sentii il cuore aumentare il battito nel petto.

Cos’è che dovevo fare?

Vuoto di memoria, panico totale.

Quali erano le battute?

Abbassai il capo guardandomi le mani tremanti mentre dei respiri rotti spaccavano il silenzio che vi era.

– Nina? –

Continuavo a tenere il volto basso.

Stavo crollando.

Non avevo la forza di alzarlo e di mostrare a tutti quelle lacrime che erano uscite.

Traditrici.

Perché diamine stavo piangendo?

– Ti senti bene? –

Questo era Paul. Dal suo tono di voce capivo che si stava allarmando e che si era sporto un po’ dalla sedia.

– Ian, portale un bicchiere d’acqua. – aveva detto poi.

Ian.

Un altro singhiozzo stava per uscire ma lo soffocai appena in tempo portandomi la mano alle labbra. Nessuno aveva visto le mie lacrime, i capelli coprivano il mio viso abbassato.

Un minimo di dignità mi era rimasto, ma continuavo a sentire lo sguardo freddo di Ian addosso ed’era come se mi spogliasse di ogni sicurezza.

Ero come nuda di fronte a lui.

– Tieni una bottiglietta. –

Paul si era alzato e me la stava porgendo gentilmente.

La presi, tremando, e con la scusa di scostarmi i capelli dal viso mi pulii le lacrime, alzando il capo.

Tirai su con il naso, prendendo un po’ d’acqua.

Il fresco contenuto della bottiglia mi fece riprendere un po’, ma non abbastanza per continuare a lavorare.

– Ti senti la febbre? – domandò Kevin notando gli occhi lucidi.

Ridiedi la bottiglietta, ormai vuota, a Paul.

Mh, gran bella scusa quella della febbre.

Feci subito si con la testa, convinta.

In fondo, Marzo è famoso per le influenze che girano.

– Se non ti senti troppo bene puoi tornare a casa. Finiremo di girare la prossima volta, abbiamo ancora un po’ di tempo. – propose Kevin con un’alzata di spalle.

Accettai nuovamente, appoggiandomi al tavolino che avevo davanti.

La troupe iniziò a prendere le sue cose e in meno di dieci minuti lasciarono la stanza.

Nel salone eravamo rimasti solo io, Paul… e Ian.

Non riuscivo a guardarlo.

Provavo vergogna nella mia figura che risultava essere così patetica di fronte a lui, così spogliata di tutto l’orgoglio che un tempo sembrava appartenermi.

Paul si passò una mano fra i capelli, guardando prima me poi Ian.

Il moro stava immobile, dritto, in mezzo alla stanza.

Dovevo fare qualcosa, non potevo continuare ad essere così immatura e fragile.

No, non lo ero.

Mi feci coraggio.

Stretta nel maglioncino volsi la testa dritta di fronte a lui, poi feci scivolare lentamente gli occhi sulla sua figura.

Il mio viso divampò a quella visione, il cuore tremò.

Strinsi l’orlo del tavolino come se quell’oggetto potesse darmi la forza di continuare.

Ian mi osservava, passibile, indifferente.

Odiavo vederlo così.

Odiavo vedermi così.

Odiavo ciò che eravamo diventati.

Due estranei.

Ventiquattro ore prima non avrei mai immaginato potesse succeder questo.

E invece eccola qui, questa realtà del cavolo.

– Allora… andiamo a prenderci un caffè? – provò Paul alzando leggermente il tono di voce e passando il peso da una gamba all’altra.

La tensione era palpabile.

Volsi la testa dando maggior attenzione a Wes, poiché non ce la facevo a veder Ian in quello stato.

Non riuscivo a guardarlo.

Sembrava diverso.

Era diverso.

Prendere un caffè con lui era l’ultima cosa di cui avevo bisogno.

– Io torno a casa. –

La mia voce era irriconoscibile.

Flebile, rotta, pesante.

Non sembrava la mia.

Paul mi guardò strano, poi si voltò verso Ian.

– Tu? – domandò alzando un sopracciglio e prendendo il giubbotto di pelle.

– Ci sto. – rispose sicuro di sé l’altro, alzando il mento.

Lui… sembrava così tranquillo, così disinteressato, così resistente.

Era veramente un qualcosa di soprannaturale il fatto che non provasse forti emozioni e che riuscisse a nasconderle così bene.

Perché non si sentiva come me? Perché anche lui non provava vergogna?

Paul fece si con la testa e alzò una mano per salutarmi.

Io provai a sorridergli di rimando ma proprio non mi venne.


Feci per girarmi ma Ian smorzò il silenzio creato.

– Aspetta. – proferì alzando la mano.

Lo guardai, intimorita, curiosa su ciò che stava per fare.

Non sapevo se quella frase fosse rivolta a me o a Paul, ma sembrava proprio che di punto in bianco Ian Somerhalder stesse procedendo verso la mia direzione.

Manteneva lo sguardo fisso su di me, sul mio viso, sulla mia anima ferita.

In lui non potevo scorgere nulla se non occhi di ghiaccio.

– Ho dimenticato una cosa… – affermò regolando bene i passi.

Sorrise.

Ian stava venendo da me.

L’ansia tornò ma meno crudele della volta precedente.

Una luce mi balenò negl’occhi.

C’era ancora speranza per noi.

Magari stava tornando per… fare pace? Oh si, questa volta il suo perdono me lo sarei giocato bene.

Ian sicuramente voleva abbracciarmi o semplicemente parlarmi, una cosa che già mi stava venendo a mancare.

Mio Dio, si stava risolvendo tutto così velocemente, da un minuto all’altro, e io non avevo fatto nulla.

Non mi sarei più concessa a certi nostri atteggiamenti.

Era finita male perché lui aveva deciso di dichiararsi ma se l’avessi fatto pure io, sarebbe potuta finire peggio.

Gli avrei tenuto nascosto ciò che sentivo per lui.

Gli avrei tenuto nascosto il mio amore pur di non ferirci.

Oh si, avrei fatto proprio questo.

Ian continuò a sorridere e io feci lo stesso, alzando su il mento, lieta di quel cambiamento.

Eccolo, mancavano pochi metri, e manteneva il passo regolare.

Tirai nuovamente su con il naso e mi scostai dal tavolo, andando nella sua direzione e facendo piccoli timidi passi.

Finalmente lo avrei riavuto, tutto per me.

Avevo stretto le labbra e alzato una mano per salutarlo.

Mi ero avvicinata a lui e stavo per parlargli, gioiosa come non mai.

E fu così che Ian mi passò accanto come se non esistessi.

Lui non guardava me.

Lui guardava la borsa dietro di me.

Non mi considerava, non aveva più opinioni sul mio conto.

Per lui, ero come morta.

– Presa. – sorrise raggiante alzando la sua borsa e  tornando indietro velocemente, prendendo per il braccio Paul e spronandolo ad andar via di lì.

Non un accenno sul mio conto, non un saluto, non uno sguardo decente.

Niente, come io e lui.

Non eravamo più niente.

Vidi Paul voltarsi e lanciarmi uno sguardo. Non ricordo se fosse dispiaciuto, curioso o deluso.

So solo che ero scattata dal mio posto, livida di rabbia e di lacrime che ormai se ne fregavano di star chiuse dentro di me.

Li avevo superati, correndo.

Avevo sbattuto per sbaglio contro la spalla di Ian che non aveva fatto una sola mossa per fermarmi.

Non mi aveva presa, non mi era venuto dietro. Niente.

Mi chiusi nel camerino, a chiave, e decisi di restare lì.

Il telefono vibrò infinite volte ma ormai l’avevo scaraventato contro la parete di fronte.

Seduta con la schiena sulla porta, rannicchiata contro le ginocchia, ripensai a tutto quello che avevo fatto di sbagliato.

I miei errori, le mie emozioni.

L’amore che provavo per Ian e che tanto avevo tenuto nascosto.

Ma niente, quel sentimento continuava a venir fuori prepotentemente e alla fine aveva vinto lui.

Amavo Ian e dovevo convivere con questa cosa.

Un pianto senza limiti mi accolse, mentre il mio corpo sembrava svuotarsi dopo ogni lacrima.

L’avevo perso.

Ero sola.

Tutto era diverso.

Ero sola.

Le sensazioni erano troppe e iniziavo a provare una certa nausea.

Non so quanti minuti o ore passai lì dentro, so solo che il mio umore non cambiava e la staticità del momento mi stava lentamente uccidendo.

Qualcuno bussò alla porta.

Non feci una mossa, come se non l’avessi sentito, ma sperai con tutto il cuore che fosse Ian.

– Nina, fammi entrare. –

Paul.

Non gli risposi. Pregai che capisse il mio comportamento.

Come fa a capirlo se non sa niente di te e Ian?

La testa mi pulsava, avevo freddo.

– Fammi entrare o butto giù la porta. –

Sembrava irritato… e preoccupato.

E deluso.

Scossi nuovamente la testa, consapevole che non potesse vedermi.

Lo sentii battere nuovamente con forza, ma non feci nulla.

Avevo bisogno di stare sola. O con Ian.

Non volevo nessun’altro.

– Devo parlarti, Nina. – gridò innervosendosi.

– Paul, non ora… – piansi con la voce rotta.

Lo sentii sbuffare e piegarsi.

– Ti prego. –

No, Paul, no.

Mi dispiace, ma non voglio.

– Volevo stare con Torrey, ma giuro che non mi muovo da qui se prima non ti parlo. –

Lo sentii sedersi dall’altra parte, senza fiatare.

Avrebbe rinunciato a passare del tempo con la sua ragazza per me? Una qualunque amica?

Quanto avrei voluto essere forte ed uscire a parlargli, oppure menefreghista e starmene lì dentro.

Ma non potevo fare questo a Paul.

Quella sua tattica era veramente crudele.

Ricattarmi con Torrey.

Davvero infimo.

Mi alzai, molto lentamente, reggendomi alla maniglia, aprendo un poco la porta.

Di colpo lui si fiondò dentro, chiudendola ed abbracciandomi, come se potessi scomparire da un momento all’altro.

Il suo petto sembrava fatto apposta per piangerci addosso.

Mi chiusi in lui, come se fossi un segreto da tener stretto e lui il mio scrigno.

Paul mi accarezzò dolcemente i capelli, cercando di calmarmi.

– Shh… – sussurrò.

Non so quanto tempo restammo vicini, so solo che era il giusto tempo che mi ci voleva per riprendermi un po’.

Lentamente, mi staccai dalla sua maglietta che avevo bagnato con  quelle ultime lacrime che mi erano rimaste.

Paul mi prese il volto fra le mani, tirandolo su e osservandomi.

– Ian mi ha detto tutto. – iniziò inumidendosi le labbra.

Sussultai a quel nome, stringendomi nelle spalle.

Lui se ne accorse e, tenendomi per il braccio, mi adagiò dolcemente a terra, per poi prender posto accanto a me.

– Preferisco non prendere le parti di nessuno, ma Nina… che cosa ti è preso? –

Paul… non ero pronta a quel discorso, anche se sembrava che lui non ci avesse pensato tanto dal chiedermelo in modo così diretto.

Accettai quelle sue parole ugualmente.

Tirai su con il naso, abbassando lo sguardo.

Gli occhi scrutatori di Paul mi perforavano l’anima.

– Ero spaventata… – sussurrai talmente piano che forse nemmeno mi aveva sentito.

Ma lui aveva ascoltato eccome.

Mi passò un braccio attorno alle spalle e io posai la testa sul suo petto.

– Non voglio nemmeno chiederti di cosa eri spaventata. Ma devi ammettere quello che provi per Ian. –

Erano dure le sue parole e mi entrarono subito dentro.

Capii che non potevo tirarmi indietro dalla discussione che si sarebbe andata a creare.

– Io lo ammetto… – provai alzando un po’ lo sguardo per vedere la sua espressione.

Paul aveva scosso la testa e si era passato una mano fra i capelli.

– No, non gliel’hai mai detto a lui. – mi fece notare con un’occhiata adirata.

Non aveva preso la parte di Ian ma era ovvio che anche lui fosse deluso da quel mio stupido comportamento infantile.

Serrai le labbra, pulendomi nuovamente gli occhi.

– Sai Nina, io e Torrey ci siamo conosciuti sul set di Killer Movie e io l’ho amata dal primo momento che i miei occhi hanno incontrato i suoi. – mormorò addolcendosi e poggiando la testa sulla parete.

Apprezzai quel suo cambiamento, non sarei riuscita a reggere un’altra delusione negl’occhi di un uomo a me caro.

Alzai il capo, guardando la sua espressione.

Non mi aveva mai detto di come avesse conosciuto Torrey e francamente ne ero sempre stata incuriosita.

Paul sorrideva e si stava lasciando trasportare dai ricordi rarefatti di un tempo.

– Lei non ne sapeva niente. Pensava che passassi a casa sua solo perché mi trovavo casualmente in zona. –

Quella timida confessione strappò dal mio viso un piccolo sorriso.

Si, me lo immaginavo proprio davanti all’abitazione di Torrey che si guardava intorno spaesato, per poi far finta di nulla e suonare il campanello.

Lo scrutai, in silenzio, attendendo altre sue parole.

– Mi era davvero difficile recitare in quel dannato film horror e fare certe scene violente con la consapevolezza che lei mi stesse guardando, dietro le quinte. – continuò, abbassando il tono di voce e sorridendo.

Piano piano riuscivo a capire dove volesse parare.

Aveva aperto una specie di parentesi su lui e Torrey per poi concludere con un riferimento a me e Ian.

– Io e lei ci comportavamo nella stessa identica maniera di te e Ian. –

Già, appunto.

M’inumidii le labbra, rendendomi conto di averle tutte secche.

– E adesso state insieme… –

Felicemente insieme  – mi corresse lui stringendomi un po’ – non ci facevamo vedere in giro, non uscivamo quasi mai, se qualcuno ci chiedeva qualcosa deviavamo subito il discorso. Ma ti assicuro, Nina, che dichiararmi  è stata la cosa più giusta che io abbia mai fatto. –

Paul mi fissava con una certa forza nello sguardo.

Io feci si con la testa, capendo il suo ragionamento e alzai il capo.

– E che cosa dovrei fare? –

Quella domanda sembrava così ridicola dopo il suo discorso e la risposta era così evidente che mi sentii abbastanza sciocca per il solo fatto di averglielo chiesto.

– Non avere paura degli amori che nascono sul lavoro. Non è un dramma. Se quello che senti per Ian è vero, e so che è così altrimenti non saresti chiusa qui dentro, vai e diglielo. Confessa tutto ciò che hai tenuto nascosto in questi ultimi anni. Parlatene, confrontatevi. Andate oltre alla “zona amicizia”. Non vi appartiene più, Nina. –

Sospirai rumorosamente, riprendendo fiato.

Avevo bisogno di aiuto, e Paul me lo aveva appena offerto.

Mi schiarii la gola, passandomi una mano fra i capelli.

– Credi che se mi dichiarassi… le cose tornerebbero come prima? – chiesi sussurrando e guardandolo con gli occhi umidi.

Paul mi stampò un bacio sulla fronte.

– No, Nina. Le cose non torneranno mai come prima. – disse alzando le spalle.

Lo guardai intimorita e delusa dalle sue parole.

– Andranno molto meglio. – finì sorridendo e stringendomi con un braccio, con fare fraterno e rassicurante. Le sue parole mi aprirono un nuovo mondo, una nuova possibilità e una certezza che da tempo avevo lasciato perdere.

Una forza si mosse nel mio corpo e il mio cuore sembrò riprendere a battere, metaforicamente parlando.

Di colpo le mie ansie, le mie paure, il terrore che portavo appresso sembravano esser stati sconfitti dal coraggio e dalla dolcezza del discorso di Paul.

Mi alzai con lui, stringendolo forte.

Non piangevo più, non ce n’era motivo.

Avevo pienamente capito cosa dovevo fare e tutto questo grazie a Paul.

– Ah, e per la cronaca  – finì lui aprendo la porta e alzando un sopracciglio – io e Torrey ci sposiamo fra meno di un mese. –

Oh.

Sgranai gli occhi portandomi subito le mani alla bocca e sembrava che tutta la tristezza che portavo appresso fosse sparita.

– E questo perché entrambi abbiamo avuto il coraggio di iniziare una relazione, un qualcosa. –

Paul chiuse la porta, portandosi via la paura che mi aveva offuscato la mente.

Serrai i pugni e guardai dritta di fronte a me.

Era giunto il momento di mettere in chiaro le cose.

Era l’ora dei fatti.
 


Ciao a tuttiii <3
Ok, mi sono presa una settimana di pausa, mi ci voleva :)
Dunque, riguardo alle notizie ci siamo un po’ fermati, per chiarire meglio cosa succede a Nina dopo il suo rifiuto.
E se n’è pentita, ovviamente.
Ian non la considera affatto. So che potrebbe sembrare molto duro da parte sua: in fondo, continua ad amarla e poi lei si è solo tirata indietro, non ne farei un dramma. Però, se diciamo mi trovassi in una situazione simile e fossi io ad esser stata rifiutata, oltre ad esser ferita, proverei una certa vergogna e mi sentirei abbastanza stupida ahahah >.<
Si ok, mi è successo una volta e per questo difendo i diritti di Ian <3
Vabbè.
Mi mancava un po’ l’amicizia tra Paul e Nina :3 Al suo posto potevano starci perfettamente Kat o Candice, ma credo che in questi casi l’amicizia Dobsley le batte tutte!
Ah, e poi ho fatto anche una mini ricerca su Paul e Torrey: i due si sono realmente conosciuti sul set di Killer Movie e da lì, inizialmente segreta, sembra esser nata una relazione che li ha condotti al matrimonio.
Mi sarebbe piaciuto scrivere un capitolo sulle loro nozze, magari con Ian e Nina, ma il fatto è che Paul ha preferito fare le cose in piccolo. Per questo, gli invitati erano le famiglie di entrambi e pochi amici di vecchia data :) Si sono sposati il 29 Aprile, in una cerimonia privata a New York se non sbaglio.
Comunque, per il resto non ho nulla d’aggiungere.
Non so tra quanto aggiornerò, spero presto :). Un grazie a tutte le 15 persone che hanno commentato lo scorso capitolo, mi fate venire i brividi <3 Un ringraziamento speciale a Dream_x che dal quarto al decimo capitolo è riuscita a recensirli tutti in un’unica giornata. Sei un fenomeno :P
Un bacione e ancora grazie, a TUTTE!
Questa non è la mia storia, è la NOSTRA storia, perché senza di voi bellissime lettrici nemmeno esisterebbe! <3

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Capitolo 12
*** I'm a fucking lion! ***


Capitolo dodici.
I'm a fucking lion!


L’orologio ticchettava, come se stesse lì per farmi ricordare che non avevo altro tempo da perdere.

Avevamo appena finito di girare quelle estenuanti scene e l’ora di pranzo si era avvicinata in un batter d’occhio.

Ian continuava ad ignorarmi, ma non sembrava riuscirci molto bene.

Paul mi aveva detto che chiedeva sempre di me e che, alla fine, cadevano sempre sul discorso Nina.

Ma non mi stupii di quel comportamento immorale. Era tipico nostro farci del male a vicenda pur di non chiarire le cose. Pur di scappare dai problemi.

Però, forse per la prima volta, avrei tenuto io le redini della situazione e condotto quel gioco vigliacco.

Ian non mi sarebbe più sfuggito e avremmo affrontato la cosa insieme.

Mi piaceva essere così forte e determinata. Era un aspetto di me che ancora non avevo imparato a conoscere ma che finalmente stava iniziando ad emergere.

Inoltre, quella settimana avevo fatto una doppia lezione di yoga.

Non ero più una bomba vagante carica di tensione, ma cercavo di mantenermi tranquilla e rilassata.

Stare chiusa nel mio camerino con Paul mi aveva aperto gli occhi sulla mia vita, su ciò che stava realmente accadendo tra me e Ian.

Ormai era chiaro che l’amicizia si fosse rovinata. Non potevamo più tornare indietro. Dovevamo alzare il mento e guardare avanti, senza più paure e timori.

Presi distrattamente la felpa dal letto di Casa Gilbert, apprestandomi a scendere per tornare a casa con Kat.

Mi sarei presa due giorni di pausa, poiché mancavano delle scene importanti con Matt e dovevamo ancora montare l’episodio diciotto.

Il finale di stagione stava arrivando e di lì a due mesi sarebbe terminata anche quella serie.

Non ci avevano ancora rinnovato il contratto ma, grazie ai buoni ascolti, c’era una buona probabilità che la serie continuasse fino ad una terza o addirittura quarta stagione.

Iniziai a scendere lentamente le scale, portandomi li occhiali da sole sopra la testa,  abbassando lo sguardo. Il mio occhio subito cadde subito sulla sua figura.

Paul se n’era già andato con Steven, mentre Kat mi stava aspettando fuori.

Ian era rientrato frettolosamente e stava trafficando sul divano, tra i vari cuscini e coperte, in cerca di qualcosa.

Avanzai più velocemente, scendendo nella sua direzione.

Sentendomi, Ian alzò il capo di scatto, prendendo il cellulare che molto probabilmente si era dimenticato lì.

Non appena i nostri occhi s’incrociarono mi fece solo un cenno con il capo, un gesto composto più che altro per buon’educazione che per interesse.

Non avevamo fatto progressi dall’ultima volta e ci salutavamo solo quando eravamo costretti dall’ etica morale, come in questo caso.

M’inumidii le labbra, continuando a tenere una mano sulla ringhiera della scalinata.

– Aspetta. –

Mi sporsi dall’ultimo gradino, prendendogli debolmente la manica.

Lui si voltò, scansando la mia mano.

Mi puntò gli occhi addosso, trafiggendomi con lo sguardo.

Non mi aveva mia guardata così. Mai.

Sospirai, reggendomi ancora alla ringhiera di legno ed accennando ad un sorriso.

– Vorrei parlarti… – mormorai abbassando il capo e togliendomi una ciocca dal viso.

Lui si voltò verso di me, dando le spalle alla porta, e la sua figura mi fece tremare.

Perché mi faceva sentire così… piccola?

Era come se io fossi l’agnello e lui il leone.

– Paul mi ha detto ciò che è successo nel camerino. – soffiò leggermente piegando il capo.

Sembrava che lo dicesse più per cortesia che per pura curiosità o preoccupazione.

La sua indifferenza mi lasciava sbigottita, ma non troppo per fermarmi e ripensare a ciò che volevo fare. Ormai avevo deciso di fare quel passo. E sarebbe stato decisivo.

– Non mi piace il nostro comportamento. Vorrei chiarire un po’ di cose… –

Lui scosse la testa e il suo sguardo freddo lasciò posto ad uno più ironico.

Era evidente come Ian non si fidasse delle mie parole, ma ancora di più lo era la linea immaginaria che ci divideva.

Quel metro sembrava lontano un kilometro. Ian sembrava distante un kilometro.

Non disse nulla, prese solo le chiavi della macchina e mi diede nuovamente le spalle.

– Sono sempre stato io a farti capire le cose sul nostro rapporto. E’ ora che te la cavi da sola, Nina. –

Sbatté il portone, uscendo, e sentii poco dopo il rumore di una macchina slittare velocemente lungo il vialetto di Casa Gilbert.

L’indifferenza che mostrava nei gesti e la semplicità delle parole, così dritte e spiazzanti, non facevano altro che sopraffarmi di quel timore che aveva vissuto per così tanto tempo nel mio cuore.

Mi aveva espresso il suo pensiero che non coincideva affatto con il mio.

Io ci provavo, davvero, ma sembrava che a lui non gliene importasse più niente.

E se non voleva risolvere la questione?

E se l’avevo deluso e ferito troppo affondo?

E se non erano le parole che avrebbero aggiustato tutto, ma il tempo?

Forse se avessi aspettato la fine delle riprese, avessi lasciato passare l’estate tutto sarebbe tornato… normale.

No.

Scossi la testa, decisa.

Uscii con passo fiero entrando nella macchina di Kat.

Voleva che capissi da sola ciò che provavo per lui? Perfetto.

Gliel’avrei fatta vedere io a Ian Somerhalder chi era l’agnello e chi il leone!
 

Nessuno sapeva che mi trovavo lì, nemmeno il diretto interessato.

Davanti alla scura porta di casa di Ian mi guardavo intorno leggermente intimorita e sconcertata.

Ma sapevo di fare la cosa giusta. O almeno, ne ero convinta.

Dovevo entrare e parlarci.

Chiusi la mano in un pugno e feci per bussare, ma proprio un istante prima mi bloccai.

Una marea di domande m’invasero ma mente.

E se mi avrebbe chiuso la porta in faccia?

Oh, quella era una delle tremila opzioni che avevo già preso in considerazione.

Mi sentivo soffocare dalla mia stessa ansia.

Dischiusi le labbra e presi una bella boccata d’aria.

D’accordo, Nina, ora bussi. O suoni il campanello.

Deglutii per la quindicesima volta in un minuto. Da dentro non sentivo rumori e… e se magari non stava in casa? O se aveva da fare?

Un pensiero balenò prepotentemente nella mia testa.

E se stava con un’altra?

Stronzate.

Scossi la testa, decisa sulle mie azioni. Dovevo ricordarmi il paragone agnello/leone.

Sono Nina Dobrev e sono un dannato leone!

Bussai. O forse credei di farlo.

Nessuno aprì.

Magari non l’avevo fatto realmente. Anzi, forse me l’ero solo immaginato…

Bussai una seconda volta.

Non ottenni risposta.

Sbuffai sconcertata, capendo che Ian non era in casa. Feci per andarmene, leggermente delusa, quando un suono metallico di chiavi non ruppe il silenzio che vi era nel palazzo.

Ian aprì, sbadigliando sonoramente, coprendosi la bocca con il dorso della mano.

I capelli scompigliati, la canottiera che ricadeva leggera su un paio di pantaloni della tuta e un’aria assonnata mi fecero subito pensare a ciò che aveva appena finito di fare: dormire.

Inizialmente sembrò sorpreso di vedermi, poi cambiò in quella maledettissima maschera d’indifferenza e freddezza. Ormai sembrava una quotidianità vederlo in quel modo.

M’inumidii le labbra, schiarendomi la voce.

– Ciao. – sorrisi alzando timidamente la mano, mentre con l’altra aggrappai subito una spallina della borsa.

Lui mi squadrò, silenzioso, poi tossì leggermente.

A dir la verità, contro ogni mia aspettativa, non sembrava poi così tanto scocciato di vedermi.

Bé, forse non sarebbe andata male…

– Che c’è? –  Il tono distaccato con cui soffiò quelle due parole fece crollare il muro d’orgoglio e di sicurezza che mi proteggeva.

Ok, stava andando male.

Cercai d’ignorarlo, mantenendo una specie di sorriso sul volto.

– Oggi non abbiamo avuto molto tempo per parlare e così sono venuta direttamente da... te. – enunciai con un filo di voce.

Oddio, lo avevo disturbato e aveva appena iniziato a fissarmi. Male.

Sicuramente mi avrebbe cacciata via di lì e a quel punto non avrei potuto far altro se non tornarmene indietro con la coda fra le gambe.

Al contrario, dopo un’estenuante attesa che durò circa due minuti, Ian s’inumidì le labbra e si scostò dalla porta, invitandomi ad entrare.

Sorpresa, lo ringraziai a bassa voce.

Bene, la prima parte del piano sembrava funzionare.

Ora mancava tutto il resto.

La casa di Ian era un qualcosa di perfetto, ordinato e pulito. Lui amava il moderno e per questo i colori dominanti erano il bianco e il nero. Vi erano due divani neri al centro della sala, con un tavolo basso scuro al centro. La cucina era super pulita, decorata con quello stile sobrio che caratterizzava, in generale, tutta la sua abitazione. La sua camera da letto era enorme, quasi quanto il salotto.

Mi piaceva stare lì.

Il suo profumo mi teneva compagnia e penetrava nei miei vestiti, così quando tornavo a casa continuavo ad averlo addosso.

Ian mi fece accomodare in cucina, sedendosi davanti a me, continuando a scrutarmi silenziosamente.

Presi posto, incrociando le gambe sotto il tavolo mentre lui si passava una mano fra i capelli.

Capii, ovviamente, che dovevo essere io ad iniziare il discorso.

– Volevo chiarire…  – provai, ma avevo la gola secca.  Oddio, non riuscivo a continuare.

Il suo sguardo inquisitorio mi metteva una certa soggezione e iniziai a sentire un lieve pizzichio all’altezza degli occhi.

Non piangere.

La situazione non era fra le migliori ma dovevo farmi forza, qualunque cosa stesse per succedere. Anche se si fosse messo ad urlare o se fosse rimasto impassibile come sempre.

Mi ero preparata quel discorso la sera prima e non intendevo rimandare ad un altro giorno.

Ormai il casino era stato fatto, tanto valeva mettergli una fine.

– Volevo parlarti di me… e di te. Di noi. –

Deglutii, sentendomi piccola, mentre lui incrociò le braccia e si appoggiò allo schienale.

– Mh, di noi prima o dopo il bacio? –

Il tono secco con cui aveva marcato la parola “noi” e “bacio” mi fece rabbrividire ma, nonostante la frecciatina sarcastica, sembrava volermi ascoltare.

Il fatto che mi rispondesse era già un qualcosa, considerando che fino a qualche giorno prima nemmeno si accorgeva della mia presenza.

Era un piccolo, debole e malinconico, passo avanti.

Presi nervosamente un foglietto di carta che si trovava sul tavolo assieme ad altri libri. Iniziai a spezzettarlo, come se quel gesto potesse tranquillizzarmi in qualche modo.

– Del noi di sempre. E voglio parlarti di qualcosa d’importante. – mormorai alzando lo sguardo ed incrociando il suo che non traballava.

Occhi misteriosi, magnetici.

Ancora freddi.

Sebbene mi stesse dedicando il suo tempo, quello strano comportamento m’irritava.

Sbuffai, passandomi una mano fra i capelli.

– Sai, mi farebbe molto piacere se la smettessi di fare così. – continuai, senza tremori o altro.

Secca, diretta, come lui si comportava con me.

Essere attori era una gran cosa. Ti pagavano per fingere, e nella vita reale potevi sfruttare queste qualità.

Lui mi guardò sarcasticamente, pronunciando una risata tesa.

Così come? –

Posò i gomiti sul tavolo, tornando immediatamente serio.

Le cose erano due: o aveva degli strani sbalzi d’umore o era un perfetto attore che riusciva a cambiare personaggio a seconda della situazione. Molto probabilmente si trattava della seconda.

Alzai lo sguardo adirata.

Così. Fare finta che non te ne freghi nulla. – risposi serrando le labbra.

Lui mi lanciava delle frecciatine? Perfetto.

Sapevo ribattere a modo mio.

– Non sto facendo finta, Nina. – finì secco, senza cambiare minimamente espressione.

Mentiva. Doveva essere così.

Per forza era così!

Sgranai impercettibilmente gli occhi e lasciai perdere quei foglietti di carta strappati.

– Vorresti dire che ormai non t’importa più niente? Che non t’interessa ciò che siamo diventati? – domandai meravigliata e delusa allo stesso tempo.

Stava esagerando.

Quel suo comportamento era inammissibile!

Era come se di fronte a me avessi un perfetto sconosciuto.  Come se tutto il nostro passato non ci appartenesse, non più.

– Prima m’interessava. – mormorò semplicemente, lanciando uno sguardo altrove.

Serrai le labbra, continuando a fissarlo.

– Prima del bacio o dopo? –

Caricai la parola “bacio”, scandendola e riprendendo la frase che aveva utilizzato prima lui.

Ian tornò a guardarmi, negli occhi una luce diversa dalla precedente.

– Prima che mi pugnalassi alle spalle. –

Quelle parole erano state pronunciate con una tale delusione che rimasi immobile, di stucco, per qualche secondo.

Allibita, lo guardai alzando le mani in segno di difesa.

– Io non ti ho pugnalato alle spalle, ian! Ti ho solo… ferito…  – cercai di giustificarmi il meglio possibile ma non ebbi il risultato sperato.

Ian scosse la testa, in un gesto che faceva capire tutta la frustrazione che provava verso il mio comportamento.

– Non c’è molta differenza, Nina. –

Il tono rauco della sua voce mi colpì per la terza volta in quel pomeriggio.

Ian aveva sospirato, serrando la bocca. Era triste, indubbiamente ferito.

Quanto avrei voluto lasciare da parte il rancore, la rabbia repressa, le lacrime, per alzarmi ed abbracciarlo.

Amarlo.

Non sapevo come ribattere a quell’ultima frase.

Mi aveva praticamente legato le mani e l’unica colpevole, qui, ero io.

Ian tossì leggermente, appoggiandosi nuovamente allo schienale della sedia.

– Se non c’è altro puoi anche andare. Ho da fare. – concluse lanciando uno sguardo distratto all’orologio.

Una parte di me sarebbe corsa via all’istante,impaurita e sopraffatta dalla tristezza del momento.

Ma la sua finta insensibilità mi faceva infuriare e sentivo ogni centimetro del mio corpo pronto a mollargli uno schiaffo, per fargli provare, almeno un po’, una minima parte del dolore che invece stava devastando me.

Ma dovevo trattenermi e così presi nuovamente una generosa boccata d’aria.

– C’è dell’altro. –

Scandii duramente l’ultima parola.

Lui sbuffò, come se starmi a sentire fosse la cosa peggiore di questo mondo. Cercavo di non far caso a quel suo stupido comportamento ma vederlo così scatenava in me istinti omicidi.

Sospirai, passandomi una mano fra i capelli.

– Ian… – iniziai, stringendo i pugni.

Lui scosse impercettibilmente la testa, poi tornò a guardare in basso.

– Questi giorni mi sono serviti per riflettere su ciò che abbiamo fatto. – abbassai il tono di voce, come se dirlo potesse scatenare un putiferio.

Tornai ad intimidirmi.

– Ho ripensato all’evoluzione del nostro rapporto, alle sensazioni che mi fai provare… – continuai, arrossendo.

Le parole mi riportarono a ciò che era successo l’ultima volta che era stato a casa mia.

La catastrofe. Più bella. Che potesse. Capitarci.

Lui continuava a non guardarmi, ma sentivo la tensione che c’era nel suo corpo.

Glielo stavo per dire. Tutto quello che avevo tenuto dentro stava uscendo fuori, così, e in cinque minuti sarebbe cambiato ciò che continuava ad andare avanti per due anni.

– Paul mi ha parlato. Ho capito molte cose su di te. – sospirai, rimembrando il nostro discorso nel camerino.

Ian alzò la testa.

– Allora ci voleva Paul per farti ragionare? – commentò alzando un sopracciglio, crudele.

Ignorai a denti stretti quell’ultima frecciatina.

Nessun commento sarcastico mi avrebbe più interrotta. E lui poteva farci quel che voleva con le parole che stavo per dirgli, l’importante era che finalmente gli avrei confessato tutto. Nulla avrebbe rovinato quel momento.

– Quello che sento per te mi fa andare avanti. –

Il cuore martellava. In silenzio, mi sembrava di sentirlo rimbombare nella stanza.

Ian continuò a tenero lo sguardo sul mio viso, che invece io avevo abbassato, non riuscendo a reggere quella discussione troppo grande per me.

– Tu mi fai andare avanti. Non averti vicino mi ha fatto capire quanto io sia sola. –

Alzai lo sguardo, coraggiosa, preparandomi al duro colpo d’indifferenza che Ian mi avrebbe infitto per l’ennesima volta.

E invece, i suoi occhi erano leggermente sgranati. Le labbra dischiuse, dalle quali usciva un filo di respiro, come se gli fosse morto in gola e stesse per mancare.

– E’ un po’ tardi per dirmi certe cose… – sussurrò poi, smorzando il silenzio creato.

Alzai il capo.

Aveva cambiato tono, non era più strafottente.

Lo vidi prendersi il volto fra le mani e poggiare i gomiti sul tavolo.

Le mie labbra tremarono, così come i miei occhi, il mio corpo, il mio cuore… Le lacrime offuscarono i miei occhi e dovetti pulirmi in fretta prima che lui rialzasse il capo e mi vedesse piangere.

– Mi… dispiace. – mormorai con un filo di voce, cercando di ricompormi.

Ian tirò su il viso, passandosi una mano tra i capelli.

Gli occhi gli si erano inumiditi.

Non l’avevo mai visto così combattuto.

Lui, che mi era sempre parso forte come una roccia.

Indistruttibile.

Il Leone.

– Nina… è meglio che tu vada. –

Tornò serio, ma quella luce malinconica negl’occhi tradiva la sua figura. 
Era confuso, frastornato.

Io guardai il cellulare.

No, non me ne sarei andata.

– Perché mi respingi? – domandai, triste.

– L’hai fatto tu per prima. – rispose sottile.

Cercò di ritornare serio, ci riprovò una seconda volta, questa volta più deciso della precedente.

Perché continuava a farmi questo, perché proprio ora?

Nervosa, battei piano la mano sul tavolo.

– Adesso funziona così? Ogni volta che ti ferisco mi devi trattare in questo modo? –

– No, sto solo prendendo delle precauzioni al tuo prossimo cambiamento di idea. –

Ian non voleva chiarire.

Era chiaro che lui non volesse più avermi tra i piedi.

Era chiaro che tutto era finito in quell’unico bacio dell’altra sera.

Ian mi aveva spiazzata.

Questa volta, lui aveva respinto me, e dovevo accettarlo, anche se non poteva trattarmi così.

Io, in un certo senso, avevo accettato i suoi sentimenti. Lui no.

Mi alzai dalla sedia, scattando.

La rabbia si era accumulata al dolore e al rancore che la mia anima si era portata appresso troppo tempo. Le lacrime offuscarono i miei occhi ma non apparivo fragile o inutile.

La mia figura era carica di energia, negativa, perché Ian continuava a fare ciò che gli veniva meglio: lo stronzo.

– Sai che ti dico? Va bene! – gli sbottai contro, a denti stretti, prendendo frettolosamente il giubbetto.

Ero giunta fino a casa sua pur di riprendere i rapporti ma lui niente.

Uscii veloce dalla cucina con passi grandi, mentre le lacrime ormai rigavano il mio volto.

Proprio davanti alla porta d’ingresso mi voltai, puntando i miei occhi contro quelli di Ian.

– Fai come diamine credi sia giusto. Comportati così, respingimi, fammi soffrire. Questo tuo comportamento ci distruggerà a vicenda e se per te tutto quello che siamo stati non è contato nulla… d’accordo, tenterò di conviverci. – sputai cercando di sembrare aggressiva ma dalle mie labbra sbucò un lamento delicato e ferito.

Era questa, la sensazione che aveva provato Ian qualche sera prima?

Era questo, ciò che io gli avevo inflitto?

Con la mano libera dalla borsa mi pulii il viso, mentre Ian stava immobile davanti a me.

– Prima che te ne andassi da casa mia mi dicesti “Nina, mi sto innamorando di te, fattene una ragione”. –alzai lo sguardo, prendendo la maniglia della porta, aprendola.

– Oh, Ian, questa è la prova di quanto io stia un passo avanti a te e non me ne sia ancora resa conto. – mormorai scuotendo la testa e sorridendo, muovendo un passo avanti.

Mi ero presa in giro tutto quel tempo e la cosa era ridicola. Io lo avevo respinto per prima, quando in realtà sarebbe dovuto succedere il contrario.

Ian mi lanciò uno sguardo, non capendo.

– Che vorresti dire? – chiese avvicinandosi lentamente e sentii il calore del suo corpo contro la mia schiena.

Nonostante la tristezza nei miei occhi, nei miei gesti e nella mia figura, sorrisi, voltandomi quanto bastava per osservare, un’ultima volta, quei magnifici occhi blu.

– Ian, mi sono innamorata di te. Fattene una ragione. –



Sera genteee :) Si lo so, è un'immagine Delena, ma contiene il sorriso finale del capitolo della Dobrev e lo sguardo accigliato del Somerhalder u.u E poi, in questi capitoli in cui non posso riportare notizie, mi fa piacere qualche volta inserire qualche gif :D
Come sempre, ‘sto capitolo non mi convince. Bo, è troppo “meccanico”, non so il perché… Vabbè, passiamo oltre :P
Finalmente Nina è tornata ad essere combattiva, nonostante Ian continui a fare la parte dell’indifferente. Ahh, misà proprio che questo è l’ultimo capitolo che sarà così cattivo……………… :’D
Allora, ho notato che le recensioni sono leggermente calate… mi chiedo il perché. Insomma, non dovrebbe essere questa la fase del loro rapporto che aspettavate dall’inizio? D:
Oh, forse sono io che mi faccio troppo problemi ^_^
Ah, ho inviato un mp a tutte voi. Ringrazio chi mi ha risposto, c’è chi l’ha fatto con gentilezza e chi invece no, ma vabbè, e sono felice che solo una/due persone non sono abilitate ma che comunque mi hanno tranquillizzata dicendo di poterci scrivere qualunque cosa. Muahaha :3
Ma comunque non aspettatevi chissà cosa, cioè, vi ricordo che non è una storia erotica e che quindi se siete in cerca di sesso nei minimi dettagli…. Ehm…
Non ci sono notizie riguardo questo genere di cose, ma come ho già precisato nello scorso capitolo, secondo me “l’inizio vero e proprio” si è avuto in questo periodo, prima del festival coachella ma dopo S. valentino ù.ù
Ringrazio chi ha inserito la storia tra i preferiti, tra le ricordate o tra le seguite, ma soprattutto chi recensisce :)
I ringraziamenti speciali vanno a Dreamer_x, a JenSalvatore (so che non ti chiami più così, però io amavo questo nome u.u), a Missisippi, a Militerni, a FedeVampire, a Ele87nella, a Likerosesneedtherain, a Vampiresheart, a Occhibelli93, a Angelag, a Eb1297, a CostantinovaSmolder, a MissElenaGilbert, a Your last first kiss *prende fiato* e Cheapchic che recensisce per la prima volta grazie al suo nuovo account c:
Ringrazio le altre ragazze che recensiscono ma che magari non ho nominato, chercherò di provvedere in futuro!
Un bacione e fatevi sentir
e, vi prego, perché in base alle vostre opinioni la storia va avanti :) 

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Capitolo 13
*** When I love you a little less. ***


Capitolo tredici.
When I love you a little less.


– Ian, mi sono innamorata di te. Fattene una ragione. –

La frase aleggiò nell’aria anche dopo esser stata pronunciata. La sua essenza era quasi palpabile.

Ecco, l’avevo detto. Due anni di amicizia smorzati dalle nostre reciproche dichiarazioni, così fuori luogo ma così volute.

Sentivo il fiato corto di Ian, che nel frattempo era rimasto come pietrificato, con un’espressione indecifrabile sul volto.

Era sconcertato, teso.

E io ero sicuramente rossa, segno evidente sia della lite appena finita sia dei forti battiti del mio cuore che risuonavano nel silenzio più assoluto.

Era quasi soffocante.

Gli occhi di Ian non lasciavano i miei e sembravano più scuri di quel che invece erano.

Avrei tanto voluto sapere cosa ne pensava.

Se finalmente avrebbe capito che provavamo le stesse identiche cose, anche se lui aveva tirato fuori le palle molto prima di me.

Era la realtà.

Quello che sentivo per lui, era vero.

Finalmente non provavo vergogna. Finalmente ero riuscita a vincere la mia paura più grande.

Sarei tornata a casa orgogliosa del mio gesto, più viva che mai, anche se ciò avrebbe forse segnato la fine dell’amicizia tra me e Ian.

Non parlai, non ce la feci a rompere quel silenzio demolente.

Mi voltai, lentamente, con lo sguardo alto e fiero.

Aprii la porta e il freddo metallo del pomello si scontrò con il calore della mia mano.

Stavo sudando e nemmeno me n’ero resa conto.

Mi morsi il labbro, desiderosa d’aria, perché mi stava venendo a mancare.

Feci per uscire definitivamente da quella casa, o dalla vita di Ian, ma d’un tratto una forza chiuse la porta quasi con fare minaccioso.

Ero bloccata tra la porta e il corpo di Ian.

Gli davo le spalle e lui continuava a tenere il braccio dritto sull’entrata, teso e leggermente scosso da tremori.

Sentivo il suo caldo respiro contro il mio collo.

Lentamente mi voltai, guardandolo negl’occhi.

Audaci, forti, orgogliosi.

– Nina. – mormorò. Quell’unica parola tremò fra le sue labbra, dischiuse, dal quale a malapena usciva un filo d’aria.

Strinsi i pugni.

Il suo volto era a pochi centimetri dal mio, ma non riuscivo a leggerne l’espressione.

Davvero, non capivo a cosa stesse pensando.

I suoi occhi… i suoi occhi mi avevano letteralmente catturata.

Prima ancora di rendermene conto mi alzai debolmente in punta di piedi, riducendo la distanza dei nostri volti.

Porsi delicatamente le mie mani, sfiorandogli il viso, e lui non si scostò.

Lo avvicinai al mio, cautamente, come se avessi a che fare con una bomba che stava per esplodere.

Mi sentivo intrappolata dal suo sguardo magnetico, che non staccai nemmeno per un secondo.

Chiusi gli occhi, ma solo quando finalmente lo feci.

Posai le mie labbra sulle sue, rompendo il suo sguardo ghiacciato.

Questa volta ero io ad averlo fatto.

Io lo avevo baciato, io avevo deciso di prendergli il volto, io mi ero avvicinata.

Ian dischiuse le labbra morbide e rosee e trovai il suo alito caldo investire il mio.

Il cuore aveva smesso di battere, i muscoli sembravano essersi atrofizzati sotto la sua bocca.

La sua lingua si mosse, lentamente, come se dovesse chiedere il permesso per procedere, ma poi quando la mia si fece avanti, Ian non ebbe più alcuna esitazione.

Mi circondò il bacino con le braccia, stringendomi i fianchi con le mani e posando le sue mani sui miei glutei.

Il suo profumo, la sua essenza, mi era entrata dentro.

Ian aveva ceduto alle sue emozioni più profonde e la maschera d’indifferenza che indossava si era frantumata nelle sue stesse mani, rispondendo a quel bacio in modo tragico e struggevole.

Mi spinse contro il suo bacino in una mossa esperta e sensuale, mentre io non potei far altro che circondare le mie gambe sulla sua schiena, approvando ciò che stava per avvenire.

La confusione e l’insicurezza finalmente se n’erano andati via dal mio modo d’essere e Ian stava avendo il meglio di me.

Si staccò dalle mie labbra, per gustarsi anche con gli occhi il mio volto arrossato e bramoso, mentre io dischiudevo la bocca inumidita e rossa.

Presi nuovamente il suo volto fra le mani e con i miei gesti, il mio sguardo, lo implorai di non lasciarmi più sola.

Di non staccarsi più dalle mie labbra.

Le nostre bocche si trovarono, più aperte e passionari di prima. Non c’era vergogna, non c’era rancore, non c’era crudeltà.

Sembrava che non avessimo mai litigato e che la nostra unica forma di riconciliazione fosse unirci in quel modo.

In un modo romantico, ardente e tremendamente eccitante.

Questa volta non aspettai che fosse lui a prendermi e portarmi sul divano, sul letto o su qualunque altra cosa morbida.

Questa volta mi staccai dalla parete mantenendo i corpi uniti.

Ian indietreggiò, seguendo meccanicamente i miei passi, ma non lasciò che io continuassi la mia avanzata senza fare qualcosa.

Le sue mani scesero sui miei pantaloni, bloccarsi all’orlo. Ian affievolì lentamente il bacio, per poi staccarsi dalle mie labbra.

I nostri occhi, incandescenti, si scrutarono per una frazione di secondo.

Il suo viso pallido era diventato roseo, e questo aveva scattato in me un fremito indesiderato.

– Se pensi di non voler continuare, è meglio se ci fermiamo qui. – mormorò rauco.
Ian cercava il più possibile di mantenere una certa discrezione ed autorità, ma la voce roca faceva intuire tutt’altro.

Continuava a dubitare di me, di ciò che avevo fatto, ma non gliene diedi una colpa.

Non risposi, domandandomi perché, quando mi trovassi con lui, avessi sempre la gola così secca.

Puntai i miei occhi sui suoi, sfidandoli.

Ian aspettava una risposta ma continuava a tenere le mani sulla zip, mentre le mie scesero lentamente sopra le sue.

Con un lento gesto feci scoccare il bottone. Poi, prendendo le sue mani come se fossero un’unica cosa con le mie, mi sfilai lentamente quell’indumento.

Ian sorrise compiaciuto, sorridendo in modo sghembo.

Già, non se l’aspettava. Ma doveva capire che le cose non erano cambiato solo per lui. Erano cambiate anche per me.

Ian si chinò sul mio volto, baciandomi con foga.

Le mie mani cercarono i bottoni della sua camicia che si sfilò con una facilità assurda, finendo in un angolo della stanza.

Tremavo.

Mi prese nuovamente su, tastandomi i glutei con quelle sue mani così calde, morbide e grandi.

Volevo che mi toccassero ogni centimetro della mia pelle, che mi graffiassero, che continuassero a volermi in quel modo così ardente.

Ian mi fece scivolare sul letto, e io nemmeno mi ero resa conto che eravamo entrati in camera sua.  

I nostri sguardi parlavano da sé, i nostri gesti ci confortavano.

E nulla, in quel momento così assurdo e reale, poteva sembrare imperfetto.

Ian mi guardava  con quel suo sorrisetto da sfida, e io continuavo a lanciargli occhiate ambigue.

Le sue mani passarono dalle mie gambe alla mia maglietta stropicciata.

Mi sfilò anche la canottiera, con un gesto veloce e quasi impaziente.

Mezza nuda, completamente sotto lo sguardo e sotto il corpo dell’uomo che amavo, il mio orgoglio restava preservato nei gesti, nei comportamenti, negl’occhi.

Presi il suo volto, attirandolo con cupidigia e bramosità.

Ian passava le mani lisce sulla curva della mia schiena, mentre le sue labbra mordevano le mie.

In uno scatto inaspettato, fui io a rovesciare la situazione, sotto lo sguardo meravigliato e divertito di Ian.

Lasciai che si distese completamente sulla schiena, poi mi adagiai a cavalcioni su di lui.

Mi chinai a baciargli la punta del naso, il mento, le labbra, staccandomi solo per osservare nuovamente e gustare l’eternità del momento.

Passai le mani sul petto nudo e accaldato di Ian, accarezzando il battito e i respiri irrequieti che uscivano con forza dalle sue labbra dischiuse.

– Nina… – mormorò, ma io lo fermai chiudendogli le labbra con un bacio.

Non c’era bisogno di parole di nessun tipo.
Bastavamo io e lui.

Mi piegai a baciargli il collo, succhiando quella pelle liscia e perfetta, mordendo il petto e giungendo all’ombelico, lasciando dietro una scia umida con la lingua.

Accarezzai ogni singolo centimetro della sua pelle con il mio tocco dolce e audace allo stesso tempo.

Ian strinse le lenzuola dietro a sé, schiudendo nuovamente la bocca e inarcando la schiena.

Chiusi gli occhi, assaporando il suo corpo accaldato e risalendo su, per unire nuovamente le nostre labbra.

Con i polpastrelli mi sfiorò la schiena nuda, soffermandosi sulla conca sopra il mio sedere e scendendo lentamente, arrivando sul ventre ed infilandosi nel mio intimo.

Ebbi un brivido di eccitazione che non tenni nascosto.

Lo sentii sorridere contro il mio collo, mentre le sue mani s’instauravano più a fondo nella mia intimità, spingendo.

Un fremito mi percosse e il mio animo vibrò sotto quel suo tocco, mentre le mie labbra bruciavano e si contrastavano con la sua lingua.

Percepivo il movimento delle sue dita ritmato e sempre più spinto, sempre più affondo.

Sembrava che stesse giocando con il mio sesso, ma le sue mani erano fin troppo esperte e il mio basso ventre sembrò esplodere a quel tocco.

Inarcai la schiena, gemendo contro la sua bocca rossa per i morsi che gli avevo dato.

Ian era compiaciuto e, prima che venni completamente, le sue dita scivolarono fuori, lasciandomi insoddisfatta sotto il suo sorriso malandrino.

Le dita risalirono lente percorrendo il tragitto della mia colonna vertebrale e agganciarono il retro del reggiseno, tirandolo leggermente.

Si tolse con un click secco, mentre scivolava lentamente dal mio corpo.

Non c’era vergogna nel mio sguardo, ma una forza e una maestosità che non pensavo di possedere.

Ian sorrise contro le mie labbra, il respiro all’usignolo, il sudore che colava.

Non avremo resistito a lungo. Io non avrei resistito a lungo.

Lo volevo, volevo farlo.  Volevo fare l’amore con Ian.

Deglutii, posando la mano sul petto e contemplando il suo viso.

Ian socchiuse leggermente le labbra, poi sgranò sensibilmente gli occhi.

Aveva capito.

Io sorrisi, di rimando, perché non riuscivo a fare nient’altro.

Non avevo più il controllo sul mio corpo e mi lasciavo trasportare sensualmente dalle sue movenze.

Ian si piegò leggermente di lato per aprire un cassetto del comodino.

Il mio cuore accelerò e sentii il viso arrossarsi ancora di più.

M’inumidii le labbra, mentre Ian prese quella delicata bustina, respirando a malapena.

Feci sì con la testa non appena i suoi desiderosi occhi si posarono sul mio corpo.

Entrambi non potevamo credere a quella realtà.

Ian capovolse nuovamente la situazione e glielo lasciai fare, mentre si posava sopra di me.

Il gioco lo avrebbe condotto lui e questo mi tranquillizzava.

Non facevo più l’amore dai tempi di Ben. Da quasi un anno.

Era più che plausibile il fatto che fossi inesperta in quel genere di cose. Non ero più vergine, certo, ma avrei dato qualunque cosa per esserlo e per consumare quel momento in maniera perfetta, con lui.

Avevo il corpo di Ian sopra, a mia totale disposizione, mentre s’instaurava fra le mie gambe. 
Avevo Ian Somerhalder tutto per me.

Con la punta delle dita mi accarezzò la guancia e sotto il suo tocco la mia pelle andò in fiamme.

Sentivo calore, freddo, tensione, voglia.

Tutto quel che si può provare solo sotto il tocco del palmo di un uomo. Dell’uomo che ami.

Le sue dita fredde contrastavano il calore del mi corpo.

Portai le mie labbra sulle sue.

Ian mi circondò i fianchi, sollevandomi di qualche centimetro e posizionandosi fra le mie gambe.

Lui era pronto, da sempre lo era stato. E io lo stesso.

Continuò a lambire le mie labbra e non si staccò nemmeno un istante dal mio corpo.

Si addentrò con estrema lentezza, mentre io debolmente schiudevo la bocca.

Faceva male, ma mi fidavo di Ian.

Spinse ancora un po’, entrando affondo, e il dolore si affievolì.

Mi riempì in un attimo, mentre le sue labbra si staccavano e riattaccavano alle mie dopo ogni spinta.

Il suo corpo si muoveva, avanti e indietro, in modo dapprima regolato e poi sempre più crescente.

Strinsi i suoi capelli, tirandoli lievemente, mentre una marea di sensazioni facevano capolino dal mio cuore.

I nostri battiti formavano un’unica composizione musicale.

Le mie mani scorrevano lungo la sua schiena, seguendone le movenze e stringendo i pugni a ogni colpo.

Il suo respiro frammentato, ansioso, sempre più vasto e rumoroso copriva il mio più morbido e leggero.

Il tocco del suo corpo si faceva sempre più accaldato e velocizzato.

Si muoveva in una cadenza veloce, intensa e passionale.

I miei sensi erano devastati, forti e corrotti dalla voglia di quell’uomo.

Ero concentrata solo su di lui. Sul suo odore, sui suoi occhi vigorosi e azzurri, come un turbine celeste di tormento.

Il fremito nel basso ventre aumentò in maniera devastante, tanto che non sarei più riuscita a reggere il suo corpo.

Sempre di più, sempre più forte, sempre più superbamente.

Gemetti con voce roca, mentre inclinai la testa all’indietro chiudendo gli occhi e stringendo il corpo di Ian fra le mie gambe.

Le mie mani strinsero le sue che si aggrapparono al lenzuolo, tirandolo straziato.

Esplodemmo nella stessa maniera, nello stesso istante, sotto lo stesso sguardo lacerante.

Mi sentii mancare e d’un tratto l’aria non entrava più nei polmoni.

Ian uscì lentamente, accaldato, e si accasciò accanto a me.

Il respiro mi mancava ed’ero sicura che il cuore mi sarebbe uscito dal corpo se avesse continuato  battere in quel modo così violento e frenetico.

Ian mi aveva svuotata ma sorridevo, mentre il mio corpo cercava di ristabilirsi da solo.

Sentivo le gambe molli. 
Ero stanca, devastata.

Riuscii ad alzare un braccio e tirarmi le lenzuola su, fino al mento.

Restammo sdraiati di schiena  senza dire niente, riprendendo fiato e pensando parole che non sarebbero mai uscite dalle nostre bocche.

Ian si voltò appena e quasi non lo sentii muoversi.

Mi accarezzò i capelli, morbido e dolce come sapeva fare, in una carezza quasi mortale che mi fece socchiudere gli occhi.

Mi avvicinai lentamente al suo corpo, appoggiando la nuca sul suo petto liscio.

Aspirai il profumo che emanava, formando con l’indice cerchi concentrici sulla pelle chiara, attorno al suo capezzolo roseo, mentre Ian continuava a dondolarmi lentamente con le braccia.

Non avevo intenzione di muovermi, di uscire o di tornare a casa. Volevo solo stare lì, sdraiata sul suo petto, in una realtà che ormai ci apparteneva.

Mi assopii prima ancora di rendermene conto, restando nel paradiso che mi ero creata.
 

Una luce inondò il mio volto, accecando i miei occhi che però continuavano a restare chiusi.

Mi mossi un po’, non capendo ancora dove mi trovavo e cosa stavo facendo.

Aprii cautamente dapprima un occhio, poi l’altro. 
Il tutto molto lentamente, mentre restavo immobile, sdraiata.

Ero circondata dalle braccia di Ian Somerhalder.

Avvolto attorno al mio corpo, dormiva profondamente, appoggiando la testa sul mio petto. 

Era già mattino? Avevo dormito tutta la sera e tutta la notte.

Lanciai uno sguardo all’orologio. Erano le sei.

L’ultima cosa che ricordavo era Ian che si accasciava accanto a me.

Ma era davvero un ricordo?nOppure si era trattato di un bellissimo sogno?

No, era successo veramente, e stentavo ancora a crederci.

Sorrisi, portandomi le mani sul viso, incredula di ciò che avevo fatto.

Di ciò che avevamo fatto.

Mi voltai quel tanto che bastava per osservare il suo volto perfetto. Il suo calore avvolgeva il mio e il respiro era leggero.

Io, Nina Dobrev, ho passato una notte nel letto di Ian Somerhalder. Dopo aver fatto sesso.

Alzai uno sguardo confuso verso la finestra, dalla quale potevo scorgere la luce del sole.

Subito dopo, come se non ne potessi fare a meno, posai nuovamente lo sguardo su Ian.

Sembrava rilassato, tranquillo, sereno.

Volevo toccarlo, sentirlo ancora più vicino di quanto già fosse.

Alzai una mano esitante e gli sforai debolmente la guancia con i polpastrelli. Oh…

Con la punta delle dita feci su e giù un paio di volte, accarezzandogli il collo.

Mi soffermai sulle braccia muscolose, sulle spalle…

Ridacchiando sotto voce, alzai anche un lembo delle lenzuola, giusto per vedere se fosse ancora del tutto nudo.

Nha, leggermente delusa, si era messo i boxer.

Sbuffai, accoccolandomi nuovamente sotto la sua ala di protezione.

Ian si mosse un poco, rantolando qualcosa. 


Poco dopo, dischiuse lentamente gli occhi, tirandosi leggermente su con i gomiti.

Non lo avevo mai visto svegliarsi e ciò mi fece sorridere dolcemente.

– Buongiorno. – farfugliai rimanendo sdraiata mentre lui posava lo sguardo sul mio volto.

– Buongiorno. – mormorò cercando di raccapezzarci qualcosa.

Ian Somerhalder, uno tra gli uomini ritenuti più sexy del ventunesimo secolo, era incredibilmente goffo ed impacciato appena sveglio.

Ridacchiai a quella vista, coprendomi la bocca con le nocche.

Lui mi guardò confuso, passandosi una mano fra i capelli e infine tornando a sdraiarsi accanto a me.

– Mi trovi così divertente? – chiese alzando un sopracciglio.

Io m’inumidii le labbra, fingendo di pensarci su.

– Assolutamente si. Sembri un panda. – risposi gustandomi la sua espressione accigliata.

– Qui il panda sei tu. – affermò, passandomi il pollice sotto l’occhio e mostrandomi poi una sottile linea sfumata nera.

Ah, non mi ero struccata. Ah, sicuramente ero orribile. Ah.

Scossi la testa, lasciando perdere quei ragionamenti.

– Ta-da, ora hai visto la vera e spaventosa Nina Dobrev. – commentai sarcastica, godendomi quell’uomo come se lo vedessi per la prima volta.

Ian proruppe in una risatina.

– Non sei così male. In verità sei piuttosto sexy – mormorò, non staccandomi lo sguardo di dosso.

Arrossii e istintivamente portai una ciocca dietro l’orecchio.

Avrei dovuto dire qualcosa riguardo il giorno prima, riguardo ciò che era successo, ma non sapevo da dove iniziare.

Ian scivolò fuori dal letto, indossando una canottiera.

Deglutii, mentre lo seguii con lo sguardo che usciva dalla stanza per entrare in bagno.

Sprofondai nel cuscino, rotolandomi in quel letto che ancora sapeva di sesso.

Non ricordo l’ultima volta che ero stata così allegra e spensierata.

Finalmente avevo fatto ciò che avrei dovuto fare da tempo.

Non potevo crederci.

Non. Potevo. Assolutamente. Crederci!

I paparazzi, il lavoro, le riviste… Nulla è più importante di Ian. 
Nulla è più importante di me e lui.

Mi tirai su, appoggiandomi sui gomiti, continuando a sorridere e a sprizzare gioia da tutti i pori.

Ian uscì dal bagno, sbadigliando rumorosamente.

Si era dato una sistemata, ma a me andava bene anche in versione panda appena svegliato.

Si voltò dalla mia parte, guardandomi divertito.

Poco dopo si avvicinò, regolando bene le distanze, piegandosi su di me.

Appoggiò la fronte sulla mia e lo sentii sorridere, mentre il mio cuore non la smetteva di battere freneticamente.

O forse, potevo sentire anche il suo correre nella stessa maniera?

Non avevamo bisogno di parole, di discussioni o di sederci a tavola e cercare chiarimenti.

Ci bastavamo a vicenda, e questo era ciò che contava maggiormente.

Alzai leggermente il capo, mantenendo attaccate le fronti, e poggiai le mie labbra sulle sue che trovai già dischiuse.



Buonasera a tutti! :D
La foto ovviamente non è dei Nian, ma di una scena Delena... credo. Però bo, secondo me rende l'idea dei Nian :3
Eccoci qui, finalmente, al fatidico e tanto atteso punto 7!
Come..come vi è sembrato? E' la prima volta che scrivo questo genere di cose... e inoltre mi sono dovuta contenere entro i litmiti del Raiting... spero che come prima volta sia andata bene :) 
Nina non si è tirata indietro e, al contrario, al risveglio non si è fatta le precedenti "pippe mentali", come ripensamenti su ripensamenti.
Ian, nello scorso capitolo, era freddo ed indifferente, non si fidava molto delle parole di Nina. Ora invece è aperto e, al risveglio, ha lasciato da parte i rancori e le ferite che lei gli aveva provocato, e fin'ora sembra che si sia tutto risolto :)
Nella recensione di Costantinova mi è stato chiesto di fare un capitolo sui pensieri di Ian in questa situazione :3 Ti rispondo qui così almeno anche gli altri possono leggere e magari dirmi una loro opinione. Mh, non credo di fare capitoli dal punto di vista di Ian, non mi vengono molto bene... però, ce ne sarà uno in futuro, quando analizzerò il mese di Giugno. Potrò fare qualche Flash back di questo periodo, credo sia carina come idea, ci devo ancora pensare!
Il titolo, questa volta, è ripreso dalla canzone di Nelly Furtado e James Morrison, è una frase di Broken Strings. In realtà non centra molto con il capitolo ma stavo ascoltando questa canzone e mi è piaciuta ahaha
Cosa importante: non è sicuro, ma molto probabilmente salterò l'aggiornamento della prossima settimana... mi dispiace...
Per farmi perdonare, vi lascio un piccolo pezzo del prossimo capitolo:

Mi avvicinai, cautamente, come se potesse scomparire da un momento all’altro.
Ian dischiuse le labbra, e le avvolse alle mie.
Mio Dio, quanto avevo penato per quel tragico momento.
Era passata solo una stupidissima settimana impegnativa e non avere il suo sapore su di me mi aveva fatto letteralmente impazzire.
Ma… allora, stavamo insieme?
Ian si staccò un poco, accarezzandomi i capelli, mentre io tornai a respirare. Già, me ne scordavo sempre quando stavo con lui.

Un bacione ragazze, alla prossima :) <3

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Capitolo 14
*** After. ***


Capitolo quattordici
After

 
La serie stava giungendo lentamente al termine.

Fra meno di due mesi Stefan sarebbe partito con Klaus da Mystic Falls ed Elena avrebbe dato il suo primo bacio bendisposto a Damon.

Elena.Bacio.Damon.

L’idea di fare proprio quello davanti a tutti iniziava già a mettermi un po’ in agitazione, ma in fondo non avevo nulla di cui preoccuparmi.

E poi, era solo una scena, un piccolo ed innocente bacio, nulla a confronto di ciò che facevano Katherine e Damon.

Erano passati solo tre giorni da quando… da quando io e Ian avevamo fatto l’amore.

E non me n’ero pentita.

I suggerimenti di Paul si erano rivelati azzeccati e mi chiedevo spesso perché non avessi fatto una conversazione del genere molto tempo prima.

Io e Ian non ne avevamo parlato, con nessuno.

Entrambi, però, ci sentivamo un po’ strani all’idea che proprio tre sere prima rotolavamo scostumatamente sul suo letto.

Fortunatamente l’avevamo fatto da lui, perché altrimenti io non sarei più riuscita a dormire su delle lenzuola dove Ian avesse un tempo poggiato il suo bel…

– Nina! –

Kat richiamò la mia attenzione, mentre mi si avvicinava sorridente, con due caffè in mano.

– Tieni, te ne ho preso uno. – disse porgendomi la tazzina calda.

La ringraziai con un abbraccio, poi ci sedemmo sul comodo divano di Casa Salvatore.

– E’ solo una settimana che non ti vedo ma sembra da molto di più! – esclamò lei, posando la borsa e togliendosi il giubbetto.

Quegli ultimi giorni avevo vestito solo le parti di Katherine e mi ero trovata nella casa di Rick, quindi avevo passato del tempo solo con Matt.

Non vedevo Candice, Kat, Paul e Steven da un po’ di tempo.

Ero leggermente ansiosa, non vedevo Ian da quel giorno.

Non me ne pentivo, assolutamente no, però… c’era una remota e strana possibilità che magari lui venisse da me e mi dicesse “è stato uno sbaglio, credo sia meglio restare amici.”

E io morirei se mi dicesse una cosa del genere, perché per me non è stato assolutamente uno sbaglio.

Lo sapevo, ne ero sicura.

Ciò che provavo per lui era una sensazione che non avevo mai sentito, nemmeno con Ben.

Ian aveva già vissuto, amato, fatto esperienze che io potevo solo immaginare.

Era come se stesse più avanti di me.

Era maturo, ecco cosa. E io non lo ero, non ancora.

Ma credo di esser pronta per una storia con lui.

Ci avrei provato, impegnandomi al massimo.

Avrei diviso le cose: il lavoro, la vita privata, la famiglia…

Qualcuno entrò frettolosamente e mi riportò alla realtà.

– No, i fiori devono essere intonati con il vestito! Si, oddio, si, bianchi! … Come ce li avete solo neri? … No che non vanno bene, è un matrimonio non un funerale!... –

Paul camminava avanti e indietro per la stanza, così velocemente che il suo movimento provocava aria.

Kat scosse la testa, ridacchiando.

– I preparativi lo stanno decisamente sfinendo. – affermò continuando a scrutarlo divertita e ridendo di come lui litigasse con ogni ristorante o fiorista che contattava.

Non lo avevo mai visto così nervoso, anche se ero presente tutte le volte che i capelli non venivano fuori come voleva lui.

Eppure, Torrey aveva una certa priorità sul suo aspetto fisico, sul suo lavoro e sulla sua vita in generale.

Forse, un giorno, anche io sarei stata una priorità di Ian…

Paul sprofondò nel divano, stiracchiandosi stanco tra me e Kat che continuava a punzecchiarlo.

– Organizzare matrimoni è un lavoro. – sbuffò poco dopo lui.

Lo guardai accigliata.

– Sì Paul, per questo si chiamano agenzie che pensano a tutto. – dissi sorridendo e sedendomi più comoda.

Lui alzò il capo nella mia direzione, sgranando gli occhi.

– …Davvero?! – esclamò scattando, come se in  un batter d’occhio avesse ripreso tutta l’energia che fino a poco tempo prima gli era venuta a mancare.

Kat sbuffò rumorosamente.

– No, ti prego, non dirmi che hai fatto tutto da solo. – mormorò ironicamente alzando un sopracciglio.

Paul fece lentamente sì con la testa. E tutti in quella stanza capirono di trovarsi di fronte ad un vero e proprio idiota.

In senso buono, certo.

Lo sposo prese subito il cellulare, uscendo sbrigativo dalla scena.

Io ridacchiai, pensando che non esistesse uomo più impacciato e goffo di lui.

Oltre a Ian appena sveglio, certo.

– Ma dove sono finiti tutti? – mormorò schiarendosi la gola Kat e lanciando un’occhiata intorno.

Io feci spallucce. Era la prima volta dopo quasi una settimana che tornavo in quel set e francamente nemmeno sapevo chi doveva esserci e chi no.

Kat prese il copione, sfogliandolo alla ricerca di chi sarebbe comparso nella puntata che avremmo dovuto girare.

– Allora… io te e Paul ci siamo… mancano Daniel, Matt, Candice e Ian. – sospirò poi guardando l’orologio.

– Tutti in ritardo. – constatò poco dopo.

Io scossi la testa.

– Credo che noi siamo in anticipo. – notai accigliata e, nello stesso momento, qualcun altro entrò sul set.

– Oh, Somerhalder, pensavo che foste tutti morti! – gracchiò dalla poltrona Kat voltandosi.

A quel nome lasciai definitivamente perdere il cellulare, rizzandomi a sedere sul divano e voltandomi di scatto.

Ian aveva fatto l’occhiolino a Kat, poi si era voltato per posare la giacca.

Il mio cuore accelerò un tantino, ma cercai di non farci troppo caso.

Mi faceva sempre uno strano effetto rivederlo e di colpo sentivo fastidiosamente la gola secca.

Lui lasciò sul tavolino anche il suo fedele cappello scuro, poi prese il nuovo copione.

Alzò uno sguardo verso la mia direzione.

Sorrise.

– Ciao. – farfugliai portandomi una ciocca dietro l’orecchio, arrossendo timidamente.

Oddio, sembravo un’adolescente alle prese con il suo primo amore.

Sentii dei passi verso la mia direzione, poi Ian si sedé accanto a me.

Mi scrutò, con quegl’occhi che ogni giorno sembravano più chiari.

Si avvicinò lentamente, e sentii subito il calore del suo respiro sulle mie gote. Ma il pensiero di avere Kat e Paul nella nostra stessa stanza ci riportò entrambi alla mente che nessuno ancora sapeva di noi.
Ian deviò all’ultimo, stampandomi un semplice bacio sulla guancia, che mi fece quasi tremare.

Mentre lui sfogliava rapidamente il copione, io continuai ad armeggiare con il telefono,  pensando a cosa fare o cosa dire.

Kat si era messa ad ascoltare un po’ di musica, nella poltrona in fondo alla sala. La Plec e Kevin erano appena arrivati, ma sembravano dar più attenzione ai tecnici.

Mancava ancora un po’ di gente e quello era il momento giusto per parlare con Ian.

Posai il telefono in tasca, lanciando occhiate vaghe a Paul e Kat che continuavano indisturbati le proprie attività.

Mi schiarii la gola, passandomi una mano fra i capelli, in cerca di una qualche sicurezza.

Aprii bocca e…

– Nina, mi accompagni in macchina un secondo? – chiese Ian senza alzare lo sguardo dai fogli.

Oh.

Mi aveva battuto, ancora una volta, sul tempo.

Non mi ero neanche accorta che si fosse alzato, messo quel dannatissimo cappello nero e ora mi stava aspettando davanti alla porta.

Ridacchiai sotto voce, poi presi il giubbetto scuro e lo raggiunsi trotterellando.

Naturalmente, nessuno si era accorto di noi.

Ian entrò in macchina, e io lo seguii a ruota, domandandomi cosa avesse intenzione di fare.

La sua imprevedibilità mi spaventava delle volte, il fatto che per capire a cosa pensasse ci avessi impegnato diversi mesi.

Non c’era imbarazzo o… tensione.

Continuavo a sentirmi un po’ impacciata ma grazie ai suoi gesti e alle sue parole, ben presto mi tranquillizzai.

Ian voleva dire qualcosa, ma ogni volta che cercava di farlo apriva un po’ la bocca, poi la richiudeva sconcertato.

Mi guardai intorno. Non c’era nessuno.

Lentamente, come se a muovermi potessi scattare un qualche allarme di sicurezza, allungai il braccio verso il suo viso.

La mia mano andò a finire fra i capelli corvini di Ian che, intanto, aveva sorriso, arrossendo.

Oh, allora anche lui si sentiva un po’ inadeguato in certe situazioni?

Eppure, dava l’idea di essere così forte…

Lui si voltò, quasi di scatto, in cerca dei miei occhi.

Si avvicinò, fin quando i nostri respiri iniziarono a confondersi.

Ian dischiuse le labbra, e le avvolse alle mie. Le sentii così morbide e perfette.

Mi avvicinai, cautamente, come se potesse scomparire da un momento all’altro.

Mio Dio, quanto avevo penato per quel tragico momento.

Era passata solo una stupidissima settimana impegnativa e non avere il suo sapore su di me mi aveva fatto letteralmente impazzire.

Mi staccai, ma solo quel tanto che bastava per osservare i suoi occhi.

I nostri nasi quasi si toccavano, mentre avevo ancora le braccia intorno al suo collo.

Ian si staccò un poco, accarezzandomi i capelli, mentre io tornai a respirare.

Già, me ne scordavo sempre quando stavo con lui.

– Sei rimasta. – mormorò sorridendo appena.

M’inumidii le labbra, gustandomi la sua essenza che era rimasta su di esse.

Lui spostò i polpastrelli sul mio viso, accarezzando sensibilmente ogni suo centimetro.

– Anche tu. – commentai lieta.

– Sai che non ti avrei lasciata l’altra notte, Nina… – alzò leggermente la voce, calcando un po’ le parole.

– Ero consapevole di ciò che stavo facendo. – corrucciai la fronte, continuando ad osservarlo.

La sua mano raggiunse il mio collo, iniziando ad accarezzarlo, mentre la mia pelle s’infuocava sotto il suo tocco.

–  Quindi… – iniziò lui, mantenendo la voce bassa.

– Io e te… – proseguii scotendo debolmente la testa.
Ian sospirò, allontanando la mano dalla mia pelle e posandola invece sul manubrio.

Appoggiai completamente la schiena sul sedile, incrociando le gambe.

Era così strana l’idea che fino ad un mese prima non mi sarei mai e poi mai azzardata a fare quel gesto.

Era un qualcosa d’inconcepibile, d’impensabile, di peccaminoso.

Ma ora sembrava che non ne potessi fare più a meno.

– Non ne abbiamo mai parlato esplicitamente, ma Ian… – mormorai dopo qualche istante, lasciando nuovamente la frase a metà.

Il fatto è che non sapevo come continuare. Cosa dirgli.

In fondo sembrava che andasse bene così, ma in verità era impossibile che questa fosse la cosa giusta, che non affrontare l’argomento ci avrebbe fatti andare avanti.

Ian si mise gli occhiali da sole.

– Ci sono tanti problemi, tanti fattori che andrebbero contro a questa cosa… – iniziò, e a quelle parole la mia bocca tremò.

Dannazione. Con gli occhiali da sole non potevo capire cosa stesse pensando o meno.

E poi, perché definirla cosa?

Io e lui siamo andati a letto insieme… non era per niente definibile come cosa!

– Che vorresti dire? – domandai alzando la voce.

Volevo capire cosa gli passava per la mente.

E’ così enigmatico, mio Dio, fino a un mese prima sembrava ronzarmi attorno con quei suoi tipici gesti da tira-e-molla, e ora mi dice che ci sono dei problemi?

Ian storse la bocca, passandosi la lingua fra le labbra.

– L’età è uno di questi … ho molti più anni di te. –

– Ma davvero? – commentai sarcastica. Non poteva considerare quel maledetto numero un problema.

E poi si lamentava che ero io quella che si tirava indietro!

– I giornali ci staranno sempre appresso, soprattutto ora che Elena sembra inizi a provare qualcosa per Damon. – alzò le spalle, continuando.

– Non significa niente…. – feci debolmente, corrucciando la fronte.

Ian stava realmente cercando dei motivi per non continuare ad essere… qualunque cosa fossimo diventati?

– Molti attori fingono di stare insieme per pubblicizzare il proprio film o libro o qualunque cosa sia*. Crederanno che è tutta una messa in scena e non faranno altro che pedinarti, giorno e notte, ovunque andrai. – si voltò, gli occhi nascosti dalle lenti scure.

Non ci stavo capendo più niente.

– Dannazione… non devono saperlo per forza. Possiamo tenercelo per noi. Possiamo fingere, invece, di essere amici. Continueremo a fare ciò che abbiamo sempre fatto, smentendo le voci. – alzai il tono, quasi gridando.

Ero perplessa, sbigottita, meravigliata da quel suo comportamento.

– E secondo te non dovremmo comportarci come… una coppia mentre passeggiamo per strada? Non potrò baciarti in pubblico, non potrò abbracciarti, non potrò toccarti, tenerti per mano. Non potrò fare nulla di questo. –

Lessi una nota di tristezza, forse, nel suo tono di voce.

Abbassai lo sguardo, mentre il suo continuava a trapassarmi l’anima.

Presi un profondo respiro, cercando di far persistere in me la parte più combattiva e forte.

– La mia carriera sta avendo ottimi risultati, il successo è quasi alle stelle, lo so. So che sei più grande di me, so che una relazione, in questo periodo, è l’ultima cosa che farei, ma so anche di provare qualcosa per te, Ian. Quante volte devo ripetertelo? – mormorai, convinta al massimo della mia risposta.

Io lo amavo, anche se non riuscivo a dirglielo.

Volevo sapere cosa gli passasse per la testa, come avesse preso la mia dichiarazione.

Volevo sapere tutto, ogni singola cosa.

Ti prego.

Ian si tolse gli occhiali, finalmente. Erano umidi, i suoi occhi, e sorridevano.

– Io voglio continuare, Nina. – soffiò leggero.

Bastava quella frase. Bastava lui.

Tutto il resto non contava nulla.

Mi sporsi, nuovamente, e sentii le sue braccia attorno alla mia vita, stringermi con delicatezza, ma anche con una voglia che provavo anche io.

– Possiamo stare insieme e non farci vedere. – sussurrai, mentre lasciavo piccoli baci sul suo viso.

Si, era possibile.

Lo sentii sorridere contro il mio collo.

– Allora… stiamo insieme. – affermò mordicchiandomi la pelle.

Io ridacchiai, abbassando le mani sul suo petto.

– Si, Somerhalder. – finii baciandolo, mentre lui continuava a sorridere.
 


* In varie riviste ho letto di attori che stanno insieme solo per promuovere il film. L’ultimo esempio che mi viene in mente sono Dianna Agron e Alex Pettyfer. Oh, io li amo, ma sono durati davvero il tempo che “Io sono il numero quattro” uscisse dalle sale cinematografiche!

L'immagine invece non so di quand'è, però mi piace moltissimo.
 
Bene gente, ho aggiornato un po’ prima del previsto e SPERO di poter aggiornare anche la settimana prossima.
Voglio dirvelo… dovete saperlo. Non so se riuscirò a scrivere, almeno per questo periodo. Non so quando pubblicherò, se la storia continuerà… Per favore, non alzate i forconi… Questo capitolo l’ho finito di scrivere ieri. E’ un merda totale, a me non piace… mi dispiace, è il meglio che sono riuscita a fare… scusate ancora, odio lasciare le storie a metà…
La mia migliore amica si è suicidata...
Un bacione ragazze, a presto

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Capitolo 15
*** E i nostri cuori battevano all'usignolo. ***


Capitolo quindici.
E i nostri cuori battevano all'usignolo.


– Non posso crederci! –

La mia voce si era alzata di minimo tre note e risultava acuta come quando Candice iniziava a strillare.

Euforica, strattonai ancora Ian per un braccio che nel frattempo, impacciato con i bagagli a mano, cercava di prendere posto nella fila centrale dell’aereo.

– Ma… ma ne sei proprio sicuro? – continuai imperterrita e sorridente, nonostante lui  si domandava ad alta voce dove ficcare quelle due stramaledettissime borse.

Finalmente riuscì a sedersi senza troppi impicci, mentre io fremevo impaziente sul sedile.

– Come facevi a saperlo? E ti hanno dato il consenso? Davvero? Nonostante ci troviamo a girare le ultime puntate e le nostre presenze sono fondamentali? Eh? Ehh? –

Ian ridacchiò a bassa voce e si mise la cintura di sicurezza, poi distese leggermente le gambe e si lasciò andare un profondo sospiro.

– Nina, smettila di ripetermi sempre le stesse domande. – finì voltandosi dalla mia parte, alzando un sopracciglio.

Io incrociai le braccia, girandomi con il busto verso di lui.

– Esigo delle spiegazioni. – feci alzando un po’ il capo e abbassando la voce, poiché le hostess  avevano iniziato a blaterare sulle norme di sicurezza.

Avrò preso l’aereo non si sa quante volte e tutt’ora non ho la minima idea di cosa fare se l’aereo dovesse precipitare.

Ian prese dal giubbetto di pelle quei biglietti che mi avevano quasi fatta piangere. Dalla gioia.

– Allora, c’è questo mio vecchio amico che aveva due ingressi in più per il Coachella, e quindi ha ben pensato di invitare me. E io ho invitato te. Fine. – rispose a bassa voce sorridendo e passandosi una mano fra i capelli.

Se fossimo stati da soli gli sarei saltata a dosso. Giuro.

Purtroppo però, c’era quel maledettissimo vincolo che continuava a tenerci divisi agli occhi di tutti.

Per il nostro bene, non potevamo farci vedere in atteggiamenti ambigui di fronte al mondo intero.

Non per ora.

Oltre ad essere riservati, entrambi preferivamo uscire allo scoperto quando le cose si sarebbero un po’ più consolidate.

Quando sarebbe diventata una vera e propria relazione e non un giochetto di pochi mesi.

Per questo, se sarebbe finita prima, mi ero ripromessa di non cadere in malinconia o di lasciarmi trasportare troppo dalla tristezza.

Se fosse finita, entrambi ci saremmo comportati in modo maturo. Lui non mi avrebbe tenuto il muso e io non avrei fatto stupidaggini o scenate di nessun tipo.

Ma, per come stavano andando le cose, la fine della nostra relazione non sembrava esser un problema.

L’aereo era ormai definitivamente decollato e io tirai un sospiro di sollievo.

Mi faceva sempre un certo effetto quando partiva o quando planava.

Tornai a scrutare di sottecchi Ian che nel frattempo si era messo a leggere una rivista.

Le mie domande per sua sfortuna, però, non erano ancora finite.

– E che scusa hai inventato con Kevin? – chiesi poco dopo, abbassandogli i fogli con una mano, attirando la sua attenzione.

Ian non rispose, volse leggermente la testa dall’altra parte e abbassò lo sguardo.

Sgranai gli occhi.

– Non glielo hai detto?! – esclamai sconcertata e meravigliata, alzando un po’ la voce, beccandomi qualche occhiata.

Lui m’intimò a calmarmi, premendo un po’ la mano sul mio braccio.

– Non è che non lo sa nessuno. Tutti sanno che ci siamo presi due giorni di pausa… –

– Eccetto lui. – finii scuotendo il capo, contrariata.

Al nostro ritorno Kevin ci avrebbe sicuramente sgridati.

– Per Julie non c’era nessun problema. – si affrettò ad aggiungere lui, cercando di apparire meno colpevole di quel che in realtà era.

Ridacchiai portandomi una mano alla bocca.

Presi dalla borsa il programma del festival e iniziai a leggere interessata.

Saremmo arrivati verso l’ora di pranzo e avremmo passato quell’intera giornata sul grande parco dove si sarebbe tenuto il Coachella.

Successivamente si sarebbe tenuto il party, dove i giornalisti potevano porre qualche domanda qua e la alle varie star. E poi saremmo andati in hotel.

Mi chiesi stupidamente, arrossendo un po’, se avesse preso una matrimoniale.

Se ciò fosse accaduto, avremmo dovuto dormire nella stessa camera… e quindi, nello stesso letto.

Oh.

– Dio Nina, contieniti, basta pensarmi continuamente e arrossire. –

Ian mi spinse leggermente con il gomito e io rinvenni da certe riflessioni.

M’inumidii le labbra e alzai un sopracciglio, stando al gioco.

– Come fai ad esser così sicuro che i miei pensieri fossero rivolti proprio a te? – chiesi maliziosa, gustandomi la sua espressione indecifrabile.

Ian storse semplicemente la bocca e mi fece l’occhiolino, dedicandosi di più alla rivista.

Poi, iniziò ad accarezzarmi il dorso della mano.
 

Ebbene sì: non ero mai stata in California.

Ian sembrava così misurato in confronto alla mia estrema euforia e gioia.

Praticamente ridevo e indicavo ogni singola cosa.

Sotto braccio, lo strattonavo verso le cose più banali: un bar al ciglio della strada, una via piena di negozi  o un parco estremamente verde.

Perché la meraviglia dell’Indio è il cielo azzurro che rispecchiava completamente le lunghe distese d’erba, costeggiata da alte palme.

Questa era la California. Questa era l’Indio.

E il Coachella si festeggiava proprio in uno di questi grandi prati verdi. Era uno spettacolo magnifico: da un lato alte montagne imponenti, scure, dall’altro una grande distesa di pianura.

Passammo in hotel solo per posare le valigie e, dalla fretta, nemmeno mi accorsi che si trattava di una matrimoniale.

Arrivammo al Coachella verso ora di pranzo ed entrambi cercammo con lo sguardo gli amici di Ian.

Una coppia, per di più.

Un’ uscita a quattro si può dire, anche se loro… non erano consapevoli della nostra storia.

Joshua Jackson ci aspettava proprio all’entrata mentre la compagna, per guadagnare tempo, era andata a prendere da mangiare.

– Ian! –

L’uomo salutò Som con grande affetto, quasi fraterno. Si abbracciarono, come due amici di vecchia data e iniziarono a parlare ad alta voce fra di loro, scherzando e ridendo.

Nel frattempo, io ero rimasta un po’ indietro, nell’attesa che Ian si ricordasse di me e mi presentasse.

Come se mi avesse letto nel pensiero, Som si sporse dalla mia parte, fece un gesto con la mano e io li raggiunsi.

– Josh, voglio presentarti una mia cara… amica, Nina.  – mormorò poi sorridente e passando lo sguardo compiaciuto da me a Jackson.

Io sorrisi a mia volta, stringendo la mano dell’uomo.

– Piacere mio. – fece lui spavaldo e si abbassò galantemente a farmi il baciamano.

Si vedeva proprio che era un uomo dall’animo giovane e divertente.

Dati i biglietti, finalmente entrammo e Diane, la compagna di Josh, ci venne incontro.

Tutti noi avevamo optato per uno stile casual, utilizzato soprattutto per confonderci con la massa.

Incontrammo moltissime celebrità, sia del piccolo che del grande schermo.

Salutai Vanessa Hudgens, mentre Ian si era fermato a parlare con Ashley Green.

Una sua vecchia ed ipotetica fiamma.

Diane mi aiutò a distendere il telo su un lato, vicino al marciapiede. Non troppo davanti al palco ma nemmeno troppo dietro.

Josh si sdraiò completamente dietro me e Ian, mentre io iniziai a distribuire i panini e le bevande appena comprate.

Nell’attesa dell’evento, presi il telefono ed entrai su Twitter.
 

“Coachella, Ahhh… stiamo veramente molto bene qui, in mezzo al deserto!”

 
Ian e i suoi tweet. Ci avrei potuto scrivere un libro per quanti ne lasciava!

Ridacchiai sommessamente, alzando il capo e osservandolo mentre faceva il buffone con Joshua. Sembravano davvero due bambini che non si vedono dai tempi dell’asilo.

– Ci venite stasera al party? – chiese tra un boccone e l’altro Som, rivolgendosi all’amico.

Quest’ultimo scosse la testa, aggrottando un po’ la fronte.

– Ehh, ho veramente da fare in questo periodo. Io e Diane ci siamo concessi solo questa giornata e stasera si riparte. – rispose semplicemente alzando le spalle.

– Peccato, mi sarebbe piaciuto sfidarti ad una gara di bevute. – fece l’occhiolino Ian abbassando un tantino la voce, come se io non potessi sentirlo.

Joshua rise di gusto, mentre Diane si posizionò accanto a me.

Era davvero molto, molto bella.

Elegante e stupenda, di una semplicità unica, di una perfezione disarmante.

– Se non sbaglio anche tu fai la modella. – affermò sorridendo e sorseggiando la sua bevanda.

Io mi sistemai meglio gli occhiali sopra la testa, ma alla fine li buttai nella borsa e annuii.

– E’ difficile combinare le due cose. – continuò lei poi, storcendo un po’ la bocca.

Io m’inumidii le labbra, guardandola.

– Sì, da una parte hai una relazione, dall’altra il lavoro… – sospirai, perdendo lo sguardo nel vuoto.

Lei ridacchiò perplessa.

– Ma io intendevo la carriera da modella e quella da attrice… cosa centra la relazione? – storse il naso scuotendo la testa.

Oh.

– Ah oddio, avevo confuso le due cose. – mi affrettai a rispondere, passandomi una mano fra i capelli sotto i suoi occhi chiari indagatori. Diane incrociò le gambe, assumendo un’aria maliziosa.

– Ma tu sei single, oppure… – iniziò, passando lo sguardo da me e Ian.

Complimenti Nina.

Scossi immediatamente la testa, mentre il mio cuore fece un balzo.

– Oh no, insomma, dicevo… in generale, ecco. – impacciata, cercai di deviare il discorso, ma Diane sembrava non voler mollare.

–Sai, ti ci vedrei bene con Som. – sorrise con una certa luce negl’occhi e un’espressione indecifrabile sul volto.

Ok, basta.

Mi schiarii la gola, posando lo sguardo ovunque, pur di non incrociare i suoi occhi.

– Me lo dicono in molti ma siamo solo semplici amici, tutto qui… –

– Hai paura di qualcosa, vero? –

Quella domanda, buttata lì, all’improvviso, mi spiazzò.

Diane aveva fatto centro e se n’era resa conto.

Cavoli, quella donna sembrava conoscermi meglio di me.

– Non vuoi parlarne… bè, è comprensibile. Anche io quando iniziai ad uscire con Joshua preferivo tenermi tutto dentro e non lasciare dichiarazioni. Ma alla fine, è inevitabile. Prima o poi si viene scoperti, soprattutto quando si è distanti kilometri e si cerca di comunicare in qualsiasi modo. –

La guardai perplessa e lei mi sorrise.

– Io e Josh lavoriamo in due stati diversi. – spiegò alzando leggermente il capo.

Ciò mi fece riflettere e ricollegai le parole a me e Ian. 
E se, una volta finito TVD, fossimo costretti a dividerci?

L’idea mi fece quasi accapponate la pelle nonostante ci fosse un caldo tremendo.

Ma una vita, una giornata, un pomeriggio senza Ian era… impensabile, decisamente.

Cercai di non far più caso a quella triste nota che ora aleggiava sul mio volto, mentre Diane mi scrutava affondo con quegl’enigmatici occhi chiari.

Stava per aggiungere altro ma Josh l’aveva chiamata.

Diane andò a sdraiarsi accanto all’amato, mentre Ian prendeva posto vicino a me.

Si sdraiò anche lui, poggiando il peso sui gomiti e guardando verso il palco.

Di lì a poco sarebbero iniziati i concerti e il sole sarebbe tramontato.

Mi avvicinai, guardandomi bene attorno.

Sentivo i paparazzi attorno a noi. Era inquietante come cosa, davvero.

Sembravano degli astuti felini. Immobili, nascosti, aspettavano un passo falso, una parola, una mossa sbagliata, per immortalare il momento e guadagnare a nostro discapito.

M’intimidivano molto. Ian invece era tranquillo e il più delle volte guardava dritto nella fotocamera e sorrideva, anche mentre passeggiava per strada o si riposava con un caffè.

Presi il telefono, voltandomi verso di lui.

Mi schiarii la voce, notando che il prato si stava riempiendo sempre di più.

– Il nostro piccolo segreto… – iniziò canzonatorio alzando ed abbassando ritmicamente le sopracciglia, dando uno sguardo a una coppia che ci fissava di sottecchi.

–Oh, non fare così. – dissi dandogli una botta con la spalla, ma ovviamente non lo spostai di un centimetro.

Per tutta risposta, si mise a ridere.

– Mi sembri un po’ gracilina Dobrev. – fece passandosi una mano fra i capelli e alzando le spalle.

–Ha parlato Mister Muscolo. – lo presi in giro, sdraiandomi definitivamente accanto a lui.

Era così difficile stargli lontano. Mi chiesi come cavolo avessi fatto a non bramare così tanto le sue labbra, prima di possederle.

Oh, non puoi volere il paradiso quando non ne hai mai assaggiato un pezzo.

Ian mi accarezzò la mano, guardandomi quasi supplichevole.

Contraccambiai lo sguardo, scuotendo impercettibilmente la testa.

Non potevamo farci vedere in giro, no. Niente baci, niente coccole.

Era una clausola che avevamo deciso insieme e non potevamo irromperla così, a nostro piacimento, per placare uno sfizio.

E anche Ian era stato d’accordo su questo.

Sbuffò, seccato anche lui all’idea di non potermi baciare fino a stasera.

Era buffo, infinitamente buffo, vederlo così dispiaciuto e goffo.

Ridacchiai, prendendo il cellulare che sporgeva dalla tasca.

Le luci stavano calando e il presentatore era già salito.

– Una foto, prima dell’evento. – esclamai sorridente, avvicinandomi a lui.

Almeno, con quella scusa potevo toccarlo.

– Sei proprio una maniaca. – commentò alzando un sopracciglio e accostando il suo viso accanto al mio.

Oh, il suo sarcasmo.

Mi prendeva sempre in giro perché, ovunque andassimo, volevo immortalare il momento. Bè, sono ricordi, e l’importante era che lui si sottomettesse al mio volere.

Che pensiero autoritario, da leone.

Alzai il telefonino, distendendo il braccio, e sorrisi.

Poi scattai, e per un nano secondo il flash illuminò i nostri visi.

Io ero venuta carina, con la faccia serena e felice, soddisfatta di stare con lui.

Dal suo canto, Ian aveva messo le labbra in quella tipica forma d’arte denominata da molti “culo di gallina”. Poi vi aveva posato sopra, con fare seducente, un dito, credendo d’ispirare sesso qualcos’altro.

Infine aveva socchiuso gli occhi riducendoli in due fessure.

Il tutto, accompagnato da un’aria Vamp, completata dal cappello e dal ciuffo nero che vi usciva.

– Ian, doveva essere una foto ricordo! – alzai la voce dandogli un colpetto alla spalla.

Lui ridacchiò, continuando a comportarsi in stile Hollywodiano.

Stavo per ribattere i suoi gesti esagerati ma la musica era aumentata così tanto che dovetti sdraiarmi e iniziare a gustarmi lo spettacolo.

Il suo braccio, ogni tanto, mi accarezzava la schiena. Era un gesto lento, debole, regolato.

Chiusi gli occhi a quella sensazione, immaginando che potesse accarezzarmi da altre parti.

Era divino averlo accanto a me, ma una tristezza mi pervase.

I paparazzi, le riviste, i giornali.

Non potevamo, mai. Non prima di aver finito le riprese o altro.

Non me la sentivo di tenerlo per mano, di baciarlo davanti a milioni di occhi.

Perché percepivo lo sguardo lacerante di un ficcanaso ogni volta che uscivo di casa, e quella sensazione mi accompagnava per il resto della giornata.

Non c’era intimità fra me e lui quando ci trovavamo per strada. C’era solo quando stavamo nelle nostre case, al sicuro, insieme.

Lanciai uno sguardo triste a Josh e Diane.

Loro sembravano così tranquilli, ma mi ricordavo del trambusto che aveva causato la sua compagna nel periodo del divorzio.

Come fosse riuscita a reggere la separazione e la carriera assieme alla stampa non lo so, ma credo che gli ci sia voluta un’infinità di tempo.

E io non volevo che la stampa mi stesse sempre appresso per, una futura, separazione mia e di Ian.

Quindi, se non l’avessero saputo, magari quando un giorno ci saremmo lasciati nessuno ci avrebbe rotto più di tanto le scatole.

Ma ne vale la pena?
 
L’ultimo concerto era emozionante. Ci eravamo tutti alzati per poter vedere meglio dato che ormai il grande prato era pieno di gente.

Spostavo il peso da una gamba all’altra a ritmo di musica, dondolandomi un po’, mentre Ian teneva in mano la bottiglietta e fissava entusiasta il palco.

Davanti a noi, Josh e Diane si erano lasciati decisamente andare.

Non… si erano staccati un secondo. Lui che l’abbracciava, coccolava, ci scherzava. La prendeva in giro, mentre lei gli metteva il broncio, ma poi tornava a ridere e a baciarlo.

Sembravamo io e Ian, davvero.

Gli lanciai un’occhiata  leggermente rattristita. Noi due non potevamo fare nulla, solo fingere di non vedere Josh e la compagna e fissare pensierosi il palco.

Nemmeno la musica riusciva a confortarmi in quel momento.

Josh abbracciò da dietro Diane e le stampò un dolce bacio sulle labbra.

Sospirai, serrando le labbra, e mi passai la mano fra i capelli, volendo fare lo stesso gesto.

Mi trovavo  pochi passi dietro di lui.

Ian si voltò dalla mia parte, scrutandomi.

Sentivo il peso del suo sguardo leggermi anche l’anima, ma non volevo incrociare i suoi occhi. Non volevo fargli notare l’invidia che provavo per quei due.

Poco dopo, tornò a guardare avanti, mentre io deglutii, lasciando finalmente stare con lo sguardo i nostri amici.

Dovevo fare qualcosa, me lo sentivo.

Non potevo più sopportare il fatto di averlo, finalmente, accanto e di non poterlo nemmeno toccare.

Mi avvicinai, a piccoli passi, fin quando non gli sfiorai quasi la schiena.

Allungai la mano, senza guardarmi intorno e senza staccare lo sguardo dritto a me.

Trovai la sua leggermente aperta, come se stesse aspettando che io lo facessi.

Lui non mi guardò nemmeno, non si scompose. Non aveva bisogno di voltarsi.

Sorrisi, arrossii un po’, e timidamente con il polpastrello dell’indice iniziai ad accarezzargli il dorso.

Poi il palmo, le dita, il polso.

Lento, leggero, un tocco quasi impercettibile, ma che per me, in quel momento, contava tutto.

E Ian non poté far altro che accogliermi, sorridendo nei gesti e nell’anima. Finalmente aprì la mano, incrociando sue dita con le mie.

Appoggiai la testa sulla sua spalla e i nostri corpi si sfiorarono, restando così lievemente attaccati.

Lo amavo, tanto.

E sapevo che anche lui amava me.

Lo capii quando alzò la sua mano, intrecciata alla mia, portandola al petto.

E i nostri cuori battevano all’usignolo.
 

Salve gente :) Finalmente, eccomi qui. La storia continuerà, non ho nessuna intenzione di abbandonarla… però gli aggiornamenti non saranno regolari, mi dispiace, ma non ho molto tempo per scrivere.
Coachella *-*
Il 16 aprile 2011, i Nian sono stati in Indi (California) per assistere al famoso concerto di musica alternativa, in compagnia di Joshua Jackson (Dawson’s Creek e Fringe, telefilm che lo hanno reso noto) e la compagna Diane nonmiricordoilcognome, modella tedesca, che ha recitato nel film con Brad Pitt “Bastardi senza gloria”. I Nian sono arrivati verso ora i pranzo e la sera, dopo essersi cambiati e tutto, sono stati invitati al Party serale del Coachella. C’erano davvero sia la Hudgens che la Green, e pare che Ian si sia fermato a parlare con lei c:
Per chi non lo sapesse, in passato, i due erano molto amici e non si è ben capito se sono stati insieme oppure no.
Le foto ci stanno, qui sotto, e ho preso ispirazione da loro per descrivere qualche scena :P  La scena finale del capitolo mi è molto piaciuta, stranamente… è intensa ahaha
Il Tweet che ha lasciato Ian è reale, e ne ha lasciato uno anche Nina.
Ora vi porgo una domandina: il Coachella è di certo uno degli avvenimenti più importanti dei Nian. Non ho molto approfondito, quindi… per il prossimo capitolo: volete che scriva ancora del Coachella (del party e del dopo party…………………………. :’D ) oppure che salti e vada alla prossima tappa? :)
Fatemi sapere!
Ah, e infine, ma non meno importante, grazie a tutte le persone che recensiscono e seguono la storia. Grazie, grazie davvero… mi fate andare avanti… e grazie anche a chi si è fermato, un minuto, e ha dedicato qualche parola a Beatrice, la mia amica…
Un bacione e alla prossima!

- I Nian arrivano e Josh tiene il pranzo




- Subito dopo pranzo, Nina avvista i paparazzi! (Guardate nella seconda foto Josh quant'è bello ahaha)

- La foto che si fanno Nina e Ian + la scena finale, da notare le loro manine :)

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Capitolo 16
*** Wrap Up Party. ***


Attenzione: contenuti un pò... ambigui e a doppio senso riguardanti una certa cosuccia che sfiora il rosso. Spero di non dar fastidio a nessuno :)

Capitolo sedici.
Wrap Up Party


Le pareti vibravano, la musica entrava nel petto con quel ritmo cadenzale, quasi ipnotico. L’energia si sentiva letteralmente nell’aria.

Tutto era vivo lì dentro: le sedie, i tavoli, le piante, come se volessero lasciar da parte la loro staticità ed animarsi.

I cantanti – anche non professionisti -  salivano sul palco immedesimandosi in Michael Jakcson o Steven Liz, accentuando passi inventati al momento.


Era un locale grandissimo che poteva contenere quasi cento persone, arredato nel più selvaggio stile californiano, contaminato dall’eccentricità del luogo e dalla vivacità degli animi.

Le luci si accendevano e spegnevano a ritmo di musica disco e delle volte cambiavano colore, passando dal blu al viola, creando così un’atmosfera stravagante.

Era passata la mezzanotte ma sembrava che lì dentro il tempo non contasse.

C’era gente che non aveva smesso di ballare da quando aveva messo piede nella pista e c’era chi invece rideva e scherzava seduto ai tavolini di legno posti lungo le pareti.

E questo perché il Wrap Up Party era stata sicuramente la cosa più affascinante e sensazionale che io abbia mai visto.

Oltre alla discoteca vera e propria, tutt’attorno vi era un grande prato, contornato da luci e, all’entrata, una passerella che arrivava fino al cancello.

Un locale diverso da quelli che solitamente frequentavo.

Innanzitutto, c’erano solo attori o volti cinematografici. Niente paparazzi, bodygard alle porte e nessuno, intendo dire proprio nessuno, strabuzzava gli occhi gridando “O mio dio, è Nina Dobrev!”

Non che la cosa mi desse fastidio, al contrario, solo che mi sembrava alquanto strano passare da un tavolo all’altro o semplicemente andare al bagno senza che neanche uno si voltasse.

Perché erano tutti come me. C’erano Vanessa Hudgens, Kristen Stewart accompagnata dal suo collega Kellan Lutz, Mark Salling, Matt Barr, Taryn Manning, Jamie Sigler, Jamie Chung e molti altri ancora.

Indossavamo vestiti stravaganti, fuori dal comune, che ricordavano molto lo stile hippy o le tipiche serate notturne sulla riva del mare. Io portavo un lungo abito color crema, con degli orecchini a gufo abbinati e la tipica fascia sulla fronte degli anni ‘80.

Ognuno di noi era vestito in modo diverso, rendendoci unici e particolari.

Ed eravamo tutti liberi di fare quel che volevamo, tant’è che svariate volte mi ero ritrovava vicino a Ian in atteggiamenti che ci vietavamo di concederci in pubblico, ma sembrava che le persone attorno a noi nemmeno ci facessero caso.

Questa era una libertà che mi prendevo solo quando stavo fra amici o a casa di qualcuno, ma mai in eventi pubblici.

Eppure potevo prendergli la mano, ballarci o semplicemente avvicinarmi sfiorandogli le labbra con le mie.

Verso metà serata, Ian - ubriaco come non mai - mi aveva addirittura baciata con foga.

Io ridevo, scansandolo e lanciando qualche vaga occhiata attorno, come facevo di solito per abitudine.

Eravamo solo una normalissima coppia in mezzo ad altre mille.

Il Dj alzò il volume e il locale era talmente pieno che era impossibile  non prenderci delle gomitate.

Tenevo le mani in alto, sopra la testa, e ridendo mi scuotevo a ritmo della musica, girando su me stessa e ballando con chiunque.

Era questo il bello della serata: potevi voltarti e ritrovanti davanti persone mai conosciute - tipo Danny Devito - prenderti per un braccio e offrirti qualcosa da bere.

Lo stesso Ian si divideva tra me e un gruppo di persone conosciute lì per caso.

Indubbiamente, quella era una tra le miglior feste della mia vita.

Ad un tratto qualcuno mi aveva avvolto i fianchi con un braccio.

Ian si muoveva lentamente, mentre con l’altra mano mi tastava sensualmente la schiena.

Reclinai la testa all’indietro, continuando a spostarmi da un piede all’altro e a ondeggiare con il capo.

Chiusi gli occhi, lasciando che il ritmo mi entrasse nell’animo e facendo sì che le mani di Ian mi toccassero la schiena.

Sentii avvicinare il suo viso sulla mia guancia, il respiro caldo contro il mio. Con le labbra mi sfiorò il naso, per poi scendere sul collo e morderlo.

– Oh, Ian. – risi senza scostarlo – credo che ti sei calato un po’ troppo nella parte. – continuai passandomi una mano fra i capelli attaccati alla pelle.

Lui si levò, ridendo, con lo sguardo voglioso e perso. Aveva bevuto, ma molto più di me.

Mi circondò con le braccia, baciandomi con foga.  A differenza di ciò che avrei fatto se fossi stata sobria, non lo scostai, lasciandolo fare.

Con le labbra ancora attaccate, ballavo stretta fra le sue braccia, creando così un unico movimento con i nostri corpi.

Ian si allontanò un poco, facendo su e giù con la testa, ridendo allegramente, mentre io posavo le mie braccia sul suo collo, mantenendo gli occhi chiusi.

 Continuavo a volteggiare su quei tacchi troppo alti per ballare.

Non mi sentivo più i piedi ma questo non importava. Volevo ballare e Ian era un accompagnatore eccezionale.

Tornammo a baciarci, in mezzo alla pista, fra i tanti corpi che sbattevano su di noi.

E ridevamo, perché eravamo una coppia libera, perché non dovevamo preoccuparci, perché eravamo senza pensieri e perché, per una volta, le nostre azioni non avrebbero portato a strane conseguenze.

La musica si fece più cadenzale e sensuale e Ian, andando a tempo, mi passava le mani sui fianchi, avvicinando il suo bacino al mio, senza levarmi gli occhi di dosso,

Io ghignavo, serpeggiando con il corpo, abbassandomi un po’ e rialzandomi lentamente, avvinghiata al suo collo.

Il Dj aumentò di colpo il ritmo e tutti alzarono le braccia saltando sul posto, mentre la musica entrava nelle vene e l’energia di quel magico locale faceva il suo effetto.

Ian si fermò, prendendomi per mano e portandomi verso i divanetti.

Lo seguii traballante sui tacchi, muovendomi ancora senza smettere di ridere.

Ci sedemmo, mentre il bar man in persona gli offriva sorridente un bicchiere.

– Sai, non dovresti esagerare. – bofonchiai mentre lui non mi dava ascolto e mandava giù uno strano liquido… bluastro?

Appoggiai la testa sulla sua spalla, rendendomi conto con l’unico briciolo di lucidità che mi restava quanto fossi stanca.

Non avevo smesso un solo minuto di ballare e ora i miei piedi chiedevano clemenza.

– Ti ci devo portare più spesso alle feste. – fece lui poco dopo, battendo le dita sul bicchiere a tempo di musica.

Mi tirai su, spostando i capelli su un lato della spalla, fissandolo divertita.

– Amo il Coachella. – risi rubandogli l’ultimo sorso del liquido dal colore innaturale.

Cavoli, era forte e amaro. Lo sentii scorrere lungo la gola come se me la stesse corrodendo con una sfilza di coltelli. Ridiedi il bicchiere al suo legittimo proprietario che lo finì in un unico sorso.

– Eh, Dobrev, ci vogliono anni di duro allenamento per buttar giù alcool del genere. – affermò con aria superiore da esperto di vino.

Gli diedi una botta sulla spalla, sorridendo.

– Questo perché Damon fa solo due cose in tutta la sua esistenza: la prima è appunto bere – iniziai alzando su l’indice, seria – e la seconda è… –

– E la seconda è fare tanto, tanto sesso? – finì per me ghignando beffardamente e socchiudendo gli occhi.

Ci pensai un po’ su storcendo la bocca.

– Stavo per dire “fare sempre il terzo incomodo” ma sì, anche quello. – accettai infine facendogli l’occhiolino.

Ian posò il bicchiere vuoto, dedicando la sua attenzione a me.

– Quindi sono un buon bevitore perché bevo durante le riprese. Secondo questa logica dovrei anche essere modestamente bravo a letto. – constatò aggrottando la fronte, sicuro di sé.

Inarcai un sopracciglio divertita, mantenendo il sorrisetto malizioso.

– Anche Katherine si è fatta una marea di uomini, questo fa di me un’ abile… – lo provocai, levandomi lentamente una spallina – seduttrice? – gli mormorai all’orecchio sensualmente.

Ian prese un profondo respiro, arrossendo di colpo e accavallando le gambe.

Oh, sì, avevo decisamente bevuto, ma quel momento me lo stavo lentamente gustando.

Mi passai la lingua fra le labbra, continuando a giocare con le sue reazioni.

Ian bloccò la mia mano, dove le dita serpeggiavano nella mia scollatura.

– Hai bevuto un po’ troppo. – iniziò lui con sguardo critico – mi piace. – continuò malandrino.

Ridacchiai, incrociando le mie dita con le sue.

A questo punto, fu Ian a portare avanti il gioco. Ci eravamo talmente isolati che la musica - leggermente abbassata - non ci disturbava più.

– Sedurre è solo la prima tappa del sesso. Il risultato… lo si vede sotto le coperte. – corrugò la fronte, alzando il mento e socchiudendo un occhio, in attesa della mia risposta.

Mh, provocatorio eh.

La tensione era palabile, il respiro mi mancava.

Sapevo ribattere a modo mio e a vincere quello strano gioco di cui non conoscevo neppure le regole.

– Direi che hai bevuto abbastanza pure tu… – iniziai, prendendo il bicchiere vuoto e disegnando il suo contorno con l’indice.  – Sai, non credo di essermi mai fatta un uomo.. ubriaco.. – sorrisi maliziosamente leccandomi il polpastrello inumidito dal bicchiere.

Ian lasciò il sospiro a mezz’aria. Stava cedendo. Sono più che sicura che, se avessimo avuto una coperta a 10 centimetri di distanza, mi ci avrebbe buttata senza farsi troppi scrupoli.

Sfortunatamente, non avevamo nessuna coperta a portata di mano.

Aspettai una risposta che non venne, perciò continuai, sorpresa.

– Cos’è Somerhlader, non hai un asso nella manica in queste occasioni? – chiesi fingendo una faccia eccessivamente meravigliata.

Ian ridacchiò fissandomi con quegl’occhi svuotati dall’alcool ma vispi ed eccentrici.

– Il mio asso nella manica sarebbe chiuderci nel bagno per il resto della serata. – rispose con calma, misurando bene le parole.

Mi avvicinai lentamente, sfiorandogli il lobo dell’orecchio con le labbra e passandogli lussuriosamente una mano sul petto.

– Ma perché andare in uno squallido bagno pubblico… quando abbiamo una matrimoniale tutta per noi? – soffiai leggermente, aumentando la pressione con la mano.

Ian ora si trovava in quello stato di limite sopportazione.

Era sorpreso quanto me di questi miei gesti alla Katherine che, però, stavano avendo un effetto desiderato.

– Attenzione Dobrev, stai scatenando in me la belva. – rispose scherno, aggrottando la fronte.

Risi gustosamente divertita.

– E’ la mia intenzione. – feci fiondandomi su di lui e baciandolo.

Ian passò le sue mani sui miei capelli, scompigliandoli ancora di più, mentre la sua lingua incrociava la mia in una danza vorticosa.

Stavamo entrambi letteralmente cedendo, ma fu una vibrazione a salvarci.

Di malavoglia, presi il telefono di Som e lessi il messaggio, mentre lui sospirava in silenzio deluso da quell’interruzione.

Mi passai una mano fra i capelli, sistemandoli un po’, e storsi la bocca.

– Sono arrivati a prenderci. Ci stanno aspettando alle porte del cancello per tornare in hotel. – gli riferii chiudendo il piccolo schermo.

Lui si alzò, un po’ traballante, prendendomi per mano.

Di malavoglia fui costretta a scansarla, mentre mi guardò con aria interrogativa.

– Qui dentro possiamo fare tutto. Là fuori – indicai con un cenno del capo la porta sul retro – no. – finii facendo spallucce.

– Oh, è vero. – scosse il capo.

Entrambi ci riferivamo ai paparazzi che, per nostra sorpresa, se n’erano andati tutti via.

Forse perché erano… le tre del mattino.

Salimmo in macchina e in meno di mezzora fummo finalmente in hotel.

Ciò che poi successe resta confuso, come quando ci si sveglia e non si sa se  quel che è accaduto era un sogno oppure la realtà.

Ricordo solo che Ian, chiusa la porta della camera, si era fiondato su di me.

E la belva, dopo tante parole e provocazioni, si era scatenata.
 

Un rumore fastidioso mi penetrò le orecchie, come se stesse lì per ricordarmi che dovevo alzarmi.

E infatti, così era.

La sveglia trillava insistentemente dall’altro capo del letto, posta sul comodino di Ian che nel frattempo sembrava non accorgersi di nulla.

Sprofondai sotto le coperte, chiudendomi la testa con il cuscino.

Il rumore continuava petulantemente, aumentando.

Dannazione.

Diedi un calcio da sotto le coperte a Ian, il quale finalmente diede segni di vita.

Mugolò, imprecando sottovoce, ma non si mosse di un centimetro per spegnere quel’oggetto che nel frattempo stava letteralmente impazzendo.

Passarono i minuti e sembrava che a Som nemmeno turbasse quel fastidioso frastuono. Molto probabilmente si era riaddormentato.

Aprii definitivamente gli occhi, stiracchiandomi.

Dovevo spegnere quella sveglia.

Strisciai sopra Ian che, inerme, continuava a non muoversi - di lì a poco mi sarei preoccupata seriamente - e allungai la mano per fermare quel fracasso.

Oh, finalmente, silenzio.

Mi accasciai nuovamente, restando sopra quell’uomo che era diventato un tutt’uno con il lenzuolo.

Lo osservai per svariati minuti.

Il volto rilassato, un po’ arrossito. Il petto che si alzava ed abbassava regolarmente, le braccia distese lungo il corpo morbido e forte.

Sorrisi, contornandogli il viso con il polpastrello dell’indice.

Lanciai un’occhiata distratta all’orologio. Fra meno di due ore dovevamo trovarci in aereo.

Dovevo svegliare quell’essere che sembrava non accorgersi che la sua fidanzata gli si era sdraiata sopra.

Seduta sopra di lui, una gamba di qua una di là, iniziai a schiaffeggiarlo svariate volte, ma l’unica cosa che ottenni fu che aprì, per un solo istante, un occhio.

Sbuffai divertita ai suoi borbottii.

– Ian. –

Ormai, l’unico metodo che aveva avuto un qualche successo, era quello riguardante la lagna: scuoterlo e chiamarlo più e più volte fin quando, stufo, non si alzava.

– Iaaan. –

Ha aperto entrambi gli occhi.

–IAAAAAAN. – aumentai il tono della voce premendo di più le mani sul petto.

Tossì un poco poi, protestando, mi spinse sulla mia parte di letto.

– Buongiorno. – sorrisi tornandogli vicina, sdraiata su un fianco.

Lui si toccò la fronte, poi passò a tastarsi il resto della faccia, scansando delicatamente le mie mani.

– Mi fa male la testa. – brontolò sommessamente, come se fosse colpa mia.

Sospirai, tornando ad accarezzarlo.

– Vedi che succede a bere liquidi blu? – lo rimproverai come se fossi sua madre, abbassandomi a dargli un bacio sulla fronte.

Lui sorrise, accarezzandomi i capelli.

– Tra quanto abbiamo l’aereo? – mormorò stropicciandosi gli occhi.

– Tra due ore dobbiamo stare in aeroporto, prenderemo un taxi, lasceremo le valigie a casa e poi subito sul set. Abbiamo delle scene arretrate da finire. –

Ian si stiracchiò, sbadigliando sonoramente e, afferrandomi per un fianco, mi fece sdraiare sopra di lui.

– Che genere di scene? – domandò osservando i lineamenti del mio viso, seguendoli con l’indice.

Corrucciai il naso, pensierosa.

– Spero non si tratti di scene di sesso. – continuò lui, ghignando.

Non… non voleva riaprire sul serio i discorsi della sera precedente, vero?

Sorrisi leggermente imbarazzata, scostando una ciocca che era finita sul mio viso.

– Non dirmi che ti sei stancato. – inarcai un sopracciglio, baciandogli la punta del naso.

Non rispose, ma dal suo sguardo… oh, sì, si era stancato.

Io, Nina Dobrev, 22enne, impacciata attrice alle prime armi, avevo fatto stancare Ian Somerhalder, 30enne, uomo di cinema da tempi ormai remoti.

Oh.

– Mi aspetta un gran lavoro.  Elena dovrà andare incontro ad un sacrificio e Katherine… bè, è Katherine. E poi devo ripassare le battute. – scossi la testa, pensierosa.

Ian sembrò pensarci su un momento.

– Mh. Damon invece sta sul letto di morte. Direi che non c’è paragone. – affermò convinto e felice di non dover far nulla di così eclatante, se non starsene sdraiato, sudare e parlare come se qualcuno gli avesse strappato le corde vocali.

Riprogrammando mentalmente la mia giornata, mi alzai, dirigendomi lentamente verso il bagno.

Prima di aprire la porta Ian mi richiamò.

– Che c’è? – domandai girandomi di trequarti.

Lo trovai seduto, con le braccia piegate dietro la nuca e uno sguardo inquisitore rivolto al mio corpo.

- Con questo pigiamone bianco hai perso tutta la tua aria di brillante seduttrice. - constatò convinto.

Sgranai gli occhi e la bocca.

– Ti… ricordi? Ma scusa, non eri ubriaco? – domandai incredula.

Lui ridacchio, passandosi una mano fra i capelli.

- Ehhh, Nina Nina. Più che ubriaco mi considererei brillo e allegro. E ricorda: tutti gli uomini ubriachi sanno ciò che hanno fatto la sera prima. –

Mi mordicchiai il labbro superiore, lasciandomi dietro quella sua gran perla di saggezza ed andai a lavarmi i denti, certa che quella giornata sarebbe stata pesante.

Inoltre, nonostante apparissi meno stanca di Ian, un leggero mal di testa pulsava nella mia mente come per farmi ricordare di aver alzato il gomito la sera precedente.

Ero spossata, ma Elena mi aspettava sveglia e pimpante, e la mia faccia poteva esser ben risistemata con una buona dose di trucco.

Dopo aver aspettato quella buona mezzora in cui Ian si ricordava come vestirsi, potemmo finalmente scendere per fare colazione e, infine, tornare per la Georgia.

Lì, una volta arrivata sul set, non solo avrei ripreso la mia routine, ma avrei dovuto fare i conti con il post-Coachella.
 

– Non. Posso. Crederci. –

Kat rideva sottovoce alla mia espressione sconvolta e Candice mi stava riprendendo con il telefonino.

– “E questa è la tipica faccia di Nina quando, ricordandosi di essere una star internazionale, capisce che non può andare ad un Coachella con il suo presunto nuovo fidanzatino e tenerlo per mano.” – continuava la bionda rivolgendosi al piccolo schermo illuminato, prendendomi in giro.

Sono più che sicura che, se quel portatile non fosse stato il mio, lo avrei scaraventato contro il muro di fronte.

– Per non parlare di quello che avete fatto al Party. – aggiunse divertita Kat aspettando una mia reazione.

Di colpo sbiancai sgranando gli occhi.

– C..cosa? E voi… e voi come fate a saperlo?! – gridai sommessamente prendendo la testa fra le mani e passando lo sguardo imbarazzato da Kat a Candice.

Le due, dopo un momento di esitazione, scoppiarono a ridere, battendo allegramente le mani.

– Nina, stai calma. E’ stato Ian stesso a rivelarcelo. –m’informò la bruna tranquillizzandomi.

– Come sarebbe a dire? Cioè, Ian vi ha raccontato che… –

Non riuscivo nemmeno a finire la frase.

Sentivo il sangue fluirmi nelle guancie e il cuore battermi all’impazzata.

– Ci ha solo raccontato che vi siete un po’ lasciati andare, ma ha preferito non entrare nel dettaglio. – continuò Candice scotendo il capo.

Kat riprese la parola, sorridendo maliziosamente e avvicinandosi a me.

– Perché, avete fatto qualcosa di iper-sconcio che non potete raccontare? – mi stuzzicò inumidendosi le labbra, mentre Candice finalmente spegneva quel suo dannato telefono e si sedeva stretta accanto a me.

In mezzo, tra le mie due migliori amiche, non potei far altro che raccontare la verità.

Che sì, insomma, eravamo talmente ubriachi - Ian soprattutto - che se non fosse stato per il telefono ci saremmo davvero chiusi in un bagno.

– Mh, non è da te. – constatò Kat dopo la scottante rivelazione.

Io sospirai, scuotendo la testa.

– Esattamente. Questo non dovete assolutamente dirlo a nessuno. Nemmeno agli altri. – aggiunsi guardando prima una e poi l’altra.

Candice si mise una mano sul cuore.

– Ma per chi mi hai preso, per una che spettegola a destra e a sinistra e che sa tutti gli ultimi gossip del momento? – domandò innocentemente.

Kat reclinò la testa in avanti, lanciandole un’occhiata torva.

Io ridacchiai, mentre la bionda ruotava gli occhi sbuffando.

–E va bene, ma di certo non infamerei un’amica. – confermò più autoritaria, e questa volta le sorridemmo entrambe, abbracciandola.

Tornai a fissare lo schermo del pc assieme a loro.

Lì, sorridenti e sdraiati, io e Ian scherzavamo e ridevamo con Joshua e Diane.

– Bè, guarda il lato positivo: sei venuta bene in tutte le foto. Oh, sei così fotogenica! – sdrammatizzò Candice.

Le diedi una spintarella.

La neo-coppia di vampiri è finalmente decisa di uscire allo scoperto? – lessi ad alta voce, leggermente infastidita.

– Ciao ciao amore segreto. – osservò Kat facendo spallucce.

Scossi la testa, picchiettando contro lo schermo.

– Non significa niente! Insomma, se due persone si tengono per mano devono per forza stare insieme?! – esclamai esasperata guardando prima una poi l’altra.

Le due si lanciarono un’occhiata d’intesa.

– Ok d’accordo, io e lui stiamo insieme. Ma... suvvia, non ci siamo mica baciati! Quello avrebbe creato scalpore, non una piccola ed innocente presa per mano. – sbuffai, imprecando mentalmente contro chi aveva scritto quell’articolo.
Candice mi posò una mano sulla spalla.

– Nina smettila di avercela contro i giornali. In fondo, è il loro lavoro creare notizia e divulgare immagini. E poi, di cosa ti preoccupi? Vi hanno visti insieme, hanno scritto qualche commento, ma finisce tutto lì. Non sanno la verità e il massimo che possono fare è immaginarsela. Stai tranquilla, vedrai che tra meno di un mese queste foto nemmeno verranno più visualizzate. – cercò di rassicurarmi sorridente.

Naturalmente, nemmeno lei credeva a queste sue parole.

Kat la guardò come per dire Nina non è così stupida da crederci, ma io finsi ugualmente di confidare in quelle parole.

Nonostante questo, però, capii che io e Ian dovevamo stare più attenti.

Alla prossima convention o riunione non ci saremmo permessi di abbracciarci e tenerci per mano.

Almeno, non in luoghi creati apposta per i paparazzi.

E, mentre Ian entrava in Sala chiacchierando allegramente con Joseph, mi chiesi se ci sarei riuscita.

Se sarei riuscita a tenermi lontano dall’uomo che amavo.
 
  

(Per quanto riguarda Ian... non ho trovato nessuna foto...)

Ok, lo so… il mio ritardo è imperdonabile. Sto di fretta, come se non bastasse, quindi cercherò di sintetizzare al massimo tutto ciò che ho da dirvi.
Partiamo da questo capitolo. Sfortunatamente, volevo ampliare maggiormente il party ma poi sarebbe diventata una cosa troppo lunga. E poi, molte cose festose (?) tralasciate in questo capitolo verranno riprese per un altro party in seguito. L’immagine del locale spero sia stata chiara: un enorme sala piena zeppa di attori, invitati apposta per quell’evento. Non so se c’era anche “gente normale”, ovvero non-famosi, ma di sicuro i paparazzi non erano presenti poiché è un evento privato in cui si poteva accedere solo su invito!
In questo capitolo, ho voluto metter da parte la solita Nina riflessiva, rendendola molto più provocante. Spero che vi sia piaciuta perché cose del genere succederanno anche in futuro. So che non sono poi così tanto scandalose, ma per mantenere il Raiting arancione sono costretta a non andare troppo nel dettaglio. A me va bene anche così, non voglio diventi una storia troppo spinta, mi piace così com’è, normale :)
Non ho inserito scene di sesso perché.. bè, verranno inserite in altri capitoli y.y sempre in modo misurato però.
Infine, mi mancava il rapporto Candy-Nina-Kat, e non ho resistito a inserirle, anche se solo per poco, dentro un capitolo di passaggio!
Questo mese è stato un po’ difficile, soprattutto per la scuola -_- Spero che, nonostante non aggiorni da quasi due mesi, continuate a seguire la mia storia che sta giungendo al termine. Mancano ancora un bel po’ di capitoli, ma ci troviamo sulla via della conclusione.
Spero di sentirvi, tanti come prima. Un bacione a tutte, ci vediamo la prossima settimana, promesso! <3
Video del party Ian/Nina + altri attori: http://www.youtube.com/watch?v=58Im-eYbQlU

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Capitolo 17
*** Life in New York. ***


Capitolo diciassette
Life in New York

 
– Mi domando come fai –

Mentre mi allacciavo il giubbetto scuro, sentii la voce di Candice diventare talmente acuta da esser irriconoscibile dal telefono.
– A fare cosa? – chiesi sorridendo, uscendo dalla macchina.
– A fare tutto questo. Due giorni fa abbiamo finito di girare The Vampire Diaries e non passa nemmeno una settimana che ti fiondi subito in un altro progetto. – borbottò preoccupata lei, sbuffando – credo che tu soffra una specie di disturbo compulsivo ossessivo – finì abbassando il tono della voce, come se io non la potessi sentire.
Spostai una ciocca di capelli dal viso, leggendo una parte del mio copione di Parks of Being a Wallflower.
– Dai Candy, sai che amo tenermi impegnata. Sto solo sfruttando al meglio le mie qualità e non sono nemmeno stanca. – mentii alzando lo sguardo. In effetti, mi sentivo leggermente debole quella mattina.
Ma forse, le mie occhiaie erano giustificate dal fatto che mi ero appena alzata.
Mi schiarii la voce, prendendo un caffè per svegliarmi meglio.
Mi trovavo appena fuori dal set e ormai dovevo entrare e iniziare a girare.
– Ti chiamo dopo, ora ho un po’ da fare. – la salutai infine riagganciando, mentre la sua voce continuava a dire cose come e poi se svieni sul set non dire che non te l’avevo detto!
Sorrisi tra me e me, mentre mi aspettava il mio terzo giorno sul set di quel nuovo film.
Maggio, senza dubbio, era stato il mese con più avvenimenti.
E anche uno dei mesi più difficili e lunghi.
La serie era terminata qualche giorno fa e tutti noi, dopo svariati saluti, ci eravamo divisi per varie convention o per tornare nelle proprie città.
Kat doveva promuovere il suo nuovo disco, mentre Candice si era presa una settimana di riposo.
Paul era andato a trovare Torrey, ma si divideva fra la famiglia e le giornate di lavoro.
Io, poiché ero stata presa per il ruolo di Candace, passavo le giornate a Pittsburg, pronta per cimentarmi in questo nuovo personaggio.
Ian invece si trovava dall’altra parte del mondo a diffondere la sua fondazione, la ISF, a Johansburg.
Il mio nuovo lavoro mi teneva la mente impegnata più del solito, in quanto non ero più né Katherine né Elena. Ero semplicemente la sorella del protagonista, ero Candace. Nulla di troppo impegnativo, per fortuna.
Oltre che a debuttare finalmente sul grande schermo, avevo soprattutto colto l’occasione per poter recitare con una delle mie attrici preferite: Emma Watson.
Diciamo che ero una fanatica di Harry Potter e, avendo al mio fianco Hermione, la cosa mi emozionava e divertiva allo stesso tempo.
– Oh, ecco Nina. – mi salutò con un sorriso il regista, Stefen Chbosky, stringendomi la mano.
– Hai già conosciuto il resto dello staff, vero? – domandò poi, lanciando uno sguardo agli altri attori che si trovavano già lì, intenti a ripassare le proprie parti.
Feci sì con la testa, salutando con un cenno del capo Logan Lerman.
Più o meno, conoscevo tutti gli altri attori.
Ci avevo scambiato qualche parola durante le audizioni e le riunioni.
Molti erano sconosciuti al pubblico, e grazie a questo film avrebbero, anche se in parte, raggiunto una certa notorietà.
Mi sistemai la lunga gonna violetta lungo i fianchi, poi diedi un veloce sguardo al regista.
– Tutti pronti? – domandò ad alta voce Stefen, prendendo il copione e gesticolando verso di me e Logan.
Emma si tolse la felpa, seguita da Ezra. Entrambi mi salutarono con un occhiolino, restando fuori dal set della casa di Charlie.
– Nina, entra dalla porta principale. Tu, Logan, aspettala sulla cima delle scale. –
Mi posizionai, posando il copione e ripassando mentalmente le battute. Lanciai uno sguardo complice a Logan che si concentrava, poi abbassai la testa, socchiudendo gli occhi.
– Azione! -
 
In confronto alle mie doppie parti di Vampire Diaries, e al fatto che dovessi lavorare quasi 24 ore su 24, quella mattinata era passata nella più totale leggerezza. Oh, certo, non che ricoprire il ruolo da doppelganger fosse un peso, solo che mi aveva letteralmente sfinita, in quanto Katherine era diventata uno dei personaggi più presenti in questa seconda stagione. Fortunatamente, nella terza stagione, la Pierce non sarebbe stata molto presente, così almeno avrei potuto concentrarmi maggiormente su Elena, che finalmente iniziava a scoprire i suoi sentimenti verso Damon.
Comunque, quella mattina era volata e mi sarei dovuta ripresentare sul set solo due giorni dopo.
Il regista, dopo aver completato le iniziali scene dove apparivo anche io, si era concentrato maggiormente sulle vicende di Logan a scuola, lasciando per un po’ da parte le altre.
Così, nonostante la pausa pranzo, Lerman aveva preferito non allontanarsi molto dal set, restando lì con Ezra.
Non avendo nulla da fare, avevo chiesto a Emma di fermarsi a pranzo con me.
Con mia grande sorpresa, lei aveva accettato, lasciando da parte alcuni impegni.
Era una ragazza così vivace, così solare e piena di vita. Assomigliava molto al personaggio che doveva interpretare,  per certi aspetti.
Lì, sedute su un tavolino squadrato fuori dal ristorante, sembravamo due semplici ragazze di città, e non due star internazionali.
Emma mi stava raccontando della sua vita e della sua esperienza con Harry Potter, e sembrava così simile alla mia con Vampire Diaries.
D’un tratto le vibrò il telefono.
Lo prese, scusandosi. Dopo aver pigiato velocemente qualche tasto, sorrise.
Aveva letto qualcosa di divertente.
O forse no.
Mi lanciò uno sguardo, inarcando un sopracciglio.
– Ma… tu e Ian state insieme? –
Mh?
Staccai gli occhi dal gelato che stavo lentamente assaporando, osservando la mora.
– Come? – domandai fingendo di non aver sentito. E sperando di aver capito male.
Lei sorrise, sembrando più dolce di quel che già era.
– E’ lo scoop del momento. Ed’è anche la domanda che circola di più sul web. Tu e Ian, state insieme? – ripeté, mantenendo un sorrisetto malizioso stampato in viso.
Scossi la testa, come se mi stesse facendo la domanda più ovvia del mondo.
– Oh, ma certo che no. Cioè, siamo molto amici e gli voglio davvero bene. Ma non stiamo insieme. – risposi mentendo. Mi dispiaceva non dirle la verità, ma era meglio che le voci sul nostro fidanzamento circolassero il meno possibile.
D’altro canto, Emma si schiarì la gola, lanciandomi occhiatine furbe.
– “Da tempo i fans si interrogano sulla natura della relazione dei due attori e proprio oggi Just Jared, il noto sito di gossip americano, nel segnalare le foto dell’evento, ha definito per la prima volta Nina Dobrev  fidanzata di Ian. Che la relazione sia ormai ufficiale?” – lesse ad alta voce tra un sorrisetto e l’altro.
Sgranai gli occhi, mentre lasciavo cadere il cucchiaino sul tavolo.
–COSA? – gracchiai incredula, mentre le persone sedute accanto a noi si voltavano curiose.
Emma mi passò il telefono, ridendo alla mia espressione furibonda.
Possibile che tutti ci trovavano qualcosa di divertente in queste mie mini-incazzature?
Rilessi quella frase una decina di volte prima di tornare a respirare.
Come si permettevano? Uno stupido giornale stava veramente rovinando ciò che io e Ian avevamo con cura tenuto segreto e nascosto agli occhi di tutti?
– Nina. – mi sentii richiamare da Emma, che si riprendeva il telefono.
– Sì? – domandai inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia, sbigottita. Non riuscivo ancora a crederci. Com’era possibile?!
Solo perché avevamo partecipato insieme ad una cena non significava che stessimo davvero insieme.
Pfff.
– Non esagerare e non fare così. – cercò di calmarmi lei, posandomi una mano sul braccio.
La fissai, e rividi nel suo sguardo Candice e Kath.
– Sai, non sei la prima che me lo dice. – mormorai, ripensando alle due mie migliori amiche.
E a Paul. E a Torrey.
Lei sorrise compiaciuta, distogliendo lo sguardo e stringendosi nel giubbetto.
– Il tuo segreto con me è al sicuro. Ma Nina, vedi di non farne un dramma. – mi rimproverò leggermente, passandosi una mano fra i corti capelli chiari
Sospirai. Sapevo di esagerare ma era più forte di me.
Era come un pensiero fisso, come un martello nella mia mente.
Non riuscivo a pensare ad altro.
Non riuscivo a non pensare a cosa potesse succede se qualcuno ci avesse scoperti.
– Ora devo andare. Tu che fai? – domandò ad un tratto Emma alzandosi e pagando il conto, anche per me.
Sorrisi ritirando la mano dal portafoglio, poi l’accompagnai fino all’incrocio che conduceva alla sua macchina.
– Vado a riposarmi in hotel. Questa sera devo andare a New York per l’Oceans Day e domani mattina ai CW Upfront, con Ian e Paul. – risposi prendendo il telefono.
Emma mi salutò con la mano, prima di avviarsi verso la sua vettura.
– A Dopodomani! – trillò corricchiando tra una pozzanghera e l’altra.
Le sorrisi da dietro.
– A dopodomani. – sussurrai, passandomi una ciocca dietro l’orecchio.
Mi girai dalla parte opposta, incamminandomi verso l’hotel, cercando di non pensare al fatto che, mezzo mondo, stava per scoprire la mia relazione con Ian.
 

Ti aspetto sotto il Trump Soho Hotel tra mezz’ora.

Ian.


Quel messaggio dava una certa impressione di esser scritto da tipo un mafioso.
Ridacchiai sommessamente mentre, già a New York, mi dirigevo verso l’hotel di Som.
La gente continuava a fissarmi e ad indicarmi. Mi sentivo una specie di fenomeno da baraccone, ma chinavo la testa o semplicemente fissavo un punto davanti a me e passavo oltre.
Mi agitavo sempre quando i fan mi fermavano per strada o mi scattavano foto.
Svoltai l’angolo, ritrovandomi di fronte all’immenso Hotel. Era spettacolare.
E ancora più bello, era Ian lì sotto, mentre mi dava le spalle e lanciava rapidi sguardi alla strada, controllando il telefono ogni dieci secondi.
Piegai la testa di lato, sorridendo a quella scena.
Avrei tanto voluto correre e saltargli addosso, facendolo così spaventare.
Ma  non potevo.
Così, mi limitai solo ad aumentare il passo e a dargli una piccola botta alla spalla non appena gli fui dietro.
Lui, sorpreso, si voltò, credendo che fossi una fan.
Ma non appena mi vide, i suoi occhi s’illuminarono.
Si avvicinò, sorridendo a trentadue denti.
Avrei voluto dargli un bacio sulle labbra e, lì per lì, dopo tre giorni che non ci vedevamo, forse lo avrei fatto.
Rivederlo aveva fatto scattare in me una specie di scintilla.
Ma Ian mi aveva solo abbracciata, e in quell’abbraccio vi erano riposti tutti i baci non dati.
– Come mai così presto? – domandai, riferendomi al fatto che avevamo l’Oceans Day solo alle otto di sera, ed’ora erano solo le quattro.
Lui mi guardò, socchiudendo leggermente l’occhio.
– Indovina. – soffiò al mio orecchio, per poi prendermi per una manica e camminare verso la via principale di New York.
Una via piena di negozi.
Lo guardai sbalordita.
– Non posso crederci: davvero mi stai portando a fare shopping? – risi portandomi le mani alla bocca, mentre lui faceva sì con la testa, sorridendo.
– Ian Somerhalder, che ti è preso? – continuai felicemente perplessa.
Lui fece semplicemente spallucce, poi avanzò ancora, entrando nel primo negozio che gli era capitato sotto tiro.
Lo raggiunsi trotterellando, per poi afferrarlo ad un braccio.
– Ti ricordi il vestito bianco che mi hai regalato l’anno scorso? – domandai poggiando il mento sulla sua spalla.
Lui sembrò pensarci su un attimo, poi fece sì con la testa.
– Ti ricordi quanto hai penato per solo tre ore di shopping? – gli ricordai aggrottando la fronte.
– Sono state le tre ore peggiori della mia vita. – ammise fissandomi e storcendo il naso.
Roteai gli occhi, sbuffando e allontanandomi un po’ da lui, ma tenendolo ben saldo per il braccio.
– Ecco. Sembravi tipo uno zombie. – continuai scuotendo la testa, mentre lui ridacchiava.
– E insomma, ti senti pronto di passare il resto del pomeriggio… qui? – chiesi allargando le braccia verso l’intero negozio pieno di vestiti, scarpe, accessori e borse.
Lui si avvicinò a me, stampandomi un piccolo e tenero bacio sulla guancia.
– Questo e altro per poterti spiare nel camerino. – confessò facendomi l’occhiolino e sorridendo maliziosamente.
– Sei il solito maiale. – constatai addentrandomi tra le file di vestiti.
Il pomeriggio passò velocemente.
E Ian continuava a non esser un bravo compagno di shopping.
Inizialmente, senza troppe lamentele, mi era andato a prendere tutti i vestiti che sceglievo dal camerino, cambiando le taglie, i colori e rimettendoli a posto.
Poi, dopo aver capito di esser decisamente sfruttato, si era accasciato sul divanetto e aveva iniziato a giocherellare col telefonino.
Oh, però, era estremamente dolce. Si era impegnato così duramente per farmi passare un bel pomeriggio di shopping che, però, alla fine aveva ceduto.
E, a differenza di quel Novembre 2010, non gli davo molto peso.
Al contrario, per rimetterlo un po’ in sesto, lo avevo accompagnato per negozi maschili, in cerca di nuove scarpe e giacche.
Si era provato non so quanti cappelli, ma poi non ne aveva comprato nemmeno uno.
Successivamente ci eravamo diretti verso un bar, per prenderci un gelato.
Così, fra i vari baci di nascosto e i negozi, si fece sera.
La mia parrucchiera riuscì a prepararmi in tempo per la serata. Mi fece una coda di cavallo, abbinata ad un abito azzurro che ricordava il motivo della mia partecipazione all’evento e due tacchi non esageratamente alti.
L’Oceans day era stato organizzato da La Mar con Oceana, la principale organizzazione internazionale no profit per la protezione degli oceani.
Era un evento a scopo promozionale, molto importante per Ian.
Lì non ci trovavamo per parlare dei nostri personaggi, per dedicarci ai fan o alle interviste. Ian ci metteva la faccia della sua fondazione di protezione d’ambiente, e io, oltre che accompagnarlo, mi trovavo lì per la mia posizione di filantropa.
Amavo gli animali quanto i bambini, e ogni volta che ne avevo occasione, cercavo di partecipare a questi eventi sull’ambiente e sull’ecologia.
Una questione molto importante sia per me che per Ian.
– Ed’ora, un applauso speciale per due ospiti speciali! – annunciò gioiosamente la Capa della fondazione, accennando a noi due.
Io sorrisi timidamente, prendendo sotto braccio il mio compagno.
– Ian Somerhalder e Nina Dobrev, che sono qui non in veste di attori ma in veste di ambiziosi aiutanti dell’ecosistema mondiale! – continuò poi, mentre io e lui la raggiungevamo.
Posammo per gli scatti fotografici dietro ai grandi quadri blu, nel modo più naturale possibile, poi ci dirigemmo verso il rinfresco serale.
Oh no, questa volta non avrei bevuto tanto.
Presi solo un paio di bicchierini di spumante, mentre Ian chiacchierava tranquillamente con alcuni sponsor di alcune fondazioni.
La serata passò velocemente. Dopo aver discusso sull’inquinamento marino, un taxi ci venne a prendere.
Ian mi accompagnò al mio hotel, in quanto dormivamo in due luoghi diversi - per non creare troppi sospetti -
Il taxi arrivò troppo presto, e io non era ancora pronta di lasciarlo andare.
Per tutto il tragitto eravamo stati in silenzio, ma ci tenevamo per mano.
E quel gesto, bastava più di mille parole.
Ian si alzò, aprendomi lo sportello della macchina.
– Mh, che galantuomo. – dissi fingendo di esser stupita da quel comportamento.
Mi trattava sempre come una principessa, non stancandosi mai.
Continuava a corteggiarmi nonostante stessimo insieme e questo non era mai successo in tutta la mia vita.
Mi fermai proprio davanti l’ingresso dell’hotel, alzando lo sguardo e incrociando i suoi occhi azzurri.
– A domani, allora. – mormorò lentamente, accarezzandomi una guancia con il polpastrello.
– Ci vediamo. – feci io, accennando a voltarmi.
Poi però mi sentii bloccare. Girai il volto verso la sua direzione.
Gli sorrisi, avvicinandomi.
– Prega che non ci siano fotografi. – sussurrai sulle sue labbra.
Ian mi prese il viso fra le mani, stringendolo delicatamente e baciandomi.
Il più bel bacio della buonanotte che potessi mai ricevere.
 
Paul e Ian arrivarono prima di me al CW e questo perché loro non dovevano alzarsi tipo 3 ore prima per vestirsi, truccarsi e pettinarsi.
Quel giorno la parrucchiera aveva fatto, nuovamente, un ottimo lavoro.
Mi aveva lasciato i capelli sciolti, a differenza dell’evento serale del giorno prima, e li aveva reso un po’ mossi, ma non eccessivamente.
Per i CW, avevo indossato un abito grigio con alcune strisce gialle e, per completare, dei tacchi che ricordavano  la  tonalità del vestito.
Uscii quasi correndo dall’hotel, dove sulla soglia del marciapiede mi aspettava la macchina nera che mi avrebbe portata all’evento.
Fortunatamente arrivai prima che i CW iniziassero.
Non appena uscii dalla macchina, le urla e gli schiamazzi aumentarono notevolmente.
Sentivo cose come “Nina vieni qui” e “Nina ti amo!” da tutte le parti.
O mio Dio, era sempre così emozionante! Non ci si abitua mai a questo genere di cose.
Sorrisi, ringraziando tutti i presenti, salutandogli con la mano.
Firmai più autografi che potei e feci una marea di foto. Ma, sfortunatamente, dovevo per forza entrare e non dedicarmi più ai miei tanti fan.
Una volta dentro, raggiunsi Ian e Paul sul red carpet.
– Dobrev! – mi salutò quest’ultimo abbracciandomi calorosamente.
Dalla sua spalla, salutai con un sorriso Ian, che ricambiò con un occhiolino.
I due erano vestiti allo stesso modo: camicia e giacca nera, così come i pantaloni e le scarpe lucide.
Ma, a differenza di Wes, Som aveva sbottonato i primi tre bottoni della camicia, lasciando inoltre la giacca semi aperta.
Il suo stile era inimitabile e sapeva sempre differenziarsi da chiunque, anche con lo stesso, identico, vestito.
Sorridenti, ci mettemmo tutti e tre in posa, mentre davanti a me mille flash mi accecavano.
Ian non lasciava mai il mio fianco.
Mi teneva quando ci facevamo le foto e quando camminavamo. Stava sempre accanto a me, non mollandomi un solo istante.
Oh, povero Paul.
Il classico terzo incomodo.
D’altro canto, Wes ci mandava delle occhiatine maliziose, ridacchiando sotto i baffi.
Dopo esser saliti sul palco, verso l’ora di pranzo tornammo sul red carpet, questa volta per farci intervistare.
Ovviamente, quando ti trovavi in balia di dozzine di riviste e intervistatori, era quasi scontato il fatto che ti dovessi dividere dai tuoi compagni.
Infatti, Ian e Paul vennero fermati dalla rivista AOL, mentre una simpatica giornalista inizio a farmi svariate domande incentrate soprattutto su bacio Delena dell’ultima puntata.
–Questa volta Elena era consenziente. Ormai, si vede come il loro rapporto sia maturato. Posso solo dire che, nella prossima stagione, le labbra dei due… saranno attaccate più volte. – risposi all’ultima domanda, facendole un occhiolino.
Mh, orse avevo spifferato un po’ troppo.
La giornalista, soddisfatta ed eccitata dalle informazioni ricevute, se ne andò trotterellando.
Dall’altra parte, Ian e Paul continuavano a chiacchierare con la telecamera.
Mi avvicinai, restando dietro e non facendomi inquadrare.
–… quindi sono sicuro che questa sarà una grandissima stagione per Stefan. Finalmente può mostrarsi cattivo e io amo interpretare questo tipo di ruolo. – stava dicendo Paul, sorridente più che mai.
Ian, lì accanto, roteava gli occhi.
– Ricordati che il fratello cattivone sono io. Non cercare di rubarmi la parte eh! – lo minacciò dandogli una pacca sulla spalla.
Entrambi scoppiarono a ridere, e io sorrisi alla vista di quei due.
Erano come fratelli. Si comportavano da fratelli.
Si stuzzicavano, stavano al gioco, litigavano e, spesso, fingevano anche di prendersi a cazzotti.
Ma il legame che c’era fra i due era indissolubile.
Delle volte, sembrava che fosse Paul il fidanzato di Ian.
Ridacchiai a quella confessione, mentre i due, dopo aver salutato calorosamente la giornalista, si dirigevano dalla mia parte.
– Dunque, ora possiamo andare, no? – chiese Paul controllando l’orologio.
– Sì usciamo, firmiamo un po’ di autografi e torniamo in hotel. – asserì Ian, passando un braccio sulle spalle di entrambi.
Dopo aver posato ancora una volta sul red carpet, finalmente potemmo andar via.
Ci venne a prendere la macchina di Paul e tornammo a New York.
– Ci andate all’after-party? – ci chiese quest’ultimo, rilassandosi completamente sul sedile.
Ian fece sì con la testa, poi si voltò verso di me.
– Eh no, questa volta non credo di esserci. Devo tornare a Pittsburg. – risposi passandomi una mano fra i capelli.
Paul piegò leggermente la testa di lato.
– Mi sono sempre chiesto come tu riesca a combinare tutto. – mormorò sincero.
Io mi stiracchiai, allungando la mano verso quella di Ian.
Almeno lì dentro potevamo comportarci come avremmo sempre voluto.
Lui la strinse leggermente, accarezzandone il palmo.
– Mi riesce facile. – dissi facendo spallucce.
Era così tenero il fatto che tutti si preoccupassero per me.
Grazie a Vampire Diaries non solo avevo trovato il mio amore, ma mi ero circondata di persone fantastiche, su cui si poteva sempre contare. I miei migliori amici, in poche parole.
Forse, prima di conoscerli, non avevo avuto nient’altro che un semplice assaggio dell’amicizia.
Ma con Candice, Kat e Paul finalmente capivo cosa fosse.
–Tra una settimana c’è la cena di riunione eh, vedete di non mancare. – ruppe i miei pensieri poco dopo Wes, con tono serio.
Ian sorrise, mentre la macchina si fermava.
Eravamo già arrivati.
Sapevo che mi sarebbero mancati tutti e due.
– Allora, vi saluto. – mormorai triste, guardando prima uno poi l’altro.
Salutai Paul abbracciandolo e riservandogli una marea di baci.
– Guardate che sono geloso. – si era intromesso poi, prendendoci per le spalle e staccandoci.
Ridemmo tutti e tre.
Perché nonostante la mia relazione con Som, il rapporto e l’affetto reciproco tra noi non era cambiato.
Era semplicemente stupendo.
Paul promise di non sbirciare, chiudendo gli occhi, e Ian finalmente poté baciarmi senza doversi guardare intorno.
– Ci hai visto un milione di volte baciarci! – ridacchiai aprendo la portiera.
– E anche fare sesso. – aveva aggiunto Ian, riferendosi ovviamente alle scene tra Katherine e Damon.
Paul aveva scosso la testa, sorridendo.
– Quella è finzione e sono tutti momenti che vengono visti da milioni di persone. Voi siete la realtà, e tutto ciò che vi scambiate è e rimane vostro.
Wes ci abbracciò entrambi.
Amavo quella persona come un fratello, e continuo tutt’ora a sentire e provare gli stessi sentimenti.
Li salutai dal marciapiede, mentre Ian mi mandava un bacio e Paul s’apprestava a chiudere il finestrino.


Sul set di Noi siamo l'infinito: Mh, Nina sta sul serio al telefono :'D Forse ci ho azzeccato.

 
i Nian a New York in giro per negozi; scusate la qualità delle immagini, sono le uniche in circolazione.


Agli Oceans Day:


Nina, Ian e Paul ai red carpet dei CW upfronts:


Nina, Ian e Paul sul palco dei CW:


Nina, Paul e Ian intervistati:




Nina e Paul all'uscita dei CW:


Continuano a non esserci giustificazioni plausibili per i miei continui ritardi.
So solo che, ora che finalmente la scuola è finita, sarò MOLTO più presente. Oh si, ve lo prometto.Giuro. 
Ah, questa volta ho lasciato tutto attaccato, senza i miei soliti spazi tra le righe. Com'è? La lettura risulta facile o difficile? Vi prego di dirmelo, cos' almeno non impiego mezz'ora a fare quegli spazi.
Tornando alla storia; è un capitolo abbastanza lungo, spero di non averlo reso troppo pesante. Insomma, succedono molte cose.
Vampire Diaries è ufficialmente finito, e Nina è già pronta per interpretare una nuova parte. Non so chi di voi l’ha visto, il film in Italiano si chiama “Noi siamo l’infinito”. Ragazzi, è davvero molto bello, ve lo consiglio!
Nina è realmente una fan sfegatata di Harry Potter e, una delle sue attrici preferite, è proprio la Watson. Che carine jhwgdhs *-*
Inoltre, il famoso giornale americano Just Jared pubblicò sul serio quell’articolo, definendo Nina fidanzata di Ian.
Nella seconda parte, vediamo i Nian che fanno shopping per NY.
Ciò è realmente successo: Nina, che si trovava a Pittsburg, andò a New York prima dell’Oceans day per stare un po’ con Ian, che era appena tornato da Johnsburg.
E si sono incontrati sotto l’hotel di Som, che è proprio il Trump Soho Hotel. Ragazzi, cercate le foto su internet. E’ un hotel strafigo.
Inoltre, i due hanno fatto shopping insieme prima di recarsi all’evento marino. Ma coma fa Ian a essere così perfetto??? Ç_ç
Non è proprio il giorno dopo, ma sono due giorni dopo, che c’è il CW. Sinceramente non so come funziona, ma dalle foto credo che i passaggi siano stati questi.
Infine, Nina non è andata all’after party, mentre i due amici si.
A me non convince molto, ma è un capitolo preparativo al prossimo.
Abbiamo visto cos’è successo dopo che i Nian si sono messi insieme: il coachella, l’after party del coachella e, infine, questa giornata a New York.
E se la favola, ad un certo punto, si dovesse spezzare?
Mhhh, il prossimo sarà bello. Ve lo prometto. Cioè, a me piace come idea.
E’ carina.
Un bacione a tutte! <3

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Capitolo 18
*** Terrible Paris ***


Capitolo diciotto
Terrible Paris



– Scommetto che ti serve un passaggio. –

Ian mi lanciò un’occhiata e io non riuscii a nascondere un sorrisetto colpevole.

– E da cosa l’avresti capito? – chiesi di rimando, inarcando un sopracciglio.

Lui si passò una mano fra i capelli, aprendo con un click la sua grande macchina nera.

– Dal fatto che mi stai seguendo e che stamattina ti ha portata qui Paul. – rispose aggrottando le sopracciglia, fermandosi davanti allo sportello.

Fingendomi offesa, incrociai le braccia.

– Va bene, allora credo che tornerò da Paul. Lui sì che mi tratta a dovere. – ribadii a mento alto.

Ian grugnì qualcosa sotto voce, poi andò dalla parte del passeggero e mi aprì addirittura la porta.

Scommetto che questo non te lo fa. – disse con aria di sfida. Io gli sorrisi, posando la borsa sul sedile. Prima che potessi entrare nella macchina, però, mi sentii prendere il braccio. Lo guardai con aria curiosa, ma lui ignorò quel mio sguardo.

Deciso, si avvicinò alle mie labbra. Il cuore tremò nel mio petto, mentre la sua mano si posava sul mio fianco.

Durò un solo istante, un attimo talmente breve da non poter nemmeno esser percepito. Ma la sensazione di vertigine che ne seguì dopo era tutta reale.

– Scommetto che nemmeno questo ti fa. – mormorò mantenendo gli occhi sui miei, alludendo al discorso di prima su Paul.

Sbuffai divertita, scuotendo la testa.

– Che galantuomo, Smolder – lo presi in giro, sedendomi sul morbido sedile.

Lui richiuse la porta e, dopo aver fatto il giro intorno alla macchina, si mise al posto del guidatore.

Uscì con la retromarcia dal vialetto di Casa Salvatore, per poi prendere la direzione di casa mia.

Le riprese stavano andando piuttosto bene. Il finale l’avevamo girato, dovevano solo montarlo e poi mandarlo in onda la prossima settimana.

The Vampire Diaries, la seconda stagione, andava ormai al termine, mentre la storia tra Damon ed Elena iniziava ad avere le prime basi. Avevo già girato molte scene di sesso con Ian, ma solo da migliori amici e nulla di più. Ora, come avrei fatto a farne altre, a toccare il mio… fidanzato, di fronte al mondo intero? A baciarlo, con la consapevolezza di avere numerosi occhi che ci scrutano. Quelle scene mi avrebbero del tutto imbarazzata, già lo prevedevo. Comunque, per ora non dovevo di certo preoccuparmi: l’unico bacio che Damon ed Elena si sarebbero scambiati non sarebbe stato nulla di così passionale. Si trattava solamente di posare le mie labbra sulle sue, nient'altro.

– Sai che domani parto per promuovere la mia fondazione di protezione, vero? – ruppe i miei pensieri Ian, senza lasciare lo sguardo dalla strada.

Feci sì con la testa.

– Un week-end a Parigi, no? – chiesi di rimando, prendendo il telefono.

– Sì, proprio lì. Ti andrebbe di venire con me? – chiese posando un gomito fuori dal finestrino, stringendo le labbra.

Lo guardai, inumidendomi le labbra e schiarendomi la gola.

– Viene mia madre, mi dispiace. – mormorai chinando la testa, sentendomi un po’ colpevole.

Lui sorrise, dandomi una leggera gomitata per tirarmi su.

– Falla venire con noi. – disse con una semplice alzata di spalle. Sgranai gli occhi, restando a bocca aperta.

– Io te e mia madre a Parigi? Nella città dell’amore?! Ma… Ian! – lo rimproverai ridacchiando e scuotendo la testa. Non ci pensavo nemmeno di fare una cosa del genere! La stampa poi che avrebbe pensato?

Lui sbuffò, visibilmente irritato dalla mia risposta. Oh, perfetto. Ero riuscita a stranirlo in meno di dieci secondi.
– Non ci vedo nulla di male, se poi viene anche mia madre. – commentò scrollando le spalle e aumentando la velocità.

Mi stava realmente proponendo una specie di… uscita a quattro? E per di più, con le nostre rispettive madri?

Non sapevo cosa rispondergli. Da una parte morivo dalla voglia di andare a Parigi con lui, ma dall’altra la stampa e i giornalisti mi stavano letteralmente fottendo la testa. Ogni mio movimento veniva ripreso da loro. Cosa sarebbe successo se fossi andata proprio a Parigi, con il mio presunto fidanzato e con le nostre madri? Sarebbe sembrata una vera e propria relazione.

– Non credo che mia madre avrebbe voglia. – mentii spudoratamente a mento alto, guardando altrove.

Lo sentii ridacchiare sottovoce, come per non farsi sentire. Cosa c’era di così tanto divertente?

Allungò la mano verso la mia. La prese, e per un momento credetti che volesse solo stare così. In realtà, prese ciò che tenevo ben stretto. Il mio cellulare.

Gli lanciai un’occhiata incuriosita, guardando cosa voleva fare.

Con la destrezza di un eccellente guidatore, iniziò a guardare nella mia rubrica.

Con un groppo alla gola afferrai il volante.

– Ian, ma sei matto? Non puoi usare il telefono mentre guidi. Guarda la strada, dai. – lo ammonii severamente mentre lo aiutavo a fare una curva. Ma, anche se il suo sguardo non toccava più la strada, sembrava conoscere quel percorso a memoria, tant’è che girò nel punto giusto senza nemmeno sfiorare il marciapiede.
Trovò un numero, non avevo la minima idea di quale fosse, e chiamò.

– Che fai? – gli chiesi tornando con la schiena contro il sedile, incrociando le gambe. Lui fece solo un gesto con la mano, come per zittirmi.
Dopo qualche secondo, sentii la voce di mia madre rispondere al mio telefono.
O. Mio. Dio.

– Ian! – lo sgridai sgranando gli occhi e linciandolo con lo sguardo. Stava realmente chiamando mia madre?

– Buongiorno, sono Ian Somerhalder! – rispose tutto sorridente lui, con quel suo fare amorevole che faceva cadere chiunque ai suoi piedi. Le sue tattiche per arruffianarsi la gente erano davvero infime, davvero.

Dall’altra parte non sentii più nulla, come se mia madre fosse rimasta senza parole. Probabilmente, era così.
– Nina mi ha detto che domani viene qui ad Atlanta – iniziò, riservando un’occhiatina – io invece dovrei andare a Parigi per lavoro. –

– Oh no, non si preoccupi. – fece alzando la mano. – Mi farebbe piacere che lei e Nina mi accompagnaste, tutto qui. Nulla di più. Ah, verrebbe anche mia madre. – concluse poi.

Ecco fatto. Sbuffai, poggiando la testa contro il sedile.

Sentii la voce di mia madre farsi acuta, poi ridere. Stava per accettare, e per di più era emozionata di stare al telefono con Ian Somerhalder. Delle volte si comportava peggio di un’adolescente, dovevo ammetterlo.

– Certo che vuole conoscerti, muore dalla voglia. – enfatizzò lui, scandendo bene le ultime. Poi sospirò, come se fosse deluso per qualcosa. – L’unica che non vuole venire è Nina. Oh, guardi, non me ne parli. - minuto di silenzio.

– E’ quello che penso anche io. Si fa troppi problemi. La stampa, i fotografi, blablabla. –

Inarcai un sopracciglio. Certo, come se fossi l’unica a preoccuparsi di quelle cose.

Ian restò una decina di secondi in silenzio, poi sorrise.
– Ma certo, non preoccuparti. D’accordo allora, scusami per il disturbo. Arrivederci! –

Con un sorrisetto che ormai troppe volte gli avevo visto in volto, chiuse il telefono e me lo ridiede.

Incrociai le braccia e volsi lo sguardo al finestrino. Avevo paura di quello che stava per dirmi.

– Ah, tua madre ha accettato. – m’informò prontamente batterellando le dita sul volante.

Ecco, lo sapevo.

Lasciai perdere fin dal principio quella conversazione. Anche se, a dirla tutta, mi sentivo come sollevata a quella notizia.
Un week end nella città dell’amore, Parigi, con Ian. Con il mio fidanzato.

Sorrisi di nascosto, mantenendo la facciata da dura.

– Va bene, ma niente smancerie in pubblico. – acconsentii tornando a guardarlo. Lui mi fece l’occhiolino, accostando davanti a casa mia.
Senza darmi il tempo di slacciarmi la cintura avvicinò le sue labbra alle mie. Socchiusi gli occhi, accarezzandogli la guancia.

Possibile che le mie mani non riuscissero a stare lontane dalla sua faccia?

Lui si staccò un poco, mantenendo gli occhi fissi.

– Ci vediamo domani. Tua madre prende l’aereo direttamente da Toronto. Ti passo a prendere verso le otto e mezza. Buonanotte. - mormorò sospirando.
Non so quale forza riuscì a smuovermi da quel sedile, perché quella sera era maledettamente bello. Mi schiarii la gola, accennando ad un sorriso, mentre sentivo il suo sguardo addosso.
Uscii dalla macchina e gli mandai un bacio con la mano, facendogli l’occhiolino. E dentro di me non vedevo l’ora che quella notte passasse in fretta, così avrei potuto rivederlo.

 

– Buongiorno – mi sorrise Ian – tesoro. - continuò poi a bassa voce.

Lo guardai sbieco.

– Quale concetto non hai capito di “niente smancerie in pubblico”? - domandai sedendomi accanto a lui sull'aereo.

Ian sorrise, illuminandomi la giornata. Dio, se era bello, quando sorrideva.

Mia madre si era subito trovata bene con la sua, e già erano immerse nei loro chiacchiericci sui sedili dietro i nostri.

– Sai, non pensavo accettassi. - disse d'un tratto lui, dopo qualche istante di silenzio.

Iniziai a sfogliare distrattamente il giornale.

– Cosa? - mormorai senza alzare lo sguardo dalla rivista. - Intendi...venire qui, a Parigi, con te? -

Ian si stiracchiò, levandosi gli occhiali da sole e penetrandomi con quegl'occhi chiari. Si sporse un poco verso di me, sfiorandomi per un istante la guancia con i polpastrelli.

Quanto avrei desiderato sentire ancora le sue mani sul mio viso.

Lo guardai, accennando ad un sorrisetto.

– Diciamo che le voci stanno già iniziando a girare su molte riviste, ma fin quando uno dei due non ammette pubblicamente che io e te non siamo semplici amici, possiamo stare tranquilli. Bè, più o meno. - risposi sospirando e indicando l'articolo che tenevo sotto mano.

Ian lesse le prime righe a bassa voce, poi sbuffò.

– Piantala di leggere quella roba, poi diventi isterica. - disse rubandomi dalle mani la rivista e posandola lontana da me.

Contestai cercando di riprendermela, lanciandogli occhiate poco amorevoli, ma lui ormai aveva deciso di non darmela.

Che poi, a dirla tutta, non è vero che divento isterica nel leggere certe cose.

Mh...forse un po'. Ma poco.

Il viaggio non durò molto. Non appena arrivammo a Parigi, ci dirigemmo verso l'hotel. Ian scaricò velocemente le valige nella sua stanza.

Che, guarda caso, era anche la mia.

Una matrimoniale, per dirla tutta.

Non protestai, lui faceva sempre a modo suo, e io lo amavo anche se compiva dei gesti così irrazionali.

Ci vediamo questo pomeriggio. Intanto riposati, il viaggio è stato stressante. - sorrise prima di lasciare la stanza.

Aprì la porta e fece per uscire. Tuttavia, dopo aver mosso il primo passo, si bloccò all'istante, come se si fosse scordato qualcosa.

Si voltò, guardandomi, mentre io restavo ferma davanti al letto, contraccambiando lo sguardo. Ian entrò, sbattendo la porta alle sue spalle.

Velocemente, pur mantenendo la sua delicatezza, prese il mio viso tra le mani. LO avvicinò al suo, senza fiatare, senza ripensamenti, senza parole.

Mi baciò. Allungai le mani sul suo petto, sentendo attraverso la camicia il battito del suo cuore che accelerava quanto il mio.

M'impossessai della sua bocca, della sua lingua. Lo volevo per me. Lo volevo mio e basta.

Si staccò. Sentivo il suo fiato, corto e caldo, contro le mie labbra. Mi sorrise, mentre io desideravo che continuasse a baciarmi.

– Devo andare. - mormorò, senza però fare un minimo sforzo per allontanarsi.

Fui io a staccarmi per prima, con un nodo alla gola.

– Ciao. - lo salutai, baciandogli debolmente la mascella.

Mi guardò, esitando, poi si voltò, andandosene.

 

Il pomeriggio lo passammo camminando vicini per le romantiche vie parigine. Quel posto era il paradiso, davvero. Era una delle capitali più belle che io avessi mai visto.

Mia madre e quella di Ian non avevano smesso un attimo di chiacchierare. C'era una sorta di sintonia tra di loro e questo non poteva far altro che darmi un certo piacere. Era come se avessi un'ulteriore conferma che la mia scelta di stare con Ian fosse perfetta.

Lui teneva un braccio attorno alla mia vita, non riuscivamo a non toccarci neppure per qualche minuto. Dovevo sentirlo vicino, accanto a me.

Arrivò la sera e, le rispettive madri, capirono che era il momento di lasciarci... soli.

Dopo cena decisero di rientrare in hotel, mentre noi due restammo ancora un po' in giro per Parigi. Credetti che nel buio, nella sera, nella notte ci saremmo potuti nascondere meglio dalle fan e dai giornalisti.

Invece no, perchè ciò che successe mi colpì profondamente.

– Ti va un gelato? - domandò lui, indicando con il mento una gelateria artigianale che dava su una via secondaria.

Lo guardai torva.

– Vuoi mettermi all'ingrasso, Smolder? - domandai pizzicandogli un fianco, per poi ridacchiare.

– Ma smettila, che sei perfetta. - commentò sbuffando lui.

No, tu sei perfetto. Lo sei davvero.

– Non rifiuterei mai al cibo, lo sai benissimo. Però è anche vero che oggi abbiamo... esagerato, non credi? - chiesi aggrottando la fronte.

Lui fece una faccia strana, prendendomi in giro.

– Si può sempre smaltire il tutto. - propose alzando le spalle.

Annuii riflettendo a quella sua considerazione.

– Domani probabilmente vado a correre. - dissi decisa.

Lui alzò un sopracciglio.

– Domani? Correre? - ripeté quasi indignato – Io proporrei una cosa molto più piacevole, lenta o veloce che sia, da fare questa notte stessa. - ammiccò sorridendo in modo malizioso.

Eh?

Lo guardai non capendo.

Lui sembrò imbarazzato, ma quel lieve rossore passò velocemente.

– Sai io e te, stanotte, letto matrimoniale, lenzuola, su e g... -

– Ian! - esclamai paonazza in volto.

Lui scoppiò in una fragorosa risata. Che razza di idiota, non poteva dire certe cose in pubblico. Non poteva dirle perchè io, in determinate circostanze, non riuscivo nemmeno a trattenermi dal saltargli addosso. Oh, che tu possa pagarla cara, Somerhalder.

– Sarebbe troppo strano. - commentai dopo qualche istante di silenzio.

Lui mi guardò dall'alto.

– E perchè? -

- Bè, mia madre, tua madre... - iniziai a bassa voce.

Lui inarcò un sopracciglio.

– E quindi? Non stanno nella nostra stanza, le ho prese separate apposta. Eccetto la nostra, ovviamente. -

Gli sorrisi. Stare lì a chiacchierare, a camminare tranquillamente con l'uomo che amavo era una cosa indescrivibile. Mi sembrava una passeggiata normale, tra persone normali, e non tra due star. Eravamo solo io e lui.

Più o meno.

Le nostre guardie del corpo si erano leggermente distanziate per lasciarci una maggior privacy, e questo fu l'errore cruciale che decisamente rovinò la serata.

Camminammo stretti ancora per un po', fin quando non risbucammo sulla via principale. Errore madornale.

In lontananza intravedemmo una massa di gente che, non appena ci notò, iniziò a dirigersi quasi correndo verso di noi.

– Ian, cosa... - iniziai, ma già sapevo cosa stava per succedere.

Paparazzi, giornalisti, Fan. C'erano tutti in quella stupida folla che ci aveva seguiti fin lì.

Ian mi prese ancora più saldamente. Facemmo per tornare indietro, ma altre persone ci vennero incontro.

Ci tagliarono la strada e, anche quelli che non si erano ancora accorti di noi, con quella confusione ci vennero addosso.

Ian non mi lasciò, nemmeno un istante, tenendomi stretta a lui.

Iniziarono a scattare foto, a porre domande. I paparazzi si ammucchiarono addosso a noi, le fan gridavano eccitate i nostri nomi. Parlavano in inglese, o almeno ci provavano. Mi sentivo soffocare.

D'un tratto persi la mano di Ian. Quella folla quasi disumana mi stava mangiando.

Sentivo mani, estranee, addosso Qualcuno mi tirò per i capelli, altre ragazze puntarono i loro telefonini su di me, attaccandosi al mio corpo per entrare in foto in cui non volevo per nulla apparire.

– Ian! - gridai, ma non ottenni risposta.

C'erano solo volti sconosciuti, flash accecanti, domande e microfoni di giornalisti. Non c'era nessun' altro. Ero sola, completamente.

Mi feci forza, spingendo contro le persone, cercando di uscire da quella cerchia infernale che, tuttavia, si rafforzava sempre di più. Le persone aumentavano e mi stavano schiacciando.

Non ce l'avrei fatta. Non ce la facevo. Troppi corpi, troppe urla. Non c'era Ian, e senza di lui le mie sicurezze svanivano.

Volevo solo tornare a casa, andare via da lì. Volevo solo che qualcuno venisse a prendermi, che qualcuno mi salvasse.

– Dobrev! -

Una voce mi destò da quella specie di trauma, ma non era Ian.

Vidi un omone scuro prendere con forza quelle ragazzine e spostarle, creandosi un varco.

La mia guarda del corpo Dean era finalmente arrivato, ma non sorrisi. Non ci riuscivo.

Si mise tra me e la folla, mentre altri uomini della sicurezza arrivarono. Ian era con loro, li aveva chiamati. Mi fecero passare cercando di ristabilire un'ordine quasi impossibile. Al ciglio della strada mi aspettava una macchina.

Vi entrai, con Ian dietro di me.

- Stai bene? - domandò preoccupato. Era sudato, delle piccole goccioline gli colavano dalla fronte aggrottata.

Non risposi. Iniziai a respirare con la bocca aperta, totalmente rigida contro il morbido sedile scuro. Pensavo allo yoga, alle lezioni in cui mi veniva insegnato una speciale tecnica di rilassamento.

In quel momento, però, non servivano ad un bel niente.

Iniziai a piangere.

– Nina... - mormorò lui, allungando una mano verso la mia spalla.

Mi avevano toccata, strattonata, spinta, presa. Mi avevano fatto foto, urlato nelle orecchie, obbligato a firmare fogli con stampata la mia faccia.

Era come se quella folla avesse preso una parte di me.

Questo era il lato estremamente buio ed abissale della carriera di un attore. Le persone invadenti, i paparazzi, gli stalker. Fortunatamente, quest'ultimi non erano ancora apparsi nella mia vita, ma più volte numerose celebrità devono guardarsi alle spalle, anche con le guardie del corpo vicine.

Non si è mai sicuri della propria incolumità, una volta dopo che il tuo viso è conosciuto in tutto il mondo.

La macchina partì. Per tutto il tragitto non proferii parola.

Ian mi stava accanto, stringendo delicatamente la mia mano, cercando di confortarmi come meglio poteva.

Non provavo odio per i miei fan, assolutamente. In quel momento sentivo più una specie di... terrore, di panico. Di paura. Non riuscivo semplicemente a capacitarmi di come le persone potessero, delle volte, esser così aggressive. Non capivo perchè mi avevano fatto questo, perchè ci avevano fatto questo.

La macchina si fermò davanti all'hotel. Lì, fortunatamente, era tutto tranquillo.

Ian scese velocemente prima di me, guardandosi attentamente in torno. Poi, passò dal mio lato, aprendomi lo sportello e proteggendomi con il braccio.

– Sto bene. - mormorai sottovoce, scostandomi un poco - Ho solo bisogno di aria. -

Lui non rispose, lasciandomi solo un po' di spazio, ma tenendomi con un braccio attorno alle spalle.

Restai ferma, in piedi, di fronte al grande portone dell'albergo. Sospirai, guardandolo.

Inconsapevolmente stavo ancora piangendo.

Prima che lui potesse dirmi qualcosa, o fare altro, lo abbracciai.

Strinsi forte, fin quando non sentii il suo odore travolgermi abbastanza da confondermi con lui.

– Era tutto perfetto. Mi dispiace, Nina. - sussurrò al mio orecchio, dandomi un leggero bacio alla guancia.

Gli accarezzai il capo, affondando le dita nei suoi lunghi capelli corvini.

– Fin quando sto con... te so che andrà tutto bene. - gli risposi sorridendo, calmandomi. Quell'abbraccio era la mia medicina. Ian stesso era la mia cura.

Lo amavo, mai come in quel momento.

Mi prese per mano e, senza guardarci intorno, senza curarci dei giornalisti o altro, entrammo.

 

 

– Nina... - mormorò Ian ad un certo punto nel buio, sotto le coperte, dopo aver fatto l'amore.

– Sì? - risposi accarezzandogli un braccio con i polpastrelli, sdraiata accanto a lui.

– Ti amo. -

Era buio, e lui non vide il mio rossore, la luce nei miei occhi, il mio sorriso. Ma so per certo che lo sentì.

– Anche io. -

Angolino:
Ok, ok. Ok.
Saranno.. uno, due anni che non pubblico qualcosa? Molto probabilmente questa Long non viene nemmeno più seguita dalle mie ex lettrici che, ovviamente, avranno perso le speranze in una mia pubblicazione... E invece ecco :') Meglio tardi che mai, no?
Comunque ecco, questo è il penultimo capitolo. Non ne sono molto convinta, ma almeno ho scritto qualcosa di... decente, dopo un paio d'anni che sono stata ferma, spero che la scrittura non sia troppo arrugginita .-. E che non sia OOC. Triste iniziare a scrivere una Long quando i due stanno ancora insieme, per poi finirla quando si sono già lasciati. Eh. Comunque, il prossimo dovrebbe essere il capitolo conclusivo, una sorta di epilogo.
Tornando a questo, eeessì. Ian, Nina, le loro madri, Parigi 2011. Un week end romantico, ma che finisce proprio in un terribile modo. Ian e Nina perseguitati da fan troppo invadenti che non conoscono il limite. Difficile da crederci, lo so... ma se avete voglia potete tranquillamente controllare voi stessi :)
Ci rivediamo presto, spero. E spero anche che qualcuna di voi passi a commentare, davvero :) Vecchia o nuova lettrice, almeno per spronarmi un pò a concludere questa lunga, ma romantica, storia. Un bacione!

Ian e Nina per le vie parigine!

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